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LA FATTORIA<br />

LA <strong>TENUTA</strong><br />

Ruggero Alibardi<br />

"Uno straccio gettato dalle onde su una riva.<br />

Il vento pian piano lo asciuga, lo scuote lo solleva.<br />

La pioggia lo inzuppa e ricade in mare."<br />

La torre stava da secoli a sorvegliare il complesso. L’avevano<br />

modificata in vari periodi e il tormento dei passaggi aveva<br />

rispettato solo l’originario impianto medievale al<strong>la</strong> base.<br />

Quell’anno avrebbe visto fuori dalle mura un mutamento, il cui<br />

accadere era solo trattenuto.<br />

Dev’essere l’uomo, deve perseguitare oltre alle pietre ogni cosa<br />

che lo circonda ed in questo usa buona parte del<strong>la</strong> sua<br />

immaginazione.<br />

La torre, adibita ormai a colombaia, aspettava e stava a vedere.<br />

La Tenuta era una grande fattoria, una cittadel<strong>la</strong> a pianta<br />

quadrata, chiusa sui <strong>la</strong>ti dai lunghi fabbricati d’impronta<br />

monastica, con un grande cortile, un giardino protetto e il<br />

rialtello che ci passava intorno.<br />

Vista dal<strong>la</strong> collina, <strong>la</strong> campagna era una grande mappa catastale<br />

aperta, con le capezzagne ed i capofosso che <strong>la</strong> disegnavano a<br />

linee sottili.<br />

Dai pendii terrazzati a vite, <strong>la</strong> proprietà si allungava, dolcemente<br />

degradante, in 500 ettari di terreno nero.<br />

Le strade comunali ne percorrevano solo i bordi e, per evitare un<br />

lungo giro, un viale di tigli tra due fossati attraversava tutto, fino<br />

al cancello in direzione del<strong>la</strong> città.<br />

La famiglia dei Conti Capovil<strong>la</strong> passava parte dell’anno in<br />

campagna e l’ombrosa strada privata era <strong>la</strong> passeggiata delle<br />

due figlie nei giorni più caldi. Stefano, l'unico maschio, <strong>la</strong><br />

percorreva al galoppo, a volte appariva all'improvviso davanti<br />

alle sorelle e, provocate le loro giocose rimostranze, scompariva.<br />

1


Fiorenza e Laura sapevano che a lui bastava così e non lo<br />

cercavano oltre.<br />

Stefano non aveva amici al<strong>la</strong> Tenuta e in città solo compagni di<br />

scuo<strong>la</strong>. Le sue uscite nel bosco erano solitarie; quand’era<br />

bambino girel<strong>la</strong>va attorno agli stessi posti, gli alberi cavi, una<br />

macchia muschiosa, raccogliendo il coraggio per esplorare tutto.<br />

I luoghi che l’avevano attirato li enumerava inconsapevole<br />

passando ora, come tutte le misteriose depressioni del terreno,<br />

rese soffici da anni di aghi caduti. Quando usciva di casa, il suo<br />

giro abituale finiva al<strong>la</strong> roggia, gonfia d'acqua anche d’estate.<br />

Il Conte Lanfranco era un uomo imponente, con <strong>la</strong> voce grossa,<br />

ripeteva spesso le frasi, una sua mania, poteva formu<strong>la</strong>re le<br />

domande due o tre volte, impiegando espressioni analoghe e<br />

senza attendere risposta. Seguiva i pensieri che emergevano o<br />

scomparivano, immerso in luoghi suoi, le mani intrecciate dietro<br />

<strong>la</strong> schiena. Quando visitava <strong>la</strong> campagna, il Conte si recava dai<br />

contadini anziani del Borghetto, come chiamavano un gruppo di<br />

case poco lontano. Staccato dal<strong>la</strong> vita attorno, ricambiava il loro<br />

saluto decine di metri dopo che erano passati.<br />

Del<strong>la</strong> sua famiglia sembrava più interessato all'insieme<br />

coreografico e gioioso, più che alle singole personalità, di certo li<br />

amava, in modo quieto. Le figlie erano affidate alle cure del<strong>la</strong><br />

moglie un po' svanita. Per Stefano, seguito sempre da lontano,<br />

sentiva invece crescere un forte interesse, ora che finiva il liceo.<br />

Nel<strong>la</strong> Tenuta, oltre al<strong>la</strong> vil<strong>la</strong>, c'erano altre due fattorie di grandi<br />

dimensioni, quel<strong>la</strong> di Giulio Valdemarca, l’amministratore, ed una<br />

casa recente verso il paese abitata dal gastaldo, Ettore Badoer.<br />

Gastaldo era il termine in uso con il padre, cui era succeduto, ma<br />

in pratica era fattore e seguiva il <strong>la</strong>voro dei contadini e dei<br />

sa<strong>la</strong>riati che vivevano ai casoni da sempre.<br />

Quando il Conte cercava compagnia faceva chiamare Badoer e<br />

non solo per par<strong>la</strong>re del ricco allevamento di bestiame che<br />

avevano messo su negli anni. Quell’uomo scabro e sicuro, che<br />

trattava le persone in modo irrego<strong>la</strong>re, nobili compresi,<br />

possedeva una preparazione rara in campagna. Gli studi e gli<br />

interessi coltivati oltre al <strong>la</strong>voro lo rendevano abile a distrarre il<br />

Conte Lanfranco dai suoi pensieri.<br />

2


Dall’amministratore invece si passava se non poteva farne a<br />

meno, solo per questioni davvero rilevanti. Non stimava<br />

Valdemarca e <strong>la</strong> sua melliflua cortesia, non che avesse sicure<br />

prove di infedeltà, ma dubitava dei suoi affari senza<br />

approfondire. Pervaso dal sospetto di essere trattato<br />

untuosamente, tanto quanto le contadine insidiate con successo<br />

o come le loro figlie tenute a servizio; il Conte, sbrigate le<br />

urgenze, lo scansava.<br />

Dietro al<strong>la</strong> vil<strong>la</strong> c’era un giardino curatissimo e oltre <strong>la</strong> mura si<br />

mostravano a cornice le piante seco<strong>la</strong>ri. Il Conte Lanfranco<br />

godeva <strong>la</strong> grandezza del suo bosco, una ventina di ettari a foglia<br />

caduca con alcune macchie di pini ed abeti, vi andava a caccia.<br />

Spesso Valdemarca insisteva perché si abbattessero alberi,<br />

rovinavano l’umidità del terreno e complicavano <strong>la</strong> pulizia dei<br />

fossi, si perdeva raccolto con tutta quell’ombra.<br />

Il padre del Conte aveva disseminato il viale di profumati tigli per<br />

farsi accogliere, diceva, arrivando dal<strong>la</strong> città, e già allora tutti si<br />

chiedevano a cosa servissero. Allo stesso modo il Conte<br />

Lanfranco ignorava queste presunte gravi perdite causate dal<strong>la</strong><br />

vegetazione. La piatta campagna fuori del<strong>la</strong> sua proprietà, con<br />

qualche pioppo cipressino iso<strong>la</strong>to a ridosso di case o capitelli, lo<br />

riempiva di tristezza.<br />

La città distava una ventina di chilometri, i Conti vi possedevano<br />

altre proprietà, tra cui un pa<strong>la</strong>zzo per l’inverno. Il Conte<br />

Lanfranco preferiva restare <strong>la</strong> maggior parte dell'anno al<strong>la</strong><br />

Tenuta, anche solo. La signora Contessa e le figlie, al<strong>la</strong> ripresa<br />

delle scuole in ottobre, si trasferivano in città. Stefano, obbligato<br />

a seguirle, <strong>la</strong>sciava <strong>la</strong> campagna a malincuore, con <strong>la</strong> promessa<br />

di raggiungere suo padre in vil<strong>la</strong> nei fine settimana e per ogni<br />

festa consacrata.<br />

Frequentava il liceo con indifferenza, i professori si <strong>la</strong>mentavano<br />

che fantasticava troppo. Il suo precettore, un uomo mite e pio,<br />

riusciva a farlo studiare non più di un paio d'ore al pomeriggio,<br />

rassegnato a vederlo leggere avidamente solo libri di viaggi e di<br />

geografia.<br />

Seguiva gli interessi del<strong>la</strong> famiglia in città il cognato Gilberto, un<br />

uomo disarmonico e inconsistente, che ad ogni incontro con il<br />

3


Conte partiva a riassumere i problemi come un soldato piuttosto<br />

fiacco, a rapporto dal colonnello.<br />

Valdemarca non maturava divergenze solo botaniche col Conte,<br />

ma lo considerava ottuso ed incapace di amministrare in modo<br />

proficuo <strong>la</strong> proprietà, che a suo parere poteva rendere molto di<br />

più senza tutto quel terreno dissipato in viali, boschi ornamentali<br />

e altro inconcepibile per <strong>la</strong> sua mentalità.<br />

Situata in un posto unico a ridosso dei colli, <strong>la</strong> campagna era<br />

invece coltivata meglio dei fondi limitrofi, forse non sfruttata<br />

appieno per i troppi contadini dipendenti e le troppe case da<br />

mantenere.<br />

Con il Conte quasi costantemente tra i piedi, gli era impedito di<br />

vessare continuamente i contadini, sua attitudine decisamente<br />

naturale, ed era relegato quasi solo al <strong>la</strong>voro contabile.<br />

Valdemarca era un uomo benestante. Oltre a <strong>la</strong>vorare per i<br />

Capovil<strong>la</strong>, acquistava dai piccoli proprietari al momento del<br />

raccolto, immagazzinava le granaglie e rivendeva al rialzo<br />

quand’era il momento. Se i soldi se li erano già mangiati, perché<br />

ad essere contadini si riceve in eredità solo <strong>la</strong> miseria, anticipava<br />

danaro a prezzi da strozzino e da quelli che emigravano in<br />

America si faceva svendere i loro campetti.<br />

Questa attività paralle<strong>la</strong> si piccava di condur<strong>la</strong> con prudenza,<br />

quasi con riserbo. Il Conte sapeva dei suoi traffici, ma non<br />

interferendo con l’amministrazione, li tollerava.<br />

Chi conosceva Valdemarca lo definiva un ambizioso.<br />

Un’ambizione ce l’aveva e ne faceva anche paro<strong>la</strong>, sognava di<br />

acquistare un grande fondo, desiderio ereditato da suo padre e<br />

opportunamente ingigantito. Possedeva quei terreni strozzati ai<br />

debitori, anche una cesura di 14 campi, ma tutta roba da niente<br />

per lui, l’occasione buona prima o poi sarebbe arrivata.<br />

La casa di Badoer era iso<strong>la</strong>ta, si raggiungeva da un viottolo<br />

<strong>la</strong>terale al viale di tigli. A Badoer piaceva fosse <strong>la</strong> casa più vicina<br />

al paese e comoda ai suoi affari personali. La direzione agrico<strong>la</strong><br />

era in mano a lui, ma da contratto passava solo una parte del<strong>la</strong><br />

giornata in fattoria, potendo dedicarsi a commerci in proprio.<br />

4


Fuori dal <strong>la</strong>voro evitava di incrociarsi con l’amministratore, erano<br />

già abbastanza frequenti gli incontri al<strong>la</strong> Tenuta e Badoer<br />

percepiva e mal comprendeva l’antipatia di Valdemarca per lui.<br />

Forse più di qualche volta gli aveva impedito un lucroso<br />

guadagno, prestando soldi ai contadini in difficoltà, cosicché non<br />

svendessero <strong>la</strong> vacca, a volte per un innato spirito di<br />

contraddizione o per generosità forse.<br />

Per i contadini questi intrecci erano invisibili e lontani. La Tenuta<br />

era da sempre così e loro, contadini figli di contadini, le vivevano<br />

legati, riconoscendo l’ordine perpetuo che stabilisce un posto a<br />

tutto, alle persone e agli attrezzi. Le stesse regole come le stesse<br />

stagioni e il diverso poteva esistere solo in luoghi sconosciuti.<br />

L’anno prima i Capovil<strong>la</strong> avevano ospitato un amico<br />

dall'Inghilterra. Conversando sul<strong>la</strong> vita dei nobili inglesi al<br />

college, magnificava gli effetti dell'attività atletica sul fisico e<br />

sul<strong>la</strong> mente di quei ragazzi e Stefano lo incalzava di domande,<br />

entusiasta.<br />

Quando l’ospite si congedò, Stefano volle attrezzarsi una stanza<br />

per <strong>la</strong> ginnastica nel<strong>la</strong> vil<strong>la</strong>, fece anche attaccare una corda al<strong>la</strong><br />

grossa trave del portico e spesso vi si arrampicava, sotto lo<br />

sguardo perplesso dei contadini.<br />

Il precettore, saputa <strong>la</strong> novità, non condivise lo stesso ardore per<br />

i benefici dell’esercizio ginnico e ancora nelle sue missive tentava<br />

di contenere l'eccessiva cura per lo sport, che il corpo va sì<br />

curato, ma è lo spirito che domina, per cui leggesse di più e<br />

smettesse con quel ghiribizzo.<br />

Inoltre, <strong>la</strong> preoccupazione di sua madre che <strong>la</strong> campagna lo<br />

guastasse, rinsaldava in Stefano <strong>la</strong> convinzione nel<strong>la</strong> sua<br />

ginnastica. Ripeteva gli esercizi e sentiva il suo corpo, lungo e<br />

troppo magro, modificarsi nello sforzo, era una soddisfazione mai<br />

provata.<br />

PRIMAVERA<br />

Le mattine iniziavano miti, <strong>la</strong>sciando presagire un buon raccolto.<br />

Il prete era nei campi per le rogazioni. I contadini avevano<br />

piantato in terra le crocette, due stecchi legati insieme sulle teste<br />

5


d’angolo del campo, le famiglie tutte attorno con le candeline in<br />

mano. Il chierichetto con <strong>la</strong> cotta bianca sul<strong>la</strong> tonaca nera,<br />

seguiva i passi del prete dondo<strong>la</strong>ndo l’aspersorio e il secchiello<br />

dell’acqua benedetta. Passavano da un podere all’altro a<br />

benedire le crocette, invocando tutti i santi preposti che<br />

allontanassero <strong>la</strong> grandine e proteggessero il raccolto. Al<strong>la</strong> fine<br />

del<strong>la</strong> litania il prete chiudeva il messalino e con fare solenne<br />

consegnava al<strong>la</strong> famiglia <strong>la</strong> cande<strong>la</strong> benedetta, da accendere solo<br />

all’arrivo dei temporali.<br />

Era <strong>la</strong> fine di marzo, <strong>la</strong> famiglia del conte si riunì in vil<strong>la</strong> per le<br />

vacanze di Pasqua.<br />

In chiesa si legavano le campane, i drappi vio<strong>la</strong> coprivano il<br />

crocefisso sull’altare maggiore e le statue dei santi ai <strong>la</strong>ti. La<br />

scultura in legno del Cristo morto disteso sul catafalco era nel<strong>la</strong><br />

navata centrale.<br />

Se qualcuno moriva nel<strong>la</strong> settimana santa, gli si faceva il<br />

funerale nel<strong>la</strong> cappelletta esterna, vicino al convento delle<br />

Monache.<br />

Stefano si avvicinava ai diciotto anni, il Conte Lanfranco ora lo<br />

riconosceva e lo cercava. Il figlio, forse per mancanza di<br />

precedente confidenza, subiva più che apprezzare questo<br />

interesse. Amava <strong>la</strong> sua solitudine e si sentiva impacciato per<br />

l’attenzione insolita di un padre recente.<br />

Il Conte voleva discutere dell'università da scegliere, poteva<br />

andare a Bologna, lontano dal<strong>la</strong> famiglia e dal suo ambiente, con<br />

maggiore possibilità di incontri.<br />

Stefano, pur se <strong>la</strong> scelta era prossima, sfuggiva le domande<br />

dirette e appena poteva si rifugiava nel<strong>la</strong> stanza del<strong>la</strong> ginnastica.<br />

Il Conte non dava alcun peso a questa passione, paragonabile ad<br />

un gioco, un resto d’infanzia.<br />

Dal<strong>la</strong> vil<strong>la</strong> al<strong>la</strong> mura, un porticato con colonne di pietra divideva il<br />

cortile dal giardino. La terrazza sovrastante il colonnato era <strong>la</strong><br />

passeggiata del<strong>la</strong> contessa, che degnava di sguardi distratti le<br />

aiuole fiorite di fresco da un <strong>la</strong>to e <strong>la</strong> grande aia selciata<br />

dall'altro.<br />

Un pomeriggio Stefano scelse il belvedere per allenarsi. Di norma<br />

usava l’asta in cortile, ma quel giorno l’aia era ingombra di<br />

6


sacchi ad asciugare. Con l’asta prendeva <strong>la</strong> rincorsa, puntava il<br />

sostegno, si alzava con forza tentando una figura e ricadeva<br />

e<strong>la</strong>stico correndo più avanti.<br />

Sollevarsi e staccarsi da terra, era vo<strong>la</strong>re per gioco, nell’ultimo<br />

salto, finiva a ridosso del<strong>la</strong> ba<strong>la</strong>ustra in pietra <strong>la</strong>vorata e tornava<br />

daccapo.<br />

Il sole si attenuava verso il tramonto, una donna urlò e urlò<br />

ancora, l’urlo continuò eccessivo.<br />

I contadini mol<strong>la</strong>rono il <strong>la</strong>voro in corte e i bovari uscirono dalle<br />

stalle, <strong>la</strong> donna con le braccia alte non fiatava più, qualcuno<br />

corse sotto <strong>la</strong> terrazza.<br />

Stefano giaceva a terra con <strong>la</strong> testa fracassata, piegata sul<strong>la</strong><br />

spal<strong>la</strong> in una innaturale torsione, il sangue fluiva da un <strong>la</strong>to,<br />

scivo<strong>la</strong>va tra le fughe del<strong>la</strong> trachite ed inzuppava un sacco di<br />

iuta.<br />

Aveva puntato l’attrezzo troppo sotto il parapetto, i piedi non<br />

avevano trovato appoggio ed era vo<strong>la</strong>to oltre.<br />

Nessuno ebbe il coraggio di toccarlo, gli uomini attorno si<br />

stringevano le dita fino a farsi male, le donne si piantavano le<br />

unghie nel<strong>la</strong> testa.<br />

Le sorelle di Stefano grida identiche le avevano sentite una volta<br />

che il toro sciolse <strong>la</strong> catena infuriato e fuggì, calpestando un<br />

bovaro, le ur<strong>la</strong> delle contadine continuavano, le ragazze uscirono<br />

dopo un poco.<br />

Marta, <strong>la</strong> governante uscita assieme a loro, tornava già indietro<br />

per impedire al<strong>la</strong> Contessa di scendere. Cercò di trattener<strong>la</strong>.<br />

Gli uomini stavano immobili, già con il cappello in mano, le<br />

donne si erano gettate a terra, piangevano disperate coprendosi<br />

il volto.<br />

Badoer era dietro i magazzini, sentì all’inizio confusamente le<br />

voci alterate, poi le ur<strong>la</strong>, arrivò subito. Vide Stefano a terra, le<br />

sorelle inginocchiate con <strong>la</strong> testa sul selciato, <strong>la</strong> madre che<br />

veniva trascinata verso casa.<br />

Gli accostò un orecchio al<strong>la</strong> bocca, urlò di non toccarlo, anche se<br />

nessuno si sognava, e che avvertissero il Conte Lanfranco che si<br />

trovava a casa di Valdemarca, poi corse al calesse e uscì come<br />

una furia verso il paese.<br />

7


Mandarono subito un giovanetto di corsa per i campi, giunto<br />

davanti al Conte balbettò confuso “Una disgrazia, una disgrazia”<br />

e si inginocchiò per terra con le braccia aperte.<br />

Il Conte si fece riportare col calesse di Valdemarca al<strong>la</strong> vil<strong>la</strong>.<br />

Stefano l’avevano coperto fino al collo, <strong>la</strong> testa no, con un<br />

drappo di cotone bianco, che si impregnava i bordi.<br />

Il Conte scese e si avvicinò al copriletto. Gli mancarono le<br />

ginocchia e cadde all'indietro sul<strong>la</strong> schiena, irrigidito con le<br />

braccia goffamente alzate quasi ad invocare o inveire.<br />

La consapevolezza di quello che era successo lo tagliava da parte<br />

a parte, incredulo nel poter disporre di quel<strong>la</strong> certezza.<br />

Suo figlio Stefano.<br />

Valdemarca lo tirò per un braccio, tanto per fare qualcosa.<br />

Raspava con le unghie, <strong>la</strong> bocca aperta spaventato, guardava<br />

intorno, a cercare smentita.<br />

Le sorelle occupavano <strong>la</strong> porta per impedire al<strong>la</strong> madre di uscire.<br />

Arrivò Badoer, il cavallo schiumante aveva rotto al galoppo e fu<br />

difficile da fermare. Il dottor Mi<strong>la</strong>n si teneva aggrappato allo<br />

schienale, scese dal calesse asciugandosi <strong>la</strong> fronte.<br />

Tastò Stefano sul collo, appoggiò lo specchietto al<strong>la</strong> bocca, <strong>la</strong>sciò<br />

<strong>la</strong> borsa a terra e si diresse verso il Conte le braccia lungo il<br />

corpo “signor Conte…niente, Dio se l’è preso con lui”<br />

Il padre gli rivolse uno sguardo inconsistente.<br />

“Facciamo portare Stefano dentro casa, signor Conte, possiamo<br />

solo vegliarlo…”.<br />

Badoer chiamò due uomini con <strong>la</strong> barel<strong>la</strong> di legno per i maiali<br />

macel<strong>la</strong>ti e mandò una donna a prendere delle lenzuo<strong>la</strong> per<br />

allestire <strong>la</strong> portantina.<br />

Fu Ettore ad accompagnare <strong>la</strong> testa del ragazzo nel sollevarlo dal<br />

selciato, nessuno se lo sarebbe permesso ed il padre, a terra<br />

poco più in là, toglieva <strong>la</strong> polvere dalle giunture con uno stecco.<br />

Lo deposero sul<strong>la</strong> tavo<strong>la</strong> del<strong>la</strong> sa<strong>la</strong> da pranzo.<br />

Avevano chiuso il grande portone in legno sotto il volto che dava<br />

all’interno del<strong>la</strong> vil<strong>la</strong>, sul<strong>la</strong> corte e tutto intorno scese <strong>la</strong> forza del<br />

silenzio, i carri passavano <strong>la</strong> strada esterna, non si sentiva una<br />

voce alzarsi, anche i rumori dei <strong>la</strong>vori necessari erano soffocati e<br />

brevi.<br />

8


I muggiti dalle stalle erano l'unico strepito, cadevano come un<br />

<strong>la</strong>mento.<br />

Il padre lo volle seppellire nel cimitero del paese e non nel<strong>la</strong><br />

tomba di famiglia in città, venne deposto in un sepolcro<br />

provvisorio, fino a che non fosse stata costruita una nuova<br />

cappel<strong>la</strong>.<br />

La Contessa Bonomi con le figlie <strong>la</strong>sciò <strong>la</strong> vil<strong>la</strong> il giorno stesso del<br />

funerale, il Conte non ricevette più nessuno. Si vedeva a volte<br />

seduto sui gradini del<strong>la</strong> chiesetta in giardino con uno sterpo<br />

riappianare il ghiaino.<br />

Passò un mese, un tardo pomeriggio un messo convocò Badoer<br />

in vil<strong>la</strong>.<br />

Il Conte par<strong>la</strong>va verso <strong>la</strong> finestra aperta, come ad un ipotetico<br />

gruppo che l’ascoltasse, si girò al suo arrivo e senza ascoltare i<br />

saluti gli spiegò dei <strong>la</strong>vori importanti da fare.<br />

Andava demolito il lungo portico con <strong>la</strong> terrazza, Badoer doveva<br />

assoldare dei muratori e disporre per eseguire al più presto<br />

“subito, subito, bisogna fare in fretta, schiantare a terra tutto”.<br />

Non doveva restare neanche l’idea che ci fosse stata quel<strong>la</strong><br />

terrazza, tolto il pavimento di sotto avrebbero rimesso <strong>la</strong> terra,<br />

anche <strong>la</strong> traccia dell’attacco murario andava cancel<strong>la</strong>ta.<br />

Era quasi buio, quando Badoer uscì a considerare il grande<br />

colonnato, una quarantina di metri, con le colonne ogni quattro,<br />

raddoppiate alle teste.<br />

Sospirò di quanto le murature possano rinforzare i ricordi,<br />

restano e dicono.<br />

Iniziarono i <strong>la</strong>vori dopo pochi giorni.<br />

Dal fondo dell’aia, dietro i magazzini, <strong>la</strong> torre, le rimesse, forse<br />

tutti i contadini spiavano <strong>la</strong> demolizione, ma solo Badoer sapeva<br />

che dal mattino il Conte era sul<strong>la</strong> torre del<strong>la</strong> colombaia.<br />

Disposero una ventina di coppie di buoi bianchi, i muratori<br />

fissarono le catene ai piatti portanti in trachite sotto <strong>la</strong> volta di<br />

sostegno.<br />

Sei coppie di buoi venivano attaccati alle colonne doppie, da<br />

abbattersi per prime, e ogni catena era attaccata con fasci di<br />

corde ai timoni lunghi dei gioghi. Scalzati i piatti ango<strong>la</strong>ri, si<br />

partiva a tirare assieme le colonne semplici con gli altri buoi.<br />

9


I bovari pungo<strong>la</strong>vano le bestie per costringerle a puntare.<br />

Provarono due volte quelli delle doppie colonne, al<strong>la</strong> terza scivolò<br />

fuori il capitello quadrato, un pezzo di portico crollò e pezzi di<br />

colonna tonda roto<strong>la</strong>rono sul selciato.<br />

Sotto tiro tutte le colonne si abbattevano, <strong>la</strong> terrazza crol<strong>la</strong>va.<br />

Al<strong>la</strong> sera Badoer guardava il cumulo attorno ai monconi rimasti,<br />

tutto era stato fatto in una giornata.<br />

Si scavò una grande fossa per interrare le macerie e ricoprirle; in<br />

breve, dove sorgeva l'imponente colonnato, c'era terra nuda.<br />

Il Conte volle alzare una mura in mattoni alta due metri, con un<br />

portone cieco in ferro al centro, il giardino non si doveva più<br />

vedere dall’aia.<br />

Il colonnato era un ricordo scomparso, solo ai contadini nelle<br />

notti di nebbiolina pareva che ci fosse ancora.<br />

Il Conte Capovil<strong>la</strong>, a chi gli consigliasse di tornare in città,<br />

ricordava che neanche Stefano amava starci. La vicinanza del<strong>la</strong><br />

tomba del figlio e <strong>la</strong> costruzione del<strong>la</strong> nuova cappel<strong>la</strong> nel cimitero<br />

del paese, lo legavano al<strong>la</strong> Tenuta.<br />

Si recava sul<strong>la</strong> torre colombaia e stava là, seduto sulle assi, a<br />

ripercorrere <strong>la</strong> mappa del complesso che abitava, da ingegnere<br />

quale era senza avere mai esercitato.<br />

Un <strong>la</strong>to del cortile, in parte a selciato, parte a mattoni, era<br />

occupato dal<strong>la</strong> vil<strong>la</strong> padronale, gli altri tre <strong>la</strong>ti porticati a colonne<br />

di mattoni rossi ospitavano i magazzini con dietro <strong>la</strong> cantina, i<br />

depositi degli attrezzi, il posto delle stalle e delle scuderie, i<br />

granai. Due soli ingressi, uno verso <strong>la</strong> città e l’altro opposto<br />

verso le terre del<strong>la</strong> Tenuta.<br />

La vil<strong>la</strong> padronale, a tre piani, da sempre dipinta di bianco, era<br />

una costruzione netta e chiara, contrapposta ai grandi portici,<br />

rossi come <strong>la</strong> terra, dedicati al <strong>la</strong>voro. Doveva il suo equilibrio<br />

all’esatta distribuzione di porte, balconi ed abbaini, che le<br />

conferivano un aspetto ordinato.<br />

Ma <strong>la</strong> ricercata simmetria del<strong>la</strong> facciata eccedeva in rigore,<br />

rive<strong>la</strong>ndo a chi entrasse un aspetto difensivo.<br />

Abbattuto il portico solenne che angustiava il Conte, <strong>la</strong> forte<br />

costruzione ora mancava totalmente di ornamenti e il dolore<br />

10


esisteva impresso comunque sotto quei contorni. La vil<strong>la</strong>, il<br />

giardino, perfino <strong>la</strong> terra apparivano cambiate, estranee.<br />

Il Conte trascurava i <strong>la</strong>vori, le decisioni sul<strong>la</strong> campagna non gli<br />

interessavano più. A volte bussava alle porte dei contadini solo<br />

per chiedere del<strong>la</strong> loro salute e dei figli, senza attendere come<br />

d’abitudine risposta, seguendo solo i suoi pensieri, vi annegava.<br />

Marta, so<strong>la</strong> a dirigere <strong>la</strong> casa, lo raccontava sempre in studio a<br />

leggere o a scrivere, spesso lo ritrovava lì addormentato al<strong>la</strong><br />

mattina dopo.<br />

Mancava un mese al<strong>la</strong> vendemmia, ci si apprestava a pulire le<br />

grandi botti nel<strong>la</strong> cantina seminterrata.<br />

Il Conte si fermava a guardare dal portale quelle immense volte<br />

buie, stralunato, i contadini continuavano a fregare i legni,<br />

impacciati dal<strong>la</strong> sua presenza.<br />

IL CONTRATTO - AUTUNNO<br />

Tutta <strong>la</strong> campagna era percorsa da contadini e ragazzi che<br />

conducevano i buoi, si arava con l’aratro piccolo a volta orecchio<br />

tirato da una coppia di bestie o con due coppie, se serviva<br />

l’aratro pesante da medio scasso.<br />

Nei primi campi già arati passava il ranghinatore a sminuzzare le<br />

zolle. Altri falciavano ancora l’ultimo fieno dopo l’agostano e lo<br />

spandifieno trainato dal cavallo lo voltava. Sotto <strong>la</strong> collina<br />

stavano seminando il frumento Sanpastore, il ciclo del<strong>la</strong> semina<br />

riprendeva.<br />

Valdemarca non era mai stato così vicino al Conte come<br />

nell'ultimo periodo. Fiutava nell’aria il momento importante, <strong>la</strong><br />

sciagura aveva portato un rivolgimento, come lo chiamava,<br />

dell’altro stava per succedere e lui avrebbe avuto una parte, se<br />

lo sentiva. Intanto si limitava ad osservare e pazientare.<br />

Il Conte era in una condizione di completo abbandono, i normali<br />

traffici lo disturbavano quasi a chiamarlo fuori da sé.<br />

Non poteva concedersi di allontanarsi dal suo tormento,<br />

obbligato a stare di guardia. Si scordava anche delle figlie, <strong>la</strong><br />

moglie era sparita dal<strong>la</strong> sua mente.<br />

Il Conte una mattina confidò all’amministratore che non si<br />

sentiva più in pace su quel<strong>la</strong> terra, ora ostile, si sentiva<br />

11


provvisorio, di passaggio “tutto mi è diventato scomodo“, parole<br />

pronunciate distrattamente, ma sufficienti a mettere in<br />

agitazione Valdemarca che si fece inquieto e irritabile, lo si<br />

vedeva dai gesti.<br />

Nonostante <strong>la</strong> mancanza di dimestichezza con Badoer,<br />

inusualmente lo fermava incontrandolo, per chiedergli come<br />

andrà a finire.<br />

Badoer sopportava male quegli arresti, quasi un’invasione,<br />

taceva o motteggiava con il viso “come può andare, se ti muore<br />

un figlio, ti muore il futuro“ “ma lei cosa dice?”<br />

Per toglierselo dai piedi, tirava fuori aneddoti a sproposito su<br />

vacche sterili, su un toro intrattabile scappato dal recinto, su<br />

contadini ubriachi “vuoi sapere altro?”<br />

Si diceva che il Conte iniziasse a recarsi in città e a trattenersi<br />

per <strong>la</strong> notte.<br />

Valdemarca continuava a rimuginare ogni segno fuori e dentro,<br />

da una vita aspettava l'occasione, per <strong>la</strong> smania gli sudavano le<br />

mani, gli tremavano anche a volte davanti al Conte.<br />

Faticò a dirselo a sé stesso, gli appariva enorme quel pensiero da<br />

affrontare. Poi, come se si fosse liberato il ventre da un peto<br />

gigante, ci riuscì, esplicitandosi almeno <strong>la</strong> prima parte del<strong>la</strong><br />

domanda: era pronto a chiedere al Conte se desiderava vendere<br />

<strong>la</strong> proprietà.<br />

Una fantasia che, apparsa <strong>la</strong> prima volta, gli aveva fatto paura,<br />

troppo grande e pericolosa, poi, pian piano, era diventato il suo<br />

grande progetto.<br />

Progetto che aveva dell’impossibile però, non avrebbe mai potuto<br />

dire "vuole vendere, signor Conte?", tanto meno avrebbe<br />

raccolto il coraggio per <strong>la</strong> seconda parte, <strong>la</strong> proposta, “compro io,<br />

signor Conte" troppo sfacciata ed enorme gli appariva quel<strong>la</strong><br />

richiesta.<br />

Ragionando tra sé, conveniva che era fuori del<strong>la</strong> sua portata<br />

economica, dato il prezzo che presumeva si potesse chiedere e<br />

ottenere per <strong>la</strong> Tenuta. Ma era già una risposta. Fu <strong>la</strong> seconda<br />

evacuazione.<br />

Se prospettava al Conte di vendere, poteva provocare una<br />

cessione impossibile per lui, il Conte avrebbe potuto trovare un<br />

12


acquirente prima che lui fosse pronto e gli sarebbe sfuggita<br />

l'unica occasione grande del<strong>la</strong> sua vita, quel<strong>la</strong> che attendeva da<br />

sempre come suo padre.<br />

Ma come fare? Era un’ossessione, amorosa, che cresceva,<br />

sempre più. Un uomo innamorato di una donna di un altro,<br />

fedele ed assai superiore a lui. Quali speranze?<br />

Ma appunto come un innamorato pazzo sogna e fantastica cose<br />

impossibili, così lui pensava notte e giorno a quel<strong>la</strong> terra, a<br />

quelle case, ai contadini, alle vacche, alle stalle. Ma come, ma<br />

come?<br />

I disegni, le congetture, i progetti, passava in rassegna tutto,<br />

elencando col suo talento di commerciante.<br />

Aveva tutti i registri, sapeva il numero di tutto, quasi anche dei<br />

badili ed erano tanti, era tutto così tanto. Solo lui sapeva quanto.<br />

Solo lui l’aveva vista nuda.<br />

Uscendo dall’informe del<strong>la</strong> domanda, avanzava in quel<strong>la</strong><br />

palpazione visiva. Di acquistare attraverso una terza persona, gli<br />

apparve in uno dei suoi interminabili dormiveglia, un disegno che<br />

lento si andava chiarendo.<br />

C'era appunto un suo lontano parente, Antonio Martinoia, questo<br />

aveva circa 100 campi al<strong>la</strong> Bagnara, a pochi chilometri, ma era<br />

talmente indebitato con lui da esserne proprietario solo giuridico<br />

ormai, vinco<strong>la</strong>to ancora a vecchi prestiti, risalenti a quando gli si<br />

bruciò <strong>la</strong> casa e dovette ricostruir<strong>la</strong>. Le cambiali avrebbero<br />

seguito lui e le generazioni a venire, amen.<br />

Lavorava anche lui, da mane a sera, coi contadini e i fratelli,<br />

proprietari di piccole campagnole intorno.<br />

Sapeva male leggere e malissimo scrivere, benché incontrasse<br />

ogni mercoledì di mercato i mediatori per concludere affari mai<br />

visti nascere, pur di stare sul<strong>la</strong> piazza.<br />

Quel sempliciotto poteva essere il suo uomo, che scherzi avrebbe<br />

potuto giocargli, abbozzato e incolto com’era, solo da bestia<br />

sapeva <strong>la</strong>vorare.<br />

E se anche avesse voluto scavalcarlo, con che soldi pagava? Si<br />

sarebbe tute<strong>la</strong>to tenendosi lui i preliminari a garanzia e tutte le<br />

cambiali, vecchie e nuove.<br />

13


Continuava a tracciare bozze di piani, straziandosi <strong>la</strong> notte, con<br />

acquirenti ancora innominati e si esponeva le cifre del<strong>la</strong> rendita<br />

del<strong>la</strong> Tenuta.<br />

Gran parte dell'azienda era a mezzadria, una mezzadria rego<strong>la</strong>ta<br />

con contratti partico<strong>la</strong>ri. Il Conte ragionava sempre con <strong>la</strong> metà<br />

del prodotto, l'altra andava ai mezzadri. Ma che cosa vuol dire<br />

metà, si domandava l’amministratore, che può fare un mezzadro<br />

se gli si vendono le vacche in stal<strong>la</strong>, promettendo di riportare<br />

nuovi capi e poi si rimandano gli acquisti?<br />

Tutto il bestiame era di proprietà del Conte e per un contratto,<br />

sia pur ma<strong>la</strong>mente concordato per Valdemarca, poteva disporre<br />

del bestiame quando voleva.<br />

Inoltre era a Valdemarca che i mezzadri davano i prodotti da<br />

vendere e solo lui sapeva i giri e le potature che subiva <strong>la</strong> metà<br />

da versare come ricavato ai Capovil<strong>la</strong>.<br />

Il disegno si dipanava, doveva acquistare a cancello chiuso,<br />

entrarne in possesso, chiedendo una di<strong>la</strong>zione di pagamento,<br />

usuale nelle grandi transazioni.<br />

Vendendo tutto il bestiame nelle stalle del Borghetto, avrebbe<br />

potuto ricavare 500.000 lire. Tagliando tutto il bosco con gli<br />

alberi pregiati che in cinque non riuscivano a circondare, avrebbe<br />

incassato 300.000 lire. Dalle scorte dell'azienda, con le carrozze,<br />

i mobili, l’argenteria, il vasel<strong>la</strong>me e tutto il vendibile, si<br />

ottenevano altre 300.000 lire.<br />

Non sapeva se il Conte avrebbe venduto a queste condizioni, ma<br />

era per fare un’ipotesi.<br />

Continuava.<br />

Liquidando alcune fattorie ai bordi del<strong>la</strong> proprietà, lontane e poco<br />

utili al<strong>la</strong> conduzione del fondo, si guadagnavano altre 700.000<br />

lire. E poi svuotando l'azienda, tranne case e terra, con lui che ci<br />

aggiungeva il resto di danaro, poteva acquistare al<strong>la</strong> cifra che<br />

presumeva il Conte richiedesse.<br />

Non riusciva più a tenere ferme le mani in quei giorni, le metteva<br />

nelle varie tasche a cercare le chiavi, a sbrindel<strong>la</strong>re il pacchetto<br />

di sigari. Accarezzava <strong>la</strong> campagna del<strong>la</strong> Tenuta con altro<br />

sguardo, se <strong>la</strong> studiava e deglutiva.<br />

14


Valdemarca una sera all'imbrunire si recò dal Conte per<br />

l'autorizzazione ad un prelievo in banca dopo un acquisto di<br />

bestiame. Non c’era alcuna fretta per quel pagamento, ma si<br />

sentiva di vedere il Conte.<br />

Fu ricevuto come un importuno che ti sveglia "come sta signor<br />

Conte?" “come vuole che stia uno cui non interessa più niente?"<br />

"signor Conte…" "no, no, non ho più interesse per <strong>la</strong> terra e tanto<br />

meno su questa terra, non trovo pace"<br />

Il Conte era girato dietro <strong>la</strong> scrivania e guardava fuori, perso,<br />

con le mascelle dure, contratte. A Valdemarca le mani sudavano<br />

da impastarsi, gli uscirono sibili di una voce che non conosceva<br />

"lei signor Conte, per trovare pace dovrebbe <strong>la</strong>sciare questo<br />

posto, non so…vendere".<br />

Era detto. Il Conte non si mosse, sembrava non avesse sentito.<br />

Valdemarca si stava pisciando sotto, o quasi.<br />

Passò un tempo eterno, poi il Conte si voltò lento "e voi l'avreste<br />

chi comprerebbe? l'avreste?"<br />

Valdemarca era freddo e rigido come un cencio bagnato messo<br />

all'aria in gennaio, ma <strong>la</strong> voce gli era tornata dello stesso tono<br />

fischiante "io… l'avrei il compratore, è l'uomo adatto…signor<br />

Conte" "sì, ci sarebbe?” “sì, ci sarebbe” “e a quanto, a quanto si<br />

potrebbe vendere?"<br />

La richiesta era contro natura per Valdemarca, avvertiva ora che<br />

<strong>la</strong> cifra non l’aveva mai formu<strong>la</strong>ta nel<strong>la</strong> sua mente al completo,<br />

ma solo per addizioni, era <strong>la</strong> sua condanna in bene o in male per<br />

tutta <strong>la</strong> vita ed era lui a doverse<strong>la</strong> emettere.<br />

Stringeva le gambe, ma non gli uscivano i suoni ed il pensiero si<br />

era interrotto, proprio non si aspettava una domanda così svelta<br />

e diretta.<br />

Sul<strong>la</strong> corte il buio era ormai stabile.<br />

Soffiò dei monosil<strong>la</strong>bi e poi, vergognoso come a dire una paro<strong>la</strong><br />

sconcia, coi toni altalenanti di un dodicenne "quattro milioni,<br />

forse qualcosa di più, a cancello chiuso"<br />

Il Conte seguiva i disegni del tappeto davanti.<br />

"beh, ne parleremo ancora Valdemarca, ci penserò, ne<br />

parleremo" "buona sera, signor Conte"<br />

15


Valdemarca era in calesse, senza sapere come ci fosse arrivato,<br />

quale delle due scale del<strong>la</strong> vil<strong>la</strong> avesse appena disceso.<br />

Lasciò le redini ed il cavallo lo portò, si accorse dopo qualche<br />

tempo che era arrivato, il cavallo fermo in cortile e qualcuno da<br />

casa che lo chiamava. Forse il sedile era bagnato dal<strong>la</strong><br />

pioggerel<strong>la</strong>.<br />

Quel<strong>la</strong> sera, si coricò senza mangiare da solo come faceva<br />

quand’era amma<strong>la</strong>to, non voleva contatti se non con il suo<br />

progetto.<br />

In dormiveglia ripassò calcoli tutta <strong>la</strong> notte, aveva risposto al<strong>la</strong><br />

domanda sul valore del<strong>la</strong> proprietà con una cifra che era meno<br />

del<strong>la</strong> metà del valore minimo del fondo, quasi un terzo. Con i<br />

soliti ragionamenti e precisando meglio i conti, vendendo <strong>la</strong><br />

campagna dei Martinoia ed altre proprietà sparse, e con un<br />

prestito, poteva comprare lui. Diventare il padrone del<strong>la</strong> Tenuta.<br />

Lo assalirono le vertigini, se non fosse stato già sdraiato, si<br />

sarebbe sentito vacil<strong>la</strong>re.<br />

Poi arrivò, con <strong>la</strong> sua arte senza fretta, <strong>la</strong> realtà a colpirlo.<br />

Già, lui padrone, ma senza poter apparire. Se prima gli appariva<br />

semplice, con l’uomo di paglia, il Martinoia, al preliminare e poi<br />

di subentro lui, ora immaginava solo pericoli. Vedeva quel<strong>la</strong><br />

meraviglia in mani sozze che toccavano, occhi guardavano, e<br />

uno strusciare su quel<strong>la</strong> terra, era orribile, aveva <strong>la</strong> go<strong>la</strong> secca.<br />

E se quel tanghero gli avesse giocato uno scherzo, vedendo<br />

l'occasione? Certo che <strong>la</strong> dà a te, ma <strong>la</strong> può dare anche ad altri,<br />

scemò <strong>la</strong> confusa passione erotica, non si possono mai<br />

control<strong>la</strong>re queste troie di persone, gli davano noie anche i reni e<br />

andò a pisciare tre volte.<br />

Facendo i conti in tasca a Martinoia, quello se <strong>la</strong> sognava <strong>la</strong> cifra<br />

e poi, dai, a organizzare un giro simile non era capace “lui, che<br />

sono anni che gli fotto <strong>la</strong> moglie sotto il naso” e poi il contratto<br />

se lo sarebbe tenuto in mano. Ragionando meglio quel<strong>la</strong> bestia di<br />

Martinoia si ammansiva, anche se continuava a guardare.<br />

Benché avesse passato <strong>la</strong> notte più terribile del<strong>la</strong> sua vita, era<br />

sveglio e teso quando all'alba uscì di casa, al bovaro che<br />

mungeva ordinò di preparare il calesse, dopo poco partì per <strong>la</strong><br />

Bagnara.<br />

16


Col sole che sorgeva e <strong>la</strong> terra indorata attorno, si compiacque di<br />

aver giocato bene. Dal<strong>la</strong> morte del figlio, per mesi, era stato<br />

l'unico o quasi a incontrare il Conte, sottoponendogli cartelle da<br />

firmare, non tra<strong>la</strong>sciando occasione di menzionargli <strong>la</strong> tragedia e<br />

magari sottovoce "che disgrazia, che disgrazia" "non c'è più<br />

pace, non c'è più pace”, riuscendo a sempre scuoterlo da quel<strong>la</strong><br />

specie di torpore.<br />

Se <strong>la</strong> trama prendeva forma, bisognava continuare accorti, era il<br />

momento delle faine nel pol<strong>la</strong>io. Fu nel tragitto che gli balenò<br />

l'idea.<br />

La terra di Martinoia era di qualità mediocre, sottoposta spesso a<br />

mancanza o ad eccesso di acqua, ipotecata dai tempi di suo<br />

padre che aiutò il padre di Martinoia ad acquistare, poi c’era<br />

stato l’incendio con tutte le consistenti cambiali, ri<strong>la</strong>sciate negli<br />

anni e sempre rinnovate. In un certo modo era lui che<br />

amministrava quel<strong>la</strong> proprietà. Suo padre si guardava bene<br />

dall’estinguere il debito, perché gli rendeva di più così, e lui seguì<br />

i consigli paterni, ad ogni restituzione o interesse pagato al<strong>la</strong> fine<br />

il debito aumentava. Ora si profi<strong>la</strong>va ancora <strong>la</strong> possibilità di<br />

trarne un vantaggio definitivo.<br />

Il cavallo trottava insensibile ai tiri nervosi del morso.<br />

Se acquistava <strong>la</strong> Tenuta, era il momento di vendere al<strong>la</strong> Bagnara,<br />

rabbonire Antonio Martinoia con qualche soldo, metterci sopra<br />

anche <strong>la</strong> casa di Badoer, ecco lo scambio azzeccato.<br />

Quello di Badoer era quasi un terreno a sé stante rispetto al<br />

resto, per i Martinoia significava una proprietà meno estesa, ma<br />

senza debiti e più fertile, e se era lui a dirigere <strong>la</strong> musica, c’era<br />

anche qui il suo buon tornaconto.<br />

Ma, rimuginando il nome del gastaldo, provò una fitta in go<strong>la</strong>,<br />

una secchezza fastidiosa da rasteghin che impedisce <strong>la</strong><br />

deglutizione. Evitava di pensare a quell’uomo, ma ora era<br />

comparso e <strong>la</strong> casa giusta dove mettere i Martinoia era <strong>la</strong> sua.<br />

Comunque non era il momento di aprire ulteriori fronti, meglio<br />

passare oltre.<br />

Antonio Martinoia era un contadino irascibile, ostinato e<br />

caparbio, gran <strong>la</strong>voratore, rosso di capelli. Se aveva da ridire,<br />

17


s’impuntava sulle minutaglie, senza grande convinzione, mai<br />

sulle vere difficoltà. Valdemarca lo <strong>la</strong>sciava al suo inutile sfogo.<br />

L’amministratore si era incapricciato di sua moglie, Elma, una<br />

donna formosa, di bellezza rurale, forse era troppo dire sensuale,<br />

solo libidinosa come un caprone. Certo non era stupida e anche<br />

se si faceva coprire, pensava ai soldi, era lei con <strong>la</strong> sua picco<strong>la</strong><br />

eredità ormai andata nel calderone dei debiti, che aveva tenuto<br />

in piedi <strong>la</strong> proprietà del marito in qualche modo.<br />

A 34 anni aveva già sfornato cinque figli al marito o a chi ne<br />

aveva fatto le funzioni. Valdemarca di anni ne aveva 50 e da<br />

cinque <strong>la</strong> sfrontatezza di quel<strong>la</strong> donna l’aveva preso. Ma erano<br />

sempre passati cinque anni.<br />

Bagnara distava una decina di km dal<strong>la</strong> Tenuta e arrivò col sole<br />

già alto.<br />

Erano svegliati al completo con i figli a razzo<strong>la</strong>re sui gradini.<br />

Antonio stava rigovernando <strong>la</strong> stal<strong>la</strong> con due bovari e rimase<br />

sorpreso quando Valdemarca entrò tra il letame, di rado lo<br />

vedeva arrivare, se lo trovava di solito in casa al ritorno dai<br />

campi, a mezzodì o al tramonto.<br />

"buongiorno Antonio, sei già sotto?" Antonio grugnì un saluto,<br />

bestemmiando per smuovere una bestia.<br />

"come mai a quest'ora da poveri?" farfugliò senza guardarlo.<br />

"devo par<strong>la</strong>rti di cose importanti" "con me?" osservò stupito,<br />

mentre spintonava un’altra vacca pigra “càvati bestia” " cose da<br />

uomini Antonio” accompagnando <strong>la</strong> frase complice con un sorriso<br />

importante.<br />

Al portone apparve Elma "buongiorno signor Giulio, già in giro a<br />

queste ore senza pretese?" “salve signora" “ah ben, per via del<strong>la</strong><br />

signora…in stal<strong>la</strong>”<br />

Era inutile discuterci uno per volta, incominciando da quel<br />

tanghero di Antonio, che tanto senza l'assenso del<strong>la</strong> consorte<br />

non si spostava un piatto in casa "vedo che manca una giovenca,<br />

è stato qui il sensale che vi avevo mandato?" "sì, sì" disse<br />

Antonio "se l’è portata via <strong>la</strong> bestia e poi veniva da voi a pagare”<br />

“e non ha discusso il prezzo con te?“<br />

18


Antonio si bloccò con <strong>la</strong> bocca aperta, tenendo <strong>la</strong> pa<strong>la</strong> a braccio<br />

teso, quando mai Valdemarca permetteva di trattare a lui le<br />

vendite?<br />

"comunque, sistemerò io appena lo vedo, ora ci sono novità più<br />

importanti"<br />

"non stia qui, signor Valdemarca, venga dentro in casa, non è<br />

certo in ordine come <strong>la</strong> sua, ma almeno, se si degna, c'è una<br />

sedia".<br />

Giulio seguì l’invito, ma prima rinnovò ad Antonio il concetto<br />

"finisci con <strong>la</strong> stal<strong>la</strong> e vieni dentro che devo par<strong>la</strong>rti" gli sfuggì il<br />

tono di sempre.<br />

Elma lo precedeva e si girava a fargli gli occhi.<br />

Il <strong>la</strong>tte era sul<strong>la</strong> cucina, rimproverò i due piccoli che si<br />

strattonavano, mise in tavo<strong>la</strong> delle tazze dal secchiaio.<br />

Valdemarca, seduto vicino al<strong>la</strong> finestra, osservava i ragazzini che<br />

sbricio<strong>la</strong>vano il pan biscottato nel <strong>la</strong>tte, ormai così cresciuti.<br />

Lui ne aveva tre, Anna <strong>la</strong> più grande, Eugenia con un anno di<br />

differenza e il piccolo Giacomo, poi sua moglie si era amma<strong>la</strong>ta e<br />

non aveva più potuto averne, gli mancava un altro maschio.<br />

Giustina Martinoia avrà superato i 13 anni, sempre così<br />

sospettosa quando lo trovava in casa, non ne aveva simpatia.<br />

Poi le gemelle e il piccolino che cammina da poco, non ricordava<br />

mai il maschio di 5, quello che <strong>la</strong> Elma diceva suo. In effetti<br />

diverso dagli altri lo era, bruno per cominciare e non di pelo<br />

rosso.<br />

Finito il <strong>la</strong>tte, i tre più grandi si dispersero "allora, come mai<br />

questa improvvisata signor Valdemarca?" Elma si prendeva su da<br />

terra il più piccolo e l'avviava fuori con l’altro. Abbassandosi a<br />

raccoglierlo mise in mostra generosamente il seno florido dal<strong>la</strong><br />

scol<strong>la</strong>tura rotonda, con un leggero sorriso si assicurò lo sguardo<br />

dell'amministratore, seppur distaccato.<br />

Giulio non raccolse ed attaccò senza preamboli, dando all’inizio<br />

del voi, come non faceva in intimità, voleva assumere un’aria<br />

diretta e impositiva.<br />

"dovete rendermi… un servizio… molto importante per me. Se mi<br />

sarete utile non avrete da pentirvene, perché potrei rivedere i<br />

vostri debiti. Senti Elma, tu sai che tuo marito teme sempre di<br />

19


essere imbrogliato, mi devi aiutare a convincerlo a fare un…<br />

<strong>la</strong>voretto, potresti venire via da questa terra che non rende<br />

molto ed avere un terreno vicino al mio paese"<br />

"beh, così, subito… mi paiono decisioni grosse…che cos'è questo<br />

servizio, sentiamolo"<br />

Era <strong>la</strong> prima volta che esponeva a voce alta, si schiarì <strong>la</strong> voce e<br />

spiegò che il Conte intendeva vendere, cioè no, lui era convinto<br />

che volesse vendere <strong>la</strong> Tenuta, per cui si preparava. Aveva<br />

bisogno di uno che acquistasse a nome suo in preliminare e che<br />

poi gli passasse tutto, i soldi occorrenti li tirava fuori lui, l'altro<br />

doveva solo fare una firma e tutto concluso.<br />

Elma restò muta e seria, poi cominciò a riporre i piatti nel<strong>la</strong><br />

credenza.<br />

Valdemarca spazientiva per quel traffico durato già troppo, lei<br />

valutava situazioni che l’altro aveva rivoltato per mesi, non<br />

tollerava neanche i minuti ormai e imprecava dentro di sé contro<br />

quei tangheri irriconoscenti e anche contro Elma, maledetta<br />

ignorante, che sapeva pensare solo a quello che aveva tra le<br />

gambe.<br />

Ora doveva uscirgli quel che si era ripromesso di scambiare, ma<br />

tentennava "c’è una possibilità che risolverebbe tutti i problemi,<br />

sistemando le pendenze sul<strong>la</strong> vostra campagna"<br />

Elma alzò il mento e strinse gli occhi, affrettandosi a capire,<br />

Valdemarca stava già a spingere il progetto prima che lei<br />

l’avesse accertato.<br />

"nei passaggi, non sto a far<strong>la</strong> lunga, conviene vendere tutto<br />

quello che avete qui e, dopo aver fatto i conti come è giusto, nel<br />

cambio potreste guadagnare…prendere <strong>la</strong> cesura con <strong>la</strong> casa<br />

nuova e <strong>la</strong> fattoria verso il paese, dove adesso c'è Badoer"<br />

Anche questo era stato detto, ma fuori tempo, era meglio<br />

tenerselo per dopo, cominciava ad innervosirsi.<br />

Elma rispose solo “ho sentito…ho sentito”.<br />

Lo conoscevano bene Badoer. Valdemarca poteva pure dirlo un<br />

prete falso, ma era molto considerato da Antonio e forse anche<br />

da Elma.<br />

Non era semplice trovare l'inganno, tutto appariva così facile<br />

adesso che le veniva spiegato.<br />

20


Vendevano <strong>la</strong> Tenuta? Impossibile. E comprava Valdemarca? Era<br />

il mondo intero che cambiava. E a loro andava <strong>la</strong> casa di Badoer?<br />

"si risolve tutto presto, una volta che si comincia" aggiunse<br />

Giulio ”presto? tutto questo… presto?”.<br />

Intanto entrava Antonio, preannunciato come di norma da<br />

rumori lontani fin dal<strong>la</strong> sua partenza dal<strong>la</strong> stal<strong>la</strong>. Si mise a<br />

sedere sul foco<strong>la</strong>re ed aspettò, ancora con <strong>la</strong> berretta in testa.<br />

"Antonio è venuto il momento che aspettavo, dobbiamo essere<br />

insieme per un affare che cambierà le cose per me e per te, è il<br />

momento di risolvere i tuoi affari e tanti tuoi problemi… anche di<br />

soldi, se mi segui, non dovrai più alzarti all'alba a spaccarti a<br />

schiena. Prima devi giurarmi che quello che sto per dire non lo<br />

passerai a nessuno al mondo, eccetto Elma che lo sa. Giura."<br />

"sì, sì giuro " disse Antonio con tono svogliato, <strong>la</strong> troppa fretta<br />

del discorsetto già lo infastidiva, cosa volessero da lui poi, aveva<br />

solo in mente il sensale e <strong>la</strong> bestia venduta male.<br />

Giulio espose <strong>la</strong> faccenda, ripetendo<strong>la</strong> ancora più semplice. Lo<br />

avrebbe portato via di là, venduto quel<strong>la</strong> terra, rego<strong>la</strong>to i suoi<br />

debiti e sistemato <strong>la</strong> sua famiglia sul<strong>la</strong> terra alta, dove ora<br />

abitava Badoer.<br />

Il sospetto dell’ignoranza permise ad Antonio di capire solo che<br />

doveva andare davanti al Conte, par<strong>la</strong>re poco o niente, firmare<br />

carte; già non si sentiva capace. Gli sembrava un evento enorme<br />

trattare, comprare dal Conte, non poteva immaginare che il<br />

Conte potesse vendere, a lui, il Conte era sempre stato là e<br />

sempre doveva starci, comprare per finta, <strong>la</strong> Tenuta a lui, era più<br />

grande di quello che <strong>la</strong> sua testa poteva contenere. Ed anche <strong>la</strong><br />

terra alta di Badoer, con quel<strong>la</strong> casa nuova proprio sul<strong>la</strong> strada<br />

che andava al paese? Dimenticando che era del Conte, ad Elma e<br />

ad Antonio, per una volta d’accordo, sembrava troppo una<br />

sistemazione così.<br />

Pensavano già con timore ai contratti, a mettere <strong>la</strong> firma, tutte le<br />

firme danneggiano i contadini si diceva da loro, e loro lo<br />

verificavano sul<strong>la</strong> loro pelle.<br />

Erano già rovinati con Valdemarca, ma di una rovina ormai<br />

conosciuta, stabilizzata.<br />

21


Il percorso fu spiegato e rispiegato, come fosse già deciso e si<br />

stava imboccando <strong>la</strong> via delle minacce: se non l’accettavano,<br />

pretendeva i suoi soldi, ora ne aveva bisogno "tutti i groppi<br />

vengono al pettine ad un certo punto".<br />

Era Elma <strong>la</strong> vera interpel<strong>la</strong>ta, doveva capire lei, che convincesse<br />

lei l’Antonio in qualche modo, al<strong>la</strong> svelta.<br />

"se si deve fare, si farà" era il massimo per Antonio.<br />

Assicuratosi nuovamente del loro silenzio a riguardo, Valdemarca<br />

si congedò.<br />

I coniugi rimasero in cucina, muti. Elma aveva percepito l’ansia,<br />

forse <strong>la</strong> paura dell’amministratore e le sfuggiva <strong>la</strong> causa, ma<br />

quand’era china sul bambino, lui di proposito aveva preso<br />

distanza dal suo sorriso di disponibilità, con inusuale fastidio, le<br />

cose stavano cambiando. Antonio tornò fuori a <strong>la</strong>vorare.<br />

Tornando a casa Giulio Valdemarca non riusciva a star fermo sul<br />

sedile e trasmetteva il nervosismo al cavallo che si era sottratto<br />

al morso due volte.<br />

Se il Conte pensava di vendere si sarebbe consigliato con<br />

qualcuno, forse con suo fratello Umberto, ma anche no, anzi no<br />

di certo, c’era una certa freddezza tra loro. Umberto Capovil<strong>la</strong>,<br />

molto più intraprendente e proprietario di una banca, non<br />

stimava molto il fratello campagnolo, per quello che ne sapeva<br />

lui.<br />

Altra aspettativa possibile era che consultasse il suo gastaldo, e<br />

Badoer cosa avrebbe detto? per prima cosa che il prezzo<br />

azzardato da lui era un furto, un raggiro.<br />

Bisognava promettergli del danaro, coinvolgerlo, ma quello<br />

stonacato non era un contadino pauroso, l’unico che leggeva il<br />

giornale all’osteria e giocava a carte, conosceva tutti, per quel<br />

prezzo era capace di trovare altri acquirenti. A quello <strong>la</strong> mancia<br />

lo farebbe sorridere, irriverente com’è che sembra non prendere<br />

niente sul serio e poi invece te lo trovi già sul posto, come gli era<br />

inviso quell’uomo.<br />

Tirò le redini storcendo <strong>la</strong> bocca del cavallo, che cercò di sottrarsi<br />

al morso scartando verso il fosso. Dovette fermarsi e scendere a<br />

riportarlo al centro del<strong>la</strong> strada, era finito con una ruota sul<strong>la</strong><br />

riva molle.<br />

22


Che anche Badoer potesse comprare gli apparve solo adesso con<br />

orrore, non l’aveva considerato in tutto questo tempo e si<br />

accorse che gli erano oscure le vere possibilità finanziarie del<br />

gastaldo. Si annoverò quel che possedeva e rimase a pensare,<br />

fermandosi a pisciare sotto un pioppo.<br />

Antonio era in canaletta a riparare <strong>la</strong> chiusa dell'acqua, Elma in<br />

cucina tagliava le me<strong>la</strong>nzane. Le bruciava ancora quel sorriso<br />

non raccolto, era in mostra il più possibile e lui aveva sviato lo<br />

sguardo con uno scatto; era un pezzo che non passava da lei.<br />

A pranzo Elma annunciò al marito piantato sul piatto "devo<br />

andare da Badoer a par<strong>la</strong>rgli"<br />

"ma come? sei sicura? ma se a quell'altro abbiamo promesso di<br />

non par<strong>la</strong>re con nessuno?"<br />

"ma va, tra poco lo sapranno tutti se il Conte vuole vendere,<br />

cosa vuoi che sia qualche giorno prima"<br />

"ma se vuole darci proprio <strong>la</strong> terra di Badoer?"<br />

"e tu ci credi? può darsi, tu dici, io invece ci credo poco, cosa<br />

vuoi che ti dia, neanche i maialini ci ha <strong>la</strong>sciato vendere l’altra<br />

volta, eppure <strong>la</strong> troia ne aveva dodici, di colpo ti dà <strong>la</strong> campagna<br />

di Badoer? Ma va"<br />

Lei era sicura che c'era sotto qualcosa e che l'unico capace di<br />

chiarire cosa, era Badoer, proprio lui.<br />

Convinse Antonio, che, nervoso, muoveva le braccia nel vuoto;<br />

solo non dovevano farsi scoprire e si stabilì ci andasse il marito,<br />

poi Elma rifletté meglio che <strong>la</strong> figlia grande, Giustina, passava<br />

inosservata, e anche se <strong>la</strong> vedevano neanche l'avrebbero<br />

riconosciuta lontani com’erano da quel paese.<br />

A metà pomeriggio l'uomo del <strong>la</strong>tte con <strong>la</strong> carretta poteva darle<br />

un passaggio e tornava indietro con Badoer.<br />

Giustina doveva chiedere al gastaldo di andare da loro, ma senza<br />

farsi sentire, per una faccenda urgente, al<strong>la</strong> chiusa grande e non<br />

in casa, Valdemarca poteva farsi vivo di nuovo.<br />

Giustina accettò l’incarico con piacere, perché Badoer scherzava<br />

e <strong>la</strong> faceva ridere. Il <strong>la</strong>ttaio <strong>la</strong> accompagnò senza par<strong>la</strong>re e <strong>la</strong><br />

fece scendere ruvido in un punto dove era atteso per il carico. La<br />

ragazzina si fece un tratto di strada a piedi e restò ad aspettare<br />

23


al<strong>la</strong> croce, secondo le istruzioni materne, fino a che Badoer<br />

rientrasse a casa.<br />

Era ferma da neanche un’ora, quando lo vide, saltò in mezzo al<strong>la</strong><br />

strada “cosa fai qua, Giustina?” <strong>la</strong> ragazzina fece l'ambasciata,<br />

Badoer ipotizzò una disgrazia, ma Giustina ripeté di non aver<br />

visto niente di male a casa.<br />

“aspetta qui”. Si era vicini al tramonto, Ettore <strong>la</strong>sciò a casa il<br />

calesse, si sellò il cavallo e con Giustina montata dietro, prese<br />

l'argine del<strong>la</strong> Fossona, per evitare incontri doveva allungare un<br />

po’ <strong>la</strong> strada.<br />

La chiusa era su una vicinale sempre deserta, opposta ai campi<br />

dei Martinoia, arrivarono che si vedevano solo le ombre ormai.<br />

Elma ed Antonio, seduti sul<strong>la</strong> spalletta, parlottavano concitati.<br />

Giustina fu mandata a casa a preparare <strong>la</strong> cena.<br />

"cosa vi ha morso a tutti e due? avete <strong>la</strong> poiana nel pol<strong>la</strong>io a<br />

mettervi tutta questa fretta?" “no, sono cose serie queste signor<br />

Badoer, ascolti Elma, senta, senta” Antonio guardò <strong>la</strong> moglie.<br />

“dai con le disgrazie, ditemele tutte insieme che mi fanno bene<br />

prima di cena”<br />

Lei raccontò <strong>la</strong> visita mattutina, nonostante le interruzioni a<br />

sproposito del marito fissato su partico<strong>la</strong>ri ininfluenti “è tutto<br />

qua?” “le pare poco?”.<br />

"ma guarda quell’onesto puttaniero" Badoer si limitò ad un<br />

commento mentale per rispetto di uno dei presenti “sempre stato<br />

un figlio di…una pa<strong>la</strong>ta di letame… hai visto cosa ha<br />

aggrovigliato” questo invece a voce alta.<br />

S’incolleriva camminando su e giù sul<strong>la</strong> chiusa, al<strong>la</strong> fine<br />

schiumava come il cavallo quand’era arrivato. Badoer era un<br />

uomo immediato, diretto, l'opposto di come Valdemarca lo<br />

dipingeva. Non temeva nessuno ed era sciolto dalle apparenze.<br />

Ma era stato colto di sorpresa e questo lo urtava.<br />

Si sentiva scompigliato, cambiava sotto i piedi <strong>la</strong> sua terra,<br />

persino <strong>la</strong> sua casa era in ballo e lo aveva saputo da altri, e da<br />

che altri, guardava con sospetto i due che aveva davanti.<br />

Non era nel<strong>la</strong> sua indole fare delle proposte all'istante, inoltre era<br />

adirato, gli serviva il tempo di raccogliere le sensazioni ancora<br />

24


disperse. Oltre a qualche altra esc<strong>la</strong>mazione "letamaio marcio"<br />

quello che pensava non gli uscì dal<strong>la</strong> bocca.<br />

Al<strong>la</strong> fine disse "vi ha in mano, vi farà <strong>la</strong> schiena come al vostro<br />

asino se state con lui, e magari domani ditegli che mi avete<br />

par<strong>la</strong>to, tanto stanotte <strong>la</strong> passerete pensando a come farvi<br />

ferrare meglio, state sicuri che non vi risparmierà niente"<br />

"cosa dobbiamo fare?" chiese Elma.<br />

“ritornerà presto e dovete dirgli che siete d’accordo, sempre e di<br />

tutto"<br />

"co…come d'accordo?!" sbottò Antonio.<br />

"stai quieto, quello ti tiene i coglioni legati con un filo di ferro…ti<br />

spiegherò, adesso non posso, tu non pensare e segui <strong>la</strong> Elma.<br />

Nel frattempo tacete del nostro incontro, sempre che ne siate<br />

capaci, ditevi d’accordo e basta, mi devo informare dal Conte e<br />

da altri prima, quando torna riuscirete a stare zitti?"<br />

"ci mancherebbe altro" e Antonio partì a predicare da solo sulle<br />

cambiali e l'ipoteca, tutte disgrassie di qua e di là.<br />

Intanto Badoer par<strong>la</strong>va sottovoce con Elma, tenendole il braccio,<br />

lei confermava con il capo, guardandolo negli occhi.<br />

"…e sta sicuro che nessuno par<strong>la</strong> qua" finiva il sermone di<br />

Antonio.<br />

"bravo!" Badoer montò in sel<strong>la</strong> "Elma sta’ tranquil<strong>la</strong>, tienilo zitto<br />

e fammi sapere" riprese l’argine "ci vediamo appena possibile"<br />

Rischiava a spingere così veloce con quel buio. Per <strong>la</strong> caval<strong>la</strong> il<br />

ritorno fu un tormento, veniva arrestata quasi di colpo, i pensieri<br />

intimavano alle mani di agire e invece agivano sul morso.<br />

Cosa avrà loro offerto veramente quel ruffiano, i Martinoia<br />

garantivano che non si era par<strong>la</strong>to di cifre, che i soldi li metteva<br />

lui, pensava a tutto lui. Loro assimi<strong>la</strong>vano con il crivello del<strong>la</strong><br />

paura che setaccia pezzi grossi, ma era probabile fosse vero,<br />

perché dirlo a loro il prezzo? E quanto avrà stimato <strong>la</strong> Tenuta,<br />

quel tirapiedi?…otto milioni, nove o di meno?<br />

Non tornò a casa, si fermò all’osteria del ponte, dove tutti i<br />

carrettieri <strong>la</strong>sciavano i carri carichi per il giorno dopo e si<br />

ubriacavano. Si guardò in giro per giocare a carte, c’erano solo<br />

incapaci ai tavoli, ma doveva giocare.<br />

25


Rincasò alle tre di notte e dormì male le poche ore. La mattina<br />

dopo passavano i vigneti a portare le cassette del<strong>la</strong> vendemmia,<br />

vennero a chiamarlo che il Conte lo cercava, gli venne da<br />

chiedere il motivo, come se non fosse qualcosa di usuale una<br />

convocazione in vil<strong>la</strong>.<br />

Si stirò il vestito addosso, pensò di andare a cambiarsi <strong>la</strong> giacca,<br />

poi si sentì scemo e andò al<strong>la</strong> vil<strong>la</strong> con quel<strong>la</strong> che aveva indosso.<br />

Il Conte Lanfranco era alzato da poco e fumava nello studio,<br />

Badoer <strong>la</strong>sciò cappello e frustino in ingresso, ma avrebbe voluto<br />

tenere qualcosa in mano.<br />

"mi cercava, signor Conte?" "sì, ti cercavo, ti cercavo"<br />

"in cosa posso esserle utile?" "niente, niente" il Conte si girò<br />

lento, dandogli le spalle "senti Badoer, vendo sai, vendo…ho<br />

deciso di vendere. Basta, basta…vendo"<br />

"signor Conte…vende? e poi?”<br />

“e poi che cosa…hai visto no? hai visto…pensi ad una possibilità<br />

che continua, a una tua presenza che continua…e invece ecco,<br />

non possiamo che aprir bocca e scomparire Badoer”<br />

“vendere mi sembra…l’ultima cosa cui pensare“<br />

"faccio male eh? faccio male"<br />

"ma…no, no male… non si tratta di male signor Conte, è una<br />

cosa che cambia tutto, vendere <strong>la</strong> Tenuta"<br />

"cosa dici tu, faccio male eh, faccio male?"<br />

"bisogna vedere, vendere <strong>la</strong> Tenuta…l’ho sempre vista con lei,<br />

non so pensar<strong>la</strong> senza di lei… è come se cambiasse tutto"<br />

"esatto, cambia tutto, mi hanno offerto quattro milioni, quattro e<br />

mezzo <strong>la</strong>sciando tutto, cosa dici tu, cosa dici?"<br />

Il Conte aspirava il tabacco, guardando fuori dal<strong>la</strong> finestra.<br />

Badoer era rimasto secco, <strong>la</strong> mascel<strong>la</strong> contratta, che si spaccava<br />

un dente.<br />

Gran figlio bastardo del<strong>la</strong> più grande puttana troia, quattro<br />

milioni gliel'ha stimata, neanche se me lo avesse detto lui ci<br />

avrei creduto.<br />

"si può trattare… forse…signor Conte" Badoer era bloccato, non<br />

riusciva a par<strong>la</strong>re.<br />

"sì è meglio trattare, è meglio, qui non c'è più pace per me, non<br />

c'è più pace… non ho niente da fare qui… via, via di qua"<br />

26


Badoer non rispondeva più, muto.<br />

"ne parleremo, eh, ne parleremo, ma adesso che resti fra noi,<br />

eh, solo fra noi…c'è tempo, bisogna andare via… questo sì"<br />

"signor Conte, per carità, <strong>la</strong>sciamo così le cose intanto, <strong>la</strong> saluto<br />

e levo il disturbo"<br />

Fece le scale e i portici coi piedi pesanti come avesse gli stivali<br />

carichi di fango. Si disse che solo i soldi e l'amore passano<br />

queste sensazioni, poi ci aggiunse anche le disgrazie vere, poi si<br />

sentì confuso come un ebete e basta.<br />

Quell’uomo di sopra era nel danno.<br />

Non avrebbe saputo ricostruire il discorso, né il comportamento<br />

tenuto. Era salito senza consigli per il Conte se avesse deciso di<br />

vendere, non volendo ancora crederci. Ora era obbligato a<br />

pensarci, era stretto in mezzo.<br />

Dovette andare a chiudersi in casa nel<strong>la</strong> sua stanza, doveva<br />

incominciare a riflettere, con nessuna volontà di farlo.<br />

Gli stava davanti qualcosa che non dipendeva da lui, che<br />

costringeva <strong>la</strong> sua vita ad un angolo di svolta tutto sconosciuto.<br />

Stava nel<strong>la</strong> camera a volta, quel<strong>la</strong> stanza sempre buia e<br />

guardava i mattoni a vista <strong>la</strong>vorati a spina.<br />

Era entrato in seminario a quattordici anni, per mostrare ai suoi<br />

qualcosa che non sapeva bene, desideroso di cambiamento e di<br />

sfida e vi scoprì invece lo studio, il pensiero. Amava sentirsi<br />

insieme ai compagni nello stesso comune destino.<br />

I professori lo consideravano una testa calda, finiva spesso dal<br />

padre spirituale per frasi lette e provocatoriamente riportate,<br />

benché <strong>la</strong> suggestione delle parole lo interessasse più del<br />

significato.<br />

Uno stralcio, che evocava b<strong>la</strong>sfemia contro <strong>la</strong> Provvidenza e<br />

chissà cos’altro accodato, lo fece quasi cacciare “non<br />

congiungiamo che punti con il nostro agire, senza sapere che<br />

disegno ne sortirà, perché un disegno fissato non c’è”. Ma il<br />

Direttore lo perdonò perché era promettente negli studi e <strong>la</strong><br />

famiglia era di quelle rare che potevano pagare puntuale ogni<br />

retta.<br />

In comunità aveva trovato regole che già aveva per sé e altre<br />

che gli parevano superflue, ma, seppur insofferente, perseverava<br />

27


con <strong>la</strong> volontà per terminare quello che aveva iniziato. Forse era<br />

solo lui che si stava chiamando e aveva confuso <strong>la</strong> sua voce.<br />

Mancava poco che cantasse messa, quell’estate dell’ultimo anno,<br />

quando successe <strong>la</strong> storia con quel<strong>la</strong> ragazza.<br />

Interruppe il seminario per un incidente, che avrebbe cercato<br />

comunque, perché, se non fosse stata quel<strong>la</strong> causa innocua e<br />

naturale, ne avrebbe provocata un’altra, come gli ebbe a dire un<br />

padre che lo conosceva bene.<br />

Quattro milioni. Cominciò a fare i conti di terra, case, ville,<br />

bestiame, attrezzi, scorte, bosco, fino al vino, e poi un<br />

arrotondamento per <strong>la</strong> grappa, pol<strong>la</strong>me ed altri prodotti minuti.<br />

“pensa se quel tagliacarte non ne avrà già fatte di somme, solo<br />

che invece di buttarle là, saranno tutte scritte e trascritte in bel<strong>la</strong><br />

copia da chissà quanto. Ma se solo vendendo…?” gli appariva un<br />

disegno da tutti quei segni, una possibilità mai considerata, men<br />

che mai desiderata, il verbo "comprare".<br />

Si era ai fatti, ormai, e lui in forte ritardo, perché <strong>la</strong> mano era<br />

l’altro ad aver<strong>la</strong> aperta, col gioco suo, gli toccava rispondere ed<br />

era già in svantaggio, si rivoltava per questo.<br />

“e quel maiale voleva dare ai minorati dei Martinoia <strong>la</strong> cesura<br />

mia” interruzioni dovute di bastardo e <strong>la</strong>dro frammentavano il<br />

ragionamento.<br />

Bisognava mettersi in mezzo comunque, tagliare con le carte che<br />

gli erano capitate, in fretta, trovare qualcuno che gli facesse un<br />

prestito per una caparra e che lo garantisse, e vedere,<br />

forse…acquistare, poi liquidare quello che aveva e si poteva<br />

diventare… Qui si fermò, aveva pensato <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> acquistare e<br />

quindi il seguito. Padrone del<strong>la</strong> Tenuta.<br />

Fantasticò come il ragazzetto che abbia visto lei spogliarsi dietro<br />

al<strong>la</strong> finestra, aveva già fatto tutto ed invece non aveva ancora<br />

fatto niente, ma non era il momento di pensare all’impensabile,<br />

ora doveva mettersi in mezzo al<strong>la</strong> cosa, entrarci, senza neanche<br />

conoscere le forze a disposizione o se lo avrebbe sorretto <strong>la</strong><br />

volontà.<br />

Da chi andare e par<strong>la</strong>re? In giro c'erano solo pitocchi e i pochi coi<br />

soldi erano inarrivabili.<br />

28


Si era già fatta sera e <strong>la</strong> testa vuota, zittì con un sorriso Elisa,<br />

sempre così cortese a chiedergli se cenava “mi dispiace di<br />

<strong>la</strong>sciarti so<strong>la</strong>, ma devo uscire”<br />

Attaccò il cavallo, accese <strong>la</strong> <strong>la</strong>mpada a petrolio sotto il parafango,<br />

volle andare all'osteria anche se era presto.<br />

Solo poca gente ancora, si sedette vicino al<strong>la</strong> finestra guardando<br />

sempre fuori, come se dovesse arrivare qualcuno a portargli<br />

delle nuove.<br />

Bano, l'oste, gli si avvicinò "Valdemarca è stato qui, sarà un'ora,<br />

per sapere quando venite di solito, gli ho detto che se arrivate<br />

per giocare a carte è intorno alle nove, così ripassava più tardi”<br />

"Valdemarca?" "sì, l'amministratore, cosa prende, solita<br />

grappetta?" "ma non ti ha detto cosa voleva?" "no, bianca o<br />

gial<strong>la</strong>?” "<strong>la</strong>scia stare <strong>la</strong> grappa, ha detto che torna, sì? ti ha detto<br />

niente?" "no“ “dammene una bianca, dammi quello che vuoi"<br />

C'eravamo “cosa verrà a dirmi quel letamaio, che devo stare<br />

buono, mi dirà, che c'è qualcosa anche per me, bocconi ne<br />

cadono sempre dalle tavole ricche”. Il gomito sul tavolo e il<br />

palmo del<strong>la</strong> mano sul<strong>la</strong> bocca.<br />

“Parlerà come il mediatore che é, <strong>la</strong>gnandosi che non guadagna<br />

niente. No, con me non piangerà il morto, troppo scaltro. Ma a<br />

lui no non può andare, a tutti, ma a lui no, piuttosto a quel mona<br />

di Martinoia”.<br />

I rifiuti netti aiutano a scegliere, gli si ripresentò l'idea.<br />

“Perché io no, e lui sì? Martinoia me lo giro come uno scartino di<br />

brisco<strong>la</strong>, già lo guarda male perché gli chiava <strong>la</strong> moglie, credendo<br />

che non lo sappia. No, se tentassi da solo, Valdemarca blocca<br />

tutto e avverte il fratello del Conte, che compra per il doppio.<br />

Intanto che Valdemarca ci metta i primi liquidi per <strong>la</strong> caparra,<br />

soldi che ora io non ho pronti, e si vada avanti…se e come<br />

restituirglieli, si vedrà dopo”.<br />

Dipanava re<strong>la</strong>zioni sofferenti, nate da mosse di altri, fissando <strong>la</strong><br />

porta che si doveva aprire. Non aveva mai notato fosse così<br />

stretta e sgangherata, bevve l’acquavite in un sorso, con il solito<br />

bruciore caldo “non mi è mai piaciuta e non so perché <strong>la</strong> bevo, <strong>la</strong><br />

maggior parte delle cose che faccio che non so bene perché le<br />

faccio”.<br />

29


Entrò Valdemarca. L’aveva sempre visto piccolo e tracagnotto,<br />

non era poi tanto basso, forse un po' goffo.<br />

Guardò in giro e lo vide, avevano entrambi una faccia impacciata<br />

ed un sorriso stentato e duro, due cani del<strong>la</strong> stessa taglia che si<br />

avvicinano guardinghi. Si salutarono e Valdemarca gli chiese se<br />

potevano par<strong>la</strong>re.<br />

Andarono nel<strong>la</strong> saletta più picco<strong>la</strong> e sempre sporca, quel<strong>la</strong> dei<br />

mediatori e di chi gioca a mazzetta. Passò Bano a servire un<br />

altro giro, dopo qualche sì e no, brucia lo stomaco, beh sì, ma<br />

solo per compagnia.<br />

Attaccò Valdemarca, <strong>la</strong> partita incominciava e non era Badoer a<br />

doversi esporre per primo.<br />

L'amministratore aveva ponderato a lungo se volerlo incontrare o<br />

meno, i pro erano uguali ai contro, ma al<strong>la</strong> fine non poteva<br />

evitarlo, ora Badoer era là a sorseggiare un'altra grappa<br />

indesiderata.<br />

"ci sono grosse novità, Badoer, e quindi volevo discuterne con<br />

lei"<br />

"ah sì? spero siano buone, signor Valdemarca"<br />

"sa, potrebbero essere buone se le cose andranno lisce,<br />

altrimenti come tutte le novità: via de qua"<br />

Badoer si fece teso come un cane che punta, senza però<br />

sopprimere <strong>la</strong> sua solita aria spavalda. Valdemarca era<br />

prosciugato già dopo le prime parole, titubante per <strong>la</strong> sensazione<br />

che quell'altro non volesse affatto dargli una mano.<br />

Non si sbagliava ad essere così diffidente, cioè avveduto, ma era<br />

probabile che Badoer non sapesse niente davvero.<br />

"Il Conte non sta bene, è pieno di pensieri per il figlio…morto, da<br />

qualche tempo è anche diverso, non vorrei facesse delle<br />

cretinate anzi, adesso poi ha deciso, così, di punto in bianco,<br />

senza che nessuno lo avesse spinto, ad andare via di qua” lo<br />

guardò supplicante di mostrargli comprensione, ma da<br />

quell’irrispettosa faccia immobile non trape<strong>la</strong>va neanche un<br />

cenno di condiscendenza, aspettava di vedere le carte ca<strong>la</strong>te sul<br />

tavolo “vorrebbe vendere tutto" <strong>la</strong> bocca disseccata.<br />

Badoer si girava tra le dita il bicchierino vuoto, era un bicchiere<br />

brutto "vendere?" rispose.<br />

30


"sì, si è messo in testa che qua non troverà più pace, l'ho<br />

sconsigliato, ma ho l'impressione che se qualcuno gli si mette<br />

contro, affronterebbe lo stesso tutto da solo e chissà cosa può<br />

succedere. Ora, siccome non dice una cosa se poi non <strong>la</strong> fa, mai<br />

successo, siccome è proprio deciso sa, volevo par<strong>la</strong>rle e vedere<br />

come si può fare, con attenzione un po' anche agli interessi…di<br />

tutti"<br />

"guarda, guarda, vendere, un colpo di testa così di brutto quando<br />

anche <strong>la</strong> signora Contessa affermava di dover restare sempre per<br />

ricordo del figlio. E chi mai potrebbe comprare, beh certo suo<br />

fratello appena lo sa"<br />

Valdemarca, febbricitante, si passò le dita tra il collo e <strong>la</strong> stoffa<br />

del colletto che lo strozzava, subito si pentì perché Badoer lo<br />

osservava fisso "ormai qua non vuole più restare, c'è poco da<br />

intervenire, il Conte quando ha deciso, ha deciso”.<br />

Aspetta che non ce <strong>la</strong> fa, pensava Badoer.<br />

“Sarebbe una disgrazia per noi che vendesse a chissà chi, noi<br />

che abbiamo consumato <strong>la</strong> vita qua a fare i suoi interessi, e chi<br />

compra a noi, dove ci mette?".<br />

"se vende compra il fratello Umberto appena lo sa, garantito, per<br />

noi non cambia niente e comunque che possiamo fare?"<br />

"intanto, sa, vede, io ho voluto avvertir<strong>la</strong> perché è giusto che lei<br />

sappia queste cose anche per rego<strong>la</strong>rsi e poi avevo pensato di<br />

prendere… di sentire un po’ " l’amministratore si ingarbugliava<br />

ma con poco fiato doveva ormai continuare "vede io ho uno a cui<br />

interesserebbe… sì, sì interesserebbe l'affare, potrebbe trattare<br />

lui se va avanti <strong>la</strong> cosa e con noi avere un occhio di riguardo, oh<br />

senta non saremo proprio noi a restare a piedi…sa potrebbe<br />

venirci del buono se restiamo in mezzo al<strong>la</strong> trattativa, il Conte si<br />

consiglierà con lei forse, sa?"<br />

"se ha deciso così, per me è roba sua, e a quanto vuole<br />

vendere?" Adesso me lo dici, canaglia, eccome se me lo dici, lo<br />

fissava Badoer.<br />

Valdemarca quasi saltò in piedi, si era trovato una spina nel culo,<br />

buttata così era come metterlo in chiesa senza mutande, non è<br />

così che si pone una domanda del genere.<br />

31


"non ha ancora deciso, penso…non so" soffriva con evidenza ad<br />

ogni rive<strong>la</strong>zione concessa "comunque appena ho informazioni,<br />

glielo farò sapere"<br />

"se è così si vedrà, aspettiamo" concluse Badoer, che sembrava<br />

un commiato.<br />

Questa situazione arida non avrebbe germinato, Valdemarca<br />

rimarcò <strong>la</strong> necessità di tenere il segreto, poi rammentò delle<br />

commissioni da fare e Badoer, malgrado l’ora impropria per delle<br />

commissioni, lo salutò con cortesia.<br />

Valdemarca si alzò coi pantaloni appiccicati, pensò che l’aria da<br />

ragazzo del suo interlocutore non giovasse per niente agli affari,<br />

continuando a spingere invece che tirare <strong>la</strong> porta.<br />

Badoer si pagò i conti “Bano, da quanti anni hai questi bicchieri?<br />

spendi un centesimo e compramene uno come si deve”. Bano lo<br />

guardò sorpreso “comprami un bicchiere, fai qualcosa di nuovo”.<br />

Ora bisognava vegliare sugli svolgimenti.<br />

Dopo alcuni giorni il Conte chiamò l’amministratore a<br />

confermargli l’intenzione di vendere per quatto milioni e<br />

cinquecentomi<strong>la</strong> lire a cancello chiuso. Doveva redigere<br />

l’inventario con tutto quello che risultava di importante, i<br />

documenti catastali e il resto, facesse lui<br />

“Lei cosa pensa? questa cifra è possibile?” timidamente, con <strong>la</strong><br />

voce chioccia che il Conte detestava, disse che si poteva anche<br />

vendere per una somma così.<br />

"signor Conte, c'è tanto da sistemare nel<strong>la</strong> Tenuta, tanta<br />

mezzadria… da rivedere"<br />

"portatemi qui l’acquirente e vedremo, quando è tutto pronto,<br />

senza fretta"<br />

Partiva <strong>la</strong> danza, si disse Valdemarca.<br />

Nel<strong>la</strong> chiesetta in giardino c’era una striscia di affreschi con una<br />

rara danza macabra.<br />

L’indomani all’ora di mettersi a tavo<strong>la</strong>, si recò in visita dai<br />

Martinoia e fece freddare <strong>la</strong> polenta.<br />

Bisognava acquistare e Antonio avrebbe dovuto fare il<br />

preliminare. Si vendeva <strong>la</strong> loro campagna per procurarsi altri<br />

liquidi, poi, passati mesi o forse un anno, al momento del<strong>la</strong><br />

stipu<strong>la</strong>, Antonio, accampando <strong>la</strong> scusa di non riuscire più a<br />

32


saldare, avrebbe ceduto il preliminare ad un terzo e qui<br />

subentrava lui o una società sua, a intestarsi <strong>la</strong> Tenuta.<br />

Congiuntamente i Martinoia diventavano proprietari del<strong>la</strong> cesura<br />

di Badoer.<br />

Antonio annuiva "va bene, se si deve fare, se lo dite voi" con<br />

l’espressione più idiota del solito, innervosendo ancora di più chi<br />

si era preparato a una giornata pesante per convincerlo.<br />

Elma si mordicchiava il <strong>la</strong>bbro interno, mai stata interpel<strong>la</strong>ta.<br />

Chi avrebbe acquistato <strong>la</strong> loro terra?, Valdemarca ce l’aveva già,<br />

comunque pensava a tutto lui, loro dovevano solo aspettare e<br />

non par<strong>la</strong>re con nessuno.<br />

Tutto fi<strong>la</strong>va e se ne uscì soddisfatto, solo un po’ stupito di quanto<br />

quel tanghero sembrasse remissivo, ma forse capiva meno di<br />

niente.<br />

“E’ incominciata Antonio, siamo in ballo e adesso bisogna bal<strong>la</strong>re<br />

“ah, Elma, in guerra siamo, altro che ballo, una guerra è”.<br />

La Giustina fu inviata da Badoer con il solito <strong>la</strong>ttaio del<br />

pomeriggio e quello giunse al<strong>la</strong> chiusa dall’Elma che lo aspettava<br />

in piedi sul ponte. Era ancora chiaro, Antonio che non sapeva<br />

stare calmo, era sotto a trafficarci.<br />

Ragguagliato sull’ultimo colloquio, Ettore si sorbì balzane<br />

interpretazioni e molti, troppi, inappropriati commenti “Antonio,<br />

questa chiusa è rotta da sempre, sta fermo che tanto non si<br />

aggiusta“ “è che mi dà fastidio, fin che son qua”<br />

Se lo fece sedere accanto sul muretto, per quietarlo.<br />

"se volete trovarvi su una strada a chiedere <strong>la</strong> carità, basta che<br />

continuate a ragionare con quel<strong>la</strong> brutta testa che avete, da<br />

adesso o mi credete come un santo ed io mi fido o non vi<br />

resteranno neanche gli occhi per piangere. Sì Antonio, siete<br />

dentro una guerra più grande di voi, ne uscite solo se a qualcuno<br />

vi affidate andando fino in fondo, ma se fate i furbi tra me e<br />

Valdemarca, sappiate che ogni vostro pensiero è già sbagliato<br />

prima che vi entri in zucca, chiaro? Voi sbagliate per nascita e<br />

per inclinazione".<br />

La paura rallenta le azioni a volte, quindi <strong>la</strong> predica era<br />

necessaria per Antonio, ma anche per Elma che <strong>la</strong> comprese in<br />

33


parte “siamo pedine che aspettano di essere mangiate, signor<br />

Badoer” ”attenta Elma questa è una trea muinea”<br />

Quando sarebbero andati dal Conte, Valdemarca ci metteva <strong>la</strong><br />

caparra; a garanzia voleva delle cambiali e, doveroso da<br />

pretendere da parte sua, un documento valido a dire che i soldi li<br />

metteva lui pur se comprava Antonio. Una volta girato a lui il<br />

preliminare, quelle cambiali si stracciavano.<br />

Cominciò <strong>la</strong> prima lezione di Badoer, rivolta essenzialmente ad<br />

Elma.<br />

“Il giorno del preliminare, voi direte a Valdemarca che firmate<br />

una ricevuta per <strong>la</strong> caparra, non cambiali di garanzia. Lui andrà<br />

in collera come è giusto, minaccerà di bloccare tutto, ma voi o<br />

così o niente, fermi su una so<strong>la</strong> paro<strong>la</strong>: ricevuta. A quel punto,<br />

con l’appuntamento fissato e ritirati i soldi dal<strong>la</strong> banca, accetterà<br />

anche quel<strong>la</strong>, bestemmiandovi addosso e voi zitti, sotto <strong>la</strong><br />

pioggia a prenderve<strong>la</strong>.”.<br />

Chiesero spiegazioni, "tangheri" che non disse, ma pensò.<br />

"Le cambiali vi bloccano subito, <strong>la</strong> ricevuta invece deve essere<br />

portata in tribunale dall’avvocato e, con i tempi lunghi come una<br />

guerra, i soldi da ritornare si trovano".<br />

Si trattenne in bocca un “forse si possono anche non restituire”,<br />

non era ancora chiaro dentro di lui.<br />

Elma mostrò di aver capito "ma chi compra allora?"<br />

"io, Elma, compro io"<br />

Antonio vedeva ora l'uno, ora l'altro e avrebbe voluto essere a<br />

caricare letame che era un <strong>la</strong>voro conosciuto e sicuro.<br />

"cosa vuol significare?"<br />

"che io vi propongo un contratto dove vi cedo <strong>la</strong> mia casa, se<br />

l'affare del<strong>la</strong> Tenuta si conclude, senza peraltro possedere<br />

cambiali ed ipoteche con cui strozzarvi, come qualche altro,<br />

com’è vero il vostro dio, farebbe. Io quindi mi impegno con tutto<br />

quello che ho e non posso vincere da solo".<br />

Spiegò il suo progetto.<br />

Il contratto lo avrebbe certo preparato Valdemarca, forse con il<br />

notaio Nalon, il Conte lo avrebbe appena sfogliato.<br />

Quand’era il momento invece, loro avrebbero chiesto due<br />

contratti, uno per <strong>la</strong> cesura di Badoer e un altro per il resto del<strong>la</strong><br />

34


Tenuta, giustificandosi con Valdemarca che così si sentivano<br />

sicuri di avere <strong>la</strong> casa certa e pronta.<br />

Che quel<strong>la</strong> prudenza <strong>la</strong> spiegasse lui al Conte, se non potevano<br />

accol<strong>la</strong>rsi in seguito tutta <strong>la</strong> spesa, avrebbero liquidato subito <strong>la</strong><br />

cesura scorporata dal grosso del<strong>la</strong> proprietà.<br />

Al Conte interessava disfarsi del<strong>la</strong> proprietà con un unico<br />

compratore, meno fastidi tra i piedi, i due atti non gli<br />

cambiavano nul<strong>la</strong>.<br />

Inoltre quando era previsto che cambiassero idea con <strong>la</strong> scusa<br />

del pagamento impossibile, sarebbero stati più credibili,<br />

tenendosi <strong>la</strong> cesura e rivendendo il resto. Il resto era a Badoer.<br />

L'anticipo di Valdemarca doveva essere una cifra alta, lo<br />

sfruttatore deve essere pagato con <strong>la</strong> sua moneta.<br />

Elma si alzò per prima "va bene così" seguì un sospiro simile ad<br />

un muggito "come?, cosa va bene?" " ti spiego a casa con<br />

calma".<br />

Antonio non capiva di suo e perché non voleva capire, troppi<br />

pericoli da contenere per <strong>la</strong> sua testa grossa, e se non capiva<br />

doveva essere colpa degli altri.<br />

C’era in lui un’aggressività passiva più forte dell’attacco frontale,<br />

era uno stupido, senza alcuna dirittura. Che il sensale se <strong>la</strong><br />

facesse pure con sua moglie, pur di assicurarsi qualche<br />

centesimo in più a quintale sul foraggio. Era testardo, ma il<br />

tornaconto riusciva a smuoverlo ed era anche manesco, una<br />

bestia, come gli ur<strong>la</strong>va <strong>la</strong> Elma nelle sfuriate.<br />

Però Elma, che si ripassava tra sé i discorsi tornando, a notte<br />

tarda lo convinse che firmare era l'unica strada “come un bue al<br />

macello, un porocan sono, ci andrò con le mie gambe”.<br />

Valdemarca aveva cominciato <strong>la</strong> piacevole elencazione dei beni.<br />

Il <strong>la</strong>voro corrente e le attività in proprio gli concedevano spazi<br />

durante <strong>la</strong> giornata, l’inventario poi se lo portava sempre dietro,<br />

eppure preferiva aspettare, pregustando il momento come un<br />

amante, <strong>la</strong> sera.<br />

Scartabel<strong>la</strong>va i libri contabili e tutte le carte che aveva, serrato<br />

nel suo studio fino a tardi, una passione fisica gli dava l’elencare<br />

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i nomi: carri a due ruote, carri a quattro ruote con timone, aratro<br />

a volta orecchio da 100, ranghinatore.<br />

Scriveva e tutto era già suo, le mani diventavano umide e <strong>la</strong><br />

bocca gli si impastava, molto di più che avere una tetta di<br />

contadina in mano dietro i fienili, molto di più che quei culi tondi<br />

come lune che si mettevano come voleva.<br />

Cose che passano, queste restavano.<br />

Si stupiva, rosso in viso, di quanta roba contenesse <strong>la</strong> Tenuta,<br />

quanti attrezzi, botti, macchine, bestie; prima vaghe ed<br />

indistinte, ora elencava e le possedeva.<br />

Visitava con <strong>la</strong> mente tutto il complesso edificato, soffermandosi<br />

sugli intarsi o le scritte a caratteri neri dipinte sulle porte dei vari<br />

magazzini. Apriva e chiudeva i registri e le carte catastali,<br />

accarezzandoli, così gradevole era <strong>la</strong> realtà in mano senza<br />

l’ingratitudine dell'esperienza. Comunque lo aspettava uno<br />

stringente <strong>la</strong>voro lungo più di un mese, il Conte voleva stendere<br />

il contratto per San Martino, quando in campagna si rego<strong>la</strong> tutto.<br />

ANNA E MARCO<br />

La moglie di Badoer, Elisa, aveva l’unica bottega di stoffe e di<br />

mercerie in paese, ci venivano a fare acquisti anche dai posti<br />

intorno, perché <strong>la</strong> città si vedeva lontana, altro mondo.<br />

Le donne vi si potevano incontrare, spesso passava in negozio <strong>la</strong><br />

moglie di Valdemarca, Carlotta, maestra al<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> elementare.<br />

Non che fossero proprio amiche, ma certo non si detestavano<br />

senza motivi comprensibili come i loro mariti.<br />

Per <strong>la</strong> gente in paese l'abbandono del<strong>la</strong> tonaca di Badoer era<br />

dovuto ad Elisa, incinta l'estate in cui era a casa dal seminario,<br />

pensare che gli mancavano sei mesi al<strong>la</strong> consacrazione.<br />

Così si erano in fretta sposati ed era nato Marco e ormai Marco,<br />

<strong>la</strong>ureato da due anni, assisteva un suo professore all’Università<br />

di ingegneria, tornando solo di rado in campagna.<br />

Con suo padre era in buoni rapporti, ma una riserva mentale<br />

faceva da filtro al<strong>la</strong> confidenza. Nel profondo ne temeva le idee<br />

troppo liberali, lui che cercava sponde certe, mentre suo padre <strong>la</strong><br />

prudenza non <strong>la</strong> conosceva. Erano molto diversi.<br />

36


La figlia di Valdemarca, Anna, quell'anno finiva il liceo, abitava<br />

da parenti in città e tornava a casa il sabato.<br />

Si conoscevano tutti al<strong>la</strong> Tenuta e Anna era agli occhi di Marco<br />

una presenza graziosa e gentile da sempre. Fra loro non c’era<br />

amicizia, data <strong>la</strong> sotterranea ostilità dei padri, ma era capitato di<br />

scambiarsi un saluto, incontrandosi per <strong>la</strong> città.<br />

Anna era bel<strong>la</strong>, alta, grandi occhi vivaci, un carattere che<br />

incuteva rispetto, “teneva le distanze” dicevano di lei.<br />

I contadini si alzavano a guardar<strong>la</strong> passare e più di qualche<br />

moglie li rimproverava per <strong>la</strong> bocca aperta.<br />

Aveva imparato a cavalcare per far piacere alle figlie del Conte e<br />

perché era l’unico divertimento in campagna. Il disappunto e<br />

l’apprensione di sua madre le veniva costantemente comunicato.<br />

Carlotta, non potendo contrastare l’autorità delle amiche<br />

contessine, vedeva pure ignorate le considerazioni sul<strong>la</strong> scarsa<br />

femminilità di quell’abitudine.<br />

Al<strong>la</strong> Tenuta Marco ed Anna si incrociavano solo d'estate. Una<br />

volta dal calesse si era girato, mentre lei passava al trotto e<br />

aveva sorpreso anche lei a guardarlo. Quando si incontravano,<br />

sembrava si fossero dati appuntamento: succedeva di trovarsi ad<br />

un bivio o su un ponticello, per cui era difficile non guardarsi<br />

bene in volto e salutarsi.<br />

Ma si erano conosciuti realmente due anni prima in un mezzo<br />

pomeriggio d'estate, che rappresentò per entrambi motivo di<br />

grande imbarazzo.<br />

Anna aveva detto ai suoi che si sarebbe fermata dalle figlie del<br />

Conte e passava col cavallo sull'argine verso i vigneti del<strong>la</strong><br />

collina. Per raggiungere <strong>la</strong> vil<strong>la</strong> doveva percorrere un viottolo<br />

stretto e incassato tra <strong>la</strong> terra alta, alberato fitto da ambedue i<br />

<strong>la</strong>ti, tanto che le piante formavano un passaggio di foglie. Il<br />

viottolo costeggiava <strong>la</strong> cesura dei Badoer e, tranne le persone del<br />

fondo, altri viandanti erano rari a vedersi.<br />

Anna lo imboccò con <strong>la</strong> voglia di correre, incitò il cavallo e le<br />

foglie e i rami fuggivano ai <strong>la</strong>ti.<br />

Marco era fuori casa, sentì un nitrito un tonfo ed un rumore di<br />

rami infranti, poi il brontolio di un cavallo. Si affrettò, poi si mise<br />

37


a correre, svoltò e vide ad una cinquantina di passi il cavallo<br />

senza nessuno in sel<strong>la</strong>, lo riconobbe quasi subito, era di Anna.<br />

Lo raggiunse così veloce che il cavallo trottò più in là, Anna stava<br />

uscendo dal fosso sporca di fango.<br />

"ti sei fatta male?" chiese prendendo<strong>la</strong> per le braccia.<br />

"non so, mi fa male un piede non riesco ad appoggiarlo"<br />

"<strong>la</strong> caviglia?"<br />

"guarda come sono conciata"<br />

"vieni in casa, vediamo cosa ti è successo, aspetta ti aiuto"<br />

"un ramo si è sciolto di scatto dagli altri, il cavallo ha scartato e<br />

si è buttato di <strong>la</strong>to"<br />

"lo prendo io, come ti senti?"<br />

"non so… ammaccata"<br />

Il cavallo non si fece prendere facilmente da quelle mani troppo<br />

decise, rischiando di farlo imbizzarrire, per poco non gli strappò il<br />

morso con uno strattone, poi si tranquillizzò.<br />

Marco <strong>la</strong> accompagnò che zoppicava molto, ma poggiava il piede<br />

comunque per non cadergli addosso. Entrarono in casa.<br />

"hai sangue sul viso, sulle braccia e sul ginocchio…"<br />

Anna si guardava ad uno specchio.<br />

"vedo, ma non è niente"<br />

"come non è niente?"<br />

"stai calmo, non è così grave"<br />

Anna volle andare in cucina, per non sporcare dappertutto,<br />

voleva <strong>la</strong>varsi, ma non era semplice.<br />

"vuoi che avvertiamo casa tua?"<br />

"no, per carità si spaventerebbero da morire, è meglio che mi<br />

vedano tornare, mi pulisco un po' e torno, dov'è il bagno?"<br />

Marco era fuori del<strong>la</strong> porta a disagio, doveva stare là o doveva<br />

andare via.<br />

Nacque una discussione quando si offerse di riportar<strong>la</strong> con il<br />

calesse, Anna impose che si sarebbe arrangiata per non dover<br />

giustificare una tale situazione, forse le avrebbero tolto anche il<br />

cavallo.<br />

Al<strong>la</strong> fine, <strong>la</strong> aiutò a scendere le scale, a montare in sel<strong>la</strong> e<br />

l'accompagnò fino a dove lei permise "ciao, grazie, grazie sai"<br />

38


Anna si chiese se aggiungere che gli avrebbe fatto sapere<br />

qualcosa, poi preferì di no e <strong>la</strong> curva del<strong>la</strong> strada <strong>la</strong> tolse di vista<br />

a Marco. Era sempre stata difficile, però si era fatta davvero<br />

bel<strong>la</strong>, che strana sensazione aver<strong>la</strong> avuta in casa.<br />

A quell’ora dai Valdemarca c’era solo <strong>la</strong> governante, <strong>la</strong><br />

Francesca, che ne fece un dramma ”offesa, offesa, mi resti<br />

offesa”, Anna <strong>la</strong> badò il minimo, si infilò a letto, si alzò solo per<br />

cenare e non dare nell'occhio a sua madre.<br />

Il giorno dopo non riuscì neanche a muoversi, era piena di lividi,<br />

<strong>la</strong> caviglia gonfia, come pure <strong>la</strong> spal<strong>la</strong>, aveva anche un po' di<br />

febbre. Il primo giorno passò in casa, il secondo fu infinito.<br />

A letto continuava a ripercorrere il tempo passato con Marco.<br />

Un contadino, dal<strong>la</strong> corte dei Badoer, fu inviato a chiedere notizie<br />

al<strong>la</strong> Francesca e tornò a riferire il <strong>la</strong>mento continuo del<strong>la</strong><br />

governante “che disgrazia, offesa al<strong>la</strong> spal<strong>la</strong> e al<strong>la</strong> gamba, ha<br />

tagli dappertutto, <strong>la</strong> madre ha saputo che il cavallo l’ha fatta<br />

sbattere contro un albero, nient’altro”.<br />

Appena Anna riprese a camminare, pur zoppicando, volle che<br />

Egidio <strong>la</strong> portasse in calesse dalle figlie del Conte.<br />

Il conducente fu costretto ad imboccare <strong>la</strong> strada dell'argine,<br />

controvoglia per il giro inutile, e poi quel<strong>la</strong> stretta e alberata<br />

dov’era caduta.<br />

Quando fiancheggiarono <strong>la</strong> cesura di Marco, Anna cominciò ad<br />

agitarsi “vai piano” “più piano di così ci fermiamo, signorina<br />

Anna”<br />

Passarono dal viottolo al<strong>la</strong> terra alta, ma dai buchi del<strong>la</strong> siepe<br />

non si scorse nessuno. Anna tentò anche al ritorno di far<br />

allungare <strong>la</strong> strada ad Egidio, ma non aveva tempo ed era già<br />

scuro.<br />

Non facevano che cercarsi e s’incrociarono, Anna con suo padre e<br />

Marco con Stefano, il figlio del Conte. Rallentando i calessi,<br />

ebbero il tempo di guardarsi.<br />

Era venuto poi l'inizio del<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong>, il primo giorno Marco era ad<br />

aspettar<strong>la</strong> davanti all'uscita. Anna usciva tra le compagne, le<br />

andò incontro tra i sorrisini complici di quelle.<br />

Presero per le piazze senza dirsi nul<strong>la</strong>, poi al<strong>la</strong> colonna del<strong>la</strong><br />

Gatta Marco si fermò e prese <strong>la</strong> più bel<strong>la</strong> mano che lo avesse mai<br />

39


accettato “ti stavo aspettando dal giorno del<strong>la</strong> caduta” a lei<br />

sorridevano gli occhi “dovevo cadere di nuovo?”.<br />

Da quell’incontro Marco era a all'uscita di casa al mattino presto<br />

e al pomeriggio davanti <strong>la</strong> scuo<strong>la</strong>, tutti i giorni l’accompagnava e<br />

le teneva <strong>la</strong> mano.<br />

La zia Emma, vedova senza figli, ospitava Anna in città durante<br />

<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong>, amando<strong>la</strong> come fosse sua, <strong>la</strong> ragazza ricambiava <strong>la</strong> zia<br />

di s<strong>la</strong>ncio, i suoi genitori le erano sempre stati distanti ed ora<br />

sempre più lontani. Il padre le era del tutto estraneo, fin da<br />

bambina lo vedeva come un essere sibi<strong>la</strong>nte, non sapeva perché,<br />

e per Carlotta, una donna trasparente con un viso che si<br />

dimentica in fretta, provava un affetto consueto, quello che tieni<br />

nel cassetto dell’ago e filo.<br />

Marco abitava da una cugina di sua madre, Edvige.<br />

Le famiglie si conoscevano e sapevano che i padri dei due si<br />

sopportavano appena, ma <strong>la</strong> lontananza fisica, i chilometri,<br />

sbiadivano i motivi per ostaco<strong>la</strong>re i loro rapporti cittadini.<br />

Valdemarca non l’avrebbe presa bene, <strong>la</strong> zia Emma non ne era<br />

certa, ma quel bilioso di suo fratello era anche capace di togliere<br />

Anna dal<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> se lo avesse saputo.<br />

L'amore, una concentrazione di desiderio quando nasce, si attirò<br />

ogni energia dei due ragazzi.<br />

Le zie stabilirono che i genitori, per ora, dovevano restarne<br />

all’oscuro.<br />

Al suo più caro amico, Marco, aveva par<strong>la</strong>to di Anna fin dal primo<br />

appuntamento. Era un professore di matematica, Paolo Gruber,<br />

si ritrovavano al<strong>la</strong> Società dei Canottieri fin da ragazzi e <strong>la</strong> loro<br />

amicizia assumeva i toni leggeri, che da adulti ci son preclusi.<br />

Paolo era maturo già da bambino, riservato, cosciente dei troppi<br />

limiti umani e del<strong>la</strong> adeguata miseria che accompagna questi<br />

limiti.<br />

La pratica, non potendo<strong>la</strong> rifiutare, si accontentava di rinviar<strong>la</strong>,<br />

non amava neanche descriver<strong>la</strong>.<br />

Erano i numeri <strong>la</strong> sua passione e, quando Marco cercava sbocchi<br />

ai suoi affetti sbarrati, lui restituiva alle domande non molto oltre<br />

allo stupore.<br />

40


Valdemarca aveva quasi terminato l'inventario. Era una ricerca<br />

minuziosa e soddisfatta, ogni nuovo attrezzo scovato era una<br />

promessa in più nelle sue mani.<br />

Un pomeriggio all'inizio di ottobre si recò dal Conte con il plico e<br />

confermò che il compratore era disposto ad acquistare per<br />

quattro milioni trecentomi<strong>la</strong> lire. Egli avrebbe versato una<br />

caparra sostanziosa, prendendosi un anno di tempo per il rogito<br />

definitivo ed il saldo, in modo da vendere altre sue proprietà.<br />

Il Conte cercava il tronchese per il suo toscano “secondo lei c’è<br />

da fidarsi?”.<br />

L’amministratore assicurò che l’acquirente era affidabile al<br />

massimo, le richieste erano <strong>la</strong> prassi e tutto sarebbe andato<br />

bene.<br />

Il Conte “ah eccolo e adesso dove sono i fiammiferi?” gli affidò<br />

l’incarico di accordarsi con il notaio Nalon “penso a tutto io signor<br />

Conte” "sta bene, prepari tutto, prepari tutto" e si concluse.<br />

Valdemarca era in pompa, si precipitò dai Martinoia e sfoggiò<br />

loro una lezione di negozio giuridico, molto più ostica del <strong>la</strong>tino<br />

del prete.<br />

Antonio sembrava avere preso in fronte il solito asse all’ingresso<br />

del fienile e si distraeva, subito richiamato. Elma si sforzava<br />

comunque di capire.<br />

Valdemarca si stremò nell’esposizione di come avrebbe preparato<br />

l’atto.<br />

Una volta firmato, al Conte non doveva restare <strong>la</strong> possibilità di<br />

ritirare <strong>la</strong> promessa di vendita e recedere dall'atto, per cui <strong>la</strong><br />

caparra di 850.000 lire sarebbe stata confirmatoria ed inizio di<br />

pagamento.<br />

La consegna del bene era immediata, si riservavano <strong>la</strong> capacità<br />

di fare atti di ordinaria e straordinaria amministrazione fino al<br />

rogito definitivo attraverso una procura <strong>la</strong>terale, così da vendere<br />

quello che volevano.<br />

I concetti esposti e le distinzioni contrattuali precipitavano<br />

Antonio in un pozzo vuoto peggio di quando lo interrogavano al<br />

catechismo da bambino, i suoi modi pratici di avvicinarsi alle<br />

cose gli si sbarravano e si sentiva minacciato.<br />

41


Che volesse vendergli casa per recuperare soldi, appena chiuso il<br />

preliminare, questo invece Antonio confusamente lo comprese e<br />

si girava a guardare Elma come a una spiaggia quando le onde ti<br />

ributtano a mare. Inoltre, prima di firmare il preliminare dal<br />

Conte, Valdemarca pretendeva a garanzia ancora cambiali per <strong>la</strong><br />

caparra che toccava a lui versare.<br />

La moglie, coi pugni appoggiati ad una menso<strong>la</strong>, cercava di<br />

mandare a memoria le richieste "lei esige tutte le garanzie come<br />

è giusto, allora bisogna fare due contratti con il Conte, uno per <strong>la</strong><br />

cesura, che verrà a noi già pagata, ed uno per il resto del<strong>la</strong> terra,<br />

così sappiamo già cosa intestarci"<br />

Valdemarca si sbigottì, colto al<strong>la</strong> sprovvista dal<strong>la</strong> spavalda<br />

richiesta, poi, quasi fosse un po’ brillo, cominciò a spiegare<br />

perché non si poteva, loro avevano già tutto in mano e questo<br />

passaggio complicava l’atto, potendo insospettire il Conte.<br />

Niente, Elma non mol<strong>la</strong>va. Valdemarca, furioso, sarebbe subito<br />

ripartito a minacciare ed una mezza gli scappò, ma <strong>la</strong> risposta<br />

secca di Elma "faccia quello che crede" lo convinse ad arretrare<br />

per il momento e accondiscese a ponderare con il notaio che<br />

cosa comportava un’idea così strampa<strong>la</strong>ta a suo parere.<br />

Al ritorno Valdemarca aveva il volto congestionato, mani e piedi<br />

con le formiche da non sentirseli più, come li avesse tenuti in<br />

posizioni sbagliate “appena posso, li sbriciolo”<br />

La mattina dopo Giustina fece il suo giro, fu mandata ad<br />

avvertire Badoer delle novità grosse.<br />

Era giorno di mercato, Badoer per uscire dal paese <strong>la</strong> distese sul<br />

davanti del calesse tra i suoi piedi, coprendo<strong>la</strong> con un sacco e<br />

corse a Bagnara.<br />

L'incontro al<strong>la</strong> chiusa fu difficile, Antonio soffiava come una<br />

bestia che sta per essere castrata e vorrebbe sottrarsi. Elma<br />

spiegò bene tutto quello che aveva ritenuto, al<strong>la</strong> fine Badoer<br />

prese Antonio per una spal<strong>la</strong> e gli disse secco:<br />

"Antonio, cosa è successo? niente che non sapessimo già, va<br />

tutto come era previsto dopo <strong>la</strong> prima volta, adesso siamo in<br />

ballo e tu farai solo quello che ti sarà detto da Elma; <strong>la</strong>scia che<br />

suonino che musica vogliono, tu balli solo quello che sai"<br />

42


Spiegò semplice e piano come sarebbero andate le cose, perché<br />

non avessero sorprese, e quale era il momento di dire che non<br />

avrebbero firmato cambiali. Par<strong>la</strong>va per Elma sperando restasse<br />

una traccia.<br />

Valdemarca a sua garanzia avrebbe preparato un atto per girare<br />

a suo nome il preliminare tra Antonio ed il Conte. Se fosse<br />

successo una contrasto però, per farlo eseguire doveva uscire<br />

allo scoperto.<br />

Di certo questa girata se <strong>la</strong> sarebbe fatta firmare prima di andare<br />

dal Conte, mettendo <strong>la</strong> data in seguito perché non fosse un<br />

contratto per evento futuro, ma cessione vera e propria di bene<br />

certo.<br />

Badoer capiva che erano con <strong>la</strong> testa in fumo, par<strong>la</strong>va alle<br />

poiane.<br />

Antonio non doveva firmare questo “impegno” e quando glielo<br />

avessero messo sotto il naso doveva invocare <strong>la</strong> reciproca<br />

fiducia. La promessa di vendita del suo terreno invece poteva<br />

anche farglie<strong>la</strong> avere a Valdemarca e qui Elma sbarrò gli occhi.<br />

“Elma quello è già proprietario se vuole, ha l’ipoteca in mano,<br />

inutile opporsi in una battaglia già persa”.<br />

Antonio crollò, <strong>la</strong> sua casa era l'unica certezza, Elma spostava<br />

con lo zoccolo qualche sasso emerso dal<strong>la</strong> terra, seppur incerta<br />

cercò di convincere il marito "perdiamo tutto, se non fai così,<br />

devi ficcartelo in quel<strong>la</strong> testa"<br />

"pensaci, Antonio, non ci sono due strade"<br />

“tu non devi firmare niente, nessuna carta ti metta sotto<br />

Valdemarca, solo il contratto dal Conte”<br />

“no, non firmo niente”<br />

“bravo Antonio, due ore con il culo su questo trave e siamo di<br />

nuovo al<strong>la</strong> partenza” si alzò dal<strong>la</strong> scomoda spalletta.<br />

“Elma tu hai capito, fagli il catechismo”<br />

Confidando nel <strong>la</strong>voro notturno di Elma, salutò. Sarebbe tornato<br />

appena possibile “per altre lezioni di musica“.<br />

Puntava sul<strong>la</strong> tenuta di vite trabal<strong>la</strong>nti sistemate con una zeppa<br />

incerta, gente con esistenze dissipate.<br />

43


E Badoer aveva costruito un piano non per comprare, ma per<br />

contrastare Valdemarca, così dall'opposizione al<strong>la</strong> fine scaturiva<br />

un secondo progetto coi vizi del primo.<br />

Quasi tutti i piccoli contadini finivano per consigliarsi con i<br />

mediatori ed i sensali per affari di terra, successioni, vendite. Chi<br />

si rivolgeva a Valdemarca, veniva lentamente, per non<br />

insospettirlo, reindirizzato a Nalon, sempre se ne poteva trarre<br />

un qualche interesse. L’amico notaio capiva e <strong>la</strong>sciava fare, di<br />

imbrogli o almeno forzature era pieno il suo archivio.<br />

Valdemarca arrivò al mattino presto dal notaio Nalon in città.<br />

“Il Conte vende <strong>la</strong> Tenuta?” Nalon, per quanto incredulo potesse<br />

essere uno con <strong>la</strong> sua carriera, rimarcò <strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione non con<br />

una domanda, ma come chi si accerta di una morte.<br />

“vende tutta <strong>la</strong> proprietà?” ”si, vende tutto”<br />

Non si trattava di una vendita corrente, ma di un pezzo di<br />

passato per <strong>la</strong> sua provincia.<br />

Valdemarca consegnò i nuovi documenti catastali e di registro,<br />

poi passò a fissare i punti salienti del contratto in modo duro,<br />

quasi autoritario, e questa volta il notaio sussultò. Era un<br />

contratto innaturale, molto erano le forzature, ma cercò subito di<br />

riassumere il suo atteggiamento <strong>la</strong>vorativo.<br />

Non poteva ricordare una tal serie di stranezze giuridiche in atti<br />

di vendita analoghi. La sproporzione di c<strong>la</strong>usole a favore<br />

dell'acquirente e le garanzie nulle o quasi del venditore erano<br />

palesi, chi acquistava in preliminare poteva compiere qualsiasi<br />

atto di amministrazione, <strong>la</strong>sciando il venditore a risponderne.<br />

Certo il prezzo, ancora tra<strong>la</strong>sciato, poteva riappianare <strong>la</strong><br />

discrepanza, ma quello che lo inorridiva, da notaio con l’obbligo<br />

del sospetto, era <strong>la</strong> procura irrevocabile che il Conte firmava<br />

insieme con l’atto di vendita.<br />

Nalon non resistette di far notare i rischi per il venditore, ma<br />

Valdemarca rintuzzò secco che questi erano gli accordi verbali tra<br />

il Conte e l’acquirente e che ad intervenire anche in una riga ora,<br />

si bloccava l'affare.<br />

Il Conte Lanfranco e il fratello banchiere Umberto erano ben<br />

conosciuti dal Nalon. Restò pensieroso guardando<br />

44


l’amministratore di <strong>la</strong>to, coprendosi <strong>la</strong> bocca con <strong>la</strong> mano, ma<br />

al<strong>la</strong> fine prevalse l'interesse e sospirò di comprensione "contento<br />

lui, se vuole buttare via <strong>la</strong> sua roba".<br />

Valdemarca stette zitto.<br />

Il notaio non avrebbe espresso le sue perplessità al Conte, che<br />

allo studio dava solo prestigio, mentre Valdemarca gli mandava i<br />

clienti, molti, e lo faceva guadagnare anche con intrighi di terreni<br />

vari.<br />

“Andiamo avanti” Chiamò uno scrivano e cominciò a dettargli <strong>la</strong><br />

minuta dell'atto, con dietro le spalle l’amministratore in affanno<br />

per <strong>la</strong> progressione troppo lenta.<br />

Ai punti incriminati gli scappavano dei "mah" corredati di<br />

smorfia, “cosa hai scritto? rileggi” interca<strong>la</strong>va con lo scrivano, poi<br />

ascoltava con <strong>la</strong> bocca storta, riprendeva il filo e proseguiva <strong>la</strong><br />

dettatura.<br />

Ogni arresto a Valdemarca costava sangue, come andasse in aria<br />

l’affare, allora pietiva precisazioni su formule o parole, finché<br />

Nalon si era stizzito “<strong>la</strong> prego di non par<strong>la</strong>re, faremo poi le<br />

correzioni che vuole”.<br />

Finita <strong>la</strong> stesura dell’atto per cedere <strong>la</strong> Tenuta intera, doveva ora<br />

dettarne un altro per vendere separatamente <strong>la</strong> cesura dal resto<br />

del<strong>la</strong> proprietà.<br />

Lo affrontò con un’alzata di spalle, quando si accetta <strong>la</strong> prima<br />

stramberia, si accetta anche il suo seguito.<br />

A fine mattinata Valdemarca ghermì spossato <strong>la</strong> cartel<strong>la</strong> con gli<br />

atti stesi in forma definitiva, dopo preamboli e scuse varie,<br />

chiese al notaio di mantenere il silenzio. Molto bruscamente gli fu<br />

rammentato l’obbligo professionale, che se ne stesse tranquillo.<br />

Il pomeriggio lo attendeva con un altro compito incerto, aveva<br />

liquidità in banca per circa 700.000 lire e al<strong>la</strong> firma del contratto<br />

doveva pagarne 850.000 al Conte. Sommando <strong>la</strong> tassa di<br />

registro ed altro, necessitava di altre 200.000 lire “per essere<br />

<strong>la</strong>rgo” e non farsi trovare sprovvisto, in attesa di vendere alcune<br />

proprietà e sbloccare dei titoli di stato.<br />

Camminò fino all’abitazione di uno con cui aveva già fatto affari,<br />

un certo Giuseppe Carniel. Passava <strong>la</strong> mattina nelle piazze in<br />

mezzo ai mediatori, ma era già ora di pranzo.<br />

45


Nel tirare <strong>la</strong> presa del<strong>la</strong> campanel<strong>la</strong> deglutì forte “ci siamo”.<br />

Carniel era stupito di vedersi arrivare in casa Valdemarca, gli<br />

affari si discutevano al mercato o in osteria dal<strong>la</strong> Giulia, strano<br />

anche che sapesse dove stava, non era piacevole.<br />

Al<strong>la</strong> richiesta di un prestito per alcuni mesi di 200.000 Lire allo<br />

scopo di acquistare una terra dalle parti di Arzeron, Carniel<br />

rispose che non c'erano problemi e che quando li voleva lo<br />

avvertisse qualche giorno prima, sugli interessi rispose che ci si<br />

metteva sempre d’accordo. Valdemarca ne dedusse amaro che<br />

sarebbero stati più alti del previsto e uscì meditando le peggiori<br />

cose sull'accordo.<br />

Ma gli avvenimenti si stavano svolgendo e i fatti probabili<br />

diventavano necessari, ogni serata se <strong>la</strong> trascorreva chiuso a<br />

congetturare e a preparare documenti.<br />

Doveva da solo redigere l'atto di cessione del preliminare, nel<br />

quale Martinoia dichiarava di aver ricevuto i soldi del<strong>la</strong> caparra in<br />

nome e per conto di Valdemarca stesso, ed anche un preliminare<br />

d’acquisto del terreno di Martinoia, con cui poter vendere<br />

direttamente a terzi.<br />

Una volta redatto non si concesse una tranquil<strong>la</strong> tregua, lo<br />

accantonò e stilò subito un mandato a vendere per maggior<br />

garanzia.<br />

Avrebbe voluto fare sottoscrivere al Martinoia fogli su fogli, a<br />

garanzia del<strong>la</strong> garanzia “ma Martinoia firmerà senza fare storie?<br />

e se firma e poi fa storie?”.<br />

Più ci si arrovel<strong>la</strong>va e meno i vincoli gli apparivano cogenti;<br />

senza <strong>la</strong> volontà, veniva meno <strong>la</strong> garanzia e il tribunale<br />

all’orizzonte rappresentava una sciagura.<br />

In caso di lite, ipotesi orrenda, avrebbe solo potuto far escutere<br />

le cambiali e pretendere l'ipoteca, certo, rovinare i Martinoia già<br />

rovinati, ridurli sotto un ponte, ma per lui cosa rimaneva? Le<br />

macerie.<br />

Di notte capitava che corresse al tavolo a limare un passaggio<br />

malriuscito, memore degli insegnamenti di Nalon, che più un atto<br />

cerca di prevedere tutto, più è soggetto ad interpretazioni<br />

diverse e che il miglior atto è fatto di proposizioni chiare e<br />

46


semplici che rifuggano le frasi sospese "e nel caso di…", buone<br />

per i denti degli avvocati.<br />

Tuttavia rinunciare ad una frase di garanzia, era staccarsi un<br />

dito, tornava a coricarsi monco ogni volta.<br />

Tre giorni dopo si recò da Martinoia, prese posizione nel<strong>la</strong> loro<br />

cucina determinato a tener<strong>la</strong>, fino a quando non avesse risolto<br />

ogni questione.<br />

Iniziò leggendo il preliminare di vendita redatto dal notaio, quello<br />

dove si vendeva tutta <strong>la</strong> proprietà intera. Fu ridondante e<br />

prolisso nei chiarimenti, sperando di ubriacarli, cosa che per<br />

Antonio successe dopo <strong>la</strong> lettura di tre righe.<br />

Elma ascoltava restando fissa con <strong>la</strong> sua domanda, rec<strong>la</strong>mò<br />

l’accordo dei due atti distinti, sorbendosi subito un fiume di<br />

spiegazioni sui maggiori rischi che sarebbero incorsi. Elma<br />

sentenziò che il marito firmava solo i due atti distinti.<br />

Valdemarca non poteva mostrare di averli già preparati in borsa,<br />

così estrasse il mandato a vendere per <strong>la</strong> loro terra, il contratto<br />

di cessione del preliminare da firmarsi con il Conte, le garanzie<br />

per il versamento del<strong>la</strong> caparra.<br />

Antonio, che pensava solo a due lettere “no”, sbottò "firmo tutto<br />

a cose fatte, non adesso, adesso non firmo proprio niente".<br />

Valdemarca stavolta scese giù pesante, sbattendo sul<strong>la</strong> tavo<strong>la</strong> il<br />

pacco delle vecchie cambiali sibilò "eh no così no, se mi fate<br />

saltare tutto, queste nel giro di tre mesi vi buttano su un campo,<br />

ma non sui vostri però" esasperato ringhiava minacce "<strong>la</strong> finite di<br />

mangiare coi soldi degli altri, altroché"<br />

Elma gli intervenne sul<strong>la</strong> voce, ma lui non si calmava "signor<br />

Valdemarca…signor Valdemarca…aspetti… non è che Antonio non<br />

vuole firmare le garanzie, le firma, le firma, è che non le può<br />

firmare adesso; se non si fida lei, che ha tutto in mano, perché<br />

Antonio dovrebbe firmare ancora altri impegni? Lo sa che potete<br />

buttarci tutti su una strada, ma l'affare è suo, noi dobbiamo solo<br />

seguire… Antonio si sente portato al macello ad ogni firma non<br />

mi dorme più… non sa più quello che dice… non lo porti davanti<br />

al Conte in queste condizioni…farà e dirà degli spropositi… dopo,<br />

dopo firmerà tutto e si quieterà, si metta anche lei al nostro<br />

posto"<br />

47


Antonio continuava per conto suo inascoltato, girando per <strong>la</strong><br />

stanza "no, non firmo, no, stavolta no… eh no… no che no firmo"<br />

Valdemarca capì che non era <strong>la</strong> volta buona, non se ne cavava<br />

niente. Raccolse le sue carte con un asciutto "ci vediamo", ripartì<br />

frustando inutilmente il cavallo.<br />

Badoer lo teneva d'occhio, quando lo vide al<strong>la</strong> Montecchia, capì<br />

da dove tornava e prevenne <strong>la</strong> Giustina andandole incontro.<br />

Entrò con <strong>la</strong> ragazzina poco dopo e salutò.<br />

Antonio sbraitava in cucina, inavvicinabile e dovette sovrastarlo<br />

sul<strong>la</strong> voce "cosa può fare a questo punto Valdemarca? niente,<br />

par<strong>la</strong>re e adirarsi, tu <strong>la</strong>scialo fare"<br />

"ben così va?"<br />

"certo, se l’è già fatto preparare l'atto diviso in due e si è già<br />

esposto…con altri compari suoi, sei stato bravo stavolta, fa’<br />

quello che ti dico e vedrai che andiamo avanti"<br />

"come andiamo avanti?"<br />

"Antonio, quel<strong>la</strong> brutta di tua madre che ti ha fatto! non porta<br />

nessuna cambiale in banca, non fa esigere l'ipoteca, cosa se ne<br />

fa? te lo garantisco. Comunque non pensarci, va bene così e<br />

basta, tu rifiuta tutto, non firmare niente adesso"<br />

"neanche se mi ammazzano firmo"<br />

"bravo, vedrai che torna domani o dopodomani con i due<br />

contratti distinti, stai quieto e <strong>la</strong>scia che Elma parli".<br />

Si prese in disparte <strong>la</strong> donna per rassicurare anche lei e se ne<br />

andò prima che Antonio si fermasse di sproloquiare. Doveva<br />

andare in città il giorno dopo ed aveva ancora molte brighe da<br />

seguire.<br />

Nelle piazze del<strong>la</strong> città i mediatori di bestiame, granaglie, terreni<br />

e case si radunavano tutti i giorni al<strong>la</strong> mattina, se in città ci<br />

vivevano, o ogni mercoledì se arrivavano dal<strong>la</strong> campagna.<br />

Dietro agli unici che maneggiassero danaro, trafficanti o<br />

contadini con grosse proprietà che fossero, prosperava un mondo<br />

modesto, nascosto, popo<strong>la</strong>to da una serie di piccoli tirapiedi e da<br />

un numero imprecisato di signorine.<br />

Buona parte di chi si recava là rego<strong>la</strong>rmente per affari<br />

manteneva una morosa fissa, che abitava da so<strong>la</strong> o con parenti<br />

le vie strette e buie attorno al mercato.<br />

48


Erano le seconde spose di città e si riconoscevano, senza<br />

eccessiva amicizia, in una congrega silenziosa ed ignorata per<br />

tacito accordo, mentre le famiglie ufficiali nei paesi e non solo,<br />

tolleravano e non indagavano, pur sapendo <strong>la</strong> natura degli affari<br />

in corso.<br />

Badoer conosceva <strong>la</strong> Ada, morosa di un banchiere, Mainardi, che<br />

essendo nata in città non le sfuggiva niente.<br />

Voleva par<strong>la</strong>re con lei quel giorno, <strong>la</strong> trovò in casa nel tardo<br />

pomeriggio, ora in cui sicuramente il bravo banchiere stava<br />

tornando a casa. Per sicurezza comunque inviò una ragazzetta<br />

dell'Osteria di sotto, le voglie sono fuori orario a volte.<br />

Nessun ospite. Con <strong>la</strong> Ada aveva avuto una vecchia storia ed era<br />

rimasto un buon ricordo; le spose delle piazze si definivano<br />

uccelli sul<strong>la</strong> frasca, era sempre prudente per loro mantenere le<br />

amicizie perché non si sa mai.<br />

Badoer si presentò e <strong>la</strong> salutò, lei stupì del<strong>la</strong> bel<strong>la</strong> visita e si<br />

<strong>la</strong>sciò carezzare dai soliti complimenti, di quanto fosse sempre<br />

uguale e bel<strong>la</strong> e di come gli anni non passassero per lei. Ovvio<br />

che annunciavano una richiesta, ma è sempre un piacere sentirsi<br />

le gentilezze e lei ricordava quanto fosse un tipo a sé Badoer.<br />

Al<strong>la</strong> fine si entrò in argomento, le chiese di Mainardi e lei lo<br />

schernì per l’inaspettata gelosia. Saltando per accenni, <strong>la</strong> Ada<br />

capì che doveva scoprire se il suo amante conoscesse il fratello<br />

banchiere del Conte.<br />

"di così poco si accontenta…" ridacchiò lei e Badoer ammise che<br />

era ancora giovane e gli bastava un niente.<br />

La Ada acconsentì di fargli il piacere con sacrificio di sé, che<br />

tornasse dopo una settimana e lo salutò affettuosa.<br />

Intanto il tempo inesorabile passava e Valdemarca non era<br />

ancora andato dal Conte con gli atti, non poteva permettersi una<br />

posizione del genere, lo avrebbero convocato e addio fiducia.<br />

Tornò dai Martinoia per un altro tentativo, scelse un orario<br />

diverso, verso il tramonto.<br />

Al<strong>la</strong> luce del<strong>la</strong> <strong>la</strong>mpada a petrolio, <strong>la</strong> cucina era più grande di<br />

come l'avesse sempre vista e come gli oggetti si perdevano tra le<br />

ombre, anche le sue parole finivano in angoli cupi.<br />

49


Elma trafficava con <strong>la</strong> polenta sul camino, aveva mandato via <strong>la</strong><br />

donna che <strong>la</strong> stava girando.<br />

I Martinoia di ulteriori cambiali non voleva saperne,<br />

l'amministratore s’inventò altri giri, era costretto per serietà a<br />

seguire <strong>la</strong> legge degli affari con tutto in rego<strong>la</strong>, ma restava tra<br />

loro a garanzia reciproca. Antonio ficcato su una sedia nana<br />

vicino al<strong>la</strong> madia, come a nascondersi, continuava una litania<br />

dolorosa "a garanzia di che?" ripeteva convinto, lui non era<br />

niente in questo affare, era l'altro il padrone.<br />

Valdemarca schiumava, una bava gli co<strong>la</strong>va dal <strong>la</strong>to per <strong>la</strong><br />

salivazione eccessiva. Non sopportava di dare 850.000 lire così e<br />

neanche si azzardava a spiegare a quel bifolco che avrebbe<br />

potuto tenersi tutti i soldi, non fosse mai che gli mettesse in<br />

testa lui l’idea e non poteva nemmeno prenderlo a calci ed<br />

andare via.<br />

Seppur forzato ad un atto contro natura, <strong>la</strong> sua, l’unica<br />

importante, s’impose di reprimere <strong>la</strong> furia e lento, quasi per<br />

ingraziarselo, si alzò, tirò fuori dal<strong>la</strong> cartel<strong>la</strong> dei fogli “ecco i due<br />

contratti distinti” come Antonio voleva.<br />

Glieli lesse, che capissero di esser stati accontentati, ora toccava<br />

a loro quello che era giusto.<br />

Antonio rispose che stava bene com’era, che poteva non fargli<br />

comprare niente e che si trovasse un altro prestanome.<br />

Giulio sorpreso si girò verso <strong>la</strong> Elma, curva con i gomiti piantati<br />

sulle ginocchia, non riuscì a vederle gli occhi, ma quelle erano<br />

parole di lei riportate e non avrebbe cavato niente di più.<br />

"va bene, ho capito"<br />

Raccattò fiacco le sue carte e uscì senza dire altro.<br />

Conduceva il calesse nel buio, lento e senza convinzione.<br />

“Non faccio più niente” e scuoteva <strong>la</strong> testa ” ho provato ma<br />

basta, andrò dal Conte a dirgli che all'ultimo momento il<br />

compratore si è ritirato, che se aspetta ne trovo un altro, ma chi<br />

ho? Perderò <strong>la</strong> faccia”.<br />

Si sentiva un ometto, alzava i suoi piccoli sogni come sacchi<br />

flosci.<br />

Poi risorgeva d’impeto a sostenere il contrario, a convincersi che<br />

mancava un passo, che poteva fidarsi perché li teneva in pugno.<br />

50


Cosa potevano fare da soli, solo opporsi come facevano per <strong>la</strong><br />

paura a mettere firme dei contadini, no, doveva andarci eccome<br />

al preliminare. Rigettando l'accusa, sosteneva <strong>la</strong> difesa e giunto<br />

a casa si coricò subito con un’oppressione dolorosa al petto.<br />

L'incontro del giorno dopo tra i Martinoia e Badoer fu breve,<br />

rimase pensieroso, sentendosi descrivere <strong>la</strong> strana conclusione<br />

del<strong>la</strong> visita e dopo un po' di silenzio si decise "abbiamo tirato<br />

troppo <strong>la</strong> corda" "cosa vuol dire?" chiese Elma<br />

Anche Badoer si accorse di aver par<strong>la</strong>to troppo.<br />

"Elma, so che è tardi, ma <strong>la</strong>scia che porti Giustina poco lontano<br />

da casa Valdemarca, dovete chiamarlo con urgenza e poi gli<br />

direte che firmate tutto prima di entrare dal Conte, quando siete<br />

sicuri di avere l'appuntamento e che tutto vada come promesso"<br />

"ma come?"<br />

"fate così e basta, intanto prendete tempo"<br />

Meglio rimandare i chiarimenti, tanto erano già confusi.<br />

Valdemarca stava male, si era ripromesso di disdire<br />

l'appuntamento con il Conte, ma non con quel<strong>la</strong> faccia<br />

moribonda, gli era venuto perfino un leggero tremito al<strong>la</strong> mano.<br />

Vagava per lo studio, poggiando lo sguardo sull'inventario, le<br />

piante catastali, bel pezzo di terra <strong>la</strong> Tenuta. Il fascio dei<br />

documenti era là, in mezzo al tavolo "cosa vuoi fare…niente"<br />

Giustina suonò al<strong>la</strong> porta verso le cinque del pomeriggio, quando<br />

<strong>la</strong> vide ebbe un sussulto come un innamorato che ha visto <strong>la</strong> sua<br />

amata con un altro, ha dubitato, ma ora <strong>la</strong> vede ritornare per lui.<br />

Giustina riferì che i suoi volevano vederlo.<br />

Preparò il calesse e <strong>la</strong> fece salire, incitò tanto il cavallo che più<br />

volte ruppe al galoppo.<br />

I Martinoia lo aspettavano in piedi, vicini, e quando fu in casa<br />

bisbigliarono che avrebbero firmato prima di entrare dal Conte.<br />

"cosa cambia se firmate adesso o dopo?"<br />

"cambia che ci sentiamo più sicuri così, che forse riusciremo a<br />

dormire qualche notte" Elma aveva gli occhi umidi.<br />

"va bene" disse Giulio "ci penso"<br />

Tornando era tutto sollevato, senza sapere bene perché, visto<br />

che non era cambiato niente “ma sì, sono solo contadini<br />

51


ignoranti e strambi, non sanno neanche loro come muoversi,<br />

fanno le loro difese sotto strette più forti”.<br />

Ragionava tra sé come il geloso che poi non ha visto niente, se<br />

pareva scendere davvero <strong>la</strong> mano sul culo, allora si trattava solo<br />

di impressioni.<br />

Sperando nelle passioni di Mainardi, Badoer, con le solite<br />

precauzioni, ripassò dal<strong>la</strong> Ada, gentile e cortese come si<br />

atteggiava sempre con le donne.<br />

La signora si fece un po’ pregare e lui manieroso <strong>la</strong> seguì, poi lei<br />

gli confidò che al momento giusto aveva saputo chiedere a<br />

Mainardi del Conte Lanfranco e suo fratello Umberto.<br />

Il resoconto fu prolisso, zeppo di partico<strong>la</strong>ri inutili, ma capaci di<br />

far sentire <strong>la</strong> Ada importante e preziosa.<br />

Al<strong>la</strong> fine, oltre a conoscere ormai molto di personale sul conto di<br />

lui e tutto di come andasse tra loro due, seppe che Mainardi si<br />

era visto sfumare un affare importante a causa del Conte<br />

banchiere.<br />

Si erano frequentati, ma male, questo voleva sapere.<br />

Ettore si stava rimettendo il suo tabarro verde ”e quel bel toso di<br />

suo figlio? Beh anche lei è proprio una bel<strong>la</strong> tosa, li vedo presto<br />

<strong>la</strong> mattina o anche dopo mezzodì, sono proprio persi, si<br />

guardano che si mangiano, persi” “Marco? Chi? Marco?” “così si<br />

chiama? Il nome di lei neanche so, ma sì che <strong>la</strong> conosce però…<strong>la</strong><br />

figlia dell’amministratore, quello del suo Conte” “cara Ada, come<br />

cambiano le cose, <strong>la</strong> saluto e grazie”.<br />

Aveva incassato, ma era scosso. Camminava sotto i portici,<br />

impedito come l’ampio mantello a ruota fosse stretto.<br />

Marco?…Anna. Non sapeva, aspettava una sensazione. Erano<br />

giusti ed era giusto il loro incontro. Sì, andava bene lo stesso.<br />

Che lo sapesse Elisa? Ma sì che doveva saperlo. Avevano fatto<br />

bene a tenerlo fuori. Non avrebbe fatto domande, se avevano<br />

deciso così.<br />

Si sentiva, non ricordava se per <strong>la</strong> prima volta, un po’ solo, con il<br />

tabarro che ora pesava. Non passò quel giorno da Mainardi,<br />

tornò in città l’indomani, perché le cose fatte insieme si sentono.<br />

52


Agli uffici di Mainardi si presentò come gastaldo del Conte e fu<br />

ricevuto quasi subito.<br />

Quasi in paese dopo <strong>la</strong> sua cesura, c'era una propaggine di terra,<br />

rimasta sempre un incolto, con annessa una vecchia casa di<br />

nessun pregio. Mainardi aveva ereditato <strong>la</strong> bel<strong>la</strong> vil<strong>la</strong> confinante,<br />

ma <strong>la</strong> disposizione del terreno del Conte glie<strong>la</strong> strozzava e spesso<br />

era a chiedere di comprare il modesto complesso vicino, per dare<br />

spazio al<strong>la</strong> sua proprietà.<br />

Come era d'uso nelle grandi famiglie o non si vendeva niente o si<br />

vendeva tutto e quando Mainardi insisteva che era terra di<br />

nessun valore e <strong>la</strong> casa disabitata, gli veniva risposto "che stia<br />

là, se non vale niente allora che stia là".<br />

Badoer parlò a lungo, forse il Conte voleva vendere e lui poteva<br />

acquistare, spiegò come avrebbe pagato, <strong>la</strong> caparra l’aveva, ma<br />

dovendo poi vendere delle proprietà per saldare, poteva trovarsi<br />

ad avere bisogno di un prestito temporaneo. Aspettò di sapere se<br />

il banchiere era disposto ad accordarglielo.<br />

L'altro, uso al mestiere, annuì che tutto si può fare, date le<br />

garanzie, quantificò il prestito e cominciò ad indagare su tutto<br />

l'affare.<br />

Badoer rispose poco, girando intorno con molti decori e<br />

partico<strong>la</strong>ri, come si trattasse di un campo qualunque invece che<br />

del<strong>la</strong> Tenuta.<br />

Stava già per salutare, quando Mainardi chiese se in caso poteva<br />

cedere a lui l'incolto con <strong>la</strong> casa a ridosso del<strong>la</strong> sua proprietà. Era<br />

<strong>la</strong> musica che voleva sentire prima di <strong>la</strong>sciare il leggio, Badoer<br />

<strong>la</strong>sciò scivo<strong>la</strong>re un’ovvietà “si può vendere tutto e tutto si può<br />

trattare”. Mainardi si espose, quel<strong>la</strong> terra interessava a lui.<br />

Si erano compresi.<br />

Quello che poteva fare, era fatto, era arrivato il tempo di<br />

concedere qualcosa a Valdemarca.<br />

Badoer andò dai Martinoia. Si potevano firmare anche le cambiali<br />

di garanzia per l'anticipo di 850.000 lire, era dovuto, ovvio che<br />

su questo Valdemarca non avrebbe mai mol<strong>la</strong>to.<br />

Prima di andare dal Conte, Valdemarca sarebbe passato a casa a<br />

ritirare <strong>la</strong> cifra, in quell’occasione Antonio doveva sottoscrivere le<br />

cambiali e il mandato a vendere <strong>la</strong> sua proprietà, ma non <strong>la</strong><br />

53


girata del preliminare a favore di Valdemarca, due carte sì e una<br />

no.<br />

Indispensabile che Elma control<strong>la</strong>sse.<br />

Dal Conte non era sicuro fosse bene entrasse anche lei. Stava<br />

ca<strong>la</strong>ndo solo una brisco<strong>la</strong>, ma sì, meglio anche lei assieme.<br />

Era stanco e si ritirò presto "un muro non si butta giù con una<br />

so<strong>la</strong> mazzata" Elma non colse a quale muro si riferisse, Antonio,<br />

di tutto il da farsi si fissava sui rifiuti, ripetendo monotono<br />

"pensa ti se firmo, no, no, ah no no"<br />

Valdemarca si ritrovava in mezzo alle correnti d’aria, tutte le<br />

finestre erano aperte, era guardingo e più sospettoso che mai, se<br />

di più poteva esserlo.<br />

Il Conte nelle ultime settimane era di umore tetro, passava ore<br />

seduto sul pavimento del<strong>la</strong> colombaia. In un incontro casuale, gli<br />

aveva buttato là una delle sue frasi, pezzi indecifrabili di un<br />

discorso taciuto "ci si può sempre ritirare". Che pensasse di<br />

fermare le trattative? Era uno spasimo l’attesa.<br />

E quel Badoer col suo sorriso da presa in giro, tanto che ogni<br />

volta che lo incrociava, subito dopo si guardava se aveva <strong>la</strong> patta<br />

dei pantaloni aperta, come gli succedeva a volte. Chissà se stava<br />

preparando qualcosa.<br />

Anche sua moglie Carlotta, pur tacendo, sembrava lo criticasse<br />

con lo sguardo. E Anna non tornava più a casa neanche nei fine<br />

settimana, tanto aveva da studiare.<br />

Badoer <strong>la</strong>sciava vaghi i suoi progetti, il tutto non era ancora<br />

legato, meglio aspettare lo svolgersi dei fatti, intervenendo da<br />

fuori fino al<strong>la</strong> firma del contratto. Una bestia come Antonio<br />

poteva scartare sempre per sua natura, come guidarlo?<br />

Stava ancora rincorrendo, ma il fatto più importante era che<br />

dubitava di cosa voleva lui, nessun chiaro obiettivo. Che fossero<br />

gli altri a scegliersi <strong>la</strong> via, lui aspettava dove <strong>la</strong> go<strong>la</strong> restringe il<br />

passaggio. Si chiariva con sé a voce alta, ma le incognite erano<br />

ancora troppe per dare una piega certa, ancora ognuno suonava<br />

casualmente con gli altri.<br />

54


LA FIRMA<br />

Nei giorni ultimi, l'inventario era stato appena sfogliato, il Conte<br />

ingiunse solo che si sarebbe portato via <strong>la</strong> biblioteca, i quadri, i<br />

tappeti, il suo studio e furono tolti dal<strong>la</strong> lista.<br />

Voleva escludere dal<strong>la</strong> vendita l’incolto e <strong>la</strong> casa disabitata verso<br />

il paese, e troncò secco <strong>la</strong> bocca aperta di Valdemarca “va bene<br />

così”.<br />

Il Conte non era mai stato molto presente nel<strong>la</strong> sua vita, una<br />

parte visibile ed una invisibile, come assistesse ad una<br />

rappresentazione. Gli atti li avrebbe letti poi, davanti al notaio,<br />

non voleva sapere altro.<br />

Il pomeriggio prima del<strong>la</strong> firma dal Conte, Valdemarca visitò i<br />

Martinoia.<br />

Antonio era rosso, il sangue gli gonfiava ogni capil<strong>la</strong>re del<strong>la</strong> pelle<br />

da farlo esplodere. I tre erano in cucina, i bambini scomparsi.<br />

L’amministratore poggiò il fascio di carte: <strong>la</strong> dichiarazione di<br />

acquisto del<strong>la</strong> Tenuta in nome e per conto di Valdemarca redatta<br />

da lui stesso, il pacco di cambiali a garanzia del<strong>la</strong> caparra, il<br />

contratto di vendita del<strong>la</strong> proprietà Martinoia con una procura.<br />

Fu Elma a par<strong>la</strong>re: " vediamo <strong>la</strong> vendita del<strong>la</strong> nostra casa"<br />

Valdemarca l’aveva inzeppato di c<strong>la</strong>usole, nonostante l’intento di<br />

asciugarlo secondo gli insegnamenti di Nalon, aveva ceduto<br />

infine al<strong>la</strong> tentazione delle sue forme protettive "nel caso in cui".<br />

Nel<strong>la</strong> lettura, si arrivò al prezzo.<br />

Elma aveva chiesto a Badoer di valutargli il fondo e se il prezzo<br />

doveva essere comprensivo delle cambiali che Valdemarca aveva<br />

già in mano o al netto, inoltre l'ipoteca rendeva ancora più<br />

ingarbugliato il tutto. Antonio disperò di seguirli nel<br />

ragionamento, lei invece aveva trattenuto il necessario, il prezzo<br />

reale e che, scontati i loro debiti, doveva restarle il valore del<strong>la</strong><br />

cesura da ricevere in cambio .<br />

"non si fa niente" disse Elma alzandosi.<br />

Il contratto sembrava un testo di procedura civile, Valdemarca<br />

stesso, nel<strong>la</strong> stesura, si accorgeva di esigere tutte le garanzie,<br />

peraltro mai soddisfacenti, ora sfiduciatosi da solo leggendolo,<br />

avrebbe convertito il testo nel monito ”datemi tutto, maledetti,<br />

faccio quello che voglio".<br />

55


Invece passò gentile a spiegare il motivo delle garanzie "ma si<br />

faccia almeno <strong>la</strong> fatica se vuole prendersi tutto, vuole anche che<br />

glielo firmi?" era una frase troppo diretta, ripetuta da Badoer e<br />

suonò stridente in bocca ad una contadina.<br />

Elma disse che vendeva a 350.000 lire, puliti da tutto il debito<br />

restavano 180.000 lire e questo era il prezzo da mettere in atto<br />

per avere <strong>la</strong> cesura.<br />

A Valdemarca ormai cianotico scappò "ed io non prendo niente,<br />

neanche il <strong>la</strong>voro?" domandare era un errore che lo rese livido, <strong>la</strong><br />

sua rego<strong>la</strong> recitava che se devi avere non chiedere "voi finite al<strong>la</strong><br />

carità o peggio" ancora si era messa male.<br />

"noi finiremo dove dobbiamo finire, ma lei se <strong>la</strong> compra da solo<br />

<strong>la</strong> sua Tenuta, e basta, che sia finita"<br />

Antonio digrignava i denti e si stropicciava le mani, alzava un<br />

piede e l'altro come se stesse battendo il passo da fermo.<br />

Valdemarca si premeva <strong>la</strong> testa tra le mani, se si alzava era<br />

finita, avrebbe dovuto uscire.<br />

Fu Elma "lei scrive 350 e poi <strong>la</strong> vende a quello che vuole, se<br />

prende di più affari suoi, a noi va sempre bene" "non si vende a<br />

quel prezzo" "veda lei".<br />

Erano muti, anche Antonio batteva il passo più lentamente.<br />

"va bene” con un sospiro che fece alzare le cortine del<strong>la</strong><br />

credenza “va bene, mettiamo 350, ma dopo firma il resto?"<br />

"quando è 350 e corrisponde il resto al<strong>la</strong> cesura, firmiamo"<br />

"adesso bisogna scrivere di nuovo" "si fa quello che è da fare".<br />

Un secondo sospiro scosse i piatti "domattina da me alle otto e<br />

firmiamo il contratto…" Elma lo interruppe “e il resto?"<br />

Valdemarca si alzò di scatto e si avviò al<strong>la</strong> porta "alle otto da<br />

me".<br />

Il calesse dell’amministratore non era ancora sul<strong>la</strong> strada del<strong>la</strong><br />

Fossona, che Giustina imboccò il viottolo delle ranare dal<strong>la</strong> parte<br />

opposta. A casa sua Badoer non c'era, <strong>la</strong> Cia dal<strong>la</strong> casa di fianco<br />

disse che era stato chiamato dal Conte.<br />

Il Conte Lanfranco seduto sul<strong>la</strong> poltrona del bovindo era nello<br />

studio piccolo dove di rado riceveva anche lui, fumava e<br />

guardava fuori. Badoer intuiva il contenuto del<strong>la</strong> convocazione,<br />

non gli fu detto nemmeno di sedersi.<br />

56


Il nobiluomo non aveva più voglia né tempo di ascoltare "domani<br />

è il giorno Badoer, domani vendo, sì vendo…dovresti farmi<br />

portare via subito i libri, i vasi, le mie cose qui…fa’ tu, il<br />

resto…non so, non cambia niente, altri paroni…ma tu Badoer sei<br />

sveglio, sei un brigante e con i briganti ti troverai meglio… ti<br />

liquido con <strong>la</strong> casa in paese, domani lo scrivo…è quel<strong>la</strong> che vuole<br />

Mainardi… così puoi venderglie<strong>la</strong> se vuoi, vieni qua domani<br />

mattina alle undici che c’è il notaio, ci vediamo domani, domani"<br />

“va bene signor Conte“ “così… e che sia fatto finalmente… che sia<br />

finita”<br />

Non disse una paro<strong>la</strong>, salutò il Conte che forse non rispose.<br />

La Tenuta veniva venduta.<br />

Scorse Giustina seminascosta tra i pioppi cipressini mentre<br />

andava verso casa, le fece cenno di salire, appena sul<strong>la</strong> pedana<br />

lei si gettò sopra da sé il solito sacco.<br />

Dai Martinoia non veniva nessuno a quell'ora di sera, Badoer si<br />

fece raccontare.<br />

Era mancato il tempo di far smaltire ad Antonio <strong>la</strong> discussione e<br />

nel<strong>la</strong> fase di assimi<strong>la</strong>zione non riusciva a stare fermo.<br />

"Antonio, <strong>la</strong> vendita del<strong>la</strong> tua campagna <strong>la</strong> firmi, a 350 <strong>la</strong> firmi,<br />

quello ha ipoteca e cambiali, te <strong>la</strong> porta via per niente quando<br />

vuole, vivete così da quanto, dimmi da quanto?" "da sempre<br />

cussì, na bestia tacà aea caena, na vita da bestie" " e allora ‘sta<br />

cosa deve finire, dai ormai è fatto, da domani si bal<strong>la</strong> diverso" "e<br />

come firmo?"<br />

"fai venire <strong>la</strong> Elma domani, lei ha capito, firmi <strong>la</strong> vendita di casa<br />

tua e le cambiali, tolte le 350 mi<strong>la</strong> che si prende con <strong>la</strong> tua terra"<br />

"e dopo?… mi so che queo me ciava" "ancora? sta musica<br />

Antonio, bisogna cambiar<strong>la</strong>, basta ripetere questa solfa"<br />

Parlò con Elma, Antonio ascoltava con <strong>la</strong> faccia terrea. Ci sarebbe<br />

stato anche lui al<strong>la</strong> firma, il Conte lo voleva presente.<br />

"domani mattina arrivate in ritardo da Valdemarca, non alle otto,<br />

ma alle dieci; per non farvi trovare partite presto da casa,<br />

vedrete che manda qualcuno alle sette a prendervi, non sta<br />

tranquillo. Ma voi sarete già in paese, in chiesa. Passate per<br />

l’argine per non fare incontri, così ora che vi trova le dieci<br />

57


arrivano e non avrà le tre ore per masticarvi e per perdere <strong>la</strong><br />

testa, voi e lui insieme"<br />

Uscì quasi sollevato, era il giorno prima del<strong>la</strong> mischia e contava<br />

nel piacere del pericolo, sì quello lo incitava.<br />

Nel<strong>la</strong> notte tornava al passo, non c'era fretta per pensare a<br />

quel<strong>la</strong> terra, forte e non confusa alle altre, di cui conosceva ogni<br />

zol<strong>la</strong>.<br />

E Marco e Anna? Loro non c’entravano, se ne stessero davvero<br />

con <strong>la</strong> mano nel<strong>la</strong> mano stretti come era andato a vederseli in<br />

città e si era sentito stringere dentro. Era letizia.<br />

Al primo canto di gallo, i Martinoia già trafficavano per casa, il<br />

letto era stato solo una vessazione. Partirono alle sei con il<br />

completo stretto da sposo di Antonio, che rischiava di scoppiare<br />

ad ogni buca, ed il vestito a fiori scuro di Elma, <strong>la</strong>vato due sere<br />

prima nel mastello con l'acqua calda. Lui si era passato e<br />

ripassato il lucido alle scarpe nere, rotto uno spago e cercato<br />

inutilmente un altro, così l'aso<strong>la</strong> ora risultava troppo picco<strong>la</strong><br />

anche dopo <strong>la</strong> bestemmia.<br />

In paese andarono in chiesa seguendo il consiglio.<br />

Valdemarca, dopo il pomeriggio a riscrivere il contratto di<br />

vendita, rivedendo tutte le c<strong>la</strong>usole, aveva tribo<strong>la</strong>to a letto per<br />

qualche ora, poi l’insofferenza l’aveva fatto scendere in studio<br />

che era ancora buio.<br />

Alle otto uscì per vedere se Schidoni, l’uomo mandato a<br />

prelevarli, fosse tornato. Alle otto e un quarto, maledicendo<br />

quelle bestie ignoranti, urlò al figlio del bovaro, Aristide, di<br />

prendersi l’altro calesse per correre a control<strong>la</strong>re cosa succedeva,<br />

ma, anche di fretta, ci si impiegava quasi due ore.<br />

Valdemarca sfatto si fece portare un caffè in ufficio, prese male<br />

<strong>la</strong> tazza e rovesciò <strong>la</strong> bevanda calda, non sulle carte per fortuna.<br />

Imprecò contro <strong>la</strong> Alfonsa che era lei un’inetta e che non ne<br />

voleva più, poi se ne fece mettere su un altro. La serva sapeva<br />

che con <strong>la</strong> padrona non ci dormiva e imputò il nervoso a questo.<br />

Quei disgraziati non arrivavano, non si contavano più le volte in<br />

cui era uscito a vedere, scottava, <strong>la</strong> testa con le vampate<br />

“dovevo aspettarmelo”.<br />

58


I Martinoia, sentita <strong>la</strong> messa delle sette e mezza, rimasero chini<br />

sul banco per un’altra ora abbondante, il sacrestano era passato<br />

già due volte a guardarli quei devoti, non erano del paese, erano<br />

foresti.<br />

Valdemarca li vide varcare il cancello e gli prese un tonfo interno,<br />

forse sperava di non vederli più.<br />

Si scusò <strong>la</strong> Elma, colpa del mozzo del carretto, si erano fermati<br />

alle Rive, Antonio guardava in giro con gli occhi sbarrati e<br />

ricominciava a soffiare. Si stava entrando nel cortile del<br />

mattatoio.<br />

L’amministratore torvo "e adesso cosa facciamo? è tardi"<br />

"così è, non possiamo farci niente".<br />

Nello studio tirò fuori da un cassetto il pacco di banconote e<br />

cominciò a contarle: 850.000 lire. Dal<strong>la</strong> cartel<strong>la</strong> mise sul tavolo<br />

le cambiali, erano 17 da 50.000 lire l'una, già compi<strong>la</strong>te e<br />

bol<strong>la</strong>te. Prese il contratto di vendita del<strong>la</strong> loro casa a suo favore<br />

e lo lesse, il prezzo era stato cambiato in 350.000 lire.<br />

Elma lo mise sotto il naso di Antonio, che <strong>la</strong> guardò bovino<br />

"firma".<br />

La sedia gli era troppo distante dal tavolo e si sporse in una<br />

posizione innaturale, fino a tenersi sul bordo senza più essere<br />

seduto e firmò "anche sugli altri fogli, su tutti, sul bordo" incalzò<br />

dall'altro <strong>la</strong>to Valdemarca, poi ritirò il plico.<br />

Elma aggiunse "e una copia per noi?” "non c'è tempo, <strong>la</strong> faremo<br />

dopo” "ma non abbiamo niente in mano" "dopo, dopo".<br />

Porse risoluto <strong>la</strong> prima cambiale, sotto lo sguardo di Elma<br />

"firma".<br />

Antonio si era spostato un poco con <strong>la</strong> sedia, un <strong>la</strong>voro gravoso.<br />

Una dopo l'altra, Elma ne contò dieci, eravamo a 500.000.<br />

Valdemarca gli spinse davanti l'undicesima “fermo tì, eh no,<br />

signor” "quale no? non vi do 850.000 lire? come no?, cosa no?"<br />

"le altre 350.000 sono garantite dal<strong>la</strong> casa e ci avete il contratto<br />

di quel<strong>la</strong>" “è un altro par di maniche, cosa avete in testa? questa<br />

è per l'acquisto del<strong>la</strong> Tenuta, non ne uscirà mica un'altra<br />

adesso?" “eh no, per <strong>la</strong> casa avete il contratto, le cambiali<br />

vecchie e l'ipoteca, perché anche queste cambiali?"<br />

59


L’amministratore strinse le mascelle, tirò sotto <strong>la</strong> sedia i piedi e<br />

in avanti <strong>la</strong> testa "voialtri volete fregarmi facendo finta di non<br />

sapere e invece sapete, ah se sapete, cara <strong>la</strong> mia signora, ma<br />

anch'io so cosa posso farvi… no, no aspettiamo, ecco meglio che<br />

non vi parli ora"<br />

Doveva calmarsi, altrimenti succedeva un tumulto "voi adesso<br />

firmate anche le altre… va ben?" Mai minacciare senza un’arma<br />

carica in mano, senza una ritorsione possibile, del<strong>la</strong> pessima<br />

mossa si rese subito conto.<br />

"no, non va bene, quelle sono e quelle restano, 500.000 e basta,<br />

vi abbiamo firmato le cambiali senza avere ancora fatto niente"<br />

Elma lo disse alzandosi, Antonio seguiva con gli occhi sbarrati<br />

ora l'una ora l'altro e stava pestando il cappello, che gli era<br />

caduto.<br />

"e adesso se vuole andiamo a fare il resto, altrimenti veda lei,<br />

questo è quanto e che sia finita perché non rispondo più di quello<br />

che faccio" "un momento…un momento… come quello che faccio,<br />

come è finita? ma siete matti, cosa…cosa, eh no… eh no così,<br />

non si può mica" "non si può? eccome che si può, vedrà se non si<br />

può quando andremo via, voglio vedere se non si può"<br />

Antonio non sapeva se doveva fare qualcosa, cercava parole e<br />

intanto non par<strong>la</strong>va, gli mancava il coraggio di fare una mossa.<br />

"calma…calma… ecco un minuto che ci capiamo… forse non avete<br />

capito, aspettate un momento"<br />

Entrava in quel mentre Schidoni come una freccia e stava per dir<br />

qualcosa quando lo bloccò <strong>la</strong> visione dei Martinoia "eh…eh… non<br />

c'erano, erano via… erano qua?" "sì, sì son qua, va via".<br />

Inciampò sul tappeto tant’era agitato e il troppo da dire lo sfogò<br />

dall’Alfonsa.<br />

Mancavano pochi minuti alle undici.<br />

Valdemarca imbustò le 850.000 lire e se le infilò in tasca, scelse<br />

<strong>la</strong> cartel<strong>la</strong> più rispettabile e vi infilò i documenti sul tavolo.<br />

"andiamo che è già molto tardi, il Conte aspetta, parleremo<br />

dopo, adesso c'è da fare"<br />

“vengo anch’io” si affrettò Elma “anche chi?… ma fate quello che<br />

volete, andiamo”<br />

60


Carlotta era stata per tutto il tempo nel guardaroba vicino allo<br />

studio e guardò i tre uscire con <strong>la</strong> faccia alterata.<br />

Al<strong>la</strong> cesura Ettore si cambiava d’abito, era già stato in campagna<br />

quel<strong>la</strong> mattina “mettiti il blu, stai così bene…invece che sempre<br />

vestito al<strong>la</strong> cacciatora, sembri sempre un toso… il fratello grande<br />

di tuo figlio” “sicuro Elisa, di sicuro sono trent’anni tra poco che<br />

siamo sposati, ah Elisa… che <strong>la</strong>mpo” “a me è andata bene Ettore<br />

e a te?” “tu mi sei andata bene… vieni qua” “solito, ecco perché<br />

ti guardano” “cosa vuoi che guardino Elisa…dammi anche i<br />

polsini, che sono in ritardo”.<br />

Nel<strong>la</strong> sa<strong>la</strong> c'era il Conte, Badoer, il notaio e lo scrivano. Avevano<br />

scambiato poche parole. Il Conte voleva stralciare dal contratto<br />

<strong>la</strong> casa e l'incolto vicino al paese a favore di Badoer, ma il notaio<br />

sosteneva che non conveniva una donazione, per il pericolo delle<br />

impugnazioni future, conveniva una vendita fittizia, con un<br />

prezzo basso e già quietanzato, come se Badoer avesse<br />

acquistato e già pagato tutto, era <strong>la</strong> strada più semplice.<br />

La Marta introdusse Valdemarca, scrutandolo come fosse il<br />

demonio, <strong>la</strong> Tenuta in vendita, era arrivata <strong>la</strong> fine del mondo<br />

quel<strong>la</strong> mattina per lei, l’affanno <strong>la</strong> uccideva “ah signore” e si<br />

avvolgeva le dita col rosario.<br />

Seguiva <strong>la</strong> Elma e Antonio con il cappello, ridotto a berretta, in<br />

mano.<br />

Il Conte in piedi guardò di <strong>la</strong>to chi c'era dietro all’amministratore,<br />

salutò <strong>la</strong> signora e l’uomo che stavano venendo al tavolo e<br />

riprese a discutere con il notaio. Furono fatti sedere dal<strong>la</strong> Marta,<br />

che, spiritata, si ritirò continuando a voltarsi. Appena in cucina,<br />

si buttò in ginocchio a pregare davanti al camino.<br />

Il notaio salutò i nuovi venuti, erano loro a pagare <strong>la</strong> sua<br />

parcel<strong>la</strong>. Spiegò che il Conte aveva deciso di cedere <strong>la</strong> casa con<br />

l'incolto in paese a Badoer e che questa veniva tolta dal<strong>la</strong><br />

vendita. Guardò gli acquirenti se erano d'accordo. Nessuno<br />

fiatava.<br />

Valdemarca, stupito per <strong>la</strong> presenza di Badoer e per quell’atto a<br />

suo favore, ripeté loro <strong>la</strong> richiesta "siete d'accordo? ma è un<br />

pezzo di proprietà in meno…"<br />

61


Elma annuì, guardò Antonio che bofonchiò un sì. Non chiedevano<br />

riduzione di prezzo. A Valdemarca avevano tolto a tradimento un<br />

pezzetto di testicolo.<br />

Il notaio cominciò a leggere dall'atto principale, quello del<strong>la</strong><br />

Tenuta. Quando arrivò allo spazio <strong>la</strong>sciato per <strong>la</strong> cifra da mettere<br />

in atto si arrestò a pulirsi gli occhiali, Valdemarca con voce<br />

bianca proferì "4.500.000 lire". Il notaio ebbe un sussulto<br />

impercettibile, scrisse sul foglio e ripeté forte per lo scrivano che<br />

sti<strong>la</strong>va una copia, poi cercò il Conte per l’assenso.<br />

Non ci furono parole.<br />

Chiese l'ammontare del<strong>la</strong> caparra, guardando in giro.<br />

"850.000 lire " pronunciò fermo l’amministratore.<br />

Badoer sospirò e serrò <strong>la</strong> mascel<strong>la</strong> cercando lo sguardo di<br />

Valdemarca che lo evitava immerso nelle carte.<br />

Il notaio confermò allo scrivano “in cifre ed in lettere” a voce<br />

alta.<br />

Proseguì <strong>la</strong> lettura, quasi prendendo speditezza, al<strong>la</strong> fine si<br />

allontanò verso un altro tavolo per apportare le correzioni al<br />

testo steso dallo scrivano ed invitò le parti a rego<strong>la</strong>re nel<br />

frattempo le parti economiche.<br />

Entrando, Giulio Valdemarca aveva fatto scivo<strong>la</strong>re in tasca ad<br />

Antonio <strong>la</strong> busta, Elma glie<strong>la</strong> fece tirar fuori e estrasse lei il<br />

denaro, mettendolo sul tavolo.<br />

"Lo conto io, signor Conte" si offrì Badoer solerte, lo maneggiava<br />

come un mazzo di carte, Valdemarca guardava quel denaro con<br />

apprensione, tutto si svolgeva come non aveva previsto.<br />

"è esatto" lo allungò verso il Conte, che lo mise dentro una<br />

cartel<strong>la</strong>.<br />

Tornò il notaio e fece apporre tutte le firme sulle due copie.<br />

Iniziò <strong>la</strong> lettura del secondo atto di vendita. Il Conte guardò<br />

interrogativo, il notaio si fermò e Valdemarca intervenne, come<br />

rivolgendosi ad un pubblico e non al Conte, che gli acquirenti<br />

preferivano due atti perché andavano meglio, se per caso<br />

dovevano vendere <strong>la</strong> cesura da so<strong>la</strong> e che forse nell’atto finale <strong>la</strong><br />

intestavano già ai figli".<br />

Terminò <strong>la</strong> spiegazione sudato, il Conte non ascoltava già più<br />

"fate, fate… come volete, è lo stesso"<br />

62


Proseguì <strong>la</strong> lettura. In atto fu messo un valore di 100.000 lire per<br />

“<strong>la</strong> cesura” e furono firmati tutti gli allegati preparati da<br />

Valdemarca, l'inventario, le procure a vendere, le procure ad<br />

amministrare. Ad una il notaio non poté esimersi dall’osservare<br />

"ma è una ripetizione, non serve, è già contenuta nei<br />

precedenti“.<br />

Valdemarca sorrise a bocca stretta "sì… ma…è meglio per<br />

chiarezza" e il notaio si inalberò quasi "ma …cosa è che vuole?".<br />

Dall’altro <strong>la</strong>to del tavolo il Conte chiese del contrasto e fu<br />

rassicurato prontamente dal suo amministratore " niente, niente,<br />

signor Conte" chiudendo impacciato il plico nel<strong>la</strong> cartel<strong>la</strong>,<br />

gliel’avrebbe fatta pagare cara a Nalon.<br />

Si fece un altro giro di firme e altre copie, alcune sarebbero<br />

restate al notaio fino al rogito, fissato, per accordo verbale, da lì<br />

ad un anno.<br />

Il notaio ripeté che con quegli atti si veniva dal sottoscrivere non<br />

solo una promessa di vendita, ma un atto di vendita, registrabile<br />

anche così come stava. Nessuno disse niente. Nalon guardò in<br />

giro, lui aveva avvertito e invitò gli acquirenti a ritirare copie con<br />

matrico<strong>la</strong> degli atti per le parti, nel suo ufficio dopo otto giorni.<br />

Quasi fosse stato troppo presto i Martinoia e Valdemarca si<br />

guardarono in giro. Visto che tutti aspettavano o che par<strong>la</strong>ssero<br />

o che uscissero, si alzarono in piedi, il Conte strinse <strong>la</strong> mano ai<br />

Martinoia e passò nell’altra stanza.<br />

Badoer fece un cenno a quelli che dovevano uscire, senza<br />

guardare nessuno in faccia.<br />

Arretrarono irresoluti e tentarono con successo di uscire, non<br />

senza aver urtato Antonio una poltrona ed infi<strong>la</strong>to male <strong>la</strong> porta<br />

Valdemarca.<br />

Il notaio si era messo a dettare l'atto di vendita del<strong>la</strong> casa in<br />

paese con l'incolto, tra il Conte e Badoer.<br />

Elma si era ripetuta le cose da farsi, mai dare in mano ad altri <strong>la</strong><br />

copia provvisoria ma firmata del contratto e mai a Valdemarca.<br />

Appena fuori, l’amministratore intimò "ci vediamo a casa mia,<br />

venitemi dietro". Bisognava seguire l’avvertimento datole da<br />

Badoer che "firmato l’atto, tenetelo dentro <strong>la</strong> borsa e appena<br />

63


fuori girate il calesse, <strong>la</strong>sciatelo ur<strong>la</strong>re e tornate a casa, poi si<br />

vedrà,… c'è sempre tempo"<br />

Valdemarca era rimasto come se il Conte gli avesse dato un<br />

ceffone sul viso. Non poteva credere che si rega<strong>la</strong>sse l'incolto a<br />

Badoer e l’immagine del<strong>la</strong> bel<strong>la</strong> casa con <strong>la</strong> torretta gli era<br />

ronzata in testa fastidiosa durante tutto il tempo facendolo<br />

sembrare assente, qualcosa era accaduto alle sue spalle, non<br />

aveva manovrato tutto lui.<br />

Un affronto e con quegli ignoranti non aveva nemmeno potuto<br />

far deprezzare, non riusciva a crederci. Forse era perché il padre<br />

di Badoer <strong>la</strong>vorava da molto tempo per i Conti, ma questo cosa<br />

significava, anche suo padre allora.<br />

Roso da questi pensieri, si accorse di non avere dietro i Martinoia<br />

che era già in curva del<strong>la</strong> stradona, quasi a casa. Si era girato di<br />

scatto con l'impressione d’essere solo e infatti lo era. Si sentì le<br />

mani molli e cominciò a sudare di colpo. Volse il calesse e ritornò<br />

indietro. I Martinoia si ne erano andati veloci e lui invece era<br />

stato al trotto lento con i suoi inganni. Arrivò sul<strong>la</strong> strada dritta<br />

del<strong>la</strong> Bagnara, dove non poté scorgerli, erano già lontani.<br />

Calò un torpore, come non riuscisse a svegliarsi dopo un colpo<br />

ricevuto, con il pensiero fisso che il Conte aveva rega<strong>la</strong>to una<br />

casa a Badoer e a lui niente, cosa avrebbe fatto ora non lo<br />

sapeva. Li seguiva adagio, quasi sollevato dal non dover<br />

affrontare subito quel<strong>la</strong> diserzione.<br />

Arrivò che erano appena entrati dopo aver staccato il cavallo.<br />

Chiamò da fuori seduto sul calesse. Uscì Elma "e allora, cosa sta<br />

succedendo, me lo volete dire?" "niente succede, ma non<br />

vogliamo più prenderci parole e oggi basta" “e quando firmate le<br />

carte, quando?" "andremo dal prete e faremo fare una copia, e<br />

poi sul<strong>la</strong> copia si firma, questa resta a noi, lei ha l'unica di<br />

vendita del<strong>la</strong> casa e del<strong>la</strong> terra" "ma cosa volete mettere, <strong>la</strong> casa<br />

vostra con <strong>la</strong> Tenuta del Conte?" "no, ma non abbiamo niente in<br />

mano, almeno questa"<br />

Valdemarca cominciò a ringhiare, a <strong>la</strong>trare offese.<br />

“<strong>la</strong> copia è l'unica cosa che abbiamo, nient’altro che <strong>la</strong> vita dopo"<br />

Non c'era niente da fare, girò il calesse, qualche calcolo non era<br />

stato fatto bene.<br />

64


Il Conte Lanfranco <strong>la</strong>sciò <strong>la</strong> vil<strong>la</strong> dopo tre giorni, mentre i carri<br />

del<strong>la</strong> roba andavano avanti e indietro. Badoer seguiva di persona<br />

i trasporti in città, lo studio del conte, <strong>la</strong> biblioteca, ed altro.<br />

Quando i contadini seppero del<strong>la</strong> vendita, si fermarono tutti, <strong>la</strong><br />

Tenuta iniziò a mutare ai loro occhi. Si andava da una famiglia<br />

all'altra a chiedere conferma, a cercare di dire che non era<br />

possibile. Ripetevano <strong>la</strong> stessa cosa dieci, cento volte, fino a<br />

sfinirsi alcuni, dal<strong>la</strong> paura, dal cambiamento che nessuno voleva.<br />

C'erano delle vecchie che piangevano, molte erano andate in<br />

chiesa a par<strong>la</strong>re con il prete ed il prete si recò da Badoer che fu<br />

limitato di chiarimenti "ha venduto tutto, ha venduto e basta, di<br />

testa sua, cosa si può dire al Conte? il paron nuovo arriverà al<strong>la</strong><br />

fine del prossimo anno" “e fino ad allora?“ “continua come<br />

sempre, mi vedranno in giro come sempre“.<br />

RESCISSIONE<br />

Il notaio fece chiamare l’indomani dell’atto nel suo studio il<br />

cognato del Conte, Gilberto, che era in città. Il Conte Lanfranco,<br />

che non voleva più saperne niente, aveva incaricato il notaio di<br />

predisporre con lui le formalità fiscali e burocratiche.<br />

L'uomo, ricevendo <strong>la</strong> notizia, scivolò quasi a terra pur da seduto.<br />

Si avvicinò a Nalon, trattenendolo per una manica per farsi<br />

spiegare, finché il notaio si spazientì, i fatti erano semplici, pur<br />

se al dottor Gilberto non parevano possibili da contenere.<br />

Quando in modo confidenziale seppe il prezzo di vendita, il<br />

cognato emise un urletto di dolore e gli prese <strong>la</strong> tachicardia,<br />

dovette risedersi, poi chiese un bicchier d’acqua che si versò in<br />

modo maldestro sul colletto inamidato.<br />

Al<strong>la</strong> fine Nalon si risolse in un invito secco “avrei molto da fare,<br />

se non le dispiace”, ma costò serie difficoltà accompagnare fuori<br />

Gilberto dall’ufficio, sembrava inchiodato al<strong>la</strong> sedia. Uscire di lì lo<br />

avrebbe obbligato ad accettare come reale il messaggio udito.<br />

In strada sbagliò per due volte direzione, doveva avvertire sua<br />

sorel<strong>la</strong>, si ripeteva come a rintracciare chissà quale alternativa.<br />

Raggiunse in qualche modo <strong>la</strong> casa del<strong>la</strong> Contessa per riferirle<br />

l’inammissibile e gli sembrava impossibile perfino ascoltandosi.<br />

65


Lei era svanita fin da ragazza, nul<strong>la</strong> era serio per lei. La morte<br />

del figlio l’aveva schiacciata e resa ancora meno presente. Che lo<br />

dicesse lui alle ragazze, che per lei non cambiava niente, tanto<br />

al<strong>la</strong> Tenuta non ci sarebbe più andata. Gilberto ricevette il colpo<br />

di grazia.<br />

Le figlie restarono a guardarsi, chiesero qualche partico<strong>la</strong>re e<br />

finirono per dire che per il babbo era meglio così, quasi un<br />

sollievo.<br />

Uscito senza esito per il suo rimesco<strong>la</strong>mento, stupito che non<br />

crol<strong>la</strong>sse tutto attorno, corse col cappello in mano perché non<br />

vo<strong>la</strong>sse dal fratello banchiere del Conte, fermandosi a gambe<br />

<strong>la</strong>rghe quando il fiato mancava.<br />

Fu ricevuto dopo una certa attesa, il Conte Umberto ascoltò<br />

dietro <strong>la</strong> scrivania senza fiatare. Aveva un sigaro in mano, che ne<br />

uscì sbricio<strong>la</strong>to al<strong>la</strong> fine. Volle sapere nome e cognome dei<br />

compratori e chi aveva assistito all'atto.<br />

Mandò un fattorino a chiamare l’avvocato Ronchitelli ed il notaio<br />

Nalon, li attendeva al più presto.<br />

Arrivò per primo Ronchitelli, il Conte Umberto gli spiegò i fatti<br />

conosciuti ed il prezzo di vendita. Sosteneva <strong>la</strong> possibilità del<strong>la</strong><br />

rescissione del contratto per il motivo giuridico del "danno<br />

enorme", invocabile qualora il prezzo di vendita di un bene sia<br />

meno del<strong>la</strong> metà del valore di mercato; in questo caso, a suo<br />

parere, pagare 4.500.000 lire per <strong>la</strong> Tenuta lo permetteva.<br />

L'avvocato esitava, invocare un danno enorme significava far<br />

stimare <strong>la</strong> Tenuta da un perito del tribunale, seguito da contro<br />

perizie, una strada valutabile, ma di durata certo non breve. E<br />

comunque il solo che poteva invocare il danno enorme era il<br />

venditore, suo fratello. Altri potevano farlo nel caso in cui si<br />

dimostrava l'incapacità di intendere e di volere del Conte<br />

Lanfranco, significava intraprendere una via impensabile, come<br />

farlo dichiarare interdetto.<br />

Ronchitelli non riusciva a trovare corrispondenze, non avrebbe<br />

voluto nemmeno sfiorare l’argomento e il banchiere gli proibì di<br />

proseguire “troveremo altre strade, le troveremo”.<br />

66


Gilberto fu dimenticato in qualche ufficio e dopo aver aspettato<br />

al<strong>la</strong> fine osò richiamare l’attenzione, ma non avevano più<br />

bisogno di lui e poteva andare.<br />

Fu annunciato il notaio Nalon con <strong>la</strong> sua grossa cartel<strong>la</strong>, lo<br />

scrivano si fermò fuori. Espose tutto il contratto, tra<strong>la</strong>sciando <strong>la</strong><br />

parte avuta da Valdemarca nello stendere i preliminari; quelli già<br />

intendevano analizzare il suo di operato, se accennava anche<br />

so<strong>la</strong>mente al fatto chissà cosa erano capaci di sguainare.<br />

Il Conte gli chiese se avesse chiaro il valore reale del<strong>la</strong> proprietà.<br />

Il notaio si era preparato, sapeva i valori delle terre, ma non<br />

poteva conoscere il valore dell'azienda, risultante di debiti e<br />

crediti. Aveva venduto aziende che erano un tal cumulo di<br />

ipoteche o di debiti, da annul<strong>la</strong>rne pressoché il prezzo.<br />

“notaio, può pensare che ci siano debiti sul<strong>la</strong> Tenuta?, esponga<br />

un prezzo, mi serve solo di conferma” Nalon eludeva, lui aveva<br />

scritto e riscritto l'atto, tre volte, e il Conte doveva avere letto le<br />

copie, con tutto il tempo per riflettere, inoltre non era suo<br />

compito sindacare i prezzi di vendita, anzi, gli era d’obbligo<br />

l’astenersi.<br />

Il Conte banchiere tormentava un altro sigaro, era molto<br />

contrariato, che il notaio non l'avesse segretamente avvertito se<br />

ne sarebbe certo ricordato.<br />

Parlò l’avvocato rivolgendo domande tecniche inerenti. La<br />

faccenda era anche peggio, non di una promessa di vendita o<br />

preliminare si trattava, ma di un atto registrabile così com’era<br />

stato redatto, se fossero emersi contrasti.<br />

Il notaio si profondeva a riassumere quanto successo, ma il<br />

Conte continuava ad infuriarsi, al<strong>la</strong> fine nel panico tentò di<br />

esporre una via giuridica per modo di dire, <strong>la</strong>terale. Il Conte<br />

Lanfranco, poteva vendere immediatamente a terzi e questi<br />

potevano registrare <strong>la</strong> nuova vendita subito. Quando esistono<br />

due atti di vendita, chi registra per primo, non chi ha acquistato<br />

per primo, è protetto. Il primo acquirente può solo pretendere i<br />

danni.<br />

L'avvocato puntualizzò che, per prima cosa, fare due atti era<br />

truffa e, secondo, bisognava convincere il Conte venditore,<br />

impossibile.<br />

67


Il Conte Umberto prese altri appunti e nomi, ringraziò e congedò<br />

il notaio, che uscì con una smorfia di rammarico. Il Conte rimase<br />

a lungo a consultarsi con l'avvocato, era deciso a riavere quel<strong>la</strong><br />

terra, da sempre appartenuta al<strong>la</strong> sua famiglia.<br />

La via più praticabile restava l'antica via, cercare di pagare di più<br />

“è sempre e solo questione di soldi”.<br />

Prima di esporsi col fratello, volle riservarsi alcuni tentativi.<br />

Il mattino dopo fece preparare il <strong>la</strong>ndò alle sette, lo<br />

accompagnava l'avvocato Ronchitelli e lo seguiva un uomo con<br />

un calesse. Alle nove erano in cortile da Valdemarca. Questo era<br />

già uscito per andare al<strong>la</strong> vil<strong>la</strong>, il Conte Umberto mandò l'uomo<br />

col calesse a cercarlo.<br />

Dopo una mezz’ora l’amministratore era di ritorno a casa, si<br />

aspettava avvenimenti, benché non avesse previsto quali e da<br />

chi e di certo non era preparato a questa visita.<br />

Quando vide <strong>la</strong> carrozza nel suo cortile e scorse i personaggi di<br />

rilievo, gli si strozzò il respiro dal timore di quello che lo<br />

attendeva.<br />

Scese dal<strong>la</strong> carrozza l'avvocato e si presentò, il Conte banchiere<br />

rimase in carrozza e fumava guardando al vuoto, quell’uomo era<br />

un’immagine d’autorità e di distacco, come si deve essere<br />

quando si hanno i soldi.<br />

Valdemarca saltel<strong>la</strong>ndo come meglio poteva fece accomodare<br />

Ronchitelli in studio, sempre con molte scusanti.<br />

L'avvocato chiese a Valdemarca se fosse possibile rilevare l'atto<br />

di vendita del<strong>la</strong> Tenuta, erano disposti a pagare il doppio del<strong>la</strong><br />

caparra di 850.000 lire. Visto che, come avevano saputo, lui<br />

faceva da mediatore, gli sarebbe toccata un'altra mediazione di<br />

90.000 lire, se l'acquirente fosse stato convinto a recedere dal<br />

contratto.<br />

Valdemarca era in difficoltà, ribadì poco convinto che era solo un<br />

tramite tra il Conte e l'acquirente, che non si era mai par<strong>la</strong>to di<br />

mediazione, cosa che invece aveva intenzione di richiedere al<br />

Conte, ma gli uscì tutto stentato "beh mediatore… non proprio",<br />

poi soffiò e si fermò con le mani giunte tra le gambe.<br />

”che lei percepisca una mediazione o meno a noi non interessa,<br />

ci sembra strano che abbia fatto concludere un affare di questo<br />

68


genere per buon cuore, comunque è ininfluente e <strong>la</strong> nostra<br />

offerta rimane”<br />

Volevano una risposta entro pochi giorni, si adoperasse lui a<br />

contattare l'acquirente. Ronchitelli lo tranquillizzò percependone<br />

l’agitazione, tutto si sarebbe aggiustato presto e per lui al<strong>la</strong> fine,<br />

c'era sempre una riconoscenza ulteriore da valutare.<br />

Valdemarca avrebbe fatto subito il possibile, sarebbe stato<br />

puntuale in città domani.<br />

In genere il potere ha solo quello da dare, <strong>la</strong> forza, uscendo<br />

l'avvocato non resistette dal <strong>la</strong>nciare un intimidatorio "allora,<br />

siamo d'accordo, noi contiamo su di lei".<br />

L’amministratore seguì curvo Ronchitelli fino al <strong>la</strong>ndò, si sentì<br />

squadrare dal Conte Umberto, che lo salutò con il sigaro.<br />

Rientrato in casa aveva il <strong>la</strong>bbro inferiore pendulo. La paura di<br />

quello che aveva fatto due giorni prima si era trasformato, notte<br />

dopo notte, in terrore di rovina. Come aveva potuto pensare di<br />

control<strong>la</strong>re tutti i protagonisti, troppe teste matte, ingovernabili<br />

come bestie che scalciano e vanno consegnate al sensale, unica<br />

soluzione. Non vedeva esiti, stava per dichiararsi battuto,<br />

quando gli era apparsa <strong>la</strong> salvezza nel volto di quei due inviati<br />

del<strong>la</strong> misericordia.<br />

Non era ancora riuscito ad andare dai Martinoia dopo il contratto.<br />

Il Conte Lanfranco l'aveva trattenuto ad occuparsi del trasloco in<br />

città. Comunque non poteva andare a farsi rimbeccare che non<br />

firmavano niente ed ora <strong>la</strong> soluzione si mostrava.<br />

Se convinceva, e questo era semplice, i Martinoia a rinunciare,<br />

poteva, manovrando bene, avere lui le 850.000 lire di raddoppio,<br />

magari prendendo anche <strong>la</strong> mediazione, all’inizio aveva pensato<br />

in un <strong>la</strong>mpo subito con ribrezzo rifiutato, di darne una parte ai<br />

Martinoia.<br />

Ora, se il Conte banchiere acquistava, si usciva da questa visione<br />

mostruosa del<strong>la</strong> perdita totale e con una somma che lo metteva<br />

al riparo per sempre. Ma sì, troppe incognite dove sprofondare,<br />

questi messaggeri celesti erano <strong>la</strong> salvezza, i soldi tornano ai<br />

soldi ”eh così è”<br />

Convinceva i propri pensieri, basta con il saltare il fosso per<br />

lungo, doveva saperlo dall'inizio che non poteva instradare quelle<br />

69


due vacche, basta con questa pazzia è inutile cercare di<br />

raddrizzare le gambe ai cani, si usciva bene e per sempre.<br />

Si cambiava Conte soltanto.<br />

Lo tormentava ancora <strong>la</strong> rabbia che Badoer avrebbe salvato <strong>la</strong><br />

casa ricevuta, però lui ci guadagnava un mucchio di danaro.<br />

Il giorno del<strong>la</strong> firma del contratto, Badoer era uscito dal<strong>la</strong> vil<strong>la</strong><br />

del Conte all'una e mezza, era restato in giro e aveva visto<br />

tornare Valdemarca due ore dopo. Dovette resistere fino<br />

all'imbrunire prima di andare dai Martinoia.<br />

Chiese a suo figlio Marco di accompagnarlo, c’era da testimoniare<br />

al<strong>la</strong> stesura di un altro contratto. Arrivarono in calesse verso le<br />

sette di sera.<br />

A Badoer non sembrava corretto portare qualcun altro con sé a<br />

far da testimone, anche se aveva dapprima pensato a Sergio<br />

Bevi<strong>la</strong>cqua, il figlio di Pietro, del<strong>la</strong> boaria del Borghetto.<br />

Marco considerava gli affari un intrigo e Ettore era poco incline<br />

all’insegnamento e pessimo nello spiegare e preferiva fare<br />

sempre da solo. Che copiassero, si diceva.<br />

Non interpel<strong>la</strong>re il figlio era questione aperta da sempre, si era<br />

ulteriormente complicata con <strong>la</strong> lontananza di Marco da quando<br />

aveva intrapreso l’università. Ettore pensava davvero che in<br />

queste cose o si è tagliati o si è d’ostacolo.<br />

Quando Marco era nato, impersonare il padre sicuro non gli fu<br />

difficile, non gli era stato lontano ed era cresciuto con lui,<br />

soddisfatto che Marco non gli fosse uguale, amandolo per questa<br />

diversità. Sua moglie gli diceva che era un padre assorto in altri<br />

pensieri. Lui si sentiva ben partecipe, ma <strong>la</strong> mansione di padre<br />

così come <strong>la</strong> vedeva in giro, non riusciva a sceglier<strong>la</strong>.<br />

Nell’immaginario di Marco suo padre gli appariva nell’atto di<br />

uscire di casa, sempre in giro, scopritore di cose misteriose che<br />

lui non immaginava. Lo vedeva con gli altri uomini a caccia, al<strong>la</strong><br />

prove del<strong>la</strong> banda o a giocare a carte al caffè, tutte le sere fuori,<br />

sufficiente a se stesso, certo, affidabile. Sua madre era<br />

disponibile, piena di disciplina, suo padre un esploratore<br />

tormentato.<br />

70


Marco, crescendo, aveva fatto ricorso alle sue possibilità ed era<br />

metodico, a dispetto a volte di un padre che sembrava non<br />

accettare il senso del limite, mai contenuto nel suo fare. Non<br />

capiva perché volesse cose che non utilizzava, perché si<br />

mettesse in situazioni solo per provarsi, per vedere come andava<br />

a finire.<br />

Appena in strada, ognuno era con i suoi pensieri e Marco<br />

pensava ad Anna, voleva lei con tutto sé, era un fine sufficiente<br />

al<strong>la</strong> sua vita, oltre che bellissimo. Era intenzionato da tanto a<br />

par<strong>la</strong>re al padre di lei, ma intuiva che qualcosa era nell’aria dopo<br />

gli avvenimenti al<strong>la</strong> Tenuta, non era il momento. Era rimasto<br />

confuso e addolorato da questa pessima notizia, l’idea del<br />

cambio di proprietà lo affliggeva ed in un certo modo sentiva una<br />

minaccia inspiegabile per loro due. Inoltre non sapeva leggere<br />

nei pensieri del padre, apparentemente indifferente, c’era del<br />

torbido a suo parere.<br />

Ettore quel<strong>la</strong> sera invece aveva voglia di par<strong>la</strong>re con Marco di<br />

tutta <strong>la</strong> faccenda che si stava dipanando, non aveva ancora<br />

trovato il tempo per farlo, o forse ne era trattenuto, e lo fece<br />

come un torrente sballottato nel calesse.<br />

Par<strong>la</strong>va e par<strong>la</strong>va, era partito da lontano perché imbarazzato, dai<br />

caratteri tardi che lo circondavano, dagli uomini sempre identici<br />

ed ottusi, testardi nello stare male e nell’evitare ogni<br />

cambiamento.<br />

Badoer considerava uno spettacolo tutto quello che gli uomini si<br />

adoperano a fare, una follia da ridere, “guarda il Conte” diceva<br />

“crede in un cambiamento di luogo, io l’avrei tenuta come una<br />

reliquia ‘sta terra, se fossi stato al suo posto, proprio per quello<br />

che era successo, mi sembrerebbe di scappare altrimenti” e <strong>la</strong><br />

sua ira, mai espressa, ora saliva fino a farlo quasi inveire.<br />

Marco ascoltava e pensava ad Anna.<br />

Fu allora che con parole troppo svelte e saltando troppe<br />

premesse importanti lo mise al corrente di cosa stava<br />

succedendo veramente al<strong>la</strong> Tenuta e come lui si stesse<br />

implicando nel fatto. Ora Marco era là del tutto, e suo padre si<br />

stava adoperando per acquistare <strong>la</strong> Tenuta, era una notizia<br />

pesante.<br />

71


Elma era al<strong>la</strong> porta, aveva sentito scricchio<strong>la</strong>re sotto le ruote <strong>la</strong><br />

ghiaia del<strong>la</strong> corte ed era saltata su.<br />

Antonio non si mosse quando entrarono, aveva <strong>la</strong> testa tra le<br />

mani e mormorava come al solito tra sé, Elma fece un cenno<br />

all'indirizzo di Antonio, Badoer storse <strong>la</strong> bocca come fosse di<br />

poca importanza.<br />

"Antonio,…Antonio… dai Antonio che sei paron, non vorrai mica<br />

perderti adesso no, sul più bello,… quando tutto è stato fatto.<br />

Bravo, così si fa, ti sei portato bene, sei padrone del<strong>la</strong> cesura e<br />

non te <strong>la</strong> cava nessuno, ora sei sul tuo"<br />

"dove sul mio, sono come l'uccello sul<strong>la</strong> frasca adesso, cosa<br />

faccio, dove vado che non so neanche di cosa son paron…<br />

disgrassià… ecco cosa sono… cosa è mio qua?... gnente"<br />

"guarda che non bisogna chiamare disgrazia che allora sì che<br />

viene, ora non ci sono disgrazie se non si cercano, dai che ho le<br />

carte, ti sollevo da tutto, quando sarà tutto finito mi ringrazierai<br />

e non ti ricorderai più di niente"<br />

"ma quando sarà finita, quando? quello arriva, ah sì che arriva,<br />

chissà cosa sta macchinando per non essere tornato, ma torna e<br />

mi porterà solo rovine verrà e mi tormenterà fino a che muoio, è<br />

solo iniziata con quello"<br />

"Antonio adesso firmi <strong>la</strong> vendita come d'accordo a me, <strong>la</strong>scia<br />

passare un mese, non un anno, un mese, forse meno, tienilo<br />

segreto per un mese e poi glielo dici: va’ da Badoer, digli che<br />

venga da me, che lo aspetto, va’ da Badoer a minacciarlo, gli<br />

dici"<br />

Elma ascoltava, era già d'accordo. Badoer tirò fuori il contratto<br />

che aveva fatto preparare.<br />

Antonio guardò Elma, si sedette al tavolo e firmò ad uno ad uno i<br />

documenti che Ettore gli metteva sotto, ad ogni foglio era un<br />

“dove?“ e un “qua“ di risposta. Cedeva il suo contratto di<br />

acquisto del<strong>la</strong> Tenuta a Badoer per lo stesso prezzo, alle stesse<br />

condizioni, con gli stessi tempi e scadenze. Nel contratto<br />

dichiarava di aver ricevuto come caparra <strong>la</strong> stessa somma che<br />

aveva versato al Conte. Firmò un’altra procura ed altri<br />

documenti.<br />

72


Erano tutti attorno al tavolo del<strong>la</strong> cucina, Marco riconosceva uno<br />

dei traffici di suo padre che già aveva intuito e che ora gli era<br />

stato spiegato all’ultimo momento. Di quel<strong>la</strong> gente inaffidabile<br />

ignorava i modi di pensare, di certo incoerenti se non insensati,<br />

degli estranei completi e suo padre si ostinava a frequentarlo<br />

quel mondo ottuso e minaccioso. Non approvava, restava muto.<br />

Ora poteva collegare altre notizie, che da sole prendevano<br />

forma.<br />

Firmavano come testimoni Marco ed Elma, Ettore <strong>la</strong>sciò una<br />

copia del contratto sul tavolo ed uscirono nel buio, c'era una<br />

leggera nebbia, ormai l'autunno era stabile.<br />

Quando furono in carrozza guardò suo figlio "ti interessa?"<br />

"vedi tu, se dici che sono affari tuoi come al solito no, se sono<br />

anche miei, poco, sono sempre cose tue che, se non so, per te fa<br />

lo stesso"<br />

"senti, il Conte ha venduto <strong>la</strong> Tenuta a questi che sono solo dei<br />

prestanome, c’è un altro dietro, non ce <strong>la</strong> faranno mai a pagare,<br />

ho comprato il loro contratto, hanno rivenduto come hai visto"<br />

Marco lo fissò per un istante era ancora sbalordito. La Tenuta<br />

diventava loro e c’era dell’altro dietro e lo riguardava.<br />

Dalle letture dei documenti aveva compreso di quanta proprietà<br />

si trattava, obbligandosi a non provare niente, si riservava di<br />

analizzare solo quanto il cambiamento potesse toccare il suo<br />

rapporto con Anna. Per lei aveva timore, una sensazione nuova,<br />

ora non era più solo, doveva saltare un fosso tenendo qualcun<br />

altro per mano.<br />

"La puoi pagare?" "forse sì…con qualche aiuto, dei debiti" "<strong>la</strong><br />

mamma lo sa?” "non lo sa nessuno e nessuno lo deve sapere,<br />

fino a che non lo dirò, fino a che le cose non saranno pronte,<br />

casca tutto altrimenti" "e questi stanno zitti?" "gli conviene"<br />

"questi non sanno cosa conviene" "stanno imparando sul<strong>la</strong> loro<br />

pelle e faranno presto"<br />

"vuoi che ne stia fuori, vero papà?" "per ora è meglio " "se no<br />

dovresti inventarti un mucchio di balle, no?"<br />

"cosa potresti fare? inoltre a te queste cose non sono mai<br />

interessate" "ah niente, chi ha mai fatto niente davanti a te?"<br />

"Marco, lo faccio anche per te" “lo fai per te, perché hai sempre<br />

73


ischiato, questo è il massimo del rischio, non ti interessa niente<br />

del<strong>la</strong> terra, vuoi misurarti, come fai sempre del resto" "non so,<br />

non l'ho cercata questa cosa, me <strong>la</strong> sono trovata tra le mani, in<br />

mezzo al<strong>la</strong> strada dove passavo, non potevo <strong>la</strong>sciare perdere"<br />

"ma dai, tu ti diverti e basta, invece ogni oggetto, ogni bene che<br />

si possiede, ha un suo spirito che pretende un sacrificio per<br />

poterlo tenere ed un sacrificio per poterlo usare, e questa è una<br />

cosa grande e vorrà un grande sacrificio, per te invece non è un<br />

sacrificio, è una gara… io non voglio fare sacrifici alle cose,<br />

abbiamo tutto quello che ci serve, non ci manca niente, in ogni<br />

caso è roba tua, vedi tu"<br />

“sì, sono cose, Marco, abbiamo sempre paura di sporgerci e<br />

guardare più lontano del passo, poi questa sera te lo volevo dire,<br />

devi saperlo, c'è in mezzo Valdemarca, da lui avremo problemi,<br />

non mollerà presto"<br />

Il padre di Anna, maledizione agli affari e alle loro trappole<br />

infernali. Marco capì quello che prima non voleva, ecco, <strong>la</strong> sua<br />

vita era in un ingranaggio mosso da altri, eventi che nessuno,<br />

pareva, avesse cercato, si trascinavano dentro anche lui.<br />

"ho capito sì…che è in mezzo, ma come?" "allora ti interessa?"<br />

"no, ma dimmi almeno da chi dobbiamo stare attenti" "da tutti,<br />

ma da Valdemarca in partico<strong>la</strong>re, lui lo avrò contro" “dimmi<br />

allora, almeno dimmi tutto“ “voleva comprare lui e li aveva<br />

convinti a comprare per lui…raggirandoli, loro però non erano<br />

convinti e hanno cambiato carro, tutto qua“ “fosse solo tutto<br />

qua, c’è molto altro credo“ “poche cose che seguono sempre<br />

questi aggiustamenti… ci sono sempre“<br />

Spiegò il tracciato, le linee che si erano incrociate nei mesi<br />

passati, evitando i partico<strong>la</strong>ri.<br />

Marco doveva proteggere Anna, era necessario ormai par<strong>la</strong>rne.<br />

“Ettore…lo saprai…lo sento. Frequento…Anna, Anna Valdemarca.<br />

Sono innamorato di lei e <strong>la</strong> voglio sposare appena termina <strong>la</strong><br />

scuo<strong>la</strong>” “se non mi rispondi male… ti dico che è una ragazza<br />

giusta per te, hai <strong>la</strong> mia lode, è…hai fatto bene Marco, mi è<br />

sempre piaciuta, se ti interessa” “sì, mi interessa, mi interessa”<br />

“allora non ho che da benedirti ” “<strong>la</strong>scia stare papà, dai”<br />

74


Arrivarono a casa tardi, cenarono, dissero a Elisa che erano stati<br />

da Carniel, al Cairo, per un fucile da caccia.<br />

Valdemarca al primo entusiasmo per il rimedio offertogli, aveva<br />

passato un giorno e una notte febbricitante, tormentato da due<br />

voci dentro di lui, <strong>la</strong>sciare tutto, continuare, ma il guadagno<br />

senza rischio sopravanzava. E poi il Conte banchiere, che era<br />

restato a fumare in carrozza senza scendere, come uno sbirro<br />

che aspetta. E intanto, a quel<strong>la</strong> visione, <strong>la</strong> paura di rovinarsi gli<br />

cresceva.<br />

Ma certo, era <strong>la</strong> sua salvezza, ora c’era da prepararsi un discorso<br />

con i Martinoia, perché qualche cosa <strong>la</strong> si doveva dare in cambio.<br />

Qui soffriva al solo mettere in fi<strong>la</strong> le parole, dare, cosa dare, e se<br />

quelli sentivano che era <strong>la</strong> loro occasione per chiedere di essere<br />

liberati da cambiali ed ipoteche, cosa faceva?<br />

Andava avanti e indietro nelle concessioni e nelle revoche,<br />

ritirava tutto, non dava niente, poi doveva dare. Dare, dare,<br />

sempre dare, in questa vita non è mai finita.<br />

Quel<strong>la</strong> mattina prese <strong>la</strong> cartel<strong>la</strong> con tutti i documenti e salì a<br />

calesse. Rimase fermo sul sedile col cavallo che sbatteva i<br />

finimenti.<br />

Avrebbe proposto che intanto per sicurezza firmassero, come<br />

erano d'accordo, <strong>la</strong> cessione a lui del contratto, per garanzia, si<br />

diceva, non si sa mai, <strong>la</strong> morte, non chiamiamo<strong>la</strong>, ma è sempre<br />

là e giù a fare esempi, come se avesse i due davanti. Solo poi<br />

avrebbe par<strong>la</strong>to di cedere, brutta paro<strong>la</strong>, ritirarsi, meglio, dal<br />

contratto e darlo al fratello del Conte. Dirglielo? qualcosa<br />

bisognava fare.<br />

Continuava ancora a rimuginare durante il tragitto, che era già<br />

esaurito all’arrivo. Le parole avevano creato attriti e calore,<br />

quando entrò era bruciacchiato e con <strong>la</strong> tosse nervosa.<br />

C'era solo Elma in casa, lui cominciò a spiegare, nell'attesa che<br />

arrivasse Antonio, che era meglio rego<strong>la</strong>re prima le carte come si<br />

era convenuto, ma che c'erano delle cose nuove, dei<br />

cambiamenti che portavano bene per tutti.<br />

Era un amico oggi, par<strong>la</strong>va dei loro problemi nel continuare in<br />

questo affare, sempre conveniente certo, ma era da pensare<br />

75


soprattutto al<strong>la</strong> loro tranquillità e ci aveva riflettuto, arrivando<br />

al<strong>la</strong> conclusione che fosse meglio <strong>la</strong>sciar perdere tutto, “troppi<br />

pericoli, troppi problemi che non si sa mai“.<br />

Era arrivato Antonio, che si sedette sul foco<strong>la</strong>re con i gomiti sulle<br />

ginocchia.<br />

"ci sono novità" disse Elma "ancora? Dovémo copàrse? basta<br />

solo quello ormai"<br />

" noo…no, qui non si ammazza nessuno, anzi sono novità buone,<br />

che van bene per tutti, perché tutti devono andare bene in<br />

queste cose, non deve esserci uno che è scontento. C'è<br />

un’occasione, eh sì, chi poteva pensarci, le cose vengono quando<br />

vogliono ,<strong>la</strong> seguiamo e ci caviamo fuori tutti da ogni<br />

preoccupazione"<br />

Antonio aveva gli occhi tondi, cosa mai avuta.<br />

"ecco, non è semplice, ma se mi ascoltate ne veniamo fuori bene<br />

tutti e ci prendiamo qualcosa anche" "fin ad oggi ho visto solo<br />

sfortune e robe rovesce" "Antonio, ascolta. Il fratello del Conte<br />

mi ha mandato un avvocato, questo mi ha par<strong>la</strong>to… ecco…vuole<br />

comprare lui, il fratello del Conte, pensa a tutto lui, si sbrigano<br />

fra loro, noialtri usciamo tranquilli, per fare questo mi hanno<br />

offerto una mediazione, una bel<strong>la</strong> cifra che ho però<br />

contrattato…meno di 40.000 lire non accetto, no non accettiamo,<br />

o 40.000 o non si fa niente. Ecco, semplice, chiaro, tutti contenti,<br />

così non ci sono più problemi, noi abbiamo provato, ma va bene<br />

così, andiamo fuori netti, puliti e senza rogne… mi sembra che<br />

vada bene per tutti no?"<br />

Elma e Antonio si guardavano; Elma chiese "vuole un caffè ?"<br />

"no, non si disturbi" "che disturbo, faccio un caffè"<br />

Nessuno par<strong>la</strong>va, gli unici rumori erano del<strong>la</strong> cucina.<br />

"è una cosa nuova adesso" disse Elma "cosa facciamo?"<br />

"da pensarci certo prima di tutto, e prendere l’occasione… mica<br />

arrivano tutti i giorni con queste proposte"<br />

L’amministratore si mostrava mite nello scivo<strong>la</strong>re verso il punto<br />

"ma <strong>la</strong> cosa migliore è accettare subito, prima che si pentano,<br />

perché i signori sono fatti così, si alzano e cambiano idea;<br />

facciamo le cose fatte bene, io so come si fa e tutti soddisfatti<br />

ognuno con il suo per <strong>la</strong> loro strada. Basta pensieri"<br />

76


"tutto torna come prima, ma calma adesso a cambiare tutto…<br />

come?" disse Elma che preparava le tazze "ci sono tante cose in<br />

ballo, e <strong>la</strong> casa che il Conte ha dato al gastaldo, e questa qua,<br />

come si risolve? restiamo qua, e se ci…buttano fuori…chi ci<br />

garantisce, tutto torna al prima…non so mica se tutto può<br />

tornare al prima…ma…non so…non sono pratica"<br />

"Elma, Elma, non precipitiamo niente, a tutto si trova un rimedio,<br />

non stiamo par<strong>la</strong>ndo di morti” " ci mancherebbero solo quelli,<br />

anche se questo è peggio di un funerale" <strong>la</strong> voce veniva<br />

dall’uomo del camino. "non chiamiamo <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>sorte, Antonio,<br />

cosa cambia, il fratello si compra tutto, <strong>la</strong> casa di Badoer se <strong>la</strong><br />

vede lui, solito avvantaggiato… ma non ci riguarda, noi torniamo<br />

come prima con qualche soldo in tasca, ben pagati qualche ora<br />

che abbiamo perso, ne perdiamo tante per niente"<br />

"non si tratta di qualche ora, dopo stiamo qua o cosa, lei cosa fa<br />

dopo?"<br />

Per Valdemarca questa grosso<strong>la</strong>nità, questa domanda così<br />

diretta, a lui che li avrebbe volentieri macinati da Piovan, il<br />

mugnaio, cosa dire a quel<strong>la</strong> ruvidezza, come rispondere<br />

"quando abbiamo preso ognuno i nostri soldi, ed è un bel<br />

prendere senza far niente, tutto torna come prima, cosa<br />

cambia?.. è come se non fosse successo niente"<br />

Elma aveva par<strong>la</strong>to con il prete, senza dirgli tutto, questo le<br />

aveva consigliato di non rispondere mai, di prendere sempre<br />

tempo, sempre tempo.<br />

"va bene, bisognerà che ci pensiamo una mezza giornata, no?<br />

discutiamo tra noi e ci faremo vedere al più presto"<br />

"ma quale mezza giornata, vogliono una risposta entro domani,<br />

senza difetto entro domani, guardate che è <strong>la</strong> nostra salvezza"<br />

"va bene entro domani ci faremo vivi e le sapremo dire<br />

qualcosa" "ma è domani che devo rispondere" "e aspetteranno,<br />

cosa vuole che le dica, ci sono troppe robe in movimento, non è<br />

così che si può fare detto fatto”<br />

Valdemarca continuò a magnificare l'occasione unica per un<br />

quarto d'ora, ma Elma aveva una domanda fissa, cosa sarebbe<br />

successo dopo con <strong>la</strong> loro terra. Pensava livido a questi ignoranti,<br />

che avevano preso l’abitudine di insinuare, di indagare.<br />

77


Al<strong>la</strong> fine prese <strong>la</strong> strada di ritorno, d'accordo che sarebbe tornato<br />

<strong>la</strong> mattina dopo.<br />

Giustina sapeva che, appena uscito il signor amministratore, lei<br />

doveva cambiarsi, mettersi le scarpe e partire per <strong>la</strong> Tenuta. Era<br />

entrata dal magazzino dietro casa ed era già in camera, vestita.<br />

Elma <strong>la</strong> inviò subito per il viottolo.<br />

Badoer era a casa per il pranzo. Elisa vide <strong>la</strong> ragazzina dal<strong>la</strong><br />

finestra e guardò Ettore, ma del<strong>la</strong> gente lo chiamò e lui uscì a<br />

par<strong>la</strong>rci. Elisa fece entrare Giustina a mangiare qualcosa con<br />

loro, lei si vergognava e non voleva, era in una casa che <strong>la</strong><br />

intimidiva solo dal di fuori. Andrea, il figlio più piccolo dei<br />

Badoer, continuava a fissar<strong>la</strong> e lei, in una tavo<strong>la</strong> di signori,<br />

scivo<strong>la</strong>va sul bordo del<strong>la</strong> sedia.<br />

Marco, vedendo<strong>la</strong> ritirarsi sempre di più le chiese dove andasse a<br />

scuo<strong>la</strong>, lei mormorò che aveva finito e non ci andava.<br />

Par<strong>la</strong>re <strong>la</strong> mortificava e Marco smise subito. Ettore entrò e le<br />

sorrise, di lui non aveva timore.<br />

Elisa le portò un fagottino dal<strong>la</strong> cucina e prima che ripartissero se<br />

<strong>la</strong> strinse addosso.<br />

Ettore <strong>la</strong> tenne a cassetta solo fino al<strong>la</strong> curva, poi Giustina tornò<br />

al solito posto, andava così per lei.<br />

In casa Martinoia erano tutti silenziosi vicino al camino; seppe<br />

del<strong>la</strong> proposta di Valdemarca dalle parole di Elma con il<br />

commento dei <strong>la</strong>gni di Antonio.<br />

Badoer si strofinò <strong>la</strong> bocca più volte, poi si piantò con le mani in<br />

tasca a guardare il fuoco.<br />

Era un elemento nuovo in mezzo ad una catasta di altri ed era<br />

pesante, pesi considerevoli si stavano muovendo. Si fece ripetere<br />

<strong>la</strong> storia e stavolta sorrise alle 40.000 lire in ballo, promesse, e<br />

da spartire oltretutto.<br />

Guardava fuori del<strong>la</strong> finestra, che brutta quel<strong>la</strong> terra argillosa.<br />

Non era importante quale cifra; queste non erano solo nuove<br />

comparse nel<strong>la</strong> recita, era un copione nuovo e di pregio.<br />

Ora in qualche modo avrebbe dovuto esporsi, se Valdemarca e<br />

Martinoia accettavano sarebbe stato chiamato lui direttamente<br />

non poteva restare nell’ombra e scegliere quando uscire, questi<br />

illuminavano tutta <strong>la</strong> scena.<br />

78


Martinoia avrebbe detto subito che aveva già rivenduto, inutile<br />

cercare di contenerlo, tempo perso.<br />

Vendere lui al fratello del Conte?<br />

Non aveva previsto questa possibilità, immaginava si sarebbe<br />

adirato con il fratello Lanfranco, non che cercasse di riacquistar<strong>la</strong><br />

trattando suo fratello da incapace, questa mossa era uno<br />

schiaffo, una provocazione. Ed invece avrebbe dovuto pensarci,<br />

questo Conte era banchiere.<br />

Provò ad immaginare l’offerta reale: il raddoppio del<strong>la</strong> caparra ci<br />

stava tutto, l'avevano di certo promesso, come di prassi, questa<br />

gente non perdeva tempo, non scendeva il Conte banchiere con<br />

l’avvocato per offrire 40.000 lire.<br />

Valdemarca per come si erano messe le cose e per paura che gli<br />

sfuggissero, si ritirava di certo. Lo allettava il grosso guadagno<br />

senza fare niente, un ritiro molto ben pagato, avrebbe spinto per<br />

questa soluzione con tutte le sue forze.<br />

Tra nemici poi le mosse si intuiscono, dato che ci si segue e ci si<br />

spia, e Valdemarca, una volta saputo tutto, sarebbe stato il<br />

nemico.<br />

Ma ora <strong>la</strong> mano era a lui, che fare? Era tutto in movimento.<br />

Temporeggiare? Per rispondere i Martinoia avevano troppo poco<br />

tempo e quindi lui ne aveva pochissimo.<br />

Disse loro che andava ai Ronchi, lo aspettavano al mulino del<br />

paese e sarebbe tornato verso il tramonto, aveva bisogno di<br />

<strong>la</strong>sciare le novità decantare “vediamo cosa viene a gal<strong>la</strong>, non<br />

sappiamo ancora tutto, intanto non fate nul<strong>la</strong>”.<br />

Prese per il Pi<strong>la</strong>stro, sull'argine che costeggiava il Guà, mise al<br />

passo il cavallo e guardava l'acqua.<br />

Ogni piccolo vortice si scioglieva per formarne subito un altro o<br />

riprendeva qualche metro più in là, l'acqua stagnava liscia prima<br />

del<strong>la</strong> balza, poi rompeva il filo e schiumava tutto.<br />

Se si batteva <strong>la</strong> superficie, i vortici non smetteva mica di farli,<br />

uno valeva l'altro. Non si poteva fermar<strong>la</strong>.<br />

Valdemarca prima l'aveva contro, a spingere dal <strong>la</strong>to opposto, e<br />

così si puntel<strong>la</strong>vano, ma ora avrebbe spinto un altro carro e lui<br />

era sbi<strong>la</strong>nciato.<br />

79


Poteva prendere lui il raddoppio del<strong>la</strong> caparra, aveva in mano lui<br />

<strong>la</strong> cessione dell’atto di Martinoia, aveva acquistato lui.<br />

Guardava i mulinelli al centro.<br />

No.<br />

Già si era inserito in una mano di carte cominciata da due,<br />

sostituendo un giocatore ed ora si trasformava in una partita a<br />

quattro. Altra confusione, non ne escono che altri no, inutile<br />

pensare di prendere lui il raddoppio, certo lui aveva un bel<br />

carico, ma altre carte erano ancora da giocare.<br />

No, lui giocava ora <strong>la</strong> sua di mano, si continuava con questa<br />

partita o si <strong>la</strong>sciava tutto.<br />

No, adesso aveva il banco in mano e non si <strong>la</strong>scia il banco.<br />

Giunse ai Ronchi, un paesetto triste sempre di cattivo umore. Dal<br />

mugnaio che voleva vendere il mulino, ascoltò le sue tante rogne<br />

come un rumore di parole, assorto ancora nei messaggi del Guà.<br />

Cosa potevano fare al<strong>la</strong> fine il Conte Umberto ed il suo<br />

Ronchitelli? Niente, anzi in qualche modo se il conte avesse<br />

saputo <strong>la</strong> mossa di suo fratello avrebbe solo perseverato. Le<br />

nuove proposte certo contribuivano al<strong>la</strong> confusione, ma non<br />

costituivano una vera complicazione.<br />

In quel vagare per incontrare un’idea guardava <strong>la</strong> testa del<strong>la</strong> sua<br />

caval<strong>la</strong>, leale e avventurosa, con lei si sentiva in armonia, il<br />

corpo vivente cui di più restava congiunto fisicamente.<br />

Era il suo cavallo, una femmina nera con <strong>la</strong> stel<strong>la</strong> sul muso e le<br />

balzane bianche sulle zampe posteriori, Brigida. Un maremmano<br />

incrociato con un purosangue inglese, dal rozzo e forte cavallo<br />

maremmano era uscito un animale più alto e armonioso. Se l'era<br />

acquistata puledra ad una fiera, sel<strong>la</strong>ta lui per primo, sembrava<br />

che <strong>la</strong> caval<strong>la</strong> avvertisse dalle mani alle briglie al<strong>la</strong> bocca i suoi<br />

sentimenti, <strong>la</strong> ribellione a tutto che lo distingueva.<br />

Era un godimento <strong>la</strong>sciar<strong>la</strong> andare al suo trotto, continuo e<br />

deciso, lei sapeva portarlo.<br />

Quel giorno era in sel<strong>la</strong> dal<strong>la</strong> mattina, su strade battute da<br />

sempre. Da quando era iniziato quell’affare usava di più<br />

cavalcare del calesse, stancandosi tanto che certe sere, sentendo<br />

le briglie molli Brigida allungava il collo, richiamandolo al morso<br />

perché non si appiso<strong>la</strong>sse.<br />

80


Solo lui <strong>la</strong> accudiva. Una volta uno del<strong>la</strong> fattoria l'aveva spinta<br />

ma<strong>la</strong>mente con il manico di un badile e si era sentito <strong>la</strong> mano<br />

pesante di Badoer sul<strong>la</strong> spal<strong>la</strong>, sbiancato si era tolto il berretto e<br />

buttato a terra. Badoer lo raccolse muto e lo guardò dritto, prima<br />

di salire in sel<strong>la</strong>.<br />

Era ancora troppo presto per tornare dai Martinoia. Al bivio del<strong>la</strong><br />

Biscia, passato il fiume, c’era l’officina del fabbro ferraio e<br />

maniscalco.<br />

Ettore entrò nel cortile, col cavallo per le briglie “guardami<br />

questo ferro al posteriore destro Luigi, mi sembra che si muova”<br />

Luigi chiamò il garzone, Badoer teneva stretto il morso, sapeva<br />

che l’animale era nervoso al<strong>la</strong> ferratura.<br />

Un ragazzotto grosso e pesante prese in mano al garretto <strong>la</strong><br />

zampa posteriore, dopo alcuni tentativi riuscì a farglie<strong>la</strong> alzare e<br />

a girare <strong>la</strong> coda attorno allo zoccolo per immobilizzarlo.<br />

Luigi ur<strong>la</strong>va al garzone come da rituale, control<strong>la</strong>ndo il ferro.<br />

“eh si è mosso, ne fa di strada ‘sta bestia, sarei venuto in corte<br />

tra un mese signor Badoer, guardi…ha ancora l’unghia corta, per<br />

adesso stringo i chiodi ma sa, a freddo, dura quel che dura”<br />

“Luigi, intanto tira i chiodi che tiriamo avanti”<br />

Estrasse dai suoi ferri <strong>la</strong> pinza ed il martello a ribattere<br />

“sa signor Ettore che ieri ho ripassato anche <strong>la</strong> Nera di<br />

Valdemarca, anche <strong>la</strong> sua lenta ai posteriori” “Ma Valdemarca<br />

non andava da Cecio? E’ diventato tuo cliente?” “No…era di<br />

passaggio, lo vedo spesso sull’argine con il calesse, passa tutte<br />

le settimane, anche due volte” “Tieni” “Non ho mica ferrato, è<br />

una sistemata” “Tieni Luigi, tieni, ci vediamo presto in corte”<br />

“Non manco”.<br />

Tornò che erano le sette dai Martinoia.<br />

"sentite, proviamo a ragionare insieme. Fadiga vero? <strong>la</strong>sciamo<br />

perdere in modo temporaneo, cioè per ora, il contratto che avete<br />

ceduto a me, facciamo come se non me lo aveste mai passato.<br />

Se voi dite che accettate di cedere il contratto al fratello del<br />

Conte, Valdemarca vi dà 10,20,30, ha poca importanza, lui<br />

prenderebbe il doppio del<strong>la</strong> caparra, altro che le miserie che ha<br />

detto, ma é dopo il problema serio, perché succede questo…”<br />

“cosa succede ancora?” era Antonio che non resisteva<br />

81


“il giorno dopo rotto il contratto va in tribunale e in banca, in<br />

tribunale per l'ipoteca, in banca per le cambiali, come sono qua<br />

lo fa, lo farebbe chiunque, credete che dopo quanto successo<br />

Giulio Valdemarca vi ringrazia e tutto come prima? tempo<br />

qualche mese e siete su una strada, una brutta strada<br />

comunque. Anche se prendete qualche soldo ora, questo vi<br />

anticipa solo le cose, dopo averveli dati quei soldi, li rivorrà<br />

rabbioso con l’interesse. Ora lui ha un contratto per il vostro<br />

fondo e con quello si paga, ma voi avete <strong>la</strong> cesura, pulita, senza<br />

storie che vi ha venduto il Conte e di cui siete già proprietari,<br />

basta così, il resto sono tutte trappole. Tra qualche mese, in<br />

primavera, vediamo, voi venite al<strong>la</strong> cesura, io mi trasferisco di là<br />

e tutto si sistema. Meglio che le cose restino così, aggiungere<br />

dell’altro, sono solo grovigli e intrighi ce ne sono già abbastanza"<br />

Elma stava zitta e ascoltava ogni soffio, esclusi quelli del marito.<br />

Badoer <strong>la</strong> osservava di sottecchi, c'era nel silenzio di lei qualcosa<br />

di non convinto, come <strong>la</strong> ricerca di un'altra strada, non sapeva.<br />

Par<strong>la</strong>rono ancora un po’, poi Ettore disse che doveva sentire altre<br />

campane e che sarebbe tornato presto.<br />

Piovigginava e si fermò sotto i grandi pioppi cipressini del<strong>la</strong><br />

Fossona a rifarsi <strong>la</strong> scena. Non l'aveva convinta, le sue parole<br />

non erano state indiscutibili, scivo<strong>la</strong>te come <strong>la</strong> pioggia sul<strong>la</strong><br />

pietra che non imbeve. Pioveva davvero, slegò <strong>la</strong> mantel<strong>la</strong> lunga<br />

dietro <strong>la</strong> sel<strong>la</strong> e se <strong>la</strong> infilò.<br />

Elma stette sveglia fino a mezzanotte a fissare Antonio su una<br />

cosa, poi si addormentò.<br />

Era dal parroco al<strong>la</strong> messa prima, quel<strong>la</strong> delle sei, subito dopo <strong>la</strong><br />

benedizione chiese di par<strong>la</strong>rgli e il parroco, per quel che<br />

conosceva, fu ampio di spiegazioni. Tornò al<strong>la</strong> boaria che<br />

Valdemarca era già in corte con un gran sorriso, si sedette al<br />

tavolo come un moroso in attesa.<br />

Osservò che <strong>la</strong> pioggia aveva preso e che ormai il tempo era<br />

rotto. Poi d’un tratto introdusse il discorso "facciamo una cosa<br />

dove ci guadagniamo tutti e tutto resta a posto"<br />

Elma, senza guardarlo in faccia, "sì, ci guadagniamo tutti, ma per<br />

guadagnarci tutti bisogna essere chiari, noi cediamo il contratto,<br />

ed anche qua ci saranno dei discorsi, ma per prima cosa bisogna<br />

82


sapere cosa succede dopo, ecco, questa è <strong>la</strong> nostra domanda,<br />

quando <strong>la</strong>sciamo questa casa a lei, come il contratto che ci ha<br />

fatto firmare, andiamo nel<strong>la</strong> cesura, tutto netto e pulito e<br />

nessuno ha più da avere niente?"<br />

Era <strong>la</strong> questione che Valdemarca si aspettava, ma cercava<br />

sempre di negare, sperando non venisse fuori, ora era fatta.<br />

"cioè, io perderei ipoteca e cambiali vecchie che ho da sempre,<br />

<strong>la</strong>sciandovi tutta <strong>la</strong> cesura e via?"<br />

"non vorrà mica dirmi che non le ritornano il doppio del<strong>la</strong> caparra<br />

vero?… bene da quel raddoppio lei sca<strong>la</strong> ipoteca e cambiali e poi<br />

vende quello che vuole, e forse ci guadagna anche"<br />

Elma troncò fiera con un eloquente gesto del<strong>la</strong> mano, se l’era<br />

ripetuta ‘sta frase dal risveglio per usar<strong>la</strong> al momento opportuno,<br />

lo aveva detto Badoer che il raddoppio era d’obbligo.<br />

Lui restò sorpreso, ma non gli era dato il tempo per seguire il filo<br />

del dubbio, com’è che tirava fuori un discorso tale e con questa<br />

certezza poi, non era farina sua.<br />

"i conti in tasca state a farmi? quale raddoppio? pensa se<br />

quelli…ma quando? …Questa è buona, il raddoppio!"<br />

"bene, andiamo da questa gente, andiamo insieme a vedere cosa<br />

dicono, a me hanno detto che nei contratti, per romperli, si dà il<br />

doppio del<strong>la</strong> caparra"<br />

"ma questo non è rompere un contratto, questi vogliono<br />

subentrare, pagano <strong>la</strong> caparra versata e basta…e qualcosa di<br />

più…forse"<br />

"parliamo con questo avvocato e dopo si vedrà, altrimenti non si<br />

firma niente"<br />

Si era messa dura su questa strada, non <strong>la</strong> spuntava con quelli,<br />

con quel<strong>la</strong>.<br />

Stava perdendo <strong>la</strong> calma, non poteva tollerare una paro<strong>la</strong> di più<br />

in quel<strong>la</strong> brutta cucina buia dove si era cacciato, ma con uno<br />

sforzo innaturale si trattenne "andrò a par<strong>la</strong>r loro e vediamo cosa<br />

dicono"<br />

Uscì, strattonò il cavallo che girò stretto, facendo stridere i<br />

mozzi.<br />

Con questi si era messo a bal<strong>la</strong>re e questi si dimenavano e<br />

pestavano i piedi, si ripeteva tra sé per tormentarsi. Lui aveva<br />

83


fatto tutto, solo lui, con tutto il suo ingegno ci era arrivato e a<br />

questi ma<strong>la</strong>ugurati doveva dare tutta <strong>la</strong> casa in regalo, bel<strong>la</strong><br />

risata da farsi, da mangiarsi le mani, con quel maledetto doppio<br />

contratto voluto da loro. Perché poi volerlo un doppio contratto,<br />

frustò il cavallo che ruppe e dovette trattenerlo.<br />

Quello che non mandava ancora giù era <strong>la</strong> casa rega<strong>la</strong>ta al<br />

gastaldo, se lo ripeteva come una fissazione, cosa avrà fatto al<br />

Conte per farse<strong>la</strong> intestare, questa faccenda lo rimesco<strong>la</strong>va come<br />

i rifiuti di quei tangheri.<br />

E se questi non accettavano davvero? E cosa intendeva <strong>la</strong> Elma<br />

con quel "anche qua ci saranno dei discorsi", riferito al<strong>la</strong> cessione<br />

del contratto.<br />

Doveva stare calmo, per non andare nel fosso per prima cosa.<br />

Non passò nemmeno per casa ed andò in città a mangiare dal<strong>la</strong><br />

Beppa, si sedette senza voglia davanti al<strong>la</strong> pasta e fagioli e alle<br />

sardelle. Mangiò in fretta da star male e uscì per strada a far due<br />

passi, ancora un'ora da aspettare prima di andare dall’avvocato<br />

Ronchitelli.<br />

Sul<strong>la</strong> strada del corso si apriva una strada che dal centro diritta<br />

andava fino al<strong>la</strong> stazione, si fermò sul ponte dei giardini a<br />

guardare il grande cantiere. Sul<strong>la</strong> via di fronte che va alle piazze,<br />

le persone passavano monotone, attente solo a non infangarsi<br />

nello sterrato.<br />

Una ragazza si teneva il cappotto, stretta al braccio di un toso<br />

alto. Scivolò, si attaccò di colpo ridendo, lui <strong>la</strong> sorresse e rise con<br />

lei: era sua figlia Anna con Marco, il figlio di Badoer.<br />

Valdemarca si dovette appoggiare al<strong>la</strong> spalletta del ponte e stare<br />

saldo, gli riuscì di formu<strong>la</strong>re solo un pensiero, doveva andare da<br />

sua sorel<strong>la</strong> Emma assolutamente “qua nessuno mi dice niente,<br />

sono quello che paga e basta”<br />

Emma, che ospitava Anna dall’inizio del<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong>, viveva come in<br />

attesa che accadesse una disgrazia ad ogni aprir bocca, un'idea a<br />

suo modo funesta dell'esistenza. La disgrazia l’avrebbe trovata<br />

adesso, eccome.<br />

Poi il pensiero prese contorni più netti, ma gli parve impossibile<br />

affrontare <strong>la</strong> scena appena vista. Forse era questo che succedeva<br />

a voler troppo. Qui si infuriò, aveva <strong>la</strong>vorato come un asino lui,<br />

84


suo padre, suo nonno, e voleva solo cose giuste e basta. Questa<br />

mischia di pensieri lo tormentavano, era nel<strong>la</strong> confusione.<br />

Camminava con le gambe molli, entrò in un caffè “vuoi che mia<br />

moglie non lo sappia? lo sapranno tutti”<br />

Era un brutto momento, non doveva pensarci più e non dire<br />

niente a nessuno, meglio ignorare, ci mancava una disgrazia in<br />

casa adesso.<br />

Lui non c'era stato sul ponte e sua figlia era andata a scuo<strong>la</strong> in<br />

anticipo.<br />

Suonò dall'avvocato, lo fecero accomodare ed attendere.<br />

Disse con molta sottomissione e rispetto che non aveva ancora<br />

potuto par<strong>la</strong>re con gli acquirenti, cioè aveva par<strong>la</strong>to ma non<br />

c'erano entrambi e bisognava par<strong>la</strong>r loro assieme, a marito e<br />

moglie, che bisognava essere prudenti in queste cose, non era<br />

neanche il momento e non poteva farsi dire di no, insomma che<br />

avessero pazienza alcuni giorni.<br />

Guardò l’amministratore seduto davanti a lui, muto.<br />

Troppe scuse, un discorso ingarbugliato che a Ronchitelli piacque<br />

assai poco, era il suo mestiere soppesare gli avanti e indietro,<br />

convinto che tutti gli uomini mentono, sapendolo o senza<br />

saperlo, mentire è <strong>la</strong> cifra dell’uomo che par<strong>la</strong>.<br />

L'avvocato quel<strong>la</strong> mattina era di ritorno da una visita al Conte<br />

Lanfranco, per un colloquio, ma non c'era, o meglio, non<br />

intendeva riceverlo. Il rifiuto l’aveva alquanto irritato ed ora l’ira<br />

cadeva a mannaia contro quel campagnolo "se lei non se ne<br />

vuole occupare o non si ritiene adatto, lo dica, non vogliamo<br />

perdere tempo" "no, scusi…guardi…forse non mi sono<br />

spiegato…sono molto interessato…è che devo muovermi<br />

cauto…sa in queste cose, anche lei".<br />

Il paragone con lui lo offese subito, aspettava solo un innesco<br />

per saltare "cosa dovrei sapere in queste cose, mi dica lei che le<br />

conosce" "ma no…è che…qualche tempo, solo qualche giorno e<br />

tutto si calma, cioè si sistema" "cos'è che non è calmo? mi dica"<br />

"no…è tutto a posto…quieto".<br />

Inutile torturarlo per cavar sangue da una rapa che mente "va<br />

bene, senta, aspettiamo tre giorni e poi vediamo, va bene<br />

questo?".<br />

85


L'avvocato si alzò a congedarlo. L’amministratore si avviò al<strong>la</strong><br />

porta contento di potervi uscire, ma dovette tornare indietro per<br />

il cappello.<br />

Era già convinto Ronchitelli, in precedenza al colloquio avuto, e<br />

poco dopo inviò un uomo a casa di Badoer, per convocarlo nel<br />

suo studio con sollecitudine, erano comunicazioni urgenti.<br />

Badoer fu rintracciato, dopo vari giri, al mulino in paese. Si<br />

informò su chi fosse l'avvocato, quindi comprese il motivo,<br />

sarebbe andato <strong>la</strong> mattina dopo.<br />

Si era fatto dire dal vetturino che Valdemarca era stato là,<br />

deducendo che non aveva portato ancora frutti. Di nuovo le carte<br />

passavano a lui e si prefigurò le varie possibilità.<br />

L’indomani era in città prima delle sette, voleva avere tempo a<br />

disposizione.<br />

Attraversò le piazze e prese <strong>la</strong> via verso il fiume, passando poco<br />

lontano dal seminario dove aveva vissuto per più di dieci anni. Di<br />

quel posto gli tornava più di tutto <strong>la</strong> musica, l’armonium studiato<br />

in quegli anni.<br />

E adesso al<strong>la</strong> sua vera passione dedicava tutto il tempo sottratto<br />

alle carte e agli affari, con <strong>la</strong> banda del paese. Nessuna utilità<br />

pratica, solo spese, ma diriger<strong>la</strong> per Ettore era il suo modo di<br />

partecipare al mondo.<br />

Lasciò le note dell’armonium al<strong>la</strong> rotonda e si tirò su il tabarro.<br />

Era lì <strong>la</strong> casa del<strong>la</strong> signora Emma, Marco aspettava sotto. Appena<br />

due passi e subito si rigirava a guardare il portone.<br />

“L’attesa più bel<strong>la</strong> è questa, Marco, sai che ti ha già visto ed è<br />

impaziente di essere pronta per te, …ecco<strong>la</strong> che scende”.<br />

Anna chiudeva il portone e Marco l’aveva già tra le braccia, le<br />

cadde <strong>la</strong> cartel<strong>la</strong>, “Lasciate<strong>la</strong> là”.<br />

La raccolsero quando s’incamminarono, con lei che gli teneva <strong>la</strong><br />

testa sul<strong>la</strong> spal<strong>la</strong>. Avrebbe voluto seguirli, ma era un intruso.<br />

Anna gli era sempre piaciuta, fin da bambina.<br />

Annalisa, <strong>la</strong> sua seconda figlia del<strong>la</strong> stessa età, non aveva quel<strong>la</strong><br />

foga, quell’impeto di vivere che aveva Anna.<br />

Fu ricevuto dall’avvocato verso le nove, dopo mezz'ora di attesa.<br />

Badoer aveva cercato nel frattempo di par<strong>la</strong>re con <strong>la</strong> serva,<br />

senza ricevere grande aiuto.<br />

86


Ronchitelli squadrò l'uomo nell'ingresso e ne provò dispetto.<br />

Ettore sembrava quasi a casa sua, conversava ancora con <strong>la</strong><br />

Bianca quando lui arrivò e finì il discorso intrapreso, prima di<br />

salutarlo, con un mi scusi buttato là. Aveva <strong>la</strong>sciato il cappello<br />

sul<strong>la</strong> cappelliera, non se lo teneva in mano. In ufficio si trovò<br />

subito una sedia di fronte al<strong>la</strong> scrivania.<br />

L’avvocato iniziò ad esporre secco <strong>la</strong> proposta del Conte Umberto<br />

di rilevare il contratto, spiegò che non era un atto contro il<br />

fratello Lanfranco, ma che <strong>la</strong> proprietà era sempre appartenuta<br />

al casato, un pezzo del<strong>la</strong> storia di famiglia. Erano disposti a<br />

pagare il doppio del<strong>la</strong> caparra, più <strong>la</strong> mediazione, se qualcuno,<br />

presente al<strong>la</strong> transazione, avesse condotto i compratori a<br />

recedere e lui poteva essere una delle persone indicate per<br />

assolvere questo compito.<br />

Intendevano evitare rapporti diretti con il compratore, perché in<br />

queste faccende è sempre consigliabile il filtro di un<br />

intermediario al quale i sì e i no possono essere cambiati, agire<br />

di persona provocherebbe scambi definitivi, troppo frontali.<br />

Badoer aspettava le domande dell'esame in corso, taceva troppo<br />

per l’avvocato, senza quei deferenti segni di assenso cui era<br />

abituato.<br />

Ronchitelli suppose un suo interesse diretto al<strong>la</strong> vendita, dato<br />

che aveva ricevuto una donazione nello trattare lo stesso atto.<br />

"atti diversi e acquisto, non donazione, con saldo in atto e<br />

procura irrevocabile a vendere da parte del venditore, per evitare<br />

doppi passaggi" precisò con voluta pedanteria Ettore.<br />

"via, sappiamo che è stata una donazione, comunque non<br />

importa…era per dire" "è come per dire, allora, che il Conte ha<br />

dichiarato il falso in atto notarile, quello è scritto nell'atto e di<br />

quello si par<strong>la</strong>: vendita" "va bene, va bene…dunque, c'è un anno<br />

di tempo davanti per registrare l'atto, cioè gli atti, come<br />

vogliamo, e in questo tempo tutto può accadere" "il tempo è <strong>la</strong><br />

vita avvocato"<br />

Ronchitelli di solito comandava, qui non aveva presa, lo sentiva.<br />

"sì, tutti gli atti si possono impugnare, niente in diritto è senza<br />

un appiglio, ma noi vogliamo evitare liti o cause, no nessuno ci<br />

pensa, vogliamo acquistare" "riacquistare, avvocato, è già stato<br />

87


venduto" "bene, come vuole, noi diciamo acquistare, tenga<br />

presente che il valore dichiarato è meno del<strong>la</strong> metà"<br />

"non del<strong>la</strong> mia casa, che ha valore di mercato nell’atto, non<br />

facciamo i pignoli che è meglio, per ora non <strong>la</strong> nominiamo più"<br />

L'avvocato aveva accaval<strong>la</strong>to le gambe ed ora le incrociava nel<br />

verso opposto "lei ha capito, vogliamo comprare, questo è tutto"<br />

"bisogna vedere se si può e come, avvocato, gli acquirenti sono<br />

persone diffidenti e sospettose" "ma hanno questa disponibilità?"<br />

"se hanno acquistato o li hanno i soldi o li troveranno…c'è un<br />

anno…sa quante cose succedono in un anno?" “tante…tante<br />

cose…è vero…ma noi vogliamo comprare subito” “per il subito ho<br />

delle perplessità, in ogni caso le riferirò su quanto lei mi chiede”.<br />

L'avvocato si alzò di s<strong>la</strong>ncio, ma Badoer era già in piedi e lo<br />

salutava per primo "avvocato, se ho novità mi faccio sentire e<br />

comunque grazie per le richieste e <strong>la</strong> fiducia, mi saluti il Conte<br />

Umberto ed anche Lanfranco se lo vede, arrivederci"<br />

L'avvocato non lo accompagnò, Badoer si avviò al<strong>la</strong> porta, si<br />

prese il tabarro sul braccio, il cappello ed uscì.<br />

Era confermato quello che aveva immaginato, raddoppio di<br />

caparra, mediazione e altro in aggiunta. Si mise a camminare<br />

verso le piazze.<br />

Se entrava in questa partita proposta si divideva il piatto, inutile<br />

pensarci, e chi senza prevederlo prendeva di più erano i<br />

Martinoia, azienda nuova, debiti pagati e pure soldi forse. Quelli<br />

che dovevano pagare, sarebbero stati pagati. Dall’altra parte,<br />

certo, aveva un contratto, ma si entrava nell’imponderabile, da<br />

che tipo di carro gli altri si sarebbero fatti trainare non si poteva<br />

dire, erano imprevedibili.<br />

Continuare <strong>la</strong> partita da solo. Era giusta? Lasciava che i pensieri<br />

si annul<strong>la</strong>ssero o si corrispondessero, tanto ne veniva poco.<br />

Anche in banda tutti accompagnano, ma i solisti si fanno di rado,<br />

poco tempo in ogni brano. Forse era il momento di scegliere<br />

l’assolo.<br />

Taddeo, lo scarparo, era come sempre piazzato sul<strong>la</strong> sedia con le<br />

mezze gambe, fregava col raschiatoio una scarpa da donna.<br />

“Ciao Taddeo, son pronti gli stivali? visto che ti passavo davanti,<br />

son venuto io”<br />

88


Taddeo cercava di alzarsi, <strong>la</strong> gamba sciancata <strong>la</strong> teneva lunga sul<br />

pavimento e con quel grembiule di cuoio spesso sembrava<br />

dentro una fodera “sta fermo Taddeo, per carità, che tra alzarti e<br />

risederti perdi <strong>la</strong> giornata, me li prendo da me, dove sono?” “mi<br />

scusi, mi scusi tanto, davvero, se non mi alzo, posso?” “stai<br />

seduto, stai buono, dove sono?” “sul<strong>la</strong> menso<strong>la</strong>, ecco…sì…là”<br />

“passerà Elisa a pagare, con le altre scarpe” “cosa dice signor<br />

Badoer? neanche a par<strong>la</strong>rne, mi confonde” “non sta mai a<br />

confonderti per farti pagare, Taddeo, che con le braccia non si<br />

diventa signori, fatti pagare e basta” “lei par<strong>la</strong> bene, ma li vede i<br />

contadini che girano con le zoccole fatte da loro, se le portano<br />

pure sulle spalle per consumarsele meno, cosa vuole…” “vedrò di<br />

aiutarti Taddeo, camminerò tanto io” “Almeno lei <strong>la</strong> prende bene,<br />

sapesse che storie a volte” “Perché, cosa ti fanno?” “Valdemarca,<br />

mi permetto di dirle, posso? me le ha portate indietro, perché<br />

gliele ho fatte piccole, gli stringono che non può camminare…ma<br />

se ho <strong>la</strong> forma dei suoi piedi là sul<strong>la</strong> scansia alta, sono perfette”<br />

“gli sarà cresciuto il piede, un po’ tardi magari, o gli si<br />

gonfieranno forse” “scherza vero?” “no è tutto gonfio in questo<br />

periodo, si sta al<strong>la</strong>rgando…senti, mostrale all’Elisa che te le<br />

prenda, piedi di misura se ne trovano sempre in giro”.<br />

Valdemarca continuava a mettere in fi<strong>la</strong> tutte le possibilità che<br />

riusciva, senza accorgersi del suo vizio di fondo, considerare solo<br />

strade dove lui guadagnava tutto o perdeva poco.<br />

Ogni pensiero era praticamente identico al precedente, nessun<br />

avanzamento, solo ripetizioni.<br />

Quando gli si presentava al vaglio l'idea di cancel<strong>la</strong>re i debiti dei<br />

Martinoia per <strong>la</strong>sciarli poi sul<strong>la</strong> loro terra o traslocarli al<strong>la</strong> cesura,<br />

<strong>la</strong> ricacciava furioso, era contro natura.<br />

Un'ipoteca iscritta ancora con suo padre, mai.<br />

Eppure ci guadagnava nel<strong>la</strong> transazione, ma era inammissibile,<br />

tutto lui aveva fatto, non c’era da dividere niente.<br />

Così finiva che si amma<strong>la</strong>va, continuando a non dormire e a non<br />

mangiare. Tornò fiaccato dai Martinoia deciso di andare fino in<br />

fondo.<br />

89


Arrivò al<strong>la</strong> loro casa <strong>la</strong> mattina che Badoer era in città. Era fosco<br />

quando entrò in cucina, fece cercare Antonio e rimase muto con<br />

Elma in piedi, guardando fuori del<strong>la</strong> porta fino a che lui arrivò.<br />

Aspettavano.<br />

"statemi a sentire bene, perché quando esco da qui o ci sarà una<br />

decisione certa o non mi vedrete che con l'ufficiale giudiziario.<br />

Allora: voi firmate <strong>la</strong> rinuncia all'atto a favore del Conte<br />

Umberto, insieme vi restituisco il preliminare firmato tra di noi<br />

per questa casa e <strong>la</strong> terra e una dichiarazione che per tre anni<br />

non ci saranno atti per <strong>la</strong> riscossione delle cambiali vecchie o per<br />

il recupero dell'ipoteca, dopo si può sempre vedere, di sopra ci<br />

metto 80.000 lire, che vi verso nel momento del<strong>la</strong> firma, per il<br />

disturbo. Queste sono le proposte, semplici chiare e oneste,<br />

quello che dovevo dire l'ho detto, ora vedete voi se volete<br />

rovinarvi o se avete un minimo di comprendonio e capite che<br />

meglio di così non potrete mai avere, tornate come prima con<br />

80.000 lire in tasca"<br />

Antonio aveva afferrato “80.000 lire” che non aveva mai visto<br />

insieme in tutta <strong>la</strong> sua vita, neanche maneggiato, si girò verso<br />

Elma, che taceva e sospirava sul<strong>la</strong> tavo<strong>la</strong>, ma poi non resistette<br />

"80.000? eh… sono soldi… bisogna pensarci qua… ma…‘ste cose…<br />

sono chiare… ah… Elma?" "chiare e semplici, Antonio, prova a<br />

pensare quando potrai avere un'altra occasione del genere, mai<br />

e senza rischi, fa’ il conto che sia già una cosa fatta" Antonio<br />

guardava da sotto Elma e lei fece, senza alzare lo sguardo, "tre<br />

anni, vero, tre anni, e dopo? come sempre, si ricomincia, uccelli<br />

sul<strong>la</strong> frasca, comunque questa è <strong>la</strong> vostra ultima proposta e va<br />

bene, <strong>la</strong> nostra è che su questa cosa le daremo una paro<strong>la</strong> dopo<br />

un consiglio" "aspettare ancora? Ma quale consiglio Elma, quale<br />

consiglio, queste sono cose segrete, che devono stare tra di noi,<br />

una paro<strong>la</strong> fuori e salta tutto o non è più come prima"<br />

"qua nessuno par<strong>la</strong> signor Valdemarca, ma mi permetterà<br />

almeno di fare due ragionamenti da soli, fare i nostri conti, non<br />

le sto dicendo di no e quindi anche se esce, le chiediamo di poter<br />

pensarci un giorno, una notte, che tanto non dormiamo più"<br />

"non si dorme più, non si dorme più un minuto, solo disgrazie"<br />

Antonio muggiva basso "va bene un giorno per rispondere… se è<br />

90


una cosa seria" "e come non può essere seria, che è <strong>la</strong> nostra<br />

vita e quel<strong>la</strong> dei figli" "va bene, va bene ho detto, domani<br />

pomeriggio vengo qua e si fa tutto" "ci vediamo domani<br />

pomeriggio signor Valdemarca"<br />

Uscì con un “pensateci bene“ pieno di asprezza.<br />

In città aveva finito che non era mezzogiorno, Badoer prese per<br />

<strong>la</strong> Fossona. Il percorso gli servì ancora per collegare intrecci<br />

possibili, scegliendo le eventualità percorribili fino al<strong>la</strong> prossima<br />

buca di strada e cigolio delle balestre, poi tornava tutto allo<br />

stesso principio.<br />

In se stesso aveva già scelto ed era l’unica possibilità, doveva<br />

mettersi da solo, affrontare questa faccenda come se lui l’avesse<br />

iniziata, con gli altri avrebbe solo mercanteggiato le schegge che<br />

continuavano a staccarsi. Andrà come andrà, le carte ormai di<br />

questa partita sono distribuite o sul tavolo e per una volta le<br />

conosco, le mie le ho ancora in mano, non ho abbassato niente.<br />

Entrando dai Martinoia scelse di passare dietro <strong>la</strong> rimessa dal<strong>la</strong><br />

parte delle stalle, vi trovò Antonio.<br />

Brontolò che quell’altro era andato via, non c'era nessuno<br />

adesso, era venuto con proposte nuove<br />

"nuove?" "sì nuove, ci dà 80.000 lire e tutto resta come prima<br />

dei fatti e per tre anni non ci fa atti contro, poi non si sa, o forse<br />

lo sa lui" "Antonio queste sarebbero le proposte nuove? non<br />

cambia niente, sempre in bilico siete e restate" "dovrà andare<br />

così per me, questa è <strong>la</strong> mia vita boia, cosa devo dire"<br />

Entrarono in cucina, Elma si sedette con gli uomini e spiegò<br />

tutto, in ordine e poi continuò.<br />

"con 80.000 lire paghiamo le cambiali che lui ha in mano, se<br />

vendiamo <strong>la</strong> campagno<strong>la</strong> dei Ceba, che al<strong>la</strong> fine non ci rende<br />

niente, non dico che saldiamo l'ipoteca, ma quasi, qualche altro<br />

sforzo e può darsi che ci liberiamo in buona parte e magari da<br />

questo torchio per sempre…mah" "Elma, con le 80.000 lire saldi<br />

solo una parte di cambiali, resta l'interesse per il quale avete<br />

firmato un contratto a parte, te lo dimentichi, con <strong>la</strong> vendita<br />

del<strong>la</strong> campagno<strong>la</strong>, che è zeppa di spese, non pagate che mezza<br />

ipoteca, no Elma, non vi liberate da niente, restate a metà fosso,<br />

91


senza soldi e senza terra, non ce <strong>la</strong> fate… così avrà solo indietro i<br />

soldi che ora vi vuole dare, un altro grande affare fate"<br />

Svolsero conti su conti, quando Elma costruiva una possibilità,<br />

Ettore <strong>la</strong> scartava: persa questa occasione, mai più un'altra si<br />

sarebbe ripresentata per liberarsi bene di quel<strong>la</strong> loro terra inutile.<br />

Restarono così, a volte con lunghi silenzi, aspettando che<br />

qualcosa arrivasse, fino all'imbrunire, una veglia funebre.<br />

Antonio fermo con i gomiti sul<strong>la</strong> tavo<strong>la</strong>, si teneva <strong>la</strong> testa.<br />

"vi conduco nel<strong>la</strong> direzione corretta, scartare non serve, quando<br />

sarà qua ditegli che faccia pure i suoi atti e voi farete le vostre<br />

difese, queste parole qua gli dite e ditegli che non venga più”<br />

"esatto, proprio così…perfetto… che faccio un colpo ogni volta<br />

che lo vedo"<br />

Antonio ora si era raddrizzato "questo ho da dire? solo questo?<br />

non devo dire altro signor Badoer ?" Elma lo fissava "nient'altro".<br />

Venne al<strong>la</strong> Fossona il giorno dopo, piovigginava, eravamo ai<br />

morti, giorni di lutto.<br />

Valdemarca era sul<strong>la</strong> porta e continuava ad alzare <strong>la</strong> voce, ma<br />

erano sibili, fischi e stridii di sassetti sul pavimento, sputacchiava<br />

con lo sguardo perfido.<br />

"a me dite che faccia i miei atti…, non vi interessa niente vero?,<br />

credete di avermi in mano, ma quale mano, vi accorgerete<br />

quando sarà tardi, troppo tardi, eh già, è finita… fare quello che<br />

si vuole e prendere in giro…e voi farete le vostre difese?, le<br />

difese che fa il maiale quando lo tirano su per le gambe farete,<br />

quelle difese là,…e non ci sarà nessuno a difendervi, perché cari<br />

miei… qualcuno, che non so, vi sta montando <strong>la</strong> testa a voialtri, e<br />

sì… cari i miei furbacchioni, <strong>la</strong> fine del porco e sarà poco, ma<br />

credete di rovinare me, me? voi non sapete ancora con chi avete<br />

da fare, lo vedrete presto…e non venitemi a dire che vi getto su<br />

una strada eh, perché non è su una strada che vi getto, sarebbe<br />

meglio che prima andaste tutti a buttarvi in canale sarebbe<br />

meglio… sì…io vi rovino”<br />

Cercava di non <strong>la</strong>sciare quel portico di casa, ma era ormai al<br />

limite, ancora un gradino ed era in cortile, scese il gradino.<br />

92


“Fatta anche questa”, si disse montando sul calesse, “bisogna<br />

cavare questo ostacolo”, già, come fosse possibile.<br />

Sull’argine, per calmarsi, non trovò di meglio che rifinire <strong>la</strong><br />

punizione che avrebbe impartito con una rivincita che si sarebbe<br />

preso.<br />

Avrebbe messo le cambiali in banca e sarebbe andato<br />

dall'avvocato per far esigere l'ipoteca e gli interessi sulle<br />

cambiali, come da contratto allegato al prestito. In banca<br />

portava anche le altre cambiali firmate il giorno del contratto per<br />

pagarne <strong>la</strong> caparra.<br />

E lì ci fu <strong>la</strong> prima spina a rovinare in parte <strong>la</strong> vendetta, non erano<br />

di 850.000 lire le cambiali che aveva in mano, ma per un<br />

importo di 550.000 lire. Ebbe un moto di sospensione, i<br />

testimoni, ecco, occorrevano per il resto del prestito dato, poteva<br />

trovarli, certo serviva più tempo e pure un avvocato, ma intanto<br />

li metteva in ginocchio e li costringeva a rinunciare al contratto,<br />

oltre che rovinarli. Qui gli apparve l'idea che lo fece quasi<br />

sobbalzare per <strong>la</strong> gioia e strattonò il cavallo che s’arrestò.<br />

Tutto questo poteva proporlo proprio a Ronchitelli, l'avvocato del<br />

Conte Umberto, e così, ma guarda a volte il caso, proprio non si<br />

può mai dire, avere lo stesso il raddoppio del<strong>la</strong> caparra e tutti i<br />

suoi soldi. Ma certo, doveva <strong>la</strong>vorarci subito e pensare che non<br />

dormiva e non mangiava più, così doveva fare.<br />

Fece ancora qualche centinaio di metri che gli apparve una<br />

nuvo<strong>la</strong> in questo cielo luminoso, una nuvoletta. Se avesse fatto<br />

escutere le cambiali vecchie e l'ipoteca ci voleva del tempo per il<br />

tribunale, prima cosa, inoltre <strong>la</strong> campagna andava all'asta e se<br />

ne ricavava, con quei malnati dei periti e dei giudici, una cifra<br />

ridico<strong>la</strong>, come sempre va con le proprietà sequestrate, forse<br />

neanche tutto l'importo. Eh no, e quando poi? con che tempi, con<br />

che spese? Era meglio registrare l'atto di vendita che gli avevano<br />

firmato e si evitava dispendi inutili.<br />

Ma sì, questa era <strong>la</strong> strada, si intestava tutto e li cacciava il<br />

giorno dopo con i gendarmi. Intanto metteva in banca le cambiali<br />

ultime e le riscuoteva facendosele pagare dall'avvocato, se<br />

voleva far sciogliere il contratto per sopravvenuta inadempienza<br />

93


del debitore, giusto, con un provvedimento di urgenza del<br />

giudice.<br />

Bravo, proprio così. Il cavallo aveva ripreso a trotterel<strong>la</strong>re, ma si<br />

prese subito un colpo al<strong>la</strong> bocca dal morso, “ferma bestia”.<br />

La realtà vinceva sempre <strong>la</strong> mano.<br />

Se metteva le cambiali nuove in banca per escuterle, il tribunale<br />

ancora una volta metteva un sequestro sull'unica proprietà che<br />

avevano, <strong>la</strong> campagna con le case e questa andava all'asta<br />

daccapo, tornava il problema appena risolto, no, neanche<br />

questo.<br />

Dunque intestarsi lui <strong>la</strong> terra e le case con il contratto che aveva<br />

in mano, questo dapprima, e solo poi escutere le cambiali nuove.<br />

Gli serviva sempre tempo, perché bisognava trovare un<br />

compratore e non il primo che passa per <strong>la</strong> strada, se voleva<br />

prenderci il massimo, più di quello che l'aveva valutata. Voleva<br />

dire aspettare quindi, non poterli obbligare a pagare le ultime<br />

cambiali e non poter portare il risultato al Conte Umberto.<br />

E se non si presentavano di loro volontà a registrare l'atto? se<br />

fatti i conti questi non venivano? bisognava fare un atto privato<br />

registrato a suo nome e poi vendere a terzi. Maledizione a loro,<br />

doppia intestazione quindi, con <strong>la</strong> tassa di registro del<strong>la</strong> prima a<br />

suo carico, altri soldi e non pochi, persi, buttati.<br />

Ecco cosa significa comprarsi una causa invece che fare un<br />

contratto, come fanno tutti gli stupidi. Ma chi lo poteva<br />

prevedere tutto questo bordello “maledetto anche tu cavallo. che<br />

vai dove vuoi e ti ammazzerei con loro se potessi, sei tu brutta<br />

bestia che ammazzi me, hooo”. Il cavallo rifiutava quelle mani<br />

colleriche che non dirigevano più.<br />

Badoer ripercorreva gli avvenimenti, ma al<strong>la</strong> fine si disse che<br />

descrivere un movimento non è fermarlo, <strong>la</strong> descrizione è<br />

sempre imperfetta finché l’oggetto cambia collocazione, e tutto<br />

era in moto.<br />

La baraonda doveva finire, doveva fermarsi almeno qualcosa,<br />

altrimenti poteva continuare rivoltando al caso.<br />

Poteva non avanzare più nel contratto d’acquisto ed essere solo<br />

un mediatore, l’opportunità di guadagnare molto c’era. Lui e il<br />

94


Conte Umberto sapevano entrambi quanto valeva <strong>la</strong> Tenuta,<br />

poteva guadagnarci molto di più del raddoppio del<strong>la</strong> caparra,<br />

questa proposta era solo <strong>la</strong> prima, buttata là per saggiare.<br />

Avrebbe voluto ancorarsi al<strong>la</strong> netta convenienza di questa strada,<br />

ma qualcosa in lui, che il pensiero logico non control<strong>la</strong>va<br />

interamente, aveva già deciso di misurarsi con altro e si serviva<br />

di quel rimuginare solo per trovare uno s<strong>la</strong>ncio, un impulso a<br />

muoversi verso <strong>la</strong> contesa che lo attendeva.<br />

Nessun bisogno di consenso o di apparire aveva voce in lui,<br />

ineludibile era invece il senso di avventura che prendersi quel<strong>la</strong><br />

terra gli dava.<br />

Avrebbe comprato lui.<br />

Si accorse elencandole che le somme da metter insieme gli<br />

giravano in testa da tempo.<br />

La cifra era imponente e le persone da convincere erano tante, lo<br />

vedeva bene e non solo ora. Chissà quanti castighi pronti a<br />

cadere.<br />

Doveva vendere quasi tutte le sue proprietà, coinvolgendo<br />

persone che a queste liquidazioni avrebbero opposto resistenza,<br />

cattiva alcuni, per cui era giusto partire dai più rognosi che<br />

resistono di più e fanno perdere più tempo.<br />

Per primo si vendeva il mulino di Rottanova.<br />

Sbrigate alcune faccende del<strong>la</strong> giornata, Ettore andò da Antonio<br />

a farsi raccontare le minacce certamente ricevute da<br />

Valdemarca.<br />

“va sempre peggio, qua mi buttano a terra… come ‘ste bestie”.<br />

Trattava male le vacche che scartavano.<br />

Badoer si era piantato al centro con le mani nelle tasche.<br />

Quell’uomo era capace solo di <strong>la</strong>vorare fino ad accopparsi,<br />

pensava solo a faticare e non provava nul<strong>la</strong>, niente per i figli, <strong>la</strong><br />

moglie, dentro quell’uomo c’era vuoto ed un cartoccio per anima.<br />

Una prominenza ossea sopra gli occhi gli faceva sporgere le<br />

sopracciglia scure e terminava con due bitorzoli <strong>la</strong>terali. Era<br />

disfatto e stava a spingere una vacca a terra, sempre violento.<br />

“è quel<strong>la</strong>, Antonio, che sta male? Cosa ti cambia se <strong>la</strong> metti in<br />

piedi?”.<br />

95


Il bovaro diede uno scatto di rabbia. Ne faceva sempre di<br />

movimenti scomposti, ma ora non control<strong>la</strong>va più, era nel<strong>la</strong><br />

confusione delle bestie costrette che fanno avanti indietro per<br />

sottrarsi.<br />

Quel<strong>la</strong> mattina che avanzava dritta nell’inverno, Antonio non<br />

mostrava nemmeno <strong>la</strong> coscienza dell’istinto a frenarlo, Antonio<br />

era cambiato.<br />

INVERNO<br />

Stavano tagliando i p<strong>la</strong>tani, quelli a ceppaia nei fossi e i fusti<br />

delle bordure venivano mondati dei rami. Si ripassavano gli<br />

alberi per tagliare i viticci, gli stropari, ammucchiandoli a fascine<br />

per legarci le viti.<br />

Era il periodo morto del<strong>la</strong> campagna, ricoperta di neve e con i<br />

fossi ghiacciati, i contadini passavano il tempo dietro a <strong>la</strong>vori di<br />

rappezzatura. Tanto le giornate erano corte e buie, si attendeva.<br />

Al<strong>la</strong> sera i contadini vicini si riunivano a fare filò al caldo di una<br />

stal<strong>la</strong>. I vecchi a giocare a carte o a discorrere, le donne a<br />

<strong>la</strong>voricchiare a qualche indumento, i morosi nell’angolo più<br />

dimenticato a sussurrare per l’ultimo inverno, l’anno dopo a<br />

maggio o a settembre andavano a nozze.<br />

Badoer era al borghetto dai Bevi<strong>la</strong>cqua, <strong>la</strong> mattina che<br />

uccidevano i porcelli.<br />

Amedeo era seduto su una cassetta, sotto il portico. Teneva in<br />

mano uno scarpone e ci sfregava sopra l’organo del maiale<br />

affumicato, per ingrassarne il cuoio.<br />

“Ti risparmio <strong>la</strong> storiel<strong>la</strong> di tutti gli anni, ma devo dirti che hai<br />

una buona mano per gli scarponi, neanche un goccio d’acqua<br />

quest’inverno”<br />

“Magari signor Badoer, invece da adesso fino a marzo mi terrò i<br />

piedi umidi, è così che va”<br />

Avevano preparato tutto, i pentoloni di acqua calda bollivano<br />

attaccati al treppiede. Stavano andando a prendere il primo dei<br />

due. Amedeo aveva aperto <strong>la</strong> porci<strong>la</strong>ia e stava entrando nello<br />

stabbio con il catino del pastone per attirarlo e farlo uscire. Uscì<br />

verso l’aia trottando una mole enorme per quelle zampette<br />

schiacciate e ricoperte da pieghe di grasso. Gli uomini erano<br />

96


defi<strong>la</strong>ti, di spalle per non insospettirlo. Amedeo aveva in mano<br />

un cordino a <strong>la</strong>ccio, lo afferrò di scatto per un orecchio,<br />

girandogli il <strong>la</strong>ccio attorno al muso, appena legato per il grugno<br />

lo tirava in alto, quello ur<strong>la</strong>va incredibilmente, ma era preso.<br />

Gli altri si gettarono sopra, due per davanti e due dietro, e gli<br />

legarono le gambe, mentre Amedeo lo teneva tirato per il grugno<br />

che non mordesse. Quanto ur<strong>la</strong> un maiale, lo colpiva sempre.<br />

Era rovesciato a terra, da lì lo trascinarono sopra lo scalone e, in<br />

quattro per le stanghe e due a tenerlo, lo portarono sotto il<br />

portico.<br />

Stril<strong>la</strong>va raschiando <strong>la</strong> go<strong>la</strong>, lo scannatore gli piantò il coltello al<br />

collo, affondò e ritrasse, alzarono di nuovo <strong>la</strong> sca<strong>la</strong> e misero un<br />

secchio sotto per raccogliere il sangue che spumeggiava scuro e<br />

fumante, soffiando dal<strong>la</strong> ferita. Gli strilli tramutati in soffi si<br />

spegnevano a scatti.<br />

Il corpo smise di agitarsi, scendevano ormai poche gocce, si<br />

attaccò per le zampe posteriori al<strong>la</strong> trave, venne sollevato e<br />

quindi gli fu aperta <strong>la</strong> pancia dal<strong>la</strong> coda al collo. Quanto estratto<br />

veniva messo sul<strong>la</strong> tavo<strong>la</strong> preparata. Lo abbassarono ancora dal<br />

trave mentre giungevano ancora paioli di acqua bollente da un<br />

treppiede all’aperto e anche dal<strong>la</strong> cucina, gli rovesciarono sul<strong>la</strong><br />

pelle l’acqua bollente che fumava e l’uomo con un coltello diverso<br />

cominciò a raschiarlo.<br />

Apparve il bianco del<strong>la</strong> cotenna, era tutto pulito. Ripassarono un<br />

ferro tra i tendini delle zampe posteriori, gettarono una corda<br />

sopra il trave anteriore del portico per issarlo di nuovo.<br />

Altro sangue raggrumato co<strong>la</strong>va sul selciato. Il corpo svuotato<br />

rimase bianco, diverso, vuoto, all’aria come i groppi di lenzuo<strong>la</strong><br />

messi a goccio<strong>la</strong>re dal<strong>la</strong> lisciva.<br />

Ettore con i Bevi<strong>la</strong>cqua parlò poco, erano settimane confuse dai<br />

passaggi avvenuti, tutto era ancora in movimento e non era il<br />

caso di fare disegni.<br />

Tornò al<strong>la</strong> fattoria pensando a quali altre proprietà mettere<br />

mano, a cosa doveva iniziare a vendere oltre al mulino.<br />

97


IL MULINO<br />

Da sua madre aveva ereditato il mulino di Rottanova, uno dei<br />

grossi del<strong>la</strong> regione, anche le sorelle avevano vantato dei diritti a<br />

suo tempo, ma come era usanza le aveva compensate con <strong>la</strong><br />

dote, l’abitazione in città e del danaro.<br />

Il paesotto era il punto di raccolta di tutti i contadini dispersi<br />

nel<strong>la</strong> grande campagna che portava al delta del fiume. Attorno al<br />

paese tutto andava avanti come nei secoli. Terre buone, ma<br />

spezzettate in modo impossibile, abitate da contadini a volte<br />

difficili, duri.<br />

Badoer vi si recava tutte le settimane con il treno, vicino al<strong>la</strong><br />

stazione di arrivo teneva un calesse ed un cavallo in scuderia da<br />

un fiaccheraio.<br />

Partendo all’alba, in tre ore c’era e con <strong>la</strong> giornata davanti.<br />

Tornava a notte fonda o il giorno dopo.<br />

Seguiva il <strong>la</strong>voro di mugnaio un suo lontano parente, Mattiazzo<br />

Augusto, rimasto vedovo da giovane, moglie e figlio morti per<br />

parto, ora quell’uomo mesto viveva solo con <strong>la</strong> sorel<strong>la</strong>.<br />

Con Augusto, così incline ad una scontrosità <strong>la</strong>mentosa, Badoer<br />

entrava spesso in contrasto per le questioni più disparate:<br />

rinnovi delle macchine, manutenzioni, prezzi, tutto era per lui un<br />

grosso problema. Il gastaldo avrebbe voluto macchine produttive<br />

e prezzi alti, il mugnaio al contrario si muoveva tutto al<br />

risparmio.<br />

Per Badoer era un pitocco, lo sarebbe rimasto fino al<strong>la</strong> morte e<br />

così lo trattava, anche senza accorgersene. L’interca<strong>la</strong>re preferito<br />

di Augusto era “tu fai tutto facile, sempre facile” e <strong>la</strong> risposta<br />

non di rado “dai facciamo<strong>la</strong> difficile che viene meglio”.<br />

Il grosso delle farine del<strong>la</strong> zona passavano di là, era Badoer che<br />

faceva i contratti con i grandi produttori, mentre l'altro avrebbe<br />

ancora perso tempo a trattare i 50 Kg arrivati a groppa d’asino.<br />

Inoltre facendogli macinare grosse partite, Mattiazzo era più<br />

control<strong>la</strong>bile; certo il quintale qua e là passava, ma i piccoli furti<br />

si mettevano nel conto.<br />

Attorno al mulino c'era una corte con magazzini, dove abitavano<br />

Augusto e <strong>la</strong> sorel<strong>la</strong>, e poco lontano una grossa boaria abitata<br />

dai contadini che coltivavano il fondo di 40 campi.<br />

98


Il mugnaio aveva una specie di contratto d'affitto, che si era<br />

portato dietro, per una serie ingarbugliata di motivi, ancora dal<strong>la</strong><br />

madre di Badoer. Nei fatti, era un dipendente a cottimo, ben<br />

pagato, un tanto a quintale di macinato, ma era rimasto questo<br />

affitto, mai caduto.<br />

Dietro al mulino c'era il canapificio, dove producevano sacchi di<br />

iuta e teli di canapa e corde, non era una grande attività, ma<br />

anche quel<strong>la</strong> dava <strong>la</strong> sua buona resa.<br />

Il complesso era ben piazzato, nel centro di una grande zona a<br />

cereali, con macchine nuove e con il fiume a ridosso. Molte delle<br />

granaglie erano trasportate sul corso d’acqua e giungevano al<strong>la</strong><br />

banchina d’attracco.<br />

Nel torpore del treno i pensieri si svolgevano monotoni con <strong>la</strong><br />

cadenza delle fessure tra le rotaie.<br />

Il mulino andava venduto per primo, Badoer aveva già ricevuto<br />

un’offerta senza il seguito di una trattativa a suo tempo con un<br />

altro proprietario di mulini, Schidoni.<br />

Nel fondo buio dove si stivano i desideri con i ricordi, il mulino<br />

non se lo trovava più, svanito, lo avrebbe venduto e basta.<br />

La Tenuta rec<strong>la</strong>mava ora il suo posto e quel giorno, sul treno per<br />

Rottanova, sentiva crescere questo desiderio, nato<br />

accidentalmente o forse scoperto in maniera accidentale. Per il<br />

mulino provava nostalgia, come se già non ci fosse più.<br />

Quel posto buio con macchine giganti da piccolo lo<br />

impressionava, girava solo nelle immense stanze dove si<br />

muovevano cinghie e buratti ed era già avventura.<br />

In un passato ancora molto intenso, suo padre lo conduceva con<br />

sé e spesso lui si era fatto accompagnare da suo figlio, come da<br />

tradizione. Probabilmente Marco, con <strong>la</strong> sua aria distante dal<strong>la</strong><br />

pratica mercantile, non si sarebbe occupato del mulino un<br />

giorno. Eppure aveva saputo che vi era tornato di recente, con<br />

Anna, a mostrarle l’impianto e avevano pranzato al<strong>la</strong> Riva. A<br />

Badoer fece piacere sapere che Anna era interessata alle cose<br />

serie.<br />

Il mulino insomma andava venduto e tanto altro poi a seguire.<br />

99


Con lo stridio dei freni ad una fermata ricordò Valdemarca. Le<br />

sue avide mosse avevano fatto nascere in lui l’ambizione e il<br />

risentimento era amaro verso chi l’aveva costretto ad agire.<br />

La strada d’uscita che gli si era mostrata, con una casa più<br />

grande per lui e un buon guadagno ancora non lo soddisfaceva.<br />

Chi ha scelto di iniziare ora si ritira. La spinta rabbiosa iniziale si<br />

stempera, nessun nemico minaccia più. Cosa lo muoveva allora?<br />

“È <strong>la</strong> caccia che ti porta Ettore, hai presagito l’avventura e il suo<br />

provarti, è tardi per questo mulino, non ti dà più stupori”.<br />

Arrivò a Rottanova che erano le nove, Augusto si trovava sul<strong>la</strong><br />

banchina con alcuni uomini a caricare sacchi su un barcone.<br />

Scorse Badoer andare in ufficio e lo raggiunse che stava già<br />

par<strong>la</strong>ndo con il contabile, il vecchio Gigio, Luigi Carraretto.<br />

Gigio era un'ossessione per Augusto, teneva i conti con una<br />

precisione che gli suscitava pura avversione. Era l'uomo di<br />

Badoer, forse glielo aveva appioppato per dispetto, ma era arduo<br />

dimostrarlo, visto che <strong>la</strong>vorava al mulino da prima di lui.<br />

Dopo il solito resoconto dell'attività, Ettore chiese a Gigio se<br />

avesse visto Carminati, un commerciante di granaglie che era<br />

spesso al mulino, "è sempre qua attorno" rispose Gigio "anche<br />

ieri".<br />

Badoer disse che sarebbe tornato il pomeriggio per i conteggi,<br />

uscì e si diresse a Campo d'Iso<strong>la</strong>.<br />

Augusto restava sempre impa<strong>la</strong>to dinanzi a quelle mosse<br />

repentine, aveva molte rogne improrogabili da discutere, ormai<br />

non contava più i tentativi fallimentari di essere considerato.<br />

Con Adriano Carminati, Badoer aveva una lunga amicizia. Era<br />

quel tipo di mediatore che conosce tutti gli intrighi patrimoniali di<br />

provincia e dintorni, erano stati in collegio assieme, poi si erano<br />

persi e ritrovati anni dopo attorno al mulino. Rivederlo evocava<br />

storie che non se ne volevano andare, almeno dentro di lui,<br />

come un odore vecchio che ti sorprende e ti riapre una fi<strong>la</strong> di<br />

ricordi.<br />

All’Osteria del<strong>la</strong> Crosara si fermò fuori. Qualcuno, uscendo, lo<br />

vide e ritornò dentro ad avvertire. Sul<strong>la</strong> porta apparve Carminati<br />

con un sorriso già connivente. "Badoer, dove vai in giro?"<br />

"Guarda, sono qua, Carminati…guardati… sempre preciso, quanti<br />

100


culi hai palpato di spose questa settimana …ah… dimmelo?"<br />

"portano fortuna Ettore, ma mi ci vorrebbero i tuoi soldi…quello<br />

mi vorrebbe… i culi passano" “Ah dai Adriano, alza il tiro allora,<br />

più su…più su o più giù? e poi lo sai che i soldi sono del<br />

demonio… non hai paura dell'inferno?" "dopo…c'è tempo, dopo<br />

vedremo, aspetto sempre che vengano a dirmi come si sta … ma<br />

non vedo nessuno"<br />

Entrarono in osteria e si sedettero al tavolo tra il banco e <strong>la</strong><br />

finestra, arrivò <strong>la</strong> ragazza.<br />

"Luigina, ce l'hai il moroso? sì che ce l'hai, ma se vedi il figlio di<br />

questo, lo molli subito, anche se è per una sera… il più bel toso<br />

che c'è in giro, lo dice anche mia moglie… che mi dicono se ne<br />

intende" "e allora, signor Carminati, non è per me, si faccia il<br />

conto" "ah Luigina, provare non fa mai male…dopo si vede" "cosa<br />

prendete?"<br />

"ma, lo prenderesti del prosciutto con il vino? " "prendiamo<br />

quello che vuoi" "prosciutto e vino di Casarsa, non <strong>la</strong> melma che<br />

dai in giro Luigina, cosa dici?" "vino dei signori… e prosciutto da<br />

signori, va ben"<br />

Carminati era il padrino di battesimo di Marco. Chiese di lui,<br />

aveva per il toso, come lo chiamava, una passione più che per i<br />

suoi figli. Scambiarono notizie del<strong>la</strong> famiglia.<br />

“è passato di qua con <strong>la</strong> figlia di Valdemarca, orca Ettore, era<br />

incantato, vedessi come le va dietro” “sì lo so che è venuto al<br />

mulino, bene che sia perso e che restino persi, io mi dovrò<br />

raccogliere invece”<br />

Carminati partì ad informarlo sulle novità, movimenti di terre,<br />

disgrazie, debiti, fallimenti, matrimoni, tutto il pantano solito<br />

come lui lo definiva.<br />

Badoer cambiò tono.<br />

"Carminati, voglio vendere il mulino" e <strong>la</strong>sciò che il silenzio<br />

conferisse l’evidenza sorprendente al<strong>la</strong> notizia.<br />

Carminati divenne serio, come avesse tolto una maschera, <strong>la</strong><br />

comica, e indossato quel<strong>la</strong> tragica, ogni vero affare cambia <strong>la</strong><br />

vita delle persone.<br />

Ettore gli espose quello che aveva composto “uno spartito<br />

nuovo” Par<strong>la</strong>rono un’ora, si erano sempre capiti bene, un’intesa<br />

101


naturale, un riscontro concatenato e immediato. Erano due bravi<br />

giocatori che si davano <strong>la</strong> spal<strong>la</strong>.<br />

"sei deciso per vendere mulino e campagna attorno in due pezzi<br />

distinti?" "me lo insegni tu Adriano, il mulino è una cosa, <strong>la</strong><br />

campagna è un'altra. Due contratti, due acquirenti, due prezzi, in<br />

un mucchio solo ci perdiamo. All'inizio racconta in giro che <strong>la</strong><br />

campagna non <strong>la</strong> cedo, poi se vediamo che lo stesso acquirente è<br />

deciso glie<strong>la</strong> vendiamo, ma non data sul conto, come farebbero<br />

ora"<br />

"certo, era solo per ragionare, vado da Schidoni oggi pomeriggio<br />

o domani, sì, domani forse, ma, come ti ho detto, adesso ha<br />

liquidato i fratelli e non so quanto denaro abbia, e poi…<br />

comunque non c'è solo lui; non gli farei <strong>la</strong> corte, lui sì pensa di<br />

essere l'unico. Ti ricordi Maisto…è stato a scuo<strong>la</strong> con noi? più<br />

avanti di due anni? bravo, quello con le orecchie a svento<strong>la</strong>, che<br />

tu dicevi che era disfatto dalle seghe, ha sposato <strong>la</strong> De Saraca…<br />

esatto, quel<strong>la</strong> magra lunga, senza niente, ma con i<br />

soldi…giusto…i schei sposa i schei. Maisto ha in appalto <strong>la</strong><br />

costruzione del<strong>la</strong> linea nuova del<strong>la</strong> ferrovia, il tronco basso, lui ha<br />

già di suo e vuole al<strong>la</strong>rgarsi. Comunque non avere fretta, anche<br />

se…insomma vedremo”<br />

“Adriano, ripeto perché mi piace sentirmi par<strong>la</strong>re, se pensano di<br />

pagare l'immobile, le macchine, <strong>la</strong> terra, <strong>la</strong>scia perdere, devono<br />

capire che comprano un reddito, altrimenti dì loro che se lo<br />

facciano il mulino! Cosa dico a te, tu le sai tutte."<br />

Gli affari stancarono e <strong>la</strong> conversazione si spostò sul personale.<br />

“era tanto che non ti vedevo, sei sempre in giro?” “sempre, sì,<br />

ancora con <strong>la</strong> Vanda” “ancora <strong>la</strong> Vanda? ma non dicevi che ti<br />

crea solo complicazioni?”<br />

“ma… vedi, con questa Vanda è cominciato un carnevale, sai <strong>la</strong><br />

carretta di Romualdo Toffanin?” “Quello delle mercerie?” “Sì, è<br />

una carretta chiusa, Romualdo si carica <strong>la</strong> Vanda dietro <strong>la</strong> vil<strong>la</strong>,<br />

lei sale e lui chiude da fuori, io sono già dentro.” “In mezzo a<br />

stoffe, rochei e spagnolette?” “puzzavo di naftalina come una<br />

tarma morta, Romualdo si fa un giro ed io faccio il mio. Se lo<br />

fermano per strada per acquistare, dice che torna dopo aver<br />

caricato, ma ormai da settimane lo vedono girare cantando per<br />

102


un’ora, sentissi che tenore” “solo un’ora?” “non ho più vent’anni<br />

e il pavimento del<strong>la</strong> carretta è di legno” “male le ginocchia eh?”<br />

“Anche il culo per quello, adesso si è inventata il camposanto,<br />

son morto ghiacciato nel<strong>la</strong> cappel<strong>la</strong> dove va a pregare” “e con il<br />

morto che sente tutto, marci lo stesso?” “Ettore…se sapessi,<br />

vuole anche che vada al<strong>la</strong> fi<strong>la</strong>nda, i giorni in cui suo marito è in<br />

città, nell’archivio vicino c’è l’impiegato che sarà pure sordo ma<br />

no mona…è più fatica che gusto”<br />

“ah Carminati, i due peli che tirano più di un bove…sempre <strong>la</strong><br />

stessa storia” “che bel<strong>la</strong> storia, non stufa mai”.<br />

Tornò a Rottanova, nel grande impianto del suo mulino.<br />

C’era stata una volta in cui, chissà perché, sua madre li aveva<br />

accompagnati lì e lui così piccolo a manina con forte il ricordo del<br />

rumore che lo sommergeva. Piccolo si sentiva anche ora,<br />

sommerso dagli avvenimenti.<br />

Quel<strong>la</strong> volta, nel vedere le montagne di farina, non aveva<br />

resistito ed era sgusciato via sul<strong>la</strong> passerel<strong>la</strong> in alto, che dondo<strong>la</strong><br />

attaccata alle catene, era caduto giù dopo pochi passi dentro una<br />

montagna di graniglia di mais spaccato. Sarebbe morto<br />

soffocato, se non si fosse accorto un operaio, grande come un<br />

gigante, che afferrata una pertica si era buttato dentro, l'aveva<br />

individuato e estratto.<br />

Sua madre ignara era fuori nel piazzale, glielo avevano riportato<br />

fuori e gli battevano <strong>la</strong> schiena, tenendolo sollevato per le gambe<br />

ed uno gli ficcava le dita fino in go<strong>la</strong> per fargli sputare il resto, il<br />

misto di farina gli era entrata sotto le ciglia, dappertutto. Sua<br />

madre, finite le <strong>la</strong>crime, aveva continuato a tremare, a colpi, per<br />

ore, mormorando “un miracolo”.<br />

Doveva vendere il mulino e basta, a tutti i perché ancora non<br />

sapeva rispondere.<br />

Seguì i <strong>la</strong>vori fino a tardi, meglio ripartire <strong>la</strong> mattina dopo. Nel<strong>la</strong><br />

casa dei Mattiazzo aveva <strong>la</strong> sua stanza, che si raggiungeva dal<strong>la</strong><br />

sca<strong>la</strong> esterna, dormirci qualche volta non gli dispiaceva. Vedeva<br />

il fiume dall’alto, mentre saliva, e gli uccelli di palude il mattino<br />

quando usciva.<br />

L’odore di umido non se ne andava neanche d’estate, si distese<br />

sul letto altissimo e guardò le travi del soffitto, come quand'era<br />

103


agazzo, <strong>la</strong> memoria è strana s’incastra nelle fessure dei muri,<br />

nei cassetti, apri e esce intatta che non pensavi, per vissuti che<br />

magari ti sembravano nulli. C’era venuta una ragazzina in quel<strong>la</strong><br />

stanza, vedeva tutto benissimo. Non voleva ricordare le altre,<br />

era grande ed era dopo.<br />

E <strong>la</strong> figlia di quel commerciante con un accento strano che<br />

aspettava gli macinassero il grano. Era andata dietro nel<br />

magazzino dei sacchi,…quel<strong>la</strong> volta tremava lui…gliel'aveva<br />

vista… e le aveva toccato le tette…e lei…troppo poco…era andata<br />

via troppo presto, perché <strong>la</strong> stavano cercando…forse. E il cuore<br />

che batteva e lui affol<strong>la</strong>to di sbalordimenti che non lo avevano<br />

più <strong>la</strong>sciato e che avevano segnato per sempre un’altra<br />

domanda. Poi quei dieci anni passati a cantare litanie che non gli<br />

interessavano e vedere il mulino solo una volta l’anno. Tanto nel<br />

fondo sapeva che non avrebbe mai fatto il prete, liquidò<br />

l’interrogativo definendo <strong>la</strong> decade uno stallo adolescente di<br />

abilità contemp<strong>la</strong>tiva.<br />

Ripartì per raggiungere <strong>la</strong> stazione prima che facesse giorno.<br />

SABBIONARI<br />

In vil<strong>la</strong> si era creata una situazione stravagante, dopo che il<br />

Conte era partito senza dare consegne a nessuno, tranne che si<br />

arrangiassero amministratore e gastaldo e che par<strong>la</strong>ssero con il<br />

nuovo proprietario. L’attività restava, così, sospesa, dato che<br />

questo non si faceva vivo. La conduzione di un tale fondo<br />

coinvolgeva circa 200 persone tra contadini e famiglie, tutti<br />

spaesati a vedersi si ancora diretti dalle stesse persone, ma<br />

senza un padrone conosciuto sopra di loro.<br />

Fu Valdemarca, con una sorta di petu<strong>la</strong>nza, a fermare per primo<br />

Badoer nel cortile.<br />

"cosa si fa qua Badoer? come andiamo avanti? sembrano<br />

scappati tutti" "a me pare che non sia scappato nessuno, visto<br />

che siamo tutti qua,… aspettiamo Martinoia?, possiamo star<br />

tranquilli intanto fino a primavera, quello non ce <strong>la</strong> fa neanche a<br />

capire cosa è successo…cosa vuole fare?"<br />

"ma…qua bisogna decidere…chi comanda adesso?" "va’ da<br />

Martinoia e domandaglielo, quanto a me, continuo con quello che<br />

104


ho sempre fatto, adesso prendo <strong>la</strong> stanza vicino al<strong>la</strong> pesa e così<br />

mi vedono" "ed io …non si potrà mica restare così" “lei…tu<br />

continua a fare i conti e poi si vedrà, tanto adesso è inverno e<br />

tutto si ferma comunque"<br />

Si erano dati del tu, impacciati, come succedeva ogni tanto<br />

durante il <strong>la</strong>voro.<br />

Il compito di amministrare il Conte l’aveva ceduto a Martinoia.<br />

Badoer pensò “ tu hai combinato questo imbroglio, addirittura ti<br />

eri caute<strong>la</strong>to con facoltà di dare procura di procura, ma ora ce<br />

l'ho io <strong>la</strong> tua procura“. Resistette, non era ancora il tempo del<strong>la</strong><br />

lingua sciolta.<br />

Quel<strong>la</strong> sera Badoer andò a trovar parenti. Le sue due sorelle<br />

vivevano nel<strong>la</strong> grande boaria, <strong>la</strong> vecchia casa di suo padre, sotto<br />

l'argine del ponte dei Fraiassi. I rispettivi mariti facevano i<br />

sabbionari. Le barche sul fiume e tutte le attrezzature le aveva<br />

comprate lui, rilevando al<strong>la</strong> morte del padre <strong>la</strong> quota di proprietà<br />

dagli zii, sabbionari da sempre. Sua era anche <strong>la</strong> fattoria dove<br />

abitavano, venuta in eredità a lui, unico figlio maschio. Alle<br />

sorelle era spettata una campagno<strong>la</strong> al Pi<strong>la</strong>stro.<br />

Tutti i giorni portavano un barcone di sabbia per il canale e lo<br />

scaricavano alle porte Contarine in città e i carrettieri di Badoer<br />

organizzavano i trasporti.<br />

Questi giri lo mettevano in contatto con muratori e restauratori e<br />

piano negli anni aveva acquistato varie proprietà in città, in<br />

modo discreto, sembrava fosse tutto delle sorelle. In realtà le<br />

due donne si rimettevano a Ettore per ogni decisione, perché lui<br />

era studiato, era stato per cantare messa.<br />

Insieme con il marito del<strong>la</strong> maggiore, Amadio, e con <strong>la</strong> famiglia<br />

dei Martin, possedeva una cava di trachite sui colli. Cordonate,<br />

paracarri e pavimentazioni di piazze partivano da là.<br />

La cava e <strong>la</strong> sabbia davano un reddito continuo, non intendeva<br />

venderle, inoltre Marco era ingegnere, le avrebbe seguite lui. La<br />

campagna e <strong>la</strong> boaria andavano invece vendute, il vero problema<br />

era vederse<strong>la</strong> con sorelle e mariti. Al<strong>la</strong> Carolina, <strong>la</strong> minore e <strong>la</strong><br />

più sveglia, aveva già par<strong>la</strong>to e pareva convinta, quanto all’altra<br />

era preferibile farsi mediare.<br />

105


La domenica mattina, accompagnò le sorelle al cimitero, sul<strong>la</strong><br />

tomba di famiglia, i discorsi concreti se li tenne per il pranzo.<br />

C’erano tutti a tavo<strong>la</strong> nel<strong>la</strong> sa<strong>la</strong> passante "dobbiamo par<strong>la</strong>re di<br />

combinazioni sostanziose, proviamo ad ascoltare senza tirare<br />

fuori i soliti trascorsi, una volta era una volta per le favole, le<br />

cose stanno davanti e non didietro"<br />

I cognati già si agitavano sulle sedie, sempre mal tolleravano<br />

quell’accentratore che si era preso tutto e loro niente con<br />

aggiunte le mogli a decantarlo, che era il fratello giovane, che<br />

sapeva fare i schei, che era un uomo e non come loro che<br />

avevano il solo pregio di <strong>la</strong>vorare da asini.<br />

"devo fare un affare e ora mi si presenta l'occasione, comprare<br />

una grossa campagna, ma ho bisogno di soldi, tutti, per cui sono<br />

costretto a vendere <strong>la</strong> boaria" "vendere… come vendere… cosa<br />

vendere?" era Adolfo, quello che aveva sposato <strong>la</strong> più giovane.<br />

"Adolfo, <strong>la</strong>scia che finisca e poi farai tutte le domande" disse <strong>la</strong><br />

Carolina.<br />

"sentite, voi siete vissuti sempre qua, ma al<strong>la</strong> fine una fine deve<br />

esserci per tutto, <strong>la</strong> campagna non vi ha dato da vivere, l'avete<br />

solo seguita, mentre con <strong>la</strong> sabbia e <strong>la</strong> cava si continua come<br />

prima,… uguale " "ma dove andiamo?" Adolfo era già in piedi.<br />

"allora, cominciamo, <strong>la</strong> casa dei Sandonà è in vendita, lo sapete<br />

no? no, va bene l'avete davanti al naso e non lo sapete. E’ in<br />

vendita e dato che si sono divisi i campi e ai Rampin è rimasta<br />

solo <strong>la</strong> casa, non se ne fanno niente, senza campi non <strong>la</strong> vuole<br />

nessuno, <strong>la</strong> potete…<strong>la</strong> possiamo comprare con poco, non cambia<br />

niente, state sempre nello stesso posto, vi spostate in una<br />

giornata, confiniamo con loro"<br />

Esplose l'altro, <strong>la</strong> seconda A come lo chiamava con le sorelle,<br />

Amadio.<br />

"tu hai sempre fatto tutto facile, compra, vendi, sposta di qua e<br />

di là e gli altri sempre dietro… e dopo restano le difficoltà invece<br />

e bisogna che ce le grattiamo noi…tu scompari"<br />

"Amadio, dimmi in quale difficoltà ti ho mai <strong>la</strong>sciato, <strong>la</strong> difficoltà<br />

è che se ascoltavo te, saremmo ancora con <strong>la</strong> valesana e i secchi<br />

a cavare sabbia a trenta franchi il giorno, so che vuoi stare<br />

tranquillo, allora mettiti tranquillo sul tuo, così hai <strong>la</strong> tua casa,<br />

106


questa è mia" “e chi ha mai detto niente che non sia tua" "e<br />

allora <strong>la</strong> vendo e ti do una mano a comprare se vuoi… quel<strong>la</strong> che<br />

ti ho detto e sarai sul tuo" " e se no?" "eeh, se no… <strong>la</strong> vendo lo<br />

stesso… e non ti do una mano"<br />

"ecco quello che sei, sempre fare tutto quello che vuoi tu e gli<br />

altri zitti e muti" "sentite, noi non dobbiamo farne paro<strong>la</strong> con<br />

nessuno, <strong>la</strong> casa e <strong>la</strong> campagna devono essere vendute senza<br />

che in giro si sappia, me ne occupo solo io" "insomma è già<br />

deciso, noialtri non contiamo nul<strong>la</strong>" "dimmi tu Adolfo cosa vuoi<br />

contare, uno, due, tre e dopo che hai contato cosa dobbiamo<br />

fare" "non c'è niente da fare i furbi, uno due tre, siamo mica<br />

bambini" "e allora fai l’uomo e fammi una proposta” “magari un<br />

pezzo si può vendere” “sentite, come dovevo dirvelo? adesso un<br />

pezzo, tra una settimana un altro e fra qualche anno tutto e… poi<br />

si vede? Certo che so che ci siete stati una vita qua, ma qualcosa<br />

al<strong>la</strong> fine bisognerà pur far<strong>la</strong>, tra l'altro allora, cosa avete pagato<br />

di affitto da quando siete qua? niente, si è sempre fatto un<br />

mucchio… e tutto andava" "ah se <strong>la</strong> metti così, cominciamo a<br />

fare i conti e vediamo" "senti Amadio non facciamo nessun<br />

conto, almeno io non ne faccio, ma se devi avere basta che lo<br />

dici, presentami i conti che li pago sul banco, arriviamo subito a<br />

un vedo, dimmi subito chi deve dare e chi avere e pago seduta<br />

stante. Dai, siamo seri, sono qua per dirvi che vendo e ve lo<br />

sono venuto a dire senza fretta, non facciamo come tutti i cretini<br />

che si sbranano, che tanto non serve a niente, abbiamo altri<br />

affari insieme che continuano come prima" "e cosa possiamo dire<br />

allora ?" "per esempio come si può comprare bene e per voi, una<br />

volta per tutte, ma ditemi non è <strong>la</strong> cosa migliore che voi stiate su<br />

qualcosa di vostro e basta, così comunque non può restare" “e…<br />

il toso di sopra come lo mettiamo?”<br />

” lo teniamo come sempre, se non sta con voi lo tengo io… l’ho<br />

sempre detto“ “Giovanni sta con me“ intervenne <strong>la</strong> Carolina.<br />

Le sorelle sapevano da tempo di non poter più andare avanti<br />

così, ora con i figli grandi, le eredità che potevano aprirsi.<br />

Avevano già accettato, era un bene, temevano solo <strong>la</strong> reazione<br />

dei mariti.<br />

107


"hanno fatto le loro difese pori cani" si diceva Ettore uscendo dal<br />

portone.<br />

Il toso non andò a trovarlo quel giorno. Giovanni era il fratello<br />

più piccolo, nato che sua madre non pensava più di poterne<br />

avere.<br />

Era nato diverso, come rotto, comunque non funzionava come gli<br />

altri. In casa sua madre l’aveva accudito come non fece con<br />

nessuno, mentre suo padre lo ignorava totalmente. Nei confronti<br />

del figlio ma<strong>la</strong>to passava da un’eccessiva protezione al<strong>la</strong> rabbia,<br />

ma era vissuto perché lei lo aveva voluto.<br />

Da piccolo usciva e si buttava nei fossi, estate ed inverno,<br />

avevano il timore continuo che si buttasse nel pozzo. Curarlo non<br />

si poteva, solo custodirlo.<br />

Crescendo si era calmato, lo tenevano in una stanza in fondo al<br />

piano di sopra, passata tutta <strong>la</strong> soffitta. Dopo un poco era<br />

rimasto nel<strong>la</strong> sua camera anche con <strong>la</strong> porta aperta. Si era come<br />

nascosto, aveva incominciato a non uscire più. Passava <strong>la</strong><br />

giornata seduto per terra, guardando <strong>la</strong> finestra bassa con<br />

l’inferriata che dava a nord sul<strong>la</strong> campagna e sul fiume che<br />

scorreva dietro.<br />

La Carolina da bambina non lo sopportava proprio, poi quel<br />

fratello era diventata <strong>la</strong> sua missione. Morta <strong>la</strong> madre, se l’era<br />

sempre tenuto con sé e curato con dolcezza.<br />

Giovanni par<strong>la</strong>va quando voleva. Non rispondeva mai alle<br />

domande, aveva un altro modo di dire le cose sue. Di rado era<br />

colto da allucinazioni, voci immaginarie che lo perseguitavano e<br />

quando cominciavano a par<strong>la</strong>rgli, come lui diceva, duravano<br />

anche una giornata. Poi stava nel suo fondo giorni, settimane<br />

fermo immobile a guardare l’acqua dal<strong>la</strong> finestra. Per i mariti,<br />

con <strong>la</strong> loro insulsaggine, visto che non disturbava nessuno, era<br />

come non ci fosse.<br />

Questo uomo di scarto era <strong>la</strong> persona che forse Badoer più<br />

amava, di lui non par<strong>la</strong>va mai, non diceva neanche il nome. Lo<br />

voleva custodito e <strong>la</strong>sciato tranquillo dov’era, appena poteva lo<br />

andava a trovare, sedendo sul pavimento vicino a lui.<br />

108


Valdemarca era arrivato ad una decisione, avrebbe messo subito<br />

in vendita <strong>la</strong> campagna dei Martinoia per un prezzo ben più alto<br />

di quello che era nel suo contratto di acquisto e avrebbe portato<br />

in banca le cambiali nuove che aveva in mano. Dal<strong>la</strong> banca<br />

poteva pretendere un avviso di pagamento ai Martinoia, senza<br />

metterle all'incasso, <strong>la</strong> chiamata per debiti era possibile.<br />

Se le metteva all’incasso invece e queste non erano pagate,<br />

come di certo, perdeva il diritto del pignoramento immediato e<br />

doveva attendere i tempi del tribunale. Doveva farli fallire, e<br />

come debitore principale, forse unico, agire come gli era<br />

consentito per legge.<br />

Uno che poteva comprare il fondo del<strong>la</strong> Bagnara era il mugnaio<br />

del Pi<strong>la</strong>stro, Pengo. Stava <strong>la</strong>vorando molto in quegli anni anche<br />

con una gualchiera attaccata al mulino dove si <strong>la</strong>vavano le <strong>la</strong>ne,<br />

e aveva sentito che cercava l’occasione per farsi una campagna.<br />

La mattina presto prese il calesse per <strong>la</strong> Fossona, ma dal giro<br />

<strong>la</strong>rgo per evitare il posto maledetto dei Martinoia. Già dal<strong>la</strong><br />

Crosara del Passo sul<strong>la</strong> collina, poteva scorgere il mulino dei<br />

Pengo.<br />

Entrò nel cortile e chiese di Gregorio, lo chiamarono.<br />

"è il periodo degli intendenti del Conte " "perché dice questo?"<br />

"ah niente scherzavo, perché son due settimane che è stato qua<br />

Badoer e l'hanno visto in giro più volte, ho pensato che gli<br />

piacerà <strong>la</strong> zona o che si è trovato <strong>la</strong> morosa….scherzo sa… se non<br />

si ride qualche volta qua… cosa ha bisogno?"<br />

Valdemarca era fermo in piedi, duro e senza parole, di colpo<br />

qualcosa gli era passato come un'ombra davanti agli occhi. La<br />

sua coscienza col<strong>la</strong>udata in dare e avere, con stime per eccesso<br />

nell'avere, in difetto nel dare, lo aveva avvertito chiaro in quel<br />

momento che c’era un dare in corso.<br />

Un urto seguito da una spaccatura dentro.<br />

Aveva preparato tutto quello spostamento per qualche altro.<br />

"cercavo…ah niente di importante, ma dato che ho un parente<br />

che cerca una campagno<strong>la</strong> da queste parti, volevo chiedere se<br />

sapeva niente, se qualcuno aveva una campagnetta sui 30 campi<br />

con <strong>la</strong> casa, poco più o poco meno, da vendere…voi sapete<br />

sempre tutto quello che circo<strong>la</strong>" "ah guardi, magari ci fosse,<br />

109


sapesse da quanto tempo cerco anch'io una bel<strong>la</strong> campagno<strong>la</strong>,<br />

una roba giusta, no una scarpìa, qua vendono poco, niente roba<br />

seria, solo tocchi di divisioni sbagliate, miserie di emigranti, ma<br />

sa come si dice… quello che non si trova in un anno, si trova in<br />

un giorno… non si sa mai, può capitare qualcosa di valido… se mi<br />

capita le faccio sapere".<br />

Quasi si vergognava, come se glielo leggessero in faccia, del<strong>la</strong><br />

scusa trovata all’ultimo per essere là.<br />

Badoer era stato spesso da quelle parti, questo significava una<br />

cosa so<strong>la</strong>. E lui che aveva messo in moto un meccanismo non più<br />

manovrabile, e adesso cosa?<br />

Venne a gal<strong>la</strong> qualcosa da sotto il vortice. Eh no, sapeva lui cosa<br />

fare. Il mugnaio lo guardava fermo e muto cosa aspettasse.<br />

Salutò, girò il calesse e fece <strong>la</strong> strada dell'argine "se è come<br />

penso, vado domani dall'avvocato Ronchitelli… ah mi mangio<br />

tutto, tutto, ma neanche lui … eh no, maledetta bestia assassina,<br />

vediamo se ti passa quell’aria…ma cosa crede di fare?"<br />

Entrò in cortile dai Martinoia e si diresse veloce verso <strong>la</strong> stal<strong>la</strong>,<br />

Antonio non c'era, c'era il bovaro. Si diresse verso <strong>la</strong> casa, entrò<br />

in cucina senza bussare si precipitò dentro come se l’avessero<br />

spinto, vi trovò Elma con tutti i figli.<br />

"cos'è questa storia ah? Badoer…. dunque è il consigliere, è lui<br />

che vi mette contro, lui, ma pensate di fare cosa, cosa… a me?<br />

Bene Elma, vuoi dirmi cosa avete fatto con Badoer, tanto lo so,<br />

so tutto, me l'ha detto il Conte … ed anche altri… almeno<br />

sapessero stare zitti…allora Elma?”<br />

"se sa tutto, cosa mi domanda?… conferme? vada a par<strong>la</strong>re con<br />

lui e glielo domandi, io so solo che sono qua con i tosi e che così<br />

non si entra in casa mia, se le va bene" "vuoi insegnare a me… a<br />

me vuoi insegnare?…ma insegnare cosa, maledetta puttana"<br />

Elma si girò tutta, sospirò con <strong>la</strong> collera sul viso che montava tra<br />

gli occhi fatti piccoli<br />

"vai fuori di qua, subito va’ fuori e se rimetti piede in questa<br />

casa, Antonio ti tiene ed io ti apro come il maiale, prova a<br />

mettere piede in quel cancello, provaci… se vuoi vendere sta<br />

casa faglie<strong>la</strong> vedere da fuori, che ti conviene, vai via… via ho<br />

detto… fuori"<br />

110


Sibi<strong>la</strong>va da serpe, ma le ultime parole le urlò. Valdemarca uscì,<br />

mentre Antonio stava arrivando quasi di corsa<br />

"cosa c'è qua…cosa c'è da ur<strong>la</strong>re?" lo scansò, salì in vettura,<br />

scosse le redini e urlò al cavallo "ci vediamo mascherine…ci<br />

vediamo"<br />

Valdemarca arrivò tardi al<strong>la</strong> Tenuta. Badoer era già andato via.<br />

Tornare a casa sua non se <strong>la</strong> sentiva, <strong>la</strong> strada lo aveva sbollito,<br />

poi sfiancato e rattristato, <strong>la</strong> rabbia rimasta ora serviva a rodere.<br />

Pensò di andare a trovarlo in osteria; ma come affrontarlo?<br />

quello non lo intimidivi coi fatti, figuriamoci a parole. Ma fermo<br />

non riusciva a stare, doveva fare qualcosa, qualsiasi cosa.<br />

Cenò senza mangiare e poi uscì. All'osteria Badoer non ci veniva<br />

il lunedì, Bano gli disse che quel<strong>la</strong> era sera di musica. Già lo<br />

sapeva che teneva <strong>la</strong> banda, questo faceva di tutto.<br />

Andò dietro <strong>la</strong> chiesa al vecchio teatro in disuso, era lì che<br />

provavano.<br />

Era buio nel grande cortile, lo strano stabile sembrava un’altra<br />

chiesa, quasi in rovina, da dentro veniva una marcetta<br />

sommessa. Posto per balordi come lui, pensò.<br />

La porta era socchiusa per i ritardatari, Valdemarca si fermò<br />

dietro due tende lise ormai pronte a cadere nell’ingressino<br />

quadrato, si vedeva bene <strong>la</strong> sa<strong>la</strong> grande col pavimento di legno<br />

rotto, bisognava saltare da un’asse all’altra per avanzare.<br />

Badoer era sul palco, di spalle, davanti aveva tutta <strong>la</strong> banda che<br />

arrancava su una marcia viennese.<br />

Si fermarono con grandi pacche del maestro sul leggio, escluso il<br />

solito mona che non si accorgeva mai di niente e continuava "più<br />

lento, più lento, prendete l'abbrivio come i cavalli e partite, poi vi<br />

perdete e via che ognuno suona come caspita gli pare,<br />

riprendiamo… dai Cecio, che di acqua in quel trombone ce n'è un<br />

secchio… cosa sfiati?… dai… pronti?"<br />

Ripresero più lenti. Serata fiacca, Badoer li avrebbe pestati, visto<br />

come muoveva <strong>la</strong> bacchetta. La musica incostante procedeva,<br />

Valdemarca aspettò <strong>la</strong> prima pausa e si fece avanti. Badoer lo<br />

vide uscire dalle tende rotte dei <strong>la</strong>ti, fece una smorfia… neanche<br />

suonare in pace.<br />

111


"dovrei par<strong>la</strong>rle" "se è lungo, dopo le prove, tra un’ora, magari<br />

all'osteria" "e se aspetto fuori?" "come vuole, sta solo al freddo"<br />

Aspettò fuori, seduto sul<strong>la</strong> muretta mezza franata dietro l’abside<br />

del<strong>la</strong> chiesa.<br />

Era disturbato non aveva alcuna confidenza con se stesso e<br />

sentire musica lo faceva penare. Guardava il tondo dell'altare<br />

maggiore del<strong>la</strong> chiesa dall’esterno, non si ricordava di averlo<br />

visto che da bambino, quanti anni erano che non veniva là<br />

dietro. Posti per gente come quel<strong>la</strong>. La musica non stentava più,<br />

si riempiva che scuoteva il fabbricato, lo obbligava a sentire.<br />

Non sapeva ancora bene come avrebbe incominciato, cosa<br />

poteva dirgli.<br />

Uscirono tutti i musicanti intabarrati, piano si dispersero nel<strong>la</strong><br />

notte, ognuno nel buio si portava dietro un po’ di note rimaste da<br />

suonare ancora.<br />

Badoer doveva chiudere il portone, poi chiamò il sacrestano che<br />

se ne andò col suo grosso mazzo di chiavi.<br />

Gli venne incontro.<br />

"senta Badoer, credo di sapere tutto, so che sta trafficando con i<br />

Martinoia ed anche se non conosco ogni cosa credo di capire<br />

cosa succede, facendo così credo che nessuno ne ricavi niente,<br />

ne’ io, né lei, da quelli si avranno solo rogne e perdite" "cosa<br />

intende dire, messo in bel<strong>la</strong> copia?" "non è il momento di<br />

scherzare, non credo, mi dica cosa vuole fare?" "le pare che<br />

stiamo scherzando? Io no, niente c’è da fare, aspettare e vedere<br />

come vanno le cose. Ci pensi bene… chiede a me dei Martinoia?<br />

Qualcosa che si è architettato lei, da solo, <strong>la</strong> chiede a me? non<br />

l'ho iniziata io questa partita, non <strong>la</strong> volevo giocare…qualcuno me<br />

l’ha buttata addosso…. Ci pensi ancora bene…dovevo essere<br />

buttato fuori di casa?…secondo lei? no, non ero contento di<br />

quello che mi sarebbe successo"<br />

"Badoer, insieme possiamo fare qualcosa, ma da soli…nessuno<br />

vince, perdiamo tutti e due" "credo che chi mi offre<br />

col<strong>la</strong>borazione per guadagnare, lo fa solo quando è costretto,<br />

altrimenti il guadagno se lo farebbe tutto da solo"<br />

"lei non fa niente però, tutto da solo non arriva da nessuna<br />

parte" "lei ci pensava però di fare tutto da solo… vero? Adesso<br />

112


seguo <strong>la</strong> corrente e nuoto dove mi hanno costretto, seguo quello<br />

che altri hanno fatto, e fatto male, molto male, …devo<br />

continuare?... che ognuno faccia quello che ha in mente" "lei<br />

cosa ha in mente di fare?" "se vuole saperlo, allora le dico che<br />

faccio una mossa dietro l'altra, non so come andrà a finire e dove<br />

mi porterà e non voglio certo spiegarmelo con lei…farò quello che<br />

devo fare."<br />

“quel<strong>la</strong> terra…lei <strong>la</strong> vuole?”<br />

“è lei che l’ha voluta quel<strong>la</strong> terra, non ci pensavo nemmeno, per<br />

me era viva e <strong>la</strong> <strong>la</strong>sciavo a chi <strong>la</strong> viveva. Per aver<strong>la</strong> ora devo<br />

cambiare tutto, mi disgusta par<strong>la</strong>rne con lei lo sa? cambiare non<br />

vorrei, ma non sono in grado di fare che questo e non meglio di<br />

così. Glielo ripeto, sono stato tirato dentro per forza, se lo ricordi<br />

sempre”<br />

“sono solo affari… cosa bisogna cambiare mai?…è successo“<br />

“se sono solo affari, è solo questione di tempo, successo ed<br />

insuccesso faranno pari, somma zero”<br />

"lo sa che suo figlio frequenta mia figlia in città, si vedono tutti i<br />

giorni…da un pezzo?"<br />

Badoer sussultò per <strong>la</strong> fiammata di par<strong>la</strong>re a lui del<strong>la</strong> sua<br />

famiglia, stette zitto per qualche tempo. Quest’ultima uscita<br />

invadente era in più, si sentiva come a giocare con un baro con<br />

cui non voleva sedersi fin dall’inizio.<br />

“questa è un’altra storia che è meglio non mischiare… per<br />

rispetto, non è il suo posto e non è questo il momento per tirar<strong>la</strong><br />

fuori, buonasera"<br />

Camminò nel<strong>la</strong> notte senza girarsi, quello era capace di seguirlo.<br />

Insieme al<strong>la</strong> rabbia il bisogno di essiccare subito il vincolo di<br />

quell’annuncio, di ritrovare l’indifferenza che lo difendeva.<br />

Gli inizi del<strong>la</strong> vita sono sempre così delicati per tutti. Avrebbe<br />

desiderato sostenerlo quell’incontro, portarseli in spal<strong>la</strong> i due<br />

tosi.<br />

Marco ed Anna erano capaci di farlo deviare, di costringerlo verso<br />

altre scelte. Non poteva aggiungerli ora alle variabili, né lo<br />

doveva riguardare, non si va a uno scontro portandosi dietro <strong>la</strong><br />

famiglia.<br />

113


Era dietro <strong>la</strong> tettoia dell’osteria, toglieva <strong>la</strong> coperta dal<strong>la</strong> schiena<br />

del cavallo e lo staccava dagli anelli.<br />

Doveva porre tutto al servizio di quell’affare, anche a scapito<br />

degli affetti e <strong>la</strong> decisione gli diede un senso di rinnovata<br />

energia.<br />

Il giorno dopo un Valdemarca insonne fece preparare il calesse<br />

all'alba e, chiuso nel tabarro sempre troppo corto, andò in città.<br />

Vi arrivò che stavano aprendo i primi caffè. I <strong>la</strong>vori per<br />

l'elettrificazione dell'illuminazione pubblica erano quasi terminati,<br />

ma diversi cantieri occupavano ancora i <strong>la</strong>ti del corso per <strong>la</strong><br />

stazione, così vicini da sembrare uno solo. Ancora cambiamenti<br />

contrari a lui, nemici. Elettrificavano perfino le tranvie,<br />

aprendone sempre di nuove verso i paesi attorno. Non si sentiva<br />

preparato, avrebbe voluto che tutto si fermasse, lo rassicurava il<br />

tram a cavalli che ancora funzionava in città, ma tra poco<br />

l’avrebbero sostituito.<br />

Gli venne in mente di andare a trovare sua figlia, in fondo non<br />

l’aveva mai fatto, poi provò quasi vergogna ad averlo pensato e<br />

si ficcò in un caffè delle piazze, bisognava aspettare un’ora<br />

decente per presentarsi all'avvocato Ronchitelli. Quel<strong>la</strong> era<br />

ancora una mattina di rabbia e tristezza assieme, pessime<br />

compagnie per trattare un affare.<br />

Con improvvisi rancori ed impennate al solito era indeciso su<br />

cosa dire e su cosa aspettarsi da questo colloquio, forse si<br />

poteva recuperare i soldi, forse arrivava qualcosa di meglio.<br />

Poi non resistette e prese <strong>la</strong> via che portava al di là delle riviere,<br />

un giro lungo tanto per perdere tempo. Aspettò nel tabarro corto<br />

sotto il loggiato dei Servi.<br />

Vide uscire Anna dal portone verso le otto e, appena fuori, una<br />

ragazza, che prima non aveva notato, le si avvicinava<br />

salutando<strong>la</strong>.<br />

Di sua figlia aveva sempre ascoltato notizie distratte, come di<br />

una conoscenza, le volte in cui sua moglie gli par<strong>la</strong>va a pranzo o<br />

a cena, mentre lui ruminava i suoi affari. Forse voleva bene a<br />

quel<strong>la</strong> ragazza, non si era mai posto <strong>la</strong> domanda, era bel<strong>la</strong> come<br />

sua madre, che aveva assaporato svogliatamente. Ma con lei non<br />

114


aveva alcuna confidenza e lei lo trattava cortese come un<br />

estraneo.<br />

Non era mai stato attento, diceva sua moglie, ma cosa mai<br />

volevano da lui.<br />

La guardò ridere, cosa avrebbe potuto dirle se <strong>la</strong> fermava,<br />

niente, meglio così, per altro ancora non era il momento.<br />

Si avviò lento verso <strong>la</strong> casa dell'avvocato, che lo ricevette senza<br />

farlo attendere e, a dispetto dell'ultima volta, fu incoraggiante.<br />

Gli raccontò che era stato lui a prestare i soldi a Martinoia per<br />

l'acquisto e delle cambiali vecchie che aveva insieme alle<br />

ipoteche.<br />

Ronchitelli si fece spiegare di nuovo, frapponendo domande<br />

innocue e poche precisazioni "così lei sperava di subentrare a<br />

Martinoia una volta concluso l'affare?" "eh…no… non proprio"<br />

"che cosa allora se non proprio? avevano già debiti con lei, <strong>la</strong><br />

campagna era già sua, come potevano pagare se non pagava<br />

lei…con che mezzi? da quanto so, e lei mi conferma, non ne<br />

hanno"<br />

Valdemarca avvampava, aveva sbagliato a venire, ora si trovava<br />

sotto interrogatorio e non sapeva che fare.<br />

“pensavo di poter rivendere…trovare poi un altro acquirente, sa…<br />

gli affari” "senta, ora non cambia niente, le cose fatte non si<br />

cambiano con le premeditazioni passate, cosa vorrebbe ora?"<br />

"pensavo che… se obblighiamo…obbligo i Martinoia a pagare,<br />

sono costretti a cedere il contratto, non ce <strong>la</strong> fanno…"<br />

"ma ho l'impressione che ci sia qualche altro che ce <strong>la</strong> farà ed il<br />

contratto è stato pensato così stringente che ora non si rompe<br />

facilmente, atto di vendita e non promessa di vendita, atti<br />

disgiunti, procura con possibilità di dare procura, non c'è da dire<br />

niente, ben progettato, un contratto di ferro, e tutto previsto a<br />

favore dell’acquirente, che doveva essere lei,… o sbaglio ancora?<br />

Ora non rispettarlo è un problema e ho paura che altri lo faranno<br />

rispettare, e forse… se lo godranno… temo stia andando così"<br />

L'avvocato nei giorni precedenti era riuscito a farsi ricevere dal<br />

Conte Lanfranco, pochi minuti per sentirsi dire che il contratto<br />

firmato andava benissimo, che chi lo deteneva se lo intestasse e<br />

che mai più gli chiedessero conto di quello che aveva fatto. Era<br />

115


stato liquidato con un saluto e accompagnato con ogni riguardo<br />

al<strong>la</strong> porta.<br />

Il fratello Umberto, a cui riferì subito dopo, aveva accolto male <strong>la</strong><br />

notizia, infuriandosi contro quei bifolchi così duri da convincere e<br />

gli era sfuggita una considerazione acre perfino sul fratello.<br />

Pentitosi, era passato a trattare da inesperto il Ronchitelli.<br />

L’avvocato ora vessava Valdemarca come in giudizio, il tono di<br />

cortesia in affari dell’inizio era stato presto abbandonato.<br />

"dovrò pensarci e vedere se si può fare qualcosa, comunque<br />

temo che non sia facile, ho preso nota di quello che mi ha detto.<br />

Ma le chiedo di nuovo, era lei che voleva comprare?" "noo… io<br />

no, ma come è possibile… le ho detto…volevo mettermi in mezzo<br />

all’affare e poi far acquistare ad un terzo" "va bene, inutile<br />

continuare, <strong>la</strong> faccio accompagnare, appena ho novità le farò<br />

sapere".<br />

Uscì con un ronzio ostinato al<strong>la</strong> testa, ma allora poteva perdere<br />

tutto, che speranze aveva se questi, ma questi… non era<br />

possibile, si tiravano indietro, cosa sarebbe riuscito a fare lui “li<br />

avevo in mano da farli tribo<strong>la</strong>re quanto volevo e ci sono caduto<br />

io nei loro pericoli” pensava, camminando verso lo stallo dei<br />

calessi “dov’è il mio, dove l’ho messo?”. Gliel’avevano spostato.<br />

IL BORGHETTO<br />

Il Borghetto era chiamato anche Fontego, per una risorgiva a<br />

<strong>la</strong>to del lungo vicinale alberato che portava infine al<strong>la</strong> vil<strong>la</strong>;<br />

l’acqua era chiusa in una vasca di pietra e tracimava perdendosi<br />

nel<strong>la</strong> campagna.<br />

Era un agglomerato rurale di forma partico<strong>la</strong>re. Nell'impianto<br />

originale, quattro grandi fattorie realizzate su una vecchia<br />

dipendenza benedettina, vi abitavano i Bevi<strong>la</strong>cqua: Rino con<br />

moglie e otto figli, Amedeo con moglie e sette figli, Pietro con<br />

moglie e quattro figli e uno zio non maritato, come ce n’erano<br />

sempre.<br />

Vivevano per conto proprio, solitari, agli occhi dei vicini, e<br />

silenziosi, ma <strong>la</strong>voratori inesauribili, per tutto il tempo<br />

disponibile, fino a che fuori non ci si vedeva più.<br />

116


Tutto intorno erano state aggiunte negli ultimi cento anni molte<br />

piccole case, di pietra e mattoni con tetti coperti di muschio e<br />

addossate l’una all’altra. Quelle a ridosso delle marcite, sotto <strong>la</strong><br />

risorgiva, erano su terra bassa e finivano prima o poi al<strong>la</strong>gate.<br />

Negli ultimi trent’ anni il padre del Conte aveva fatto costruire<br />

delle stalle vicino alle case, altra scelta errata perché ora l’aia di<br />

una casa confinava con <strong>la</strong> contigua, ognuna col suo barco<br />

destinato a fienile sopra e a ricovero attrezzi sotto, chiuso con<br />

tavole da dove spira il vento e batte <strong>la</strong> pioggia.<br />

Il borgo aveva finito per attrarre, negli ultimi vent’anni, contadini<br />

che prima abitavano piccole fattorie disseminate nel<strong>la</strong> Tenuta; le<br />

case rimaste vuote, il Conte voleva restassero tali.<br />

La dozzina di grosse famiglie che ci stava era quasi tutta<br />

imparentata, con i figli che una volta sposati restavano a vivere<br />

nel<strong>la</strong> stessa casa dei genitori.<br />

Una parte di loro erano mezzadri, molto diversi dai braccianti<br />

sul<strong>la</strong> terra del Conte, con lo stesso aspetto abbrustolito dalle<br />

fatiche ma con una sorta di atteggiamento spavaldo per il loro<br />

rapporto differente. Gli uomini più prepotenti e litigiosi vivevano<br />

lì, anche se si ubriacavano meno dei sa<strong>la</strong>riati .<br />

Il Conte aveva introdotto un nuovo modo di allevare il bestiame,<br />

concentrandolo in grandi stalle per bovini, maiali, polli, conigli,<br />

faraone, anatre e oche. Erano i primi tentativi di uscire dal<br />

sistema del<strong>la</strong> vacca in stal<strong>la</strong>, praticata ovunque e da tutti.<br />

Il gruppo di case del Fontego era divenuto a poco a poco una<br />

unica grande stal<strong>la</strong>.<br />

Per contratto era <strong>la</strong> proprietà che commerciava il bestiame e dei<br />

rapporti con i mediatori si occupava Valdemarca, Badoer gestiva<br />

le forniture. Dal Fontego si rifornivano di <strong>la</strong>tte tutti i <strong>la</strong>ttai che<br />

andavano in città, gli stessi che vendevano anche i piccoli<br />

animali, polli e conigli.<br />

I sa<strong>la</strong>riati giornalieri campavano alle Ranare, nei casoni di paglia.<br />

E, dopo i casoni, c’erano gli avventizi, i più meschini che<br />

stentavano nelle tane, le buche scavate in posti alti del terreno,<br />

coperte da paglia e con a fianco staccata una copertura per il<br />

foco<strong>la</strong>re di pietre, dove cucinavano.<br />

117


Il Fontego, essendo <strong>la</strong> zona più bassa e umida, si prestava al<strong>la</strong><br />

coltivazione di erba spagna per nutrire le bestie.<br />

I magri ricavi delle tradizionali colture convinsero il Conte a<br />

tentare nuovi impianti: maggiori proventi erano offerti dal<br />

tabacco e dal<strong>la</strong> bieto<strong>la</strong> da zucchero e con il cambiamento delle<br />

colture si voleva razionalizzare tutta l’azienda.<br />

Aveva tentato di convincere gli abitanti del Fontego a ritornare<br />

nelle vecchie fattorie disseminate, promettendo migliorie certe, il<br />

sistema abitativo e di <strong>la</strong>voro era divenuto irrazionale, ma i<br />

contadini rifiutavano le vecchie case, si vedevano ormai<br />

abbandonati lontano dal Borghetto.<br />

Badoer entrava spesso in polemica con i mezzadri sui prezzi delle<br />

bestie, del <strong>la</strong>tte, delle attrezzature acquistate. Il sospetto di<br />

essere imbrogliati ce l'avevano anche quando trattavano<br />

direttamente con sensali o con i commercianti, seppur avvenisse<br />

di rado e per affari minori. Quando accadeva, <strong>la</strong> diffidenza e<br />

l’effettiva loro incapacità li portava a continue polemiche segrete,<br />

immaginando trame di Badoer per derubarli. Di Valdemarca le<br />

peggiori nuove erano giornaliere.<br />

Quell’anno Badoer insisteva per ampliare <strong>la</strong> coltivazione di<br />

barbabieto<strong>la</strong> a scapito dell’erba spagna. Un gruppo belga<br />

avrebbe aperto in zona due grossi zuccherifici e <strong>la</strong> richiesta era<br />

superiore all'offerta.<br />

Le stalle rendevano, ma non come si credeva, e tutto il Fontego<br />

dava sempre problemi. Dopo un mese di interminabili dispute,<br />

Badoer aveva proposto "ora vi consorziate e trattate voi, vi<br />

mettete d'accordo voi, vendete voi, ed io vengo al<strong>la</strong> fine a<br />

prendere <strong>la</strong> parte del Conte, ma voglio i soldi in mano come io ve<br />

li davo, chi perde paga di tasca propria"<br />

Il consorzio non aveva avuto molto successo, tra di loro si erano<br />

addirittura pestati, con le mogli dietro a incitare.<br />

Badoer allora tornò a vedere come intendevano procedere,<br />

fiducioso che si sarebbe litigato di nuovo.<br />

Al Borghetto i Dal<strong>la</strong> Pria risiedevano da generazioni, tutti se li<br />

ricordavano da sempre. Uno dei tre fratelli era Carlo, viveva con<br />

<strong>la</strong> famiglia del Tullio, senza essersi mai sposato.<br />

118


Tirava avanti una rimessa al<strong>la</strong> Mandria, appena fuori paese, dove<br />

costruiva e riparava i carri. Ma più del carradore, fin da ragazzo,<br />

Carlo amava scolpire il legno. Si era ricavato un <strong>la</strong>boratorio nel<strong>la</strong><br />

fattoria, lo trovavi lì al<strong>la</strong> sera o ad ore perse, benché le ore perse<br />

fossero ormai <strong>la</strong> maggioranza.<br />

Badoer e Carlo erano amici, a lui aveva confidato <strong>la</strong> storia del<strong>la</strong><br />

vendita del Conte e il desiderio di proprietà che si era sentito<br />

montare dentro.<br />

Carlo continuava a battere con lo scalpello sul suo pezzo,<br />

immerso nel<strong>la</strong> curva da intagliare, mentre Badoer costruiva i<br />

percorsi che gli eventi potevano seguire, come era iniziata <strong>la</strong><br />

faccenda, come potrà inclinarsi ora “questa è <strong>la</strong> realtà di cui<br />

dispongo, Carlo“<br />

A questi finali l’amico taciturno picchiava con maggior<br />

convinzione. Realtà, quale?<br />

Carlo, l’unico amico da cui Badoer accettasse rare paternali "li ho<br />

ascoltatati nei loro discorsi… erano pieni di idee fisse, fermi, non<br />

si muovono neanche con il pungolo” Carlo alzava gli occhi ed era<br />

il massimo del commento, queste faccende non lo interessavano.<br />

“sono sicuri solo nel<strong>la</strong> loro diffidenza, sanno di non sapere e<br />

sopportano <strong>la</strong> competenza degli altri che li minaccia" “beh non<br />

hanno torto, <strong>la</strong> competenza degli altri è sempre stata una pedata<br />

sul culo per loro” “Carlo, non arriveranno a nessun risultato"<br />

Ettore aveva sentito di un sensale di vacche che si spacciava per<br />

consigliere fidato e da tempo li “metteva su”, sostenendo che<br />

dalle bestie si ricavava il doppio di quello che a loro arrivava.<br />

Quel<strong>la</strong> sera mandò a chiamare l’abile mediatore, se avesse<br />

ricavato il doppio, poteva averle tutte e subito, ma prima voleva<br />

i soldi in mano. Non si fece avanti nessuno.<br />

Il bi<strong>la</strong>ncio del primo mese da consorziati registrava due vacche<br />

vendute, ma avevano in tasca solo l’acconto di una, con questo<br />

<strong>la</strong>uto guadagno terminò <strong>la</strong> gestione in proprio.<br />

Intanto <strong>la</strong> situazione di affol<strong>la</strong>mento al Fontego era insostenibile<br />

e di difficile gestione, dovevano tutti tornare alle vecchie fattorie<br />

chiuse per permettere una conduzione più razionale<br />

dell’allevamento.<br />

119


Il Conte, prima del<strong>la</strong> disgrazia, aveva ordinato alcuni sgomberi,<br />

ma non voleva storie. Le storie ci furono al primo tentativo, così<br />

che tutto rimase fermo.<br />

I Bevi<strong>la</strong>cqua, come i Dal<strong>la</strong> Pria, non dovevano sbaraccare, loro<br />

abitavano da sempre l’ antico impianto cinto da mura.<br />

I primi erano soprannominati “i Biondi”, oppure i “Montagna”,<br />

perché il nonno, fresco di sposalizio, era arrivato là dai monti e<br />

ora c'erano i figli dei figli già grandi, circa 25 persone, accorte e<br />

tra i pochi che non si piangevano addosso mai, perfino ora che i<br />

<strong>la</strong>vori non procedevano granché bene.<br />

Badoer aveva un rapporto di fiducia speciale con Pietro,<br />

primogenito del vecchio, e con suo figlio Sergio, dell'età di<br />

Marco.<br />

Anche Sergio aveva iniziato il seminario e poi ne era uscito a<br />

ventuno dopo due anni di teologia. Questa comunanza di<br />

percorsi interrotti li legava.<br />

Badoer se lo portava dietro per avviarlo al suo <strong>la</strong>voro. In fattoria<br />

era uno dei pochi ad aver studiato ed era capitato spesso che<br />

anche il Conte lo chiamasse, quando non trovava subito il suo<br />

gastaldo. Ormai Sergio era a conoscenza di quasi tutte le storie<br />

del<strong>la</strong> Tenuta e di una buona parte degli affari di Badoer.<br />

La vicinanza con Ettore creava come un impaccio tra Marco e<br />

Sergio. Marco, da quand’era all’università tornava al<strong>la</strong> Tenuta<br />

ancora meno, ovvio che fosse estraneo a quello che succedeva.<br />

Marco, quando ritornava dal<strong>la</strong> città, si teneva lontano dagli affari<br />

del<strong>la</strong> Tenuta e pian piano il suo impaccio con Sergio si era<br />

trasformato in poca confidenza.<br />

Sergio era anche amico di Anna, che fin da bambina ne<br />

frequentava <strong>la</strong> sorel<strong>la</strong>, poi <strong>la</strong> ragazza era entrata in convento,<br />

suora contro ogni intenzione del<strong>la</strong> famiglia.<br />

Pietro e il figlio erano in cantina sopra <strong>la</strong> botte alta, gli altri<br />

dispersi tra <strong>la</strong> stal<strong>la</strong> e i fienili. Si cominciavano i <strong>la</strong>vori<br />

dell'inverno col travaso del vino nuovo.<br />

Quando Badoer arrivò, fecero per scendere, ma salì prima lui <strong>la</strong><br />

stretta sca<strong>la</strong> a pioli appoggiata al muro e si sedette sotto <strong>la</strong><br />

volta.<br />

120


"ci sono delle nuove Pietro e ve le porto" "buone?" "per me sono<br />

buone, per voi lo possono diventare" "sentiamo"<br />

"avete sentito i cambiamenti, ora le cose stanno così e non<br />

cambiano più, per ora" "a padroni nuovi non si comanda"<br />

"bravo Pietro, per quello neanche ai vecchi, è che con i nuovi<br />

cambia musica, sentite, ho bisogno di par<strong>la</strong>rvi serio, qui vogliono<br />

levare gli allevamenti di bestiame, rimandare i boari dove<br />

abitavano prima alle case interne e vendere tutto, qua al<br />

Fontego restate solo voi come era una volta quando è arrivato<br />

tuo nonno, Sergio chiedi a tuo padre se lo ricorda bene" "se me<br />

lo ricordo, me lo ricordo sì"<br />

Padre e figlio aspettavano. Sergio mangiava una paglia.<br />

"quel mese che ho <strong>la</strong>sciato che ognuno trattasse le proprie<br />

bestie, vi ricordate, se non tornavo si facevano portare via tutto<br />

dai sensali e da quell'altro che li metteva su, ora ho bisogno di<br />

voi, siete i più grossi ed i più ascoltati, se voi accettate di<br />

vendere per primi gli altri seguono.” “vendere? alleviamo per<br />

vendere, e allora?” “è che questa volta vendiamo anche le<br />

vacche e non si riacquistano vitelli, si vende e basta, non si<br />

compra altro bestiame… e non posso dirlo che una volta venduto,<br />

non riempiamo più le stalle, quindi si deve vendere dicendo che<br />

si cambiano le razze e che è il momento giusto per guadagnare"<br />

"e dopo, cosa succede… dopo ?" "vuoi che te lo dica Pietro, non<br />

lo so del tutto, ma i padroni… senti, per ora posso dirti solo<br />

questo, capiscimi… han bisogno di questi soldi… ed è meglio con<br />

le buone… al<strong>la</strong> fine lo sapete tutti che da qui bisogna spostarsi<br />

alle vecchie case, è un merdaio ormai questo Fontego. Il<br />

Malborghetto si è sempre chiamato…cosa dici?".<br />

Sergio guardava suo padre con le gambe a penzoloni sul<strong>la</strong> botte<br />

che si tormentava ora i baffi, ora il mento, era in difficoltà e non<br />

par<strong>la</strong>va.<br />

"senti Pietro, per poterci guadagnare queste stalle dovrebbero<br />

macel<strong>la</strong>re quando le bestie sono a 600 o 700 Kg, e invece no, ho<br />

sempre trovato tutte le resistenze del<strong>la</strong> loro madre vacca,<br />

vendere <strong>la</strong>tte vogliono, che non si prendono i soldi, son rimasti<br />

con l'idea del<strong>la</strong> vacca in stal<strong>la</strong> e ne hanno quasi cento per ogni<br />

boaria, siamo noi che facciamo ca<strong>la</strong>re il prezzo del <strong>la</strong>tte da<br />

121


quanto ne vendiamo, ci facciamo male da soli. E' solo <strong>la</strong> vostra<br />

stal<strong>la</strong> che rende e voi sapete quanto anche" “l’idea insomma<br />

sarebbe di desfantare il Fontego?” “ sì, tenuto così è una perdita,<br />

le case vecchie, <strong>la</strong>sciate per <strong>la</strong> Tenuta, hanno ancora i tetti a<br />

posto, ma se non vengono riprese cosa si fa? le <strong>la</strong>sciamo<br />

marcire? al<strong>la</strong> fine ci si guadagna solo con le bestie da ingrasso<br />

vendute all’esercito, altro che <strong>la</strong>tte, e qui restano solo le quattro<br />

boarie delle fondamenta“<br />

Par<strong>la</strong>rono a lungo, poi in casa tagliarono una soppressa e ci<br />

bevvero sopra.<br />

Imboccò <strong>la</strong> strada per ritornare al paese. Veniva a piedi Martino,<br />

il barbiere ambu<strong>la</strong>nte, che acconciava capelli di casa in casa.<br />

Stringeva al petto le cinghie del<strong>la</strong> cassetta caricata in spal<strong>la</strong>.<br />

Appena riconobbe Badoer, nell’urgenza di togliersi <strong>la</strong> berretta, si<br />

intricò tanto da rovesciare quasi gli attrezzi, poi nel ricondurre <strong>la</strong><br />

cassetta all’equilibrio quasi scivo<strong>la</strong>va in fosso.<br />

“Martino, per fortuna che di qua non passa mai il vescovo<br />

altrimenti ti butti in canale” “mi scusi signor Badoer, stavo<br />

andando a fare i capelli” “ma pensa, un barbiere che va a fare i<br />

capelli, ce ne vuole del coraggio”<br />

Martino lo guardò con <strong>la</strong> bocca aperta, non sapeva cosa dire<br />

“ecco sì, vado a fare anche <strong>la</strong> barba” “ma insomma le fai tutte<br />

Martino” “sì, sì” “dimmi, ma al<strong>la</strong> Clelia, quel<strong>la</strong> che vende<br />

pol<strong>la</strong>stri, perché non glie<strong>la</strong> fai <strong>la</strong> barba? ne avrebbe bisogno, ti<br />

pare?” “ma, non so, suo marito non vuole…credo” “gli piace così?<br />

Gusti…vai vai Martino che finché ti perdi in chiacchere, i ciuffi<br />

stan tutti ricrescendo”<br />

Lo vide prendere il vialetto verso <strong>la</strong> casa di Valdemarca “ecco,<br />

Martino a posto come far <strong>la</strong> barba al gatto”<br />

Valdemarca passava da eccitamento ad abbattimento, in casa<br />

sua moglie non osava far domande, se non per come andavano<br />

gli affari, lui schizzava in ur<strong>la</strong>, "ma te l'ho solo chiesto per<br />

cortesia,…spero solo vada bene… se ne sentono tante" “cosa si<br />

sente?...cosa?” “niente… par<strong>la</strong>no di… te” aggravando<br />

notevolmente <strong>la</strong> sua rabbia con l'aggiunta finale “e tu fai di meno<br />

di ascoltare quelle quattro maldicenti”.<br />

122


Il mattino dopo se ne andò in città, arrivando come sempre con<br />

tale anticipo da deprimersi a guardare gli sviluppi dei cantieri<br />

pubblici sul<strong>la</strong> piazza del duomo.<br />

Verso le otto era di fronte al<strong>la</strong> casa di sua sorel<strong>la</strong>, scorse uscire<br />

Anna, attraversò per raggiunger<strong>la</strong>.<br />

Il viso le arrossì al<strong>la</strong> vista del padre, guardò in giro sgomenta<br />

"ma…cosa fai qua, è successo qualcosa?" "niente di salute, ho<br />

bisogno di par<strong>la</strong>rti" "ma ho scuo<strong>la</strong> adesso” ”perderai <strong>la</strong> prima ora<br />

e ti giustifico io" "no…non è per questo…è che non mi aspettavo"<br />

"chi aspettavi?" Anna fissò suo padre, che le sfuggiva "nessuno,<br />

è per dire, non mi aspettavo di vederti" "ma aspettavi<br />

qualcuno?"<br />

Anna allora capì e cambiò atteggiamento, disse fredda "no,<br />

nessuno"<br />

Presero per le piazze ed entrarono al caffè di fronte al Salone<br />

"senti, ti ho vista più volte, dico più volte, capiscimi bene, con<br />

Marco Badoer, non serve dirmi niente, tua madre lo sa?"<br />

Anna divenne pallida con il viso stretto "credo di sì" "credi? come<br />

credi?" "non ne ho mai par<strong>la</strong>to, però credo lo sappia" "bene,<br />

bene, fai quello che ti pare insomma, i tuoi comodi e ai tuoi<br />

genitori neanche una paro<strong>la</strong> o se sanno…zitti" "senti papà, come<br />

avrei potuto dirlo a te?" "allora, se non si può dire non si deve<br />

fare, ma tu l'hai fatto lo stesso, vero?" "cosa sei venuto a dirmi?"<br />

"no, signorina, tu non fai domande, io faccio domande e tu<br />

rispondi" "va bene"<br />

Anna non parlò più, rispondeva a monosil<strong>la</strong>bi e diceva meno di<br />

niente. Lui continuò con una paternale, da buon padre, sul<strong>la</strong><br />

morale e sugli inganni e dove portano, ma era già stanco con <strong>la</strong><br />

testa piena di altri pensieri.<br />

"ora puoi fare una cosa che potrebbe riscattarti, l'unica che<br />

potrebbe darti una speranza, ascoltami bene. Il Conte ha<br />

venduto <strong>la</strong> Tenuta, ha comprato quel disgraziato di Martinoia, ma<br />

sì che lo conosci, ed ora sembra, ma non si può dire, che ci sia<br />

dietro Badoer…Ettore, cioè il padre di… Marco, proprio lui. Se lui<br />

compra ci metterà tutti su una strada"<br />

Qui Giulio si interruppe, gli apparve chiaro in quel momento del<strong>la</strong><br />

conversazione che di questo cioè, padre di Marco che<br />

123


acquistasse, a lei interessasse meno dei <strong>la</strong>cci delle sue scarpe,<br />

che continuava a guardarsi, come faceva a minacciar<strong>la</strong> ed a<br />

convincer<strong>la</strong>?<br />

"se quello acquista ci rovina, ci mangia tutto, devi par<strong>la</strong>re con<br />

lui…Marco"<br />

Per quell’invito a par<strong>la</strong>re col suo innamorato, Anna, un’ora prima,<br />

l’avrebbe baciato, ma erano solo parole calco<strong>la</strong>te dette da un<br />

padre distante e opportunista, come era sempre con sua madre<br />

e con tutti.<br />

"devi convincerlo che fermi suo padre da questa infamia,<br />

fermarlo ho detto, deve impedirgli di fare niente, deve <strong>la</strong>sciare<br />

perdere i Martinoia, insomma mi ascolti?" "sì… ho capito…ma<br />

cosa può fare Marco?" "senti, non metterti a ragionare di queste<br />

cose che tu non capisci, gli dici di convincere suo padre<br />

altrimenti.…" "altrimenti?" "niente, questo non è il momento"<br />

“ma Marco non sa di questi affari, cioè non li segue, suo padre è<br />

uno che non par<strong>la</strong> con nessuno, con Marco poi si vedono poco…<br />

quasi mai, suo padre fa tutto da solo“ “se non è al corrente, si<br />

informa da lui e poi gli par<strong>la</strong>“ “ma se lui non può fare niente?”<br />

“intanto gli dici che provi e con molta convinzione…gli conviene”<br />

Le disse di venire a casa a fine settimana con una risposta,<br />

doveva ritornare assolutamente, poi <strong>la</strong> <strong>la</strong>sciò andare a scuo<strong>la</strong> e<br />

lei si allontanò sotto i portici, senza girarsi.<br />

Dopo <strong>la</strong> casa delle sorelle, Badoer doveva affrontare il suo<br />

mulino con Augusto Mattiazzo incrostato dentro.<br />

Doveva da tempo cambiare il cavallo che teneva vicino al<strong>la</strong><br />

stazione di Rottanova, partì appena sorto il sole accompagnato<br />

da Sergio Bevi<strong>la</strong>cqua, con <strong>la</strong> sua caval<strong>la</strong> attaccata al calesse, un<br />

animale che per <strong>la</strong> strada si fermavano ad osservare.<br />

Alle nove erano là e <strong>la</strong> splendida giumenta si era portata senza<br />

sforzo.<br />

Trovò il mugnaio scontroso come di rego<strong>la</strong>, ma in maniera<br />

accettabile, argomento dolente del giorno erano le operaie pigre<br />

del<strong>la</strong> fi<strong>la</strong>nda di sacchi, cosa che non lo riguardava oltretutto.<br />

Ettore valutò se poteva posticipare quell'indigesto e farsi prima<br />

un giro da Carminati a Campo d'Iso<strong>la</strong>, ma rinunciò al piacere e<br />

124


cedette al necessario, si era già troppo divertito con <strong>la</strong> caval<strong>la</strong><br />

disse a Sergio, andava scontata una penitenza.<br />

Nel<strong>la</strong> saletta dietro l'ufficio gli comunicò che intendeva vendere il<br />

mulino e lo iutificio. Augusto divenne torvo, mai visto così truce,<br />

e lo guardò fisso per un tempo che non finiva, poi esplose "con<br />

tutto quello che ho fatto per questa fabbrica di matti, <strong>la</strong>vorando<br />

giorno e notte, è così che adesso son ripagato…eh no bel<br />

giovane"<br />

Di essere un bel giovane, in quel momento, e con <strong>la</strong> sua età, gli<br />

parve una strana insolenza, ma forse era così che lo vedevano.<br />

"allora senti bel puteo, come dovrei fare, tenermi il mulino per<br />

sempre e farti contento, non so, dimmi tu… perché a te non<br />

piace che lo venda, <strong>la</strong> mettiamo così se vuoi"<br />

"eh no, non è il momento di scherzi che a te piacciono tanto, non<br />

è proprio il momento. Vendere va bene per te? va bene allora<br />

signor paron, ma c'è un ma, c'è un ma signore, c'è un contratto<br />

d'affitto che ho e che mi dà un diritto di essere chiamato per<br />

primo…non so come si dica" "pre<strong>la</strong>zione si dice, si chiama diritto<br />

di pre<strong>la</strong>zione, Augusto"<br />

"esatto, questo, proprio questo" "bene, ed io te <strong>la</strong> riconosco,<br />

allora sai cosa fai? tu esigi il tuo diritto di pre<strong>la</strong>zione per iscritto,<br />

io ti comunico il prezzo di vendita e hai un mese per darmi quello<br />

che chiedo, sappi però che se poi non lo eserciti e mi intralci,<br />

troverò il modo per chiederti tanti di quei danni che quelle<br />

quattro casette marce che hai in piazza e quei campetti sempre<br />

sotto acqua dove martirizzi i pòri Bessega, non ti basteranno per<br />

l'avvocato, va bene così?"<br />

Augusto aveva fatto due passettini indietro.<br />

" beh…ecco…tu ti scaldi subito, con te par<strong>la</strong>re è una<br />

fatica…volevo solo dire che le cose bisogna farle come si deve" "e<br />

perché dovrei farle come non si deve, se hai dei diritti te li fai<br />

valere, se avanzi qualche cosa te <strong>la</strong> pago, mi fai una bel<strong>la</strong> nota,<br />

su questo non hai bisogno di aiuti, di quello che secondo te ti<br />

spetta e ti pago ogni cosa" "ecco, queste sono parole giuste,<br />

ecco, così si fa… bene, siamo d'accordo, cioè… bene"<br />

Augusto non era d’accordo su niente e Badoer lo vide.<br />

125


Sergio aveva sentito il dialogo, si avviarono assieme. Andavano<br />

sull'arzeron verso Campo d'Iso<strong>la</strong>, c'era nebbia come essere sotto<br />

<strong>la</strong> tramoggia del mulino, il calesse si spostava nel niente, solo nel<br />

bianco.<br />

Stavano muti, Ettore aveva sospirato più volte, Sergio ruppe il<br />

silenzio “Quest'uomo rimuginava cattivo, con <strong>la</strong> sua finta di<br />

essere ben disposto, gli son venuti gli occhi rossi, non mi è<br />

piaciuto niente” ”quello mi metterebbe volentieri in macina<br />

Sergio, solo sa che non era il momento, ce l'avrò contro e non so<br />

dove, è un inetto” “ma non si crede un inetto, vuole essere<br />

riconosciuto e per riuscirci non trova altra via che <strong>la</strong> rabbia” ”è<br />

sempre stato invidioso, anche di quanto ce l’hanno più lungo gli<br />

altri” ”beh, intanto che misuri e confronti”<br />

Sergio seguiva Badoer nei suoi affari, aveva imparato molto.<br />

Stava zitto, era una rego<strong>la</strong> non intervenire, oltre alle quattro<br />

frasi scambiate quel<strong>la</strong> volta lui avrebbe fatto in modo diverso.<br />

Badoer deprezzava i nemici e li minimizzava, a volte era come se<br />

non ci fossero, li negava. Lui avrebbe continuato il discorso con<br />

Augusto, l’avrebbe spinto a par<strong>la</strong>re, ad esporsi e avrebbe cercato<br />

un modo per impostare una soluzione, Badoer sembrava stesse<br />

passando con il rullo di pietra sopra le zolle, a volte doveva stare<br />

più attento, queste piattole pungono.<br />

All'osteria del<strong>la</strong> Crosara Carminati non c'era. La Luigina, fece un<br />

gran sorriso a Sergio, seguito da un altro per Ettore, disse che<br />

era andato via presto e che tornava per pranzo, forse. "Luigina,<br />

col forse si possono aspettare solo le donne, perché un forse con<br />

loro è una certezza, ma Carminati no "<br />

Ed invece arrivò dopo un'ora, era stato da lui al mulino a<br />

cercarlo, ma per <strong>la</strong> strada bassa e con <strong>la</strong> nebbia si erano<br />

mancati.<br />

La Luigina, portando il prosciutto, non resistette a dire "ha visto<br />

che con i forse arrivano anche gli uomini?" Rispose Carminati<br />

"Luigina, sono dei forse…involontari, questi, diversi credimi"<br />

”infatti mi non li credo mica” “ma come? ti avevo promesso un<br />

bel toso, mi credi ora?” La Luigina scivolò via senza voltarsi fino<br />

al<strong>la</strong> porta del<strong>la</strong> cucina, poi si girò a cercare lo sguardo di Sergio.<br />

126


Carminati riferì del colloquio con Schidoni, il quale aveva preso<br />

tante pose e fatto tante allusioni “come sempre fa chi deve<br />

acquistare, se glielo vai a chiedere”, ma non gli era parso<br />

disinteressato per simu<strong>la</strong>zione, forse era periodo di bassa anche<br />

per lui, dopo aver liquidato i fratelli, di soldi dovevano avanzarne<br />

pochi.<br />

Carminati aveva cercato quindi un’altra pista “penna o pelo,<br />

basta che paghino”. Da poco tre grossi personaggi avevano<br />

costituito una Società di Macinazione "hanno una fantasia pei<br />

nomi da rovesciarsi, no? Comunque non fermiamoci ai dettagli,<br />

società del<strong>la</strong> raspa andrebbe bene lo stesso, è che hanno capitali<br />

e voglio par<strong>la</strong>rci appena posso, uno dei tre lo conosco".<br />

“bene Adriano va’ avanti come sai, ma dimmi ancora del<strong>la</strong><br />

Vanda, come va?” “sai che ogni bel ballo stanca, era ora di<br />

finir<strong>la</strong>, pareva una moglie ormai, pretendeva fosse sempre <strong>la</strong><br />

festa del Redentore” “basta festa?” “troppe rogne, vuole figli e<br />

non resta incinta, col marito dice che le ha provate tutte” “cosa<br />

avrà mai potuto provare?“ “eh cosa ne so?” “se non lo sai tu, ha<br />

provato anche te, allora?” “no, con me non attacca, pensa che in<br />

vil<strong>la</strong> tengono una famiglia di meridionali a servizio, <strong>la</strong> sua<br />

cameriera le ha portato da giù un grande cazzo di cera” “non mi<br />

pare che possa far tanto” “come no? sono ex voto che le donne<br />

di là portano al prete, di non so…un convento, lo baciano prima<br />

di consegnarlo” “ma al prete, però” “anche, forse, usanze, il<br />

prete ur<strong>la</strong> che là si ricevono i voti” “bei voti” “taci che ti racconto,<br />

mi ha fatto una testa così con tutti i partico<strong>la</strong>ri, si spiega al frate<br />

che lo voglio così e così” “ci sarà <strong>la</strong> corsa per comprare i più<br />

grossi” “costano di più, ma chissà se funzionano meglio” “un<br />

buon investimento” risero bevendo.<br />

"Adriano, c’è una cosa…Augusto, il mugnaio, gliel'ho detto<br />

stamattina, dovevo pur dirglielo, l'ha presa male, molto male<br />

credo, dovresti tenerlo d'occhio, sentire cosa dice"<br />

Ettore spiegò i suoi timori “basta affari adesso e basta Augusto,<br />

quel meneveo” e pranzarono con appetito.<br />

La Luigina avrebbe voluto scambiare qualche battuta ancora, ma<br />

quando una conversazione vien fatta a bassa voce son cose<br />

serie, Carminati spesso lo vedeva fermo con <strong>la</strong> forchetta in aria.<br />

127


Sergio si girava di tanto in tanto.<br />

Confinavano con i Bevi<strong>la</strong>cqua due famiglie molto numerose,<br />

quel<strong>la</strong> dei Loser e quel<strong>la</strong> dei Garbo.<br />

I Garbo erano detti strani perché nessuno poteva dire di<br />

conoscerli bene. Vivevano in una corte chiusa e si vedevano in<br />

giro solo per <strong>la</strong>vorare al soldo, quindi quasi mai, i maschi<br />

neanche in chiesa.<br />

In campagna sono molte le anomalie nei rapporti. Badoer<br />

conosceva ogni famiglia, trovava solo bisogni e tanta incapacità<br />

”non hanno altro che <strong>la</strong> vita e quello che di fondo questa si porta,<br />

così è”<br />

I contadini certe faccende non le nominano, vergogna, ma anche<br />

paura di essere giudicati, meglio tacere sempre, meglio<br />

specialmente non esporre giudizi.<br />

Ad iniziare i maschi, erano le cugine, a volte anche <strong>la</strong> mano delle<br />

sorelle.<br />

La più grande delle figlie di Alfonso, <strong>la</strong> Lucia, dal<strong>la</strong> mano era<br />

passata ad altri metodi. Non era l'unica in ogni caso, ma lei era<br />

diversa, non faceva che cercarli i maschi, di solito quando<br />

stavano nelle stalle a mungere, che fosse alba o tramonto. Sui<br />

mucchi di fieno e di paglia si consumava.<br />

Badoer conosceva bene <strong>la</strong> boaria, ci andava spesso perché<br />

teneva anche bestie sue, <strong>la</strong>sciava fuori il cavallo e entrava dal<br />

cancello piccolo, di cui aveva <strong>la</strong> chiave.<br />

Erano le sei del mattino, il buio invernale disponeva di tutta <strong>la</strong><br />

grande aia. In un angolo vicino al pozzo c'erano due persone, si<br />

scorgevano appena, Badoer seguiva il muro di cinta e per<br />

tagliare doveva passarci davanti; vide che c'erano un figlio di<br />

Alfonso Loser ed un figlio di Garbo<br />

Lo videro e uno quasi mollò <strong>la</strong> catena " tieni bestia, tieni" gli<br />

sibilò l'altro. Un <strong>la</strong>mento si levò dal pozzo.<br />

"prendete l'acqua… a quest'ora? si vede che siete dei netti…puliti<br />

non mi pare tanto"<br />

Ettore si avvicinò ai due. "meglio che non veda, signor Badoer,<br />

meglio di no" "cosa c'è tosi? che cosa state facendo?"<br />

128


"robe che succedono, robe che capitano…<strong>la</strong> Lucia…poveretta…<br />

non sta bene" “<strong>la</strong> Lucia… come <strong>la</strong> Lucia?"<br />

"basta, basta, muoio… tiratemi su…ci <strong>la</strong>scio <strong>la</strong> vita"<br />

Per risponderle i due si <strong>la</strong>sciarono scivo<strong>la</strong>re <strong>la</strong> catena tra le mani,<br />

si sentì un tonfo nell'acqua, qualcosa si immergeva di colpo e si<br />

dibatteva.<br />

Un minuto di attesa, lungo come <strong>la</strong> morte, poi uno dei due<br />

riprese <strong>la</strong> catena, dal<strong>la</strong> carruco<strong>la</strong> era caduto uno straccio. Si sentì<br />

sbattere l'acqua "assassini, maledetti, basta… tiratemi fuori…"<br />

Ettore si affacciò sul pozzo, ma dal fondo buio sentì solo <strong>la</strong> voce.<br />

Si sporse più che poté e gli parve di vedere ombre "ma siete<br />

fuori di testa, cosa fate, ma siete mancanti? pezzi di letame,<br />

tirate<strong>la</strong> fuori e subito…subito ho detto"<br />

Stavano già tirando spaventati, mentre Badoer cercava di<br />

prendere <strong>la</strong> catena, dopo un tempo che non passava apparve sul<br />

bordo <strong>la</strong> testa del<strong>la</strong> Lucia, <strong>la</strong> presero sotto le ascelle, era nuda,<br />

con un lenzuolo legato sotto le braccia e <strong>la</strong> catena attaccata al<br />

lenzuolo sul<strong>la</strong> schiena. La strisciarono sul<strong>la</strong> pietra bagnata per<br />

far<strong>la</strong> uscire e <strong>la</strong> misero per terra, teneva <strong>la</strong> testa reclinata e<br />

soffiava.<br />

"ma sarete deficienti ed idioti, pensavate che così abortiva, così<br />

<strong>la</strong> accoppavate invece, ma guarda questi, ma da dove venite<br />

brutte bestie…correte a prendere una coperta, qualcosa, o vi<br />

accoppo a bastonate" uno andò, l’altro barcol<strong>la</strong>va inebetito.<br />

La Cìa sbatteva i denti forte adesso e sussultava sotto il tabarro<br />

stesole addosso "come stai, Lucia? ma cosa ti fai fare?" “negà<br />

sto, ancora un minuto e morivo annegata" "ma chi è che ti ha<br />

messo in testa questa bestialità?" "ma…con <strong>la</strong> Luisa ha<br />

funzionato…è che io son disgraziata" "ma cosa vuoi che abbia<br />

funzionato con <strong>la</strong> Luisa, ha funzionato con <strong>la</strong> Ada Santona dove è<br />

andata… ma a momenti moriva però"<br />

Era arrivato suo fratello con una coperta, lei si alzò a fatica e se<br />

lo mise sulle spalle, Badoer <strong>la</strong> accompagnò verso <strong>la</strong> casa, disse<br />

ad uno che attizzasse il camino e preparasse del <strong>la</strong>tte caldo.<br />

"strambi lo siete, ma non vi facevo di questa razza con vostra<br />

sorel<strong>la</strong>" "qualche volta ha funzionato" " funzionato? deficiente…<br />

129


ma è <strong>la</strong> rego<strong>la</strong> di questo casino allora? ma va avanti che mi viene<br />

da pestarti"<br />

La Lucia tremava da non riuscire a fermarsi su una sedia davanti<br />

al camino, <strong>la</strong> fascina messa cominciava a prendere, ne stavano<br />

mettendo un’altra di rami grossi. "Lucia non puoi trovarti un<br />

moroso per quelle cose, come tutte le altre, vuoi <strong>la</strong>sciarci <strong>la</strong> pelle<br />

Lucia?" "ah signor Badoer, io sono una disgraziata, sono<br />

sfortunata io, non vede che vita è <strong>la</strong> nostra, e adesso come<br />

faccio?" "fai come tutte che se lo tengono e ti sposano lo stesso,<br />

anzi meglio, che qui se una non ha già figli non sono sicuri" "ma<br />

non lo posso tenere, l'è… un malfatto…non lo posso tenere"<br />

"senti, scaldati e cerca di non amma<strong>la</strong>rti che di questa stagione<br />

te ne vai, tu e lui assieme, poi si vedrà, provate ancora a fare<br />

una bestialità del genere, pregate il vostro dio che lo venga a<br />

sapere, vi butto tutti in mezzo al campo, neanche alle Ranare vi<br />

<strong>la</strong>scio, ho già <strong>la</strong> mano pronta…lo sapete”.<br />

Squadrò i due dietro che erano gobbi e non sapevano più dove<br />

scomparire.<br />

“ma senti… <strong>la</strong> Piera, <strong>la</strong> Pierina, l'hanno scorso, com’è che è<br />

morta? sì...adesso lo vedo distinto, non mi avevate mai convinto,<br />

una tosa sana che spaccava le montagne, anche lei nel<br />

pozzo…vero?…eh? schifosi… brutti maiali… bestie"<br />

La Lucia non par<strong>la</strong>va e neanche gli altri due.<br />

"bevi il <strong>la</strong>tte adesso Lucia".<br />

Uscì dal<strong>la</strong> casa dei Garbo e andò a piedi dai Bevi<strong>la</strong>cqua. Il sole<br />

inceneriva <strong>la</strong> linea grigia e carezzava di metallo l’orizzonte. Si<br />

fermò “non cambierà niente, resteranno come sono nati, ma<br />

bisogna disperdere questo letamaio”<br />

Non poteva più aspettare le decisioni lente di Pietro, doveva<br />

pressarlo.<br />

Valdemarca si dibatteva troppo tra i suoi ma<strong>la</strong>nni, era un azzardo<br />

indugiare senza pagare, quello poteva chiamare altri guai.<br />

Bisognava calmarlo, restituendogli almeno l'anticipo dato ai<br />

Martinoia, le 850.000 lire, o forse le 550.000, a seconda di<br />

quanto riusciva a mettere assieme a breve. Questo avrebbe fatto<br />

respirare l’amministratore e lui di rimando. A conti fatti e rifatti,<br />

130


vendendo le bestie nelle stalle e altro che aveva in progetto, ce<br />

<strong>la</strong> faceva a pagare quel<strong>la</strong> cifra iniziale.<br />

Pietro era in stal<strong>la</strong>, lo scorse tra le bestie e si sedette su una<br />

passatoia, Pietro urlò ad una vacca per poter passare.<br />

"allora Pietro, sono qua" "eh lo vedo che è qua" "abbiamo<br />

qualcosa da dirci credo" "i padroni non dicono, battezzano. Ho<br />

par<strong>la</strong>to con i fratelli e sono d'accordo con un però, un tornaconto<br />

dobbiamo averlo, perché nascerà una guerra qua, e dopo ci<br />

siamo noi qua, a rischiare…va ben, per qualcosa lo facciamo, non<br />

per perdere. A cose fatte ci date… domandiamo a mezzadria il<br />

guazzo, <strong>la</strong> terra che abbiamo è poca per tutte le bestie ed ogni<br />

anno… parole che non servono, lei ha già capito" "Pietro, tutto il<br />

guazzo non è possibile, lo capite bene anche voi se ci pensate e<br />

vi mettete dall'altra parte, un pezzo di guazzo si può vedere,<br />

quello sì, so che per niente l'orbo non canta, d'accordo?"<br />

"d'accordo" "guarda che comincio oggi stesso, so che hai una<br />

paro<strong>la</strong> so<strong>la</strong>" "ho detto d'accordo".<br />

Era arrivato Sergio, seguendo <strong>la</strong> voce di Badoer e colse le ultime<br />

parole scambiate.<br />

“Come si fa con il resto del Borghetto? sono attaccati come <strong>la</strong><br />

rogna a questa pantano, questi non li smuovi a parole”<br />

“una strada <strong>la</strong> trovo Sergio, ci deve essere”<br />

Quel sabato sarebbe andato al foro boario in città, non era cosa<br />

di breve durata vuotare le stalle più grandi del<strong>la</strong> zona.<br />

Ora avrebbe passato i mesi, alzandosi all'alba o di notte per<br />

battere i mercati e trovare i sensali, avrebbe venduto su varie<br />

piazze per tutto l'inverno, pensava già a chi rivolgersi per<br />

l’approvvigionamento dell’esercito. Con un buon prezzo fatto ai<br />

Corezzo<strong>la</strong>, gli altri grandi allevatori, si poteva cedere anche a<br />

loro una parte dei bovini. Si cominciava.<br />

Anna era tornata a casa da scuo<strong>la</strong> con <strong>la</strong> testa vuota, non aveva<br />

sentito le lezioni, era assente. Marco quel giorno era all'Istituto<br />

di Ingegneria e non sarebbe venuto. Si chiuse in camera a<br />

pensare, <strong>la</strong> zia era una cara donna in attesa di disgrazie e<br />

par<strong>la</strong>rci non valeva <strong>la</strong> pena, l’avrebbe solo angosciata di più.<br />

131


Appena possibile voleva confidarsi con <strong>la</strong> moglie dell'avvocato<br />

Riccitiello, lei sì metteva le cose in fi<strong>la</strong>.<br />

Doveva accadere di essere scoperta prima o poi, era andata già<br />

molto bene così e delle cercate pene paterne a lei non<br />

interessava affatto. Già sua madre aveva dovuto vendere<br />

esasperata <strong>la</strong> casa in paese e i campi del<strong>la</strong> dote, perché suo<br />

padre concludesse quell’altro ghiotto affare a suo tempo, poi<br />

rive<strong>la</strong>tosi mediocre. Temeva solo di non poter vedere Marco, se<br />

glielo avessero impedito, lei periva. Cosa doveva dirgli adesso<br />

era marginale.<br />

Il giorno dopo all'uscita del<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong>, lui era lì. La paura, che<br />

Marco fraintendesse le parole, <strong>la</strong> tratteneva, si vergognava fino<br />

al disagio fisico di esporre quel che pretendeva suo padre.<br />

Disse cosa era successo nel peggiore dei modi, che suo padre<br />

sapeva di loro, tacendo invece sulle sue richieste.<br />

Marco restò turbato dai modi inusuali di Anna, così distaccata<br />

non l’aveva mai vista, se domandava non otteneva risposta. Era<br />

così fiera e risoluta, guai ad apparire <strong>la</strong> povera ragazza<br />

spaventata.<br />

La prese tra le braccia, Anna trattenne imbarazzata le <strong>la</strong>crime,<br />

ma bastò stringer<strong>la</strong> un po’ di più e già spumeggiava di parole<br />

come un torrente. Lei piantò il viso sul<strong>la</strong> sua spal<strong>la</strong>, gli disse<br />

tutto, anche che <strong>la</strong> volevano a casa quel sabato.<br />

La domenica ormai <strong>la</strong> passavano assieme da tempo, Marco<br />

decise che allora sarebbe tornato anche lui, poi dal<strong>la</strong> strada se <strong>la</strong><br />

tirò dentro un portone semiaperto. Era un buio bellissimo.<br />

Avevano solo mani, bocche e troppi vestiti. Anna lo voleva “non<br />

<strong>la</strong>sciarmi Marco, non <strong>la</strong>sciarmi Marco”. “ma cosa dici Anna, mi<br />

deridi o mi vuoi fare male, ma sai chi sei per me, ma pensi che<br />

quello che ti ha chiesto di fare tuo padre mi possa muovere di un<br />

dito? Anna” “Marco, Marco” respirava il suo nome.<br />

Quel sabato Badoer tornava dal foro boario, pioveva fitto e aveva<br />

preso il tram, <strong>la</strong> linea nuova di periferia. Cambiò tram al<strong>la</strong> prima<br />

fermata del centro. Marco e Anna salirono dal<strong>la</strong> porta anteriore<br />

al<strong>la</strong> fermata dopo, il tram era già pieno con <strong>la</strong> gente in piedi, non<br />

potevano notarlo in fondo, intabarrato e con il cappel<strong>la</strong>ccio sugli<br />

occhi. In mezz’ora si era al paese, ma fu una mezz’ora lunga con<br />

132


occhiate continue. Scesero per primi, mentre Ettore, restato<br />

ultimo, si faceva <strong>la</strong>rgo tra le persone in piedi.<br />

Si tenevano sotto l’ombrello.<br />

Un uomo di Valdemarca con un <strong>la</strong>ndò coperto aspettava Anna,<br />

che si avviò senza salutare.<br />

Allora Ettore affrettò il passo e prese sottobraccio Marco, lui lo<br />

guardò senza dire nul<strong>la</strong>. Al<strong>la</strong> rimessa trovarono il calesse con le<br />

incerate “porta tu”. Marco conduceva lento, non voleva<br />

raggiungere Anna che percorreva <strong>la</strong> stessa strada, gli mancava<br />

già.<br />

"Marco, senti, sul mio modo di vivere non ho mai permesso a<br />

nessuno di ridire. Tu del<strong>la</strong> tua vita fa’ quel che vuoi, fatti una vita<br />

tua e te <strong>la</strong> auguro piena, solo non metterti tra me ed i miei<br />

affari, non intralciarmi mai. Te lo dico, succederanno cose che<br />

non devono coinvolgerti, <strong>la</strong> persona più importante che hai ne<br />

sarebbe immischiata” “papà, aspetta” “no, aspetta tu, fammi<br />

finire, se te ne stai fuori, puoi muoverti come ti conviene” “ad<br />

Anna ci penso io e questo è sufficiente” “va bene, è una cosa<br />

seria che mi stai dicendo ed è da uomo, Marco…io sto per fare<br />

uno scarto imbrogliato e li avrò tutti contro, quand'è il momento<br />

anche i conigli messi nell'angolo ti staccano un dito, non tirerò<br />

dentro nessuno del<strong>la</strong> casa, ma tu, almeno tu, comprendimi, non<br />

essermi contro" "se hai finito" "ho finito" "allora papà…ti ho<br />

sempre visto distratto, lontano dalle cose attorno, come se non ti<br />

interessassero, poi improvvisamente entri in azione e diventi un<br />

avversario duro, con limiti di egoismo, di una combattività<br />

spesso sproporzionata rispetto allo scopo. Mia madre non lo<br />

vede, perché tu sei un dio in terra, io lo vedo, tutti i livelli in<br />

famiglia saltano” “Non è così, non lo è del tutto” “Beh, ne ho<br />

concluso che a volte agisci per dimostrare che puoi farlo, solo per<br />

questo, cosa c’è in ballo non ti interessa, questo da fuori si sente<br />

e fa rabbia, forse perché gli altri sono là che spasimano per quel<br />

che tu tratti da presa in giro… che vada bene o che vada male"<br />

"non c'è granché da dire Marco, forse hai ragione…anzi hai<br />

ragione e allora? dovrei dire che sono tanto interessato?"<br />

“sembra che fai le cose per gioco…come le carte al<strong>la</strong> sera" "è<br />

possibile" "non sarò io a fermarti, sono cose tue" "sono anche<br />

133


tue, hai visto che ero in tram e c'era Anna…Anna Valdemarca con<br />

te. Suo padre è quello che è, tanto sai cosa penso. Statevene<br />

fuori tutti e due, voglio che tu sia libero di batterti per te, io farò<br />

da solo, non voglio alleati, i nemici li ho già” “te ne farai uno<br />

nuovo, papà, comunque è il padre di Anna” “ah, lui non sa<br />

pensare con grandi malizie, è…sono come <strong>la</strong> maggior parte, un<br />

po’ imbroglioni, un po’ accorti, anche le lepri sono accorte"<br />

Marco era infastidito che suo padre avesse con impassibilità<br />

nominato Anna "a lei ci penso io…io e basta"<br />

Marco non poteva vedere il sorriso sotto <strong>la</strong> cerata di Ettore a<br />

quel<strong>la</strong> frase.<br />

Difendite<strong>la</strong> se è tua. Difendi<strong>la</strong> se <strong>la</strong> vuoi.<br />

Valdemarca era ca<strong>la</strong>to nel<strong>la</strong> lettura de " Il Raccoglitore " il<br />

portavoce dei consorzi agrari, nel suo studio, il pranzo se l’era<br />

fatto servire prima.<br />

Anna era a tavo<strong>la</strong> con <strong>la</strong> madre Carlotta, Eugenia e Giacomo.<br />

Carlotta si era ultimamente consultata con Elisa, <strong>la</strong> moglie di<br />

Badoer, entrambe intuivano che i loro mariti erano coinvolti in<br />

qualcosa di più del<strong>la</strong> vendita del<strong>la</strong> Tenuta, già inconcepibile per<br />

loro, ma ricostruirne i contorni da frasi smozzicate era arduo.<br />

Qualcosa era successo tra <strong>la</strong> figlia ed il padre, in quel periodo più<br />

intrattabile e bis<strong>la</strong>cco che mai.<br />

Anna dopo il pranzo entrò nello studio. Valdemarca, senza alzare<br />

gli occhi dal giornale, le chiese "e allora?" "allora, Marco non può<br />

fare niente, suo padre fa quello che vuole, e in ogni modo cosa<br />

potrebbe fare lui?" "ma ha provato a convincerlo?" "non so, non<br />

credo…forse gli avrà par<strong>la</strong>to…non mi ha detto niente… suo padre<br />

par<strong>la</strong> poco con lui" "senti, quanto par<strong>la</strong> con suo padre non mi<br />

interessa, è adesso che voglio che gli parli, insomma non hai<br />

fatto niente vero?” Gettò il giornale sul tavolo.<br />

“buona a nul<strong>la</strong>, ecco quello che sei, e una povera cretina anche.<br />

E va bene lo stesso, vai sopra, ti prepari <strong>la</strong> stanza e stai qui, a<br />

casa tua, come è giusto" "come a casa?" "hai capito bene scema,<br />

non far finta con me, adesso stai a casa sempre, a casa tua, e<br />

non credere che non sappia tenerti, vedrai"<br />

Carlotta ascoltava dietro <strong>la</strong> porta, sbiancata in viso.<br />

134


Aspettò che Anna uscisse. Andarono in camera, lei le raccontò<br />

tutto sullo scontro in città col padre.<br />

Valdemarca e Badoer si incrociarono sul<strong>la</strong> stradona alberata del<strong>la</strong><br />

vil<strong>la</strong>. Badoer tirò le redini e scese, per obbligarsi, tenendo il<br />

cavallo dal<strong>la</strong> barbozza, non poteva continuare così, dovevano<br />

par<strong>la</strong>re. Valdemarca rimase seduto.<br />

"è meglio che ci spieghiamo Valdemarca, tanto anche se non lo<br />

facciamo lo fanno gli altri" "sentiamo le spiegazioni" Badoer alzò<br />

un occhio e fu tentato dal decimo “<strong>la</strong>sciamo perdere" da quando<br />

l’aveva visto, doveva risalire però.<br />

”senta, per prima cosa restino fuori da queste cose i parenti,<br />

quello che fa mio figlio sono affari suoi e qualsiasi cosa dicesse<br />

non mi fermerà ora" "da me non è così invece, a casa mia si fa<br />

quello che voglio io e mia figlia non va con chi vuole lei, da me ci<br />

sono regole se vogliono stare sotto il mio tetto e devono starci"<br />

"veda lei, tanto cosa spera di impedire? è come fermare il vento<br />

con un forcone" "questo è da vedere, lo dice lei" "faccia a modo<br />

suo, padrone lei, solo, ripeto, non sia coinvolta <strong>la</strong> mia famiglia, è<br />

il resto che comunque non può andare così" "e come dovrebbe<br />

andare?" "per me andrà che lei sarà liquidato del suo anticipo, io<br />

restituisco i soldi a Martinoia comunque, l'atto l'ha firmato lui, lo<br />

sappia per rego<strong>la</strong>rsi quando è il momento. Al contratto subentro<br />

in proprio e quindi sarà bene definire le nostre posizioni dentro <strong>la</strong><br />

Tenuta" "guardi che sono ancora l'amministratore con diritto di<br />

firma" "Valdemarca, cerchiamo di fare da uomini, del male ce lo<br />

faremo lo stesso ne sia certo, quindi non diamo scandalo ai<br />

contadini, in due non si sta nel<strong>la</strong> stessa gabbia, ma insomma…<br />

che senso ha, giochiamo questa partita che è tutta aperta, non<br />

mi faccia fare atti che non voglio" "ma quali atti? … saranno altri<br />

che le faranno atti, non è ancora stabilito, lei crede di essere<br />

diventato padrone, di niente lo è, vedrà" "va bene, <strong>la</strong> prossima<br />

volta sarà lei a par<strong>la</strong>rmi se vuole. Non coinvolga <strong>la</strong> famiglia, non<br />

si nasconda dietro…se imparasse a fare l’uomo <strong>la</strong>scerebbe fuori<br />

sua figlia".<br />

Risalì sul calesse e si avviò al paese, mentre l’altro allungava<br />

provocazioni.<br />

135


Valdemarca, malgrado i fumi del<strong>la</strong> rabbia, comprendeva di non<br />

tenere una posizione sostenibile, gli spettavano da lì solo parti<br />

meschine, aveva possibilità superate da altri, poteva solo<br />

mestare in quel rompersi dei suoi intrecci<br />

Decise che doveva cercare di <strong>la</strong>vorare da fuori, era sempre una<br />

manovra e gli conveniva.<br />

Stava andando al<strong>la</strong> proprietà Albrigo, che da un <strong>la</strong>to confinava<br />

con <strong>la</strong> Tenuta.<br />

Era morto da un anno l'amministratore di questa grande<br />

campagna ed i proprietari, di fuori regione, più volte gli avevano<br />

chiesto di interessarsi del<strong>la</strong> conduzione dell’azienda.<br />

Ora che <strong>la</strong> Tenuta era in stravolgimenti, il consiglio di notti<br />

insonni lo spinse ad accettare, in via temporanea si diceva, così<br />

sarebbe stato più libero.<br />

La terra degli Albrigo era più vasta del<strong>la</strong> Tenuta, ma mal disposta<br />

e mal irrigata, con tanta collina e bosco, da rendere<br />

notevolmente meno. Sì, avrebbe preso in mano quel fondo e<br />

forse ne usciva anche un buon accordo.<br />

Era sempre notte quando Badoer si alzava e <strong>la</strong> sera neanche<br />

tornava per cena a volte, si vedeva poco in casa.<br />

Era preso dal vendere il bestiame meglio e più velocemente<br />

possibile. Sempre così quando aveva un obiettivo in testa, finiva<br />

per sentire d’intralcio tutto, tranne <strong>la</strong> musica, al<strong>la</strong> banda non<br />

rinunciava mai.<br />

Il ghiaccio ricopriva tutti i fossi, <strong>la</strong> neve aveva sbiancato i campi,<br />

Natale era di là a qualche giorno.<br />

Avevano finito presto le prove quel<strong>la</strong> sera, riposto i leggii, chiuso<br />

gli strumenti negli armadi e spento il teatro. I suonatori se ne<br />

andavano a piccoli gruppi, tranne Ettore, fuori a sorbirsi il solito<br />

ragguaglio dal sacrestano, istruito dal prete su migliorie da fare,<br />

e comportamenti da tenere da parte dei musicanti serali. Il prete<br />

non c’era mai quando serviva, ma metteva il naso ovunque.<br />

Il monologo fu interrotto quando entrò nel cortile Beniamino, un<br />

ragazzotto che suonava il bombardino. Gestico<strong>la</strong>va e respirava<br />

forte, senza riuscire a par<strong>la</strong>re. Quando, dopo una grappa<br />

recuperata in teatro, riuscirono a fargli dire qualcosa, tartagliava<br />

136


come una diraspastrice, non aveva mai avuto un comportamento<br />

simile.<br />

Beniamino per tornare a casa percorreva <strong>la</strong> strada diritta dietro<br />

<strong>la</strong> chiesa. Poco prima del<strong>la</strong> fattoria dei Basana, diceva che erano<br />

saltati fuori due spiriti dal fosso, come due grandi macchie<br />

bianche, e lui era fuggito. Disse che lo avevano inseguito quasi<br />

fino al<strong>la</strong> chiesa. A racconto finito, infatti, i fantasmi arrivarono.<br />

Erano i due che stavano alle trombe, l'avevano preceduto per far<br />

lo scherzo con le lenzuo<strong>la</strong> sulle spalle. Anche altri del<strong>la</strong> banda<br />

arrivavano ridendo. Beniamino per un poco non parlò più.<br />

Sarebbe rimasto per sempre balbuziente.<br />

Ettore, quel<strong>la</strong> sera così fredda, sentì il desiderio di andar a<br />

trovare Giovanni, il fratello che abitava nel<strong>la</strong> soffitta del<strong>la</strong> sua<br />

vecchia casa. Ci andava spesso, dopo <strong>la</strong> musica.<br />

Se dal cortile prendeva <strong>la</strong> sca<strong>la</strong> esterna sotto il portico, nessuno<br />

ci faceva caso, neanche i cani che comunque lo conoscevano.<br />

Dal<strong>la</strong> tesa del fieno, al corridoio, fino al<strong>la</strong> camera sempre al buio,<br />

conosceva ogni chiodo come un cieco.<br />

Giovanni non dormiva ancora. Lo trovava quasi sempre seduto<br />

per terra a gambe incrociate tra gli scanarei del mais, che lui<br />

amava ammucchiarsi in un angolo. Gli si sedette vicino, con <strong>la</strong><br />

schiena al muro.<br />

“ciao, cosa mi racconti?“ Giovanni non si muoveva, guardava<br />

fuori, <strong>la</strong> notte.<br />

Si era condannato da solo ai suoi fantasmi, nul<strong>la</strong> era valso a farlo<br />

convivere con gli altri, se lo forzavi ad uscire si disperava, non ci<br />

provavano più da anni. E Ettore a quell’eremita invidiava<br />

qualcosa, chissà.<br />

Dopo un certo tempo così in silenzio, il fratello si girava, gli<br />

prendeva <strong>la</strong> mano e <strong>la</strong> accarezzava. A volte si alzava a sentirgli<br />

le guance sempre ispide. Gli piacevano i visi.<br />

Il tempo passava, ma solo fuori dell’inferriata.<br />

Quel<strong>la</strong> sera Giovanni gli raccontò degli ometti che si nascondono<br />

sotto <strong>la</strong> casa dei Battiston, chissà che terra di nessuno viveva.<br />

“questo mondo é inclinato, sai Giovanni? verso il basso o verso<br />

l’alto, chissà…dimmi perché sono sempre a corto di trombe<br />

soliste e di accompagnamenti invece ne ho da dar via“<br />

137


Giovanni intrecciava i cartocci delle pannocchie e glieli rega<strong>la</strong>va<br />

con un sorriso.<br />

“mi accorgo che <strong>la</strong> vita mi è andata bene, a volte penso di essere<br />

il meno infelice del<strong>la</strong> banda e mi spavento” il fratello lo guardò<br />

inclinando <strong>la</strong> testa “nel<strong>la</strong> banda si impegnano, sai, ma mi<br />

sbagliano sempre le pause“<br />

Gli strofinò <strong>la</strong> testa, “ciao Giovanni caro sai che non sei solo<br />

vero? ti penso nel<strong>la</strong> tua reclusione”, rifece il percorso d’arrivo e<br />

uscì.<br />

Natale si portò <strong>la</strong> neve, solo una spolverata che <strong>la</strong>sciava <strong>la</strong> terra<br />

arata nera e bianca, si vedeva solo dopo mezzogiorno, quando le<br />

nebbie basse svaporavano.<br />

Marco era a pranzo con i suoi il giorno di Natale, aveva par<strong>la</strong>to a<br />

sua madre di Anna ed anche <strong>la</strong> sorel<strong>la</strong> ed il fratellino sapevano.<br />

Elisa gli chiese di <strong>la</strong>sciar perdere gli altri argomenti a tavo<strong>la</strong>, si<br />

era creata un’atmosfera sospesa, di solito erano tavo<strong>la</strong>te<br />

ciarliere, anche se Ettore interveniva poco. Gli avvenimenti erano<br />

stati troppi, Ettore si dispiaceva di non impiantare allegria per<br />

questa notizia e di non fare festa a Marco. Quanto avrebbe<br />

desiderato vedere Anna con loro a tavo<strong>la</strong>.<br />

Elisa cercava di par<strong>la</strong>re, ma i suoi inizi cadevano dopo una frase.<br />

Fu Marco che iniziò direttamente "cosa dobbiamo aspettarci?<br />

sappiamo almeno in quale casa ci fermeremo?"<br />

Il chiamato era, come in tutte quelle dovute riunioni di famiglia,<br />

per conto suo e ci volle del tempo per ritornare nel mondo del<strong>la</strong><br />

tavo<strong>la</strong> "entro primavera andremo in vil<strong>la</strong>, al massimo in giugno,<br />

sempre se le cose vanno" " sei sicuro che invece non saremo né<br />

qua, né là? a me non pare che le cose stiano mettendosi così<br />

piane" "vuoi interessartene? anche subito Marco, se vuoi le<br />

facciamo assieme, ma non mi pari intenzionato per ora" "è<br />

diverso, hai sempre fatto tutto tu e da solo… ce lo siamo già<br />

spiegati" "ma a te, al di là di quello che ho fatto, interessa<br />

questa cosa? o vuoi fare solo l'assistente ad ingegneria e aprirti<br />

lo studio in città? che comunque è tuo diritto, queste non sono<br />

cose che si fanno a tempo perso" "dove vuoi arrivare?" “ecco,<br />

bravo, vedi che c'era <strong>la</strong> domanda e <strong>la</strong> domanda dice già che<br />

138


stavamo tanto bene così, a me questo fare disturba, e con<br />

questa piega che hanno preso gli affari ci si sporca di letame”<br />

“papà, non ero tagliato per queste cose”<br />

“a me piace dirigere <strong>la</strong> banda, altri solo all'idea di quanto tempo<br />

ci perdo mi guardano come uno che non cresce… da qualcuno<br />

l’ho sentito, le cose si fanno anche per il piacere di farle, per<br />

vedere dove portano, altrimenti è meglio fare i frati e<br />

contemp<strong>la</strong>rle" "ci sono altri modi di fare, senza vivere una<br />

contesa continua" "Marco, mi hanno chiamato in questa<br />

faccenda, da questa casa saremmo stati buttati fuori comunque<br />

e i tuoi progetti ostaco<strong>la</strong>ti… pensaci, su una strada ci sbatteva e<br />

da perdenti" "non al<strong>la</strong>rgare il discorso" "e invece ne parliamo,<br />

non c'è niente da nascondere, da come si erano disposte le cose,<br />

tu eri il figlio del perdente, che ti piaccia o no anche tu sei stato<br />

chiamato, non ci si può tenere sempre fuori" "queste sono cose<br />

mie e basta e credimi che me le so condurre" "e invece sono<br />

cose anche nostre, è con il ricatto che questi vanno avanti, non<br />

hanno neanche il coraggio di esporsi loro, questi sono gli<br />

uomini…quello è l’uomo, se non ti opponi imporrà dell'altro e<br />

avanti così" “ mi so imporre e i miei metodi portano a risultati,<br />

intanto sono più forte io aspettando, tanto non otterrà niente"<br />

“può darsi, è un metodo anche il tuo, io so che non c’è<br />

provvidenza con queste miserie, non vanno avanti da sole,<br />

vincono se non ti opponi“ "Mi indigna dover scegliere dall'inizio<br />

una strada così imbrogliata, vorrei una scelta che non partisse da<br />

una trappo<strong>la</strong>…ho anche paura, sì paura, di forzare Anna con<br />

quello che sta passando, mettersi contro i genitori non è un<br />

problema per lei, ma non lo farebbe per i fratelli, tu non sai<br />

quanto le sono attaccati, si sentirebbero traditi…"<br />

“possiamo andare di là a prendere un caffè e…finir<strong>la</strong>" era Elisa<br />

che con il piccolo si alzava, chiudendo <strong>la</strong> discussione.<br />

ATTO DI AUGUSTO<br />

Era freddo e grigio, giornate da aspettare solo che passino.<br />

Dal<strong>la</strong> ferrovia al paese di Rottanova, Badoer e Sergio si fecero<br />

tutta <strong>la</strong> strada col calesse sotto <strong>la</strong> neve che fioccava, i solchi<br />

netti delle ruote tagliavano a <strong>la</strong>to le forme libere degli zoccoli.<br />

139


Al mulino cercarono subito Gigio, del<strong>la</strong> contabilità, era dentro <strong>la</strong><br />

stanza attaccato al<strong>la</strong> stufa di terracotta, dallo sguardo si capiva<br />

già che c'erano storie.<br />

Dette le brighe usuali, Gigio gli mise in mano un plico di carte<br />

"sono per lei, me le ha date il commesso dell'avvocato Santi, da<br />

parte di Augusto… non so" "rogne Gigio, cosa vuoi che siano,<br />

rogne, gli avvocati hanno solo <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>sorte da portare, mestieri<br />

negativi".<br />

Aprì <strong>la</strong> busta e lesse a lungo, avvicinandosi al<strong>la</strong> finestra, soffiava<br />

ad ogni pagina, restò a pensare, si rimise a leggere.<br />

"rogne Gigio, come previsto, se negli affari non sei malfidente,<br />

sei mona, sempre di atti di forza si tratta" “chi ha fatto ‘sta<br />

forza?" “un uomo limitato, che al<strong>la</strong> fine ritorna al porocan che é,<br />

Augusto Mattiazzo” “Augusto? Ah quello, cosa vuole che le dica"<br />

"niente, Gigio"<br />

Di fatto nel<strong>la</strong> macinazione Badoer proprietario e Mattiazzo<br />

dipendente agivano legati da una forma societaria , con una<br />

percentuale sul macinato per Mattiazzo.<br />

Sua madre lo aveva voluto non potendo seguire direttamente il<br />

mulino e per concause ancora più noiose. Al<strong>la</strong> morte di sua<br />

madre, Badoer aveva sei mesi di tempo per disdire il contratto<br />

con Mattiazzo Badoer, e non l’aveva mai rescisso.<br />

Augusto al contrario, passati i sei mesi, registrò il vecchio<br />

contratto, tutt'ora valido, quindi restavano le c<strong>la</strong>usole vinco<strong>la</strong>nti<br />

in caso di vendita, il diritto di pre<strong>la</strong>zione e un sistema penoso di<br />

calcolo del valore del bene, discutibile quanto uno voleva, ma<br />

prestabilito. Augusto pretendeva l’accordo fosse rispettato e<br />

fissava il suo prezzo del mulino con quell’ingiunzione. Non valeva<br />

nul<strong>la</strong> ma si doveva andare davanti ai giudici per risolvere.<br />

Badoer diede un cenno a Sergio e uscirono dal<strong>la</strong> camera,<br />

aggirando le montagne di torsoli di mais da bruciare nel<strong>la</strong> stufa.<br />

Sull'argine imbiancato, Sergio doveva tenere il calesse al centro,<br />

distinguendo a fatica i bordi cedevoli. Badoer assorto guardava<br />

l'acqua a <strong>la</strong>to, troppi grovigli, un intrico si tirava dietro l'altro,<br />

vide sull’argine al di là del canale una vecchia vestita di nero, un<br />

grumo nero che camminava ma sembrava ferma nel bianco.<br />

140


A portarlo in tribunale, quel vecchio contratto, buttato giù veloce<br />

con c<strong>la</strong>usole contraddittorie e inapplicabili, era talmente <strong>la</strong>cunoso<br />

da vincere tranquil<strong>la</strong>mente, ma era il tempo che Ettore non<br />

aveva, troppo lunga quel<strong>la</strong> strada.<br />

Offrirgli del danaro? Tempo perso, si preparava da vent'anni<br />

prima, l'Augusto. Era vissuto aspettando questo momento.<br />

“vedrai, vedrai” si era detto, mandando giù fiele ogni volta che<br />

Badoer gli imponeva un cambiamento, le prime macchine, <strong>la</strong><br />

grande darsena nuova e quando aveva aperto <strong>la</strong> fi<strong>la</strong>nda per i<br />

sacchi e avanti.<br />

Quel vile, con gli occhi che scappavano di <strong>la</strong>to, li aveva vissuti<br />

come imposizioni e soprusi, lui che sarebbe rimasto a macinare<br />

con <strong>la</strong> ruota ad acqua ancora, che non voleva pavimentare i<br />

cortili, che nel piccolo sporco tradizionale si trovava bene, caldo<br />

di letame.<br />

La campagno<strong>la</strong> e <strong>la</strong> boaria e, guarda che bello, anche <strong>la</strong> casa<br />

dell’Augusto si trovavano fuori da quel contratto. Ma Badoer<br />

doveva liquidare il mulino ed il prezzo stimato da Mattiazzo era<br />

tale da far sembrare Valdemarca uno scia<strong>la</strong>cquatore<br />

sprovveduto.<br />

All'Osteria del<strong>la</strong> Crosara quel<strong>la</strong> mattina si radunavano i mediatori<br />

del<strong>la</strong> zona, Carminati tra loro. Vide Badoer e lo raggiunse "so che<br />

hai rogne nuove, ma credo che te le sei già trovate in busta sul<br />

tavolo" "allora l'hai saputo?” “l'Augusto, pidocchio incistato… con<br />

<strong>la</strong> faccia storta di uno che <strong>la</strong>vora e basta… quello ti aspettava al<br />

varco" "ha avuto pazienza anche, vent'anni…bel<strong>la</strong> vita di merda"<br />

"Ettore, cosa fai adesso?" "niente, potrei cominciare da dove<br />

abita, in una mattina gli porto tutto fuori in cortile, ci<br />

guadagnerei una soddisfazione e basta" "spiegati" "le case sotto<br />

l’argine coi campi e lo iutificio son fuori dal contratto, non<br />

pagano neanche l'affitto, sarebbe lì a titolo gratuito… staremo a<br />

vedere se lo è stato" "e buttalo fuori… ma hai ragione, non serve<br />

a niente ora" "Adriano, tu come l'hai saputo?" "dal commesso<br />

dell'avvocato Santi" "ha soldi, che tu sappia, Augusto?" “non<br />

credo grandi cose, non gli hai permesso di pe<strong>la</strong>rti tanto, lo sai<br />

no?… pochi sono i geni, molti sono i genitali e lui è un coglione,<br />

non poteva mettere via, no, come fa a comprare il mulino? da<br />

141


quello che ho sentito… ha poco o niente" "sì…poco o niente" “il<br />

commesso ha visto con lui un uomo, una so<strong>la</strong> volta, pareva di<br />

città e sapeva par<strong>la</strong>re, è lui che ha istruito l'avvocato" "dimmi<br />

com'è?" "non so, ma il commesso sì" "dove abita costui?" "a Ca'<br />

Meso<strong>la</strong> o giù di lì" "andiamo a trovarlo all'ora di pranzo"<br />

“andiamo"<br />

Il commesso abitava una casetta addossata al sostegno in pietra<br />

dell’argine, con <strong>la</strong> neve ammucchiata dietro sembrava<br />

scomparire.<br />

Era tornato a casa per pranzo e si scusò a lungo, come colto in<br />

<strong>la</strong>mpante abbandono dei suoi doveri. Si prodigò in una<br />

descrizione da subito eloquente, gli accenti dialettali cambiano a<br />

dieci chilometri di distanza e i sospetti trovarono conferma.<br />

“ma guarda, questo tirchio si è mosso, questo si è messo di<br />

fronte, <strong>la</strong> mostra <strong>la</strong> faccia”.<br />

"Valdemarca. Potevamo risparmiarci ‘sta barca di freddo, chi vuoi<br />

che fosse? Adriano, tu da che parte stai?" "da quel<strong>la</strong> dei soldi,<br />

sempre, e finora sei tu che ne hai, poi vediamo" "e perché non<br />

avrebbe dovuto farlo? <strong>la</strong> storia ha regole coerenti" "bisogna<br />

tagliare Ettore, qualche nodo bisogna, non puoi sbrogliarli tutti,<br />

<strong>la</strong> corda è diventata troppo lunga" “tagliare, vero?” “<strong>la</strong>sci una<br />

matassa in una cesta di gatti e al<strong>la</strong> sera pretendi di rifar<strong>la</strong> dritta”<br />

“mi spaventi Carminati, <strong>la</strong> matassa, i gatti, eh sì…qualcosa<br />

bisogna tagliare…hai ragione” ”va in mona Badoer”<br />

Il nodo che stringeva più da vicino era il mulino ora "hai par<strong>la</strong>to<br />

con Mattiazzo?" "cosa vuoi che gli parli, chissà che discorso si<br />

sarà preparato, ha già esposto tutto con le carte, almeno le<br />

chiacchiere me le risparmio" "beh, a sentirlo, niente perdi"<br />

"Adriano, tu conosci <strong>la</strong> razza, par<strong>la</strong>re o serve o è da serve".<br />

Tornarono ad Iso<strong>la</strong> e si <strong>la</strong>sciarono con varie intese.<br />

Augusto era al<strong>la</strong> darsena a caricare dei burci, quando Badoer<br />

arrivò al mulino con un annuncio.<br />

Chiamò il mugnaio che venne con abitudine sorniona, era il suo<br />

momento "arriva <strong>la</strong> gru fatta dai Rodriga, è pronta e <strong>la</strong> portano<br />

<strong>la</strong> prossima settimana, fai sgomberare tutta <strong>la</strong> parte dello sporto,<br />

dove va montata".<br />

142


Augusto rimase asciutto e fermo, si aspettava una paro<strong>la</strong><br />

diversa, si era prefigurato con cura tutta <strong>la</strong> discussione.<br />

Ettore l’aveva comunicato come par<strong>la</strong>sse al vento e tornava di<br />

nuovo all'ufficio.<br />

Augusto recuperò quasi ur<strong>la</strong>ndo "quale gru, chi ha detto di una<br />

gru? qua non si monta nessuna gru" "dai Augusto…fai il bravo,<br />

sono sei mesi che l'abbiamo ordinata insieme, o non te lo<br />

ricordi?" "io non ho ordinato niente, sarete voi, sarai stato tu,<br />

qua <strong>la</strong> gru non viene" "e perché? non ti piace più?" "non si monta<br />

e basta, va bene così per me" "ho capito Augusto, peccato, era<br />

una bel<strong>la</strong> gru, toglieva <strong>la</strong>voro alle bestie, a te… cioè ai facchini…<br />

e va bene, intanto <strong>la</strong> faccio mettere a terra in cortile" e<br />

continuando a camminare pensò “glie<strong>la</strong> piazzo dove gli rovinerà<br />

ogni mattina a veder<strong>la</strong>” entrò nel<strong>la</strong> stanza surriscaldata di Gigio.<br />

Anna si era confidata con sua madre. Carlotta comprendeva solo<br />

ora quanto ritardo portassero le sue congetture, pensava ancora<br />

ad una forte simpatia e non ad una frequentazione assidua.<br />

La rimproverò “per ora è meglio che obbedisci a tuo padre,<br />

litighereste e basta, è pure inutile che ci parli io se prima non si<br />

p<strong>la</strong>ca, sai che vuol sentirsi padrone“ “ma ti rendi conto che mi fa<br />

perdere l’ultimo anno? siamo impazzite ad accettarlo? Lasciamo<br />

stare Marco, quello è mio, ma <strong>la</strong> scuo<strong>la</strong>? non può, mamma, non<br />

può e basta”<br />

Carlotta <strong>la</strong> supplicò che non facesse <strong>la</strong> pazzia di scappare,<br />

nasceva uno scandalo, tanto era impensabile contrariare suo<br />

padre. Ritornò più tardi con un thè e trovò Anna allo scrittoio,<br />

immaginava si consumasse in <strong>la</strong>crime, ma si accorse di<br />

conoscer<strong>la</strong> davvero poco.<br />

La madre descrisse i mesi trascorsi, così travagliati per suo padre<br />

e le ricostruì, come poteva aver intuito lei, gli avvenimenti al<strong>la</strong><br />

Tenuta “tuo padre usciva di casa come un forsennato a volte,<br />

oppure se ne tornava tardi, trascinandosi nel suo studio, svanito.<br />

Si è messo in testa qualcosa di troppo grande, perché possa<br />

andare bene, troppi imprevisti” “mamma, dei suoi affari mi<br />

interessa meno di niente, se andasse in malora proverei piacere,<br />

143


visto come ci ha trattate sempre, non ho bisogno di lui, non ti è<br />

ancora chiaro?”<br />

Lei voleva solo Marco e oltrepassare quel<strong>la</strong> proibizione, glielo<br />

dicesse pure a suo padre, e poi non finire l’anno per il capriccio<br />

di un violento le sembrava talmente da stupidi “se tratta così i<br />

suoi affari…allora capisco”. Comunque, se lo ficcassero in testa,<br />

<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> l’avrebbe finita prima o poi.<br />

Carlotta, ammutolita, non capiva da dove sua figlia prendesse<br />

tutta quel<strong>la</strong> forza, le disse che non sarebbe mai stata capace di<br />

esprimersi con quel linguaggio, “mamma, sei di un'epoca<br />

diversa”. Ma erano diverse in tutto.<br />

Anna continuò <strong>la</strong> lettera, come sarebbe giunta nelle mani di<br />

Marco, non lo sapeva, ma aveva imparato dove il padre teneva i<br />

soldi e una mancia ben affidata risolveva il gran problema.<br />

Le infedeltà del<strong>la</strong> servitù sono <strong>la</strong> rego<strong>la</strong>, ma dal<strong>la</strong> vecchia Zelma<br />

si sarebbe sorbita in aggiunta le invocazioni di tutti i santi,<br />

preferì allora <strong>la</strong> ragazzotta nuova del<strong>la</strong> cucina, che per rincasare<br />

passava ogni sera dal<strong>la</strong> cesura in paese.<br />

Così un giorno una lettera partiva, il giorno dopo una lettera<br />

tornava.<br />

I Bevi<strong>la</strong>cqua iniziarono a svuotare le stalle, consegnavano loro<br />

stessi il bestiame. Sui carri a quattro ruote con l'alzata salivano i<br />

buoi due per volta e due attaccati dietro il carro, i grossi<br />

maremmani tiravano fino in città.<br />

Con le prime vacche portate via, fioccarono domande e<br />

perplessità degli altri bovari del Fontego e i Bevi<strong>la</strong>cqua<br />

spiegarono l’obbligo di quell’incarico, riferendo poi a Badoer chi<br />

esternasse verso il cambiamento i commenti più arrendevoli.<br />

Intanto era essenziale sentire “come suonavano le campane”, a<br />

breve si sarebbero rivolti direttamente a lui per farsi spiegare<br />

meglio.<br />

Il disaccordo di molti scemò giorno dopo giorno con le bestie dei<br />

vicini che <strong>la</strong>sciavano le stalle, finché capito<strong>la</strong>rono anche i bovari<br />

più restii.<br />

144


Era un periodo di grossi <strong>la</strong>vori pubblici e privati, ferrovie, ponti,<br />

strade, questi interessi fecero crescere di prezzo <strong>la</strong> carne come<br />

non mai. Badoer li convinse con meno del<strong>la</strong> fatica prevista.<br />

Ogni giorno il carro delle bestie partiva per posti anche lontani.<br />

Valdemarca <strong>la</strong>vorava diligentemente al<strong>la</strong> vendita del<strong>la</strong> proprietà<br />

Martinoia, ma ai probabili acquirenti mostrava i confini del fondo<br />

da fuori cancello. Dopo l'alterco con Elma non si erano più<br />

incontrati.<br />

Non era una buona terra, era solo ben <strong>la</strong>vorata e Valdemarca se<br />

<strong>la</strong> prendeva con i Martinoia anche per questo, come se fosse<br />

colpa loro aver<strong>la</strong> così e rimuginava dentro l’ovvio “se qualcosa è<br />

buono ma mal tenuto, allora sì che l'amatore è pronto, vede<br />

l’affare”.<br />

Badoer si era speso per sopire le furie di Antonio, ormai <strong>la</strong> loro<br />

campagna doveva essere venduta che <strong>la</strong>sciassero perdere, non ci<br />

si poteva opporre, se ne cavavano solo altre liti. Era l’ora invece<br />

di sommare “intrighi con gli intrighi”, seminando false<br />

informazioni.<br />

Così avevano concordato quale versione diffondere sullo stato<br />

del<strong>la</strong> proprietà e, in occasione del<strong>la</strong> macina del mais, Elma disse<br />

al mugnaio del Pi<strong>la</strong>stro, potenziale acquirente già interpel<strong>la</strong>to da<br />

Valdemarca, che sì <strong>la</strong> roba era da vendere, ma si era cointestati<br />

con un fratello di Antonio morto ed ora si era tutti imbarcati col<br />

tutore dei figli minori.<br />

Al mugnaio del Pi<strong>la</strong>stro l’idea di tali problematiche faceva<br />

guardare male perfino il grano da macinare e, come pu<strong>la</strong>, <strong>la</strong> voce<br />

si sparse ad ogni macinatura.<br />

La trattativa <strong>la</strong>nguiva.<br />

Dopo l’atto di Augusto al mulino, Badoer si era incupito. Per altri<br />

far pagare torti, veri o presunti, era legge, lui non era un<br />

vendicativo, aveva spesso riso di queste miserie “pensa se mi<br />

perdo con scempiaggini del genere”.<br />

Ma Augusto Mattiazzo era entrato dentro casa sua, il mulino, le<br />

cose di sua madre, <strong>la</strong> sua infanzia, questa era una sfida<br />

dichiarata.<br />

145


A lui non bisognava concedere neanche il dovuto, era da<br />

ribattere punto su punto, che ogni strada degli altri diventasse<br />

insicura e difficoltosa, come cercavano di rendere <strong>la</strong> sua.<br />

Ma benché ormai tutto avviato, Ettore Badoer si smarriva in<br />

grovigli riposti in qualche angolo di sé, doveva ripetersi come<br />

una litania che gli era capitata quest’occasione senza averne <strong>la</strong><br />

voglia e nemmeno il pensiero di cosa lo aspettasse.<br />

L'idea che un altro prendesse <strong>la</strong> terra aveva illuminato zone<br />

segrete del suo desiderio, come una donna, sempre vista e mai<br />

desiderata, ti appare all’improvviso possibile perché ad altri<br />

possibile.<br />

Era iniziata come un imprevisto e ancora continuava tra<br />

accidenti, senza direzione. Il desiderio <strong>la</strong>sciato solo fluttuava e<br />

<strong>la</strong>sciava lo spazio al suo riformarsi continuo.<br />

La terra a cui prima era legato in un altro modo, era entrata<br />

nel<strong>la</strong> sua testa, come se si fosse solidificata da aria, vento, luce,<br />

in pietra.<br />

Da sempre amava calpestar<strong>la</strong>, percorrer<strong>la</strong>, perdersi nei suoi<br />

limiti, annusar<strong>la</strong>, ma ora erano odori suoi “forse deve essere tua<br />

per sentir<strong>la</strong>. Svuoterò tutto il vecchio che c’è”.<br />

Occorreva impartire una ferma direzione agli eventi, non bastava<br />

il desiderio per proseguire, doveva sceglierli.<br />

La Tenuta era un cantiere. I carri continuavano a svuotare i<br />

magazzini, le cantine, i granai, i fienili, le stalle.<br />

Si segava il bosco di castagni e roveri sotto <strong>la</strong> collina. Erano<br />

arrivati dei boscaioli dall'altopiano, appaltando il taglio in blocco.<br />

I contadini temevano le novità mai finite “qua si rovescia tutto, è<br />

il finimondo” dicevano.<br />

Ai bovari del Fontego non restavano che i mugugni, guardando le<br />

ultime stalle svuotarsi. Le promesse di rimpiazzo del bestiame,<br />

rimandato all'inizio dell'estate, suonavano talmente vaghe da<br />

non sopire i malumori.<br />

Sembrava che Ettore fosse ovunque, ogni giorno a control<strong>la</strong>re<br />

posti diversi a contrattare capo per capo, irremovibile che faceva<br />

paura.<br />

146


L' INCENDIO<br />

Per Sergio il Fontego era solo un luogo di guai.<br />

I Bevi<strong>la</strong>cqua ci stavano da una vita, ma lui con gli abitanti aveva<br />

difficoltà fin da bambino. A dieci anni <strong>la</strong>nciò un falcetto contro un<br />

ragazzo più grande, Gastone, che lo tormentava e lo metteva<br />

sotto, come dicevano i ragazzi. La <strong>la</strong>ma prese per combinazione<br />

<strong>la</strong> caviglia del prepotente, tagliandogli netto il tendine. Ora<br />

Gastone camminava col piede mollo, che cadeva di <strong>la</strong>to ad ogni<br />

passo.<br />

Da lì fu considerato pericoloso e guardato sempre con sospetto,<br />

era cresciuto come un grande tra i grandi.<br />

Il prete, visto il ragazzo sveglio, lo convinse di avere <strong>la</strong> vocazione<br />

e lo mandò in seminario, dove più volte gli fu addossata l’accusa<br />

di essere insolente; quando altre vocazioni estive lo assalirono<br />

senza pietà, <strong>la</strong> precedente sfumò e <strong>la</strong>sciò posto al<strong>la</strong> conoscenza<br />

del<strong>la</strong> cugine. Lasciò il seminario, finita <strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> superiore.<br />

Di Badoer aveva un riguardo partico<strong>la</strong>re, gli avrebbe sempre<br />

prestato obbedienza, forse per via del passato sul<strong>la</strong> strada<br />

ecclesiastica o forse quell’uomo lo impressionava e basta.<br />

Del<strong>la</strong> carriera religiosa Sergio conservò <strong>la</strong> passione per<br />

l’armonium, lo suonava durante <strong>la</strong> funzione domenicale. Ettore<br />

se lo portò anche in banda, qualcosa con <strong>la</strong> tromba <strong>la</strong> sapeva<br />

fare.<br />

Nei mesi del<strong>la</strong> vendita del bestiame, Badoer lo teneva sempre<br />

con sé, partivano che era ancora notte e si facevano compagnia<br />

nei tragitti. Sergio non usava <strong>la</strong>mentarsi mai, gli era estranea <strong>la</strong><br />

tipica umiltà finta dei contadini e l'eterno “potrebbe andare<br />

meglio” che vuol ingraziarsi <strong>la</strong> buona sorte. Per <strong>la</strong> sua ruvida<br />

schiettezza era evitato da tutti i gemebondi locali. Gli<br />

rimproveravano una supposta alterigia che forse era solo<br />

distacco, <strong>la</strong> forma d’offesa dei contadini era dirgli dietro “sei<br />

come lui”, come Badoer.<br />

Nei ripetuti viaggi insieme, all'alba o di notte, si fermavano nelle<br />

osterie appena aperte o in chiusura, mangiando quello che<br />

trovavano. Sergio si stupiva che un uomo così, facesse una vita<br />

come <strong>la</strong> loro, dimostrando <strong>la</strong> stessa resistenza.<br />

147


Badoer lo vedeva sperperato, un poco come era stato per lui al<br />

suo tempo. Sergio, che aveva quasi l’età di Marco, poteva<br />

sostituirlo nel <strong>la</strong>voro di gastaldo.<br />

Le bestie del<strong>la</strong> porci<strong>la</strong>ia le avrebbe acquistate <strong>la</strong> macelleria<br />

dell'esercito, sempre bisognosa di grosse forniture, le altre<br />

vendite procedevano meglio del previsto, ma il trasferimento dei<br />

contadini era ancora un motto impronunciabile. Badoer voleva<br />

traslocare i contadini alle case prima <strong>la</strong>sciate e riportare alle<br />

origini il Fontego, rimettendo a nuovo <strong>la</strong> boaria dei Bevi<strong>la</strong>cqua.<br />

Le casupole sgangherate, ammucchiate in secoli, dovevano<br />

essere abbattute per far posto agli essiccatoi nuovi.<br />

L’insofferenza di Badoer per <strong>la</strong> situazione impastata aveva da<br />

tempo contagiato anche Sergio. Ettore un pomeriggio, passando<br />

tra due case così vicine che si camminava in fi<strong>la</strong>, imprecò<br />

buttando là una frase strana " bisognerebbe prendesse fuoco<br />

tutto qua per farli uscire fuori".<br />

Sergio ascoltava le mezze riflessioni e i propositi, Badoer<br />

spingeva per il suo parere. Che risultò detto di botto “Ancora tre<br />

mesi e le stalle saranno svuotate, come già lo sono in parte i<br />

fienili”. Badoer lo guardò e Sergio non gli ricambiò lo sguardo.<br />

Quelle parole erano rimbalzate nel<strong>la</strong> mente di Sergio col tono<br />

dell’ordine, più che di una battuta.<br />

In alcune sere di nebbia era uscito a guardare in giro per il<br />

Fontego, fin da piccolo scivo<strong>la</strong>va per quei sentieri e non gli<br />

serviva più <strong>la</strong> luce da un pezzo. Sapeva arrivare talmente vicino<br />

alle compagne che si spogliavano d'estate o si <strong>la</strong>vavano il sabato<br />

d'inverno, da sentirle respirare. L’avevano beccato solo una<br />

volta, già grandicello, ma perché tentò l'impossibile: entrare dal<br />

fienile in camera di una ragazzetta che l'attendeva.<br />

Col tempo aveva affinato il metodo, evitando il concorso di<br />

pubblico.<br />

Ora non doveva più appostarsi, andava in battuta e, con <strong>la</strong><br />

discolpa del fucile in spal<strong>la</strong>, conosceva le ragazze di ogni fattoria.<br />

Al ritorno sua madre si deludeva del bottino di caccia, sempre<br />

così scarso.<br />

148


Sergio in quelle sere ancora fredde usciva a varie riprese e<br />

andava a sedersi sotto il moraro alto, per capire come girava il<br />

vento.<br />

L’insieme di case e stalle dove aveva passato tutta <strong>la</strong> sua<br />

giovane vita, ora gli appariva differente: un intreccio di stradine<br />

sordide, un insieme di letamai contigui a baracche soffocanti, un<br />

luogo senza forma. Gli sembrava di osservare una grande bestia<br />

ma<strong>la</strong>ta.<br />

Eravamo ai primi di marzo, <strong>la</strong> vendita del bestiame era finita.<br />

Quel<strong>la</strong> sera senza luna, il vento benché non forte, spirava bene e<br />

nel<strong>la</strong> direzione giusta, prevista, e non avrebbe cambiato presto.<br />

Sergio uscì dal<strong>la</strong> boaria saltando <strong>la</strong> mura bassa del<strong>la</strong> legnaia, non<br />

sapeva quanti di quel<strong>la</strong> tribù fossero ancora in giro nel<strong>la</strong> notte,<br />

ma era l'ora.<br />

Teneva il petrolio mesco<strong>la</strong>to allo zolfo in alcune fiasche, dentro<br />

un sacco pieno di stoppa.<br />

Il fosso di scolo arrivava fino al<strong>la</strong> fonte, da là ne partiva un altro<br />

più stretto. Rivisse per un attimo l’emozione dei passaggi che da<br />

bambino faceva di corsa, <strong>la</strong> memoria è strana, <strong>la</strong> ricacciò, non<br />

era il momento.<br />

Passò <strong>la</strong> fontana. Un moroso tutto lustro andava ad intenderse<strong>la</strong><br />

da quel<strong>la</strong> storta del<strong>la</strong> Ponchia, a far filò; non si accorse di lui.<br />

Al giovedì come al sabato era facile si trovassero a far filò dopo<br />

aver cenato, non ci aveva pensato.<br />

Ma al<strong>la</strong> casa dei Volpato no, tirchi com'erano un bicchiere di vino<br />

non si offriva di certo, avrebbe incominciato da là.<br />

Infilò il fosso stretto fin sul<strong>la</strong> capezzagna di testa, che a<br />

percorrer<strong>la</strong> tutta portava dietro il fienile dei Volpato.<br />

Sergio rallentò, rasentando <strong>la</strong> corte dei Vigolo, per non al<strong>la</strong>rmare<br />

il pol<strong>la</strong>io grande, ancora da vendere. Famiglia di sberegoni anche<br />

questi, ridotti in silenzio per l’ora e solo dal<strong>la</strong> fatica.<br />

Stava girando attorno al<strong>la</strong> macchia di gelsi, quando i cani dei<br />

Martin iniziarono ad abbaiare rabbiosi, ma non a lui, non era<br />

possibile così lontano e sottovento.<br />

Con sorpresa intravide due di corsa verso il boschetto, un sacco<br />

per ciascuno. Si appiattì nel<strong>la</strong> gora, che lo conteneva appena e<br />

stette immobile.<br />

149


Dai Martin si sentirono arrivare varie voci ed ur<strong>la</strong>, poteva farle<br />

risalire una ad una ai rispettivi padroni.<br />

I due erano <strong>la</strong>dri di polli ben conosciuti, quel<strong>la</strong> brutta gente dei<br />

Nigro sotto <strong>la</strong> collina, famiglia di malviventi.<br />

Il tempo passava e i <strong>la</strong>dri restavano rintanati in boschetta. A<br />

Sergio si ghiacciava <strong>la</strong> schiena tutta bagnata, a stento<br />

sopprimeva <strong>la</strong> voglia di uscire e sbattere <strong>la</strong> testa di uno addosso<br />

all'altro, mingherlini così era uno scherzo per lui. Poi doveva<br />

inventarsi che li aveva scovati per caso, passeggiando in giro. A<br />

quell’ora? troppo complicato, meglio ge<strong>la</strong>re.<br />

Al<strong>la</strong> fine si decisero ad uscire. Sergio sporse <strong>la</strong> testa e li vide fare<br />

di corsa il campetto dietro, prendere il viottolo del<strong>la</strong> riva curva,<br />

poi li perse nel buio.<br />

Ora era lui il <strong>la</strong>dro dentro il boschetto, i Martin erano usciti dal<strong>la</strong><br />

parte opposta per fare il giro coi cani e di certo con lo schioppo in<br />

mano.<br />

Aspettò un'altra mezz’ora cercando di resistere al freddo, finché<br />

anche i Martin furono tornati indietro, accompagnati da una scia<br />

di calorose bestemmie. Troppo tempo e troppo freddo, rifece <strong>la</strong><br />

strada fatta senza incontrare nessuno, a casa si riaccese il<br />

camino. Prendere freddo per nascondersi ai Nigro e ai Martin,<br />

pensare che in casa avevano solo brutte.<br />

Per alcuni giorni andò in giro con Badoer pieno di tosse, da non<br />

riuscire a par<strong>la</strong>re “chissà da chi l’hai presa e a chi l’avrai<br />

attaccata, ah sì…<strong>la</strong> Martina l’ho sentita starnutire stamattina”<br />

“ma quale Martina, mi sono ghiacciato il culo” “non potevi andare<br />

sul pagliaio?” “ah”<br />

A metà di marzo i giorni opportuni erano passati, era caduta <strong>la</strong><br />

pioggia un giorno e un vento leggero sfumava senza direzione<br />

prima del tramonto.<br />

Quel<strong>la</strong> sera tirava invece <strong>la</strong> tramontana e col buio rinforzò netta<br />

e precisa. Sergio prese <strong>la</strong> fiasca di petrolio, <strong>la</strong> stoppa e mise<br />

tutto nel vecchio sacco, uscì da sopra <strong>la</strong> legnaia, rifece i fossi,<br />

stavolta con l'acqua sopra gli scarponi. Conveniva evitare il<br />

boschetto scalognato e salire dal<strong>la</strong> riva alta dei Ceba, da lì già si<br />

vedeva il fienile dei Volpato oltre lo steccato, lo saltò.<br />

150


Aprì il sacco, tastò dentro e prese l’occorrente. Una scia attorno<br />

ai due <strong>la</strong>ti, poi una scia fino al<strong>la</strong> rimessa in legno accostata, mise<br />

<strong>la</strong> stoppa con il petrolio e diede fuoco ai vari punti.<br />

Il fuoco attaccò lento, lo guardava dal ponticello sul<strong>la</strong> roggia,<br />

sembrava stesse spegnendosi quasi. Infilò <strong>la</strong> fiasca nel sacco e<br />

prese per lo stesso fosso da cui era arrivato, correva e<br />

inciampava per il fango. Solo all'altezza del<strong>la</strong> fonte si girò. Fu<br />

quasi sorpreso, il rogo era già alto una decina di metri e il vento,<br />

a tratti più intenso, lo alimentava.<br />

Fece l'ultimo tratto del<strong>la</strong> canaletta e fu sotto <strong>la</strong> sua mura, si<br />

arrampicò e discese sul<strong>la</strong> legnaia.<br />

C'era un uomo seduto a fumare nel<strong>la</strong> casona, suo padre. Sergio<br />

<strong>la</strong>sciò cadere il sacco e rimase in piedi.<br />

"è stato lui a dirtelo?" "no, l'ho fatto da solo" “avevo visto che<br />

trafficavi con lo zolfo del verderame da vigne, cosa interessa a te<br />

‘sto affare?" "niente, ma non voglio più nessuno attorno" "sei<br />

sempre stato di un'altra razza… andiamo a veder che non muoia<br />

qualcuno… stai zitto per sempre, io me lo porterò sotto terra ed<br />

anche tu…che non lo sappia mai nessuno, taci anche con lui".<br />

Pietro diede <strong>la</strong> sveglia e allertò il Malborghetto.<br />

Dal fienile e <strong>la</strong> rimessa il fuoco aveva attaccato il barco vicino,<br />

per contagio si spostava sulle strutture in legno, quindi ardeva<br />

tutto, i tetti per primi. L’artefice era il vento: le fiamme arrivate<br />

in cima ad una struttura uscivano in alto e turbini di faville<br />

vo<strong>la</strong>vano attorno, cadendo sul tetto adiacente.<br />

I Ceba e i Martin, i primi colpiti, ur<strong>la</strong>vano per aprire i portoni alle<br />

poche bestie tenute per tirare i carri.<br />

Tutto il Fontego si era riversato nei cortili e nelle aie a dar di<br />

voce.<br />

Pietro e Sergio arrivarono dai Ceba, mancava da aprire un<br />

cavallo, era infuriato e nessuno se <strong>la</strong> sentiva. Entrò Sergio con<br />

una pa<strong>la</strong>, si sentivano i colpi potenti del cavallo che springava<br />

contro le assi divisorie, poi da dentro l’urlo di aprire <strong>la</strong> porta e <strong>la</strong><br />

bestia fumante di paura e incollerita passò di colpo. I Ceba<br />

ordinarono agli altri di scansarsi, il cavallo non trovando uscita<br />

correva attorno al cortile e calciava in aria, tutti fuggivano, finché<br />

raggiunse un varco aperto e si allontanò per i campi.<br />

151


Pietro correva da una casa all'altra perché mol<strong>la</strong>ssero le bestie,<br />

ma i contadini sembravano inebetiti, tra pianti di bambini e gridi<br />

di vecchi storditi, non erano utili a niente.<br />

Solo vedendo Pietro che slegava vacche, apriva le porci<strong>la</strong>ie e i<br />

recinti delle capre, cominciarono tutti a imitarlo. Pietro ur<strong>la</strong>va<br />

che si contassero e non dimenticassero gente in casa "tutti<br />

fuori!".<br />

La tramontana di marzo è un vento denso, quando arriva è<br />

fedele, si prese anche <strong>la</strong> stal<strong>la</strong> dei Martin.<br />

Sergio corse da quelli più avanti, dai Belluco e dai Bessega,<br />

potevano ancora portar fuori il salvabile dalle case, entro qualche<br />

minuto il fuoco avrebbe investito anche loro.<br />

Del<strong>la</strong> casa dei Martin erano ormai presi i so<strong>la</strong>i e tutta <strong>la</strong> facciata<br />

sfogava fumo dalle finestre, dietro sembrava non succedesse<br />

nul<strong>la</strong>, solo una grande fiamma usciva dal camino, come una<br />

cande<strong>la</strong> gigante, poi con un fracasso crollò una parte del tetto, il<br />

fuoco allora si contorse e strinse le travi, che si schiantavano<br />

come dentro ad un braciere. Un altro schianto si portò dietro il<br />

muro centrale di colmo non più tenuto dalle travature.<br />

Pietro senza più voce chiamò il vecchio Gustavo dei Ruzza, si<br />

dovevano buttare giù le travi del fienile e del<strong>la</strong> barchessa.<br />

Crol<strong>la</strong>ti quelli, si formava uno spazio tra lui e <strong>la</strong> casa dei<br />

Grigolon, a cui erano appoggiati.<br />

Sarebbe arrivato comunque il fuoco, questione di minuti<br />

"Gustavo, ascoltami, s’incendia tra un niente, lo vuoi capire? se<br />

non creiamo uno stacco con <strong>la</strong> barchessa, anche casa tua brucia<br />

e tutte le altre, quel<strong>la</strong> dei Bertocco, dei Mattiolo, capisci o ti sei<br />

confuso il cervello? Bertocco, prendi <strong>la</strong> scure, bestie che non<br />

siete, anche tu, Mattiolo, portate le asce, subito".<br />

Dai Grigolon intanto bruciava tutto, strideva sotto il crepitio del<strong>la</strong><br />

paglia e del fieno, sull'altro <strong>la</strong>to del<strong>la</strong> corte i contadini in fi<strong>la</strong> si<br />

passavano i secchi dal pozzo in un tentativo inutile, una <strong>la</strong>grima<br />

gettata in fornace, buona solo a fare confusione ”non serve a<br />

niente, portate fuori quello che potete invece” Pietro ur<strong>la</strong>va ma lo<br />

guardavano ebeti con il secchio in mano.<br />

Il vecchio Ruzza non voleva saperne di far abbattere il suo<br />

fienile, quel<strong>la</strong> barchessa sgangherata. Ur<strong>la</strong>va improperi, seppur<br />

152


fosse ormai vuota di fieno e di bestie "uccidermi dovete,<br />

allora…dai… uccidetemi"<br />

I figli stavano muti e deficienti a guardare, erano arrivati di corsa<br />

i Mattiolo con le accette corte.<br />

Pietro sollevò il vecchio Gustavo che era davanti al fienile a<br />

braccia aperte e lo fece vo<strong>la</strong>re addosso al pagliaio, i figli inebetiti<br />

non si mossero, poi con <strong>la</strong> scure doppia, cominciò a colpire una<br />

trave d’angolo ad altezza d’uomo, fissata su un pi<strong>la</strong>strino di<br />

mattoni "allora? Forza, cosa aspettate, animali?"<br />

Presero coraggio ed ognuno si scelse frenetico una trave .<br />

Dai Ceba e dai Martin era tutto crol<strong>la</strong>to, bruciavano ancora i resti<br />

dei so<strong>la</strong>i giù a terra. Dai Belluco ai Grigolon invece il fuoco<br />

divampava alto.<br />

La paglia infuocata si alzava in vortici e ricadeva sui pagliai più<br />

lontani, sulle canne accatastate del mais. Quando le fiamme si<br />

iniziavano a vedere da distante, significava che era già forte <strong>la</strong><br />

base del foco<strong>la</strong>io, ma <strong>la</strong> gente continuava a correre coi secchi<br />

d'acqua pur di far qualcosa.<br />

Le case muro contro muro continuavano ad ardere in fi<strong>la</strong> fino al<strong>la</strong><br />

grande casa dei Ruzza, era inutile tentare di fermare il fuoco<br />

prima.<br />

Le donne, sedute sui bordi dei fossi con i bambini piccoli in<br />

braccio, guardavano svanite.<br />

I fratelli di Pietro, Amedeo e Rino, con tutti i figli grandi<br />

continuavano a salvare dalle case il possibile, mentre gli abitanti<br />

delle stesse vagavano intorno con un attrezzo, una pento<strong>la</strong>,<br />

qualcosa in mano.<br />

Il vecchio Norbiato era rincantucciato sotto il portico, nel solito<br />

angolo buio, fuori del<strong>la</strong> cucina. Da quel<strong>la</strong> sedia, dove passava<br />

tutte le sue giornate, guardava attorno <strong>la</strong> gente correre. Passò<br />

Egidio, un figlio, e gli urlò cosa facesse là sotto, che andasse via.<br />

Il vecchio recitava lento, quasi sottovoce, un rosario. Egidio<br />

stava per prenderlo in braccio e portarselo, quando lo udì<br />

sussurrare “<strong>la</strong> Marta, chiamate <strong>la</strong> Marta che dorme“.<br />

Egidio depose il vecchio e si disperò “c’è <strong>la</strong> Marta sopra, <strong>la</strong> Marta<br />

è ancora di sopra“.<br />

153


Di <strong>la</strong>to al<strong>la</strong> cucina, <strong>la</strong> sca<strong>la</strong> saliva alle camere di sopra, era<br />

impossibile entrare per il fumo che veniva dal fienile. La gente<br />

non faceva che correre attorno, iniziarono a ur<strong>la</strong>re il nome del<strong>la</strong><br />

vecchia.<br />

Amedeo Bevi<strong>la</strong>cqua chiese una sca<strong>la</strong>, quel<strong>la</strong> per il fienile non si<br />

trovava. La sca<strong>la</strong> l’avevano <strong>la</strong>sciata al pagliaio e ci vollero molte<br />

grida di Amedeo per farglielo ricordare.<br />

L’appoggiò al balcone, salì con un piccone in mano, appena in<br />

alto scardinò l’infisso, chiuso da dentro con il gancio, e lo fece<br />

precipitare. I contadini guardavano quel<strong>la</strong> demolizione come<br />

fosse stato uno sfregio al<strong>la</strong> casa, il fuoco poteva distrugger<strong>la</strong>, ma<br />

a loro non era consentito.<br />

Amedeo tolse anche <strong>la</strong> finestra, si introdusse in casa e riapparve<br />

dopo qualche minuto con un fagotto in braccio. Aveva tirato su <strong>la</strong><br />

Marta con un lenzuolo legato ai quattro angoli, come un carico di<br />

biancheria. La calò lungo il muro servendosi di un altro lenzuolo,<br />

legato alle cocche.<br />

Un pianto leggero di bambina si udiva dentro, come un cagnolino<br />

che guaisse, <strong>la</strong> Marta era paralitica ed aveva perso <strong>la</strong> testa,<br />

come dicevano. Il vecchio Norbiato si era avvicinato <strong>la</strong> sedia,<br />

portandosi sotto <strong>la</strong> mura e chiamava sottovoce ”Marta, Marta,<br />

dove sito Marta?”.<br />

Amedeo scese da solo senza che nessuno lo aiutasse, erano tutti<br />

già al sicuro in mezzo all’aia. Il muro, che teneva per miracolo <strong>la</strong><br />

spinta delle travi bruciate, crollò dopo poco, l’unico muro che<br />

cadde del tutto.<br />

Intanto dai Ruzza le travi verso <strong>la</strong> corte le avevano quasi<br />

mozzate. Pietro aveva mandato Sergio a raccogliere delle corde,<br />

con una sca<strong>la</strong> le fissarono sotto <strong>la</strong> cornice del tetto e<br />

cominciarono a tirare tutti assieme, non ce <strong>la</strong> facevano. Pietro<br />

urlò ai figli di Ruzza di attaccarsi alle funi, se no tagliava loro le<br />

gambe, poi gli scappò "anche mio figlio l'ha fatto una volta, o<br />

tirate o vi taglio".<br />

Come dei sonnambuli risvegliati, si appesero anche loro. Il tetto<br />

si torse, avvitandosi su se stesso, e con un boato tutta <strong>la</strong><br />

barchessa con il fienile si schiantò a terra. Le tegole restarono a<br />

154


coprire ancora il fieno, come se <strong>la</strong> struttura si fosse solo<br />

afflosciata.<br />

Ora <strong>la</strong> continuità tra le case e le boarie grandi era interrotta,<br />

restava solo il <strong>la</strong>to dove avevano ammucchiato le canne.<br />

Mandarono a chiamare gente che le aprisse e bagnasse con i<br />

secchi d'acqua, qualcuno c’era già e si era creata una picco<strong>la</strong><br />

catena. Difficile far venire il resto degli uomini, ostinati ad<br />

innaffiare porte, dietro cui non c'era più niente.<br />

Toccava al tetto dei Norbiato ora, che bruciava insieme a tutta <strong>la</strong><br />

stal<strong>la</strong> già crol<strong>la</strong>ta. Le faville attecchivano feroci sulle canne, ma<br />

venivano bagnate e spente subito dagli accorsi. Altri dei Ruzza<br />

control<strong>la</strong>vano il poco fieno schiacciato sotto il tetto, battendolo<br />

appena si illuminava.<br />

Le fiamme dal tetto si curvavano lunghe e il vento sembrava<br />

volerle staccare dal<strong>la</strong> fonte fino a <strong>la</strong>mbire i muri dei Ruzza.<br />

Soffiava ancora, ma non verso le quattro boarie grandi, a<br />

quell’ora cambiava, Sergio lo aveva visto.<br />

In meno di tre ore l’incendio bruciava tutto, animali di ogni tipo<br />

vagavano per i campi attorno, ovunque si vedevano mucchi di<br />

cose gettate al<strong>la</strong> rinfusa, stoviglie, cuscini, carriole, tavoli, sacchi<br />

riempiti di quanto potevano contenere quelle sfortunate case.<br />

Era arrivato Badoer. Dopo una mezz’ora dall'inizio dei roghi<br />

qualcuno aveva pensato di mandare un ragazzino ad avvertirlo.<br />

Se lo trovò davanti già in strada, le fiamme si vedevano dal<br />

paese.<br />

Lasciato il cavallo lontano, furono costretti a percorrere a piedi<br />

l'ultimo tratto. Arrivarono quando crol<strong>la</strong>va <strong>la</strong> barchessa dei<br />

Ruzza.<br />

Badoer fece un giro intorno al Fontego, tenendosi lontano, poi si<br />

sedette sotto un p<strong>la</strong>tano con il tabarro aperto, il gomito<br />

appoggiato ad un ginocchio e una mano sul<strong>la</strong> bocca. Preferiva<br />

vedere nessuno, scansare le domande, per il Borgo c’era solo da<br />

aspettare ormai. Pensò al vento e, da come erano bruciate le<br />

case in fi<strong>la</strong>, capì che non ci poteva essere innesco più opportuno<br />

per farlo di<strong>la</strong>gare e nello stesso tempo indirizzare e contenere.<br />

Intatte e nere tra i bagliori adesso si vedevano chiaramente le<br />

quattro boarie, mentre bruciata era andata tutta l'aggiunta<br />

155


ecente, <strong>la</strong> parte bassa delle casette, come <strong>la</strong> chiamavano loro,<br />

quel<strong>la</strong> che si al<strong>la</strong>gava ogni novembre.<br />

I pensieri fluttuavano. Lasciati abbozzati, senza analisi,<br />

restavano dei forse. Esplicitati, diventavano colpe e condanne.<br />

Meglio smettere di frequentarli allora, Ettore si <strong>la</strong>sciò distrarre<br />

dai due cavalli bianchi dei Ruzza. Emersero dal<strong>la</strong> notte verso di<br />

lui, fecero un grande giro tondo fino al<strong>la</strong> vista del fuoco, poi<br />

ripartirono al galoppo, <strong>la</strong>sciando nell’aria un movimento di fumo.<br />

Aspettò che cadesse l'ultimo tetto dei Norbiato, poteva<br />

distinguere le monachelle alzarsi alte fino a spegnersi, prive di<br />

suoni e sorde del trambusto di sotto.<br />

Rimase lì fino a che si capì che altro non sarebbe bruciato e<br />

scese al Fontego.<br />

Trovò Pietro dai Ruzza, che teneva a bada le macchie d’incendio<br />

del fienile a terra. Pietro finì di assegnare i compiti, poi si misero<br />

in disparte a par<strong>la</strong>re. I contadini senza casa si sarebbero<br />

trasferiti alle case <strong>la</strong>sciate vent’anni prima. Alcune pretendevano<br />

qualche restauro, si elencò quali.<br />

Sparsa <strong>la</strong> voce che c'era Badoer, quelli non impegnati arrivarono<br />

"ha visto cosa è successo?… e adesso?". Tutti con le facce<br />

stravolte gli stavano attorno, ce n’erano fino al<strong>la</strong> boschetta.<br />

Badoer cominciò subito a dare ordini, omettendo premesse e<br />

rincoramenti. La fermezza conso<strong>la</strong> i semplici più velocemente.<br />

“domani si torna alle case vecchie, qualcuno per adesso dovrà<br />

condividere i fabbricati più grandi, finché non son finiti i <strong>la</strong>vori<br />

per tutti”<br />

Prese dal<strong>la</strong> tasca dei fogli che divise in biglietti, con una matita<br />

copiativa scrisse nomi e località. Poi i capifamiglia uno ad uno<br />

ritirarono il biglietto. I più se lo facevano leggere.<br />

Già qualcuno ritornava da Badoer, che non mutava <strong>la</strong> risposta ai<br />

rec<strong>la</strong>mi “questo non è il momento, adesso si va dove è scritto”.<br />

I tetti delle case sparse nel<strong>la</strong> Tenuta erano stati tenuti sempre in<br />

ordine dal Conte, bastava pulire i pozzi, sostituire qualche<br />

finestra rotta, si sarebbe provveduto in fretta. Alcune famiglie<br />

sarebbero state sistemate ai ”pagiari“, come i sa<strong>la</strong>riati<br />

chiamavano i casoni dove stavano da sempre, tutti uguali,<br />

cucina, stal<strong>la</strong> e portico. Una sca<strong>la</strong> a pioli saliva sul so<strong>la</strong>io, solo<br />

156


tavole a separare il basso dall’alto, coperte del<strong>la</strong> paglia dove si<br />

dormiva.<br />

I contadini passarono una notte tormentata nei fienili vuoti delle<br />

boarie ancora integre. Al mattino giunsero gli spettatori dal<br />

paese, il Borghetto puzzava e fumava ancora come un grande<br />

braciere.<br />

I soliti vecchi lo ricordavano quando era già solo così, cosa che<br />

non potevano ricordare, forse i loro nonni l’avevano visto così<br />

l’impianto vecchio, e sentenziavano, forse con una punta di<br />

soddisfazione, che “tutto torna come prima“.<br />

La mattina l’aria si era caricata di pioggia, ma il tempo reggeva.<br />

Le file degli sfol<strong>la</strong>ti si dispersero con fagotti e bambini per i<br />

viottoli verso l'interno del<strong>la</strong> Tenuta. Badoer aveva inviato tutti i<br />

carri disponibili a caricare masserizie.<br />

Sergio tornò a casa a prendersi il cavallo, aveva evitato Ettore<br />

dal<strong>la</strong> sera prima. Era quasi arrivato che se lo vide apparire sul<strong>la</strong><br />

strada "Sergio, sali, aiutami ad alloggiare questi sfol<strong>la</strong>ti, oggi non<br />

voglio parole, ci sarà anche il tempo per par<strong>la</strong>re"<br />

Incrociarono Valdemarca in prossimità del Fontego senza<br />

guardarsi. L’amministratore era attonito, <strong>la</strong> trama di perfetti<br />

incastri che con tanta cura si era prefigurato, ora si svolgeva per<br />

propria iniziativa e a lui toccava solo il ruolo dello spettatore.<br />

Sergio tornò a casa verso sera, doveva buttarsi a letto senza<br />

passare per <strong>la</strong> cucina, era stremato. Fece le scale esterne per<br />

salire alle camere.<br />

“Sergio, non ceni?” Pietro lo aspettava“ “sono morto, mi butto”<br />

“dimmi, te l’aveva detto lui?” “no, mai par<strong>la</strong>to… di niente” “ora è<br />

fatto e par<strong>la</strong>re indietro non serve, ma son tuo padre, mi dirai<br />

qualcosa no?” “Badoer sta piantato nel fango fino al ginocchio<br />

ma ha coraggio, mi sembrava… onesto risolvere questo merdaio”<br />

“non crederai che sia comodo per me saperlo” “lo so, ci vuole<br />

coraggio a dirlo e a saperlo” “rischi grosso Sergio, anche se non<br />

lo sanno li avrai tutti contro, stai dal<strong>la</strong> parte sua” “son tutti dei<br />

prepotenti a parole, e poi si cercano tra vigliacchi, si conoscono<br />

tra loro, guarda i Norbiato e quelli che gli van dietro, adesso<br />

stimano Valdemarca” “una pietra sopra Sergio, mai più una<br />

paro<strong>la</strong>” “vado a dormire papà”<br />

157


Seguirono giorni di sospensione in casa Badoer, lo si avvertiva<br />

nel mutismo degli abitanti. La voce che l'incendio al borgo era<br />

stato appiccato era ormai in bocca alle persone, qualcuno l'aveva<br />

voluto e quel qualcuno era Badoer, anche se non erano chiari i<br />

motivi di interesse.<br />

Valdemarca con giri e tortuosità aveva imbeccato le dicerie,<br />

fomentando i Norbiato.<br />

Fu Pietro ad informarne Badoer "<strong>la</strong>scia che dicano Pietro, si<br />

stuferanno, le storie non le levi più quando uno le inventa e<br />

l’altro vuole crederci, più ti difendi e più ti incarti, chiamami<br />

invece i contadini ora che non c’è <strong>la</strong>voro in campagna,<br />

<strong>la</strong>voreranno tutti a raccogliere i mattoni e le tegole rimaste<br />

intere, che scalpellino <strong>la</strong> malta e ne facciano dei mucchi ordinati,<br />

spiega che servono anche per le loro nuove case, li pagheremo a<br />

parte così potranno comprarsi subito quello che si è mangiato il<br />

fuoco, spiegalo bene, così almeno non diranno che sono stati<br />

messi in mezzo a un campo e che contino quanto gli è venuto in<br />

tasca al<strong>la</strong> fine. Quando avranno finito, <strong>la</strong> legna o se <strong>la</strong> portano<br />

via subito o brucia i travi che restano e fai pulizia, cava anche le<br />

fondamenta che ci facciamo sopra una marcita, quel<strong>la</strong> terra vi<br />

era destinata da sempre".<br />

Badoer tornando a casa si fermò da Carlo, vederlo lo<br />

rasserenava. Carlo sapeva che se Ettore voleva appiccare il<br />

fuoco, lui i mezzadri li faceva uscire prima.<br />

La casa dei Dal<strong>la</strong> Pria era affumicata, ma risparmiata e quindi<br />

ancora piena di gente da distribuire.<br />

L’energia dell’amico <strong>la</strong>sciava Carlo stupito “te me pari doppio,<br />

Ettore, perché non ti fermi ed aspetti?“ “ho pensieri che si<br />

ripetono spesso Carlo, brutto segno, te lo dico dritto” “ma ti<br />

interessa? guarda che bordello è venuto fuori, non credo sia per i<br />

soldi” “i soldi mi interessano per quello che ci si può fare, i miei<br />

desideri sono sempre irrego<strong>la</strong>ri, almeno i più belli…possedere<br />

questa terra?… me ne trovo due di risposte in equilibrio e non in<br />

armonia tra loro“<br />

L’ultima neve fradicia copriva ancora <strong>la</strong> campagna e solo<br />

qualcosa di festoso poteva indurre ad uscire sui campi.<br />

158


Badoer dal suo cortile poteva sentire i colpi dei ragazzi che<br />

battevano con i bastoni sui fusti di <strong>la</strong>tta, giravano le raganelle di<br />

legno, era <strong>la</strong> tradizione di “battere marzo”.<br />

L’inverno, per quanto ancora facesse freddo, era passato via,<br />

l’avevano scampato “marzo sì, marzo no, mostragli il culo ma il<br />

viso no”<br />

Il tempo dei pagamenti si avvicinava, al<strong>la</strong> prima grossa scadenza<br />

del contratto mancavano due mesi.<br />

Con le vendite del bestiame, del bosco e di quanto racimo<strong>la</strong>to in<br />

vil<strong>la</strong>, aveva raccolto un quarto del<strong>la</strong> cifra, <strong>la</strong> Tenuta spogliata<br />

manteneva le minime attrezzatura per funzionare.<br />

Toccava ora alle sue proprietà invendute. Il fondo dei sabbionari<br />

era sul<strong>la</strong> piazza, ma mancavano gli acquirenti. Al mulino invece<br />

ce n’erano e uno più deciso degli altri, ma con Augusto i discorsi<br />

erano ancora tanti prima di vendere, per cui non spingeva oltre.<br />

Carminati aveva l’acquirente giusto, come diceva lui, per <strong>la</strong><br />

trattativa del<strong>la</strong> fattoria contigua al mulino, ma Badoer tardava a<br />

decidersi.<br />

Mai avrebbe voluto fare atti che dessero notorietà al<strong>la</strong> sua<br />

posizione, ma, dopo l’incendio delle casette, era cambiato il clima<br />

attorno a lui, troppi brontolii, troppi oppositori, sommati agli<br />

avversari soliti.<br />

Decise di registrare l'atto di procura dei Martinoia e quindi il suo<br />

che ne derivava, era una spesa inutile se poi si fosse arrivati al<strong>la</strong><br />

registrazione di vendita, ma in quel momento sospeso aveva<br />

bisogno di una garanzia personale.<br />

Non si fidava di Nalon, il notaio era troppo legato a Valdemarca<br />

ed ora anche sotto l’inchiesta e le spinte dell'avvocato<br />

Ronchitelli. No, meglio di no, quello ingrossava le chiacchere<br />

ancora.<br />

Andò in città da Bellomi, lo conosceva per lontani affari. Il notaio<br />

si stupì dell’intreccio di quel contratto, ma già al<strong>la</strong> prima<br />

domanda comprese a cosa rimandava. Sospirò, quando realizzò<br />

che doveva procurarsi gli atti precedenti nell’archivio di Nalon,<br />

l’avrebbero tempestato di domande.<br />

Con Elma e Antonio presenti, dopo alcuni giorni, Badoer fece<br />

registrare <strong>la</strong> loro procura e di seguito <strong>la</strong> sua.<br />

159


Ora aveva capacità giuridica di agire.<br />

Una strana energia, una specie di euforia lo accompagnava in<br />

quei giorni. Si incontrò con Carminati in città, nel giorno di<br />

mercato.<br />

"ma come ha fatto Augusto a sapere che vendiamo <strong>la</strong> terra e <strong>la</strong><br />

casa dove abita ai Cordellina?" "lo sa, le parole passano, Ettore"<br />

"le parole sono persone con un nome, camminano" “ma perché<br />

non gli chiudi <strong>la</strong> darsena, quel<strong>la</strong> non è in contratto, l'hai fatta<br />

dopo, così i sacchi se vuole portarli deve fare chilometri"<br />

"Adriano, anche se lo faccio, quello è talmente muti<strong>la</strong>to di<br />

mente, che macina per quelli che arrivano con il sacco sul mulo.<br />

Già successo, è di quelli che più li costringi e più si riducono<br />

spessi come un foglio. Invece ora gli vendiamo il fondo, i<br />

Cordellina si sono fatti da soli e fino a ieri dietro al culo<br />

c’avevano le pezze, se le sentono ancora pronte ad aspettarli,<br />

questi sono i più cattivi, mai avere le braghe di chi era nudo.<br />

Questi, un chiodo impiantato addosso, te lo tolgono se è loro. Ma<br />

non mi lusingo, anche questa mossa lo farà solo risentire. Il<br />

mulino per lui potrebbe affondare sul fiume e lui si chiuderebbe<br />

dentro"<br />

"ma non sono tue le macchine nuove?" "e daglie<strong>la</strong>… Adriano,<br />

quello macina a mano con l'asino che gli gira intorno…<strong>la</strong>scia<br />

stare. E’ un infelice, ma <strong>la</strong> peggiore delle situazioni, per lui, è<br />

esser chiamato a decidere, lui non sa, non è stato lui, non è<br />

colpa sua, lui è solo contro" ”orca, mi sembri un prete” “mancato<br />

però”.<br />

Anna in città c’era stata solo una volta, con sua madre, per<br />

chiedere di potersi presentare a fine anno da privatista. Il<br />

Preside si mostrò dispiaciuto ma comprensivo, era un’allieva<br />

brava e le consigliò che una compagna le portasse gli appunti<br />

ogni settimana.<br />

Le materie sco<strong>la</strong>stiche però venivano trascurate. Anna passava le<br />

giornate aiutando in casa e scrivendo tutto quello che non poteva<br />

dire nel<strong>la</strong> lettera a Marco, unico momento solo suo.<br />

Riprese piano piano una certa confidenza con sua madre, che<br />

non era affatto una donna stupida e dovette ammetterlo.<br />

160


Carlotta, come tutte, era passata da ragazza a moglie, senza<br />

rendersi conto, e ora non sapeva immaginarsi se non nel<strong>la</strong> vita<br />

piana che conduceva già.<br />

Essere trattata dal marito in un certo modo era <strong>la</strong> norma per lei<br />

e comunque quello conosceva. Era andata in sposa portando una<br />

picco<strong>la</strong> eredità, assorbita subito da affari del consorte a lei<br />

rimasti ignoti. Con gli anni si era accorta del<strong>la</strong> prepotenza<br />

dell’uomo che le viveva accanto, ma <strong>la</strong> rassegnazione le veniva<br />

facile.<br />

Nel fondo invidiava <strong>la</strong> certezza d’amore del<strong>la</strong> figlia e <strong>la</strong> possibilità<br />

di studiare in città che lei aveva. Carlotta apparteneva all’epoca<br />

in cui bene era tenersi lungi dall’esprimere giudizi, ma sua figlia<br />

si preparava a una vita diversa.<br />

Carlotta, un pomeriggio di compere finite presto, decise di<br />

recarsi nel negozio di Elisa, par<strong>la</strong>rono insieme e si accordarono<br />

per fare incontrare i ragazzi nel magazzino sul retro.<br />

Il giorno dopo Marco l’attendeva, Anna entrò di corsa e non si<br />

calmava. Marco aveva perso di peso, lei lo notò subito “c’è Anna,<br />

c’è, non me <strong>la</strong> sono sognata tutto il tempo” “Marco, stringimi,<br />

fammi sparire”<br />

Non aveva fatto che pensar<strong>la</strong> col timore di dimenticare un<br />

partico<strong>la</strong>re di quel viso così dolce, ma quell’incontro preparato lo<br />

disorientava, quasi lo accusasse di non fare quello che doveva.<br />

Ma cosa? Era spiazzato. Lui, che non soffriva <strong>la</strong> gente tra i piedi,<br />

vedersi condurre come un bambino. Ma non poteva resistere<br />

senza veder<strong>la</strong> e ora era esposto ad una burrasca.<br />

Avrebbe voluto solo perdersi negli occhi di Anna, andare via da<br />

quel<strong>la</strong> contesa invece, mai come in quel magazzino ingombro, gli<br />

appariva il garbuglio delle decisioni rimandate.<br />

Suo padre, che arrivava a maltrattarsi pur di non cedere, sapeva<br />

farlo sentire così inadeguato. Fosse stato almeno un pratico<br />

come Sergio, sarebbe vissuto meglio, ma a lui gli affari e le<br />

beghe non interessavano, gli piacevano i cantieri, le costruzioni e<br />

lo studio tecnico dove era tutt’altro che tenero. Per seguire i<br />

disegni di suo padre, avrebbe dovuto <strong>la</strong>sciare l'università, non<br />

poteva fare entrambe le cose.<br />

161


Quando sua madre era venuta a dirgli “ci sarebbe l’occasione di<br />

andare…di vedere Anna” quasi saltò in piedi dal<strong>la</strong> gioia, veder<strong>la</strong>,<br />

quel piacere irrinunciabile, ma <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> occasione lo scombinò,<br />

non voleva Anna come occasione, Anna era sua.<br />

“Anna, tesoro, uno al posto mio come si comporterebbe?<br />

Farebbe il beau geste di rapirti?” ci aveva pensato tanto, non era<br />

strada per lui, ogni atto illegale o violento dava solo partenze<br />

errate.<br />

Anna non se l’aspettava “ mettimi incinta e sono obbligati a<br />

sposarci” “Anna cosa cambia? Noi ci sposiamo, questa è <strong>la</strong> mia<br />

certezza assoluta, lo sai, e avremo figli, sono perso di te, ti amo<br />

adesso e ti amerò dopo, ma partiamo come vogliamo noi,<br />

scegliamo noi, non permettiamo agli altri di decidere per noi, ci<br />

stanno obbligando ma noi siamo più forti di un impedimento,<br />

cosa ci cambia l’attesa?”<br />

Anna desiderava solo andarsene, semplificava tutto. Per Marco<br />

invece lei doveva essere maggiorenne e doveva passare l'anno<br />

del contratto di suo padre, forzare i tempi significava<br />

compromettere <strong>la</strong> reputazione di lei solo per sfidarne il padre,<br />

era come darglie<strong>la</strong> vinta.<br />

“Soffrire perché non sono con te non serve, non ne viene niente,<br />

altra sofferenza sterile che non insegna. Questa attesa è inutile”<br />

Anna fece un cipiglio da bambina e aspettò altre parole da<br />

Marco, ma lui non difendeva mai le sue posizioni, cominciava a<br />

conoscerlo bene.<br />

Riprese lei “vorrei che tutti, dopo questa storia, restassero senza<br />

niente, per primo mio padre” era il suo modo per rimettersi al<strong>la</strong><br />

decisione di Marco. Se l’era immaginato più risoluto, che fosse<br />

contro, invece Marco si sentiva superiore proprio così.<br />

L’ora concessa, iniziata un istante prima, era già passata. Il<br />

tempo degli innamorati inganna, riduce tutto a intervalli tra<br />

prima e dopo.<br />

PRIMAVERA ANCORA<br />

Tutti i frutteti erano stati tirati a spalliera e si continuava <strong>la</strong><br />

pulizia dei fossi. Più avanti avrebbero fatto <strong>la</strong> monda delle<br />

162


arbabietole e piantato il tabacco. Per <strong>la</strong> terra restava tutto come<br />

sempre.<br />

Badoer volle passare in tutte le case riprese dai contadini,<br />

c’erano le donne che passavano il <strong>la</strong>tte di calce alle camere e alle<br />

cucine. Si erano sistemati meglio che in quel<strong>la</strong> concimaia dove<br />

vivevano ammassati prima, ma <strong>la</strong> memoria le migliorie non le<br />

registra, già altre questioni di <strong>la</strong>mento riempivano <strong>la</strong><br />

conversazione “chi ha qualcosa da dire fa proposte, chi non ha<br />

niente da dire, critica e si <strong>la</strong>menta”<br />

Badoer ne aveva già sentiti abbastanza per quel giorno, si era<br />

tenuto in ultima i Norbiato, con le divisioni del<strong>la</strong> proprietà da<br />

affrontare.<br />

Il vecchio Aristide era il tito<strong>la</strong>re del pezzo di mezzadria e<br />

governava su tutti, quasi trenta persone, figli, nuore e figli dei<br />

figli, amen. Ora era quasi inabile e spettava al maggiore,<br />

Severino, subentrargli.<br />

Tra lui ed il vecchio non c’era mai stato accordo, Severino era<br />

trattato da incapace. Anno dopo anno era Bruno, il terzogenito,<br />

che aveva preso in mano tutto, era quello che capiva.<br />

Si misero sotto il portico, dal <strong>la</strong>to del<strong>la</strong> rimessa, dove andavano a<br />

finire come onde tutti i solchi arati dai buoi, al<strong>la</strong> fine del<strong>la</strong><br />

giornata.<br />

L’attrito esplodeva anche quel pomeriggio in litigi continui, <strong>la</strong><br />

terra andava frazionata e qualcuno doveva spostarsi nel<strong>la</strong> casa<br />

picco<strong>la</strong>, ancora chiusa. Nessuno si proponeva.<br />

Badoer, seduto un po’ lontano, vigi<strong>la</strong>va solo che non si<br />

accoltel<strong>la</strong>ssero. La selvatichezza e gli usi quasi perduti di quei<br />

contadini gli facevano bene di solito, gli ricordavano i giochi<br />

dell’infanzia. Ma ai discorsi infiniti preferì guardare le piante<br />

attorno, <strong>la</strong>sciate abbandonate anni si erano liberate dalle forme<br />

imposte. Il noce che chiudeva da solo <strong>la</strong> corte presso <strong>la</strong><br />

concimaia, il melograno appoggiato al fianco del<strong>la</strong> casa, il<br />

rosmarino che nascondeva mezzo pi<strong>la</strong>stro. Badoer sorrise, li<br />

ricordava tutti, per ogni grande pianta avrebbe potuto raccontare<br />

un fatto successo lì sotto. La magra vite del<strong>la</strong> pergo<strong>la</strong>, ora<br />

s’arrampicava sul fronte del<strong>la</strong> casa, dava una tardiva uva bianca,<br />

soltanto pochi grappoli dolcissimi.<br />

163


Dopo tutta l’infervorata discussione, si <strong>la</strong>sciò <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> decisiva<br />

al<strong>la</strong> sorte: si rimisero al rito del<strong>la</strong> paglia.<br />

La più corta toccò a Bruno con <strong>la</strong> casetta distante, ma <strong>la</strong> tregua<br />

sarebbe durata, forse, il tempo del trasloco.<br />

Prima di rincasare dal<strong>la</strong> lunga giornata, Ettore si concesse una<br />

visita all’amico scultore “Vedi Carlo, tu dici che soffrono per le<br />

condizioni in cui prestano il loro <strong>la</strong>voro…ma sono sicuri con il loro<br />

soffrire. A queste vite puntel<strong>la</strong>te come le barchesse dei Ceba,<br />

che se tocchi un palo marcio casca tutto, se togli il dolore con<br />

cosa lo sostituisci? con <strong>la</strong> responsabilità?… è qua che non<br />

vogliono, meglio soffrire che essere responsabili… un mal di denti<br />

da sopportare è inutile ma lo conosci… è rassicurante, al<strong>la</strong><br />

certezza di essere responsabili, è meglio l’incertezza<br />

dell’infelicità…no… non sei d’accordo, vero?”<br />

A pasqua sua moglie pretendeva che si facesse un vestito nuovo<br />

e gli imponeva il fastidio delle prove, fin da piccolo le ricordava<br />

una noia insopportabile.<br />

Bartolomeo confezionava anche le sue camicie, bravo e talmente<br />

chiacchierone. Aveva l’occhio tenero ed era dura per lui in un<br />

paese di campagna pieno di fisime.<br />

“Sembra un giovanotto, signor Badoer” “dei tempi andati” “ma<br />

se mi dicono che le contadine si girano a guardarlo?” “per far<br />

passare il tempo” “aspetti che le sistemo il sottospal<strong>la</strong>” “basta<br />

che non mi pungi”.<br />

“Dimmi Bartolomeo, sei abile e ancora giovane, perché non apri<br />

qualcosa in città?” “avrei trovato anche un socio, diciamo, ma<br />

non so decidermi” “deciditi fino a che sei in tempo, in città è<br />

diverso, per <strong>la</strong> richiesta che c’è qui basta uno semplice come<br />

Tobia, da lui mai una giacca che non mi sia stretta, credo<br />

sparagni anche sul filo. Tu sei troppo pieno di modi per questo<br />

paese e poi qui, se non ti sposi, ti guardano storto e<br />

spettego<strong>la</strong>no più di te” “che facciano pure” “va’ in città, ti<br />

troverai meglio” “guardi che <strong>la</strong> ascolto, signor Badoer” “ah, se<br />

l’hai piantato fondo questo spillo” “mi perdoni! mamma mia<br />

come ho fatto?” “con le mani Bartolomeo, con le mani”<br />

164


Sbollita <strong>la</strong> lite con Elma, Valdemarca si era abbassato a cercare<br />

Antonio più volte durante il mercato del Pi<strong>la</strong>stro. Domò l’orgoglio<br />

fino a ritornare da Elma per farsi scusare. Non aveva più<br />

sollevato questioni come all’inizio, ma par<strong>la</strong>va con Antonio per<br />

primo poi con Elma, li corteggiava, conferendo grande rilievo alle<br />

loro opinioni.<br />

Badoer, preso dalle vendite del bestiame e da quanto seguito,<br />

dai Martinoia ci andava ormai di rado.<br />

Dopo l’incendio, poi, per più di due settimane non ci si recò<br />

proprio. Al contrario, le chiacchere sul Fontego e sui poricani con<br />

<strong>la</strong> casa bruciata ai Martinoia furono riportate al dettaglio, dai<br />

carrettieri e dai mugnai.<br />

Valdemarca aspettava pazientemente che fossero loro a chiedere<br />

conferma e, quando accadde, ricalcò abilmente le loro paure.<br />

Dapprima alluse sornione, al<strong>la</strong> fine affondò con loro nello<br />

sbalordimento dell’impossibile, quando si spinsero ad ipotizzare<br />

che poteva esser stato Badoer a far dare fuoco al Borghetto<br />

“perché voleva averci le mani libere, quello è capace di tutto, di<br />

tutto”.<br />

Questa faccenda del Borghetto aveva messo un’inquietudine<br />

addosso ai Martinoia, maggiore di quanto lo stesso Valdemarca<br />

presumesse.<br />

Fu Antonio a chiedere aiuto “e noialtri? cosa dobbiamo fare<br />

adesso?”<br />

Valdemarca si tirò in qua una sedia del<strong>la</strong> cucina “son venuto<br />

perché è il momento di dire le cose come stanno, ascoltatemi<br />

perché non ci credevo nemmeno io. Badoer ha fatto un contratto<br />

di vendita del<strong>la</strong> casa con <strong>la</strong> torretta e <strong>la</strong> campagna incolta a<br />

Mainardi, uno che ha una banca e in paese ha una casa<br />

confinante con <strong>la</strong> Tenuta, lui quel<strong>la</strong> terra <strong>la</strong> vuole da sempre, ma<br />

il Conte non ha mai voluto darglie<strong>la</strong>. Ora ha l’atto di vendita in<br />

mano. Badoer è capace di ogni azione, l’avete visto, non guarda<br />

in faccia nessuno e state certi che voi vi sistemerà come vuole,<br />

ha già emesso sentenza ed esecuzione, niente vi <strong>la</strong>scerà” “ma<br />

come fa, con che contratti?” chiese Elma “contratti? a lui non<br />

servono, ne sa una più del diavolo lo fa, lo fa”<br />

I Martinoia lo guardavano.<br />

165


“io <strong>la</strong> soluzione potrei trovar<strong>la</strong>, ma prima bisogna che mi giuriate<br />

sui vostri figli che anche se non si fa niente di quel che dico,<br />

nessuno lo saprà, perché quello è capace di ucciderci tutti“<br />

Si scambiarono l’assenso e giurarono.<br />

“sono stato dal Conte Umberto e dall’avvocato. A forza di<br />

trattare sono riuscito ad ottenere 300.000 lire per rompere il<br />

contratto, oltre al<strong>la</strong> caparra, non voglio più sapere niente di<br />

questa storia, maledetto il giorno che l’ho iniziata, comunque a<br />

tutto si può rimediare, tranne <strong>la</strong> morte, giusto?” “eh sì”. “se<br />

rompiamo il contratto, ascoltate bene che è <strong>la</strong> nostra salvezza, vi<br />

tolgo l’ipoteca e si bruciano le cambiali qua fuori in corte da voi,<br />

a garanzia vostra lo facciamo il giorno stesso che andiamo dal<br />

Conte o dall’avvocato che è lo stesso, qui resta tutto vostro e<br />

nessuno vi tocca più, mi avete capito bene?“<br />

Si erano ascoltati tutto quello che volevano sentire, senza<br />

fiatare. Elma parlò per prima “e con lui?…Badoer cioè, come<br />

facciamo…ci sono stati degli scritti” “che scritti?”<br />

Elma guardò Antonio che guardava Valdemarca “glielo dico…ad<br />

un certo momento dirlo bisognerà“<br />

Gli spiegò i contratti fatti, Valdemarca se lo aspettava, ma se lo<br />

era negato come <strong>la</strong> morte ed ora, che <strong>la</strong> vedeva in faccia doveva<br />

rassegnarsi al<strong>la</strong> verità, alzava occhi e mani al cielo “ma come<br />

avete fatto…madonna santissima“ “così è andata, Valdemarca,<br />

così”. Camminava per <strong>la</strong> stanza pestando i piedi come stesse<br />

battendo il passo come faceva Antonio “è un mezzo disastro,<br />

questa sì che è una disgrazia” “Poi rimase come sull’attenti “ci<br />

sarà da fare, vedrò di raddrizzarlo questo incidente, ah, se non<br />

aveste me”<br />

Elma non parlò delle procure registrate, in verità le sembravano<br />

solo delle firme in più.<br />

Al<strong>la</strong> fine del<strong>la</strong> sera convennero che Valdemarca e l’avvocato del<br />

Conte avrebbero cercato una “strada per salvarsi“.<br />

Quando l’amministratore incontrò l’avvocato Ronchitelli in città<br />

aspettandosi le meritate lodi, quello accolse le notizie con<br />

indifferenza e una gragnuo<strong>la</strong> di domande su aspetti non sondati,<br />

poi confermò che una via c’era, ma voleva discuter<strong>la</strong><br />

166


direttamente coi Martinoia, “con i Martinoia, capito?” e si dettero<br />

un nuovo appuntamento.<br />

Badoer sapeva che i Martinoia dovevano essere tenuti sempre a<br />

cova, bastava poco ché si raffreddassero, ma le giornate erano<br />

già piene. Trovò il modo di andare al<strong>la</strong> loro fattoria e si accorse<br />

subito al primo contatto che erano cambiati, si era già scrostato<br />

tutto.<br />

Svogliato, finse di domandarsi “e adesso cos’è successo?“.<br />

Volutamente iniziò a raccontare dell’incendio, spiandoli di<br />

sottecchi .Era il fuoco ad averli spaventati, si capiva, inutile<br />

giustificarsi o dimostrare che non avrebbe ricavato alcun<br />

beneficio da quel<strong>la</strong> disgrazia. Quei sospetti, depositati da troppi<br />

giorni, erano già verità scolpita, poteva solo sovrapporne altri.<br />

“vogliamo rompere…qua bisogna rompere i contratti…bisogna”<br />

Era l’impeto di Antonio a esporlo, Elma si vergognava e si<br />

mordeva le <strong>la</strong>bbra “diglielo anche tu“ sbottò Antonio.<br />

“signor Badoer, noi non si vive più, ma questo è il meno, troppe<br />

storie che non possiamo sapere, è meglio per tutti se torniamo<br />

indietro, ognuno con le robe sue…è meglio, noi vogliamo andare<br />

fuori da tutto e dopo…gli altri faranno quello che vogliono“ “Elma,<br />

ci sono cose iniziate che sono ormai fatte, è tardi, ora bisogna<br />

continuare” “se si vuole non è tardi, basta che si voglia“ “no, non<br />

basta volere, cosa fatta capo ha, e queste hanno anche le<br />

gambe, se ne vanno per conto loro, anche se tutti le fermiamo,<br />

comunque immagino le promesse che vi han fatto siano<br />

convenienti… visto che non si poteva con le cattive, ora vengono<br />

con le buone…o mi sbaglio?“ “no che non si sbaglia e noialtri<br />

torniamo sul nostro“ Era Antonio stavolta, Elma lo fulminò<br />

girandosi.<br />

“voi andate meglio che sul vostro“ “no, non è così, qui si resta<br />

sul nostro e le altre son tutte carte…parole” “non te le ridà le<br />

carte firmate, può averti promesso quello che vuole”<br />

Ad Antonio erano venuti gli occhi cattivi e stringeva i pugni e non<br />

sapeva trattenersi “basta essere trattato come un burattino, non<br />

sono un burattino, adesso si fa così, si cambia“<br />

167


“Antonio, ora non posso cambiare niente, le cose si sono messe<br />

così ed io le devo seguire, voi avete un nuovo consigliere, non<br />

tanto nuovo, vedete voi, ma non si può saltare da un carretto<br />

all’altro, non cambio idea e non rompo contratti, fate bene i<br />

vostri conti, lui solo sul<strong>la</strong> vostra pelle può guadagnare e lo farà<br />

come è vero che sono qua” “e voi no, vero? voi no?“ “Antonio, le<br />

cose ve le ho sempre dette, guadagni e perdite, all’inizio eravate<br />

in perdita secca, ora dopo tutto non sareste neanche in pari con<br />

tutte le promesse che vi ha fatto“ “qua non ce n’è pari, né<br />

dispari, qui restiamo sul nostro“ “non so cosa vi ha promesso,<br />

ma non lo credo, no, con me sei sicuro di quello che ti viene,<br />

Antonio” “no, non sono più sicuro di niente“ “Antonio, ragiona<br />

che quell’incendio non serviva certo a me“ “eh sì, per farci i<br />

tabacchi“ “con tutta <strong>la</strong> terra che ho? avevo proprio bisogno di<br />

quel<strong>la</strong> sotto le casette? e ora faccio loro recuperare mattoni e<br />

tegole per risparmiare, non è questo che dicono? sai che li pago<br />

di persona per questo? e sto anche qui a risponderti”<br />

Elma si torceva le mani “siamo in mezzo al<strong>la</strong> burrasca e non<br />

vuole finire, chiudiamo tutto e facciamo<strong>la</strong> finita“ “no Elma, non è<br />

possibile anche se lo volessi, fatevi consigliare bene, state<br />

saltando e cadrete… male, ora devo andare che ho altro da fare“<br />

Salutò ed uscì con <strong>la</strong> giacca ancora in mano.<br />

Badoer pensava tra gli zoccoli del cavallo, se <strong>la</strong> scelta dei<br />

Martinoia era una minaccia. Aveva registrato le procure,<br />

intoccabile era <strong>la</strong> sua, ma, se revocavano <strong>la</strong> procura di Martinoia<br />

a monte, era possibile che a cascata fosse revocata anche <strong>la</strong><br />

seguente. Una procura <strong>la</strong> impugna chi <strong>la</strong> dà, quindi il Conte<br />

Lanfranco. No il Conte non è un Pulcinel<strong>la</strong>, questo era sufficiente<br />

a tute<strong>la</strong>rlo.<br />

Il tempo era cambiato<br />

Ormai non ci arrivava più al<strong>la</strong> osteria sul<strong>la</strong> strada del<strong>la</strong> Biscia.<br />

Tolse l’incerata da dietro <strong>la</strong> sel<strong>la</strong> e <strong>la</strong> indossò. Pioveva a grosse<br />

gocce, una saetta cadde sulle rocce del salto. Il tuono lo<br />

rintronò, girò il cavallo verso <strong>la</strong> prima casa che si vedeva.<br />

Sotto il portico del<strong>la</strong> picco<strong>la</strong> casa apparve una donna con dietro<br />

due bambini “Paron, piove, venga dentro che si bagna” “lego il<br />

168


cavallo bene, sposa, teme i tuoni” “non ho niente da offrirle, ma<br />

venga avanti”.<br />

Entrarono nel<strong>la</strong> cucina col pavimento di terra, una tavo<strong>la</strong>,<br />

qualche sedia e nient’altro. La solita vita, magra.<br />

“E’ un temporale, sbal<strong>la</strong> presto in questo periodo” “A volte dura<br />

però, a me pare che il cielo sia impaccato forte”<br />

Ettore si voltò, i bambini erano spariti, <strong>la</strong> donna avrà avuto forse<br />

20 anni. Era ferma vicino al tavolo, le braccia lungo <strong>la</strong> gonna, le<br />

mani prendevano <strong>la</strong> stoffa e facevano un movimento minuscolo<br />

di tirar<strong>la</strong> su, lei lo guardava in faccia con un sorriso stentato sul<strong>la</strong><br />

bocca appena aperta.<br />

Ettore uscì sul portico, dopo poco avvertì lei dietro, che si<br />

appoggiava allo stipite.<br />

Il cielo schiariva, levò le briglie dall’anello e montò in sel<strong>la</strong>.<br />

Allungò <strong>la</strong> mano verso <strong>la</strong> porta, <strong>la</strong> donna si avvicinò con gli occhi<br />

contenti e prese i biglietti arroto<strong>la</strong>ti “grazie signor, grazie, che il<br />

signore le renda merito” e rimase a guardare.<br />

C’era un grande arcobaleno verso il ponte del<strong>la</strong> Creol<strong>la</strong>, Ettore<br />

galoppava tra i colori.<br />

Quel<strong>la</strong> Primavera Valdemarca iniziò il <strong>la</strong>voro dagli Albrigo.<br />

Assenti i proprietari in azienda, poteva macchinare intrighi come<br />

sua vecchia abitudine. Per contratto era possibile trasferirsi nel<strong>la</strong><br />

vil<strong>la</strong> padronale, aperta solo con <strong>la</strong> bel<strong>la</strong> stagione, ma all’idea che<br />

non sarebbe più stato sul posto a control<strong>la</strong>re <strong>la</strong> Tenuta da vicino,<br />

lo spinse a rimandare all’estate il trasferimento e ad andare<br />

avanti e indietro.<br />

Anna non gli par<strong>la</strong>va più, del resto <strong>la</strong> vedeva conversare poco<br />

anche con sua moglie, era una ragazza chiusa e testarda.<br />

L’ALLUVIONE<br />

Quando Ettore andava a Rottanova, avere qualcuno vicino a<br />

dargli una mano era un’esigenza e con Sergio anche un piacere.<br />

Badoer non pensava mai a suo figlio, come possibile aiutante,<br />

con Sergio invece era semplice averci a che fare, "se lo tirava su"<br />

come diceva.<br />

169


In treno discussero a lungo delle famiglie dei mezzadri instal<strong>la</strong>ti<br />

nelle loro vecchie case, chi non era ancora a posto e chi era già<br />

sui campi a <strong>la</strong>vorare. C’era da pagare quelli messi a scalpel<strong>la</strong>r<br />

mattoni, contenti di guadagnare e stare insieme a <strong>la</strong>mentarsi<br />

del<strong>la</strong> disgrazia ricevuta. Inoltre adesso che <strong>la</strong> disgrazia qualcosa<br />

rendeva, smettevano di sospettare di quel posto.<br />

Badoer lo ragguagliò riguardo al mulino e gli anticipò le<br />

intenzioni che aveva. Sergio fissava ogni frase, per coglierne i<br />

rimandi oltre quel<strong>la</strong> sintesi stringata. Lui con Augusto avrebbe<br />

atteso meno.<br />

Ignoravano l’argomento dell’incendio, come un avvenimento che<br />

non li riguardasse, ma alcuni discorsi restavano spesso in<br />

sospensione, stentando a chiudersi. Fuor di contesto, Badoer<br />

buttò lì una osservazione dura "non prendere più iniziative senza<br />

par<strong>la</strong>re con me". A Sergio bastò.<br />

Tutta <strong>la</strong> pioggia che non era venuta in inverno cadeva in quei<br />

giorni. L’acqua dei fiumi sfiorava sotto i ponti del treno e<br />

rasentava <strong>la</strong> strada ferrata, <strong>la</strong> marezzana stava tutta sommersa.<br />

Quasi ogni anno si vedevano i fiumi ingrossare a primavera, ma<br />

quell’anno sembrava troppa e salita troppo in fretta. Ormai<br />

pioveva da due settimane<br />

Passando sopra il grande ponte prima del<strong>la</strong> stazione, videro i<br />

sorveglianti del magistrato alle acque con le mantelle cerate sugli<br />

argini. Significava una piena straordinaria da control<strong>la</strong>re.<br />

A Rottanova, l’uomo che teneva il calesse disse che tutti i livelli<br />

di guardia erano superati e <strong>la</strong> gente aveva paura.<br />

Presero <strong>la</strong> strada sull’argine e di là si vedeva <strong>la</strong> piena in tutta <strong>la</strong><br />

sua ampiezza, le golene erano sommerse fino agli argini, mai<br />

visto il filo dell’acqua <strong>la</strong>mbire il bordo del<strong>la</strong> strada, sembrava ad<br />

ogni passo del cavallo di finirci dentro. Le cime delle piante<br />

emergevano come tristi arbusti sotto <strong>la</strong> pioggia.<br />

C’erano due sistemi di argini, il primo era sommerso e il fiume vi<br />

formava un <strong>la</strong>go, il secondo aveva l’acqua salita a meno di un<br />

metro dal bordo.<br />

Quando arrivarono al mulino, <strong>la</strong> pioggia aveva smesso, ma il<br />

cielo restava gonfio. Andarono sul piazzale all’attracco dei<br />

barconi, l’acqua era già allo scalino ultimo di pietra.<br />

170


Da Gigio c’era anche Augusto; Badoer disse che quel<strong>la</strong> era una<br />

piena seria e che, se non smetteva, bisognava pensare al peggio.<br />

Tutti i sacchi del piano terra erano da portare al primo piano,<br />

quello che non ci stava lì, si metteva nei magazzini dello iutificio,<br />

di sopra.<br />

“è un <strong>la</strong>voro inutile, ogni anno è così, al massimo si al<strong>la</strong>ga il<br />

piazzale e <strong>la</strong> bassa, dietro il mulino vecchio“ “Augusto, ho visto il<br />

fiume e <strong>la</strong> zona di espansione di Ca’ Sette, mai stata così“ “è<br />

andata sotto altre volte“ “quando, dimmi quando?“ “tu non sai, è<br />

andata ti dico“ “Gigio tu l’hai mai vista?“ “sì, nel<strong>la</strong> rotta del<br />

settanta, era andato sotto tutto però, c’è stata l’alluvione“ “ma<br />

va là, taci, ebete“ “mai fino al secondo argine, solo nel settanta,<br />

Augusto“ “tu non ti ricordi neanche dov’eri nel settanta“ “ero qua<br />

con il paron e abbiamo salvato tutto par miracolo“.<br />

Badoer ascoltava attento “per te Gigio va sotto?“ “basta ancora<br />

un altro giorno di pioggia e, se il mare non riceve, va sotto anche<br />

prima“ “facciamo alzare tutto, chiama gente“ “fatiche e soldi<br />

buttati, <strong>la</strong>voro fatto due volte“ “soldi miei, Augusto, e mi va bene<br />

così, si fa lo stesso“.<br />

Sergio con Badoer uscirono. Augusto rimase seduto in contabilità<br />

“Gigio, agli ebeti non bisognerebbe <strong>la</strong>sciar fare niente, ma se si<br />

divertono a <strong>la</strong>vorare che facciano” “prova a dirglielo in faccia”<br />

“ah anche tu sempre dal<strong>la</strong> sua parte, <strong>la</strong>scia stare va là” “sto dal<strong>la</strong><br />

sua? allora magari dillo a quell’altro vediamo se ti va meglio”<br />

Augusto spiava Sergio dal<strong>la</strong> finestra, già a dare ordini e non gli<br />

piaceva, uno che par<strong>la</strong>va poco, solo due parole scambiate con lui<br />

<strong>la</strong> prima volta quand’era venuto con Badoer, due esseri di cui<br />

diffidava al massimo.<br />

Appena fuori si divisero, Badoer allo iutificio a dare le medesime<br />

disposizioni, Sergio al<strong>la</strong> boaria a chiamare tutti i contadini<br />

disponibili.<br />

Un uomo fu inviato alle casupole sotto l’argine ad avvertire che<br />

portassero tutto al piano alto e poi venissero al mulino, un altro<br />

andò al paese in cerca di uomini liberi.<br />

Ai Pinton, i fittavoli del<strong>la</strong> boaria, Sergio chiese se c’erano bestie<br />

in stal<strong>la</strong>; c’erano. Bisognava portarle dai Masegna, <strong>la</strong> boaria alta<br />

che Gigio diceva non essere stata al<strong>la</strong>gata neanche nel settanta.<br />

171


Coi primi operai giunti, si incominciò a portare <strong>la</strong> farina al<br />

granaio alto. Gigio, per dare l’esempio, iniziò a sgambettare su e<br />

giù con le sue carte.<br />

Anche Sergio cercò gente in paese. A chi ribatteva che non era il<br />

caso, che non si al<strong>la</strong>gava, faceva notare i fontanazzi sotto gli<br />

argini ormai zuppi d’acqua.<br />

In molti arrivarono ad aiutare, c’era da prendersi gli straordinari<br />

con poco. Gli argini avrebbero tenuto, quindi era un <strong>la</strong>voro<br />

pagato a portar su e ripagato a discendere lo stesso materiale.<br />

Passando davanti ad Augusto, ci si scambiava contente battute<br />

sul su e giù pagato.<br />

Durante <strong>la</strong> giornata riprese a piovere solo a tratti, Badoer faceva<br />

spo<strong>la</strong> dal mulino all’attracco, per tener d’occhio il fiume. Il cielo<br />

alle tre del pomeriggio era nero di nuvole immobili, attorno si<br />

levava da tutta <strong>la</strong> banchina un odore di muffa e legno marcio. Si<br />

diceva che a monte <strong>la</strong> pioggia continuava, infatti alcuni alberi<br />

sradicati con tutta <strong>la</strong> chioma affioravano tra onde e spume, con<br />

stracci attorcigliati ai rami. Ettore seguì il passaggio di uno<br />

enorme, sembrava una foresta galleggiante.<br />

Il barcone del mulino era ancora attaccato a fine darsena con <strong>la</strong><br />

corda corta. Augusto, per non immischiarsi e dimostrare di aver<br />

ragione, lo stava <strong>la</strong>sciando affondare. Badoer chiamò Sergio,<br />

legarono una corda al molo e scesero sull’argine al<strong>la</strong> fine del<br />

muro, dove <strong>la</strong> terra alta era ancora scoperta. La melma<br />

abbrancava gli scarponi come il collo di una bottiglia i turaccioli,<br />

quasi ad ingoiarti il piede.<br />

Sergio se li tolse e li gettò sul piazzale, tirandosi a braccia sul<strong>la</strong><br />

corda. Per il primo tratto fu immerso fino al<strong>la</strong> cinto<strong>la</strong> e poi,<br />

attaccandosi solo al<strong>la</strong> fune, raggiunse il barcone. Legò all’anello<br />

di prua <strong>la</strong> cima prima assicurata al molo, poi tagliò <strong>la</strong> corda cui il<br />

burcio era stato legato. Liberato, per <strong>la</strong> spinta schizzò in alto,<br />

Sergio perse <strong>la</strong> presa e cadde in acqua.<br />

Badoer lo rincorse lungo l’argine, avanti c’era una picco<strong>la</strong> ansa.<br />

Sergio, sballottato, stava prendendo <strong>la</strong> corrente. Gli gettò <strong>la</strong><br />

cima che aveva, ur<strong>la</strong>ndo che si attaccasse. Sergio <strong>la</strong> prese, <strong>la</strong><br />

perse, <strong>la</strong> riprese. Badoer cominciò a tirare lento, ordinandogli di<br />

restare solo attaccato, senza far forza. Riuscì a togliere Sergio<br />

172


dal<strong>la</strong> corsa dell’acqua, fu sputato dal fiume che ribolliva fuori<br />

nell’ansa, dove l’acqua era uno stagno quieto. Ettore se lo<br />

trascinò piano fino a sé.<br />

Quando si alzarono dal<strong>la</strong> riva, videro sopra <strong>la</strong> pedana da carico<br />

dei carri, Augusto. Aveva assistito a tutto l’accaduto e non si era<br />

mosso. Sergio si strizzò <strong>la</strong> camicia, fissandolo lunghi istanti,<br />

Gigio con altri giungevano di corsa.<br />

Al mattino, quand’erano arrivati, l’acqua correva veloce; ormai si<br />

era all’imbrunire e il deflusso era rallentato molto. Pessimo<br />

segno, significava che le acque non sfogavano più a valle,<br />

mentre <strong>la</strong> pioggia ricominciava forte.<br />

Ettore e Sergio andarono a mangiare all’osteria del ponte, un<br />

braccio <strong>la</strong>terale del fiume, ma c’erano più persone fuori a<br />

guardare dalle spallette il fiume scorrere appena sotto le arcate<br />

di sostegno. Ogni tanto uno strano rumore si produceva, erano<br />

gli alberi divelti, che strisciavano sotto, raschiando <strong>la</strong> volta con i<br />

rami.<br />

L’acqua scrosciava sulle mantelle, sui tabarri, sui cappelli scuri.<br />

Uno a testa scoperta chiamava i santi e malediva il demonio,<br />

sbraitando che tutta <strong>la</strong> pioggia del<strong>la</strong> terra stava cascando là. Era<br />

uno strambo, cui Badoer dava spesso passaggi fino a Campo, il<br />

matto del paese. I nasi di tutti goccio<strong>la</strong>vano.<br />

Una quindicina di anni prima al mulino erano state sostituite le<br />

macchine e tutto l’impianto di molitura.<br />

Collocate a <strong>la</strong>to del vecchio impianto ad acqua, le nuove<br />

macchine a vapore e i nuovi frantoi potevano macinare maggiori<br />

quantità di granaglie e in minor tempo, fino a ricavarne farine<br />

fini, prima impossibili da ottenere, questo aveva differenziato<br />

quel mulino dagli altri.<br />

Il primo fabbricato di molitura era rimasto intatto, compreso<br />

l’invaso a <strong>la</strong>to dell’argine, da cui si prelevava l’acqua per<br />

muovere <strong>la</strong> ruota. Poiché le vecchie macchine erano posizionate<br />

sotto livello del canale, si poteva sfruttare l’energia di salto, poi<br />

l’acqua defluiva ad alimentare una zona paludosa, <strong>la</strong> “Bassa”.<br />

Si rimandava <strong>la</strong> demolizione soprattutto per non scontentare<br />

Augusto, contrario al<strong>la</strong> novità del vapore, diceva “meglio tenere<br />

<strong>la</strong> ruota, non si sa mai con queste diavolerie“.<br />

173


Però non era più stata eseguita alcuna manutenzione per tutto<br />

quel complesso sistema idraulico e in caso di piena c’era il rischio<br />

che le pareti dei vasconi e i voltini di pietra dei collettori<br />

saltassero. Se succedeva, anche il mulino nuovo avrebbe subito<br />

grossi danni sul <strong>la</strong>to contiguo.<br />

Se l’acqua fosse salita ancora, bisognava sollevare le paratie<br />

dell’invaso e far<strong>la</strong> defluire dove meglio si poteva, senza mandare<br />

in pressione i voltini di adduzione alle vecchie pale. Si poteva<br />

al<strong>la</strong>gare anche il piano terra del vecchio mulino, evitando così i<br />

crolli con pochi danni. Questa evenienza era già prevista, ma<br />

ora, che si presentava il caso, restava una scelta sofferta e si<br />

rimandava.<br />

Durante <strong>la</strong> notte si alzò un leggero vento di mare, uno scirocco<br />

che andava aumentando, sbattendo sulle acque. Gente arrivata<br />

dal delta disse in paese che il mare non riceveva più da ore.<br />

Sergio convinse Ettore a buttarsi qualche ora sui sacchi dello<br />

iutificio e <strong>la</strong> notte passò.<br />

Il giorno dopo trovarono il fiume gonfio di forza, <strong>la</strong> notte pareva<br />

avergli aumentato l’energia.<br />

Gli operai alle prime luci avevano ripreso a spostare ancora roba<br />

in alto, il rumore delle acque copriva le grida degli operai, <strong>la</strong><br />

violenza del<strong>la</strong> corrente impartiva un tremito al<strong>la</strong> terra da rendere<br />

fragile anche il camminare.<br />

Era pomeriggio quando Badoer decise di aprire l’invaso vecchio,<br />

non si poteva più aspettare, entrò in contabilità “cosa dici Gigio,<br />

tu l’hai vista bene <strong>la</strong> grande alluvione del settanta?“ “l’acqua<br />

rompe paron, rompe, <strong>la</strong> terra non ha mai tremato così, solo<br />

allora, ricordo”<br />

Sergio ascoltava. Fu fatto chiamare Augusto che venne<br />

malvolentieri “Augusto, i fontanazzi bucano ormai anche<br />

nell’argine nuovo, se l’acqua rompe ed entra nel<strong>la</strong> condotta<br />

vecchia, farà saltare il pavimento, non solo sotto le macchine,<br />

ma butta giù tutto, dobbiamo aprire le paratie dell’invaso, far<strong>la</strong><br />

sfogare“ “cosa?…vuoi che vada ad al<strong>la</strong>garlo io il mio mulino?“ “se<br />

lo facciamo noi ne entrerà un metro di acqua, se salta di colpo,<br />

invece, entra in pressione e ci disfa il piano macchine“ “tu sei<br />

matto, al<strong>la</strong>gare dabbasso, fino alle tramogge, tu non sai quello<br />

174


che fai“ “è solo un al<strong>la</strong>gamento di un impianto dismesso, se<br />

rompe tutto, chi è il matto?“ “ma va’, vi siete montati <strong>la</strong> testa,<br />

ascoltate ancora quel vecchio“ “bene, allora mi firmi che te <strong>la</strong><br />

prendi tu <strong>la</strong> responsabilità e paghi tutto tu se rompe, dai<br />

Augusto, non sei sicuro?… mostra le balle una volta” “voi…voi…ve<br />

le farò vedere io”.<br />

“è tardi, andiamo ad aprire, se vuoi venire vieni, altrimenti stai<br />

fuori delle macchine idrauliche, ci dici come si azionano i<br />

vo<strong>la</strong>ntini per sollevare le porte alte e quelle in basso“ “se voi<br />

andate ad aprire le porte, io vado a prendere il fucile, giuro che<br />

tiro a chi si avvicina“ “Augusto, non perdiamo <strong>la</strong> testa, non<br />

succede niente ti ripeto, con l’acqua al piano sotto del mulino<br />

vecchio, ci sarà da far pulizie e basta, abbiamo spostato tutto,<br />

dai vieni con noi“<br />

Augusto uscì di corsa imprecando, cosa che non faceva mai.<br />

Badoer e Sergio andarono al<strong>la</strong> darsena, scesero <strong>la</strong> scarpata verso<br />

lo spiazzo. I vasconi erano rasi, le vasche ultime erano ancora<br />

vuote, di <strong>la</strong>to c’erano delle scalette metalliche infisse al muro,<br />

portavano al<strong>la</strong> piazzo<strong>la</strong> dove si azionavano i vitoni delle paratie.<br />

Dall’invaso a monte veniva un rombo impressionante “dai Sergio,<br />

non pensiamoci”<br />

Ettore andava per intuito, queste operazioni non le aveva mai<br />

eseguite, era Augusto che sapeva.<br />

Se azionavano i vo<strong>la</strong>ntini delle paratie alte si riempivano le<br />

vasche lentamente, poi, raggiunto l’equilibrio di pressione,<br />

potevano aprire le saracinesche giù in basso, da cui l’acqua<br />

s’immetteva nel condotto e raggiungeva le pale. Era un sistema<br />

complesso e fermo da anni, l’al<strong>la</strong>gamento andava provocato<br />

lentamente, senza creare pressioni improvvise, non si sapeva<br />

bene dove l’acqua avrebbe sfogato. Forse si faceva così, ma si<br />

trattava di aprire <strong>la</strong> montagna di acqua alle loro spalle.<br />

La piazzo<strong>la</strong> era assicurata da un parapetto, legarono delle corde<br />

di sicurezza ai ferri d’angolo. Si erano portati delle mazze per i<br />

vo<strong>la</strong>ntini arrugginiti da decenni e delle leve da rotaia.<br />

Cominciarono a <strong>la</strong>vorare intorno ad uno, infi<strong>la</strong>rono <strong>la</strong> chiave<br />

lunga nel dado di testa e provarono a forzare. Dopo alcuni colpi e<br />

con Sergio che tirava come un toro il vitone girò. L’acqua iniziò a<br />

175


soffiare, uno spruzzo li colpì, poi, man mano che si alzava <strong>la</strong><br />

paratia, il getto di sotto faceva sussultare <strong>la</strong> parete di fronte.<br />

Avanzarono sul<strong>la</strong> pedana di ferro per azionare i vo<strong>la</strong>ntini del<strong>la</strong><br />

seconda, questa si aprì di pochi centimetri ma poi <strong>la</strong> vite di<br />

sollevamento si bloccò, tentarono invano di forzare. Ora una<br />

pressione inarrestabile soffiava sul<strong>la</strong> fessura aperta. D’un tratto<br />

sembrava che tutto il fiume stesse entrando sotto di loro.<br />

Bisognava in fretta aprire le seconde barriere e permettere alle<br />

vasche di scaricare in condotta. C’erano due chiusure, Badoer si<br />

sarebbe occupato del<strong>la</strong> saracinesca esterna a ridosso del vecchio<br />

mulino, Sergio, passando dal piano superiore del nuovo<br />

impianto, poteva entrare nel mulino vecchio e correre ad<br />

azionare da dentro l’altra saracinesca.<br />

Avrebbero comunicato attraverso l’ amplificatore, pregando che<br />

non fosse ostruito. Era un tondino di ferro a tacche, passante in<br />

un foro apposito tra i mattoni, <strong>la</strong>sciato per coordinarsi con i<br />

manovratori al di là del muro. Sergio risalì <strong>la</strong> scaletta di corsa e<br />

sparì.<br />

Ettore restò solo ad aspettare, pioveva molto forte e <strong>la</strong> mantel<strong>la</strong><br />

gli riversava acqua sulle mani come un rubinetto. Dal<strong>la</strong> chiusa<br />

rimasta semiaperta <strong>la</strong> pressione faceva fischiare l’acqua.<br />

Sergio entrò da una porta <strong>la</strong>terale dell’edificio nuovo e passò nel<br />

mulino vecchio, non si aspettava che dentro facesse così buio, il<br />

tetto si vedeva appena, le vecchie tubiere per il grano si<br />

perdevano tra <strong>la</strong> ferraglia.<br />

Passò <strong>la</strong> sa<strong>la</strong> macchine tastando <strong>la</strong> strada, scese al complesso di<br />

macinatura, non ci vedeva, il rombo dell’acqua che sbatteva nelle<br />

vasche esterne si udiva oltre il muro di fondo.<br />

Da sopra <strong>la</strong> condotta vide qualcosa muoversi, un uomo colpiva<br />

qualcosa di metallico, scese <strong>la</strong> scaletta a muro e saltò sul<strong>la</strong><br />

passerel<strong>la</strong>. Augusto sul bal<strong>la</strong>toio deformava a mazzate i vitoni<br />

interni. Si accorse di Sergio, mollò <strong>la</strong> mazza e impugnò il fucile<br />

da caccia che aveva al fianco, puntandoglielo contro.<br />

“se vieni qua ti sparo, al<strong>la</strong>gare il mulino, rovinare tutto... prova a<br />

scendere e ti tiro“ “ma da fuori l’invaso è già aperto, i vasconi<br />

tracimano e le vasche tra poco saranno piene, se non apriamo <strong>la</strong><br />

condotta, anche qui può saltare tutto … e tu insieme“ “cosa sai tu<br />

176


deficiente, che non hai mai visto un mulino ad acqua, non salta<br />

niente, hanno sempre tenuto, al<strong>la</strong>gare volete... disgraziati“<br />

“Abbiamo visto tremare il volto di pietra fuori, è possibile che<br />

ceda tutto dopo anni all’asciutto, senza essere più sotto carico“<br />

“zitto ebete, cosa vuoi che sappia quel matto, non sta muoverti,<br />

tanto adesso neanche con i buoi <strong>la</strong> muovete più ‘sta<br />

saracinesca“.<br />

Fuori sotto secchiate di acqua Badoer fissava il tondino sul muro,<br />

aspettando solo che emettesse suoni. Niente. Cominciò allora a<br />

sgo<strong>la</strong>rsi dentro a quel foro, c’era poco tempo. Gli tornò su una<br />

strana voce ventosa e lontana. Sergio cercava di farsi sentire,<br />

ur<strong>la</strong>ndo che non si poteva raggiungere <strong>la</strong> saracinesca interna, ma<br />

il buco di comunicazione gli era troppo lontano e si trovava sotto<br />

mira. “Sergio, ripeti dio santo non si sente niente”.<br />

Ci andò Augusto al foro di sotto “qua non si al<strong>la</strong>ga niente, ho<br />

bloccato tutto da dentro, è inutile che apri fuori ormai, va via, va<br />

via che è meglio“<br />

I vasconi ribollivano, l’acqua stava raggiungendo il ponte di<br />

ferro, dove si trovava Badoer “guarda che l’acqua nelle vasche è<br />

quasi a livello, se non trova sfogo sfonda il volto e vi ammazza<br />

tutti, non si può tornare indietro, apri con <strong>la</strong> mazza se hai<br />

bloccato, spacca <strong>la</strong> saracinesca“ “<strong>la</strong> testa vi spacco, no <strong>la</strong><br />

saracinesca, andate via disgraziati“<br />

Badoer schiacciava l’orecchio sul foro, avvertì dei rumori metallici<br />

e delle ur<strong>la</strong>.<br />

L’acqua aveva ormai superato l’arco di pietra, appena sotto il<br />

ponte, quando Badoer riconobbe tra i gorgoglii un rumore<br />

diverso, pietre che sbattevano, il volto stava cedendo al centro,<br />

si era come appoggiato, l’acqua ribolliva.<br />

Gridò quanto poteva sul dannato buco “salta il volto, andate via,<br />

andate via, cede tutto, andate via“ e continuava senza ascoltare<br />

risposta.<br />

Sergio era saltato dal<strong>la</strong> passerel<strong>la</strong> al<strong>la</strong> pedana sospesa, finché il<br />

mugnaio era occupato a ingiuriare nell’imbuto.<br />

Augusto aveva cercato di imbracciare il fucile all’ultimo, Sergio lo<br />

tenne per <strong>la</strong> canna e partì un colpo in aria. I due lottarono,<br />

anche se più vecchio e meno alto Augusto era un mugnaio, una<br />

177


vita a portare sacchi e si batteva come una bestia ferita. L’acqua<br />

filtrava già da sotto <strong>la</strong> saracinesca, Sergio cominciò ad ur<strong>la</strong>re<br />

“basta, moriamo come topi affogati, basta, andiamo via“<br />

Augusto approfittò e con il calcio del fucile lo colpì in pieno sul<br />

viso, lo stava colpendo ancora, quando Sergio lo prese per le<br />

gambe e lo scagliò fuori del<strong>la</strong> pedana, giù nel condotto.<br />

In quel momento cedette il volto interno che reggeva <strong>la</strong><br />

saracinesca e l’acqua entrò di schianto. Con un grido Augusto<br />

tentò di aggrapparsi, ma l’acqua lo spinse avanti e lo sputò sulle<br />

pale del<strong>la</strong> vecchia macina.<br />

Sergio si arrampicò sul<strong>la</strong> scaletta infissa con l’acqua che lo<br />

inseguiva e raggiunse il piano di sopra.<br />

Da fuori Badoer era sotto fino al ginocchio, non sapeva quanto<br />

ancora il ponte avrebbe retto, chiamò ancora attaccandosi al foro<br />

muto, poi salì <strong>la</strong> sca<strong>la</strong>. Appena in alto l’acqua gorgogliò in vortici<br />

e defluì con un’improvvisa accelerazione, segno che il volto con<br />

<strong>la</strong> saracinesca erano crol<strong>la</strong>ti.<br />

Passò per fuori e corse alle pale. L’acqua ci passava attraverso e<br />

<strong>la</strong> ruota aveva iniziato a muoversi, come una macchina spettrale<br />

tutto l’impianto abbandonato girava stridendo, <strong>la</strong> macina e il<br />

vaglio su slitte riprendevano faticosamente a funzionare, una<br />

giostra per fantasmi.<br />

Sergio si tirava su dal condotto.<br />

“Sergio…come stai? …dov’è Augusto?“ “è caduto“<br />

Badoer si sporse sul condotto, l’acqua precipitava sul<strong>la</strong> ruota,<br />

rientrava nel tunnel di scarico e scompariva.<br />

“Sergio… cosa è successo?“<br />

“aveva bloccato il vo<strong>la</strong>ntino a mazzate, <strong>la</strong> saracinesca non si<br />

poteva più aprire, ho cercato di intervenire, aveva il fucile,<br />

quando si sentì crol<strong>la</strong>re il volto esterno gli dissi di scappare, mi<br />

ha spaccato il viso col calcio, mi sono divinco<strong>la</strong>to ed è finito sul<br />

condotto, poi è crol<strong>la</strong>to anche il volto interno e <strong>la</strong><br />

saracinesca…scomparso…non ho visto altro… son dovuto risalire”<br />

“ Sergio…ma perché non l’hai <strong>la</strong>sciato, che saltasse lui e tutta <strong>la</strong><br />

sua maledetta ignoranza…perché sei sceso?“ “questo mi dice,<br />

dopo che quasi mi ammazzava“ “ma se voleva morire che<br />

morisse da solo…senti ora è fatta, ascoltami bene, è stato<br />

178


travolto dal crollo, tu non hai par<strong>la</strong>to mai con lui, non lo hai<br />

neanche visto, siamo venuti qua assieme, assieme hai capito? lui<br />

era dentro da solo e il volto è saltato, niente altro, <strong>la</strong> bocca te <strong>la</strong><br />

sei rotta sul<strong>la</strong> sca<strong>la</strong>, scivo<strong>la</strong>ndo per l’acqua“.<br />

Uscirono al<strong>la</strong> pioggia che già imbruniva. Badoer andò da Gigio a<br />

dirgli che avevano al<strong>la</strong>gato il mulino basso. Quando erano ai<br />

vasconi, il volto era crol<strong>la</strong>to, così non era più servito aprire le<br />

paratie.<br />

“Ettore, Augusto voleva andare a serrare <strong>la</strong> saracinesca interna”<br />

“e dov’è adesso?“ “non si è più visto, non l’avete incontrato voi?“<br />

“noi eravamo in alto a smuovere i vo<strong>la</strong>ntini, il volto delle<br />

saracinesche è crol<strong>la</strong>to e ha inondato <strong>la</strong> condotta“<br />

Con Gigio andarono al mulino basso, una luce smorta e fangosa<br />

co<strong>la</strong>va tra le pale che giravano solite, il mulino sferragliava nel<br />

mezzo buio, non si vedeva più e tornarono al<strong>la</strong> contabilità.<br />

Tutto il trasportabile era in posti sicuri, gli operai rincasavano.<br />

Ettore e Sergio andarono sul ponte vicino al<strong>la</strong> taverna a sentire<br />

cosa si diceva del<strong>la</strong> piena. Il fiume già tracimava dove trovava<br />

argini bassi. Da tempo i fontanazzi crivel<strong>la</strong>vano le difese, era<br />

questione di tempo. La notte, si udì come una esplosione a terra,<br />

più di un tuono, ruppero gli argini a monte del mulino in località<br />

Bargenta, con due immensi varchi. Il mattino due metri d’acqua<br />

coprivano tutta <strong>la</strong> zona e continuava a piovere, un solo grande<br />

<strong>la</strong>go che schiumava.<br />

Dal piano alto, dove avevano dormito, si vedeva un’immensità<br />

colore del fango.<br />

Gigio aveva già allertato una barca il giorno prima e <strong>la</strong> videro<br />

arrivare nera sotto torrenti di pioggia, i due vogatori si<br />

appoggiarono sotto <strong>la</strong> finestra per chiamare, Ettore e Sergio si<br />

ca<strong>la</strong>rono dal davanzale sul<strong>la</strong> valesana.<br />

Il vento trasportava odori e fantasmi, sotto le sue onde faceva<br />

emergere e scomparire le piccole salite, i montarozzi, i pali.<br />

L'acqua sembrava ovunque, occupava il posto del<strong>la</strong> terra e<br />

dell'aria.<br />

Passarono vicino al<strong>la</strong> mura del cimitero, lo si riconosceva dai tetti<br />

di alcune tombe a chiesuo<strong>la</strong> e dal<strong>la</strong> grande croce in pietra<br />

all’ingresso.<br />

179


Un barcaiolo additò il coperchio di una bara, che galleggiava tra<br />

le sue ghir<strong>la</strong>nde.<br />

Alcuni argini affioravano ancora, monconi di isole nel<strong>la</strong> palude.<br />

Solo il rumore del<strong>la</strong> pioggia battente e del<strong>la</strong> voga, acqua sopra e<br />

sotto.<br />

Le fattorie più alte si levavano come inutili porti, da sopra i tetti i<br />

contadini assistevano al<strong>la</strong> morte del bestiame, che era annegato<br />

o annegava. Guardavano le barche che giravano a prendere i<br />

senza casa, fermi in attesa di essere trasbordati sul<strong>la</strong> terra<br />

ferma.<br />

L’asciutto dove attraccare lo trovarono solo al Pi<strong>la</strong>stro. Era pieno<br />

di gente, una ressa di visi stravolti, segnati dal<strong>la</strong> fatica, vecchi<br />

con corpi nodosi pronti a galleggiare sull’acqua. E le donne ed i<br />

bambini con le guance livide, gli sguardi persi.<br />

Si erano messi addosso tutti i vestiti, uno sull’altro per portarli<br />

via. Molti erano riusciti a partire prima del<strong>la</strong> rotta, quando<br />

l’argine era sforacchiato in centinaia di fontanelle. Le poche<br />

masserizie, caricate in fretta e ora esposte sui carri, sve<strong>la</strong>vano<br />

un tratto osceno, s<strong>la</strong>bbrate nel<strong>la</strong> propria miseria, costrette a<br />

mostrarsi nel<strong>la</strong> loro intimità.<br />

Oggetti che stridevano tra loro, un letto, un cassettone, una<br />

credenza, stoffe, abbrancati perché preziosi o più cari o solo a<br />

portata di mano, insieme alle stie dei polli, dei conigli, un maiale<br />

rinserrato sul fondo del carretto che strepitava, le vacche<br />

attaccate con le corde o tenute al<strong>la</strong> cavezza dai bambini.<br />

All’osteria del<strong>la</strong> Crosara Carminati stava ad aspettarli e li<br />

accompagnò a casa sua, già piena di gente e parenti. Anche nel<br />

giardino e nelle rimesse era pieno di sfol<strong>la</strong>ti e dei loro animali<br />

messi in salvo.<br />

Dal<strong>la</strong> soffitta si accedeva al<strong>la</strong> torretta, avevano preparato due<br />

materassi dietro un tramezzo di legno, erano soli, il silenzio<br />

sembrava un miracolo. Riuscirono a dormire.<br />

Dopo due giorni il cielo era stato spazzato dal vento e l’acqua<br />

defluiva rapida. Il terzo giorno già emergevano le prime terre.<br />

Dopo sette giorni dal<strong>la</strong> rotta potevano tornare al mulino se<br />

passavano per <strong>la</strong> strada alta, l’acqua restava insaccata solo nelle<br />

terre basse.<br />

180


Ettore e Sergio fecero un rapido giro, ancora al<strong>la</strong>gato era solo il<br />

piano terra del vecchio mulino, a causa dell’altezza del fiume.<br />

Non c’erano danni ingenti, solo del gran fango da togliere.<br />

Erano arrivati alcuni operai e Gigio, tutti si domandavano dove<br />

fosse Augusto, perché non si era visto in giro e nemmeno a casa.<br />

Qualcuno l’ultima volta l’aveva visto in contabilità, uno l’aveva<br />

visto andare via quasi di corsa da lì, poi nessuno l’aveva più<br />

notato.<br />

Cominciarono a far pulizia dove si poteva e verso sera iniziò a<br />

defluire lentamente anche dal<strong>la</strong> parte bassa.<br />

Prima del buio tutti rincasarono, anche Badoer e Sergio rividero<br />

volentieri <strong>la</strong> loro soffitta del Pi<strong>la</strong>stro.<br />

Il mattino dopo all’alba rifecero <strong>la</strong> strada alta, ormai restavano<br />

solo grandi pozze grigie.<br />

Control<strong>la</strong>rono <strong>la</strong> situazione al mulino vecchio, che, come se il<br />

tempo non fosse passato, era mosso ancora dal<strong>la</strong> poca acqua<br />

rimasta. Con l’acqua al<strong>la</strong> cinto<strong>la</strong> andarono a chiudere le paratie<br />

dell’invaso, che continuavano a far passare acqua. Dovevano<br />

bloccare tutto, ma il crollo del volto rendeva impossibile fermare<br />

dall’esterno, erano da chiudere i vo<strong>la</strong>ntini interni, sempre che<br />

non fossero bloccati.<br />

Con una <strong>la</strong>nterna in mano scesero sul<strong>la</strong> passerel<strong>la</strong> ricoperta dal<br />

fango. Sergio si arrestò e smosse qualcosa con lo stivale,<br />

estrasse il fucile e lo sollevò in alto.<br />

Badoer strinse <strong>la</strong> mascel<strong>la</strong> “va’ dietro l’invaso e gettalo nell’ansa,<br />

il più lontano possibile, che il fiume se lo tenga”<br />

Sergio uscì senza fiatare.<br />

Badoer scese camminando come poteva sul bordo del<strong>la</strong><br />

condotta, era facile scivo<strong>la</strong>re e quell’ispezione si dimostrava<br />

inutile, tornò sul bal<strong>la</strong>toio. Il corpo, portato dal<strong>la</strong> massa d’acqua,<br />

era finito sul<strong>la</strong> ruota, questa si era messa a girare, spingendolo<br />

sotto fino al<strong>la</strong> condotta di scarico. Poteva esserci incastrato<br />

dentro o <strong>la</strong> corrente poteva averlo trascinato fuori e gettato sul<br />

ramo di ritorno al fiume. O forse le pale in ferro l’avevano fatto a<br />

pezzi.<br />

Tornò Sergio “fatto“.<br />

181


Quel giorno giunsero al mulino due giovani, i nipoti di Augusto<br />

mandati dal fratello, per saperne qualcosa.<br />

Gigio spiegò loro che non si era più notato dal<strong>la</strong> sera prima del<strong>la</strong><br />

rotta, Badoer gli stava a fianco e Gigio si girava quasi a chiedere<br />

conferma delle sue parole “non so cosa dire…che non sia<br />

successa una disgrazia… mi hanno detto che ne sono scomparsi<br />

diversi“.<br />

Carminati condusse degli operai per aiutare “Ettore, ti porto le<br />

chiacchere che si ascoltano in giro… Augusto è scomparso e<br />

aveva litigato con te prima di uscire dal<strong>la</strong> contabilità… un operaio<br />

davanti allo spiazzo, l’ha sentito dire forte “lo ammazzo, giuro<br />

che lo ammazzo“<br />

Badoer ripeté quanto già detto a Gigio “è meglio andare a<br />

denunciare” “sarà meglio” si dissero entrambi.<br />

Al<strong>la</strong> caserma i gendarmi ascoltarono di ma<strong>la</strong> voglia, avevano ben<br />

altro, dissero che erano scomparse diverse persone, sfol<strong>la</strong>te, non<br />

era detto fossero annegate, non c’era da preoccuparsi.<br />

“esatto, perché preoccuparsi, si dovrebbe preoccupare chi è<br />

scomparso“ disse Carminati e l’ufficiale, che non aveva capito<br />

niente, annuì.<br />

Sergio non fu entusiasta, quando Badoer gli chiese di restare al<br />

mulino, ora che non c’era Augusto qualcuno doveva sostituirlo.<br />

Prima sorpreso e poi contrariato per non poter ritornare subito in<br />

campagna, accettò senza palesare l’insofferenza.<br />

Poteva sistemarsi due stanze da sempre chiuse, sopra <strong>la</strong><br />

contabilità di Gigio.<br />

Badoer prese il treno da solo, dal finestrino i campi ancora<br />

al<strong>la</strong>gati e gente che si spostava rassegnata. Gli apparvero allora i<br />

fatti in successione fino all’incendio ed ora Augusto. Non<br />

rimuoveva <strong>la</strong> sensazione di aver concorso al<strong>la</strong> loro causa, in<br />

qualche maniera lo stesso inizio li aveva provocati.<br />

In Sergio aveva agito un pensiero da lui non formu<strong>la</strong>to, eppure<br />

insito nel suo fare, come una parte <strong>la</strong>terale al suo piano<br />

sviluppatasi da so<strong>la</strong>. E perché ora gli veniva da trattare Sergio in<br />

modo tanto sostenuto? Per rimarcare <strong>la</strong> distanza dall’artefice?<br />

Sergio non era un estraneo, era un amico per lui, un figlio.<br />

182


Il treno sferragliava a passo d’uomo, passando il ramo grande<br />

del fiume. La strada sull’argine era chiusa dal<strong>la</strong> processione per<br />

le rogazioni di maggio, ornavano un capitello di immagini,<br />

candele e fiori. Il treno riprese velocità e impedì <strong>la</strong> vista, mentre<br />

<strong>la</strong> benedizione delle crosete andava in lungo.<br />

Al<strong>la</strong> Tenuta <strong>la</strong> notizia del<strong>la</strong> rotta era giunta dopo alcuni giorni,<br />

qualche collettore tracimato si era visto anche lì.<br />

Con ritardo <strong>la</strong> storia di Augusto scomparso arrivò anche a<br />

Valdemarca, suo fratello Anselmo gli raccontò le voci in giro, cui<br />

però non poteva seguire niente, vista <strong>la</strong> baraonda successa dopo<br />

<strong>la</strong> rotta. Lui comunque le aveva rafforzate il più possibile,<br />

convincendo tutti che le storie non nascono dal niente.<br />

L’indomani Giulio con Anselmo si recarono dai gendarmi del<br />

Pi<strong>la</strong>stro, bisognava indagare, per loro qualcosa doveva esser<br />

successo, una brutta cosa, l’acqua qua non c’entra. Furono<br />

ascoltati svogliatamente.<br />

Non pago dell’incontro con le forze dell’ordine, l’amministratore<br />

andò a portar consiglio ai Martinoia. Impressionare Antonio con<br />

l’omicidio del<strong>la</strong> rotta e il racconto rinnovato dell’incendio, fu<br />

decisamente più semplice, una febbre già presa che aumentava<br />

di grado e stavolta contagiava, anche <strong>la</strong> Elma rimase colpita.<br />

Trovare <strong>la</strong> confidenza viene naturale quando si ha le disgrazie in<br />

comune, i due coniugi riferirono il colloquio avuto con Badoer e<br />

come se n’era andato via al<strong>la</strong> fine.<br />

Smanioso Valdemarca approfittò del<strong>la</strong> confidenza e li convinse ad<br />

andare dall’avvocato del Conte Lanfranco. Alcuni giorni dopo si<br />

trovavano, dopo un’attesa congrua, di fronte al Ronchitelli.<br />

L’esposizione <strong>la</strong> volle quasi solo da Elma, con <strong>la</strong> mano zittiva le<br />

irrequietezze di Valdemarca. Lei disse che avevano fatto altre<br />

firme ed estrasse un fascio di fogli dal<strong>la</strong> borsa.<br />

L’avvocato lesse <strong>la</strong> procura registrata ed autenticata, poi si fermò<br />

con i gomiti sul tavolo ed esaminò Valdemarca “questa non me<br />

l’aveva detta…, cosa vuole che facciamo adesso, con questa?“<br />

Studiò meglio le carte e con orrore scorse timbri e registrazioni,<br />

sbatté il plico sul tavolo.<br />

183


Valdemarca tentò <strong>la</strong> discolpa “non me l’avevano mostrate tutte le<br />

carte… come facevo a sapere“, ma il tentativo fallì “troppe cose<br />

lei non sa… anzi non sa mai niente pur avendole fatte lei”<br />

Antonio interruppe lo sfogo con le parole che si era preparato<br />

fuori del<strong>la</strong> porta “e adesso… noi siamo disposti“.<br />

“vi siete disposti tardi, adesso cambia ancora, è un’altra<br />

aggiunta, bisogna veder come Badoer si muove, con <strong>la</strong> procura<br />

potrebbe avere già fatto le intestazioni… adesso è tutto da<br />

vedere“.<br />

Spiegò come ad una breve lezione fatta a se stesso, non per quei<br />

ripetenti, poi li fece prosternare e li licenziò brusco, sperando che<br />

precipitassero per le scale.<br />

Valdemarca appena in strada esplose, perché non gliel’avevano<br />

detto, che forse lui avrebbe sistemato tutto, perché, perché si<br />

disperava facendo girare <strong>la</strong> gente che passava.<br />

Elma si difendeva che non lo credeva importante, dopo tutte le<br />

firme date “e poi chi è che sistema qui? lei mai niente, Badoer ha<br />

sistemato tutti, altroché… lui li sistema”<br />

“ah sì? e adesso, Antonio? quello vi manda sotto un ponte, vi<br />

brucia tutto e ringraziate se non vi ammazza“<br />

Antonio si gonfiava il collo da far saltare l’ultimo bottone,<br />

sbuffava e si dondo<strong>la</strong>va battendo il passo, ricominciava.<br />

L’amministratore li <strong>la</strong>sciò, che questa ultima era una disgrazia,<br />

che doveva pensare e ancora non sapeva, poi si allontanò<br />

par<strong>la</strong>ndo da solo.<br />

Elma e Antonio discesero i portici e fino al<strong>la</strong> rimessa dei cavalli<br />

nessuno ebbe da aprir bocca.<br />

Valdemarca non aveva più obbiettivi chiari, cosa perseguire gli<br />

sfuggiva. Ma una cosa era montata più netta, <strong>la</strong> collera, che si<br />

imponeva in casa contro tutti, specialmente contro <strong>la</strong> moglie e<br />

quel<strong>la</strong> figlia, che non riusciva a piegare. La ragazzetta lo faceva<br />

sentire deriso, incurante del<strong>la</strong> punizione ricevuta, e sua moglie<br />

che non lo rispettava più come un tempo, subiva tranquil<strong>la</strong> con<br />

quell’aria di rassegnazione, aspettando che se ne tornasse al<br />

<strong>la</strong>voro. Chi era lui per essere trattato così?<br />

Di lì a qualche giorno tornò dai Martinoia, non aveva alcuna<br />

strategia solo era gonfio di collera e <strong>la</strong> trasmise ad Antonio.<br />

184


E così ancora ogni paio di giorni andava ad aizzarli contro, un po’<br />

li fomentava e un po’ li spaventava, sperando che da questo fare<br />

ne uscissero delle possibilità per lui.<br />

Aveva intenzione di ritornare lui solo da Ronchitelli, per veder<br />

cosa fossero in grado di fare, se lo riprometteva ogni giorno, ma<br />

temeva una chiusura totale delle possibilità, o peggio, una<br />

rinuncia da parte loro, e quindi rimandava.<br />

Dal giorno dell’avvocato, Antonio si era sentito <strong>la</strong>sciato solo, con<br />

l’amministratore che lo esasperava senza tregua, neanche Elma<br />

par<strong>la</strong>va più.<br />

Era perso, spaventato, lei sempre così combattiva ed energica,<br />

ora sembrava arrestata, sospesa. Antonio non aveva più uno<br />

sfondo, senza <strong>la</strong> parete di Elma tutto era diviso in tante strade<br />

tutte precise e tutte minacciose. Allora <strong>la</strong> assil<strong>la</strong>va, scuotendo<strong>la</strong><br />

dal mutismo “cosa facciamo?“.<br />

Niente, non restava che <strong>la</strong>vorare giorno e notte, ma un pensiero<br />

ossessivo gli mangiava l’aria e <strong>la</strong> pratica non lo scacciava, come<br />

un cane che gira attorno ad un recinto e non trova un buco per<br />

fuggire. Se il cane trovava il recinto aperto e correva fuori, altri<br />

cani gli azzannavano le zampe.<br />

Al<strong>la</strong> sera tardi cadeva stremato in letto, ma invece di dormire<br />

guardava le muffe del soffitto e grugniva le stesse parole come<br />

un ebete.<br />

Valdemarca insisteva a par<strong>la</strong>re con lui, per cercare un’uscita<br />

accordava una preferenza a quel tanghero, come vedesse in lui<br />

un qualche passaggio.<br />

Quel fiume di parole continue, ad uno vuoto di suoni come<br />

Antonio, lo impauriva, una piena che sgreto<strong>la</strong> l’argine.<br />

Senza volerlo o aspirando ad altri scopi, Valdemarca lo stava<br />

investendo di un’autorità forte, capace di dar corpo al<br />

risentimento, che in lui prima era solo generico rancore contro<br />

tutto. Era riuscito a catechizzarlo.<br />

C’era il sacrificio e c’era il castigo nei suoi discorsi, <strong>la</strong> sua vita era<br />

in pericolo, e poi c’erano i personaggi, nominava Sergio<br />

“quell’insano, che già da piccolo aveva fatto male grazie“ che ora<br />

seguiva Badoer facendo tutto quello che gli ordinava.<br />

185


Antonio, limitato di suo e ristretto ancor più da queste spinte<br />

complesse, sentiva tutto insopportabile. Nel tormento si vedeva<br />

a colpire tutto quello che gli passava davanti, come il suo ottuso<br />

caprone nel<strong>la</strong> stal<strong>la</strong>.<br />

Elma non possedeva più mezzi per analizzare l’accaduto,<br />

diffidava di Valdemarca per istinto, ma non capiva i propositi di<br />

Badoer, errava dentro idee che non si traducevano.<br />

Girando a caccia, Antonio più volte era arrivato con i cani fino<br />

al<strong>la</strong> casa dei Bevi<strong>la</strong>cqua. Era attirato attorno a quel<strong>la</strong> boaria, il<br />

perché non lo sapeva, ma avvicinarsi a dove c’erano tutti i suoi<br />

guai lo teneva all’erta.<br />

Sergio intanto apprendeva da Gigio l’arte del mugnaio. In una<br />

settimana avevano ripulito i magazzini, l’invaso dietro il mulino<br />

vecchio lo stavano ricoprendo con tutto il materiale riportato<br />

dall’alluvione, conveniva interrarlo dopo l’esperienza passata.<br />

Me tre dirigeva i <strong>la</strong>vori di riporto, li tornavano le parole dette da<br />

Badoer in quel pezzo di mulino abbandonato e inutile, che non<br />

sarebbe dovuto intervenire con Augusto, e s’incolleriva di non<br />

essere stato compreso. Come poteva sapere che il volto stava<br />

per saltare e che, quell’altro, l’acqua lo travolgeva lo stesso? Si<br />

era solo difeso, cosa doveva fare con un fucile puntato ed uno<br />

che ti vuole sparare?, attendere che l’alluvione se lo portasse<br />

via?<br />

Forse anche Ettore era esasperato, e considerando non ce<br />

l’aveva con lui.<br />

Tanta gente doveva ancora riprendere possesso delle case e non<br />

si sapeva quanti morti c’erano stati, il corpo di Augusto non era<br />

stato trovato. Anche nel ‘70 molti corpi non erano più stati<br />

ripescati, finiti in mare o chissà dove, tutta <strong>la</strong> zona aveva subito<br />

tali danni che questo non era certo una preoccupazione.<br />

Tuttavia Sergio si sentiva osservato dagli operai quasi ci fosse<br />

una domanda a lui rivolta, e questo lo rendeva scontroso e ancor<br />

più muto.<br />

Almeno Carminati lo andava a trovare, oppure era Sergio che di<br />

sera si spostava a Campo d’Iso<strong>la</strong>, per rimediare una vera cena,<br />

oltre che per <strong>la</strong> Luigina.<br />

186


Anche Badoer a volte veniva in visita al mulino e si par<strong>la</strong>va di<br />

affari, di come riprendere tutti i <strong>la</strong>vori. Il tempo e il bisogno di<br />

compagnia gli snebbiavano l’ira per il rimprovero subito.<br />

Visto che erano passate tre settimane, qualcuno doveva<br />

interessarsi delle proprietà di Augusto. Badoer, un giorno che era<br />

in visita fece chiamare il fratello, che si portò dietro i figli.<br />

Quando Badoer gli disse che, dopo tanto, bisognava accettare<br />

che una disgrazia fosse successa, quello uscì con “una disgrazia?,<br />

che sia stata una disgrazia non si sa, qua c’è chi sa qualcosa e<br />

dovrebbe dirlo”<br />

Badoer strinse gli occhi già sottili, appoggiando un palmo aperto<br />

sul tavolo, rimase fermo “qua dove?” “qua, in giro” “guardami in<br />

faccia: qua o in giro per le ranare che frequenti tu?” “in giro… e<br />

basta” “fa’ portar via dal<strong>la</strong> casa le cose di Augusto” “noi non<br />

portiamo via niente, non siamo disposti“ “allora sono io disposto,<br />

farò svuotare quel<strong>la</strong> casa e subito, darò quei quattro stracci che<br />

di certo ci saranno a chi ha perso tutto, ho solo da scegliere, e<br />

stasera è vuota“<br />

Il fratello perse <strong>la</strong> voce, guardò i due marcantoni di figli che<br />

tenevano sempre <strong>la</strong> bocca aperta “va bene” “va bene cosa?”<br />

“portiamo via…noi”.<br />

Gli interessi del<strong>la</strong> famiglia vanno tute<strong>la</strong>ti, mentre <strong>la</strong><br />

rivendicazione può attendere e quello era capace di buttare<br />

davvero tutto sull’argine. Cambiarono idea sul momento e<br />

vennero a portar via ogni cosa coi carri, anche i chiodi dei muri.<br />

Gigio quel giorno sentiva i discorsi dei Mattiazzo mentre<br />

traslocavano, che suo fratello andava a caccia ed aveva un fucile,<br />

ed il fucile non c’era in casa, non si è mai visto che all’improvviso<br />

manca un fucile.<br />

“Gigio, cosa vuoi che ti dica, io ad Augusto non gliel’ho chiesto in<br />

prestito mai”.<br />

La mattina dopo entrarono in cortile coi carri gli operai<br />

dell’officina Rodriga, per montare <strong>la</strong> gru a braccio sul piazzale a<br />

<strong>la</strong>to dell’imbarco. Augusto aveva bloccato il <strong>la</strong>voro e al<strong>la</strong> fine<br />

Badoer, per non esasperarlo, tenne il materiale fermo in officina.<br />

Ma ora si procedeva e Sergio avrebbe seguito il montaggio.<br />

187


Badoer come da contratto doveva versare <strong>la</strong> prima parte del<br />

prezzo del<strong>la</strong> Tenuta. Bisognava incontrare il Conte, comparire<br />

al<strong>la</strong> fine da dietro le altre figure. Dover presentarsi lo angustiava<br />

più di tutto, cosa avrebbe detto il Conte, e lui che parole avrebbe<br />

trovato?<br />

La scadenza era imminente, ci andò in una bel<strong>la</strong> giornata di sole<br />

ad avvertire che si sarebbe presentato per il pagamento e fosse<br />

preparata <strong>la</strong> documentazione del caso.<br />

Lo ricevette l’amministratore Gilberto, barricato dietro il tavolo,<br />

lo squadrò e se ne stette lì dietro tutto il tempo allungando le<br />

braccia per prendere registri a <strong>la</strong>to quasi fosse un pericolo<br />

alzarsi.<br />

I documenti si riservò di verificarli, si riservò pure di accettare il<br />

pagamento di quel Badoer, subentrato al compratore iniziale.<br />

Con le carte in mano e gonfio di dubbi, zampettò a consultare il<br />

Conte, insinuando <strong>la</strong> possibilità di rifiutare il pagamento e<br />

fermare <strong>la</strong> vendita.<br />

Il timido suggerimento cadde contro un “perché?“ “Signor Conte,<br />

fermiamo …tutto” “pensa una volta nel<strong>la</strong> vita con <strong>la</strong> tua testa,<br />

caro cognato, prova” poi, con voce volutamente impercettibile e<br />

disinteressata, “per me è lo stesso, accetta <strong>la</strong> rata, sapevo da chi<br />

arrivava”.<br />

Gilberto, uscito Badoer e terminato quanto doveva per quel<strong>la</strong><br />

visita, corse a riferire all’avvocato Ronchitelli, che gli preparò<br />

subito un’accettazione di subentro da far firmare se si trovava<br />

una strada con Badoer “non si sa mai, intanto il documento è<br />

pronto”<br />

Al Conte, si premurò Ronchitelli, non andava detto di questa<br />

nuova dichiarazione.<br />

Il giorno dopo Badoer ritornò per <strong>la</strong> corresponsione e si trovò<br />

sottoposto al<strong>la</strong> lettura di questo nuovo atto con richiesta di<br />

firma.<br />

Lo lesse a lungo e poi chiese se era il Conte a volerlo “è così che<br />

si fa, è <strong>la</strong> prassi, non c’entra chi l’ha preparato“ “no, non è <strong>la</strong><br />

prassi, è un atto di garanzia uni<strong>la</strong>terale che il venditore può in<br />

seguito impugnare, con <strong>la</strong> facoltà di opporsi ad una firma<br />

definitiva, lo legga bene“ “l’ho letto bene ed è così che va fatto,<br />

188


lo deve firmare per subentrare e pagare il secondo anticipo“ “è<br />

qua che sbaglia, questo pagamento non è un’ulteriore caparra, è<br />

il resto del prezzo di una vendita già avvenuta, quindi non firmo<br />

un nuovo contratto che mi cambia il precedente“ “se non firma,<br />

non si accetta <strong>la</strong> rata“ “<strong>la</strong> rata, come <strong>la</strong> chiama lei, è già<br />

depositata in banca a nome del conte per creare data certa di<br />

pagamento, perciò i termini che stanno slittando con queste<br />

…abili manovre, non slittano, si legga il contratto…ma il vecchio“<br />

“noi non abbiamo pagamento in mano” “dai, via… allora parlerò<br />

col Conte Lanfranco, gli comunicherò che, penso, lei prepari atti<br />

a sua insaputa con l’avvocato Ronchitelli” “lei non lo può<br />

affermare quanto dice“ “lo posso sempre dire ed essere<br />

smentito, dopo mi quereli, ora vorrei su questo punto riferire al<br />

Conte“.<br />

L’amministratore ritirò l’atto e aggiunse “è meglio evitare discorsi<br />

inutili su questa… proposta, che rimanga tra noi” “ma guarda<br />

siamo partecipi?”<br />

Badoer si avvicinò al<strong>la</strong> finestra “non parlerò, stia certo,<br />

creerebbe solo confusione al Conte e a me altre seccature”<br />

“<strong>la</strong> ringrazio, Signor Badoer” “grazie a lei”<br />

Si confermò che quel Gilberto doveva essere nato già di mezza<br />

età e non resistette “non avverto in lei disposizione naturale al<br />

rischio e al pericolo, ne parli con Ronchitelli di questo suo <strong>la</strong>to<br />

scoperto”.<br />

L’atto fu p<strong>la</strong>tealmente gettato in un cassetto e Badoer<br />

accompagnato dal Conte.<br />

Si vedeva tutta <strong>la</strong> cupo<strong>la</strong> del duomo dal<strong>la</strong> finestra<br />

“Badoer…Badoer così al<strong>la</strong> fine sei tu che acquisti quel<strong>la</strong><br />

terra…maledetta. Con tutti gli intrighi combinati da Valdemarca<br />

per aver<strong>la</strong>…ha <strong>la</strong>vorato per il diavolo… e adesso sei tu a prenderti<br />

quel<strong>la</strong> disgrazia. Ascolta, è sempre stata maledetta, le disgrazie<br />

che ha avuto sopra, tu le conosci e le altre le sapeva tuo padre,<br />

sempre una ne succedeva, sempre, sempre… non sai quanti<br />

morti ha fatto… quanti“ “ora saranno mie signor Conte … sono<br />

già arrivate” “ah sì, l’incendio del Borghetto… ma é <strong>la</strong>voro per il<br />

diavolo, andrà tutto in fumo“ “spero che si giri da un’altra parte<br />

per un po’” “mah! Sai, da una parte non mi dispiace che sia tu ad<br />

189


aver<strong>la</strong>, ma per il resto è solo una generatrice di guai,… forse<br />

all’inizio era dei preti… forse gliel’hanno portata via ai frati e<br />

quegli uomini di chiesa l’hanno maledetta…salvati da quel<strong>la</strong><br />

terra“<br />

“cosa vuole signor Conte, che diritto abbiamo di salvarci?”<br />

“sei sempre tu Badoer… e Valdemarca… ma cosa fa Valdemarca?<br />

quante storie per niente, sai che ogni verità può sparire dal<strong>la</strong><br />

coscienza di un uomo… quello era falso anche con se stesso…ma<br />

son cose vostre, solo grovigli di quel<strong>la</strong> terra e continuerà così.<br />

Dammi le carte che te le firmo, vieni, <strong>la</strong>scia stare quell’altro, ha<br />

chiare solo le sue paure“.<br />

“signor Conte, temevo che <strong>la</strong> …novità <strong>la</strong> offendesse“ “mi<br />

offendesse?… cosa vuoi che mi offenda ormai e di cosa? è <strong>la</strong> vita<br />

che è un’offesa, vivere è un’offesa, <strong>la</strong> roba … passa di mano…e<br />

passerà ancora… vai Badoer che ti aspetta il contabile… quello ti<br />

darà <strong>la</strong> ricevuta, <strong>la</strong> ricevuta se <strong>la</strong> farà dare anche dal becchino”.<br />

Lo assorbì di nuovo <strong>la</strong> vista del<strong>la</strong> cupo<strong>la</strong>.<br />

Ettore uscì dal<strong>la</strong> stanza, l’esame che doveva essere <strong>la</strong> strettoia<br />

del<strong>la</strong> sua vita, era stata solo una commedia. Avrebbe voluto<br />

fermarsi a ripercorrere l’esagerazione delle sue attese.<br />

Lasciò <strong>la</strong> città, rimuginando nel calesse. Da tutta vita si cercava<br />

Badoer per i problemi pratici, per le cose serie. Fin da ragazzo a<br />

pensarci nessuno veniva a chiamarlo quando si davano le feste.<br />

Era stato da subito costretto al<strong>la</strong> so<strong>la</strong> concretezza.<br />

Non si diresse subito a casa.<br />

Arrivò nel cortile, che lo vide bambino, attaccò il calesse<br />

all’anello e salì <strong>la</strong> sca<strong>la</strong> sotto il portico.<br />

Giovanni era per terra, nel<strong>la</strong> stanza quasi buia.<br />

Si sedette anche lui a guardarlo di fronte, quel ragazzo lo<br />

chetava. Ettore gli toccò le guance e lui rise per il solletico, poi<br />

gli appoggiò <strong>la</strong> testa sul<strong>la</strong> spal<strong>la</strong> “caro…caro Giovanni, te lo dico<br />

subito, i nostri spaventi e affanni sono niente”.<br />

Suo fratello era sufficiente a sé, poteva par<strong>la</strong>rgli senza camuffare<br />

attese sotto false domande, senza aspettarsi dimostrazioni che<br />

non avesse già.<br />

Ettore da lui arrivava, stava in pace e andava via.<br />

190


I fuochi di san Giovanni, già accesi quand’era arrivato, ormai<br />

fumavano solitari nei campi al <strong>la</strong>to del<strong>la</strong> strada.<br />

Li ricordava fin da bambino “che strano modo di indicare i tempi,<br />

inizia l’estate e già le giornate si accorciano di nuovo”.<br />

I ragazzi stavano attorno ad un fuoco, alcuni facevano gli<br />

spiritosi e lo saltavano, andando a roto<strong>la</strong>re sull’erba. Un altro<br />

faceva il coraggioso a piedi scalzi sul<strong>la</strong> carbonel<strong>la</strong>, quel<strong>la</strong> nera ai<br />

bordi e come al solito veniva spintonato, poi, rimessosi dritto,<br />

rincorreva quello del<strong>la</strong> spinta per legnarlo.<br />

La fuga dei due era finita su un campo di erba spagna appena<br />

tagliato, che pungeva i piedi. Ogni anno le stesse scene.<br />

Ettore passò oltre, i due lottatori minacciavano di tirar<strong>la</strong> per le<br />

lunghe.<br />

Tra i fuochi sul ciglio, vide venirgli incontro una carretta.<br />

Il padre ed il fratello del<strong>la</strong> sposa, seduti sul<strong>la</strong> sponda davanti con<br />

il loro vestito buono, stavano andando al<strong>la</strong> casa dei Menegazzo,<br />

<strong>la</strong> famiglia dello sposo, a portare <strong>la</strong> dote, non <strong>la</strong> solita cassa, ma<br />

bauli bombati.<br />

Si fermò sul <strong>la</strong>to per <strong>la</strong>sciarli passare e salutarli, ci tenevano a<br />

essere visti da lui<br />

La carretta era stata spazzata e <strong>la</strong>vata per quel giorno. Sul fondo<br />

il servizio e le pentole di rame perché si vedessero bene, legate<br />

con gli spaghi una all’altra.<br />

Era uno sposalizio importante, i Menegazzo avevano un maschio<br />

solo, buon partito per <strong>la</strong> Elisabetta, per mettere insieme <strong>la</strong> dote<br />

si erano venduti una vacca con il vitello.<br />

Ettore pensava al<strong>la</strong> sposa, quel<strong>la</strong> bel<strong>la</strong> ragazza dell’Elisabetta, a<br />

come se <strong>la</strong> sarebbe passata con <strong>la</strong> suocera, <strong>la</strong> Romilda.<br />

“meglio pestare una anza, che <strong>la</strong> Romilda” e le sorelle del<br />

promesso che neanche si sognavano di potersi maritare,<br />

sarebbero rimaste tutte là con lei.<br />

Ricordava quel<strong>la</strong> faccenda di interessi dell’anno prima con <strong>la</strong><br />

Romilda, gli si era buttata davanti, strappandosi i capelli “mi<br />

ammazzo, mi ammazzo”. Badoer non riusciva a calmar<strong>la</strong>, era<br />

andato a slegare il cane di casa loro e le si appressò tenendolo<br />

per <strong>la</strong> catena.<br />

191


La donna temeva i cani come <strong>la</strong> morte, si alzò con un balzo e<br />

scappò via ur<strong>la</strong>ndo “no, no, il cane no” “ma guarda…era pronta a<br />

morire poco fa!”<br />

Valdemarca fu convocato in città dall’avvocato. Il pagamento al<br />

Conte Lanfranco costituiva in pratica un’accettazione del<br />

subentrante al contratto e ora, di fatto e di diritto, Badoer era<br />

l’acquirente. Solo l’esile possibilità di un ritiro delle parti poteva<br />

creare una situazione giuridica diversa, seppur con molte<br />

incertezze.<br />

Era un contratto perfezionato dall’accettazione del Conte, e<br />

Ronchitelli doveva sfogarsi su Valdemarca prima di concedersi<br />

alle furie del Conte Umberto. Lo rimproverò di esser lui ad avere<br />

inventato quel<strong>la</strong> rapina piena di c<strong>la</strong>usole e sua <strong>la</strong> responsabilità<br />

del seguito, Badoer aveva solo colto l’occasione.<br />

Il maltrattato ne venne fuori con un risentimento insidioso che<br />

avrebbe sfogato su tutti, Anna per prima.<br />

Era cambiato molto anche per Badoer, l’inconfutabilità di<br />

pagamento in proprio lo garantiva. Un approdo certo era<br />

raggiunto, ora poteva dedicarsi al resto.<br />

Voleva restituire l’anticipo fatto da Valdemarca ad Antonio.<br />

Per rego<strong>la</strong>rità giuridica lo doveva ad Antonio direttamente, il suo<br />

dante causa; quest’ultimo però, dai discorsi passati tra loro, lo<br />

preoccupava.<br />

Decise di convocare Antonio e Valdemarca insieme a testimoni e<br />

restituire le 850.000 lire. Dopo questa somma racimo<strong>la</strong>ta, non<br />

avrebbe più avuto denaro, doveva liquidare le sue proprietà.<br />

Su come orchestrare l’incontro non spuntavano idee partico<strong>la</strong>ri,<br />

se non il disgusto che avrebbe assaporato al solo vederli.<br />

Chiamò Marco e lo ragguagliò degli sviluppi. L’aveva tenuto<br />

sempre al corrente a capitoli, ricevendo sguardi di minimo<br />

necessario interesse ogni volta, ma <strong>la</strong> sua situazione personale lo<br />

poteva giustificare.<br />

“Marco, dovrò pagare quell’anticipo, vorrei sia tu a par<strong>la</strong>re con<br />

Valdemarca, organizza l’incontro con Antonio e fammi da<br />

testimone”.<br />

192


Marco restò zitto. Ettore si stava preparando all’esplosione.<br />

“dovrei andare a casa di … Valdemarca e stabilire un incontro per<br />

<strong>la</strong> restituzione?“ “certo, forse sarebbe meglio che prima ci<br />

vedessimo solo noi, senza Antonio“ “lo farò“.<br />

Ettore lo guardò titubante, stupito che non si fosse adirato, ma<br />

specialmente che avesse accettato subito, “si cambia nel<strong>la</strong> vita”<br />

pensò.<br />

Marco voleva davvero andare a casa di Anna e discutere con suo<br />

padre, l’idea di farsi cacciare lo avrebbe caricato del<strong>la</strong> rabbia di<br />

cui aveva bisogno.<br />

In quel momento di lontananza questa gli serviva, l’attesa<br />

paziente non pagava ed era il momento per sondare fino a dove<br />

era disposto a rischiare e ad esporsi.<br />

Ci andò il giorno dopo all’ora di pranzo. Scese dal calesse e quasi<br />

inciampava, questo lo innervosì. Si presentò al<strong>la</strong> porta, venne <strong>la</strong><br />

donna di casa, chiese di Valdemarca. La donna ammutolita,<br />

sapeva chi era, lo pregò di attendere. Arrivò di corsa Anna che<br />

l’aveva visto entrare e subito di seguito suo padre.<br />

“tu puoi andare” fulminando <strong>la</strong> figlia ”e lei cosa vuole?“ “per<br />

quello che devo dirle, Anna può anche restare“ “e invece Anna se<br />

ne va, vuoi andare Anna?“<br />

La ragazza capì <strong>la</strong> situazione e andò via.<br />

“e allora?“ ”sono venuto per dirle che… questo dopo, sono venuto<br />

perché ha impedito a sua figlia di frequentarmi, di finire <strong>la</strong> scuo<strong>la</strong><br />

e <strong>la</strong> tiene contro <strong>la</strong> sua volontà in questa casa.<br />

Bene, le propongo uno scambio. Mio padre mi manda perché<br />

vuole incontrar<strong>la</strong> e rego<strong>la</strong>re <strong>la</strong> questione dell’anticipo ad Antonio<br />

Martinoia, le 850.000 lire, ma penso che <strong>la</strong> mia questione con lei<br />

sia più importante dell’anticipo, e le comunico quello che<br />

cercherò di fare: cercherò di convincere mio padre a non<br />

pagare… voglio che lei non recuperi neanche una lira del suo<br />

credito, questo è quanto ed ora immagino che dovrà ur<strong>la</strong>re,<br />

faccia pure“<br />

L’altro era salino, rispondeva per reazione, non aveva ancora<br />

capito bene.<br />

“vada via, via da questa casa e non venga a minacciarmi mai<br />

più, fuori !“ “allora sappia che in questa casa lei ci resterà poco,<br />

193


perché dovrà andarsene al più presto e sarà un compito<br />

personale che mi prenderò, mi saluti Anna e le dica che <strong>la</strong><br />

aspetto“ “fuori, via mascalzone“ “<strong>la</strong> saluto signor Valdemarca,<br />

prepari le valigie, a presto“<br />

Anna aveva udito ogni cosa dal<strong>la</strong> stanza vicina con sua madre,<br />

era tanto che non piangeva di piacere, Marco, Marco stupendo.<br />

Valdemarca era furibondo, paonazzo in volto, chiuse <strong>la</strong> porta<br />

lento poi si diresse in cucina come fosse manovrato e sferrò un<br />

manrovescio in faccia ad Anna.<br />

Lei non si era difesa “credi di intimorirmi con una sber<strong>la</strong>?”<br />

Sua madre <strong>la</strong>nciava gridolini “cosa fai?”, mettendosi in mezzo<br />

con lui che cercava nuovamente di colpir<strong>la</strong> “togliti tu, mezza<br />

scema che non sei altro”<br />

Anna gli sfuggì e corse a rifugiarsi di sopra. In camera si gustò<br />

uno stato di certezza ancora più saldo “Marco mi ha protetta”, <strong>la</strong><br />

collera era già fredda, <strong>la</strong> guancia bollente.<br />

Valdemarca strapazzò di parole <strong>la</strong> Carlotta, incapace di tirar su i<br />

figli come si deve, ma con quel<strong>la</strong> pia donna appiccicosa <strong>la</strong> rabbia<br />

non faceva che salire. Doveva muoversi, prese il calesse e si<br />

avviò per <strong>la</strong> Bagnara.<br />

Marco al ritornò era in fermento. Vedendo il disprezzo di<br />

Valdemarca per <strong>la</strong> spontaneità del saluto di Anna, gli si erano<br />

cambiate in bocca le parole ed ora non voleva che a quel<br />

bastardo si accordasse un centesimo “ma perché mio padre<br />

continua a <strong>la</strong>sciargli quel<strong>la</strong> casa?”.<br />

Riferì energicamente a Ettore dell’incontro “butta fuori<br />

quell’uomo pessimo, buttiamolo fuori”<br />

Badoer gli girò attorno, guardandogli il collo, le mani.<br />

“dai papà, non è il momento dell’ebete” “pensa se non sono<br />

favorevole, Marco, ma avevo bisogno di una spinta per prendere<br />

questa posizione… sono d’accordo che, se quel tanghero vuole<br />

essere pagato, si faccia vivo lui… vedrai se non ci pensa”<br />

Osservò il volto combattivo di Marco, <strong>la</strong> luce nuova del suo<br />

sguardo.<br />

Antonio stava al<strong>la</strong> fattoria da solo, Elma in visita da parenti.<br />

Valdemarca arrivò per dirgli che era stato a casa sua il figlio di<br />

194


Badoer, Marco, a minacciarlo per l’anticipo versato ed anche per<br />

<strong>la</strong> loro campagna “coi loro intrighi pensano di mettere le mani<br />

anche su quel<strong>la</strong>, perché <strong>la</strong> vorranno poi? Valli a capire,<br />

prenderse<strong>la</strong> con lei, Antonio, che li ha solo favoriti…mah”.<br />

Antonio pestava sui mattoni del pavimento, mugugnando parole<br />

solo sue, si faceva ripetere più volte dei passaggi assolutamente<br />

marginali, che nel<strong>la</strong> sua organizzazione mentale lo esasperavano<br />

di più.<br />

Ritornando Valdemarca si chiedeva per che cosa ci andasse a<br />

par<strong>la</strong>re con quello stonato di Martinoia, voleva aizzarlo e non<br />

sapeva a che scontro, forse solo per sbollirsi. Con l’aria fresca<br />

del<strong>la</strong> giornata appena sbollita, gli si affacciò un’idea.<br />

Ripensando al discorso del giovane Badoer, questo aveva fatto<br />

una affermazione, par<strong>la</strong>to delle 850.000 lire; era assunzione di<br />

debito, anzi riconoscimento di obbligo debitorio.<br />

In causa poteva portare <strong>la</strong> Zelma, che origliava senz’altro e <strong>la</strong><br />

moglie a convalida, quel<strong>la</strong> deficiente aveva sentito. Se raccattava<br />

in qualche modo <strong>la</strong> caparra versata, <strong>la</strong> storia per lui era finita qui<br />

“muori bestia, sempre storta” diede di redini al cavallo.<br />

L’AGGUATO<br />

Dopo le piogge era franato un tratto di strada che portava al<br />

grande vigneto terrazzato, era una strada che da tempo doveva<br />

essere rimessa a posto. Badoer aveva mandato operai a riparare<br />

ed erigere un muro di sostegno necessario da tanto tempo.<br />

Al<strong>la</strong> prima salita, quasi ai piedi del<strong>la</strong> collina c’era <strong>la</strong> fattoria dei<br />

Marcadel<strong>la</strong>, utilizzata per ammassare il materiale del cantiere.<br />

Molte sere prima del tramonto legava il calesse a valle e saliva a<br />

piedi, di là si poteva vedere tutta <strong>la</strong> Tenuta, <strong>la</strong> campagna<br />

identica a sempre, estranea a tutti i sussulti che <strong>la</strong> calpestavano.<br />

Era un posto ancora capace di farlo scuotere, così uguale al<strong>la</strong> sua<br />

immagine di terra.<br />

Si arava di nuovo parte del<strong>la</strong> terra per piantare il mais estivo, il<br />

cinquantino, cinquanta giorni di ciclo. Serviva per gli animali, ma<br />

mischiato al mais annuale era buono anche per <strong>la</strong> polenta.<br />

195


Le barbabietole tra poco erano pronte da raccogliere, bisognava<br />

assumere qualche centinaio di donne stagionali e tenersi le più<br />

brave anche dopo per il tabacco e <strong>la</strong> vendemmia.<br />

Iniziavano già ad arrivare a piedi da tutta <strong>la</strong> zona attorno, di ogni<br />

età, dai dodici anni fino alle vecchie. Alcune abitavano lontano e<br />

restavano a dormire nei magazzini, <strong>la</strong> grande corte si<br />

trasformava in albergo per i pellegrini del<strong>la</strong> fatica.<br />

In lontananza <strong>la</strong> fi<strong>la</strong>nda dei Contarina e, lontano per fortuna, il<br />

cementificio con lo squarcio sul versante per cavare pietra, dove<br />

<strong>la</strong> vista si interrompeva.<br />

L’estate rega<strong>la</strong>va giorni di dolcezza matura nell’aria, certe sere<br />

Ettore cedeva agli inviti dei contadini e si fermava a bere con<br />

loro. Sotto il pergolo anche quel<strong>la</strong> sera si ripeteva tutto identico.<br />

La madre di Aldo, una donna molto anziana con gli occhi<br />

perbene, lo adorava. Quand’era arrivato si era messa ad<br />

apprestare le fascine e <strong>la</strong> legna picco<strong>la</strong> per arroventare il forno<br />

all’aperto. Prima che Ettore se ne andasse, gli aveva offerto un<br />

pane caldo per trattenerlo ancora un po’ e lui sul<strong>la</strong> panca di<br />

pietra del forno sedette a mangiare.<br />

Niente gli piaceva di più del pane fin da piccolo. Un segno di<br />

abbondanza del<strong>la</strong> terra, conservava ancora di essa qualche cosa<br />

di permanente.<br />

Salutò e scese lentamente dal viottolo, piccoli smottamenti di<br />

terreno si erano formati anche lì.<br />

Era l’imbrunire, <strong>la</strong> svolta che lo portava nel<strong>la</strong> dirittura fino a valle<br />

era vicina, sentì un colpo al<strong>la</strong> testa e una gran fitta al torace,<br />

cadde senza una paro<strong>la</strong>.<br />

Stavano arrivando due figli dei Marcadel<strong>la</strong> a piedi, ritornavano<br />

dal Fontego. Quando c’era il calesse di Badoer legato a valle,<br />

significava che si era fermato a casa loro o stava scendendo di<br />

là.<br />

Lo trovarono disteso sul ciglio e pensarono si fosse sentito male,<br />

poi videro il petto pieno di sangue.<br />

Uno dei due corse ur<strong>la</strong>ndo verso casa, presero un rivestimento<br />

dei carri e si precipitarono tutti al<strong>la</strong> curva, lo adagiarono sul<strong>la</strong><br />

te<strong>la</strong> e in quattro lo portarono in casa, il vecchio mandò un toso a<br />

196


ecuperare il calesse di Badoer, bisognava chiamare il dottore del<br />

paese.<br />

Badoer era nel<strong>la</strong> stanza dei bambini, il vecchio gli tagliò <strong>la</strong><br />

camicia, aveva due buchi di coltello di <strong>la</strong>to del petto, uno vicino<br />

allo stomaco ed uno al fianco. Gli tamponò con delle pezze il<br />

sangue che usciva, si ricordò di quando lo fece a suo fratello<br />

incornato dal toro, sembrava lo stesso posto. Badoer aveva<br />

perso coscienza, ma era vivo.<br />

Fece mettere delle pentole d’acqua sul camino per farle bollire.<br />

Il medico arrivò dopo un’ora, il vecchio disse che forse si era<br />

<strong>la</strong>mentato e poi niente, perdeva sangue anche dal<strong>la</strong> testa.<br />

Il medico lo volle spostare, lo trasportarono con <strong>la</strong> te<strong>la</strong> sopra il<br />

tavolo del<strong>la</strong> cucina.<br />

Una ferita era passante sul fianco sinistro, l’altra sotto l’ultima<br />

costo<strong>la</strong> sinistra verso l’alto. Poteva solo pulire e ricucire, per <strong>la</strong><br />

testa si fasciava e si stava a sperare, altro non si poteva.<br />

Trasferirlo in ospedale era da stupidi, quindici chilometri per<br />

quelle strade non lo avrebbero fatto arrivare vivo.<br />

Se lo era ancora, lo doveva al<strong>la</strong> vicinanza al<strong>la</strong> casa e al riposo,<br />

aveva perso molto sangue.<br />

Uno dei figli era stato inviato a casa di Badoer ad avvertire, era<br />

notte quando arrivarono Elisa e Marco.<br />

Marco si fece raccontare, i ragazzi che arrivavano dal<strong>la</strong> strada<br />

forse avevano visto un uomo scappare, ma cambiando <strong>la</strong><br />

domanda s’ingarbugliavano le versioni riportate. Non erano sicuri<br />

affatto.<br />

In ogni caso chi l’aveva accoltel<strong>la</strong>to non aveva potuto finirlo per il<br />

sopraggiungere fortuito dei Marcadel<strong>la</strong>, arrivando quasi di corsa,<br />

l’avevano sorpreso e fatto fuggire.<br />

Elisa sedeva vicino, non c’era che attendere.<br />

Marco provava rancore verso tutto. Si scopriva dentro un<br />

desiderio di ammazzare, troppo improvviso e a lui sconosciuto,<br />

da paralizzarlo di paura. Quando era partito da casa aveva preso<br />

fucile e cartuccera, cosa mai fatta prima<br />

Dei cambiamenti si producevano rapidi. L’esistenza di Anna lo<br />

aveva disceso a forza nel<strong>la</strong> concretezza, così densa e materica,<br />

197


mai sentita, lei lo spingeva su una strada ignorata. Che lo<br />

venissero a cercare, non attendeva altro, fissava immobile le<br />

pezze bianche e rosse che goccio<strong>la</strong>vano dal ventre di suo padre.<br />

Elisa si teneva dal piangere in casa di sconosciuti “non è il<br />

momento, Ettore, il mio Ettore caro…perché, perché non hai<br />

paura di nessuno e di niente, perché… perché… che non ci manca<br />

niente…. mettersi contro… questi sono animali”<br />

Marco le teneva le spalle.<br />

Una volta, con gli amici, aveva definito suo padre un nomade in<br />

fuga, impegnato a troncare ogni legame prima che si faccia più<br />

stretto. Suo padre affrontava territori nuovi forse con<br />

incoscienza, avrebbe voluto anche a lui venisse più facile, ma<br />

senza assomigliargli. Ora ce l’aveva vicino, disteso e sentiva il<br />

coraggio di un uomo vissuto solo, bastandosi, lo osservava e non<br />

lo sapeva, avrebbe dovuto conoscerlo di più.<br />

Il medico sarebbe ritornato <strong>la</strong> mattina dopo, Elisa non distolse lo<br />

sguardo dal suo uomo.<br />

Durante <strong>la</strong> notte Ettore borbottò qualcosa, che né Marco né Elisa<br />

afferrarono. Era un nome forse.<br />

La nonna e Elisa insistettero per mandare a chiamare il prete.<br />

Marco si oppose con rabbia, gli appariva vero suo padre da<br />

qualche ora in quel precipizio ed il prete in quel momento non lo<br />

voleva, poi cedette e fece chiamare il priore dell’eremo del<br />

Monte. Erano amici di Ettore i frati sopra <strong>la</strong> collina. Poco dietro <strong>la</strong><br />

casa dei Marcadel<strong>la</strong>, iniziava <strong>la</strong> proprietà del convento, i loro<br />

boschi confinavano con quelli del<strong>la</strong> Tenuta.<br />

“vorrebbe vedere solo Padre Lorenzo, mamma”<br />

Arrivò il priore all’alba con un altro frate. Era commosso,<br />

confuso. Rimase a pregare ai piedi del letto tenendo <strong>la</strong> mano di<br />

Ettore, dispensò l’estrema unzione con Elisa che singhiozzava<br />

appoggiata al figlio, ripeteva che era un uomo forte suo padre e<br />

che gli aveva dato troppo poco ”mamma gli hai dato <strong>la</strong> vita, non<br />

hai niente di più da dargli”.<br />

Il frate si preoccupò di non fare cosa sgradita a Don Danilo e alle<br />

gerarchie, convinse Marco di farlo avvertire. Così anche quel<br />

198


prete accomodante venne e se ne andò, dopo aver fatto<br />

un’abbondante co<strong>la</strong>zione con le marmel<strong>la</strong>te nuove.<br />

Marco si preparava a partire per <strong>la</strong> città, conosceva un chirurgo<br />

di fama all’università, benché in ospedale, con quelle ferite, si<br />

andasse solo a morire.<br />

Badoer si mosse poco, Marco gli fu sopra veloce per decifrare i<br />

biascichii, ebbe un sussulto, stavolta aveva compreso …Ada<br />

Santona… voleva che chiamassero <strong>la</strong> aggiusta ossi del<strong>la</strong> Ada, <strong>la</strong><br />

donna che curava i contadini incornati, chiudeva le pance degli<br />

animali feriti e aiutava le donne come si poteva.<br />

Elisa fece di no con il capo a Marco, per lei era solo una<br />

fattucchiera, contro le regole e <strong>la</strong> religione, era lei che<br />

chiamavano per gli aborti.<br />

Marco guardò gli occhi vuoti di suo padre, prese <strong>la</strong> mantel<strong>la</strong> ed<br />

uscì che il sole stava salendo.<br />

Discese il viottolo, quando fu al<strong>la</strong> curva dell’agguato, <strong>la</strong> impresse<br />

nel<strong>la</strong> mente. Dove iniziava il pianoro erano ancora attaccati il<br />

cavallo ed il calesse di Ettore, sul sedile, avvolto<strong>la</strong>to in una<br />

coperta, dormiva a guardia un ragazzino dei Marcadel<strong>la</strong>.<br />

Lo svegliò per mandarlo a casa e lui scese svelto, ma ancora<br />

rattrappito dal<strong>la</strong> notte passata fuori e per poco non cadeva.<br />

Dopo un’ora Marco era già di ritorno, entrò seguito dal<strong>la</strong> Ada.<br />

Una donna magra ed lunga con un fazzolettone sul<strong>la</strong> testa, le<br />

grandi mani ossute, arrossate dalle continue liscive.<br />

Elisa s’irrigidì e Marco <strong>la</strong> fermò con lo sguardo.<br />

L’Ada si <strong>la</strong>vò le mani prendendo l’acqua dal grande paiolo<br />

bollente, svolse le bende e esaminò le ferite già gonfie. Dal<strong>la</strong><br />

borsa tolse delle paglie assai rigide, saggiandone <strong>la</strong> consistenza,<br />

con un coltello <strong>la</strong>vato le tagliò sbieche e ne immerse due<br />

nell’acqua bollente, infilò un ferro da calza dentro una paglia e lo<br />

spinse fino a che uscì <strong>la</strong> punta dal<strong>la</strong> parte opposta, avvicinò al<strong>la</strong><br />

ferita <strong>la</strong> punta del ferro e cominciò a cercare. Faceva tutto come<br />

se nel<strong>la</strong> stanza non ci fosse che lei.<br />

Elisa si alzò di scatto “Marco, ma… Marco!“ e Marco <strong>la</strong> zittì “<strong>la</strong>scia<br />

fare“.<br />

L’Ada aveva scelto un <strong>la</strong>to del taglio e ci pressava sopra, Ettore<br />

ebbe una leggera scossa. Infilò piano il ferro che sosteneva <strong>la</strong><br />

199


paglia, poi si fermò, tenne ferma <strong>la</strong> paglia dentro <strong>la</strong> ferita e<br />

ritrasse lentamente solo il ferro, troncò <strong>la</strong> paglia, <strong>la</strong>sciando fuori<br />

dal<strong>la</strong> carne un pezzo di cannetta. Per l’altra ferita lo stesso<br />

procedimento.<br />

Infine appoggiò delle garze attorno alle canne per proteggere il<br />

resto del<strong>la</strong> ferita.<br />

Le cannucce cominciavano a co<strong>la</strong>re. La Ada disse che restava là e<br />

che Ettore non doveva mai essere mosso.<br />

Chiese di bollire del caffè e ne usò una tale quantità che ne uscì<br />

uno sciroppo compatto, ci aggiunse delle erbe sue.<br />

Tenendo sollevata <strong>la</strong> testa del ferito, tentava di fargli ingurgitare<br />

un cucchiaino al<strong>la</strong> volta con <strong>la</strong> pazienza di chi ha l’eterno davanti.<br />

Era mezzogiorno ed era ancora vivo. Le ferite si erano sgonfiate<br />

in parte e le cannucce goccio<strong>la</strong>vano sempre meno.<br />

Marco, <strong>la</strong>sciata <strong>la</strong> Ada ai suoi maneggi, partì per <strong>la</strong> città. Si era<br />

fatto portare il cavallo sel<strong>la</strong>to da un ragazzo del<strong>la</strong> casa, un<br />

fratello di questo l’avrebbe raggiunto con <strong>la</strong> carrozza in città.<br />

Doveva fare in fretta, prese l’argine che portava al ponte di ferro<br />

del<strong>la</strong> ferrovia. Scese di sel<strong>la</strong> all’imboccatura del ponte, il cavallo<br />

andava accompagnato al morso per quel tratto, perché temeva i<br />

vuoti sui <strong>la</strong>ti delle rotaie, ci vedeva l’acqua di sotto. A metà<br />

ponte i ragazzi si gettavano dal<strong>la</strong> spalletta giù nel fiume, ma<br />

aspettarono che passasse per tuffarsi.<br />

Riprese per un cammino interno, più una capezzagna che un<br />

viottolo, i rami così bassi che rendevano ombroso il cavallo.<br />

Nel primo pomeriggio era di ritorno con il chirurgo e l’assistente<br />

montati in carrozza e lui al seguito.<br />

Auscultarono e osservarono, chiesero chi era intervenuto sul<strong>la</strong><br />

ferita. Marco disse che il primo <strong>la</strong>voro l’aveva fatto il medico del<br />

paese ed il secondo <strong>la</strong> donna nell’angolo.<br />

Il chirurgo uscì con Marco in cortile, scosse <strong>la</strong> testa, ora non si<br />

poteva intervenire di nuovo, <strong>la</strong> ferita era stata riaperta,<br />

arieggiata e forse infettata, era inutile fare niente. Non<br />

ascoltarono nemmeno le sue obiezioni e si fecero<br />

riaccompagnare da un Marcadel<strong>la</strong>.<br />

Ettore biascicò parole incomprensibili, sempre immobile sul<br />

tavolo, <strong>la</strong> Ada ad ogni ora lo spingeva a trangugiare le sue brode.<br />

200


Elisa era là, i vestiti che le avevano portato da casa, restavano<br />

piegati sul<strong>la</strong> sedia, non toccava che acqua.<br />

Marco si recò al<strong>la</strong> gendarmeria a denunciare, verso sera<br />

arrivarono tre guardie a farsi ripetere i fatti, a interrogare più<br />

volte i figli dei Marcadel<strong>la</strong>, chiesero a Marco se aveva sospetti.<br />

“nessuno, non potrei indicare una persona“.<br />

Insistettero con Elisa che neanche rispose, assorta a cambiare le<br />

pezze, immerse e strizzate nell’acqua del pozzo, sul<strong>la</strong> testa di<br />

suo marito.<br />

Durante <strong>la</strong> notte Badoer cominciò a muoversi un poco, <strong>la</strong> Ada ne<br />

approfittò per propinargli un poco delle sue miscele con in più del<br />

miele.<br />

E Ettore arrivò al<strong>la</strong> mattina, aprì gli occhi un attimo che se ne<br />

accorse solo <strong>la</strong> Ada, le bastò per alzarsi trionfante “è vivo…<br />

questo per ora non muore“.<br />

A sera riconobbe forse chi c’era attorno. Erano state tolte le<br />

paglie.<br />

Passò <strong>la</strong> notte agitandosi e <strong>la</strong> Ada gli era addosso col cucchiaio<br />

pronto.<br />

Il terzo giorno, dal tavolo fu spostato sul letto. Riuscì a dire<br />

qualcosa, Marco capì “insufficiente”, ma forse si sbagliava. La<br />

febbre restava alta.<br />

La mattina seguente, <strong>la</strong> Ada si interruppe dal riempirgli <strong>la</strong> bocca,<br />

Ettore infastidito le fece capire che voleva par<strong>la</strong>re, allora svegliò<br />

Marco che riposava nel<strong>la</strong> camera vicino ”mi sa che non muoio per<br />

stavolta… non erano sufficienti… vai a Rottanova, stai tu al<br />

mulino per qualche giorno e mandami giù Sergio“, riprese fiato e<br />

volle Elisa.<br />

Lei, tenutasi in disparte, si accostò cercando di trattenersi<br />

“Elisa…forse sarei vescovo, ma non ti potrei guardare… volevo<br />

dormire con te… lo sai? …da quando ti ho vista… sei sempre stata<br />

qui vero? …come sempre… adesso puoi andare… a dormire… dai,<br />

che torno“.<br />

Marco attese il giorno dopo per partire e andò a Rottanova da<br />

Sergio. La Ada sentenziò che se non l’accoltel<strong>la</strong>vano ancora, da<br />

quei buchi l’anima non gli usciva più.<br />

201


Il mulino aveva ripreso in parte le sue funzioni, a monte il<br />

magistrato delle acque stava ricostruendo l’argine e <strong>la</strong> zona era<br />

un passaggio continuo di carri.<br />

Sergio e Gigio ascoltarono le notizie portate da Marco in silenzio.<br />

Uscirono per andare a Campo d’Iso<strong>la</strong> da Carminati. Marco<br />

portava il calesse, controvoglia chiese cosa Sergio ne pensava.<br />

“Ettore sa chi è stato“ azzardò Sergio “lo chiedi o lo affermi?“ “e<br />

se lo chiedo a te, Marco, cosa mi dici… sicuro che vuoi proprio<br />

saperlo?“ “certo che lo voglio sapere“ “e quando lo sai, cosa fai?<br />

vai dai gendarmi? meglio che tu non lo sappia e ne stia fuori“.<br />

Marco non capiva davvero…troppo nuovo questo mondo a <strong>la</strong>to<br />

del suo che ora scopriva.<br />

“perché ci si sporca le mani con queste cose e tu non sei il tipo,<br />

neanche quando giocavi da piccolo… ti ricordi, quando dovevamo<br />

andare a darle e tu non volevi“ “c’è <strong>la</strong> legge“ “ma va in mona te<br />

e <strong>la</strong> legge, tuo padre è l’insofferenza del<strong>la</strong> legge, <strong>la</strong> legge?,<br />

quando mai ti ha dato giustizia?…Ettore dice che <strong>la</strong> giustizia è il<br />

risultato meno certo del<strong>la</strong> legge“ “vuoi farti giustizia da solo?“ “e<br />

chi l’ha mai ottenuta o almeno spinta in qualche altra maniera?<br />

tuo padre ha sempre rischiato da solo e si è fatto ragione da<br />

solo”<br />

Marco aveva coscienza di essere vissuto altrove, questo mondo<br />

apparteneva ad altri come Sergio, non conosceva molto di suo<br />

padre e quello che di lui si diceva in giro.<br />

Suo padre ricordava un uomo antico Era una persona<br />

considerata, nessuno poteva dire di aver avuto dei torti da lui,<br />

ma in un certo modo era temuto come se nascondesse una forza<br />

pronta ad essere usata. I contadini dicevano ”è uno di riguardo”.<br />

Trovarono Carminati a casa; il fatto accaduto lo trovò così<br />

partecipe e pronto ad agire, che Marco restò meravigliato.<br />

Queste persone, che lui aveva sempre ignorato, vivevano con<br />

suo padre e lo stimavano, una realtà del tutto staccata proprio<br />

accanto al<strong>la</strong> sua.<br />

Sergio, il giorno dopo, diede le consegne agli operai e istruì<br />

Marco su qualche operazione più complessa, poi c’era Gigio per<br />

ogni domanda, e partì.<br />

202


Dopo più di una settimana, si doveva decidere se Badoer era<br />

trasportabile a casa sua, ormai aveva ripreso a par<strong>la</strong>re<br />

sottovoce. La Ada piantonava <strong>la</strong> camera, insieme con Elisa.<br />

Sergio entrò dai Marcadel<strong>la</strong>, Elisa gli andò incontro “hai visto,<br />

Sergio?“.<br />

Ettore forzò un cenno di sorriso, lo fece avvicinare e Sergio<br />

stette accostato con l’orecchio qualche secondo.<br />

Poi gli strinse <strong>la</strong> mano, mai vista bianca, e tornò a casa di suo<br />

padre, al Fontego.<br />

Pietro aveva raccolto le chiacchere del<strong>la</strong> gente al mercato.<br />

Una nipote, a servizio in casa Valdemarca, aveva sentito<br />

l’amministratore congetturare sull’aggressore di Badoer, che era<br />

certo tra quelli che avevano perso tutto nell’incendio e che i<br />

Norbiato non son tipi da stare fermi. Un toso dei Norbiato andava<br />

dicendo che gli avevano fatto poco, che purtroppo non s’era del<br />

tutto ammazzato.<br />

L’esaltato, come lo definiva Pietro, era tale Lino Norbiato e, dopo<br />

l’incendio, aveva ingiuriato su Badoer che li inviava alle vecchie<br />

case come fossero bestie.<br />

I Norbiato una casa non l’avevano mai posseduta finché non<br />

giunsero al<strong>la</strong> Tenuta, quindi Badoer aggiudicò loro una fattoria<br />

picco<strong>la</strong>, dovendo sistemare anche famiglie molto più numerose.<br />

Lino dichiarò che qualcuno l’avrebbe pagata cara, che non finiva<br />

lì.<br />

I gendarmi erano passati già due volte dai Norbiato e Lino non<br />

aveva nessun alibi per <strong>la</strong> sera incriminata, tranne le confuse<br />

ricostruzioni dei genitori. Così restò un po’ in caserma e vennero<br />

dal<strong>la</strong> città per interrogarlo, poi fu ri<strong>la</strong>sciato.<br />

Anche da Valdemarca erano stati i gendarmi, al<strong>la</strong> fine si erano<br />

fatti il giro di quasi tutti i contadini del<strong>la</strong> Tenuta, compresi loro.<br />

“Papà, tu cosa pensi?” “a me lo chiedi? Badoer non sa niente?“<br />

“no, non sa niente“.<br />

L’indomani Sergio si fece <strong>la</strong> strada per Bagnara. Entrò in cortile<br />

dai Martinoia, legò il cavallo all’anello del<strong>la</strong> colonna guardandosi<br />

intorno, questi non li conosceva se non per i racconti di Ettore.<br />

Lo accolse Elma che riconobbe il calesse di Badoer. Sergio si<br />

presentò, Elma mandò un ragazzino a chiamare suo padre.<br />

203


Arrivò Antonio “cosa c’è di nuovo?”<br />

Sergio diede <strong>la</strong> notizia del tentato omicidio di Badoer, disse che<br />

l’aveva mandato Elisa, sapendo dei loro affari insieme.<br />

Elma non sapeva niente “non abbiam visto nessuno… anche<br />

perché abbiamo saltato un mercato”. Volle i partico<strong>la</strong>ri e Sergio<br />

fornì un racconto inventato, con avvenimenti impossibili ed<br />

esagerati, osservando le reazioni.<br />

Chiesero se si sarebbe salvato “morirà di certo, ha un’infezione<br />

che lo sta finendo, è questione di giorni ormai” aspettò, li guardò<br />

e concluse “ad un uomo così non è possibile pensare che<br />

qualcuno gli volesse male, solo un matto poteva fare una cosa<br />

simile”.<br />

Ricevette parole di circostanza da Elma e grugniti da Antonio che<br />

sembrava un sasso. Sergio prima di <strong>la</strong>sciarli domandò se<br />

volevano vederlo prima che morisse, loro dissero che non ne<br />

sarebbero stati capaci.<br />

Dopo due settimane, Ettore era nel suo letto, poteva par<strong>la</strong>re più<br />

a lungo e mangiare qualche cosa, con tutto il tempo di pensare.<br />

Realizzò che non era più entrato nel<strong>la</strong> vil<strong>la</strong> del Conte. Eccetto per<br />

gli archivi dove faceva conti e i magazzini, aveva evitato tutto<br />

quel complesso.<br />

Si chiese perché. Ne temeva il possesso che fa mostra di sé, non<br />

aveva fatto aprire più nemmeno <strong>la</strong> chiesetta nel giardino.<br />

Era stato scagliato dentro del tutto con questo colpo, liberato<br />

dagli scrupoli e dalle incertezze, come se fino a quel momento<br />

qualcosa lo avesse trattenuto.<br />

Sergio, tornato a Rottanova dal suo giro, permise a Marco di<br />

tornare a casa. Il giovane si presentò a suo padre con uno<br />

sguardo inconsueto.<br />

Ettore si era fatto serio e pallido “me <strong>la</strong> sono vista brutta sai<br />

Marco?“ “dimmi perché ti hanno fatto questo?“ “forse non<br />

dovevo forzare quei pitocchi di cattiva qualità, dovevo pagarli<br />

subito, non c’è niente di peggio di un ordinario, sono i più<br />

pericolosi“ “cosa vuoi dire? che i mediocri uccidono? é quello che<br />

hai voluto fare che ti ha tirato addosso questo, hai voluto questo<br />

affare, hai visto dove ti ha portato?“ “Marco… basta, dai… lo<br />

faccio perché mi hanno chiamato al tavolo, perché mi piace farlo,<br />

204


perché lo volevo provare“ “ora hai potuto vedere” “ lo sapevo già<br />

che ero in pericolo, ma allora di gradino in gradino non si<br />

dovrebbe fare niente“ “non è una spiegazione“ “è una delle<br />

spiegazioni, non ce n’è mai una so<strong>la</strong>… ho fatto e pago da solo, mi<br />

sento…disorientato, non riesco a cogliere i suggerimenti che <strong>la</strong><br />

vicenda mi dà, ma mi sembra meglio… del far niente che mi<br />

circonda“<br />

“ma cosa vuoi dire?“ “voglio dire cha da questa proprietà ne<br />

trarrò piacere, quattrini e potere, ti va bene così?“ “non ti<br />

interessa questo“ “sono stanco, ne riparleremo“ “papà, davvero<br />

non sai cosa abbiamo passato” Marco era commosso. “dai Marco,<br />

grazie”, e abbracciò suo figlio.<br />

Badoer rimase convalescente poco, a metà agosto era di nuovo<br />

fuori sulle strade.<br />

Dal viso gli era scomparsa l’aria spavalda, si sentiva con parti di<br />

sé forestiere, scure, come se avesse giocato troppo, con altri che<br />

facevano sul serio, disposti ad uccidere per questioni che lui<br />

riteneva vicine al<strong>la</strong> sufficienza.<br />

Quello che gli era mancato di più era il gioco al caffè. Appena<br />

poté, riprese con le partite importanti. Ettore amava prevedere il<br />

punto in cui una partita dall’equilibrio si inclina a favore di un<br />

giocatore, che spesso era lui. Si può presentire le carte che ha in<br />

mano l’avversario, ma puoi sorprenderlo soprattutto nel ri<strong>la</strong>ncio,<br />

indovinando quanto è disposto a rischiare “garantisce il miglior<br />

guadagno possibile nel peggiore dei casi”.<br />

Aveva insegnato a giocare a Sergio, ma ancora gli mancava <strong>la</strong><br />

passione, giocava per divertirsi e non per vincere, senza <strong>la</strong><br />

partecipazione necessaria. Se uno distratto sbagliava carta,<br />

anche con un caffè da vincere, Ettore si infuriava, l’unico<br />

momento in cui se lo concedeva.<br />

“Ogni giocatore per quanto avventato ha una strategia da cui<br />

non si allontana, Sergio, tu segui finché senti il ribaltamento<br />

del<strong>la</strong> partita, spesso è al<strong>la</strong> fine che le sorti si rovesciano, a volte<br />

all’ultima mano. E pretendi sempre una posta in gioco, anche<br />

solo un’ombra di vino, bisogna aver da perdere per desiderare di<br />

vincere”.<br />

205


Chi non giocava a carte era di altra razza, per Sergio Badoer<br />

prendeva sul serio le carte più di se stesso.<br />

Era giù dal letto da meno di una settimana, quando si<br />

presentarono due mediatori per <strong>la</strong> casa delle sorelle. Badoer, di<br />

umore cupo quel giorno, si sorbì le solite frasi di buon auspicio,<br />

che gli bloccavano <strong>la</strong> risposta “<strong>la</strong> vita continua, signor Badoer”<br />

questo uno “bisogna guardare avanti” l’altro.<br />

Il cliente proposto acquistava, voleva <strong>la</strong> casa <strong>la</strong>sciata libera<br />

prima dell’atto. Bisognava ora incalzare le sorelle, ma questi<br />

contatti, prima indifferenti, ora li pativa. Replicò ma<strong>la</strong>mente che<br />

se <strong>la</strong> vita continua a bisogna guardare avanti, cos’era tutta<br />

questa fretta. Erano le risposte che <strong>la</strong>sciavano come sempre gli<br />

interlocutori interdetti, al<strong>la</strong> fine raccomandò loro di tornare con<br />

più tempo.<br />

Sperava che, dopo quanto successo, anche Marco si fosse sciolto<br />

da esitazioni ed incertezze. Aveva avuto un breve periodo di<br />

noviziato, è vero, ma questi erano affari correnti non atti di<br />

eccezione.<br />

Lo chiamò e gli spiegò <strong>la</strong> prassi da seguire con le zie. A Marco<br />

ogni paro<strong>la</strong> pesava, aumentando l’amara persuasione che ora<br />

anche lui era un interprete e non più il commentatore di testi<br />

altrui. E un ce<strong>la</strong>to attrito non smetteva di infastidirlo quando<br />

par<strong>la</strong>va con suo padre, gli toccava comunque il ruolo di<br />

immaturo e di incerto.<br />

Marco andò dagli zii a ripetere <strong>la</strong> lezione, sollecitarli a comperare<br />

<strong>la</strong> casa adiacente dei Sandonà, era un’occasione unica ed Ettore,<br />

se volevano, trattava lui l’acquisto. La disponibilità economica<br />

non mancava, erano solo lenti ed indecisi, scegliendo unicamente<br />

problemi da demandare.<br />

Il più restio al solito era lo zio Amadio, Badoer lo chiamava<br />

quello dei fermi naturali. Marcò tornò a riferire che era tutto<br />

bloccato, lo zio Amadio si opponeva ad ogni soluzione, senza<br />

peraltro proporre niente, scontento lui, non se ne cavava nul<strong>la</strong><br />

dagli altri.<br />

“Puntano sempre le zampe, Marco, per uscire dal<strong>la</strong> cuccia pure<br />

se li va stretta, questa gente non cambia mai“.<br />

206


Il pomeriggio Ettore prese il calesse con Marco e si recò dal<strong>la</strong><br />

Carolina per sentire cosa davvero pensavano i mariti, avevano<br />

bisogno del<strong>la</strong> solita spinta.<br />

Al<strong>la</strong> fine dei discorsi si aspettava <strong>la</strong> domanda che venne “Ettore,<br />

guarda cosa ti è successo, come è possibile a uno come te che<br />

muove un paese " "ah Carolina, come vedi al<strong>la</strong> fine non<br />

muoviamo niente" "ma perché ti hanno fatto questo? A me puoi<br />

dirlo, non lo dirò a nessuno, lo sai." "vuoi saperlo davvero? E'<br />

stata un'esercitazione, non credi che bisogna esercitarsi a<br />

morire?" "Non scherzare Ettore, non è il momento, sono sempre<br />

preoccupata per quello che ti può capitare, ho pregato tanto,<br />

tutta <strong>la</strong> notte con le candele quando stavi male" "cara Carolina, i<br />

santi hanno altro da fare, <strong>la</strong>sciamoli stare dove sono" "non dire<br />

così Ettore che mi fai crepare il cuore "<br />

Salutata <strong>la</strong> sorel<strong>la</strong>, si avviarono sul<strong>la</strong> collina.<br />

Amadio era proprietario con lui del<strong>la</strong> cava di pietra, poco lontano<br />

dal<strong>la</strong> Tenuta. La cava era in una zona elevata di qualche decina<br />

di metri sul livello del<strong>la</strong> campagna. Percorsa una stradina nel<br />

bosco di castagni, dopo una curva ci si al<strong>la</strong>rgava di colpo sul<br />

grande spiazzo, tagliato netto dall’uomo.<br />

Un anfiteatro con pareti verticali, canne d’organo in pietra, a<br />

Ettore piaceva entrarci ogni volta, era una cattedrale. Si<br />

realizzavano cordonate per marciapiedi e paracarri, poi dallo<br />

scarto si recuperavano pietre per muri e fondazioni.<br />

Su un <strong>la</strong>to del<strong>la</strong> cava, sotto le tettoie, gli scalpellini <strong>la</strong>vorano,<br />

seduti sugli sgabelli ad una gamba so<strong>la</strong>.<br />

Ettore fin da bambino si stupiva di quanti paracarri si usassero,<br />

pensava che tutti i carri vi sbattessero.<br />

In una baracca, mezza in pietra, mezza in legno, Amadio teneva<br />

una specie di ufficio, ma dissero che era salito sul bordo alto<br />

del<strong>la</strong> cava a cercare un nuovo fronte di scavo, quello vecchio<br />

dava ormai materiale scadente.<br />

Percorsero il taglio sul <strong>la</strong>to, un sentiero <strong>la</strong>rgo come un uomo<br />

costeggiava il bordo del<strong>la</strong> parete e li portava in quota. Ripensava<br />

all’ultima volta in cui c’era stato sullo strapiombo “ti ricordi Marco<br />

quando ti ho portato?” “che bello, mi tenevo al<strong>la</strong> tua braca, mi<br />

avevi detto di non guardare sotto ed io ti seguivo cogli occhi<br />

chiusi davvero”<br />

207


Un pezzo di sentiero era franato, restavano le nicchie dove chi<br />

passava tutti i giorni metteva i piedi, Ettore si arrampicò con un<br />

certo sforzo, gli doleva il fianco ferito.<br />

In cresta Amadio con alcuni operai scopriva <strong>la</strong> roccia dallo strato<br />

superficiale di terra. In vari punti, dove avevano abbattuto gli<br />

alberi, estraevano delle pietre per testarne <strong>la</strong> qualità.<br />

“e allora Amadio, c’è una vena buona?“ “mah, sembra sana, ma<br />

così era anche l’altra volta, poi sotto abbiamo scavato il marcio“.<br />

Si andarono a sedere sulle ceppaie.<br />

“avevi voglia di farti due passi?… abbiamo appena visto Marco e<br />

siete ancora qui“<br />

“avete par<strong>la</strong>to appunto e allora? cosa facciamo? non ho capito se<br />

volete comprare, cosa volete fare?“ “io non farei niente e starei<br />

così, ma qua sembra che tutto cambi… troppo in fretta perché<br />

vedo che anche altri non rispettano i tempi” “senti Amadio,<br />

nessuno cambierebbe mai, solo se costretti, mi pare una rego<strong>la</strong>“<br />

“vuol dire che stanno bene come sono” “sì, una disperazione<br />

sopportabile, un affanno al mangiare quotidiano, cambiare?<br />

meglio morire, ti dicono. Ma voi non avete ‘sti problemi, dovete<br />

prima o poi farvi un posto vostro… non potete pensare che<br />

seguiti così… eppure, niente, anche voi contro?” “ma no, non è<br />

contro, è che non c’è tregua, non basta che fai un <strong>la</strong>voro tutti<br />

giorni, per il semplice fatto di nascere sarai tormentato… niente,<br />

bisogna sempre che arrivi qualcuno e ricominciare tutto di<br />

nuovo… gliel’ho detto anche a Marco”<br />

Amadio comunque rispondeva, era qualcosa.<br />

“ma al<strong>la</strong> fine è da risolvere, dai Amadio…’ste filosofie <strong>la</strong>sciale a<br />

chi è un pezzente, dimmi tu cosa vuoi fare, qualcosa che non sia<br />

<strong>la</strong>sciare tutto così, fammi una proposta, una fantasia” “ecco, il<br />

tuo solito modo strambo di par<strong>la</strong>re, ma quale fantasia, qui non ci<br />

sono fantasie” “viviamo sempre in tempi di fantasie” “ho visto<br />

dove ti hanno portato le tue belle invenzioni… e noialtri non ne<br />

abbiamo bisogno“ “va bene, allora diciamo che si deve scegliere,<br />

vi spostate di qualche centinaio di metri, sul vostro, perché<br />

questa situazione non può durare all’infinito”.<br />

Lo guardava fisso ora e Amadio guardava Marco “eppure non è<br />

mica questione di soldi per voi, questi non vi mancano… facciamo<br />

208


insieme i conti” “a te di quello che è stato…non ti interessa<br />

niente… quello è passato“ “ devi <strong>la</strong>sciarlo andare, <strong>la</strong>scialo morire<br />

il passato“ “morire… guarda… <strong>la</strong>sciamo stare il morire che è<br />

meglio, qualche altro ci è… ci era vicino… diglielo Marco.<br />

Insomma è deciso?, tu hai deciso e basta se sei venuto fino a<br />

qua”<br />

Ettore lo guardò muto e si vedeva che non avrebbe più chiesto.<br />

“vado via, va bene, vado via, non credo che ti porterà gran che,<br />

vediamo quanto sarai contento, dopo” “intanto sarei contento di<br />

arrivare giù, visto che sono scivo<strong>la</strong>to male venendo su“ “non<br />

erano certo le mie maledizioni, non ti maledico mica io… e non so<br />

neanche perché“ “ perché, Amadio, hai un nome che é una<br />

bandiera… come potresti?“ “Marco, non sta venire su come lui”<br />

“cos’è? sono brutto?” “ah Ettore, inutile, se due coltel<strong>la</strong>te non ti<br />

hanno cambiato”<br />

Badoer scese con prudenza, quel passaggio sembrava fatto per<br />

cadere, per gente in pericolo come lui “guarda Marco, si vede<br />

tutta <strong>la</strong> Tenuta”<br />

Era distesa, perfetta; <strong>la</strong> chiesetta, <strong>la</strong> corte con <strong>la</strong> vil<strong>la</strong> e <strong>la</strong> torre a<br />

fianco, l’unico <strong>la</strong>scito del<strong>la</strong> vecchia costruzione “tuo bisnonno<br />

vide demolire il vecchio castello dei Capovil<strong>la</strong> con un pezzo<br />

aggiunto neoc<strong>la</strong>ssico mai piaciuto granché a nessuno e ormai<br />

ridotto a edera e muschio, eppure questa nuova costruzione lui<br />

diceva che teneva tutti distanti” “perché a me non ha detto che<br />

vendeva?” “allora l’hai capito che quelli avevano già deciso con<br />

te, solo non avevi forzato… dai, che anche questa è fatta Marco”.<br />

Ettore al<strong>la</strong> cava c’era andato per lui, voleva che Marco fosse<br />

presente e Marco questo interesse l’aveva apprezzato.<br />

Erano quasi a casa che un bambinetto saltò su dal campo.<br />

“Ciao Silvano, dove corri?”<br />

Il bambino era pallido, si girò verso Ettore e Marco, timoroso.<br />

Silvano si era amma<strong>la</strong>to quasi due anni prima, con fatica era<br />

guarito, per voto esaudito l’avevano vestito con l’abitino marrone<br />

da monaco, il cordone ai fianchi. Gli arrivò dietro il padre che<br />

raccoglieva verdure “Adelio, quand’è che togliete quel<strong>la</strong> tristezza<br />

al puteo?” Marco sorrise<br />

209


“Ah signor Badoer, mia moglie ha paura che si ammali di nuovo,<br />

se lo sveste” “Dille che il santo s’indispone se lo <strong>la</strong>sciate così a<br />

lungo con <strong>la</strong> tonaca, è costretto a guardarlo sempre e ha altro da<br />

fare anche lui” “E’ vero signor Badoer? Glielo dice lei a mia<br />

moglie, mi farebbe una carità” “Scherzi Adelio, quel<strong>la</strong> fa vestire<br />

te al posto del bambino, meglio che si convinca da so<strong>la</strong>”.<br />

Badoer si fece preparare un letto nel<strong>la</strong> camera vicino a Sergio,<br />

sopra gli uffici di Gigio, voleva stare qualche giorno al mulino di<br />

Rottanova.<br />

Si alzava presto per il piacere di avere una lunga giornata a<br />

disposizione, con il fresco estivo prima del sorgere del sole, poi<br />

in quelle giornate <strong>la</strong> terra abbrustoliva.<br />

La boaria vicino l’aveva sempre trascurata, forse non l’avrebbe<br />

venduta, poteva essere un buon ritiro da vecchio.<br />

Era una casa colonica con <strong>la</strong> colombara, i pozzi, le cantine, le<br />

cisterne, rimasta sempre precisa da quando era capace di<br />

ricordare e rivolta a mezzogiorno con <strong>la</strong> corte aperta, <strong>la</strong>stricata di<br />

terra cotta, filtrante e asciutta. Nessuna recinzione, solo un fitto<br />

viluppo di corbezzolo, sambuco, sanguinel<strong>la</strong> e spini del Signor<br />

tutt’intorno.<br />

Quando entrò, un vecchio s’impagliava le sedie di ciliegio in<br />

cortile, impossibile che fosse ancora quello che conosceva.<br />

“è permesso?” “permesso a lei che è il paron, chiederò io<br />

permesso” “ma…lei è Cecio?” “eh sì, sono ancora qua, non<br />

vogliono che me ne vada” “ma quanti sono?” “quest’anno vado<br />

per 93, eh tanti signor Badoer” “mi sembrano portati bene”<br />

“portarli li porto, ma li sento tutti, <strong>la</strong> testa è a posto e allora si<br />

tira avanti”<br />

Par<strong>la</strong>rono di un secolo, suo padre aveva visto Napoleone a<br />

Venezia e lui tutto l’ottocento.<br />

“è lungo Cecio?” “ah, passa tutto senza accorgersi, <strong>la</strong> vita lo sa<br />

che ce l’abbiamo in prestito, anzi in comodato, invece corrono<br />

tutti come se l’avessero per sempre, adesso ho il tempo di<br />

guardare” “forse tu vedi Cecio, io sono tra gli orbi e se ti devo<br />

dire, non so se vedo bene” “mio padre diceva che bisogna<br />

guardare attraverso<br />

210


Lasciò quel<strong>la</strong> casa da abitare a malincuore.<br />

La nuova società di macinazione era interessata all’impianto e<br />

Carminati teneva frequenti i contatti; <strong>la</strong> scomparsa di Augusto,<br />

con tutti i morti sembrava che solo di questo non si capisse <strong>la</strong><br />

ragione, non aveva gettato dei dubbi sul mulino.<br />

Avevano par<strong>la</strong>to con Sergio, si aspettavano una manova<strong>la</strong>nza.<br />

Quel giovane preparato e istruito venne guardato con attenzione.<br />

Abituati tutti al<strong>la</strong> <strong>la</strong>mentosa e rassicurante volgarità di Augusto,<br />

con Sergio si sentivano in soggezione.<br />

Per accidente lo apprezzavano le donne, alle quali riservava una<br />

cortesia inconsueta in quei luoghi.<br />

Valdemarca aveva sentito dall’avvocato Ronchitelli per informarsi<br />

sulle ipotesi per invalidare <strong>la</strong> procura ri<strong>la</strong>sciata a Badoer da<br />

Martinoia. Benché irrevocabile le possibilità di annul<strong>la</strong>r<strong>la</strong> ci sono<br />

sempre, sosteneva l’avvocato “per uso improprio e contrario allo<br />

spirito del<strong>la</strong> procura stessa”, ma l’aveva detto senza convinzione,<br />

sapeva che non c’era nul<strong>la</strong> da fare con l’accettazione del<br />

pagamento fatta dal Conte, <strong>la</strong>sciava solo che l’altro provasse a<br />

mestare.<br />

Dopo questo, si era incontrato, come ormai faceva spesso, con<br />

Antonio e l’aveva convinto a muovere un’azione legale per<br />

ritirare <strong>la</strong> procura con procedura d’urgenza, chiedendo pure<br />

l’annul<strong>la</strong>mento degli atti stipu<strong>la</strong>ti tramite essa. Seguiva <strong>la</strong> pratica<br />

un avvocato dello studio di Ronchitelli e non lui in persona.<br />

A Badoer era giunto il messo del tribunale per <strong>la</strong> notifica del<br />

procedimento, era fissata già <strong>la</strong> data del<strong>la</strong> prima udienza.<br />

Richiamò Marco dal<strong>la</strong> città e partirono insieme il giorno dopo.<br />

Per strada gli spiegò che, come Marco già avvertiva, dietro a<br />

tutto c’era sempre il solito individuo.<br />

“dietro a tutto, papà?“ “sì, dietro a tutto Marco“<br />

Ci fu silenzio tra i due, amaro.<br />

“e cosa pensi di fare?“ “niente, fino a che non è il momento“ “e<br />

quando sarà?“ “quando si metteranno fuori, devono esporsi se<br />

vogliono muoversi, tenterò di fare qualcosa a seconda di cosa<br />

intraprenderanno nei prossimi mesi“ “e se le circostanze si<br />

mostrassero convenienti?“<br />

211


“Marco, non sarà un’armoniosa circo<strong>la</strong>zione di eventi, mi<br />

muoverò secondo quello che gli altri faranno, non si tiene tutto in<br />

equilibrio, è una continua frattura“ “e …con Antonio?” “Antonio è<br />

una povera mano, se non c’era lui… ci sarebbe stato un altro<br />

Antonio” “significa che non ha responsabilità?“ “certo che ne ha,<br />

ha <strong>la</strong> colpa enorme di non essere responsabile, di fare quello che<br />

dicono gli altri, lui è sempre un bisognoso così, questa diciamo<br />

esperienza è al di là del suo povero senso comune, ammesso che<br />

ne abbia, è in una situazione che non capisce, per lui è restituire<br />

il colpo ricevuto, nel suo elementare modo di pensare, ma è<br />

…sostituibile“ “e chi pensi allora… l’abbia mandato?“ Marco ci<br />

tornava, voleva sentirlo dire “Marco, <strong>la</strong>sciamo stare, oltretutto<br />

sono ipotesi, non sappiamo se è andata come penso“.<br />

Elma li ricevette con un’aria distante, incolore, mandò a<br />

chiamare Antonio e si rimise a pe<strong>la</strong>re verdure.<br />

Antonio arrivò ostile “cosa siete venuti a fare?“ “beh, Antonio,<br />

abbiamo avuto delle vicinanze…varie… che ci hanno unito in tanti<br />

momenti, non credi?“ “cosa vuol dire?“ “che non sarò… sempre<br />

in curva,… che le cose mi andranno dritte qualche volta… al<br />

momento che potrò, non lo so ora, non <strong>la</strong>scerò a te e a qualche<br />

altro neanche i soldi per il funerale, pensaci prima di proseguire<br />

questa causa, perché tu puoi ancora salvare qualche cosa, altri<br />

no, qualsiasi cosa facciano, appena mi sarà conveniente, credimi<br />

Antonio che lo farò” “non intendo bene, vuol dire che mi farà del<br />

male?“ “male?… no male… tocchiamo solo gli interessi noi, noi<br />

non tiriamo fuori bandiere…quello che coi soldi si può fare lo<br />

farò, stiamo par<strong>la</strong>ndo di soldi, solo di quello“<br />

“lei fa i suoi interessi ed io sto facendo i miei“ “bene, ma vedi se<br />

dei tuoi interessi si tratta o se sono di qualche altro, stai facendo<br />

tanta confusione. Ieri mi sono intestato con <strong>la</strong> procura <strong>la</strong><br />

campagna e <strong>la</strong> casa dove abito, un contratto è fatto ora è mia…<br />

almeno per ora“.<br />

Antonio guardava Elma, gli era tutto inatteso, non sapeva<br />

prevedere, e arrivavano solo sorprese cattive. Anche Elma era<br />

spiazzata, non l’aveva pensato.<br />

“questa evenienza non sarebbe mai arrivata, quel<strong>la</strong> casa era già<br />

vostra, bastava aspettare novembre, non sarà novembre ora,<br />

212


non basta più aspettare. Comunque anche se <strong>la</strong> causa vi andrà<br />

bene, sarà tanto più in là, nel frattempo qualcuno ha già messo<br />

le cambiali in banca… mi ascolti? sono già in banca, vai a farti un<br />

altro giro e control<strong>la</strong>, quello aspetta solo il momento per<br />

riscuotere e poi vi vende il resto, ecco… perché non impugnate<br />

anche il contratto di vendita fatto con l’onesto suggeritore, <strong>la</strong><br />

casa ve <strong>la</strong> può sempre vendere… o vi siete dimenticati? Finiamo<strong>la</strong><br />

comunque, ritirate <strong>la</strong> causa, cercate consiglio da qualcuno che<br />

capisca, spendete due soldi per un avvocato vostro almeno… e<br />

diteglielo: ho il Conte dal<strong>la</strong> mia parte, qualsiasi annul<strong>la</strong>mento il<br />

giorno dopo diventa un altro contratto diretto con il Conte“<br />

Antonio mutava in peggio, preso in una rete che andava<br />

stringendosi. Era un momento grande del<strong>la</strong> sua vita, ma dopo lo<br />

strappo di mettersi contro Badoer niente era uguale, perso<br />

perché anche Elma era persa.<br />

“se qualche altro mi ha imbrogliato…vedremo, non ho più<br />

paura…di cosa dovrei aver paura?“ ”molto ancora hai da aver<br />

paura Antonio, se non ne hai per te considera i tuoi figli, prova a<br />

guardare bene, hai ancora tempo…poco“<br />

Uscirono, padre e figlio, dall’aia, appena fuori Ettore accese <strong>la</strong><br />

<strong>la</strong>nterna a cassetta “non sapevo ti fossi intestato <strong>la</strong> nostra casa”<br />

“Marco non so mai se vuoi sapere o se speri che si risolva da sé,<br />

ci sono contratti, scadenze, avvocati, non torna tutto come<br />

prima“ “questa era un’altra cosa” “legata alle altre, tutte<br />

collegate“ “cosa volevi dire prima?” “quello che ho detto…Antonio<br />

non é che un prestatore d’opera… uno stagionale, no neanche,<br />

un giornaliero” “e all’altro che gli fai?“ “tu cosa gli faresti?“ “non<br />

ragiono come te, io sono composto di parti inseparabili, questo<br />

sento, tu hai varie parti che si danno da fare ognuna per conto<br />

proprio. Non posso fare quello che tu saresti capace di fare“<br />

“cosa sarei capace di fare?“ “tu li ammazzi… se decidi li<br />

ammazzi” “non credere Marco, non credere, non so cosa<br />

farò…forse niente“ “ma anche se non lo farai, tu puoi…io no”<br />

“voglio ancora rendermi conto, che le cose si realizzino, poi<br />

vedremo… con gli uomini, succedono gli imprevisti… sai?“<br />

“imprevisti? ma cosa dici…” “dico anche troppo Marco “<br />

Giustina fu inviata da Valdemarca che arrivò l’indomani.<br />

213


Gli dissero che Badoer si era intestato <strong>la</strong> terra dove abitava, il<br />

secondo contratto, e lo squadravano come qualcuno che li ha di<br />

nuovo traditi.<br />

Fu sorpreso di questa, come <strong>la</strong> definì, spavalderia, pur se<br />

tornava nel conto delle altre.<br />

“e cosa si aspettava, dopo quello che gli si è fatto, che si<br />

ritirasse?“ Elma si era ridestata, rabbiosa “le cose non sono<br />

andate come dovevano“ “siete voi che avete architettato quel<strong>la</strong><br />

bestialità, voi due insieme, se l’avessi saputo glielo… non fatemi<br />

dire quello che farei” “adesso siamo insieme, quello che è fatto è<br />

fatto“ “ma crede, povero disgraziato che non siete altro, che<br />

quello non lo sappia, quando sarà il momento ce <strong>la</strong> farà pagare a<br />

tutti… crede di venirne fuori col tribunale? o pensate forse ad un<br />

altro…? Basta, non voglio più par<strong>la</strong>re“ “Elma non offendere, in<br />

tribunale perde, ne sono certo, e l’atto di intestazione viene<br />

annul<strong>la</strong>to e revocato“ “e lei ci crede?“ “se non ci credessi non<br />

avrei fatto tutto questo” “ma siamo noi che perdiamo tutto,<br />

perché non toglie l’ipoteca dal<strong>la</strong> terra e non ci restituisce le<br />

cambiali e va lei a rischiare?“ “questo non è un discorso serio” “è<br />

serio invece, ma anche per lei lo sarà “ “adesso vediamo, il<br />

tribunale è fra quindici giorni“<br />

Par<strong>la</strong>rono ancora a lungo con Antonio, tirato come un cane allo<br />

strangolo, ed Elma che ribatteva insolente ad ogni parere ”ha il<br />

Conte dal<strong>la</strong> sua, non dei pitocchi”<br />

Si rassegnarono ad attendere il tribunale.<br />

Marco aveva smesso di confidare in una saldatura tra gli<br />

avvenimenti e le sue illusioni, procedeva inarrestabile l’azione.<br />

Suo padre non sarebbe tornato indietro, le coltel<strong>la</strong>te avevano<br />

chiuso <strong>la</strong> possibilità, se mai ci fosse stata.<br />

Suo padre avrebbe punito Valdemarca ad ogni costo. L’idea<br />

confusa di trovare un aggiustamento con il padre di Anna l’aveva<br />

accompagnato anche dopo <strong>la</strong> sua missione sfociata nel<strong>la</strong> sfuriata.<br />

Su Anna invece l’effetto era stato completo, aveva bisogno che<br />

lui si presentasse e mostrasse quello che voleva, quanto lei era<br />

importante anche senza le buone maniere.<br />

Si abbracciava Giacomo, il fratello più piccolo che lei prediligeva,<br />

tante di quelle volte che ogni tanto lui protestava un “<strong>la</strong>sciami<br />

214


stare”, d’altronde era l’unico maschio abbracciabile ed anche<br />

quello a cui poteva dire “non sai quanto ti voglio bene”.<br />

Marco confidava al suo amico Paolo <strong>la</strong> via tortuosa che per loro si<br />

preparava dopo gli ultimi avvenimenti. Spiegava all’amico che<br />

aveva cercato di farsi coinvolgere negli avvenimenti, ma era<br />

discontinuo e fiacco il suo intento, c’era Anna sopra ogni<br />

decisione, intricava ogni suo proposito e non sapeva come agire.<br />

Marco si era mai sentito così solo sul<strong>la</strong> terra, sembravano tutti<br />

più adatti di lui in queste faccende.<br />

Ettore una volta era esploso con una delle sue uscite “non si<br />

combatte con moglie e figli accanto, si perde altrimenti”.<br />

Poi gli aveva preso una mano e si era scusato, ma era così.<br />

L’aveva potuta riabbracciare, <strong>la</strong> Anna, in quello sgradevole<br />

magazzino, ovunque per riuscire a star con lei, era smarrito<br />

senza lei e lei si consumava “portami via Marco, vengo subito<br />

con te” “voglio sposarti senza scappare Anna, te ne prego, mi<br />

dispero a queste domande, possiamo sopportare, siamo più forti<br />

noi, superiamo tutti, nessuno si ama come noi” “lo so, se lo so<br />

io”.<br />

Il terrore che, una volta finita questa storia, Anna potesse<br />

trovar<strong>la</strong> cambiata, se si abbandonava a questi pensieri, si sentiva<br />

mancare.<br />

Paolo capiva, ma era talmente sprovvisto di risorse in queste<br />

pratiche, che soffriva già nel<strong>la</strong> narrazione, restituendo altra<br />

confusione.<br />

Ettore chiese a suo figlio di accompagnarlo il giorno del tribunale.<br />

A difenderlo aveva voluto l’avvocato professor Bernardo Labroca.<br />

Memore che in diritto civile non ci sono cause e cause, ma solo<br />

avvocati e avvocati, si prese il migliore, quello del<strong>la</strong> Curia.<br />

L’aiutante di Ronchitelli citò a testimoniare il Conte Lanfranco,<br />

testimonianza tirata per i capelli, e comunque non si presentò, e<br />

il notaio Nalon. Era debole tutta <strong>la</strong> struttura messa in piedi e fu<br />

un processo senza storia. Il giudice, per pura cortesia visto il<br />

calibro dei testimoni, aveva dato seguito a quel processo, che<br />

poteva essere dichiarato non ammissibile già dal<strong>la</strong> lettura delle<br />

richieste. Si preferì tirare avanti e non ricusare il dibattito, ma<br />

215


all’ultimo momento nessun testimone si presentò. L’istanza ad<br />

annul<strong>la</strong>re <strong>la</strong> procura con procedura d’urgenza fu respinta. Ne uscì<br />

un rinvio a data incerta, ovvero il giudice avrebbe <strong>la</strong>sciato morire<br />

d’inedia <strong>la</strong> causa.<br />

Ronchitelli non sapeva come giustificarsi, sprofondato<br />

nell’indignazione, ma dovette contenersi, si era fidato di<br />

apprendisti, come ebbe a dire.<br />

Fuori dall’au<strong>la</strong> Elma avvicinò Badoer e discussero nell’ingresso.<br />

“non è possibile trovare una soluzione ora?“ “ Elma, dopo due<br />

coltel<strong>la</strong>te è un po’ tardi, mi dispiace per te che sei l’unica con <strong>la</strong><br />

testa, ma sei dall’altra parte anche tu“ “son costretta, dove<br />

vado?” “lo so Elma, anch’io son costretto, al<strong>la</strong> fine si trattava<br />

solo di interessi, ne avete fatto un motivo consacrato e siete<br />

usciti dal sistema anche per me possibile, è entrata <strong>la</strong><br />

sopravvivenza, <strong>la</strong> mia Elma, quello sciagurato… pensa solo che<br />

mio figlio vuole sposare sua figlia, potevamo trovare tutte le<br />

soluzioni, <strong>la</strong> vita ci pensa lei, tutto comunque passerà a loro, ci<br />

ragioni? ora è tardi, sono stato chiamato e rispondo ad altro“<br />

“cosa ci succederà?“ “aspettati di tutto, ora me lo aspetto<br />

anch’io“ “cosa posso fare?“ “dire ad Antonio che non faccia più<br />

niente, come si muove succede solo un altro guaio, tanto non<br />

starà fermo, prova… se ce <strong>la</strong> fai“ “ah, non lo tiene nessuno, non<br />

ha testa” “prova Elma, prova”.<br />

Se non ci fosse stata quel<strong>la</strong> maledizione di Marco e il suo amore,<br />

gli eventi avrebbero seguito un altro corso. Lui l’aveva <strong>la</strong>sciata <strong>la</strong><br />

tonaca per <strong>la</strong> sua maestrina, al tempo, non era capace Marco di<br />

prendersi Anna e andar via, anche se giovane? Le forme, le<br />

apparenze, le partenze.<br />

Per Badoer anche questa scontata vittoria giuridica lo<br />

confermava, era comunque un’assicurazione e doveva essere<br />

sereno almeno quel giorno. Padre e figlio andarono a pranzo<br />

assieme.<br />

“Ettore, non punire Valdemarca, io voglio sposare sua figlia,<br />

continuo a veder<strong>la</strong> quando può, sua madre è d’accordo,<br />

altrimenti resterà per noi una ferita troppo grossa“ “ma perché<br />

non mi dici tu cosa dovrei fare? dillo Marco, dimmi che devo<br />

<strong>la</strong>sciare stare, dimenticare e me ne verranno solo gioie, e invece<br />

216


no, è una vigliaccata infame se <strong>la</strong>scio perdere“ “si può<br />

perdonare“ “Coosa?!...eh no, Dio perdona e io non sono Dio,<br />

dimmi del tuo comodo perdono, sai quanto è comodo perdonare,<br />

quanta meno responsabilità ti prendi perdonando, hanno l’ansia<br />

di perdonare prima ancora di sapere niente, per non essere<br />

costretti neanche a veder<strong>la</strong> <strong>la</strong> realtà, così è del perdonato <strong>la</strong><br />

colpa e loro beati innocenti. La natura, di cui anch’io sono fatto,<br />

per continuare non può perdonare” “noi non siamo natura, siamo<br />

altro“ “queste sono facili difese“ “ io credo che si può diventare…”<br />

“dovevo diventare un canonico, ma non ci credevo, forse per<br />

questo non ho niente di canonico, mi è bastato incontrare tua<br />

madre, il mio più bell’incontro, sapessi quanto è bel<strong>la</strong> ed era… è<br />

per questo sai che ti capisco…ma l’amore, parlo per me, è<br />

incontro di nature prima di tutto. A te non piace che io frequenti<br />

le persone sui bordi, sai possono rive<strong>la</strong>rsi più interessanti di<br />

quelle ferme…centrali, tu sei rispettoso e diventerai un uomo<br />

solido, io sono sospettoso di ogni abitudine, devo fare, cambiare.<br />

I commenti intelligenti che altri faranno, le note all’autore, non<br />

sono per me…un po’ lunga ma ho finito” “vorrei davvero papà<br />

che fosse finita”.<br />

Altre scadenze si avvicinavano, ancora non era riuscito a mettere<br />

assieme tutta <strong>la</strong> somma dovuta, le vendite erano ferme, ma non<br />

se ne preoccupava.<br />

Un pomeriggio tardo, Ettore decise di affrontare <strong>la</strong> vil<strong>la</strong>. I<br />

bambini che abitavano <strong>la</strong> corte, figli dei guardiani, dei bovari,<br />

smisero di spintonarsi e di vociare, quando entrò.<br />

Percorse tutta l’aia di mattoni rossi, <strong>la</strong>vorati a spina e posati in<br />

taglio, gli sembrò un percorso lungo e mai fatto. La sua posizione<br />

lo <strong>la</strong>sciava come scoperto, troppo nudo, per <strong>la</strong> moltitudine che<br />

nascosta guardava.<br />

Il portico prendeva due piani, girò <strong>la</strong> chiave e il portone cedette<br />

sull’androne. Non stava entrando dall’ingresso principale che<br />

apriva sul giardino, ma da quello <strong>la</strong>terale.<br />

Era stizzito di essere così agitato. La luce all’interno proveniva<br />

solo dal<strong>la</strong> semiluna sopra il portone centrale, aprì un balcone ed<br />

entrò il sole dell’estate, di luminosità diversa al tramonto.<br />

217


Nul<strong>la</strong> era cambiato, quello che guardava ora, i muri, gli arredi,<br />

ogni suppellettile spettava a lui, a lui era affidato questo ordine,<br />

e lui il responsabile <strong>la</strong>sciato.<br />

Salì lo scalone, il gran salone delle feste prendeva tutta <strong>la</strong> parte<br />

centrale del primo piano. Non che il Conte avesse dato molte<br />

feste, lui non ne avrebbe date affatto.<br />

Aprì anche dietro verso <strong>la</strong> campagna ed l’aria calda lo avvolse,<br />

accorgendosi solo allora che dentro sentiva freddo, si sedette sul<br />

primo gradino del<strong>la</strong> sca<strong>la</strong>.<br />

Era sua ormai, avrebbe saldato i conti e tutti quegli oggetti se lo<br />

sarebbero preso.<br />

Rimase sul<strong>la</strong> sca<strong>la</strong> alzandosi qualche volta e ritornando a sedersi,<br />

vuoto di pensieri assopito quasi. Provava un senso di passato<br />

pericolo, come se avesse corso il rischio di essere respinto.<br />

Superata l’ accertamento.<br />

Doveva andare, si accinse a chiudere le finestre I ragazzini<br />

vociavano all’esterno e li scorse rincorrersi e scomparire per gli<br />

agguati dietro alle grandi colonne.<br />

Uscì all’aperto, appena lo scorsero i bambini si arrestarono di<br />

nuovo, era lui che passava, era il padrone.<br />

Al posto delle case incendiate del Borghetto, ora vi erano solo<br />

ordinate file di mattoni scrostati, mucchi di tegole e cataste di<br />

travi nuove, rimaste dal taglio del bosco. Ai Bevi<strong>la</strong>cqua Ettore<br />

aveva demandato di seguire i <strong>la</strong>vori dei campi, in quel periodo<br />

facevano loro da fattori nel<strong>la</strong> Tenuta. Iniziava <strong>la</strong> costruzione di<br />

due grandi essiccatoi per il tabacco, c’erano i muratori da<br />

control<strong>la</strong>re.<br />

I contadini non si erano mai illusi che le loro abitazioni bruciate<br />

venissero rifatte, tuttavia <strong>la</strong> definitiva certezza li deluse lo<br />

stesso, tutto avveniva troppo in fretta per assimi<strong>la</strong>re le<br />

trasformazioni.<br />

Durante le lunghe giornate di convalescenza Badoer se lo era<br />

promesso, Valdemarca doveva andarsene da dove abitava.<br />

Passare davanti a quel<strong>la</strong> casa ancora occupata, non lo tollerava<br />

più, adesso che gli Albrigo lo avevano assoldato, sembrava una<br />

218


provocazione che non traslocasse. Anzi i Norbiato dicevano che si<br />

beffava, che avrebbe continuato a fare quello che voleva<br />

Si era trattenuto perché Marco collocava Anna dove l’aveva vista<br />

da sempre, le minacce di sfratto le aveva <strong>la</strong>nciate per una sfida,<br />

ma veder<strong>la</strong> andare via lo avrebbe solo disperato. Già impotente e<br />

lontano da lei, un trasferimento poteva apparirgli intollerabile.<br />

Insisteva, non era d’accordo con <strong>la</strong> prudenza del figlio, rapir<strong>la</strong> a<br />

quel padre sarebbe stato un modo di difender<strong>la</strong>, aveva un figlio<br />

corretto e meticoloso.<br />

Invece il rispetto di Marco per le convenzioni andava scemando,<br />

dopo lo scontro verbale con Valdemarca ne era franato un bel<br />

tratto; Ettore espose il programma preparato e poté organizzare<br />

con un appoggio completo <strong>la</strong> sua parata.<br />

Un vialetto di accesso al<strong>la</strong> vil<strong>la</strong> di Valdemarca collegava <strong>la</strong> via<br />

pubblica al<strong>la</strong> casa tagliando in mezzo un prato stabile con alcuni<br />

arbusti da fiore, c’era poi una strada <strong>la</strong>terale di servizio alle stalle<br />

che finito il prato raggiungeva ancora <strong>la</strong> via pubblica<br />

Un mattino all’alba Pietro Bevi<strong>la</strong>cqua e i fratelli arrivarono con<br />

due aratri, tirati ognuno da quattro buoi, due ragazzi guidavano i<br />

buoi di testa.<br />

Badoer e Marco erano sul calesse vicino al fi<strong>la</strong>re dei pioppi, sotto<br />

il sedile due fucili da caccia. Sergio era stato richiamato da<br />

Rottanova per l’occasione ed era a cavallo vicino al cancello<br />

d’ingresso.<br />

L’ordine era di arare il prato e <strong>la</strong> strada di accesso al<strong>la</strong> vil<strong>la</strong> che<br />

lo tagliava, qualsiasi cosa succedesse.<br />

Aprirono il cancello con una leva e disposero gli aratri agli angoli<br />

opposti del prato stabile. I cani avevano cominciato ad abbaiare,<br />

dal<strong>la</strong> stal<strong>la</strong> uscivano i bovari.<br />

Valdemarca udito il trambusto si affacciò al balcone alto, i bovari<br />

fermi sotto gli gridarono qualcosa e quello “cosa state facendo?“<br />

Pietro era all’aratro. il ragazzo accompagnava i buoi, Amedeo<br />

dall’altro <strong>la</strong>to risposero quasi all’unisono “ariamo“ senza alzare <strong>la</strong><br />

testa dal primo solco “fermatevi, fermatevi subito“<br />

Per risposta Pietro incitò le bestie con <strong>la</strong> voce.<br />

Trascorso qualche minuto Valdemarca era fuori, si fermò davanti<br />

ai buoi di Pietro e prese per <strong>la</strong> museruo<strong>la</strong> che copriva <strong>la</strong> bocca di<br />

219


un bue quello non condotto dal ragazzo, Pietro esortò <strong>la</strong><br />

quadriglia ma un bue iniziò a sbandare frenando gli altri, al<strong>la</strong> fine<br />

il ragazzo riuscì a farli ripartire usando il pungolo.<br />

Valdemarca <strong>la</strong>sciò <strong>la</strong> presa, scappò in casa e tornò fuori con il<br />

fucile da caccia in mano. Sergio, dopo che era uscito <strong>la</strong> prima<br />

volta si era appoggiato ad un pi<strong>la</strong>stro del portico con <strong>la</strong> doppietta<br />

appoggiata al<strong>la</strong> gamba “non alzi il fucile, nessuno lo ha fatto per<br />

ora, aspettiamo solo che lo alzi Valdemarca e le tiriamo addosso,<br />

siamo tanti non faccia niente che è meglio“ “qua succede un<br />

incidente, una disgrazia, qua ci <strong>la</strong>scia <strong>la</strong> pelle qualcuno“ sbraitò<br />

per risposta.<br />

Dai pioppi una voce “Giulio Valdemarca, un pezzo di pelle l’ho già<br />

<strong>la</strong>sciata in una curva che tu sai, lo sto cercando l’incidente, lo<br />

voglio proprio. La strada <strong>la</strong> ariamo, non serve più Va via dal<br />

campo subito e dal<strong>la</strong> casa poi. Se non <strong>la</strong> <strong>la</strong>sci, ti scavo anche un<br />

fossato attorno, <strong>la</strong> raggiungi a guado dopo, va via e non farti più<br />

vedere“.<br />

Sergio adesso imbracciava il fucile e lo teneva a mezzo braccio<br />

puntato a terra, con una mano teneva le canne, si era messo a<br />

gambe <strong>la</strong>rghe minaccioso, ”sta dove sei che è meglio” disse<br />

Valdemarca<br />

“perché se mi avvicino cosa fai?”<br />

Valdemarca indugiò, poi abbassò il fucile “verrà anche <strong>la</strong> tua ora“<br />

“guarda bene…che non venga prima <strong>la</strong> tua“<br />

Borbottò un “maledetto da Dio“ e poi nel girarsi guardò in alto.<br />

Anna era al<strong>la</strong> finestra e con una mano salutava Marco.<br />

C’era, si sarebbe disperata se non fosse stato presente anche lui.<br />

”con te facciamo i conti adesso, ragazzina” disse entrando dal<strong>la</strong><br />

porta.<br />

Marco non poteva sentire, Anna si sbracciava.<br />

Ararono tutto in giornata, scavando un fosso davanti che<br />

impedisse l’accesso al<strong>la</strong> strada anche a piedi, ora si usciva solo<br />

dal<strong>la</strong> strada di servizio dal<strong>la</strong> parte delle stalle.<br />

Anna venne in paese qualche giorno dopo, insieme con sua<br />

madre. Carlotta, angosciata, si confidava con Elisa. Il marito<br />

aveva deciso, dopo quanto successo, di trasferirsi dagli Albrigo<br />

220


“non c’è mai pace, quando finisce questa storia? ho sempre<br />

paura di qualche disgrazia, ma cosa succede? è una guerra”<br />

Marco, imbarazzato dal<strong>la</strong> profusione di <strong>la</strong>crime, volle conso<strong>la</strong>r<strong>la</strong><br />

“Signora, è meglio per tutti se cambiate casa, anche Anna lo<br />

dice, ormai i rapporti sono rotti, meglio lontani, si tratta di<br />

qualche chilometro” “non sono i chilometri” “mamma, è meglio<br />

così per tutti, Marco ha ragione”.<br />

Carlotta al<strong>la</strong> fine si <strong>la</strong>sciò convincere, mostrandosi di essere una<br />

donna pratica, ma per lei, malgrado le parole spese a<br />

tranquillizzar<strong>la</strong>, fu come se si aprisse un’ulteriore strappo.<br />

Marco lo disse ad Anna, si sentiva responsabile delle ultime<br />

decisioni, <strong>la</strong> posizione del padre di Anna era d’ostacolo ai suoi<br />

progetti, voleva che tutto si svolgesse in ordine, ma non era<br />

possibile con i violenti, ed ecco perché aveva pienamente<br />

appoggiato suo padre all’aratura.<br />

Che ci si deve battere e che il desiderio di uno scontro ormai se<br />

lo sentiva salire, se lo tenne dentro, ma lei vedeva nuove<br />

decisioni nei suoi occhi e lo avrebbe strattonato per <strong>la</strong> gioia.<br />

Anna era stata più coraggiosa, d’istinto, l’aveva fatto subito si<br />

era esposta tutta, con una generosità che le riconosceva e lui<br />

faticava a sostenere.<br />

Ettore era partito per Rottanova il giorno prima, Marco lo<br />

raggiunse. Vedendoselo arrivare, Ettore lo salutò sorridente.<br />

“cosa fai qua? ti piace fare il bagno al fiume?“ “no, voglio<br />

par<strong>la</strong>rti“ “che bello, andiamo a cena assieme, intanto vammi a<br />

vedere i <strong>la</strong>vori ai vasconi che è di tua competenza, vogliamo<br />

portare le macchine anche nel <strong>la</strong>to vecchio, per il mais, saremo i<br />

primi“<br />

A sera cenarono a Iso<strong>la</strong>. Ettore si sentiva quasi scrutato da quel<br />

figlio così rigoroso, che da piccolo ti obbligava al<strong>la</strong> risposta e<br />

dovevi corteggiarlo per convincerlo.<br />

“papà, quando ti ho visto… dai Marcadel<strong>la</strong>, mi è cascato il mondo<br />

addosso, rifaresti quello che hai fatto fin qua…per <strong>la</strong> Tenuta?”<br />

“In quel momento ero lo stesso di oggi e prenderei ancora le<br />

stesse decisioni. E’ una stupidità dire se l’avessi saputo sai bene<br />

che non è un mio dire”<br />

221


“ah Ettore…papà, e ti chiedi cosa succederà adesso?“<br />

“Marco, prenderò i miei impegni, tu seguiti Anna come puoi,<br />

porta<strong>la</strong> via se ti è possibile, andate via, lo sto dicendo serio, non<br />

è <strong>la</strong> tua partita e dentro sei solo di …intralcio“ “così ti disturbo?“<br />

“ma no Marco, capisci, non sono più io, sono le cose messe in<br />

moto che si muovono da sole ormai“ “e si possono fermare?, se<br />

si vuole…“ “le tue puoi, forse, ma le mie no, io sono causa e<br />

scopo, tu escine e difendi <strong>la</strong> tua posizione, Anna cara“<br />

“sei tu che ti devi fermare, papà, ed uscirne“<br />

“Marco, guarda che ho i soldi pronti per pagare, hai… abbiamo, è<br />

meglio, fermato il pagamento e… hai detto anche che dovevano<br />

andarsene dal<strong>la</strong> casa…giusto? ma le vuoi o no queste cose e le<br />

loro conseguenze?“. Non arrivò una risposta ad Ettore, ma uno<br />

sguardo che lo riconosceva sì. Fiero di lui.<br />

Stavano quasi abbracciandosi. Tornarono al mulino senza più<br />

par<strong>la</strong>re, i due uomini con i loro pensieri.<br />

Come in ogni paese, gli incontri segreti lo restano per poco.<br />

Quando giunse a Valdemarca che sua figlia si vedeva col moroso<br />

nel negozio di Elisa Badoer, <strong>la</strong> scenata fu tremenda. Offese in<br />

modo insopportabile <strong>la</strong> moglie, assestò due ceffoni ad Anna che<br />

di casa non doveva uscire mai più, stavolta l’avrebbe control<strong>la</strong>ta<br />

lui e licenziò sul momento <strong>la</strong> Zelma, che aveva visto nascere tutti<br />

i figli.<br />

Carlotta fece informare Marco prima del trasloco.<br />

Il mercoledì mattina era giorno di mercato e l’amministratore<br />

andava all’osteria dei mediatori. Marco scese in paese, si mise<br />

all’angolo del<strong>la</strong> piazza e aspettò.<br />

A mezzodì Valdemarca finiva i suoi traffici e si riavviava, lo colse<br />

al<strong>la</strong> fine dello s<strong>la</strong>rgo verso <strong>la</strong> rimessa “devo par<strong>la</strong>rle“ “io no, non<br />

abbiamo niente da dire“ “e invece abbiamo qualcosa da dire“ “io<br />

dico che è meglio che no“ “senta Valdemarca, potrei prendere<br />

Anna e portar<strong>la</strong> via, oggi stesso, ma non voglio incominciare così<br />

<strong>la</strong> mia vita con lei, rovinerebbe anche <strong>la</strong> sua di vita“ “ci provi<br />

caro il mio fanfarone, uguale a suo padre, ci provi e vediamo“<br />

“vuole che glie<strong>la</strong> organizzi vero? in un’ora ho venti uomini<br />

davanti a casa sua… sei una bestia bastarda, hai mandato ad<br />

222


ammazzare mio padre e non ci sei riuscito, pezzo di vigliacco,<br />

perché non provi anche con me“ “cosa hai detto? quel maledetto,<br />

domandalo a lui con chi si è scornato, chi ha truffato e si è<br />

vendicato, come hai il coraggio dire a me questo?“ “a te posso<br />

dire e fare ben altro, tu non tieni nessuno, sei uno capace di<br />

menare le donne vero Valdemarca, prova una volta con un<br />

uomo”<br />

La gente dallo stallo accorreva e stava a sentire, Valdemarca alzò<br />

il bastone da bestiame su Marco che si scansò, gli saltò addosso<br />

e lo alzò per il collo “ti faccio fuori io allora, assassino e<br />

vigliacco“.<br />

Gli altri mediatori intervennero a dividerli, Marco dovettero<br />

tenerlo in quattro, continuava a minacciare “ti ammazzo bestia,<br />

ti ammazzo… provaci ancora a toccare Anna, nel letamaio ti<br />

annego“<br />

Valdemarca a passetti rapidi prese il calesse e si defilò, Marco si<br />

era calmato e fu <strong>la</strong>sciato. Pietro Bevi<strong>la</strong>cqua se lo prese sotto il<br />

braccio “dai Marco, non è questo il posto, <strong>la</strong>scia perdere<br />

quell’indecente, e sempre stato uno scandalo con le donne” e lo<br />

condusse verso un <strong>la</strong>to del<strong>la</strong> piazza per par<strong>la</strong>rgli.<br />

Il fattaccio, successo in piazza, tra due delle persone più<br />

conosciute, fu riportato ovunque.<br />

Ettore pugnò sul tavolo “idiota, davanti a tutti lo ferma, non<br />

poteva travolgerlo sul<strong>la</strong> strada del<strong>la</strong> biscia, cosa pensava di<br />

cavarci, <strong>la</strong> soddisfazione dell’”io gliel’ho detto” in pubblico, il<br />

compiacimento dei perdenti si è tolto, par<strong>la</strong>re e basta… farsi<br />

offendere“<br />

La prima rabbia glielo fece evitare per giorni. Ma quel<strong>la</strong><br />

sceneggiata era comunque un modo maldestro di prender<br />

posizione, Marco doveva avere fatto uno sforzo grande con il<br />

carattere che si trovava.<br />

Si incontravano e scambiavano qualche paro<strong>la</strong> silenziosa, quelle<br />

che non dicono niente e nascondono altro.<br />

Marco voleva spiegarsi e lo invitò per una battuta. Accettò l’invito<br />

del figlio ad andare a caccia insieme, i cani li portava lui.<br />

Ettore non era un appassionato delle levate ad ore insopportabili<br />

e dell’inutile camminar per campi, Marco invece, reso esperto<br />

223


dagli zii sabbionari, era preciso, con le anatre era uno dei bravi.<br />

Partirono poco prima dell’alba per portarsi sotto <strong>la</strong> collina, alle<br />

Selve. Dopo <strong>la</strong> proprietà degli Albrigo, c’era ancora una zona con<br />

piccoli boschi residui e alcuni stagni.<br />

Marco teneva i cani al guinzaglio, si appostarono in attesa. Dopo<br />

un quarto d’ora <strong>la</strong>sciarono i segugi. C’era una prima pista e<br />

Badoer camminava veloce per non perderli nei loro lunghi giri.<br />

Dal<strong>la</strong> macchia si sentì un colpo ed il vecchio cane di Marco tornò<br />

indietro con un muso indagatore.<br />

“chi ha sparato?” “pensavo tu” “no, non io“ “allora c’è un altro<br />

cacciatore“ “proprio qua?” “è possibile“.<br />

Fecero il giro del canneto e videro un altro cane, Marco si fermò<br />

colpito “è il cane di Valdemarca“, e il rispettivo padrone apparve<br />

sul sentiero poco dopo.<br />

I tre uomini erano di fronte, il passaggio stretto. col fucile in<br />

mano. Badoer se lo appoggiò al<strong>la</strong> spal<strong>la</strong>.<br />

“ti assicuro che è un incontro non voluto” e sorrise “nemmeno io<br />

lo cercavo“ rispose l’altro “e perché non parliamo per caso<br />

Valdemarca?” “cosa c’è da dire? niente“ “invece c’è, non cerco un<br />

accordo ad ogni costo, però un compromesso potrebbe convenire<br />

ad entrambi, i fatti stanno prendendo pieghe traverse, sei sicuro<br />

di tenerli tutti in mano?“ “cerca di reggere i tuoi, che ai miei<br />

penso da solo“ “manovri creature responsabili quanto il fango<br />

che pesti, imprevedibili, per cui capaci di ogni gesto” “e tu ti<br />

credi al sicuro?“<br />

Badoer tirò su <strong>la</strong> camicia dai pantaloni “parli di questo?“ “no,<br />

voglio dire che siamo ancora indietro con <strong>la</strong> partita, non è mica<br />

chiusa“ “forse sono io che non capisco o che capisco troppo, è<br />

andata ancora troppo liscia, non riusciremo a control<strong>la</strong>re tutte le<br />

repliche in ballo“ “tu control<strong>la</strong> le tue, <strong>la</strong>sciami passare“ “passare<br />

è un tuo diritto…non sono io che ti blocco <strong>la</strong> strada, guarda che<br />

andiamo verso un falso finale“<br />

Marco aspettò che si allontanasse e redarguì suo padre “ti sei<br />

abbassato a par<strong>la</strong>rgli, perché?“ “spero sempre in qualche residuo<br />

di criterio negli uomini… a volte va indossata <strong>la</strong> maschera più<br />

utile. Comunque non vuole guardare <strong>la</strong> mia faccia, significa cose<br />

in movimento e i giocatori non saremo solo noi “ “ritirati… cedi<br />

224


tutto al Conte Umberto, ci guadagni… un mucchio di soldi, più di<br />

quello che hai pagato, ha <strong>la</strong> banca più grande“ “anche se gli<br />

affari sono solo una messa in scena presa sul serio, il corso non<br />

può essere quello“ “vuoi andare avanti ancora?… ma se lo dici tu<br />

che non si control<strong>la</strong> tutto?“ “le regole ora si svolgono per forza,<br />

chi fa affari bara sempre e i vigliacchi si adattano meglio… sto<br />

provando ad adattarmi…faccio un po’ fatica… troppo lento per<br />

questo gioco… è nuovo per me“<br />

Marco ribatteva senza convinzione, non era d’accordo per un <strong>la</strong>to<br />

ma anche sì per altro, sentiva il padre vicino.<br />

Ettore lo guardò con tenerezza, per l’ingenuità che ancora poteva<br />

permettersi nel difendere il suo mondo<br />

“E’ fatica Marco, lo so” “Papà, <strong>la</strong> situazione dove sono nato mi<br />

andava bene com’era, volevo restasse identica, convincermi di<br />

poter<strong>la</strong> fermare così” “Mi ci è voluto tempo per capirmi, ma sarei<br />

stato come te in piazza”<br />

Si alzò il fagiano che seguivano da una mattina “che bel tiro<br />

Marco, ma era distante”.<br />

UN ALTRO AGGUATO<br />

Erano giorni che andavano avanti e indietro con i cavalli da tiro<br />

al<strong>la</strong> proprietà degli Albrigo. I figli erano già nel<strong>la</strong> nuova casa,<br />

Valdemarca con <strong>la</strong> moglie facevano spo<strong>la</strong> in calesse con gli<br />

oggetti più delicati.<br />

Era quasi sera, avevano finito il trasloco, i due consorti<br />

<strong>la</strong>sciavano <strong>la</strong> casa vuota come mai l’avevano vista. Lui ci era<br />

nato, lei era entrata il giorno delle nozze. Si fermarono sotto il<br />

portico, prima di chiudersi il portone alle spalle. Carlotta si<br />

asciugava le <strong>la</strong>crime e attenta a non farsi udire si chiedeva<br />

perché.<br />

Giulio salì a cassetta “non serve a niente piagnuco<strong>la</strong>re, andiamo<br />

in una più grande e più bel<strong>la</strong>“ “questa era <strong>la</strong> mia e non l’avrei<br />

mai <strong>la</strong>sciata” “dai, sbrigati, va giù il sole“.<br />

Tra i piedi si teneva due grosse borse, una coi documenti, l’altra<br />

con le gioie, il danaro.<br />

La moglie restò girata fino a che il tetto scomparve al<strong>la</strong> vista.<br />

225


Presero <strong>la</strong> strada a ridosso del<strong>la</strong> collina e quando passarono sotto<br />

<strong>la</strong> fattoria dei Marcadel<strong>la</strong>, Carlotta per impulso si voltò a<br />

guardare, Giulio restò duro a fissare <strong>la</strong> strada.<br />

Dopo un tratto dritto, si saliva il montarozzo del Capitello e il<br />

cavallo rallentò al passo.<br />

Furono due colpi di fucile, netti nel silenzio del tramonto<br />

avanzato, poi un terzo colpo, li avvertirono i Bertocco e fino ai<br />

Marcadel<strong>la</strong>. Nessun cacciatore sparava a sera quando le ombre<br />

ormai rendono indistinte le forme, eppure nessuno si mosse.<br />

Il massaro dei Bertocco, che tornava tardi, si vide arrivare contro<br />

il loro cavallo e per poco non gli si schiantava contro.<br />

Domata <strong>la</strong> bestia e assicurata ad uno steccato, il massaro<br />

ripercorse all’indietro il tragitto che doveva aver fatto quel traino.<br />

Li trovò per terra. I corpi erano lontani uno dall’altro, il cavallo<br />

imbizzarrito li aveva persi per strada, continuando a correre.<br />

Corse al<strong>la</strong> casa più vicina dai Bertocco ad avvertire, a chiedere<br />

aiuto. Uscirono tutti dal<strong>la</strong> casa ed andarono a vedere l’accaduto<br />

condotti dal massaro.<br />

Valdemarca era caduto subito, forse già morto, appena sopra <strong>la</strong><br />

salita dove con probabilità avevano sparato e, l’avevano preso in<br />

pieno sul collo staccandogliene tutto il pezzo anteriore, da molto<br />

vicino pareva, lei era stata sbalzata molto più avanti, era ancora<br />

viva, le lesioni gravi se l’era procurate anche roto<strong>la</strong>ndo giù nel<strong>la</strong><br />

scarpata. Li trasportarono al<strong>la</strong> fattoria sul carro del fieno e<br />

mandarono a chiamare il dottore e i gendarmi.<br />

Lei riuscì a pronunciare qualche paro<strong>la</strong>, compresero Anna…<br />

Marco…Marco. Poi più nul<strong>la</strong> e senza che si accorgessero spirò.<br />

Il dottore arrivò a constatare che erano morti.<br />

L’indomani le salme furono portate nel<strong>la</strong> casa degli Albrigo, dove<br />

c’erano Anna, sua sorel<strong>la</strong> Eugenia, il piccolo Giacomo.<br />

Venne allestita <strong>la</strong> camera ardente nel<strong>la</strong> sa<strong>la</strong> del<strong>la</strong> nuova casa, il<br />

primo evento dopo il trasloco.<br />

Al funerale venne gente da tutti i paesi vicini, calcata fuori dal<strong>la</strong><br />

chiesa fino a mezza piazza.<br />

Era un delitto coi titoli sui giornali, <strong>la</strong> gendarmeria con i<br />

questurini speciali giunti dal<strong>la</strong> città, iniziò a convocare decine di<br />

persone.<br />

226


Badoer fu tra i primi, ma si trovava a Rottanova quel<strong>la</strong> sera,<br />

molto lontano. Lo interrogarono a lungo sui suoi rapporti d’affari,<br />

sul suo ferimento, ma non sussistevano motivazioni al fermo, era<br />

di certo lontano al momento del delitto e nessuna possibilità per<br />

ora di collegarlo.<br />

Quindi fu convocato Marco.<br />

Alcuni contadini, più di uno in punti diversi, l’avevano visto a<br />

cavallo esattamente a quell’ora sul<strong>la</strong> stessa strada mentre<br />

andava in un senso e l’avevano visto anche ritornare. Diede<br />

spiegazioni senza alcun riscontro di possibili testimonianze, non<br />

aveva par<strong>la</strong>to con nessuno in quell’uscita a cavallo<br />

In vari potevano testimoniare l’aggressione del signor<br />

amministratore in piazza e <strong>la</strong> recente minaccia di morte,<br />

l’avevano tenuto in quattro, <strong>la</strong> signora Valdemarca fece il suo<br />

nome in punto di morte e fu l’ultima paro<strong>la</strong> che pronunciò.<br />

Fu trattenuto al<strong>la</strong> gendarmeria e rinchiuso in una cel<strong>la</strong>.<br />

Marco sapeva che i genitori di Anna erano occupati al<strong>la</strong> vecchia<br />

abitazione, avrebbe potuto veder<strong>la</strong>, sicuro del<strong>la</strong> loro assenza.<br />

La fattoria degli Albrigo <strong>la</strong> conosceva appena. Cintata da mura<br />

alte, sperava si facesse vivo qualcuno ad aprire il cancello, aveva<br />

atteso, ma niente da fare, aveva intravisto il fratello di<br />

Valdemarca e non poteva farsi cacciare, si faceva tardi ed era<br />

ritornato indietro. Nell’andata aveva fatto <strong>la</strong> strada più diretta,<br />

ma a sera per non rischiare di incontrarli aveva allungato per <strong>la</strong><br />

collina che proprio gli uccisi avevano percorso chissà perché al<br />

ritorno. Anche questo elemento giocava a suo sfavore, perché<br />

fare quel<strong>la</strong> strada più lunga al ritorno, <strong>la</strong> spiegazione ovvia<br />

perché li stava seguendo.<br />

Era sul luogo del delitto, coi motivi per compierlo.<br />

Andando a caccia, <strong>la</strong> doppietta poteva essere quel<strong>la</strong> sua o di suo<br />

padre, entrambe avevano sparato da poco, i pallini di misura<br />

uguale a quelle estratti dai morti.<br />

Anna venne portata in caserma in uno stato penoso, subito dopo<br />

il fermo caute<strong>la</strong>tivo di Marco.<br />

La interrogarono minuziosamente. Non aveva visto Marco quel<br />

giorno o al tramonto, lo confermò. Per il giudice inquirente era<br />

fredda nei riguardi del padre appena morto. Nel<strong>la</strong> foga di<br />

227


difendere Marco, si discostava troppo dall’immagine del<strong>la</strong> figlia<br />

affranta. Lo difendeva come se non fosse successa quell’infamia,<br />

avrebbe dato <strong>la</strong> vita per lui e purtroppo l’aveva detto al giudice.<br />

Cadde in contraddizioni talmente palesi, da non dovere essere<br />

considerate, ma par<strong>la</strong>va a poliziotti, non a luminari, se mai ci<br />

fossero.<br />

La storia estratta dal caos prendeva <strong>la</strong> sua forma, perdendone<br />

un’altra.<br />

Ad Anna <strong>la</strong> notizia dell’arresto fu riferita dal<strong>la</strong> zia, che veniva ad<br />

assisterli. Accusavano Marco di aver ucciso i suoi genitori.<br />

Restò immobile, il suo tempo si era fermato.<br />

Dal<strong>la</strong> caserma il prigioniero fu condotto in città col carro ferrato<br />

ed i gendarmi a cavallo dietro, una fi<strong>la</strong> di persone si riversò in<br />

strada a vedere.<br />

Ettore aspettò fuori del paese, se lo vide passare davanti e seguì<br />

<strong>la</strong> carretta da lontano fino al<strong>la</strong> prigione di Castello. Quando le<br />

porte si chiusero restò a guardare ancora, poi girò il cavallo.<br />

Era ammutolito dentro come se i pensieri non si palesassero,<br />

ronzava qualcosa senza intelletto, con stupore si sentiva nel<strong>la</strong><br />

testa le fi<strong>la</strong>strocche dei bambini.<br />

Si recò il giorno stesso dell’arresto dall’avvocato Labroca perchè<br />

assumesse <strong>la</strong> difesa di Marco. Questo parlò con Badoer a lungo,<br />

fin nelle minuzie dei rapporti intercorsi, soffermandosi sul suo<br />

ferimento; su questo punto Badoer divagava. Chi attende si<br />

aspetta movimenti, petizioni, inchieste. L’avvocato invece<br />

avrebbe seguito i tempi rituali, non quelli urgenti del<strong>la</strong> vita di<br />

Marco. Era <strong>la</strong> prassi del suo <strong>la</strong>voro e Badoer avrebbe voluto non<br />

saperlo.<br />

Labroca incontrò Marco in carcere per preparare <strong>la</strong> difesa, poi<br />

richiamò nel suo ufficio Badoer.<br />

Control<strong>la</strong>ndosi al meglio, Ettore domandò che ricostruzione<br />

fornisse Marco, ma l’avvocato fu vago, trincerandosi dietro scuse<br />

ed ovvietà, poi si giustificò che era meglio non influenzarlo. Il<br />

tono era sostenuto, ogni frase ce<strong>la</strong>va un’insinuazione, il metodo<br />

del<strong>la</strong> legge che incana<strong>la</strong> e smorza.<br />

Ettore capì che nel<strong>la</strong> testa di Labroca suo figlio non era già più un<br />

indagato, ma un accusato di doppio omicidio volontario<br />

228


premeditato. Non poteva più fornire altri supporti al<strong>la</strong> versione<br />

del legale e omise tutta una parte di sua conoscenza, evitando di<br />

accennare a possibili indiziati. Non era l’avvocato coi suoi libri,<br />

che poteva fare qualcosa.<br />

L’avvocato indagava sui rapporti con Sergio Bevi<strong>la</strong>cqua e aveva<br />

bisogno di par<strong>la</strong>rgli. Ettore rispose che l’avrebbe inviato da lui a<br />

breve.<br />

Lui sapeva già dov’era Sergio <strong>la</strong> sera del delitto, ma<br />

quell’avvocato indagatore poteva essere influenzato, meglio<br />

conoscere le sue linee di ricerca, prima di farlo par<strong>la</strong>re con<br />

Sergio. Quel giorno il giovane si trovava al<strong>la</strong> Tenuta, infatti<br />

Ettore seguiva il mulino di Rottanova da solo e l’aveva fatto<br />

partire al suo arrivo due giorni prima.<br />

Ettore cominciò a collegare le mezze frasi del presuntuoso<br />

Labroca ed ebbe <strong>la</strong> sensazione di veder delinearsi una trama, che<br />

cercava spicce conferme.<br />

Cosa avrebbe dato per sentire i racconti di Marco all’avvocato,<br />

chiese un incontro con suo figlio in carcere, d’altronde lo<br />

aspettava dal primo colloquio. Con le indagini ancora aperte non<br />

era possibile e si sarebbe andati dritti all’udienza, sperando dopo<br />

di farselo accordare dal giudice.<br />

Avevano incarcerato Marco in una cel<strong>la</strong> da solo, spacciando il<br />

gesto come una partico<strong>la</strong>re concessione dei primi giorni, in realtà<br />

si era interessato il Conte in persona.<br />

Per Marco <strong>la</strong> cel<strong>la</strong> da solo era una combinazione accettabile, è<br />

tutto proporzionale al contesto il vivere.<br />

Nell’altro braccio dell’edificio si muoveva un mondo dimenticato.<br />

Non voleva vedere nessuno, era enorme quello di cui<br />

l’accusavano e <strong>la</strong> solitudine gli pareva <strong>la</strong> condizione più normale.<br />

Abbattuto, non poteva credere che stesse in piedi un’accusa del<br />

genere, ancora non conosceva alcun estremo come in media ogni<br />

uomo.<br />

Cercava di produrre pensieri, in quel silenzio, che almeno<br />

indicassero spiegazioni, domandarsi chi era stato gli dava rumore<br />

assordante e il fragore del<strong>la</strong> risposta lo stordiva di più.<br />

Congiungendo tutte le schegge degli avvenimenti a lui noti, si<br />

arrivava ad un disegno che appariva intero.<br />

229


Chi aveva gli interessi, l’aveva già promesso chiaro e lo sconforto<br />

sopravveniva su ogni ricerca.<br />

Quel giorno aveva scorto Sergio dal passo, dai vestiti e dal<strong>la</strong><br />

statura molto appartato quasi si nascondesse, faceva <strong>la</strong> strada<br />

bassa, quindi non per andare dai Marcadel<strong>la</strong>. E Sergio aveva<br />

visto lui andare verso <strong>la</strong> casa di Anna.<br />

Se continuava per logica, Marco si doveva chiedere chi c’era<br />

dietro a Sergio e al solo pensarlo gli si apriva un baratro sotto.<br />

I discorsi di suo padre non restituivano dubbi.<br />

Se incolpava Sergio, le motivazioni da fornire ce le aveva, ma<br />

suo padre veniva subito dopo. Se Marco non riferiva tutto quello<br />

che poteva tirarlo fuori di lì, si prendeva l’ergastolo.<br />

Labroca aveva intuito che copriva qualcuno e lo martel<strong>la</strong>va su<br />

suo padre e su chi ci <strong>la</strong>vorava assieme.<br />

Marco accennò al<strong>la</strong> scomparsa di Augusto al mulino, ad un<br />

colloquio con Sergio dopo il ferimento di suo padre. L’avvocato<br />

ane<strong>la</strong>va ad altri collegamenti, ma non riusciva a vederne.<br />

Un dubbio su tutti gli altri perseguitava Marco, i tempi.<br />

Perché ucciderlo ora, quando <strong>la</strong> Tenuta non era ancora intestata<br />

a lui, o era solo una domanda <strong>la</strong>terale di nessun conto?<br />

Per suo padre andare a tempo era un’ossessione, al<strong>la</strong> fretta non<br />

cedeva mai. E poi fino a che <strong>la</strong> recita non finisce, non si toccano<br />

gli attori. No, niente si tirava, tutte le corde si sfi<strong>la</strong>cciavano nelle<br />

sue mani.<br />

Era stravolto, come poteva accusare suo padre? Suo padre non<br />

poteva voler questo, non era lui.<br />

Forse Sergio, di testa sua, seguendo una provocazione di suo<br />

padre, aveva precorso il momento.<br />

E Anna, che disastri accadevano in lei, cosa sarà di Anna, chi le<br />

parlerà, si sentiva uno sciagurato, qualsiasi strada ora avesse<br />

preso.<br />

Glielo disse suo padre di portar<strong>la</strong> via, di protegger<strong>la</strong>.<br />

E lui aveva pensato al<strong>la</strong> forma, al<strong>la</strong> carriera danneggiata se si<br />

sposava in quel modo, aveva pensato alle apparenze.<br />

Quegli amici imbalsamati che aveva gli consigliavano l’attesa.<br />

230


Ora gli erano chiare le parole di Ettore, senza decidere sono gli<br />

imprevisti che decidono a caso e nell’insieme si combinano per<br />

te.<br />

Ettore aveva dato una somma di denaro al becchino ed al<br />

sacrestano perché corressero con una vettura di piazza ad<br />

avvertirlo, se Anna si recava in chiesa o al cimitero.<br />

Cercò anche con dolcezza di convincere sua moglie a portarle un<br />

messaggio, ma Elisa era troppo disperata, non reggeva<br />

quell’incontro.<br />

Al<strong>la</strong> commemorazione dell’ottavo giorno era certo sarebbero stati<br />

presenti tutti al<strong>la</strong> messa. In paese si fermò al caffè in piazza<br />

grande, nello stallo il <strong>la</strong>ndò degli zii di Anna. Se si fosse<br />

avvicinato quel giorno, succedeva una scenata.<br />

Allora appostò Luigi, un ragazzetto dei Bevi<strong>la</strong>cqua, con l’asino,<br />

mattina e sera davanti a casa Albrigo. Una mattina Anna uscì con<br />

sua zia e Eugenia, Luigi partì all’andatura più veloce che quel<strong>la</strong><br />

bestia permetteva e riuscì a trovare Badoer agli essiccatoi.<br />

Badoer giunse al cimitero, quando anche il becchino usciva di<br />

corsa per avvisarlo.<br />

Anna, inginocchiata sul<strong>la</strong> tomba, continuava ad aggiustare i fiori.<br />

Badoer in angolo aspettava, poi lei si girò e <strong>la</strong> raggiunse. Sua zia<br />

si parò davanti, a denti stretti sibilò che si vergognasse, avesse<br />

almeno rispetto del posto, se non lo aveva per loro.<br />

Anna <strong>la</strong> scostò “mi dica signor Badoer”<br />

“Anna, ti parlerò solo questa volta e mai più se vuoi, posso dirti<br />

qualcosa che forse ti renderà più tollerabile vivere, ascoltami“<br />

“vieni via Anna, non ascoltare questi…, vieni dai“ “mi dica, <strong>la</strong><br />

ascolto“<br />

“vorrei par<strong>la</strong>rti da solo, Anna“ “<strong>la</strong>scialo perdere, muoviti, vieni<br />

via“ “per favore zia, va’ avanti, te lo chiedo, <strong>la</strong>sciami so<strong>la</strong>“.<br />

Anna andò con Ettore verso <strong>la</strong> mura del cimitero, mentre sua zia<br />

corse fuori a cercare il sostegno del conduttore del<strong>la</strong> carrozza.<br />

Eugenia si era scostata per non ascoltare.<br />

“Anna devo dirtelo in fretta, non oso par<strong>la</strong>rti del tuo dolore, so<br />

che hai una tempesta in te, Marco non ha fatto niente, lo so con<br />

assoluta certezza, …quello che lo ha commesso, forse…lo<br />

231


conosco, lo porterò in giudizio… come potrò, ma lo devo portare<br />

vivo… capiscimi, devi aspettare anche tu, con quello che hai<br />

dentro, e Marco in carcere. Credimi per te e per Marco. Quel<br />

giorno ero a Rottanova, se mi accusassi non reggerebbe e Marco<br />

resterebbe dentro, potrei solo raggiungerlo dicendo bugie, ma<br />

non servirebbe a niente. Anna… avrò fatto mosse discutibili, ma<br />

non li ho mandati io…nemmeno provocati, sono libero da questa<br />

colpa….Marco quel<strong>la</strong> sera cercava di entrare da te, sapendoti<br />

so<strong>la</strong>, per quello lo hanno visto là attorno. Non dire a nessuno<br />

quello che ti ho detto, altrimenti Marco resta per sempre in<br />

prigione e tu a credere che non è stato lui. Se ti chiedono cosa ti<br />

ho confidato, di’ che non posso crederlo colpevole, solo questo.<br />

So chi è, ma se parli, non lo troverò più. Anna pensa a questo,<br />

forse ti sarà meno difficile resuscitare… tu non hai un’ombra di<br />

colpa… dall’amore non viene il male… mai, tu e Marco siete degli<br />

innocenti“ “è tutto troppo grande per me quello che è<br />

successo…cerco di farmene una ragione, come posso, ma non ho<br />

questa forza, non <strong>la</strong> trovo” “Anna… farei tutto perché non fosse a<br />

voi questo… <strong>la</strong> mia vita? in questo istante, ecco<strong>la</strong>, ma devo<br />

tirarvi fuori… devo Anna, devo”<br />

Arrivava timido e lento il fiaccheraio, forzato dal<strong>la</strong> zia, Badoer<br />

non voleva rappresentazioni, lo scansò senza guardare nessuno,<br />

il fiaccheraio non ebbe il tempo di togliersi il cappello.<br />

Avrebbero tenuto <strong>la</strong> prima udienza entro un mese, stavano<br />

raccogliendo le deposizioni di chi lo vide sul posto incriminato.<br />

Uno l’aveva visto fuggire al galoppo poco dopo gli spari.<br />

I testimoni, l’accusa doveva solo affi<strong>la</strong>rseli.<br />

Ettore era solo e da solo doveva muoversi.<br />

Andò al<strong>la</strong> vil<strong>la</strong>, passò l’aia a grandi passi ed entrò in casa dal<br />

portale del<strong>la</strong> facciata principale, spa<strong>la</strong>ncò tutte le finestre, anche<br />

le piccole quadre del<strong>la</strong> grande soffitta con le travature di nave<br />

rovesciata, vuota come una chiesa. Lì si fermò.<br />

Se voleva trovare <strong>la</strong> forza, doveva fare tutto come se questo non<br />

ci fosse, nessuna idea fissa porta ad altro che a se stessa, si<br />

guardava indietro e pensava che il passato è un pavimento ed il<br />

232


futuro una parete, ed era alta quel muro, non ne vedeva <strong>la</strong><br />

sommità.<br />

Si volse quasi di scatto dall’incantamento, doveva continuare con<br />

le sue faccende di tutti i giorni, perché queste lo avrebbero<br />

soccorso, avrebbero appianato il tempo che non passava con glia<br />

altri pensieri, ed iniziò subito.<br />

C’era da occuparsi del tetto del teatro, ormai sul punto di<br />

crol<strong>la</strong>re. Inutile continuare a pregare santi che non fanno<br />

miracoli, cioè il prete, non ci fosse <strong>la</strong> banda per lui forse era<br />

meglio, <strong>la</strong> musica è sempre colpevole. Scese da un a scaletta ed<br />

entrò, passando dal<strong>la</strong> porta a volta, nei magazzini.<br />

Decise di portare <strong>la</strong> banda a fare le prove al<strong>la</strong> Tenuta, proprio in<br />

quei magazzini al piano alto del<strong>la</strong> Vil<strong>la</strong>, era un buon posto, chissà<br />

che acustica aveva quel<strong>la</strong> cattedrale.<br />

In quel teatro malconcio era stato come suonare all’aperto, in<br />

vil<strong>la</strong> avrebbero suonato tutti al meglio. Poteva provare quel<strong>la</strong><br />

lunga marcia funebre, sempre rimandata, non avrebbe saputo<br />

dire perché gli era venuta subito quell’idea.<br />

Da qualche ora, vagava al buio del<strong>la</strong> vil<strong>la</strong>; guardava il giardino<br />

dal bovindo nelle stanze del Conte; scese dal piano nobile in<br />

cucina, per procurarsi una <strong>la</strong>mpada a petrolio, salì alle altre<br />

camere. Il brusio del mondo era svanito e i pensieri andati,<br />

senza rumore.<br />

Dal secondo piano una porta quasi segreta introduceva ai<br />

magazzini alti appena visitati. Erano percorribili senza<br />

interruzione per tre <strong>la</strong>ti del perimetro del<strong>la</strong> corte, lunghi, deserti,<br />

vuoti, qualche mucchio di sacchi, qualche arruffata matassa di<br />

spago, cataste di pali e di stanghette per il tabacco da seccare.<br />

Alzò <strong>la</strong> <strong>la</strong>mpada sul rosone di mattoni al<strong>la</strong> fine del primo tratto.<br />

Da fuori i contadini seguivano <strong>la</strong> luce che gettava bagliori in<br />

cortile, rego<strong>la</strong>re coi passi del portatore. Immobili nessuno<br />

fiatava. Ettore ritornò dabbasso e uscì in un giardino pieno di<br />

grilli.<br />

Un bambino vergognoso e malfermo si avvicinò ai gradini “mio<br />

padre…ha detto se vuole chiudiamo noi i balconi“ “digli che<br />

chiudano tutto, saluta tuo padre, ciao“.<br />

233


Tra tutto quello che succedeva c’erano dunque i compiti di tutti i<br />

giorni, ma <strong>la</strong> volontà di dirigere si era smorzata.<br />

Era entrata nel<strong>la</strong> partita <strong>la</strong> morte e da qualche tempo Ettore<br />

pensava al<strong>la</strong> sua.<br />

Discusse con Sergio del suo <strong>la</strong>voro, forse era il momento per lui<br />

di staccarsi e mettersi in proprio.<br />

Niente stava mai fermo, gli Albrigo erano di nuovo a cercare un<br />

fattore con urgenza, se lui si fosse presentato lo avrebbero di<br />

certo assunto, non avevano nessuno e conoscevano poco <strong>la</strong><br />

zona.<br />

Sergio, confuso per l’invito, esitava, pur sapendo che non<br />

intendeva sbarazzarsi di lui, anzi, aveva necessità di lui.<br />

“Sergio forse mi aiuti di più se sei dagli Albrigo, non è lontano.<br />

Inoltre là…non importa, va, presentati subito, è un buon posto,<br />

non ti capiterà più così vicino“<br />

Sergio ne convenne, scambiate alcune informazioni si <strong>la</strong>sciarono.<br />

Ancora ad indirizzare gli altri, mai <strong>la</strong> pratica gli era apparsa così<br />

vuota e astratta<br />

Il giorno seguente Sergio si presentò al<strong>la</strong> proprietà degli Albrigo.<br />

Lo ricevette un vecchio, che aveva sempre <strong>la</strong>vorato in banca,<br />

collocato lì in forma frettolosa per l’emergenza, tanto sulle spine,<br />

quanto breve fu il tempo che gli dedicò. In campagna non ci<br />

voleva proprio restare “pericolosa <strong>la</strong> situazione, pericolosa, io<br />

son qua provvisorio, solo per fare un piacere”<br />

Accolse subito <strong>la</strong> proposta e passò per scontata l’accettazione dei<br />

suoi mandanti “benché in prova, fino a che non decidono loro”<br />

come specificò più volte.<br />

Erano arrivate le notizie anche a Rottanova, si fissava Badoer per<br />

cogliere il volto di chi ha un figlio in carcere.<br />

Affi<strong>la</strong>to, più scarno, ma indifferente come se non lo riguardasse,<br />

certo deluse gli spettatori di strada e rafforzò l’idea di non essere<br />

un uomo comune, quindi normale. Il dolore non lo <strong>la</strong>sciava salire<br />

al viso mai.<br />

Passò <strong>la</strong> giornata con Carminati. L’amico indossava <strong>la</strong> faccia<br />

neutra degli affari, bocca stretta e gli occhi puntati, Ettore gli fu<br />

riconoscente.<br />

234


“allora Adriano <strong>la</strong> compri, deciso?“ “certo se lo vuoi lo faccio“<br />

“aprono <strong>la</strong> successione questa settimana e non ti conoscono,<br />

vogliono togliersi questa rogna di torno, Nalon non vedrà l’ora di<br />

fare un atto privo di strascichi e i fratelli di guadagnare qualche<br />

lira, vedrai che buoni si dimostreranno con gli orfani, verranno<br />

fuori tutti i conti del<strong>la</strong> serva“ “vado da Nalon per primo“ “no, va’<br />

direttamente da Anselmo Valdemarca, è lui che ha già preso in<br />

mano le cose, così vedrai l’uomo“ “chi more <strong>la</strong>ssa e chi vive se <strong>la</strong><br />

passa, come sempre“ “sì,…digli che ti interessa <strong>la</strong> terra dei<br />

Martinoia, che sai delle cambiali e vuoi rilevarle per acquistare<br />

tu, con <strong>la</strong> faccia funebre ti dirà che se ne incarica lui per i figli di<br />

suo fratello, che qualcuno dovrà pur pensare ai poveri orfani.<br />

Appena <strong>la</strong> mol<strong>la</strong> di <strong>la</strong>gnarsi, gli dici che, in via riservata, per il<br />

suo disturbo, sei disposto a pagargli più del<strong>la</strong> somma iscritta<br />

sul<strong>la</strong> proprietà, vedrai che te le dà le cambiali e, senza aspettare<br />

l’apertura del<strong>la</strong> successione, ti cede l’ipoteca, con Nalon<br />

d’accordo, vedrai“<br />

“quanto pago di più?“ “tu me lo chiedi che me lo puoi insegnare?<br />

dai Carminati, prendi queste disgraziate miserie e paga, per i<br />

soldi…” “<strong>la</strong>scia i soldi Ettore, ne parliamo dopo“<br />

Ora che Sergio era dagli Albrigo, assunto per un anno di prova<br />

come fattore, Ettore lo vedeva spesso, si par<strong>la</strong>vano di tutto,<br />

fuorché di Marco. Non lo nominava mai, con nessuno.<br />

Sergio riportava ad Ettore quanto succedeva, tutto sembrava<br />

sempre uguale. Gli chiedeva come stavano le ragazze “cerca di<br />

sapere le proposte arrivate dai parenti, specialmente dal caro zio<br />

Anselmo, bisogna difendere Anna, Eugenia e il piccolo da quel<strong>la</strong><br />

vecchia faina basabanchi”.<br />

Sergio non aveva bisogno di spinte o di inviti per par<strong>la</strong>re con<br />

loro, discretamente e senza <strong>la</strong> zia. Avrebbe voluto poter<br />

provvedere a quegli sguardi smarriti, era diventato un uomo<br />

grande con pensieri grandi.<br />

La casa occupata dai figli di Valdemarca spettava al fattore, ma<br />

gli Albrigo avevano permesso ad Anna e i suoi fratelli di restare,<br />

fino a che lei si fosse trovata un altro posto, senza alcuna fretta.<br />

235


La signora Albrigo, ora che si doveva instal<strong>la</strong>re Sergio, venne<br />

apposta per affrontare <strong>la</strong> questione “comprendo <strong>la</strong><br />

disgrazia…quei poveri ragazzi, ma è lei, signor Sergio, che per<br />

consuetudine e per contratto ha diritto ad abitare qui”<br />

“signora, io abito in pratica ai confini dei vostri terreni, per il mio<br />

<strong>la</strong>voro sarà più che sufficiente continuare a disporre del<strong>la</strong> cascina<br />

sul fondo per usar<strong>la</strong> come ufficio” “Come? non pensate di<br />

trasferirvi nel<strong>la</strong> casa?” “Considerate che già <strong>la</strong> abiti, rispondo io<br />

del<strong>la</strong> sua occupazione con voi…con <strong>la</strong> proprietà, qualsiasi cosa<br />

succeda”<br />

La signora Albrigo considerò il ragazzo per <strong>la</strong> prima volta, alto,<br />

con le brache in velluto, gli stivali e <strong>la</strong> giacca al<strong>la</strong> cacciatora.<br />

“Siete amico… del<strong>la</strong> famiglia… delle sorelle?” “Siamo cresciuti<br />

nel<strong>la</strong> stessa azienda, certo io sono più vecchio, ma ci conosciamo<br />

da ragazzi” “come volete, abbiamo già tanti problemi con questo<br />

fondo”<br />

Sbrigativa nelle consegne e sollevata dallo scambio, <strong>la</strong> signora<br />

volle ripartire subito, per tornare alle solite preoccupazioni di<br />

sempre.<br />

Sergio uscì in corte a cercare il vetturino e si sentì chiamare,<br />

Giacomo gli correva incontro, “Sergio, mi porti con te in<br />

campagna?” “Dopo, se vado ai Guazzi prendo il biroccio così<br />

andiamo assieme”<br />

Eugenia scendeva dalle scale “Buongiorno Sergio, come stai?”,<br />

“Sempre bene, <strong>la</strong> facciamo andare bene”<br />

“Accomodati, Sergio, vieni dentro” l’invito era di Anna.<br />

Sergio in quel<strong>la</strong> casa aveva quasi pudore ad entrare.<br />

“C’é un argomento che dobbiamo trattare, Anna…” lei lo<br />

interruppe “Sergio ne dovevamo par<strong>la</strong>re noi, lo so, ma sai con<br />

tutto… pensavamo al<strong>la</strong> casa dei genitori di mia madre, dobbiamo<br />

trasferirci in paese, è questione di tempo”<br />

Sergio si alzò in piedi “Non se ne par<strong>la</strong> nemmeno, questa è <strong>la</strong><br />

casa che potete abitare, io non ne ho bisogno, non è il momento<br />

di pensare a trasferimenti, avete tutti i vostri mobili qui”<br />

“Ma Sergio” lo bloccò Eugenia ”dovremo prendere una decisione,<br />

qui non possiamo restare”<br />

236


“Sì che potete, come se ci fossi io qui” Sergio arrossiva,<br />

ingarbugliandosi in spiegazioni che implicavano Giacomo, <strong>la</strong> sua<br />

tenera età, l’autunno che arrivava e <strong>la</strong> prossima stagione fredda.<br />

Convennero di evitare traslochi per il momento.<br />

Quando Sergio salutò, Eugenia gli porse <strong>la</strong> mano con un grazie<br />

luminoso. Uscendo, sbatté sullo stipite, con Giacomo appeso per<br />

<strong>la</strong> manica.<br />

Quando Sergio al mattino passava il volto del cancello a cavallo,<br />

rallentava per poter scorgere Eugenia in qualche posto.<br />

Gli bastava veder<strong>la</strong> da una finestra o anche mai in tutta <strong>la</strong><br />

giornata. Lei era là e lui le passava vicino.<br />

Incapace di sve<strong>la</strong>rsi in quei tempi difficili da affrontare, teneva<br />

nascosta <strong>la</strong> sua gioia anche a sé.<br />

A volte capitava che le par<strong>la</strong>va, poche parole. Sergio mostrava i<br />

suoi pensieri sempre in modo così deciso, che Eugenia sorrideva,<br />

se lo permetteva, erano i suoi primi sorrisi.<br />

Un giorno ad un breve discorso di lei, Sergio aggiunse “devi darti<br />

il permesso di sperare ancora, Eugenia“.<br />

Sentire il suo nome le fece piacere da arrossire. Poi si prese in<br />

braccio Giacomo, che girava lì intorno.<br />

Anna intanto raccattava tutta <strong>la</strong> forza per fare da mamma a tutti,<br />

sorda ai suoi pensieri troppo pesanti, non era il momento ora di<br />

perdersi in indagini, c’era sua sorel<strong>la</strong> ed il piccolo da proteggere.<br />

Anna dovette obbligare Eugenia a riprendere <strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> in città,<br />

doveva uscire e continuare <strong>la</strong> sua vita.<br />

Quanto successo non era contenibile, riuscivano a tirare avanti<br />

solo negandoselo “Eugenia se vai a scuo<strong>la</strong> mi aiuti, non sai<br />

quanto, forse io lo perdo l’anno…ma tu no. E aiutami a distrarre<br />

il piccolo Giacomo, ti prego, fal<strong>la</strong> diventare <strong>la</strong> tua missione”<br />

Un giorno osarono andare col calesse in paese, le due ragazze<br />

sole col fratellino a fare spese, sotto il biasimo esplicito del<strong>la</strong> zia<br />

e lo sguardo dei passanti.<br />

“E’ <strong>la</strong> prima curiosità, Eugenia, passerà, non dobbiamo diventare<br />

delle recluse o quelle del<strong>la</strong> disgrazia” “Anna non so come fai,<br />

dove lo trovi tutto questo coraggio?” “E tu che mi segui allora?”<br />

“è lo sguardo di Giacomo, è così buono” “Ma non è in castigo,<br />

Eugenia, guai se ci fa pena”<br />

237


Anselmo Valdemarca al<strong>la</strong> proposta di Carminati si riservò di<br />

decidere. Eppure di tirare al rialzo non ci aveva pensato prima,<br />

che si fosse sbagliato a considerare robaccia <strong>la</strong> terra dei<br />

Martinoia? Si era informato in seguito, un mediatore di quel<br />

calibro non comprava mica così se no.<br />

Carminato si tradì, venti<strong>la</strong>ndo l’intenzione di farne tabacco, e<br />

Anselmo rise fra sé delle spese che quell’incauto avrebbe<br />

sostenuto su un terreno avaro.<br />

Visto che solo lui poteva sbarazzarsi di una campagna malmessa,<br />

recuperando tutti i soldi iscritti ai nipoti, voleva trattenere<br />

giustamente per sé il sovrapprezzo spuntato, non gran cosa con<br />

uno come Carminati, ma sempre una somma che faceva piacere<br />

“eh sì, signor Anselmo, un sacrificio ha fatto”.<br />

Nalon si prestò, con vari giri di preliminari, a datare il tutto<br />

anteriormente al<strong>la</strong> morte, per sottrarli a tasse e problemi di<br />

successione. Non era prassi comune, ma ogni notaio aveva le<br />

“pagine bianche”, ovvio che tal rischio andava remunerato.<br />

In due settimane Carminati consegnò a Ettore l’ipoteca e le<br />

cambiali dei Martinoia, chiese se doveva firmargli le girate degli<br />

stessi.<br />

“cosa ne farai ora?“ “sai che non lo so bene? spero che queste<br />

miserie mi ri<strong>la</strong>scino il segreto del loro destinatario… ho qualcosa<br />

in mano, meglio che niente per incominciare un’altra partita. Se<br />

fallisco questa mossa Adriano, sarà grave, non so…faresti andare<br />

in galera un altro al posto di tuo figlio…e tu dietro?“ “Ettore, non<br />

so e ringrazio i santi che non ci sono in mezzo, a volte pensando<br />

a Marco non dormo come te“ “ci vediamo Adriano, al mulino“<br />

“quando dovrò cominciare a muovermi …di là?“ “adesso vediamo<br />

come girano le faccende, a volte indicano da sole, te lo dico<br />

quando è il momento… tienile tu queste carte.. tutta roba da<br />

dare ai topi“<br />

Sergio se l’era chiesto e richiesto, non voleva sbagliare, ma da<br />

adesso in poi voleva farlo di testa sua, senza consigli.<br />

Adesso che c’era il processo, “l’unica campana che suonava” in<br />

casa era lo zio Anselmo e lo udiva metter giù le notizie dal<strong>la</strong> città<br />

238


come i ferri nelle ferite delle due sorelle. Quel<strong>la</strong> merda secca si<br />

opponeva senza successo a che uscissero in paese, col pretesto<br />

del<strong>la</strong> “disgrazia”, e guardava a Sergio con sospetto.<br />

Era quasi finito il mercoledì di mercato e gli ambu<strong>la</strong>nti<br />

sbaraccavano, incassando <strong>la</strong> mercanzia esposta e smontando i<br />

banchi. Anna, Eugenia e Giacomo erano arrivati, condotti dal<br />

bovaro.<br />

Nonostante <strong>la</strong> piazza fosse tutta occupata, lo zio Anselmo con <strong>la</strong><br />

moglie videro i nipoti “anche il giorno di mercato si fan vedere in<br />

giro?” e di fretta li raggiunsero all’angolo dove i banchi erano<br />

ancora allestiti.<br />

Incurante del<strong>la</strong> paternale dello zio, Giacomo vide Sergio davanti<br />

all’osteria centrale “Sergio, Sergio!”. Si staccò dalle sorelle e gli<br />

corse incontro, come in fattoria aveva <strong>la</strong> mania di stargli<br />

appiccicato.<br />

Anselmo impose che lo richiamassero indietro “perché?” era<br />

Eugenia “perché non sta bene che un bambino vada così… dove<br />

vuole” “E’ sempre con Sergio, se lo porta ovunque” “Come? voi<br />

non avete testa, dove ce l’avete il buon senso?” “perché? un<br />

bambino non può salutare il suo amico?” “amico di chi? Ma siete<br />

stolte? lo dicevo che non dovevate uscire, è una cosa senza<br />

decenza” Eugenia prevenne <strong>la</strong> sorel<strong>la</strong> maggiore, le premeva di<br />

par<strong>la</strong>re “Anna è già maggiorenne ed io tra poco, Giacomo va<br />

dove vogliamo noi e adesso va così”<br />

Sergio si avvicinava con Giacomo, gli aveva comperato una<br />

racoeta, quelle di legno per battere marzo e Giacomo <strong>la</strong> girava<br />

con tutta <strong>la</strong> forza.<br />

“Le pare il momento di dare al bambino un arnese del genere? io<br />

mi vergognerei al suo posto” “Io mi vergognerei al posto di<br />

qualche altro, signor Anselmo” “Come si permette? cosa dice?”<br />

“quello che ho detto, il mio non è un posto da vergognarsi”<br />

Si creò un mutismo, Eugenia guardò Sergio, compiaciuta “meglio<br />

tacere, credo, per rispetto a quanto è successo” “Cosa c’entra?”<br />

“Sappiamo bene cosa c’entra, io e lei” “me lo dica allora se lo<br />

sappiamo bene, sono qua”<br />

Anselmo non volle proseguire e si tirò via il braccio del<strong>la</strong> moglie<br />

”Andiamo a casa, dai”<br />

239


“Sergio <strong>la</strong>sci stare, ne abbiamo già tutti a sufficienza” “Anna, non<br />

volevo certo litigare” “L’abbiamo capito Sergio, grazie comunque,<br />

ma non sono momenti, vero Eugenia?” “non sono mai i momenti,<br />

ma a me va bene lo stesso”<br />

“Giacomo, vieni?” “Lo accompagno a casa io,… se mi permettete”<br />

azzardò Sergio un po’ bloccato “va bene…non fate tardi” “vi<br />

seguiamo subito”.<br />

Se lo portò via con sé “Giacomo, adesso devi girar<strong>la</strong> finché <strong>la</strong><br />

consumi, te ne compro un’altra se si rompe”<br />

IL PROCESSO<br />

L’udienza era prossima, Elisa voleva essere in au<strong>la</strong>, ma Ettore<br />

con fatica <strong>la</strong> convinse di no, Marco doveva “sentirsi libero di<br />

muoversi” e serrò i denti sotto lo sguardo di lei, “scusa Elisa, ma<br />

se ti vede si agita, <strong>la</strong> tua presenza lo intralcia” “starò a casa<br />

pregare”.<br />

L’avvocato Labroca convocò ancora Badoer, per approfondire le<br />

commistioni con Sergio e il suo interesse a far scomparire<br />

Valdemarca dagli affari.<br />

In tribunale lo voleva al<strong>la</strong> sbarra, <strong>la</strong> deposizione era solo formale,<br />

non sarebbe passata agli atti, in quanto invalida per parente<strong>la</strong>.<br />

“lei era il migliore in diritto quando studiava teologia, ci<br />

comprendiamo bene, domani ci sarà uno scontro con l’accusa…<br />

tutto fumus, altro è bene non sappia, ci sono sempre gli accordi,<br />

è superfluo dirglielo…nessun intervento da parte sua, nessuna<br />

rimostranza” “non intervengo neanche quando dovrei”.<br />

Quel<strong>la</strong> mattina l’au<strong>la</strong> era gremita, i gendarmi allontanarono dal<br />

corridoio chi non riusciva ad entrare e voleva restare fuori<br />

comunque, per cercare di ascoltare.<br />

Sergio era seduto accanto a Ettore.<br />

Il procuratore del re in persona, non un sostituto, sostenne<br />

l’accusa, partendo ad esporre i gravi precedenti, le inchieste sul<strong>la</strong><br />

lite in piazza, le minacce a casa delle vittime per chiare questioni<br />

di interesse. Eppure <strong>la</strong> “efferata esecuzione” coinvolse anche <strong>la</strong><br />

moglie, Carlotta Valdemarca, che lo teneva come un figlio,<br />

permettendogli di vedere Anna, contro <strong>la</strong> volontà del marito.<br />

240


L’ora e <strong>la</strong> dinamica dell’agguato furono ricostruiti in modo<br />

preciso, l’arma poteva essere uno dei fucili trovati a casa sua. Un<br />

gendarme, cosa nuova per un simile processo, confermò che le<br />

canne non erano state ancora pulite.<br />

Sul<strong>la</strong> strada degli omicidi, le guardie avevano trovato molte<br />

impronte di ferri da cavallo, essendo un mezzo per i contadini<br />

assai raro, mai utilizzato, l’unico visto in zona esattamente a<br />

quell’ora era lui.<br />

I testimoni giurarono punto per punto <strong>la</strong> lungaggine del<br />

procuratore, tutte le ricerche convergevano, <strong>la</strong> “terribile<br />

scelleratezza“ era stata commessa da Marco Badoer.<br />

L’accusato negava il crimine e osava non rimettersi ad una,<br />

improbabile, benevolenza del<strong>la</strong> corte.<br />

Il professore Labroca, assistito da due colleghi, iniziò a sua volta<br />

dimostrando che tutte le prove portate dall’accusa erano<br />

indiziarie. Confutò ore e riscontri, contestando ogni affermazione<br />

dell’accusa “punto su punto”. La forza del<strong>la</strong> difesa era basata<br />

sull’assoluta mancanza di movente, quelli addotti erano<br />

insignificanti, anzi risibili motivazioni, e Labroca confuse i<br />

testimoni fino ad essere richiamato dal giudice.<br />

Marco avrebbe atteso che il padre di Anna acconsentisse al<br />

matrimonio. Data appunto <strong>la</strong> complicità del<strong>la</strong> madre, aveva<br />

l’opportunità di sposar<strong>la</strong> in segreto, eppure <strong>la</strong> sua onestà lo<br />

costrinse all’attesa dell’approvazione.<br />

Marco era un ingegnere, uno stimato professionista, <strong>la</strong> sua<br />

irreprensibilità fu avvalorata da testimoni.<br />

Si trovava sul posto del fatale incidente, perché, assenti i<br />

genitori, avrebbe potuto incontrare Anna nel<strong>la</strong> nuova casa. Un<br />

merciaio locale lo vide girare attorno al<strong>la</strong> proprietà Albrigo.<br />

Incapparono in una debolezza: ad Anna era stato proibito di<br />

vedere Marco in quel periodo, questo esasperò i toni in casa,<br />

tanto che lei chiese a Marco di non cercar<strong>la</strong>.<br />

Il partico<strong>la</strong>re non fu tra<strong>la</strong>sciato dall’accusa.<br />

Con <strong>la</strong> solennità di cui sapeva circondarsi, Labroca si addentrò<br />

minuziosamente nei rapporti economici tra Giulio Valdemarca e<br />

Ettore Badoer.<br />

241


Ogni passaggio dell’avvocato delineava abilmente Badoer, come<br />

uno scultore cava dal<strong>la</strong> pietra <strong>la</strong> sua figura. Ne uscì un<br />

condottiero armato, farne un ispiratore di delitti sarebbe stato un<br />

danno.<br />

Badoer era uomo chiaro, preveggente, senza macchia, occupato<br />

a riparare le innumerevoli malefatte di Giulio Valdemarca.<br />

Ebbene l’uomo assassinato aveva commesso una lunghissima<br />

serie di illeciti, era un grassatore di strada maestra negli affari,<br />

pronto ad ogni opportunità, <strong>la</strong> perfidia fatta persona con una<br />

intelligenza fuori del comune, dedito al<strong>la</strong> rovina di chi incontrava,<br />

poteva portare quanti testimoni volevano per accusarlo di usura.<br />

La lista dei suoi nemici era lunga, gente messa da lui su una<br />

strada con nul<strong>la</strong> più da perdere. Ognuno di loro, roso da rancore<br />

mortale, poteva spingersi al<strong>la</strong> vendetta.<br />

Marco ad occhi spa<strong>la</strong>ncati seguiva <strong>la</strong> bufera scatenata a sua<br />

difesa, ogni partico<strong>la</strong>re, da lui raccontato all’avvocato, era<br />

interpretato stravolto.<br />

Poi apparve <strong>la</strong> luce di scena e si diresse su Sergio.<br />

Il giovane, già menzionato a fianco di Badoer era presente<br />

all’incendio del Fontego, presente al<strong>la</strong> scomparsa del mugnaio<br />

Augusto Mattiazzo, aveva minacciato di morte Valdemarca in<br />

casa sua senza timore“ solo per il gusto dell’affronto”.<br />

Infine, testimoni ocu<strong>la</strong>ri l’avevano visto <strong>la</strong> sera del delitto nei<br />

pressi di casa Marcadel<strong>la</strong> e il suo assistito l’aveva incontrato a<br />

cavallo, un sacco in spal<strong>la</strong>, dentro poteva esserci il fucile, ed altri<br />

indizi continui su modi e metodi di un giovane che dipinto come<br />

uno scapestrato, poteva avere molti interessi implicati.<br />

Tutte le scene sfumavano sui bordi e perdevano di consistenza<br />

appena dipinte, in au<strong>la</strong> serpeggiava disapprovazione e molti<br />

pensavano “cosa vuol dire? non ha importanza, ognuno di noi<br />

poteva essere al suo posto”.<br />

Labroca par<strong>la</strong>va ai giudici non al<strong>la</strong> p<strong>la</strong>tea, aveva imboccato e<br />

stavano abbeverandosi al<strong>la</strong> sua fonte. Si erse e interpellò con lo<br />

sguardo il presidente del<strong>la</strong> corte, quando additò Sergio<br />

“quell’uomo potrebbe conoscere il tremendo segreto, a lui e non<br />

a Marco Badoer chiedete, io vi dico che Sergio Bevi<strong>la</strong>cqua, sa chi<br />

è il mandante e sa chi è l’assassino“.<br />

242


Sergio saltò sul<strong>la</strong> sedia, guardò l’avvocato e poi in giro e al<strong>la</strong> fine<br />

implorò con gli occhi Badoer a suo fianco. Marco si era messo le<br />

mani sul<strong>la</strong> faccia, in bocca all’avvocato le sue interpretazioni<br />

erano state deformate.<br />

Badoer era opaco, le rughe stirate, <strong>la</strong> mascel<strong>la</strong> tesa, troppo<br />

anche per lui. Respirava cercando di non assumere quel sorriso<br />

sbagliato, che sapeva sempre avergli nociuto, ma non sentiva il<br />

momento solenne, era solo farsa per le bestie che ascoltavano e<br />

temeva trasparisse il disprezzo dal suo viso. Biascicò a Sergio “è<br />

solo un merdaio di voci”.<br />

Il procuratore e Labroca par<strong>la</strong>vano al banco del<strong>la</strong> corte<br />

sottovoce, poi il giudice decise di ritirarsi per consultarsi con i<br />

due magistrati a <strong>la</strong>to.<br />

La corte rientrò quasi subito e lesse un dispositivo da eseguirsi<br />

immediatamente. Badoer capì allora che si trattava di una<br />

decisione precotta, il suo avvocato aveva raggiunto ancora prima<br />

dell’udienza un accordo con il pubblico ministero.<br />

Marco Badoer restava in carcere, Sergio veniva arrestato in au<strong>la</strong><br />

per concorso in omicidio.<br />

Su Ettore Badoer si disponevano ulteriori accertamenti, perché<br />

inquisito a piede libero come possibile mandante.<br />

Questo quanto ottenuto dall’accusa, questo il primo<br />

compromesso del<strong>la</strong> Corte con <strong>la</strong> difesa.<br />

La seduta era tolta e rinviata a data da comunicare.<br />

Badoer capì i due gendarmi che si erano avvicinati a <strong>la</strong>to all’inizio<br />

dell’udienza e perché Sergio fosse stato convocato come<br />

testimone ed invece non interrogato in au<strong>la</strong>.<br />

A suo figlio e a Sergio stringevano i ferri ai polsi. Entrambi lo<br />

guardavano, erano occhi che non aveva mai visto, erano persi.<br />

Prima che il giudice rientrasse, aveva avuto il tempo di dire a<br />

Sergio “nega tutto, nega sempre tutto, anche l’evidenza, è <strong>la</strong><br />

confessione l’unica prova di un tribunale, il resto sono ipotesi,<br />

nega e basta su ogni argomento, non hai fatto niente e non dare<br />

partico<strong>la</strong>ri, solo sì o no. Tu sai che so chi è e non l’ho mandato<br />

io, fatti capace ed aspro Sergio, vorrei dirlo a Marco…. se puoi,<br />

digli che uscirete tutti e due, sul<strong>la</strong> mia vita uscirete, pensate solo<br />

a questo“<br />

243


Labroca lo raggiunse nel corridoio “signor Badoer, due accusati<br />

significa nessun accusato, due colpevoli nessuna condanna, era<br />

l’unica strada, il compromesso con l’accusa per l’arresto del<br />

signor Bevi<strong>la</strong>cqua era indispensabile, lei lo capisce…ci sono due<br />

morti, tempo al tempo, tutto si cheta e si risolve vedrà”.<br />

Ettore non l’aveva mai guardato in faccia, pensava senza una<br />

paro<strong>la</strong> guardando fuori del<strong>la</strong> finestra “<strong>la</strong>voro da sensali e<br />

mezzani, tu l’hai fatto, avrai il tuo scambio”<br />

Ettore fu trattenuto per le formalità dell’inchiesta tutta <strong>la</strong><br />

giornata al pa<strong>la</strong>zzo di giustizia.<br />

Rimase solo verso il tardo pomeriggio e in quel<strong>la</strong> solitudine gli<br />

cadde addosso tutto e quello che lo attendeva.<br />

Entrò con il calesse nel cortile dei Bevi<strong>la</strong>cqua, guardò il portico,<br />

sembravano stessero tutti come sull’attenti.<br />

Scese, un ragazzo gli prese le redini, fece alcuni passi sul<br />

selciato, si avvicinò a Pietro e lo portò sotto braccio verso il<br />

pozzo.<br />

La madre si mise il grembiule sul viso e corse in casa.<br />

Pietro ascoltava, fissando il nero di quel buco sul<strong>la</strong> terra.<br />

“Sì Pietro, sono tutti e due assieme ora, adesso li hanno tutti e<br />

due,” “Le disgrazie si chiamano, cosa facciamo?” “Non bisogna<br />

perderci, glielo dobbiamo, nessuna disperazione, Pietro” “E’ dura<br />

Badoer, non so come guardare in faccia sua madre” “Non hanno<br />

fatto niente Pietro, diglielo, lo faremo saltare fuori chi è stato,<br />

fosse l’ultima cosa che faccio, te lo prometto” “Chi è?” “Tempo al<br />

tempo Pietro”<br />

Partì il giorno dopo per Rottanova e si portò Giuseppe, il più<br />

vecchio dei ragazzi Bevi<strong>la</strong>cqua, perché gli seguisse il mulino.<br />

Giuseppe era un taciturno, solido e sospettoso. Non fece una<br />

paro<strong>la</strong> su suo fratello, cose troppo grandi.<br />

In treno rivedeva il processo. Essere al posto di suo figlio, lo<br />

avrebbe voluto prima, ed ora anche di Sergio.<br />

L’uomo, che batteva gli operai con due sacchi da mezzo quintale<br />

in spal<strong>la</strong>, respirava corto, Carminati si preoccupò “Devi mol<strong>la</strong>re<br />

un po’, Ettore, altrimenti vai sotto”<br />

244


Ettore ripeté ogni fase del processo, come se l’amico non fosse<br />

stato presente in au<strong>la</strong>.<br />

”Carminati, è il momento di cominciare quanto preparato… coi<br />

musicanti che abbiamo“ “sì, ma non è il momento di farsi carico<br />

di quello che non si può portare, datti tregua altrimenti non ci<br />

possiamo muovere” “è dura stavolta”, aveva sempre il respiro<br />

mozzo.<br />

La Società di Macinazione si era ancora interessata al mulino, ma<br />

trovava alto il prezzo, allo iutificio era poco interessata<br />

“di’ loro che tengo lo iutificio e tolgo 100.000 lire, vedrai che<br />

allora lo iutificio gli interessa di colpo ma il prezzo resta sempre<br />

alto, aspettiamo Adriano, non ho più fretta… di niente, i soldi li<br />

ho quasi raccolti tutti dalle altre vendite e dal<strong>la</strong> boaria dei<br />

sabbionari“.<br />

Il mezzogiorno seguente Carminati era nel cortile dei Martinoia.<br />

Nessuno lo conosceva o l’aveva mai visto in quei posti fuori<br />

mano.<br />

Si presentò ad Elma cortese come sapeva compiacere le donne,<br />

anche le sospettose. Attese Antonio che era fuori, conversando<br />

del raccolto e del<strong>la</strong> campagna. Arrivato il capo famiglia,<br />

comunicò che Valdemarca gli ebbe a cedere le loro cambiali<br />

prima di morire, l’ipoteca sul<strong>la</strong> loro proprietà, il preliminare di<br />

vendita e <strong>la</strong> procura irrevocabile. Spiegò che quest’ultimi<br />

documenti necessitavano di conferma dal tribunale, dato che il<br />

dante causa era morto, mentre cambiali ed ipoteca erano validi<br />

da subito.<br />

Ammise di essere stato costretto a questo magro scambio,<br />

avendo lui prestato all’amministratore 850.000 lire, ma <strong>la</strong><br />

restituzione slittava sempre, fino a che, a parziale garanzia,<br />

accettò quei titoli di credito. Poi purtroppo era accaduto<br />

l’incidente, così ora si trovava solo con quelle carte in mano.<br />

Voleva sentire da loro cosa fare, ovviamente dopo che avessero<br />

control<strong>la</strong>to <strong>la</strong> legittimità del<strong>la</strong> richiesta.<br />

Sapeva che i suoi interlocutori afferravano poco niente, ma il<br />

modo formale e quel seguito giuridico conferiva importanza a<br />

loro e a lui. Par<strong>la</strong>va con comprensione per loro, e distacco per i<br />

soldi.<br />

245


Elma e Antonio, confusi dal<strong>la</strong> domanda, caddero da un altro<br />

luogo e lo pregarono di ripetere. Rispiegò più confidenziale, come<br />

a scusarsi lui di non essere chiaro.<br />

Antonio aveva detto ad Elma che <strong>la</strong> morte opportuna di<br />

Valdemarca, per i tempi lunghi delle eredità e quel che ne<br />

seguiva, li avrebbe tenuti al riparo a tempo indefinito, nel<strong>la</strong> sua<br />

testa, per sempre, “una fortuna ‘sta disgrazia, continuava a<br />

ripeterle”.<br />

Sapeva che se un defunto <strong>la</strong>sciava titoli di credito, l’esigibilità<br />

aveva da percorrersi i tribunali.<br />

Ora un Valdemarca nuovo gli par<strong>la</strong>va davanti, per giunta libero<br />

da vecchi vincoli.<br />

Carminati li indirizzò dal notaio Nalon a control<strong>la</strong>re le<br />

corrispondenze di quanto detto sui documenti in custodia.<br />

“ci crediamo, non serve per ora, siamo punto e a capo“ mormorò<br />

Elma, anche per lei ricominciava un altro calvario.<br />

Con fare disinteressato e fiducioso del<strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione, il loro<br />

nuovo tutore aspettava risposta “cosa fare…eh? È una<br />

paro<strong>la</strong>…cosa si può fare?“ bofonchiava Antonio, ripetendosi <strong>la</strong><br />

domanda.<br />

“voi mi dovete dire cosa posso fare“ “e cosa vuole che le diciamo<br />

noi? aspettare…vedere se salta fuori qualcosa”<br />

”e cosa? ditemi voi cosa? cosa dice lei Elma?“ “cosa vuole che le<br />

dica…che ora non possiamo pagare“<br />

“ ecco…ecco … questi sono i fatti… non possiamo…ora”<br />

“ ma dove sono finiti quei soldi secondo voi?“ continuava<br />

Carminati<br />

“quel bandito di Badoer se li è presi, lui ne ha approfittato“<br />

Antonio l’aveva detto, saltando su dal<strong>la</strong> sedia.<br />

“come Badoer, cosa vuol dire?” si fece interessato Carminati.<br />

Antonio spiegò a modo suo, con fantasia da marionette di sagra<br />

paesana, come erano andati i fatti.<br />

Ne sortiva che lui era stato raggirato da Valdemarca e da<br />

Badoer, d’accordo tra loro a fingersi nemici appunto per<br />

rovinarlo, ma il più bandito era Badoer. Dovevano avere fatto<br />

tante infamie al<strong>la</strong> povera gente, che qualcuno gliel’aveva fatta<br />

pagare “due coltel<strong>la</strong>te se le è prese almeno”<br />

246


Carminati non conosceva Badoer, ne par<strong>la</strong>vano in giro, ma<br />

dicevano anche di un certo Sergio, un nome così gli sembrava,<br />

che lo aiutava. I due stettero zitti.<br />

Dell’udienza di due giorni prima i Martinoia non avevano ancora<br />

notizia e Carminati narrò a riguardo vaghe informazioni riferite.<br />

Elma concentrata sugli episodi, Antonio asseriva con <strong>la</strong> testa.<br />

Carminati allora iniziò il compatimento.<br />

“e così è quel <strong>la</strong>dro che ha rubato i soldi al suo socio Valdemarca<br />

e quindi a me, a saperle le cose… chi l’avrebbe mai detto, è<br />

chiaro che voi non avete colpa, siete stati chiamati in mezzo e ci<br />

siete cascati come ragazzi“ “e che potevamo fare? mi dica lei”<br />

“ma certo, come agnelli vi hanno portato al macello… brutta<br />

storia” “brutta storia? ma non viviamo più, non si può così” “e<br />

cosa facciamo di questi documenti ora? … non ho fretta, vedremo<br />

insieme …una soluzione…ditemi voi”<br />

Non par<strong>la</strong>vano più “beh, aspettiamo, se ho delle nuove verrò da<br />

voi, forse…mi trasferisco ora che ho <strong>la</strong>sciato alcune attività, gli<br />

Albrigo cercano un fattore, potrei prendere io il posto di<br />

Valdemarca, vedremo“<br />

Terminò così <strong>la</strong> prima visita.<br />

Il sabato dopo Carminati era al mercato del Pi<strong>la</strong>stro “un posto da<br />

pidocchi”. Antonio Martinoia restò sorpreso vedendolo, si<br />

conoscevano solo da qualche giorno, immaginò una nuova<br />

disgrazia.<br />

Carminati parlò affabile e generico del bestiame, attento a non<br />

varcare il limite di troppa cordialità, oltre cui ogni contadino<br />

sospetta che vogliano qualcosa da lui. Semplicemente non<br />

sapeva di quali venditori fidarsi e chiedeva un amichevole<br />

consiglio all’esperienza di Antonio.<br />

Il procuratore, a conferma dell’arresto avvenuto, depositò le<br />

motivazioni dell’accusa a Sergio con i commenti finali, che<br />

confermavano i gravi sospetti. Per le circostanze rilevanti ed<br />

altro fu mantenuto Marco in detenzione con le medesime accuse;<br />

entrambi avevano interessi diretti e complicità nel commettere<br />

l’atto criminale.<br />

A Badoer, ancora indagato, proibivano di incontrarli.<br />

247


Una nuova frattura si apriva in lui, non trovava più di che<br />

chiuder<strong>la</strong>, era intollerabile quel presente, e senza senso davanti<br />

a lui.<br />

Il fare doveva imporselo come fine, cercava di essere sempre<br />

occupato, protetto dal <strong>la</strong>voro agli essiccatoi, al mulino, allo<br />

iutificio, in cava, al canale dai sabbionari. Solo così accettava<br />

paziente che il tempo producesse gli avvenimenti preparati.<br />

Pietro Bevi<strong>la</strong>cqua dirigeva ora <strong>la</strong> campagna ed erano spesso<br />

assieme. Dei tosi non si par<strong>la</strong>va mai.<br />

Quel<strong>la</strong> sera Pietro, addossato con una mano al<strong>la</strong> colonna del<br />

portico di centro, guardava <strong>la</strong> campagna ed il sole che<br />

tramontava. “sentivo che sarebbe capitato qualcosa al toso, non<br />

so perché e non credo agli annunci, <strong>la</strong> Gemma mi aveva detto <strong>la</strong><br />

solita cosa del<strong>la</strong> coniglia che si è mangiata i piccoli, porta<br />

disgrazia dice, lo pativo da quando proprio quel giorno Sergio era<br />

da quelle parti, me lo ha detto lui il giorno dopo, tranquillo, io<br />

no.”<br />

Sembrava stesse sostenendo quel pi<strong>la</strong>stro, aveva aperto l’altro<br />

braccio, crocefisso dall’ annuncio<br />

“Pietro, guardami in faccia Pietro, guardami. Sergio l’ho tenuto a<br />

battesimo, a cresima, sai chi è Sergio per me, e mi sento morto<br />

più che <strong>la</strong> prima volta e non voglio confronti, mi hanno tagliato le<br />

gambe Pietro, ma ho ancora le braccia, verranno fuori tutti e due<br />

Pietro, non ci sono sacrifici che non farò, qualsiasi è poco,<br />

poco…mi è poca <strong>la</strong> vita in questo momento”<br />

Pietro si era seduto sull’anello di base del<strong>la</strong> colonna e si era<br />

preso il volto con le mani “e mio figlio, è come avessi solo lui, è<br />

mio figlio” “è anche mio figlio Pietro”<br />

Un uomo venne a cercare Badoer, quand’erano al cantiere del<br />

Fontego, con un biglietto del Conte Lanfranco Capovil<strong>la</strong>.<br />

Lesse, accovacciato su un mucchio di mattoni, se un’altra<br />

disgrazia si notificasse. Il Conte lo invitava in città.<br />

Sembravano personaggi di tanti anni addietro, del tempo di suo<br />

padre o solo raccontati.<br />

Strinse <strong>la</strong> carta…se Stefano non fosse saltato, se <strong>la</strong> Tenuta fosse<br />

rimasta con l’ordine antico che da sempre l’aveva condotta.<br />

248


Quel<strong>la</strong> terra chiedeva di restare uguale, un luogo compiuto dove<br />

anche <strong>la</strong> sua presenza si situava certa.<br />

Appena possibile andò in città. Passò davanti alle mura delle<br />

prigioni, lui era là. Anche Sergio, se lo dovette aggiungere.<br />

I tempi appagati dall’immobilità <strong>la</strong>sciavano il posto ai pali dei<br />

<strong>la</strong>mpioni e ai tram. La compiaciuta inerzia dei campi non<br />

l’amava, ma quelle strade così diverse muovevano ancora<br />

cambiamenti “basta, basta”.<br />

Il Conte lo ricevette con familiarità “cosa mi racconti Badoer?<br />

anzi ti racconto io una storia che magari sai già“ “sentiamo<strong>la</strong><br />

signor Conte ” “ci sono uomini che dicono sempre no, vivendo<br />

per contrapposizione, ci sono quelli che si appoggiano sul già<br />

fatto, ci sono uomini che costruiscono, molto pochi e responsabili<br />

di tutti gli altri, se non ci fossero loro…tu Badoer sei uno che fa”<br />

“ma ho fatto male forse… me lo domando ora, visto cosa è<br />

successo a voler fare”<br />

“quel<strong>la</strong> terra ma<strong>la</strong>ugurata ha portato via mio figlio… e ora altri,<br />

dimmi qualcosa Badoer, quando ho saputo che tu avevi preso <strong>la</strong><br />

Tenuta, era come se mi aspettassi un’altra sciagura” “signor<br />

Conte, non è <strong>la</strong> terra, sono gli uomini, angusti, avvilenti, anche<br />

contro i loro interessi, non è <strong>la</strong> terra“ “conosco Marco da<br />

bambino, lo vedevo sempre, come possono…Marco? tutte eresie<br />

e allora segue Sergio, no, no, non è così, sanno che non è così e<br />

sono agli scambi“ “Marco è un sacrificio, sono io che ho fatto<br />

tutto, nemmeno Sergio c’entra“ “no, non sei stato tu, è un altro,<br />

uno che non voleva venire fuori, uno forzato da questi<br />

mutamenti “ “signor Conte, se è uno obbligato non è nessuno,<br />

solo una pietra che si è staccata, ma altri avevano battuto <strong>la</strong><br />

roccia “<br />

“ah, Badoer… ma chi è? non te lo sto chiedendo, penso solo a<br />

voce alta. Cosa pensi di fare? Ho sentito il procuratore, è nostro<br />

parente, l’abbiamo a cena spesso…però prenderebbero<br />

Sergio…calcando sulle minacce di quando gli araste davanti<br />

casa… con Valdemarca ci andò quasi alle mani ed era armato…è<br />

poco, ma sufficiente, hanno avuto da Anna tutta <strong>la</strong><br />

descrizione…da Anna…poveri figli. Non sarebbe ergastolo, no,<br />

249


vent’anni, e al secondo grado non starà in piedi l’accusa, lo<br />

assolvono…vedrai che si fa al massimo due anni“<br />

“neanche Sergio ha fatto niente… sarebbe un’opera criminale<br />

peggiore di quel<strong>la</strong> successa, non potrei più guardare mio<br />

figlio…non potrei più vivere…io dovrei pagare…non loro”<br />

“questo è un fondo oltre al quale non si va“ “questo è un fondo<br />

signor Conte? no, devono uscire tutti e due…a qualsiasi costo”<br />

“ma se non hai fatto niente… cosa vuoi dirmi? tu in carcere?<br />

dovrai anche intestarti ora… e tuo figlio cosa fa con te in carcere?<br />

sarebbe forse vita, per uno come lui?”.<br />

Restarono in silenzio.<br />

“signor Conte, nessuno dei due tosi deve essere<br />

sacrificato…aspettiamo”<br />

“mi permetta signor Badoer, diamoci distanza, penso a tante<br />

cose che non ho mai pensato, ho un desiderio di sapere, non è<br />

una curiosità, me <strong>la</strong> permette? <strong>la</strong> riguarda”<br />

“mi dica signor Conte, se lo so, posso farglielo sapere” “lei voleva<br />

diventare prete, davvero voleva?” “no, non lo volevo, era una<br />

strada per star lontano dall’obbligo. Vede, da giovane in giro<br />

c’era solo da <strong>la</strong>vorare, dovevo rendere, dovevo produrre, non mi<br />

sono mai sentito una rendita” “E dopo?” “Dopo sono sempre<br />

stato un’uscita, ora glielo dico, è <strong>la</strong> vita una perdita” “No<br />

Badoer…ma, non so, ma non sei una perdita” “Grazie del<strong>la</strong><br />

fiducia, è una lotta, contro di me per primo”<br />

“Badoer…torna ancora…è meglio par<strong>la</strong>re, pensa al<strong>la</strong> proposta che<br />

ti hanno fatto in qualche modo è una proposta, pensaci con<br />

calma e torna” “<strong>la</strong> saluto signor Conte, ritornerò“<br />

Il mattino d’estate era vuoto di luce, si nascose col cappello.<br />

Sotto il portico dei Bevi<strong>la</strong>cqua trovò Mattia “Pittura”, che di casa<br />

in casa andava a rinfrescare <strong>la</strong> tinta alle immagini sacre sui muri<br />

interni dei portici sopra gli ingressi coperti. Davanti ai santini si<br />

recitava il rosario di gruppo a maggio o si pregava per il raccolto<br />

quando minacciava grandine.<br />

Stava aggiungendo un bordo nuovo al Sant’Antonio sopra <strong>la</strong><br />

porta.<br />

250


Pietro lo aspettava per sapere del<strong>la</strong> causa “oggi in città ti ho<br />

trovato un uomo di legge, il prof. Alessandro Ghiraldo, è uno<br />

importante”<br />

Badoer si chiedeva come Pietro potesse fidarsi di lui, quando un<br />

figlio colpevole eliminava l’altro.<br />

La madre di Sergio spostava gli occhi, mai attenti come i gatti,<br />

per non essere troppo attorno agli uomini e ai loro affari.<br />

Ma spasimava per carpire notizie, aveva chiamato a posta<br />

Mattia, per fare una picco<strong>la</strong> offerta all’immagine e per far recitare<br />

il rosario al<strong>la</strong> famiglia inginocchiata, tutte le sere dovevano.<br />

Ettore spiegò <strong>la</strong> possibile linea del<strong>la</strong> difesa per Sergio.<br />

Pietro era l’uomo più forte del<strong>la</strong> Tenuta, lo chiamavano “sata”<br />

per <strong>la</strong> dimensione delle mani, ma non osava guardare Badoer in<br />

faccia. Prese una manciata di terra fresata “mi dica chi è,<br />

Badoer,…c’è mio figlio in prigione“ “e l’altro è il mio, Pietro, se te<br />

lo consegno…uno dei tosi resta dentro per sempre“ “me lo dica,<br />

solo che lo sappia“ “vieni con me, facciamo qualcosa che a niente<br />

serva di pratico, per questo ci serve “<br />

Si fecero a piedi fino al<strong>la</strong> vil<strong>la</strong> in silenzio, passarono l’aia e il<br />

giardino fino al<strong>la</strong> chiesetta. Non era più stata aperta, <strong>la</strong> porta era<br />

quasi incastrata.<br />

La pianta del settecento, quadra con tre absidi, dietro l’altare<br />

maggiore era stata ricavata una picco<strong>la</strong> sacrestia.<br />

Pietro si inginocchiò sull’ultimo banco e pianse con <strong>la</strong> testa<br />

appoggiata, Badoer rimase in piedi guardando il pavimento<br />

vicino <strong>la</strong> porta.<br />

Uscì sotto l’albero di Giuda, tirando su tutta l’aria che poteva.<br />

Non si girò quando Pietro s’incamminò via senza salutare.<br />

Carminati, passato il tempo calco<strong>la</strong>to, si ripresentò dai Martinoia.<br />

Come sperava Elma non c’era e indusse Antonio a raccontare il<br />

più possibile, ripercorrendo tutto coi partico<strong>la</strong>ri.<br />

Per il bovaro era uno sfogo potersi <strong>la</strong>mentare ed inveire<br />

liberamente, assecondato dai commenti di Carminati che<br />

scuoteva <strong>la</strong> testa “ah sventurato, oh disgraziati “ “ah no<br />

signor…non ci crede?“ e ancora Antonio partiva a ripetere.<br />

251


“bisognerebbe che quell’assassino fosse morto quel<strong>la</strong> volta, ma<br />

perché l’hanno sbagliato? non potevano dargliene un’altra di<br />

coltel<strong>la</strong>ta?“ “anch’io lo dico…ma è andata così” “quell’uomo mi<br />

rovinerà…come farò a recuperare le mie 850.000 lire…ma non<br />

potevano quelli che hanno fatto fuori Valdemarca, pensare anche<br />

a lui? Uomini così meritano solo di morire“ “morire, morire, lo<br />

dico anch’io, solo morire“<br />

“resti tra noi quello che diciamo, che non vada fuori per<br />

carità…non spaventi sua moglie, sa come sono le donne, di una<br />

frase ne fanno una ma<strong>la</strong>ttia”<br />

“ma scherza?...tra uomini, tra uomini“ “domani sarò al mercato<br />

del bestiame, ci vediamo, sempre che non abbia altro da fare“<br />

“ma cosa vuole che abbia da fare… solo disgrazie”<br />

ANNA<br />

Anna viveva quei mesi dove il tempo non ha passaggio,<br />

l’immobilità le di<strong>la</strong>tava le ore e scavava ogni istante dei suoi<br />

giorni trascinati.<br />

Il momento peggiore era tentare di dormire e doversi subito<br />

dopo risvegliare, poi le giornate non arrivavano mai a sera o<br />

forse era <strong>la</strong> notte che non finiva. Accettava stremata il sonno e<br />

riapriva gli occhi bruciati su una vita che non voleva. La<br />

domanda semplice, perché a me questo, non riusciva nemmeno<br />

a chiederse<strong>la</strong>.<br />

Un fondo di paura le toglieva ogni comprensione. Quello che era<br />

successo, le appariva una colpa sua, come li avesse coinvolti lei i<br />

fratelli.<br />

Avrebbe voluto andar via, magari in città, ma c’era <strong>la</strong> casa da<br />

seguire, Eugenia che era carica come lei, Giacomo che sperduto<br />

cercava le sorelle ed un senso che nessuno poteva spiegargli.<br />

Sua zia, <strong>la</strong> moglie di Anselmo, viveva con loro. Convinta di non<br />

dover conversare che di futilità, a lei congeniali, le riusciva di<br />

cadere in formidabili giri di parole con guasti ben peggiori; <strong>la</strong> sua<br />

finzione invece di alleggerire le angosce delle ragazze, le<br />

rinnovava. Di parole ne avevano a sfare, quello zio mefitico e <strong>la</strong><br />

sua stolta moglie, e volevano essere compresi per quanto<br />

soffrivano, assistendo al dolore dei nipoti.<br />

252


Tutti sentenziavano di <strong>la</strong>sciar passare il tempo e questo<br />

trascorreva uguale, senza indicare. Qualcosa si era perso in quel<br />

durante, qualcosa si era spezzato, senza chiarire cosa farne dei<br />

pezzi attorno.<br />

Quando era stato arrestato Sergio, le ferite si erano estese.<br />

Marco non aveva ucciso, neppure Sergio, Anna era certa,<br />

Eugenia non ne voleva sentire accenni.<br />

Ma oltre questo punto le si bloccavano i pensieri.<br />

L’idea che dietro a Sergio ci fosse Ettore, non <strong>la</strong> raggiungeva, le<br />

era importante salvare dentro sé una possibilità per Marco.<br />

Eugenia dal<strong>la</strong> notizia era rimasta ammutolita.<br />

Era troppo per le due sorelle, non vedevano più una via e<br />

dovevano comunque seguire <strong>la</strong> pratica dei giorni.<br />

Di fronte al trambusto per l’eredità, ad Anna era chiara <strong>la</strong> sua<br />

incapacità, si rendeva conto che iniziavano una serie di maneggi<br />

cui poteva solo assistere.<br />

Lo zio Anselmo aveva preso il posto di suo padre nel<strong>la</strong> loro vita,<br />

quando <strong>la</strong> chiamava era per comunicarle gli atti in preparazione,<br />

senza cercare di spiegarle alcunché.<br />

Rovistando lo studio di Giulio, meticoloso in fatto di cartine,<br />

Anselmo ricostruì come il fratello intendesse prendersi tutta <strong>la</strong><br />

Tenuta.<br />

Nel<strong>la</strong> fretta dopo <strong>la</strong> morte, aveva ceduto le cambiali a quel tal<br />

Carminati, ci aveva guadagnato ed aveva fatto bene, adesso di<br />

cambiali per i Martinoia ne saltavano fuori altre da esigere, le<br />

ultime firmate.<br />

Poteva trarne dei vantaggi, d’altronde si dava da fare solo<br />

nell’interesse di quei poveri orfani.<br />

Si lesse bene note e noticine e si recò dai Martinoia.<br />

Anselmo Valdemarca era un uomo lento, diffidente, sempre<br />

pronto a puntualizzare, iniziava ogni discorso con un “no, no,<br />

vedi“ anche per dire che fuori piove.<br />

Entrò dai suoi debitori col dubbio di aver sistemato il calesse in<br />

uno spazio opportuno “no, non vorrei intralciare“<br />

La rassegnazione si dipinse sui loro visi “e adesso, chi è questo<br />

che arriva?“.<br />

253


Fatto accomodare, descrisse il motivo del<strong>la</strong> sua venuta, il<br />

recupero del<strong>la</strong> somma anticipata per <strong>la</strong> Tenuta, aveva con sé<br />

tutti gli atti per cedere il contratto, non firmati, ma da questi si<br />

deduceva quanto stava affermando “ho il quadro” perfezionando<br />

subito “no, no, non vorrei sbagliare“<br />

“le cambiali sono firmate da me?“ disse Antonio.<br />

Innegabile, a <strong>la</strong>to si firmava anche Elma e <strong>la</strong> moglie di<br />

Valdemarca.<br />

“no, no, e gli atti…perché li aveva preparati?“<br />

“cosa avesse in mente Valdemarca lo chieda… non lo so, facevo<br />

solo da prestanome a lui e a Badoer, erano d’accordo loro, solo<br />

l’uomo di paglia…non si dice così?“ “no, mi permetta, Giulio<br />

d’accordo con Badoer? no non credo, non credo proprio, Giulio<br />

voleva acquistare lui e avrà mandato lei avanti per non esporsi<br />

col Conte, ma con Badoer, mai… non si soffrivano….no, no non è<br />

così“<br />

“che non sia così” intervenne Elma “lo dice lei, invece erano<br />

insieme e, siccome Antonio aveva delle pendenze con<br />

Valdemarca, ci obbligò a questo contratto, d’accordo con Badoer,<br />

questo è tutto“ “quando uno è morto… si può dire quello che si<br />

vuole“ “ma Badoer è vivo, lo chieda a lui“ ”no, no, par<strong>la</strong>re con<br />

quell’assassino, eh no signora“ “e allora bisogna che si accontenti<br />

dei nostri fatti… se non vuole con chi sa”<br />

“comunque sono venuto per <strong>la</strong> restituzione, qualcuno l’avrà pur<br />

intascato ‘sto prestito, qui di nome c’è il suo e mi rivolgo a lei,<br />

cosa mi dice?“ “che i soldi li ha Badoer, è lui che ha tutto, andate<br />

da lui“<br />

“eh no, no, come da lui? è lei che ha firmato, a chi ha dato i soldi<br />

poi, sono affari suoi, da lei vengo a esigere“<br />

“allora le dico che non li ho, se non ve li dà Badoer non so cosa<br />

dirvi” “comodo, noi agiamo per degli orfani e faremo <strong>la</strong> loro<br />

convenienza, ah certo!“ “fate quello che dovete fare, vedete voi“<br />

Si <strong>la</strong>sciarono con Anselmo che parlottava collerico tra sé,<br />

sostenuto dal<strong>la</strong> giustezza del<strong>la</strong> propria offesa, eh no, difesa.<br />

Il parroco era quello che tutti dicono un buon uomo.<br />

254


Per Ettore era appunto solo questo. Teneva in spregio l’umiltà<br />

mascherata dal<strong>la</strong> <strong>la</strong>mente<strong>la</strong> continua e soffriva l’intimità<br />

interessata cui doveva adeguarsi per poter comunicare con lui.<br />

Dei locali cadenti dove <strong>la</strong> banda provava, Ettore aveva più volte<br />

discusso con il parroco, discuteva lui perché il parroco, un buon<br />

uomo, si limitava ad ascoltare, senza prendere mai una<br />

posizione, immaginarsi una decisione.<br />

“Don Erminio, buongiorno” Ah signor Badoer salve, è di<br />

passaggio?” “No, sono venuto di proposito per par<strong>la</strong>rle” “Ah, non<br />

problemi vero?” “Noo, solo allegrie come le vecchie gioie che ci<br />

dà il tetto del teatro, prossimo al crollo, piove dentro<br />

dappertutto, non so nemmeno se sia prudente farci le prove”<br />

“ah signor Badoer, ne ho così tante, non ci sono soldi per le<br />

riparazioni” “ma il sindaco, l’ultima volta in cui puntel<strong>la</strong>mmo cogli<br />

operai del Conte, disse che poteva sistemarlo lui, almeno al<strong>la</strong><br />

buona” “no, no, se i <strong>la</strong>vori li chiedo a loro, dopo, chissà che<br />

pretendono in cambio, meglio di no” “e allora vorrà dire che<br />

cercheremo un’altra sede” “non so che dire, veda lei che è così<br />

pratico, <strong>la</strong> parrocchia non vuole responsabilità” “beh su questo<br />

non dubitavo, non è prudente caricarsi di questi pesi, ci<br />

mancherebbe. Buona giornata Don Erminio” “Salve, salve signor<br />

Badoer, <strong>la</strong> banda è in buone mani, lo so”<br />

Fossero le tue sarebbe stata sepolta sotto, da tempo, sospirò<br />

Ettore fra sé.<br />

Altre scadenze da assolvere con l’autunno iniziato, i soldi erano<br />

pronti. La sua capacità innata, rinforzata negli anni, di trascurarsi<br />

e non essere toccato dagli eventi, semplicemente lo mostrava<br />

lontano, eppure Ettore si chiedeva se ci sarebbe arrivato al<strong>la</strong> fine<br />

dell’autunno.<br />

Viveva da sempre su un margine, costretto a muoversi come un<br />

equilibrista, e al<strong>la</strong> vertigine aveva ormai una mezza abitudine.<br />

Non soffriva <strong>la</strong> mancanza di soddisfazioni, perché non le<br />

aspettava e lo spazio ristretto, di chi agisce solo, lo rassicurava.<br />

Ma quel bordo si faceva tagliente, mancava il minimo pareggiato<br />

per riprendere fiato, anche per poco.<br />

Ora altre persone si consegnavano a lui e il riparo non era più<br />

sicuro, i vincoli dei sentimenti lo intralciavano.<br />

In campagna lo guardavano pieni di attese, il suo incedere stesso<br />

era considerato insolito, sdegnoso.<br />

255


Ritornava con tormento a Anna e Sergio, senza darsi pace; di<br />

pensare a Marco non aveva coraggio, lo ricacciava in fondo<br />

sempre.<br />

IL COMPARE<br />

Il giro a sera dei magazzini in vil<strong>la</strong> Ettore l’aveva preso come un<br />

suo pellegrinaggio. Tornava a casa sempre più tardi.<br />

C’era qualcuno nel buio del<strong>la</strong> notte che cantava.<br />

“Dove sei Toni Bauce ?“<br />

Scese dal calesse “meno male che non sei in fosso anche<br />

stasera, Toni“<br />

Toni, sotto gli olmi del<strong>la</strong> rotonda di mattoni, levava al<strong>la</strong> luna una<br />

canzonaccia sporca, senza badarlo. Ettore prese il lume, ma in<br />

una notte così chiara si vedeva meglio senza. Lo ripose al<strong>la</strong><br />

stanga.<br />

Toni era sempre gonfio, di vino e di lividi, se le prendeva ogni<br />

volta che tornava a casa ubriaco, mangiava quando gli capitava,<br />

perché a tavo<strong>la</strong> erano sempre discussioni, così se ne stava<br />

ovunque, anche dal pol<strong>la</strong>io lo recuperavano.<br />

Ettore se lo ritrovava sempre vicino quand’era in osteria, con<br />

molta deferenza, per un bicchiere, che poi diventavano una fi<strong>la</strong>.<br />

“caro Toni tu hai già dato il meglio di te col tuo vino, stasera ti<br />

prenderai le batoste quando torni… eppure nessuno ti separa dal<br />

fiasco… bisognava che ti adattassi, ti spaccherai da solo. Al<strong>la</strong> fine<br />

ci ritroveremo tutti lo stesso, speriamo ci sia vino…e stavolta i<br />

conti li paghi tu… mi sa che anche dal<strong>la</strong> Signora Maria Penea ci<br />

arriverai ubriaco … io <strong>la</strong> morte l’ho sempre sentita alle spalle e<br />

non davanti, più vivo e più le sfuggo, ma stavolta è vicina Toni,<br />

l’ultima volta è solo scivo<strong>la</strong>ta…o si è distratta“<br />

Toni aveva smesso di intonare e tra poco sarebbe passato al<br />

pianto, l’espressione assente, gli occhi smarriti, perso in<br />

fantasticherie, povere o forse di chissà che lusso per lui.<br />

“cosa fissi Toni? dai che ti porto a casa e vediamo se stasera te<br />

le prendi meno. Tanto le danno anche a noi e senza vino “<br />

Lo caricò sul calesse a fatica col cavallo nervoso per i movimenti<br />

che non conosceva, si diresse verso i Bauce, tirandolo su ad ogni<br />

curva. Il vaporoso stordimento di Toni non contemp<strong>la</strong>va le<br />

cadute, né le notti buie.<br />

256


Il cane svegliò suo fratello che uscì svestito, scusando il suo<br />

stato.<br />

“lo siamo tutti in mutande, non ti preoccupare Alfio e sotto<br />

abbiamo pochi segreti da nascondere“<br />

Iniziò <strong>la</strong> <strong>la</strong>mente<strong>la</strong> del<strong>la</strong> famiglia tutta a posto, con quel<br />

disgraziato che li rovinava.<br />

“Alfio, per stasera fai uno sconto, è già ben insaccato lo stesso“<br />

Toni non voleva scendeva, guardava ora uno ora l’altro, per<br />

capire da dove sarebbe giunta <strong>la</strong> prima svento<strong>la</strong>.<br />

Il fratello lo strattonò giù, Toni si protesse <strong>la</strong> testa, sempre più<br />

piccolo. Lo portò dentro, continuando a ringraziare.<br />

Badoer girò il cavallo, <strong>la</strong> grande luna era virata al rosso, proprio<br />

una luna ubriaca.<br />

Anselmo Valdemarca ritornò carico di no al<strong>la</strong> fattoria Albrigo,<br />

chiamò Anna e pretese notizie per completare i buchi del quadro,<br />

ma lei non poteva corrispondere, se non con inutili brandelli di<br />

conversazione ascoltata e confidenze di sua madre. La sua totale<br />

indisponibilità ai maneggi dello zio irritò l’esaminatore e spinse<br />

Anna ad accelerare il progetto di trasferirsi al<strong>la</strong> casa del<strong>la</strong> nonna<br />

in paese. Ora che non c’era Sergio sapeva di non scontentare<br />

Eugenia, eppure anche lei rimandava.<br />

La visita del nuovo Valdemarca aveva portato al<strong>la</strong> disperazione<br />

Antonio. La scomparsa di quello vecchio non aggiustava un bel<br />

niente, tutto come prima e vedere l’Elma piegata, lo aizzava, si<br />

dibatteva bloccato in un impasto che lo costringeva, a scatti si<br />

liberava da immaginarie mosche sul viso .<br />

Per quanto <strong>la</strong> sua mente limitata potesse vedere, solo il nuovo<br />

appariva senza rischio e iniziava a guardare Carminati con<br />

speranza.<br />

Quello arrivava due volte <strong>la</strong> settimana, sempre imprevisto, in<br />

giorni differenti. Cercava solo Antonio ed Elma lo facilitava,<br />

assentandosi con una scusa pronta.<br />

Lo sconforto di non riuscire a recuperare il credito da Badoer era<br />

manifestato dal mediatore <strong>la</strong>rgamente; addebitando a quel<br />

disonesto tutta <strong>la</strong> responsabilità, di sfuggita arrivava a<br />

257


ammaricarsi che il feritore, un ga<strong>la</strong>ntuomo costretto dagli<br />

eventi, non avesse avuto più successo.<br />

Il debito dei Martinoia, dopo il primo incontro, non fu più<br />

menzionato.<br />

Al mercato ormai pensavano che Carminati ed Antonio<br />

<strong>la</strong>vorassero assieme. Seguendo pedissequo i consigli dell’amico,<br />

il mediatore acquistò alcune vacche per <strong>la</strong> stal<strong>la</strong> dei Martinoia.<br />

Una mattina, al solito appuntamento settimanale in piazza,<br />

Carminati non c’era.<br />

Arrivò sul tardi col volto scuro, con fare furtivo prese in disparte<br />

Antonio per passargli <strong>la</strong> brutta notizia. Badoer aveva deciso di<br />

intestarsi tutta <strong>la</strong> Tenuta e avrebbe inoltrato una notifica di<br />

credito ai Martinoia per inadempienza di contratto.<br />

L’orribile trama era tessuta con Anselmo Valdemarca, da non<br />

crederci, un altro trafficone senza scrupoli per il fratello morto,<br />

che non si palesava per salvare <strong>la</strong> faccia.<br />

“devo trovare qualcuno che mi aiuti, ci vorrebbe qualcuno che lo<br />

conosca e sappia come muoversi, ah se quello che ha fatto il<br />

primo <strong>la</strong>voro mal riuscito… lo completasse…non so più cosa<br />

pensare, dicono che sia stato uno dei sabbionari da lui rovinato…<br />

ha buttato le famiglie delle sorelle fuori di casa dopo una vita<br />

assieme, così, dal<strong>la</strong> sera al<strong>la</strong> mattina, ce ne sarà un altro che<br />

non voglia farsi rovinare? possibile che quest’uomo faccia quel<br />

che vuole e nessuno reagisca?…non hanno famiglia? questo non<br />

guarda nessuno, ti rovina per il gusto di farlo… potessi fare io<br />

qualcosa”<br />

Antonio ispezionò attorno “eh sì, bisogna fare qualcosa…di nuovo<br />

…trovarlo però adesso” “come trovarlo?“ “dicono che va via<br />

sempre accompagnato, è sospettoso, è armato, non si fida di<br />

nessuno” “dal poco che so, girava con un toso dei Bevi<strong>la</strong>cqua,<br />

che adesso è in carcere, non mi risultano altri” “mah, forse sono<br />

cose vecchie, qui tutto cambia ogni giorno che passa, dopo tutto<br />

quello successo come si fa a sapere, certo è uno da stare attenti”<br />

“ma si potrebbe…trovare qualcuno? non so se stiamo par<strong>la</strong>ndo<br />

del<strong>la</strong> stessa cosa” “trovare?…tutto si può trovare… non è facile,<br />

mah, bisogna vedere”<br />

258


Carminati cambiò discorso e si infilò in trattative per un grande<br />

manzo che piaceva ad Antonio. Seguì il carro che lo consegnava<br />

fino in cortile “Antonio, facciamo qualcosa o siamo rovinati…è<br />

nostro dovere… pensaci anche tu e sappimi dire, non posso fare<br />

da solo…stavolta” e salutò.<br />

Il garbuglio inestricabile che era lo stato abituale dei pensieri di<br />

Antonio, si era accentuato da quando diffidava anche di Elma.<br />

Lei lo copriva spesso di insulti per tutto, esasperata ”incapace<br />

sei, tu non sei un uomo”. Lo buttava perfino giù dal letto, se si<br />

provava a toccar<strong>la</strong> ormai.<br />

Lui un uomo lo era invece, come pochi, di coraggio e di forza, è<br />

che era disgraziato con <strong>la</strong> fortuna contro, ma non poteva<br />

continuare così e a Elma non si aveva da spiegare niente, che lo<br />

stancava solo di parole. Avrebbe agito di testa sua, cosa teneva<br />

da perdere poi, solo debiti.<br />

L’unico di cui si fidava completamente e che gli desse retta al<br />

mercato, era il suo compare Armido Cian.<br />

Mediatore di bestiame e macel<strong>la</strong>io a domicilio, era un uomo<br />

f<strong>la</strong>ccido, con una testa diventata bianca anzitempo.<br />

Mai sposato, viveva con <strong>la</strong> madre vedova, <strong>la</strong> Jeja, svanita dopo<br />

<strong>la</strong> morte ravvicinata dei due figli minori.<br />

Da alcuni anni si teneva in casa una donna magra e ossuta,<br />

vestiti neri e i capelli pure, tinti. La Fausta era percorsa da una<br />

vitalità cupa che <strong>la</strong> obbligava ad una sigaretta sempre in mano e<br />

ad un leggero tic negli occhi spiritati. Rimpiangeva <strong>la</strong> città, dove<br />

aveva <strong>la</strong>vorato, e si mostrava sgradevole e vil<strong>la</strong>na con chi le<br />

par<strong>la</strong>va. Detestava di essere “accompagnata” in quel paese di<br />

bigotti, Cian accampava il pretesto che l’avrebbe sposata, morta<br />

sua madre.<br />

La vecchia muta, gli occhi bianchi perduti a cercare i figli, era<br />

ormai tanto magra da mancare di peso. Quando <strong>la</strong> Fausta le si<br />

installò in casa, <strong>la</strong> Jeja non se ne accorse nemmeno.<br />

La si vedeva sempre seduta fuori a pettinarsi lenta le rade<br />

ciocche lunghissime e raccoglierle a crocchia. La Fausta non <strong>la</strong><br />

sopportava, aveva iniziato ad acconciar<strong>la</strong> lei, con <strong>la</strong> Jeja a<br />

piangere sommessamente per gli strattoni “muori brutta vecchia,<br />

sta ferma”.<br />

259


La Jeja, terrorizzata, aveva iniziato a bagnarsi nel letto.<br />

Questo Cian proprio ad Antonio aveva chiesto un prestito per<br />

mettere una zona a tabacco, ma era inconfessabile per il<br />

compare che ogni soldo intascato passava in tasca al<strong>la</strong> moglie<br />

Elma.<br />

La partecipazione all’affare lo tentava, poteva coinvolgere<br />

Carminati, con un buon interesse s’intende.<br />

Tre giorni dopo, Antonio dipanò al mediatore un gran discorso,<br />

talmente preparato da sembrare già vecchio.<br />

Se smarriva il filo, si batteva <strong>la</strong> fronte, in ogni caso il segnale<br />

acceso del<strong>la</strong> cifra tagliata in mente gli concedeva un percorso<br />

differente.<br />

Carminati meditava che un essiccatoio, sotto determinate<br />

dimensioni, era certo perdita secca.<br />

“volevo chiederle, beh è roba grossa… 20.000 lire“<br />

“ma è un affare serio questo, Antonio, però, mi capirete, anch’io<br />

vorrei approfittarne… entro socio anch’io“<br />

Antonio ritardò a cogliere “bisogna chiedere, credo che si possa“<br />

“è da non perdere, una rendita sicura“ e illustrò guadagni e<br />

spese, Antonio col <strong>la</strong>bbro basso sorbì tutto come una lezione che<br />

avrebbe subito dimenticato.<br />

Carminati smaniava di incontrare Cian, Antonio preferiva di no,<br />

ma, non sapendo organizzarsi, al<strong>la</strong> fine lo condusse dal compare.<br />

Carminati sapeva dai racconti di Badoer che Cian Armido era già<br />

una vecchia conoscenza.<br />

Circa tre anni prima, si erano frequentati per affari.<br />

Cian, capace di appiattirsi e scivo<strong>la</strong>re unto in qualsiasi fessura,<br />

detestava il gastaldo del Conte perché poteva permettersi ogni<br />

cosa.<br />

Un pomeriggio Ettore era andato a casa sua. Legato il cavallo al<br />

portone, sentì come un guaito, continuo, monotono, gli parve<br />

provenisse da una finestra semi aperta. Ora si era fatto un<br />

pianto leggero, senza ribellione né speranza.<br />

La Jeja era a letto, una donna di spalle <strong>la</strong> colpiva con un<br />

canovaccio di canapa annodato, con metodo, perché si pisciava<br />

addosso per farle dispetto, perché non si <strong>la</strong>sciava pettinare mai.<br />

260


La vecchietta emetteva gridi ad ogni tonfo, raggomito<strong>la</strong>ta sul<strong>la</strong><br />

testiera in ferro.<br />

Ettore ritornò al suo calesse e sfilò dal supporto <strong>la</strong> frusta lunga,<br />

dal<strong>la</strong> finestra colpì <strong>la</strong> donna rigandole <strong>la</strong> fronte e <strong>la</strong> guancia.<br />

L’altra cacciò un grido e le volle del tempo per capire, si portò <strong>la</strong><br />

mano al collo e <strong>la</strong> ritirò bagnata, <strong>la</strong> pelle sferzata si era aperta e<br />

sanguinava.<br />

“<strong>la</strong>scia <strong>la</strong> Jeja, questa ti passa, <strong>la</strong> prossima ti rovino , ricordalo<br />

anche al Cian“<br />

Sul cancello si fermò, non si decideva se aspettare o no quel<strong>la</strong><br />

lumaca di Armido, a schiacciar<strong>la</strong> non avrebbe che gorgogliato.<br />

Come poteva farlo ragionare, quando lei ci dormiva a letto? Se<br />

ne andò <strong>la</strong>sciando al<strong>la</strong> Fausta dire il falso sull’accaduto.<br />

Al mercato del<strong>la</strong> Fossona lo incontrò quel sabato, andò incontro<br />

al<strong>la</strong> sua faccia cascante “ero venuto da te lunedì… non te l’hanno<br />

riferito?“ “era per <strong>la</strong> trebbia? penso” “<strong>la</strong> trebbia, sì”<br />

Dei tre giorni d’inferno passati e dei molti altri a venire, Cian non<br />

voleva par<strong>la</strong>re, aveva un segno di unghie sul collo malgrado il<br />

colletto alto.<br />

La mattina in cui Carminati e Martinoia arrivarono in cortile, <strong>la</strong><br />

Fausta che batteva lenzuo<strong>la</strong> sul<strong>la</strong> tavo<strong>la</strong> del<strong>la</strong> lisciva, si rifugiò<br />

svelta in casa.<br />

La Jeja sotto il portico era un segno a carbone quasi scomparso<br />

dal muro.<br />

Il Cian fumava in piedi, Antonio fece le presentazioni e Carminati<br />

si trovò a stringere un sanguinaccio molle consegnato senza<br />

volontà.<br />

Toccò ad Antonio descrivere l’affare, con un risultato ad ogni<br />

frase più misero. Carminati approvò e si congedò, con Antonio<br />

che teneva vivo l’interesse.<br />

Fu di ritorno il giorno dopo, mostrò bene il portafoglio “Antonio,<br />

di lei mi fido, niente cambiali, magari faremo due righe per i vivi<br />

e per i morti“ “ma scherziamo… neanche a dirlo ” “bene, i soldi io<br />

li do a lei, l’altro non lo conosco, tra noi ci sono ben altre<br />

confidenze in piedi“ “ah questo sì, certo“ “però prima viene<br />

dell’altro, che lei sa, o si risolve da uomini o tutto va a ramengo,<br />

per mostrare che mi fido, tenga 5000 lire, per il seguito…<br />

261


dobbiamo trovare una soluzione, adesso devo andare, al più<br />

presto parleremo da uomini… lei sa“<br />

Antonio restò un tempo incerto con <strong>la</strong> mano in aria.<br />

“siamo d’accordo, <strong>la</strong> soluzione si trova” nel portafoglio 5000 lire<br />

in banconote, non le aveva mai viste tutte assieme.<br />

Come di rego<strong>la</strong> Marco e Sergio erano tenuti lontani uno dall’altro<br />

nello stesso carcere. Potevano rimanere reclusi per tempi molto<br />

lunghi, senza ulteriore udienza di processo e senza vedere<br />

parenti fino al<strong>la</strong> fine dell’ulteriore inchiesta.<br />

La rabbia sorreggeva Sergio, essere privo di attese nei confronti<br />

degli altri lo rendeva meno vulnerabile.<br />

Aveva sentore che Badoer si stesse muovendo e pur con una<br />

paura generica di essere sacrificato a suo figlio, si diceva “no,<br />

Ettore non lo fa”.<br />

Marco era avvilito per <strong>la</strong> fiacchezza nell'agire avuta, forse non<br />

apparteneva al mondo dei forti. Inoltre era fiducioso nel<strong>la</strong><br />

magistratura, anche se a detta del padre era “leale come un tiro<br />

di dadi“.<br />

Per Ettore <strong>la</strong> giustizia non era di questo mondo, ma solo un<br />

argine molto basso all’ingiustizia, non certo a prova di frequenti<br />

piene. E <strong>la</strong> stanza che ospitava Marco, tornava più aderente al<strong>la</strong><br />

visione paterna.<br />

Impossibile fermare <strong>la</strong> mente in quell’umido vuoto, forzati a<br />

rivedersi tutto, tante volte. L’immagine di suo padre si spostava<br />

ancora, si erano da sempre par<strong>la</strong>ti poco e guardati molto, ma<br />

forse gli assomigliava, anche nei suoi contrari.<br />

Spesso aveva espresso idee, quando non vi era soluzione, perché<br />

è l’uomo che non ce l’ha, e tenersi Ettore contro gli serviva da<br />

sponda, pur convinto del<strong>la</strong> stessa inutilità ma spinto al<strong>la</strong> ricerca<br />

dai suoi pochi anni.<br />

Suo padre era abituato già al<strong>la</strong> penombra, lui ignorava il buio.<br />

Suo padre, non contemp<strong>la</strong>ndo <strong>la</strong> soluzione del dubbio, ci viveva<br />

dentro con tutto l’amaro, lui incaricava le regole di indicare<br />

direttive.<br />

Suo padre gli aveva fatto spazio, se ne accorgeva ora, da lì<br />

dentro.<br />

262


Marco si costringeva a distrarsi, l’unica immagine che lo<br />

sosteneva e lo piegava fino a torcerlo era Anna.<br />

I contadini in vil<strong>la</strong> ormai conoscevano il rito di Badoer, del suo<br />

serale cammino tra le mura non si accorgevano più. Ricordavano<br />

i pellegrinaggi del Conte al<strong>la</strong> torre colombaia, erano uomini presi<br />

identici dicevano.<br />

Percorreva i magazzini con <strong>la</strong> <strong>la</strong>mpada, per mettere in contatto<br />

travi e pietre di un vuoto smisurato da sembrare oppressivo.<br />

Una cattedrale con una fi<strong>la</strong> interminabile di piccole aperture<br />

inferriate.<br />

Il ragazzino lo aspettava come sempre fuori al buio, seduto sullo<br />

scanso del<strong>la</strong> colonna “Gaspare, sei capace di arrivare dagli<br />

Albrigo? Sai dove adesso vive l’Anna Valdemarca?”<br />

Ettore spiegò a quel ragazzo tutto nervi dove saltare <strong>la</strong> mura<br />

senza farsi beccare “se ti prendono, al massimo ti danno due<br />

ceffoni o un calcio, sapessi quanti ne ho scansati io, alcuni presi<br />

anche“<br />

Gaspare sorrise, Anna se <strong>la</strong> ricordava bene e là c’era già stato<br />

con i trasporti di suo padre. Ettore levò una lettera spiegazzata<br />

di tasca, <strong>la</strong> teneva pronta da tempo.<br />

La banconota che gli regalò, Gaspare dovette farse<strong>la</strong> leggere a<br />

casa.<br />

Il mattino dopo in un’ora era già là, davanti dov’era il brolo,<br />

<strong>la</strong> mura era bassa, salì sul pesco in osservazione.<br />

Anna passò dietro <strong>la</strong> finestra in cucina, Gaspare corse e <strong>la</strong><br />

chiamò mostrando <strong>la</strong> lettera. Talmente eccitato che neanche<br />

salutò, scomparve nel<strong>la</strong> siepe.<br />

Anna teneva <strong>la</strong> busta come se scottasse e non osava aprir<strong>la</strong>,<br />

troppe erano le parole che desiderava contenesse, per quanto<br />

povere e misere potevano aprirle dei varchi.<br />

Salendo le scale, <strong>la</strong> sorpresa si tramutò in timore quando<br />

immaginò un’altra rive<strong>la</strong>zione.<br />

Svolse il foglio con cura.<br />

“Cara Anna, permettimi di scriverti.<br />

Ho solo poche righe da poterti inviare, per schermarti dal<strong>la</strong> sorte.<br />

Scorda, leggendo, chi sono, ti parlo per Marco.<br />

263


Il tempo mi versa addosso tutti i miei anni insieme, tu e Marco<br />

mi sembrate ora l’unica vita che avrò, vi darei tutta quel<strong>la</strong> che mi<br />

rimane, se potessi, e quel<strong>la</strong> che ho passato.<br />

Marco non ha che te, solo l’avvocato lo può vedere e dice che<br />

esce da ogni discorso per chiedere tue notizie. Vuole ti si riferisca<br />

che non cede al<strong>la</strong> disperazione, perché in questa terra ci sei tu.<br />

Non prende nemmeno in considerazione le accuse, questo è<br />

grave. Ha bisogno di un segno tuo, per accettare di difendersi.<br />

Solo tuo.<br />

Marco e Sergio sono innocenti anche nei pensieri e pagano<br />

l’assurdo del<strong>la</strong> vita. Troveremo chi ha fatto quello che ora patisci,<br />

ora lo so con certezza.<br />

Nomino anche Sergio, altro, come mio figlio, innocente di tutto.<br />

Non è solo, su di lui conto come su Marco. Se potessi<br />

inginocchiarmi direi a tutti voi di chiamarli, non smettete di<br />

chiamarli, devono ritornare.<br />

Fammi avere se me lo concedi uno scritto, l’avvocato lo leggerà<br />

quando potrà incontrarli.<br />

Giriamo attorno ad un baratro con il suo segreto, ma <strong>la</strong> tua<br />

intuizione tieni<strong>la</strong> cara, non ti ha mentito, non credere al facile.<br />

Marco è con te, e tutto nell’amore si ricompone.<br />

Vi amo insieme.<br />

Ettore Badoer“<br />

Anna appoggiò <strong>la</strong> fronte al vetro del<strong>la</strong> finestra. Non ebbe un<br />

sorriso, ma il conforto che una carta scritta poteva giungere a<br />

Marco e sfiorò un foglio con le <strong>la</strong>bbra. Pianse come era giusto<br />

appoggiata a quel<strong>la</strong> trasparenza.<br />

Carminati concordò un incontro con <strong>la</strong> Società di Macinazione.<br />

Erano disposti al<strong>la</strong> fine ad acquistare il mulino e lo iutificio, non<br />

acquistavano <strong>la</strong> campagna con le case dell’argine.<br />

Il prezzo fu concordato subito. In ogni contratto si tirano in lungo<br />

le trattative con avanzate e retrocessioni, poi <strong>la</strong> fretta preme<br />

sulle conclusioni, l’oggetto acquistato lo si vuole in mano subito.<br />

Badoer appena terminato l’atto dal notaio, uscì con Carminati<br />

“non reggo più i notai” “non è colpa dei notai, dai Ettore anche<br />

questa è fatta” “lo so, ma sembra di arare un nido di ca<strong>la</strong>broni,<br />

264


tutto strappato coi denti, ci si mette anche quel pitocco di<br />

Anselmo Valdemarca…cosa spera di cavare con le sue quattro<br />

cartine?“ “come ti regoli con <strong>la</strong> caparra da restituire?” “dovrei<br />

dare i soldi ad Anselmo? Se ci mette le mani spariscono…vuole<br />

salirci proprio sul<strong>la</strong> carretta, eh? No, ho già versato tutto in un<br />

libretto intestato ad Anna, adesso è maggiorenne e deciderà per<br />

i suoi fratelli”<br />

“dai che un gran pezzo di strada è fatto Ettore, hai quasi tutta <strong>la</strong><br />

somma ormai“<br />

“dura da raddrizzare questa storia…più di così…uomini storti con<br />

troppe insufficienze, ti si consumano sotto le mani come ceri al<br />

vento“ “dai…è quasi finita, Ettore“<br />

“Adriano, qui mi tocca scegliere di perdere eppure ora lo vedo, <strong>la</strong><br />

partita era vinta al<strong>la</strong> prima mano, si è mai visto che uno debba<br />

barare contro se stesso?“<br />

“ma cosa dici che ormai ci siamo? lo abbiamo in trappo<strong>la</strong>, Ettore<br />

…finalmente ce l’hai”<br />

Badoer si girò a salutare il mulino, quel<strong>la</strong> grande macchina che<br />

da bambino ce<strong>la</strong>va solo avventure, mai si sognava di fare il<br />

mugnaio e nemmeno il gastaldo, gli piaceva solo da guardare,<br />

quel<strong>la</strong> giostra.<br />

Se partiva subito, aveva ancora il tempo di far visita a Giovanni.<br />

Nel<strong>la</strong> casa nuova tutti si erano sistemati, sembrava che fossero<br />

stati i sabbionari cognati ad aver<strong>la</strong> sempre voluta, “siamo sul<br />

nostro” era un ripresa ad ogni inizio di discorso.<br />

Carolina aveva sistemato Giovannino come dall’altra parte, in<br />

una stanza di sopra, iso<strong>la</strong>ta come Ettore aveva suggerito e <strong>la</strong><br />

prima volta che c’era entrato, l’aveva ricambiato di tutta <strong>la</strong> fatica<br />

con quel suo sguardo incantato.<br />

Salì <strong>la</strong> sca<strong>la</strong> non visto, iniziava a far notte. Sollevò il saltarello di<br />

legno e si tirò dietro <strong>la</strong> porta, una mano lo trattenne. Trasalì.<br />

Era solo Giovanni che lo invitava a scansare il suo disegno di<br />

scanarei sul pavimento.<br />

Era in giornata brutta, borbottava per conto proprio nel buio.<br />

Aveva cercato di seguirlo a volte, come a sporgersi in un pozzo.<br />

265


Quel<strong>la</strong> sera Ettore aveva preso a par<strong>la</strong>rgli seduto vicino al<strong>la</strong><br />

finestra che dava sotto il portico.<br />

“non ci sarà replica di questo spettacolo sai Giovanni, ci saranno<br />

uomini nuovi, gente più adatta, eh sì caro Giovannino“<br />

Giovanni dondo<strong>la</strong>va.<br />

“ci sono prezzi che non si contrattano“ poi ripeté impercettibile<br />

una paro<strong>la</strong>, quasi sil<strong>la</strong>bando<strong>la</strong> “non ero predestinato…l’ho attirata<br />

io“<br />

Era al buio, guardava quel<strong>la</strong> poca luce che restava, suo fratello<br />

era disteso sul letto, si stava addormentando di colpo come<br />

faceva lui “ciao, sogna anche per me“.<br />

Ettore stava <strong>la</strong>sciando <strong>la</strong> soffitta e vide che Carolina, sua sorel<strong>la</strong>,<br />

lo aspettava sotto <strong>la</strong> sca<strong>la</strong>. Dal trasloco, si era raddolcita ancora<br />

più di prima con lui, Adolfo storceva il naso geloso, ma <strong>la</strong>sciava<br />

correre.<br />

“Ciao Carolina, mi aspettavi?”<br />

“Ettore ho fatto un brutto sogno” “ah, tu con i sogni fin da<br />

picco<strong>la</strong> ti spaventavi anche a raccontarli, era <strong>la</strong> nonna che te li<br />

spiegava, ti ricordi?” “Ettore so che non ci credi” “i sogni sono<br />

come <strong>la</strong> musica, ci credi al<strong>la</strong> musica? dimmi, cos’è questo<br />

sogno?” “è brutto che mi fa paura” “sentiamolo” “prima c’era<br />

tanta acqua, poi è passata sull’argine una carretta con sopra una<br />

cassa da morto, vuota, si gira quello alle redini ed eri tu…morto,<br />

che ti portavi da solo” “anche da morto? mai che mi diano una<br />

mano, mi sposto anche <strong>la</strong> cassa da me, comunque bene se i<br />

sogni si leggono a rovescio” “e qual è il rovescio?” “mah, saperlo,<br />

ti ricordi che <strong>la</strong> nonna ci diceva che un morto porta un vivo,<br />

vedremo chi è ‘sto vivo” “Ettore, ho sempre avuto paura per te<br />

che non temevi niente, non va bene, cosa dobbiamo fare per<br />

te?” “dirmi un rosario” “non scherzare Ettore, porta disgrazia, e<br />

poi te lo diciamo già con mia sorel<strong>la</strong>” ”non parliamo di disgrazie,<br />

che vengono già da sole, sono solo sogni Carolina, ciao, buona<br />

notte”<br />

Da quel<strong>la</strong> settimana <strong>la</strong> banda avrebbe tenuto le prove in vil<strong>la</strong> al<strong>la</strong><br />

Tenuta, un’idea maturata da Ettore nelle sue visite al crepuscolo.<br />

266


Al prete, che smettessero di pretendere quattrini per suonare in<br />

quel<strong>la</strong> topaia, parve una liberazione. Non sapeva che farsene del<br />

vecchio teatro e i musicanti non erano certo i più devoti.<br />

Il maestro Bragadin, rassegnato a sostituire Ettore quando<br />

<strong>la</strong>vorava lontano, aveva fatto spostare gli armadi con le divise, i<br />

leggii e gli strumenti, mettere le catenelle a soffitto per rifare<br />

l’illuminazione e montare <strong>la</strong> pedana con due grosse stufe di <strong>la</strong>to.<br />

Due volte <strong>la</strong> settimana ora suonavano nei fondachi, ma quegli<br />

ottanta elementi che al teatro sembravano un gran gruppo, qui<br />

echeggiavano soli nel vuoto.<br />

Carminati sopportava <strong>la</strong> chiacchiera mai finita di Antonio che lo<br />

ragguagliava costantemente sugli acquisti di Armido Cian, senza<br />

nemmeno sapere che giorno fosse, strapar<strong>la</strong>va da ubriaco.<br />

Si era aperto ad allusioni, rive<strong>la</strong>ndo quel che Carminati voleva,<br />

perfino vantato a volte. Vari spezzoni si componevano in ordine,<br />

ma oltre al<strong>la</strong> sua paro<strong>la</strong>, le prove restavano ancora poche.<br />

La stessa aria soffocante prima del temporale estivo opprimeva<br />

casa Albrigo, Anna ed Eugenia avrebbero cacciato di casa tutti,<br />

zii compresi, per restare sole, non viste.<br />

Eugenia, intimidita da pensieri così nuovi per lei, si rivolse al<strong>la</strong><br />

sorel<strong>la</strong> sussurrando. Anna le aveva permesso di leggere <strong>la</strong> lettera<br />

di Badoer e Eugenia arrossiva per l’unico egoistico pensiero,<br />

voleva affidargli un biglietto anche per Sergio. Arrossì più forte,<br />

nominandolo.<br />

“sì, scrivigli se vuoi, non vanno confrontati, ma Sergio …è ancora<br />

più solo, se vuoi <strong>la</strong> facciamo assieme <strong>la</strong> tua lettera” “e Badoer?<br />

Cosa penserà?” “Badoer…Elisa mi ha detto che vorrebbe sposarlo<br />

ogni giorno…lui capirà”.<br />

Badoer fu convocato un pomeriggio dal Conte Lanfranco che<br />

voleva chiudere i conti.<br />

“Nalon? No, ha par<strong>la</strong>to troppo, prendiamo il notaio Bellomi, è<br />

giovane ma lo dicono bravo… e poi, Badoer, è solo una firma,<br />

chissà che serva a finire quest’opera… tragica, prepara tutto che<br />

firmo”<br />

267


Il Conte avrebbe sottoscritto direttamente l’atto di cessione del<strong>la</strong><br />

Tenuta a Badoer, senza utilizzare le procure.<br />

“<strong>la</strong>scia stare mio fratello Umberto, è un capriccio il suo, <strong>la</strong> bocca<br />

gli diventa sempre più grande in queste cose, ha già tutto, gli<br />

zuccherifici, i cementifici, anche l’officina vagoni al Casello è sua,<br />

non ti dico cos’altro, lui si comprerebbe anche l’inferno se fosse<br />

in vendita, ma purtroppo è gratuito”.<br />

Dopo una settimana da San Martino gli atti erano perfezionati e<br />

registrati, Badoer era intestato del<strong>la</strong> Tenuta e delle altre<br />

proprietà.<br />

“dimmi di Marco, aveva qualche anno di più, ma lo vedevo<br />

sempre con mio figlio… mio cognato è sicuro che Sergio in<br />

appello lo assolvono, manca il movente soprattutto… e poi <strong>la</strong><br />

vogliono chiudere così, appena quietate le acque, due anni e<br />

Sergio è fuori” “resti tra noi questo che le dico signor Conte, son<br />

fuori…presto, tutti e due mi sono figli, usciranno assieme”<br />

“Ettore…sei un uomo tu, basta disgrazie, non farmi pregare il<br />

padreterno che non mi ha mai ascoltato” “il padreterno ha altro<br />

da fare, dobbiamo arrangiarci” “Badoer, è come se mi sentissi<br />

parte in causa, facciamo dei passi, fermiamo quello che<br />

possiamo. Arrivederci Badoer, ciao caro, spero che queste firme<br />

ti portino bene” “Arrivederci, signor Conte”<br />

Di ritorno dagli essiccatoi del Fontego, Ettore passò da Carlo<br />

Dal<strong>la</strong> Pria a interrompere <strong>la</strong> sua solitudine molto apprezzata.<br />

Scolpiva un crocefisso, commissione che non accettava mai<br />

volentieri, ma si prendeva quel che veniva.<br />

Carlo gli dava <strong>la</strong> possibilità di spiegarsi a voce alta, pur se si<br />

impressionava sempre “Ieri mi sono intestato <strong>la</strong> Tenuta, il Conte<br />

spera mi porti bene. Sai Carlo, non so cosa ho fatto, non so cosa<br />

mi ha dato, a parte le disgrazie, pensieri deboli e confusi che<br />

fatico a seguirli, ma io non ho più tempo…chi resta farà… ormai<br />

le cose arrivano a combaciare”.<br />

“guarda, ogni colpo di scalpello mi anticipa un Cristo morto”.<br />

“Dai Carlo, finisci, che lo vorrei vedere finito“<br />

Carlo era ormai ai piedi, ma non ne era soddisfatto dei chiodi, coi<br />

chiodi le mani e i piedi non stavano bene. “eh Carlo, neanche lui<br />

sta su da solo, inchiodarlo bisogna”<br />

268


LA PROCESSIONE<br />

Era consuetudine, a ringraziamento per <strong>la</strong> fine del<strong>la</strong> peste del<br />

‘600, che tutte le parrocchie dei paesi intorno si recassero in<br />

pellegrinaggio al santuario sotto <strong>la</strong> collina, al<strong>la</strong> fonte benedetta.<br />

La più importante processione era quel<strong>la</strong> del suo paese, con <strong>la</strong><br />

banda che accompagnava.<br />

Pietro Bevi<strong>la</strong>cqua portava il pennone con lo stendardo. Veniva<br />

caricato, come si diceva, dopo essere stato bardato come un<br />

cavallo, con le cinghie a tracol<strong>la</strong> ed il bicchiere in cuoio e ferro e<br />

sosteneva <strong>la</strong> base dell’asta di sei metri, che sfiorava <strong>la</strong> terra.<br />

Quattro accompagnanti, guidati da un capo cordiere, tenevano in<br />

equilibrio il vessillo con le funi attaccate in cima, c’era da sperare<br />

che non soffiasse il vento, perché diventava un’impresa<br />

insostenibile e si doveva rinunciare. Il mal auspicio presagiva un<br />

anno di scarsi raccolti.<br />

Nessuno par<strong>la</strong>va con Pietro che già di suo aveva sempre diretto a<br />

motti, quell’anno il vessillo era ancora di più un confronto.<br />

La carretta, una costruzione in legno dorato di quasi venti<br />

quintali con <strong>la</strong> statua del<strong>la</strong> Madonna, era tolta dall’altare<br />

centrale, dove <strong>la</strong> si collocava durante l’anno.<br />

Trentadue uomini a turno <strong>la</strong> sostenevano a spalle, sei per<br />

ognuna delle quattro stanghe infi<strong>la</strong>te al<strong>la</strong> base e otto al cambio.<br />

Il trasporto spezzava i portatori, distruggeva le c<strong>la</strong>vicole, le<br />

braccia, le gambe, le schiene.<br />

Si partiva all’ordine del mazziere, ogni cinquecento metri<br />

avveniva un cambio in marcia, usciva l’uomo dietro e gli altri<br />

retrocedevano di un posto e si liberava il posto di testa. Era il<br />

momento critico, insieme con le curve. Bastava uno solo cedesse<br />

che <strong>la</strong> carretta cominciava ad ondeggiare e il peso maldistribuito<br />

gravava di <strong>la</strong>to, gli uomini del cambio tenevano i travi sempre<br />

pronti a sostener<strong>la</strong> nell’emergenza di dover<strong>la</strong> appoggiare a terra.<br />

All’ultimo momento gli uomini sfiancati e con il volto stravolto<br />

ur<strong>la</strong>vano ai travieri di appoggio “no, no, ce <strong>la</strong> facciamo“, a<br />

memoria lo smacco di fermare <strong>la</strong> carretta era toccato a pochi.<br />

Da anni a dirigere il trasporto del<strong>la</strong> carretta, chiamata “fabbrica”,<br />

era mansione di Amedeo Bevi<strong>la</strong>cqua.<br />

269


Ogni anno sceglieva gli uomini scartando parecchi aspiranti<br />

magari forti, ma a suo avviso non stabili da reggere il percorso.<br />

Restavano i più validi del paese e portare <strong>la</strong> carretta era un<br />

onore diventato conosciuto.<br />

Li vestivano da cappati, con l’abito lungo bianco, <strong>la</strong> mantel<strong>la</strong><br />

rossa e il cappuccio che <strong>la</strong>sciava scoperto solo il volto.<br />

Amedeo era tutto in rosso, gli spettava, oltre a dirigere, il<br />

forziere, il palo da infi<strong>la</strong>re al centro di traverso per riequilibrare il<br />

carico, quando una fi<strong>la</strong> cedeva, poteva succedere nell’ultimo<br />

tratto in salita davanti al santuario.<br />

Apriva <strong>la</strong> processione lo stendardo con Pietro, poi <strong>la</strong> banda che<br />

suonava marciando, altri stendardi e piccole statue delle<br />

congreghe, <strong>la</strong> carretta del<strong>la</strong> Madonna, dietro i preti, poi tutti i<br />

fedeli in processione.<br />

I portatori del<strong>la</strong> Madonna sudavano, schiacciati sotto il suo peso<br />

e con il sole che aumentava il tormento.<br />

La banda teneva una distanza di sicurezza, dato che quelli del<strong>la</strong><br />

fabbrica acceleravano in discesa a rasentare <strong>la</strong> caduta, poi per<br />

riprendersi quasi si fermavano cercando il ritmo.<br />

Badoer dirigeva da una specie di biga guidata da due uomini, che<br />

gli permetteva di stare rivolto ai suonatori.<br />

Lui lo chiamava il girello, sosteneva gli fosse stato tramandato da<br />

un lontano maestro paralitico. Era più il tempo che passava a<br />

terra, con stizza del prete per quel voluto disordine.<br />

Inoltre, come ogni anno, i brani scelti si dimostravano per Don<br />

Erminio troppo poco liturgici.<br />

I più vecchi del<strong>la</strong> sua banda si sforzavano di tenere il passo ed<br />

anche <strong>la</strong> battuta, contenendo le differenze di fiato con saltelli di<br />

ricomposizione. Seri di un dovere, nessuno di loro sarebbe mai<br />

mancato a quell’uscita.<br />

Ettore rimontò sul<strong>la</strong> biga per non far sentire inutili i trainanti.<br />

A cinquecento metri dal santuario iniziava una salita leggera, più<br />

ripida nell’ultimo tratto.<br />

La banda superava tutti e si collocava sul <strong>la</strong>to del sagrato a<br />

condurre lo sforzo degli uomini in quel tratto finale, quel giorno<br />

suonava <strong>la</strong> marcia dell’imperatore, il tamburo scandiva i passi<br />

del<strong>la</strong> fabbrica.<br />

270


Pietro iniziava a salire con lo stendardo fino al<strong>la</strong> gradinata, qui<br />

era costretto a sollevare il montante a colpi come a spiantarlo<br />

dal<strong>la</strong> terra. Gli uomini alle corde erano tesi ed il capo cordiere<br />

cadenzava il passo, cercando il consenso di Pietro.<br />

Anche <strong>la</strong> carretta iniziava <strong>la</strong> salita, con uomini freschi alle<br />

stanghe, i più piccoli di testa, i più alti in fondo, per pareggiare<br />

un poco l’inclinazione.<br />

I portatori avevano le vene del collo gonfie, rami d’edera<br />

disegnati sotto <strong>la</strong> pelle, il volto paonazzo. La fabbrica<br />

scricchio<strong>la</strong>va, ondeggiando nonostante il passo corto, e il rosario<br />

sul<strong>la</strong> mano del<strong>la</strong> statua sbatacchiava quasi a dare ordini.<br />

La musica seguiva il ritmo cadenzato del movimento, erano ai<br />

piedi del<strong>la</strong> scalinata, all’ordine gli uomini davanti diedero una<br />

spal<strong>la</strong>ta e si portarono le stanghe sull’incavo dell’avambraccio, i<br />

travieri tenevano pronti i pali di sostegno.<br />

Il peso si riequilibrava per l’ultima spinta del<strong>la</strong> scalinata, al<strong>la</strong><br />

voce di Amedeo <strong>la</strong> fabbrica si mosse di scatto<br />

Una marcia lenta batteva gli sforzi estremi sui gradini.<br />

Per un mese avrebbero avuto le braccia spezzate e le spalle<br />

piagate, <strong>la</strong> mano vio<strong>la</strong> schiacciata sul volto se <strong>la</strong> mordevano per<br />

resistere, <strong>la</strong> statua conquistava <strong>la</strong> piazzo<strong>la</strong> ignara di tanto sforzo<br />

dovutole.<br />

Ora dovevano disporsi uno interno ed uno esterno alle stanghe,<br />

<strong>la</strong> presa rasente il pavimento, per entrare dal portale del<strong>la</strong><br />

chiesa. La cuspide d’oro sfiorò il volto, <strong>la</strong> fabbrica era passata.<br />

Pietro scaricava lo stendardo vicino l’altare, <strong>la</strong> banda fuori<br />

suonava il Te Deum.<br />

La fol<strong>la</strong> entrò. La banda non era ammessa in chiesa, un<br />

ragazzino aveva l’ambito compito di entrare e uscire di corsa a<br />

comunicare le varie parti del rito che si sarebbe celebrato.<br />

Dopo <strong>la</strong> cerimonia tutti si disperdevano in collina a mangiare<br />

quello che si erano portati. I portantini pranzavano sul<strong>la</strong> piazza<br />

con <strong>la</strong> banda, preparandosi al<strong>la</strong> fatica duplicata del ritorno. Mogli<br />

e sorelle consegnavano cartocci caldi e fagotti e tornavano<br />

discoste.<br />

Nel pomeriggio si tornava al paese, con molte defezioni in genere<br />

maschili, dovute al vino e al sonno.<br />

271


LE TALPE<br />

Ettore si era arreso alle ragioni di quel<strong>la</strong> vil<strong>la</strong>; girava spesso le<br />

stanze e i magazzini gonfi di buio, in quel purgatorio del dubbio<br />

che attraversava.<br />

Ci entrava anche prima degli eventi, per via delle manutenzioni<br />

continue, ma ancora il pudore di occupare qualcosa d’altri non lo<br />

spingeva a girare liberamente ovunque, faceva solo di rado il<br />

giro del giardino.<br />

Davanti al<strong>la</strong> chiesetta già il padre del Conte aveva ricavato un<br />

tappeto erboso perfetto, rasato con cura e mondato dalle<br />

infestanti.<br />

Dei montarozzi di terra farinosa, davano al prato un’aria<br />

trascurata e lo colpirono come uno sfregio, non se n’erano mai<br />

viste a suo ricordo.<br />

Uscì al piccolo trotto, aveva tempo si diceva “ho più tempo che<br />

vita“, passò tutta <strong>la</strong> campagna fino all’argine dei Raghelli, dove<br />

andava a pesca da ragazzo, un posto estivo ricordato caldo e<br />

polveroso come allora.<br />

Da che costruirono, per <strong>la</strong> bonifica di molti anni prima, le chiuse<br />

nuove, i manufatti idraulici in disuso erano rimasti all’asciutto. Le<br />

vecchie porte di quei relitti erano ormai mezze interrate, con le<br />

cannelle che crescevano attorno.<br />

Una scarpata scendeva ripida, tagliata da un sentiero fino ad una<br />

porticina scura, <strong>la</strong> metà di un ingresso rego<strong>la</strong>re.<br />

In due stanze a volta, ricavate dal<strong>la</strong> vecchia botte idraulica<br />

abbandonata, abitava da sempre Beppi Topinara con <strong>la</strong> moglie.<br />

Era l’uomo che si chiamava quando si era infestati dalle talpe.<br />

Dal ponte di ferro, Ettore diede un chiamo. Dopo un certo tempo<br />

uscì Beppi, basso col naso sottile e gli occhietti strizzati, dietro<br />

c’era sua moglie, più picco<strong>la</strong> e pelosa in viso.<br />

Beppi al<strong>la</strong> vista di Badoer infossò di più <strong>la</strong> testa, chiedendo in<br />

cosa potesse servirlo.<br />

“Beppi per cosa vuoi che ti cerchi…ho le talpe che han fatto danni<br />

al giardino del<strong>la</strong> vil<strong>la</strong>, quando vieni?” “quando vuole lei signor<br />

Badoer, anche subito“ “non è che un giorno cambi niente per le<br />

talpe, quelle hanno tempo più di noi“ “ma vengo subito“ “dai,<br />

vieni“<br />

272


Già sua moglie ammucchiava gli attrezzi sul<strong>la</strong> porta, lui si mise in<br />

spal<strong>la</strong> un sacco e s’incamminò curvo “ma dove vai Beppi? sali<br />

che ti porto“ “non si disturbi, arrivo presto“ “devo fare <strong>la</strong> stessa<br />

strada, dai monta su“<br />

A cassetta si rincantucciò il più possibile lontano e timido rispose<br />

alle curiosità di Ettore sul<strong>la</strong> vita delle talpe.<br />

Le trappole lui le aveva modificate rispetto a quelle di suo padre,<br />

le sue cassette tonde di legno avevano due cappi in ferro alle<br />

estremità, nel cavo centrale metteva l’esca legata al filo sottile<br />

collegato a far saltare i cappi. Non bisognava però posizionarle<br />

nei percorsi <strong>la</strong>terali, aperti per sbaglio, dove <strong>la</strong> talpa non c’era<br />

mai. I cunicoli preferenziali Beppi li scovava con le mani, le talpe<br />

odiano i rumori del badile.<br />

Un’astina si sollevava fuori terra, quando <strong>la</strong> talpa era<br />

imprigionata. Le pelli essiccate si vendevano ancora bene ai<br />

cappel<strong>la</strong>i.<br />

Lo <strong>la</strong>sciò al suo <strong>la</strong>voro, ci era nato tagliato, mai insofferente dei<br />

lunghi appostamenti.<br />

L’indomani portò a Ettore, un grosso maschio, ma Ettore preferì<br />

evitarne <strong>la</strong> verifica.<br />

La femmina <strong>la</strong> catturò al<strong>la</strong> sera “si muovono con un loro senso,<br />

signor Badoer, chi scava dove vede <strong>la</strong> terra smossa sta fresco, le<br />

talpe fanno imbrogli apposta ” “Beppi, non hanno speranze con<br />

te, ma anche le talpe devono vivere, no?“ non rispose.<br />

Ettore approfittò per aprire <strong>la</strong> chiesetta e guardarsi <strong>la</strong> danza<br />

macabra sul<strong>la</strong> parete, mentre Beppi Topinara continuava <strong>la</strong> sua<br />

caccia nel mondo di sotto.<br />

Al<strong>la</strong> boaria di Rottanova, Ettore e Carminati stavano aspettando<br />

<strong>la</strong> nuova trebbia.<br />

Carminati voleva concludere “bisogna muoversi, non me l’ha<br />

detto chiaro, me l’ha fatto ben intendere però, mugugnando<br />

pezzi storti e convulsi usciti da quel cranio dannato. Ripete di<br />

avere una borsa di carte, come se dentro ci fossero tutte le sue<br />

salvezze”<br />

“guarda che quello è maligno” “Ettore, non era da solo a sparare,<br />

ma in due, lui e il Cian. Han pensato nel<strong>la</strong> loro brutta testa e ci<br />

273


hanno visto giusto che, nell’ultimo giro, dopo aver svuotato casa,<br />

Valdemarca si portava con sé le cose più importanti, ed era una<br />

valigia coi documenti e due borse, una coi soldi e una con i<br />

gioielli, se troviamo una delle tre che prove ci vogliono di più?”<br />

“hanno sparato tre colpi infatti, non due, uno dei Marcadel<strong>la</strong> lo<br />

diceva…e chi ha tempo di ricaricare una doppietta? ma l’altro<br />

testimone non era sicuro, devono aver sparato insieme, solo il<br />

Cian poteva tirare al<strong>la</strong> Carlotta…vive nel<strong>la</strong> merda dei suoi maiali,<br />

le donne le ha sempre odiate…<strong>la</strong> Elma da tempo lo ha<br />

allontanato da casa sua, non lo può vedere”<br />

“ma lo sapevi, allora?” “una parte. Non sapevo delle borse coi<br />

documenti, anche se <strong>la</strong> Anna l’ha detto che non si trovavano”<br />

Carminati si era acceso un toscano, i cavalli trainavano in corte<br />

<strong>la</strong> grossa macchina.<br />

“Ettore, andiamo là coi Bevi<strong>la</strong>cqua, in quattro, no meglio sei,<br />

perché c’è anche l’aiutante bovaro da tenere…all’alba…no, di<br />

notte, <strong>la</strong> casa è iso<strong>la</strong>ta, non sente nessuno…gli pianto <strong>la</strong><br />

doppietta nuova sulle balle, me <strong>la</strong> dà subito <strong>la</strong> borsa, non sai<br />

cosa ho mandato giù in questi mesi con lui” “sì, Giulio, andiamo”<br />

“no, Ettore, <strong>la</strong> dirigo io, non voglio altri morti, tu non vieni…si<br />

spara alle caviglie, anzi sparo solo io…soti, ma non morti” “ come<br />

non vengo?” “tu me li ammazzi tutti…per prendere una borsa mi<br />

bastano i fratelli di Pietro, neanche lui voglio”.<br />

Ettore quel<strong>la</strong> mattina fermò il calesse davanti al<strong>la</strong> chiesa, scese<br />

col cappello in mano. Usciva portata a spalle <strong>la</strong> bara bianca del<br />

figlio degli Arzenton, Valeriano, un ragazzo di 14 anni. Era<br />

annegato alle cave.<br />

Arzenton, il bottaio, aveva <strong>la</strong> bottega in paese. Si era sposato<br />

tardi con una vedova senza figli, un legame dolce li<br />

accompagnava fin da piccoli, questo figlio era venuto “per grazia<br />

di Dio”.<br />

Che verità ci fosse in questa vita strappata, lo sentiva nelle<br />

parole vuote di Don Erminio sui disegni insondabili che <strong>la</strong><br />

provvidenza dispone al meglio. Bene, si facesse qualche volta gli<br />

affari suoi Dio invece che quelli di Valeriano, come se non<br />

274


pagassimo già abbastanza al caso, ci manca anche questo darsi<br />

da fare.<br />

La bara appoggiata sul<strong>la</strong> carretta coi drappi neri e il gruppo<br />

umano dietro sembrava un trapasso collettivo. Era feroce <strong>la</strong> vita<br />

con gli Arzenton, le donne piangevano, gli uomini duri e sbarrati,<br />

come sempre battuti.<br />

Valeriano stava con suo padre sulle grandi botti per imparare il<br />

mestiere, una volta ci era caduto dentro, un mancamento, disse<br />

suo padre. Ettore l’aveva ripreso ma<strong>la</strong>mente “Vuoi che ti muoia<br />

asfissiato, i vapori l’hanno stordito” si era preoccupato davanti a<br />

quel ragazzino pallido che non si riprendeva.<br />

Abbassò lo sguardo al passaggio del funerale e se lo ripetè<br />

“hanno bisogno di me, tempo al tempo”<br />

La gente lo guardava, ne aveva fatto l’abitudine.<br />

“Sei andato avanti tu, Valeriano, prima di sfinirti nel<strong>la</strong> vita, verrò<br />

a trovarti al cimitero”<br />

Senza accorgersi aveva avviato il cavallo in direzione opposta.<br />

L’EREMO<br />

La più grande fiera del<strong>la</strong> provincia durava una settimana, il paese<br />

si tramutava in un mercato di macchine agricole, arnesi da<br />

artigiano, selleria, carrozze e tutto quello che in campagna si può<br />

comprare. C’era anche <strong>la</strong> sagra con <strong>la</strong> cuccagna, gli ambu<strong>la</strong>nti e<br />

il circo. Arrivavano tutti, anche da posti re<strong>la</strong>tivamente lontani.<br />

Ettore non partecipava a queste adunate, abituato a muoversi<br />

non ci trovava niente di nuovo. Ogni anno poi gli esiti erano gli<br />

stessi, borseggiatori di tasche, incantatori di figlie e deviatori di<br />

mogli, liti e zuffe ai giochi delle tre carte e del<strong>la</strong> pallina sotto i<br />

bussolotti.<br />

La settimana dopo c’era <strong>la</strong> solita reprimenda del prete per le<br />

ragazze che erano andate a bal<strong>la</strong>re sotto il tendone e forse era<br />

corsa qualche carezza losca.<br />

Parte del bosco del<strong>la</strong> Tenuta confinava con il convento sul Monte,<br />

Ettore era amico del priore, Padre Lorenzo. Quasi ogni anno, i<br />

dieci giorni di sagra, lui li trascorreva con gli eremiti.<br />

Varcata <strong>la</strong> soglia come postu<strong>la</strong>nte, si entrava nel silenzio<br />

assoluto, nessuna paro<strong>la</strong> doveva più essere pronunciata se non<br />

per preghiera.<br />

275


Come ogni altro fratello si sottoponeva al<strong>la</strong> rego<strong>la</strong> ormai<br />

conosciuta, vestiva da monaco, si sottoponeva al<strong>la</strong> penitenza,<br />

partecipava al capitolo, dove non aveva diritto di paro<strong>la</strong>.<br />

Era una grande concessione di Padre Lorenzo.<br />

Il priore quell’anno gli impose di dimenticare tutto quello che<br />

stava fuori, sospendere ogni domanda nel completo silenzio<br />

interiore, non solo vocale e Ettore si sottopose di buon animo a<br />

tal disposizione.<br />

Il silenzio d’un tratto spegneva <strong>la</strong> durata delle cose. Lo sottraeva<br />

anche a se stesso. La più rigida delle regole eremitiche<br />

sospendeva i supplizi del caos, per portarlo all’ordine dei precetti.<br />

Era nel<strong>la</strong> pace.<br />

Finito il <strong>la</strong>voro comandato, passava il tempo nel<strong>la</strong> biblioteca o<br />

nel<strong>la</strong> cel<strong>la</strong>, in letture di meditazione con Padre Lorenzo.<br />

La sera il ritiro era alle otto, <strong>la</strong> prima orazione alle undici, <strong>la</strong><br />

seconda alle due di notte, <strong>la</strong> terza alle cinque del mattino,<br />

quando ogni monaco si levava per <strong>la</strong> giornata.<br />

Questo dividere il sonno in tratti brevi e insufficienti, quasi un<br />

vegliare continuo, incideva sui pensieri rendendoli lucidi.<br />

Nel sonno interrotto si spezzavano legami, si formavano altre<br />

re<strong>la</strong>zioni.<br />

Quell’anno pianse disteso sul pavimento del<strong>la</strong> cel<strong>la</strong>, le braccia<br />

<strong>la</strong>rghe ad abbracciare Marco, Sergio, per primi e poi tutti coloro<br />

ai quali aveva portato offesa, erano una lunga fi<strong>la</strong> che passava si<br />

fermava ed ascoltava <strong>la</strong> sua richiesta di perdono. Sprofondò in<br />

quel pavimento, arretrava nel buio.<br />

Aveva recitato come ogni uomo sul<strong>la</strong> terra, rifinendo i tre volti,<br />

che si scambiano dentro di noi ed escono attori sul palcoscenico<br />

del mondo, con <strong>la</strong> cura dell’orgoglio e confermandoli con<br />

l’arroganza.<br />

Aveva finto di dipendere dal dovere fare; <strong>la</strong> sua necessità non<br />

era diversa da chi ammutolisce <strong>la</strong> coscienza, perché non può fare<br />

altro.<br />

Aveva mentito, accettando quel comportamento come l’unica<br />

possibilità di esistenza. La superbia lo aveva agito.<br />

Sera dopo sera tutti imposero <strong>la</strong> loro penitenza, l’accettò con <strong>la</strong><br />

sottomissione dovuta e con l’obbligo del<strong>la</strong> letizia.<br />

276


Erano già vo<strong>la</strong>ti i giorni del perdono, nel<strong>la</strong> foresteria si tolse <strong>la</strong><br />

veste che lo proteggeva, <strong>la</strong> guardò distesa sull’asse e si rivestì<br />

dei suoi abiti, aveva avuto il suo giudizio e poteva tornare nel<br />

mondo. Ora non temeva più ciò che lo aspettava, era andato<br />

avanti nel chiarore.<br />

Scese a piedi dal<strong>la</strong> sommità del<strong>la</strong> collina, il bosco di castagni<br />

seco<strong>la</strong>ri finiva dove cominciavano i terreni ora suoi, un paio d’ore<br />

di cammino.<br />

Appena sotto evitò di passare vicino ai Marcadel<strong>la</strong>, l’avrebbero<br />

invitato in corte. Prese il piccolo argine fino al<strong>la</strong> roggia del<br />

Borghetto.<br />

C’era Gabriele, seduto al freddo sull’argine a guardare <strong>la</strong><br />

canaletta. Ci aveva <strong>la</strong> mania dell’acqua, non resisteva fino a<br />

camminarci dentro.<br />

Non aveva il cervello sano, è nato così, dicevano i suoi. Aveva<br />

una grossa bruciatura sul<strong>la</strong> gamba per via di una pento<strong>la</strong> d’acqua<br />

bollente, da piccolo. Estate e inverno, andava di casa in casa, si<br />

sedeva sulle ghiere dei pozzi fissando il fondo, tirava le catene<br />

sul<strong>la</strong> carruco<strong>la</strong> e il secchio sbatteva addosso alle pareti “è<br />

Gabriele, va fuori che non cada di sotto”.<br />

Non era mai caduto giù. Specialmente d’estate lo vedevi<br />

camminare sul fondo dei rialtelli, si faceva chilometri con l’acqua<br />

fino al<strong>la</strong> cintura.<br />

Sotto il ponte del<strong>la</strong> ferrovia per poco non finiva affogato, dei<br />

ragazzi l’avevano salvato ma lui ne pareva disinteressato. Un<br />

inverno per poco non si assiderava, rotto il ghiaccio di un fosso,<br />

si era seduto là fermo.<br />

Non salutava mai e non par<strong>la</strong>va, se era di buon umore ti indicava<br />

l’acqua più vicina, senza guardarti.<br />

L’attenzione del ragazzo fu attratta da un mulinello, dove<br />

finivano pagliuzze e fili d’erba “Gabriele, cosa c’è là?”<br />

Successe quello che non si aspettava, perché Gabriele rispose<br />

“niente, acqua che gira” e ritrasse <strong>la</strong> mano.<br />

“non buttarti dentro oggi, è troppo freddo”.<br />

La domenica dopo <strong>la</strong> sagra, per chiudere le festività, <strong>la</strong> banda<br />

suonava davanti al municipio e nessuno dei musicanti mancava<br />

277


anche a questa ambita occasione, le divise rassettate, gli ottoni<br />

lucidati, i c<strong>la</strong>rini oliati, perfino una pelle nuova al tamburo.<br />

Il maestro Silvano Bragadin insegnava agli allievi, in due locali<br />

freddi anche in piena estate, dietro le elementari.<br />

Quando erano pronti passavano in banda sotto <strong>la</strong> direzione di<br />

Badoer e i nuovi addetti ai fiati gli furono subito presentati, con<br />

fare un po’ troppo servizievole, il maestro perdeva confidenza e<br />

si intimoriva a non vedere <strong>la</strong> sua guida per giorni.<br />

“sto bene, grazie maestro, ho passato il tempo a recitare<br />

cantando” “come?” “niente, come sono andati questa<br />

settimana?” “abbiamo fatto tre prove, come sempre sono scarsi<br />

gli accompagnamenti” “invece i solisti fanno le giravolte” “ah<br />

signor Badoer, come sempre, come sempre” “perfetto”<br />

Il giorno dopo dai Bevi<strong>la</strong>cqua Ettore spiegò l’indispensabile. Si<br />

sarebbero mossi nei prossimi giorni, dovevano essere pronti, lui<br />

aspettava un segnale da un amico per una spedizione, all’ultimo<br />

momento avrebbe detto chi e dove. “Dammelo Badoer,<br />

dammelo, chi è?, dammelo dio”<br />

Pietro aveva le braccia aperte e si stava inginocchiando, per farlo<br />

smettere dovette minacciarlo di <strong>la</strong>sciargli a casa anche i fratelli.<br />

Non si p<strong>la</strong>cava, “non puoi venire Pietro, guardami, nemmeno io<br />

posso andare, non possiamo noi due, siamo solo intrighi”<br />

“perché, perché?”<br />

“Pietro, stai fermo, ad ammazzarli c’è sempre tempo, ora ci<br />

servono vivi e con le carte. I tuoi fratelli coi figli più grandi e un<br />

mio amico…lo troveranno là…tutti con <strong>la</strong> doppietta, due<br />

cartuccere, vi muoverete a piedi, niente birocci di notte, tu segui<br />

da distante come ti ho detto o rovini tutto, dopo vi mando a<br />

prendere io. Prima prendiamo… eccoti i nomi, ma non li hai mai<br />

sentiti?…Cian, poi Martinoia. Partirete dal<strong>la</strong> vil<strong>la</strong>, dopo le prove di<br />

musica”.<br />

Vennero anche i figli e si parlò a lungo, al<strong>la</strong> fine non ci fu niente<br />

da fare, bisognava prendersi Pietro nel<strong>la</strong> battuta. Badoer accettò.<br />

Arrivò anche Carminati e rimase a dormire dai Bevi<strong>la</strong>cqua<br />

qualche sera, per restare in zona.<br />

Passava delle strane giornate con Pietro, tra <strong>la</strong> cantina, <strong>la</strong> stal<strong>la</strong><br />

e qualche ora vicino al camino con le carte.<br />

278


A mezzodì ci si trovava a pranzo, sul<strong>la</strong> tavo<strong>la</strong> grande, i fratelli e i<br />

figli, Amedeo con Giuseppe e Rino con Tommaso. Una coralità<br />

insolita per il mediatore.<br />

Le donne sapevano qualcosa e sentivano tutto, ma nessuna si<br />

sognava di fiatare, <strong>la</strong> vecchia Gina aveva sentenziato con le<br />

nuore “cose da uomini, neanche nominare”.<br />

Si sforzavano che i piatti fossero sempre ben curati, tutti<br />

mangiavano con poche parole volte al cibo e al tempo.<br />

Una sera gli uomini uscirono insieme nel<strong>la</strong> rimessa coperta dei<br />

carri “sono 15 chilometri da fare andiamo con due calessi in<br />

quattro e due a cavallo fino al ponte del<strong>la</strong> Creol<strong>la</strong>, quando<br />

arriviamo sarà buio, <strong>la</strong>sciamo i calessi dal maniscalco con<br />

Angelo, con il piccolo, è sveglio quello” “ma Adriano, se ci<br />

chiedono cosa facciamo? se qualcuno domanda?” “parlo io, e gli<br />

dico che chi non vede non teme, il maniscalco non farà domande<br />

e noi ci disperderemo, se ne succedono altre, saremo ognuno da<br />

solo e si va a una festa dai Conti Fassa”<br />

“chi viene con te?” “i fratelli con me, Giuseppe e Tommaso, voi a<br />

cavallo andate avanti dal Cian, <strong>la</strong>sciate i cavalli al<strong>la</strong> botte sotto il<br />

ponte e, passando per dove abbiamo visto, arrivate al<strong>la</strong> casa e<br />

aspettate che veniamo noi, tenete<strong>la</strong> d’occhio e basta, niente<br />

mosse, d’accordo?” “già detto”<br />

“ripetiamo, finito dal Cian, voi due lo legate con <strong>la</strong> rete e lo<br />

portate al<strong>la</strong> carretta, verrà con noi in corte da Antonio. Vado<br />

avanti io, busso da solo, come mi ha visto e mi ha aperto, entro,<br />

aspettate che chiuda <strong>la</strong> porta ed entrate che ve <strong>la</strong> apro io, si<br />

ficca per primo Amedeo e mi dà il fucile, tu Pietro entri per<br />

ultimo, sparo solo io, se si deve, è chiaro?” “è tutta <strong>la</strong> mattina<br />

che me lo ripeti” “Pietro, è che tu li vuoi copare, mi servono vivi”<br />

“vivi o morti, non sono le borse che decidono?”<br />

“le borse ed una valigia saranno da Antonio, ma è possibile siano<br />

anche dal Cian, o divise, cerchiamo da uno e dall’altro”<br />

Partirono distanziati di un chilometro, un’ora prima del tramonto,<br />

per <strong>la</strong> strada non avvenne nul<strong>la</strong> di inatteso.<br />

C’era una nebbia di quelle che i contadini dicono che si taglia, era<br />

tutto invisibile in quel buio, nessun lume poteva essere acceso e<br />

279


comunque a nul<strong>la</strong> poteva servire. Avevano convenuto i fischi per<br />

chiamarsi e rispondere.<br />

Al<strong>la</strong> corte del maniscalco era tutto nero, aveva già chiuso da<br />

tempo l’officina, <strong>la</strong> sua casa era appena dietro, ma nessuno<br />

apparve.<br />

Carminati era fermo vicino ad una stanga del calesse “sentite?<br />

ruote sui sassi” “dev’essere una carretta o qualcosa” “a quest’ora<br />

con questa nebbia?” “non si vede niente, è passata, andiamo, è<br />

ora”<br />

Angelo restò dentro un calesse sotto una coperta, gli altri<br />

distanziati presero il viottolo basso.<br />

Ai pioppi grandi, tre cipressine perse nel<strong>la</strong> nebbia, intesero un<br />

trillo, c’erano Giuseppe e Tommaso, i due andati avanti con i<br />

cavalli “nuove?” “niente, noi andiamo al<strong>la</strong> botte a legare i cavalli”<br />

“si, da adesso testa a posto, niente ardimenti” “d’accordo, a<br />

dopo”<br />

Si divisero dentro il nero di cotone. I quattro scesero dall’argine,<br />

camminavano sull’unghia, un giro obbligato per evitare una casa<br />

piena di cani. Per arrivare dal Cian costeggiarono un viottolo<br />

dismesso, diventato negli anni una striscia di bosco.<br />

Tommaso e Giuseppe avevano già legato da tempo i cavalli sotto<br />

<strong>la</strong> volta del ponte.<br />

Un pigolio da animale notturno, rispose un fischio breve “dove<br />

eravate in tutto questo tempo?” “a bestemmiare tutti i santi,<br />

cosa succede?” “<strong>la</strong> casa è illuminata” “lo vedo e allora?” “il Cian<br />

sta preparando il calesse, è già passato su e giù due volte” “si va<br />

come d’accordo”.<br />

I due giovani corsero in cortile, i cani si abbaiavano ciechi nel<br />

vapore, <strong>la</strong> porta si aprì di botto, uscì il Cian con il fucile in mano<br />

e un cane al fianco. Tommaso si tolse <strong>la</strong> ronco<strong>la</strong> da dietro <strong>la</strong><br />

schiena e <strong>la</strong> roteò, il cane aveva <strong>la</strong> testa aperta sotto, quasi<br />

staccata dal collo, il Cian sparò, il colpo prese il tabarro di<br />

Giuseppe, due spari partirono e il Cian preso alle gambe crollò a<br />

terra. Era uscita <strong>la</strong> Fausta, ulu<strong>la</strong>va come una cagna, Pietro le<br />

puntò <strong>la</strong> canna in bocca “taci o ti faccio tacere, taci” con una<br />

mano <strong>la</strong> prese per il collo e <strong>la</strong> torse per terra. La imbavagliarono<br />

e <strong>la</strong> legarono con le reti che avevano portato. Poi legarono le<br />

280


mani dietro al<strong>la</strong> testa al Cian, con <strong>la</strong> corda che finiva attorno al<br />

collo.<br />

“Cian, il prossimo colpo te lo sparo nelle budel<strong>la</strong>, sì sono io,<br />

guardami bene, sono Carminati, dimmi dove sono le borse che<br />

avete preso a Valdemarca” “non ho tolto niente io” “Cian se le<br />

hai tu o Antonio poco importa, dimmi dove sono, buttiamo fuori<br />

tutto, se ci sono le trovo e dopo do fuoco al<strong>la</strong> casa, dimmelo che<br />

non mi fai perdere altro tempo, non sei mona, sai che lo faccio”<br />

“brusa tutto, qua non trovi niente”.<br />

Pietro aveva preso un pezzo di bastone con un cappio di corda,<br />

stracciò i pantaloni, gli legò il cazzo ed in un nul<strong>la</strong> il bastone<br />

girava “sono svelto a castrare” “no, no, bestie, no” “tra poco non<br />

canti più da gallo” “no, no ho solo <strong>la</strong> valigia sotto <strong>la</strong> specchiera in<br />

camera, basta mi cavi i coglioni” “sta certo che sì” “aspetta<br />

Pietro, aspetta a girare dopo, se dice ancora bugie”<br />

Tommaso, che aveva portato fuori le <strong>la</strong>mpade, salì di sopra con<br />

Giuseppe e tornò con una valigia di pelle. Era piena di<br />

documenti.<br />

“dove sono i soldi e le gioie?” “giro?” “noo, sono da…basta dio,<br />

copeme allora, sono da Antonio, le ha tenute lui” “Cian, tanto ti<br />

porto con me e ho tutto il tempo, posso farti andar via con le<br />

scarpe sui ginocchi, i piedi non li userai più, scegli perché adesso<br />

andiamo da Antonio e, se non le trovo, castrarti ti castro, poi<br />

vedo se giratelo finché ti esce dagli occhi quel poco cervello che<br />

hai” “vi dico che le ha Antonio dio, le ha lui, le ha lui”<br />

“guardate che non mi muoia dissanguato, legalo con <strong>la</strong> rete,<br />

prendete un palo e portatelo ai cavalli, uno sta là, l’altro viene da<br />

Antonio, andiamo” “aspetta, aspetta, se mi <strong>la</strong>sci andare ti dico<br />

una cosa importante, sì, sì, importante” “cosa?”<br />

PROVA DI MUSICA<br />

Quel<strong>la</strong> sera c’era l’ultima prova, di brani Ettore ne faceva provare<br />

diversi, per riservarsi di escludere i peggio eseguiti, il più<br />

scorrevole diventava il pezzo finale.<br />

Una parte di lui stava ancora all’eremo, si vedeva sul pavimento<br />

del<strong>la</strong> cel<strong>la</strong> ad abbracciare i mattoni, il suo giudizio l’aveva scosso.<br />

281


Tornando al<strong>la</strong> vil<strong>la</strong>, si ricordò il tremito del<strong>la</strong> terra quando i buoi<br />

avevano tirato giù il colonnato, solo ora si confessava <strong>la</strong><br />

commozione, subito dispersa per impartire il ritmo ai demolitori.<br />

Cosa sarà questo posto senza di me? Domanda sterile, da<br />

eludere con il fare. Altra terra tremava ancora, altri pi<strong>la</strong>stri<br />

cadevano.<br />

Abbandonarsi, consegnarsi.<br />

Arrivavano tutti dal freddo del<strong>la</strong> sera, salivano di sopra e<br />

iniziavano ad accordare gli strumenti. Le due stufe stemperavano<br />

appena l’aria, il fiato si condensava dalle bocche. Nel grande<br />

magazzino le postazioni si distribuivano come un’orchestra, non<br />

più sparpagliate come nel vecchio teatro.<br />

Tutte le <strong>la</strong>mpade erano state accese tra i leggii e le sedie, di<br />

fronte al<strong>la</strong> pedana.<br />

Quel<strong>la</strong> sera non ci fu bisogno di imporre il silenzio, Ettore lo<br />

imputò al<strong>la</strong> temperatura, “incominciamo”.<br />

La marcia dell’incoronazione, pezzo preferito da tutti, si<br />

ricomponeva da un ordine disperso.<br />

Nonostante il dialetto del<strong>la</strong> loro musica, alcuni suonavano confusi<br />

di una tale riuscita, altri si concedevano orgogliosi un sottile<br />

commento.<br />

La bacchetta sul leggio li condusse al<strong>la</strong> terza ripetizione e ne uscì<br />

un insieme “le pause, volete capire che non si suonano?”<br />

Quel luogo di <strong>la</strong>voro perdeva tutto il suo peso di fatica e fondeva<br />

<strong>la</strong> musica, non esperta, ma brava. Stavano suonando tutti,<br />

quello che riuscivano a suonare Badoer lo sentiva grande.<br />

“tutta di seguito, dando fiato”<br />

”scorre, va, mi sembra che vada, vero?” “sì Bragadin, vedrete<br />

che <strong>la</strong> facciamo andare del tutto”<br />

Ettore non immaginava un posto migliore, per suonare <strong>la</strong> sua<br />

sera.<br />

Provarono il finale, scorreva naturale, ognuno era ormai<br />

dimentico degli inciampi musicali, incantato dal crescendo.<br />

Ettore sminuì “non avete stonato granché stasera” ma stavolta<br />

risero con lui “ci siamo solo scaldati, maestro”<br />

282


L’aria del<strong>la</strong> vil<strong>la</strong> continuava a rispondere, quando gli uomini<br />

sciamarono giù dal<strong>la</strong> sca<strong>la</strong> in silenzio, da soli o a gruppi si<br />

salutarono nel buio con frasi allegre.<br />

“Bragadin, vai pure, qui chiudo io” “vado?“ “vai che è tardi,<br />

metteremo a posto un’altra volta” ”a domani…altre prove?” “altre<br />

prove, maestro”.<br />

Ettore passò a spegnere tutte le <strong>la</strong>nterne fisse al<strong>la</strong> parete “ecco il<br />

silenzio che aspettavo, se mi venissi a prendere adesso…dai,<br />

vieni ora e che sia finita“.<br />

L’oscurità irruppe tra le travi impregnate, che cantavano ancora<br />

“bello, ne valeva <strong>la</strong> pena stasera“ un po’ di musica era restata là,<br />

a galleggiare dietro di lui.<br />

Non aveva avuto misericordia, lo vedeva chiaro, ogni sua scelta<br />

era diventata un verdetto “é stato tutto un esercizio questa vita,<br />

chissà che pezzo è venuto fuori”.<br />

Percorse il portico, dove le mezze colonne di mattoni sporgevano<br />

dal muro sul<strong>la</strong> parete di fondo. Teneva il piccolo lume a petrolio<br />

basso, quel tanto che bastasse al<strong>la</strong> porzione di pavimento coi<br />

suoi passi.<br />

Il balzo improvviso lo sorprese impreparato, come avesse<br />

dimenticato che quel<strong>la</strong> sera doveva essere e non lo riguardasse<br />

più. Un breve <strong>la</strong>mpo di angoscia.<br />

Antonio Martinoia uscì dall’angolo dov’era appostato, Ettore gli<br />

era incontro “ah, sei qua… cosa vuoi fare ancora?”<br />

Aveva il fucile in mano.<br />

“allora, come con Valdemarca?“<br />

Un colpo di fucile, poi un altro da dietro; Carminati che ur<strong>la</strong>va<br />

“fermo, fermo”.<br />

Antonio era a terra con i piedi in una posizione strana, Carminati<br />

l’aveva sparato alle gambe ed ora gli puntava il fucile sul<strong>la</strong><br />

pancia.<br />

Dal<strong>la</strong> porta carraia entrava Pietro Bevi<strong>la</strong>cqua, vociava, correndo<br />

come un toro gli fu sopra.<br />

Pietro sata sferrò a Martinoia un colpo al collo, le ossa<br />

scricchio<strong>la</strong>rono “non ucciderlo, Pietro, non ucciderlo, non<br />

servirebbe più“ Pietro si frenò e mollò <strong>la</strong> testa, buttando<strong>la</strong><br />

dall’altro <strong>la</strong>to “<strong>la</strong>scialo vivo, Pietro”<br />

283


Perso il fucile nel<strong>la</strong> caduta, Antonio stringeva convulso un<br />

coltello, estratto come se non avesse i due addosso. Pietro gli<br />

girò il polso per cavarglielo, poi gli torse il braccio dietro <strong>la</strong><br />

schiena e glielo spezzò “basta Pietro, no coparlo, no”<br />

Lo <strong>la</strong>sciò a terra, era un mucchio di stracci, che cercava ancora di<br />

tirare colpi a scatti.<br />

Ettore era colpito al ventre e al fianco, fuci<strong>la</strong>ta mortale a quel<strong>la</strong><br />

distanza breve.<br />

Carminati gridò di venire ai contadini del<strong>la</strong> corte.<br />

Lui respirava a scatti, cosciente, si teneva le mani premute<br />

“ho <strong>la</strong> pancia aperta, Adriano, niente da fare” “Ettore… Antonio<br />

era già…non lo abbiamo visto…”<br />

”col Cian…sarebbe venuto…che si era fatto frustare <strong>la</strong> donna,…è<br />

venuto Antonio da solo invece”<br />

“perché ti sei mosso? cosa hai fatto? non era così Ettore…non era<br />

questo l’accordo…Antonio era partito prima che arrivassimo, poi<br />

l’Elma ci ha detto che era dal Cian, impossibile ché ci eravamo<br />

appena stati e siamo corsi qua…avevano scelto <strong>la</strong> stessa sera,<br />

dio santo”<br />

“Adriano…<strong>la</strong>scia stare…ha tutto l’avvocato Galderisi…è tutto<br />

scritto…di’ a Marco che non rinunci, che non venda al<br />

banchiere…di’ alle donne che è andata così…così doveva andare,<br />

per questa terra che mi ha preso l’anima…non avrei voluto, no…”<br />

Ranto<strong>la</strong>va in mezzo al sangue “Elisa…Elisa cara…ciao”<br />

Erano arrivate tutte le persone del<strong>la</strong> corte, gli uomini non<br />

sapevano cosa fare.<br />

Qualcuno di loro aveva acceso di nuovo le <strong>la</strong>mpade del<strong>la</strong> sa<strong>la</strong> di<br />

prova, gli strumenti <strong>la</strong>sciati sulle sedie erano nuovamente<br />

illuminati, muti.<br />

Carminati non si dava pace di aver perso tempo, ma si era<br />

concordato così, di prendere per prima quel<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>sorte del Cian<br />

e portarlo da Antonio, perché si accusassero.<br />

Poi <strong>la</strong> Elma disperata, vedendoli arrivare coi fucili, aveva ceduto<br />

al pianto ”Antonio è andato a prendersi Cian, cercate quello che<br />

volete, copeme, facciamo<strong>la</strong> finita con questa disgrazia, copeme<br />

che è meglio”<br />

284


Ma Antonio dal compare non c’era mica. Era suo allora il calesse<br />

sentito nel<strong>la</strong> nebbia. Carminati e Pietro fecero ritorno al<strong>la</strong><br />

Tenuta, rischiando di ammazzarsi da quanto poco si vedeva.<br />

Tardi.<br />

I tosi avevano trovato le borse e arrivarono portandosi dietro il<br />

Cian.<br />

Ettore Badoer morì all’alba, in casa sua.<br />

Gli occhi glieli chiuse Elisa. Lo vestirono, le donne ripetevano il<br />

rosario nel<strong>la</strong> veglia funebre. Tutto si arrestò in vil<strong>la</strong>, fino al<br />

funerale.<br />

Quando <strong>la</strong> bara uscì, il paese intero venne al commiato.<br />

La sua banda lo accompagnò al camposanto, il maestro Bragadin<br />

si soffiava al<strong>la</strong> fine di ogni brano.<br />

Suonarono <strong>la</strong> marcia dell’incoronata, quando ca<strong>la</strong>rono <strong>la</strong> bara<br />

nel<strong>la</strong> fossa, Bragadin aveva chiamato i bombardini di rinforzo da<br />

paesi vicini, Ettore si <strong>la</strong>mentava sempre di esserne sprovvisto.<br />

L’anima di chi ha subito una morte violenta non <strong>la</strong>scia subito i<br />

luoghi, prima di andarsene a volte resta anche quaranta giorni a<br />

vagare. In molti videro Badoer vicino al<strong>la</strong> casa diroccata, sotto <strong>la</strong><br />

collina. Pietro sognò suo fratello morto, che voleva esser<br />

condotto al pozzo per bere. Il morto era venuto a prendersi<br />

qualcuno.<br />

L’avvocato Galderisi aveva incontrato Badoer quasi ogni<br />

settimana e custodiva una memoria scritta da lui.<br />

L’avvocato si era sempre dimostrato contrario alle sue scelte,<br />

inutilmente rischiose, e senza conoscere <strong>la</strong> trama dell’ultima,<br />

intendeva agire a giorni anche contro <strong>la</strong> volontà del suo cliente.<br />

Tardi.<br />

Per Badoer <strong>la</strong> responsabilità era sua, nessuna persona di buona<br />

coscienza poteva affidarsi a quel<strong>la</strong> giustizia.<br />

L’accordo con Carminati di scovare Antonio, comprare <strong>la</strong> sua<br />

fiducia, obbligarlo a esporsi accettando di par<strong>la</strong>re, era una sua<br />

scelta continuata fino in fondo.<br />

Dell’aggressione finale, però, neanche Carminati voleva saperne;<br />

avevano elementi sufficienti contro Martinoia, bastavano le<br />

borse. Per Badoer no, delle borse si sarebbero accusati l’un<br />

285


l’altro, si dovevano ripetere i fatti per convincere questa giustizia<br />

sorda, che zoppica anche coi rei confessi.<br />

Antonio venne incriminato per duplice omicidio e due tentati,<br />

condannato all’ergastolo. L’accusò anche il suo compare Cian,<br />

che si disse a conoscenza dei fatti per evitare <strong>la</strong> complicità nei<br />

primi omicidi e portò altre prove.<br />

Armido Cian prese un ergastolo e una condanna accessoria per<br />

furto, presunta conoscenza di fatti necessari ed occultamento di<br />

prove.<br />

Gli ergastoli non erano passibili di indulto o grazia ordinaria;<br />

sarebbero stati eseguiti per ambedue in colonia penale nelle<br />

isole. Seppur invalidi per le ferite riportate, di ogni passo<br />

avrebbero avuto memoria.<br />

EPILOGO<br />

Alle esequie dell’ottava dal<strong>la</strong> morte partecipò anche Marco.<br />

Sergio fu ri<strong>la</strong>sciato alcuni giorni dopo. Seguirono per entrambi i<br />

tempi tecnici per il proscioglimento giudiziario.<br />

Si aprì <strong>la</strong> successione di Badoer.<br />

Il Conte Umberto fece contattare Marco per chiedergli di vendere<br />

in passaggio successorio, offrì un prezzo da amatore. Perché<br />

volesse ad ogni costo quel<strong>la</strong> terra, non si capiva.<br />

Marco rifiutò sprezzante <strong>la</strong> seconda visita dell’avvocato<br />

Ronchitelli, quel rognoso che non mol<strong>la</strong>va nemmeno uno straccio<br />

pisciato, parole di suo padre.<br />

La Tenuta passò a Marco e ai fratelli, solo <strong>la</strong> casa in paese fu<br />

acquistata da Mainardi, che da tempo <strong>la</strong> aspettava.<br />

Marco, d’accordo con <strong>la</strong> madre, rinunciò al proseguimento di<br />

alcuni atti giudiziari iniziati contro i Martinoia.<br />

Si diceva che <strong>la</strong> Elma era smarrita, che avesse perso <strong>la</strong> testa, ai<br />

putei faceva da madre <strong>la</strong> Giustina.<br />

La quiete del danaro scendeva ancora su quel<strong>la</strong> campagna.<br />

Si festeggiarono le nozze di Marco ed Anna e lei fu determinata a<br />

trasferirsi da subito in vil<strong>la</strong> con i fratelli.<br />

286


Ma Eugenia ci sarebbe rimasta poco. Sposò Sergio il settembre<br />

dopo. Anna le regalò il libretto a lei intestato da Ettore, ci<br />

acquistarono casa Albrigo.<br />

Elisa non <strong>la</strong>sciò mai <strong>la</strong> casa in paese, <strong>la</strong> casa di Ettore.<br />

Un giorno mostrò a Marco una cassa di quaderni trovati in so<strong>la</strong>io.<br />

Ettore curava <strong>la</strong> calligrafia che sembrava stampata, come uno<br />

spartito copiato, non c’erano ripensamenti in quel<strong>la</strong> scrittura.<br />

Una nettezza che Marco poteva capire.<br />

Erano zeppi di pensieri sparsi, un segreto tra lui ed Elisa.<br />

C’era una pagina recente, che sembrava una lettera “goditi ogni<br />

momento che non sia di dolore, è una grande gioia <strong>la</strong> sua<br />

mancanza. Passiamo <strong>la</strong> vita ad occuparci, con arroganza. Ogni<br />

nostro atto, che ha per fine il solo fare, anticipa <strong>la</strong> morte”.<br />

“Buongiorno, Signor Conte” “Buongiorno Marco, come sta? E sua<br />

moglie? quasi trent’anni ho passato con tuo padre, non cercava<br />

mai di nascondere le sue mancanze, quasi ne andasse fiero,<br />

diceva di viverne, a volte mi inquietava” “ci voleva bene, troppo,<br />

secondo mia madre”.<br />

“mio fratello Umberto ha cercato ancora di comprare tutto, è una<br />

disgrazia nel<strong>la</strong> sua vita, di quel<strong>la</strong> terra ne ha fatto una mania.<br />

Hai fatto bene a tener<strong>la</strong>, voi siete giovani, con voi <strong>la</strong> terra non se<br />

<strong>la</strong> prenderà, sono contento l’abbia tu“ “Anna mi ha persuaso del<br />

tutto, lei dice che se lo meritano…quel<strong>la</strong> terra <strong>la</strong> seguiremo noi”<br />

“se lo meritano, sì…e <strong>la</strong> sua banda? suona ancora?”<br />

“continua con Bragadin… quaggiù, Ettore se ne merita una in<br />

cielo, vede signor Conte questa terra gli era poco”<br />

“poco niente, come diceva lui”.<br />

Poco niente.<br />

FINE<br />

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