P arro cch ia M issio n e C atto lica d i L in gua Ita liana

Periodico bimestrale febbraio/marzo 2012 N. 61
Parrocchia Missione Cattolica di Lingua Italiana Scintille
Centro Parrocchiale San Francesco
St. Gallerstrasse 18 - 8400 Winterthur
Tel. 052 212 41 91 - Fax 052 214 12 93
e-mail: mci@kath-winterthur.ch www.missione-winterthur.ch
1

Lode al Signore
2
MESE di FEBBRAIO
05.02.2012
San Lorenzo ore 10.00
Sacro Cuore ore 11.00
San Pietro e Paolo ore 18.30
Elgg ore 10.00
Seuzach ore 18.30
12.02.2012
San Lorenzo ore 10.00
Sacro Cuore ore 11.00
San Pietro e Paolo ore 18.30
19.02.2012
San Lorenzo ore 10.00
Sacro Cuore ore 11:00
San Pietro e Paolo ore 18.30
Kleinandelfingen ore 09.00
Seuzach ore 18.30
Mercoledì delle Ceneri
22.02.2012
San Pietro e Paolo + CH ore 19.00
Giovedì 23.02.2012
San Pietro e Paolo + CH ore 19.00
26.02.2012
San Lorenzo ore 10.00
Sacro Cuore ore 11.00
San Pietro e Paolo ore 18.30
Turbenthal ore 08.30
OGNI SABATO
Effretikon ore 18:00
Sabato 11 e 25.02.2012
Pfungen ore 18:00
MESE di MARZO
04.03.2012
San Lorenzo ore 10.00
Sacro Cuore ore 11.00
San Pietro e Paolo ore 18.30
11.03.2012
San Lorenzo ore 10.00
Sacro Cuore ore 11:00
San Pietro e Paolo ore 18.30
18.03.2012
San Lorenzo ore 10.00
Sacro Cuore ore 11.00
San Pietro e Paolo ore 18.30
Kleinandelfingen ore 09.00
Seuzach ore 18.30
25.03.2012
San Lorenzo ore 10.00
Sacro Cuore ore 11.00
San Pietro e Paolo ore 18.30
Turbenthal ore 08.30
Giovedì 29.03.2012
San Pietro e Paolo + CH ore 19.00
OGNI SABATO
Effretikon ore 18:00
Sabato 10 e 24.03.2012
Pfungen ore 18:00

CONOSCERE PER … VIVERE
Un anno è iniziato e per di più, è un anno
bisestile! Un giorno in più non solo da vivere,
ma da vivere bene, un giorno di recupero,
un giorno in cui possiamo tentare
di rimettere ordine nella nostra vita, nei
nostri desideri.
Certo noi non vogliamo però solo soffermarci
a parlare della storia del bisestile,
ma vogliamo ringraziare il buon Dio del
tempo che ci dona.
Sì, perché il tempo,
non è la caratteristica,
il forte di Dio. Lui
non lo conosce e non
lo vive, Lui conosce e
vive solo l’eternità, il
sempre presente.
Lui non conosce l’ieri,
non conosce il domani,
per Lui il tutto
è l’eterno presente.
Per Lui il tutto é vissuto
come l’attimo
fuggente. Lui non ha
rimorso del tempo
passato, non ha progetti
per il futuro,
Lui È!
E questo è la nostra
salvezza, questo è la
nostra ricchezza di grazia. Dio ci ama di
un amore eterno. Noi viviamo, servi del
tempo, nel “per sempre di Dio”, ieri, oggi
e domani.
Sì, il tempo, un tempo che, come diceva
Lorenzo il magnifico “…Ci sfugge tuttavia,
chi vuol esser lieto sia - di diman, non c’è
certezza”. In fondo aveva ragione. Ma
come è cambiato il tempo, e sempre più
sentiamo dire dai nostri genitori, dalle
persone anziane ”…ai miei tempi …”
Oggi si è schiavi del tempo. Oggi non si ha
più tempo… e quante volte questa frase la
sentiamo ripetere o noi stessi la
diciamo:”Non ho tempo!”
Sì, non si ha tempo per pregare, non si ha
tempo per dare una mano, non si ha tempo
per amare, non si ha tempo per … vivere!
Per fortuna la maggioranza delle persone,
il tempo non solo lo trova, ma se lo prende,
lo governa, lo guida. Anche tu, sinceramente
se mi stai leggendo, ti sei preso
del tempo. Cosa potrei suggerire allora?
Usiamo bene il nostro
tempo! S. Agostino
a chi gli chiedeva
come passava
il tempo Dio prima
della creazione, rispondevascherzosamente
dicendo che
Dio “preparava l’inferno
per coloro che
fanno certe domande”,
poi si derideva
lui stesso dicendo
che se nessuno gli
chiedeva che cos’era
il tempo, lui lo sapeva,
ma se qualcuno
glielo chiedeva, non
lo sapeva più. Secondo
Agostino il
tempo esiste solo
come dimensione dell’anima umana. Noi
conserviamo la memoria del passato e
siamo in attesa del futuro; vi è poi nell’anima
l’attenzione per le cose presenti. La
vita dell’uomo si svolge, si distende (il
tempo è la “distensione dell’anima”) tra
attenzione a quello che si sta facendo, è
memoria del già fatto ed è attesa per fare.
Per cui le tre dimensioni temporali dovrebbero,
più precisamente, essere definite
nel modo seguente: il presente del
passato, il presente del presente, il presente
del futuro. E noi vogliamo, per un
attimo, vivere il presente del presente per
preparare il presente del futuro; sì, e lo
3

vogliamo fare pensando alla nostra vita, a
come dobbiamo viverla, a come dobbiamo
snocciolarla giorno dopo giorno, attimo
dopo attimo, in maniera particolare in
questo anno in cui siamo chiamanti a vivere
un tempo particolare, un tema pastorale
particolare: “La chiesa incontra la
città”. Abbiamo già detto che noi siamo
chiesa e noi siamo città e in altre pagine
troveremo questo tema sviluppato in maniera
più approfondita. A noi interessa
solo sottolineare che tra chiesa e stato c’è
sempre stato un confronto non sempre
idilliaco e la collaborazione non sempre è
avvenuta in maniera pacifica. Basti pensare
al nostro stato italiano dove le due
strutture una volta erano personificate in
e con una unica persona, oggi sono giustamente
sono separate, indipendenti e
collaborano e guidano nel tempo la vita
dei propri cittadini.
Qui in Svizzera è approssimativamente la
stessa cosa. Chiesa e Stato sono due
strutture, due istituzioni distinte e separate.
È un bene? È un male? Libri sono
stati scritti su questo argomento e a volte
si sono fatte perfino lotte di potere.
Importante è che tutte e due le strutture
vivano per servire il cittadino, il cristiano,
perché non esiste e non può esistere
un’autorità che serva per comandare e
poi farlo in maniera ingiusta, arrogante e
dittatoriale. Chi non ricorda nella storia
quei due giorni famosi 19/21 settembre
1870 a Roma? Dove la mattina del 19 il
Papa ricevette un applauso di gioia e solidarietà
mentre andava a visitare la Scala
Santa e due giorni dopo le stesse mani
applaudivano i bersaglieri del Generale
Cadorna che invadevano Roma. A dire il
vero, per gli amanti della storia, era il 20
sera ma non è il giorno che ci interessa,
bensì sapere che in quel momento nasceva
l’inizio di una nuova storia. Noi vogliamo
sottolineare che fra Chiesa e Stato,
fra due poteri, due stati, due istituzioni
c’era un’invasione che toglieva o imponeva
all’altro il proprio diritto. Chi non ri-
4
corda frasi del secolo scorso: “Libera
Chiesa in libero Stato”, o “libero Stato in
libera Chiesa”? Oppure “Libera Chiesa.
Libero Stato”. Storia del passato? No, inizio
di un’era presente! Nel logo che abbiamo
messo come segno del tema pastorale
ci sono delle mani che si incrociano
più che delle leggi o altro. A noi interessa
questo perché è l’uomo che fa lo
stato, è l’uomo che costruisce la chiesa.
Sull’onda di questa idea, vogliamo certamente
camminare in quest’anno, conoscendo
le strutture e apprendendo il funzionamento
delle due entità, perché abbiamo
troppo, ma veramente troppo,
pr essapochismo nella conoscenza dell’una
e dell’altro e quello che è peggio crediamo
di sapere tutto. Non c’è danno peggiore,
per una persona, che il non conoscere
le leggi e le strutture che regolano
la sua vita. Ma pensiamo ora a quel giorno
in più che avremo in questo anno, previsto
come anno catastrofico, portatore
di …
Noi sappiamo che chi gestisce nel tempo,
la propria fortuna, è l’uomo stesso. Allora
coraggio!
Rimbocchiamoci le maniche e viviamo il
tempo nella conoscenza del bene da fare.
Non è interessante sapere se verrà segnato
nel tempo o se qualcuno se ne ricorderà
o ci ringrazierà in futuro; il bene
fatto, è fatto per la realizzazione della
nostra vita, perché lo sentiamo dentro e
ci piace farlo e siamo contenti quando lo
abbiamo fatto. Noi crediamo che Qualcuno
è felice del nostro operare in questo
modo, e un giorno ce lo dirà e questo ci
basta. Ce lo dirà… nel futuro, un futuro,
che non è ancora ma nessuno nega che il
futuro ci sarà, perché il futuro è lungo
quanto la sua attesa. Giochi di parole?
Può darsi, allora non perdiamoci in discussioni
filosofiche e facciamo il bene e
pensiamo bene. Buon lavoro e buona
strada!
Don Alberto Ferrara

Sabato 18 FEBBRAIO
PER I RAGAZZI
Sala Parrocchiale FESTA DEL Sacro PAPA’ Cuore - 20 dalle marzo 14:30 2011 alle 17:00
e PER TUTTA LA COMUNITÀ
dalle 19:00 in poi, si accettano solo … maschere!!!
FANGOTERAPIA
TEMPO DI QUARESIMA
DEL CORPO E DELLO SPIRITO
Mercoledì delle Ceneri
9 marzo - S. Messa
San Pietro e Paolo ore 19.00
Hotel Mamma Margherita
Monteortone/Abano PD
Ogni mercoledì
Corso biblico - ore 19.00
DOMENICA 4 marzo
MERCOLEDÌ 14 marzo
Ogni venerdì
Via Crucis Iscrizioni - ore al 19.45 Centro
San Parrocchiale Pietro e Paolo San Francesco
052 212 41 91
Agenda Agenda
Giovedì 16 FEBBRAIO
TERZA ETÀ
Laboratoriumstr. 5
dalle 14:30 alle 18:00
Santa Messa animata dai Ragazzi - ore 11.00
Pranzo insieme al Centro Parrocchiale per chi lo desidera
CORSI CORSO DI PREPARAZIONE
AL
MATRIMONIO AI SACRAMENTI CRISTIANO
Primo incontro
MATRIMONIO
Sabato 19 marzo - ore 19.30
SABATO 3 MARZO 2012
CENTRO PARROCCHIALE ore 19.30
CRESIMA
Giovedì 10 marzo - ore 19.00
CORSO DI PREPARAZIONE
ALLA CRESIMA ADULTI
Primo incontro
GIOVEDÌ 8 MARZO 2012 ore 19.30
Maggiori informazioni a pag. 11
5

6
FANGOTERAPIA DEL CORPO E DELLO SPIRITO
I NOSTRI BATTESIMI
presso
Sono entrati a far parte della
HOTEL nostra MAMMA Comunità MARGHERITA cristiana:
Colle di Monteortone - Padova
dal 3 al 13 aprile 2010
Della Santa Elena
Pensione completa e viaggio
in camera doppia CHF 1’485.in
camera Lo Curto singola Mendes CHF Lya 1’585.-
Prisciantelli Nives Mara
Sono inclusi nel prezzo:
visita medica iniziale
Accapatoio per la cura e la piscina
1 cena a sorpresa
Attività di acquagym in piscina
I posti in camera singola sono limitati
Le iscrizioni sono aperte e vengono sollecitate in tempi brevi

formazione
Siamo chiesa – Siamo città
Il motto pastorale dell’anno in corso, se
ben si ricorda è “La Chiesa incontra la
Città” o, in lingua locale “Kirche findet
Stadt(t)”. La traduzione italiana non
dice tutto, ma … Questo motto è stato
scelto da tutte le Parrocchie di Winterthur
per ricordare i 150 anni della Parrocchia
San Pietro e Paolo e della Kirchgemeinde.
È un impegno per tutti i cattolici scoprire
il valore dell’essere Chiesa in una
determinata Città, senza creare dualismi
inutili. Per questo è importante conoscere
la struttura Chiesa, come è
vissuta in Svizzera per poter vivere in
essa la comunione e il dialogo con tutti.
Ci siamo fatti aiutare dal prof. Alois
Odermatt per comprendere meglio
questa realtà, per vivere in essa con
maggior corresponsabilità, offrendo il
meglio che sia possibile. Il professore
ha posto una tesi generale: Il fenomeno
migratorio è una sfida e una risorsa
per la chiesa e la società. La teologia
pastorale in contesto migratorio spinge
la chiesa locale a superare gli stretti
confini di un apostolato basato esclusivamente
su una singola cultura, e la
persona, ogni persona, sarà rimessa al
centro dell’attenzione.
A partire da ciò è indispensabile conoscere
la nostra identità ecclesiale. Per
cui, afferma Odermatt, la domanda di
fondo che deve assillare gli agenti di
pastorale non è più: «Che dobbiamo
fare?», ma: «Quale Chiesa vogliamo
essere?» La chiesa nasce dal nostro
annuncio della Buona Novella (Vangelo).
Ma questo annuncio comincia con il
ricevere ed accogliere la Buona Novel-
la: lasciarci introdurre in quel mistero
che già da sempre è la nostra vita.
(Karl Rahner)
Possiamo riscrivere questo processo in
chiave di accoglienza. Il primo passo
consiste nell’accoglierci come siamo:
Siamo una meraviglia agli occhi di Dio.
Leggiamo nella Bibbia: «Ecco, io non ti
dimenticherò. Ti ho inciso sul palmo
della mia mano. Ti ho chiamato per
nome. Tu sei prezioso ai miei occhi. Io
ti amo.» (Is. 43,1.4; 49,16)
È in questa dimensione che ogni persona
può e deve cogliere la propria identità
ponendosi in relazione con gli altri.
Non è certo “merito” personale sapersi
amati da Dio, sapersi inviati da Lui a
raccontare le meraviglie che ha operato
ed intende operare con l’uomo affinché
trovi la propria realizzazione, costruisca
la propria felicità, crei quella
comunione che si definisce εκκλησια =
ekklesia, chiesa cioè convocazione di
un popolo che ha come fondamento
l’essere chiamato da Dio stesso. In
questa definizione di Chiesa non si trova
spazio per le differenziazioni, ma si
incontrano passi affinché si concretizzi
l’affermazione del Concilio Vaticano II:
«Le gioie e le speranze, le tristezze e le
angosce degli uomini d’oggi, dei poveri
soprattutto e di tutti coloro che soffrono,
sono pure le gioie e le speranze, le
tristezze e le angosce dei discepoli di
Cristo, e nulla vi è di genuinamente
umano che non trovi eco nel loro cuore.»
Il vivere la fede nei diversi contesti di
civiltà e cultura, porta necessariamente
ad assumere forme differenti nel diffondere
il Vangelo. Esso acquista il colore
della vita di chi lo accoglie, di chi
vive i valori in esso contenuti, di chi offre
la propria esistenza come luogo di
incarnazione del Dio che Cristo ci ha
annunciato. È necessario perciò definire
delle strutture che garantiscano la
genuinità dell’annuncio della fede e co-
7

stituiscano un punto fermo di riferimento
per la verifica e la ricarica di
energie indispensabili perché l’annuncio
non si affievolisca.
Nascono così le varie diocesi, porzioni
di comunità cristiane delimitate in maniera
territoriale e affidate al governo
pastorale di un vescovo, che le suddivide
in parrocchie affidate alla cura di un
presbitero. Nelle migrazioni delle genti,
ci si è trovati nella necessità di garantire
che l’annuncio del Vangelo giungesse
a tutti e fosse compreso da tutti.
Così, in campo migratorio le parrocchie
personali e le missioni hanno salvaguardato
la fede di milioni di im-migrati.
Ma il migrante è spesso stato trattato
come un oggetto della carità, un
passante da assistere, non come soggetto
attivo nella vita della Chiesa. Si è
considerata la pastorale dei migranti
come una sezione particolare della vita
della Chiesa, una “spezialseelsorger”,
qualcosa di distaccato che doveva finire
nel momento in cui la persona si
identificava con la cultura del luogo,
con le strutture del posto di residenza,
con le espressioni religiose imparate in
una lingua che non è più la propria,
8
personale.
Oggi viviamo nell’era della globalizzazione,
in cui le migrazioni sono un fenomeno
strutturale. La pastorale migratoria
non può più essere considerata
solo come una pastorale settoriale e
specifica transitoria, destinata a dileguarsi
nel tempo, ma è di sua natura
parte integrante della pastorale ordinaria.
È necessario superare la separazione
tra la pastorale «parrocchiale» e quella
«di lingua straniera» attraverso un
processo in cui entrambe si stimolano,
si arricchiscono e si trasformano reciprocamente,
in vista di una «pastorale
dialogica e plurilingue», attraverso la
quale scopriamo la cattolicità della
Chiesa.
Nella nostra città di Winterthur, la chiesa
cattolica diviene «comunità di comunità».
La nostra parrocchia diviene
una comunità interculturale con l’italiano
come lingua principale. Come arrivarvi?
Possiamo definire questo processo
in chiave di accoglienza. Il primo
passo consiste nel accoglierci come
siamo – e gli altri come sono, soprattutto
gli indigenti.
VIVIAMO LA QUARESIMA
MERCOLEDÌ 22 Febbraio - INIZIO DELLA QUARESIMA
S. Messa delle Ceneri San Pietro e Paolo, ore 19.00
OGNI VENERDÌ dal 2 marzo - VIA CRUCIS
San Pietro e Paolo, ore 19.45
OGNI MERCOLEDÌ dal 29 febbraio - INCONTRO BIBLICO
Centro Parrocchiale, ore 19.00
OGNI DOMENICA - ANIMAZIONE della LITURGIA
con i gruppi e famiglie al Sacro Cuore, ore 11.00

VITA NEI GRUPPI
Una domenica in Missione …
Per comprendere bene il significato
dell’avvenimento, bisogna tornare indietro
di qualche mese, a quando si è
iniziato di parlare del motto pastorale
“La Chiesa incontra la Città”.
Ogni animatore si è impegnato a cercare
per il proprio gruppo un modo per
concretizzare e rendere visibile ai ragazzi
questo “incontro”. Le animatrici
del Raggio Azzurro, non hanno avuto
dubbi sul da farsi, anche perché, prima
delle ferie estive, quando il tema era
“un cuore solo ed un’anima sola…” vedevano
che i ragazzi erano disponibili a
“creare” questa unità nell’incontrare le
persone più diverse ed erano desiderosi
di essere attivi nella Comunità. Ed
ecco la proposta di allora: “perché non
fare qualcosa per gli Amici di Shalom?
Perché non condividere con loro un
momento di festa?”
Tornati dalle ferie, avuto il nuovo motto,
la proposta è sembrata ancor più
significativa e da estendere alle famiglie
perché, insieme, come Comunità
ecclesiale, si potesse incontrare una
parte integrante di città, posta ai margini
dalla società, quegli Amici che quotidianamente
si servono della mensa di
Shalom per avere almeno un pasto cal-
do al giorno. Persone che vivono, appunto,
al margine della società e che
devono trovare nella Chiesa un posto
privilegiato di accoglienza.
Così domenica 4 dicembre, alcuni genitori
assieme a tutto il Gruppo Raggio
Azzurro, si sono dati appuntamento al
Centro parrocchiale per preparare un
pranzo festivo ad oltre una trentina di
persone disagiate.
I quattro papà protagonisti di quel
pranzo così raccontano la loro esperienza:
“Abbiamo avuto la fortuna di una bella
esperienza: cucinare insieme con l’unica
intenzione di fare qualcosa in cui si
crede come parrocchia: portare avanti
il progetto Shalom.
Nella seconda domenica di Avvento ci
siamo trovati nella cucina del Centro
parrocchiale e sembrava avessimo già
lavorato insieme in cucina ed era invece
la prima volta!
Ognuno aveva un suo ruolo: chi pensava
al sugo, chi alla carne, chi alle patate,
chi alla verdura … mentre in sala i
ragazzi preparavano i tavoli aiutati da
alcune mamme e animatrici. Tutti sapevamo
di fare qualcosa per delle persone
che nel loro percorso di vita hanno
trovato degli ostacoli e, con l’aiuto
di ognuno di noi, potrebbero riuscire a
9

superare e a riconquistare fiducia
nella vita. Un pranzo e
senz’altro poca cosa ma per noi
è stata una gran bella cosa! Vedere
i nostri figli e figlie servire
ai tavoli con tanta delicatezza e
disinvoltura è stato sicuramente
emozionante e ancor più quando
quelle persone, che a volte guardiamo
con diffidenza, sono venute
a ringraziarci per il pranzo
che abbiamo cucinato … è stato
davvero un’emozione unica!
Grazie Maria, Rosa, don Alberto, Sr Dolores,
Sr Luciana per questa opportunità
che ci avete dato e che non sarà
facile dimenticare! … anzi siamo del parere
di ripetere più spesso.
Santino, Antonio, Mimmo e Massimo,
i 4 papà dei ragazzi del raggio Azzurro”
10
Nella stessa giornata, il pranzo è stato
rallegrato da vari pezzi eseguiti, in
modo magistrale, dal giovane Mattia
con il suo clarinetto.
Il Direttivo di Shalom ha ringraziato di
vero cuore sia per l’iniziativa del gruppo
Raggio Azzurro sia per il mini concerto
realizzato a fine pasto.
I ragazzi del Gruppo Gabbiani
hanno contribuito alle giornate di
solidarietà missionaria preparando
i “Grütti-bänz”. Oltre al
divertimento provato nella lavorazione
dei dolcetti, hanno
avuto la soddisfazione di vederli
esauriti prima ancora di
portarli al punto vendita, tanto
che alcuni adulti hanno dovuto
farne altri per soddisfare
le richieste!

PREPARAZIONE AL MATRIMONIO CRISTIANO.
Il corso inizia sabato 3 marzo alle ore 19.30 per concludersi domenica 25
Le favole non sono solo per i bambini.
Proviamo a richiamare la storia dei tre
porcellini, in cui i fratelli si adoperano
per costruire una casa capace di resistere
alle insidie del lupo cattivo. Il messaggio,
di grande saggezza umana, è
presente anche in San Paolo che, scrivendo
alla comunità di Corinto, suggerisce
che siamo chiamati a costruirne una
capace di resistere al fuoco e alle intemperie
della vita. È qui, dentro la famiglia,
nella casa, che si instaura tutta la struttura
del matrimonio cristiano. Paolo ci
incita a edificare la casa partendo dal
fondamento, che è Gesù la roccia solida,
investendo le nostre energie con consapevolezza
e responsabilità personale.
Le fondamenta sono certamente un
punto di partenza essenziale per chi
vuole realizzare un’opera duratura; tuttavia
è altrettanto importante prendere
la decisione giusta su cosa costruire sopra
di essa; qui entra in gioco l’impegno
di ciascuno, che è l’ingrediente principale
di qualsiasi cammino.
La nostra vita di fede può essere validamente
arricchita, o demolita, dall’esempio
di chi sta intorno a noi, ma non si
può fare a meno di operare scelte personali.
La costruzione della casa è, dunque,
frutto delle valutazioni di ciascuno.
L’ambiente esterno, le circostanze, il
patrimonio culturale e il bagaglio personale
di esperienza umana hanno una
profonda influenza sulle nostre scelte;
tuttavia, nessuno può sottrarsi al dovere
di cercare e percorrere la propria
strada, partendo da un progetto adeguato
ai propri sogni. Mirare in alto, avere
delle ambizioni, significa essere disposti
a mettere, con pazienza, un mattone
sopra l’altro, nella consapevolezza
che la casa non parla di solitudine ma di
vita condivisa, di protezione e di accoglienza.
Ecco perché si parla di fare scelte coraggiose,
che hanno un costo importante,
ma che fanno stare bene noi e i nostri
cari e che assicurano stabilità per il domani.
Ognuno può scegliere se costruire
con «oro, argento, pietre preziose, legno,
fieno o paglia». La capanna di paglia
si tira su in una notte, a costi economici
e fisici ridotti; la realizzazione di
una casa d’oro, invece, richiede tempi
più lunghi, dedizione, assiduità, fatica,
progettazione, condivisione comune.
Essa richiede l’aiuto di chi ci sta vicino:
non può essere impresa solitaria, ecco
perché «non è bene che l’uomo sia solo».
È facile leggere nell’esempio
dell’apostolo Paolo la vicenda della nostra
vita, la casa che ogni coppia desidera
costruire insieme. Ma quanti hanno la
capacità di investire in un’impresa che
può ritenersi folle?
Costruire con oro significa puntare al
massimo, desiderare il meglio per sé e
per la persona che si ama, in una parola
vuol dire avere il coraggio e la forza di
non accontentarsi della mediocrità. Per
costruire con oro è necessario affidarsi a
validi maestri: non sempre è saggio o
conveniente essere autodidatti. Essere
liberi di scegliere come costruire, ci
spinge a una continua verifica del nostro
stile di vita, ci sprona a crescere nella
consapevolezza della nostra identità di
futuri coniugi. E bello credere nella bellezza
della casa d’oro, nella quale Gesù
per primo ha già investito, ponendosi
come fondamento per una vita familiare
che non si accontenta delle apparenze,
delle cose facili, consapevole che le “dorature”
non possono resistere alle insidie
del tempo.
11

Persone della Terza Età e autostima.
Viviamo in una società che sottovaluta il
valore di alcune categorie di persone, come,
ad esempio, gli anziani, i pensionati
e i diversamente abili. Mi permetto di
suggerire alla “Terza Età” alcune norme
per aumentare l’autostima, chiedendo
che vengano accettate le nostre espressioni
di gratitudine per quanto le persone
anziane fanno nelle nostre comunità. Le
considerazioni che riporto scaturiscono
dall’esperienza che ho fatto, in tre anni di
attività, negli incontri formativi condivisi
con loro.
1. Siate voi stessi, permettendo agli
altri di esserlo. Ognuno di noi è “creatore
del suo mondo”, permettendo agli
altri di essere, fare ed avere ciò che desiderano
nella vita. È la libertà di ogni età.
Questo implica mettere da parte gelosie,
ansie, preoccupazioni, invidie. Riconoscere
la libertà altrui significa essere capaci
di vivere la propria. Fatelo con gioia
e serenità. Così, nessuno potrà fare la
morale a un altro sulle scelte o sulle decisioni
prese.
2. Desiderate ciò che vi fa star bene
nella vita. Dovete sentirvi vivi, gioiosi e
passionali il più possibile. Così otterrete
ancora maggiori risultati, gioie e successi,
senza diventare ridicoli.
3. Miglioratevi ogni giorno perché si
possono imparare cose nuove e crescere.
Chi rimane “fermo” sulle sue posizioni,
nella vita tende a fossilizzarsi. La
vita è una realtà dinamica. E’ fondamentale
cambiare in continuazione, migliorandosi.
12
L’AUTOSTIMA DA
COLTIVARE A OGNI ETÀ.
4. Consapevolezza. Acquistate un buon
livello di consapevolezza, di voi stessi,
delle regole che vi circondano, cercando
di raggiungere ciò che desiderate.
5. Ricordate che raggiungere gli
obiettivi che ci si prefigge aumenta
l’autostima! Ponetevi, allora, degli
obiettivi, scriveteli, pensateci in continuazione.
Pensandoci in continuazione vi
verranno sempre nuove idee per aiutarvi
a guadagnare ciò che volete!
6. Star bene con gli altri è necessario
ed è possibile se si sta bene con se
stessi. Curatevi, vestitevi come vi sentite
più a vostro agio. Dovete sentirvi belli.
Siate gentili e sorridenti. Gli altri faranno
altrettanto con voi. Sarete apprezzati e
considerati.
7. Ridere, scherzare, giocare, è un
modo costruttivo per relazionarsi ed
essere positivi. Trovate voi la strada
per essere positivi, sarà motivo di crescita.
Ad esempio, guardate film comici, frequentate
persone simpatiche e allegre.
Piano, piano diventerete anche voi così!

8. Sappiate assumere una posizione.
Spesso ci si trova a “cozzare” contro situazioni
e persone che ci ostacolano nella
vita. Senza essere vendicativi, assumete
una posizione valida e inamovibile. La vostra
coerenza porterà gli altri a scendere
a patti con voi.
9. Ascoltate le vostre emozioni e, se
avete difficoltà a guidarle, fatevi aiutare.
10. Siate fiduciosi. Spesso siamo noi
stessi i primi a remare contro la nostra
felicità. Non ci devono essere dubbi sul
fatto che otterremo ciò che ci rende felici.
Anche quando le cose vanno male, ci
vuole fiducia incondizionata. Bisogna
aver fiducia, tanta fiducia!!!
Non si tratta dei 10 comandamenti della
legge di Dio, ma di strade possibili per
andare a Lui nella nostra condizione
odierna, evitando di rifugiarsi nella fantasia,
per ricercare come viveva il popolo
ebraico nel deserto, aumentando il nostro
isolamento.
(Antonio Spadacini)
ASSEMBLEA GENERALE DEL CONSIGLIO PASTORALE
VENERDÌ 17 FEBBRAIO - ORE 19.00
Centro Parrocchiale San Francesco
L’Assemblea è aperta all’intera Comunità.
13

Anche quest`anno i nostri piccoli ospiti della Scuola Materna Italiana Pinocchio hanno
partecipato con gioia ed allegria alla tradizionale Festa del Bambino, organizzata dal
Comitato Cittadino Italiano. Sabato sera ben 23 dei nostri 45 Bambini iscritti, con la loro
semplicità e simpatia, hanno reso magico il palcoscenico. Il Team Pinocchio ha voluto
ricordare il famoso “Ballo del Qua Qua” un classico che tutti conoscono, grandi e piccini.
I nostri piccoli attori vestiti a tema, tutti in giallo e armati di beccuccio e zampette hanno
animato e ballato questa famosa canzone. Da buon esempio anche le maestre insieme
alle praticanti hanno partecipato con il “look” da loro scelto. Un grazie al Team per
l`organizzazione e l`ottimo lavoro che si svolge all`interno della Scuola Materna Pinocchio.
Colgo anche l`occasione per ringraziare tutti i genitori che danno la loro fiducia nella
nostra struttura e soprattutto nel personale, che con tanto entusiasmo e professionalità
rendono il tutto possibile. Con molto piacere e soddisfazione incominciamo questo nuovo
anno pieno di nuovi obbiettivi e traguardi da raggiungere. Insieme al Direttivo auguriamo
a tutti un anno sereno e che sia all`insegna della pace e tranquillità in ogni famiglia.
14
Pinocchio
Festa del Bambino
maria follone-morante

CONCORSO FOTOGRAFICO
Cari Amici Lettori,
celebrare avvenimenti che coinvolgono
un’intera comunità ci sembra doveroso e
indispensabile, per la propria storia. Nel
2012 la parrocchia San Pietro e Paolo e
la Kirchgemeinde Winterthur celebrano i
loro 150 anni di presenza nella città di
Winterthur. Tutte le parrocchie cattoliche
di Winterthur seguono questo avvenimento
con il motto “La Chiesa incontra
la Città”. È in questa reciproca dimensione
che le persone vivono il proprio
essere credenti e cittadini di una stessa
realtà.
La Missione Cattolica di Lingua Italiana
di Winterthur, seguendo questo percorso,
ha deciso di indire, per questa occasione,
un concorso fotografico aperto a
tutti, che mira a promuovere una maggiore
conoscenza della nostra città e invita
ad avere uno sguardo più attento
sulla comunità che vi vive. L’iniziativa,
ha ricevuto il patrocinio del Consolato
Generale d’Italia a Zurigo e ha come
obiettivo non una raccolta storica di materiale
fotografico su Winterthur che
certamente già esiste ma, con posizioni
nuove, vorremmo raccontare la condizione
umana con cui
ciascuno di noi vive e
vede la città. Il concorso
vuol essere un invito
a raccontare, attraverso
le foto, le proprie
esperienze, sentimenti,
sensazioni, ricordi che
Winterthur suscita in
ciascuno di noi.
Fermare con una foto
un aspetto della città ci
permette di entrare in
esso, conoscerlo nei
suoi particolari e diventare
parte della nostra
vita. È chiaro che è difficile
raccontare l’emozione
come impossibile
è, a volte, ridurre a
qualche aggettivo le
immagini di cose o strade o monumenti
che ognuno vede con gli occhi della sua
anima e che hanno una ripercussione sul
proprio spirito.
Ansel Adams, uno dei più celebri fotografi
di paesaggio del secolo scorso, diceva
che “un grande fotografo è colui
che esprime pienamente ciò che ciascuno
sente nel profondo dell’animo riguardo
al soggetto dell’immagine”. Le foto,
infatti, prima che con gli occhi si fanno
con il cuore e con le idee ed infine vengono
trasferite, in bianco e nero o a colori,
su carta, quasi a fermare una emozione
che vogliamo eterna.
Il concorso che la Missione Cattolica di
Lingua Italiana di Winterthur organizza,
vuol rendere concreto tutto questo e
condividere un’esperienza su come la
città è vissuta da ognuno di noi. Condividere,
poi, è sempre ricchezza, scambio,
reciproca conoscenza e questi elementi
sono fondamentali per creare collaborazione,
per scoprire vie nuove di crescita
comune. Sempre Adams scriveva che “la
fotografia […] è la sfida suprema per il
fotografo…” e noi vogliamo sfidarci e sfidare,
mostrando angoli noti e sconosciuti
della nostra città.
Forse non sarà semplice,
ma l’idea che cammina
non delude mai
perché coinvolge, trascina...
per questo vi
invitiamo ad essere con
noi dei … trascinatori!
Pubblicizzate con noi
questa iniziativa di concorso
fotografico che
inizia da subito e avrà il
suo termine il 30 aprile
2012. Tutte le foto che
verranno inviate saranno
poi esposte in
una mostra. Altre informazioni
e il regolamento
del concorso
sono disponibili sul sito
www.missione-winterthur.ch
15

16
LA BIBBIA NEL QUOTIDIANO
BENVENUTA,
SPERANZA!
All’inizio del nuovo anno, la frase che
meglio riassume ogni augurio, è senza
dubbio “speriamo sia migliore del
passato!” E nella Bibbia leggiamo:
“La speranza poi non delude,
perché l’amore di Dio è stato riversato
nei nostri cuori per mezzo
dello Spirito Santo che ci è
stato dato”
Rm 5,5;
Con la sua forza e la sua tensione, la
speranza ci trascina nel cammino
della vita e non possiamo restare inchiodati
alle difficoltà del presente,
ma, al contrario, impariamo a coltivare
il tempo dell’attesa e della luce.
La virtù della speranza non è un bonario
ottimismo, come un raggio di
luce gettato sul buio della realtà
quotidiana, nella generica e fiduciosa
convinzione che i problemi prima
o poi si risolveranno.
No, la speranza non è cieca, non
ignora ciò che accade; al contrario,
guarda con estremo realismo la realtà,
anche nei suoi risvolti più difficili,
ma fa di ciò il punto di partenza, la
rampa di lancio per dispiegarsi con
tutta la sua energia.
La speranza, quindi, è una sfida coraggiosa
a tutto ciò che la nega, che
le si pone di fronte e sembra volerla
distruggere. Sa vedere oltre il presente,
dà la possibilità di credere ancora.
Come cristiani, siamo chiamati
a ridare energia ai nostri sogni per il
tempo che ci è dato, a mostrare fiducia
nelle potenzialità di ciascuno, nonostante
le difficoltà che si possono
incontrare, i limiti personali e gli in-
successi, nonostante il proprio sentirsi,
a volte, inutili e impotenti. Troppo
spesso attorno a noi sembra spirare
un vento di rassegnazione e di
rinuncia; parecchi cristiani sembrano
dire come Mosé: «Non posso da
solo portare il peso di tutto questo
popolo: è un peso troppo grave per
me» (Nm 11,14).
La speranza, nella nostra epoca,
sembra una virtù dimenticata. In
una realtà dove c’è posto solo per ciò
che si pesa, si tocca o si quantifica,
non c’è spazio per il miracolo e per
l’attesa, per il presente futuro o meglio
per il futuro presente. Perché
questa è la speranza paolina: attendere
la realizzazione di ciò che è già
nel presente. La speranza, è balzo,
slancio; non è evasione, non è fuga,
ma immersione piena, decisa e paziente,
nella vita di ogni giorno. Nulla
della vita, pur nel suo carico di fatica,
è estraneo alla speranza. Significa
che, nonostante lo sbaglio o l’insuccesso,
esiste la possibilità di ricominciare,
di ripercorrere un cammino
che sembrava sbarrato. Malgrado
i limiti e le debolezze, nel rapporto
con gli altri non ci si può fermare
all’errore. Esso può essere superato
dalla forza dirompente dell’amore,
dal coraggio di riannodare ciò che
sembrava perso. Di fronte a tante situazioni
che ci minacciano e ci deludono,
dunque, è necessaria una forte
iniezione di speranza. Di quella
realtà meravigliosa, che ci fa vedere
la spiga, mentre i nostri occhi non
riescono a scorgere altro che un seme
che marcisce… la speranza non
delude!
Sia questo il senso del vivere nel
2012 di cui abbiamo già cominciato a
consumare i suoi giorni!

OVER 40
Alla fine del mese di ottobre, come da
programma, ci siamo incontrati per fare
il punto sul valore e sulla presenza
del nostro gruppo, all’interno della Comunità
parrocchiale, ad un anno della
sua costituzione.
È stata una verifica positiva, con la
spinta a migliorarci sempre di più, a
sentirci “costruttivi” dentro una realtà
che ha una sua fisionomia e dove il
gruppo deve sempre meglio trovare la
sua dimensione.
Ci siamo detti che essere protagonisti
nella Parrocchia, non significa aumentare
le manifestazioni o gli incontri,
quanto piuttosto portare il proprio contributo
di partecipazione e corresponsabilità,
senza escludere momenti formativi
e ricreativi specifici per la vita
del gruppo stesso.
In quell’occasione si sono fatte due
proposte già ben riuscite: l’uscita a Collmar
per la visita dei mercatini di Natale
e la partecipazione alla manifestazione
cittadina “1000 Lichter in der Dunkelheit”.
Con la nostra presenza in questa manifestazione
abbiamo voluto essere un
segno della Parrocchia che vuol incontrare
la città, secondo il motto dell’an-
no. Abbiamo cercato di partecipare con
un impegno concreto e visibile, che non
siamo chiusi nelle nostre attività, ma
c’è in noi un’esigenza di collaborazione,
partecipazione e condivisione che non
solo ci anima ma ci spinge ad incontrare
l’altro senza pregiudizi e divisioni,
convinti che è nel piccolo che si rinnova
la società ed è là che si dona l’opportunità
di realizzare sogni impensati!
È stata un’esperienza positiva anche se
segnata da un cattivo tempo e da una
sistemazione un po’ nascosta agli occhi
della città, ma opportuna per dare luce
ad una nuova iniziativa per i meno abbienti:
l’apertura del nuovo “Treffpunkt
Vogelsang” dove è possibile usare internet
e trascorrere del tempo in un
ambiente sicuro, sereno e accogliente.
Abbiamo avuto la possibilità di distribuire
un buon brodo caldo o del thè a tutti
coloro che passavano da quelle parti,
abbiamo dialogato un po’ con tutti, parlando
delle varie iniziative ma anche
semplicemente del tempo che imperversava
contro di noi, proprio per sentirci
ad agio con tutti. È stato un momento
veramente interessante e da rivivere
in altre circostanze.
Anche l’esperienza di Collmar ci ha colmato
di soddisfazione a livello di gruppo:
ci siamo sentiti cresciuti in amicizia,
in conoscenza reciproca, in scambi di
iniziative e di proposte.
Peccato che il piccolo
incidente al rientro abbia
un po’ sacrificato
l’ottima riuscita, ma
per fortuna anche quello
si è risolto positivamente!
Ora abbiamo in cantiere
una nuova proposta
che attueremo in quaresima
e che ci vedrà
nuovamente protagonisti
nella ricerca di vivere
sempre più l’incontro
con l’altro, con
la città, con la Chiesa.
17

Sarà un piccolo segno ma
pensiamo denso di valore!
Lo chiameremo “UN PANE
PER TUTTI”,
Distribuiremo, davanti alle
chiese della città, dei panini
quale segno di comunione,
quale esigenza di tessere
relazioni con tutti,
quale urgenza di sentirci
membri di una stessa umanità
alla ricerca di serenità,
di sicurezza in forza di
quella fede che ci fa essere
figli dello stesso Dio che chiamiamo Padre,
con le parole che Cristo stesso ci
ha insegnato.
18
DOMENICA 4 MARZO
Un pane per tutti
Fin d’ora vi invitiamo tutti ad unirvi a noi
con semplicità, ma convinti che sono le piccole
cose che creano le grandi meraviglie!
Una parte del gruppo di oltre settanta persone in visita a Collmar
per incontrarci senza distinzioni e per costruire insieme Chiesa e Città!

PER NON DIMENTICARE
Fa sempre bene leggere qualche articolo
del passato per ravvivare la memoria
e non dimenticare la nostra storia.
Riordinando i cassetti si è ritrovato
uno stralcio di lettera di un amico ed
un articolo di giornale che volentieri
pubblichiamo.
“Carissimo, poco tempo fa ho trovato
nel giornale della Coop (ndr 2009-pag
68/69) l’articolo che ho ritagliato e ti
mando. Leggendolo ho pensato subito
a te, che rappresenti l’élite dell’emigrazione
italiana in Svizzera nel primo
dopoguerra. C’è chi stabilisce collegamenti
di stretta analogia fra gli invasori
d’Italia di oggi e i nostri emigranti
che si sparsero per il mondo dalla metà
dell’Ottocento fin quasi alla fine del
Novecento. Io vedo invece una grande
differenza con vantaggio dei nostri …”
E questo è l’articolo
In terra straniera per lavorare
Il viaggio a ritroso durante la visita
guidata «Fremde Heimat» (In terra
straniera) ripercorre i luoghi in cui negli
anni Sessanta e Settanta le migranti
italiane del sud lasciavano i
luoghi natii per raggiungere quelli
in cui il lavoro avrebbe concesso
loro una vita migliore. Il nostro
viaggio comincia alla stazione di
Winterthur, simbolo di arrivi e partenze.
«Sono scesa dal treno, era
il 12 agosto, il cielo era plumbeo!
Mio Dio, fui pervasa dal grigiore,
in Italia avevo lasciato il sole...»: è
la testimonianza di Paola Tramonti,
che Jeannine Stauffer, co-presidente
dell’associazione «Frauen-stadtrundgang
Winterthur»
replica.
Basta un niente e siamo già nel
quartiere Neuwiesen, dove le migranti
cominciavano a realizzare il loro sogno.
La fabbrica manifattunera le accoglieva
a braccia aperte. La Tricotagefabrik
Achtnich+Co (Strickerstrasse) e la Sulzer
(Neuwiesenstrasse) testimoniano
un passato glorioso, dove le donne italiane
lavoratrici e madri trascorrevano
la giornata. Il lavoro le aveva portate
via dal sud. Si adattavano quindi
a ricoprire anche ruoli meno consoni
alle donne di allora, come quello di
gruiste.
La capacità di adattamento delle italiane
nella fabbrica spingeva anche le
donne indigene a lasciare il focolare
domestico e partecipare al boom economico
di quegli anni. Ma le italiane
erano considerate unicamente come
«braccia». A riprova di ciò la difficoltà
estrema di trovare casa, quando si poteva
lasciare la «baracca», luogo messo
a disposizione dal datore di lavoro.
«Tanti i pregiudizi di allora, soprattutto
la paura di confrontarsi, di partecipare
alle problematiche dei nuovi venuti.
Fuori dalla fabbrica era tutto più complicato.
1962 - Le prime donne “gruiste” alla Sulzer
19

Ad esempio, per affittare un appartamento,
spesso il datore di lavoro o il
capo della filiera faceva da garante»,
spiega Jeannine Stauffer.
La quarta tappa del nostro percorso
lo testimonia. Finalmente riviviamo
i luoghi dell’aggregazione sociale: il
«Bünt», l’orto dove si piantavano
peperoni, melanzane;
la chiesa dei santi Pietro
e Paolo, la Missione cattolica
con l’annesso asilo, dove i figli
dei migranti trascorrevano la
loro giornata, mentre le madri
erano al lavoro; la scuola elementare
Dante Alighieri, che
avrebbe dovuto permettere
ai figli di non avere problemi
scolastici una volta tornati in
Italia. Figli che non sono mai
rientrati e che tra tante difficoltà
hanno completato la loro
alfabetizzazione nella scuola
pubblica locale.
Poi c’era l’associazionismo,
nato per tutelare identità e
tradizioni, ma con il limite di
non favorire e completare il
processo di integrazione. il
tedesco, ad esempio, serviva
per lavorare, per cui si sviluppava
soltanto il microlinguaggio.
Socializzare con gli indigeni
non era indispensabile,
c’erano i conterranei ad allontanare
solitudine e nostalgia.
E poi gli indigeni limitavano il
confronto.
Anche il negozio di generi alimentari,
noto come la «società
cooperativa italiana» era
un punto di riferimento; con il
ristorante «Salmen» (Marktgasse)
era il cuore di tutte le
specialità gastronomiche mediterranee.
Il cerchio si chiude
alla stazione di Winterthur,
a rappresentare la partenza,
20
dopo aver ricoperto il ruolo di lavoratrici,
madri, compagne disposte ad ogni
sacrificio per il bene della famiglia. Alcune
di loro ritornano con leggerezza,
altre invece con sofferenza, perché i
figli hanno completato il percorso di integrazione
«in terra straniera»
Le nuove “gruiste”: dopo le prove,
venivano analizzati gli errori commessi
Il negozio di generi alimentari “Società
Cooperativa Italiana“ con le specialità
della gastronomia mediterranea, dove
andavano a far la spesa le migranti

IN FAMIGLIA
Per continuare la cronaca delle nostre
attività bisogna fare un salto
all’indietro e tornare al mese di novembre
2011: è il mese delle castagne
e delle feste che le ha per
protagoniste. Infatti, la Terza Età
ha avuto il suo momento di incontro
festoso, allietato dal gioco della
tombola in attesa che le castagne
fossero ben arrostite! Mentre invece
l’intera Comunità, raccolta nella
sala del Sacro Cuore ad occupare tutti
i posti disponibili, ha iniziato con la
cena a base di polenta e spezzatino, si
è intrattenuta con il balletto proposto
dai ragazzi dei gruppi, con alcune scenette
e con un po’ di musica prima di
occuparsi delle caldarroste!
Sempre a novembre si sono festeggiati
i ministranti, nella domenica a
loro dedicata. È sempre bello vedere
un folto gruppo di ragazzi attorno
all’altare: sono testimoni di un impegno
di servizio ma anche di una fede
che vuol crescere per costruire una
Chiesa viva e dinamica, ma non senza
l’aiuto di chi ha già percorso un tratto
di strada maggiore …
La fine di novembre è arrivata con i
mercatini e la cena della solidarietà.
Anche quest’anno abbiamo toccato
con mano la generosità della nostra
Comunità cristiana, riuscendo a mantenere
tutti gli impegni missionari
sparsi un po’ in Brasile, un po’ in Costa
d’Avorio, in Sri Lanka ed anche vicino
a noi! Sono gesti piccoli e semplici,
ma capaci di cambiare la vita a chi
li riceve oltre a chi li offre. Da parte
nostra che seguiamo i progetti, non ci
rimane che una parola da ripetere con
il cuore: grazie!
E poi è arrivato il tempo di Natale …
I ragazzi del Gruppo Aragosta hanno
preparato un semplice teatrino per
augurare un sereno Natale alle loro
famiglie. Sono partiti
da una semplice storia
per trasmettere
un messaggio ben
più profondo e reale.
Un bambino ha sognato
che le statue
del presepio avevano
preso vita e si erano
ribellate alla presenza
di alcuni personaggi
che non potevano
essere presenti
alla grotta di Betlemme,
come il Robot, o
Big Gim o Barbie. La
21

ibellione è diventata rifiuto violento
finché il buon San Giuseppe è riuscito
a far capire che se non si accoglie l’altro
nella sua diversità, senza giudicarlo,
senza pregiudizi, mai giungerà il
Natale! E non è questo quello che ciascuno
di noi è chiamato a fare per essere
felice?
La celebrazione del Natale, poi, ha
avuto il suo culmine nella Messa di
mezzanotte, dove l’introduzione alla
nascita di Gesù,ha aiutato a comprendere
l’evevnto come una nuova creazione
che si concretizza ogni giorno
nella nostra vita, quando sappiamo
dire di sì alla Parola che Dio ci consegna,
come garanzia della sua presenza.
L’anno si è concluso con la preghiera
del Te Deum e l’augurio per il nuovo
anno si è concretizzato con queste
parole prese da Peter Rosegger e tradotte
in italiano:
Un po’ più di pace e meno liti
Un po’ più di bontà e meno invidia
Un po’ più di amore e meno odio
Un po’ più di verità … questo sarebbe
già qualcosa
Invece di tanta irrequietezza,
un po’ più pace
Invece di solo e sempre io,
un po’ più di tu
22
Invece di paura e vergogna,
un po’ più di coraggio e forza di agire
… questo sarebbe buono!
Nella tribolazione e nelle tenebre, un
po’ più di luce
Non angoscianti bramosie, ma un po’
più di rinunce e molti più fiori
Finché si può e non dopo sulle tombe,
qui fioriranno tardi
Il fine sia la pace del cuore …
meglio non so!
Infine non possiamo dimenticare il
suono della zampogna che ha accompagnato
l’arrivo della Befana il giorno
dell’Epifania! È stato un modo per richiamare
la nostra tradizione italiana,
senza nulla togliere alle figure evangeliche
dei Magi. La loro presenza è
stata richiamata nei commenti e nelle
preghiere come personaggi che comunicano
uno stile di vita che deve
interrogarci come cristiani.

La festa degli
anniversari di
Matrimonio
La serata di festa dei
Gruppi Birichini e Aragosta
con le loro famiglie
Una bellissima
TOMBOLATA terminata
con una buona pizza!
La recita del
Gruppo Aragosta,
ha preceduto lo
scambio d’auguri
con le famiglie:
accogliere la
diversità è rendere
vero il Natale
23

24
Domenico Bertuca
Auwiesenstrasse 5
8406 Winterthur

TERZA ETÀ
Sciaffusa 01.12.2011
Da un certo periodo in qua, è stato
ripristinato, al Centro Parrocchiale S.
Francesco il settimanale pomeriggio
d’incontro, sempre di giovedì, per tutta
la comunità. Abbiamo, infatti, già
avuto diversi incontri informativi e ricreativi,
in uno dei quali suor Luciana
ci ha fatto rivivere la sua esperienza
missionaria in Costa d’Avorio. Ma giovedì
primo Dicembre, la nostra missione
ha organizzato altrove il pomeriggio
informativo. Siamo partiti in
pullman, diretti in quel di Sciaffusa,
dove nei locali di quella missione, abbiamo
condiviso alcune ore di piacere
con la comunità del posto. Don Antonio,
che da sempre si occupa di formazione
e informazione delle comunità
italiane, ha cercato di farci sapere,
avvalendosi delle proiezioni di don
Mario e dell’esperienza della signora
Claudia, attiva nel campo geriatrico in
una struttura di Zurigo, i diritti e i doveri
della terza età. Essere preparati,
conoscendo, faciliterà ad affrontare
eventuali, difficili eventi nell’età avanzata.
Ha pure sottolineato, poiché le
missioni tendono ad evolversi in Unità
Pastorali, che per il sacerdote significa
avere un’area sempre più vasta da
servire, e per questo è importante
avere un’adeguata formazione di giovani
animatrici e animatori che sostengono
le opere del missionario e
facciano sentire ovunque la vicinanza
della Chiesa con la loro presenza.
È vero, nella nostra comunità di Winterthur
sono presenti missionario, vicari
e suore, che tengono viva la nostra
missione, ma il futuro non lo conosciamo,
e perciò essere preparati
non può che tornarci utile!
L’incontro, come spesso accade, si è
concluso sorseggiando un caffè o un
bicchiere d’acqua accompagnato da
scambi di pareri o delle semplici chiacchierate
che ci animano per altri possibili
momenti da vivere insieme.
Einsiedeln 15.12.2011
Sull’autobus a due piani, eravamo veramente
tanti, fra cui molti volti nuovi,
a metterci in viaggio sul sentiero
della fede, al pellegrinaggio che la nostra
missione, da anni ormai, organizza
nel tempo di avvento, al Santuario
di Einsiedeln, per prepararci ad accogliere
il Signore che viene.
L’inclemenza del tempo, piovigginoso
e freddo, non ha influito minimamente
nell’ottimo rapporto di disponibilità e
cordialità fra i presenti.
Poiché la Basilica era tutto un cantiere
edile, ci siamo subito raccolti
nell’adiacente cappella delle Confessioni,
ben riscaldata, riservata per
noi. Con le orazioni, questa volta proposte
in modo diverso, l’assemblea
non è stata solo spettatrice, ma protagonista.
Ora l’ala destra, ora quella
sinistra leggeva alternativamente
brani di salmi o passi del credo. Proprio
un bel modo di coinvolgere tutti
e far sentire ciascuno protagonista.
Nel ritorno pensavo come nei tempi
antichi il viaggio del pellegrino era a
piedi, con il bastone in mano e la bisaccia
sulle spalle. Il nostro, invece, è
stato un comodo viaggio a bordo d’autobus,
da cui potevamo ammirare il
paesaggio dalle sfavillanti luci multicolori,
dalla forma di stelle comete, di
angeli, di alberi o semplicemente come
rete luccicante su una siepe, su un
muro, e che spesso si riflettevano sul-
25

lo specchio dell’acqua nel sottostante
lago. Tutto aiutava a far crescere la
serenità nell’animo …
Anche se ero già stato più volte e in
diverse circostanze in luoghi importanti
di culto, non sapevo a fondo il
vero senso del pellegrinare. Così,
sfogliando qualche libro ho appurato
che ci si fa pellegrini, oltre che per
chiedere sostegno al Signore nelle
difficoltà o per ringraziarlo per quello
che uno è, per quello che uno ha, anche
per un forte sentimento d’amore
verso Dio, per un grande desiderio di
espiazione, e in tempi moderni, anche
solo per turismo religioso. Poiché in
tempi antichi il pellegrino, per lo più
diretto verso Roma, culla del cattolicesimo
e sede papale, lo chiamavano
romeo, Romea si chiama la strada che
egli percorreva, ed in Veneto ancor
oggi una strada conserva quel nome.
Grazie al team parrocchiale per tutti
quei momenti che ci distolgono dalle
quotidiane preoccupazioni e dagli acciacchi
dell’età avanzata, per vivere
esperienze che fanno bene allo spirito
ed aiutano anche il corpo a star meglio!
26
Messa prenatalizia in casa Carraro
“Dov’è carità e amore qui c’è Dio“, sono
queste le parole di un noto canto
liturgico, e l’operare della nostra missione,
di cui forse molto rimane
nell’ombra, è mirato a far sentire la
presenza della Chiesa, di Dio, nella
comunità. Le suore, i sacerdoti, i volontari
cercano di portare, con la loro
presenza, calore umano dove difficoltà
limitano o rendono impossibile la
nomale vita quotidiana, e qualcuno è
in attesa di vedere un volto amico, di
ascoltare una voce nota.
Ultimamente, qualche giorno prima di
Natale, con la suora, don Mario ed altre
persone ci siamo ritrovati in casa
Carraro per celebrare in seno a quella
famiglia una messa prenatalizia. Eravamo
tutti seduti intorno a un grande
tavolo, proprio come all’inizio della
Chiesa, come Gesù insegnava. La
sensazione di essere un’unica grande
famiglia si assaporava anche dopo
l’Eucaristia, nel condividere i piaceri
della tavola, offerti dai padroni di casa.
L’albero luminoso, i canti e la calda
cordialità era tutto un’atmosfera natalizia.
Grazie al team parrocchiale per la celebrazione
dell’Eucaristia in casa di
chi in chiesa non può andare, e grazie
alla famiglia Carraro per la calda accoglienza.

FURBO CHI LEGGE!
Il perdono è una scelta
Quando la sera, dopo una giornata di
lavoro o di comunque impegno all’interno
della famiglia, si desidera solo un po’
di tranquillità e, sdraiati sul divano, si
accende la tivu, si sogna un po’ di tranquillità.
Invece … il telegiornale è un
rendiconto di guerre di ogni tipo, da
quelle familiari a quelle internazionali, i
film sono solo violenza, e i reality sono
la stupidità suprema! Di fronte a certe
notizie, però, è impossibile sfuggire a
delle riflessioni che toccano il proprio
sentire, non dico cristiano, ma puramente
umano. Come può una madre
perdonare chi uccide il figlio? Come credere
all’amore quando un giovane colpisce
a morte la fidanzata e abbandona
il suo corpo con indifferenza? E l’elenco
di interrogativi potrebbe continuare
all’infinito.
Così ho cercato su internet qualcosa
che mi aiutasse a comprendere il senso
del perdono e il perché di tanta violenza.
Nella mia ricerca mi sono imbattuta
in un titolo interessante: il perdono è
una scelta, di Robert D. Enright. Ho
cercato la recensione e mi sono ripromessa
di acquistare il prima possibile il
testo, perché deve essere una risposta
ai miei interrogativi.
Robert D. Enright, PhD, è psicologo e
professore di Psicologia Educativa
all’Università di Madison nello Stato di
Wisconsin (USA). Dal 1985 è stato
pioniere dello studio scientifico di
come le persone perdonano chi le
ha profondamente ferite e come
l’atto di perdonare influisca sulla
salute fisica, mentale ed emotiva.
Ha ricevuto numerosi riconoscimenti
sia per il suo insegnamento
che per i suoi studi sul perdono.
È Autore di più di 80 pubblicazioni
sullo studio del perdono e relativi
ambiti
Nell’ultima pubblicazione, Enright attraverso
un graduale e agevole cammino
ricco di esempi pratici e di frammenti
di vita di molti suoi assistiti, prende
per mano il lettore e lo porta alla consapevolezza
che il perdono è veramente
“il solo modo per dissolvere l’ira e
ristabilire la speranza” e quindi che è
urgentemente utile sia per lui che per
coloro che gli vivono accanto.
Infatti, la nostra ira non danneggia tanto
il nostro offensore, che in molti casi
può non porre assolutamente importanza
al male fatto e di cui qualche volta
non è neppure cosciente, ma danneggia
grandemente noi e i nostri familiari.
L’Autore, cioè, con il suo libro ci dice
che l’amore e l’odio diffondono dal nostro
cuore al nostro corpo e poi contaminano
l’ambiente di lavoro piano piano
tutti coloro che in qualche modo vengono
a contatto con noi e tra questi, prima
di tutti e in modo particolarmente
intenso, influenzano i nostri cari. Inoltre,
l’Autore ci insegna a perdonare chi
ci ha fatto del male in modo da ridurre
le competizioni e i conflitti interpersonali,
con le loro inarrestabili spirali di
violenza e distruttività. Questa sarebbe
sicuramente una fortissima spinta a
cambiare in meglio la nostra società,
partendo però da un cambiamento del
nostro cuore.
È da poco che Luigi Marson ci ha lasciato e il suo posto in libreria è rimasto vuoto!
Noi lo vogliamo ricordare con riconoscenza e gratitudine per il bene che ha sparso
negli anni con l’amore per la lettura e la cultura. Che il Signore gli doni la sua pace
e alla sua famiglia tanta serenità.
27

ASSEMBLEA ANNUALE - SHALOM
Domenica 25 marzo 2012 - ore 14.30
Centro Parrocchiale San Francesco
Soci, collaboratori, volontari e quanti intendono sostenere la nostra Associazione Shalom sono i benvenuti!
28

PER VOI
RIVOLUZIONATO IL SISTEMA
PREVIDENZIALE ITALIANO
Era impensabile, non molto tempo fa,
prevedere che si andasse in pensione
prima in Svizzera che in Italia. Abituati
alle baby pensioni (nel frattempo
sparite dal mercato, eccetto quelle
già in pagamento) o comunque a quelle
di anzianità che era possibile riscuotere
ancor prima dei 60 anni,
quanto deliberato lo scorso dicembre
dal nuovo governo Monti è senza dubbio
non una riforma ma una vera rivoluzione
che lascia sgomenti soprattutto
i lavoratori che stavano per raggiungere
il traguardo della tanto per
anni sospirata e sognata pensione.
D’ora in poi, chi andrà in pensione pagherà
il conto di un regalo più o meno
generoso che è stato fatto finora a
milioni di lavoratori andati in pensione
a età troppo basse e con un sistema
di calcolo, il retributivo, che restituiva
spesso molto di più rispetto ai contributi
versati.
Il decreto legge del 06.12.2011, n.201,
denominato dallo stesso premier “salva
Italia”, è stato nel frattempo approvato
dal Parlamento, convertito in
legge con il n. 214 del 22.12.2011 e
pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n.
300 del 27.12.2011 (supplemento ordinario
n. 276). Il risultato finale è che
il traguardo della pensione si allontana
per tutti sempre più. Pure per chi
ha cominciato a lavorare da giovane e
contava di lasciare dopo 40 anni. La
soglia anagrafica della vecchiaia, dal
2012, passa da 65 a 66 anni per gli
uomini e da 60 a 62 per le donne. Chi
vorrà anticipare il pensionamento,
prima della predetta età, deve adesso
raggiungere 42 anni e un mese (41
anni e un mese le donne). Per il resto,
sì applica a tutti il calcolo contributivo
pro-rata e niente aumenti nel 2012 ad
eccezione delle pensioni di importo
modesto. Queste, in estrema sintesi,
le misure più significative del pacchetto
previdenziale.
L’equiparazione graduale dell’età pensionabile
delle donne con quella degli
uomini era già stata decisa dal precedente
governo. La nuova legge ha accelerato
il cammino. Da gennaio 2012
l’età delle donne del settore privato
(quelle del settore pubblico vanno in
pensione dal 2012 già a 65 anni) sale
da 60 a 62 anni e sarà ulteriormente
elevata a 63 anni e 6 mesi nel 2014, a
65 anni nel 2016 e a 66 a partire dal
2018. Sale comunque anche l’età per
gli uomini, i quali a partire dal 2012
potranno ottenere la vecchiaia solo
dopo aver compiuto 66 anni.
A partire dal 2012, inoltre, per ottenere
la pensione prima della vecchiaia
occorre far valere un periodo di lavoro
pari a 42 anni e 1 mese per gli uomini
e 41 anni e 1 mese per le donne. Tali
requisiti sono comunque aumentati di
un ulteriore mese per il 2013 e di un
ulteriore mese a decorrere dal 2014.
Questo significa che nel 2013, anno in
cui si cominceranno a innalzare tutti i
parametri anagrafici sulla base delle
cosiddette speranze di vita, il minimo
di contributi richiesto per l’ anzianità
sarà di 42 anni e 5 mesi.
Da gennaio 2012, anche a coloro che
avevano 18 anni di contributi al 31 dicembre
del 1995, verrà applicato il
meno vantaggioso criterio del calcolo
contributivo. Il passaggio al contributivo
per tutti è in pro-rata, riguarda
cioè la sola contribuzione versata dal
2012 in avanti. Una novità tutto sommato
poco dolorosa, che incide in ma-
29

niera modesta sul calcolo della pensione
finale. Per alcuni, il contributivo
può rappresentare addirittura un miglioramento.
Chi resta a lavorare più
a lungo, anche oltre i 40 anni, ha infatti
la soddisfazione di vedersi incrementare
la rendita; in quanto 40 anni,
lo ricordiamo, è il tetto massimo dell’
anzianità utilizzata per il vecchio calcolo
retributivo.
Infine, gli aumenti pensionistici previsti
dal 2012 saranno assegnati solamente
ai titolari di pensione di importo
fino a 1.405,00 euro al mese. Gli
assegni più alti resteranno invariati.
Dalle nuove regole si salvano, in generale,
tutti coloro che hanno raggiunto
i requisiti (età e contributi) entro
dicembre 2011, nonché tutti coloro
che, antecedentemente alla data
del 31.10.2011, siano stati autorizzati
alla prosecuzione volontaria.
Dobbiamo dire che rispetto alle riforme
degli ultimi anni, questa é una riforma
strutturale, necessaria anche
30
dal 1971
se rivoluzionaria, che arriva forse in
ritardo, imposta dalla crisi, in un momento
difficile per le famiglie. C’è il
calcolo contributivo pro-rata per tutti,
una misura di equità intergenerazionale.
Sale l’età pensionabile delle
donne e ciò era inevitabile, come il
superamento delle pensioni di anzianità.
In prospettiva, a lungo termine,
si andrà in pensione a 70 anni o con
42 anni e più di contributi. Ma se le
aziende dovranno tenere i lavoratori
fino a 66-70 anni d’età o 42-46 anni di
contributi, subiranno di regola un aumento
dei costi, in termini di retribuzioni
e di minore produttività. Occorre
pertanto emanare dei provvedimenti
per evitare ai lavoratori, dopo aver
detto loro che devono produrre fino a
70 anni, che a 65 vengano buttati fuori
dal mercato del lavoro perché non
servono più.
Bomboniere
per matrimonio, battesimo, comunione e cresima.
Articoli da regalo e vestiti da battesimo.
Scuola di Musica per Organo, Keyboard, Fisarmonica e canto
"da Cecco Lindo"
Cecco Stella lunedi a venerdi 14.30 – 18.30
Zürcherstrasse 200 giovedi 14.30 – 20.30
CH - 8406 Winterthur sabato 09.00 – 12.00 13.00 – 16.00
Tel. 052 202 37 18 - Cel. 079 421 63 10
Gaetano Vecchio
(Patronato ACLI Zurigo)

Impressum
Scintille
Periodico
Periodico
gratuito
gratuito
di
di
informazione
informazione
per
per
la
la
Parrocchia
Parrocchia
M.C.I.
M.C.I.
San
San
Francesco
Francesco
di
di
Winterthur
Winterthur
Redazione:
Redazione:
Centro Parrocchiale S.F. - St.Gallersstrasse 18
Centro Parrocchiale S.F. - St.Gallersstrasse 18
8400 Winterthur (Svizzera)
8400 Winterthur (Svizzera)
Resp. don Alberto Ferrara
Resp. don Alberto Ferrara
Pubblicazione bimestrale:
Pubblicazione bimestrale:
Febbraio Aprile Giugno
Febbraio Aprile Giugno
Settembre Novembre
Settembre Novembre
Stampato:
Stampato:
Papyro Verlag GmbH - PF 821 - 4600 Olten
Papyro
Conto:
Verlag
Kath.
GmbH
Kirchengutsverwaltung
- PF 821 - 4600 Olten
Conto:
8400 Winterthur
Kath. Kirchengutsverwaltung
- PC 84 - 279 - 1
8400 Winterthur - PC 84 - 279 - 1
Numeri ed Orari utili
Numeri ed Orari utili
INDICE
Lode al Signore pag. 2
Lode
Conoscere
al Signore
per … vivere…
pag
3
2
Dalla
Agenda
storia un invito:coraggio
5
3
Agenda Siamo Chiesa. Siamo città 7 5
Formazione Vita nei gruppi 9 7
Sacramenti, Preparazione al doni matrimonio o prestiti di Dio 11 9
Vita L’autostima nei gruppi da coltivare 1213
Pinocchio 14 14
La Concorso Bibbia fotografico nel quotidiano 15 15
In La Famiglia bibbia nel quotidiano 1617
Terza Over40 Età … 1720
Per non dimenticare 1922
Per In Famiglia noi
Sono Terza Età stata in Costa D’Avorio
Furbo
Furbo chi
chi
legge
legge
Per voi
2124
2526
27
30
29
Parrocchia Missione Cattolica Italiana e Centro Parrocchiale San Francesco
Parrocchia Missione Cattolica Italiana e Centro Parrocchiale San Francesco
St. Gallerstrasse 18 Tel. 052 212 41 91 Fax 052 214 12 93
St. LUNEDì Gallerstrasse chiuso - MARTEDì 18 - VENERDì dalle Tel. 09:00 052 alle 212 12:00 41 91 - dalle 14:00 alle 19:00 Fax 052 214 12 93
LUNEDì SABATO chiuso dalle 09:00 - MARTEDì alle 12:00 - VENERDì - dalle 14:00 dalle alle 09:00 17:00 alle 12:00 - dalle 14:00 alle 19:00 (giovedì segreteria
chiusa) - SABATO dalle 09:00 alle 12:00 - dalle 14:00 alle 17:00
Asilo Italiano Wartstr. 13 Tel. 052 213 51 41
Asilo Italiano
Suore Ancelle di G. B.
Wartstr. 13
Wartstr. 11
Tel. 052 213 51 41
Tel. 052 212 93 13
Patronato Patronato ACLI ACLI St. St. Gallerstr. Gallerstr. 18 18
Martedì 17:00-19:00 Tel. Tel. 052 052 203 203 10 10 40 40
Venerdì 15:30-18:30
Sportello Consolare Vecchia Caserma
Ogni Mercoledì dalle 15:00 alle 19:00
31
31

32
AZB
8400 Winterthur
Bitte nachsenden, neue Adresse melden
Dal 1985 grandi offerte per una vasta scelta di arredamenti di qualità.
Venite a trovarci nel più grande centro del mobile italiano a Winterthur.
Stegackerstrasse 2 | 8409 Winterthur
052 233 49 28 | www.tamburro.ch