n. 4 - Congregazione di Gesù Sacerdote
n. 4 - Congregazione di Gesù Sacerdote
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P<br />
Perio<strong>di</strong>co trimestrale anno VIII n. 4 - 2012 - Poste Italiane s.p.a. - sped. in a.p. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2 - DCB Trento<br />
In caso <strong>di</strong> mancato recapito inviare al CPO <strong>di</strong> Trento per la restituzione al mittente previo pagamento resi - Taxe perçue<br />
G<br />
iccolo<br />
regge<br />
<strong>Congregazione</strong> <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong> <strong>Sacerdote</strong> numero 4 2012<br />
7 marzo 1912-2012
COPIA<br />
GRATUITA<br />
Quaderni <strong>di</strong> spiritualità<br />
numero 4 2012<br />
Redazione<br />
sr Chiara Curzel<br />
fr. Antonio Lorenzi<br />
p. Roberto Raschetti<br />
p. Giuseppe Stegagno<br />
p. Giovanni Mario Tirante<br />
(segretario <strong>di</strong> redazione)<br />
Dir. e Amm.<br />
Piccolo Gregge.<br />
<strong>Congregazione</strong><br />
<strong>di</strong> <strong>Gesù</strong> sacerdote<br />
via dei Giar<strong>di</strong>ni, 36<br />
38122 Trento<br />
tel. 0461.983844<br />
www.padriventurini.it<br />
piccologregge@padriventurini.it<br />
Curia <strong>Congregazione</strong><br />
<strong>di</strong> <strong>Gesù</strong> sacerdote<br />
c.c.p. 15352388<br />
Aut. Trib. Trento<br />
n. 1216 del 27.07.2004<br />
Responsabile<br />
a norma <strong>di</strong> legge<br />
Vittorio Cristelli<br />
Grafiche Argentarium<br />
Trento<br />
s o m m a r i o<br />
1 la lettera<br />
4 speciale 7 marzo<br />
20 la voce dei padri<br />
22 una vita per loro<br />
33 chiesa oggi<br />
38 seguimi<br />
40 venturini in preghiera<br />
43 vita dell’opera<br />
47 esperienze<br />
49 e anche Dio rise<br />
Informativa per il trattamento dei dati personali in ottemperanza al D.Lgs 196/2003<br />
Ai sensi dell’art. 13 del D. Lgs. 196/2003 informiamo che i dati personali raccolti nel presente atto dalla <strong>Congregazione</strong> <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong> <strong>Sacerdote</strong> sono utilizzati esclusivamente per il perfezionamento dello<br />
stesso e conservati a fini contabili, fiscali, e <strong>di</strong> prova. Tali dati sono trattati con modalità cartacee ed elettroniche. I dati richiesti sono soltanto quelli strettamente necessari, non vengono trasferiti,<br />
venduti o ceduti a terzi non <strong>di</strong>rettamente collegati alla scrivente da contratti <strong>di</strong> prestazione d’opera ed ai quali è stata fatta firmare una <strong>di</strong>chiarazione <strong>di</strong> responsabilità per il trattamento in esterno<br />
dei dati della scrivente. La <strong>Congregazione</strong> <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong> <strong>Sacerdote</strong> ha adottato tutte le misure <strong>di</strong> sicurezza idonee a tutelare i dati degli interessati e un Documento Programmatico sulla Sicurezza nel<br />
quale sono descritte le procedure seguite dagli incaricati per garantire la riservatezza dei dati personali e sensibili secondo le previsioni del D. Lgs. 196/2003. Chiunque sia legittimato a farlo può in<br />
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anonima, il blocco dei dati trattati in violazione <strong>di</strong> legge. Titolare del trattamento dei dati è la <strong>Congregazione</strong> <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong> <strong>Sacerdote</strong> - P.I. 00241130228. Per ogni comunicazione è possibile inviare un fax<br />
al numero (+39) 0461 237462 o spe<strong>di</strong>re una raccomandata a: <strong>Congregazione</strong> <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong> <strong>Sacerdote</strong> via dei Giar<strong>di</strong>ni, 36/a - 38122 Trento. Responsabile del trattamento dei dati è padre Gianluigi Pastò.
Carissimi,<br />
La Lettera<br />
“Puer natus est nobis: un fanciullino è nato per nostro vantaggio!<br />
Questo l’augurio tanto sentito e cor<strong>di</strong>ale che porgo a ciascuno<br />
<strong>di</strong> voi per il prossimo S. Natale: che il Divin Fanciullo trovi<br />
il vostro cuore così ben <strong>di</strong>sposto da essere riempito, ma proprio<br />
tanto, <strong>di</strong> carità celeste, e così siate in grado <strong>di</strong> ricambiarLo<br />
con amore veramente grande e sincero”.<br />
(Padre Mario Venturini)<br />
Faccio mio l’auguro che il nostro Fondatore rivolgeva molti anni fa in una sua<br />
lettera alle nostre comunità e lo rivolgo anche a nome dei fratelli e delle sorelle<br />
dell’Opera, a tutti voi, amici, benefattori e parenti.<br />
BUON NATALE e FELICE ANNO NUOVO assicurando per tutti voi il nostro<br />
costante ricordo nella preghiera al Signore.<br />
Con questo n. 4-2012 del nostro Piccolo Gregge conclu<strong>di</strong>amo il percorso che<br />
la redazione si era proposto per fare memoria delle celebrazioni centenarie<br />
della Prima Idea-Ispirazione.<br />
Personalmente in questi mesi ho avuto varie possibilità <strong>di</strong> leggere con attenzione<br />
ed interesse lettere e scritti del nostro Fondatore, soprattutto quelli relativi<br />
al singolare periodo della preparazione alla fondazione dell’Opera: dal<br />
7 marzo 1912, prima ispirazione, al 7 <strong>di</strong>cembre 1926, inizio della Pia Società<br />
dei Figli del Cuore sacerdotale <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong>. In ritagli <strong>di</strong> tempo mi sono particolarmente<br />
soffermato nella lettura della frequentissima corrispondenza intercorsa<br />
tra don Mario e la signorina Bice negli anni degli stu<strong>di</strong> a Roma tra il<br />
1922 e il 1924.<br />
Ho colto nel nostro Fondatore la sempre presente consapevolezza della particolare<br />
vocazione a lui affidata dal Cuore <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong> in quella in<strong>di</strong>menticabile<br />
esperienza spirituale vissuta davanti al quadro <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong> nell’Orto degli ulivi.<br />
Questa consapevolezza lo spingeva costantemente ad un maggior impegno<br />
verso la santità, all’entusiasmo – accompagnato dalla presa in carico del<br />
compito ricevuto e dalla proclamata coscienza della sua inadeguatezza –, a<br />
quella parresia che lo aiutava a superare ogni contrasto e ogni passaggio non<br />
1
2<br />
previsto, all’obbe<strong>di</strong>enza incon<strong>di</strong>zionata a quanto il Signore andava costruendo<br />
in e per lui.<br />
In questo contesto mi è sembrata particolarmente suggestiva un’immagine<br />
usata, proprio in riferimento ai fondatori, da p. Carballo ministro generale<br />
dei Frati Minori nella relazione tenuta a tutti i Superiori generali, a nome della<br />
commissione teologica USG, durante la nostra ultima assemblea. Desidero<br />
con<strong>di</strong>viderla con tutti voi.<br />
“ … i fondatori possono essere paragonati a quegli alpinisti che inaugurano<br />
una nuova via per ascendere su una parete <strong>di</strong> roccia o per raggiungere<br />
una vetta. Coloro che li seguono non potranno mai capire<br />
fino in fondo la fatica e la gioia che hanno provato nel trovare quella<br />
via, nel lasciarvisi guidare per primi dallo Spirito. In ogni caso i fondatori<br />
cercano con ogni sforzo e con tutta la loro umiltà <strong>di</strong> persuadere<br />
i <strong>di</strong>scepoli che bisogna proprio passare <strong>di</strong> lì, che non vi sono scorciatoie,<br />
che la strada non è troppo ripida e che le precauzioni che essa<br />
richiede e i sacrifici che impone non sono esagerati. Ogni fondatore<br />
cerca <strong>di</strong> imprimere nei fratelli che lo seguono la forza con cui egli<br />
si sente personalmente trascinato dall’amore per Cristo e dalla de<strong>di</strong>-<br />
I fondatori possono essere paragonati a quegli alpinisti che inaugurano una nuova via per<br />
ascendere su una parete <strong>di</strong> roccia o per raggiungere una vetta.
zione alla missione. Proprio per questo sogna <strong>di</strong><br />
trovare seguaci docili, mentre essi per lo più<br />
stenteranno a consegnarsi fino in fondo,<br />
accettando <strong>di</strong> fare della sequela <strong>di</strong> un altro<br />
davvero una regola per sé”.<br />
L’ho trovata immagine pienamente aderente<br />
alla storia personale <strong>di</strong> p. Venturini<br />
(anche se per lui l’immagine potrebbe<br />
essere declinata pure nell’ambiente marino,<br />
date le sue origini) e <strong>di</strong> quanti l’hanno<br />
seguito e lo stanno seguendo oggi accogliendo<br />
il dono carismatico da lui ricevuto<br />
e donato alla Chiesa attraverso le nostre<br />
Famiglie religiose.<br />
È quanto, stimolati anche dalle celebrazioni<br />
del centenario, vorremmo vivere<br />
perché, come ci in<strong>di</strong>cano le nostre Costituzioni:<br />
“Ere<strong>di</strong> del carisma del fondatore e fiduciosi nel rinnovato farsi presente<br />
dello Spirito, inten<strong>di</strong>amo mantenerci nello stesso clima <strong>di</strong> certezza<br />
e <strong>di</strong> provvisorietà convinti che, attraverso e al <strong>di</strong> là della figura del<br />
fondatore, dobbiamo attingere alla parola <strong>di</strong> Dio, scritta per noi nella<br />
bibbia, affidata alla chiesa e viva nel cammino della storia, il momento<br />
<strong>di</strong> reinterpretazione, <strong>di</strong> rinnovamento, <strong>di</strong> continua apertura, perché<br />
il messaggio rimanga nel presente stimolato dal passato orientato<br />
verso il futuro”.<br />
Contiamo sempre anche nel vostro aiuto fatto <strong>di</strong> preghiera, fraterna vicinanza,<br />
simpatia, benevolenza e con<strong>di</strong>visione.<br />
P. Gian Luigi Pastò<br />
superiore generale<br />
3
4<br />
La parola<br />
agli amici<br />
dell’Opera<br />
F<br />
in dai primi anni del Seminario<br />
<strong>di</strong>ocesano <strong>di</strong> Trento,<br />
quando ero alle scuole me<strong>di</strong>e,<br />
ho sentito parlare dei padri Venturini<br />
e spesso qualcuno <strong>di</strong> essi veniva<br />
ad animare dei ritiri mensili. Per noi già<br />
la loro figura era un richiamo ad essere<br />
santi, poiché sapevamo che la loro<br />
caratteristica (oggi si <strong>di</strong>rebbe il loro<br />
carisma specifico) era quella dell’impegno<br />
per la santità del clero e quin<strong>di</strong><br />
accoglievamo quella presenza e la<br />
parola come una giusta esortazione<br />
ad avanzare nella via della perfezione.<br />
Alla maturità del liceo e nei corsi<br />
accademici <strong>di</strong> teologia avevamo anche<br />
alcuni “Venturini” come compagni<br />
e nutrivamo per loro una profonda<br />
stima fraterna. Consideravamo padre<br />
Mario Venturini come colui che aveva<br />
una passione per il bene spirituale dei<br />
Speciale<br />
7 marzo<br />
In questo ultimo numero dell’anno vogliamo chiudere la rubrica Speciale 7<br />
marzo - che abbiamo avuto in questo anno centenario della prima Idea dell’Opera,<br />
e che ha sostituito, per l’occasione, la rubrica Argomento - con il contributo<br />
<strong>di</strong> alcuni testimoni: un vescovo, un prete, una consacrata, una coppia.<br />
Loro ci offriranno nei vari contributi, con le loro <strong>di</strong>verse prospettive, un colorato<br />
affresco sull’Opera <strong>di</strong> p. Mario Venturini vista da amici che, in qualche modo,<br />
hanno con<strong>di</strong>viso e con<strong>di</strong>vidono con noi un tratto <strong>di</strong> cammino. A tutti loro<br />
va il ringraziamento della nostra Redazione, per la <strong>di</strong>sponibilità e la vicinanza.<br />
Un vescovo…<br />
Arcivescovo <strong>di</strong> Trento Luigi Bressan.
sacerdoti, una vocazione particolare ma tanto<br />
preziosa perché attraverso <strong>di</strong> loro si rende un<br />
bene immenso all’intera comunità ecclesiale.<br />
Ricordo per certo <strong>di</strong> aver visto una sola volta<br />
padre Mario, anche se mi sorge il dubbio<br />
che un’altra volta ci abbia pre<strong>di</strong>cato un ritiro<br />
mensile. Per me era un santo prete, tutto<br />
proteso ad aiutare altri sacerdoti a fare altrettanto.<br />
Non ci appariva però ieratico o austero,<br />
ma uomo <strong>di</strong> bontà.<br />
Di qualche visita alla chiesa <strong>di</strong> padri Venturini<br />
sulla collina, rammento l’impressione del-<br />
Mons. Bressan con p. Gian Luigi.<br />
la preghiera in una calda luce, che dava l’idea<br />
anche <strong>di</strong> devozione profonda. Noi eravamo<br />
riconoscenti perché sapevamo che là i padri e i fratelli pregavano tanto per<br />
noi: certamente tanti santi in un servizio umile ma generoso! Allora non sapevamo<br />
delle sorelle, poiché per noi le relazioni erano con i padri, anche se oggi<br />
nel clero trentino sono più conosciute le suore, le Figlie del Cuore <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong>,<br />
per la loro accoglienza e la collaborazione in vari incontri. Dei padri si sa che<br />
si intessano con competenza e de<strong>di</strong>zione per accompagnare sacerdoti <strong>di</strong> varie<br />
parti dell’Italia che desiderano un tempo <strong>di</strong> riflessione e non manca una loro<br />
presenza <strong>di</strong>screta e saggia negli incontri <strong>di</strong>ocesani. Una volta avevano anche<br />
un seminario per le “vocazioni adulte”, molto apprezzato, oltre il seminario<br />
per i religiosi della congregazione.<br />
Da seminarista non avevo mai colto un altro aspetto del carisma della <strong>Congregazione</strong><br />
<strong>di</strong> <strong>Gesù</strong> <strong>Sacerdote</strong>, quello cioè dell’aiuto ai preti che stessero attraversando<br />
perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà psicologica o spirituale, come pure della preghiera<br />
<strong>di</strong> riparazione in tutta fraternità per quanto <strong>di</strong> male altri facessero. Ora<br />
ne comprendo la grande valenza, poiché anche il prete resta uomo, con tutte<br />
le potenzialità date dal Creatore e dalla formazione, ma anche con le debolezze<br />
accresciute dalla fatica, da un clima culturale che non favorisce i valori<br />
cristiani, da un <strong>di</strong>abolos che rimane sempre contrario alla Chiesa. La tensione<br />
per il clero oggi è rilevante, se pensiamo che in trent’anni, nel mondo intero<br />
si è passati da un sacerdote ogni 1.800 fedeli a uno ogni 2.900; in Europa<br />
in genere, compresa l’Italia, la <strong>di</strong>fferenza nelle proporzioni è ancora maggiore.<br />
Dal 1988 al 2010 i preti <strong>di</strong>ocesani sono <strong>di</strong>minuiti nel nostro paese del<br />
21,8% e quelli religiosi del 22,2%: oltre un quinto in meno! Non manca generosa<br />
de<strong>di</strong>zione, anche per supplire le lacune in una pastorale che copra tutta<br />
la vita dell’uomo. In tale situazione il pericolo dell’esaurimento o burn-out<br />
è elevato, perché congiunto con uno zelo in<strong>di</strong>scusso dei nostri preti. Talvolta,<br />
insistendo che gli aspetti sessuali non sono il tutto della vita, si è finito con l’ignorare<br />
la realtà umana e la concretezza nella castità che impegna tutti, sacerdoti<br />
e laici, sposati e celibi.<br />
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6<br />
Ma a mio parere sono soprattutto le tensioni della nostra epoca a provocare<br />
rotture nella serenità dalla vita personale. Penso all’in<strong>di</strong>vidualismo imperante<br />
mentre l’essere umano è fatto per la socialità e il cristianesimo è comunità;<br />
abbiamo tutti presente come il mondo secolarizzato non consideri affatto la<br />
<strong>di</strong>mensione trascendente, mentre la religione non ha senso se non è rapporto<br />
con Dio e almeno con il soprannaturale; dell’azione del sacerdote si apprezza<br />
spesso soltanto l’azione sociale e caritativa, ma la parte più propriamente<br />
spirituale viene ignorata e nello stesso campo della solidarietà e dell’accompagnamento<br />
pedagogico dei ragazzi o psicologico della famiglie sorgono anche<br />
numerose iniziative che non si ispirano, almeno <strong>di</strong>rettamente, alla fede<br />
cristiana. Ricordo quanto mi manifestavano alcuni preti in Brasile, che cioè si<br />
sentivano molto più coinvolti e sod<strong>di</strong>sfatti quando dovevano lottare con il popolo<br />
contro la <strong>di</strong>ttatura, che non quando poi (passata quella) erano chiamati<br />
esclusivamente all’animazione religiosa delle comunità. Un certo senso <strong>di</strong> impotenza<br />
o <strong>di</strong> inefficacia, dovuto a un ambiente ostile, può scoraggiare chiunque;<br />
non è da meravigliarsi che vi siano vittime, nonostante il messaggio <strong>di</strong><br />
Cristo che non sempre ci è concesso <strong>di</strong> vedere il frutto della nostra semina.<br />
Il presbitero oggi è destinato a saper essere sempre più animatore <strong>di</strong> spiritualità<br />
senza voler fare tutto, ricordandosi anche della sua umanità e dei limiti,<br />
ma ponendo al centro il rapporto con Dio sia per sé che per gli altri: sarà an-<br />
Mons. Bressan nella cripta <strong>di</strong> Casa Madre.
zitutto oltre che l’orante per gli altri, l’orante con loro. Un tale approccio sacramentale<br />
evita una concezione verticalista ed efficientista della pastorale,<br />
pure restando l’apostolato <strong>di</strong>mensione in<strong>di</strong>spensabile non soltanto del prete<br />
ma <strong>di</strong> ogni battezzato: tutta la comunità ha una vocazione per la catechesi,<br />
per l’iniziazione cristiana, per le famiglie, per la carità. Fortunatamente vi<br />
sono molti laici che si rendono sensibili a un tale appello, quando è presentato<br />
nella fede. Allora anche la più generosa de<strong>di</strong>zione <strong>di</strong>venta serena e ci saranno<br />
uno scambio tra spiritualità ed azione, consonanza tra interiorità e vicinanza<br />
alle vicende concrete delle persone, continuità nell’azione pastorale<br />
oltre il contributo specifico del sacerdote.<br />
Questo non significa sminuire l’importanza della speciale vocazione presbiterale,<br />
poiché non ci potrà essere Chiesa senza i preti e i vescovi. Ora è doveroso<br />
che tra loro si viva una intensa fraternità, sia per la natura comunitaria<br />
del cristianesimo, sia perché sacramentalmente essi sono partecipi <strong>di</strong> un unico<br />
sacerdozio, sia per il fatto che nessun uomo è un’isola.<br />
Il fatto che vivano nella Chiesa persone, come i membri della <strong>Congregazione</strong><br />
<strong>di</strong> <strong>Gesù</strong> <strong>Sacerdote</strong>, che sono totalmente de<strong>di</strong>te alla preghiera e, quando necessaria,<br />
anche all’azione per la santità dei preti è una bene<strong>di</strong>zione del cielo, tanto<br />
più necessaria nella nostra epoca (ed è un privilegio per l’arci<strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> Trento<br />
<strong>di</strong> ospitare la sede centrale dell’istituto religioso). È bello vedere associati anche<br />
laici in questa de<strong>di</strong>zione, che già accomuna nella vita consacrata uomini e donne,<br />
anche se ciascuna <strong>Congregazione</strong> ha un suo ruolo, mentre le associa la ricerca<br />
del bene spirituale del clero. Certamente va intensificata l’azione formativa<br />
dei preti per tendere alla santità, senza pretesa <strong>di</strong> uscire dall’umano, e preventiva<br />
circa i pericoli che la strada della vita presenta, nell’aiuto quin<strong>di</strong> ai formatori<br />
perché nelle comunità <strong>di</strong> <strong>di</strong>scernimento e <strong>di</strong> formazione vi sia la cura per poter<br />
proporre al popolo <strong>di</strong> Dio ministri degni dei gran<strong>di</strong> misteri e perché questi sacerdoti<br />
sappiano condurre una esistenza generosa e nello stesso tempo serena.<br />
Il sostegno e la guida a coloro che attraversassero crisi sono un servizio che<br />
considero degno <strong>di</strong> affetto, stima e simpatia; non possono assorbire tutto il<br />
ricco carisma che lo Spirito Santo ha suscitato nella Chiesa con la <strong>Congregazione</strong><br />
<strong>di</strong> <strong>Gesù</strong> sacerdote. Al riguardo va tenuto presente anche il pericolo in<br />
cui cadono ad esempio certi me<strong>di</strong>ci, i quali dovendo incontrare sempre persone<br />
malate, tendono a vedere tutta l’umanità malata e il pericolo corrispondente<br />
<strong>di</strong> generalizzazione <strong>di</strong>ffuso nell’opinione pubblica, quando si pubblicizza<br />
un caso personale anche <strong>di</strong> un sacerdote.<br />
Ma due elementi ci incoraggiano nella de<strong>di</strong>zione ai sacerdoti: la generosità,<br />
talvolta fino all’estremo, della gran<strong>di</strong>ssima maggioranza dei preti, che servono<br />
il bene comune senza chiedere riconoscimenti o <strong>di</strong>stinzioni, con benefici<br />
immensi per il regno <strong>di</strong> Dio; l’amore <strong>di</strong> Cristo per loro, che trascina tutti i credenti<br />
a fare altrettanto.<br />
+ Luigi Bressan<br />
Arcivescovo <strong>di</strong> Trento<br />
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8<br />
Un prete…<br />
E<br />
rano gli anni 68/70, frequentavo gli ultimi<br />
anni <strong>di</strong> teologia nel Seminario <strong>di</strong> Verona. La<br />
nostra classe, <strong>di</strong> 24 elementi, era stata <strong>di</strong>visa<br />
dal rettore in piccoli gruppi con un sacerdote animatore <strong>di</strong> ogni gruppo. Padre<br />
Mario Revolti era incaricato <strong>di</strong> accompagnare il mio gruppo.<br />
Con<strong>di</strong>visioni, ritiri, riflessioni, me<strong>di</strong>tazioni, esercizi spirituali <strong>di</strong> gruppo erano<br />
fatti assieme a lui e spesso nelle case dei padri Venturini. Accompagnati da<br />
lui siamo arrivati al sacerdozio e, anche dopo, per alcuni anni ci ha seguito.<br />
Poi ciascuno ha fatto la sua strada, ma io ho sempre conservato l’amicizia e<br />
la frequentazione delle case della congregazione. Oggi poi, essendo parroco<br />
a Zevio, collaboriamo assieme pastoralmente<br />
sul territorio.<br />
La cosa che ho sempre apprezzato, e<br />
<strong>di</strong> cui molte volte ho goduto, del carisma<br />
della congregazione, è la capacità<br />
<strong>di</strong> creare occasioni positive per<br />
i preti: sarà un luogo <strong>di</strong> accoglienza<br />
e <strong>di</strong> pace, un momento <strong>di</strong> spiritualità,<br />
una esperienza <strong>di</strong> formazione, una<br />
amicizia accogliente, una casa <strong>di</strong>sponibile<br />
per le riunione dei preti ma anche per la pastorale. Sono occasioni nelle<br />
quali il prete può tirare il fiato e ritrovare se stesso.<br />
Viviamo, infatti, un momento <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> cambiamenti anche nel modo <strong>di</strong> concepire<br />
e vivere l’esercizio del ministero. Noi preti abbiamo bisogno <strong>di</strong> luoghi<br />
e momenti dove:<br />
- Salvare la nostra umanità: per restare “uomini”, abbiamo bisogno <strong>di</strong> luoghi<br />
e momenti dove guardare in faccia stili <strong>di</strong> vita, ritmi <strong>di</strong> lavoro, capacità <strong>di</strong> relazione.<br />
Un prete “poco uomo” <strong>di</strong>fficilmente sarà un buon prete.<br />
- Salvare la fede e la spiritualità: conservare lo stupore e la gratuità davanti al<br />
Vangelo e al mistero <strong>di</strong> Dio senza abituarci al sacro e <strong>di</strong>ventare mestieranti.<br />
- Vivere la spiritualità <strong>di</strong>ocesana: che è la capacità <strong>di</strong> godere “la parrocchia”<br />
e <strong>di</strong> lasciarci “formare” dalla comunità. Ogni parrocchia ha secoli <strong>di</strong> fede e<br />
<strong>di</strong> Spirito Santo. Imparare a godere con rispetto e gratitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> questo dono<br />
ci fa stare bene.<br />
Se non succede questo <strong>di</strong>ventiamo rigi<strong>di</strong> e ci <strong>di</strong>fen<strong>di</strong>amo dentro paludamenti<br />
religiosi <strong>di</strong> vario tipo che non fanno bene alla nostra umanità e noi stessi non<br />
siamo più annuncio della vita buona del Vangelo.
Se dovessi dare un consiglio alla congregazione per attuare oggi il carisma<br />
consiglierei <strong>di</strong> curare competenze e luoghi:<br />
- Per l’accoglienza e la cura dell’umanità del prete: fare qualche giorno <strong>di</strong> riposo<br />
in albergo o in una casa dei padri Venturini, per un prete, non è la stessa<br />
cosa. Qui puoi trovare la preghiera assieme, l’adorazione, il <strong>di</strong>alogo e un<br />
“clima sacerdotale”.<br />
- Per la spiritualità e la formazione, soprattutto la spiritualità <strong>di</strong>ocesana spesso<br />
troppo poco coltivata dai preti stessi, tanto che il prete <strong>di</strong>ocesano perde<br />
la sua identità e va a cercare altre spiritualità quasi non gli bastasse il suo<br />
carisma. Competenze e occasioni <strong>di</strong> alto livello potrebbero <strong>di</strong>ventare punti<br />
<strong>di</strong> riferimento.<br />
- Per la cura e la vicinanza a situazioni particolarmente <strong>di</strong>fficili e complesse<br />
della vita dei preti.<br />
Tutti sentiamo ogni tanto il desiderio <strong>di</strong> “ossigenarci”. La <strong>Congregazione</strong> <strong>di</strong><br />
<strong>Gesù</strong> sacerdote possa <strong>di</strong>ventare il luogo a cui i preti fanno riferimento per ossigenarsi<br />
il cuore e lo spirito.<br />
don Gaetano<br />
parroco <strong>di</strong> Zevio VR<br />
La cosa che ho sempre apprezzato, e <strong>di</strong> cui molte volte ho goduto, del carisma della<br />
congregazione, è la capacità <strong>di</strong> creare occasioni positive per i preti.<br />
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Una consacrata…<br />
L<br />
a <strong>Congregazione</strong> <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong> <strong>Sacerdote</strong> l’ho conosciuta<br />
da circa 33 anni, cioè da quando ho iniziato<br />
ad avere il padre spirituale che era, appunto, <strong>di</strong><br />
questa <strong>Congregazione</strong>. Da quel momento, fino ad oggi, non ho più smesso<br />
<strong>di</strong> avere contatti con i membri che, man mano, si sono susseguiti, e che considero<br />
ormai come la mia seconda famiglia.<br />
Essendo una consacrata nell’Istituto Secolare “Apostole Sacro Cuore”, che<br />
ha come fine specifico “pregare, orientare, sostenere e sviluppare le vocazioni<br />
alla vita sacerdotale, religiosa, missionaria e secolare”, mi ha colpito subito<br />
e ho potuto apprezzare il Carisma dei “venturini”, che è appunto quello <strong>di</strong><br />
avere un amore appassionato per <strong>Gesù</strong> <strong>Sacerdote</strong> e per i preti “suoi amici”.<br />
La conoscenza acquisita del loro Carisma, mi ha permesso <strong>di</strong> con<strong>di</strong>videre, con<br />
I preti devono essere “ponte tra l’uomo e Dio”.
Apostole del Sacro Cuore.<br />
loro, lo spirito sacerdotale che si racchiude nella parola d’or<strong>di</strong>ne della <strong>Congregazione</strong>:<br />
“Tra i sacerdoti col cuore <strong>di</strong> Cristo” e, per noi Apostole del Sacro<br />
Cuore, nelle parole del Fondatore: “Per le vocazioni è poco dare la vita”.<br />
Il Santo Padre, nell’Anno Sacerdotale, ha posto l’obiettivo, a tutti i sacerdoti,<br />
<strong>di</strong> “promuovere l’impegno d’interiore rinnovamento <strong>di</strong> tutti i sacerdoti per<br />
una più forte ed incisiva testimonianza evangelica nel mondo <strong>di</strong> oggi”.<br />
Il ministero sacerdotale ha un’importanza enorme nello svolgimento della missione.<br />
Ed è proprio per questo che devono essere “ponte tra l’uomo e Dio”,<br />
soprattutto a coloro che chiedono aiuto. Molte persone, infatti, vanno da loro<br />
in un momento particolare della loro vita, quando cioè sono deboli e oppresse<br />
da questioni che pesano profondamente sulla loro coscienza. Hanno bisogno <strong>di</strong><br />
sentire qualcuno che le ascolti con il cuore aperto, <strong>di</strong> una bene<strong>di</strong>zione spirituale<br />
che porti loro la pace interiore e il coraggio <strong>di</strong> affrontare il futuro con speranza.<br />
Auguro a questi miei cari confratelli nel Signore che, questo anno della Fede,<br />
sia per loro un periodo <strong>di</strong> rinnovamento spirituale per tutti i sacerdoti e anche<br />
laici che incontrano, per aiutarli ad avere una maggiore <strong>di</strong>mensione culturale<br />
della Fede, <strong>di</strong> modo che la bellezza della Verità cristiana, possa essere<br />
compresa meglio e la fede possa essere veramente nutrita, rafforzata e <strong>di</strong>fesa.<br />
Paola<br />
Terme Vigliatore ME<br />
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12<br />
Una coppia <strong>di</strong> sposi<br />
S<br />
iamo una coppia non più giovane, genitori <strong>di</strong><br />
quattro figlie felicemente sposate e sette nipoti.<br />
Grazie a un sacerdote, 40 anni or sono,<br />
abbiamo aperto a <strong>Gesù</strong> la nostra “casa”, grazie a lui la nostra famiglia ha conosciuto<br />
la bellezza <strong>di</strong> rinnovate relazioni <strong>di</strong> fiducia e <strong>di</strong> amore.<br />
Siamo in Puglia e precisamente a Bitonto, in provincia <strong>di</strong> Bari, purtroppo lontani<br />
dalle comunità dei padri Venturini; facciamo parte <strong>di</strong> un piccolo gruppo<br />
interparrocchiale <strong>di</strong> aggregati laici e alcuni simpatizzanti alla <strong>Congregazione</strong><br />
<strong>di</strong> <strong>Gesù</strong> sacerdote. Ci incontriamo per la formazione con don Valentino Campanella,<br />
presbitero <strong>di</strong>ocesano, anch’egli aggregato esterno della <strong>Congregazione</strong>,<br />
per approfon<strong>di</strong>re il carisma dell’Istituto e organizzare iniziative rivolte<br />
ai presbiteri del nostro vicariato episcopale territoriale.<br />
Abbiamo scelto <strong>di</strong> vivere il carisma della <strong>Congregazione</strong> <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong> <strong>Sacerdote</strong><br />
nelle comunità parrocchiali in cui operiamo. Con<strong>di</strong>vi<strong>di</strong>amo con i parroci,<br />
i presbiteri collaboratori e le comunità parrocchiali la responsabilità pastorale<br />
della parrocchia <strong>di</strong> appartenenza. La maggioranza degli aggregati e simpatizzanti<br />
appartenenti al gruppo è parte della comunità parrocchiale e santuario<br />
dei santi me<strong>di</strong>ci Cosma e Damiano, dove abbiamo la nostra sede concessa<br />
dal parroco-rettore don Ciccio Savino. Una Comunità numerosa e vivace<br />
che abbraccia e sostiene le molteplici opere del santuario e della fondazione,<br />
volte alla crescita spirituale e alla solidarietà con i poveri, definita dal<br />
compianto arcivescovo Mariano Magrassi, “clinica del corpo e dello spirito”.<br />
Il nostro cammino <strong>di</strong> fede, caratterizzato all’inizio da una prevalente carica filantropica,<br />
in seguito a un percorso <strong>di</strong> <strong>di</strong>scernimento e anche <strong>di</strong> acca<strong>di</strong>menti<br />
kairotici, ci ha condotto ad una fede più matura e consapevole.<br />
Un acca<strong>di</strong>mento significativo è avvenuto nei primi anni novanta, quando abbiamo<br />
conosciuto un anziano prete, padre Francesco Gagliar<strong>di</strong>, un “venturino”,<br />
deceduto alcuni anni fa, mandato dal Vescovo a svolgere il suo ministero<br />
sacerdotale nella nostra parrocchiasantuario<br />
principalmente come confessore.<br />
Il suo vissuto semplice e trasparente, la<br />
sua esemplare obbe<strong>di</strong>enza al parroco molto<br />
più giovane <strong>di</strong> lui, l’essenzialità <strong>di</strong> vita (due<br />
mani bastavano a contenere i pochi oggetti<br />
personali lasciati alla sua morte) era la cifra<br />
<strong>di</strong> chi aveva incarnato pienamente i consigli<br />
evangelici. Profumava <strong>di</strong> santità.
Un giorno padre Francesco doveva partire per un corso <strong>di</strong> esercizi spirituali e<br />
ci chiese <strong>di</strong> accompagnarlo e <strong>di</strong> partecipare a quella esperienza forte (la chiamò:<br />
over-dose) <strong>di</strong> preghiera. In breve, abbiamo accettato, siamo partiti e lungo<br />
il viaggio, sollecitato dalle nostre domande, l’anziano sacerdote ci ha lungamente<br />
parlato della <strong>Congregazione</strong> <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong> sacerdote, del carisma spirituale<br />
e del fondatore padre Mario Venturini. Eccoci a Loreto presso la casa Maris<br />
Stella dei Padri Venturini. Subito l’Ora me<strong>di</strong>a. Il pre<strong>di</strong>catore, padre Ferrari.<br />
Il tema: la samaritana e l’acqua viva… I partecipanti: simpatici e sconosciuti.<br />
Quella prima esperienza forte, regolata dal silenzio vocale, orante e liberante,<br />
vissuta in un contesto che favoriva profonde introspezioni spirituali, accolti in<br />
una comunità formata quasi tutta da presbiteri, la considerammo una Grazia.<br />
Prima <strong>di</strong> ripartire, p. Francesco ci regalò un libro intitolato: “Padre Mario Venturini,<br />
una vita per loro”. La lettura del testo, iniziata più che altro per curiosità,<br />
pian piano, ci prese e ci coinvolse.<br />
Quel “chiodo fisso” (cosi ama chiamarlo il nostro padre generale Gian Luigi Pastò),<br />
<strong>di</strong> padre Mario Venturini, verso i presbiteri in <strong>di</strong>fficoltà, quella tensione pregnante<br />
<strong>di</strong> preghiera e <strong>di</strong> azioni, che si concretizza in percorso <strong>di</strong> santità per i preti,<br />
<strong>di</strong>venta per noi oggetto <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>mento e <strong>di</strong> <strong>di</strong>scernimento. P. Mario è consapevole<br />
della necessità <strong>di</strong> un amore intimo e totalizzante che il prete deve avere<br />
per il Signore; così scrive nelle sue Memorie: “Il pensiero che persone secolari<br />
amano <strong>Gesù</strong> più <strong>di</strong> quello che l’amo io che sono <strong>Sacerdote</strong>, mi addolora as-<br />
Aggregate e aggregati <strong>di</strong> Bitonto BA.<br />
13
14<br />
sai, perché penso che il <strong>Sacerdote</strong> dovrebbe amare il Signore più degli altri perché<br />
ha ricevuto e riceve più grazie da Dio”. Questo passaggio potrebbe indurre<br />
ad una lettura <strong>di</strong>fficile da con<strong>di</strong>videre, se non la si colloca nel periodo della Prima<br />
Idea del Padre che scaturisce proprio dal suo vedere l’indegnità e la poca corrispondenza<br />
<strong>di</strong> tanti uomini a Lui consacrati (lui si considera tra questi) che hanno<br />
ricevuto gran<strong>di</strong> grazie dal Signore e non corrispondono nel modo dovuto. Il testo<br />
va inserito, oltre che nel contesto, anche nel quadro umano e spirituale del Fondatore:<br />
ha 27 anni, attraversa un momento <strong>di</strong> fragilità fisica che lo porta a verificare<br />
la sua relazione con il Signore, ha già visto la fragilità sua e <strong>di</strong> altri confratelli,<br />
ha un’idea del sacerdozio particolare che bisogna leggere nel suo tempo (Concilio<br />
<strong>di</strong> Trento e Vaticano I) non rischiando <strong>di</strong> applicare categorie dell’ecclesiologia<br />
e della teologia del Ministero e del laicato <strong>di</strong> oggi, vale a <strong>di</strong>re Vaticano II e testi<br />
seguenti. La nostra chiave <strong>di</strong> lettura della citazione, sta tutta nel verbo “amare”<br />
ripetuto per tre volte. Un paragone che <strong>di</strong> fatto interpella noi “secolari”, ci pone<br />
come misura da superare nel percorso <strong>di</strong> crescita e maturazione della fede. Una<br />
mirabile gara <strong>di</strong> tutti i battezzati verso la Santità. Anche noi laici, quin<strong>di</strong>, abbiamo<br />
un ruolo, nel cammino <strong>di</strong> santificazione dei presbiteri. Ci siamo sentiti interpellati<br />
da un carisma. Questa consapevolezza ci ha portato a chiedere l’aggregazione.<br />
Questa consapevolezza nel tempo ha orientato <strong>di</strong>versamente il rapporto della<br />
nostra famiglia verso i preti; lentamente cominciammo a interessarci della<br />
loro vita, a chiederci se potevamo essere <strong>di</strong> supporto alle loro necessità, ad<br />
offrire la nostra vicinanza, a sperare che quel deficit <strong>di</strong> amore che “addolorava<br />
assai” padre Mario, potesse abitare i cuori <strong>di</strong> tanti sacerdoti e <strong>di</strong>venire per<br />
loro seme <strong>di</strong> santità e dono <strong>di</strong> Dio per la santificazione degli uomini. In questo<br />
anno de<strong>di</strong>cato alla fede ci piace ricordare un passaggio da “Dono e Mistero”<br />
<strong>di</strong> papa Giovanni Paolo II:<br />
A cinquant’anni dall’Or<strong>di</strong>nazione, posso <strong>di</strong>re che ogni giorno <strong>di</strong> più in quel<br />
Mysterium fidei si ritrova il senso del proprio sacerdozio. E lì la misura del dono<br />
che esso costituisce, e lì è pure la misura della risposta che questo dono<br />
richiede. Il dono è sempre più grande! Ed è bello che sia così. È bello che un<br />
uomo non possa mai <strong>di</strong>re <strong>di</strong> aver risposto pienamente al dono. È un dono ed<br />
è anche un compito: sempre! Avere consapevolezza <strong>di</strong> questo è fondamentale<br />
per vivere appieno il proprio sacerdozio.<br />
Un dono <strong>di</strong> Dio dato ad alcuni uomini, da con<strong>di</strong>videre con tutti gli uomini.<br />
Un “compito” da svolgere in una società sempre più sfiduciata verso la Chiesa<br />
e ancor più verso i preti.<br />
I dati <strong>di</strong> un sondaggio demoscopico, effettuato dalla eurispes, evidenziano che<br />
nel 2010 solo il 47,3% degli Italiani pone la propria fiducia nella Chiesa, nel<br />
2007 eravamo al 60,7%; in graduatoria precedono la Chiesa perché ritenuti più<br />
affidabili, il Presidente della Repubblica ed alcune istituzioni pubbliche militari<br />
e civili. Un dato che negli anni è sempre peggiorato, nonostante che il Concilio<br />
Vaticano II abbia cercato <strong>di</strong> porre un argine. Oggi a cinquant’anni <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza<br />
dalla in<strong>di</strong>zione, purtroppo, dobbiamo prendere atto che se vogliamo trac-
ciare un bilancio, non possiamo non <strong>di</strong>re che le aspettative riposte si sono realizzate<br />
in piccola parte, infatti le chiese si sono svuotate ulteriormente, cosi pure<br />
i seminari, per <strong>di</strong>minuzione <strong>di</strong> vocazioni. Tuttavia ci rasserena la speranza che<br />
non sono i numeri che ci devono preoccupare, ma avvertiamo la certezza che<br />
“ tutto è Grazia” e che gli insuccessi li dobbiamo leggere come percorsi provvisori<br />
inseriti in un <strong>di</strong>segno globale che sfugge alle nostre capacità intellettive.<br />
In questo contesto si deve collocare il presbitero, oggi. Un uomo a cui viene<br />
affidata la cura delle anime, <strong>di</strong> tutte le persone, anche dei non battezzati,<br />
una grande responsabilità che, se consapevolmente percepita e santamente<br />
incarnata, porta alla gioia del dono totale e in<strong>di</strong>viso; alla consapevole santa<br />
inquietu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> non poter fare mai abbastanza perché neanche uno ne vada<br />
perso nella economia della salvezza o lasciato solo nella sofferenza; all’ardore<br />
pastorale <strong>di</strong> orientare tutte le azioni programmate alla crescita della fede<br />
del Popolo <strong>di</strong> Dio. Già questa tensione pastorale per un prete sensibile e<br />
coscienzioso è molto impegnativo, se a questo aggiungiamo altre incombenze<br />
<strong>di</strong> carattere burocratiche, amministrative, ecc…, c’è il rischio che il tappo<br />
della bottiglia salti o che ci si adegui a ritmi ritenuti compatibili.<br />
Pertanto si dovrebbe prendere atto che oggi al presbitero è richiesta una<br />
operatività ben superiore rispetto ai tempi trascorsi e quin<strong>di</strong> anche le iniziative<br />
poste a supporto dovrebbero essere adeguate, si dovrebbero porre in atto<br />
interventi <strong>di</strong> prevenzione, momenti <strong>di</strong> sosta rigenerante attraverso percor-<br />
Per ricomporre il mosaico - Parco Jalari, Barcellona P.G. ME.<br />
15
16<br />
si specifici, da inserire in agenda alla pari degli esercizi spirituali e dei convegni<br />
<strong>di</strong> formazione.<br />
“Ricomporre il mosaico” sono stati intitolati i percorsi organizzati dalla comunità<br />
dei Venturini <strong>di</strong> Barcellona P. G.; ad uno <strong>di</strong> questi siamo stati invitati<br />
a dare il nostro contributo esperienziale <strong>di</strong> coppia e famiglia e che abbiamo<br />
molto apprezzato per i contenuti proposti, per la partecipazioni ai vari eventi<br />
e per il clima fraterno instaurato: è stato un tentativo a nostro parere efficace<br />
ma che ha visto una scarsa partecipazione <strong>di</strong> presbiteri.<br />
Convinti che la miglior cura è la prevenzione, queste iniziative colgono in pieno<br />
questa necessità, pertanto bisognerebbe adoperarsi per dare loro un respiro<br />
più ampio, mettere in rete questa iniziativa coinvolgendo anche altre realtà<br />
con affinità carismatiche, promuovendole in tutte le <strong>di</strong>ocesi d’Italia. Ne trarrebbero<br />
vantaggi i presbiteri e <strong>di</strong> riflesso tutte le comunità che sono chiamati<br />
a guidare, perché per noi laici è e<strong>di</strong>ficante incrociare preti in preghiera, per<br />
contagiare il popolo <strong>di</strong> Dio alla preghiera; preti che riescono a far cogliere il<br />
senso del mistero nelle celebrazioni liturgiche; preti meno alle prese con documenti<br />
e contabilità, per dare più tempo alle relazioni interpersonali; preti in<br />
attesa, per accogliere i penitenti per le confessioni.<br />
Per noi è motivo <strong>di</strong> gioia ricordare p. Francesco Gagliar<strong>di</strong> (citato all’inizio): lui incarnava<br />
per noi il carisma della congregazione e del prete che vorremmo, ci invitava<br />
alla lectio <strong>di</strong>vina, nonostante l’età avanzata era sempre <strong>di</strong> buon umore e a<br />
volte giocoso, attento ai bisogni dei preti in <strong>di</strong>fficoltà,<br />
concreto nelle omelie e assiduo confessore; usava <strong>di</strong>re:<br />
“Il penitente quando entra in chiesa, deve inciampare<br />
nel confessore”, infatti molto spesso sostava in<br />
preghiera seduto all’ultimo banco, vicino all’ingresso<br />
della basilica, pronto ad interrompere la me<strong>di</strong>tazione<br />
se qualcuno chiedeva <strong>di</strong> essere confessato.<br />
Infine, noi laici, le famiglie che formano le comunità<br />
ecclesiali, dovremmo chiederci non tanto cosa<br />
i presbiteri possono fare per noi, ma cosa possiamo<br />
fare noi per loro e con loro, nella consapevolezza<br />
che, pur nella dovuta proporzione, il rapporto<br />
Cristo (sposo) Chiesa (sposa) si realizza in: presbitero<br />
(sposo) e piccola porzione <strong>di</strong> Chiesa (sposa).<br />
Un prete solo, un prete ferito, un prete fragile, un prete in crisi, cercherà<br />
sempre <strong>di</strong> nascondere il suo <strong>di</strong>sagio. a noi il compito <strong>di</strong> saper leggere, attraverso<br />
i suoi atteggiamenti, i bisogni e le <strong>di</strong>fficoltà. Noi genitori siamo dotati<br />
dei mezzi per poter capire, l’abbiamo sperimentato tante volte con i nostri<br />
figli, poi basta lasciare trasparire la nostra vicinanza sincera e gratuita, il<br />
resto sarà volontà <strong>di</strong> Dio.<br />
Lillino e Annetta<br />
Bitonto BA
Amare e far amare,<br />
riparare e far riparare<br />
Con questo contributo <strong>di</strong> p. Giuseppe si conclude la lettura<br />
dei verbi <strong>di</strong> una tipica frase <strong>di</strong> p. Mario Venturini: Amare e far<br />
amare, riparare e far riparare. P. Giuseppe parlerà dell’ultima<br />
espressione: far riparare.<br />
Q<br />
uando parliamo <strong>di</strong> far riparare pensiamo alle cose <strong>di</strong> ogni giorno:<br />
“Hai fatto riparare la tapparella? Ho fatto riparare la gomma bucata<br />
della bicicletta…”. Spesso facciamo riparare qualcosa perché<br />
non ne siamo capaci o perché non abbiamo il tempo. Facciamo riparare qualcosa<br />
perché vogliamo che torni ad essere com’era prima.<br />
Nella Bibbia il primo “riparatore” è il Signore, pensiamo ad Adamo ed Eva dopo<br />
il peccato originale, il Signore dà ai nostri progenitori una nuova collocazione<br />
e dei nuovi compiti legati alla nuova realtà.<br />
Il profeta Geremia (Ger 18, 1-6) riferisce: «Questa parola fu rivolta dal Signore<br />
a Geremia: “Àlzati e scen<strong>di</strong> nella bottega del vasaio; là ti farò u<strong>di</strong>re la mia<br />
parola”. Scesi nella bottega del vasaio, ed ecco, egli stava lavorando al tornio.<br />
Ora, se si guastava il vaso che stava modellando, come capita con la creta in<br />
mano al vasaio, egli riprovava <strong>di</strong> nuovo e ne faceva un altro, come ai suoi occhi<br />
pareva giusto. Allora mi fu rivolta la parola del Signore in questi termini:<br />
“Forse non potrei agire con voi, casa d’Israele, come questo vasaio? Oracolo<br />
del Signore. Ecco, come l’argilla è nelle mani del vasaio, così voi siete nelle<br />
mie mani, casa d’Israele”».<br />
Il Signore stesso vuole restaurare la sua relazione con il suo popolo: egli ci tiene<br />
alla nostra salvezza. Quando parliamo <strong>di</strong> riparazione a livello spirituale significa<br />
allora la necessità <strong>di</strong> ripristinare e approfon<strong>di</strong>re la relazione con il Signore.<br />
È il Signore stesso che interviene per primo, ma chiede anche la nostra<br />
collaborazione.<br />
Dal nostro punto <strong>di</strong> vista non è una persona competente che deve riparare;<br />
come tutti possiamo peccare e quin<strong>di</strong> siamo peccatori, così tutti possiamo riparare<br />
ai nostri errori o a quelli dei fratelli. Potremmo <strong>di</strong>re che nella riparazione<br />
si instaura una solidarietà tra fratelli i quali offrono la loro vita e pregano<br />
per la salvezza <strong>di</strong> qualcuno. Se da una parte questo ci coinvolge personalmente,<br />
dall’altra parte ricor<strong>di</strong>amo che l’unico salvatore è <strong>Gesù</strong> Cristo, è lui che ci<br />
amato fino alla fine e ci ha salvati donando la vita per noi. Il Figlio è il sommo<br />
sacerdote misericor<strong>di</strong>oso e fedele: «Accostiamoci dunque con piena fiducia<br />
al trono della grazia per ricevere misericor<strong>di</strong>a e trovare grazia, così da essere<br />
aiutati al momento opportuno».<br />
17
18<br />
Padre Mario Venturini racconta <strong>di</strong>rettamente la sua prima ispirazione sulla vocazione<br />
ricevuta:<br />
«Guardando allora un po’ a lungo, vorrei <strong>di</strong>re piuttosto «fissando» il<br />
quadro <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong> orante nell’Orto degli Ulivi, e in particolare la parte superiore<br />
del volto benedetto che esprimeva la tristezza, il dolore, lo spasimo<br />
del suo Cuore, in una forma calma, ma pur tanto straziante, pensai<br />
alla causa <strong>di</strong> così tremenda passione interiore e mi si affacciò il pensiero<br />
dei tra<strong>di</strong>menti <strong>di</strong> cui <strong>Gesù</strong> era l’adorabile Vittima e della freddezza<br />
e insensibilità con cui Lo trattavano alcuni suoi amici tanto ingrati,<br />
e fra questi riconoscevo me stesso. Devo però <strong>di</strong>re, per amore <strong>di</strong> verità,<br />
che fu un pensiero che mi dominò per alquanto tempo, insistente<br />
e che specialmente nella preghiera subito si riaffacciava, accompagnato<br />
da altre idee riferentisi la sua attuazione. Ciò che più mi rimase impresso<br />
fu che tanto dolore do mandava riparazione, e consolazione per<br />
il Cuore benedetto <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong>. Infatti, proprio in quei giorni scrivevo in un<br />
libretto <strong>di</strong> note personali: «Scopo <strong>di</strong> tutta la mia vita dev’essere ormai<br />
questo solo: amare e far amare, riparare e far riparare il Cuore SS. <strong>di</strong><br />
<strong>Gesù</strong> per tanti Sacerdoti che l’amano poco e per tanti che l’offendono».<br />
Non si presentò però subito alla mente il pensiero <strong>di</strong> una <strong>Congregazione</strong><br />
Religiosa che avesse questi fini: se ben ricordo, questa fu nei giorni<br />
seguenti, benché anche allora non in modo così chiaro come si stabilì<br />
in seguito.<br />
Ecco, come l’argilla è nelle mani del vasaio, così voi siete nelle mie mani, casa d’Israele.
Ciò che mi preme far osservare è che, se come mi <strong>di</strong>ceva Don Giovanni<br />
Calabria qualche setti mana fa, bisogna badare al primo pensiero e<br />
attenersi a quello, nella nostra <strong>Congregazione</strong> deve dominare la vita <strong>di</strong><br />
riparazione. Perciò l’onore che dobbiamo rendere a <strong>Gesù</strong> Eterno <strong>Sacerdote</strong><br />
del Padre, l’imitazione delle sue Sacerdotali Virtù, il lavoro per la<br />
santificazione nostra e per quella dei Sacerdoti e Religiosi, tutto deve<br />
avere l’impronta della riparazione, tutto dev’essere fatto per conso lare<br />
il Cuore Sacrosanto <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong> che da alcuni suoi Pre<strong>di</strong>letti non è conosciuto<br />
e onorato nel suo Sacerdozio, e viene anzi offeso e tra<strong>di</strong>to da coloro<br />
che lungi dall’attendere alla santificazione richiesta dal loro stato,<br />
conducono una vita <strong>di</strong> tiepidezza o, peggio ancora, <strong>di</strong> peccato.<br />
Pertanto dev’essere nostro impegno dare alla nostra spiritualità questa impronta<br />
<strong>di</strong> riparazione quanto più ci è possibile, e l’Unione al Sacrificio <strong>di</strong><br />
<strong>Gesù</strong> ci richiamerà con frequenza durante il giorno questo dovere aiutandoci<br />
a compiere con vero spirito questa pratica perché come sulla Croce<br />
così sull’Altare <strong>Gesù</strong> Cristo è «propitiatio pro peccatis» (Esortazione 74).<br />
Il nostro Fondatore riconosce in questa ispirazione il centro della sua<br />
vocazione; la spiritualità della riparazione <strong>di</strong>venta quin<strong>di</strong> un aspetto<br />
fondamentale per la vita dell’Opera. Guardando il quadro <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong><br />
nell’orto del Getsèmani p. Venturini pensa innanzitutto ai tra<strong>di</strong>menti<br />
subiti da <strong>Gesù</strong>, alle tante incorrispondenze dell’uomo e in modo particolare<br />
dei preti e quin<strong>di</strong> anche le sue…<br />
Tanto dolore do mandava riparazione, e consolazione per il Cuore benedetto<br />
<strong>di</strong> <strong>Gesù</strong>… Padre Mario sente il dolore <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong> e cerca <strong>di</strong> rispondere<br />
riparando per se e per gli altri e dall’altra parte consolando.<br />
La passione interiore <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong> non è solo sua compassione e misericor<strong>di</strong>a,<br />
ma <strong>di</strong>venta anche nostra compassione e compartecipazione. Se è<br />
lui ad espiare i nostri peccati egli chiede accoglienza, fede, <strong>di</strong>sponibilità,<br />
amore e riparazione. Unirsi al sacrificio <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong> significa che, mentre<br />
celebriamo l’eucaristia e contempliamo il Signore che si offre per noi,<br />
anche noi ci uniamo al suo sacrificio e ci offriamo con lui.<br />
Far riparare allora significa con<strong>di</strong>videre la stessa vocazione <strong>di</strong> p. Mario<br />
Venturini, offrire la nostra vita perché i sacerdoti siano santi. Egli <strong>di</strong>ceva<br />
che non ci può essere un popolo santo se non ci sono preti santi, ma potremmo<br />
anche aggiungere che non ci possono essere preti santi, se non<br />
ci sono famiglie sante, se non c’è un popolo santo. Siamo quin<strong>di</strong> consegnati<br />
ad una reciproca responsabilità. Ogni vocazione vissuta con convinzione<br />
<strong>di</strong>venta forza e testimonianza per i fratelli. Vogliamo con<strong>di</strong>videre<br />
allora una vocazione: Amare e far amare, riparare e far riparare.<br />
Non c’è nessuno che è troppo piccolo per non poter servire e amare la<br />
Chiesa e nessuno è troppo grande per non poter accogliere il servizio e<br />
l’amore dei fratelli.<br />
p. Giuseppe<br />
Il Cenacolo - Barcellona P.G. ME<br />
19
20<br />
Ti esorto<br />
a continuare<br />
nella tua corsa…<br />
I<br />
gnazio, detto anche Teoforo,<br />
a Policarpo vescovo della<br />
chiesa <strong>di</strong> Smirne, o, meglio,<br />
a colui che ha per vescovo Dio padre<br />
e il signore <strong>Gesù</strong> Cristo, i più cari<br />
saluti.<br />
Accogliendo la tua <strong>di</strong>sposizione d’animo<br />
in Dio, fondata come su roccia<br />
incrollabile, lodo grandemente<br />
Dio per essere stato considerato<br />
degno del tuo volto immacolato:<br />
possa io goderne in Dio! Ti esorto,<br />
per la grazia <strong>di</strong> cui sei stato rivestito,<br />
a continuare nella tua corsa e<br />
a esortare tutti perché siano salvati.<br />
Difen<strong>di</strong> il tuo ruolo con ogni sollecitu<strong>di</strong>ne<br />
carnale e spirituale: abbi<br />
cura dell’unità, poiché nulla è meglio<br />
<strong>di</strong> essa. Sostieni tutti, come il<br />
Signore sostiene anche te; sopporta<br />
tutti con amore, come già fai. Prega<br />
<strong>di</strong> continuo; chie<strong>di</strong> una saggezza<br />
maggiore <strong>di</strong> quella che hai; veglia<br />
La voce<br />
dei Padri<br />
In questo numero del Piccolo Gregge de<strong>di</strong>cato alla con<strong>di</strong>visione e alla<br />
attualità del carisma <strong>di</strong> padre Venturini, presentiamo l’inizio della lettera<br />
<strong>di</strong> Ignazio <strong>di</strong> Antiochia a Policarpo, vescovo <strong>di</strong> Smirne. Ignazio viene condotto<br />
in catene per morire a Roma (anno 120 circa), ma durante il viaggio<br />
attraverso una serie <strong>di</strong> lettere comunica con le comunità cristiane sparse<br />
nelle varie città, esortando, correggendo, lodando, incoraggiando. In questa<br />
lettera sentiamo tutta la sollecitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> Ignazio per Policarpo, il desiderio<br />
<strong>di</strong> esortare a una vita cristiana autentica, vissuta nel dono pastorale<br />
<strong>di</strong> sé e nella fedeltà a Dio e alle persone affidate. Attraverso una catena <strong>di</strong><br />
testimoni la fede cristiana è giunta fino a noi e chiede ora a noi <strong>di</strong> essere<br />
annunciata e trasmessa quale Buona Notizia che salva.<br />
San Policarpo <strong>di</strong> Smirne, martirio.
Sant’Ignazio <strong>di</strong> Antiochia, martirio.<br />
con spirito insonne; parla a ciascuno<br />
in particolare, come fa Dio; sostieni<br />
le infermità <strong>di</strong> tutti, come un<br />
atleta perfetto. Dove c’è più fatica,<br />
c’è più guadagno.<br />
Se ami i buoni <strong>di</strong>scepoli, non hai me-<br />
rito; piuttosto prova a sottomettere<br />
i più <strong>di</strong>fficili con la mitezza. Non tutte<br />
le ferite si curano con il medesimo<br />
impiastro. (…)<br />
Il momento ti chiede <strong>di</strong> raggiungere<br />
Dio, come i piloti i venti e chi è sbattuto<br />
dalla tempesta il porto. Sii sobrio<br />
come un atleta <strong>di</strong> Dio: la ricompensa<br />
è incorruttibilità e la vita eterna,<br />
in cui anche tu confi<strong>di</strong>. In tutto<br />
sono prezzo del riscatto per te, io e le<br />
mie catene, che tu hai amato.<br />
Non ti spaventino quelli che sembrano<br />
essere degni <strong>di</strong> fede e insegnano<br />
l’errore. Sta’ saldo come incu<strong>di</strong>ne sotto<br />
i colpi. È proprio <strong>di</strong> un atleta valoroso<br />
incassare i colpi e vincere. Tanto più<br />
bisogna che noi sopportiamo tutto per<br />
Dio, affinché Lui pure sopporti noi. Diventa<br />
più valente <strong>di</strong> quello che sei! Discerni<br />
i momenti opportuni. Aspetta<br />
colui che è al <strong>di</strong> sopra del momento,<br />
senza tempo, invisibile per noi visibile,<br />
impalpabile, impassibile per noi passibile,<br />
colui che per noi ha sopportato<br />
ogni sorta <strong>di</strong> sofferenza.<br />
Ignazio <strong>di</strong> Antiochia,<br />
Lettera a Policarpo 1-3<br />
21
22<br />
Una Vita per Loro<br />
ventiquattresima puntata<br />
Mi capita, padre, <strong>di</strong> leggere nei giornali o <strong>di</strong> vedere in<br />
televisione degli avvenimenti <strong>di</strong> guerra che come focolai,<br />
in quella o in quell’altra parte del mondo, attanagliano<br />
il vivere sereno degli uomini, soprattutto della<br />
povera gente; mi piacerebbe che ci parlasse un po’ della<br />
vostra esperienza <strong>di</strong> guerra, mi riferisco al terribile conflitto mon<strong>di</strong>ale tra<br />
il 1939 e il 1945.<br />
Sono tanti i ricor<strong>di</strong> che affiorano, soprattutto <strong>di</strong> paura, ma non mancano le<br />
pagine <strong>di</strong> luce <strong>di</strong> quel periodo, in cui abbiamo potuto toccare con mano il costante<br />
sostegno della Provvidenza. Ricordo i bombardamenti a Trento, ricordo<br />
in particolare un anno <strong>di</strong> quella storia il 1943.<br />
Cosa accadde in quell’anno a Trento?<br />
Tra il 2 settembre 1943 e il 3 maggio 1945, le forze alleate fecero un’ottantina<br />
<strong>di</strong> incursioni nella città <strong>di</strong> Trento. Ma fu soprattutto il ’43 che si fissò nella<br />
mia memoria. I bombardamenti massicci furono due: il primo, sconvolgente<br />
anche sotto l’aspetto psicologico, si verificò verso mezzogiorno del 2 settembre<br />
1943, quando 91 fortezze volanti della «Me<strong>di</strong>terranean Allied Air Forces»<br />
sganciarono sulla città 218 tonnellate <strong>di</strong> bombe, con più <strong>di</strong> 200 vittime<br />
e danni enormi alle strutture e agli e<strong>di</strong>fici tra Pie<strong>di</strong>castello e via Belenzani, nel<br />
quartiere della Portela.<br />
Erano all’incirca le 11,30 del mattino,<br />
ad un certo punto cominciammo<br />
a sentire l’allarme della sirena, ma<br />
non prestammo più <strong>di</strong> tanto la dovuta<br />
attenzione, visto che già, altre volte,<br />
aveva suonato quel “urlo <strong>di</strong> guerra”<br />
<strong>di</strong> cui portai l’eco nelle orecchie<br />
per molto tempo. Un rombo <strong>di</strong> aerei<br />
e, subito, un boato terrificante, bombe<br />
su bombe. Noi religiosi, il novizio<br />
Mario Revolti e il giovane Valentino<br />
che doveva iniziare il noviziato<br />
con questo corso <strong>di</strong> Esercizi, eravamo<br />
in chiesa per l’adorazione, mentre
gli apostolini, appena tornati da una<br />
passeggiata, si trovavano al piano superiore,<br />
nel dormitorio comune, dove<br />
stavano cambiandosi <strong>di</strong> abito per poi<br />
andare nel refettorio per il pranzo.<br />
Questi furono attratti dal rombo dei<br />
motori e dal frastuono degli or<strong>di</strong>gni<br />
che cadevano dal cielo uno dopo l’altro.<br />
Si affacciarono alle finestre che<br />
intanto si spalancavano per lo spostamento<br />
d’aria. Il prefetto urlò loro <strong>di</strong> allontanarsi e così<br />
tutti ci trovammo nella cantina, a<strong>di</strong>bita a rifugio<br />
antiaereo; lì attendemmo il segnale del cessato<br />
allarme.<br />
Ricordo quelle macerie e quei volti pieni <strong>di</strong> paura<br />
delle persone che incontravo lungo la strada o ciò<br />
che rimaneva <strong>di</strong> essa, terrore per qualcosa <strong>di</strong> ignoto<br />
da cui non ci si poteva <strong>di</strong>fendere e che piombava<br />
dal cielo con violenza e seminava <strong>di</strong>struzione e<br />
morte. Con p. Targa mi recai in seguito a vedere il<br />
“macabro spettacolo”.<br />
La caserma “Cesare Battisti”, che si trova a 2 km<br />
dal centro della città <strong>di</strong> Trento, sulla sinistra del<br />
fiume, è nota per il pesante bilancio della notte<br />
tra l’8 e il 9 settembre 1943, quando i tedeschi,<br />
offesi per la rinuncia da parte dell’Italia all’alleanza,<br />
attaccarono.<br />
Dopo la firma dell’armistizio, avvenuta il 3 settembre<br />
ma <strong>di</strong> cui si ebbe notizia solo l’8 settembre,<br />
le caserme <strong>di</strong> Trento vennero attaccate dai te-<br />
deschi. A causa dei bombardamenti da parte degli<br />
alleati, iniziati il 2 settembre, però, tutti i mezzi<br />
pesanti della città <strong>di</strong> Trento erano stati trasferiti,<br />
per paura <strong>di</strong> danneggiamenti.<br />
I soldati nelle caserme si trovarono<br />
a combattere con i soli fucili<br />
ma non si arresero fino a quando<br />
non arrivarono i carri armati. La<br />
notte tra l’8 e il 9 settembre 1943<br />
alla sola Caserma Battisti morirono<br />
circa 60 soldati provenienti da<br />
tutta Italia.<br />
Primo bombardamento <strong>di</strong> Trento<br />
3 settembre 1943.<br />
P. Venturini con il p. Erminio Targa.<br />
23
24<br />
Villa Triste è il nome popolare <strong>di</strong> luoghi<br />
<strong>di</strong> tortura aperti dai nazifascisti<br />
durante gli ultimi anni della Seconda<br />
Guerra Mon<strong>di</strong>ale. A Trento Villa<br />
Triste era la sede della Gestapo che,<br />
all’interno, conduceva interrogatori<br />
e torture per avere informazioni dai<br />
prigionieri.<br />
I prigionieri, a <strong>di</strong>screzione della Gestapo,<br />
venivano trasferiti a Villa Triste<br />
per estorcere delle confessioni.<br />
Nel carcere <strong>di</strong> Trento fu reclusa<br />
la maggior parte dei detenuti trentini<br />
sia partigiani, sia ebrei, alcuni dei<br />
quali furono successivamente deportati.<br />
Dalla stazione <strong>di</strong> Trento transitavano<br />
i treni <strong>di</strong>retti ai lager e partivano<br />
i convogli per i campi <strong>di</strong> smistamento<br />
prima <strong>di</strong> Fossoli e poi, quando Fossoli fu chiuso a causa della risalita degli<br />
alleati, <strong>di</strong> Bolzano.<br />
Ricordo che nella notte del 9 Settembre vi fu in città un combattimento fra<br />
soldati italiani e tedeschi. Grande spavento. Eravamo nelle mani dei tedeschi.<br />
In quella settimana stavamo facendo gli esercizi spirituali e dovemmo sospenderli<br />
perché gli avvenimenti e i frequenti allarmi soprattutto notturni impe<strong>di</strong>vano<br />
la necessaria tranquillità per fare bene quella pratica.<br />
Anche Roma e buona parte d’Italia fu occupata: la Città del Vaticano era custo<strong>di</strong>ta<br />
dalle truppe tedesche. Povero Santo Padre! Pensavo, e pregavo per<br />
lui:<br />
- Domine, conserva Eum et vivifica Eum et non tradas Eum in animas inimicorum<br />
eius!<br />
Si scoprì in seguito che si era macchinato un progetto per rapire il Papa e deportarlo<br />
in Germania, ma ciò, grazie a Dio, non avvenne.<br />
Che tempi terribili, padre!<br />
Tempi <strong>di</strong> sconvolgimenti politici, <strong>di</strong> trambusti e umiliazioni senza nome per la<br />
nostra amata Italia. Per tranquillità mandai la Scuola Apostolica e i novizi a<br />
Deggiano in Val <strong>di</strong> Sole: alcuni Padri e Scolastici partirono per la Val <strong>di</strong> Non.<br />
Fui costretto dagli eventi a rimandare alle loro Diocesi anche alcuni Sacerdoti,<br />
ospiti <strong>di</strong> Villa M. Immacolata. Restai a Trento con pochissimi: alcuni fratelli<br />
coa<strong>di</strong>utori, tre padri e due scolastici. Quanta tristezza e malinconia nella Casa<br />
quasi vuota... Ma avevo una fede ferma: <strong>Gesù</strong> la riempiva con la sua presenza<br />
adorabile.
A Deggiano TN.<br />
E quando tornarono in Casa Madre?<br />
Mi era rimasto un gran cruccio nel cuore avendo sospeso gli Esercizi Spirituali<br />
il mattino dell’8 Settembre. Attendevo, con vivo desiderio, il momento propizio<br />
per riprenderli. Agli inizi <strong>di</strong> <strong>di</strong>cembre avevamo un periodo <strong>di</strong> relativa tranquillità,<br />
richiamai i religiosi dalla Val <strong>di</strong> Non e da Deggiano, nella speranza <strong>di</strong><br />
poter completare gli esercizi con loro, sebbene ritenevo opportuno de<strong>di</strong>carvi<br />
cinque giorni interi invece <strong>di</strong> otto come eravamo soliti fare.<br />
Si rivelarono necessarissimi per tutti quei giorni <strong>di</strong> Ritiro Spirituale, ma per me<br />
in via proprio assoluta.<br />
Perché, padre, afferma questo?<br />
Mi pareva <strong>di</strong> essere sul punto <strong>di</strong> perdermi e che il demonio, mai come allora,<br />
spiasse l’occasione propizia per precipitarmi nel baratro dell’iniquità.<br />
Una invocazione ripetevo continuamente:<br />
- Ne permittas me, Domine, separari a Te. Domine, salva me: pereo!<br />
Eppure devo <strong>di</strong>re che in me, in certi momenti, sentivo un insolito ardore.<br />
- È certamente la tua grazia, o mio Dio, che mi vuole non solo salvo, ma santo<br />
- continuavo a ripetere davanti a <strong>Gesù</strong> durante l’adorazione - allora con la<br />
tua grazia, vincerò, tutto mi sarà possibile. Deus in a<strong>di</strong>utorium meum intende,<br />
ad te confugio, ad te clamo, per Mariam.<br />
I motivi per fare con grande impegno quegli “Esercizi <strong>di</strong> guerra”, volli con<strong>di</strong>viderli<br />
con i miei confratelli.<br />
25
26<br />
La Gestapo a Villa Triste.<br />
Potrebbe con<strong>di</strong>viderli anche con me e con i nostri lettori?<br />
Certo, figlio mio, con gioia:<br />
In primo luogo: dobbiamo essere consapevoli che il male è immenso, <strong>di</strong>laga<br />
ogni giorno più: dobbiamo aumentare il bene, la virtù, il lavoro per la santificazione.<br />
In secondo luogo: dobbiamo essere accorti e pronti, in quanto il <strong>di</strong>sagio materiale<br />
si estende anche allo spirito, lo intacca, lo snerva. Si deve dunque lottare<br />
con tutte le energie contro tale tendenza; non si deve <strong>di</strong>scendere, ma salire<br />
sempre più in alto.<br />
E in fine: bisogna prepararsi per l’avvenire. Sarà ciò che il Signore vorrà, ma<br />
non dobbiamo essere colti alla sprovvista: il lavoro fatto sarà sempre fruttuoso.<br />
Ve<strong>di</strong> bene che ciò vale principalmente per te... Dunque: al lavoro.<br />
Certo padre con l’aiuto del Signore, e suo, ci provo!<br />
La ringrazio, padre, del tempo che mi ha concesso, continueremo la prossima<br />
volta.<br />
Certo figliolo, alla prossima. Sii contento e fatti santo!<br />
p. Giò<br />
Il Cenacolo - Barcellona P. G. ME
Ottava puntata<br />
Il <strong>di</strong>ario <strong>di</strong> madre Bice, che abbiamo tentato <strong>di</strong> “costruire”<br />
negli scorsi sette numeri della rivista Piccolo<br />
Gregge, lascia questa volta il posto alle parole autentiche<br />
<strong>di</strong> madre Stefania Zampieri, riportate in un bel<br />
quaderno scritto l’8 <strong>di</strong>cembre 1949 e intitolato Piccola<br />
cronaca del primo ventennale della nostra Fondazione.<br />
Per motivi <strong>di</strong> spazio riportiamo soltanto alcuni<br />
brani che raccontano la malattia e la morte <strong>di</strong> madre Bice, avvenuta il 14 luglio<br />
1930, all’età <strong>di</strong> 40 anni.<br />
La salute della b. Madre andava sempre peggiorando, alla notte dormiva<br />
poco ed era costretta ad alzarsi tar<strong>di</strong> e andare ad una Messa a S. Pietro.<br />
Questo lo vedevamo tutte perché si dormiva tutte insieme in una grande<br />
stanza.<br />
(…)<br />
La b. Madre era sempre sofferente e per noi era una pena. Spesse volte si insisteva<br />
perché parlasse con qualche me<strong>di</strong>co ma lei era contraria. Andava ogni<br />
giorno su all’ospedalino, che la Superiora le faceva le iniezioni. (…) Di nascosto<br />
dunque della b. Madre, perché si temeva darle <strong>di</strong>spiacere, un giorno fra<br />
noi abbiamo deciso <strong>di</strong> andare da quella Superiora e <strong>di</strong>rle che noi saremmo state<br />
contente <strong>di</strong> sentire il parere <strong>di</strong> un me<strong>di</strong>co. Il giorno dopo la Superiora stessa<br />
partì dall’ospedalino per incontrare la nostra Madre, all’ora precisa che <strong>di</strong><br />
solito Essa andava da lei. La accompagnò improvvisamente dal dottore Zini<br />
che stava verso la stazione.<br />
Suonava mezzogiorno quando la b. Madre, accompagnata dalla Sorella Ernesta,<br />
(che sempre andava con lei all’ospedalino) tornò a casa. Era stanca e sfinita,<br />
non ci <strong>di</strong>sse niente al momento ma subito andò a letto.<br />
Ci raccontò poi che la Superiora l’aveva improvvisamente accompagnata da<br />
questo me<strong>di</strong>co, che aveva trovato la febbre 38 gra<strong>di</strong> e che <strong>di</strong>sse, sarebbe venuto<br />
a casa a visitarla meglio alle 5 del pomeriggio. Noi eravamo contente e<br />
timorose nello stesso tempo per paura <strong>di</strong> qualche brutta notizia.<br />
Il me<strong>di</strong>co venne, la mettemmo col letto in sala <strong>di</strong> lavoro, perché aveva bisogno<br />
<strong>di</strong> quiete. Alle nostre domande il me<strong>di</strong>co <strong>di</strong>sse che voleva visitare il san-<br />
27
28<br />
Ora ti aspetto, vieni Mamma, vieni a prendermi. Sono tua! Vieni vieni Mamma.<br />
gue, poi avrebbe dato una risposta. Dopo alcuni giorni venne <strong>di</strong> nuovo ed<br />
estrasse il sangue, lo mandò a Bolzano per l’analisi, e poi tornò a visitarla ancora.<br />
A lei, <strong>di</strong>sse che non aveva trovato niente <strong>di</strong> allarmante, che i polmoni<br />
erano sani, or<strong>di</strong>nò riposo e quiete. Ma a noi <strong>di</strong>chiarò nettamente trattarsi<br />
<strong>di</strong> tubercolosi intestinale, si meravigliò come i me<strong>di</strong>ci facendo l’operazione<br />
non si fossero accorti del germe, <strong>di</strong>sse anzi che operando avevano accelerato<br />
lo sviluppo del male. Immaginarsi la nostra costernazione e la nostra pena.<br />
Ci domandavamo che cosa sarebbe avvenuto in caso <strong>di</strong> una catastrofe! Essa<br />
stava quasi sempre a letto perché era assai debole. Non prendeva quasi più<br />
niente perché lo stomaco rimandava ogni cosa. Anche il Rev.mo Padre era<br />
impensierito. Un giorno venne e decise <strong>di</strong> mandarla all’ospedale. Tentiamo,<br />
ci <strong>di</strong>sse, se non l’avremo sana, l’avremo almeno guarita… (…)<br />
Vedendo però che la permanenza all’ospedale a nulla valeva per la sua salute,<br />
perché in un mese e mezzo non l’avevano neanche mai fatta alzare da letto,<br />
e le cure non consistevano che in qualche iniezione, il Rev.mo Padre pensò <strong>di</strong><br />
portarla a casa, ma non più in città via S. M. Maddalena, ma invece portarla<br />
<strong>di</strong>rettamente su in via dei Giar<strong>di</strong>ni N° 18 in un appartamento preso in affitto<br />
nella Villa Onestinghel che la b. Madre aveva già visto prima <strong>di</strong> andare all’ospedale.<br />
Forse all’aria aperta <strong>di</strong> montagna, fuori del rumore della città e attorniata<br />
dalle sue Figlie avrebbe potuto un po’ rimettersi.<br />
Noi accettammo <strong>di</strong> gran cuore la proposta del Padre, e si decise senz’altro che<br />
il 24 giugno la b. Madre sarebbe tornata a casa. (…) Alle ore 1 e mezzo po-
meri<strong>di</strong>ane del 24 giugno, andai dunque io e la Sorella Ernesta con una macchina<br />
all’ospedale a prendere la b. Madre. Essa era debolissima e non poteva<br />
fare un passo, la portarono fino alla porta dell’ospedale, e sulla macchina<br />
tornarono in via dei Giar<strong>di</strong>ni n° 18. Entrammo dalla porticina secondaria per<br />
avere più como<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> portarla perché, come <strong>di</strong>ssi… era in una con<strong>di</strong>zione che<br />
non poteva fare un passo. La portammo in due con una se<strong>di</strong>a, io le sostenevo<br />
le gambe. La si mise subito a letto e la lasciammo tranquilla, perché era assai<br />
debole e poteva appena <strong>di</strong>re qualche parola. Alla sera sentendosi un po’ riposata<br />
ci chiamò tutte al suo letto e ci fece una bellissima esortazione. Ci parlò<br />
della nostra bella e grande Vocazione, ci fece notare la pre<strong>di</strong>lezione che il<br />
Cuore sacerdotale <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong> aveva avuto per noi, e come noi dovevamo corrispondere<br />
a tanta grazia. Noi tutte contente promettemmo fedeltà e amore.<br />
Ma la Madre andava sempre più giù perché non si cibava quasi <strong>di</strong> niente. Il<br />
giorno dopo, vigilia del Sacro Cuore, la b. Madre dalla debolezza incominciò<br />
a straparlare, <strong>di</strong>ceva cose insignificanti, e poi rideva quasi avesse capito che il<br />
<strong>di</strong>scorso non filava dritto. (…) Un altro giorno venne il Padre e la Madre era<br />
debolissima, sera del martedì 8.7.1930. «Che cosa ha da <strong>di</strong>re alla Figliuole in<br />
questi momenti?» <strong>di</strong>sse il Padre. Ella fece uno sforzo e ci <strong>di</strong>sse: «Dico alle Figliuole,<br />
<strong>di</strong> essere tanto generose ed obbe<strong>di</strong>enti in tutto al Padre, quin<strong>di</strong> tutto<br />
deve <strong>di</strong>pendere sempre dal Padre. Amate la purezza, l’obbe<strong>di</strong>enza, la carità.<br />
Siate fedeli alla vostra Vocazione, e generose veramente non a parole».<br />
Il nove Luglio la b. Madre compiva i suoi 40 anni, tutte le facemmo gli auguri,<br />
ma comprendeva poco, aveva solo qualche momento <strong>di</strong> luci<strong>di</strong>tà.<br />
Il 10 luglio stavamo tutte vicine al suo letto e il Rev.mo Padre le <strong>di</strong>sse: «Che<br />
Le prime suore con al centro madre Stefania.<br />
29
30<br />
cosa <strong>di</strong>ce alle Figliuole?». «Dico, soggiunse Ella, Figliole mie, vi abbraccio tutte,<br />
vi amo tanto. Amiamo tanto la nostra Vocazione, la nostra bella Vocazione!…<br />
<strong>Gesù</strong> ci ha scelte per un’Opera così grande, e che merito ne avevamo<br />
noi? Anzi appunto, perché Egli ha detto: Fonderò un’Opera che sarà la<br />
meraviglia… sarà l’ultima e la più grande espressione del sacro Cuore Divino,<br />
Cuore Sacerdotale. Tutte hanno il suo <strong>Sacerdote</strong> (da aiutare) e in<strong>di</strong>cando<br />
ognuna in particolare <strong>di</strong>sse: lei lo ha, lei lo ha, la piccola lo ha, Regina lo<br />
avrà. E chi non lo avrà (cioè non si impegnerà) sarà scartata. Abbiamo quin<strong>di</strong><br />
un grande dovere da compiere innanzi a Dio. Siate generose, non rifiutate<br />
i piccoli sacrifici perché questi guadagnano gran<strong>di</strong> grazie.<br />
Vedete quanti avvenimenti si matureranno nell’Opera. Sì vedrete cose meravigliose,<br />
ma siate generose Figliuole mie, non badate a niente, date tutto,<br />
date sempre quello che <strong>Gesù</strong> vorrà. Amate la purezza, l’obbe<strong>di</strong>enza, l’umiltà.<br />
Amatevi l’una l’altra. Io dal cielo pregherò sempre per voi, farò quanto potrò<br />
e voi fate tanto per me, aiutatemi. Dite a <strong>Gesù</strong> che non vorrei altro che questo:<br />
Di aver compiute tutte le Sue Divine Volontà. Oggi non è che un piccolo<br />
gruppo, siamo in cinque. Non per nulla <strong>Gesù</strong> ha voluto incominciare… Facciamo<br />
tutte un cuor solo nel Cuore <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong>. Vi <strong>di</strong>co cose non mie, perché non<br />
sto a ban<strong>di</strong>erare quello che devo <strong>di</strong>re, ma è <strong>Gesù</strong> che vuole vi parli così. Se<br />
sbagliassi… l’intenzione è buona. Di tutto questo, non <strong>di</strong>te niente a nessuno.<br />
Non avvicinate mai Sacerdoti con leggerezza, e non mai per nulla, ma sempre<br />
con Religiosa venerazione. Tenete tutto questo segreto nel vostro cuore».<br />
(Tutte le Figliuole risposero questa promessa all’amatissima Madre).<br />
«Buona nostra Madre, queste parole sono sacre per noi le conserveremo<br />
scolpite nel cuore per tutta la vita. Promettiamo <strong>di</strong> essere generose, lavoreremo<br />
tanto, unite a Lei per i Sacerdoti. La Sua anima,<br />
il Suo spirito, sia sempre in mezzo a noi, ma<br />
no anzi dentro <strong>di</strong> noi. Ci bene<strong>di</strong>ca Madre e ci offra<br />
sempre a <strong>Gesù</strong>».<br />
«Sì Figliuole mie vi bene<strong>di</strong>co sempre e vi offro.<br />
Sia fatta la Volontà <strong>di</strong> Dio».<br />
Una volta era appena partito il Padre da casa<br />
nostra, la Madre mi chiamò e mi <strong>di</strong>sse<br />
con gravità: «Il Padre mi ha detto<br />
che muoio, e che ci vorrebbe<br />
un miracolo perché guarisca, cosa<br />
<strong>di</strong>ce lei?». Io che avevo il cuore<br />
stretto per la verità della cosa,<br />
e che però non volevo rattristarla,<br />
risposi: «Preghiamo tanto che il Si-<br />
Vergine prudente si era presentata allo Sposo<br />
con la lampada ben fornita <strong>di</strong> olio per essere<br />
introdotta al banchetto Nuziale.<br />
gnore può fare anche un miracolo».<br />
Ogni giorno che passava il male <strong>di</strong>ventava<br />
sempre più grave. Un gior-
no che stava proprio male venne il Padre con l’Olio Santo, è meglio <strong>di</strong>sse<br />
somministrarle anche questo finché comprende. Infatti Essa rispose a questa<br />
funzione sempre serenamente. (…)<br />
Verso le 12 la b. Madre si scosse ed incominciò a parlare. In silenzio i presenti<br />
stavano ad ascoltarla, pareva in estasi! Mi chiamarono quasi alla fine del <strong>di</strong>scorso,<br />
e mi pare ancora <strong>di</strong> vederla. Le mani giunte, gli occhi alzati al Cielo,<br />
parlava con la Madonna, io intesi solo questo. «Cara Mamma, ti ho sempre<br />
tanto amata ancor fin da bambina, ho fatto per Te anche dei sacrifici per onorarti,<br />
per mostrarti il mio amore. Ora ti aspetto, vieni Mamma, vieni a prendermi.<br />
Sono tua! Vieni vieni Mamma».<br />
Poi cadde ancora nel silenzio e nella spossatezza. Le finestre erano sempre<br />
aperte perché faceva gran caldo in luglio: una sera i ragazzi cantavano <strong>di</strong>nnanzi<br />
alla Madonna e le ultime parole giungevano a noi “Maria possa chiamarti<br />
e poi morir, Maria e poi morir”. Che strazio! Ci vennero le lacrime agli<br />
occhi.<br />
Il sabato 12 la b. Madre <strong>di</strong>sse: ho tanto sonno lasciatemi dormire. Immaginarsi<br />
come si faceva adagio per non <strong>di</strong>sturbarla. Ella cadde in un sonno che non<br />
era altro che quello che porta alla fine. Respirava con un rantolo continuo e<br />
non parlava più, né più si scosse. Noi la chiamavamo ma non ci sentiva. Così<br />
passò il sabato e la domenica. Il lunedì i ragazzi partivano per Mastellina,<br />
il Padre che era restato da noi tutta la notte, alle 5 del mattino tornò a casa<br />
per celebrare la S. Messa e per spe<strong>di</strong>rli a Mastellina. Appena partito, mi sento<br />
chiamare: Il Padre tornava ancora <strong>di</strong>cendomi queste parole: «Quell’anima<br />
aveva l’obbe<strong>di</strong>enza <strong>di</strong> guarire, e siccome era obbe<strong>di</strong>entissima, temo che resti<br />
in quelle pene finché non le tolgo questa obbe<strong>di</strong>enza». Venne dunque al suo<br />
Beatrice <strong>di</strong> Rorai - Madre Lorenza.<br />
31
32<br />
letto e le <strong>di</strong>sse queste testuali parole: «Figliuola, le tolgo l’obbe<strong>di</strong>enza <strong>di</strong> guarire,<br />
e se il Signore lo vuole vada pure in Para<strong>di</strong>so». Si piangeva tutti.<br />
Il Padre andò a celebrare lasciandoci l’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> chiamarlo se succedeva qualche<br />
cosa. Spesso si doveva prestarle delle cure <strong>di</strong> pulizia perché l’intestino era<br />
in sfacelo e da parecchi giorni non si poteva più muoverla dal letto, il me<strong>di</strong>co<br />
aveva detto che movendola c’era pericolo che il cuore cedesse portando<br />
la morte. Verso le 10 e mezzo volendo farle la pulizia, sollevandola appena,<br />
incominciò un rantolo che sembrò si soffocasse. Subito interrompemmo, ma<br />
il rantolo continuava e pareva mancasse. Dalle finestre allora si chiamò con<br />
quanta forza si poté il Padre (allora non c’era la Chiesa) e dalle finestre della<br />
nostra casa si vedeva bene la casa dei padri e gridando forte si poteva anche<br />
sentire la voce. Il b. Padre venne <strong>di</strong> corsa, tutto ansante, perché desiderava<br />
essere presente al trapasso. Incominciò a chiamarla, a raccomandarle l’anima,<br />
non comprendeva più. Il rantolo si faceva sempre più forte, il respiro più<br />
lento, il polso batteva <strong>di</strong> rado. Alle 11 e qualche minuto fece tre sospiri a una<br />
certa <strong>di</strong>stanza uno dall’altro… e poi… cessò completamente. Era spirata!!!…<br />
Un nodo <strong>di</strong> pianto ci chiuse la gola. Silenzio per un momento. Non avevamo<br />
più Madre!<br />
Il Rev.mo Padre intonò il Magnificat, perché <strong>di</strong>ceva: quell’Anima aveva raggiunta<br />
la gloria. Aveva dato tutto al Signore. Per l’Opera aveva sacrificato la<br />
sua vita, la sua Vocazione che tanto amava. Per l’Opera aveva somministrato<br />
quanto aveva potuto, ed ora che avrebbe potuto vivere tranquillamente nella<br />
sua nuova piccola Famiglia, il Signore la chiamava a Sé. Lei beata che, qual<br />
Vergine prudente si era presentata allo Sposo con la lampada ben fornita <strong>di</strong><br />
olio per essere introdotta al banchetto Nuziale.<br />
Le poverelle eravamo rimaste noi. Piccole, irresponsabili, prive <strong>di</strong> quella Guida<br />
saggia e prudente, che da Dio aveva ricevuto grazie speciali per condurci negli<br />
ardui e <strong>di</strong>fficili sentieri <strong>di</strong> una vita <strong>di</strong> perfezione, che sarebbe stata richiesta<br />
per giovare ad un’Opera <strong>di</strong> somma importanza e <strong>di</strong> alto valore.<br />
sr Chiara<br />
San Cleto - Roma
Essere<br />
contemplativi…<br />
come Maria<br />
E<br />
ssere contemplativi come<br />
lo è Cristo significa essere<br />
aperti a tutta la pienezza<br />
che il Padre vuole effondere<br />
nei nostri cuori. Con le nostre menti<br />
rese silenziose e pronte a ricevere,<br />
con le fantasie che noi stessi abbiamo<br />
generato su Dio e su noi stessi<br />
ridotte al silenzio, abbiamo finalmente<br />
raggiunto il punto in cui possiamo<br />
cominciare a crescere. E il viso<br />
che dobbiamo mostrare al nostro<br />
mondo è il viso <strong>di</strong> un’umanità<br />
in incessante crescita verso l’amore,<br />
un’umanità così incantata e impegnata<br />
dalla gloria <strong>di</strong> ciò a cui tende,<br />
che siamo pronti a intraprendere un<br />
viaggio senza fine per trovare la via<br />
che ci conduce più profondamente<br />
nel cuore della vita trinitaria. …<br />
Nella Chiesa delle origini, si capiva<br />
Chiesa oggi<br />
Sua Grazia il dottor Rowan Douglas Williams è vescovo<br />
anglicano, teologo, poeta e scrittore ispirato e prolifico.<br />
Attualmente è il centoquattresimo Arcivescovo <strong>di</strong> Canterbury,<br />
Primate <strong>di</strong> tutta l’Inghilterra e della Comunione<br />
Anglicana, cariche che riveste dall’inizio del 2003. Invitato<br />
al Sinodo dei Vescovi cattolici dal titolo La nuova<br />
evangelizzazione per la trasmissione delle fede cristiana,<br />
svoltosi a Roma tra il 7 e il 28 ottobre, ha pronunciato<br />
il suo intervento <strong>di</strong> cui pubblichiamo inizialmente un estratto. Ad esso seguirà<br />
un estratto del <strong>di</strong>scorso che il Papa ha tenuto l’8 <strong>di</strong>cembre a Roma - per la Solennità<br />
dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria – e che si presta<br />
come applicazione <strong>di</strong> quanto presentato dal Primate anglicano.<br />
Benedetto XVI.<br />
chiaramente che dovevamo superare<br />
la comprensione o la contemplazione<br />
<strong>di</strong> noi stessi, che ci insegnava<br />
a dominare i nostri istinti e le nostre<br />
brame <strong>di</strong> avi<strong>di</strong>tà, per giungere<br />
alla contemplazione naturale che<br />
33
34<br />
Rowan Douglas Williams arcivescovo<br />
<strong>di</strong> Canterbury, Primate <strong>di</strong> tutta l’Inghilterra<br />
e della Comunione Anglicana.<br />
percepiva e venerava la saggezza <strong>di</strong><br />
Dio nell’or<strong>di</strong>ne del mondo e ci permetteva<br />
<strong>di</strong> vedere la realtà del creato<br />
per quello che era veramente alla<br />
luce <strong>di</strong> Dio (piuttosto che secondo<br />
le maniere in cui potevamo usarla o<br />
dominarla). Da lì, la grazia ci avrebbe<br />
fatto avanzare verso l’autentica<br />
“teologia”, verso lo sguardo silenzioso<br />
rivolto a Dio, che è la meta <strong>di</strong><br />
tutto il nostro <strong>di</strong>scepolato.<br />
In questa prospettiva, la contemplazione<br />
è ben lungi dall’essere semplicemente<br />
qualcosa che fanno i cristiani:<br />
è la chiave della preghiera,<br />
delle liturgia, dell’arte e dell’etica,<br />
la chiave dell’essenza dell’umanità<br />
rinnovata che è in grado <strong>di</strong> vedere<br />
il mondo ed altri soggetti nel mondo<br />
con libertà (libertà dalle abitu<strong>di</strong>ni<br />
incentrate su <strong>di</strong> sé, avide, e dalla<br />
<strong>di</strong>storta comprensione che ne deriva).<br />
Per <strong>di</strong>rla chiaramente, la contemplazione<br />
rappresenta l’unica risposta<br />
definitiva al mondo irreale<br />
e folle che i nostri sistemi finan-<br />
ziari, la nostra cultura pubblicitaria<br />
e le nostre emozioni caotiche e incontrollate,<br />
ci incoraggiano ad abitare.<br />
Imparare la pratica contemplativa<br />
significa imparare ciò <strong>di</strong> cui abbiamo<br />
bisogno per vivere fedelmente,<br />
onestamente e amorevolmente.<br />
Si tratta <strong>di</strong> un fatto profondamente<br />
rivoluzionario.<br />
Nella sua autobiografia Thomas<br />
Merton ha descritto un’esperienza<br />
poco dopo essere entrato nel monastero<br />
dove avrebbe trascorso il resto<br />
della sua vita. Ammalato <strong>di</strong> influenza,<br />
era stato confinato in infermeria<br />
per alcuni giorni, e, <strong>di</strong>ce,<br />
sentiva una “segreta gioia” perché<br />
questo gli forniva un’opportunità <strong>di</strong><br />
preghiera - e “<strong>di</strong> fare tutto quello<br />
che volevo, senza dover correre per<br />
tutto il convento a rispondere alle<br />
campanelle”. È costretto a riconoscere<br />
che questo atteggiamento rivela<br />
che “tutte le mie cattive abitu<strong>di</strong>ni...<br />
si erano insinuate nel monastero<br />
con me e avevano ricevuto<br />
l’abito religioso assieme a me:<br />
la gola spirituale, la sensualità spirituale,<br />
l’orgoglio spirituale”. In altre<br />
parole, sta cercando <strong>di</strong> vivere la<br />
vita cristiana con il bagaglio emotivo<br />
<strong>di</strong> qualcuno ancora profondamente<br />
attaccato alla ricerca della<br />
sod<strong>di</strong>sfazione personale. È un forte<br />
monito: dobbiamo vegliare con cura<br />
affinché la nostra evangelizzazione<br />
non sia semplicemente un modo<br />
per persuadere le persone ad applicare<br />
a Dio e alla vita dello spirito<br />
tutti i desideri <strong>di</strong> dramma, <strong>di</strong> eccitazione<br />
e <strong>di</strong> autocompiacimento che<br />
spesso ci accompagnano nella vita<br />
<strong>di</strong> tutti i giorni. … Essere converti-
ti alla fede non significa semplicemente<br />
acquisire un nuovo bagaglio<br />
<strong>di</strong> credenze, ma <strong>di</strong>ventare una persona<br />
nuova, una persona in comunione<br />
con Dio e con gli altri attraverso<br />
<strong>Gesù</strong> Cristo.<br />
La contemplazione è un elemento<br />
intrinseco <strong>di</strong> questo processo <strong>di</strong><br />
trasformazione. … Invocare lo Spirito<br />
Santo significa chiedere alla terza<br />
persona della Trinità <strong>di</strong> penetrare<br />
il mio spirito portando quella luce<br />
<strong>di</strong> cui ho bisogno per vedere fino a<br />
che punto sono schiavo dell’avi<strong>di</strong>tà<br />
e delle fantasie, donandomi pazienza<br />
e quiete mentre la luce e l’amore<br />
<strong>di</strong> Dio penetrano nella mia vita<br />
interiore. Solo quando ciò comincerà<br />
ad accadere sarò liberato dal considerare<br />
i doni <strong>di</strong> Dio come un’altra<br />
serie <strong>di</strong> elementi <strong>di</strong> cui posso appropriarmi<br />
per essere felice o dominare<br />
altre persone. E a mano a mano<br />
che si svolge questo processo, <strong>di</strong>vento<br />
sempre più libero - per prendere<br />
a prestito una frase <strong>di</strong> Sant’Agostino<br />
- <strong>di</strong> “amare gli altri in modo<br />
umano”(Confessioni IV, 7), <strong>di</strong> amarli<br />
non per ciò che mi promettono, <strong>di</strong><br />
Il papa e l’arcivescovo <strong>di</strong> Canterbury.<br />
amarli non perché mi aspetto che mi<br />
procurino sicurezza e benessere durevoli,<br />
ma come fragili creature che,<br />
come me, sono sostenute dall’amore<br />
<strong>di</strong> Dio. Come ho già detto, scopro<br />
la maniera in cui devo guardare<br />
altre persone e cose per ciò che sono<br />
in relazione a Dio, non a me. Ed<br />
è qui che, come il vero amore, l’autentica<br />
giustizia trova le sue ra<strong>di</strong>ci. Il<br />
volto umano che i cristiani desiderano<br />
mostrare al mondo è contrassegnato<br />
da questa giustizia e da questo<br />
amore, ed è quin<strong>di</strong> un volto modellato<br />
dalla contemplazione, dalla<br />
<strong>di</strong>sciplina del silenzio e dal <strong>di</strong>stacco<br />
<strong>di</strong> sé dagli oggetti che lo schiavizzano<br />
e dagli istinti incontrollati che lo<br />
possono trarre in inganno.<br />
***<br />
Cari fratelli e sorelle!<br />
Anzitutto, ci colpisce sempre, e ci fa<br />
riflettere, il fatto che quel momento<br />
decisivo per il destino dell’umanità,<br />
il momento in cui Dio si fece<br />
uomo, è avvolto da un grande silenzio.<br />
L’incontro tra il messaggero <strong>di</strong>vino<br />
e la Vergine Immacolata passa<br />
del tutto inosservato: nessuno sa,<br />
nessuno ne parla. È un avvenimento<br />
che, se accadesse ai nostri tempi,<br />
non lascerebbe traccia nei giornali<br />
e nelle riviste, perché è un mistero<br />
che accade nel silenzio. Ciò<br />
che è veramente grande passa spesso<br />
inosservato e il quieto silenzio si<br />
rivela più fecondo del frenetico agitarsi<br />
che caratterizza le nostre città,<br />
ma che – con le debite proporzioni<br />
– si viveva già in città importanti<br />
come la Gerusalemme <strong>di</strong> allora.<br />
35
36<br />
Quell’attivismo che ci rende incapaci<br />
<strong>di</strong> fermarci, <strong>di</strong> stare tranquilli, <strong>di</strong><br />
ascoltare il silenzio in cui il Signore<br />
fa sentire la sua voce <strong>di</strong>screta. Maria,<br />
quel giorno in cui ricevette l’annuncio<br />
dell’Angelo, era tutta raccolta<br />
e al tempo stesso aperta all’ascolto<br />
<strong>di</strong> Dio. In lei non c’è ostacolo,<br />
non c’è schermo, non c’è nulla che<br />
la separi da Dio. Questo è il significato<br />
del suo essere senza peccato<br />
originale: la sua relazione con Dio è<br />
libera da qualsiasi pur minima incrinatura;<br />
non c’è separazione, non c’è<br />
ombra <strong>di</strong> egoismo, ma una perfetta<br />
sintonia: il suo piccolo cuore umano<br />
è perfettamente «centrato» nel<br />
grande cuore <strong>di</strong> Dio.<br />
… C’è una seconda cosa, ancora più<br />
importante, che l’Immacolata ci <strong>di</strong>ce<br />
quando veniamo qui, ed è che<br />
la salvezza del mondo non è opera<br />
dell’uomo – della scienza, della tecnica,<br />
dell’ideologia – ma viene dalla<br />
Grazia. Che significa questa parola?<br />
Grazia vuol <strong>di</strong>re l’Amore nella sua<br />
purezza e bellezza, è Dio stesso così<br />
come si è rivelato nella storia salvifica<br />
narrata nella Bibbia e compiutamente<br />
in <strong>Gesù</strong> Cristo.<br />
Maria è chiamata la «piena <strong>di</strong> grazia»<br />
(Lc 1,28) e con questa sua identità<br />
ci ricorda il primato <strong>di</strong> Dio nella<br />
nostra vita e nella storia del mondo,<br />
ci ricorda che la potenza d’amore <strong>di</strong><br />
Dio è più forte del male, può colmare<br />
i vuoti che l’egoismo provoca<br />
nella storia delle persone, delle famiglie,<br />
delle nazioni e del mondo.<br />
Questi vuoti possono <strong>di</strong>ventare degli<br />
inferni, dove la vita umana viene<br />
come tirata verso il basso e verso il<br />
nulla, perde <strong>di</strong> senso e <strong>di</strong> luce. I falsi<br />
rime<strong>di</strong> che il mondo propone per<br />
Sinodo dei vescovi. La nuova evangelizzazione per la trasmissione delle fede cristiana.
iempire questi vuoti – emblematica<br />
è la droga – in realtà allargano la<br />
voragine. Solo l’amore può salvare<br />
da questa caduta, ma non un amore<br />
qualsiasi: un amore che abbia in<br />
sé la purezza della Grazia - <strong>di</strong> Dio<br />
che trasforma e rinnova - e che così<br />
possa immettere nei polmoni intossicati<br />
nuovo ossigeno, aria pulita,<br />
nuova energia <strong>di</strong> vita. Maria ci<br />
<strong>di</strong>ce che, per quanto l’uomo possa<br />
cadere in basso, non è mai troppo<br />
in basso per Dio, il quale è <strong>di</strong>sceso<br />
fino agli inferi; per quanto il<br />
nostro cuore sia sviato, Dio è sempre<br />
«più grande del nostro cuore»<br />
(1 Gv 3,20). Il soffio mite della Grazia<br />
può <strong>di</strong>sperdere le nubi più nere,<br />
può rendere la vita bella e ricca<br />
<strong>di</strong> significato anche nelle situazioni<br />
più <strong>di</strong>sumane.<br />
E da qui deriva la terza cosa che ci<br />
<strong>di</strong>ce Maria Immacolata: ci parla della<br />
gioia, quella gioia autentica che si<br />
<strong>di</strong>ffonde nel cuore liberato dal peccato.<br />
Il peccato porta con sé una tristezza<br />
negativa, che induce a chiudersi<br />
in se stessi. La Grazia porta<br />
la vera gioia, che non <strong>di</strong>pende dal<br />
possesso delle cose ma è ra<strong>di</strong>cata<br />
nell’intimo, nel profondo della persona,<br />
e che nulla e nessuno posso-<br />
no togliere. Il Cristianesimo è essenzialmente<br />
un «evangelo», una «lieta<br />
notizia», mentre alcuni pensano<br />
che sia un ostacolo alla gioia, perché<br />
vedono in esso un insieme <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>vieti e <strong>di</strong> regole. In realtà, il Cristianesimo<br />
è l’annuncio della vittoria<br />
della Grazia sul peccato, della vita<br />
sulla morte. E se comporta delle<br />
rinunce e una <strong>di</strong>sciplina della mente,<br />
del cuore e del comportamento è<br />
proprio perché nell’uomo c’è la ra<strong>di</strong>ce<br />
velenosa dell’egoismo, che fa<br />
male a se stessi e agli altri. Bisogna<br />
dunque imparare a <strong>di</strong>re no alla voce<br />
dell’egoismo e a <strong>di</strong>re sì a quella<br />
dell’amore autentico. La gioia <strong>di</strong><br />
Maria è piena, perché nel suo cuore<br />
non c’è ombra <strong>di</strong> peccato. Questa<br />
gioia coincide con la presenza <strong>di</strong><br />
<strong>Gesù</strong> nella sua vita: <strong>Gesù</strong> concepito<br />
e portato in grembo, poi bambino<br />
affidato alle sue cure materne, quin<strong>di</strong><br />
adolescente e giovane e uomo<br />
maturo; <strong>Gesù</strong> visto partire da casa,<br />
seguito a <strong>di</strong>stanza con fede fino alla<br />
Croce e alla Risurrezione: <strong>Gesù</strong> è<br />
la gioia <strong>di</strong> Maria ed è la gioia della<br />
Chiesa, <strong>di</strong> tutti noi.<br />
fr. Antonio (a cura <strong>di</strong>)<br />
San Cleto - Roma<br />
37
38<br />
Eccomi,<br />
Signore!<br />
Qualche mese fa, esattamente<br />
il 19 Maggio, nella cattedrale<br />
<strong>di</strong> Verona sono stato<br />
or<strong>di</strong>nato sacerdote per l’imposizione<br />
delle mani del vescovo <strong>di</strong> Verona<br />
mons. Giuseppe Zenti assieme ad altri<br />
nove giovani della Diocesi.<br />
Girava la battuta che neppure il Papa<br />
quest’anno avesse or<strong>di</strong>nato cosi<br />
tanti preti: infatti noi eravamo<br />
in <strong>di</strong>eci, a Roma il Papa ne or<strong>di</strong>nava<br />
solo nove. Era una data questa<br />
molto importante per me, alla stessa<br />
ora e lo stesso giorno ventisette<br />
anni prima venivo battezzato e per<br />
<strong>di</strong> più il sacerdote che mi battezzava<br />
aveva il mio stesso nome: Davide!<br />
Saranno scherzi da prete o le sorprese<br />
della Provvidenza? Comunque<br />
mi chiederete: “Perché scrivi<br />
questo articolo?”, semplicemente<br />
per ringraziare anche i padri Venturini<br />
per avermi aiutato a far <strong>di</strong>scernimento<br />
sulla mia vocazione. Terminato<br />
il seminario minore a Brescia,<br />
dopo un’esperienza <strong>di</strong> tipo pastorale,<br />
della quale non ero rimasto sod<strong>di</strong>sfatto,<br />
chiesi al mio curato <strong>di</strong> aiutarmi<br />
per capire cosa il Signore volesse<br />
da me. Mi suggerì <strong>di</strong> chiedere<br />
Seguimi<br />
Padre Davide Zanola, un giovane sacerdote della <strong>Congregazione</strong> dell’Oratorio <strong>di</strong> san<br />
Filippo Neri, in questo contributo ci descrive il suo cammino vocazionale e l’incontro<br />
con i padri Venturini della comunità <strong>di</strong> Zevio (VR). Auguriamo a don Davide un ministero<br />
all’insegna della gioia, tipica del santo Fondatore del suo Istituto.<br />
aiuto ai padri Venturini, che a Verona<br />
avevano una casa per il <strong>di</strong>scernimento<br />
vocazionale. Cosi ho trascorso<br />
con loro un anno dal settembre<br />
2005 al giugno 2006 nella casa <strong>di</strong><br />
Zevio in provincia <strong>di</strong> Verona, dove<br />
San Filippo Neri.
ho potuto approfon<strong>di</strong>re, anche attraverso<br />
l’aiuto dei padri, quale tipo<br />
<strong>di</strong> strada il Signore volesse per la<br />
mia vita. Cosi a settembre del 2006<br />
sono entrato nella <strong>Congregazione</strong><br />
<strong>di</strong> San Filippo Neri, una congregazione<br />
nata nel cinquecento a Roma,<br />
che raduna sacerdoti secolari,<br />
quin<strong>di</strong> non religiosi, a vivere in comunità,<br />
praticando e insegnando la<br />
pratica dell’Oratorio, non solo quella<br />
del <strong>di</strong>vertimento ma soprattutto<br />
quella dell’incontro con il Signore<br />
attraverso la preghiera e l’ascolto<br />
della Parola <strong>di</strong> Dio. Grazie, quin<strong>di</strong>,<br />
alla congregazione dei Padri Venturini,<br />
per avermi accolto e aiutato<br />
in quel momento abbastanza <strong>di</strong>fficile<br />
della mia storia dove sono sta-<br />
Seguimi.<br />
to messo <strong>di</strong> fronte a delle scelte importanti<br />
per la mia vita. Grazie alla<br />
comunità che mi ha accolto a Verona,<br />
a p. Paolo, p. Roberto Moretto,<br />
p. Marzio, p. Roberto Raschetti al<br />
defunto don Silvio Ferro, alle suore,<br />
a Rosaria e a tutti coloro che ho conosciuto<br />
e incontrato.<br />
Vi chiedo <strong>di</strong> ricordarmi nella preghiera;<br />
sicuramente io vi ricorderò<br />
nella Santa Messa, che Padre Mario<br />
non manchi <strong>di</strong> ricolmare dei suoi<br />
doni coloro che operano per la sua<br />
Opera e che il Signore man<strong>di</strong> ancora<br />
sante vocazioni per questo piccolo<br />
gregge. Grazie<br />
p. Davide<br />
Verona<br />
39
40<br />
Vieni, Signore,<br />
a visitarci<br />
nella pace<br />
INNALZATE NEI CIELI LO SGUARDO<br />
Innalzate nei cieli lo sguardo:<br />
la salvezza <strong>di</strong> Dio è vicina.<br />
Risvegliate nel cuore l’attesa,<br />
per accogliere il Re della gloria.<br />
Sorgerà dalla casa <strong>di</strong> David<br />
il Messia da tutti invocato:<br />
prenderà da una vergine il corpo<br />
per potenza <strong>di</strong> Spirito Santo.<br />
Vieni, o Re, messaggero <strong>di</strong> pace!<br />
Reca al mondo il sorriso <strong>di</strong> Dio!<br />
Nessun uomo ha mai visto il suo volto,<br />
solo Tu puoi svelarci il mistero.<br />
Ora visita noi nella fede,<br />
per donarci la vita <strong>di</strong> Dio:<br />
Tu ci offri il Tuo Corpo e il Tuo Sangue,<br />
a salvezza del nostro peccato.<br />
Noi cre<strong>di</strong>amo che all’ultimo giorno<br />
tornerai con potenza e splendore,<br />
per premiare in eterno gli eletti<br />
e punire col fuoco i cattivi.<br />
Fa’ che allora guar<strong>di</strong>amo sereni<br />
il tuo volto raggiante <strong>di</strong> gloria,<br />
per seguirti lassù dove regni<br />
con il Padre e lo Spirito Santo. Amen.<br />
Venturini<br />
in preghiera<br />
Non temete ecco, vi annuncio una grande gioia,<br />
che sarà <strong>di</strong> tutto il popolo oggi, nella città <strong>di</strong> Davide,<br />
è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore.<br />
Il Cuore Sacerdotale <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong> regni sempre nei nostri cuori!<br />
Vengo a portarvi l’augurio pel S. Natale, augurio <strong>di</strong> cristiana letizia, augurio<br />
<strong>di</strong> pace <strong>di</strong>vina, <strong>di</strong> quella pace che ci ha portato sulla terra il Divin Bambino,<br />
Figlio <strong>di</strong> Dio. «Veni, Domine, visitare nos in pace» (Vieni, Signore, a visitarci
nella pace). E mi pare che proprio ora in cui gli uomini non vogliano la pace<br />
<strong>di</strong> Dio, Egli largheggi maggiormente <strong>di</strong> questo dono con quelli che sono <strong>di</strong>sposti<br />
a riceverlo e che ad esso aprono largo il proprio cuore.<br />
Noi vogliamo essere certamente nel numero <strong>di</strong> costoro; abbiamo scelto Lui<br />
solo per aver la pa ce, abbiamo abbandonato tutto per conquistare un tal dono,<br />
viviamo nel sacrificio per conservarlo e per accrescerlo.<br />
Apriamo dunque, carissimi, il nostro cuore al piccolo Infante <strong>di</strong>vino, riceviamolo<br />
con trasporto, facciamoGli festa, intratteniamolo con amore, preghiamolo<br />
<strong>di</strong> restarsene con noi, perché finché Egli rimarrà, avremo la pace e la serenità<br />
dello spirito. Egli verrà a noi e ci porterà la Sua pace se saremo «uomini<br />
<strong>di</strong> buona volontà».<br />
Vieni, Signore, re <strong>di</strong> giustizia e <strong>di</strong> pace. (Sal 84)<br />
Ascolterò che cosa <strong>di</strong>ce Dio, il Signore:<br />
egli annunzia la pace per il suo popolo, per i suoi fedeli.<br />
La sua salvezza è vicina a chi lo teme<br />
e la sua gloria abiterà la nostra terra.<br />
Misericor<strong>di</strong>a e verità s’incontreranno,<br />
giustizia e pace si baceranno.<br />
La verità germoglierà dalla terra<br />
e la giustizia si affaccerà dal cielo.<br />
Quando il Signore elargirà il suo bene,<br />
la nostra terra darà il suo frutto.<br />
Davanti a lui camminerà la giustizia<br />
e sulla via dei suoi passi la salvezza.<br />
Alleluia, alleluia.<br />
Vieni, Signore, a visitarci nella pace:<br />
esulteremo <strong>di</strong> gioia nella tua presenza.<br />
Alleluia.<br />
Dal Vangelo secondo Luca<br />
C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano<br />
tutta la notte facendo la guar<strong>di</strong>a al loro gregge. Un angelo del Signore<br />
si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse <strong>di</strong> luce. Essi furono presi da<br />
grande timore, ma l’angelo <strong>di</strong>sse loro: “Non temete: ecco, vi annuncio una<br />
grande gioia, che sarà <strong>di</strong> tutto il popolo: oggi, nella città <strong>di</strong> Davide, è nato<br />
per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete<br />
un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia”. E subito apparve<br />
con l’angelo una moltitu<strong>di</strong>ne dell’esercito celeste, che lodava Dio e <strong>di</strong>ceva:<br />
“Gloria a Dio nel più alto dei cieli<br />
e sulla terra pace agli uomini, che egli ama”.<br />
Parola del Signore<br />
41
42<br />
Rit.: Egli verrà a noi e ci porterà la Sua pace se saremo «uomini <strong>di</strong> buona<br />
volontà».<br />
Sostare ad ogni paragrafo; scegliere, possibilmente, <strong>di</strong>versi lettori.<br />
Uomini <strong>di</strong> buona volontà, anzi si potrebbe <strong>di</strong>re «uomini <strong>di</strong> <strong>di</strong>vina volontà» noi<br />
lo saremo se, rinunciando alle nostre povere e fallibili volontà, ci approprieremo<br />
quella <strong>di</strong> Dio, santissima sempre e che vuol farci santi davvero. È questa<br />
la volontà che ci fa vivere in pace. Rit.<br />
Uomini <strong>di</strong> buona volontà noi lo saremo se ci manterremo fedeli alla nostra sublime<br />
vocazione, alle promesse fatte, ai voti che abbiamo emessi. La fedeltà<br />
porta dunque seco la pace. Rit.<br />
Uomini <strong>di</strong> buona volontà noi lo saremo se ameremo il nostro minimo Istituto,<br />
se ne osserveremo le Costituzioni, se ne vivremo lo spirito, se pregheremo<br />
per il suo incremento, secondo la <strong>di</strong>vina volontà. Tutte cose queste che arrecano<br />
grande pace. Rit.<br />
Saremo uomini <strong>di</strong> buona volontà, se attenderemo con seria applicazione a<br />
conseguire una virtù solida, maschia, costante, che resista alle opposizioni<br />
della natura, alle tentazioni del demonio, alle prove del Signore. La vera e solida<br />
virtù produce sempre la pace. Rit.<br />
Saremo uomini <strong>di</strong> buona volontà se abbracceremo - se non contenti, almeno<br />
rassegnati e ben <strong>di</strong>sposti - le croci che al Signore piacerà <strong>di</strong> mandarci, croci del<br />
nostro carattere, croci provenienti dall’Opera, croci del luogo, croci dell’ufficio,<br />
croci della lontananza, croci <strong>di</strong> tante piccole privazioni sostenute per amor<br />
<strong>di</strong> Lui. Tutto ciò porta la pace, perché la croce la dà sempre e a misura delle<br />
nostre <strong>di</strong>sposizioni nel riceverla e nello stringerla al nostro cuore. Rit.<br />
Saremo uomini <strong>di</strong> buona volontà, se avremo una grande carità per i Sacerdoti,<br />
e in modo parti colare per quelli che hanno un bisogno maggiore <strong>di</strong> essere<br />
compresi, compatiti, aiutati e sorretti. La carità produce sempre la pace. Rit.<br />
Del resto conoscendo le vostre buone <strong>di</strong>sposizioni so che avete già il cuore<br />
pieno <strong>di</strong> questo be nedetto dono <strong>di</strong> Dio, quin<strong>di</strong> il S. Natale accrescerà ancor<br />
più in voi tesoro tanto prezioso. Rit.<br />
Padre nostro.<br />
Passateli dunque in santa unione con noi questi giorni cari come noi li passiamo<br />
assieme a voi: <strong>di</strong>nanzi al S. Tabernacolo, <strong>di</strong>nanzi a <strong>Gesù</strong> esposto nel suo<br />
Trono Eucaristico, ci troveremo sempre, per animarci a vivere ognor più uniti<br />
al Sacrificio dell’Agnello <strong>di</strong> Dio…<br />
Intanto vi saluto cor<strong>di</strong>almente anche a nome <strong>di</strong> tutti i nostri e per le mani <strong>di</strong><br />
Maria SS., Madre del <strong>Sacerdote</strong>, vi bene<strong>di</strong>co e vi offro al Cuore Sacerdotale<br />
<strong>di</strong> <strong>Gesù</strong> (Esortazione 41).<br />
Bene<strong>di</strong>zione.<br />
p. Giuseppe (a cura <strong>di</strong>)<br />
Il Cenacolo- Barcellona P. G. ME
Dottorato<br />
Mercoledì 10 ottobre 2012 ho<br />
concluso il mio percorso <strong>di</strong><br />
stu<strong>di</strong> presso l’Istituto Patristico<br />
Agostiniano <strong>di</strong> Roma <strong>di</strong>fendendo<br />
la tesi <strong>di</strong> dottorato “Il linguaggio<br />
in Gregorio <strong>di</strong> Nissa. Percorsi possibili<br />
e limiti invalicabili nel comprendere ed<br />
esprimere Dio e l’uomo”. Ho raggiunto<br />
così il titolo <strong>di</strong> “dottore in teologia<br />
e scienze patristiche”.<br />
Direi che la gioia <strong>di</strong> questo momento<br />
è duplice: da una parte la sod<strong>di</strong>sfazione<br />
per un lavoro <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o e ricerca<br />
che è stato interessante per me ed<br />
è stato apprezzato dalla commissione;<br />
dall’altra la riconoscenza per tante<br />
persone che in <strong>di</strong>versi mo<strong>di</strong> (non<br />
solo la presenza fisica, Roma per<br />
molti è lontana!) mi sono stati vicini,<br />
mi hanno fatto cogliere la loro simpatia,<br />
amicizia, vicinanza e affetto.<br />
Sr Chiara con alcuni parrocchiani <strong>di</strong> san Cleto.<br />
Vita<br />
dell’opera<br />
Suor Chiara durante la <strong>di</strong>fesa, da destra<br />
prof. Simonetti, preside Dodaro,<br />
professoressa Prinzivalli,<br />
professor Moreschini.<br />
Sr Chiara con la Madre Generale<br />
e le consorelle presenti.<br />
Grazie a tutti <strong>di</strong> cuore, ora sta a me<br />
vivere nel dono quello che in questi<br />
anni ho potuto acquisire in conoscenza<br />
ed esperienza.<br />
sr Chiara<br />
San Cleto - Roma<br />
43
44<br />
Capitolo Generale delle Figlie<br />
del Cuore <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong><br />
Dal 10 al 15 <strong>di</strong>cembre si è<br />
celebrato in Casa Madre a<br />
Trento l’VIII Capitolo Generale<br />
delle Figlie del Cuore <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong> <strong>di</strong><br />
padre Mario Venturini.<br />
«Il Capitolo Generale – <strong>di</strong>ce la<br />
Regola dell’Istituto al numero<br />
111 – è un momento particolare<br />
<strong>di</strong> grazia, tempo propizio <strong>di</strong><br />
preghiera, riflessione, revisione<br />
e <strong>di</strong>scernimento nello Spirito.<br />
Lo viviamo come espressione<br />
fondamentale <strong>di</strong> unità e corresponsabilità<br />
per la vita della<br />
Famiglia religiosa, occasione<br />
<strong>di</strong> crescita conforme al carisma,<br />
alle necessità della Chiesa e dei<br />
suoi ministri».<br />
Le capitolari davanti alla tomba del fondatore.<br />
Il tema proposto per questo importante<br />
evento, che ricorre ogni sei anni,<br />
è stato: «Il nostro pro eis come<br />
dono per una fede feconda», in continuità<br />
al cammino <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>mento<br />
della fede che la Chiesa ci richiede<br />
in quest’anno.
P. Mario Venturini.<br />
In occasione del Capitolo Generale<br />
sono stati rinnovati anche gli organi<br />
<strong>di</strong>rettivi dell’Istituto. Queste sono<br />
le sorelle che svolgeranno un particolare<br />
servizio <strong>di</strong> autorità nei prossimi<br />
sei anni:<br />
• Superiora Generale: suor Caterina<br />
Gentile;<br />
• vicaria generale: suor Maria Grazia<br />
Mittempergher;<br />
• consigliere generali: suor Raffaella<br />
Il nuovo Consiglio Generale.<br />
Bice <strong>di</strong> Rorai.<br />
Molinari e suor Chiara Curzel;<br />
• economa generale: suor Rosecler<br />
de Silva Carvalho.<br />
A ogni membro della Famiglia Religiosa<br />
auguriamo un cammino <strong>di</strong><br />
“fede feconda”, nella ricerca <strong>di</strong> una<br />
vita consacrata sempre più vicina ai<br />
sentimenti del Cuore <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong>, a favore<br />
in particolare dei suoi ministri.<br />
L’accoglienza dell’Arcivescovo <strong>di</strong> Trento mons. Luigi Bressan.<br />
Figlie del Cuore <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong><br />
45
46<br />
Or<strong>di</strong>nazione <strong>di</strong> fr. Nivaldo<br />
Abbiamo la gioia, già in questo<br />
numero, <strong>di</strong> rendere partecipi<br />
i nostri lettori <strong>di</strong> un<br />
evento significativo: l’Or<strong>di</strong>nazione<br />
Presbiterale del <strong>di</strong>acono fr. Nivaldo<br />
Luiz Moizés Iúnior della <strong>Congregazione</strong><br />
<strong>di</strong> <strong>Gesù</strong> sacerdote che sarà il 2<br />
febbraio 2013.<br />
La Redazione augura all’or<strong>di</strong>nando<br />
una buona preparazione a questa<br />
circostanza. Pubblicheremo nel<br />
prossimo numero maggiori aspetti<br />
<strong>di</strong> questo momento <strong>di</strong> grazia; accompagniamo<br />
fr. Nivaldo con la preghiera.<br />
La Redazione<br />
Poster dell’Or<strong>di</strong>nazione presbiterale del <strong>di</strong>acono fr. Nivaldo.
Da vent’anni<br />
a questa parte<br />
Il mio arrivo a Barcellona fu 20 anni fa il 3 ottobre 1992. Ringrazio<br />
la Divina Provvidenza che guida i nostri passi sulla<br />
via della pace. Ma quanti ricor<strong>di</strong> rivivono alla memoria! Sulle<br />
pagine del Piccolo Gregge ho già descritto alcuni particolari<br />
della mia destinazione al “Cenacolo” <strong>di</strong> Barcellona.<br />
religiosa – ma<br />
sempre in <strong>di</strong>alogo fraterno<br />
L’obbe<strong>di</strong>enza<br />
con i responsabili – mi ha<br />
portato a fare esperienza preziosa <strong>di</strong><br />
vita fraterna nelle varie nostre residenze:<br />
Roma (Villa Speranza), Trento<br />
(Casa Madre), Roma (San Cleto),<br />
Loreto (Casa Maris Stella), Intra<br />
- Verbania (Villa Iride). Qui pensavo<br />
<strong>di</strong> fermarmi definitivamente. Ero<br />
contento, anche per essermi avvicinato<br />
al mio paesello. Ma le vie del Signore<br />
sono infinite.<br />
P. Giannantonio, neoeletto superiore<br />
generale, mi ha in<strong>di</strong>cato la strada<br />
per la Sicilia. E sono qui da 20 anni.<br />
Ero chiamato quale responsabile della<br />
comunità, ma poi si aggiunse pure<br />
l’impegno della Parrocchia <strong>di</strong> S. Rocco<br />
in Calderà.<br />
Non prevedevo il ministero in parrocchia.<br />
Il nostro Vescovo, dopo il<br />
nostro trasferimento al Cenacolo<br />
in zona Calderà, ci chiedeva <strong>di</strong> assumere<br />
la cura pastorale della Parrocchia<br />
San Rocco. Mi fu detto <strong>di</strong><br />
non preoccuparmi perché all’epo-<br />
Esperienze<br />
ca c’era una presenza rassicurante<br />
nella persona <strong>di</strong> Franco Enna, persona<br />
in<strong>di</strong>menticabile. Era postino e,<br />
nei primi anni del suo servizio, de<strong>di</strong>cava<br />
tutti i suoi pomeriggi all’oratorio<br />
e alla segreteria parrocchiale.<br />
Avevo alle spalle l’esperienza del<br />
mio ministero nella parrocchia <strong>di</strong> S.<br />
Cleto a Roma. Così ebbe inizio un<br />
percorso che sta continuando. Con<br />
l’animazione dei giovani e <strong>di</strong> persone<br />
<strong>di</strong> ogni età è cresciuta una bella<br />
comunità, ispirata a quanto ci ripete<br />
il Santo Padre Benedetto XVI: “Una<br />
Chiesa esperta in umanità”, che significa:<br />
una Chiesa luogo <strong>di</strong> amore.<br />
Ripetiamo frequentemente che<br />
il segreto per essere felici è: “amare,<br />
sentirci amati e donare amore”,<br />
come ci suggeriva un santo sacerdote,<br />
p. Gasparino.<br />
In parrocchia la prima S. Messa domenicale<br />
è alle ore 10, animata dai<br />
giovani con la presenza <strong>di</strong> un folto<br />
gruppo <strong>di</strong> bambini, <strong>di</strong> ministranti ragazzine<br />
e ragazzini. Nell’omelia sono<br />
solito scendere in mezzo all’as-<br />
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Festa <strong>di</strong> San Rocco,<br />
patrono della parrocchia <strong>di</strong> Calderà.<br />
semblea e <strong>di</strong>alogare con le persone.<br />
Ad una bambina chiedo: chi è Dio?<br />
Mi risponde: Dio è amore. Un’altra<br />
volta domando a un bambino: chi è<br />
<strong>Gesù</strong>? Risposta: <strong>Gesù</strong> è nostro fratello.<br />
Dopo queste belle risposte ritengo<br />
<strong>di</strong> fare un elogio alle brave<br />
catechiste.<br />
Un evento degno <strong>di</strong> cronaca, accaduto<br />
il 22 novembre 2011. Una terribile<br />
esondazione che a suo tempo<br />
ho descritto sul nostro Piccolo gregge.<br />
Le piogge interminabili fecero<br />
straripare il torrente Longano <strong>di</strong> Barcellona<br />
causando danni enormi alla<br />
città.<br />
La parrocchia <strong>di</strong> S. Rocco in Calderà<br />
veniva smembrata per la caduta<br />
del ponte che congiungeva Calderà<br />
a Spine Sante. Finalmente da circa<br />
un mese è stato prodotto un ponte<br />
<strong>di</strong> ferro, del tipo ponti del genio militare.<br />
Un evento salutato dalla popolazione<br />
con tanta gioia in ogni senso.<br />
Ora è possibile raggiungere la chiesa,<br />
la farmacia, la posta, gli esercenti<br />
per ogni necessità.<br />
La nostra vita al “Cenacolo” procede<br />
serenamente. P. Giuseppe, nostro<br />
superiore, continua il suo ministero<br />
<strong>di</strong> padre spirituale nel Seminario<br />
arcivescovile <strong>di</strong> Messina. P. Angelo<br />
è sempre viceparroco <strong>di</strong> S. Sebastiano<br />
e particolarmente molto vicino<br />
a malati e sofferenti. P. Giovanni<br />
impegnato negli stu<strong>di</strong>, nel ministero<br />
<strong>di</strong> ascolto, <strong>di</strong> pre<strong>di</strong>cazione <strong>di</strong> ritiri<br />
ed esercizi spirituali e recentemente<br />
<strong>di</strong> guida per le coppie <strong>di</strong> sposi nella<br />
arcipretura <strong>di</strong> San Sebastiano; per<br />
il Cenacolo svolge il sevizio <strong>di</strong> economato.<br />
Ringraziamo il Signore per la serenità<br />
che regna nella nostra comunità.<br />
Ci sostiene la preghiera comunitaria<br />
a partire dall’adorazione e lo<strong>di</strong><br />
mattutine e il ritrovarci ogni lunedì<br />
mattino per l’incontro e alla sera per<br />
l’Eucarestia concelebrata.<br />
Il Cenacolo dei Padri Venturini è in<br />
primis un Centro Sacerdotale. Sacerdoti<br />
e Religiosi sanno <strong>di</strong> poter contare<br />
sulla nostra residenza e vi fanno<br />
riferimento personale e comunitario.<br />
Ma pure i laici sanno <strong>di</strong> poter contare<br />
sulla nostra presenza.<br />
Di tutto sia lode al Cuore Sacerdotale<br />
<strong>di</strong> <strong>Gesù</strong> e alla Vergine Maria Madre<br />
dei Sacerdoti.<br />
p. Valentino<br />
Il Cenacolo - Barcellona P. G. ME
Buonumore<br />
dall’oculista<br />
E anche<br />
Dio rise<br />
Non sono rari i casi in cui il nostro sguardo e la<br />
nostra attenzione si sofferma su aspetti parziali<br />
senza uno sguardo d’insieme sulla realtà: questo<br />
porta chi osserva a giu<strong>di</strong>care la realtà da un particolare<br />
che, anche se importante, rimane pur sempre parziale e questo può creare<br />
confusione o equivoci.<br />
- Padre Giò - vi chiederete voi - oggi sei in vena <strong>di</strong> filosofie a buon mercato?<br />
No! Ciò che ho appena messo in luce, mi serve per introdurre una nuova<br />
storia realmente accaduta in questo piccolo mondo che amo, e che desidero<br />
sia amato, anche nelle sue contrad<strong>di</strong>zioni e gaffe in molti ambiti. Vorrei<br />
condurvi con me in due luoghi dove potrete essere spettatori <strong>di</strong> un accaduto<br />
e poter sorridere e, forse, anche riflettere o ricordare cose simili accadute<br />
anche a voi. I due luoghi sono: uno stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> un me<strong>di</strong>co <strong>di</strong> famiglia<br />
e uno stu<strong>di</strong>o oculistico.<br />
Stu<strong>di</strong>o del me<strong>di</strong>co <strong>di</strong> famiglia<br />
Ale<strong>di</strong>, chiameremo così una dei protagonisti della nostra storia, una signora<br />
<strong>di</strong> mezza età, si trova alle prese con un problema oculare: si è svegliata<br />
con l’occhio iniettato <strong>di</strong> sangue. A guardarla si potrebbe pensare che ha<br />
una raggia (rabbia) giunta al suo culmine. Niente <strong>di</strong> tutto ciò, si tratta <strong>di</strong><br />
una emorragia nell’occhio ma che richiede l’intervento del me<strong>di</strong>co, in quanto<br />
non si può curare con un semplice “fai da te”. Accompagnata dal marito,<br />
che chiameremo Michele, va dal suo me<strong>di</strong>co curante. Dopo una lunga<br />
attesa, anche a motivo degli informatori scientifici che con le loro valigette<br />
presentano gli ultimi trovati della scienza farmaceutica ai me<strong>di</strong>ci, care persone<br />
che devono fare il loro lavoro, inten<strong>di</strong>amoci, ma che talvolta vengono<br />
guardati malamente dai pazienti che <strong>di</strong> pazienza ne hanno poca e fanno<br />
levare un coro <strong>di</strong> mugugni:<br />
- Iò ce fari a manciàri a me maritu, non posso perdere tutta a matinata qua<br />
per aspettare a chisti. Affermò la signora Nicolina, alla quale fece il controcanto<br />
il vecchio Gino, il pescatore più importante del borgo:<br />
- Sì, veru è, ogni vota che arrivano chisti, non si sa quando possiamo turnare<br />
a casa.<br />
Intanto Ale<strong>di</strong> con Michele stanno in silenzio, forse un po’ impauriti per quel<br />
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problemino all’occhio e attendono il loro turno, giunto il quale entrano dal<br />
dottore.<br />
- Buongiorno dottore.<br />
- Buongiorno, signora. Cosa le è successo all’occhio?<br />
Chiese il dottore vedendo l’occhio tutto rosso.<br />
- Sono qui per questo! ‘Sta matina, quannu mi sono svegliata, visti questo<br />
spettacolo.<br />
- Ma ha avuto un trauma, ha sbattuto?<br />
- Non ricordo, dutturi, so solo che brucia.<br />
- Io le potrei prescrivere una terapia del tipo: un collirio o una pomatina oftalmica,<br />
ma preferisco mandarla da uno specialista, non si sa mai. L’occhio<br />
è un organo delicato; guar<strong>di</strong>, le consiglio un esame, fatto il quale, ritorni e<br />
vedremo il da farsi. Le scrivo un semplice biglietto: non possiamo fare una<br />
impegnativa perché il servizio del collega è a pagamento; vi consiglio <strong>di</strong> non<br />
perdere tempo, telefonerò io stesso per prenotare questo esame con urgenza,<br />
voi potrete andare anche nel pomeriggio, prendo io per voi l’appuntamento.<br />
Richiesta <strong>di</strong> una fluorangiografia<br />
retinica dall’oculista<br />
dott. Trombetta
- E cos’è questo esame?<br />
Chiese la signora Ale<strong>di</strong> un po’ impaurita?<br />
Il dottore la informo spiegando:<br />
- Questo è un esame che consente <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>are la circolazione sanguigna retinica<br />
me<strong>di</strong>ante somministrazione <strong>di</strong> un colorante per via endovenosa e successive<br />
fotografie e/o video dei vasi retinici al passaggio del colorante in<br />
tempi prestabiliti e definiti a seconda della patologia da stu<strong>di</strong>are. Fotografando<br />
la retina durante i perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> riempimento delle arterie e delle vene<br />
del colorante si possono mettere in evidenza le alterazioni della rete vascolare<br />
retinica che presentano delle caratteristiche specifiche in relazione alla<br />
patologia <strong>di</strong> cui è affetta una persona.<br />
Ale<strong>di</strong> faceva cenno <strong>di</strong> comprendere il tutto, ma uscita fuori dallo stu<strong>di</strong>o me<strong>di</strong>co<br />
chiese al marito:<br />
- Ma tu ci capisti qualcosa?<br />
Rispose Michele<br />
- Ho capito che ti devono fare una fotografia.<br />
Stu<strong>di</strong>o oculistico<br />
Arrivati nel pomeriggio dal dottore, Ale<strong>di</strong> e Michele devono ancora aspettare<br />
perché lo stu<strong>di</strong>o è pieno <strong>di</strong> pazienti e loro non avevano preso la prenotazione<br />
come gli altri ma erano lì grazie all’interesse del loro me<strong>di</strong>co <strong>di</strong> famiglia.<br />
Una infermiera usciva per chiamare i pazienti per la visita, Michele prende l’iniziativa<br />
e si presenta alla signorina in camice bianco per essere sicuro che il<br />
dottore avesse comunicato la loro presenza per il pomeriggio. Da un’occhiata<br />
fugace al biglietto e si avvicina all’infermiera.<br />
- Buonasera!<br />
- Buonasera, desidera?<br />
- Io sono qui con mia moglie non so se il dottor Musumeci vi ha comunicato<br />
per telefono la nostra presenza, siamo senza appuntamento e mia moglie<br />
deve fare urgentemente una visita agli occhi.<br />
- Aspetti che guardo nell’agenda.<br />
Disse gentilmente l’infermiera. Sfogliando l’agenda degli appuntamenti chiedeva:<br />
- Con quale dottore deve fare la visita sua moglie? Qui abbiamo <strong>di</strong>versi oculisti.<br />
E cosa deve fare?<br />
- Il nostro dottore ci ha consigliato il dott. Fluorangio e ci ha detto che mia<br />
moglie deve fare la trombetta.<br />
- Cosa? Ma qui non c’è alcun dott. Fluorangio!<br />
- Come no? Il dottore ci ha in<strong>di</strong>cato il suo nome e l’in<strong>di</strong>rizzo esatto dello<br />
stu<strong>di</strong>o.<br />
- Sì, capisco, ma qui non abbiamo un dott. Fluorangio, e poi non ho capito<br />
bene che esame deve fare sua moglie.<br />
- Deve fare la trombetta.<br />
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- Senta, mi faccia vedere il foglio per cortesia, il suo dottore le avrà lasciato<br />
un appunto!<br />
Prese il foglietto dal borsello e lo <strong>di</strong>ede all’infermiera un po’ perplessa.<br />
Richiesta <strong>di</strong> una fluorangiografia<br />
retinica dall’oculista<br />
dott. Trombetta<br />
- Ah! Ho capito.<br />
Disse l’infermiera, trattenendosi a stento dal ridere e passò in fretta nell’altra<br />
stanza. Dopo qualche minuto si sentì una fragorosa risata nello stu<strong>di</strong>o del<br />
dottore. L’infermiera ritornò da Michele informandolo che la moglie doveva<br />
fare un esame che si chiama fluorangioscopia e doveva farlo con il dott.<br />
Trombetta<br />
- Accomodatevi in sala d’aspetto vi chiamerà il dott. Trombetta (e giù una<br />
risata) non appena si libererà intanto le metto l’atropina per <strong>di</strong>latare la pupilla<br />
per la fluorangiografia (e giù un’altra risata).<br />
La sala era piena <strong>di</strong> persone che avevano seguito il <strong>di</strong>alogo tra i due e avevano<br />
capito l’equivoco fatto da Michele e iniziarono tutti a ridere, l’ambiente,<br />
però, <strong>di</strong>venne sereno e gioviale, confermando il detto che <strong>di</strong>ce: il riso fa<br />
buon sangue.<br />
E sapete, cari amici, io credo che anche Dio rise.<br />
p. Giò<br />
Il Cenacolo - Barcellona P. G. ME
Sono creato per la gloria <strong>di</strong> Dio: “In gloriam meam creavi eum”<br />
(Is. 42.7). Questo non è solo il fine della mia esistenza, qui non<br />
c’è solo la sod<strong>di</strong>sfazione <strong>di</strong> Dio, ma ancora la sod<strong>di</strong>sfazione mia,<br />
la mia gioia, la mia felicità, ora e per sempre. Questo fine mi fa<br />
comprendere la bellezza, la preziosità, la grandezza della mia vita:<br />
solo perché mi occupo <strong>di</strong> Dio, lo lodo, lo servo sono qualche cosa,<br />
sono grande e tanto più quanto meglio adempio allo scopo della<br />
mia vita.<br />
Padre Mario Venturini - dalle Memorie, <strong>di</strong>cembre 1942<br />
III
Quaderni <strong>di</strong> spiritualità<br />
via dei Giar<strong>di</strong>ni, 36/A<br />
38122 Trento