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Cambiare Pannolino - Altervista

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a cura di Elena L.<br />

SALVIETTE UMIDIFICATE<br />

Le salviette umidificate hanno, in molti casi, sostituito l’acqua e sapone, principalmente per una questione di comodità: è più<br />

comodo e veloce pulire un bambino lasciandolo sdraiato sul fasciatoio che non togliere la tutina o comunque spogliarlo<br />

parzialmente, sollevarlo vicino al rubinetto, lavarlo con l’acqua che scivola lungo gambine e piedini, asciugare, rivestire.<br />

Spesso non vengono utilizzate unicamente in caso di emergenza, quando si è fuori casa e non è sempre possibile avere a<br />

disposizione un bagno con lavandino; proprio per la loro comodità sono diventate una consuetudine oramai estremamente diffusa. Il<br />

loro costo non è inaccessibile ma è pur sempre un costo: un bambino che nei primi mesi va cambiato ogni 2/3 ore consuma decine e<br />

decine di salviettine al giorno. Non si tratta quindi solo di una spesa che va a incidere sul budget familiare ma di costi anche a livello<br />

di impatto ambientale. Sicuramente, in cambio di un po’ di lavoro in più è consigliabile risparmiare questa voce di spesa: vediamo<br />

insieme perché.<br />

Le salviette vendute nei normali circuiti di distribuzione sono principalmente costitute da un misto di fibre tra cui viscosa (è una<br />

fibra artificiale ottenuta da una base di cellulosa) e poliestere o polipropilene. In certi casi abbiamo un 50% di viscosa e 50% di<br />

poliestere, in altri arriviamo a un 70% di viscosa e 30% di poliestere ma in ogni caso si tratta di tessuti sintetici.<br />

Esiste però anche una piccola “nicchia” di produttori che offrono prodotti in 100% cotone o fibra mista di cotone e/o fibra derivante<br />

dall’amido di cereali, quindi 100% di provenienza vegetale e 100% compostabile.<br />

Le salviette sono racchiuse in confezioni generalmente di plastica, e sono immerse in una soluzione di varie sostanze, comuni alla<br />

maggior parte dei cosmetici, che servono sia a detergere la pelle sia a conservare le caratteristiche del prodotto nel tempo e a<br />

evitarne l’irrancidimento.<br />

Molti di questi componenti possono essere una sola o tutte queste cose assieme: prodotti di sintesi o derivati dal petrolio (quindi<br />

inquinanti e non biodegradabili), nocive alla salute della pelle (a volte non solo), testate su animali (quindi derivate dalla loro<br />

sofferenza).<br />

Partendo dal presupposto che la pelle è un organo vivo e, come tale, assorbe le sostanze con cui entra in contatto (basti pensare<br />

a certi farmaci per cardiopatici e, da poco, la pillola di nuova generazione che vengono assorbiti tramite cerotti posizionati sulla<br />

pelle), è importante preoccuparci di quello che spalmiamo e mettiamo a contatto di pelle.<br />

In base all’attuale normativa, l’etichetta dei prodotti cosmetici deve contenere l’elenco degli ingredienti riportati secondo la<br />

nomenclatura INCI (International Nomenclature Cosmetic Ingredients, inventario europeo delle materie prime di utilizzo cosmetico). I<br />

nomi INCI variano a seconda della provenienza dell’ingrediente:<br />

Le sostanze di origine naturale sono scritte con il nome botanico latino, della Farmacopea Europea. Ad esempio l’acqua diventa<br />

“Aqua”, il miele “Mel”, il latte “Lac”, il lievito “Faex”, ecc.<br />

Le sostanze chimiche e sintetiche sono indicate con il nome in inglese: Glyceryl Stearate (Gliceril stearato), emulsionante;<br />

Metylparaben (para-idrossibenzoato di metile), conservante; Glutamic Acid (Acido Glutammico), idratante ecc.<br />

I derivati naturali che hanno subito una trasformazione chimica sono scritti in inglese: Hydrogenated Lanolin (Lanolina idrogenata),<br />

emulsionante; Hydrogenated Castor Oil (Olio di Ricino idrogenato), solubizzante/emolliente/emulsionante/tensioattivo.<br />

I derivati naturali che non hanno subito altri trattamenti (oltre all’estrazione) hanno il nome botanico latino della pianta d’origine:<br />

butirospermum parkjj= karite, persea gratissima= olio di avocado e cosi via.<br />

I coloranti sono indicati con il numero di registrazione di cinque cifre preceduto dalle iniziali CI (Color Index).<br />

Gli ingredienti odoranti e aromatizzanti sono indicati con il termine parfum o aroma, la legge non prevede che venga specificato se<br />

di origine sintetica o naturale, in ogni caso nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di prodotti di sintesi.<br />

I componenti vengono indicati a seconda della quantità presente nel prodotto, iniziando da quello presente in maggiore quantità<br />

fino ad arrivare a quello presente in minima parte.<br />

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