I “Gulliver's Travels” e la satira di Swift
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I “Gulliver’s <strong>Travels”</strong> e <strong>la</strong><br />
<strong>satira</strong> <strong>di</strong> <strong>Swift</strong><br />
<strong>di</strong> Antonino Nangano
I “Gulliver’s travels” e <strong>la</strong> <strong>satira</strong> <strong>di</strong> <strong>Swift</strong><br />
In questo mio <strong>la</strong>voro ho deciso <strong>di</strong> analizzare alcuni aspetti dei Gulliver’s<br />
Travels che mi hanno colpito durante <strong>la</strong> lettura. In partico<strong>la</strong>re le allegorie<br />
presenti nel romanzo; <strong>la</strong> teoria del<strong>la</strong> re<strong>la</strong>tività delle grandezze, che<br />
probabilmente ebbe una grande influenza su <strong>Swift</strong> per <strong>la</strong> stesura delle<br />
prima due parti del romanzo; nonché <strong>la</strong> presenza nell’opera <strong>di</strong> situazioni e<br />
descrizioni <strong>di</strong>sgustose. Ho ritenuto poi opportuno illustrare fino a che punto<br />
i Gulliver’s Travels possono essere inseriti all’interno del<strong>la</strong> narrativa <strong>di</strong><br />
viaggio e in ultima analisi descrivere <strong>la</strong> tecnica dello straniamento<br />
utilizzata da <strong>Swift</strong> per dare sfogo all’ironia e al<strong>la</strong> <strong>satira</strong>.<br />
Le allegorie nei Gulliver’s Travels<br />
Leggendo il romanzo <strong>di</strong> <strong>Swift</strong> non sarà <strong>di</strong>fficile al lettore in<strong>di</strong>viduare alcuni<br />
episo<strong>di</strong> dotati <strong>di</strong> una funzione prettamente allegorica. Dove per allegoria<br />
inten<strong>di</strong>amo quel<strong>la</strong> figura retorica in cui un termine (denotazione) si<br />
riferisce ad un significato più profondo e nascosto<br />
(connotazione).<br />
L’allegoria più <strong>di</strong>scussa e analizzata dei Gulliver’s<br />
Travels è sicuramente quel<strong>la</strong> del primo viaggio a<br />
Lilliput che a livello connotativo sembra fornire<br />
una descrizione aderente <strong>di</strong> fatti, persone e<br />
istituzioni dell’Inghilterra nell’età augustea.<br />
E’ facile ricollegare infatti Lilliput al<strong>la</strong> stessa<br />
Inghilterra, le lotte tra i partiti dai Tacchi Alti e dai Tacchi Bassi alle<br />
1
e<strong>la</strong>tive <strong>di</strong>spute tra i partiti dei Tories e dei Whigs. Il principe <strong>di</strong> Lilliput a<br />
Giorgio I re d’Inghilterra il quale per non schierarsi apertamente con uno<br />
dei due partiti, trova il compromesso <strong>di</strong> indossare una scarpa dal tacco alto<br />
e una dal tacco basso. Di conseguenza Blefuscu incarna <strong>la</strong> rivale storica<br />
dell’Inghilterra, ovvero <strong>la</strong> Francia.<br />
Nonostante l’allegoria sia abbastanza valida, bisogna però <strong>di</strong>re che <strong>Swift</strong><br />
non <strong>di</strong>chiarò mai esplicitamente <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione tra il viaggio a Lilliput e <strong>la</strong><br />
descrizione dell’Inghilterra, pertanto tutto ciò che è stato detto finora,<br />
anche se motivato da vali<strong>di</strong>ssime ragioni rischia <strong>di</strong> rimanere soltanto<br />
un’ipotesi.<br />
Al contrario possiamo focalizzare <strong>la</strong> nostra attenzione su alcune allegorie<br />
utilizzate dall’autore per dare vita al<strong>la</strong> sua <strong>satira</strong>. In partico<strong>la</strong>re<br />
sull’episo<strong>di</strong>o in cui Gulliver descrive <strong>la</strong> “Rope Dance” ovvero <strong>la</strong> danza<br />
sul<strong>la</strong> corda nel<strong>la</strong> quale si cimentano i lillipuziani per vedersi assegnare le<br />
cariche governative. La descrizione iniziale<br />
dell’avvenimento sembra essere del tutto<br />
analoga a quel<strong>la</strong> delle testimonianze che<br />
descrivevano gli spettacoli acrobatici e<br />
funambolici che avevano luogo nelle città<br />
occidentali. Si viene a creare nel lettore un’area<br />
<strong>di</strong> significato che si potrebbe riassumere come<br />
“spettacolo <strong>di</strong> acrobati e <strong>di</strong> funamboli”. A<br />
questo significato nel<strong>la</strong> mente del lettore se ne<br />
aggiunge un altro non appena questi viene a conoscenza <strong>di</strong> chi sono i<br />
protagonisti dello spettacolo e per quali ragioni esso viene svolto. I due<br />
significati vengono a sovrapporsi nel<strong>la</strong> mente del lettore in un rapporto <strong>di</strong><br />
equivalenza (spettacolo <strong>di</strong> acrobati e funamboli = concorso per<br />
assegnazione <strong>di</strong> cariche pubbliche a can<strong>di</strong>dati), generando una certa<br />
2
stranezza. Il criterio si scelta dei governanti a Lilliput <strong>di</strong>viene proprio <strong>la</strong><br />
destrezza sul<strong>la</strong> fune. Da qui <strong>la</strong> definizione “funambolismo dei politici”<br />
termine utilizzato per descrivere il tatticismo dei politici, gli intricati giochi<br />
<strong>di</strong> politica nonché gli equilibrismi <strong>di</strong> cui spesso nei Gulliver’s Travels<br />
vengono accusati i governanti 1 .<br />
In questo senso si potrebbe procedere ad oltranza e interpretare le cadute<br />
dal<strong>la</strong> fune come l’equivalente degli errori politici e così via.<br />
Ma ciò che <strong>Swift</strong> vuole realmente denunciare non è tanto il bizzarro<br />
sistema con il quale vengono attribuite le cariche più importanti del paese,<br />
quanto l’asservimento e l’umiliazione che i can<strong>di</strong>dati sono <strong>di</strong>sposti a subire<br />
davanti ad un potere superbo e capriccioso quale quello del sovrano.<br />
Attraverso l’occhio del “gigante” Gulliver, tutte le <strong>di</strong>atribe, le lotte interne,<br />
le cerimonie, nonché <strong>la</strong> guerra stessa vengono ri<strong>di</strong>colizzate e descritte come<br />
inutili e futili 2 . <strong>Swift</strong> denuncia <strong>la</strong> crudeltà delle punizioni che vengono<br />
inflitte a coloro che vio<strong>la</strong>no <strong>la</strong> legge, lo stesso Gulliver viene condannato<br />
al<strong>la</strong> per<strong>di</strong>ta del<strong>la</strong> vista solo per alcuni sospetti infondati e <strong>la</strong> sua condanna<br />
non prevede <strong>la</strong> morte solo perché i lillipuziani temono che <strong>la</strong> sua carcassa<br />
in putrefazione possa <strong>di</strong>ffondere <strong>la</strong> pestilenza nel paese. In ogni caso il<br />
protagonista riesce ad evitare <strong>la</strong> punizione fuggendo a Blefuscu.<br />
<strong>Swift</strong> è riuscito a dare a questa opera un assoluto equilibrio d'insieme, l'ha<br />
costruita come un pro<strong>di</strong>gioso giocattolo meccanico. Il suo terribile<br />
significato allegorico è accessibile a chi vuole intenderlo, ma non<br />
danneggia mai <strong>la</strong> capacità immaginativa <strong>di</strong> <strong>Swift</strong>, né le sue suggestive<br />
costruzioni fantastiche. Di qui l'apparente ironia leggera <strong>di</strong> facile lettura<br />
che sembra presente nel testo.<br />
1 Cfr. Graziano Alba, (1982), pp. 125-127<br />
2 Cfr. Bertinetti Paolo, (2003), pag. 324<br />
3
Gulliver e <strong>la</strong> re<strong>la</strong>tività delle grandezze<br />
Analizzando i Gullliver’s Travels, <strong>Swift</strong> sembra essersi impadronito <strong>di</strong> un<br />
concetto del tutto moderno, quello <strong>di</strong> re<strong>la</strong>tività, e mostra come col<br />
cambiare delle <strong>di</strong>mensioni degli esseri umani, cambi <strong>la</strong> proporzione tra i<br />
fatti, e <strong>di</strong> conseguenza il giu<strong>di</strong>zio sui fatti stessi, il che non toglie che,<br />
lillipuziana o gigantesca, l’umanità sia sempre ri<strong>di</strong>co<strong>la</strong> e abietta. A<br />
<strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> Voltaire, che probabilmente trasse dall’ir<strong>la</strong>ndese l’ispirazione<br />
per il Micromegas, <strong>Swift</strong> si <strong>di</strong>stingue per il suo giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong>sperato sul<strong>la</strong><br />
con<strong>di</strong>zione umana; se il suo è il secolo dei lumi, egli non v’appartiene<br />
poiché non crede nel progresso 3 .<br />
Fungendo da metro <strong>di</strong> misura Gulliver attiva <strong>la</strong><br />
nostra immaginazione su questi mon<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />
grandezze invertite. Se lui può tenere nel palmo<br />
del<strong>la</strong> mano un <strong>di</strong>gnitario <strong>di</strong> Lilliput, e viceversa<br />
essere tenuto in mano dalle donne <strong>di</strong><br />
Brob<strong>di</strong>ngnag, ciò suggerisce che i criteri <strong>di</strong><br />
grandezza tendono ad assumere in ogni paese il<br />
valore assoluto <strong>di</strong> "leggi <strong>di</strong> Natura", o viceversa<br />
che le "leggi <strong>di</strong> Natura" sono valori re<strong>la</strong>tivi, ma<br />
intese in ogni paese come grandezze assolute. Pertanto non esistono<br />
grandezze assolute, ma soltanto valori <strong>di</strong>fferenziali, valori che hanno senso<br />
solo in quanto <strong>di</strong>fferenze rispetto a quelli <strong>di</strong> altri paesi. Si tratta del<strong>la</strong> tesi<br />
del filosofo ir<strong>la</strong>ndese George Berkeley sul<strong>la</strong> re<strong>la</strong>tività delle grandezze, che<br />
<strong>di</strong>pendono dal<strong>la</strong> sca<strong>la</strong> dell'osservatore in rapporto al<strong>la</strong> cosa osservata; il che<br />
elimina l'idea che esista una realtà materiale assoluta, perché fa <strong>di</strong>pendere il<br />
3 Cfr. Astal<strong>di</strong> Maria Luisa, (2006), pag. XV<br />
4
valore o <strong>la</strong> misura d'ogni cosa dai mo<strong>di</strong> in cui viene percepita. Ma Gulliver,<br />
pur citando quel principio, se ne <strong>di</strong>mentica sempre; così in ogni viaggio si<br />
trova a dover riadattarsi a una <strong>di</strong>versa percezione delle cose. Significativo<br />
in questo senso è l’episo<strong>di</strong>o in cui Gulliver viene recuperato a bordo <strong>di</strong> una<br />
nave dopo aver <strong>la</strong>sciato l’iso<strong>la</strong> dei giganti all’interno del<strong>la</strong> sua casa-scato<strong>la</strong>.<br />
Il me<strong>di</strong>co infatti udendo <strong>la</strong> voce <strong>di</strong> un marinaio proveniente dall’esterno,<br />
prega questi <strong>di</strong> infi<strong>la</strong>re il <strong>di</strong>to nell’occhiello del<strong>la</strong> scato<strong>la</strong> e <strong>di</strong> tirar<strong>la</strong> fuori<br />
dall’acqua. O poco più tar<strong>di</strong> quando, dopo aver messo piede sul<strong>la</strong> terra<br />
ferma Gulliver fa attenzione nel camminare per paura <strong>di</strong> schiacciare le altre<br />
persone che al<strong>la</strong> sua vista risultano piccolissime, dopo aver abituato il suo<br />
occhio alle grandezze dell’iso<strong>la</strong> <strong>di</strong> Brob<strong>di</strong>ngnag.<br />
Si potrebbe affermare che, quando Gulliver si trova nell’iso<strong>la</strong> dei giganti, il<br />
suo pensiero sia invaso da idee <strong>di</strong> gigantismo, poiché quel<strong>la</strong> è “<strong>la</strong> legge<br />
del<strong>la</strong> natura” <strong>di</strong> quel luogo. Così, quando lo stesso protagonista viene<br />
portato a visitare <strong>la</strong> cattedrale del<strong>la</strong> capitale <strong>di</strong> Brob<strong>di</strong>ngnag, quasi ne<br />
rimane deluso avendo<strong>la</strong> immaginata molto più maestosa e ad<strong>di</strong>rittura,<br />
facendo un paragone con le cattedrali europee, tenendo conto delle dovute<br />
proporzioni, giunge al<strong>la</strong> conclusione che quelle sono <strong>di</strong> gran lunga più<br />
maestose.<br />
Tutta <strong>la</strong> parte su Brob<strong>di</strong>ngnag è una <strong>di</strong>vertente lezione sulle abitu<strong>di</strong>ni, che<br />
trasformano i comportamenti e <strong>la</strong> percezione più comuni, a partire da certe<br />
idee a priori. Questa lezione va a parare negli episo<strong>di</strong> in cui il minuscolo<br />
Gulliver (<strong>di</strong>ventato tra i giganti un megalomane) quasi affoga in una zuppa,<br />
poi <strong>di</strong>venta preda delle bestiole più insignificanti; infine si rompe uno<br />
stinco inciampando nel guscio <strong>di</strong> una lumaca, mentre sta me<strong>di</strong>tando in<br />
grande stile sul<strong>la</strong> sua Inghilterra; episo<strong>di</strong> che mostrano uno scarto tra le<br />
5
idee a priori che si impongono al<strong>la</strong> mente, e il loro risultato nel<strong>la</strong> pratica<br />
delle abitu<strong>di</strong>ni quoti<strong>di</strong>ane.<br />
Il piccolo esposto allo sguardo del grande appare ri<strong>di</strong>colizzato, come nel<br />
caso in cui Gulliver par<strong>la</strong> con il monarca <strong>di</strong> Brob<strong>di</strong>ngnag. In questo caso<br />
l'esposizione ri<strong>di</strong>colizza il delirio <strong>di</strong> grandezza delle monarchie europee,<br />
togliendo <strong>di</strong> mezzo l'idea d'una grandezza assoluta. Viceversa, se il grande<br />
è esposto allo sguardo del piccolo, rive<strong>la</strong> imperfezioni e sgradevoli aspetti<br />
che sfuggono a una normale percezione.<br />
Il gusto per il corrotto<br />
Molti hanno interpretato l’incalzante genere satirico-grottesco <strong>di</strong> <strong>Swift</strong><br />
come lo sfogo <strong>di</strong> un misantropo, ma in realtà il <strong>di</strong>scorso è molto complesso.<br />
Vi sono aspetti singo<strong>la</strong>ri nei Gulliver’s Travels verso i quali da qualche<br />
tempo si è prestata <strong>la</strong> dovuta attenzione. Uno <strong>di</strong><br />
questi è l’aspetto scatologico, ovvero l’insistenze<br />
su certe parti del corpo e alle funzioni ad esse<br />
collegate, soprattutto quel<strong>la</strong> dell’evacuazione.<br />
Per citare alcuni esempi presenti nel testo basti<br />
pensare all’episo<strong>di</strong>o per certi versi <strong>di</strong>vertente nel<br />
quale Gulliver doma l’incen<strong>di</strong>o al pa<strong>la</strong>zzo reale<br />
<strong>di</strong> Lilliput con una scarica <strong>di</strong> pipì; ma se per certi<br />
versi questo episo<strong>di</strong>o ci fa sorridere, altri invece, in cui le feci hanno un<br />
ruolo rilevante, <strong>di</strong>sgustano il lettore. A questa seconda categoria possiamo<br />
ricollegare l’episo<strong>di</strong>o dell’accademia <strong>di</strong> Lagado, in cui uno scienziato tenta<br />
invano <strong>di</strong> far tornare gli escrementi allo stato originale, ovvero in cibo;<br />
6
ancora più nauseanti risultano invece gli episo<strong>di</strong> presenti nel<strong>la</strong> quarta parte,<br />
in cui gli yahoo eleggono il loro nuovo capo ricoprendolo <strong>di</strong> escrementi, o<br />
quando lo stesso Gulliver giunto sull’iso<strong>la</strong> degli huyhnhnm. Viene<br />
attorniato dagli yahoo i quali arrampicandosi su <strong>di</strong> un albero fanno ricadere<br />
sul me<strong>di</strong>co le loro feci. L’insistenza <strong>di</strong> <strong>Swift</strong> nel descrivere tutto ciò che è<br />
putrido e corrotto non si nota soltanto nei Gulliver’s Travels, ma è presente<br />
in molte delle sue opere tra le quali: A description of a city shower,<br />
Strefone and Cloe, o A beautiful young woman going to bed.<br />
Molti stu<strong>di</strong>osi sono intervenuti sull’insistente ricorrenza <strong>di</strong> questa tematica<br />
nelle opere si <strong>Swift</strong>. Si può pensare che si tratti <strong>di</strong> un recupero arcaico e<br />
popo<strong>la</strong>re, <strong>la</strong> cui tra<strong>di</strong>zione risalirebbe ad Aristofane. L’episo<strong>di</strong>o già citato<br />
dell’accademia <strong>di</strong> Lagado può essere attribuito invece allo scetticismo<br />
dell’autore nei confronti dello scientifismo che dopo le scoperte <strong>di</strong> Newton<br />
aveva contagiato tutti. La <strong>satira</strong> contro le newtoniane leggi del<strong>la</strong> Natura<br />
non passò inosservata. In un brano del 1783, un emerito professore <strong>di</strong><br />
filosofia morale, James Beattie, ci tiene a spiegare come <strong>la</strong> favo<strong>la</strong> <strong>di</strong> <strong>Swift</strong><br />
sia in <strong>di</strong>retta contrad<strong>di</strong>zione con le sopra citate leggi. Nel campo del<strong>la</strong><br />
filosofia morale, <strong>la</strong> "legge <strong>di</strong> Natura", ormai data per scontata, era l'idea che<br />
l'uomo sia un essere infallibilmente dotato <strong>di</strong> ragione, dunque naturalmente<br />
superiore ad animali irrazionali come i cavalli. Per questo motivo, secondo<br />
l'emerito professore, <strong>la</strong> favo<strong>la</strong> swiftiana sui cavalli razionali e gli uomini<br />
irrazionali sarebbe "una assurda, abominevole finzione, esagerata fino<br />
all'assoluta falsità".<br />
Arrivati al ventesimo secolo, <strong>la</strong> musica non cambia. Nel 1954, uno dei più<br />
autorevoli critici britannici, Middleton Murry, spiegava che il reverendo<br />
<strong>Swift</strong> era stato respinto da una donna, il che gli avrebbe provocato un o<strong>di</strong>o<br />
contro le grazie femminili che si è trasformata in una voglia <strong>di</strong> insozzare<br />
tutto; anche perché sua madre lo aveva abbandonato da piccolo,<br />
7
producendogli un morboso gusto per <strong>la</strong> sozzura,<br />
come si vede dal<strong>la</strong> descrizione degli yahoo. Tutto<br />
questo solo per <strong>di</strong>re che <strong>la</strong> storia degli yahoo è<br />
"intollerabile, così perversa, così innaturale, così<br />
mentalmente ma<strong>la</strong>ta, da essere umanamente falsa".<br />
In effetti le brutture coincidono spesso con le figure<br />
femminili nel romanzo <strong>di</strong> <strong>Swift</strong>. La visione delle<br />
gigantesse nude è per Gulliver qualcosa <strong>di</strong> così<br />
nauseabondo che per poco egli non sviene al<strong>la</strong> vista e all’odore sgradevole<br />
del<strong>la</strong> pelle <strong>di</strong> queste.<br />
Non è un caso poi, che nel<strong>la</strong> quarta parte del romanzo, Gulliver <strong>di</strong>venga<br />
consapevole <strong>di</strong> appartenere al<strong>la</strong> stessa<br />
specie <strong>di</strong> quelle immonde bestie quali gli<br />
yahoo, non nel momento in cui viene<br />
messo a confronto con uno <strong>di</strong> loro, bensì<br />
quando recatosi al fiume per fare un<br />
bagno e spogliatosi dei suoi abiti, viene<br />
“abbracciato” da “una femmina <strong>di</strong> yahoo non più grande <strong>di</strong> un<strong>di</strong>ci anni”.<br />
L’orrore <strong>di</strong> appartenere a una così <strong>di</strong>sgustosa specie è quin<strong>di</strong> re<strong>la</strong>zionato<br />
all’orrore provocato dal<strong>la</strong> figura femminile colta in atteggiamento<br />
abominevole 4 .<br />
William Thackeray, dopo più <strong>di</strong> un secolo scrive riguardo all’opera: “In<br />
quanto all’umorismo e all’azione <strong>di</strong> questa famosa favo<strong>la</strong>, credo che non ci<br />
sia nessuno che possa legger<strong>la</strong> senza ammirar<strong>la</strong>. In quanto al<strong>la</strong> morale, mi<br />
pare orribile, vergognosa, indegna d’uomo, b<strong>la</strong>sfema; e, per quanto il<br />
decano sia grande, <strong>di</strong>co che lo dovremmo <strong>di</strong>sapprovare” 5 .<br />
4 Cfr. Flynn Carol, (1990), pp. 88-90<br />
5 Cfr. Astal<strong>di</strong> Maria Luisa, (2006) pag. XIV<br />
8
Le reazioni che il libro riesce a scatenare dopo due secoli mostrano che ha<br />
toccato dei punti deboli nel<strong>la</strong> coscienza dell'uomo civilizzato, perché<br />
prende <strong>di</strong> mira i luoghi comuni del<strong>la</strong> politica e del<strong>la</strong> morale, con una<br />
derisione atroce dell'ottimismo modernista. Ma è anche un teatrino <strong>di</strong><br />
arguzie che esce dal suo tempo, e non smette mai <strong>di</strong> essere <strong>di</strong>vertente,<br />
anche se non sappiamo nul<strong>la</strong> dei suoi retroscena 6 .<br />
Altri stu<strong>di</strong>osi invece hanno attribuito l’aspetto scatologico, come un fattore<br />
legato al<strong>la</strong> vita sessuale dell’autore, che nonostante le numerose indagini<br />
rimane un mistero. Sembra infatti che <strong>Swift</strong> non abbia mai avuto una vera e<br />
propria vita sessuale, nonostante il rapporto intimo con Stel<strong>la</strong> e Vanessa, le<br />
cui lettere sembrano escludere qualsiasi incontro carnale, e che l’autore sia<br />
dunque rimasto al<strong>la</strong> fase del<strong>la</strong> sessualità infantile 7 , al<strong>la</strong> base del leit-motiv<br />
<strong>di</strong> tutta <strong>la</strong> sua opera.<br />
<strong>Swift</strong> e <strong>la</strong> letteratura <strong>di</strong> viaggio<br />
Il romanzo, pubblicato anonimo nel 1926, in realtà fu iniziato qualche anno<br />
prima e presenta una <strong>satira</strong> in forma <strong>di</strong> narrativa <strong>di</strong> viaggio, idea che<br />
presumibilmente ebbe origine da alcune <strong>di</strong>scussioni avvenute all’interno<br />
dello Scriblerus Club 8 .<br />
Dunque l’autore del romanzo risultava essere il capitano Gulliver. Il gioco<br />
<strong>di</strong> attribuire le sue opere a personaggi fittizi è ricorrente in <strong>Swift</strong>, questi<br />
personaggi sono <strong>di</strong> solito caricaturali, cloni <strong>di</strong> letterati al<strong>la</strong> moda, <strong>di</strong><br />
scienziati demenziali o in alcuni casi ideatori <strong>di</strong> assurde riforme politiche,<br />
6 http://www.zibaldoni.it/seconda_serie/2005_04_20.htm<br />
7 Cfr. Freud Sigmund, pp. 45-61<br />
8 Con i poeti e amici Alexander Pope e John Arbuthnot, <strong>Swift</strong> fondò nel 1720 lo "Scriblerus Club",<br />
gruppo che si incontrava per <strong>di</strong>scutere <strong>di</strong> letteratura e comporre paro<strong>di</strong>e sul<strong>la</strong> cultura pedantesca.<br />
9
come nel caso del trattatello A modest proposal for preventing the children<br />
of poor people from being a burden to their parents (1729), in cui propone<br />
con amaro sarcasmo, che il problema dei genitori poveri sia risolto con <strong>la</strong><br />
ven<strong>di</strong>ta dei loro figli come cibo per i ricchi. Questi sono i personaggi che<br />
<strong>Swift</strong> elegge a suoi portavoce e su cui fa ricadere le proprie beffe.<br />
Nel c<strong>la</strong>ssificare <strong>la</strong> più importante opera <strong>di</strong> <strong>Swift</strong> si è spesso fatto<br />
riferimento al<strong>la</strong> categoria dei resoconti <strong>di</strong> viaggio, molto <strong>di</strong>ffusi in quel<br />
periodo. In realtà analizzando il romanzo ci si rende conto che <strong>la</strong> categoria<br />
presa <strong>di</strong> mira è proprio quel<strong>la</strong> dei viaggiatori moderni, autori <strong>di</strong> libri <strong>di</strong><br />
dubbio valore artistico che tanto in voga erano in quel periodo. Nel fare<br />
paro<strong>di</strong>a a tal proposito, <strong>Swift</strong> imita <strong>la</strong> loro prosa pratica e informativa,<br />
riprende le loro frasi fatte e le formule cerimoniose, a volte le loro<br />
descrizioni <strong>di</strong> paesi lontani; e quando deve par<strong>la</strong>re d'una tempesta (come<br />
nel<strong>la</strong> seconda parte), copia paro<strong>la</strong> per paro<strong>la</strong> <strong>la</strong> pagina d'una rivista per<br />
navigatori del suo tempo. Gulliver sembra uno che si proponga <strong>di</strong><br />
descrivere <strong>la</strong> pura oggettività delle cose, ma senza sapere se sta sognando o<br />
se è sveglio.<br />
I Gulliver’s Travels traggono <strong>la</strong> loro materia anche da un genere narrativo<br />
molto in voga dopo Thomas More: l’utopia. Attraverso l’invenzione <strong>di</strong><br />
mon<strong>di</strong> inesistenti <strong>Swift</strong> confeziona precisi modelli culturali e politici che,<br />
per contrasto o per affinità, mettono in evidenza le debolezze e i <strong>di</strong>fetti<br />
del<strong>la</strong> società europea dell’epoca.<br />
“<strong>Swift</strong>’s paro<strong>di</strong>c writing is restless, allusive, and eccentric, its status easily<br />
imagined as “a multi-<strong>di</strong>mensional space in which a variety of writings non<br />
10
of them original, blend and c<strong>la</strong>sh”, and as “a tissue of quotations drawn<br />
from innumerable centres of culture” 9 .<br />
Al<strong>la</strong> fine del XVIII secolo l’e<strong>di</strong>tore francese Garnier, crea uno schema utile<br />
a c<strong>la</strong>ssificare le opere che hanno come soggetto il viaggio fittizio:<br />
• C<strong>la</strong>sse I: Viaggi Immaginari<br />
1. Romanzesco (verosimile)<br />
2. Meraviglioso (inverosimile)<br />
3. Allegorico (utopico)<br />
4. Divertente, comico e critico (satirico)<br />
• C<strong>la</strong>sse II: Sogni e Visioni<br />
• C<strong>la</strong>sse III: Romanzo Cabalistico<br />
Sarebbe abbastanza logico ritrovare i Gulliver’s Travels nel<strong>la</strong> terza o nel<strong>la</strong><br />
quarta sottocategoria del<strong>la</strong> C<strong>la</strong>sse I e invece l’e<strong>di</strong>tore francese li inserisce<br />
nel<strong>la</strong> seconda. La critica riguardante l’opera <strong>di</strong> <strong>Swift</strong> in effetti non<br />
smentisce questa c<strong>la</strong>ssificazione, ed Emile Pons, uno dei gran<strong>di</strong> stu<strong>di</strong>osi<br />
dell’ opera, fa notare come <strong>Swift</strong> utilizzi un po’ tutti gli stili in<strong>di</strong>cati, ma<br />
riconosce nel viaggio meraviglioso il genere imitato più spesso. Tuttavia,<br />
secondo lo stesso critico, è bene fare <strong>di</strong>verse <strong>di</strong>stinzioni all’interno del<br />
genere meraviglioso, <strong>di</strong>stinguendo ad esempio tra il tipo orientale (Le mille<br />
e una notte), quello fantascientifico (Le “macchine” <strong>di</strong> Cyrano) e ancora il<br />
favoloso puro.<br />
Pons sottolinea anche il carattere <strong>di</strong> pastiche dell’opera <strong>di</strong> <strong>Swift</strong>, che<br />
racchiude al suo interno più categorie letterarie le quali vengono<br />
paro<strong>di</strong>zzate.<br />
9 Cfr. Phid<strong>di</strong>an Robert, (1995), pag. 6<br />
11
Secondo <strong>la</strong> definizione <strong>di</strong> Todorov, “un testo può essere considerato<br />
fantastico quando obbliga il lettore a considerare il mondo che in esso<br />
viene creato come un mondo non <strong>di</strong> fantasmi, ma <strong>di</strong> vivi e nello stesso<br />
tempo ad esitare tra una spiegazione “naturale” ed una “soprannaturale”<br />
dei fatti che vi accadono. Se magari il lettore viene condotto dal testo<br />
stesso a decidere che le leggi del<strong>la</strong> realtà rimangono intatte e permettono<br />
<strong>di</strong> spiegare i fenomeni descritti, <strong>di</strong>ciamo che l’opera appartiene a un altro<br />
genere: l’étrange (il singo<strong>la</strong>re). Se al contrario, lo stesso lettore riconosce<br />
<strong>la</strong> necessità <strong>di</strong> ammettere nuove leggi del<strong>la</strong> natura, tramite le quali<br />
spiegare il fenomeno, si entra allora nel genere del meraviglioso”.<br />
Ecco che allora possiamo meglio comprendere perché il romanzo <strong>di</strong> <strong>Swift</strong><br />
venga associato al genere meraviglioso. Gulliver non rimane mai sbigottito<br />
al<strong>la</strong> vista dei giganti o dei lillipuziani, seppur con qualche stupore iniziale.<br />
Egli fa rientrare tutto nell’or<strong>di</strong>ne e nelle leggi naturali. In poche parole tutto<br />
ciò che egli vede può essere spiegato con delle leggi naturali proprie.<br />
C<strong>la</strong>moroso è l’esempio dell’iso<strong>la</strong> vo<strong>la</strong>nte, il cui fenomeno viene descritto<br />
con tanto <strong>di</strong> spiegazioni scientifiche da parte <strong>di</strong> coloro che <strong>la</strong> abitano e del<br />
quale lo stesso Gulliver fornisce persino<br />
uno schema <strong>di</strong> funzionamento.<br />
A tal proposito c’è chi ha perfino<br />
ipotizzato che l’iso<strong>la</strong> vo<strong>la</strong>nte descritta da<br />
<strong>Swift</strong> altri non era che un mastodontico<br />
<strong>di</strong>rigibile ideato da Montgonfier per<br />
conto dei savoia. Seppure le informazioni a riguardo non siano tantissime<br />
(data <strong>la</strong> segretezza con <strong>la</strong> quale era stato costruito il <strong>di</strong>rigibile), esse bastano<br />
e avanzano per affermare che questo straor<strong>di</strong>nario mezzo sia esistito<br />
veramente. I savoia se ne avvalsero per effettuare controlli sul territorio, in<br />
modo da verificare che le tasse pagate dai conta<strong>di</strong>ni fossero adeguate ai<br />
12
loro posse<strong>di</strong>menti. In poche parole con questo mezzo il regime sabaudo<br />
esercitava in maniera <strong>di</strong>spotica il suo potere, proprio come accadeva con<br />
l’iso<strong>la</strong> <strong>di</strong> Laputa, il cui sovrano poteva decidere <strong>di</strong> radere al suolo una città<br />
facendo ca<strong>la</strong>re <strong>di</strong> colpo su <strong>di</strong> essa l’iso<strong>la</strong>, qualora i loro citta<strong>di</strong>ni si fossero<br />
ribel<strong>la</strong>ti al<strong>la</strong> legge 10 .<br />
L’ipotesi <strong>di</strong> identificare con l’Italia i luoghi visitati da Gulliver nel<strong>la</strong> terza<br />
parte, viene rafforzata da alcuni resoconti <strong>di</strong> viaggio dell’epoca che<br />
descrivono il regno sabaudo come un luogo degradato, le cui città si<br />
trovavano in pessime con<strong>di</strong>zioni così come i loro citta<strong>di</strong>ni. Proprio come<br />
constata Gulliver durante <strong>la</strong> sua visita a Balnibarbi. Lo stesso Gulliver nel<br />
descrivere gli abitanti <strong>di</strong> Laputa, afferma che questi par<strong>la</strong>vano una lingua<br />
simile all’italiano e che eccellevano nell’arte del<strong>la</strong> musica. Difficile che si<br />
trattasse solo <strong>di</strong> una coincidenza.<br />
Lo straniamento<br />
Per dare sfogo al<strong>la</strong> sua <strong>satira</strong> contro i costumi europei, <strong>Swift</strong> si avvale <strong>di</strong> un<br />
proce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> partenza del tutto simile a quello utilizzato per esempio da<br />
Montesquieu nelle sue Lettere Persiane del 1721. I costumi europei<br />
vengono straniati attraverso il punto <strong>di</strong> vista incontaminato <strong>di</strong> un ingénu,<br />
che nel caso delle romanzo episto<strong>la</strong>re <strong>di</strong> Montesquieu coincide con <strong>la</strong><br />
figura <strong>di</strong> Usbek, sultano persiano che viaggia per l’Europa, mentre nel caso<br />
dei Gulliver’s Travels cambia a seconda dei casi.<br />
Nel caso dei Gulliver’s Travels però a complicare ed arricchire l’effetto<br />
del<strong>la</strong> <strong>satira</strong> contro i costumi europei, Gulliver col<strong>la</strong>bora con il punto <strong>di</strong> vista<br />
10 http://www.ecofantascienza.it/articoli/i_viaggi_<strong>di</strong>_gulliver.html<br />
13
alieno. Viene giu<strong>di</strong>cato subito come uno sp<strong>la</strong>cknuck per via del<strong>la</strong> sua<br />
piccolezza sull’iso<strong>la</strong> dei giganti, oppure come uno yahoo a causa del<strong>la</strong> sua<br />
incre<strong>di</strong>bile somiglianza con le orrende creature che abitano l’iso<strong>la</strong> <strong>di</strong><br />
Huyhnhnm. Egli potrebbe contrad<strong>di</strong>rli con le sue perorazioni, e invece sono<br />
queste ultime che spingono gli estranei a dare giu<strong>di</strong>zi feroci sul<strong>la</strong> razza<br />
umana. 11<br />
Viktor Sklovskij 12 definiva il proce<strong>di</strong>mento dello straniamento come il<br />
proce<strong>di</strong>mento fondamentale dell’arte, quello che ne realizza in pieno lo<br />
scopo, che è quello <strong>di</strong> trasmettere l’impressione dell’oggetto, come<br />
“visione” e non come “riconoscimento”, attraverso <strong>la</strong> creazione <strong>di</strong> una<br />
forma oscura che aumenta <strong>la</strong> <strong>di</strong>fficoltà e <strong>la</strong> durata del<strong>la</strong> percezione dal<br />
momento che il processo percettivo, nell’arte, è fine a se stesso e deve<br />
essere prolungato 13 . Egli ne rintracciava esempi illustri quali Tolstoj e<br />
Gogol, come anche nelle favole popo<strong>la</strong>ri e negli indovinelli russi. “Ogni<br />
indovinello è un’esposizione dell’oggetto con parole che lo definiscono e lo<br />
delineano, ma che <strong>di</strong> solito non si applicano al<strong>la</strong> sua descrizione”.<br />
Questa definizione <strong>di</strong> Sklovskij può essere applicata perfettamente a due<br />
situazioni presenti sui Gulliver’s Travels. Una <strong>di</strong> queste è sicuramente<br />
quel<strong>la</strong> in cui l’ufficiale lillipuziano fa una re<strong>la</strong>zione riguardo al contenuto<br />
delle tasche del gigante Gulliver; l’altra è sicuramente quel<strong>la</strong> analoga del<br />
ritrovamento del suo cappello sul<strong>la</strong> spiaggia.<br />
11 Cfr. Guardamagna Danie<strong>la</strong>, http://www.intercom.publinet.it/cs/3cs1.htm<br />
12 Viktor Borisovic Sklovskij nato a Pietroburgo nel 1893 (morto a Mosca nel 1984), è stato uno dei maggiori<br />
rappresentanti del formalismo cui <strong>di</strong>ede il contributo fondamentale con il saggio-manifesto L'arte come artificio<br />
(1917) e con numerosi altri scritti teorici come: Sul<strong>la</strong> teoria del<strong>la</strong> prosa (1925), Materiale e stile in "Guerra e Pace" <strong>di</strong><br />
L.N. Tolstoj (1928). A lui si debbono alcuni concetti basi<strong>la</strong>ri come quello del<strong>la</strong> natura puramente convenzionale<br />
dell'opera d'arte in quanto somma <strong>di</strong> "artifici", cioè delle tecniche deliberatamente usate dall'autore, e quello dello<br />
"straniamento", il processo per cui l'immagine poetica "strania" l'usuale presentandolo in una nuova luce.<br />
13 Cfr. Graziano Alba, (1982), pp. 113-117<br />
14
Nel primo caso <strong>Swift</strong> avrebbe potuto semplicemente elencare gli oggetti<br />
che si erano miracolosamente salvati dopo il naufragio, esattamente come<br />
fa Defoe nel caso <strong>di</strong> Robinson Crusoe. Ma se per Robinson gli oggetti che<br />
riesce a salvare sono necessari per <strong>la</strong> sua sopravvivenza, per Gulliver ciò<br />
non avviene, poiché egli approda sempre in isole popo<strong>la</strong>te da esseri viventi<br />
organizzati in società, e decisamente evolute, siano essi lillipuziani, giganti,<br />
scienziati o cavalli. Pertanto gli oggetti che Gulliver porta con se <strong>di</strong>ventano<br />
un motivo <strong>di</strong> confronto tra il me<strong>di</strong>co e le <strong>di</strong>verse culture via via visitate.<br />
All’ironia, derivante dal proce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> straniare gli oggetti attraverso <strong>la</strong><br />
descrizione secondo parametri lillipuziani, contribuisce inoltre in maniera<br />
rilevante il ricorso al<strong>la</strong> traduzione letterale <strong>di</strong> quelle descrizioni con tutte le<br />
<strong>di</strong>fficoltà che ne derivano. Per prima cosa,<br />
questa traduzione letterale rafforza il gioco<br />
<strong>di</strong> ritardare <strong>la</strong> percezione da parte del lettore,<br />
aumentando l’umorismo del brano. Dopo<br />
un’attenta riflessione, <strong>la</strong> trasposizione<br />
letterale <strong>di</strong> “mani, palizzate, teste, colonne”<br />
come unità <strong>di</strong> misura che i lillipuziani usano<br />
per descrivere gli oggetti <strong>di</strong> Gulliver, nei corrispondenti segni inglesi<br />
mostra <strong>di</strong> aver ben tradotto <strong>la</strong> proporzione dei rapporti <strong>di</strong>mensionali nei due<br />
mon<strong>di</strong>. Ma prima che il riconoscimento degli oggetti avvenga, l’incertezza<br />
del<strong>la</strong> loro identità viene aumentata dal fatto che in presenza <strong>di</strong> quei<br />
significati inglesi <strong>la</strong> mente <strong>di</strong> chi legge si sposta prima <strong>di</strong> tutto al sistema<br />
linguistico e <strong>di</strong>mensionale inglese, che non prevede come logico ad<br />
esempio il paragone tra i denti <strong>di</strong> un pettine e i pali <strong>di</strong> una staccionata.<br />
Straor<strong>di</strong>naria in questo senso è poi <strong>la</strong> descrizione dell’orologio, che oltre a<br />
subire il già descritto processo <strong>di</strong> straniamento applicato agli altri oggetti, è<br />
sottoposto ad un secondo straniamento che passa per quel<strong>la</strong> che si potrebbe<br />
15
definire una traduzione <strong>di</strong> secondo grado. Così quando Gulliver <strong>di</strong>ce che<br />
quell’oggetto è il suo oracolo, in quanto egli non fa nul<strong>la</strong> senza prima<br />
consultarlo, <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> oracolo viene tradotta dai lillipuziani nel corrispettivo<br />
del<strong>la</strong> loro lingua e l’orologio <strong>di</strong>viene “il <strong>di</strong>o che egli adora”.<br />
16
Bibliografia<br />
Astal<strong>di</strong> Maria Luisa (2006), Viaggi <strong>di</strong> Gulliver, Mi<strong>la</strong>no, I gran<strong>di</strong> romanzi<br />
BUR<br />
Bertinetti Paolo (2000), Storia del<strong>la</strong> letteratura Inglese, Torino, Einau<strong>di</strong><br />
E<strong>di</strong>tore.<br />
Flynn Carol (1990), The body in <strong>Swift</strong> and Defoe, Cambridge University<br />
Press.<br />
Freud Sigmund, Sessualità e vita amorosa, Gran<strong>di</strong> Tascabili Economici<br />
Newton (2003).<br />
Graziano Alba (1982), Il linguaggio dell’ironia: Saggio sui Gulliver’s<br />
Travels, Roma, Bulzoni.<br />
Guardamagna Danie<strong>la</strong>, Gulliver’s Travels; Straniamento e agnizione<br />
dell’estraneo, http://www.intercom.publinet.it/cs/3csl.htm.<br />
Phid<strong>di</strong>an Robert (1995), <strong>Swift</strong>’s Parody, Cambridge University Press.<br />
Sitografia<br />
http://www.ecofantascienza.it/articoli/i_viaggi_<strong>di</strong>_gulliver.html<br />
http://www.intercom.publinet.it/cs/3cs1.htm<br />
http://www.zibaldoni.it/seconda_serie/2005_04_20.htm