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n° 1 giugno 2012 - Ifuw Italia – Fildis sez. di Pavia

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Federazione<br />

<strong>Italia</strong>na Laureate e<br />

Diplomate<br />

Istituti<br />

Superiori<br />

STORIA DONNA<br />

La donna e la società,<br />

ieri e oggi<br />

Anno XXXi<br />

numero 1<br />

Giugno <strong>2012</strong>


SOMMARIO<br />

EDITORIALE<br />

<strong>di</strong> Paola Bernar<strong>di</strong>ni Mosconi<br />

UNA DIVERSA VISIONE DEL MONDO: PERCHÉ?<br />

<strong>di</strong> Patrizia Balmas<br />

PER IL FUTURO, PER I GIOVANI, PER UNA BUONA OCCUPAZIONE<br />

<strong>di</strong> Elena Pastorino e Charlotte Dominique Xotti<br />

NOTE (IM)PERTINENTI SUL MONDO DEL LAVORO (E NON SOLO)<br />

<strong>di</strong> Luigia Favalli<br />

DOSSIER: IL VIAGGIO<br />

- GUARDARE IN AFRICA: VOLTI, PERCEZIONI, AZIONI<br />

<strong>di</strong> Roberta Cigolini e Elisa Salvaneschi<br />

- LA MIA CINA IN OTTO GIORNI<br />

Breve racconto <strong>di</strong> una prima esperienza in viaggio attraverso il gigante asiatico<br />

<strong>di</strong> Alberto Zannetti<br />

- IL VOLONTARIATO EUROPEO TRA GLOBALE E LOCALE<br />

<strong>di</strong> Dominique Charlotte Xotti<br />

XC Anniversario F.I.L.D.I.S, Roma 1922 <strong>–</strong> Roma <strong>2012</strong><br />

<strong>di</strong> Luigia Favalli e Elena Pastorino<br />

CONVEGNO <strong>–</strong> ILDA BARTOLONI. UNA “VOCE” PER LE DONNE<br />

<strong>di</strong> Elena Pastorino<br />

ALPINISMO GIOVANILE: accompagnare i ragazzi alla scoperta della Montagna<br />

Un'esperienza <strong>di</strong> volontariato<br />

<strong>di</strong> Jvonne Rampol<strong>di</strong><br />

RECENSIONI<br />

- “Appartenenza” Tremosine: storie <strong>di</strong> emigrazione negli Stati uniti d’America<br />

- Un miracolo nel Botswana: “I casi <strong>di</strong> Precious Ramotswe, la detective <strong>n°</strong>1 del Botswana” 27<br />

ATTIVITÀ E APPUNTAMENTI 28<br />

Foto <strong>di</strong> copertina:<br />

Perio<strong>di</strong>co semestrale del Centro<br />

rappresentazione elaborata Stu<strong>di</strong> Storia Donna collegato alla<br />

<strong>di</strong> Africa, Cina e Romania FILDIS, <strong>sez</strong>. <strong>di</strong> <strong>Pavia</strong> e alla IFUW<br />

(International Federation of University<br />

Women).<br />

Fondato nel 1980 da<br />

Paola Bernar<strong>di</strong>ni Mosconi<br />

Direttore Responsabile<br />

Sandra Artom<br />

Redazione<br />

Barbara Airò<br />

Paola Bernar<strong>di</strong>ni Mosconi<br />

Chiara Bregantin<br />

Luigia Favalli<br />

Silvia Gabrieli<br />

Paola Gastoni<br />

Charlotte D. Xotti<br />

Alberto Zannetti<br />

Grafica e impaginazione<br />

Silvia Gabrieli<br />

Traduzioni<br />

Alberto Zannetti<br />

2<br />

3<br />

4<br />

6<br />

7<br />

9<br />

10<br />

15<br />

19<br />

21<br />

22<br />

23<br />

25<br />

Hanno collaborato a questo<br />

numero:<br />

Patrizia Balmas<br />

Roberta Cigolini<br />

Elena Pastorino<br />

Jvonne Rampol<strong>di</strong><br />

Elisa Salvaneschi<br />

Redazione e amministrazione<br />

via Mentana 4, <strong>Pavia</strong><br />

fil<strong>di</strong>spavia@gmail.com<br />

tel. 0382/984500<br />

Stampa<br />

Tipografia Commerciale<br />

Pavese s.n.c., <strong>Pavia</strong><br />

Registrazione al Tribunale<br />

n. 250 del 27/03/1980


EDITORIALE Un nuovo target: passare il testimone<br />

<strong>di</strong> Paola Bernar<strong>di</strong>ni Mosconi<br />

L’Unione Europea ha proclamato il <strong>2012</strong> “Anno Europeo dell’invecchiamento attivo e della solidarietà<br />

tra le generazioni”. Non se n’è parlato molto finora, ma a noi pare importante de<strong>di</strong>care a questo<br />

evento qualche riflessione.<br />

Il primo pensiero deriva <strong>di</strong>rettamente dalla principale caratteristica della nostra Associazione che dalla sua<br />

nascita (1920) è stata a lungo composta da donne (poche!) che a fatica avevano raggiunto un titolo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o<br />

e, quin<strong>di</strong>, una professione finalmente acquisita le quali intendevano farsi carico delle più giovani e aiutarle<br />

negli stu<strong>di</strong>. Le socie <strong>di</strong> oggi, con il raggiungimento <strong>di</strong> un sempre maggiore numero <strong>di</strong> laureate, nell’età<br />

giovanile, impegnate con la crescita dei figli e magari un lavoro stressante non sempre possono de<strong>di</strong>carsi<br />

alla FILDIS, associazione che richiede una certa attività e <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> tempo. Solo concluso l’impegno<br />

con i figli, arriva l’attività associativa, e prosegue a lungo con donne agguerrite e volitive. C’entra naturalmente<br />

l’avanzamento della me<strong>di</strong>cina, ma c’entra anche la freschezza intellettuale che aiuta a conservare<br />

un’attività spesso feconda e prolungata.<br />

Per questo la nostra Associazione da alcuni anni ha deciso <strong>di</strong> lavorare su un nuovo target, non solo dare un<br />

aiuto all’alfabetizzazione e gli aiuti ai Paesi in via <strong>di</strong> sviluppo, ma poiché anche le nostre storiche battaglie<br />

non sono del tutto terminate, il nostro obiettivo locale è <strong>di</strong>ventato quello <strong>di</strong> promuovere un’attività solidale<br />

con le giovani generazioni, per stabilire con loro un ponte ideale, ma anche pratico.<br />

Ed eccoci in prima linea a richiedere fon<strong>di</strong> per progetti che prevedono stages <strong>di</strong> giovani universitari, con la<br />

bene<strong>di</strong>zione della IFUW, ed anche tenendo conto degli obbiettivi del Servizio Volontario Europeo, perché i<br />

giovani riconoscano l’importanza delle lingue, affrontino con piacere viaggi e soggiorni in nuovi Paesi, in<br />

una educazione informale necessaria che aiuti a comprendere i significato vero della globalizzazione (ve<strong>di</strong><br />

dossier).<br />

Questo per la nostra Associazione. Ma il<br />

fenomeno è certamente più ampio e ben<br />

ha fatto l’Unione Europea a mettere in<br />

rilievo l’importanza per l’anziano <strong>di</strong> conservare<br />

al meglio possibile una vita attiva<br />

“che valorizzi il suo utile contributo alla<br />

società e all’economia, favorendo opportune<br />

con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> lavoro e <strong>di</strong> partecipazione<br />

alla vita sociale. In tale quadro, la<br />

solidarietà e la cooperazione tra le generazioni<br />

rappresentano un elemento trasversale<br />

che sottende le azioni e le attività<br />

<strong>di</strong> sensibilizzazione sul tema”.<br />

Non che tutto questo sia facile nel clima<br />

<strong>di</strong> novità e <strong>di</strong> cambiamenti accelerati ai<br />

quali abbiamo accennato, ed è proprio<br />

quando un proposito <strong>di</strong>venta “azione”<br />

che tutto si complica. Ma ne vale la pena:<br />

noi, a <strong>Pavia</strong>, da alcuni anni abbiamo chiesto<br />

e ottenuto per questo il riconoscimento<br />

formale come “Associazione <strong>di</strong><br />

Promozione Sociale” ed a queste motivazioni<br />

e strategie organizzative inten<strong>di</strong>amo<br />

de<strong>di</strong>care il prossimo dossier insieme ai<br />

nostri volontari e alle reti che si vengono<br />

<strong>di</strong> volta in volta formando.<br />

<strong>Fil<strong>di</strong>s</strong> come cultura<br />

Frequentando le “Conference” triennali ci si rende conto<br />

della opportunità <strong>di</strong> incontrare figure prestigiose con le<br />

quali si sviluppano interessanti e spontanee amicizie che<br />

possono durare a lungo. Ho conosciuto stu<strong>di</strong>ose come Erna<br />

Hamburger, una delle prime laureate al Politecnico <strong>di</strong> Zurigo,<br />

Hellen Purves illustre docente universitaria neozelandese<br />

insignita da Elisabetta II del titolo <strong>di</strong><br />

“Dame” (corrisponde a Sir); Huguette Delavault <strong>di</strong> Parigi<br />

grande organizzatrice <strong>di</strong> scuole agrarie in Africa; politiche<br />

come le Presidenti <strong>di</strong> Finlan<strong>di</strong>a e Irlanda; membri del Congresso<br />

americano, australiano e in<strong>di</strong>ano ma anche Antonia<br />

Blaser che insieme a Maria Simonetta mi aveva insegnato il<br />

mestiere <strong>di</strong> CRI (Coor<strong>di</strong>natrice delle Relazioni Internazionali),<br />

o la canadese Nancy Alcott, moglie <strong>di</strong> un <strong>di</strong>plomatico che<br />

si prese a cuore il mio inglese cercando affettuosamente <strong>di</strong><br />

raddrizzarlo.<br />

Ma è stato anche un illuminante processo decidere con le<br />

sorelle europee la formazione dell’UWE (University Women<br />

of Europe) attraverso i convegni della quale ci si rese conto<br />

delle enormi <strong>di</strong>fferenze tra noi e del lavoro che si sarebbe<br />

dovuto fare insieme. Poi arrivò la globalizzazione e il cambiamento<br />

fu “epocale”.<br />

Nacque, allora, l’esigenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>alogare con le più giovani con<br />

le quali lavorare, quasi un ritorno alle origini, in un contesto<br />

così ampio da essere <strong>di</strong>sorientati.<br />

3


UNA DIVERSA VISIONE DEL MONDO: PERCHÉ?<br />

<strong>di</strong> Patrizia Balmas<br />

LE DONNE CAMBIANO …<br />

Le donne cambiano: questo è il tema dell’Assemblea<br />

delle donne CGIL che si è svolta a Roma presso<br />

il Teatro Capranica (a due passi da Montecitorio)<br />

il 5 e 6 <strong>giugno</strong> <strong>2012</strong>.<br />

Due giorni densi e intensi. La platea e la galleria<br />

del teatro quasi non ce la facevano a contenere la<br />

moltitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> donne provenienti da tutta la penisola,<br />

giovani e anziane, pronte a confrontarsi e a<br />

<strong>di</strong>scutere sugli scenari creati dalla crisi che stiamo<br />

attraversando.<br />

La crisi, è stato detto sin dall’inizio, ha cambiato i<br />

linguaggi, i modelli <strong>di</strong> comportamento, gli stili <strong>di</strong><br />

vita. E le politiche.<br />

E le donne, in questo contesto, come stanno? Cosa<br />

è cambiato nel loro vivere quoti<strong>di</strong>ano? Che cosa<br />

vorrebbero oggi, cosa vorrebbero fare domani?<br />

Nella relazione introduttiva Serena Sorrentino<br />

-Segretaria Confederale CGIL - avverte subito<br />

che una maggiore integrazione delle donne nell’economia<br />

sarebbe: “Economicamente conveniente”.<br />

Farebbe, in altri termini, aumentare il PIL.<br />

Purtroppo, però, <strong>di</strong> fatto, oggi alla soglia dell’accesso<br />

al mercato del lavoro come della pensione,<br />

la parità si rivela un’illusione.<br />

Un’illusione che “ spesso ha il volto della <strong>di</strong>scriminazione<br />

e dell’abuso”.<br />

Affermazioni gravi, suffragate, tuttavia e<br />

purtroppo, da una marea <strong>di</strong> dati e <strong>di</strong> statistiche<br />

che Linda Laura Sabba<strong>di</strong>ni <strong>–</strong>Direttrice del Dipartimento<br />

Statistiche Sociali e Ambientali Istat- conferma<br />

e utilizza per illustrare “La realtà delle donne<br />

e delle lavoratrici in <strong>Italia</strong>”.<br />

In sintesi, tralasciando <strong>di</strong> ripetere numeri e percentuali,<br />

le donne in questa crisi hanno perso il doppio.<br />

Sono sempre più precarie e guadagnano sempre<br />

meno (se, e quando, riescono poi a lavorare).<br />

Spesso, a causa <strong>di</strong> un figlio (magari desiderato<br />

per anni, nella precarietà e nella ricerca affannosa<br />

<strong>di</strong> un’occupazione, magari concepito solo dopo i<br />

trenta anni proprio a causa <strong>di</strong> contratti a termine<br />

e/o non sicuri che rendono problematico e rischioso<br />

ogni progetto; e tanto più l’ipotesi <strong>di</strong> un’altra<br />

vita da mettere al mondo …) perdono il lavoro. Le<br />

future madri non sono bene accette in questo<br />

Paese, che pure si esalta della mistica della mater-<br />

4<br />

nità.<br />

Oppure, nei casi fortunati, assai rari, in cui, dopo<br />

la gravidanza e i tre mesi <strong>di</strong> allattamento, le donne<br />

possono rientrare nel loro posto <strong>di</strong> lavoro, la possibilità<br />

<strong>di</strong> fare carriera viene, <strong>di</strong> fatto, loro preclusa.<br />

“Hai voluto essere madre? Quali altre pretese<br />

coltivi? Stattene al tuo posto: in casa!”: questa è la<br />

legge non scritta ma in vigore in <strong>Italia</strong>.<br />

Le donne da noi non riescono, così dunque, a fare<br />

carriera.<br />

Ai vertici aziendali sono meno del 7%. Gli effetti <strong>di</strong><br />

tale con<strong>di</strong>zione si ripercuotono ANCHE SULLA TI-<br />

POLOGIA CONTRATTUALE: 35,2% contratto a termine<br />

o collaborazione contro il 27,6% degli uomini.<br />

Sono dati Istat, non lamentele o urla <strong>di</strong> rabbia<br />

<strong>di</strong> qualche donna esasperata.<br />

Tanto per ricordare qualche altro dato: l’<strong>Italia</strong> è al<br />

settantaquattresimo (74) posto per <strong>di</strong>sparità uomo-donna,<br />

al novantesimo (90) per partecipazione<br />

e opportunità nell’economia, al cinquantacinquesimo<br />

(55) per presenza in politica. Vogliamo poi<br />

parlare della <strong>di</strong>rigenza? Le donne <strong>di</strong>rigenti sono<br />

solo il 13 per cento!<br />

Su <strong>di</strong> loro, sulle donne italiane, ricade, inoltre, e<br />

per intero, il lavoro <strong>di</strong> cura.<br />

Infanti, adolescenti, <strong>di</strong>sabili, anziani, chi più ne ha<br />

più ne metta: non fa <strong>di</strong>fferenza. Almeno nel nostro<br />

Paese.<br />

Leggendo e analizzando ricerche e dati, mettendoli<br />

a confronto con quelli provenienti da altri Paesi<br />

europei, si scopre che è sulle donne della bella<br />

<strong>Italia</strong> che ricade sempre tutto. Compreso quello<br />

che c’è da fare in casa nel quoti<strong>di</strong>ano, i così detti<br />

“lavoretti domestici”.<br />

Logico dunque che si assista a un peggioramento<br />

della vita delle donne.<br />

E che, il motivo ricorrente <strong>di</strong> tutte le congressiste,<br />

accumunate dalla voglia <strong>di</strong> un cambiamento, <strong>di</strong>venti<br />

questo: “Le donne non ne possono più”.<br />

Il welfare che non c’è rappresenta uno Stato che<br />

non è democratico.<br />

Un’affermazione così perentoria non la si fa a<br />

cuor leggero perché, comunque la si pensi, lascia<br />

l’amaro in bocca. Offende la memoria <strong>di</strong> chi ha<br />

lottato e perso la vita per conquistare e <strong>di</strong>fendere<br />

la nostra attuale Costituzione.


La Costituzione in cui cre<strong>di</strong>amo e che affi<strong>di</strong>amo<br />

alle nuove generazioni come patrimonio da tutelare,<br />

sempre.<br />

Tuttavia, uno Stato, com’è stato detto e ripetuto<br />

più volte nell’Assemblea, si racconta attraverso le<br />

sue leggi. EE qui, purtroppo, le cose rivelano la<br />

faccia della realtà in atto, lo stato <strong>di</strong> fatto della<br />

con<strong>di</strong>zione femminile.<br />

Non c’è una politica basata sull’equità <strong>di</strong> genere.<br />

La Senatrice Anna Finocchiaro ipotizza la<br />

realizzazione <strong>di</strong> un nuovo patto tra donne -politica<br />

- istituzioni. Ritiene che proprio questa debba essere<br />

la prossima tappa storica.<br />

Per cui, auspica, “la forza delle donne” dovrebbe<br />

essere “l’elemento trascinatore”; in grado <strong>di</strong> pensare<br />

o ripensare un nuovo modello <strong>di</strong> Welfare per<br />

raggiungere una democrazia effettivamente paritaria.<br />

Il tema del cambiamento viene ripreso anche<br />

da Carla Cantone (SPI CGIL).<br />

Le donne tutte, giovani e meno giovani, cambiano<br />

la politica, il lavoro e pretendono un nuovo modello<br />

<strong>di</strong> sviluppo. Chiedono regole <strong>di</strong> democrazia<br />

reale e combattono il “virus dell’antipolitica” appellandosi<br />

alla “giustizia sociale”.<br />

Susanna Camusso (Segretaria Generale<br />

CGIL), cercando <strong>di</strong> trarre le conclusioni, da due<br />

giorni <strong>di</strong> vivace <strong>di</strong>battito e da varie proposte provenienti<br />

da tutte le regioni, ricorda che, come<br />

sempre, bisogna DIFENDERE IL SENSO DEL LAVO-<br />

RO per tutte le persone, uomini e donne.<br />

Tra tutti, a suo parere, emergono tre temi: citta<strong>di</strong>-<br />

5<br />

nanza, lavoro, legalità.<br />

“Dobbiamo chiederci come si declinano oggi, come<br />

si risolvono oggi” si chiede e chiede ai presenti<br />

il segretario del più grande sindacato italiano.<br />

Le donne cambiano, le donne scelgono. Però<br />

dobbiamo tutti chiederci in cosa si cambia o si sta<br />

per cambiare in questo Paese. Ripartendo dal lavoro,<br />

deve anche essere possibile cambiare i rapporti<br />

tra lavoratrici e lavoratori.<br />

La contrattazione deve contenere innovazione.<br />

Oggi più <strong>di</strong> ieri: se la strategia delle pari opportunità<br />

non ha fino ad ora cambiato il lavoro delle donne.<br />

Adattarsi e attardarsi in una posizione <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa<br />

può far rimanere le donne in una posizione perdente.<br />

Il Welfare invece può, potrebbe costituire, un elemento<br />

vincente per tutta la società, non solo per<br />

le donne.<br />

Deve essere un Welfare “lavoristico, pubblico e<br />

nazionale” dove l’istruzione è un processo che si<br />

sviluppa lungo tutto l’arco della vita e fornisce una<br />

possibilità <strong>di</strong> riscatto permanente, una via <strong>di</strong> eguaglianza<br />

reale; dove la sanità può <strong>di</strong>ventare anche<br />

welfare locale se è per funzionare meglio.<br />

Dove (è il sogno o l’utopia che tutte con<strong>di</strong>vidono<br />

plaudendo) ogni <strong>di</strong>stanza tra Paese legale e Paese<br />

illegale si avvii ad essere risolta e abolita.<br />

Per consentire, finalmente, la ricostruzione del<br />

senso collettivo. L’unico, forse, in grado <strong>di</strong> farci<br />

uscire oggi dalla crisi; cancellando la mancanza <strong>di</strong><br />

fiducia verso il futuro che caratterizza la vita <strong>di</strong><br />

molte donne. Che non hanno ancora trovato e<br />

provato la forza e l’entusiasmo dell’essere insieme<br />

a lottare: per cambiare.


PER IL FUTURO, PER I GIOVANI, PER UNA BUONA OCCUPAZIONE<br />

<strong>di</strong> Elena Pastorino e Charlotte Dominique Xotti<br />

Con un forte slogan inizia il Convegno della<br />

CGIL che si è tenuto al Teatro “Fraschini” <strong>di</strong> <strong>Pavia</strong> il<br />

6 aprile <strong>2012</strong>. La giornata ha dato la possibilità a<br />

<strong>di</strong>versi rappresentanti <strong>di</strong> varie categorie <strong>di</strong> esprimere<br />

<strong>di</strong>rettamente la loro opinione e la loro esperienza<br />

sui più attuali temi <strong>di</strong> questa intensa primavera<br />

italiana.<br />

I vari interventi hanno fatto emergere quelle<br />

che sono le reali problematiche che esistono<br />

attualmente nel mondo del lavoro, fra i quali: precariato,<br />

caro vita, <strong>di</strong>soccupazione - <strong>di</strong>sillusione giovanile<br />

e pensioni. Forte è stata<br />

la voce degli studenti, rappresentati<br />

dall’UDU, Unione degli<br />

Universitari, che hanno espresso<br />

le loro opinioni, spesso inascoltate.<br />

Fra gli ospiti anche<br />

l’attuale Segretario Generale<br />

della CGIL, Susanna Camusso,<br />

che è intervenuta con “Il lavoro<br />

non è una merce”. Il suo<br />

<strong>di</strong>scorso affronta in maniera<br />

esplicita l’articolo 18 e le polemiche<br />

che vi ruotano intorno,<br />

così come vengono interpretate<br />

dall’ente sindacale da lei rappresentato; il tono<br />

è quello <strong>di</strong> una donna decisa che parla per esperienza<br />

e con consapevolezza delle responsabilità<br />

che le toccano. Non si può negare che Susanna<br />

Camusso sia stata la protagonista dell’evento, essendo<br />

una delle attuali protagoniste al femminile<br />

della politica italiana. Su <strong>di</strong> lei, infatti, si è concentrata<br />

l’attenzione della stampa provinciale, regionale<br />

e nazionale, a cui ha risposto pazientemente<br />

dando spazio sia a gran<strong>di</strong> che a piccole realtà.<br />

La FILDIS ha quin<strong>di</strong> colto l’occasione <strong>di</strong> porre<br />

due domande in base ai temi che la riguardano in<br />

prima persona, ossia i giovani e le donne, che vi<br />

proponiamo <strong>di</strong> seguito:<br />

Qual è per Lei la prospettiva identitaria delle<br />

giovani donne che si affacciano oggi al mercato<br />

del lavoro?<br />

In parte le giovani donne sono le prime che affermano<br />

una <strong>di</strong>mensione <strong>di</strong> se non subalterna ai ruoli<br />

familiari, con un investimento nello stu<strong>di</strong>o e un<br />

investimento nel lavoro; esse, cioè, incarnano l’idea<br />

che sono loro a poter fare e non il ruolo che<br />

6<br />

viene loro attribuito dalla società a permetterglielo;<br />

tenendo conto che questo apre una grande<br />

contrad<strong>di</strong>zione fra, per esempio, l’affermazione <strong>di</strong><br />

sé, lo stu<strong>di</strong>o, il lavoro e una maternità che viene<br />

sempre più negata nonostante rientri, invece, nel<br />

ruolo classico femminile.<br />

Quin<strong>di</strong>, forse la sfida che si presenta è su come<br />

ricostruire una identità comune tra i propri progetti<br />

personali e familiari, e il non rinunciare ad<br />

essi, per fattori che si possono presentare, invece,<br />

nel palcoscenico.<br />

Cosa pensa del nuovo<br />

<strong>di</strong>segno <strong>di</strong> legge in materia<br />

lavorativa e che cosa consiglia<br />

ai giovani che stanno entrando<br />

nel mondo del lavoro?<br />

Innanzi tutto i tirocini devono<br />

essere realmente ricondotti al<br />

grado <strong>di</strong> esperienza lavorativa<br />

e non <strong>di</strong> “lavoro gratuito mascherato”,<br />

una <strong>di</strong>fferenza, quella<br />

fra i due, che dovrà essere<br />

particolarmente precisata in<br />

seno al <strong>di</strong>segno <strong>di</strong> legge che<br />

risulta un po’ sfumato sull’argomento.<br />

Discorso simile si può fare anche riguardo<br />

il valore del contratto <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>stato; deve<br />

essere posta l’attenzione anche e soprattutto<br />

sull’aspetto formativo <strong>di</strong> questo, il quale necessita<br />

<strong>di</strong> una reale certificazione. Il nodo vero <strong>di</strong> tutte<br />

queste cose è che occorre far ripartire il lavoro e<br />

valorizzare il lavoro e i lavoratori precari. La<br />

“generazione 1000 euro”, che ora purtroppo non<br />

esiste più, soppiantata dalla “generazione 800 euro”,<br />

fa emergere uno dei gran<strong>di</strong> problemi del Paese:<br />

la ri<strong>di</strong>stribuzione del red<strong>di</strong>to dei lavoratori, che<br />

ha colpito sempre il nostro mercato del lavoro con<br />

le politiche sia <strong>di</strong> risanamento che <strong>di</strong> rigore; la necessità,<br />

quin<strong>di</strong>, è quella <strong>di</strong> spostare tale peso e<br />

riequilibrare il sistema.<br />

Il messaggio che mi sento <strong>di</strong> dare ai giovani è che<br />

occorre provare <strong>di</strong> nuovo tutti insieme a riscommettere<br />

sul futuro <strong>di</strong> questo Paese e non sulla necessità<br />

<strong>di</strong> fuggire, oltre ciò è importate continuare<br />

ad alimentare la loro speranza e le loro aspettative<br />

per migliorale continuamente, anche nel prossimo<br />

futuro.


NOTE (IM)PERTINENTI SUL MONDO DEL LAVORO (E NON SOLO)<br />

<strong>di</strong> Luigia Favalli<br />

Art. 1 - L'<strong>Italia</strong> è una Repubblica democratica,<br />

fondata sul lavoro.<br />

Così recita la nostra Costituzione. E il primo pensiero<br />

che può passare per la testa a chi sta vivendo<br />

questo periodo <strong>di</strong> crisi economico-finanziariooccupazionale<br />

pare proprio quello <strong>di</strong> stare in una<br />

nazione piuttosto precaria, a termine, sottopagata,<br />

e davvero con poco “potere” per la popolazione,<br />

specie d’acquisto.<br />

Le “riforme” che ultimamente hanno coinvolto il<br />

mondo del lavoro stanno stravolgendo tutto l’impianto<br />

delle regole previdenziali e sindacali nate, a<br />

suo tempo, per proteggere i lavoratori dai ricatti<br />

dei “padroni delle ferriere” e cercare <strong>di</strong> dare loro<br />

qualche sicurezza per la vecchiaia.<br />

Partendo dall’idea che l’italiano me<strong>di</strong>o, soprattutto<br />

se impiegato statale, sia solo uno scansafatiche<br />

assenteista per natura (almeno secondo<br />

quanto spesso asserito dall’ex Ministro Brunetta)<br />

è chiaro che una politica del lavoro stile Marchionne<br />

potrebbe oggi sembrare l’unica strada capace<br />

<strong>di</strong> far marciare il Governo e le Imprese. Ma è davvero<br />

così?<br />

Quante volte si è sentito <strong>di</strong>re in passato che solo<br />

un ambiente lavorativo sereno e sod<strong>di</strong>sfacente<br />

può essere in grado <strong>di</strong> garantire una produttività<br />

costante; per questo erano nati i Comitati Pari Opportunità<br />

e quelli Antimobbing. Oggi sembra<br />

piuttosto che per incrementare la produttività<br />

(oppure esclusivamente il red<strong>di</strong>to <strong>di</strong> impren<strong>di</strong>tori<br />

e azionisti?) si debba reintrodurre una visione da<br />

fabbrica “dantesca”, come quella rappresentata<br />

così bene negli anni ’30 da Fritz Lang nel suo<br />

splen<strong>di</strong>do film “Metropolis”.<br />

La situazione peggiore pare effettivamente quella<br />

del precariato, dei contratti costantemente a termine,<br />

dei subappalti al minimo, dei lavori in<br />

affitto, delle cooperative “usa e getta”, della facile<br />

delocalizzazione delle imprese e della finanza verso<br />

paesi meno sviluppati (e più ricattabili?) o<br />

“para<strong>di</strong>si” fiscali.<br />

Non ci vuole molto a capire che un giovane, o peggio<br />

una giovane coppia, sempre in angustia nel<br />

barcamenarsi tra un contratto da fame e l’altro<br />

non penserà affatto <strong>di</strong> potersi costruire un benessere<br />

futuro (che ovviamente rimarrebbe del tutto<br />

incerto). I vari contratti “coco…”, inoltre, non solo<br />

7<br />

non garantiscono grosse risorse per chi lavora, ma<br />

neppure producono il loro giusto, significativo e<br />

costante contributo alle casse dello Stato, attraverso<br />

“regolari” imposte e tasse. Il miglior sistema<br />

per sanare il deficit dello Stato e riportare in pareggio<br />

il bilancio non sarebbe quin<strong>di</strong> quello <strong>di</strong> fornire<br />

meno ammortizzatori e più lavoro reale e<br />

continuativo?<br />

Vale la pena <strong>di</strong> considerare come molte delle attività<br />

<strong>di</strong> “servizio” siano oggi svolte da organizzazioni<br />

del “Terzo settore”. Meno male che il volontariato<br />

non scarseggia in <strong>Italia</strong> (ma come: gli italiani<br />

non erano tutti posapiano e scansafatiche?). Le<br />

Associazioni che si occupano <strong>di</strong> bambini, anziani,<br />

musei, donne maltrattate, supporto ai malati o<br />

agli immigrati, e che riescono a garantire il pane (e<br />

un po’ <strong>di</strong> companatico) quoti<strong>di</strong>ano ai poveri, specie<br />

se extracomunitari, licenziati, <strong>di</strong>soccupati e<br />

pensionati al minimo, costituiscono ormai un’impalcatura<br />

<strong>di</strong> servizi che risulta in<strong>di</strong>spensabile per<br />

sostenere molte amministrazioni statali e/o comunali,<br />

quelle che ormai normalmente<br />

“scalchignano” nel trovare risorse sociali a favore<br />

dei loro citta<strong>di</strong>ni. Grazie amici del volontariato,<br />

continuate così perché ora più che mai c’è bisogno<br />

<strong>di</strong> voi!<br />

Il nuovo Governo, affidato all’emerito economista<br />

Monti, è partito con il vento in poppa e con i migliori<br />

auspici <strong>di</strong> “buon lavoro” da parte <strong>di</strong> tutti. La<br />

Presidente del CNDI, Prof. G. Corduas, ha subito<br />

inviato ai nuovi Ministri una lettera <strong>di</strong> compiacimento<br />

per il fatto che finalmente alcune delle posizioni<br />

decisionali più significative dello Stato fossero<br />

state affidate a donne. Nonostante il numero<br />

delle Ministre risulti infatti <strong>di</strong>minuito, rispetto al<br />

Governo Berlusconi, non c’è dubbio che le qualifiche<br />

delle nuove nominate le facciano risultare<br />

tutt’altro che… “belle statuine”.<br />

Eppure le prime decisioni, le prime leggi del<br />

“Governo dei Professori” ormai definitivamente<br />

votate da Camera e Senato sono pesantissime per<br />

la qualità <strong>di</strong> vita del ceto me<strong>di</strong>o, e destruenti per il<br />

potere d’acquisto dei vecchi e nuovi poveri. Anche<br />

i gatti del Colosseo hanno capito subito che persino<br />

per loro non ci sarebbe stata più neppure la<br />

proverbiale “trippa”. Riducendo gli incrementi <strong>di</strong><br />

pensioni e salari legati agli in<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> inflazione e<br />

aumentando alla grande tasse e balzelli, l’econo-


mia reale, quella fatta <strong>di</strong> retribuzioni atte a sostenere<br />

consumi e servizi in<strong>di</strong>spensabili per una esistenza<br />

accettabile, è ovviamente andata a carte e<br />

quarantotto. Ora del fattaccio si sono accorti persino<br />

gli economisti, e gli organi d’informazione, le<br />

agenzie <strong>di</strong> statistica (ISTAT in testa) e gli Enti <strong>di</strong><br />

controllo come la Corte dei Conti, che hanno cominciato<br />

a lanciare grida <strong>di</strong> allarme recessione.<br />

Forse persino le autorità europee si stanno accorgendo<br />

che tutta l’impostazione delle varie manovre<br />

e manovrine imposte al ceto produttivo italico,<br />

per non parlare della Spagna e della Grecia, finiranno<br />

per pesare come macigni capaci <strong>di</strong> affossare<br />

qualunque “normale” bilancio familiare o d’impresa.<br />

La prospettiva, senza un serio accordo tra capitale,<br />

Governo e lavoro, è forse quella <strong>di</strong> allegri licenziamenti<br />

effettuati, anche per cause ingiuste, in modo<br />

da eliminare operai e impiegati <strong>di</strong> mezza età<br />

(che potrebbero aver maturato stipen<strong>di</strong> appena<br />

appena cospicui) in favore <strong>di</strong> giovani appren<strong>di</strong>sti<br />

da reclutare a minor prezzo e da caricare <strong>di</strong> oneri<br />

da schiavi in nome della “maggiore produttività”,<br />

e forse ancora con qualche ingegnosa forma <strong>di</strong><br />

contratto a termine?<br />

L’ultima trovata della BCE pare sia quella <strong>di</strong> un<br />

sostanzioso prestito per garantire liqui<strong>di</strong>tà… alle<br />

Banche. In una via centrale <strong>di</strong> <strong>Pavia</strong> sono 4 gli Istituti<br />

<strong>di</strong> Cre<strong>di</strong>to che si susseguono in poche decine<br />

<strong>di</strong> metri, intervallati da un solo negozio che pare<br />

resistere come un’isola <strong>di</strong> “economia reale” tra i<br />

colossi finanziari. Quello che fa più rabbia a chi<br />

scrive è il fatto che una delle suddette Banche abbia<br />

preso il posto <strong>di</strong> un mitico luogo <strong>di</strong> delizie del<br />

palato, il ristorante “Bixio”. Come mai se le banche<br />

sono in sofferenza economica le loro filiali si sono<br />

sviluppate esponenzialmente peggio dei funghi?<br />

Me<strong>di</strong>tate, gente me<strong>di</strong>tate.<br />

Qualche buontempone ha detto che le decisioni<br />

prese da questo “Governo dei Professori” poteva<br />

proporle persino il ragionier Fantozzi… C’è da credere<br />

invece che gli interventi eventualmente approntati<br />

dal suddetto ragioniere sarebbero stati<br />

decisamente più umani. Quante volte si sono visti<br />

lavoratori in procinto <strong>di</strong> licenziamento che gridavano<br />

a gran voce, magari dall’alto <strong>di</strong> qualche gru o<br />

torre, la loro voglia <strong>di</strong> lavorare. Impiegare tutte<br />

queste persone non farebbe gioco alla tanto decantata<br />

“produttività” così reclamata dagli impren<strong>di</strong>tori?<br />

Più lavoro, meno Cassa integrazione sul groppone<br />

della collettività. Più lavoro, più introiti da sani<br />

contributi da lavoro a tempo indeterminato nelle<br />

8<br />

casse dello Stato. Più giovani al lavoro, meno ultras<br />

<strong>di</strong>sponibili a menare le mani nel tempo libero<br />

dentro e fuori gli sta<strong>di</strong>. Più lavoro e supporti sociali<br />

alle donne per incrementare le giovani generazioni<br />

e cancellare il fenomeno delle “<strong>di</strong>missioni in<br />

bianco” e del “lavoro nero”.<br />

Care Forze Economiche e Politiche cercate, per<br />

favore, <strong>di</strong> leggere ed applicare al meglio l’articolo<br />

1 della Costituzione <strong>Italia</strong>na. E magari procurate <strong>di</strong><br />

valutare meglio anche i bilanci dello sviluppo e<br />

della civiltà. In modo da considerare non solo il PIL<br />

ma, come sostenevano economisti <strong>di</strong> valore come<br />

Amartya Sen e Paolo Sylos Labini, anche la qualità<br />

<strong>di</strong> vita dei citta<strong>di</strong>ni e, perché no, il Bilancio <strong>di</strong> Genere.<br />

Ritengo che per sanare una situazione incancrenita<br />

come quella attuale sia necessario un nuovo<br />

sviluppo <strong>di</strong> idee, una nuova considerazione della<br />

“sussi<strong>di</strong>arietà” che in realtà, almeno a <strong>Pavia</strong> e <strong>di</strong>ntorni,<br />

non mi pare sia mai decollata, forse per carenza,<br />

timidezza o ignavia <strong>di</strong> chi avrebbe potuto<br />

sostenere a partire dal settore privato le necessità<br />

pubbliche dei più fragili. Considerando che i classici<br />

meccanismi economico-finanziari forse non bastano<br />

più a sanare i contrasti. E come citato da un<br />

Professore <strong>di</strong> Economia dell’Università <strong>di</strong> Bologna<br />

durante un convegno sull’importanza del volontariato<br />

attivo per la società, non resta che me<strong>di</strong>tare<br />

la seguente:<br />

Storia <strong>di</strong> uomini e cammelli<br />

"Un vecchio carovaniere si sente vicino alla morte e<br />

stila un testamento perché i suoi beni, 11 cammelli,<br />

siano <strong>di</strong>visi tra i suoi 3 figli. Destina quin<strong>di</strong> la metà del<br />

capitale al primogenito, un quarto al secondo e un sesto<br />

al terzo. Dopo la morte del padre i 3 fratelli <strong>di</strong>scutono<br />

su come <strong>di</strong>videre l'ere<strong>di</strong>tà: il primo erede chiede che<br />

gli siano dati 6 cammelli, perché ammazzarne uno per<br />

ottenerne 5 e mezzo non sarebbe utile alla loro<br />

"impresa" <strong>di</strong> carovanieri. I fratelli però non sono <strong>di</strong>sposti<br />

a sacrificare parte della loro già inferiore ere<strong>di</strong>tà e<br />

presto, in nome dell’equità e del rigore, dopo qualche<br />

<strong>di</strong>scussione, vengono alle mani.<br />

In quel momento passa un altro vecchio carovaniere sul<br />

suo unico cammello. Vede i giovani che si picchiano e<br />

interviene per sanare la controversia.<br />

Dopo aver saputo la materia del contendere l’ultimo<br />

arrivato si offre <strong>di</strong> donare il suo cammello ai tre perché<br />

possano così <strong>di</strong>videre meglio le risorse: con 12 cammelli<br />

<strong>di</strong> "budget" il primo figlio ottiene i suoi 6 animali, corrispondenti<br />

alla metà del capitale, il secondo un lotto <strong>di</strong><br />

3 bestie, cioè un quarto, e l'ultimogenito 2 cammelli,<br />

ossia un sesto. Poiché le quote <strong>di</strong> 6+3+2 sono poi corrispondenti<br />

solo a 11 cammelli, il vecchio chiede ai ragazzi<br />

che per gratitu<strong>di</strong>ne gli concedano in dono quanto<br />

resta; e se va felice con il suo bel cammello."


D<br />

O<br />

S<br />

S<br />

I<br />

E<br />

R<br />

IL VIAGGIO<br />

Il viaggio è l’ardente desiderio <strong>di</strong> scoperta.<br />

È la brama <strong>di</strong> conoscenza.<br />

È la speranza <strong>di</strong> rinascita.<br />

È l’alba <strong>di</strong> una nuova consapevolezza, <strong>di</strong> sé e del mondo.<br />

Il nostro dossier è de<strong>di</strong>cato a terre lontane e visi sconosciuti. Rappresenta la<br />

voglia <strong>di</strong> chi, de<strong>di</strong>cando parte <strong>di</strong> se e del proprio tempo, ha consapevolmente<br />

accantonato le proprie convinzioni per abbracciare un mondo altro.<br />

Vogliamo <strong>di</strong>pingere i cal<strong>di</strong> colori della Terra Africana, stupirvi con la travolgente<br />

evoluzione cinese e rendervi partecipi della misteriosa Romania.<br />

coscienti che:<br />

“Il vero viaggio <strong>di</strong> scoperta non consiste nel cercare nuove terre,<br />

ma nell’avere nuovi occhi” (Marcel Proust).<br />

9


GUARDARE IN AFRICA: VOLTI, PERCEZIONI, AZIONI<br />

<strong>di</strong> Roberta Cigolini e Elisa Salvaneschi<br />

Fin dal 2010 la nostra Sezione FILDIS <strong>di</strong> <strong>Pavia</strong> ha avviato una serie <strong>di</strong> Corsi <strong>di</strong> Formazione per Volontari<br />

interessati alla cooperazione con l’Africa. Una attenzione speciale è stata rivolta alle problematiche<br />

<strong>di</strong> una <strong>di</strong>fficile zona del Kenya (Loiyangalani, Lago Turkana). L’iniziativa si è concretizzata<br />

lo scorso gennaio nella missione effettuata da una corsista, Roberta, insieme ad Elisa,<br />

una dottoranda dell’Or<strong>di</strong>ne degli Ingegneri <strong>di</strong> <strong>Pavia</strong> - Commissione Solidarietà e Cooperazione,<br />

partner nel progetto <strong>di</strong> sviluppo sostenibile che la FILDIS intende portare avanti nei prossimi anni.<br />

Anche per far conoscere i principali obiettivi realizzabili nella comunità, ecco qui <strong>di</strong> seguito<br />

una relazione sugli incontri, le emozioni e le riflessioni del loro viaggio.<br />

La prima volta in Kenya<br />

4 gennaio <strong>2012</strong>: partiamo alla volta del<br />

grande continente africano: per la prima volta,<br />

un’operatrice del settore sociale, Roberta, che ha<br />

fatto dell’aiuto verso gli altri una professione e un<br />

ingegnere, Elisa, quasi “un’estremista” nel vedere<br />

il mondo come una serie <strong>di</strong> problemi da analizzare,<br />

scomporre e risolvere in maniera efficiente, nel<br />

modo migliore e nel minor tempo possibile. Due<br />

ragazze sotto i 30 anni, che non si conoscono, con<br />

<strong>di</strong>versi background e approcci alle situazioni, ma<br />

accomunate dalla sensazione <strong>di</strong> non avere una<br />

visione completa del mondo e della realtà, <strong>di</strong> vivere<br />

in un sistema troppo chiuso in se stesso, che<br />

spinge sempre <strong>di</strong> più i giovani a cercare nell’altro,<br />

nell’altrove una risposta alla propria identità. Perché<br />

prima <strong>di</strong> tutto, partire per un progetto umani<br />

10<br />

tario è un atto egoistico nell’accezione<br />

positiva del termine, è cercare <strong>di</strong> dare un senso al<br />

proprio agire e guardare oltre: vicino, lontano non<br />

importa.<br />

Partiamo, un po’ all’improvviso, senza avere<br />

ben chiaro cosa ci aspetta. Entrambe abbiamo<br />

la testa piena d’immagini <strong>di</strong> povertà e sofferenza<br />

con cui la nostra generazione è cresciuta attraverso<br />

i me<strong>di</strong>a, e i fiumi <strong>di</strong> inchiostro che sono stati<br />

scritti per sensibilizzare la società occidentale verso<br />

il continente africano. Provare compassione<br />

sembra un dovere morale. Oggi il termine compassione<br />

è quasi sinonimo <strong>di</strong> provare pena per qualcuno,<br />

il che significa porre una <strong>di</strong>stanza verticale<br />

tra due in<strong>di</strong>vidui: il benefattore - che pensa <strong>di</strong> essere<br />

migliore, più ricco, più capace - aiuta il sog-


getto che ha mosso la compassione, il beneficiario.<br />

Allora come facciamo a sentire con gli altri,<br />

mettendoci in comunicazione con chi vogliamo<br />

aiutare? Difficile rispondere se non si cerca <strong>di</strong><br />

cambiare il proprio punto <strong>di</strong> vista e se non si capisce<br />

che, da un’esperienza umanitaria, siamo noi a<br />

ricevere i più gran<strong>di</strong> benefici.<br />

Considereremo i volti delle persone che<br />

abbiamo conosciuto, le sensazioni che abbiamo<br />

provato e le riflessioni su cosa sia giusto fare o<br />

non fare, con una vena forse <strong>di</strong> cinismo e <strong>di</strong>stacco<br />

per non cadere in una visione romantica e compassionevole<br />

della nostra esperienza.<br />

VOLTI<br />

Vorremmo partire da chi ci ha accompagnate e si<br />

è presa cura <strong>di</strong> noi, un po’ smarrite e impaurite,<br />

<strong>di</strong>sperse nel variegato e selvaggio territorio dell’Africa<br />

orientale, a cavallo dell’equatore.<br />

Il volto <strong>di</strong> Nancy<br />

Una donna, nel significato più bello che<br />

noi <strong>di</strong>amo a questa parola, che va oltre gli stereotipi.<br />

Una mamma che ogni mattina alle 5 si svegliava<br />

per pregare e telefonare ai suoi tre figli, che<br />

lavora per garantire loro l’istruzione adeguata e<br />

che sopporta, nonostante i problemi alla schiena,<br />

un viaggio <strong>di</strong> 650 <strong>di</strong>sagevole kilometri, per lavorare<br />

su ciò che ritiene abbia valore: lo sviluppo economico,<br />

sociale -e anche spirituale <strong>di</strong>remmo- delle<br />

comunità locali. Una mamma anche per noi, con<br />

cui parlare della vita, dei valori che contano, dei<br />

nostri sogni. Una moglie che lotta quoti<strong>di</strong>anamente<br />

per il suo <strong>di</strong>ritto ad avere una formazione universitaria<br />

e un<br />

lavoro che la appassiona,mantenendo<br />

la capacità<br />

<strong>di</strong> gestire la casa,<br />

il marito, i figli e i<br />

parenti.<br />

Un’amica<br />

che desiderava<br />

farci conoscere<br />

meglio la sua<br />

città, le persone<br />

care, i luoghi più<br />

importanti e una<br />

guida che ci ha<br />

organizzato le<br />

visite più belle.<br />

Una lavoratrice<br />

con pro-<br />

11<br />

fonda conoscenza sul campo, ma che continua a<br />

stu<strong>di</strong>are per essere sempre più preparata alle problematiche<br />

dello sviluppo e della cooperazione.<br />

La Presidente <strong>di</strong> un’Associazione <strong>di</strong> donne<br />

che cerca <strong>di</strong> promuovere la formazione delle bambine<br />

e ragazze, in luoghi in cui non è così scontato<br />

il <strong>di</strong>ritto all’istruzione.<br />

L’arcivescovo <strong>di</strong> Nairobi<br />

L’incontro con l’arcivescovo appartiene a<br />

quelle visioni del passato che parlano <strong>di</strong> racconti<br />

attorno al fuoco. Parlano <strong>di</strong> un mondo “altro”, in<br />

cui scompare tutto il superfluo per lasciare spazio<br />

all’autenticità, alla semplicità, alla vera con<strong>di</strong>visione.<br />

Entrate in una delle cosiddette “gate community”<br />

l’impressione è stata quella <strong>di</strong> non essere nemmeno<br />

più in Africa.<br />

In mezzo al caos <strong>di</strong> Nairobi (macchine vivaci<br />

e sgangherate, gente che cammina scalza e<br />

chiede l’elemosina, cantieri sempre aperti, milioni<br />

<strong>di</strong> persone che vivono nelle baraccopoli) ci sono<br />

angoli <strong>di</strong> para<strong>di</strong>so: ville che si raccolgono vicine<br />

l’una all’altra, incre<strong>di</strong>bilmente belle, confortevoli e<br />

sicure.<br />

E’ in una <strong>di</strong> queste comunità protette che vive l’arcivescovo<br />

<strong>di</strong> Nairobi con Padre Anthony e un giovane<br />

cooperante. E’ qui che siamo state accolte<br />

per raccontare la pro<strong>di</strong>giosa avventura che volevamo<br />

compiere: andare al nord, in un luogo <strong>di</strong> cui<br />

pochi anche a Nairobi sentono parlare, per stu<strong>di</strong>are<br />

un progetto <strong>di</strong> sviluppo. Non sappiamo <strong>di</strong>re se e<br />

per quanto tempo ci siamo raccontati a vicenda le<br />

nostre avventure. Poi è andata via la luce e tutto è<br />

<strong>di</strong>ventato più intimo, ci si poteva parlare ad un<br />

livello più profondo.<br />

Ricor<strong>di</strong>amo sono<br />

gli occhi scuri,<br />

che risplendevano<br />

al lume <strong>di</strong> una<br />

candela, dell’arcivescovoottantenne,<br />

occhi che<br />

sembravano sprigionarsi<br />

dal legno<br />

d’ebano, come<br />

delle fiamme <strong>di</strong><br />

speranza, e <strong>di</strong><br />

buon augurio,<br />

Come le sue sincere<br />

parole <strong>di</strong><br />

ringraziamento al


termine della serata.<br />

Il volto <strong>di</strong> Rose<br />

Il suo sorriso svelava una grande forza d’animo.<br />

Sorrideva. Sorrideva e ci offriva il pane che<br />

aveva cucinato, raccontandoci <strong>di</strong> tutti i problemi<br />

che, come infermiera capo del Distretto, incontrava<br />

ogni giorno. Bambini malnutriti; donne che non<br />

volendo partorire in <strong>di</strong>spensario, muoiono per<br />

mancanza <strong>di</strong> fiducia e <strong>di</strong> cultura; giovani con l’Aids;<br />

donne che subiscono mutilazioni genitali e tante<br />

altre problematiche <strong>di</strong> fronte alle quali ognuno <strong>di</strong><br />

noi vorrebbe solo scappare. Lei no. Dopo aver stu<strong>di</strong>ato<br />

a Nairobi, è tornata nel suo paese <strong>di</strong> nascita,<br />

per aiutare davvero il suo popolo, non solo materialmente,<br />

lavorando con sapienza alle numerose<br />

tra<strong>di</strong>zioni e abitu<strong>di</strong>ni che possono influire sulla<br />

salute, sulla cura e sulla prevenzione. Le stesse<br />

cose, dette da una persona <strong>di</strong> Nairobi o, ancor<br />

peggio, da un’occidentale, non avrebbero lo stesso<br />

impatto.<br />

Rose sorrideva, e siamo sicure che ancora<br />

continua a sorridere, infondendo alle persone che<br />

la conoscono una grande fiducia nella sua professionalità<br />

e sensibilità. Straor<strong>di</strong>nario esempio <strong>di</strong><br />

una “curatrice”, integrata nella comunità ma<br />

proiettata comunque al futuro, <strong>di</strong> una mamma che<br />

decide <strong>di</strong> fare “solo” 3 figli per poterli mandare<br />

all’Università. Questo esempio parla più <strong>di</strong> tante<br />

campagne per la programmazione famigliare.<br />

Sempre sorridente ci saluta con gratitu<strong>di</strong>ne ma<br />

con un po’ <strong>di</strong> malinconia e incertezza sulla riuscita<br />

dei nostri progetti.<br />

PERCEZIONI<br />

Inversione della <strong>di</strong>mensione spazio temporale<br />

Una delle percezioni più forti che abbiamo<br />

provato fin dall’inizio, è stata uno sfasamento rispetto<br />

alle <strong>di</strong>mensioni spazio-temporali proprie<br />

del nostro modo <strong>di</strong> vedere la realtà. La <strong>di</strong>mensione<br />

urbana, che in teoria avrebbe dovuto esser più<br />

paragonabile al nostro sentire, si è rivelata ancora<br />

una volta lontana: Nairobi è, come la maggioranza<br />

delle città del Sud del Mondo, una megalopoli <strong>di</strong><br />

slums in cui si trova un arcipelago <strong>di</strong> quartieri urbani.<br />

Circa il 90% della popolazione vive nel 5% del<br />

suolo: è quin<strong>di</strong> <strong>di</strong>fficile considerarla come una città<br />

nel senso occidentale del termine..<br />

Altro fattore <strong>di</strong> <strong>di</strong>versità è stata la percezione che<br />

Nairobi sia un agglomerato <strong>di</strong> limiti, confini che<br />

separano un dentro da un fuori: il limite <strong>di</strong> uno<br />

slum, il muro <strong>di</strong> cinta <strong>di</strong> una scuola, il muro <strong>di</strong> separazione<br />

delle gran<strong>di</strong> ville immerse nei loro giar-<br />

12<br />

<strong>di</strong>ni verdeggianti, il limite dei centri commerciali,<br />

sorvegliati da guar<strong>di</strong>e con metal detector per paura<br />

<strong>di</strong> bombe...<br />

Gli spazi pubblici, le strade, seppur brulicanti e<br />

caotiche, non creano luoghi collettivi ma solo percorsi<br />

per andare da un punto all’altro. Fatta esclusione<br />

dei “ragazzi <strong>di</strong> strada” che, perloppiù sdraiati<br />

all’ombra degli alberi o in pie<strong>di</strong> agli incroci, stanno.<br />

A fare cosa? Aspettare. Aspettare cosa? Un lavoro,<br />

un’opportunità, un po’ d’acqua, <strong>di</strong> cibo. In<strong>di</strong>vidui<br />

che non hanno nulla, non solo materialmente,<br />

ma anche a livello d’istruzione o <strong>di</strong> capacità professionali,<br />

esclusi da tutti i meccanismi economici<br />

formali e informali.<br />

Lo spazio nel paesaggio africano assume<br />

proporzioni amplificate: attraversando la savana<br />

da Nairobi a Loiyangalani ci siamo trovate immerse<br />

in una profon<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> orizzonte, tale da non avere<br />

più alcun punto <strong>di</strong> riferimento <strong>di</strong>mensionale. Un<br />

senso <strong>di</strong> straniamento e <strong>di</strong> soggezione che ha accompagnato<br />

il nostro viaggio in jeep: 3 giorni <strong>di</strong><br />

acacie, bush, struzzi e giraffe, lungo una strada<br />

sconnessa puntata dritta verso l’orizzonte. La nostra<br />

velocità non era <strong>di</strong> quei luoghi, il nostro mezzo<br />

rumorosamente alieno.<br />

Se la <strong>di</strong>mensione spaziale è esasperata<br />

nella grandezza, quella temporale lo è nella contrazione.<br />

“L’Africa è un continente in cammino”,<br />

oltre al significato più simbolico, fotografa efficacemente<br />

la con<strong>di</strong>zione della maggior parte della<br />

popolazione del continente. Nei nostri spostamenti<br />

ci siamo spesso imbattute in gruppi <strong>di</strong> uomini o<br />

donne o bambini che all’alba si mettevano in cammino<br />

per raggiungere un mercato, un pozzo o la<br />

scuola; il viaggio è una parte predominante della<br />

loro esistenza, percezione che noi, nella nostra<br />

società contemporanea, abbiamo completamente<br />

perso: la nostra velocità non è più basata sulla natura<br />

dell’uomo ma sulla nostra tecnologia.<br />

In Africa, invece, gli orizzonti tornano ad<br />

essere limitati, a scapito <strong>di</strong> quel concetto, espresso<br />

dall’economista Amartya Sen, in cui a sviluppo si<br />

associano la libertà <strong>di</strong> scegliere e avere occasioni.<br />

Il secondo aspetto, si lega invece alla percezione <strong>di</strong><br />

una contrazione del tempo: ogni giorno dura 12<br />

ore esatte, <strong>di</strong> cui almeno 8 sono caratterizzate da<br />

un caldo insostenibile. La forte ciclicità delle azioni,<br />

vista con lo sguardo occidentale, ci è sembrata<br />

angosciante perché sembra non permettere <strong>di</strong><br />

guardare lontano.<br />

Cambiando i parametri <strong>di</strong> riferimento si genera un<br />

<strong>di</strong>fferente modo <strong>di</strong> percepire la realtà, per comprendere<br />

appieno la tra<strong>di</strong>zionale visione del mon-


do locale.<br />

I danni dell’assistenzialismo: essere considerati<br />

un bancomat e generare aspettative<br />

Un’altra percezione avuta durante la nostra<br />

esperienza, purtroppo, è stata notare l’evidenza<br />

<strong>di</strong> come, in molti casi, le azioni della cooperazione<br />

internazionale abbiano generato in realtà<br />

più danni che benefici, sia in senso materiale ed<br />

economico sia in senso sociale.<br />

La cospicua casistica <strong>di</strong> opere completamente<br />

avulse o inutilizzate dalle comunità è il risultato<br />

della mancanza <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento o della<br />

impreparazione. Senza voler entrare nel merito<br />

delle problematiche legate alla cooperazione internazionale,<br />

si possono in<strong>di</strong>viduare due tipi <strong>di</strong><br />

problemi: la grande cooperazione (gran<strong>di</strong> organizzazioni<br />

e governi), a causa delle rigide procedure<br />

burocratiche, genera un macchinoso e <strong>di</strong>spen<strong>di</strong>oso<br />

processo che causa gravi sprechi economici.<br />

La piccola cooperazione (organizzazioni conosciute<br />

principalmente sul proprio territorio, gestite da<br />

volontari e offerte), seppur animata da nobilissimi<br />

e con<strong>di</strong>visibili scopi, non sempre riesce a gestire la<br />

complessità del processo <strong>di</strong> cooperazione. Manca<br />

una rete <strong>di</strong> contatti con le altre organizzazioni, il<br />

che comporta il venir meno dei principi della cooperazione<br />

decentrata. Conseguenza dello spirito<br />

volontaristico è che questo tipo <strong>di</strong> associazioni<br />

non riesce spesso a garantire né un adeguato supporto<br />

finanziario continuo, né un certo grado <strong>di</strong><br />

professionalità; spesso tende a improvvisare processi<br />

privi <strong>di</strong> una chiara visione dell’obiettivo generale<br />

da perseguire.<br />

Il risultato l’abbiamo potuto riscontrare in<br />

questa parte dell’ Africa: lungo i circa 600 km che<br />

separano Nairobi da Loiyanagalani, abbiamo osservato<br />

un numero imprecisato <strong>di</strong> costruzioni<br />

“occidentali”, mezze <strong>di</strong>roccate o abbandonate,<br />

tutte con la targa dell'associazione <strong>di</strong> turno; scuole<br />

in mezzo alla savana, lontane km dal primo villaggio;<br />

chiese, magazzini, <strong>di</strong>spensari senza personale<br />

me<strong>di</strong>co...esito probabilmente <strong>di</strong> un progetto votato<br />

non a uno scopo preciso, ma a quel tipo <strong>di</strong> aiuti<br />

che mettono la coscienza a posto.<br />

Oltre alle conseguenze <strong>di</strong> questo tipo <strong>di</strong> processo<br />

più imme<strong>di</strong>ate, ve ne sono anche altre <strong>di</strong> tipo sociale:<br />

molte comunità si sono abituate a percepire<br />

la nostra presenza <strong>di</strong> occidentali come fossimo dei<br />

Bancomat: il nostro compito è quello <strong>di</strong> elargire<br />

beni materiali ed economici a tutti e senza alcun<br />

coor<strong>di</strong>namento. Che cosa genera questo tipo <strong>di</strong><br />

comportamento? Un sistema in cui i volontari arri-<br />

13<br />

vano, donano denaro o una costruzione poi ripartono,<br />

lasciando la comunità, molto spesso, senza<br />

la possibilità <strong>di</strong> svilupparsi perché non si è portato<br />

loro né conoscenze né lavoro, ma rendendoli, in<br />

un certo senso, <strong>di</strong>pendenti da aiuti esterni.<br />

Sarebbe questo il senso della cooperazione?<br />

Generare aspettative che non si possono sod<strong>di</strong>sfare,<br />

aiuta a migliorare la con<strong>di</strong>zione delle comunità?<br />

Elargire donazioni senza creare processi<br />

virtuosi, non genera una nuova forma <strong>di</strong> colonialismo?<br />

Queste sono alcune delle domande che hanno<br />

continuato a formarsi nella nostra mente nei<br />

giorni <strong>di</strong> permanenza a Loiyangalani: vedevamo<br />

l’estrema povertà e la sofferenza <strong>di</strong> una popolazione<br />

afflitta da malaria, siccità, carestie, che, paradossalmente,<br />

è oggetto <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse azioni umanitarie:<br />

si sta costruendo un grande orfanotrofio, ma<br />

non vi è un <strong>di</strong>spensario che funzioni e che permetta<br />

parti <strong>di</strong> emergenza o <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> malaria; è<br />

stato costruito il Museo del Turkana, ma non ci<br />

sono sol<strong>di</strong> per il suo funzionamento e per permettere<br />

a giovani della comunità <strong>di</strong> svolgere un<br />

lavoro all’interno del settore naturalistico, nella<br />

cosiddetta “Culla dell’Umanità”. Ci sono continui<br />

arrivi <strong>di</strong> aiuti alimentari, ma non c’è attualmente<br />

un programma che insegni tecniche agricole sperimentali<br />

adatte a climi ari<strong>di</strong> desertici. La sensazione<br />

scoraggiante è che questo sia, ormai, un sistema<br />

accettato e consolidato d’interventi <strong>di</strong> cooperazione.<br />

“Di buone intenzioni è lastricata la via per l’Inferno”.<br />

Queste sono state le riflessioni, le emozioni<br />

e i dubbi che ci ha suscitato il viaggio in Kenya.<br />

Chi ha avuto esperienze <strong>di</strong> cooperazione in Africa<br />

spesso al ritorno racconta del leggendario Mal<br />

d’Africa, tanto questo continente è affascinante e<br />

magnetico; noi lo abbiamo “sentito” in due sensi:<br />

il primo dettato dalla meraviglia <strong>di</strong> una realtà immensa<br />

in tutti gli aspetti, capace <strong>di</strong> provocare una<br />

sensazione <strong>di</strong> estasi, in cui la nostra presenza umana<br />

sembra non avere significato. Il secondo scuote<br />

la parte etica morale della coscienza in quanto si è<br />

messi a contatto con la sofferenza vera e incon<strong>di</strong>zionata,<br />

<strong>di</strong>fficile da alleviare; uno stato che genera<br />

dapprima incredulità, per poi lasciar spazio alla<br />

precisa e lucida sensazione che i meccanismi del<br />

nostro tempo si siano inceppati generando un<br />

continuo nonsenso. Al ritorno, la <strong>di</strong>fficoltà è quella<br />

<strong>di</strong> cercare <strong>di</strong> ridare un senso alla propria esistenza<br />

(per sè stessi) e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> agire per intervenire, con<br />

le proprie capacità, in questa situazione. Per questo<br />

il processo che speriamo sia portato avanti per


Loiyangalani, possa essere un esempio virtuoso <strong>di</strong><br />

cooperazione. Da parte nostra abbiamo concretizzato<br />

alcuni dei nostri obiettivi: eseguire rilievi fotografici<br />

e geometrici del camping e del <strong>di</strong>spensario;<br />

incontro e interviste con i rappresentanti <strong>di</strong> autorità<br />

locali e <strong>di</strong> gruppi sociali; indagine <strong>di</strong> mercato per<br />

raccogliere informazioni sui materiali <strong>di</strong>sponibili e<br />

relativi costi; formazione <strong>di</strong> relazioni con possibili<br />

summary<br />

14<br />

partners e responsabili locali.<br />

Cooperare non è mai facile, considerando i continui<br />

dubbi provocati dalle riflessioni su cosa sia giusto<br />

fare e non fare, su quali siano le priorità <strong>di</strong> intervento,<br />

sul ruolo che dobbiamo avere.<br />

È una sfida che pensiamo valga la pena vincere.<br />

Sempre.<br />

A closer look at Africa: faces, feelings, deeds<br />

In January <strong>2012</strong> Roberta Cigolini and Elisa Salvaneschi went to Kenya in order to visit the Turkana<br />

area, that is, the main destination of the volunteers formed during the annual training course<br />

“Formare volontari per l'Africa” which is organised and held in <strong>Pavia</strong> by the association.<br />

During their experience in Kenya the two trainees met several people and recorded a great number<br />

of frames, images from Africa which will endure forever in their minds.<br />

To begin with the people who supported them during their stay, it is worth to remember Nancy,<br />

President of the local women's association.<br />

Nancy is described as an extremely good-tempered woman, who struggles hard to promote culture<br />

among young la<strong>di</strong>es and girls in the local community. But she is also a mother, who wakes<br />

up every morning at five in order to pray for her three sons and support them during their stu<strong>di</strong>es.<br />

Nancy's face is not the only friendly face met in Kenya: the Archbishop of Nairobi and Rose are<br />

two important acquaintances as well.<br />

Rose, in particular, completed her stu<strong>di</strong>es in Nairobi and then returned back to her community,<br />

to help her brothers safeguard the ancient tribal tra<strong>di</strong>tions of the ethnic group.<br />

One of the main issues which emerged during the trip to Kenya is related to charity. The key<br />

point is that small organisations formed by people from local communities are not always able to<br />

cope with the complexity of the cooperation process.<br />

The imme<strong>di</strong>ate consequence of this issue is a widespread inadequacy of the processes undertaken,<br />

often lacking a precise view of the needs of a certain portion of territory.<br />

The results are well noticeable along the 600 km between Nairobi and Loyangalani: a number of<br />

crumbling western-like buil<strong>di</strong>ngs stand along the road, with the sign of the association involved in<br />

the buil<strong>di</strong>ng site right in front of them. Schools placed in the savannah, far from the settlements,<br />

churches, warehouses and outpatients' department without adequate personnel.<br />

The question posed by the two trainees is simple: is this the real sense of cooperation? Is generating<br />

expectations a good way to improve the local communities' con<strong>di</strong>tion? Does the mere donation<br />

of money represent a new form of colonialism?<br />

These were the considerations, emotions and doubts which aroused during the stay in Kenya.<br />

The goals of the trip were partially fulfilled: Roberta and Elisa were able to complete the surveys<br />

needed at the campsite and at the buil<strong>di</strong>ng site of the new outpatients' department.<br />

In ad<strong>di</strong>tion, an accurate research was carried out in order to determine the availability of buil<strong>di</strong>ng<br />

materials, along with their cost.<br />

Information about possible partners was also gathered.<br />

Alberto Zannetti


LA MIA CINA IN OTTO GIORNI<br />

Breve racconto <strong>di</strong> una prima esperienza in viaggio attraverso il gigante asiatico<br />

<strong>di</strong> Alberto Zannetti<br />

“Come ci si sente dopo aver visitato un paese come<br />

la Cina per la prima volta?”.<br />

È questa la domanda che mi è stata rivolta<br />

più <strong>di</strong> frequente nelle due settimane successive al<br />

mio ritorno da un viaggio che, nel bene e nel male,<br />

ha cambiato la mia prospettiva sul Paese della<br />

Grande Muraglia. La risposta, forse banale, non<br />

può essere che una sola: meravigliato.<br />

Grazie al lavoro che sto svolgendo presso l'Università<br />

<strong>di</strong> <strong>Pavia</strong> nell'ambito del Progetto Marco Polo,<br />

ho avuto la possibilità <strong>di</strong> recarmi in Cina come rappresentante<br />

dell'Ateneo insieme ad una collega e<br />

interprete, coronando un sogno nel cassetto che<br />

risaliva al 2007, anno in cui ho iniziato a familiarizzare<br />

con la lingua e la cultura cinese. Il viaggio,<br />

della durata <strong>di</strong> otto giorni, prevedeva tappe in cinque<br />

città della Cina molto <strong>di</strong>stanti tra loro, il che<br />

mi ha permesso (seppur in un lasso <strong>di</strong> tempo limitato)<br />

<strong>di</strong> sperimentare in prima persona le gran<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>fferenze paesaggistiche, ma soprattutto culturali,<br />

che esistono all'interno <strong>di</strong> questo Paese.<br />

Al nostro arrivo a Pechino, ho avuto imme<strong>di</strong>atamente<br />

a che fare con l'elemento che, forse,<br />

più colpisce gli europei in visita in Cina per la prima<br />

volta: le <strong>di</strong>stanze. La capitale cinese è immensa,<br />

ti stor<strong>di</strong>sce con il suo traffico congestionato e ti<br />

stupisce con l'ampiezza delle sue arterie; in passato<br />

per raggiungere l'aeroporto internazionale dal<br />

centro della città erano necessarie oltre due ore in<br />

alcuni giorni particolarmente critici, ma la situazione<br />

è notevolmente migliorata negli anni successivi<br />

ai giochi olimpici, dopo la costruzione <strong>di</strong> nuovi raccor<strong>di</strong><br />

che collegano Tien An Men con il terminal<br />

internazionale. Il <strong>di</strong>stretto finanziario è, a suo modo,<br />

un piccolo gioiello, con la futuristica costruzione<br />

che ospita la sede <strong>di</strong> CCTV (la televisione <strong>di</strong> Stato)<br />

che cattura gli sguar<strong>di</strong> estasiati dei turisti: un<br />

grattacielo unico al mondo, ispirato alla celebre<br />

figura “impossibile”, il Triangolo <strong>di</strong> Penrose. Devo<br />

ammettere che io stesso non ho staccato il naso<br />

dal finestrino del taxi per <strong>di</strong>versi minuti.<br />

Ogni angolo del centro <strong>di</strong> Pechino, dà l'impressione<br />

<strong>di</strong> essere un giusto connubio tra glorioso passato<br />

e sfavillante futuro, un alternarsi <strong>di</strong> palazzi in<br />

vetro e acciaio, pagode tra<strong>di</strong>zionali ed e<strong>di</strong>fici governativi<br />

nel tipico stile austero degli anni Settanta,<br />

ispirato al modello sovietico.<br />

Il rammarico <strong>di</strong> aver avuto poco tempo per visitare<br />

15<br />

la capitale (la tabella <strong>di</strong> marcia era serrata e non<br />

erano previste riunioni a Pechino) rimane uno dei<br />

lati negativi della mia esperienza, ma nel futuro mi<br />

propongo <strong>di</strong> riporvi rime<strong>di</strong>o.<br />

Nemmeno il tempo <strong>di</strong> ambientarsi tra i grattacieli<br />

del centro che era già ora <strong>di</strong> ripartire in aereo alla<br />

volta <strong>di</strong> Hohhot, capoluogo della Mongolia Interna.<br />

Questa regione autonoma, posta al confine tra<br />

la Cina e la Mongolia, è stata creata dal governo<br />

centrale negli anni Quaranta e rappresenta una<br />

zona strategica della Cina moderna, grazie alla<br />

presenza <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> giacimenti <strong>di</strong> ferro e carbone<br />

che riforniscono tutto il nord del Paese. A essere<br />

sinceri, Hohhot non è una città molto ospitale,<br />

anzi: circa cinque milioni <strong>di</strong> abitanti sono concentrati<br />

in un'immensa <strong>di</strong>stesa <strong>di</strong> cemento, circondata<br />

da un deserto <strong>di</strong> montagne. Caldo torrido durante<br />

il giorno, amplificato dall'unica colata <strong>di</strong> asfalto<br />

rovente che copre la superficie della città, e freddo<br />

umido la sera. Da queste parti gli occidentali si<br />

vedono molto <strong>di</strong> rado e, al momento della mia<br />

visita, ero probabilmente l'unico europeo in zona,<br />

a parte un paio <strong>di</strong> emissari russi molto schivi che<br />

ho incontrato nella lobby dell'hotel, inviati da uno<br />

dei colossi dell'energia per acquistare carbone.<br />

Hohhot è una città che vive <strong>di</strong> contrad<strong>di</strong>zioni:<br />

da una parte la classe me<strong>di</strong>a, che ha triplicato il<br />

suo red<strong>di</strong>to grazie all'estrazione delle materie prime<br />

e allo sviluppo mostruoso del settore terziario;<br />

appartamenti lussuosi arredati all'occidentale,<br />

automobili europee <strong>di</strong> grossa cilindrata e abiti<br />

d’importazione. Dall'altra minatori, carpentieri,<br />

artigiani che lavorano in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> sicurezza<br />

inesistenti e lottano per raggiungere la soglia si<br />

sostentamento per loro stessi e per la loro famiglia.<br />

Sono rimasto impressionato dall'organizzazione<br />

dei cantieri, dove però si lavora sospesi, anche<br />

a cento metri d'altezza , senza imbracatura e senza<br />

alcun tipo <strong>di</strong> norma antinfortunistica. Questa<br />

spaccatura tra benestanti e in<strong>di</strong>genti è visibile anche<br />

nella <strong>di</strong>sposizione dei quartieri: la Hohhot<br />

“che conta” si ritrova la sera dopo il lavoro in<br />

pittoreschi ristoranti illuminati da neon colorati, in<br />

un quartiere per ricchi isolato dal resto della città,<br />

dove si mangia e si beve sino allo sfinimento, celebrando<br />

i successi commerciali <strong>di</strong> una regione ancora<br />

attaccata alle proprie origini (Gengis Kahn è


venerato come una <strong>di</strong>vinità), ma che spinge per<br />

emergere come nuova potenza all'interno <strong>di</strong> una<br />

Nazione che è già una superpotenza.<br />

Prima <strong>di</strong> lasciare la Mongolia Interna, io e la<br />

mia collega abbiamo avuto anche il privilegio <strong>di</strong><br />

visitare il liceo più grande d'Asia, la Middle School<br />

<strong>di</strong> Jining, città industriale a circa 200 km da Hohhot.<br />

Questo istituto conta oltre 18.000 studenti e<br />

ha una superficie grande all'incirca come il centro<br />

storico <strong>di</strong> Milano, compresa un'enorme piazza<br />

d'armi all'interno del campus dove si tengono le<br />

cerimonie più importanti. Visitare una struttura<br />

del genere mi ha fatto comprendere quanto sia<br />

amplificata la proporzione cinese: numeri simili<br />

potrebbero appartenere agli atenei più antichi<br />

d'Europa, mentre qui si tratta <strong>di</strong> un liceo posto in<br />

una regione in espansione.<br />

Terminata l'esperienza mongola, era il momento<br />

<strong>di</strong> spostarsi nuovamente in aereo, questa volta<br />

verso sud, destinazione Kaifeng, antica capitale<br />

imperiale sotto la <strong>di</strong>nastia Sung circa ottocento<br />

anni fa e capoluogo della provincia <strong>di</strong> Henan.<br />

Giunti alle porte della città, oltre ad una coltre <strong>di</strong><br />

umido impenetrabile che si è subito posata sui<br />

nostri vestiti, abbiamo incontrato finalmente la<br />

Cina delle cartoline, quella cioè che mi aspettavo<br />

<strong>di</strong> trovare prima della partenza. Kaifeng è una città<br />

veramente caratteristica, che s’intravede a malapena<br />

sullo sfondo <strong>di</strong> una vasta pianura occupata<br />

da campi <strong>di</strong> riso e aglio. La skyline è dominata dagli<br />

antichi palazzi in stile me<strong>di</strong>evale (alcuni ricostruiti<br />

in copie fedeli dopo i bombardamenti dei<br />

giapponesi<br />

durante la<br />

Seconda<br />

Guerra<br />

Mon<strong>di</strong>ale);<br />

qui ho fugacemente<br />

sod<strong>di</strong>sfatto<br />

la mia<br />

“voglia <strong>di</strong><br />

storia”,<br />

visitando in<br />

mezza giornata<br />

la gilda<br />

dei mercanti<br />

e il<br />

palazzo<br />

imperiale,<br />

una gemmainca-<br />

16<br />

stonata in mezzo ad un lago artificiale, dove il<br />

tempo sembra essersi fermato all'epoca dei Sung.<br />

Tuttavia, Kaifeng non è famosa solamente<br />

per la storia; in tutta la Cina si celebra questa città<br />

come vera capitale della buona cucina e della gastronomia<br />

in generale. Durante i numerosi pasti,<br />

gentilmente offerti dai locali, ho avuto modo <strong>di</strong><br />

provare sapori sconosciuti, oltre che <strong>di</strong> sbugiardare<br />

finalmente il luogo comune secondo cui la cucina<br />

cinese è a base <strong>di</strong> fritti; mai affermazione fu più<br />

qualunquista! Mi sono lasciato travolgere dall'agrodolce<br />

delicato dei piatti a base <strong>di</strong> pesce, dalla<br />

squisitezza delle verdure croccanti, ma soprattutto<br />

ho assaggiato carni considerate tabù in Europa,<br />

come la tartaruga o il serpente, scoprendo che<br />

anche a tavola ci possono essere delle occasioni in<br />

cui il vecchio detto “tutto è relativo” può funzionare.<br />

Le bellezze del patrimonio storico-culturale e la<br />

buona cucina attirano qui migliaia <strong>di</strong> turisti cinesi<br />

che provengono dalle fasce alte della società, persone<br />

ricchissime che hanno fatto fortuna nel commercio<br />

e nell'amministrazione pubblica e che vengono<br />

a Kaifeng ogni anno durante la Festa <strong>di</strong> Primavera,<br />

alloggiando in hotel da mille e una notte.<br />

Kaifeng è anche una città estremamente organizzata,<br />

con ampi spazi <strong>di</strong> verde pubblico, curati molto<br />

meglio che in Europa, ed una politica <strong>di</strong> assegnazione<br />

delle abitazioni alle fasce meno abbienti<br />

che è il vero vanto del sindaco. Una <strong>di</strong>stinta signora<br />

sulla cinquantina, a tavola, mi ha detto con orgoglio:<br />

“qui a Kaifeng tutti possono avere una casa,<br />

anche<br />

tu potresti”.<br />

La<br />

città è anche<br />

sede<br />

universitaria,<br />

e se<br />

non fosse<br />

per l'umido<br />

asfissiante,<br />

sarebbe<br />

veramente<br />

un posto<br />

fantastico<br />

dove trascorrere<br />

il<br />

resto della<br />

propria<br />

vita.<br />

Ultima tap-


pa del viaggio è stata Chongqing, che forse meriterebbe<br />

un capitolo <strong>di</strong> un libro per essere descritta,<br />

nel bene e nel male. Megalopoli in espansione<br />

quasi schizofrenica, con oltre trentadue milioni <strong>di</strong><br />

abitanti, Chongqing è una municipalità autonoma,<br />

equiparata quin<strong>di</strong> a Pechino come importanza e<br />

situata vicino alla celebre regione del Sichuan, famosa<br />

in tutto il mondo per essere la terra dei panda<br />

e, purtroppo, anche <strong>di</strong> terremoti catastrofici.<br />

Attualmente è la città più popolosa della Cina, anche<br />

se ben pochi occidentali la conoscono, a causa<br />

del suo sviluppo recentissimo.<br />

La metropoli in sé non è molto attraente:<br />

immaginate una città fatta <strong>di</strong> cemento e grattacieli<br />

<strong>di</strong>sposti in maniera <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>nata, aggiungete un<br />

terreno montagnoso con due fiumi più gran<strong>di</strong> del<br />

Po che attraversano l'area urbana <strong>di</strong>videndola in<br />

tre spicchi, metteteci il traffico più terribile che<br />

possiate immaginare, temporali estivi tutto l'anno<br />

ed un tasso <strong>di</strong> umi<strong>di</strong>tà ben superiore alla me<strong>di</strong>a<br />

europea, e (forse) avrete un'idea <strong>di</strong> che cosa sia<br />

Chongqing. Un gigantesco formicaio che <strong>di</strong> notte<br />

s’illumina a giorno grazie ai neon dei suoi grattacieli,<br />

un susseguirsi <strong>di</strong> saliscen<strong>di</strong> e <strong>di</strong> strade che in<br />

alcuni quartieri ricorda vagamente San Francisco,<br />

inclusa una copia in scala ridotta del Golden Gate,<br />

costruita dall'Unione Sovietica, che collega le due<br />

parti della città separate dal Fiume Azzurro.<br />

Un autista, che gentilmente ci ha accompagnati<br />

con il suo mezzo durante i due giorni della nostra<br />

permanenza, ci ha spiegato che, in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong><br />

strade libere, occorrono più <strong>di</strong> tre ore per attraversare<br />

la città da un capo all'altro. Cioè la <strong>di</strong>stanza<br />

che in <strong>Italia</strong> serve per raggiungere Livorno partendo<br />

da Milano, se si è fortunati.<br />

Chongqing è veramente una città senza freni. Lo<br />

sviluppo urbanistico è così rapido e poco regolamentato<br />

che esistono alcuni quartieri a rischio<br />

esondazione ogni volta che uno dei due fiumi subisce<br />

un'ondata <strong>di</strong> piena. Il centro citta<strong>di</strong>no non è<br />

<strong>di</strong>ssimile da Hong Kong, ed è cosa abbastanza comune<br />

imbattersi in europei che hanno scelto <strong>di</strong><br />

stu<strong>di</strong>are o lavorare qui, attratti dalle numerose<br />

possibilità offerte. La viabilità è una giungla: da<br />

queste parti le automobili hanno iniziato a prendere<br />

piede da non più <strong>di</strong> quin<strong>di</strong>ci anni, quin<strong>di</strong> bisogna<br />

entrare nell'ottica che non esiste una vera<br />

“tra<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> guida”, così come non esiste alcun<br />

tipo <strong>di</strong> co<strong>di</strong>ce della strada. O meglio, forse esiste,<br />

ma nessuno lo rispetta: appena si arriva a una rotonda<br />

tutti ci si buttano in fretta e furia senza dare<br />

alcuna precedenza, e si finisce per rimanere inca-<br />

17<br />

strati nel mezzo, tra autobus a due piani e tassisti<br />

inferociti che inveiscono nel <strong>di</strong>aletto locale, quella<br />

“Chongqing Hua” (la parlata <strong>di</strong> Chongqing) che<br />

risulta quasi incomprensibile a uno studente <strong>di</strong><br />

mandarino come il sottoscritto.<br />

Eppure, nonostante i palazzoni <strong>di</strong> 30 piani costruiti<br />

sulla cresta della montagna, nonostante la sporcizia<br />

che campeggia in alcune vie contigue al centro,<br />

nonostante il caos imperante che non lascia tregua<br />

e la coltre <strong>di</strong> grigio dalla quale sbucano gli aerei<br />

in arrivo a qualsiasi ora del giorno, Chongqing a<br />

suo modo affascina. Ha quell'aura <strong>di</strong> mistero che<br />

contrad<strong>di</strong>stingue le metropoli del mondo, pur essendo<br />

ancora molto giovane e, come detto prima,<br />

non molto conosciuta all'estero; senza dubbio alcuno<br />

un luogo che vale la pena <strong>di</strong> essere visitato<br />

ed esplorato con i propri occhi.<br />

Il nostro ritorno a Pechino coincideva con la fine<br />

del viaggio promozionale: trascorrere l'ultima mia<br />

notte in Cina in un lussuoso hotel proprio <strong>di</strong>etro<br />

alla città proibita è stato il colpo al cuore finale,<br />

poiché la tentazione <strong>di</strong> uscire dall'albergo da solo<br />

per andare a scattare una fotografia in piazza Tien<br />

An Men era fortissima. Per il momento, mi accontento<br />

<strong>di</strong> portare con me l'immagine dei tetti della<br />

cittadella illuminati dalle prime luci dell'alba, uno<br />

spettacolo veramente mozzafiato.<br />

Da questo (seppur breve) viaggio ho riportato<br />

in <strong>Italia</strong> un bagaglio <strong>di</strong> conoscenze che non possono<br />

essere nemmeno lontanamente paragonate<br />

a quelle che si acquisiscono stu<strong>di</strong>ando la lingua e<br />

la cultura cinese a livello universitario, com’è normale<br />

che sia; ho finalmente un'idea chiara <strong>di</strong> come<br />

sia la Cina, delle meraviglie che possa mostrare ad<br />

un visitatore attento e preparato e dell'enorme<br />

quantità <strong>di</strong> luoghi comuni e <strong>di</strong> malignità che si perpetrano<br />

in Occidente sul conto dei cinesi. Certo, è<br />

vero che un tipo <strong>di</strong> censura e oppressione esiste, e<br />

si sente, anche solo per il fatto <strong>di</strong> non poter accedere<br />

ai social network o a YouTube, come è altrettanto<br />

vero che esistono delle problematiche<br />

molto gravi che andrebbero <strong>di</strong>scusse, in primo<br />

luogo il rispetto dei <strong>di</strong>ritti umani (sacrosanto) ma<br />

anche la prevenzione sul lavoro, francamente inesistente,<br />

come ho potuto constatare in prima persona.<br />

L'impressione generale che si ha, è quella <strong>di</strong> un<br />

Paese ancora nel pieno del suo boom economico,<br />

e non già in rallentamento come alcuni giornalisti<br />

italiani hanno cercato <strong>di</strong> farci credere qualche mese<br />

or sono; non basta un calo <strong>di</strong> qualche punto


percentuale del PIL per <strong>di</strong>re che la Cina è già in<br />

crisi, occorre recarsi laggiù e verificare sul campo,<br />

con mente aperta, l'immenso numero <strong>di</strong> opportunità<br />

<strong>di</strong> carriera pronte per essere colte.<br />

18<br />

Una cosa è certa: non sarà sicuramente la mia unica<br />

esperienza in Cina, perché il primo pensiero che<br />

ti pervade la mente appena sali sull'aereo del ritorno<br />

è: “devo ritornare il prima possibile”.<br />

summary<br />

Eight days around China: short <strong>di</strong>ary of a business trip to the East<br />

In May <strong>2012</strong> I finally had the chance to visit China for the first time since 2010, that is, the year I started<br />

to study Mandarin Chinese at the University of <strong>Pavia</strong>. Most importantly, I wasn't going to take a<br />

tour as a tourist. On the contrary, my chance was a good combination of sense of timing and luck: as<br />

language tutor for Marco Polo Project, I was asked by the coor<strong>di</strong>nator of the project to go to China in<br />

order to take a seven-day promotional tour in several high schools around the country and recruit new<br />

students for the class of 2013.<br />

I arrived in Beijing with my interpreter on Monday 7 th and I was imme<strong>di</strong>ately astonished by the greatness<br />

of the Capital City Airport, a real masterpiece of architecture. Unfortunately I <strong>di</strong>dn't have the<br />

chance to visit Beijing because of my busy schedule which forced me to leave again the morning after.<br />

However, I had the chance to have a quick glance at the financial <strong>di</strong>strict through the windows of my<br />

taxi, as my hotel was near Tian An Men square, just behind the Forbidden City.<br />

I think Beijing is probably the perfect mix between ancient tra<strong>di</strong>tions and modern, almost space age<br />

style. The skyline is pretty much American. I was amazed by the view of the CCTV skyscraper, a giant<br />

buil<strong>di</strong>ng recalling the shape of the well-known “impossible figure”, the Penrose Triangle, and I stared at<br />

the incre<strong>di</strong>bly large boulevards as I was approaching the city centre.<br />

The first stop of my business trip was Hohhot, main city of the autonomous region of Inner Mongolia.<br />

Hohhot is a new, booming city with five million inhabitants, characterised by huge contra<strong>di</strong>ctions: on<br />

the one hand, the new middle and upper-middle class enriched by the proceeds of iron and coal mines.<br />

On the other, peasants, craftsmen, bricklayers who work in extreme con<strong>di</strong>tions <strong>–</strong> safety standards in<br />

buil<strong>di</strong>ng sites do not seem to matter - and struggle to earn enough money to feed their sons. During<br />

my stay in Inner Mongolia I was also taken to the biggest high school in Asia, the First High School in<br />

Jining, an industrial <strong>di</strong>strict 200 km far from the centre of Hohhot. This huge boar<strong>di</strong>ng school hosts<br />

more than 18000 students and represents the benchmark for all northern China, being <strong>di</strong>rected by one<br />

of the most influencing members of the Inner Mongolian local Communist Party.<br />

After two days in Inner Mongolia I left Hohhot and I flew to Zhengzhou, in order to visit Kaifeng, capital<br />

of Henan Province in middle China. There I finally found the Chinese landscape I was looking for at the<br />

very beginning of my trip. Kaifeng is “real” China, as it is surrounded by ricefields and the skyline is<br />

characterised by the ancient pagodas of the Song dynasty, when the city was the capital of the Chinese<br />

empire. Kaifeng is also widely known in Asia for being the true capital of Chinese gastronomy: tourism<br />

is most assuredly the main resource as the new upper class chooses to come here and spend the<br />

Spring Holiday staying in five-star hotels and spa resorts.<br />

The final stage of my business trip was the huge metropolis of Chongqing. This enormous city is built in<br />

a mountain region in south-west China, and it was formerly known as the capital city of the Sichuan<br />

region, before the central government declared it an autonomous municipality in 1997. With its 32<br />

million inhabitants, Chongqing is nowadays China's biggest city, even though very few Europeans know<br />

it because of its position and its relative recent boom. Its lively city centre and its majestic financial <strong>di</strong>strict<br />

make Chongqing very similar to an American city. Moreover, the locals love to say that Chongqing<br />

is a “larger San Francisco”, due to the several ups and downs and the long bridge over the river Yangtze,<br />

which really seems a small copy of the Golden Gate.<br />

What I learned for sure from this first business trip to China is that the Dragon is “alive and breathing”,<br />

and Chinese economy is destined to improve again in the next few years, which is exactly the contrary<br />

of what European and American analysts blindly state every day. China is the new land of opportunity,<br />

and appealing careers are up for grabs for those foreigners who are open-minded enough to take the<br />

chance and chance their arm in the far East.<br />

Alberto Zannetti


IL VOLONTARIATO EUROPEO TRA GLOBALE E LOCALE<br />

<strong>di</strong> Dominique Charlotte Xotti<br />

Sono stati tre giorni all’insegna dell’incontro<br />

quelli trascorsi a Cluj Napoca, in Romania, dal 28 al<br />

31 maggio <strong>2012</strong>, e che ha visto coinvolgere tre<br />

associazioni pavesi: la <strong>Fil<strong>di</strong>s</strong>, Il Mulino <strong>di</strong> Suar<strong>di</strong> e<br />

l’associazione Porta Nuova <strong>–</strong> Europa.<br />

L’occasione è arrivata grazie a quest’ultima, che si<br />

occupa <strong>di</strong> Servizio Volontario Europeo facendo da<br />

tramite organizzativo a tutte le realtà associative<br />

della nostra provincia che vorrebbero intraprendere,<br />

o che hanno intrapreso, un’esperienza <strong>di</strong> volontariato<br />

internazionale, accogliendo uno o più<br />

ragazzi stranieri nella propria struttura.<br />

Cluj Napoca è la provincia della regione della<br />

Transilvania; una citta<strong>di</strong>na tranquilla, universitaria,<br />

con un centro storico veramente caratteristico,<br />

fatto <strong>di</strong> palazzine in stile ungherese e viuzze<br />

accoglienti ricche <strong>di</strong> ristoranti (che propongono<br />

un’ottima cucina), pubs e negozi, che non ha nulla<br />

da invi<strong>di</strong>are a una qualsiasi citta<strong>di</strong>na <strong>di</strong> provincia<br />

italiana.<br />

Siamo partiti in quattro e ci ha accolto il Centro <strong>di</strong><br />

Volontariato (CVuluntariat) <strong>di</strong> Cluj Napoca, un’associazione<br />

tutta al femminile che si occupa sia <strong>di</strong><br />

volontariato europeo che nazionale, e che ha fatto<br />

da punto <strong>di</strong> incontro non solo per noi rappresentanti<br />

pavesi, ma anche per quelli <strong>di</strong> associazioni<br />

lituane, spagnole e polacche; in totale eravamo<br />

una ventina <strong>di</strong> ragazze, la maggioranza, e ragazzi,<br />

due soli: uno spagnolo e un italiano (per la serie:<br />

“il volontariato europeo è in mano alle donne”),<br />

ed ognuno <strong>di</strong> noi rappresentava una delle 7 associazioni<br />

europee coinvolte nel progetto europeo:<br />

19<br />

Zemgale NGO (Lituania), CVoluntariat (Romania),<br />

Porta Nuova <strong>–</strong> Europa (<strong>Italia</strong>), Intercambia<br />

(Spagna), <strong>Fil<strong>di</strong>s</strong> (<strong>Italia</strong>), Umbrella (Polonia) e il Mulino<br />

<strong>di</strong> Suar<strong>di</strong> (<strong>Italia</strong>). Tutti insieme ci siamo messi<br />

subito al lavoro già la mattina seguente il nostro<br />

arrivo: l’obiettivo era portare avanti il progetto<br />

promosso dalla comunità europea “IMPROVE: Impact<br />

of Volunteering on personal and professional<br />

Growth”, che aveva già visto alcune delle associazioni<br />

sopraccitate incontrarsi in varie parti d’Europa.<br />

Il nostro compito era quello <strong>di</strong> trovare, elencare<br />

e selezionare uniformi criteri e competenze che<br />

ritenevamo importanti e rilevanti nella selezione<br />

dei volontari europei da accogliere localmente, e<br />

creare, sperimentando, vari strumenti <strong>di</strong> supervisione<br />

per quest’ultimi, quali: giochi <strong>di</strong> gruppo,<br />

questionari, interviste scritte o face to face.<br />

La prima mattinata è stata de<strong>di</strong>cata ad un seminario<br />

sulla situazione attuale del volontariato in Romania,<br />

fatta dall’ associazione ospitante <strong>di</strong> Cluj<br />

Napoca, a cui, però, è intervenuta anche l’associazione<br />

rumena ProVobis, che si occupa specificatamente<br />

del servizio <strong>di</strong> volontariato in ambito nazionale,<br />

sia facendo da centro <strong>di</strong> selezione e<br />

“smistamento” dei volontari, sia fungendo da centro<br />

<strong>di</strong> ricerca per l’analisi statistica e la creazione<br />

<strong>di</strong> report inerenti questo settore. Il pomeriggio del<br />

giorno stesso, invece, abbiamo visitato due centri<br />

per minori, uno laico e uno religioso, che ospitavano<br />

volontari internazionali nelle loro strutture.<br />

Il giorno seguente ci siamo dati appuntamento<br />

alle 9.00 per lavorare più concretamente


sulla ricerca <strong>di</strong> quelle che per noi erano le competenze<br />

che meglio potevano rappresentare e delineare<br />

il profilo <strong>di</strong> una persona adatta a fare una<br />

esperienza <strong>di</strong> volontariato internazionale. E’ stato<br />

un momento <strong>di</strong> vero scambio, dove le varie culture<br />

europee si sono incontrate e integrate in un<br />

momento <strong>di</strong> lavoro interculturale. Molti sono gli<br />

aspetti che si potrebbero sottolineare, per esempio<br />

la <strong>di</strong>sciplina lavorativa delle ragazze polacche<br />

o la battuta sempre pronta del ragazzo spagnolo;<br />

insomma: è stato veramente una mattinata <strong>di</strong>vertente<br />

ed elettrizzante! Una mattinata che, dopo un<br />

pranzo in un ottimo ristorante locale, ci ha portato<br />

a lavorare in una bellissima libreria. Qui, ci siamo<br />

sud<strong>di</strong>visi per gruppi e siamo entrati nel merito della<br />

questione; ogni gruppo aveva preso uno<br />

“strumento <strong>di</strong> selezione” su cui lavorare; c’era chi<br />

aveva lo strumento questionario e doveva ricercare<br />

le domande più idonee a far emergere le caratteristiche<br />

e le competenze che avevamo precedentemente<br />

selezionato per i volontari; chi, invece,<br />

si doveva impegnare a creare giochi <strong>di</strong> gruppo<br />

che facessero emergere il loro carattere; e infine,<br />

summary<br />

Voluntary Service in Europe: The international meeting at Cluji Napoca<br />

Storia Donna's e<strong>di</strong>torialist and trainee Dominique Charlotte Xotti joined the international meeting on<br />

volunteering at Cluji Napoca, Romania, which was held between 28 th and 31 st May <strong>2012</strong>. Among the<br />

bo<strong>di</strong>es taking part in the event, the meeting involved three associations based in <strong>Pavia</strong>, namely FILD-<br />

IS, Il Mulino <strong>di</strong> Suar<strong>di</strong> and Porta Nuova <strong>–</strong> Europa. The meeting included a set of seminars dealing with<br />

the topic of volunteering (EVS, European Voluntary Service), its present facts and future perspectives.<br />

More than 20 young people from all over the continent were involved, most of them females, as volunteering<br />

in Europe seems to attract more and more women nowadays. These people represented<br />

seven of the many association involved in EVS: Zemgale NGO (Lithuania), Cvoluntariat (Romania),<br />

Porta Nuova <strong>–</strong> Europa (Italy), Intercambia (Spagna), FILDIS (<strong>Italia</strong>), Umbrella (Poland) and Il Mulino <strong>di</strong><br />

Suar<strong>di</strong> (Italy).<br />

The main goal of the four-day meeting was to work on the international project “IMPROVE: Impact of<br />

volunteering on personal and professional growth”, which is <strong>di</strong>rectly fostered by the EU. In detail, the<br />

participants were asked to determine the criteria which would have to be adopted when recruiting<br />

new personnel for EVS. In order to do so, a set of seminars and several group activities, training activities<br />

in particular, were held by the organising committee.<br />

Among the positive aspects which emerged during the meeting, Charlotte Dominique Xotti would like<br />

to underline the fact that EVS is a real opportunity for everybody. Unlike university programmes like<br />

Erasmus and Leonardo, which are in a way restricted to people who have access to higher education<br />

- somehow representing an élite, EVS is based on voluntary working experience, thus allowing chances<br />

for everyone to join.<br />

Alberto Zannetti<br />

20<br />

c’era chi doveva preparare le interviste. Abbiamo<br />

lavorato sodo ma poi ci siamo anche concessi uno<br />

spazio per visitare la bella Cluj Napoca.<br />

Non ci avrei creduto se mi avessero raccontato<br />

che la comunità europea sta lavorando così<br />

bene per cercare <strong>di</strong> integrare i suoi 27 Paesi; il Servizio<br />

Volontario Europeo, infatti, è solo uno dei<br />

programmi comunitari destinati ai giovani, e fa<br />

parte del più ampio Lifelong Learning Programme<br />

che contiene, fra i vari, anche il programma Erasmus<br />

e quello Leonardo. La <strong>di</strong>fferenza tra il primo<br />

e i secon<strong>di</strong> è che questo non si inserisce in un quadro<br />

educativo istituzionale, ma basa il suo modello<br />

educativo sull’esperienza del volontariato, ovvero<br />

sull’appren<strong>di</strong>mento non <strong>–</strong> formale e informale,<br />

aprendosi così anche a quei giovani che non hanno<br />

accesso all’istruzione universitaria. Insomma:<br />

sono stati tre giorni intensi e ricchi <strong>di</strong> incontri preziosi<br />

e professionalmente vali<strong>di</strong>; la città, poi, era<br />

tutto quello che uno non si poteva aspettare dalla<br />

Romania, <strong>di</strong>mostrando come gli stereotipi possano<br />

allontanarci dalla realtà delle cose e delle situazioni.


XC Anniversario F.I.L.D.I.S Roma 1922 <strong>–</strong> Roma <strong>2012</strong><br />

<strong>di</strong> Luigia Favalli e Elena Pastorino<br />

Il 18 e il 19 maggio <strong>2012</strong>, a Roma, si è svolto<br />

il Consiglio Federale in occasione del 90° anniversario<br />

della F.I.L.D.I.S, che ha visto coinvolte quasi<br />

tutte le <strong>di</strong>verse Sezioni che si aggregano a livello<br />

nazionale attraverso le loro relative rappresentanti.<br />

L’organigramma prevedeva nella prima giornata<br />

una tavola rotonda, nella quale si è affrontata la<br />

questione dello Statuto dell’associazione e, nello<br />

specifico: “Il principio <strong>di</strong> parità nello statuto della<br />

F.I.L.D.I.S dal 1922 ad oggi”. Tramite la testimonianza<br />

dei <strong>di</strong>versi relatori, si è voluta ricostruire<br />

una memoria storica non solo della F.I.L.D.I.S come<br />

associazione femminile, ma della lotta delle<br />

donne nella società del tempo,considerando i vari<br />

settori <strong>di</strong> attività che vanno dalla resistenza durante<br />

l’occupazione fascista alla battaglia per la parità<br />

<strong>di</strong> accesso alle Istituzioni, nonché la conquista,<br />

come stu<strong>di</strong>ose e professioniste, <strong>di</strong> un ruolo attivo<br />

nei <strong>di</strong>versi perio<strong>di</strong> e in <strong>di</strong>fferenti realtà territoriali.<br />

Da considerare degni <strong>di</strong> una certa rilevanza sia la<br />

testimonianza della senatrice Marisa Cinciari Rodano,<br />

che grazie al suo trascorso <strong>di</strong> vita, ci ha lasciato<br />

una <strong>di</strong>mostrazione <strong>di</strong> come le donne siano<br />

state in prima linea nella lotta e nella ricostruzione<br />

del Paese intorno alla seconda guerra mon<strong>di</strong>ale;<br />

sia l’intervento della dott.ssa Rosa Oliva, personaggio<br />

fondamentale nella storia italiana delle<br />

battaglie per l’uguaglianza nelle carriere in quanto<br />

attrice <strong>di</strong> un ricorso alla Corte Costituzionale per il<br />

riconoscimento delle pari opportunità in ruoli che<br />

fino a non poco tempo fa erano considerati esclusivamente<br />

“maschili”. E’ stata la sua tenacia che<br />

ha permesso in prima istanza <strong>di</strong> sfondare una parte<br />

del “soffitto <strong>di</strong> cristallo”, che ancora oggi spesso<br />

caratterizza il mondo del lavoro, aprendo la strada<br />

a molte donne dopo <strong>di</strong> lei.<br />

A seguire vi è stato l’omaggio e il saluto della Presidente<br />

Nazionale, l’Avv. Liana Tumbiolo, alle Past<br />

President Nazionali che si sono susseguite dal<br />

1922 a oggi. Il momento più emozionante si è avito<br />

poi con un caloroso ringraziamento al Presidente<br />

della Repubblica Giorgio Napolitano, che per<br />

l’occasione ha voluto conferire alla F.I.L.D.I.S. una<br />

medaglia <strong>di</strong> sua rappresentanza come riconoscimento<br />

eccezionale e <strong>di</strong> grande stima per l’associa-<br />

21<br />

zione stessa.<br />

La prima giornata dell’incontro si è poi conclusa<br />

con la cena sociale a Palazzo Brancaccio. Momento<br />

ufficioso, ma sicuramente non meno importante,<br />

poiché grazie all’atmosfera <strong>di</strong> convivialità nel<br />

prestigioso ambiente romano, si sono potute instaurare<br />

nuove amicizie e collaborazioni tra le <strong>di</strong>versi<br />

reti nazionali, oltre che ovviamente poter<br />

rinsaldare quelle vecchie.<br />

Il risveglio, un po’ precoce, del venerdì mattina ha<br />

portato le socie delle varie delegazioni a Caprarola,<br />

località al <strong>di</strong> fuori delle porte romane, nella<br />

splen<strong>di</strong>da zona paesaggistica dei Monti Cimini. In<br />

questo luogo, poco conosciuto ma tutto da scoprire<br />

tra i suoi vari angoli molto graziosi, e soprattutto<br />

tra i giar<strong>di</strong>ni del fastoso Palazzo Farnese<br />

con i suoi molteplici giochi d’acqua, si è tenuta<br />

l’Assemblea Generale, durante la quale è stato<br />

approvato il bilancio nazionale con voto unanime.<br />

Dato il poco tempo rimasto per <strong>di</strong>battere altre<br />

importanti questioni della vita associativa, inoltre,<br />

la Presidente Nazionale ha invitato tutte le delegazioni<br />

e le socie a continuare il <strong>di</strong>alogo tra le Sezioni,<br />

per i lavori del Consiglio Federale, a Palermo<br />

nelle giornate del 11, 12 e 13 ottobre <strong>2012</strong>, presso<br />

la Sala Gialla <strong>di</strong> Palazzo dei Normanni, sede del<br />

Consiglio Regionale della Sicilia, messo gentilmente<br />

a <strong>di</strong>sposizione della FILDIS dall’Assessore alla<br />

cultura.<br />

L’incontro <strong>di</strong> Roma ha rappresentato un momento<br />

importante <strong>di</strong> collaborazione e costruzione <strong>di</strong> nuovi<br />

network, sia tra le socie interne alla F.I.L.D.I.S.<br />

che tra <strong>di</strong>verse organizzazioni che si sono riconosciute<br />

animate dallo stesso spirito e volontà. Inoltre,<br />

è stato un grande momento “umano”, <strong>di</strong> amicizia<br />

e collaborazione e, perché no, <strong>di</strong> <strong>di</strong>vertimento<br />

tra persone che si sono conosciute, o reincontrate,<br />

e che con<strong>di</strong>vidono interessi e passioni comuni.<br />

Nella speranza che questa collaborazione perduri<br />

nel tempo e nello spazio, non c’è altro da <strong>di</strong>re<br />

tranne “Arrivederci a Palermo”!


CONVEGNO <strong>–</strong> ILDA BARTOLONI. UNA “VOCE” PER LE DONNE<br />

<strong>di</strong> Elena Pastorino<br />

Nella giornata del<br />

24 maggio <strong>2012</strong>,<br />

il Collegio Universitario<br />

F.lli Cairoli<br />

ha dato la sua<br />

ospitalità per un<br />

convegno al femminile,<br />

nel ricordo<br />

<strong>di</strong> una delle<br />

più vivaci giornaliste<br />

che si sono<br />

occupate <strong>di</strong> questione<br />

femminile.<br />

Molto significativo,<br />

infatti, il titolo del Convegno: “Ilda Bartoloni.<br />

Una “voce” per le donne”.<br />

Il pomeriggio è stato un susseguirsi <strong>di</strong> emozioni,<br />

momenti <strong>di</strong> impegno politico e sociale <strong>di</strong> donne<br />

<strong>di</strong>verse, ognuna con la propria storia, oltre che <strong>di</strong><br />

ricor<strong>di</strong> per i lavori svolti e gli attimi <strong>di</strong> vita della<br />

protagonista della giornata Ilda Bartoloni. A questo<br />

proposito è stato molto toccante l’intervento<br />

della giornalista Rai Maria Isabella Mezza che, come<br />

da lei stessa <strong>di</strong>chiarato, fa ora la veci e la portavoce<br />

della Bartoloni, prematuramente scomparsa.<br />

Un bel filmato, curato dal marito <strong>di</strong> Ilda che ne<br />

continua l’opera <strong>di</strong>vulgativa, e le parole <strong>di</strong> Isabella<br />

Mezza hanno fatto rivivere la protagonista della<br />

giornata e soprattutto hanno richiamato il grande<br />

impegno da lei messo per portare alla luce i problemi<br />

e le battaglie sostenuti dalle donne in <strong>di</strong>verse<br />

parti del mondo.<br />

lda Bartoloni è stata una giornalista, una scrittrice,<br />

nonché un’inviata speciale per il Tg2. Deve però la<br />

sua notorietà al programma, da lei ideato e condotto<br />

per il Tg3, “Tg3 Punto Donna”, nel quale si è<br />

occupata <strong>di</strong> argomenti <strong>di</strong> costume e interesse sociale,<br />

sempre dal punto <strong>di</strong> vista delle donne, con<br />

inchieste su temi delicati come l’aborto, il femminismo,<br />

il <strong>di</strong>vorzio e le tossico<strong>di</strong>pendenze. Inoltre,<br />

ha realizzato per il programma televisivo “Dossier”<br />

il primo lungometraggio della storia della televisione<br />

sulla prostituzione maschile.<br />

La sua morte prematura, a seguito <strong>di</strong> una lunga<br />

malattia, non ha fatto scomparire la sua voce, grazie<br />

soprattutto al lavoro che il marito, Giorgio Gui<strong>di</strong>,<br />

sta continuando a portare avanti tramite la<br />

Fondazione “Ilda Bartoloni”. Il suo racconto della<br />

22<br />

vita con Ilda e la descrizione degli obiettivi della<br />

sua fondazione sono stati un momento <strong>di</strong> grande<br />

emozione: dalle sue parole si è capito imme<strong>di</strong>atamente<br />

che personaggio era la Bartoloni e quali<br />

erano le sue volontà, nel mondo del lavoro ma<br />

soprattutto nel mondo delle donne.<br />

Gli altri interventi hanno poi seguito lo stesso filo<br />

conduttore, che possiamo definire “tinto <strong>di</strong> rosa”,<br />

poiché si sono passate il testimone tante figure<br />

femminili <strong>di</strong> <strong>Pavia</strong> e <strong>di</strong>ntorni, ciascuna con la propria<br />

storia e la voglia <strong>di</strong> comunicare. Anche le provenienze<br />

erano molto variegate, da professoresse<br />

universitarie alle assessore delle pari Opportunità<br />

<strong>di</strong> Comune e Provincia, da impren<strong>di</strong>trici a volontarie<br />

<strong>di</strong> associazioni, con un ruolo primario per Lucia<br />

Fusini <strong>di</strong> Confesercenti, a cui va il merito <strong>di</strong> aver<br />

ideato e organizzato l’evento.<br />

La FILDIS ha fatto sentire la propria voce con la<br />

relazione <strong>di</strong> una decana del Direttivo pavese, Luigia<br />

Favalli, ma la nota più interessante è stata<br />

quella della sottoscritta, Elena Pastorino, che ha<br />

potuto comunicare le attese, le speranze e i timori<br />

per il futuro delle giovani laureate <strong>di</strong> oggi. Tutte le<br />

relatrici hanno espresso un unico obiettivo: <strong>di</strong>mostrare<br />

che le donne non sono più il “sesso debole”,<br />

ma un soggetto attivo della società, capaci <strong>di</strong> lavorare<br />

alla pari con i colleghi uomini, e che ormai il<br />

“soffitto <strong>di</strong> cristallo” deve essere una volta per<br />

tutte infranto.<br />

Le capacità impren<strong>di</strong>toriali e professionali <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse<br />

partecipanti all’evento si sono rivelate anche<br />

nella mostra che il Collegio Cairoli ha ospitato nelle<br />

giornate del convegno. Anche qui la FILDIS ha<br />

potuto mostrare, con l’aiuto delle splen<strong>di</strong>de fotografie<br />

<strong>di</strong> Clau<strong>di</strong>a Trentani, i luoghi e gli obiettivi del<br />

suo Progetto <strong>di</strong> cooperazione per l’Africa. Nelle<br />

vicine postazioni si potevano ammirare scenografie<br />

e capi <strong>di</strong> abbigliamento coloratissimi, stampe e<br />

<strong>di</strong>segni <strong>di</strong> originale fattura, raffinati oggetti <strong>di</strong> antiquariato<br />

e una serie <strong>di</strong> proposte turistiche per<br />

viaggi fantastici. Alcuni momenti del Convegno e<br />

della Mostra sono stati poi allietati dalla musica e<br />

dal canto delle tre bravissime giovani interpreti in<br />

rappresentanza del CESMME-Associazione <strong>di</strong> Musicoterapia.<br />

Senza <strong>di</strong>menticare un tocco <strong>di</strong> dolcezza, con alcuni<br />

pasticcini “della casa” e un allegro brin<strong>di</strong>si finale.


ALPINISMO GIOVANILE: accompagnare i ragazzi alla scoperta della<br />

Montagna - Un'esperienza <strong>di</strong> volontariato<br />

<strong>di</strong> Jvonne Rampol<strong>di</strong><br />

Domenica 18 marzo <strong>2012</strong><br />

La sveglia in casa mia suona alle 5 e mezza del<br />

mattino perché oggi è una delle giornate de<strong>di</strong>cate<br />

all'Alpinismo Giovanile. Colazione veloce e poi, alle<br />

6,15, raggiungo a <strong>Pavia</strong> il nostro pullman. Poco<br />

dopo arrivano i primi ragazzi con i rispettivi genitori:<br />

mamme e papà affidano i propri figli a noi, accompagnatori<br />

del CAI (Club Alpino <strong>Italia</strong>no), per<br />

consentire loro <strong>di</strong> trascorrere una domenica <strong>di</strong>versa<br />

dal solito: in montagna, all'aria aperta, a contatto<br />

con la natura, camminando alla scoperta <strong>di</strong><br />

nuove esperienze e <strong>di</strong> nuovi amici.<br />

L'alba non è ancora arrivata ma i ragazzi sono già<br />

sveglissimi!<br />

Nelle tappe che seguono (Cava Manara e Casteggio)<br />

salgono altri gruppi (alcuni ragazzi vengono<br />

con noi per la prima volta) e il pullman finalmente<br />

è completo: 5 adulti accompagnatori e 25 ragazzi.<br />

Io, Monica e Paola siamo le anime <strong>di</strong> questa iniziativa<br />

e le accompagnatrici ufficiali: abbiamo cominciato<br />

insieme quest’ avventura nella <strong>sez</strong>ione del<br />

CAI <strong>di</strong> <strong>Pavia</strong> sei anni fa. I primi tempi sono stati<br />

<strong>di</strong>fficili poiché non riuscivamo a costituire il gruppo<br />

dei ragazzi: <strong>Pavia</strong> è città <strong>di</strong> pianura, le montagne<br />

sono lontane e la cultura dell'alpinismo ha<br />

pochi proseliti. Poi, qualche anno fa, abbiamo incontrato<br />

delle persone che, pur non essendo mai<br />

andate in montagna a fare scalate ed escursioni,<br />

hanno deciso <strong>di</strong> aiutarci nel portare avanti quest’<br />

avventura. L'esperienza è piaciuta subito ai loro<br />

figli e adesso abbiamo un gruppo fisso <strong>di</strong> 25-30<br />

ragazzi <strong>di</strong> età compresa tra i 6 e i 12 anni.<br />

Come sempre, sul pullman i piccoli fanno gruppo<br />

tra loro mentre i nuovi arrivati si guardano intorno<br />

cercando <strong>di</strong> capire come integrarsi. I gran<strong>di</strong> si sono<br />

messi in fondo, sono i più chiassosi e agitati. Qualcuno<br />

si sta avvicinando all'età dell'adolescenza. Mi<br />

chiedo se tra qualche anno avranno ancora voglia<br />

<strong>di</strong> venire con noi o se <strong>di</strong>menticheranno queste<br />

esperienze (a quell'età si comincia a pensare ad<br />

altro). Forse qualcuno, tra i 25 e 30 anni, ritornerà<br />

e porterà anche qualche amico. Mi chiedo anche:<br />

“ chi me lo fa fare, visto che non ho figli” <strong>di</strong> passare<br />

le domeniche ad accompagnare i ragazzi? La<br />

risposta è semplice: la passione per la montagna<br />

23<br />

che ho ere<strong>di</strong>tato da mia madre. Insieme abbiamo<br />

fatto vent'anni <strong>di</strong> escursioni, su percorsi a volte<br />

semplici e altre volte impegnativi. Poi, purtroppo,<br />

qualche anno fa l'artrosi ha fermato le sue gambe.<br />

E così assieme a Monica e Paola ho pensato <strong>di</strong><br />

provare a trasmettere la mia passione <strong>di</strong> famiglia<br />

ai ragazzi. Mia madre ora contribuisce alla nostra<br />

attività cucinando delle ottime torte al cioccolato.<br />

Arrivati al Parco dei Gessi <strong>di</strong> Bologna, un ambiente<br />

carsico a pochi chilometri dalla città, incontriamo<br />

l'Alpinismo Giovanile <strong>di</strong> Lo<strong>di</strong> e Crema. In tutto, tra<br />

accompagnatori e ragazzi siamo circa novanta persone.<br />

Ci <strong>di</strong>vi<strong>di</strong>amo in gruppi: i gran<strong>di</strong> visitano con i<br />

guar<strong>di</strong>aparco una grotta, mentre i piccoli vanno<br />

lungo un sentiero esterno sulle colline.<br />

In questi anni ho capito che accompagnare i ragazzi<br />

in montagna è un'esperienza unica: a <strong>di</strong>fferenza<br />

degli adulti non sono interessati al percorso, né al<br />

panorama, né tanto meno alla meta e non hanno<br />

mai fretta. A loro piace scoprire cose nuove, spesso<br />

piccole: un fiore, un animale, un sasso.. E ti fanno<br />

vedere cose che noi adulti non notiamo più da<br />

anni!<br />

Oggi accompagno il gruppo dei piccoli con Antonio,<br />

il nostro geologo, che racconta le particolarità<br />

<strong>di</strong> questo parco. Spiega che i sassi <strong>di</strong> gesso vanno<br />

raccolti e avvolti nella carta uno a uno per non<br />

rovinarli nel trasporto. Distribuisce dei pezzi <strong>di</strong><br />

giornale e i bambini meticolosamente cominciano<br />

la raccolta, incartano e mettono tutto negli zainetti.<br />

A un tratto Antonio trova un tipo <strong>di</strong> roccia<br />

speciale che rompe con il suo martello: la selce,<br />

suscitando l’entusiasmo dei ragazzi, che domani la<br />

porteranno in classe alla maestra. E gli zainetti<br />

<strong>di</strong>ventano sempre più pesanti.<br />

Alla fine del sentiero ci ritroviamo tutti e novanta<br />

su un bellissimo prato. Inizia la sosta per il pranzo<br />

al sacco, seguita subito dal gioco che io, Monica e<br />

Paola non organizziamo mai perché preferiamo<br />

lasciare spazio alla loro fantasia. Li guar<strong>di</strong>amo: un<br />

gruppo gioca con il frisbee, qualcuno corre mentre<br />

altri rotolano sull'erba. E mentre <strong>di</strong>amo loro un'occhiata<br />

parliamo con gli altri accompagnatori e ci<br />

scambiamo le nostre riflessioni sulla giornata.<br />

Nel primo pomeriggio, tutti sul pullman e si riparte<br />

verso <strong>Pavia</strong>. Noi adulti cominciamo a sentire la


stanchezza mentre i ragazzi continuano imperterriti<br />

a parlare, gridare e giocare. Qualcuno dorme,<br />

ma solo per pochi minuti. La sera li riconsegniamo<br />

ai lori genitori, sporchi <strong>di</strong> fango della grotta, con gli<br />

zainetti pieni <strong>di</strong> sassi e <strong>di</strong> erba ma, come piace <strong>di</strong>re<br />

a me “tutti sani e salvi”. Scambiate quattro parole<br />

con gli adulti, ci salutiamo e ci <strong>di</strong>amo appuntamento<br />

per il mese prossimo.<br />

Questo in genere è ciò che accade nelle domeniche<br />

de<strong>di</strong>cate all'Alpinismo Giovanile.<br />

Nei giorni precedenti ogni escursione ci sono parecchie<br />

altre attività da svolgere: programmare<br />

l'uscita, scegliere l'itinerario, fare il sopralluogo<br />

per verificare che sia un percorso adatto ai ragazzi<br />

e cercare <strong>di</strong> contattare qualche persona del posto<br />

<strong>di</strong>sposta a raccontare qualcosa <strong>di</strong> speciale. E poi<br />

c'è la parte burocratica, per me la più noiosa<br />

(preparare la locan<strong>di</strong>na, pubblicizzarla, raccogliere<br />

le iscrizioni e infine prenotare il pullman).<br />

Nei giorni successivi ci sono i colloqui con i genitori<br />

e le serate <strong>di</strong> confronto con Monica e Paola: com'è<br />

andata l'escursione? I ragazzi si sono <strong>di</strong>vertiti?<br />

Avremmo potuto fare <strong>di</strong> meglio? Cosa ci inventiamo<br />

<strong>di</strong> nuovo per la prossima uscita?<br />

24<br />

Durante l'anno ci sono le riunioni al CAI per organizzare<br />

e gestire l'attività in accordo con la Sezione<br />

e con le <strong>di</strong>rettive dell'Alpinismo Giovanile.<br />

Talvolta mi rimane qualche domenica libera per<br />

andare in montagna con gli amici. In quelle occasioni<br />

anziché ascoltare il silenzio della montagna e<br />

rilassarmi mi ritrovo a seguire pensieri strani, tipo:<br />

“Che tristezza, Mi mancano i ragazzi!” Allora mi<br />

guardo intorno alla ricerca <strong>di</strong> un percorso adatto a<br />

loro. Comincio a prendere appunti: <strong>di</strong>slivello, <strong>di</strong>fficoltà,<br />

tempo e soprattutto cerco <strong>di</strong> capire se c'è<br />

qualcosa d’ interessante da raccontare e da scoprire<br />

insieme, quelle piccole cose che solo loro sanno<br />

vedere.<br />

La mia passione per la montagna da quando accompagno<br />

i ragazzi si è trasformata. Non è più il<br />

solo desiderio <strong>di</strong> fare qualcosa <strong>di</strong> avventuroso per<br />

me stessa. E' <strong>di</strong>ventata una sfida nella quale cerco<br />

<strong>di</strong> trasmettere loro i valori semplici della montagna<br />

e l'importanza <strong>di</strong> amare e <strong>di</strong> rispettare la natura.<br />

Piccoli valori che spero li accompagneranno<br />

anche quando saranno <strong>di</strong>ventati adulti.


RECENSIONI<br />

“Appartenenza” Tremosine: storie <strong>di</strong> emigrazione negli Stati uniti d’America<br />

<strong>di</strong> Clara Pilotti Delaini e Angelisa Leonesio Zielo<br />

Grafica 5 e<strong>di</strong>zioni, 2010<br />

In tempi <strong>di</strong> emigrazione dal Nord Africa verso<br />

il nostro Paese, con tanti morti nella striscia <strong>di</strong><br />

mare che ci separa dal Continente africano, con i<br />

sopravvissuti <strong>di</strong>sperati, che abbiamo accolto e<br />

continuiamo ad accogliere in maniera <strong>di</strong>sumana, è<br />

necessario ricordare i tempi e le storie della nostra<br />

emigrazione. In questi ultimi anni si sono aperti<br />

Musei de<strong>di</strong>cati alla grande emigrazione dall’<strong>Italia</strong>,<br />

c’è stato il bel film <strong>di</strong> Crialese “Nuovomondo”, e ci<br />

sono libri, come quello <strong>di</strong> cui vogliamo parlarvi,<br />

che fanno rivivere, attraverso i documenti e i ricor<strong>di</strong><br />

dei familiari, le storie <strong>di</strong> coloro che hanno lasciato<br />

un’<strong>Italia</strong> povera per cercare una vita migliore<br />

nelle Americhe.<br />

“Appartenenza-Tremosine:storie <strong>di</strong> emigrazione<br />

negli Stati Uniti d’America” a cura <strong>di</strong> due stu<strong>di</strong>ose,<br />

Clara Pilotti Delaini e Angelisa Leonesio Zielo, ricostruisce<br />

con parole e immagini la storia <strong>di</strong> un piccolo<br />

paese, Tremosine, sul lago <strong>di</strong> Garda, che è<br />

stato teatro <strong>di</strong> una massiccia emigrazione verso<br />

una citta<strong>di</strong>na del Massachusets, North Adams, dalla<br />

seconda metà dell’Ottocento fino ai primi<br />

trent’anni del Novecento ( Il libro è in italiano e in<br />

inglese, perché sicuramente molti degli italoamericani<br />

<strong>di</strong> North Adams non sono più in grado <strong>di</strong> leggere<br />

e parlare un fluente italiano). In quegli anni<br />

furono circa 50 milioni i poveri d’Europa a emigra-<br />

25<br />

re soprattutto nell’America del Nord, ma anche in<br />

quella del Sud e in Oceania, ma fra il piccolo paese<br />

del Garda e la citta<strong>di</strong>na americana, che si sono<br />

gemellate nel 2005, è nato un vero scambio culturale,<br />

ad opera soprattutto <strong>di</strong> un <strong>di</strong>scendente <strong>di</strong><br />

quei tremosinesi sbarcati sul suolo americano, il<br />

dott.John Moresi.<br />

Nel 2003 era già uscito un volume intitolato<br />

“Tremosine:voci dall’America ” (<strong>di</strong> Clara Pilotti Delaini-Solveig<br />

Blahut) e oggi in questo volume de<strong>di</strong>cato<br />

all’”appartenenza”, le due autrici sono state<br />

aiutate nella loro ricerca dai <strong>di</strong>scendenti <strong>di</strong> quei<br />

migranti, che hanno fornito loro documenti, fotografie<br />

e storie <strong>di</strong> famiglia. Tutti i testimoni, che<br />

hanno dato il loro apporto a questa ricerca, erano<br />

interessati a ricostruire le proprie ra<strong>di</strong>ci e appunto<br />

la loro appartenenza per riconoscersi nei loro antenati.<br />

Il sogno <strong>di</strong> un mondo migliore accomunava<br />

i nostri emigranti e molti <strong>di</strong> loro pensavano <strong>di</strong> tornare,<br />

dopo aver messo da parte il denaro per ricominciare<br />

in patria. Furono pochi, però, quelli che<br />

riuscirono a farlo. La maggioranza, dopo aver trovato<br />

un lavoro sicuro nella comunità o con l’aiuto<br />

<strong>di</strong> altri emigranti, decidevano <strong>di</strong> restare.<br />

Il racconto del viaggio avventuroso, dal paesino<br />

che si affaccia dall’alto sul lago, raggiungibile solo<br />

a pie<strong>di</strong>, il lungo percorso in treno per raggiungere<br />

il porto <strong>di</strong> Genova e poi il veliero che li portava a<br />

New York, prima dell’avvento del vapore, durava<br />

60 giorni. Nella seconda metà del secolo il viaggio<br />

si ridusse <strong>di</strong> circa un terzo se si sceglieva <strong>di</strong> partire<br />

da un porto del Nord Europa come Le Havre. Le<br />

compagnie usavano vecchi piroscafi per il trasporto<br />

degli emigranti e solo in seguito a leggi restrittive<br />

sugli sbarchi in territorio americano, nel 1901,<br />

furono costrette a modernizzare i loro mezzi e il<br />

viaggio Le Havre- New York poteva durare anche<br />

solo 7 giorni.<br />

Tutto era organizzato legalmente, ma non era certo<br />

una passeggiata per i nostri poveri emigranti,


che vivevano in gran<strong>di</strong> dormitori nelle stive e<br />

all’arrivo venivano scartati e rimandati in<strong>di</strong>etro se<br />

risultavano poco sani. Fino al 1885 non esisteva a<br />

New York un ufficio amministrativo che gestisse gli<br />

sbarchi, ma con l’aumento dei flussi migratori fu<br />

creata una stazione <strong>di</strong> controllo nel Forte Clinton,<br />

a Battery Park, e pochi anni dopo, nel 1892 fu la<br />

famosa Ellis Island (oggi museo) a gestire un numero<br />

incre<strong>di</strong>bile <strong>di</strong> emigranti, <strong>di</strong> ogni nazionalità:<br />

fra il 1892 e il 1924 furono controllati ben 12 milioni<br />

<strong>di</strong> persone.<br />

North Adams, la citta<strong>di</strong>na americana che accolse<br />

molti Tremosinesi, è stata paragonata a un nido<br />

per la sua conformazione geografica, posta com’è<br />

su una vallata, percorsa da un fiume e circondata<br />

da colline boscose: un nido accogliente per nuovi<br />

inse<strong>di</strong>amenti. Le sue industrie avevano bisogno <strong>di</strong><br />

manodopera e gli immigrati italiani, che alla fine<br />

dell’Ottocento erano 336 su circa 12000 abitanti e<br />

nel 1910 il 16% su 22.000, provenivano quasi tutti<br />

dal Nord d’<strong>Italia</strong>.<br />

I Tremosinesi erano soprattutto <strong>di</strong> origine conta<strong>di</strong>na,<br />

quin<strong>di</strong> il passaggio dal campo alla fabbrica o al<br />

cantiere, erano assai faticosi, ma c’era una grande<br />

collaborazione fra gli emigrati, che si aiutavano<br />

per ben figurare, con <strong>di</strong>gnità, nei momenti <strong>di</strong>fficili.<br />

Le comunità vivevano in quartieri un po’ isolati,<br />

Spettacolo <strong>di</strong> “Appartenenza”<br />

26<br />

che subito venivano chiamati Little Italy, in cui gli<br />

abitanti, più facilmente e più a lungo potevano<br />

conservare tra<strong>di</strong>zioni linguistiche e culturali.<br />

Il libro, dopo una parte più generale che riguarda<br />

l’emigrazione, si sofferma sulle storie <strong>di</strong> alcune<br />

delle principali famiglie originarie <strong>di</strong> Tremosine<br />

come i Leonesio, i Moran<strong>di</strong>, i Fasani e la famiglia <strong>di</strong><br />

Angelo Cozzaglio , con foto <strong>di</strong> famiglia, alberi genealogici<br />

e racconti, che ricostruiscono le esperienze<br />

<strong>di</strong> vita <strong>di</strong> questi coraggiosi emigranti i cui<br />

ere<strong>di</strong> si sono perfettamente integrati nel tessuto<br />

sociale della citta<strong>di</strong>na americana. Un dvd accompagna<br />

la pubblicazione presso la Grafica 5 e<strong>di</strong>zioni<br />

<strong>di</strong> Trento.<br />

Ci auguriamo che gli italiani non <strong>di</strong>mentichino queste<br />

realtà, <strong>di</strong> fronte agli arrivi <strong>di</strong> tanti extracomunitari<br />

nel nostro Paese, che, come <strong>di</strong>cevamo, sono<br />

accolti in centri, cosiddetti <strong>di</strong> accoglienza, che invece<br />

assomigliano sempre <strong>di</strong> più a dei carceri. Anche<br />

loro costituiscono una ricchezza per il nostro<br />

Paese così come lo sono stati i nostri connazionali<br />

in America e negli altri continenti della nostra emigrazione.<br />

Sandra Artom<br />

Alla fine della testimonianza presentata nel libro, che comprendeva anche un frequente richiamo ai<br />

nuovi emigranti <strong>di</strong> oggi, come l’intervento della scrittrice Kaa Aden proveniente dalla Somalia, la<br />

parola ha lasciato il posto ad una intensa, vissuta rappresentazione.<br />

Sulla scena si sono avvicendati alcuni attori che hanno fatto rivivere i momenti chiave della decisione<br />

<strong>di</strong> partire per “la MERICA”. All’inizio colpiva la messa in scena dei sogni, considerati come già realizzati,<br />

poi l’abbandono della moglie, figura tragica che rimaneva sola: per lo più c’era almeno un<br />

figlio, nessun sostentamento,un campetto da coltivare, magari scarso, talvolta nessuna assistenza e<br />

l’ignoto verso cui andava il marito. Seguiva l’interpretazione dell’ignoto: chi partiva aveva solo racconti<br />

imprecisi, il treno era già da solo una scoperta, venendo da paesini come il Tremosine citato<br />

nel testo, e più ancora la nave nell’Atlantico, un vero mostro. La <strong>di</strong>fferenza tra l’aspettativa <strong>di</strong> un<br />

ritorno a breve con un po’ <strong>di</strong> sol<strong>di</strong> non sempre si realizzava; l’arrivo a Ellis Island, dove gli emigranti<br />

venivano posti in osservazione, quasi come animali; i rari ritorni alla terra d’origine,visti oltre che<br />

come un passo in<strong>di</strong>etro, ancora una volta come un’avventura piena <strong>di</strong> incognite.<br />

Tutto questo si è materializzato davanti agli spettatori con una forza ed è una verosimiglianza quasi<br />

sconvolgente. Vedere questo, pur se breve spettacolo, è stato davvero come vivere realmente un’esperienza<br />

oggi per noi lontana nel tempo ma vicina. anzi vicinissima, a molte altre popolazioni che<br />

l’affrontano non lontano da noi.<br />

Paola Mosconi


UN MIRACOLO NEL BOTSWANA<br />

“I casi <strong>di</strong> Precious Ramotswe, la detective <strong>n°</strong>1 del Botswana”<br />

<strong>di</strong> Alexander McCall Smith<br />

TEA ed., Milano 2011<br />

Alexander<br />

McCall Smith<br />

è uno scrittore<br />

e un giuristazimbabwese<br />

<strong>di</strong> origini<br />

scozzesi.<br />

Nasce nel<br />

1948 a Bulawayo,<br />

in<br />

Zimbawe, e<br />

si trasferisce<br />

in Scozia per<br />

stu<strong>di</strong>are Dirittoall’Università<br />

<strong>di</strong><br />

E<strong>di</strong>mburgo.<br />

Terminati gli stu<strong>di</strong> insegna Legge all'Università del<br />

Botswana. Torna poi in Scozia, dove vive tuttora,<br />

per de<strong>di</strong>carsi all’insegnamento universitario <strong>di</strong><br />

Diritto Applicato alla Me<strong>di</strong>cina e iniziare la sua carriera<br />

da scrittore.<br />

“Un miracolo nel Botswana” fa parte della sua prima<br />

serie <strong>di</strong> gialli al femminile ed esce nel 2008<br />

come l’ottava puntata della serie “I casi <strong>di</strong> Precious<br />

Ramotswe: la detective <strong>n°</strong>1 del Botswana”.<br />

Il libro non è un classico giallo all’Agatha Christie; il<br />

lettore che vi si approccia per la prima volta non<br />

troverà trame intricate intorno a personaggi <strong>di</strong><br />

dubbia onestà e omici<strong>di</strong> mozzafiato: i gialli al femminile<br />

<strong>di</strong> Alexander McCall Smith, infatti, parlano<br />

<strong>di</strong> crimini rosa, e tutto il mistero si cela nell’universo<br />

delle donne protagoniste e nel modo in cui<br />

esse indagano la propria vita attraverso gli acca<strong>di</strong>menti<br />

che le coinvolgono. Il mistero è l’universo<br />

femminile nel Botswana <strong>di</strong> oggi.<br />

Precious Ramotswe, che non solo è la detective <strong>n°</strong><br />

1 del Botswana, ma la donna <strong>n°</strong> 1 del suo Paese in<br />

quanto incarnazione <strong>di</strong> forza ed estrema femminilità,<br />

è il personaggio centrale <strong>di</strong> questo libro e <strong>di</strong><br />

tutta la serie scritta dall’autore. Essa vive i suoi<br />

“casi” e la propria vita privata con estrema professionalità<br />

e autoanalisi: non c’è infatti assoluta<br />

<strong>di</strong>stinzione fra le due cose.<br />

La trama è delicata e trasferisce il protagonismo<br />

27<br />

della donna africana dalla sfera privata a quella<br />

pubblica. Qui sono le donne a darsi da fare, a pensare,<br />

a sognare il bene facendo il giusto.<br />

Se si legge attentamente il libro si intuisce che le<br />

trame sono due, intrecciate fra loro. La prima parla<br />

<strong>di</strong> una donna in cerca delle proprie origini, che si<br />

rivolge a Precious affinché essa riesca a ricostruire<br />

il mosaico della sua infanzia fatta <strong>di</strong> abbandoni e<br />

adozioni, come è tipico nella terra africana dove i<br />

figli sono <strong>di</strong> tutti; la seconda parla <strong>di</strong> amore, povertà<br />

e giustizia. Amore per la propria terra, povertà<br />

per la mancanza <strong>di</strong> bestiame, bestiame come<br />

ricchezza e ingiustizia come mancata re<strong>di</strong>stribuzione<br />

<strong>di</strong> questa.<br />

La cosa sorprendente è che il <strong>di</strong>lemma della prima<br />

storia si risolve con la stessa facilità e leggerezza<br />

con la quale si impara a vivere con i sentimenti<br />

della seconda: è questa forse che incarna il vero<br />

mistero, che sono alcuni dei misteri della vita,<br />

dove l’uomo non dovrebbe mai rassegnarsi <strong>di</strong> ricercare.<br />

Se si segue questa linea, tutto il libro <strong>di</strong>venta un<br />

parallelismo: il miracolo non è la risoluzione del<br />

caso ma l’arrivo della pioggia, una pioggia ricca <strong>di</strong><br />

speranze e <strong>di</strong> attese; il “caso” non è il mistero che<br />

ruota intorno al tentativo <strong>di</strong> ricomporre il mosaico,<br />

ma quello <strong>di</strong> una vita umana in un continente<br />

enorme fatto <strong>di</strong> mille vite e mille casi; e l’attesa è<br />

quella <strong>di</strong> chi aspetta con occhi rassegnati i propri<br />

cari, partiti in cerca <strong>di</strong> sconfiggere la sorte, o l’attesa<br />

<strong>di</strong> chi cerca <strong>di</strong> cambiare il presente per godersi<br />

il futuro, e non quella <strong>di</strong> chi si sofferma per indagare<br />

il passato. Non che non sia giusto guardare al<br />

passato, ma così, fine a se stesso e senza una porta<br />

aperta al domani, non ha poi molto senso.<br />

Ed è su questo domani che si sofferma l’autore,<br />

facendoci intuire come la vita sia un fiume che<br />

scorre senza guardarsi in<strong>di</strong>etro, qualcosa che<br />

nell’ingiustizia del lasciarti in<strong>di</strong>etro ti spinge avanti;<br />

ed è proprio in quel punto dove si incontrano<br />

passato, presente e futuro, con estrema dolcezza<br />

e malinconia, che si percepisce il vero spazio del<br />

miracolo.<br />

Charlotte Dominique Xotti


ATTIVITÀ E APPUNTAMENTI<br />

<strong>2012</strong><br />

4-25 Gennaio - Paola Bernar<strong>di</strong>ni Mosconi e due cooperanti, Elisa Salvaneschi (dottoranda dell’Or<strong>di</strong>ne degli<br />

Ingegneri) e Roberta Cigolini (laureata in Cooperazione e Sviluppo), hanno svolto in Kenya (Loiyangalani, Lago Turkana)<br />

una missione ricognitiva sui principali obiettivi realizzabili in quella comunità, sulla base del progetto <strong>di</strong> sviluppo<br />

sostenibile che la <strong>Fil<strong>di</strong>s</strong> pavese intende proseguire nei prossimi anni.<br />

17 Aprile/24 Maggio <strong>–</strong> 3° Corso <strong>di</strong> Formazione per Volontari “Laboratorio Turkana, ovvero vivere e lavorare a Loiyangalani”<br />

18-19 Maggio <strong>2012</strong> - Si è svolto a Roma, a palazzo Valentini, il Convegno nazionale in occasione del 90° anniversario<br />

della FILDIS.<br />

23 Maggio - Nel Salone Teresiano della Biblioteca Universitaria <strong>di</strong> <strong>Pavia</strong> la FILDIS pavese ha organizzato la presentazione<br />

del volume “Piccoli martiri” della socia Francesca Di Caprio Francia. La giornalista Annamaria Ghezzi (del quoti<strong>di</strong>ano<br />

“La Provincia Pavese”) ha <strong>di</strong>alogato con l’autrice sullo sfruttamento minorile nella storia e nella letteratura<br />

italiana dall’Unità al primo ‘Novecento.<br />

23/26 maggio <strong>–</strong> Presso il Collegio Universitario “Cairoli” <strong>di</strong> <strong>Pavia</strong> si è tenuta una interessante manifestazione curata<br />

del CNIF Confesercenti <strong>di</strong> <strong>Pavia</strong>. Il pomeriggio <strong>di</strong> giovedì 24 è stato de<strong>di</strong>cato al Convegno “Ilda Bartoloni <strong>–</strong> Una<br />

“Voce” per le donne”, mentre per tutto il periodo si è svolta la mostra “Dentro la creatività <strong>–</strong> Donne impren<strong>di</strong>trici”,<br />

con la partecipazione della FILDIS pavese.<br />

3 Giugno - Nell’intera giornata <strong>di</strong> domenica si è svolta, in Piazza Grande a <strong>Pavia</strong>, la “Giornata delle Diversità”: una<br />

ventina <strong>di</strong> associazioni (compresa la nostra <strong>sez</strong>ione pavese), aderenti allo Sportello Anti<strong>di</strong>scriminazione del Comune<br />

<strong>di</strong> <strong>Pavia</strong>, erano presenti con i loro gazebo al <strong>di</strong>alogo contro ogni forma <strong>di</strong> <strong>di</strong>scriminazione che ancora viene attuata in<br />

campo umano, sociale, politico, religioso e razziale.<br />

11/16 Giugno <strong>–</strong> Nel Cortile delle Statue e nelle Aule Storiche dell’Università <strong>di</strong> <strong>Pavia</strong> si è tenuta la “Settimana <strong>di</strong><br />

Cooperazione Internazionale”. L’evento, coor<strong>di</strong>nato dal CICOPS dell’Università, ha aggregato numerosi enti e associazioni<br />

che si sono recentemente organizzati in una “rete” a sostegno dei volontari che si occupano del settore. I gazebo<br />

de<strong>di</strong>cati ad illustrare le varie attività dei partecipanti sono stati visitati da un vasto pubblico e hanno suscitato<br />

l’interesse delle autorità e dei me<strong>di</strong>a locali.<br />

11-12-13 Ottobre <strong>–</strong> Si terrà a Palermo, a Palazzo dei Normanni, il Consiglio Federale della FILDIS nazionale. Per l’occasione<br />

sarà organizzato un convegno da de<strong>di</strong>care anche al ricordo <strong>di</strong> importanti figure femminili che nel passato<br />

hanno dato lustro al sodalizio.<br />

2/30 Ottobre <strong>–</strong> Corso <strong>di</strong> lingua Swahili, tenuto da un’insegnante kenyana presso l’IIS Volta <strong>di</strong> <strong>Pavia</strong>, nell’ambito del<br />

Corso <strong>di</strong> Formazione al Volontariato per l’Africa avviato dalla FILDIS pavese.<br />

16-21 Agosto 2013 <strong>–</strong> Si terrà ad Istambul, Turchia, la 31a Conferenza Triennale IFUW dal titolo: “Women’s role in<br />

achieving a sustainable future:Education, urbanisation, violence and human rights” (Il ruolo delle donne per ottenere<br />

un futuro sostenibile: educazione, urbanizzazione, violenza e <strong>di</strong>ritti umani).<br />

La <strong>Fil<strong>di</strong>s</strong> fa parte <strong>di</strong> un network internazionale (IFUW) che unisce donne <strong>di</strong> <strong>di</strong>versa cultura, titolo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o e professione, che sono presenti in più <strong>di</strong><br />

120 paesi.<br />

L’associazione fu fondata negli anni venti, dopo la prima guerra mon<strong>di</strong>ale, da donne laureate che credevano nell’importanza <strong>di</strong> lavorare insieme per<br />

la pace, la conoscenza internazionale e l’amicizia. Oggi la IFUW rappresenta una voce globale per l’implementazione e l’adozione <strong>di</strong> accor<strong>di</strong> internazionali<br />

che hanno come obbiettivo la tutela e il beneficio <strong>di</strong> tutte le donne. Gli scopi e le finalità della IFUW e della <strong>Fil<strong>di</strong>s</strong> sono: promuovere la cooperazione<br />

internazionale e il rispetto per i <strong>di</strong>ritti umani senza <strong>di</strong>stinzioni <strong>di</strong> genere, età, razza, nazionalità, opinione politica, religione ed orientamento<br />

sessuale; promuovere l’educazione <strong>di</strong> donne e ragazze incentivandone l’avanzamento professionale; incoraggiare le donne ad utilizzare le loro competenze<br />

e conoscenze nella leadership decisionale, in tutte le forme <strong>di</strong> vita pubblica e privata.<br />

La <strong>Fil<strong>di</strong>s</strong> <strong>di</strong> <strong>Pavia</strong> si articola in due segmenti configurati in “Centro Stu<strong>di</strong>”: Storia Donna, Azione Donna.<br />

Il primo funziona dal 1980, stampa una rivista semestrale e raccoglie una biblioteca tematica su libri, pubblicazioni e testi scritti da donne o sulle<br />

donne. Il secondo, coerente alle <strong>di</strong>rettive triennali <strong>di</strong> azione della IFUW, sostiene attività e progetti <strong>di</strong> impegno sociale condotti da socie o da collaboratrici<br />

italiane e straniere.<br />

Recentemente la <strong>Fil<strong>di</strong>s</strong> <strong>di</strong> <strong>Pavia</strong> ha focalizzato il suo interesse su programmi <strong>di</strong> sviluppo sostenibile in una zona meritevole ma problematica del Nord<br />

del Kenya. Sono quin<strong>di</strong> in fase <strong>di</strong> avvio progetti riguardanti: la creazione <strong>di</strong> un centro polifunzionale a Loiyangalani; l’adeguamento <strong>di</strong> infrastrutture e<br />

servizi per il potenziamento <strong>di</strong> attività turistiche ecosostenibili a favore della Cooperativa MOSARETU, nella medesima area.<br />

Per maggiori informazioni visita i nostri siti: www.ifuw.org, www.fil<strong>di</strong>spavia.net.<br />

Perio<strong>di</strong>co semestrale del Centro Stu<strong>di</strong> Storia Donna, collegato alla FILDIS Sezione <strong>di</strong> <strong>Pavia</strong> e patrocinato da Fondazione Comunitaria della provincia<br />

<strong>di</strong> <strong>Pavia</strong>.<br />

La rivista viene <strong>di</strong>stribuita gratuitamente ai soci della Sezione <strong>di</strong> <strong>Pavia</strong> e alle principali Biblioteche lombarde.<br />

Soci FILDIS <strong>di</strong> altre Sezioni: invio su richiesta e con rimborso spese <strong>di</strong> € 10,00 annuali (un numero € 5,00).<br />

Soci Aderenti e simpatizzanti: € 10,00 annuali (un numero € 5,00).<br />

Studentesse e giovani non strutturati: € 5,00.<br />

Non soci: € 15,00 annuali (un numero €7,00).<br />

Eventuali contributi alla FILDIS Sezione <strong>di</strong> <strong>Pavia</strong> possono essere inviati al CCP <strong>n°</strong> 10466274, intestato a Storia Donna FILDIS <strong>Pavia</strong>.<br />

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