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"l'Arbitro" in PDF - Associazione Italiana Arbitri

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Straord<strong>in</strong>aria <strong>in</strong>tervista<br />

al Coord<strong>in</strong>atore Tecnico delle Nazionali Giovanili<br />

ARRIGO SACCHI<br />

a tutto campo<br />

Manca il coraggio di lanciare i giovani<br />

Per far ripartire il calcio italiano: stadi nuovi, tecnici preparati,<br />

dirigenti capaci, bilanci corretti<br />

I nostri arbitri <strong>in</strong> Spagna potrebbero arbitrare fumandosi un sigaro<br />

di Danilo Filacchione<br />

Etica, rispetto delle regole, passione per il calcio<br />

visto prima di tutto come uno sport anche con<br />

le sue valenze educative. Ecco per com<strong>in</strong>ciare<br />

alcuni valori condivisi che accomunano il grande<br />

Mister Arrigo Sacchi al mondo arbitrale. Uno<br />

dei volti televisivi a cui non piace soffermarsi<br />

su episodi da moviola e sulle <strong>in</strong>f<strong>in</strong>ite discussioni<br />

attorno a un fischio o meno del direttore<br />

di gara. Dopo la parentesi come Commissario<br />

Tecnico della Nazionale dal 1991 al 1996, l’allenatore<br />

di Fusignano è tornato a collaborare con<br />

la Federcalcio col ruolo di Coord<strong>in</strong>atore Tecnico<br />

delle Nazionali Giovanili. Nel nostro, che non<br />

è un paese per giovani, Sacchi e il suo staff di<br />

tecnici hanno dato il via a un progetto teso a risollevare<br />

le sorti delle nostre compag<strong>in</strong>i azzurre<br />

attraverso un capillare lavoro di <strong>in</strong>dividuazione<br />

dei giovani talenti, l’<strong>in</strong>dicazione a dare un gioco<br />

simile a tutte le nostre nazionali, ovviamente un<br />

gioco offensivo, spettacolare e che co<strong>in</strong>volga<br />

ed esalti il collettivo e il s<strong>in</strong>golo. Fondamentale,<br />

grazie anche al suo carisma, la s<strong>in</strong>ergia con i<br />

club, spronati a dare maggiore spazio ai giovani<br />

e a <strong>in</strong>vestire energie e risorse nei Settori Giovanili,<br />

che da noi languono perché il calcio che<br />

desta <strong>in</strong>teresse è solo quello che passa alla TV.<br />

Mister, come si può migliorare il nostro calcio<br />

e tornare a essere competitivi grazie anche<br />

all’apporto dei giovani calciatori?<br />

Sicuramente tornando a considerare il calcio<br />

uno sport di squadra. E le squadre che a me<br />

8 n. 2/2011<br />

piacciono sono quelle che cercano di costruire<br />

un’identità forte, una armonia nel gioco e<br />

tra reparti. In Italia il calcio non è considerato<br />

uno sport di squadra, ma è pensato, concepito<br />

e allenato come uno sport <strong>in</strong>dividuale. Una<br />

squadra non fa gol? Non si pensa a migliorare<br />

il gioco e la tattica per raggiungere l’obiettivo.<br />

Meglio comprare un attaccante. Una squadra<br />

subisce molti gol? Invece di rivedere la fase<br />

difensiva si corre a comprare un difensore,<br />

magari d’esperienza. Il ricorso ai cosiddetti<br />

calciatori d’esperienza denuncia questa idea<br />

che il s<strong>in</strong>golo possa risolvere il problema di un<br />

gruppo, e non si pensa <strong>in</strong>vece a un’idea tattica<br />

collettiva, al collegamento tra reparti e gioco di<br />

squadra. A rimetterci sono i giovani calciatori<br />

che non trovano spazio perché manca il coraggio<br />

a lanciarli nella contesa.<br />

E le Nazionali come Le vede <strong>in</strong> questo orizzonte<br />

non certo positivo?<br />

La Nazionale è l’ultima stazione di una filiera<br />

che purtroppo oggi parte male. Si vive ovunque<br />

un contesto controverso, violento, sia verbalmente<br />

che delle volte fisicamente. Poco sereno<br />

e non sempre competente. Da noi per paradosso<br />

si raggiungono i maggiori risultati sotto<br />

effetto della paura. Abbiamo v<strong>in</strong>to gli ultimi due<br />

Mondiali <strong>in</strong> parte anche per la reazione a delle<br />

pressioni enormi, per timore di essere additati<br />

al pubblico ludibrio. Nessuna Nazionale di un<br />

altro paese ci sarebbe riuscita <strong>in</strong> simili condi-<br />

zioni. Noi <strong>in</strong>vece diventiamo squadra, almeno<br />

sotto il profilo psicologico. Ciò è eccezionale<br />

se si pensa che da noi non si è abituati a farlo,<br />

basti ad esempio guardare alla politica, a come<br />

è frammentata ed <strong>in</strong>dividualista.<br />

Ma perché non si riesce a puntare sul gioco<br />

come stanno facendo alcuni club stranieri<br />

che dom<strong>in</strong>ano nel panorama europeo?<br />

In Italia si tende più a distruggere che a costruire.<br />

Il difensore italiano ha come punto di<br />

riferimento l’avversario, pensa a come fermarlo<br />

e pensa meno al gioco, è poco abituato ad impostarlo.<br />

Da noi conta solo la vittoria, si commenta<br />

solo il risultato o l’episodio e mai il merito.<br />

Quando stavo <strong>in</strong> Spagna, una vittoria senza<br />

merito non era considerata una vera vittoria. E<br />

ciò è un ottimo propellente per il miglioramento<br />

tecnico e tattico del calcio. E così ci guadagna<br />

anche lo spettacolo.<br />

E perché da noi questa idea non passa?<br />

Il calcio da noi non è uno sport ma una rivendicazione<br />

sociale. Non è uno sport d’attacco,<br />

come <strong>in</strong> realtà nasce nelle <strong>in</strong>tenzioni di chi lo<br />

ha <strong>in</strong>ventato visto che la f<strong>in</strong>alità è segnare una<br />

rete. Qui è uno sport di difesa, si dice che per<br />

v<strong>in</strong>cere il campionato devi subire pochi gol. Una<br />

volta un famoso allenatore <strong>in</strong>glese provocatoriamente<br />

mi chiese come avessi fatto a conv<strong>in</strong>cere<br />

a correre <strong>in</strong> avanti i calciatori italiani che<br />

sono sempre stati abituati a correre all’<strong>in</strong>dietro.<br />

Amiamo molto la nostra storia, il passato, ma

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