Storia segreta del rock - Get a Free Blog
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Christopher Knowles<br />
<strong>Storia</strong> <strong>segreta</strong> <strong>del</strong> <strong>rock</strong><br />
Le misteriose origini <strong>del</strong>la musica moderna
Casa Editrice Arcana<br />
Questo libro è dedicato a tutti quelli a cui il <strong>rock</strong>’n’roll ha salvato la vita.
Introduzione<br />
Il ballo e la musica piacciono agli dèi più di riti e preghiere<br />
IL NATYA SHASTRA<br />
Sono cresciuto circondato dalla musica, mia madre era una musicista<br />
professionista e ho passato una buona fetta <strong>del</strong>la mia infanzia in night-<br />
club, sale prove, teatri e vari luoghi di culto. Ma quello era solo un rumore<br />
di fondo, il <strong>rock</strong>’n’roll era l’unica musica di cui mi importasse davvero.<br />
Trascorrevo ore seduto a casa di mia nonna, ascoltando su un vecchio<br />
cambiadischi automatico i 45 giri dei Beatles, degli Stones e di Elvis che<br />
appartenevano alle mie zie e ai miei zii. Dormivo con la radio accesa,<br />
stampigliando le buone vecchie Top 40 dei primi anni Settanta nel mio<br />
inconscio. Più tardi, dischi come MASTER OF REALITY, HOUSES OF<br />
THE HOLY e SHEER HEART ATTACK mi avrebbero fatto conoscere i<br />
ricchi mondi fantastici <strong>del</strong>l’hard <strong>rock</strong> e <strong>del</strong> metal.<br />
A un certo punto, intorno al 1978, il punk <strong>rock</strong> divenne un altro fattore<br />
fondamentale <strong>del</strong>l’equazione, nel momento in cui una stazione Fm locale<br />
si reinventò, per un breve periodo, come “Radio New Wave”. Spesi i soldi<br />
<strong>del</strong> mio tredicesimo compleanno comprando NEVER MIND THE<br />
BOLLOCKS, GIVE ’EM ENOUGH ROPE e ROCKET TO RUSSIA. Ma<br />
Ogni Cosa entrava a far parte <strong>del</strong> mio apprendistato. Dopo il battesimo dei<br />
megawatt, avvenuto nel 1980 grazie ai Clash, fui iniziato ai Misteri <strong>del</strong>la<br />
nascente scena hardcore, grazie alle prime formazioni di leggende <strong>del</strong><br />
punk di Boston come Gang Green e Jerry’s Kids, che frequentavo a scuola.<br />
L’hardcore ispirò una vasta ma invisibile rete di band, club, fanzine ed<br />
etichette discografiche. I volantini che annunciavano i concerti hardcore<br />
erano <strong>del</strong> tutto incomprensibili per gli estranei, carichi com’erano di<br />
gruppi dai nomi violenti (Minor Threat, SS Decontrol, Negative Approach,<br />
ecc.) e arcani simboli geometrici. Gli accessori punk più comuni - chiodi,<br />
giacche di pelle, capelli alla mohicana e quant’altro - venivano lasciati ai<br />
poseur. Al loro posto c’era una rigorosa uniforme che prevedeva teste<br />
rasate, magliette senza maniche (con i loghi <strong>del</strong>le band disegnati a mano),<br />
jeans sbiancati con la candeggina, e scarpe di tela o stivali militari poco
costosi. Alcuni appartenenti alla élite hardcore abbracciavano uno stile di<br />
vita a base di astinenza e castità noto come straight edge. I ragazzi straight<br />
edge si riconoscevano tra loro per via <strong>del</strong>le x nere disegnate sul dorso <strong>del</strong>le<br />
mani.<br />
A prescindere da ciò che sarebbe accaduto in seguito, gli inizi <strong>del</strong>la<br />
scena furono magici. (Il migliore album di un gruppo hardcore era in<br />
genere il primo). Il genere di concerto hardcore che preferivo era quello<br />
che si teneva, letteralmente, nello scantinato di qualcuno, a cui<br />
partecipavano i gruppi che suonavano e un gruppetto di amici. Le leggi<br />
non erano ancora state scritte e si parlava di un estremamente piccolo<br />
“noi” contro un oceano di “loro”. C’era, in effetti, un reale senso di<br />
fratellanza.<br />
E tuttavia non mi sono reso conto <strong>del</strong>la misura in cui tutto questo fosse<br />
già stato fatto in precedenza fino a quando non ho iniziato a studiare gli<br />
antichi culti misterici, in particolare i culti legati a Mitra, così popolari<br />
presso le legioni romane. Persino la x <strong>del</strong>lo straight edge aveva un<br />
precedente mitraico nella “croce di luce” a forma di x. Avevo letto articoli<br />
di ogni tipo che paragonavano Woodstock e tutto il resto ai Baccanali<br />
<strong>del</strong>l’antichità, ma ben presto avrei appreso che un gran numero di antichi<br />
culti misterici assomigliava in modo impressionante a sottoculture<br />
moderne e profane. Quello che trovavo particolarmente scioccante era<br />
quanto fosse inconscio questo processo, visti gli inquietanti parallelismi tra<br />
antichità e modernità. Ho scritto questo libro per spiegare il perché.<br />
Scrivo anche con la speranza che la gente possa riscoprire una cultura e<br />
una forma d’arte che troppo spesso viene data per scontata. Il vecchio<br />
marchio d’infamia applicato al <strong>rock</strong>’n’roll non è mai davvero scomparso.<br />
Nei gli anni Ottanta e nei primi anni Novanta c’erano dei mediocri critici<br />
culturali alla costante ricerca di qualcosa con cui rimpiazzarlo, il che<br />
potrebbe avere a che fare con un odio instillato dai loro genitori e<br />
insegnanti. Dopo la morte <strong>del</strong> grunge artisti hip hop, dive <strong>del</strong>la dance e<br />
patinati musicisti country sono diventati i beniamini <strong>del</strong>l’industria<br />
musicale, costringendo i nuovi gruppi <strong>rock</strong> a lottare per ottenere un po’ di<br />
attenzione. La pirateria e iTunes hanno portato il formato <strong>del</strong>l’album a<br />
perdere la posizione di leadership.<br />
E tuttavia, in un modo o nell’altro, il <strong>rock</strong>’n’roll è sopravvissuto. Spero<br />
di riuscire a convincervi <strong>del</strong> fatto che continua a sopravvivere, per ragioni<br />
che sono molto forti, irrefutabili e fortemente radicate. Sopravvive perché,<br />
in una forma o nell’altra, è sempre stato con noi, e sempre lo sarà.
Parte I Una breve preistoria <strong>del</strong> <strong>rock</strong>’n’roll<br />
PRELUDIO<br />
Il <strong>rock</strong>’n’roll è saltato fuori come una specie di mutante <strong>del</strong> dopoguerra,<br />
emergendo nella sua forma compiuta con la pubblicazione di Rocket 88 o<br />
Rock Around The Clock? Avevano ragione i genitori degli anni Cinquanta<br />
e Sessanta quando dicevano che si trattava di una specie di intruso<br />
degenerato atto a distruggere l’inviolabilità <strong>del</strong>l’utopia suburbana<br />
americana? Oppure il <strong>rock</strong>’n’roll è qualcosa di molto più antico, intenso e<br />
profondo di quei suoni sonnacchiosi, appartenuti ai crooner <strong>del</strong> Rat Pack1,<br />
di cui prese il posto?<br />
È possibile tracciare una linea a ritroso nel tempo partendo da un<br />
qualsiasi punto: prendete il vostro pezzo o album <strong>rock</strong>’n’roll preferito e<br />
risalite alle sue radici attraversando le varie tipologie di musica da ballo<br />
afroamericana o di folk rurale. Vi imbatterete in una parte consistente di<br />
quei mattoni che vanno a formare il suono <strong>del</strong> <strong>rock</strong>’n’roll. Ma non<br />
troverete alcun vero precedente per quanto riguarda l’esplosione<br />
psiche<strong>del</strong>ica giovanile <strong>del</strong>l’era <strong>rock</strong>. Non troverete la fantasia, le ambizioni<br />
rivoluzionarie o le emozioni esasperate <strong>del</strong>l’Era <strong>del</strong>l’Acquario nei juke<br />
joint2 e nelle bettole di inizio Novecento. Non ci troverete l’intensità<br />
esplicitamente “religiosa” che si impossessava di decine di migliaia di<br />
ragazzine che sovrastavano con le loro grida i Beatles, i quali facevano<br />
fatica a sentirsi a vicenda nell’isteria <strong>del</strong>lo Shea Stadium.<br />
No, per poter capire il <strong>rock</strong>’n’roll dovete risalire - andando fino in fondo<br />
— alle origini <strong>del</strong>la civiltà umana. Le droghe, i tamburi, il rumore, i<br />
costumi stravaganti, gli spettacoli pirotecnici, le controversie e gli scandali<br />
che hanno caratterizzato il <strong>rock</strong>’n’roll <strong>del</strong> Ventesimo secolo sono lì ad<br />
attendervi, in templi affollati dai vostri antenati arrapati e sballati, convinti<br />
che se fossero usciti dalle loro menti, allontanandosi dall’ego, avrebbero<br />
potuto davvero incontrare quegli spiriti di cui i loro vicini non potevano<br />
che limitarsi a parlare. Nelle pagine che seguiranno apprenderemo i loro<br />
segreti e scopriremo una cultura antica e sorprendentemente simile alla<br />
nostra. Apprenderemo il modo in cui gli antichi culti si organizzavano<br />
intorno ad archetipi specifici, e come quegli stessi temi archetipici<br />
sarebbero poi riemersi, perlopiù intatti, nell’era <strong>del</strong> <strong>rock</strong>, tra le varie
sottoculture e i vari generi sviluppatisi a partire da una forma musicale<br />
derivata proprio dalla musica martellante di quegli antichi culti.<br />
Il <strong>rock</strong>’n’roll non è semplicemente un’altra forma di musica, è una parte<br />
in<strong>del</strong>ebile <strong>del</strong>l’esperienza umana. Potrebbe essere addirittura la più antica<br />
forma di espressione culturale <strong>del</strong>la storia <strong>del</strong>l’uomo. Non è spuntato dal<br />
nulla negli anni Cinquanta come una specie di mutante <strong>del</strong>l’Era Atomica,<br />
si è semplicemente scrollato di dosso la polvere di secoli di repressione, si<br />
è incarnato in un’altra forma e ha proseguito dal punto in cui si era<br />
interrotto.<br />
INIZIAZIONE<br />
Pressoché chiunque sia stato adolescente tra il 1964 e il 1992 ha avuto<br />
un concerto che gli ha “cambiato la vita”. Dal momento in cui i Beatles<br />
sono atterrati all’aeroporto JFK a quello in cui i Nirvana hanno raggiunto<br />
la cima <strong>del</strong>le classifiche con NEVERMIND, il <strong>rock</strong>’n’roll ha rappresentato<br />
il centro di gravità <strong>del</strong>la cultura giovanile. Al punto che persone di spicco<br />
lo descrivevano, un tempo, come una nuova religione. Alcuni critici sociali<br />
tiravano in ballo termini quali “dionisiaco” o “Baccanali”, parole che la<br />
maggior parte dei fan <strong>del</strong> <strong>rock</strong> non era probabilmente in grado di<br />
comprendere.<br />
Sono due, in realtà, i concerti che mi hanno cambiato la vita. Il primo è<br />
stato quello dei Clash in occasione <strong>del</strong> tour di LONDON CALLING, nel<br />
1980. Essendo un punk <strong>rock</strong>er di tredici anni, ero rimasto estremamente<br />
confuso dall’ascolto <strong>del</strong>l’album, che si era portato via la mia amata guerra<br />
lampo di marca Clash, sostituendola con <strong>del</strong>le radiofoniche melodie pop<strong>rock</strong>.<br />
Ma nulla di tutto ciò si manifestò al Boston Orpheum quella sera, e<br />
quelle stesse canzoni sembravano in quella occasione lo Sbarco in<br />
Normandia. Non avreste trovato alcuna differenza. Successivamente, Joe<br />
Strummer avrebbe spiegato che il più <strong>del</strong>le volte era come se gli accadesse<br />
qualcosa sul palco, qualcosa che lo spingeva a smarrire ogni coscienza di<br />
sé trascinandolo in un furore sudato e urlante. Uno stato “sciamanico”,<br />
direbbero gli antropologi.<br />
L’altro concerto che mi cambiò la vita fu una specie di prosecuzione <strong>del</strong><br />
primo: gli U2 all’Orpheum, nel novembre <strong>del</strong> 1981. Non avevo preso nulla<br />
prima, ma l’eccitazione e il rumore accesero la mia adrenalina e le mie<br />
endorfine facendomi andare fuori di testa. La cosa divertente è che a
entrambi i concerti riuscivo a malapena a percepire il fatto di trovarmi in<br />
un luogo in compagnia di altre migliaia di persone che stavano avendo<br />
un’esperienza analoga alla mia. Mi trovavo da qualche altra parte, “dentro”<br />
la musica. In seguito mi sarei reso conto di quanto il nome <strong>del</strong> posto,<br />
“Orpheum”, fosse appropriato per un’esperienza <strong>del</strong> genere.<br />
Ma c’era qualcos’altro in gioco: i Clash e gli U2 non erano <strong>del</strong>le<br />
semplici band allora, erano degli eroi, degli “dèi” addirittura. Quei concerti<br />
erano eventi epocali nel calendario <strong>del</strong>la mia gioventù, e quelle band erano<br />
al di fuori <strong>del</strong>la parata dei gruppi <strong>rock</strong> più comuni, poiché promettevano di<br />
“cambiare il mondo” attraverso la loro musica.<br />
Qualcos’altro ancora mi toccò nel profondo successivamente, nel corso<br />
di un altro concerto, quello dei Nirvana al vecchio New York Coliseum di<br />
Columbus Circle, nel 1994. C’erano schiere di ragazzi, <strong>del</strong>la stessa età che<br />
avevo io quando avevo visto i Clash e gli U2, che si aggiravano per l’atrio<br />
o si attardavano nei bagni mentre il gruppo <strong>rock</strong>’n’roll <strong>del</strong> momento era ad<br />
appena una trentina di metri da loro, impegnato a suonare a tutto volume i<br />
suoi più grandi successi. Come mai? I Nirvana stavano sicuramente<br />
facendo la loro parte, eppure mancava qualcosa. Quello che mancava era il<br />
“senso”, il motivo che spingeva ad aggirarsi per un’orribile stalla di<br />
calcestruzzo e sopportare il rumore che rimbombava fastidiosamente sul<br />
pavimento di piastrelle. Dopo più di un decennio di musica e video a<br />
richiesta, ventiquattro ore al giorno, qualcosa si era perso.<br />
Nel cercare di comprendere che cosa mi fosse accaduto nel 1981, e che<br />
cosa fosse accaduto al <strong>rock</strong>’n’roll nel 1994, fini per scoprire l’origine dei<br />
termini “dionisiaco” e “Baccanali”: le antiche religioni misteriche <strong>del</strong><br />
Mediterraneo orientale. Con il passare <strong>del</strong> tempo, sarei arrivato a<br />
comprendere che il <strong>rock</strong>’n’roll è, di fatto, un diretto discendente dei<br />
Misteri, evolutisi e adattatisi ai bisogni e alle usanze <strong>del</strong>la cultura laica<br />
americana <strong>del</strong> dopoguerra.<br />
Che cosa offrivano i Misteri che altri culti <strong>del</strong> tempo non potessero<br />
offrire? Quasi “esattamente” ciò che il <strong>rock</strong>’n’roll avrebbe offerto migliaia<br />
di anni più tardi. Alcol. Droghe. Sesso. Musica ad alto volume. Fragorosi<br />
spettacoli pirotecnici. Un senso di trascendenza, lasciare la propria mente e<br />
il proprio corpo per entrare in un altro mondo, carico di misteri e pericoli.<br />
Una personale connessione con qualcosa di più profondo, strano e<br />
incredibilmente senza tempo. Un’opportunità per sfuggire alla opprimente<br />
monotonia <strong>del</strong>la vita di ogni giorno e infrangere tutte le regole <strong>del</strong>la buona<br />
società. Un luogo in cui indossare costumi stravaganti, ballare, bere e
viaggiare per tutta la notte.<br />
I centri destinati ai culti misterici erano gli antichi corrispettivi dei club e<br />
<strong>del</strong>le sale da concerto di oggi, motivo per cui, probabilmente, un cosi gran<br />
numero di antichi nomi pagani di luoghi viene ancora utilizzato:<br />
l’“Orpheum”, l’“Apollo”, l'”Academy”, il “Palladium” e via dicendo.<br />
Proprio come nell’Era <strong>del</strong>l’Acquario degli anni Sessanta, alcuni culti<br />
misterici erano più o meno accettabili socialmente (pensate ai Beatles),<br />
mentre altri erano considerati il segno che il mondo stava andando a rotoli<br />
(pensate ai Rolling Stones).<br />
Come vedremo, tracce dei Misteri sopravvissero a lungo dopo la loro<br />
eliminazione da parte degli imperatori cristiani, addirittura all’interno <strong>del</strong>la<br />
Chiesa stessa. E nel Diciassettesimo secolo, con l’ascesa <strong>del</strong> colonialismo<br />
e <strong>del</strong>l’imperialismo, un estratto ancora più puro dei Misteri sarebbe emerso<br />
dalle piantagioni <strong>del</strong> Nuovo Mondo, incominciando lentamente a<br />
esercitare il proprio dominio sulla musica popolare e la cultura occidentali.<br />
Niente nelle nostre società, religione, cultura e politica sarebbe più stato<br />
come prima.<br />
COSTRUIRE UN MISTERO<br />
Mi piace pensare che le origini <strong>del</strong> <strong>rock</strong>'n’roll siano simili alle origini<br />
<strong>del</strong> teatro greco. Il quale ebbe inizio nelle aie, in stagioni decisive, e in un<br />
primo momento consisteva in un gruppo di accoliti che danzavano e<br />
cantavano. Poi, un giorno, una persona posseduta uscì dalla folla e<br />
incominciò a imitare un dio.<br />
JIM MORRISON<br />
La maggior parte degli storici è convinta che i Misteri abbiano avuto<br />
inizio alla fine <strong>del</strong>l’età neolitica (conosciuta anche come Nuova Età <strong>del</strong>la<br />
Pietra, all’incirca tra il 9000 e il 4500 a.C.), il che ne fa una <strong>del</strong>le più<br />
antiche innovazioni culturali note all’umanità. Coincidenti con lo sviluppo<br />
<strong>del</strong>l’agricoltura, questi rituali avevano lo scopo di appellarsi alle divinità<br />
cerealicole <strong>del</strong>l’Aldilà recitandone i miti, i quali celebravano i cicli <strong>del</strong>la<br />
semina, <strong>del</strong>la crescita e <strong>del</strong> raccolto. I più antichi Misteri conosciuti<br />
venivano praticati in Egitto, dove la fertilità <strong>del</strong> suolo dipendeva dalle<br />
annuali inondazioni <strong>del</strong> Nilo. Questo processo era al centro degli<br />
innumerevoli (e spesso contraddittori) culti regionali che andavano a<br />
costituire quella che oggi viene definita genericamente “religione
egiziana”. Dall’Egitto, i Misteri emigrarono in Asia occidentale e nel<br />
bacino <strong>del</strong> Mediterraneo, e da lì fino ai limiti estremi <strong>del</strong> mondo<br />
conosciuto.<br />
I Misteri erano conosciuti con molti nomi in Grecia, tra cui mysteria,<br />
teletai, bakchoi e orgia (dal quale deriva l’omonimo termine). Aggettivi<br />
quali “indicibile” e “proibito” venivano usati spesso, sommandosi al<br />
carattere mistico di tali espressioni. I Misteri si distinguevano in genere<br />
dagli altri culti per un certo numero di caratteristiche. Gli iniziati<br />
adoravano degli “dèi sofferenti” e ne sperimentavano le innumerevoli<br />
morti e i drammi attraverso il teatro e la musica rituale.<br />
I miti venivano raccontati più volte e spesso venivano inscenati facendo<br />
riferimento a temi agricoli. Questi culti praticavano iniziazioni segrete che<br />
non dovevano essere condivise con gli estranei, pena, in alcuni casi, la<br />
reclusione, o addirittura la morte.<br />
I Misteri erano generalmente incentrati su un solo dio, ma tecnicamente<br />
parlando non erano monoteistici. Erano invece “enoteistici”,<br />
riconoscevano cioè l’esistenza di altri dèi ma concentravano le loro energie<br />
su uno solo. Soprattutto, le religioni misteriche non avevano a che fare con<br />
i dogmi, avevano a che fare con l’esperienza. La musica e la danza erano<br />
elementi essenziali degli stessi riti, che solitamente avevano luogo di notte.<br />
E i simboli - o le pratiche - sessuali rappresentavano sovente una parte<br />
cruciale <strong>del</strong> processo.<br />
In genere si pensava che gli dèi dei Misteri provenissero da terre lontane.<br />
Gli dèi stranieri hanno sempre avuto un po’ quel fascino esotico, una<br />
variante cosmica <strong>del</strong>l’adagio secondo cui “l’erba <strong>del</strong> vicino è sempre più<br />
verde”. Questo era particolarmente vero prima <strong>del</strong>l’arrivo dei mezzi di<br />
comunicazione di massa, ma l’idealizzazione degli dèi altrui era una<br />
pratica diffusa anche nell’Età Vittoriana e negli anni Sessanta. Nel<br />
profondo, la religione ha sempre avuto a che fare con la “fuga”.<br />
Gran parte <strong>del</strong>le religioni misteriche possedeva un carattere<br />
controculturale, poiché proponeva un rapporto con un dio personale e<br />
diretto, senza fare ricorso a sacerdoti o intermediari. La loro natura<br />
spontanea era radicale per l’epoca, e rifletteva una tendenza orientata<br />
complessivamente all’individualismo nella Grecia classica. Se pure<br />
prevedevano sfrenati rituali, i Misteri richiedevano un elevato grado di<br />
disciplina e devozione. Non parliamo di hippie stonati, e avremo occasione<br />
di rendercene conto: come nel caso degli sciamani <strong>del</strong>l’America centrale, il
ituale misterico rappresentava il culmine di un lungo periodo di studio,<br />
sacrificio e autopurificazione.<br />
Sulla natura dei rituali in senso stretto ne sappiamo di meno. Ma<br />
sappiamo che venivano eseguite canzoni e danze, solitamente veloci e<br />
sfrenate, con un gran battere di tamburi e flauti urlanti: in altre parole,<br />
<strong>rock</strong>’n’roll. Spesso venivano usati dei semplici giochi pirotecnici (torce, a<br />
volte trattate con sostanze chimiche per ottenere effetti insoliti) e<br />
altrettanto spesso, nei culti più sfrenati, i Baccanali romani ad esempio, si<br />
arrivava a praticare il sesso in pubblico. Come ha scritto l’eminente storico<br />
tedesco Walter Burkert, le feste misteriche dovevano essere “eventi<br />
indimenticabili che esercitavano una notevole influenza sull’intera vita<br />
futura, dando vita a esperienze che trasformavano l’esistenza.” (Il che ci<br />
riporta al concerto che ci ha cambiato la vita). Gli iniziati contavano<br />
pienamente sulla possibilità di conoscere carnalmente i loro dèi e, a quanto<br />
si dice, in genere non restavano <strong>del</strong>usi. Il filosofo greco Proclo scriveva<br />
che non sempre gli dèi assumevano sembianze umane, ma “si<br />
manifestavano attraverso molteplici aspetti, assumendo una gran varietà di<br />
forme, a volte apparivano come luce informe, o in una foggia ancora<br />
diversa”.<br />
Come il cristianesimo, qualche tempo più tardi, le religioni misteriche<br />
erano incentrate sui concetti di morte e resurrezione. I Misteri preparavano<br />
i loro credenti alla morte e alla discesa negli Inferi, dove il dio prediletto di<br />
ciascun credente avrebbe guidato costui nel suo viaggio. Questo<br />
contribuiva al culmine <strong>del</strong>l’eccitazione. Un’iscrizione sul tempio misterico<br />
di Eleusi proclamava: “Davvero meraviglioso è il mistero che ci viene<br />
offerto dai sacri dèi: la morte per i mortali non è più il male, bensì una<br />
benedizione”.<br />
Accanto ai consueti raduni notturni, i culti misterici gestivano templi più<br />
tradizionali per i non iniziati, sorprendentemente simili — se non proprio<br />
identici - a quelli <strong>del</strong> cristianesimo liturgico, visto che offrivano la<br />
comunione e l’acqua santa (importata dal Nilo), e predicavano dottrine<br />
quali salvazione, resurrezione e giudizio dei morti.<br />
Questa imbarazzante rassomiglianza è la ragione per cui il cristianesimo<br />
<strong>del</strong>le origini aprì le ostilità con i Misteri nei propri scritti, chiamando<br />
demoni i loro dèi e prostitute infernali le loro dee (si veda l’Apocalisse,<br />
17:5, “Mistero, Babilonia la Grande”). Ma anche quando la Chiesa<br />
divenne il culto ufficiale di Stato e incominciò a spazzare via,<br />
letteralmente, la concorrenza, ci volle parecchio tempo per sradicare i
Misteri. In realtà la Chiesa si limitò ad adottare molti dei loro riti, credenze<br />
e pratiche.<br />
Gli storici antichi hanno citato libri e testi sacri utilizzati nei Misteri,<br />
tuttavia ben pochi sembrano essere sopravvissuti, se non attraverso<br />
qualche frammento. Ma esistono estesi archivi di materiali secondari che<br />
descrivono minuziosamente credenze, pratiche e influenza dei Misteri,<br />
offrendo così una chiara immagine <strong>del</strong>la storia e <strong>del</strong>la forza di questo<br />
notevole movimento. E, come accade spesso quando si parla <strong>del</strong>la civiltà<br />
occidentale, la nostra storia incomincia in Egitto.<br />
ISIDE E OSIRIDE<br />
Chiamata Esi o Aset nel linguaggio kemetico3 <strong>del</strong>l’Antico Egitto, Iside<br />
fa la sua prima comparsa nei testi sacri nel corso <strong>del</strong> terzo millennio a.C.<br />
Sintesi di molte altre dee più antiche, Iside (il cui nome significa ‘trono’)<br />
divenne una <strong>del</strong>le Enneadi, le nove divinità principali <strong>del</strong> pantheon egizio.<br />
Tutte queste divinità nascevano dalla masturbazione <strong>del</strong>l’essere supremo<br />
Atum, che successivamente sarebbe diventato Atum-Ra, il quale a sua<br />
volta avrebbe assunto approssimativamente le sembianze di Amon-Ra e<br />
infine, a occhio e croce, di Ra-Horakhti, sintesi di Ra e Horus, entrambi<br />
dèi <strong>del</strong> Sole. A ogni modo, la religione egizia era sottoposta a costanti<br />
mutamenti, riflesso <strong>del</strong>le mutevoli realtà politiche e <strong>del</strong>le varie caste<br />
sacerdotali soggette all’oscillare <strong>del</strong> proprio potere e <strong>del</strong>la propria<br />
influenza: una sfida per gli esperti che procedono tuttora, lentamente, alla<br />
sua analisi.<br />
Iside e il fratello/marito Osiride assorbirono le identità di altri dèi<br />
durante il millennio in cui furono oggetto di culto, ma non smisero mai di<br />
essere associati all’agricoltura e alle annuali inondazioni <strong>del</strong> Nilo. Osiride<br />
era anche signore degli Inferi e giudice dei morti, mentre Iside era la dea<br />
<strong>del</strong>la maternità e <strong>del</strong>la magia, e pure dei grani di cereale, che costituivano<br />
la base <strong>del</strong>la dieta egizia. Un altro fratello, Seth, rappresentava il caldo, le<br />
malattie e le tempeste, e sua sorella/moglie Nefti era associata a notte,<br />
pioggia e morte.<br />
Con una trama degna di una soap opera, il dramma di Iside e Osiride<br />
veniva ricostruito nel corso di una rappresentazione teatrale inscenata ogni<br />
anno, in occasione <strong>del</strong>le festività. Si diceva, a seconda <strong>del</strong>le versioni, che<br />
Seth fosse sterile, impotente o gay, e così Nefti si travestiva da Iside,
faceva ubriacare Osiride e lo seduceva. Nefti rimaneva incinta e partoriva<br />
Anubi, il dio dei morti dalla testa di sciacallo. Seth dava di matto quando<br />
veniva a sapere quello che era successo, e tramava per uccidere Osiride. Il<br />
malefico dio preparava così una cena in onore <strong>del</strong> fratello, nel corso <strong>del</strong>la<br />
quale esibiva un bellissimo sarcofago che avrebbe donato a chiunque fosse<br />
riuscito a entrarvi. Quando Osiride ci entrava dentro, Seth sigillava il<br />
coperchio e gettava la bara nel Nilo.<br />
Successivamente Iside si metteva alla ricerca <strong>del</strong> sarcofago, che nel<br />
frattempo toccava terra a Tiro (nell’odierno Libano), e si spacciava per<br />
bambinaia presso la famiglia reale <strong>del</strong> luogo, che aveva portato la<br />
bellissima bara nella propria casa e la utilizzava come elemento<br />
decorativo. Iside curava ogni sera il giovane principe consumandone la<br />
mortalità, e le cose si mettevano male nel momento in cui la regina<br />
scopriva che Iside stava per gettare il bambino nel focolare, ma a quel<br />
punto la dea rivelava la propria identità, chiedendo di poter riavere indietro<br />
la bara. La riportava in Egitto e, grazie all’aiuto di Anubi, Osiride ritornava<br />
magicamente in vita. Allora Seth uccideva ancora una volta quest’ultimo,<br />
dando ordine che il suo corpo venisse fatto a pezzi e sparso in giro. Iside,<br />
insieme a Toth e Nefti, recuperava tutte le parti tranne il pene, che ricreava<br />
con il legno (oppure la pietra, l’argilla o l’oro, a seconda <strong>del</strong>la versione).<br />
Dopodiché assumeva le sembianze di un uccello e si autofecondava, e così<br />
Osiride discendeva ancora una volta agli Inferi, insediandosi nuovamente<br />
sul trono.<br />
Con Seth sul sentiero di guerra, Iside fuggiva in una palude salata dove<br />
faceva nascere Arpocrate (“Horus il Giovane”): costui, in quanto dio <strong>del</strong><br />
silenzio, veniva considerato la perfetta incarnazione dei Misteri. Arpocrate,<br />
crescendo, diventava il dio <strong>del</strong> Sole, salvava il mondo sconfiggendo Seth<br />
in battaglia e si impossessava nuovamente <strong>del</strong> trono <strong>del</strong> padre. Calate il<br />
sipario e accendete le luci.<br />
Le religioni misteriche affascinavano in maniera particolare le donne e<br />
parte <strong>del</strong>l’interesse nei confronti di queste rappresentazioni dedicate a Iside<br />
risiedeva nel fatto che offrissero un’opportunità di sfogo alle donne di<br />
casa. Rispettabili casalinghe potevano gridare e battersi il petto dopo la<br />
morte di Osiride, e poi cantare e ballare dopo la sua resurrezione. Le<br />
festività di Iside implicavano anche la possibilità di trascorrere una serata<br />
avvincente, con tanto di fiaccolate e artisti, musica ad alto volume, danze e<br />
un infinito numero di fusti di birra. (Iside era la patrona dei birrai). Gli<br />
egizi, inoltre, possedevano anch’essi le proprie pop star, sotto forma di
sensuali cantanti <strong>del</strong> tempio, conosciute con l’appellativo di “l’harem degli<br />
dèi”.<br />
Gli studiosi ancora discutono chiedendosi se le prostitute <strong>del</strong> tempio e il<br />
sesso sacro fossero pratica comune nei santuari dedicati a Iside, tuttavia in<br />
centri di culto, come Abydos, sono stati rinvenuti simboli sessualmente<br />
espliciti. In Ancient Egypt (1886), lo storico britannico George Rawlinson<br />
storceva il naso: “Le sculture religiose degli egizi erano scandalosamente<br />
oscene; le loro feste religiose erano indecenti; comprendevano orge<br />
falliche... orge volgari”. Ma tutto ciò faceva parte di una cultura religiosa<br />
antica e fortemente strutturata, all’interno <strong>del</strong>la quale la sessualità<br />
ricopriva un ruolo importante. Non si trattava certamente di quel genere di<br />
edonismo gratuito che era possibile osservare nella Roma imperiale <strong>del</strong><br />
primo periodo.<br />
Nonostante questo, la Festa <strong>del</strong>l’Ebbrezza andava piuttosto forte in<br />
settori quali sesso, bevute e <strong>rock</strong>’n’roll. Durante questa abbuffata,<br />
organizzata in onore <strong>del</strong>la dea Sekhmet nell’antica città di Luxor, gli egizi<br />
si ubriacavano il più possibile e “attraversavano le paludi” (leggi:<br />
scopavano) guidati da una musica travolgente, suonata ad alto volume. Il<br />
tutto intendeva celebrare la salvezza <strong>del</strong>l’umanità dall’ira <strong>del</strong>la dea<br />
guerriera dalla testa di leone Sekhmet, la quale veniva ingannata e costretta<br />
a bere birra tinta di rosso, che scambiava per sangue umano. Al risveglio si<br />
incarnava in Hathor, la dea — indovinate un po’ — <strong>del</strong> sesso, <strong>del</strong>le bevute<br />
e <strong>del</strong>la musica.<br />
C’era poi la Festa di Bast, in buona sostanza la versione egizia <strong>del</strong>le<br />
moderne vacanze di primavera studentesche4. Lo storico greco Erodoto<br />
riferiva di regate festive sul Nilo, osservando che “uomini e donne<br />
navigavano insieme, e in ogni barca c’era lo stesso numero di individui per<br />
ciascun sesso. Alcune donne facevano rumore con dei sonagli, e alcuni<br />
uomini suonavano flauti, per tutto il tragitto, mentre altri ancora, uomini e<br />
donne, cantavano e battevano le mani”. Quando facevano tappa in una<br />
città che si trovava lungo il percorso, le donne assumevano un<br />
comportamento più consono al Mardi Gras o a un video <strong>del</strong>la serie Girls<br />
Gone Wild che a una moderna festività religiosa. Erodoto scrive che le<br />
ragazze “fanno il verso alle donne <strong>del</strong> posto, altre si alzano e si tirano su le<br />
gonne, altre ancora ballano e si cacciano nei guai. Lo fanno in tutte le città<br />
lungo il corso <strong>del</strong> Nilo; ma quando raggiungono Bubastis fanno una festa<br />
che prevede grandi offerte e sacrifici, e inoltre durante questa festa si beve<br />
più vino di quanto se ne consumi durante il resto <strong>del</strong>l’anno”.
L’Egitto è sempre stato una fonte di fascinazione per il resto <strong>del</strong> mondo,<br />
in particolare nei tempi antichi. Il culto di Iside si diffuse a macchia d’olio<br />
in tutto il mondo ellenistico in seguito alla conquista <strong>del</strong>l’Egitto da parte di<br />
Alessandro Magno, nel 332 a.C. Vennero costruiti santuari ad Atene, Delfi,<br />
in Sicilia e in Spagna, e, arrivando a Nord, addirittura in Germania e<br />
Gallia. Ma è con il suo arrivo a Roma che la dea fu sul punto di<br />
conquistare l’intero Occidente. Ne riparleremo in seguito.<br />
I GRANDI DEI<br />
I Misteri di Samotracia rappresentavano il più antico culto misterico<br />
conosciuto in Grecia. Fondati, a quanto si dice, dai Cabeiri (dal semitico<br />
kabir, che significa ‘onnipotente’), o Grandi Dèi, per questi misteri si<br />
fanno risalire le origini a popoli marinari indoeuropei, i Troiani o i Pelasgi<br />
probabilmente. Si pensava che questi misteriosi Cabeiri fossero figli di<br />
Efesto (ovvero Vulcano) ed erano descritti talvolta come esseri metà uomo<br />
e metà granchio. Gli antichi studiosi non concordavano sui loro effettivi<br />
nomi, che in alcune zone era proibito pronunciare.<br />
Si credeva che i Cabeiri fossero, come il loro padre, degli artigiani,<br />
tuttavia erano particolarmente popolari presso marinai e pescatori, i quali<br />
facevano loro appello durante le tempeste e altre situazioni critiche. Lo<br />
storico Diodoro raccontava che i Cabeiri “si manifestavano agli umani e<br />
portavano un inaspettato aiuto a quegli iniziati che li evocavano nei<br />
momenti di pericolo”, aggiungendo che eroi come Giasone, Castore e<br />
Polluce, Ercole e Orfeo “ebbero successo in tutte le loro imprese perché<br />
questi dèi apparivano loro”. Gli stessi Cabeiri erano adoratori devoti di dee<br />
a grandi linee equivalenti a quelle che venivano celebrate a Eleusi: la<br />
Grande Madre, Persefone ed Ecate. Vi era anche un dio fallico (all’incirca<br />
l’equivalente di Ermete) nel pantheon di Samotracia, e una figura simile a<br />
quella <strong>del</strong> Dioniso Ctonio (o Ade). I ruoli precisi e le identità di queste<br />
divinità venivano rivelati solamente nel corso dei riti misterici.<br />
I Misteri di Samotracia venivano celebrati nel cittadino Santuario dei<br />
Grandi Dèi. A differenza di quanto accadeva a Eleusi, il santuario era<br />
aperto a tutti, a prescindere da sesso, età, nazionalità o personalità<br />
giuridica. Gli stessi Misteri venivano celebrati una volta all’anno nella<br />
Casa dei Signori, ed erano preceduti da preghiere collettive, battesimo e<br />
sacrifici a base di sangue e vino, oltre a meditazioni e alla confessione dei<br />
peccati. Uno ierofante6, esibiva successivamente i simboli e pronunciava
la liturgia dei Cabeiri.<br />
C’erano le consuete danze rituali, accompagnate da una musica sferzante<br />
e ad alto volume. I Grandi Dèi venivano anch’essi strettamente identificati<br />
con questo rumore ossessivo, che spesso utilizzava spade e scudi di<br />
metallo come strumenti. Il chiasso e i fuochi d’artificio che lo<br />
accompagnavano avevano lo scopo di instillare un senso di terrore e<br />
riverenza, preparando l’iniziato ad avere un contatto diretto con gli dèi.<br />
Erodoto, anch’egli un iniziato di Samotracia, identificava i Cabeiri con “i<br />
fuochi sacri dei più occulti poteri <strong>del</strong>la natura”. Strabone scriveva che i<br />
Cabeiri erano “soggetti alla frenesia bacchica” e “provocavano il terrore<br />
durante la celebrazione dei sacri riti attraverso danze di guerra,<br />
accompagnate da tumulto, rumore, cembali, tamburi e braccia, oltre che<br />
dal flauto e dalle grida”.<br />
Il sacro matrimonio di Cadmo (fondatore <strong>del</strong>la città-Stato di Tebe) e<br />
<strong>del</strong>la dea Armonia veniva messo in scena durante una rappresentazione<br />
sacra, anch’essa ricca di musica. Diodoro scrive che queste erano “le<br />
prime nozze per le quali gli dèi organizzarono una festa... [Demetra<br />
offriva] il frutto <strong>del</strong> grano, Ermete offriva una lira, [Atena] una veste e un<br />
flauto, Elettra i sacri riti <strong>del</strong>la Grande Madre... tutti insieme, con i cimbali<br />
e timpani e gli strumenti rituali, [Apollo] suonava la lira e le Muse i loro<br />
flauti”.<br />
Strabone, un intellettuale piuttosto sobrio, descriveva i rumorosi riti di<br />
Samotracia osservando che “la frenesia religiosa sembra permettere una<br />
forma di ispirazione divina e pare essere molto simile a quella<br />
<strong>del</strong>l’indovino”, e che “la musica, che comprende il ballo tanto quanto il<br />
ritmo e la melodia... ci mette in contatto con il divino”. Lo studioso<br />
concludeva dicendo che gli uomini posso essere simili agli dèi quando<br />
sono felici, e aggiungeva che la vera felicità consisteva nel “fare festa,<br />
celebrare le festività, dedicarsi alla filosofia e impegnarsi nella musica.”<br />
I MISTERI DI ELEUSI<br />
Proprio come Iside, Demetra era la dea <strong>del</strong>l’agricoltura; la parola<br />
“cereale” trae origine dal suo nome romano, Ceres. I Greci istruiti erano<br />
ben consapevoli dei legami tra Iside e Demetra; le due sarebbero state in<br />
seguito sincretizzate nella figura di Iside-Sothis-Demetra, dove “Sothis” si<br />
riferiva alla stella Sirio. Entrambe le dee subivano la perdita di qualcuno
che amavano (una figlia, nella versione greca). Entrambe erano considerate<br />
“grandi madri”: il nome Demetra significa letteralmente “Madre Terra”. I<br />
Misteri di Demetra, con base nella città costiera di Eleusi, erano i più<br />
prestigiosi <strong>del</strong>l’epoca, e resistettero fino all’ultimo ai tentativi da parte<br />
<strong>del</strong>la Chiesa di cancellarli.<br />
Nei miti la figlia di Demetra, Persefone (ovvero Core, ovvero<br />
Proserpina), sta raccogliendo dei fiori nei campi di Nysa quando viene<br />
notata da Ade (ovvero Plutone, dio degli Inferi). Dopo aver ottenuto il via<br />
libera da Zeus, Ade sale di corsa sul suo cocchio, risale in superficie,<br />
agguanta la giovane Persefone e la trascina all’Inferno, dove la stupra e la<br />
fa prigioniera. La dea <strong>del</strong>le streghe Ecate informa Demetra <strong>del</strong> crimine, e a<br />
entrambe il dio <strong>del</strong> sole, Elio, dice che la ragazza è stata rapita da Ade,<br />
aggiungendo che Zeus (il cui ruolo, all’interno <strong>del</strong>la mitologia, è<br />
sostanzialmente quello di una specie di cosmico boss mafioso) ha<br />
sottoscritto il patto.<br />
Senza rendersi apparentemente conto che Ade vive negli inferi, Demetra<br />
si mette a cercare Persefone sulla terra, senza successo. Frustrata, si ferma<br />
nei pressi di un pozzo a Eleusi (“avvento” in greco) e si mette a piangere.<br />
Proprio come nel caso di Iside, Demetra viene portata a palazzo per<br />
accudire un bambino, vicenda che finisce all’incirca come nel caso<br />
precedente. Tranne per il fatto che, in questo caso, Demetra chiede agli<br />
eleusini di costruire un tempio e di compiere ogni anno dei riti in suo<br />
onore.<br />
Durante la ricerca Demetra trascura i raccolti, il terreno diventa polvere<br />
e provoca una terribile carestia. Zeus e gli altri dèi sono infastiditi dalla<br />
cosa, poiché senza cibo nessuno è in grado di offrire loro dei sacrifici.<br />
Demetra dice agli Dèi <strong>del</strong>l’Olimpo che la sfortuna nera è causa loro, il che<br />
sprona infine Zeus a chiedere ad Ade di restituire Persefone alla madre.<br />
Tuttavia, come racconta Apollodoro, il dio degli Inferi aveva ancora<br />
qualche carta da giocare: “Ade diede da mangiare a Persefone un seme di<br />
melagrana, per assicurarsi che non rimanesse a lungo con la madre ”. Per<br />
questo motivo, a Persefone venne chiesto di trascorrere un terzo di ogni<br />
anno all’inferno. Gli antichi Greci avevano tre stagioni, e spiegavano<br />
l’assenza di raccolti in inverno con il lutto di Demetra.<br />
I Misteri di Eleusi celebravano la responsabilità e la gioia di essere<br />
genitori, fatto che spiega l’alta considerazione che avevano in società, in<br />
particolare presso le donne. “Non c’è nulla di più elevato dei Misteri ,<br />
dichiarava l’oratore romano Cicerone. “Non ci hanno solamente mostrato
un modo per vivere con gioia, ma ci hanno anche insegnato a morire con<br />
più speranza”. Il che non significa che fossero noiosi o tranquilli. Oh no, il<br />
contrario, piuttosto.<br />
Vi erano due categorie di riti misterici a Eleusi, i maggiori e i minori. I<br />
Misteri maggiori avevano luogo ogni cinque anni, quelli minori avevano<br />
una cadenza annuale. Il tempio era gestito da due famiglie, gli Eumolpidi e<br />
i Cerici, per i quali il controllo <strong>del</strong> Telestrion, ovvero la principale sala<br />
dove si officiavano i riti, era un retaggio familiare. Chiunque poteva<br />
prendervi parte - uomo o donna, schiavo o uomo libero - a patto di parlare<br />
il greco e non essersi reso colpevole di omicidio o tradimento. Ciascun<br />
iniziato doveva portare con sé un maialino da sacrificare e doveva pagare<br />
una serie di tasse che equivalevano all’ incirca allo stipendio mensile di un<br />
lavoratore. Gli iniziati incominciavano la loro preparazione molti mesi<br />
prima, studiando miti e riti e praticando periodicamente il digiuno.<br />
I Misteri maggiori avevano luogo durante un periodo di oltre nove<br />
giorni. Il rituale comprendeva alcune fasi tra cui l’assemblea, in occasione<br />
<strong>del</strong>la quale i pellegrini socializzavano. Era anche prevista un’escursione<br />
fino al mare per effettuare i battesimi rituali e c’erano sacrifici in onore<br />
<strong>del</strong>la dea. C’era una parata in onore di Asclepio il guaritore, e altri sacrifici<br />
in onore di Dioniso. Le sacerdotesse portavano le ceste “sacre”, contenenti<br />
simboli rituali quali lana, melagrane, papaveri e dolci. Ovidio scriveva che<br />
le donne consideravano “l’amore e Tessere toccate dagli uomini cose<br />
proibite” nel corso <strong>del</strong>la festa. Qualcosa di molto diverso da ciò che<br />
accadeva ai Baccanali, come vedremo.<br />
Le torce e vari utilizzi <strong>del</strong> fuoco avevano un ruolo importante nei rituali<br />
notturni, alcuni danzatori indossavano dei copricapi con <strong>del</strong>le lampade<br />
accese attaccate. Vi era anche una solenne processione con le fiaccole, nel<br />
corso <strong>del</strong>la quale gli iniziati venivano derisi da alcuni disturbatori mentre<br />
passavano sotto il Ponte dei Burloni. I maialini e un toro nero venivano<br />
sacrificati a Dioniso durante la baldoria.<br />
I celebranti si mettevano a cantare a ballare non appena raggiungevano<br />
la sala destinata all’iniziazione. Descrivendo quello che sembra un antico<br />
rave, R. Gordon Wasson scrive, in The Road To Eleusis, che gli iniziati<br />
“ballavano a lungo la notte accanto al pozzo dove originariamente la<br />
madre aveva pianto la perdita <strong>del</strong>la sua Persefone”. Degli inni effettivi si<br />
sono perse le tracce, ma nelle Rane Aristofane fa cantare gli iniziati, rivolti<br />
a Demetra: “O signora, che presiedi i nostri riti / preserva e soccorri la tua<br />
folla corale / e concedi a tutti noi, che nel tuo aiuto confidiamo / di poter
allare e fare baldoria tutto il giorno”. Il mattino successivo tutti si<br />
riposavano e si preparavano per il gran giorno, facendo altri sacrifici legati<br />
al grano. Il grande dramma di Demetra e Persefone veniva messo in scena<br />
nel corso <strong>del</strong>la rappresentazione sacra.<br />
Poi arrivava il momento <strong>del</strong>l’evento principale, in occasione <strong>del</strong> quale<br />
veniva consumata la birra sacra, il kykeon. Gli iniziati si sedevano su<br />
gradinate in pietra all’interno <strong>del</strong> Telestrion, con uno ierofante di sesso<br />
maschile che cantava in falsetto mentre veniva preparata la birra<br />
utilizzando orzo fermentato, ramoscelli di menta e un ingrediente segreto<br />
di cui parleremo più avanti. Il comportamento degli iniziati mutava<br />
drammaticamente nel momento in cui costoro entravano nel grande salone.<br />
“Anche nei pressi dei suoi portali vedrai un gran tumulto e un’assunzione<br />
di sfrontatezza, mentre alcuni cercano rozzamente, con violenza, di farsi<br />
largo per tributarle i dovuti onori”, osservava Plutarco. “Ma colui che è<br />
riuscito a entrare, e ha visto una gran luce, come se venisse aperta una<br />
teca, assume un’altra condotta, abbandonandosi al silenzio e allo stupore”.<br />
Proclo scriveva: “Prima <strong>del</strong>l’apparizione di visioni mistiche, il terrore si<br />
impossessa <strong>del</strong>le menti degli iniziati”. Come si ottenesse esattamente<br />
questo effetto non ci è stato tramandato, ma secondo il racconto di<br />
Aristide, “i mistici venivano portati a provare le più raccapriccianti<br />
sensazioni d’orrore e la più entusiasmante e gioiosa estasi”. Poi, secondo<br />
molti resoconti, facevano la loro comparsa le stesse dee.<br />
Nel fondamentale volume The Great Initiates, il teosofo Edouard Schuré<br />
(1841-1929) descriveva cosi l’epifania: “Una luce di serena meraviglia<br />
inonda il tempio; vediamo i Campi Elisi in tutta la loro purezza; sentiamo<br />
il coro di coloro i quali sono benedetti... Lo ierofante diviene il creatore e<br />
il rivelatore di ogni cosa; il sole non è che il suo tedoforo, la luna colei che<br />
lo accompagna all’altare, ed Ermete, il suo mistico messaggero. Il rituale è<br />
stato consumato, e noi siamo veggenti per sempre”.<br />
I Misteri di Eleusi erano così popolari che in tutto il Mediterraneo<br />
spuntarono culti che li imitavano, come in una specie di Beatlemania. Il<br />
vescovo cristiano Epifanio (367-403 d.C.) scriveva che un grande tempio<br />
ad Alessandria, noto come Koiron, continuava a prosperare nonostante i<br />
brutali attacchi che alla fine <strong>del</strong> Quarto secolo i culti pagani subivano da<br />
parte <strong>del</strong>le folle cristiane. Epifanio racconta che gli iniziati “trascorrevano<br />
la notte vigilando, cantando canzoni e suonando i flauti, rivolgendo i loro<br />
canti all’idolo". All’alba scendevano in una stanza sotterranea e<br />
sollevavano una statua di Persefone, “seduta, nuda, con una specie di
marchio che indicava una croce, ricoperta d’oro”. Successivamente<br />
circondavano il tempio con '‘flauti, tamburi e inni’ prima di riportare<br />
l’icona nella stanza, dichiarando che la nuova Aion, o Era, era iniziata.<br />
Come avveniva in gran parte <strong>del</strong> mondo pagano, Eleusi affrontò con<br />
coraggio gli imperatori cristiani. Valentiniano vietò i Misteri nel 364 d.C.,<br />
ma ritrattò in seguito alle proteste <strong>del</strong>le autorità greche. Eleusi fini per<br />
cadere quando il signore <strong>del</strong>la guerra Alarico e una banda di monaci<br />
d’assalto profanarono il Telestrion nel 396. Il fatto sorprendente fu che<br />
Alarico morì di febbre prima di compiere quarant’anni. Forse la Grande<br />
Madre si era presa la sua ultima rivincita prima di scomparire dalla storia.<br />
I BACCANALI<br />
Invoco lo strepitante e gozzovigliante Dioniso, primordiale, dalla<br />
duplice natura, tre volte nato, signore bacchico, violento, ineffabile,<br />
misterioso, dai due corni e dalla duplice forma, ricoperto d’edera, dal<br />
muso di toro, bellicoso, urlante, puro.<br />
INNO ORFICO A DIONISO<br />
Molti autori tirano in ballo il termine “dionisiaco” un po’ a cuor leggero,<br />
confondendolo con “edonistico”. È vero che Dioniso ha ispirato i più<br />
scandalosi culti <strong>del</strong>l’antico Mediterraneo, ma nelle forme più pure di<br />
questi culti c erano un metodo e un significato attribuibili a tutto quel<br />
sesso, droga e <strong>rock</strong>’n’roll. Ciò nonostante, gran parte dei concerti dei<br />
nostri giorni assomiglia a un picnic parrocchiale se paragonato agli antichi<br />
Baccanali.<br />
Importato in Grecia da oriente e quasi immediatamente identificato con<br />
Osiride, Dioniso diventò una <strong>del</strong>le dodici divinità <strong>del</strong> Pantheon,<br />
incarnando il ruolo di dio <strong>del</strong> vino e <strong>del</strong> raccolto. Dioniso era inoltre una<br />
figura caratterizzata da burrascose contraddizioni. Raffigurato<br />
originariamente come un tarchiato e barbuto bon vivant, si trasformò poi in<br />
una figura effeminata, quasi femminile, ma allo stesso tempo veniva<br />
adorato nelle sembianze di feroce toro nero. Era il figlio di Zeus/Giove,<br />
dio supremo ufficiale, ma i culti che lo riguardavano venivano spesso<br />
colpiti duramente dallo stesso potere costituito. Le sue discepole più<br />
devote venivano chiamate Menadi, e queste donne selvagge conoscevano<br />
Dioniso (ovvero Bacco), come il “Salvatore” e il “Dio che viene”. Dioniso
offriva ai propri seguaci la speranza di una vita eterna, ma era capace di far<br />
montare un’isteria in grado di spingere miti donne di casa a sventrare<br />
animali selvatici aprendoli da un’estremità all’altra per mangiarseli crudi.<br />
Frutto di una <strong>del</strong>le numerose avventure adulterine di Zeus, Dioniso era<br />
adorato come dio <strong>del</strong>la resurrezione. Era, moglie gelosa di Zeus, aveva<br />
fatto uccidere Dioniso dai Titani, i quali lo avevano in seguito cucinato e<br />
mangiato. Questo spinse Zeus a uccidere i Titani con un fulmine e a creare<br />
l’uomo dalle loro ceneri. Si credeva che avesse avuto origine in questo<br />
modo la nostra duplice natura; il male proveniva dai Titani, e il bene dalle<br />
parti di Dioniso che costoro avevano digerito. Il culto di Dioniso predicava<br />
che il corpo umano era una prigione di carne, composta dai resti dei Titani<br />
ma animata dallo spirito <strong>del</strong> Liberatore. Questa credenza sarebbe stata<br />
adottata successivamente dai Misteri orfici e avrebbe inoltre avuto un<br />
enorme impatto su culti successivi, ad esempio quello degli gnostici.<br />
I racconti dei Baccanali sono in grado di fare inorridire qualsiasi<br />
compagnia ben educata. Le Menadi consumavano il loro “vino” ed erano<br />
protagoniste di riti sessuali, o violenti, o violentemente sessuali,<br />
accompagnati dallo sferzare dei tamburi e dai flauti. Si diceva che le<br />
Menadi utilizzassero metodi piuttosto estremi come tagli e flagellazione<br />
durante le loro iniziazioni, e si diceva persino che falli di legno o argilla<br />
(indossati su cinture) avessero qualche indicibile ruolo. Wasson scrive che<br />
quando Dioniso si impossessava <strong>del</strong>le Menadi e <strong>del</strong>le Baccanti, “era<br />
sinonimo di Ade, il Signore <strong>del</strong>la Morte, e sposo <strong>del</strong>la dea Persefone”.<br />
Le periodiche misure restrittive applicate agli eccessi dionisiaci<br />
inspirarono una <strong>del</strong>le più famose opere teatrali <strong>del</strong>l’antica Grecia, Le<br />
Bacche di Euripide. L’opera racconta la storia <strong>del</strong> mitico tiranno tebano<br />
Penteo, il quale tenta di cancellare i Baccanali. Penteo viene a sapere, da<br />
un messaggero inviato a spiare le Baccanti, che “l’intera montagna e i suoi<br />
animali selvatici erano in un’estasi bacchica. Ogni volta che queste donne<br />
si muovevano, facevano danzare ogni cosa”. Dioniso guida il “ballo<br />
frenetico per le montagne”, incitando le donne a “ridere insieme al suono<br />
dei flauti, a porre fine a ogni dolore.”<br />
Penteo cerca addirittura di imprigionare il dio, ma fallisce. Dioniso<br />
deride il re, vantandosi di “aver condotto quelle donne, dalle loro case,<br />
nella frenesia”, donne che ora “vivono sulle montagne, fuori di testa”,<br />
indossando costumi adatti ai suoi Misteri. Mentre le Menadi danzano e<br />
urlano al ritmo <strong>del</strong>la musica, Dioniso le incita: “Forza, Baccanti, forza!<br />
Cantate canzoni a Dioniso, al suono fragoroso dei nostri tamburi”.
Poi Dioniso invita Penteo ad assistere ai rituali, ma a una condizione: il<br />
re dovrà non solo vestirsi da donna, ma da donna a sua volta mascherata da<br />
bestia selvatica. Condotte alla follia dai tamburi battenti e dai flauti<br />
striduli, le Menadi scorgono Penteo nascosto nei cespugli e lo riducono a<br />
bran<strong>del</strong>li.<br />
Lo scomparso classicista harvardiano Charles Segal considera la paura<br />
che prova Penteo nei confronti dei Baccanali simbolica di una profonda<br />
crisi all’interno <strong>del</strong>l’antica cultura greca. “Le donne non sono solamente<br />
oggetti sessuali la cui comprensione sfugge [a Penteo]”, sostiene Segal, ma<br />
sono legate più strettamente rispetto agli uomini ai “processi biologici<br />
<strong>del</strong>la vita naturale, alla nascita, alla crescita e al cambiamento”. Le Menadi<br />
entrano in contatto con il dio selvaggio perché sono “più strettamente<br />
associate alla liberazione di quella emotività repressa che egli<br />
rappresenta”. Questo corrispondeva in particolare alla realtà in un periodo<br />
<strong>del</strong>la storia greca nel quale molte donne venivano essenzialmente trattate<br />
come macchine per sfornare bambini e rinchiuse nelle loro case.<br />
“I Greci relegavano le donne agli ambiti <strong>del</strong>la spontaneità e <strong>del</strong>la<br />
pazzia”, spiega Jamake Highwater in Myth And Sexuality, aggiungendo<br />
che “il culto di Dioniso offriva alle donne un potere e un’importanza che<br />
erano loro altrimenti negati nell’Atene <strong>del</strong> Quinto secolo”. Highwater<br />
osserva che i Misteri “consacravano” quel potere, creando un rituale legato<br />
alla natura selvaggia dove le inibizioni finivano per essere fuori controllo.<br />
Vi erano anche degli altri conflitti all’opera, più profondi, originati dalle<br />
aspirazioni di una cultura pre-tecnologica che considerava,<br />
ragionevolmente, le selvagge forze <strong>del</strong>la natura il proprio nemico mortale.<br />
Avendo diligentemente oltraggiato l’intera Grecia, i Baccanali si<br />
trasferirono a Roma. I sediziosi rituali dei baccanti romani sfociarono in un<br />
vero e proprio panico morale nel 186 a.C., spingendo il Senato a prendere<br />
severi provvedimenti, in seguito documentati dallo storico conservatore<br />
Livio (59 a.C.-17 d.C.) nella sua fondamentale <strong>Storia</strong> di Roma.<br />
Come ci dice Livio, le cose erano talmente sfuggite di mano che,<br />
anziché essere celebrati tre volte all’anno, come in Grecia, i culti romani<br />
venivano celebrati cinque volte al mese. Attizzando l’oltraggiosa condotta<br />
come un conduttore di Fox News <strong>del</strong>l’antichità, Livio osserva cupamente<br />
che “gli uomini in compagnia di altri uomini portavano un’impurità<br />
maggiore rispetto alle donne”, denunciando il fatto che chiunque rifiutasse<br />
di prendere parte al sesso promiscuo tra uomini veniva sacrificato a Bacco.<br />
“Il non considerare nulla come empio o criminale riassume la loro
eligione”, schiumava di rabbia Livio.<br />
Per il macho romano era l’atteggiamento effeminato a costituire un<br />
problema, non l’omosessualità in sé. Molti uomini potenti di Roma<br />
avevano degli schiavi o degli adolescenti che tenevano come “catamiti”,<br />
sebbene fosse tabù (era illegale, in realtà), per un adulto libero, essere un<br />
partner sessuale passivo. Gli uomini romani avevano sempre la meglio. È<br />
contro la perdita di quella forma di controllo, di quel dominio, che Livio si<br />
scaglia quando scrive che “i maschi, l’esatta controparte <strong>del</strong>le donne” si<br />
erano “sottomessi alla peggiore <strong>del</strong>le impurità”.<br />
Livio si sente offeso allo stesso modo dal fatto che il comportamento<br />
degli uomini fosse isterico e incontrollato, osservando che costoro erano<br />
“agitati e frenetici, spinti a uscire di senno da notti insonni, dal vino, dalle<br />
grida e dal clamore notturni”. Livio traccia dei parallelismi con gli oracoli<br />
femminili <strong>del</strong>la tradizione quando scrive che gli uomini, “catturati dalla<br />
pazzia e dalle frenetiche alterazioni dei loro corpi, urlavano profezie”.<br />
Guarda caso, quello stesso genere di accusa che sarebbe stato mosso ai<br />
primi seguaci <strong>del</strong> <strong>rock</strong>’n’roll.<br />
Per un romano maschilista come Livio, l’oltraggio definitivo perpetrato<br />
dai Misteri Bacchici era dato dal fatto che “le donne costituiva[no] la<br />
maggioranza, il che rappresentava la fonte di tutto il male”. Furioso e con<br />
la bava alla bocca, Livio dichiara: “Non è mai esistito nella Repubblica un<br />
male così gigantesco, che abbia avuto numeri così grandi o causato un<br />
numero maggiore di crimini”, un’affermazione particolarmente risibile<br />
visto che stava parlando <strong>del</strong>l’antica Roma. In seguito, in soccorso a Livio,<br />
arriva la cavalleria a combattere questa cospirazione <strong>del</strong> male, e lo storico<br />
si basa sui resoconti dei magistrati per raccontare la sorte dei Baccanti:<br />
“Vennero coinvolti molti nomi e alcuni di costoro, sia uomini che donne, si<br />
tolsero la vita”. Pare che gli arrestati fossero settemila e che “il numero dei<br />
giustiziati superava quel<br />
lo dei condannati al carcere”, scrive Livio. “C’era un gran numero di<br />
uomini e di donne in entrambe le categorie”. Le donne riconosciute<br />
colpevoli “venivano riconsegnate ai propri familiari o tutori affinché se ne<br />
occupassero personalmente; se non vi era nessuno in grado di infliggere la<br />
punizione, esse venivano giustiziate pubblicamente”. Il che significa che<br />
centinaia — se non migliaia — di uomini erano costretti dal Senato a<br />
giustiziare le proprie mogli e figlie.<br />
Gli storici di oggi non danno molto peso agli infervorati resoconti di
Livio sui Baccanali, e generalmente si limitano a considerarli una forma di<br />
isteria innescata da ragioni politiche. Il suo racconto di questo imponente<br />
culto che salta fuori dal nulla e travolge il paese come una tempesta è una<br />
finzione storica, il cui obiettivo è titillare il pubblico. Di fatto, il culto di<br />
Bacco, per un certo periodo, era stato tollerato in Italia. Ma forse, siccome<br />
i Romani erano conosciuti in tutto il mondo antico per il fatto di portare il<br />
proprio gusto per l’eccesso al di là di ogni limite, non è poi così difficile<br />
immaginarsi che queste feste potessero sfuggire di mano.<br />
L’accusa più seria rivolta ai Baccanali era quella di “cospirazione ai<br />
danni <strong>del</strong>la Repubblica”, e quindi è possibile che le accuse di ordine<br />
morale fossero semplici calunnie motivate da ragioni politiche. La paura<br />
più grande, presso l’élite, era che “altre persone fossero in procinto di<br />
sollevarsi” e rovesciare l’ordine esistente. Il più grande spauracchio<br />
<strong>del</strong>l’aristocrazia romana era il “demagogo”, termine che indicava chiunque<br />
fosse in grado di radunare donne, schiavi e altri individui privi di<br />
cittadinanza per metterli contro le vecchie famiglie di possidenti che<br />
controllavano il Senato. Viste le sconvolgenti disparità socioeconomiche<br />
<strong>del</strong>la Repubblica, così come <strong>del</strong>l’impero, la ribellione era un pericolo<br />
sempre netto e presente. Poiché molti baccanti erano emigranti provenienti<br />
da Oriente, i loro riti venivano considerati nello stesso modo in cui i<br />
cattolici di oggi potrebbero giudicare la Santeria, un’alterazione <strong>del</strong>la vera<br />
fede, di origine straniera.<br />
A differenza di quanto afferma Livio, i Baccanali non furono proibiti e i<br />
loro santuari non vennero distrutti ma piuttosto sottoposti a una rigida<br />
regolamentazione e controllati dalla legge. E anche se non avrebbero più<br />
raggiunto il parossismo <strong>del</strong>l’epoca repubblicana, successivamente<br />
sarebbero stati rilanciati da Giulio Cesare e Marco Antonio. Ribattezzati<br />
Liberalia (da un altro appellativo di Dioniso), le nuove feste bacchiche si<br />
sarebbero trasformate in una sorta di fiera all’aperto per famiglie, con dolci<br />
al miele e manicaretti vari al posto di droghe e sesso. Riti sacri, artisti di<br />
strada e altre forme di intrattenimento la rendevano una festa assai<br />
popolare. L’alcol e il sesso ritornarono furtivamente strada facendo, ma in<br />
maniera assai meno scandalosa.<br />
I Liberalia fanno tuttora parte <strong>del</strong>la nostra realtà. Infatti ne celebriamo la<br />
versione moderna nello stesso giorno dei Romani. Nella nostra versione, la<br />
gente non smette di camminare, bere e rimpinzarsi, suonare i flauti, battere<br />
i tamburi e tutto il resto. Continuiamo a rimpinzarci di birra, carne di<br />
manzo e cavolo (il cui uso risale alle feste di Osiride nell’Antico Egitto,
dove si credeva che il cavolo ritardasse gli eccessi <strong>del</strong>l’ebbrezza). E<br />
continuiamo a indossare il colore di Osiride-Dioniso - Bacco, conosciuto<br />
dai celti come “Green Man” (‘Uomo Verde’).<br />
Sì, i Liberalia esistono ancora oggi. Abbiamo semplicemente cambiato il<br />
nome <strong>del</strong>la festa in “San Patrizio”.<br />
ERMETE, ECATE E APOLLO<br />
Sebbene non fossero le figure più rappresentative dei più importanti<br />
Misteri, gli dèi Ermete, Ecate e Apollo erano profondamente inseriti in<br />
quella tradizione. E visto che rappresentavano, rispettivamente, denaro,<br />
magia e musica, sono connessi anche al <strong>rock</strong>’n’roll.<br />
Si trattava di divinità legate alla vita di tutti i giorni, responsabili <strong>del</strong>le<br />
attività quotidiane. Ermete era il messaggero degli dèi, e anche patrono <strong>del</strong><br />
commercio, <strong>del</strong>la medicina e <strong>del</strong>la scrittura. Ermete era anche uno<br />
“psicopompo”, aveva cioè il compito di scortare i morti nell’Aldilà. Era<br />
anche il dio <strong>del</strong> caso, o, se si preferisce, <strong>del</strong>la sincronia.<br />
I Romani lo chiamavano Mercurio, dalla stessa radice di “mercato” e<br />
“merce”, mercatus.<br />
Proprio come Ermete, Ecate giocava un ruolo importante nelle<br />
rappresentazioni misteriche. Essa - come Ermete, Osiride, Dioniso e Mitra<br />
- veniva identificata con il bestiame, ma era più strettamente associata alla<br />
magia, ai fantasmi, alla stregoneria e agli Inferi. Statue di Ecate venivano<br />
piazzate presso le porte <strong>del</strong>le città come protezione contro gli intrusi, in<br />
particolare quelli di genere demoniaco. Alla dea venivano sacrificati dei<br />
cani, ed essa stessa veniva spesso raffigurata con sembianze canine. Iside<br />
veniva talvolta identificata con Ecate nel ruolo di dea dei maghi, così come<br />
gli animali sacri alle due dee; Iside veniva identificata con Sirio, la Stella<br />
<strong>del</strong> Cane. Cosa ancora più importante, Ecate era associata a droghe<br />
psicoattive quali belladonna, oppio e mandragola.<br />
Apollo era una <strong>del</strong>le più importanti divinità <strong>del</strong> mondo antico. Tra i ruoli<br />
che ricopriva, vi erano quelli di dio <strong>del</strong>la profezia, <strong>del</strong> tiro con l’arco, <strong>del</strong>la<br />
musica e <strong>del</strong>le arti e <strong>del</strong>la guarigione. Era uno degli dèi <strong>del</strong>la polis, o cittàstato,<br />
e i suoi oracoli venivano consultati prima di importanti battaglie o<br />
altre fondamentali decisioni di Stato. Sebbene Apollo avesse numerosi<br />
Oracoli, o templi profetici, a lui dedicati in tutta la Grecia, il più<br />
importante di essi si trovava a Delfi. Lì il dio rivelava la verità alla Pizia,
sacerdotessa <strong>del</strong>l’Oracolo, la quale veniva presa da violente convulsioni<br />
causate da un gas tossico o da un allucinogeno, scegliete voi.<br />
Soprattutto, Apollo era egli stesso la divinità <strong>rock</strong> definitiva. L'Inno<br />
omerico ad Apollo Pizio lo descrive come un antico incrocio tra Hendrix e<br />
Bowie, “di nero vestito, con indosso indumenti profumati... al tocco <strong>del</strong>la<br />
chiave dorata la sua lira emetteva un dolce canto”. Quando Apollo si<br />
esibiva di fronte agli Dèi <strong>del</strong>l’Olimpo, “gli dèi immortali erano<br />
completamente assorbiti dalla lira e dalla canzone”. Non era solamente un<br />
dio <strong>rock</strong>, ma anche il dio <strong>del</strong> <strong>rock</strong>: un altro inno omerico dedicato ad<br />
Apollo dice che “il menestrello dalla dolce lingua, stringendo la sua lira<br />
dal suono acuto, canta prima di tutto” rivolgendosi al dio. Ma Apollo era<br />
un dio associato alle pestilenze tanto quanto alla guarigione, e il metallico<br />
percuotere <strong>del</strong> suo arco e <strong>del</strong>le sue frecce rivaleggiava con quello dei<br />
Cabiri. Il peana, o ‘canzone curativa’, si credeva lo potesse calmare<br />
quando era preda <strong>del</strong>la collera.<br />
Guarigione, profezia, musica e identificazione con il Sole; questi tratti<br />
legano Apollo ad altre figure sciamaniche <strong>del</strong>la storia. Nel suo saggio The<br />
Shamanic Origins Of Religion And Medicine, Weston LaBarre osserva che<br />
i poteri attribuiti ad Apollo possono essere “chiaramente considerati le<br />
caratteristiche proprie <strong>del</strong>l’antico sciamano eurasiatico. Apollo è il sole,<br />
colui che dà la vita agli animali e alle piante; è il demone <strong>del</strong>la fertilità<br />
associato al bestiame. [Egli] diffonde la peste con le frecce <strong>del</strong> suo arco e<br />
allo stesso tempo è il grande guaritore ”. Nel profondo, dunque, Apollo ha<br />
una connessione diretta con le divinità dei Misteri. Ma quali altri legami ha<br />
lo sciamanesimo con questi viaggi misteriosi nel mondo degli dèi?<br />
MISTERIOSI SACRAMENTI<br />
O attraverso l'influsso di una bevanda narcotica, di cui gli inni di tutti<br />
gli umani e i popoli indigeni parlano, o attraverso il rinvigorente risveglio<br />
primaverile che infonde tutta la natura di passione, questi impulsi<br />
dionisiaci trovano la loro origine, e mentre crescono di intensità ogni<br />
elemento soggettivo svanisce nella completa perdita <strong>del</strong>l’identificazione<br />
<strong>del</strong> sé.<br />
FRIEDRICH NIETSZCHE, La nascita <strong>del</strong>la Tragedia<br />
Un crescente numero di ricercatori moderni ha sostenuto che il
“mistero” nascosto dietro ai Misteri fosse l’utilizzo di potenti allucinogeni<br />
come l'Amanita muscaria e i funghi <strong>del</strong>la psilocibina. Qualcuno ha<br />
sostenuto che il kykeon di Eleusi contenesse una dose di amido di acido<br />
lisergico (Lsa), un parente <strong>del</strong>l’Lsd che veniva isolato dal fungo <strong>del</strong>l’ergot.<br />
Altri ancora hanno sostenuto che i partecipanti ai culti dionisiaci<br />
utilizzassero un elisir a base di funghi psiche<strong>del</strong>ici ed erbe come loro<br />
“vino”, e non la consueta miscela di acini fermentati. Antichi testi<br />
prevedevano che questo vino venisse allungato con l’acqua per un<br />
consumo sicuro, sebbene il vino fatto con l’uva non potesse comunque<br />
raggiungere una gradazione superiore a 14 prima <strong>del</strong>l’invenzione <strong>del</strong>la<br />
distillazione.<br />
I più eminenti sostenitori <strong>del</strong>la “tesi enteogenica” in riferimento ai<br />
Misteri furono R. Gordon Wasson, (1898-1986) e Terence McKenna<br />
(1946-2000), entrambi etnobotanici e micologi dilettanti (enteogeno è una<br />
parola greca che significa ‘creare il dio interiore’). Di professione dirigente<br />
di banca, Wasson finì per fare esperimenti con i funghi psiche<strong>del</strong>ici e si<br />
accorse che i culti messicani legati alle droghe mostravano sorprendenti<br />
similitudini con i Misteri. Si assicurò l’aiuto <strong>del</strong>lo studioso classico<br />
harvardiano Carl Ruck e scrisse The Road To Eleusis esponendo le proprie<br />
controverse teorie sui funghi e sull’ergot, portando il suo coautore a<br />
perdere il posto. In una prosa serrata, Wasson spiegava che i funghi<br />
“saltavano fuori senza avere semi né radici, un mistero fin dall’inizio...<br />
essi esprimono la religione nella sua più pura essenza, priva di contenuto<br />
intellettuale. Aristotele diceva dei Misteri di Eleusi le stesse identiche<br />
cose”.<br />
Wasson rilegge il mito <strong>del</strong> rapimento come una discesa nell’inconscio,<br />
poiché il fiore <strong>del</strong> narkissos, che Persefone stava raccogliendo, possedeva<br />
proprietà narcotiche. Wasson sottolinea inoltre che l’Era Micenea (1600-<br />
1100 a.C.) era l’epoca in cui era ambientata la gran parte dei grandi miti<br />
greci e <strong>del</strong>le grandi rappresentazioni, e successivamente fa risalire<br />
l’etimologia di “miceneo” al mykes o fungo.<br />
McKenna pubblicò le proprie teorie nel 1993, all’interno <strong>del</strong> libro Food<br />
Of The Gods: The Search For The Original Tree Of Knowledge, nel quale<br />
elabora le idee di Wasson. McKenna era un instancabile sostenitore degli<br />
allucinogeni naturali, e promuoveva quella che chiamava “teoria <strong>del</strong>la<br />
scimmia drogata”, secondo la quale gli allucinogeni rappresentavano il<br />
principale catalizzatore nello sviluppo <strong>del</strong>l’intelligenza e <strong>del</strong>l’evoluzione<br />
umana. McKenna considerava gli allucinogeni la base di qualsiasi
eligione ed esperienza mistica, una posizione parzialmente condivisa con<br />
John Marco Allegro (1923-1988), il controverso studioso dei Rotoli <strong>del</strong><br />
Mar Morto, il quale scrisse, in The Sacred Mushroom And The Cross<br />
(1969), che il sangue e il vino <strong>del</strong>la comunione cristiana traevano in realtà<br />
origine dai funghi psiche<strong>del</strong>ici.<br />
Assodati i legami tra il cristianesimo e i Misteri egizi, era possibile<br />
ipotizzare un legame anche con l’Occhio di Horus (ricordate che “Horus il<br />
Giovane” era l’incarnazione dei Misteri). Il ricercatore Stephen Berlant<br />
sostiene che lo stesso Occhio sarebbe stato una pianta allucinogena, e cita<br />
il leggendario egittologo britannico E.A. Wallis Budge, il quale scrisse, a<br />
proposito <strong>del</strong>l’Occhio in Gods Of The Egyptians (1904):<br />
Gli dèi si cibavano di cibo celestiale che l’Occhio di Horus riforniva<br />
loro, il che significa che sopravvivevano grazie ai raggi di luce che<br />
scendevano dal sole illuminando il cielo, e diventavano esseri<br />
completamente fatti di luce. Secondo un mito gli stessi dèi vivevano su un<br />
“tronco o un albero <strong>del</strong>la vita”, che pare fosse cresciuto nei pressi <strong>del</strong><br />
grande lago di Sekhet-hetep, intorno al quale erano soliti sedersi.,. Altrove<br />
si legge di “pane <strong>del</strong>l’eternità” e “birra <strong>del</strong>l’eternità”.<br />
Poiché i funghi prosperano nei climi umidi, il fatto che l’Occhio si<br />
trovasse nei pressi di un lago rafforza le teorie di Berlant. L’altra grande<br />
icona solare <strong>del</strong>la rinascita nella religione egizia era lo scarabeo (sacro), o<br />
scarabeo stercorario, che a prima vista parrebbe una scelta un po’ strana<br />
per un archetipo di tale importanza, finché non ci si rende conto che i<br />
funghi psiche<strong>del</strong>ici crescono spesso sul letame <strong>del</strong>le mucche. Ricordate<br />
inoltre che il toro era sacro sia per Osiride che per Dioniso.<br />
L’espressione di adorazione più pubblica che ci fosse nei confronti di<br />
Dioniso era la processione <strong>del</strong> sacro fallo. Il quale avrebbe benissimo<br />
potuto essere la rappresentazione di un esemplare maturo di fungo<br />
<strong>del</strong>l'Amanita muscaria, che può arrivare ad assomigliare molto da vicino<br />
all’erezione di un individuo ben dotato. Mitra, che incontreremo presto,<br />
sgozza un toro nella più famosa rappresentazione iconica che lo riguarda,<br />
la Tauroctonia. Gran parte degli storici interpretano l’immagine come una<br />
raffigurazione <strong>del</strong>la fine <strong>del</strong>l’era astrologica <strong>del</strong> Toro, ma porrebbe trattarsi<br />
<strong>del</strong>l’ennesimo legame con la crescita dei funghi sul letame, magari<br />
partendo dalla credenza che sia la mucca stessa a creare i funghi. Ancora<br />
più irrefutabile è il copricapo indossato da Mitra, chiamato il “cappello<br />
<strong>del</strong>la libertà”, che ha nome e forma in comune con un fungo psiche<strong>del</strong>ico7.
Sebbene l’eminente studioso <strong>del</strong>le religioni Huston Smith le abbia<br />
fornito un sostegno qualificato, l’ambiente accademico non ha ancora<br />
approvato la teoria enteogenica. Ma studiosi ribelli continuano a rovistare<br />
nei vecchi testi alla ricerca di prove, e continua a crescere il corpus di<br />
scritti sull’argomento. Gli allucinogeni non erano in ogni caso l’alfa e<br />
l’omega dei Misteri, ma parte di un sistema di crescita <strong>del</strong>la<br />
consapevolezza saldamente costruito e fortemente organizzato, in grado di<br />
portarti sull’Olimpo ancora prima che la pozione venisse servita.<br />
I CORIBANTI<br />
Alcuni pensano che l’heavy metal sia un’evoluzione musicale<br />
relativamente recente, creata nei tardi anni Sessanta da proletari britannici<br />
con i capelli lunghi, intenti a massacrare vecchi fraseggi blues con i<br />
volumi a manetta dei loro amplificatori. Non è esattamente così. Magari la<br />
tecnologia si è evoluta, ma una volta scrostata la superficie ci si rende<br />
conto che l’heavy metal non è nient’altro che un inconscio revival,<br />
applicato al Ventesimo secolo, dei Coribanti, i folli inebriati dal frastuono<br />
che prendevano parte agli antichi Misteri. Questi sacerdoti guerrieri<br />
creavano il loro folle baccano indossando un’armatura completa da opliti8,<br />
battendo fragorosamente le loro spade e i loro scudi a tempo, seguendo il<br />
battito dei tamburi e le lire, urlando letteralmente le loro canzoni fino a<br />
scorticarsi la gola.<br />
Le origini precise di questi hcadbanger1 ellenici erano un tempo<br />
argomento di considerevole confusione tra gli storici, ma è credenza<br />
diffusa che costoro fossero nati nella regione <strong>del</strong> Monte Ida, nell’odierna<br />
Turchia, come sacerdoti di Cibele, la madre frigia degli dèi. I Coribanti<br />
venivano anche identificati con i Grandi Dèi di Samotracia. Vi erano anche<br />
gruppi simili, dalle origini altrettanto vaghe, come i Cureti e i Dattili. Tutte<br />
queste categorie divennero a un certo punto intercambiabili, in particolare<br />
con l’emergere <strong>del</strong> cosmopolitismo e <strong>del</strong> sincretismo. Ma pare che questi<br />
folli macho con la passione per la musica, quale che fosse il loro nome,<br />
rappresentassero un elemento popolare all’interno <strong>del</strong>le varie tradizioni<br />
misteriche.<br />
Le varie sigle avevano in ogni caso una duplice incarnazione: esseri<br />
mitici e sacerdoti umani. I Coribanti erano semidèi, e avevano il compito<br />
di proteggere Dioniso durante 1 infanzia. Come scriveva Nonno nelle<br />
Dionisiache, “gli incespicanti Coribanti circondavano Dioniso con le loro
danze che rappresentavano l’adorazione e la protezione di un bambino,<br />
sbattevano rumorosamente le loro spade e colpivano i loro scudi facendo<br />
rimbalzare l’acciaio, con movimenti alternati, per nascondere la crescente<br />
giovinezza di Dioniso”. Il dio <strong>del</strong> vino cresceva ascoltando<br />
“l’incoraggiante rumore degli scudi”, il che spiega piuttosto bene la sua<br />
fame di <strong>rock</strong>’n’roll. Analogamente, i Cureti avevano il compito di<br />
proteggere il piccolo Zeus dal padre mangiatore di bambini.<br />
Crono. Da parte loro, i Dattili, in alcuni racconti, venivano considerati i<br />
creatori dei giochi olimpici.<br />
Secondo Strabone i Coribanti “erano figli di Zeus e Calliope ed erano<br />
identici ai Cabiri” che viaggiavano fino a Samotracia per praticarvi i<br />
Misteri. Strabone prosegue sostenendo che altri si dicevano invece<br />
convinti <strong>del</strong>la sostanziale identità tra Cureti e i Coribanti, entrambi ministri<br />
di Ecate. Diodoro Siculo sostiene che “i Coribanti erano maghi,<br />
praticavano incantesimi, riti iniziatici e Misteri, e durante un soggiorno a<br />
Samotracia stupirono gli indigeni <strong>del</strong>l’isola con la loro abilità in simili<br />
faccende... [lo stesso Orfeo] divenne loro allievo, e di conseguenza fu il<br />
primo a introdurre presso i greci i riti iniziatici e i Misteri”.<br />
I Coribanti/Cureti/Dattili non dovevano di certo passare inosservati. La<br />
letteratura antica è ricca di stupefatti tributi in loro onore, è come se<br />
qualsiasi poeta o storico avesse una cotta per questi sacerdoti corazzati e<br />
urlanti. L’autore degli inni orfici scriveva di “saltellanti Cureti i quali, con i<br />
piedi da danzatori e i movimenti circolari dei loro passi armati, si<br />
muovevano a ritmo seguendo il suono <strong>del</strong>la lira... portatori di armi, forti<br />
protettori, dominatori terrificanti... intenti a salvaguardare riti misteriosi e<br />
divini: venite, e partecipate con benevolenza a questo inno”. Sembra quasi<br />
l’estratto da una vecchia fanzine sugli Iron Maiden, non vi pare?<br />
Questo baccano metallico era così irresistibile che “moltissimi orsi si<br />
univano alla danza... Leoni che emettevano ruggiti con le loro gole e<br />
rivaleggiavano, emulandolo, con l’urlo trionfale dei sacerdoti Cabiri, lucidi<br />
nella loro follia; i gozzoviglianti pifferi suonavano una melodia in onore di<br />
Ecate”.<br />
Quale che fosse il nome con cui venivano indicati, i Coribanti divennero<br />
parte integrante dei Misteri di Samotracia, e pure dei Misteri di Cibele e di<br />
Attis. Visto il loro ruolo di guardiani di Dioniso all’interno dei miti, è<br />
possibile che siano stati i Frigi a introdurre per primi quel genere di<br />
violenta esplosione musicale che si sarebbe poi vista successivamente nei
Baccanali. Lo storico Franz Cumont ha inoltre identificato i Coribanti con<br />
Mitra, il che ha sicuramente senso nel contesto di eccesso proprio dei riti<br />
mitraici.<br />
ORFEO<br />
Non sono molte le tradizioni religiose in grado di far risalire le proprie<br />
origini a una <strong>rock</strong>star ma, secondo molte fonti antiche, le religioni<br />
misteriche <strong>del</strong>l’antica Grecia potevano permetterselo. Naturalmente, la<br />
preistoria dei Misteri ha un’origine più antica, e tuttavia alcuni Greci<br />
credevano che il leggendario Orfeo, cantante, poeta lirico e paroliere, fosse<br />
stato il primo a diffondere quei riti segreti nel loro paese. Col tempo, a<br />
Orfeo si sarebbero attribuite molte altre cose, inclusa la creazione <strong>del</strong>la<br />
stessa musica.<br />
Doveva essere un cantante formidabile.<br />
Strabone descrive Orfeo come “un mago che in un primo tempo incassò<br />
dei soldi grazie alla propria musica, alle proprie arti divinatorie e alla<br />
celebrazione di orge legate ai riti iniziatici mistici” e “ottenne una schiera<br />
di seguaci e il potere”. Sfortunatamente, come riporta il geografo, i riti<br />
segreti di Orfeo, proprio come accadde ai <strong>rock</strong>er <strong>del</strong> Ventesimo secolo,<br />
destarono sospetti presso i non iniziati, sospetti che portarono, infine, al<br />
suo assassinio.<br />
Come un Elvis dei tempi antichi, Orfeo entrò successivamente<br />
nell’ambito <strong>del</strong> mito. Rinato come figlio <strong>del</strong>la musa Calliope e di un dio<br />
<strong>del</strong> fiume, gli venne attribuita la fondazione <strong>del</strong>la civiltà greca, proprio<br />
come accadde a Osiride in Egitto. Oltre ad aver creato la musica e i<br />
Misteri, Orfeo veniva anche considerato colui che, a seconda <strong>del</strong>le<br />
versioni, aveva introdotto presso i greci la scrittura, la magia, la medicina e<br />
l’agricoltura. Orfeo a un certo punto fu fatto salire a bordo <strong>del</strong>l’Argo, dove<br />
aiutò Giasone e i suoi marinai a sfuggire alle Sirene durante un antica<br />
battaglia <strong>del</strong>le band nella quale la sua celebre lira surclassò il canto<br />
trillante di queste ultime. In aggiunta a un curriculum già impressionante,<br />
Eschilo gli attribuì la nascita <strong>del</strong> culto solare.<br />
Secondo il mitologo inglese <strong>del</strong> Diciottesimo secolo, Thomas Taylor,<br />
Orfeo “era il figlio di un re che a sua volta creò la teologia presso i greci,<br />
l’istitutore <strong>del</strong> loro stile di vita e <strong>del</strong>la loro morale, il primo dei profeti, e il<br />
principe dei poeti”. I greci erano convinti che le loro più grandi menti
traessero ispirazione dai Misteri orfici, inclusi la divina musa di Omero, e<br />
la filosofia di Pitagora, e Platone”. Le doti musicali di Orfeo avevano<br />
inoltre proprietà magiche: “Attraverso la melodia <strong>del</strong>la sua lira”,<br />
46<br />
scrive Taylor, “muoveva rocce, boschi e animali selvatici, interrompeva<br />
il corso dei fiumi e riuscì addirittura a commuovere il re degli Inferi”.<br />
Orfeo aveva una moglie chiamata Euridice, figlia di Apollo, che<br />
potrebbe essere la prima groupie di cui si abbia notizia. Nel tentativo di<br />
sfuggire a un satiro infoiato, Euridice incespicò in un nido di serpenti<br />
velenosi, subendone i fatali morsi. Distrutto, Orfeo si recò all’inferno,<br />
dove cantò una serenata in onore di Ade e Persefone. In cambio, essi<br />
permisero a Euridice di ritornare con lui nel mondo di sopra. In uno di quei<br />
frustranti cliché di cui la mitologia è piena, tutto sarebbe andato liscio<br />
finché Orfeo non si fosse girato a guardarla prima di abbandonare<br />
l’inferno. Naturalmente egli guardò all’indietro e lei venne nuovamente<br />
inghiottita dagli Inferi, per sempre. Secondo la tradizione Orfeo avrebbe<br />
rinunciato al sesso (be , quantomeno con le donne) a causa <strong>del</strong> dolore per<br />
la perdita di Euridice. A quanto pare questa situazione lasciò una scia di<br />
cuori spezzati a desiderare invano l’idolo pop. Il poeta romano Ovidio<br />
scrisse: “Molti provarono il desiderio di unirsi al poeta, e molti piansero<br />
per il suo rifiuto. Effettivamente, fu il primo dei Traci a trasferire il suo<br />
amore ai giovani [maschi]”. Wow, un altro primato.<br />
Il mutare dei sentimenti di Orfeo portò a sua volta alla sua uccisione, per<br />
mano di una banda di Menadi reduci da una sbronza. Ovidio scrisse che le<br />
<strong>del</strong>iranti donne di Ciconia, i cui seni erano coperti da pelli di animali,<br />
individuarono Orfeo dall’alto di una collina, mentre intonava canzoni<br />
accompagnato dal suono <strong>del</strong>le corde. [Una di esse] gridò: ‘Guardate,<br />
guardate, ecco quello che ci disprezza’ e scagliò la propria lancia in viso al<br />
poeta di Apollo, mentre costui era impegnato a cantare”. Le Menadi lo<br />
dilaniarono, squarciandolo in due, per aver abbandonato Dioniso, oppure<br />
per aver rifiutato i loro inviti mossi dall’ebbrezza, o forse per entrambi i<br />
motivi.<br />
Taylor racconta che in seguito all’assassinio “l’anima di Orfeo, destinata<br />
a discendere in un altro corpo, avrebbe preferito il corpo di un cigno<br />
piuttosto che nascere ancora una volta da donna, avendo concepito un tale<br />
odio nei confronti <strong>del</strong> sesso”. Ironicamente, la lira di Orfeo finì per essere<br />
appesa nel tempio di Apollo a Lesbo, dove la sua testa smembrata venne
utilizzata come oracolo e la lira stessa suonata come accompagnamento.<br />
I Misteri orfici avevano a che fare con la magia oltre che con la musica.<br />
Pausania scrisse che Orfeo aveva dato vita a riti misterici annuali in onore<br />
di Ecate, a Egina. In Laconia, aveva creato i Misteri di Demetra degli<br />
Inferi. Col tempo, avrebbe fatto la sua comparsa un intero corpus di poemi<br />
e inni attribuiti a Orfeo, molti dei quali erano dedicati agli dèi e alla pratica<br />
<strong>del</strong>le varie religioni misteriche.<br />
Nonostante fosse stato fondato da una <strong>rock</strong>star polisessuale, l’orfi- smo<br />
non era selvaggio e libero come il dionisismo. I Misteri Orfici si<br />
trasformarono in un un culto rigoroso e ascetico, che praticava il vege-<br />
tarianesimo e predicava uno stile di vita puritano, oltre che una teologia<br />
pessimistica. In effetti, gli insegnamenti orfici anticipavano la dottrina<br />
cristiana <strong>del</strong> peccato originale. Poiché l’umanità aveva dentro di sé tracce<br />
dei Titani e allo stesso tempo di Dioniso, era necessario espiare i peccati<br />
dei primi.<br />
In seguito si sviluppò un commercio di amuleti e libri magici attribuiti a<br />
Orfeo. Nell’opera teatrale I Ciclopi, Euripide diede a Orfeo il potere di<br />
escogitare incantesimi magici in grado di sconfiggere i mostri monocoli.<br />
Questo commercio avrebbe dato vita a un vero e proprio mestiere, quello<br />
degli indovini porta a porta, un’antica versione dei Testimoni di Geova.<br />
Nella Repubblica, Platone li liquidava come “preti mendicanti e indovini”<br />
che “producono grandi quantità libri di Museo e di Orfeo, prole <strong>del</strong>la Luna<br />
e <strong>del</strong>le Muse, libri che utilizzano durante i loro rituali, facendo credere non<br />
solo agli uomini comuni ma anche agli Stati che esista davvero la<br />
remissione dei peccati e la purificazione dalle azioni e dalle ingiustizie”.<br />
I MISTERI DI CIBELE E ATTIS<br />
L’androginia è sempre stata una parte fondamentale <strong>del</strong>l’atteggiamento<br />
mentale legato alla spiritualità esoterica. Il gender-bending10 non solo non<br />
veniva considerato un “abominio” dagli antichi pagani, ma era spesso un<br />
modo per entrare in contatto gli dèi. Molte <strong>del</strong>le divinità più importanti<br />
<strong>del</strong>l’antico Egitto eludevano i tradizionali confini di genere: Atum (il<br />
‘Grande Lui/Lei’ dio creatore), Huh (il dio <strong>del</strong>l’infinito), Neith (dea <strong>del</strong>la<br />
guerra), Hapi (dio <strong>del</strong> Nilo, solitamente rappresentato come un uomo dai<br />
grandi seni) e Ptah (dio dei costruttori e degli artigiani, capace di cambiare<br />
genere a piacimento), così come Horus e Seth.
Re-guerrieri egizi come Seti e Ramses erano spesso raffigurati, nell’arte<br />
antica, con indosso un travestimento rituale che comprendeva parrucche,<br />
trucco, gioielli, vesti o gonne. In alcuni casi, i faraoni si distinguono dalle<br />
regine o dalle dee solamente per la lunghezza <strong>del</strong>le gonne o le barbe<br />
posticce. Gli egittologi sono attualmente convinti che Akhenaton<br />
(ironicamente, il primo monoteista <strong>del</strong>la storia) fosse nato ermafrodita.<br />
Accanto alla sua famosa regina, Nefertiti, Akhenaton aveva anche un<br />
prostituto, Smenkhare. Altre culture mediterranee seguirono le orme degli<br />
Egizi, i Greci in particolare. Dèi maggiori come Zeus, Ermete (il cui<br />
androgino figlio avuto da Afrodite ci ha regalato il termine ermafrodita),<br />
Apollo ed Ercole scopavano qualsiasi cosa d’impulso, riflettendo i valori<br />
<strong>del</strong> loro tempo.<br />
La vergine dea lunare Artemide aveva una grande importanza a Sparta,<br />
dove la popolazione era comunemente suddivisa in raggruppamenti<br />
omosociali. Lì il mentoraggio con benefit veniva praticato da uomini e<br />
donne (le quali avevano uno status sociale molto più elevato rispetto alle<br />
loro sorelle in altre città-Stato <strong>del</strong>la Grecia). Si credeva tradizionalmente<br />
che le mitiche Amazzoni fossero lesbiche, e che andassero con gli uomini<br />
una volta all’anno solo per mantenere elevato il tasso di natalità. L’antico<br />
testo gnostico Il Divino Pimandro di Ermete Mercurio Trismegisto insegna<br />
che l’umanità era in origine androgina, e che la separazione dei generi<br />
faceva parte di una Caduta dalla condizione di Divinità.<br />
Similmente, esisteva un antico culto misterico incentrato sull’idea di<br />
androginia come salvazione. I Misteri di Cibele e Attis si diffusero in tutto<br />
l’impero Romano grazie a un fiero esercito di sacerdoti eunuchi travestiti,<br />
la cui musica frenetica, rumorosa e selvaggia e i cui sanguinari rituali<br />
anticipano in maniera inquietante il glam e il glitter dei tardi anni Sessanta<br />
e primi Settanta, nonché costole di quei movimenti quali punk, new wave e<br />
hair metal.<br />
L’antica dea <strong>del</strong>la terra Cibele era una <strong>del</strong>le figure più riverite <strong>del</strong> mondo<br />
antico. Originaria <strong>del</strong>la Frigia, provincia religiosa fino all’eccesso, Cibele,<br />
sul finire <strong>del</strong> Terzo secolo a.C., venne adottata come “Madre degli Dèi”<br />
dagli antichi Romani, che le attribuivano la vittoria conseguita nella<br />
Seconda Guerra Punica. Si scatenò il dibattito sull’inclusione di questa dea<br />
straniera nel culto ufficiale, ma una curiosa serie di eventi convinse i<br />
romani a decidere per il sì. Il prevedibilmente eccitabile Livio scrisse che<br />
“il tempio di Giove e il sacro bosco di Marica furono colpiti da un<br />
fulmine”, mentre una municipalità “riferì di un secondo e ancora più
sconvolgente portento: un ruscello di sangue si era messo a scorrere presso<br />
la porta principale”.<br />
In seguito a innumerevoli racconti di piogge di pietre dai cieli, i<br />
pontefici decisero che gruppi di vergini “avrebbero dovuto attraversare la<br />
città cantando un inno” alla dea, ma mentre costoro provavano gli inni nel<br />
tempio ufficiale di Giove, il tempio di Giunone Regina venne colpito da un<br />
altro fulmine. L’imminente arrivo di Cibele si fece ancora più bizzarro. “Si<br />
dice che fossero visibili due soli; ci furono schiarite di luce diurna nel<br />
corso <strong>del</strong>la notte” scrive Livio, aggiungendo che “una meteora fu vista<br />
sfrecciare da oriente a occidente; una porta aTarracina e ad Anagna una<br />
porta e molte parti <strong>del</strong> muro di cinta vennero colpite da fulmini; nel tempio<br />
di Giunone Sospita di Lanuvium si udì uno schianto seguito da un terribile<br />
boato”.<br />
Dopo una concitata riflessione, al leggendario generale Scipione “venne<br />
ordinato di recarsi a Ostia, accompagnato da tutte le matrone, per<br />
incontrare la dea”. Livio scrisse che “la reputazione di Cibele era stata fino<br />
ad allora dubbia”, ma che l’entourage inviato ad accoglierla “la circondò di<br />
un alone di castità agli occhi dei posteri”.<br />
Cibele era una presenza regale, materna e fisicamente imponente, e<br />
spesso veniva rappresentata alla guida di un cocchio trainato da due leoni.<br />
Divenne la preferita di potenti imperatori quali Augusto, Claudio e<br />
Commodo e sopravvisse ben oltre l’avvento <strong>del</strong>l’era cristiana. La sua<br />
reputazione era tale che i suoi templi, anziché essere distrutti, vennero<br />
spesso trasformati in santuari dedicati alla Vergine Maria.<br />
Cioè che la rendeva differente dalle altre dee era l’estremismo dei suoi<br />
seguaci, capaci di mettere in imbarazzo persino i più scatenati addestratori<br />
di serpenti di oggi. Infatti, Cibele incuteva un tale rispetto proprio perché<br />
infondeva loro un’eccezionale passione, il che li rese un bersaglio facile<br />
nel momento in cui la Chiesa incominciò a diventare predominante. I<br />
sacerdoti <strong>del</strong>la dea incominciarono pure loro a finire nel mirino per via dei<br />
modi maliziosi e sconvenienti che ne caratterizzavano il comportamento.<br />
Il compagno di Cibele, Attis, era suo figlio (e/o amante, a seconda <strong>del</strong>la<br />
versione <strong>del</strong> mito che vi capiti di leggere). In alcuni racconti, Attis si castra<br />
nel momento in cui il suo folle amante ermafrodita, Adgistis, si imbuca<br />
alla sua festa di matrimonio. In altri racconti, Adgistis e Cibele<br />
coincidevano (la mitologia può diventare a volte davvero confusa). Dopo<br />
essersi castrato, Attis incomincia a vestirsi da donna e ad avere solo amanti
di sesso maschile, percorrendo la campagna e coinvolgendo la gente in<br />
tributi alla Dea Madre che sembravano in tutto e per tutto antiche versioni<br />
<strong>del</strong> film Hedwig la diva con qualcosa in più:<br />
Mentre Attis, la falsa donna, cantava questo ai suoi compagni,<br />
Il coro gridò d’improvviso con le proprie lingue agitate.<br />
Il tamburello urla, i cimbali battono di nuovo; la celere truppa si muove<br />
verso Ida a passi affrettati.<br />
Fuori di sé, ansante, alla deriva, all’ultimo momento,<br />
Attis con il suo tamburello li guida per i boschi opachi come una<br />
giovenca pura che rifiuta il giogo:<br />
Ora donna, sono stata uomo, giovane e ragazzo;<br />
Ero l’atleta, e il lottatore.<br />
Intere moltitudini stavano alla mia porta, i miei seguaci dormivano sulla<br />
soglia.<br />
Come tributo ad Attis, i sacerdoti di Cibele - noti come Galli o Galloi —<br />
si castravano e si vestivano anch’essi da donna. Percorrevano la campagna<br />
e guidavano appassionati tributi musicali alla Grande Madre, proprio come<br />
Attis. Un indignato apologeta cristiano di nome Ippolito descriveva<br />
l’attitudine curiosamente postmoderna di questi sacerdoti nei confronti <strong>del</strong><br />
genere: “Perché l’uomo, dicono, è bisessuale. E così, secondo questo loro<br />
pensiero, il rapporto carnale tra la donna e l’uomo viene mostrato, nel loro<br />
insegnamento, come il più sciagurato e proibito che ci sia... Attis era<br />
castrato, il che significa privato <strong>del</strong>le parti terrene <strong>del</strong>la creazione lì in<br />
basso, e ha riesaminato l’essenza eterna su in alto dove, dice, non c’è né il<br />
femminile né il maschile, ma una nuova creatura”.<br />
Gli storici antichi avevano opinioni piuttosto variabili sui Galloi, che<br />
andavano daU’ammirazione, alla confusione, allo scherno. Ma tutti quanti<br />
sembravano essere d’accordo sul fatto che costoro amassero il <strong>rock</strong>’n’roll,<br />
1 loro riti e festival facevano sembrare Wooodstock un pranzo a un club<br />
per signore.<br />
Le celebrazioni pubbliche dei Galloi erano così intense che le folle<br />
venivano spinte a raggiungere uno stato di panico religioso. Talvolta<br />
giovani uomini devoti si staccavano dalla folla per unirsi ai sacerdoti,<br />
secondo una modalità particolarmente interessante. Lo storico romano
Luciano di Samostata descriveva una scena di questo tipo:<br />
Certi giorni una moltitudine si accalca nel tempio, e tra loro un gran<br />
numero di Galloi, sacri come è loro natura, praticano le cerimonie degli<br />
uomini, si tagliano le braccia e voltano le loro schiene per essere frustati.<br />
Molti astanti suonano i flauti mentre altri, anch’essi numerosi, percuotono<br />
dei tamburi; altri ancora cantano canzoni sacre e divine. Qualsiasi giovane<br />
uomo che decida di compiere questa azione, si toglie i vestiti, e con un<br />
forte grido irrompe nella folla, afferrando una spada... e si castra per poi<br />
correre selvaggiamente per la città, tenendo in mano ciò che ha tagliato. Lo<br />
getta in una casa che ha scelto e dalle donne di questa casa riceve vestiti e<br />
ornamenti.<br />
Ecco un’affascinante tecnica di reclutamento.<br />
I Galloi fecero la loro comparsa pure nelle Metamorfosi di Apuleio, il<br />
classico romanzo comico romano. La storia parla di uno stregone dilettante<br />
di nome Lucio, il quale manda all’aria un sortilegio trasformandosi in<br />
asino. In tali sembianze, Lucio viene venduto a una banda errante di Galloi<br />
e trascinato qua e là mentre i sacerdoti percorrono la campagna, spesso<br />
praticando di casa in casa.<br />
Non essendone evidentemente un sostenitore, Lucio descrive i riti dei<br />
Galloi, che includono un’inquietante precognizione <strong>del</strong>lo headbanging<br />
tipico <strong>del</strong>l’heavy metal: “Arrivarono presso la villa di un uomo ricco e,<br />
strillando i loro canti stonati fin dal momento in cui erano arrivati in vista<br />
dei cancelli, si riversarono freneticamente all’interno. Piegando le loro<br />
teste, dimenavano e dondolavano il collo avanti e indietro, mentre i lunghi<br />
capelli roteavano disegnando in aria dei cerchi”.<br />
Con l’ascesa <strong>del</strong> cristianesimo imperiale, le autorità si misero con<br />
particolare insistenza a prendere di mira i Galloi e il loro culto. Ma costoro<br />
furono banditi o vennero semplicemente assorbiti? Era risaputo che i padri<br />
cristiani <strong>del</strong>le origini praticassero la castrazione, mentre monaci, preti e<br />
suore vivono ancora oggi in ambienti monastici omosociali. E paramenti<br />
sacri, sessualmente ambigui, vengono tuttora utilizzati nelle cerimonie, da<br />
confessioni e sette di ogni tipo.<br />
Un’androginia meticolosamente studiata è stata dunque di gran moda,<br />
per secoli, presso vigorosi europei eterosessuali, proprio come era
avvenuto in Egitto. E tutte le forme di gender-bending — dal dandismo, al<br />
travestitismo, alle forme di sessualità alternative - hanno rappresentato una<br />
parte essenziale <strong>del</strong>la cultura umana nel corso <strong>del</strong>la storia, finendo per<br />
diventare protagoniste di un ritorno in grande stile con l’emergere <strong>del</strong><br />
<strong>rock</strong>’n’roll.<br />
I CULTI ROMANI UFFICIALI<br />
Col tempo, i Misteri finirono per allontanarsi da Frigia, Egitto e Grecia,<br />
e vennero ricondotti nell’orbita <strong>del</strong> superpotere che dominava il mondo<br />
antico. Una volta lì, si evolvettero assumendo una certa importanza,<br />
fondendosi con i culti rivali, divenendo infine istituzionalizzati. Ma per<br />
capire questo processo occorre prima di tutto comprendere la mentalità<br />
religiosa dei Romani.<br />
Sovranità, potenza militare e fertilità erano i principi fondanti <strong>del</strong>la<br />
religione romana, rappresentati rispettivamente da Giove, Marte e<br />
Giunone. Il culto ufficiale aveva i suoi centri nel Foro (dove si trovava il<br />
Santuario di Vesta) e presso il Campidoglio (dove si trovava il Tempio di<br />
Giove). Alcuni dèi greci finirono per rimpiazzare alcune divinità etrusche,<br />
sebbene molti degli dei più antichi, come Giano (dio dei passaggi), Vesta<br />
(dea <strong>del</strong> focolare) e Fortuna, mantennero un ruolo centrale nella vita dei<br />
romani.<br />
La vecchia Repubblica cedette il passo all’impero, mentre le antiche<br />
famiglie erano in una fase di declino e nuovi intermediari si impadronirono<br />
<strong>del</strong> potere. Il culto <strong>del</strong>l’imperatore venne allora messo in primo piano,<br />
accanto a quello ufficiale. Seguendo l’esempio di Giulio e di Augusto,<br />
molti imperatori si consideravano discendenti <strong>del</strong>la dea <strong>del</strong>l’amore Venere.<br />
Ciò nonostante, la moralità legata ai valori familiari di Augusto fu<br />
addirittura più rigorosa di quella <strong>del</strong>la Maggioranza dei Benpensanti, e gli<br />
fece approvare leggi contro il divorzio e contro chi non aveva figli.<br />
Mentre il suo impero continuava a crescere e a espandersi, Roma si<br />
trovò a essere invasa da dèi stranieri provenienti dalle colonie. Questi culti<br />
venivano in genere tollerati (con riluttanza), ma spesso si ritrovavano<br />
improvvisamente a non esserlo più. Svetonio riferiva che Tiberio Cesare<br />
(42 a.C.-37 d.C.) bandì indovini e astrologi e “abolì i culti stranieri, in<br />
particolare i riti egizi e quelli ebraici, costringendo tutti coloro che<br />
dipendevano da tali superstizioni a bruciare i paramenti sacri e tutto il loro
armamentario”. Chi si rifiutava di farlo veniva esiliato o peggio.<br />
Malgrado la retorica da ordine pubblico, Tiberio non era interessato ad<br />
alcun genere di moralità. Dèi stranieri e culti segreti tendevano a ispirare<br />
ribellioni o violenza settaria, e quindi dovevano, molto semplicemente,<br />
sloggiare. Svetonio racconta infatti che quando quel “vecchio mandrillo”<br />
di Tiberio si ritirò nella propria villa sulla sua isola “escogitò un certo<br />
divertimento per le proprie orge: gruppi di scostumati di entrambi i sessi,<br />
selezionati in quanto esperti di rapporti sessuali deviati e soprannominati<br />
analisti’, si accoppiavano di fronte a lui in unioni triple per eccitare le sue<br />
sempre più flebili passioni”.<br />
Sulla scia <strong>del</strong> regno di Tiberio arrivò un nuovo movimento che sarebbe<br />
asceso fino a diventare il culto ufficiale <strong>del</strong>la Roma imperiale. Il<br />
cristianesimo nacque come corrente scissionista <strong>del</strong> Giudaismo, fondato<br />
sugli insegnamenti di un rabbino viaggiatore che profetizzava l’avvento<br />
<strong>del</strong> Regno di Dio, i cui seguaci sostenevano fosse risorto e asceso al Cielo.<br />
Nessuno prestava molta attenzione ai cristiani, al di là <strong>del</strong>le autorità<br />
ebraiche, le quali erano risentite per il fatto che un piantagrane che era<br />
stato crocifisso venisse acclamato come Messia. I Romani erano già<br />
abbastanza impegnati a cercare di mantenere la pace in Giudea, che era<br />
tenuta sotto tiro da una guerra civile tra varie fazioni ortodosse, inclusi<br />
Greci ed Ebrei romanizzati. Fu solo con la comparsa di un cittadino<br />
romano proveniente da Tarso, roccaforte mitraica, che la nuova religione<br />
cominciò davvero a prendere quota.<br />
Saulo di Tarso — ovvero l’Apostolo Paolo — era un ebreo fariseo dal<br />
passato misterioso che sosteneva che Gesù gli fosse apparso mentre era<br />
diretto a Damasco per sopprimere una setta cristiana. Paolo sembrava non<br />
avere in pratica alcuna conoscenza dei dettagli <strong>del</strong>la vita e <strong>del</strong> ministero<br />
sacerdotale di Gesù, e predicava una dottrina <strong>del</strong> “Cristo” che prevedeva la<br />
realizzazione di profezie messianiche. Ma costui era un oratore e uno<br />
scrittore estremamente convincente e predicava la propria visione cristiana<br />
ai Gentili, provocando dolorosi scismi all’interno <strong>del</strong>la Chiesa di<br />
Gerusalemme e tra gli Apostoli originali.<br />
Per essere un povero costruttore di tende, Paolo era decisamente<br />
cosmopolita, e predicava in tutto il Mediterraneo. Era anche piuttosto<br />
fortunato — una volta i soldati romani lo salvarono da una folla inferocita,<br />
e un’altra volta lo scortarono in fretta e furia a Cesarea, con una scorta<br />
armata di 470 uomini, nel momento in cui a Gerusalemme venne scoperta<br />
una cospirazione per ucciderlo. (Per contrasto, pensate a quello che
accadde a Gesù in una situazione pressoché identica). I Romani furono<br />
anche così gentili da permettere a Paolo di restare presso una famiglia di<br />
cristiani mentre avrebbe dovuto essere sotto processo a Roma.<br />
Apparentemente agli arresti domiciliari a causa dei suoi scritti e <strong>del</strong>la sua<br />
predicazione, gli fu permesso di continuare a scrivere e predicare in una<br />
villa messa a disposizione nientemeno che dalla Guardia Pretoriana. (I<br />
pretoriani erano grossomodo un equivalente dei moderni Servizi Segreti).<br />
Secondo la leggenda, l’apostolo sarebbe stato condannato a morte da<br />
Nerone, ma non esistono da nessuna parte tracce di un processo a suo<br />
carico o di un’esecuzione.<br />
In ogni caso, Paolo e la sua nuova visione di Cristo arrivarono in un<br />
momento incredibilmente opportuno per la struttura di potere romana. Gli<br />
Ebrei erano una potente minoranza all’interno <strong>del</strong>l’impero, ed erano<br />
profondamente coinvolti in importanti professioni liberali legate<br />
all’educazione e al commercio. Il giudaismo era inoltre, all’epoca, una<br />
fede tendente al proselitismo, e alcuni cittadini romani si erano convertiti,<br />
facendo aumentare la possibilità che un crescente malcontento potesse<br />
diffondersi in altre aree <strong>del</strong>l'impero. Una nuova forma di giudaismo<br />
mistico, che non manifestava gratitudine nei confronti <strong>del</strong> Tempio e <strong>del</strong>la<br />
stessa Terra Santa, era un dono <strong>del</strong> cielo per i Romani. Soprattutto se<br />
riusciva ad attirare i pagani con argomenti e riti fortemente mutuati dai<br />
Misteri. Con uno sbalorditivo colpo di fortuna per Roma, questo era<br />
esattamente ciò che predicava Paolo.<br />
Le rivolte in Palestina vennero brutalmente represse dai generali<br />
Vespasiano e Tito, entrambi futuri imperatori. Lo storico Josephus<br />
sosteneva che durate l’assalto fosse stato ucciso un milione di persone, e<br />
gli ebrei vennero banditi da Gerusalemme. Nel tentativo di riportare<br />
l'ordine il successore di Tito, Domiziano (51-96 d.C.), si autonominò<br />
censore, attuò un giro di vite sull’adulterio e più in generale la tolleranza,<br />
sopprimendo sia il giudaismo che il cristianesimo. Il rifiuto di rivolgere le<br />
proprie preghiere all’imperatore era la principale ragione per cui i cristiani<br />
venivano puniti; essi avevano il loro imperatore, la cui seconda venuta<br />
credevano letteralmente potesse avere luogo da un momento all’altro. Non<br />
erano di certo gli unici a credere una cosa <strong>del</strong> genere all’epoca, c’erano<br />
sette di ogni genere convinte che il loro defunto leader sarebbe risorto per<br />
salvare il mondo. Questi culti erano così diffusi che nel 98 d.C.<br />
l’imperatore Traiano bandì tutte le società segrete, incluse le sette cristiane.<br />
L’Impero continuò a espandersi, e con Adriano (iniziato di Eleusi) e il
e-filosofo Marco Aurelio assistette a periodi di relativa calma. Ma la<br />
“Peste Antonina” (che si crede fosse un’epidemia di vaiolo) esplose nel<br />
165 d.C. e uccise circa cinque milioni di persone nel corso dei quindici<br />
anni successivi. Un’altra epidemia di peste scoppiò settant’anni dopo,<br />
facendo paventare l’instabilità politica e militare <strong>del</strong>l'impero.<br />
Roma uscì da un prolungato periodo di crisi grazie al coraggio e alla<br />
forza di volontà, e a generali fieri e implacabili come Aureliano e Probo, i<br />
quali, arrivati sul trono, imposero la disciplina militare sui propri sudditi. E<br />
fu sotto il governo di questi uomini che i culti misterici di Mitra, Iside e<br />
Cibele raggiunsero un grado di forza e un’influenza senza precedenti in<br />
tutto il mondo antico.<br />
ISIDE, REGINA DEL CIELO<br />
Nel Primo secolo a.C., un’assemblea di seguaci di Iside conosciuta come<br />
i Pastofori fece la sua comparsa a Roma, dando vita a una rete di santuari<br />
in tutta la città. Questi sacerdoti non erano molto dissimili dai moderni<br />
Hare Krishna; costoro scandalizzavano i romani per via <strong>del</strong>le teste rasate,<br />
alla egiziana, e per via <strong>del</strong> loro astenersi dal consumo di carne e di vino<br />
oltre che dal matrimonio. Considerando Iside un’influenza straniera<br />
corruttrice, il Senato ordinò la distruzione <strong>del</strong> tempio a essa dedicato nel<br />
65 a.C. Augusto e Tiberio ebbero anche loro i loro bei sacerdoti crocifissi.<br />
Probabilmente intrigato dalle voci riguardanti la presenza di prostitute nei<br />
templi, Caligola legalizzò il culto di Iside e diede l’ordine di costruire<br />
l’Iseo in suo onore. Vista come un’amorevole alternativa alle fredde e<br />
vecchie divinità ufficiali, ben presto Iside assunse il ruolo di Magna Mater<br />
nel cuore dei Romani. Inizialmente nuda, Iside venne in seguito raffigurata<br />
con indosso un modesto mantello e un velo. Ma la sua immagine pubblica<br />
era un po’ più tranquilla di quella psiche<strong>del</strong>ica che rivelava ai suoi iniziati.<br />
Nelle Metamorfosi, Apuleio descrive il modo in cui Iside si rivela a<br />
Lucio: “Una corona multiforme, fatta di numerosi fiori... nel mezzo <strong>del</strong>la<br />
[sua fronte] vi era una liscia sfera... la quale la identificava come la luna.<br />
[Vipere] avvolgevano la corona sul lato destro, mentre dal lato sinistro vi<br />
erano <strong>del</strong>le pannocchie... Stelle scintillanti erano disseminate lungo l’orlo<br />
ricamato <strong>del</strong>la veste... [la luna piena] emetteva fiamme ardenti davanti a<br />
sé”.<br />
Rivolgendosi direttamente a Lucio, la dea dice: “Io sono la madre
naturale di tutte le cose, padrona e governante di tutti gli elementi, la<br />
progenie iniziale dei mondi, a capo di poteri divini, la regina <strong>del</strong> cielo, la<br />
più importante <strong>del</strong>le divinità celesti, la luce <strong>del</strong>le dee”.<br />
L’Iside romana reggeva inoltre un sistro (una specie di sonaglio) che<br />
aveva avuto in prestito da Hathor. Nella descrizione di Apuleio, “quando<br />
faceva vibrare queste tre corde, esse producevano un grido stridulo”. Per<br />
gli iniziati, questo rumore sacro non aveva uno scopo solamente rituale,<br />
ma anche cosmico. Come scrive l’erudito romano Plutarco nel suo trattato<br />
Moralia, “il sistro mette anche in chiaro che ogni cosa esistente necessita<br />
di essere scossa, o fatta tintinnare, e non si deve mai fermarne il<br />
movimento, ma, così è, le cose devono essere risvegliate e agitate quando<br />
diventano sonnolente e torpide. Essi sostengono di poter allontanare e<br />
respingere Tifone per mezzo dei sistri, indicando in tal modo che quando<br />
la distruzione mette in scacco la Natura, la generazione la libera e la<br />
risveglia attraverso il movimento”. In altre parole, Iside e la sua musica<br />
tenevano il diavolo, letteralmente, lontano dalla porta. È difficile non<br />
pensare ai poteri di ringiovanimento attribuiti al <strong>rock</strong>’n’roll in un simile<br />
contesto.<br />
Lucio descrive inoltre l’accoglienza riservata agli iniziati al culto di<br />
Iside, che assomiglia a qualsiasi altro numero da “bombardamento<br />
d’amore” tipico di esperienze di conversione da parte di moderni gruppi<br />
religiosi: “Da tutte le direzioni arrivavano le folle di iniziati, che si<br />
accalcavano intorno a me, e ognuno di essi, seguendo l’antico rito, mi<br />
consegnava vari doni. Infine, con tutti i non iniziati chiusi su se stessi, mi<br />
hanno vestito con una nuova veste di lino, e il sacerdote, prendendomi per<br />
mano, mi ha condotto verso i più intimi recessi <strong>del</strong> luogo sacro”.<br />
Da quel punto in poi, l’esperienza si fa decisamente più strana, con<br />
Lucio che si cala in quello che appare in tutto e per tutto un potente trip<br />
acido: “Mi avvicinai ai confini <strong>del</strong>la morte, e calpestai la soglia di<br />
Proserpina. Fui trasportato attraverso tutti gli elementi e riportato sulla<br />
terra. Al termine <strong>del</strong>la notte, vidi il sole splendere luminoso. Mi rivolsi agli<br />
dèi in alto e a quelli in basso, e li adorai trovandomi faccia a faccia con<br />
essi... Non appena venne la mattina e i solenni riti furono completati,<br />
avanzai con indosso le dodici vesti che devono portare gli iniziati”.<br />
Oltre al culto misterico, vi era una rete di templi destinati alla gente<br />
comune, nei quali i sacerdoti praticavano i consueti riti egizi per tutto il<br />
giorno. La loro liturgia ci suona familiare ancora oggi. Scrive Budge: “Le<br />
funzioni avevano luogo tutti i giorni all’alba e nel primo pomeriggio, e
ovunque vi prendeva parte una moltitudine di persone. L’acqua santa<br />
utilizzata nelle libagioni e per bagnare le persone era acqua <strong>del</strong> Nilo,<br />
appositamente importata dall’Egitto, e per coloro i quali prendevano i voti<br />
[monaci o suore] simbolizzava il seme <strong>del</strong> dio Osiride, il quale germinava<br />
e faceva nascere dei frutti grazie agli incantesimi <strong>del</strong>la dea Iside. Le<br />
festività e le processioni... erano molto popolari ovunque, e venivano<br />
apprezzate da chi era istruito come dagli illetterati”.<br />
I Romani conoscevano Osiride e Serapide, la sintesi di Osiride e Zeus<br />
creata dal governatore di Alessandro, Tolomeo, per ridurre le tensioni tra<br />
Greci ed Egiziani ad Alessandria. La popolarità di Serapide era tale che,<br />
secondo l’imperatore Adriano, il Patriarca (il papa <strong>del</strong>la chiesa originaria)<br />
“veniva costretto da alcuni ad adorare Serapide, e da altri ad adorare<br />
Cristo” ogni volta che visitava la città. Nell’era bizantina, le icone di<br />
Serapide vennero semplicemente corrette e trasformate in ritratti di Gesù,<br />
allo stesso modo Iside e Arpocrate avrebbero finito per rappresentare la<br />
Vergine e Gesù Bambino.<br />
Accanto all’aspetto teatrale <strong>del</strong> culto, era l’esotismo <strong>del</strong>le origini egizie a<br />
contribuire ulteriormente al suo fascino. Sfingi e obelischi ne decoravano i<br />
templi in tutto il mondo romano, ma la sua popolarità andava ben oltre.<br />
L’archetipo <strong>del</strong>la dea madre accogliente, sofferente e clemente toccava<br />
corde molto profonde a Roma. Come scrisse Sir James Frazer nel Ramo<br />
d’oro, “In un periodo di decadenza, nel quale le fedi tradizionali<br />
vacillavano... Iside, con la sua calma spirituale e la sua affabile promessa<br />
di immortalità, appariva a molti come una stella in un cielo tempestoso”,<br />
aggiungendo che essa ispirava “un’estasi di devozione non dissimile da<br />
quella che nel corso <strong>del</strong> Medioevo sarebbe stata tributata alla Vergine<br />
Maria”.<br />
SANGUE E FUOCO: I MISTERI MITRAICI<br />
E’ opinione comune che l’antica Roma sia caduta perché divenuta un<br />
ininterrotto carnevale a base di vomito e sesso anale. Niente di più lontano<br />
<strong>del</strong>la verità. Infatti, un ramo eccezionalmente rigido <strong>del</strong> cristianesimo<br />
rappresentava la religione ufficiale da oltre un secolo quando l’ultimo<br />
Cesare fu deposto, nel 475 d.C.<br />
Sul finire <strong>del</strong> Secondo secolo, la religione stava prendendo piede in tutto<br />
l'impero, e un’esplosione di culti importati si disputava i cuori e le menti
dei Romani. Il governo, in genere, tollerava una tale varietà, a meno che<br />
questa o quell altra fede non predicassero la slealtà nei confronti<br />
<strong>del</strong>l’Imperatore.<br />
L’adorazione di dèi salvatori morti e risorti era popolare presso i Romani<br />
ben prima <strong>del</strong>la nascita di Cristo, e il punto di vista dei romani su queste<br />
dottrine era un po’ più vivace di quanto si sia abituati a credere oggi. Prima<br />
<strong>del</strong>l’affermarsi <strong>del</strong> cristianesimo nel Quarto secolo, una religione<br />
enoteistica oggi nota come “Mitraismo” era diventata la fede d’elezione<br />
<strong>del</strong>le classi mercantili e militari.<br />
Secondo la leggenda, il Mitraismo venne tramandato dai Zoroa- striani<br />
persiani ai Romani per tramite di una banda di pirati tagliagole <strong>del</strong>l’Asia<br />
Minore. Zoroastro, che visse circa un migliaio di anni prima di Gesù,<br />
predicava l’idea di un mondo stretto nella morsa di un’eterna lotta tra le<br />
forze <strong>del</strong>la luce (guidate da Ahura Mazda) e le forze <strong>del</strong>l’oscurità (guidate<br />
da Ahriman). Mitra era il figlio di Ahura Mazda, e il mitraismo predicava<br />
all’incirca l’identica cosmologia dualistica <strong>del</strong>la religione che gli era<br />
apparentata. Era, come scrive Burkert, anti-gno- stico e dedicato<br />
“ali’affrontare il cosmo e fare in modo che continuasse a essere fondato<br />
sulla violenza e sul sacrificio”.<br />
Poiché non sono sopravvissuti al trascorrere <strong>del</strong> tempo testi sacri veri e<br />
propri, le credenze hanno dovuto essere ricostruite, in genere a partire<br />
dagli scritti degli avversari. È opinione generale che i culti mitraici<br />
chiedessero a ogni uomo di impegnarsi nell’eterna lotta contro il male. Il<br />
mitraismo comprendeva inoltre un pasto cerimoniale a base di pane e vino,<br />
praticava il battesimo, utilizzava la domenica come sabbath, e celebrava il<br />
compleanno <strong>del</strong> proprio dio il 25 dicembre. I primi padri <strong>del</strong>la Chiesa si<br />
dice fossero rimasti talmente scioccati dalle similitudini tra mitraismo e<br />
cristianesimo da sostenere che il culto fosse una specie di trucco diabolico,<br />
il cui scopo era confondere le acque dal punto di vista teologico.<br />
Esistevano tuttavia <strong>del</strong>le differenze significative. Il mitraismo era<br />
esclusivamente maschile e proponeva sei gradi di iniziazione, simili ai<br />
gradi militari. Era previsto che i seguaci prendessero parte a digiuni e a<br />
una purificazione rituale, oltre a essere sovente sottoposti a prove di forza,<br />
coraggio e resistenza. In poche parole, il mitraismo era un culto guerriero.<br />
Ma era anche, be’, bizzarro.<br />
Le cerimonie mitraiche, cosi come le loro credenze di base, erano<br />
essenzialmente fondate sulla magia rituale, e, a seconda <strong>del</strong> grado, ciascun
adepto indossava maschere di animali e costumi differenti. E il battesimo?<br />
Be’, in occasione <strong>del</strong>l’equinozio di primavera, nel principale tempio<br />
mitraico (situato, per ironia <strong>del</strong>la sorte, sul Colle Vaticano) gli iniziati si<br />
sottoponevano al Taurobolium: venivano lavati con il sangue di un toro<br />
sacrificale la cui gola veniva tagliata nel momento esatto in cui questi si<br />
trovava su di una banchina, esattamente sopra l’iniziato. Alcune varianti<br />
prevedevano un ariete al posto <strong>del</strong> toro, scelta che avrebbe potuto<br />
simbolizzare la fine <strong>del</strong>l’Era <strong>del</strong>l’Ariete. Una variante di questa pratica<br />
potrebbe essere stata utilizzata anche dai primi cristiani. (Si veda<br />
l'Apocalisse, 7:14 e 12:11).<br />
Il Taurobolium rappresenta l’icona centrale <strong>del</strong> culto. La Tauroctonia,<br />
cosi veniva chiamata, raffigura in genere Mitra nell’atto di tagliare la gola<br />
a un toro. E spesso circondato da uno zodiaco, e accompagnato da un dio<br />
solare e da una dea lunare. Vengono solitamente illustrate le sette sorelle<br />
Pleiadi, e due tedofori. Un serpente e un cane leccano il sangue <strong>del</strong> toro, e<br />
si vede uno scorpione attaccato ai genitali <strong>del</strong>l’animale. Tutti sono<br />
d’accordo sul fatto che la Tauroctonia risalga alla fine <strong>del</strong>l’Era <strong>del</strong> Toro, e<br />
che Mitra sposti i cieli nella nuova era, con i vari animali a rappresentare<br />
le costellazioni, molto probabilmente Scorpione, Idra e Cane Maggiore.<br />
L’altra icona principale dei Misteri mitraici è il dio alato dalla testa di<br />
leone Aion, ovvero il Leontocefalo. In quanto dio <strong>del</strong>l’Eternità, Aion sta in<br />
cima alla “croce di luce” a forma di x, la quale rappresenta l’intersezione<br />
tra lo zodiaco e l’equatore celeste. Un pitone gigante si avvolge intorno al<br />
suo corpo, e un granchio e una capra ne costeggiano i genitali,<br />
rappresentando i solstizi in Capricorno e Cancro. Diamine, non è<br />
un’immagine rassicurante e confortevole.<br />
E poi c’è la liturgia mitraica, recuperata in un nascondiglio contenente<br />
documenti risalenti all’Egitto <strong>del</strong> Quarto secolo. Se la Tauroctonia e Aion<br />
vi sembrano strani, allora la liturgia vi sembrerà completamente folle,<br />
poiché combina un linguaggio religioso semipersuasivo con sequenze di<br />
sillabe prive di senso inserite per ottenere un effetto magico, in questo<br />
modo:<br />
Invoco i nomi immortali, viventi e onorati, che non mutano la propria<br />
natura in mortale e che non vengono proclamati in un discorso articolato<br />
da lingua umana o discorso mortale o suono mortale: EEO OEEO IOO OE<br />
EEO EEO OE EO IOO OEEE OEE OOE IE EO OO OE IEO.
O questo:<br />
Silenzio! Silenzio! Silenzio! Simbolo <strong>del</strong> dio vivente e incorruttibile!<br />
Vegliami, Silenzio, NECH IL LORO THANMELOY! Poi emetti un suono<br />
sibilante e prolungato, successivamente emetti un suono scoppiettante, e<br />
dì: PROPROPHEGGE MORIOS PROPHYR PROPHEGGE<br />
NEMETHIRE ARPSENTEN PTTETMI MEOY ENARTH PHYRKECHO<br />
PSYRIDARIO TYRE PHYLBA.<br />
Immaginate di recitare tutto ciò ricoperti di sangue bovino, nudi, in una<br />
buia grotta sotterranea. Come accade in generale con i Misteri,<br />
sembrerebbe esserci anche una componente botanica, con il riferimento a<br />
una mistura simile al kykeon, di cui non esiste tuttavia alcuna descrizione.<br />
Inoltre, è necessario che tu, o figlia, prenda i succhi <strong>del</strong>le erbe e le spezie<br />
che ti verranno date al termine <strong>del</strong>la mia sacra dissertazione, la quale mi è<br />
stata rivelata dall’arcangelo <strong>del</strong> grande dio Elio Mitra affinché io solo<br />
possa ascendere in cielo come investigatore per vedere l’universo.<br />
Procede in questo modo, descrivendo le consacrazioni con l’aggettivo<br />
“aspre”, una sensazione assolutamente famigliare per chiunque abbia<br />
assaggiato i funghi psiche<strong>del</strong>ici. La cosa si fa ancora più strana, e promette<br />
all’iniziato, “vedrai te stesso sollevato mentre sali in alto, di modo che ti<br />
sembrerà di essere a mezz’aria” e “non sentirai alcunché da parte di uomo<br />
o di altro essere vivente, né in quell’ora vedrai nulla degli affari mortali<br />
sulla terra, vedrai piuttosto tutte le cose immortali”.<br />
Sempre più strana, l’esperienza trasporta l’iniziato nello spazio (“Vedrai<br />
il divino ordine dei cieli”) e promette che “gli dèi visibili appariranno<br />
attraverso il disco di dio” e vedranno una sorta di raggio che l’iniziato<br />
osserverà “scendere dal disco <strong>del</strong> sole come un tubo”. Sebbene i termini<br />
“disco” e “tubo” facciano pensare a un fungo, questo disco volante è anche<br />
dotato di porte. Lo stesso Mitra appare dietro queste porte, descritto come<br />
“un dio giovanile, di bell’aspetto e dalla fiera chioma, con indosso una<br />
tunica bianca e un mantello scarlatto, in testa una corona ardente”.<br />
All’iniziato viene detto di presentarsi a Mitra con il proprio oroscopo, e<br />
successivamente si trova ad affrontare sette vergini dalla testa di serpente,<br />
sette dèi dalla testa di toro, e via dicendo. Tenete a mente che si parla di<br />
soldati, politici e uomini d’affari, non di una manica di hippie sballati. Non<br />
c’è da stupirsi che volessero mantenere il segreto.
Le legioni romane portarono Mitra con sé negli angoli più remoti <strong>del</strong><br />
mondo conosciuto. Stando ad alcune prove archeologiche, il mitraismo<br />
sembrerebbe essersi diffuso in particolare nell’Europa settentrionale,<br />
soprattutto in Gran Bretagna e Germania. Le sette a base di sangue e fuoco<br />
di Mitra utilizzavano sovente caverne, grotte e seminterrati come luoghi di<br />
culto, che oggi conosciamo con il nome di mitrei. Siccome erano molto<br />
spesso nascosti, molti mitrei sono stati riportati alla luce in gran misura<br />
intatti.<br />
L’area di Liverpool, in Inghilterra, veniva utilizzata come base militare<br />
già molto tempo prima che vi sorgesse la città. E vi è una celebre cantina,<br />
dal peculiare stile romano, situata in un edificio all’incrocio tra Tempie<br />
Court e Mathew Street. In realtà, la struttura di questa cantina è identica a<br />
quella di un tipico mitreo romano: un lungo spazio a forma di half-pipe,<br />
completo di archi, colonne e volta arcuata, interamente in mattoni. Negli<br />
anni Cinquanta, la cantina fu trasformata in un night club. Magari ne avete<br />
sentito parlare, si chiama Cavern Club.<br />
A quanto pare un certo gruppo di nome Beatles si è fatto un nome<br />
laggiù.<br />
LA CADUTA DEI MISTERI E IN SEGUITO DELLA STESSA<br />
ROMA<br />
Mitra non era l’unica divinità solare presente nel supermercato spirituale<br />
romano. L’adorazione <strong>del</strong> sole si diffuse parecchio, fornendo un ampio<br />
assortimento di redentori solari come Apollo, Ercole, Horus e Adone. E<br />
divenne per un breve periodo religione di Stato, quando un estroverso<br />
imperatore adolescente chiamato Eliogabalo (202-222 d.C.) salì sul trono.<br />
Eliogabalo già era impopolare presso l’élite a causa <strong>del</strong>l’età e <strong>del</strong>le<br />
origini siriane, e quando divenne imperatore scoppiarono <strong>del</strong>le rivolte<br />
nell’esercito. Sempre felice di dare un pugno in un occhio<br />
all’establishment, prese per moglie una vergine vestale (è come se il<br />
presidente di uno Stato sposasse una suora di clausura, solo molto più<br />
offensivo). Eliogabalo costruì successivamente un tempio per il proprio<br />
dio El- Gabal, che proclamò nuova divinità suprema, Helios Sol Invictus<br />
(“Il Sole Invitto”). Eliogabalo era appena all’inizio.<br />
Insaziabilmente omnisessuale, Eliogabalo sposò e divorziò da altre<br />
quattro donne, poi sposò sia il suo autista di biga che un celebre atleta, nel
corso di cerimonie pubbliche. Gli piaceva anche vestirsi da donna (una<br />
donna molto bella, tutte le testimonianze concordano su questo punto) e si<br />
prostituiva accompagnandosi alla marmaglia <strong>del</strong> luogo. Avendo tuttavia<br />
schiacciato troppi bottoni, l’imperatore si ritrovò ben presto dal lato<br />
sbagliato di una spada pretoriana. La Guardia ne uccise anche la madre e<br />
trascinò i corpi nudi di entrambi per le strade di Roma con le proprie<br />
bighe.<br />
Qualche tempo dopo, un altro Cesare fece <strong>del</strong>l’adorazione di Sol la<br />
religione ufficiale. Arrivando al potere in veste di rigoroso generale<br />
spaccaos- sa, Aureliano (214-275) si mostrò decisivo nello sconfiggere un<br />
gran numero di minacce e rivolte. Con Roma infine pacificata, il nuovo<br />
imperatore si impegnò a ripristinarne l’antica gloria. Riconoscendo la<br />
popolarità <strong>del</strong>l’enoteismo e convinto che il caos religioso stesse<br />
indebolendo l’impero, fuse insieme i culti di So! e di Mitra. Aureliano fece<br />
costruire un lempio <strong>del</strong> Sole nel Campus Agrippae e proclamò il 25<br />
dicembre “compleanno <strong>del</strong> Sole Invitto”. Questo nuovo culto avrebbe<br />
continuato a prosperare anche dopo l’assassinio <strong>del</strong>l’imperatore, avvenuto<br />
nel 275 d.C.<br />
Qualche anno più tardi, salì sul trono un altro duro. Diocleziano (245-<br />
312 d.C.) sconfisse i Persiani a oriente e i Germani a Nord, e rimase<br />
imperatore per ventuno anni. Ossessionato dall’unità sociale e dal dominio<br />
<strong>del</strong>la legge, respinse la diffusione dei culti stranieri, bandì i cristiani<br />
dall’esercito e ordinò che i beni <strong>del</strong>la Chiesa venissero sequestrati,<br />
spingendo folle di credenti a dare alle fiamme due dei suoi palazzi. Per non<br />
restare sopraffatto, l’imperatore proclamò il cristianesimo <strong>del</strong>itto capitale,<br />
punibile con la morte per tortura. Fu sotto Diocleziano che nacque tutto il<br />
classico folklore sulle persecuzioni ai cristiani, il finire in pasto ai leoni e<br />
cose <strong>del</strong> genere.<br />
Prevedibilmente, il nuovo ordine mondiale imposto da Diocleziano<br />
dovette soccombere alle lotte interne successive al suo pensionamento.<br />
Il suo protetto Costantino (272-337) fu proclamato imperatore ma ben<br />
presto si trovò in guerra con il rivale Massenzio. Alla vigilia di una<br />
battaglia decisiva, nell’ottobre <strong>del</strong> 312, Costantino ebbe una visione. Disse<br />
di aver visto il simbolo <strong>del</strong> chi-ro di Cristo" scritto in cielo e di aver sentito<br />
una voce che gli diceva “con questo segno vincerai”. Costantino fece<br />
decorare gli scudi <strong>del</strong> suo esercito con il monogramma e quando si scontrò<br />
con l’esercito molto più numeroso di Massenzio, il giorno seguente, vinse<br />
la battaglia.
Per rendersi conto <strong>del</strong>l’impatto che ebbe la conversione di Costantino, è<br />
un po’ come se un Presidente americano si convertisse all'islam. I cristiani<br />
erano una minoranza che ispirava in genere poca fiducia e comprendeva<br />
non più di un decimo <strong>del</strong>la popolazione al principio <strong>del</strong> Quarto secolo.<br />
Considerati da molti Romani dei fanatici ignoranti che generavano<br />
spaccature sociali, i cristiani si rifiutavano inoltre di pregare per il bene<br />
<strong>del</strong>l’impero, cosa che i primi, ossessionati dalle superstizioni, credevano<br />
portasse sfortuna.<br />
Fu dunque uno shock quando Costantino emise l’Editto di Milano nel<br />
313 d.C. L’editto poneva fine alla persecuzione <strong>del</strong> cristianesimo da parte<br />
<strong>del</strong>lo Stato, consentendo alla fede di fiorire sotto l’egida <strong>del</strong>l’imperatore.<br />
Dovendosi confrontare con un esercito in cui la maggioranza mitraica era<br />
schiacciante, egli non smise di placare gli antichi dèi, coniando le proprie<br />
monete con Sol sul rovescio. Il patrocinio di Costantino, tuttavia,<br />
riguardava esclusivamente le sette cristiane approvate dallo Stato. Nei<br />
decenni successivi qualsiasi vescovo o sacerdote non in sintonia con<br />
l’ortodossia prevalente sarebbe stato torturato, esiliato o decapitato,<br />
talvolta tutte e tre le cose insieme. Come osservava uno storico <strong>del</strong> Quarto<br />
secolo, Ammiano: “Non ho ancora trovato bestie selvatiche che agiscano<br />
in maniera così selvaggiamente ostile all’uomo come fa la maggior parte<br />
dei cristiani l’uno con l’altro”.<br />
La conversione non rese necessariamente Costantino più umano. Mise<br />
fuori legge la crocifissione, ma la sostituì con l’impiccagione. Gli schiavi<br />
non potevano più essere marchiati a fuoco in volto, ma gli si poteva<br />
versare in gola <strong>del</strong> piombo fuso nell’eventualità che si ribellassero. E<br />
l’imperatore poteva essere spietato e assetato di sangue come Nerone o<br />
Caligola, visto che assassinò numerosi componenti <strong>del</strong>la propria famiglia,<br />
tra i quali il cognato, il suocero, nipote, figlio e moglie.<br />
I figli di Costantino condividevano con lui la peculiare interpretazione<br />
<strong>del</strong>la religione. Alla sua morte, il figlio Costantino II festeggiò uccidendo<br />
una buona parte dei parenti. Questo lasciò soli lui stesso, i suoi fratelli e<br />
due cugini a spartirsi l’impero. Quando non era occupato a uccidere i<br />
componenti <strong>del</strong> proprio nucleo familiare, l’imperatore aveva un ruolo<br />
attivo come mediatore dei dibattiti sulla natura divina di Cristo che<br />
sorgevano all’interno <strong>del</strong> clero.<br />
Teodosio I (347-395 d.C.) fu il più brutale difensore <strong>del</strong>la fede cristiana<br />
che l’impero Romano avesse mai conosciuto. Ma questo solo perché<br />
l’impero, sotto la sua guida, era sprofondato in due distinte guerre civili,
estandone segnato per sempre. Non molto tempo dopo il suo regno,<br />
l’impero d’Occidente fu invaso da barbari che provenivano dal Nord. Il<br />
famigerato Sacco di Roma da parte dei Visigoti ebbe luogo durante il<br />
regno <strong>del</strong> figlio, Onorio, nel 410 d.C.<br />
A partire dal 389, Teodosio emise quelli che ora sono noti come “Decreti<br />
teodosiani”, con i quali proibì qualsiasi festività pagana, mise fuorilegge i<br />
sacrifici di sangue, bandì le statue pagane e decretò la confisca da parte<br />
<strong>del</strong>la Chiesa dei terreni sui quali erano stati costruiti i templi. Il nuovo<br />
imperatore autorizzò inoltre la distruzione di capisaldi <strong>del</strong> paganesimo<br />
come il Serafeo. I vescovi cristiani guidarono le folle nel corso <strong>del</strong>le stragi<br />
di pagani, Gnostici e fazioni cristiane dissidenti in tutto l’impero. Nel 391,<br />
Teodosio estinse il fuoco eterno che si trovava all’interno <strong>del</strong> Tempio di<br />
Vesta e sciolse le Vergini. La stregoneria e la divinazione erano fuori legge,<br />
i giochi olimpici vennero aboliti nel 393, e migliaia di testi furono raccolti<br />
e poi distrutti. Agli scribi venne proibito di copiare testi pagani, sotto la<br />
minaccia di amputazioni o morte.<br />
Tra le innumerevoli vittime di questo genocidio sistematico vi fu Ipazia<br />
di Alessandria. La leggendaria filosofa e matematica venne picchiata,<br />
denudata e torturata da una banda di monaci su ordine <strong>del</strong> vescovo locale.<br />
Venne fatta a pezzi utilizzando dei cocci all’interno di una chiesa, e le<br />
varie parti <strong>del</strong> corpo smembrato furono carbonizzate ed esposte al<br />
pubblico. Era l’ultima preside <strong>del</strong>la Scuola Platonica di Alessandria, e il<br />
suo <strong>del</strong>itto capitale fu quello di essere una donna istruita in una città<br />
cristiana.<br />
L’Impero d’Occidente venne fatto a pezzi da orde barbariche nel Quinto<br />
secolo. Mentre le migliori menti di Roma erano rinchiuse nei monasteri,<br />
l’infiastruttura educativa e tecnica <strong>del</strong>l’Europa crollò. Con gli intrighi<br />
politici come presenza costante e sanguinosa, i cavalieri scapparono verso<br />
l’cntroterra e fondarono i loro mini-regni, inaugurando l’era <strong>del</strong><br />
feudalesimo. L’Impero Bizantino avrebbe continuato a esistere, ma solo<br />
come isola inesorabilmente destinata a inabissarsi sotto la crescente marea<br />
<strong>del</strong>l’islam (la cui diffusione in Nord Africa e Asia si alimentò anche in<br />
reazione alla brutalità e alla corruzione <strong>del</strong>l’imperatore bizantino<br />
Giustiniano 1). Prima <strong>del</strong>la fine <strong>del</strong> Medioevo anche Bisanzio crollò.<br />
L’ultimo “imperatore Romano” venne chiamato, con una certa ironia<br />
<strong>del</strong>la sorte, Romolo Augustolo, ispirandosi sia al fondatore di Roma che al<br />
suo primo imperatore. Sfortunatamente costui sarebbe stato spodestato da<br />
un barbaro signore <strong>del</strong>la guerra. Dopo la sua deposizione, Romolo avrebbe
trovato la sua vera vocazione, quella di monaco recluso. La società romana<br />
era ormai diventata un caso così disperato che gli storici non sono in grado<br />
di determinare la data di nascita, né quella di morte, di Romolo.<br />
Il MEDIOEVO E LA RINASCITA DEGLI DEI<br />
La depaganizzazione <strong>del</strong>l’Europa fu lenta e dolorosa e per certi aspetti,<br />
decisivi, mai completata. Più ci si allontanava da Roma, più era difficile<br />
che la popolazione si convertisse, anche se chi li governava lo faceva.<br />
L’antico potere dei vecchi costumi di gruppo era semplicemente un<br />
ostacolo troppo grande da superare per la Chiesa. La mitologia persisteva<br />
nelle campagne, presso pagani recalcitranti, e nella buona società, come<br />
forma di spettacolo. Gli imperatori cristiani continuavano a indossare la<br />
corona d’alloro di Apollo.<br />
Laddove l’antico Impero abbracciava la libertà religiosa (più o meno),<br />
quello nuovo aggirava il problema limitandosi ad assorbire le icone e i riti<br />
pagani. Rendendosi conto <strong>del</strong> fatto che costumi di gruppo come gli alberi<br />
di Yule, le uova pasquali e i pozzi dei desideri erano ormai troppo radicati,<br />
Papa Gregorio Magno (540-607) ordinò che tutti i santuari non ancora<br />
distrutti e tutti i riti venissero sottoposti a un restauro in chiave cristiana, e<br />
che dèi ed eroi popolari venissero rimaneggiati e trasformati in santi.<br />
Pan, con la sua folle propensione al sesso, era un po’ eccessivo per i<br />
vescovi, e così fece da mo<strong>del</strong>lo per il Diavolo, un mo<strong>del</strong>lo attualmente<br />
ancora in uso.<br />
Questo non significa che chiunque facesse resistenza al potere politico<br />
<strong>del</strong>la Chiesa si prendesse una tirata d’orecchie. La prima Crociata non fu<br />
contro i musulmani bensì contro i Sassoni, i quali rifiutavano di<br />
abbandonare i loro vecchi dèi. Carlo Magno ne massacrò decine e decine<br />
di migliaia. Una <strong>del</strong>le crociate più raccapriccianti ebbe luogo nella regione<br />
francese <strong>del</strong>la Languedoc, nel Tredicesimo secolo, dove una setta mistica<br />
cristiana, i Catari, aveva messo le sue radici. Questa crociata introdusse nel<br />
vocabolario la famosa frase Caedite eos, Novit enim Dominus qui sunt<br />
eios (‘Uccideteli tutti, Dio saprà riconoscere i suoi’).<br />
Dopo un lungo letargo, l’Europa prese a risvegliarsi dal proprio torpore<br />
intellettuale e scientifico nel Dodicesimo secolo. Gli antichi miti subirono<br />
una nuova trasformazione: si disse che, se interpretati nel modo<br />
appropriato, fossero in grado di fornire un appoggio all’educazione
cristiana, anziché indebolirla. Nel tentativo di dare una spiegazione ai<br />
numerosi parallelismi tra mitologia e cristianesimo, religiosi eruditi come<br />
Bernardo di Chartres e Giovanni di Salisbury sostennero che gli angeli<br />
avevano contortamente inserito messaggi segreti sulla venuta di Cristo<br />
all’interno degli antichi miti, allo scopo di coinvolgere i pagani.<br />
Ma fu durante il Rinascimento che gli dèi fecero la loro ricomparsa in<br />
grande stile. Le loro immagini erano ovunque. Liberati dalla responsabilità<br />
di culti, templi e sacerdoti, gli antichi dèi si diedero alla gioia in tutta<br />
Europa, ispirando artisti e pensatori lungo la via. Le commissioni di opere<br />
d’arte che illustravano gli antichi miti furono innumerevoli, e lo stesso<br />
Ercole divenne patrono di Firenze.<br />
La reintegrazione <strong>del</strong> paganesimo nella Chiesa cristiana non fu<br />
solamente un fenomeno di vaste proporzioni, ma divenne anche il pomo<br />
<strong>del</strong>la discordia per un nuovo gruppo di cristiani radicali, i protestanti.<br />
Il nome <strong>del</strong> movimento traeva origine da un celebre elenco di lamentele<br />
che un eminente monaco tedesco di nome Martin Lutero aveva affisso<br />
sulla porta di una cattedrale, nel 1517. La principale lagnanza di Lutero<br />
riguardava la vendita <strong>del</strong>le “indulgenze”, di fatto <strong>del</strong>le tangenti che<br />
assicuravano al peccatore abituale l’ingresso nel Regno dei Cieli. Ma le<br />
sue proteste incominciarono a saldarsi a quelle di altri cristiani che ne<br />
avevano abbastanza di una gerarchia ecclesiastica corrotta, scatenando così<br />
una ribellione teologica - e un cataclisma politico e sociale — in tutta<br />
Europa.<br />
I passi in avanti nell’ambito <strong>del</strong>le scienze naturali - e, più importante<br />
ancora, la tecnologia <strong>del</strong>la pressa tipografica - portarono a una nuova<br />
ondata di resistenza nei confronti <strong>del</strong> Vaticano. La quale, a sua volta,<br />
condusse alla Riforma e successivamente alla Contro-Riforma, cui fece<br />
seguito un lungo periodo di settarismi e carneficine in tutta Europa. Il<br />
disgusto nei confronti di queste nuove guerre sante spinse le classi colte a<br />
riscoprire gli scettici e atei <strong>del</strong>l’antichità, per arrivare infine all’Illumi-<br />
nismo, nel quale la Ragione divenne il bene più importante.<br />
L’illuminismo attecchì soprattutto in Inghilterra, paese che aveva subito<br />
una guerra civile tra realisti cattolici e repubblicani protestanti<br />
particolarmente cruenta. L’Illuminismo, inoltre, originò la Massoneria, la<br />
quale a sua volta ispirò rivoluzioni democratiche in America e Francia. Ma<br />
quei fertili acri necessitavano di forza lavoro a basso costo, ed è lì che fa<br />
ora tappa la nostra storia.
TRASMISSIONE<br />
La diffusione dei costumi e <strong>del</strong>le credenze nel tempo e nello spazio è<br />
un’infinita fonte di dibattito per gli storici, soprattutto quando non esiste<br />
una documentazione che consenta di risalire alle fonti di queste forme di<br />
trasmissione. In che modo un sistema di credenze si sposta da un lato <strong>del</strong><br />
mondo all’altro? Il più <strong>del</strong>le volte è difficile stabilirlo, quando si tratta di<br />
società preistoriche o preistruite. Può essere una faccenda ancora più<br />
spinosa quando queste credenze sono segrete o addirittura inconsce. E<br />
questo è sicuramente il caso <strong>del</strong>la trasmissione di tradizioni misteriche<br />
dall’Europa al Nuovo Mondo.<br />
Il Protestantesimo nacque nello stesso momento in cui i poteri europei<br />
inviavano navi e armi nelle Americhe. L’interminabile violenza religiosa<br />
spinse molti protestanti a fare armi e bagagli andando alla ricerca di<br />
fortuna nel Nuovo Mondo. Questo nuovo movimento si rivelò conveniente<br />
per coloro che finanziavano le colonie, poiché non necessitava<br />
<strong>del</strong>l’ingombrante infrastruttura <strong>del</strong>la Chiesa di Roma, e leader protestanti<br />
come Giovanni Calvino predicavano generosamente abnegazione e<br />
sottomissione all’autorità. Di conseguenza, le banche di Londra e<br />
Amsterdam diedero vita a nuove corporazioni a ombrello come la Virginia<br />
Company e la Massachussetts Bay Company allo scopo di organizzare<br />
insediamenti che potessero accogliere questi reietti <strong>del</strong>la religione, in<br />
cambio <strong>del</strong> loro lavoro nelle piantagioni.<br />
Non solo gli estremisti protestanti intrapresero il viaggio, ma a loro si<br />
aggiunse una moltitudine di mistici, occultisti, rosacrociani e massoni<br />
insidiati come loro dal caos europeo. Molti di questi gruppi traevano<br />
ispirazione dagli antichi Misteri, anche se non sempre li comprendevano a<br />
pieno. Studiavano con attenzione i vecchi testi in comunità che erano<br />
presenti un po’ ovunque nelle colonie, e li utilizzavano come fonte di<br />
ispirazione per immaginare una nuova Repubblica utopica, seguendo<br />
l’esempio di Platone e <strong>del</strong>l’influente romanzo di Sir Francis Bacon, La<br />
nuova Atlantide.<br />
Ma echi ancora più forti dei Misteri arrivavano nel Nuovo Mondo<br />
attraverso gli schiavi provenienti dall’Africa e i domestici a contratto<br />
provenienti dall’area celtica <strong>del</strong>le Isole britanniche. E quando i ritmi e le<br />
melodie di questi individui oppressi entrarono in collisione con gli<br />
archetipi e i rituali dei loro ancestrali costumi di gruppo, accesero una
scintilla che un giorno avrebbe cambiato il volto <strong>del</strong>la musica popolare su<br />
scala mondiale. Come vedremo in seguito, gli europei non avevano fatto in<br />
tempo ad arrivare nel Nuovo Mondo che già incominciavano a darsi al<br />
<strong>rock</strong>’n’roll.<br />
MERRYMOUNT, 0 LA WOODSTOCK PURITANA<br />
Thomas Morton era un avvocato inglese che arrivò nel Massachussetts e<br />
si stabilì poco più a Sud di Boston, in un avamposto costiero che chiamò<br />
“Mare Mount” (più tardi Merrymount, località attualmente nel territorio di<br />
Quincy). Libero pensatore, Morton instaurò buone relazioni con le tribù<br />
locali (con le fanciulle, in particolare) e vendette loro armi da fuoco<br />
britanniche. Prese inoltre dei servitori a contratto provenienti dalla<br />
Plymouth Plantation, che all’epoca era una complesso di culto sul mo<strong>del</strong>lo<br />
di Jonestown 2, gestito con inettitudine da “separatisti”, il termine con cui<br />
si autodefinivano i pellegrini.<br />
Morton pensò che la sua nuova comunità sarebbe stata il luogo ideale<br />
per riportare in vita alcuni degli antichi costumi di gruppo europei, che<br />
considerava sorprendentemente simili ad alcuni costumi locali. E così, nel<br />
1627, Morton decise di fare un po’ di baldoria in occasione <strong>del</strong><br />
Calendimaggio, come si faceva un tempo, con tanto di vino, donne e<br />
canzoni. In seguito si vantò <strong>del</strong> fatto che i coloni si fossero concessi<br />
“gozzoviglie e allegria secondo l’antica usanza inglese, allestendo un<br />
albero di maggio13 e distillando un fusto di birra eccellente” e invitarono<br />
tutti quanti a festeggiare, portando con sé “tamburi, fucili, pistole e altri<br />
strumenti appropriati”.<br />
Il bigotto governatore di Plymouth, William Bradford, si sentì<br />
prevedibilmente oltraggiato da Morton e dal suo seguito, catalogando così<br />
le loro trasgressioni nella sua History Of Plymouth Plantation-. “Bevendo<br />
e ballando intorno [all’albero di maggio] per molti giorni tutti insieme,<br />
invitando le donne indiane per affidarle ai loro consorti, ballando e<br />
saltellando tutti insieme [come tante fate, o furie piuttosto] e impegnandosi<br />
in pratiche ancora peggiori. Come se avessero riportato in vita e celebrato<br />
le feste dedicate alla dea romana Flora, o le pratiche bestiali dei folli<br />
Baccanali”.<br />
Fu lì che Thomas Morton compose la prima canzone <strong>rock</strong>’n’roll<br />
americana, una celebrazione spassosamente oscena <strong>del</strong> sesso, <strong>del</strong>le bevute
e <strong>del</strong>l’andare a caccia di strani dèi. Il primo verso invoca Imene (senza<br />
dubbio un intenzionale doppio senso), figlio di Dioniso e Afrodite:<br />
Bevete e siate felici, felici, felici ragazzi<br />
Lasciate che tutto il vostro diletto sia nelle gioie di Imene<br />
Salve Imene, è giunto il giorno<br />
Che l’allegro albero di maggio trovi spazio<br />
Intrecciate <strong>del</strong>le verdi ghirlande, tirate fuori le bottiglie<br />
E saziatevi liberamente <strong>del</strong> dolce nettare<br />
C’è anche un richiamo diretto alle ragazze indiane, il quale avvertiva le<br />
“ninfe” e le “ragazze in pelliccia di castoro” che sarebbero sempre state le<br />
benvenute per una bevuta in compagnia degli uomini di Merrymount.<br />
Il prospero insediamento di Morton festeggiò un paio di volte il<br />
Calendimaggio, ma i Puritani ne avevano avuto abbastanza. Morton scrisse<br />
che l’albero di maggio era “uno spettacolo deplorevole” per costoro,<br />
aggiungendo, “lo definirono un idolo. Lo chiamarono Vitello di Horeb,<br />
ribattezzando il luogo, con disprezzo, Mount Dagon”.<br />
Furono infatti presentati dei reclami, Morton venne arrestato e rispedito<br />
in Inghilterra, e il suo insediamento fu smantellato. Scappò da lì quando i<br />
teppisti assetati di sangue di Cromwell presero il potere, tuttavia quando<br />
ritornò nel Massachussetts scoprì che la popolazione indiana era ormai<br />
decimata e che i Puritani avevano in serbo per lui una fredda e umida cella.<br />
Quando venne scarcerato fuggì da quella zona e finì per morire nel Maine,<br />
nel 1647. Alla fine <strong>del</strong> secolo, ci sarebbero stati i processi per stregoneria a<br />
Salem, a circa una cinquantina di chilometri da Merrymount. Per ironia<br />
<strong>del</strong>la sorte, la cittadina di Salem è attualmente un focolaio di quel<br />
neopaganesimo che un tempo Norton aveva cercato di introdurre in<br />
America.<br />
I MISTERI MASSONICI<br />
Sebbene l’ampiezza <strong>del</strong>la sua diffusione sia fonte di dibattito, non vi è<br />
alcun dubbio che la Massoneria sia stata un fattore importante nella<br />
Rivoluzione Americana. Molti Padri Fondatori, tra i quali George<br />
Washington, John Hancock e Benjamin Franklin, erano massoni, così<br />
come molti ufficiali che ricoprivano ruoli chiave nelle fila <strong>del</strong>l’esercito<br />
continentale. Ma dopo una partenza impulsiva, con il passare degli anni i
massoni divennero sempre più noiosi, attirando soggetti razionali come<br />
avvocati e ingegneri, pescando abbondantemente nelle fila <strong>del</strong>la polizia e<br />
dei militari. In altre parole, la Massoneria non è molto <strong>rock</strong>’n’roll. Ma<br />
quantomeno un importante Padre Fondatore era persuaso che non fosse<br />
sempre stato così.<br />
Thomas Paine era un po’ una pecora nera, anche per i suoi compagni<br />
rivoluzionari. Le sue invettive anti-realiste e antireligiose gli erano valse<br />
un sacco di nemici, costandogli quasi la vita nel corso <strong>del</strong>la Rivoluzione<br />
francese. Ma era anche l’autore di innumerevoli e influenti opere di teoria<br />
politica che ebbero una grande diffusione nel periodo rivoluzionario, prima<br />
fra tutte Common Sense ('Senso Comune) <strong>del</strong> 1776.<br />
Paine enunciava le proprie idee sulla società <strong>segreta</strong> in “The Origin Of<br />
<strong>Free</strong>masonry”, scritto nel 1818. Sebbene non fosse massone, egli sfidò la<br />
storia ufficiale <strong>del</strong>l’ordine stesso dichiarando che i massioni altri non erano<br />
che gli antichi druidi celtici ritornati in attività con un nuovo nome, e che<br />
“nella Massoneria molte cerimonie dei druidi vengono preservate nelle<br />
loro condizioni originarie”. Dopodiché, Paine afferma senza ombra di<br />
dubbio che i druidi erano fatti <strong>del</strong>la stessa stoffa dei Misteri egizi: di fatto,<br />
rappresentavano una pura e semplice forma di franchising.<br />
In The Secret Teachings Of All Ages (‘Gli insegnamenti segreti di tutte<br />
le epoche'), lo storico <strong>del</strong>l’occulto Manly Palmer Hall fa eco a Paine,<br />
sostenendo che i riti druidici “assomigliavano molto da vicino ai Misteri<br />
bacchici ed eleusini <strong>del</strong>la Grecia o ai riti egizi di Iside e Osiride”. Hall<br />
spiega che gli antichi Britanni ricevettero l’insegnamento dei Misteri “da<br />
navigatori Tiriani e Fenici i quali, migliaia di anni prima <strong>del</strong>l’era cristiana,<br />
fondarono <strong>del</strong>le colonie in Britannia e Gallia mentre erano alla ricerca di<br />
stagno”.<br />
Nonostante l’appropriazione <strong>del</strong>l’icona <strong>del</strong>la Grande Piramide, risalente<br />
all’epoca <strong>del</strong>la Rivoluzione, i simboli e i riti effettivi <strong>del</strong>la Massoneria<br />
sembrano derivare più dal giudaismo e dal cristianesimo esoterico che<br />
dall’Egitto o dal druidismo, e dunque potrebbe trattarsi molto<br />
semplicemente <strong>del</strong>la costruzione di una leggenda. Ma il tentativo da parte<br />
dei massoni di far risalire le origini <strong>del</strong>la propria stirpe a quegli esotici<br />
progenitori contribuì senza dubbio a rimettere in circolazione una parte dei<br />
simboli e <strong>del</strong>l’iconografia appartenenti agli antichi Misteri, se non altro<br />
presso l’immaginario popolare. Basti pensare al grande successo <strong>del</strong><br />
Codice da Vinci e <strong>del</strong> Simbolo perduto.
LE RADICI DRUIDICHE DELLA MUSICA FOLK AMERICANA<br />
I primi schiavi giunti in America erano servitori a contratto provenienti<br />
dalle Isole britanniche, gente così impantanata nella povertà che pagava i<br />
propri debiti con il lavoro. Molti di questi arrivarono insieme ai loro<br />
creditori nelle piantagioni <strong>del</strong>le colonie americane. E molti di essi<br />
provenivano dalle aree celtiche di Gran Bretagna e Irlanda.<br />
La corona Inglese (in realtà in mano a una dinastia tedesca) regnava<br />
sulle altre nazioni <strong>del</strong>le Isole britanniche: le terre celtiche di Irlanda,<br />
Scozia e Galles. Tutti questi paesi avevano una ricca tradizione musicale<br />
risalente ai tempi antichi, una tradizione che continua a influenzare anche<br />
la musica dei nostri tempi.<br />
La Gran Bretagna era un importante centro commerciale nell’Età <strong>del</strong><br />
Bronzo, e i suoi ricchi depositi di stagno erano particolarmente richiesti<br />
per la fusione <strong>del</strong>lo stesso bronzo. Alla fine, l’isola venne conquistata dai<br />
Romani, che si insediarono nella città di Londra. Poiché i mercanti Fenici<br />
erano profondamente implicati nel commercio con l’Europa settentrionale,<br />
la musica celtica ha una certa somiglianza con l’antica musica <strong>del</strong><br />
Mediterraneo orientale. Questa musica, introdotta in America da immigrati<br />
inglesi, irlandesi e francesi, avrebbe avuto un’influenza incalcolabile sullo<br />
sviluppo <strong>del</strong> <strong>rock</strong>’n’roll. Le loro “gighe e reel” e le loro “arie” — ovvero<br />
le loro turbolente canzoni da ballo e le loro dolenti ballate - avrebbero<br />
formato la spina dorsale <strong>del</strong>la canzone folk americana. E quella spina<br />
dorsale era basata su un’antica tradizione druidica diffusasi in tutta<br />
l’Europa settentrionale, creando una connessione tra gli antichi Misteri dei<br />
Celti e i loro cugini spirituali in Egitto, Grecia e Asia Minore.<br />
Il folk si sarebbe evoluto e frantumato nel corso <strong>del</strong> diciottesimo e <strong>del</strong><br />
Diciannovesimo secolo. Le canzoni dei cowboy <strong>del</strong>la frontiera americana,<br />
il bluegrass <strong>del</strong>la regione degli Appalachi e i canti di lavoro <strong>del</strong>-<br />
l’entroterra si fusero infine nel popolare genere oggi conosciuto come<br />
“country and western”.<br />
Al principio <strong>del</strong> Ventesimo secolo, la radio e i fonografi avrebbero<br />
diffuso questa musica secondo modalità che i vecchi spartiti non<br />
consentivano. Non era importante dove vivevi, una radio o un giradischi<br />
potevano farti accedere alla migliore musica, suonata dai migliori<br />
musicisti. Questo fatto mise gli americani <strong>del</strong>le aree rurali allo stesso
livello dei loro cugini urbanizzati. Difficile sopravvalutare l’effetto che<br />
tutto ciò ebbe sulla cultura americana.<br />
Il legame inconscio tra l’antica mitologia e le tradizioni <strong>del</strong>la musica<br />
folk americana permea il film Fratello, dove sei? (2000), scritto e diretto<br />
da Joel ed Ethan Coen, un’allegoria AeVì Odissea. Descrivendo le<br />
avventure di un trio di carcerati in fuga guidati da tale Ulyssess Everett<br />
McGill (interpretato da George Clooney), il film ricolloca l'epica omerica<br />
in un contesto sudista all’epoca <strong>del</strong>la Grande Depressione, con tanto di<br />
rappresentazioni dei vari Ciclopi, Penelope, Poseidone e molti altri<br />
personaggi mitologici.<br />
La colonna sonora <strong>del</strong> film ha ispirato un mini-revival di bluegrass e<br />
altri generi rurali, riflettendo inconsciamente i legami tra la musica <strong>del</strong>le<br />
Isole britanniche e i suoi antenati mediterranei, sia strutturalmente che<br />
tematicamente. Anche il Ku Klux Klan ha un ruolo importante all’interno<br />
<strong>del</strong> film, con le sue vesti e i suoi cappucci bianchi che rappresentano una<br />
corruzione degli antichi costumi cerimoniali druidici.<br />
Ricombinando la mitologia greca con la musica di derivazione celtica,<br />
Fratello, dove sei? si inserisce possibilmente in una corrente profonda e<br />
inconscia all interno <strong>del</strong> Dna culturale. Nel suo libro <strong>del</strong> 2005, Omero nel<br />
Baltico. Le origini nordiche <strong>del</strong>l’Odissea e <strong>del</strong>l’Iliade, lo storico italiano<br />
Felice Vinci sostiene che Omero sarebbe stato in realtà olandese (molti<br />
storici sono convinti che i Celti siano emersi per la prima volta, come tribù<br />
distinta, nella regione <strong>del</strong>l’Olanda) e che VOdissea descriverebbe luoghi<br />
<strong>del</strong> Baltico e <strong>del</strong>la Scandinavia, non <strong>del</strong> Mediterraneo. Vinci sostiene che<br />
un mutamento climatico avrebbe spinto determinate tribù nordiche verso<br />
Sud e che queste avrebbero portato con sé le proprie mitologie e i propri<br />
eroi, spostandosi verso climi più miti come quello greco.<br />
I MISTERI DEGLI YORUBA<br />
Proprio come egli echi druidici provenienti dalle aree celtiche, anche la<br />
cultura che arrivò con la tratta degli schiavi africani si ricollega agli antichi<br />
Misteri. Probabilmente i parallelismi più diretti con i Misteri, per quanto<br />
riguarda le pratiche e la cosmologia, provengono dalle varie tradizioni<br />
sincretiche <strong>del</strong> Vodoun e <strong>del</strong>la Santeria, che combinano cattolicesimo e<br />
religione tribale africana. Non è affatto una coincidenza. Le tradizioni<br />
<strong>del</strong>l’Africa occidentale accolsero i riti, la musica e le divinità <strong>del</strong>l’antico
Mediterraneo e fecero loro attraversare l’Oceano Atlantico, portandoli nel<br />
Nuovo Mondo.<br />
Queste tradizioni sintetizzate utilizzano un vertiginosa quantità di<br />
sacramenti, tamburi rituali e sacrifici umani, esattamente come i Misteri.<br />
Le donne avevano un ruolo centrale, di potere, nei riti e nelle gerarchie<br />
degli stessi culti, proprio come nei Misteri. E proprio come la Chiesa prese<br />
gli dèi pagani trasformandoli in santi, gli schiavi portati in Louisiana,<br />
Florida e Caraibi presero le identità dei santi per mascherare le divinità<br />
politeistiche alle quali si rifiutavano di rinunciare, divinità legate alla<br />
tradizione Yoruba <strong>del</strong>l’Africa occidentale.<br />
Il Vodoun (‘spirito’) è la pratica Yoruba predominante nei territori<br />
francofoni. L’essere supremo <strong>del</strong> Vodoun è Bondye (bon dieu, ‘buon dio’),<br />
un dio distante e inaccessibile (ci sono sfumature che riconducono ad<br />
Atum); i Loa, divinità minori o aspetti <strong>del</strong> Creatore, entrano in comunione<br />
con gli esseri umani in sua vece. Nel vudù haitiano, le cerimonie sono<br />
presiedute dallo houngan (‘sacerdote’), dalla mambo (‘sacerdotessa’) e dai<br />
bokor (‘stregoni’). Spiccano all’interno <strong>del</strong>la comunità i “cavalli”, sovente<br />
donne, che i Loa “cavalcano” o utilizzano per manifestarsi.<br />
Il Vudù (il nome con il quale è conosciuto il Vodoun in America) era<br />
ampiamente praticato anche nei territori <strong>del</strong>la Louisiana, uno dei luoghi di<br />
nascita <strong>del</strong> primo <strong>rock</strong>’n’roll. Il Vudù ha una fama leggendaria nel folklore<br />
<strong>del</strong>la cultura popolare per via <strong>del</strong>le sue maledizioni e dei suoi incantesimi,<br />
così come la “bambolina vudù” e, non ultimi, gli zombi. L’etnobotanico<br />
Wade Davies, <strong>del</strong>la università di Harvard, ha studiato il Vodoun haitiano<br />
ed è giunto alla conclusione che per indurre lo zombismo (essenzialmente<br />
un danno cerebrale e uno stato catatonico causati dalla droga) veniva<br />
utilizzata una complessa ricetta a base di tossine.<br />
Come avviene per il Vodoun, le radici <strong>del</strong>la Santeria risalgono alla<br />
religione Yoruba africana, fusa con elementi cattolici e indigeni. Lo stesso<br />
termine Santeria è peggiorativo, essendo utilizzato dai signori spagnoli per<br />
farsi beffe <strong>del</strong>la sospetta devozione che manifestavano gli schiavi nei<br />
confronti dei santi. Le cerimonie <strong>del</strong>la Santeria prevedono la bruciatura<br />
<strong>del</strong>l’incenso, sacrifici di sangue fatti con bestiame, capre o galline ad<br />
esempio, e l’esposizione di icone e feticci. Ancora una volta, proprio come<br />
i Misteri.<br />
La ragione <strong>del</strong>le similitudini tra le tradizioni Yoruba e gli antichi Misteri<br />
è semplice: molti storici sono convinti che le tradizioni <strong>del</strong>l’Africa
occidentale fossero state importate anch’esse dall’antico Egitto. Nel suo<br />
libro The Religion Of The Yorubas, J. Olumide Lucas aiferma senza alcun<br />
dubbio che “Gli Yoruba, nell’antichità, vissero nell'amico Egitto prima di<br />
migrare sulla costa atlantica”, e che “la gran parte dei più importanti dèi<br />
[egizi] era ben nota” presso di loro. Lo storico nigeriano A.B. Aderibigbe,<br />
nel 1976, scrisse: “Le similitudini tra gli Yoruba e la cultura <strong>del</strong>l’antico<br />
Egitto — osservanza religiosa, manufatti artistici, sepoltura e altre usanze -<br />
raccontano di una possibile migrazione degli antenati degli Yoruba<br />
dall’alto Nilo (fin dal 2000 a.C.-1000 a.C.) a seguito di alcuni<br />
sconvolgimenti avvenuti nell’antico Egitto.<br />
Aderibigbe in questo caso si riferisce probabilmente all’ascesa <strong>del</strong><br />
popolo Hyksos, che secondo alcuni storici sarebbe emigrato in Nord Africa<br />
provenendo dalla Siria all’incirca in quello stesso periodo. Furono gli<br />
Hyksos a introdurre lo strumento a corda noto come liuto presso gli Egizi,<br />
luogo dal quale si diffuse in altre parti <strong>del</strong>l’Africa arrivando poi nelle<br />
Americhe. Alla luce di ciò, la chitarra elettrica è parte di un continuum<br />
culturale che arriva fino agli Yoruba, spingendosi ancora più indietro, fino<br />
all’antico Egitto e, in ultimo, alla Mesopotamia.<br />
Se queste teorie sono giuste, abbiamo un’ulteriore linea di trasmissione<br />
per l’incarnazione secolare ultima dei Misteri: dall’Egitto, all’Africa<br />
Occidentale, fino al Nuovo Mondo. La musica pulsante e i balli fradici di<br />
sudore <strong>del</strong>le tradizioni Yoruba ebbero un ruolo cruciale nello sviluppo<br />
<strong>del</strong>la musica popolare nelle Americhe, soprattutto in riferimento al<br />
Ventesimo secolo. Lo stesso vudù si sarebbe appostato all’ombra <strong>del</strong> primo<br />
<strong>rock</strong>’n’roll, in particolare <strong>del</strong>la musica prodotta dai più influenti artisti di<br />
New Orleans. E i suoi regine e stregoni avrebbero fatto brodo, in<br />
riferimento ai testi, anche per gruppi decisamente lontani dalla città. Il<br />
Carnevale e i Mardi Gras avrebbero reso popolare - e istituzionalizzata —<br />
una moderna forma di Baccanali che continua a crescere a livello di<br />
popolarità, influenza e dimensioni. E tutto quanto proviene dalla stessa<br />
fonte: gli antichi Misteri.<br />
Ma teniamo duro, abbiamo ancora altro condimento da aggiungere a<br />
questo piatto culturale cucinato in casseruola.
L’ORIENTE INCONTRA L’OCCIDENTE<br />
Il colonialismo europeo raggiunse l’apice intorno alla metà <strong>del</strong><br />
Diciannovesimo secolo, e, insieme alle spezie e al lino provenienti<br />
dall’Asia e dall’Egitto, si diffusero all’epoca alcune nozioni spirituali<br />
esotiche e antiche. In tutto il Mediterraneo vennero portati alla luce dei siti,<br />
con clamorose scoperte come la città di Troia, a lungo creduta mitica. Il<br />
dissotterramento di Pompei scioccò l’Europa con i suoi dipinti e sculture<br />
esplicitamente erotici. Le ceneri <strong>del</strong> Vesuvio avevano inoltre preservato la<br />
pompeiana Villa dei Misteri, i cui notevoli affreschi descrivevano i vari<br />
stadi <strong>del</strong>l’iniziazione ai Baccanali romani.<br />
In questo clima di eccitazione diffusa irruppe tale Helena Von Hahn<br />
(1831-1891), meglio nota come Madame Blavatsky, un’emigrata russa che<br />
sosteneva di aver incontrato un gruppo di guide spirituali immortali,<br />
chiamate “capi segreti”, nella loro roccaforte situata in Tibet. Muovendosi<br />
nel giro degli spiritualisti, la Blavatsky conobbe un ricco avvocato<br />
chiamato Henry Steel Olcott, e, nel 1875, i due fondarono la Società<br />
Teosofica, che riuniva idee religiose e filosofiche di Oriente e Occidente in<br />
una sintesi inedita. Nel 1888, la Blavatsky pubblicò un’opera in due<br />
volumi intitolata Iside svelata, nella quale enunciava le dottrine e la<br />
filosofia <strong>del</strong> suo nuovo movimento.<br />
La Teosofia — generalmente riconosciuta come precorritrice <strong>del</strong><br />
movimento New Age - aprì le porte <strong>del</strong>l’Occidente alle idee religiose<br />
provenienti da Oriente. Il movimento si frantumò nel Ventesimo seco<br />
lo e non toccò mai più le vette che aveva raggiunto sotto la guida <strong>del</strong>la<br />
Blavatsky, tuttavia la diffusione su vasta scala di pratiche asiatiche fino ad<br />
allora sconosciute come feng shui, yoga, meditazione ed erboristeria si<br />
possono far risalire direttamente ai teosofi. La loro influenza si protrasse<br />
fino al Ventesimo secolo inoltrato, soprattutto negli anni Sessanta, quando<br />
dèi e guru importati dall’Asia divennero di moda.<br />
Ma una fetta importante di questo successo era riconducibile alla<br />
musica; il suono ipnotico e monotono di strumenti indiani come sitar e<br />
tabla erano perfetti per fumare erba e fare viaggi acidi. Questo legame<br />
divenne di dominio comune nel momento in cui la superstar <strong>del</strong> sitar Ravi<br />
Shankar fece la sua comparsa al Monterey Pop Festival, di fatto la festa<br />
per il raggiungimento <strong>del</strong>la maggiore età <strong>del</strong>la generazione psiche<strong>del</strong>ica.
Gruppi come Beatles, Beach Boys e Moody Blues, nei tardi anni Sessanta,<br />
avrebbero proposto una sintesi neo-teosofica di <strong>rock</strong> e raga.<br />
I MODERNI MAGHI<br />
In contemporanea all’arrivo di strani dèi provenienti dalle colonie, le<br />
antiche divinità europee si levarono di dosso secoli di polvere e ruggine e<br />
si misero a girare i grandi musei e le gallerie di quello che un tempo era<br />
stato il loro impero. Nello stesso momento, artisti e architetti diedero<br />
origine, alla fine <strong>del</strong> Diciottesimo secolo, al Movimento Neoclassico, dove<br />
gli dèi <strong>del</strong> mondo antico venivano letteralmente incisi nella pietra nelle più<br />
importanti città occidentali. Gli antichi dèi non erano più stati così<br />
onnipresenti dai tempi <strong>del</strong> Rinascimento.<br />
In Germania Richard Wagner faceva conoscere a un nuovo pubblico le<br />
saghe norvegesi con le opere <strong>del</strong> suo Anello dei Nibelunghi, nei cui<br />
confronti innumerevoli gruppi metal come Judas Priest e Iron Maiden sono<br />
senza dubbio spiritualmente debitori. Wagner ispirò il filosofo Friedrich<br />
Nietzsche nella scrittura di una serie di testi che avrebbero anch’essi<br />
permeato l’heavy metal, con il loro machismo e l’enfasi sulla “morte di<br />
Dio” e sul “desiderio di potere”.<br />
L’opera di Nietszche — e l’esplosione sociomitica <strong>del</strong>l’epoca —<br />
avrebbe ispirato due uomini che si trovavano agli antipodi nel dare una<br />
nuova interpretazione agli antichi Misteri, con modalità più adatte al<br />
mondo moderno. Artisti di ogni genere sarebbero stati ispirati dai loro<br />
scritti e avrebbero ampiamente introdotto le loro idee nella cultura, un<br />
processo che va ancora avanti ai giorni nostri. Sorprendentemente,<br />
nacquero entrambi nel 1875, lo stesso anno in cui venne fondata la Società<br />
Teosofica.<br />
CARL JUNG<br />
Nel 1987, lo scrittore e professore Joseph Campbell si ritrovò faccia a<br />
faccia con il conduttore <strong>del</strong>la Pbs, Bill Moyers, per una serie di interviste<br />
che sarebbero state trasmesse all’interno <strong>del</strong> breve ciclo televisivo The<br />
Power Of Myth, e successivamente pubblicate in un libro di grande<br />
successo. Per molte persone si trattò <strong>del</strong> primo incontro con lo studio<br />
accademico <strong>del</strong>la mitologia. Sebbene in molti attribuiscano a Campbell il
merito di aver risvegliato l’interesse per gli antichi miti, costui edificava su<br />
un terreno già inaugurato dallo psichiatra e filosofo svizzero Carl Jung<br />
(1875-1961), il quale sviluppò un particolare interesse per i Misteri. Jung<br />
incominciò la sua carriera come psichiatra clinico in un ospedale svizzero,<br />
ma successivamente intraprese un lungo e curioso percorso spirituale che<br />
lo avrebbe trasformato, trasformando al contempo la cultura occidentale.<br />
Jung arrivò, nel corso <strong>del</strong>la storia, al momento giusto. L’Europa fin de<br />
siècle era un focolaio non solo per la psichiatria, ma anche per le religioni<br />
alternative, le droghe e la sperimentazione di stili di vita. I territori<br />
tedeschi erano nel bel mezzo di un revival <strong>del</strong>l’antico paganesimo, guidato<br />
da artisti e bohémien. Jung aveva sempre avuto un debole per il<br />
paranormale, ed era affascinato dal diffondersi <strong>del</strong>lo Spiritismo e <strong>del</strong>le sue<br />
ramificazioni.<br />
Era anche un brillante clinico, e così attirò l’attenzione di Sigmund<br />
Freud, lo psichiatra più stimato d’Europa. Instaurando un legame quasi<br />
istantaneo, Freud e Jung svilupparono una relazione di amicizia intensa ed<br />
emotivamente carica, ma il secondo tornò ben presto a rivolgersi al<br />
misticismo e all’occulto, e si venne così a creare una spaccatura tra i due<br />
pionieri.<br />
Mentre i suoi conflitti con Freud si acuivano, Jung, nel 1916, subì quella<br />
che molti osservatori descrissero come una crisi psicotica. Emerse dal suo<br />
“viaggio marino notturno” molto cambiato, e incominciò a preparare il<br />
terreno per una nuova psicologia transpersonale.<br />
Jung divenne una celebrità intellettuale e creò un movimento<br />
psichiatrico che rivaleggiava con quello di Freud. Introdusse molti concetti<br />
che sarebbero entrati nel vocabolario comune, come complesso<br />
psicologico, introversione ed estroversione, e la classificazione dei quattro<br />
tratti <strong>del</strong>la personalità utilizzati nel ben noto inventario <strong>del</strong>le personalità<br />
Myers-Briggs. Jung ebbe anche un ruolo nella creazione degli Alcolisti<br />
Anonimi, ragion per cui un numero infinito di <strong>rock</strong>star gli è debitrice.<br />
Lo psichiatra suggerì l’esistenza di un “inconscio collettivo”, una sorta<br />
di database psichico universale. Non c’è bisogno di dire che questa idea<br />
non venne accolta molto positivamente dalla psichiatria ufficiale.<br />
Lavorando a partire da quella teoria, Jung sviluppò nuovi concetti come<br />
anima e animus (l’aspetto femminile <strong>del</strong>la psiche maschile, e viceversa), la<br />
sincronicità (una serie di coincidenze significative) e l’individuazione.<br />
Ancora più importante, ai nostri fini, è il fatto che secondo Jung la
mitologia possedesse una tale forza — ed è ancora così — perché metteva<br />
in scena, in via simbolica, le fatiche <strong>del</strong>la vita umana: nei miti più durevoli<br />
gli dèi soffrono come noi. Inoltre Jung reimmaginò gli antichi dèi come<br />
archetipi, sostenendo che divinità come Mercurio, Apollo e Demetra<br />
fossero configurazioni di memi14 di qualche tipo, e che ognuno di essi<br />
rappresentasse alcuni aspetti <strong>del</strong>la psiche umana. Gli psicologi junghiani,<br />
da allora, utilizzano gli archetipi per classificare aspetti <strong>del</strong>la cultura e<br />
<strong>del</strong>l’esperienza umana, una pratica che si è allargata alla cultura in senso<br />
generale. E attraverso lenti junghiane che classificheremo e analizzeremo<br />
le categorie archetipiche nelle quali inserire le varie ramificazioni <strong>del</strong><br />
<strong>rock</strong>’n’roll.<br />
L’opera di Jung ha avuto una forte influenza sulla controcultura degli<br />
anni Sessanta e non solo. I Beatles, Peter Gabriel, i King Crimson e i Tool<br />
hanno tutti quanti reso omaggio all’uomo e alla sua opera, e l’influente<br />
album dei Police SYNCRONICITY (1983) venne esplicitamente costruito<br />
sulle sue idee. Fatto ancora più importante, l’incidentale revival degli<br />
antichi Misteri, sul finire degli anni Sessanta, avrebbe confermato le<br />
innovative teorie di Jung sul potere <strong>del</strong>l’inconscio collettivo.<br />
ALEISTER CROWLEY<br />
Sebbene sia morto al verde e in totale solitudine, il leggendario<br />
occultista inglese Aleister Crowley ha lasciato una grande traccia sulla<br />
cultura pop e sul <strong>rock</strong>’n’roll in particolare. Nato come Edward Alexander<br />
Crowley nel 1875 nel Warwickshire, in Inghilterra, il giovane Aleister<br />
capitò in una famiglia i cui componenti erano membri <strong>del</strong>la setta<br />
estremista cristiana nota come Fratelli di Plymouth, e che tuttavia fece<br />
fortuna grazie a un birrificio, permettendo al padre di Crowley di ritirarsi<br />
dal lavoro molto presto.<br />
Affascinato già in giovane età dal Libro <strong>del</strong>l’Apocalisse, Crowley si<br />
guadagnò il suo soprannome preferito, “la Grande Bestia 666”, già da<br />
bambino. Le morti <strong>del</strong> padre e di una babysitter ne fecero vacillare la fede,<br />
offrendogli un assaggio di quell’occulto che si stava diffondendo nel bel<br />
mondo britannico. E così, dopo essersi ritirato dal college, il giovane<br />
sfruttò la propria eredità per dedicarsi completamente a prostitute, droghe<br />
e stregoneria.<br />
Crowley si mise infine a frequentare L’Ordine Ermetico <strong>del</strong>la Golden
Dawn (‘Alba Dorata’), un leggendario circolo occultista che era sul punto<br />
di implodere. Non ci rimase a lungo, a causa di contrasti con il luminare<br />
A.E. Waite, creatore <strong>del</strong> più conosciuto mazzo dei Tarocchi in uso oggi. Il<br />
successo di Waite spinse Crowley a creare il proprio mazzo di carte, che<br />
chiamò Il libro di Thoth. Da Londra Crowley si trasferì in Asia, dove si<br />
fece una reputazione come alpinista, guidando spedizioni sul K2 e su altre<br />
impegnative vette. Nel 1903, sposò una giovane vedova di nome Rose<br />
Kelly, che avrebbe presto cambiato il corso <strong>del</strong>la sua esistenza e <strong>del</strong>la sua<br />
opera.<br />
Durante una visita al Cairo, nel 1904, Rose cadde in una trance oracolare<br />
durante la quale sostenne di essere entrata in contatto con Horus. L’evento<br />
diede origine al Libro <strong>del</strong>la legge, che annuncia l’alba di una nuova era<br />
spietata e violenta, battezzata da Crowley “Eone di Horus”. Più simile a<br />
Dioniso che a Horus, l’Horus <strong>del</strong> Libro <strong>del</strong>la legge ordina agli iniziati di<br />
“eccitare i cuori degli uomini con l’ebbrezza. Adorarmi, bere vino e<br />
assumere strane droghe”. Davvero profetico il vecchio Aleister.<br />
Rispecchiando le inclinazioni nietzscheane di Crowley, Il Libro Mia<br />
legge proclamava il dogma di Thelema, o Vera volontà’ in greco. Thelema<br />
divenne la colonna portante <strong>del</strong>l’opera di Crowley, attraverso la quale<br />
istituì un undicesimo comandamento: “Fare ciò che vuoi sarà tutta la<br />
Legge”. Assorbendo la forza vitale degli antichi Misteri, Crowley creò<br />
quelli che chiamò “i Riti di Eleusi” per la sua nuova società <strong>segreta</strong>,<br />
l’Astrum Argentum (‘Stella d’argento’). All’incirca nello stesso periodo,<br />
venne avvicinato da un ordine tedesco di “magia sessuale” chiamato Ordo<br />
Templi Orientalis (Oto), di cui assunse il controllo.<br />
Mantenendosi con la scrittura di poesia pornografica e romanzi di<br />
ambito occulto, Crowley viaggiò fondando logge <strong>del</strong>l’OTO in ogni parte<br />
<strong>del</strong> mondo. Creò una comune telemica in Sicilia, scandalizzando l’Italia<br />
per tre anni fino all’espulsione ordinata da Mussolini. Divenne il capro<br />
espiatorio <strong>del</strong>la stampa scandalistica durante un processo per diffamazione,<br />
nel 1934, nel corso <strong>del</strong> quale il giudice affermò che era impossibile<br />
diffamarlo poiché la sua reputazione non poteva essere in alcun modo<br />
screditata ulteriormente. Tra le due guerre Crowley si dedicò<br />
presumibilmente allo spionaggio, anche se non era ben chiaro per chi<br />
lavorasse.<br />
Con le sue fortune sperperate ormai da tempo, la Grande Bestia passò<br />
tempi difficili, coltivando una mostruosa dipendenza dall’eroina e vivendo<br />
in una pensione. Una <strong>del</strong>le sue poche fonti di guadagno era costituita dalle
decime che gli venivano sporadicamente pagate da una manciata di logge<br />
<strong>del</strong>l’Oto, in particolare la Loggia Agape di Pasadena, California. Questa<br />
loggia annoverava tra gli iniziati il fondatore di Scientology, Ron L.<br />
Hubbard, l’attrice Jane Wolfe e il leggendario scienziato missilistico Jack<br />
Parsons. Fu attraverso l’Agape che un giovane cineasta, di nome Kenneth<br />
Anger, si introdusse negli inferi di occulte società segrete, mentre creava il<br />
mo<strong>del</strong>lo base dei moderni video musicali.<br />
Dopo la morte, Crowley finì con Jung e molti altri luminari sulla<br />
copertina di SGT. PEPPER dei Beatles. Jimmy Page dei Led Zeppelin è un<br />
suo ammiratore e ha accumulato rare edizioni <strong>del</strong>la sua opera in<br />
un’enorme biblioteca. Ozzy Osbourne ha registrato un tributo in suo onore,<br />
ma il cantante degli Iron Maiden, Bruce Dickinson, ha fatto di meglio,<br />
producendo un lungometraggio nel quale Crowley si reincarna. I Killing<br />
Joke hanno stampato le sue poesie sulle loro copertine, artisti diversissimi<br />
come i Ministry, con il loro industrial thrash, l’artista avant-jazz John<br />
Zorn, gli Psychic TV con la loro techno mutante e i Tool, icone <strong>del</strong>l’artmetal,<br />
sono suoi ammiratori. Un seguace di Crowley in particolare, però,<br />
ebbe un’influenza incalcolabile sulla moderna musica americana.<br />
Nei primi anni Cinquanta, l’archivista musicale Harry Smith compilò la<br />
fondamentale ANTHOLOGY OF AMERICAN FOLK MUSIC, dalla<br />
influenza indiscutibile. La raccolta fece conoscere a un’intera generazione<br />
di musicisti le radici dimenticate <strong>del</strong>la musica americana, in particolare il<br />
blues e il folk più spontanei che avrebbero poi ispirato ferventi bohémien<br />
nel corso degli anni Sessanta.<br />
Egli stesso un bohémien nato, Smith fu cresciuto da teosofi e in seguito<br />
sottoposto a un rito di iniziazione da uno sciamano nativo americano.<br />
Affascinato da Crowley, Smith entrò nell’oTO e fu ordinato vescovo nella<br />
sua Ecclesia Gnostica Cattolica. Un esperto come Kenneth Anger, in<br />
seguito, avrebbe addirittura definito Harry Smith il più grande mago<br />
occulto <strong>del</strong>la sua epoca. Questi due seguaci americani di Crowley ebbero<br />
un’influenza inimmaginabile sullo sviluppo <strong>del</strong> <strong>rock</strong> classico e <strong>del</strong> video<br />
musicale, sebbene nessuno dei due ne avesse poi a ricavare dei vantaggi.<br />
Come molti occultisti <strong>del</strong>la sua epoca, Crowley passò la propria vita<br />
ribellandosi a un’educazione religiosa repressiva. Ma in molti modi,<br />
decisivi, la Grande Bestia non aveva mai davvero abbandonato i Fratelli di<br />
Plymouth. Semplicemente, decise di fare la parte <strong>del</strong> cattivo ne! grande<br />
gioco <strong>del</strong> fondamentalismo, un ruolo che molti cristiani divenuti satanisti<br />
continuano a impersonare ancora oggi. In questo senso Crowley avrebbe
avuto un’enorme influenza su! movimento heavy metal all’incirca trent<br />
anni dopo la sua morte.<br />
Prima che tutta questa diabolicità prendesse piede, tuttavia, i fe<strong>del</strong>i <strong>del</strong><br />
Buon Dio prepararono il terreno reintroducendo nel mondo occidentale i<br />
ritmi pulsanti e sferzanti che secoli prima i loro antenati europei si erano<br />
lasciati alle spalle.<br />
LA MUSICA GOSPEL E IL MOVIMENTO DELLA SANTITÀ<br />
Sebbene molti storici citino la musica blues e il jazz come elemento di<br />
primaria importanza nello sviluppo <strong>del</strong> <strong>rock</strong>’n’roll, è opinione di chi scrive<br />
che la maggiore - e più diretta - influenza su quello che conosciamo come<br />
<strong>rock</strong> sia di gran lunga la musica gospel. Il gospel, che incominciò a<br />
emergere come forma musicale autonoma verso la fine <strong>del</strong><br />
Diciannovesimo secolo, fa risalire le proprie origini agli stili tradizionali<br />
<strong>del</strong>la canzone africana, così come agli adattamenti legati alla diaspora, ad<br />
esempio i canti degli schiavi o le percussioni vudù.<br />
Il conflitto tra musica sacra e musica profana è un elemento che<br />
appartiene intrinsecamente all’esperienza americana. Molti degli inni<br />
cantati dai primi americani erano ricavati da melodie folk (il motivo di<br />
Amazing Grace trae origine da una melodia scozzese per cornamusa) o, in<br />
alcuni casi, si appropriavano di canzoni conviviali inglesi. Tutto ciò<br />
originò condizioni spirituali uniche in tutto il Nuovo Mondo.<br />
La difficoltà di praticare il sacerdozio negli insediamenti sparsi lungo la<br />
frontiera americana diede origine a un gruppo di “predicatori itineranti”<br />
che si spostavano a cavallo e conducevano “incontri di rinascita’ nelle aree<br />
rurali boscose <strong>del</strong>le colonie. Il sacerdozio dei predicatori itineranti diede<br />
origine a una religione informale e personale che ispirò successivamente<br />
una serie di revival religiosi conosciuti con il nome di Grandi Risvegli.<br />
Il Terzo Grande Risveglio (approssimativamente dal 1850 al 1900)<br />
produsse quello che sarebbe diventato conosciuto come “movimento <strong>del</strong>la<br />
santità ”, un movimento che enfatizzava “doni <strong>del</strong>lo Spirito” quali la<br />
guarigione tramite preghiera, la glossolalia's e i miracoli, e pure<br />
l’esperienza di essere “uccisi nello spirito”, espressione che indicava forti<br />
reazioni fisiche come svenimenti o convulsioni, particolarmente diffusi<br />
durante gli incontri <strong>del</strong>la santità. Al principio <strong>del</strong> Ventesimo secolo questo<br />
movimento sarebbe confluito in una nuova variante <strong>del</strong> cristianesimo: il
Pentecostalismo.<br />
Il primo grande leader pentecostale fu un predicatore afroamericano di<br />
nome William J. Seymour, il quale diede il via alla prima grande<br />
esplosione pentecostale nel 1906 a Los Angeles. Seymour incominciò a<br />
tenere i suoi incontri in una chiesa metodista episcopale africana, ospitata<br />
in una stalla convertita. Il Revival di Azusa Street, come venne chiamato,<br />
offriva estasi e trasformazione, con i membri <strong>del</strong>la congregazione che se<br />
ne stavano svegli tutta la notte, “uccisi nello spirito”. La folla radunata<br />
passò da una manciata di individui a millecinquecento persone nel giro di<br />
dieci anni: di volta in volta, si davano alla glossolalia, piangevano<br />
inginocchiati, svenivano sul pavimento o, molto semplicemente, cantavano<br />
la loro musica, una musica schietta ed energica.<br />
Un articolo in prima pagina sul «Los Angeles Times», uscito in quel<br />
periodo (intitolato Strano mormorio di lingue) riportava il fatto che i<br />
membri <strong>del</strong>la congregazione “emettevano strane parole e mormoravano<br />
senza farsi sentire una fede che nessun mortale sano di mente sarebbe in<br />
grado di comprendere”, aggiungendo che “i devoti di questa strana dottrina<br />
praticano i rituali più fanatici, predicano le teorie più <strong>del</strong>iranti e<br />
precipitano in uno stato di folle eccitazione grazie al loro peculiare<br />
fervore”. Cosa che, ovviamente, ha lo stesso identico aspetto degli antichi<br />
riti misterici.<br />
Un altro resoconto giornalistico osservava che i congreganti “urlavano e<br />
ululavano per tutto il giorno e tutta la notte. Correvano, saltavano,<br />
venivano scossi da brividi, urlavano a squarciagola, roteavano in cerchi,<br />
cadevano sul pavimento ricoperto di segatura dove erano preda di spasmi,<br />
scalciavano e si rotolavano”. Riecheggiando le opinioni di Livio sui<br />
Baccanali, l’inviato conclude dicendo che “questa gente sembra impazzita,<br />
mentalmente sconvolta o vittima di sortilegio”.<br />
Stando a queste descrizioni è chiaro che il Revival di Azusa era di per in<br />
sé un Baccanale senza droga, visto che offriva quello stesso genere di<br />
liberazione emotiva di cui il pubblico povero ed emarginato sentiva un<br />
gran bisogno. Ma la musica trascinante e l’intensità emotiva <strong>del</strong><br />
pentecostalismo si sarebbero presto diffuse ad altre sette e chiese<br />
indipendenti in tutto il Sud americano. Buona parte dei primi grandi artisti<br />
<strong>rock</strong>’n’roll - neri e bianchi - si fecero le ossa in queste chiese, e i ritmi<br />
frenetici, l’ululare pieno di passione e i cori antifonali <strong>del</strong>la musica gospel<br />
americana avrebbero infine costituito l’elemento base <strong>del</strong>la “musica<br />
razziale” e <strong>del</strong> rhythm’n’blues. Una volta aggiunte le scontrose chitarre dei
luesmen elettrici, la miscela avrebbe dato vita al <strong>rock</strong>’n’roll.<br />
Non è un caso che molti dei primi esponenti <strong>del</strong> <strong>rock</strong>’n’roll come Elvis,<br />
Little Richard e Jerry Lee Lewis (per non menzionare una miriade di artisti<br />
R’n’B e soul) avrebbero poi inciso alcune <strong>del</strong>le loro prove più<br />
appassionate nell’ambito <strong>del</strong> genere gospel. Fu nelle chiese <strong>del</strong>la Santità<br />
che si trovarono a essere consumati, per la prima volta, dal fuoco <strong>del</strong>la<br />
spiritualità.<br />
UNA (MOLTO) BREVE STORIA DEI BACCANALI NEL<br />
VENTESIMO SECOLO<br />
L’Età <strong>del</strong> Jazz reintrodusse in grande stile i Baccanali in America. Non<br />
che al paese fossero mai mancati quadriglie e juke joint16, liquori di<br />
contrabbando, spinelli e fornicazioni di ogni genere, solamente che si<br />
trattava in buona misura di fenomeni locali, mentre l’Età <strong>del</strong> Jazz li<br />
trasformò in un grosso affare.<br />
L’America era tra i vincitori <strong>del</strong>la Grande Guerra e si era presa una parte<br />
<strong>del</strong> bottino, il che aveva dato origine ai ruggenti anni Venti, epoca di<br />
prosperità, urbanizzazione, intrattenimento di massa e credito facile. Le<br />
donne avevano ottenuto il diritto di voto, e i soldati statunitensi di ritorno a<br />
casa portarono con loro l’attitudine libera che avevano gli europei nei<br />
confronti <strong>del</strong> piacere, ispirando il successo di How You Gonna Keep ’Em<br />
Down on The Farm After They’ve Seen Paree (‘In che modo li tratterrai<br />
alla fattoria dopo che hanno visto Parigi’).<br />
I guardiani <strong>del</strong>la moralità cercarono di limitare tutto quel fare bisboccia<br />
con la proibizione di consumare alcolici, ma tutto quello che ottennero fu<br />
di rendere più forte il crimine organizzato e ispirare disprezzo nei confronti<br />
degli stessi guardiani <strong>del</strong>la moralità. Anche la cocaina era diffusa, poiché<br />
faceva in modo che chi si ubriacava continuasse a ubriacarsi e chi ballava<br />
continuasse a ballare. La radio portò le ultime sonorità nei soggiorni<br />
d’America, mentre le moderne automobili offrivano una sede adatta ai<br />
convegni di tipo sessuale. La radio trasmetteva una variante addolcita di<br />
pop-jazz, ma i ragazzi che andavano ad Harlem e in altri luoghi caldi<br />
potevano ascoltare una musica fragorosa e sfrenata quanto il <strong>rock</strong>’n’roll.<br />
Gli anni Venti furono inoltre l’epoca <strong>del</strong>le big band, che avrebbero<br />
dominato incontrastate fino all’ascesa <strong>del</strong> <strong>rock</strong>.<br />
Una variante più dura e veloce di jazz, lo swing, incominciò a prendere
piede durante la Grande Depressione. Frenetici “tamburi <strong>del</strong>la giungla”<br />
avevano una parte fondamentale nelle sonorità swing, trasformando in<br />
celebrità batteristi iperattivi come Gene Krupa e Buddy Rich e bandleader<br />
come Benny Goodman e Duke Ellington. Ovviamente ci fu <strong>del</strong>la<br />
resistenza nei confronti di queste nuove sonorità, più spontanee. Fin dal<br />
principio, i gruppi religiosi consideravano il jazz come una minaccia legata<br />
a un complotto bolscevico mondiale il cui scopo era corrompere la<br />
gioventù americana. I loro corrispettivi in Germania e Italia eliminarono<br />
sistematicamente l’influenza corrosiva di quella musica nel momento in<br />
cui Hitler e Mussolini presero il potere.<br />
Durante la guerra, tuttavia, incominciò ad affermarsi un’altra forma di<br />
musica da ballo, altrettanto nuova, che prediligeva formazioni ridotte e un<br />
suono più semplice e grezzo. Il “Rhythm And Blues” o R’n’B era<br />
pesantemente influenzato dal suono trascinante <strong>del</strong>le chiese gospel, in<br />
modo così evidente, a volte, da affidare solamente al testo la possibilità di<br />
differenziare le due forme musicali. Molte star <strong>del</strong> primo <strong>rock</strong>’n’roll —<br />
Chuck Berry, Little Richard, Fats Domino, Bo Diddley e tutti gli altri -<br />
erano convinte di suonare R’n’B, ma a un certo punto il nome cambiò e<br />
artisti <strong>rock</strong>abilly come Jerry Lee Lewis, Carl Perkins, Bill Haley e gli altri<br />
iniziarono a sconfinare in altri territori. Il R’n’B diventò in seguito più<br />
scaltro e urbano, assumendo al principio degli anni Sessanta le sembianze<br />
di un nuovo genere, il soul, che sarebbe divenuto un importante elemento<br />
nella lotta ai diritti civili.<br />
Tuttavia, nel corso <strong>del</strong> Ventesimo secolo le cose rimasero più o meno<br />
inalterate, la musica veloce e fragorosa perlopiù di origine afroamericana<br />
era la colonna sonora perfetta per il piacere e il tempo libero. Ma la potente<br />
miscela culturale che diede origine all’Età Classica <strong>del</strong> Rock non<br />
riguardava solamente la musica, aveva a che fare con un’esplorazione dei<br />
più profondi recessi <strong>del</strong>la psiche umana. La strada, però, era ancora lunga,<br />
e il vecchio <strong>rock</strong>’n’roll avrebbe impiegato <strong>del</strong> tempo per diventare <strong>rock</strong><br />
classico. La nostra prossima deviazione potrebbe sembrare un po’ fuori<br />
luogo, ma ci conduce a un’importante fonte di ispirazione per la mistica<br />
eroica ed esasperata che avrebbe caratterizzato i grandi protagonisti <strong>del</strong><br />
<strong>rock</strong>’n’roll anni Sessanta.
DEI IN TECHNICOLOR<br />
Nel momento in cui i ragazzini si riempivano le orecchie con il pop che<br />
precedeva la British Invasion, gli Antichi ritornavano in grande stile<br />
nell'ambito <strong>del</strong>la cultura, ma questa volta come star <strong>del</strong> cinema. Una serie<br />
di film di produzione italiana, basati sulla mitologia pagana e biblica,<br />
invasero il mercato nei tardi anni Cinquanta e nei primi Sessanta, offrendo<br />
agli adolescenti un’immersione in Technicolor nella mitologia classica che<br />
nessun libro di testo era in grado di eguagliare.<br />
Il culturista americano Steve Reeves contribuì a dare inizio alla moda<br />
“spade e sandali”, interpretando Ercole in due produzioni, una <strong>del</strong> 1957 e<br />
l’altra <strong>del</strong> 1959. Entrambe le pellicole ebbero un grande successo, e<br />
ispirarono una vasta ondata di imitatori che saccheggiavano le mitologie<br />
greco-romana, egizia e biblica senza fare troppo caso all’accuratezza o alla<br />
coerenza. (Ercole, a un certo punto, si ritrovava a combattere alieni<br />
provenienti dallo spazio). Questi film ottennero una popolarità talmente<br />
vasta che I Tre Marmittoni17 (protagonisti di un ritorno in grande stile<br />
grazie alla Tv) litigavano con l’eroe in The Three Stooges Meet Hercules<br />
(in italiano Tre oriundi contro Ercole) <strong>del</strong> 1962, facendo guadagnare agli<br />
ormai anziani comici il loro più grande successo al botteghino.<br />
Le case cinematografiche di Hollywood se ne accorsero e si misurarono<br />
con epopee “spade e sandali” realizzate in proprio. Charlton Heston<br />
interpretò il ruolo principale in un rifacimento di Ben-Hur <strong>del</strong> 1959.<br />
Stanley Kubrick diresse Kirk Douglas in Spartacus, basato sulla vera storia<br />
di un gladiatore divenuto capo dei ribelli. La coppia hollywoodiana per<br />
antonomasia, Elizabeth Taylor e Richard Burton, fu protagonista di una<br />
versione di quattro ore di Cleopatra. Con tutta probabilità il film più<br />
popolare tra tutti questi, presso i più giovani, fu Jason And The Argonauts<br />
(Gli Argonauti, <strong>del</strong> 1963), nel quale gli Argonauti combattevano contro<br />
statue giganti e scheletri che si rianimavano, oltre a incontrare<br />
personalmente gli dèi.<br />
Questi temi mistici sarebbero tornati a galla ripetutamente nell’era <strong>del</strong><br />
<strong>rock</strong> classico, in maniera più o meno diretta. Uno dei maggiori successi di<br />
Donovan era un peana rivolto ad Atlantide, e i Cream cantavano “storie <strong>del</strong><br />
coraggioso Ulisse”18. I Pink Floyd girarono un film concerto a Pompei, i<br />
Grateful Dead tennero una serie di concerti presso le Grandi Piramidi, e i<br />
King Crimson canticchiavano “sulla scia di Poseidone”19. La più grande
and psiche<strong>del</strong>ica di Boston si chiamava Orpheus, mentre stelle<br />
improbabili come Elton John, Billy Squier e Boz Scaggs cantarono tutte<br />
quante <strong>del</strong>le odi a Ercole, e i Cocteau Twins intonarono inni a Pandora,<br />
Persefone e alle Sirene. E la lista potrebbe continuare.<br />
Accanto a un revival dei supereroi, più o meno in quello stesso periodo,<br />
i film di “spade e sandali” stuzzicarono l’appetito per dèi ed eroi presso chi<br />
apparteneva a una nuova generazione. I soli musicisti non bastavano più, il<br />
<strong>rock</strong>’n’roll aveva bisogno di eccesso. L’eccitazione e la grandiosità di<br />
queste storie aveva una controparte musicale nei grandi spettacoli <strong>rock</strong> da<br />
stadio e nelle arene di fine anni Sessanta e anni Settanta. Si noti che sia<br />
arena che stadium erano espressioni romane che indicavano luoghi dove<br />
venivano ospitati spettacoli molto simili.<br />
Con una fragorosa musica da ballo e gli archetipi degli dèi che<br />
devastavano le giovani menti in tutto l’Occidente, mancava solo più un<br />
tassello <strong>del</strong> puzzle da sistemare.<br />
PSICHEDELIA<br />
Alcol, caffeina, oppio e marijuana hanno occupato un ruolo centrale<br />
nella cultura umana sin dall’alba dei tempi, e sono sempre stati assai<br />
popolari presso i musicisti e il loro pubblico. Allucinogeni come i funghi<br />
psiche<strong>del</strong>ici e il peyote erano diffusi presso le religioni americane indigene<br />
molto prima <strong>del</strong>l’arrivo degli europei. Ma si trattava di petardi, poiché il<br />
mondo stava per imbattersi nella bomba atomica psiche<strong>del</strong>ica.<br />
La moderna era psiche<strong>del</strong>ica ebbe inizio con un singolare giro in<br />
bicicletta effettuato da Albert Hoffman in un pomeriggio primaverile <strong>del</strong><br />
1943. Dopo aver accidentalmente ingerito una cura sperimentale per<br />
l’emicrania chiamata dietilamide <strong>del</strong>l’acido lisergico, questo mite<br />
scienziato svizzero si fece il primo viaggio con l’Lsd <strong>del</strong>la storia. “Vidi un<br />
flusso ininterrotto di immagini fantastiche e incredibili forme con un<br />
intenso e caleidoscopico gioco di colori”, rammentò Hoffman.<br />
L’Lsd rimase all’interno <strong>del</strong>l’ambito psichiatrico come strumento<br />
terapeutico, ma venne anche utilizzato per scopi molto più nefandi, come<br />
quando la Cia diede inizio ai famosi esperimenti di controllo mentale MK-<br />
Ultra, somministrandolo sovente a soggetti ignari, nel tentativo di creare<br />
spie e assassini comandati a distanza. Con l’ascesa <strong>del</strong> movimento Beat,<br />
sostanze psiche<strong>del</strong>iche come il peyote e i funghi <strong>del</strong>la psilocibina
diventarono di moda, e così i cercatori compivano dei pellegrinaggi presso<br />
gli sciamani <strong>del</strong> Messico e degli Stati Uniti sudoccidentali. Il romanziere<br />
Aldous Huxley documentò il suo trip con il peyote nel classico Le porte<br />
<strong>del</strong>la percezione <strong>del</strong> 1954, dal cui titolo i Doors presero il nome. In un<br />
articolo per «Life» <strong>del</strong> 1957, Gordon Wasson esplorò i culti legati ai<br />
funghi allucinogeni in Messico. Un poco di buono <strong>del</strong>la Cia chiamato<br />
Andrija Puharich fece addirittura riprendere dalle telecamere di One Step<br />
Beyond, il programma condotto da John Newland, il proprio trip con i<br />
funghi, nel 1961.<br />
Tutto questo fornì l’ispirazione a un giovane professore di nome<br />
Timothy Leary per dare inizio ai suoi esperimenti con gli studenti nello<br />
Harvard Psylocibin Project. Successivamente, un losco inglese di nome<br />
Michael Hollingshead introdusse Leary e il suo gruppo all’Lsd, e le cose<br />
presero un’altra direzione. Leary si autonominò evangelizzatore <strong>del</strong>la<br />
droga, predicando il proprio mantra, “accenditi, sintonizzati, abbandonati”.<br />
Le esperienze <strong>del</strong> romanziere Ken Kesey come cavia <strong>del</strong> MK-Ultra<br />
ispirò il suo classico <strong>del</strong> 1962 Qualcuno volò sul nido <strong>del</strong> cuculo. Pieno di<br />
soldi grazie al successo <strong>del</strong> romanzo, Kesey vagabondò per le autostrade<br />
diffondendo il vangelo <strong>del</strong>l’Lsd con i suoi “acid test”. Fu un’inattesa<br />
conseguenza <strong>del</strong> MK-Ultra; un’altra cavia fu Ted Kaczynski, il matematico<br />
anarchico trasformatosi in Unabomber.<br />
Per via <strong>del</strong>l’abuso incontrollato, la potente droga venne definitivamente<br />
messa fuori legge nel 1966. Imperterrito, Kesey si stabilì a San Francisco,<br />
che era virtualmente diventata una città-Stato psiche<strong>del</strong>ica. La febbre<br />
<strong>del</strong>l’acido toccò il suo apice nell’Estate <strong>del</strong>l’Amore <strong>del</strong> 1967. Ma l’hype<br />
mediatico che ne risultò esplose in faccia agli hippie originali, i quali erano<br />
tendenzialmente tipi estremamente colti e relativamente miti. I pellegrini<br />
incominciarono ad arrivare in massa, ragazzini problematici che non<br />
avevano la benché minima idea di che cosa fosse la controcultura. E le<br />
cose incominciarono a farsi un po’ pesanti.<br />
Sulla scia di questo esercito di persone scappate di casa e gente di<br />
passaggio arrivò un’orda di papponi, spacciatori e malati di mente. Entro<br />
l'estate successiva le strade di San Francisco sarebbero state invase da<br />
droghe pesanti come eroina e speed, così come da una variante pessima di<br />
Lsd chiamata Stp e da un pericoloso sedativo per animali soprannominato<br />
“polvere d’angelo”. Con il diffondersi <strong>del</strong>la cultura <strong>del</strong>la droga, per la<br />
Maggioranza Silenziosa la città divenne una terra empia. I filmati di freak<br />
dai capelli lunghi che ballano nudi per le strade sfidavano la repressione
<strong>del</strong> piacere umano che aveva definito il conservatorismo americano sin dai<br />
tempi di Plymouth. Non è un caso che “Dirty Harry” Callaghan, l’eroe<br />
reazionario interpretato da Clint Eastwood, prestasse servizio all’ombra<br />
<strong>del</strong> Golden Gate.<br />
Ma l’Era <strong>del</strong>l’Aquario cancellava la disciplina e la concentrazione, e<br />
contemporaneamente la gratificazione a scoppio ritardato, degli antichi<br />
Misteri. Droghe che erano sacramenti nel vero senso <strong>del</strong> termine furono<br />
ridotte a giocattoli per figli <strong>del</strong> baby-boom in cerca di sensazioni forti, per<br />
il grande scoramento di pionieri psiche<strong>del</strong>ici quali Alan Watts, Robert<br />
Anton Wilson e altri, tutti profondamente implicati nel serio studio di quei<br />
composti. I risultati furono disastrosi: mentre i Misteri sopravvissero per<br />
migliaia di anni, la controcultura <strong>del</strong>l’Aquario riuscì a malapena a durarne<br />
cinque.<br />
L’esito fu inevitabile quando scontato. Sesso, droga e <strong>rock</strong>’n’roll sono<br />
tutte quante forme meravigliose di intrattenimento, ma insufficienti per<br />
costruirci sopra una cultura, figurarsi una società. Con droghe e vibrazioni<br />
sempre più cattive, molti hippie si trasferirono nell’entroterra per dare vita<br />
a comuni e comunità alternative, sperando di poter resistere alla reazione<br />
che Nixon montò durante la campagna presidenziale <strong>del</strong> 1968. Eppure<br />
sarebbero sorte <strong>del</strong>le nuove controculture, e archetipi senza tempo<br />
avrebbero continuato a imperversare rigogliosi in ambito intellettuale,<br />
ridefinendo in maniera radicale quella che era iniziata come pura e<br />
semplice musica da ballo.
PARTE II I MODERNI MISTERI DEL ROCK’N’ROLL<br />
Nel corso <strong>del</strong>l’Era classica <strong>del</strong> Rock, alcuni generi e sortogeneri si sono<br />
trasformati di fatto in vere e proprie sette, molte <strong>del</strong>le quali assomigliano<br />
in maniera impressionante ai culti degli antichi dèi. Ma non si trattava di<br />
“religione” nell’accezione comune <strong>del</strong> termine, si trattava piuttosto di un<br />
ritorno alle radici naturali ed empiriche <strong>del</strong>la cultura umana. Tuttavia,<br />
ironicamente, molti di questi culti sarebbero arrivati al punto di sviluppare<br />
una propria dottrina e dei propri dogmi, e addirittura linguaggi e codici di<br />
abbigliamento. Molti di questi — punk, skinhead, metallari, hippie -<br />
esistono ancora oggi, parecchio tempo dopo che si è persa la memoria<br />
<strong>del</strong>la loro ispirazione originaria. La loro longevità dimostra il potere che<br />
hanno gli archetipi di materializzarsi in modalità facilmente comprensibili<br />
dalle successive generazioni.<br />
Nella Parte II daremo un’occhiata a questi nuovi culti e a questi nuovi<br />
dèi <strong>rock</strong>, alle loro caratteristiche e alla loro origine. Non intende essere un<br />
resoconto storico completo il nostro, quanto piuttosto un’indagine selettiva<br />
di alcuni degli artisti più inequivocabilmente sovrapponibili agli antichi<br />
archetipi. Ho dato un nome a queste categorie basandomi sui nomi degli<br />
dèi più importanti <strong>del</strong> mondo antico, e in particolare, naturalmente, di<br />
quelli legati alle tradizioni misteriche.<br />
Per via dei limiti di spazio, prenderemo in considerazione solamente<br />
artisti che rientrano nella definizione comunemente accettata di <strong>rock</strong>. Per<br />
quanto possa essere allettante esplorare generi limitrofi quali funk, reggae,<br />
country e pop, gli archetipi cui fanno riferimento sono spesso differenti,<br />
così come la loro storia e le loro motivazioni.<br />
Un altro importante aspetto riguarda il ruolo giocato dalla spiritualità<br />
nelle vite e nelle opere di molti di questi artisti. La musica, al suo meglio,<br />
ha a che fare di per sé con l’ambito spirituale, con l’espressione di forze<br />
invisibili che l’artista riceve e trasmette, come si suppone facciano i<br />
medium e i canali nello spiritismo. Ora che il <strong>rock</strong>’n’roll ha il suo Valhalla<br />
(la Rock and Roll Hall Of Fame a Cleveland, in Ohio), le storie di questi<br />
artisti hanno il più <strong>del</strong>le volte la possibilità di entrare nel campo <strong>del</strong> mito,<br />
dando loro la possibilità di diventare essi stessi degli archetipi. Ma in ballo<br />
c’è <strong>del</strong>l’altro: la sorprendente evoluzione <strong>del</strong>la musica <strong>rock</strong> in sé, e il
modo in cui ha rappresentato uno sbocco per correnti memetiche di<br />
profondità che si pensava fossero ormai state consegnate alla storia. E così,<br />
esattamente come abbiamo visto in quale misura gli antichi Misteri fossero<br />
<strong>rock</strong>’n’roll, ora esamineremo quanto il nostro moderno <strong>rock</strong>’n’roll possa<br />
essere simile ai Misteri.<br />
VOX POPULI: I NUOVI APOLLO<br />
Apollo fu il primo dio <strong>rock</strong>, e gli artisti che rientrano nella sua stessa<br />
categoria archetipica propongono una musica eroica e populista, rivolta<br />
alle masse. Costoro sono i supereroi <strong>del</strong> <strong>rock</strong>’n’roll, gli dèi <strong>del</strong>le arene e<br />
degli stadi. Gli aspetti solari di Apollo si riflettono nell’utilizzo<br />
predominante di chiavi maggiori e ritmi sostenuti. L’archetipo apollineo si<br />
occupa spesso di moralismo politico e religioso, legando i suoi inni<br />
cantabili a una coscienza di tipo sociale.<br />
Una <strong>del</strong>le caratteristiche più peculiari <strong>del</strong>l’artista o gruppo apollineo è il<br />
riuscire a trasformare canzoni di genere dionisiaco in pop mainstream. Ad<br />
esempio, i Beatles subivano l’influenza di maestri pop come Chuck Berry<br />
ed Everly Brothers, ma allo stesso tempo andavano a recuperare artisti<br />
blues più legati alla radici. I Fab Four si fecero le ossa nelle birrerie di<br />
Amburgo, dove qualsiasi Menade degna di tale nome si sarebbe sentita a<br />
casa.<br />
ELVIS PRESLEY<br />
Il primo Apollo nel <strong>rock</strong> nel Ventesimo secolo fu anche la sua prima<br />
superstar, un uomo il cui impetuoso carisma avrebbe eclissato quello dei<br />
supereroi e di tutti gli attori da metodo Stanislavsky che in seguito<br />
lo presero a mo<strong>del</strong>lo. Elvis è una figura che appartiene di più all’Età<br />
<strong>del</strong>l’Oro <strong>del</strong> <strong>rock</strong> che alla sua Epoca Classica, ma ha finito per<br />
impersonare egli stesso un archetipo, istantaneamente riconoscibile da<br />
chiunque, in ogni parte <strong>del</strong> mondo. È difficile immaginare che il<br />
<strong>rock</strong>’n’roll potesse diventare il fenomeno che conosciamo senza di lui.<br />
La storia di Elvis è ben nota: il capo <strong>del</strong>la Sun Records, Sam Phillips,<br />
sperava di poter trovare un bianco in grado di cantare come un nero, ed<br />
eccolo apparire nelle sembianze di un giovane camionista di Memphis,<br />
Tennessee. Non solo Elvis Aaron Presley ha il blues nel sangue, ma ha
pure lo sguardo giusto, da idolo <strong>del</strong>la folla. Uno spietato e competitivo<br />
olandese chiamato Colonnello Tom Parker ne diventa il manager, ed Elvis<br />
infiamma la gioventù americana con una manciata di successi che fondono<br />
senza sforzo il rhythm’n’blues e il ritmo veloce <strong>del</strong> country dando alla<br />
formula un nuovo nome, “<strong>rock</strong>’n’roll”, antica espressione slang che indica<br />
il coito, oppure il suono di un treno lungo la ferrovia, a voi la scelta.<br />
L’establishment è irrequieto perché Elvis è una forza sessuale troppo<br />
potente per l’America degli anni Cinquanta, e il cantante viene così<br />
arruolato nell’esercito. Il movimento provocato dal <strong>rock</strong>’n’roll si calma<br />
considerevolmente. Elvis torna a casa dopo un periodo in Germania, ma<br />
una parte <strong>del</strong>l’antico fuoco è scomparsa. Peggio ancora, Parker lo spinge a<br />
prendere parte a una serie di banali B-movie che includono esecuzioni di<br />
brani sdolcinati e all’acqua di rose da parte <strong>del</strong> cantante. Elvis diventa<br />
irrequieto quando la British Invasion prende possesso <strong>del</strong> mondo <strong>rock</strong> a<br />
metà anni Sessanta, sebbene gli inglesi lo adorino. Tornato, infine, alle<br />
proprie grezze radici <strong>rock</strong>, Elvis inscena il proprio ritorno attraverso il<br />
famoso speciale televisivo <strong>del</strong> 1968. Ottiene ancora una serie di successi<br />
che dura fino agli anni Settanta inoltrati e si aggiudica tre Grammy, tutti<br />
quanti per i suoi appassionati dischi gospel. Ma un’assuefazione provocata<br />
da medicinali e l’obesità fanno finire in ginocchio il vecchio Apollo, che<br />
continua a interpretare la propria parte sudando e incespicando sui palchi<br />
di Las Vegas. Va ancora peggio: muore nel proprio gabinetto nel 1977, al<br />
culmine <strong>del</strong> punk e <strong>del</strong>la disco, movimenti musicali che si fanno beffe di<br />
lui.<br />
Niente di tutto ciò ha importanza. Il giovane e selvaggio Elvis vivrà per<br />
sempre, così come l’Elvis reduce che indossa lo sfarzoso vestito di cuoio e<br />
strass mo<strong>del</strong>lato su quello di Captain Marvel Jr, suo eroe d’infanzia. Elvis<br />
continua a vivere a fianco di altre icone degli anni Cinquanta come James<br />
Dean e Marylin Monroe, e persino i suoi anni appesantiti e gonfi a Las<br />
Vegas riescono in qualche modo ad affascinare. Questo è carisma, il dono<br />
degli dèi.<br />
BEACH BOYS<br />
Al principio degli anni Sessanta, il <strong>rock</strong>’n’roll veniva considerato una<br />
<strong>del</strong>le tante mode giovanili, rimpiazzabile da idoli prefabbricati per<br />
adolescenti come Fabian e Frankie Avalon, e da vacui gruppi vocali come i<br />
Four Seasons. La musica da ballo urbana proveniente da Detroit stava
facendo un gran polverone con l’etichetta Motown, gestita da un ex<br />
operaio automobilistico di nome Berry Gordy. Il revival folk era di gran<br />
moda nei campus.<br />
Giovani autori di canzoni di origine ebraica componevano successi per<br />
gruppi vocali afroamericani preso il Brill Building di New York. Da quella<br />
connessione venne fuori Phil Spector, un giovane produttore brillante ma<br />
inquieto che forniva ai suoi gruppi femminili urbani, come le Crystals e le<br />
Ronettes, un suono orchestrale lussuoso ed elettrizzante. Il suo “Wall Of<br />
Sound” si adattava perfettamente all’ottimismo travolgente<br />
<strong>del</strong>l’amministrazione Kennedy, che i media avevano soprannominato la<br />
“Camelot americana”.<br />
Il <strong>rock</strong>’n’roll era in fase calante, ma non era passato di moda. La<br />
cavalleria arrivò all’assalto proveniente dalle spiagge <strong>del</strong>la California<br />
meridionale, pronta a reintrodurre il <strong>rock</strong> con le chitarre presso il pubblico<br />
di massa. La cultura surf sulla quale si fondavano i Beach Boys era<br />
apollinea fino al midollo: immersa nel sole, atletica, eroica. Ma la sera<br />
quegli stessi dèi dorati si trasformavano in veri e propri seguaci di Dioniso,<br />
con le loro birre, le loro ragazze e le feste sulle spiagge davanti ai falò.<br />
Questa tensione archetipica finì per caratterizzare i migliori momenti<br />
all’interno <strong>del</strong> canone musicale dei Beach Boys.<br />
Il gruppo monetizzò la mania per il surf dei primi anni Sessanta,<br />
proponendo un <strong>rock</strong>’n’roll elementare fortemente influenzato da Chuck<br />
Berry e dal doo-wop. Con il loro aspetto ammodo e le armonie da college,<br />
i Beach Boys rispecchiavano l’ottimismo e la fiducia <strong>del</strong>la Los Angeles dei<br />
primi anni Sessanta. Ma, come avveniva, d’altra parte, con il mito di<br />
Camelot, la facciata nascondeva una realtà ben più problematica.<br />
La band era costituita dai fratelli Wilson - Brian, Dennis e Carl - e dal<br />
loro cugino Mike Love alla voce solista, e a fare da manager c'era il padre<br />
dei ragazzi Wilson, Murry, autore di canzoni fallito e papà <strong>rock</strong>’n’roll da<br />
Little League 20, il quale angariava incessantemente i suoi bambini. Ma fu<br />
questo suo ruolo di tiranno a mettere il gruppo in una forma tale da poter<br />
essere competitivo, in un momento in cui il <strong>rock</strong>’n’roll con le chitarre era<br />
passato di moda. Alla fine i Beach Boys ebbero abbastanza successo da<br />
riuscire a sbarazzarsi di Murry, ma il perfezionismo ossessivo di Brian e il<br />
suo consumo di droghe incominciarono a farne a pezzi la sanità mentale. 1<br />
Boys andarono in tour senza di lui, lasciandolo a costruire produzioni<br />
sempre più complesse in studio come il raffinato classico <strong>del</strong>lo psych-<strong>rock</strong><br />
Good Vibrations, pubblicato nel 1966, e l’Lp PET SOUNDS di quello
stesso anno.<br />
Tuttavia, Brian non era l’unico ad avere dei problemi. Dennis soffriva di<br />
serie dipendenze da droga e sesso. Nel 1968, la sua ossessione lo portò a<br />
dare asilo a due sciattone hippie, allo scopo di avere un po’ di diletto<br />
pomeridiano nel suo nido d’amore di Sunset Boulevard. Un po’ di tempo<br />
dopo Dennis tornò a casa trovandola invasa da un guazzabuglio di freak<br />
guidati da tale Charles Milles Manson. Charlie accolse Dennis come se<br />
fosse il padrone di casa, ammaliandolo. Dennis prenotò per Charles un po’<br />
di ore in studio di registrazione e cercò di convincere il gruppo a registrare<br />
alcune nelle sue canzoni, ma la carriera di Manson arrivò a un punto<br />
morto, e questi diede la colpa al produttore dei Beach Boys, Terry Melcher.<br />
Dennis ruppe ogni rapporto con Charlie, cosa che gli valse una minaccia di<br />
morte. Nell’estate <strong>del</strong> ’69, Charlie mandò i suoi tirapiedi in una casa su<br />
Cielo Drive, a Los Angeles, ordinando loro di uccidere chiunque vi si<br />
trovasse e poi dipingere slogan criptici sui muri con il sangue dei<br />
malcapitati. La casa apparteneva a Terry Melcher.<br />
L’immagine solare dei Beach Boys incominciò a perdere il suo fascino<br />
nell’opprimente fine degli anni Sessanta, e Brian venne messo ai margini<br />
in studio, mentre il suo consumo di cocaina era ormai fuori controllo.<br />
Sarebbe diventato di fatto un recluso e successivamente gli avrebbero<br />
diagnosticato una forma di schizofrenia. Dopo aver combattuto molte<br />
dipendenze, Dennis morì affogato nel 1983, cadendo dalla propria<br />
imbarcazione dopo una giornata di eccessi alcolici. Il marchio proseguì la<br />
propria corsa come touring band, ma tutti i Wilson mollarono dopo la<br />
morte di Carl nel 1998. Come la gran parte degli artisti apollinei, i Beach<br />
Boys si identificarono con la pratica spirituale, nello specifico la<br />
Meditazione Trascendentale, che contribuirono a rendere popolare. Mike<br />
Love continua tuttora a promuoverla.<br />
BOB DYLAN<br />
Dal revival folk di fine anni Cinquanta arrivò un altro grande archetipo<br />
apollineo, le cui ambizioni poetiche avrebbero riscritto il manuale <strong>del</strong><br />
<strong>rock</strong>’n’roll negli anni Sessanta. Nato Robert Zimmerman a Hibbing, nel<br />
Minnesota, il giovane cantante si immerse nelle tradizioni folk e popolari<br />
degli anni Cinquanta, ribattezzandosi in onore <strong>del</strong> poeta gallese Dylan<br />
Thomas e trasferendosi a Manhattan. L’icona <strong>del</strong> folk Woody Guthrie<br />
rappresentò il suo primo punto di riferimento, e rimase tale fino al periodo
elettrico <strong>del</strong> Nostro. Dalla metà degli anni Sessanta in poi, Dylan diventò<br />
egli stesso un archetipo, e “dylaniano” divenne un aggettivo<br />
immediatamente riconoscibile per tutti i veri fan <strong>del</strong>la musica.<br />
Il celebre set elettrico di Dylan al Newport Folk Festival <strong>del</strong> 1965 divise<br />
il suo pubblico esattamente a metà tra puristi folk e avanguardia folk <strong>rock</strong>.<br />
I critici più anziani scrissero recensioni caustiche (l’icona folk Pete Seeger<br />
era stata vista scappare via dal palco con le mani sulle orecchie), e molti<br />
dylanologi sono convinti che la rabbiosa sfuriata di Positively 4 Street<br />
fosse la risposta di Dylan a quegli attacchi. Proprio come Apollo, però,<br />
l’artista vedeva chiaramente il futuro, un futuro in cui il folk si sarebbe<br />
ancora una volta ritirato dal proscenio e il <strong>rock</strong> elettrico avrebbe dominato.<br />
A partire da BRINGING IT ALI. BACK HOME <strong>del</strong> 1965, il Dylan<br />
“elettrico” fece finire regolarmente i suoi album nella Top 10. I suoi<br />
singoli ottenevano una minore visibilità, ma ballate come Lay Lady Lay<br />
(1969) e Knocking On Heaven’s Door (1973) ebbero un grande successo.<br />
La successiva grande reinvenzione di Dylan fu accolta con minore-<br />
entusiasmo. A seguito di un periodo difficile causato dalla una reazione<br />
negativa da parte <strong>del</strong>la critica e da una crisi di vendite, Dylan sostenne che<br />
Gesù gli era apparso nella stanza di un motel, una visione che lo esortò a<br />
salire sul carro <strong>del</strong> movimento evangelico, in quel momento in grande<br />
crescita. Una strana compagnia per un tipo ribelle come Dylan, eppure il<br />
cristianesimo era un aspetto centrale <strong>del</strong>- l’Americana21 che l’artista<br />
viveva e respirava. Si sentì così abbastanza ispirato da registrare un album<br />
di vigoroso gospel-<strong>rock</strong> intitolato SLOW TRAIN COMING (1979).<br />
La pubblicità ottenuta grazie alla conversione e il sostegno impetuoso<br />
degli evangelici bastarono per fare di SLOW TRAIN un successo, ma le<br />
sue due successive proposte furono un fiasco. Dylan non necessitava di un<br />
meteorologo per sapere in quale direzione soffiasse il vento22, e<br />
minimizzò la faccenda <strong>del</strong>la rinascita in INFIDEIS, <strong>del</strong> 1983, un disco<br />
venato di reggae e prodotto con il contributo <strong>del</strong> leader dei Dire Straits,<br />
Mark Knopfler, anch’egli impegnato all’epoca ad alimentare la sua<br />
dipendenza da Gesù. Quando uscì EMPIRE BURLESQUE, nel 1985, di<br />
fatto sembrava che Dylan avesse smesso di considerarsi rinato. Da allora,<br />
le sue fortune commerciali e critiche sono cresciute e poi calate, ma non ha<br />
mai smesso di andare in tour, a volte sconcertando il pubblico con<br />
esibizioni apatiche o semplicemente bizzarre.<br />
Come si confà a un moderno Apollo, Dylan veniva considerato un tempo<br />
“la coscienza di una generazione”. Dall’epoca <strong>del</strong>la conversione e
successiva deconversione, è difficile dire se qualcuno, al di fuori <strong>del</strong> suo<br />
culto ormai invecchiato, possa ora percepirne l’importanza. Ma il suo<br />
segno sul modo di scrivere canzoni <strong>rock</strong> degne di tale nome è in<strong>del</strong>ebile.<br />
Di certo è impossibile immaginare gli anni Sessanta senza di lui.<br />
BEATLES<br />
Elvis, Dylan e i Beach Boys vennero oscurati da quattro ragazzi inglesi,<br />
si erano fatti le ossa con il <strong>rock</strong>’n’roll americano e i dischi di<br />
rhythm’n’blues che arrivavano via nave al porto di Liverpool, la città in<br />
cui erano nati. In origine un quintetto vestito di jeans e cuoio, i Beatles non<br />
avevano molto successo in un’Inghilterra dove in classifica finiva il pop<br />
più patinato. Il gruppo sbarcò ad Amburgo, dove affinò i trucchi <strong>del</strong><br />
mestiere nelle rissose birrerie <strong>del</strong> quartiere a luci rosse. Di ritorno in<br />
Inghilterra, conquistarono il Cavern Club di Liverpool, dove i loro bei<br />
visini e la frenetica mescolanza di <strong>rock</strong> e blues eccitava le passioni <strong>del</strong>le<br />
fraulein locali. La band si era coalizzata intorno ai cantanti e chitarristi<br />
John Lennon e George Harrison, il cantante e bassista Paul McCartney e il<br />
batterista Richard Starkey, alias Ringo Starr.<br />
Lì i Beatles vennero notati da Brian Epstein, imprenditore <strong>del</strong> luogo, che<br />
vide in quegli approssimativi <strong>rock</strong>er la next big thing. L’unico problema<br />
era che nessun altro la pensava come lui. I gruppi con le chitarre erano<br />
finiti, gli fu detto. Tenace, Epstein catturò l’attenzione di George Martin,<br />
produttore interno alla Emi, un genio anonimo annoiato dalla quotidianità<br />
<strong>del</strong> proprio lavoro. Martin prese sotto la sua ala protettiva quella banda di<br />
mascalzoni scouse10 e registrò i demo di Please Please Me e Love Me Do.<br />
Ben presto il produttore e i Beatles presero a sfornare successi in<br />
Inghilterra, mentre Epstein metteva gli occhi sul vasto mercato<br />
d’oltreoceano.<br />
John Lennon avrebbe in seguito liquidato il fenomenale successo<br />
americano dei Beatles definendolo una pura coincidenza <strong>del</strong>la storia. JFK<br />
aveva promesso ai giovani americani una nuova Camelot, ma il suo<br />
assassinio, alla fine <strong>del</strong> 1963, fece precipitare il paese in uno stato di<br />
shock. Era previsto che i Beatles partecipassero per tre sere di seguito<br />
all'Ed Sullivan Show, che all’epoca veniva seguito da quasi chiunque nel<br />
paese. I Beatles non solo introdussero un nuovo look radicale, con i loro<br />
capelli lunghi e i completi senza colletto, ma erano anche arguti,<br />
affascinanti, eloquenti, e lavoravano sodo, producendo senza sosta singoli,
album e persino lungometraggi prima di fermarsi per riprendere fiato nel<br />
1966.<br />
Lungo il cammino furono introdotti alle droghe allucinogene<br />
nientemeno che da Bob Dylan, il quale aveva offerto loro il primo spinello.<br />
Sinapsi che non avevano mai sospettato di avere iniziarono ad accendersi,<br />
un processo che non fece che accelerare quando, in seguito, scoprirono<br />
l’Lsd. Da tutto ciò scaturì il disco che per chi scrive segna l’inizio <strong>del</strong>l’Era<br />
Classica <strong>del</strong> Rock, RUBBER SOUL <strong>del</strong> 1965. Perché fu a quel punto che<br />
il <strong>rock</strong>’n’roll, da semplice musica da ballo, divenne qualcosa di<br />
potenzialmente in grado di creare forme espressive di arte moderna<br />
stimolanti e mutevoli.<br />
Rifuggendo i consueti stili riconducibili al pop, i Beatles inglobarono<br />
una gamma di nuove influenze, in particolare i raga indiani su Norwegian<br />
Wood e un che di barocco in In My life, entrambe scritte da Lennon. Il<br />
trascendentale talento melodico di McCartney dava frutti compiuti come<br />
Michelle e You Wont See Me. Ma RUBBER SOUL non era che un<br />
preludio. Appena otto mesi più tardi, REVOLVER (1966) sfoggiava un<br />
virtuosismo compositivo mai sentito prima in ambito <strong>rock</strong>, così come una<br />
vena surreale ispirata dalI’Lsd, evidente in follie tipo She Said, She Said e<br />
il brano finale <strong>del</strong> disco, Tomorrow Never Knows. Martin era la mano<br />
invisibile, le sue idee geniali per gli arrangiamenti e i suoi trucchi da studio<br />
rendevano possibile qualsiasi capriccio ai Beatles venisse in mente di<br />
fissare su nastro.<br />
Come forza spirituale i Beatles raggiunsero l’apice al principio <strong>del</strong> 1967<br />
con il doppio lato A Strawberry Fields Forever/Penny Lane., due minisinfonie<br />
pervase dall’impressionante consumo di acido <strong>del</strong>la band. Quella<br />
estate SGT. PEPPER’S LONELY HEARTS CLUB BAND venne<br />
considerato un momento chiave, nel quale i Beatles impersonavano le<br />
utopiche aspettative <strong>del</strong>la generazione dei Sessanta. Ma come capitò a<br />
molti altri, per i Beatles quella estate finì male, con la morte di Brian<br />
Epstein, dovuta a un’overdose accidentale di pillole tranquillanti.<br />
Nel tentativo di risollevarsi, i Beatles cercarono di sfruttare ancora un<br />
po’ la psiche<strong>del</strong>ia con lo speciale Tv Magical Mystery Tour e la relativa<br />
colonna sonora. Cercando di riprendersi attraverso l’esplorazione<br />
spirituale, i quattro volarono successivamente in India, per prendere parte a<br />
un ritiro dedicato alla Meditazione Trascendentale. Il Maharishi aveva<br />
grandi progetti per i Fab Four, ma il viaggio finì male quando il sant’uomo<br />
mise gli occhi su Mia Farrow. Abbandonando l’orbita <strong>del</strong>la Meditazione
Trascendentale, Harrison si sarebbe in seguito dedicato al movimento <strong>del</strong>la<br />
Coscienza di Krishna, e lo stesso avrebbe fatto Lennon per un breve<br />
periodo.<br />
Di ritorno in Inghilterra, il gruppo incominciò a frantumarsi. Il doppio<br />
Lp omonimo <strong>del</strong> 1968 (meglio noto come WHITE ALBUM) venne<br />
percepito da molti come una collezione di tracce solistiche. In seguito i<br />
Beatles tentarono di realizzare un progetto filmico e discografico<br />
all’insegna <strong>del</strong> ritorno alle origini, idea che venne abbandonata quando la<br />
tensione tra i componenti <strong>del</strong> gruppo finì per uccidere l’atmosfera. Sul<br />
punto di sciogliersi, il gruppo si riunì ancora una volta per l’ultimo trionfo,<br />
ABBEY ROAD <strong>del</strong> 1969, un’opera di diciassette brani che rappresentava<br />
una sorta di retrospettiva, la quale toccava tutti i punti stilisticamente<br />
significativi <strong>del</strong>la carriera <strong>del</strong>la band, con due inni appropriatamente<br />
apollinei come Here Comes The Sun e Sun King.<br />
Nel 1970 il gruppo si sciolse e ciascuno proseguì la propria carriera,<br />
sebbene il solo McCartney sia parso in grado di gestire un successo<br />
durevole. Sia Harrison che Lennon svilupparono problemi con le droghe<br />
negli incerti anni Settanta, ed entrambi si allontanarono dai riflettori per<br />
lunghi periodi. Lennon e la moglie, Yoko Ono, riemersero nel<br />
1980 con un disco carico di hit, DOUBLE FANTASY, ma l’ex Beatle fu<br />
freddato da un fan impazzito quello stesso dicembre. Tuttavia la storia dei<br />
Beatles non era finita, e non finirà mai. Innumerevoli progetti di ristampa,<br />
documentari e biografie hanno fatto conoscere alle generazioni successive<br />
il più grande mito <strong>del</strong> <strong>rock</strong>. Nel 2009, i Beatles sono rinati virtualmente,<br />
diventando personaggi animati nel videogioco The Beatles: Rock Band.<br />
Ora sì che ce l’hanno fatta davvero.<br />
ELTON JOHN<br />
Nato Reginald Dwight nel 1946, Elton John non è solo una leggenda<br />
musicale ma è attualmente anche una <strong>del</strong>le più note celebrità gay <strong>del</strong><br />
mondo. Eppure, nei primi anni Settanta, l’immagine che offriva di sé era<br />
trasandata, con una barba mal rasata e abiti di jeans e flanella mal<br />
confezionati. Mentre muscolosi ex mod si vestivano come Liza Minnelli e<br />
sparavano a tutto volume <strong>del</strong> glam sessualmente ambiguo, Elton John<br />
cantava a squarciagola inni di sapore blues come Burn Down The Mission<br />
e ballate d’amore come Tiny Dancer, con testi scritti dal suo collaboratore
(etero) Bernie Taupin.<br />
Dal 1970 in poi, il team John-Taupin divenne una prodigiosa macchina<br />
sforna-hit, mandando in Top 40, in rapida successione, un singolo dopo<br />
l’altro, e arrivando in cima alle classifiche con importanti successi<br />
radiofonici come Crocodile Rock, Bennie And The Jets e Island Girl. Elton<br />
aderì solo successivamente al partito <strong>del</strong> glam, ma recuperò il tempo<br />
perduto indossando vestiti e occhiali sgargianti in occasione <strong>del</strong> singolo di<br />
grandissimo successo — e album doppio — Goodbye Yellow Brick Road,<br />
<strong>del</strong> 1973, un brano il cui titolo faceva riferimento a Il mago di Oz, vera e<br />
propria icona per milioni di gay. Nel 1976, Elton John era ormai esausto.<br />
La routine da disco e tour ogni anno già di per sé costituiva un peso per gli<br />
artisti, inoltre le pressioni <strong>del</strong> superstardom erano divenute insopportabili.<br />
Durante il tour di BLUE MOVES, nel 1976, Elton annunciò, in occasione<br />
<strong>del</strong>la data londinese, il proprio ritiro. Sollevò una controversia, inoltre,<br />
quando dichiarò apertamente di essere gay sulle pagine di «Rolling<br />
Stone». I suoi dischi successivi vendettero poco, effetto che qualcuno<br />
attribuì alla dichiarazione di omosessualità.<br />
Ma Elton ritornò in Top 10 nel 1980 con Little Jeannie, e sembrava che<br />
non se ne fosse mai andato. Poi, nel 1983, irruppe nell’era <strong>del</strong> video con<br />
videoclip che accompagnavano singoli di successo come I’m Still<br />
Standing e Sad Songs (Say So Much). Elton sembrava nato per stare su<br />
Mtv e ben presto diventò onnipresente quanto lo era stato negli anni<br />
Settanta. Inaugurò inoltre una nuova partnership artistica con Tim Rice<br />
(Jesus Christ Superstar, Evita), che portò alla realizzazione <strong>del</strong>la colonna<br />
sonora <strong>del</strong> Re Leone, straordinario successo Disney <strong>del</strong> 1994. Nel<br />
momento in cui scrivo questo libro, una produzione di Broadway tratta dal<br />
film è ancora in cartellone. Elton e Rice hanno anche prodotto Aida per la<br />
Disney, altro successo duraturo, questa volta impregnato di un misticismo<br />
riconducibile all’antico Egitto.<br />
Oggi Elton John è diventato una di quelle celebrità conosciute tanto per<br />
il fatto di essere <strong>del</strong>le celebrità quanto per lo straordinario catalogo di<br />
successi. Ma ha contribuito a rendere la comunità gay molto meno<br />
minacciosa presso il pubblico mainstream, impresa davvero apollinea se<br />
mai ve ne è stata una.<br />
EAGLES<br />
Traendo ispirazione dal materiale più vicino al country dei Byrds - il
gruppo folk <strong>rock</strong> di Los Angeles - <strong>del</strong>l’ultimo periodo, armati di capelloni<br />
post-hippie residenti nella West Coast combinarono folk, <strong>rock</strong> e country e<br />
diedero vita al movimento “soft <strong>rock</strong>” degli anni Settanta. Il primo gruppo<br />
soft <strong>rock</strong> di un certo rilievo furono Crosby, Stills e Nash, fondati dall’ex<br />
Byrds David Crosby insieme a Stephen Stills e Graham Nash, provenienti<br />
rispettivamente dai Buffalo Springfield e degli Hollies. Il trio si fece notare<br />
a Woodstock e si allargò a quartetto con l’aggiunta di Neil Young, vecchio<br />
sodale di Stills.<br />
Ma i più popolari e durevoli prodotti di questo nuovo e suadente<br />
movimento erano di gran lunga gli Eagles, i cui componenti avevano<br />
suonato con vari membri dei Byrds nei rispettivi progetti collaterali.<br />
Capeggiati dal batterista e cantante Don Henley e dal chitarrista Glenn<br />
Frey, gli Eagles portarono al soft <strong>rock</strong> degli anni Settanta un’energia<br />
romantica e ruvida allo stesso tempo, contemporaneamente avventurosa e<br />
conservatrice. Il loro pop semplice diventò la colonna sonora preferita<br />
dalla Generazione Me24, spingendo una nuova ondata di artisti country a<br />
intraprendere la strada <strong>del</strong> <strong>rock</strong>.<br />
Gli Eagles raggiunsero il loro apice con HOTEL CALIFORNIA,<br />
pubblicato sul finire <strong>del</strong> 1976. Il leader dei James Gang, Joe Walsh, era<br />
subentrato come chitarrista solista, affilando un po’ il suono e generando<br />
brani epici come Life In The Fast Lane e Victim Of Love. La title track<br />
aggiungeva alla miscela un tocco di reggae, dando vita a un successo<br />
mostruoso che continua a essere in heavy rotation nelle radio <strong>rock</strong>. Grandi<br />
scontri causati dall’ego posero fine agli Eagles dopo l’uscita<br />
<strong>del</strong>l’ironicamente intitolato THE LONG RUN (‘la lunga corsa), ma la<br />
band si riunì nel 1994 per il tour di HELL FREEZES OVER, e da allora ha<br />
continuato a tenere concerti con una certa regolarità. Percependo un<br />
cambiamento nella loro base demografica, gli Eagles hanno messo in<br />
commercio un nuovo album in studio, LONG ROAD OUT OF EDEN <strong>del</strong><br />
2007, esclusivamente attraverso la catena di negozi Walmart, per tutto il<br />
primo anno.<br />
SPIRITO NEL CIELO<br />
Artisti <strong>rock</strong>’n’roll provenienti dalla — o convertitisi alla - tradizione<br />
cristiana:<br />
Jerry Lee Lewis — Il Killer è cugino <strong>del</strong> tele-evangelista caduto in<br />
disgrazia Jimmy Swaggart.
Pat Boone - Un sostenitore fatto e finito <strong>del</strong>la Destra cristiana.<br />
Cliff Richard - Il cosiddetto Elvis britannico, uno degli ultimi cristiani<br />
rimasti in Inghilterra.<br />
Alice Cooper — li figlio di un sacerdote che ha trovato Gesù sul fondo<br />
di una lattina di Budweiser.<br />
Marvin Gaye — Il figlio di un predicatore che amava indossare abiti<br />
femminili e che ha posto tragicamente fine alla sua vita.<br />
Osmond Brothers — Le star <strong>del</strong> bubblegum pop sono i rampolli tirati a<br />
lucido di un numeroso clan mormone.<br />
Michael Jackson - Cresciuto come Testimone di Geova ma convertitosi<br />
all’islam, molto probabilmente quando uno sceicco Arabo ha incominciato<br />
a pagargli le bollette 25.<br />
Bob Dylan — Come è noto, ha trovato Gesù alla fine degli anni<br />
Settanta, per poi riperderlo.<br />
U2 — Carismatici protestanti provenienti dalla cattolica Dublino.<br />
Stryper - Questi poseur metal cotonati lanciavano bibbie agli headbanger<br />
durante i loro concerti.<br />
Prince - La sua eterna battaglia tra fede e carne è stata vinta grazie a un<br />
assist da parte dei Testimoni di Geova.<br />
Korn - Due componenti di questa band nu-metal nichilista si sono rivolti<br />
a Gesù per ricevere soccorso.<br />
Creed - Il cantante Scott Stapp ha spesso sfoggiato una posa alla Gesù<br />
Cristo 26 sul palco, fino a quando le tentazioni <strong>del</strong>la carne non l’hanno<br />
avuta vinta.<br />
Lou Gramm — Il <strong>rock</strong>er dai polmoni di cuoio ha lasciato i Foreigner per<br />
dedicare il suo canto a Gesù.<br />
The Killers — I revivalisti new wave sono dei mormoni in mascara.<br />
The Jonas Brothers - Il laccato trio pop-punk ha fatto degli anelli <strong>del</strong>la<br />
verginità una dichiarazione alla moda.<br />
BRUCE SPRINGSTEEN<br />
L’etichetta di “nuovo Dylan” divenne un cliché negli anni Settanta,<br />
applicata com’era a qualsiasi cantautore in possesso di una voce ghiaiosa.<br />
Tra questi vi era il figlio prediletto <strong>del</strong> New Jersey, Bruce Springsteen. “Il
Boss” iniziò la propria carriera in vari gruppi quando era ancora<br />
adolescente, suonando nei bar proletari <strong>del</strong>la Jersey Shore una miscela di<br />
cover <strong>rock</strong> e R’n’B e romantici e verbosi brani originali. Poco alla volta<br />
radunò i migliori strumentisti <strong>del</strong> posto e diede vita alla “E Street Band”,<br />
poi nel 1972 venne messo sotto contratto, per conto <strong>del</strong>la Columbia, dal<br />
leggendario responsabile <strong>del</strong>la divisione A&R, John Hammond.<br />
Il suo primo album, GREETINGS FROM ASBURY PARK, NJ,<br />
conteneva una poetica miscela di brani R’n’B e folk, ma non andò da<br />
nessuna parte. Il suo secondo lavoro, THE WILD, THE INNOCENT AND<br />
THE E STREET SHUFFLE, si impantanò allo stesso modo, fino a quando<br />
le radio Fm non incominciarono a trasmettere una chiassosa traccia<br />
contenuta nell’album, Rosalita. Un incessante calendario concertistico,<br />
caratterizzato da lunghe e infuocate esibizioni, fece di Springsteen un<br />
grandissimo successo underground.<br />
Con il suo terzo Lp eliminò gran parte dei ghirigori jazz e R’n’B in<br />
favore di un <strong>rock</strong>’n’roll epico e chitarristico, fortemente influenzato dal<br />
Wall of Sound che caratterizzava le produzioni di Phil Spector nei primi<br />
anni Sessanta. Sostenuto dall’omonima title track suonata a rotta di collo,<br />
BORN TO RUN, pubblicato nel 1975, ottenne un grandissimo successo,<br />
assicurando all’artista la copertina sia di «Time» che di «Newsweek».<br />
Springsteen venne salutato da critici e fan come un messia proletario che<br />
aveva impedito al <strong>rock</strong>’n’roll di disintegrarsi totalmente nell’era post-<br />
Beatles.<br />
Ma una diatriba con il suo ex manager lo mise fuori gioco per quasi tre<br />
anni. Il suo album successivo, DARKNESS ON THE EDGE OF TOWN<br />
(1978), comprendeva una nuova, cupa visione lirica, alla quale<br />
corrispondeva un suono spoglio, ai confini con l’hard <strong>rock</strong>. La perdita<br />
<strong>del</strong>la gioia e <strong>del</strong>l’ottimismo, presenti in passato, rifletteva i problemi<br />
economici che i proletari con cui Springsteen era cresciuto si ritrovarono<br />
ad affrontare a fine anni Settanta.<br />
Il musicista continuò ad asciugare il proprio sound, un tempo complesso,<br />
sul nostalgico doppio Lp <strong>del</strong> 1980, THE RIVER. Sia musicalmente che dal<br />
punto di vista dei testi, l’album è un’elegia rivolta ai giorni gloriosi <strong>del</strong><br />
proletariato americano, ormai in via di dissoluzione, e si ispira fortemente<br />
a tutti quei generi musicali legati alla musica da party che avevano<br />
preceduto la Beatlemania. Il reaganismo e la grande recessione <strong>del</strong> 1981<br />
ispirarono NEBRASKA, un’evocativa collezione di ballate folk e country<br />
che Springsteen aveva registrato originariamente come demo. In
NEBRASKA l’artista faceva riferimento alla spiritualità primitiva che<br />
abitava il cuore antico <strong>del</strong> paese, una caratteristica presente nel Dna <strong>del</strong>la<br />
musica tradizionale in cui era immerso. Temi e motivi biblici continuavano<br />
a far parte <strong>del</strong>la sua visione poetica.<br />
Indagando sempre più in profondità un ramo nostalgico <strong>del</strong>l’Americana,<br />
Springsteen e la sua band registrarono quelli che fino ad allora erano stati i<br />
loro brani <strong>rock</strong> più primitivi, inclusi nel fenomenale successo BORN IN<br />
THF. USA (1984). Un pezzo pop composto all’ultimo minuto, Dancing In<br />
The Dark, venne aggiunto in tutta fretta quando il management manifestò<br />
l’impressione che l’album non avesse degli hit evidenti. Quanto si<br />
sbagliavano: praticamente ogni canzone presente sull’album diventò un<br />
singolo di successo, inclusa l’improbabile title track, uno stomper 27<br />
monoaccordo il cui testo riportava i problemi di un veterano <strong>del</strong> Vietnam<br />
disoccupato.<br />
Nello stesso momento in cui le fattorie e le industrie d’America<br />
venivano decimate, Ronald Reagan intraprendeva una campagna di<br />
rielezione carica di nostalgia nei confronti <strong>del</strong>le radici più profonde <strong>del</strong><br />
paese. Alcuni consiglieri repubblicani sentirono il ritmo elettrizzante e il<br />
ritornello di Born In The USA, ma probabilmente non fecero caso alle<br />
amare parole presenti nelle strofe. Ben presto i candidati conserva- tori si<br />
misero a citare in maniera fantasiosa la canzone, che interpretavano<br />
erroneamente come il tributo a un rinnovato patriottismo. Nel 1988<br />
Springsteen ritornò con TUNNEL OF LOVE, un album spoglio e<br />
fortemente caratterizzato dal suono dei sintetizzatori, il cui pop rurale<br />
veniva cantato dall’artista con un accento decisamente campagnolo, non da<br />
New Jersey.<br />
Dopodiché, il Boss incominciò a compiere qualche passo falso. Si<br />
sbarazzò <strong>del</strong>la E Street Band e nel 1992 pubblicò contemporaneamente<br />
HUMAN TOUCH e IX^CKY TOWN. Tutti e due gli album erano carichi<br />
di canzoni <strong>rock</strong> istrioniche, che sfioravano l’autoparodia. Non era neppure<br />
il genere di best seller a cui il cantante era abituato, e molti fan<br />
intransigenti si rifiutarono di accettare i due dischi come parte <strong>del</strong> canone<br />
springsteeniano. Probabilmente allo scopo di compiere un atto di<br />
penitenza, Springsteen ritornò alle proprie radici con THF. GHOST OF<br />
TOM JOAD (1995), un album caratterizzato da amare ballate folk cariche<br />
di significati politici, e intraprese un tour in completa solitudine.<br />
Ritornò sotto i riflettori con il suo album <strong>del</strong> dopo Undici Settembre,<br />
THE RISING (2002), la cui title track venne in seguito adottata da Barack
Obama per la campagna presidenziale <strong>del</strong> 2008. THE RISING era il primo<br />
album di Springsteen, in quattordici anni, a conquistare più volte il disco di<br />
platino negli Stati Uniti. Apparentemente senza età, Springsteen tiene duro<br />
e continua ad attrarre un pubblico enorme in occasione dei suoi concerti.<br />
JOURNEY<br />
Dopo aver titubato per tutti gli anni Sessanta e i primi Settanta,<br />
l’industria discografica incominciò infine a strappare il controllo <strong>del</strong> <strong>rock</strong><br />
mainstream dalle mani dei freak e <strong>del</strong>la gente più strana intorno alla metà<br />
degli anni Settanta. I pezzi grossi <strong>del</strong>l’industria discografica<br />
incominciarono a preparare alla celebrità una serie di patinate band hard<br />
<strong>rock</strong> <strong>del</strong> Midwest come REO Speedwagon, Styx e Kansas, allo scopo di<br />
offrire versioni più accettabili dei suoni più spigolosi che provenivano dal<br />
Regno Unito.<br />
I risultati furono alterni fino al 1976, quando un cervellone da istituto<br />
tecnico proveniente dal Massachussetts, di nome Tom Scholz, diede vita in<br />
studio di registrazione a un miscuglio comprendente se stesso, il cantante<br />
Brad Delp e una sezione ritmica assoldata per l’occasione, che tirò fuori un<br />
repertorio a base di purissimo distillato di <strong>rock</strong> apollineo. Il gruppo e il suo<br />
omonimo esordio si chiamarono Boston, una sigla capace di terrorizzare<br />
qualsiasi gruppo hard <strong>rock</strong> <strong>del</strong> pianeta grazie ad armonie blindate,<br />
composizioni ermetiche e un impeccabile lavoro di produzione che ancora<br />
oggi appare all’avanguardia. Ben presto, l’hard <strong>rock</strong> dionisiaco avrebbe<br />
incominciato a sdoppiarsi, da un lato originando un heavy metal di stampo<br />
plutonico, dall’altra creando un <strong>rock</strong> da stadio dal carattere apollineo. Il<br />
gruppo più archetipico di questo <strong>rock</strong> da stadio furono probabilmente i<br />
Journey, emersi inaspettatamente dai dintorni di San Francisco.<br />
I Journey erano una congrega di musicisti <strong>del</strong>la quale facevano parte l’ex<br />
chitarrista di Santana, Neil Schon, e un cast di pezzi grossi <strong>del</strong>la Bay Area,<br />
a rotazione. In un primo momento, la novità non impressionò granché, e<br />
l’etichetta insisteva sul fatto che la band avesse bisogno di un buon<br />
cantante. I Journey scoprirono il loro filone d’oro nel ’77, quando<br />
incontrarono Steve Perry, cantante e autore di canzoni dalla incandescente<br />
voce tenorile. Nel 1978 costui li fece finire in classifica per la prima volta,<br />
facendo centro con due singoli, la romantica Lights e la pomposa Wheel In<br />
The Sky.<br />
Perry assunse metodicamente il controllo <strong>del</strong> gruppo, e l’album <strong>del</strong>
1980, DEPARTURE, assaltò la Top 10. Strano a dirsi, sulla copertina <strong>del</strong><br />
disco era presente un simbolismo riconducibile ai Misteri egizi, nello<br />
specifico uno scarabeo alato che sarebbe diventato l’improbabile marchio<br />
di fabbrica <strong>del</strong>la band. I Journey passarono al livello successivo nel<br />
1981 con ESCAPE, che comprendeva tre enormi successi, Who’s Crying<br />
Now, Open Arms e l’evergreen Don’st Stop Believing. L’album arrivò a<br />
vendere nove milioni di copie. Il loro Lp successivo, FRONTIERS, nel<br />
1983, piazzò quattro singoli nella Top 40.<br />
Tuttavia, Perry l’anno dopo indispettì la band, dando alle stampe un<br />
fortunato album solista che era simile in maniera sospetta a un Lp dei<br />
Journey. Quando ritornò con la band, nel 1986, fece sostituire la sezione<br />
ritmica da turnisti, tra i quali il futuro giudice di American Idol, Randy<br />
Jackson. La nuova formazione ebbe successo, ma Perry manifestò<br />
problemi di salute e dovette lasciare nel 1987. Dopo una fortunata reunion<br />
nel 1996, il cantante disdisse nuovamente l’impegno scusandosi, e la band<br />
tenne duro, con successo variabile. Volendo dimostrare di essere ben<br />
presenti nel Ventunesimo secolo, scoprirono e arruolarono il filippino<br />
Arnel Pineda dopo averlo sentito eseguire una versione karaoke di successi<br />
dei Journey su YouTube.<br />
BLONDIE<br />
I Blondie, fumettistici e pop punk, furono uno dei primi gruppi a<br />
piazzare New York sulla mappa <strong>del</strong> punk. I ritornelli accattivanti - e la<br />
bellezza impossibile <strong>del</strong>la cantante Debbie Harry - assicurarono al gruppo<br />
un contratto e la celebrità oltreoceano, in Inghilterra, dove i loro colleghi<br />
punk newyorchesi facevano fatica ad affermarsi. I Blondie finirono in cima<br />
alle classifiche nel 1978 con un atipico pezzo disco,<br />
Heart Of Glass, portando al successo anche le più punk One Way Or<br />
Another e Hangin On The Telephone. Traducendo l’energia plutonica e<br />
dionisiaca <strong>del</strong> punk in un pop di facile digeribilità, i Blondie divennero i<br />
primi autori di successo a emergere dalla scena <strong>del</strong>la Bowery.<br />
Piuttosto che mettersi all’inseguimento di dollari facili con la disco, la<br />
band ritornò al punk in occasione di EAT TO THE BEAT <strong>del</strong> 1979, e in<br />
seguito, l’anno successivo, con un brano di compromesso, Cali Me, tratto<br />
dalla colonna sonora di American Gigolo. In ogni caso, le pressioni <strong>del</strong>la<br />
celebrità esigettero il loro tributo e la stanchezza creativa fece la sua<br />
comparsa in AUTOAMERICAN, anch’esso <strong>del</strong> 1980. Alla band rimasero
due momenti davvero notevoli: la cover di un pezzo reggae, The Tide Is<br />
High, e Rapture, un’appropriazione <strong>del</strong>l’hip hop in anticipo sui tempi. La<br />
carriera solista di Debbie Harry non fece grandi progressi, e così la<br />
cantante trascorse buona parte dei tardi anni Ottanta ad accudire il leader<br />
dei Blondie, Chris Stein, il quale aveva contratto una rara malattia<br />
debilitante. Ma i Blondie furono protagonisti di una fortunata reunion nel<br />
1999, e la band continua a operare nel mercato nostalgico <strong>del</strong>la new wave.<br />
POLICE<br />
Nei tardi anni Settanta sembrava che tutta l’energia e l’eccitazione si<br />
trovassero nei club, in particolare in quelli punk. Di conseguenza, etichette<br />
impavide come la Sire e la Virgin continuarono a mettere freneticamente<br />
sotto contratto i principali artisti punk e a trascinarli in studio. Il problema<br />
era che il ricco mercato statunitense odiava il punk, e così gran parte di<br />
questi dischi fu un fiasco. Di fronte a una consistente crisi finanziaria, i<br />
dirigenti discografici, disperati, se ne uscirono con la strategia di<br />
marketing chiamata “new wave”, che consentì all’industria di convogliare<br />
l’energia anarchica <strong>del</strong> punk in una confezione vendibile.<br />
Gruppi come Squeeze, XTC e la Joe Jackson Band non avevano nulla a<br />
che fare con l’anarchia e la rivoluzione, ma furono capaci di adottare i<br />
simboli più visibili <strong>del</strong> punk e applicare i trucchi <strong>del</strong>la vecchia scuola al<br />
nuovo stile, ottenendo dei successi in un momento in cui il punk faceva<br />
cilecca in classifica, intorno alla metà <strong>del</strong> 1978.<br />
Affermati artisti legati a quello stile incominciarono a moderare i toni<br />
<strong>del</strong> loro caos per ottenere dei passaggi radiofonici, e i frutti di questo<br />
sforzo sono rinvenibili in LONDON CALLING dei Clash ed END OF<br />
THE CENTURY dei Ramones (addirittura prodotto da Phil Spector).<br />
I maggiori beneficiari <strong>del</strong>la strategia new wave furono di gran lunga i<br />
Police, il cui nome evoca un apollineo concetto di ordine. Il gruppo venne<br />
fondato da Stewart Copeland, figlio di un pezzo grosso <strong>del</strong>la Cia esiliato e<br />
batterista nei veterani <strong>del</strong> progressive <strong>rock</strong> Curved Air. Copeland ebbe una<br />
gran botta di fortuna incontrando Gordon Sumner e un aspirante jazzista<br />
soprannominato “Sting” per via dei suoi maglioni a righe gialle e nere2-.<br />
Entrambi erano dotati di talento, ambiziosi e disposti a tutto pur di<br />
diventare <strong>del</strong>le star. Con il semi-dilettante Henry Padovani alla chitarra, i<br />
Police incominciarono a suonare, anche se l’élite punk li considerava degli<br />
intrusi.
Dopo aver pubblicato un paio di 45 giri, si sbarazzarono di Padovani e lo<br />
sostituirono con Andy Summers, un iperqualificato mago <strong>del</strong>la chitarra che<br />
aveva collaborato con Copeland e Sting a una band da studio chiamata<br />
Strontium 90, di breve durata. Con le loro sonorità punk che non andavano<br />
da nessuna parte, i Police rubarono ai Clash l’idea di una fusione tra punk<br />
e reggae, aggiungendo alla ricetta tocchi di jazz e musica latina. Il nuovo<br />
stile funzionava, e di lì a poco il gruppo ottenne in Gran Bretagna successi<br />
come Roxanne e Cant Stand Losing You. Nel 1978 i Police intrapresero un<br />
programma concertistico spartano, attraversando l’America su una vecchia<br />
station wagon scassata. Il loro secondo album, REGATTA DE BLANC,<br />
<strong>del</strong> 1979, che arrivò in cima alle classifiche britanniche, comprendeva due<br />
brani di grande successo negli Stati Uniti, Message In A Bottle e Walking<br />
On The Moon.<br />
Con il loro caratteristico <strong>rock</strong> biondo decolorato, dalle sfumature<br />
tropicali, i Police trasudavano Apollo da tutti i pori. Ogni loro album<br />
vendeva più copie <strong>del</strong> precedente, e quello <strong>del</strong> 1983, SYNCHRONICITY,<br />
fu un travolgente successo, arrivando a scalzare THRILLER di Michael<br />
Jackson dalla cima <strong>del</strong>le classifiche. Il disco, inoltre, valse al gruppo tre<br />
singoli da Top 10, facendoli imbarcare in un lungo tour negli stadi.<br />
Dopo quell’album, Sting pensò che i Police non potessero fare altro che<br />
avviarsi sul viale <strong>del</strong> tramonto. Intraprese una carriera solista che lo vide<br />
avventurarsi in quel suono pop, jazzato e suadente reso popolare dagli<br />
Steely Dan e dai Doobie Brothers negli anni Settanta. Come si dice in<br />
questi casi, pareva che il punk non fosse mai esistito. Tuttavia, dopo una<br />
pausa di quasi venticinque anni, i Police si sono riformati nel 2007,<br />
imbarcandosi in lungo e lucrativo tour mondiale, eseguendo sgargianti<br />
riproposizioni dei vecchi successi.<br />
U2<br />
Il fumettistico suono <strong>del</strong>la new wave, fortemente caratterizzato dai<br />
sintetizzatori, provocò una forte reazione negativa, e così una nuova<br />
generazione di band con le chitarre fece la sua comparsa nei primi anni<br />
Ottanta, ispirata dalle sonorità psiche<strong>del</strong>iche di gruppi come Pink Floyd e<br />
Doors. Gruppi come Echo And The Bunnyman, Simple Minds e<br />
Psiche<strong>del</strong>ic Furs finirono per essere trascinati nel vortice <strong>del</strong>la new wave a<br />
metà decennio, ma le loro prime uscite, nell’incerta era post-punk,<br />
assestarono al <strong>rock</strong> britannico un bel calcio nel sedere. Molte di queste
nuove band ebbero fortuna, ma solo gli U2 diventarono <strong>del</strong>le superstar.<br />
Gli U2 vennero fuori da una cricca di disadattati <strong>del</strong>la Mount Temple<br />
School di Dublino, un gruppo di persone impegnato a vivere e respirare le<br />
ultime sonorità underground che attraversavano il Mare d lrlanda. Il<br />
momento determinante per la gang di Mount Temple fu il debutto dei<br />
Clash a Dublino, nel 1977, un’esibizione la cui ipnotizzante ferocia spinse<br />
i ragazzi a formare una band tutta loro. Quando non strimpellavano le loro<br />
canzoni punk <strong>rock</strong> caserecce, tre dei futuri componenti degli U2 — David<br />
Evans, Paul Hewson e Larry Mullen - erano impegnati nelle attività di una<br />
setta protestante nota come Shalom: una mossa coraggiosa, tenendo conto<br />
che l’Irlanda, all’epoca, era essenzialmente una teocrazia cattolica. (Per di<br />
più, Evans e il futuro bassista <strong>del</strong> gruppo, Adam Clayton, erano entrambi<br />
nati in Inghilterra).<br />
Provando e suonando incessantemente in pubblico, gli U2 forgiarono un<br />
nuovo tipo di hard <strong>rock</strong> che attingeva, da un lato, alla oscura e spinosa<br />
energia di Joy Division e Public Image Ltd., dall’altro alla indignazione<br />
mitraica dei Clash. Tuttavia, i quattro introdussero nella loro musica anche<br />
sfumature di musica tradizionale irlandese e celtica, oltre a un ottimismo e<br />
una franchezza ispirati dall’eccentrico ramo irlandese <strong>del</strong> misticismo<br />
cristiano da cui provenivano.<br />
Il debutto degli U2 <strong>del</strong> 1980, BOY, venne levigato dal celebre produttore<br />
Steve Lillywhite fino a ottenere una lucentezza serrata e aspra.<br />
Il loro singolo I Will Follow ottenne un grande successo nei club e gli<br />
U2 irruppero istantaneamente nelle prime file <strong>del</strong>la scena <strong>rock</strong> alternativa.<br />
Alcuni pensarono che la band avesse fatto un passo falso con OCTOBER,<br />
disco dal suono molto simile a quello di BOY, ma in WAR emerse un<br />
approccio più sfacciato e politico che nel 1983 li condusse fino al<br />
mainstream statunitense. L’album comprendeva due classici pilastri <strong>del</strong>le<br />
radio <strong>rock</strong>, New Year’s Day e Sunday Bloody Sunday. Nei tentativo di<br />
sviluppare ulteriormente il loro suono da stadio, gli U2 sfidarono il volere<br />
<strong>del</strong>la loro casa discografica e ingaggiarono Brian Eno, il produttore e<br />
musicista avant-garde già noto per il suo lavoro con David Bowie e i<br />
Talking Heads. In compagnia <strong>del</strong> suo braccio destro Daniel Lanois, Eno<br />
segregò gli U2 in un castello irlandese e li costrinse così a uscire dal loro<br />
spazio di benessere. Di primo acchito l’album conseguente, THE<br />
UNFORGETTABLE FIRE: (1984), sembrava non essere destinato a<br />
diventare un bestseller planetario, eppure è esattamente così che andarono<br />
le cose, e il disco insediò gli U2 sul trono <strong>del</strong> <strong>rock</strong> mainstream al quale i
Police avevano recentemente abdicato.<br />
Il loro album successivo, THE JOSHUA TREE (1987), li vedeva<br />
proporre la loro interpretazione di quegli idiomi roots-<strong>rock</strong> tradizionali che<br />
erano diventati di moda negli anni <strong>del</strong> reaganismo. L’album vendette oltre<br />
dieci milioni di copie, e fece salire due singoli in cima alla classifica Hot<br />
100 di «Billboard». Gli U2, successivamente, si portarono appresso una<br />
troupe cinematografica allo scopo di girare un film concerto che si sarebbe<br />
poi intitolato Rattle And Hum, e registrarono nuove tracce in studio nelle<br />
quali si avvicinavano sempre più alla zolla erbosa di John Cougar<br />
Mellencamp. L’album vendette cinque milioni di copie ma il film fu un<br />
flop di pubblico e critica. La stridente aria da predicatore di Bono, unita ai<br />
cliché alla Spinal Tap (come la visita a Graceland e la jam con BB King),<br />
fece degli U2 oggetto di scherno diffuso.<br />
Castigata, la band ingaggiò nuovamente Eno e Lanois per la pietra<br />
miliare ACHTUNG BABY (1991), che vedeva gli U2 liberarsi dei vecchi<br />
cliché per ritornare all’avanguardia <strong>rock</strong>. L’album ebbe un grande successo<br />
un po’ ovunque e piazzò quattro brani nella Top 40. Nel 1993, il gruppo<br />
diede un seguito ad ACHTUNG con l’addirittura più sperimentale<br />
ZOOROPA, disco in cui di fatto Eno diventava il quinto componente <strong>del</strong>la<br />
band. Sfruttando la fortuna <strong>del</strong>l’album, il gruppo lavorò senza Eno e<br />
Lanois su POP, uscito nel 1997, un esperimento con la techno accolto con<br />
poco entusiasmo. Castigata ancora una volta, la band ritornò con Eno e<br />
Lanois per ALL THAT YOU CAN LEAVE BEHIND (2000).<br />
Gli U2 continuano ad avere un incredibile successo, ma la loro relazione<br />
con il potere, sia governativo che aziendale, una relazione distintamente<br />
apollinea, eclissa l’immagine ribelle e mistica che il gruppo ama dare di sé.<br />
Persino la grandemente pubblicizzata filantropia <strong>del</strong>la band sembra spesso<br />
una scusa per giustificare l’incessante onnipresenza mediatica di Bono. Gli<br />
U2 sono indubbiamente la più grande <strong>rock</strong>’n’roll band <strong>del</strong> mondo, ma<br />
vendono un mito a cui nessuno crede più: quello che il <strong>rock</strong> mainstream<br />
aziendale possa “cambiare il mondo”.<br />
GREEN DAY<br />
I Green Day provengono dal Gilman Street Project di Berkeley. Nato<br />
come club privato per eludere le restrizioni <strong>del</strong>la zonizzazione" oltre che<br />
per fare da filtro a neonazisti e piantagrane assortiti, il Gilman divenne<br />
fulcro di un ritorno al punk legato alle canzoni degli anni Settanta. Il
cantante Billie Joe Armstrong e il bassista Mike Dirnt avevano suonato<br />
insieme in vari gruppi punk fin dalla prima adolescenza, e formarono i<br />
Green Day come power trio, arruolando il batterista Tre Cool nel momento<br />
in cui il titolare non riuscì più a dedicarsi al ferreo programma<br />
concertistico tenuto dalla band.<br />
Quando il grunge incominciò a languire, nel 1994, gruppi come Green<br />
Day e Offspring arrivarono a riempire il vuoto, proponendo una tirata<br />
miscela a base di bonario punk <strong>rock</strong> e ritornelli pop. L’album <strong>del</strong>la svolta,<br />
DOOKIE, salì in cima alle classifiche quello stesso anno, un successo<br />
alimentato da tre instant classic: Longwiew, Basket Case e la<br />
sorprendentemente sentimentale When / Come Around, DOOKIE continuò<br />
a vendere raggiungendo la sbalorditiva cifra di quindici milioni di copie,<br />
imponendo così il pop-punk come suono <strong>del</strong>l’America adolescente.<br />
Mentre INSOMNIAC, nel 1995, e NIMROD, <strong>del</strong> 1997, offrivano un<br />
punk sempre più generico, il talento dei tre per i classici istantanei rendeva<br />
loro un servizio migliore con Good Riddance ( lime Of Your Life), una<br />
tenera ballata acustica. Quando l’ascesa <strong>del</strong>le boy band e <strong>del</strong>lo slut pop<br />
incominciarono a dominare le frequenze, i Green Day fecero fatica a<br />
mantenere una certa forza di impatto. Ma il ritorno in grande stile era<br />
appena dietro l’angolo.<br />
La elezioni <strong>del</strong> 2004 vedevano gli Stati Uniti divisi come non avveniva<br />
dai tempi <strong>del</strong>la guerra in Vietnam. Il credito facile e una bolla speculativa<br />
edilizia alimentavano un nuovo e dissoluto stile di vita americano, lavori<br />
aziendali esurbani 31, McMansion prefabbricate 32 acquistate con mutui a<br />
tasso variabile, enormi chiese aggressivamente evangeliche e Suv ad alto<br />
consumo crearono una prosperità illusoria. George Bush cavalcava verso<br />
la rielezione con il supporto di una Destra religiosa sempre più<br />
incoraggiata che aveva come capri espiatori gay e lesbiche, e bollava come<br />
traditore chiunque si opponesse alle guerre in Afghanistan e Iraq.<br />
L’enorme successo <strong>del</strong> 2004, AMERICAN IDIOT, ebbe un effetto<br />
incendiario su questo nuovo sogno americano. La title track, che fu un<br />
successo radiofonico travolgente, riassumeva le frustrazioni di milioni di<br />
cittadini stufi di un’“America subliminalmente schizzata” fe<strong>del</strong>e a un<br />
“programma redneck”, che viveva in un’“era di paranoia”. Il singolo<br />
seguente, Holiday, esibiva un sarcastico dissenso nei confronti <strong>del</strong> warfare<br />
state33, con Armstrong impegnato nella parodia di un membro <strong>del</strong><br />
Congresso intento a minacciare di bombardare la Torre Eiffel durante un<br />
suo discorso parlamentare.
Ciò che rende queste canzoni differenti da migliaia di invettive punk<br />
analoghe è la loro seducente melodia e il compatto suono d’insieme.<br />
AMERICAN IDIOT richiama non solo il punk, ma anche il <strong>rock</strong> classico<br />
di Who e Kinks. Parallelamente, il gruppo ha adottato un nuovo look, più<br />
militante, e un atteggiamento che va a pescare abbondantemente<br />
nell’immaginario dei Clash. Il punk caustico e satirico dei Green Day<br />
toccava corde profonde in un paese stufo di essere controllato da una<br />
belligerante minoranza consumata da fantasie apocalittiche. Da più punti<br />
di vista, AMERICAN IDIOT è diventato un grido di richiamo,<br />
appoggiando una resistenza in grado di causare massicce perdite ai<br />
repubblicani nelle elezioni <strong>del</strong> 2006.<br />
ANIMALI DA PARTY: I NUOVI DIONISIACI<br />
L’archetipo dionisiaco ha a che fare con sesso, droghe, alcolici e<br />
confusione, c’è poco da aggiungere. Stiamo parlando degli ossessionati dal<br />
sesso e dei folli <strong>del</strong> <strong>rock</strong>’n’roll, quei gruppi che hanno spinto migliaia di<br />
genitori a chiudere a chiave le loro figlie (e a volte i loro figli) in casa ogni<br />
volta che passavano in città. Le analogie con gli antichi culti dionisiaci<br />
sono molteplici, e gli effetti dei due fenomeni sono sostanzialmente<br />
identici. La pietra di paragone per i <strong>rock</strong>er dionisiaci è il blues, ma molti di<br />
essi hanno compiuto escursioni fuori pista, toccando generi musicali più<br />
esotici. Nel fiore degli anni, questi gruppi facevano andare le adolescenti<br />
fuori di testa, dando vita a bande di Menadi neoconvertite ovunque<br />
facessero tappa.<br />
ROLLING STONES<br />
Catapultatisi fuori dall’underground <strong>rock</strong> londinese, i Rolling Stones<br />
interpretarono il ruolo dei cattivi ragazzi <strong>del</strong>la British Invasion. Questi<br />
giovani fanatici <strong>del</strong> blues erano in grado di convogliare lo spirito di eroi<br />
come Muddy Waters e Howlin’ Wolf, in gran parte grazie al chitarrista<br />
solista Brian Jones, il quale conosceva quei vecchi fraseggi a memoria. Il<br />
batterista Charlie Watts e il bassista Bill Wyman avevano anch’essi una<br />
grande esperienza in generi che i leader <strong>del</strong> gruppo Mick Jagger (voce) e<br />
Keith Richards (chitarra) affrontavano più con entusiasmo che con abilità.<br />
Gli Stones vennero catapultati in America sulla scia dei Beatles, ma non
sfondarono fino al 1965, quando (I Can’t <strong>Get</strong> No) Satisfaction balzo in<br />
cima alle classifiche. Da quel momento in poi, gli Stones sfornarono<br />
successi malefici e sarcastici l’uno dopo l’altro. L’aura sexy e drogata<br />
valse loro sguardi scrutatori e di disprezzo da parte <strong>del</strong>l’establishment; il<br />
celebre titolo di un giornale scandalistico strillava: Permettereste a vostra<br />
figlia di sposare un Rolling Stone? Diventarono una cause cèlebre nel<br />
1967, in seguito al famoso arresto per possesso di sostanze stupefacenti<br />
che minacciava di compromettere il futuro <strong>del</strong>la band con un impegnativo<br />
periodo di carcerazione.<br />
Le cose si misero sempre peggio per Brian Jones. Messo ai margini da<br />
Jagger e Richards (in seguito soprannominati “Glimmer Twins”, i ‘gemelli<br />
scintillanti’), Jones diventò sempre più ossessionato non solo dalle droghe<br />
ma anche dalla musica esotica proveniente dall’estero, in particolare i Pan<br />
Pipers <strong>del</strong> Marocco. Lasciò infine gli Stones nel 1969, per poi essere<br />
assassinato da un tuttofare scontento, nel luglio di quel<br />
lo stesso anno.<br />
All’incirca nello stesso periodo, gli Stones restarono ammaliati da<br />
Kenneth Anger, il quale li introdusse agli scritti di Aleister Crowley e<br />
presentò loro il fondatore <strong>del</strong>la Chiesa di Satana, Anton LaVey. Stando a<br />
quel che si dice, Jagger avrebbe scritto Sympathy For The Devil sotto<br />
l’influenza di Anger, oltre ad aver registrato una colonna sonora<br />
sorprendentemente all’avanguardia per il suo film <strong>del</strong> 1969, intitolato<br />
Invocation Of My Demon Brother, utilizzando modernissimi sintetizzatori.<br />
Ma il Diavolo sarebbe riuscito ad acchiappare gli Stones entro la fine<br />
<strong>del</strong>l’anno.<br />
perso l’occasione di partecipare a Woodstock, la band organizzò il<br />
proprio festival gratuito presso il polveroso circuito di Altamont, ai confini<br />
<strong>del</strong>la Central Valley californiana. Gli Stones affidarono agli Hell’s Angels<br />
il compito di gestire la sicurezza, e questi non smisero di colpire con<br />
lunghe pertiche chiunque si avvicinasse troppo al basso palco. L’intero<br />
concerto fu un disastro e i biker finirono per uccidere un fan scontento che<br />
si era lanciato in direzione <strong>del</strong> palco con una pistola in mano. Gli Stones<br />
sopravvissero al putiferio che ne seguì, ma sembrarono aver perso<br />
qualcosa di vitale dopo Altamont.<br />
Tuttavia la loro uscita <strong>del</strong> 1970, EXILE ON MAIN STREET, viene<br />
tuttora considerata una pietra miliare, e il gruppo negli anni Settanta ebbe<br />
una serie di successi come Angie e Heartbreaker. SOME GIRLS (1978) fu
anch’esso molto fortunato, dando al gruppo un po’ di respiro. La loro<br />
invenzione più diabolica fu tuttavia di parecchio successiva a Sympathy<br />
For The Devil, quando, i primi a farlo nel <strong>rock</strong>’n’roll, idearono una<br />
sponsorizzazione aziendale in occasione <strong>del</strong> loro tour mondiale <strong>del</strong> 1981.<br />
Il gruppo continuò a inanellare hit negli anni Ottanta, ma per molti<br />
irriducibili il periodo <strong>del</strong>la gloria era finito da tempo. Per molti, i loro<br />
dischi degli anni Ottanta e Novanta erano realizzati in fretta, semplici<br />
scuse per racimolare fondi attraverso la compagnia discografica ed<br />
effettuare mastodontici tour negli stadi. Qualsiasi cosa uno possa pensare<br />
dei loro ultimi dischi, non è tuttavia possibile criticare il vigore degli<br />
Stones. E la loro influenza, anche su band più giovani che non hanno mai<br />
sentito granché <strong>del</strong>la loro musica, resta incalcolabile: il lascivo Dna degli<br />
Stones è saldamente impiantato nel genoma <strong>del</strong> <strong>rock</strong>.<br />
GRATEFUL DEAD<br />
Per molte persone, i Grateful Dead incarnano l’Esplosione Hippie dei<br />
tardi anni Sessanta. I Dead esordirono come grezzo ed energico gruppo da<br />
bar, con il nome di Warlocks, suonando ad alti volumi standard blues e<br />
<strong>rock</strong>, con le parti vocali spesso affidate all’organista Ron “Pigpen’<br />
McKernan. La band ruotava intorno al chitarrista Jerry Garcia, al bassista<br />
Phil Lesh, al batterista Bill Kreutzmann e al chitarrista ritmico Bob Weir.<br />
In seguito si sarebbe aggiunto un secondo batterista, Mickey Hart. La band<br />
si esibì per la prima volta come Grateful Dead per uno dei celebri “acid<br />
tests” promossi dallo scrittore Ken Kesey, nel 1965, un’occasione che si<br />
sarebbe rivelata di ottimo auspicio. La cosa andò così bene che Kesey e i<br />
suoi “Merry Pranksters” adottarono di fatto i Grateful Dead come house<br />
band.<br />
I Dead si esibivano ovunque si potesse radunare una folla, all’aperto<br />
o al chiuso, a volte persino sul cassone di un camion parcheggiato nel<br />
bel mezzo <strong>del</strong>la strada. Come i loro vicini di casa Jefferson Airplane, i<br />
Dead presero l’abitudine di espandere i loro semplici pezzi trasformandoli<br />
in lunghe ed erranti improvvisazioni, sostanzialmente impossibili da<br />
riprodurre in studio. Ma gli hippie apprezzavano tutto, e così band e<br />
pubblico si nutrivano l’una <strong>del</strong>l’altro, con varie sostanze chimiche a fare<br />
da tramite. Intorno ai Dead si alimentò una mitologia imbevuta di acido,<br />
sostenuta dalla loro sfarzosa ed enigmatica iconografia a base di teschi,<br />
rose e dischi solari alati.
Quando la controcultura degli anni Sessanta si smorzò, i Grateful Dead<br />
tennero duro, allevando piano piano un solida base di appassionati che si<br />
sarebbe poi evoluta in una sottocultura distinta. Non più una semplice<br />
band, i Dead erano diventati soprattutto un clero dionisiaco itinerante e un<br />
museo hippie ambulante che si trascinava dietro una tribù nomade di<br />
spacciatori, idealisti e commercianti. Tutti i concerti prevedevano almeno<br />
una lunga improvvisazione astratta, o “space jam”, che rendeva ogni<br />
spettacolo un evento unico. I fan irriducibili finirono per ignorare gli<br />
album in studio dei Dead, preferendo i bootleg dei loro epici concerti. I<br />
Dead incoraggiavano esplicitamente la registrazione <strong>del</strong>le loro esibizioni,<br />
arrivando al punto di riservare uno spazio in ogni concerto a quelli che<br />
registravano e alla loro attrezzatura. Questo diede vita a una sofisticata rete<br />
per lo scambio di nastri, una formula che in seguito avrebbe attratto gruppi<br />
di adepti come i Phish.<br />
I Dead si costruirono un ampio seguito negli anni Ottanta, offrendo<br />
un’alternativa controculturale al reaganismo. Ma un occasionale successo<br />
(Touch Of Grey) li fece sbarcare su Mtv nel 1987, e ben presto si<br />
ritrovarono a essere sopraffatti dai nuovi fan, estranei alle arcane regole<br />
iniziatiche <strong>del</strong>la comunità che il gruppo aveva ispirato. I Dead smisero di<br />
divertirsi ma continuarono a fare soldi, tenendo in piedi una vera e propria<br />
azienda che mandava avanti lo spettacolo on the road. Ma Garcia<br />
soccombette al diabete e a una forte dipendenza dall’eroina nel 1995,<br />
ponendo improvvisamente fine al gruppo. Dopo essersi nuovamente<br />
radunati come The Other Ones, i vari componenti portarono avanti i<br />
rispettivi progetti solisti fino a un’ulteriore reunion nel 2003,<br />
semplicemente come The Dead, riprendendo il discorso dal punto in cui si<br />
era interrotto.<br />
DOORS<br />
Gran parte dei gruppi riconducibili all’età classica <strong>del</strong> <strong>rock</strong> giocavano<br />
con gli archetipi e i finimenti degli antichi Misteri in modo <strong>del</strong> tutto<br />
inconsapevole. Non si può dire lo stesso dei Doors, che irruppero sulla<br />
scena nel 1967, partendo dal Sunset Strip di Los Angeles, con un cantante<br />
e poeta che ben conosceva gli antichi dèi ed era determinato a dar loro<br />
libero sfogo in un mondo <strong>del</strong> tutto ignaro.<br />
I Doors emersero inaspettatamente dagli ambienti <strong>del</strong> dipartimento<br />
cinematografico <strong>del</strong>l’Ucla, dove l’organista di formazione classica Ray
Manzarek aveva conosciuto uno strano aspirante regista che diceva ai suoi<br />
compagni di corso di essere nientemeno che il figlio di un importante<br />
generale <strong>del</strong>la Marina degli Stati Uniti. Jim Morrison era arrivato a Los<br />
Angeles dopo avere avuto qualche guaio in un college <strong>del</strong>la Florida, e<br />
vedeva la scena <strong>rock</strong> come luogo adatto a ospitare la sua eccentrica poesia.<br />
In possesso <strong>del</strong> quoziente intellettivo che si attribuisce a i geni, Morrison<br />
aveva inoltre la faccia e la voce giusti per diventare una stella.<br />
Il duo arruolò un chitarrista con il pallino <strong>del</strong> blues, Robbie Krieger, e il<br />
batterista John Densmore, e a quel punto i quattro incominciarono a fare<br />
<strong>del</strong>le jam, il cui obiettivo era portare le loro particolare sintesi poeticomusicali<br />
all’attenzione <strong>del</strong>la scena <strong>rock</strong> losangelena. Fu sullo Strip che le<br />
in un primo tempo rudimentali canzoni <strong>rock</strong> dei Doors assunsero una<br />
nuova dimensione. Ci volle un po’ di tempo a Morrison per sentirsi a<br />
proprio agio di fronte alla folla, ma alla fine si sentì ispirato a dare sfogo a<br />
una moltitudine di lunghe, poetiche improvvisazioni accompagnate dal<br />
jamming <strong>del</strong> gruppo. I Doors firmarono per la Elektra e sostanzialmente<br />
misero su vinile il loro set tipo al Whiskey A Go Go. Diventarono una<br />
sensazione mediatica, con i giornalisti che grokkavano34 le oscure<br />
influenze letterarie di Morrison e le ragazze che andavano in estasi per i<br />
suoi tratti virili.<br />
Ma i Doors trovarono il mondo al di fuori <strong>del</strong>lo Strip disorientante,<br />
finendo per venire trascinati in una serie di estenuanti tour. Dopo aver<br />
esaurito ciò che rimaneva <strong>del</strong> materiale rodato nei club pubblicandolo su<br />
STRANGE DAYS (uscito nove mesi dopo il debutto), la band sentì su di<br />
sé la pressione provocata dall’obbligo di produrre ulteriori dischi che non<br />
c’era il tempo necessario per preparare a dovere. Il bere di Morrison<br />
incominciava a diventare un grosso problema, così come la sua<br />
inclinazione per le provocazioni teatrali, che mise il gruppo nei guai<br />
mentre si trovava in Florida, quando il cantante pretese di denudarsi di<br />
fronte alla folla. Ma il problema con l’alcol rimaneva la seccatura<br />
principale per il resto <strong>del</strong> gruppo, visto che Morrison spesso non era in<br />
grado di esibirsi. Vi viene in mente qualcosa di più dionisiaco?<br />
Ma quando gli dèi <strong>del</strong> <strong>rock</strong>’n’roll erano dalla sua parte, Morrison era in<br />
grado di mandare se stesso, il gruppo e i fan fuori di testa. Hra in grado di<br />
ottenere pura energia sciamanica da quell’“altra parte” di cui cantava e<br />
riportarla da questo lato. Sebbene alcuni critici ritengano gli ultimi dischi<br />
non all’altezza <strong>del</strong>le promesse iniziali, i Doors non smisero mai di essere<br />
un’attrazione concertistica di grande livello. Poteva accadere qualsiasi cosa
durante un loro concerto, e in genere era proprio così che andavano le<br />
cose. L’aura mistica dei Doors non era una semplice questione di hype; nel<br />
1970 Morrison sposò una somma sacerdotessa pagana di nome Patricia<br />
Kennealy, la quale continuava a riferirsi a se stessa come “Signora<br />
Morrison”, sebbene la cerimonia non fosse legalmente vincolante.<br />
Anche se il loro primo successo, Light My Fire, è ancora oggi il loro<br />
brano più conosciuto, è The End, lunga 12 minuti, a sigillare la leggenda<br />
<strong>del</strong>la band. Sviluppata a partire da alcune improvvisazioni dal vivo,<br />
risalenti ai tempi dei concerti nei club, The End si era sviluppata fino a<br />
diventare la vera e propria versione occidentale di un raga. La canzone<br />
procede a lunghe falcate seguendo le evoluzioni <strong>del</strong>la chitarra di Krieger,<br />
simili a quelle di un sitar, raggiungendo l’apice in un passaggio parlato<br />
dove Morrison racconta la storia di un Edipo moderno che prende “una<br />
faccia dall’antica galleria” e uccide il resto <strong>del</strong>la famiglia prima di stuprare<br />
la propria madre. Tale era la forza <strong>del</strong>la canzone che Francis Ford Coppola<br />
la utilizzò al culmine <strong>del</strong> proprio straziante ritratto di sacrificio umano in<br />
Apocalypse Now, spettacolare film storico sulla guerra in Vietnam.<br />
Ma la storia dei Doors non si concluse con la morte di Morrison, per<br />
overdose, nel 1971. Come ogni Dioniso che si rispetti, egli risorse e<br />
divenne ancora una volta una superstar. Le prime avvisaglie provenienti<br />
dalla tomba arrivarono nel 1978, quando i Doors si riunirono per suonare<br />
una tintinnante fusion di scuola jazz-<strong>rock</strong>, accompagnando alcuni nastri di<br />
Morrison impegnato a recitare poesie sull’Lp AMERICAN PRAYER. Ma<br />
il vero revival si manifestò nel 1980 quando lo sfigato ex componente di<br />
un fan club <strong>del</strong> gruppo, Danny Sugerman, scrisse il proprio memoriale<br />
Nessuno uscirà vivo di qui insieme al giornalista Jerry Hopkins. Il libro<br />
diventò un best seller e riaccese il fandom 35 dei Doors nelle aree per<br />
fumatori di tutte le scuole superiori d’America.<br />
Un altro revival ebbe luogo nel 1991, quando il fan e regista Oliver<br />
Stone (JFK, Wall Street) scritturò Val Kilmer nel ruolo di Jim Morrison per<br />
il biopic The Doors. Il film era consapevolmente mitologico e presentava<br />
Morrison come una specie di idealizzato martire dionisiaco e<br />
contemporaneamente come uno sciamano, non come l’oltraggioso<br />
alcolizzato che le persone più vicine al cantante conoscevano. Il gruppo<br />
detestò il risultato finale, ma la cosa non ne sminuì più di tanto il lascito.<br />
Molti anni dopo Krieger e Manzarek hanno dato vita a un gruppo chiamato<br />
The Doors Of The 21th Century, con il cantante dei Cult, Ian Astbury, nel<br />
ruolo di voce principale. A seguito di un’azione legale da parte di
Densmore e degli eredi di Morrison, costoro hanno cambiato il nome <strong>del</strong><br />
gruppo in Riders On The Storm.<br />
LED ZEPPELIN<br />
Più di qualsiasi altra band, i Mighty Zep hanno finito per definire<br />
l’impulso dionisiaco nel <strong>rock</strong>’n’roll. Comparendo sulla scia di Woodstock,<br />
Manson e Apollo 11, il loro suono, oscuro e mistico, annunciava la fine<br />
<strong>del</strong>l’era utopica e apollinea associata alla controcultura <strong>rock</strong>, e il suo<br />
conseguente frammentarsi nelle sottoculture mutanti che definirono gli<br />
anni Settanta e oltre.<br />
Per quanto possa sembrare strano, la stessa band nacque per adempiere a<br />
un obbligo contrattuale. Il chitarrista Jimmy Page era stato l’ultimo<br />
superstite degli Yardbirds, il gruppo blues <strong>rock</strong> <strong>del</strong>la British Invasion che<br />
lanciò anche le carriere di Eric Clapton e Jeff Beck. Quando il resto <strong>del</strong><br />
gruppo abbandonò il progetto, Page fu lasciato solo a occuparsi <strong>del</strong>le date<br />
di un tour europeo per il quale erano già stati presi impegni, e non aveva<br />
una band in grado di accompagnarlo.<br />
Page era stato nei giorni gloriosi <strong>del</strong>la British Invasion un turnista molto<br />
richiesto: aveva suonato la chitarra solista in successi di gruppi all’epoca<br />
poco raffinati come Rolling Stones e Kinks. Fu proprio in uno studio di<br />
registrazione che Page incontrò John Paul Jones (nato Baldwin), un<br />
multistrumentista di formazione classica che aveva anch’egli lavorato a<br />
una schiera di successi negli swinging Sixties. Stanco <strong>del</strong>le incessanti<br />
sedute di registrazione e alla ricerca di qualcosa di più soddisfacente, Jones<br />
si assunse i suoi rischi e accettò l’offerta di Page.<br />
Per formare i cosiddetti New Yardbirds, Page diede una scorsa<br />
all’agenda telefonica dei talenti disponibili nel circuito londinese, ma<br />
infine scelse due teenager sconosciuti provenienti dalle Home Counties36,<br />
il batterista John Bonham e il cantante Robert Plant. I quattro andarono<br />
d’amore e d’accordo fin dalla prima prova collettiva. Page si tenne il<br />
manager degli Yardbirds, uno spaventoso ex lottatore professionista di<br />
nome Peter Grant, e gli affidò gli affari <strong>del</strong> gruppo. Grant e la gang di<br />
spaccaossa che aveva arruolato tra le fila <strong>del</strong>la malavita londinese tennero<br />
a bada gli squali e gli artisti <strong>del</strong>l’imbroglio che bazzicavano l’industria<br />
musicale lungo tutta la carriera <strong>del</strong> gruppo.<br />
In quanto esperti professionisti <strong>del</strong>lo studio di registrazione, Page e<br />
Jones comprendevano il valore <strong>del</strong>l’economia. Sapevano che le note
omesse erano importanti tanto quanto quelle suonate. Erano anche<br />
consapevoli <strong>del</strong>l’effetto che la continua ripetizione di potenti riff poteva<br />
avere sul subconscio <strong>del</strong>l’ascoltatore, proprio come accadeva con il vudù,<br />
il sufismo e gli antichi Misteri. Attenendosi scrupolosamente a questa<br />
infallibile formula, i Led Zeppelin realizzarono una notevole sfilza di<br />
album di enorme successo. I critici li odiavano come fossero veleno (uno<br />
di questi liquidò la loro riscrittura di Whole Lotta Love, in origine un<br />
brano di Willie Dixon, come “uno stupro termonucleare di gruppo”), ma i<br />
ragazzi erano ghiotti <strong>del</strong>la loro musica.<br />
Il gruppo raggiunse il picco nel 1971, con un album senza titolo<br />
comunemente noto come LED ZEPPELIN IV. Partendo con due<br />
implacabili caricatori (Black Dog e Rock And Roll), l’album divaga nel<br />
folklore anglo-celtico grazie a una Battle Of Evermore ispirata da Tolkien<br />
e all’epica Stairway To Heaven. La blueseggiante traccia finale <strong>del</strong>l’album,<br />
When The Levee Breaks si apre con il break di batteria <strong>rock</strong> per<br />
antonomasia (registrato su una scala di tre piani per ottenere la<br />
caratteristica ampiezza di suono), campionato da un infinito numero di<br />
artisti.<br />
Gli Zep prolungarono lo stato di grazia nei due album successivi,<br />
HOUSES OF THE Holy e il doppio PHYSICAL GRAFFITI. Il primo era<br />
un purissimo esempio di <strong>rock</strong> da party dionisiaco, il secondo un<br />
capolavoro di eclettismo, dove ballate e jam blues erano intervallate da<br />
brutali stomper hard <strong>rock</strong>. L’apice di GRAFFITI è Kashmir, un brano<br />
epico dalla mistica enigmaticità aromatizzato da un minaccioso<br />
arrangiamento orchestrale, con la batteria di Bonham trattata<br />
elettronicamente.<br />
La band era incessantemente in tour, e percorreva migliaia di chilometri<br />
in America sul proprio jet privato. I concerti dei Led Zeppelin erano un<br />
puro esempio di rinascita dionisiaca, con ragazzi stonati e ossessionati dal<br />
sesso che venivano bombardati da uno tsunami di rumore elettrico e riff a<br />
ripetizione. Ma la festa che si svolgeva tra il pubblico non aveva nulla a<br />
che vedere con i baccanali che avevano luogo nel backstage. I Led<br />
Zeppelin e il loro entourage erano ferventi animali da party, e il bere e le<br />
droghe venivano intensificati da una sfilata ininterrotta di fan attraenti e<br />
spesso troppo giovani che impersonavano le Menadi <strong>del</strong> gruppo.<br />
Il continuo abuso di sostanze e le pressioni originate da tour e sedute di<br />
registrazione raggiunsero la band a metà anni Settanta. Un serio incidente
automobilistico che aveva coinvolto Plant e la sua famiglia lasciò il<br />
cantante in trazione e a mezzo servizio durante le registrazioni <strong>del</strong>l’album<br />
successivo, PRESENCE, un tentativo di ritornare alle origini intralciato<br />
dai problemi di dipendenza di Page e Bonham. Il 1976 e il 1977 furono<br />
testimoni <strong>del</strong>la dissoluzione <strong>del</strong>l’enorme fortuna <strong>del</strong> gruppo. Il difficile<br />
recupero di Plant ostacolò un tour mondiale, inoltre il loro film concerto<br />
The Song Remains The Same (tratto da un concerto newyorchese <strong>del</strong><br />
1973) mostrava un gruppo non più in sintonia con la realtà contemporanea,<br />
e venne accolto miseramente. Il loro tour <strong>del</strong> 1977 fu anche teatro di più di<br />
un incidente violento che coinvolgeva il sempre più pericoloso entourage<br />
dei Led Zeppelin, il quale metteva a repentaglio la reputazione <strong>del</strong>la band<br />
presso potenti promoter come lo scomparso Bill Graham. Dopo uno<br />
spettacolo al Superdome di New Orleans, il gruppo fu scosso fin nelle<br />
fondamenta dalla notizia che il figlio di Plant, Karac, era appena morto per<br />
via di un’infezione virale. La rimanente parte <strong>del</strong> tour venne<br />
immediatamente cancellata.<br />
Gli Zep si riunirono nuovamente nel 1978 per alcune sedute di<br />
registrazione in Svezia, ma il coinvolgimento di Page e Bonham fu<br />
limitato. Gran parte <strong>del</strong>le nuove canzoni era costruita su arrangiamenti di<br />
tastiere, e solo un paio di stomper vecchio stile finirono su disco. L’album<br />
che ne uscì venne intitolato IN THROUGH THE OUT DOOR (un<br />
riferimento alle infinite sofferenze <strong>del</strong>la band), ma un tour promozionale<br />
<strong>del</strong> 1980 si interruppe a causa <strong>del</strong>la morte di Bonham per overdose. Ben<br />
consapevoli <strong>del</strong>la fine di quel feeling magico che li aveva sostenuti fino ad<br />
allora, i Led Zeppelin annunciarono il loro scioglimento due mesi più<br />
tardi.<br />
Nel corso <strong>del</strong>la loro carriera i Led Zeppelin hanno alimentato una<br />
potente mistica che ha avuto pochi eguali nella storia <strong>del</strong> <strong>rock</strong>. Il gruppo<br />
rifiutava di essere intervistato o di apparire in televisione, non pubblicava<br />
singoli e non utilizzava proprie foto per le copertine dei dischi,<br />
sostituendole con un enigmatico immaginario surreale. Questo dava loro<br />
un’aria non tanto di semplice mistero, quanto di pura inconoscibilità.<br />
Questa aura mistica era incrementata dalle diffuse voci sul coinvolgimento<br />
<strong>del</strong>la band nell’occulto.<br />
Queste voci non erano prive di fondamento. Jimmy Page era un grande<br />
ammiratore di Aleister Crowley e nel 1975 strinse amicizia con Kenneth<br />
Anger. I due incominciarono a lavorare al capolavoro Lucifer Rising, da<br />
tempo pianificato, per il quale il regista aveva coinvolto Mick Jagger e il
complice di Manson, Bobby Beausoleil, nelle prime fasi <strong>del</strong>la p Cari<br />
roduzione.<br />
Page fornì ad Anger una sistemazione, i soldi e l’attrezzatura, e registrò<br />
una colonna sonora per il film. Ma tutta l’attenzione di Page era<br />
concentrata sulla sfrenata tabella di marcia <strong>del</strong>la sua band, così il<br />
notoriamente irascibile Anger si sentì mancare di rispetto. Il cineasta<br />
espresse le proprie lamentele alla stampa, attaccando Page per l’uso di<br />
droghe e la conseguente perdita di potenza musicale e poteri magici. Page<br />
tagliò qualsiasi legame con Anger e così il regista ritornò negli Stati Uniti,<br />
arruolando infine Beausoleil, ancora dietro le sbarre, per le musiche <strong>del</strong><br />
film.<br />
Mentre le fortune <strong>del</strong> gruppo si offuscavano, girò voce che gli altri<br />
componenti avessero addossato la responsabilità <strong>del</strong>le cattive vibrazioni<br />
all’interesse di Page per l’occulto. Questi arrivò al punto di parlarne con la<br />
stampa, ammettendo il proprio coinvolgimento nella magia rituale ma<br />
smentendo le voci di un satanismo apparentemente sfuggito di mano. Non<br />
c’è bisogno di dire che tutte queste controversie e le battute di arresto<br />
cementarono la mistica occulta dei Led Zeppelin nelle menti di milioni di<br />
adolescenti in tutto il mondo. Ma quando il film di Anger venne distribuito<br />
nelle sale si capì che con Lucifero c’entrava ben poco (e ancor meno con<br />
Satana); si trattava infatti di una tranquilla, surreale riflessione sui Misteri<br />
egizi, che terminava con Iside e Osiride impegnati a convocare dei dischi<br />
volanti presso la necropoli di Giza.<br />
Il SUPERMERCATO SPIRITUALE DEL ROCK’N’ROLL<br />
La comunità <strong>rock</strong> ha sempre accolto a braccia aperte guru e sette di ogni<br />
genere. George Harrison fu un generoso promotore <strong>del</strong> movimento Hare<br />
Krishna, mentre Richard Thompson, chitarrista dei Fairport Convention, e<br />
Peter Murphy, cantante dei Bauhaus, sono entrambi seguaci <strong>del</strong> sufismo,<br />
una forma di misticismo islamico. Il leader degli Who, Pete Townshend, e<br />
il cantante jazz Bobby McFerrin hanno seguito gli insegnamenti <strong>del</strong><br />
mistico indiano Meher Baba, riassunti da McFerrin nel suo hit Don’t<br />
Worry, Be Happy.<br />
Le leggende <strong>del</strong>la chitarra Carlos Santana e John McLaughlin hanno<br />
seguito gli insegnamenti di Sri Chinmoy. Il chitarrista dei King Crimson,<br />
Robert Fripp, ha studiato le opere <strong>del</strong> mistico e matematico J.G. Bennett,<br />
mentre Dave Davies dei Kinks ha vissuto un risveglio spirituale teosofico
a seguito di un incontro ravvicinato con incorporei spiriti alieni. E<br />
i componenti <strong>del</strong> power trio canadese Rush erano un tempo seguaci <strong>del</strong><br />
culto laico di Ayn Rand, una che predicava la libertà e praticava la<br />
tirannia’7. Ecco alcune espressioni di spiritualità e i loro seguaci più<br />
famosi.<br />
La meditazione trascendentale è una tecnica sviluppata dal guru indiano<br />
Maharishi Manesh Yogi. Promette un po’ di tutto, dall’incremento <strong>del</strong><br />
benessere a poteri sovrumani come la levitazione. I Beatles furono i primi<br />
seguaci famosi <strong>del</strong> Maharishi, ma lo abbandonarono in seguito a uno<br />
sfortunato pellegrinaggio in India. Artisti <strong>rock</strong> degli anni Sessanta come<br />
Mike Love dei Beach Boys e Donovan si sono votati alla causa, mentre<br />
l’eccentrico regista David Lynch e l’agitatore radiofonico Howard Stern<br />
sono entrambi praticanti.<br />
Il buddismo è una <strong>del</strong>le più antiche tradizioni religiose <strong>del</strong>la civiltà<br />
umana, legato all’insegnamento <strong>del</strong>la pace e al distacco dalle cose terrene.<br />
I Beastie Boys e Annabella Lwin dei Bow Wow Wow sono due dei<br />
convertiti più improbabili. Leonard Cohen e il musicista soft <strong>rock</strong> Duncan<br />
Sheik cercano di seguire le orme <strong>del</strong>l’illuminato.<br />
Scientology è una controversa religione focalizzata sull’auto-aiuto creata<br />
dallo scrittore di fantascienza L. Ron Hubbard. Il testo sacro di riferimento<br />
è il libro Dianetics, <strong>del</strong>lo stesso Hubbard, che ebbe un enorme successo per<br />
via <strong>del</strong>la mania per il miglioramento <strong>del</strong>la persona esplosa dopo la fine<br />
<strong>del</strong>la Seconda Guerra Mondiale. Scientology è particolarmente influente<br />
negli ambienti hollywoodiani. La superstar <strong>del</strong> <strong>rock</strong> alternativo Beck,<br />
l’attrice divenuta <strong>rock</strong>euse Juliette Lewis, il virtuoso <strong>del</strong> basso Billy<br />
Sheehan, la leggenda <strong>del</strong> rhythm’n’blues Isaac Hayes e il <strong>rock</strong>er albino<br />
Edgar Winter cercano tutti quanti di sbarazzarsi di quei fastidiosi Tetani58.<br />
Il rastafarianesimo è una religione giamaicana secondo la quale il<br />
dittatore etiope Haile Selassié sarebbe stato il messia e il nazionalista nero<br />
Marcus Garvey un profeta. Simile a certe sette cristiane per quanto<br />
riguarda la cosmologia, il rastafarianesimo baratta il pane e il vino sacri<br />
con grosse quantità di ganja. Tra i seguaci più noti le leggende <strong>del</strong> reggae<br />
Bob Marley e Peter Tosh, i pionieri <strong>del</strong>Phardcore Bad Brains e<br />
l’omofobico rapper da dancehall Buju Banton.<br />
La cabala è una forma di esoterismo ebraico di origine medievale, per<br />
tradizione riservata agli eruditi. Personaggi di Hollywood come Rosanne<br />
Barr e Madonna Ciccone seguono com’è noto una costosa setta che
sostiene di poter insegnare la mistica arte.<br />
VAN HALEN<br />
I Led Zeppelin ispirarono — e continuarono a ispirare - legioni di<br />
imitatori. Una <strong>del</strong>le band di maggiore successo tra quelle fatte <strong>del</strong>lo stesso<br />
loro materiale fu un gruppo da bar di Pasadena che poteva vantare uno dei<br />
musicisti più rivoluzionari <strong>del</strong>la storia <strong>del</strong> <strong>rock</strong>.<br />
Sebbene la loro popolarità non si sia mai tradotta in vero e proprio<br />
successo dall’altro lato <strong>del</strong>l’oceano, dal 1979 al 1984 i Van Halen sono<br />
stati il gruppo da party <strong>del</strong>l’America adolescente. Il gruppo interpretava<br />
l’atmosfera decisamente dionisiaca <strong>del</strong>la California meridionale anni<br />
Settanta, con le sue odi al sesso facile e alle auto veloci e l’immagine da<br />
cattivi ragazzi dal cuore d’oro. A differenza <strong>del</strong>le band metal britanniche<br />
<strong>del</strong>l’epoca, macho e arrabbiate, i Van Halen piacevano anche alle ragazze,<br />
poiché proponevano romantici brani pop-<strong>rock</strong> come Jamie’s Crying e<br />
Dance The Night Away.<br />
La band prendeva il nome dai fratelli Eddie e Alex, il primo un genio<br />
<strong>del</strong>la chitarra di quelli che capitano una volta ogni generazione, il secondo<br />
il fortunato fratello maggiore dietro ai tamburi. Michael Anthony era un<br />
compagno di college di Alex, e si unì alla band come bassista. A<br />
completare la formazione c’era il cantante “Diamond” David Lee Roth, la<br />
cui performance sul palco era per metà da cintura nera, per metà da Borsch<br />
Belt’9. Proveniente da una famiglia benestante, Roth ottenne il posto nei<br />
Van Halen perché aveva il suo impianto personale e la possibilità di<br />
mettere a disposizione uno spazio per le prove nella enorme casa di<br />
famiglia.<br />
I Van Halen si fecero le ossa come cover band in ambito locale,<br />
suonando qualsiasi cosa, dall’hard <strong>rock</strong> alla disco. Sicuri dei propri mezzi,<br />
si trasferirono da Pasadena a Hollywood e ben presto sbaragliarono<br />
qualsiasi altra band. Lo stile di Eddie Van Halen, fortemente influenzato da<br />
musicisti come Hendrix e Clapton, terrorizzò un’intera generazione di<br />
chitarristi con il suo sound post-psiche<strong>del</strong>ico dai connotati tecnologici.<br />
Eddie era molto competitivo nei confronti di Roth, il quale aveva<br />
sfacciatamente rubato il proprio stile a quel rubacuori sudista di Jim<br />
“Dandy” Mangrum, <strong>del</strong>la boogie band Black Oak Arkansas, arrivando a<br />
copiargli i vestiti di lycra, le frange e le invidiabili basette. Sebbene ai<br />
puristi non piacesse la sua voce, l’energia, il carisma e lo humour di Roth
colmavano il deficit.<br />
Gene Simmons dei Kiss li vide suonare e cercò di prenderli sotto la sua<br />
ala di pipistrello, ma il boss <strong>del</strong>la Warner, Mo Ostin, li prese con sé e li<br />
affidò al produttore <strong>del</strong>le star Ted Templeman, che aveva dato una lucidata<br />
ai Doobie Brothers fino a far loro ottenere la brillantezza <strong>del</strong> multi-<br />
platino. Dopo la pubblicazione <strong>del</strong> loro primo album, i Van Halen<br />
accompagnarono in tour i Black Sabbath, oscurandone la leggenda sera<br />
dopo sera. Carichi di energia, i Van Halen bruciarono i soldi <strong>del</strong> loro<br />
anticipo sfasciando stanze di albergo. Sfornarono anche un classico<br />
istantaneo da party dietro l’altro e Roth si fece un’assicurazione per la<br />
paternità, nel caso avesse messo incinta una <strong>del</strong>le sue fan. Sebbene la<br />
band, a corto di canzoni, avesse dovuto ricorrere a qualche vecchia cover<br />
in DIVER DOWN <strong>del</strong> 1982, le loro versioni di Pretty Woman e DanciriIn<br />
The Streets erano tanto fresche quanto qualsiasi cosa i nuovi gruppi synth<br />
pop potessero offrire, e fecero arrivare l’Lp nella Top 3.<br />
Nonostante le obiezioni di Roth, Eddie si portò dietro la tastiera in<br />
occasione <strong>del</strong>le sedute di registrazione di 1984, che fece arrivare la band al<br />
suo primo Numero Uno, Jump. Anche altri brani ebbero successo, e<br />
il gruppo piazzò tre video sexy e comici in heavy rotation su Mtv.<br />
Mentre gli altri recuperavano le proprie forze, Roth terminò il 1984<br />
(l’anno, non il disco) con un video iconico (e nettamente dionisiaco) girato<br />
per la sua versione di California Girls dei Beach Boys. Il singolo era tratto<br />
da un Ep di cover intitolato crazy from thf. heart, lavoro che conteneva<br />
inoltre un medley di grande successo con vecchi standard come Just A<br />
Gigolo e I Ain’t Got Nobody. A ogni modo, il successo solista di Roth fece<br />
inevitabilmente sentire a disagio i suoi compari.<br />
Il rapporto da sempre <strong>del</strong>icato tra l’inarrestabile Roth e l’emotivamente<br />
instabile Eddie si spezzò in seguito al tour <strong>del</strong> 1984, e Roth abbandonò la<br />
band oppure venne licenziato, a seconda <strong>del</strong>la versione <strong>del</strong>la storia cui si<br />
decide di credere. Ted Nugent raccomandò l’esperto urlatore Sammy<br />
Hagar come sostituto e la nuova formazione dei “Van Hagar” si mise al<br />
lavoro. Roth radunò una band di personalità famose, comprendente l’ex<br />
collaboratore di Zappa Steve Vai, il bassista Billy Sheehan e il batterista<br />
Greg Bissonette. Entrambe le fazioni esposero la loro tesi al pubblico<br />
quando furono pubblicati 5150 dei Van Halen e EAT ’EM AND SMILE di<br />
Roth, nel 1986.<br />
Roth partì con il piede giusto, e gli stupidi video dei singoli Yankee Rose
e Crazy From The Heat sembrarono riprendere il discorso dal punto in cui<br />
era stato interrotto nel 1984. Tuttavia i Van Halen danneggiarono<br />
irreparabilmente la propria reputazione di gente tranquilla quando Alex e<br />
Eddie si misero ad attaccare incessantemente il loro ex cantante per mezzo<br />
stampa. Roth si accontentò di minimizzare il tutto con qualche frecciata<br />
ben calibrata all’indirizzo dei suoi ex compagni.<br />
Il marchio Van Halen e il suono hard <strong>rock</strong> radiofonico erano sufficienti<br />
per consentire loro l’appartenenza al rango platinato, anche se i livelli di<br />
vendite non erano più quelli <strong>del</strong> debutto o di 1984. I Van Halen non<br />
facevano più party music per le masse, il loro nuovo sound era più adatto<br />
ai raduni dei motociclisti e ai bor<strong>del</strong>li di Las Vegas.<br />
Peggio ancora, Roth e i Van Halen provocarono un momento di<br />
imbarazzo quando la formazione originale si riunì in occasione degli Mtv<br />
Music Awards <strong>del</strong> 1996, spingendo molti osservatori a credere che<br />
i Van Halen più classici fossero ritornati. Non era così, e i fratelli Van<br />
Halen ripresero a sputtanare Roth di fronte ai giornalisti. L’ex cantante<br />
degli Extreme, Gary Cherone, era già stato scelto per sostituire Hagar, che<br />
Eddie aveva licenziato per ragioni mai chiarite. Ma l’album dei Van Halen<br />
con Cherone fu un enorme fiasco e la Warner diede il benservito alla band,<br />
un destino inimmaginabile per un gruppo che aveva fatto incassare<br />
all’etichetta centinaia di milioni di dollari.<br />
Ma tutto è bene quel che finisce bene: Roth si è riunito ai Van Halen nel<br />
2006 e il gruppo si è imbarcato in un tour di successo, con il figlio<br />
adolescente di Eddie, Wolfgang, al basso. Ma l’immagine dei fortunati e<br />
sorridenti seguaci di Dioniso, provenienti dalla terra promessa<br />
<strong>del</strong>l’edonismo sconfinato, era finita da tempo. Al suo posto c’erano tre<br />
individui poco più che cinquantenni dall’aria stanca e un adolescente che<br />
fornivano una dose di nostalgia di cui una Generazione X in procinto di<br />
entrare nella mezza età aveva parecchio bisogno.<br />
BEASTIE BOYS<br />
I vecchi gruppi hard <strong>rock</strong> e heavy metal si ritrovarono ad affrontare un<br />
nuovo rivale alla fine degli anni Ottanta, un filone ibrido <strong>del</strong> <strong>rock</strong> da party<br />
introdotto da un branco di punk provenienti dalla rissosa scena hardcore<br />
newyorchese. I Beastie Boys producevano il consueto rumore indistinto di<br />
scuola hardcore fino a quando un parodistico singolo hip hop, basato sulla<br />
telefonata di un fanatico (Cookie Puss <strong>del</strong> 1983) mise loro in testa di
prendere più seriamente questo nuovo genere da strada.<br />
Lavorando con il produttore Rick Rubin, i Beastie svilupparono una<br />
sintesi di punk, hard <strong>rock</strong> e hip hop indubbiamente dionisiaca, con tutti gli<br />
elementi impacchettati in una confezione arrogante, da ragazzi viziati di<br />
buona famiglia, che i giovani arroganti di tutte le classi sociali trovavano<br />
irresistibile. Il loro debutto <strong>del</strong> 1987, LICENSE TO ILL, salì fino in cima<br />
alle classifiche grazie alla forza di piccolo gioiello di singolo, Fight For<br />
Your Right To Party, un inno dionisiaco se mai ve ne è stato uno. Il<br />
successo dei Beastie Boys, inoltre, diede la stura al rap su Mtv, rete che<br />
fino ad allora aveva esitato a trasmetterlo.<br />
Il seguito, PAUL’S BOUTIQUE <strong>del</strong> 1989, in confronto fu un flop (si<br />
assicurò solamente il disco d’oro, appena uscito), ma vide i Beastie<br />
scavare ancora più in profondità alla ricerca di ispirazione musicale,<br />
aprendo la strada a una successiva incarnazione <strong>del</strong> progetto. Lasciando da<br />
parte i campionamenti, i ragazzi si presero tutto il tempo necessario per<br />
imparare a padroneggiare gli strumenti e nel 1992 pubblicarono CHECK<br />
YOUR HEAD, un classico da pipa ad acqua che reinterpretava i loro amati<br />
groove old school alla luce di una nuova e personale miscela. I Beastie<br />
ripeterono la formula due anni dopo con ILL. COMMUNICATION,<br />
ennesimo grande successo. Nel frattempo, i Beastie sono maturati e hanno<br />
sostenuto <strong>del</strong>le cause politiche, come quella per la liberazione <strong>del</strong> Tibet. In<br />
tempi più recenti si sono dedicati a stili più rètro, come in HELLO<br />
NASTY <strong>del</strong> 1998, un album dalle atmosfere electro, e TO THE 5<br />
BOROUGHS <strong>del</strong> 2002, un disco old school.<br />
RED HOT CHILI PEPPERS<br />
A sfruttare una vena simile a quella dei Beastie Boys sono stati i<br />
losangeleni Red Hot Chili Peppers, i quali hanno tradotto la violenta scena<br />
punk <strong>del</strong>la California meridionale in un atteggiamento mentale più<br />
dionisiaco. Formati dal cantante Anthony Kiedis, dal virtuoso <strong>del</strong> basso<br />
Flea (all’anagrafe Michael Balzary), dal chitarrista Hillel Slovak e dal<br />
batterista Jack Irons, i Peppers attingevano pesantemente a fonti di<br />
ispirazione come Jimi Hendrix e George Clinton e alla loro violenta libido.<br />
Se alle loro prime cose mancavano melodie e riff memorabili, i Peppers<br />
colmavano il deficit con la loro audace energia e con uno sconfinato<br />
entusiasmo. La scena <strong>rock</strong> alternativa era comunque più orientata<br />
all’esperienza che all’arte di scrivere canzoni, e i Peppers lavoravano duro
affinché ogni concerto potesse rappresentare un evento indimenticabile.<br />
(Spesso suonavano nudi, o, come la mettevano loro, “<strong>rock</strong>eggia con<br />
l’uccello di fuori”40).<br />
Il gruppo faceva in ogni caso fatica ad avere successo, e fu dilaniato<br />
dalla tragedia quando Slovak morì per overdose da eroina nel 1987. Irons,<br />
alle prese con la depressione, abbandonò poco dopo la sua morte. Il gruppo<br />
si risollevò nel momento in cui comparve un giovane chitarrista di nome<br />
John Frusciante, in grado di suonare l’intero catalogo dei Peppers a<br />
memoria. Venne ingaggiato il batterista Chad Smith e la band intraprese un<br />
tour prima di registrare il disco <strong>del</strong>la svolta, MOTHER’S MILK, nel 1990.<br />
MILK fornì al gruppo gli hit di cui necessitava con Knock Me Down e<br />
una cover di Higher Ground di Stevie Wonder, entrambe elaborate in una<br />
vena funk-metal. In seguito, i Peppers lavorarono con il produttore dei<br />
Beastie Boys, Rick Rubin, per il successo di cassetta BLOOD SUGAR<br />
SEX MAGICK, <strong>del</strong> 1991, il primo in una lunga serie di album fortunati<br />
che sfruttavano funk, <strong>rock</strong> e ballate influenzate dal R’n’B. L’hit<br />
maggiormente in evidenza su BLOOD era Give It Away, un pulsante pezzo<br />
funk il cui fortunato video mostrava i componenti <strong>del</strong> gruppo intenti a<br />
saltellare nel deserto, agghindati da satiri ricoperti di vernice dorata. Lo<br />
stesso Frusciante cadde vittima <strong>del</strong>l’abuso di eroina, ma ne uscì grazie agli<br />
altri e rientrò in formazione in occasione di CALIFORNICATION, nel<br />
1999, per poi andarsene di nuovo nel 2010. Ma i Peppers continuano ad<br />
andare avanti come uno dei gruppi più improbabili ad aver raggiunto il<br />
massimo grado di notorietà.<br />
GUNS N’ ROSES<br />
Alla metà degli anni Ottanta, la scena metal di Los Angeles era dominata<br />
dalle “hair band” dei glam <strong>rock</strong>er che non avevano grande dimestichezza<br />
con il talento e che ci andavano giù pesante con il mascara. Fu una<br />
pacchia, le compagnie discografiche ricoprivano con camionate d’oro<br />
qualsiasi hair band capitasse loro sotto tiro, sicuri che Mtv l’avrebbe<br />
trasmessa in continuazione se il look e i ritornelli fossero stati quelli giusti.<br />
Metteteci dentro anche le spogliarelliste, l’alcol e le droghe e ben presto<br />
Los Angeles si ritrovò a ospitare un vero e proprio manicomio dionisiaco.<br />
Ma le nubi si stavano intensificando. I fan irriducibili <strong>del</strong> metal odiavano<br />
le hair band, il cui pubblico principale era costituito da ragazzine. Mtv<br />
trasmetteva in continuazione rap, dirottando un sacco di fan maschi, e i
gruppi glam riuscivano a ottenere un successo di breve durata, ma in<br />
buona parte venivano dimenticati quando saltavano fuori le hair-whore<br />
successive. Poi, dal nulla, un’indecorosa banda di teppisti tosti e arrabbiati<br />
irruppe sulla scena, portando la propria dose di sgradevole autenticità in<br />
una scena che era per definizione superficiale.<br />
I Guns N’ Roses vennero fondati da William “Axl” Rose e Jeffrey “Izzy<br />
Stradlin” Isbell nel 1985. Dopo il consueto sgomitare, la band si assestò in<br />
una formazione a cinque, caricando a bordo Saul “Slash Hudson, un<br />
chitarrista mulatto di origine britannica ma cresciuto a Los Angeles. Il<br />
gruppo disprezzava l’appariscente metal che dominava lo Strip, e preferiva<br />
immergersi in classici come Led Zeppelin, Thin Lizzy e Aerosmith.<br />
I Guns N’Roses firmarono per la Geffen nel 1986 e pubblicarono un Ep<br />
di cinque brani registrati dal vivo, uscito nel bel mezzo <strong>del</strong>l’incisione <strong>del</strong><br />
caposaldo APPETITE FOR DISTRUCTION, album pubblicato nel 1987.<br />
L’hard <strong>rock</strong>-blues da ubriaconi al bar dei Guns N’Roses fu<br />
immediatamente un successone, ma il gruppo si sentì ben presto<br />
schiacciato dalla notorietà. Le acque si agitarono quando il successivo<br />
mini-Lp <strong>del</strong> 1988 fece finire la band nei pasticci a causa dei testi omofobi<br />
e razzisti. L’eroina, inoltre, prese piede nel backstage, spingendo Rose a<br />
minacciare lo scioglimento <strong>del</strong> gruppo se i colpevoli non si fossero messi a<br />
rigare dritto.<br />
Un’uscita programmata per il 1991 si trasformò in due album distinti,<br />
USE YOUR ILLUSION I e II. I dischi, dal suono estremamente<br />
professionale, mostravano i Guns’N’Roses ampliare la tavolozza dei loro<br />
colori, e produssero hit in gran numero, tutti quanti accompagnati da<br />
costosi video. In seguito i Guns si imbarcarono in uno sfibrante tour di un<br />
anno e mezzo, segnato da polemiche e lotte interne. L’ultima<br />
pubblicazione <strong>del</strong>la band originale fu THE SPAGHETTI INCIDENT,<br />
album di cover <strong>del</strong> 1993. A quel punto il grunge aveva ormai preso il<br />
sopravvento, e i Guns rischiavano di finire nel dimenticatoio.<br />
Si trattava in realtà <strong>del</strong>l’ultimo dei problemi <strong>del</strong>la band, la quale passò i<br />
cinque anni successivi ad andare in pezzi, mentre Rose trascorse gli<br />
ulteriori dieci successivi lavorando al famigerato CHINESE<br />
DEMOCRACY, progetto per cui bruciò milioni di dollari impiegando un<br />
piccolo esercito di musicisti prima che il disco venisse infine pubblicato<br />
nel 2008. Mentre Rose lavorava all’album, il nucleo dei Guns si unì al<br />
cantante degli Stone Temple Pilots, Scott Weiland, per formare un<br />
supergruppo dalla vita breve, i Velvet Revolver, che riuscì a produrre due
album nello stesso lasso di tempo che era servito a Rose per farne uscire<br />
uno. I Guns N’Roses continuano ancora a suonare, dipendendo tuttora dai<br />
mutevoli stati d’animo <strong>del</strong> Signor Rose. A prescindere da tutto quanto,<br />
tuttavia, APPETITE EOR DESTRUCTION resterà sempre una pietra<br />
miliare <strong>del</strong> <strong>rock</strong> da party per quella particolare categoria di fan.<br />
MADRI DELLA TERRA: LE NUOVE ELEUSINE<br />
I Misteri di Eleusi erano incentrati sul ruolo di Demetra in quanto Madre<br />
Terra e contemporaneamente Mater Dolorosa, o “madre <strong>del</strong> dolore”. La<br />
stessa cosa avviene con l’archetipo di Demetra applicato al <strong>rock</strong>’n’roll.<br />
Molte di queste artiste utilizzano linguaggi <strong>rock</strong> dal carattere terreno, e<br />
manifestano sovente una forte identità materna. Ma tutte quante<br />
<strong>rock</strong>eggiano in maniera credibile, come qualsiasi maschio. C’è anche una<br />
corrente sottomarina legata alla sofferenza e alla tragedia in alcune di<br />
queste artiste, che si tratti di musica, vita, o entrambe. In nessuna quanto<br />
nella prossima di cui andremo a parlare.<br />
TINA TURNER<br />
C’è chi crede che il primo 45 giri <strong>rock</strong>’n’roll di sempre sia Rocket 88,<br />
registrato in incognito nel 1951 da Ike Turner e i suoi Kings Of Rhythm.<br />
Qualche tempo dopo, mentre lavorava nel chittlin circuit" in Tennessee,<br />
Turner sentì la giovane Anna Mae Bullock cantare a pieni polmoni il blues<br />
e se ne innamorò all’istante. Ike invitò Anna a unirsi alla sua band come<br />
corista, ma la incontenibile cantante gli rubò ben presto la scena e si trovò<br />
un nuovo nome, Tina. La “Ike And Tina Revue” ottenne il primo successo<br />
R’n’B nel 1960, e i due convolarono a nozze nel 1962. Nel frattempo<br />
allevarono quattro figli.<br />
Ike mantenne la fede nel <strong>rock</strong>’n’roll durante gli anni Sessanta mentre i<br />
suoi rivali passarono al soul, forse perché l’ina era troppo vivace e<br />
infervorata per competere con orgogliose regine <strong>del</strong> genere quali Aretha<br />
Franklin e Gladys Knight. La accompagnavano tre coriste da schianto,<br />
note come Ikettes, il cui potente erotismo e le cui esibizioni all’insegna di<br />
una fisicità travolgente avrebbero dato filo da torcere alle Menadi. Ike e<br />
Tina eseguivano tonanti versioni di grandi successi <strong>rock</strong> <strong>del</strong> periodo,<br />
inclusi Proud Mary, Come Together e Honky Tonk Women, e la loro
musica era tra le preferite di band come i Rolling Stones, i quali invitarono<br />
la Revue a esibirsi in apertura di innumerevoli loro tour.<br />
Ma Ike stava silenziosamente lottando contro la droga e in maniera assai<br />
meno silenziosa sfogò la sua rabbia su Tina per anni. Peggio ancora, la<br />
loro carriera entrò in una fase di stallo nel momento in cui, al principio<br />
degli anni Settanta, un sound più posato si affermò nei palinsesti<br />
radiofonici, il che non fece che provocare un’escalation nella situazione<br />
familiare. Nel 1976 una tremenda litigata poco prima di uno spettacolo<br />
rappresentò la goccia che fece traboccare il vaso, e Tina scappò, sfuggendo<br />
all’ira di Ike grazie all’aiuto di alcuni amici. I due divorziarono nel 1978, e<br />
il loro ultimo successo in coppia fu Nutbush City Limits (1973), stomper<br />
glam <strong>rock</strong> con Marc Bolan dei I. Rex ospite alla chitarra.<br />
Dopo una parte strappa applausi come Acid Queen nell adattamento<br />
cinematografico <strong>del</strong>l’opera <strong>rock</strong> degli Who, TOMMY, la Turner pubblicò il<br />
suo primo Lp solista su major (intitolato anch’esso ACID QUEEN),<br />
comprendente interpretazioni di successi degli Who e degli Stones, e una<br />
lenta versione funky di Whole Lotta Love. Ma dopo un mal consigliato<br />
album disco <strong>del</strong> 1979, le prospettive di successo <strong>del</strong>la Turner svanirono e<br />
la cantante si buttò sui tour (in particolare in Europa, dove può contare<br />
ancora oggi su un vasto pubblico).<br />
Le fortune di Tina si risollevarono tuttavia nel 1982, quando incontrò il<br />
gruppo synth pop BEF (ovvero gli Fleaven 17), con i quali registrò<br />
versioni di successo di Ball Of Confusion dei Temptations e Let’s Stay<br />
Together di Al Green, preparando la strada a un ritorno a tutti gli effetti nel<br />
1984. Con oltre venti milioni di copie vendute, PRIVATE DANCER è una<br />
produzione all’avanguardia e insieme una sensuale miscela di <strong>rock</strong> e<br />
R’n’B. Un cast di celebrità diede il suo contributo all’atmosfera patinata e<br />
contemporanea <strong>del</strong> disco, il quale mandò cinque singoli in Top 40. La<br />
Turner era a quel punto popolare come non mai.<br />
La cantante capitalizzò sul proprio ritorno comparendo nel film <strong>del</strong> 1985<br />
Mad Max oltre la sfera <strong>del</strong> suono, la cui colonna sonora le valse altri due<br />
successi da Top 20. L’anno seguente pubblicò un ennesimo disco di<br />
successo e un’autobiografia altrettanto fortunata, Io, Tina, nella quale<br />
rivelava gli abusi fisici ed emotivi a lungo subiti da parte di Ike. Il libro è<br />
diventato un film di successo nel 1993, What’s Love Got To Do With It?<br />
Tina conserva ancora la carica di Regina <strong>del</strong> Rock. Buddista osservante,<br />
attribuisce alla pratica una forza che è stata per lei fondamentale nel corso<br />
degli alti e bassi avuti in carriera.
JANIS JOPLIN<br />
Janis Joplin arrivò dal Texas come un incendio <strong>del</strong>la prateria, cantando a<br />
pieni polmoni il blues, in un modo che nessun’altra brava ragazza piccolo<br />
borghese avrebbe mai potuto fare. Ma era anche solitaria e sensibile e<br />
aveva adottato la musica come ancora di salvezza. Cantò con i consueti<br />
gruppi folk alle scuole superiori ma restò traumatizzata da una seria forma<br />
di acne che le lasciò profonde cicatrici sul viso. Dopo un breve periodo<br />
alla Università <strong>del</strong> Texas ad Austin, nel 1963 fece quello a cui tutti i<br />
ragazzi dotati di inclinazioni artistiche aspiravano all’epoca: si trasferì a<br />
San Francisco.<br />
La Joplin si gettò a capofitto nella scena <strong>rock</strong> blues <strong>del</strong>la città<br />
californiana ma sviluppò un problema con l’alcol e con le droghe<br />
particolarmente serio. Un intervento la rimandò a casa, dove la sua<br />
condotta migliorò e si iscrisse nuovamente al college, cantando nei club di<br />
Austin durante il tempo libero. Ma alcuni demo che aveva inciso a San<br />
Francisco arrivarono all’orecchio <strong>del</strong>la band heavy-blues Big Brother And<br />
The Holding Company, che la invitò a ritornare e a unirsi a loro nel 1966.<br />
La band ottenne degli ingaggi e un contratto, inoltre Janis ricominciò a<br />
bere e a drogarsi.<br />
I Big Brother rappresentarono una grande attrazione per l’Estate<br />
<strong>del</strong>l’Amore, stendendo tutti a Monterey nel mese di giugno e pubblicando<br />
il loro primo album su Columbia quello stesso agosto. Divennero noti in<br />
tutto il paese e furono anche protagonisti di un paio di apparizioni<br />
televisive, ma il resto <strong>del</strong> gruppo mal sopportava la crescente attenzione<br />
nei confronti di Janis. L’Lp successivo dei Big Brother, CHEAP THRILLS<br />
(1968), valse alla band un grande successo con Piece Of My Heart, che<br />
consentì alla formazione di intraprendere un tour nazionale da headliner.<br />
La Joplin lasciò il gruppo nel bel mezzo di un concerto, nel mese di<br />
dicembre.<br />
In seguito ingaggiò una band nuova di zecca e nel 1969 registrò il suo<br />
primo disco solista, I GOT DEM OL’ KOZMIC BLUES AGAIN, MAMA!<br />
Ma i debiti per l’eroina salivano alle stelle mentre critici e fan rimanevano<br />
infastiditi dalla sua mosse da diva. Il bere e le droghe incominciavano a<br />
ripercuotersi sulla qualità <strong>del</strong>le esibizioni, incluso un set sotto i riflettori a<br />
Woodstock, eliminato dalla versione finale <strong>del</strong> film tratto dal festival.<br />
Nel 1970, la Joplin diede vita a una nuova band e andò in tour per tutto
l’anno prima di entrare in studio con il produttore dei Doors, Paul<br />
Rothschild, per quello che sarebbe stato il suo ultimo disco, PEARL. A<br />
quel tempo prese anche parte a una riunione con i compagni di liceo di<br />
dieci anni prima, occasione che fece riemergere tutto il dolore e le<br />
umiliazioni subiti all’epoca, riaprendo vecchie ferite. Janis portò quel<br />
dolore con sé in studio, e di conseguenza la musica di PEARL era più<br />
dolente e riflessiva di quella contenuta nei dischi precedenti, molto più<br />
scatenati. Tuttavia, non riuscì a completare il disco: il 4 ottobre <strong>del</strong> 1970<br />
non partecipò a una seduta di registrazione e fu trovata morta nella sua<br />
stanza di albergo per un’overdose di eroina. Il materiale recuperato dalle<br />
incisioni di PEARL ottenne un successo postumo, sospinto dalla cover di<br />
Me And Bobby McGee, un brano di Kris Kristofferson. Nel 1979 la storia<br />
<strong>del</strong>la Joplin avrebbe subito una trasformazione allegorica nel fortunato<br />
film The Rose, con protagonista Bette Midler.<br />
LINDA RONSTADT<br />
Con stelle più spigolose come la Joplin fuori gioco o fuori moda, Linda<br />
Ronstadt regnò come Regina <strong>del</strong> Rock degli anni Settanta.<br />
Aveva esordito negli anni Sessanta con gli Stone Poneys, un gruppo folk<br />
<strong>rock</strong> di Los Angeles noto per il successo Different Drum. Quando i Poneys<br />
si sciolsero, nel 1969, la Ronstadt avviò una carriera solista, dilettandosi<br />
con un folk <strong>rock</strong> dal sapore country. (I musicisti che la accompagnavano<br />
erano i futuri Eagles). Ma fu solamente alleandosi con il produttore<br />
britannico Peter Asher, nel 1973, che la cantautrice raggiunse il successo.<br />
La Ronstadt divenne una celebrità nel 1974 con l’Lp HEART LIKE A<br />
WHEEL, che comprendeva due grandi successi soft <strong>rock</strong>, You’re No Good<br />
e una cover di When Will I Be Loved degli Everly Brothers.<br />
Grazie alla serie di hit, la Ronstadt finì sulla copertina di «Time» e si<br />
mise addirittura con il Governatore <strong>del</strong>la California Jerry Brown.<br />
Successivamente ampliò il proprio repertorio con materiale più spigoloso,<br />
incidendo cover di Warren Zevon ed Elvis Costello e inserendone<br />
parecchie altre nel suo disco “new wave” <strong>del</strong> 1980, MAD LOVE. Poco<br />
tempo dopo, si mise a esplorare una moltitudine di stili estranei al <strong>rock</strong>. Il<br />
suo periodo <strong>rock</strong> degli anni Settanta è in buona parte precipitato nella<br />
voragine dei ricordi, ma la sua produzione, in quel decennio, ha senza<br />
dubbio ispirato molti altri musicisti.
HEART<br />
Ann e Nancy Wilson erano le adorabili e terribilmente talentuose figlie<br />
di un militare innamoratesi di un gruppo hard <strong>rock</strong> di Washington: se la<br />
squagliarono a Vancouver quando il leader <strong>del</strong>la band, Roger Fisher,<br />
ricevette la cartolina da soldato. Battezzatosi Heart, il gruppo fece uscire il<br />
disco d’esordio, DREAMBOAT ANNIE, sull’etichetta canadese<br />
Mushroom, nel 1976. Il brano che consacrò gli Heart fu Magic Man, che<br />
secondo una leggenda metropolitana sarebbe stato dedicato a Charles<br />
Manson. (Non era vero).<br />
Nel 1977 gli Heart diedero alle stampe il loro capolavoro, LITTLE<br />
QUEEN, sulla cui copertina le sorelle Wilson erano ritratte agghindate in<br />
uno sfarzoso abbigliamento zingaresco. Tra i solchi si poteva trovare una<br />
miscela zeppeliniana di stomper hard <strong>rock</strong> e ballate folk <strong>rock</strong> rese magiche<br />
dalle perfette armonie <strong>del</strong>le due. La colonna portante <strong>del</strong> disco era<br />
Barracuda, replica disgustata al suggerimento da parte <strong>del</strong>la Mushroom, in<br />
un annuncio pubblicitario addirittura, che le sorelle praticassero l’incesto.<br />
Gli Heart restarono in classifica fino all esplosione di Mtv nei primi anni<br />
Ottanta, quando il loro hard <strong>rock</strong> incominciò a sembrare datato in un’epoca<br />
contraddistinta da metal e new wave. Cambiarono varie etichette<br />
discografiche e si reinventarono abbracciando una più patinata forma di<br />
<strong>rock</strong> anni Ottanta. Le sorelle Wilson restaurarono le proprie pettinature<br />
rendendole ingombranti, mentre le lunghe gambe di Nancy e la sua<br />
generosa scollatura divennero il punto focale dei loro pacchiani video. La<br />
nuova versione degli Heart mandò quattro singoli in Top 10 e raggiunse la<br />
cima <strong>del</strong>le classifiche statunitensi nel 1985.<br />
Ma la compagnia discografica andò nel panico quando Ann incominciò a<br />
ingrassare, e negli anni Novanta il sound vintage anni Ottanta non sembrò<br />
più molto fresco. Stanche <strong>del</strong>le pressioni <strong>del</strong> mercato, le sorelle diedero<br />
vita a un progetto parallelo acustico nel 1991, e nell’era post Nirvana<br />
ridimensionarono considerevolmente, in proporzione, le uscite a nome<br />
Heart, accantonando <strong>del</strong> tutto l’immagine da gattine sexy. Uno speciale per<br />
VH1 Rock Honors, nel 2007, e l’inclusione <strong>del</strong>le loro canzoni nel popolare<br />
videogioco Guitar Hero, hanno mantenuto in vita l’interesse per la band,<br />
che continua ad andare in tour e a registrare.<br />
CHRISSIE HYNDE<br />
Chrissie Hynde, nata e cresciuta ad Akron, Ohio, frequentò l’università
di Ken State. Si trovava nel campus nel 1970, quando la Guardia<br />
Nazionale sparò sugli studenti che protestavano contro la guerra in<br />
Vietnam. Alla ricerca di una via di fuga, la Hynde arrivò a Londra all’apice<br />
<strong>del</strong>la moda glam. Lì incontrò il giornalista Nick Kent, che la incoraggiò a<br />
dedicarsi alla scrittura. Ma la vera passione <strong>del</strong>la Hynde era suonare, così<br />
ben presto si mise a frequentare il pubblico punk, lavorando per il manager<br />
dei Sex Pistols, Malcolm McLaren, e jammando con futuri componenti di<br />
Clash e Damned.<br />
La Hynde diede vita ai Pretenders con il virtuoso <strong>del</strong>la chitarra James<br />
Honeyman-Scott, il bassista Pete Farndon e il batterista Martin Chambers.<br />
Il primo singolo <strong>del</strong> gruppo, una cover di Stop Your Sobbing dei Kinks, fu<br />
un hit nell’Inghilterra <strong>del</strong> 1979. Poi entrarono in studio con la superstar<br />
Chris Thomas (Roxy Music, Sex Pistols), stimato “produttore di cantanti”.<br />
La Hynde aveva una straordinaria estensione vocale che Thomas riuscì a<br />
sfruttare al meglio: era in grado di fare le fusa, guaire e canticchiare, e<br />
tutto quanto nello spazio di una singola strofa. Miscelando punk, hard<br />
<strong>rock</strong>, new wave e reggae senza soluzione di continuità, il debutto dei<br />
Pretenders ottenne un grande successo negli Stati Uniti e in Inghilterra.<br />
Nel frattempo la Hynde allacciò una relazione con Ray Davies, dal quale<br />
ebbe un figlio, pretenders ii (1981) ottenne un successo appena inferiore,<br />
ma sembrava che la band fosse sul punto di diventare una <strong>del</strong>le imprese<br />
<strong>rock</strong> di punta di tutti gli anni Ottanta.<br />
O no? Farndon venne licenziato per abuso di eroina a metà <strong>del</strong> 1982, e<br />
poco tempo dopo Honeyman-Scott rimase vittima di un’overdose. La<br />
Hynde e Chambers ingaggiarono dei turnisti per il dolente successo <strong>del</strong><br />
1982, Back On The Chain Gang, che la Hynde dedicò ai suoi ex compagni<br />
caduti. La Hynde ingaggiò poi due nuovi musicisti per learning TO c rawl<br />
<strong>del</strong> 1984, un album che li riportò ai livelli <strong>del</strong>l’esordio.<br />
Non durò a lungo. I cambi di formazione ridussero i Pretenders a una<br />
sigla. La Hynde si era anche separata da Davies e aveva iniziato a<br />
frequentare il leader dei Simple Minds, Jim Kerr, con il quale ebbe una<br />
bambina. Nel 1994 diede vita a una nuova formazione dei Pretenders, con<br />
il ritorno all’ovile di Chambers. Quell’anno, last of the independents<br />
produsse la fortunata power ballad I’ll Stand By You. Dell’album faceva<br />
parte anche la urlante I’m A Mother, un’esclamazione elementare in cui la<br />
Hynde, come Demetra, dichiara di essere “la fonte” e “il contenitore <strong>del</strong>la<br />
vita”. La musicista ha sempre dichiarato esplicitamente che la maternità<br />
rappresentava per lei un’intensa fonte di orgoglio, un elemento essenziale
<strong>del</strong>la sua identità tanto quanto l’immagine di energica rompipalle. L’istinto<br />
materno <strong>del</strong>la Hynde si estende all’attivismo in favore dei diritti degli<br />
animali, e la cantante continua a fare <strong>del</strong> suo meglio con i nuovi<br />
Pretenders.<br />
PAT BENATAR<br />
Chrissie Hynde aveva una sorta di corrispettivo hard <strong>rock</strong> in Pat Benatar,<br />
autrice di parecchi successi nei primi anni Ottanta. Dotata di una voce da<br />
soprano in grado di frantumare i bicchieri, la Benatar e il marito e<br />
chitarrista Neil Giraldo mo<strong>del</strong>larono una fusione di new wave e metal<br />
ricca di memorabili ritornelli, che presentava la minuta cantante come<br />
rigorosa post-femminista con canzoni come You Better Run e Hit Me With<br />
Your Best Shot. Come nel caso <strong>del</strong>la Hynde, l’immagine dura <strong>del</strong>la<br />
Benatar era diluita da un forte vena materna, espressa nel brano <strong>rock</strong> Hell<br />
Is For Children, che stigmatizzava l’abuso sui minori.<br />
Ma lo spazio per le donne nell’hard <strong>rock</strong> si restrinse con l’ascesa <strong>del</strong>-<br />
l’heavy metal negli anni Ottanta, e con il procedere <strong>del</strong> decennio la musica<br />
<strong>del</strong>la Benatar deviò verso il synth pop. Il metal offriva ben poche<br />
opportunità, sempre che ne avesse mai offerta alcuna, per le cantanti dotate<br />
di una certa credibilità.<br />
COURTNEY LOVE<br />
L’underground punk offrì alle donne lo spazio per tirar su un gran casino<br />
negli anni Ottanta e Novanta, e il movimento <strong>del</strong>le Riot Grrrls approfittò<br />
<strong>del</strong>la situazione. Gruppi come Babes in Toyland e Bikini Kill proponevano<br />
una forma di punk stridente e atonale, immersa in un femminismo<br />
postmoderno da college, destinato a una nuova generazione di fan.<br />
Le Hole, il gruppo di Courtney Love, introdussero l’estetica Riot Grrrl<br />
nel mainstream. Il primo album <strong>del</strong>la band, PRETTY ON THE INSIDE,<br />
era un test di resistenza da unghie sulla lavagna, ma la relazione <strong>del</strong>la Love<br />
con il leader dei Nirvana, Kurt Cobain, sembrò radicalmente migliorare le<br />
sue capacità di scrittura. (La Love avrebbe in seguito dato a Cobain una<br />
figlia, Frances Bean). L’album <strong>del</strong>le Hole pubblicato nel 1994, LIVE<br />
THROUGH THIS, assunse un significato orribilmente beffardo per via <strong>del</strong><br />
suicidio di Cobain, avvenuto quattro giorni prima <strong>del</strong>la pubblicazione <strong>del</strong><br />
disco. Due mesi più tardi la bassista <strong>del</strong>le Hole, Kristen Pfaff, morì di
overdose.<br />
La pubblicità e la compassione causate da queste tragedie aiutarono il<br />
disco <strong>del</strong>le Hole a raggiungere il successo, facendo di Courtney Love un<br />
nome noto. Ma il movimento <strong>del</strong>le Riot Girls aveva già raggiunto il suo<br />
apice e, quando uscì il disco successivo <strong>del</strong> gruppo, CELEBRITY SKIN,<br />
era da tempo dimenticato. Le nuove Hole erano una scaltra impresa <strong>rock</strong><br />
anni Novanta, e i testi <strong>del</strong>la Love riflettevano la sua esperienza di<br />
istituzione hollywoodiana. La Love lavorò con Billy Corgan degli<br />
Smashing Pumpkins e con la celebre autrice e produttrice Linda Perry per<br />
il disco <strong>del</strong>le Hole pubblicato nel 2010, NOBODY’S DAUGHTER, ma il<br />
conseguente tour fu oggetto di commenti sarcastici. Courtney Love viene<br />
ora considerata una bizzarria da pagina <strong>del</strong> gossip, anche se la figlia avuta<br />
da Kurt Cobain, Frances, sta avendo successo come mo<strong>del</strong>la.<br />
SLEATER KINNEY<br />
Un’altra band, stanziata anch’essa nel Nord-Ovest, offriva una versione<br />
più rigorosa <strong>del</strong>l’estetica Riot Grrrl. Le Sleater Kinney, trio punk di<br />
Portland, emergeva dallo stesso ambiente <strong>del</strong>le Hole, ma proponeva una<br />
più rigorosa coscienza politica femminista. Il gruppo ha lavorato sodo ed è<br />
rimasto indipendente, pubblicando una serie di album ampiamente elogiati<br />
dalla critica. Nonostante l’acquisizione di un fe<strong>del</strong>e seguito, nel 2006 la<br />
band si è presa una lunga pausa per consentire alla cantante Corin Tucker<br />
di allevare la figlia. La Tucker ora opera come artista solista.<br />
GENDER BENDER: I NUOVI GALLOI<br />
L’androginia ha sempre costituito un forte impulso nel <strong>rock</strong>’n’roll.<br />
Persino Elvis Presley, agli inizi, proiettava una specie di ambigua<br />
sessualità, che mo<strong>del</strong>lò su archetipi di ribelli resi popolari da idoli<br />
(bisessuali) <strong>del</strong> grande schermo come James Dean e Marion Brando. Ma la<br />
combinazione <strong>del</strong> gender-bending e di un potere catartico, quasi<br />
sciamanico, si sarebbe rivelata una grande forza nella diffusione <strong>del</strong><br />
<strong>rock</strong>’n’roll, in particolare nell’era post-hippie, quando il movimento glam<br />
si impossessò <strong>del</strong>l’Inghilterra e <strong>del</strong>l’Europa. Abbiamo potuto osservare<br />
un’identica miscela musicale, a base di effeminata aggressività, nei Galloi<br />
di epoca romana.
LITTLE RICHARD<br />
Il prototipo dei glam <strong>rock</strong>er fu Richard Penniman, alias Little Richard.<br />
Facendosi musicalmente le ossa nelle chiese <strong>del</strong>la Santità, Richard scoprì<br />
che la sua sessualità e la sua religione si trovavano in costante disaccordo.<br />
Si fece le ossa come frontman girando gli scatenati bar clandestini gay <strong>del</strong><br />
profondo Sud, e portò la violenza androgina di quella sottocultura -<br />
insieme alla lacca, al rossetto e al guylinetA1 di urlatori come Esquerita -<br />
nei salotti <strong>del</strong>la compassata America anni Cinquanta. Richard introdusse<br />
anche un po’ <strong>del</strong> <strong>rock</strong>’n’roll più duro e potente che si fosse mai sentito<br />
nell’etere, intriso di una strepitosa passione pentecostale. La violenta<br />
intensità <strong>del</strong> suo modo di suonare ed esibirsi sembrava contrastarne<br />
violentemente l’immagine effeminata, e Richard rimase una figura<br />
controversa <strong>del</strong> primo <strong>rock</strong>’n’roll.<br />
Nel 1957 abbandonò il <strong>rock</strong> all’apice <strong>del</strong> successo per dedicarsi alla<br />
predicazione, ma continuò a ricascarci a intervalli regolari nel corso degli<br />
anni, finendo al centro di un grosso revival in Inghilterra durante gli anni<br />
Sessanta. Ironia <strong>del</strong>la sorte, era in genere molto più sincero a proposito<br />
<strong>del</strong>la propria sessualità quando predicava di quando si esibiva di fronte a<br />
un pubblico profano. Fu poi protagonista di un ritorno negli anni Ottanta,<br />
come personalità mediatica: apparì in alcuni film e in televisione, e si<br />
impegnò in una celebre arringa rivolta all’industria musicale, in occasione<br />
dei Grammy Awards <strong>del</strong> 1987, giudicandola colpevole di non averne<br />
riconosciuto le opere (cosa che avrebbe poi fatto nel 1993). Nel momento<br />
in cui scriviamo queste righe continua a esibirsi, il più <strong>del</strong>le volte come<br />
cantante gospel.<br />
GLAM E GLITTER ROCK<br />
Con l’ascesa <strong>del</strong> movimento per i diritti dei gay, nei tardi anni Sessanta,<br />
il gender-bending divenne una nuova modalità di ribellione contro lo status<br />
quo. Al principio degli anni Settanta, il movimento glam <strong>rock</strong>, conosciuto<br />
alternativamente come glitter <strong>rock</strong>, prese piede in Gran Bretagna. I glam<br />
<strong>rock</strong>er erano in buona parte eterosessuali entusiasti che non avevano<br />
probabilmente mai sentito parlare di Attis<br />
o dei Galloi, ma riconoscevano una forza elementare alla confusione<br />
<strong>del</strong>le identità sessuali.<br />
L’iperandroginia autocosciente <strong>del</strong> glam <strong>rock</strong> — un proto-punk<br />
cantabile, ultraelementare e ultrarumoroso, agghindato con raso e taffetà
- sembrava ispirare gli impulsi più selvaggi e indomiti di questi artisti.<br />
Gran parte dei gruppi glam non riuscirono a sfondare negli Stati Uniti,<br />
neppure quelli che sembravano più freak che effeminati. Gli Sweet, fatto<br />
curioso, ottennero successo, ma gli Slade — i cui inni insidiosamente<br />
orecchiabili ne facevano <strong>del</strong>le superstar in Gran Bretagna e in Europa -<br />
non ne ottennero inspiegabilmente alcuno. Marc Bolan e i T. Rex fecero<br />
molto rumore con Bang A Gong, nel 1972, dopodiché non accadde<br />
granché. Gary Glitter entrò in classifica con lo strumentale Rock And Roll<br />
Part 2, e la fernacho43 Suzi Quatro sbarcò, suonando dal vivo, nella<br />
straordinariamente popolare serie Tv Happy Days (interpretando tale<br />
“Leather Buscadero”), ma non ebbe una carriera vera e propria negli Stati<br />
Uniti fino alla fine <strong>del</strong> decennio, quando si dedicò al soft <strong>rock</strong>.<br />
Il che spiega i motivi <strong>del</strong> fallimento <strong>del</strong> glam <strong>rock</strong> nel conquistare<br />
l’America: i gruppi glam non solo erano visivamente stravaganti, ma erano<br />
musicalmente aggressivi, caratteristica in qualche misura sempre più fuori<br />
moda nelle classifiche <strong>del</strong>la Top 40 americana. Furono ben pochi i gruppi<br />
<strong>rock</strong> in grado di incastrare qualche successo nell’intasamento generale<br />
<strong>del</strong>le frequenze causato da disco music e soft <strong>rock</strong>, a prescindere dal<br />
volume a cui il glam sparava la propria musica martellante. Ma un gender<br />
bender alzò la posta secondo modalità a cui la cultura mainstream non era<br />
avvezza, ponendo le basi di una lunga carriera caratterizzata da<br />
innovazioni culturali, artistiche e, per quanto possa sembrare strano,<br />
finanziarie.<br />
DAVID BOWIE<br />
Nato David Robert Jones nel 1947, David Bowie crebbe a Bromley, in<br />
Inghilterra, dove si legò molto al tormentato fratello maggiore, Ferry, che<br />
gli fece da mentore nel mondo <strong>del</strong>la musica e <strong>del</strong>le arti. Proprio come i<br />
suoi compagni di scuola, Bowie si innamorò follemente <strong>del</strong> <strong>rock</strong> già in<br />
tenera età, e Little Richard divenne il suo dio. Essendo in grado di<br />
maneggiare il sassofono bene tanto quanto la voce, Bowie incominciò a<br />
esibirsi con alcune band locali. Quando il connazionale Davv Jones<br />
ottenne un enorme successo grazie alla serie Tv The Monkces, Bowie<br />
assunse un nuovo cognome, ispirato da Jim Bowie, martire di Fort Alamo.<br />
Nel 1966 incontrò Ken Pitt, manager dei Manfred Mann, il quale aveva un<br />
sacco di contatti nel mondo <strong>del</strong>lo spettacolo ma non molta esperienza con<br />
il <strong>rock</strong>’n’roll. Pitt vedeva Bowie come una specie di cantante da night o da
cabaret come Anthony Newley (uno dei tanti eroi <strong>del</strong>l’artista), e i punti di<br />
vista contrastanti tra i due ritardarono di molti anni 1 ascesa <strong>del</strong>l'artista alla<br />
celebrità. Pitt fece firmare al cantante un contratto con la Decca, con la<br />
quale registrò un album d’esordio omonimo che non andò da nessuna<br />
parte. Lo schema continuò immutato fino a quando Bowie non se ne uscì<br />
con un hit alla moda, Space Oddity, pubblicato nel 1969 per capitalizzare<br />
l’attenzione riservata all’allunaggio <strong>del</strong>l Apollo 11.<br />
Bowie incominciò a ostentare un look esplicitamente effeminato che<br />
Pitt, pur essendo gay, non apprezzava. Qualcuno ipotizzo che il genderbending<br />
di Bowie fosse una mossa opportunistica (Marc Bolan dei T. Rex<br />
citava le migliaia di conquiste femminili di Bowie ogni volta che gli si<br />
faceva una domanda sulla sessualità di costui), poiché i gay erano<br />
particolarmente influenti nell’ambito <strong>del</strong>l’industria musicale britannica.<br />
Leggenda vuole che Bowie avesse incontrato la sua futura moglie, Angela,<br />
perché entrambi andavano a letto con “lo stesso tizio . Non a caso, il<br />
“tizio” sarebbe stato un talent scout <strong>del</strong>l'etichetta Mercury. Il biografo<br />
Christopher Sandford ha riassunto efficacemente la questione in Loving<br />
The Alien -. “Bowie era un eterosessuale attivo che andava a<br />
letto anche con gli uomini”.<br />
Angela esercitò un ruolo decisivo nell'ascesa di Bowie, e le forti<br />
ambizioni la aiutarono a motivare 1 occasionalmente passivo marito, il<br />
quale attraversava gli stili con la velocità di una groupie: dopo essersi<br />
occupato <strong>del</strong> folk <strong>rock</strong> in SPACE ODDITY (1969), in THE MAN WHO<br />
SOLD THE WORLD (1970) offriva un heavy metal venato di teatralità.<br />
Cambiando passo, HUNKY DORY (1971) offriva un pop brillante tinto di<br />
cabaret, e procurò a Bowie un hit negli Stati Uniti, l’innodico singolo<br />
Changes. Il disco rendeva inoltre omaggio ad Andy Warhol e alla sua<br />
Factory, il cui appariscente entourage esercitava un influenza enorme sulle<br />
pose glam <strong>del</strong> Nostro. Quello stesso anno Bowie scaricò Pitt in favore di<br />
Tony DeFries, caricatura ambulante di manager <strong>del</strong>lo spettacolo, la cui<br />
agenzia era stata immodestamente battezzata “MainMan” (‘pezzo grosso).<br />
La mossa si rivelò azzeccata: l’album successivo, ZIGGY STARDUST<br />
AND THE SPIDERS FROM MARS (1972), lo rese una superstar in Gran<br />
Bretagna ed Europa. Bowie e i suoi Spiders ripeterono la formula su<br />
ALADDIN SANE e su un successivo disco di cover, PIN UPS. Tuttavia,<br />
con i problemi economici ancora irrisolti, Bowie sciolse gli Spiders, i quali<br />
avevano minacciato di mettersi in sciopero per ragioni salariali.<br />
Il disco successivo, DIAMOND DOGS (1974), proseguì in una vena
glam, facendosi strada nella Top 10 americana. Lo spettacolo<br />
smodatamente teatrale portato in concerto per accompagnare quell’album<br />
ebbe un enorme successo nella tetra era post-Watergate. Ma giunto a metà<br />
strada Bowie si reinventò come cantante di soul bianco, stupendo i suoi<br />
fan con una rivista soul alla Las Vegas nella seconda sezione <strong>del</strong> tour. Il<br />
suo lavoro successivo, YOUNG AMERICANS (1975), elaborò l’idea di<br />
“plastic soul” e diede a Bowie il primo Numero Uno negli Stati Uniti con<br />
Fame. Ma egli stava contemporaneamente sviluppando una mostruosa<br />
dipendenza dalla cocaina, e si era rintanato a Los Angeles, dove vedeva a<br />
malapena la luce <strong>del</strong> giorno.<br />
Il suo interesse per l’occulto era diventato un’ossessione, dando origine<br />
a paranoiche manie di persecuzione. Teneva l’urina e altri suoi fluidi<br />
corporei in alcuni barattoli (non chiedete di più) e si era convinto che una<br />
congrega di streghe stesse progettando di rapirlo per costringerlo a<br />
ingravidarle. Ovunque andasse si portava appresso un’enorme biblioteca di<br />
testi sull’occulto che leggeva e rileggeva in continuazione. E tuttavia la sua<br />
capacità di resistenza, e i suoi poteri creativi, continuarono a essere<br />
pressoché sovrumani. Bicchieri di latte e spremute d’arancia costituivano<br />
la sua unica dieta, oltre a qualche occasionale uovo crudo. Recitò da<br />
protagonista nel ruolo di un alieno (giustamente) ne L’uomo che cadde<br />
sulla terra (1976), diretto dal regista d’avanguardia Nicholas Roeg. Subito<br />
dopo registrò un nuovo album che fondeva disco e <strong>rock</strong>, STATION TO<br />
STATION, album che molti fan considerano il suo migliore.<br />
Durante un tour in Germania, Bowie conobbe Romy Haag, una star <strong>del</strong><br />
cabaret transessuale. Follemente innamorato, si trasferì a Berlino, e i due<br />
androgini personaggi intrapresero un’intensa relazione. Passeggiando per<br />
la città di giorno, Bowie registrò di notte la sua decantata “trilogia<br />
berlinese” insieme a Brian Eno. Il primo album <strong>del</strong>la serie fu LOW (1977),<br />
che la compagnia discografica odiava ma che ora viene universalmente<br />
riconosciuto come un capolavoro. A tallonarlo da vicino fu HEROES, la<br />
cui emozionante title track divenne un successo un po’ ovunque. L’ultimo<br />
Lp <strong>del</strong>la trilogia fu LODGER, che ispirò tre innovativi video. Uno di<br />
questi era Boys Keep Swinging, nel quale Bowie sfoggiava le mosse da<br />
drag queen imparate dalla Haag.<br />
Bowie iniziò gli anni Ottanta con SCARY MONSTERS (AND SUPER<br />
CREEPS), che raggiunse la vetta <strong>del</strong>le classifiche britanniche e mancò di<br />
poco la Top Ten statunitense, ma trascorse i tre anni successivi a lavorare<br />
per il cinema e per il teatro (inclusa un’acclamata partecipazione alla
iduzione teatrale di The Elephant Man) in attesa che i suoi contratti con la<br />
Rea e con DeFries scadessero. Nel 1983 siglò un contratto multimilionario<br />
con la Emi e pubblicò LET’S DANCE, prodotto dal maestro Nile Rodgers<br />
degli Chic. Il disco ebbe un successo clamoroso, portando Bowie a fare un<br />
tour mondale negli stadi. Ma la supercelebrità mainstream sembrava<br />
annoiarlo: i suoi due lavori successivi vendettero moderatamente ma la<br />
critica li giudicò un fiasco.<br />
Con una credibilità declinante, Bowie mise insieme i Tin Machine con<br />
Hunt e Tony Sales, che in precedenza avevano accompagnato Iggy Pop. Il<br />
<strong>rock</strong> arrabbiato dei Tin Machine fu di moda per un breve periodo, fino a<br />
quando la noia di Bowie, ancora una volta, non fece passare in secondo<br />
piano il progetto. Dopo una reunion commercialmente sfortunata con<br />
Rodgers nel 1993, Bowie cercò di ravvivare la propria musa con una<br />
colonna sonora d’avanguardia per The Buddha Of Suburbia, lavoro che<br />
catturò l’attenzione di Eno, il quale fece nuovamente squadra con Bowie<br />
per 1. OUTSIDE (1995), primo capitolo di una progettata nuova trilogia. I<br />
critici espressero il loro disappunto, ma Bowie rimediò il danno causato al<br />
suo pubblico più fe<strong>del</strong>e con la tentacolare e avanguardistica follia che<br />
caratterizzava l’album. Gli fece seguire EARTHLING (1997), molto<br />
apprezzato dai fan, che fondeva elementi techno e chitarre heavy metal.<br />
Bowie ritornò con il suo produttore degli anni Settanta, Tony Visconti, e<br />
i due offrirono un po’ di classico Bowie vecchio stile in HEATEN (2002),<br />
disco che ristabilì pienamente la reputazione <strong>del</strong>l’artista. Il duo diede<br />
immediatamente un seguito all’album l’anno successivo, con REALITY,<br />
ma il revival non sarebbe durato a lungo. Da sempre fumatore accanito,<br />
Bowie ha avuto una trombosi coronarica sul palco, proprio durante il tour<br />
di REALITY. Da allora è rimasto sostanzialmente inattivo.<br />
Ma la sua influenza sul <strong>rock</strong>’n’roll è incalcolabile e perdura a tutt’oggi.<br />
NEW YORK DOLLS<br />
Se ai gruppi <strong>rock</strong> venissero pagate le royalties sulle idee, allora i New<br />
York Dolls sarebbero miliardari. Ampiamente oggetto di disprezzo nel<br />
corso <strong>del</strong>la loro breve esistenza, il gruppo, con la sua miscela trash di chic<br />
transessuale e hard <strong>rock</strong> da pancia in mano ispirò negli anni Ottanta<br />
schiere di imitatori destinati a vendere vagonate di dischi. Gli stessi Dolls<br />
erano dei grandi fan degli Stones, il cantante David Johansen e il<br />
chitarrista solista Johnny Thunders avevano preso consapevolmente a
mo<strong>del</strong>lo i Gemelli Scintillanti. Il trucco e la lycra entrarono in gioco nel<br />
momento in cui il dinoccolato gruppo, non riuscendo a ritagliarsi uno<br />
spazio nei grandi club, scoprì che i club gay <strong>del</strong> centro li avrebbero<br />
ingaggiati se solo si fossero fatti abbastanza belli.<br />
Il look oltraggioso dei Dolls e le vibrazioni che trasmettevano<br />
compensavano le gravi carenze <strong>del</strong>la band, permettendo loro di essere<br />
messi sotto contratto dalla Mercury. Il loro album <strong>del</strong> 1973 fu un flop,<br />
anche se permise al gruppo di conquistarsi una base di devoti sostenitori in<br />
ambito glam. Il titolo <strong>del</strong> secondo Lp riassumeva al meglio la loro vicenda:<br />
TOO MUCH, TOO SOON (‘Troppo, troppo presto’). Quando anche quel<br />
lo divenne un fiasco, i Dolls finirono per essere licenziati.<br />
Ogni cosa venne lasciata al caso quando il futuro manager dei Sex<br />
Pistols, Malcolm McLaren, li riciclò scioccamente come bizzarra band<br />
Soviet-chic, all’epoca <strong>del</strong> loro famoso periodo da “pelle rossa verniciata”,<br />
e i Dolls andarono in pezzi molto velocemente. Thunders diede vita agli<br />
Heartbreakers e li portò in Inghilterra appena in tempo per l’esplosione <strong>del</strong><br />
punk. Johansen si reinventò in seguito come frequentatore di salotti dalla<br />
acconciatura alla Pompadour e un nuovo nome, Buster Poindexter.<br />
Johansen e il chitarrista ritmico Sylvaine Sylvain diedero vita a una nuova<br />
versione dei Dolls in occasione <strong>del</strong>la partecipazione a un festival, nel<br />
2004, e decisero di continuare: da allora hanno registrato altri due album.<br />
Nel bel mezzo dei due corsi dei Dolls c’è stata la scena hair metal degli<br />
anni Ottanta, che scimmiottò l’androginia da teppisti <strong>del</strong>la band facendo<br />
un sacco di soldi. Gruppi come Poison e Cinderella offrivano una nuova<br />
interpretazione, alla Heather Lockslear o alla Farrah Fawcett, <strong>del</strong> look da<br />
casalinga stonata dei Dolls, e inventarono degli stomper bubble- gummetal<br />
pronti per essere trasmessi da Mtv. Questo travestitismo <strong>rock</strong>’n’roll<br />
era così epidemico che gli Aerosmith, non esattamente il gruppo più virile<br />
<strong>del</strong> mondo, ottennero un enorme successo, nel 1987, con l’innodica Dude<br />
Looks Like a Lady (‘Il tipo sembra una signora).<br />
QUEEN<br />
Gruppo in grado di combinare glam, prog e metal, i Queen erano un<br />
branco di <strong>rock</strong>er provenienti dal college e guidati da un genio polisessuale<br />
con un debole per l’opera. Nato Farrokh Bulsara in una famiglia di indiani<br />
Parsi, il leader dei Queen, Freddie Mercury, era stravagante ed estroverso<br />
come qualsiasi drag queen di Soho, ma nei giorni di gloria lui e la sua band
erano in grado di <strong>rock</strong>eggiare più duramente, velocemente e<br />
rumorosamente di quasi tutti i loro concorrenti più macho.<br />
Freddie Mercury si trasferì a Londra e si iscrisse alla scuola d’arte.<br />
Innamorato <strong>del</strong>l’hard <strong>rock</strong>, si imbattè in Brian May e Roger Taylor, un<br />
chitarrista e un batterista la cui band si era appena sciolta. Ingaggiato il<br />
bassista John Deacon, il gruppo che Mercury aveva battezzato “Queen”<br />
era pronto alla conquista <strong>del</strong> mondo. La band si esibiva nel circuito<br />
londinese e sviluppò un suono decisamente influenzato dal- l’hard <strong>rock</strong> di<br />
Hendrix e Led Zeppelin e dalle armonie vocali dei Beach Boys. Firmarono<br />
un contratto con la Emi e pubblicarono il loro esordio omonimo nel 1973,<br />
un lavoro di cui si accorsero in pochi. Un secondo disco, astutamente<br />
intitolato QUEEN II, seguì a ruota, e il gruppo ottenne un hit in Inghilterra<br />
con Seven Seas Of Rhye.<br />
Nel 1974 May si ammalò, e così Mercury, Taylor e Deacon prepararono<br />
senza di lui le basi per l’album SHEER HEART ATTACK, molto amato<br />
dai fan. Incorporando elementi più pop nel consueto fragore metal, il<br />
primo singolo tratto dal disco, Killer Queen (ode a una prostituta<br />
transessuale) fu un successo negli Stati Uniti e in Gran Bretagna. L’album<br />
comprendeva anche In The Lap Of The Gods, canzone in forma di suite<br />
divisa in due parti, il cui ululato operistico e i cui drammatici passaggi di<br />
pianoforte fecero da prova generale per il loro brano più rappresentativo,<br />
Bohemian Rhapsody, pubblicato l’anno successivo. Rhapsody era<br />
differente da qualsiasi altra cosa si fosse mai sentita nella Top 40<br />
radiofonica, poiché partiva come un lamento alla Elton John, si tramutava<br />
improvvisamente in un pastiche operistico portato all eccesso e infine in<br />
un furibondo ritornello heavy metal, prima di terminare con il dolente<br />
scintillio di Mercury e un drammatico colpo di gong. Rhapsody stava su A<br />
NIGHT AI THE OPERA <strong>del</strong> 1975, disco che vedeva i Queen allontanarsi<br />
sempre più dalle cadenze zeppeliniane per avvicinarsi ulteriormente a un<br />
eclettismo di stampo beatlesiano. Il loro disco successivo, A DAY AT THE<br />
RACES (1976), proseguiva su quella strada, con Mercury impegnato ad<br />
affrontare il gospel nel successo Somebody To Love.<br />
Avendo portato l’idea di un <strong>rock</strong> barocco alle estreme conseguenze, i<br />
Queen ritornarono alle origini con NEWS OF THE WORLD <strong>del</strong> 1977, <strong>del</strong><br />
quale faceva parte il doppio lato A We Will Rock You/We Are The<br />
Champions. Quest’ultimo era un tipico esempio di <strong>rock</strong> alla Queen con<br />
pianoforte e chitarra (ed era stato ispirato dalla grandissima passione dei<br />
Queen per il calcio, contrariamente alle voci che lo volevano inno gay
occulto), ma il primo era un nudo coro in cui la band batteva i piedi per<br />
creare il ritmo su di un pianoforte a coda. I Queen superarono il trionfo di<br />
NEWS nel 1980 con THE GAME, che comprendeva il loro grandissimo<br />
successo <strong>rock</strong>-disco, Another One Bites The Dust. THE GAME produsse<br />
molti altri hit e trascorse quarantatrè settimane nelle classifiche di<br />
«Billboard», vendendo quattro milioni e mezzo di copie nei soli Stati<br />
Uniti. I Queen divennero inoltre famosi per i loro elaborati Baccanali post<br />
concerto, con tanto di satiri, nani e ballerini nudi.<br />
Il gruppo si immerse sempre più nella musica dance su HOT SPACE<br />
(1982). Il maggiore successo tratto dall’album, Under Pressure, era un<br />
pezzo <strong>rock</strong> <strong>del</strong>la vecchia scuola con ospite David Bowie, ma il tentativo di<br />
creare una forma di Eurofunk, affidato ai sintetizzatori, alienò<br />
profondamente al gruppo le simpatie <strong>del</strong> pubblico americano. Malgrado<br />
tutto, divennero la band più grande di tutte nel resto <strong>del</strong> mondo, rubando la<br />
scena durante il Live Aid londinese <strong>del</strong> 1985. I Queen stabilirono il record<br />
mondiale di presenze a un concerto nel 1986, in Brasile, suonando di<br />
fronte a oltre trecentomila fan. Sfortunatamente, il tour dei record <strong>del</strong> 1986<br />
sarebbe stato anche l’ultimo.<br />
Lo sfacciatamente promiscuo Mercury contrasse l’Aids, mettendo i<br />
Queen fuori gioco e rallentando i loro progressi in studio. Il cantante<br />
appariva visibilmente dimagrito nei video prodotti per i singoli tratti dal<br />
loro disco <strong>del</strong> 1991, INNUENDO. Un conciso comunicato confermò le<br />
voci che Mercury era stato colpito dall’Aids il giorno prima che<br />
soccombesse a una polmonite.<br />
La storia non finì lì: INNUENDO fu un successo ovunque, e uno sketch<br />
che comprendeva Bohemian Rhapsody all’interno <strong>del</strong>la fortunata<br />
commedia Fusi di testa favorì un revival <strong>del</strong> gruppo negli Stati Uniti. Nel<br />
1992, un concerto tributo a Mercury, con ospiti alcune <strong>del</strong>le più grandi star<br />
<strong>del</strong> <strong>rock</strong>, ebbe luogo presso lo stadio di Wembley, proprio nel momento in<br />
cui la grande mitologia <strong>del</strong> <strong>rock</strong>’n’roll era sul punto di implodere. May e<br />
Taylor in seguito si sono uniti al cantante dei Bad Company, Paul Rodgers<br />
(agli antipodi di Mercury, stilisticamente parlando) e hanno intrapreso con<br />
lui numerosi tour di successo, anche se il progetto di realizzare un album<br />
non si è concretizzato e i componenti <strong>del</strong> gruppo hanno separato le loro<br />
strade.
CAMMINA SUL LATO SELVAGGIO<br />
Lo CHIC BISESSUALE NEL ROCK ‘N’ ROLL<br />
I <strong>rock</strong>er che hanno oltrepassato i confini di genere, o che si dice lo<br />
abbiano fatto:<br />
Elvis Presley - Altri lo negano con veemenza, ma c’è chi (inclusa la star<br />
di Mod Squad14, Peggy Lipton) ha sostenuto che al Re ogni tanto piacesse<br />
un po’ di jailhouse <strong>rock</strong>?45.<br />
Dave Davies - Il fratello Ray cercò <strong>del</strong>iberatamente di barattare l’a-<br />
pertamente bisessuale eroe <strong>del</strong>la chitarra con una villa, offrendolo a David<br />
Watts46.<br />
Jim Morrison - Il biografo Steven Davis sostiene che il Re Lucertola<br />
avesse sudditi sia maschili che femminili.<br />
Jimi Hendrix - L’ex collega Noel Redding e il biografo Charles Cross<br />
affermano che il dio <strong>del</strong>la chitarra a volte chiedeva scusa a se stesso per<br />
aver baciato i ragazzi47.<br />
John Lennon - Molti biografi hanno sostenuto che al Beatle piacesse<br />
stringere qualcos’altro oltre alle mani48.<br />
Mick Jagger — Secondo quanto si dice, riusciva a trovare soddisfazione<br />
sia in Angie che in Jack Flash.<br />
David Bowie — David Bowie.<br />
Laura Nyro — L’archetipo <strong>del</strong>la cantautrice anni Settanta avrebbe potuto<br />
sposare sia Bill che Jill.<br />
Lou Reed - Ha camminato sul lato selvaggio <strong>del</strong>la strada con, tra gli<br />
altri, una squadra di fratelli/sorelle.<br />
Debbie Harry - Ha fatto sapere a uomini e donne che la moquette non si<br />
intona con le tende.<br />
Michael Stipe - Gli ambigui testi <strong>del</strong>la star dei REM coincidono<br />
perfettamente con il carattere <strong>del</strong>la sua sessualità.<br />
Darby Crash — La vittima <strong>del</strong> punk diceva ai suoi fidanzati, “quello che<br />
facciamo è segreto”49.<br />
Sinead O’Connor - Nulla è paragonabile a te. O a te 50.<br />
Ani Di Franco - Ha scritto l’inno ufficiale dei bisessuali con In Or Out<br />
Ad 1992.
Kurt Cobain — Cos’altro dovrebbe dire 51?<br />
Billie Joe Armstrong - ha fatto chiarezza con la canzone “Coming<br />
Clean” (‘fare chiarezza’, per l’appunto).<br />
JOAN JETT<br />
Curiosamente, l'ascesa di Mtv negli anni Ottanta reaganiani fece pulizia<br />
di gran parte dei <strong>rock</strong>er macho anni Settanta, sostituendoli con una nuova<br />
ondata di pop star androgine come Boy George dei Culture Club, Annie<br />
Lennox degli Eurhythmies, gli A Flock Of Seagulls, gli Human League e<br />
Joan Jett, che deviavano dai generi da un lato come dall’altro.<br />
Joan Jett era nata a Fila<strong>del</strong>fia come Joan Marie Larkin. Da ragazzina<br />
adorava Suzi Quatro e scimmiottava le movenze, il suono e addirittura<br />
l’acconciatura <strong>del</strong>la dea <strong>del</strong> glam. La Jett si trasferì infine a Los Angeles,<br />
dove fondò le Runaways, celebre gruppo punk tutto al femminile degli<br />
anni Settanta. Il manager Ken Fowley presentò le adolescenti Runaways<br />
come <strong>del</strong>le jailbaifi2, cosa che non veniva granché apprezzata dal ceto<br />
medio americano. Aia al piccolo e fervente pubblico punk piacevano<br />
eccome, e così la band cadeva sul morbido aprendo i concerti di star come<br />
Cheap Trick e Van Halen. Andavano forte anche in Giappone, come da<br />
proverbio, e ogni volta che andavano in tour da quelle parti venivano<br />
trattate come le esponenti di una famiglia reale.<br />
Ma le cose andarono a rotoli molto in fretta, e in un battibaleno le<br />
Runaways persero manager, contratto discografico e la cantante, Cherie<br />
Currie. Joan Jett si trovò così al centro <strong>del</strong> proscenio, proiettando tuttavia<br />
un’immagine molto diversa da quella <strong>del</strong>la Currie, alta, bionda e<br />
affascinante. La Jett prese a mo<strong>del</strong>lo i <strong>rock</strong>er maschi proprio come aveva<br />
fatto Suzie Quatro, e il suo aspetto androgino tradiva l’evidente influenza<br />
dei Ramones, esattamente come la musica.<br />
Le Runaways si sciolsero e la Jett intraprese la carriera solista. Quando<br />
nessuna compagnia discografica si fece avanti, il suo manager creò<br />
un’etichetta sussidiaria tutta per lei. La cantante reclutò una backing band<br />
maschile e registrò un esordio ricco di cover. L’insolente sigla punk- <strong>rock</strong><br />
contenuta nel disco, Bad Reputation, le assicurò qualche passaggio in<br />
radio. L’album successivo prese il nome dalla cover di un oscuro stomper<br />
glam, I Love Rock’nRoll, e rimase in cima alla Hot 100 per cinque<br />
settimane.
Sebbene la Jett avesse raggiunto il proprio picco di popolarità nel 1982,<br />
ha continuato a tenere duro senza fare troppo caso a fama e fortuna. Ha<br />
ottenuto qualche successo di tanto in tanto, e continua a pubblicare dischi<br />
pieni di brani originali dal piglio punk alternati a cover di pezzi classici. Al<br />
principio degli anni Novanta, la Jett è diventata una specie di figura<br />
materna per il movimento <strong>del</strong>le Riot Grrrls, ritornando nel 1994 con un Lp<br />
registrato grazie al contributo di componenti di Babes In Toyland, L7 e<br />
Bikini Kills, tutti quanti gruppi direttamente influenzati dalla musica e<br />
dall’attitudine rocciosa <strong>del</strong>la Jett. Nel 2010 è uscito un biopic sulle<br />
Runaways, con la star di Twilight, Kristen Stewart, nel ruolo <strong>del</strong>la Jett.<br />
PRINCE<br />
Prince, all’anagrafe Prince Rogers Nelson, nacque da una famiglia di<br />
musicisti di Minneapolis. Da bambino soffrì di epilessia, malattia che<br />
scomparve con il tempo. Era un vero e proprio prodigio, in grado di<br />
suonare un abbagliante assortimento di strumenti pressoché a comando.<br />
Comunicava un'evidente effeminatezza andando a letto con donne appena<br />
meno eleganti di lui, e scriveva vigorosi elogi rivolti a un’impenitente<br />
carnalità, sposando al contempo un’eccentrica ma decisamente apocalittica<br />
spiritualità di matrice cristiana. Uno pieno di contraddizioni, il tipo.<br />
Prince debuttò al culmine <strong>del</strong>l’era disco con l’Lp FOR YOU, suonando<br />
tutti e ventisette gli strumenti presenti sull’album. Seguì un album<br />
omonimo, con un paio di hit nelle classifiche R’n’B. Ma con la disco<br />
music ormai finita nel nella spazzatura, nel 1980, Prince tirò nuovamente i<br />
dadi e rinnovò <strong>del</strong> tutto il suo suono su DIRTY MIND. La nuova ricetta<br />
era una forma di new wave funk rarefatta e incalzante, con testi che<br />
celebravano incesto, sesso orale e argomenti meno discutibili. Prince<br />
perfezionò la formula in CONTROVERSY, <strong>del</strong> 1981, ma non abbandonò<br />
la sua ossessione per la sessualità e per lo spingere i bottoni. Il testo <strong>del</strong><br />
brano che dà il titolo al disco è celebre per essere riuscito a combinare il<br />
Padre Nostro con l’immortale verso “La gente dice che sono maleducato /<br />
sconcio / vorrei che fossimo tutti nudi”.<br />
Nella sua uscita successiva, il doppio 1999, Prince utilizzò tutte le<br />
risorse che aveva a disposizione. Questa volta la musica era meno rarefatta<br />
e più grandiosa, con sintetizzatori sontuosi e chitarre pacchiane che<br />
aggiungevano nuovi livelli di profondità. La ballata <strong>rock</strong> Little Red<br />
Corvette ottenne un grande successo, e l’album raggiunse la Top 10. fece
anche ottenere a Prince un contratto per realizzare un film, che l’anno<br />
dopo lo avrebbe spedito ai più alti livelli di notorietà. Purple Rain era un<br />
film autobiografico romanzato che mostrava il musicista nei panni di<br />
eroico abbattitore di tabù. L’Lp con la colonna sonora ottenne un successo<br />
spaventoso, superando gli oltre dieci milioni di copie. Fu anche il primo<br />
disco di Prince con un ampio contributo musicale <strong>del</strong>la band che lo<br />
accompagnava, The Revolution.<br />
Nel 1985 scaraventò sul mercato AROUND THE WORLD IN A DAY,<br />
prima ancora che PURPLE RAIN fosse uscita di classifica. L’album<br />
rappresentava 1 escursione in un arioso pop anni Sessanta che lasciò molti<br />
fan a grattarsi la testa perplessi. Lo sconcerto proseguì con l’uscita <strong>del</strong> film<br />
Under The Cherry Moon, che fece fiasco al botteghino e si aggiudicò il<br />
titolo “peggior film” ai Golden Raspberry Awards. Prince si riprese nel<br />
1987 con la pubblicazione <strong>del</strong> doppio SIGN O’ THE; TIMES, un ritorno<br />
alla sicurezza <strong>del</strong>la formula <strong>rock</strong>-funk premiato con vari dischi di platino.<br />
La scaletta vedeva inoltre Prince ritornare alla routine <strong>del</strong>la one man band,<br />
esclusi i contributi occasionali da parte di altri artisti. Come c’era da<br />
aspettarsi, il musicista mise sul mercato LOVESEXY nel 1988, un disco la<br />
cui copertina raffigurava il suo autore nudo, al massimo grado di<br />
effeminatezza, circondato da orchidee giganti.<br />
Sebbene fossero passati appena due anni dagli innumerevoli dischi di<br />
platino conquistati da SIGN O’ THE TIMES, alla Warner erano convinti<br />
che la carriera di Prince necessitasse di una spinta e gli fecero incidere una<br />
colonna sonora destinata al successo di cassetta hollywoodiano Batman.<br />
Nel film si sentiva ben poco di quella musica, ma l’album ebbe un discreto<br />
successo, sebbene gran parte <strong>del</strong>la critica ne fosse rimasta assai poco<br />
impressionata. Ma, ancora una volta, Prince fece seguire Batman da un<br />
altro flop cinematografico, Graffiti Bridge. Dopo ciò, operò in una vena<br />
più genericamente funky, trascorrendo buona parte degli anni Novanta a<br />
lottare contro la propria compagnia discografica, impegnata a cercare di<br />
domare il suo inarrestabile programma di uscite. Come è noto, Prince<br />
cambiò il proprio nome sostituendolo con un simbolo, fino a quando al<br />
disputa non fu risolta. In seguito si liberò <strong>del</strong> contratto, creò una propria<br />
etichetta e si mise a vendere dischi attraverso il proprio sito Web. Prince ha<br />
continuato a essere popolare per via <strong>del</strong>le esibizioni dal vivo, ma la sua<br />
adesione alla setta dei Testimoni di Geova e alcune controverse<br />
dichiarazioni politiche hanno gettato un’ombra sulla sua reputazione<br />
presso gli appassionati. Continua comunque ad avere un aspetto fantastico.
JANE’S ADDICTION<br />
I Jane’s Addiction emersero dalla scena dark losangelena (una scena<br />
dark a Los Angeles era ancora più improbabile di una scena punk) di metà<br />
anni Ottanta. Il cantante Perry Farrell era stato alla guida, in precedenza, di<br />
un gruppo dark chiamato PsiCom, i cui componenti abbandonarono tutti<br />
quanti il progetto per unirsi al movimento Hare Krishna. Farrell incontrò il<br />
bassista Eric Avery, il cui stile musicale era influenzato dai suoni lunatici<br />
<strong>del</strong> post-punk. Il duo completò la formazione con un’accoppiata<br />
improbabile: il batterista Stephen Perkins e il chitarrista David Navarro, i<br />
cui gusti erano più in linea con la scena glam metal di Hollywood.<br />
I Jane’s presero d’assalto la città, definendo e tenendo in pugno la scena<br />
<strong>rock</strong> alternativa. Il gruppo proponeva energia punk, post-punk atmosferico<br />
e lampi di metal, mentre Farrell era un intrattenitore instancabile, le cui<br />
carenze vocali erano abbondantemente compensate da un’energia<br />
sciamanica e una grande immaginazione visiva. Il primo album <strong>del</strong>la band<br />
consisteva in un’esibizione dal vivo registrata per un’etichetta<br />
indipendente, ma il loro debutto su major, NOTHING’S SHOCKING<br />
(1988), travolse la scena alternativa come un treno merci. SHOCKING si<br />
articolava in un vertiginoso assortimento di atmosfere e ritmi,<br />
incorporando brani <strong>rock</strong> metallici, funk alla Chili Peppers e persino un<br />
poco di jazz da cocktail. Presto, le stonature da college <strong>rock</strong> scomparvero e<br />
arrivarono i power chords. I jane’s avevano insegnato agli hipster che era<br />
possibile <strong>rock</strong>eggiare e continuare in ogni caso a essere trendy. La band<br />
lavorava sodo dal vivo, ma venne ostacolata dai consueti problemi di<br />
droga ed ego, cosa che ritardò l’uscita <strong>del</strong> loro album <strong>del</strong> 1990, RITUAL<br />
DE LO HABITUAL.<br />
Più selvaggio e tentacolare di SHOCKING, RITUAL sfoggiava un<br />
grande assortimento di influenze musicali, suggerendo paragoni con Led<br />
Zeppelin e Grateful Dead. Produsse anche un grosso successo con la<br />
funkeggiante Being Caught Stealing. I Jane’s si imbarcarono quindi in uno<br />
sfibrante tour lungo un anno che includeva l’ultima trovata di Farrell, il<br />
Lollapalooza, un festival itinerante che comprendeva gruppi grunge e di<br />
<strong>rock</strong> alternativo come Butthole Surfers e Nine Inch Nails, con il rapper Ice<br />
T e Siouxie And The Banshees messi lì a fornire ulteriore condimento.
II FUTURO DELLA FEMME<br />
Dotato di un approccio più diretto all’archetipo che stiamo trattando, il<br />
movimento queercore coniugava testi a tema gay con una forma di poppunk,<br />
aggiungendo spesso abbondanti porzioni di umorismo<br />
autodenigratorio. Il genere fu anticipato da gruppi harcore gay dei primi<br />
anni Ottanta come Dicks e Big Boys, entrambi provenienti da Austin,<br />
Texas. I pionieri <strong>del</strong> queercore Pansy Division andarono in tour con i<br />
Green Day nel 1994, facendo le serenate alle ragazzine con pezzi come<br />
Bill & Ted’s Homosexual Adventure e Dick Of Death.<br />
Con l’ascesa di generi macho e da confraternita come grunge e nu metal<br />
al principio degli anni Novanta, l’androginia scomparve quasi <strong>del</strong> tutto<br />
dalla scena <strong>rock</strong>, lasciando esclusivamente a una manciata di gruppi sparsi<br />
come AFI, Tokio Fiotei e il vincitore di American Idol, Adam Lambert, il<br />
compito di mantenere viva la fiamma dei neo- Galloi. Ma il <strong>rock</strong> è<br />
governato da cicli e tendenze, e una nuova esplosione glam potrebbe<br />
essere dietro l’angolo. Dopotutto, le ragazze adolescenti non chiedono<br />
nulla di meglio di un tipo focoso con mascara e unghie laccate.
DONNE STREGONESCHE: I MODERNI MISTERI DI ISIDE<br />
In quanto figura materna universale, Iside rappresentava la casa e la<br />
famiglia. Allo stesso tempo, era anche la dea <strong>del</strong>la magia e <strong>del</strong> sesso. tutto<br />
ciò aveva senso per i romani, che amavano il sesso, e gli auspici e la<br />
divinazione avevano un importante funzione ufficiale. La magia veniva<br />
data per scontata ed era una parte integrante <strong>del</strong>la religione.<br />
Ma l’archetipo di Iside non è presente in alcun modo all’interno <strong>del</strong>la<br />
cultura americana <strong>del</strong>le origini, o comunque non si tratta di una presenza<br />
positiva. La Teosofia cambiò le cose nel corso Diciannovesimo secolo (si<br />
veda Iside disvelata) e l’immagine <strong>del</strong>la donna sicura di sé, dotata di senso<br />
<strong>del</strong>la spiritualità ma comunque sexy, riemerse nei circoli più razionalisti.<br />
Iside divenne popolare anche grazie all’emergere <strong>del</strong>la Wicca e <strong>del</strong><br />
neopaganesimo negli anni Trenta e Quaranta. L’archetipo di Iside, inoltre,<br />
si rafforzò nel mondo <strong>del</strong> <strong>rock</strong> nel corso degli anni Sessanta.<br />
GRACE SLICK<br />
Probabilmente la prima Iside moderna <strong>del</strong> <strong>rock</strong>’n’roll fu Grace Slick,<br />
regina acida <strong>del</strong> <strong>rock</strong> di San Francisco. Nata Grace Barnett Wing nel 1939,<br />
la Slick si trasferì a San Francisco nei giorni declinanti <strong>del</strong> movimento<br />
Beat. Lì incontrò un aspirante regista e musicista part-time di nome Jerry<br />
Slick, e i due si sposarono. Grace si manteneva lavorando di giorno come<br />
mo<strong>del</strong>la, mentre The Great Society, il gruppo che lei e Jerry avevano<br />
fondato nel 1965, mandava in visibilio gli hipster ogni sera. Questa band<br />
proponeva un genere di <strong>rock</strong> psiche<strong>del</strong>ico più oscuro e surreale di quello<br />
suonato dai colleghi <strong>del</strong>la Bay Area, un <strong>rock</strong> che attingeva ai raga indiani e<br />
ad altre esotiche influenze musicali. L’attitudine maliziosa <strong>del</strong>la cantante,<br />
il suo ululato febbrile e la presenza dominante sul palco rappresentavano<br />
qualcosa di nuovo in ambito <strong>rock</strong>'n’roll. La sua amica e rivale Janis Joplin<br />
ricorreva a idiomi tipici <strong>del</strong>la tradizione <strong>rock</strong>, mentre la Slick era<br />
maggiormente influenzata da anticonformisti precursori europei.<br />
Le superstar di San Francisco Jefferson Airplane strapparono la Slick ai<br />
Society quando la loro cantante andò in maternità, e costei portò con sé i<br />
futuri successi degli Airplane Somebody To Love e White Rabbit.<br />
Il suoi testi erano tendenzialmente commenti sarcastici rivolti alle
abitudini sociali che la urtavano all’epoca <strong>del</strong> suo debutto nell’alta società,<br />
e le sue composizioni erano spesso basate sulle chiavi minori, oltre a<br />
incorporare lente e strane forme sincopate che davano alle canzoni<br />
un’atmosfera stregata e monotona. Questo effetto era accentuato dalla<br />
imponente presenza scenica <strong>del</strong>la Slick, dagli ipnotizzanti light show e,<br />
naturalmente, dalle droghe.<br />
Sebbene inequivocabilmente femminile e voracemente sensuale (le sue<br />
conquiste includevano Jim Morrison), la Slick possedeva una punta di<br />
monellaggine, spesso alimentata dal debole per l’alcol. Si esibì a seno<br />
nudo nel corso di un festival all’aperto, e con il volto annerito in prima<br />
serata Tv. La Slick progettò addirittura di correggere il té di Tricky Dick<br />
Nixon53 con l’Lsd quando le sue vecchie conoscenze di ereditiera<br />
riuscirono a procurarle un invito alla Casa Bianca, nel 1970.<br />
I problemi con l’alcol le procurarono un serio incidente automobilistico<br />
nel 1971, ma il matrimonio con il leader degli Airplane, Paul Kantner, le<br />
offrì un’influenza stabilizzatrice. Durante la corsa all oro <strong>del</strong> soft-<strong>rock</strong> anni<br />
Settanta, periodo in cui una diva ispirata dalla Slick finì per sottrarle la<br />
corona di donna stregonesca, i due diedero vita al progetto Jefferson<br />
Starship. Dopo una reunion dei Jefferson Airplane, nel 1987, la cantante<br />
smise definitivamente di esibirsi nel 1989, dicendo di provare repulsione<br />
per “i vecchi che suonano <strong>rock</strong>’n’roll”.<br />
STEVIE NICKS<br />
Cresciuta nella California meridionale, Stevie Nicks iniziò la propria<br />
carriera duettando con il fidanzato Lindsay Buckingham. Il loro album <strong>del</strong><br />
1973 catturò l’attenzione di Mick Fleetwood, il cui cantante e chitarrista<br />
Bob Welch aveva mollato i Fleetwood Mac per perseguire una carriera in<br />
proprio. Con Buckingham e la Nicks a bordo, la nuova versione dei Mac<br />
registrò quello che ora viene considerato un classico, il loro disco<br />
omonimo <strong>del</strong> 1975, che raggiunse la vetta <strong>del</strong>le classifiche statunitensi<br />
arrivando a vendere cinque milioni di copie. Rhiannon, ipnotica ballata<br />
scritta dalla Nicks, diventò il brano più conosciuto <strong>del</strong> gruppo. La canzone<br />
era stata ispirata all’autrice da un romanzo che parlava di una donna<br />
posseduta dallo spirito di un’antica strega gallese, e da quel momento in<br />
poi la vibrazione stregonesca rimase addosso alla Nicks come un velo.<br />
Le pressioni <strong>del</strong>la celebrità e l’abbondante consumo di droghe<br />
rischiarono di fare a pezzi la band, che tuttavia scelse di andare avanti e nel
1977 incise RUMOURS, che a oggi ha venduto oltre quaranta milioni di<br />
copie in tutto il mondo. L’album ha prodotto molti singoli di successo, ma<br />
ancora una volta fu un sinistro brano <strong>del</strong>la Nicks, Dreams, a prendersi gran<br />
parte degli onori. Lo schema proseguì con lo spinoso doppio TUSK, nel<br />
1979. L’unico vero successo di quel lavoro fu Sara, lussureggiante ode alla<br />
sua non troppo <strong>segreta</strong> storia con Fleetwood. La Nicks alimentò inoltre la<br />
propria aura mistica con la stregonesca Sisters Of The Moon e la spettrale<br />
Angel.<br />
La Nicks ottenne ulteriore visibilità duettando con altri artisti, e infine si<br />
mise in proprio per il debutto solista <strong>del</strong> 1981, BELLADONNA (titolo con<br />
echi di Ecate). Alimentato dal singolo di successo Edge Of Seventeen,<br />
l’album raggiunse la vetta <strong>del</strong>le classifiche americane, superando le<br />
vendite di TUSK. La Nicks ha lavorato senza sosta per tutti gli anni<br />
Ottanta, barcamenandosi tra carriera solista e presenza all’interno dei<br />
Fleetwood Mac. Rimase nel gruppo anche quando Buckingham lo<br />
abbandonò, nel 1988, ma ci mise <strong>del</strong> tempo a superare una lunga battaglia<br />
contro i tranquillanti, rimpiazzati a loro volta da una dipendenza da<br />
cocaina che le ha quasi procurato un buco nel naso. La formazione classica<br />
dei Fleetwood Mac si è riformata nel 1997 per uno speciale di Mtv e per<br />
un tour mondiale, ed è tuttora in attività (senza Christine Me Vie, che si è<br />
ritirata). La Vicks ha continuato anch’essa a fare concerti e registrare<br />
dischi.<br />
PATTI SMITH<br />
Poiché l’archetipo di Iside nel <strong>rock</strong> ha sempre a che fare con donne forti,<br />
ai margini <strong>del</strong> mainstream, non c’è da sorprendersi <strong>del</strong> fatto che il<br />
movimento punk ne abbia prodotte parecchie. Una di queste è Patti Smith,<br />
figura cruciale nello sviluppo <strong>del</strong> punk e <strong>del</strong> <strong>rock</strong> alternativo, e una <strong>del</strong>le<br />
più importanti poetesse <strong>del</strong> <strong>rock</strong>. Cresciuta in New Jersey, la Smith lasciò<br />
il college nel 1967, dopo essere rimasta incinta. Una volta dato il bambino<br />
in adozione, si trasferì nel Greenwich Village, dove incontrò il fotografo<br />
Robert Mapplethorpe. I due intrapresero una relazione e iniziarono a<br />
frequentare l’attiva scena artistica e letteraria di Downtown Manhattan.<br />
Giornalista musicale dilettante, la Smith fece amicizia (e collaborò) con i<br />
Blue Óyster Cult, ed ebbe una lunga relazione con il loro tastierista, Allen<br />
Lanier.<br />
Nel 1974 la Smith iniziò a esibirsi in duo con il chitarrista Lenny Kaye. I
due arruolarono altri musicisti e diedero vita al “Patti Smith Group”, il cui<br />
primo singolo, che le procurò un contratto con la Arista, venne<br />
sovvenzionato da Mapplethorpe. Nel 1975 il gruppo incise l’album<br />
HORSES, che conteneva una meditazione mitopoietica <strong>del</strong>la Smith sul<br />
classico anni Sessanta di Van Morrison, Gloria. Sebbene la sua Gloria<br />
iniziasse con un provocatorio rifiuto <strong>del</strong>la teologia cristiana, la cantante era<br />
cresciuta in una famiglia di Testimoni di Geova, e non ha mai smesso di<br />
professare una profonda spiritualità. Dopo un incidente sul palco che le<br />
provocò la frattura <strong>del</strong> collo, la Smith ritornò a incidere nel 1978, con<br />
EASTER, disco che includeva la sua versione di Because The Night. Nella<br />
commovente title track, la Smith proclama di essere “terra consacrata”,<br />
“l’infinito germe <strong>del</strong> mistero”, “la stella <strong>del</strong>la sera” e così via.<br />
Intenzionalmente o meno, la litania <strong>del</strong>la Smith è pressoché identica a un<br />
tipica invocazione a Iside risalente all’antichità.<br />
Sempre nel 1978 incontrò l’ex chitarrista degli MC5, Fred “Sonic”<br />
Smith, il quale fu fonte di ispirazione per i due successivi singoli di Patti,<br />
Frederic e Dancing Barefoot, entrambi presenti in WAVE (1979). I due<br />
Smith si ritirarono in seguito dalla musica per mettere su famiglia.<br />
Ritornarono nel 1988 con l’Lp di Patti DREAM OF LIFE, ma Sonic si<br />
ammalò e morì nel 1994. In seguito alla sua scomparsa, Patti ritornò alla<br />
musica a tempo pieno con il Group nel 1996, dando alle stampe il potente<br />
GONE AGAIN, un’elegia dedicata a Sonic, Mapplethorpe e altri all’epoca<br />
scomparsi. Vale la pena notare che Iside veniva spesso chiamata “la<br />
vedova”. La Smith è rimasta attiva in ambito musicale e continua a ispirare<br />
un rispetto praticamente universale presso la comunità <strong>rock</strong>. Il suo album<br />
più recente include, significativamente, una cover <strong>del</strong>la White Rabbit di<br />
Grace Slick.<br />
KATE BUSH<br />
Mentre la Nicks e la Smith scuotevano gli Stati Uniti, una giovanissima<br />
e precoce cantautrice che si muoveva lungo analoghe direttrici emerse nel<br />
Regno Unito. Nata da padre inglese e madre irlandese, la Bush crebbe<br />
nell’ambiente idilliaco <strong>del</strong>la campagna inglese. Entrambi i genitori erano<br />
dotati di talento musicale e Kate incominciò a registrare i demo di alcune<br />
canzoni che catturarono l’attenzione di David Gilmour, il quale fece da<br />
intermediario per farle ottenere un contratto con la Emi quando aveva<br />
appena sedici anni. Combinando una fasci- nazione per sesso e misticismo<br />
con un’estensione vocale incredibilmente potente, Kate Bush aveva
trovato un compromesso tra il prog <strong>rock</strong> e il nuovo movimento art pop<br />
degli anni Ottanta.<br />
Il suo esordio, THE KICK INSIDE <strong>del</strong> 1978, fu un successo in<br />
Inghilterra, così come il singolo Wuthering Fleights, che la Bush canta dal<br />
punto di vista <strong>del</strong>la spettrale eroina creata nell’omonimo romanzo dalle<br />
sorelle Bronté, Catherine. Nel corso <strong>del</strong>la sua carriera, la cantante ha<br />
esplorato tematiche similmente eteree, con grande disappunto <strong>del</strong>le frange<br />
più intellettuali <strong>del</strong>la critica. La Bush, inoltre, scioccò il pubblico con la<br />
sua abbagliante bellezza quando si esibì al Saturday Night Live,<br />
dimenandosi su un pianoforte a coda con indosso una tuta aderente di lamé<br />
dorato. Quel genere di nuda sessualità era fuori moda in ambito <strong>rock</strong> nei<br />
tardi e sciatti anni Settanta, sebbene Michelle Pfeiffer, in seguito, abbia<br />
riproposto il numero nel film I favolosi Baker.<br />
Dopo un secondo lavoro pubblicato in tutta fretta, la Bush finì in cima<br />
alle classifiche inglesi con il terzo Lp, NEVER FOR EVER (1980).<br />
L’album ne mostrava la crescente abilità in studio, così come una<br />
germogliarne coscienza politica, evidente in hit britanniche come<br />
l’antinuclearista Breathing e Army Dreamers. Perfezionista instancabile, la<br />
Bush abbandonò i tour per concentrarsi sulla registrazione e la produzione<br />
di video. Utilizzò la tecnica <strong>del</strong> campionamento, una novità per l’epoca, in<br />
THE DREAMING (1982), un disco cupo e suggestivo le cui atmosfere<br />
abrasive e le cui parti vocali, più volte sovraincise, mostravano l’influenza<br />
di gruppi post-punk come PIL e Killing Joke.<br />
Intrappolata negli Inferi, tra il prog <strong>rock</strong> e il post-punk, la musicista ha<br />
avuto una collocazione incerta all’interno <strong>del</strong>la musica pop fino a<br />
HOUNDS OF LOVE <strong>del</strong> 1985, il cui caldo dance-pop era stato ispirato dal<br />
trasferimento nell’Irlanda rurale. Running Up That Hill, The Big Sky e<br />
Cloudbursting erano gli hit, ma il pezzo forte <strong>del</strong>l’album era costituito da<br />
The Ninth Wave, una commovente suite di canzoni che raccontava la storia<br />
di una donna naufragata destinata a rivivere le proprie vite passate (inclusa<br />
l’incarnazione in una donna accusata di stregoneria) proiettandosi<br />
astralmente nel cosmo. Tutto molto anni Settanta e cosmico, ma la Bush<br />
riesce a farlo funzionare in quegli anni Ottanta dal cuore di ghiaccio.<br />
L’anno seguente, la Bush raggiunse la Top 10 con Don’t Give Up, un<br />
duetto con Peter Gabriel, e nel 1989 tornò a collaborare con David<br />
Gilmour per l’album THE SENSUAL WORLD, che traeva ispirazione<br />
dall’ Ulisse di James Joyce. Nel 1991 ottenne un hit in Inghilterra con una<br />
cover reggae di Rocket Man, brano di Elton John. E poi, dopo THE RED
SHOES <strong>del</strong> 1993, scomparve. Le voci e le leggende si sono moltiplicate, e<br />
la Bush ha rotto infine il silenzio nel 2005 con ARIAL, un album doppio<br />
che molti fan considerano il suo capolavoro. Senza fare concessioni alla<br />
modernità, la musicista inglese ha in quella occasione dato origine a una<br />
liturgia pagana postmoderna dedicata al cielo e al mare, con la consueta<br />
miscela di musica sensuale e lussureggiante, passaggi parlati e ghirigori di<br />
suoni trovati alla Pink Floyd.<br />
Il mix di virtuosismo musicale e individualismo assertivo presente nella<br />
Bush ha alterato il Dna <strong>del</strong>la chanteuse postmoderna. Con Grace Slick e<br />
Stevie Nicks, l’artista ha contribuito a interrompere il duopolio tra megera<br />
e madre terra legato ai ruoli femminili nel <strong>rock</strong>. Sulla scia di HOUNDS OF<br />
LOVE, la cantante canadese Sarah MacLachlan, l’americana Tori Amos e<br />
la discussa artista irlandese Sinead O’Connor si sono abbeverate<br />
abbondantemente all’amalgama di musica e misticismo proposta dalla<br />
Bush, ma hanno ottenuto un successo commerciale maggiore in Nord<br />
America di quanto la più particolare artista inglese abbia mai avuto. Un<br />
nuovo genere di cantanti ispirate alla Bush hanno spinto la MacLachlan a<br />
dare vita a Lilith Fair, un festival itinerante di artiste che ha coinvolto<br />
rappresentanti di successo <strong>del</strong>la musica alternativa per adulti come Fiona<br />
Apple, Paula Cole, Natalie Merchant e Lisa Loeb, tutte quante<br />
spiritualmente debitrici nei confronti di Kate Bush.<br />
SIOUXIE AND THE BANSHEES<br />
Se Kate Bush rappresentava la luce abbagliante <strong>del</strong> nuovo revival <strong>rock</strong><br />
britannico di fine anni Settanta, essa aveva, a Londra, una folle immagine<br />
speculare che incarnava un corrispondente buco nero. Nel 1976 Susan<br />
Ballion, cresciuta nella città natia di Bowie, Bromley, sì ribattezzò<br />
“Siouxie Sioux” e ridefinì l’archetipo <strong>del</strong>la donna stregonesca con una<br />
furia e uno spirito vendicativo che in Inghilterra non si vedeva dai tempi<br />
dei classici film horror <strong>del</strong>la Hammer, risalenti ai tardi anni Sessanta.<br />
Come i suoi compatrioti punk, Siouxie era diventata maggiorenne<br />
all’epoca <strong>del</strong> glam. Mentre quel movimento stava scomparendo, Siouxie e<br />
i suoi amici <strong>del</strong> “Bromley Contingent” adottarono i Sex Pistols, agendo<br />
immediatamente da entourage <strong>del</strong> gruppo. Siouxie divenne maestra nella<br />
provocazione, ostentando in giro il proprio seno nudo, mostrandosi in<br />
tenuta da bondage oppure indossando simboli nazisti, o tutte e tre le cose<br />
insieme. La sua prima apparizione con una formazione dei Banshees fu<br />
una penosa improvvisazione di venti minuti in cui Siouxie urlava il Padre
Nostro e altri frammenti casuali di testi accompagnata dalla band (che<br />
comprendeva il futuro Sex Pistols Sid Vicious alla batteria) e dai suoi<br />
suoni ossessivi.<br />
Siouxie diede infine una stabilità alla band, coinvolgendo il fidanzato di<br />
allora, Steve Severin, al basso, il batterista Kenny Morris e il chitarrista<br />
John McKay. Sfidando le convenzioni <strong>del</strong> <strong>rock</strong>, i Banshees mo<strong>del</strong>larono<br />
una versione di punk cupa e spigolosa, ispirata dai Velvet Underground e<br />
dalle colonne sonore dei film horror. Sebbene i testi fossero sovente basati<br />
su temi macabri e riconducibili all’occulto, la band si prese meno sul serio<br />
con Hong Kong Garden, la quale valse loro una presenza nella Top 10<br />
britannica nel 1978.<br />
Scontento dei modi imperiosi di Siouxie, McKay e Morris lasciarono il<br />
gruppo alla vigilia di un tour inglese. Infuriati ma determinati a continuare,<br />
Sioux e Severin ingaggiarono il batterista <strong>del</strong>le Slits, Peter Clarke (alias<br />
Budgie) e il chitarrista dei Cure, Robert Smith, per onorare gli obblighi<br />
concertistici e televisivi. Budgie rimase fino al loro album successivo,<br />
KALEIDOSCOPE (1980), che raggiunse la Top 5 inglese. John McGeoch<br />
venne in seguito ingaggiato come chitarrista a tempo pieno, e nel 1981 la<br />
band pubblicò juju, una pietra miliare <strong>del</strong> dark che introdusse nella musica<br />
pop un’energia stregonesca senza precedenti. Sostenuta dal soprannaturale<br />
pulsare dei Banshees, Siouxie urlava testi raccapriccianti ispirati alla<br />
necrofilia, al satanismo da stampa scandalistica e alla magia nera.<br />
Si potrebbe pensare che una ragazza inglese a modo come Siouxie non<br />
avesse motivo di covare pensieri così cupi, ma la sua educazione era stata<br />
tutto tranne che idilliaca. Il padre, alcolizzato, morì quando lei aveva 14<br />
anni, e poco dopo la ragazza contrasse una colite ulcerosa, un lancinante<br />
dolore intestinale che quasi la uccise. Un tormento fisico <strong>del</strong> genere è<br />
indubbiamente in grado di influenzare una visione <strong>del</strong> mondo.<br />
I Banshees alleggerirono un po’ il loro approccio con KISS IN THE<br />
DREAMHOUSE <strong>del</strong> 1982, una raccolta di elogi psiche<strong>del</strong>ici al<br />
polimorfismo sessuale. Nel 1983, tuttavia, la passione per l’alcol causò<br />
l’allontanamento di McGeoch, così Smith venne coinvolto ancora una<br />
volta. La nuova formazione registrò HYENA, che comprendeva brani<br />
morbosi come Bring Me The Head Of The Preacher Man e Pointing Bone,<br />
una canzone ispirata alla stregoneria aborigena.<br />
I Banshees cambiavano chitarristi con la frequenza con cui gli Spinai<br />
Tap cambiavano i batteristi, e Smith abbandonò per riformare i Cure. John
Carruthers venne ingaggiato per TINDERBOX, che vide un ritorno<br />
all’arcano <strong>rock</strong> chitarristico di juju. Ma Carruthers non era McGeoch, e,<br />
nonostante la consueta carneficina a livello di testi, l’album non riuscì a<br />
ricatturare la contorta intensità che aveva caratterizzato JUJU. I Banshees<br />
cambiarono marcia, allargandosi a quintetto e dandosi a sonorità da <strong>rock</strong><br />
alternativo più commerciali. Raggiunsero il successo negli Stati Uniti, ma<br />
si sciolsero nel 1996. Senza perdere tempo, Siouxie e Budgie riformarono<br />
il progetto parallelo The Creatures e ripresero il discorso dal punto in cui<br />
lo avevano interrotto i Banshees. Dopo la separazione <strong>del</strong> duo, Siouxie ha<br />
proseguito con la propria carriera solista.<br />
COCTEAU TWINS<br />
Una <strong>del</strong>le innumerevoli band inglesi nate sulla scia di Siouxie furono gli<br />
scozzesi Cocteau Twins, di cui facevano parte la cantante Elizabeth Fraser,<br />
il chitarrista Robin Guthrie e il bassista e pianista Simon Raymonde. Messi<br />
sotto contratto sulla base di un demo fatto in casa e inviato alla autorevole<br />
4ad, i Twins divennero un fenomeno underground in Gran Bretagna. Il<br />
noise cupo e ronzante dei Twins derivava in maniera piuttosto esplicita dai<br />
Banshees ma si distingueva per la voce ipnotica <strong>del</strong>la Fraser, in seguito<br />
descritta come quella di un “alieno” o di una “strega”, o ancora, nelle<br />
parole di un giornalista, come “la voce di Dio”.<br />
I Twins furono straordinariamente prolifici nel loro periodo d’oro, e la<br />
peculiarità soprannaturale <strong>del</strong>la Fraser ebbe un’influenza<br />
incommensurabile su tutte quelle artiste che cercavano di eludere i ruoli<br />
limitanti di megera e madre terrena. Curiosamente, la loro svolta in<br />
Inghilterra, nel 1984, arrivò nel momento in cui la Fraser e Guthrie<br />
registrarono un’ipnotica cover di Song To The Siren di Tim Buckley per il<br />
progetto musicale This Mortal Coil, pubblicato dalla 4ad. Siren fu un<br />
successo inatteso e rimase oltre cento settimane nelle classifiche<br />
indipendenti britanniche. Quello stesso anno i Twins pubblicarono il loro<br />
capolavoro TREASURE, che conteneva un’altra canzone dedicata a una<br />
sirena, Lorelei.<br />
I Twins raggiunsero l’apice <strong>del</strong> loro successo con HEAVEN OR LAS<br />
VEGAS <strong>del</strong> 1990, un lavoro caratterizzato dal massiccio utilizzo dei<br />
sintetizzatori. In seguito le cose si fecero un po’ difficili, poiché Guthrie e<br />
Raymonde svilupparono una dipendenza dalla droga. Per quanto concerne<br />
la Fraser, le pressioni <strong>del</strong>la maternità e alcuni problemi alle corde vocali
liberarono ricordi di abusi subiti nell’infanzia, il risultato fu un<br />
esaurimento nervoso che richiedette un ricovero. Dopo un paio di album<br />
inferiori alle aspettative, i Twins tornarono insieme per un trionfale tour di<br />
concerti, e ritornarono in studio l’anno successivo, poco prima di subire la<br />
definitiva defezione <strong>del</strong>la Fraser, alla fine <strong>del</strong> 1997, una decisione che<br />
potrebbe essere stata innescata dalla morte <strong>del</strong>l’amante d’un tempo Jeff<br />
Buckley, avvenuta al principio di quello stesso anno. Particolare sinistro,<br />
Jeff era il figlio <strong>del</strong>l’autore di Song To The Siren. Particolare ancora più<br />
sinistro, era affogato nel fiume Mississippi.<br />
I Cocteau Twins hanno avuto una grossa influenza sulla scena pop<br />
sotterranea inglese ed europea, in particolare quella “shoegaze”, che<br />
comprendeva ammiratori <strong>del</strong>la Fraser quali My Bloody Valentine e Lush.<br />
Le prime cose <strong>del</strong>la folle cantante pop islandese Bjork con i Sugarcubes<br />
mostrano un’inequivocabile influenza dei Cocteau, cosi come la musica di<br />
Dolores O’Riordan dei Cranberries. La cantautrice new age irlandese Enya<br />
ha edificato un impero sui passaggi più lievi <strong>del</strong> suono Cocteau, in<br />
particolare nel singolo che l’ha fatta conoscere al mondo intero, Orinoco<br />
Flow, un titolo alla Cocteau se mai ve n’è stato uno.<br />
DANNO ARTISTICO: Il ROCK ERMETICO<br />
Il termine “ermetico” richiama immagini di alchimisti medievali<br />
rinchiusi in laboratori sotterranei, intenti a respirare vapori chimici mortali<br />
nel disperato tentativo di crackare il codice <strong>del</strong>la Creazione. Il termine<br />
stesso proviene dal leggendario semidio Ermete Trismegisto, una sintesi<br />
<strong>del</strong>l’Ermete greco e <strong>del</strong> Thoth egizio, il cui leggendario Corpus<br />
Hermeticum si diceva contenesse i segreti <strong>del</strong>l’Universo. Questa tradizione<br />
venne riportata in vita con entusiasmo negli anni Sessanta, quando una<br />
schiera di musicisti e produttori, allettati dai nuovi gadget elettronici,<br />
rimanevano coinvolti in session di registrazione che duravano<br />
ventiquattr’ore su ventiquattro.<br />
La tendenza ermetica, nel <strong>rock</strong>, è fallocentrica quasi quanto lo è<br />
nell’heavy metal e nell’hardcore punk. Gli artisti ermetici si concentrano<br />
sulla tecnica e sull’apparecchiatura, utilizzando lo studio di registrazione<br />
come strumento musicale in sé. I gruppi ermetici sono in genere guidati da<br />
interessi di tipo artistico più che commerciale, e spesso sono in
competizione gli uni con gli altri nell’impresa di espandere le costrizioni<br />
formali, tecniche e tecnologiche.<br />
Il grande eroe ermetico <strong>del</strong>l’epoca pre-<strong>rock</strong> è senza dubbio il primo<br />
grande guitar hero americano, Les Paul (1915-2009). Paul non si è limitato<br />
a creare la chitarra elettrica a corpo solido, ma ha anche introdotto la<br />
registrazione multitraccia, l’eco a nastro, e un’intera schiera di innovazioni<br />
tecnologiche, al di là <strong>del</strong> fatto di essere egli stesso un artista famoso.<br />
L’opera di Paul ha costruito le fondamenta non solo <strong>del</strong> <strong>rock</strong> ermetico, ma<br />
<strong>del</strong>lo stesso <strong>rock</strong>’n’roll.<br />
PINK FLOYD<br />
Il primo vero gruppo ermetico furono i Beatles, che smisero di fare<br />
concerti nel 1966 e si rinchiusero ad Abbey Road per dedicarsi a<br />
interminabili session con George Martin. Ma la prima band di rilievo ad<br />
affermare fin dall’inizio una distinta identità ermetica furono i Pink Floyd.<br />
Il gruppo nacque su iniziativa di alcuni amici nel 1963: Syd Barrett alla<br />
chitarra e alla voce, Roger Waters al basso, Richard Wright all’organo e<br />
Nick Mason alla batteria. Allontanandosi da radici totalmente riconducibili<br />
al R’n’B, Barrett incominciò a scrivere un corpus di canzoni pop maliziose<br />
e spigolose, caratterizzate da astuti giochi di parole e inattesi cambi di<br />
accordo. Il gruppo si intrufolò nella nascente scena musicale psiche<strong>del</strong>ica e<br />
incominciò a incorporare lunghe jam strumentali nei propri set,<br />
intensificandole con strabilianti light show in posti come il leggendario<br />
UFO Club.<br />
A seguito <strong>del</strong> successo di singoli come Arnold Layne e See Emily Play, i<br />
Floyd registrarono il loro primo Lp, PIPER AT TEIE GATES OF DAWN.<br />
Sebbene oggi venga considerato un classico, alcune registrazioni dei loro<br />
concerti <strong>del</strong>l’epoca mostrano come PIPER non riuscisse a catturare<br />
completamente la forza che la band era in grado di generare sul palco.<br />
Il futuro dei Floyd si rannuvolò poco dopo l’uscita <strong>del</strong> disco, quando<br />
Barrett diventò sempre più inaffidabile e imprevedibile. I Floyd<br />
arruolarono David Gilmour per dare una mano alla chitarra, ma Barrett<br />
venne licenziato poco tempo dopo. Il chitarrista contribuì a un brano <strong>del</strong><br />
secondo album <strong>del</strong> gruppo, SAUCERFUL OF SECRETS, ma la band si<br />
rese conto che avrebbe potuto farcela benissimo senza di lui, e così si mise<br />
a investigare in maniera sempre più approfondita paesaggi sonori cosmici<br />
in brani come Set The Controls For The Heart Of The Sun.
I Floyd continuarono a seguire quella vena per mol Cari ti altri dischi,<br />
incrementando le proprie entrate con colonne sonore per film come More o<br />
La Vallee. Con MEDDLE, <strong>del</strong> 1971, il caos musicale <strong>del</strong>la band<br />
incominciò a trovare una sua coerenza, cosa che aprì la strada a DARK<br />
SIDE OF THE MOON nel 1973, contemporaneamente il loro Lp di<br />
maggior successo e il più atipico, DARK SIDE mostrava i Floyd nella loro<br />
veste più accessibile, con dieci tracce dalla struttura tradizionale. Superò<br />
inoltre le vendite complessive dei dischi precedenti e non è mai uscito di<br />
classifica.<br />
Sentendo probabilmente di essersi eccessivamente compromessi, il loro<br />
lavoro successivo, WISH YOU WERE HERE (1975), conteneva appena<br />
quattro canzoni, una <strong>del</strong>le quali divisa su due facciate. La canzone che<br />
intitolava il lavoro era una gradevole ballata, ma Welcome To The<br />
Machine, lunga più di sette minuti, proponeva uno stridente groviglio<br />
elettronico, mentre l’amara Have a Cigar si prendeva gioco <strong>del</strong>la loro<br />
stessa compagnia discografica. I Floyd diedero seguito all’album con un<br />
disco ispirato a Orwell, ANIMALS, nel 1977. Ancora una volta l’Lp<br />
conteneva solamente quattro canzoni, e ancora una volta una di queste era<br />
divisa in due parti, ANIMALS era più arrabbiato e caustico di WISH, e<br />
fornì l’occasione a Gilmour per sfoggiare un approccio innovativo agli<br />
effetti elettronici per chitarra.<br />
Ma il gruppo stava andando in pezzi, e così i Floyd, dopo molti anni di<br />
autoproduzione, arruolarono un produttore esterno. Waters aveva ideato un<br />
concept onnicomprensivo al quale aveva dato il titolo di The Wall, una<br />
storia da incubo incentrata su una folle <strong>rock</strong>star che si trasforma in un<br />
demagogo fascista: le nuove canzoni erano una miscela di brevi vignette<br />
musicali e concisi, pesanti stomper carichi di wagneriana potenza. Sebbene<br />
gran parte <strong>del</strong>la musica e l’idea stessa provenissero da Waters, furono il<br />
sorprendente e innovativo linguaggio melo- drammatico <strong>del</strong>la chitarra di<br />
Gilmour e le sue seducenti armonie vocali a costituire il punto di forza di<br />
THE WALL. Tutto ciò rispecchiava una dinamica molto particolare<br />
all’interno <strong>del</strong>la band: Waters si considerava la forza creativa alla guida dei<br />
Pink Floyd, ma era la rigogliosa musicalità di Gilmour a trasformarli in<br />
superstar.<br />
La tensione esplose e Waters assunse il pieno controllo in occasione di<br />
THE FINAL CUT <strong>del</strong> 1983, accolto con scarso entusiasmo. Waters<br />
dichiarò che i Floyd erano finiti, ma Gilmour e Mason non erano<br />
d’accordo e si riunirono nel 1987 per A MOMENTARY LAPSE OF
REASON, un enorme successo che fece conoscere i Pink Floyd a una<br />
nuova generazione. Waters lavorò la band ai fianchi, ma questi nuovi<br />
Floyd andarono avanti intraprendendo una serie tour faraonici, arrivando a<br />
pubblicare un doppio album da vivo e un ultimo album in studio. La<br />
formazione classica si riformò l’ultima volta per un set al concerto di<br />
beneficenza <strong>del</strong> Live 8 londinese, nel 2008, poco prima <strong>del</strong>la morte di<br />
Wright.<br />
JIMI HENDRIX<br />
Nello stesso periodo in cui i Pink Floyd si facevano una reputazione, un<br />
musicista importato dall’America seminò il terrore nel cuore di ogni<br />
chitarrista inglese finendo per influenzare, per via più o meno diretta, tutti i<br />
musicisti successivi. James Marshall Hendrix nacque nel 1944 e crebbe in<br />
una famiglia di genitori separati nell’area di Seattle. Ricevuta la prima<br />
chitarra all’età di quindici anni, Hendrix, un giovane sensibile e solitario,<br />
prese a esercitarsi continuamente, sviluppando in quelle infinite ore di<br />
solitudine uno stile radicalmente personale. Dopo un periodo nell’esercito,<br />
Hendrix perfezionò i suoi numeri con una serie di gruppi <strong>del</strong> luogo, e in<br />
seguitò diventò un chitarrista a noleggio per i più importanti artisti soul e<br />
R’n’B <strong>del</strong>l’epoca. Uno di questi era Little Richard, le cui teatrali esibizioni<br />
avrebbero avuto uno straordinario effetto sul giovane asso.<br />
A New York, Hendrix catturò l’attenzione di Chas Chandler, un<br />
musicista che stava cercando di darsi al management. Travolto<br />
dall’insieme di abilità sovrumane <strong>del</strong> chitarrista, Chas lo portò con sé in<br />
Inghilterra. Due dei migliori musicisti inglesi, il batterista Mitch Mitchell e<br />
il bassista Noel Redding, vennero ingaggiati per dare vita alla Jimi<br />
Hendrix Experience, e il trio incominciò a suonare a Londra e a Parigi,<br />
facendo istantaneamente nuovi convertiti ovunque suonasse.<br />
Nel 1967, la band pubblicò il proprio esordio, il classico ARE YOU<br />
EXPERIENCED?, e nulla sarebbe più stato come prima. L’affermazione di<br />
Jimi negli Stati Uniti arrivò nel giugno <strong>del</strong> ’67, con un’incendiaria<br />
esibizione al Monterey Pop Festival, dove il gruppo suonò fianco a fianco<br />
di leggende dei Sixties come Who e Jefferson Airplane. Tutti quanti si<br />
trovarono d’accordo sul fatto che Hendrix li avesse sbaragliati.<br />
Jimi non solo suonava la chitarra, ma utilizzava l’apparecchiatura come<br />
uno strumento, accentuando le sfumature armoniche <strong>del</strong> feedback e <strong>del</strong><br />
sustain generati dagli amplificatori. Hendrix faceva inoltre ampio uso <strong>del</strong>
crescente assortimento di effetti elettronici immesso sul mercato. Fu<br />
incredibilmente prolifico, dando un seguito al disco di debutto con AXIS:<br />
BOLD AS LOVE, nei negozi prima <strong>del</strong>la fine <strong>del</strong> 1967. In buona sostanza,<br />
Hendrix inventò la moderna power ballad con l’epica Little Wing, che da<br />
allora venne reinterpretata da artisti come Rod Stewart e Sting. Ispirato da<br />
epiche follie psiche<strong>del</strong>iche come come SGT. PEPPERS, Hendrix registrò il<br />
doppio ELECTRIC LADYLAND nel 1968, un album che poteva vantare<br />
un cast stellare di musicisti tra cui Steve Winwood e Al Kooper, e che<br />
raggiunse la cima <strong>del</strong>le classifiche statunitensi.<br />
Dopo che Noel Redding e Hendrix litigarono, Jimi suonò un leggendario<br />
set a Woodstock con una band estemporanea che battezzò Gypsy, Sun And<br />
Rainbows, la quale, a sua volta, si trasformò in Band Of Gypsys,<br />
formazione di breve durata maggiormente orientata al folk e comprendente<br />
Billy Cox e Buddy Miles. Hendrix incominciò a buttar giù pezzi durante la<br />
settimana a New York, tenendo concerti nei weekend con una nuova<br />
versione degli Experience composta, oltre che da lui, da Mitchell e Cox.<br />
Tracce destinate a quello che sarebbe diventato l’album postumo THE<br />
CRY OF LOVE, pubblicato nel 1971, furono registrate negli studi Electric<br />
Lady <strong>del</strong> Greenwich Village, di cui lo stesso Hendrix era co-fondatore.<br />
Tragicamente, il chitarrista mori a Londra nel 1970, a causa <strong>del</strong>la<br />
reazione a una miscela di vino rosso e tranquillanti, mettendo fine a una<br />
rimarchevole carriera che avrebbe potuto muoversi in qualsiasi direzione.<br />
Circolarono anche voci sinistre sul suo manager e sul personale<br />
<strong>del</strong>l’ambulanza, poiché la morte era avvenuta in un periodo in cui<br />
morirono altri musicisti chiave.<br />
L’enorme consumo di droga di Hendrix e il suo debole per il sesso<br />
spingerebbero a includerlo nella categoria dionisiaca, ma la sua<br />
instancabile etica <strong>del</strong> lavoro e le costanti innovazioni tecniche - così come<br />
la sua tendenza a rinchiudersi in studio — raccontano un’altra storia. Il<br />
ragazzino timido, ossessionato dalla fantascienza e dalla letteratura<br />
fantastica, rappresentò sempre una parte consistente <strong>del</strong>la sua personalità,<br />
al di là di quanto potesse apparire stravagante sul palco. Inoltre, la sua<br />
dedizione e il suo virtuosismo hanno avuto un enorme impatto, in<br />
particolare su una nuova generazione di gruppi <strong>rock</strong> inglesi tra fine anni<br />
Sessanta e primi anni Settanta.
KING CRIMSON<br />
Costituiti da un branco di jazzofili e di virtuosi di formazione classica<br />
guidati dal cantante Greg Lake e dal chitarrista Robert Fripp, i King<br />
Crimson diedero un effetto bruciante e complesso alla psiche<strong>del</strong>ia, poi<br />
divenuto noto, alternativamente, come art <strong>rock</strong>, progressive <strong>rock</strong> o<br />
semplicemente “prog”.<br />
Sull’esempio dei King Crimson emerse una moltitudine di gruppi prog,<br />
alcuni dei quali erano gruppi psiche<strong>del</strong>ici <strong>del</strong> periodo tardo che si erano<br />
messi a comporre tentacolari sinfonie con tanto di assoli autoindulgenti e<br />
testi da fantasy neotolkeniana. Ma dopo lo storico album di debutto <strong>del</strong><br />
1969, IN THE COURT OF THE CRIMSON KING, Fripp si ritrovò in<br />
grande difficoltà quando gran parte <strong>del</strong> gruppo se ne andò. (Lake<br />
abbandonò dopo il secondo disco <strong>del</strong>la band per dare vita a Emerson, Lake<br />
And Palmer). Gruppi come Genesis o Yes offrivano una versione più<br />
digeribile <strong>del</strong> prog e finirono per ottenere ampio successo, mentre i King<br />
Crimson restarono bloccati in una situazione di stagnazione, resi<br />
zoppicanti da problemi di personale e confusione musicale.<br />
Le fortune di Fripp migliorarono nel 1972. Il solido bassista John Wetton<br />
entrò in formazione, portando con sé uno stile vocale incredibilmente<br />
simile a quello di Lake. Il batterista Bill Bruford abbandonò gli Yes<br />
all’apice <strong>del</strong>la loro popolarità, annoiato dal loro suono sempre più pop. A<br />
partire da LARK’S TONGUES IN ASPIC <strong>del</strong> 1973, il nuovo mo<strong>del</strong>lo di<br />
King Crimson offriva un innovativo ibrido di prog e metal, alternando jam<br />
cerebrali a potenti sfuriate. Con RED <strong>del</strong> 1974, l’elemento cerebrale sfumò<br />
e i Crimson raggiunsero un nuovo assetto basato su una compatta violenza<br />
musicale, uguagliando o addirittura superando qualsiasi cosa i Black<br />
Sabbath avessero mai messo su vinile. Sebbene non avesse messo a ferro e<br />
fuoco le classifiche, RED si sarebbe rivelato una grossa influenza sulla<br />
scena grunge e su quella <strong>del</strong> metal alternativo, influenzando realtà come<br />
Nirvana e Tool.<br />
Prosciugato dall’intensa prova di RED e sempre più ossessionato dal<br />
misticismo matematico di J.G. Bennett, Fripp sciolse i Crimson dopo un<br />
ulteriore tour e un album dal vivo. Divenne un mago <strong>del</strong>la chitarra<br />
itinerante, suonando con Brian Eno sugli innovativi dischi ambient NO<br />
PUSSYFOOTING ed EVENING STAR e prestando la propria opera a<br />
Blondie, David Bowie e Talking Heads, producendo contemporaneamente
dischi di Peter Gabriel, Daryl Hall e Roches.<br />
Nel 1980 Fripp diede vita a un nuovo mo<strong>del</strong>lo di King Crimson,<br />
invitando a raggiungere lui e Bruford il cantante e chitarrista Adrian Belew<br />
e il bassista Tony Levin, allo scopo di sviluppare un genere di <strong>rock</strong><br />
ermetico totalmente nuovo. A partire da DISCIPLINE <strong>del</strong> 1981, i nuovi<br />
Crimson costruivano le loro canzoni intorno a ritmi densi e intricati, sui<br />
quali Belew canticchiava e spargeva il proprio caratteristico ingegno<br />
chitarristico. Come era stato per i Crimson <strong>del</strong>l’epoca di RED, questa<br />
formazione produsse tre album in studio e un live set prima di sciogliersi.<br />
Nei primi anni Novanta, Fripp ha rilanciato per l’ennesima volta il<br />
progetto, che da allora è andato avanti in una forma o nell’altra, dando<br />
libero sfogo a complicati esperimenti sonori di ogni genere.<br />
BRIAN ENO<br />
Complice di Fripp nel corso degli anni è stato Brian Eno, con buona<br />
probabilità l’esempio definitivo di archetipo ermetico nella storia <strong>del</strong> <strong>rock</strong>.<br />
Eno iniziò la propria carriera come “non musicista” spudoratamente<br />
androgino, impegnato a belare frammenti atonali di incolto rumore<br />
sintetico per le leggende art-glam Roxy Music. Ma Eno finì per essere<br />
sempre più annoiato dalle ripetitive esigenze di una <strong>rock</strong> band di successo,<br />
e si avviò a una carriera solista nel 1973.<br />
Il suo primo Lp, HERE COMES THE WARM JETS, radunava la crema<br />
dei musicisti art <strong>rock</strong> dei primi anni Settanta e li metteva al lavoro su uno<br />
strano mélange di stili, che sostanzialmente creava il mo<strong>del</strong>lo per il post<br />
punk e la new wave. Eno ripetè il processo su TAKING TIGER<br />
MOUNTAIN BY STRATEGY, e in seguito allargò ampiamente la propria<br />
tavolozza di suoni in ANOTHER GREEN WORLD <strong>del</strong> 1975, con<br />
performance stellari di Fripp, di Phil Collins alla batteria e <strong>del</strong> virtuoso <strong>del</strong><br />
basso Percy Jones.<br />
In una folle vampata, Eno definì il moderno genere ambient su<br />
DISCREET MUSIC, si riunì a Fripp per EVENING STAR, e registrò con i<br />
krau- t<strong>rock</strong>er Cluster prima di ingaggiare nuovamente Fripp, Collins, Jones<br />
e altre stelle per before and after science, che affinò la formula di GREEN<br />
WORLD. Dopo quel successo, Eno si prese una pausa dalla carriera solista<br />
e raggiunse David Bowie a Berlino per la celebre “trilogia berlinese” di<br />
quest’ultimo, contribuendo a low e a HEROES, entrambi pubblicati nel<br />
1977, e a lodger <strong>del</strong> 1979.
In tutto questo trovò il tempo per una serie di innovative esplorazioni<br />
ambient, pubblicando MUSIC FOR AIRPORTS, MUSIC FOR FILMS, e<br />
un lavoro con il duo tedesco dei Cluster, tutto quanto nel 1978. “La musica<br />
<strong>rock</strong> non è più in grado di produrre quella qualità spirituale”, disse Eno.<br />
“Nonostante tutte le critiche fatte alla musica psiche<strong>del</strong>ica, non vi è dubbio<br />
che fosse legata alla creazione di un’estesa consapevolezza”.<br />
TALKING HEADS<br />
Malgrado queste sue convinzioni, Eno continuò a farsi ingaggiare come<br />
produttore e contribuì all’esordio dei Devo e al secondo album dei Talking<br />
Heads. Gli Heads nacquero presso la prestigiosa School Of Design di<br />
Rhode Island su iniziativa <strong>del</strong> cantante e chitarrista David Byrne, dalla<br />
bassista Tina Weymouth e dal batterista Chris Frantz. Il gruppo si trasferì a<br />
New York, suonando nel nascente circuito punk e presso le feste <strong>del</strong>le<br />
scuole d’arte. Il multistrumentista Jerry Harrison si aggiunse alla band e il<br />
gruppo registrò il proprio esordio, TALKING HEADS, nel 1977, per<br />
l’etichetta Sire. Il suono degli Heads era teso e ispido, e la loro immagine<br />
era convenzionalmente sfigata. La band cantava una serenata ai<br />
newyorchesi scossi dagli omicidi <strong>del</strong> Figlio di Sam54 con il singolo<br />
Psycho Killer, enorme e tempestivo hit. Eno ampliò considerevolmente la<br />
tavolozza di suoni degli Heads, in origine secca e graffiarne, su MORE<br />
SONGS ABOUT BUILDINGS AND FOOD, e la band entrò nella Top 40,<br />
al principio <strong>del</strong> 1979, con una sballata cover di Take Me To The River di<br />
Al Green.<br />
Dopo aver lavorato al classico FEAR OF MUSIC <strong>del</strong> 1979 (che<br />
produsse un altro classico <strong>del</strong> <strong>rock</strong> paranoico come Life During Wartime),<br />
Eno e David Byrne intrapresero una serie di esperimenti su temi musicali<br />
africani che sfociarono in un ulteriore classico, REMAIN IN LIGHT <strong>del</strong><br />
1980, e MY LIFE IN THE BUSH OF CLioSTS <strong>del</strong> 1981, opera<br />
pubblicata a nome Byrne-Eno e ampiamente citata come influenza<br />
fondamentale per l’hip-hop dei tardi anni Ottanta. Dopo l’abbandono di<br />
Eno, gli Heads sfondarono come celebrità pop nel 1983, anno in cui<br />
girarono l’influente documentario concerto Stop Making Sense, diretto da<br />
Jonathan Demme, un vertice artistico il cui suono passò successivamente a<br />
una forma leggera di pop new wave. Quando David Byrne finì sulla<br />
copertina di «Time», il dorato periodo creativo degli Heads era tramontato<br />
da tempo.
PETER GABRIEL<br />
Un altro veterano <strong>del</strong> prog che entrò nella sfera di un <strong>rock</strong> futurista è<br />
Peter Gabriel, ex cantante dei Genesis. Nei primi anni Settanta, Gabriel<br />
divenne famoso per via dei costumi e <strong>del</strong>le esibizioni stravaganti,<br />
sconcertando il pubblico con il proprio comportamento teatrale e i<br />
monologhi sconclusionati sul palco. Ma i Genesis restarono un culto<br />
ampiamente diffuso finché Gabriel rimase in carica, e il suo ultimo disco<br />
con la band fu, nel 1975, l’epico doppio Lp THE IAMB LIES DOWN ON<br />
BROADWAY, un concept album basato su una visione da incubo di New'<br />
York che egli stesso aveva avuto.<br />
La tensione con la band raggiunse il culmine nel momento in cui il<br />
cantante piombò in uno stato di depressione causato dal fatto che il suo<br />
primo figlio era nato con seri problemi di salute, e abbandonò il gruppo<br />
dopo il tour di supporto a THE LAMB.<br />
Fortunatamente, Gabriel ebbe successo con Solisbury Hill, tratta dal suo<br />
primo album solista <strong>del</strong> 1977. Il resto <strong>del</strong> disco conteneva <strong>del</strong> patinato <strong>rock</strong><br />
mainstream (confezionato da Bob Ezrin, produttore di Pink Floyd e Alice<br />
Cooper), non esattamente ciò che Gabriel era interessato a suonare.<br />
Ingaggiò Robert Fripp per uno spoglio secondo album, preparando il<br />
terreno al suo storico terzo lavoro (anch’esso senza titolo). Gabriel<br />
coinvolse per l’occasione un cast stellare che includeva Fripp, Kate Bush e<br />
Phil Collins, intorno ai quali il produttore Steve Lilvwhite aveva scolpito<br />
un suono <strong>rock</strong> cupo e denso. La Bush duetto sull’antimilitarista Games<br />
Without Frontiers, il cui surreale video comprendeva una performance di<br />
Gabriel, frenetica come al solito.<br />
Gabriel sfruttò a pieno l’esplosiva varietà che concedeva la nuova<br />
elettronica sul disco successivo, SECURITY <strong>del</strong> 1982 :. La traccia chiave<br />
<strong>del</strong> lavoro era Shock The Monkey, per la quale Gabriel produsse un<br />
magnifico videoclip che aveva per protagonista un uomo d’affari alle prese<br />
con il proprio l’esaurimento dissociativo. Gabriel, in seguito, si avvicinò al<br />
mainstream con SO (1986), una collezione di radiofonici pezzi soft <strong>rock</strong><br />
che balzò in cima alle classifiche grazie al premiato video animato di<br />
Sledgehammer. In seguito, coinvolgendo una serie di musicisti provenienti<br />
da tutto il mondo, nel 1989 Gabriel compose l’epica colonna sonora de<br />
L'ultima tentazione di Cristo di Martin Scorsese, con la quale si aggiudicò<br />
un Grammy e un Golden Globe. Gabriel impiega degli anni a creare i
propri album, in maniera meticolosamente artigianale, ma lo si può ormai<br />
considerare un anziano statista <strong>del</strong>l’art <strong>rock</strong> britannico. Allo stesso tempo,<br />
nel corso degli anni, non ha mai smesso di promuovere cause politiche e<br />
ambientaliste.<br />
SONIC YOUTH<br />
Nel pieno <strong>del</strong>l’iperattività anni Settanta di Eno, questi trovò il tempo di<br />
produrre, nel 1978, la compilation NO NEW YORK, documentando in<br />
questo modo la cosiddetta scena No Wave che si era coalizzata intorno a<br />
rumoristi estremi come Mars e DNA. La No Wave ebbe una vita molto<br />
breve e persino i punk più irriducibili facevano fatica a digerirla, ma un<br />
gruppo ispirato dall’autoconsapevole artisticità <strong>del</strong> movimento sviluppò<br />
uno stile radicalmente dissonante che ebbe un’influenza enorme sul <strong>rock</strong><br />
indipendente degli anni Ottanta e Novanta.<br />
I Sonic Youth - il cantante e chitarrista Thurston Moore, sua moglie, la<br />
cantante e bassista Kim Gordon, il batterista Steve Shelley e il chitarrista<br />
Lee Ranaldo - fondevano le innovazioni fortuite <strong>del</strong>la No Wave con il<br />
garage punk e varie influenze nel campo <strong>del</strong>l’avanguardia, dando vita così<br />
a uno stile perennemente alla moda che alternava momenti elegiaci e<br />
assalti sonori. I Sonic Youth utilizzavano accordature e trattamenti insoliti<br />
(percuotendo ad esempio le loro chitarre con le bacchette <strong>del</strong>la batteria,<br />
ecc.), e aggiungevano volumi spaccatimpani alla hipness e all’ironia prima<br />
che queste divenissero strumenti di marketing. Sebbene il loro profilo si<br />
sia considerevolmente abbassato ultimamente, la band è sopravvissuta<br />
dedicandosi a una visione musicale esoterica. Neppure un best o/ideato per<br />
la catena di caffè Starbucks potrebbe macchiare la loro sempreverde<br />
credibilità indie.<br />
RADIOHEAD<br />
I Radiohead nacquero cavalcando grunge e britpop e ottennero un grosso<br />
successo nel 1993, con Creep. Ma fu con il secondo album, THE BEN OS<br />
(1995), che la band incominciò a farsi notare, ricorrendo a influenze<br />
variegate quali Pink Floyd, Queen, Echo And The Bunnymen e Nirvana. I<br />
Radiohead ampliarono ulteriormente i loro orizzonti sonori con OK<br />
COMPUTER <strong>del</strong> 1997, generalmente riconosciuto come uno dei più<br />
importanti dischi degli anni Novanta. Il primo singolo tratto dall’album,<br />
Paranoid Android, stimolò paragoni con Bohemian Rhapsody, e il disco fu<br />
anche un successo commerciale, guadagnandosi il doppio platino negli
Stati Uniti.<br />
In seguito, i Radiohead si sono gettati a testa bassa negli idiomi<br />
postpunk e post-<strong>rock</strong> su K/da (2000), una polarizzante raccolta di brani a<br />
base di noise elettronico, esperimenti ambient, e abrasivo, dissonante<br />
bebop. Nonostante il suo carattere controverso, il disco raggiunse la vetta<br />
<strong>del</strong>le classifiche negli Stati Uniti c in Gran Bretagna. Lina raccolta<br />
gemella, con brani tratti dalle stesse sessioni, AMNESIAC, venne<br />
pubblicata l’anno successivo. Nel 2003 la band è inciampata in HAIETO<br />
THE THIEF, un apatico compromesso tra il <strong>rock</strong> più convenzionale e il<br />
loro recente sperimentalismo.<br />
Dopo un lungo periodo dedicato ai tour, i Radiohead si sono liberati <strong>del</strong><br />
loro contratto con la Capitol e nel 2007 hanno pubblicato IN RAINBOWS<br />
direttamente sul loro sito Web. Sintetizzando gli innumerevoli impulsi<br />
contrastanti con i quali il gruppo si era destreggiato in precedenza, il disco<br />
è stato salutato come un ritorno alla forma dei tempi migliori. I Radiohead<br />
sono sopravvissuti a quasi tutti i gruppi loro contemporanei dei primi anni<br />
Novanta, e probabilmente una gran parte di questo è merito <strong>del</strong> loro rifiuto<br />
di ripetersi. Non che sia garantito, ma l’adesione a principi ermetici spesso<br />
permette all’artista una longevità ad altri non concessa.<br />
I fan <strong>del</strong> prog, <strong>del</strong> post punk e <strong>del</strong>l’art <strong>rock</strong> sono in genere persone<br />
riflessive, interessate al percorso più lungo, proprio come gli artisti stessi. I<br />
principi ermetici hanno persino attecchito in ambito metal, e molti artisti di<br />
culto come Opeth, Fool e Mastodon sono fortemente influenzati dal prog e<br />
dalle sue innumerevoli ramificazioni.<br />
MILIZIE METALLICHE: I NUOVI CORIBANTI<br />
L’utilizzo <strong>del</strong>l’amplificatore per chitarra fu più frutto <strong>del</strong> caso che di una<br />
vera e propria innovazione. Gli amplificatori avevano dimensioni modeste<br />
se rapportati agli attuali colossi, e quando le band alzavano i volumi per<br />
riempire sale da concerto più grandi, quel tipico suono <strong>rock</strong> distorto era in<br />
realtà quello <strong>del</strong>l’attrezzatura che non funzionava. Ma verso la fine degli<br />
anni Sessanta venne fuori un movimento che rese la distorsione oggetto di<br />
devozione quasi religiosa, ispirando una cultura <strong>del</strong> machismo e <strong>del</strong>la<br />
musica violenta elaborata, devota e diffusa come non se ne vedevano dai<br />
tempi dei Coribanti. Al ribelle <strong>del</strong> <strong>rock</strong>abilly Link Wray viene
generalmente attribuito il primo utilizzo intenzionale <strong>del</strong>la distorsione sul<br />
suo successo <strong>del</strong> 1958, Rumble, con buona probabilità il primo brano<br />
strumentale a venire bandito dalle radio (sebbene per via <strong>del</strong> titolo<br />
violento, ‘lotta tra gang’). Wray aveva praticato dei buchi nel cono di carta<br />
<strong>del</strong>l’altoparlante <strong>del</strong> suo amplificatore per ottenere l’effetto.<br />
KINKS<br />
Rumble infiammò una generazione di giovani chitarristi, ma il primo a<br />
incorporare il suono distorto nel proprio stile fu Dave Davies dei Kinks,<br />
leggendario gruppo inglese. Davies fece esperimenti utilizzando una<br />
moltitudine di tecniche differenti per sviluppare un suono che fosse grezzo,<br />
sì, ma in maniera affidabile, al punto da rischiare di fulminarsi in uno di<br />
questi tentativi. Ma lui e il fratello Ray svilupparono un vocabolario a base<br />
di riff semplici e ripetitivi ispirati dalle classifiche R’n’B, e ottennero una<br />
manciata di successi con You Really Got Me, All Day And All Of The<br />
Night e Tired Of Waiting.<br />
Davies tenne per sé i suoi segreti e ci vollero un paio d’anni affinché<br />
quel suono prendesse piede, mentre altri musicisti facevano a botte con la<br />
notoriamente inaffidabile apparecchiatura <strong>del</strong> tempo. La Gibson risolse<br />
questi problemi nel 1965 con il Maestro Fuzztone, effetto reso famoso da<br />
Keith Richards in (I Can’t <strong>Get</strong> No) Satisfaction. Gli stessi Kinks si<br />
sarebbero poi dedicati a generi più leggeri, inclusi folk <strong>rock</strong> e music hall, e<br />
la loro popolarità ne avrebbe sofferto. Ma il punk <strong>rock</strong> e l’incendiaria<br />
cover di You Really Got Me incisa dai Van Halen spinse il gruppo a<br />
recuperare il vecchio suono, mossa che consentì loro di avere nuovamente<br />
successo con una manciata di album nei tardi anni Settanta e primi Ottanta.<br />
WHO<br />
Tra chi cercò di rubare la formula ai Kinks ci furono gli Who, quartetto<br />
con base a Londra che mosse i primi passi suonando “maximum R’n’B”<br />
alimentato ad anfetamine all’apice <strong>del</strong>l’azzimata scena Mod britannica. In<br />
un primo momento gli Who adattarono i riff semplici e rumorosi dei Kinks<br />
su I Cant Explain e poi sull’innodica My Generation, entrambi degli hit.<br />
Gli stizzosi musicisti cercavano costantemente di superarsi a vicenda: il<br />
chitarrista Pete Townhend utilizzava pesanti riff come base su cui John<br />
Entwistle e il batterista Keith Moon scatenavano una vertiginosa bufera di<br />
note, e il loro vigoroso cantante, Roger Daltrey, urlava e sbraitava. La band
divenne inoltre nota per la costosa abitudine di distruggere gli strumenti<br />
alla fine <strong>del</strong>le esibizioni. L’effetto complessivo era fragoroso, aggressivo,<br />
ipermascolino.<br />
Il potente approccio all’hard <strong>rock</strong> degli Who aveva le proprie radici nelle<br />
complesse interazioni sociali in atto in Inghilterra. Pete Townshend<br />
avrebbe spiegato in seguito che il suo stile aggressivo alla chitarra e il caos<br />
generato sul palco era una reazione ai soprusi subiti da parte <strong>del</strong>la<br />
generazione che aveva vissuto la Seconda Guerra Mondiale, la quale,<br />
essendo sopravvissuta ai combattimenti e alla campagna di bombardamenti<br />
di Hitler, considerava i ragazzi degli anni Sessanta <strong>del</strong>le “femminucce”. Il<br />
crescente stridore nel <strong>rock</strong> britannico rappresentava la replica <strong>del</strong>la nuove<br />
generazioni.<br />
Townshend allargò la formula a base di riff degli Who in altre direzioni<br />
per creare la “<strong>rock</strong> opera” TOMMY. Ma furono i violenti concerti <strong>del</strong><br />
gruppo a determinare un nuovo standard per l’heavy metal e l’hard <strong>rock</strong>.<br />
Circondati da muri di altoparlanti, gli Who scatenavano un’onda di rumore<br />
differente da qualsiasi cosa si fosse ascoltata in precedenza. LIVE AT<br />
LEEDS (1970) catturava il caos primario degli Who sul palco, un suono<br />
tentacolare e legato all’improwisazione basato non sulla sola chitarra<br />
distorta ma su un basso che lo era altrettanto. Nel 1971, gli Who<br />
ottimizzarono il proprio suono su WHO’S NEXT, aggiungendo prolungati<br />
passaggi di sintetizzatore al fragore di fondo. La scrittura di Townshend si<br />
fece sempre più sofisticata (un’altra opera <strong>rock</strong>, QUA- DROPHENIA, uscì<br />
nel 1973), e la band divenne uno dei gruppi <strong>rock</strong> più importanti degli anni<br />
Settanta, accanto a Stones e Led Zeppelin.<br />
CREAM<br />
I Cream furono il primo “supergruppo” <strong>del</strong>la storia <strong>del</strong> <strong>rock</strong>, costituito<br />
dai più freschi musicisti <strong>del</strong>la scena londinese. Furono anche il primo<br />
gruppo di successo a perfezionare il nuovo suono hard <strong>rock</strong>. Influenzato<br />
dal grezzo blues di Chicago, Eric Clapton sviluppò un timbro grasso e<br />
ronzante che sarebbe poi diventato il prototipo per i solisti <strong>rock</strong> e metal<br />
successivi. Jack Bruce e Ginger Baker andavano a costituire un’agile<br />
sezione ritmica che si alzava in volo e swingava laddove strumentisti meno<br />
abili non sarebbero stati minimamente in grado di farlo. Il loro esordio <strong>del</strong><br />
1966, FRESH CREAM, sintetizzava blues, <strong>rock</strong> e pop, smentendo<br />
l’affermazione di Clapton, il quale aveva sostenuto di aver lasciato gli
Yardbirds per perseguire un approccio purista al blues.<br />
Il primo tour americano ebbe un forte impatto sulla scena di San<br />
Francisco, e ben presto le band psiche<strong>del</strong>iche si misero a esplorare quella<br />
stessa strada heavy blues. Sigle con virtuosi sulla scia dei Cream<br />
spuntarono numerose, ad esempio Electric Flag, Fleetwod Mac e Jeff Beck<br />
Group, questi ultimi con un giovane Rod Stewart, Ron Wood, futuro<br />
Rolling Stone, e l’ex Yardbird Beck.<br />
Ma le jam dei Cream, lunghe, rumorose e prolisse, non erano beati<br />
abbandoni con l’obiettivo di far scuotere giovani culi: Clapton avrebbe in<br />
seguito ammesso che le epiche improvvisazioni dal vivo erano solamente<br />
una scusa per mettere in mostra il loro repertorio di trucchi. Queste cattive<br />
abitudini sedussero una moltitudine di gruppi, arrivando infine a provocare<br />
una forte reazione negativa da parte <strong>del</strong> punk <strong>rock</strong>. I Cream si sciolsero nel<br />
1968, e Clapton negli anni Settanta diventò una star <strong>del</strong> soft <strong>rock</strong>. La band<br />
si è riunita nel 2005 per tenere un paio di concerti alla Royal Albert Hall e<br />
al Madison Square Garden.<br />
IL TUONO DELL’HEAVY METAL<br />
L’origine esatta <strong>del</strong> termine heavy metal è tuttora controversa. Gli<br />
Steppenwolf cantarono di un “heavy metal thunder” (‘tuono <strong>del</strong> metallo<br />
pesante’) su Born To Be Wild, il che avrebbe spinto i giornalisti a<br />
utilizzare l’etichetta per descrivere i migliori gruppi hard <strong>rock</strong>. Negli anni<br />
Sessanta l’hard <strong>rock</strong> più pesante, basato sul blues, di gruppi come Cream,<br />
Jimi Hendrix Experience e Deep Purple finì per essere identificato con il<br />
termine “acid <strong>rock</strong>”, in origine un’espressione generica che designava le<br />
più eclettiche band di Haight-Ashbury. Rocker acidi come Blue Cheer,<br />
Vanilla Fudge e Iron Butterfly vengono spesso citati come primi gruppi<br />
proto-metal: erano gruppi che offrivano una versione <strong>del</strong>- l’hard <strong>rock</strong><br />
spoglia, dai volumi altissimi, caratterizzata dalla venerazione per il volume<br />
e per l’eccesso. Tra questi, i Blue Cheer sono senza dubbio i più<br />
importanti, avendo definito il martellamento da timbro fuzz, vagamente<br />
basato sul blues, <strong>del</strong> primissimo heavy metal.<br />
I Blue Cheer pubblicarono due album nel 1968, che insieme crearono il<br />
grasso schiacciasassi, da Cream fatti di Qaalude56, che i Led Zeppelin e i<br />
Black Sabbath avrebbero fatto loro l’anno successivo e quello dopo<br />
ancora. Il primo dei due dischi, VINCKBUS ERUP'I'UM, valse loro un<br />
successo con la cover di Summertime Blues di Hddie Cochran, che diede
alle radio mainstream il primo esempio di heavy metal “a tutto volume”.<br />
Ma il gruppo era imprevedibile, e subì cambi di formazione a raffica, oltre<br />
che cambi di stile. I diciassette minuti di In-A-Gadda-Da-Vida degli Iron<br />
Butterfly ebbero anch essi un certo successo nell’estate <strong>del</strong> 1968, sebbene<br />
al brano mancasse l’intensità disperata dei Blue Cheer.<br />
Ci fu un periodo in cui l’heavy blues e l’heavy metal erano adiacenti, ma<br />
le cose cambiarono velocemente quando l’esordio dei Black Sabbath<br />
definì inequivocabilmente le caratteristiche di un nuovo genere. Due<br />
album dei Led Zeppelin diedero corpo al cambiamento, con poderosi canti<br />
funebri blues che davano spazio a forme epiche più varie ed espansive.<br />
Questo genere di approccio ispirò decine di gruppi di successo, che<br />
propinarono le proprie variazioni sul canovaccio di base.<br />
I Deep Purple introdussero degli elementi classici, con l’organo di Jon<br />
Lord che duellava a suon di riff con la chitarra di Ritchie Blackmore.<br />
I Grand Funk Railroad, provenienti da Detroit, facevano il tutto esaurito<br />
allo Shea Stadium, spacciando la propria variante di generico R’n’B<br />
proletario. I bostoniani Aerosmith fondevano un blues <strong>rock</strong> alla Stones con<br />
il rombo <strong>del</strong>le chitarre zeppeliniane, e negli anni Settanta incisero una serie<br />
di album di successo, prima che i problemi con la droga li fermassero,<br />
intorno alla fine <strong>del</strong> decennio. La loro line-up classica si diede una ripulita<br />
e riprese il discorso dal punto in cui lo aveva lasciato a metà anni Ottanta,<br />
ottenendo un successo addirittura maggiore. Gruppi come ZZ Top e<br />
Lynryd Skynyrd offrivano una variante heavy blues da frittura sudista,<br />
ispirando il movimento Southern Rock. Gli irlandesi Thin Lizzy<br />
aggiunsero alla miscela un po’ di poesia celtica, diventando stelle di prima<br />
grandezza in Gran Bretagna e ottenendo un inaspettato successo negli Stati<br />
Uniti. Il sanguinario chitarrista Ted Nugenr si fece notare negli Am boy<br />
Dukes, disinvolta formazione psiche<strong>del</strong>ica che si evolvette diventando una<br />
metallica boogie band. Nugent fece il botto quando si dedicò alla carriera<br />
solista, a partire dalla metà degli anni Settanta, introducendo una versione<br />
taroccata <strong>del</strong>la smania che aveva caratterizzato i concerti degli MC5,<br />
diffondendola presso un pubblico più vasto.<br />
Tuttavia, nel corso degli anni Settanta separare l’hard <strong>rock</strong> dall’heavy<br />
metal era una faccenda spinosa. I Led Zeppelin disprezzavano il termine<br />
heavy metal, e si sforzarono sempre di sottolineare l’ampia gamma di stili<br />
musicali che erano in grado di affrontare. I Kiss avevano senz’altro un<br />
aspetto da gruppo metal, ma di fatto proponevano un hard <strong>rock</strong> piuttosto<br />
regolare. I Blue Oyster Cult tiravano in ballo il cupo misticismo e la
teatralità machista <strong>del</strong> metal, ma il loro suono era profondamente radicato<br />
nell’acid <strong>rock</strong> degli anni Sessanta. I Rush possedevano l’eccesso glorioso e<br />
la voce penetrante, ma erano troppo consapevolmente intellettuali e<br />
ossessionati dal prog per rientrare nella categoria dei mutanti metal.<br />
Il cammino verso un suono heavy metal ben distinto iniziò a metà anni<br />
Settanta e subì una repentina evoluzione al principio <strong>del</strong> decennio<br />
successivo. Appena in tempo, un branco di ubriaconi disadattati australiani<br />
si mise a costruire il muro divisorio.<br />
AC/DC<br />
Gli AC/DC erano stati fondati da alcuni scozzesi emigrati in Australia,<br />
tra i quali i fratelli Angus e Malcolm Young, e lo smaliziato Bon Scott alla<br />
voce. Gli AC/DC suonavano incessantemente, piazzando talvolta tre<br />
esibizioni nello stesso giorno, in tre diversi locali. Nel 1975 pubblicarono<br />
HIGH VOLTAGE e TNT, entrambi carichi di uno spoglio hard <strong>rock</strong> che<br />
enfatizzava in maniera particolare il fragore <strong>del</strong>la chitarra, la quale<br />
sovrastava spesso e volentieri la voce di Scott. La band si imbarcò in un<br />
tour incessante, facendo causa comune con i punk durante la permanenza<br />
in Inghilterra.<br />
Gli AC/DC esplosero come fenomeno, negli Stati Uniti, con HIGHWAY<br />
TO HELL (1979), disco in cui il suono talvolta trasandato <strong>del</strong> gruppo<br />
venne ripulito dal celebre negriero Robert “Mutt” Lange. Ma il successo di<br />
HIGHWAY TO HELL avrebbe continuato a perseguitare il gruppo durante<br />
le varie cacce alle streghe contro il <strong>rock</strong> degli anni Ottanta. Il brano che<br />
intitolava il disco rappresentava il più trito dei cliché <strong>rock</strong>, una road song<br />
che celebrava la vita da tour e allo stesso tempo si lamentava <strong>del</strong>le<br />
difficoltà annesse. Tuttavia, presto incominciarono a diffondersi voci<br />
ridicole sul fatto che il nome <strong>del</strong>la band potesse essere un acronimo di<br />
“Anticristo/Figli <strong>del</strong> Demonio”. Ma l’ultima traccia di HIGHWAY l'O<br />
HELL, Night Prowler, rappresenta qualcosa di totalmente differente: un<br />
canto funebre blues che parla di un molestatore. La canzone ottenne una<br />
spiacevole notorietà quando un vero serial killer, di nome Richard<br />
Ramirez, ne fece il proprio inno personale. Satanista dichiarato e fanatico<br />
degli AC/DC, Ramirez sostenne nel 1985 che la canzone gli aveva ispirato<br />
una serie di omicidi.<br />
Durante la preparazione <strong>del</strong> seguito di HIGHWAY, Bon Scott morì per<br />
intossicazione acuta da alcol e venne sostituito dal cantante inglese Brian
Johnston. Nel 1980 la nuova formazione pubblicò BACK IN BLACK,<br />
disco che offriva una versione patinata e raffinata <strong>del</strong>l’inconfondibile<br />
assalto sonoro praticato dal gruppo. L’album, ripulito definitivamente di<br />
qualsiasi restante vestigia punk o trasandatezza simile da Lange, si<br />
aggiudicò più volte il disco di platino. Il nuovo suono degli AC/DC<br />
seguiva il mo<strong>del</strong>lo tracciato dal blues <strong>rock</strong> dei <strong>Free</strong> nel loro successo <strong>del</strong><br />
1970. All Right Now, un agile riff di derivazione blues con in cima una<br />
chitarra solista smozzicata e un urlo anch’esso, come il resto, blues. Young<br />
si appropriò addirittura <strong>del</strong>l’inconfondibile vibrato chitarristico di Kossoff.<br />
Johnson possedeva una voce più acuta di quella rauca di Scott, e si inseriva<br />
alla perfezione in una nuova generazione di urlatori metal con studi<br />
operistici alle spalle. Da allora il gruppo ha proseguito con il formato di<br />
RACK IN BIACK, e gli AC/DC vengono considerati le eminenze grigie<br />
<strong>del</strong> metal di oggi.<br />
JUDAS PRIEST<br />
Gli AC/DC diedero una speranza a tutti gli headbanger quando eroi<br />
come Black Sabbath, Led Zeppelin e Deep Purple incominciarono a<br />
entrare in una fase di declino o si sciolsero. Provenienti dalla fuligginosa<br />
Birmingham, i Judas Priest si misero in testa di diventare il gruppo heavy<br />
metal definitivo, impegnandosi incessantemente nel raggiungimento di<br />
quell’obiettivo. Ricavando il proprio look macho alla Con an il Barbaro<br />
misto Mad Max dall’undergound gay sadomaso, i Priest offrivano un<br />
punto di vista rovesciato sul gender-bending <strong>del</strong> glam.<br />
ROCKA ROLLA, <strong>del</strong> 1974, vedeva i Priest ancora impantanati, alle<br />
prese con i linguaggi tradizionali, ma indicava che il passaggio a una più<br />
snella formula metal stava già scalpitando. SAD WINGS OF DESTINY<br />
(1976) ostentava una maggiore sicurezza, e vantava un suono più<br />
aerodinamico e riconoscibilmente metallico, ma anche un’atmosfera cupa<br />
da fumetto o film horror e testi tetri e violenti che in pezzi come Island Of<br />
Domination e Tyrant finivano in territori sadomaso, STAINED CLASS<br />
(1978) comprendeva arrangiamenti barocchi e debolezze teatrali in testi<br />
da “spada e magia” come Saints In Hell e Beyond The Realms Of Death. Il<br />
fragoroso suono dei Priest faceva ancora a botte con una produzione<br />
opaca, ma si trattava inequivocabilmente di heavy metal, senza debiti nei<br />
confronti <strong>del</strong> blues o dei groove drogati di scuola acid <strong>rock</strong>.<br />
Nel 1979, i Priest pubblicarono HELL BENT EOR LEATHER (poi
intitolato KILLING MACHINE nel Regno Unito) e il disco live<br />
UNLEASHED IN THE EAST, entrambi caratterizzati da una produzione<br />
nettamente migliore, entrambi efficaci nell’evidenziare le innovazioni<br />
metalliche <strong>del</strong> gruppo. Questi dischi ebbero un profondo effetto sullo<br />
sviluppo <strong>del</strong> genere: quello che i concittadini Sabbath avevano creato nel<br />
1970, i Priest lo avevano ridefinito alla fine <strong>del</strong> decennio.<br />
A seguito di una serie di travolgenti successi, BRITISH STEEL <strong>del</strong><br />
1980, SCREAMING FOR VENGEANCE <strong>del</strong> 1982, il preferito dai fan, e<br />
DEFENDERS OF THE FAITH <strong>del</strong> 1984, la band fece un passo falso,<br />
TURBO (1986) era un freddo tentativo di capitalizzare sulla moda popmetal<br />
che dominava le playlist di Mtv. I Priest si trovavano ad affrontare<br />
un esercito di concorrenti più giovani e veloci e fecero fatica a restare a<br />
galla. La band riprese il passo con PAINKILLER <strong>del</strong> 1990, ma in seguito a<br />
un trionfale tour mondiale Halford lasciò. Il gruppo allora reclutò Ripper<br />
Owens, proveniente dalle fila di una tribute band, e in seguito ispirò il film<br />
Rockstar, con Mark Wahlberg. I Priest guidati da Owens non fecero molta<br />
strada, e Halford ritornò nel 2005. I Judas Priest sono attualmente<br />
considerati i tedofori <strong>del</strong> metal britannico.<br />
IRON MAIDEN<br />
Sulle tracce dei Judas Priest c’erano i londinesi Iron Maiden, il cui<br />
suono originario era più vicino a quello di gruppi <strong>del</strong>la terza ondata punk<br />
come gli UK Subs e gli Stiff Little Fingers che a quello di Black Sabbath o<br />
AC/DC, anche se avevano una chitarra influenzata da Ritchie Blackmore<br />
messa in bella evidenza. Dopo aver sostituito il ringhiarne vocalist Paul<br />
Dì’Anno con un urlatore più tradizionalmente heavy metal di nome Bruce<br />
Dickinson, il disco <strong>del</strong>la consacrazione, NUMBER OF THE BEASI <strong>del</strong><br />
1982, introdusse sia un suono di chitarra simile al trapano <strong>del</strong> dentista che<br />
un’idea cinematografica di metal.<br />
Come i Priest, i Maiden propongono un mondo fantastico e cupo a base<br />
di violenza, fuoco e machismo, progettato per piacere ai proletari maschi<br />
adolescenti dall’ego insicuro. Il movimento metal divenne di fatto una<br />
religione proletaria, in particolar modo in un periodo dalle prospettive così<br />
incerte. Reagan e la Thatcher facevano a pezzi la vecchia economia<br />
industriale e i lavori da colletti blu venivano appaltati in grandissima<br />
maggioranza all’estero. Il mondo inequivocabilmente maschile <strong>del</strong>l’heavy<br />
metal rendeva possibile l’esistenza di una sorta di realtà virtuale a base di
musica, fantasia e senso di appartenenza a una comunità, a cui i fan<br />
potevano affezionarsi. La storia <strong>del</strong> <strong>rock</strong>, dunque, ci insegna che più la<br />
musica è rumorosa, più riesce a ispirare una devozione di tipo religioso.<br />
Dioniso capirebbe.<br />
Negli anni Ottanta, la stampa <strong>rock</strong> era ampiamente dominata da gente<br />
nata nel periodo <strong>del</strong> baby-boom, convinta che il metal rappresentasse un<br />
dozzinale sostituto degli eroi hard <strong>rock</strong> che ascoltava in gioventù come i<br />
Cream o Jimi Hendrix. Ma la sentenza dei giornalisti era rivolta sia ai fan<br />
che alla musica. Per reazione, gli stessi fan diedero vita alle loro fanzine e<br />
crearono reti per lo scambio <strong>del</strong>le cassette, entusiasmandosi per gruppi che<br />
nessun altro aveva ancora ascoltato. “Eravamo come <strong>del</strong>le società segrete”,<br />
rivelò successivamente il fanzinaro Ron Quintana. Da questo movimento<br />
underground emersero band che fecero <strong>del</strong> disco di platino un nuovo<br />
standard <strong>del</strong>l’heavy metal.<br />
MOTÖRHEAD<br />
Molti fan <strong>del</strong> metal anni Ottanta si ispiravano dichiaratamente alla scena<br />
hardcore e alla sua etica fai da te. Nello stesso periodo i Motorhead, un<br />
power trio guidato dall’ex bassista degli Hawkwind, Lemmy Kilmister,<br />
gettavano un ponte tra il pubblico <strong>del</strong> metal e quello <strong>del</strong> punk. Per un<br />
ascoltatore casuale <strong>del</strong>l’epoca era difficile distinguere i primi Motorhead<br />
dai gruppi hardcore punk, al di là <strong>del</strong>la produzione più accurata e<br />
<strong>del</strong>l’abilità esecutiva (oltre alle canzoni un po’ più lunghe).<br />
Ma il rumore era rumore, e Lemmy cantava le sue lodi alle droghe, alla<br />
violenza e all e jailbait sul martellare incessante <strong>del</strong> gruppo, con una voce<br />
sconvolta che assomigliava a quella di un orco. Sebbene i Motorhead<br />
avessero un seguito consistente in Gran Bretagna ed Europa, erano troppo<br />
crudi e bizzarri per piacere al pubblico americano. Nonostante abbiano<br />
influenzato una moltitudine di band famose, sono sempre rimasti una<br />
realtà commercialmente marginale. Comunque, resistono tuttora, e la loro<br />
longevità, così come il loro rifiuto (o la loro incapacità) di arrivare a<br />
compromessi continua a suscitare ammirazione.<br />
METALLICA<br />
Nella maniera più improbabile, due fan <strong>del</strong> metal americani presero i<br />
mattoni <strong>del</strong> suono Motorhead combinandoli con frammenti di altre oscure
and metal britanniche, diventando i portavoce di un nuovo standard nel<br />
genere. James Hatfield e Lars Ulrich erano dei fanatici irriducibili <strong>del</strong><br />
metal, ma non avevano ancora unito le loro forze per formare un gruppo.<br />
L’opportunità si manifestò sotto forma di una compilation dedicata al<br />
metal underground, che spinse i due a mettere insieme una prima,<br />
provvisoria versione dei Metallica per Hit The Lights. Incoraggiati dalle<br />
reazioni, i ragazzi ingaggiarono il bassista Cliff Burton e il chitarrista Dave<br />
Mustaine (in seguito sostituito da Kirk Hammett) e presero a esercitarsi<br />
mattina, pomeriggio e sera.<br />
I Metallica non andavano d’accordo con i maschi alfa più vecchi ed<br />
esperti che frequentavano la scena di Los Angeles, ma lo stesso si poteva<br />
dire di molti loro fan. Si sviluppò così una scena alternativa che vedeva gli<br />
stessi Metallica nel ruolo di stelle destinate a sfondare. Un rivenditore di<br />
New York diede vita alla Megaforce Records, un’etichetta dedicata al<br />
metal underground, e li mise sotto contratto. La prima uscita in catalogo fu<br />
proprio KILL ’EM ALL dei Metallica, un disco che combinava lo<br />
spericolato abbandono dei Motorhead con tocchi più levigati alla Iron<br />
Maiden. L’apice <strong>del</strong>l’album era Metal Militia, un’ode autoreferenziale che<br />
rende inconsciamente omaggio ai Coribanti.<br />
Un secondo disco, RIDE THE LIGHTNING <strong>del</strong> 1984, mostrava la<br />
crescente influenza di H.P. Lovecraft, e metteva insieme <strong>rock</strong> veloce e<br />
materiale più lento. L’album successivo <strong>del</strong> gruppo, MASTER OF<br />
PUPPETS (1986), strappò via i Metallica dall’underground<br />
scaraventandoli in cima alle vette <strong>del</strong> genere. I virtuosismi sferzanti e<br />
l’inclinazione politicamente rabbiosa <strong>del</strong> disco fecero guadagnare alla<br />
band le lodi <strong>del</strong>la critica estranea al ghetto metal, cambiando le regole di<br />
tutto il metal successivo.<br />
Nei tardi anni Ottanta, Metallica, Megadeth, Slayer e i newyorchesi<br />
Anthrax furono i provvisori leader <strong>del</strong> movimento, sebbene ogni giorno si<br />
formassero centinaia di gruppi determinati a usurparne il trono. I Metallica<br />
rimasero piuttosto scossi quando il bassista Cliff Burton restò ucciso in un<br />
incidente automobilistico, avvenuto su un’autostrada gelata in Svezia.<br />
Jason Newsted ne prese il posto, ma non venne mai <strong>del</strong> tutto accettato<br />
come componente fisso <strong>del</strong> gruppo e lo lasciò nel 2001. Avendo portato il<br />
concetto di thrash alla sua logica conclusione con AND JUSTICE FOR<br />
ALL <strong>del</strong> 1988, i Metallica si concentrarono sulla scrittura dei brani,<br />
piuttosto che sul mero assemblaggio di riff, nel loro album omonimo <strong>del</strong><br />
1991, meglio conosciuto come THE BLACK ALBUM. Il disco ebbe un
incredibile successo e permise al gruppo di passare sulle radio <strong>rock</strong><br />
mainstream grazie a pezzi innodici che deviavano bruscamente verso il<br />
metal tradizionale come Sad But True, Enter Sandman e The Unforgiven.<br />
Alcuni metallari irriducibili si lamentarono <strong>del</strong> cambiamento, ma la band<br />
si trovava nella posizione ideale per resistere al tifone grunge che nei primi<br />
anni Novanta avrebbe spazzato via dalle classifiche quasi tutti i gruppi<br />
metal più in vista. Band che avevano dato per scontati il successo e la<br />
celebrità si resero a malapena conto di ciò che stava loro accadendo nel<br />
momento in cui gruppi come Nirvana e Pearl Jam occuparono le<br />
classifiche nel 1992, proponendo il buon vecchio hard <strong>rock</strong> sotto una<br />
nuova etichetta, il grunge.<br />
Il che pone una domanda: qual è la differenza tra hard <strong>rock</strong> e heavy<br />
metal? In definitiva, il metal ha a che fare con il rumore, con la feti-<br />
cizzazione <strong>del</strong> volume, <strong>del</strong>la velocità e <strong>del</strong>la distorsione. Gruppi come Van<br />
Halen e Def Leppard venivano spesso inseriti nella casella metal, ma<br />
proponevano canzoni accattivanti, radiofoniche e melodiche che la gran<br />
parte dei gruppi metal non avrebbe mai potuto o voluto scrivere.<br />
Il metal è anche una forma di estetica visuale, con gruppi che<br />
abbracciano un immaginario cupo e violento derivato dalla letteratura<br />
fantasy e dal sottobosco sadomaso. L’hard <strong>rock</strong> può essere rumoroso ed<br />
estremo tanto quanto il metal, ma in genere l’accento viene posto sulle<br />
strutture tradizionali <strong>del</strong>la canzone e sulle melodie, non sul semplice<br />
fragore chitarristico. Tutta la velocità e il volume <strong>del</strong> metal possono poi<br />
sfociare, e spesso lo fanno, nella staticità, mitigando così il loro impatto.<br />
Tutto questo può spiegare il successo di un revival <strong>del</strong>la estetica hard <strong>rock</strong><br />
vecchio stile nell’era grunge e post-grunge, con band come Soundgarden,<br />
Smashing Pumpkins, Stone Temple Pilots e Pearl Jam impegnate a<br />
riportare in primo piano la catarsi e la rabbia <strong>del</strong>l’hard <strong>rock</strong> classico, e<br />
contemporaneamente l’arte antica di scrivere canzoni. Ma il rumore<br />
aggressivo e ipermascolino si manifesta attraverso una grande varietà di<br />
aromi, lo vedremo trattando il prossimo archetipo.
ANDANDO SOTTOTERRA: IL ROCK MITRAICO<br />
Gli antichi culti mitraici erano fratellanze tutte al maschile i cui<br />
componenti si incontravano sottoterra, facendo il bagno nel sangue. I loro<br />
rituali erano cupi, bizzarri e inquietanti, e la loro iconografia era violenta,<br />
aggressiva, disturbante. Erano profondamente moralisti e inclini all’ ascesi.<br />
Vedevano il mondo come un teatro cosmico nel quale aveva luogo<br />
un’eterna lotta tra le forze inconciliabili <strong>del</strong>la luce e <strong>del</strong>l’oscurità.<br />
Questa è anche una perfetta descrizione per l’hardcore punk, difficile<br />
trovare qualcosa di meglio.<br />
Le origini <strong>del</strong>l’hardcore sono diffuse, ma una sola città rappresenta<br />
l’originale luogo di incubazione. La scena punk degli anni Settanta, a Los<br />
Angeles, rimase piuttosto tranquilla fino a quando il capo <strong>del</strong>la polizia<br />
Daryl Gates, appena insediato, non decise di aver bisogno di un capro<br />
espiatorio da reprimere. Una scena punk costituita dal consueto mix di<br />
bohémien e disadattati si trovò ben presto a fronteggiare manganelli,<br />
lacrimogeni ed elicotteri alla fine di ogni concerto. La pubblicità che Gates<br />
guadagnò grazie a questi raid contribuì ad attrarre surfisti e skater alla<br />
ricerca di brividi, individui che fino ad allora avevano considerato il punk<br />
roba da femminucce. Costoro incrementarono il livello di violenza nei club<br />
con il pogo, lo stage diving e le frequenti scazzottate.<br />
Ben prima che il caos scoppiasse in California, però, una torma di hard<br />
<strong>rock</strong> politicizzata, che poneva l’accento sulle proprie turbolente esibizioni<br />
dal vivo, venne perfezionata da una serie di gruppi che interpretavano il<br />
noise come strumento politico. I primi furono i Motor City Five, ovvero gli<br />
MC5, che levavano le loro grida da una Detroit immersa nel caos e nelle<br />
sommosse razziali di fine anni Sessanta.<br />
MC5<br />
Gli MC5 attinsero a R’n’B e soul per forgiare il loro suono protometal<br />
che prendeva a pugni l’ascoltatore. Affiliati a John Sinclair, celebrità<br />
radicale e prigioniero politico, e al suo White Panter Party, gli MC5 furono<br />
l’unico grande gruppo <strong>rock</strong> sufficientemente dotato di attributi per suonare<br />
a Chicago durante la sanguinosa Convention Democratica <strong>del</strong> 1968, per<br />
otto ore di fila.
Il gruppo entrò nella leggenda grazie all’aggressività da elettroshock<br />
espressa sul palco. Il loro esordio, KICK OUT THE JAMS (1969), un<br />
album da vivo, proiettava una furia cruda ed elementare che, per quanto<br />
possa essere stata uguagliata, resta comunque insuperata. Sciamanici fino<br />
al midollo, gli MC5 venivano totalmente consumati dalla forza <strong>del</strong>la loro<br />
musica, che riusciva a sollevarli e a scaraventarli sul palco come bambole<br />
di pezza. Il loro primo album in studio, BACK IN THE USA (1970),<br />
eliminò buona parte <strong>del</strong>la potenza di fuoco dal suono <strong>del</strong>la band,<br />
<strong>del</strong>udendo alcuni irriducibili fan. Il loro secondo Lp in studio, HIGH<br />
TIME (1971), ce la mise tutta per rimediare al danno fatto da USA ma,<br />
proprio come il movimento radicale yippie57, la band appassì. Alla fine, lo<br />
stesso fermento politico radicale che forniva alla musica <strong>del</strong>la band una<br />
forza in grado di scuotere il terreno aveva impedito agli MC5, in buona<br />
sostanza, di raggiungere il loro pieno potenziale, perlomeno dal punto di<br />
vista commerciale. Il chitarrista Wayne Kramer riformò gli MC5 nel 2003<br />
senza il cantante Rob Tyner, morto nel 1991.<br />
STOOGES<br />
Guidati dal folle cantante James Osterberg, ovvero Iggy Pop, gli Stooges<br />
erano i “fratellini” degli MC5, e sopperivano alla mancanza di tecnica con<br />
un proto-punk venato di follia e caratterizzato da una teatralità sopra le<br />
righe. Gli Stooges registrarono il loro omonimo album d’esordio per la<br />
Elektra, patria <strong>del</strong>l’eroe di Iggy, Jim Morrison. Avendo convinto un buon<br />
numero di giornalisti ma assai pochi acquirenti, il loro secondo album<br />
aggiunse un dissonante elemento free jazz alla formula, gettando nel cesso<br />
qualsiasi prospettiva commerciale.<br />
I componenti <strong>del</strong> gruppo svilupparono tutti quanti gli inevitabili<br />
problemi con le droghe, e a un certo punto Iggy venne internato. Ma<br />
Bowie, che era un loro grande fan, prese il comando <strong>del</strong>le operazioni in<br />
occasione <strong>del</strong> terzo album, pubblicato nel 1973, l’influente RAW POWER,<br />
che vide il debutto <strong>del</strong> nuovo chitarrista James Williamson, il cui suono<br />
ricordava la smerigliante frenesia prodotta dagli MC5. Ma neppure la fama<br />
di Bowie era in grado di trasformare il disco in un successo, e così il<br />
gruppo ritornò alle antiche abitudini. Iggy si diede infine una ripulita e<br />
Bowie gli produsse un paio di dischi in grado di assicurargli un seguito in<br />
Gran Bretagna. Come quasi chiunque, gli Stooges si riformarono al<br />
principio <strong>del</strong> Ventunesimo secolo. Williamson, da tempo ritiratosi dal<br />
mondo <strong>del</strong> <strong>rock</strong>, è tornato con la band nel 2009 per sostituire Ron Asheton,
chitarrista originario scomparso al principio di quello stesso anno.<br />
RAMONES<br />
L’underground punk degli anni Settanta era immerso in una nostalgia<br />
pre-hippie. Era anche zelantemente anti-intellettuale e spesso<br />
politicamente reazionario. Il garage <strong>rock</strong> veloce, affilato e appuntito di<br />
gruppi come Count Five, Seeds e 13t^1 Floor Elevator era tra i preferiti nei<br />
jukebox dei bohémien. I newyorchesi Ramones presero quegli elementi e<br />
li riunirono in una paradossale portata a base di power chords e melodismo<br />
da gruppo femminile dando vita così a un suono brillante- mente idiota. Lo<br />
“skrong” distorto dei Black Sabbath era un riferimento primario per il<br />
chitarrista Johnny Ramo ne (John Cummings), mentre il bassista Dee Dee<br />
(Douglas Colvin) e Tommy (Thomas Er<strong>del</strong>yi) pestavano a un ritmo<br />
regolare e affidabile, consentendo a Joey (Jeffrey Hyman) di mettere in<br />
mostra il suo bizzarro repertorio di tic vocali ispirati a Ronnie Spector ed<br />
Elvis Presley.<br />
I Ramones furono messi sotto contratto e produssero rapidamente una<br />
serie di classici, suonando incessantemente nel circuito punk. Quando il<br />
punk diventò una cosa grossa in Gran Bretagna, il manager Danny Fields li<br />
portò lì. La band cambiò il suono <strong>del</strong> punk britannico letteralmente da un<br />
giorno all’altro, ragion per cui tutti i gruppi riconducibili a quel l'area sono<br />
fortemente in debito con i ragazzi di Queens per aver perfezionato quel<br />
mo<strong>del</strong>lo musicale veloce e rumoroso.<br />
La band raggiunse l’apice a fine anni Settanta ma proseguì la sua corsa<br />
fino a metà anni Novanta, operando sostanzialmente come gruppo punk<br />
nostalgico. Tragicamente, tutti e tre i Ramones principali, Joey, Johnny e<br />
Dee Dee, sono scomparsi.<br />
SEX PISTOLS<br />
Mentre i Ramones perfezionavano la loro “musica idiota”, così l’aveva<br />
battezzata Linda Ronstadt, una banda di giovani fan dei New York Dolls<br />
stava tenacemente imparando a suonare utilizzando strumenti rubati. Il<br />
gruppo, che ancora non aveva un nome, era formato da Steve Jones alla<br />
chitarra, Paul Cook alla batteria e Glen Matlock al basso. Avevano iniziato<br />
a frequentarsi nel 1975, in una boutique di King’s Road chiamata SEX il<br />
cui proprietario, Malcolm McLaren, stava cercando il modo di coniugare
le due sue più grandi passioni, il <strong>rock</strong>’n’roll e le provocazioni mediatiche.<br />
L’assistente di McLaren, Bernie Rhodes, notò un adolescente brutto e<br />
ingobbito di East London e pensò che potesse essere l’uomo giusto per il<br />
gruppo di McLaren. Il giovane John Lydon si unì alla band che McLaren<br />
aveva battezzato Sex Pistols e venne ribattezzato a sua volta, da Jones,<br />
Johnny Rotten, per via dei denti marci.<br />
Il gruppo passò attraverso le solite vecchie cover garage <strong>rock</strong>, ma Rotten<br />
e Matlock escogitarono anche alcuni brani originali, dotati di testi<br />
sovversivi, come Anarchy In The UK e No Feelings. Iniziarono la loro<br />
carriera suonando di fronte a folle ostili, ma a ogni esibizione c’era sempre<br />
qualche emarginato che si sintonizzava su quello che si celava dietro a<br />
quel baccano.<br />
Ben presto tutte le città in cui suonavano partorirono i propri gruppi<br />
punk: ecco quanto era potente la forza culturale dei Pistols. Avevano<br />
inoltre dalla loro parte un inarrestabile cospiratore che toccava i tasti giusti<br />
nei media e continuava a far vestire il gruppo secondo l’ultima moda<br />
decadente. Ma l’oltraggio era un’arma a doppio taglio. Quasi ogni data <strong>del</strong><br />
tour di Anarchy incontrò proteste e cancellazioni. I Pistols erano ridotti a<br />
suonare sotto pseudonimo (“SPOTS”, O “Sex Pistols <strong>segreta</strong>mente in<br />
tour”) e Johnny Rotten e Paul Cook subirono entrambi dei pestaggi, per<br />
mano di patrioti che si sentivano oltraggiati dall’annuncio che il singolo<br />
successivo se la sarebbe presa con la Regina, oltretutto nel pieno <strong>del</strong> suo<br />
Venticinquesimo Anniversario.<br />
Le cose scadettero ben presto nella parodia quando lo sveglio Matlock<br />
fu rimpiazzato da un vecchio amico di Rotten, John Ritchie alias Sid<br />
Vicious, il quale non era minimamente in grado di suonare e in genere era<br />
troppo drogato anche solo per provare a farlo. Venne realizzato un album,<br />
ma al momento <strong>del</strong>l’uscita i Pistols erano allo stremo <strong>del</strong>le forze. Un<br />
atroce tour americano di inizio ’78 mise una volta per tutte la parola fine al<br />
gruppo. Sid e la fidanzata Nancy Spungeon si rifugiarono al Chelsea Hotel<br />
di New York, dove qualcuno — lo stesso Sid o un noto spacciatore al quale<br />
questi doveva dei soldi - accoltellò mortalmente Nancy. Sid venne<br />
arrestato per l’omicidio e poi morì di overdose.<br />
Al di là <strong>del</strong>la condotta oltraggiosa, tuttavia, i Pistols erano dei moralisti<br />
che se la prendevano con i saccheggi perpetuati dalle élite e con<br />
l’edonismo senza scopo <strong>del</strong>la controcultura hippie. Il loro suono rovente fu<br />
una sveglia che scosse l’Inghilterra degli anni Settanta, risvegliandola dal<br />
torpore narcolettico in cui era precipitata. Non c’era alcun futuro nel sogno
inglese, come urlava Johnny Rotten, e un’aristocrazia parassita stava<br />
prosciugando le forze vitali <strong>del</strong> paese.<br />
CLASH<br />
I rivali più in vista dei Sex Pistols, i Clash, si misero insieme su<br />
iniziativa di Bernie Rhodes, dopo che costui mollò l’impiego da McLaren.<br />
I chitarristi Mick Jones e Keith Levene avevano tirato dentro il progetto<br />
un allampanato studente d’arte che suonava il basso, Paul Simonon,<br />
esclusivamente per il suo bell’aspetto. Alla ricerca di un cantante, decisero<br />
di coinvolgere John Graham Mellor, alias Joe Strummer, che aveva dato<br />
una scossa alla sonnacchiosa Londra con un’eterogenea band proto-punk<br />
chiamata 101ers. Strummer aveva frequentato un collegio privato - e il<br />
padre era un’autentica spia che lavorava al Ministero degli Esteri - ma<br />
idolatrava Bo Diddley ed Elvis Presley e voleva fare <strong>del</strong> <strong>rock</strong>. Il quartetto<br />
prese in esame un gran numero di batteristi prima di accordarsi sul fulvo e<br />
vulcanico Terry Chimes. Rhodes disse al gruppo che avrebbe dovuto<br />
liberarsi di tutte le canzoni d’amore e mettersi a scrivere brani di taglio<br />
politico. Alimentati da anfetamine a buon mercato, i concerti dei Clash<br />
divennero esibizioni spontanee di rabbia incondizionata.<br />
Il primo album dei Clash travolse l’Inghilterra al principio <strong>del</strong> 1977.<br />
Lamentatosi <strong>del</strong> fatto che la band fosse gestita come una specie di<br />
religione, Chimes abbandonò e un nuovo batterista, Nicky “Topper’<br />
Headon, prese il suo posto. In seguito i Clash fecero uscire una serie di<br />
singoli che ampliò la loro tavolozza punk con tocchi di reggae e RnB.<br />
L’impresario che seguiva i Blue Öyster Cult, Sandy Pearlman, si occupò di<br />
produrre il secondo Lp dei Clash, GIVE ‘EM ENOUGH ROPE (1978),<br />
primo lavoro <strong>del</strong> gruppo a essere pubblicato anche negli Stati Uniti. Ma il<br />
fragoroso martellare <strong>del</strong>la band si scontrava con una solida generazione di<br />
baby-boomers che stavano invecchiando e che non apprezzavano gli<br />
eccessi <strong>del</strong> punk <strong>rock</strong>. Per poter “sfondare” in America, i Clash decisero di<br />
moderare il loro suono in studio, in maniera radicale. Nel momento in cui<br />
decisero di tirare il freno, i dischi dei Clash presero ad assomigliare ben<br />
poco alle prime bordate <strong>del</strong> gruppo, o ai loro spettacoli dal vivo.<br />
Dopo un intenso periodo dedicato alla scrittura e alle prove in un garage<br />
londinese, i Clash prepararono una serie di canzoncine <strong>rock</strong> pronte per la<br />
radio e le portarono in studio. Ma a quel punto scoprirono che il produttore<br />
designato, Guy Stevens, era un alcolizzato inaffidabile che aveva rovinato
un costoso pianoforte nuovo di zecca e quasi ucciso Mick Jones<br />
mettendosi a far dondolare una scala all interno <strong>del</strong>lo studio di<br />
registrazione. La band lo mandò a casa e mise inseme i brani con l’aiuto<br />
<strong>del</strong>l’ingegnere <strong>del</strong> suono Bill Price, il quale aveva co-prodotto il debutto<br />
dei Pistols. Il risultato fu LONDON CALLING (1979), un doppio Lp di<br />
<strong>rock</strong>’n’roll rètro coniugato in vari stili che catturò l’attenzione di <strong>del</strong>la<br />
stampa musicale e <strong>del</strong>le stazioni radio americane e fece il suo ingresso<br />
nella Top 30 statunitense.<br />
Ma il gruppo stava già andando in pezzi. Headon era quasi morto di<br />
overdose nel corso di uno dei tour precedenti, anche se non aveva smesso<br />
con le droghe. Strummer e Jones erano costaniemente in disaccordo sulla<br />
direzione musicale da prendere, con gli impulsi rètro-<strong>rock</strong> <strong>del</strong> primo che si<br />
scontravano con l’entusiasmo di Jones per il pop. Sul finire <strong>del</strong> 1980, il<br />
gruppo pubblicò SANDINISTA!, un triplo album con all’interno qualsiasi<br />
genere immaginabile tranne il punk <strong>rock</strong>, il che spinse l’etichetta a<br />
cancellare un tour statunitense. Indomito, Rhodes riportò i Clash in<br />
Europa, dove erano <strong>del</strong>le <strong>rock</strong>star da stadio di prima grandezza. Di ritorno<br />
negli Stati Uniti, i Clash si imbatterono in un colpaccio da Pr quando una<br />
serie di date nei club newyorchesi venne annullata per mancata<br />
autorizzazione da parte dei vigili <strong>del</strong> fuoco, innescando quasi una<br />
sommossa. La storia finì sui canali nazionali e i Clash diventarono così gli<br />
artisti più attesi in città.<br />
Ma non era sufficiente. Il gruppo si disintegrò — quantomeno<br />
spiritualmente - durante la registrazione di COMBAT ROCK, lo spento<br />
disco <strong>del</strong>la svolta commerciale, pubblicato nel 1982. Alla vigilia di un tour<br />
britannico, Strummer scomparve per un mese, e quando ritornò Headon<br />
era stato licenziato. Chimes venne nuovamente ingaggiato, e il suo ritmo<br />
scuoti-stadio spinse il gruppo a ritornare alle sue origini hard <strong>rock</strong> per un<br />
lungo tour che toccò America e Inghilterra (con anche una parentesi di date<br />
negli stadi in apertura agli Who). Ma poco dopo i Clash finirono davvero<br />
in pezzi, e Jones venne licenziato nel settembre <strong>del</strong>l’83.<br />
Una nuova formazione dei Clash, dall’orientamento punk, venne messa<br />
in piedi e mandata in tour per una sfiancante maratona concertistica nel<br />
1984, ma Strummer non riusciva a reggere la pressione e cedette il<br />
controllo a Rhodes. Il risultato fu, nel 1985, CUT THE CRAP, un tentativo<br />
ampiamente deriso di fondere l’hip hop anni Ottanta con il punk,<br />
pubblicato un paio di settimane dopo che Strummer aveva sciolto la band.<br />
Allora la reputazione dei Clash era a bran<strong>del</strong>li, e sarebbe rimasta tale fino a
quando un best o/pubblicato nel 1988, THE STORY OF THE CLASH,<br />
VOL. 1, non ricordò al mondo la potente forza che era stata un tempo la<br />
band, nonostante la miriade di compromessi e le opportunità gettate al<br />
vento.<br />
I Clash potranno non aver concretizzato il loro immenso potenziale, ma<br />
ebbero tuttavia un ruolo cruciale nel dimostrare che il punk poteva essere<br />
una forza vitale e duratura. Anche se a dischi come COMBAT ROCK<br />
mancava l’elemento catartico dei primi lavori, il successo mainstream dei<br />
Clash permise loro di raggiungere un pubblico a cui gruppi punk più<br />
tradizionali non erano riusciti ad arrivare. Quel che è certo è che i giovani<br />
americani curiosi che avevano intercettato i Clash durante le loro maratone<br />
concertistiche, nel 1982 o nel 1984, avevano ottenuto in cambio dei loro<br />
soldi un’esplosione di genuino punk <strong>rock</strong>. Quello spirito avrebbe messo<br />
radici e avrebbe avuto una gestazione durante i dieci anni successivi,<br />
aprendo la strada a una nuova ondata di gruppi ispirati ai Clash che<br />
diedero l’assalto alle classifiche con il loro punk potente nel momento in<br />
cui il grunge collassava in seguito alla morte di Kurt Cobain.<br />
BLACK FLAG<br />
Un estraneo in visita a Los Angeles, a fine anni Settanta, non avrebbe<br />
probabilmente potuto immaginare che i tempi fossero maturi per una<br />
rivoluzione punk <strong>rock</strong>. Ma i lustrini e il glamour di Beverly Hills celavano<br />
la vera Los Angeles: una città sporca, affollata e proletaria, con un’aria<br />
pessima e un traffico ancora peggiore. Per milioni di losangele- ni <strong>del</strong>la<br />
classe lavoratrice, le grandi quantità di denaro di Hollywood non facevano<br />
che rendere più difficili le cose, influenzando il costo <strong>del</strong>la vita e<br />
scacciando gli operai per fare spazio a ulteriori ville e centri commerciali.<br />
Con base a Hermosa Beach, i Black Flag emersero da quel disagio nel<br />
1977 e incominciarono a suonare verso la fine <strong>del</strong> ’79. Nel 1981 si<br />
allargarono a quintetto con l’arrivo di uno schietto maciste di nome Henry<br />
Rollins, i cui muscoli e il cui machismo puritano avrebbero avuto<br />
un’influenza maggiore di quella strettamente musicale. La formazione<br />
registrò il primo album <strong>del</strong> gruppo, DAMAGED, e lo pubblicò nel<br />
1981. Ma si stancarono molto in fretta <strong>del</strong>la scena che avevano ispirato.<br />
L’hardcore diventò sempre più riduzionista nei primi anni Ottanta, e di<br />
contro i Black Flag si fecero crescere i capelli e riscoprirono le loro radici,<br />
legate al <strong>rock</strong> testosteronico.
Non potendo incidere a causa di problemi legali, i Black Flag trascorsero<br />
gran parte <strong>del</strong>l’82 e <strong>del</strong>l’83 componendo e provando. Il leader <strong>del</strong> gruppo,<br />
Greg Ginn, guardava a band come i Black Sabbath per trarre ispirazione,<br />
ma il nuovo suono dei Flag — con le sue sfumature free jazz e i timbri tetri<br />
— sembrava più che altro una versione anni Ottanta degli Stooges, nella<br />
quale Rollins sguazzava fino al collo grazie ai lunghi capelli alla Iggy e il<br />
muscoloso petto nudo. I Black Flag ritornarono nel 1984 con MY WAR,<br />
un disco di pezzi più lenti e fangosi. L’album avviò un periodo di<br />
impressionante prolificità nella carriera <strong>del</strong>la band, con un totale di sei Lp<br />
e un Ep prima <strong>del</strong>lo scoglimento. I fe<strong>del</strong>i più irriducibili odiavano il nuovo<br />
suono, che tuttavia ebbe una forte influenza sulla nascente comunità<br />
grunge. Ma la band continuava a essere costantemente sotto il pugno di<br />
ferro di Ginn, e l’esperienza si chiuse nel 1986.<br />
BAD BRAINS<br />
Come era successo con i Pistols, ogni città in cui i Flag suonavano<br />
produceva in genere la propria scena hardcore. Rollins proveniva<br />
dall’unica altra città statunitense che già ne aveva una: Washington DC, la<br />
cui scena hardcore fu avviata dai Bad Brains, una straordinaria band<br />
composta da musicisti afroamericani che avevano iniziato la loro carriera<br />
come progetto jazz-fusion. Attratti dall’energia anarchica e dalla politica<br />
radicale <strong>del</strong> punk, i Bad Brains si gettarono a capofitto sulla velocità e<br />
sulla tecnica, aggiungendo persino qualche tocco di metal. Scoprirono il<br />
reggae (e il rastafarianesimo) e nel loro assalto sonoro incorporarono con<br />
perizia <strong>del</strong>le jam all’insegna <strong>del</strong> dub.<br />
Dopo che l’esuberanza dei fan portò il gruppo a essere bandito dal<br />
circuito dei locali di Washington, i Bad Brains si trasferirono a New York e<br />
misero la nazione hardcore a ferro e fuoco con il loro storico debutto,<br />
pubblicato solo su cassetta. Ma il rapporto dei Brains con la comunità<br />
punk restò sempre teso a causa <strong>del</strong>la omofobia militante <strong>del</strong> loro cantante,<br />
H.R. I Bad Brains si sciolsero subito dopo la pubblicazione di ROCK FOR<br />
LIGHT <strong>del</strong> 1983, un Lp prodotto dal maestro <strong>del</strong>la new wave Rie Ocasek,<br />
ma si riformarono nel 1987 come pionieristico progetto groove-metal.<br />
Subirono una serie di cambi di formazione e di cambiamenti stilistici,<br />
senza più raggiungere la loro piena potenzialità.<br />
In tempi più recenti, Adam Yauch dei Beastie Boys ha incoraggiato i<br />
Brains a tornare al loro suono originario, producendo BUIÌ.D A NATION
<strong>del</strong> 2007.<br />
MINOR THREAT<br />
Un gruppo più giovane rilevò la corona <strong>del</strong>l’harcore quando i Bad<br />
Brains divorziarono da Washington. Formatisi a partire da ciò che<br />
rimaneva dei pionieri Teen Idles, i Minor Threat fecero passare in ?<br />
secondo piano l’influenza dei Black Flag da molti punti di vista. Il suono<br />
<strong>del</strong>la band era meno caotico di quello dei loro omologhi di Los Angeles,<br />
inoltre la band iniettò nell’hardcore una filosofia legata a uno stile di vita.<br />
Soprannominato straight edge dal cantante Ian McKaye, questo stile di vita<br />
creò le basi di un nuovo puritanesimo che rifuggeva il fumo, il bere, le<br />
droghe e addirittura il sesso. Non c’è bisogno di dire che lo straight edge<br />
era in conflitto con quell'impulso dionisiaco che rappresentava la linfa<br />
vitale <strong>del</strong> <strong>rock</strong>’n’roll. Ma si adattava perfettamente all’antico culto di<br />
Mitra.<br />
La filosofia straight edge mise radici a Boston (che naturalmente aveva<br />
la propria tradizione puritana), adottata da artisti thrash come SS Decontrol<br />
e DYS. L’hardcore newyorchese sembrava essere indifferente allo straight<br />
edge, anche se questa filosofia divenne una scelta obbligata per gruppi<br />
come i Cro-Mags, affiliati al movimento <strong>del</strong>la Coscienza di Krishna.<br />
Nonostante la disciplina puritana sottintesa dal movimento, l’hardcore<br />
originario andò in pezzi a metà anni Ottanta, vessato dalla crescente<br />
violenza e da infelici cadute nell’heavy metal più sfigato. A seguito <strong>del</strong>lo<br />
scioglimento dei Minor Threat, nel 1983, McKaye diede vita ai Fugazi, un<br />
gruppo post punk sperimentale che rimase fe<strong>del</strong>e alla filosofia straight<br />
edge.<br />
Nonostante abbia incorporato influenze musicali metal, grunge e persino<br />
hip-hop, l’hardcore è rimasto una sottocultura combattivamente mitraica. I<br />
concerti hardcore hanno solitamente luogo in poche sedi non<br />
convenzionali e sono frequentati quasi esclusivamente da atletici maschi<br />
adolescenti. Molti gruppi continuano a predicare lo straight edge, spesso<br />
aggiungendo veganesimo e ambientalismo radicale alla ricetta. Ma la<br />
scena è stata funestata — anzi, caratterizzata - dalla violenza e da scontri<br />
tra gang, in particolare a Boston. Una serie di video underground intitolati<br />
Boston Beatdown, che raccoglievano immagini di risse, per strada e al<br />
termine dei concerti, ha portato a una stretta sorveglianza da parte <strong>del</strong>la<br />
polizia. Ma fino a quando ci saranno giovani uomini arrabbiati, bisognosi
di riti di passaggio musicali, l’hardcore punk continuerà a vivere.<br />
PRINCIPI DELL’OSCURITÀ: I NUOVI PLUTONIANI<br />
Una (molto) breve storia di Satana: Dioniso veniva spesso identificato<br />
con Plutone, il dio infernale dei doni e <strong>del</strong>le ricchezze. Plutone venne in<br />
seguito identificato con Ade, o il Pluto <strong>del</strong> pantheon romano, e lo stesso<br />
Dioniso aveva un lato oscuro e selvaggio, come abbiamo visto nei<br />
Baccanali. Con l’ascesa <strong>del</strong> cristianesimo, tuttavia, nacque una cosmologia<br />
dualista che fuse Satana - il quale era un “antagonista” (una specie di<br />
celestiale avvocato <strong>del</strong>l’accusa) nell’Antico Testamento - con l’Ahriman<br />
zoroastriano e con i peggiori aspetti di Pluto e <strong>del</strong> Seth egiziano, allo scopo<br />
di creare un nuovo dio <strong>del</strong> male e <strong>del</strong>l’oscurità. E così, pressoché fin<br />
dall’inizio, i cattolici sentirono il bisogno di fare comunella con<br />
un’opposizione di cui potersi fidare: nacque così la “messa nera”.<br />
Alcuni gruppi <strong>rock</strong>’n’roll si sono aggrappati all’archetipo plutoniano per<br />
scioccare e provocare i seguaci <strong>del</strong>la tradizione. Questa tendenza divenne<br />
esplicita per la prima volta nei tardi anni Sessanta, quando influenze<br />
sataniste e di magia nera diventarono alla moda in alcuni ambienti. C’era<br />
una sorta di energia plutoniana di tipo intellettuale, che proponeva arte e<br />
trasgressione sessuale, e parallelamente una corrente più sensazionalistica,<br />
di basso livello, che si crogiolava nell’horror e nel gore. Le due correnti si<br />
mossero in parallelo negli anni Settanta e Ottanta e convergettero nei<br />
Novanta, generando ondate di shock nei media mainstream come non se ne<br />
vedevano dagli albori <strong>del</strong> <strong>rock</strong>’n’roll.<br />
VELVET UNDERGROUND<br />
I Velvet Underground convogliarono un’oscurità proveniente dalla<br />
poesia decadente e dalla letteratura che avrà pure tenuto alla larga alcuni<br />
ascoltatori nell’era hippie, ma che ebbe un impatto considerevole su gruppi<br />
successivi, sia musicalmente che dal punto di vista dei testi. Fu dunque<br />
tramite i Velvet che i temi <strong>del</strong>la morte e <strong>del</strong>la decadenza divennero temi<br />
graditi al <strong>rock</strong>’n’roll.<br />
Il leader dei Velvet, Lou Reed, aveva ricevuto un’educazione<br />
relativamente piccolo borghese a Long Island. Trattandosi degli anni<br />
Cinquanta, in ogni caso, parte di questa educazione convenzionale
consisteva nel sottoporlo a elettroshock allo scopo di estirparne le tendenze<br />
omosessuali. Dopo essere sopravvissuto a tutto ciò, Reed frequentò la<br />
Syracuse University e si specializzò in scrittura creativa. Maturò una<br />
predilezione per il free jazz, le cui dissonanze prive di direzione avrebbero<br />
influenzato le rumorose jam dei Velvet. Dopo la laurea, Reed si trasferì a<br />
New York e siglò un accordo per scrivere canzoni con un’etichetta<br />
improvvisata. Lì incontrò John Cale, un musicista d’avanguardia<br />
proveniente dal Galles, e i due trovarono un’intesa creativa. Reed arruolò<br />
due compagni di college, il chitarrista Sterling Morrison e la batterista<br />
Maureen “Mo” Tucker, e così nacquero i Velvet Underground.<br />
In quei giorni, il celeberrimo artista Andy Warhol stava cercando un<br />
gruppo <strong>rock</strong>’n’roll da aggiungere al proprio impero mediatico e i Velvet<br />
erano la band adatta alla bisogna. Warhol prese il gruppo sotto la propria<br />
ala protettiva, facendogli ottenere un favoloso ingaggio al Max’s Kansas<br />
City, uno dei nuovi locali newyorchesi più alla moda. Warhol era convinto<br />
che ai Velvet mancasse il sex appeal, e costrinse la band ad accettare<br />
l’arrivo <strong>del</strong>la statuaria mo<strong>del</strong>la e attrice tedesca Christine “Nico” Paffgen<br />
nelle vesti di cantante.<br />
La musica cupa, ronzante e monotona dei Velvet era tutto quello che la<br />
scena pop <strong>del</strong>l’epoca non era. Reed scriveva canzoni su dipendenza<br />
[Heroin, Waiting For My Man), sesso perverso ( Venus In Furs) e violenta<br />
{There She Goes Again), e il gruppo inoltre eseguiva suggestivi raga come<br />
All Tomorrow Parties e The Black Angel’s Death Song. L effetto era<br />
narcotico e bizzarro, ma in un modo spiacevole, che teneva lontani i Figli<br />
dei Fiori. Warhol si inventò uno spettacolo multimediale per il primo tour<br />
dei Velvet che chiamò The Exploding Plastic Inevitable. Non conquistò<br />
molti fan. Cher abbandonò un’esibizione che si teneva al The Trip, locale<br />
alla moda di Los Angeles, dichiarando che i Velvet “erano rimpiazzabili<br />
solamente con il suicidio”. Lina recensione <strong>del</strong> «Chicago Daily News»<br />
concludeva che “i fiori <strong>del</strong> male erano in pieno rigoglio”.<br />
Il primo album non andò da nessuna parte, e dopo che i Velvet<br />
perdettero sia Nico che Warhol si misero al lavoro sul loro secondo album,<br />
WHITE LIGHT, WHITE HEAT. Gli argomenti trattati da testi restarono in<br />
buona parte gli stessi, in particolare negli epici diciassette minuti di Sister<br />
Ray, la quale trattava di prostitute transessuali, droghe e omicidio. Il disco<br />
sfiorò a malapena la Top 200, ma ebbe successivamente una grande<br />
influenza su glam, punk e generi simili. Con pochi soldi, ricevendo poche<br />
attenzioni, i Velvet rimpiazzarono Cale con Doug Yule e si misero al
lavoro su un disco omonimo dal suono più tradizionalmente <strong>rock</strong>,<br />
LOADED (1970) proseguì la trasformazione in direzione di un <strong>rock</strong><br />
elementare e produsse due <strong>del</strong>le canzoni più note dei Velvet, Sweet Jane e<br />
Rock’n’Roll. Ma il successo continuò a sfuggire loro e Reed lasciò il<br />
gruppo un mese prima <strong>del</strong>la pubblicazione <strong>del</strong>l’album.<br />
Reed intraprese una carriera solista, e il suo TRANSFORMER, nel<br />
1972, venne prodotto da David Bowie e Mick Ronson. Il disco<br />
comprendeva Walk On The Wild Side, l’omaggio di Reed alle “superstar”<br />
transessuali di Warhol, il primo singolo da Top 20 a fare esplicito<br />
riferimento al sesso orale.<br />
BLACK SABBATH<br />
Se i Velvet Underground si occupavano di un ramo decadente ed elitario<br />
<strong>del</strong>l’energia plutoniana, allora i leggendari Black Sabbath, inglesi di<br />
Birmingham, ne rappresentavano la controparte populista. Emersi dai tetri<br />
sobborghi industriali <strong>del</strong>la città britannica, i Sabbath furono le prime<br />
superstar <strong>del</strong>l’heavy metal, e i loro primi dischi restano tuttora opere<br />
fondanti <strong>del</strong> genere.<br />
I Sabbath nacquero dalle ceneri di un gruppo appropriatamente chiamato<br />
“Mythology”. Con l’intento di esplorare le nuove sonorità heavy blues, il<br />
chitarrista Toni Iommi e il batterista Bill Ward arruolarono Bill “Geezer”<br />
Butler al basso e il cantante John “Ozzy” Osbourne, il quale era stato da<br />
poco scarcerato, dopo uno sconvolgente soggiorno in carcere e si ritrovò<br />
ad avere a che fare con Iommi, che lo tormentava ai tempi <strong>del</strong>la scuola. Il<br />
gruppo iniziò il proprio percorso come “Earth” ma cambiò il nome in<br />
Black Sabbath ispirato dall’omonimo film italiano <strong>del</strong> 1963'8 (sebbene il<br />
nome avrebbe potuto essere anche una strizzata d’occhio ai loro<br />
progenitori spirituali, i Blue Cheer). I film horror erano all’epoca al centro<br />
di un revival, e la band decise di creare un equivalente musicale al genere.<br />
Il suono dei Sabbath prevedeva chitarra e basso potenti e distorti<br />
impegnati a eseguire continuamente ripetitivi riff blues, utilizzando i<br />
registri più bassi a disposizione. Butler mise insieme dei testi basati su<br />
storie orrorifiche, legate all’occulto, di autori come Dennis Wheatley e<br />
H.P. Lovecraft. I critici (com’era prevedibile) odiarono il debutto<br />
omonimo dei Sabbath (1970), ma i ragazzi lo consumarono. Il gruppo<br />
voleva che il secondo album si intitolasse WAR PIGS, in riferimento<br />
all’omonimo, feroce brano che dipingeva i generali come “streghe
impegnate in messe nere”, ma la loro etichetta modificò il titolo in<br />
PARANOID, dall’omonimo, travolgente singolo proto-punk. I testi erano<br />
cupi e il suono pesante, ma lo Sturm und Drang si acquietava nella<br />
ipnotica ballata fantascientifica Planet Caravan. Come era successo con il<br />
primo Lp, PARANOID vendette bene ma il gruppo venne perlopiù<br />
ignorato dalle radio.<br />
I Sabbath si rafforzarono sempre più, sebbene le consuete pressioni da<br />
tour e le costose dipendenze stessero già incominciando a esigere il loro<br />
tributo. Il loro terzo disco, MASTERS OF REALITY (1971), proseguì<br />
nella medesima vena dei predecessori, anche se poteva contare su una<br />
produzione migliore. I brani di maggior rilievo si trovavano sul primo lato,<br />
a partire da Sweet Leaf (un elogio alla ganja) per chiudere con Children Of<br />
The Grave, uno stomper da I figli <strong>del</strong>l’invasione versione anteguerra^. Nel<br />
mezzo c’era After Forever, il cui testo calvinista era disteso su una guerra<br />
lampo a base di metal, proprio come Lord Of This World sul secondo lato.<br />
I Sabbath ottennero un risultato pressoché unico nella storia: comporre<br />
canzoni gospel che sembravano essere state scritte nelle più profonde<br />
cavità infernali.<br />
Ma le droghe erano alle calcagna (come sempre accade), e i battibecchi<br />
interni alla band guastarono la registrazione di VOL. 4 (1972). Il gruppo si<br />
rilassò allentando le spinte metal nel successivo SABBATH BLOODY<br />
SABBATH, ma a quel punto la situazione legata ad alcol e droghe era<br />
peggiorata, tanto che Butler dovette essere ricoverato. Ciononostante, il<br />
tour <strong>del</strong> 1974 fui un trionfo e sembrò risollevare l’umore <strong>del</strong> gruppo. I<br />
Sabbath ritornarono con SABOTAGE (1975), dove il loro caratteristico<br />
metal scuo- ti-ossa era corretto con dosi di jazz, pop e addirittura alcuni<br />
passaggi operistici. Il disco fu lodato come lavoro sorprendentemente<br />
maturo e inventivo al momento <strong>del</strong>l’uscita, ma la fortuna <strong>del</strong> gruppo<br />
incominciò a guastarsi nel corso <strong>del</strong> successivo tour, e Ozzy finì in<br />
panchina dopo un incidente motociclistico. Il successivo Lp dei Sabbath,<br />
TECHNICAL EXTASY <strong>del</strong> 1976, segnò un allontanamento dal metal che<br />
lasciò i fan a grattarsi la testa, confusi. Dopo un estenuante tour di sei<br />
mesi, Ozzy lasciò i Sabbath per fondare una propria band.<br />
Quando la nuova band si sciolse, il cantante convinse i Sabbath a<br />
riprenderlo con sé. 1 Sabbath dovettero cestinare le canzoni scritte con in<br />
mente l’estensione vocale di chi lo aveva sostituito e ripartire da zero,<br />
cercando di scrivere durante la registrazioni e spesso scoprendo di essere<br />
troppo fatti per fare tutte e due le cose. L’album NEVER SAY DIE venne
pubblicato nel 1978 e il gruppo ritornò a fare concerti con Ozzy,<br />
ingaggiandolo come turnista. Ma gli stanchi e invecchiati maestri <strong>del</strong><br />
metal, stando a quel che si dice, vennero umiliati ogni sera dalla giovane e<br />
appassionata band che apriva i loro concerti, i Van Halen.<br />
Quando se ne tornarono a casa barcollanti, la band era allo sfascio, a<br />
causa di alcol e droghe, e Ozzy venne licenziato nel 1979. Fu rimpiazzato<br />
dallo scomparso Ronnie James Dio, un elfico urlatore proveniente dai<br />
Rainbow di Ritchie Blackmore. Ristorati, i Sabbath irruppero nuovamente<br />
sulle scene nel 1980 con HEAVEN AND HELL e ritornarono sui palchi<br />
con un tour di enorme successo, guastato solamente dal licenziamento di<br />
Ward a causa <strong>del</strong>l’alcol. Costui fu prontamente rimpiazzato da Vinnie<br />
Appice, fratello di Carmine, batterista dei pionieri <strong>del</strong> metal Vanilla Fudge.<br />
Ward finì senza un tetto ancor prima di accorgersene.<br />
Anche Ozzy toccò il fondo, ma venne trascinato via in un auto-<br />
commiserante torpore da Sharon Arden, la figlia <strong>del</strong> manager dei Sabbath,<br />
Don. Cercando di farsi un nome, Sharon aiutò Ozzy a darsi una ripulita e a<br />
trovarsi una nuova band, che includeva un energico giovane chitarrista<br />
americano di nome Randy Rhoads. Ozzy pubblicò con successo<br />
BUZZARD OF OZZ a fine 1980, ma il suo ritorno non fu privo di<br />
incidenti: fece inorridire la sua nuova compagnia discografica staccando a<br />
morsi la testa di una colomba durante una riunione d’affari, ubriaco. Due<br />
anni dopo dovette subire un trattamento antirabbi- co avendo fatto lo<br />
stesso con un pipistrello che un fan aveva lanciato sul palco: credeva si<br />
trattasse di un animale di gomma.<br />
Sia Ozzy che i Sabbath continuarono entrambi a mietere successi fino a<br />
quando Dio abbandonò per fondare la propria band. A Ozzy era andata<br />
molto peggio un paio di mesi prima, quando Rhoads era rimasto ucciso in<br />
modo assurdo durante una scorribanda su un piccolo aereo, mentre il bus<br />
<strong>del</strong> gruppo era fermo nei pressi di una pista di atterraggio.<br />
Nel corso dei successivi due decenni, Iommi tenne duro con una serie di<br />
formazioni dei “Black Sabbath”. Anche Ozzy passò da un eroe <strong>del</strong>la<br />
chitarra all’altro, ma ottenne un successo ben maggiore di quello<br />
racimolato dal suo vecchio tormentatore dei tempi <strong>del</strong>la scuola. Ispirata dal<br />
successo <strong>del</strong> Lollapalooza, Sharon diede vita a un tour collettivo chiamato<br />
Ozzfest nel 1996. Il festival acquisì fama nazionale nel 1997 grazie a una<br />
parziale reunion dei Black Sabbath, che fece da principale attrazione. Ward<br />
si unì agli altri quello stesso dicembre per un tour di successo, con annesso<br />
disco dal vivo. Si iniziò a registrare un album per la reunion, che in seguito
venne però rimandato a causa degli impegni musicali di Ozzy. In<br />
definitiva, la reunion dei Sabbath servì solamente a rammentare ai fan<br />
quanto fossero potenti i padrini <strong>del</strong> metal, e quanto superflui fossero, al<br />
loro confronto, gli innumerevoli imitatori.<br />
Sharon riuscì poi in un altro colpo, un reality su Mtv intitolato The<br />
Osbournes. Lo show ebbe successo, ma molti fan pensavano che mettesse<br />
Ozzy in cattiva luce. Più recentemente, la versione dei Sabbath con Dio è<br />
andata in tour e ha registrato musica sotto la sigla Heaven And Hell. La<br />
morte <strong>del</strong> cantante, nel 2010, ha portato a parlare di una possibile nuova<br />
reunion dei Black Sabbath.<br />
ALICE COOPER<br />
Il <strong>rock</strong> da film horror dei Sabbath subì parecchia competizione nei primi<br />
anni Settanta, con due celebri gruppi americani che aggiunsero alla ricetta<br />
un po’ di macabra teatralità. Il primo di questi gruppi riuscì addirittura a<br />
scandalizzare l’annoiata Los Angeles con i suoi abiti femminili e la<br />
teatralità che esprimeva sul palco, oltre che con un ossessivo e maniacale<br />
cantante che sosteneva di essere la reincarnazione di una strega <strong>del</strong><br />
Diciassettesimo secolo. L’Alice Cooper Group era così scandaloso che il<br />
padre dei freak, Frank Zappa, gli fece firmare un contratto con la sua<br />
etichetta, la Straight Records, nel 1969.<br />
Guidato dal figlio di un sacerdote, Vince Damon Furnier, l’Alice Cooper<br />
Group pubblicò due album su Straight, PRETTIES FOR YOU ed EASY<br />
ACTION, che non si guadagnarono nient’altro che disprezzo. La fortuna<br />
incominciò a girare quando il gruppo incontrò il produttore Bob Ezrin, il<br />
quale diede una lucidata al suono <strong>del</strong>la band in occasione <strong>del</strong> terzo album,<br />
LOVE IT io DEATH (1971 ), che conteneva l’hit I’m Eighteen. KILLERS<br />
venne pubblicato a ruota, e valse alla band un altro successo, Under My<br />
Wheels.<br />
Il gruppo attirava un devoto pubblico proletario che chiedeva in cambio<br />
<strong>del</strong> proprio denaro un po' di intrattenimento stravagante, che la band era in<br />
grado di offrire in abbondanza. Serpenti vivi, ghigliottine, nani infuriati,<br />
sedie elettriche, illusionisti: qualsiasi cosa suscitasse brividi a poco prezzo<br />
andava bene. Ma nonostante tutto queirimmaginario macabro, la musica di<br />
Alice Cooper era <strong>rock</strong> da party privo di fronzoli, con pochi brani morbosi<br />
come Dead Babies o I Love The Deal aggiunti a fare da condimento.<br />
Tuttavia, le pressioni legate al successo generarono tensioni ed esplosioni
di ego, che spinsero Cooper ed Ezrin a rilanciare il marchio con il primo<br />
nel ruolo di artista solista.<br />
Dopo MUSCLE OF LOVE (1974), l’ultimo album in compagnia <strong>del</strong>la<br />
Alice Cooper Band, Ezrin ingaggiò turnisti di prima qualità per dare vita a<br />
un nuovo gruppo. I primi frutti di questo nuovo corso furono WELCOME<br />
TO MY NIGHTMARE, <strong>del</strong> 1975, e uno special televisivo. Accanto agli<br />
esempi di hard <strong>rock</strong> patinato, Ezrin si assicurò che NIGHTMARE e gli<br />
àlbum successivi di Cooper comprendessero anche una romantica ballata<br />
radiofonica. Su NIGHTMARE c’era Only Woman Bleed, che raggiunse la<br />
dodicesima posizione e portò l’album nella Top 5.<br />
La storia procede come da manuale: la passione per il bere di Cooper va<br />
fuori controllo e la sua limitata estensione vocale finisce per perdersi nelle<br />
raffinate produzioni orchestrali costruite su misura. Una ultima uscita con<br />
Ezrin, FROM THE INSIDE, <strong>del</strong> 1978, produsse l’obbligatoria ballata di<br />
successo, ma l’album fece cilecca. Le prospettive di affermazione di<br />
Cooper rimasero piuttosto deboli per gran parte degli anni Ottanta, ma<br />
vennero illuminate dal suo ritorno <strong>del</strong> 1989, TRASH, che coinvolgeva<br />
componenti di Aerosmith e Bon Jovi. Da allora ha impersonato il ruolo di<br />
decano <strong>del</strong> metal e ha continuato a suonare e a registrare.<br />
KISS<br />
Quando la fama di Cooper incominciò a declinare, i newyorchesi Kiss<br />
erano pronti a portare a termine il lavoro lasciato a metà. Comprendenti il<br />
cantante e chitarrista Paul Stanley, il cantante e bassista Gene Simmons, il<br />
chitarrista Ace Frehley e il batterista Peter Criss, i Kiss attingevano alla<br />
stessa vena di Alice: hard <strong>rock</strong> terra terra con aspetti visivi da fumetto e un<br />
elaborato spettacolo teatrale come contorno. Il chitarrista dei New York<br />
Dolls, Syl Sylvain, lo spiegò perfettamente quando descrisse i Kiss come<br />
dei “camionisti che hanno deciso di fare qualcosa per Halloween”.<br />
Dopo essersi guadagnati un fe<strong>del</strong>e seguito a livello locale, i Kiss<br />
firmarono per la Casablanca Records di Neil Bogart, una etichetta nota<br />
soprattutto per le produzioni disco. Ma i concerti dal vivo erano il loro<br />
principale vanto, e un album live un po’ prematuro, ALIVE (1975), ne fece<br />
<strong>del</strong>le superstar. Una versione dal vivo <strong>del</strong>l’inno dionisiaco Rock And Roll<br />
All Nite fu il loro primo successo, e i quattro in seguito ingaggiarono Bob<br />
Ezrin, allo scopo di addolcire il loro suono, in occasione di DESTROYER,<br />
<strong>del</strong> 1976. Shout It Out Loud fu un successo, ma la ballata cooperiana Beth,
cantata da Peter Criss, fu un successo addirittura clamoroso, e conquistò<br />
tutte quelle ragazze adolescenti che fino ad allora avevano resistito al<br />
fascino dei Kiss. Tenendo il piede in due staffe, i Kiss fecero cantare a<br />
Criss il loro singolo successivo, Hard Luck Woman, un insolito apocrifo di<br />
Rod Stewart.<br />
Il trucco stravagante e i costumi da film horror fornivano il foraggio<br />
perfetto a una guerra lampo a base di merchandising, e così il loro logo<br />
venne appiccicato su qualsiasi cosa, dai libri di fumetti, alle magliette, ai<br />
giocattoli. Ma i succhi creativi sembrarono asciugarsi, e un secondo disco<br />
dal vivo (ALIVE II) fu seguito da DOUBLE PLATINUM (1978), un<br />
greatest hits, denunciando così il prematuro esaurimento creativo <strong>del</strong><br />
gruppo.<br />
Poi, nel 1978, i Kiss si accollarono un rischio senza precedenti: ciascun<br />
componente pubblicò contemporaneamente un album solista. Le<br />
prenotazioni furono parecchie, ma solo il disco di Frehley generò un<br />
grande successo (la cover di un hit glam <strong>del</strong> 1975, New York Groove) e la<br />
Casablanca rimase invasa dall’invenduto. In seguito i Kiss firmarono un<br />
contratto per un film TV, Kiss Meets The Phantom Of The Park, mandato<br />
in onda poco prima di Halloween, nel 1978. La pellicola, a budget ridotto,<br />
prevedeva effetti speciali da due lire e le voci di attori che doppiavano<br />
quelle dei Kiss, nessuna <strong>del</strong>le quali in maniera credibile. I quattro<br />
ottennero un grosso successo nel 1979 con I Was Made Tor Loving You,<br />
dalle sfumature disco, ma le vendite degli album e le presenze ai concerti<br />
incominciarono a calare, e ben presto sia Criss che Frehley<br />
abbandonarono.<br />
I Kiss lasciarono da parte il trucco nella loro incarnazione anni Ottanta,<br />
ma i risultati continuavano a essere insoddisfacenti. Dopo un lungo<br />
periodo di declino commerciale, Criss e Frehley si riunirono agli altri nel<br />
1996, per un tour mondiale di grande successo, ma alla fine venne fuori<br />
che il loro ruolo era quello di semplice manovalanza, così entrambi<br />
lasciarono la band per l’ennesima volta. Simmons e Stanley comprarono i<br />
diritti dei loro personaggi e continuarono ad andare in tour con altri<br />
musicisti che ne impersonavano il ruolo.<br />
PUBLIC IMAGE LTD.<br />
Il principio di shock di Cooper e dei Kiss venne eclissato da gruppi punk<br />
degli anni Settanta come i Sex Pistols, che facevano sembrare le fantasie
fumettistiche dei loro più vecchi colleghi trite e ritrite. Ma l’archetipo<br />
plutoniano venne portato a un livello ulteriore da molti di quei gruppi che<br />
erano emersi dal punk. Tra questi, i Public Image Ltd. (alias PiL), il ritorno<br />
di John Lydon alle sue radici artistiche pre-punk. Lydon arruolò Keith<br />
Levene, lasciato a piedi dai Clash, e il folle bassista cockney Jah Wobble,<br />
per registrare uno dei singoli più rappresentativi <strong>del</strong>l’epoca, Public Image<br />
<strong>del</strong> 1978. La formula originaria dei PiL decostruiva il suono dei Sex<br />
Pistols, e Lydon inserì nei testi una sua visione <strong>del</strong>le cose cupa, fissata con<br />
il tema <strong>del</strong>la morte.<br />
Il loro esordio, FIRST ISSUE, comprendeva anche Annalisa, ispirata<br />
all’assassinio di Annaliese Michel, una ragazza tedesca con disturbi<br />
mentali che era stata fatta morire di fame da una coppia di “esorcisti”.<br />
Inevitabilmente, era venuto fuori che la Michel soffriva di una severa<br />
forma di epilessia e non era affatto vittima di possessione diabolica. Da<br />
quel punto in poi, la musica e i testi dei PiL non fecero che diventare<br />
sempre più cupi e bizzarri. Il loro singolo successivo fu Death Disco<br />
(Swan Lake), incluso nello storico METAI. BOX <strong>del</strong> 1979. Un’altra<br />
traccia fondamentale, Poptones, era cantata dal punto di vista <strong>del</strong>la vittima<br />
di un omicidio, il cui corpo nudo era stato abbandonato sotto la pioggia.<br />
Ma Wobble venne cacciato dopo un tour statunitense nel 1980, e le nuove<br />
canzoni dei PiL erano interamente basate su brutali passaggi di batteria,<br />
con un’infarinatura di chitarra, sintetizzatore e suoni gettati nel chiasso<br />
percussivo generale.<br />
L’album che ne uscì fuori nel 1981 venne intitolato FLOWERS oi<br />
ROMANCE, un ironico tributo a Sid Vicious. Lydon dava il via alle danze<br />
frignando “Doom sits in gloom in his room ’ (‘il destino siede triste nella<br />
sua stanza’) con una cadenza pseudoaraba. Nella decisamente lovecraf-<br />
tiana Under The House gemeva, preda <strong>del</strong> terrore, a proposito di un<br />
cadavere in putrefazione che usciva dal muro. Go Back era un incubo<br />
orwelliano sul risorgere <strong>del</strong> fascismo. E via dicendo. Un dirigente <strong>del</strong>la<br />
Virgin definì in seguito FLOWERS uno dei dischi meno commerciali mai<br />
pubblicati. I PiL afferrarono l’antifona e decisero di intraprendere una<br />
nuova direzione, legata a un <strong>rock</strong> alternativo più commerciale.<br />
KILLING JOKE<br />
Il rumore pulsante e la cupa visione <strong>del</strong> mondo dei PiL fornì<br />
l’ispirazione a un’altra band londinese che sarebbe divenuta ancora più
influente. Fondendo disco, punk, metal e reggae in un insieme all’insegna<br />
<strong>del</strong>la continua aggressività, l'esordio omonimo dei Killing Joke, pubblicato<br />
nel 1980, era talmente impressionante che il leggendario dj John Peel<br />
aveva creduto in un primo momento che si trattasse di un gruppo già<br />
affermato che pubblicava musica in incognito.<br />
Denudando il <strong>rock</strong> pesante fino a ottenerne gli elementi primari, i<br />
Killing Joke avrebbero influenzato innumerevoli gruppi di <strong>rock</strong> alternativo<br />
e metal, tra cui Jane’s Addiction, Ministry, Tool, Faith No More e<br />
Metallica. La miscela creata dalla band, a base di ritmi dance, sintetizzatori<br />
stonati, voci distorte e chitarre accordate una tonalità sotto ebbe inoltre<br />
un’enorme influenza su progetti metal industriali come Nine Inch Nails e<br />
Marilyn Manson. I Nirvana rubarono il riff di Come As You Are dallo<br />
stomper Eighties e i Motley Crùe presero in prestito il caratteristico ritmo<br />
di Dr. Feelgood da Love Like Blood. Nessuno dei due furti fu granché<br />
apprezzato dai Jokers.<br />
Al centro <strong>del</strong>la mistica <strong>del</strong> gruppo c’era un profondo coinvolgimento<br />
nell’occulto, in particolare gli insegnamenti di Aleister Crowley. (Girava<br />
voce che il leader dei Killing Joke, Jaz Coleman, fosse uno dei pochi<br />
luminari ammessi alla leggendaria biblioteca di testi crowleyani<br />
appartenente a Jimmy Page). Nel 1982 i Joke se ne andarono in Islanda<br />
dove, sostenevano, avrebbero atteso l’imminente apocalisse. La band non<br />
si lasciò impressionare dal fatto che il mondo non fosse finito e da allora<br />
non ha mai smesso di fare un tremendo baccano. In tempi recenti lo<br />
scomparso Heath Ledger ha preso in prestito il trucco da giullare psicotico<br />
e la pettinatura scarmigliata di Coleman per la prova da Oscar di The Dark<br />
Knight (2008). Ledger rivelò inoltre di aver mo<strong>del</strong>lato il suo Joker sulla<br />
versione presente in una graphic novel di Alan Moore, intitolata —<br />
ovviamente — The Killing Joke.<br />
ABITANTI DELL'OSCURITÀ: I CULTI E L’OCCULTO<br />
Per una certa categoria di cristiani, il <strong>rock</strong>’n’roll sarà sempre conosciuto<br />
come “la musica <strong>del</strong> Diavolo”. Questa reputazione demoniaca risale<br />
all’epoca <strong>del</strong> blues, quando il leggendario cantante Robert Johnson si dice<br />
avesse venduto la propria anima a Satana in cambio <strong>del</strong> successo. In<br />
seguito alcuni <strong>rock</strong>er giocarono con l’immaginario diabolico, come<br />
Screaming Jay Hawkins e Arthur Brown. Ma a tutto l’acido, il patchouli e<br />
le buone vibrazioni, negli anni Sessanta si affiancò un genere di
misticismo più serio e dal tono più cupo. La semi-ironica ode scritta dai<br />
Rolling Stones in onore di Lucifero, Sympathy For The Devil, toccava un<br />
nervo scoperto in ambito <strong>rock</strong>, e avrebbe liberato da quel momento in poi<br />
un torrente di energia occulta.<br />
Come abbiamo visto, Aleister Crowley ha i suoi seguaci in ambito <strong>rock</strong>,<br />
il più famoso dei quali è Jimmy Page. Ma la Grande Bestia possiede altri<br />
ammiratori, meno noti, nel mondo <strong>del</strong> <strong>rock</strong> più eccentrico: i Ministry<br />
hanno campionato alcuni rari passaggi parlati di Crowley in Golden Dawn<br />
<strong>del</strong> 1988, e gruppi dark come Coil, Current 93, Fields Of The Nephilim e<br />
Kommunity FK hanno anch’essi tratto ispirazione dal fondatore di<br />
Thelema.<br />
La Process Church Of The Final Judgement era una religione con base a<br />
Londra creata da due ex componenti di Scientology, Robert e Mary De<br />
Grimston. Adoravano un’unica divinità - Geova, Gesù, Lucifero e Satana -<br />
ed erano anche piuttosto interessati a Hitler. I loro seguaci dalla nera<br />
mantella erano un’immagine ben nota nell’Inghilterra degli anni Sessanta e<br />
la loro rivista, «The Process», comprendeva interviste a <strong>rock</strong>star <strong>del</strong><br />
calibro di Mick Jagger e Paul McCartney. Continuarono ad attrarre una<br />
nuova generazione di ammiratori anche a parecchia distanza di tempo dalla<br />
loro fine, inclusi componenti di Throbbing Gristle e Skinny Puppy.<br />
La Chiesa di Satana venne fondata a San Francisco nel 1966 dall’ex<br />
giostraio Anton LaVey. Questa chiesa attirava uno strano assortimento di<br />
gente in cerca di brividi, inclusa Jayne Mansfield, bionda da schianto degli<br />
anni Cinquanta, e Sammy Davis jr <strong>del</strong> Rat Pack. Occultisti come Kenneth<br />
Anger e Bobby Beausoleil erano in stretti rapporti con LaVey, anche se<br />
non erano molto in sintonia con il programma <strong>del</strong>la chiesa in sé. Altri<br />
<strong>rock</strong>er <strong>del</strong> luogo potrebbero aver fatto festa con il Signore Oscuro, ma<br />
pochi si fecero beccare all’epoca.<br />
Il <strong>rock</strong> esplicitamente satanico incominciò a emergere sul finire degli<br />
anni Sessanta. Ai <strong>rock</strong>er acidi Coven, guidati dalla seducente Jinx Dawson,<br />
si attribuisce l’introduzione <strong>del</strong> gesto <strong>del</strong>le “corna <strong>del</strong> diavolo” diffuso tra i<br />
metallari. Il loro primo album, ironicamente intitolato WITCHCRAFT<br />
DESTROYS MINDS AND REAP SOULS (‘La stregoneria distrugge le<br />
menti e miete le anime’), includeva un batti-piedi intitolato Black Mass.<br />
I Coven ebbero un inaspettato hit nel 1971 con One Tin Soldier, un inno<br />
decisamente non satanico tratto dalla colonna sonora di Billy Jack.<br />
Il progetto proto-prog dei Black Widow rappresentò la versione
itannica dei Coven. Il loro singolo <strong>del</strong> 1970, Come To The Sabbath,<br />
venne bandito nel Regno Unito a causa dei contenuti satanici. Tra le<br />
superstar sataniche più recenti ricordiamo Marilyn Manson, l’icona<br />
eurometal King Diamond, Glenn Danzig e il provocatore underground<br />
Boyd Rice.<br />
Charles Manson non fu solamente il leader di un culto in proprio, ma<br />
fece anche comunella con alcuni dei più importanti <strong>rock</strong>er <strong>del</strong>l’epoca,<br />
grazie al legame con Dennis Wilson dei Beach Boys. Star come Neil<br />
Young e limi Hendrix erano impressionati dalla frenesia creativa di<br />
Manson, ma questo non era sufficiente per farlo finire in classifica.<br />
Manson, in seguito, sarebbe diventato a suo modo una star, sebbene non in<br />
relazione alla propria musica. Predicando una visione apocalittica legata a<br />
una futura guerra razziale, egli cercò di dare il via alle danze con una serie<br />
di raccapriccianti omicidi che scioccarono Los Angeles e avvelenarono il<br />
giardino <strong>del</strong>l’intera Generazione <strong>del</strong>l’Amore.<br />
David Bowie è stato l'occultista più zelante <strong>del</strong> <strong>rock</strong>, girando con<br />
un’enorme biblioteca di testi magici ovunque si trovasse negli anni<br />
Settanta, inclusi quelli dei suoi autori preferiti, Arthur Edward Waite<br />
(nemesi <strong>del</strong>la Golden Dawn di Crawley) e Dion Fortune. Il suo storico Lp<br />
<strong>del</strong> 1976, STATION TO STAT ION, prese il titolo dalla Cabala, a cui<br />
Bowie faceva riferimento nella canzone che intitolava il disco. Il dilettarsi<br />
di Bowie con l’occulto, combinato con un piano di lavoro devastante e un<br />
consumo di cocaina che avrebbe potuto uccidere un plotone di soldati, lo<br />
portò ad attacchi di <strong>del</strong>usione, paranoia ed estremismo politico nei tardi<br />
anni Settanta, ma anche a una rimarchevole serie di album ormai<br />
considerati dei classici. Più recentemente, Bowie ha professato interesse<br />
per l’antica Gnostica.<br />
THROBBING GRISTLE<br />
Un’altra band influente emersa dall’underground post-punk furono i<br />
Throbbing Gristle (TG), pionieri — se non inventori — <strong>del</strong> genere<br />
industriai. I TG vennero fondati dagli ex componenti di una troupe teatrale<br />
di nome COUM Transmissions che metteva in scena spettacoli<br />
sessualmente espliciti, Genesis P. Orridge (Neil Megson) e Cosey Farmi<br />
Tutti (Christine Newby). Alla coppia si aggiunse il mago <strong>del</strong>l’elettronica<br />
Chris Carter e il polistrumentista Peter Cristopherson, e tutti insieme<br />
dichiararono guerra alla musica, alla decenza e alla sanità mentale.
I TG decisero di scioccare l’Inghilterra scuotendola dal disagio che la<br />
caratterizzava con testi e immaginario che traevano pesantemente<br />
ispirazione dal crimine, dal fascismo e dall’occulto. Ispirati ai survivalisti<br />
americani, incominciarono a indossare tute militari e a utilizzare il loro<br />
arsenale di strumenti elettronici fatti in casa non per intrattenere ma per<br />
assaltare letteralmente il loro pubblico per mezzo <strong>del</strong> suono. Anticipando<br />
nei testi il movimento death metal, i TG scaricavano raffiche di odio con<br />
titoli come Blood On The Floor (‘Sangue sul pavimento’), Dead On<br />
Arrivai (‘Morto all’arrivo’) e Maggot Death (‘Morte dei vermi’).<br />
Cantarono odi ai serial killer Ian Brady e Myra Hindley e a una donna<br />
carbonizzata che i tabloid avevano soprannominato Hamburger Lady. Il<br />
loro album <strong>del</strong> 1979, ironicamente intitolato 20 JAZZ FUNK GREAT-,<br />
raffigurava il gruppo in cima a una scogliera inglese, celebre per i suicidi.<br />
Nello scandalizzare i punk annoiati, il flirtare dei TG con il fascismo<br />
divenne sempre meno ironico. Rendendosi conto che il gioco si era spinto<br />
troppo oltre, i TG si sciolsero nell’81. Ma il loro estremismo lasciò il<br />
segno, favorendo la nascita di terroristi e rumoristi elettronici che<br />
rientravano nella categoria industrial come Skinny Puppy, Front 242 e<br />
Cabaret Voltaire. Per un breve periodo, sul finire degli anni Ottanta, la<br />
musica dance industriale dominò i club, allungando i propri malvagi<br />
tentacoli su ambienti più commerciali.<br />
MINISTRY<br />
I Ministry, una <strong>del</strong>le più conosciute band industriai, mossero i primi<br />
passi come gruppo dance-pop commerciale. Ma il loro secondo album,<br />
TWITCH (1986), vedeva il cantante e leader Alain Jourgensen accantonare<br />
il synth pop per appropriarsi <strong>del</strong> canzoniere dei Cabaret Voltaire, pionieri<br />
<strong>del</strong>la dance industriale, con tanto di scalpitanti batterie elettroniche, rumori<br />
campionati e tracce vocali semi-sussurrate con accento inglese. Per il loro<br />
album successivo, THE LAND or RAPE AND HONEY (1988), i Ministry<br />
si misero a guardare in direzione degli Skinny Puppy, copiando la ricetta di<br />
quel gruppo, una formula a base di ritmi violenti, raffiche di sintetizzatori,<br />
frammenti di dialoghi tratti da film horror e così via. 1 Ministry, in seguito,<br />
resero omaggio ai Killing Joke su THE MIND is A TERRIBLE THING<br />
TO TASTE (1989), di fatto un rifacimento <strong>del</strong>l’Lp pubblicato dai Joke nel<br />
1981, WHAT’S THIS FOR? Il loro album successivo, PSALM 69,<br />
aggiunse dei riff alla Slayer, guadagnandosi il passaggio su Mtv. Da lì in<br />
avanti, i Ministry si misero a proporre un più generico suono thrash metal,
prima di sciogliersi nel 2008.<br />
NINE INCH NAILS<br />
Trent Reznor, da Cleveland, traeva ispirazione dalle stesse fonti<br />
esoteriche cui facevano riferimento i Ministry, aggiungendo però un<br />
melodismo lugubre a far lievitare la miscela. Lavorando con la<br />
denominazione di Nine Inch Nails, Reznor pubblicò nel 1989 il classico<br />
PRETTY HATE MACHINE, un disco che combinava angoscia industriale<br />
e solida scrittura. L’album fu un grande successo underground e diede una<br />
scossa ai club, un pezzo dietro l’altro.<br />
Reznor ingaggiò una band che potesse accompagnarlo e inaugurò un<br />
incessante tour (inclusa un’apparizione, di quelle che assicurano la<br />
celebrità, al primo Lollapalooza), sviluppando un più aggressivo suono di<br />
matrice chitarristica. Dopo il cupo e sconnesso Ep BROKEN <strong>del</strong> ’92,<br />
Reznor divenne un caso con THE DOWNWARD SPIRAL (1994), il cui<br />
successo venne alimentato da due tetri hit, Closer e Hurt.<br />
Significativamente, THE DOWNWARD SPIRAL, venne registrato al<br />
10050 di Cielo Drive, la casa in cui Sharon Tate e i suoi amici erano stati<br />
uccisi dalla banda di Manson. Amici come Tori Amos dissero che quello<br />
era stato un periodo molto cupo per Reznor.<br />
La lotta <strong>del</strong> musicista contro la depressione ritardò l’uscita <strong>del</strong> seguito di<br />
SPIRAL, THE FRAGILE, di cinque anni. All’epoca l’introspezione e<br />
l’autocommiserazione erano diventate fuori moda e <strong>rock</strong>er per affiliati ad<br />
associazioni studentesche come Limp Bizkit e Korn smerciavano una<br />
versione più aggressiva dei suoni che Reznor aveva perfezionato nei Nine<br />
Inch Nails. Il suo album successivo, WITH TEETH, avrebbe richiesto<br />
ulteriori sei anni di lavorazione, poiché la depressione di Reznor aveva<br />
dato origine a un cronico abuso di alcol e droghe. Reznor si è ripulito e ha<br />
pubblicato gratuitamente su Internet THE SLIP, oltre ad aver intrapreso un<br />
tour con i Jane’s Addiction (il NIN/JA tour, com’era stato ribattezzato) nel<br />
2009.<br />
LA MUSICA DEI DIAVOLO - QUESTA VOLTA SUL SERIO<br />
La Destra religiosa dichiarò guerra all’heavy metal a fine anni Settanta,<br />
e trascorse molti anni, in seguito, a cercare di distruggere il genere con<br />
azioni legali, falò di dischi e libri, e film di propaganda anti-metal. La
grottesca caccia alle streghe <strong>del</strong> backward masking fu alla base di molte di<br />
queste azioni legali. L’idea di fondo era che anche quando i gruppi<br />
parlavano il consueto linguaggio, cantando di auto veloci e cani da slitta,<br />
in realtà stavano <strong>segreta</strong>mente inserendo nei brani, sotto il rumore<br />
immediatamente percepibile, l’ordine di adorare l’Abominevole, attraverso<br />
messaggi che il cervello poteva in qualche modo afferrare e riprodurre<br />
magicamente al contrario, come un registratore a nastro. Molte di queste<br />
azioni legali furono respinte, ma l’attacco continuava, e poteva contare<br />
sulla immensa ricchezza e l’immenso potere <strong>del</strong>la Destra religiosa e sui<br />
suoi loschi rappresentanti in giacca e cravatta.<br />
Alla fine, tutto questo bagnare il letto da parte dei fondamentalisti ebbe<br />
esattamente l’effetto opposto a quello sperato, spingendo moltitudini di<br />
metallari a mettere da parte i vecchi inni da party e siglare esplicitamente<br />
un’alleanza con il Signore Oscuro nei testi <strong>del</strong>le canzoni. Alla fine degli<br />
anni Ottanta un movimento internazionale aveva preso tutte le distorsioni<br />
più isteriche ed esagerate dei predicatori anti-<strong>rock</strong>, ci aveva buttato dentro<br />
l’estetica <strong>del</strong> gore e dei film horror e le raccapriccianti leggende urbane<br />
costruite a partire da eroi degli anni Settanta come Alice Cooper e i Black<br />
Sabbath, e ci aveva costruito intorno un intero genere musicale (con<br />
annessa industria).<br />
I nonni di tutte le band metal sataniche anni Ottanta erano i Venom, trio<br />
di culturisti inglesi dalle trovate discutibili. Ciò che mancava loro in<br />
termini di abilità veniva bilanciato da una tendenza all’eccesso che dava<br />
origine a inni diabolici come In League With Satan, Burn This Place To<br />
The Ground e One Thousand Days In Sodom, e ad album quali<br />
WELCOME TO HELL e POSSESSED. I metallari seri li consideravano<br />
una barzelletta, ma la spiccata etica <strong>del</strong> lavoro e la perseveranza permisero<br />
al gruppo di crearsi un fe<strong>del</strong>e seguito. L’impenitente dedizione dei Venom<br />
nel perseguire tattiche scioccanti di stampo satanico ispirò orde di<br />
imitatori, molti dei quali fecero passare in secondo piano gli stessi<br />
inventori <strong>del</strong> genere.<br />
I più importanti tra questi imitatori furono gli Slayer, un gruppo thrash<br />
<strong>del</strong>la California meridionale che emerse dalla scena metal underground dei<br />
primi anni Ottanta. Gli Slayer presero come base il mo<strong>del</strong>lo dei Venom ma<br />
mettendo insieme gli ingredienti con maggiore perizia tecnica. L’etichetta<br />
rap Def Jam sbaragliò la concorrenza e pubblicò il loro esordio su major,<br />
REIGN IN BLOOD (1986), ma ottenne di più <strong>del</strong> pattuito con Angel Of<br />
Death, un macabro tributo musicale al criminale di guerra nazista Josef
Mengele. Il resto <strong>del</strong> disco era appena meno offensivo e la Columbia si<br />
rifiutò di distribuirlo. Intervenne la Geffen, e così l’album si aggiudicò il<br />
disco d’oro.<br />
BlOOD coincise con l’apice <strong>del</strong>la visibilità mediatica degli Slayer. Da<br />
quel momento in avanti il gruppo si abituò a una routine a base di metal<br />
estremo spaccaossa, al servizio di un fe<strong>del</strong>e zoccolo duro di seguaci. Ma<br />
quando l’oltraggio si spense, la band fu infine messa in secondo piano non<br />
solo dal successo mainstream di rivali come i Metallica, ma anche da<br />
un’orda di gruppi ancora più estremi.<br />
THRASH E GRINDCORE<br />
Il genere thrash metal fu ispirato in origine dall’hardcore punk. Una<br />
<strong>del</strong>le influenze più evidenti sul metal satanico furono i Misfits, un gruppo<br />
punk originario <strong>del</strong> New Jersey fondato nel 1977 che combinava costumi e<br />
presenza scenica macabri con testi e iconografia legati ai film horror da<br />
drive-in. Molti gruppi black metal trassero ispirazione dal loro<br />
aggiornamento punk <strong>rock</strong>, tutto muscoli e trucco, <strong>del</strong> mo<strong>del</strong>lo inventato<br />
dai Kiss.<br />
A seguito <strong>del</strong>lo scioglimento <strong>del</strong>la formazione originale, il leader dei<br />
Misfits, Glen Danzig, diede vita ai Samhain, un progetto simile che<br />
esplorava in maniera più seria temi legati all’occulto. I Samhain si<br />
trasformarono in Danzig, i quali proponevano un hard <strong>rock</strong> essenziale che<br />
avanzò progressivamente in direzione metal, e sfoggiavano testi dai temi<br />
satanici, canticchiati dalla voce alla “Elvis Presley incontra Jim Morrison<br />
all’inferno” di Danzig.<br />
Un’influenza più consistente proveniva dall’Inghilterra. I Discharge,<br />
anch’essi formatisi nel 1977, svilupparono quell’approccio al punk<br />
estremo e brutale che avrebbe poi dato vita al thrash. Il cantante Calvin<br />
“Cai” Morris era un maciste dalla voce gutturale i cui testi passarono<br />
dall’essere classiche declamazioni punk a diventare brevi esplosioni di<br />
slogan brutali che non facevano alcuna concessione alla melodia o alla<br />
metrica. Questo stile raggiunse il suo apice nel fondamentale album <strong>del</strong><br />
1982 HEAR NOTHING SEE NOTHING SAY NOTHING. I Discharge si<br />
presentavano come antimilitaristi, ma i loro testi violenti, la grafica<br />
macabra e il suono estremamente thrash trasudavano violenza allo stato<br />
puro. E il ringhio da basso profondo di Morris anticipava la celebre voce<br />
da “Cookie Monster”60 introdotta da death metal e grindcore. L’influenza
dei Discharge sull’heavy metal è incalcolabile, e superstar <strong>del</strong> metal come<br />
Metallica, Anthrax e Sepultura hanno tributato loro omaggio<br />
interpretandone le canzoni.<br />
Un’altra band che trasse diretta ispirazione dai Discharge furono i<br />
Napalm Death, leader <strong>del</strong> movimento grindcore. Partendo dalla Gran<br />
Bretagna, il grindcore arrivava a rifuggire <strong>del</strong> tutto i cenni melodici offerti<br />
da Megadeath e Metallica. Le canzoni dei Napalm Death consistevano<br />
solitamente di brevi esplosioni di rumore che arrivavano dritte in faccia,<br />
con una voce ringhiosa e profonda e un estrema, anarchica prospettiva<br />
politica. Altri gruppi come Doom ed Extreme Noise Terror ne seguirono i<br />
passi, alzando la posta in direzione metal e ripassando la palla all’America.<br />
DEATH METAL<br />
I vari temi <strong>del</strong>l’hardcore e <strong>del</strong> thrash confluirono nella scena death<br />
metal, che estremizzò ulteriormente gli eccessi degli Slayer aggiungendoci<br />
la voce da “Cookie Monster” come effetto supplementare. La Florida<br />
assolata e suburbana fu l’improbabile epicentro <strong>del</strong> genere, che poteva<br />
vantare gruppi come Morbid Angel, Possessed e Deicide. Ma un filone<br />
metal ancora più maligno proveniva da Buffalo, nello Stato di New York.<br />
Ispirati dalla gratuita confusione <strong>del</strong> cinema anni Ottanta più violento e dai<br />
fumetti horror, i Cannibal Corpse condussero l’oltraggio verso nuovi<br />
abissi, con album come TOMB OF THE, MUTILATED e BUTCHERED<br />
AT BIRTH, che potevano contare su copertine e titoli di canzoni<br />
tediosamente offensivi (Hammer-smashed Face, ‘faccia fracassata a<br />
martellate’, è di gran lunga il più innocuo). I gruppi <strong>del</strong>la Florida<br />
elaborarono temi musicali analoghi, sebbene evitassero le fantasie di<br />
mutilazione in favore di un radicalismo satanico. Una vena similmente<br />
oltraggiosa scaturì dalla scena black metal che si sviluppò a partire dalle<br />
stesse radici che avevano generato la scena death, diramandosi in altre<br />
direzioni.<br />
Nato in Scandinavia a metà anni Ottanta, il black metal alzò la posta in<br />
quanto a estremismo religioso e politico, allargandosi a praticare<br />
l’incendio doloso e l’omicidio. Gruppi black metal come Emperor,<br />
Satyricon e Immortai (tra gli altri) sfoggiavano inoltre variazioni sataniche<br />
sulle armature dei Kiss e sul trucco Kabuki. La scena black metal traeva<br />
ispirazione dal dark, incorporando tastiere, cori e altre bardature<br />
sinfoniche, alienandosi così le simpatie di una parte di fanatici metallari
più terra terra, in particolare negli Stati Uniti.<br />
Immersi ne Il signore degli anelli e in Dungeons & Dragons, alcuni<br />
appassionati di black metal si spinsero addirittura ad aprire i libri di storia<br />
e lì scoprirono che i loro predecessori nordici non avevano abbandonato<br />
gli antichi dèi in seguito a una ragionevole opera di persuasione, ma per<br />
mezzo di una spada cristiana macchiata di sangue. Nel tentativo di<br />
vendicare i loro martirizzati antenati vichinghi, alcuni accoliti norvegesi<br />
<strong>del</strong> black metal dichiararono guerra al cristianesimo e incendiarono oltre<br />
cinquanta chiese (molte <strong>del</strong>le quali edifici storici) tra il 1992 e il 1996.<br />
MARILYN MANSON<br />
I temi oscuri originatisi dai Velvet Underground e dai Black Sabbath<br />
trovarono maligno sfogo in una lunga serie di gruppi nel corso <strong>del</strong>l’era <strong>del</strong><br />
<strong>rock</strong> classico e non solo. Tuttavia, negli anni Novanta, gli opposti poli <strong>del</strong><br />
<strong>rock</strong> plutoniano convergettero impossessandosi di un ospite improbabile.<br />
Nato e cresciuto nel cuore <strong>del</strong>l’Ohio, il giovane Brian Warner ebbe<br />
un’educazione conservatrice e religiosa. Ma quando si ritrovò nella patria<br />
<strong>del</strong> death metal, la Florida, la sua vita spirituale prese una piega<br />
decisamente bizzarra, facendolo approdare alla Chiesa di Satana di Anton<br />
LaVey.<br />
Warner era pronto a scioccare chiunque: i conservatori, con la sua<br />
filosofia satanica e la sua politica autoritaria, gli headbanger omofobi, con<br />
sporadici cenni di sesso gay in scena, e tutti quelli che si trovavano nel<br />
mezzo, attraverso la sua fascinazione per predatori sessuali e molestatori di<br />
bambini. Warner prese il concetto estetico di Alice Cooper e lo spinse fino<br />
al suo illogico estremo, dando ai componenti <strong>del</strong>la propria band<br />
pseudonimi che combinavano celebrità femminili con serial killer maschi.<br />
Ecco quindi che il mondo conobbe “Twiggy Ramirez”, “Madonna Wayne<br />
Gacy”, “Daisy Berkowitz”, “Zsa Zsa Speck” e via dicendo. Allo stesso<br />
modo, la sua musica combinava metal macho con ritmi dance e vecchie<br />
cover synth pop di androgini precursori quali Depeche Mode e Patti Smith.<br />
Percependo uno spirito affine, Trent Reznor fece firmare Marilyn<br />
Manson per la propria etichetta, la Nothing Records. Ai conservatori<br />
giunse infine voce <strong>del</strong>l’incoscienza di Warner nel toccare certi tasti quando<br />
la cover realizzata da Manson di Sweet Dreams (Are Mack Of This), il<br />
brano degli Eurythmics, divenne un successo su Mtv, mettendo arpie<br />
professioniste come William Bennett e Joe Lieberman sulle sue tracce.
Manson replicò con la pubblicazione di ANTICHRIST SUPERSTAR nel<br />
1996, dichiarando che la Destra religiosa non era nient’altro che un<br />
adattamento americano <strong>del</strong> fascismo, impegnato a sopprimere<br />
l’individualità e la creatività mettendosi al servizio <strong>del</strong> profitto corporativo<br />
e di una guerra infinita. Su ANTICHRIST c’era l’inno più conosciuto di<br />
Manson, The Beautiful People, nel cui video si vedeva lo stesso Warner<br />
impegnato a sfilare sui trampoli con indosso un’androgina tenuta che<br />
faceva il verso all’estetica nazista.<br />
Gli attacchi mediatici si intensificarono quando la band venne<br />
trasformata in capro espiatorio per via <strong>del</strong> massacro alla Columbine High<br />
School <strong>del</strong> 1999, nonostante il fatto che i due assassini non fossero<br />
neppure dei fan. Marilyn Manson passò al contrattacco nel 2000 con<br />
l’album HOLY WOOD (IN THE SHADOW OF THE VALLEY OF<br />
DEATH), che diede a Warner lo spunto per leggere alcuni dei più macabri<br />
passaggi <strong>del</strong>la Bibbia sul palco, durante il successivo tour. Più di recente<br />
l’artista ha causato l’allontanamento di vecchi simpatizzanti come Reznor,<br />
per via <strong>del</strong> suo abuso di droga, e, di fatto, di chiunque altro, a causa di un<br />
raccapricciante video musicale nel quale inscena il pestaggio a morte <strong>del</strong>la<br />
sua fidanzata tira e molla, l’attrice Evan Rachel Wood.<br />
Nonostante la controversia, Marilyn Manson e le brigate death e black<br />
metal ormai non spaventano più nessuno. Senza avere indignati gruppi di<br />
pressione legati alla chiesa alle calcagna, scommettere sul diavolo non è<br />
più divertente. Una strana simbiosi tra fondamentalismo e metal estremo si<br />
era sviluppata al principio degli anni Ottanta, e le due opposte fazioni (dal<br />
simile temperamento, però) si usavano a vicenda come infame pretesto per<br />
giustificare il proprio bisogno di recitare l’estremismo e provare piacere<br />
nel farlo. Dopo un po’, divenne una specie di sciarada — e davvero<br />
parecchio noiosa — e il resto <strong>del</strong> mondo si dedicò ad altro. Tanto più che,<br />
ora come ora, abbiamo tutti problemi ben più grossi dei quali<br />
preoccuparci.
Il DOLORE SONO IO: I MODERNI MISTERI DI ORFEO<br />
Orfeo era noto per le canzoni dolenti e la tragica esistenza, e lo stesso<br />
vale per il suo archetipo. Questo culto <strong>rock</strong> assunse una posizione<br />
dominante nell’era grunge, per poi trasformarsi e diffondersi attraverso<br />
varianti nu metal ed emo, minacciando per un certo periodo di trasformare<br />
il <strong>rock</strong>’n’roll in una grande festa <strong>del</strong>la compassione. Il problema è che<br />
l’autocommiserazione maschera spesso (quando non sempre)<br />
un’ossessione <strong>del</strong> sé, e le miserie e le pene degli artisti neo-orfici hanno<br />
spinto il <strong>rock</strong> a rivolgere la propria rabbia verso l’interno, inducendo così<br />
una sorta di atomizzazione nell’intera comunità. L’ironia di tutto ciò è che<br />
molti di questi mo<strong>del</strong>li venivano - e vengono tuttora - consumati dalla<br />
generazione di americani che, nel corso <strong>del</strong>la storia, è stata sottoposta in<br />
maniera più massiccia alla socializzazione. Forse tutta la staticità di<br />
Facebook, Myspace e telefoni cellulari porta, molto semplicemente, a un<br />
nuovo genere di isolamento.<br />
L’archetipo orfico si è espresso inizialmente nel folk, che già aveva alle<br />
spalle una lunga e celebrata storia di canzoni tristi risalente in origine ai<br />
trovatori medievali e ai primi seguaci di Orfeo. L’archetipo saltò di nuovo<br />
fuori nel Ventesimo secolo con crooner come Johnny Ray e Roy Orbison,<br />
infiltrandosi nuovamente nel <strong>rock</strong> nei primi anni Sessanta, quando <strong>rock</strong> e<br />
folk presero a mescolarsi. Da allora, una moltitudine di artisti ha portato<br />
l’archetipo orfico fuori dai caffè, fino negli stadi. Al principio dei Settanta,<br />
le canzoni tristi diventarono dunque un grosso, grosso affare.<br />
NEIL YOUNG<br />
Con la sua cupa visione <strong>del</strong> mondo, la voce malinconica e lamentosa e il<br />
modo rabbioso di menar fendenti con la chitarra, Neil Young rappresenta<br />
l’esatta personificazione <strong>del</strong>la moderna <strong>rock</strong>star orfica. Nato in Canada,<br />
Young si trasferì a Los Angeles nel 1965 per intraprendere la carriera<br />
musicale, e finì per unirsi al collaboratore di vecchia data Steven Stills nei<br />
leggendari Buffalo Springfield, noti soprattutto per il loro inno di protesta<br />
For What It’s Worth.<br />
Gli Springfield non raggiunsero mai un successo consistente, e si<br />
sciolsero nel 1968. Young reclutò un gruppo di accompagnamento che
attezzò Crazy Horse, e nel 1969 pubblicò il seminale EVERYBODY<br />
KNOWS THIS IS NOWHERE, che conteneva l’inno alle groupie<br />
Cinnamon Girl e la murder ballad Down By The River, oltre a un diffuso<br />
sentimento di depressione, in chiave minore. Implacabilmente prolisso,<br />
Young si unì inoltre a Crosby, Stills e Nash, con i quali registrò l’inno di<br />
protesta anti Nixon Ohio, scritto dal quartetto inorridito per l’uccisione di<br />
quattro manifestanti pacifisti alla Kent State University, nel 1970.<br />
Il 1970 è anche l’anno <strong>del</strong>l’uscita di AFTER THE GOLD RUSH, album<br />
influente che comprendeva un altro appassionato inno di protesta,<br />
Southern Man, scritto dopo che il musicista era stato malmenato in un bar<br />
<strong>del</strong>l’Alabama per via dei capelli lunghi. Young fece seguire GOLD RUSH<br />
da HARVEST, uno dei suoi lavori più celebri con all’interno uno dei suoi<br />
più grandi successi, il singolo Heart Of Gold. L’atmosfera <strong>del</strong> disco era<br />
rustica e casalinga, ma anche decisamente pessimistica. Il suo successivo<br />
album in studio fu ON THE BEACH (1974), che «Rolling Stone» definì<br />
“uno dei dischi più disperati <strong>del</strong> decennio”.<br />
Il morale di Young si incupì ulteriormente quando il chitarrista <strong>del</strong>la sua<br />
band e un amico morirono entrambi per overdose, e così utilizzò il suo<br />
lavoro successivo, TONIGHT’S THE NIGHT, per farne un elogio fune<br />
bre. Young non rallentò la propria produttività e nel 1979 diede alle<br />
stampe un disco dal vivo, RUST NEVER SLEEPS, e l’omonimo film<br />
concerto. Il brano che dava il titolo all’album rappresentava il tributo di<br />
Young al punk <strong>rock</strong> e alla new wave, che lo avevano ispirato a fare nuovi<br />
esperimenti partendo dalla tradizionale formula country e folk. RE-AC-<br />
TOR, <strong>del</strong> 1981, vedeva Young gingillarsi con ritmi più veloci, influenzati<br />
ancora dalla new wave, mentre su TRANS (1982) trattò la propria voce<br />
filtrandola attraverso il suono robotico <strong>del</strong> vocoder. Il 1983 fu l’anno <strong>del</strong><br />
pastiche <strong>rock</strong>abilly EVERYBODY’S ROCKIN’, seguito da un disco<br />
country. Esasperata, la casa discografica gli fece causa, accusandolo di<br />
pubblicare dischi <strong>del</strong>iberatamente invendibili. Imperterrito, Young<br />
continuò a fare esperimenti fino al 1989, anno in cui pubblicò FREEDOM,<br />
un ritorno epocale che conteneva il caustico inno di protesta Rockin’ In<br />
The <strong>Free</strong> World. Una nuova generazione scoprì la sua musica, e la scoperta<br />
fu reciproca: rese omaggio a Kurt Cobain nel suo album <strong>del</strong> 1994,<br />
SLEEPS WITH ANGELS, e registrò con i Pearl Jam l’hanno successivo.<br />
Young, accanto a Crosby, Stills e Nash, fu uno dei pionieri <strong>del</strong>l’am-<br />
morbidimento <strong>del</strong> <strong>rock</strong> sul finire degli anni Sessanta, un sintomo di<br />
esaurimento e di profonda disillusione, ma anche <strong>del</strong> diffuso malessere che
stringeva il paese. CSN&Y non evitarono di occuparsi di politica, ma molti<br />
degli artisti che si misero sulla loro scia sfruttarono questa nuova sintesi<br />
soft <strong>rock</strong> per gorgheggiare pop inoffensivo di fronte a una nazione stanca<br />
di controversie. Young ha avuto una carriera prolifica e litigiosa,<br />
ritornando all’attivismo politico nel 2006 con l’album LIVING WITH<br />
THE WAR, al quale ha fatto seguito una reunion di CSN&Y che metteva a<br />
confronto l’anziano pubblico yuppie <strong>del</strong>la band con la politica pacifista e<br />
anti-neocon.<br />
JAMES TAYLOR<br />
Nel contesto dei sommovimenti politici degli anni Sessanta, il<br />
movimento cantautorale e quello <strong>del</strong> soft <strong>rock</strong> rappresentarono una sorta di<br />
ritirata. La cosiddetta Generazione Migliore61 era ancora saldamente<br />
radicata al potere ed era in piena modalità reazionaria nei confronti <strong>del</strong>la<br />
controcultura. Ai loro occhi, il <strong>rock</strong>’n’roll era il nemico pubblico numero<br />
uno. Ma il soft <strong>rock</strong> che incominciò a fare la sua comparsa nei primi anni<br />
Settanta era molto meno minaccioso, e riuscì a superare alcuni dei filtri<br />
escogitati da questa reazione anti-<strong>rock</strong> (l’hard <strong>rock</strong> era pressoché invisibile<br />
in prima serata televisiva), contribuendo a cicatrizzare la frattura<br />
generazionale provocata dagli eccessi degli anni Sessanta. Di conseguenza,<br />
molti artisti cavalcarono la formula soft <strong>rock</strong> e passarono alla cassa, o<br />
quantomeno lo fecero le loro etichette.<br />
Tra costoro vi era James Taylor, il quale rappresentò il mo<strong>del</strong>lo per il<br />
movimento dei cantautori sensibili dei primi anni Settanta. Nato in una<br />
famiglia benestante <strong>del</strong> New England, Taylor era un eccellente musicista<br />
ma allo stesso tempo soffriva di depressione. Le sue difficoltà divennero<br />
così sovrastanti che dovette essere internato. Tornato alla vita quotidiana,<br />
era determinato a perseguire una carriera musicale e così sbarcò nel<br />
circuito folk newyorchese prima di trasferirsi a Londra. Lì catturò<br />
l’attenzione di Paul McCartney e fu uno dei primi artisti a firmare per la<br />
Apple, l’etichetta di proprietà dei Beatles.<br />
L’esordio di Taylor non fece molta strada, e le sue fortune peggiorarono<br />
sempre più da quando fu vittima di un debilitante incidente motociclistico,<br />
alla fine <strong>del</strong> ’69. Durante la convalescenza scrisse molte <strong>del</strong>le canzoni che<br />
sarebbero poi finite sull'album <strong>del</strong>l’affermazione commerciale, SWEET<br />
BABY JAMES <strong>del</strong> 1970. Taylor trasse ispirazione <strong>del</strong>le proprie esperienze<br />
in ospedale e dal suicidio di un caro amico per Fire And, Rain, vero e
proprio standard <strong>del</strong> soft <strong>rock</strong>.<br />
La musica cadenzata e introspettiva di Taylor toccava un nervo scoperto<br />
in una generazione che cercava di adattarsi alla vita dopo la rivoluzione.<br />
L’album fu un enorme successo, dimostrando che Taylor e il movimento<br />
soft <strong>rock</strong> erano <strong>del</strong>le forze con cui fare i conti. Taylor sposò la cantante<br />
Carly Simon, e i due divennero la coppia per antonomasia <strong>del</strong>la scena soft<br />
<strong>rock</strong> nei primi anni Settanta. Ma il cantautore lottava contro i propri<br />
problemi di dipendenza e mandò in frantumi il matrimonio. Alla fine si<br />
riprese e continua tuttora a fare concerti e dischi come decano <strong>del</strong>la<br />
rivoluzione cantautorale.<br />
NICK DRAKE<br />
Sull’altra sponda <strong>del</strong>l’oceano, la rivendicazione <strong>del</strong> titolo di nuovo<br />
Orfeo da parte di Taylor subì la sfida (quantomeno da un punto di vista<br />
spirituale) di un cantante inglese che avrebbe raggiunto il successo decenni<br />
dopo la sua tragica morte. In molti modi, Nick Drake era la versione<br />
specularmente sfortunata di James Taylor. Le somiglianze sono irrefutabili:<br />
anche Drake era nato in una famiglia benestante e aveva mostrato<br />
un’inclinazione per la musica, suonando un certo numero di strumenti fin<br />
dai tempi <strong>del</strong>la scuola. Come la sua controparte americana, Drake soffriva<br />
di depressione. A differenza di quella di Taylor, la carriera <strong>del</strong> talentuoso<br />
cantante - così come la sua vita - avrebbe finito per essere distrutta dalla<br />
malattia. Come nel caso <strong>del</strong>l’americano, il debutto di Drake, nel 1969, fu<br />
una <strong>del</strong>usione commerciale, vendendo meno di cinquemila copie in tutta la<br />
Gran Bretagna. A differenza di quanto accadde a Taylor, gli altri dischi di<br />
Drake subirono la stessa identica sorte.<br />
La depressione si aggravò ulteriormente per via <strong>del</strong>l’insuccesso, e anche<br />
a causa <strong>del</strong>l’eccezionale consumo di droghe. Dolorosamente timido, il<br />
cantautore detestava esibirsi dal vivo e si rifiutava di promuovere i propri<br />
dischi. La sua malinconia riduceva il canto a un mormorio quasi<br />
indecifrabile, riscattato dalla bellezza ammaliante <strong>del</strong>le melodie. Frustrato<br />
dall’invadenza <strong>del</strong>la produzione e <strong>del</strong>le orchestrazioni nei suoi primi due<br />
dischi, Drake registrò PINK MOON interamente da solo, quasi senza<br />
sovraincisioni. Quando consegnò i nastri, questi erano così spogli che<br />
vennero scambiati per dei demo. Il disco fu un disastro commerciale e<br />
spinse il già inquieto artista ad avvitarsi ulteriormente su se stesso, e<br />
conseguentemente a una fatale overdose di quegli antidepressivi che gli
erano stati prescritti. Ma il brano che dava il titolo all’album ha procurato<br />
nuove attenzioni a Drake: negli anni Novanta è stato utilizzato in un<br />
celebre spot televisivo <strong>del</strong>la Volkswagen. Artisti come Belle & Sebastian<br />
ed Elliot Smith (anch’egli poi suicida) hanno tratto ispirazione dalla<br />
musica gracile e intima di Drake in quello stesso decennio.<br />
IAN CURTIS<br />
Pochi anni dopo la scomparsa di Drake, la più nera desolazione che<br />
stringeva il cuore <strong>del</strong>l’Inghilterra ispirò un nuovo mo<strong>del</strong>lo di Orfeo, che<br />
indirizzava tutta la rabbia e la furia <strong>del</strong> punk verso l’interno. Il più<br />
importante - e di gran lunga il più influente — dei gruppi che facevano<br />
riferimento a tale mo<strong>del</strong>lo furono i Joy Division, dalla triste e piovosa<br />
Manchester. Ispirati dalla diffusione a macchia d’olio <strong>del</strong> punk avviata dai<br />
Sex Pistols, Ian Curtis, Peter Hook, Bernard Sumner e Stephen Morris,<br />
originari dei sobborghi <strong>del</strong>la città inglese, diedero vita ai Joy Division, una<br />
rabbiosa band post-punk che trasse il proprio nome da un bor<strong>del</strong>lo di<br />
Auschwitz. Come molti punk <strong>del</strong>l’epoca, la band flirtava apertamente con<br />
l’immaginario nazista, scelta che in seguito avrebbe rimpianto. Il primo Ep<br />
dei Joy Division, AN IDEAI FOR LIVING (1978), catturò l’attenzione di<br />
una star <strong>del</strong>la televisione locale di nome Tony Wilson, il quale creò la<br />
leggendaria Factory Records appositamente per loro. Wilson mise i Joy<br />
Division in studio con il folle produttore Martin Hannett, il quale prese il<br />
loro grezzo rumore punk per lavorarlo fino a trarne una lucentezza<br />
atmosferica influenzata dal dub reggae e dai dischi berlinesi di David<br />
Bowie.<br />
L’album che ne uscì fuori, UNKNOWN PLEASURES (1979), conquistò<br />
le classifiche indipendenti e ispirò dalla mattina alla sera un’ondata di<br />
imitatori. Il suono cupo e glaciale di Hannett rappresentava il contrappunto<br />
ideale per il dolente baritono di Curtis e i suoi testi neri come la pece, che<br />
facevano sembrare ogni canzone il biglietto lasciato da un suicida. Come i<br />
suoi antichi predecessori orfici, Curtis vedeva il mondo come qualcosa di<br />
miserabile, morto e privo di speranza.<br />
Il cantante possedeva un’irresistibile ispirazione che riusciva ad abbinare<br />
alla propria visione oscura. Gli era stata diagnosticata l’epilessia proprio<br />
nel momento in cui la band incominciava a carburare e le sue crisi erano<br />
diventate sempre più violente, colpendolo a volte mentre si esibiva in<br />
concerto. Iniziò inoltre a mostrare sintomi di disturbo bipolare, ed era
soggetto a sbalzi di umore. In She’s Lost Control, Curtis proiettava le<br />
proprie strazianti crisi epilettiche su una ragazza sconosciuta “che si<br />
aggrappava al passante più vicino”, il quale “gridava, colpendola su un<br />
fianco”.<br />
Curtis avviò poi una relazione con un’affascinante giornalista belga, e la<br />
distruzione che portò nel suo matrimonio fu alla base <strong>del</strong> singolo più<br />
iconico dei Joy Division, Love Will Tear Us Apart. Con il peggiorare <strong>del</strong>la<br />
salute di Curtis, per via <strong>del</strong>le pressioni legate al matrimonio e alla carriera<br />
la sua visione, già desolata, si fece terminale. Incorporando le tastiere, la<br />
band sviluppò un suono più elegiaco, alla Doors, nel secondo album<br />
CLOSER (1980).<br />
Oltre che dalle miserie più ordinarie, Curtis trasse ispirazione dagli<br />
horror storici per brani come Atrocity Exibition, dove un imbonitore da<br />
luna park invita l’ascoltatore ad assistere a “omicidi di massa su scala mai<br />
vista”. Il testo semplice e ripetitivo di Dead Souls è probabilmente il più<br />
agghiacciante. Guardando contemporaneamente al passato, rivolto alle<br />
cru<strong>del</strong>tà <strong>del</strong>la storia, e di fronte a sé, verso il futuro di una vita di malattia<br />
debilitante, mentale e fisica, Curtis supplica qualcuno di “portare questi<br />
sogni lontano”, in un luogo dal quale le “voci canzonatorie” <strong>del</strong>le anime<br />
morte “continuano a chiamarlo”.<br />
Dead Souls venne pubblicata postuma su STILL (1981) e resa famosa<br />
dai Nine Inch Nails, che nel 1994 ne fecero una cover per la fortunata<br />
colonna sonora de Il Corvo, ultimo film <strong>del</strong>la star emergente Brandon Lee,<br />
rimasto accidentalmente ucciso sul set.<br />
La moglie di Curtis, Deborah, inoltrò una richiesta di divorzio al<br />
principio <strong>del</strong> 1980, e il cantante venne ricoverato ad aprile per via di<br />
un’overdose provocata dalle medicine che aveva assunto. Dopo aver<br />
mandato la moglie dalla madre, una sera di primavera, alla vigilia <strong>del</strong><br />
primo tour statunitense <strong>del</strong> proprio gruppo, Curtis si impiccò. La sua band<br />
continuò con il nome di New Order, altra scelta legata alla storia <strong>del</strong><br />
fascismo.<br />
Sulla scia dei Joy Division si formò un’orda di mercanti di tetraggine<br />
che traevano ispirazione dal gruppo, guidati soprattutto dal suono dei<br />
sintetizzatori che aveva caratterizzato l’ultimo periodo dei mancu- niani.<br />
Di tutte queste band, quella che ebbe maggiore successo furono i Depeche<br />
Mode, che nacquero come allegro progetto pop-disco ma si incupirono<br />
considerevolmente quando l’autore dei brani, Vince Clarke, li abbandonò
per formare gli Yaz62 insieme alla cantante Allison Moyet.<br />
I Depeche Mode riuscirono lentamente a costruirsi un seguito di culto<br />
negli Stati Uniti prima di raggiungere il vero e proprio successo con<br />
l’album VIOLATOR, nel 1990.<br />
Altri gruppi trassero ispirazione dai lavori precedenti dei Joy Division.<br />
Tra questi, la formazione di maggior successo raggiunse i Depeche Mode<br />
in cima alle classifiche americane, nell’inebriante periodo che precedette la<br />
consacrazione <strong>del</strong> grunge.<br />
CURE<br />
Tra i primi a seguire le orme oscure di Ian Curtis, i Cure un attimo<br />
potevano crogiolarsi nella disperazione e il successivo saltellare come<br />
folletti. Il gruppo britannico era formato dal cantante e chitarrista Robert<br />
Smith, al quale si aggiunse nel corso degli anni una serie mutevole di<br />
fiancheggiatori. Il loro primo Lp, THREE IMAGINARY BOYS (1979),<br />
era pop-punk spoglio e laconico, dai testi suggestivi e distaccati che<br />
tuttavia non sfociavano nel miserabilismo.<br />
Il gruppo sviluppò un suono post-punk più ricco e affidato in gran parte<br />
ai sintetizzatori su SEVENTEEN SECONDS (1980), che comprendeva<br />
eteree tracce pop come A Forest e Play For Today. La scrittura di Smith si<br />
fece sempre più tetra e pessimistica in FAITH (1981), disco in cui si<br />
trovavano canti fùnebri alla Curtis come The Drowning Man e The Funeral<br />
Party. Combinando testi tetri e nichilisti con una musica cupa e pulsante,<br />
PORNOGRAPHY, nel 1982, si apriva con il memorabile verso “non<br />
importa se moriremo tutti”.<br />
I Cure scioccarono i fan facendo seguire a quella depressa pesantezza il<br />
voltafaccia synth-pop di Let’s Go To Bed. Il contrasto tra<br />
PORNOGRAPHY e i singoli che seguirono fissò i parametri <strong>del</strong>la<br />
rimanente carriera <strong>del</strong> gruppo: depressione patinata alternata a un pop<br />
saltellante. (Smith si prese gioco di questo approccio schizofrenico quando<br />
intitolò l’album dei Cure <strong>del</strong> 1998 WILD MOOD SWINGS, ‘tempestosi<br />
sbalzi d’umore’). I Cure ottennero una serie di successi in ambito<br />
alternativo per tutti gli anni Ottanta, culminanti nell’album <strong>del</strong> 1989,<br />
DISINTEGRATION, e in un modo o nell’altro si ritrovarono in cima al<br />
cartellone <strong>del</strong> Giants Stadium, nel New Jersey, assicurandosi il record di<br />
band di maggior successo a venir fuori dall’originario movimento postpunk.
SMITHS<br />
Nel 1983, la profonda disperazione dei Ian Curtis era ormai ridotta a un<br />
cliché miserabilista all’interno <strong>del</strong> panorama pop-indie britannico, a un tale<br />
livello che un gruppo di concittadini di Manchester divennero <strong>del</strong>le star in<br />
patria facendone la parodia. Gli Smiths erano la trovata di Steven Patrick<br />
Morrissey, un irriducibile discepolo di Oscar Wilde, e Johnny Marr, un<br />
virtuoso <strong>del</strong>la chitarra il cui dizionario degli accordi incominciava nel<br />
punto in cui finiva quello di tutti gli altri. Il duo coinvolse il bassista Andy<br />
Rourke e il batterista Mike Joyce, producendo un gioioso amalgama di<br />
suoni legati al pop anni Sessanta, con Morrissey che canticchiava<br />
maliziosamente quanto fosse terribile la vita.<br />
I titoli <strong>del</strong>le canzoni degli Smiths già dicevano tutto: Heaven Knows I’m<br />
Miserable Now (‘Dio solo sa quanto sono infelice ora’), Bigmouth Strikes<br />
Again (‘Lo sbruffone colpisce ancora’), Please Please Please Let Me <strong>Get</strong><br />
What I Want (‘Per favore per favore per favore lasciami prendere ciò che<br />
voglio”), Last Night I Dreamed That Somebody Loved Me (‘Ieri notte ho<br />
sognato che qualcuno mi amava’). La lingua di Morrissey era sempre<br />
saldamente ironica, impegnata a fare la parodia degli adolescenti<br />
autocomrniseranti che compravano a vagonate i suoi dischi. Ma la band<br />
era un po’ troppo alternativa per cavalcare l’onda <strong>del</strong>la New British<br />
Invasion, e così negli Stati Uniti rimase una faccenda di culto. Gli Smiths<br />
si sciolsero nel 1987 per via dei soliti problemi riconducibili a droga, alcol<br />
ed ego, e Morrissey continuò come solista facendo una musica simile a<br />
quella <strong>del</strong> gruppo, come se nulla fosse accaduto.<br />
RITES OF SPRING<br />
Un’altra oscura band degli anni Ottanta la cui influenza ha di gran lunga<br />
superato le vendite sono i Rites Of Spring, gruppo post-hardcore di<br />
Washington. Fondati da Guy Picciotto nel 1986, i Rites Of Spring<br />
andarono oltre il tonto riduzionismo <strong>del</strong>l’hardcore, aggiungendo frammenti<br />
di melodie e testi più legati alle frustrazioni quotidiane che all’assunzione<br />
di cruciali prese di posizione contro la società. Per questi loro crimini i<br />
Rites Of Spring si guadagnarono l’etichetta di “emocore”, abbreviazione di<br />
“emotional hardcore”, hardcore emotivo, una lettera scarlatta che continua<br />
a far infuriare gli ex componenti <strong>del</strong>la band. In stato di gestazione<br />
nell’iperattiva scena indipendente post-grunge, l’emocore diventò emo,
un’etichetta generica affibbiata a quei gruppi indie <strong>rock</strong> adusi a testi<br />
apatici, suoni aridi e androgine dichiarazioni modaiole.<br />
È importante sottolineare qui che i Misteri di Eleusi rappresentavano le<br />
originali “sagre di primavera”63, e che il compositore <strong>del</strong> celebre balletto<br />
La sagra <strong>del</strong>la primavera, Igor Stravinsky, compose anche le musiche per<br />
un balletto basato sul mito di Orfeo, e una composizione per coro e<br />
orchestra intitolata Persefone. Il potere <strong>del</strong>l’inconscio Collettivo è davvero<br />
forte.<br />
Il GRUNGE<br />
Ma prima che l’emo prendesse piede, il grunge emerse dall’underground<br />
e colpì il mainstream come una bomba ai neutroni. Quando il fumo si<br />
diradò, l’Era Classica <strong>del</strong> <strong>rock</strong>’n’roll era finita.<br />
Il grunge (vecchia espressione slang di ambito musicale, che indicava<br />
il suono generato da pessimi musicisti alle prese con un<br />
equipaggiamento scadente) aveva avuto una gestazione sotterranea lunga<br />
parecchi anni prima che i Nirvana sbaragliassero le classifiche. Gruppi<br />
come gli MX- 80 Sound di Cleveland ne avevano stabilito i parametri di<br />
base negli anni Settanta, e i Flipper di San Francisco perfezionarono il<br />
mo<strong>del</strong>lo grunge negli anni Ottanta, costruendo melodie inesplicabilmente<br />
accattivanti a partire da stupidi riff di basso, testi ancora più idioti e<br />
laceranti strati di feedback e fuzz. I Flipper generarono una moltitudine di<br />
imitatori “noise <strong>rock</strong>” come i Pussy Galore e i Butthole Surfers, ma i<br />
leggendari Pixies, da Boston, presero quella formula, costruita su grezze<br />
linee di basso e chitarra noise, e ne trassero <strong>del</strong>le irresistibili melodie.<br />
Lo stile mise radici nella costa Nord Ovest <strong>del</strong> Pacifico, dove il look a<br />
base di jeans strappati e flanella dei primi gruppi grunge era già all’apice. I<br />
presenzialisti di laggiù adottarono l’attitudine scazzata <strong>del</strong> grunge,<br />
aggiungendo alla ricetta pesanti dosi di buon vecchio <strong>rock</strong> maschio e un<br />
inopportuno nichilismo diniegante. Ben presto la cosmopolita città di<br />
Seattle si ritrovò a ospitare migliaia di aspiranti <strong>rock</strong>star che avevano<br />
l’aspetto di qualcuno appena sceso dal palco <strong>del</strong> Jerry Springer Shou/'\ In<br />
prima fila tra questi c’erano Kurt Cobain e Chris Novoselic, i fondatori dei<br />
Nirvana, il cui primo album, BLEACH, uscì nel 1989.
NIRVANA<br />
Il grunge semplificato dei Nirvana non avrebbe probabilmente fatto<br />
molta strada senza un grande cantante come Cobain. Il produttore Butch<br />
Vig mise in primo piano la voce di Cobain, intensa, complessa ed<br />
emotivamente carica (sebbene spesso indecifrabile), nel secondo album <strong>del</strong><br />
gruppo, NEVERMIND (1991). Il disco sembrava piuttosto improbabile<br />
come successo, ma una profonda recessione aveva guastato lo stato<br />
d’animo <strong>del</strong> paese, e l’orfica depressione <strong>del</strong> grunge toccò un nervo<br />
sensibile. Le etichette si lanciarono in un’abbuffata di grunge messo sotto<br />
contratto e ben presto le radio <strong>rock</strong> ne furono tutte quante invase, e questo<br />
perché uomini in giacca e cravatta terrorizzati non volevano perdersi i<br />
prossimi Nirvana.<br />
La band successivamente arruolò il guru <strong>del</strong> grunge Steve Albini per<br />
il suo nuovo album in studio, IN UTERO. La compagnia discografica<br />
non era soddisfatta <strong>del</strong> lavoro di Albini e così venne ingaggiato un<br />
produttore esterno per remixare i singoli. L’album fu un successo grazie al<br />
classico istantaneo All Apologies, uscito anche come singolo, e tuttavia<br />
vendette meno <strong>del</strong>la metà di NEVERMIND. La band andò in tour, ma il<br />
comportamento di Cobain diventò sempre più imprevedibile, e il<br />
chitarrista fece un paio di tentativi di suicidio. Al termine <strong>del</strong> tour,<br />
nell’aprile 1994, Cobain, rintanatosi nella sua casa di Seattle, morì dopo<br />
essersi inflitto una ferita da arma da fuoco alla testa.<br />
Come nel caso di Curtis, la reale sofferenza di Cobain si trasformò in un<br />
fumetto nelle mani di un’orda di gruppi grunge senza arte né parte che<br />
spacciavano finta infelicità. Ma i ritorni incominciarono a essere meno<br />
consistenti e con la ripresa <strong>del</strong>l’economia nessuno si sentì più miserabile.<br />
Tuttavia, molte band messe sotto contratto durante la corsa all’oro <strong>del</strong><br />
grunge si rivelarono essere estremamente credibili e qualificate. Sigle quali<br />
Pearl Jam, Smashing Pumpkins, Stone Temple Pilots, Alice In Chains,<br />
Soundgarden e Foo Fighters (nei quali suonava il versatile Dave Grohl)<br />
realizzarono musica intensa e stimolante, e contribuirono a riportare<br />
consistentemente sotto i riflettori il genere hard <strong>rock</strong> dopo<br />
il lungo letargo metallico degli anni Ottanta, anche se i testi si facevano<br />
qua e là malinconici.<br />
Ma i ragazzi più giovani voltarono le spalle alla rabbia e alla cupezza
iconducibile ai giorni <strong>del</strong>la Seatde tiber alles. Al posto di offrire, come via<br />
di fuga, un paese <strong>del</strong>le meraviglie a base di fantasia, sesso e potere, il<br />
grunge molto semplicemente rifletteva l’infelicità, la goffaggine e<br />
l’insicurezza <strong>del</strong> proprio pubblico. L’arte <strong>del</strong>le copertine era un tempo una<br />
forma popolare tra i ragazzi, e aiutava ad ampliare la mistica <strong>del</strong>la musica<br />
contenuta all’interno <strong>del</strong>l’album. Ma le copertine degli album grunge —<br />
già di per sé penalizzate dal più piccolo formato Cd — erano quasi tutte<br />
brutte e fuori luogo, e anche con una certa arroganza. Tutto, nella cultura<br />
<strong>rock</strong>, era diventato sgradevole, grigio, privo di vita e studiato, per motivi in<br />
gran parte difficili da comprendere. Quando il <strong>rock</strong> si sbarazzò finalmente<br />
<strong>del</strong>l’abitudine al grunge, lo slut pop e le boy band regnavano ormai<br />
indiscussi. Una stazione radio (la newyorchese ZI00) trasmise addirittura<br />
dei promo in cui si scusava con il pubblico per il carico eccessivo di<br />
grunge durante l’apice <strong>del</strong> movimento.<br />
Non c’è da stupirsi che il pop costruito e prefabbricato abbia creato<br />
il vuoto. I ragazzi avranno sempre bisogno di fuggire dalla cru<strong>del</strong>tà<br />
<strong>del</strong>l’adolescenza, e sentiranno sempre la necessità di proiettare i loro sogni<br />
e desideri su ragazzi un po’ più vecchi in grado di rappresentarli. Qualcosa<br />
è stato rovinato - una forma di fiducia - e ci vorranno parecchi anni per<br />
setacciare le macerie e trovarci dietro le spoglie <strong>del</strong>la grande mitologia <strong>del</strong><br />
<strong>rock</strong>’n’roll. Il fatto che questi possa riuscire a rinascere dalle proprie ceneri<br />
è una questione decisamente aperta.<br />
CODA<br />
E allora che importanza può avere tutto questo? Gli antichi Misteri sono<br />
scomparsi da tempo e il <strong>rock</strong>’n’roll si è tramutato in un’affermata forma di<br />
arte commerciale, in gran parte priva di qualsiasi profondo significato<br />
spirituale. L’epoca dei sociologi che predicavano la nascita di una nuova<br />
religione sorta dalla cultura <strong>rock</strong> è finita da tempo, così come la ridicola<br />
isteria rivolta alla forma espressiva da parte degli estremisti religiosi (e<br />
politici).<br />
C’è la tentazione di riferirsi al <strong>rock</strong>’n’roll come a un fenomeno culturale<br />
di cui parlare al passato. La musica continua a essere presente ovunque ci<br />
si giri, ma non è più al centro <strong>del</strong>la vita dei giovani. Il <strong>rock</strong>’n’roll è<br />
diventato una colonna sonora - uno sfondo - per trasmissioni Tv destinate<br />
ai ragazzini, videogame, chat room su Internet, social network e qualsiasi<br />
altra cosa che coinvolga i giovani (e i meno giovani). Il <strong>rock</strong>’n’roll non è
più controverso o pericoloso, e non lo è più realmente ormai da più di una<br />
generazione. Tipper Gore e il Pmrc (Parents Music Resource Center), a<br />
metà anni Ottanta, furono l’ultimo rantolo di resistenza <strong>del</strong> Vecchio<br />
Establishment, ed era più una faccenda di pose e nostalgia yuppie che una<br />
reale minaccia. Persino la candidata alla vicepresidenza nella campagna<br />
2008 Sarah Palin — la quale sostiene di rappresentare i valori cristiani<br />
<strong>del</strong>le piccole città - ha ballato il valzer sul palco alle manifestazioni <strong>del</strong>la<br />
campagna stessa, al ritmo <strong>del</strong>la violenta Barracuda degli Heart, assumendo<br />
in tutto e per tutto le sembianze di una Milf5 <strong>del</strong> <strong>rock</strong>’n’roll.<br />
Ma forse il fatto che cosi tanti diano il <strong>rock</strong> per scontato non è dovuto a<br />
una sovraesposizione o all’eccessiva familiarità, quanto piuttosto al<br />
contrario. Troppi fra noi accettano il canone estremamente limitato dei<br />
brani di “<strong>rock</strong> classico”, che in genere comprende due o tre hit, proposti in<br />
tutte le salse, di una scarsa manciata di nomi noti. Ma tutti questi artisti<br />
posseggono anche un catalogo di grandi canzoni che non vengono mai<br />
trasmesse in radio. E per ognuna di queste band di <strong>rock</strong> classico<br />
universalmente accettate (pensate ai Beatles, agli Stones, agli Who, agli<br />
U2, etc.) ci sono decine di altri gruppi che hanno percorso le stesse strade<br />
ma non sono mai riusciti a raggiungere il grande pubblico. Esiste<br />
un’enorme quantità di grande musica sconosciuta da esplorare nel vasto<br />
periodo che intercorre tra il 1965 e il 1994 affrontato nelle sezioni<br />
precedenti. Potreste trascorrere il resto <strong>del</strong>le vostre vite nell’impresa.<br />
Gran parte degli artisti che hanno convogliato gli antichi archetipi trattati<br />
qui, anzi, quasi tutti, ne erano <strong>del</strong> tutto inconsapevoli. Ma questo<br />
contribuisce a dimostrare, molto semplicemente, quanto siano potenti<br />
questi temi, e la misura in cui siano programmati all’interno <strong>del</strong>la nostra<br />
coscienza. L’esperienza umana è vasta e complessa, ma tende a<br />
organizzarsi seguendo determinati percorsi. In epoca antica, la gente si<br />
organizzava in gruppi secondo questi percorsi e creava culti che<br />
veneravano determinati ideali e simboli. Lo stesso processo avviene oggi,<br />
anche se in un contesto profano, culturale.<br />
Persino quando ero un adolescente, percepivo il fatto che il <strong>rock</strong>’n’roll<br />
fosse semplicemente una nuova incarnazione di qualcosa di molto, molto<br />
antico, e fui abbastanza fortunato da sintonizzarmici in un momento in cui<br />
gli artisti cercavano di allargare i confini <strong>del</strong>la musica,<br />
contemporaneamente mettendosi a scavare per raggiungere le radici. Sono<br />
anche sufficientemente vecchio da aver patito il totale disprezzo e rigetto<br />
<strong>del</strong>le generazioni più vecchie nei confronti <strong>del</strong>la musica per cui vivevo,
come se si trattasse di una specie di errore storico cresciuto di notte come<br />
un fungo. Sapevo istintivamente che si sbagliavano, ma mi ci è voluta una<br />
vita per provarlo.<br />
UNA FUTURA STORIA DEL ROCK’N’ ROLL<br />
La migliore cultura popolare è tutt’altro che usa e getta. Come abbiamo<br />
visto, fa parte di un processo spesso inconscio, all’interno <strong>del</strong> quale<br />
insceniamo drammi e archetipi che appartengono al nostro Dna culturale, e<br />
forse al nostro Dna in senso lato.<br />
E così se le band di oggi non emanano la stessa forza culturale di gruppi<br />
come i Beatles, non significa semplicemente che ci sono troppe<br />
distrazioni: è possibile che i nuovi gruppi non stiano cercando di<br />
immettersi in quegli stessi flussi archetipici, o perlomeno non ci provino<br />
con modalità appropriate ai tempi. E forse non ci stanno provando perché<br />
non ne sono neppure consapevoli. Non mancano affatto i gruppi che<br />
rendono omaggio (leggi: imitano) gli stili <strong>del</strong> <strong>rock</strong> e gli eroi <strong>del</strong> passato.<br />
Ma si tratta esclusivamente di fasulla Beatlemania, come disse una volta<br />
Joe Strummer. Capelli intrecciati e jeans svasati non significano più nulla,<br />
né i tagli mohicani o i piercing al capezzolo. Ovviamente non è d’aiuto il<br />
fatto che non manchino gli ultraquarantenni che ancora cercano di<br />
mantenere viva la fiamma, con i loro capelli neri tinti, i tatuaggi<br />
verdognoli e i pantaloni disperatamente stretti in fondo.<br />
Ma non ci sono solo cattive notizie. Affatto.<br />
Videogiochi come Rock Band o Guitar Hero hanno fatto in modo che i<br />
ragazzi rivolgessero la loro attenzione non solo alle vecchie stelle ma alla<br />
forma stessa <strong>del</strong> <strong>rock</strong> classico. Le canzoni che vengono fatte ascoltare a<br />
una generazione diventano una rivelazione per quella successiva,<br />
soprattutto quando la tecnologia digitale permette a quest ultima di<br />
mettersi nei panni degli antichi dèi. Sarebbe un’ottima cosa che i giochi (e<br />
altri intrattenimenti digitali) rappresentassero il prossimo passo<br />
nell’evoluzione <strong>del</strong> <strong>rock</strong>’n’roll. Questi videogame consentono al giocatore<br />
di divenire co-creatore, insieme agli dèi <strong>del</strong> <strong>rock</strong>, e di entrare in ambienti<br />
coinvolgenti per raggiungere i quali un tempo era necessario drogarsi.<br />
Con le possibilità interattive date dal multiplayer e le forme narrative in<br />
esso contenute è difficile dire dove tutto questo porterà. Se il grunge ha
privato il <strong>rock</strong>’n’roll di una gran parte di mistero, grandeur ed evasione,<br />
questi giochi stanno facendo molto per riportarceli indietro. Sarà<br />
affascinante vedere come vari temi entreranno nel <strong>rock</strong> attraverso altri<br />
giochi. E con il prepotente ritorno <strong>del</strong>l’antica mitologia al cinema - oltre<br />
che con il manifestarsi di nuovi potenti miti come Harry Potter e Twilight<br />
- un intero nuovo mondo di possibilità culturali potrebbe essere dietro<br />
l’angolo. E, senza dubbio, gli antichi dèi greci sono stati riportati in vita,<br />
digitalmente ma anche attraverso la celebre serie di videogame Gods Of<br />
War e la serie romanzesca di Percy Jackson.<br />
Ci sono segnali di speranza all’orizzonte. Anche se Internet ha permesso<br />
ai fan di scaricare in allegria migliaia di dollari di musica senza pagare un<br />
centesimo, ha dato vita a un intero sottogenere di artisti che hanno trovato<br />
successo al di fuori <strong>del</strong> sempre più limitante filtro <strong>del</strong>l'industria<br />
discografica, e YouTube e altre realtà presenti su Internet rendono ormai<br />
disponibile qualsiasi genere di musica, non importa quanto possa essere<br />
vecchia. Anche l’ottimale formato originario <strong>del</strong> <strong>rock</strong>’n’roll — il disco in<br />
vinile - sta compiendo un rientro in scena in grande stile.<br />
Se è vero che l’Era Classica <strong>del</strong> Rock è già passata, potrebbe esserci<br />
un’Età <strong>del</strong>l’Oro in arrivo. Ma arriverà solamente quando una nuova<br />
generazione di musicisti avrà la possibilità di attingere al profondo pozzo<br />
<strong>del</strong>l’energia archetipica e spirituale che ha animato questa musica per<br />
migliaia di anni, e renderla significativa in rapporto a questi tempi.<br />
Forse questo “cambierà il mondo”.
NOTE<br />
1. Nome collettivo che identifica un gruppo di artisti newyorchesi degli<br />
anni Cinquanta comprendente, tra gli altri, Frank Sinatra, Dean Martin e<br />
Sammy Davis jr.<br />
2. Termine gergale degli Stati Uniti sudorientali diffuso a partire dalla<br />
fine <strong>del</strong> Diciannovesimo secolo, che indica un genere di locale in cui si<br />
balla, si consumano alcolici, si scommette e si ascolta musica (da un certo<br />
punto in poi attraverso il juke box).<br />
3. Kemet, nella lingua egiziana antica, significava ‘Terra nera’,<br />
espressione che indica lo stesso Egitto. Il Kemetismo è una moderna<br />
religione neopagana ispirata al paganesimo egizio, mentre qui l’aggettivo<br />
“kemetico” viene presumibilmente utilizzato dall’autore in riferimento alla<br />
terminologia utilizzata nel corso degli antichi culti egizi.<br />
4. Il termine spring break, utilizzato nel testo originale, indica, in<br />
particolare, la settimana di vacanza tradizionalmente a disposizione degli<br />
studenti americani al principio <strong>del</strong>la primavera.<br />
5. Letteralmente ‘ragazze scatenate’. Celebre serie di video a carattere<br />
semi-pornografico, girati, per l’appunto, in occasione di eventi o festività<br />
quali il Mardi Gras o le vacanze studentesche di primavera.<br />
247<br />
6. Gran sacerdote che officiava le cerimonie <strong>del</strong> culto divino.<br />
7. La Psylocybe semilanceata.<br />
8. Soldati di fanteria dotati di armatura pesante.<br />
9. Il termine, che denota l’appassionato di heavy metal, deriva<br />
dall’abitudine di muovere la testa accompagnando il ritmo.<br />
10. L’espressione gender bender indica la persona che trasgredisce il<br />
comportamento previsto dal genere sessuale a cui appartiene, ad esempio<br />
attraverso il travestitismo.<br />
11. Monogramma originario <strong>del</strong>la parte orientale <strong>del</strong>l’impero romano,<br />
costituito da lettere <strong>del</strong>l’alfabeto greco che vanno a formare<br />
un’abbreviazione <strong>del</strong> nome di Gesù.<br />
12. La comune creata nel 1977 in Guyana dal reverendo statunitense Jim<br />
Jones, fondatore <strong>del</strong>la setta <strong>del</strong> Tempio <strong>del</strong> Popolo. Il 18 novembre <strong>del</strong>
1978 la località fu teatro di quello che viene considerato da molti il più<br />
grande suicidio di massa <strong>del</strong>la storia, quando Jones, sentendosi braccato,<br />
ordinò ai suoi adepti di ingerire un letale cocktail al cianuro.<br />
13. In inglese Maypole, uno dei simboli <strong>del</strong>la tradizione folklorica precristiana,<br />
assimilabile all’albero <strong>del</strong>la cuccagna <strong>del</strong>la nostra cultura<br />
popolare.<br />
14. Il meme è una riconoscibile entità di informazione relativa alla<br />
cultura umana replicabile, da una mente o da un supporto simbolico di<br />
memoria (per esempio un libro), a un’altra mente o supporto. In termini<br />
più specifici, si tratta di “una unità auto-propagantesi” di evoluzione<br />
culturale, analoga a ciò che rappresenta il gene nell’ambito <strong>del</strong>la genetica.<br />
La parola è stata coniata da Richard Dawkins nel controverso libro Il gene<br />
egoista.<br />
15. Nell’originale speaking in tongues, ‘parlare in lingue’, espressione<br />
che fa riferimento, per l’appunto, al tuttora dibattuto fenomeno <strong>del</strong>la<br />
glossolalia, manifestatosi per la prima volta nell’antico cristianesimo, per<br />
il quale un individuo in stato di estasi si metterebbe a parlare in una lingua<br />
sconosciuta agli uditori o inesistente.<br />
16. Vedi nota 2.<br />
17. The Three Stooges, celebre trio comico statunitense attivo dal 1930<br />
al 1970.<br />
18. Riferimento a Tales Of Brave Ulysses, brano presente sull’album<br />
DISRAELI GEARS <strong>del</strong> 1968.<br />
19. Riferimento all’album IN THE WAKE OF POSEIDON <strong>del</strong> 1970.<br />
20. Organizzazione non-profit statunitense che organizza campionati<br />
giovanili di baseball su base locale, in tutto il mondo.<br />
21. Termine che indica la cultura degli Stati Uniti in senso lato.<br />
22. Riferimento a un verso <strong>del</strong>la canzone Subterranean Homesick Blues<br />
<strong>del</strong>lo stesso Dylan (“ You don’t need a weatherman to know which way the<br />
wind blows’).<br />
23. Accento e dialetto inglese riferibile all’area <strong>del</strong> Merseyside, che ha<br />
finito per identificare gli abitanti di Liverpool.<br />
24. In ambito sociologico, la generazione cresciuta negli anni Settanta e<br />
caratterizzata dal ripiegamento su se stessa.<br />
25. Nel 2006 il sultano <strong>del</strong> Brunei offrì a Jackson 10 milioni di dollari
per esibirsi in occasione <strong>del</strong> venticinquesimo compleanno <strong>del</strong>l’erede al<br />
trono.<br />
26. Riferimento al brano Jesus Christ Pose dei Soundgarden.<br />
27. Brano vivace, caratterizzato dal ritmo piuttosto marcato.<br />
28. Sting significa ‘pungiglione’.<br />
29. Strumento <strong>del</strong>l’urbanistica che consiste nell’opera di suddivisione<br />
<strong>del</strong> territorio di ciascun comune in aree omogenee, secondo determinate<br />
caratteristiche.<br />
30. Slut è un termine dispregiativo che significa letteralmente ‘zoccola’,<br />
e l’espressione slut pop indica un genere di musica pop interpretato da<br />
cantanti femminili il più possibile svestite in videoclip studiati apposta per<br />
attrarre un pubblico maschile.<br />
31. L’“esurbio” e il territorio immediatamente al di là <strong>del</strong>la periferia<br />
urbana, generalmente popolato da classi benestanti.<br />
32. McMansion è un termine peggiorativo che indica un grande casa<br />
appena costruita e giudicata pretenziosa o di pessimo gusto da parte <strong>del</strong><br />
vicinato.<br />
33. Gioco di parole tra warfare, ‘guerra’, e welfare state ‘stato sociale’.<br />
34. Il verbo “grokkare” (to gròk) è stato introdotto dallo scrittore di<br />
fantascienza statunitense Robert Heinlein nel romanzo Straniero in terra<br />
straniera (1961), ed equivale ad aver afferrato pienamente il concetto’.<br />
35. La comunità dei fan nel suo complesso.<br />
36. Vasta area <strong>del</strong>l’Inghilterra sudorientale costituita dalle contee che<br />
circondano Londra.<br />
37. Scrittrice e filosofa statunitense di origine russa (1905-1982),<br />
fondatrice <strong>del</strong>la corrente filosofica <strong>del</strong>l’oggettivismo.<br />
38. Esseri superiori immortali appartenenti alla cosmologia ideata da<br />
Hubbard.<br />
39. Luogo di villeggiatura <strong>del</strong>le Catskill Mountains, dagli anni Venti agli<br />
anni Sessanta meta privilegiata dagli ebrei newyorchesi.<br />
40. “Rock out with your cock out".<br />
41. Circuito di locali, diffusi in tutti gli Stati Uniti, che nel periodo <strong>del</strong>la<br />
segregazione razziale consentivano agli artisti afroamericani di esibirsi.<br />
42. Variante maschile <strong>del</strong> termine eyeliner.
43. Neologismo introdotto nei primi anni Novanta, in riferimento a film<br />
d’azione di orientamento femminista come Thelma e Louise e Nikita.<br />
44. Serie televisiva statunitense trasmessa dal 1968 al 1973.<br />
45. Tra i significati attribuiti all’espressione jailhouse <strong>rock</strong> (dove<br />
jailhouse indica il carcere), un significato legato ad alcuni ambigui<br />
passaggi <strong>del</strong>l’omonimo brano di Jerry Leiber e Mark Stoller interpretato da<br />
Elvis, fa riferimento a occasionali atti sessuali compiuti tra uomini<br />
tendenzialmente eterosessuali.<br />
46. Stando a quanto ha dichiarato Ray Davis in The Kinks: The Official<br />
Biography di Jon Savage, David Watts, protagonista <strong>del</strong>l’omonima<br />
canzone dei Kinks, sarebbe stato ispirato da una figura reale, un promoter<br />
che si era invaghito <strong>del</strong> fratello Dave.<br />
47. Riferimento a un verso di Purple Haze di Hendrix (“Excuse me<br />
while I kiss the sky", ‘scusami se bacio il cielo’). Sul fraintendimento <strong>del</strong>le<br />
parole (tra le storpiature più comuni, appunto, “Excuse me while<br />
I kiss this guy", ‘scusami se bacio questo tizio’) lo stesso Hendrix amava<br />
giocare spesso durante i concerti.<br />
48. Riferimento al brano I Want To Hold Your Hands.<br />
49. What We Do Is Secret è il titolo di un Ep dei Germs, band di cui<br />
Crash, morto nel 1980 per overdose da eroina, era cantante, pubblicato<br />
postumo nel 1981. E anche il titolo <strong>del</strong> biopic dedicato all’artista uscito<br />
nelle sale cinematografiche statunitensi nel 2008.<br />
50. Ci si riferisce alla celebre Nothing Compares To You scritta da<br />
Prince e interpretata dalla O’Connor nel 1990.<br />
51. Riferimento a un verso <strong>del</strong> brano All Apologies (“ What else could<br />
I say / everyone is gay”, 'cos’altro dovrei dire / tutti sono gay)<br />
52. Termine slang che indica una giovane donna considerata attraente<br />
dal punto di vista sessuale ma non ancora maggiorenne.<br />
250<br />
53. “Tricky Dick” (dove tricky sta per ‘disonesto^), soprannome<br />
peggiorativo affibbiato a Richard Nixon, trentasettesimo Presidente degli<br />
Stati Uniti, dimessosi nel 1974 a seguito <strong>del</strong>lo scandalo Watergate.<br />
54. “Son Of Sam” è lo pseudonimo utilizzato dal serial killer David<br />
Berkowitz, autore di svariati omicidi nel Bronx tra il 1975 e il 1977.
55. Titolo <strong>del</strong>l’edizione statunitense. La versione europea <strong>del</strong>l’album<br />
uscì ancora una volta senza titolo.<br />
56. Farmaco ad azione sedativa e ipnotica, utilizzato negli anni Sessanta<br />
e Settanta come sostanza stupefacente. In Gran Bretagna veniva<br />
commercializzato con il nome di Mandrax.<br />
57. I seguaci <strong>del</strong>lo Youth International Party (‘Partito internazionale dei<br />
giovani’), partito di estrema Sinistra dalle tendenze libertarie, socialiste e<br />
anarchiche, sorta di ala politica movimentista <strong>del</strong> movimento hippie,<br />
fondato nel 1966.<br />
58. Titolo inglese dei Tre volti <strong>del</strong>la paura di Mario Bava.<br />
59. Midwich Cockoos il titolo originale <strong>del</strong> romanzo, pubblicato nel<br />
1957 da John Wyndham e fonte di ispirazione per il celebre film horror Il<br />
villaggio dei dannati.<br />
60. Pupazzo <strong>del</strong> programma per bambini Sesame Street, noto per la<br />
voracità (letteralmente, ‘mostro dei biscotti’).<br />
61. Nell’originale Greatest Generation, espressione coniata dal<br />
giornalista Tom Brokaw per indicare la generazione cresciuta negli Stati<br />
Uniti durante la Grande Depressione degli anni Trenta.<br />
62. Il nome utilizzato dal duo (noto come Yazoo in Gran Bretagna) negli<br />
Stati Uniti.<br />
63. Rites Of Spring significa letteralmente ‘sagre di primavera’.<br />
64. Celebre talk show condotto dall’ex politico Jerry Springer, dedicato<br />
a casi umani e divenuto col tempo esempio di tv spazzatura.<br />
65. Acronimo tratto dallo slang americano, sta per “Mother I’d Like To<br />
Fuck” (‘madre che vorrei scopare’) e indica una donna matura considerata<br />
sessualmente attraente.<br />
251<br />
RINGRAZIAMENTI<br />
L’autore vorrebbe ringraziare Brenda Knight per aver dato il via al tutto<br />
ed essersi assicurata che funzionasse. Un ringraziamento particolarmente<br />
sentito va a Mark Rhynsburger per lo sguardo chirurgico e a Scott Idleman<br />
e Frank Wiedemann. Grazie a Felice Newman, Frédérique Delacoste e<br />
Kara Vuest per aver preparato il terreno. Grazie a Scott Rowley per aver
acceso la fiamma. E, come sempre, amore e gratitudine eterni alla mia<br />
famiglia per essere rusciti a farmi rimanere con i piedi per terra.