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LA FATTORIA<br />
LA <strong>TENUTA</strong><br />
Ruggero Alibardi<br />
"Uno straccio gettato dalle onde su una riva.<br />
Il vento pian piano lo asciuga, lo scuote lo solleva.<br />
La pioggia lo inzuppa e ricade in mare."<br />
La torre stava da secoli a sorvegliare il complesso. L’avevano<br />
modificata in vari periodi e il tormento dei passaggi aveva<br />
rispettato solo l’originario impianto medievale al<strong>la</strong> base.<br />
Quell’anno avrebbe visto fuori dalle mura un mutamento, il cui<br />
accadere era solo trattenuto.<br />
Dev’essere l’uomo, deve perseguitare oltre alle pietre ogni cosa<br />
che lo circonda ed in questo usa buona parte del<strong>la</strong> sua<br />
immaginazione.<br />
La torre, adibita ormai a colombaia, aspettava e stava a vedere.<br />
La Tenuta era una grande fattoria, una cittadel<strong>la</strong> a pianta<br />
quadrata, chiusa sui <strong>la</strong>ti dai lunghi fabbricati d’impronta<br />
monastica, con un grande cortile, un giardino protetto e il<br />
rialtello che ci passava intorno.<br />
Vista dal<strong>la</strong> collina, <strong>la</strong> campagna era una grande mappa catastale<br />
aperta, con le capezzagne ed i capofosso che <strong>la</strong> disegnavano a<br />
linee sottili.<br />
Dai pendii terrazzati a vite, <strong>la</strong> proprietà si allungava, dolcemente<br />
degradante, in 500 ettari di terreno nero.<br />
Le strade comunali ne percorrevano solo i bordi e, per evitare un<br />
lungo giro, un viale di tigli tra due fossati attraversava tutto, fino<br />
al cancello in direzione del<strong>la</strong> città.<br />
La famiglia dei Conti Capovil<strong>la</strong> passava parte dell’anno in<br />
campagna e l’ombrosa strada privata era <strong>la</strong> passeggiata delle<br />
due figlie nei giorni più caldi. Stefano, l'unico maschio, <strong>la</strong><br />
percorreva al galoppo, a volte appariva all'improvviso davanti<br />
alle sorelle e, provocate le loro giocose rimostranze, scompariva.<br />
1
Fiorenza e Laura sapevano che a lui bastava così e non lo<br />
cercavano oltre.<br />
Stefano non aveva amici al<strong>la</strong> Tenuta e in città solo compagni di<br />
scuo<strong>la</strong>. Le sue uscite nel bosco erano solitarie; quand’era<br />
bambino girel<strong>la</strong>va attorno agli stessi posti, gli alberi cavi, una<br />
macchia muschiosa, raccogliendo il coraggio per esplorare tutto.<br />
I luoghi che l’avevano attirato li enumerava inconsapevole<br />
passando ora, come tutte le misteriose depressioni del terreno,<br />
rese soffici da anni di aghi caduti. Quando usciva di casa, il suo<br />
giro abituale finiva al<strong>la</strong> roggia, gonfia d'acqua anche d’estate.<br />
Il Conte Lanfranco era un uomo imponente, con <strong>la</strong> voce grossa,<br />
ripeteva spesso le frasi, una sua mania, poteva formu<strong>la</strong>re le<br />
domande due o tre volte, impiegando espressioni analoghe e<br />
senza attendere risposta. Seguiva i pensieri che emergevano o<br />
scomparivano, immerso in luoghi suoi, le mani intrecciate dietro<br />
<strong>la</strong> schiena. Quando visitava <strong>la</strong> campagna, il Conte si recava dai<br />
contadini anziani del Borghetto, come chiamavano un gruppo di<br />
case poco lontano. Staccato dal<strong>la</strong> vita attorno, ricambiava il loro<br />
saluto decine di metri dopo che erano passati.<br />
Del<strong>la</strong> sua famiglia sembrava più interessato all'insieme<br />
coreografico e gioioso, più che alle singole personalità, di certo li<br />
amava, in modo quieto. Le figlie erano affidate alle cure del<strong>la</strong><br />
moglie un po' svanita. Per Stefano, seguito sempre da lontano,<br />
sentiva invece crescere un forte interesse, ora che finiva il liceo.<br />
Nel<strong>la</strong> Tenuta, oltre al<strong>la</strong> vil<strong>la</strong>, c'erano altre due fattorie di grandi<br />
dimensioni, quel<strong>la</strong> di Giulio Valdemarca, l’amministratore, ed una<br />
casa recente verso il paese abitata dal gastaldo, Ettore Badoer.<br />
Gastaldo era il termine in uso con il padre, cui era succeduto, ma<br />
in pratica era fattore e seguiva il <strong>la</strong>voro dei contadini e dei<br />
sa<strong>la</strong>riati che vivevano ai casoni da sempre.<br />
Quando il Conte cercava compagnia faceva chiamare Badoer e<br />
non solo per par<strong>la</strong>re del ricco allevamento di bestiame che<br />
avevano messo su negli anni. Quell’uomo scabro e sicuro, che<br />
trattava le persone in modo irrego<strong>la</strong>re, nobili compresi,<br />
possedeva una preparazione rara in campagna. Gli studi e gli<br />
interessi coltivati oltre al <strong>la</strong>voro lo rendevano abile a distrarre il<br />
Conte Lanfranco dai suoi pensieri.<br />
2
Dall’amministratore invece si passava se non poteva farne a<br />
meno, solo per questioni davvero rilevanti. Non stimava<br />
Valdemarca e <strong>la</strong> sua melliflua cortesia, non che avesse sicure<br />
prove di infedeltà, ma dubitava dei suoi affari senza<br />
approfondire. Pervaso dal sospetto di essere trattato<br />
untuosamente, tanto quanto le contadine insidiate con successo<br />
o come le loro figlie tenute a servizio; il Conte, sbrigate le<br />
urgenze, lo scansava.<br />
Dietro al<strong>la</strong> vil<strong>la</strong> c’era un giardino curatissimo e oltre <strong>la</strong> mura si<br />
mostravano a cornice le piante seco<strong>la</strong>ri. Il Conte Lanfranco<br />
godeva <strong>la</strong> grandezza del suo bosco, una ventina di ettari a foglia<br />
caduca con alcune macchie di pini ed abeti, vi andava a caccia.<br />
Spesso Valdemarca insisteva perché si abbattessero alberi,<br />
rovinavano l’umidità del terreno e complicavano <strong>la</strong> pulizia dei<br />
fossi, si perdeva raccolto con tutta quell’ombra.<br />
Il padre del Conte aveva disseminato il viale di profumati tigli per<br />
farsi accogliere, diceva, arrivando dal<strong>la</strong> città, e già allora tutti si<br />
chiedevano a cosa servissero. Allo stesso modo il Conte<br />
Lanfranco ignorava queste presunte gravi perdite causate dal<strong>la</strong><br />
vegetazione. La piatta campagna fuori del<strong>la</strong> sua proprietà, con<br />
qualche pioppo cipressino iso<strong>la</strong>to a ridosso di case o capitelli, lo<br />
riempiva di tristezza.<br />
La città distava una ventina di chilometri, i Conti vi possedevano<br />
altre proprietà, tra cui un pa<strong>la</strong>zzo per l’inverno. Il Conte<br />
Lanfranco preferiva restare <strong>la</strong> maggior parte dell'anno al<strong>la</strong><br />
Tenuta, anche solo. La signora Contessa e le figlie, al<strong>la</strong> ripresa<br />
delle scuole in ottobre, si trasferivano in città. Stefano, obbligato<br />
a seguirle, <strong>la</strong>sciava <strong>la</strong> campagna a malincuore, con <strong>la</strong> promessa<br />
di raggiungere suo padre in vil<strong>la</strong> nei fine settimana e per ogni<br />
festa consacrata.<br />
Frequentava il liceo con indifferenza, i professori si <strong>la</strong>mentavano<br />
che fantasticava troppo. Il suo precettore, un uomo mite e pio,<br />
riusciva a farlo studiare non più di un paio d'ore al pomeriggio,<br />
rassegnato a vederlo leggere avidamente solo libri di viaggi e di<br />
geografia.<br />
Seguiva gli interessi del<strong>la</strong> famiglia in città il cognato Gilberto, un<br />
uomo disarmonico e inconsistente, che ad ogni incontro con il<br />
3
Conte partiva a riassumere i problemi come un soldato piuttosto<br />
fiacco, a rapporto dal colonnello.<br />
Valdemarca non maturava divergenze solo botaniche col Conte,<br />
ma lo considerava ottuso ed incapace di amministrare in modo<br />
proficuo <strong>la</strong> proprietà, che a suo parere poteva rendere molto di<br />
più senza tutto quel terreno dissipato in viali, boschi ornamentali<br />
e altro inconcepibile per <strong>la</strong> sua mentalità.<br />
Situata in un posto unico a ridosso dei colli, <strong>la</strong> campagna era<br />
invece coltivata meglio dei fondi limitrofi, forse non sfruttata<br />
appieno per i troppi contadini dipendenti e le troppe case da<br />
mantenere.<br />
Con il Conte quasi costantemente tra i piedi, gli era impedito di<br />
vessare continuamente i contadini, sua attitudine decisamente<br />
naturale, ed era relegato quasi solo al <strong>la</strong>voro contabile.<br />
Valdemarca era un uomo benestante. Oltre a <strong>la</strong>vorare per i<br />
Capovil<strong>la</strong>, acquistava dai piccoli proprietari al momento del<br />
raccolto, immagazzinava le granaglie e rivendeva al rialzo<br />
quand’era il momento. Se i soldi se li erano già mangiati, perché<br />
ad essere contadini si riceve in eredità solo <strong>la</strong> miseria, anticipava<br />
danaro a prezzi da strozzino e da quelli che emigravano in<br />
America si faceva svendere i loro campetti.<br />
Questa attività paralle<strong>la</strong> si piccava di condur<strong>la</strong> con prudenza,<br />
quasi con riserbo. Il Conte sapeva dei suoi traffici, ma non<br />
interferendo con l’amministrazione, li tollerava.<br />
Chi conosceva Valdemarca lo definiva un ambizioso.<br />
Un’ambizione ce l’aveva e ne faceva anche paro<strong>la</strong>, sognava di<br />
acquistare un grande fondo, desiderio ereditato da suo padre e<br />
opportunamente ingigantito. Possedeva quei terreni strozzati ai<br />
debitori, anche una cesura di 14 campi, ma tutta roba da niente<br />
per lui, l’occasione buona prima o poi sarebbe arrivata.<br />
La casa di Badoer era iso<strong>la</strong>ta, si raggiungeva da un viottolo<br />
<strong>la</strong>terale al viale di tigli. A Badoer piaceva fosse <strong>la</strong> casa più vicina<br />
al paese e comoda ai suoi affari personali. La direzione agrico<strong>la</strong><br />
era in mano a lui, ma da contratto passava solo una parte del<strong>la</strong><br />
giornata in fattoria, potendo dedicarsi a commerci in proprio.<br />
4
Fuori dal <strong>la</strong>voro evitava di incrociarsi con l’amministratore, erano<br />
già abbastanza frequenti gli incontri al<strong>la</strong> Tenuta e Badoer<br />
percepiva e mal comprendeva l’antipatia di Valdemarca per lui.<br />
Forse più di qualche volta gli aveva impedito un lucroso<br />
guadagno, prestando soldi ai contadini in difficoltà, cosicché non<br />
svendessero <strong>la</strong> vacca, a volte per un innato spirito di<br />
contraddizione o per generosità forse.<br />
Per i contadini questi intrecci erano invisibili e lontani. La Tenuta<br />
era da sempre così e loro, contadini figli di contadini, le vivevano<br />
legati, riconoscendo l’ordine perpetuo che stabilisce un posto a<br />
tutto, alle persone e agli attrezzi. Le stesse regole come le stesse<br />
stagioni e il diverso poteva esistere solo in luoghi sconosciuti.<br />
L’anno prima i Capovil<strong>la</strong> avevano ospitato un amico<br />
dall'Inghilterra. Conversando sul<strong>la</strong> vita dei nobili inglesi al<br />
college, magnificava gli effetti dell'attività atletica sul fisico e<br />
sul<strong>la</strong> mente di quei ragazzi e Stefano lo incalzava di domande,<br />
entusiasta.<br />
Quando l’ospite si congedò, Stefano volle attrezzarsi una stanza<br />
per <strong>la</strong> ginnastica nel<strong>la</strong> vil<strong>la</strong>, fece anche attaccare una corda al<strong>la</strong><br />
grossa trave del portico e spesso vi si arrampicava, sotto lo<br />
sguardo perplesso dei contadini.<br />
Il precettore, saputa <strong>la</strong> novità, non condivise lo stesso ardore per<br />
i benefici dell’esercizio ginnico e ancora nelle sue missive tentava<br />
di contenere l'eccessiva cura per lo sport, che il corpo va sì<br />
curato, ma è lo spirito che domina, per cui leggesse di più e<br />
smettesse con quel ghiribizzo.<br />
Inoltre, <strong>la</strong> preoccupazione di sua madre che <strong>la</strong> campagna lo<br />
guastasse, rinsaldava in Stefano <strong>la</strong> convinzione nel<strong>la</strong> sua<br />
ginnastica. Ripeteva gli esercizi e sentiva il suo corpo, lungo e<br />
troppo magro, modificarsi nello sforzo, era una soddisfazione mai<br />
provata.<br />
PRIMAVERA<br />
Le mattine iniziavano miti, <strong>la</strong>sciando presagire un buon raccolto.<br />
Il prete era nei campi per le rogazioni. I contadini avevano<br />
piantato in terra le crocette, due stecchi legati insieme sulle teste<br />
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d’angolo del campo, le famiglie tutte attorno con le candeline in<br />
mano. Il chierichetto con <strong>la</strong> cotta bianca sul<strong>la</strong> tonaca nera,<br />
seguiva i passi del prete dondo<strong>la</strong>ndo l’aspersorio e il secchiello<br />
dell’acqua benedetta. Passavano da un podere all’altro a<br />
benedire le crocette, invocando tutti i santi preposti che<br />
allontanassero <strong>la</strong> grandine e proteggessero il raccolto. Al<strong>la</strong> fine<br />
del<strong>la</strong> litania il prete chiudeva il messalino e con fare solenne<br />
consegnava al<strong>la</strong> famiglia <strong>la</strong> cande<strong>la</strong> benedetta, da accendere solo<br />
all’arrivo dei temporali.<br />
Era <strong>la</strong> fine di marzo, <strong>la</strong> famiglia del conte si riunì in vil<strong>la</strong> per le<br />
vacanze di Pasqua.<br />
In chiesa si legavano le campane, i drappi vio<strong>la</strong> coprivano il<br />
crocefisso sull’altare maggiore e le statue dei santi ai <strong>la</strong>ti. La<br />
scultura in legno del Cristo morto disteso sul catafalco era nel<strong>la</strong><br />
navata centrale.<br />
Se qualcuno moriva nel<strong>la</strong> settimana santa, gli si faceva il<br />
funerale nel<strong>la</strong> cappelletta esterna, vicino al convento delle<br />
Monache.<br />
Stefano si avvicinava ai diciotto anni, il Conte Lanfranco ora lo<br />
riconosceva e lo cercava. Il figlio, forse per mancanza di<br />
precedente confidenza, subiva più che apprezzare questo<br />
interesse. Amava <strong>la</strong> sua solitudine e si sentiva impacciato per<br />
l’attenzione insolita di un padre recente.<br />
Il Conte voleva discutere dell'università da scegliere, poteva<br />
andare a Bologna, lontano dal<strong>la</strong> famiglia e dal suo ambiente, con<br />
maggiore possibilità di incontri.<br />
Stefano, pur se <strong>la</strong> scelta era prossima, sfuggiva le domande<br />
dirette e appena poteva si rifugiava nel<strong>la</strong> stanza del<strong>la</strong> ginnastica.<br />
Il Conte non dava alcun peso a questa passione, paragonabile ad<br />
un gioco, un resto d’infanzia.<br />
Dal<strong>la</strong> vil<strong>la</strong> al<strong>la</strong> mura, un porticato con colonne di pietra divideva il<br />
cortile dal giardino. La terrazza sovrastante il colonnato era <strong>la</strong><br />
passeggiata del<strong>la</strong> contessa, che degnava di sguardi distratti le<br />
aiuole fiorite di fresco da un <strong>la</strong>to e <strong>la</strong> grande aia selciata<br />
dall'altro.<br />
Un pomeriggio Stefano scelse il belvedere per allenarsi. Di norma<br />
usava l’asta in cortile, ma quel giorno l’aia era ingombra di<br />
6
sacchi ad asciugare. Con l’asta prendeva <strong>la</strong> rincorsa, puntava il<br />
sostegno, si alzava con forza tentando una figura e ricadeva<br />
e<strong>la</strong>stico correndo più avanti.<br />
Sollevarsi e staccarsi da terra, era vo<strong>la</strong>re per gioco, nell’ultimo<br />
salto, finiva a ridosso del<strong>la</strong> ba<strong>la</strong>ustra in pietra <strong>la</strong>vorata e tornava<br />
daccapo.<br />
Il sole si attenuava verso il tramonto, una donna urlò e urlò<br />
ancora, l’urlo continuò eccessivo.<br />
I contadini mol<strong>la</strong>rono il <strong>la</strong>voro in corte e i bovari uscirono dalle<br />
stalle, <strong>la</strong> donna con le braccia alte non fiatava più, qualcuno<br />
corse sotto <strong>la</strong> terrazza.<br />
Stefano giaceva a terra con <strong>la</strong> testa fracassata, piegata sul<strong>la</strong><br />
spal<strong>la</strong> in una innaturale torsione, il sangue fluiva da un <strong>la</strong>to,<br />
scivo<strong>la</strong>va tra le fughe del<strong>la</strong> trachite ed inzuppava un sacco di<br />
iuta.<br />
Aveva puntato l’attrezzo troppo sotto il parapetto, i piedi non<br />
avevano trovato appoggio ed era vo<strong>la</strong>to oltre.<br />
Nessuno ebbe il coraggio di toccarlo, gli uomini attorno si<br />
stringevano le dita fino a farsi male, le donne si piantavano le<br />
unghie nel<strong>la</strong> testa.<br />
Le sorelle di Stefano grida identiche le avevano sentite una volta<br />
che il toro sciolse <strong>la</strong> catena infuriato e fuggì, calpestando un<br />
bovaro, le ur<strong>la</strong> delle contadine continuavano, le ragazze uscirono<br />
dopo un poco.<br />
Marta, <strong>la</strong> governante uscita assieme a loro, tornava già indietro<br />
per impedire al<strong>la</strong> Contessa di scendere. Cercò di trattener<strong>la</strong>.<br />
Gli uomini stavano immobili, già con il cappello in mano, le<br />
donne si erano gettate a terra, piangevano disperate coprendosi<br />
il volto.<br />
Badoer era dietro i magazzini, sentì all’inizio confusamente le<br />
voci alterate, poi le ur<strong>la</strong>, arrivò subito. Vide Stefano a terra, le<br />
sorelle inginocchiate con <strong>la</strong> testa sul selciato, <strong>la</strong> madre che<br />
veniva trascinata verso casa.<br />
Gli accostò un orecchio al<strong>la</strong> bocca, urlò di non toccarlo, anche se<br />
nessuno si sognava, e che avvertissero il Conte Lanfranco che si<br />
trovava a casa di Valdemarca, poi corse al calesse e uscì come<br />
una furia verso il paese.<br />
7
Mandarono subito un giovanetto di corsa per i campi, giunto<br />
davanti al Conte balbettò confuso “Una disgrazia, una disgrazia”<br />
e si inginocchiò per terra con le braccia aperte.<br />
Il Conte si fece riportare col calesse di Valdemarca al<strong>la</strong> vil<strong>la</strong>.<br />
Stefano l’avevano coperto fino al collo, <strong>la</strong> testa no, con un<br />
drappo di cotone bianco, che si impregnava i bordi.<br />
Il Conte scese e si avvicinò al copriletto. Gli mancarono le<br />
ginocchia e cadde all'indietro sul<strong>la</strong> schiena, irrigidito con le<br />
braccia goffamente alzate quasi ad invocare o inveire.<br />
La consapevolezza di quello che era successo lo tagliava da parte<br />
a parte, incredulo nel poter disporre di quel<strong>la</strong> certezza.<br />
Suo figlio Stefano.<br />
Valdemarca lo tirò per un braccio, tanto per fare qualcosa.<br />
Raspava con le unghie, <strong>la</strong> bocca aperta spaventato, guardava<br />
intorno, a cercare smentita.<br />
Le sorelle occupavano <strong>la</strong> porta per impedire al<strong>la</strong> madre di uscire.<br />
Arrivò Badoer, il cavallo schiumante aveva rotto al galoppo e fu<br />
difficile da fermare. Il dottor Mi<strong>la</strong>n si teneva aggrappato allo<br />
schienale, scese dal calesse asciugandosi <strong>la</strong> fronte.<br />
Tastò Stefano sul collo, appoggiò lo specchietto al<strong>la</strong> bocca, <strong>la</strong>sciò<br />
<strong>la</strong> borsa a terra e si diresse verso il Conte le braccia lungo il<br />
corpo “signor Conte…niente, Dio se l’è preso con lui”<br />
Il padre gli rivolse uno sguardo inconsistente.<br />
“Facciamo portare Stefano dentro casa, signor Conte, possiamo<br />
solo vegliarlo…”.<br />
Badoer chiamò due uomini con <strong>la</strong> barel<strong>la</strong> di legno per i maiali<br />
macel<strong>la</strong>ti e mandò una donna a prendere delle lenzuo<strong>la</strong> per<br />
allestire <strong>la</strong> portantina.<br />
Fu Ettore ad accompagnare <strong>la</strong> testa del ragazzo nel sollevarlo dal<br />
selciato, nessuno se lo sarebbe permesso ed il padre, a terra<br />
poco più in là, toglieva <strong>la</strong> polvere dalle giunture con uno stecco.<br />
Lo deposero sul<strong>la</strong> tavo<strong>la</strong> del<strong>la</strong> sa<strong>la</strong> da pranzo.<br />
Avevano chiuso il grande portone in legno sotto il volto che dava<br />
all’interno del<strong>la</strong> vil<strong>la</strong>, sul<strong>la</strong> corte e tutto intorno scese <strong>la</strong> forza del<br />
silenzio, i carri passavano <strong>la</strong> strada esterna, non si sentiva una<br />
voce alzarsi, anche i rumori dei <strong>la</strong>vori necessari erano soffocati e<br />
brevi.<br />
8
I muggiti dalle stalle erano l'unico strepito, cadevano come un<br />
<strong>la</strong>mento.<br />
Il padre lo volle seppellire nel cimitero del paese e non nel<strong>la</strong><br />
tomba di famiglia in città, venne deposto in un sepolcro<br />
provvisorio, fino a che non fosse stata costruita una nuova<br />
cappel<strong>la</strong>.<br />
La Contessa Bonomi con le figlie <strong>la</strong>sciò <strong>la</strong> vil<strong>la</strong> il giorno stesso del<br />
funerale, il Conte non ricevette più nessuno. Si vedeva a volte<br />
seduto sui gradini del<strong>la</strong> chiesetta in giardino con uno sterpo<br />
riappianare il ghiaino.<br />
Passò un mese, un tardo pomeriggio un messo convocò Badoer<br />
in vil<strong>la</strong>.<br />
Il Conte par<strong>la</strong>va verso <strong>la</strong> finestra aperta, come ad un ipotetico<br />
gruppo che l’ascoltasse, si girò al suo arrivo e senza ascoltare i<br />
saluti gli spiegò dei <strong>la</strong>vori importanti da fare.<br />
Andava demolito il lungo portico con <strong>la</strong> terrazza, Badoer doveva<br />
assoldare dei muratori e disporre per eseguire al più presto<br />
“subito, subito, bisogna fare in fretta, schiantare a terra tutto”.<br />
Non doveva restare neanche l’idea che ci fosse stata quel<strong>la</strong><br />
terrazza, tolto il pavimento di sotto avrebbero rimesso <strong>la</strong> terra,<br />
anche <strong>la</strong> traccia dell’attacco murario andava cancel<strong>la</strong>ta.<br />
Era quasi buio, quando Badoer uscì a considerare il grande<br />
colonnato, una quarantina di metri, con le colonne ogni quattro,<br />
raddoppiate alle teste.<br />
Sospirò di quanto le murature possano rinforzare i ricordi,<br />
restano e dicono.<br />
Iniziarono i <strong>la</strong>vori dopo pochi giorni.<br />
Dal fondo dell’aia, dietro i magazzini, <strong>la</strong> torre, le rimesse, forse<br />
tutti i contadini spiavano <strong>la</strong> demolizione, ma solo Badoer sapeva<br />
che dal mattino il Conte era sul<strong>la</strong> torre del<strong>la</strong> colombaia.<br />
Disposero una ventina di coppie di buoi bianchi, i muratori<br />
fissarono le catene ai piatti portanti in trachite sotto <strong>la</strong> volta di<br />
sostegno.<br />
Sei coppie di buoi venivano attaccati alle colonne doppie, da<br />
abbattersi per prime, e ogni catena era attaccata con fasci di<br />
corde ai timoni lunghi dei gioghi. Scalzati i piatti ango<strong>la</strong>ri, si<br />
partiva a tirare assieme le colonne semplici con gli altri buoi.<br />
9
I bovari pungo<strong>la</strong>vano le bestie per costringerle a puntare.<br />
Provarono due volte quelli delle doppie colonne, al<strong>la</strong> terza scivolò<br />
fuori il capitello quadrato, un pezzo di portico crollò e pezzi di<br />
colonna tonda roto<strong>la</strong>rono sul selciato.<br />
Sotto tiro tutte le colonne si abbattevano, <strong>la</strong> terrazza crol<strong>la</strong>va.<br />
Al<strong>la</strong> sera Badoer guardava il cumulo attorno ai monconi rimasti,<br />
tutto era stato fatto in una giornata.<br />
Si scavò una grande fossa per interrare le macerie e ricoprirle; in<br />
breve, dove sorgeva l'imponente colonnato, c'era terra nuda.<br />
Il Conte volle alzare una mura in mattoni alta due metri, con un<br />
portone cieco in ferro al centro, il giardino non si doveva più<br />
vedere dall’aia.<br />
Il colonnato era un ricordo scomparso, solo ai contadini nelle<br />
notti di nebbiolina pareva che ci fosse ancora.<br />
Il Conte Capovil<strong>la</strong>, a chi gli consigliasse di tornare in città,<br />
ricordava che neanche Stefano amava starci. La vicinanza del<strong>la</strong><br />
tomba del figlio e <strong>la</strong> costruzione del<strong>la</strong> nuova cappel<strong>la</strong> nel cimitero<br />
del paese, lo legavano al<strong>la</strong> Tenuta.<br />
Si recava sul<strong>la</strong> torre colombaia e stava là, seduto sulle assi, a<br />
ripercorrere <strong>la</strong> mappa del complesso che abitava, da ingegnere<br />
quale era senza avere mai esercitato.<br />
Un <strong>la</strong>to del cortile, in parte a selciato, parte a mattoni, era<br />
occupato dal<strong>la</strong> vil<strong>la</strong> padronale, gli altri tre <strong>la</strong>ti porticati a colonne<br />
di mattoni rossi ospitavano i magazzini con dietro <strong>la</strong> cantina, i<br />
depositi degli attrezzi, il posto delle stalle e delle scuderie, i<br />
granai. Due soli ingressi, uno verso <strong>la</strong> città e l’altro opposto<br />
verso le terre del<strong>la</strong> Tenuta.<br />
La vil<strong>la</strong> padronale, a tre piani, da sempre dipinta di bianco, era<br />
una costruzione netta e chiara, contrapposta ai grandi portici,<br />
rossi come <strong>la</strong> terra, dedicati al <strong>la</strong>voro. Doveva il suo equilibrio<br />
all’esatta distribuzione di porte, balconi ed abbaini, che le<br />
conferivano un aspetto ordinato.<br />
Ma <strong>la</strong> ricercata simmetria del<strong>la</strong> facciata eccedeva in rigore,<br />
rive<strong>la</strong>ndo a chi entrasse un aspetto difensivo.<br />
Abbattuto il portico solenne che angustiava il Conte, <strong>la</strong> forte<br />
costruzione ora mancava totalmente di ornamenti e il dolore<br />
10
esisteva impresso comunque sotto quei contorni. La vil<strong>la</strong>, il<br />
giardino, perfino <strong>la</strong> terra apparivano cambiate, estranee.<br />
Il Conte trascurava i <strong>la</strong>vori, le decisioni sul<strong>la</strong> campagna non gli<br />
interessavano più. A volte bussava alle porte dei contadini solo<br />
per chiedere del<strong>la</strong> loro salute e dei figli, senza attendere come<br />
d’abitudine risposta, seguendo solo i suoi pensieri, vi annegava.<br />
Marta, so<strong>la</strong> a dirigere <strong>la</strong> casa, lo raccontava sempre in studio a<br />
leggere o a scrivere, spesso lo ritrovava lì addormentato al<strong>la</strong><br />
mattina dopo.<br />
Mancava un mese al<strong>la</strong> vendemmia, ci si apprestava a pulire le<br />
grandi botti nel<strong>la</strong> cantina seminterrata.<br />
Il Conte si fermava a guardare dal portale quelle immense volte<br />
buie, stralunato, i contadini continuavano a fregare i legni,<br />
impacciati dal<strong>la</strong> sua presenza.<br />
IL CONTRATTO - AUTUNNO<br />
Tutta <strong>la</strong> campagna era percorsa da contadini e ragazzi che<br />
conducevano i buoi, si arava con l’aratro piccolo a volta orecchio<br />
tirato da una coppia di bestie o con due coppie, se serviva<br />
l’aratro pesante da medio scasso.<br />
Nei primi campi già arati passava il ranghinatore a sminuzzare le<br />
zolle. Altri falciavano ancora l’ultimo fieno dopo l’agostano e lo<br />
spandifieno trainato dal cavallo lo voltava. Sotto <strong>la</strong> collina<br />
stavano seminando il frumento Sanpastore, il ciclo del<strong>la</strong> semina<br />
riprendeva.<br />
Valdemarca non era mai stato così vicino al Conte come<br />
nell'ultimo periodo. Fiutava nell’aria il momento importante, <strong>la</strong><br />
sciagura aveva portato un rivolgimento, come lo chiamava,<br />
dell’altro stava per succedere e lui avrebbe avuto una parte, se<br />
lo sentiva. Intanto si limitava ad osservare e pazientare.<br />
Il Conte era in una condizione di completo abbandono, i normali<br />
traffici lo disturbavano quasi a chiamarlo fuori da sé.<br />
Non poteva concedersi di allontanarsi dal suo tormento,<br />
obbligato a stare di guardia. Si scordava anche delle figlie, <strong>la</strong><br />
moglie era sparita dal<strong>la</strong> sua mente.<br />
Il Conte una mattina confidò all’amministratore che non si<br />
sentiva più in pace su quel<strong>la</strong> terra, ora ostile, si sentiva<br />
11
provvisorio, di passaggio “tutto mi è diventato scomodo“, parole<br />
pronunciate distrattamente, ma sufficienti a mettere in<br />
agitazione Valdemarca che si fece inquieto e irritabile, lo si<br />
vedeva dai gesti.<br />
Nonostante <strong>la</strong> mancanza di dimestichezza con Badoer,<br />
inusualmente lo fermava incontrandolo, per chiedergli come<br />
andrà a finire.<br />
Badoer sopportava male quegli arresti, quasi un’invasione,<br />
taceva o motteggiava con il viso “come può andare, se ti muore<br />
un figlio, ti muore il futuro“ “ma lei cosa dice?”<br />
Per toglierselo dai piedi, tirava fuori aneddoti a sproposito su<br />
vacche sterili, su un toro intrattabile scappato dal recinto, su<br />
contadini ubriachi “vuoi sapere altro?”<br />
Si diceva che il Conte iniziasse a recarsi in città e a trattenersi<br />
per <strong>la</strong> notte.<br />
Valdemarca continuava a rimuginare ogni segno fuori e dentro,<br />
da una vita aspettava l'occasione, per <strong>la</strong> smania gli sudavano le<br />
mani, gli tremavano anche a volte davanti al Conte.<br />
Faticò a dirselo a sé stesso, gli appariva enorme quel pensiero da<br />
affrontare. Poi, come se si fosse liberato il ventre da un peto<br />
gigante, ci riuscì, esplicitandosi almeno <strong>la</strong> prima parte del<strong>la</strong><br />
domanda: era pronto a chiedere al Conte se desiderava vendere<br />
<strong>la</strong> proprietà.<br />
Una fantasia che, apparsa <strong>la</strong> prima volta, gli aveva fatto paura,<br />
troppo grande e pericolosa, poi, pian piano, era diventato il suo<br />
grande progetto.<br />
Progetto che aveva dell’impossibile però, non avrebbe mai potuto<br />
dire "vuole vendere, signor Conte?", tanto meno avrebbe<br />
raccolto il coraggio per <strong>la</strong> seconda parte, <strong>la</strong> proposta, “compro io,<br />
signor Conte" troppo sfacciata ed enorme gli appariva quel<strong>la</strong><br />
richiesta.<br />
Ragionando tra sé, conveniva che era fuori del<strong>la</strong> sua portata<br />
economica, dato il prezzo che presumeva si potesse chiedere e<br />
ottenere per <strong>la</strong> Tenuta. Ma era già una risposta. Fu <strong>la</strong> seconda<br />
evacuazione.<br />
Se prospettava al Conte di vendere, poteva provocare una<br />
cessione impossibile per lui, il Conte avrebbe potuto trovare un<br />
12
acquirente prima che lui fosse pronto e gli sarebbe sfuggita<br />
l'unica occasione grande del<strong>la</strong> sua vita, quel<strong>la</strong> che attendeva da<br />
sempre come suo padre.<br />
Ma come fare? Era un’ossessione, amorosa, che cresceva,<br />
sempre più. Un uomo innamorato di una donna di un altro,<br />
fedele ed assai superiore a lui. Quali speranze?<br />
Ma appunto come un innamorato pazzo sogna e fantastica cose<br />
impossibili, così lui pensava notte e giorno a quel<strong>la</strong> terra, a<br />
quelle case, ai contadini, alle vacche, alle stalle. Ma come, ma<br />
come?<br />
I disegni, le congetture, i progetti, passava in rassegna tutto,<br />
elencando col suo talento di commerciante.<br />
Aveva tutti i registri, sapeva il numero di tutto, quasi anche dei<br />
badili ed erano tanti, era tutto così tanto. Solo lui sapeva quanto.<br />
Solo lui l’aveva vista nuda.<br />
Uscendo dall’informe del<strong>la</strong> domanda, avanzava in quel<strong>la</strong><br />
palpazione visiva. Di acquistare attraverso una terza persona, gli<br />
apparve in uno dei suoi interminabili dormiveglia, un disegno che<br />
lento si andava chiarendo.<br />
C'era appunto un suo lontano parente, Antonio Martinoia, questo<br />
aveva circa 100 campi al<strong>la</strong> Bagnara, a pochi chilometri, ma era<br />
talmente indebitato con lui da esserne proprietario solo giuridico<br />
ormai, vinco<strong>la</strong>to ancora a vecchi prestiti, risalenti a quando gli si<br />
bruciò <strong>la</strong> casa e dovette ricostruir<strong>la</strong>. Le cambiali avrebbero<br />
seguito lui e le generazioni a venire, amen.<br />
Lavorava anche lui, da mane a sera, coi contadini e i fratelli,<br />
proprietari di piccole campagnole intorno.<br />
Sapeva male leggere e malissimo scrivere, benché incontrasse<br />
ogni mercoledì di mercato i mediatori per concludere affari mai<br />
visti nascere, pur di stare sul<strong>la</strong> piazza.<br />
Quel sempliciotto poteva essere il suo uomo, che scherzi avrebbe<br />
potuto giocargli, abbozzato e incolto com’era, solo da bestia<br />
sapeva <strong>la</strong>vorare.<br />
E se anche avesse voluto scavalcarlo, con che soldi pagava? Si<br />
sarebbe tute<strong>la</strong>to tenendosi lui i preliminari a garanzia e tutte le<br />
cambiali, vecchie e nuove.<br />
13
Continuava a tracciare bozze di piani, straziandosi <strong>la</strong> notte, con<br />
acquirenti ancora innominati e si esponeva le cifre del<strong>la</strong> rendita<br />
del<strong>la</strong> Tenuta.<br />
Gran parte dell'azienda era a mezzadria, una mezzadria rego<strong>la</strong>ta<br />
con contratti partico<strong>la</strong>ri. Il Conte ragionava sempre con <strong>la</strong> metà<br />
del prodotto, l'altra andava ai mezzadri. Ma che cosa vuol dire<br />
metà, si domandava l’amministratore, che può fare un mezzadro<br />
se gli si vendono le vacche in stal<strong>la</strong>, promettendo di riportare<br />
nuovi capi e poi si rimandano gli acquisti?<br />
Tutto il bestiame era di proprietà del Conte e per un contratto,<br />
sia pur ma<strong>la</strong>mente concordato per Valdemarca, poteva disporre<br />
del bestiame quando voleva.<br />
Inoltre era a Valdemarca che i mezzadri davano i prodotti da<br />
vendere e solo lui sapeva i giri e le potature che subiva <strong>la</strong> metà<br />
da versare come ricavato ai Capovil<strong>la</strong>.<br />
Il disegno si dipanava, doveva acquistare a cancello chiuso,<br />
entrarne in possesso, chiedendo una di<strong>la</strong>zione di pagamento,<br />
usuale nelle grandi transazioni.<br />
Vendendo tutto il bestiame nelle stalle del Borghetto, avrebbe<br />
potuto ricavare 500.000 lire. Tagliando tutto il bosco con gli<br />
alberi pregiati che in cinque non riuscivano a circondare, avrebbe<br />
incassato 300.000 lire. Dalle scorte dell'azienda, con le carrozze,<br />
i mobili, l’argenteria, il vasel<strong>la</strong>me e tutto il vendibile, si<br />
ottenevano altre 300.000 lire.<br />
Non sapeva se il Conte avrebbe venduto a queste condizioni, ma<br />
era per fare un’ipotesi.<br />
Continuava.<br />
Liquidando alcune fattorie ai bordi del<strong>la</strong> proprietà, lontane e poco<br />
utili al<strong>la</strong> conduzione del fondo, si guadagnavano altre 700.000<br />
lire. E poi svuotando l'azienda, tranne case e terra, con lui che ci<br />
aggiungeva il resto di danaro, poteva acquistare al<strong>la</strong> cifra che<br />
presumeva il Conte richiedesse.<br />
Non riusciva più a tenere ferme le mani in quei giorni, le metteva<br />
nelle varie tasche a cercare le chiavi, a sbrindel<strong>la</strong>re il pacchetto<br />
di sigari. Accarezzava <strong>la</strong> campagna del<strong>la</strong> Tenuta con altro<br />
sguardo, se <strong>la</strong> studiava e deglutiva.<br />
14
Valdemarca una sera all'imbrunire si recò dal Conte per<br />
l'autorizzazione ad un prelievo in banca dopo un acquisto di<br />
bestiame. Non c’era alcuna fretta per quel pagamento, ma si<br />
sentiva di vedere il Conte.<br />
Fu ricevuto come un importuno che ti sveglia "come sta signor<br />
Conte?" “come vuole che stia uno cui non interessa più niente?"<br />
"signor Conte…" "no, no, non ho più interesse per <strong>la</strong> terra e tanto<br />
meno su questa terra, non trovo pace"<br />
Il Conte era girato dietro <strong>la</strong> scrivania e guardava fuori, perso,<br />
con le mascelle dure, contratte. A Valdemarca le mani sudavano<br />
da impastarsi, gli uscirono sibili di una voce che non conosceva<br />
"lei signor Conte, per trovare pace dovrebbe <strong>la</strong>sciare questo<br />
posto, non so…vendere".<br />
Era detto. Il Conte non si mosse, sembrava non avesse sentito.<br />
Valdemarca si stava pisciando sotto, o quasi.<br />
Passò un tempo eterno, poi il Conte si voltò lento "e voi l'avreste<br />
chi comprerebbe? l'avreste?"<br />
Valdemarca era freddo e rigido come un cencio bagnato messo<br />
all'aria in gennaio, ma <strong>la</strong> voce gli era tornata dello stesso tono<br />
fischiante "io… l'avrei il compratore, è l'uomo adatto…signor<br />
Conte" "sì, ci sarebbe?” “sì, ci sarebbe” “e a quanto, a quanto si<br />
potrebbe vendere?"<br />
La richiesta era contro natura per Valdemarca, avvertiva ora che<br />
<strong>la</strong> cifra non l’aveva mai formu<strong>la</strong>ta nel<strong>la</strong> sua mente al completo,<br />
ma solo per addizioni, era <strong>la</strong> sua condanna in bene o in male per<br />
tutta <strong>la</strong> vita ed era lui a doverse<strong>la</strong> emettere.<br />
Stringeva le gambe, ma non gli uscivano i suoni ed il pensiero si<br />
era interrotto, proprio non si aspettava una domanda così svelta<br />
e diretta.<br />
Sul<strong>la</strong> corte il buio era ormai stabile.<br />
Soffiò dei monosil<strong>la</strong>bi e poi, vergognoso come a dire una paro<strong>la</strong><br />
sconcia, coi toni altalenanti di un dodicenne "quattro milioni,<br />
forse qualcosa di più, a cancello chiuso"<br />
Il Conte seguiva i disegni del tappeto davanti.<br />
"beh, ne parleremo ancora Valdemarca, ci penserò, ne<br />
parleremo" "buona sera, signor Conte"<br />
15
Valdemarca era in calesse, senza sapere come ci fosse arrivato,<br />
quale delle due scale del<strong>la</strong> vil<strong>la</strong> avesse appena disceso.<br />
Lasciò le redini ed il cavallo lo portò, si accorse dopo qualche<br />
tempo che era arrivato, il cavallo fermo in cortile e qualcuno da<br />
casa che lo chiamava. Forse il sedile era bagnato dal<strong>la</strong><br />
pioggerel<strong>la</strong>.<br />
Quel<strong>la</strong> sera, si coricò senza mangiare da solo come faceva<br />
quand’era amma<strong>la</strong>to, non voleva contatti se non con il suo<br />
progetto.<br />
In dormiveglia ripassò calcoli tutta <strong>la</strong> notte, aveva risposto al<strong>la</strong><br />
domanda sul valore del<strong>la</strong> proprietà con una cifra che era meno<br />
del<strong>la</strong> metà del valore minimo del fondo, quasi un terzo. Con i<br />
soliti ragionamenti e precisando meglio i conti, vendendo <strong>la</strong><br />
campagna dei Martinoia ed altre proprietà sparse, e con un<br />
prestito, poteva comprare lui. Diventare il padrone del<strong>la</strong> Tenuta.<br />
Lo assalirono le vertigini, se non fosse stato già sdraiato, si<br />
sarebbe sentito vacil<strong>la</strong>re.<br />
Poi arrivò, con <strong>la</strong> sua arte senza fretta, <strong>la</strong> realtà a colpirlo.<br />
Già, lui padrone, ma senza poter apparire. Se prima gli appariva<br />
semplice, con l’uomo di paglia, il Martinoia, al preliminare e poi<br />
di subentro lui, ora immaginava solo pericoli. Vedeva quel<strong>la</strong><br />
meraviglia in mani sozze che toccavano, occhi guardavano, e<br />
uno strusciare su quel<strong>la</strong> terra, era orribile, aveva <strong>la</strong> go<strong>la</strong> secca.<br />
E se quel tanghero gli avesse giocato uno scherzo, vedendo<br />
l'occasione? Certo che <strong>la</strong> dà a te, ma <strong>la</strong> può dare anche ad altri,<br />
scemò <strong>la</strong> confusa passione erotica, non si possono mai<br />
control<strong>la</strong>re queste troie di persone, gli davano noie anche i reni e<br />
andò a pisciare tre volte.<br />
Facendo i conti in tasca a Martinoia, quello se <strong>la</strong> sognava <strong>la</strong> cifra<br />
e poi, dai, a organizzare un giro simile non era capace “lui, che<br />
sono anni che gli fotto <strong>la</strong> moglie sotto il naso” e poi il contratto<br />
se lo sarebbe tenuto in mano. Ragionando meglio quel<strong>la</strong> bestia di<br />
Martinoia si ammansiva, anche se continuava a guardare.<br />
Benché avesse passato <strong>la</strong> notte più terribile del<strong>la</strong> sua vita, era<br />
sveglio e teso quando all'alba uscì di casa, al bovaro che<br />
mungeva ordinò di preparare il calesse, dopo poco partì per <strong>la</strong><br />
Bagnara.<br />
16
Col sole che sorgeva e <strong>la</strong> terra indorata attorno, si compiacque di<br />
aver giocato bene. Dal<strong>la</strong> morte del figlio, per mesi, era stato<br />
l'unico o quasi a incontrare il Conte, sottoponendogli cartelle da<br />
firmare, non tra<strong>la</strong>sciando occasione di menzionargli <strong>la</strong> tragedia e<br />
magari sottovoce "che disgrazia, che disgrazia" "non c'è più<br />
pace, non c'è più pace”, riuscendo a sempre scuoterlo da quel<strong>la</strong><br />
specie di torpore.<br />
Se <strong>la</strong> trama prendeva forma, bisognava continuare accorti, era il<br />
momento delle faine nel pol<strong>la</strong>io. Fu nel tragitto che gli balenò<br />
l'idea.<br />
La terra di Martinoia era di qualità mediocre, sottoposta spesso a<br />
mancanza o ad eccesso di acqua, ipotecata dai tempi di suo<br />
padre che aiutò il padre di Martinoia ad acquistare, poi c’era<br />
stato l’incendio con tutte le consistenti cambiali, ri<strong>la</strong>sciate negli<br />
anni e sempre rinnovate. In un certo modo era lui che<br />
amministrava quel<strong>la</strong> proprietà. Suo padre si guardava bene<br />
dall’estinguere il debito, perché gli rendeva di più così, e lui seguì<br />
i consigli paterni, ad ogni restituzione o interesse pagato al<strong>la</strong> fine<br />
il debito aumentava. Ora si profi<strong>la</strong>va ancora <strong>la</strong> possibilità di<br />
trarne un vantaggio definitivo.<br />
Il cavallo trottava insensibile ai tiri nervosi del morso.<br />
Se acquistava <strong>la</strong> Tenuta, era il momento di vendere al<strong>la</strong> Bagnara,<br />
rabbonire Antonio Martinoia con qualche soldo, metterci sopra<br />
anche <strong>la</strong> casa di Badoer, ecco lo scambio azzeccato.<br />
Quello di Badoer era quasi un terreno a sé stante rispetto al<br />
resto, per i Martinoia significava una proprietà meno estesa, ma<br />
senza debiti e più fertile, e se era lui a dirigere <strong>la</strong> musica, c’era<br />
anche qui il suo buon tornaconto.<br />
Ma, rimuginando il nome del gastaldo, provò una fitta in go<strong>la</strong>,<br />
una secchezza fastidiosa da rasteghin che impedisce <strong>la</strong><br />
deglutizione. Evitava di pensare a quell’uomo, ma ora era<br />
comparso e <strong>la</strong> casa giusta dove mettere i Martinoia era <strong>la</strong> sua.<br />
Comunque non era il momento di aprire ulteriori fronti, meglio<br />
passare oltre.<br />
Antonio Martinoia era un contadino irascibile, ostinato e<br />
caparbio, gran <strong>la</strong>voratore, rosso di capelli. Se aveva da ridire,<br />
17
s’impuntava sulle minutaglie, senza grande convinzione, mai<br />
sulle vere difficoltà. Valdemarca lo <strong>la</strong>sciava al suo inutile sfogo.<br />
L’amministratore si era incapricciato di sua moglie, Elma, una<br />
donna formosa, di bellezza rurale, forse era troppo dire sensuale,<br />
solo libidinosa come un caprone. Certo non era stupida e anche<br />
se si faceva coprire, pensava ai soldi, era lei con <strong>la</strong> sua picco<strong>la</strong><br />
eredità ormai andata nel calderone dei debiti, che aveva tenuto<br />
in piedi <strong>la</strong> proprietà del marito in qualche modo.<br />
A 34 anni aveva già sfornato cinque figli al marito o a chi ne<br />
aveva fatto le funzioni. Valdemarca di anni ne aveva 50 e da<br />
cinque <strong>la</strong> sfrontatezza di quel<strong>la</strong> donna l’aveva preso. Ma erano<br />
sempre passati cinque anni.<br />
Bagnara distava una decina di km dal<strong>la</strong> Tenuta e arrivò col sole<br />
già alto.<br />
Erano svegliati al completo con i figli a razzo<strong>la</strong>re sui gradini.<br />
Antonio stava rigovernando <strong>la</strong> stal<strong>la</strong> con due bovari e rimase<br />
sorpreso quando Valdemarca entrò tra il letame, di rado lo<br />
vedeva arrivare, se lo trovava di solito in casa al ritorno dai<br />
campi, a mezzodì o al tramonto.<br />
"buongiorno Antonio, sei già sotto?" Antonio grugnì un saluto,<br />
bestemmiando per smuovere una bestia.<br />
"come mai a quest'ora da poveri?" farfugliò senza guardarlo.<br />
"devo par<strong>la</strong>rti di cose importanti" "con me?" osservò stupito,<br />
mentre spintonava un’altra vacca pigra “càvati bestia” " cose da<br />
uomini Antonio” accompagnando <strong>la</strong> frase complice con un sorriso<br />
importante.<br />
Al portone apparve Elma "buongiorno signor Giulio, già in giro a<br />
queste ore senza pretese?" “salve signora" “ah ben, per via del<strong>la</strong><br />
signora…in stal<strong>la</strong>”<br />
Era inutile discuterci uno per volta, incominciando da quel<br />
tanghero di Antonio, che tanto senza l'assenso del<strong>la</strong> consorte<br />
non si spostava un piatto in casa "vedo che manca una giovenca,<br />
è stato qui il sensale che vi avevo mandato?" "sì, sì" disse<br />
Antonio "se l’è portata via <strong>la</strong> bestia e poi veniva da voi a pagare”<br />
“e non ha discusso il prezzo con te?“<br />
18
Antonio si bloccò con <strong>la</strong> bocca aperta, tenendo <strong>la</strong> pa<strong>la</strong> a braccio<br />
teso, quando mai Valdemarca permetteva di trattare a lui le<br />
vendite?<br />
"comunque, sistemerò io appena lo vedo, ora ci sono novità più<br />
importanti"<br />
"non stia qui, signor Valdemarca, venga dentro in casa, non è<br />
certo in ordine come <strong>la</strong> sua, ma almeno, se si degna, c'è una<br />
sedia".<br />
Giulio seguì l’invito, ma prima rinnovò ad Antonio il concetto<br />
"finisci con <strong>la</strong> stal<strong>la</strong> e vieni dentro che devo par<strong>la</strong>rti" gli sfuggì il<br />
tono di sempre.<br />
Elma lo precedeva e si girava a fargli gli occhi.<br />
Il <strong>la</strong>tte era sul<strong>la</strong> cucina, rimproverò i due piccoli che si<br />
strattonavano, mise in tavo<strong>la</strong> delle tazze dal secchiaio.<br />
Valdemarca, seduto vicino al<strong>la</strong> finestra, osservava i ragazzini che<br />
sbricio<strong>la</strong>vano il pan biscottato nel <strong>la</strong>tte, ormai così cresciuti.<br />
Lui ne aveva tre, Anna <strong>la</strong> più grande, Eugenia con un anno di<br />
differenza e il piccolo Giacomo, poi sua moglie si era amma<strong>la</strong>ta e<br />
non aveva più potuto averne, gli mancava un altro maschio.<br />
Giustina Martinoia avrà superato i 13 anni, sempre così<br />
sospettosa quando lo trovava in casa, non ne aveva simpatia.<br />
Poi le gemelle e il piccolino che cammina da poco, non ricordava<br />
mai il maschio di 5, quello che <strong>la</strong> Elma diceva suo. In effetti<br />
diverso dagli altri lo era, bruno per cominciare e non di pelo<br />
rosso.<br />
Finito il <strong>la</strong>tte, i tre più grandi si dispersero "allora, come mai<br />
questa improvvisata signor Valdemarca?" Elma si prendeva su da<br />
terra il più piccolo e l'avviava fuori con l’altro. Abbassandosi a<br />
raccoglierlo mise in mostra generosamente il seno florido dal<strong>la</strong><br />
scol<strong>la</strong>tura rotonda, con un leggero sorriso si assicurò lo sguardo<br />
dell'amministratore, seppur distaccato.<br />
Giulio non raccolse ed attaccò senza preamboli, dando all’inizio<br />
del voi, come non faceva in intimità, voleva assumere un’aria<br />
diretta e impositiva.<br />
"dovete rendermi… un servizio… molto importante per me. Se mi<br />
sarete utile non avrete da pentirvene, perché potrei rivedere i<br />
vostri debiti. Senti Elma, tu sai che tuo marito teme sempre di<br />
19
essere imbrogliato, mi devi aiutare a convincerlo a fare un…<br />
<strong>la</strong>voretto, potresti venire via da questa terra che non rende<br />
molto ed avere un terreno vicino al mio paese"<br />
"beh, così, subito… mi paiono decisioni grosse…che cos'è questo<br />
servizio, sentiamolo"<br />
Era <strong>la</strong> prima volta che esponeva a voce alta, si schiarì <strong>la</strong> voce e<br />
spiegò che il Conte intendeva vendere, cioè no, lui era convinto<br />
che volesse vendere <strong>la</strong> Tenuta, per cui si preparava. Aveva<br />
bisogno di uno che acquistasse a nome suo in preliminare e che<br />
poi gli passasse tutto, i soldi occorrenti li tirava fuori lui, l'altro<br />
doveva solo fare una firma e tutto concluso.<br />
Elma restò muta e seria, poi cominciò a riporre i piatti nel<strong>la</strong><br />
credenza.<br />
Valdemarca spazientiva per quel traffico durato già troppo, lei<br />
valutava situazioni che l’altro aveva rivoltato per mesi, non<br />
tollerava neanche i minuti ormai e imprecava dentro di sé contro<br />
quei tangheri irriconoscenti e anche contro Elma, maledetta<br />
ignorante, che sapeva pensare solo a quello che aveva tra le<br />
gambe.<br />
Ora doveva uscirgli quel che si era ripromesso di scambiare, ma<br />
tentennava "c’è una possibilità che risolverebbe tutti i problemi,<br />
sistemando le pendenze sul<strong>la</strong> vostra campagna"<br />
Elma alzò il mento e strinse gli occhi, affrettandosi a capire,<br />
Valdemarca stava già a spingere il progetto prima che lei<br />
l’avesse accertato.<br />
"nei passaggi, non sto a far<strong>la</strong> lunga, conviene vendere tutto<br />
quello che avete qui e, dopo aver fatto i conti come è giusto, nel<br />
cambio potreste guadagnare…prendere <strong>la</strong> cesura con <strong>la</strong> casa<br />
nuova e <strong>la</strong> fattoria verso il paese, dove adesso c'è Badoer"<br />
Anche questo era stato detto, ma fuori tempo, era meglio<br />
tenerselo per dopo, cominciava ad innervosirsi.<br />
Elma rispose solo “ho sentito…ho sentito”.<br />
Lo conoscevano bene Badoer. Valdemarca poteva pure dirlo un<br />
prete falso, ma era molto considerato da Antonio e forse anche<br />
da Elma.<br />
Non era semplice trovare l'inganno, tutto appariva così facile<br />
adesso che le veniva spiegato.<br />
20
Vendevano <strong>la</strong> Tenuta? Impossibile. E comprava Valdemarca? Era<br />
il mondo intero che cambiava. E a loro andava <strong>la</strong> casa di Badoer?<br />
"si risolve tutto presto, una volta che si comincia" aggiunse<br />
Giulio ”presto? tutto questo… presto?”.<br />
Intanto entrava Antonio, preannunciato come di norma da<br />
rumori lontani fin dal<strong>la</strong> sua partenza dal<strong>la</strong> stal<strong>la</strong>. Si mise a<br />
sedere sul foco<strong>la</strong>re ed aspettò, ancora con <strong>la</strong> berretta in testa.<br />
"Antonio è venuto il momento che aspettavo, dobbiamo essere<br />
insieme per un affare che cambierà le cose per me e per te, è il<br />
momento di risolvere i tuoi affari e tanti tuoi problemi… anche di<br />
soldi, se mi segui, non dovrai più alzarti all'alba a spaccarti a<br />
schiena. Prima devi giurarmi che quello che sto per dire non lo<br />
passerai a nessuno al mondo, eccetto Elma che lo sa. Giura."<br />
"sì, sì giuro " disse Antonio con tono svogliato, <strong>la</strong> troppa fretta<br />
del discorsetto già lo infastidiva, cosa volessero da lui poi, aveva<br />
solo in mente il sensale e <strong>la</strong> bestia venduta male.<br />
Giulio espose <strong>la</strong> faccenda, ripetendo<strong>la</strong> ancora più semplice. Lo<br />
avrebbe portato via di là, venduto quel<strong>la</strong> terra, rego<strong>la</strong>to i suoi<br />
debiti e sistemato <strong>la</strong> sua famiglia sul<strong>la</strong> terra alta, dove ora<br />
abitava Badoer.<br />
Il sospetto dell’ignoranza permise ad Antonio di capire solo che<br />
doveva andare davanti al Conte, par<strong>la</strong>re poco o niente, firmare<br />
carte; già non si sentiva capace. Gli sembrava un evento enorme<br />
trattare, comprare dal Conte, non poteva immaginare che il<br />
Conte potesse vendere, a lui, il Conte era sempre stato là e<br />
sempre doveva starci, comprare per finta, <strong>la</strong> Tenuta a lui, era più<br />
grande di quello che <strong>la</strong> sua testa poteva contenere. Ed anche <strong>la</strong><br />
terra alta di Badoer, con quel<strong>la</strong> casa nuova proprio sul<strong>la</strong> strada<br />
che andava al paese? Dimenticando che era del Conte, ad Elma e<br />
ad Antonio, per una volta d’accordo, sembrava troppo una<br />
sistemazione così.<br />
Pensavano già con timore ai contratti, a mettere <strong>la</strong> firma, tutte le<br />
firme danneggiano i contadini si diceva da loro, e loro lo<br />
verificavano sul<strong>la</strong> loro pelle.<br />
Erano già rovinati con Valdemarca, ma di una rovina ormai<br />
conosciuta, stabilizzata.<br />
21
Il percorso fu spiegato e rispiegato, come fosse già deciso e si<br />
stava imboccando <strong>la</strong> via delle minacce: se non l’accettavano,<br />
pretendeva i suoi soldi, ora ne aveva bisogno "tutti i groppi<br />
vengono al pettine ad un certo punto".<br />
Era Elma <strong>la</strong> vera interpel<strong>la</strong>ta, doveva capire lei, che convincesse<br />
lei l’Antonio in qualche modo, al<strong>la</strong> svelta.<br />
"se si deve fare, si farà" era il massimo per Antonio.<br />
Assicuratosi nuovamente del loro silenzio a riguardo, Valdemarca<br />
si congedò.<br />
I coniugi rimasero in cucina, muti. Elma aveva percepito l’ansia,<br />
forse <strong>la</strong> paura dell’amministratore e le sfuggiva <strong>la</strong> causa, ma<br />
quand’era china sul bambino, lui di proposito aveva preso<br />
distanza dal suo sorriso di disponibilità, con inusuale fastidio, le<br />
cose stavano cambiando. Antonio tornò fuori a <strong>la</strong>vorare.<br />
Tornando a casa Giulio Valdemarca non riusciva a star fermo sul<br />
sedile e trasmetteva il nervosismo al cavallo che si era sottratto<br />
al morso due volte.<br />
Se il Conte pensava di vendere si sarebbe consigliato con<br />
qualcuno, forse con suo fratello Umberto, ma anche no, anzi no<br />
di certo, c’era una certa freddezza tra loro. Umberto Capovil<strong>la</strong>,<br />
molto più intraprendente e proprietario di una banca, non<br />
stimava molto il fratello campagnolo, per quello che ne sapeva<br />
lui.<br />
Altra aspettativa possibile era che consultasse il suo gastaldo, e<br />
Badoer cosa avrebbe detto? per prima cosa che il prezzo<br />
azzardato da lui era un furto, un raggiro.<br />
Bisognava promettergli del danaro, coinvolgerlo, ma quello<br />
stonacato non era un contadino pauroso, l’unico che leggeva il<br />
giornale all’osteria e giocava a carte, conosceva tutti, per quel<br />
prezzo era capace di trovare altri acquirenti. A quello <strong>la</strong> mancia<br />
lo farebbe sorridere, irriverente com’è che sembra non prendere<br />
niente sul serio e poi invece te lo trovi già sul posto, come gli era<br />
inviso quell’uomo.<br />
Tirò le redini storcendo <strong>la</strong> bocca del cavallo, che cercò di sottrarsi<br />
al morso scartando verso il fosso. Dovette fermarsi e scendere a<br />
riportarlo al centro del<strong>la</strong> strada, era finito con una ruota sul<strong>la</strong><br />
riva molle.<br />
22
Che anche Badoer potesse comprare gli apparve solo adesso con<br />
orrore, non l’aveva considerato in tutto questo tempo e si<br />
accorse che gli erano oscure le vere possibilità finanziarie del<br />
gastaldo. Si annoverò quel che possedeva e rimase a pensare,<br />
fermandosi a pisciare sotto un pioppo.<br />
Antonio era in canaletta a riparare <strong>la</strong> chiusa dell'acqua, Elma in<br />
cucina tagliava le me<strong>la</strong>nzane. Le bruciava ancora quel sorriso<br />
non raccolto, era in mostra il più possibile e lui aveva sviato lo<br />
sguardo con uno scatto; era un pezzo che non passava da lei.<br />
A pranzo Elma annunciò al marito piantato sul piatto "devo<br />
andare da Badoer a par<strong>la</strong>rgli"<br />
"ma come? sei sicura? ma se a quell'altro abbiamo promesso di<br />
non par<strong>la</strong>re con nessuno?"<br />
"ma va, tra poco lo sapranno tutti se il Conte vuole vendere,<br />
cosa vuoi che sia qualche giorno prima"<br />
"ma se vuole darci proprio <strong>la</strong> terra di Badoer?"<br />
"e tu ci credi? può darsi, tu dici, io invece ci credo poco, cosa<br />
vuoi che ti dia, neanche i maialini ci ha <strong>la</strong>sciato vendere l’altra<br />
volta, eppure <strong>la</strong> troia ne aveva dodici, di colpo ti dà <strong>la</strong> campagna<br />
di Badoer? Ma va"<br />
Lei era sicura che c'era sotto qualcosa e che l'unico capace di<br />
chiarire cosa, era Badoer, proprio lui.<br />
Convinse Antonio, che, nervoso, muoveva le braccia nel vuoto;<br />
solo non dovevano farsi scoprire e si stabilì ci andasse il marito,<br />
poi Elma rifletté meglio che <strong>la</strong> figlia grande, Giustina, passava<br />
inosservata, e anche se <strong>la</strong> vedevano neanche l'avrebbero<br />
riconosciuta lontani com’erano da quel paese.<br />
A metà pomeriggio l'uomo del <strong>la</strong>tte con <strong>la</strong> carretta poteva darle<br />
un passaggio e tornava indietro con Badoer.<br />
Giustina doveva chiedere al gastaldo di andare da loro, ma senza<br />
farsi sentire, per una faccenda urgente, al<strong>la</strong> chiusa grande e non<br />
in casa, Valdemarca poteva farsi vivo di nuovo.<br />
Giustina accettò l’incarico con piacere, perché Badoer scherzava<br />
e <strong>la</strong> faceva ridere. Il <strong>la</strong>ttaio <strong>la</strong> accompagnò senza par<strong>la</strong>re e <strong>la</strong><br />
fece scendere ruvido in un punto dove era atteso per il carico. La<br />
ragazzina si fece un tratto di strada a piedi e restò ad aspettare<br />
23
al<strong>la</strong> croce, secondo le istruzioni materne, fino a che Badoer<br />
rientrasse a casa.<br />
Era ferma da neanche un’ora, quando lo vide, saltò in mezzo al<strong>la</strong><br />
strada “cosa fai qua, Giustina?” <strong>la</strong> ragazzina fece l'ambasciata,<br />
Badoer ipotizzò una disgrazia, ma Giustina ripeté di non aver<br />
visto niente di male a casa.<br />
“aspetta qui”. Si era vicini al tramonto, Ettore <strong>la</strong>sciò a casa il<br />
calesse, si sellò il cavallo e con Giustina montata dietro, prese<br />
l'argine del<strong>la</strong> Fossona, per evitare incontri doveva allungare un<br />
po’ <strong>la</strong> strada.<br />
La chiusa era su una vicinale sempre deserta, opposta ai campi<br />
dei Martinoia, arrivarono che si vedevano solo le ombre ormai.<br />
Elma ed Antonio, seduti sul<strong>la</strong> spalletta, parlottavano concitati.<br />
Giustina fu mandata a casa a preparare <strong>la</strong> cena.<br />
"cosa vi ha morso a tutti e due? avete <strong>la</strong> poiana nel pol<strong>la</strong>io a<br />
mettervi tutta questa fretta?" “no, sono cose serie queste signor<br />
Badoer, ascolti Elma, senta, senta” Antonio guardò <strong>la</strong> moglie.<br />
“dai con le disgrazie, ditemele tutte insieme che mi fanno bene<br />
prima di cena”<br />
Lei raccontò <strong>la</strong> visita mattutina, nonostante le interruzioni a<br />
sproposito del marito fissato su partico<strong>la</strong>ri ininfluenti “è tutto<br />
qua?” “le pare poco?”.<br />
"ma guarda quell’onesto puttaniero" Badoer si limitò ad un<br />
commento mentale per rispetto di uno dei presenti “sempre stato<br />
un figlio di…una pa<strong>la</strong>ta di letame… hai visto cosa ha<br />
aggrovigliato” questo invece a voce alta.<br />
S’incolleriva camminando su e giù sul<strong>la</strong> chiusa, al<strong>la</strong> fine<br />
schiumava come il cavallo quand’era arrivato. Badoer era un<br />
uomo immediato, diretto, l'opposto di come Valdemarca lo<br />
dipingeva. Non temeva nessuno ed era sciolto dalle apparenze.<br />
Ma era stato colto di sorpresa e questo lo urtava.<br />
Si sentiva scompigliato, cambiava sotto i piedi <strong>la</strong> sua terra,<br />
persino <strong>la</strong> sua casa era in ballo e lo aveva saputo da altri, e da<br />
che altri, guardava con sospetto i due che aveva davanti.<br />
Non era nel<strong>la</strong> sua indole fare delle proposte all'istante, inoltre era<br />
adirato, gli serviva il tempo di raccogliere le sensazioni ancora<br />
24
disperse. Oltre a qualche altra esc<strong>la</strong>mazione "letamaio marcio"<br />
quello che pensava non gli uscì dal<strong>la</strong> bocca.<br />
Al<strong>la</strong> fine disse "vi ha in mano, vi farà <strong>la</strong> schiena come al vostro<br />
asino se state con lui, e magari domani ditegli che mi avete<br />
par<strong>la</strong>to, tanto stanotte <strong>la</strong> passerete pensando a come farvi<br />
ferrare meglio, state sicuri che non vi risparmierà niente"<br />
"cosa dobbiamo fare?" chiese Elma.<br />
“ritornerà presto e dovete dirgli che siete d’accordo, sempre e di<br />
tutto"<br />
"co…come d'accordo?!" sbottò Antonio.<br />
"stai quieto, quello ti tiene i coglioni legati con un filo di ferro…ti<br />
spiegherò, adesso non posso, tu non pensare e segui <strong>la</strong> Elma.<br />
Nel frattempo tacete del nostro incontro, sempre che ne siate<br />
capaci, ditevi d’accordo e basta, mi devo informare dal Conte e<br />
da altri prima, quando torna riuscirete a stare zitti?"<br />
"ci mancherebbe altro" e Antonio partì a predicare da solo sulle<br />
cambiali e l'ipoteca, tutte disgrassie di qua e di là.<br />
Intanto Badoer par<strong>la</strong>va sottovoce con Elma, tenendole il braccio,<br />
lei confermava con il capo, guardandolo negli occhi.<br />
"…e sta sicuro che nessuno par<strong>la</strong> qua" finiva il sermone di<br />
Antonio.<br />
"bravo!" Badoer montò in sel<strong>la</strong> "Elma sta’ tranquil<strong>la</strong>, tienilo zitto<br />
e fammi sapere" riprese l’argine "ci vediamo appena possibile"<br />
Rischiava a spingere così veloce con quel buio. Per <strong>la</strong> caval<strong>la</strong> il<br />
ritorno fu un tormento, veniva arrestata quasi di colpo, i pensieri<br />
intimavano alle mani di agire e invece agivano sul morso.<br />
Cosa avrà loro offerto veramente quel ruffiano, i Martinoia<br />
garantivano che non si era par<strong>la</strong>to di cifre, che i soldi li metteva<br />
lui, pensava a tutto lui. Loro assimi<strong>la</strong>vano con il crivello del<strong>la</strong><br />
paura che setaccia pezzi grossi, ma era probabile fosse vero,<br />
perché dirlo a loro il prezzo? E quanto avrà stimato <strong>la</strong> Tenuta,<br />
quel tirapiedi?…otto milioni, nove o di meno?<br />
Non tornò a casa, si fermò all’osteria del ponte, dove tutti i<br />
carrettieri <strong>la</strong>sciavano i carri carichi per il giorno dopo e si<br />
ubriacavano. Si guardò in giro per giocare a carte, c’erano solo<br />
incapaci ai tavoli, ma doveva giocare.<br />
25
Rincasò alle tre di notte e dormì male le poche ore. La mattina<br />
dopo passavano i vigneti a portare le cassette del<strong>la</strong> vendemmia,<br />
vennero a chiamarlo che il Conte lo cercava, gli venne da<br />
chiedere il motivo, come se non fosse qualcosa di usuale una<br />
convocazione in vil<strong>la</strong>.<br />
Si stirò il vestito addosso, pensò di andare a cambiarsi <strong>la</strong> giacca,<br />
poi si sentì scemo e andò al<strong>la</strong> vil<strong>la</strong> con quel<strong>la</strong> che aveva indosso.<br />
Il Conte Lanfranco era alzato da poco e fumava nello studio,<br />
Badoer <strong>la</strong>sciò cappello e frustino in ingresso, ma avrebbe voluto<br />
tenere qualcosa in mano.<br />
"mi cercava, signor Conte?" "sì, ti cercavo, ti cercavo"<br />
"in cosa posso esserle utile?" "niente, niente" il Conte si girò<br />
lento, dandogli le spalle "senti Badoer, vendo sai, vendo…ho<br />
deciso di vendere. Basta, basta…vendo"<br />
"signor Conte…vende? e poi?”<br />
“e poi che cosa…hai visto no? hai visto…pensi ad una possibilità<br />
che continua, a una tua presenza che continua…e invece ecco,<br />
non possiamo che aprir bocca e scomparire Badoer”<br />
“vendere mi sembra…l’ultima cosa cui pensare“<br />
"faccio male eh? faccio male"<br />
"ma…no, no male… non si tratta di male signor Conte, è una<br />
cosa che cambia tutto, vendere <strong>la</strong> Tenuta"<br />
"cosa dici tu, faccio male eh, faccio male?"<br />
"bisogna vedere, vendere <strong>la</strong> Tenuta…l’ho sempre vista con lei,<br />
non so pensar<strong>la</strong> senza di lei… è come se cambiasse tutto"<br />
"esatto, cambia tutto, mi hanno offerto quattro milioni, quattro e<br />
mezzo <strong>la</strong>sciando tutto, cosa dici tu, cosa dici?"<br />
Il Conte aspirava il tabacco, guardando fuori dal<strong>la</strong> finestra.<br />
Badoer era rimasto secco, <strong>la</strong> mascel<strong>la</strong> contratta, che si spaccava<br />
un dente.<br />
Gran figlio bastardo del<strong>la</strong> più grande puttana troia, quattro<br />
milioni gliel'ha stimata, neanche se me lo avesse detto lui ci<br />
avrei creduto.<br />
"si può trattare… forse…signor Conte" Badoer era bloccato, non<br />
riusciva a par<strong>la</strong>re.<br />
"sì è meglio trattare, è meglio, qui non c'è più pace per me, non<br />
c'è più pace… non ho niente da fare qui… via, via di qua"<br />
26
Badoer non rispondeva più, muto.<br />
"ne parleremo, eh, ne parleremo, ma adesso che resti fra noi,<br />
eh, solo fra noi…c'è tempo, bisogna andare via… questo sì"<br />
"signor Conte, per carità, <strong>la</strong>sciamo così le cose intanto, <strong>la</strong> saluto<br />
e levo il disturbo"<br />
Fece le scale e i portici coi piedi pesanti come avesse gli stivali<br />
carichi di fango. Si disse che solo i soldi e l'amore passano<br />
queste sensazioni, poi ci aggiunse anche le disgrazie vere, poi si<br />
sentì confuso come un ebete e basta.<br />
Quell’uomo di sopra era nel danno.<br />
Non avrebbe saputo ricostruire il discorso, né il comportamento<br />
tenuto. Era salito senza consigli per il Conte se avesse deciso di<br />
vendere, non volendo ancora crederci. Ora era obbligato a<br />
pensarci, era stretto in mezzo.<br />
Dovette andare a chiudersi in casa nel<strong>la</strong> sua stanza, doveva<br />
incominciare a riflettere, con nessuna volontà di farlo.<br />
Gli stava davanti qualcosa che non dipendeva da lui, che<br />
costringeva <strong>la</strong> sua vita ad un angolo di svolta tutto sconosciuto.<br />
Stava nel<strong>la</strong> camera a volta, quel<strong>la</strong> stanza sempre buia e<br />
guardava i mattoni a vista <strong>la</strong>vorati a spina.<br />
Era entrato in seminario a quattordici anni, per mostrare ai suoi<br />
qualcosa che non sapeva bene, desideroso di cambiamento e di<br />
sfida e vi scoprì invece lo studio, il pensiero. Amava sentirsi<br />
insieme ai compagni nello stesso comune destino.<br />
I professori lo consideravano una testa calda, finiva spesso dal<br />
padre spirituale per frasi lette e provocatoriamente riportate,<br />
benché <strong>la</strong> suggestione delle parole lo interessasse più del<br />
significato.<br />
Uno stralcio, che evocava b<strong>la</strong>sfemia contro <strong>la</strong> Provvidenza e<br />
chissà cos’altro accodato, lo fece quasi cacciare “non<br />
congiungiamo che punti con il nostro agire, senza sapere che<br />
disegno ne sortirà, perché un disegno fissato non c’è”. Ma il<br />
Direttore lo perdonò perché era promettente negli studi e <strong>la</strong><br />
famiglia era di quelle rare che potevano pagare puntuale ogni<br />
retta.<br />
In comunità aveva trovato regole che già aveva per sé e altre<br />
che gli parevano superflue, ma, seppur insofferente, perseverava<br />
27
con <strong>la</strong> volontà per terminare quello che aveva iniziato. Forse era<br />
solo lui che si stava chiamando e aveva confuso <strong>la</strong> sua voce.<br />
Mancava poco che cantasse messa, quell’estate dell’ultimo anno,<br />
quando successe <strong>la</strong> storia con quel<strong>la</strong> ragazza.<br />
Interruppe il seminario per un incidente, che avrebbe cercato<br />
comunque, perché, se non fosse stata quel<strong>la</strong> causa innocua e<br />
naturale, ne avrebbe provocata un’altra, come gli ebbe a dire un<br />
padre che lo conosceva bene.<br />
Quattro milioni. Cominciò a fare i conti di terra, case, ville,<br />
bestiame, attrezzi, scorte, bosco, fino al vino, e poi un<br />
arrotondamento per <strong>la</strong> grappa, pol<strong>la</strong>me ed altri prodotti minuti.<br />
“pensa se quel tagliacarte non ne avrà già fatte di somme, solo<br />
che invece di buttarle là, saranno tutte scritte e trascritte in bel<strong>la</strong><br />
copia da chissà quanto. Ma se solo vendendo…?” gli appariva un<br />
disegno da tutti quei segni, una possibilità mai considerata, men<br />
che mai desiderata, il verbo "comprare".<br />
Si era ai fatti, ormai, e lui in forte ritardo, perché <strong>la</strong> mano era<br />
l’altro ad aver<strong>la</strong> aperta, col gioco suo, gli toccava rispondere ed<br />
era già in svantaggio, si rivoltava per questo.<br />
“e quel maiale voleva dare ai minorati dei Martinoia <strong>la</strong> cesura<br />
mia” interruzioni dovute di bastardo e <strong>la</strong>dro frammentavano il<br />
ragionamento.<br />
Bisognava mettersi in mezzo comunque, tagliare con le carte che<br />
gli erano capitate, in fretta, trovare qualcuno che gli facesse un<br />
prestito per una caparra e che lo garantisse, e vedere,<br />
forse…acquistare, poi liquidare quello che aveva e si poteva<br />
diventare… Qui si fermò, aveva pensato <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> acquistare e<br />
quindi il seguito. Padrone del<strong>la</strong> Tenuta.<br />
Fantasticò come il ragazzetto che abbia visto lei spogliarsi dietro<br />
al<strong>la</strong> finestra, aveva già fatto tutto ed invece non aveva ancora<br />
fatto niente, ma non era il momento di pensare all’impensabile,<br />
ora doveva mettersi in mezzo al<strong>la</strong> cosa, entrarci, senza neanche<br />
conoscere le forze a disposizione o se lo avrebbe sorretto <strong>la</strong><br />
volontà.<br />
Da chi andare e par<strong>la</strong>re? In giro c'erano solo pitocchi e i pochi coi<br />
soldi erano inarrivabili.<br />
28
Si era già fatta sera e <strong>la</strong> testa vuota, zittì con un sorriso Elisa,<br />
sempre così cortese a chiedergli se cenava “mi dispiace di<br />
<strong>la</strong>sciarti so<strong>la</strong>, ma devo uscire”<br />
Attaccò il cavallo, accese <strong>la</strong> <strong>la</strong>mpada a petrolio sotto il parafango,<br />
volle andare all'osteria anche se era presto.<br />
Solo poca gente ancora, si sedette vicino al<strong>la</strong> finestra guardando<br />
sempre fuori, come se dovesse arrivare qualcuno a portargli<br />
delle nuove.<br />
Bano, l'oste, gli si avvicinò "Valdemarca è stato qui, sarà un'ora,<br />
per sapere quando venite di solito, gli ho detto che se arrivate<br />
per giocare a carte è intorno alle nove, così ripassava più tardi”<br />
"Valdemarca?" "sì, l'amministratore, cosa prende, solita<br />
grappetta?" "ma non ti ha detto cosa voleva?" "no, bianca o<br />
gial<strong>la</strong>?” "<strong>la</strong>scia stare <strong>la</strong> grappa, ha detto che torna, sì? ti ha detto<br />
niente?" "no“ “dammene una bianca, dammi quello che vuoi"<br />
C'eravamo “cosa verrà a dirmi quel letamaio, che devo stare<br />
buono, mi dirà, che c'è qualcosa anche per me, bocconi ne<br />
cadono sempre dalle tavole ricche”. Il gomito sul tavolo e il<br />
palmo del<strong>la</strong> mano sul<strong>la</strong> bocca.<br />
“Parlerà come il mediatore che é, <strong>la</strong>gnandosi che non guadagna<br />
niente. No, con me non piangerà il morto, troppo scaltro. Ma a<br />
lui no non può andare, a tutti, ma a lui no, piuttosto a quel mona<br />
di Martinoia”.<br />
I rifiuti netti aiutano a scegliere, gli si ripresentò l'idea.<br />
“Perché io no, e lui sì? Martinoia me lo giro come uno scartino di<br />
brisco<strong>la</strong>, già lo guarda male perché gli chiava <strong>la</strong> moglie, credendo<br />
che non lo sappia. No, se tentassi da solo, Valdemarca blocca<br />
tutto e avverte il fratello del Conte, che compra per il doppio.<br />
Intanto che Valdemarca ci metta i primi liquidi per <strong>la</strong> caparra,<br />
soldi che ora io non ho pronti, e si vada avanti…se e come<br />
restituirglieli, si vedrà dopo”.<br />
Dipanava re<strong>la</strong>zioni sofferenti, nate da mosse di altri, fissando <strong>la</strong><br />
porta che si doveva aprire. Non aveva mai notato fosse così<br />
stretta e sgangherata, bevve l’acquavite in un sorso, con il solito<br />
bruciore caldo “non mi è mai piaciuta e non so perché <strong>la</strong> bevo, <strong>la</strong><br />
maggior parte delle cose che faccio che non so bene perché le<br />
faccio”.<br />
29
Entrò Valdemarca. L’aveva sempre visto piccolo e tracagnotto,<br />
non era poi tanto basso, forse un po' goffo.<br />
Guardò in giro e lo vide, avevano entrambi una faccia impacciata<br />
ed un sorriso stentato e duro, due cani del<strong>la</strong> stessa taglia che si<br />
avvicinano guardinghi. Si salutarono e Valdemarca gli chiese se<br />
potevano par<strong>la</strong>re.<br />
Andarono nel<strong>la</strong> saletta più picco<strong>la</strong> e sempre sporca, quel<strong>la</strong> dei<br />
mediatori e di chi gioca a mazzetta. Passò Bano a servire un<br />
altro giro, dopo qualche sì e no, brucia lo stomaco, beh sì, ma<br />
solo per compagnia.<br />
Attaccò Valdemarca, <strong>la</strong> partita incominciava e non era Badoer a<br />
doversi esporre per primo.<br />
L'amministratore aveva ponderato a lungo se volerlo incontrare o<br />
meno, i pro erano uguali ai contro, ma al<strong>la</strong> fine non poteva<br />
evitarlo, ora Badoer era là a sorseggiare un'altra grappa<br />
indesiderata.<br />
"ci sono grosse novità, Badoer, e quindi volevo discuterne con<br />
lei"<br />
"ah sì? spero siano buone, signor Valdemarca"<br />
"sa, potrebbero essere buone se le cose andranno lisce,<br />
altrimenti come tutte le novità: via de qua"<br />
Badoer si fece teso come un cane che punta, senza però<br />
sopprimere <strong>la</strong> sua solita aria spavalda. Valdemarca era<br />
prosciugato già dopo le prime parole, titubante per <strong>la</strong> sensazione<br />
che quell'altro non volesse affatto dargli una mano.<br />
Non si sbagliava ad essere così diffidente, cioè avveduto, ma era<br />
probabile che Badoer non sapesse niente davvero.<br />
"Il Conte non sta bene, è pieno di pensieri per il figlio…morto, da<br />
qualche tempo è anche diverso, non vorrei facesse delle<br />
cretinate anzi, adesso poi ha deciso, così, di punto in bianco,<br />
senza che nessuno lo avesse spinto, ad andare via di qua” lo<br />
guardò supplicante di mostrargli comprensione, ma da<br />
quell’irrispettosa faccia immobile non trape<strong>la</strong>va neanche un<br />
cenno di condiscendenza, aspettava di vedere le carte ca<strong>la</strong>te sul<br />
tavolo “vorrebbe vendere tutto" <strong>la</strong> bocca disseccata.<br />
Badoer si girava tra le dita il bicchierino vuoto, era un bicchiere<br />
brutto "vendere?" rispose.<br />
30
"sì, si è messo in testa che qua non troverà più pace, l'ho<br />
sconsigliato, ma ho l'impressione che se qualcuno gli si mette<br />
contro, affronterebbe lo stesso tutto da solo e chissà cosa può<br />
succedere. Ora, siccome non dice una cosa se poi non <strong>la</strong> fa, mai<br />
successo, siccome è proprio deciso sa, volevo par<strong>la</strong>rle e vedere<br />
come si può fare, con attenzione un po' anche agli interessi…di<br />
tutti"<br />
"guarda, guarda, vendere, un colpo di testa così di brutto quando<br />
anche <strong>la</strong> signora Contessa affermava di dover restare sempre per<br />
ricordo del figlio. E chi mai potrebbe comprare, beh certo suo<br />
fratello appena lo sa"<br />
Valdemarca, febbricitante, si passò le dita tra il collo e <strong>la</strong> stoffa<br />
del colletto che lo strozzava, subito si pentì perché Badoer lo<br />
osservava fisso "ormai qua non vuole più restare, c'è poco da<br />
intervenire, il Conte quando ha deciso, ha deciso”.<br />
Aspetta che non ce <strong>la</strong> fa, pensava Badoer.<br />
“Sarebbe una disgrazia per noi che vendesse a chissà chi, noi<br />
che abbiamo consumato <strong>la</strong> vita qua a fare i suoi interessi, e chi<br />
compra a noi, dove ci mette?".<br />
"se vende compra il fratello Umberto appena lo sa, garantito, per<br />
noi non cambia niente e comunque che possiamo fare?"<br />
"intanto, sa, vede, io ho voluto avvertir<strong>la</strong> perché è giusto che lei<br />
sappia queste cose anche per rego<strong>la</strong>rsi e poi avevo pensato di<br />
prendere… di sentire un po’ " l’amministratore si ingarbugliava<br />
ma con poco fiato doveva ormai continuare "vede io ho uno a cui<br />
interesserebbe… sì, sì interesserebbe l'affare, potrebbe trattare<br />
lui se va avanti <strong>la</strong> cosa e con noi avere un occhio di riguardo, oh<br />
senta non saremo proprio noi a restare a piedi…sa potrebbe<br />
venirci del buono se restiamo in mezzo al<strong>la</strong> trattativa, il Conte si<br />
consiglierà con lei forse, sa?"<br />
"se ha deciso così, per me è roba sua, e a quanto vuole<br />
vendere?" Adesso me lo dici, canaglia, eccome se me lo dici, lo<br />
fissava Badoer.<br />
Valdemarca quasi saltò in piedi, si era trovato una spina nel culo,<br />
buttata così era come metterlo in chiesa senza mutande, non è<br />
così che si pone una domanda del genere.<br />
31
"non ha ancora deciso, penso…non so" soffriva con evidenza ad<br />
ogni rive<strong>la</strong>zione concessa "comunque appena ho informazioni,<br />
glielo farò sapere"<br />
"se è così si vedrà, aspettiamo" concluse Badoer, che sembrava<br />
un commiato.<br />
Questa situazione arida non avrebbe germinato, Valdemarca<br />
rimarcò <strong>la</strong> necessità di tenere il segreto, poi rammentò delle<br />
commissioni da fare e Badoer, malgrado l’ora impropria per delle<br />
commissioni, lo salutò con cortesia.<br />
Valdemarca si alzò coi pantaloni appiccicati, pensò che l’aria da<br />
ragazzo del suo interlocutore non giovasse per niente agli affari,<br />
continuando a spingere invece che tirare <strong>la</strong> porta.<br />
Badoer si pagò i conti “Bano, da quanti anni hai questi bicchieri?<br />
spendi un centesimo e compramene uno come si deve”. Bano lo<br />
guardò sorpreso “comprami un bicchiere, fai qualcosa di nuovo”.<br />
Ora bisognava vegliare sugli svolgimenti.<br />
Dopo alcuni giorni il Conte chiamò l’amministratore a<br />
confermargli l’intenzione di vendere per quatto milioni e<br />
cinquecentomi<strong>la</strong> lire a cancello chiuso. Doveva redigere<br />
l’inventario con tutto quello che risultava di importante, i<br />
documenti catastali e il resto, facesse lui<br />
“Lei cosa pensa? questa cifra è possibile?” timidamente, con <strong>la</strong><br />
voce chioccia che il Conte detestava, disse che si poteva anche<br />
vendere per una somma così.<br />
"signor Conte, c'è tanto da sistemare nel<strong>la</strong> Tenuta, tanta<br />
mezzadria… da rivedere"<br />
"portatemi qui l’acquirente e vedremo, quando è tutto pronto,<br />
senza fretta"<br />
Partiva <strong>la</strong> danza, si disse Valdemarca.<br />
Nel<strong>la</strong> chiesetta in giardino c’era una striscia di affreschi con una<br />
rara danza macabra.<br />
L’indomani all’ora di mettersi a tavo<strong>la</strong>, si recò in visita dai<br />
Martinoia e fece freddare <strong>la</strong> polenta.<br />
Bisognava acquistare e Antonio avrebbe dovuto fare il<br />
preliminare. Si vendeva <strong>la</strong> loro campagna per procurarsi altri<br />
liquidi, poi, passati mesi o forse un anno, al momento del<strong>la</strong><br />
stipu<strong>la</strong>, Antonio, accampando <strong>la</strong> scusa di non riuscire più a<br />
32
saldare, avrebbe ceduto il preliminare ad un terzo e qui<br />
subentrava lui o una società sua, a intestarsi <strong>la</strong> Tenuta.<br />
Congiuntamente i Martinoia diventavano proprietari del<strong>la</strong> cesura<br />
di Badoer.<br />
Antonio annuiva "va bene, se si deve fare, se lo dite voi" con<br />
l’espressione più idiota del solito, innervosendo ancora di più chi<br />
si era preparato a una giornata pesante per convincerlo.<br />
Elma si mordicchiava il <strong>la</strong>bbro interno, mai stata interpel<strong>la</strong>ta.<br />
Chi avrebbe acquistato <strong>la</strong> loro terra?, Valdemarca ce l’aveva già,<br />
comunque pensava a tutto lui, loro dovevano solo aspettare e<br />
non par<strong>la</strong>re con nessuno.<br />
Tutto fi<strong>la</strong>va e se ne uscì soddisfatto, solo un po’ stupito di quanto<br />
quel tanghero sembrasse remissivo, ma forse capiva meno di<br />
niente.<br />
“E’ incominciata Antonio, siamo in ballo e adesso bisogna bal<strong>la</strong>re<br />
“ah, Elma, in guerra siamo, altro che ballo, una guerra è”.<br />
La Giustina fu inviata da Badoer con il solito <strong>la</strong>ttaio del<br />
pomeriggio e quello giunse al<strong>la</strong> chiusa dall’Elma che lo aspettava<br />
in piedi sul ponte. Era ancora chiaro, Antonio che non sapeva<br />
stare calmo, era sotto a trafficarci.<br />
Ragguagliato sull’ultimo colloquio, Ettore si sorbì balzane<br />
interpretazioni e molti, troppi, inappropriati commenti “Antonio,<br />
questa chiusa è rotta da sempre, sta fermo che tanto non si<br />
aggiusta“ “è che mi dà fastidio, fin che son qua”<br />
Se lo fece sedere accanto sul muretto, per quietarlo.<br />
"se volete trovarvi su una strada a chiedere <strong>la</strong> carità, basta che<br />
continuate a ragionare con quel<strong>la</strong> brutta testa che avete, da<br />
adesso o mi credete come un santo ed io mi fido o non vi<br />
resteranno neanche gli occhi per piangere. Sì Antonio, siete<br />
dentro una guerra più grande di voi, ne uscite solo se a qualcuno<br />
vi affidate andando fino in fondo, ma se fate i furbi tra me e<br />
Valdemarca, sappiate che ogni vostro pensiero è già sbagliato<br />
prima che vi entri in zucca, chiaro? Voi sbagliate per nascita e<br />
per inclinazione".<br />
La paura rallenta le azioni a volte, quindi <strong>la</strong> predica era<br />
necessaria per Antonio, ma anche per Elma che <strong>la</strong> comprese in<br />
33
parte “siamo pedine che aspettano di essere mangiate, signor<br />
Badoer” ”attenta Elma questa è una trea muinea”<br />
Quando sarebbero andati dal Conte, Valdemarca ci metteva <strong>la</strong><br />
caparra; a garanzia voleva delle cambiali e, doveroso da<br />
pretendere da parte sua, un documento valido a dire che i soldi li<br />
metteva lui pur se comprava Antonio. Una volta girato a lui il<br />
preliminare, quelle cambiali si stracciavano.<br />
Cominciò <strong>la</strong> prima lezione di Badoer, rivolta essenzialmente ad<br />
Elma.<br />
“Il giorno del preliminare, voi direte a Valdemarca che firmate<br />
una ricevuta per <strong>la</strong> caparra, non cambiali di garanzia. Lui andrà<br />
in collera come è giusto, minaccerà di bloccare tutto, ma voi o<br />
così o niente, fermi su una so<strong>la</strong> paro<strong>la</strong>: ricevuta. A quel punto,<br />
con l’appuntamento fissato e ritirati i soldi dal<strong>la</strong> banca, accetterà<br />
anche quel<strong>la</strong>, bestemmiandovi addosso e voi zitti, sotto <strong>la</strong><br />
pioggia a prenderve<strong>la</strong>.”.<br />
Chiesero spiegazioni, "tangheri" che non disse, ma pensò.<br />
"Le cambiali vi bloccano subito, <strong>la</strong> ricevuta invece deve essere<br />
portata in tribunale dall’avvocato e, con i tempi lunghi come una<br />
guerra, i soldi da ritornare si trovano".<br />
Si trattenne in bocca un “forse si possono anche non restituire”,<br />
non era ancora chiaro dentro di lui.<br />
Elma mostrò di aver capito "ma chi compra allora?"<br />
"io, Elma, compro io"<br />
Antonio vedeva ora l'uno, ora l'altro e avrebbe voluto essere a<br />
caricare letame che era un <strong>la</strong>voro conosciuto e sicuro.<br />
"cosa vuol significare?"<br />
"che io vi propongo un contratto dove vi cedo <strong>la</strong> mia casa, se<br />
l'affare del<strong>la</strong> Tenuta si conclude, senza peraltro possedere<br />
cambiali ed ipoteche con cui strozzarvi, come qualche altro,<br />
com’è vero il vostro dio, farebbe. Io quindi mi impegno con tutto<br />
quello che ho e non posso vincere da solo".<br />
Spiegò il suo progetto.<br />
Il contratto lo avrebbe certo preparato Valdemarca, forse con il<br />
notaio Nalon, il Conte lo avrebbe appena sfogliato.<br />
Quand’era il momento invece, loro avrebbero chiesto due<br />
contratti, uno per <strong>la</strong> cesura di Badoer e un altro per il resto del<strong>la</strong><br />
34
Tenuta, giustificandosi con Valdemarca che così si sentivano<br />
sicuri di avere <strong>la</strong> casa certa e pronta.<br />
Che quel<strong>la</strong> prudenza <strong>la</strong> spiegasse lui al Conte, se non potevano<br />
accol<strong>la</strong>rsi in seguito tutta <strong>la</strong> spesa, avrebbero liquidato subito <strong>la</strong><br />
cesura scorporata dal grosso del<strong>la</strong> proprietà.<br />
Al Conte interessava disfarsi del<strong>la</strong> proprietà con un unico<br />
compratore, meno fastidi tra i piedi, i due atti non gli<br />
cambiavano nul<strong>la</strong>.<br />
Inoltre quando era previsto che cambiassero idea con <strong>la</strong> scusa<br />
del pagamento impossibile, sarebbero stati più credibili,<br />
tenendosi <strong>la</strong> cesura e rivendendo il resto. Il resto era a Badoer.<br />
L'anticipo di Valdemarca doveva essere una cifra alta, lo<br />
sfruttatore deve essere pagato con <strong>la</strong> sua moneta.<br />
Elma si alzò per prima "va bene così" seguì un sospiro simile ad<br />
un muggito "come?, cosa va bene?" " ti spiego a casa con<br />
calma".<br />
Antonio non capiva di suo e perché non voleva capire, troppi<br />
pericoli da contenere per <strong>la</strong> sua testa grossa, e se non capiva<br />
doveva essere colpa degli altri.<br />
C’era in lui un’aggressività passiva più forte dell’attacco frontale,<br />
era uno stupido, senza alcuna dirittura. Che il sensale se <strong>la</strong><br />
facesse pure con sua moglie, pur di assicurarsi qualche<br />
centesimo in più a quintale sul foraggio. Era testardo, ma il<br />
tornaconto riusciva a smuoverlo ed era anche manesco, una<br />
bestia, come gli ur<strong>la</strong>va <strong>la</strong> Elma nelle sfuriate.<br />
Però Elma, che si ripassava tra sé i discorsi tornando, a notte<br />
tarda lo convinse che firmare era l'unica strada “come un bue al<br />
macello, un porocan sono, ci andrò con le mie gambe”.<br />
Valdemarca aveva cominciato <strong>la</strong> piacevole elencazione dei beni.<br />
Il <strong>la</strong>voro corrente e le attività in proprio gli concedevano spazi<br />
durante <strong>la</strong> giornata, l’inventario poi se lo portava sempre dietro,<br />
eppure preferiva aspettare, pregustando il momento come un<br />
amante, <strong>la</strong> sera.<br />
Scartabel<strong>la</strong>va i libri contabili e tutte le carte che aveva, serrato<br />
nel suo studio fino a tardi, una passione fisica gli dava l’elencare<br />
35
i nomi: carri a due ruote, carri a quattro ruote con timone, aratro<br />
a volta orecchio da 100, ranghinatore.<br />
Scriveva e tutto era già suo, le mani diventavano umide e <strong>la</strong><br />
bocca gli si impastava, molto di più che avere una tetta di<br />
contadina in mano dietro i fienili, molto di più che quei culi tondi<br />
come lune che si mettevano come voleva.<br />
Cose che passano, queste restavano.<br />
Si stupiva, rosso in viso, di quanta roba contenesse <strong>la</strong> Tenuta,<br />
quanti attrezzi, botti, macchine, bestie; prima vaghe ed<br />
indistinte, ora elencava e le possedeva.<br />
Visitava con <strong>la</strong> mente tutto il complesso edificato, soffermandosi<br />
sugli intarsi o le scritte a caratteri neri dipinte sulle porte dei vari<br />
magazzini. Apriva e chiudeva i registri e le carte catastali,<br />
accarezzandoli, così gradevole era <strong>la</strong> realtà in mano senza<br />
l’ingratitudine dell'esperienza. Comunque lo aspettava uno<br />
stringente <strong>la</strong>voro lungo più di un mese, il Conte voleva stendere<br />
il contratto per San Martino, quando in campagna si rego<strong>la</strong> tutto.<br />
ANNA E MARCO<br />
La moglie di Badoer, Elisa, aveva l’unica bottega di stoffe e di<br />
mercerie in paese, ci venivano a fare acquisti anche dai posti<br />
intorno, perché <strong>la</strong> città si vedeva lontana, altro mondo.<br />
Le donne vi si potevano incontrare, spesso passava in negozio <strong>la</strong><br />
moglie di Valdemarca, Carlotta, maestra al<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> elementare.<br />
Non che fossero proprio amiche, ma certo non si detestavano<br />
senza motivi comprensibili come i loro mariti.<br />
Per <strong>la</strong> gente in paese l'abbandono del<strong>la</strong> tonaca di Badoer era<br />
dovuto ad Elisa, incinta l'estate in cui era a casa dal seminario,<br />
pensare che gli mancavano sei mesi al<strong>la</strong> consacrazione.<br />
Così si erano in fretta sposati ed era nato Marco e ormai Marco,<br />
<strong>la</strong>ureato da due anni, assisteva un suo professore all’Università<br />
di ingegneria, tornando solo di rado in campagna.<br />
Con suo padre era in buoni rapporti, ma una riserva mentale<br />
faceva da filtro al<strong>la</strong> confidenza. Nel profondo ne temeva le idee<br />
troppo liberali, lui che cercava sponde certe, mentre suo padre <strong>la</strong><br />
prudenza non <strong>la</strong> conosceva. Erano molto diversi.<br />
36
La figlia di Valdemarca, Anna, quell'anno finiva il liceo, abitava<br />
da parenti in città e tornava a casa il sabato.<br />
Si conoscevano tutti al<strong>la</strong> Tenuta e Anna era agli occhi di Marco<br />
una presenza graziosa e gentile da sempre. Fra loro non c’era<br />
amicizia, data <strong>la</strong> sotterranea ostilità dei padri, ma era capitato di<br />
scambiarsi un saluto, incontrandosi per <strong>la</strong> città.<br />
Anna era bel<strong>la</strong>, alta, grandi occhi vivaci, un carattere che<br />
incuteva rispetto, “teneva le distanze” dicevano di lei.<br />
I contadini si alzavano a guardar<strong>la</strong> passare e più di qualche<br />
moglie li rimproverava per <strong>la</strong> bocca aperta.<br />
Aveva imparato a cavalcare per far piacere alle figlie del Conte e<br />
perché era l’unico divertimento in campagna. Il disappunto e<br />
l’apprensione di sua madre le veniva costantemente comunicato.<br />
Carlotta, non potendo contrastare l’autorità delle amiche<br />
contessine, vedeva pure ignorate le considerazioni sul<strong>la</strong> scarsa<br />
femminilità di quell’abitudine.<br />
Al<strong>la</strong> Tenuta Marco ed Anna si incrociavano solo d'estate. Una<br />
volta dal calesse si era girato, mentre lei passava al trotto e<br />
aveva sorpreso anche lei a guardarlo. Quando si incontravano,<br />
sembrava si fossero dati appuntamento: succedeva di trovarsi ad<br />
un bivio o su un ponticello, per cui era difficile non guardarsi<br />
bene in volto e salutarsi.<br />
Ma si erano conosciuti realmente due anni prima in un mezzo<br />
pomeriggio d'estate, che rappresentò per entrambi motivo di<br />
grande imbarazzo.<br />
Anna aveva detto ai suoi che si sarebbe fermata dalle figlie del<br />
Conte e passava col cavallo sull'argine verso i vigneti del<strong>la</strong><br />
collina. Per raggiungere <strong>la</strong> vil<strong>la</strong> doveva percorrere un viottolo<br />
stretto e incassato tra <strong>la</strong> terra alta, alberato fitto da ambedue i<br />
<strong>la</strong>ti, tanto che le piante formavano un passaggio di foglie. Il<br />
viottolo costeggiava <strong>la</strong> cesura dei Badoer e, tranne le persone del<br />
fondo, altri viandanti erano rari a vedersi.<br />
Anna lo imboccò con <strong>la</strong> voglia di correre, incitò il cavallo e le<br />
foglie e i rami fuggivano ai <strong>la</strong>ti.<br />
Marco era fuori casa, sentì un nitrito un tonfo ed un rumore di<br />
rami infranti, poi il brontolio di un cavallo. Si affrettò, poi si mise<br />
37
a correre, svoltò e vide ad una cinquantina di passi il cavallo<br />
senza nessuno in sel<strong>la</strong>, lo riconobbe quasi subito, era di Anna.<br />
Lo raggiunse così veloce che il cavallo trottò più in là, Anna stava<br />
uscendo dal fosso sporca di fango.<br />
"ti sei fatta male?" chiese prendendo<strong>la</strong> per le braccia.<br />
"non so, mi fa male un piede non riesco ad appoggiarlo"<br />
"<strong>la</strong> caviglia?"<br />
"guarda come sono conciata"<br />
"vieni in casa, vediamo cosa ti è successo, aspetta ti aiuto"<br />
"un ramo si è sciolto di scatto dagli altri, il cavallo ha scartato e<br />
si è buttato di <strong>la</strong>to"<br />
"lo prendo io, come ti senti?"<br />
"non so… ammaccata"<br />
Il cavallo non si fece prendere facilmente da quelle mani troppo<br />
decise, rischiando di farlo imbizzarrire, per poco non gli strappò il<br />
morso con uno strattone, poi si tranquillizzò.<br />
Marco <strong>la</strong> accompagnò che zoppicava molto, ma poggiava il piede<br />
comunque per non cadergli addosso. Entrarono in casa.<br />
"hai sangue sul viso, sulle braccia e sul ginocchio…"<br />
Anna si guardava ad uno specchio.<br />
"vedo, ma non è niente"<br />
"come non è niente?"<br />
"stai calmo, non è così grave"<br />
Anna volle andare in cucina, per non sporcare dappertutto,<br />
voleva <strong>la</strong>varsi, ma non era semplice.<br />
"vuoi che avvertiamo casa tua?"<br />
"no, per carità si spaventerebbero da morire, è meglio che mi<br />
vedano tornare, mi pulisco un po' e torno, dov'è il bagno?"<br />
Marco era fuori del<strong>la</strong> porta a disagio, doveva stare là o doveva<br />
andare via.<br />
Nacque una discussione quando si offerse di riportar<strong>la</strong> con il<br />
calesse, Anna impose che si sarebbe arrangiata per non dover<br />
giustificare una tale situazione, forse le avrebbero tolto anche il<br />
cavallo.<br />
Al<strong>la</strong> fine, <strong>la</strong> aiutò a scendere le scale, a montare in sel<strong>la</strong> e<br />
l'accompagnò fino a dove lei permise "ciao, grazie, grazie sai"<br />
38
Anna si chiese se aggiungere che gli avrebbe fatto sapere<br />
qualcosa, poi preferì di no e <strong>la</strong> curva del<strong>la</strong> strada <strong>la</strong> tolse di vista<br />
a Marco. Era sempre stata difficile, però si era fatta davvero<br />
bel<strong>la</strong>, che strana sensazione aver<strong>la</strong> avuta in casa.<br />
A quell’ora dai Valdemarca c’era solo <strong>la</strong> governante, <strong>la</strong><br />
Francesca, che ne fece un dramma ”offesa, offesa, mi resti<br />
offesa”, Anna <strong>la</strong> badò il minimo, si infilò a letto, si alzò solo per<br />
cenare e non dare nell'occhio a sua madre.<br />
Il giorno dopo non riuscì neanche a muoversi, era piena di lividi,<br />
<strong>la</strong> caviglia gonfia, come pure <strong>la</strong> spal<strong>la</strong>, aveva anche un po' di<br />
febbre. Il primo giorno passò in casa, il secondo fu infinito.<br />
A letto continuava a ripercorrere il tempo passato con Marco.<br />
Un contadino, dal<strong>la</strong> corte dei Badoer, fu inviato a chiedere notizie<br />
al<strong>la</strong> Francesca e tornò a riferire il <strong>la</strong>mento continuo del<strong>la</strong><br />
governante “che disgrazia, offesa al<strong>la</strong> spal<strong>la</strong> e al<strong>la</strong> gamba, ha<br />
tagli dappertutto, <strong>la</strong> madre ha saputo che il cavallo l’ha fatta<br />
sbattere contro un albero, nient’altro”.<br />
Appena Anna riprese a camminare, pur zoppicando, volle che<br />
Egidio <strong>la</strong> portasse in calesse dalle figlie del Conte.<br />
Il conducente fu costretto ad imboccare <strong>la</strong> strada dell'argine,<br />
controvoglia per il giro inutile, e poi quel<strong>la</strong> stretta e alberata<br />
dov’era caduta.<br />
Quando fiancheggiarono <strong>la</strong> cesura di Marco, Anna cominciò ad<br />
agitarsi “vai piano” “più piano di così ci fermiamo, signorina<br />
Anna”<br />
Passarono dal viottolo al<strong>la</strong> terra alta, ma dai buchi del<strong>la</strong> siepe<br />
non si scorse nessuno. Anna tentò anche al ritorno di far<br />
allungare <strong>la</strong> strada ad Egidio, ma non aveva tempo ed era già<br />
scuro.<br />
Non facevano che cercarsi e s’incrociarono, Anna con suo padre e<br />
Marco con Stefano, il figlio del Conte. Rallentando i calessi,<br />
ebbero il tempo di guardarsi.<br />
Era venuto poi l'inizio del<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong>, il primo giorno Marco era ad<br />
aspettar<strong>la</strong> davanti all'uscita. Anna usciva tra le compagne, le<br />
andò incontro tra i sorrisini complici di quelle.<br />
Presero per le piazze senza dirsi nul<strong>la</strong>, poi al<strong>la</strong> colonna del<strong>la</strong><br />
Gatta Marco si fermò e prese <strong>la</strong> più bel<strong>la</strong> mano che lo avesse mai<br />
39
accettato “ti stavo aspettando dal giorno del<strong>la</strong> caduta” a lei<br />
sorridevano gli occhi “dovevo cadere di nuovo?”.<br />
Da quell’incontro Marco era a all'uscita di casa al mattino presto<br />
e al pomeriggio davanti <strong>la</strong> scuo<strong>la</strong>, tutti i giorni l’accompagnava e<br />
le teneva <strong>la</strong> mano.<br />
La zia Emma, vedova senza figli, ospitava Anna in città durante<br />
<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong>, amando<strong>la</strong> come fosse sua, <strong>la</strong> ragazza ricambiava <strong>la</strong> zia<br />
di s<strong>la</strong>ncio, i suoi genitori le erano sempre stati distanti ed ora<br />
sempre più lontani. Il padre le era del tutto estraneo, fin da<br />
bambina lo vedeva come un essere sibi<strong>la</strong>nte, non sapeva perché,<br />
e per Carlotta, una donna trasparente con un viso che si<br />
dimentica in fretta, provava un affetto consueto, quello che tieni<br />
nel cassetto dell’ago e filo.<br />
Marco abitava da una cugina di sua madre, Edvige.<br />
Le famiglie si conoscevano e sapevano che i padri dei due si<br />
sopportavano appena, ma <strong>la</strong> lontananza fisica, i chilometri,<br />
sbiadivano i motivi per ostaco<strong>la</strong>re i loro rapporti cittadini.<br />
Valdemarca non l’avrebbe presa bene, <strong>la</strong> zia Emma non ne era<br />
certa, ma quel bilioso di suo fratello era anche capace di togliere<br />
Anna dal<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> se lo avesse saputo.<br />
L'amore, una concentrazione di desiderio quando nasce, si attirò<br />
ogni energia dei due ragazzi.<br />
Le zie stabilirono che i genitori, per ora, dovevano restarne<br />
all’oscuro.<br />
Al suo più caro amico, Marco, aveva par<strong>la</strong>to di Anna fin dal primo<br />
appuntamento. Era un professore di matematica, Paolo Gruber,<br />
si ritrovavano al<strong>la</strong> Società dei Canottieri fin da ragazzi e <strong>la</strong> loro<br />
amicizia assumeva i toni leggeri, che da adulti ci son preclusi.<br />
Paolo era maturo già da bambino, riservato, cosciente dei troppi<br />
limiti umani e del<strong>la</strong> adeguata miseria che accompagna questi<br />
limiti.<br />
La pratica, non potendo<strong>la</strong> rifiutare, si accontentava di rinviar<strong>la</strong>,<br />
non amava neanche descriver<strong>la</strong>.<br />
Erano i numeri <strong>la</strong> sua passione e, quando Marco cercava sbocchi<br />
ai suoi affetti sbarrati, lui restituiva alle domande non molto oltre<br />
allo stupore.<br />
40
Valdemarca aveva quasi terminato l'inventario. Era una ricerca<br />
minuziosa e soddisfatta, ogni nuovo attrezzo scovato era una<br />
promessa in più nelle sue mani.<br />
Un pomeriggio all'inizio di ottobre si recò dal Conte con il plico e<br />
confermò che il compratore era disposto ad acquistare per<br />
quattro milioni trecentomi<strong>la</strong> lire. Egli avrebbe versato una<br />
caparra sostanziosa, prendendosi un anno di tempo per il rogito<br />
definitivo ed il saldo, in modo da vendere altre sue proprietà.<br />
Il Conte cercava il tronchese per il suo toscano “secondo lei c’è<br />
da fidarsi?”.<br />
L’amministratore assicurò che l’acquirente era affidabile al<br />
massimo, le richieste erano <strong>la</strong> prassi e tutto sarebbe andato<br />
bene.<br />
Il Conte “ah eccolo e adesso dove sono i fiammiferi?” gli affidò<br />
l’incarico di accordarsi con il notaio Nalon “penso a tutto io signor<br />
Conte” "sta bene, prepari tutto, prepari tutto" e si concluse.<br />
Valdemarca era in pompa, si precipitò dai Martinoia e sfoggiò<br />
loro una lezione di negozio giuridico, molto più ostica del <strong>la</strong>tino<br />
del prete.<br />
Antonio sembrava avere preso in fronte il solito asse all’ingresso<br />
del fienile e si distraeva, subito richiamato. Elma si sforzava<br />
comunque di capire.<br />
Valdemarca si stremò nell’esposizione di come avrebbe preparato<br />
l’atto.<br />
Una volta firmato, al Conte non doveva restare <strong>la</strong> possibilità di<br />
ritirare <strong>la</strong> promessa di vendita e recedere dall'atto, per cui <strong>la</strong><br />
caparra di 850.000 lire sarebbe stata confirmatoria ed inizio di<br />
pagamento.<br />
La consegna del bene era immediata, si riservavano <strong>la</strong> capacità<br />
di fare atti di ordinaria e straordinaria amministrazione fino al<br />
rogito definitivo attraverso una procura <strong>la</strong>terale, così da vendere<br />
quello che volevano.<br />
I concetti esposti e le distinzioni contrattuali precipitavano<br />
Antonio in un pozzo vuoto peggio di quando lo interrogavano al<br />
catechismo da bambino, i suoi modi pratici di avvicinarsi alle<br />
cose gli si sbarravano e si sentiva minacciato.<br />
41
Che volesse vendergli casa per recuperare soldi, appena chiuso il<br />
preliminare, questo invece Antonio confusamente lo comprese e<br />
si girava a guardare Elma come a una spiaggia quando le onde ti<br />
ributtano a mare. Inoltre, prima di firmare il preliminare dal<br />
Conte, Valdemarca pretendeva a garanzia ancora cambiali per <strong>la</strong><br />
caparra che toccava a lui versare.<br />
La moglie, coi pugni appoggiati ad una menso<strong>la</strong>, cercava di<br />
mandare a memoria le richieste "lei esige tutte le garanzie come<br />
è giusto, allora bisogna fare due contratti con il Conte, uno per <strong>la</strong><br />
cesura, che verrà a noi già pagata, ed uno per il resto del<strong>la</strong> terra,<br />
così sappiamo già cosa intestarci"<br />
Valdemarca si sbigottì, colto al<strong>la</strong> sprovvista dal<strong>la</strong> spavalda<br />
richiesta, poi, quasi fosse un po’ brillo, cominciò a spiegare<br />
perché non si poteva, loro avevano già tutto in mano e questo<br />
passaggio complicava l’atto, potendo insospettire il Conte.<br />
Niente, Elma non mol<strong>la</strong>va. Valdemarca, furioso, sarebbe subito<br />
ripartito a minacciare ed una mezza gli scappò, ma <strong>la</strong> risposta<br />
secca di Elma "faccia quello che crede" lo convinse ad arretrare<br />
per il momento e accondiscese a ponderare con il notaio che<br />
cosa comportava un’idea così strampa<strong>la</strong>ta a suo parere.<br />
Al ritorno Valdemarca aveva il volto congestionato, mani e piedi<br />
con le formiche da non sentirseli più, come li avesse tenuti in<br />
posizioni sbagliate “appena posso, li sbriciolo”<br />
La mattina dopo Giustina fece il suo giro, fu mandata ad<br />
avvertire Badoer delle novità grosse.<br />
Era giorno di mercato, Badoer per uscire dal paese <strong>la</strong> distese sul<br />
davanti del calesse tra i suoi piedi, coprendo<strong>la</strong> con un sacco e<br />
corse a Bagnara.<br />
L'incontro al<strong>la</strong> chiusa fu difficile, Antonio soffiava come una<br />
bestia che sta per essere castrata e vorrebbe sottrarsi. Elma<br />
spiegò bene tutto quello che aveva ritenuto, al<strong>la</strong> fine Badoer<br />
prese Antonio per una spal<strong>la</strong> e gli disse secco:<br />
"Antonio, cosa è successo? niente che non sapessimo già, va<br />
tutto come era previsto dopo <strong>la</strong> prima volta, adesso siamo in<br />
ballo e tu farai solo quello che ti sarà detto da Elma; <strong>la</strong>scia che<br />
suonino che musica vogliono, tu balli solo quello che sai"<br />
42
Spiegò semplice e piano come sarebbero andate le cose, perché<br />
non avessero sorprese, e quale era il momento di dire che non<br />
avrebbero firmato cambiali. Par<strong>la</strong>va per Elma sperando restasse<br />
una traccia.<br />
Valdemarca a sua garanzia avrebbe preparato un atto per girare<br />
a suo nome il preliminare tra Antonio ed il Conte. Se fosse<br />
successo una contrasto però, per farlo eseguire doveva uscire<br />
allo scoperto.<br />
Di certo questa girata se <strong>la</strong> sarebbe fatta firmare prima di andare<br />
dal Conte, mettendo <strong>la</strong> data in seguito perché non fosse un<br />
contratto per evento futuro, ma cessione vera e propria di bene<br />
certo.<br />
Badoer capiva che erano con <strong>la</strong> testa in fumo, par<strong>la</strong>va alle<br />
poiane.<br />
Antonio non doveva firmare questo “impegno” e quando glielo<br />
avessero messo sotto il naso doveva invocare <strong>la</strong> reciproca<br />
fiducia. La promessa di vendita del suo terreno invece poteva<br />
anche farglie<strong>la</strong> avere a Valdemarca e qui Elma sbarrò gli occhi.<br />
“Elma quello è già proprietario se vuole, ha l’ipoteca in mano,<br />
inutile opporsi in una battaglia già persa”.<br />
Antonio crollò, <strong>la</strong> sua casa era l'unica certezza, Elma spostava<br />
con lo zoccolo qualche sasso emerso dal<strong>la</strong> terra, seppur incerta<br />
cercò di convincere il marito "perdiamo tutto, se non fai così,<br />
devi ficcartelo in quel<strong>la</strong> testa"<br />
"pensaci, Antonio, non ci sono due strade"<br />
“tu non devi firmare niente, nessuna carta ti metta sotto<br />
Valdemarca, solo il contratto dal Conte”<br />
“no, non firmo niente”<br />
“bravo Antonio, due ore con il culo su questo trave e siamo di<br />
nuovo al<strong>la</strong> partenza” si alzò dal<strong>la</strong> scomoda spalletta.<br />
“Elma tu hai capito, fagli il catechismo”<br />
Confidando nel <strong>la</strong>voro notturno di Elma, salutò. Sarebbe tornato<br />
appena possibile “per altre lezioni di musica“.<br />
Puntava sul<strong>la</strong> tenuta di vite trabal<strong>la</strong>nti sistemate con una zeppa<br />
incerta, gente con esistenze dissipate.<br />
43
E Badoer aveva costruito un piano non per comprare, ma per<br />
contrastare Valdemarca, così dall'opposizione al<strong>la</strong> fine scaturiva<br />
un secondo progetto coi vizi del primo.<br />
Quasi tutti i piccoli contadini finivano per consigliarsi con i<br />
mediatori ed i sensali per affari di terra, successioni, vendite. Chi<br />
si rivolgeva a Valdemarca, veniva lentamente, per non<br />
insospettirlo, reindirizzato a Nalon, sempre se ne poteva trarre<br />
un qualche interesse. L’amico notaio capiva e <strong>la</strong>sciava fare, di<br />
imbrogli o almeno forzature era pieno il suo archivio.<br />
Valdemarca arrivò al mattino presto dal notaio Nalon in città.<br />
“Il Conte vende <strong>la</strong> Tenuta?” Nalon, per quanto incredulo potesse<br />
essere uno con <strong>la</strong> sua carriera, rimarcò <strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione non con<br />
una domanda, ma come chi si accerta di una morte.<br />
“vende tutta <strong>la</strong> proprietà?” ”si, vende tutto”<br />
Non si trattava di una vendita corrente, ma di un pezzo di<br />
passato per <strong>la</strong> sua provincia.<br />
Valdemarca consegnò i nuovi documenti catastali e di registro,<br />
poi passò a fissare i punti salienti del contratto in modo duro,<br />
quasi autoritario, e questa volta il notaio sussultò. Era un<br />
contratto innaturale, molto erano le forzature, ma cercò subito di<br />
riassumere il suo atteggiamento <strong>la</strong>vorativo.<br />
Non poteva ricordare una tal serie di stranezze giuridiche in atti<br />
di vendita analoghi. La sproporzione di c<strong>la</strong>usole a favore<br />
dell'acquirente e le garanzie nulle o quasi del venditore erano<br />
palesi, chi acquistava in preliminare poteva compiere qualsiasi<br />
atto di amministrazione, <strong>la</strong>sciando il venditore a risponderne.<br />
Certo il prezzo, ancora tra<strong>la</strong>sciato, poteva riappianare <strong>la</strong><br />
discrepanza, ma quello che lo inorridiva, da notaio con l’obbligo<br />
del sospetto, era <strong>la</strong> procura irrevocabile che il Conte firmava<br />
insieme con l’atto di vendita.<br />
Nalon non resistette di far notare i rischi per il venditore, ma<br />
Valdemarca rintuzzò secco che questi erano gli accordi verbali tra<br />
il Conte e l’acquirente e che ad intervenire anche in una riga ora,<br />
si bloccava l'affare.<br />
Il Conte Lanfranco e il fratello banchiere Umberto erano ben<br />
conosciuti dal Nalon. Restò pensieroso guardando<br />
44
l’amministratore di <strong>la</strong>to, coprendosi <strong>la</strong> bocca con <strong>la</strong> mano, ma<br />
al<strong>la</strong> fine prevalse l'interesse e sospirò di comprensione "contento<br />
lui, se vuole buttare via <strong>la</strong> sua roba".<br />
Valdemarca stette zitto.<br />
Il notaio non avrebbe espresso le sue perplessità al Conte, che<br />
allo studio dava solo prestigio, mentre Valdemarca gli mandava i<br />
clienti, molti, e lo faceva guadagnare anche con intrighi di terreni<br />
vari.<br />
“Andiamo avanti” Chiamò uno scrivano e cominciò a dettargli <strong>la</strong><br />
minuta dell'atto, con dietro le spalle l’amministratore in affanno<br />
per <strong>la</strong> progressione troppo lenta.<br />
Ai punti incriminati gli scappavano dei "mah" corredati di<br />
smorfia, “cosa hai scritto? rileggi” interca<strong>la</strong>va con lo scrivano, poi<br />
ascoltava con <strong>la</strong> bocca storta, riprendeva il filo e proseguiva <strong>la</strong><br />
dettatura.<br />
Ogni arresto a Valdemarca costava sangue, come andasse in aria<br />
l’affare, allora pietiva precisazioni su formule o parole, finché<br />
Nalon si era stizzito “<strong>la</strong> prego di non par<strong>la</strong>re, faremo poi le<br />
correzioni che vuole”.<br />
Finita <strong>la</strong> stesura dell’atto per cedere <strong>la</strong> Tenuta intera, doveva ora<br />
dettarne un altro per vendere separatamente <strong>la</strong> cesura dal resto<br />
del<strong>la</strong> proprietà.<br />
Lo affrontò con un’alzata di spalle, quando si accetta <strong>la</strong> prima<br />
stramberia, si accetta anche il suo seguito.<br />
A fine mattinata Valdemarca ghermì spossato <strong>la</strong> cartel<strong>la</strong> con gli<br />
atti stesi in forma definitiva, dopo preamboli e scuse varie,<br />
chiese al notaio di mantenere il silenzio. Molto bruscamente gli fu<br />
rammentato l’obbligo professionale, che se ne stesse tranquillo.<br />
Il pomeriggio lo attendeva con un altro compito incerto, aveva<br />
liquidità in banca per circa 700.000 lire e al<strong>la</strong> firma del contratto<br />
doveva pagarne 850.000 al Conte. Sommando <strong>la</strong> tassa di<br />
registro ed altro, necessitava di altre 200.000 lire “per essere<br />
<strong>la</strong>rgo” e non farsi trovare sprovvisto, in attesa di vendere alcune<br />
proprietà e sbloccare dei titoli di stato.<br />
Camminò fino all’abitazione di uno con cui aveva già fatto affari,<br />
un certo Giuseppe Carniel. Passava <strong>la</strong> mattina nelle piazze in<br />
mezzo ai mediatori, ma era già ora di pranzo.<br />
45
Nel tirare <strong>la</strong> presa del<strong>la</strong> campanel<strong>la</strong> deglutì forte “ci siamo”.<br />
Carniel era stupito di vedersi arrivare in casa Valdemarca, gli<br />
affari si discutevano al mercato o in osteria dal<strong>la</strong> Giulia, strano<br />
anche che sapesse dove stava, non era piacevole.<br />
Al<strong>la</strong> richiesta di un prestito per alcuni mesi di 200.000 Lire allo<br />
scopo di acquistare una terra dalle parti di Arzeron, Carniel<br />
rispose che non c'erano problemi e che quando li voleva lo<br />
avvertisse qualche giorno prima, sugli interessi rispose che ci si<br />
metteva sempre d’accordo. Valdemarca ne dedusse amaro che<br />
sarebbero stati più alti del previsto e uscì meditando le peggiori<br />
cose sull'accordo.<br />
Ma gli avvenimenti si stavano svolgendo e i fatti probabili<br />
diventavano necessari, ogni serata se <strong>la</strong> trascorreva chiuso a<br />
congetturare e a preparare documenti.<br />
Doveva da solo redigere l'atto di cessione del preliminare, nel<br />
quale Martinoia dichiarava di aver ricevuto i soldi del<strong>la</strong> caparra in<br />
nome e per conto di Valdemarca stesso, ed anche un preliminare<br />
d’acquisto del terreno di Martinoia, con cui poter vendere<br />
direttamente a terzi.<br />
Una volta redatto non si concesse una tranquil<strong>la</strong> tregua, lo<br />
accantonò e stilò subito un mandato a vendere per maggior<br />
garanzia.<br />
Avrebbe voluto fare sottoscrivere al Martinoia fogli su fogli, a<br />
garanzia del<strong>la</strong> garanzia “ma Martinoia firmerà senza fare storie?<br />
e se firma e poi fa storie?”.<br />
Più ci si arrovel<strong>la</strong>va e meno i vincoli gli apparivano cogenti;<br />
senza <strong>la</strong> volontà, veniva meno <strong>la</strong> garanzia e il tribunale<br />
all’orizzonte rappresentava una sciagura.<br />
In caso di lite, ipotesi orrenda, avrebbe solo potuto far escutere<br />
le cambiali e pretendere l'ipoteca, certo, rovinare i Martinoia già<br />
rovinati, ridurli sotto un ponte, ma per lui cosa rimaneva? Le<br />
macerie.<br />
Di notte capitava che corresse al tavolo a limare un passaggio<br />
malriuscito, memore degli insegnamenti di Nalon, che più un atto<br />
cerca di prevedere tutto, più è soggetto ad interpretazioni<br />
diverse e che il miglior atto è fatto di proposizioni chiare e<br />
46
semplici che rifuggano le frasi sospese "e nel caso di…", buone<br />
per i denti degli avvocati.<br />
Tuttavia rinunciare ad una frase di garanzia, era staccarsi un<br />
dito, tornava a coricarsi monco ogni volta.<br />
Tre giorni dopo si recò da Martinoia, prese posizione nel<strong>la</strong> loro<br />
cucina determinato a tener<strong>la</strong>, fino a quando non avesse risolto<br />
ogni questione.<br />
Iniziò leggendo il preliminare di vendita redatto dal notaio, quello<br />
dove si vendeva tutta <strong>la</strong> proprietà intera. Fu ridondante e<br />
prolisso nei chiarimenti, sperando di ubriacarli, cosa che per<br />
Antonio successe dopo <strong>la</strong> lettura di tre righe.<br />
Elma ascoltava restando fissa con <strong>la</strong> sua domanda, rec<strong>la</strong>mò<br />
l’accordo dei due atti distinti, sorbendosi subito un fiume di<br />
spiegazioni sui maggiori rischi che sarebbero incorsi. Elma<br />
sentenziò che il marito firmava solo i due atti distinti.<br />
Valdemarca non poteva mostrare di averli già preparati in borsa,<br />
così estrasse il mandato a vendere per <strong>la</strong> loro terra, il contratto<br />
di cessione del preliminare da firmarsi con il Conte, le garanzie<br />
per il versamento del<strong>la</strong> caparra.<br />
Antonio, che pensava solo a due lettere “no”, sbottò "firmo tutto<br />
a cose fatte, non adesso, adesso non firmo proprio niente".<br />
Valdemarca stavolta scese giù pesante, sbattendo sul<strong>la</strong> tavo<strong>la</strong> il<br />
pacco delle vecchie cambiali sibilò "eh no così no, se mi fate<br />
saltare tutto, queste nel giro di tre mesi vi buttano su un campo,<br />
ma non sui vostri però" esasperato ringhiava minacce "<strong>la</strong> finite di<br />
mangiare coi soldi degli altri, altroché"<br />
Elma gli intervenne sul<strong>la</strong> voce, ma lui non si calmava "signor<br />
Valdemarca…signor Valdemarca…aspetti… non è che Antonio non<br />
vuole firmare le garanzie, le firma, le firma, è che non le può<br />
firmare adesso; se non si fida lei, che ha tutto in mano, perché<br />
Antonio dovrebbe firmare ancora altri impegni? Lo sa che potete<br />
buttarci tutti su una strada, ma l'affare è suo, noi dobbiamo solo<br />
seguire… Antonio si sente portato al macello ad ogni firma non<br />
mi dorme più… non sa più quello che dice… non lo porti davanti<br />
al Conte in queste condizioni…farà e dirà degli spropositi… dopo,<br />
dopo firmerà tutto e si quieterà, si metta anche lei al nostro<br />
posto"<br />
47
Antonio continuava per conto suo inascoltato, girando per <strong>la</strong><br />
stanza "no, non firmo, no, stavolta no… eh no… no che no firmo"<br />
Valdemarca capì che non era <strong>la</strong> volta buona, non se ne cavava<br />
niente. Raccolse le sue carte con un asciutto "ci vediamo", ripartì<br />
frustando inutilmente il cavallo.<br />
Badoer lo teneva d'occhio, quando lo vide al<strong>la</strong> Montecchia, capì<br />
da dove tornava e prevenne <strong>la</strong> Giustina andandole incontro.<br />
Entrò con <strong>la</strong> ragazzina poco dopo e salutò.<br />
Antonio sbraitava in cucina, inavvicinabile e dovette sovrastarlo<br />
sul<strong>la</strong> voce "cosa può fare a questo punto Valdemarca? niente,<br />
par<strong>la</strong>re e adirarsi, tu <strong>la</strong>scialo fare"<br />
"ben così va?"<br />
"certo, se l’è già fatto preparare l'atto diviso in due e si è già<br />
esposto…con altri compari suoi, sei stato bravo stavolta, fa’<br />
quello che ti dico e vedrai che andiamo avanti"<br />
"come andiamo avanti?"<br />
"Antonio, quel<strong>la</strong> brutta di tua madre che ti ha fatto! non porta<br />
nessuna cambiale in banca, non fa esigere l'ipoteca, cosa se ne<br />
fa? te lo garantisco. Comunque non pensarci, va bene così e<br />
basta, tu rifiuta tutto, non firmare niente adesso"<br />
"neanche se mi ammazzano firmo"<br />
"bravo, vedrai che torna domani o dopodomani con i due<br />
contratti distinti, stai quieto e <strong>la</strong>scia che Elma parli".<br />
Si prese in disparte <strong>la</strong> donna per rassicurare anche lei e se ne<br />
andò prima che Antonio si fermasse di sproloquiare. Doveva<br />
andare in città il giorno dopo ed aveva ancora molte brighe da<br />
seguire.<br />
Nelle piazze del<strong>la</strong> città i mediatori di bestiame, granaglie, terreni<br />
e case si radunavano tutti i giorni al<strong>la</strong> mattina, se in città ci<br />
vivevano, o ogni mercoledì se arrivavano dal<strong>la</strong> campagna.<br />
Dietro agli unici che maneggiassero danaro, trafficanti o<br />
contadini con grosse proprietà che fossero, prosperava un mondo<br />
modesto, nascosto, popo<strong>la</strong>to da una serie di piccoli tirapiedi e da<br />
un numero imprecisato di signorine.<br />
Buona parte di chi si recava là rego<strong>la</strong>rmente per affari<br />
manteneva una morosa fissa, che abitava da so<strong>la</strong> o con parenti<br />
le vie strette e buie attorno al mercato.<br />
48
Erano le seconde spose di città e si riconoscevano, senza<br />
eccessiva amicizia, in una congrega silenziosa ed ignorata per<br />
tacito accordo, mentre le famiglie ufficiali nei paesi e non solo,<br />
tolleravano e non indagavano, pur sapendo <strong>la</strong> natura degli affari<br />
in corso.<br />
Badoer conosceva <strong>la</strong> Ada, morosa di un banchiere, Mainardi, che<br />
essendo nata in città non le sfuggiva niente.<br />
Voleva par<strong>la</strong>re con lei quel giorno, <strong>la</strong> trovò in casa nel tardo<br />
pomeriggio, ora in cui sicuramente il bravo banchiere stava<br />
tornando a casa. Per sicurezza comunque inviò una ragazzetta<br />
dell'Osteria di sotto, le voglie sono fuori orario a volte.<br />
Nessun ospite. Con <strong>la</strong> Ada aveva avuto una vecchia storia ed era<br />
rimasto un buon ricordo; le spose delle piazze si definivano<br />
uccelli sul<strong>la</strong> frasca, era sempre prudente per loro mantenere le<br />
amicizie perché non si sa mai.<br />
Badoer si presentò e <strong>la</strong> salutò, lei stupì del<strong>la</strong> bel<strong>la</strong> visita e si<br />
<strong>la</strong>sciò carezzare dai soliti complimenti, di quanto fosse sempre<br />
uguale e bel<strong>la</strong> e di come gli anni non passassero per lei. Ovvio<br />
che annunciavano una richiesta, ma è sempre un piacere sentirsi<br />
le gentilezze e lei ricordava quanto fosse un tipo a sé Badoer.<br />
Al<strong>la</strong> fine si entrò in argomento, le chiese di Mainardi e lei lo<br />
schernì per l’inaspettata gelosia. Saltando per accenni, <strong>la</strong> Ada<br />
capì che doveva scoprire se il suo amante conoscesse il fratello<br />
banchiere del Conte.<br />
"di così poco si accontenta…" ridacchiò lei e Badoer ammise che<br />
era ancora giovane e gli bastava un niente.<br />
La Ada acconsentì di fargli il piacere con sacrificio di sé, che<br />
tornasse dopo una settimana e lo salutò affettuosa.<br />
Intanto il tempo inesorabile passava e Valdemarca non era<br />
ancora andato dal Conte con gli atti, non poteva permettersi una<br />
posizione del genere, lo avrebbero convocato e addio fiducia.<br />
Tornò dai Martinoia per un altro tentativo, scelse un orario<br />
diverso, verso il tramonto.<br />
Al<strong>la</strong> luce del<strong>la</strong> <strong>la</strong>mpada a petrolio, <strong>la</strong> cucina era più grande di<br />
come l'avesse sempre vista e come gli oggetti si perdevano tra le<br />
ombre, anche le sue parole finivano in angoli cupi.<br />
49
Elma trafficava con <strong>la</strong> polenta sul camino, aveva mandato via <strong>la</strong><br />
donna che <strong>la</strong> stava girando.<br />
I Martinoia di ulteriori cambiali non voleva saperne,<br />
l'amministratore s’inventò altri giri, era costretto per serietà a<br />
seguire <strong>la</strong> legge degli affari con tutto in rego<strong>la</strong>, ma restava tra<br />
loro a garanzia reciproca. Antonio ficcato su una sedia nana<br />
vicino al<strong>la</strong> madia, come a nascondersi, continuava una litania<br />
dolorosa "a garanzia di che?" ripeteva convinto, lui non era<br />
niente in questo affare, era l'altro il padrone.<br />
Valdemarca schiumava, una bava gli co<strong>la</strong>va dal <strong>la</strong>to per <strong>la</strong><br />
salivazione eccessiva. Non sopportava di dare 850.000 lire così e<br />
neanche si azzardava a spiegare a quel bifolco che avrebbe<br />
potuto tenersi tutti i soldi, non fosse mai che gli mettesse in<br />
testa lui l’idea e non poteva nemmeno prenderlo a calci ed<br />
andare via.<br />
Seppur forzato ad un atto contro natura, <strong>la</strong> sua, l’unica<br />
importante, s’impose di reprimere <strong>la</strong> furia e lento, quasi per<br />
ingraziarselo, si alzò, tirò fuori dal<strong>la</strong> cartel<strong>la</strong> dei fogli “ecco i due<br />
contratti distinti” come Antonio voleva.<br />
Glieli lesse, che capissero di esser stati accontentati, ora toccava<br />
a loro quello che era giusto.<br />
Antonio rispose che stava bene com’era, che poteva non fargli<br />
comprare niente e che si trovasse un altro prestanome.<br />
Giulio sorpreso si girò verso <strong>la</strong> Elma, curva con i gomiti piantati<br />
sulle ginocchia, non riuscì a vederle gli occhi, ma quelle erano<br />
parole di lei riportate e non avrebbe cavato niente di più.<br />
"va bene, ho capito"<br />
Raccattò fiacco le sue carte e uscì senza dire altro.<br />
Conduceva il calesse nel buio, lento e senza convinzione.<br />
“Non faccio più niente” e scuoteva <strong>la</strong> testa ” ho provato ma<br />
basta, andrò dal Conte a dirgli che all'ultimo momento il<br />
compratore si è ritirato, che se aspetta ne trovo un altro, ma chi<br />
ho? Perderò <strong>la</strong> faccia”.<br />
Si sentiva un ometto, alzava i suoi piccoli sogni come sacchi<br />
flosci.<br />
Poi risorgeva d’impeto a sostenere il contrario, a convincersi che<br />
mancava un passo, che poteva fidarsi perché li teneva in pugno.<br />
50
Cosa potevano fare da soli, solo opporsi come facevano per <strong>la</strong><br />
paura a mettere firme dei contadini, no, doveva andarci eccome<br />
al preliminare. Rigettando l'accusa, sosteneva <strong>la</strong> difesa e giunto<br />
a casa si coricò subito con un’oppressione dolorosa al petto.<br />
L'incontro del giorno dopo tra i Martinoia e Badoer fu breve,<br />
rimase pensieroso, sentendosi descrivere <strong>la</strong> strana conclusione<br />
del<strong>la</strong> visita e dopo un po' di silenzio si decise "abbiamo tirato<br />
troppo <strong>la</strong> corda" "cosa vuol dire?" chiese Elma<br />
Anche Badoer si accorse di aver par<strong>la</strong>to troppo.<br />
"Elma, so che è tardi, ma <strong>la</strong>scia che porti Giustina poco lontano<br />
da casa Valdemarca, dovete chiamarlo con urgenza e poi gli<br />
direte che firmate tutto prima di entrare dal Conte, quando siete<br />
sicuri di avere l'appuntamento e che tutto vada come promesso"<br />
"ma come?"<br />
"fate così e basta, intanto prendete tempo"<br />
Meglio rimandare i chiarimenti, tanto erano già confusi.<br />
Valdemarca stava male, si era ripromesso di disdire<br />
l'appuntamento con il Conte, ma non con quel<strong>la</strong> faccia<br />
moribonda, gli era venuto perfino un leggero tremito al<strong>la</strong> mano.<br />
Vagava per lo studio, poggiando lo sguardo sull'inventario, le<br />
piante catastali, bel pezzo di terra <strong>la</strong> Tenuta. Il fascio dei<br />
documenti era là, in mezzo al tavolo "cosa vuoi fare…niente"<br />
Giustina suonò al<strong>la</strong> porta verso le cinque del pomeriggio, quando<br />
<strong>la</strong> vide ebbe un sussulto come un innamorato che ha visto <strong>la</strong> sua<br />
amata con un altro, ha dubitato, ma ora <strong>la</strong> vede ritornare per lui.<br />
Giustina riferì che i suoi volevano vederlo.<br />
Preparò il calesse e <strong>la</strong> fece salire, incitò tanto il cavallo che più<br />
volte ruppe al galoppo.<br />
I Martinoia lo aspettavano in piedi, vicini, e quando fu in casa<br />
bisbigliarono che avrebbero firmato prima di entrare dal Conte.<br />
"cosa cambia se firmate adesso o dopo?"<br />
"cambia che ci sentiamo più sicuri così, che forse riusciremo a<br />
dormire qualche notte" Elma aveva gli occhi umidi.<br />
"va bene" disse Giulio "ci penso"<br />
Tornando era tutto sollevato, senza sapere bene perché, visto<br />
che non era cambiato niente “ma sì, sono solo contadini<br />
51
ignoranti e strambi, non sanno neanche loro come muoversi,<br />
fanno le loro difese sotto strette più forti”.<br />
Ragionava tra sé come il geloso che poi non ha visto niente, se<br />
pareva scendere davvero <strong>la</strong> mano sul culo, allora si trattava solo<br />
di impressioni.<br />
Sperando nelle passioni di Mainardi, Badoer, con le solite<br />
precauzioni, ripassò dal<strong>la</strong> Ada, gentile e cortese come si<br />
atteggiava sempre con le donne.<br />
La signora si fece un po’ pregare e lui manieroso <strong>la</strong> seguì, poi lei<br />
gli confidò che al momento giusto aveva saputo chiedere a<br />
Mainardi del Conte Lanfranco e suo fratello Umberto.<br />
Il resoconto fu prolisso, zeppo di partico<strong>la</strong>ri inutili, ma capaci di<br />
far sentire <strong>la</strong> Ada importante e preziosa.<br />
Al<strong>la</strong> fine, oltre a conoscere ormai molto di personale sul conto di<br />
lui e tutto di come andasse tra loro due, seppe che Mainardi si<br />
era visto sfumare un affare importante a causa del Conte<br />
banchiere.<br />
Si erano frequentati, ma male, questo voleva sapere.<br />
Ettore si stava rimettendo il suo tabarro verde ”e quel bel toso di<br />
suo figlio? Beh anche lei è proprio una bel<strong>la</strong> tosa, li vedo presto<br />
<strong>la</strong> mattina o anche dopo mezzodì, sono proprio persi, si<br />
guardano che si mangiano, persi” “Marco? Chi? Marco?” “così si<br />
chiama? Il nome di lei neanche so, ma sì che <strong>la</strong> conosce però…<strong>la</strong><br />
figlia dell’amministratore, quello del suo Conte” “cara Ada, come<br />
cambiano le cose, <strong>la</strong> saluto e grazie”.<br />
Aveva incassato, ma era scosso. Camminava sotto i portici,<br />
impedito come l’ampio mantello a ruota fosse stretto.<br />
Marco?…Anna. Non sapeva, aspettava una sensazione. Erano<br />
giusti ed era giusto il loro incontro. Sì, andava bene lo stesso.<br />
Che lo sapesse Elisa? Ma sì che doveva saperlo. Avevano fatto<br />
bene a tenerlo fuori. Non avrebbe fatto domande, se avevano<br />
deciso così.<br />
Si sentiva, non ricordava se per <strong>la</strong> prima volta, un po’ solo, con il<br />
tabarro che ora pesava. Non passò quel giorno da Mainardi,<br />
tornò in città l’indomani, perché le cose fatte insieme si sentono.<br />
52
Agli uffici di Mainardi si presentò come gastaldo del Conte e fu<br />
ricevuto quasi subito.<br />
Quasi in paese dopo <strong>la</strong> sua cesura, c'era una propaggine di terra,<br />
rimasta sempre un incolto, con annessa una vecchia casa di<br />
nessun pregio. Mainardi aveva ereditato <strong>la</strong> bel<strong>la</strong> vil<strong>la</strong> confinante,<br />
ma <strong>la</strong> disposizione del terreno del Conte glie<strong>la</strong> strozzava e spesso<br />
era a chiedere di comprare il modesto complesso vicino, per dare<br />
spazio al<strong>la</strong> sua proprietà.<br />
Come era d'uso nelle grandi famiglie o non si vendeva niente o si<br />
vendeva tutto e quando Mainardi insisteva che era terra di<br />
nessun valore e <strong>la</strong> casa disabitata, gli veniva risposto "che stia<br />
là, se non vale niente allora che stia là".<br />
Badoer parlò a lungo, forse il Conte voleva vendere e lui poteva<br />
acquistare, spiegò come avrebbe pagato, <strong>la</strong> caparra l’aveva, ma<br />
dovendo poi vendere delle proprietà per saldare, poteva trovarsi<br />
ad avere bisogno di un prestito temporaneo. Aspettò di sapere se<br />
il banchiere era disposto ad accordarglielo.<br />
L'altro, uso al mestiere, annuì che tutto si può fare, date le<br />
garanzie, quantificò il prestito e cominciò ad indagare su tutto<br />
l'affare.<br />
Badoer rispose poco, girando intorno con molti decori e<br />
partico<strong>la</strong>ri, come si trattasse di un campo qualunque invece che<br />
del<strong>la</strong> Tenuta.<br />
Stava già per salutare, quando Mainardi chiese se in caso poteva<br />
cedere a lui l'incolto con <strong>la</strong> casa a ridosso del<strong>la</strong> sua proprietà. Era<br />
<strong>la</strong> musica che voleva sentire prima di <strong>la</strong>sciare il leggio, Badoer<br />
<strong>la</strong>sciò scivo<strong>la</strong>re un’ovvietà “si può vendere tutto e tutto si può<br />
trattare”. Mainardi si espose, quel<strong>la</strong> terra interessava a lui.<br />
Si erano compresi.<br />
Quello che poteva fare, era fatto, era arrivato il tempo di<br />
concedere qualcosa a Valdemarca.<br />
Badoer andò dai Martinoia. Si potevano firmare anche le cambiali<br />
di garanzia per l'anticipo di 850.000 lire, era dovuto, ovvio che<br />
su questo Valdemarca non avrebbe mai mol<strong>la</strong>to.<br />
Prima di andare dal Conte, Valdemarca sarebbe passato a casa a<br />
ritirare <strong>la</strong> cifra, in quell’occasione Antonio doveva sottoscrivere le<br />
cambiali e il mandato a vendere <strong>la</strong> sua proprietà, ma non <strong>la</strong><br />
53
girata del preliminare a favore di Valdemarca, due carte sì e una<br />
no.<br />
Indispensabile che Elma control<strong>la</strong>sse.<br />
Dal Conte non era sicuro fosse bene entrasse anche lei. Stava<br />
ca<strong>la</strong>ndo solo una brisco<strong>la</strong>, ma sì, meglio anche lei assieme.<br />
Era stanco e si ritirò presto "un muro non si butta giù con una<br />
so<strong>la</strong> mazzata" Elma non colse a quale muro si riferisse, Antonio,<br />
di tutto il da farsi si fissava sui rifiuti, ripetendo monotono<br />
"pensa ti se firmo, no, no, ah no no"<br />
Valdemarca si ritrovava in mezzo alle correnti d’aria, tutte le<br />
finestre erano aperte, era guardingo e più sospettoso che mai, se<br />
di più poteva esserlo.<br />
Il Conte nelle ultime settimane era di umore tetro, passava ore<br />
seduto sul pavimento del<strong>la</strong> colombaia. In un incontro casuale, gli<br />
aveva buttato là una delle sue frasi, pezzi indecifrabili di un<br />
discorso taciuto "ci si può sempre ritirare". Che pensasse di<br />
fermare le trattative? Era uno spasimo l’attesa.<br />
E quel Badoer col suo sorriso da presa in giro, tanto che ogni<br />
volta che lo incrociava, subito dopo si guardava se aveva <strong>la</strong> patta<br />
dei pantaloni aperta, come gli succedeva a volte. Chissà se stava<br />
preparando qualcosa.<br />
Anche sua moglie Carlotta, pur tacendo, sembrava lo criticasse<br />
con lo sguardo. E Anna non tornava più a casa neanche nei fine<br />
settimana, tanto aveva da studiare.<br />
Badoer <strong>la</strong>sciava vaghi i suoi progetti, il tutto non era ancora<br />
legato, meglio aspettare lo svolgersi dei fatti, intervenendo da<br />
fuori fino al<strong>la</strong> firma del contratto. Una bestia come Antonio<br />
poteva scartare sempre per sua natura, come guidarlo?<br />
Stava ancora rincorrendo, ma il fatto più importante era che<br />
dubitava di cosa voleva lui, nessun chiaro obiettivo. Che fossero<br />
gli altri a scegliersi <strong>la</strong> via, lui aspettava dove <strong>la</strong> go<strong>la</strong> restringe il<br />
passaggio. Si chiariva con sé a voce alta, ma le incognite erano<br />
ancora troppe per dare una piega certa, ancora ognuno suonava<br />
casualmente con gli altri.<br />
54
LA FIRMA<br />
Nei giorni ultimi, l'inventario era stato appena sfogliato, il Conte<br />
ingiunse solo che si sarebbe portato via <strong>la</strong> biblioteca, i quadri, i<br />
tappeti, il suo studio e furono tolti dal<strong>la</strong> lista.<br />
Voleva escludere dal<strong>la</strong> vendita l’incolto e <strong>la</strong> casa disabitata verso<br />
il paese, e troncò secco <strong>la</strong> bocca aperta di Valdemarca “va bene<br />
così”.<br />
Il Conte non era mai stato molto presente nel<strong>la</strong> sua vita, una<br />
parte visibile ed una invisibile, come assistesse ad una<br />
rappresentazione. Gli atti li avrebbe letti poi, davanti al notaio,<br />
non voleva sapere altro.<br />
Il pomeriggio prima del<strong>la</strong> firma dal Conte, Valdemarca visitò i<br />
Martinoia.<br />
Antonio era rosso, il sangue gli gonfiava ogni capil<strong>la</strong>re del<strong>la</strong> pelle<br />
da farlo esplodere. I tre erano in cucina, i bambini scomparsi.<br />
L’amministratore poggiò il fascio di carte: <strong>la</strong> dichiarazione di<br />
acquisto del<strong>la</strong> Tenuta in nome e per conto di Valdemarca redatta<br />
da lui stesso, il pacco di cambiali a garanzia del<strong>la</strong> caparra, il<br />
contratto di vendita del<strong>la</strong> proprietà Martinoia con una procura.<br />
Fu Elma a par<strong>la</strong>re: " vediamo <strong>la</strong> vendita del<strong>la</strong> nostra casa"<br />
Valdemarca l’aveva inzeppato di c<strong>la</strong>usole, nonostante l’intento di<br />
asciugarlo secondo gli insegnamenti di Nalon, aveva ceduto<br />
infine al<strong>la</strong> tentazione delle sue forme protettive "nel caso in cui".<br />
Nel<strong>la</strong> lettura, si arrivò al prezzo.<br />
Elma aveva chiesto a Badoer di valutargli il fondo e se il prezzo<br />
doveva essere comprensivo delle cambiali che Valdemarca aveva<br />
già in mano o al netto, inoltre l'ipoteca rendeva ancora più<br />
ingarbugliato il tutto. Antonio disperò di seguirli nel<br />
ragionamento, lei invece aveva trattenuto il necessario, il prezzo<br />
reale e che, scontati i loro debiti, doveva restarle il valore del<strong>la</strong><br />
cesura da ricevere in cambio .<br />
"non si fa niente" disse Elma alzandosi.<br />
Il contratto sembrava un testo di procedura civile, Valdemarca<br />
stesso, nel<strong>la</strong> stesura, si accorgeva di esigere tutte le garanzie,<br />
peraltro mai soddisfacenti, ora sfiduciatosi da solo leggendolo,<br />
avrebbe convertito il testo nel monito ”datemi tutto, maledetti,<br />
faccio quello che voglio".<br />
55
Invece passò gentile a spiegare il motivo delle garanzie "ma si<br />
faccia almeno <strong>la</strong> fatica se vuole prendersi tutto, vuole anche che<br />
glielo firmi?" era una frase troppo diretta, ripetuta da Badoer e<br />
suonò stridente in bocca ad una contadina.<br />
Elma disse che vendeva a 350.000 lire, puliti da tutto il debito<br />
restavano 180.000 lire e questo era il prezzo da mettere in atto<br />
per avere <strong>la</strong> cesura.<br />
A Valdemarca ormai cianotico scappò "ed io non prendo niente,<br />
neanche il <strong>la</strong>voro?" domandare era un errore che lo rese livido, <strong>la</strong><br />
sua rego<strong>la</strong> recitava che se devi avere non chiedere "voi finite al<strong>la</strong><br />
carità o peggio" ancora si era messa male.<br />
"noi finiremo dove dobbiamo finire, ma lei se <strong>la</strong> compra da solo<br />
<strong>la</strong> sua Tenuta, e basta, che sia finita"<br />
Antonio digrignava i denti e si stropicciava le mani, alzava un<br />
piede e l'altro come se stesse battendo il passo da fermo.<br />
Valdemarca si premeva <strong>la</strong> testa tra le mani, se si alzava era<br />
finita, avrebbe dovuto uscire.<br />
Fu Elma "lei scrive 350 e poi <strong>la</strong> vende a quello che vuole, se<br />
prende di più affari suoi, a noi va sempre bene" "non si vende a<br />
quel prezzo" "veda lei".<br />
Erano muti, anche Antonio batteva il passo più lentamente.<br />
"va bene” con un sospiro che fece alzare le cortine del<strong>la</strong><br />
credenza “va bene, mettiamo 350, ma dopo firma il resto?"<br />
"quando è 350 e corrisponde il resto al<strong>la</strong> cesura, firmiamo"<br />
"adesso bisogna scrivere di nuovo" "si fa quello che è da fare".<br />
Un secondo sospiro scosse i piatti "domattina da me alle otto e<br />
firmiamo il contratto…" Elma lo interruppe “e il resto?"<br />
Valdemarca si alzò di scatto e si avviò al<strong>la</strong> porta "alle otto da<br />
me".<br />
Il calesse dell’amministratore non era ancora sul<strong>la</strong> strada del<strong>la</strong><br />
Fossona, che Giustina imboccò il viottolo delle ranare dal<strong>la</strong> parte<br />
opposta. A casa sua Badoer non c'era, <strong>la</strong> Cia dal<strong>la</strong> casa di fianco<br />
disse che era stato chiamato dal Conte.<br />
Il Conte Lanfranco seduto sul<strong>la</strong> poltrona del bovindo era nello<br />
studio piccolo dove di rado riceveva anche lui, fumava e<br />
guardava fuori. Badoer intuiva il contenuto del<strong>la</strong> convocazione,<br />
non gli fu detto nemmeno di sedersi.<br />
56
Il nobiluomo non aveva più voglia né tempo di ascoltare "domani<br />
è il giorno Badoer, domani vendo, sì vendo…dovresti farmi<br />
portare via subito i libri, i vasi, le mie cose qui…fa’ tu, il<br />
resto…non so, non cambia niente, altri paroni…ma tu Badoer sei<br />
sveglio, sei un brigante e con i briganti ti troverai meglio… ti<br />
liquido con <strong>la</strong> casa in paese, domani lo scrivo…è quel<strong>la</strong> che vuole<br />
Mainardi… così puoi venderglie<strong>la</strong> se vuoi, vieni qua domani<br />
mattina alle undici che c’è il notaio, ci vediamo domani, domani"<br />
“va bene signor Conte“ “così… e che sia fatto finalmente… che sia<br />
finita”<br />
Non disse una paro<strong>la</strong>, salutò il Conte che forse non rispose.<br />
La Tenuta veniva venduta.<br />
Scorse Giustina seminascosta tra i pioppi cipressini mentre<br />
andava verso casa, le fece cenno di salire, appena sul<strong>la</strong> pedana<br />
lei si gettò sopra da sé il solito sacco.<br />
Dai Martinoia non veniva nessuno a quell'ora di sera, Badoer si<br />
fece raccontare.<br />
Era mancato il tempo di far smaltire ad Antonio <strong>la</strong> discussione e<br />
nel<strong>la</strong> fase di assimi<strong>la</strong>zione non riusciva a stare fermo.<br />
"Antonio, <strong>la</strong> vendita del<strong>la</strong> tua campagna <strong>la</strong> firmi, a 350 <strong>la</strong> firmi,<br />
quello ha ipoteca e cambiali, te <strong>la</strong> porta via per niente quando<br />
vuole, vivete così da quanto, dimmi da quanto?" "da sempre<br />
cussì, na bestia tacà aea caena, na vita da bestie" " e allora ‘sta<br />
cosa deve finire, dai ormai è fatto, da domani si bal<strong>la</strong> diverso" "e<br />
come firmo?"<br />
"fai venire <strong>la</strong> Elma domani, lei ha capito, firmi <strong>la</strong> vendita di casa<br />
tua e le cambiali, tolte le 350 mi<strong>la</strong> che si prende con <strong>la</strong> tua terra"<br />
"e dopo?… mi so che queo me ciava" "ancora? sta musica<br />
Antonio, bisogna cambiar<strong>la</strong>, basta ripetere questa solfa"<br />
Parlò con Elma, Antonio ascoltava con <strong>la</strong> faccia terrea. Ci sarebbe<br />
stato anche lui al<strong>la</strong> firma, il Conte lo voleva presente.<br />
"domani mattina arrivate in ritardo da Valdemarca, non alle otto,<br />
ma alle dieci; per non farvi trovare partite presto da casa,<br />
vedrete che manda qualcuno alle sette a prendervi, non sta<br />
tranquillo. Ma voi sarete già in paese, in chiesa. Passate per<br />
l’argine per non fare incontri, così ora che vi trova le dieci<br />
57
arrivano e non avrà le tre ore per masticarvi e per perdere <strong>la</strong><br />
testa, voi e lui insieme"<br />
Uscì quasi sollevato, era il giorno prima del<strong>la</strong> mischia e contava<br />
nel piacere del pericolo, sì quello lo incitava.<br />
Nel<strong>la</strong> notte tornava al passo, non c'era fretta per pensare a<br />
quel<strong>la</strong> terra, forte e non confusa alle altre, di cui conosceva ogni<br />
zol<strong>la</strong>.<br />
E Marco e Anna? Loro non c’entravano, se ne stessero davvero<br />
con <strong>la</strong> mano nel<strong>la</strong> mano stretti come era andato a vederseli in<br />
città e si era sentito stringere dentro. Era letizia.<br />
Al primo canto di gallo, i Martinoia già trafficavano per casa, il<br />
letto era stato solo una vessazione. Partirono alle sei con il<br />
completo stretto da sposo di Antonio, che rischiava di scoppiare<br />
ad ogni buca, ed il vestito a fiori scuro di Elma, <strong>la</strong>vato due sere<br />
prima nel mastello con l'acqua calda. Lui si era passato e<br />
ripassato il lucido alle scarpe nere, rotto uno spago e cercato<br />
inutilmente un altro, così l'aso<strong>la</strong> ora risultava troppo picco<strong>la</strong><br />
anche dopo <strong>la</strong> bestemmia.<br />
In paese andarono in chiesa seguendo il consiglio.<br />
Valdemarca, dopo il pomeriggio a riscrivere il contratto di<br />
vendita, rivedendo tutte le c<strong>la</strong>usole, aveva tribo<strong>la</strong>to a letto per<br />
qualche ora, poi l’insofferenza l’aveva fatto scendere in studio<br />
che era ancora buio.<br />
Alle otto uscì per vedere se Schidoni, l’uomo mandato a<br />
prelevarli, fosse tornato. Alle otto e un quarto, maledicendo<br />
quelle bestie ignoranti, urlò al figlio del bovaro, Aristide, di<br />
prendersi l’altro calesse per correre a control<strong>la</strong>re cosa succedeva,<br />
ma, anche di fretta, ci si impiegava quasi due ore.<br />
Valdemarca sfatto si fece portare un caffè in ufficio, prese male<br />
<strong>la</strong> tazza e rovesciò <strong>la</strong> bevanda calda, non sulle carte per fortuna.<br />
Imprecò contro <strong>la</strong> Alfonsa che era lei un’inetta e che non ne<br />
voleva più, poi se ne fece mettere su un altro. La serva sapeva<br />
che con <strong>la</strong> padrona non ci dormiva e imputò il nervoso a questo.<br />
Quei disgraziati non arrivavano, non si contavano più le volte in<br />
cui era uscito a vedere, scottava, <strong>la</strong> testa con le vampate<br />
“dovevo aspettarmelo”.<br />
58
I Martinoia, sentita <strong>la</strong> messa delle sette e mezza, rimasero chini<br />
sul banco per un’altra ora abbondante, il sacrestano era passato<br />
già due volte a guardarli quei devoti, non erano del paese, erano<br />
foresti.<br />
Valdemarca li vide varcare il cancello e gli prese un tonfo interno,<br />
forse sperava di non vederli più.<br />
Si scusò <strong>la</strong> Elma, colpa del mozzo del carretto, si erano fermati<br />
alle Rive, Antonio guardava in giro con gli occhi sbarrati e<br />
ricominciava a soffiare. Si stava entrando nel cortile del<br />
mattatoio.<br />
L’amministratore torvo "e adesso cosa facciamo? è tardi"<br />
"così è, non possiamo farci niente".<br />
Nello studio tirò fuori da un cassetto il pacco di banconote e<br />
cominciò a contarle: 850.000 lire. Dal<strong>la</strong> cartel<strong>la</strong> mise sul tavolo<br />
le cambiali, erano 17 da 50.000 lire l'una, già compi<strong>la</strong>te e<br />
bol<strong>la</strong>te. Prese il contratto di vendita del<strong>la</strong> loro casa a suo favore<br />
e lo lesse, il prezzo era stato cambiato in 350.000 lire.<br />
Elma lo mise sotto il naso di Antonio, che <strong>la</strong> guardò bovino<br />
"firma".<br />
La sedia gli era troppo distante dal tavolo e si sporse in una<br />
posizione innaturale, fino a tenersi sul bordo senza più essere<br />
seduto e firmò "anche sugli altri fogli, su tutti, sul bordo" incalzò<br />
dall'altro <strong>la</strong>to Valdemarca, poi ritirò il plico.<br />
Elma aggiunse "e una copia per noi?” "non c'è tempo, <strong>la</strong> faremo<br />
dopo” "ma non abbiamo niente in mano" "dopo, dopo".<br />
Porse risoluto <strong>la</strong> prima cambiale, sotto lo sguardo di Elma<br />
"firma".<br />
Antonio si era spostato un poco con <strong>la</strong> sedia, un <strong>la</strong>voro gravoso.<br />
Una dopo l'altra, Elma ne contò dieci, eravamo a 500.000.<br />
Valdemarca gli spinse davanti l'undicesima “fermo tì, eh no,<br />
signor” "quale no? non vi do 850.000 lire? come no?, cosa no?"<br />
"le altre 350.000 sono garantite dal<strong>la</strong> casa e ci avete il contratto<br />
di quel<strong>la</strong>" “è un altro par di maniche, cosa avete in testa? questa<br />
è per l'acquisto del<strong>la</strong> Tenuta, non ne uscirà mica un'altra<br />
adesso?" “eh no, per <strong>la</strong> casa avete il contratto, le cambiali<br />
vecchie e l'ipoteca, perché anche queste cambiali?"<br />
59
L’amministratore strinse le mascelle, tirò sotto <strong>la</strong> sedia i piedi e<br />
in avanti <strong>la</strong> testa "voialtri volete fregarmi facendo finta di non<br />
sapere e invece sapete, ah se sapete, cara <strong>la</strong> mia signora, ma<br />
anch'io so cosa posso farvi… no, no aspettiamo, ecco meglio che<br />
non vi parli ora"<br />
Doveva calmarsi, altrimenti succedeva un tumulto "voi adesso<br />
firmate anche le altre… va ben?" Mai minacciare senza un’arma<br />
carica in mano, senza una ritorsione possibile, del<strong>la</strong> pessima<br />
mossa si rese subito conto.<br />
"no, non va bene, quelle sono e quelle restano, 500.000 e basta,<br />
vi abbiamo firmato le cambiali senza avere ancora fatto niente"<br />
Elma lo disse alzandosi, Antonio seguiva con gli occhi sbarrati<br />
ora l'una ora l'altro e stava pestando il cappello, che gli era<br />
caduto.<br />
"e adesso se vuole andiamo a fare il resto, altrimenti veda lei,<br />
questo è quanto e che sia finita perché non rispondo più di quello<br />
che faccio" "un momento…un momento… come quello che faccio,<br />
come è finita? ma siete matti, cosa…cosa, eh no… eh no così,<br />
non si può mica" "non si può? eccome che si può, vedrà se non si<br />
può quando andremo via, voglio vedere se non si può"<br />
Antonio non sapeva se doveva fare qualcosa, cercava parole e<br />
intanto non par<strong>la</strong>va, gli mancava il coraggio di fare una mossa.<br />
"calma…calma… ecco un minuto che ci capiamo… forse non avete<br />
capito, aspettate un momento"<br />
Entrava in quel mentre Schidoni come una freccia e stava per dir<br />
qualcosa quando lo bloccò <strong>la</strong> visione dei Martinoia "eh…eh… non<br />
c'erano, erano via… erano qua?" "sì, sì son qua, va via".<br />
Inciampò sul tappeto tant’era agitato e il troppo da dire lo sfogò<br />
dall’Alfonsa.<br />
Mancavano pochi minuti alle undici.<br />
Valdemarca imbustò le 850.000 lire e se le infilò in tasca, scelse<br />
<strong>la</strong> cartel<strong>la</strong> più rispettabile e vi infilò i documenti sul tavolo.<br />
"andiamo che è già molto tardi, il Conte aspetta, parleremo<br />
dopo, adesso c'è da fare"<br />
“vengo anch’io” si affrettò Elma “anche chi?… ma fate quello che<br />
volete, andiamo”<br />
60
Carlotta era stata per tutto il tempo nel guardaroba vicino allo<br />
studio e guardò i tre uscire con <strong>la</strong> faccia alterata.<br />
Al<strong>la</strong> cesura Ettore si cambiava d’abito, era già stato in campagna<br />
quel<strong>la</strong> mattina “mettiti il blu, stai così bene…invece che sempre<br />
vestito al<strong>la</strong> cacciatora, sembri sempre un toso… il fratello grande<br />
di tuo figlio” “sicuro Elisa, di sicuro sono trent’anni tra poco che<br />
siamo sposati, ah Elisa… che <strong>la</strong>mpo” “a me è andata bene Ettore<br />
e a te?” “tu mi sei andata bene… vieni qua” “solito, ecco perché<br />
ti guardano” “cosa vuoi che guardino Elisa…dammi anche i<br />
polsini, che sono in ritardo”.<br />
Nel<strong>la</strong> sa<strong>la</strong> c'era il Conte, Badoer, il notaio e lo scrivano. Avevano<br />
scambiato poche parole. Il Conte voleva stralciare dal contratto<br />
<strong>la</strong> casa e l'incolto vicino al paese a favore di Badoer, ma il notaio<br />
sosteneva che non conveniva una donazione, per il pericolo delle<br />
impugnazioni future, conveniva una vendita fittizia, con un<br />
prezzo basso e già quietanzato, come se Badoer avesse<br />
acquistato e già pagato tutto, era <strong>la</strong> strada più semplice.<br />
La Marta introdusse Valdemarca, scrutandolo come fosse il<br />
demonio, <strong>la</strong> Tenuta in vendita, era arrivata <strong>la</strong> fine del mondo<br />
quel<strong>la</strong> mattina per lei, l’affanno <strong>la</strong> uccideva “ah signore” e si<br />
avvolgeva le dita col rosario.<br />
Seguiva <strong>la</strong> Elma e Antonio con il cappello, ridotto a berretta, in<br />
mano.<br />
Il Conte in piedi guardò di <strong>la</strong>to chi c'era dietro all’amministratore,<br />
salutò <strong>la</strong> signora e l’uomo che stavano venendo al tavolo e<br />
riprese a discutere con il notaio. Furono fatti sedere dal<strong>la</strong> Marta,<br />
che, spiritata, si ritirò continuando a voltarsi. Appena in cucina,<br />
si buttò in ginocchio a pregare davanti al camino.<br />
Il notaio salutò i nuovi venuti, erano loro a pagare <strong>la</strong> sua<br />
parcel<strong>la</strong>. Spiegò che il Conte aveva deciso di cedere <strong>la</strong> casa con<br />
l'incolto in paese a Badoer e che questa veniva tolta dal<strong>la</strong><br />
vendita. Guardò gli acquirenti se erano d'accordo. Nessuno<br />
fiatava.<br />
Valdemarca, stupito per <strong>la</strong> presenza di Badoer e per quell’atto a<br />
suo favore, ripeté loro <strong>la</strong> richiesta "siete d'accordo? ma è un<br />
pezzo di proprietà in meno…"<br />
61
Elma annuì, guardò Antonio che bofonchiò un sì. Non chiedevano<br />
riduzione di prezzo. A Valdemarca avevano tolto a tradimento un<br />
pezzetto di testicolo.<br />
Il notaio cominciò a leggere dall'atto principale, quello del<strong>la</strong><br />
Tenuta. Quando arrivò allo spazio <strong>la</strong>sciato per <strong>la</strong> cifra da mettere<br />
in atto si arrestò a pulirsi gli occhiali, Valdemarca con voce<br />
bianca proferì "4.500.000 lire". Il notaio ebbe un sussulto<br />
impercettibile, scrisse sul foglio e ripeté forte per lo scrivano che<br />
sti<strong>la</strong>va una copia, poi cercò il Conte per l’assenso.<br />
Non ci furono parole.<br />
Chiese l'ammontare del<strong>la</strong> caparra, guardando in giro.<br />
"850.000 lire " pronunciò fermo l’amministratore.<br />
Badoer sospirò e serrò <strong>la</strong> mascel<strong>la</strong> cercando lo sguardo di<br />
Valdemarca che lo evitava immerso nelle carte.<br />
Il notaio confermò allo scrivano “in cifre ed in lettere” a voce<br />
alta.<br />
Proseguì <strong>la</strong> lettura, quasi prendendo speditezza, al<strong>la</strong> fine si<br />
allontanò verso un altro tavolo per apportare le correzioni al<br />
testo steso dallo scrivano ed invitò le parti a rego<strong>la</strong>re nel<br />
frattempo le parti economiche.<br />
Entrando, Giulio Valdemarca aveva fatto scivo<strong>la</strong>re in tasca ad<br />
Antonio <strong>la</strong> busta, Elma glie<strong>la</strong> fece tirar fuori e estrasse lei il<br />
denaro, mettendolo sul tavolo.<br />
"Lo conto io, signor Conte" si offrì Badoer solerte, lo maneggiava<br />
come un mazzo di carte, Valdemarca guardava quel denaro con<br />
apprensione, tutto si svolgeva come non aveva previsto.<br />
"è esatto" lo allungò verso il Conte, che lo mise dentro una<br />
cartel<strong>la</strong>.<br />
Tornò il notaio e fece apporre tutte le firme sulle due copie.<br />
Iniziò <strong>la</strong> lettura del secondo atto di vendita. Il Conte guardò<br />
interrogativo, il notaio si fermò e Valdemarca intervenne, come<br />
rivolgendosi ad un pubblico e non al Conte, che gli acquirenti<br />
preferivano due atti perché andavano meglio, se per caso<br />
dovevano vendere <strong>la</strong> cesura da so<strong>la</strong> e che forse nell’atto finale <strong>la</strong><br />
intestavano già ai figli".<br />
Terminò <strong>la</strong> spiegazione sudato, il Conte non ascoltava già più<br />
"fate, fate… come volete, è lo stesso"<br />
62
Proseguì <strong>la</strong> lettura. In atto fu messo un valore di 100.000 lire per<br />
“<strong>la</strong> cesura” e furono firmati tutti gli allegati preparati da<br />
Valdemarca, l'inventario, le procure a vendere, le procure ad<br />
amministrare. Ad una il notaio non poté esimersi dall’osservare<br />
"ma è una ripetizione, non serve, è già contenuta nei<br />
precedenti“.<br />
Valdemarca sorrise a bocca stretta "sì… ma…è meglio per<br />
chiarezza" e il notaio si inalberò quasi "ma …cosa è che vuole?".<br />
Dall’altro <strong>la</strong>to del tavolo il Conte chiese del contrasto e fu<br />
rassicurato prontamente dal suo amministratore " niente, niente,<br />
signor Conte" chiudendo impacciato il plico nel<strong>la</strong> cartel<strong>la</strong>,<br />
gliel’avrebbe fatta pagare cara a Nalon.<br />
Si fece un altro giro di firme e altre copie, alcune sarebbero<br />
restate al notaio fino al rogito, fissato, per accordo verbale, da lì<br />
ad un anno.<br />
Il notaio ripeté che con quegli atti si veniva dal sottoscrivere non<br />
solo una promessa di vendita, ma un atto di vendita, registrabile<br />
anche così come stava. Nessuno disse niente. Nalon guardò in<br />
giro, lui aveva avvertito e invitò gli acquirenti a ritirare copie con<br />
matrico<strong>la</strong> degli atti per le parti, nel suo ufficio dopo otto giorni.<br />
Quasi fosse stato troppo presto i Martinoia e Valdemarca si<br />
guardarono in giro. Visto che tutti aspettavano o che par<strong>la</strong>ssero<br />
o che uscissero, si alzarono in piedi, il Conte strinse <strong>la</strong> mano ai<br />
Martinoia e passò nell’altra stanza.<br />
Badoer fece un cenno a quelli che dovevano uscire, senza<br />
guardare nessuno in faccia.<br />
Arretrarono irresoluti e tentarono con successo di uscire, non<br />
senza aver urtato Antonio una poltrona ed infi<strong>la</strong>to male <strong>la</strong> porta<br />
Valdemarca.<br />
Il notaio si era messo a dettare l'atto di vendita del<strong>la</strong> casa in<br />
paese con l'incolto, tra il Conte e Badoer.<br />
Elma si era ripetuta le cose da farsi, mai dare in mano ad altri <strong>la</strong><br />
copia provvisoria ma firmata del contratto e mai a Valdemarca.<br />
Appena fuori, l’amministratore intimò "ci vediamo a casa mia,<br />
venitemi dietro". Bisognava seguire l’avvertimento datole da<br />
Badoer che "firmato l’atto, tenetelo dentro <strong>la</strong> borsa e appena<br />
63
fuori girate il calesse, <strong>la</strong>sciatelo ur<strong>la</strong>re e tornate a casa, poi si<br />
vedrà,… c'è sempre tempo"<br />
Valdemarca era rimasto come se il Conte gli avesse dato un<br />
ceffone sul viso. Non poteva credere che si rega<strong>la</strong>sse l'incolto a<br />
Badoer e l’immagine del<strong>la</strong> bel<strong>la</strong> casa con <strong>la</strong> torretta gli era<br />
ronzata in testa fastidiosa durante tutto il tempo facendolo<br />
sembrare assente, qualcosa era accaduto alle sue spalle, non<br />
aveva manovrato tutto lui.<br />
Un affronto e con quegli ignoranti non aveva nemmeno potuto<br />
far deprezzare, non riusciva a crederci. Forse era perché il padre<br />
di Badoer <strong>la</strong>vorava da molto tempo per i Conti, ma questo cosa<br />
significava, anche suo padre allora.<br />
Roso da questi pensieri, si accorse di non avere dietro i Martinoia<br />
che era già in curva del<strong>la</strong> stradona, quasi a casa. Si era girato di<br />
scatto con l'impressione d’essere solo e infatti lo era. Si sentì le<br />
mani molli e cominciò a sudare di colpo. Volse il calesse e ritornò<br />
indietro. I Martinoia si ne erano andati veloci e lui invece era<br />
stato al trotto lento con i suoi inganni. Arrivò sul<strong>la</strong> strada dritta<br />
del<strong>la</strong> Bagnara, dove non poté scorgerli, erano già lontani.<br />
Calò un torpore, come non riuscisse a svegliarsi dopo un colpo<br />
ricevuto, con il pensiero fisso che il Conte aveva rega<strong>la</strong>to una<br />
casa a Badoer e a lui niente, cosa avrebbe fatto ora non lo<br />
sapeva. Li seguiva adagio, quasi sollevato dal non dover<br />
affrontare subito quel<strong>la</strong> diserzione.<br />
Arrivò che erano appena entrati dopo aver staccato il cavallo.<br />
Chiamò da fuori seduto sul calesse. Uscì Elma "e allora, cosa sta<br />
succedendo, me lo volete dire?" "niente succede, ma non<br />
vogliamo più prenderci parole e oggi basta" “e quando firmate le<br />
carte, quando?" "andremo dal prete e faremo fare una copia, e<br />
poi sul<strong>la</strong> copia si firma, questa resta a noi, lei ha l'unica di<br />
vendita del<strong>la</strong> casa e del<strong>la</strong> terra" "ma cosa volete mettere, <strong>la</strong> casa<br />
vostra con <strong>la</strong> Tenuta del Conte?" "no, ma non abbiamo niente in<br />
mano, almeno questa"<br />
Valdemarca cominciò a ringhiare, a <strong>la</strong>trare offese.<br />
“<strong>la</strong> copia è l'unica cosa che abbiamo, nient’altro che <strong>la</strong> vita dopo"<br />
Non c'era niente da fare, girò il calesse, qualche calcolo non era<br />
stato fatto bene.<br />
64
Il Conte Lanfranco <strong>la</strong>sciò <strong>la</strong> vil<strong>la</strong> dopo tre giorni, mentre i carri<br />
del<strong>la</strong> roba andavano avanti e indietro. Badoer seguiva di persona<br />
i trasporti in città, lo studio del conte, <strong>la</strong> biblioteca, ed altro.<br />
Quando i contadini seppero del<strong>la</strong> vendita, si fermarono tutti, <strong>la</strong><br />
Tenuta iniziò a mutare ai loro occhi. Si andava da una famiglia<br />
all'altra a chiedere conferma, a cercare di dire che non era<br />
possibile. Ripetevano <strong>la</strong> stessa cosa dieci, cento volte, fino a<br />
sfinirsi alcuni, dal<strong>la</strong> paura, dal cambiamento che nessuno voleva.<br />
C'erano delle vecchie che piangevano, molte erano andate in<br />
chiesa a par<strong>la</strong>re con il prete ed il prete si recò da Badoer che fu<br />
limitato di chiarimenti "ha venduto tutto, ha venduto e basta, di<br />
testa sua, cosa si può dire al Conte? il paron nuovo arriverà al<strong>la</strong><br />
fine del prossimo anno" “e fino ad allora?“ “continua come<br />
sempre, mi vedranno in giro come sempre“.<br />
RESCISSIONE<br />
Il notaio fece chiamare l’indomani dell’atto nel suo studio il<br />
cognato del Conte, Gilberto, che era in città. Il Conte Lanfranco,<br />
che non voleva più saperne niente, aveva incaricato il notaio di<br />
predisporre con lui le formalità fiscali e burocratiche.<br />
L'uomo, ricevendo <strong>la</strong> notizia, scivolò quasi a terra pur da seduto.<br />
Si avvicinò a Nalon, trattenendolo per una manica per farsi<br />
spiegare, finché il notaio si spazientì, i fatti erano semplici, pur<br />
se al dottor Gilberto non parevano possibili da contenere.<br />
Quando in modo confidenziale seppe il prezzo di vendita, il<br />
cognato emise un urletto di dolore e gli prese <strong>la</strong> tachicardia,<br />
dovette risedersi, poi chiese un bicchier d’acqua che si versò in<br />
modo maldestro sul colletto inamidato.<br />
Al<strong>la</strong> fine Nalon si risolse in un invito secco “avrei molto da fare,<br />
se non le dispiace”, ma costò serie difficoltà accompagnare fuori<br />
Gilberto dall’ufficio, sembrava inchiodato al<strong>la</strong> sedia. Uscire di lì lo<br />
avrebbe obbligato ad accettare come reale il messaggio udito.<br />
In strada sbagliò per due volte direzione, doveva avvertire sua<br />
sorel<strong>la</strong>, si ripeteva come a rintracciare chissà quale alternativa.<br />
Raggiunse in qualche modo <strong>la</strong> casa del<strong>la</strong> Contessa per riferirle<br />
l’inammissibile e gli sembrava impossibile perfino ascoltandosi.<br />
65
Lei era svanita fin da ragazza, nul<strong>la</strong> era serio per lei. La morte<br />
del figlio l’aveva schiacciata e resa ancora meno presente. Che lo<br />
dicesse lui alle ragazze, che per lei non cambiava niente, tanto<br />
al<strong>la</strong> Tenuta non ci sarebbe più andata. Gilberto ricevette il colpo<br />
di grazia.<br />
Le figlie restarono a guardarsi, chiesero qualche partico<strong>la</strong>re e<br />
finirono per dire che per il babbo era meglio così, quasi un<br />
sollievo.<br />
Uscito senza esito per il suo rimesco<strong>la</strong>mento, stupito che non<br />
crol<strong>la</strong>sse tutto attorno, corse col cappello in mano perché non<br />
vo<strong>la</strong>sse dal fratello banchiere del Conte, fermandosi a gambe<br />
<strong>la</strong>rghe quando il fiato mancava.<br />
Fu ricevuto dopo una certa attesa, il Conte Umberto ascoltò<br />
dietro <strong>la</strong> scrivania senza fiatare. Aveva un sigaro in mano, che ne<br />
uscì sbricio<strong>la</strong>to al<strong>la</strong> fine. Volle sapere nome e cognome dei<br />
compratori e chi aveva assistito all'atto.<br />
Mandò un fattorino a chiamare l’avvocato Ronchitelli ed il notaio<br />
Nalon, li attendeva al più presto.<br />
Arrivò per primo Ronchitelli, il Conte Umberto gli spiegò i fatti<br />
conosciuti ed il prezzo di vendita. Sosteneva <strong>la</strong> possibilità del<strong>la</strong><br />
rescissione del contratto per il motivo giuridico del "danno<br />
enorme", invocabile qualora il prezzo di vendita di un bene sia<br />
meno del<strong>la</strong> metà del valore di mercato; in questo caso, a suo<br />
parere, pagare 4.500.000 lire per <strong>la</strong> Tenuta lo permetteva.<br />
L'avvocato esitava, invocare un danno enorme significava far<br />
stimare <strong>la</strong> Tenuta da un perito del tribunale, seguito da contro<br />
perizie, una strada valutabile, ma di durata certo non breve. E<br />
comunque il solo che poteva invocare il danno enorme era il<br />
venditore, suo fratello. Altri potevano farlo nel caso in cui si<br />
dimostrava l'incapacità di intendere e di volere del Conte<br />
Lanfranco, significava intraprendere una via impensabile, come<br />
farlo dichiarare interdetto.<br />
Ronchitelli non riusciva a trovare corrispondenze, non avrebbe<br />
voluto nemmeno sfiorare l’argomento e il banchiere gli proibì di<br />
proseguire “troveremo altre strade, le troveremo”.<br />
66
Gilberto fu dimenticato in qualche ufficio e dopo aver aspettato<br />
al<strong>la</strong> fine osò richiamare l’attenzione, ma non avevano più<br />
bisogno di lui e poteva andare.<br />
Fu annunciato il notaio Nalon con <strong>la</strong> sua grossa cartel<strong>la</strong>, lo<br />
scrivano si fermò fuori. Espose tutto il contratto, tra<strong>la</strong>sciando <strong>la</strong><br />
parte avuta da Valdemarca nello stendere i preliminari; quelli già<br />
intendevano analizzare il suo di operato, se accennava anche<br />
so<strong>la</strong>mente al fatto chissà cosa erano capaci di sguainare.<br />
Il Conte gli chiese se avesse chiaro il valore reale del<strong>la</strong> proprietà.<br />
Il notaio si era preparato, sapeva i valori delle terre, ma non<br />
poteva conoscere il valore dell'azienda, risultante di debiti e<br />
crediti. Aveva venduto aziende che erano un tal cumulo di<br />
ipoteche o di debiti, da annul<strong>la</strong>rne pressoché il prezzo.<br />
“notaio, può pensare che ci siano debiti sul<strong>la</strong> Tenuta?, esponga<br />
un prezzo, mi serve solo di conferma” Nalon eludeva, lui aveva<br />
scritto e riscritto l'atto, tre volte, e il Conte doveva avere letto le<br />
copie, con tutto il tempo per riflettere, inoltre non era suo<br />
compito sindacare i prezzi di vendita, anzi, gli era d’obbligo<br />
l’astenersi.<br />
Il Conte banchiere tormentava un altro sigaro, era molto<br />
contrariato, che il notaio non l'avesse segretamente avvertito se<br />
ne sarebbe certo ricordato.<br />
Parlò l’avvocato rivolgendo domande tecniche inerenti. La<br />
faccenda era anche peggio, non di una promessa di vendita o<br />
preliminare si trattava, ma di un atto registrabile così com’era<br />
stato redatto, se fossero emersi contrasti.<br />
Il notaio si profondeva a riassumere quanto successo, ma il<br />
Conte continuava ad infuriarsi, al<strong>la</strong> fine nel panico tentò di<br />
esporre una via giuridica per modo di dire, <strong>la</strong>terale. Il Conte<br />
Lanfranco, poteva vendere immediatamente a terzi e questi<br />
potevano registrare <strong>la</strong> nuova vendita subito. Quando esistono<br />
due atti di vendita, chi registra per primo, non chi ha acquistato<br />
per primo, è protetto. Il primo acquirente può solo pretendere i<br />
danni.<br />
L'avvocato puntualizzò che, per prima cosa, fare due atti era<br />
truffa e, secondo, bisognava convincere il Conte venditore,<br />
impossibile.<br />
67
Il Conte Umberto prese altri appunti e nomi, ringraziò e congedò<br />
il notaio, che uscì con una smorfia di rammarico. Il Conte rimase<br />
a lungo a consultarsi con l'avvocato, era deciso a riavere quel<strong>la</strong><br />
terra, da sempre appartenuta al<strong>la</strong> sua famiglia.<br />
La via più praticabile restava l'antica via, cercare di pagare di più<br />
“è sempre e solo questione di soldi”.<br />
Prima di esporsi col fratello, volle riservarsi alcuni tentativi.<br />
Il mattino dopo fece preparare il <strong>la</strong>ndò alle sette, lo<br />
accompagnava l'avvocato Ronchitelli e lo seguiva un uomo con<br />
un calesse. Alle nove erano in cortile da Valdemarca. Questo era<br />
già uscito per andare al<strong>la</strong> vil<strong>la</strong>, il Conte Umberto mandò l'uomo<br />
col calesse a cercarlo.<br />
Dopo una mezz’ora l’amministratore era di ritorno a casa, si<br />
aspettava avvenimenti, benché non avesse previsto quali e da<br />
chi e di certo non era preparato a questa visita.<br />
Quando vide <strong>la</strong> carrozza nel suo cortile e scorse i personaggi di<br />
rilievo, gli si strozzò il respiro dal timore di quello che lo<br />
attendeva.<br />
Scese dal<strong>la</strong> carrozza l'avvocato e si presentò, il Conte banchiere<br />
rimase in carrozza e fumava guardando al vuoto, quell’uomo era<br />
un’immagine d’autorità e di distacco, come si deve essere<br />
quando si hanno i soldi.<br />
Valdemarca saltel<strong>la</strong>ndo come meglio poteva fece accomodare<br />
Ronchitelli in studio, sempre con molte scusanti.<br />
L'avvocato chiese a Valdemarca se fosse possibile rilevare l'atto<br />
di vendita del<strong>la</strong> Tenuta, erano disposti a pagare il doppio del<strong>la</strong><br />
caparra di 850.000 lire. Visto che, come avevano saputo, lui<br />
faceva da mediatore, gli sarebbe toccata un'altra mediazione di<br />
90.000 lire, se l'acquirente fosse stato convinto a recedere dal<br />
contratto.<br />
Valdemarca era in difficoltà, ribadì poco convinto che era solo un<br />
tramite tra il Conte e l'acquirente, che non si era mai par<strong>la</strong>to di<br />
mediazione, cosa che invece aveva intenzione di richiedere al<br />
Conte, ma gli uscì tutto stentato "beh mediatore… non proprio",<br />
poi soffiò e si fermò con le mani giunte tra le gambe.<br />
”che lei percepisca una mediazione o meno a noi non interessa,<br />
ci sembra strano che abbia fatto concludere un affare di questo<br />
68
genere per buon cuore, comunque è ininfluente e <strong>la</strong> nostra<br />
offerta rimane”<br />
Volevano una risposta entro pochi giorni, si adoperasse lui a<br />
contattare l'acquirente. Ronchitelli lo tranquillizzò percependone<br />
l’agitazione, tutto si sarebbe aggiustato presto e per lui al<strong>la</strong> fine,<br />
c'era sempre una riconoscenza ulteriore da valutare.<br />
Valdemarca avrebbe fatto subito il possibile, sarebbe stato<br />
puntuale in città domani.<br />
In genere il potere ha solo quello da dare, <strong>la</strong> forza, uscendo<br />
l'avvocato non resistette dal <strong>la</strong>nciare un intimidatorio "allora,<br />
siamo d'accordo, noi contiamo su di lei".<br />
L’amministratore seguì curvo Ronchitelli fino al <strong>la</strong>ndò, si sentì<br />
squadrare dal Conte Umberto, che lo salutò con il sigaro.<br />
Rientrato in casa aveva il <strong>la</strong>bbro inferiore pendulo. La paura di<br />
quello che aveva fatto due giorni prima si era trasformato, notte<br />
dopo notte, in terrore di rovina. Come aveva potuto pensare di<br />
control<strong>la</strong>re tutti i protagonisti, troppe teste matte, ingovernabili<br />
come bestie che scalciano e vanno consegnate al sensale, unica<br />
soluzione. Non vedeva esiti, stava per dichiararsi battuto,<br />
quando gli era apparsa <strong>la</strong> salvezza nel volto di quei due inviati<br />
del<strong>la</strong> misericordia.<br />
Non era ancora riuscito ad andare dai Martinoia dopo il contratto.<br />
Il Conte Lanfranco l'aveva trattenuto ad occuparsi del trasloco in<br />
città. Comunque non poteva andare a farsi rimbeccare che non<br />
firmavano niente ed ora <strong>la</strong> soluzione si mostrava.<br />
Se convinceva, e questo era semplice, i Martinoia a rinunciare,<br />
poteva, manovrando bene, avere lui le 850.000 lire di raddoppio,<br />
magari prendendo anche <strong>la</strong> mediazione, all’inizio aveva pensato<br />
in un <strong>la</strong>mpo subito con ribrezzo rifiutato, di darne una parte ai<br />
Martinoia.<br />
Ora, se il Conte banchiere acquistava, si usciva da questa visione<br />
mostruosa del<strong>la</strong> perdita totale e con una somma che lo metteva<br />
al riparo per sempre. Ma sì, troppe incognite dove sprofondare,<br />
questi messaggeri celesti erano <strong>la</strong> salvezza, i soldi tornano ai<br />
soldi ”eh così è”<br />
Convinceva i propri pensieri, basta con il saltare il fosso per<br />
lungo, doveva saperlo dall'inizio che non poteva instradare quelle<br />
69
due vacche, basta con questa pazzia è inutile cercare di<br />
raddrizzare le gambe ai cani, si usciva bene e per sempre.<br />
Si cambiava Conte soltanto.<br />
Lo tormentava ancora <strong>la</strong> rabbia che Badoer avrebbe salvato <strong>la</strong><br />
casa ricevuta, però lui ci guadagnava un mucchio di danaro.<br />
Il giorno del<strong>la</strong> firma del contratto, Badoer era uscito dal<strong>la</strong> vil<strong>la</strong><br />
del Conte all'una e mezza, era restato in giro e aveva visto<br />
tornare Valdemarca due ore dopo. Dovette resistere fino<br />
all'imbrunire prima di andare dai Martinoia.<br />
Chiese a suo figlio Marco di accompagnarlo, c’era da testimoniare<br />
al<strong>la</strong> stesura di un altro contratto. Arrivarono in calesse verso le<br />
sette di sera.<br />
A Badoer non sembrava corretto portare qualcun altro con sé a<br />
far da testimone, anche se aveva dapprima pensato a Sergio<br />
Bevi<strong>la</strong>cqua, il figlio di Pietro, del<strong>la</strong> boaria del Borghetto.<br />
Marco considerava gli affari un intrigo e Ettore era poco incline<br />
all’insegnamento e pessimo nello spiegare e preferiva fare<br />
sempre da solo. Che copiassero, si diceva.<br />
Non interpel<strong>la</strong>re il figlio era questione aperta da sempre, si era<br />
ulteriormente complicata con <strong>la</strong> lontananza di Marco da quando<br />
aveva intrapreso l’università. Ettore pensava davvero che in<br />
queste cose o si è tagliati o si è d’ostacolo.<br />
Quando Marco era nato, impersonare il padre sicuro non gli fu<br />
difficile, non gli era stato lontano ed era cresciuto con lui,<br />
soddisfatto che Marco non gli fosse uguale, amandolo per questa<br />
diversità. Sua moglie gli diceva che era un padre assorto in altri<br />
pensieri. Lui si sentiva ben partecipe, ma <strong>la</strong> mansione di padre<br />
così come <strong>la</strong> vedeva in giro, non riusciva a sceglier<strong>la</strong>.<br />
Nell’immaginario di Marco suo padre gli appariva nell’atto di<br />
uscire di casa, sempre in giro, scopritore di cose misteriose che<br />
lui non immaginava. Lo vedeva con gli altri uomini a caccia, al<strong>la</strong><br />
prove del<strong>la</strong> banda o a giocare a carte al caffè, tutte le sere fuori,<br />
sufficiente a se stesso, certo, affidabile. Sua madre era<br />
disponibile, piena di disciplina, suo padre un esploratore<br />
tormentato.<br />
70
Marco, crescendo, aveva fatto ricorso alle sue possibilità ed era<br />
metodico, a dispetto a volte di un padre che sembrava non<br />
accettare il senso del limite, mai contenuto nel suo fare. Non<br />
capiva perché volesse cose che non utilizzava, perché si<br />
mettesse in situazioni solo per provarsi, per vedere come andava<br />
a finire.<br />
Appena in strada, ognuno era con i suoi pensieri e Marco<br />
pensava ad Anna, voleva lei con tutto sé, era un fine sufficiente<br />
al<strong>la</strong> sua vita, oltre che bellissimo. Era intenzionato da tanto a<br />
par<strong>la</strong>re al padre di lei, ma intuiva che qualcosa era nell’aria dopo<br />
gli avvenimenti al<strong>la</strong> Tenuta, non era il momento. Era rimasto<br />
confuso e addolorato da questa pessima notizia, l’idea del<br />
cambio di proprietà lo affliggeva ed in un certo modo sentiva una<br />
minaccia inspiegabile per loro due. Inoltre non sapeva leggere<br />
nei pensieri del padre, apparentemente indifferente, c’era del<br />
torbido a suo parere.<br />
Ettore quel<strong>la</strong> sera invece aveva voglia di par<strong>la</strong>re con Marco di<br />
tutta <strong>la</strong> faccenda che si stava dipanando, non aveva ancora<br />
trovato il tempo per farlo, o forse ne era trattenuto, e lo fece<br />
come un torrente sballottato nel calesse.<br />
Par<strong>la</strong>va e par<strong>la</strong>va, era partito da lontano perché imbarazzato, dai<br />
caratteri tardi che lo circondavano, dagli uomini sempre identici<br />
ed ottusi, testardi nello stare male e nell’evitare ogni<br />
cambiamento.<br />
Badoer considerava uno spettacolo tutto quello che gli uomini si<br />
adoperano a fare, una follia da ridere, “guarda il Conte” diceva<br />
“crede in un cambiamento di luogo, io l’avrei tenuta come una<br />
reliquia ‘sta terra, se fossi stato al suo posto, proprio per quello<br />
che era successo, mi sembrerebbe di scappare altrimenti” e <strong>la</strong><br />
sua ira, mai espressa, ora saliva fino a farlo quasi inveire.<br />
Marco ascoltava e pensava ad Anna.<br />
Fu allora che con parole troppo svelte e saltando troppe<br />
premesse importanti lo mise al corrente di cosa stava<br />
succedendo veramente al<strong>la</strong> Tenuta e come lui si stesse<br />
implicando nel fatto. Ora Marco era là del tutto, e suo padre si<br />
stava adoperando per acquistare <strong>la</strong> Tenuta, era una notizia<br />
pesante.<br />
71
Elma era al<strong>la</strong> porta, aveva sentito scricchio<strong>la</strong>re sotto le ruote <strong>la</strong><br />
ghiaia del<strong>la</strong> corte ed era saltata su.<br />
Antonio non si mosse quando entrarono, aveva <strong>la</strong> testa tra le<br />
mani e mormorava come al solito tra sé, Elma fece un cenno<br />
all'indirizzo di Antonio, Badoer storse <strong>la</strong> bocca come fosse di<br />
poca importanza.<br />
"Antonio,…Antonio… dai Antonio che sei paron, non vorrai mica<br />
perderti adesso no, sul più bello,… quando tutto è stato fatto.<br />
Bravo, così si fa, ti sei portato bene, sei padrone del<strong>la</strong> cesura e<br />
non te <strong>la</strong> cava nessuno, ora sei sul tuo"<br />
"dove sul mio, sono come l'uccello sul<strong>la</strong> frasca adesso, cosa<br />
faccio, dove vado che non so neanche di cosa son paron…<br />
disgrassià… ecco cosa sono… cosa è mio qua?... gnente"<br />
"guarda che non bisogna chiamare disgrazia che allora sì che<br />
viene, ora non ci sono disgrazie se non si cercano, dai che ho le<br />
carte, ti sollevo da tutto, quando sarà tutto finito mi ringrazierai<br />
e non ti ricorderai più di niente"<br />
"ma quando sarà finita, quando? quello arriva, ah sì che arriva,<br />
chissà cosa sta macchinando per non essere tornato, ma torna e<br />
mi porterà solo rovine verrà e mi tormenterà fino a che muoio, è<br />
solo iniziata con quello"<br />
"Antonio adesso firmi <strong>la</strong> vendita come d'accordo a me, <strong>la</strong>scia<br />
passare un mese, non un anno, un mese, forse meno, tienilo<br />
segreto per un mese e poi glielo dici: va’ da Badoer, digli che<br />
venga da me, che lo aspetto, va’ da Badoer a minacciarlo, gli<br />
dici"<br />
Elma ascoltava, era già d'accordo. Badoer tirò fuori il contratto<br />
che aveva fatto preparare.<br />
Antonio guardò Elma, si sedette al tavolo e firmò ad uno ad uno i<br />
documenti che Ettore gli metteva sotto, ad ogni foglio era un<br />
“dove?“ e un “qua“ di risposta. Cedeva il suo contratto di<br />
acquisto del<strong>la</strong> Tenuta a Badoer per lo stesso prezzo, alle stesse<br />
condizioni, con gli stessi tempi e scadenze. Nel contratto<br />
dichiarava di aver ricevuto come caparra <strong>la</strong> stessa somma che<br />
aveva versato al Conte. Firmò un’altra procura ed altri<br />
documenti.<br />
72
Erano tutti attorno al tavolo del<strong>la</strong> cucina, Marco riconosceva uno<br />
dei traffici di suo padre che già aveva intuito e che ora gli era<br />
stato spiegato all’ultimo momento. Di quel<strong>la</strong> gente inaffidabile<br />
ignorava i modi di pensare, di certo incoerenti se non insensati,<br />
degli estranei completi e suo padre si ostinava a frequentarlo<br />
quel mondo ottuso e minaccioso. Non approvava, restava muto.<br />
Ora poteva collegare altre notizie, che da sole prendevano<br />
forma.<br />
Firmavano come testimoni Marco ed Elma, Ettore <strong>la</strong>sciò una<br />
copia del contratto sul tavolo ed uscirono nel buio, c'era una<br />
leggera nebbia, ormai l'autunno era stabile.<br />
Quando furono in carrozza guardò suo figlio "ti interessa?"<br />
"vedi tu, se dici che sono affari tuoi come al solito no, se sono<br />
anche miei, poco, sono sempre cose tue che, se non so, per te fa<br />
lo stesso"<br />
"senti, il Conte ha venduto <strong>la</strong> Tenuta a questi che sono solo dei<br />
prestanome, c’è un altro dietro, non ce <strong>la</strong> faranno mai a pagare,<br />
ho comprato il loro contratto, hanno rivenduto come hai visto"<br />
Marco lo fissò per un istante era ancora sbalordito. La Tenuta<br />
diventava loro e c’era dell’altro dietro e lo riguardava.<br />
Dalle letture dei documenti aveva compreso di quanta proprietà<br />
si trattava, obbligandosi a non provare niente, si riservava di<br />
analizzare solo quanto il cambiamento potesse toccare il suo<br />
rapporto con Anna. Per lei aveva timore, una sensazione nuova,<br />
ora non era più solo, doveva saltare un fosso tenendo qualcun<br />
altro per mano.<br />
"La puoi pagare?" "forse sì…con qualche aiuto, dei debiti" "<strong>la</strong><br />
mamma lo sa?” "non lo sa nessuno e nessuno lo deve sapere,<br />
fino a che non lo dirò, fino a che le cose non saranno pronte,<br />
casca tutto altrimenti" "e questi stanno zitti?" "gli conviene"<br />
"questi non sanno cosa conviene" "stanno imparando sul<strong>la</strong> loro<br />
pelle e faranno presto"<br />
"vuoi che ne stia fuori, vero papà?" "per ora è meglio " "se no<br />
dovresti inventarti un mucchio di balle, no?"<br />
"cosa potresti fare? inoltre a te queste cose non sono mai<br />
interessate" "ah niente, chi ha mai fatto niente davanti a te?"<br />
"Marco, lo faccio anche per te" “lo fai per te, perché hai sempre<br />
73
ischiato, questo è il massimo del rischio, non ti interessa niente<br />
del<strong>la</strong> terra, vuoi misurarti, come fai sempre del resto" "non so,<br />
non l'ho cercata questa cosa, me <strong>la</strong> sono trovata tra le mani, in<br />
mezzo al<strong>la</strong> strada dove passavo, non potevo <strong>la</strong>sciare perdere"<br />
"ma dai, tu ti diverti e basta, invece ogni oggetto, ogni bene che<br />
si possiede, ha un suo spirito che pretende un sacrificio per<br />
poterlo tenere ed un sacrificio per poterlo usare, e questa è una<br />
cosa grande e vorrà un grande sacrificio, per te invece non è un<br />
sacrificio, è una gara… io non voglio fare sacrifici alle cose,<br />
abbiamo tutto quello che ci serve, non ci manca niente, in ogni<br />
caso è roba tua, vedi tu"<br />
“sì, sono cose, Marco, abbiamo sempre paura di sporgerci e<br />
guardare più lontano del passo, poi questa sera te lo volevo dire,<br />
devi saperlo, c'è in mezzo Valdemarca, da lui avremo problemi,<br />
non mollerà presto"<br />
Il padre di Anna, maledizione agli affari e alle loro trappole<br />
infernali. Marco capì quello che prima non voleva, ecco, <strong>la</strong> sua<br />
vita era in un ingranaggio mosso da altri, eventi che nessuno,<br />
pareva, avesse cercato, si trascinavano dentro anche lui.<br />
"ho capito sì…che è in mezzo, ma come?" "allora ti interessa?"<br />
"no, ma dimmi almeno da chi dobbiamo stare attenti" "da tutti,<br />
ma da Valdemarca in partico<strong>la</strong>re, lui lo avrò contro" “dimmi<br />
allora, almeno dimmi tutto“ “voleva comprare lui e li aveva<br />
convinti a comprare per lui…raggirandoli, loro però non erano<br />
convinti e hanno cambiato carro, tutto qua“ “fosse solo tutto<br />
qua, c’è molto altro credo“ “poche cose che seguono sempre<br />
questi aggiustamenti… ci sono sempre“<br />
Spiegò il tracciato, le linee che si erano incrociate nei mesi<br />
passati, evitando i partico<strong>la</strong>ri.<br />
Marco doveva proteggere Anna, era necessario ormai par<strong>la</strong>rne.<br />
“Ettore…lo saprai…lo sento. Frequento…Anna, Anna Valdemarca.<br />
Sono innamorato di lei e <strong>la</strong> voglio sposare appena termina <strong>la</strong><br />
scuo<strong>la</strong>” “se non mi rispondi male… ti dico che è una ragazza<br />
giusta per te, hai <strong>la</strong> mia lode, è…hai fatto bene Marco, mi è<br />
sempre piaciuta, se ti interessa” “sì, mi interessa, mi interessa”<br />
“allora non ho che da benedirti ” “<strong>la</strong>scia stare papà, dai”<br />
74
Arrivarono a casa tardi, cenarono, dissero a Elisa che erano stati<br />
da Carniel, al Cairo, per un fucile da caccia.<br />
Valdemarca al primo entusiasmo per il rimedio offertogli, aveva<br />
passato un giorno e una notte febbricitante, tormentato da due<br />
voci dentro di lui, <strong>la</strong>sciare tutto, continuare, ma il guadagno<br />
senza rischio sopravanzava. E poi il Conte banchiere, che era<br />
restato a fumare in carrozza senza scendere, come uno sbirro<br />
che aspetta. E intanto, a quel<strong>la</strong> visione, <strong>la</strong> paura di rovinarsi gli<br />
cresceva.<br />
Ma certo, era <strong>la</strong> sua salvezza, ora c’era da prepararsi un discorso<br />
con i Martinoia, perché qualche cosa <strong>la</strong> si doveva dare in cambio.<br />
Qui soffriva al solo mettere in fi<strong>la</strong> le parole, dare, cosa dare, e se<br />
quelli sentivano che era <strong>la</strong> loro occasione per chiedere di essere<br />
liberati da cambiali ed ipoteche, cosa faceva?<br />
Andava avanti e indietro nelle concessioni e nelle revoche,<br />
ritirava tutto, non dava niente, poi doveva dare. Dare, dare,<br />
sempre dare, in questa vita non è mai finita.<br />
Quel<strong>la</strong> mattina prese <strong>la</strong> cartel<strong>la</strong> con tutti i documenti e salì a<br />
calesse. Rimase fermo sul sedile col cavallo che sbatteva i<br />
finimenti.<br />
Avrebbe proposto che intanto per sicurezza firmassero, come<br />
erano d'accordo, <strong>la</strong> cessione a lui del contratto, per garanzia, si<br />
diceva, non si sa mai, <strong>la</strong> morte, non chiamiamo<strong>la</strong>, ma è sempre<br />
là e giù a fare esempi, come se avesse i due davanti. Solo poi<br />
avrebbe par<strong>la</strong>to di cedere, brutta paro<strong>la</strong>, ritirarsi, meglio, dal<br />
contratto e darlo al fratello del Conte. Dirglielo? qualcosa<br />
bisognava fare.<br />
Continuava ancora a rimuginare durante il tragitto, che era già<br />
esaurito all’arrivo. Le parole avevano creato attriti e calore,<br />
quando entrò era bruciacchiato e con <strong>la</strong> tosse nervosa.<br />
C'era solo Elma in casa, lui cominciò a spiegare, nell'attesa che<br />
arrivasse Antonio, che era meglio rego<strong>la</strong>re prima le carte come si<br />
era convenuto, ma che c'erano delle cose nuove, dei<br />
cambiamenti che portavano bene per tutti.<br />
Era un amico oggi, par<strong>la</strong>va dei loro problemi nel continuare in<br />
questo affare, sempre conveniente certo, ma era da pensare<br />
75
soprattutto al<strong>la</strong> loro tranquillità e ci aveva riflettuto, arrivando<br />
al<strong>la</strong> conclusione che fosse meglio <strong>la</strong>sciar perdere tutto, “troppi<br />
pericoli, troppi problemi che non si sa mai“.<br />
Era arrivato Antonio, che si sedette sul foco<strong>la</strong>re con i gomiti sulle<br />
ginocchia.<br />
"ci sono novità" disse Elma "ancora? Dovémo copàrse? basta<br />
solo quello ormai"<br />
" noo…no, qui non si ammazza nessuno, anzi sono novità buone,<br />
che van bene per tutti, perché tutti devono andare bene in<br />
queste cose, non deve esserci uno che è scontento. C'è<br />
un’occasione, eh sì, chi poteva pensarci, le cose vengono quando<br />
vogliono ,<strong>la</strong> seguiamo e ci caviamo fuori tutti da ogni<br />
preoccupazione"<br />
Antonio aveva gli occhi tondi, cosa mai avuta.<br />
"ecco, non è semplice, ma se mi ascoltate ne veniamo fuori bene<br />
tutti e ci prendiamo qualcosa anche" "fin ad oggi ho visto solo<br />
sfortune e robe rovesce" "Antonio, ascolta. Il fratello del Conte<br />
mi ha mandato un avvocato, questo mi ha par<strong>la</strong>to… ecco…vuole<br />
comprare lui, il fratello del Conte, pensa a tutto lui, si sbrigano<br />
fra loro, noialtri usciamo tranquilli, per fare questo mi hanno<br />
offerto una mediazione, una bel<strong>la</strong> cifra che ho però<br />
contrattato…meno di 40.000 lire non accetto, no non accettiamo,<br />
o 40.000 o non si fa niente. Ecco, semplice, chiaro, tutti contenti,<br />
così non ci sono più problemi, noi abbiamo provato, ma va bene<br />
così, andiamo fuori netti, puliti e senza rogne… mi sembra che<br />
vada bene per tutti no?"<br />
Elma e Antonio si guardavano; Elma chiese "vuole un caffè ?"<br />
"no, non si disturbi" "che disturbo, faccio un caffè"<br />
Nessuno par<strong>la</strong>va, gli unici rumori erano del<strong>la</strong> cucina.<br />
"è una cosa nuova adesso" disse Elma "cosa facciamo?"<br />
"da pensarci certo prima di tutto, e prendere l’occasione… mica<br />
arrivano tutti i giorni con queste proposte"<br />
L’amministratore si mostrava mite nello scivo<strong>la</strong>re verso il punto<br />
"ma <strong>la</strong> cosa migliore è accettare subito, prima che si pentano,<br />
perché i signori sono fatti così, si alzano e cambiano idea;<br />
facciamo le cose fatte bene, io so come si fa e tutti soddisfatti<br />
ognuno con il suo per <strong>la</strong> loro strada. Basta pensieri"<br />
76
"tutto torna come prima, ma calma adesso a cambiare tutto…<br />
come?" disse Elma che preparava le tazze "ci sono tante cose in<br />
ballo, e <strong>la</strong> casa che il Conte ha dato al gastaldo, e questa qua,<br />
come si risolve? restiamo qua, e se ci…buttano fuori…chi ci<br />
garantisce, tutto torna al prima…non so mica se tutto può<br />
tornare al prima…ma…non so…non sono pratica"<br />
"Elma, Elma, non precipitiamo niente, a tutto si trova un rimedio,<br />
non stiamo par<strong>la</strong>ndo di morti” " ci mancherebbero solo quelli,<br />
anche se questo è peggio di un funerale" <strong>la</strong> voce veniva<br />
dall’uomo del camino. "non chiamiamo <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>sorte, Antonio,<br />
cosa cambia, il fratello si compra tutto, <strong>la</strong> casa di Badoer se <strong>la</strong><br />
vede lui, solito avvantaggiato… ma non ci riguarda, noi torniamo<br />
come prima con qualche soldo in tasca, ben pagati qualche ora<br />
che abbiamo perso, ne perdiamo tante per niente"<br />
"non si tratta di qualche ora, dopo stiamo qua o cosa, lei cosa fa<br />
dopo?"<br />
Per Valdemarca questa grosso<strong>la</strong>nità, questa domanda così<br />
diretta, a lui che li avrebbe volentieri macinati da Piovan, il<br />
mugnaio, cosa dire a quel<strong>la</strong> ruvidezza, come rispondere<br />
"quando abbiamo preso ognuno i nostri soldi, ed è un bel<br />
prendere senza far niente, tutto torna come prima, cosa<br />
cambia?.. è come se non fosse successo niente"<br />
Elma aveva par<strong>la</strong>to con il prete, senza dirgli tutto, questo le<br />
aveva consigliato di non rispondere mai, di prendere sempre<br />
tempo, sempre tempo.<br />
"va bene, bisognerà che ci pensiamo una mezza giornata, no?<br />
discutiamo tra noi e ci faremo vedere al più presto"<br />
"ma quale mezza giornata, vogliono una risposta entro domani,<br />
senza difetto entro domani, guardate che è <strong>la</strong> nostra salvezza"<br />
"va bene entro domani ci faremo vivi e le sapremo dire<br />
qualcosa" "ma è domani che devo rispondere" "e aspetteranno,<br />
cosa vuole che le dica, ci sono troppe robe in movimento, non è<br />
così che si può fare detto fatto”<br />
Valdemarca continuò a magnificare l'occasione unica per un<br />
quarto d'ora, ma Elma aveva una domanda fissa, cosa sarebbe<br />
successo dopo con <strong>la</strong> loro terra. Pensava livido a questi ignoranti,<br />
che avevano preso l’abitudine di insinuare, di indagare.<br />
77
Al<strong>la</strong> fine prese <strong>la</strong> strada di ritorno, d'accordo che sarebbe tornato<br />
<strong>la</strong> mattina dopo.<br />
Giustina sapeva che, appena uscito il signor amministratore, lei<br />
doveva cambiarsi, mettersi le scarpe e partire per <strong>la</strong> Tenuta. Era<br />
entrata dal magazzino dietro casa ed era già in camera, vestita.<br />
Elma <strong>la</strong> inviò subito per il viottolo.<br />
Badoer era a casa per il pranzo. Elisa vide <strong>la</strong> ragazzina dal<strong>la</strong><br />
finestra e guardò Ettore, ma del<strong>la</strong> gente lo chiamò e lui uscì a<br />
par<strong>la</strong>rci. Elisa fece entrare Giustina a mangiare qualcosa con<br />
loro, lei si vergognava e non voleva, era in una casa che <strong>la</strong><br />
intimidiva solo dal di fuori. Andrea, il figlio più piccolo dei<br />
Badoer, continuava a fissar<strong>la</strong> e lei, in una tavo<strong>la</strong> di signori,<br />
scivo<strong>la</strong>va sul bordo del<strong>la</strong> sedia.<br />
Marco, vedendo<strong>la</strong> ritirarsi sempre di più le chiese dove andasse a<br />
scuo<strong>la</strong>, lei mormorò che aveva finito e non ci andava.<br />
Par<strong>la</strong>re <strong>la</strong> mortificava e Marco smise subito. Ettore entrò e le<br />
sorrise, di lui non aveva timore.<br />
Elisa le portò un fagottino dal<strong>la</strong> cucina e prima che ripartissero se<br />
<strong>la</strong> strinse addosso.<br />
Ettore <strong>la</strong> tenne a cassetta solo fino al<strong>la</strong> curva, poi Giustina tornò<br />
al solito posto, andava così per lei.<br />
In casa Martinoia erano tutti silenziosi vicino al camino; seppe<br />
del<strong>la</strong> proposta di Valdemarca dalle parole di Elma con il<br />
commento dei <strong>la</strong>gni di Antonio.<br />
Badoer si strofinò <strong>la</strong> bocca più volte, poi si piantò con le mani in<br />
tasca a guardare il fuoco.<br />
Era un elemento nuovo in mezzo ad una catasta di altri ed era<br />
pesante, pesi considerevoli si stavano muovendo. Si fece ripetere<br />
<strong>la</strong> storia e stavolta sorrise alle 40.000 lire in ballo, promesse, e<br />
da spartire oltretutto.<br />
Guardava fuori del<strong>la</strong> finestra, che brutta quel<strong>la</strong> terra argillosa.<br />
Non era importante quale cifra; queste non erano solo nuove<br />
comparse nel<strong>la</strong> recita, era un copione nuovo e di pregio.<br />
Ora in qualche modo avrebbe dovuto esporsi, se Valdemarca e<br />
Martinoia accettavano sarebbe stato chiamato lui direttamente<br />
non poteva restare nell’ombra e scegliere quando uscire, questi<br />
illuminavano tutta <strong>la</strong> scena.<br />
78
Martinoia avrebbe detto subito che aveva già rivenduto, inutile<br />
cercare di contenerlo, tempo perso.<br />
Vendere lui al fratello del Conte?<br />
Non aveva previsto questa possibilità, immaginava si sarebbe<br />
adirato con il fratello Lanfranco, non che cercasse di riacquistar<strong>la</strong><br />
trattando suo fratello da incapace, questa mossa era uno<br />
schiaffo, una provocazione. Ed invece avrebbe dovuto pensarci,<br />
questo Conte era banchiere.<br />
Provò ad immaginare l’offerta reale: il raddoppio del<strong>la</strong> caparra ci<br />
stava tutto, l'avevano di certo promesso, come di prassi, questa<br />
gente non perdeva tempo, non scendeva il Conte banchiere con<br />
l’avvocato per offrire 40.000 lire.<br />
Valdemarca per come si erano messe le cose e per paura che gli<br />
sfuggissero, si ritirava di certo. Lo allettava il grosso guadagno<br />
senza fare niente, un ritiro molto ben pagato, avrebbe spinto per<br />
questa soluzione con tutte le sue forze.<br />
Tra nemici poi le mosse si intuiscono, dato che ci si segue e ci si<br />
spia, e Valdemarca, una volta saputo tutto, sarebbe stato il<br />
nemico.<br />
Ma ora <strong>la</strong> mano era a lui, che fare? Era tutto in movimento.<br />
Temporeggiare? Per rispondere i Martinoia avevano troppo poco<br />
tempo e quindi lui ne aveva pochissimo.<br />
Disse loro che andava ai Ronchi, lo aspettavano al mulino del<br />
paese e sarebbe tornato verso il tramonto, aveva bisogno di<br />
<strong>la</strong>sciare le novità decantare “vediamo cosa viene a gal<strong>la</strong>, non<br />
sappiamo ancora tutto, intanto non fate nul<strong>la</strong>”.<br />
Prese per il Pi<strong>la</strong>stro, sull'argine che costeggiava il Guà, mise al<br />
passo il cavallo e guardava l'acqua.<br />
Ogni piccolo vortice si scioglieva per formarne subito un altro o<br />
riprendeva qualche metro più in là, l'acqua stagnava liscia prima<br />
del<strong>la</strong> balza, poi rompeva il filo e schiumava tutto.<br />
Se si batteva <strong>la</strong> superficie, i vortici non smetteva mica di farli,<br />
uno valeva l'altro. Non si poteva fermar<strong>la</strong>.<br />
Valdemarca prima l'aveva contro, a spingere dal <strong>la</strong>to opposto, e<br />
così si puntel<strong>la</strong>vano, ma ora avrebbe spinto un altro carro e lui<br />
era sbi<strong>la</strong>nciato.<br />
79
Poteva prendere lui il raddoppio del<strong>la</strong> caparra, aveva in mano lui<br />
<strong>la</strong> cessione dell’atto di Martinoia, aveva acquistato lui.<br />
Guardava i mulinelli al centro.<br />
No.<br />
Già si era inserito in una mano di carte cominciata da due,<br />
sostituendo un giocatore ed ora si trasformava in una partita a<br />
quattro. Altra confusione, non ne escono che altri no, inutile<br />
pensare di prendere lui il raddoppio, certo lui aveva un bel<br />
carico, ma altre carte erano ancora da giocare.<br />
No, lui giocava ora <strong>la</strong> sua di mano, si continuava con questa<br />
partita o si <strong>la</strong>sciava tutto.<br />
No, adesso aveva il banco in mano e non si <strong>la</strong>scia il banco.<br />
Giunse ai Ronchi, un paesetto triste sempre di cattivo umore. Dal<br />
mugnaio che voleva vendere il mulino, ascoltò le sue tante rogne<br />
come un rumore di parole, assorto ancora nei messaggi del Guà.<br />
Cosa potevano fare al<strong>la</strong> fine il Conte Umberto ed il suo<br />
Ronchitelli? Niente, anzi in qualche modo se il conte avesse<br />
saputo <strong>la</strong> mossa di suo fratello avrebbe solo perseverato. Le<br />
nuove proposte certo contribuivano al<strong>la</strong> confusione, ma non<br />
costituivano una vera complicazione.<br />
In quel vagare per incontrare un’idea guardava <strong>la</strong> testa del<strong>la</strong> sua<br />
caval<strong>la</strong>, leale e avventurosa, con lei si sentiva in armonia, il<br />
corpo vivente cui di più restava congiunto fisicamente.<br />
Era il suo cavallo, una femmina nera con <strong>la</strong> stel<strong>la</strong> sul muso e le<br />
balzane bianche sulle zampe posteriori, Brigida. Un maremmano<br />
incrociato con un purosangue inglese, dal rozzo e forte cavallo<br />
maremmano era uscito un animale più alto e armonioso. Se l'era<br />
acquistata puledra ad una fiera, sel<strong>la</strong>ta lui per primo, sembrava<br />
che <strong>la</strong> caval<strong>la</strong> avvertisse dalle mani alle briglie al<strong>la</strong> bocca i suoi<br />
sentimenti, <strong>la</strong> ribellione a tutto che lo distingueva.<br />
Era un godimento <strong>la</strong>sciar<strong>la</strong> andare al suo trotto, continuo e<br />
deciso, lei sapeva portarlo.<br />
Quel giorno era in sel<strong>la</strong> dal<strong>la</strong> mattina, su strade battute da<br />
sempre. Da quando era iniziato quell’affare usava di più<br />
cavalcare del calesse, stancandosi tanto che certe sere, sentendo<br />
le briglie molli Brigida allungava il collo, richiamandolo al morso<br />
perché non si appiso<strong>la</strong>sse.<br />
80
Solo lui <strong>la</strong> accudiva. Una volta uno del<strong>la</strong> fattoria l'aveva spinta<br />
ma<strong>la</strong>mente con il manico di un badile e si era sentito <strong>la</strong> mano<br />
pesante di Badoer sul<strong>la</strong> spal<strong>la</strong>, sbiancato si era tolto il berretto e<br />
buttato a terra. Badoer lo raccolse muto e lo guardò dritto, prima<br />
di salire in sel<strong>la</strong>.<br />
Era ancora troppo presto per tornare dai Martinoia. Al bivio del<strong>la</strong><br />
Biscia, passato il fiume, c’era l’officina del fabbro ferraio e<br />
maniscalco.<br />
Ettore entrò nel cortile, col cavallo per le briglie “guardami<br />
questo ferro al posteriore destro Luigi, mi sembra che si muova”<br />
Luigi chiamò il garzone, Badoer teneva stretto il morso, sapeva<br />
che l’animale era nervoso al<strong>la</strong> ferratura.<br />
Un ragazzotto grosso e pesante prese in mano al garretto <strong>la</strong><br />
zampa posteriore, dopo alcuni tentativi riuscì a farglie<strong>la</strong> alzare e<br />
a girare <strong>la</strong> coda attorno allo zoccolo per immobilizzarlo.<br />
Luigi ur<strong>la</strong>va al garzone come da rituale, control<strong>la</strong>ndo il ferro.<br />
“eh si è mosso, ne fa di strada ‘sta bestia, sarei venuto in corte<br />
tra un mese signor Badoer, guardi…ha ancora l’unghia corta, per<br />
adesso stringo i chiodi ma sa, a freddo, dura quel che dura”<br />
“Luigi, intanto tira i chiodi che tiriamo avanti”<br />
Estrasse dai suoi ferri <strong>la</strong> pinza ed il martello a ribattere<br />
“sa signor Ettore che ieri ho ripassato anche <strong>la</strong> Nera di<br />
Valdemarca, anche <strong>la</strong> sua lenta ai posteriori” “Ma Valdemarca<br />
non andava da Cecio? E’ diventato tuo cliente?” “No…era di<br />
passaggio, lo vedo spesso sull’argine con il calesse, passa tutte<br />
le settimane, anche due volte” “Tieni” “Non ho mica ferrato, è<br />
una sistemata” “Tieni Luigi, tieni, ci vediamo presto in corte”<br />
“Non manco”.<br />
Tornò che erano le sette dai Martinoia.<br />
"sentite, proviamo a ragionare insieme. Fadiga vero? <strong>la</strong>sciamo<br />
perdere in modo temporaneo, cioè per ora, il contratto che avete<br />
ceduto a me, facciamo come se non me lo aveste mai passato.<br />
Se voi dite che accettate di cedere il contratto al fratello del<br />
Conte, Valdemarca vi dà 10,20,30, ha poca importanza, lui<br />
prenderebbe il doppio del<strong>la</strong> caparra, altro che le miserie che ha<br />
detto, ma é dopo il problema serio, perché succede questo…”<br />
“cosa succede ancora?” era Antonio che non resisteva<br />
81
“il giorno dopo rotto il contratto va in tribunale e in banca, in<br />
tribunale per l'ipoteca, in banca per le cambiali, come sono qua<br />
lo fa, lo farebbe chiunque, credete che dopo quanto successo<br />
Giulio Valdemarca vi ringrazia e tutto come prima? tempo<br />
qualche mese e siete su una strada, una brutta strada<br />
comunque. Anche se prendete qualche soldo ora, questo vi<br />
anticipa solo le cose, dopo averveli dati quei soldi, li rivorrà<br />
rabbioso con l’interesse. Ora lui ha un contratto per il vostro<br />
fondo e con quello si paga, ma voi avete <strong>la</strong> cesura, pulita, senza<br />
storie che vi ha venduto il Conte e di cui siete già proprietari,<br />
basta così, il resto sono tutte trappole. Tra qualche mese, in<br />
primavera, vediamo, voi venite al<strong>la</strong> cesura, io mi trasferisco di là<br />
e tutto si sistema. Meglio che le cose restino così, aggiungere<br />
dell’altro, sono solo grovigli e intrighi ce ne sono già abbastanza"<br />
Elma stava zitta e ascoltava ogni soffio, esclusi quelli del marito.<br />
Badoer <strong>la</strong> osservava di sottecchi, c'era nel silenzio di lei qualcosa<br />
di non convinto, come <strong>la</strong> ricerca di un'altra strada, non sapeva.<br />
Par<strong>la</strong>rono ancora un po’, poi Ettore disse che doveva sentire altre<br />
campane e che sarebbe tornato presto.<br />
Piovigginava e si fermò sotto i grandi pioppi cipressini del<strong>la</strong><br />
Fossona a rifarsi <strong>la</strong> scena. Non l'aveva convinta, le sue parole<br />
non erano state indiscutibili, scivo<strong>la</strong>te come <strong>la</strong> pioggia sul<strong>la</strong><br />
pietra che non imbeve. Pioveva davvero, slegò <strong>la</strong> mantel<strong>la</strong> lunga<br />
dietro <strong>la</strong> sel<strong>la</strong> e se <strong>la</strong> infilò.<br />
Elma stette sveglia fino a mezzanotte a fissare Antonio su una<br />
cosa, poi si addormentò.<br />
Era dal parroco al<strong>la</strong> messa prima, quel<strong>la</strong> delle sei, subito dopo <strong>la</strong><br />
benedizione chiese di par<strong>la</strong>rgli e il parroco, per quel che<br />
conosceva, fu ampio di spiegazioni. Tornò al<strong>la</strong> boaria che<br />
Valdemarca era già in corte con un gran sorriso, si sedette al<br />
tavolo come un moroso in attesa.<br />
Osservò che <strong>la</strong> pioggia aveva preso e che ormai il tempo era<br />
rotto. Poi d’un tratto introdusse il discorso "facciamo una cosa<br />
dove ci guadagniamo tutti e tutto resta a posto"<br />
Elma, senza guardarlo in faccia, "sì, ci guadagniamo tutti, ma per<br />
guadagnarci tutti bisogna essere chiari, noi cediamo il contratto,<br />
ed anche qua ci saranno dei discorsi, ma per prima cosa bisogna<br />
82
sapere cosa succede dopo, ecco, questa è <strong>la</strong> nostra domanda,<br />
quando <strong>la</strong>sciamo questa casa a lei, come il contratto che ci ha<br />
fatto firmare, andiamo nel<strong>la</strong> cesura, tutto netto e pulito e<br />
nessuno ha più da avere niente?"<br />
Era <strong>la</strong> questione che Valdemarca si aspettava, ma cercava<br />
sempre di negare, sperando non venisse fuori, ora era fatta.<br />
"cioè, io perderei ipoteca e cambiali vecchie che ho da sempre,<br />
<strong>la</strong>sciandovi tutta <strong>la</strong> cesura e via?"<br />
"non vorrà mica dirmi che non le ritornano il doppio del<strong>la</strong> caparra<br />
vero?… bene da quel raddoppio lei sca<strong>la</strong> ipoteca e cambiali e poi<br />
vende quello che vuole, e forse ci guadagna anche"<br />
Elma troncò fiera con un eloquente gesto del<strong>la</strong> mano, se l’era<br />
ripetuta ‘sta frase dal risveglio per usar<strong>la</strong> al momento opportuno,<br />
lo aveva detto Badoer che il raddoppio era d’obbligo.<br />
Lui restò sorpreso, ma non gli era dato il tempo per seguire il filo<br />
del dubbio, com’è che tirava fuori un discorso tale e con questa<br />
certezza poi, non era farina sua.<br />
"i conti in tasca state a farmi? quale raddoppio? pensa se<br />
quelli…ma quando? …Questa è buona, il raddoppio!"<br />
"bene, andiamo da questa gente, andiamo insieme a vedere cosa<br />
dicono, a me hanno detto che nei contratti, per romperli, si dà il<br />
doppio del<strong>la</strong> caparra"<br />
"ma questo non è rompere un contratto, questi vogliono<br />
subentrare, pagano <strong>la</strong> caparra versata e basta…e qualcosa di<br />
più…forse"<br />
"parliamo con questo avvocato e dopo si vedrà, altrimenti non si<br />
firma niente"<br />
Si era messa dura su questa strada, non <strong>la</strong> spuntava con quelli,<br />
con quel<strong>la</strong>.<br />
Stava perdendo <strong>la</strong> calma, non poteva tollerare una paro<strong>la</strong> di più<br />
in quel<strong>la</strong> brutta cucina buia dove si era cacciato, ma con uno<br />
sforzo innaturale si trattenne "andrò a par<strong>la</strong>r loro e vediamo cosa<br />
dicono"<br />
Uscì, strattonò il cavallo che girò stretto, facendo stridere i<br />
mozzi.<br />
Con questi si era messo a bal<strong>la</strong>re e questi si dimenavano e<br />
pestavano i piedi, si ripeteva tra sé per tormentarsi. Lui aveva<br />
83
fatto tutto, solo lui, con tutto il suo ingegno ci era arrivato e a<br />
questi ma<strong>la</strong>ugurati doveva dare tutta <strong>la</strong> casa in regalo, bel<strong>la</strong><br />
risata da farsi, da mangiarsi le mani, con quel maledetto doppio<br />
contratto voluto da loro. Perché poi volerlo un doppio contratto,<br />
frustò il cavallo che ruppe e dovette trattenerlo.<br />
Quello che non mandava ancora giù era <strong>la</strong> casa rega<strong>la</strong>ta al<br />
gastaldo, se lo ripeteva come una fissazione, cosa avrà fatto al<br />
Conte per farse<strong>la</strong> intestare, questa faccenda lo rimesco<strong>la</strong>va come<br />
i rifiuti di quei tangheri.<br />
E se questi non accettavano davvero? E cosa intendeva <strong>la</strong> Elma<br />
con quel "anche qua ci saranno dei discorsi", riferito al<strong>la</strong> cessione<br />
del contratto.<br />
Doveva stare calmo, per non andare nel fosso per prima cosa.<br />
Non passò nemmeno per casa ed andò in città a mangiare dal<strong>la</strong><br />
Beppa, si sedette senza voglia davanti al<strong>la</strong> pasta e fagioli e alle<br />
sardelle. Mangiò in fretta da star male e uscì per strada a far due<br />
passi, ancora un'ora da aspettare prima di andare dall’avvocato<br />
Ronchitelli.<br />
Sul<strong>la</strong> strada del corso si apriva una strada che dal centro diritta<br />
andava fino al<strong>la</strong> stazione, si fermò sul ponte dei giardini a<br />
guardare il grande cantiere. Sul<strong>la</strong> via di fronte che va alle piazze,<br />
le persone passavano monotone, attente solo a non infangarsi<br />
nello sterrato.<br />
Una ragazza si teneva il cappotto, stretta al braccio di un toso<br />
alto. Scivolò, si attaccò di colpo ridendo, lui <strong>la</strong> sorresse e rise con<br />
lei: era sua figlia Anna con Marco, il figlio di Badoer.<br />
Valdemarca si dovette appoggiare al<strong>la</strong> spalletta del ponte e stare<br />
saldo, gli riuscì di formu<strong>la</strong>re solo un pensiero, doveva andare da<br />
sua sorel<strong>la</strong> Emma assolutamente “qua nessuno mi dice niente,<br />
sono quello che paga e basta”<br />
Emma, che ospitava Anna dall’inizio del<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong>, viveva come in<br />
attesa che accadesse una disgrazia ad ogni aprir bocca, un'idea a<br />
suo modo funesta dell'esistenza. La disgrazia l’avrebbe trovata<br />
adesso, eccome.<br />
Poi il pensiero prese contorni più netti, ma gli parve impossibile<br />
affrontare <strong>la</strong> scena appena vista. Forse era questo che succedeva<br />
a voler troppo. Qui si infuriò, aveva <strong>la</strong>vorato come un asino lui,<br />
84
suo padre, suo nonno, e voleva solo cose giuste e basta. Questa<br />
mischia di pensieri lo tormentavano, era nel<strong>la</strong> confusione.<br />
Camminava con le gambe molli, entrò in un caffè “vuoi che mia<br />
moglie non lo sappia? lo sapranno tutti”<br />
Era un brutto momento, non doveva pensarci più e non dire<br />
niente a nessuno, meglio ignorare, ci mancava una disgrazia in<br />
casa adesso.<br />
Lui non c'era stato sul ponte e sua figlia era andata a scuo<strong>la</strong> in<br />
anticipo.<br />
Suonò dall'avvocato, lo fecero accomodare ed attendere.<br />
Disse con molta sottomissione e rispetto che non aveva ancora<br />
potuto par<strong>la</strong>re con gli acquirenti, cioè aveva par<strong>la</strong>to ma non<br />
c'erano entrambi e bisognava par<strong>la</strong>r loro assieme, a marito e<br />
moglie, che bisognava essere prudenti in queste cose, non era<br />
neanche il momento e non poteva farsi dire di no, insomma che<br />
avessero pazienza alcuni giorni.<br />
Guardò l’amministratore seduto davanti a lui, muto.<br />
Troppe scuse, un discorso ingarbugliato che a Ronchitelli piacque<br />
assai poco, era il suo mestiere soppesare gli avanti e indietro,<br />
convinto che tutti gli uomini mentono, sapendolo o senza<br />
saperlo, mentire è <strong>la</strong> cifra dell’uomo che par<strong>la</strong>.<br />
L'avvocato quel<strong>la</strong> mattina era di ritorno da una visita al Conte<br />
Lanfranco, per un colloquio, ma non c'era, o meglio, non<br />
intendeva riceverlo. Il rifiuto l’aveva alquanto irritato ed ora l’ira<br />
cadeva a mannaia contro quel campagnolo "se lei non se ne<br />
vuole occupare o non si ritiene adatto, lo dica, non vogliamo<br />
perdere tempo" "no, scusi…guardi…forse non mi sono<br />
spiegato…sono molto interessato…è che devo muovermi<br />
cauto…sa in queste cose, anche lei".<br />
Il paragone con lui lo offese subito, aspettava solo un innesco<br />
per saltare "cosa dovrei sapere in queste cose, mi dica lei che le<br />
conosce" "ma no…è che…qualche tempo, solo qualche giorno e<br />
tutto si calma, cioè si sistema" "cos'è che non è calmo? mi dica"<br />
"no…è tutto a posto…quieto".<br />
Inutile torturarlo per cavar sangue da una rapa che mente "va<br />
bene, senta, aspettiamo tre giorni e poi vediamo, va bene<br />
questo?".<br />
85
L'avvocato si alzò a congedarlo. L’amministratore si avviò al<strong>la</strong><br />
porta contento di potervi uscire, ma dovette tornare indietro per<br />
il cappello.<br />
Era già convinto Ronchitelli, in precedenza al colloquio avuto, e<br />
poco dopo inviò un uomo a casa di Badoer, per convocarlo nel<br />
suo studio con sollecitudine, erano comunicazioni urgenti.<br />
Badoer fu rintracciato, dopo vari giri, al mulino in paese. Si<br />
informò su chi fosse l'avvocato, quindi comprese il motivo,<br />
sarebbe andato <strong>la</strong> mattina dopo.<br />
Si era fatto dire dal vetturino che Valdemarca era stato là,<br />
deducendo che non aveva portato ancora frutti. Di nuovo le carte<br />
passavano a lui e si prefigurò le varie possibilità.<br />
L’indomani era in città prima delle sette, voleva avere tempo a<br />
disposizione.<br />
Attraversò le piazze e prese <strong>la</strong> via verso il fiume, passando poco<br />
lontano dal seminario dove aveva vissuto per più di dieci anni. Di<br />
quel posto gli tornava più di tutto <strong>la</strong> musica, l’armonium studiato<br />
in quegli anni.<br />
E adesso al<strong>la</strong> sua vera passione dedicava tutto il tempo sottratto<br />
alle carte e agli affari, con <strong>la</strong> banda del paese. Nessuna utilità<br />
pratica, solo spese, ma diriger<strong>la</strong> per Ettore era il suo modo di<br />
partecipare al mondo.<br />
Lasciò le note dell’armonium al<strong>la</strong> rotonda e si tirò su il tabarro.<br />
Era lì <strong>la</strong> casa del<strong>la</strong> signora Emma, Marco aspettava sotto. Appena<br />
due passi e subito si rigirava a guardare il portone.<br />
“L’attesa più bel<strong>la</strong> è questa, Marco, sai che ti ha già visto ed è<br />
impaziente di essere pronta per te, …ecco<strong>la</strong> che scende”.<br />
Anna chiudeva il portone e Marco l’aveva già tra le braccia, le<br />
cadde <strong>la</strong> cartel<strong>la</strong>, “Lasciate<strong>la</strong> là”.<br />
La raccolsero quando s’incamminarono, con lei che gli teneva <strong>la</strong><br />
testa sul<strong>la</strong> spal<strong>la</strong>. Avrebbe voluto seguirli, ma era un intruso.<br />
Anna gli era sempre piaciuta, fin da bambina.<br />
Annalisa, <strong>la</strong> sua seconda figlia del<strong>la</strong> stessa età, non aveva quel<strong>la</strong><br />
foga, quell’impeto di vivere che aveva Anna.<br />
Fu ricevuto dall’avvocato verso le nove, dopo mezz'ora di attesa.<br />
Badoer aveva cercato nel frattempo di par<strong>la</strong>re con <strong>la</strong> serva,<br />
senza ricevere grande aiuto.<br />
86
Ronchitelli squadrò l'uomo nell'ingresso e ne provò dispetto.<br />
Ettore sembrava quasi a casa sua, conversava ancora con <strong>la</strong><br />
Bianca quando lui arrivò e finì il discorso intrapreso, prima di<br />
salutarlo, con un mi scusi buttato là. Aveva <strong>la</strong>sciato il cappello<br />
sul<strong>la</strong> cappelliera, non se lo teneva in mano. In ufficio si trovò<br />
subito una sedia di fronte al<strong>la</strong> scrivania.<br />
L’avvocato iniziò ad esporre secco <strong>la</strong> proposta del Conte Umberto<br />
di rilevare il contratto, spiegò che non era un atto contro il<br />
fratello Lanfranco, ma che <strong>la</strong> proprietà era sempre appartenuta<br />
al casato, un pezzo del<strong>la</strong> storia di famiglia. Erano disposti a<br />
pagare il doppio del<strong>la</strong> caparra, più <strong>la</strong> mediazione, se qualcuno,<br />
presente al<strong>la</strong> transazione, avesse condotto i compratori a<br />
recedere e lui poteva essere una delle persone indicate per<br />
assolvere questo compito.<br />
Intendevano evitare rapporti diretti con il compratore, perché in<br />
queste faccende è sempre consigliabile il filtro di un<br />
intermediario al quale i sì e i no possono essere cambiati, agire<br />
di persona provocherebbe scambi definitivi, troppo frontali.<br />
Badoer aspettava le domande dell'esame in corso, taceva troppo<br />
per l’avvocato, senza quei deferenti segni di assenso cui era<br />
abituato.<br />
Ronchitelli suppose un suo interesse diretto al<strong>la</strong> vendita, dato<br />
che aveva ricevuto una donazione nello trattare lo stesso atto.<br />
"atti diversi e acquisto, non donazione, con saldo in atto e<br />
procura irrevocabile a vendere da parte del venditore, per evitare<br />
doppi passaggi" precisò con voluta pedanteria Ettore.<br />
"via, sappiamo che è stata una donazione, comunque non<br />
importa…era per dire" "è come per dire, allora, che il Conte ha<br />
dichiarato il falso in atto notarile, quello è scritto nell'atto e di<br />
quello si par<strong>la</strong>: vendita" "va bene, va bene…dunque, c'è un anno<br />
di tempo davanti per registrare l'atto, cioè gli atti, come<br />
vogliamo, e in questo tempo tutto può accadere" "il tempo è <strong>la</strong><br />
vita avvocato"<br />
Ronchitelli di solito comandava, qui non aveva presa, lo sentiva.<br />
"sì, tutti gli atti si possono impugnare, niente in diritto è senza<br />
un appiglio, ma noi vogliamo evitare liti o cause, no nessuno ci<br />
pensa, vogliamo acquistare" "riacquistare, avvocato, è già stato<br />
87
venduto" "bene, come vuole, noi diciamo acquistare, tenga<br />
presente che il valore dichiarato è meno del<strong>la</strong> metà"<br />
"non del<strong>la</strong> mia casa, che ha valore di mercato nell’atto, non<br />
facciamo i pignoli che è meglio, per ora non <strong>la</strong> nominiamo più"<br />
L'avvocato aveva accaval<strong>la</strong>to le gambe ed ora le incrociava nel<br />
verso opposto "lei ha capito, vogliamo comprare, questo è tutto"<br />
"bisogna vedere se si può e come, avvocato, gli acquirenti sono<br />
persone diffidenti e sospettose" "ma hanno questa disponibilità?"<br />
"se hanno acquistato o li hanno i soldi o li troveranno…c'è un<br />
anno…sa quante cose succedono in un anno?" “tante…tante<br />
cose…è vero…ma noi vogliamo comprare subito” “per il subito ho<br />
delle perplessità, in ogni caso le riferirò su quanto lei mi chiede”.<br />
L'avvocato si alzò di s<strong>la</strong>ncio, ma Badoer era già in piedi e lo<br />
salutava per primo "avvocato, se ho novità mi faccio sentire e<br />
comunque grazie per le richieste e <strong>la</strong> fiducia, mi saluti il Conte<br />
Umberto ed anche Lanfranco se lo vede, arrivederci"<br />
L'avvocato non lo accompagnò, Badoer si avviò al<strong>la</strong> porta, si<br />
prese il tabarro sul braccio, il cappello ed uscì.<br />
Era confermato quello che aveva immaginato, raddoppio di<br />
caparra, mediazione e altro in aggiunta. Si mise a camminare<br />
verso le piazze.<br />
Se entrava in questa partita proposta si divideva il piatto, inutile<br />
pensarci, e chi senza prevederlo prendeva di più erano i<br />
Martinoia, azienda nuova, debiti pagati e pure soldi forse. Quelli<br />
che dovevano pagare, sarebbero stati pagati. Dall’altra parte,<br />
certo, aveva un contratto, ma si entrava nell’imponderabile, da<br />
che tipo di carro gli altri si sarebbero fatti trainare non si poteva<br />
dire, erano imprevedibili.<br />
Continuare <strong>la</strong> partita da solo. Era giusta? Lasciava che i pensieri<br />
si annul<strong>la</strong>ssero o si corrispondessero, tanto ne veniva poco.<br />
Anche in banda tutti accompagnano, ma i solisti si fanno di rado,<br />
poco tempo in ogni brano. Forse era il momento di scegliere<br />
l’assolo.<br />
Taddeo, lo scarparo, era come sempre piazzato sul<strong>la</strong> sedia con le<br />
mezze gambe, fregava col raschiatoio una scarpa da donna.<br />
“Ciao Taddeo, son pronti gli stivali? visto che ti passavo davanti,<br />
son venuto io”<br />
88
Taddeo cercava di alzarsi, <strong>la</strong> gamba sciancata <strong>la</strong> teneva lunga sul<br />
pavimento e con quel grembiule di cuoio spesso sembrava<br />
dentro una fodera “sta fermo Taddeo, per carità, che tra alzarti e<br />
risederti perdi <strong>la</strong> giornata, me li prendo da me, dove sono?” “mi<br />
scusi, mi scusi tanto, davvero, se non mi alzo, posso?” “stai<br />
seduto, stai buono, dove sono?” “sul<strong>la</strong> menso<strong>la</strong>, ecco…sì…là”<br />
“passerà Elisa a pagare, con le altre scarpe” “cosa dice signor<br />
Badoer? neanche a par<strong>la</strong>rne, mi confonde” “non sta mai a<br />
confonderti per farti pagare, Taddeo, che con le braccia non si<br />
diventa signori, fatti pagare e basta” “lei par<strong>la</strong> bene, ma li vede i<br />
contadini che girano con le zoccole fatte da loro, se le portano<br />
pure sulle spalle per consumarsele meno, cosa vuole…” “vedrò di<br />
aiutarti Taddeo, camminerò tanto io” “Almeno lei <strong>la</strong> prende bene,<br />
sapesse che storie a volte” “Perché, cosa ti fanno?” “Valdemarca,<br />
mi permetto di dirle, posso? me le ha portate indietro, perché<br />
gliele ho fatte piccole, gli stringono che non può camminare…ma<br />
se ho <strong>la</strong> forma dei suoi piedi là sul<strong>la</strong> scansia alta, sono perfette”<br />
“gli sarà cresciuto il piede, un po’ tardi magari, o gli si<br />
gonfieranno forse” “scherza vero?” “no è tutto gonfio in questo<br />
periodo, si sta al<strong>la</strong>rgando…senti, mostrale all’Elisa che te le<br />
prenda, piedi di misura se ne trovano sempre in giro”.<br />
Valdemarca continuava a mettere in fi<strong>la</strong> tutte le possibilità che<br />
riusciva, senza accorgersi del suo vizio di fondo, considerare solo<br />
strade dove lui guadagnava tutto o perdeva poco.<br />
Ogni pensiero era praticamente identico al precedente, nessun<br />
avanzamento, solo ripetizioni.<br />
Quando gli si presentava al vaglio l'idea di cancel<strong>la</strong>re i debiti dei<br />
Martinoia per <strong>la</strong>sciarli poi sul<strong>la</strong> loro terra o traslocarli al<strong>la</strong> cesura,<br />
<strong>la</strong> ricacciava furioso, era contro natura.<br />
Un'ipoteca iscritta ancora con suo padre, mai.<br />
Eppure ci guadagnava nel<strong>la</strong> transazione, ma era inammissibile,<br />
tutto lui aveva fatto, non c’era da dividere niente.<br />
Così finiva che si amma<strong>la</strong>va, continuando a non dormire e a non<br />
mangiare. Tornò fiaccato dai Martinoia deciso di andare fino in<br />
fondo.<br />
89
Arrivò al<strong>la</strong> loro casa <strong>la</strong> mattina che Badoer era in città. Era fosco<br />
quando entrò in cucina, fece cercare Antonio e rimase muto con<br />
Elma in piedi, guardando fuori del<strong>la</strong> porta fino a che lui arrivò.<br />
Aspettavano.<br />
"statemi a sentire bene, perché quando esco da qui o ci sarà una<br />
decisione certa o non mi vedrete che con l'ufficiale giudiziario.<br />
Allora: voi firmate <strong>la</strong> rinuncia all'atto a favore del Conte<br />
Umberto, insieme vi restituisco il preliminare firmato tra di noi<br />
per questa casa e <strong>la</strong> terra e una dichiarazione che per tre anni<br />
non ci saranno atti per <strong>la</strong> riscossione delle cambiali vecchie o per<br />
il recupero dell'ipoteca, dopo si può sempre vedere, di sopra ci<br />
metto 80.000 lire, che vi verso nel momento del<strong>la</strong> firma, per il<br />
disturbo. Queste sono le proposte, semplici chiare e oneste,<br />
quello che dovevo dire l'ho detto, ora vedete voi se volete<br />
rovinarvi o se avete un minimo di comprendonio e capite che<br />
meglio di così non potrete mai avere, tornate come prima con<br />
80.000 lire in tasca"<br />
Antonio aveva afferrato “80.000 lire” che non aveva mai visto<br />
insieme in tutta <strong>la</strong> sua vita, neanche maneggiato, si girò verso<br />
Elma, che taceva e sospirava sul<strong>la</strong> tavo<strong>la</strong>, ma poi non resistette<br />
"80.000? eh… sono soldi… bisogna pensarci qua… ma…‘ste cose…<br />
sono chiare… ah… Elma?" "chiare e semplici, Antonio, prova a<br />
pensare quando potrai avere un'altra occasione del genere, mai<br />
e senza rischi, fa’ il conto che sia già una cosa fatta" Antonio<br />
guardava da sotto Elma e lei fece, senza alzare lo sguardo, "tre<br />
anni, vero, tre anni, e dopo? come sempre, si ricomincia, uccelli<br />
sul<strong>la</strong> frasca, comunque questa è <strong>la</strong> vostra ultima proposta e va<br />
bene, <strong>la</strong> nostra è che su questa cosa le daremo una paro<strong>la</strong> dopo<br />
un consiglio" "aspettare ancora? Ma quale consiglio Elma, quale<br />
consiglio, queste sono cose segrete, che devono stare tra di noi,<br />
una paro<strong>la</strong> fuori e salta tutto o non è più come prima"<br />
"qua nessuno par<strong>la</strong> signor Valdemarca, ma mi permetterà<br />
almeno di fare due ragionamenti da soli, fare i nostri conti, non<br />
le sto dicendo di no e quindi anche se esce, le chiediamo di poter<br />
pensarci un giorno, una notte, che tanto non dormiamo più"<br />
"non si dorme più, non si dorme più un minuto, solo disgrazie"<br />
Antonio muggiva basso "va bene un giorno per rispondere… se è<br />
90
una cosa seria" "e come non può essere seria, che è <strong>la</strong> nostra<br />
vita e quel<strong>la</strong> dei figli" "va bene, va bene ho detto, domani<br />
pomeriggio vengo qua e si fa tutto" "ci vediamo domani<br />
pomeriggio signor Valdemarca"<br />
Uscì con un “pensateci bene“ pieno di asprezza.<br />
In città aveva finito che non era mezzogiorno, Badoer prese per<br />
<strong>la</strong> Fossona. Il percorso gli servì ancora per collegare intrecci<br />
possibili, scegliendo le eventualità percorribili fino al<strong>la</strong> prossima<br />
buca di strada e cigolio delle balestre, poi tornava tutto allo<br />
stesso principio.<br />
In se stesso aveva già scelto ed era l’unica possibilità, doveva<br />
mettersi da solo, affrontare questa faccenda come se lui l’avesse<br />
iniziata, con gli altri avrebbe solo mercanteggiato le schegge che<br />
continuavano a staccarsi. Andrà come andrà, le carte ormai di<br />
questa partita sono distribuite o sul tavolo e per una volta le<br />
conosco, le mie le ho ancora in mano, non ho abbassato niente.<br />
Entrando dai Martinoia scelse di passare dietro <strong>la</strong> rimessa dal<strong>la</strong><br />
parte delle stalle, vi trovò Antonio.<br />
Brontolò che quell’altro era andato via, non c'era nessuno<br />
adesso, era venuto con proposte nuove<br />
"nuove?" "sì nuove, ci dà 80.000 lire e tutto resta come prima<br />
dei fatti e per tre anni non ci fa atti contro, poi non si sa, o forse<br />
lo sa lui" "Antonio queste sarebbero le proposte nuove? non<br />
cambia niente, sempre in bilico siete e restate" "dovrà andare<br />
così per me, questa è <strong>la</strong> mia vita boia, cosa devo dire"<br />
Entrarono in cucina, Elma si sedette con gli uomini e spiegò<br />
tutto, in ordine e poi continuò.<br />
"con 80.000 lire paghiamo le cambiali che lui ha in mano, se<br />
vendiamo <strong>la</strong> campagno<strong>la</strong> dei Ceba, che al<strong>la</strong> fine non ci rende<br />
niente, non dico che saldiamo l'ipoteca, ma quasi, qualche altro<br />
sforzo e può darsi che ci liberiamo in buona parte e magari da<br />
questo torchio per sempre…mah" "Elma, con le 80.000 lire saldi<br />
solo una parte di cambiali, resta l'interesse per il quale avete<br />
firmato un contratto a parte, te lo dimentichi, con <strong>la</strong> vendita<br />
del<strong>la</strong> campagno<strong>la</strong>, che è zeppa di spese, non pagate che mezza<br />
ipoteca, no Elma, non vi liberate da niente, restate a metà fosso,<br />
91
senza soldi e senza terra, non ce <strong>la</strong> fate… così avrà solo indietro i<br />
soldi che ora vi vuole dare, un altro grande affare fate"<br />
Svolsero conti su conti, quando Elma costruiva una possibilità,<br />
Ettore <strong>la</strong> scartava: persa questa occasione, mai più un'altra si<br />
sarebbe ripresentata per liberarsi bene di quel<strong>la</strong> loro terra inutile.<br />
Restarono così, a volte con lunghi silenzi, aspettando che<br />
qualcosa arrivasse, fino all'imbrunire, una veglia funebre.<br />
Antonio fermo con i gomiti sul<strong>la</strong> tavo<strong>la</strong>, si teneva <strong>la</strong> testa.<br />
"vi conduco nel<strong>la</strong> direzione corretta, scartare non serve, quando<br />
sarà qua ditegli che faccia pure i suoi atti e voi farete le vostre<br />
difese, queste parole qua gli dite e ditegli che non venga più”<br />
"esatto, proprio così…perfetto… che faccio un colpo ogni volta<br />
che lo vedo"<br />
Antonio ora si era raddrizzato "questo ho da dire? solo questo?<br />
non devo dire altro signor Badoer ?" Elma lo fissava "nient'altro".<br />
Venne al<strong>la</strong> Fossona il giorno dopo, piovigginava, eravamo ai<br />
morti, giorni di lutto.<br />
Valdemarca era sul<strong>la</strong> porta e continuava ad alzare <strong>la</strong> voce, ma<br />
erano sibili, fischi e stridii di sassetti sul pavimento, sputacchiava<br />
con lo sguardo perfido.<br />
"a me dite che faccia i miei atti…, non vi interessa niente vero?,<br />
credete di avermi in mano, ma quale mano, vi accorgerete<br />
quando sarà tardi, troppo tardi, eh già, è finita… fare quello che<br />
si vuole e prendere in giro…e voi farete le vostre difese?, le<br />
difese che fa il maiale quando lo tirano su per le gambe farete,<br />
quelle difese là,…e non ci sarà nessuno a difendervi, perché cari<br />
miei… qualcuno, che non so, vi sta montando <strong>la</strong> testa a voialtri, e<br />
sì… cari i miei furbacchioni, <strong>la</strong> fine del porco e sarà poco, ma<br />
credete di rovinare me, me? voi non sapete ancora con chi avete<br />
da fare, lo vedrete presto…e non venitemi a dire che vi getto su<br />
una strada eh, perché non è su una strada che vi getto, sarebbe<br />
meglio che prima andaste tutti a buttarvi in canale sarebbe<br />
meglio… sì…io vi rovino”<br />
Cercava di non <strong>la</strong>sciare quel portico di casa, ma era ormai al<br />
limite, ancora un gradino ed era in cortile, scese il gradino.<br />
92
“Fatta anche questa”, si disse montando sul calesse, “bisogna<br />
cavare questo ostacolo”, già, come fosse possibile.<br />
Sull’argine, per calmarsi, non trovò di meglio che rifinire <strong>la</strong><br />
punizione che avrebbe impartito con una rivincita che si sarebbe<br />
preso.<br />
Avrebbe messo le cambiali in banca e sarebbe andato<br />
dall'avvocato per far esigere l'ipoteca e gli interessi sulle<br />
cambiali, come da contratto allegato al prestito. In banca<br />
portava anche le altre cambiali firmate il giorno del contratto per<br />
pagarne <strong>la</strong> caparra.<br />
E lì ci fu <strong>la</strong> prima spina a rovinare in parte <strong>la</strong> vendetta, non erano<br />
di 850.000 lire le cambiali che aveva in mano, ma per un<br />
importo di 550.000 lire. Ebbe un moto di sospensione, i<br />
testimoni, ecco, occorrevano per il resto del prestito dato, poteva<br />
trovarli, certo serviva più tempo e pure un avvocato, ma intanto<br />
li metteva in ginocchio e li costringeva a rinunciare al contratto,<br />
oltre che rovinarli. Qui gli apparve l'idea che lo fece quasi<br />
sobbalzare per <strong>la</strong> gioia e strattonò il cavallo che s’arrestò.<br />
Tutto questo poteva proporlo proprio a Ronchitelli, l'avvocato del<br />
Conte Umberto, e così, ma guarda a volte il caso, proprio non si<br />
può mai dire, avere lo stesso il raddoppio del<strong>la</strong> caparra e tutti i<br />
suoi soldi. Ma certo, doveva <strong>la</strong>vorarci subito e pensare che non<br />
dormiva e non mangiava più, così doveva fare.<br />
Fece ancora qualche centinaio di metri che gli apparve una<br />
nuvo<strong>la</strong> in questo cielo luminoso, una nuvoletta. Se avesse fatto<br />
escutere le cambiali vecchie e l'ipoteca ci voleva del tempo per il<br />
tribunale, prima cosa, inoltre <strong>la</strong> campagna andava all'asta e se<br />
ne ricavava, con quei malnati dei periti e dei giudici, una cifra<br />
ridico<strong>la</strong>, come sempre va con le proprietà sequestrate, forse<br />
neanche tutto l'importo. Eh no, e quando poi? con che tempi, con<br />
che spese? Era meglio registrare l'atto di vendita che gli avevano<br />
firmato e si evitava dispendi inutili.<br />
Ma sì, questa era <strong>la</strong> strada, si intestava tutto e li cacciava il<br />
giorno dopo con i gendarmi. Intanto metteva in banca le cambiali<br />
ultime e le riscuoteva facendosele pagare dall'avvocato, se<br />
voleva far sciogliere il contratto per sopravvenuta inadempienza<br />
93
del debitore, giusto, con un provvedimento di urgenza del<br />
giudice.<br />
Bravo, proprio così. Il cavallo aveva ripreso a trotterel<strong>la</strong>re, ma si<br />
prese subito un colpo al<strong>la</strong> bocca dal morso, “ferma bestia”.<br />
La realtà vinceva sempre <strong>la</strong> mano.<br />
Se metteva le cambiali nuove in banca per escuterle, il tribunale<br />
ancora una volta metteva un sequestro sull'unica proprietà che<br />
avevano, <strong>la</strong> campagna con le case e questa andava all'asta<br />
daccapo, tornava il problema appena risolto, no, neanche<br />
questo.<br />
Dunque intestarsi lui <strong>la</strong> terra e le case con il contratto che aveva<br />
in mano, questo dapprima, e solo poi escutere le cambiali nuove.<br />
Gli serviva sempre tempo, perché bisognava trovare un<br />
compratore e non il primo che passa per <strong>la</strong> strada, se voleva<br />
prenderci il massimo, più di quello che l'aveva valutata. Voleva<br />
dire aspettare quindi, non poterli obbligare a pagare le ultime<br />
cambiali e non poter portare il risultato al Conte Umberto.<br />
E se non si presentavano di loro volontà a registrare l'atto? se<br />
fatti i conti questi non venivano? bisognava fare un atto privato<br />
registrato a suo nome e poi vendere a terzi. Maledizione a loro,<br />
doppia intestazione quindi, con <strong>la</strong> tassa di registro del<strong>la</strong> prima a<br />
suo carico, altri soldi e non pochi, persi, buttati.<br />
Ecco cosa significa comprarsi una causa invece che fare un<br />
contratto, come fanno tutti gli stupidi. Ma chi lo poteva<br />
prevedere tutto questo bordello “maledetto anche tu cavallo. che<br />
vai dove vuoi e ti ammazzerei con loro se potessi, sei tu brutta<br />
bestia che ammazzi me, hooo”. Il cavallo rifiutava quelle mani<br />
colleriche che non dirigevano più.<br />
Badoer ripercorreva gli avvenimenti, ma al<strong>la</strong> fine si disse che<br />
descrivere un movimento non è fermarlo, <strong>la</strong> descrizione è<br />
sempre imperfetta finché l’oggetto cambia collocazione, e tutto<br />
era in moto.<br />
La baraonda doveva finire, doveva fermarsi almeno qualcosa,<br />
altrimenti poteva continuare rivoltando al caso.<br />
Poteva non avanzare più nel contratto d’acquisto ed essere solo<br />
un mediatore, l’opportunità di guadagnare molto c’era. Lui e il<br />
94
Conte Umberto sapevano entrambi quanto valeva <strong>la</strong> Tenuta,<br />
poteva guadagnarci molto di più del raddoppio del<strong>la</strong> caparra,<br />
questa proposta era solo <strong>la</strong> prima, buttata là per saggiare.<br />
Avrebbe voluto ancorarsi al<strong>la</strong> netta convenienza di questa strada,<br />
ma qualcosa in lui, che il pensiero logico non control<strong>la</strong>va<br />
interamente, aveva già deciso di misurarsi con altro e si serviva<br />
di quel rimuginare solo per trovare uno s<strong>la</strong>ncio, un impulso a<br />
muoversi verso <strong>la</strong> contesa che lo attendeva.<br />
Nessun bisogno di consenso o di apparire aveva voce in lui,<br />
ineludibile era invece il senso di avventura che prendersi quel<strong>la</strong><br />
terra gli dava.<br />
Avrebbe comprato lui.<br />
Si accorse elencandole che le somme da metter insieme gli<br />
giravano in testa da tempo.<br />
La cifra era imponente e le persone da convincere erano tante, lo<br />
vedeva bene e non solo ora. Chissà quanti castighi pronti a<br />
cadere.<br />
Doveva vendere quasi tutte le sue proprietà, coinvolgendo<br />
persone che a queste liquidazioni avrebbero opposto resistenza,<br />
cattiva alcuni, per cui era giusto partire dai più rognosi che<br />
resistono di più e fanno perdere più tempo.<br />
Per primo si vendeva il mulino di Rottanova.<br />
Sbrigate alcune faccende del<strong>la</strong> giornata, Ettore andò da Antonio<br />
a farsi raccontare le minacce certamente ricevute da<br />
Valdemarca.<br />
“va sempre peggio, qua mi buttano a terra… come ‘ste bestie”.<br />
Trattava male le vacche che scartavano.<br />
Badoer si era piantato al centro con le mani nelle tasche.<br />
Quell’uomo era capace solo di <strong>la</strong>vorare fino ad accopparsi,<br />
pensava solo a faticare e non provava nul<strong>la</strong>, niente per i figli, <strong>la</strong><br />
moglie, dentro quell’uomo c’era vuoto ed un cartoccio per anima.<br />
Una prominenza ossea sopra gli occhi gli faceva sporgere le<br />
sopracciglia scure e terminava con due bitorzoli <strong>la</strong>terali. Era<br />
disfatto e stava a spingere una vacca a terra, sempre violento.<br />
“è quel<strong>la</strong>, Antonio, che sta male? Cosa ti cambia se <strong>la</strong> metti in<br />
piedi?”.<br />
95
Il bovaro diede uno scatto di rabbia. Ne faceva sempre di<br />
movimenti scomposti, ma ora non control<strong>la</strong>va più, era nel<strong>la</strong><br />
confusione delle bestie costrette che fanno avanti indietro per<br />
sottrarsi.<br />
Quel<strong>la</strong> mattina che avanzava dritta nell’inverno, Antonio non<br />
mostrava nemmeno <strong>la</strong> coscienza dell’istinto a frenarlo, Antonio<br />
era cambiato.<br />
INVERNO<br />
Stavano tagliando i p<strong>la</strong>tani, quelli a ceppaia nei fossi e i fusti<br />
delle bordure venivano mondati dei rami. Si ripassavano gli<br />
alberi per tagliare i viticci, gli stropari, ammucchiandoli a fascine<br />
per legarci le viti.<br />
Era il periodo morto del<strong>la</strong> campagna, ricoperta di neve e con i<br />
fossi ghiacciati, i contadini passavano il tempo dietro a <strong>la</strong>vori di<br />
rappezzatura. Tanto le giornate erano corte e buie, si attendeva.<br />
Al<strong>la</strong> sera i contadini vicini si riunivano a fare filò al caldo di una<br />
stal<strong>la</strong>. I vecchi a giocare a carte o a discorrere, le donne a<br />
<strong>la</strong>voricchiare a qualche indumento, i morosi nell’angolo più<br />
dimenticato a sussurrare per l’ultimo inverno, l’anno dopo a<br />
maggio o a settembre andavano a nozze.<br />
Badoer era al borghetto dai Bevi<strong>la</strong>cqua, <strong>la</strong> mattina che<br />
uccidevano i porcelli.<br />
Amedeo era seduto su una cassetta, sotto il portico. Teneva in<br />
mano uno scarpone e ci sfregava sopra l’organo del maiale<br />
affumicato, per ingrassarne il cuoio.<br />
“Ti risparmio <strong>la</strong> storiel<strong>la</strong> di tutti gli anni, ma devo dirti che hai<br />
una buona mano per gli scarponi, neanche un goccio d’acqua<br />
quest’inverno”<br />
“Magari signor Badoer, invece da adesso fino a marzo mi terrò i<br />
piedi umidi, è così che va”<br />
Avevano preparato tutto, i pentoloni di acqua calda bollivano<br />
attaccati al treppiede. Stavano andando a prendere il primo dei<br />
due. Amedeo aveva aperto <strong>la</strong> porci<strong>la</strong>ia e stava entrando nello<br />
stabbio con il catino del pastone per attirarlo e farlo uscire. Uscì<br />
verso l’aia trottando una mole enorme per quelle zampette<br />
schiacciate e ricoperte da pieghe di grasso. Gli uomini erano<br />
96
defi<strong>la</strong>ti, di spalle per non insospettirlo. Amedeo aveva in mano<br />
un cordino a <strong>la</strong>ccio, lo afferrò di scatto per un orecchio,<br />
girandogli il <strong>la</strong>ccio attorno al muso, appena legato per il grugno<br />
lo tirava in alto, quello ur<strong>la</strong>va incredibilmente, ma era preso.<br />
Gli altri si gettarono sopra, due per davanti e due dietro, e gli<br />
legarono le gambe, mentre Amedeo lo teneva tirato per il grugno<br />
che non mordesse. Quanto ur<strong>la</strong> un maiale, lo colpiva sempre.<br />
Era rovesciato a terra, da lì lo trascinarono sopra lo scalone e, in<br />
quattro per le stanghe e due a tenerlo, lo portarono sotto il<br />
portico.<br />
Stril<strong>la</strong>va raschiando <strong>la</strong> go<strong>la</strong>, lo scannatore gli piantò il coltello al<br />
collo, affondò e ritrasse, alzarono di nuovo <strong>la</strong> sca<strong>la</strong> e misero un<br />
secchio sotto per raccogliere il sangue che spumeggiava scuro e<br />
fumante, soffiando dal<strong>la</strong> ferita. Gli strilli tramutati in soffi si<br />
spegnevano a scatti.<br />
Il corpo smise di agitarsi, scendevano ormai poche gocce, si<br />
attaccò per le zampe posteriori al<strong>la</strong> trave, venne sollevato e<br />
quindi gli fu aperta <strong>la</strong> pancia dal<strong>la</strong> coda al collo. Quanto estratto<br />
veniva messo sul<strong>la</strong> tavo<strong>la</strong> preparata. Lo abbassarono ancora dal<br />
trave mentre giungevano ancora paioli di acqua bollente da un<br />
treppiede all’aperto e anche dal<strong>la</strong> cucina, gli rovesciarono sul<strong>la</strong><br />
pelle l’acqua bollente che fumava e l’uomo con un coltello diverso<br />
cominciò a raschiarlo.<br />
Apparve il bianco del<strong>la</strong> cotenna, era tutto pulito. Ripassarono un<br />
ferro tra i tendini delle zampe posteriori, gettarono una corda<br />
sopra il trave anteriore del portico per issarlo di nuovo.<br />
Altro sangue raggrumato co<strong>la</strong>va sul selciato. Il corpo svuotato<br />
rimase bianco, diverso, vuoto, all’aria come i groppi di lenzuo<strong>la</strong><br />
messi a goccio<strong>la</strong>re dal<strong>la</strong> lisciva.<br />
Ettore con i Bevi<strong>la</strong>cqua parlò poco, erano settimane confuse dai<br />
passaggi avvenuti, tutto era ancora in movimento e non era il<br />
caso di fare disegni.<br />
Tornò al<strong>la</strong> fattoria pensando a quali altre proprietà mettere<br />
mano, a cosa doveva iniziare a vendere oltre al mulino.<br />
97
IL MULINO<br />
Da sua madre aveva ereditato il mulino di Rottanova, uno dei<br />
grossi del<strong>la</strong> regione, anche le sorelle avevano vantato dei diritti a<br />
suo tempo, ma come era usanza le aveva compensate con <strong>la</strong><br />
dote, l’abitazione in città e del danaro.<br />
Il paesotto era il punto di raccolta di tutti i contadini dispersi<br />
nel<strong>la</strong> grande campagna che portava al delta del fiume. Attorno al<br />
paese tutto andava avanti come nei secoli. Terre buone, ma<br />
spezzettate in modo impossibile, abitate da contadini a volte<br />
difficili, duri.<br />
Badoer vi si recava tutte le settimane con il treno, vicino al<strong>la</strong><br />
stazione di arrivo teneva un calesse ed un cavallo in scuderia da<br />
un fiaccheraio.<br />
Partendo all’alba, in tre ore c’era e con <strong>la</strong> giornata davanti.<br />
Tornava a notte fonda o il giorno dopo.<br />
Seguiva il <strong>la</strong>voro di mugnaio un suo lontano parente, Mattiazzo<br />
Augusto, rimasto vedovo da giovane, moglie e figlio morti per<br />
parto, ora quell’uomo mesto viveva solo con <strong>la</strong> sorel<strong>la</strong>.<br />
Con Augusto, così incline ad una scontrosità <strong>la</strong>mentosa, Badoer<br />
entrava spesso in contrasto per le questioni più disparate:<br />
rinnovi delle macchine, manutenzioni, prezzi, tutto era per lui un<br />
grosso problema. Il gastaldo avrebbe voluto macchine produttive<br />
e prezzi alti, il mugnaio al contrario si muoveva tutto al<br />
risparmio.<br />
Per Badoer era un pitocco, lo sarebbe rimasto fino al<strong>la</strong> morte e<br />
così lo trattava, anche senza accorgersene. L’interca<strong>la</strong>re preferito<br />
di Augusto era “tu fai tutto facile, sempre facile” e <strong>la</strong> risposta<br />
non di rado “dai facciamo<strong>la</strong> difficile che viene meglio”.<br />
Il grosso delle farine del<strong>la</strong> zona passavano di là, era Badoer che<br />
faceva i contratti con i grandi produttori, mentre l'altro avrebbe<br />
ancora perso tempo a trattare i 50 Kg arrivati a groppa d’asino.<br />
Inoltre facendogli macinare grosse partite, Mattiazzo era più<br />
control<strong>la</strong>bile; certo il quintale qua e là passava, ma i piccoli furti<br />
si mettevano nel conto.<br />
Attorno al mulino c'era una corte con magazzini, dove abitavano<br />
Augusto e <strong>la</strong> sorel<strong>la</strong>, e poco lontano una grossa boaria abitata<br />
dai contadini che coltivavano il fondo di 40 campi.<br />
98
Il mugnaio aveva una specie di contratto d'affitto, che si era<br />
portato dietro, per una serie ingarbugliata di motivi, ancora dal<strong>la</strong><br />
madre di Badoer. Nei fatti, era un dipendente a cottimo, ben<br />
pagato, un tanto a quintale di macinato, ma era rimasto questo<br />
affitto, mai caduto.<br />
Dietro al mulino c'era il canapificio, dove producevano sacchi di<br />
iuta e teli di canapa e corde, non era una grande attività, ma<br />
anche quel<strong>la</strong> dava <strong>la</strong> sua buona resa.<br />
Il complesso era ben piazzato, nel centro di una grande zona a<br />
cereali, con macchine nuove e con il fiume a ridosso. Molte delle<br />
granaglie erano trasportate sul corso d’acqua e giungevano al<strong>la</strong><br />
banchina d’attracco.<br />
Nel torpore del treno i pensieri si svolgevano monotoni con <strong>la</strong><br />
cadenza delle fessure tra le rotaie.<br />
Il mulino andava venduto per primo, Badoer aveva già ricevuto<br />
un’offerta senza il seguito di una trattativa a suo tempo con un<br />
altro proprietario di mulini, Schidoni.<br />
Nel fondo buio dove si stivano i desideri con i ricordi, il mulino<br />
non se lo trovava più, svanito, lo avrebbe venduto e basta.<br />
La Tenuta rec<strong>la</strong>mava ora il suo posto e quel giorno, sul treno per<br />
Rottanova, sentiva crescere questo desiderio, nato<br />
accidentalmente o forse scoperto in maniera accidentale. Per il<br />
mulino provava nostalgia, come se già non ci fosse più.<br />
Quel posto buio con macchine giganti da piccolo lo<br />
impressionava, girava solo nelle immense stanze dove si<br />
muovevano cinghie e buratti ed era già avventura.<br />
In un passato ancora molto intenso, suo padre lo conduceva con<br />
sé e spesso lui si era fatto accompagnare da suo figlio, come da<br />
tradizione. Probabilmente Marco, con <strong>la</strong> sua aria distante dal<strong>la</strong><br />
pratica mercantile, non si sarebbe occupato del mulino un<br />
giorno. Eppure aveva saputo che vi era tornato di recente, con<br />
Anna, a mostrarle l’impianto e avevano pranzato al<strong>la</strong> Riva. A<br />
Badoer fece piacere sapere che Anna era interessata alle cose<br />
serie.<br />
Il mulino insomma andava venduto e tanto altro poi a seguire.<br />
99
Con lo stridio dei freni ad una fermata ricordò Valdemarca. Le<br />
sue avide mosse avevano fatto nascere in lui l’ambizione e il<br />
risentimento era amaro verso chi l’aveva costretto ad agire.<br />
La strada d’uscita che gli si era mostrata, con una casa più<br />
grande per lui e un buon guadagno ancora non lo soddisfaceva.<br />
Chi ha scelto di iniziare ora si ritira. La spinta rabbiosa iniziale si<br />
stempera, nessun nemico minaccia più. Cosa lo muoveva allora?<br />
“È <strong>la</strong> caccia che ti porta Ettore, hai presagito l’avventura e il suo<br />
provarti, è tardi per questo mulino, non ti dà più stupori”.<br />
Arrivò a Rottanova che erano le nove, Augusto si trovava sul<strong>la</strong><br />
banchina con alcuni uomini a caricare sacchi su un barcone.<br />
Scorse Badoer andare in ufficio e lo raggiunse che stava già<br />
par<strong>la</strong>ndo con il contabile, il vecchio Gigio, Luigi Carraretto.<br />
Gigio era un'ossessione per Augusto, teneva i conti con una<br />
precisione che gli suscitava pura avversione. Era l'uomo di<br />
Badoer, forse glielo aveva appioppato per dispetto, ma era arduo<br />
dimostrarlo, visto che <strong>la</strong>vorava al mulino da prima di lui.<br />
Dopo il solito resoconto dell'attività, Ettore chiese a Gigio se<br />
avesse visto Carminati, un commerciante di granaglie che era<br />
spesso al mulino, "è sempre qua attorno" rispose Gigio "anche<br />
ieri".<br />
Badoer disse che sarebbe tornato il pomeriggio per i conteggi,<br />
uscì e si diresse a Campo d'Iso<strong>la</strong>.<br />
Augusto restava sempre impa<strong>la</strong>to dinanzi a quelle mosse<br />
repentine, aveva molte rogne improrogabili da discutere, ormai<br />
non contava più i tentativi fallimentari di essere considerato.<br />
Con Adriano Carminati, Badoer aveva una lunga amicizia. Era<br />
quel tipo di mediatore che conosce tutti gli intrighi patrimoniali di<br />
provincia e dintorni, erano stati in collegio assieme, poi si erano<br />
persi e ritrovati anni dopo attorno al mulino. Rivederlo evocava<br />
storie che non se ne volevano andare, almeno dentro di lui,<br />
come un odore vecchio che ti sorprende e ti riapre una fi<strong>la</strong> di<br />
ricordi.<br />
All’Osteria del<strong>la</strong> Crosara si fermò fuori. Qualcuno, uscendo, lo<br />
vide e ritornò dentro ad avvertire. Sul<strong>la</strong> porta apparve Carminati<br />
con un sorriso già connivente. "Badoer, dove vai in giro?"<br />
"Guarda, sono qua, Carminati…guardati… sempre preciso, quanti<br />
100
culi hai palpato di spose questa settimana …ah… dimmelo?"<br />
"portano fortuna Ettore, ma mi ci vorrebbero i tuoi soldi…quello<br />
mi vorrebbe… i culi passano" “Ah dai Adriano, alza il tiro allora,<br />
più su…più su o più giù? e poi lo sai che i soldi sono del<br />
demonio… non hai paura dell'inferno?" "dopo…c'è tempo, dopo<br />
vedremo, aspetto sempre che vengano a dirmi come si sta … ma<br />
non vedo nessuno"<br />
Entrarono in osteria e si sedettero al tavolo tra il banco e <strong>la</strong><br />
finestra, arrivò <strong>la</strong> ragazza.<br />
"Luigina, ce l'hai il moroso? sì che ce l'hai, ma se vedi il figlio di<br />
questo, lo molli subito, anche se è per una sera… il più bel toso<br />
che c'è in giro, lo dice anche mia moglie… che mi dicono se ne<br />
intende" "e allora, signor Carminati, non è per me, si faccia il<br />
conto" "ah Luigina, provare non fa mai male…dopo si vede" "cosa<br />
prendete?"<br />
"ma, lo prenderesti del prosciutto con il vino? " "prendiamo<br />
quello che vuoi" "prosciutto e vino di Casarsa, non <strong>la</strong> melma che<br />
dai in giro Luigina, cosa dici?" "vino dei signori… e prosciutto da<br />
signori, va ben"<br />
Carminati era il padrino di battesimo di Marco. Chiese di lui,<br />
aveva per il toso, come lo chiamava, una passione più che per i<br />
suoi figli. Scambiarono notizie del<strong>la</strong> famiglia.<br />
“è passato di qua con <strong>la</strong> figlia di Valdemarca, orca Ettore, era<br />
incantato, vedessi come le va dietro” “sì lo so che è venuto al<br />
mulino, bene che sia perso e che restino persi, io mi dovrò<br />
raccogliere invece”<br />
Carminati partì ad informarlo sulle novità, movimenti di terre,<br />
disgrazie, debiti, fallimenti, matrimoni, tutto il pantano solito<br />
come lui lo definiva.<br />
Badoer cambiò tono.<br />
"Carminati, voglio vendere il mulino" e <strong>la</strong>sciò che il silenzio<br />
conferisse l’evidenza sorprendente al<strong>la</strong> notizia.<br />
Carminati divenne serio, come avesse tolto una maschera, <strong>la</strong><br />
comica, e indossato quel<strong>la</strong> tragica, ogni vero affare cambia <strong>la</strong><br />
vita delle persone.<br />
Ettore gli espose quello che aveva composto “uno spartito<br />
nuovo” Par<strong>la</strong>rono un’ora, si erano sempre capiti bene, un’intesa<br />
101
naturale, un riscontro concatenato e immediato. Erano due bravi<br />
giocatori che si davano <strong>la</strong> spal<strong>la</strong>.<br />
"sei deciso per vendere mulino e campagna attorno in due pezzi<br />
distinti?" "me lo insegni tu Adriano, il mulino è una cosa, <strong>la</strong><br />
campagna è un'altra. Due contratti, due acquirenti, due prezzi, in<br />
un mucchio solo ci perdiamo. All'inizio racconta in giro che <strong>la</strong><br />
campagna non <strong>la</strong> cedo, poi se vediamo che lo stesso acquirente è<br />
deciso glie<strong>la</strong> vendiamo, ma non data sul conto, come farebbero<br />
ora"<br />
"certo, era solo per ragionare, vado da Schidoni oggi pomeriggio<br />
o domani, sì, domani forse, ma, come ti ho detto, adesso ha<br />
liquidato i fratelli e non so quanto denaro abbia, e poi…<br />
comunque non c'è solo lui; non gli farei <strong>la</strong> corte, lui sì pensa di<br />
essere l'unico. Ti ricordi Maisto…è stato a scuo<strong>la</strong> con noi? più<br />
avanti di due anni? bravo, quello con le orecchie a svento<strong>la</strong>, che<br />
tu dicevi che era disfatto dalle seghe, ha sposato <strong>la</strong> De Saraca…<br />
esatto, quel<strong>la</strong> magra lunga, senza niente, ma con i<br />
soldi…giusto…i schei sposa i schei. Maisto ha in appalto <strong>la</strong><br />
costruzione del<strong>la</strong> linea nuova del<strong>la</strong> ferrovia, il tronco basso, lui ha<br />
già di suo e vuole al<strong>la</strong>rgarsi. Comunque non avere fretta, anche<br />
se…insomma vedremo”<br />
“Adriano, ripeto perché mi piace sentirmi par<strong>la</strong>re, se pensano di<br />
pagare l'immobile, le macchine, <strong>la</strong> terra, <strong>la</strong>scia perdere, devono<br />
capire che comprano un reddito, altrimenti dì loro che se lo<br />
facciano il mulino! Cosa dico a te, tu le sai tutte."<br />
Gli affari stancarono e <strong>la</strong> conversazione si spostò sul personale.<br />
“era tanto che non ti vedevo, sei sempre in giro?” “sempre, sì,<br />
ancora con <strong>la</strong> Vanda” “ancora <strong>la</strong> Vanda? ma non dicevi che ti<br />
crea solo complicazioni?”<br />
“ma… vedi, con questa Vanda è cominciato un carnevale, sai <strong>la</strong><br />
carretta di Romualdo Toffanin?” “Quello delle mercerie?” “Sì, è<br />
una carretta chiusa, Romualdo si carica <strong>la</strong> Vanda dietro <strong>la</strong> vil<strong>la</strong>,<br />
lei sale e lui chiude da fuori, io sono già dentro.” “In mezzo a<br />
stoffe, rochei e spagnolette?” “puzzavo di naftalina come una<br />
tarma morta, Romualdo si fa un giro ed io faccio il mio. Se lo<br />
fermano per strada per acquistare, dice che torna dopo aver<br />
caricato, ma ormai da settimane lo vedono girare cantando per<br />
102
un’ora, sentissi che tenore” “solo un’ora?” “non ho più vent’anni<br />
e il pavimento del<strong>la</strong> carretta è di legno” “male le ginocchia eh?”<br />
“Anche il culo per quello, adesso si è inventata il camposanto,<br />
son morto ghiacciato nel<strong>la</strong> cappel<strong>la</strong> dove va a pregare” “e con il<br />
morto che sente tutto, marci lo stesso?” “Ettore…se sapessi,<br />
vuole anche che vada al<strong>la</strong> fi<strong>la</strong>nda, i giorni in cui suo marito è in<br />
città, nell’archivio vicino c’è l’impiegato che sarà pure sordo ma<br />
no mona…è più fatica che gusto”<br />
“ah Carminati, i due peli che tirano più di un bove…sempre <strong>la</strong><br />
stessa storia” “che bel<strong>la</strong> storia, non stufa mai”.<br />
Tornò a Rottanova, nel grande impianto del suo mulino.<br />
C’era stata una volta in cui, chissà perché, sua madre li aveva<br />
accompagnati lì e lui così piccolo a manina con forte il ricordo del<br />
rumore che lo sommergeva. Piccolo si sentiva anche ora,<br />
sommerso dagli avvenimenti.<br />
Quel<strong>la</strong> volta, nel vedere le montagne di farina, non aveva<br />
resistito ed era sgusciato via sul<strong>la</strong> passerel<strong>la</strong> in alto, che dondo<strong>la</strong><br />
attaccata alle catene, era caduto giù dopo pochi passi dentro una<br />
montagna di graniglia di mais spaccato. Sarebbe morto<br />
soffocato, se non si fosse accorto un operaio, grande come un<br />
gigante, che afferrata una pertica si era buttato dentro, l'aveva<br />
individuato e estratto.<br />
Sua madre ignara era fuori nel piazzale, glielo avevano riportato<br />
fuori e gli battevano <strong>la</strong> schiena, tenendolo sollevato per le gambe<br />
ed uno gli ficcava le dita fino in go<strong>la</strong> per fargli sputare il resto, il<br />
misto di farina gli era entrata sotto le ciglia, dappertutto. Sua<br />
madre, finite le <strong>la</strong>crime, aveva continuato a tremare, a colpi, per<br />
ore, mormorando “un miracolo”.<br />
Doveva vendere il mulino e basta, a tutti i perché ancora non<br />
sapeva rispondere.<br />
Seguì i <strong>la</strong>vori fino a tardi, meglio ripartire <strong>la</strong> mattina dopo. Nel<strong>la</strong><br />
casa dei Mattiazzo aveva <strong>la</strong> sua stanza, che si raggiungeva dal<strong>la</strong><br />
sca<strong>la</strong> esterna, dormirci qualche volta non gli dispiaceva. Vedeva<br />
il fiume dall’alto, mentre saliva, e gli uccelli di palude il mattino<br />
quando usciva.<br />
L’odore di umido non se ne andava neanche d’estate, si distese<br />
sul letto altissimo e guardò le travi del soffitto, come quand'era<br />
103
agazzo, <strong>la</strong> memoria è strana s’incastra nelle fessure dei muri,<br />
nei cassetti, apri e esce intatta che non pensavi, per vissuti che<br />
magari ti sembravano nulli. C’era venuta una ragazzina in quel<strong>la</strong><br />
stanza, vedeva tutto benissimo. Non voleva ricordare le altre,<br />
era grande ed era dopo.<br />
E <strong>la</strong> figlia di quel commerciante con un accento strano che<br />
aspettava gli macinassero il grano. Era andata dietro nel<br />
magazzino dei sacchi,…quel<strong>la</strong> volta tremava lui…gliel'aveva<br />
vista… e le aveva toccato le tette…e lei…troppo poco…era andata<br />
via troppo presto, perché <strong>la</strong> stavano cercando…forse. E il cuore<br />
che batteva e lui affol<strong>la</strong>to di sbalordimenti che non lo avevano<br />
più <strong>la</strong>sciato e che avevano segnato per sempre un’altra<br />
domanda. Poi quei dieci anni passati a cantare litanie che non gli<br />
interessavano e vedere il mulino solo una volta l’anno. Tanto nel<br />
fondo sapeva che non avrebbe mai fatto il prete, liquidò<br />
l’interrogativo definendo <strong>la</strong> decade uno stallo adolescente di<br />
abilità contemp<strong>la</strong>tiva.<br />
Ripartì per raggiungere <strong>la</strong> stazione prima che facesse giorno.<br />
SABBIONARI<br />
In vil<strong>la</strong> si era creata una situazione stravagante, dopo che il<br />
Conte era partito senza dare consegne a nessuno, tranne che si<br />
arrangiassero amministratore e gastaldo e che par<strong>la</strong>ssero con il<br />
nuovo proprietario. L’attività restava, così, sospesa, dato che<br />
questo non si faceva vivo. La conduzione di un tale fondo<br />
coinvolgeva circa 200 persone tra contadini e famiglie, tutti<br />
spaesati a vedersi si ancora diretti dalle stesse persone, ma<br />
senza un padrone conosciuto sopra di loro.<br />
Fu Valdemarca, con una sorta di petu<strong>la</strong>nza, a fermare per primo<br />
Badoer nel cortile.<br />
"cosa si fa qua Badoer? come andiamo avanti? sembrano<br />
scappati tutti" "a me pare che non sia scappato nessuno, visto<br />
che siamo tutti qua,… aspettiamo Martinoia?, possiamo star<br />
tranquilli intanto fino a primavera, quello non ce <strong>la</strong> fa neanche a<br />
capire cosa è successo…cosa vuole fare?"<br />
"ma…qua bisogna decidere…chi comanda adesso?" "va’ da<br />
Martinoia e domandaglielo, quanto a me, continuo con quello che<br />
104
ho sempre fatto, adesso prendo <strong>la</strong> stanza vicino al<strong>la</strong> pesa e così<br />
mi vedono" "ed io …non si potrà mica restare così" “lei…tu<br />
continua a fare i conti e poi si vedrà, tanto adesso è inverno e<br />
tutto si ferma comunque"<br />
Si erano dati del tu, impacciati, come succedeva ogni tanto<br />
durante il <strong>la</strong>voro.<br />
Il compito di amministrare il Conte l’aveva ceduto a Martinoia.<br />
Badoer pensò “ tu hai combinato questo imbroglio, addirittura ti<br />
eri caute<strong>la</strong>to con facoltà di dare procura di procura, ma ora ce<br />
l'ho io <strong>la</strong> tua procura“. Resistette, non era ancora il tempo del<strong>la</strong><br />
lingua sciolta.<br />
Quel<strong>la</strong> sera Badoer andò a trovar parenti. Le sue due sorelle<br />
vivevano nel<strong>la</strong> grande boaria, <strong>la</strong> vecchia casa di suo padre, sotto<br />
l'argine del ponte dei Fraiassi. I rispettivi mariti facevano i<br />
sabbionari. Le barche sul fiume e tutte le attrezzature le aveva<br />
comprate lui, rilevando al<strong>la</strong> morte del padre <strong>la</strong> quota di proprietà<br />
dagli zii, sabbionari da sempre. Sua era anche <strong>la</strong> fattoria dove<br />
abitavano, venuta in eredità a lui, unico figlio maschio. Alle<br />
sorelle era spettata una campagno<strong>la</strong> al Pi<strong>la</strong>stro.<br />
Tutti i giorni portavano un barcone di sabbia per il canale e lo<br />
scaricavano alle porte Contarine in città e i carrettieri di Badoer<br />
organizzavano i trasporti.<br />
Questi giri lo mettevano in contatto con muratori e restauratori e<br />
piano negli anni aveva acquistato varie proprietà in città, in<br />
modo discreto, sembrava fosse tutto delle sorelle. In realtà le<br />
due donne si rimettevano a Ettore per ogni decisione, perché lui<br />
era studiato, era stato per cantare messa.<br />
Insieme con il marito del<strong>la</strong> maggiore, Amadio, e con <strong>la</strong> famiglia<br />
dei Martin, possedeva una cava di trachite sui colli. Cordonate,<br />
paracarri e pavimentazioni di piazze partivano da là.<br />
La cava e <strong>la</strong> sabbia davano un reddito continuo, non intendeva<br />
venderle, inoltre Marco era ingegnere, le avrebbe seguite lui. La<br />
campagna e <strong>la</strong> boaria andavano invece vendute, il vero problema<br />
era vederse<strong>la</strong> con sorelle e mariti. Al<strong>la</strong> Carolina, <strong>la</strong> minore e <strong>la</strong><br />
più sveglia, aveva già par<strong>la</strong>to e pareva convinta, quanto all’altra<br />
era preferibile farsi mediare.<br />
105
La domenica mattina, accompagnò le sorelle al cimitero, sul<strong>la</strong><br />
tomba di famiglia, i discorsi concreti se li tenne per il pranzo.<br />
C’erano tutti a tavo<strong>la</strong> nel<strong>la</strong> sa<strong>la</strong> passante "dobbiamo par<strong>la</strong>re di<br />
combinazioni sostanziose, proviamo ad ascoltare senza tirare<br />
fuori i soliti trascorsi, una volta era una volta per le favole, le<br />
cose stanno davanti e non didietro"<br />
I cognati già si agitavano sulle sedie, sempre mal tolleravano<br />
quell’accentratore che si era preso tutto e loro niente con<br />
aggiunte le mogli a decantarlo, che era il fratello giovane, che<br />
sapeva fare i schei, che era un uomo e non come loro che<br />
avevano il solo pregio di <strong>la</strong>vorare da asini.<br />
"devo fare un affare e ora mi si presenta l'occasione, comprare<br />
una grossa campagna, ma ho bisogno di soldi, tutti, per cui sono<br />
costretto a vendere <strong>la</strong> boaria" "vendere… come vendere… cosa<br />
vendere?" era Adolfo, quello che aveva sposato <strong>la</strong> più giovane.<br />
"Adolfo, <strong>la</strong>scia che finisca e poi farai tutte le domande" disse <strong>la</strong><br />
Carolina.<br />
"sentite, voi siete vissuti sempre qua, ma al<strong>la</strong> fine una fine deve<br />
esserci per tutto, <strong>la</strong> campagna non vi ha dato da vivere, l'avete<br />
solo seguita, mentre con <strong>la</strong> sabbia e <strong>la</strong> cava si continua come<br />
prima,… uguale " "ma dove andiamo?" Adolfo era già in piedi.<br />
"allora, cominciamo, <strong>la</strong> casa dei Sandonà è in vendita, lo sapete<br />
no? no, va bene l'avete davanti al naso e non lo sapete. E’ in<br />
vendita e dato che si sono divisi i campi e ai Rampin è rimasta<br />
solo <strong>la</strong> casa, non se ne fanno niente, senza campi non <strong>la</strong> vuole<br />
nessuno, <strong>la</strong> potete…<strong>la</strong> possiamo comprare con poco, non cambia<br />
niente, state sempre nello stesso posto, vi spostate in una<br />
giornata, confiniamo con loro"<br />
Esplose l'altro, <strong>la</strong> seconda A come lo chiamava con le sorelle,<br />
Amadio.<br />
"tu hai sempre fatto tutto facile, compra, vendi, sposta di qua e<br />
di là e gli altri sempre dietro… e dopo restano le difficoltà invece<br />
e bisogna che ce le grattiamo noi…tu scompari"<br />
"Amadio, dimmi in quale difficoltà ti ho mai <strong>la</strong>sciato, <strong>la</strong> difficoltà<br />
è che se ascoltavo te, saremmo ancora con <strong>la</strong> valesana e i secchi<br />
a cavare sabbia a trenta franchi il giorno, so che vuoi stare<br />
tranquillo, allora mettiti tranquillo sul tuo, così hai <strong>la</strong> tua casa,<br />
106
questa è mia" “e chi ha mai detto niente che non sia tua" "e<br />
allora <strong>la</strong> vendo e ti do una mano a comprare se vuoi… quel<strong>la</strong> che<br />
ti ho detto e sarai sul tuo" " e se no?" "eeh, se no… <strong>la</strong> vendo lo<br />
stesso… e non ti do una mano"<br />
"ecco quello che sei, sempre fare tutto quello che vuoi tu e gli<br />
altri zitti e muti" "sentite, noi non dobbiamo farne paro<strong>la</strong> con<br />
nessuno, <strong>la</strong> casa e <strong>la</strong> campagna devono essere vendute senza<br />
che in giro si sappia, me ne occupo solo io" "insomma è già<br />
deciso, noialtri non contiamo nul<strong>la</strong>" "dimmi tu Adolfo cosa vuoi<br />
contare, uno, due, tre e dopo che hai contato cosa dobbiamo<br />
fare" "non c'è niente da fare i furbi, uno due tre, siamo mica<br />
bambini" "e allora fai l’uomo e fammi una proposta” “magari un<br />
pezzo si può vendere” “sentite, come dovevo dirvelo? adesso un<br />
pezzo, tra una settimana un altro e fra qualche anno tutto e… poi<br />
si vede? Certo che so che ci siete stati una vita qua, ma qualcosa<br />
al<strong>la</strong> fine bisognerà pur far<strong>la</strong>, tra l'altro allora, cosa avete pagato<br />
di affitto da quando siete qua? niente, si è sempre fatto un<br />
mucchio… e tutto andava" "ah se <strong>la</strong> metti così, cominciamo a<br />
fare i conti e vediamo" "senti Amadio non facciamo nessun<br />
conto, almeno io non ne faccio, ma se devi avere basta che lo<br />
dici, presentami i conti che li pago sul banco, arriviamo subito a<br />
un vedo, dimmi subito chi deve dare e chi avere e pago seduta<br />
stante. Dai, siamo seri, sono qua per dirvi che vendo e ve lo<br />
sono venuto a dire senza fretta, non facciamo come tutti i cretini<br />
che si sbranano, che tanto non serve a niente, abbiamo altri<br />
affari insieme che continuano come prima" "e cosa possiamo dire<br />
allora ?" "per esempio come si può comprare bene e per voi, una<br />
volta per tutte, ma ditemi non è <strong>la</strong> cosa migliore che voi stiate su<br />
qualcosa di vostro e basta, così comunque non può restare" “e…<br />
il toso di sopra come lo mettiamo?”<br />
” lo teniamo come sempre, se non sta con voi lo tengo io… l’ho<br />
sempre detto“ “Giovanni sta con me“ intervenne <strong>la</strong> Carolina.<br />
Le sorelle sapevano da tempo di non poter più andare avanti<br />
così, ora con i figli grandi, le eredità che potevano aprirsi.<br />
Avevano già accettato, era un bene, temevano solo <strong>la</strong> reazione<br />
dei mariti.<br />
107
"hanno fatto le loro difese pori cani" si diceva Ettore uscendo dal<br />
portone.<br />
Il toso non andò a trovarlo quel giorno. Giovanni era il fratello<br />
più piccolo, nato che sua madre non pensava più di poterne<br />
avere.<br />
Era nato diverso, come rotto, comunque non funzionava come gli<br />
altri. In casa sua madre l’aveva accudito come non fece con<br />
nessuno, mentre suo padre lo ignorava totalmente. Nei confronti<br />
del figlio ma<strong>la</strong>to passava da un’eccessiva protezione al<strong>la</strong> rabbia,<br />
ma era vissuto perché lei lo aveva voluto.<br />
Da piccolo usciva e si buttava nei fossi, estate ed inverno,<br />
avevano il timore continuo che si buttasse nel pozzo. Curarlo non<br />
si poteva, solo custodirlo.<br />
Crescendo si era calmato, lo tenevano in una stanza in fondo al<br />
piano di sopra, passata tutta <strong>la</strong> soffitta. Dopo un poco era<br />
rimasto nel<strong>la</strong> sua camera anche con <strong>la</strong> porta aperta. Si era come<br />
nascosto, aveva incominciato a non uscire più. Passava <strong>la</strong><br />
giornata seduto per terra, guardando <strong>la</strong> finestra bassa con<br />
l’inferriata che dava a nord sul<strong>la</strong> campagna e sul fiume che<br />
scorreva dietro.<br />
La Carolina da bambina non lo sopportava proprio, poi quel<br />
fratello era diventata <strong>la</strong> sua missione. Morta <strong>la</strong> madre, se l’era<br />
sempre tenuto con sé e curato con dolcezza.<br />
Giovanni par<strong>la</strong>va quando voleva. Non rispondeva mai alle<br />
domande, aveva un altro modo di dire le cose sue. Di rado era<br />
colto da allucinazioni, voci immaginarie che lo perseguitavano e<br />
quando cominciavano a par<strong>la</strong>rgli, come lui diceva, duravano<br />
anche una giornata. Poi stava nel suo fondo giorni, settimane<br />
fermo immobile a guardare l’acqua dal<strong>la</strong> finestra. Per i mariti,<br />
con <strong>la</strong> loro insulsaggine, visto che non disturbava nessuno, era<br />
come non ci fosse.<br />
Questo uomo di scarto era <strong>la</strong> persona che forse Badoer più<br />
amava, di lui non par<strong>la</strong>va mai, non diceva neanche il nome. Lo<br />
voleva custodito e <strong>la</strong>sciato tranquillo dov’era, appena poteva lo<br />
andava a trovare, sedendo sul pavimento vicino a lui.<br />
108
Valdemarca era arrivato ad una decisione, avrebbe messo subito<br />
in vendita <strong>la</strong> campagna dei Martinoia per un prezzo ben più alto<br />
di quello che era nel suo contratto di acquisto e avrebbe portato<br />
in banca le cambiali nuove che aveva in mano. Dal<strong>la</strong> banca<br />
poteva pretendere un avviso di pagamento ai Martinoia, senza<br />
metterle all'incasso, <strong>la</strong> chiamata per debiti era possibile.<br />
Se le metteva all’incasso invece e queste non erano pagate,<br />
come di certo, perdeva il diritto del pignoramento immediato e<br />
doveva attendere i tempi del tribunale. Doveva farli fallire, e<br />
come debitore principale, forse unico, agire come gli era<br />
consentito per legge.<br />
Uno che poteva comprare il fondo del<strong>la</strong> Bagnara era il mugnaio<br />
del Pi<strong>la</strong>stro, Pengo. Stava <strong>la</strong>vorando molto in quegli anni anche<br />
con una gualchiera attaccata al mulino dove si <strong>la</strong>vavano le <strong>la</strong>ne,<br />
e aveva sentito che cercava l’occasione per farsi una campagna.<br />
La mattina presto prese il calesse per <strong>la</strong> Fossona, ma dal giro<br />
<strong>la</strong>rgo per evitare il posto maledetto dei Martinoia. Già dal<strong>la</strong><br />
Crosara del Passo sul<strong>la</strong> collina, poteva scorgere il mulino dei<br />
Pengo.<br />
Entrò nel cortile e chiese di Gregorio, lo chiamarono.<br />
"è il periodo degli intendenti del Conte " "perché dice questo?"<br />
"ah niente scherzavo, perché son due settimane che è stato qua<br />
Badoer e l'hanno visto in giro più volte, ho pensato che gli<br />
piacerà <strong>la</strong> zona o che si è trovato <strong>la</strong> morosa….scherzo sa… se non<br />
si ride qualche volta qua… cosa ha bisogno?"<br />
Valdemarca era fermo in piedi, duro e senza parole, di colpo<br />
qualcosa gli era passato come un'ombra davanti agli occhi. La<br />
sua coscienza col<strong>la</strong>udata in dare e avere, con stime per eccesso<br />
nell'avere, in difetto nel dare, lo aveva avvertito chiaro in quel<br />
momento che c’era un dare in corso.<br />
Un urto seguito da una spaccatura dentro.<br />
Aveva preparato tutto quello spostamento per qualche altro.<br />
"cercavo…ah niente di importante, ma dato che ho un parente<br />
che cerca una campagno<strong>la</strong> da queste parti, volevo chiedere se<br />
sapeva niente, se qualcuno aveva una campagnetta sui 30 campi<br />
con <strong>la</strong> casa, poco più o poco meno, da vendere…voi sapete<br />
sempre tutto quello che circo<strong>la</strong>" "ah guardi, magari ci fosse,<br />
109
sapesse da quanto tempo cerco anch'io una bel<strong>la</strong> campagno<strong>la</strong>,<br />
una roba giusta, no una scarpìa, qua vendono poco, niente roba<br />
seria, solo tocchi di divisioni sbagliate, miserie di emigranti, ma<br />
sa come si dice… quello che non si trova in un anno, si trova in<br />
un giorno… non si sa mai, può capitare qualcosa di valido… se mi<br />
capita le faccio sapere".<br />
Quasi si vergognava, come se glielo leggessero in faccia, del<strong>la</strong><br />
scusa trovata all’ultimo per essere là.<br />
Badoer era stato spesso da quelle parti, questo significava una<br />
cosa so<strong>la</strong>. E lui che aveva messo in moto un meccanismo non più<br />
manovrabile, e adesso cosa?<br />
Venne a gal<strong>la</strong> qualcosa da sotto il vortice. Eh no, sapeva lui cosa<br />
fare. Il mugnaio lo guardava fermo e muto cosa aspettasse.<br />
Salutò, girò il calesse e fece <strong>la</strong> strada dell'argine "se è come<br />
penso, vado domani dall'avvocato Ronchitelli… ah mi mangio<br />
tutto, tutto, ma neanche lui … eh no, maledetta bestia assassina,<br />
vediamo se ti passa quell’aria…ma cosa crede di fare?"<br />
Entrò in cortile dai Martinoia e si diresse veloce verso <strong>la</strong> stal<strong>la</strong>,<br />
Antonio non c'era, c'era il bovaro. Si diresse verso <strong>la</strong> casa, entrò<br />
in cucina senza bussare si precipitò dentro come se l’avessero<br />
spinto, vi trovò Elma con tutti i figli.<br />
"cos'è questa storia ah? Badoer…. dunque è il consigliere, è lui<br />
che vi mette contro, lui, ma pensate di fare cosa, cosa… a me?<br />
Bene Elma, vuoi dirmi cosa avete fatto con Badoer, tanto lo so,<br />
so tutto, me l'ha detto il Conte … ed anche altri… almeno<br />
sapessero stare zitti…allora Elma?”<br />
"se sa tutto, cosa mi domanda?… conferme? vada a par<strong>la</strong>re con<br />
lui e glielo domandi, io so solo che sono qua con i tosi e che così<br />
non si entra in casa mia, se le va bene" "vuoi insegnare a me… a<br />
me vuoi insegnare?…ma insegnare cosa, maledetta puttana"<br />
Elma si girò tutta, sospirò con <strong>la</strong> collera sul viso che montava tra<br />
gli occhi fatti piccoli<br />
"vai fuori di qua, subito va’ fuori e se rimetti piede in questa<br />
casa, Antonio ti tiene ed io ti apro come il maiale, prova a<br />
mettere piede in quel cancello, provaci… se vuoi vendere sta<br />
casa faglie<strong>la</strong> vedere da fuori, che ti conviene, vai via… via ho<br />
detto… fuori"<br />
110
Sibi<strong>la</strong>va da serpe, ma le ultime parole le urlò. Valdemarca uscì,<br />
mentre Antonio stava arrivando quasi di corsa<br />
"cosa c'è qua…cosa c'è da ur<strong>la</strong>re?" lo scansò, salì in vettura,<br />
scosse le redini e urlò al cavallo "ci vediamo mascherine…ci<br />
vediamo"<br />
Valdemarca arrivò tardi al<strong>la</strong> Tenuta. Badoer era già andato via.<br />
Tornare a casa sua non se <strong>la</strong> sentiva, <strong>la</strong> strada lo aveva sbollito,<br />
poi sfiancato e rattristato, <strong>la</strong> rabbia rimasta ora serviva a rodere.<br />
Pensò di andare a trovarlo in osteria; ma come affrontarlo?<br />
quello non lo intimidivi coi fatti, figuriamoci a parole. Ma fermo<br />
non riusciva a stare, doveva fare qualcosa, qualsiasi cosa.<br />
Cenò senza mangiare e poi uscì. All'osteria Badoer non ci veniva<br />
il lunedì, Bano gli disse che quel<strong>la</strong> era sera di musica. Già lo<br />
sapeva che teneva <strong>la</strong> banda, questo faceva di tutto.<br />
Andò dietro <strong>la</strong> chiesa al vecchio teatro in disuso, era lì che<br />
provavano.<br />
Era buio nel grande cortile, lo strano stabile sembrava un’altra<br />
chiesa, quasi in rovina, da dentro veniva una marcetta<br />
sommessa. Posto per balordi come lui, pensò.<br />
La porta era socchiusa per i ritardatari, Valdemarca si fermò<br />
dietro due tende lise ormai pronte a cadere nell’ingressino<br />
quadrato, si vedeva bene <strong>la</strong> sa<strong>la</strong> grande col pavimento di legno<br />
rotto, bisognava saltare da un’asse all’altra per avanzare.<br />
Badoer era sul palco, di spalle, davanti aveva tutta <strong>la</strong> banda che<br />
arrancava su una marcia viennese.<br />
Si fermarono con grandi pacche del maestro sul leggio, escluso il<br />
solito mona che non si accorgeva mai di niente e continuava "più<br />
lento, più lento, prendete l'abbrivio come i cavalli e partite, poi vi<br />
perdete e via che ognuno suona come caspita gli pare,<br />
riprendiamo… dai Cecio, che di acqua in quel trombone ce n'è un<br />
secchio… cosa sfiati?… dai… pronti?"<br />
Ripresero più lenti. Serata fiacca, Badoer li avrebbe pestati, visto<br />
come muoveva <strong>la</strong> bacchetta. La musica incostante procedeva,<br />
Valdemarca aspettò <strong>la</strong> prima pausa e si fece avanti. Badoer lo<br />
vide uscire dalle tende rotte dei <strong>la</strong>ti, fece una smorfia… neanche<br />
suonare in pace.<br />
111
"dovrei par<strong>la</strong>rle" "se è lungo, dopo le prove, tra un’ora, magari<br />
all'osteria" "e se aspetto fuori?" "come vuole, sta solo al freddo"<br />
Aspettò fuori, seduto sul<strong>la</strong> muretta mezza franata dietro l’abside<br />
del<strong>la</strong> chiesa.<br />
Era disturbato non aveva alcuna confidenza con se stesso e<br />
sentire musica lo faceva penare. Guardava il tondo dell'altare<br />
maggiore del<strong>la</strong> chiesa dall’esterno, non si ricordava di averlo<br />
visto che da bambino, quanti anni erano che non veniva là<br />
dietro. Posti per gente come quel<strong>la</strong>. La musica non stentava più,<br />
si riempiva che scuoteva il fabbricato, lo obbligava a sentire.<br />
Non sapeva ancora bene come avrebbe incominciato, cosa<br />
poteva dirgli.<br />
Uscirono tutti i musicanti intabarrati, piano si dispersero nel<strong>la</strong><br />
notte, ognuno nel buio si portava dietro un po’ di note rimaste da<br />
suonare ancora.<br />
Badoer doveva chiudere il portone, poi chiamò il sacrestano che<br />
se ne andò col suo grosso mazzo di chiavi.<br />
Gli venne incontro.<br />
"senta Badoer, credo di sapere tutto, so che sta trafficando con i<br />
Martinoia ed anche se non conosco ogni cosa credo di capire<br />
cosa succede, facendo così credo che nessuno ne ricavi niente,<br />
ne’ io, né lei, da quelli si avranno solo rogne e perdite" "cosa<br />
intende dire, messo in bel<strong>la</strong> copia?" "non è il momento di<br />
scherzare, non credo, mi dica cosa vuole fare?" "le pare che<br />
stiamo scherzando? Io no, niente c’è da fare, aspettare e vedere<br />
come vanno le cose. Ci pensi bene… chiede a me dei Martinoia?<br />
Qualcosa che si è architettato lei, da solo, <strong>la</strong> chiede a me? non<br />
l'ho iniziata io questa partita, non <strong>la</strong> volevo giocare…qualcuno me<br />
l’ha buttata addosso…. Ci pensi ancora bene…dovevo essere<br />
buttato fuori di casa?…secondo lei? no, non ero contento di<br />
quello che mi sarebbe successo"<br />
"Badoer, insieme possiamo fare qualcosa, ma da soli…nessuno<br />
vince, perdiamo tutti e due" "credo che chi mi offre<br />
col<strong>la</strong>borazione per guadagnare, lo fa solo quando è costretto,<br />
altrimenti il guadagno se lo farebbe tutto da solo"<br />
"lei non fa niente però, tutto da solo non arriva da nessuna<br />
parte" "lei ci pensava però di fare tutto da solo… vero? Adesso<br />
112
seguo <strong>la</strong> corrente e nuoto dove mi hanno costretto, seguo quello<br />
che altri hanno fatto, e fatto male, molto male, …devo<br />
continuare?... che ognuno faccia quello che ha in mente" "lei<br />
cosa ha in mente di fare?" "se vuole saperlo, allora le dico che<br />
faccio una mossa dietro l'altra, non so come andrà a finire e dove<br />
mi porterà e non voglio certo spiegarmelo con lei…farò quello che<br />
devo fare."<br />
“quel<strong>la</strong> terra…lei <strong>la</strong> vuole?”<br />
“è lei che l’ha voluta quel<strong>la</strong> terra, non ci pensavo nemmeno, per<br />
me era viva e <strong>la</strong> <strong>la</strong>sciavo a chi <strong>la</strong> viveva. Per aver<strong>la</strong> ora devo<br />
cambiare tutto, mi disgusta par<strong>la</strong>rne con lei lo sa? cambiare non<br />
vorrei, ma non sono in grado di fare che questo e non meglio di<br />
così. Glielo ripeto, sono stato tirato dentro per forza, se lo ricordi<br />
sempre”<br />
“sono solo affari… cosa bisogna cambiare mai?…è successo“<br />
“se sono solo affari, è solo questione di tempo, successo ed<br />
insuccesso faranno pari, somma zero”<br />
"lo sa che suo figlio frequenta mia figlia in città, si vedono tutti i<br />
giorni…da un pezzo?"<br />
Badoer sussultò per <strong>la</strong> fiammata di par<strong>la</strong>re a lui del<strong>la</strong> sua<br />
famiglia, stette zitto per qualche tempo. Quest’ultima uscita<br />
invadente era in più, si sentiva come a giocare con un baro con<br />
cui non voleva sedersi fin dall’inizio.<br />
“questa è un’altra storia che è meglio non mischiare… per<br />
rispetto, non è il suo posto e non è questo il momento per tirar<strong>la</strong><br />
fuori, buonasera"<br />
Camminò nel<strong>la</strong> notte senza girarsi, quello era capace di seguirlo.<br />
Insieme al<strong>la</strong> rabbia il bisogno di essiccare subito il vincolo di<br />
quell’annuncio, di ritrovare l’indifferenza che lo difendeva.<br />
Gli inizi del<strong>la</strong> vita sono sempre così delicati per tutti. Avrebbe<br />
desiderato sostenerlo quell’incontro, portarseli in spal<strong>la</strong> i due<br />
tosi.<br />
Marco ed Anna erano capaci di farlo deviare, di costringerlo verso<br />
altre scelte. Non poteva aggiungerli ora alle variabili, né lo<br />
doveva riguardare, non si va a uno scontro portandosi dietro <strong>la</strong><br />
famiglia.<br />
113
Era dietro <strong>la</strong> tettoia dell’osteria, toglieva <strong>la</strong> coperta dal<strong>la</strong> schiena<br />
del cavallo e lo staccava dagli anelli.<br />
Doveva porre tutto al servizio di quell’affare, anche a scapito<br />
degli affetti e <strong>la</strong> decisione gli diede un senso di rinnovata<br />
energia.<br />
Il giorno dopo un Valdemarca insonne fece preparare il calesse<br />
all'alba e, chiuso nel tabarro sempre troppo corto, andò in città.<br />
Vi arrivò che stavano aprendo i primi caffè. I <strong>la</strong>vori per<br />
l'elettrificazione dell'illuminazione pubblica erano quasi terminati,<br />
ma diversi cantieri occupavano ancora i <strong>la</strong>ti del corso per <strong>la</strong><br />
stazione, così vicini da sembrare uno solo. Ancora cambiamenti<br />
contrari a lui, nemici. Elettrificavano perfino le tranvie,<br />
aprendone sempre di nuove verso i paesi attorno. Non si sentiva<br />
preparato, avrebbe voluto che tutto si fermasse, lo rassicurava il<br />
tram a cavalli che ancora funzionava in città, ma tra poco<br />
l’avrebbero sostituito.<br />
Gli venne in mente di andare a trovare sua figlia, in fondo non<br />
l’aveva mai fatto, poi provò quasi vergogna ad averlo pensato e<br />
si ficcò in un caffè delle piazze, bisognava aspettare un’ora<br />
decente per presentarsi all'avvocato Ronchitelli. Quel<strong>la</strong> era<br />
ancora una mattina di rabbia e tristezza assieme, pessime<br />
compagnie per trattare un affare.<br />
Con improvvisi rancori ed impennate al solito era indeciso su<br />
cosa dire e su cosa aspettarsi da questo colloquio, forse si<br />
poteva recuperare i soldi, forse arrivava qualcosa di meglio.<br />
Poi non resistette e prese <strong>la</strong> via che portava al di là delle riviere,<br />
un giro lungo tanto per perdere tempo. Aspettò nel tabarro corto<br />
sotto il loggiato dei Servi.<br />
Vide uscire Anna dal portone verso le otto e, appena fuori, una<br />
ragazza, che prima non aveva notato, le si avvicinava<br />
salutando<strong>la</strong>.<br />
Di sua figlia aveva sempre ascoltato notizie distratte, come di<br />
una conoscenza, le volte in cui sua moglie gli par<strong>la</strong>va a pranzo o<br />
a cena, mentre lui ruminava i suoi affari. Forse voleva bene a<br />
quel<strong>la</strong> ragazza, non si era mai posto <strong>la</strong> domanda, era bel<strong>la</strong> come<br />
sua madre, che aveva assaporato svogliatamente. Ma con lei non<br />
114
aveva alcuna confidenza e lei lo trattava cortese come un<br />
estraneo.<br />
Non era mai stato attento, diceva sua moglie, ma cosa mai<br />
volevano da lui.<br />
La guardò ridere, cosa avrebbe potuto dirle se <strong>la</strong> fermava,<br />
niente, meglio così, per altro ancora non era il momento.<br />
Si avviò lento verso <strong>la</strong> casa dell'avvocato, che lo ricevette senza<br />
farlo attendere e, a dispetto dell'ultima volta, fu incoraggiante.<br />
Gli raccontò che era stato lui a prestare i soldi a Martinoia per<br />
l'acquisto e delle cambiali vecchie che aveva insieme alle<br />
ipoteche.<br />
Ronchitelli si fece spiegare di nuovo, frapponendo domande<br />
innocue e poche precisazioni "così lei sperava di subentrare a<br />
Martinoia una volta concluso l'affare?" "eh…no… non proprio"<br />
"che cosa allora se non proprio? avevano già debiti con lei, <strong>la</strong><br />
campagna era già sua, come potevano pagare se non pagava<br />
lei…con che mezzi? da quanto so, e lei mi conferma, non ne<br />
hanno"<br />
Valdemarca avvampava, aveva sbagliato a venire, ora si trovava<br />
sotto interrogatorio e non sapeva che fare.<br />
“pensavo di poter rivendere…trovare poi un altro acquirente, sa…<br />
gli affari” "senta, ora non cambia niente, le cose fatte non si<br />
cambiano con le premeditazioni passate, cosa vorrebbe ora?"<br />
"pensavo che… se obblighiamo…obbligo i Martinoia a pagare,<br />
sono costretti a cedere il contratto, non ce <strong>la</strong> fanno…"<br />
"ma ho l'impressione che ci sia qualche altro che ce <strong>la</strong> farà ed il<br />
contratto è stato pensato così stringente che ora non si rompe<br />
facilmente, atto di vendita e non promessa di vendita, atti<br />
disgiunti, procura con possibilità di dare procura, non c'è da dire<br />
niente, ben progettato, un contratto di ferro, e tutto previsto a<br />
favore dell’acquirente, che doveva essere lei,… o sbaglio ancora?<br />
Ora non rispettarlo è un problema e ho paura che altri lo faranno<br />
rispettare, e forse… se lo godranno… temo stia andando così"<br />
L'avvocato nei giorni precedenti era riuscito a farsi ricevere dal<br />
Conte Lanfranco, pochi minuti per sentirsi dire che il contratto<br />
firmato andava benissimo, che chi lo deteneva se lo intestasse e<br />
che mai più gli chiedessero conto di quello che aveva fatto. Era<br />
115
stato liquidato con un saluto e accompagnato con ogni riguardo<br />
al<strong>la</strong> porta.<br />
Il fratello Umberto, a cui riferì subito dopo, aveva accolto male <strong>la</strong><br />
notizia, infuriandosi contro quei bifolchi così duri da convincere e<br />
gli era sfuggita una considerazione acre perfino sul fratello.<br />
Pentitosi, era passato a trattare da inesperto il Ronchitelli.<br />
L’avvocato ora vessava Valdemarca come in giudizio, il tono di<br />
cortesia in affari dell’inizio era stato presto abbandonato.<br />
"dovrò pensarci e vedere se si può fare qualcosa, comunque<br />
temo che non sia facile, ho preso nota di quello che mi ha detto.<br />
Ma le chiedo di nuovo, era lei che voleva comprare?" "noo… io<br />
no, ma come è possibile… le ho detto…volevo mettermi in mezzo<br />
all’affare e poi far acquistare ad un terzo" "va bene, inutile<br />
continuare, <strong>la</strong> faccio accompagnare, appena ho novità le farò<br />
sapere".<br />
Uscì con un ronzio ostinato al<strong>la</strong> testa, ma allora poteva perdere<br />
tutto, che speranze aveva se questi, ma questi… non era<br />
possibile, si tiravano indietro, cosa sarebbe riuscito a fare lui “li<br />
avevo in mano da farli tribo<strong>la</strong>re quanto volevo e ci sono caduto<br />
io nei loro pericoli” pensava, camminando verso lo stallo dei<br />
calessi “dov’è il mio, dove l’ho messo?”. Gliel’avevano spostato.<br />
IL BORGHETTO<br />
Il Borghetto era chiamato anche Fontego, per una risorgiva a<br />
<strong>la</strong>to del lungo vicinale alberato che portava infine al<strong>la</strong> vil<strong>la</strong>;<br />
l’acqua era chiusa in una vasca di pietra e tracimava perdendosi<br />
nel<strong>la</strong> campagna.<br />
Era un agglomerato rurale di forma partico<strong>la</strong>re. Nell'impianto<br />
originale, quattro grandi fattorie realizzate su una vecchia<br />
dipendenza benedettina, vi abitavano i Bevi<strong>la</strong>cqua: Rino con<br />
moglie e otto figli, Amedeo con moglie e sette figli, Pietro con<br />
moglie e quattro figli e uno zio non maritato, come ce n’erano<br />
sempre.<br />
Vivevano per conto proprio, solitari, agli occhi dei vicini, e<br />
silenziosi, ma <strong>la</strong>voratori inesauribili, per tutto il tempo<br />
disponibile, fino a che fuori non ci si vedeva più.<br />
116
Tutto intorno erano state aggiunte negli ultimi cento anni molte<br />
piccole case, di pietra e mattoni con tetti coperti di muschio e<br />
addossate l’una all’altra. Quelle a ridosso delle marcite, sotto <strong>la</strong><br />
risorgiva, erano su terra bassa e finivano prima o poi al<strong>la</strong>gate.<br />
Negli ultimi trent’ anni il padre del Conte aveva fatto costruire<br />
delle stalle vicino alle case, altra scelta errata perché ora l’aia di<br />
una casa confinava con <strong>la</strong> contigua, ognuna col suo barco<br />
destinato a fienile sopra e a ricovero attrezzi sotto, chiuso con<br />
tavole da dove spira il vento e batte <strong>la</strong> pioggia.<br />
Il borgo aveva finito per attrarre, negli ultimi vent’anni, contadini<br />
che prima abitavano piccole fattorie disseminate nel<strong>la</strong> Tenuta; le<br />
case rimaste vuote, il Conte voleva restassero tali.<br />
La dozzina di grosse famiglie che ci stava era quasi tutta<br />
imparentata, con i figli che una volta sposati restavano a vivere<br />
nel<strong>la</strong> stessa casa dei genitori.<br />
Una parte di loro erano mezzadri, molto diversi dai braccianti<br />
sul<strong>la</strong> terra del Conte, con lo stesso aspetto abbrustolito dalle<br />
fatiche ma con una sorta di atteggiamento spavaldo per il loro<br />
rapporto differente. Gli uomini più prepotenti e litigiosi vivevano<br />
lì, anche se si ubriacavano meno dei sa<strong>la</strong>riati .<br />
Il Conte aveva introdotto un nuovo modo di allevare il bestiame,<br />
concentrandolo in grandi stalle per bovini, maiali, polli, conigli,<br />
faraone, anatre e oche. Erano i primi tentativi di uscire dal<br />
sistema del<strong>la</strong> vacca in stal<strong>la</strong>, praticata ovunque e da tutti.<br />
Il gruppo di case del Fontego era divenuto a poco a poco una<br />
unica grande stal<strong>la</strong>.<br />
Per contratto era <strong>la</strong> proprietà che commerciava il bestiame e dei<br />
rapporti con i mediatori si occupava Valdemarca, Badoer gestiva<br />
le forniture. Dal Fontego si rifornivano di <strong>la</strong>tte tutti i <strong>la</strong>ttai che<br />
andavano in città, gli stessi che vendevano anche i piccoli<br />
animali, polli e conigli.<br />
I sa<strong>la</strong>riati giornalieri campavano alle Ranare, nei casoni di paglia.<br />
E, dopo i casoni, c’erano gli avventizi, i più meschini che<br />
stentavano nelle tane, le buche scavate in posti alti del terreno,<br />
coperte da paglia e con a fianco staccata una copertura per il<br />
foco<strong>la</strong>re di pietre, dove cucinavano.<br />
117
Il Fontego, essendo <strong>la</strong> zona più bassa e umida, si prestava al<strong>la</strong><br />
coltivazione di erba spagna per nutrire le bestie.<br />
I magri ricavi delle tradizionali colture convinsero il Conte a<br />
tentare nuovi impianti: maggiori proventi erano offerti dal<br />
tabacco e dal<strong>la</strong> bieto<strong>la</strong> da zucchero e con il cambiamento delle<br />
colture si voleva razionalizzare tutta l’azienda.<br />
Aveva tentato di convincere gli abitanti del Fontego a ritornare<br />
nelle vecchie fattorie disseminate, promettendo migliorie certe, il<br />
sistema abitativo e di <strong>la</strong>voro era divenuto irrazionale, ma i<br />
contadini rifiutavano le vecchie case, si vedevano ormai<br />
abbandonati lontano dal Borghetto.<br />
Badoer entrava spesso in polemica con i mezzadri sui prezzi delle<br />
bestie, del <strong>la</strong>tte, delle attrezzature acquistate. Il sospetto di<br />
essere imbrogliati ce l'avevano anche quando trattavano<br />
direttamente con sensali o con i commercianti, seppur avvenisse<br />
di rado e per affari minori. Quando accadeva, <strong>la</strong> diffidenza e<br />
l’effettiva loro incapacità li portava a continue polemiche segrete,<br />
immaginando trame di Badoer per derubarli. Di Valdemarca le<br />
peggiori nuove erano giornaliere.<br />
Quell’anno Badoer insisteva per ampliare <strong>la</strong> coltivazione di<br />
barbabieto<strong>la</strong> a scapito dell’erba spagna. Un gruppo belga<br />
avrebbe aperto in zona due grossi zuccherifici e <strong>la</strong> richiesta era<br />
superiore all'offerta.<br />
Le stalle rendevano, ma non come si credeva, e tutto il Fontego<br />
dava sempre problemi. Dopo un mese di interminabili dispute,<br />
Badoer aveva proposto "ora vi consorziate e trattate voi, vi<br />
mettete d'accordo voi, vendete voi, ed io vengo al<strong>la</strong> fine a<br />
prendere <strong>la</strong> parte del Conte, ma voglio i soldi in mano come io ve<br />
li davo, chi perde paga di tasca propria"<br />
Il consorzio non aveva avuto molto successo, tra di loro si erano<br />
addirittura pestati, con le mogli dietro a incitare.<br />
Badoer allora tornò a vedere come intendevano procedere,<br />
fiducioso che si sarebbe litigato di nuovo.<br />
Al Borghetto i Dal<strong>la</strong> Pria risiedevano da generazioni, tutti se li<br />
ricordavano da sempre. Uno dei tre fratelli era Carlo, viveva con<br />
<strong>la</strong> famiglia del Tullio, senza essersi mai sposato.<br />
118
Tirava avanti una rimessa al<strong>la</strong> Mandria, appena fuori paese, dove<br />
costruiva e riparava i carri. Ma più del carradore, fin da ragazzo,<br />
Carlo amava scolpire il legno. Si era ricavato un <strong>la</strong>boratorio nel<strong>la</strong><br />
fattoria, lo trovavi lì al<strong>la</strong> sera o ad ore perse, benché le ore perse<br />
fossero ormai <strong>la</strong> maggioranza.<br />
Badoer e Carlo erano amici, a lui aveva confidato <strong>la</strong> storia del<strong>la</strong><br />
vendita del Conte e il desiderio di proprietà che si era sentito<br />
montare dentro.<br />
Carlo continuava a battere con lo scalpello sul suo pezzo,<br />
immerso nel<strong>la</strong> curva da intagliare, mentre Badoer costruiva i<br />
percorsi che gli eventi potevano seguire, come era iniziata <strong>la</strong><br />
faccenda, come potrà inclinarsi ora “questa è <strong>la</strong> realtà di cui<br />
dispongo, Carlo“<br />
A questi finali l’amico taciturno picchiava con maggior<br />
convinzione. Realtà, quale?<br />
Carlo, l’unico amico da cui Badoer accettasse rare paternali "li ho<br />
ascoltatati nei loro discorsi… erano pieni di idee fisse, fermi, non<br />
si muovono neanche con il pungolo” Carlo alzava gli occhi ed era<br />
il massimo del commento, queste faccende non lo interessavano.<br />
“sono sicuri solo nel<strong>la</strong> loro diffidenza, sanno di non sapere e<br />
sopportano <strong>la</strong> competenza degli altri che li minaccia" “beh non<br />
hanno torto, <strong>la</strong> competenza degli altri è sempre stata una pedata<br />
sul culo per loro” “Carlo, non arriveranno a nessun risultato"<br />
Ettore aveva sentito di un sensale di vacche che si spacciava per<br />
consigliere fidato e da tempo li “metteva su”, sostenendo che<br />
dalle bestie si ricavava il doppio di quello che a loro arrivava.<br />
Quel<strong>la</strong> sera mandò a chiamare l’abile mediatore, se avesse<br />
ricavato il doppio, poteva averle tutte e subito, ma prima voleva<br />
i soldi in mano. Non si fece avanti nessuno.<br />
Il bi<strong>la</strong>ncio del primo mese da consorziati registrava due vacche<br />
vendute, ma avevano in tasca solo l’acconto di una, con questo<br />
<strong>la</strong>uto guadagno terminò <strong>la</strong> gestione in proprio.<br />
Intanto <strong>la</strong> situazione di affol<strong>la</strong>mento al Fontego era insostenibile<br />
e di difficile gestione, dovevano tutti tornare alle vecchie fattorie<br />
chiuse per permettere una conduzione più razionale<br />
dell’allevamento.<br />
119
Il Conte, prima del<strong>la</strong> disgrazia, aveva ordinato alcuni sgomberi,<br />
ma non voleva storie. Le storie ci furono al primo tentativo, così<br />
che tutto rimase fermo.<br />
I Bevi<strong>la</strong>cqua, come i Dal<strong>la</strong> Pria, non dovevano sbaraccare, loro<br />
abitavano da sempre l’ antico impianto cinto da mura.<br />
I primi erano soprannominati “i Biondi”, oppure i “Montagna”,<br />
perché il nonno, fresco di sposalizio, era arrivato là dai monti e<br />
ora c'erano i figli dei figli già grandi, circa 25 persone, accorte e<br />
tra i pochi che non si piangevano addosso mai, perfino ora che i<br />
<strong>la</strong>vori non procedevano granché bene.<br />
Badoer aveva un rapporto di fiducia speciale con Pietro,<br />
primogenito del vecchio, e con suo figlio Sergio, dell'età di<br />
Marco.<br />
Anche Sergio aveva iniziato il seminario e poi ne era uscito a<br />
ventuno dopo due anni di teologia. Questa comunanza di<br />
percorsi interrotti li legava.<br />
Badoer se lo portava dietro per avviarlo al suo <strong>la</strong>voro. In fattoria<br />
era uno dei pochi ad aver studiato ed era capitato spesso che<br />
anche il Conte lo chiamasse, quando non trovava subito il suo<br />
gastaldo. Ormai Sergio era a conoscenza di quasi tutte le storie<br />
del<strong>la</strong> Tenuta e di una buona parte degli affari di Badoer.<br />
La vicinanza con Ettore creava come un impaccio tra Marco e<br />
Sergio. Marco, da quand’era all’università tornava al<strong>la</strong> Tenuta<br />
ancora meno, ovvio che fosse estraneo a quello che succedeva.<br />
Marco, quando ritornava dal<strong>la</strong> città, si teneva lontano dagli affari<br />
del<strong>la</strong> Tenuta e pian piano il suo impaccio con Sergio si era<br />
trasformato in poca confidenza.<br />
Sergio era anche amico di Anna, che fin da bambina ne<br />
frequentava <strong>la</strong> sorel<strong>la</strong>, poi <strong>la</strong> ragazza era entrata in convento,<br />
suora contro ogni intenzione del<strong>la</strong> famiglia.<br />
Pietro e il figlio erano in cantina sopra <strong>la</strong> botte alta, gli altri<br />
dispersi tra <strong>la</strong> stal<strong>la</strong> e i fienili. Si cominciavano i <strong>la</strong>vori<br />
dell'inverno col travaso del vino nuovo.<br />
Quando Badoer arrivò, fecero per scendere, ma salì prima lui <strong>la</strong><br />
stretta sca<strong>la</strong> a pioli appoggiata al muro e si sedette sotto <strong>la</strong><br />
volta.<br />
120
"ci sono delle nuove Pietro e ve le porto" "buone?" "per me sono<br />
buone, per voi lo possono diventare" "sentiamo"<br />
"avete sentito i cambiamenti, ora le cose stanno così e non<br />
cambiano più, per ora" "a padroni nuovi non si comanda"<br />
"bravo Pietro, per quello neanche ai vecchi, è che con i nuovi<br />
cambia musica, sentite, ho bisogno di par<strong>la</strong>rvi serio, qui vogliono<br />
levare gli allevamenti di bestiame, rimandare i boari dove<br />
abitavano prima alle case interne e vendere tutto, qua al<br />
Fontego restate solo voi come era una volta quando è arrivato<br />
tuo nonno, Sergio chiedi a tuo padre se lo ricorda bene" "se me<br />
lo ricordo, me lo ricordo sì"<br />
Padre e figlio aspettavano. Sergio mangiava una paglia.<br />
"quel mese che ho <strong>la</strong>sciato che ognuno trattasse le proprie<br />
bestie, vi ricordate, se non tornavo si facevano portare via tutto<br />
dai sensali e da quell'altro che li metteva su, ora ho bisogno di<br />
voi, siete i più grossi ed i più ascoltati, se voi accettate di<br />
vendere per primi gli altri seguono.” “vendere? alleviamo per<br />
vendere, e allora?” “è che questa volta vendiamo anche le<br />
vacche e non si riacquistano vitelli, si vende e basta, non si<br />
compra altro bestiame… e non posso dirlo che una volta venduto,<br />
non riempiamo più le stalle, quindi si deve vendere dicendo che<br />
si cambiano le razze e che è il momento giusto per guadagnare"<br />
"e dopo, cosa succede… dopo ?" "vuoi che te lo dica Pietro, non<br />
lo so del tutto, ma i padroni… senti, per ora posso dirti solo<br />
questo, capiscimi… han bisogno di questi soldi… ed è meglio con<br />
le buone… al<strong>la</strong> fine lo sapete tutti che da qui bisogna spostarsi<br />
alle vecchie case, è un merdaio ormai questo Fontego. Il<br />
Malborghetto si è sempre chiamato…cosa dici?".<br />
Sergio guardava suo padre con le gambe a penzoloni sul<strong>la</strong> botte<br />
che si tormentava ora i baffi, ora il mento, era in difficoltà e non<br />
par<strong>la</strong>va.<br />
"senti Pietro, per poterci guadagnare queste stalle dovrebbero<br />
macel<strong>la</strong>re quando le bestie sono a 600 o 700 Kg, e invece no, ho<br />
sempre trovato tutte le resistenze del<strong>la</strong> loro madre vacca,<br />
vendere <strong>la</strong>tte vogliono, che non si prendono i soldi, son rimasti<br />
con l'idea del<strong>la</strong> vacca in stal<strong>la</strong> e ne hanno quasi cento per ogni<br />
boaria, siamo noi che facciamo ca<strong>la</strong>re il prezzo del <strong>la</strong>tte da<br />
121
quanto ne vendiamo, ci facciamo male da soli. E' solo <strong>la</strong> vostra<br />
stal<strong>la</strong> che rende e voi sapete quanto anche" “l’idea insomma<br />
sarebbe di desfantare il Fontego?” “ sì, tenuto così è una perdita,<br />
le case vecchie, <strong>la</strong>sciate per <strong>la</strong> Tenuta, hanno ancora i tetti a<br />
posto, ma se non vengono riprese cosa si fa? le <strong>la</strong>sciamo<br />
marcire? al<strong>la</strong> fine ci si guadagna solo con le bestie da ingrasso<br />
vendute all’esercito, altro che <strong>la</strong>tte, e qui restano solo le quattro<br />
boarie delle fondamenta“<br />
Par<strong>la</strong>rono a lungo, poi in casa tagliarono una soppressa e ci<br />
bevvero sopra.<br />
Imboccò <strong>la</strong> strada per ritornare al paese. Veniva a piedi Martino,<br />
il barbiere ambu<strong>la</strong>nte, che acconciava capelli di casa in casa.<br />
Stringeva al petto le cinghie del<strong>la</strong> cassetta caricata in spal<strong>la</strong>.<br />
Appena riconobbe Badoer, nell’urgenza di togliersi <strong>la</strong> berretta, si<br />
intricò tanto da rovesciare quasi gli attrezzi, poi nel ricondurre <strong>la</strong><br />
cassetta all’equilibrio quasi scivo<strong>la</strong>va in fosso.<br />
“Martino, per fortuna che di qua non passa mai il vescovo<br />
altrimenti ti butti in canale” “mi scusi signor Badoer, stavo<br />
andando a fare i capelli” “ma pensa, un barbiere che va a fare i<br />
capelli, ce ne vuole del coraggio”<br />
Martino lo guardò con <strong>la</strong> bocca aperta, non sapeva cosa dire<br />
“ecco sì, vado a fare anche <strong>la</strong> barba” “ma insomma le fai tutte<br />
Martino” “sì, sì” “dimmi, ma al<strong>la</strong> Clelia, quel<strong>la</strong> che vende<br />
pol<strong>la</strong>stri, perché non glie<strong>la</strong> fai <strong>la</strong> barba? ne avrebbe bisogno, ti<br />
pare?” “ma, non so, suo marito non vuole…credo” “gli piace così?<br />
Gusti…vai vai Martino che finché ti perdi in chiacchere, i ciuffi<br />
stan tutti ricrescendo”<br />
Lo vide prendere il vialetto verso <strong>la</strong> casa di Valdemarca “ecco,<br />
Martino a posto come far <strong>la</strong> barba al gatto”<br />
Valdemarca passava da eccitamento ad abbattimento, in casa<br />
sua moglie non osava far domande, se non per come andavano<br />
gli affari, lui schizzava in ur<strong>la</strong>, "ma te l'ho solo chiesto per<br />
cortesia,…spero solo vada bene… se ne sentono tante" “cosa si<br />
sente?...cosa?” “niente… par<strong>la</strong>no di… te” aggravando<br />
notevolmente <strong>la</strong> sua rabbia con l'aggiunta finale “e tu fai di meno<br />
di ascoltare quelle quattro maldicenti”.<br />
122
Il mattino dopo se ne andò in città, arrivando come sempre con<br />
tale anticipo da deprimersi a guardare gli sviluppi dei cantieri<br />
pubblici sul<strong>la</strong> piazza del duomo.<br />
Verso le otto era di fronte al<strong>la</strong> casa di sua sorel<strong>la</strong>, scorse uscire<br />
Anna, attraversò per raggiunger<strong>la</strong>.<br />
Il viso le arrossì al<strong>la</strong> vista del padre, guardò in giro sgomenta<br />
"ma…cosa fai qua, è successo qualcosa?" "niente di salute, ho<br />
bisogno di par<strong>la</strong>rti" "ma ho scuo<strong>la</strong> adesso” ”perderai <strong>la</strong> prima ora<br />
e ti giustifico io" "no…non è per questo…è che non mi aspettavo"<br />
"chi aspettavi?" Anna fissò suo padre, che le sfuggiva "nessuno,<br />
è per dire, non mi aspettavo di vederti" "ma aspettavi<br />
qualcuno?"<br />
Anna allora capì e cambiò atteggiamento, disse fredda "no,<br />
nessuno"<br />
Presero per le piazze ed entrarono al caffè di fronte al Salone<br />
"senti, ti ho vista più volte, dico più volte, capiscimi bene, con<br />
Marco Badoer, non serve dirmi niente, tua madre lo sa?"<br />
Anna divenne pallida con il viso stretto "credo di sì" "credi? come<br />
credi?" "non ne ho mai par<strong>la</strong>to, però credo lo sappia" "bene,<br />
bene, fai quello che ti pare insomma, i tuoi comodi e ai tuoi<br />
genitori neanche una paro<strong>la</strong> o se sanno…zitti" "senti papà, come<br />
avrei potuto dirlo a te?" "allora, se non si può dire non si deve<br />
fare, ma tu l'hai fatto lo stesso, vero?" "cosa sei venuto a dirmi?"<br />
"no, signorina, tu non fai domande, io faccio domande e tu<br />
rispondi" "va bene"<br />
Anna non parlò più, rispondeva a monosil<strong>la</strong>bi e diceva meno di<br />
niente. Lui continuò con una paternale, da buon padre, sul<strong>la</strong><br />
morale e sugli inganni e dove portano, ma era già stanco con <strong>la</strong><br />
testa piena di altri pensieri.<br />
"ora puoi fare una cosa che potrebbe riscattarti, l'unica che<br />
potrebbe darti una speranza, ascoltami bene. Il Conte ha<br />
venduto <strong>la</strong> Tenuta, ha comprato quel disgraziato di Martinoia, ma<br />
sì che lo conosci, ed ora sembra, ma non si può dire, che ci sia<br />
dietro Badoer…Ettore, cioè il padre di… Marco, proprio lui. Se lui<br />
compra ci metterà tutti su una strada"<br />
Qui Giulio si interruppe, gli apparve chiaro in quel momento del<strong>la</strong><br />
conversazione che di questo cioè, padre di Marco che<br />
123
acquistasse, a lei interessasse meno dei <strong>la</strong>cci delle sue scarpe,<br />
che continuava a guardarsi, come faceva a minacciar<strong>la</strong> ed a<br />
convincer<strong>la</strong>?<br />
"se quello acquista ci rovina, ci mangia tutto, devi par<strong>la</strong>re con<br />
lui…Marco"<br />
Per quell’invito a par<strong>la</strong>re col suo innamorato, Anna, un’ora prima,<br />
l’avrebbe baciato, ma erano solo parole calco<strong>la</strong>te dette da un<br />
padre distante e opportunista, come era sempre con sua madre<br />
e con tutti.<br />
"devi convincerlo che fermi suo padre da questa infamia,<br />
fermarlo ho detto, deve impedirgli di fare niente, deve <strong>la</strong>sciare<br />
perdere i Martinoia, insomma mi ascolti?" "sì… ho capito…ma<br />
cosa può fare Marco?" "senti, non metterti a ragionare di queste<br />
cose che tu non capisci, gli dici di convincere suo padre<br />
altrimenti.…" "altrimenti?" "niente, questo non è il momento"<br />
“ma Marco non sa di questi affari, cioè non li segue, suo padre è<br />
uno che non par<strong>la</strong> con nessuno, con Marco poi si vedono poco…<br />
quasi mai, suo padre fa tutto da solo“ “se non è al corrente, si<br />
informa da lui e poi gli par<strong>la</strong>“ “ma se lui non può fare niente?”<br />
“intanto gli dici che provi e con molta convinzione…gli conviene”<br />
Le disse di venire a casa a fine settimana con una risposta,<br />
doveva ritornare assolutamente, poi <strong>la</strong> <strong>la</strong>sciò andare a scuo<strong>la</strong> e<br />
lei si allontanò sotto i portici, senza girarsi.<br />
Dopo <strong>la</strong> casa delle sorelle, Badoer doveva affrontare il suo<br />
mulino con Augusto Mattiazzo incrostato dentro.<br />
Doveva da tempo cambiare il cavallo che teneva vicino al<strong>la</strong><br />
stazione di Rottanova, partì appena sorto il sole accompagnato<br />
da Sergio Bevi<strong>la</strong>cqua, con <strong>la</strong> sua caval<strong>la</strong> attaccata al calesse, un<br />
animale che per <strong>la</strong> strada si fermavano ad osservare.<br />
Alle nove erano là e <strong>la</strong> splendida giumenta si era portata senza<br />
sforzo.<br />
Trovò il mugnaio scontroso come di rego<strong>la</strong>, ma in maniera<br />
accettabile, argomento dolente del giorno erano le operaie pigre<br />
del<strong>la</strong> fi<strong>la</strong>nda di sacchi, cosa che non lo riguardava oltretutto.<br />
Ettore valutò se poteva posticipare quell'indigesto e farsi prima<br />
un giro da Carminati a Campo d'Iso<strong>la</strong>, ma rinunciò al piacere e<br />
124
cedette al necessario, si era già troppo divertito con <strong>la</strong> caval<strong>la</strong><br />
disse a Sergio, andava scontata una penitenza.<br />
Nel<strong>la</strong> saletta dietro l'ufficio gli comunicò che intendeva vendere il<br />
mulino e lo iutificio. Augusto divenne torvo, mai visto così truce,<br />
e lo guardò fisso per un tempo che non finiva, poi esplose "con<br />
tutto quello che ho fatto per questa fabbrica di matti, <strong>la</strong>vorando<br />
giorno e notte, è così che adesso son ripagato…eh no bel<br />
giovane"<br />
Di essere un bel giovane, in quel momento, e con <strong>la</strong> sua età, gli<br />
parve una strana insolenza, ma forse era così che lo vedevano.<br />
"allora senti bel puteo, come dovrei fare, tenermi il mulino per<br />
sempre e farti contento, non so, dimmi tu… perché a te non<br />
piace che lo venda, <strong>la</strong> mettiamo così se vuoi"<br />
"eh no, non è il momento di scherzi che a te piacciono tanto, non<br />
è proprio il momento. Vendere va bene per te? va bene allora<br />
signor paron, ma c'è un ma, c'è un ma signore, c'è un contratto<br />
d'affitto che ho e che mi dà un diritto di essere chiamato per<br />
primo…non so come si dica" "pre<strong>la</strong>zione si dice, si chiama diritto<br />
di pre<strong>la</strong>zione, Augusto"<br />
"esatto, questo, proprio questo" "bene, ed io te <strong>la</strong> riconosco,<br />
allora sai cosa fai? tu esigi il tuo diritto di pre<strong>la</strong>zione per iscritto,<br />
io ti comunico il prezzo di vendita e hai un mese per darmi quello<br />
che chiedo, sappi però che se poi non lo eserciti e mi intralci,<br />
troverò il modo per chiederti tanti di quei danni che quelle<br />
quattro casette marce che hai in piazza e quei campetti sempre<br />
sotto acqua dove martirizzi i pòri Bessega, non ti basteranno per<br />
l'avvocato, va bene così?"<br />
Augusto aveva fatto due passettini indietro.<br />
" beh…ecco…tu ti scaldi subito, con te par<strong>la</strong>re è una<br />
fatica…volevo solo dire che le cose bisogna farle come si deve" "e<br />
perché dovrei farle come non si deve, se hai dei diritti te li fai<br />
valere, se avanzi qualche cosa te <strong>la</strong> pago, mi fai una bel<strong>la</strong> nota,<br />
su questo non hai bisogno di aiuti, di quello che secondo te ti<br />
spetta e ti pago ogni cosa" "ecco, queste sono parole giuste,<br />
ecco, così si fa… bene, siamo d'accordo, cioè… bene"<br />
Augusto non era d’accordo su niente e Badoer lo vide.<br />
125
Sergio aveva sentito il dialogo, si avviarono assieme. Andavano<br />
sull'arzeron verso Campo d'Iso<strong>la</strong>, c'era nebbia come essere sotto<br />
<strong>la</strong> tramoggia del mulino, il calesse si spostava nel niente, solo nel<br />
bianco.<br />
Stavano muti, Ettore aveva sospirato più volte, Sergio ruppe il<br />
silenzio “Quest'uomo rimuginava cattivo, con <strong>la</strong> sua finta di<br />
essere ben disposto, gli son venuti gli occhi rossi, non mi è<br />
piaciuto niente” ”quello mi metterebbe volentieri in macina<br />
Sergio, solo sa che non era il momento, ce l'avrò contro e non so<br />
dove, è un inetto” “ma non si crede un inetto, vuole essere<br />
riconosciuto e per riuscirci non trova altra via che <strong>la</strong> rabbia” ”è<br />
sempre stato invidioso, anche di quanto ce l’hanno più lungo gli<br />
altri” ”beh, intanto che misuri e confronti”<br />
Sergio seguiva Badoer nei suoi affari, aveva imparato molto.<br />
Stava zitto, era una rego<strong>la</strong> non intervenire, oltre alle quattro<br />
frasi scambiate quel<strong>la</strong> volta lui avrebbe fatto in modo diverso.<br />
Badoer deprezzava i nemici e li minimizzava, a volte era come se<br />
non ci fossero, li negava. Lui avrebbe continuato il discorso con<br />
Augusto, l’avrebbe spinto a par<strong>la</strong>re, ad esporsi e avrebbe cercato<br />
un modo per impostare una soluzione, Badoer sembrava stesse<br />
passando con il rullo di pietra sopra le zolle, a volte doveva stare<br />
più attento, queste piattole pungono.<br />
All'osteria del<strong>la</strong> Crosara Carminati non c'era. La Luigina, fece un<br />
gran sorriso a Sergio, seguito da un altro per Ettore, disse che<br />
era andato via presto e che tornava per pranzo, forse. "Luigina,<br />
col forse si possono aspettare solo le donne, perché un forse con<br />
loro è una certezza, ma Carminati no "<br />
Ed invece arrivò dopo un'ora, era stato da lui al mulino a<br />
cercarlo, ma per <strong>la</strong> strada bassa e con <strong>la</strong> nebbia si erano<br />
mancati.<br />
La Luigina, portando il prosciutto, non resistette a dire "ha visto<br />
che con i forse arrivano anche gli uomini?" Rispose Carminati<br />
"Luigina, sono dei forse…involontari, questi, diversi credimi"<br />
”infatti mi non li credo mica” “ma come? ti avevo promesso un<br />
bel toso, mi credi ora?” La Luigina scivolò via senza voltarsi fino<br />
al<strong>la</strong> porta del<strong>la</strong> cucina, poi si girò a cercare lo sguardo di Sergio.<br />
126
Carminati riferì del colloquio con Schidoni, il quale aveva preso<br />
tante pose e fatto tante allusioni “come sempre fa chi deve<br />
acquistare, se glielo vai a chiedere”, ma non gli era parso<br />
disinteressato per simu<strong>la</strong>zione, forse era periodo di bassa anche<br />
per lui, dopo aver liquidato i fratelli, di soldi dovevano avanzarne<br />
pochi.<br />
Carminati aveva cercato quindi un’altra pista “penna o pelo,<br />
basta che paghino”. Da poco tre grossi personaggi avevano<br />
costituito una Società di Macinazione "hanno una fantasia pei<br />
nomi da rovesciarsi, no? Comunque non fermiamoci ai dettagli,<br />
società del<strong>la</strong> raspa andrebbe bene lo stesso, è che hanno capitali<br />
e voglio par<strong>la</strong>rci appena posso, uno dei tre lo conosco".<br />
“bene Adriano va’ avanti come sai, ma dimmi ancora del<strong>la</strong><br />
Vanda, come va?” “sai che ogni bel ballo stanca, era ora di<br />
finir<strong>la</strong>, pareva una moglie ormai, pretendeva fosse sempre <strong>la</strong><br />
festa del Redentore” “basta festa?” “troppe rogne, vuole figli e<br />
non resta incinta, col marito dice che le ha provate tutte” “cosa<br />
avrà mai potuto provare?“ “eh cosa ne so?” “se non lo sai tu, ha<br />
provato anche te, allora?” “no, con me non attacca, pensa che in<br />
vil<strong>la</strong> tengono una famiglia di meridionali a servizio, <strong>la</strong> sua<br />
cameriera le ha portato da giù un grande cazzo di cera” “non mi<br />
pare che possa far tanto” “come no? sono ex voto che le donne<br />
di là portano al prete, di non so…un convento, lo baciano prima<br />
di consegnarlo” “ma al prete, però” “anche, forse, usanze, il<br />
prete ur<strong>la</strong> che là si ricevono i voti” “bei voti” “taci che ti racconto,<br />
mi ha fatto una testa così con tutti i partico<strong>la</strong>ri, si spiega al frate<br />
che lo voglio così e così” “ci sarà <strong>la</strong> corsa per comprare i più<br />
grossi” “costano di più, ma chissà se funzionano meglio” “un<br />
buon investimento” risero bevendo.<br />
"Adriano, c’è una cosa…Augusto, il mugnaio, gliel'ho detto<br />
stamattina, dovevo pur dirglielo, l'ha presa male, molto male<br />
credo, dovresti tenerlo d'occhio, sentire cosa dice"<br />
Ettore spiegò i suoi timori “basta affari adesso e basta Augusto,<br />
quel meneveo” e pranzarono con appetito.<br />
La Luigina avrebbe voluto scambiare qualche battuta ancora, ma<br />
quando una conversazione vien fatta a bassa voce son cose<br />
serie, Carminati spesso lo vedeva fermo con <strong>la</strong> forchetta in aria.<br />
127
Sergio si girava di tanto in tanto.<br />
Confinavano con i Bevi<strong>la</strong>cqua due famiglie molto numerose,<br />
quel<strong>la</strong> dei Loser e quel<strong>la</strong> dei Garbo.<br />
I Garbo erano detti strani perché nessuno poteva dire di<br />
conoscerli bene. Vivevano in una corte chiusa e si vedevano in<br />
giro solo per <strong>la</strong>vorare al soldo, quindi quasi mai, i maschi<br />
neanche in chiesa.<br />
In campagna sono molte le anomalie nei rapporti. Badoer<br />
conosceva ogni famiglia, trovava solo bisogni e tanta incapacità<br />
”non hanno altro che <strong>la</strong> vita e quello che di fondo questa si porta,<br />
così è”<br />
I contadini certe faccende non le nominano, vergogna, ma anche<br />
paura di essere giudicati, meglio tacere sempre, meglio<br />
specialmente non esporre giudizi.<br />
Ad iniziare i maschi, erano le cugine, a volte anche <strong>la</strong> mano delle<br />
sorelle.<br />
La più grande delle figlie di Alfonso, <strong>la</strong> Lucia, dal<strong>la</strong> mano era<br />
passata ad altri metodi. Non era l'unica in ogni caso, ma lei era<br />
diversa, non faceva che cercarli i maschi, di solito quando<br />
stavano nelle stalle a mungere, che fosse alba o tramonto. Sui<br />
mucchi di fieno e di paglia si consumava.<br />
Badoer conosceva bene <strong>la</strong> boaria, ci andava spesso perché<br />
teneva anche bestie sue, <strong>la</strong>sciava fuori il cavallo e entrava dal<br />
cancello piccolo, di cui aveva <strong>la</strong> chiave.<br />
Erano le sei del mattino, il buio invernale disponeva di tutta <strong>la</strong><br />
grande aia. In un angolo vicino al pozzo c'erano due persone, si<br />
scorgevano appena, Badoer seguiva il muro di cinta e per<br />
tagliare doveva passarci davanti; vide che c'erano un figlio di<br />
Alfonso Loser ed un figlio di Garbo<br />
Lo videro e uno quasi mollò <strong>la</strong> catena " tieni bestia, tieni" gli<br />
sibilò l'altro. Un <strong>la</strong>mento si levò dal pozzo.<br />
"prendete l'acqua… a quest'ora? si vede che siete dei netti…puliti<br />
non mi pare tanto"<br />
Ettore si avvicinò ai due. "meglio che non veda, signor Badoer,<br />
meglio di no" "cosa c'è tosi? che cosa state facendo?"<br />
128
"robe che succedono, robe che capitano…<strong>la</strong> Lucia…poveretta…<br />
non sta bene" “<strong>la</strong> Lucia… come <strong>la</strong> Lucia?"<br />
"basta, basta, muoio… tiratemi su…ci <strong>la</strong>scio <strong>la</strong> vita"<br />
Per risponderle i due si <strong>la</strong>sciarono scivo<strong>la</strong>re <strong>la</strong> catena tra le mani,<br />
si sentì un tonfo nell'acqua, qualcosa si immergeva di colpo e si<br />
dibatteva.<br />
Un minuto di attesa, lungo come <strong>la</strong> morte, poi uno dei due<br />
riprese <strong>la</strong> catena, dal<strong>la</strong> carruco<strong>la</strong> era caduto uno straccio. Si sentì<br />
sbattere l'acqua "assassini, maledetti, basta… tiratemi fuori…"<br />
Ettore si affacciò sul pozzo, ma dal fondo buio sentì solo <strong>la</strong> voce.<br />
Si sporse più che poté e gli parve di vedere ombre "ma siete<br />
fuori di testa, cosa fate, ma siete mancanti? pezzi di letame,<br />
tirate<strong>la</strong> fuori e subito…subito ho detto"<br />
Stavano già tirando spaventati, mentre Badoer cercava di<br />
prendere <strong>la</strong> catena, dopo un tempo che non passava apparve sul<br />
bordo <strong>la</strong> testa del<strong>la</strong> Lucia, <strong>la</strong> presero sotto le ascelle, era nuda,<br />
con un lenzuolo legato sotto le braccia e <strong>la</strong> catena attaccata al<br />
lenzuolo sul<strong>la</strong> schiena. La strisciarono sul<strong>la</strong> pietra bagnata per<br />
far<strong>la</strong> uscire e <strong>la</strong> misero per terra, teneva <strong>la</strong> testa reclinata e<br />
soffiava.<br />
"ma sarete deficienti ed idioti, pensavate che così abortiva, così<br />
<strong>la</strong> accoppavate invece, ma guarda questi, ma da dove venite<br />
brutte bestie…correte a prendere una coperta, qualcosa, o vi<br />
accoppo a bastonate" uno andò, l’altro barcol<strong>la</strong>va inebetito.<br />
La Cìa sbatteva i denti forte adesso e sussultava sotto il tabarro<br />
stesole addosso "come stai, Lucia? ma cosa ti fai fare?" “negà<br />
sto, ancora un minuto e morivo annegata" "ma chi è che ti ha<br />
messo in testa questa bestialità?" "ma…con <strong>la</strong> Luisa ha<br />
funzionato…è che io son disgraziata" "ma cosa vuoi che abbia<br />
funzionato con <strong>la</strong> Luisa, ha funzionato con <strong>la</strong> Ada Santona dove è<br />
andata… ma a momenti moriva però"<br />
Era arrivato suo fratello con una coperta, lei si alzò a fatica e se<br />
lo mise sulle spalle, Badoer <strong>la</strong> accompagnò verso <strong>la</strong> casa, disse<br />
ad uno che attizzasse il camino e preparasse del <strong>la</strong>tte caldo.<br />
"strambi lo siete, ma non vi facevo di questa razza con vostra<br />
sorel<strong>la</strong>" "qualche volta ha funzionato" " funzionato? deficiente…<br />
129
ma è <strong>la</strong> rego<strong>la</strong> di questo casino allora? ma va avanti che mi viene<br />
da pestarti"<br />
La Lucia tremava da non riuscire a fermarsi su una sedia davanti<br />
al camino, <strong>la</strong> fascina messa cominciava a prendere, ne stavano<br />
mettendo un’altra di rami grossi. "Lucia non puoi trovarti un<br />
moroso per quelle cose, come tutte le altre, vuoi <strong>la</strong>sciarci <strong>la</strong> pelle<br />
Lucia?" "ah signor Badoer, io sono una disgraziata, sono<br />
sfortunata io, non vede che vita è <strong>la</strong> nostra, e adesso come<br />
faccio?" "fai come tutte che se lo tengono e ti sposano lo stesso,<br />
anzi meglio, che qui se una non ha già figli non sono sicuri" "ma<br />
non lo posso tenere, l'è… un malfatto…non lo posso tenere"<br />
"senti, scaldati e cerca di non amma<strong>la</strong>rti che di questa stagione<br />
te ne vai, tu e lui assieme, poi si vedrà, provate ancora a fare<br />
una bestialità del genere, pregate il vostro dio che lo venga a<br />
sapere, vi butto tutti in mezzo al campo, neanche alle Ranare vi<br />
<strong>la</strong>scio, ho già <strong>la</strong> mano pronta…lo sapete”.<br />
Squadrò i due dietro che erano gobbi e non sapevano più dove<br />
scomparire.<br />
“ma senti… <strong>la</strong> Piera, <strong>la</strong> Pierina, l'hanno scorso, com’è che è<br />
morta? sì...adesso lo vedo distinto, non mi avevate mai convinto,<br />
una tosa sana che spaccava le montagne, anche lei nel<br />
pozzo…vero?…eh? schifosi… brutti maiali… bestie"<br />
La Lucia non par<strong>la</strong>va e neanche gli altri due.<br />
"bevi il <strong>la</strong>tte adesso Lucia".<br />
Uscì dal<strong>la</strong> casa dei Garbo e andò a piedi dai Bevi<strong>la</strong>cqua. Il sole<br />
inceneriva <strong>la</strong> linea grigia e carezzava di metallo l’orizzonte. Si<br />
fermò “non cambierà niente, resteranno come sono nati, ma<br />
bisogna disperdere questo letamaio”<br />
Non poteva più aspettare le decisioni lente di Pietro, doveva<br />
pressarlo.<br />
Valdemarca si dibatteva troppo tra i suoi ma<strong>la</strong>nni, era un azzardo<br />
indugiare senza pagare, quello poteva chiamare altri guai.<br />
Bisognava calmarlo, restituendogli almeno l'anticipo dato ai<br />
Martinoia, le 850.000 lire, o forse le 550.000, a seconda di<br />
quanto riusciva a mettere assieme a breve. Questo avrebbe fatto<br />
respirare l’amministratore e lui di rimando. A conti fatti e rifatti,<br />
130
vendendo le bestie nelle stalle e altro che aveva in progetto, ce<br />
<strong>la</strong> faceva a pagare quel<strong>la</strong> cifra iniziale.<br />
Pietro era in stal<strong>la</strong>, lo scorse tra le bestie e si sedette su una<br />
passatoia, Pietro urlò ad una vacca per poter passare.<br />
"allora Pietro, sono qua" "eh lo vedo che è qua" "abbiamo<br />
qualcosa da dirci credo" "i padroni non dicono, battezzano. Ho<br />
par<strong>la</strong>to con i fratelli e sono d'accordo con un però, un tornaconto<br />
dobbiamo averlo, perché nascerà una guerra qua, e dopo ci<br />
siamo noi qua, a rischiare…va ben, per qualcosa lo facciamo, non<br />
per perdere. A cose fatte ci date… domandiamo a mezzadria il<br />
guazzo, <strong>la</strong> terra che abbiamo è poca per tutte le bestie ed ogni<br />
anno… parole che non servono, lei ha già capito" "Pietro, tutto il<br />
guazzo non è possibile, lo capite bene anche voi se ci pensate e<br />
vi mettete dall'altra parte, un pezzo di guazzo si può vedere,<br />
quello sì, so che per niente l'orbo non canta, d'accordo?"<br />
"d'accordo" "guarda che comincio oggi stesso, so che hai una<br />
paro<strong>la</strong> so<strong>la</strong>" "ho detto d'accordo".<br />
Era arrivato Sergio, seguendo <strong>la</strong> voce di Badoer e colse le ultime<br />
parole scambiate.<br />
“Come si fa con il resto del Borghetto? sono attaccati come <strong>la</strong><br />
rogna a questa pantano, questi non li smuovi a parole”<br />
“una strada <strong>la</strong> trovo Sergio, ci deve essere”<br />
Quel sabato sarebbe andato al foro boario in città, non era cosa<br />
di breve durata vuotare le stalle più grandi del<strong>la</strong> zona.<br />
Ora avrebbe passato i mesi, alzandosi all'alba o di notte per<br />
battere i mercati e trovare i sensali, avrebbe venduto su varie<br />
piazze per tutto l'inverno, pensava già a chi rivolgersi per<br />
l’approvvigionamento dell’esercito. Con un buon prezzo fatto ai<br />
Corezzo<strong>la</strong>, gli altri grandi allevatori, si poteva cedere anche a<br />
loro una parte dei bovini. Si cominciava.<br />
Anna era tornata a casa da scuo<strong>la</strong> con <strong>la</strong> testa vuota, non aveva<br />
sentito le lezioni, era assente. Marco quel giorno era all'Istituto<br />
di Ingegneria e non sarebbe venuto. Si chiuse in camera a<br />
pensare, <strong>la</strong> zia era una cara donna in attesa di disgrazie e<br />
par<strong>la</strong>rci non valeva <strong>la</strong> pena, l’avrebbe solo angosciata di più.<br />
131
Appena possibile voleva confidarsi con <strong>la</strong> moglie dell'avvocato<br />
Riccitiello, lei sì metteva le cose in fi<strong>la</strong>.<br />
Doveva accadere di essere scoperta prima o poi, era andata già<br />
molto bene così e delle cercate pene paterne a lei non<br />
interessava affatto. Già sua madre aveva dovuto vendere<br />
esasperata <strong>la</strong> casa in paese e i campi del<strong>la</strong> dote, perché suo<br />
padre concludesse quell’altro ghiotto affare a suo tempo, poi<br />
rive<strong>la</strong>tosi mediocre. Temeva solo di non poter vedere Marco, se<br />
glielo avessero impedito, lei periva. Cosa doveva dirgli adesso<br />
era marginale.<br />
Il giorno dopo all'uscita del<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong>, lui era lì. La paura, che<br />
Marco fraintendesse le parole, <strong>la</strong> tratteneva, si vergognava fino<br />
al disagio fisico di esporre quel che pretendeva suo padre.<br />
Disse cosa era successo nel peggiore dei modi, che suo padre<br />
sapeva di loro, tacendo invece sulle sue richieste.<br />
Marco restò turbato dai modi inusuali di Anna, così distaccata<br />
non l’aveva mai vista, se domandava non otteneva risposta. Era<br />
così fiera e risoluta, guai ad apparire <strong>la</strong> povera ragazza<br />
spaventata.<br />
La prese tra le braccia, Anna trattenne imbarazzata le <strong>la</strong>crime,<br />
ma bastò stringer<strong>la</strong> un po’ di più e già spumeggiava di parole<br />
come un torrente. Lei piantò il viso sul<strong>la</strong> sua spal<strong>la</strong>, gli disse<br />
tutto, anche che <strong>la</strong> volevano a casa quel sabato.<br />
La domenica ormai <strong>la</strong> passavano assieme da tempo, Marco<br />
decise che allora sarebbe tornato anche lui, poi dal<strong>la</strong> strada se <strong>la</strong><br />
tirò dentro un portone semiaperto. Era un buio bellissimo.<br />
Avevano solo mani, bocche e troppi vestiti. Anna lo voleva “non<br />
<strong>la</strong>sciarmi Marco, non <strong>la</strong>sciarmi Marco”. “ma cosa dici Anna, mi<br />
deridi o mi vuoi fare male, ma sai chi sei per me, ma pensi che<br />
quello che ti ha chiesto di fare tuo padre mi possa muovere di un<br />
dito? Anna” “Marco, Marco” respirava il suo nome.<br />
Quel sabato Badoer tornava dal foro boario, pioveva fitto e aveva<br />
preso il tram, <strong>la</strong> linea nuova di periferia. Cambiò tram al<strong>la</strong> prima<br />
fermata del centro. Marco e Anna salirono dal<strong>la</strong> porta anteriore<br />
al<strong>la</strong> fermata dopo, il tram era già pieno con <strong>la</strong> gente in piedi, non<br />
potevano notarlo in fondo, intabarrato e con il cappel<strong>la</strong>ccio sugli<br />
occhi. In mezz’ora si era al paese, ma fu una mezz’ora lunga con<br />
132
occhiate continue. Scesero per primi, mentre Ettore, restato<br />
ultimo, si faceva <strong>la</strong>rgo tra le persone in piedi.<br />
Si tenevano sotto l’ombrello.<br />
Un uomo di Valdemarca con un <strong>la</strong>ndò coperto aspettava Anna,<br />
che si avviò senza salutare.<br />
Allora Ettore affrettò il passo e prese sottobraccio Marco, lui lo<br />
guardò senza dire nul<strong>la</strong>. Al<strong>la</strong> rimessa trovarono il calesse con le<br />
incerate “porta tu”. Marco conduceva lento, non voleva<br />
raggiungere Anna che percorreva <strong>la</strong> stessa strada, gli mancava<br />
già.<br />
"Marco, senti, sul mio modo di vivere non ho mai permesso a<br />
nessuno di ridire. Tu del<strong>la</strong> tua vita fa’ quel che vuoi, fatti una vita<br />
tua e te <strong>la</strong> auguro piena, solo non metterti tra me ed i miei<br />
affari, non intralciarmi mai. Te lo dico, succederanno cose che<br />
non devono coinvolgerti, <strong>la</strong> persona più importante che hai ne<br />
sarebbe immischiata” “papà, aspetta” “no, aspetta tu, fammi<br />
finire, se te ne stai fuori, puoi muoverti come ti conviene” “ad<br />
Anna ci penso io e questo è sufficiente” “va bene, è una cosa<br />
seria che mi stai dicendo ed è da uomo, Marco…io sto per fare<br />
uno scarto imbrogliato e li avrò tutti contro, quand'è il momento<br />
anche i conigli messi nell'angolo ti staccano un dito, non tirerò<br />
dentro nessuno del<strong>la</strong> casa, ma tu, almeno tu, comprendimi, non<br />
essermi contro" "se hai finito" "ho finito" "allora papà…ti ho<br />
sempre visto distratto, lontano dalle cose attorno, come se non ti<br />
interessassero, poi improvvisamente entri in azione e diventi un<br />
avversario duro, con limiti di egoismo, di una combattività<br />
spesso sproporzionata rispetto allo scopo. Mia madre non lo<br />
vede, perché tu sei un dio in terra, io lo vedo, tutti i livelli in<br />
famiglia saltano” “Non è così, non lo è del tutto” “Beh, ne ho<br />
concluso che a volte agisci per dimostrare che puoi farlo, solo per<br />
questo, cosa c’è in ballo non ti interessa, questo da fuori si sente<br />
e fa rabbia, forse perché gli altri sono là che spasimano per quel<br />
che tu tratti da presa in giro… che vada bene o che vada male"<br />
"non c'è granché da dire Marco, forse hai ragione…anzi hai<br />
ragione e allora? dovrei dire che sono tanto interessato?"<br />
“sembra che fai le cose per gioco…come le carte al<strong>la</strong> sera" "è<br />
possibile" "non sarò io a fermarti, sono cose tue" "sono anche<br />
133
tue, hai visto che ero in tram e c'era Anna…Anna Valdemarca con<br />
te. Suo padre è quello che è, tanto sai cosa penso. Statevene<br />
fuori tutti e due, voglio che tu sia libero di batterti per te, io farò<br />
da solo, non voglio alleati, i nemici li ho già” “te ne farai uno<br />
nuovo, papà, comunque è il padre di Anna” “ah, lui non sa<br />
pensare con grandi malizie, è…sono come <strong>la</strong> maggior parte, un<br />
po’ imbroglioni, un po’ accorti, anche le lepri sono accorte"<br />
Marco era infastidito che suo padre avesse con impassibilità<br />
nominato Anna "a lei ci penso io…io e basta"<br />
Marco non poteva vedere il sorriso sotto <strong>la</strong> cerata di Ettore a<br />
quel<strong>la</strong> frase.<br />
Difendite<strong>la</strong> se è tua. Difendi<strong>la</strong> se <strong>la</strong> vuoi.<br />
Valdemarca era ca<strong>la</strong>to nel<strong>la</strong> lettura de " Il Raccoglitore " il<br />
portavoce dei consorzi agrari, nel suo studio, il pranzo se l’era<br />
fatto servire prima.<br />
Anna era a tavo<strong>la</strong> con <strong>la</strong> madre Carlotta, Eugenia e Giacomo.<br />
Carlotta si era ultimamente consultata con Elisa, <strong>la</strong> moglie di<br />
Badoer, entrambe intuivano che i loro mariti erano coinvolti in<br />
qualcosa di più del<strong>la</strong> vendita del<strong>la</strong> Tenuta, già inconcepibile per<br />
loro, ma ricostruirne i contorni da frasi smozzicate era arduo.<br />
Qualcosa era successo tra <strong>la</strong> figlia ed il padre, in quel periodo più<br />
intrattabile e bis<strong>la</strong>cco che mai.<br />
Anna dopo il pranzo entrò nello studio. Valdemarca, senza alzare<br />
gli occhi dal giornale, le chiese "e allora?" "allora, Marco non può<br />
fare niente, suo padre fa quello che vuole, e in ogni modo cosa<br />
potrebbe fare lui?" "ma ha provato a convincerlo?" "non so, non<br />
credo…forse gli avrà par<strong>la</strong>to…non mi ha detto niente… suo padre<br />
par<strong>la</strong> poco con lui" "senti, quanto par<strong>la</strong> con suo padre non mi<br />
interessa, è adesso che voglio che gli parli, insomma non hai<br />
fatto niente vero?” Gettò il giornale sul tavolo.<br />
“buona a nul<strong>la</strong>, ecco quello che sei, e una povera cretina anche.<br />
E va bene lo stesso, vai sopra, ti prepari <strong>la</strong> stanza e stai qui, a<br />
casa tua, come è giusto" "come a casa?" "hai capito bene scema,<br />
non far finta con me, adesso stai a casa sempre, a casa tua, e<br />
non credere che non sappia tenerti, vedrai"<br />
Carlotta ascoltava dietro <strong>la</strong> porta, sbiancata in viso.<br />
134
Aspettò che Anna uscisse. Andarono in camera, lei le raccontò<br />
tutto sullo scontro in città col padre.<br />
Valdemarca e Badoer si incrociarono sul<strong>la</strong> stradona alberata del<strong>la</strong><br />
vil<strong>la</strong>. Badoer tirò le redini e scese, per obbligarsi, tenendo il<br />
cavallo dal<strong>la</strong> barbozza, non poteva continuare così, dovevano<br />
par<strong>la</strong>re. Valdemarca rimase seduto.<br />
"è meglio che ci spieghiamo Valdemarca, tanto anche se non lo<br />
facciamo lo fanno gli altri" "sentiamo le spiegazioni" Badoer alzò<br />
un occhio e fu tentato dal decimo “<strong>la</strong>sciamo perdere" da quando<br />
l’aveva visto, doveva risalire però.<br />
”senta, per prima cosa restino fuori da queste cose i parenti,<br />
quello che fa mio figlio sono affari suoi e qualsiasi cosa dicesse<br />
non mi fermerà ora" "da me non è così invece, a casa mia si fa<br />
quello che voglio io e mia figlia non va con chi vuole lei, da me ci<br />
sono regole se vogliono stare sotto il mio tetto e devono starci"<br />
"veda lei, tanto cosa spera di impedire? è come fermare il vento<br />
con un forcone" "questo è da vedere, lo dice lei" "faccia a modo<br />
suo, padrone lei, solo, ripeto, non sia coinvolta <strong>la</strong> mia famiglia, è<br />
il resto che comunque non può andare così" "e come dovrebbe<br />
andare?" "per me andrà che lei sarà liquidato del suo anticipo, io<br />
restituisco i soldi a Martinoia comunque, l'atto l'ha firmato lui, lo<br />
sappia per rego<strong>la</strong>rsi quando è il momento. Al contratto subentro<br />
in proprio e quindi sarà bene definire le nostre posizioni dentro <strong>la</strong><br />
Tenuta" "guardi che sono ancora l'amministratore con diritto di<br />
firma" "Valdemarca, cerchiamo di fare da uomini, del male ce lo<br />
faremo lo stesso ne sia certo, quindi non diamo scandalo ai<br />
contadini, in due non si sta nel<strong>la</strong> stessa gabbia, ma insomma…<br />
che senso ha, giochiamo questa partita che è tutta aperta, non<br />
mi faccia fare atti che non voglio" "ma quali atti? … saranno altri<br />
che le faranno atti, non è ancora stabilito, lei crede di essere<br />
diventato padrone, di niente lo è, vedrà" "va bene, <strong>la</strong> prossima<br />
volta sarà lei a par<strong>la</strong>rmi se vuole. Non coinvolga <strong>la</strong> famiglia, non<br />
si nasconda dietro…se imparasse a fare l’uomo <strong>la</strong>scerebbe fuori<br />
sua figlia".<br />
Risalì sul calesse e si avviò al paese, mentre l’altro allungava<br />
provocazioni.<br />
135
Valdemarca, malgrado i fumi del<strong>la</strong> rabbia, comprendeva di non<br />
tenere una posizione sostenibile, gli spettavano da lì solo parti<br />
meschine, aveva possibilità superate da altri, poteva solo<br />
mestare in quel rompersi dei suoi intrecci<br />
Decise che doveva cercare di <strong>la</strong>vorare da fuori, era sempre una<br />
manovra e gli conveniva.<br />
Stava andando al<strong>la</strong> proprietà Albrigo, che da un <strong>la</strong>to confinava<br />
con <strong>la</strong> Tenuta.<br />
Era morto da un anno l'amministratore di questa grande<br />
campagna ed i proprietari, di fuori regione, più volte gli avevano<br />
chiesto di interessarsi del<strong>la</strong> conduzione dell’azienda.<br />
Ora che <strong>la</strong> Tenuta era in stravolgimenti, il consiglio di notti<br />
insonni lo spinse ad accettare, in via temporanea si diceva, così<br />
sarebbe stato più libero.<br />
La terra degli Albrigo era più vasta del<strong>la</strong> Tenuta, ma mal disposta<br />
e mal irrigata, con tanta collina e bosco, da rendere<br />
notevolmente meno. Sì, avrebbe preso in mano quel fondo e<br />
forse ne usciva anche un buon accordo.<br />
Era sempre notte quando Badoer si alzava e <strong>la</strong> sera neanche<br />
tornava per cena a volte, si vedeva poco in casa.<br />
Era preso dal vendere il bestiame meglio e più velocemente<br />
possibile. Sempre così quando aveva un obiettivo in testa, finiva<br />
per sentire d’intralcio tutto, tranne <strong>la</strong> musica, al<strong>la</strong> banda non<br />
rinunciava mai.<br />
Il ghiaccio ricopriva tutti i fossi, <strong>la</strong> neve aveva sbiancato i campi,<br />
Natale era di là a qualche giorno.<br />
Avevano finito presto le prove quel<strong>la</strong> sera, riposto i leggii, chiuso<br />
gli strumenti negli armadi e spento il teatro. I suonatori se ne<br />
andavano a piccoli gruppi, tranne Ettore, fuori a sorbirsi il solito<br />
ragguaglio dal sacrestano, istruito dal prete su migliorie da fare,<br />
e comportamenti da tenere da parte dei musicanti serali. Il prete<br />
non c’era mai quando serviva, ma metteva il naso ovunque.<br />
Il monologo fu interrotto quando entrò nel cortile Beniamino, un<br />
ragazzotto che suonava il bombardino. Gestico<strong>la</strong>va e respirava<br />
forte, senza riuscire a par<strong>la</strong>re. Quando, dopo una grappa<br />
recuperata in teatro, riuscirono a fargli dire qualcosa, tartagliava<br />
136
come una diraspastrice, non aveva mai avuto un comportamento<br />
simile.<br />
Beniamino per tornare a casa percorreva <strong>la</strong> strada diritta dietro<br />
<strong>la</strong> chiesa. Poco prima del<strong>la</strong> fattoria dei Basana, diceva che erano<br />
saltati fuori due spiriti dal fosso, come due grandi macchie<br />
bianche, e lui era fuggito. Disse che lo avevano inseguito quasi<br />
fino al<strong>la</strong> chiesa. A racconto finito, infatti, i fantasmi arrivarono.<br />
Erano i due che stavano alle trombe, l'avevano preceduto per far<br />
lo scherzo con le lenzuo<strong>la</strong> sulle spalle. Anche altri del<strong>la</strong> banda<br />
arrivavano ridendo. Beniamino per un poco non parlò più.<br />
Sarebbe rimasto per sempre balbuziente.<br />
Ettore, quel<strong>la</strong> sera così fredda, sentì il desiderio di andar a<br />
trovare Giovanni, il fratello che abitava nel<strong>la</strong> soffitta del<strong>la</strong> sua<br />
vecchia casa. Ci andava spesso, dopo <strong>la</strong> musica.<br />
Se dal cortile prendeva <strong>la</strong> sca<strong>la</strong> esterna sotto il portico, nessuno<br />
ci faceva caso, neanche i cani che comunque lo conoscevano.<br />
Dal<strong>la</strong> tesa del fieno, al corridoio, fino al<strong>la</strong> camera sempre al buio,<br />
conosceva ogni chiodo come un cieco.<br />
Giovanni non dormiva ancora. Lo trovava quasi sempre seduto<br />
per terra a gambe incrociate tra gli scanarei del mais, che lui<br />
amava ammucchiarsi in un angolo. Gli si sedette vicino, con <strong>la</strong><br />
schiena al muro.<br />
“ciao, cosa mi racconti?“ Giovanni non si muoveva, guardava<br />
fuori, <strong>la</strong> notte.<br />
Si era condannato da solo ai suoi fantasmi, nul<strong>la</strong> era valso a farlo<br />
convivere con gli altri, se lo forzavi ad uscire si disperava, non ci<br />
provavano più da anni. E Ettore a quell’eremita invidiava<br />
qualcosa, chissà.<br />
Dopo un certo tempo così in silenzio, il fratello si girava, gli<br />
prendeva <strong>la</strong> mano e <strong>la</strong> accarezzava. A volte si alzava a sentirgli<br />
le guance sempre ispide. Gli piacevano i visi.<br />
Il tempo passava, ma solo fuori dell’inferriata.<br />
Quel<strong>la</strong> sera Giovanni gli raccontò degli ometti che si nascondono<br />
sotto <strong>la</strong> casa dei Battiston, chissà che terra di nessuno viveva.<br />
“questo mondo é inclinato, sai Giovanni? verso il basso o verso<br />
l’alto, chissà…dimmi perché sono sempre a corto di trombe<br />
soliste e di accompagnamenti invece ne ho da dar via“<br />
137
Giovanni intrecciava i cartocci delle pannocchie e glieli rega<strong>la</strong>va<br />
con un sorriso.<br />
“mi accorgo che <strong>la</strong> vita mi è andata bene, a volte penso di essere<br />
il meno infelice del<strong>la</strong> banda e mi spavento” il fratello lo guardò<br />
inclinando <strong>la</strong> testa “nel<strong>la</strong> banda si impegnano, sai, ma mi<br />
sbagliano sempre le pause“<br />
Gli strofinò <strong>la</strong> testa, “ciao Giovanni caro sai che non sei solo<br />
vero? ti penso nel<strong>la</strong> tua reclusione”, rifece il percorso d’arrivo e<br />
uscì.<br />
Natale si portò <strong>la</strong> neve, solo una spolverata che <strong>la</strong>sciava <strong>la</strong> terra<br />
arata nera e bianca, si vedeva solo dopo mezzogiorno, quando le<br />
nebbie basse svaporavano.<br />
Marco era a pranzo con i suoi il giorno di Natale, aveva par<strong>la</strong>to a<br />
sua madre di Anna ed anche <strong>la</strong> sorel<strong>la</strong> ed il fratellino sapevano.<br />
Elisa gli chiese di <strong>la</strong>sciar perdere gli altri argomenti a tavo<strong>la</strong>, si<br />
era creata un’atmosfera sospesa, di solito erano tavo<strong>la</strong>te<br />
ciarliere, anche se Ettore interveniva poco. Gli avvenimenti erano<br />
stati troppi, Ettore si dispiaceva di non impiantare allegria per<br />
questa notizia e di non fare festa a Marco. Quanto avrebbe<br />
desiderato vedere Anna con loro a tavo<strong>la</strong>.<br />
Elisa cercava di par<strong>la</strong>re, ma i suoi inizi cadevano dopo una frase.<br />
Fu Marco che iniziò direttamente "cosa dobbiamo aspettarci?<br />
sappiamo almeno in quale casa ci fermeremo?"<br />
Il chiamato era, come in tutte quelle dovute riunioni di famiglia,<br />
per conto suo e ci volle del tempo per ritornare nel mondo del<strong>la</strong><br />
tavo<strong>la</strong> "entro primavera andremo in vil<strong>la</strong>, al massimo in giugno,<br />
sempre se le cose vanno" " sei sicuro che invece non saremo né<br />
qua, né là? a me non pare che le cose stiano mettendosi così<br />
piane" "vuoi interessartene? anche subito Marco, se vuoi le<br />
facciamo assieme, ma non mi pari intenzionato per ora" "è<br />
diverso, hai sempre fatto tutto tu e da solo… ce lo siamo già<br />
spiegati" "ma a te, al di là di quello che ho fatto, interessa<br />
questa cosa? o vuoi fare solo l'assistente ad ingegneria e aprirti<br />
lo studio in città? che comunque è tuo diritto, queste non sono<br />
cose che si fanno a tempo perso" "dove vuoi arrivare?" “ecco,<br />
bravo, vedi che c'era <strong>la</strong> domanda e <strong>la</strong> domanda dice già che<br />
138
stavamo tanto bene così, a me questo fare disturba, e con<br />
questa piega che hanno preso gli affari ci si sporca di letame”<br />
“papà, non ero tagliato per queste cose”<br />
“a me piace dirigere <strong>la</strong> banda, altri solo all'idea di quanto tempo<br />
ci perdo mi guardano come uno che non cresce… da qualcuno<br />
l’ho sentito, le cose si fanno anche per il piacere di farle, per<br />
vedere dove portano, altrimenti è meglio fare i frati e<br />
contemp<strong>la</strong>rle" "ci sono altri modi di fare, senza vivere una<br />
contesa continua" "Marco, mi hanno chiamato in questa<br />
faccenda, da questa casa saremmo stati buttati fuori comunque<br />
e i tuoi progetti ostaco<strong>la</strong>ti… pensaci, su una strada ci sbatteva e<br />
da perdenti" "non al<strong>la</strong>rgare il discorso" "e invece ne parliamo,<br />
non c'è niente da nascondere, da come si erano disposte le cose,<br />
tu eri il figlio del perdente, che ti piaccia o no anche tu sei stato<br />
chiamato, non ci si può tenere sempre fuori" "queste sono cose<br />
mie e basta e credimi che me le so condurre" "e invece sono<br />
cose anche nostre, è con il ricatto che questi vanno avanti, non<br />
hanno neanche il coraggio di esporsi loro, questi sono gli<br />
uomini…quello è l’uomo, se non ti opponi imporrà dell'altro e<br />
avanti così" “ mi so imporre e i miei metodi portano a risultati,<br />
intanto sono più forte io aspettando, tanto non otterrà niente"<br />
“può darsi, è un metodo anche il tuo, io so che non c’è<br />
provvidenza con queste miserie, non vanno avanti da sole,<br />
vincono se non ti opponi“ "Mi indigna dover scegliere dall'inizio<br />
una strada così imbrogliata, vorrei una scelta che non partisse da<br />
una trappo<strong>la</strong>…ho anche paura, sì paura, di forzare Anna con<br />
quello che sta passando, mettersi contro i genitori non è un<br />
problema per lei, ma non lo farebbe per i fratelli, tu non sai<br />
quanto le sono attaccati, si sentirebbero traditi…"<br />
“possiamo andare di là a prendere un caffè e…finir<strong>la</strong>" era Elisa<br />
che con il piccolo si alzava, chiudendo <strong>la</strong> discussione.<br />
ATTO DI AUGUSTO<br />
Era freddo e grigio, giornate da aspettare solo che passino.<br />
Dal<strong>la</strong> ferrovia al paese di Rottanova, Badoer e Sergio si fecero<br />
tutta <strong>la</strong> strada col calesse sotto <strong>la</strong> neve che fioccava, i solchi<br />
netti delle ruote tagliavano a <strong>la</strong>to le forme libere degli zoccoli.<br />
139
Al mulino cercarono subito Gigio, del<strong>la</strong> contabilità, era dentro <strong>la</strong><br />
stanza attaccato al<strong>la</strong> stufa di terracotta, dallo sguardo si capiva<br />
già che c'erano storie.<br />
Dette le brighe usuali, Gigio gli mise in mano un plico di carte<br />
"sono per lei, me le ha date il commesso dell'avvocato Santi, da<br />
parte di Augusto… non so" "rogne Gigio, cosa vuoi che siano,<br />
rogne, gli avvocati hanno solo <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>sorte da portare, mestieri<br />
negativi".<br />
Aprì <strong>la</strong> busta e lesse a lungo, avvicinandosi al<strong>la</strong> finestra, soffiava<br />
ad ogni pagina, restò a pensare, si rimise a leggere.<br />
"rogne Gigio, come previsto, se negli affari non sei malfidente,<br />
sei mona, sempre di atti di forza si tratta" “chi ha fatto ‘sta<br />
forza?" “un uomo limitato, che al<strong>la</strong> fine ritorna al porocan che é,<br />
Augusto Mattiazzo” “Augusto? Ah quello, cosa vuole che le dica"<br />
"niente, Gigio"<br />
Di fatto nel<strong>la</strong> macinazione Badoer proprietario e Mattiazzo<br />
dipendente agivano legati da una forma societaria , con una<br />
percentuale sul macinato per Mattiazzo.<br />
Sua madre lo aveva voluto non potendo seguire direttamente il<br />
mulino e per concause ancora più noiose. Al<strong>la</strong> morte di sua<br />
madre, Badoer aveva sei mesi di tempo per disdire il contratto<br />
con Mattiazzo Badoer, e non l’aveva mai rescisso.<br />
Augusto al contrario, passati i sei mesi, registrò il vecchio<br />
contratto, tutt'ora valido, quindi restavano le c<strong>la</strong>usole vinco<strong>la</strong>nti<br />
in caso di vendita, il diritto di pre<strong>la</strong>zione e un sistema penoso di<br />
calcolo del valore del bene, discutibile quanto uno voleva, ma<br />
prestabilito. Augusto pretendeva l’accordo fosse rispettato e<br />
fissava il suo prezzo del mulino con quell’ingiunzione. Non valeva<br />
nul<strong>la</strong> ma si doveva andare davanti ai giudici per risolvere.<br />
Badoer diede un cenno a Sergio e uscirono dal<strong>la</strong> camera,<br />
aggirando le montagne di torsoli di mais da bruciare nel<strong>la</strong> stufa.<br />
Sull'argine imbiancato, Sergio doveva tenere il calesse al centro,<br />
distinguendo a fatica i bordi cedevoli. Badoer assorto guardava<br />
l'acqua a <strong>la</strong>to, troppi grovigli, un intrico si tirava dietro l'altro,<br />
vide sull’argine al di là del canale una vecchia vestita di nero, un<br />
grumo nero che camminava ma sembrava ferma nel bianco.<br />
140
A portarlo in tribunale, quel vecchio contratto, buttato giù veloce<br />
con c<strong>la</strong>usole contraddittorie e inapplicabili, era talmente <strong>la</strong>cunoso<br />
da vincere tranquil<strong>la</strong>mente, ma era il tempo che Ettore non<br />
aveva, troppo lunga quel<strong>la</strong> strada.<br />
Offrirgli del danaro? Tempo perso, si preparava da vent'anni<br />
prima, l'Augusto. Era vissuto aspettando questo momento.<br />
“vedrai, vedrai” si era detto, mandando giù fiele ogni volta che<br />
Badoer gli imponeva un cambiamento, le prime macchine, <strong>la</strong><br />
grande darsena nuova e quando aveva aperto <strong>la</strong> fi<strong>la</strong>nda per i<br />
sacchi e avanti.<br />
Quel vile, con gli occhi che scappavano di <strong>la</strong>to, li aveva vissuti<br />
come imposizioni e soprusi, lui che sarebbe rimasto a macinare<br />
con <strong>la</strong> ruota ad acqua ancora, che non voleva pavimentare i<br />
cortili, che nel piccolo sporco tradizionale si trovava bene, caldo<br />
di letame.<br />
La campagno<strong>la</strong> e <strong>la</strong> boaria e, guarda che bello, anche <strong>la</strong> casa<br />
dell’Augusto si trovavano fuori da quel contratto. Ma Badoer<br />
doveva liquidare il mulino ed il prezzo stimato da Mattiazzo era<br />
tale da far sembrare Valdemarca uno scia<strong>la</strong>cquatore<br />
sprovveduto.<br />
All'Osteria del<strong>la</strong> Crosara quel<strong>la</strong> mattina si radunavano i mediatori<br />
del<strong>la</strong> zona, Carminati tra loro. Vide Badoer e lo raggiunse "so che<br />
hai rogne nuove, ma credo che te le sei già trovate in busta sul<br />
tavolo" "allora l'hai saputo?” “l'Augusto, pidocchio incistato… con<br />
<strong>la</strong> faccia storta di uno che <strong>la</strong>vora e basta… quello ti aspettava al<br />
varco" "ha avuto pazienza anche, vent'anni…bel<strong>la</strong> vita di merda"<br />
"Ettore, cosa fai adesso?" "niente, potrei cominciare da dove<br />
abita, in una mattina gli porto tutto fuori in cortile, ci<br />
guadagnerei una soddisfazione e basta" "spiegati" "le case sotto<br />
l’argine coi campi e lo iutificio son fuori dal contratto, non<br />
pagano neanche l'affitto, sarebbe lì a titolo gratuito… staremo a<br />
vedere se lo è stato" "e buttalo fuori… ma hai ragione, non serve<br />
a niente ora" "Adriano, tu come l'hai saputo?" "dal commesso<br />
dell'avvocato Santi" "ha soldi, che tu sappia, Augusto?" “non<br />
credo grandi cose, non gli hai permesso di pe<strong>la</strong>rti tanto, lo sai<br />
no?… pochi sono i geni, molti sono i genitali e lui è un coglione,<br />
non poteva mettere via, no, come fa a comprare il mulino? da<br />
141
quello che ho sentito… ha poco o niente" "sì…poco o niente" “il<br />
commesso ha visto con lui un uomo, una so<strong>la</strong> volta, pareva di<br />
città e sapeva par<strong>la</strong>re, è lui che ha istruito l'avvocato" "dimmi<br />
com'è?" "non so, ma il commesso sì" "dove abita costui?" "a Ca'<br />
Meso<strong>la</strong> o giù di lì" "andiamo a trovarlo all'ora di pranzo"<br />
“andiamo"<br />
Il commesso abitava una casetta addossata al sostegno in pietra<br />
dell’argine, con <strong>la</strong> neve ammucchiata dietro sembrava<br />
scomparire.<br />
Era tornato a casa per pranzo e si scusò a lungo, come colto in<br />
<strong>la</strong>mpante abbandono dei suoi doveri. Si prodigò in una<br />
descrizione da subito eloquente, gli accenti dialettali cambiano a<br />
dieci chilometri di distanza e i sospetti trovarono conferma.<br />
“ma guarda, questo tirchio si è mosso, questo si è messo di<br />
fronte, <strong>la</strong> mostra <strong>la</strong> faccia”.<br />
"Valdemarca. Potevamo risparmiarci ‘sta barca di freddo, chi vuoi<br />
che fosse? Adriano, tu da che parte stai?" "da quel<strong>la</strong> dei soldi,<br />
sempre, e finora sei tu che ne hai, poi vediamo" "e perché non<br />
avrebbe dovuto farlo? <strong>la</strong> storia ha regole coerenti" "bisogna<br />
tagliare Ettore, qualche nodo bisogna, non puoi sbrogliarli tutti,<br />
<strong>la</strong> corda è diventata troppo lunga" “tagliare, vero?” “<strong>la</strong>sci una<br />
matassa in una cesta di gatti e al<strong>la</strong> sera pretendi di rifar<strong>la</strong> dritta”<br />
“mi spaventi Carminati, <strong>la</strong> matassa, i gatti, eh sì…qualcosa<br />
bisogna tagliare…hai ragione” ”va in mona Badoer”<br />
Il nodo che stringeva più da vicino era il mulino ora "hai par<strong>la</strong>to<br />
con Mattiazzo?" "cosa vuoi che gli parli, chissà che discorso si<br />
sarà preparato, ha già esposto tutto con le carte, almeno le<br />
chiacchiere me le risparmio" "beh, a sentirlo, niente perdi"<br />
"Adriano, tu conosci <strong>la</strong> razza, par<strong>la</strong>re o serve o è da serve".<br />
Tornarono ad Iso<strong>la</strong> e si <strong>la</strong>sciarono con varie intese.<br />
Augusto era al<strong>la</strong> darsena a caricare dei burci, quando Badoer<br />
arrivò al mulino con un annuncio.<br />
Chiamò il mugnaio che venne con abitudine sorniona, era il suo<br />
momento "arriva <strong>la</strong> gru fatta dai Rodriga, è pronta e <strong>la</strong> portano<br />
<strong>la</strong> prossima settimana, fai sgomberare tutta <strong>la</strong> parte dello sporto,<br />
dove va montata".<br />
142
Augusto rimase asciutto e fermo, si aspettava una paro<strong>la</strong><br />
diversa, si era prefigurato con cura tutta <strong>la</strong> discussione.<br />
Ettore l’aveva comunicato come par<strong>la</strong>sse al vento e tornava di<br />
nuovo all'ufficio.<br />
Augusto recuperò quasi ur<strong>la</strong>ndo "quale gru, chi ha detto di una<br />
gru? qua non si monta nessuna gru" "dai Augusto…fai il bravo,<br />
sono sei mesi che l'abbiamo ordinata insieme, o non te lo<br />
ricordi?" "io non ho ordinato niente, sarete voi, sarai stato tu,<br />
qua <strong>la</strong> gru non viene" "e perché? non ti piace più?" "non si monta<br />
e basta, va bene così per me" "ho capito Augusto, peccato, era<br />
una bel<strong>la</strong> gru, toglieva <strong>la</strong>voro alle bestie, a te… cioè ai facchini…<br />
e va bene, intanto <strong>la</strong> faccio mettere a terra in cortile" e<br />
continuando a camminare pensò “glie<strong>la</strong> piazzo dove gli rovinerà<br />
ogni mattina a veder<strong>la</strong>” entrò nel<strong>la</strong> stanza surriscaldata di Gigio.<br />
Anna si era confidata con sua madre. Carlotta comprendeva solo<br />
ora quanto ritardo portassero le sue congetture, pensava ancora<br />
ad una forte simpatia e non ad una frequentazione assidua.<br />
La rimproverò “per ora è meglio che obbedisci a tuo padre,<br />
litighereste e basta, è pure inutile che ci parli io se prima non si<br />
p<strong>la</strong>ca, sai che vuol sentirsi padrone“ “ma ti rendi conto che mi fa<br />
perdere l’ultimo anno? siamo impazzite ad accettarlo? Lasciamo<br />
stare Marco, quello è mio, ma <strong>la</strong> scuo<strong>la</strong>? non può, mamma, non<br />
può e basta”<br />
Carlotta <strong>la</strong> supplicò che non facesse <strong>la</strong> pazzia di scappare,<br />
nasceva uno scandalo, tanto era impensabile contrariare suo<br />
padre. Ritornò più tardi con un thè e trovò Anna allo scrittoio,<br />
immaginava si consumasse in <strong>la</strong>crime, ma si accorse di<br />
conoscer<strong>la</strong> davvero poco.<br />
La madre descrisse i mesi trascorsi, così travagliati per suo padre<br />
e le ricostruì, come poteva aver intuito lei, gli avvenimenti al<strong>la</strong><br />
Tenuta “tuo padre usciva di casa come un forsennato a volte,<br />
oppure se ne tornava tardi, trascinandosi nel suo studio, svanito.<br />
Si è messo in testa qualcosa di troppo grande, perché possa<br />
andare bene, troppi imprevisti” “mamma, dei suoi affari mi<br />
interessa meno di niente, se andasse in malora proverei piacere,<br />
143
visto come ci ha trattate sempre, non ho bisogno di lui, non ti è<br />
ancora chiaro?”<br />
Lei voleva solo Marco e oltrepassare quel<strong>la</strong> proibizione, glielo<br />
dicesse pure a suo padre, e poi non finire l’anno per il capriccio<br />
di un violento le sembrava talmente da stupidi “se tratta così i<br />
suoi affari…allora capisco”. Comunque, se lo ficcassero in testa,<br />
<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> l’avrebbe finita prima o poi.<br />
Carlotta, ammutolita, non capiva da dove sua figlia prendesse<br />
tutta quel<strong>la</strong> forza, le disse che non sarebbe mai stata capace di<br />
esprimersi con quel linguaggio, “mamma, sei di un'epoca<br />
diversa”. Ma erano diverse in tutto.<br />
Anna continuò <strong>la</strong> lettera, come sarebbe giunta nelle mani di<br />
Marco, non lo sapeva, ma aveva imparato dove il padre teneva i<br />
soldi e una mancia ben affidata risolveva il gran problema.<br />
Le infedeltà del<strong>la</strong> servitù sono <strong>la</strong> rego<strong>la</strong>, ma dal<strong>la</strong> vecchia Zelma<br />
si sarebbe sorbita in aggiunta le invocazioni di tutti i santi,<br />
preferì allora <strong>la</strong> ragazzotta nuova del<strong>la</strong> cucina, che per rincasare<br />
passava ogni sera dal<strong>la</strong> cesura in paese.<br />
Così un giorno una lettera partiva, il giorno dopo una lettera<br />
tornava.<br />
I Bevi<strong>la</strong>cqua iniziarono a svuotare le stalle, consegnavano loro<br />
stessi il bestiame. Sui carri a quattro ruote con l'alzata salivano i<br />
buoi due per volta e due attaccati dietro il carro, i grossi<br />
maremmani tiravano fino in città.<br />
Con le prime vacche portate via, fioccarono domande e<br />
perplessità degli altri bovari del Fontego e i Bevi<strong>la</strong>cqua<br />
spiegarono l’obbligo di quell’incarico, riferendo poi a Badoer chi<br />
esternasse verso il cambiamento i commenti più arrendevoli.<br />
Intanto era essenziale sentire “come suonavano le campane”, a<br />
breve si sarebbero rivolti direttamente a lui per farsi spiegare<br />
meglio.<br />
Il disaccordo di molti scemò giorno dopo giorno con le bestie dei<br />
vicini che <strong>la</strong>sciavano le stalle, finché capito<strong>la</strong>rono anche i bovari<br />
più restii.<br />
144
Era un periodo di grossi <strong>la</strong>vori pubblici e privati, ferrovie, ponti,<br />
strade, questi interessi fecero crescere di prezzo <strong>la</strong> carne come<br />
non mai. Badoer li convinse con meno del<strong>la</strong> fatica prevista.<br />
Ogni giorno il carro delle bestie partiva per posti anche lontani.<br />
Valdemarca <strong>la</strong>vorava diligentemente al<strong>la</strong> vendita del<strong>la</strong> proprietà<br />
Martinoia, ma ai probabili acquirenti mostrava i confini del fondo<br />
da fuori cancello. Dopo l'alterco con Elma non si erano più<br />
incontrati.<br />
Non era una buona terra, era solo ben <strong>la</strong>vorata e Valdemarca se<br />
<strong>la</strong> prendeva con i Martinoia anche per questo, come se fosse<br />
colpa loro aver<strong>la</strong> così e rimuginava dentro l’ovvio “se qualcosa è<br />
buono ma mal tenuto, allora sì che l'amatore è pronto, vede<br />
l’affare”.<br />
Badoer si era speso per sopire le furie di Antonio, ormai <strong>la</strong> loro<br />
campagna doveva essere venduta che <strong>la</strong>sciassero perdere, non ci<br />
si poteva opporre, se ne cavavano solo altre liti. Era l’ora invece<br />
di sommare “intrighi con gli intrighi”, seminando false<br />
informazioni.<br />
Così avevano concordato quale versione diffondere sullo stato<br />
del<strong>la</strong> proprietà e, in occasione del<strong>la</strong> macina del mais, Elma disse<br />
al mugnaio del Pi<strong>la</strong>stro, potenziale acquirente già interpel<strong>la</strong>to da<br />
Valdemarca, che sì <strong>la</strong> roba era da vendere, ma si era cointestati<br />
con un fratello di Antonio morto ed ora si era tutti imbarcati col<br />
tutore dei figli minori.<br />
Al mugnaio del Pi<strong>la</strong>stro l’idea di tali problematiche faceva<br />
guardare male perfino il grano da macinare e, come pu<strong>la</strong>, <strong>la</strong> voce<br />
si sparse ad ogni macinatura.<br />
La trattativa <strong>la</strong>nguiva.<br />
Dopo l’atto di Augusto al mulino, Badoer si era incupito. Per altri<br />
far pagare torti, veri o presunti, era legge, lui non era un<br />
vendicativo, aveva spesso riso di queste miserie “pensa se mi<br />
perdo con scempiaggini del genere”.<br />
Ma Augusto Mattiazzo era entrato dentro casa sua, il mulino, le<br />
cose di sua madre, <strong>la</strong> sua infanzia, questa era una sfida<br />
dichiarata.<br />
145
A lui non bisognava concedere neanche il dovuto, era da<br />
ribattere punto su punto, che ogni strada degli altri diventasse<br />
insicura e difficoltosa, come cercavano di rendere <strong>la</strong> sua.<br />
Ma benché ormai tutto avviato, Ettore Badoer si smarriva in<br />
grovigli riposti in qualche angolo di sé, doveva ripetersi come<br />
una litania che gli era capitata quest’occasione senza averne <strong>la</strong><br />
voglia e nemmeno il pensiero di cosa lo aspettasse.<br />
L'idea che un altro prendesse <strong>la</strong> terra aveva illuminato zone<br />
segrete del suo desiderio, come una donna, sempre vista e mai<br />
desiderata, ti appare all’improvviso possibile perché ad altri<br />
possibile.<br />
Era iniziata come un imprevisto e ancora continuava tra<br />
accidenti, senza direzione. Il desiderio <strong>la</strong>sciato solo fluttuava e<br />
<strong>la</strong>sciava lo spazio al suo riformarsi continuo.<br />
La terra a cui prima era legato in un altro modo, era entrata<br />
nel<strong>la</strong> sua testa, come se si fosse solidificata da aria, vento, luce,<br />
in pietra.<br />
Da sempre amava calpestar<strong>la</strong>, percorrer<strong>la</strong>, perdersi nei suoi<br />
limiti, annusar<strong>la</strong>, ma ora erano odori suoi “forse deve essere tua<br />
per sentir<strong>la</strong>. Svuoterò tutto il vecchio che c’è”.<br />
Occorreva impartire una ferma direzione agli eventi, non bastava<br />
il desiderio per proseguire, doveva sceglierli.<br />
La Tenuta era un cantiere. I carri continuavano a svuotare i<br />
magazzini, le cantine, i granai, i fienili, le stalle.<br />
Si segava il bosco di castagni e roveri sotto <strong>la</strong> collina. Erano<br />
arrivati dei boscaioli dall'altopiano, appaltando il taglio in blocco.<br />
I contadini temevano le novità mai finite “qua si rovescia tutto, è<br />
il finimondo” dicevano.<br />
Ai bovari del Fontego non restavano che i mugugni, guardando le<br />
ultime stalle svuotarsi. Le promesse di rimpiazzo del bestiame,<br />
rimandato all'inizio dell'estate, suonavano talmente vaghe da<br />
non sopire i malumori.<br />
Sembrava che Ettore fosse ovunque, ogni giorno a control<strong>la</strong>re<br />
posti diversi a contrattare capo per capo, irremovibile che faceva<br />
paura.<br />
146
L' INCENDIO<br />
Per Sergio il Fontego era solo un luogo di guai.<br />
I Bevi<strong>la</strong>cqua ci stavano da una vita, ma lui con gli abitanti aveva<br />
difficoltà fin da bambino. A dieci anni <strong>la</strong>nciò un falcetto contro un<br />
ragazzo più grande, Gastone, che lo tormentava e lo metteva<br />
sotto, come dicevano i ragazzi. La <strong>la</strong>ma prese per combinazione<br />
<strong>la</strong> caviglia del prepotente, tagliandogli netto il tendine. Ora<br />
Gastone camminava col piede mollo, che cadeva di <strong>la</strong>to ad ogni<br />
passo.<br />
Da lì fu considerato pericoloso e guardato sempre con sospetto,<br />
era cresciuto come un grande tra i grandi.<br />
Il prete, visto il ragazzo sveglio, lo convinse di avere <strong>la</strong> vocazione<br />
e lo mandò in seminario, dove più volte gli fu addossata l’accusa<br />
di essere insolente; quando altre vocazioni estive lo assalirono<br />
senza pietà, <strong>la</strong> precedente sfumò e <strong>la</strong>sciò posto al<strong>la</strong> conoscenza<br />
del<strong>la</strong> cugine. Lasciò il seminario, finita <strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> superiore.<br />
Di Badoer aveva un riguardo partico<strong>la</strong>re, gli avrebbe sempre<br />
prestato obbedienza, forse per via del passato sul<strong>la</strong> strada<br />
ecclesiastica o forse quell’uomo lo impressionava e basta.<br />
Del<strong>la</strong> carriera religiosa Sergio conservò <strong>la</strong> passione per<br />
l’armonium, lo suonava durante <strong>la</strong> funzione domenicale. Ettore<br />
se lo portò anche in banda, qualcosa con <strong>la</strong> tromba <strong>la</strong> sapeva<br />
fare.<br />
Nei mesi del<strong>la</strong> vendita del bestiame, Badoer lo teneva sempre<br />
con sé, partivano che era ancora notte e si facevano compagnia<br />
nei tragitti. Sergio non usava <strong>la</strong>mentarsi mai, gli era estranea <strong>la</strong><br />
tipica umiltà finta dei contadini e l'eterno “potrebbe andare<br />
meglio” che vuol ingraziarsi <strong>la</strong> buona sorte. Per <strong>la</strong> sua ruvida<br />
schiettezza era evitato da tutti i gemebondi locali. Gli<br />
rimproveravano una supposta alterigia che forse era solo<br />
distacco, <strong>la</strong> forma d’offesa dei contadini era dirgli dietro “sei<br />
come lui”, come Badoer.<br />
Nei ripetuti viaggi insieme, all'alba o di notte, si fermavano nelle<br />
osterie appena aperte o in chiusura, mangiando quello che<br />
trovavano. Sergio si stupiva che un uomo così, facesse una vita<br />
come <strong>la</strong> loro, dimostrando <strong>la</strong> stessa resistenza.<br />
147
Badoer lo vedeva sperperato, un poco come era stato per lui al<br />
suo tempo. Sergio, che aveva quasi l’età di Marco, poteva<br />
sostituirlo nel <strong>la</strong>voro di gastaldo.<br />
Le bestie del<strong>la</strong> porci<strong>la</strong>ia le avrebbe acquistate <strong>la</strong> macelleria<br />
dell'esercito, sempre bisognosa di grosse forniture, le altre<br />
vendite procedevano meglio del previsto, ma il trasferimento dei<br />
contadini era ancora un motto impronunciabile. Badoer voleva<br />
traslocare i contadini alle case prima <strong>la</strong>sciate e riportare alle<br />
origini il Fontego, rimettendo a nuovo <strong>la</strong> boaria dei Bevi<strong>la</strong>cqua.<br />
Le casupole sgangherate, ammucchiate in secoli, dovevano<br />
essere abbattute per far posto agli essiccatoi nuovi.<br />
L’insofferenza di Badoer per <strong>la</strong> situazione impastata aveva da<br />
tempo contagiato anche Sergio. Ettore un pomeriggio, passando<br />
tra due case così vicine che si camminava in fi<strong>la</strong>, imprecò<br />
buttando là una frase strana " bisognerebbe prendesse fuoco<br />
tutto qua per farli uscire fuori".<br />
Sergio ascoltava le mezze riflessioni e i propositi, Badoer<br />
spingeva per il suo parere. Che risultò detto di botto “Ancora tre<br />
mesi e le stalle saranno svuotate, come già lo sono in parte i<br />
fienili”. Badoer lo guardò e Sergio non gli ricambiò lo sguardo.<br />
Quelle parole erano rimbalzate nel<strong>la</strong> mente di Sergio col tono<br />
dell’ordine, più che di una battuta.<br />
In alcune sere di nebbia era uscito a guardare in giro per il<br />
Fontego, fin da piccolo scivo<strong>la</strong>va per quei sentieri e non gli<br />
serviva più <strong>la</strong> luce da un pezzo. Sapeva arrivare talmente vicino<br />
alle compagne che si spogliavano d'estate o si <strong>la</strong>vavano il sabato<br />
d'inverno, da sentirle respirare. L’avevano beccato solo una<br />
volta, già grandicello, ma perché tentò l'impossibile: entrare dal<br />
fienile in camera di una ragazzetta che l'attendeva.<br />
Col tempo aveva affinato il metodo, evitando il concorso di<br />
pubblico.<br />
Ora non doveva più appostarsi, andava in battuta e, con <strong>la</strong><br />
discolpa del fucile in spal<strong>la</strong>, conosceva le ragazze di ogni fattoria.<br />
Al ritorno sua madre si deludeva del bottino di caccia, sempre<br />
così scarso.<br />
148
Sergio in quelle sere ancora fredde usciva a varie riprese e<br />
andava a sedersi sotto il moraro alto, per capire come girava il<br />
vento.<br />
L’insieme di case e stalle dove aveva passato tutta <strong>la</strong> sua<br />
giovane vita, ora gli appariva differente: un intreccio di stradine<br />
sordide, un insieme di letamai contigui a baracche soffocanti, un<br />
luogo senza forma. Gli sembrava di osservare una grande bestia<br />
ma<strong>la</strong>ta.<br />
Eravamo ai primi di marzo, <strong>la</strong> vendita del bestiame era finita.<br />
Quel<strong>la</strong> sera senza luna, il vento benché non forte, spirava bene e<br />
nel<strong>la</strong> direzione giusta, prevista, e non avrebbe cambiato presto.<br />
Sergio uscì dal<strong>la</strong> boaria saltando <strong>la</strong> mura bassa del<strong>la</strong> legnaia, non<br />
sapeva quanti di quel<strong>la</strong> tribù fossero ancora in giro nel<strong>la</strong> notte,<br />
ma era l'ora.<br />
Teneva il petrolio mesco<strong>la</strong>to allo zolfo in alcune fiasche, dentro<br />
un sacco pieno di stoppa.<br />
Il fosso di scolo arrivava fino al<strong>la</strong> fonte, da là ne partiva un altro<br />
più stretto. Rivisse per un attimo l’emozione dei passaggi che da<br />
bambino faceva di corsa, <strong>la</strong> memoria è strana, <strong>la</strong> ricacciò, non<br />
era il momento.<br />
Passò <strong>la</strong> fontana. Un moroso tutto lustro andava ad intenderse<strong>la</strong><br />
da quel<strong>la</strong> storta del<strong>la</strong> Ponchia, a far filò; non si accorse di lui.<br />
Al giovedì come al sabato era facile si trovassero a far filò dopo<br />
aver cenato, non ci aveva pensato.<br />
Ma al<strong>la</strong> casa dei Volpato no, tirchi com'erano un bicchiere di vino<br />
non si offriva di certo, avrebbe incominciato da là.<br />
Infilò il fosso stretto fin sul<strong>la</strong> capezzagna di testa, che a<br />
percorrer<strong>la</strong> tutta portava dietro il fienile dei Volpato.<br />
Sergio rallentò, rasentando <strong>la</strong> corte dei Vigolo, per non al<strong>la</strong>rmare<br />
il pol<strong>la</strong>io grande, ancora da vendere. Famiglia di sberegoni anche<br />
questi, ridotti in silenzio per l’ora e solo dal<strong>la</strong> fatica.<br />
Stava girando attorno al<strong>la</strong> macchia di gelsi, quando i cani dei<br />
Martin iniziarono ad abbaiare rabbiosi, ma non a lui, non era<br />
possibile così lontano e sottovento.<br />
Con sorpresa intravide due di corsa verso il boschetto, un sacco<br />
per ciascuno. Si appiattì nel<strong>la</strong> gora, che lo conteneva appena e<br />
stette immobile.<br />
149
Dai Martin si sentirono arrivare varie voci ed ur<strong>la</strong>, poteva farle<br />
risalire una ad una ai rispettivi padroni.<br />
I due erano <strong>la</strong>dri di polli ben conosciuti, quel<strong>la</strong> brutta gente dei<br />
Nigro sotto <strong>la</strong> collina, famiglia di malviventi.<br />
Il tempo passava e i <strong>la</strong>dri restavano rintanati in boschetta. A<br />
Sergio si ghiacciava <strong>la</strong> schiena tutta bagnata, a stento<br />
sopprimeva <strong>la</strong> voglia di uscire e sbattere <strong>la</strong> testa di uno addosso<br />
all'altro, mingherlini così era uno scherzo per lui. Poi doveva<br />
inventarsi che li aveva scovati per caso, passeggiando in giro. A<br />
quell’ora? troppo complicato, meglio ge<strong>la</strong>re.<br />
Al<strong>la</strong> fine si decisero ad uscire. Sergio sporse <strong>la</strong> testa e li vide fare<br />
di corsa il campetto dietro, prendere il viottolo del<strong>la</strong> riva curva,<br />
poi li perse nel buio.<br />
Ora era lui il <strong>la</strong>dro dentro il boschetto, i Martin erano usciti dal<strong>la</strong><br />
parte opposta per fare il giro coi cani e di certo con lo schioppo in<br />
mano.<br />
Aspettò un'altra mezz’ora cercando di resistere al freddo, finché<br />
anche i Martin furono tornati indietro, accompagnati da una scia<br />
di calorose bestemmie. Troppo tempo e troppo freddo, rifece <strong>la</strong><br />
strada fatta senza incontrare nessuno, a casa si riaccese il<br />
camino. Prendere freddo per nascondersi ai Nigro e ai Martin,<br />
pensare che in casa avevano solo brutte.<br />
Per alcuni giorni andò in giro con Badoer pieno di tosse, da non<br />
riuscire a par<strong>la</strong>re “chissà da chi l’hai presa e a chi l’avrai<br />
attaccata, ah sì…<strong>la</strong> Martina l’ho sentita starnutire stamattina”<br />
“ma quale Martina, mi sono ghiacciato il culo” “non potevi andare<br />
sul pagliaio?” “ah”<br />
A metà di marzo i giorni opportuni erano passati, era caduta <strong>la</strong><br />
pioggia un giorno e un vento leggero sfumava senza direzione<br />
prima del tramonto.<br />
Quel<strong>la</strong> sera tirava invece <strong>la</strong> tramontana e col buio rinforzò netta<br />
e precisa. Sergio prese <strong>la</strong> fiasca di petrolio, <strong>la</strong> stoppa e mise<br />
tutto nel vecchio sacco, uscì da sopra <strong>la</strong> legnaia, rifece i fossi,<br />
stavolta con l'acqua sopra gli scarponi. Conveniva evitare il<br />
boschetto scalognato e salire dal<strong>la</strong> riva alta dei Ceba, da lì già si<br />
vedeva il fienile dei Volpato oltre lo steccato, lo saltò.<br />
150
Aprì il sacco, tastò dentro e prese l’occorrente. Una scia attorno<br />
ai due <strong>la</strong>ti, poi una scia fino al<strong>la</strong> rimessa in legno accostata, mise<br />
<strong>la</strong> stoppa con il petrolio e diede fuoco ai vari punti.<br />
Il fuoco attaccò lento, lo guardava dal ponticello sul<strong>la</strong> roggia,<br />
sembrava stesse spegnendosi quasi. Infilò <strong>la</strong> fiasca nel sacco e<br />
prese per lo stesso fosso da cui era arrivato, correva e<br />
inciampava per il fango. Solo all'altezza del<strong>la</strong> fonte si girò. Fu<br />
quasi sorpreso, il rogo era già alto una decina di metri e il vento,<br />
a tratti più intenso, lo alimentava.<br />
Fece l'ultimo tratto del<strong>la</strong> canaletta e fu sotto <strong>la</strong> sua mura, si<br />
arrampicò e discese sul<strong>la</strong> legnaia.<br />
C'era un uomo seduto a fumare nel<strong>la</strong> casona, suo padre. Sergio<br />
<strong>la</strong>sciò cadere il sacco e rimase in piedi.<br />
"è stato lui a dirtelo?" "no, l'ho fatto da solo" “avevo visto che<br />
trafficavi con lo zolfo del verderame da vigne, cosa interessa a te<br />
‘sto affare?" "niente, ma non voglio più nessuno attorno" "sei<br />
sempre stato di un'altra razza… andiamo a veder che non muoia<br />
qualcuno… stai zitto per sempre, io me lo porterò sotto terra ed<br />
anche tu…che non lo sappia mai nessuno, taci anche con lui".<br />
Pietro diede <strong>la</strong> sveglia e allertò il Malborghetto.<br />
Dal fienile e <strong>la</strong> rimessa il fuoco aveva attaccato il barco vicino,<br />
per contagio si spostava sulle strutture in legno, quindi ardeva<br />
tutto, i tetti per primi. L’artefice era il vento: le fiamme arrivate<br />
in cima ad una struttura uscivano in alto e turbini di faville<br />
vo<strong>la</strong>vano attorno, cadendo sul tetto adiacente.<br />
I Ceba e i Martin, i primi colpiti, ur<strong>la</strong>vano per aprire i portoni alle<br />
poche bestie tenute per tirare i carri.<br />
Tutto il Fontego si era riversato nei cortili e nelle aie a dar di<br />
voce.<br />
Pietro e Sergio arrivarono dai Ceba, mancava da aprire un<br />
cavallo, era infuriato e nessuno se <strong>la</strong> sentiva. Entrò Sergio con<br />
una pa<strong>la</strong>, si sentivano i colpi potenti del cavallo che springava<br />
contro le assi divisorie, poi da dentro l’urlo di aprire <strong>la</strong> porta e <strong>la</strong><br />
bestia fumante di paura e incollerita passò di colpo. I Ceba<br />
ordinarono agli altri di scansarsi, il cavallo non trovando uscita<br />
correva attorno al cortile e calciava in aria, tutti fuggivano, finché<br />
raggiunse un varco aperto e si allontanò per i campi.<br />
151
Pietro correva da una casa all'altra perché mol<strong>la</strong>ssero le bestie,<br />
ma i contadini sembravano inebetiti, tra pianti di bambini e gridi<br />
di vecchi storditi, non erano utili a niente.<br />
Solo vedendo Pietro che slegava vacche, apriva le porci<strong>la</strong>ie e i<br />
recinti delle capre, cominciarono tutti a imitarlo. Pietro ur<strong>la</strong>va<br />
che si contassero e non dimenticassero gente in casa "tutti<br />
fuori!".<br />
La tramontana di marzo è un vento denso, quando arriva è<br />
fedele, si prese anche <strong>la</strong> stal<strong>la</strong> dei Martin.<br />
Sergio corse da quelli più avanti, dai Belluco e dai Bessega,<br />
potevano ancora portar fuori il salvabile dalle case, entro qualche<br />
minuto il fuoco avrebbe investito anche loro.<br />
Del<strong>la</strong> casa dei Martin erano ormai presi i so<strong>la</strong>i e tutta <strong>la</strong> facciata<br />
sfogava fumo dalle finestre, dietro sembrava non succedesse<br />
nul<strong>la</strong>, solo una grande fiamma usciva dal camino, come una<br />
cande<strong>la</strong> gigante, poi con un fracasso crollò una parte del tetto, il<br />
fuoco allora si contorse e strinse le travi, che si schiantavano<br />
come dentro ad un braciere. Un altro schianto si portò dietro il<br />
muro centrale di colmo non più tenuto dalle travature.<br />
Pietro senza più voce chiamò il vecchio Gustavo dei Ruzza, si<br />
dovevano buttare giù le travi del fienile e del<strong>la</strong> barchessa.<br />
Crol<strong>la</strong>ti quelli, si formava uno spazio tra lui e <strong>la</strong> casa dei<br />
Grigolon, a cui erano appoggiati.<br />
Sarebbe arrivato comunque il fuoco, questione di minuti<br />
"Gustavo, ascoltami, s’incendia tra un niente, lo vuoi capire? se<br />
non creiamo uno stacco con <strong>la</strong> barchessa, anche casa tua brucia<br />
e tutte le altre, quel<strong>la</strong> dei Bertocco, dei Mattiolo, capisci o ti sei<br />
confuso il cervello? Bertocco, prendi <strong>la</strong> scure, bestie che non<br />
siete, anche tu, Mattiolo, portate le asce, subito".<br />
Dai Grigolon intanto bruciava tutto, strideva sotto il crepitio del<strong>la</strong><br />
paglia e del fieno, sull'altro <strong>la</strong>to del<strong>la</strong> corte i contadini in fi<strong>la</strong> si<br />
passavano i secchi dal pozzo in un tentativo inutile, una <strong>la</strong>grima<br />
gettata in fornace, buona solo a fare confusione ”non serve a<br />
niente, portate fuori quello che potete invece” Pietro ur<strong>la</strong>va ma lo<br />
guardavano ebeti con il secchio in mano.<br />
Il vecchio Ruzza non voleva saperne di far abbattere il suo<br />
fienile, quel<strong>la</strong> barchessa sgangherata. Ur<strong>la</strong>va improperi, seppur<br />
152
fosse ormai vuota di fieno e di bestie "uccidermi dovete,<br />
allora…dai… uccidetemi"<br />
I figli stavano muti e deficienti a guardare, erano arrivati di corsa<br />
i Mattiolo con le accette corte.<br />
Pietro sollevò il vecchio Gustavo che era davanti al fienile a<br />
braccia aperte e lo fece vo<strong>la</strong>re addosso al pagliaio, i figli inebetiti<br />
non si mossero, poi con <strong>la</strong> scure doppia, cominciò a colpire una<br />
trave d’angolo ad altezza d’uomo, fissata su un pi<strong>la</strong>strino di<br />
mattoni "allora? Forza, cosa aspettate, animali?"<br />
Presero coraggio ed ognuno si scelse frenetico una trave .<br />
Dai Ceba e dai Martin era tutto crol<strong>la</strong>to, bruciavano ancora i resti<br />
dei so<strong>la</strong>i giù a terra. Dai Belluco ai Grigolon invece il fuoco<br />
divampava alto.<br />
La paglia infuocata si alzava in vortici e ricadeva sui pagliai più<br />
lontani, sulle canne accatastate del mais. Quando le fiamme si<br />
iniziavano a vedere da distante, significava che era già forte <strong>la</strong><br />
base del foco<strong>la</strong>io, ma <strong>la</strong> gente continuava a correre coi secchi<br />
d'acqua pur di far qualcosa.<br />
Le case muro contro muro continuavano ad ardere in fi<strong>la</strong> fino al<strong>la</strong><br />
grande casa dei Ruzza, era inutile tentare di fermare il fuoco<br />
prima.<br />
Le donne, sedute sui bordi dei fossi con i bambini piccoli in<br />
braccio, guardavano svanite.<br />
I fratelli di Pietro, Amedeo e Rino, con tutti i figli grandi<br />
continuavano a salvare dalle case il possibile, mentre gli abitanti<br />
delle stesse vagavano intorno con un attrezzo, una pento<strong>la</strong>,<br />
qualcosa in mano.<br />
Il vecchio Norbiato era rincantucciato sotto il portico, nel solito<br />
angolo buio, fuori del<strong>la</strong> cucina. Da quel<strong>la</strong> sedia, dove passava<br />
tutte le sue giornate, guardava attorno <strong>la</strong> gente correre. Passò<br />
Egidio, un figlio, e gli urlò cosa facesse là sotto, che andasse via.<br />
Il vecchio recitava lento, quasi sottovoce, un rosario. Egidio<br />
stava per prenderlo in braccio e portarselo, quando lo udì<br />
sussurrare “<strong>la</strong> Marta, chiamate <strong>la</strong> Marta che dorme“.<br />
Egidio depose il vecchio e si disperò “c’è <strong>la</strong> Marta sopra, <strong>la</strong> Marta<br />
è ancora di sopra“.<br />
153
Di <strong>la</strong>to al<strong>la</strong> cucina, <strong>la</strong> sca<strong>la</strong> saliva alle camere di sopra, era<br />
impossibile entrare per il fumo che veniva dal fienile. La gente<br />
non faceva che correre attorno, iniziarono a ur<strong>la</strong>re il nome del<strong>la</strong><br />
vecchia.<br />
Amedeo Bevi<strong>la</strong>cqua chiese una sca<strong>la</strong>, quel<strong>la</strong> per il fienile non si<br />
trovava. La sca<strong>la</strong> l’avevano <strong>la</strong>sciata al pagliaio e ci vollero molte<br />
grida di Amedeo per farglielo ricordare.<br />
L’appoggiò al balcone, salì con un piccone in mano, appena in<br />
alto scardinò l’infisso, chiuso da dentro con il gancio, e lo fece<br />
precipitare. I contadini guardavano quel<strong>la</strong> demolizione come<br />
fosse stato uno sfregio al<strong>la</strong> casa, il fuoco poteva distrugger<strong>la</strong>, ma<br />
a loro non era consentito.<br />
Amedeo tolse anche <strong>la</strong> finestra, si introdusse in casa e riapparve<br />
dopo qualche minuto con un fagotto in braccio. Aveva tirato su <strong>la</strong><br />
Marta con un lenzuolo legato ai quattro angoli, come un carico di<br />
biancheria. La calò lungo il muro servendosi di un altro lenzuolo,<br />
legato alle cocche.<br />
Un pianto leggero di bambina si udiva dentro, come un cagnolino<br />
che guaisse, <strong>la</strong> Marta era paralitica ed aveva perso <strong>la</strong> testa,<br />
come dicevano. Il vecchio Norbiato si era avvicinato <strong>la</strong> sedia,<br />
portandosi sotto <strong>la</strong> mura e chiamava sottovoce ”Marta, Marta,<br />
dove sito Marta?”.<br />
Amedeo scese da solo senza che nessuno lo aiutasse, erano tutti<br />
già al sicuro in mezzo all’aia. Il muro, che teneva per miracolo <strong>la</strong><br />
spinta delle travi bruciate, crollò dopo poco, l’unico muro che<br />
cadde del tutto.<br />
Intanto dai Ruzza le travi verso <strong>la</strong> corte le avevano quasi<br />
mozzate. Pietro aveva mandato Sergio a raccogliere delle corde,<br />
con una sca<strong>la</strong> le fissarono sotto <strong>la</strong> cornice del tetto e<br />
cominciarono a tirare tutti assieme, non ce <strong>la</strong> facevano. Pietro<br />
urlò ai figli di Ruzza di attaccarsi alle funi, se no tagliava loro le<br />
gambe, poi gli scappò "anche mio figlio l'ha fatto una volta, o<br />
tirate o vi taglio".<br />
Come dei sonnambuli risvegliati, si appesero anche loro. Il tetto<br />
si torse, avvitandosi su se stesso, e con un boato tutta <strong>la</strong><br />
barchessa con il fienile si schiantò a terra. Le tegole restarono a<br />
154
coprire ancora il fieno, come se <strong>la</strong> struttura si fosse solo<br />
afflosciata.<br />
Ora <strong>la</strong> continuità tra le case e le boarie grandi era interrotta,<br />
restava solo il <strong>la</strong>to dove avevano ammucchiato le canne.<br />
Mandarono a chiamare gente che le aprisse e bagnasse con i<br />
secchi d'acqua, qualcuno c’era già e si era creata una picco<strong>la</strong><br />
catena. Difficile far venire il resto degli uomini, ostinati ad<br />
innaffiare porte, dietro cui non c'era più niente.<br />
Toccava al tetto dei Norbiato ora, che bruciava insieme a tutta <strong>la</strong><br />
stal<strong>la</strong> già crol<strong>la</strong>ta. Le faville attecchivano feroci sulle canne, ma<br />
venivano bagnate e spente subito dagli accorsi. Altri dei Ruzza<br />
control<strong>la</strong>vano il poco fieno schiacciato sotto il tetto, battendolo<br />
appena si illuminava.<br />
Le fiamme dal tetto si curvavano lunghe e il vento sembrava<br />
volerle staccare dal<strong>la</strong> fonte fino a <strong>la</strong>mbire i muri dei Ruzza.<br />
Soffiava ancora, ma non verso le quattro boarie grandi, a<br />
quell’ora cambiava, Sergio lo aveva visto.<br />
In meno di tre ore l’incendio bruciava tutto, animali di ogni tipo<br />
vagavano per i campi attorno, ovunque si vedevano mucchi di<br />
cose gettate al<strong>la</strong> rinfusa, stoviglie, cuscini, carriole, tavoli, sacchi<br />
riempiti di quanto potevano contenere quelle sfortunate case.<br />
Era arrivato Badoer. Dopo una mezz’ora dall'inizio dei roghi<br />
qualcuno aveva pensato di mandare un ragazzino ad avvertirlo.<br />
Se lo trovò davanti già in strada, le fiamme si vedevano dal<br />
paese.<br />
Lasciato il cavallo lontano, furono costretti a percorrere a piedi<br />
l'ultimo tratto. Arrivarono quando crol<strong>la</strong>va <strong>la</strong> barchessa dei<br />
Ruzza.<br />
Badoer fece un giro intorno al Fontego, tenendosi lontano, poi si<br />
sedette sotto un p<strong>la</strong>tano con il tabarro aperto, il gomito<br />
appoggiato ad un ginocchio e una mano sul<strong>la</strong> bocca. Preferiva<br />
vedere nessuno, scansare le domande, per il Borgo c’era solo da<br />
aspettare ormai. Pensò al vento e, da come erano bruciate le<br />
case in fi<strong>la</strong>, capì che non ci poteva essere innesco più opportuno<br />
per farlo di<strong>la</strong>gare e nello stesso tempo indirizzare e contenere.<br />
Intatte e nere tra i bagliori adesso si vedevano chiaramente le<br />
quattro boarie, mentre bruciata era andata tutta l'aggiunta<br />
155
ecente, <strong>la</strong> parte bassa delle casette, come <strong>la</strong> chiamavano loro,<br />
quel<strong>la</strong> che si al<strong>la</strong>gava ogni novembre.<br />
I pensieri fluttuavano. Lasciati abbozzati, senza analisi,<br />
restavano dei forse. Esplicitati, diventavano colpe e condanne.<br />
Meglio smettere di frequentarli allora, Ettore si <strong>la</strong>sciò distrarre<br />
dai due cavalli bianchi dei Ruzza. Emersero dal<strong>la</strong> notte verso di<br />
lui, fecero un grande giro tondo fino al<strong>la</strong> vista del fuoco, poi<br />
ripartirono al galoppo, <strong>la</strong>sciando nell’aria un movimento di fumo.<br />
Aspettò che cadesse l'ultimo tetto dei Norbiato, poteva<br />
distinguere le monachelle alzarsi alte fino a spegnersi, prive di<br />
suoni e sorde del trambusto di sotto.<br />
Rimase lì fino a che si capì che altro non sarebbe bruciato e<br />
scese al Fontego.<br />
Trovò Pietro dai Ruzza, che teneva a bada le macchie d’incendio<br />
del fienile a terra. Pietro finì di assegnare i compiti, poi si misero<br />
in disparte a par<strong>la</strong>re. I contadini senza casa si sarebbero<br />
trasferiti alle case <strong>la</strong>sciate vent’anni prima. Alcune pretendevano<br />
qualche restauro, si elencò quali.<br />
Sparsa <strong>la</strong> voce che c'era Badoer, quelli non impegnati arrivarono<br />
"ha visto cosa è successo?… e adesso?". Tutti con le facce<br />
stravolte gli stavano attorno, ce n’erano fino al<strong>la</strong> boschetta.<br />
Badoer cominciò subito a dare ordini, omettendo premesse e<br />
rincoramenti. La fermezza conso<strong>la</strong> i semplici più velocemente.<br />
“domani si torna alle case vecchie, qualcuno per adesso dovrà<br />
condividere i fabbricati più grandi, finché non son finiti i <strong>la</strong>vori<br />
per tutti”<br />
Prese dal<strong>la</strong> tasca dei fogli che divise in biglietti, con una matita<br />
copiativa scrisse nomi e località. Poi i capifamiglia uno ad uno<br />
ritirarono il biglietto. I più se lo facevano leggere.<br />
Già qualcuno ritornava da Badoer, che non mutava <strong>la</strong> risposta ai<br />
rec<strong>la</strong>mi “questo non è il momento, adesso si va dove è scritto”.<br />
I tetti delle case sparse nel<strong>la</strong> Tenuta erano stati tenuti sempre in<br />
ordine dal Conte, bastava pulire i pozzi, sostituire qualche<br />
finestra rotta, si sarebbe provveduto in fretta. Alcune famiglie<br />
sarebbero state sistemate ai ”pagiari“, come i sa<strong>la</strong>riati<br />
chiamavano i casoni dove stavano da sempre, tutti uguali,<br />
cucina, stal<strong>la</strong> e portico. Una sca<strong>la</strong> a pioli saliva sul so<strong>la</strong>io, solo<br />
156
tavole a separare il basso dall’alto, coperte del<strong>la</strong> paglia dove si<br />
dormiva.<br />
I contadini passarono una notte tormentata nei fienili vuoti delle<br />
boarie ancora integre. Al mattino giunsero gli spettatori dal<br />
paese, il Borghetto puzzava e fumava ancora come un grande<br />
braciere.<br />
I soliti vecchi lo ricordavano quando era già solo così, cosa che<br />
non potevano ricordare, forse i loro nonni l’avevano visto così<br />
l’impianto vecchio, e sentenziavano, forse con una punta di<br />
soddisfazione, che “tutto torna come prima“.<br />
La mattina l’aria si era caricata di pioggia, ma il tempo reggeva.<br />
Le file degli sfol<strong>la</strong>ti si dispersero con fagotti e bambini per i<br />
viottoli verso l'interno del<strong>la</strong> Tenuta. Badoer aveva inviato tutti i<br />
carri disponibili a caricare masserizie.<br />
Sergio tornò a casa a prendersi il cavallo, aveva evitato Ettore<br />
dal<strong>la</strong> sera prima. Era quasi arrivato che se lo vide apparire sul<strong>la</strong><br />
strada "Sergio, sali, aiutami ad alloggiare questi sfol<strong>la</strong>ti, oggi non<br />
voglio parole, ci sarà anche il tempo per par<strong>la</strong>re"<br />
Incrociarono Valdemarca in prossimità del Fontego senza<br />
guardarsi. L’amministratore era attonito, <strong>la</strong> trama di perfetti<br />
incastri che con tanta cura si era prefigurato, ora si svolgeva per<br />
propria iniziativa e a lui toccava solo il ruolo dello spettatore.<br />
Sergio tornò a casa verso sera, doveva buttarsi a letto senza<br />
passare per <strong>la</strong> cucina, era stremato. Fece le scale esterne per<br />
salire alle camere.<br />
“Sergio, non ceni?” Pietro lo aspettava“ “sono morto, mi butto”<br />
“dimmi, te l’aveva detto lui?” “no, mai par<strong>la</strong>to… di niente” “ora è<br />
fatto e par<strong>la</strong>re indietro non serve, ma son tuo padre, mi dirai<br />
qualcosa no?” “Badoer sta piantato nel fango fino al ginocchio<br />
ma ha coraggio, mi sembrava… onesto risolvere questo merdaio”<br />
“non crederai che sia comodo per me saperlo” “lo so, ci vuole<br />
coraggio a dirlo e a saperlo” “rischi grosso Sergio, anche se non<br />
lo sanno li avrai tutti contro, stai dal<strong>la</strong> parte sua” “son tutti dei<br />
prepotenti a parole, e poi si cercano tra vigliacchi, si conoscono<br />
tra loro, guarda i Norbiato e quelli che gli van dietro, adesso<br />
stimano Valdemarca” “una pietra sopra Sergio, mai più una<br />
paro<strong>la</strong>” “vado a dormire papà”<br />
157
Seguirono giorni di sospensione in casa Badoer, lo si avvertiva<br />
nel mutismo degli abitanti. La voce che l'incendio al borgo era<br />
stato appiccato era ormai in bocca alle persone, qualcuno l'aveva<br />
voluto e quel qualcuno era Badoer, anche se non erano chiari i<br />
motivi di interesse.<br />
Valdemarca con giri e tortuosità aveva imbeccato le dicerie,<br />
fomentando i Norbiato.<br />
Fu Pietro ad informarne Badoer "<strong>la</strong>scia che dicano Pietro, si<br />
stuferanno, le storie non le levi più quando uno le inventa e<br />
l’altro vuole crederci, più ti difendi e più ti incarti, chiamami<br />
invece i contadini ora che non c’è <strong>la</strong>voro in campagna,<br />
<strong>la</strong>voreranno tutti a raccogliere i mattoni e le tegole rimaste<br />
intere, che scalpellino <strong>la</strong> malta e ne facciano dei mucchi ordinati,<br />
spiega che servono anche per le loro nuove case, li pagheremo a<br />
parte così potranno comprarsi subito quello che si è mangiato il<br />
fuoco, spiegalo bene, così almeno non diranno che sono stati<br />
messi in mezzo a un campo e che contino quanto gli è venuto in<br />
tasca al<strong>la</strong> fine. Quando avranno finito, <strong>la</strong> legna o se <strong>la</strong> portano<br />
via subito o brucia i travi che restano e fai pulizia, cava anche le<br />
fondamenta che ci facciamo sopra una marcita, quel<strong>la</strong> terra vi<br />
era destinata da sempre".<br />
Badoer tornando a casa si fermò da Carlo, vederlo lo<br />
rasserenava. Carlo sapeva che se Ettore voleva appiccare il<br />
fuoco, lui i mezzadri li faceva uscire prima.<br />
La casa dei Dal<strong>la</strong> Pria era affumicata, ma risparmiata e quindi<br />
ancora piena di gente da distribuire.<br />
L’energia dell’amico <strong>la</strong>sciava Carlo stupito “te me pari doppio,<br />
Ettore, perché non ti fermi ed aspetti?“ “ho pensieri che si<br />
ripetono spesso Carlo, brutto segno, te lo dico dritto” “ma ti<br />
interessa? guarda che bordello è venuto fuori, non credo sia per i<br />
soldi” “i soldi mi interessano per quello che ci si può fare, i miei<br />
desideri sono sempre irrego<strong>la</strong>ri, almeno i più belli…possedere<br />
questa terra?… me ne trovo due di risposte in equilibrio e non in<br />
armonia tra loro“<br />
L’ultima neve fradicia copriva ancora <strong>la</strong> campagna e solo<br />
qualcosa di festoso poteva indurre ad uscire sui campi.<br />
158
Badoer dal suo cortile poteva sentire i colpi dei ragazzi che<br />
battevano con i bastoni sui fusti di <strong>la</strong>tta, giravano le raganelle di<br />
legno, era <strong>la</strong> tradizione di “battere marzo”.<br />
L’inverno, per quanto ancora facesse freddo, era passato via,<br />
l’avevano scampato “marzo sì, marzo no, mostragli il culo ma il<br />
viso no”<br />
Il tempo dei pagamenti si avvicinava, al<strong>la</strong> prima grossa scadenza<br />
del contratto mancavano due mesi.<br />
Con le vendite del bestiame, del bosco e di quanto racimo<strong>la</strong>to in<br />
vil<strong>la</strong>, aveva raccolto un quarto del<strong>la</strong> cifra, <strong>la</strong> Tenuta spogliata<br />
manteneva le minime attrezzatura per funzionare.<br />
Toccava ora alle sue proprietà invendute. Il fondo dei sabbionari<br />
era sul<strong>la</strong> piazza, ma mancavano gli acquirenti. Al mulino invece<br />
ce n’erano e uno più deciso degli altri, ma con Augusto i discorsi<br />
erano ancora tanti prima di vendere, per cui non spingeva oltre.<br />
Carminati aveva l’acquirente giusto, come diceva lui, per <strong>la</strong><br />
trattativa del<strong>la</strong> fattoria contigua al mulino, ma Badoer tardava a<br />
decidersi.<br />
Mai avrebbe voluto fare atti che dessero notorietà al<strong>la</strong> sua<br />
posizione, ma, dopo l’incendio delle casette, era cambiato il clima<br />
attorno a lui, troppi brontolii, troppi oppositori, sommati agli<br />
avversari soliti.<br />
Decise di registrare l'atto di procura dei Martinoia e quindi il suo<br />
che ne derivava, era una spesa inutile se poi si fosse arrivati al<strong>la</strong><br />
registrazione di vendita, ma in quel momento sospeso aveva<br />
bisogno di una garanzia personale.<br />
Non si fidava di Nalon, il notaio era troppo legato a Valdemarca<br />
ed ora anche sotto l’inchiesta e le spinte dell'avvocato<br />
Ronchitelli. No, meglio di no, quello ingrossava le chiacchere<br />
ancora.<br />
Andò in città da Bellomi, lo conosceva per lontani affari. Il notaio<br />
si stupì dell’intreccio di quel contratto, ma già al<strong>la</strong> prima<br />
domanda comprese a cosa rimandava. Sospirò, quando realizzò<br />
che doveva procurarsi gli atti precedenti nell’archivio di Nalon,<br />
l’avrebbero tempestato di domande.<br />
Con Elma e Antonio presenti, dopo alcuni giorni, Badoer fece<br />
registrare <strong>la</strong> loro procura e di seguito <strong>la</strong> sua.<br />
159
Ora aveva capacità giuridica di agire.<br />
Una strana energia, una specie di euforia lo accompagnava in<br />
quei giorni. Si incontrò con Carminati in città, nel giorno di<br />
mercato.<br />
"ma come ha fatto Augusto a sapere che vendiamo <strong>la</strong> terra e <strong>la</strong><br />
casa dove abita ai Cordellina?" "lo sa, le parole passano, Ettore"<br />
"le parole sono persone con un nome, camminano" “ma perché<br />
non gli chiudi <strong>la</strong> darsena, quel<strong>la</strong> non è in contratto, l'hai fatta<br />
dopo, così i sacchi se vuole portarli deve fare chilometri"<br />
"Adriano, anche se lo faccio, quello è talmente muti<strong>la</strong>to di<br />
mente, che macina per quelli che arrivano con il sacco sul mulo.<br />
Già successo, è di quelli che più li costringi e più si riducono<br />
spessi come un foglio. Invece ora gli vendiamo il fondo, i<br />
Cordellina si sono fatti da soli e fino a ieri dietro al culo<br />
c’avevano le pezze, se le sentono ancora pronte ad aspettarli,<br />
questi sono i più cattivi, mai avere le braghe di chi era nudo.<br />
Questi, un chiodo impiantato addosso, te lo tolgono se è loro. Ma<br />
non mi lusingo, anche questa mossa lo farà solo risentire. Il<br />
mulino per lui potrebbe affondare sul fiume e lui si chiuderebbe<br />
dentro"<br />
"ma non sono tue le macchine nuove?" "e daglie<strong>la</strong>… Adriano,<br />
quello macina a mano con l'asino che gli gira intorno…<strong>la</strong>scia<br />
stare. E’ un infelice, ma <strong>la</strong> peggiore delle situazioni, per lui, è<br />
esser chiamato a decidere, lui non sa, non è stato lui, non è<br />
colpa sua, lui è solo contro" ”orca, mi sembri un prete” “mancato<br />
però”.<br />
Anna in città c’era stata solo una volta, con sua madre, per<br />
chiedere di potersi presentare a fine anno da privatista. Il<br />
Preside si mostrò dispiaciuto ma comprensivo, era un’allieva<br />
brava e le consigliò che una compagna le portasse gli appunti<br />
ogni settimana.<br />
Le materie sco<strong>la</strong>stiche però venivano trascurate. Anna passava le<br />
giornate aiutando in casa e scrivendo tutto quello che non poteva<br />
dire nel<strong>la</strong> lettera a Marco, unico momento solo suo.<br />
Riprese piano piano una certa confidenza con sua madre, che<br />
non era affatto una donna stupida e dovette ammetterlo.<br />
160
Carlotta, come tutte, era passata da ragazza a moglie, senza<br />
rendersi conto, e ora non sapeva immaginarsi se non nel<strong>la</strong> vita<br />
piana che conduceva già.<br />
Essere trattata dal marito in un certo modo era <strong>la</strong> norma per lei<br />
e comunque quello conosceva. Era andata in sposa portando una<br />
picco<strong>la</strong> eredità, assorbita subito da affari del consorte a lei<br />
rimasti ignoti. Con gli anni si era accorta del<strong>la</strong> prepotenza<br />
dell’uomo che le viveva accanto, ma <strong>la</strong> rassegnazione le veniva<br />
facile.<br />
Nel fondo invidiava <strong>la</strong> certezza d’amore del<strong>la</strong> figlia e <strong>la</strong> possibilità<br />
di studiare in città che lei aveva. Carlotta apparteneva all’epoca<br />
in cui bene era tenersi lungi dall’esprimere giudizi, ma sua figlia<br />
si preparava a una vita diversa.<br />
Carlotta, un pomeriggio di compere finite presto, decise di<br />
recarsi nel negozio di Elisa, par<strong>la</strong>rono insieme e si accordarono<br />
per fare incontrare i ragazzi nel magazzino sul retro.<br />
Il giorno dopo Marco l’attendeva, Anna entrò di corsa e non si<br />
calmava. Marco aveva perso di peso, lei lo notò subito “c’è Anna,<br />
c’è, non me <strong>la</strong> sono sognata tutto il tempo” “Marco, stringimi,<br />
fammi sparire”<br />
Non aveva fatto che pensar<strong>la</strong> col timore di dimenticare un<br />
partico<strong>la</strong>re di quel viso così dolce, ma quell’incontro preparato lo<br />
disorientava, quasi lo accusasse di non fare quello che doveva.<br />
Ma cosa? Era spiazzato. Lui, che non soffriva <strong>la</strong> gente tra i piedi,<br />
vedersi condurre come un bambino. Ma non poteva resistere<br />
senza veder<strong>la</strong> e ora era esposto ad una burrasca.<br />
Avrebbe voluto solo perdersi negli occhi di Anna, andare via da<br />
quel<strong>la</strong> contesa invece, mai come in quel magazzino ingombro, gli<br />
appariva il garbuglio delle decisioni rimandate.<br />
Suo padre, che arrivava a maltrattarsi pur di non cedere, sapeva<br />
farlo sentire così inadeguato. Fosse stato almeno un pratico<br />
come Sergio, sarebbe vissuto meglio, ma a lui gli affari e le<br />
beghe non interessavano, gli piacevano i cantieri, le costruzioni e<br />
lo studio tecnico dove era tutt’altro che tenero. Per seguire i<br />
disegni di suo padre, avrebbe dovuto <strong>la</strong>sciare l'università, non<br />
poteva fare entrambe le cose.<br />
161
Quando sua madre era venuta a dirgli “ci sarebbe l’occasione di<br />
andare…di vedere Anna” quasi saltò in piedi dal<strong>la</strong> gioia, veder<strong>la</strong>,<br />
quel piacere irrinunciabile, ma <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> occasione lo scombinò,<br />
non voleva Anna come occasione, Anna era sua.<br />
“Anna, tesoro, uno al posto mio come si comporterebbe?<br />
Farebbe il beau geste di rapirti?” ci aveva pensato tanto, non era<br />
strada per lui, ogni atto illegale o violento dava solo partenze<br />
errate.<br />
Anna non se l’aspettava “ mettimi incinta e sono obbligati a<br />
sposarci” “Anna cosa cambia? Noi ci sposiamo, questa è <strong>la</strong> mia<br />
certezza assoluta, lo sai, e avremo figli, sono perso di te, ti amo<br />
adesso e ti amerò dopo, ma partiamo come vogliamo noi,<br />
scegliamo noi, non permettiamo agli altri di decidere per noi, ci<br />
stanno obbligando ma noi siamo più forti di un impedimento,<br />
cosa ci cambia l’attesa?”<br />
Anna desiderava solo andarsene, semplificava tutto. Per Marco<br />
invece lei doveva essere maggiorenne e doveva passare l'anno<br />
del contratto di suo padre, forzare i tempi significava<br />
compromettere <strong>la</strong> reputazione di lei solo per sfidarne il padre,<br />
era come darglie<strong>la</strong> vinta.<br />
“Soffrire perché non sono con te non serve, non ne viene niente,<br />
altra sofferenza sterile che non insegna. Questa attesa è inutile”<br />
Anna fece un cipiglio da bambina e aspettò altre parole da<br />
Marco, ma lui non difendeva mai le sue posizioni, cominciava a<br />
conoscerlo bene.<br />
Riprese lei “vorrei che tutti, dopo questa storia, restassero senza<br />
niente, per primo mio padre” era il suo modo per rimettersi al<strong>la</strong><br />
decisione di Marco. Se l’era immaginato più risoluto, che fosse<br />
contro, invece Marco si sentiva superiore proprio così.<br />
L’ora concessa, iniziata un istante prima, era già passata. Il<br />
tempo degli innamorati inganna, riduce tutto a intervalli tra<br />
prima e dopo.<br />
PRIMAVERA ANCORA<br />
Tutti i frutteti erano stati tirati a spalliera e si continuava <strong>la</strong><br />
pulizia dei fossi. Più avanti avrebbero fatto <strong>la</strong> monda delle<br />
162
arbabietole e piantato il tabacco. Per <strong>la</strong> terra restava tutto come<br />
sempre.<br />
Badoer volle passare in tutte le case riprese dai contadini,<br />
c’erano le donne che passavano il <strong>la</strong>tte di calce alle camere e alle<br />
cucine. Si erano sistemati meglio che in quel<strong>la</strong> concimaia dove<br />
vivevano ammassati prima, ma <strong>la</strong> memoria le migliorie non le<br />
registra, già altre questioni di <strong>la</strong>mento riempivano <strong>la</strong><br />
conversazione “chi ha qualcosa da dire fa proposte, chi non ha<br />
niente da dire, critica e si <strong>la</strong>menta”<br />
Badoer ne aveva già sentiti abbastanza per quel giorno, si era<br />
tenuto in ultima i Norbiato, con le divisioni del<strong>la</strong> proprietà da<br />
affrontare.<br />
Il vecchio Aristide era il tito<strong>la</strong>re del pezzo di mezzadria e<br />
governava su tutti, quasi trenta persone, figli, nuore e figli dei<br />
figli, amen. Ora era quasi inabile e spettava al maggiore,<br />
Severino, subentrargli.<br />
Tra lui ed il vecchio non c’era mai stato accordo, Severino era<br />
trattato da incapace. Anno dopo anno era Bruno, il terzogenito,<br />
che aveva preso in mano tutto, era quello che capiva.<br />
Si misero sotto il portico, dal <strong>la</strong>to del<strong>la</strong> rimessa, dove andavano a<br />
finire come onde tutti i solchi arati dai buoi, al<strong>la</strong> fine del<strong>la</strong><br />
giornata.<br />
L’attrito esplodeva anche quel pomeriggio in litigi continui, <strong>la</strong><br />
terra andava frazionata e qualcuno doveva spostarsi nel<strong>la</strong> casa<br />
picco<strong>la</strong>, ancora chiusa. Nessuno si proponeva.<br />
Badoer, seduto un po’ lontano, vigi<strong>la</strong>va solo che non si<br />
accoltel<strong>la</strong>ssero. La selvatichezza e gli usi quasi perduti di quei<br />
contadini gli facevano bene di solito, gli ricordavano i giochi<br />
dell’infanzia. Ma ai discorsi infiniti preferì guardare le piante<br />
attorno, <strong>la</strong>sciate abbandonate anni si erano liberate dalle forme<br />
imposte. Il noce che chiudeva da solo <strong>la</strong> corte presso <strong>la</strong><br />
concimaia, il melograno appoggiato al fianco del<strong>la</strong> casa, il<br />
rosmarino che nascondeva mezzo pi<strong>la</strong>stro. Badoer sorrise, li<br />
ricordava tutti, per ogni grande pianta avrebbe potuto raccontare<br />
un fatto successo lì sotto. La magra vite del<strong>la</strong> pergo<strong>la</strong>, ora<br />
s’arrampicava sul fronte del<strong>la</strong> casa, dava una tardiva uva bianca,<br />
soltanto pochi grappoli dolcissimi.<br />
163
Dopo tutta l’infervorata discussione, si <strong>la</strong>sciò <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> decisiva<br />
al<strong>la</strong> sorte: si rimisero al rito del<strong>la</strong> paglia.<br />
La più corta toccò a Bruno con <strong>la</strong> casetta distante, ma <strong>la</strong> tregua<br />
sarebbe durata, forse, il tempo del trasloco.<br />
Prima di rincasare dal<strong>la</strong> lunga giornata, Ettore si concesse una<br />
visita all’amico scultore “Vedi Carlo, tu dici che soffrono per le<br />
condizioni in cui prestano il loro <strong>la</strong>voro…ma sono sicuri con il loro<br />
soffrire. A queste vite puntel<strong>la</strong>te come le barchesse dei Ceba,<br />
che se tocchi un palo marcio casca tutto, se togli il dolore con<br />
cosa lo sostituisci? con <strong>la</strong> responsabilità?… è qua che non<br />
vogliono, meglio soffrire che essere responsabili… un mal di denti<br />
da sopportare è inutile ma lo conosci… è rassicurante, al<strong>la</strong><br />
certezza di essere responsabili, è meglio l’incertezza<br />
dell’infelicità…no… non sei d’accordo, vero?”<br />
A pasqua sua moglie pretendeva che si facesse un vestito nuovo<br />
e gli imponeva il fastidio delle prove, fin da piccolo le ricordava<br />
una noia insopportabile.<br />
Bartolomeo confezionava anche le sue camicie, bravo e talmente<br />
chiacchierone. Aveva l’occhio tenero ed era dura per lui in un<br />
paese di campagna pieno di fisime.<br />
“Sembra un giovanotto, signor Badoer” “dei tempi andati” “ma<br />
se mi dicono che le contadine si girano a guardarlo?” “per far<br />
passare il tempo” “aspetti che le sistemo il sottospal<strong>la</strong>” “basta<br />
che non mi pungi”.<br />
“Dimmi Bartolomeo, sei abile e ancora giovane, perché non apri<br />
qualcosa in città?” “avrei trovato anche un socio, diciamo, ma<br />
non so decidermi” “deciditi fino a che sei in tempo, in città è<br />
diverso, per <strong>la</strong> richiesta che c’è qui basta uno semplice come<br />
Tobia, da lui mai una giacca che non mi sia stretta, credo<br />
sparagni anche sul filo. Tu sei troppo pieno di modi per questo<br />
paese e poi qui, se non ti sposi, ti guardano storto e<br />
spettego<strong>la</strong>no più di te” “che facciano pure” “va’ in città, ti<br />
troverai meglio” “guardi che <strong>la</strong> ascolto, signor Badoer” “ah, se<br />
l’hai piantato fondo questo spillo” “mi perdoni! mamma mia<br />
come ho fatto?” “con le mani Bartolomeo, con le mani”<br />
164
Sbollita <strong>la</strong> lite con Elma, Valdemarca si era abbassato a cercare<br />
Antonio più volte durante il mercato del Pi<strong>la</strong>stro. Domò l’orgoglio<br />
fino a ritornare da Elma per farsi scusare. Non aveva più<br />
sollevato questioni come all’inizio, ma par<strong>la</strong>va con Antonio per<br />
primo poi con Elma, li corteggiava, conferendo grande rilievo alle<br />
loro opinioni.<br />
Badoer, preso dalle vendite del bestiame e da quanto seguito,<br />
dai Martinoia ci andava ormai di rado.<br />
Dopo l’incendio, poi, per più di due settimane non ci si recò<br />
proprio. Al contrario, le chiacchere sul Fontego e sui poricani con<br />
<strong>la</strong> casa bruciata ai Martinoia furono riportate al dettaglio, dai<br />
carrettieri e dai mugnai.<br />
Valdemarca aspettava pazientemente che fossero loro a chiedere<br />
conferma e, quando accadde, ricalcò abilmente le loro paure.<br />
Dapprima alluse sornione, al<strong>la</strong> fine affondò con loro nello<br />
sbalordimento dell’impossibile, quando si spinsero ad ipotizzare<br />
che poteva esser stato Badoer a far dare fuoco al Borghetto<br />
“perché voleva averci le mani libere, quello è capace di tutto, di<br />
tutto”.<br />
Questa faccenda del Borghetto aveva messo un’inquietudine<br />
addosso ai Martinoia, maggiore di quanto lo stesso Valdemarca<br />
presumesse.<br />
Fu Antonio a chiedere aiuto “e noialtri? cosa dobbiamo fare<br />
adesso?”<br />
Valdemarca si tirò in qua una sedia del<strong>la</strong> cucina “son venuto<br />
perché è il momento di dire le cose come stanno, ascoltatemi<br />
perché non ci credevo nemmeno io. Badoer ha fatto un contratto<br />
di vendita del<strong>la</strong> casa con <strong>la</strong> torretta e <strong>la</strong> campagna incolta a<br />
Mainardi, uno che ha una banca e in paese ha una casa<br />
confinante con <strong>la</strong> Tenuta, lui quel<strong>la</strong> terra <strong>la</strong> vuole da sempre, ma<br />
il Conte non ha mai voluto darglie<strong>la</strong>. Ora ha l’atto di vendita in<br />
mano. Badoer è capace di ogni azione, l’avete visto, non guarda<br />
in faccia nessuno e state certi che voi vi sistemerà come vuole,<br />
ha già emesso sentenza ed esecuzione, niente vi <strong>la</strong>scerà” “ma<br />
come fa, con che contratti?” chiese Elma “contratti? a lui non<br />
servono, ne sa una più del diavolo lo fa, lo fa”<br />
I Martinoia lo guardavano.<br />
165
“io <strong>la</strong> soluzione potrei trovar<strong>la</strong>, ma prima bisogna che mi giuriate<br />
sui vostri figli che anche se non si fa niente di quel che dico,<br />
nessuno lo saprà, perché quello è capace di ucciderci tutti“<br />
Si scambiarono l’assenso e giurarono.<br />
“sono stato dal Conte Umberto e dall’avvocato. A forza di<br />
trattare sono riuscito ad ottenere 300.000 lire per rompere il<br />
contratto, oltre al<strong>la</strong> caparra, non voglio più sapere niente di<br />
questa storia, maledetto il giorno che l’ho iniziata, comunque a<br />
tutto si può rimediare, tranne <strong>la</strong> morte, giusto?” “eh sì”. “se<br />
rompiamo il contratto, ascoltate bene che è <strong>la</strong> nostra salvezza, vi<br />
tolgo l’ipoteca e si bruciano le cambiali qua fuori in corte da voi,<br />
a garanzia vostra lo facciamo il giorno stesso che andiamo dal<br />
Conte o dall’avvocato che è lo stesso, qui resta tutto vostro e<br />
nessuno vi tocca più, mi avete capito bene?“<br />
Si erano ascoltati tutto quello che volevano sentire, senza<br />
fiatare. Elma parlò per prima “e con lui?…Badoer cioè, come<br />
facciamo…ci sono stati degli scritti” “che scritti?”<br />
Elma guardò Antonio che guardava Valdemarca “glielo dico…ad<br />
un certo momento dirlo bisognerà“<br />
Gli spiegò i contratti fatti, Valdemarca se lo aspettava, ma se lo<br />
era negato come <strong>la</strong> morte ed ora, che <strong>la</strong> vedeva in faccia doveva<br />
rassegnarsi al<strong>la</strong> verità, alzava occhi e mani al cielo “ma come<br />
avete fatto…madonna santissima“ “così è andata, Valdemarca,<br />
così”. Camminava per <strong>la</strong> stanza pestando i piedi come stesse<br />
battendo il passo come faceva Antonio “è un mezzo disastro,<br />
questa sì che è una disgrazia” “Poi rimase come sull’attenti “ci<br />
sarà da fare, vedrò di raddrizzarlo questo incidente, ah, se non<br />
aveste me”<br />
Elma non parlò delle procure registrate, in verità le sembravano<br />
solo delle firme in più.<br />
Al<strong>la</strong> fine del<strong>la</strong> sera convennero che Valdemarca e l’avvocato del<br />
Conte avrebbero cercato una “strada per salvarsi“.<br />
Quando l’amministratore incontrò l’avvocato Ronchitelli in città<br />
aspettandosi le meritate lodi, quello accolse le notizie con<br />
indifferenza e una gragnuo<strong>la</strong> di domande su aspetti non sondati,<br />
poi confermò che una via c’era, ma voleva discuter<strong>la</strong><br />
166
direttamente coi Martinoia, “con i Martinoia, capito?” e si dettero<br />
un nuovo appuntamento.<br />
Badoer sapeva che i Martinoia dovevano essere tenuti sempre a<br />
cova, bastava poco ché si raffreddassero, ma le giornate erano<br />
già piene. Trovò il modo di andare al<strong>la</strong> loro fattoria e si accorse<br />
subito al primo contatto che erano cambiati, si era già scrostato<br />
tutto.<br />
Svogliato, finse di domandarsi “e adesso cos’è successo?“.<br />
Volutamente iniziò a raccontare dell’incendio, spiandoli di<br />
sottecchi .Era il fuoco ad averli spaventati, si capiva, inutile<br />
giustificarsi o dimostrare che non avrebbe ricavato alcun<br />
beneficio da quel<strong>la</strong> disgrazia. Quei sospetti, depositati da troppi<br />
giorni, erano già verità scolpita, poteva solo sovrapporne altri.<br />
“vogliamo rompere…qua bisogna rompere i contratti…bisogna”<br />
Era l’impeto di Antonio a esporlo, Elma si vergognava e si<br />
mordeva le <strong>la</strong>bbra “diglielo anche tu“ sbottò Antonio.<br />
“signor Badoer, noi non si vive più, ma questo è il meno, troppe<br />
storie che non possiamo sapere, è meglio per tutti se torniamo<br />
indietro, ognuno con le robe sue…è meglio, noi vogliamo andare<br />
fuori da tutto e dopo…gli altri faranno quello che vogliono“ “Elma,<br />
ci sono cose iniziate che sono ormai fatte, è tardi, ora bisogna<br />
continuare” “se si vuole non è tardi, basta che si voglia“ “no, non<br />
basta volere, cosa fatta capo ha, e queste hanno anche le<br />
gambe, se ne vanno per conto loro, anche se tutti le fermiamo,<br />
comunque immagino le promesse che vi han fatto siano<br />
convenienti… visto che non si poteva con le cattive, ora vengono<br />
con le buone…o mi sbaglio?“ “no che non si sbaglia e noialtri<br />
torniamo sul nostro“ Era Antonio stavolta, Elma lo fulminò<br />
girandosi.<br />
“voi andate meglio che sul vostro“ “no, non è così, qui si resta<br />
sul nostro e le altre son tutte carte…parole” “non te le ridà le<br />
carte firmate, può averti promesso quello che vuole”<br />
Ad Antonio erano venuti gli occhi cattivi e stringeva i pugni e non<br />
sapeva trattenersi “basta essere trattato come un burattino, non<br />
sono un burattino, adesso si fa così, si cambia“<br />
167
“Antonio, ora non posso cambiare niente, le cose si sono messe<br />
così ed io le devo seguire, voi avete un nuovo consigliere, non<br />
tanto nuovo, vedete voi, ma non si può saltare da un carretto<br />
all’altro, non cambio idea e non rompo contratti, fate bene i<br />
vostri conti, lui solo sul<strong>la</strong> vostra pelle può guadagnare e lo farà<br />
come è vero che sono qua” “e voi no, vero? voi no?“ “Antonio, le<br />
cose ve le ho sempre dette, guadagni e perdite, all’inizio eravate<br />
in perdita secca, ora dopo tutto non sareste neanche in pari con<br />
tutte le promesse che vi ha fatto“ “qua non ce n’è pari, né<br />
dispari, qui restiamo sul nostro“ “non so cosa vi ha promesso,<br />
ma non lo credo, no, con me sei sicuro di quello che ti viene,<br />
Antonio” “no, non sono più sicuro di niente“ “Antonio, ragiona<br />
che quell’incendio non serviva certo a me“ “eh sì, per farci i<br />
tabacchi“ “con tutta <strong>la</strong> terra che ho? avevo proprio bisogno di<br />
quel<strong>la</strong> sotto le casette? e ora faccio loro recuperare mattoni e<br />
tegole per risparmiare, non è questo che dicono? sai che li pago<br />
di persona per questo? e sto anche qui a risponderti”<br />
Elma si torceva le mani “siamo in mezzo al<strong>la</strong> burrasca e non<br />
vuole finire, chiudiamo tutto e facciamo<strong>la</strong> finita“ “no Elma, non è<br />
possibile anche se lo volessi, fatevi consigliare bene, state<br />
saltando e cadrete… male, ora devo andare che ho altro da fare“<br />
Salutò ed uscì con <strong>la</strong> giacca ancora in mano.<br />
Badoer pensava tra gli zoccoli del cavallo, se <strong>la</strong> scelta dei<br />
Martinoia era una minaccia. Aveva registrato le procure,<br />
intoccabile era <strong>la</strong> sua, ma, se revocavano <strong>la</strong> procura di Martinoia<br />
a monte, era possibile che a cascata fosse revocata anche <strong>la</strong><br />
seguente. Una procura <strong>la</strong> impugna chi <strong>la</strong> dà, quindi il Conte<br />
Lanfranco. No il Conte non è un Pulcinel<strong>la</strong>, questo era sufficiente<br />
a tute<strong>la</strong>rlo.<br />
Il tempo era cambiato<br />
Ormai non ci arrivava più al<strong>la</strong> osteria sul<strong>la</strong> strada del<strong>la</strong> Biscia.<br />
Tolse l’incerata da dietro <strong>la</strong> sel<strong>la</strong> e <strong>la</strong> indossò. Pioveva a grosse<br />
gocce, una saetta cadde sulle rocce del salto. Il tuono lo<br />
rintronò, girò il cavallo verso <strong>la</strong> prima casa che si vedeva.<br />
Sotto il portico del<strong>la</strong> picco<strong>la</strong> casa apparve una donna con dietro<br />
due bambini “Paron, piove, venga dentro che si bagna” “lego il<br />
168
cavallo bene, sposa, teme i tuoni” “non ho niente da offrirle, ma<br />
venga avanti”.<br />
Entrarono nel<strong>la</strong> cucina col pavimento di terra, una tavo<strong>la</strong>,<br />
qualche sedia e nient’altro. La solita vita, magra.<br />
“E’ un temporale, sbal<strong>la</strong> presto in questo periodo” “A volte dura<br />
però, a me pare che il cielo sia impaccato forte”<br />
Ettore si voltò, i bambini erano spariti, <strong>la</strong> donna avrà avuto forse<br />
20 anni. Era ferma vicino al tavolo, le braccia lungo <strong>la</strong> gonna, le<br />
mani prendevano <strong>la</strong> stoffa e facevano un movimento minuscolo<br />
di tirar<strong>la</strong> su, lei lo guardava in faccia con un sorriso stentato sul<strong>la</strong><br />
bocca appena aperta.<br />
Ettore uscì sul portico, dopo poco avvertì lei dietro, che si<br />
appoggiava allo stipite.<br />
Il cielo schiariva, levò le briglie dall’anello e montò in sel<strong>la</strong>.<br />
Allungò <strong>la</strong> mano verso <strong>la</strong> porta, <strong>la</strong> donna si avvicinò con gli occhi<br />
contenti e prese i biglietti arroto<strong>la</strong>ti “grazie signor, grazie, che il<br />
signore le renda merito” e rimase a guardare.<br />
C’era un grande arcobaleno verso il ponte del<strong>la</strong> Creol<strong>la</strong>, Ettore<br />
galoppava tra i colori.<br />
Quel<strong>la</strong> Primavera Valdemarca iniziò il <strong>la</strong>voro dagli Albrigo.<br />
Assenti i proprietari in azienda, poteva macchinare intrighi come<br />
sua vecchia abitudine. Per contratto era possibile trasferirsi nel<strong>la</strong><br />
vil<strong>la</strong> padronale, aperta solo con <strong>la</strong> bel<strong>la</strong> stagione, ma all’idea che<br />
non sarebbe più stato sul posto a control<strong>la</strong>re <strong>la</strong> Tenuta da vicino,<br />
lo spinse a rimandare all’estate il trasferimento e ad andare<br />
avanti e indietro.<br />
Anna non gli par<strong>la</strong>va più, del resto <strong>la</strong> vedeva conversare poco<br />
anche con sua moglie, era una ragazza chiusa e testarda.<br />
L’ALLUVIONE<br />
Quando Ettore andava a Rottanova, avere qualcuno vicino a<br />
dargli una mano era un’esigenza e con Sergio anche un piacere.<br />
Badoer non pensava mai a suo figlio, come possibile aiutante,<br />
con Sergio invece era semplice averci a che fare, "se lo tirava su"<br />
come diceva.<br />
169
In treno discussero a lungo delle famiglie dei mezzadri instal<strong>la</strong>ti<br />
nelle loro vecchie case, chi non era ancora a posto e chi era già<br />
sui campi a <strong>la</strong>vorare. C’era da pagare quelli messi a scalpel<strong>la</strong>r<br />
mattoni, contenti di guadagnare e stare insieme a <strong>la</strong>mentarsi<br />
del<strong>la</strong> disgrazia ricevuta. Inoltre adesso che <strong>la</strong> disgrazia qualcosa<br />
rendeva, smettevano di sospettare di quel posto.<br />
Badoer lo ragguagliò riguardo al mulino e gli anticipò le<br />
intenzioni che aveva. Sergio fissava ogni frase, per coglierne i<br />
rimandi oltre quel<strong>la</strong> sintesi stringata. Lui con Augusto avrebbe<br />
atteso meno.<br />
Ignoravano l’argomento dell’incendio, come un avvenimento che<br />
non li riguardasse, ma alcuni discorsi restavano spesso in<br />
sospensione, stentando a chiudersi. Fuor di contesto, Badoer<br />
buttò lì una osservazione dura "non prendere più iniziative senza<br />
par<strong>la</strong>re con me". A Sergio bastò.<br />
Tutta <strong>la</strong> pioggia che non era venuta in inverno cadeva in quei<br />
giorni. L’acqua dei fiumi sfiorava sotto i ponti del treno e<br />
rasentava <strong>la</strong> strada ferrata, <strong>la</strong> marezzana stava tutta sommersa.<br />
Quasi ogni anno si vedevano i fiumi ingrossare a primavera, ma<br />
quell’anno sembrava troppa e salita troppo in fretta. Ormai<br />
pioveva da due settimane<br />
Passando sopra il grande ponte prima del<strong>la</strong> stazione, videro i<br />
sorveglianti del magistrato alle acque con le mantelle cerate sugli<br />
argini. Significava una piena straordinaria da control<strong>la</strong>re.<br />
A Rottanova, l’uomo che teneva il calesse disse che tutti i livelli<br />
di guardia erano superati e <strong>la</strong> gente aveva paura.<br />
Presero <strong>la</strong> strada sull’argine e di là si vedeva <strong>la</strong> piena in tutta <strong>la</strong><br />
sua ampiezza, le golene erano sommerse fino agli argini, mai<br />
visto il filo dell’acqua <strong>la</strong>mbire il bordo del<strong>la</strong> strada, sembrava ad<br />
ogni passo del cavallo di finirci dentro. Le cime delle piante<br />
emergevano come tristi arbusti sotto <strong>la</strong> pioggia.<br />
C’erano due sistemi di argini, il primo era sommerso e il fiume vi<br />
formava un <strong>la</strong>go, il secondo aveva l’acqua salita a meno di un<br />
metro dal bordo.<br />
Quando arrivarono al mulino, <strong>la</strong> pioggia aveva smesso, ma il<br />
cielo restava gonfio. Andarono sul piazzale all’attracco dei<br />
barconi, l’acqua era già allo scalino ultimo di pietra.<br />
170
Da Gigio c’era anche Augusto; Badoer disse che quel<strong>la</strong> era una<br />
piena seria e che, se non smetteva, bisognava pensare al peggio.<br />
Tutti i sacchi del piano terra erano da portare al primo piano,<br />
quello che non ci stava lì, si metteva nei magazzini dello iutificio,<br />
di sopra.<br />
“è un <strong>la</strong>voro inutile, ogni anno è così, al massimo si al<strong>la</strong>ga il<br />
piazzale e <strong>la</strong> bassa, dietro il mulino vecchio“ “Augusto, ho visto il<br />
fiume e <strong>la</strong> zona di espansione di Ca’ Sette, mai stata così“ “è<br />
andata sotto altre volte“ “quando, dimmi quando?“ “tu non sai, è<br />
andata ti dico“ “Gigio tu l’hai mai vista?“ “sì, nel<strong>la</strong> rotta del<br />
settanta, era andato sotto tutto però, c’è stata l’alluvione“ “ma<br />
va là, taci, ebete“ “mai fino al secondo argine, solo nel settanta,<br />
Augusto“ “tu non ti ricordi neanche dov’eri nel settanta“ “ero qua<br />
con il paron e abbiamo salvato tutto par miracolo“.<br />
Badoer ascoltava attento “per te Gigio va sotto?“ “basta ancora<br />
un altro giorno di pioggia e, se il mare non riceve, va sotto anche<br />
prima“ “facciamo alzare tutto, chiama gente“ “fatiche e soldi<br />
buttati, <strong>la</strong>voro fatto due volte“ “soldi miei, Augusto, e mi va bene<br />
così, si fa lo stesso“.<br />
Sergio con Badoer uscirono. Augusto rimase seduto in contabilità<br />
“Gigio, agli ebeti non bisognerebbe <strong>la</strong>sciar fare niente, ma se si<br />
divertono a <strong>la</strong>vorare che facciano” “prova a dirglielo in faccia”<br />
“ah anche tu sempre dal<strong>la</strong> sua parte, <strong>la</strong>scia stare va là” “sto dal<strong>la</strong><br />
sua? allora magari dillo a quell’altro vediamo se ti va meglio”<br />
Augusto spiava Sergio dal<strong>la</strong> finestra, già a dare ordini e non gli<br />
piaceva, uno che par<strong>la</strong>va poco, solo due parole scambiate con lui<br />
<strong>la</strong> prima volta quand’era venuto con Badoer, due esseri di cui<br />
diffidava al massimo.<br />
Appena fuori si divisero, Badoer allo iutificio a dare le medesime<br />
disposizioni, Sergio al<strong>la</strong> boaria a chiamare tutti i contadini<br />
disponibili.<br />
Un uomo fu inviato alle casupole sotto l’argine ad avvertire che<br />
portassero tutto al piano alto e poi venissero al mulino, un altro<br />
andò al paese in cerca di uomini liberi.<br />
Ai Pinton, i fittavoli del<strong>la</strong> boaria, Sergio chiese se c’erano bestie<br />
in stal<strong>la</strong>; c’erano. Bisognava portarle dai Masegna, <strong>la</strong> boaria alta<br />
che Gigio diceva non essere stata al<strong>la</strong>gata neanche nel settanta.<br />
171
Coi primi operai giunti, si incominciò a portare <strong>la</strong> farina al<br />
granaio alto. Gigio, per dare l’esempio, iniziò a sgambettare su e<br />
giù con le sue carte.<br />
Anche Sergio cercò gente in paese. A chi ribatteva che non era il<br />
caso, che non si al<strong>la</strong>gava, faceva notare i fontanazzi sotto gli<br />
argini ormai zuppi d’acqua.<br />
In molti arrivarono ad aiutare, c’era da prendersi gli straordinari<br />
con poco. Gli argini avrebbero tenuto, quindi era un <strong>la</strong>voro<br />
pagato a portar su e ripagato a discendere lo stesso materiale.<br />
Passando davanti ad Augusto, ci si scambiava contente battute<br />
sul su e giù pagato.<br />
Durante <strong>la</strong> giornata riprese a piovere solo a tratti, Badoer faceva<br />
spo<strong>la</strong> dal mulino all’attracco, per tener d’occhio il fiume. Il cielo<br />
alle tre del pomeriggio era nero di nuvole immobili, attorno si<br />
levava da tutta <strong>la</strong> banchina un odore di muffa e legno marcio. Si<br />
diceva che a monte <strong>la</strong> pioggia continuava, infatti alcuni alberi<br />
sradicati con tutta <strong>la</strong> chioma affioravano tra onde e spume, con<br />
stracci attorcigliati ai rami. Ettore seguì il passaggio di uno<br />
enorme, sembrava una foresta galleggiante.<br />
Il barcone del mulino era ancora attaccato a fine darsena con <strong>la</strong><br />
corda corta. Augusto, per non immischiarsi e dimostrare di aver<br />
ragione, lo stava <strong>la</strong>sciando affondare. Badoer chiamò Sergio,<br />
legarono una corda al molo e scesero sull’argine al<strong>la</strong> fine del<br />
muro, dove <strong>la</strong> terra alta era ancora scoperta. La melma<br />
abbrancava gli scarponi come il collo di una bottiglia i turaccioli,<br />
quasi ad ingoiarti il piede.<br />
Sergio se li tolse e li gettò sul piazzale, tirandosi a braccia sul<strong>la</strong><br />
corda. Per il primo tratto fu immerso fino al<strong>la</strong> cinto<strong>la</strong> e poi,<br />
attaccandosi solo al<strong>la</strong> fune, raggiunse il barcone. Legò all’anello<br />
di prua <strong>la</strong> cima prima assicurata al molo, poi tagliò <strong>la</strong> corda cui il<br />
burcio era stato legato. Liberato, per <strong>la</strong> spinta schizzò in alto,<br />
Sergio perse <strong>la</strong> presa e cadde in acqua.<br />
Badoer lo rincorse lungo l’argine, avanti c’era una picco<strong>la</strong> ansa.<br />
Sergio, sballottato, stava prendendo <strong>la</strong> corrente. Gli gettò <strong>la</strong><br />
cima che aveva, ur<strong>la</strong>ndo che si attaccasse. Sergio <strong>la</strong> prese, <strong>la</strong><br />
perse, <strong>la</strong> riprese. Badoer cominciò a tirare lento, ordinandogli di<br />
restare solo attaccato, senza far forza. Riuscì a togliere Sergio<br />
172
dal<strong>la</strong> corsa dell’acqua, fu sputato dal fiume che ribolliva fuori<br />
nell’ansa, dove l’acqua era uno stagno quieto. Ettore se lo<br />
trascinò piano fino a sé.<br />
Quando si alzarono dal<strong>la</strong> riva, videro sopra <strong>la</strong> pedana da carico<br />
dei carri, Augusto. Aveva assistito a tutto l’accaduto e non si era<br />
mosso. Sergio si strizzò <strong>la</strong> camicia, fissandolo lunghi istanti,<br />
Gigio con altri giungevano di corsa.<br />
Al mattino, quand’erano arrivati, l’acqua correva veloce; ormai si<br />
era all’imbrunire e il deflusso era rallentato molto. Pessimo<br />
segno, significava che le acque non sfogavano più a valle,<br />
mentre <strong>la</strong> pioggia ricominciava forte.<br />
Ettore e Sergio andarono a mangiare all’osteria del ponte, un<br />
braccio <strong>la</strong>terale del fiume, ma c’erano più persone fuori a<br />
guardare dalle spallette il fiume scorrere appena sotto le arcate<br />
di sostegno. Ogni tanto uno strano rumore si produceva, erano<br />
gli alberi divelti, che strisciavano sotto, raschiando <strong>la</strong> volta con i<br />
rami.<br />
L’acqua scrosciava sulle mantelle, sui tabarri, sui cappelli scuri.<br />
Uno a testa scoperta chiamava i santi e malediva il demonio,<br />
sbraitando che tutta <strong>la</strong> pioggia del<strong>la</strong> terra stava cascando là. Era<br />
uno strambo, cui Badoer dava spesso passaggi fino a Campo, il<br />
matto del paese. I nasi di tutti goccio<strong>la</strong>vano.<br />
Una quindicina di anni prima al mulino erano state sostituite le<br />
macchine e tutto l’impianto di molitura.<br />
Collocate a <strong>la</strong>to del vecchio impianto ad acqua, le nuove<br />
macchine a vapore e i nuovi frantoi potevano macinare maggiori<br />
quantità di granaglie e in minor tempo, fino a ricavarne farine<br />
fini, prima impossibili da ottenere, questo aveva differenziato<br />
quel mulino dagli altri.<br />
Il primo fabbricato di molitura era rimasto intatto, compreso<br />
l’invaso a <strong>la</strong>to dell’argine, da cui si prelevava l’acqua per<br />
muovere <strong>la</strong> ruota. Poiché le vecchie macchine erano posizionate<br />
sotto livello del canale, si poteva sfruttare l’energia di salto, poi<br />
l’acqua defluiva ad alimentare una zona paludosa, <strong>la</strong> “Bassa”.<br />
Si rimandava <strong>la</strong> demolizione soprattutto per non scontentare<br />
Augusto, contrario al<strong>la</strong> novità del vapore, diceva “meglio tenere<br />
<strong>la</strong> ruota, non si sa mai con queste diavolerie“.<br />
173
Però non era più stata eseguita alcuna manutenzione per tutto<br />
quel complesso sistema idraulico e in caso di piena c’era il rischio<br />
che le pareti dei vasconi e i voltini di pietra dei collettori<br />
saltassero. Se succedeva, anche il mulino nuovo avrebbe subito<br />
grossi danni sul <strong>la</strong>to contiguo.<br />
Se l’acqua fosse salita ancora, bisognava sollevare le paratie<br />
dell’invaso e far<strong>la</strong> defluire dove meglio si poteva, senza mandare<br />
in pressione i voltini di adduzione alle vecchie pale. Si poteva<br />
al<strong>la</strong>gare anche il piano terra del vecchio mulino, evitando così i<br />
crolli con pochi danni. Questa evenienza era già prevista, ma<br />
ora, che si presentava il caso, restava una scelta sofferta e si<br />
rimandava.<br />
Durante <strong>la</strong> notte si alzò un leggero vento di mare, uno scirocco<br />
che andava aumentando, sbattendo sulle acque. Gente arrivata<br />
dal delta disse in paese che il mare non riceveva più da ore.<br />
Sergio convinse Ettore a buttarsi qualche ora sui sacchi dello<br />
iutificio e <strong>la</strong> notte passò.<br />
Il giorno dopo trovarono il fiume gonfio di forza, <strong>la</strong> notte pareva<br />
avergli aumentato l’energia.<br />
Gli operai alle prime luci avevano ripreso a spostare ancora roba<br />
in alto, il rumore delle acque copriva le grida degli operai, <strong>la</strong><br />
violenza del<strong>la</strong> corrente impartiva un tremito al<strong>la</strong> terra da rendere<br />
fragile anche il camminare.<br />
Era pomeriggio quando Badoer decise di aprire l’invaso vecchio,<br />
non si poteva più aspettare, entrò in contabilità “cosa dici Gigio,<br />
tu l’hai vista bene <strong>la</strong> grande alluvione del settanta?“ “l’acqua<br />
rompe paron, rompe, <strong>la</strong> terra non ha mai tremato così, solo<br />
allora, ricordo”<br />
Sergio ascoltava. Fu fatto chiamare Augusto che venne<br />
malvolentieri “Augusto, i fontanazzi bucano ormai anche<br />
nell’argine nuovo, se l’acqua rompe ed entra nel<strong>la</strong> condotta<br />
vecchia, farà saltare il pavimento, non solo sotto le macchine,<br />
ma butta giù tutto, dobbiamo aprire le paratie dell’invaso, far<strong>la</strong><br />
sfogare“ “cosa?…vuoi che vada ad al<strong>la</strong>garlo io il mio mulino?“ “se<br />
lo facciamo noi ne entrerà un metro di acqua, se salta di colpo,<br />
invece, entra in pressione e ci disfa il piano macchine“ “tu sei<br />
matto, al<strong>la</strong>gare dabbasso, fino alle tramogge, tu non sai quello<br />
174
che fai“ “è solo un al<strong>la</strong>gamento di un impianto dismesso, se<br />
rompe tutto, chi è il matto?“ “ma va’, vi siete montati <strong>la</strong> testa,<br />
ascoltate ancora quel vecchio“ “bene, allora mi firmi che te <strong>la</strong><br />
prendi tu <strong>la</strong> responsabilità e paghi tutto tu se rompe, dai<br />
Augusto, non sei sicuro?… mostra le balle una volta” “voi…voi…ve<br />
le farò vedere io”.<br />
“è tardi, andiamo ad aprire, se vuoi venire vieni, altrimenti stai<br />
fuori delle macchine idrauliche, ci dici come si azionano i<br />
vo<strong>la</strong>ntini per sollevare le porte alte e quelle in basso“ “se voi<br />
andate ad aprire le porte, io vado a prendere il fucile, giuro che<br />
tiro a chi si avvicina“ “Augusto, non perdiamo <strong>la</strong> testa, non<br />
succede niente ti ripeto, con l’acqua al piano sotto del mulino<br />
vecchio, ci sarà da far pulizie e basta, abbiamo spostato tutto,<br />
dai vieni con noi“<br />
Augusto uscì di corsa imprecando, cosa che non faceva mai.<br />
Badoer e Sergio andarono al<strong>la</strong> darsena, scesero <strong>la</strong> scarpata verso<br />
lo spiazzo. I vasconi erano rasi, le vasche ultime erano ancora<br />
vuote, di <strong>la</strong>to c’erano delle scalette metalliche infisse al muro,<br />
portavano al<strong>la</strong> piazzo<strong>la</strong> dove si azionavano i vitoni delle paratie.<br />
Dall’invaso a monte veniva un rombo impressionante “dai Sergio,<br />
non pensiamoci”<br />
Ettore andava per intuito, queste operazioni non le aveva mai<br />
eseguite, era Augusto che sapeva.<br />
Se azionavano i vo<strong>la</strong>ntini delle paratie alte si riempivano le<br />
vasche lentamente, poi, raggiunto l’equilibrio di pressione,<br />
potevano aprire le saracinesche giù in basso, da cui l’acqua<br />
s’immetteva nel condotto e raggiungeva le pale. Era un sistema<br />
complesso e fermo da anni, l’al<strong>la</strong>gamento andava provocato<br />
lentamente, senza creare pressioni improvvise, non si sapeva<br />
bene dove l’acqua avrebbe sfogato. Forse si faceva così, ma si<br />
trattava di aprire <strong>la</strong> montagna di acqua alle loro spalle.<br />
La piazzo<strong>la</strong> era assicurata da un parapetto, legarono delle corde<br />
di sicurezza ai ferri d’angolo. Si erano portati delle mazze per i<br />
vo<strong>la</strong>ntini arrugginiti da decenni e delle leve da rotaia.<br />
Cominciarono a <strong>la</strong>vorare intorno ad uno, infi<strong>la</strong>rono <strong>la</strong> chiave<br />
lunga nel dado di testa e provarono a forzare. Dopo alcuni colpi e<br />
con Sergio che tirava come un toro il vitone girò. L’acqua iniziò a<br />
175
soffiare, uno spruzzo li colpì, poi, man mano che si alzava <strong>la</strong><br />
paratia, il getto di sotto faceva sussultare <strong>la</strong> parete di fronte.<br />
Avanzarono sul<strong>la</strong> pedana di ferro per azionare i vo<strong>la</strong>ntini del<strong>la</strong><br />
seconda, questa si aprì di pochi centimetri ma poi <strong>la</strong> vite di<br />
sollevamento si bloccò, tentarono invano di forzare. Ora una<br />
pressione inarrestabile soffiava sul<strong>la</strong> fessura aperta. D’un tratto<br />
sembrava che tutto il fiume stesse entrando sotto di loro.<br />
Bisognava in fretta aprire le seconde barriere e permettere alle<br />
vasche di scaricare in condotta. C’erano due chiusure, Badoer si<br />
sarebbe occupato del<strong>la</strong> saracinesca esterna a ridosso del vecchio<br />
mulino, Sergio, passando dal piano superiore del nuovo<br />
impianto, poteva entrare nel mulino vecchio e correre ad<br />
azionare da dentro l’altra saracinesca.<br />
Avrebbero comunicato attraverso l’ amplificatore, pregando che<br />
non fosse ostruito. Era un tondino di ferro a tacche, passante in<br />
un foro apposito tra i mattoni, <strong>la</strong>sciato per coordinarsi con i<br />
manovratori al di là del muro. Sergio risalì <strong>la</strong> scaletta di corsa e<br />
sparì.<br />
Ettore restò solo ad aspettare, pioveva molto forte e <strong>la</strong> mantel<strong>la</strong><br />
gli riversava acqua sulle mani come un rubinetto. Dal<strong>la</strong> chiusa<br />
rimasta semiaperta <strong>la</strong> pressione faceva fischiare l’acqua.<br />
Sergio entrò da una porta <strong>la</strong>terale dell’edificio nuovo e passò nel<br />
mulino vecchio, non si aspettava che dentro facesse così buio, il<br />
tetto si vedeva appena, le vecchie tubiere per il grano si<br />
perdevano tra <strong>la</strong> ferraglia.<br />
Passò <strong>la</strong> sa<strong>la</strong> macchine tastando <strong>la</strong> strada, scese al complesso di<br />
macinatura, non ci vedeva, il rombo dell’acqua che sbatteva nelle<br />
vasche esterne si udiva oltre il muro di fondo.<br />
Da sopra <strong>la</strong> condotta vide qualcosa muoversi, un uomo colpiva<br />
qualcosa di metallico, scese <strong>la</strong> scaletta a muro e saltò sul<strong>la</strong><br />
passerel<strong>la</strong>. Augusto sul bal<strong>la</strong>toio deformava a mazzate i vitoni<br />
interni. Si accorse di Sergio, mollò <strong>la</strong> mazza e impugnò il fucile<br />
da caccia che aveva al fianco, puntandoglielo contro.<br />
“se vieni qua ti sparo, al<strong>la</strong>gare il mulino, rovinare tutto... prova a<br />
scendere e ti tiro“ “ma da fuori l’invaso è già aperto, i vasconi<br />
tracimano e le vasche tra poco saranno piene, se non apriamo <strong>la</strong><br />
condotta, anche qui può saltare tutto … e tu insieme“ “cosa sai tu<br />
176
deficiente, che non hai mai visto un mulino ad acqua, non salta<br />
niente, hanno sempre tenuto, al<strong>la</strong>gare volete... disgraziati“<br />
“Abbiamo visto tremare il volto di pietra fuori, è possibile che<br />
ceda tutto dopo anni all’asciutto, senza essere più sotto carico“<br />
“zitto ebete, cosa vuoi che sappia quel matto, non sta muoverti,<br />
tanto adesso neanche con i buoi <strong>la</strong> muovete più ‘sta<br />
saracinesca“.<br />
Fuori sotto secchiate di acqua Badoer fissava il tondino sul muro,<br />
aspettando solo che emettesse suoni. Niente. Cominciò allora a<br />
sgo<strong>la</strong>rsi dentro a quel foro, c’era poco tempo. Gli tornò su una<br />
strana voce ventosa e lontana. Sergio cercava di farsi sentire,<br />
ur<strong>la</strong>ndo che non si poteva raggiungere <strong>la</strong> saracinesca interna, ma<br />
il buco di comunicazione gli era troppo lontano e si trovava sotto<br />
mira. “Sergio, ripeti dio santo non si sente niente”.<br />
Ci andò Augusto al foro di sotto “qua non si al<strong>la</strong>ga niente, ho<br />
bloccato tutto da dentro, è inutile che apri fuori ormai, va via, va<br />
via che è meglio“<br />
I vasconi ribollivano, l’acqua stava raggiungendo il ponte di<br />
ferro, dove si trovava Badoer “guarda che l’acqua nelle vasche è<br />
quasi a livello, se non trova sfogo sfonda il volto e vi ammazza<br />
tutti, non si può tornare indietro, apri con <strong>la</strong> mazza se hai<br />
bloccato, spacca <strong>la</strong> saracinesca“ “<strong>la</strong> testa vi spacco, no <strong>la</strong><br />
saracinesca, andate via disgraziati“<br />
Badoer schiacciava l’orecchio sul foro, avvertì dei rumori metallici<br />
e delle ur<strong>la</strong>.<br />
L’acqua aveva ormai superato l’arco di pietra, appena sotto il<br />
ponte, quando Badoer riconobbe tra i gorgoglii un rumore<br />
diverso, pietre che sbattevano, il volto stava cedendo al centro,<br />
si era come appoggiato, l’acqua ribolliva.<br />
Gridò quanto poteva sul dannato buco “salta il volto, andate via,<br />
andate via, cede tutto, andate via“ e continuava senza ascoltare<br />
risposta.<br />
Sergio era saltato dal<strong>la</strong> passerel<strong>la</strong> al<strong>la</strong> pedana sospesa, finché il<br />
mugnaio era occupato a ingiuriare nell’imbuto.<br />
Augusto aveva cercato di imbracciare il fucile all’ultimo, Sergio lo<br />
tenne per <strong>la</strong> canna e partì un colpo in aria. I due lottarono,<br />
anche se più vecchio e meno alto Augusto era un mugnaio, una<br />
177
vita a portare sacchi e si batteva come una bestia ferita. L’acqua<br />
filtrava già da sotto <strong>la</strong> saracinesca, Sergio cominciò ad ur<strong>la</strong>re<br />
“basta, moriamo come topi affogati, basta, andiamo via“<br />
Augusto approfittò e con il calcio del fucile lo colpì in pieno sul<br />
viso, lo stava colpendo ancora, quando Sergio lo prese per le<br />
gambe e lo scagliò fuori del<strong>la</strong> pedana, giù nel condotto.<br />
In quel momento cedette il volto interno che reggeva <strong>la</strong><br />
saracinesca e l’acqua entrò di schianto. Con un grido Augusto<br />
tentò di aggrapparsi, ma l’acqua lo spinse avanti e lo sputò sulle<br />
pale del<strong>la</strong> vecchia macina.<br />
Sergio si arrampicò sul<strong>la</strong> scaletta infissa con l’acqua che lo<br />
inseguiva e raggiunse il piano di sopra.<br />
Da fuori Badoer era sotto fino al ginocchio, non sapeva quanto<br />
ancora il ponte avrebbe retto, chiamò ancora attaccandosi al foro<br />
muto, poi salì <strong>la</strong> sca<strong>la</strong>. Appena in alto l’acqua gorgogliò in vortici<br />
e defluì con un’improvvisa accelerazione, segno che il volto con<br />
<strong>la</strong> saracinesca erano crol<strong>la</strong>ti.<br />
Passò per fuori e corse alle pale. L’acqua ci passava attraverso e<br />
<strong>la</strong> ruota aveva iniziato a muoversi, come una macchina spettrale<br />
tutto l’impianto abbandonato girava stridendo, <strong>la</strong> macina e il<br />
vaglio su slitte riprendevano faticosamente a funzionare, una<br />
giostra per fantasmi.<br />
Sergio si tirava su dal condotto.<br />
“Sergio…come stai? …dov’è Augusto?“ “è caduto“<br />
Badoer si sporse sul condotto, l’acqua precipitava sul<strong>la</strong> ruota,<br />
rientrava nel tunnel di scarico e scompariva.<br />
“Sergio… cosa è successo?“<br />
“aveva bloccato il vo<strong>la</strong>ntino a mazzate, <strong>la</strong> saracinesca non si<br />
poteva più aprire, ho cercato di intervenire, aveva il fucile,<br />
quando si sentì crol<strong>la</strong>re il volto esterno gli dissi di scappare, mi<br />
ha spaccato il viso col calcio, mi sono divinco<strong>la</strong>to ed è finito sul<br />
condotto, poi è crol<strong>la</strong>to anche il volto interno e <strong>la</strong><br />
saracinesca…scomparso…non ho visto altro… son dovuto risalire”<br />
“ Sergio…ma perché non l’hai <strong>la</strong>sciato, che saltasse lui e tutta <strong>la</strong><br />
sua maledetta ignoranza…perché sei sceso?“ “questo mi dice,<br />
dopo che quasi mi ammazzava“ “ma se voleva morire che<br />
morisse da solo…senti ora è fatta, ascoltami bene, è stato<br />
178
travolto dal crollo, tu non hai par<strong>la</strong>to mai con lui, non lo hai<br />
neanche visto, siamo venuti qua assieme, assieme hai capito? lui<br />
era dentro da solo e il volto è saltato, niente altro, <strong>la</strong> bocca te <strong>la</strong><br />
sei rotta sul<strong>la</strong> sca<strong>la</strong>, scivo<strong>la</strong>ndo per l’acqua“.<br />
Uscirono al<strong>la</strong> pioggia che già imbruniva. Badoer andò da Gigio a<br />
dirgli che avevano al<strong>la</strong>gato il mulino basso. Quando erano ai<br />
vasconi, il volto era crol<strong>la</strong>to, così non era più servito aprire le<br />
paratie.<br />
“Ettore, Augusto voleva andare a serrare <strong>la</strong> saracinesca interna”<br />
“e dov’è adesso?“ “non si è più visto, non l’avete incontrato voi?“<br />
“noi eravamo in alto a smuovere i vo<strong>la</strong>ntini, il volto delle<br />
saracinesche è crol<strong>la</strong>to e ha inondato <strong>la</strong> condotta“<br />
Con Gigio andarono al mulino basso, una luce smorta e fangosa<br />
co<strong>la</strong>va tra le pale che giravano solite, il mulino sferragliava nel<br />
mezzo buio, non si vedeva più e tornarono al<strong>la</strong> contabilità.<br />
Tutto il trasportabile era in posti sicuri, gli operai rincasavano.<br />
Ettore e Sergio andarono sul ponte vicino al<strong>la</strong> taverna a sentire<br />
cosa si diceva del<strong>la</strong> piena. Il fiume già tracimava dove trovava<br />
argini bassi. Da tempo i fontanazzi crivel<strong>la</strong>vano le difese, era<br />
questione di tempo. La notte, si udì come una esplosione a terra,<br />
più di un tuono, ruppero gli argini a monte del mulino in località<br />
Bargenta, con due immensi varchi. Il mattino due metri d’acqua<br />
coprivano tutta <strong>la</strong> zona e continuava a piovere, un solo grande<br />
<strong>la</strong>go che schiumava.<br />
Dal piano alto, dove avevano dormito, si vedeva un’immensità<br />
colore del fango.<br />
Gigio aveva già allertato una barca il giorno prima e <strong>la</strong> videro<br />
arrivare nera sotto torrenti di pioggia, i due vogatori si<br />
appoggiarono sotto <strong>la</strong> finestra per chiamare, Ettore e Sergio si<br />
ca<strong>la</strong>rono dal davanzale sul<strong>la</strong> valesana.<br />
Il vento trasportava odori e fantasmi, sotto le sue onde faceva<br />
emergere e scomparire le piccole salite, i montarozzi, i pali.<br />
L'acqua sembrava ovunque, occupava il posto del<strong>la</strong> terra e<br />
dell'aria.<br />
Passarono vicino al<strong>la</strong> mura del cimitero, lo si riconosceva dai tetti<br />
di alcune tombe a chiesuo<strong>la</strong> e dal<strong>la</strong> grande croce in pietra<br />
all’ingresso.<br />
179
Un barcaiolo additò il coperchio di una bara, che galleggiava tra<br />
le sue ghir<strong>la</strong>nde.<br />
Alcuni argini affioravano ancora, monconi di isole nel<strong>la</strong> palude.<br />
Solo il rumore del<strong>la</strong> pioggia battente e del<strong>la</strong> voga, acqua sopra e<br />
sotto.<br />
Le fattorie più alte si levavano come inutili porti, da sopra i tetti i<br />
contadini assistevano al<strong>la</strong> morte del bestiame, che era annegato<br />
o annegava. Guardavano le barche che giravano a prendere i<br />
senza casa, fermi in attesa di essere trasbordati sul<strong>la</strong> terra<br />
ferma.<br />
L’asciutto dove attraccare lo trovarono solo al Pi<strong>la</strong>stro. Era pieno<br />
di gente, una ressa di visi stravolti, segnati dal<strong>la</strong> fatica, vecchi<br />
con corpi nodosi pronti a galleggiare sull’acqua. E le donne ed i<br />
bambini con le guance livide, gli sguardi persi.<br />
Si erano messi addosso tutti i vestiti, uno sull’altro per portarli<br />
via. Molti erano riusciti a partire prima del<strong>la</strong> rotta, quando<br />
l’argine era sforacchiato in centinaia di fontanelle. Le poche<br />
masserizie, caricate in fretta e ora esposte sui carri, sve<strong>la</strong>vano<br />
un tratto osceno, s<strong>la</strong>bbrate nel<strong>la</strong> propria miseria, costrette a<br />
mostrarsi nel<strong>la</strong> loro intimità.<br />
Oggetti che stridevano tra loro, un letto, un cassettone, una<br />
credenza, stoffe, abbrancati perché preziosi o più cari o solo a<br />
portata di mano, insieme alle stie dei polli, dei conigli, un maiale<br />
rinserrato sul fondo del carretto che strepitava, le vacche<br />
attaccate con le corde o tenute al<strong>la</strong> cavezza dai bambini.<br />
All’osteria del<strong>la</strong> Crosara Carminati stava ad aspettarli e li<br />
accompagnò a casa sua, già piena di gente e parenti. Anche nel<br />
giardino e nelle rimesse era pieno di sfol<strong>la</strong>ti e dei loro animali<br />
messi in salvo.<br />
Dal<strong>la</strong> soffitta si accedeva al<strong>la</strong> torretta, avevano preparato due<br />
materassi dietro un tramezzo di legno, erano soli, il silenzio<br />
sembrava un miracolo. Riuscirono a dormire.<br />
Dopo due giorni il cielo era stato spazzato dal vento e l’acqua<br />
defluiva rapida. Il terzo giorno già emergevano le prime terre.<br />
Dopo sette giorni dal<strong>la</strong> rotta potevano tornare al mulino se<br />
passavano per <strong>la</strong> strada alta, l’acqua restava insaccata solo nelle<br />
terre basse.<br />
180
Ettore e Sergio fecero un rapido giro, ancora al<strong>la</strong>gato era solo il<br />
piano terra del vecchio mulino, a causa dell’altezza del fiume.<br />
Non c’erano danni ingenti, solo del gran fango da togliere.<br />
Erano arrivati alcuni operai e Gigio, tutti si domandavano dove<br />
fosse Augusto, perché non si era visto in giro e nemmeno a casa.<br />
Qualcuno l’ultima volta l’aveva visto in contabilità, uno l’aveva<br />
visto andare via quasi di corsa da lì, poi nessuno l’aveva più<br />
notato.<br />
Cominciarono a far pulizia dove si poteva e verso sera iniziò a<br />
defluire lentamente anche dal<strong>la</strong> parte bassa.<br />
Prima del buio tutti rincasarono, anche Badoer e Sergio rividero<br />
volentieri <strong>la</strong> loro soffitta del Pi<strong>la</strong>stro.<br />
Il mattino dopo all’alba rifecero <strong>la</strong> strada alta, ormai restavano<br />
solo grandi pozze grigie.<br />
Control<strong>la</strong>rono <strong>la</strong> situazione al mulino vecchio, che, come se il<br />
tempo non fosse passato, era mosso ancora dal<strong>la</strong> poca acqua<br />
rimasta. Con l’acqua al<strong>la</strong> cinto<strong>la</strong> andarono a chiudere le paratie<br />
dell’invaso, che continuavano a far passare acqua. Dovevano<br />
bloccare tutto, ma il crollo del volto rendeva impossibile fermare<br />
dall’esterno, erano da chiudere i vo<strong>la</strong>ntini interni, sempre che<br />
non fossero bloccati.<br />
Con una <strong>la</strong>nterna in mano scesero sul<strong>la</strong> passerel<strong>la</strong> ricoperta dal<br />
fango. Sergio si arrestò e smosse qualcosa con lo stivale,<br />
estrasse il fucile e lo sollevò in alto.<br />
Badoer strinse <strong>la</strong> mascel<strong>la</strong> “va’ dietro l’invaso e gettalo nell’ansa,<br />
il più lontano possibile, che il fiume se lo tenga”<br />
Sergio uscì senza fiatare.<br />
Badoer scese camminando come poteva sul bordo del<strong>la</strong><br />
condotta, era facile scivo<strong>la</strong>re e quell’ispezione si dimostrava<br />
inutile, tornò sul bal<strong>la</strong>toio. Il corpo, portato dal<strong>la</strong> massa d’acqua,<br />
era finito sul<strong>la</strong> ruota, questa si era messa a girare, spingendolo<br />
sotto fino al<strong>la</strong> condotta di scarico. Poteva esserci incastrato<br />
dentro o <strong>la</strong> corrente poteva averlo trascinato fuori e gettato sul<br />
ramo di ritorno al fiume. O forse le pale in ferro l’avevano fatto a<br />
pezzi.<br />
Tornò Sergio “fatto“.<br />
181
Quel giorno giunsero al mulino due giovani, i nipoti di Augusto<br />
mandati dal fratello, per saperne qualcosa.<br />
Gigio spiegò loro che non si era più notato dal<strong>la</strong> sera prima del<strong>la</strong><br />
rotta, Badoer gli stava a fianco e Gigio si girava quasi a chiedere<br />
conferma delle sue parole “non so cosa dire…che non sia<br />
successa una disgrazia… mi hanno detto che ne sono scomparsi<br />
diversi“.<br />
Carminati condusse degli operai per aiutare “Ettore, ti porto le<br />
chiacchere che si ascoltano in giro… Augusto è scomparso e<br />
aveva litigato con te prima di uscire dal<strong>la</strong> contabilità… un operaio<br />
davanti allo spiazzo, l’ha sentito dire forte “lo ammazzo, giuro<br />
che lo ammazzo“<br />
Badoer ripeté quanto già detto a Gigio “è meglio andare a<br />
denunciare” “sarà meglio” si dissero entrambi.<br />
Al<strong>la</strong> caserma i gendarmi ascoltarono di ma<strong>la</strong> voglia, avevano ben<br />
altro, dissero che erano scomparse diverse persone, sfol<strong>la</strong>te, non<br />
era detto fossero annegate, non c’era da preoccuparsi.<br />
“esatto, perché preoccuparsi, si dovrebbe preoccupare chi è<br />
scomparso“ disse Carminati e l’ufficiale, che non aveva capito<br />
niente, annuì.<br />
Sergio non fu entusiasta, quando Badoer gli chiese di restare al<br />
mulino, ora che non c’era Augusto qualcuno doveva sostituirlo.<br />
Prima sorpreso e poi contrariato per non poter ritornare subito in<br />
campagna, accettò senza palesare l’insofferenza.<br />
Poteva sistemarsi due stanze da sempre chiuse, sopra <strong>la</strong><br />
contabilità di Gigio.<br />
Badoer prese il treno da solo, dal finestrino i campi ancora<br />
al<strong>la</strong>gati e gente che si spostava rassegnata. Gli apparvero allora i<br />
fatti in successione fino all’incendio ed ora Augusto. Non<br />
rimuoveva <strong>la</strong> sensazione di aver concorso al<strong>la</strong> loro causa, in<br />
qualche maniera lo stesso inizio li aveva provocati.<br />
In Sergio aveva agito un pensiero da lui non formu<strong>la</strong>to, eppure<br />
insito nel suo fare, come una parte <strong>la</strong>terale al suo piano<br />
sviluppatasi da so<strong>la</strong>. E perché ora gli veniva da trattare Sergio in<br />
modo tanto sostenuto? Per rimarcare <strong>la</strong> distanza dall’artefice?<br />
Sergio non era un estraneo, era un amico per lui, un figlio.<br />
182
Il treno sferragliava a passo d’uomo, passando il ramo grande<br />
del fiume. La strada sull’argine era chiusa dal<strong>la</strong> processione per<br />
le rogazioni di maggio, ornavano un capitello di immagini,<br />
candele e fiori. Il treno riprese velocità e impedì <strong>la</strong> vista, mentre<br />
<strong>la</strong> benedizione delle crosete andava in lungo.<br />
Al<strong>la</strong> Tenuta <strong>la</strong> notizia del<strong>la</strong> rotta era giunta dopo alcuni giorni,<br />
qualche collettore tracimato si era visto anche lì.<br />
Con ritardo <strong>la</strong> storia di Augusto scomparso arrivò anche a<br />
Valdemarca, suo fratello Anselmo gli raccontò le voci in giro, cui<br />
però non poteva seguire niente, vista <strong>la</strong> baraonda successa dopo<br />
<strong>la</strong> rotta. Lui comunque le aveva rafforzate il più possibile,<br />
convincendo tutti che le storie non nascono dal niente.<br />
L’indomani Giulio con Anselmo si recarono dai gendarmi del<br />
Pi<strong>la</strong>stro, bisognava indagare, per loro qualcosa doveva esser<br />
successo, una brutta cosa, l’acqua qua non c’entra. Furono<br />
ascoltati svogliatamente.<br />
Non pago dell’incontro con le forze dell’ordine, l’amministratore<br />
andò a portar consiglio ai Martinoia. Impressionare Antonio con<br />
l’omicidio del<strong>la</strong> rotta e il racconto rinnovato dell’incendio, fu<br />
decisamente più semplice, una febbre già presa che aumentava<br />
di grado e stavolta contagiava, anche <strong>la</strong> Elma rimase colpita.<br />
Trovare <strong>la</strong> confidenza viene naturale quando si ha le disgrazie in<br />
comune, i due coniugi riferirono il colloquio avuto con Badoer e<br />
come se n’era andato via al<strong>la</strong> fine.<br />
Smanioso Valdemarca approfittò del<strong>la</strong> confidenza e li convinse ad<br />
andare dall’avvocato del Conte Lanfranco. Alcuni giorni dopo si<br />
trovavano, dopo un’attesa congrua, di fronte al Ronchitelli.<br />
L’esposizione <strong>la</strong> volle quasi solo da Elma, con <strong>la</strong> mano zittiva le<br />
irrequietezze di Valdemarca. Lei disse che avevano fatto altre<br />
firme ed estrasse un fascio di fogli dal<strong>la</strong> borsa.<br />
L’avvocato lesse <strong>la</strong> procura registrata ed autenticata, poi si fermò<br />
con i gomiti sul tavolo ed esaminò Valdemarca “questa non me<br />
l’aveva detta…, cosa vuole che facciamo adesso, con questa?“<br />
Studiò meglio le carte e con orrore scorse timbri e registrazioni,<br />
sbatté il plico sul tavolo.<br />
183
Valdemarca tentò <strong>la</strong> discolpa “non me l’avevano mostrate tutte le<br />
carte… come facevo a sapere“, ma il tentativo fallì “troppe cose<br />
lei non sa… anzi non sa mai niente pur avendole fatte lei”<br />
Antonio interruppe lo sfogo con le parole che si era preparato<br />
fuori del<strong>la</strong> porta “e adesso… noi siamo disposti“.<br />
“vi siete disposti tardi, adesso cambia ancora, è un’altra<br />
aggiunta, bisogna veder come Badoer si muove, con <strong>la</strong> procura<br />
potrebbe avere già fatto le intestazioni… adesso è tutto da<br />
vedere“.<br />
Spiegò come ad una breve lezione fatta a se stesso, non per quei<br />
ripetenti, poi li fece prosternare e li licenziò brusco, sperando che<br />
precipitassero per le scale.<br />
Valdemarca appena in strada esplose, perché non gliel’avevano<br />
detto, che forse lui avrebbe sistemato tutto, perché, perché si<br />
disperava facendo girare <strong>la</strong> gente che passava.<br />
Elma si difendeva che non lo credeva importante, dopo tutte le<br />
firme date “e poi chi è che sistema qui? lei mai niente, Badoer ha<br />
sistemato tutti, altroché… lui li sistema”<br />
“ah sì? e adesso, Antonio? quello vi manda sotto un ponte, vi<br />
brucia tutto e ringraziate se non vi ammazza“<br />
Antonio si gonfiava il collo da far saltare l’ultimo bottone,<br />
sbuffava e si dondo<strong>la</strong>va battendo il passo, ricominciava.<br />
L’amministratore li <strong>la</strong>sciò, che questa ultima era una disgrazia,<br />
che doveva pensare e ancora non sapeva, poi si allontanò<br />
par<strong>la</strong>ndo da solo.<br />
Elma e Antonio discesero i portici e fino al<strong>la</strong> rimessa dei cavalli<br />
nessuno ebbe da aprir bocca.<br />
Valdemarca non aveva più obbiettivi chiari, cosa perseguire gli<br />
sfuggiva. Ma una cosa era montata più netta, <strong>la</strong> collera, che si<br />
imponeva in casa contro tutti, specialmente contro <strong>la</strong> moglie e<br />
quel<strong>la</strong> figlia, che non riusciva a piegare. La ragazzetta lo faceva<br />
sentire deriso, incurante del<strong>la</strong> punizione ricevuta, e sua moglie<br />
che non lo rispettava più come un tempo, subiva tranquil<strong>la</strong> con<br />
quell’aria di rassegnazione, aspettando che se ne tornasse al<br />
<strong>la</strong>voro. Chi era lui per essere trattato così?<br />
Di lì a qualche giorno tornò dai Martinoia, non aveva alcuna<br />
strategia solo era gonfio di collera e <strong>la</strong> trasmise ad Antonio.<br />
184
E così ancora ogni paio di giorni andava ad aizzarli contro, un po’<br />
li fomentava e un po’ li spaventava, sperando che da questo fare<br />
ne uscissero delle possibilità per lui.<br />
Aveva intenzione di ritornare lui solo da Ronchitelli, per veder<br />
cosa fossero in grado di fare, se lo riprometteva ogni giorno, ma<br />
temeva una chiusura totale delle possibilità, o peggio, una<br />
rinuncia da parte loro, e quindi rimandava.<br />
Dal giorno dell’avvocato, Antonio si era sentito <strong>la</strong>sciato solo, con<br />
l’amministratore che lo esasperava senza tregua, neanche Elma<br />
par<strong>la</strong>va più.<br />
Era perso, spaventato, lei sempre così combattiva ed energica,<br />
ora sembrava arrestata, sospesa. Antonio non aveva più uno<br />
sfondo, senza <strong>la</strong> parete di Elma tutto era diviso in tante strade<br />
tutte precise e tutte minacciose. Allora <strong>la</strong> assil<strong>la</strong>va, scuotendo<strong>la</strong><br />
dal mutismo “cosa facciamo?“.<br />
Niente, non restava che <strong>la</strong>vorare giorno e notte, ma un pensiero<br />
ossessivo gli mangiava l’aria e <strong>la</strong> pratica non lo scacciava, come<br />
un cane che gira attorno ad un recinto e non trova un buco per<br />
fuggire. Se il cane trovava il recinto aperto e correva fuori, altri<br />
cani gli azzannavano le zampe.<br />
Al<strong>la</strong> sera tardi cadeva stremato in letto, ma invece di dormire<br />
guardava le muffe del soffitto e grugniva le stesse parole come<br />
un ebete.<br />
Valdemarca insisteva a par<strong>la</strong>re con lui, per cercare un’uscita<br />
accordava una preferenza a quel tanghero, come vedesse in lui<br />
un qualche passaggio.<br />
Quel fiume di parole continue, ad uno vuoto di suoni come<br />
Antonio, lo impauriva, una piena che sgreto<strong>la</strong> l’argine.<br />
Senza volerlo o aspirando ad altri scopi, Valdemarca lo stava<br />
investendo di un’autorità forte, capace di dar corpo al<br />
risentimento, che in lui prima era solo generico rancore contro<br />
tutto. Era riuscito a catechizzarlo.<br />
C’era il sacrificio e c’era il castigo nei suoi discorsi, <strong>la</strong> sua vita era<br />
in pericolo, e poi c’erano i personaggi, nominava Sergio<br />
“quell’insano, che già da piccolo aveva fatto male grazie“ che ora<br />
seguiva Badoer facendo tutto quello che gli ordinava.<br />
185
Antonio, limitato di suo e ristretto ancor più da queste spinte<br />
complesse, sentiva tutto insopportabile. Nel tormento si vedeva<br />
a colpire tutto quello che gli passava davanti, come il suo ottuso<br />
caprone nel<strong>la</strong> stal<strong>la</strong>.<br />
Elma non possedeva più mezzi per analizzare l’accaduto,<br />
diffidava di Valdemarca per istinto, ma non capiva i propositi di<br />
Badoer, errava dentro idee che non si traducevano.<br />
Girando a caccia, Antonio più volte era arrivato con i cani fino<br />
al<strong>la</strong> casa dei Bevi<strong>la</strong>cqua. Era attirato attorno a quel<strong>la</strong> boaria, il<br />
perché non lo sapeva, ma avvicinarsi a dove c’erano tutti i suoi<br />
guai lo teneva all’erta.<br />
Sergio intanto apprendeva da Gigio l’arte del mugnaio. In una<br />
settimana avevano ripulito i magazzini, l’invaso dietro il mulino<br />
vecchio lo stavano ricoprendo con tutto il materiale riportato<br />
dall’alluvione, conveniva interrarlo dopo l’esperienza passata.<br />
Me tre dirigeva i <strong>la</strong>vori di riporto, li tornavano le parole dette da<br />
Badoer in quel pezzo di mulino abbandonato e inutile, che non<br />
sarebbe dovuto intervenire con Augusto, e s’incolleriva di non<br />
essere stato compreso. Come poteva sapere che il volto stava<br />
per saltare e che, quell’altro, l’acqua lo travolgeva lo stesso? Si<br />
era solo difeso, cosa doveva fare con un fucile puntato ed uno<br />
che ti vuole sparare?, attendere che l’alluvione se lo portasse<br />
via?<br />
Forse anche Ettore era esasperato, e considerando non ce<br />
l’aveva con lui.<br />
Tanta gente doveva ancora riprendere possesso delle case e non<br />
si sapeva quanti morti c’erano stati, il corpo di Augusto non era<br />
stato trovato. Anche nel ‘70 molti corpi non erano più stati<br />
ripescati, finiti in mare o chissà dove, tutta <strong>la</strong> zona aveva subito<br />
tali danni che questo non era certo una preoccupazione.<br />
Tuttavia Sergio si sentiva osservato dagli operai quasi ci fosse<br />
una domanda a lui rivolta, e questo lo rendeva scontroso e ancor<br />
più muto.<br />
Almeno Carminati lo andava a trovare, oppure era Sergio che di<br />
sera si spostava a Campo d’Iso<strong>la</strong>, per rimediare una vera cena,<br />
oltre che per <strong>la</strong> Luigina.<br />
186
Anche Badoer a volte veniva in visita al mulino e si par<strong>la</strong>va di<br />
affari, di come riprendere tutti i <strong>la</strong>vori. Il tempo e il bisogno di<br />
compagnia gli snebbiavano l’ira per il rimprovero subito.<br />
Visto che erano passate tre settimane, qualcuno doveva<br />
interessarsi delle proprietà di Augusto. Badoer, un giorno che era<br />
in visita fece chiamare il fratello, che si portò dietro i figli.<br />
Quando Badoer gli disse che, dopo tanto, bisognava accettare<br />
che una disgrazia fosse successa, quello uscì con “una disgrazia?,<br />
che sia stata una disgrazia non si sa, qua c’è chi sa qualcosa e<br />
dovrebbe dirlo”<br />
Badoer strinse gli occhi già sottili, appoggiando un palmo aperto<br />
sul tavolo, rimase fermo “qua dove?” “qua, in giro” “guardami in<br />
faccia: qua o in giro per le ranare che frequenti tu?” “in giro… e<br />
basta” “fa’ portar via dal<strong>la</strong> casa le cose di Augusto” “noi non<br />
portiamo via niente, non siamo disposti“ “allora sono io disposto,<br />
farò svuotare quel<strong>la</strong> casa e subito, darò quei quattro stracci che<br />
di certo ci saranno a chi ha perso tutto, ho solo da scegliere, e<br />
stasera è vuota“<br />
Il fratello perse <strong>la</strong> voce, guardò i due marcantoni di figli che<br />
tenevano sempre <strong>la</strong> bocca aperta “va bene” “va bene cosa?”<br />
“portiamo via…noi”.<br />
Gli interessi del<strong>la</strong> famiglia vanno tute<strong>la</strong>ti, mentre <strong>la</strong><br />
rivendicazione può attendere e quello era capace di buttare<br />
davvero tutto sull’argine. Cambiarono idea sul momento e<br />
vennero a portar via ogni cosa coi carri, anche i chiodi dei muri.<br />
Gigio quel giorno sentiva i discorsi dei Mattiazzo mentre<br />
traslocavano, che suo fratello andava a caccia ed aveva un fucile,<br />
ed il fucile non c’era in casa, non si è mai visto che all’improvviso<br />
manca un fucile.<br />
“Gigio, cosa vuoi che ti dica, io ad Augusto non gliel’ho chiesto in<br />
prestito mai”.<br />
La mattina dopo entrarono in cortile coi carri gli operai<br />
dell’officina Rodriga, per montare <strong>la</strong> gru a braccio sul piazzale a<br />
<strong>la</strong>to dell’imbarco. Augusto aveva bloccato il <strong>la</strong>voro e al<strong>la</strong> fine<br />
Badoer, per non esasperarlo, tenne il materiale fermo in officina.<br />
Ma ora si procedeva e Sergio avrebbe seguito il montaggio.<br />
187
Badoer come da contratto doveva versare <strong>la</strong> prima parte del<br />
prezzo del<strong>la</strong> Tenuta. Bisognava incontrare il Conte, comparire<br />
al<strong>la</strong> fine da dietro le altre figure. Dover presentarsi lo angustiava<br />
più di tutto, cosa avrebbe detto il Conte, e lui che parole avrebbe<br />
trovato?<br />
La scadenza era imminente, ci andò in una bel<strong>la</strong> giornata di sole<br />
ad avvertire che si sarebbe presentato per il pagamento e fosse<br />
preparata <strong>la</strong> documentazione del caso.<br />
Lo ricevette l’amministratore Gilberto, barricato dietro il tavolo,<br />
lo squadrò e se ne stette lì dietro tutto il tempo allungando le<br />
braccia per prendere registri a <strong>la</strong>to quasi fosse un pericolo<br />
alzarsi.<br />
I documenti si riservò di verificarli, si riservò pure di accettare il<br />
pagamento di quel Badoer, subentrato al compratore iniziale.<br />
Con le carte in mano e gonfio di dubbi, zampettò a consultare il<br />
Conte, insinuando <strong>la</strong> possibilità di rifiutare il pagamento e<br />
fermare <strong>la</strong> vendita.<br />
Il timido suggerimento cadde contro un “perché?“ “Signor Conte,<br />
fermiamo …tutto” “pensa una volta nel<strong>la</strong> vita con <strong>la</strong> tua testa,<br />
caro cognato, prova” poi, con voce volutamente impercettibile e<br />
disinteressata, “per me è lo stesso, accetta <strong>la</strong> rata, sapevo da chi<br />
arrivava”.<br />
Gilberto, uscito Badoer e terminato quanto doveva per quel<strong>la</strong><br />
visita, corse a riferire all’avvocato Ronchitelli, che gli preparò<br />
subito un’accettazione di subentro da far firmare se si trovava<br />
una strada con Badoer “non si sa mai, intanto il documento è<br />
pronto”<br />
Al Conte, si premurò Ronchitelli, non andava detto di questa<br />
nuova dichiarazione.<br />
Il giorno dopo Badoer ritornò per <strong>la</strong> corresponsione e si trovò<br />
sottoposto al<strong>la</strong> lettura di questo nuovo atto con richiesta di<br />
firma.<br />
Lo lesse a lungo e poi chiese se era il Conte a volerlo “è così che<br />
si fa, è <strong>la</strong> prassi, non c’entra chi l’ha preparato“ “no, non è <strong>la</strong><br />
prassi, è un atto di garanzia uni<strong>la</strong>terale che il venditore può in<br />
seguito impugnare, con <strong>la</strong> facoltà di opporsi ad una firma<br />
definitiva, lo legga bene“ “l’ho letto bene ed è così che va fatto,<br />
188
lo deve firmare per subentrare e pagare il secondo anticipo“ “è<br />
qua che sbaglia, questo pagamento non è un’ulteriore caparra, è<br />
il resto del prezzo di una vendita già avvenuta, quindi non firmo<br />
un nuovo contratto che mi cambia il precedente“ “se non firma,<br />
non si accetta <strong>la</strong> rata“ “<strong>la</strong> rata, come <strong>la</strong> chiama lei, è già<br />
depositata in banca a nome del conte per creare data certa di<br />
pagamento, perciò i termini che stanno slittando con queste<br />
…abili manovre, non slittano, si legga il contratto…ma il vecchio“<br />
“noi non abbiamo pagamento in mano” “dai, via… allora parlerò<br />
col Conte Lanfranco, gli comunicherò che, penso, lei prepari atti<br />
a sua insaputa con l’avvocato Ronchitelli” “lei non lo può<br />
affermare quanto dice“ “lo posso sempre dire ed essere<br />
smentito, dopo mi quereli, ora vorrei su questo punto riferire al<br />
Conte“.<br />
L’amministratore ritirò l’atto e aggiunse “è meglio evitare discorsi<br />
inutili su questa… proposta, che rimanga tra noi” “ma guarda<br />
siamo partecipi?”<br />
Badoer si avvicinò al<strong>la</strong> finestra “non parlerò, stia certo,<br />
creerebbe solo confusione al Conte e a me altre seccature”<br />
“<strong>la</strong> ringrazio, Signor Badoer” “grazie a lei”<br />
Si confermò che quel Gilberto doveva essere nato già di mezza<br />
età e non resistette “non avverto in lei disposizione naturale al<br />
rischio e al pericolo, ne parli con Ronchitelli di questo suo <strong>la</strong>to<br />
scoperto”.<br />
L’atto fu p<strong>la</strong>tealmente gettato in un cassetto e Badoer<br />
accompagnato dal Conte.<br />
Si vedeva tutta <strong>la</strong> cupo<strong>la</strong> del duomo dal<strong>la</strong> finestra<br />
“Badoer…Badoer così al<strong>la</strong> fine sei tu che acquisti quel<strong>la</strong><br />
terra…maledetta. Con tutti gli intrighi combinati da Valdemarca<br />
per aver<strong>la</strong>…ha <strong>la</strong>vorato per il diavolo… e adesso sei tu a prenderti<br />
quel<strong>la</strong> disgrazia. Ascolta, è sempre stata maledetta, le disgrazie<br />
che ha avuto sopra, tu le conosci e le altre le sapeva tuo padre,<br />
sempre una ne succedeva, sempre, sempre… non sai quanti<br />
morti ha fatto… quanti“ “ora saranno mie signor Conte … sono<br />
già arrivate” “ah sì, l’incendio del Borghetto… ma é <strong>la</strong>voro per il<br />
diavolo, andrà tutto in fumo“ “spero che si giri da un’altra parte<br />
per un po’” “mah! Sai, da una parte non mi dispiace che sia tu ad<br />
189
aver<strong>la</strong>, ma per il resto è solo una generatrice di guai,… forse<br />
all’inizio era dei preti… forse gliel’hanno portata via ai frati e<br />
quegli uomini di chiesa l’hanno maledetta…salvati da quel<strong>la</strong><br />
terra“<br />
“cosa vuole signor Conte, che diritto abbiamo di salvarci?”<br />
“sei sempre tu Badoer… e Valdemarca… ma cosa fa Valdemarca?<br />
quante storie per niente, sai che ogni verità può sparire dal<strong>la</strong><br />
coscienza di un uomo… quello era falso anche con se stesso…ma<br />
son cose vostre, solo grovigli di quel<strong>la</strong> terra e continuerà così.<br />
Dammi le carte che te le firmo, vieni, <strong>la</strong>scia stare quell’altro, ha<br />
chiare solo le sue paure“.<br />
“signor Conte, temevo che <strong>la</strong> …novità <strong>la</strong> offendesse“ “mi<br />
offendesse?… cosa vuoi che mi offenda ormai e di cosa? è <strong>la</strong> vita<br />
che è un’offesa, vivere è un’offesa, <strong>la</strong> roba … passa di mano…e<br />
passerà ancora… vai Badoer che ti aspetta il contabile… quello ti<br />
darà <strong>la</strong> ricevuta, <strong>la</strong> ricevuta se <strong>la</strong> farà dare anche dal becchino”.<br />
Lo assorbì di nuovo <strong>la</strong> vista del<strong>la</strong> cupo<strong>la</strong>.<br />
Ettore uscì dal<strong>la</strong> stanza, l’esame che doveva essere <strong>la</strong> strettoia<br />
del<strong>la</strong> sua vita, era stata solo una commedia. Avrebbe voluto<br />
fermarsi a ripercorrere l’esagerazione delle sue attese.<br />
Lasciò <strong>la</strong> città, rimuginando nel calesse. Da tutta vita si cercava<br />
Badoer per i problemi pratici, per le cose serie. Fin da ragazzo a<br />
pensarci nessuno veniva a chiamarlo quando si davano le feste.<br />
Era stato da subito costretto al<strong>la</strong> so<strong>la</strong> concretezza.<br />
Non si diresse subito a casa.<br />
Arrivò nel cortile, che lo vide bambino, attaccò il calesse<br />
all’anello e salì <strong>la</strong> sca<strong>la</strong> sotto il portico.<br />
Giovanni era per terra, nel<strong>la</strong> stanza quasi buia.<br />
Si sedette anche lui a guardarlo di fronte, quel ragazzo lo<br />
chetava. Ettore gli toccò le guance e lui rise per il solletico, poi<br />
gli appoggiò <strong>la</strong> testa sul<strong>la</strong> spal<strong>la</strong> “caro…caro Giovanni, te lo dico<br />
subito, i nostri spaventi e affanni sono niente”.<br />
Suo fratello era sufficiente a sé, poteva par<strong>la</strong>rgli senza camuffare<br />
attese sotto false domande, senza aspettarsi dimostrazioni che<br />
non avesse già.<br />
Ettore da lui arrivava, stava in pace e andava via.<br />
190
I fuochi di san Giovanni, già accesi quand’era arrivato, ormai<br />
fumavano solitari nei campi al <strong>la</strong>to del<strong>la</strong> strada.<br />
Li ricordava fin da bambino “che strano modo di indicare i tempi,<br />
inizia l’estate e già le giornate si accorciano di nuovo”.<br />
I ragazzi stavano attorno ad un fuoco, alcuni facevano gli<br />
spiritosi e lo saltavano, andando a roto<strong>la</strong>re sull’erba. Un altro<br />
faceva il coraggioso a piedi scalzi sul<strong>la</strong> carbonel<strong>la</strong>, quel<strong>la</strong> nera ai<br />
bordi e come al solito veniva spintonato, poi, rimessosi dritto,<br />
rincorreva quello del<strong>la</strong> spinta per legnarlo.<br />
La fuga dei due era finita su un campo di erba spagna appena<br />
tagliato, che pungeva i piedi. Ogni anno le stesse scene.<br />
Ettore passò oltre, i due lottatori minacciavano di tirar<strong>la</strong> per le<br />
lunghe.<br />
Tra i fuochi sul ciglio, vide venirgli incontro una carretta.<br />
Il padre ed il fratello del<strong>la</strong> sposa, seduti sul<strong>la</strong> sponda davanti con<br />
il loro vestito buono, stavano andando al<strong>la</strong> casa dei Menegazzo,<br />
<strong>la</strong> famiglia dello sposo, a portare <strong>la</strong> dote, non <strong>la</strong> solita cassa, ma<br />
bauli bombati.<br />
Si fermò sul <strong>la</strong>to per <strong>la</strong>sciarli passare e salutarli, ci tenevano a<br />
essere visti da lui<br />
La carretta era stata spazzata e <strong>la</strong>vata per quel giorno. Sul fondo<br />
il servizio e le pentole di rame perché si vedessero bene, legate<br />
con gli spaghi una all’altra.<br />
Era uno sposalizio importante, i Menegazzo avevano un maschio<br />
solo, buon partito per <strong>la</strong> Elisabetta, per mettere insieme <strong>la</strong> dote<br />
si erano venduti una vacca con il vitello.<br />
Ettore pensava al<strong>la</strong> sposa, quel<strong>la</strong> bel<strong>la</strong> ragazza dell’Elisabetta, a<br />
come se <strong>la</strong> sarebbe passata con <strong>la</strong> suocera, <strong>la</strong> Romilda.<br />
“meglio pestare una anza, che <strong>la</strong> Romilda” e le sorelle del<br />
promesso che neanche si sognavano di potersi maritare,<br />
sarebbero rimaste tutte là con lei.<br />
Ricordava quel<strong>la</strong> faccenda di interessi dell’anno prima con <strong>la</strong><br />
Romilda, gli si era buttata davanti, strappandosi i capelli “mi<br />
ammazzo, mi ammazzo”. Badoer non riusciva a calmar<strong>la</strong>, era<br />
andato a slegare il cane di casa loro e le si appressò tenendolo<br />
per <strong>la</strong> catena.<br />
191
La donna temeva i cani come <strong>la</strong> morte, si alzò con un balzo e<br />
scappò via ur<strong>la</strong>ndo “no, no, il cane no” “ma guarda…era pronta a<br />
morire poco fa!”<br />
Valdemarca fu convocato in città dall’avvocato. Il pagamento al<br />
Conte Lanfranco costituiva in pratica un’accettazione del<br />
subentrante al contratto e ora, di fatto e di diritto, Badoer era<br />
l’acquirente. Solo l’esile possibilità di un ritiro delle parti poteva<br />
creare una situazione giuridica diversa, seppur con molte<br />
incertezze.<br />
Era un contratto perfezionato dall’accettazione del Conte, e<br />
Ronchitelli doveva sfogarsi su Valdemarca prima di concedersi<br />
alle furie del Conte Umberto. Lo rimproverò di esser lui ad avere<br />
inventato quel<strong>la</strong> rapina piena di c<strong>la</strong>usole e sua <strong>la</strong> responsabilità<br />
del seguito, Badoer aveva solo colto l’occasione.<br />
Il maltrattato ne venne fuori con un risentimento insidioso che<br />
avrebbe sfogato su tutti, Anna per prima.<br />
Era cambiato molto anche per Badoer, l’inconfutabilità di<br />
pagamento in proprio lo garantiva. Un approdo certo era<br />
raggiunto, ora poteva dedicarsi al resto.<br />
Voleva restituire l’anticipo fatto da Valdemarca ad Antonio.<br />
Per rego<strong>la</strong>rità giuridica lo doveva ad Antonio direttamente, il suo<br />
dante causa; quest’ultimo però, dai discorsi passati tra loro, lo<br />
preoccupava.<br />
Decise di convocare Antonio e Valdemarca insieme a testimoni e<br />
restituire le 850.000 lire. Dopo questa somma racimo<strong>la</strong>ta, non<br />
avrebbe più avuto denaro, doveva liquidare le sue proprietà.<br />
Su come orchestrare l’incontro non spuntavano idee partico<strong>la</strong>ri,<br />
se non il disgusto che avrebbe assaporato al solo vederli.<br />
Chiamò Marco e lo ragguagliò degli sviluppi. L’aveva tenuto<br />
sempre al corrente a capitoli, ricevendo sguardi di minimo<br />
necessario interesse ogni volta, ma <strong>la</strong> sua situazione personale lo<br />
poteva giustificare.<br />
“Marco, dovrò pagare quell’anticipo, vorrei sia tu a par<strong>la</strong>re con<br />
Valdemarca, organizza l’incontro con Antonio e fammi da<br />
testimone”.<br />
192
Marco restò zitto. Ettore si stava preparando all’esplosione.<br />
“dovrei andare a casa di … Valdemarca e stabilire un incontro per<br />
<strong>la</strong> restituzione?“ “certo, forse sarebbe meglio che prima ci<br />
vedessimo solo noi, senza Antonio“ “lo farò“.<br />
Ettore lo guardò titubante, stupito che non si fosse adirato, ma<br />
specialmente che avesse accettato subito, “si cambia nel<strong>la</strong> vita”<br />
pensò.<br />
Marco voleva davvero andare a casa di Anna e discutere con suo<br />
padre, l’idea di farsi cacciare lo avrebbe caricato del<strong>la</strong> rabbia di<br />
cui aveva bisogno.<br />
In quel momento di lontananza questa gli serviva, l’attesa<br />
paziente non pagava ed era il momento per sondare fino a dove<br />
era disposto a rischiare e ad esporsi.<br />
Ci andò il giorno dopo all’ora di pranzo. Scese dal calesse e quasi<br />
inciampava, questo lo innervosì. Si presentò al<strong>la</strong> porta, venne <strong>la</strong><br />
donna di casa, chiese di Valdemarca. La donna ammutolita,<br />
sapeva chi era, lo pregò di attendere. Arrivò di corsa Anna che<br />
l’aveva visto entrare e subito di seguito suo padre.<br />
“tu puoi andare” fulminando <strong>la</strong> figlia ”e lei cosa vuole?“ “per<br />
quello che devo dirle, Anna può anche restare“ “e invece Anna se<br />
ne va, vuoi andare Anna?“<br />
La ragazza capì <strong>la</strong> situazione e andò via.<br />
“e allora?“ ”sono venuto per dirle che… questo dopo, sono venuto<br />
perché ha impedito a sua figlia di frequentarmi, di finire <strong>la</strong> scuo<strong>la</strong><br />
e <strong>la</strong> tiene contro <strong>la</strong> sua volontà in questa casa.<br />
Bene, le propongo uno scambio. Mio padre mi manda perché<br />
vuole incontrar<strong>la</strong> e rego<strong>la</strong>re <strong>la</strong> questione dell’anticipo ad Antonio<br />
Martinoia, le 850.000 lire, ma penso che <strong>la</strong> mia questione con lei<br />
sia più importante dell’anticipo, e le comunico quello che<br />
cercherò di fare: cercherò di convincere mio padre a non<br />
pagare… voglio che lei non recuperi neanche una lira del suo<br />
credito, questo è quanto ed ora immagino che dovrà ur<strong>la</strong>re,<br />
faccia pure“<br />
L’altro era salino, rispondeva per reazione, non aveva ancora<br />
capito bene.<br />
“vada via, via da questa casa e non venga a minacciarmi mai<br />
più, fuori !“ “allora sappia che in questa casa lei ci resterà poco,<br />
193
perché dovrà andarsene al più presto e sarà un compito<br />
personale che mi prenderò, mi saluti Anna e le dica che <strong>la</strong><br />
aspetto“ “fuori, via mascalzone“ “<strong>la</strong> saluto signor Valdemarca,<br />
prepari le valigie, a presto“<br />
Anna aveva udito ogni cosa dal<strong>la</strong> stanza vicina con sua madre,<br />
era tanto che non piangeva di piacere, Marco, Marco stupendo.<br />
Valdemarca era furibondo, paonazzo in volto, chiuse <strong>la</strong> porta<br />
lento poi si diresse in cucina come fosse manovrato e sferrò un<br />
manrovescio in faccia ad Anna.<br />
Lei non si era difesa “credi di intimorirmi con una sber<strong>la</strong>?”<br />
Sua madre <strong>la</strong>nciava gridolini “cosa fai?”, mettendosi in mezzo<br />
con lui che cercava nuovamente di colpir<strong>la</strong> “togliti tu, mezza<br />
scema che non sei altro”<br />
Anna gli sfuggì e corse a rifugiarsi di sopra. In camera si gustò<br />
uno stato di certezza ancora più saldo “Marco mi ha protetta”, <strong>la</strong><br />
collera era già fredda, <strong>la</strong> guancia bollente.<br />
Valdemarca strapazzò di parole <strong>la</strong> Carlotta, incapace di tirar su i<br />
figli come si deve, ma con quel<strong>la</strong> pia donna appiccicosa <strong>la</strong> rabbia<br />
non faceva che salire. Doveva muoversi, prese il calesse e si<br />
avviò per <strong>la</strong> Bagnara.<br />
Marco al ritornò era in fermento. Vedendo il disprezzo di<br />
Valdemarca per <strong>la</strong> spontaneità del saluto di Anna, gli si erano<br />
cambiate in bocca le parole ed ora non voleva che a quel<br />
bastardo si accordasse un centesimo “ma perché mio padre<br />
continua a <strong>la</strong>sciargli quel<strong>la</strong> casa?”.<br />
Riferì energicamente a Ettore dell’incontro “butta fuori<br />
quell’uomo pessimo, buttiamolo fuori”<br />
Badoer gli girò attorno, guardandogli il collo, le mani.<br />
“dai papà, non è il momento dell’ebete” “pensa se non sono<br />
favorevole, Marco, ma avevo bisogno di una spinta per prendere<br />
questa posizione… sono d’accordo che, se quel tanghero vuole<br />
essere pagato, si faccia vivo lui… vedrai se non ci pensa”<br />
Osservò il volto combattivo di Marco, <strong>la</strong> luce nuova del suo<br />
sguardo.<br />
Antonio stava al<strong>la</strong> fattoria da solo, Elma in visita da parenti.<br />
Valdemarca arrivò per dirgli che era stato a casa sua il figlio di<br />
194
Badoer, Marco, a minacciarlo per l’anticipo versato ed anche per<br />
<strong>la</strong> loro campagna “coi loro intrighi pensano di mettere le mani<br />
anche su quel<strong>la</strong>, perché <strong>la</strong> vorranno poi? Valli a capire,<br />
prenderse<strong>la</strong> con lei, Antonio, che li ha solo favoriti…mah”.<br />
Antonio pestava sui mattoni del pavimento, mugugnando parole<br />
solo sue, si faceva ripetere più volte dei passaggi assolutamente<br />
marginali, che nel<strong>la</strong> sua organizzazione mentale lo esasperavano<br />
di più.<br />
Ritornando Valdemarca si chiedeva per che cosa ci andasse a<br />
par<strong>la</strong>re con quello stonato di Martinoia, voleva aizzarlo e non<br />
sapeva a che scontro, forse solo per sbollirsi. Con l’aria fresca<br />
del<strong>la</strong> giornata appena sbollita, gli si affacciò un’idea.<br />
Ripensando al discorso del giovane Badoer, questo aveva fatto<br />
una affermazione, par<strong>la</strong>to delle 850.000 lire; era assunzione di<br />
debito, anzi riconoscimento di obbligo debitorio.<br />
In causa poteva portare <strong>la</strong> Zelma, che origliava senz’altro e <strong>la</strong><br />
moglie a convalida, quel<strong>la</strong> deficiente aveva sentito. Se raccattava<br />
in qualche modo <strong>la</strong> caparra versata, <strong>la</strong> storia per lui era finita qui<br />
“muori bestia, sempre storta” diede di redini al cavallo.<br />
L’AGGUATO<br />
Dopo le piogge era franato un tratto di strada che portava al<br />
grande vigneto terrazzato, era una strada che da tempo doveva<br />
essere rimessa a posto. Badoer aveva mandato operai a riparare<br />
ed erigere un muro di sostegno necessario da tanto tempo.<br />
Al<strong>la</strong> prima salita, quasi ai piedi del<strong>la</strong> collina c’era <strong>la</strong> fattoria dei<br />
Marcadel<strong>la</strong>, utilizzata per ammassare il materiale del cantiere.<br />
Molte sere prima del tramonto legava il calesse a valle e saliva a<br />
piedi, di là si poteva vedere tutta <strong>la</strong> Tenuta, <strong>la</strong> campagna<br />
identica a sempre, estranea a tutti i sussulti che <strong>la</strong> calpestavano.<br />
Era un posto ancora capace di farlo scuotere, così uguale al<strong>la</strong> sua<br />
immagine di terra.<br />
Si arava di nuovo parte del<strong>la</strong> terra per piantare il mais estivo, il<br />
cinquantino, cinquanta giorni di ciclo. Serviva per gli animali, ma<br />
mischiato al mais annuale era buono anche per <strong>la</strong> polenta.<br />
195
Le barbabietole tra poco erano pronte da raccogliere, bisognava<br />
assumere qualche centinaio di donne stagionali e tenersi le più<br />
brave anche dopo per il tabacco e <strong>la</strong> vendemmia.<br />
Iniziavano già ad arrivare a piedi da tutta <strong>la</strong> zona attorno, di ogni<br />
età, dai dodici anni fino alle vecchie. Alcune abitavano lontano e<br />
restavano a dormire nei magazzini, <strong>la</strong> grande corte si<br />
trasformava in albergo per i pellegrini del<strong>la</strong> fatica.<br />
In lontananza <strong>la</strong> fi<strong>la</strong>nda dei Contarina e, lontano per fortuna, il<br />
cementificio con lo squarcio sul versante per cavare pietra, dove<br />
<strong>la</strong> vista si interrompeva.<br />
L’estate rega<strong>la</strong>va giorni di dolcezza matura nell’aria, certe sere<br />
Ettore cedeva agli inviti dei contadini e si fermava a bere con<br />
loro. Sotto il pergolo anche quel<strong>la</strong> sera si ripeteva tutto identico.<br />
La madre di Aldo, una donna molto anziana con gli occhi<br />
perbene, lo adorava. Quand’era arrivato si era messa ad<br />
apprestare le fascine e <strong>la</strong> legna picco<strong>la</strong> per arroventare il forno<br />
all’aperto. Prima che Ettore se ne andasse, gli aveva offerto un<br />
pane caldo per trattenerlo ancora un po’ e lui sul<strong>la</strong> panca di<br />
pietra del forno sedette a mangiare.<br />
Niente gli piaceva di più del pane fin da piccolo. Un segno di<br />
abbondanza del<strong>la</strong> terra, conservava ancora di essa qualche cosa<br />
di permanente.<br />
Salutò e scese lentamente dal viottolo, piccoli smottamenti di<br />
terreno si erano formati anche lì.<br />
Era l’imbrunire, <strong>la</strong> svolta che lo portava nel<strong>la</strong> dirittura fino a valle<br />
era vicina, sentì un colpo al<strong>la</strong> testa e una gran fitta al torace,<br />
cadde senza una paro<strong>la</strong>.<br />
Stavano arrivando due figli dei Marcadel<strong>la</strong> a piedi, ritornavano<br />
dal Fontego. Quando c’era il calesse di Badoer legato a valle,<br />
significava che si era fermato a casa loro o stava scendendo di<br />
là.<br />
Lo trovarono disteso sul ciglio e pensarono si fosse sentito male,<br />
poi videro il petto pieno di sangue.<br />
Uno dei due corse ur<strong>la</strong>ndo verso casa, presero un rivestimento<br />
dei carri e si precipitarono tutti al<strong>la</strong> curva, lo adagiarono sul<strong>la</strong><br />
te<strong>la</strong> e in quattro lo portarono in casa, il vecchio mandò un toso a<br />
196
ecuperare il calesse di Badoer, bisognava chiamare il dottore del<br />
paese.<br />
Badoer era nel<strong>la</strong> stanza dei bambini, il vecchio gli tagliò <strong>la</strong><br />
camicia, aveva due buchi di coltello di <strong>la</strong>to del petto, uno vicino<br />
allo stomaco ed uno al fianco. Gli tamponò con delle pezze il<br />
sangue che usciva, si ricordò di quando lo fece a suo fratello<br />
incornato dal toro, sembrava lo stesso posto. Badoer aveva<br />
perso coscienza, ma era vivo.<br />
Fece mettere delle pentole d’acqua sul camino per farle bollire.<br />
Il medico arrivò dopo un’ora, il vecchio disse che forse si era<br />
<strong>la</strong>mentato e poi niente, perdeva sangue anche dal<strong>la</strong> testa.<br />
Il medico lo volle spostare, lo trasportarono con <strong>la</strong> te<strong>la</strong> sopra il<br />
tavolo del<strong>la</strong> cucina.<br />
Una ferita era passante sul fianco sinistro, l’altra sotto l’ultima<br />
costo<strong>la</strong> sinistra verso l’alto. Poteva solo pulire e ricucire, per <strong>la</strong><br />
testa si fasciava e si stava a sperare, altro non si poteva.<br />
Trasferirlo in ospedale era da stupidi, quindici chilometri per<br />
quelle strade non lo avrebbero fatto arrivare vivo.<br />
Se lo era ancora, lo doveva al<strong>la</strong> vicinanza al<strong>la</strong> casa e al riposo,<br />
aveva perso molto sangue.<br />
Uno dei figli era stato inviato a casa di Badoer ad avvertire, era<br />
notte quando arrivarono Elisa e Marco.<br />
Marco si fece raccontare, i ragazzi che arrivavano dal<strong>la</strong> strada<br />
forse avevano visto un uomo scappare, ma cambiando <strong>la</strong><br />
domanda s’ingarbugliavano le versioni riportate. Non erano sicuri<br />
affatto.<br />
In ogni caso chi l’aveva accoltel<strong>la</strong>to non aveva potuto finirlo per il<br />
sopraggiungere fortuito dei Marcadel<strong>la</strong>, arrivando quasi di corsa,<br />
l’avevano sorpreso e fatto fuggire.<br />
Elisa sedeva vicino, non c’era che attendere.<br />
Marco provava rancore verso tutto. Si scopriva dentro un<br />
desiderio di ammazzare, troppo improvviso e a lui sconosciuto,<br />
da paralizzarlo di paura. Quando era partito da casa aveva preso<br />
fucile e cartuccera, cosa mai fatta prima<br />
Dei cambiamenti si producevano rapidi. L’esistenza di Anna lo<br />
aveva disceso a forza nel<strong>la</strong> concretezza, così densa e materica,<br />
197
mai sentita, lei lo spingeva su una strada ignorata. Che lo<br />
venissero a cercare, non attendeva altro, fissava immobile le<br />
pezze bianche e rosse che goccio<strong>la</strong>vano dal ventre di suo padre.<br />
Elisa si teneva dal piangere in casa di sconosciuti “non è il<br />
momento, Ettore, il mio Ettore caro…perché, perché non hai<br />
paura di nessuno e di niente, perché… perché… che non ci manca<br />
niente…. mettersi contro… questi sono animali”<br />
Marco le teneva le spalle.<br />
Una volta, con gli amici, aveva definito suo padre un nomade in<br />
fuga, impegnato a troncare ogni legame prima che si faccia più<br />
stretto. Suo padre affrontava territori nuovi forse con<br />
incoscienza, avrebbe voluto anche a lui venisse più facile, ma<br />
senza assomigliargli. Ora ce l’aveva vicino, disteso e sentiva il<br />
coraggio di un uomo vissuto solo, bastandosi, lo osservava e non<br />
lo sapeva, avrebbe dovuto conoscerlo di più.<br />
Il medico sarebbe ritornato <strong>la</strong> mattina dopo, Elisa non distolse lo<br />
sguardo dal suo uomo.<br />
Durante <strong>la</strong> notte Ettore borbottò qualcosa, che né Marco né Elisa<br />
afferrarono. Era un nome forse.<br />
La nonna e Elisa insistettero per mandare a chiamare il prete.<br />
Marco si oppose con rabbia, gli appariva vero suo padre da<br />
qualche ora in quel precipizio ed il prete in quel momento non lo<br />
voleva, poi cedette e fece chiamare il priore dell’eremo del<br />
Monte. Erano amici di Ettore i frati sopra <strong>la</strong> collina. Poco dietro <strong>la</strong><br />
casa dei Marcadel<strong>la</strong>, iniziava <strong>la</strong> proprietà del convento, i loro<br />
boschi confinavano con quelli del<strong>la</strong> Tenuta.<br />
“vorrebbe vedere solo Padre Lorenzo, mamma”<br />
Arrivò il priore all’alba con un altro frate. Era commosso,<br />
confuso. Rimase a pregare ai piedi del letto tenendo <strong>la</strong> mano di<br />
Ettore, dispensò l’estrema unzione con Elisa che singhiozzava<br />
appoggiata al figlio, ripeteva che era un uomo forte suo padre e<br />
che gli aveva dato troppo poco ”mamma gli hai dato <strong>la</strong> vita, non<br />
hai niente di più da dargli”.<br />
Il frate si preoccupò di non fare cosa sgradita a Don Danilo e alle<br />
gerarchie, convinse Marco di farlo avvertire. Così anche quel<br />
198
prete accomodante venne e se ne andò, dopo aver fatto<br />
un’abbondante co<strong>la</strong>zione con le marmel<strong>la</strong>te nuove.<br />
Marco si preparava a partire per <strong>la</strong> città, conosceva un chirurgo<br />
di fama all’università, benché in ospedale, con quelle ferite, si<br />
andasse solo a morire.<br />
Badoer si mosse poco, Marco gli fu sopra veloce per decifrare i<br />
biascichii, ebbe un sussulto, stavolta aveva compreso …Ada<br />
Santona… voleva che chiamassero <strong>la</strong> aggiusta ossi del<strong>la</strong> Ada, <strong>la</strong><br />
donna che curava i contadini incornati, chiudeva le pance degli<br />
animali feriti e aiutava le donne come si poteva.<br />
Elisa fece di no con il capo a Marco, per lei era solo una<br />
fattucchiera, contro le regole e <strong>la</strong> religione, era lei che<br />
chiamavano per gli aborti.<br />
Marco guardò gli occhi vuoti di suo padre, prese <strong>la</strong> mantel<strong>la</strong> ed<br />
uscì che il sole stava salendo.<br />
Discese il viottolo, quando fu al<strong>la</strong> curva dell’agguato, <strong>la</strong> impresse<br />
nel<strong>la</strong> mente. Dove iniziava il pianoro erano ancora attaccati il<br />
cavallo ed il calesse di Ettore, sul sedile, avvolto<strong>la</strong>to in una<br />
coperta, dormiva a guardia un ragazzino dei Marcadel<strong>la</strong>.<br />
Lo svegliò per mandarlo a casa e lui scese svelto, ma ancora<br />
rattrappito dal<strong>la</strong> notte passata fuori e per poco non cadeva.<br />
Dopo un’ora Marco era già di ritorno, entrò seguito dal<strong>la</strong> Ada.<br />
Una donna magra ed lunga con un fazzolettone sul<strong>la</strong> testa, le<br />
grandi mani ossute, arrossate dalle continue liscive.<br />
Elisa s’irrigidì e Marco <strong>la</strong> fermò con lo sguardo.<br />
L’Ada si <strong>la</strong>vò le mani prendendo l’acqua dal grande paiolo<br />
bollente, svolse le bende e esaminò le ferite già gonfie. Dal<strong>la</strong><br />
borsa tolse delle paglie assai rigide, saggiandone <strong>la</strong> consistenza,<br />
con un coltello <strong>la</strong>vato le tagliò sbieche e ne immerse due<br />
nell’acqua bollente, infilò un ferro da calza dentro una paglia e lo<br />
spinse fino a che uscì <strong>la</strong> punta dal<strong>la</strong> parte opposta, avvicinò al<strong>la</strong><br />
ferita <strong>la</strong> punta del ferro e cominciò a cercare. Faceva tutto come<br />
se nel<strong>la</strong> stanza non ci fosse che lei.<br />
Elisa si alzò di scatto “Marco, ma… Marco!“ e Marco <strong>la</strong> zittì “<strong>la</strong>scia<br />
fare“.<br />
L’Ada aveva scelto un <strong>la</strong>to del taglio e ci pressava sopra, Ettore<br />
ebbe una leggera scossa. Infilò piano il ferro che sosteneva <strong>la</strong><br />
199
paglia, poi si fermò, tenne ferma <strong>la</strong> paglia dentro <strong>la</strong> ferita e<br />
ritrasse lentamente solo il ferro, troncò <strong>la</strong> paglia, <strong>la</strong>sciando fuori<br />
dal<strong>la</strong> carne un pezzo di cannetta. Per l’altra ferita lo stesso<br />
procedimento.<br />
Infine appoggiò delle garze attorno alle canne per proteggere il<br />
resto del<strong>la</strong> ferita.<br />
Le cannucce cominciavano a co<strong>la</strong>re. La Ada disse che restava là e<br />
che Ettore non doveva mai essere mosso.<br />
Chiese di bollire del caffè e ne usò una tale quantità che ne uscì<br />
uno sciroppo compatto, ci aggiunse delle erbe sue.<br />
Tenendo sollevata <strong>la</strong> testa del ferito, tentava di fargli ingurgitare<br />
un cucchiaino al<strong>la</strong> volta con <strong>la</strong> pazienza di chi ha l’eterno davanti.<br />
Era mezzogiorno ed era ancora vivo. Le ferite si erano sgonfiate<br />
in parte e le cannucce goccio<strong>la</strong>vano sempre meno.<br />
Marco, <strong>la</strong>sciata <strong>la</strong> Ada ai suoi maneggi, partì per <strong>la</strong> città. Si era<br />
fatto portare il cavallo sel<strong>la</strong>to da un ragazzo del<strong>la</strong> casa, un<br />
fratello di questo l’avrebbe raggiunto con <strong>la</strong> carrozza in città.<br />
Doveva fare in fretta, prese l’argine che portava al ponte di ferro<br />
del<strong>la</strong> ferrovia. Scese di sel<strong>la</strong> all’imboccatura del ponte, il cavallo<br />
andava accompagnato al morso per quel tratto, perché temeva i<br />
vuoti sui <strong>la</strong>ti delle rotaie, ci vedeva l’acqua di sotto. A metà<br />
ponte i ragazzi si gettavano dal<strong>la</strong> spalletta giù nel fiume, ma<br />
aspettarono che passasse per tuffarsi.<br />
Riprese per un cammino interno, più una capezzagna che un<br />
viottolo, i rami così bassi che rendevano ombroso il cavallo.<br />
Nel primo pomeriggio era di ritorno con il chirurgo e l’assistente<br />
montati in carrozza e lui al seguito.<br />
Auscultarono e osservarono, chiesero chi era intervenuto sul<strong>la</strong><br />
ferita. Marco disse che il primo <strong>la</strong>voro l’aveva fatto il medico del<br />
paese ed il secondo <strong>la</strong> donna nell’angolo.<br />
Il chirurgo uscì con Marco in cortile, scosse <strong>la</strong> testa, ora non si<br />
poteva intervenire di nuovo, <strong>la</strong> ferita era stata riaperta,<br />
arieggiata e forse infettata, era inutile fare niente. Non<br />
ascoltarono nemmeno le sue obiezioni e si fecero<br />
riaccompagnare da un Marcadel<strong>la</strong>.<br />
Ettore biascicò parole incomprensibili, sempre immobile sul<br />
tavolo, <strong>la</strong> Ada ad ogni ora lo spingeva a trangugiare le sue brode.<br />
200
Elisa era là, i vestiti che le avevano portato da casa, restavano<br />
piegati sul<strong>la</strong> sedia, non toccava che acqua.<br />
Marco si recò al<strong>la</strong> gendarmeria a denunciare, verso sera<br />
arrivarono tre guardie a farsi ripetere i fatti, a interrogare più<br />
volte i figli dei Marcadel<strong>la</strong>, chiesero a Marco se aveva sospetti.<br />
“nessuno, non potrei indicare una persona“.<br />
Insistettero con Elisa che neanche rispose, assorta a cambiare le<br />
pezze, immerse e strizzate nell’acqua del pozzo, sul<strong>la</strong> testa di<br />
suo marito.<br />
Durante <strong>la</strong> notte Badoer cominciò a muoversi un poco, <strong>la</strong> Ada ne<br />
approfittò per propinargli un poco delle sue miscele con in più del<br />
miele.<br />
E Ettore arrivò al<strong>la</strong> mattina, aprì gli occhi un attimo che se ne<br />
accorse solo <strong>la</strong> Ada, le bastò per alzarsi trionfante “è vivo…<br />
questo per ora non muore“.<br />
A sera riconobbe forse chi c’era attorno. Erano state tolte le<br />
paglie.<br />
Passò <strong>la</strong> notte agitandosi e <strong>la</strong> Ada gli era addosso col cucchiaio<br />
pronto.<br />
Il terzo giorno, dal tavolo fu spostato sul letto. Riuscì a dire<br />
qualcosa, Marco capì “insufficiente”, ma forse si sbagliava. La<br />
febbre restava alta.<br />
La mattina seguente, <strong>la</strong> Ada si interruppe dal riempirgli <strong>la</strong> bocca,<br />
Ettore infastidito le fece capire che voleva par<strong>la</strong>re, allora svegliò<br />
Marco che riposava nel<strong>la</strong> camera vicino ”mi sa che non muoio per<br />
stavolta… non erano sufficienti… vai a Rottanova, stai tu al<br />
mulino per qualche giorno e mandami giù Sergio“, riprese fiato e<br />
volle Elisa.<br />
Lei, tenutasi in disparte, si accostò cercando di trattenersi<br />
“Elisa…forse sarei vescovo, ma non ti potrei guardare… volevo<br />
dormire con te… lo sai? …da quando ti ho vista… sei sempre stata<br />
qui vero? …come sempre… adesso puoi andare… a dormire… dai,<br />
che torno“.<br />
Marco attese il giorno dopo per partire e andò a Rottanova da<br />
Sergio. La Ada sentenziò che se non l’accoltel<strong>la</strong>vano ancora, da<br />
quei buchi l’anima non gli usciva più.<br />
201
Il mulino aveva ripreso in parte le sue funzioni, a monte il<br />
magistrato delle acque stava ricostruendo l’argine e <strong>la</strong> zona era<br />
un passaggio continuo di carri.<br />
Sergio e Gigio ascoltarono le notizie portate da Marco in silenzio.<br />
Uscirono per andare a Campo d’Iso<strong>la</strong> da Carminati. Marco<br />
portava il calesse, controvoglia chiese cosa Sergio ne pensava.<br />
“Ettore sa chi è stato“ azzardò Sergio “lo chiedi o lo affermi?“ “e<br />
se lo chiedo a te, Marco, cosa mi dici… sicuro che vuoi proprio<br />
saperlo?“ “certo che lo voglio sapere“ “e quando lo sai, cosa fai?<br />
vai dai gendarmi? meglio che tu non lo sappia e ne stia fuori“.<br />
Marco non capiva davvero…troppo nuovo questo mondo a <strong>la</strong>to<br />
del suo che ora scopriva.<br />
“perché ci si sporca le mani con queste cose e tu non sei il tipo,<br />
neanche quando giocavi da piccolo… ti ricordi, quando dovevamo<br />
andare a darle e tu non volevi“ “c’è <strong>la</strong> legge“ “ma va in mona te<br />
e <strong>la</strong> legge, tuo padre è l’insofferenza del<strong>la</strong> legge, <strong>la</strong> legge?,<br />
quando mai ti ha dato giustizia?…Ettore dice che <strong>la</strong> giustizia è il<br />
risultato meno certo del<strong>la</strong> legge“ “vuoi farti giustizia da solo?“ “e<br />
chi l’ha mai ottenuta o almeno spinta in qualche altra maniera?<br />
tuo padre ha sempre rischiato da solo e si è fatto ragione da<br />
solo”<br />
Marco aveva coscienza di essere vissuto altrove, questo mondo<br />
apparteneva ad altri come Sergio, non conosceva molto di suo<br />
padre e quello che di lui si diceva in giro.<br />
Suo padre ricordava un uomo antico Era una persona<br />
considerata, nessuno poteva dire di aver avuto dei torti da lui,<br />
ma in un certo modo era temuto come se nascondesse una forza<br />
pronta ad essere usata. I contadini dicevano ”è uno di riguardo”.<br />
Trovarono Carminati a casa; il fatto accaduto lo trovò così<br />
partecipe e pronto ad agire, che Marco restò meravigliato.<br />
Queste persone, che lui aveva sempre ignorato, vivevano con<br />
suo padre e lo stimavano, una realtà del tutto staccata proprio<br />
accanto al<strong>la</strong> sua.<br />
Sergio, il giorno dopo, diede le consegne agli operai e istruì<br />
Marco su qualche operazione più complessa, poi c’era Gigio per<br />
ogni domanda, e partì.<br />
202
Dopo più di una settimana, si doveva decidere se Badoer era<br />
trasportabile a casa sua, ormai aveva ripreso a par<strong>la</strong>re<br />
sottovoce. La Ada piantonava <strong>la</strong> camera, insieme con Elisa.<br />
Sergio entrò dai Marcadel<strong>la</strong>, Elisa gli andò incontro “hai visto,<br />
Sergio?“.<br />
Ettore forzò un cenno di sorriso, lo fece avvicinare e Sergio<br />
stette accostato con l’orecchio qualche secondo.<br />
Poi gli strinse <strong>la</strong> mano, mai vista bianca, e tornò a casa di suo<br />
padre, al Fontego.<br />
Pietro aveva raccolto le chiacchere del<strong>la</strong> gente al mercato.<br />
Una nipote, a servizio in casa Valdemarca, aveva sentito<br />
l’amministratore congetturare sull’aggressore di Badoer, che era<br />
certo tra quelli che avevano perso tutto nell’incendio e che i<br />
Norbiato non son tipi da stare fermi. Un toso dei Norbiato andava<br />
dicendo che gli avevano fatto poco, che purtroppo non s’era del<br />
tutto ammazzato.<br />
L’esaltato, come lo definiva Pietro, era tale Lino Norbiato e, dopo<br />
l’incendio, aveva ingiuriato su Badoer che li inviava alle vecchie<br />
case come fossero bestie.<br />
I Norbiato una casa non l’avevano mai posseduta finché non<br />
giunsero al<strong>la</strong> Tenuta, quindi Badoer aggiudicò loro una fattoria<br />
picco<strong>la</strong>, dovendo sistemare anche famiglie molto più numerose.<br />
Lino dichiarò che qualcuno l’avrebbe pagata cara, che non finiva<br />
lì.<br />
I gendarmi erano passati già due volte dai Norbiato e Lino non<br />
aveva nessun alibi per <strong>la</strong> sera incriminata, tranne le confuse<br />
ricostruzioni dei genitori. Così restò un po’ in caserma e vennero<br />
dal<strong>la</strong> città per interrogarlo, poi fu ri<strong>la</strong>sciato.<br />
Anche da Valdemarca erano stati i gendarmi, al<strong>la</strong> fine si erano<br />
fatti il giro di quasi tutti i contadini del<strong>la</strong> Tenuta, compresi loro.<br />
“Papà, tu cosa pensi?” “a me lo chiedi? Badoer non sa niente?“<br />
“no, non sa niente“.<br />
L’indomani Sergio si fece <strong>la</strong> strada per Bagnara. Entrò in cortile<br />
dai Martinoia, legò il cavallo all’anello del<strong>la</strong> colonna guardandosi<br />
intorno, questi non li conosceva se non per i racconti di Ettore.<br />
Lo accolse Elma che riconobbe il calesse di Badoer. Sergio si<br />
presentò, Elma mandò un ragazzino a chiamare suo padre.<br />
203
Arrivò Antonio “cosa c’è di nuovo?”<br />
Sergio diede <strong>la</strong> notizia del tentato omicidio di Badoer, disse che<br />
l’aveva mandato Elisa, sapendo dei loro affari insieme.<br />
Elma non sapeva niente “non abbiam visto nessuno… anche<br />
perché abbiamo saltato un mercato”. Volle i partico<strong>la</strong>ri e Sergio<br />
fornì un racconto inventato, con avvenimenti impossibili ed<br />
esagerati, osservando le reazioni.<br />
Chiesero se si sarebbe salvato “morirà di certo, ha un’infezione<br />
che lo sta finendo, è questione di giorni ormai” aspettò, li guardò<br />
e concluse “ad un uomo così non è possibile pensare che<br />
qualcuno gli volesse male, solo un matto poteva fare una cosa<br />
simile”.<br />
Ricevette parole di circostanza da Elma e grugniti da Antonio che<br />
sembrava un sasso. Sergio prima di <strong>la</strong>sciarli domandò se<br />
volevano vederlo prima che morisse, loro dissero che non ne<br />
sarebbero stati capaci.<br />
Dopo due settimane, Ettore era nel suo letto, poteva par<strong>la</strong>re più<br />
a lungo e mangiare qualche cosa, con tutto il tempo di pensare.<br />
Realizzò che non era più entrato nel<strong>la</strong> vil<strong>la</strong> del Conte. Eccetto per<br />
gli archivi dove faceva conti e i magazzini, aveva evitato tutto<br />
quel complesso.<br />
Si chiese perché. Ne temeva il possesso che fa mostra di sé, non<br />
aveva fatto aprire più nemmeno <strong>la</strong> chiesetta nel giardino.<br />
Era stato scagliato dentro del tutto con questo colpo, liberato<br />
dagli scrupoli e dalle incertezze, come se fino a quel momento<br />
qualcosa lo avesse trattenuto.<br />
Sergio, tornato a Rottanova dal suo giro, permise a Marco di<br />
tornare a casa. Il giovane si presentò a suo padre con uno<br />
sguardo inconsueto.<br />
Ettore si era fatto serio e pallido “me <strong>la</strong> sono vista brutta sai<br />
Marco?“ “dimmi perché ti hanno fatto questo?“ “forse non<br />
dovevo forzare quei pitocchi di cattiva qualità, dovevo pagarli<br />
subito, non c’è niente di peggio di un ordinario, sono i più<br />
pericolosi“ “cosa vuoi dire? che i mediocri uccidono? é quello che<br />
hai voluto fare che ti ha tirato addosso questo, hai voluto questo<br />
affare, hai visto dove ti ha portato?“ “Marco… basta, dai… lo<br />
faccio perché mi hanno chiamato al tavolo, perché mi piace farlo,<br />
204
perché lo volevo provare“ “ora hai potuto vedere” “ lo sapevo già<br />
che ero in pericolo, ma allora di gradino in gradino non si<br />
dovrebbe fare niente“ “non è una spiegazione“ “è una delle<br />
spiegazioni, non ce n’è mai una so<strong>la</strong>… ho fatto e pago da solo, mi<br />
sento…disorientato, non riesco a cogliere i suggerimenti che <strong>la</strong><br />
vicenda mi dà, ma mi sembra meglio… del far niente che mi<br />
circonda“<br />
“ma cosa vuoi dire?“ “voglio dire cha da questa proprietà ne<br />
trarrò piacere, quattrini e potere, ti va bene così?“ “non ti<br />
interessa questo“ “sono stanco, ne riparleremo“ “papà, davvero<br />
non sai cosa abbiamo passato” Marco era commosso. “dai Marco,<br />
grazie”, e abbracciò suo figlio.<br />
Badoer rimase convalescente poco, a metà agosto era di nuovo<br />
fuori sulle strade.<br />
Dal viso gli era scomparsa l’aria spavalda, si sentiva con parti di<br />
sé forestiere, scure, come se avesse giocato troppo, con altri che<br />
facevano sul serio, disposti ad uccidere per questioni che lui<br />
riteneva vicine al<strong>la</strong> sufficienza.<br />
Quello che gli era mancato di più era il gioco al caffè. Appena<br />
poté, riprese con le partite importanti. Ettore amava prevedere il<br />
punto in cui una partita dall’equilibrio si inclina a favore di un<br />
giocatore, che spesso era lui. Si può presentire le carte che ha in<br />
mano l’avversario, ma puoi sorprenderlo soprattutto nel ri<strong>la</strong>ncio,<br />
indovinando quanto è disposto a rischiare “garantisce il miglior<br />
guadagno possibile nel peggiore dei casi”.<br />
Aveva insegnato a giocare a Sergio, ma ancora gli mancava <strong>la</strong><br />
passione, giocava per divertirsi e non per vincere, senza <strong>la</strong><br />
partecipazione necessaria. Se uno distratto sbagliava carta,<br />
anche con un caffè da vincere, Ettore si infuriava, l’unico<br />
momento in cui se lo concedeva.<br />
“Ogni giocatore per quanto avventato ha una strategia da cui<br />
non si allontana, Sergio, tu segui finché senti il ribaltamento<br />
del<strong>la</strong> partita, spesso è al<strong>la</strong> fine che le sorti si rovesciano, a volte<br />
all’ultima mano. E pretendi sempre una posta in gioco, anche<br />
solo un’ombra di vino, bisogna aver da perdere per desiderare di<br />
vincere”.<br />
205
Chi non giocava a carte era di altra razza, per Sergio Badoer<br />
prendeva sul serio le carte più di se stesso.<br />
Era giù dal letto da meno di una settimana, quando si<br />
presentarono due mediatori per <strong>la</strong> casa delle sorelle. Badoer, di<br />
umore cupo quel giorno, si sorbì le solite frasi di buon auspicio,<br />
che gli bloccavano <strong>la</strong> risposta “<strong>la</strong> vita continua, signor Badoer”<br />
questo uno “bisogna guardare avanti” l’altro.<br />
Il cliente proposto acquistava, voleva <strong>la</strong> casa <strong>la</strong>sciata libera<br />
prima dell’atto. Bisognava ora incalzare le sorelle, ma questi<br />
contatti, prima indifferenti, ora li pativa. Replicò ma<strong>la</strong>mente che<br />
se <strong>la</strong> vita continua a bisogna guardare avanti, cos’era tutta<br />
questa fretta. Erano le risposte che <strong>la</strong>sciavano come sempre gli<br />
interlocutori interdetti, al<strong>la</strong> fine raccomandò loro di tornare con<br />
più tempo.<br />
Sperava che, dopo quanto successo, anche Marco si fosse sciolto<br />
da esitazioni ed incertezze. Aveva avuto un breve periodo di<br />
noviziato, è vero, ma questi erano affari correnti non atti di<br />
eccezione.<br />
Lo chiamò e gli spiegò <strong>la</strong> prassi da seguire con le zie. A Marco<br />
ogni paro<strong>la</strong> pesava, aumentando l’amara persuasione che ora<br />
anche lui era un interprete e non più il commentatore di testi<br />
altrui. E un ce<strong>la</strong>to attrito non smetteva di infastidirlo quando<br />
par<strong>la</strong>va con suo padre, gli toccava comunque il ruolo di<br />
immaturo e di incerto.<br />
Marco andò dagli zii a ripetere <strong>la</strong> lezione, sollecitarli a comperare<br />
<strong>la</strong> casa adiacente dei Sandonà, era un’occasione unica ed Ettore,<br />
se volevano, trattava lui l’acquisto. La disponibilità economica<br />
non mancava, erano solo lenti ed indecisi, scegliendo unicamente<br />
problemi da demandare.<br />
Il più restio al solito era lo zio Amadio, Badoer lo chiamava<br />
quello dei fermi naturali. Marcò tornò a riferire che era tutto<br />
bloccato, lo zio Amadio si opponeva ad ogni soluzione, senza<br />
peraltro proporre niente, scontento lui, non se ne cavava nul<strong>la</strong><br />
dagli altri.<br />
“Puntano sempre le zampe, Marco, per uscire dal<strong>la</strong> cuccia pure<br />
se li va stretta, questa gente non cambia mai“.<br />
206
Il pomeriggio Ettore prese il calesse con Marco e si recò dal<strong>la</strong><br />
Carolina per sentire cosa davvero pensavano i mariti, avevano<br />
bisogno del<strong>la</strong> solita spinta.<br />
Al<strong>la</strong> fine dei discorsi si aspettava <strong>la</strong> domanda che venne “Ettore,<br />
guarda cosa ti è successo, come è possibile a uno come te che<br />
muove un paese " "ah Carolina, come vedi al<strong>la</strong> fine non<br />
muoviamo niente" "ma perché ti hanno fatto questo? A me puoi<br />
dirlo, non lo dirò a nessuno, lo sai." "vuoi saperlo davvero? E'<br />
stata un'esercitazione, non credi che bisogna esercitarsi a<br />
morire?" "Non scherzare Ettore, non è il momento, sono sempre<br />
preoccupata per quello che ti può capitare, ho pregato tanto,<br />
tutta <strong>la</strong> notte con le candele quando stavi male" "cara Carolina, i<br />
santi hanno altro da fare, <strong>la</strong>sciamoli stare dove sono" "non dire<br />
così Ettore che mi fai crepare il cuore "<br />
Salutata <strong>la</strong> sorel<strong>la</strong>, si avviarono sul<strong>la</strong> collina.<br />
Amadio era proprietario con lui del<strong>la</strong> cava di pietra, poco lontano<br />
dal<strong>la</strong> Tenuta. La cava era in una zona elevata di qualche decina<br />
di metri sul livello del<strong>la</strong> campagna. Percorsa una stradina nel<br />
bosco di castagni, dopo una curva ci si al<strong>la</strong>rgava di colpo sul<br />
grande spiazzo, tagliato netto dall’uomo.<br />
Un anfiteatro con pareti verticali, canne d’organo in pietra, a<br />
Ettore piaceva entrarci ogni volta, era una cattedrale. Si<br />
realizzavano cordonate per marciapiedi e paracarri, poi dallo<br />
scarto si recuperavano pietre per muri e fondazioni.<br />
Su un <strong>la</strong>to del<strong>la</strong> cava, sotto le tettoie, gli scalpellini <strong>la</strong>vorano,<br />
seduti sugli sgabelli ad una gamba so<strong>la</strong>.<br />
Ettore fin da bambino si stupiva di quanti paracarri si usassero,<br />
pensava che tutti i carri vi sbattessero.<br />
In una baracca, mezza in pietra, mezza in legno, Amadio teneva<br />
una specie di ufficio, ma dissero che era salito sul bordo alto<br />
del<strong>la</strong> cava a cercare un nuovo fronte di scavo, quello vecchio<br />
dava ormai materiale scadente.<br />
Percorsero il taglio sul <strong>la</strong>to, un sentiero <strong>la</strong>rgo come un uomo<br />
costeggiava il bordo del<strong>la</strong> parete e li portava in quota. Ripensava<br />
all’ultima volta in cui c’era stato sullo strapiombo “ti ricordi Marco<br />
quando ti ho portato?” “che bello, mi tenevo al<strong>la</strong> tua braca, mi<br />
avevi detto di non guardare sotto ed io ti seguivo cogli occhi<br />
chiusi davvero”<br />
207
Un pezzo di sentiero era franato, restavano le nicchie dove chi<br />
passava tutti i giorni metteva i piedi, Ettore si arrampicò con un<br />
certo sforzo, gli doleva il fianco ferito.<br />
In cresta Amadio con alcuni operai scopriva <strong>la</strong> roccia dallo strato<br />
superficiale di terra. In vari punti, dove avevano abbattuto gli<br />
alberi, estraevano delle pietre per testarne <strong>la</strong> qualità.<br />
“e allora Amadio, c’è una vena buona?“ “mah, sembra sana, ma<br />
così era anche l’altra volta, poi sotto abbiamo scavato il marcio“.<br />
Si andarono a sedere sulle ceppaie.<br />
“avevi voglia di farti due passi?… abbiamo appena visto Marco e<br />
siete ancora qui“<br />
“avete par<strong>la</strong>to appunto e allora? cosa facciamo? non ho capito se<br />
volete comprare, cosa volete fare?“ “io non farei niente e starei<br />
così, ma qua sembra che tutto cambi… troppo in fretta perché<br />
vedo che anche altri non rispettano i tempi” “senti Amadio,<br />
nessuno cambierebbe mai, solo se costretti, mi pare una rego<strong>la</strong>“<br />
“vuol dire che stanno bene come sono” “sì, una disperazione<br />
sopportabile, un affanno al mangiare quotidiano, cambiare?<br />
meglio morire, ti dicono. Ma voi non avete ‘sti problemi, dovete<br />
prima o poi farvi un posto vostro… non potete pensare che<br />
seguiti così… eppure, niente, anche voi contro?” “ma no, non è<br />
contro, è che non c’è tregua, non basta che fai un <strong>la</strong>voro tutti<br />
giorni, per il semplice fatto di nascere sarai tormentato… niente,<br />
bisogna sempre che arrivi qualcuno e ricominciare tutto di<br />
nuovo… gliel’ho detto anche a Marco”<br />
Amadio comunque rispondeva, era qualcosa.<br />
“ma al<strong>la</strong> fine è da risolvere, dai Amadio…’ste filosofie <strong>la</strong>sciale a<br />
chi è un pezzente, dimmi tu cosa vuoi fare, qualcosa che non sia<br />
<strong>la</strong>sciare tutto così, fammi una proposta, una fantasia” “ecco, il<br />
tuo solito modo strambo di par<strong>la</strong>re, ma quale fantasia, qui non ci<br />
sono fantasie” “viviamo sempre in tempi di fantasie” “ho visto<br />
dove ti hanno portato le tue belle invenzioni… e noialtri non ne<br />
abbiamo bisogno“ “va bene, allora diciamo che si deve scegliere,<br />
vi spostate di qualche centinaio di metri, sul vostro, perché<br />
questa situazione non può durare all’infinito”.<br />
Lo guardava fisso ora e Amadio guardava Marco “eppure non è<br />
mica questione di soldi per voi, questi non vi mancano… facciamo<br />
208
insieme i conti” “a te di quello che è stato…non ti interessa<br />
niente… quello è passato“ “ devi <strong>la</strong>sciarlo andare, <strong>la</strong>scialo morire<br />
il passato“ “morire… guarda… <strong>la</strong>sciamo stare il morire che è<br />
meglio, qualche altro ci è… ci era vicino… diglielo Marco.<br />
Insomma è deciso?, tu hai deciso e basta se sei venuto fino a<br />
qua”<br />
Ettore lo guardò muto e si vedeva che non avrebbe più chiesto.<br />
“vado via, va bene, vado via, non credo che ti porterà gran che,<br />
vediamo quanto sarai contento, dopo” “intanto sarei contento di<br />
arrivare giù, visto che sono scivo<strong>la</strong>to male venendo su“ “non<br />
erano certo le mie maledizioni, non ti maledico mica io… e non so<br />
neanche perché“ “ perché, Amadio, hai un nome che é una<br />
bandiera… come potresti?“ “Marco, non sta venire su come lui”<br />
“cos’è? sono brutto?” “ah Ettore, inutile, se due coltel<strong>la</strong>te non ti<br />
hanno cambiato”<br />
Badoer scese con prudenza, quel passaggio sembrava fatto per<br />
cadere, per gente in pericolo come lui “guarda Marco, si vede<br />
tutta <strong>la</strong> Tenuta”<br />
Era distesa, perfetta; <strong>la</strong> chiesetta, <strong>la</strong> corte con <strong>la</strong> vil<strong>la</strong> e <strong>la</strong> torre a<br />
fianco, l’unico <strong>la</strong>scito del<strong>la</strong> vecchia costruzione “tuo bisnonno<br />
vide demolire il vecchio castello dei Capovil<strong>la</strong> con un pezzo<br />
aggiunto neoc<strong>la</strong>ssico mai piaciuto granché a nessuno e ormai<br />
ridotto a edera e muschio, eppure questa nuova costruzione lui<br />
diceva che teneva tutti distanti” “perché a me non ha detto che<br />
vendeva?” “allora l’hai capito che quelli avevano già deciso con<br />
te, solo non avevi forzato… dai, che anche questa è fatta Marco”.<br />
Ettore al<strong>la</strong> cava c’era andato per lui, voleva che Marco fosse<br />
presente e Marco questo interesse l’aveva apprezzato.<br />
Erano quasi a casa che un bambinetto saltò su dal campo.<br />
“Ciao Silvano, dove corri?”<br />
Il bambino era pallido, si girò verso Ettore e Marco, timoroso.<br />
Silvano si era amma<strong>la</strong>to quasi due anni prima, con fatica era<br />
guarito, per voto esaudito l’avevano vestito con l’abitino marrone<br />
da monaco, il cordone ai fianchi. Gli arrivò dietro il padre che<br />
raccoglieva verdure “Adelio, quand’è che togliete quel<strong>la</strong> tristezza<br />
al puteo?” Marco sorrise<br />
209
“Ah signor Badoer, mia moglie ha paura che si ammali di nuovo,<br />
se lo sveste” “Dille che il santo s’indispone se lo <strong>la</strong>sciate così a<br />
lungo con <strong>la</strong> tonaca, è costretto a guardarlo sempre e ha altro da<br />
fare anche lui” “E’ vero signor Badoer? Glielo dice lei a mia<br />
moglie, mi farebbe una carità” “Scherzi Adelio, quel<strong>la</strong> fa vestire<br />
te al posto del bambino, meglio che si convinca da so<strong>la</strong>”.<br />
Badoer si fece preparare un letto nel<strong>la</strong> camera vicino a Sergio,<br />
sopra gli uffici di Gigio, voleva stare qualche giorno al mulino di<br />
Rottanova.<br />
Si alzava presto per il piacere di avere una lunga giornata a<br />
disposizione, con il fresco estivo prima del sorgere del sole, poi<br />
in quelle giornate <strong>la</strong> terra abbrustoliva.<br />
La boaria vicino l’aveva sempre trascurata, forse non l’avrebbe<br />
venduta, poteva essere un buon ritiro da vecchio.<br />
Era una casa colonica con <strong>la</strong> colombara, i pozzi, le cantine, le<br />
cisterne, rimasta sempre precisa da quando era capace di<br />
ricordare e rivolta a mezzogiorno con <strong>la</strong> corte aperta, <strong>la</strong>stricata di<br />
terra cotta, filtrante e asciutta. Nessuna recinzione, solo un fitto<br />
viluppo di corbezzolo, sambuco, sanguinel<strong>la</strong> e spini del Signor<br />
tutt’intorno.<br />
Quando entrò, un vecchio s’impagliava le sedie di ciliegio in<br />
cortile, impossibile che fosse ancora quello che conosceva.<br />
“è permesso?” “permesso a lei che è il paron, chiederò io<br />
permesso” “ma…lei è Cecio?” “eh sì, sono ancora qua, non<br />
vogliono che me ne vada” “ma quanti sono?” “quest’anno vado<br />
per 93, eh tanti signor Badoer” “mi sembrano portati bene”<br />
“portarli li porto, ma li sento tutti, <strong>la</strong> testa è a posto e allora si<br />
tira avanti”<br />
Par<strong>la</strong>rono di un secolo, suo padre aveva visto Napoleone a<br />
Venezia e lui tutto l’ottocento.<br />
“è lungo Cecio?” “ah, passa tutto senza accorgersi, <strong>la</strong> vita lo sa<br />
che ce l’abbiamo in prestito, anzi in comodato, invece corrono<br />
tutti come se l’avessero per sempre, adesso ho il tempo di<br />
guardare” “forse tu vedi Cecio, io sono tra gli orbi e se ti devo<br />
dire, non so se vedo bene” “mio padre diceva che bisogna<br />
guardare attraverso<br />
210
Lasciò quel<strong>la</strong> casa da abitare a malincuore.<br />
La nuova società di macinazione era interessata all’impianto e<br />
Carminati teneva frequenti i contatti; <strong>la</strong> scomparsa di Augusto,<br />
con tutti i morti sembrava che solo di questo non si capisse <strong>la</strong><br />
ragione, non aveva gettato dei dubbi sul mulino.<br />
Avevano par<strong>la</strong>to con Sergio, si aspettavano una manova<strong>la</strong>nza.<br />
Quel giovane preparato e istruito venne guardato con attenzione.<br />
Abituati tutti al<strong>la</strong> <strong>la</strong>mentosa e rassicurante volgarità di Augusto,<br />
con Sergio si sentivano in soggezione.<br />
Per accidente lo apprezzavano le donne, alle quali riservava una<br />
cortesia inconsueta in quei luoghi.<br />
Valdemarca aveva sentito dall’avvocato Ronchitelli per informarsi<br />
sulle ipotesi per invalidare <strong>la</strong> procura ri<strong>la</strong>sciata a Badoer da<br />
Martinoia. Benché irrevocabile le possibilità di annul<strong>la</strong>r<strong>la</strong> ci sono<br />
sempre, sosteneva l’avvocato “per uso improprio e contrario allo<br />
spirito del<strong>la</strong> procura stessa”, ma l’aveva detto senza convinzione,<br />
sapeva che non c’era nul<strong>la</strong> da fare con l’accettazione del<br />
pagamento fatta dal Conte, <strong>la</strong>sciava solo che l’altro provasse a<br />
mestare.<br />
Dopo questo, si era incontrato, come ormai faceva spesso, con<br />
Antonio e l’aveva convinto a muovere un’azione legale per<br />
ritirare <strong>la</strong> procura con procedura d’urgenza, chiedendo pure<br />
l’annul<strong>la</strong>mento degli atti stipu<strong>la</strong>ti tramite essa. Seguiva <strong>la</strong> pratica<br />
un avvocato dello studio di Ronchitelli e non lui in persona.<br />
A Badoer era giunto il messo del tribunale per <strong>la</strong> notifica del<br />
procedimento, era fissata già <strong>la</strong> data del<strong>la</strong> prima udienza.<br />
Richiamò Marco dal<strong>la</strong> città e partirono insieme il giorno dopo.<br />
Per strada gli spiegò che, come Marco già avvertiva, dietro a<br />
tutto c’era sempre il solito individuo.<br />
“dietro a tutto, papà?“ “sì, dietro a tutto Marco“<br />
Ci fu silenzio tra i due, amaro.<br />
“e cosa pensi di fare?“ “niente, fino a che non è il momento“ “e<br />
quando sarà?“ “quando si metteranno fuori, devono esporsi se<br />
vogliono muoversi, tenterò di fare qualcosa a seconda di cosa<br />
intraprenderanno nei prossimi mesi“ “e se le circostanze si<br />
mostrassero convenienti?“<br />
211
“Marco, non sarà un’armoniosa circo<strong>la</strong>zione di eventi, mi<br />
muoverò secondo quello che gli altri faranno, non si tiene tutto in<br />
equilibrio, è una continua frattura“ “e …con Antonio?” “Antonio è<br />
una povera mano, se non c’era lui… ci sarebbe stato un altro<br />
Antonio” “significa che non ha responsabilità?“ “certo che ne ha,<br />
ha <strong>la</strong> colpa enorme di non essere responsabile, di fare quello che<br />
dicono gli altri, lui è sempre un bisognoso così, questa diciamo<br />
esperienza è al di là del suo povero senso comune, ammesso che<br />
ne abbia, è in una situazione che non capisce, per lui è restituire<br />
il colpo ricevuto, nel suo elementare modo di pensare, ma è<br />
…sostituibile“ “e chi pensi allora… l’abbia mandato?“ Marco ci<br />
tornava, voleva sentirlo dire “Marco, <strong>la</strong>sciamo stare, oltretutto<br />
sono ipotesi, non sappiamo se è andata come penso“.<br />
Elma li ricevette con un’aria distante, incolore, mandò a<br />
chiamare Antonio e si rimise a pe<strong>la</strong>re verdure.<br />
Antonio arrivò ostile “cosa siete venuti a fare?“ “beh, Antonio,<br />
abbiamo avuto delle vicinanze…varie… che ci hanno unito in tanti<br />
momenti, non credi?“ “cosa vuol dire?“ “che non sarò… sempre<br />
in curva,… che le cose mi andranno dritte qualche volta… al<br />
momento che potrò, non lo so ora, non <strong>la</strong>scerò a te e a qualche<br />
altro neanche i soldi per il funerale, pensaci prima di proseguire<br />
questa causa, perché tu puoi ancora salvare qualche cosa, altri<br />
no, qualsiasi cosa facciano, appena mi sarà conveniente, credimi<br />
Antonio che lo farò” “non intendo bene, vuol dire che mi farà del<br />
male?“ “male?… no male… tocchiamo solo gli interessi noi, noi<br />
non tiriamo fuori bandiere…quello che coi soldi si può fare lo<br />
farò, stiamo par<strong>la</strong>ndo di soldi, solo di quello“<br />
“lei fa i suoi interessi ed io sto facendo i miei“ “bene, ma vedi se<br />
dei tuoi interessi si tratta o se sono di qualche altro, stai facendo<br />
tanta confusione. Ieri mi sono intestato con <strong>la</strong> procura <strong>la</strong><br />
campagna e <strong>la</strong> casa dove abito, un contratto è fatto ora è mia…<br />
almeno per ora“.<br />
Antonio guardava Elma, gli era tutto inatteso, non sapeva<br />
prevedere, e arrivavano solo sorprese cattive. Anche Elma era<br />
spiazzata, non l’aveva pensato.<br />
“questa evenienza non sarebbe mai arrivata, quel<strong>la</strong> casa era già<br />
vostra, bastava aspettare novembre, non sarà novembre ora,<br />
212
non basta più aspettare. Comunque anche se <strong>la</strong> causa vi andrà<br />
bene, sarà tanto più in là, nel frattempo qualcuno ha già messo<br />
le cambiali in banca… mi ascolti? sono già in banca, vai a farti un<br />
altro giro e control<strong>la</strong>, quello aspetta solo il momento per<br />
riscuotere e poi vi vende il resto, ecco… perché non impugnate<br />
anche il contratto di vendita fatto con l’onesto suggeritore, <strong>la</strong><br />
casa ve <strong>la</strong> può sempre vendere… o vi siete dimenticati? Finiamo<strong>la</strong><br />
comunque, ritirate <strong>la</strong> causa, cercate consiglio da qualcuno che<br />
capisca, spendete due soldi per un avvocato vostro almeno… e<br />
diteglielo: ho il Conte dal<strong>la</strong> mia parte, qualsiasi annul<strong>la</strong>mento il<br />
giorno dopo diventa un altro contratto diretto con il Conte“<br />
Antonio mutava in peggio, preso in una rete che andava<br />
stringendosi. Era un momento grande del<strong>la</strong> sua vita, ma dopo lo<br />
strappo di mettersi contro Badoer niente era uguale, perso<br />
perché anche Elma era persa.<br />
“se qualche altro mi ha imbrogliato…vedremo, non ho più<br />
paura…di cosa dovrei aver paura?“ ”molto ancora hai da aver<br />
paura Antonio, se non ne hai per te considera i tuoi figli, prova a<br />
guardare bene, hai ancora tempo…poco“<br />
Uscirono, padre e figlio, dall’aia, appena fuori Ettore accese <strong>la</strong><br />
<strong>la</strong>nterna a cassetta “non sapevo ti fossi intestato <strong>la</strong> nostra casa”<br />
“Marco non so mai se vuoi sapere o se speri che si risolva da sé,<br />
ci sono contratti, scadenze, avvocati, non torna tutto come<br />
prima“ “questa era un’altra cosa” “legata alle altre, tutte<br />
collegate“ “cosa volevi dire prima?” “quello che ho detto…Antonio<br />
non é che un prestatore d’opera… uno stagionale, no neanche,<br />
un giornaliero” “e all’altro che gli fai?“ “tu cosa gli faresti?“ “non<br />
ragiono come te, io sono composto di parti inseparabili, questo<br />
sento, tu hai varie parti che si danno da fare ognuna per conto<br />
proprio. Non posso fare quello che tu saresti capace di fare“<br />
“cosa sarei capace di fare?“ “tu li ammazzi… se decidi li<br />
ammazzi” “non credere Marco, non credere, non so cosa<br />
farò…forse niente“ “ma anche se non lo farai, tu puoi…io no”<br />
“voglio ancora rendermi conto, che le cose si realizzino, poi<br />
vedremo… con gli uomini, succedono gli imprevisti… sai?“<br />
“imprevisti? ma cosa dici…” “dico anche troppo Marco “<br />
Giustina fu inviata da Valdemarca che arrivò l’indomani.<br />
213
Gli dissero che Badoer si era intestato <strong>la</strong> terra dove abitava, il<br />
secondo contratto, e lo squadravano come qualcuno che li ha di<br />
nuovo traditi.<br />
Fu sorpreso di questa, come <strong>la</strong> definì, spavalderia, pur se<br />
tornava nel conto delle altre.<br />
“e cosa si aspettava, dopo quello che gli si è fatto, che si<br />
ritirasse?“ Elma si era ridestata, rabbiosa “le cose non sono<br />
andate come dovevano“ “siete voi che avete architettato quel<strong>la</strong><br />
bestialità, voi due insieme, se l’avessi saputo glielo… non fatemi<br />
dire quello che farei” “adesso siamo insieme, quello che è fatto è<br />
fatto“ “ma crede, povero disgraziato che non siete altro, che<br />
quello non lo sappia, quando sarà il momento ce <strong>la</strong> farà pagare a<br />
tutti… crede di venirne fuori col tribunale? o pensate forse ad un<br />
altro…? Basta, non voglio più par<strong>la</strong>re“ “Elma non offendere, in<br />
tribunale perde, ne sono certo, e l’atto di intestazione viene<br />
annul<strong>la</strong>to e revocato“ “e lei ci crede?“ “se non ci credessi non<br />
avrei fatto tutto questo” “ma siamo noi che perdiamo tutto,<br />
perché non toglie l’ipoteca dal<strong>la</strong> terra e non ci restituisce le<br />
cambiali e va lei a rischiare?“ “questo non è un discorso serio” “è<br />
serio invece, ma anche per lei lo sarà “ “adesso vediamo, il<br />
tribunale è fra quindici giorni“<br />
Par<strong>la</strong>rono ancora a lungo con Antonio, tirato come un cane allo<br />
strangolo, ed Elma che ribatteva insolente ad ogni parere ”ha il<br />
Conte dal<strong>la</strong> sua, non dei pitocchi”<br />
Si rassegnarono ad attendere il tribunale.<br />
Marco aveva smesso di confidare in una saldatura tra gli<br />
avvenimenti e le sue illusioni, procedeva inarrestabile l’azione.<br />
Suo padre non sarebbe tornato indietro, le coltel<strong>la</strong>te avevano<br />
chiuso <strong>la</strong> possibilità, se mai ci fosse stata.<br />
Suo padre avrebbe punito Valdemarca ad ogni costo. L’idea<br />
confusa di trovare un aggiustamento con il padre di Anna l’aveva<br />
accompagnato anche dopo <strong>la</strong> sua missione sfociata nel<strong>la</strong> sfuriata.<br />
Su Anna invece l’effetto era stato completo, aveva bisogno che<br />
lui si presentasse e mostrasse quello che voleva, quanto lei era<br />
importante anche senza le buone maniere.<br />
Si abbracciava Giacomo, il fratello più piccolo che lei prediligeva,<br />
tante di quelle volte che ogni tanto lui protestava un “<strong>la</strong>sciami<br />
214
stare”, d’altronde era l’unico maschio abbracciabile ed anche<br />
quello a cui poteva dire “non sai quanto ti voglio bene”.<br />
Marco confidava al suo amico Paolo <strong>la</strong> via tortuosa che per loro si<br />
preparava dopo gli ultimi avvenimenti. Spiegava all’amico che<br />
aveva cercato di farsi coinvolgere negli avvenimenti, ma era<br />
discontinuo e fiacco il suo intento, c’era Anna sopra ogni<br />
decisione, intricava ogni suo proposito e non sapeva come agire.<br />
Marco si era mai sentito così solo sul<strong>la</strong> terra, sembravano tutti<br />
più adatti di lui in queste faccende.<br />
Ettore una volta era esploso con una delle sue uscite “non si<br />
combatte con moglie e figli accanto, si perde altrimenti”.<br />
Poi gli aveva preso una mano e si era scusato, ma era così.<br />
L’aveva potuta riabbracciare, <strong>la</strong> Anna, in quello sgradevole<br />
magazzino, ovunque per riuscire a star con lei, era smarrito<br />
senza lei e lei si consumava “portami via Marco, vengo subito<br />
con te” “voglio sposarti senza scappare Anna, te ne prego, mi<br />
dispero a queste domande, possiamo sopportare, siamo più forti<br />
noi, superiamo tutti, nessuno si ama come noi” “lo so, se lo so<br />
io”.<br />
Il terrore che, una volta finita questa storia, Anna potesse<br />
trovar<strong>la</strong> cambiata, se si abbandonava a questi pensieri, si sentiva<br />
mancare.<br />
Paolo capiva, ma era talmente sprovvisto di risorse in queste<br />
pratiche, che soffriva già nel<strong>la</strong> narrazione, restituendo altra<br />
confusione.<br />
Ettore chiese a suo figlio di accompagnarlo il giorno del tribunale.<br />
A difenderlo aveva voluto l’avvocato professor Bernardo Labroca.<br />
Memore che in diritto civile non ci sono cause e cause, ma solo<br />
avvocati e avvocati, si prese il migliore, quello del<strong>la</strong> Curia.<br />
L’aiutante di Ronchitelli citò a testimoniare il Conte Lanfranco,<br />
testimonianza tirata per i capelli, e comunque non si presentò, e<br />
il notaio Nalon. Era debole tutta <strong>la</strong> struttura messa in piedi e fu<br />
un processo senza storia. Il giudice, per pura cortesia visto il<br />
calibro dei testimoni, aveva dato seguito a quel processo, che<br />
poteva essere dichiarato non ammissibile già dal<strong>la</strong> lettura delle<br />
richieste. Si preferì tirare avanti e non ricusare il dibattito, ma<br />
215
all’ultimo momento nessun testimone si presentò. L’istanza ad<br />
annul<strong>la</strong>re <strong>la</strong> procura con procedura d’urgenza fu respinta. Ne uscì<br />
un rinvio a data incerta, ovvero il giudice avrebbe <strong>la</strong>sciato morire<br />
d’inedia <strong>la</strong> causa.<br />
Ronchitelli non sapeva come giustificarsi, sprofondato<br />
nell’indignazione, ma dovette contenersi, si era fidato di<br />
apprendisti, come ebbe a dire.<br />
Fuori dall’au<strong>la</strong> Elma avvicinò Badoer e discussero nell’ingresso.<br />
“non è possibile trovare una soluzione ora?“ “ Elma, dopo due<br />
coltel<strong>la</strong>te è un po’ tardi, mi dispiace per te che sei l’unica con <strong>la</strong><br />
testa, ma sei dall’altra parte anche tu“ “son costretta, dove<br />
vado?” “lo so Elma, anch’io son costretto, al<strong>la</strong> fine si trattava<br />
solo di interessi, ne avete fatto un motivo consacrato e siete<br />
usciti dal sistema anche per me possibile, è entrata <strong>la</strong><br />
sopravvivenza, <strong>la</strong> mia Elma, quello sciagurato… pensa solo che<br />
mio figlio vuole sposare sua figlia, potevamo trovare tutte le<br />
soluzioni, <strong>la</strong> vita ci pensa lei, tutto comunque passerà a loro, ci<br />
ragioni? ora è tardi, sono stato chiamato e rispondo ad altro“<br />
“cosa ci succederà?“ “aspettati di tutto, ora me lo aspetto<br />
anch’io“ “cosa posso fare?“ “dire ad Antonio che non faccia più<br />
niente, come si muove succede solo un altro guaio, tanto non<br />
starà fermo, prova… se ce <strong>la</strong> fai“ “ah, non lo tiene nessuno, non<br />
ha testa” “prova Elma, prova”.<br />
Se non ci fosse stata quel<strong>la</strong> maledizione di Marco e il suo amore,<br />
gli eventi avrebbero seguito un altro corso. Lui l’aveva <strong>la</strong>sciata <strong>la</strong><br />
tonaca per <strong>la</strong> sua maestrina, al tempo, non era capace Marco di<br />
prendersi Anna e andar via, anche se giovane? Le forme, le<br />
apparenze, le partenze.<br />
Per Badoer anche questa scontata vittoria giuridica lo<br />
confermava, era comunque un’assicurazione e doveva essere<br />
sereno almeno quel giorno. Padre e figlio andarono a pranzo<br />
assieme.<br />
“Ettore, non punire Valdemarca, io voglio sposare sua figlia,<br />
continuo a veder<strong>la</strong> quando può, sua madre è d’accordo,<br />
altrimenti resterà per noi una ferita troppo grossa“ “ma perché<br />
non mi dici tu cosa dovrei fare? dillo Marco, dimmi che devo<br />
<strong>la</strong>sciare stare, dimenticare e me ne verranno solo gioie, e invece<br />
216
no, è una vigliaccata infame se <strong>la</strong>scio perdere“ “si può<br />
perdonare“ “Coosa?!...eh no, Dio perdona e io non sono Dio,<br />
dimmi del tuo comodo perdono, sai quanto è comodo perdonare,<br />
quanta meno responsabilità ti prendi perdonando, hanno l’ansia<br />
di perdonare prima ancora di sapere niente, per non essere<br />
costretti neanche a veder<strong>la</strong> <strong>la</strong> realtà, così è del perdonato <strong>la</strong><br />
colpa e loro beati innocenti. La natura, di cui anch’io sono fatto,<br />
per continuare non può perdonare” “noi non siamo natura, siamo<br />
altro“ “queste sono facili difese“ “ io credo che si può diventare…”<br />
“dovevo diventare un canonico, ma non ci credevo, forse per<br />
questo non ho niente di canonico, mi è bastato incontrare tua<br />
madre, il mio più bell’incontro, sapessi quanto è bel<strong>la</strong> ed era… è<br />
per questo sai che ti capisco…ma l’amore, parlo per me, è<br />
incontro di nature prima di tutto. A te non piace che io frequenti<br />
le persone sui bordi, sai possono rive<strong>la</strong>rsi più interessanti di<br />
quelle ferme…centrali, tu sei rispettoso e diventerai un uomo<br />
solido, io sono sospettoso di ogni abitudine, devo fare, cambiare.<br />
I commenti intelligenti che altri faranno, le note all’autore, non<br />
sono per me…un po’ lunga ma ho finito” “vorrei davvero papà<br />
che fosse finita”.<br />
Altre scadenze si avvicinavano, ancora non era riuscito a mettere<br />
assieme tutta <strong>la</strong> somma dovuta, le vendite erano ferme, ma non<br />
se ne preoccupava.<br />
Un pomeriggio tardo, Ettore decise di affrontare <strong>la</strong> vil<strong>la</strong>. I<br />
bambini che abitavano <strong>la</strong> corte, figli dei guardiani, dei bovari,<br />
smisero di spintonarsi e di vociare, quando entrò.<br />
Percorse tutta l’aia di mattoni rossi, <strong>la</strong>vorati a spina e posati in<br />
taglio, gli sembrò un percorso lungo e mai fatto. La sua posizione<br />
lo <strong>la</strong>sciava come scoperto, troppo nudo, per <strong>la</strong> moltitudine che<br />
nascosta guardava.<br />
Il portico prendeva due piani, girò <strong>la</strong> chiave e il portone cedette<br />
sull’androne. Non stava entrando dall’ingresso principale che<br />
apriva sul giardino, ma da quello <strong>la</strong>terale.<br />
Era stizzito di essere così agitato. La luce all’interno proveniva<br />
solo dal<strong>la</strong> semiluna sopra il portone centrale, aprì un balcone ed<br />
entrò il sole dell’estate, di luminosità diversa al tramonto.<br />
217
Nul<strong>la</strong> era cambiato, quello che guardava ora, i muri, gli arredi,<br />
ogni suppellettile spettava a lui, a lui era affidato questo ordine,<br />
e lui il responsabile <strong>la</strong>sciato.<br />
Salì lo scalone, il gran salone delle feste prendeva tutta <strong>la</strong> parte<br />
centrale del primo piano. Non che il Conte avesse dato molte<br />
feste, lui non ne avrebbe date affatto.<br />
Aprì anche dietro verso <strong>la</strong> campagna ed l’aria calda lo avvolse,<br />
accorgendosi solo allora che dentro sentiva freddo, si sedette sul<br />
primo gradino del<strong>la</strong> sca<strong>la</strong>.<br />
Era sua ormai, avrebbe saldato i conti e tutti quegli oggetti se lo<br />
sarebbero preso.<br />
Rimase sul<strong>la</strong> sca<strong>la</strong> alzandosi qualche volta e ritornando a sedersi,<br />
vuoto di pensieri assopito quasi. Provava un senso di passato<br />
pericolo, come se avesse corso il rischio di essere respinto.<br />
Superata l’ accertamento.<br />
Doveva andare, si accinse a chiudere le finestre I ragazzini<br />
vociavano all’esterno e li scorse rincorrersi e scomparire per gli<br />
agguati dietro alle grandi colonne.<br />
Uscì all’aperto, appena lo scorsero i bambini si arrestarono di<br />
nuovo, era lui che passava, era il padrone.<br />
Al posto delle case incendiate del Borghetto, ora vi erano solo<br />
ordinate file di mattoni scrostati, mucchi di tegole e cataste di<br />
travi nuove, rimaste dal taglio del bosco. Ai Bevi<strong>la</strong>cqua Ettore<br />
aveva demandato di seguire i <strong>la</strong>vori dei campi, in quel periodo<br />
facevano loro da fattori nel<strong>la</strong> Tenuta. Iniziava <strong>la</strong> costruzione di<br />
due grandi essiccatoi per il tabacco, c’erano i muratori da<br />
control<strong>la</strong>re.<br />
I contadini non si erano mai illusi che le loro abitazioni bruciate<br />
venissero rifatte, tuttavia <strong>la</strong> definitiva certezza li deluse lo<br />
stesso, tutto avveniva troppo in fretta per assimi<strong>la</strong>re le<br />
trasformazioni.<br />
Durante le lunghe giornate di convalescenza Badoer se lo era<br />
promesso, Valdemarca doveva andarsene da dove abitava.<br />
Passare davanti a quel<strong>la</strong> casa ancora occupata, non lo tollerava<br />
più, adesso che gli Albrigo lo avevano assoldato, sembrava una<br />
218
provocazione che non traslocasse. Anzi i Norbiato dicevano che si<br />
beffava, che avrebbe continuato a fare quello che voleva<br />
Si era trattenuto perché Marco collocava Anna dove l’aveva vista<br />
da sempre, le minacce di sfratto le aveva <strong>la</strong>nciate per una sfida,<br />
ma veder<strong>la</strong> andare via lo avrebbe solo disperato. Già impotente e<br />
lontano da lei, un trasferimento poteva apparirgli intollerabile.<br />
Insisteva, non era d’accordo con <strong>la</strong> prudenza del figlio, rapir<strong>la</strong> a<br />
quel padre sarebbe stato un modo di difender<strong>la</strong>, aveva un figlio<br />
corretto e meticoloso.<br />
Invece il rispetto di Marco per le convenzioni andava scemando,<br />
dopo lo scontro verbale con Valdemarca ne era franato un bel<br />
tratto; Ettore espose il programma preparato e poté organizzare<br />
con un appoggio completo <strong>la</strong> sua parata.<br />
Un vialetto di accesso al<strong>la</strong> vil<strong>la</strong> di Valdemarca collegava <strong>la</strong> via<br />
pubblica al<strong>la</strong> casa tagliando in mezzo un prato stabile con alcuni<br />
arbusti da fiore, c’era poi una strada <strong>la</strong>terale di servizio alle stalle<br />
che finito il prato raggiungeva ancora <strong>la</strong> via pubblica<br />
Un mattino all’alba Pietro Bevi<strong>la</strong>cqua e i fratelli arrivarono con<br />
due aratri, tirati ognuno da quattro buoi, due ragazzi guidavano i<br />
buoi di testa.<br />
Badoer e Marco erano sul calesse vicino al fi<strong>la</strong>re dei pioppi, sotto<br />
il sedile due fucili da caccia. Sergio era stato richiamato da<br />
Rottanova per l’occasione ed era a cavallo vicino al cancello<br />
d’ingresso.<br />
L’ordine era di arare il prato e <strong>la</strong> strada di accesso al<strong>la</strong> vil<strong>la</strong> che<br />
lo tagliava, qualsiasi cosa succedesse.<br />
Aprirono il cancello con una leva e disposero gli aratri agli angoli<br />
opposti del prato stabile. I cani avevano cominciato ad abbaiare,<br />
dal<strong>la</strong> stal<strong>la</strong> uscivano i bovari.<br />
Valdemarca udito il trambusto si affacciò al balcone alto, i bovari<br />
fermi sotto gli gridarono qualcosa e quello “cosa state facendo?“<br />
Pietro era all’aratro. il ragazzo accompagnava i buoi, Amedeo<br />
dall’altro <strong>la</strong>to risposero quasi all’unisono “ariamo“ senza alzare <strong>la</strong><br />
testa dal primo solco “fermatevi, fermatevi subito“<br />
Per risposta Pietro incitò le bestie con <strong>la</strong> voce.<br />
Trascorso qualche minuto Valdemarca era fuori, si fermò davanti<br />
ai buoi di Pietro e prese per <strong>la</strong> museruo<strong>la</strong> che copriva <strong>la</strong> bocca di<br />
219
un bue quello non condotto dal ragazzo, Pietro esortò <strong>la</strong><br />
quadriglia ma un bue iniziò a sbandare frenando gli altri, al<strong>la</strong> fine<br />
il ragazzo riuscì a farli ripartire usando il pungolo.<br />
Valdemarca <strong>la</strong>sciò <strong>la</strong> presa, scappò in casa e tornò fuori con il<br />
fucile da caccia in mano. Sergio, dopo che era uscito <strong>la</strong> prima<br />
volta si era appoggiato ad un pi<strong>la</strong>stro del portico con <strong>la</strong> doppietta<br />
appoggiata al<strong>la</strong> gamba “non alzi il fucile, nessuno lo ha fatto per<br />
ora, aspettiamo solo che lo alzi Valdemarca e le tiriamo addosso,<br />
siamo tanti non faccia niente che è meglio“ “qua succede un<br />
incidente, una disgrazia, qua ci <strong>la</strong>scia <strong>la</strong> pelle qualcuno“ sbraitò<br />
per risposta.<br />
Dai pioppi una voce “Giulio Valdemarca, un pezzo di pelle l’ho già<br />
<strong>la</strong>sciata in una curva che tu sai, lo sto cercando l’incidente, lo<br />
voglio proprio. La strada <strong>la</strong> ariamo, non serve più Va via dal<br />
campo subito e dal<strong>la</strong> casa poi. Se non <strong>la</strong> <strong>la</strong>sci, ti scavo anche un<br />
fossato attorno, <strong>la</strong> raggiungi a guado dopo, va via e non farti più<br />
vedere“.<br />
Sergio adesso imbracciava il fucile e lo teneva a mezzo braccio<br />
puntato a terra, con una mano teneva le canne, si era messo a<br />
gambe <strong>la</strong>rghe minaccioso, ”sta dove sei che è meglio” disse<br />
Valdemarca<br />
“perché se mi avvicino cosa fai?”<br />
Valdemarca indugiò, poi abbassò il fucile “verrà anche <strong>la</strong> tua ora“<br />
“guarda bene…che non venga prima <strong>la</strong> tua“<br />
Borbottò un “maledetto da Dio“ e poi nel girarsi guardò in alto.<br />
Anna era al<strong>la</strong> finestra e con una mano salutava Marco.<br />
C’era, si sarebbe disperata se non fosse stato presente anche lui.<br />
”con te facciamo i conti adesso, ragazzina” disse entrando dal<strong>la</strong><br />
porta.<br />
Marco non poteva sentire, Anna si sbracciava.<br />
Ararono tutto in giornata, scavando un fosso davanti che<br />
impedisse l’accesso al<strong>la</strong> strada anche a piedi, ora si usciva solo<br />
dal<strong>la</strong> strada di servizio dal<strong>la</strong> parte delle stalle.<br />
Anna venne in paese qualche giorno dopo, insieme con sua<br />
madre. Carlotta, angosciata, si confidava con Elisa. Il marito<br />
aveva deciso, dopo quanto successo, di trasferirsi dagli Albrigo<br />
220
“non c’è mai pace, quando finisce questa storia? ho sempre<br />
paura di qualche disgrazia, ma cosa succede? è una guerra”<br />
Marco, imbarazzato dal<strong>la</strong> profusione di <strong>la</strong>crime, volle conso<strong>la</strong>r<strong>la</strong><br />
“Signora, è meglio per tutti se cambiate casa, anche Anna lo<br />
dice, ormai i rapporti sono rotti, meglio lontani, si tratta di<br />
qualche chilometro” “non sono i chilometri” “mamma, è meglio<br />
così per tutti, Marco ha ragione”.<br />
Carlotta al<strong>la</strong> fine si <strong>la</strong>sciò convincere, mostrandosi di essere una<br />
donna pratica, ma per lei, malgrado le parole spese a<br />
tranquillizzar<strong>la</strong>, fu come se si aprisse un’ulteriore strappo.<br />
Marco lo disse ad Anna, si sentiva responsabile delle ultime<br />
decisioni, <strong>la</strong> posizione del padre di Anna era d’ostacolo ai suoi<br />
progetti, voleva che tutto si svolgesse in ordine, ma non era<br />
possibile con i violenti, ed ecco perché aveva pienamente<br />
appoggiato suo padre all’aratura.<br />
Che ci si deve battere e che il desiderio di uno scontro ormai se<br />
lo sentiva salire, se lo tenne dentro, ma lei vedeva nuove<br />
decisioni nei suoi occhi e lo avrebbe strattonato per <strong>la</strong> gioia.<br />
Anna era stata più coraggiosa, d’istinto, l’aveva fatto subito si<br />
era esposta tutta, con una generosità che le riconosceva e lui<br />
faticava a sostenere.<br />
Ettore era partito per Rottanova il giorno prima, Marco lo<br />
raggiunse. Vedendoselo arrivare, Ettore lo salutò sorridente.<br />
“cosa fai qua? ti piace fare il bagno al fiume?“ “no, voglio<br />
par<strong>la</strong>rti“ “che bello, andiamo a cena assieme, intanto vammi a<br />
vedere i <strong>la</strong>vori ai vasconi che è di tua competenza, vogliamo<br />
portare le macchine anche nel <strong>la</strong>to vecchio, per il mais, saremo i<br />
primi“<br />
A sera cenarono a Iso<strong>la</strong>. Ettore si sentiva quasi scrutato da quel<br />
figlio così rigoroso, che da piccolo ti obbligava al<strong>la</strong> risposta e<br />
dovevi corteggiarlo per convincerlo.<br />
“papà, quando ti ho visto… dai Marcadel<strong>la</strong>, mi è cascato il mondo<br />
addosso, rifaresti quello che hai fatto fin qua…per <strong>la</strong> Tenuta?”<br />
“In quel momento ero lo stesso di oggi e prenderei ancora le<br />
stesse decisioni. E’ una stupidità dire se l’avessi saputo sai bene<br />
che non è un mio dire”<br />
221
“ah Ettore…papà, e ti chiedi cosa succederà adesso?“<br />
“Marco, prenderò i miei impegni, tu seguiti Anna come puoi,<br />
porta<strong>la</strong> via se ti è possibile, andate via, lo sto dicendo serio, non<br />
è <strong>la</strong> tua partita e dentro sei solo di …intralcio“ “così ti disturbo?“<br />
“ma no Marco, capisci, non sono più io, sono le cose messe in<br />
moto che si muovono da sole ormai“ “e si possono fermare?, se<br />
si vuole…“ “le tue puoi, forse, ma le mie no, io sono causa e<br />
scopo, tu escine e difendi <strong>la</strong> tua posizione, Anna cara“<br />
“sei tu che ti devi fermare, papà, ed uscirne“<br />
“Marco, guarda che ho i soldi pronti per pagare, hai… abbiamo, è<br />
meglio, fermato il pagamento e… hai detto anche che dovevano<br />
andarsene dal<strong>la</strong> casa…giusto? ma le vuoi o no queste cose e le<br />
loro conseguenze?“. Non arrivò una risposta ad Ettore, ma uno<br />
sguardo che lo riconosceva sì. Fiero di lui.<br />
Stavano quasi abbracciandosi. Tornarono al mulino senza più<br />
par<strong>la</strong>re, i due uomini con i loro pensieri.<br />
Come in ogni paese, gli incontri segreti lo restano per poco.<br />
Quando giunse a Valdemarca che sua figlia si vedeva col moroso<br />
nel negozio di Elisa Badoer, <strong>la</strong> scenata fu tremenda. Offese in<br />
modo insopportabile <strong>la</strong> moglie, assestò due ceffoni ad Anna che<br />
di casa non doveva uscire mai più, stavolta l’avrebbe control<strong>la</strong>ta<br />
lui e licenziò sul momento <strong>la</strong> Zelma, che aveva visto nascere tutti<br />
i figli.<br />
Carlotta fece informare Marco prima del trasloco.<br />
Il mercoledì mattina era giorno di mercato e l’amministratore<br />
andava all’osteria dei mediatori. Marco scese in paese, si mise<br />
all’angolo del<strong>la</strong> piazza e aspettò.<br />
A mezzodì Valdemarca finiva i suoi traffici e si riavviava, lo colse<br />
al<strong>la</strong> fine dello s<strong>la</strong>rgo verso <strong>la</strong> rimessa “devo par<strong>la</strong>rle“ “io no, non<br />
abbiamo niente da dire“ “e invece abbiamo qualcosa da dire“ “io<br />
dico che è meglio che no“ “senta Valdemarca, potrei prendere<br />
Anna e portar<strong>la</strong> via, oggi stesso, ma non voglio incominciare così<br />
<strong>la</strong> mia vita con lei, rovinerebbe anche <strong>la</strong> sua di vita“ “ci provi<br />
caro il mio fanfarone, uguale a suo padre, ci provi e vediamo“<br />
“vuole che glie<strong>la</strong> organizzi vero? in un’ora ho venti uomini<br />
davanti a casa sua… sei una bestia bastarda, hai mandato ad<br />
222
ammazzare mio padre e non ci sei riuscito, pezzo di vigliacco,<br />
perché non provi anche con me“ “cosa hai detto? quel maledetto,<br />
domandalo a lui con chi si è scornato, chi ha truffato e si è<br />
vendicato, come hai il coraggio dire a me questo?“ “a te posso<br />
dire e fare ben altro, tu non tieni nessuno, sei uno capace di<br />
menare le donne vero Valdemarca, prova una volta con un<br />
uomo”<br />
La gente dallo stallo accorreva e stava a sentire, Valdemarca alzò<br />
il bastone da bestiame su Marco che si scansò, gli saltò addosso<br />
e lo alzò per il collo “ti faccio fuori io allora, assassino e<br />
vigliacco“.<br />
Gli altri mediatori intervennero a dividerli, Marco dovettero<br />
tenerlo in quattro, continuava a minacciare “ti ammazzo bestia,<br />
ti ammazzo… provaci ancora a toccare Anna, nel letamaio ti<br />
annego“<br />
Valdemarca a passetti rapidi prese il calesse e si defilò, Marco si<br />
era calmato e fu <strong>la</strong>sciato. Pietro Bevi<strong>la</strong>cqua se lo prese sotto il<br />
braccio “dai Marco, non è questo il posto, <strong>la</strong>scia perdere<br />
quell’indecente, e sempre stato uno scandalo con le donne” e lo<br />
condusse verso un <strong>la</strong>to del<strong>la</strong> piazza per par<strong>la</strong>rgli.<br />
Il fattaccio, successo in piazza, tra due delle persone più<br />
conosciute, fu riportato ovunque.<br />
Ettore pugnò sul tavolo “idiota, davanti a tutti lo ferma, non<br />
poteva travolgerlo sul<strong>la</strong> strada del<strong>la</strong> biscia, cosa pensava di<br />
cavarci, <strong>la</strong> soddisfazione dell’”io gliel’ho detto” in pubblico, il<br />
compiacimento dei perdenti si è tolto, par<strong>la</strong>re e basta… farsi<br />
offendere“<br />
La prima rabbia glielo fece evitare per giorni. Ma quel<strong>la</strong><br />
sceneggiata era comunque un modo maldestro di prender<br />
posizione, Marco doveva avere fatto uno sforzo grande con il<br />
carattere che si trovava.<br />
Si incontravano e scambiavano qualche paro<strong>la</strong> silenziosa, quelle<br />
che non dicono niente e nascondono altro.<br />
Marco voleva spiegarsi e lo invitò per una battuta. Accettò l’invito<br />
del figlio ad andare a caccia insieme, i cani li portava lui.<br />
Ettore non era un appassionato delle levate ad ore insopportabili<br />
e dell’inutile camminar per campi, Marco invece, reso esperto<br />
223
dagli zii sabbionari, era preciso, con le anatre era uno dei bravi.<br />
Partirono poco prima dell’alba per portarsi sotto <strong>la</strong> collina, alle<br />
Selve. Dopo <strong>la</strong> proprietà degli Albrigo, c’era ancora una zona con<br />
piccoli boschi residui e alcuni stagni.<br />
Marco teneva i cani al guinzaglio, si appostarono in attesa. Dopo<br />
un quarto d’ora <strong>la</strong>sciarono i segugi. C’era una prima pista e<br />
Badoer camminava veloce per non perderli nei loro lunghi giri.<br />
Dal<strong>la</strong> macchia si sentì un colpo ed il vecchio cane di Marco tornò<br />
indietro con un muso indagatore.<br />
“chi ha sparato?” “pensavo tu” “no, non io“ “allora c’è un altro<br />
cacciatore“ “proprio qua?” “è possibile“.<br />
Fecero il giro del canneto e videro un altro cane, Marco si fermò<br />
colpito “è il cane di Valdemarca“, e il rispettivo padrone apparve<br />
sul sentiero poco dopo.<br />
I tre uomini erano di fronte, il passaggio stretto. col fucile in<br />
mano. Badoer se lo appoggiò al<strong>la</strong> spal<strong>la</strong>.<br />
“ti assicuro che è un incontro non voluto” e sorrise “nemmeno io<br />
lo cercavo“ rispose l’altro “e perché non parliamo per caso<br />
Valdemarca?” “cosa c’è da dire? niente“ “invece c’è, non cerco un<br />
accordo ad ogni costo, però un compromesso potrebbe convenire<br />
ad entrambi, i fatti stanno prendendo pieghe traverse, sei sicuro<br />
di tenerli tutti in mano?“ “cerca di reggere i tuoi, che ai miei<br />
penso da solo“ “manovri creature responsabili quanto il fango<br />
che pesti, imprevedibili, per cui capaci di ogni gesto” “e tu ti<br />
credi al sicuro?“<br />
Badoer tirò su <strong>la</strong> camicia dai pantaloni “parli di questo?“ “no,<br />
voglio dire che siamo ancora indietro con <strong>la</strong> partita, non è mica<br />
chiusa“ “forse sono io che non capisco o che capisco troppo, è<br />
andata ancora troppo liscia, non riusciremo a control<strong>la</strong>re tutte le<br />
repliche in ballo“ “tu control<strong>la</strong> le tue, <strong>la</strong>sciami passare“ “passare<br />
è un tuo diritto…non sono io che ti blocco <strong>la</strong> strada, guarda che<br />
andiamo verso un falso finale“<br />
Marco aspettò che si allontanasse e redarguì suo padre “ti sei<br />
abbassato a par<strong>la</strong>rgli, perché?“ “spero sempre in qualche residuo<br />
di criterio negli uomini… a volte va indossata <strong>la</strong> maschera più<br />
utile. Comunque non vuole guardare <strong>la</strong> mia faccia, significa cose<br />
in movimento e i giocatori non saremo solo noi “ “ritirati… cedi<br />
224
tutto al Conte Umberto, ci guadagni… un mucchio di soldi, più di<br />
quello che hai pagato, ha <strong>la</strong> banca più grande“ “anche se gli<br />
affari sono solo una messa in scena presa sul serio, il corso non<br />
può essere quello“ “vuoi andare avanti ancora?… ma se lo dici tu<br />
che non si control<strong>la</strong> tutto?“ “le regole ora si svolgono per forza,<br />
chi fa affari bara sempre e i vigliacchi si adattano meglio… sto<br />
provando ad adattarmi…faccio un po’ fatica… troppo lento per<br />
questo gioco… è nuovo per me“<br />
Marco ribatteva senza convinzione, non era d’accordo per un <strong>la</strong>to<br />
ma anche sì per altro, sentiva il padre vicino.<br />
Ettore lo guardò con tenerezza, per l’ingenuità che ancora poteva<br />
permettersi nel difendere il suo mondo<br />
“E’ fatica Marco, lo so” “Papà, <strong>la</strong> situazione dove sono nato mi<br />
andava bene com’era, volevo restasse identica, convincermi di<br />
poter<strong>la</strong> fermare così” “Mi ci è voluto tempo per capirmi, ma sarei<br />
stato come te in piazza”<br />
Si alzò il fagiano che seguivano da una mattina “che bel tiro<br />
Marco, ma era distante”.<br />
UN ALTRO AGGUATO<br />
Erano giorni che andavano avanti e indietro con i cavalli da tiro<br />
al<strong>la</strong> proprietà degli Albrigo. I figli erano già nel<strong>la</strong> nuova casa,<br />
Valdemarca con <strong>la</strong> moglie facevano spo<strong>la</strong> in calesse con gli<br />
oggetti più delicati.<br />
Era quasi sera, avevano finito il trasloco, i due consorti<br />
<strong>la</strong>sciavano <strong>la</strong> casa vuota come mai l’avevano vista. Lui ci era<br />
nato, lei era entrata il giorno delle nozze. Si fermarono sotto il<br />
portico, prima di chiudersi il portone alle spalle. Carlotta si<br />
asciugava le <strong>la</strong>crime e attenta a non farsi udire si chiedeva<br />
perché.<br />
Giulio salì a cassetta “non serve a niente piagnuco<strong>la</strong>re, andiamo<br />
in una più grande e più bel<strong>la</strong>“ “questa era <strong>la</strong> mia e non l’avrei<br />
mai <strong>la</strong>sciata” “dai, sbrigati, va giù il sole“.<br />
Tra i piedi si teneva due grosse borse, una coi documenti, l’altra<br />
con le gioie, il danaro.<br />
La moglie restò girata fino a che il tetto scomparve al<strong>la</strong> vista.<br />
225
Presero <strong>la</strong> strada a ridosso del<strong>la</strong> collina e quando passarono sotto<br />
<strong>la</strong> fattoria dei Marcadel<strong>la</strong>, Carlotta per impulso si voltò a<br />
guardare, Giulio restò duro a fissare <strong>la</strong> strada.<br />
Dopo un tratto dritto, si saliva il montarozzo del Capitello e il<br />
cavallo rallentò al passo.<br />
Furono due colpi di fucile, netti nel silenzio del tramonto<br />
avanzato, poi un terzo colpo, li avvertirono i Bertocco e fino ai<br />
Marcadel<strong>la</strong>. Nessun cacciatore sparava a sera quando le ombre<br />
ormai rendono indistinte le forme, eppure nessuno si mosse.<br />
Il massaro dei Bertocco, che tornava tardi, si vide arrivare contro<br />
il loro cavallo e per poco non gli si schiantava contro.<br />
Domata <strong>la</strong> bestia e assicurata ad uno steccato, il massaro<br />
ripercorse all’indietro il tragitto che doveva aver fatto quel traino.<br />
Li trovò per terra. I corpi erano lontani uno dall’altro, il cavallo<br />
imbizzarrito li aveva persi per strada, continuando a correre.<br />
Corse al<strong>la</strong> casa più vicina dai Bertocco ad avvertire, a chiedere<br />
aiuto. Uscirono tutti dal<strong>la</strong> casa ed andarono a vedere l’accaduto<br />
condotti dal massaro.<br />
Valdemarca era caduto subito, forse già morto, appena sopra <strong>la</strong><br />
salita dove con probabilità avevano sparato e, l’avevano preso in<br />
pieno sul collo staccandogliene tutto il pezzo anteriore, da molto<br />
vicino pareva, lei era stata sbalzata molto più avanti, era ancora<br />
viva, le lesioni gravi se l’era procurate anche roto<strong>la</strong>ndo giù nel<strong>la</strong><br />
scarpata. Li trasportarono al<strong>la</strong> fattoria sul carro del fieno e<br />
mandarono a chiamare il dottore e i gendarmi.<br />
Lei riuscì a pronunciare qualche paro<strong>la</strong>, compresero Anna…<br />
Marco…Marco. Poi più nul<strong>la</strong> e senza che si accorgessero spirò.<br />
Il dottore arrivò a constatare che erano morti.<br />
L’indomani le salme furono portate nel<strong>la</strong> casa degli Albrigo, dove<br />
c’erano Anna, sua sorel<strong>la</strong> Eugenia, il piccolo Giacomo.<br />
Venne allestita <strong>la</strong> camera ardente nel<strong>la</strong> sa<strong>la</strong> del<strong>la</strong> nuova casa, il<br />
primo evento dopo il trasloco.<br />
Al funerale venne gente da tutti i paesi vicini, calcata fuori dal<strong>la</strong><br />
chiesa fino a mezza piazza.<br />
Era un delitto coi titoli sui giornali, <strong>la</strong> gendarmeria con i<br />
questurini speciali giunti dal<strong>la</strong> città, iniziò a convocare decine di<br />
persone.<br />
226
Badoer fu tra i primi, ma si trovava a Rottanova quel<strong>la</strong> sera,<br />
molto lontano. Lo interrogarono a lungo sui suoi rapporti d’affari,<br />
sul suo ferimento, ma non sussistevano motivazioni al fermo, era<br />
di certo lontano al momento del delitto e nessuna possibilità per<br />
ora di collegarlo.<br />
Quindi fu convocato Marco.<br />
Alcuni contadini, più di uno in punti diversi, l’avevano visto a<br />
cavallo esattamente a quell’ora sul<strong>la</strong> stessa strada mentre<br />
andava in un senso e l’avevano visto anche ritornare. Diede<br />
spiegazioni senza alcun riscontro di possibili testimonianze, non<br />
aveva par<strong>la</strong>to con nessuno in quell’uscita a cavallo<br />
In vari potevano testimoniare l’aggressione del signor<br />
amministratore in piazza e <strong>la</strong> recente minaccia di morte,<br />
l’avevano tenuto in quattro, <strong>la</strong> signora Valdemarca fece il suo<br />
nome in punto di morte e fu l’ultima paro<strong>la</strong> che pronunciò.<br />
Fu trattenuto al<strong>la</strong> gendarmeria e rinchiuso in una cel<strong>la</strong>.<br />
Marco sapeva che i genitori di Anna erano occupati al<strong>la</strong> vecchia<br />
abitazione, avrebbe potuto veder<strong>la</strong>, sicuro del<strong>la</strong> loro assenza.<br />
La fattoria degli Albrigo <strong>la</strong> conosceva appena. Cintata da mura<br />
alte, sperava si facesse vivo qualcuno ad aprire il cancello, aveva<br />
atteso, ma niente da fare, aveva intravisto il fratello di<br />
Valdemarca e non poteva farsi cacciare, si faceva tardi ed era<br />
ritornato indietro. Nell’andata aveva fatto <strong>la</strong> strada più diretta,<br />
ma a sera per non rischiare di incontrarli aveva allungato per <strong>la</strong><br />
collina che proprio gli uccisi avevano percorso chissà perché al<br />
ritorno. Anche questo elemento giocava a suo sfavore, perché<br />
fare quel<strong>la</strong> strada più lunga al ritorno, <strong>la</strong> spiegazione ovvia<br />
perché li stava seguendo.<br />
Era sul luogo del delitto, coi motivi per compierlo.<br />
Andando a caccia, <strong>la</strong> doppietta poteva essere quel<strong>la</strong> sua o di suo<br />
padre, entrambe avevano sparato da poco, i pallini di misura<br />
uguale a quelle estratti dai morti.<br />
Anna venne portata in caserma in uno stato penoso, subito dopo<br />
il fermo caute<strong>la</strong>tivo di Marco.<br />
La interrogarono minuziosamente. Non aveva visto Marco quel<br />
giorno o al tramonto, lo confermò. Per il giudice inquirente era<br />
fredda nei riguardi del padre appena morto. Nel<strong>la</strong> foga di<br />
227
difendere Marco, si discostava troppo dall’immagine del<strong>la</strong> figlia<br />
affranta. Lo difendeva come se non fosse successa quell’infamia,<br />
avrebbe dato <strong>la</strong> vita per lui e purtroppo l’aveva detto al giudice.<br />
Cadde in contraddizioni talmente palesi, da non dovere essere<br />
considerate, ma par<strong>la</strong>va a poliziotti, non a luminari, se mai ci<br />
fossero.<br />
La storia estratta dal caos prendeva <strong>la</strong> sua forma, perdendone<br />
un’altra.<br />
Ad Anna <strong>la</strong> notizia dell’arresto fu riferita dal<strong>la</strong> zia, che veniva ad<br />
assisterli. Accusavano Marco di aver ucciso i suoi genitori.<br />
Restò immobile, il suo tempo si era fermato.<br />
Dal<strong>la</strong> caserma il prigioniero fu condotto in città col carro ferrato<br />
ed i gendarmi a cavallo dietro, una fi<strong>la</strong> di persone si riversò in<br />
strada a vedere.<br />
Ettore aspettò fuori del paese, se lo vide passare davanti e seguì<br />
<strong>la</strong> carretta da lontano fino al<strong>la</strong> prigione di Castello. Quando le<br />
porte si chiusero restò a guardare ancora, poi girò il cavallo.<br />
Era ammutolito dentro come se i pensieri non si palesassero,<br />
ronzava qualcosa senza intelletto, con stupore si sentiva nel<strong>la</strong><br />
testa le fi<strong>la</strong>strocche dei bambini.<br />
Si recò il giorno stesso dell’arresto dall’avvocato Labroca perchè<br />
assumesse <strong>la</strong> difesa di Marco. Questo parlò con Badoer a lungo,<br />
fin nelle minuzie dei rapporti intercorsi, soffermandosi sul suo<br />
ferimento; su questo punto Badoer divagava. Chi attende si<br />
aspetta movimenti, petizioni, inchieste. L’avvocato invece<br />
avrebbe seguito i tempi rituali, non quelli urgenti del<strong>la</strong> vita di<br />
Marco. Era <strong>la</strong> prassi del suo <strong>la</strong>voro e Badoer avrebbe voluto non<br />
saperlo.<br />
Labroca incontrò Marco in carcere per preparare <strong>la</strong> difesa, poi<br />
richiamò nel suo ufficio Badoer.<br />
Control<strong>la</strong>ndosi al meglio, Ettore domandò che ricostruzione<br />
fornisse Marco, ma l’avvocato fu vago, trincerandosi dietro scuse<br />
ed ovvietà, poi si giustificò che era meglio non influenzarlo. Il<br />
tono era sostenuto, ogni frase ce<strong>la</strong>va un’insinuazione, il metodo<br />
del<strong>la</strong> legge che incana<strong>la</strong> e smorza.<br />
Ettore capì che nel<strong>la</strong> testa di Labroca suo figlio non era già più un<br />
indagato, ma un accusato di doppio omicidio volontario<br />
228
premeditato. Non poteva più fornire altri supporti al<strong>la</strong> versione<br />
del legale e omise tutta una parte di sua conoscenza, evitando di<br />
accennare a possibili indiziati. Non era l’avvocato coi suoi libri,<br />
che poteva fare qualcosa.<br />
L’avvocato indagava sui rapporti con Sergio Bevi<strong>la</strong>cqua e aveva<br />
bisogno di par<strong>la</strong>rgli. Ettore rispose che l’avrebbe inviato da lui a<br />
breve.<br />
Lui sapeva già dov’era Sergio <strong>la</strong> sera del delitto, ma<br />
quell’avvocato indagatore poteva essere influenzato, meglio<br />
conoscere le sue linee di ricerca, prima di farlo par<strong>la</strong>re con<br />
Sergio. Quel giorno il giovane si trovava al<strong>la</strong> Tenuta, infatti<br />
Ettore seguiva il mulino di Rottanova da solo e l’aveva fatto<br />
partire al suo arrivo due giorni prima.<br />
Ettore cominciò a collegare le mezze frasi del presuntuoso<br />
Labroca ed ebbe <strong>la</strong> sensazione di veder delinearsi una trama, che<br />
cercava spicce conferme.<br />
Cosa avrebbe dato per sentire i racconti di Marco all’avvocato,<br />
chiese un incontro con suo figlio in carcere, d’altronde lo<br />
aspettava dal primo colloquio. Con le indagini ancora aperte non<br />
era possibile e si sarebbe andati dritti all’udienza, sperando dopo<br />
di farselo accordare dal giudice.<br />
Avevano incarcerato Marco in una cel<strong>la</strong> da solo, spacciando il<br />
gesto come una partico<strong>la</strong>re concessione dei primi giorni, in realtà<br />
si era interessato il Conte in persona.<br />
Per Marco <strong>la</strong> cel<strong>la</strong> da solo era una combinazione accettabile, è<br />
tutto proporzionale al contesto il vivere.<br />
Nell’altro braccio dell’edificio si muoveva un mondo dimenticato.<br />
Non voleva vedere nessuno, era enorme quello di cui<br />
l’accusavano e <strong>la</strong> solitudine gli pareva <strong>la</strong> condizione più normale.<br />
Abbattuto, non poteva credere che stesse in piedi un’accusa del<br />
genere, ancora non conosceva alcun estremo come in media ogni<br />
uomo.<br />
Cercava di produrre pensieri, in quel silenzio, che almeno<br />
indicassero spiegazioni, domandarsi chi era stato gli dava rumore<br />
assordante e il fragore del<strong>la</strong> risposta lo stordiva di più.<br />
Congiungendo tutte le schegge degli avvenimenti a lui noti, si<br />
arrivava ad un disegno che appariva intero.<br />
229
Chi aveva gli interessi, l’aveva già promesso chiaro e lo sconforto<br />
sopravveniva su ogni ricerca.<br />
Quel giorno aveva scorto Sergio dal passo, dai vestiti e dal<strong>la</strong><br />
statura molto appartato quasi si nascondesse, faceva <strong>la</strong> strada<br />
bassa, quindi non per andare dai Marcadel<strong>la</strong>. E Sergio aveva<br />
visto lui andare verso <strong>la</strong> casa di Anna.<br />
Se continuava per logica, Marco si doveva chiedere chi c’era<br />
dietro a Sergio e al solo pensarlo gli si apriva un baratro sotto.<br />
I discorsi di suo padre non restituivano dubbi.<br />
Se incolpava Sergio, le motivazioni da fornire ce le aveva, ma<br />
suo padre veniva subito dopo. Se Marco non riferiva tutto quello<br />
che poteva tirarlo fuori di lì, si prendeva l’ergastolo.<br />
Labroca aveva intuito che copriva qualcuno e lo martel<strong>la</strong>va su<br />
suo padre e su chi ci <strong>la</strong>vorava assieme.<br />
Marco accennò al<strong>la</strong> scomparsa di Augusto al mulino, ad un<br />
colloquio con Sergio dopo il ferimento di suo padre. L’avvocato<br />
ane<strong>la</strong>va ad altri collegamenti, ma non riusciva a vederne.<br />
Un dubbio su tutti gli altri perseguitava Marco, i tempi.<br />
Perché ucciderlo ora, quando <strong>la</strong> Tenuta non era ancora intestata<br />
a lui, o era solo una domanda <strong>la</strong>terale di nessun conto?<br />
Per suo padre andare a tempo era un’ossessione, al<strong>la</strong> fretta non<br />
cedeva mai. E poi fino a che <strong>la</strong> recita non finisce, non si toccano<br />
gli attori. No, niente si tirava, tutte le corde si sfi<strong>la</strong>cciavano nelle<br />
sue mani.<br />
Era stravolto, come poteva accusare suo padre? Suo padre non<br />
poteva voler questo, non era lui.<br />
Forse Sergio, di testa sua, seguendo una provocazione di suo<br />
padre, aveva precorso il momento.<br />
E Anna, che disastri accadevano in lei, cosa sarà di Anna, chi le<br />
parlerà, si sentiva uno sciagurato, qualsiasi strada ora avesse<br />
preso.<br />
Glielo disse suo padre di portar<strong>la</strong> via, di protegger<strong>la</strong>.<br />
E lui aveva pensato al<strong>la</strong> forma, al<strong>la</strong> carriera danneggiata se si<br />
sposava in quel modo, aveva pensato alle apparenze.<br />
Quegli amici imbalsamati che aveva gli consigliavano l’attesa.<br />
230
Ora gli erano chiare le parole di Ettore, senza decidere sono gli<br />
imprevisti che decidono a caso e nell’insieme si combinano per<br />
te.<br />
Ettore aveva dato una somma di denaro al becchino ed al<br />
sacrestano perché corressero con una vettura di piazza ad<br />
avvertirlo, se Anna si recava in chiesa o al cimitero.<br />
Cercò anche con dolcezza di convincere sua moglie a portarle un<br />
messaggio, ma Elisa era troppo disperata, non reggeva<br />
quell’incontro.<br />
Al<strong>la</strong> commemorazione dell’ottavo giorno era certo sarebbero stati<br />
presenti tutti al<strong>la</strong> messa. In paese si fermò al caffè in piazza<br />
grande, nello stallo il <strong>la</strong>ndò degli zii di Anna. Se si fosse<br />
avvicinato quel giorno, succedeva una scenata.<br />
Allora appostò Luigi, un ragazzetto dei Bevi<strong>la</strong>cqua, con l’asino,<br />
mattina e sera davanti a casa Albrigo. Una mattina Anna uscì con<br />
sua zia e Eugenia, Luigi partì all’andatura più veloce che quel<strong>la</strong><br />
bestia permetteva e riuscì a trovare Badoer agli essiccatoi.<br />
Badoer giunse al cimitero, quando anche il becchino usciva di<br />
corsa per avvisarlo.<br />
Anna, inginocchiata sul<strong>la</strong> tomba, continuava ad aggiustare i fiori.<br />
Badoer in angolo aspettava, poi lei si girò e <strong>la</strong> raggiunse. Sua zia<br />
si parò davanti, a denti stretti sibilò che si vergognasse, avesse<br />
almeno rispetto del posto, se non lo aveva per loro.<br />
Anna <strong>la</strong> scostò “mi dica signor Badoer”<br />
“Anna, ti parlerò solo questa volta e mai più se vuoi, posso dirti<br />
qualcosa che forse ti renderà più tollerabile vivere, ascoltami“<br />
“vieni via Anna, non ascoltare questi…, vieni dai“ “mi dica, <strong>la</strong><br />
ascolto“<br />
“vorrei par<strong>la</strong>rti da solo, Anna“ “<strong>la</strong>scialo perdere, muoviti, vieni<br />
via“ “per favore zia, va’ avanti, te lo chiedo, <strong>la</strong>sciami so<strong>la</strong>“.<br />
Anna andò con Ettore verso <strong>la</strong> mura del cimitero, mentre sua zia<br />
corse fuori a cercare il sostegno del conduttore del<strong>la</strong> carrozza.<br />
Eugenia si era scostata per non ascoltare.<br />
“Anna devo dirtelo in fretta, non oso par<strong>la</strong>rti del tuo dolore, so<br />
che hai una tempesta in te, Marco non ha fatto niente, lo so con<br />
assoluta certezza, …quello che lo ha commesso, forse…lo<br />
231
conosco, lo porterò in giudizio… come potrò, ma lo devo portare<br />
vivo… capiscimi, devi aspettare anche tu, con quello che hai<br />
dentro, e Marco in carcere. Credimi per te e per Marco. Quel<br />
giorno ero a Rottanova, se mi accusassi non reggerebbe e Marco<br />
resterebbe dentro, potrei solo raggiungerlo dicendo bugie, ma<br />
non servirebbe a niente. Anna… avrò fatto mosse discutibili, ma<br />
non li ho mandati io…nemmeno provocati, sono libero da questa<br />
colpa….Marco quel<strong>la</strong> sera cercava di entrare da te, sapendoti<br />
so<strong>la</strong>, per quello lo hanno visto là attorno. Non dire a nessuno<br />
quello che ti ho detto, altrimenti Marco resta per sempre in<br />
prigione e tu a credere che non è stato lui. Se ti chiedono cosa ti<br />
ho confidato, di’ che non posso crederlo colpevole, solo questo.<br />
So chi è, ma se parli, non lo troverò più. Anna pensa a questo,<br />
forse ti sarà meno difficile resuscitare… tu non hai un’ombra di<br />
colpa… dall’amore non viene il male… mai, tu e Marco siete degli<br />
innocenti“ “è tutto troppo grande per me quello che è<br />
successo…cerco di farmene una ragione, come posso, ma non ho<br />
questa forza, non <strong>la</strong> trovo” “Anna… farei tutto perché non fosse a<br />
voi questo… <strong>la</strong> mia vita? in questo istante, ecco<strong>la</strong>, ma devo<br />
tirarvi fuori… devo Anna, devo”<br />
Arrivava timido e lento il fiaccheraio, forzato dal<strong>la</strong> zia, Badoer<br />
non voleva rappresentazioni, lo scansò senza guardare nessuno,<br />
il fiaccheraio non ebbe il tempo di togliersi il cappello.<br />
Avrebbero tenuto <strong>la</strong> prima udienza entro un mese, stavano<br />
raccogliendo le deposizioni di chi lo vide sul posto incriminato.<br />
Uno l’aveva visto fuggire al galoppo poco dopo gli spari.<br />
I testimoni, l’accusa doveva solo affi<strong>la</strong>rseli.<br />
Ettore era solo e da solo doveva muoversi.<br />
Andò al<strong>la</strong> vil<strong>la</strong>, passò l’aia a grandi passi ed entrò in casa dal<br />
portale del<strong>la</strong> facciata principale, spa<strong>la</strong>ncò tutte le finestre, anche<br />
le piccole quadre del<strong>la</strong> grande soffitta con le travature di nave<br />
rovesciata, vuota come una chiesa. Lì si fermò.<br />
Se voleva trovare <strong>la</strong> forza, doveva fare tutto come se questo non<br />
ci fosse, nessuna idea fissa porta ad altro che a se stessa, si<br />
guardava indietro e pensava che il passato è un pavimento ed il<br />
232
futuro una parete, ed era alta quel muro, non ne vedeva <strong>la</strong><br />
sommità.<br />
Si volse quasi di scatto dall’incantamento, doveva continuare con<br />
le sue faccende di tutti i giorni, perché queste lo avrebbero<br />
soccorso, avrebbero appianato il tempo che non passava con glia<br />
altri pensieri, ed iniziò subito.<br />
C’era da occuparsi del tetto del teatro, ormai sul punto di<br />
crol<strong>la</strong>re. Inutile continuare a pregare santi che non fanno<br />
miracoli, cioè il prete, non ci fosse <strong>la</strong> banda per lui forse era<br />
meglio, <strong>la</strong> musica è sempre colpevole. Scese da un a scaletta ed<br />
entrò, passando dal<strong>la</strong> porta a volta, nei magazzini.<br />
Decise di portare <strong>la</strong> banda a fare le prove al<strong>la</strong> Tenuta, proprio in<br />
quei magazzini al piano alto del<strong>la</strong> Vil<strong>la</strong>, era un buon posto, chissà<br />
che acustica aveva quel<strong>la</strong> cattedrale.<br />
In quel teatro malconcio era stato come suonare all’aperto, in<br />
vil<strong>la</strong> avrebbero suonato tutti al meglio. Poteva provare quel<strong>la</strong><br />
lunga marcia funebre, sempre rimandata, non avrebbe saputo<br />
dire perché gli era venuta subito quell’idea.<br />
Da qualche ora, vagava al buio del<strong>la</strong> vil<strong>la</strong>; guardava il giardino<br />
dal bovindo nelle stanze del Conte; scese dal piano nobile in<br />
cucina, per procurarsi una <strong>la</strong>mpada a petrolio, salì alle altre<br />
camere. Il brusio del mondo era svanito e i pensieri andati,<br />
senza rumore.<br />
Dal secondo piano una porta quasi segreta introduceva ai<br />
magazzini alti appena visitati. Erano percorribili senza<br />
interruzione per tre <strong>la</strong>ti del perimetro del<strong>la</strong> corte, lunghi, deserti,<br />
vuoti, qualche mucchio di sacchi, qualche arruffata matassa di<br />
spago, cataste di pali e di stanghette per il tabacco da seccare.<br />
Alzò <strong>la</strong> <strong>la</strong>mpada sul rosone di mattoni al<strong>la</strong> fine del primo tratto.<br />
Da fuori i contadini seguivano <strong>la</strong> luce che gettava bagliori in<br />
cortile, rego<strong>la</strong>re coi passi del portatore. Immobili nessuno<br />
fiatava. Ettore ritornò dabbasso e uscì in un giardino pieno di<br />
grilli.<br />
Un bambino vergognoso e malfermo si avvicinò ai gradini “mio<br />
padre…ha detto se vuole chiudiamo noi i balconi“ “digli che<br />
chiudano tutto, saluta tuo padre, ciao“.<br />
233
Tra tutto quello che succedeva c’erano dunque i compiti di tutti i<br />
giorni, ma <strong>la</strong> volontà di dirigere si era smorzata.<br />
Era entrata nel<strong>la</strong> partita <strong>la</strong> morte e da qualche tempo Ettore<br />
pensava al<strong>la</strong> sua.<br />
Discusse con Sergio del suo <strong>la</strong>voro, forse era il momento per lui<br />
di staccarsi e mettersi in proprio.<br />
Niente stava mai fermo, gli Albrigo erano di nuovo a cercare un<br />
fattore con urgenza, se lui si fosse presentato lo avrebbero di<br />
certo assunto, non avevano nessuno e conoscevano poco <strong>la</strong><br />
zona.<br />
Sergio, confuso per l’invito, esitava, pur sapendo che non<br />
intendeva sbarazzarsi di lui, anzi, aveva necessità di lui.<br />
“Sergio forse mi aiuti di più se sei dagli Albrigo, non è lontano.<br />
Inoltre là…non importa, va, presentati subito, è un buon posto,<br />
non ti capiterà più così vicino“<br />
Sergio ne convenne, scambiate alcune informazioni si <strong>la</strong>sciarono.<br />
Ancora ad indirizzare gli altri, mai <strong>la</strong> pratica gli era apparsa così<br />
vuota e astratta<br />
Il giorno seguente Sergio si presentò al<strong>la</strong> proprietà degli Albrigo.<br />
Lo ricevette un vecchio, che aveva sempre <strong>la</strong>vorato in banca,<br />
collocato lì in forma frettolosa per l’emergenza, tanto sulle spine,<br />
quanto breve fu il tempo che gli dedicò. In campagna non ci<br />
voleva proprio restare “pericolosa <strong>la</strong> situazione, pericolosa, io<br />
son qua provvisorio, solo per fare un piacere”<br />
Accolse subito <strong>la</strong> proposta e passò per scontata l’accettazione dei<br />
suoi mandanti “benché in prova, fino a che non decidono loro”<br />
come specificò più volte.<br />
Erano arrivate le notizie anche a Rottanova, si fissava Badoer per<br />
cogliere il volto di chi ha un figlio in carcere.<br />
Affi<strong>la</strong>to, più scarno, ma indifferente come se non lo riguardasse,<br />
certo deluse gli spettatori di strada e rafforzò l’idea di non essere<br />
un uomo comune, quindi normale. Il dolore non lo <strong>la</strong>sciava salire<br />
al viso mai.<br />
Passò <strong>la</strong> giornata con Carminati. L’amico indossava <strong>la</strong> faccia<br />
neutra degli affari, bocca stretta e gli occhi puntati, Ettore gli fu<br />
riconoscente.<br />
234
“allora Adriano <strong>la</strong> compri, deciso?“ “certo se lo vuoi lo faccio“<br />
“aprono <strong>la</strong> successione questa settimana e non ti conoscono,<br />
vogliono togliersi questa rogna di torno, Nalon non vedrà l’ora di<br />
fare un atto privo di strascichi e i fratelli di guadagnare qualche<br />
lira, vedrai che buoni si dimostreranno con gli orfani, verranno<br />
fuori tutti i conti del<strong>la</strong> serva“ “vado da Nalon per primo“ “no, va’<br />
direttamente da Anselmo Valdemarca, è lui che ha già preso in<br />
mano le cose, così vedrai l’uomo“ “chi more <strong>la</strong>ssa e chi vive se <strong>la</strong><br />
passa, come sempre“ “sì,…digli che ti interessa <strong>la</strong> terra dei<br />
Martinoia, che sai delle cambiali e vuoi rilevarle per acquistare<br />
tu, con <strong>la</strong> faccia funebre ti dirà che se ne incarica lui per i figli di<br />
suo fratello, che qualcuno dovrà pur pensare ai poveri orfani.<br />
Appena <strong>la</strong> mol<strong>la</strong> di <strong>la</strong>gnarsi, gli dici che, in via riservata, per il<br />
suo disturbo, sei disposto a pagargli più del<strong>la</strong> somma iscritta<br />
sul<strong>la</strong> proprietà, vedrai che te le dà le cambiali e, senza aspettare<br />
l’apertura del<strong>la</strong> successione, ti cede l’ipoteca, con Nalon<br />
d’accordo, vedrai“<br />
“quanto pago di più?“ “tu me lo chiedi che me lo puoi insegnare?<br />
dai Carminati, prendi queste disgraziate miserie e paga, per i<br />
soldi…” “<strong>la</strong>scia i soldi Ettore, ne parliamo dopo“<br />
Ora che Sergio era dagli Albrigo, assunto per un anno di prova<br />
come fattore, Ettore lo vedeva spesso, si par<strong>la</strong>vano di tutto,<br />
fuorché di Marco. Non lo nominava mai, con nessuno.<br />
Sergio riportava ad Ettore quanto succedeva, tutto sembrava<br />
sempre uguale. Gli chiedeva come stavano le ragazze “cerca di<br />
sapere le proposte arrivate dai parenti, specialmente dal caro zio<br />
Anselmo, bisogna difendere Anna, Eugenia e il piccolo da quel<strong>la</strong><br />
vecchia faina basabanchi”.<br />
Sergio non aveva bisogno di spinte o di inviti per par<strong>la</strong>re con<br />
loro, discretamente e senza <strong>la</strong> zia. Avrebbe voluto poter<br />
provvedere a quegli sguardi smarriti, era diventato un uomo<br />
grande con pensieri grandi.<br />
La casa occupata dai figli di Valdemarca spettava al fattore, ma<br />
gli Albrigo avevano permesso ad Anna e i suoi fratelli di restare,<br />
fino a che lei si fosse trovata un altro posto, senza alcuna fretta.<br />
235
La signora Albrigo, ora che si doveva instal<strong>la</strong>re Sergio, venne<br />
apposta per affrontare <strong>la</strong> questione “comprendo <strong>la</strong><br />
disgrazia…quei poveri ragazzi, ma è lei, signor Sergio, che per<br />
consuetudine e per contratto ha diritto ad abitare qui”<br />
“signora, io abito in pratica ai confini dei vostri terreni, per il mio<br />
<strong>la</strong>voro sarà più che sufficiente continuare a disporre del<strong>la</strong> cascina<br />
sul fondo per usar<strong>la</strong> come ufficio” “Come? non pensate di<br />
trasferirvi nel<strong>la</strong> casa?” “Considerate che già <strong>la</strong> abiti, rispondo io<br />
del<strong>la</strong> sua occupazione con voi…con <strong>la</strong> proprietà, qualsiasi cosa<br />
succeda”<br />
La signora Albrigo considerò il ragazzo per <strong>la</strong> prima volta, alto,<br />
con le brache in velluto, gli stivali e <strong>la</strong> giacca al<strong>la</strong> cacciatora.<br />
“Siete amico… del<strong>la</strong> famiglia… delle sorelle?” “Siamo cresciuti<br />
nel<strong>la</strong> stessa azienda, certo io sono più vecchio, ma ci conosciamo<br />
da ragazzi” “come volete, abbiamo già tanti problemi con questo<br />
fondo”<br />
Sbrigativa nelle consegne e sollevata dallo scambio, <strong>la</strong> signora<br />
volle ripartire subito, per tornare alle solite preoccupazioni di<br />
sempre.<br />
Sergio uscì in corte a cercare il vetturino e si sentì chiamare,<br />
Giacomo gli correva incontro, “Sergio, mi porti con te in<br />
campagna?” “Dopo, se vado ai Guazzi prendo il biroccio così<br />
andiamo assieme”<br />
Eugenia scendeva dalle scale “Buongiorno Sergio, come stai?”,<br />
“Sempre bene, <strong>la</strong> facciamo andare bene”<br />
“Accomodati, Sergio, vieni dentro” l’invito era di Anna.<br />
Sergio in quel<strong>la</strong> casa aveva quasi pudore ad entrare.<br />
“C’é un argomento che dobbiamo trattare, Anna…” lei lo<br />
interruppe “Sergio ne dovevamo par<strong>la</strong>re noi, lo so, ma sai con<br />
tutto… pensavamo al<strong>la</strong> casa dei genitori di mia madre, dobbiamo<br />
trasferirci in paese, è questione di tempo”<br />
Sergio si alzò in piedi “Non se ne par<strong>la</strong> nemmeno, questa è <strong>la</strong><br />
casa che potete abitare, io non ne ho bisogno, non è il momento<br />
di pensare a trasferimenti, avete tutti i vostri mobili qui”<br />
“Ma Sergio” lo bloccò Eugenia ”dovremo prendere una decisione,<br />
qui non possiamo restare”<br />
236
“Sì che potete, come se ci fossi io qui” Sergio arrossiva,<br />
ingarbugliandosi in spiegazioni che implicavano Giacomo, <strong>la</strong> sua<br />
tenera età, l’autunno che arrivava e <strong>la</strong> prossima stagione fredda.<br />
Convennero di evitare traslochi per il momento.<br />
Quando Sergio salutò, Eugenia gli porse <strong>la</strong> mano con un grazie<br />
luminoso. Uscendo, sbatté sullo stipite, con Giacomo appeso per<br />
<strong>la</strong> manica.<br />
Quando Sergio al mattino passava il volto del cancello a cavallo,<br />
rallentava per poter scorgere Eugenia in qualche posto.<br />
Gli bastava veder<strong>la</strong> da una finestra o anche mai in tutta <strong>la</strong><br />
giornata. Lei era là e lui le passava vicino.<br />
Incapace di sve<strong>la</strong>rsi in quei tempi difficili da affrontare, teneva<br />
nascosta <strong>la</strong> sua gioia anche a sé.<br />
A volte capitava che le par<strong>la</strong>va, poche parole. Sergio mostrava i<br />
suoi pensieri sempre in modo così deciso, che Eugenia sorrideva,<br />
se lo permetteva, erano i suoi primi sorrisi.<br />
Un giorno ad un breve discorso di lei, Sergio aggiunse “devi darti<br />
il permesso di sperare ancora, Eugenia“.<br />
Sentire il suo nome le fece piacere da arrossire. Poi si prese in<br />
braccio Giacomo, che girava lì intorno.<br />
Anna intanto raccattava tutta <strong>la</strong> forza per fare da mamma a tutti,<br />
sorda ai suoi pensieri troppo pesanti, non era il momento ora di<br />
perdersi in indagini, c’era sua sorel<strong>la</strong> ed il piccolo da proteggere.<br />
Anna dovette obbligare Eugenia a riprendere <strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> in città,<br />
doveva uscire e continuare <strong>la</strong> sua vita.<br />
Quanto successo non era contenibile, riuscivano a tirare avanti<br />
solo negandoselo “Eugenia se vai a scuo<strong>la</strong> mi aiuti, non sai<br />
quanto, forse io lo perdo l’anno…ma tu no. E aiutami a distrarre<br />
il piccolo Giacomo, ti prego, fal<strong>la</strong> diventare <strong>la</strong> tua missione”<br />
Un giorno osarono andare col calesse in paese, le due ragazze<br />
sole col fratellino a fare spese, sotto il biasimo esplicito del<strong>la</strong> zia<br />
e lo sguardo dei passanti.<br />
“E’ <strong>la</strong> prima curiosità, Eugenia, passerà, non dobbiamo diventare<br />
delle recluse o quelle del<strong>la</strong> disgrazia” “Anna non so come fai,<br />
dove lo trovi tutto questo coraggio?” “E tu che mi segui allora?”<br />
“è lo sguardo di Giacomo, è così buono” “Ma non è in castigo,<br />
Eugenia, guai se ci fa pena”<br />
237
Anselmo Valdemarca al<strong>la</strong> proposta di Carminati si riservò di<br />
decidere. Eppure di tirare al rialzo non ci aveva pensato prima,<br />
che si fosse sbagliato a considerare robaccia <strong>la</strong> terra dei<br />
Martinoia? Si era informato in seguito, un mediatore di quel<br />
calibro non comprava mica così se no.<br />
Carminato si tradì, venti<strong>la</strong>ndo l’intenzione di farne tabacco, e<br />
Anselmo rise fra sé delle spese che quell’incauto avrebbe<br />
sostenuto su un terreno avaro.<br />
Visto che solo lui poteva sbarazzarsi di una campagna malmessa,<br />
recuperando tutti i soldi iscritti ai nipoti, voleva trattenere<br />
giustamente per sé il sovrapprezzo spuntato, non gran cosa con<br />
uno come Carminati, ma sempre una somma che faceva piacere<br />
“eh sì, signor Anselmo, un sacrificio ha fatto”.<br />
Nalon si prestò, con vari giri di preliminari, a datare il tutto<br />
anteriormente al<strong>la</strong> morte, per sottrarli a tasse e problemi di<br />
successione. Non era prassi comune, ma ogni notaio aveva le<br />
“pagine bianche”, ovvio che tal rischio andava remunerato.<br />
In due settimane Carminati consegnò a Ettore l’ipoteca e le<br />
cambiali dei Martinoia, chiese se doveva firmargli le girate degli<br />
stessi.<br />
“cosa ne farai ora?“ “sai che non lo so bene? spero che queste<br />
miserie mi ri<strong>la</strong>scino il segreto del loro destinatario… ho qualcosa<br />
in mano, meglio che niente per incominciare un’altra partita. Se<br />
fallisco questa mossa Adriano, sarà grave, non so…faresti andare<br />
in galera un altro al posto di tuo figlio…e tu dietro?“ “Ettore, non<br />
so e ringrazio i santi che non ci sono in mezzo, a volte pensando<br />
a Marco non dormo come te“ “ci vediamo Adriano, al mulino“<br />
“quando dovrò cominciare a muovermi …di là?“ “adesso vediamo<br />
come girano le faccende, a volte indicano da sole, te lo dico<br />
quando è il momento… tienile tu queste carte.. tutta roba da<br />
dare ai topi“<br />
Sergio se l’era chiesto e richiesto, non voleva sbagliare, ma da<br />
adesso in poi voleva farlo di testa sua, senza consigli.<br />
Adesso che c’era il processo, “l’unica campana che suonava” in<br />
casa era lo zio Anselmo e lo udiva metter giù le notizie dal<strong>la</strong> città<br />
238
come i ferri nelle ferite delle due sorelle. Quel<strong>la</strong> merda secca si<br />
opponeva senza successo a che uscissero in paese, col pretesto<br />
del<strong>la</strong> “disgrazia”, e guardava a Sergio con sospetto.<br />
Era quasi finito il mercoledì di mercato e gli ambu<strong>la</strong>nti<br />
sbaraccavano, incassando <strong>la</strong> mercanzia esposta e smontando i<br />
banchi. Anna, Eugenia e Giacomo erano arrivati, condotti dal<br />
bovaro.<br />
Nonostante <strong>la</strong> piazza fosse tutta occupata, lo zio Anselmo con <strong>la</strong><br />
moglie videro i nipoti “anche il giorno di mercato si fan vedere in<br />
giro?” e di fretta li raggiunsero all’angolo dove i banchi erano<br />
ancora allestiti.<br />
Incurante del<strong>la</strong> paternale dello zio, Giacomo vide Sergio davanti<br />
all’osteria centrale “Sergio, Sergio!”. Si staccò dalle sorelle e gli<br />
corse incontro, come in fattoria aveva <strong>la</strong> mania di stargli<br />
appiccicato.<br />
Anselmo impose che lo richiamassero indietro “perché?” era<br />
Eugenia “perché non sta bene che un bambino vada così… dove<br />
vuole” “E’ sempre con Sergio, se lo porta ovunque” “Come? voi<br />
non avete testa, dove ce l’avete il buon senso?” “perché? un<br />
bambino non può salutare il suo amico?” “amico di chi? Ma siete<br />
stolte? lo dicevo che non dovevate uscire, è una cosa senza<br />
decenza” Eugenia prevenne <strong>la</strong> sorel<strong>la</strong> maggiore, le premeva di<br />
par<strong>la</strong>re “Anna è già maggiorenne ed io tra poco, Giacomo va<br />
dove vogliamo noi e adesso va così”<br />
Sergio si avvicinava con Giacomo, gli aveva comperato una<br />
racoeta, quelle di legno per battere marzo e Giacomo <strong>la</strong> girava<br />
con tutta <strong>la</strong> forza.<br />
“Le pare il momento di dare al bambino un arnese del genere? io<br />
mi vergognerei al suo posto” “Io mi vergognerei al posto di<br />
qualche altro, signor Anselmo” “Come si permette? cosa dice?”<br />
“quello che ho detto, il mio non è un posto da vergognarsi”<br />
Si creò un mutismo, Eugenia guardò Sergio, compiaciuta “meglio<br />
tacere, credo, per rispetto a quanto è successo” “Cosa c’entra?”<br />
“Sappiamo bene cosa c’entra, io e lei” “me lo dica allora se lo<br />
sappiamo bene, sono qua”<br />
Anselmo non volle proseguire e si tirò via il braccio del<strong>la</strong> moglie<br />
”Andiamo a casa, dai”<br />
239
“Sergio <strong>la</strong>sci stare, ne abbiamo già tutti a sufficienza” “Anna, non<br />
volevo certo litigare” “L’abbiamo capito Sergio, grazie comunque,<br />
ma non sono momenti, vero Eugenia?” “non sono mai i momenti,<br />
ma a me va bene lo stesso”<br />
“Giacomo, vieni?” “Lo accompagno a casa io,… se mi permettete”<br />
azzardò Sergio un po’ bloccato “va bene…non fate tardi” “vi<br />
seguiamo subito”.<br />
Se lo portò via con sé “Giacomo, adesso devi girar<strong>la</strong> finché <strong>la</strong><br />
consumi, te ne compro un’altra se si rompe”<br />
IL PROCESSO<br />
L’udienza era prossima, Elisa voleva essere in au<strong>la</strong>, ma Ettore<br />
con fatica <strong>la</strong> convinse di no, Marco doveva “sentirsi libero di<br />
muoversi” e serrò i denti sotto lo sguardo di lei, “scusa Elisa, ma<br />
se ti vede si agita, <strong>la</strong> tua presenza lo intralcia” “starò a casa<br />
pregare”.<br />
L’avvocato Labroca convocò ancora Badoer, per approfondire le<br />
commistioni con Sergio e il suo interesse a far scomparire<br />
Valdemarca dagli affari.<br />
In tribunale lo voleva al<strong>la</strong> sbarra, <strong>la</strong> deposizione era solo formale,<br />
non sarebbe passata agli atti, in quanto invalida per parente<strong>la</strong>.<br />
“lei era il migliore in diritto quando studiava teologia, ci<br />
comprendiamo bene, domani ci sarà uno scontro con l’accusa…<br />
tutto fumus, altro è bene non sappia, ci sono sempre gli accordi,<br />
è superfluo dirglielo…nessun intervento da parte sua, nessuna<br />
rimostranza” “non intervengo neanche quando dovrei”.<br />
Quel<strong>la</strong> mattina l’au<strong>la</strong> era gremita, i gendarmi allontanarono dal<br />
corridoio chi non riusciva ad entrare e voleva restare fuori<br />
comunque, per cercare di ascoltare.<br />
Sergio era seduto accanto a Ettore.<br />
Il procuratore del re in persona, non un sostituto, sostenne<br />
l’accusa, partendo ad esporre i gravi precedenti, le inchieste sul<strong>la</strong><br />
lite in piazza, le minacce a casa delle vittime per chiare questioni<br />
di interesse. Eppure <strong>la</strong> “efferata esecuzione” coinvolse anche <strong>la</strong><br />
moglie, Carlotta Valdemarca, che lo teneva come un figlio,<br />
permettendogli di vedere Anna, contro <strong>la</strong> volontà del marito.<br />
240
L’ora e <strong>la</strong> dinamica dell’agguato furono ricostruiti in modo<br />
preciso, l’arma poteva essere uno dei fucili trovati a casa sua. Un<br />
gendarme, cosa nuova per un simile processo, confermò che le<br />
canne non erano state ancora pulite.<br />
Sul<strong>la</strong> strada degli omicidi, le guardie avevano trovato molte<br />
impronte di ferri da cavallo, essendo un mezzo per i contadini<br />
assai raro, mai utilizzato, l’unico visto in zona esattamente a<br />
quell’ora era lui.<br />
I testimoni giurarono punto per punto <strong>la</strong> lungaggine del<br />
procuratore, tutte le ricerche convergevano, <strong>la</strong> “terribile<br />
scelleratezza“ era stata commessa da Marco Badoer.<br />
L’accusato negava il crimine e osava non rimettersi ad una,<br />
improbabile, benevolenza del<strong>la</strong> corte.<br />
Il professore Labroca, assistito da due colleghi, iniziò a sua volta<br />
dimostrando che tutte le prove portate dall’accusa erano<br />
indiziarie. Confutò ore e riscontri, contestando ogni affermazione<br />
dell’accusa “punto su punto”. La forza del<strong>la</strong> difesa era basata<br />
sull’assoluta mancanza di movente, quelli addotti erano<br />
insignificanti, anzi risibili motivazioni, e Labroca confuse i<br />
testimoni fino ad essere richiamato dal giudice.<br />
Marco avrebbe atteso che il padre di Anna acconsentisse al<br />
matrimonio. Data appunto <strong>la</strong> complicità del<strong>la</strong> madre, aveva<br />
l’opportunità di sposar<strong>la</strong> in segreto, eppure <strong>la</strong> sua onestà lo<br />
costrinse all’attesa dell’approvazione.<br />
Marco era un ingegnere, uno stimato professionista, <strong>la</strong> sua<br />
irreprensibilità fu avvalorata da testimoni.<br />
Si trovava sul posto del fatale incidente, perché, assenti i<br />
genitori, avrebbe potuto incontrare Anna nel<strong>la</strong> nuova casa. Un<br />
merciaio locale lo vide girare attorno al<strong>la</strong> proprietà Albrigo.<br />
Incapparono in una debolezza: ad Anna era stato proibito di<br />
vedere Marco in quel periodo, questo esasperò i toni in casa,<br />
tanto che lei chiese a Marco di non cercar<strong>la</strong>.<br />
Il partico<strong>la</strong>re non fu tra<strong>la</strong>sciato dall’accusa.<br />
Con <strong>la</strong> solennità di cui sapeva circondarsi, Labroca si addentrò<br />
minuziosamente nei rapporti economici tra Giulio Valdemarca e<br />
Ettore Badoer.<br />
241
Ogni passaggio dell’avvocato delineava abilmente Badoer, come<br />
uno scultore cava dal<strong>la</strong> pietra <strong>la</strong> sua figura. Ne uscì un<br />
condottiero armato, farne un ispiratore di delitti sarebbe stato un<br />
danno.<br />
Badoer era uomo chiaro, preveggente, senza macchia, occupato<br />
a riparare le innumerevoli malefatte di Giulio Valdemarca.<br />
Ebbene l’uomo assassinato aveva commesso una lunghissima<br />
serie di illeciti, era un grassatore di strada maestra negli affari,<br />
pronto ad ogni opportunità, <strong>la</strong> perfidia fatta persona con una<br />
intelligenza fuori del comune, dedito al<strong>la</strong> rovina di chi incontrava,<br />
poteva portare quanti testimoni volevano per accusarlo di usura.<br />
La lista dei suoi nemici era lunga, gente messa da lui su una<br />
strada con nul<strong>la</strong> più da perdere. Ognuno di loro, roso da rancore<br />
mortale, poteva spingersi al<strong>la</strong> vendetta.<br />
Marco ad occhi spa<strong>la</strong>ncati seguiva <strong>la</strong> bufera scatenata a sua<br />
difesa, ogni partico<strong>la</strong>re, da lui raccontato all’avvocato, era<br />
interpretato stravolto.<br />
Poi apparve <strong>la</strong> luce di scena e si diresse su Sergio.<br />
Il giovane, già menzionato a fianco di Badoer era presente<br />
all’incendio del Fontego, presente al<strong>la</strong> scomparsa del mugnaio<br />
Augusto Mattiazzo, aveva minacciato di morte Valdemarca in<br />
casa sua senza timore“ solo per il gusto dell’affronto”.<br />
Infine, testimoni ocu<strong>la</strong>ri l’avevano visto <strong>la</strong> sera del delitto nei<br />
pressi di casa Marcadel<strong>la</strong> e il suo assistito l’aveva incontrato a<br />
cavallo, un sacco in spal<strong>la</strong>, dentro poteva esserci il fucile, ed altri<br />
indizi continui su modi e metodi di un giovane che dipinto come<br />
uno scapestrato, poteva avere molti interessi implicati.<br />
Tutte le scene sfumavano sui bordi e perdevano di consistenza<br />
appena dipinte, in au<strong>la</strong> serpeggiava disapprovazione e molti<br />
pensavano “cosa vuol dire? non ha importanza, ognuno di noi<br />
poteva essere al suo posto”.<br />
Labroca par<strong>la</strong>va ai giudici non al<strong>la</strong> p<strong>la</strong>tea, aveva imboccato e<br />
stavano abbeverandosi al<strong>la</strong> sua fonte. Si erse e interpellò con lo<br />
sguardo il presidente del<strong>la</strong> corte, quando additò Sergio<br />
“quell’uomo potrebbe conoscere il tremendo segreto, a lui e non<br />
a Marco Badoer chiedete, io vi dico che Sergio Bevi<strong>la</strong>cqua, sa chi<br />
è il mandante e sa chi è l’assassino“.<br />
242
Sergio saltò sul<strong>la</strong> sedia, guardò l’avvocato e poi in giro e al<strong>la</strong> fine<br />
implorò con gli occhi Badoer a suo fianco. Marco si era messo le<br />
mani sul<strong>la</strong> faccia, in bocca all’avvocato le sue interpretazioni<br />
erano state deformate.<br />
Badoer era opaco, le rughe stirate, <strong>la</strong> mascel<strong>la</strong> tesa, troppo<br />
anche per lui. Respirava cercando di non assumere quel sorriso<br />
sbagliato, che sapeva sempre avergli nociuto, ma non sentiva il<br />
momento solenne, era solo farsa per le bestie che ascoltavano e<br />
temeva trasparisse il disprezzo dal suo viso. Biascicò a Sergio “è<br />
solo un merdaio di voci”.<br />
Il procuratore e Labroca par<strong>la</strong>vano al banco del<strong>la</strong> corte<br />
sottovoce, poi il giudice decise di ritirarsi per consultarsi con i<br />
due magistrati a <strong>la</strong>to.<br />
La corte rientrò quasi subito e lesse un dispositivo da eseguirsi<br />
immediatamente. Badoer capì allora che si trattava di una<br />
decisione precotta, il suo avvocato aveva raggiunto ancora prima<br />
dell’udienza un accordo con il pubblico ministero.<br />
Marco Badoer restava in carcere, Sergio veniva arrestato in au<strong>la</strong><br />
per concorso in omicidio.<br />
Su Ettore Badoer si disponevano ulteriori accertamenti, perché<br />
inquisito a piede libero come possibile mandante.<br />
Questo quanto ottenuto dall’accusa, questo il primo<br />
compromesso del<strong>la</strong> Corte con <strong>la</strong> difesa.<br />
La seduta era tolta e rinviata a data da comunicare.<br />
Badoer capì i due gendarmi che si erano avvicinati a <strong>la</strong>to all’inizio<br />
dell’udienza e perché Sergio fosse stato convocato come<br />
testimone ed invece non interrogato in au<strong>la</strong>.<br />
A suo figlio e a Sergio stringevano i ferri ai polsi. Entrambi lo<br />
guardavano, erano occhi che non aveva mai visto, erano persi.<br />
Prima che il giudice rientrasse, aveva avuto il tempo di dire a<br />
Sergio “nega tutto, nega sempre tutto, anche l’evidenza, è <strong>la</strong><br />
confessione l’unica prova di un tribunale, il resto sono ipotesi,<br />
nega e basta su ogni argomento, non hai fatto niente e non dare<br />
partico<strong>la</strong>ri, solo sì o no. Tu sai che so chi è e non l’ho mandato<br />
io, fatti capace ed aspro Sergio, vorrei dirlo a Marco…. se puoi,<br />
digli che uscirete tutti e due, sul<strong>la</strong> mia vita uscirete, pensate solo<br />
a questo“<br />
243
Labroca lo raggiunse nel corridoio “signor Badoer, due accusati<br />
significa nessun accusato, due colpevoli nessuna condanna, era<br />
l’unica strada, il compromesso con l’accusa per l’arresto del<br />
signor Bevi<strong>la</strong>cqua era indispensabile, lei lo capisce…ci sono due<br />
morti, tempo al tempo, tutto si cheta e si risolve vedrà”.<br />
Ettore non l’aveva mai guardato in faccia, pensava senza una<br />
paro<strong>la</strong> guardando fuori del<strong>la</strong> finestra “<strong>la</strong>voro da sensali e<br />
mezzani, tu l’hai fatto, avrai il tuo scambio”<br />
Ettore fu trattenuto per le formalità dell’inchiesta tutta <strong>la</strong><br />
giornata al pa<strong>la</strong>zzo di giustizia.<br />
Rimase solo verso il tardo pomeriggio e in quel<strong>la</strong> solitudine gli<br />
cadde addosso tutto e quello che lo attendeva.<br />
Entrò con il calesse nel cortile dei Bevi<strong>la</strong>cqua, guardò il portico,<br />
sembravano stessero tutti come sull’attenti.<br />
Scese, un ragazzo gli prese le redini, fece alcuni passi sul<br />
selciato, si avvicinò a Pietro e lo portò sotto braccio verso il<br />
pozzo.<br />
La madre si mise il grembiule sul viso e corse in casa.<br />
Pietro ascoltava, fissando il nero di quel buco sul<strong>la</strong> terra.<br />
“Sì Pietro, sono tutti e due assieme ora, adesso li hanno tutti e<br />
due,” “Le disgrazie si chiamano, cosa facciamo?” “Non bisogna<br />
perderci, glielo dobbiamo, nessuna disperazione, Pietro” “E’ dura<br />
Badoer, non so come guardare in faccia sua madre” “Non hanno<br />
fatto niente Pietro, diglielo, lo faremo saltare fuori chi è stato,<br />
fosse l’ultima cosa che faccio, te lo prometto” “Chi è?” “Tempo al<br />
tempo Pietro”<br />
Partì il giorno dopo per Rottanova e si portò Giuseppe, il più<br />
vecchio dei ragazzi Bevi<strong>la</strong>cqua, perché gli seguisse il mulino.<br />
Giuseppe era un taciturno, solido e sospettoso. Non fece una<br />
paro<strong>la</strong> su suo fratello, cose troppo grandi.<br />
In treno rivedeva il processo. Essere al posto di suo figlio, lo<br />
avrebbe voluto prima, ed ora anche di Sergio.<br />
L’uomo, che batteva gli operai con due sacchi da mezzo quintale<br />
in spal<strong>la</strong>, respirava corto, Carminati si preoccupò “Devi mol<strong>la</strong>re<br />
un po’, Ettore, altrimenti vai sotto”<br />
244
Ettore ripeté ogni fase del processo, come se l’amico non fosse<br />
stato presente in au<strong>la</strong>.<br />
”Carminati, è il momento di cominciare quanto preparato… coi<br />
musicanti che abbiamo“ “sì, ma non è il momento di farsi carico<br />
di quello che non si può portare, datti tregua altrimenti non ci<br />
possiamo muovere” “è dura stavolta”, aveva sempre il respiro<br />
mozzo.<br />
La Società di Macinazione si era ancora interessata al mulino, ma<br />
trovava alto il prezzo, allo iutificio era poco interessata<br />
“di’ loro che tengo lo iutificio e tolgo 100.000 lire, vedrai che<br />
allora lo iutificio gli interessa di colpo ma il prezzo resta sempre<br />
alto, aspettiamo Adriano, non ho più fretta… di niente, i soldi li<br />
ho quasi raccolti tutti dalle altre vendite e dal<strong>la</strong> boaria dei<br />
sabbionari“.<br />
Il mezzogiorno seguente Carminati era nel cortile dei Martinoia.<br />
Nessuno lo conosceva o l’aveva mai visto in quei posti fuori<br />
mano.<br />
Si presentò ad Elma cortese come sapeva compiacere le donne,<br />
anche le sospettose. Attese Antonio che era fuori, conversando<br />
del raccolto e del<strong>la</strong> campagna. Arrivato il capo famiglia,<br />
comunicò che Valdemarca gli ebbe a cedere le loro cambiali<br />
prima di morire, l’ipoteca sul<strong>la</strong> loro proprietà, il preliminare di<br />
vendita e <strong>la</strong> procura irrevocabile. Spiegò che quest’ultimi<br />
documenti necessitavano di conferma dal tribunale, dato che il<br />
dante causa era morto, mentre cambiali ed ipoteca erano validi<br />
da subito.<br />
Ammise di essere stato costretto a questo magro scambio,<br />
avendo lui prestato all’amministratore 850.000 lire, ma <strong>la</strong><br />
restituzione slittava sempre, fino a che, a parziale garanzia,<br />
accettò quei titoli di credito. Poi purtroppo era accaduto<br />
l’incidente, così ora si trovava solo con quelle carte in mano.<br />
Voleva sentire da loro cosa fare, ovviamente dopo che avessero<br />
control<strong>la</strong>to <strong>la</strong> legittimità del<strong>la</strong> richiesta.<br />
Sapeva che i suoi interlocutori afferravano poco niente, ma il<br />
modo formale e quel seguito giuridico conferiva importanza a<br />
loro e a lui. Par<strong>la</strong>va con comprensione per loro, e distacco per i<br />
soldi.<br />
245
Elma e Antonio, confusi dal<strong>la</strong> domanda, caddero da un altro<br />
luogo e lo pregarono di ripetere. Rispiegò più confidenziale, come<br />
a scusarsi lui di non essere chiaro.<br />
Antonio aveva detto ad Elma che <strong>la</strong> morte opportuna di<br />
Valdemarca, per i tempi lunghi delle eredità e quel che ne<br />
seguiva, li avrebbe tenuti al riparo a tempo indefinito, nel<strong>la</strong> sua<br />
testa, per sempre, “una fortuna ‘sta disgrazia, continuava a<br />
ripeterle”.<br />
Sapeva che se un defunto <strong>la</strong>sciava titoli di credito, l’esigibilità<br />
aveva da percorrersi i tribunali.<br />
Ora un Valdemarca nuovo gli par<strong>la</strong>va davanti, per giunta libero<br />
da vecchi vincoli.<br />
Carminati li indirizzò dal notaio Nalon a control<strong>la</strong>re le<br />
corrispondenze di quanto detto sui documenti in custodia.<br />
“ci crediamo, non serve per ora, siamo punto e a capo“ mormorò<br />
Elma, anche per lei ricominciava un altro calvario.<br />
Con fare disinteressato e fiducioso del<strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione, il loro<br />
nuovo tutore aspettava risposta “cosa fare…eh? È una<br />
paro<strong>la</strong>…cosa si può fare?“ bofonchiava Antonio, ripetendosi <strong>la</strong><br />
domanda.<br />
“voi mi dovete dire cosa posso fare“ “e cosa vuole che le diciamo<br />
noi? aspettare…vedere se salta fuori qualcosa”<br />
”e cosa? ditemi voi cosa? cosa dice lei Elma?“ “cosa vuole che le<br />
dica…che ora non possiamo pagare“<br />
“ ecco…ecco … questi sono i fatti… non possiamo…ora”<br />
“ ma dove sono finiti quei soldi secondo voi?“ continuava<br />
Carminati<br />
“quel bandito di Badoer se li è presi, lui ne ha approfittato“<br />
Antonio l’aveva detto, saltando su dal<strong>la</strong> sedia.<br />
“come Badoer, cosa vuol dire?” si fece interessato Carminati.<br />
Antonio spiegò a modo suo, con fantasia da marionette di sagra<br />
paesana, come erano andati i fatti.<br />
Ne sortiva che lui era stato raggirato da Valdemarca e da<br />
Badoer, d’accordo tra loro a fingersi nemici appunto per<br />
rovinarlo, ma il più bandito era Badoer. Dovevano avere fatto<br />
tante infamie al<strong>la</strong> povera gente, che qualcuno gliel’aveva fatta<br />
pagare “due coltel<strong>la</strong>te se le è prese almeno”<br />
246
Carminati non conosceva Badoer, ne par<strong>la</strong>vano in giro, ma<br />
dicevano anche di un certo Sergio, un nome così gli sembrava,<br />
che lo aiutava. I due stettero zitti.<br />
Dell’udienza di due giorni prima i Martinoia non avevano ancora<br />
notizia e Carminati narrò a riguardo vaghe informazioni riferite.<br />
Elma concentrata sugli episodi, Antonio asseriva con <strong>la</strong> testa.<br />
Carminati allora iniziò il compatimento.<br />
“e così è quel <strong>la</strong>dro che ha rubato i soldi al suo socio Valdemarca<br />
e quindi a me, a saperle le cose… chi l’avrebbe mai detto, è<br />
chiaro che voi non avete colpa, siete stati chiamati in mezzo e ci<br />
siete cascati come ragazzi“ “e che potevamo fare? mi dica lei”<br />
“ma certo, come agnelli vi hanno portato al macello… brutta<br />
storia” “brutta storia? ma non viviamo più, non si può così” “e<br />
cosa facciamo di questi documenti ora? … non ho fretta, vedremo<br />
insieme …una soluzione…ditemi voi”<br />
Non par<strong>la</strong>vano più “beh, aspettiamo, se ho delle nuove verrò da<br />
voi, forse…mi trasferisco ora che ho <strong>la</strong>sciato alcune attività, gli<br />
Albrigo cercano un fattore, potrei prendere io il posto di<br />
Valdemarca, vedremo“<br />
Terminò così <strong>la</strong> prima visita.<br />
Il sabato dopo Carminati era al mercato del Pi<strong>la</strong>stro “un posto da<br />
pidocchi”. Antonio Martinoia restò sorpreso vedendolo, si<br />
conoscevano solo da qualche giorno, immaginò una nuova<br />
disgrazia.<br />
Carminati parlò affabile e generico del bestiame, attento a non<br />
varcare il limite di troppa cordialità, oltre cui ogni contadino<br />
sospetta che vogliano qualcosa da lui. Semplicemente non<br />
sapeva di quali venditori fidarsi e chiedeva un amichevole<br />
consiglio all’esperienza di Antonio.<br />
Il procuratore, a conferma dell’arresto avvenuto, depositò le<br />
motivazioni dell’accusa a Sergio con i commenti finali, che<br />
confermavano i gravi sospetti. Per le circostanze rilevanti ed<br />
altro fu mantenuto Marco in detenzione con le medesime accuse;<br />
entrambi avevano interessi diretti e complicità nel commettere<br />
l’atto criminale.<br />
A Badoer, ancora indagato, proibivano di incontrarli.<br />
247
Una nuova frattura si apriva in lui, non trovava più di che<br />
chiuder<strong>la</strong>, era intollerabile quel presente, e senza senso davanti<br />
a lui.<br />
Il fare doveva imporselo come fine, cercava di essere sempre<br />
occupato, protetto dal <strong>la</strong>voro agli essiccatoi, al mulino, allo<br />
iutificio, in cava, al canale dai sabbionari. Solo così accettava<br />
paziente che il tempo producesse gli avvenimenti preparati.<br />
Pietro Bevi<strong>la</strong>cqua dirigeva ora <strong>la</strong> campagna ed erano spesso<br />
assieme. Dei tosi non si par<strong>la</strong>va mai.<br />
Quel<strong>la</strong> sera Pietro, addossato con una mano al<strong>la</strong> colonna del<br />
portico di centro, guardava <strong>la</strong> campagna ed il sole che<br />
tramontava. “sentivo che sarebbe capitato qualcosa al toso, non<br />
so perché e non credo agli annunci, <strong>la</strong> Gemma mi aveva detto <strong>la</strong><br />
solita cosa del<strong>la</strong> coniglia che si è mangiata i piccoli, porta<br />
disgrazia dice, lo pativo da quando proprio quel giorno Sergio era<br />
da quelle parti, me lo ha detto lui il giorno dopo, tranquillo, io<br />
no.”<br />
Sembrava stesse sostenendo quel pi<strong>la</strong>stro, aveva aperto l’altro<br />
braccio, crocefisso dall’ annuncio<br />
“Pietro, guardami in faccia Pietro, guardami. Sergio l’ho tenuto a<br />
battesimo, a cresima, sai chi è Sergio per me, e mi sento morto<br />
più che <strong>la</strong> prima volta e non voglio confronti, mi hanno tagliato le<br />
gambe Pietro, ma ho ancora le braccia, verranno fuori tutti e due<br />
Pietro, non ci sono sacrifici che non farò, qualsiasi è poco,<br />
poco…mi è poca <strong>la</strong> vita in questo momento”<br />
Pietro si era seduto sull’anello di base del<strong>la</strong> colonna e si era<br />
preso il volto con le mani “e mio figlio, è come avessi solo lui, è<br />
mio figlio” “è anche mio figlio Pietro”<br />
Un uomo venne a cercare Badoer, quand’erano al cantiere del<br />
Fontego, con un biglietto del Conte Lanfranco Capovil<strong>la</strong>.<br />
Lesse, accovacciato su un mucchio di mattoni, se un’altra<br />
disgrazia si notificasse. Il Conte lo invitava in città.<br />
Sembravano personaggi di tanti anni addietro, del tempo di suo<br />
padre o solo raccontati.<br />
Strinse <strong>la</strong> carta…se Stefano non fosse saltato, se <strong>la</strong> Tenuta fosse<br />
rimasta con l’ordine antico che da sempre l’aveva condotta.<br />
248
Quel<strong>la</strong> terra chiedeva di restare uguale, un luogo compiuto dove<br />
anche <strong>la</strong> sua presenza si situava certa.<br />
Appena possibile andò in città. Passò davanti alle mura delle<br />
prigioni, lui era là. Anche Sergio, se lo dovette aggiungere.<br />
I tempi appagati dall’immobilità <strong>la</strong>sciavano il posto ai pali dei<br />
<strong>la</strong>mpioni e ai tram. La compiaciuta inerzia dei campi non<br />
l’amava, ma quelle strade così diverse muovevano ancora<br />
cambiamenti “basta, basta”.<br />
Il Conte lo ricevette con familiarità “cosa mi racconti Badoer?<br />
anzi ti racconto io una storia che magari sai già“ “sentiamo<strong>la</strong><br />
signor Conte ” “ci sono uomini che dicono sempre no, vivendo<br />
per contrapposizione, ci sono quelli che si appoggiano sul già<br />
fatto, ci sono uomini che costruiscono, molto pochi e responsabili<br />
di tutti gli altri, se non ci fossero loro…tu Badoer sei uno che fa”<br />
“ma ho fatto male forse… me lo domando ora, visto cosa è<br />
successo a voler fare”<br />
“quel<strong>la</strong> terra ma<strong>la</strong>ugurata ha portato via mio figlio… e ora altri,<br />
dimmi qualcosa Badoer, quando ho saputo che tu avevi preso <strong>la</strong><br />
Tenuta, era come se mi aspettassi un’altra sciagura” “signor<br />
Conte, non è <strong>la</strong> terra, sono gli uomini, angusti, avvilenti, anche<br />
contro i loro interessi, non è <strong>la</strong> terra“ “conosco Marco da<br />
bambino, lo vedevo sempre, come possono…Marco? tutte eresie<br />
e allora segue Sergio, no, no, non è così, sanno che non è così e<br />
sono agli scambi“ “Marco è un sacrificio, sono io che ho fatto<br />
tutto, nemmeno Sergio c’entra“ “no, non sei stato tu, è un altro,<br />
uno che non voleva venire fuori, uno forzato da questi<br />
mutamenti “ “signor Conte, se è uno obbligato non è nessuno,<br />
solo una pietra che si è staccata, ma altri avevano battuto <strong>la</strong><br />
roccia “<br />
“ah, Badoer… ma chi è? non te lo sto chiedendo, penso solo a<br />
voce alta. Cosa pensi di fare? Ho sentito il procuratore, è nostro<br />
parente, l’abbiamo a cena spesso…però prenderebbero<br />
Sergio…calcando sulle minacce di quando gli araste davanti<br />
casa… con Valdemarca ci andò quasi alle mani ed era armato…è<br />
poco, ma sufficiente, hanno avuto da Anna tutta <strong>la</strong><br />
descrizione…da Anna…poveri figli. Non sarebbe ergastolo, no,<br />
249
vent’anni, e al secondo grado non starà in piedi l’accusa, lo<br />
assolvono…vedrai che si fa al massimo due anni“<br />
“neanche Sergio ha fatto niente… sarebbe un’opera criminale<br />
peggiore di quel<strong>la</strong> successa, non potrei più guardare mio<br />
figlio…non potrei più vivere…io dovrei pagare…non loro”<br />
“questo è un fondo oltre al quale non si va“ “questo è un fondo<br />
signor Conte? no, devono uscire tutti e due…a qualsiasi costo”<br />
“ma se non hai fatto niente… cosa vuoi dirmi? tu in carcere?<br />
dovrai anche intestarti ora… e tuo figlio cosa fa con te in carcere?<br />
sarebbe forse vita, per uno come lui?”.<br />
Restarono in silenzio.<br />
“signor Conte, nessuno dei due tosi deve essere<br />
sacrificato…aspettiamo”<br />
“mi permetta signor Badoer, diamoci distanza, penso a tante<br />
cose che non ho mai pensato, ho un desiderio di sapere, non è<br />
una curiosità, me <strong>la</strong> permette? <strong>la</strong> riguarda”<br />
“mi dica signor Conte, se lo so, posso farglielo sapere” “lei voleva<br />
diventare prete, davvero voleva?” “no, non lo volevo, era una<br />
strada per star lontano dall’obbligo. Vede, da giovane in giro<br />
c’era solo da <strong>la</strong>vorare, dovevo rendere, dovevo produrre, non mi<br />
sono mai sentito una rendita” “E dopo?” “Dopo sono sempre<br />
stato un’uscita, ora glielo dico, è <strong>la</strong> vita una perdita” “No<br />
Badoer…ma, non so, ma non sei una perdita” “Grazie del<strong>la</strong><br />
fiducia, è una lotta, contro di me per primo”<br />
“Badoer…torna ancora…è meglio par<strong>la</strong>re, pensa al<strong>la</strong> proposta che<br />
ti hanno fatto in qualche modo è una proposta, pensaci con<br />
calma e torna” “<strong>la</strong> saluto signor Conte, ritornerò“<br />
Il mattino d’estate era vuoto di luce, si nascose col cappello.<br />
Sotto il portico dei Bevi<strong>la</strong>cqua trovò Mattia “Pittura”, che di casa<br />
in casa andava a rinfrescare <strong>la</strong> tinta alle immagini sacre sui muri<br />
interni dei portici sopra gli ingressi coperti. Davanti ai santini si<br />
recitava il rosario di gruppo a maggio o si pregava per il raccolto<br />
quando minacciava grandine.<br />
Stava aggiungendo un bordo nuovo al Sant’Antonio sopra <strong>la</strong><br />
porta.<br />
250
Pietro lo aspettava per sapere del<strong>la</strong> causa “oggi in città ti ho<br />
trovato un uomo di legge, il prof. Alessandro Ghiraldo, è uno<br />
importante”<br />
Badoer si chiedeva come Pietro potesse fidarsi di lui, quando un<br />
figlio colpevole eliminava l’altro.<br />
La madre di Sergio spostava gli occhi, mai attenti come i gatti,<br />
per non essere troppo attorno agli uomini e ai loro affari.<br />
Ma spasimava per carpire notizie, aveva chiamato a posta<br />
Mattia, per fare una picco<strong>la</strong> offerta all’immagine e per far recitare<br />
il rosario al<strong>la</strong> famiglia inginocchiata, tutte le sere dovevano.<br />
Ettore spiegò <strong>la</strong> possibile linea del<strong>la</strong> difesa per Sergio.<br />
Pietro era l’uomo più forte del<strong>la</strong> Tenuta, lo chiamavano “sata”<br />
per <strong>la</strong> dimensione delle mani, ma non osava guardare Badoer in<br />
faccia. Prese una manciata di terra fresata “mi dica chi è,<br />
Badoer,…c’è mio figlio in prigione“ “e l’altro è il mio, Pietro, se te<br />
lo consegno…uno dei tosi resta dentro per sempre“ “me lo dica,<br />
solo che lo sappia“ “vieni con me, facciamo qualcosa che a niente<br />
serva di pratico, per questo ci serve “<br />
Si fecero a piedi fino al<strong>la</strong> vil<strong>la</strong> in silenzio, passarono l’aia e il<br />
giardino fino al<strong>la</strong> chiesetta. Non era più stata aperta, <strong>la</strong> porta era<br />
quasi incastrata.<br />
La pianta del settecento, quadra con tre absidi, dietro l’altare<br />
maggiore era stata ricavata una picco<strong>la</strong> sacrestia.<br />
Pietro si inginocchiò sull’ultimo banco e pianse con <strong>la</strong> testa<br />
appoggiata, Badoer rimase in piedi guardando il pavimento<br />
vicino <strong>la</strong> porta.<br />
Uscì sotto l’albero di Giuda, tirando su tutta l’aria che poteva.<br />
Non si girò quando Pietro s’incamminò via senza salutare.<br />
Carminati, passato il tempo calco<strong>la</strong>to, si ripresentò dai Martinoia.<br />
Come sperava Elma non c’era e indusse Antonio a raccontare il<br />
più possibile, ripercorrendo tutto coi partico<strong>la</strong>ri.<br />
Per il bovaro era uno sfogo potersi <strong>la</strong>mentare ed inveire<br />
liberamente, assecondato dai commenti di Carminati che<br />
scuoteva <strong>la</strong> testa “ah sventurato, oh disgraziati “ “ah no<br />
signor…non ci crede?“ e ancora Antonio partiva a ripetere.<br />
251
“bisognerebbe che quell’assassino fosse morto quel<strong>la</strong> volta, ma<br />
perché l’hanno sbagliato? non potevano dargliene un’altra di<br />
coltel<strong>la</strong>ta?“ “anch’io lo dico…ma è andata così” “quell’uomo mi<br />
rovinerà…come farò a recuperare le mie 850.000 lire…ma non<br />
potevano quelli che hanno fatto fuori Valdemarca, pensare anche<br />
a lui? Uomini così meritano solo di morire“ “morire, morire, lo<br />
dico anch’io, solo morire“<br />
“resti tra noi quello che diciamo, che non vada fuori per<br />
carità…non spaventi sua moglie, sa come sono le donne, di una<br />
frase ne fanno una ma<strong>la</strong>ttia”<br />
“ma scherza?...tra uomini, tra uomini“ “domani sarò al mercato<br />
del bestiame, ci vediamo, sempre che non abbia altro da fare“<br />
“ma cosa vuole che abbia da fare… solo disgrazie”<br />
ANNA<br />
Anna viveva quei mesi dove il tempo non ha passaggio,<br />
l’immobilità le di<strong>la</strong>tava le ore e scavava ogni istante dei suoi<br />
giorni trascinati.<br />
Il momento peggiore era tentare di dormire e doversi subito<br />
dopo risvegliare, poi le giornate non arrivavano mai a sera o<br />
forse era <strong>la</strong> notte che non finiva. Accettava stremata il sonno e<br />
riapriva gli occhi bruciati su una vita che non voleva. La<br />
domanda semplice, perché a me questo, non riusciva nemmeno<br />
a chiederse<strong>la</strong>.<br />
Un fondo di paura le toglieva ogni comprensione. Quello che era<br />
successo, le appariva una colpa sua, come li avesse coinvolti lei i<br />
fratelli.<br />
Avrebbe voluto andar via, magari in città, ma c’era <strong>la</strong> casa da<br />
seguire, Eugenia che era carica come lei, Giacomo che sperduto<br />
cercava le sorelle ed un senso che nessuno poteva spiegargli.<br />
Sua zia, <strong>la</strong> moglie di Anselmo, viveva con loro. Convinta di non<br />
dover conversare che di futilità, a lei congeniali, le riusciva di<br />
cadere in formidabili giri di parole con guasti ben peggiori; <strong>la</strong> sua<br />
finzione invece di alleggerire le angosce delle ragazze, le<br />
rinnovava. Di parole ne avevano a sfare, quello zio mefitico e <strong>la</strong><br />
sua stolta moglie, e volevano essere compresi per quanto<br />
soffrivano, assistendo al dolore dei nipoti.<br />
252
Tutti sentenziavano di <strong>la</strong>sciar passare il tempo e questo<br />
trascorreva uguale, senza indicare. Qualcosa si era perso in quel<br />
durante, qualcosa si era spezzato, senza chiarire cosa farne dei<br />
pezzi attorno.<br />
Quando era stato arrestato Sergio, le ferite si erano estese.<br />
Marco non aveva ucciso, neppure Sergio, Anna era certa,<br />
Eugenia non ne voleva sentire accenni.<br />
Ma oltre questo punto le si bloccavano i pensieri.<br />
L’idea che dietro a Sergio ci fosse Ettore, non <strong>la</strong> raggiungeva, le<br />
era importante salvare dentro sé una possibilità per Marco.<br />
Eugenia dal<strong>la</strong> notizia era rimasta ammutolita.<br />
Era troppo per le due sorelle, non vedevano più una via e<br />
dovevano comunque seguire <strong>la</strong> pratica dei giorni.<br />
Di fronte al trambusto per l’eredità, ad Anna era chiara <strong>la</strong> sua<br />
incapacità, si rendeva conto che iniziavano una serie di maneggi<br />
cui poteva solo assistere.<br />
Lo zio Anselmo aveva preso il posto di suo padre nel<strong>la</strong> loro vita,<br />
quando <strong>la</strong> chiamava era per comunicarle gli atti in preparazione,<br />
senza cercare di spiegarle alcunché.<br />
Rovistando lo studio di Giulio, meticoloso in fatto di cartine,<br />
Anselmo ricostruì come il fratello intendesse prendersi tutta <strong>la</strong><br />
Tenuta.<br />
Nel<strong>la</strong> fretta dopo <strong>la</strong> morte, aveva ceduto le cambiali a quel tal<br />
Carminati, ci aveva guadagnato ed aveva fatto bene, adesso di<br />
cambiali per i Martinoia ne saltavano fuori altre da esigere, le<br />
ultime firmate.<br />
Poteva trarne dei vantaggi, d’altronde si dava da fare solo<br />
nell’interesse di quei poveri orfani.<br />
Si lesse bene note e noticine e si recò dai Martinoia.<br />
Anselmo Valdemarca era un uomo lento, diffidente, sempre<br />
pronto a puntualizzare, iniziava ogni discorso con un “no, no,<br />
vedi“ anche per dire che fuori piove.<br />
Entrò dai suoi debitori col dubbio di aver sistemato il calesse in<br />
uno spazio opportuno “no, non vorrei intralciare“<br />
La rassegnazione si dipinse sui loro visi “e adesso, chi è questo<br />
che arriva?“.<br />
253
Fatto accomodare, descrisse il motivo del<strong>la</strong> sua venuta, il<br />
recupero del<strong>la</strong> somma anticipata per <strong>la</strong> Tenuta, aveva con sé<br />
tutti gli atti per cedere il contratto, non firmati, ma da questi si<br />
deduceva quanto stava affermando “ho il quadro” perfezionando<br />
subito “no, no, non vorrei sbagliare“<br />
“le cambiali sono firmate da me?“ disse Antonio.<br />
Innegabile, a <strong>la</strong>to si firmava anche Elma e <strong>la</strong> moglie di<br />
Valdemarca.<br />
“no, no, e gli atti…perché li aveva preparati?“<br />
“cosa avesse in mente Valdemarca lo chieda… non lo so, facevo<br />
solo da prestanome a lui e a Badoer, erano d’accordo loro, solo<br />
l’uomo di paglia…non si dice così?“ “no, mi permetta, Giulio<br />
d’accordo con Badoer? no non credo, non credo proprio, Giulio<br />
voleva acquistare lui e avrà mandato lei avanti per non esporsi<br />
col Conte, ma con Badoer, mai… non si soffrivano….no, no non è<br />
così“<br />
“che non sia così” intervenne Elma “lo dice lei, invece erano<br />
insieme e, siccome Antonio aveva delle pendenze con<br />
Valdemarca, ci obbligò a questo contratto, d’accordo con Badoer,<br />
questo è tutto“ “quando uno è morto… si può dire quello che si<br />
vuole“ “ma Badoer è vivo, lo chieda a lui“ ”no, no, par<strong>la</strong>re con<br />
quell’assassino, eh no signora“ “e allora bisogna che si accontenti<br />
dei nostri fatti… se non vuole con chi sa”<br />
“comunque sono venuto per <strong>la</strong> restituzione, qualcuno l’avrà pur<br />
intascato ‘sto prestito, qui di nome c’è il suo e mi rivolgo a lei,<br />
cosa mi dice?“ “che i soldi li ha Badoer, è lui che ha tutto, andate<br />
da lui“<br />
“eh no, no, come da lui? è lei che ha firmato, a chi ha dato i soldi<br />
poi, sono affari suoi, da lei vengo a esigere“<br />
“allora le dico che non li ho, se non ve li dà Badoer non so cosa<br />
dirvi” “comodo, noi agiamo per degli orfani e faremo <strong>la</strong> loro<br />
convenienza, ah certo!“ “fate quello che dovete fare, vedete voi“<br />
Si <strong>la</strong>sciarono con Anselmo che parlottava collerico tra sé,<br />
sostenuto dal<strong>la</strong> giustezza del<strong>la</strong> propria offesa, eh no, difesa.<br />
Il parroco era quello che tutti dicono un buon uomo.<br />
254
Per Ettore era appunto solo questo. Teneva in spregio l’umiltà<br />
mascherata dal<strong>la</strong> <strong>la</strong>mente<strong>la</strong> continua e soffriva l’intimità<br />
interessata cui doveva adeguarsi per poter comunicare con lui.<br />
Dei locali cadenti dove <strong>la</strong> banda provava, Ettore aveva più volte<br />
discusso con il parroco, discuteva lui perché il parroco, un buon<br />
uomo, si limitava ad ascoltare, senza prendere mai una<br />
posizione, immaginarsi una decisione.<br />
“Don Erminio, buongiorno” Ah signor Badoer salve, è di<br />
passaggio?” “No, sono venuto di proposito per par<strong>la</strong>rle” “Ah, non<br />
problemi vero?” “Noo, solo allegrie come le vecchie gioie che ci<br />
dà il tetto del teatro, prossimo al crollo, piove dentro<br />
dappertutto, non so nemmeno se sia prudente farci le prove”<br />
“ah signor Badoer, ne ho così tante, non ci sono soldi per le<br />
riparazioni” “ma il sindaco, l’ultima volta in cui puntel<strong>la</strong>mmo cogli<br />
operai del Conte, disse che poteva sistemarlo lui, almeno al<strong>la</strong><br />
buona” “no, no, se i <strong>la</strong>vori li chiedo a loro, dopo, chissà che<br />
pretendono in cambio, meglio di no” “e allora vorrà dire che<br />
cercheremo un’altra sede” “non so che dire, veda lei che è così<br />
pratico, <strong>la</strong> parrocchia non vuole responsabilità” “beh su questo<br />
non dubitavo, non è prudente caricarsi di questi pesi, ci<br />
mancherebbe. Buona giornata Don Erminio” “Salve, salve signor<br />
Badoer, <strong>la</strong> banda è in buone mani, lo so”<br />
Fossero le tue sarebbe stata sepolta sotto, da tempo, sospirò<br />
Ettore fra sé.<br />
Altre scadenze da assolvere con l’autunno iniziato, i soldi erano<br />
pronti. La sua capacità innata, rinforzata negli anni, di trascurarsi<br />
e non essere toccato dagli eventi, semplicemente lo mostrava<br />
lontano, eppure Ettore si chiedeva se ci sarebbe arrivato al<strong>la</strong> fine<br />
dell’autunno.<br />
Viveva da sempre su un margine, costretto a muoversi come un<br />
equilibrista, e al<strong>la</strong> vertigine aveva ormai una mezza abitudine.<br />
Non soffriva <strong>la</strong> mancanza di soddisfazioni, perché non le<br />
aspettava e lo spazio ristretto, di chi agisce solo, lo rassicurava.<br />
Ma quel bordo si faceva tagliente, mancava il minimo pareggiato<br />
per riprendere fiato, anche per poco.<br />
Ora altre persone si consegnavano a lui e il riparo non era più<br />
sicuro, i vincoli dei sentimenti lo intralciavano.<br />
In campagna lo guardavano pieni di attese, il suo incedere stesso<br />
era considerato insolito, sdegnoso.<br />
255
Ritornava con tormento a Anna e Sergio, senza darsi pace; di<br />
pensare a Marco non aveva coraggio, lo ricacciava in fondo<br />
sempre.<br />
IL COMPARE<br />
Il giro a sera dei magazzini in vil<strong>la</strong> Ettore l’aveva preso come un<br />
suo pellegrinaggio. Tornava a casa sempre più tardi.<br />
C’era qualcuno nel buio del<strong>la</strong> notte che cantava.<br />
“Dove sei Toni Bauce ?“<br />
Scese dal calesse “meno male che non sei in fosso anche<br />
stasera, Toni“<br />
Toni, sotto gli olmi del<strong>la</strong> rotonda di mattoni, levava al<strong>la</strong> luna una<br />
canzonaccia sporca, senza badarlo. Ettore prese il lume, ma in<br />
una notte così chiara si vedeva meglio senza. Lo ripose al<strong>la</strong><br />
stanga.<br />
Toni era sempre gonfio, di vino e di lividi, se le prendeva ogni<br />
volta che tornava a casa ubriaco, mangiava quando gli capitava,<br />
perché a tavo<strong>la</strong> erano sempre discussioni, così se ne stava<br />
ovunque, anche dal pol<strong>la</strong>io lo recuperavano.<br />
Ettore se lo ritrovava sempre vicino quand’era in osteria, con<br />
molta deferenza, per un bicchiere, che poi diventavano una fi<strong>la</strong>.<br />
“caro Toni tu hai già dato il meglio di te col tuo vino, stasera ti<br />
prenderai le batoste quando torni… eppure nessuno ti separa dal<br />
fiasco… bisognava che ti adattassi, ti spaccherai da solo. Al<strong>la</strong> fine<br />
ci ritroveremo tutti lo stesso, speriamo ci sia vino…e stavolta i<br />
conti li paghi tu… mi sa che anche dal<strong>la</strong> Signora Maria Penea ci<br />
arriverai ubriaco … io <strong>la</strong> morte l’ho sempre sentita alle spalle e<br />
non davanti, più vivo e più le sfuggo, ma stavolta è vicina Toni,<br />
l’ultima volta è solo scivo<strong>la</strong>ta…o si è distratta“<br />
Toni aveva smesso di intonare e tra poco sarebbe passato al<br />
pianto, l’espressione assente, gli occhi smarriti, perso in<br />
fantasticherie, povere o forse di chissà che lusso per lui.<br />
“cosa fissi Toni? dai che ti porto a casa e vediamo se stasera te<br />
le prendi meno. Tanto le danno anche a noi e senza vino “<br />
Lo caricò sul calesse a fatica col cavallo nervoso per i movimenti<br />
che non conosceva, si diresse verso i Bauce, tirandolo su ad ogni<br />
curva. Il vaporoso stordimento di Toni non contemp<strong>la</strong>va le<br />
cadute, né le notti buie.<br />
256
Il cane svegliò suo fratello che uscì svestito, scusando il suo<br />
stato.<br />
“lo siamo tutti in mutande, non ti preoccupare Alfio e sotto<br />
abbiamo pochi segreti da nascondere“<br />
Iniziò <strong>la</strong> <strong>la</strong>mente<strong>la</strong> del<strong>la</strong> famiglia tutta a posto, con quel<br />
disgraziato che li rovinava.<br />
“Alfio, per stasera fai uno sconto, è già ben insaccato lo stesso“<br />
Toni non voleva scendeva, guardava ora uno ora l’altro, per<br />
capire da dove sarebbe giunta <strong>la</strong> prima svento<strong>la</strong>.<br />
Il fratello lo strattonò giù, Toni si protesse <strong>la</strong> testa, sempre più<br />
piccolo. Lo portò dentro, continuando a ringraziare.<br />
Badoer girò il cavallo, <strong>la</strong> grande luna era virata al rosso, proprio<br />
una luna ubriaca.<br />
Anselmo Valdemarca ritornò carico di no al<strong>la</strong> fattoria Albrigo,<br />
chiamò Anna e pretese notizie per completare i buchi del quadro,<br />
ma lei non poteva corrispondere, se non con inutili brandelli di<br />
conversazione ascoltata e confidenze di sua madre. La sua totale<br />
indisponibilità ai maneggi dello zio irritò l’esaminatore e spinse<br />
Anna ad accelerare il progetto di trasferirsi al<strong>la</strong> casa del<strong>la</strong> nonna<br />
in paese. Ora che non c’era Sergio sapeva di non scontentare<br />
Eugenia, eppure anche lei rimandava.<br />
La visita del nuovo Valdemarca aveva portato al<strong>la</strong> disperazione<br />
Antonio. La scomparsa di quello vecchio non aggiustava un bel<br />
niente, tutto come prima e vedere l’Elma piegata, lo aizzava, si<br />
dibatteva bloccato in un impasto che lo costringeva, a scatti si<br />
liberava da immaginarie mosche sul viso .<br />
Per quanto <strong>la</strong> sua mente limitata potesse vedere, solo il nuovo<br />
appariva senza rischio e iniziava a guardare Carminati con<br />
speranza.<br />
Quello arrivava due volte <strong>la</strong> settimana, sempre imprevisto, in<br />
giorni differenti. Cercava solo Antonio ed Elma lo facilitava,<br />
assentandosi con una scusa pronta.<br />
Lo sconforto di non riuscire a recuperare il credito da Badoer era<br />
manifestato dal mediatore <strong>la</strong>rgamente; addebitando a quel<br />
disonesto tutta <strong>la</strong> responsabilità, di sfuggita arrivava a<br />
257
ammaricarsi che il feritore, un ga<strong>la</strong>ntuomo costretto dagli<br />
eventi, non avesse avuto più successo.<br />
Il debito dei Martinoia, dopo il primo incontro, non fu più<br />
menzionato.<br />
Al mercato ormai pensavano che Carminati ed Antonio<br />
<strong>la</strong>vorassero assieme. Seguendo pedissequo i consigli dell’amico,<br />
il mediatore acquistò alcune vacche per <strong>la</strong> stal<strong>la</strong> dei Martinoia.<br />
Una mattina, al solito appuntamento settimanale in piazza,<br />
Carminati non c’era.<br />
Arrivò sul tardi col volto scuro, con fare furtivo prese in disparte<br />
Antonio per passargli <strong>la</strong> brutta notizia. Badoer aveva deciso di<br />
intestarsi tutta <strong>la</strong> Tenuta e avrebbe inoltrato una notifica di<br />
credito ai Martinoia per inadempienza di contratto.<br />
L’orribile trama era tessuta con Anselmo Valdemarca, da non<br />
crederci, un altro trafficone senza scrupoli per il fratello morto,<br />
che non si palesava per salvare <strong>la</strong> faccia.<br />
“devo trovare qualcuno che mi aiuti, ci vorrebbe qualcuno che lo<br />
conosca e sappia come muoversi, ah se quello che ha fatto il<br />
primo <strong>la</strong>voro mal riuscito… lo completasse…non so più cosa<br />
pensare, dicono che sia stato uno dei sabbionari da lui rovinato…<br />
ha buttato le famiglie delle sorelle fuori di casa dopo una vita<br />
assieme, così, dal<strong>la</strong> sera al<strong>la</strong> mattina, ce ne sarà un altro che<br />
non voglia farsi rovinare? possibile che quest’uomo faccia quel<br />
che vuole e nessuno reagisca?…non hanno famiglia? questo non<br />
guarda nessuno, ti rovina per il gusto di farlo… potessi fare io<br />
qualcosa”<br />
Antonio ispezionò attorno “eh sì, bisogna fare qualcosa…di nuovo<br />
…trovarlo però adesso” “come trovarlo?“ “dicono che va via<br />
sempre accompagnato, è sospettoso, è armato, non si fida di<br />
nessuno” “dal poco che so, girava con un toso dei Bevi<strong>la</strong>cqua,<br />
che adesso è in carcere, non mi risultano altri” “mah, forse sono<br />
cose vecchie, qui tutto cambia ogni giorno che passa, dopo tutto<br />
quello successo come si fa a sapere, certo è uno da stare attenti”<br />
“ma si potrebbe…trovare qualcuno? non so se stiamo par<strong>la</strong>ndo<br />
del<strong>la</strong> stessa cosa” “trovare?…tutto si può trovare… non è facile,<br />
mah, bisogna vedere”<br />
258
Carminati cambiò discorso e si infilò in trattative per un grande<br />
manzo che piaceva ad Antonio. Seguì il carro che lo consegnava<br />
fino in cortile “Antonio, facciamo qualcosa o siamo rovinati…è<br />
nostro dovere… pensaci anche tu e sappimi dire, non posso fare<br />
da solo…stavolta” e salutò.<br />
Il garbuglio inestricabile che era lo stato abituale dei pensieri di<br />
Antonio, si era accentuato da quando diffidava anche di Elma.<br />
Lei lo copriva spesso di insulti per tutto, esasperata ”incapace<br />
sei, tu non sei un uomo”. Lo buttava perfino giù dal letto, se si<br />
provava a toccar<strong>la</strong> ormai.<br />
Lui un uomo lo era invece, come pochi, di coraggio e di forza, è<br />
che era disgraziato con <strong>la</strong> fortuna contro, ma non poteva<br />
continuare così e a Elma non si aveva da spiegare niente, che lo<br />
stancava solo di parole. Avrebbe agito di testa sua, cosa teneva<br />
da perdere poi, solo debiti.<br />
L’unico di cui si fidava completamente e che gli desse retta al<br />
mercato, era il suo compare Armido Cian.<br />
Mediatore di bestiame e macel<strong>la</strong>io a domicilio, era un uomo<br />
f<strong>la</strong>ccido, con una testa diventata bianca anzitempo.<br />
Mai sposato, viveva con <strong>la</strong> madre vedova, <strong>la</strong> Jeja, svanita dopo<br />
<strong>la</strong> morte ravvicinata dei due figli minori.<br />
Da alcuni anni si teneva in casa una donna magra e ossuta,<br />
vestiti neri e i capelli pure, tinti. La Fausta era percorsa da una<br />
vitalità cupa che <strong>la</strong> obbligava ad una sigaretta sempre in mano e<br />
ad un leggero tic negli occhi spiritati. Rimpiangeva <strong>la</strong> città, dove<br />
aveva <strong>la</strong>vorato, e si mostrava sgradevole e vil<strong>la</strong>na con chi le<br />
par<strong>la</strong>va. Detestava di essere “accompagnata” in quel paese di<br />
bigotti, Cian accampava il pretesto che l’avrebbe sposata, morta<br />
sua madre.<br />
La vecchia muta, gli occhi bianchi perduti a cercare i figli, era<br />
ormai tanto magra da mancare di peso. Quando <strong>la</strong> Fausta le si<br />
installò in casa, <strong>la</strong> Jeja non se ne accorse nemmeno.<br />
La si vedeva sempre seduta fuori a pettinarsi lenta le rade<br />
ciocche lunghissime e raccoglierle a crocchia. La Fausta non <strong>la</strong><br />
sopportava, aveva iniziato ad acconciar<strong>la</strong> lei, con <strong>la</strong> Jeja a<br />
piangere sommessamente per gli strattoni “muori brutta vecchia,<br />
sta ferma”.<br />
259
La Jeja, terrorizzata, aveva iniziato a bagnarsi nel letto.<br />
Questo Cian proprio ad Antonio aveva chiesto un prestito per<br />
mettere una zona a tabacco, ma era inconfessabile per il<br />
compare che ogni soldo intascato passava in tasca al<strong>la</strong> moglie<br />
Elma.<br />
La partecipazione all’affare lo tentava, poteva coinvolgere<br />
Carminati, con un buon interesse s’intende.<br />
Tre giorni dopo, Antonio dipanò al mediatore un gran discorso,<br />
talmente preparato da sembrare già vecchio.<br />
Se smarriva il filo, si batteva <strong>la</strong> fronte, in ogni caso il segnale<br />
acceso del<strong>la</strong> cifra tagliata in mente gli concedeva un percorso<br />
differente.<br />
Carminati meditava che un essiccatoio, sotto determinate<br />
dimensioni, era certo perdita secca.<br />
“volevo chiederle, beh è roba grossa… 20.000 lire“<br />
“ma è un affare serio questo, Antonio, però, mi capirete, anch’io<br />
vorrei approfittarne… entro socio anch’io“<br />
Antonio ritardò a cogliere “bisogna chiedere, credo che si possa“<br />
“è da non perdere, una rendita sicura“ e illustrò guadagni e<br />
spese, Antonio col <strong>la</strong>bbro basso sorbì tutto come una lezione che<br />
avrebbe subito dimenticato.<br />
Carminati smaniava di incontrare Cian, Antonio preferiva di no,<br />
ma, non sapendo organizzarsi, al<strong>la</strong> fine lo condusse dal compare.<br />
Carminati sapeva dai racconti di Badoer che Cian Armido era già<br />
una vecchia conoscenza.<br />
Circa tre anni prima, si erano frequentati per affari.<br />
Cian, capace di appiattirsi e scivo<strong>la</strong>re unto in qualsiasi fessura,<br />
detestava il gastaldo del Conte perché poteva permettersi ogni<br />
cosa.<br />
Un pomeriggio Ettore era andato a casa sua. Legato il cavallo al<br />
portone, sentì come un guaito, continuo, monotono, gli parve<br />
provenisse da una finestra semi aperta. Ora si era fatto un<br />
pianto leggero, senza ribellione né speranza.<br />
La Jeja era a letto, una donna di spalle <strong>la</strong> colpiva con un<br />
canovaccio di canapa annodato, con metodo, perché si pisciava<br />
addosso per farle dispetto, perché non si <strong>la</strong>sciava pettinare mai.<br />
260
La vecchietta emetteva gridi ad ogni tonfo, raggomito<strong>la</strong>ta sul<strong>la</strong><br />
testiera in ferro.<br />
Ettore ritornò al suo calesse e sfilò dal supporto <strong>la</strong> frusta lunga,<br />
dal<strong>la</strong> finestra colpì <strong>la</strong> donna rigandole <strong>la</strong> fronte e <strong>la</strong> guancia.<br />
L’altra cacciò un grido e le volle del tempo per capire, si portò <strong>la</strong><br />
mano al collo e <strong>la</strong> ritirò bagnata, <strong>la</strong> pelle sferzata si era aperta e<br />
sanguinava.<br />
“<strong>la</strong>scia <strong>la</strong> Jeja, questa ti passa, <strong>la</strong> prossima ti rovino , ricordalo<br />
anche al Cian“<br />
Sul cancello si fermò, non si decideva se aspettare o no quel<strong>la</strong><br />
lumaca di Armido, a schiacciar<strong>la</strong> non avrebbe che gorgogliato.<br />
Come poteva farlo ragionare, quando lei ci dormiva a letto? Se<br />
ne andò <strong>la</strong>sciando al<strong>la</strong> Fausta dire il falso sull’accaduto.<br />
Al mercato del<strong>la</strong> Fossona lo incontrò quel sabato, andò incontro<br />
al<strong>la</strong> sua faccia cascante “ero venuto da te lunedì… non te l’hanno<br />
riferito?“ “era per <strong>la</strong> trebbia? penso” “<strong>la</strong> trebbia, sì”<br />
Dei tre giorni d’inferno passati e dei molti altri a venire, Cian non<br />
voleva par<strong>la</strong>re, aveva un segno di unghie sul collo malgrado il<br />
colletto alto.<br />
La mattina in cui Carminati e Martinoia arrivarono in cortile, <strong>la</strong><br />
Fausta che batteva lenzuo<strong>la</strong> sul<strong>la</strong> tavo<strong>la</strong> del<strong>la</strong> lisciva, si rifugiò<br />
svelta in casa.<br />
La Jeja sotto il portico era un segno a carbone quasi scomparso<br />
dal muro.<br />
Il Cian fumava in piedi, Antonio fece le presentazioni e Carminati<br />
si trovò a stringere un sanguinaccio molle consegnato senza<br />
volontà.<br />
Toccò ad Antonio descrivere l’affare, con un risultato ad ogni<br />
frase più misero. Carminati approvò e si congedò, con Antonio<br />
che teneva vivo l’interesse.<br />
Fu di ritorno il giorno dopo, mostrò bene il portafoglio “Antonio,<br />
di lei mi fido, niente cambiali, magari faremo due righe per i vivi<br />
e per i morti“ “ma scherziamo… neanche a dirlo ” “bene, i soldi io<br />
li do a lei, l’altro non lo conosco, tra noi ci sono ben altre<br />
confidenze in piedi“ “ah questo sì, certo“ “però prima viene<br />
dell’altro, che lei sa, o si risolve da uomini o tutto va a ramengo,<br />
per mostrare che mi fido, tenga 5000 lire, per il seguito…<br />
261
dobbiamo trovare una soluzione, adesso devo andare, al più<br />
presto parleremo da uomini… lei sa“<br />
Antonio restò un tempo incerto con <strong>la</strong> mano in aria.<br />
“siamo d’accordo, <strong>la</strong> soluzione si trova” nel portafoglio 5000 lire<br />
in banconote, non le aveva mai viste tutte assieme.<br />
Come di rego<strong>la</strong> Marco e Sergio erano tenuti lontani uno dall’altro<br />
nello stesso carcere. Potevano rimanere reclusi per tempi molto<br />
lunghi, senza ulteriore udienza di processo e senza vedere<br />
parenti fino al<strong>la</strong> fine dell’ulteriore inchiesta.<br />
La rabbia sorreggeva Sergio, essere privo di attese nei confronti<br />
degli altri lo rendeva meno vulnerabile.<br />
Aveva sentore che Badoer si stesse muovendo e pur con una<br />
paura generica di essere sacrificato a suo figlio, si diceva “no,<br />
Ettore non lo fa”.<br />
Marco era avvilito per <strong>la</strong> fiacchezza nell'agire avuta, forse non<br />
apparteneva al mondo dei forti. Inoltre era fiducioso nel<strong>la</strong><br />
magistratura, anche se a detta del padre era “leale come un tiro<br />
di dadi“.<br />
Per Ettore <strong>la</strong> giustizia non era di questo mondo, ma solo un<br />
argine molto basso all’ingiustizia, non certo a prova di frequenti<br />
piene. E <strong>la</strong> stanza che ospitava Marco, tornava più aderente al<strong>la</strong><br />
visione paterna.<br />
Impossibile fermare <strong>la</strong> mente in quell’umido vuoto, forzati a<br />
rivedersi tutto, tante volte. L’immagine di suo padre si spostava<br />
ancora, si erano da sempre par<strong>la</strong>ti poco e guardati molto, ma<br />
forse gli assomigliava, anche nei suoi contrari.<br />
Spesso aveva espresso idee, quando non vi era soluzione, perché<br />
è l’uomo che non ce l’ha, e tenersi Ettore contro gli serviva da<br />
sponda, pur convinto del<strong>la</strong> stessa inutilità ma spinto al<strong>la</strong> ricerca<br />
dai suoi pochi anni.<br />
Suo padre era abituato già al<strong>la</strong> penombra, lui ignorava il buio.<br />
Suo padre, non contemp<strong>la</strong>ndo <strong>la</strong> soluzione del dubbio, ci viveva<br />
dentro con tutto l’amaro, lui incaricava le regole di indicare<br />
direttive.<br />
Suo padre gli aveva fatto spazio, se ne accorgeva ora, da lì<br />
dentro.<br />
262
Marco si costringeva a distrarsi, l’unica immagine che lo<br />
sosteneva e lo piegava fino a torcerlo era Anna.<br />
I contadini in vil<strong>la</strong> ormai conoscevano il rito di Badoer, del suo<br />
serale cammino tra le mura non si accorgevano più. Ricordavano<br />
i pellegrinaggi del Conte al<strong>la</strong> torre colombaia, erano uomini presi<br />
identici dicevano.<br />
Percorreva i magazzini con <strong>la</strong> <strong>la</strong>mpada, per mettere in contatto<br />
travi e pietre di un vuoto smisurato da sembrare oppressivo.<br />
Una cattedrale con una fi<strong>la</strong> interminabile di piccole aperture<br />
inferriate.<br />
Il ragazzino lo aspettava come sempre fuori al buio, seduto sullo<br />
scanso del<strong>la</strong> colonna “Gaspare, sei capace di arrivare dagli<br />
Albrigo? Sai dove adesso vive l’Anna Valdemarca?”<br />
Ettore spiegò a quel ragazzo tutto nervi dove saltare <strong>la</strong> mura<br />
senza farsi beccare “se ti prendono, al massimo ti danno due<br />
ceffoni o un calcio, sapessi quanti ne ho scansati io, alcuni presi<br />
anche“<br />
Gaspare sorrise, Anna se <strong>la</strong> ricordava bene e là c’era già stato<br />
con i trasporti di suo padre. Ettore levò una lettera spiegazzata<br />
di tasca, <strong>la</strong> teneva pronta da tempo.<br />
La banconota che gli regalò, Gaspare dovette farse<strong>la</strong> leggere a<br />
casa.<br />
Il mattino dopo in un’ora era già là, davanti dov’era il brolo,<br />
<strong>la</strong> mura era bassa, salì sul pesco in osservazione.<br />
Anna passò dietro <strong>la</strong> finestra in cucina, Gaspare corse e <strong>la</strong><br />
chiamò mostrando <strong>la</strong> lettera. Talmente eccitato che neanche<br />
salutò, scomparve nel<strong>la</strong> siepe.<br />
Anna teneva <strong>la</strong> busta come se scottasse e non osava aprir<strong>la</strong>,<br />
troppe erano le parole che desiderava contenesse, per quanto<br />
povere e misere potevano aprirle dei varchi.<br />
Salendo le scale, <strong>la</strong> sorpresa si tramutò in timore quando<br />
immaginò un’altra rive<strong>la</strong>zione.<br />
Svolse il foglio con cura.<br />
“Cara Anna, permettimi di scriverti.<br />
Ho solo poche righe da poterti inviare, per schermarti dal<strong>la</strong> sorte.<br />
Scorda, leggendo, chi sono, ti parlo per Marco.<br />
263
Il tempo mi versa addosso tutti i miei anni insieme, tu e Marco<br />
mi sembrate ora l’unica vita che avrò, vi darei tutta quel<strong>la</strong> che mi<br />
rimane, se potessi, e quel<strong>la</strong> che ho passato.<br />
Marco non ha che te, solo l’avvocato lo può vedere e dice che<br />
esce da ogni discorso per chiedere tue notizie. Vuole ti si riferisca<br />
che non cede al<strong>la</strong> disperazione, perché in questa terra ci sei tu.<br />
Non prende nemmeno in considerazione le accuse, questo è<br />
grave. Ha bisogno di un segno tuo, per accettare di difendersi.<br />
Solo tuo.<br />
Marco e Sergio sono innocenti anche nei pensieri e pagano<br />
l’assurdo del<strong>la</strong> vita. Troveremo chi ha fatto quello che ora patisci,<br />
ora lo so con certezza.<br />
Nomino anche Sergio, altro, come mio figlio, innocente di tutto.<br />
Non è solo, su di lui conto come su Marco. Se potessi<br />
inginocchiarmi direi a tutti voi di chiamarli, non smettete di<br />
chiamarli, devono ritornare.<br />
Fammi avere se me lo concedi uno scritto, l’avvocato lo leggerà<br />
quando potrà incontrarli.<br />
Giriamo attorno ad un baratro con il suo segreto, ma <strong>la</strong> tua<br />
intuizione tieni<strong>la</strong> cara, non ti ha mentito, non credere al facile.<br />
Marco è con te, e tutto nell’amore si ricompone.<br />
Vi amo insieme.<br />
Ettore Badoer“<br />
Anna appoggiò <strong>la</strong> fronte al vetro del<strong>la</strong> finestra. Non ebbe un<br />
sorriso, ma il conforto che una carta scritta poteva giungere a<br />
Marco e sfiorò un foglio con le <strong>la</strong>bbra. Pianse come era giusto<br />
appoggiata a quel<strong>la</strong> trasparenza.<br />
Carminati concordò un incontro con <strong>la</strong> Società di Macinazione.<br />
Erano disposti al<strong>la</strong> fine ad acquistare il mulino e lo iutificio, non<br />
acquistavano <strong>la</strong> campagna con le case dell’argine.<br />
Il prezzo fu concordato subito. In ogni contratto si tirano in lungo<br />
le trattative con avanzate e retrocessioni, poi <strong>la</strong> fretta preme<br />
sulle conclusioni, l’oggetto acquistato lo si vuole in mano subito.<br />
Badoer appena terminato l’atto dal notaio, uscì con Carminati<br />
“non reggo più i notai” “non è colpa dei notai, dai Ettore anche<br />
questa è fatta” “lo so, ma sembra di arare un nido di ca<strong>la</strong>broni,<br />
264
tutto strappato coi denti, ci si mette anche quel pitocco di<br />
Anselmo Valdemarca…cosa spera di cavare con le sue quattro<br />
cartine?“ “come ti regoli con <strong>la</strong> caparra da restituire?” “dovrei<br />
dare i soldi ad Anselmo? Se ci mette le mani spariscono…vuole<br />
salirci proprio sul<strong>la</strong> carretta, eh? No, ho già versato tutto in un<br />
libretto intestato ad Anna, adesso è maggiorenne e deciderà per<br />
i suoi fratelli”<br />
“dai che un gran pezzo di strada è fatto Ettore, hai quasi tutta <strong>la</strong><br />
somma ormai“<br />
“dura da raddrizzare questa storia…più di così…uomini storti con<br />
troppe insufficienze, ti si consumano sotto le mani come ceri al<br />
vento“ “dai…è quasi finita, Ettore“<br />
“Adriano, qui mi tocca scegliere di perdere eppure ora lo vedo, <strong>la</strong><br />
partita era vinta al<strong>la</strong> prima mano, si è mai visto che uno debba<br />
barare contro se stesso?“<br />
“ma cosa dici che ormai ci siamo? lo abbiamo in trappo<strong>la</strong>, Ettore<br />
…finalmente ce l’hai”<br />
Badoer si girò a salutare il mulino, quel<strong>la</strong> grande macchina che<br />
da bambino ce<strong>la</strong>va solo avventure, mai si sognava di fare il<br />
mugnaio e nemmeno il gastaldo, gli piaceva solo da guardare,<br />
quel<strong>la</strong> giostra.<br />
Se partiva subito, aveva ancora il tempo di far visita a Giovanni.<br />
Nel<strong>la</strong> casa nuova tutti si erano sistemati, sembrava che fossero<br />
stati i sabbionari cognati ad aver<strong>la</strong> sempre voluta, “siamo sul<br />
nostro” era un ripresa ad ogni inizio di discorso.<br />
Carolina aveva sistemato Giovannino come dall’altra parte, in<br />
una stanza di sopra, iso<strong>la</strong>ta come Ettore aveva suggerito e <strong>la</strong><br />
prima volta che c’era entrato, l’aveva ricambiato di tutta <strong>la</strong> fatica<br />
con quel suo sguardo incantato.<br />
Salì <strong>la</strong> sca<strong>la</strong> non visto, iniziava a far notte. Sollevò il saltarello di<br />
legno e si tirò dietro <strong>la</strong> porta, una mano lo trattenne. Trasalì.<br />
Era solo Giovanni che lo invitava a scansare il suo disegno di<br />
scanarei sul pavimento.<br />
Era in giornata brutta, borbottava per conto proprio nel buio.<br />
Aveva cercato di seguirlo a volte, come a sporgersi in un pozzo.<br />
265
Quel<strong>la</strong> sera Ettore aveva preso a par<strong>la</strong>rgli seduto vicino al<strong>la</strong><br />
finestra che dava sotto il portico.<br />
“non ci sarà replica di questo spettacolo sai Giovanni, ci saranno<br />
uomini nuovi, gente più adatta, eh sì caro Giovannino“<br />
Giovanni dondo<strong>la</strong>va.<br />
“ci sono prezzi che non si contrattano“ poi ripeté impercettibile<br />
una paro<strong>la</strong>, quasi sil<strong>la</strong>bando<strong>la</strong> “non ero predestinato…l’ho attirata<br />
io“<br />
Era al buio, guardava quel<strong>la</strong> poca luce che restava, suo fratello<br />
era disteso sul letto, si stava addormentando di colpo come<br />
faceva lui “ciao, sogna anche per me“.<br />
Ettore stava <strong>la</strong>sciando <strong>la</strong> soffitta e vide che Carolina, sua sorel<strong>la</strong>,<br />
lo aspettava sotto <strong>la</strong> sca<strong>la</strong>. Dal trasloco, si era raddolcita ancora<br />
più di prima con lui, Adolfo storceva il naso geloso, ma <strong>la</strong>sciava<br />
correre.<br />
“Ciao Carolina, mi aspettavi?”<br />
“Ettore ho fatto un brutto sogno” “ah, tu con i sogni fin da<br />
picco<strong>la</strong> ti spaventavi anche a raccontarli, era <strong>la</strong> nonna che te li<br />
spiegava, ti ricordi?” “Ettore so che non ci credi” “i sogni sono<br />
come <strong>la</strong> musica, ci credi al<strong>la</strong> musica? dimmi, cos’è questo<br />
sogno?” “è brutto che mi fa paura” “sentiamolo” “prima c’era<br />
tanta acqua, poi è passata sull’argine una carretta con sopra una<br />
cassa da morto, vuota, si gira quello alle redini ed eri tu…morto,<br />
che ti portavi da solo” “anche da morto? mai che mi diano una<br />
mano, mi sposto anche <strong>la</strong> cassa da me, comunque bene se i<br />
sogni si leggono a rovescio” “e qual è il rovescio?” “mah, saperlo,<br />
ti ricordi che <strong>la</strong> nonna ci diceva che un morto porta un vivo,<br />
vedremo chi è ‘sto vivo” “Ettore, ho sempre avuto paura per te<br />
che non temevi niente, non va bene, cosa dobbiamo fare per<br />
te?” “dirmi un rosario” “non scherzare Ettore, porta disgrazia, e<br />
poi te lo diciamo già con mia sorel<strong>la</strong>” ”non parliamo di disgrazie,<br />
che vengono già da sole, sono solo sogni Carolina, ciao, buona<br />
notte”<br />
Da quel<strong>la</strong> settimana <strong>la</strong> banda avrebbe tenuto le prove in vil<strong>la</strong> al<strong>la</strong><br />
Tenuta, un’idea maturata da Ettore nelle sue visite al crepuscolo.<br />
266
Al prete, che smettessero di pretendere quattrini per suonare in<br />
quel<strong>la</strong> topaia, parve una liberazione. Non sapeva che farsene del<br />
vecchio teatro e i musicanti non erano certo i più devoti.<br />
Il maestro Bragadin, rassegnato a sostituire Ettore quando<br />
<strong>la</strong>vorava lontano, aveva fatto spostare gli armadi con le divise, i<br />
leggii e gli strumenti, mettere le catenelle a soffitto per rifare<br />
l’illuminazione e montare <strong>la</strong> pedana con due grosse stufe di <strong>la</strong>to.<br />
Due volte <strong>la</strong> settimana ora suonavano nei fondachi, ma quegli<br />
ottanta elementi che al teatro sembravano un gran gruppo, qui<br />
echeggiavano soli nel vuoto.<br />
Carminati sopportava <strong>la</strong> chiacchiera mai finita di Antonio che lo<br />
ragguagliava costantemente sugli acquisti di Armido Cian, senza<br />
nemmeno sapere che giorno fosse, strapar<strong>la</strong>va da ubriaco.<br />
Si era aperto ad allusioni, rive<strong>la</strong>ndo quel che Carminati voleva,<br />
perfino vantato a volte. Vari spezzoni si componevano in ordine,<br />
ma oltre al<strong>la</strong> sua paro<strong>la</strong>, le prove restavano ancora poche.<br />
La stessa aria soffocante prima del temporale estivo opprimeva<br />
casa Albrigo, Anna ed Eugenia avrebbero cacciato di casa tutti,<br />
zii compresi, per restare sole, non viste.<br />
Eugenia, intimidita da pensieri così nuovi per lei, si rivolse al<strong>la</strong><br />
sorel<strong>la</strong> sussurrando. Anna le aveva permesso di leggere <strong>la</strong> lettera<br />
di Badoer e Eugenia arrossiva per l’unico egoistico pensiero,<br />
voleva affidargli un biglietto anche per Sergio. Arrossì più forte,<br />
nominandolo.<br />
“sì, scrivigli se vuoi, non vanno confrontati, ma Sergio …è ancora<br />
più solo, se vuoi <strong>la</strong> facciamo assieme <strong>la</strong> tua lettera” “e Badoer?<br />
Cosa penserà?” “Badoer…Elisa mi ha detto che vorrebbe sposarlo<br />
ogni giorno…lui capirà”.<br />
Badoer fu convocato un pomeriggio dal Conte Lanfranco che<br />
voleva chiudere i conti.<br />
“Nalon? No, ha par<strong>la</strong>to troppo, prendiamo il notaio Bellomi, è<br />
giovane ma lo dicono bravo… e poi, Badoer, è solo una firma,<br />
chissà che serva a finire quest’opera… tragica, prepara tutto che<br />
firmo”<br />
267
Il Conte avrebbe sottoscritto direttamente l’atto di cessione del<strong>la</strong><br />
Tenuta a Badoer, senza utilizzare le procure.<br />
“<strong>la</strong>scia stare mio fratello Umberto, è un capriccio il suo, <strong>la</strong> bocca<br />
gli diventa sempre più grande in queste cose, ha già tutto, gli<br />
zuccherifici, i cementifici, anche l’officina vagoni al Casello è sua,<br />
non ti dico cos’altro, lui si comprerebbe anche l’inferno se fosse<br />
in vendita, ma purtroppo è gratuito”.<br />
Dopo una settimana da San Martino gli atti erano perfezionati e<br />
registrati, Badoer era intestato del<strong>la</strong> Tenuta e delle altre<br />
proprietà.<br />
“dimmi di Marco, aveva qualche anno di più, ma lo vedevo<br />
sempre con mio figlio… mio cognato è sicuro che Sergio in<br />
appello lo assolvono, manca il movente soprattutto… e poi <strong>la</strong><br />
vogliono chiudere così, appena quietate le acque, due anni e<br />
Sergio è fuori” “resti tra noi questo che le dico signor Conte, son<br />
fuori…presto, tutti e due mi sono figli, usciranno assieme”<br />
“Ettore…sei un uomo tu, basta disgrazie, non farmi pregare il<br />
padreterno che non mi ha mai ascoltato” “il padreterno ha altro<br />
da fare, dobbiamo arrangiarci” “Badoer, è come se mi sentissi<br />
parte in causa, facciamo dei passi, fermiamo quello che<br />
possiamo. Arrivederci Badoer, ciao caro, spero che queste firme<br />
ti portino bene” “Arrivederci, signor Conte”<br />
Di ritorno dagli essiccatoi del Fontego, Ettore passò da Carlo<br />
Dal<strong>la</strong> Pria a interrompere <strong>la</strong> sua solitudine molto apprezzata.<br />
Scolpiva un crocefisso, commissione che non accettava mai<br />
volentieri, ma si prendeva quel che veniva.<br />
Carlo gli dava <strong>la</strong> possibilità di spiegarsi a voce alta, pur se si<br />
impressionava sempre “Ieri mi sono intestato <strong>la</strong> Tenuta, il Conte<br />
spera mi porti bene. Sai Carlo, non so cosa ho fatto, non so cosa<br />
mi ha dato, a parte le disgrazie, pensieri deboli e confusi che<br />
fatico a seguirli, ma io non ho più tempo…chi resta farà… ormai<br />
le cose arrivano a combaciare”.<br />
“guarda, ogni colpo di scalpello mi anticipa un Cristo morto”.<br />
“Dai Carlo, finisci, che lo vorrei vedere finito“<br />
Carlo era ormai ai piedi, ma non ne era soddisfatto dei chiodi, coi<br />
chiodi le mani e i piedi non stavano bene. “eh Carlo, neanche lui<br />
sta su da solo, inchiodarlo bisogna”<br />
268
LA PROCESSIONE<br />
Era consuetudine, a ringraziamento per <strong>la</strong> fine del<strong>la</strong> peste del<br />
‘600, che tutte le parrocchie dei paesi intorno si recassero in<br />
pellegrinaggio al santuario sotto <strong>la</strong> collina, al<strong>la</strong> fonte benedetta.<br />
La più importante processione era quel<strong>la</strong> del suo paese, con <strong>la</strong><br />
banda che accompagnava.<br />
Pietro Bevi<strong>la</strong>cqua portava il pennone con lo stendardo. Veniva<br />
caricato, come si diceva, dopo essere stato bardato come un<br />
cavallo, con le cinghie a tracol<strong>la</strong> ed il bicchiere in cuoio e ferro e<br />
sosteneva <strong>la</strong> base dell’asta di sei metri, che sfiorava <strong>la</strong> terra.<br />
Quattro accompagnanti, guidati da un capo cordiere, tenevano in<br />
equilibrio il vessillo con le funi attaccate in cima, c’era da sperare<br />
che non soffiasse il vento, perché diventava un’impresa<br />
insostenibile e si doveva rinunciare. Il mal auspicio presagiva un<br />
anno di scarsi raccolti.<br />
Nessuno par<strong>la</strong>va con Pietro che già di suo aveva sempre diretto a<br />
motti, quell’anno il vessillo era ancora di più un confronto.<br />
La carretta, una costruzione in legno dorato di quasi venti<br />
quintali con <strong>la</strong> statua del<strong>la</strong> Madonna, era tolta dall’altare<br />
centrale, dove <strong>la</strong> si collocava durante l’anno.<br />
Trentadue uomini a turno <strong>la</strong> sostenevano a spalle, sei per<br />
ognuna delle quattro stanghe infi<strong>la</strong>te al<strong>la</strong> base e otto al cambio.<br />
Il trasporto spezzava i portatori, distruggeva le c<strong>la</strong>vicole, le<br />
braccia, le gambe, le schiene.<br />
Si partiva all’ordine del mazziere, ogni cinquecento metri<br />
avveniva un cambio in marcia, usciva l’uomo dietro e gli altri<br />
retrocedevano di un posto e si liberava il posto di testa. Era il<br />
momento critico, insieme con le curve. Bastava uno solo cedesse<br />
che <strong>la</strong> carretta cominciava ad ondeggiare e il peso maldistribuito<br />
gravava di <strong>la</strong>to, gli uomini del cambio tenevano i travi sempre<br />
pronti a sostener<strong>la</strong> nell’emergenza di dover<strong>la</strong> appoggiare a terra.<br />
All’ultimo momento gli uomini sfiancati e con il volto stravolto<br />
ur<strong>la</strong>vano ai travieri di appoggio “no, no, ce <strong>la</strong> facciamo“, a<br />
memoria lo smacco di fermare <strong>la</strong> carretta era toccato a pochi.<br />
Da anni a dirigere il trasporto del<strong>la</strong> carretta, chiamata “fabbrica”,<br />
era mansione di Amedeo Bevi<strong>la</strong>cqua.<br />
269
Ogni anno sceglieva gli uomini scartando parecchi aspiranti<br />
magari forti, ma a suo avviso non stabili da reggere il percorso.<br />
Restavano i più validi del paese e portare <strong>la</strong> carretta era un<br />
onore diventato conosciuto.<br />
Li vestivano da cappati, con l’abito lungo bianco, <strong>la</strong> mantel<strong>la</strong><br />
rossa e il cappuccio che <strong>la</strong>sciava scoperto solo il volto.<br />
Amedeo era tutto in rosso, gli spettava, oltre a dirigere, il<br />
forziere, il palo da infi<strong>la</strong>re al centro di traverso per riequilibrare il<br />
carico, quando una fi<strong>la</strong> cedeva, poteva succedere nell’ultimo<br />
tratto in salita davanti al santuario.<br />
Apriva <strong>la</strong> processione lo stendardo con Pietro, poi <strong>la</strong> banda che<br />
suonava marciando, altri stendardi e piccole statue delle<br />
congreghe, <strong>la</strong> carretta del<strong>la</strong> Madonna, dietro i preti, poi tutti i<br />
fedeli in processione.<br />
I portatori del<strong>la</strong> Madonna sudavano, schiacciati sotto il suo peso<br />
e con il sole che aumentava il tormento.<br />
La banda teneva una distanza di sicurezza, dato che quelli del<strong>la</strong><br />
fabbrica acceleravano in discesa a rasentare <strong>la</strong> caduta, poi per<br />
riprendersi quasi si fermavano cercando il ritmo.<br />
Badoer dirigeva da una specie di biga guidata da due uomini, che<br />
gli permetteva di stare rivolto ai suonatori.<br />
Lui lo chiamava il girello, sosteneva gli fosse stato tramandato da<br />
un lontano maestro paralitico. Era più il tempo che passava a<br />
terra, con stizza del prete per quel voluto disordine.<br />
Inoltre, come ogni anno, i brani scelti si dimostravano per Don<br />
Erminio troppo poco liturgici.<br />
I più vecchi del<strong>la</strong> sua banda si sforzavano di tenere il passo ed<br />
anche <strong>la</strong> battuta, contenendo le differenze di fiato con saltelli di<br />
ricomposizione. Seri di un dovere, nessuno di loro sarebbe mai<br />
mancato a quell’uscita.<br />
Ettore rimontò sul<strong>la</strong> biga per non far sentire inutili i trainanti.<br />
A cinquecento metri dal santuario iniziava una salita leggera, più<br />
ripida nell’ultimo tratto.<br />
La banda superava tutti e si collocava sul <strong>la</strong>to del sagrato a<br />
condurre lo sforzo degli uomini in quel tratto finale, quel giorno<br />
suonava <strong>la</strong> marcia dell’imperatore, il tamburo scandiva i passi<br />
del<strong>la</strong> fabbrica.<br />
270
Pietro iniziava a salire con lo stendardo fino al<strong>la</strong> gradinata, qui<br />
era costretto a sollevare il montante a colpi come a spiantarlo<br />
dal<strong>la</strong> terra. Gli uomini alle corde erano tesi ed il capo cordiere<br />
cadenzava il passo, cercando il consenso di Pietro.<br />
Anche <strong>la</strong> carretta iniziava <strong>la</strong> salita, con uomini freschi alle<br />
stanghe, i più piccoli di testa, i più alti in fondo, per pareggiare<br />
un poco l’inclinazione.<br />
I portatori avevano le vene del collo gonfie, rami d’edera<br />
disegnati sotto <strong>la</strong> pelle, il volto paonazzo. La fabbrica<br />
scricchio<strong>la</strong>va, ondeggiando nonostante il passo corto, e il rosario<br />
sul<strong>la</strong> mano del<strong>la</strong> statua sbatacchiava quasi a dare ordini.<br />
La musica seguiva il ritmo cadenzato del movimento, erano ai<br />
piedi del<strong>la</strong> scalinata, all’ordine gli uomini davanti diedero una<br />
spal<strong>la</strong>ta e si portarono le stanghe sull’incavo dell’avambraccio, i<br />
travieri tenevano pronti i pali di sostegno.<br />
Il peso si riequilibrava per l’ultima spinta del<strong>la</strong> scalinata, al<strong>la</strong><br />
voce di Amedeo <strong>la</strong> fabbrica si mosse di scatto<br />
Una marcia lenta batteva gli sforzi estremi sui gradini.<br />
Per un mese avrebbero avuto le braccia spezzate e le spalle<br />
piagate, <strong>la</strong> mano vio<strong>la</strong> schiacciata sul volto se <strong>la</strong> mordevano per<br />
resistere, <strong>la</strong> statua conquistava <strong>la</strong> piazzo<strong>la</strong> ignara di tanto sforzo<br />
dovutole.<br />
Ora dovevano disporsi uno interno ed uno esterno alle stanghe,<br />
<strong>la</strong> presa rasente il pavimento, per entrare dal portale del<strong>la</strong><br />
chiesa. La cuspide d’oro sfiorò il volto, <strong>la</strong> fabbrica era passata.<br />
Pietro scaricava lo stendardo vicino l’altare, <strong>la</strong> banda fuori<br />
suonava il Te Deum.<br />
La fol<strong>la</strong> entrò. La banda non era ammessa in chiesa, un<br />
ragazzino aveva l’ambito compito di entrare e uscire di corsa a<br />
comunicare le varie parti del rito che si sarebbe celebrato.<br />
Dopo <strong>la</strong> cerimonia tutti si disperdevano in collina a mangiare<br />
quello che si erano portati. I portantini pranzavano sul<strong>la</strong> piazza<br />
con <strong>la</strong> banda, preparandosi al<strong>la</strong> fatica duplicata del ritorno. Mogli<br />
e sorelle consegnavano cartocci caldi e fagotti e tornavano<br />
discoste.<br />
Nel pomeriggio si tornava al paese, con molte defezioni in genere<br />
maschili, dovute al vino e al sonno.<br />
271
LE TALPE<br />
Ettore si era arreso alle ragioni di quel<strong>la</strong> vil<strong>la</strong>; girava spesso le<br />
stanze e i magazzini gonfi di buio, in quel purgatorio del dubbio<br />
che attraversava.<br />
Ci entrava anche prima degli eventi, per via delle manutenzioni<br />
continue, ma ancora il pudore di occupare qualcosa d’altri non lo<br />
spingeva a girare liberamente ovunque, faceva solo di rado il<br />
giro del giardino.<br />
Davanti al<strong>la</strong> chiesetta già il padre del Conte aveva ricavato un<br />
tappeto erboso perfetto, rasato con cura e mondato dalle<br />
infestanti.<br />
Dei montarozzi di terra farinosa, davano al prato un’aria<br />
trascurata e lo colpirono come uno sfregio, non se n’erano mai<br />
viste a suo ricordo.<br />
Uscì al piccolo trotto, aveva tempo si diceva “ho più tempo che<br />
vita“, passò tutta <strong>la</strong> campagna fino all’argine dei Raghelli, dove<br />
andava a pesca da ragazzo, un posto estivo ricordato caldo e<br />
polveroso come allora.<br />
Da che costruirono, per <strong>la</strong> bonifica di molti anni prima, le chiuse<br />
nuove, i manufatti idraulici in disuso erano rimasti all’asciutto. Le<br />
vecchie porte di quei relitti erano ormai mezze interrate, con le<br />
cannelle che crescevano attorno.<br />
Una scarpata scendeva ripida, tagliata da un sentiero fino ad una<br />
porticina scura, <strong>la</strong> metà di un ingresso rego<strong>la</strong>re.<br />
In due stanze a volta, ricavate dal<strong>la</strong> vecchia botte idraulica<br />
abbandonata, abitava da sempre Beppi Topinara con <strong>la</strong> moglie.<br />
Era l’uomo che si chiamava quando si era infestati dalle talpe.<br />
Dal ponte di ferro, Ettore diede un chiamo. Dopo un certo tempo<br />
uscì Beppi, basso col naso sottile e gli occhietti strizzati, dietro<br />
c’era sua moglie, più picco<strong>la</strong> e pelosa in viso.<br />
Beppi al<strong>la</strong> vista di Badoer infossò di più <strong>la</strong> testa, chiedendo in<br />
cosa potesse servirlo.<br />
“Beppi per cosa vuoi che ti cerchi…ho le talpe che han fatto danni<br />
al giardino del<strong>la</strong> vil<strong>la</strong>, quando vieni?” “quando vuole lei signor<br />
Badoer, anche subito“ “non è che un giorno cambi niente per le<br />
talpe, quelle hanno tempo più di noi“ “ma vengo subito“ “dai,<br />
vieni“<br />
272
Già sua moglie ammucchiava gli attrezzi sul<strong>la</strong> porta, lui si mise in<br />
spal<strong>la</strong> un sacco e s’incamminò curvo “ma dove vai Beppi? sali<br />
che ti porto“ “non si disturbi, arrivo presto“ “devo fare <strong>la</strong> stessa<br />
strada, dai monta su“<br />
A cassetta si rincantucciò il più possibile lontano e timido rispose<br />
alle curiosità di Ettore sul<strong>la</strong> vita delle talpe.<br />
Le trappole lui le aveva modificate rispetto a quelle di suo padre,<br />
le sue cassette tonde di legno avevano due cappi in ferro alle<br />
estremità, nel cavo centrale metteva l’esca legata al filo sottile<br />
collegato a far saltare i cappi. Non bisognava però posizionarle<br />
nei percorsi <strong>la</strong>terali, aperti per sbaglio, dove <strong>la</strong> talpa non c’era<br />
mai. I cunicoli preferenziali Beppi li scovava con le mani, le talpe<br />
odiano i rumori del badile.<br />
Un’astina si sollevava fuori terra, quando <strong>la</strong> talpa era<br />
imprigionata. Le pelli essiccate si vendevano ancora bene ai<br />
cappel<strong>la</strong>i.<br />
Lo <strong>la</strong>sciò al suo <strong>la</strong>voro, ci era nato tagliato, mai insofferente dei<br />
lunghi appostamenti.<br />
L’indomani portò a Ettore, un grosso maschio, ma Ettore preferì<br />
evitarne <strong>la</strong> verifica.<br />
La femmina <strong>la</strong> catturò al<strong>la</strong> sera “si muovono con un loro senso,<br />
signor Badoer, chi scava dove vede <strong>la</strong> terra smossa sta fresco, le<br />
talpe fanno imbrogli apposta ” “Beppi, non hanno speranze con<br />
te, ma anche le talpe devono vivere, no?“ non rispose.<br />
Ettore approfittò per aprire <strong>la</strong> chiesetta e guardarsi <strong>la</strong> danza<br />
macabra sul<strong>la</strong> parete, mentre Beppi Topinara continuava <strong>la</strong> sua<br />
caccia nel mondo di sotto.<br />
Al<strong>la</strong> boaria di Rottanova, Ettore e Carminati stavano aspettando<br />
<strong>la</strong> nuova trebbia.<br />
Carminati voleva concludere “bisogna muoversi, non me l’ha<br />
detto chiaro, me l’ha fatto ben intendere però, mugugnando<br />
pezzi storti e convulsi usciti da quel cranio dannato. Ripete di<br />
avere una borsa di carte, come se dentro ci fossero tutte le sue<br />
salvezze”<br />
“guarda che quello è maligno” “Ettore, non era da solo a sparare,<br />
ma in due, lui e il Cian. Han pensato nel<strong>la</strong> loro brutta testa e ci<br />
273
hanno visto giusto che, nell’ultimo giro, dopo aver svuotato casa,<br />
Valdemarca si portava con sé le cose più importanti, ed era una<br />
valigia coi documenti e due borse, una coi soldi e una con i<br />
gioielli, se troviamo una delle tre che prove ci vogliono di più?”<br />
“hanno sparato tre colpi infatti, non due, uno dei Marcadel<strong>la</strong> lo<br />
diceva…e chi ha tempo di ricaricare una doppietta? ma l’altro<br />
testimone non era sicuro, devono aver sparato insieme, solo il<br />
Cian poteva tirare al<strong>la</strong> Carlotta…vive nel<strong>la</strong> merda dei suoi maiali,<br />
le donne le ha sempre odiate…<strong>la</strong> Elma da tempo lo ha<br />
allontanato da casa sua, non lo può vedere”<br />
“ma lo sapevi, allora?” “una parte. Non sapevo delle borse coi<br />
documenti, anche se <strong>la</strong> Anna l’ha detto che non si trovavano”<br />
Carminati si era acceso un toscano, i cavalli trainavano in corte<br />
<strong>la</strong> grossa macchina.<br />
“Ettore, andiamo là coi Bevi<strong>la</strong>cqua, in quattro, no meglio sei,<br />
perché c’è anche l’aiutante bovaro da tenere…all’alba…no, di<br />
notte, <strong>la</strong> casa è iso<strong>la</strong>ta, non sente nessuno…gli pianto <strong>la</strong><br />
doppietta nuova sulle balle, me <strong>la</strong> dà subito <strong>la</strong> borsa, non sai<br />
cosa ho mandato giù in questi mesi con lui” “sì, Giulio, andiamo”<br />
“no, Ettore, <strong>la</strong> dirigo io, non voglio altri morti, tu non vieni…si<br />
spara alle caviglie, anzi sparo solo io…soti, ma non morti” “ come<br />
non vengo?” “tu me li ammazzi tutti…per prendere una borsa mi<br />
bastano i fratelli di Pietro, neanche lui voglio”.<br />
Ettore quel<strong>la</strong> mattina fermò il calesse davanti al<strong>la</strong> chiesa, scese<br />
col cappello in mano. Usciva portata a spalle <strong>la</strong> bara bianca del<br />
figlio degli Arzenton, Valeriano, un ragazzo di 14 anni. Era<br />
annegato alle cave.<br />
Arzenton, il bottaio, aveva <strong>la</strong> bottega in paese. Si era sposato<br />
tardi con una vedova senza figli, un legame dolce li<br />
accompagnava fin da piccoli, questo figlio era venuto “per grazia<br />
di Dio”.<br />
Che verità ci fosse in questa vita strappata, lo sentiva nelle<br />
parole vuote di Don Erminio sui disegni insondabili che <strong>la</strong><br />
provvidenza dispone al meglio. Bene, si facesse qualche volta gli<br />
affari suoi Dio invece che quelli di Valeriano, come se non<br />
274
pagassimo già abbastanza al caso, ci manca anche questo darsi<br />
da fare.<br />
La bara appoggiata sul<strong>la</strong> carretta coi drappi neri e il gruppo<br />
umano dietro sembrava un trapasso collettivo. Era feroce <strong>la</strong> vita<br />
con gli Arzenton, le donne piangevano, gli uomini duri e sbarrati,<br />
come sempre battuti.<br />
Valeriano stava con suo padre sulle grandi botti per imparare il<br />
mestiere, una volta ci era caduto dentro, un mancamento, disse<br />
suo padre. Ettore l’aveva ripreso ma<strong>la</strong>mente “Vuoi che ti muoia<br />
asfissiato, i vapori l’hanno stordito” si era preoccupato davanti a<br />
quel ragazzino pallido che non si riprendeva.<br />
Abbassò lo sguardo al passaggio del funerale e se lo ripetè<br />
“hanno bisogno di me, tempo al tempo”<br />
La gente lo guardava, ne aveva fatto l’abitudine.<br />
“Sei andato avanti tu, Valeriano, prima di sfinirti nel<strong>la</strong> vita, verrò<br />
a trovarti al cimitero”<br />
Senza accorgersi aveva avviato il cavallo in direzione opposta.<br />
L’EREMO<br />
La più grande fiera del<strong>la</strong> provincia durava una settimana, il paese<br />
si tramutava in un mercato di macchine agricole, arnesi da<br />
artigiano, selleria, carrozze e tutto quello che in campagna si può<br />
comprare. C’era anche <strong>la</strong> sagra con <strong>la</strong> cuccagna, gli ambu<strong>la</strong>nti e<br />
il circo. Arrivavano tutti, anche da posti re<strong>la</strong>tivamente lontani.<br />
Ettore non partecipava a queste adunate, abituato a muoversi<br />
non ci trovava niente di nuovo. Ogni anno poi gli esiti erano gli<br />
stessi, borseggiatori di tasche, incantatori di figlie e deviatori di<br />
mogli, liti e zuffe ai giochi delle tre carte e del<strong>la</strong> pallina sotto i<br />
bussolotti.<br />
La settimana dopo c’era <strong>la</strong> solita reprimenda del prete per le<br />
ragazze che erano andate a bal<strong>la</strong>re sotto il tendone e forse era<br />
corsa qualche carezza losca.<br />
Parte del bosco del<strong>la</strong> Tenuta confinava con il convento sul Monte,<br />
Ettore era amico del priore, Padre Lorenzo. Quasi ogni anno, i<br />
dieci giorni di sagra, lui li trascorreva con gli eremiti.<br />
Varcata <strong>la</strong> soglia come postu<strong>la</strong>nte, si entrava nel silenzio<br />
assoluto, nessuna paro<strong>la</strong> doveva più essere pronunciata se non<br />
per preghiera.<br />
275
Come ogni altro fratello si sottoponeva al<strong>la</strong> rego<strong>la</strong> ormai<br />
conosciuta, vestiva da monaco, si sottoponeva al<strong>la</strong> penitenza,<br />
partecipava al capitolo, dove non aveva diritto di paro<strong>la</strong>.<br />
Era una grande concessione di Padre Lorenzo.<br />
Il priore quell’anno gli impose di dimenticare tutto quello che<br />
stava fuori, sospendere ogni domanda nel completo silenzio<br />
interiore, non solo vocale e Ettore si sottopose di buon animo a<br />
tal disposizione.<br />
Il silenzio d’un tratto spegneva <strong>la</strong> durata delle cose. Lo sottraeva<br />
anche a se stesso. La più rigida delle regole eremitiche<br />
sospendeva i supplizi del caos, per portarlo all’ordine dei precetti.<br />
Era nel<strong>la</strong> pace.<br />
Finito il <strong>la</strong>voro comandato, passava il tempo nel<strong>la</strong> biblioteca o<br />
nel<strong>la</strong> cel<strong>la</strong>, in letture di meditazione con Padre Lorenzo.<br />
La sera il ritiro era alle otto, <strong>la</strong> prima orazione alle undici, <strong>la</strong><br />
seconda alle due di notte, <strong>la</strong> terza alle cinque del mattino,<br />
quando ogni monaco si levava per <strong>la</strong> giornata.<br />
Questo dividere il sonno in tratti brevi e insufficienti, quasi un<br />
vegliare continuo, incideva sui pensieri rendendoli lucidi.<br />
Nel sonno interrotto si spezzavano legami, si formavano altre<br />
re<strong>la</strong>zioni.<br />
Quell’anno pianse disteso sul pavimento del<strong>la</strong> cel<strong>la</strong>, le braccia<br />
<strong>la</strong>rghe ad abbracciare Marco, Sergio, per primi e poi tutti coloro<br />
ai quali aveva portato offesa, erano una lunga fi<strong>la</strong> che passava si<br />
fermava ed ascoltava <strong>la</strong> sua richiesta di perdono. Sprofondò in<br />
quel pavimento, arretrava nel buio.<br />
Aveva recitato come ogni uomo sul<strong>la</strong> terra, rifinendo i tre volti,<br />
che si scambiano dentro di noi ed escono attori sul palcoscenico<br />
del mondo, con <strong>la</strong> cura dell’orgoglio e confermandoli con<br />
l’arroganza.<br />
Aveva finto di dipendere dal dovere fare; <strong>la</strong> sua necessità non<br />
era diversa da chi ammutolisce <strong>la</strong> coscienza, perché non può fare<br />
altro.<br />
Aveva mentito, accettando quel comportamento come l’unica<br />
possibilità di esistenza. La superbia lo aveva agito.<br />
Sera dopo sera tutti imposero <strong>la</strong> loro penitenza, l’accettò con <strong>la</strong><br />
sottomissione dovuta e con l’obbligo del<strong>la</strong> letizia.<br />
276
Erano già vo<strong>la</strong>ti i giorni del perdono, nel<strong>la</strong> foresteria si tolse <strong>la</strong><br />
veste che lo proteggeva, <strong>la</strong> guardò distesa sull’asse e si rivestì<br />
dei suoi abiti, aveva avuto il suo giudizio e poteva tornare nel<br />
mondo. Ora non temeva più ciò che lo aspettava, era andato<br />
avanti nel chiarore.<br />
Scese a piedi dal<strong>la</strong> sommità del<strong>la</strong> collina, il bosco di castagni<br />
seco<strong>la</strong>ri finiva dove cominciavano i terreni ora suoi, un paio d’ore<br />
di cammino.<br />
Appena sotto evitò di passare vicino ai Marcadel<strong>la</strong>, l’avrebbero<br />
invitato in corte. Prese il piccolo argine fino al<strong>la</strong> roggia del<br />
Borghetto.<br />
C’era Gabriele, seduto al freddo sull’argine a guardare <strong>la</strong><br />
canaletta. Ci aveva <strong>la</strong> mania dell’acqua, non resisteva fino a<br />
camminarci dentro.<br />
Non aveva il cervello sano, è nato così, dicevano i suoi. Aveva<br />
una grossa bruciatura sul<strong>la</strong> gamba per via di una pento<strong>la</strong> d’acqua<br />
bollente, da piccolo. Estate e inverno, andava di casa in casa, si<br />
sedeva sulle ghiere dei pozzi fissando il fondo, tirava le catene<br />
sul<strong>la</strong> carruco<strong>la</strong> e il secchio sbatteva addosso alle pareti “è<br />
Gabriele, va fuori che non cada di sotto”.<br />
Non era mai caduto giù. Specialmente d’estate lo vedevi<br />
camminare sul fondo dei rialtelli, si faceva chilometri con l’acqua<br />
fino al<strong>la</strong> cintura.<br />
Sotto il ponte del<strong>la</strong> ferrovia per poco non finiva affogato, dei<br />
ragazzi l’avevano salvato ma lui ne pareva disinteressato. Un<br />
inverno per poco non si assiderava, rotto il ghiaccio di un fosso,<br />
si era seduto là fermo.<br />
Non salutava mai e non par<strong>la</strong>va, se era di buon umore ti indicava<br />
l’acqua più vicina, senza guardarti.<br />
L’attenzione del ragazzo fu attratta da un mulinello, dove<br />
finivano pagliuzze e fili d’erba “Gabriele, cosa c’è là?”<br />
Successe quello che non si aspettava, perché Gabriele rispose<br />
“niente, acqua che gira” e ritrasse <strong>la</strong> mano.<br />
“non buttarti dentro oggi, è troppo freddo”.<br />
La domenica dopo <strong>la</strong> sagra, per chiudere le festività, <strong>la</strong> banda<br />
suonava davanti al municipio e nessuno dei musicanti mancava<br />
277
anche a questa ambita occasione, le divise rassettate, gli ottoni<br />
lucidati, i c<strong>la</strong>rini oliati, perfino una pelle nuova al tamburo.<br />
Il maestro Silvano Bragadin insegnava agli allievi, in due locali<br />
freddi anche in piena estate, dietro le elementari.<br />
Quando erano pronti passavano in banda sotto <strong>la</strong> direzione di<br />
Badoer e i nuovi addetti ai fiati gli furono subito presentati, con<br />
fare un po’ troppo servizievole, il maestro perdeva confidenza e<br />
si intimoriva a non vedere <strong>la</strong> sua guida per giorni.<br />
“sto bene, grazie maestro, ho passato il tempo a recitare<br />
cantando” “come?” “niente, come sono andati questa<br />
settimana?” “abbiamo fatto tre prove, come sempre sono scarsi<br />
gli accompagnamenti” “invece i solisti fanno le giravolte” “ah<br />
signor Badoer, come sempre, come sempre” “perfetto”<br />
Il giorno dopo dai Bevi<strong>la</strong>cqua Ettore spiegò l’indispensabile. Si<br />
sarebbero mossi nei prossimi giorni, dovevano essere pronti, lui<br />
aspettava un segnale da un amico per una spedizione, all’ultimo<br />
momento avrebbe detto chi e dove. “Dammelo Badoer,<br />
dammelo, chi è?, dammelo dio”<br />
Pietro aveva le braccia aperte e si stava inginocchiando, per farlo<br />
smettere dovette minacciarlo di <strong>la</strong>sciargli a casa anche i fratelli.<br />
Non si p<strong>la</strong>cava, “non puoi venire Pietro, guardami, nemmeno io<br />
posso andare, non possiamo noi due, siamo solo intrighi”<br />
“perché, perché?”<br />
“Pietro, stai fermo, ad ammazzarli c’è sempre tempo, ora ci<br />
servono vivi e con le carte. I tuoi fratelli coi figli più grandi e un<br />
mio amico…lo troveranno là…tutti con <strong>la</strong> doppietta, due<br />
cartuccere, vi muoverete a piedi, niente birocci di notte, tu segui<br />
da distante come ti ho detto o rovini tutto, dopo vi mando a<br />
prendere io. Prima prendiamo… eccoti i nomi, ma non li hai mai<br />
sentiti?…Cian, poi Martinoia. Partirete dal<strong>la</strong> vil<strong>la</strong>, dopo le prove di<br />
musica”.<br />
Vennero anche i figli e si parlò a lungo, al<strong>la</strong> fine non ci fu niente<br />
da fare, bisognava prendersi Pietro nel<strong>la</strong> battuta. Badoer accettò.<br />
Arrivò anche Carminati e rimase a dormire dai Bevi<strong>la</strong>cqua<br />
qualche sera, per restare in zona.<br />
Passava delle strane giornate con Pietro, tra <strong>la</strong> cantina, <strong>la</strong> stal<strong>la</strong><br />
e qualche ora vicino al camino con le carte.<br />
278
A mezzodì ci si trovava a pranzo, sul<strong>la</strong> tavo<strong>la</strong> grande, i fratelli e i<br />
figli, Amedeo con Giuseppe e Rino con Tommaso. Una coralità<br />
insolita per il mediatore.<br />
Le donne sapevano qualcosa e sentivano tutto, ma nessuna si<br />
sognava di fiatare, <strong>la</strong> vecchia Gina aveva sentenziato con le<br />
nuore “cose da uomini, neanche nominare”.<br />
Si sforzavano che i piatti fossero sempre ben curati, tutti<br />
mangiavano con poche parole volte al cibo e al tempo.<br />
Una sera gli uomini uscirono insieme nel<strong>la</strong> rimessa coperta dei<br />
carri “sono 15 chilometri da fare andiamo con due calessi in<br />
quattro e due a cavallo fino al ponte del<strong>la</strong> Creol<strong>la</strong>, quando<br />
arriviamo sarà buio, <strong>la</strong>sciamo i calessi dal maniscalco con<br />
Angelo, con il piccolo, è sveglio quello” “ma Adriano, se ci<br />
chiedono cosa facciamo? se qualcuno domanda?” “parlo io, e gli<br />
dico che chi non vede non teme, il maniscalco non farà domande<br />
e noi ci disperderemo, se ne succedono altre, saremo ognuno da<br />
solo e si va a una festa dai Conti Fassa”<br />
“chi viene con te?” “i fratelli con me, Giuseppe e Tommaso, voi a<br />
cavallo andate avanti dal Cian, <strong>la</strong>sciate i cavalli al<strong>la</strong> botte sotto il<br />
ponte e, passando per dove abbiamo visto, arrivate al<strong>la</strong> casa e<br />
aspettate che veniamo noi, tenete<strong>la</strong> d’occhio e basta, niente<br />
mosse, d’accordo?” “già detto”<br />
“ripetiamo, finito dal Cian, voi due lo legate con <strong>la</strong> rete e lo<br />
portate al<strong>la</strong> carretta, verrà con noi in corte da Antonio. Vado<br />
avanti io, busso da solo, come mi ha visto e mi ha aperto, entro,<br />
aspettate che chiuda <strong>la</strong> porta ed entrate che ve <strong>la</strong> apro io, si<br />
ficca per primo Amedeo e mi dà il fucile, tu Pietro entri per<br />
ultimo, sparo solo io, se si deve, è chiaro?” “è tutta <strong>la</strong> mattina<br />
che me lo ripeti” “Pietro, è che tu li vuoi copare, mi servono vivi”<br />
“vivi o morti, non sono le borse che decidono?”<br />
“le borse ed una valigia saranno da Antonio, ma è possibile siano<br />
anche dal Cian, o divise, cerchiamo da uno e dall’altro”<br />
Partirono distanziati di un chilometro, un’ora prima del tramonto,<br />
per <strong>la</strong> strada non avvenne nul<strong>la</strong> di inatteso.<br />
C’era una nebbia di quelle che i contadini dicono che si taglia, era<br />
tutto invisibile in quel buio, nessun lume poteva essere acceso e<br />
279
comunque a nul<strong>la</strong> poteva servire. Avevano convenuto i fischi per<br />
chiamarsi e rispondere.<br />
Al<strong>la</strong> corte del maniscalco era tutto nero, aveva già chiuso da<br />
tempo l’officina, <strong>la</strong> sua casa era appena dietro, ma nessuno<br />
apparve.<br />
Carminati era fermo vicino ad una stanga del calesse “sentite?<br />
ruote sui sassi” “dev’essere una carretta o qualcosa” “a quest’ora<br />
con questa nebbia?” “non si vede niente, è passata, andiamo, è<br />
ora”<br />
Angelo restò dentro un calesse sotto una coperta, gli altri<br />
distanziati presero il viottolo basso.<br />
Ai pioppi grandi, tre cipressine perse nel<strong>la</strong> nebbia, intesero un<br />
trillo, c’erano Giuseppe e Tommaso, i due andati avanti con i<br />
cavalli “nuove?” “niente, noi andiamo al<strong>la</strong> botte a legare i cavalli”<br />
“si, da adesso testa a posto, niente ardimenti” “d’accordo, a<br />
dopo”<br />
Si divisero dentro il nero di cotone. I quattro scesero dall’argine,<br />
camminavano sull’unghia, un giro obbligato per evitare una casa<br />
piena di cani. Per arrivare dal Cian costeggiarono un viottolo<br />
dismesso, diventato negli anni una striscia di bosco.<br />
Tommaso e Giuseppe avevano già legato da tempo i cavalli sotto<br />
<strong>la</strong> volta del ponte.<br />
Un pigolio da animale notturno, rispose un fischio breve “dove<br />
eravate in tutto questo tempo?” “a bestemmiare tutti i santi,<br />
cosa succede?” “<strong>la</strong> casa è illuminata” “lo vedo e allora?” “il Cian<br />
sta preparando il calesse, è già passato su e giù due volte” “si va<br />
come d’accordo”.<br />
I due giovani corsero in cortile, i cani si abbaiavano ciechi nel<br />
vapore, <strong>la</strong> porta si aprì di botto, uscì il Cian con il fucile in mano<br />
e un cane al fianco. Tommaso si tolse <strong>la</strong> ronco<strong>la</strong> da dietro <strong>la</strong><br />
schiena e <strong>la</strong> roteò, il cane aveva <strong>la</strong> testa aperta sotto, quasi<br />
staccata dal collo, il Cian sparò, il colpo prese il tabarro di<br />
Giuseppe, due spari partirono e il Cian preso alle gambe crollò a<br />
terra. Era uscita <strong>la</strong> Fausta, ulu<strong>la</strong>va come una cagna, Pietro le<br />
puntò <strong>la</strong> canna in bocca “taci o ti faccio tacere, taci” con una<br />
mano <strong>la</strong> prese per il collo e <strong>la</strong> torse per terra. La imbavagliarono<br />
e <strong>la</strong> legarono con le reti che avevano portato. Poi legarono le<br />
280
mani dietro al<strong>la</strong> testa al Cian, con <strong>la</strong> corda che finiva attorno al<br />
collo.<br />
“Cian, il prossimo colpo te lo sparo nelle budel<strong>la</strong>, sì sono io,<br />
guardami bene, sono Carminati, dimmi dove sono le borse che<br />
avete preso a Valdemarca” “non ho tolto niente io” “Cian se le<br />
hai tu o Antonio poco importa, dimmi dove sono, buttiamo fuori<br />
tutto, se ci sono le trovo e dopo do fuoco al<strong>la</strong> casa, dimmelo che<br />
non mi fai perdere altro tempo, non sei mona, sai che lo faccio”<br />
“brusa tutto, qua non trovi niente”.<br />
Pietro aveva preso un pezzo di bastone con un cappio di corda,<br />
stracciò i pantaloni, gli legò il cazzo ed in un nul<strong>la</strong> il bastone<br />
girava “sono svelto a castrare” “no, no, bestie, no” “tra poco non<br />
canti più da gallo” “no, no ho solo <strong>la</strong> valigia sotto <strong>la</strong> specchiera in<br />
camera, basta mi cavi i coglioni” “sta certo che sì” “aspetta<br />
Pietro, aspetta a girare dopo, se dice ancora bugie”<br />
Tommaso, che aveva portato fuori le <strong>la</strong>mpade, salì di sopra con<br />
Giuseppe e tornò con una valigia di pelle. Era piena di<br />
documenti.<br />
“dove sono i soldi e le gioie?” “giro?” “noo, sono da…basta dio,<br />
copeme allora, sono da Antonio, le ha tenute lui” “Cian, tanto ti<br />
porto con me e ho tutto il tempo, posso farti andar via con le<br />
scarpe sui ginocchi, i piedi non li userai più, scegli perché adesso<br />
andiamo da Antonio e, se non le trovo, castrarti ti castro, poi<br />
vedo se giratelo finché ti esce dagli occhi quel poco cervello che<br />
hai” “vi dico che le ha Antonio dio, le ha lui, le ha lui”<br />
“guardate che non mi muoia dissanguato, legalo con <strong>la</strong> rete,<br />
prendete un palo e portatelo ai cavalli, uno sta là, l’altro viene da<br />
Antonio, andiamo” “aspetta, aspetta, se mi <strong>la</strong>sci andare ti dico<br />
una cosa importante, sì, sì, importante” “cosa?”<br />
PROVA DI MUSICA<br />
Quel<strong>la</strong> sera c’era l’ultima prova, di brani Ettore ne faceva provare<br />
diversi, per riservarsi di escludere i peggio eseguiti, il più<br />
scorrevole diventava il pezzo finale.<br />
Una parte di lui stava ancora all’eremo, si vedeva sul pavimento<br />
del<strong>la</strong> cel<strong>la</strong> ad abbracciare i mattoni, il suo giudizio l’aveva scosso.<br />
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Tornando al<strong>la</strong> vil<strong>la</strong>, si ricordò il tremito del<strong>la</strong> terra quando i buoi<br />
avevano tirato giù il colonnato, solo ora si confessava <strong>la</strong><br />
commozione, subito dispersa per impartire il ritmo ai demolitori.<br />
Cosa sarà questo posto senza di me? Domanda sterile, da<br />
eludere con il fare. Altra terra tremava ancora, altri pi<strong>la</strong>stri<br />
cadevano.<br />
Abbandonarsi, consegnarsi.<br />
Arrivavano tutti dal freddo del<strong>la</strong> sera, salivano di sopra e<br />
iniziavano ad accordare gli strumenti. Le due stufe stemperavano<br />
appena l’aria, il fiato si condensava dalle bocche. Nel grande<br />
magazzino le postazioni si distribuivano come un’orchestra, non<br />
più sparpagliate come nel vecchio teatro.<br />
Tutte le <strong>la</strong>mpade erano state accese tra i leggii e le sedie, di<br />
fronte al<strong>la</strong> pedana.<br />
Quel<strong>la</strong> sera non ci fu bisogno di imporre il silenzio, Ettore lo<br />
imputò al<strong>la</strong> temperatura, “incominciamo”.<br />
La marcia dell’incoronazione, pezzo preferito da tutti, si<br />
ricomponeva da un ordine disperso.<br />
Nonostante il dialetto del<strong>la</strong> loro musica, alcuni suonavano confusi<br />
di una tale riuscita, altri si concedevano orgogliosi un sottile<br />
commento.<br />
La bacchetta sul leggio li condusse al<strong>la</strong> terza ripetizione e ne uscì<br />
un insieme “le pause, volete capire che non si suonano?”<br />
Quel luogo di <strong>la</strong>voro perdeva tutto il suo peso di fatica e fondeva<br />
<strong>la</strong> musica, non esperta, ma brava. Stavano suonando tutti,<br />
quello che riuscivano a suonare Badoer lo sentiva grande.<br />
“tutta di seguito, dando fiato”<br />
”scorre, va, mi sembra che vada, vero?” “sì Bragadin, vedrete<br />
che <strong>la</strong> facciamo andare del tutto”<br />
Ettore non immaginava un posto migliore, per suonare <strong>la</strong> sua<br />
sera.<br />
Provarono il finale, scorreva naturale, ognuno era ormai<br />
dimentico degli inciampi musicali, incantato dal crescendo.<br />
Ettore sminuì “non avete stonato granché stasera” ma stavolta<br />
risero con lui “ci siamo solo scaldati, maestro”<br />
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L’aria del<strong>la</strong> vil<strong>la</strong> continuava a rispondere, quando gli uomini<br />
sciamarono giù dal<strong>la</strong> sca<strong>la</strong> in silenzio, da soli o a gruppi si<br />
salutarono nel buio con frasi allegre.<br />
“Bragadin, vai pure, qui chiudo io” “vado?“ “vai che è tardi,<br />
metteremo a posto un’altra volta” ”a domani…altre prove?” “altre<br />
prove, maestro”.<br />
Ettore passò a spegnere tutte le <strong>la</strong>nterne fisse al<strong>la</strong> parete “ecco il<br />
silenzio che aspettavo, se mi venissi a prendere adesso…dai,<br />
vieni ora e che sia finita“.<br />
L’oscurità irruppe tra le travi impregnate, che cantavano ancora<br />
“bello, ne valeva <strong>la</strong> pena stasera“ un po’ di musica era restata là,<br />
a galleggiare dietro di lui.<br />
Non aveva avuto misericordia, lo vedeva chiaro, ogni sua scelta<br />
era diventata un verdetto “é stato tutto un esercizio questa vita,<br />
chissà che pezzo è venuto fuori”.<br />
Percorse il portico, dove le mezze colonne di mattoni sporgevano<br />
dal muro sul<strong>la</strong> parete di fondo. Teneva il piccolo lume a petrolio<br />
basso, quel tanto che bastasse al<strong>la</strong> porzione di pavimento coi<br />
suoi passi.<br />
Il balzo improvviso lo sorprese impreparato, come avesse<br />
dimenticato che quel<strong>la</strong> sera doveva essere e non lo riguardasse<br />
più. Un breve <strong>la</strong>mpo di angoscia.<br />
Antonio Martinoia uscì dall’angolo dov’era appostato, Ettore gli<br />
era incontro “ah, sei qua… cosa vuoi fare ancora?”<br />
Aveva il fucile in mano.<br />
“allora, come con Valdemarca?“<br />
Un colpo di fucile, poi un altro da dietro; Carminati che ur<strong>la</strong>va<br />
“fermo, fermo”.<br />
Antonio era a terra con i piedi in una posizione strana, Carminati<br />
l’aveva sparato alle gambe ed ora gli puntava il fucile sul<strong>la</strong><br />
pancia.<br />
Dal<strong>la</strong> porta carraia entrava Pietro Bevi<strong>la</strong>cqua, vociava, correndo<br />
come un toro gli fu sopra.<br />
Pietro sata sferrò a Martinoia un colpo al collo, le ossa<br />
scricchio<strong>la</strong>rono “non ucciderlo, Pietro, non ucciderlo, non<br />
servirebbe più“ Pietro si frenò e mollò <strong>la</strong> testa, buttando<strong>la</strong><br />
dall’altro <strong>la</strong>to “<strong>la</strong>scialo vivo, Pietro”<br />
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Perso il fucile nel<strong>la</strong> caduta, Antonio stringeva convulso un<br />
coltello, estratto come se non avesse i due addosso. Pietro gli<br />
girò il polso per cavarglielo, poi gli torse il braccio dietro <strong>la</strong><br />
schiena e glielo spezzò “basta Pietro, no coparlo, no”<br />
Lo <strong>la</strong>sciò a terra, era un mucchio di stracci, che cercava ancora di<br />
tirare colpi a scatti.<br />
Ettore era colpito al ventre e al fianco, fuci<strong>la</strong>ta mortale a quel<strong>la</strong><br />
distanza breve.<br />
Carminati gridò di venire ai contadini del<strong>la</strong> corte.<br />
Lui respirava a scatti, cosciente, si teneva le mani premute<br />
“ho <strong>la</strong> pancia aperta, Adriano, niente da fare” “Ettore… Antonio<br />
era già…non lo abbiamo visto…”<br />
”col Cian…sarebbe venuto…che si era fatto frustare <strong>la</strong> donna,…è<br />
venuto Antonio da solo invece”<br />
“perché ti sei mosso? cosa hai fatto? non era così Ettore…non era<br />
questo l’accordo…Antonio era partito prima che arrivassimo, poi<br />
l’Elma ci ha detto che era dal Cian, impossibile ché ci eravamo<br />
appena stati e siamo corsi qua…avevano scelto <strong>la</strong> stessa sera,<br />
dio santo”<br />
“Adriano…<strong>la</strong>scia stare…ha tutto l’avvocato Galderisi…è tutto<br />
scritto…di’ a Marco che non rinunci, che non venda al<br />
banchiere…di’ alle donne che è andata così…così doveva andare,<br />
per questa terra che mi ha preso l’anima…non avrei voluto, no…”<br />
Ranto<strong>la</strong>va in mezzo al sangue “Elisa…Elisa cara…ciao”<br />
Erano arrivate tutte le persone del<strong>la</strong> corte, gli uomini non<br />
sapevano cosa fare.<br />
Qualcuno di loro aveva acceso di nuovo le <strong>la</strong>mpade del<strong>la</strong> sa<strong>la</strong> di<br />
prova, gli strumenti <strong>la</strong>sciati sulle sedie erano nuovamente<br />
illuminati, muti.<br />
Carminati non si dava pace di aver perso tempo, ma si era<br />
concordato così, di prendere per prima quel<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>sorte del Cian<br />
e portarlo da Antonio, perché si accusassero.<br />
Poi <strong>la</strong> Elma disperata, vedendoli arrivare coi fucili, aveva ceduto<br />
al pianto ”Antonio è andato a prendersi Cian, cercate quello che<br />
volete, copeme, facciamo<strong>la</strong> finita con questa disgrazia, copeme<br />
che è meglio”<br />
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Ma Antonio dal compare non c’era mica. Era suo allora il calesse<br />
sentito nel<strong>la</strong> nebbia. Carminati e Pietro fecero ritorno al<strong>la</strong><br />
Tenuta, rischiando di ammazzarsi da quanto poco si vedeva.<br />
Tardi.<br />
I tosi avevano trovato le borse e arrivarono portandosi dietro il<br />
Cian.<br />
Ettore Badoer morì all’alba, in casa sua.<br />
Gli occhi glieli chiuse Elisa. Lo vestirono, le donne ripetevano il<br />
rosario nel<strong>la</strong> veglia funebre. Tutto si arrestò in vil<strong>la</strong>, fino al<br />
funerale.<br />
Quando <strong>la</strong> bara uscì, il paese intero venne al commiato.<br />
La sua banda lo accompagnò al camposanto, il maestro Bragadin<br />
si soffiava al<strong>la</strong> fine di ogni brano.<br />
Suonarono <strong>la</strong> marcia dell’incoronata, quando ca<strong>la</strong>rono <strong>la</strong> bara<br />
nel<strong>la</strong> fossa, Bragadin aveva chiamato i bombardini di rinforzo da<br />
paesi vicini, Ettore si <strong>la</strong>mentava sempre di esserne sprovvisto.<br />
L’anima di chi ha subito una morte violenta non <strong>la</strong>scia subito i<br />
luoghi, prima di andarsene a volte resta anche quaranta giorni a<br />
vagare. In molti videro Badoer vicino al<strong>la</strong> casa diroccata, sotto <strong>la</strong><br />
collina. Pietro sognò suo fratello morto, che voleva esser<br />
condotto al pozzo per bere. Il morto era venuto a prendersi<br />
qualcuno.<br />
L’avvocato Galderisi aveva incontrato Badoer quasi ogni<br />
settimana e custodiva una memoria scritta da lui.<br />
L’avvocato si era sempre dimostrato contrario alle sue scelte,<br />
inutilmente rischiose, e senza conoscere <strong>la</strong> trama dell’ultima,<br />
intendeva agire a giorni anche contro <strong>la</strong> volontà del suo cliente.<br />
Tardi.<br />
Per Badoer <strong>la</strong> responsabilità era sua, nessuna persona di buona<br />
coscienza poteva affidarsi a quel<strong>la</strong> giustizia.<br />
L’accordo con Carminati di scovare Antonio, comprare <strong>la</strong> sua<br />
fiducia, obbligarlo a esporsi accettando di par<strong>la</strong>re, era una sua<br />
scelta continuata fino in fondo.<br />
Dell’aggressione finale, però, neanche Carminati voleva saperne;<br />
avevano elementi sufficienti contro Martinoia, bastavano le<br />
borse. Per Badoer no, delle borse si sarebbero accusati l’un<br />
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l’altro, si dovevano ripetere i fatti per convincere questa giustizia<br />
sorda, che zoppica anche coi rei confessi.<br />
Antonio venne incriminato per duplice omicidio e due tentati,<br />
condannato all’ergastolo. L’accusò anche il suo compare Cian,<br />
che si disse a conoscenza dei fatti per evitare <strong>la</strong> complicità nei<br />
primi omicidi e portò altre prove.<br />
Armido Cian prese un ergastolo e una condanna accessoria per<br />
furto, presunta conoscenza di fatti necessari ed occultamento di<br />
prove.<br />
Gli ergastoli non erano passibili di indulto o grazia ordinaria;<br />
sarebbero stati eseguiti per ambedue in colonia penale nelle<br />
isole. Seppur invalidi per le ferite riportate, di ogni passo<br />
avrebbero avuto memoria.<br />
EPILOGO<br />
Alle esequie dell’ottava dal<strong>la</strong> morte partecipò anche Marco.<br />
Sergio fu ri<strong>la</strong>sciato alcuni giorni dopo. Seguirono per entrambi i<br />
tempi tecnici per il proscioglimento giudiziario.<br />
Si aprì <strong>la</strong> successione di Badoer.<br />
Il Conte Umberto fece contattare Marco per chiedergli di vendere<br />
in passaggio successorio, offrì un prezzo da amatore. Perché<br />
volesse ad ogni costo quel<strong>la</strong> terra, non si capiva.<br />
Marco rifiutò sprezzante <strong>la</strong> seconda visita dell’avvocato<br />
Ronchitelli, quel rognoso che non mol<strong>la</strong>va nemmeno uno straccio<br />
pisciato, parole di suo padre.<br />
La Tenuta passò a Marco e ai fratelli, solo <strong>la</strong> casa in paese fu<br />
acquistata da Mainardi, che da tempo <strong>la</strong> aspettava.<br />
Marco, d’accordo con <strong>la</strong> madre, rinunciò al proseguimento di<br />
alcuni atti giudiziari iniziati contro i Martinoia.<br />
Si diceva che <strong>la</strong> Elma era smarrita, che avesse perso <strong>la</strong> testa, ai<br />
putei faceva da madre <strong>la</strong> Giustina.<br />
La quiete del danaro scendeva ancora su quel<strong>la</strong> campagna.<br />
Si festeggiarono le nozze di Marco ed Anna e lei fu determinata a<br />
trasferirsi da subito in vil<strong>la</strong> con i fratelli.<br />
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Ma Eugenia ci sarebbe rimasta poco. Sposò Sergio il settembre<br />
dopo. Anna le regalò il libretto a lei intestato da Ettore, ci<br />
acquistarono casa Albrigo.<br />
Elisa non <strong>la</strong>sciò mai <strong>la</strong> casa in paese, <strong>la</strong> casa di Ettore.<br />
Un giorno mostrò a Marco una cassa di quaderni trovati in so<strong>la</strong>io.<br />
Ettore curava <strong>la</strong> calligrafia che sembrava stampata, come uno<br />
spartito copiato, non c’erano ripensamenti in quel<strong>la</strong> scrittura.<br />
Una nettezza che Marco poteva capire.<br />
Erano zeppi di pensieri sparsi, un segreto tra lui ed Elisa.<br />
C’era una pagina recente, che sembrava una lettera “goditi ogni<br />
momento che non sia di dolore, è una grande gioia <strong>la</strong> sua<br />
mancanza. Passiamo <strong>la</strong> vita ad occuparci, con arroganza. Ogni<br />
nostro atto, che ha per fine il solo fare, anticipa <strong>la</strong> morte”.<br />
“Buongiorno, Signor Conte” “Buongiorno Marco, come sta? E sua<br />
moglie? quasi trent’anni ho passato con tuo padre, non cercava<br />
mai di nascondere le sue mancanze, quasi ne andasse fiero,<br />
diceva di viverne, a volte mi inquietava” “ci voleva bene, troppo,<br />
secondo mia madre”.<br />
“mio fratello Umberto ha cercato ancora di comprare tutto, è una<br />
disgrazia nel<strong>la</strong> sua vita, di quel<strong>la</strong> terra ne ha fatto una mania.<br />
Hai fatto bene a tener<strong>la</strong>, voi siete giovani, con voi <strong>la</strong> terra non se<br />
<strong>la</strong> prenderà, sono contento l’abbia tu“ “Anna mi ha persuaso del<br />
tutto, lei dice che se lo meritano…quel<strong>la</strong> terra <strong>la</strong> seguiremo noi”<br />
“se lo meritano, sì…e <strong>la</strong> sua banda? suona ancora?”<br />
“continua con Bragadin… quaggiù, Ettore se ne merita una in<br />
cielo, vede signor Conte questa terra gli era poco”<br />
“poco niente, come diceva lui”.<br />
Poco niente.<br />
FINE<br />
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