Disaccaridi (saccarosio, lattosio, ecc) e polisaccaridi (amido, glicogeno)
TRASFORMATI IN MONOSACCARIDI (AMILASI, DISACCARIDASI)
MONOSACCARIDI ASSORBITI DALLA MUCOSA INTESTINALE:
1. per semplice diffusione
2. per trasporto attivo
Simporto Na + Simporto Na - Glucosio
(nella membrana apicale degli enterociti e nelle cellule epiteliali dei tubuli contorti prossimali del rene)
-
+
-
CARBOIDRATI:
Principale apporto alimentare in quasi tutti i paesi del mondo;
fonte di energia più facilmente utilizzabile da tutti i tessuti;
introdotti con l’alimentazione o prodotti da altre sostanze nel corso di altri
processi metabolici (neoglicogenesi, glicogenolisi).
FUNZIONI PRINCIPALI:
Fonte energetica energetica, per completa degradazione ossidativa ossidativa, fornita al
metabolismo cellulare;
utilizzo nella biosintesi di altri composti (acidi grassi, alcuni aa, ecc);
formazione di altri composti importanti per l’organismo
(glicoproteine, glicolipidi, acidi nucleici, ecc);
elementi strutturali della parete cellulare di batteri batteri, piante e
dell’esoscheletro degli artropodi.
Dopo l’assorbimento nel circolo PORTALE, i carboidrati pervengono al
FEGATO, ove si i esplicano i attività i i à tese a :
far DIMINUIRE la quantità q di gglucosio
immessa nella circolazione sistemica:
trasformazione glucosio in glicogeno e suo deposito nel fegato;
ossidazione del glucosio g per p produrre p energia; g ;
biosintesi di altri composti (ac. grassi, aa, ecc.)
far AUMENTARE la quantità di glucosio immessa nella circolazione sistemica:
trasformazione in glucosio del fruttosio o del galattosio;
trasformazione del glicogeno in glucosio (glicogenolisi);
sintesi di glucosio a partire da altri composti (aa, ac. lattico, glicerina ecc.)
(gliconeogenesi)
Quantità di glucosio in circolazione sistemica risultante di questi due
Quantità di glucosio in circolazione sistemica risultante di questi due
opposti meccanismi
UTILIZZAZIONE DEL GLUCOSIO
Produzione di energia (ossidazione a CO CO2 e H H2O) O) in tutti i tessuti;
Immagazzinamento come glicogeno (glicogenosintesi);
Immagazzinamento come acidi grassi;
Trasformazione in altri carboidrati;
CConversione i i in aminoacidi i idi non essenziali. i li
1
6
4
5
3
2
7
1. Glicolisi
2. Beta ossidazione
GLUCOSIO NELLE CELLULE
CATABOLISMO
33. Decarbossilazione ossidativa del piruvato
4. Ciclo di Krebs
5. Fosforilazione ossidativa
6. Glicogenolisi
7. Chetogenesi
ANABOLISMO
Gluconeogenesi g
Sintesi proteica
Sintesi Sintesi degli acidi grassi
Glicogenosintesi
Via dei pentoso fosfati
OMEOSTASI DELLA GLICEMIA
Glicemia : concentrazione plasmatica di glucosio, mantenuta in limiti ristretti
Meccanismo di regolazione omeostatica
Variazioni fisiologiche della glicemia
› Aumento post-prandiale
post prandiale
› Diminuzione con lo sforzo fisico e il digiuno
1 solo ormone ipoglicemizzante: p g
l’INSULINA
• Secreta dalle cellule -pancreatiche;
• Una secrezione basale continua consente l’utilizzo periferico del glucosio;
• Picchi di secrezione post-prandiali;
Numerosi ormoni iperglicemizzanti (controregolatori):
• Consentono di evitare o compensare l’ipoglicemia;
• Esempi: glucagone, g g catecolamine(adrenalina), ( ) ormone della crescita
(GH), glucocorticoidi (cortisolo);
• Il glucagone favorisce, in particolare, il rilascio epatico di glucosio durante il digiuno;
CATABOLIZZANTI
ANABOLIZZANTI
IPOGLICEMIZZANTE:
IPERGLICEMIZZANTI:
INSULINA
EFFETTO DEGLI ORMONI
INSULINA:
↑Glicolisi
↑Glicogenosintesi
↓Neoglicogenesi
ADRENALINA: GLUCOCORTICOIDI:
↑Glicogenolisi
↓Rilascio di insulina
GLUCAGONE:
↑Glicogenolisi
↑NeoGlicogenesi
↓Glicogenosintesi
Pro-insulina
FEGATO:
Neoglicogenesi
Glicogenosintesi
TESSUTI EXTRAEPATICI:
Captazione del glucosio
Glicolisi
Insulina
Ormone peptidico prodotto dalle cellule beta delle isole pancreatiche
di Langerhans (90%)
• Proinsulina (9 kDa) = pro-ormone insulina (catene A+B) + peptide C
( (Connecting i Peptide) i )
Regolazione della secrezione di insulina
• Secrezione stimolata dall’aumento della glicemia
• Secrezione inibita dall’ipoglicemia e da alcuni ormoni
Meccanismo d’azione
• Attivazione del recettore insulinico situato sulla membrana delle cellule
bersaglio g cascata di risposte p intracellulari, in particolare p ingresso g di
glucosio nella cellula attraverso il trasportatore GLUT-4 e attivazione di
numerose vie metaboliche (essenzialmente a livello di fegato, muscolo e
tessuto adiposo)
Glicemia Insulina dal pancreas Intake cellulare di glucosio Meccanismi innescati dall’insulina:
Metabolismo glucidico:
favorisce ingresso cellulare del glucosio (non nel sistema nervoso);
favorisce glicogenogenesi epatica e trasformazione di glucosio in acidi
grassi;
inibisce glicogenolisi;
g g
Metabolismo lipidico:
favorisce sintesi epatica di trigliceridi;
a livello del tessuto adiposo sintesi e accumulo di acidi grassi grassi, effetto
anti-chetogeno e anti-lipolitico;
Metabolismo proteico:
favorisce ingresso cellulare di aminoacidi e sintesi proteica;
inibisce il catabolismo proteico.
Aumento del trasporto del glucosio attraverso la membrana cellulare
Aumento della sintesi di glicogeno epatico
Incremento dell’utilizzo del glucosio
AAccelerata l t conversione i ddel l glucosio l i iin grassiinell ttessuto t adiposo di
Aumento della sintesi proteica
Inibizione della neoglucogenesi
Inibizione della chetogenesi
Inibizione della glicogenolisi e lipolisi
L’insulina promuove l’utilizzo del glucosio in tutte le
possibili vie metaboliche
Variazioni dei livelli di glicemia/insulinemia
Variazioni dei livelli di glicemia/insulinemia
con l’alimentazione
GLUCAGONE
Polipeptide costituito da 29 aa, prodotto dalle cellule alfa delle isole
pancreatiche;
secreto in risposta ad una condizione ipoglicemica, provocando
l’immissione in circolo di glucosio, attraverso lo stimolo di glicogenolisi e della
neoglicogenesi;
nell’omeostasi glicemica, è importante il RAPPORTO molare tra insulina e
glucagone: un elevato rapporto diminuisce il tasso glicemico e viceversa viceversa.
Dopo un pasto, l’insulina stimola la sintesi proteica, mentre il glucagone
previene p l’ipoglicemia.
p g
ADRENALINA
Accelera la glicogenolisi g g epatica p e muscolare, , stimolando l’attività
fosforilasica;
CCausa di diminuzione i i ddel l rilascio il i di iinsulina li e iinibisce ibi l’ l’assunzione i ddel l
glucosio da parte delle cellule;
Nello stress stress, si ha secrezione di adrenalina (midollare del surrene) e di
cortisolo (corticale del surrene), con aumento della glicemia utile al sistema
nervoso
ORMONE DELLA CRESCITA (GH)
Inibisce l’assunzione di glucosio da parte delle cellule
Inibisce la sintesi di acidi grassi
Accelera la lipolisi
GLICOCORTICOIDI
Il cortisolo aumenta la neoglicogenesi dalle proteine, inibendo la sintesi
proteica, p così da aumentare la quantità q di aa a disposizione p per p la
gluconeogenesi;
Accelera la lipolisi: l’aumento di FFA aumenta l’Acetil l’Acetil-CoA, CoA che fa
diminuire la glicolisi e attiva la piruvato carbossilasi; quest’ultimo
meccanismo stimola la glicogenesi
CONCENTRAZIONE DEL GLUCOSIO NEL SANGUE
Dopo un digiuno di almeno 4 ore, il valore della glicemia è di 70-110
mg/dl; g/d ;
Durante le prime due ore dopo il pasto, c’è assorbimento intestinale, con
aumento t ddella ll glicemia li i (160 (160-180 180 mg/dl /dl ddopo lla prima i ora, 120 mg/dl /dl nella ll
seconda ora); aumenta 10-15 volte il tasso insulinemico e diminuisce quello
di glucagone e GH del plasma;
Tralasecondaelaquartaora,iltassoglicemicocontinuaadiminuire,pur
mantenendosi leggermente al di sopra di quello basale;
Se il digiuno si protrae oltre la quarta ora, i valori di insulina in circolo
diminuiscono e prevalgono gli ormoni controregolatori, che stimolano la
produzione di glucosio epatico (glicogenesi e glicogenolisi) e la
lipolisi, aumentando gli FFA in circolo;
nel digiuno protratto, il 60% del glucosio epatico è usato dal metabolismo
cerebrale, il rimanente dai muscoli e dagli eritrociti;
se poi si passa in condizioni ipoglicemiche ipoglicemiche, entra in funzione un
meccanismo di emergenza aggiuntivo, che provoca la secrezione di
adrenalina adrenalina, che promuove ulteriormente la glicogenolisi e l’aumento laumento di
ormoni corticosteroidi (cortisolo), che aumentano la gluconeogenesi.
L’omeostasi glicemica è garantita, fisiologicamente, in modo rapido ed
efficiente, , da un’azione corretta e bilanciata delle isole di
Langerhans, dell’adenoipofisi e della corteccia surrenale.
IPERGLICEMIE
Alterazioni del metabolismo dei carboidrati
Diabete mellito
Pazienti trattati con infusioni endovenose di soluzioni glucosate
Grave stress
Dopo lesioni cerebro cerebrovascolari ascolari
Glicemia: già vista
I markers del metabolismo glucidico
Glicosuria:
› Definizione: presenza di glucosio nelle urine
› Generalmente patologica, si verifica quando viene superata la
soglia di riassorbimento renale del glucosio (circa 180 mg/dl)
› Se abbondante, determina aumento del volume urinario poliuria
(diuresi > 2500 cc/24h circa )
Emoglobina glicosilata (HbA1c):
› Frazione dell’emoglobina capace di legare il glucosio, utilizzata
come marker dei valori medi di glicemia nelle ultime settimane
Diabete mellito
Il diabete mellito, disordine metabolico, viene definito
dalla presenza di una iperglicemia cronica, secondaria a
un difetto di produzione e/o di azione dell’insulina.
dell insulina.
L’iperglicemia L iperglicemia cronica induce una serie di complicanze
sistemiche che interessano in particolare
occhi occhi, reni reni, sistema cardiovascolare e sistema nervoso nervoso.
I criteri it i di diagnostici ti i sono stati t ti rivalutati i l t ti nell 1997 99 ( (ADA:
American Diabetes Association)
Malattia progressiva e diffusa (5% della popolazione).
Il diabete è la quinta causa di morte morte.
Il diabete è la seconda causa di cecità.
Il diabete è la prima causa di gangrena agli arti.
Individui con genitori diabetici hanno il 40% di probabilità in più
di sviluppare il diabete.
Per i bambini bambini, la diagnosi di diabete deve essere posta:
con sintomatologia g classica (poliuria, (p glicosuria, g polidipsia) p p ) evaloridi
glicemia > 200 mg/ml;
Test di tolleranza al glucosio (OGTT): 1,75 g/Kg
Criteri diagnostici (ADA, 2003)
Il diabete mellito (DM) può essere definito da uno dei seguenti criteri, per gli
adulti:
In base alla glicemia:
Glicemia a digiuno > 126 mg/dl
Oppure: in presenza di sintomatologia tipica qualsiasi valore di glicemia > 200
mg/dl
In caso di soggetti con glicemia plasmatica inferiore a 140 mg/dl, ma
che possiedono valori alterati al test di carico orale con 75 g di D(+)
glucosio l i (OGTT o “ “curva glicemica”, li i ” conmisurazione i i ddella ll glicemia li i ognii
30’ per 2 ore):
Glicemia 2 ore dopo carico orale > 200 mg/dl
Classificazione C
del diabete mellito
Dal punto di vista clinico, il diabete può essere classificato come
primitivo (o essenziale o idiopatico) o secondario.
Il diabete primitivo puòesserecausatoda:
Incapacità del pancreas a produrre quantità sufficienti di insulina;
Produzione di una forma anomala di insulina;
Alterazione dei recettori periferici dell’insulina;
Dalla presenza in circolo di antagonisti che inibiscono l’insulina;
Dalla presenza in circolo di anticorpi anti-cellule insulinogene.
Polidipsia
Poliuria
Bulimia
SINTOMI
CCalo l ponderale d l
Infezioni cutanee
Disturbi della potenza sessuale
Amenorrea
Il diabete secondario può essere causato da:
pancreatite tit
tumori
danno da farmaci
accumulo di ferro (emocromatosi)
malattie endocrine genetiche o acquisite
Interventi chirurgici
Per la gravità e il decorso della malattia, la malattia diabetica
idiopatica si può suddividere in:
DIABETE INSULINO INSULINO-DIPENDENTE DIPENDENTE o DI TIPO 1 (IDDM)
DIABETE NON-INSULINO DIPENDENTE o DI TIPO 2 (NIDDM)
MMalattia l tti ti tipicamente i t AUTO AUTO-IMMUNE IMMUNE ( (anche h se esistono it fforme
“idiopatiche”), caratterizzata da infiltrazione linfocitaria (linfociti T) delle isole
di LLangerhans h pancreatiche, ti h seguita it dda progressiva i di distruzione t i ddelle ll cellule ll l
-pancreatiche e profonda carenza di produzione insulinica;
Interessa essenzialmente bambini e adolescenti (diabete giovanile)
Fattori di rischio:
› Familiarità: 5 -15%
› Possibile associazione con altre malattie auto auto-immuni immuni
(ipotiroidismo, morbo celiaco…)
› Possibili fattori scatenanti (infezioni virali, agenti tossici...)
L’auto-immunità nel diabete di tipo 1 induce la produzione di
anticorpi p specifici, p che precedono p l’insorgenza g della malattia
(valore predittivo) e ne confermano la patogenesi
Trattasi essenzialmente di:
Anticorpi anti-isole pancreatiche (ICA)
Anticorpi anti-insulina (IAA)
Altri (anti-GAD, anti-proinsulina, …)
Rappresenta < 10 % dei casi di diabete;
Una patologia dell’ età evolutiva essenzialmente bambini e
adolescenti, i più iù raramente adultii giovani i i ( (90 %
La carenza insulinica determina l’incapacità delle cellule (in particolare
adipose p e muscolari) ) ad utilizzare il glucosio, g con due conseguenze g
immediate:
11. Accumulo di glucosio nel plasma iperglicemia marcata
marcata
superamento della soglia renale di riassorbimento glicosuria
poliuria polidipsia
2. Utilizzo di fonti alternative di energia:
Ri Riserve li lipidiche idi h perdita dit di massa grassa
Riserve proteiche perdita di massa magra (muscolare) dimagrimento
Il risultato della aumentata mobilitazione di FFA dal tessuto
adiposo adiposo, dovuta ad iperproduzione di glucagone glucagone, di
GH, dell’adrenalina provoca CHETOACIDOSI.
Si tratta di una complicazione del diabete mellito di tipo1, caratterizzata
da:
11. Presenza massiccia di corpi chetonici nel sangue: dovuta a carenza di
insulina ed al conseguente eccesso di glucagone, di GH, di
adrenalina, di cortisolo:
acidosi metabolica (cheto-acidosi) con iperventilazione secondaria (e
alito acetonico) turbe digestive (vomito, nausea, dolori addominali) che
peggiorano la disidratazione; iperpotassiemia
2. Disidratazione severa per poliuria:
ipotensione, tachicardia, torpore..
La cheto-acidosi è una complicanza spontaneamente fatale del diabete
di tipo 1
La cheto-acidosi diabetica non è brutale:
Insorgenza + rapidamente progressiva di sintomi ingravescenti:
› Sintomi generali: polidipsia, astenia, dimagrimento, disidratazione
› Sintomi digestivi: dolori addominali frequenti, nausea, vomito..
› Sintomi neurologici: sonnolenza, confusione, coma
Il miglioramento i li t della d ll prognosi i passa per una di diagnosi i precoce
Iperglicemia severa (da3a6-7voltelanorma)conaumentodegliacidi
grassi liberi (FFA), ipertrigliceridemia e iperosmolalità plasmatica
Acidosi metabolica, con diminuzione del pH e dei bicarbonati
Diminuzione della pCO 2 per iperventilazione di compenso
Gli Glicosuria i echetonuria h t i abbondanti
bb d ti
Per la gravità e il decorso della malattia, la malattia diabetica
idiopatica si può suddividere in:
DIABETE INSULINO INSULINO-DIPENDENTE DIPENDENTE o DI TIPO 1 (IDDM)
DIABETE NON-INSULINO DIPENDENTE o DI TIPO 2 (NIDDM)
La malattia non è correlata a geni
HLA, e non vi sono generalmente
g
segni di meccanismi autoimmunitari
Sono So o significative sg ca e lee correlazioni
co e a o
con le abitudini di vita
La correlazione genetica però è
più stretta che nel diabete di tipo I
A partire dai dati epidemiologici si
può affermare che il diabete di tipo II
sia il risultato di molteplici alterazioni
genetiche, ciascuna con un suo
proprio rischio, e ciascuna
influenzabile da fattori ambientali
Iperglicemia legata a insulino-resistenza (= difetto di azione dell’insulina)
+ carenza insulinica, relativa e progressiva:
› Insulino-resistenza: inadeguata utilizzazione del glucosio da parte delle cellule,
che non rispondono normalmente alla stimolazione insulinica; il difetto può
essere di tipo pre-recettoriale, recettoriale o post-recettoriale.
› Difetto della β-cellula: anche se inizialmente relativo (la secrezione insulinica è
a lungo conservata), è ormai ammesso che l’insorgenza del diabete di tipo 2
è legata a una produzione di insulina insufficiente a compensare la resistenza
insulinica
Interessa essenzialmente l’adulto e rappresenta la forma di diabete PIU’
FREQUENTE ;
Comune associazione con obesità e altre malattie metaboliche.
Il diabete di tipo 2 è il più frequente (> 90% dei casi di diabete)
Tipicamente p caratteristico dell’ età matura (>40 ( anni), ) interessa
pazienti sempre più giovani.
Fattori di rischio:
Familiarità
Età
Obesità
Stile di vita: alimentazione e sedentarietà
Patologie associate (frequenti)
Dislipidemia, sindrome metabolica..
ALTERAZIONE DELLA SECREZIONE INSULINICA
Nelle fasi iniziali la secrezione insulinica risulta normale e il suo livello
plasmatico l ti non è ridotto, id tt ma non sii osservano più iù lle normali li oscillazioni ill i i
secretorie, e la fase secretoria rapida indotta dalla somministrazione di
glucoso è inadeguata
Col tempo si ha un deficit di insulina dovuto ad un danno irreversibile
delle cellule β, forse perl'iperglicemia cronica, con la conseguente
continua stimolazione delle cellule β, fatto che può contribuire
all'esaurimento funzionale di queste ultime
INSULINO-RESISTENZA
Nella maggior parte dei pazienti con diabete di tipo II, il deficit di
insulina non è di entità tale da spiegare i disturbi metabolici. Piuttosto
sembra che l'insulino-resistenza sia una fattore di importanza primaria
nello sviluppo della malattia;
L'insulino-resistenza comporta p un deficit della funzione insulinica
aggravando l'iperglicemia, e producendo una stimolazione protratta
delle cellule β;
Le basi molecolari dell'insulino-resistenza potrebbero essere:
diminuzione del numero di recettori per l'insulina
alterazione del sistema di trasduzione post-recettoriale del segnale
La microangiopatia diabetica
› Alterazioni specifiche del microcircolo
retinopatia, p nefropatia p e neuropatia p diabetiche
La macroangiopatia diabetica
› Ateromatosi precoce e diffusa complicanze cardiovascolari
Altre complicanze
› Aumentata sensibilità alle infezioni
› Cataratta
› Piede diabetico
La normalità a quest’ultimo quest ultimo test esclude quasi sicuramente il diabete; in
caso contrario, è necessario controllare la TOLLERANZA AL GLUCOSIO.
Glicosuria: la soglia renale del glucosio è fissata intorno a 180 mg/dl (10
mmol/l), e la presenza di glucosio nelle urine indica, pertanto, che la
glicemia ha superato sistematicamente o temporaneamente tale livello.
Affinché la glicosuria abbia rilevanza diagnostica, è opportuno
raccoglier urine frazionate o che il singolo campione sia raccolto 1h
dopo il pasto.
Emoglobina glicosilata - Controllo della terapia diabetica
Principio: in un ambiente contenente glucosio, questo si lega
stabilmente alle proteine, che risultano “glicate”;
L’ L’entità tità ddella ll glicazione li i è proporzionale i l alla ll concentrazione t i di glucosio l i
per il tempo di contatto;
La glicazione è un processo lento: l’entità è limitata dalla vita media
della proteina.
L’emoglobina glicosilata rappresenta il prodotto di una reazione non
enzimatica di condensazione tra il gruppo aldeidico del glucosio e il
gruppo amminico N-terminale delle catene β della Hb.
reversibile
veloce
HbA 1c
labile
irreversibile
lenta
HbA 1c
stabile
La formazione di HbA1c avviene durante tutto il periodo di vita del globulo
rosso e dipende anche dall’età cellulare. Un incremento transitorio della
glicemia può produrre la formazione di una notevole quantità di
aldimine, reazione comunque reversibile con la normalizzazione dei valori
glicemici. La persistenza di iperglicemia, tuttavia, rende tale reazione
irreversibile, percui la molecola di emoglobina resterà “glicata” sino alla
morte del globulo rosso (120 giorni).
La quantità di Hb glicata è proporzionale alla
glicemia media delle 66-12 12 settimane precedenti
Non è un inutile doppione della glicemia, ma:
riflette la storia del diabete;
riflette l’efficacia della terapia; p
riflette l’andamento del metabolismo dei carboidrati nelle ultime 4-6
settimane
Parametro di elezione per la valutazione retrospettiva del grado di
controllo glicemico g nei soggetti gg diabetici: è stabile e non risente di
improvvise variazioni della concentrazione glicemica.
Importante nel monitoraggio dei pazienti diabetici sia di tipo 1 che 22.
Utile per valutare l’efficacia della terapia e per predire lo sviluppo delle
complicanze.
Prevalenza: oltre 5% delle gravidanze
g
Definizione: intolleranza ai carboidrati di vario grado e severità, con
inizio o primo riscontro durante la gravidanza
Esiste il rischio di diabete in tutte le gravidanze ed è per questo
consigliabile effettuare una MINICURVA (somministrazione dopo 8-12 h
di digiuno, di 50 g di glucosio e prelievo singolo dopo 60’) o OGTT.
La MINICURVA si esegue tra la 24° e la 28° settimana per le gestanti
senza fattori di rischio; tra la 16° e la 18° settimana per quelle che
hanno fattori di rischio.
DATI PERSONALI PERSONALI: ffamiliarità, ili ità eccedenza d ponderale d l (BMI 28) 28),
ipertensione, età ( > 35 anni);
PRECEDENTI OSTETRICI: macrosomia fetale (>4 Kg), morti intrauterine,
malformazioni in precedenti gravidanze, due o più aborti spontanei,
gestosi e parti pre-termine;
GRAVIDANZA ATTUALE: eccessivo incremento ponderale (> 350 g/sett.
dopo la 20° settimana oppure > 20 Kg), glicosuria o chetonuria ricorrente,
infezioni urinarie, crescita fetale accelerata, gravidanza multipla e
glicemia a digiuno 95-130 mg/dl.
MINICURVA (16 (16°- 18 18° settimana)
settimana
140 mg/100 ml 140 mg/100 ml
OGTT (75 (75-100 (75 (75-100 100 g) TUTTE LE GESTANTI
positivo negativa
MINICURVA (24 ( 24°- 28 28° settimana)
settimana
DIABETE GESTA-
ZIONALE (GDM) 140 mg/100 ml 140 mg/100 ml
OGTT (75 (75-100 ( 100 g)
positivo negativo
GDM ASSENZA DI DIABETE
Follow up materno dopo gravidanza con GDM:
glicemia a digiuno e post-prandiale prima della dimissione
OGTT (75 g) 6 - 10 settimane dopo il parto
dieta ipocalorica e attività fisica, se sovrappeso
follow-up a lungo termine con OGTT (75 g) ogni anno per 10 anni
IPOGLICEMIE
Si parla di ipoglicemia quando il valore di concentrazione di glucosio
nel sangue è più bassa rispetto ai valori normali (al di sotto di 40 mg/dl);
I sintomi di solito compaiono quando la glicemia è < 50 mg/dl, e
riproducono il quadro clinico dell’anossia dell anossia cerebrale: ciò mette ancor
più in evidenza la stretta correlazione tra metabolismo cerebrale ed
apporto pp plasmatico p di glucosio. g
Sintomi adrenergici
• si verificano quando la glicemia si abbassa improvvisamente;
• mediati dalla secrezione di adrenalina (regolata dall’ipotalamo);
• ansia, tremore, pallore, sudorazione.
Sintomi neuroglicopenici
• derivano da una graduale riduzione della glicemia fino a valori < 40
mg/dl.
• Il lento calo glicemico priva il SNC di combustibile, ma non innesca
un’adeguata risposta adrenalinica.
• astenia astenia, vertigini vertigini, cefalea cefalea, stato confusionale confusionale, difficoltà della
parola, convulsioni, coma e morte
secrezione insulina
secrezione i glucagone l
secrezione catecolamine
secrezione cortisolo
secrezione GH
Suddivise in due gruppi:
Cause specifiche di ipoglicemia
Ormoni
controregolatori
Ipoglicemia in risposta al digiuno
Ipoglicemia p g come risposta p ad uno stimolo (ipoglicemia (p g reattiva) )
Ipoglicemia in risposta al digiuno
Insulinoma: tumore delle cellule β del pancreas, che producono insulina: a
causa di questo processo tumorale tumorale, le β cellule pancreatiche delle isole di
Langerhans sintetizzano e rilasciano in circolo quantità eccessive di
insulina, con un'inevitabile un inevitabile calo glicemico soprattutto a digiuno.
Sintomi dell'insulinoma: coinvolgimento del SNC alterazioni
visive, , cefalea, , confusione, , disorientamento e coma, , ma anche
sudorazione, tremori, pallore e palpitazioni.
Condizioni maligne: alcuni tumori possono produrre fattori di crescita
insulino-simili;
Malattie epatiche e renali: entrambi gli organi partecipano alla
gluconeogenesi, per cui l’ipoglicemia è un aspetto dell’insufficienza epatica
e/o renale allo stadio avanzato;
Malattia di Addison: essendo i glucocorticoidi ormoni antagonisti
dell’insulina, non sorprende che l’ipoglicemia possa essere un aspetto
dell’insufficienza dell insufficienza ipofisaria.
Pazienti diabetici
Nei pazienti diabetici raramente l’ipoglicemia è un problema diagnostico. I
fattori che favoriscono questa condizione comprendono:
assunzione insufficiente di carboidrati
eccesso di insulina o sulfonilurea
esercizio fisico debilitante
abuso di alcool
Ipoglicemia neonatale
Alcuni gruppi di neonati possono essere suscettibili all’ipoglicemia:
Neonati ti piccoli i li per l’ l’età tà gestazionale: t i l dif difetto tt di
gluconeogenesi, deplezione dell’immagazzinamento di glicogeno;
Neonati di madri diabetiche: un feto esposto a iperglicemia materna
subisce iperplasia delle isole con associata iperinsulinemia. Dopo la
nascita, il neonato è incapace di eliminare gli elevati livelli di insulina non
idonei, e da qui l’ipoglicemia.
Ipoglicemia p g reattiva
Indotta da insulina: l’insulina prodotta in eccesso o non idonea produce
ipoglicemia (errori nel dosaggio o nella somministrazione);
Indotta da farmaci: gli ipoglicemizzanti orali, come la sulfonilurea,
possono produrre ipoglicemia; anche salicilati, paracetamolo e i βbloccanti;
Alcool: i meccanismi comprendono inibizione della gluconeogenesi, la
malnutrizione, le malattie epatiche;
Sindrome di dumping: uno svuotamento gastrico accelerato, dopo
resezione i gastrica, i puòò ddar lluogo add un assorbimento bi rapido id di una
grande quantità di glucosio, con successivo rilascio di insulina. Pasti
ffrequenti ti eridotti id tti possono aiutare i t a minimizzare i i i ttale l ffenomeno.
Metodi di misura