Musica e scuola - Conservatorio di musica Giuseppe Tartini
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PRESENTAZIONE<br />
Lo strumento<br />
<strong>di</strong><br />
fertilizzazione<br />
sonora che<br />
si scelse allora,<br />
alla fine<br />
degli anni<br />
Novanta, fu<br />
il «laboratorio<br />
<strong>musica</strong>le»<br />
VI • STUDI E DOCUMENTI DEGLI ANNALI DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE<br />
impulso alla <strong>musica</strong> pratica nella <strong>scuola</strong>, <strong>di</strong> cui ricordo velocemente le tappe,<br />
richiamate negli scritti <strong>di</strong> Sergio Scala e Stefano Quaglia in questo volume.<br />
Erano gli anni <strong>di</strong> una profonda riforma della <strong>scuola</strong> italiana. Pensammo allora<br />
che per introdurre proficuamente la pratica <strong>musica</strong>le occorresse preventivamente<br />
dotare la <strong>scuola</strong> <strong>di</strong> centrali sonore che favorissero ed accompagnassero quel cammino,<br />
che iniziassero a scalfire la gentiliana sor<strong>di</strong>tà del nostro impianto educativo,<br />
che iniziassero a fertilizzare con i suoni quel deserto. Mi si perdoni la scarsa<br />
neutralità lessicale in uno scritto che forse l’avrebbe richiesta in un’analisi<br />
come questa, ma <strong>di</strong> fronte alla gravissima responsabilità negativa <strong>di</strong> chi aveva<br />
voluto una <strong>scuola</strong> sorda, chiusa all’arte, uggiosa, non è facile reprimere un qualche<br />
moto <strong>di</strong> in<strong>di</strong>gnazione.<br />
Lo strumento <strong>di</strong> fertilizzazione sonora che si scelse allora, alla fine degli anni<br />
Novanta, fu il «laboratorio <strong>musica</strong>le». La letteratura che si è sviluppata proprio<br />
sul «laboratorio» mi esime da ogni approfon<strong>di</strong>mento, come sarebbe utile. Basta<br />
ricordare comunque che decidemmo <strong>di</strong> non iniziare <strong>di</strong> botto una formale<br />
ed accelerata curricularizzazione della <strong>musica</strong>, per tema che la <strong>scuola</strong> fosse assai<br />
scarsamente ricettiva rispetto ad una tale misura così innovativa ed ine<strong>di</strong>ta,<br />
giusta l’impermeabilità gentiliana e burocratica alla presenza <strong>di</strong> ogni forma <strong>di</strong><br />
arte nella <strong>scuola</strong>.<br />
I laboratori – se ne proposero allora 400 – erano un mezzo per realizzare una<br />
concentrazione <strong>di</strong> strutture spaziali, strumentali, sperimentali, <strong>di</strong>dattiche etc.,<br />
che <strong>di</strong>ffondessero gioia e note <strong>musica</strong>li negli e<strong>di</strong>fici scolastici e nell’establishment<br />
educativo. La nascita dell’autonomia scolastica, il DPR 275/99 e poi il<br />
DPR 112/98, oltre alle specifiche note <strong>di</strong> in<strong>di</strong>rizzo (ricordati nei saggi seguenti)<br />
costituirono la cornice normativa utile a favorire l’esperimento laboratoriale. A<br />
seguito, poi, dello sconquasso operato dalla contemporanea riforma dei Conservatori<br />
<strong>di</strong> <strong>musica</strong>, istituimmo nel 1999 le Scuole me<strong>di</strong>e ad in<strong>di</strong>rizzo <strong>musica</strong>le<br />
e per la prima volta introducemmo in un segmento scolastico lo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> uno<br />
strumento <strong>musica</strong>le. Mi pare ancora <strong>di</strong> vedere allora «avanzare uno strano soldato»<br />
nei corridoi, lo «strumento», del tutto spaesato, anomalo, in quella cultura<br />
scolastica.<br />
Non ritenendo opportuno partire con un atto ministeriale e prescrittivo, dall’alto,<br />
con un obbligo, puntammo sull’autonomia e sulla vitalità progettuale<br />
delle scuole. L’indagine che pubblichiamo ci dà ragione: fu una scelta opportuna,<br />
ancorché posta duramente alla prova nel periodo successivo, un po’<br />
oscuro e senza note <strong>musica</strong>li.<br />
Nell’estate del 2006 nasce il «Comitato nazionale per l’appren<strong>di</strong>mento pratico<br />
della <strong>musica</strong> da parte <strong>di</strong> tutti gli studenti». Ho personalmente richiesto che fossero<br />
presenti nella sua denominazione due parole chiave: «pratico» e «per tutti<br />
gli studenti». Non più soltanto attività extracurriculare né pura educazione all’ascolto,<br />
quin<strong>di</strong>, ma fare <strong>musica</strong>.<br />
Da allora abbiamo camminato su due binari: