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design
focus
new
materials
essay
Ali Filippini
Paolo Giardiello
object
Team, design Bruno Fattorini & Partners/IOC – International Office Concept
Wallpaper, design Bruno Rapisarda/Regia
Alite, design Martin Ballendat/Brunner
Luna, design Giorgio Vigna/Pamar
Goldenice, design Bruno Fattorini & Partners/Busnelli
project
Starlight Plus, Mario Bellini Architect(s)
Hi-Macs ® , Cuartopensante arquitectura interior
Lithoverde, Studio Lissoni e Associati
Corian ® , Karim Rashid
review
factory
Marmi Faedo

design focus essay
immateriale vs tattile
immaterial vs tactile
Un mix
sperimentale
e spiazzante di
sensorialità e tecnologia.
Una dimensione immateriale
che ridefinisce un universo tattile
sfruttando le potenzialità espressive
del riciclo di materiali.
A bewildering mix of sensorial
effects and technology.
An immaterial dimension redefines
a tactile universe exploiting
the expressive potentials
of recycling.
text by Ali Filippini

Ad osservarla da vicino la nuova pelle dell’architettura oscilla tra
l’evocazione di una dimensione immateriale e la ridefinizione di un
universo tattile che sfrutta anche le potenzialità espressive del riciclo
di materiali.
La metafora più illuminante in questo senso l’hanno regalata
i Torafu Architects durante lo scorso Salone del Mobile di Milano
con l’installazione Light Loom, basata sulla tecnologia di proiezione
Wonder di Canon, dove interagivano proiezione luminosa
e molteplici fasci di fili in un mix sperimentale e spiazzante
di sensorialità e tecnologia (qui non si tratta certo di un materiale
in essere ma a giudicare dall’esito, fortunato, se ne deduce che
diventerà uno scenario progettuale sul quale lavorare).
La prima categoria dunque mette in campo il potere di suggestione
della luce che è esaltata dalle caratteristiche del materiale in sé
o indotta attraverso artifici come l’uso di fibre ottiche o vernici
fluorescenti. È così che acquisiscono luce i pavimenti in resina
con fibre ottiche inglobate di I Plus che si prestano soprattutto per
applicazioni in ambiti commerciali e contract; similmente le resine
Poliepo Biolight ® di Gobbetto, grazie alla loro caratteristica
di fosforescenza permettono di creare superfici decorative
o segnaletiche, giocose o funzionali, per tracciare percorsi
in ambienti bui o scarsamente illuminati.
Estendendo le loro prestazioni in modo “totale” dalla piccola
scala del componente d’arredo alle pareti ventilate, le superfici
completamente in alluminio riciclato e riciclabile di Alulife ® sono
in grado di riprodurre rifrazioni, riflessioni, cangianze che simulano
effetti naturali, anche per mezzo della capacità camaleontica del
colore con nuance progettate ad hoc.
Laddove invece i materiali incontrano la ricerca tecnologica si
studiano concept per migliorare le condizioni di fondo degli ambienti
in cui lavoriamo e viviamo.
Condurranno così, letteralmente, la luce i nuovi prodotti che il 3M
Architectural Markets Department sta sviluppando in linea con il
concetto di Ambient Culture, termine che sta ad indicare proprio
la relazione superfici-luce nell’architettura e nel design: tra questi
3M Sunlight Delivery System, un sistema per la gestione della luce
naturale che traccia, cattura e trasporta l’intero spettro della luce
naturale del sole all’interno di spazi interni di edifici dove questa
è limitata.
In contrappunto a quanto visto finora, la ricerca sui materiali per
i rivestimenti degli interni lavorano sull’esaltazione del touch, per
ripartire da una “bassa definizione” e sfruttare remix di materie
riciclate da lasciarsi il più al naturale possibile.
Da questo punto di vista anche le cosiddette nuove pietre acriliche
come HI-MACS ® (composta per un 70% di polvere di pietra naturale
derivata della bauxite), largamente impiegata in architetture d’interni
ed esterni oltre che per il design di prodotti, hanno requisiti estetici
e prestazionali che le rendono adatte a sostituire il materiale naturale
in diversi contesti.
Quelle naturali, per contro, si “funzionalizzano” trasformandosi anche
in un autentico prodotto di design urbano.
È il caso dei pavimenti di Ghirardi Stone Contractors che ha
sviluppato un’applicazione della pietra naturale in grado di servire,
appositamente fresata, da segnaletica orizzontale per ipovedenti.
Stone Italiana con DNA Urbano ricicla la terra di spazzamento delle
strade, che diventa per una buona percentuale il componente delle
lastre in materiale ricomposto a base di quarzo, sabbia, resina che
affoga nella sua texture frammenti di materie congelati come fossili.
All’interno delle abitazioni le pareti si trasformano in tappezzerie
tridimensionali che possono persino accogliere punteggiature di verde
(in linea con la tendenza del verde verticale) come nel sistema
di rivestimento di Inax ceramiche, Dent Cube, che diventa anche
efficace strumento decorativo grazie alla possibilità di tamponarne
la superficie con vetrini colorati.
Ritorno alla terra e ad un’idea di organicità che si esprime bene nella
recente collezione di Mutina Ceramiche. L’impasto della nuova linea
Pico di R. e E. Bouroullec, grazie a uno specifico mix di minerali,
valorizza la ceramica proprio nel suo aspetto più naturale e grezzo.
Ciò si traduce in una finitura opaca caratterizzata da una texture
a puntini, come in una scrittura braille, in colori naturali
controtendenza al “finto opaco” e al lucore vetroso che hanno
connotato tanto design dell’ultimo periodo.
Observed from close up, the new skin of architecture oscillates
between an evocation of an immaterial dimension and the reflection
of a tactile universe that also exploits the expressive potentials
of recycling.
The most illuminating metaphor in this sense has been provided
by Torafu Architects during the last Furniture Salon in Milan with their
installation Light Loom, based on the Wonder projection technology
by Canon, where projected light interacted with numerous bands
of fibre in an experimenting and bewildering mix of sensorial effects
and technology (in this case it is certainly not a matter of an existing
material, but to judge from the success of the experiment, we deduce
that this design scenario will receive further attention).
The first category therefore exploits the fascinating power of light,
which is exalted by the characteristics of the material as such,
or induced by means of devices such as the use of optical figures
or fluorescent paints. This is how the floors in resin with incorporated
optical fibres of I Plus acquire their sparkle; they are especially
suited to use in commercial areas and for contracts; analogously, the
Poliepo Biolight ® resins of Gobbetto, thanks to their phosphorescent
properties, make it possible to create decorative or highly visible,
playful or functional surfaces, to show the way in dark or badly lit
environments.
Extending their services in a “total” manner from the small scale
of the furniture item to ventilated walls, the surfaces made wholly
in recycled and recyclable aluminium of Alulife ® are capable of
reproducing refractions, reflections and colour changes that simulate
natural effects, also by means of the chameleonic effect of the colours,
in shades designed ad hoc.
In the cases, on the contrary, where materials encounter technological
research one attempts to improve the fundamental conditions of the

design focus essay
environments in which we work and live. The new products that the
3M Architectural Markets Department is developing will thus literally
conduct light; these products, designed on the basis of the concept
of Ambient Culture, a term that stands for precisely the relationship
between surfaces and light and architecture and design: one of
them, 3M Sunlight Delivery System, a system for the management
of natural light, traces, captures and transports the full spectrum of
natural sunlight to the parts of the interiors of buildings where little
light arrives.
In counterpoint to what we have seen so far, the research on facing
materials for indoor use focus on the exaltation of tactile aspects,
to return to the concept of “low definition” and exploit new mixtures
of recycled materials that are tampered with as little as possible. From
this point of view also the so-called new acrylic stones as HI-MACS ®
(of which 70% consists of natural stone dust derived from bauxite),
widely used in architecture for interiors and exteriors as well as for
product design, vaunt aesthetic and performative qualities that make
them an excellent substitute for natural materials in different contexts.
Natural materials are, on the contrary, “functionalized”, also by being
transformed into an authentic product of urban design. This is the case
of the pavement elements made by Ghirardi Stone Contractors, which
has developed a natural stone application capable of serving, when
milled in a special way, as horizontal signs for the visually impaired.
With DNA Urbano Stone Italiana recycles the soil resulting from
the sweeping of streets, which becomes an important component
of the slabs in recomposed material, along with quartz, sand and
resins where fragments of material are immersed, frozen like fossils.
Inside homes the walls are transformed into three-dimensional
tapestries that may even contain points of greenery (in line with
the fashion of vertical greenery) as in the Dent Cube facing system
by Inax Ceramiche, which also becomes a striking decorative element
thanks to the possibility to cover the surface with coloured glass
pieces. This return to the earth and to a concept of organic designs
is well expressed in the recent collection of Mutina Ceramiche.
The mix of the new Pico line designed by R. and E. Bouroullec, thanks
to a special blend of minerals, enhances precisely the most natural
and rough aspects of the ceramic. This is translated in an opaque
finishing characterized by a texture with small points, as in Braille
writing, in natural colours that serve as counterpoint to the trend
of “fake opaque” effects and the glassy shine that have prevailed
in so many designs in the last few years.

Durante lo scorso Salone del Mobile
di Milano Torafu Architects hanno
presentato l’installazione Light Loom,
basata sulla tecnologia di proiezione
Wonder di Canon (foto Daisuke Ohki).
During the last Salone del Mobile
in Milan Torafu Architects presented
the installation Light Loom, based
on the Wonder projection technology
by Canon (photo by Daisuke Ohki).

design focus essay
la materia dello spazio
space materials
“La
‘spettacolarizzazione’
dello spazio e la possibilità
di interagire direttamente con
esso, di influenzarlo e di variarlo, ha
dato vita a ricerche su nuovi materiali e
soprattutto sulla possibilità di intervenire
su di essi in fase di progettazione“.
“Turning space into a ’show’ and being
able to directly interact with it, influence
and vary it, has launched research
into new materials, and above all
into the possibility of shaping
these during the design
process.“
text by Paolo Giardiello
Lo spazio in architettura è un vuoto, non è quindi una “cosa“, non
è fatto di un materiale. Dai materiali e dalle cose è però definito,
dall’involucro che lo contiene prende forma e sostanza espressiva.
Parlare di materiali da costruzione quindi non significa solo riferirsi
alla fisicità delle parti che strutturano il manufatto (il contenitore) ma
anche alla caratterizzazione dello spazio (il contenuto) che da tali
materiali riceve il carattere e l’atmosfera e dalle strutture la morfologia
e la proporzione.
I nuovi materiali quindi hanno sempre offerto alle architetture originali
opportunità di conformazione e definizione dello spazio interiore ma,
a volte, ed in particolare nella contemporaneità, è anche accaduto
che le aspettative di nuove modalità di vivere e di organizzare
lo spazio abbiano influenzato la ricerca sui materiali, spingendo
verso l’uso di soluzioni tecnologiche, di materie e di componenti,
provenienti talvolta da altri settori della ricerca e dell’espressività.
In architecture space is a void, hence it is not a “thing“, it is not made
of any material. Nonetheless, space is defined by materials and
by things. It takes its form and expressive essence from the shell that
holds it. So talking about construction materials, does not only mean
referring to the physicality of the parts that structure the artefact
(the container), but it also means referring to the kind of space
it is (the content). From materials space assumes character and
atmosphere; from structures come morphology and proportion.
New materials, therefore, have always offered architecture original
ways of shaping and defining interiors. But at times, particularly
today, the expectations of new ways of living and of organising space
have influenced research into materials, pushing towards the use
of technological solutions and the use of materials and components,
which in turn derive from other research and creative sectors.

I materiali determinano lo spazio
La Storia dell’Architettura, ed in particolare di quella Moderna,
vede una diretta conseguenza tra l’evoluzione degli interni,
l’organizzazione degli ambienti e l’innovazione tecnologica.
Il caso del cemento armato è, da questo punto di vista, esemplare
in quanto mezzo per giungere a spazi fluidi e continui in grado
di sconvolgere l’impostazione tradizionale degli ambienti domestici
e pubblici.
Lo spazio interno, grazie alla struttura discreta, ha potuto indagare
originali relazioni tra le parti vissute dall’uomo, tra l’interno
e l’esterno, rinnovando il senso stesso dei luoghi da abitare.
Non solo a livello morfologico, ma anche nei confronti della capacità
espressiva di un materiale artificiale, pensato e disegnato dall’uomo,
tuttavia in grado di reinterpretare storie e sensi antichi. Maestri come
Le Corbusier, Perret e Garnier, con tale materiale, hanno definito
il linguaggio con cui il Movimento Moderno ha potuto manifestare
la sua carica innovativa.
Analogamente la struttura in acciaio, si pensi all’opera di Mies van
der Rohe, ha permesso di promuovere l’idea di uno spazio continuo
e privo di margini, indeterminato tra natura e artificio, tra aperto
e chiuso, tra privato e collettivo. L’annullamento del confine – grazie
anche all’uso di ampie vetrate – ha permesso di giungere a valori
dell’interno che fanno esplicito riferimento ai sensi di protezione e
di intimità e che coinvolgono quindi la sfera psicologica dell’uomo.
Allo stesso modo le materie plastiche e composite, a partire dagli
anni ’60, negli interni domestici e nel disegno degli oggetti di arredo,
hanno materializzato forme e ambiti come quelli concepiti da Joe
Colombo in Italia, o dagli Archigram in Gran Bretagna; spazi quasi
primari, del tutto avvolgenti e disegnati “su misura“ sulla fisicità
dell’uomo.
Lo spazio scopre i materiali
Nella contemporaneità la presenza di molteplici soluzioni tecniche
e di dettaglio offerte dal mercato non ha determinato una
modificazione diretta o una evoluzione dello spazio abitato.
È accaduto piuttosto il contrario, e cioè che le necessità dell’uomo,
le sue aspettative ed esigenze, il suo desiderio di rappresentarsi
o di comunicare il proprio pensiero, abbia costretto a sperimentare
soluzioni e finiture finalmente capaci di adeguarsi ai suoi bisogni
in continuo cambiamento.
In particolare l’influenza nella vita di ogni giorno della sfera
immateriale con cui l’uomo interagisce, di mondi virtuali e intangibili
che invece rispondono ad esigenze funzionali precise, ha portato
a pretendere dallo spazio fisico, prestazioni veloci, essenziali
e precise, quali la flessibilità e la fluidità, la possibilità di
personalizzare e di cambiare, la temporaneità e la plurifunzionalità.
Per questo l’architettura ed il design hanno guardato a materiali
e soluzioni tecniche provenienti da settori fortemente specializzati
– illuminotecnica, domotica, elettronica – ovvero da altri campi
dell’industria e della ricerca – programmazione, web design,
informatica – fino a settori non direttamente coinvolti nella
progettazione architettonica quali la moda, l’arte, la pubblicità,
il cinema, la comunicazione. La “spettacolarizzazione“ dello spazio
e la possibilità di interagire direttamente con esso, di influenzarlo
e di variarlo, ha dato vita a ricerche su nuovi materiali e soprattutto
sulla possibilità di intervenire su di essi in fase di progettazione.
Oggi in definitiva sono i materiali ad inseguire il senso dello spazio,
si può arrivare paradossalmente a dire che è lo spazio che inventa
i materiali necessari a rispondere alle richieste della società.
Questo, se altera la logica tradizionale del mestiere del progettista,
ottiene comunque un risultato, che è quello di riportare in primo piano
la figura dell’uomo, e di pensare ad una architettura capace di dare
vita ai suoi sogni.
Materials determine the space
The history of architecture, in particular modern architecture, reveals
a direct correlation between the evolution of interiors, the organisation
of space, and technical innovation.
Reinforced concrete provides a perfect example, as it offered a means
for achieving fluid and continuous spaces, capable of disrupting the
traditional layout of public and domestic spaces.
Now that subtle structures were possible, interior space was able
to explore original relationships between the parts that people lived,
between interior and exterior, renewing our sense of the places
we live in.
This applies not only to morphology, but also to the expressive
capacity of an artificial material, conceived and designed by people,
yet capable of reinterpreting both history and ancient consciousness.
Masters such as Le Corbusier, Perret and Garnier defined the
language through which Modernism manifested its innovative force,
which included the use of such materials.
Similarly structures in steel – and here we think of the work of Mies
van der Rohe – enabled the promotion of the idea of a continuous
space free from boundaries. A space that eliminated the distinction
between nature and artifice, open and closed, private and collective.
The removal of boundaries – thanks also to the use of large expanses
of glass – allowed us to achieve interior spaces, which explicitly refer
to our sense of protection and intimacy, and therefore draw in the
human psychological sphere.
In the same way, from the 60s onwards, plastic and composite
materials in domestic interiors and furnishing design gave rise to forms
and areas like those conceived by Joe Colombo in Italy or Archigram
in Great Britain – almost primary spaces, that encompass everything
and are tailored to fit the human physicality.
Space discovers materials
The current availability of multiple technical solutions and retail
options on offer has not brought about a direct change to or evolution
of the spaces we inhabit.
If anything the opposite has occurred. That is to say human needs,
our expectations and demands, our desire to reveal who we are
or to communicate our way of thinking, have forced us to try out
solutions and finishings that are at last capable of adapting to our
ever-changing needs.
In particular, our everyday lives are influenced by the immaterial
sphere with which humans interact: virtual, intangible worlds which
respond to precise functional demands and which have led us
to expect fast, essential and precise performance from our physical
environment. We now expect flexibility and fluidity, the possibility to
personalise and change, that things are transitory and multifunctional.
So architecture and design have turned to materials and technical
solutions from highly specialised sectors – lighting, home automation
and electronics. Or they have looked to other areas of industry
and research such as programming, web design and IT, or sectors
that are not directly involved in architectural design such as fashion,
art, advertising, cinema and media. Turning space into a “show“
and being able to directly interact with it, influence and vary it,
has launched research into new materials, and above all into the
possibility of shaping these during the design process.
Finally, today materials follow the sense of space. Paradoxically,
we could say that space invents the materials needed to respond
to society’s demands.
Though this alters the traditional logic of the job of the designer,
it does get a result, returning the human being to the foreground,
and thinking towards an architecture that is capable of giving life
to our dreams.

design focus object
team
bruno
fattorini
& partners
azienda IOC – International Office Concept
(Lema Divisione Contract)
anno realizzazione prodotto 2011
materiale materiali compositi (struttura), solid (surface)
dimensioni 1600/4800mm, spessore 35mm
firm IOC – International Office Concept (Lema Divisione Contract)
year of realization 2011
material composite materials (structure), solid (surface)
dimensions 1600/4800mm, thickness 35mm
Un disegno, molto semplice e rigoroso, un progetto elegante dalla
grande attenzione al dettaglio, un’immagine complessiva che
rimanda esplicitamente, sia per forma che per funzione,
a riferimenti appartenenti alla memoria di ognuno di noi: un piano
di lavoro appoggiato su un cavalletto. È il tavolo Team, disegnato
da Bruno Fattorini & Partners per IOC – International Office Concept
(Divisione Contract di Lema).
La base di appoggio, nella sua solidità, trasmette sensazioni
di stabilità e una percezione visiva di forza e resistenza; nonostante
la sua monomatericità e imponenza, non condiziona la leggerezza
e la pulizia del disegno complessivo.
La struttura del top sfrutta le proprietà di materiali compositi
(alluminio, resina, carbonio, poliuretano, acciaio, cellulosa resinata),
che, costruiti secondo i criteri dettati da un brevetto registrato da
Bruno Fattorini & Partners (patent pending No. MI2011A000262),
permette di ottenere un piano “leggero” e allo stesso tempo
“resistente”, dalle dimensioni inconsuete. Un piano in grado di
arrivare fino ad una lunghezza di quasi 5 metri sostenendo, senza
flessione, carichi puntuali di oltre 50kg. Anche la superficie del piano,
realizzata in solid surface, associa ricerca tecnologica ed estetica per
dar vita ad un sistemato omogeneo, elegante e funzionale. Il tavolo,
ideale per l’ambiente ufficio, è infatti dotato di pannelli divisori
mobili, che permettono una rapida riconfigurazione del piano
di lavoro, canaline e pozzetti passacavi.
Anche questo progetto conferma la vocazione dello studio
all’innovazione non solo formale, ma anche legata ai nuovi materiali
e al loro potenziale sviluppo; attitudine e competenza che si esprime
in tutte le fasi evolutive del progetto, dall’ideazione e dal disegno alla
produzione di prototipi che raggiungono livelli di finitura e qualità
dei dettagli molto avanzati, dalla virtual photography ai servizi volti
a rafforzare l'identità e la percezione della marca.
A very simple, severe design; an elegant project with a great focus on
detail, an overall image referring explicitly to our collective memories,
in both form and function: a work surface resting on a trestle.
This is the Team table designed by Bruno Fattorini & Partners for
IOC – International Office Concept (Lema’s Contract Division).
The solidity of the supporting base conveys sensations of stability
and a visual perception of strength and power; its imposing bulk
made of a single material does not affect the lightness and cleanness
of the overall design.
The structure of the countertop makes the most of the properties
of composite materials (aluminium, resin, carbon, polyurethane,
steel, resin-coated cellulose) which, built according to the dictates
of a patent filed by Bruno Fattorini & Partners (patent pending No.
MI2011A000262), create a “lightweight” yet “resistant” surface
of unusual size. A surface that may be up to almost 5 metres long
capable of bearing spot loads of more than 50kg without bending!
The solid surface top combines technological and aesthetic research
to create a homogeneous, elegant, functional whole. The table,
perfect for the office, has mobile dividing panels permitting rapid
reconfiguration of the work surface and cable ducts and boxes.
This project confirms the studio’s vocation for innovation not only
in form but in new materials and their potential developments; this
aptitude and know-how are evident at all stages in the evolution
of the project, from conception and design to production of prototypes
achieving extremely advanced levels of finishing and quality, from
virtual photography to services aimed at strengthening the brand’s
identity and perception.

design focus object
wallpaper
bruna
rapisarda
azienda Regia
anno realizzazione prodotto 2011
materiale Livintech ®
dimensioni Ø420mm H 870mm
colori tutti i colori della scala RAL
finiture laccato lucido e metalizzato
firm Regia
year of realization 2011
material Livintech ®
dimensions Ø420mm H 870mm
colors all the colours in the RAL code
finishing glossy and metallic lacquered
Un materiale innovativo, un progetto dalla forte connotazione estetica
per un ambiente bagno elegante e raffinato, ma anche ironico
e divertente: il lavabo freestanding Wallpaper, progettato da Bruna
Rapisarda, è realizzato interamente in Livintech ® , una resina atossica,
ipoallergenica e ignifuga, ma soprattutto riciclabile.
Un materiale versatile e malleabile, in grado di soddisfare molteplici
esigenze estetiche, ma allo stesso tempo attento ai requisiti di qualità,
tecnologia ed ecocompatibilità ambientale. Un elemento iconico,
che “si fa notare” all’interno della stanza da bagno, un nuovo
protagonista della collezione Regia, interessata quest’anno da un
forte rinnovamento che prevede nuovi lavabi da appoggio e freestanding,
specchi gioiello e retro illuminati a Led, piantane, accessori,
lampade a Led, pedane e portabiancheria, oltre ad un’intera
collezione di mobili componibili.
Wallpaper è forse l’elemento di spicco di questo nuovo approccio
al sistema bagno; è caratterizzato una superficie esterna riccamente
decorata a rilievo in contrasto con una forma conica molto semplice.
Il bacino (diametro 42cm) ha una grande capienza, data dalla
profondità di 25cm, con piletta nello stesso materiale del lavabo.
Viene proposto nella versione laccata lucida nella gamma dei colori
Regia. Il lavabo si può completare con uno specchio tondo con
cornice in legno laccato e illuminazione a Led, oppure con specchi
a giorno con luce a Led integrata, in due varianti di forma
e dimensione.
An innovative material, a project with strong aesthetic connotations
for an elegant, refined bathroom which is also fun and ironic: the
freestanding Wallpaper sink designed by Bruna Rapisarda is made
entirely out of Livintech ® , a non-toxic, hypoallergenic, fireproof
and, above all, recyclable resin. A versatile, malleable material
capable of meeting a variety of aesthetic requirements and at the
same time responding to the requirements of quality, technology and
environmental compatibility. An iconic element which stands out in
the bathroom, a new addition to the Regia collection, which has
been renewed this year with new countertop and free-standing sinks,
jewel-cut and led backlit mirrors, floor towel racks, accessories,
led light fixtures, stands and laundry baskets, as well as a whole
collection of modular furnishings.
Wallpaper is the outstanding element in this new approach to the
bathroom system, with a richly decorated outer surface in relief
contrasting with a very simple conical shape. The basin (diameter
42cm) has a large capacity, due to its 25cm depth, with a drain
trap made out of the same material as the sink. It is available in a
glossy lacquered version of all the Regia colours. The sink may be
completed with a round mirror with a lacquered wooden frame and
Led lighting, or with an open mirror with a built-in Led light available
in two different shapes and sizes.

esina
atossica,
ipoallergenica
e riciclabile!
a non-toxic,
hypoallergenic
and recyclable
resin!

design focus object
alite
martin
ballendat
azienda Brunner
anno realizzazione prodotto 2011
materiale alluminio trattato con Chrome-Optics ® -Process
dimensioni 505x560mm H 850mm, seduta H 460mm
colori nero, rosso, acquamarina, bordeaux, bianco
firm Brunner
year of realization 2011
material aluminium treated with the Chrome-Optics ® -Process
dimensions 505x560mm H 850mm, seat H 460mm
colors black, red, aquamarine, burgundy, white
Realizzata interamente in alluminio anodizzato, Alite è una sedia
innovativa sia nel concept, sia nel processo di lavorazione.
Leggera e maneggevole, pesa solo cinque chili e può essere
considerata eco-frendly per molti fattori: nella sua progettazione sono
state evitate operazioni di saldatura e incollaggio; tutte le parti della
sedia sono unite da bulloni molto resistenti.
Ciò significa che ogni singolo pezzo, se necessario, può essere
smontato e sostituito facilmente durante il suo utilizzo, evitando così
inutili sprechi di tempo e materiale. Al termine del ciclo di vita inoltre
tutti i componenti possono essere separati e riciclati singolarmente.
Innovativa è anche la tecnologia di rivestimento alla quale viene
sottoposto l’alluminio: il Chrome-Optics ® -Process è un trattamento
assolutamente privo di metalli pesanti che può essere applicato
sia alle parti metalliche, sia a quelle in plastica. Fornisce una
protezione “green” contro la corrosione anche in caso di geometrie
e forme complesse conferendo al materiale notevole resistenza
antigraffio e agli urti.
La sostenibilità ambientale fa parte della filosofia aziendale Brunner
e viene declinata sotto ogni aspetto del processo produttivo. Il legno
con il quale possono essere realizzate seduta e schienale proviene
solo da fonti forestali sostenibili; si tratta di faggio 100% naturale
di alta qualità che regala variazioni di colore inedite ed esclusive.
Seduta e schienale sono modellati ergonomicamente per offrire
i massimi livelli di comodità; anche l’incurvatura della seduta
accompagna il ginocchio nei movimenti dell’utilizzatore.
Oltre che per l’ufficio, Alite è ideale per centri congressi e meeting
room, grazie alle importanti caratteristiche di collegabilità
e impilaggio: i dispositivi integrati non richiedono agganci aggiuntivi
e permettono l’unione anche tra diversi modelli, per esempio tra sedie
con e senza braccioli che possono essere tranquillamente alternate
tra loro.
Made entirely out of anodised aluminium, the Alite chair is innovative
both in its concept and in the way it is made. Lightweight and
easy to handle, it weighs only five kilos and may be considered
environmentally friendly for many reasons: it is designed to be made
without welding or adhesives; all parts of the chair are held together
by particularly strong bolts. This means that each individual piece can,
if necessary, be dismantled and replaced easily at any time during its
use, avoiding wasted time and materials; and at the end of the chair’s
useful life all components can be taken apart and separately recycled.
The aluminium is subjected to an innovative coating technology: the
Chrome-Optics ® -Process is a treatment which uses no heavy metals
and can be applied to both metal and plastic parts. It provides
“green” protection against corrosion even for complex shapes
and geometries, giving the material significant resistance to scratches
and blows.
Environmental sustainability is a key to Brunner’s corporate
philosophy, and appears in every aspect of the productive process:
the wood that can be used to make the seat and backrest comes
strictly from sustainable forests; it is 100% natural beech wood of top
quality, providing unusual, exclusive shades of colour.
The seat and backrest are ergonomically designed to offer maximum
comfort; the curve of the seat accompanies the knee as the sitter shifts
position. Alite is perfect not only for the office, but for conference
centres and meeting rooms, thanks to the important fact that it can
be both stacked and joined in rows: the built-in fixtures do not require
addition of hooks and even permit union of different models,
for instance between chairs with and without armrests, making it easy
to alternate the two.

sedia
eco-friendly
per gli uffici
del nuovo millennio
an eco-friendly chair
for the offices of the
new millennium

design focus object
luna
giorgio
vigna
azienda Pamar
anno realizzazione prodotto 2011
materiale ceramica smaltata
dimensioni Ø40/60/100mm
colori nero (fondo) con sette abbinamenti cromatici
firm Pamar
year of realization 2011
material enamelled ceramic
dimensions Ø40/60/100mm
colors black (background) with seven colour combinations
Una forma organica in cui vuoti e pieni si alternano, dando vita a
un oggetto fortemente materico, un riferimento esplicito all’irregolare
superficie lunare: Luna è una maniglia per mobili in ceramica smaltata
dall’identità complessa ma ricercata, dall’aspetto mutevole quasi
non fosse mai uguale a se stessa. Una maniglia a pomolo fortemente
caratterizzata dagli abbinamenti cromatici in cui è proposta: sette
finiture bicolore in cui al nero opaco, scelto come base, sono accostati
gli smalti rame, oro e platino per renderla ancora più preziosa
o turchese, verde bosco, ramina e pavone, capaci di donare una
lucentezza particolare. Smalti applicati come sui gioielli, in colori
ricercati di insolita brillantezza. Luna fa parte di Pamar Gem, la
collezione di maniglie e pomoli, preziosi e ricercati come gioielli,
scaturita dal pensiero e dalla mano di due autentici maestri, interpreti
dell’arte orafa contemporanea: Alba Polenghi Lisca e Giorgio Vigna,
che ha disegnato proprio Luna e così descrive la collezione: ”Acqua,
terra, fuoco, vento, ombre, luce, trasparenze, sono elementi cardine
di queste collezioni, in cui il naturale e l’artificiale s’incontrano
creando forme primarie, elementari. Forti e naturali, universali e senza
tempo, forme sempre ricche di valenze evocative”. Il segno organico,
vitale, ricco di citazioni di Giorgio Vigna viene tradotto da Pamar in
un progetto esclusivo, l’ennesimo di un ricco percorso fatto di ricerca,
analisi dei materiali e sperimentazioni per offrire nuove possibilità
espressive a un piccolo oggetto come la maniglia per mobili.
L’abilità produttiva di Pamar viene anche questa volta messa alla
prova nel rendere seriale una collezione che esprime chiari e marcati
elementi di artigianalità. I metalli sono forgiati come i più preziosi:
la zama viene plasmata, sbalzata, fatta irregolare e rugosa in
superficie. Qualità assoluta dei progetti e dei prodotti, che nasce dalla
collaborazione con i nomi più significativi del design mondiale e da
una produzione interamente italiana, realizzata attraverso processi
e tecnologie avanzate, rispettosi dell’ambiente e dell’uomo.
An organic shape alternating between full and empty volumes, giving
life to a truly material object, an explicit reference to the irregular
surface of the moon: Luna is an enamelled ceramic handle for furniture
with a complex but elegant identity and a changeable shape, as if
it were never the same twice. A knob handle strongly characterised
by the colour combinations in which it is available: seven different
two-tone finishes in which basic matt black is juxtaposed with copper,
gold and platinum enamels to make it even more precious, or with
turquoise, forest green, oxidised green or peacock, hues with
a unique shine. Enamels are applied as if to jewels, in elegant colours
of unusual brilliance. Luna is part of Pamar Gem, a collection
of handles and knobs as precious and elegant as jewels, inspired
by the thoughts and the hand of two true masters of the contemporary
goldsmith’s art: Alba Polenghi Lisca and Giorgio Vigna, who designed
Luna and describe the collection as follows: “Water, land, fire, wind,
shadows, light and transparency are key elements of the collections,
in which the natural and the artificial come together to create primary,
elementary forms. Strong and natural, universal and timeless, forms
always rich in evocative value”. Pamar translates Giorgio Vigna’s
organic, vital sign with its wealth of citations into an exclusive design,
yet another addition to a long history of research, study of materials
and experimentation aimed at adding new expressive potential
to such small objects as the handles on furnishings.
Pamar’s productive ability is once again tested in producing a serial
collection with clear, marked elements of craftsmanship. Metals are
forged as if they were precious: zamak is moulded, cantilevered,
made rough and irregular on the surface. The absolute quality
of the projects and products arises out of partnerships with important
names in the history of world design and Italian production using
advanced processes and technologies which respect human health
and the environment.

design focus object
goldenice
bruno
fattorini
& partners
azienda Busnelli
anno realizzazione prodotto 2011
materiale Hi-Macs
dimensioni L 1000/2000/3000mm (realizzabile anche
su misura), P 194/264/394 mm, spessore 9mm,
H 164/246/328mm (mensola sez. L), H 336mm (mensola sez. C)
firm Busnelli
year of realization 2011
material Hi-Macs
dimensions L 1000/2000/3000mm (also available with custom
measurements), D 194/264/394 mm, thickness 9mm,
H 164/246/328mm (shelf section L), H 336mm (shelf section C)
Porta la firma di Bruno Fattorini & Partners il primo sistema
componibile Busnelli. Unico nel suo genere, Goldenice è un sistemalibreria
caratterizzato dall’innovativa tecnologia di costruzione ed
assemblaggio, dalla matericità dei suoi componenti e da un rimando
di linee curve e sinuose che ne definiscono la sezione e lo rendono
davvero innovativo. A queste caratteristiche si aggiungono l’assoluta
componibilità e versatilità nella lunghezza e nella dimensione
e posizionamento di ogni singolo componente.
Goldenice è realizzata in Hi-Macs, il solid surface di LG proposto
nello spessore di 9 millimetri che viene termo curvato nelle lunghezze
di 1, 2 e 3 metri per ottenere mensole di altezze diverse chiamate
a sorreggere oggetti, libri e televisori. Proprio la combinazione delle
mensole che compongono il sistema contribuisce alla flessibilità
dell’insieme. Ve ne sono di due tipologie: semplice o doppia.
La mensola doppia a C può essere utilizzata, in alto, come terminale,
oppure singolarmente. Il fissaggio avviene tramite un sistema esclusivo
a cremagliera in modo che ogni elemento si incastri perfettamente
con quello sottostante. La tenuta finale della mensola si ottiene tramite
l’appoggio a parete sulla cremagliera e la nervatura ricavata dalla
curvatura del materiale. Per gli elementi a L di altezza 164
e 246mm con lunghezza superiore a 1 metro, è inoltre disponibile
antina/schermo scorrevole lunga 750mm, nei colori bianco, grigio
chiaro e grigio scuro. La resina Hi-Macs di LG, oltre alle straordinarie
performance tecniche, tra le quali la grande resistenza alle macchie
e alle abrasioni, è sempre riparabile grazie a una facile levigatura
tramite una paglietta speciale e può essere riportata in qualsiasi
momento al suo aspetto monolitico e alla sua morbidezza originale.
La libreria può essere realizzata su misura su richiesta del cliente.
Bruno Fattorini & Partners have designed Busnelli’s first modular
system. Goldenice is a unique bookshelf system characterised
by use of an innovative construction and assembly technology,
by the material nature of its components and by sinuous curved lines
which define its cross section and give it a truly innovative look.
To these features we may add absolute modularity and versatility
in length and in the dimensions and positioning of each individual
component.
Goldenice is made of Hi-Macs, LG’s solid surface available
9 millimetres thick, thermo-curved to lengths of 1, 2 and 3 metres
to create shelves of different heights for supporting knick-knacks,
books and a television. Different combinations of shelves can be
put together in a flexible system; shelves are available in two types,
single or double. The C-shaped double shelf may be used at the top
as a terminal unit or individually. It is anchored by an exclusive rack
system so that each element fits perfectly into the one below it.
The shelf’s final hold is achieved by resting it on the wall rack
and on the ribbing created by the curve of the material. L-shaped
elements 16.4 and 24.6cm in height and more than 1 metre long
are also available with a sliding door or screen 75cm long, in
white, light grey or dark grey. LG’s Hi-Macs resin not only offers
outstanding technical performance, with great resistance
to stains and scratching, but it can easily be repaired by polishing
it with a special pad to restore its original softness and monolithic
appearance. Bookcases may be custom-designed to suit the client’s
requirements.

una
libreria
unica, innovativa,
sinuosa e versatile
a unique, innovative,
sinuous and versatile
bookcase

design focus project
Starlight Plus
Bencore per la nuova sede Deutsche Bank
Bencore for the new Deutsche Bank headquarters
luogo Francoforte
progetto architettonico Mario Bellini Architect(s)
committente Deutsche Bank AG
anno di realizzazione 2010
location Frankfurt
architectural design Mario Bellini Architect(s)
client Deutsche Bank AG
year of realization 2010
Mario Bellini firma il nuovo quartier generale di Deutsche Bank,
nella sua sede storica di Francoforte, attraverso un progetto (che
ha fatto seguito al Concorso Internazionale a inviti vinto nel 2006)
che ha radicalmente rinnovato e trasformato le due torri, da sempre
landmark di Francoforte e della finanza mondiale e oggi nuova icona
di architettura contemporanea.
Così il progettista descrive gli obiettivi dell’intervento: “Quando
è possibile, ristrutturare invece di ricostruire non è solo una forma
di architettura più sostenibile, ma un’occasione intelligente per
preservare il tessuto urbano. Come ho già fatto e sto facendo per altri
progetti (sia essa la National Gallery of Victoria di Melbourne
o il più grande Convention Center in Europa che verrà realizzato
a Milano) ristrutturare significa non solo interpretare le nuove funzioni,
ma anche incarnare nuove aspirazioni. In poche parole significa dare
nuova vita”.
La sede della banca tedesca è una sorta di piccola città medioevale,
alla quale si accede attraversando un grande portale, che ricorda
un po’ le storiche porte urbane di accesso alle cittadelle fortificate.
Una volta entrati si accede immediatamente a uno degli spazi
fulcro del progetto: una vasta hall, che, proprio come una piazza,
è un luogo-chiave, grande e luminoso, alto 22 metri, penetrato in
continuità dalle torri visibili attraverso un soffitto circolare trasparente
di 18 metri di diametro.
Le torri sono connesse tra loro grazie alla magia e alla spiccata
identità di una sfera di 16 metri formata da 55 anelli di acciaio,
che sovrasta la piazza e che si attraversa camminando lungo due
ponti sospesi. Un’installazione artistica, una sfida ingegneristica
destinata a diventare nuovo simbolo dinamico della Deutsche Bank
come afferma Bellini: “La sfera con i due ponti che l’attraversano,
come un’installazione d’arte, sono il nuovo centro dell’intero
complesso.
Rappresentano un flusso infinito di energia, proprio come in una
galassia varie forze ruotano attorno a un centro. Questa è una
metafora per descrivere la Deutsche Bank di oggi: nulla è statico,
nulla è simmetrico, tutto esprime dinamismo”.
Dinamismo e attenzione all’ambiente ben espresse da un progetto
che ha ottenuto le massime certificazioni per quanto riguarda
il risparmio energetico e il rispetto dell’ambiente: LEED platinum
(americana) e DGNB Gold (tedesca).
All’interno del nuovo edificio Bencore è stata chiamata a fornire
i pannelli Starlight Plus (pannelli compositi con anima alveolare
in policarbonato rivestita con resina co-Poliestere incolore satinata)
dello spessore di 36mm, per realizzare i rivestimenti delle 20 colonne
in cemento armato della mensa interna. Le motivazioni di questa
scelta interessano la ricerca di trasparenza e luminosità che permea
l’edificio dall’involucro esterno, fino all’allestimento della mensa
interna.
Bencore ha fornito, oltre ai pannelli lavorati e rifiniti, anche il
sistema di montaggio completo del rivestimento, e la manodopera
specializzata per assemblare i pannelli in cantiere, nonché il supporto
tecnico necessario ad adattare il prodotto alle esigenze di progetto.
I rivestimenti delle colonne ricordano un albero stilizzato: una sorta
di fusto avvolge le colonne in cemento armato, per poi espandersi
in una chioma a livello del contro-soffitto del locale.
I punteggi LEED che il pannello Starlight consente di acquisire sono
stati un altro valido motivo per la scelta di questo prodotto, associati
alle qualità intrinseche di traslucenza, rigidezza e leggerezza del
pannello stesso.
Mario Bellini has designed the new headquarters of the Deutsche
Bank in its historic home city, Frankfurt (after winning an international
competition on invitation held in 2006), in a project which has
radically renewed and transformed the two towers, a historic

landmark in Frankfurt and in world finance and now a new icon
of contemporary architecture. The architect describes the project’s
goals: “When possible, renovating rather than rebuilding is not only
a more sustainable form of architecture but an intelligent opportunity
to preserve the fabric of the city. Renovating means not only
interpreting new functions, but incarnating new aspirations, as I have
done and continue to do in other projects (the National Gallery of
Victoria in Melbourne or Europe’s biggest Convention Centre, which
is being built in Milan). In short, it means giving a building new life”.
The German bank’s headquarters are a sort of small medieval town,
reached through a big gate like the historic city gates providing
access to fortified citadels. Once inside, visitors immediately find
themselves in one of the project’s key spaces: a vast hall, a central
place comparable to a town square, 22 metres tall and flooded with
light, continuously penetrated by the towers which are visible through
a clear round ceiling 18 metres in diameter.
The towers are linked together by the magic and the bold identity
of a 16 metre sphere formed of 55 steel rings standing over the
square, which may be crossed via two suspension bridges.
An artistic installation and a feat of engineering, destined to become
a dynamic new symbol of the Deutsche Bank, as Bellini notes:
“The sphere with the two bridges crossing it, like an art installation,
form the centre of the entire complex. They represent an infinite flow
of energy, just as various forces rotate around the centre of a galaxy.
This is an appropriate metaphor for describing the Deutsche Bank
today: nothing is static, nothing is symmetrical, everything expresses
dynamism”.
Dynamism and awareness of the environment, well expressed in a
project which has obtained the maximum possible level of certification
for energy conservation and environmental sustainability: LEED
platinum (American) and DGNB Gold (German).
Bencore supplied 36mm thick Starlight Plus panels for the new
building (composite panels with a polycarbonate beehive core
covered with colourless matt co-Polyester resin) to cover the 20
concrete columns of the bank’s cafeteria. The material was chosen
for its transparency and luminosity, which permeate the building from
the external cladding to the inside of the cafeteria.
Bencore supplied not only the finished panels, but a complete
assembly system for the cladding and the specialised labour required
to assemble the panels on the site, as well as the technical support
necessary to adapt the product to the project’s requirements.
The material covering the columns makes them look like stylised trees:
the concrete columns are like tree trunks which expand into foliage
at the level of the room’s false ceiling.
The LEED score permitted by the Starlight panel was another good
reason for the choice of this type of panel, associated with intrinsic
qualities of translucence, rigidity and light weight.

design focus project
Hi-Macs ®
pietra acrilica per gli uffici Hidrosalud
acrylic stone fot Hidrosalud headquarters
luogo Valencia
progetto architettonico Cuartopensante arquitectura interior
committente Hidrosalud
location Valencia
architectural design Cuartopensante arquitectura interior
client Hidrosalud
Selvaggio, dinamico e agile: sono i tre aggettivi usati dallo studio
Cuartopensante per descrivere il progetto di interior design,
realizzato a Valencia per gli uffici della Hidrosalud, un’azienda
operante nell’ambito del trattamento completo dell’acqua. E proprio
alla natura stessa dell’acqua e al suo scorrere fluido e continuo
si ispirano tutte le scelte progettuali che caratterizzano un design
chiamato a conferire valore commerciale e d’immagine agli spazi
amministrativi dell’azienda.
Trasparenza, verticalità e la costante presenza di elementi curvi
e inclinati identificano la sequenza degli ambienti come descrivono i
designer Rafa Muñoz e Víctor Mollá “Volevamo assimilare l’aspetto
indomabile dell’elemento acquatico ed estrapolarlo in uno spazio
vivibile”. Estetica e creatività senza dimenticare le esigenze funzionali
del cliente e gli aspetti pratici legati allo svolgimento quotidiano
dell’attività all’interno degli uffici.
L’ingresso non è altro che l’anticipazione di ciò che ci attende
all’interno: un atrio essenziale con una porta automatica di vetro
temperato che si apre su un ambiente dal carattere futurista e corridoi
che scivolano fra le varie stanze, creando un paesaggio quasi
sottomarino.
La ricchezza di questo tipo di architettura d’interni, caratterizzata
dalla sinuosità e dai paramenti verticali, collega il corridoio e gli
uffici dell’assistenza clienti con la direzione e gli uffici dei manager,
separati da una pellicola Lcd a cristalli liquidi tra due lamine di
vetro. Alla fine del percorso si scorgono la sala vendite e un piccolo
showroom, che completano un contesto che associa perfettamente
opacità e trasparenza.
Per ottenere le forme desiderate per un progetto di interni che
rappresenta l’anima stessa dei nuovi uffici, era indispensabile un
materiale come HI-MACS ® . Grazie alla possibilità di termoformatura
della pietra acrilica di nuova generazione e a una lavorazione
che consente di eliminare giunture visibili, le scrivanie degli uffici
presentano una forma arrotondata e un aspetto monolitico.
Le proprietà di HI-MACS ® risultano evidenti anche nel tavolo della
sala riunioni il quale, nonostante gli oltre 3 metri di lunghezza,
sembra essere proprio un pezzo unico.
La malleabilità e l’estetica ricercata delle superfici HI-MACS ®
conferiscono alle finiture una qualità elevatissima. Inoltre l’assenza
di porosità nel materiale rende più facile la pulizia e la manutenzione,
caratteristiche indispensabili per oggetti esposti a un uso costante,
siano essi scrivanie, banconi o il rivestimento degli armadi.
Un sistema di illuminazione innovativo, frutto della combinazione
di sorgenti Led e lampade alogene più tradizionali, che si differenzia
per soddisfare le differenti esigenze lavorative, completa l’architettura
dell’ambiente e valorizza le caratteristiche di un materiale tecnologico
come la pietra acrilica.
Wild, dynamic, agile: Cuartopensante uses three adjectives
to describe the interior design project it has implemented in Valencia
for the offices of Hidrosalud, a water treatment company. The nature
of water and its continuous flow inspire the features of a design that
contributes commercial value and corporate identity to the company’s
administrative offices.
Transparency, verticality and the constant presence of curved and
inclined elements identify the sequence of rooms, as described by
designers Rafa Muñoz and Víctor Mollá: “We wanted to assimilate
the untameable aspect of the element of water and extrapolate it in
a liveable space”; aesthetics and creativity which do not neglect the
client’s functional requirements and the practical aspects of working
every day in the offices.
The entrance merely anticipates which is waiting for us inside the
offices: a simple atrium with an automatic tempered glass door
opening onto a futuristic place with corridors that slip and slide

among the rooms, creating something like an underwater landscape.
The wealth of this type of interior architecture, with its sinuosity and
verticality, links the corridor and the customer service offices with
the management offices, separated off by a liquid crystal Lcd film
sandwiched between two sheets of glass. At the end of the hall are
the sales area and a small showroom, completing an interior which
perfectly juxtaposes the opaque with the transparent.
Use of an innovative material such as HI-MACS ® was indispensable
to obtain the desired forms in an interior design project representing
the spirit of the new offices. The possibility of thermoforming the new
generation acrylic stone and a working process permitting elimination
of all visible joints allowed the creation of rounded office desks with
a monolithic appearance. The properties of HI-MACS ® are also
evident in the meeting room table, which is more than 3 metres long
but seems to be made in a single piece.
The malleability and the elegant aesthetic of HI-MACS ® surfaces make
for a very high quality finish. The absence of porosity makes the
material easier to clean and maintain, an essential feature for objects
exposed to constant use, whether they be desks, counters or cabinets.
An innovative lighting system combining Led light sources with more
traditional halogen lights, differentiated to meet different working
requirements, completes the interior architecture and enhances the
value of high-tech acrylic stone.

design focus project
Lithoverde
pietra riciclata per lo showroom Salvatori
recycle stone for Salvatori showroom
luogo Milano
progetto architettonico Studio Lissoni e Associati
committente Salvatori
anno di realizzazione 2011
location Milan
architectural design Studio Lissoni e Associati
client Salvatori
year of realization 2011
Non potevano che essere le pietre naturali e i marmi dell’azienda
toscana i protagonisti dello showroom Salvatori in via Solferino,
uno spazio realizzato su progetto dello Studio Lissoni e Associati,
diventato una vetrina esclusiva all’interno di uno dei distretti più
importanti a Milano per il design e tutto ciò che vi gravita attorno.
Un allestimento semplice e neutro proprio per la volontà di lasciar
parlare la materia, di valorizzare le superfici, le cromie e le finiture
dei rivestimenti. L’attenzione ai dettagli contraddistingue tutto lo
spazio compresa la zona bagno, un ambiente raccolto, intimo, dalle
dimensioni contenute nel quale l’unico protagonista è il materiale
innovativo Lithoverde, già presente anche nel resto dello showroom.
Realizzato interamente in pietra riciclata, Lithoverde è il risultato
più innovativo dell’attività di ricerca di Salvatori. È composto per
il 99% da materiale di scarto recuperato durante il tradizionale
processo produttivo di taglio e lavorazione della pietra e solo per
l’1% da una resina naturale che funge da collante per consentirne
una maggiore solidità.
Perfetto esempio di commistione tra innovazione e sostenibilità,
Lithoverde aiuta i progettisti ad acquisire i crediti LEED ® (Leadership
in Energy and Environmental Design) e contribuisce al design
sostenibile attraverso molteplici applicazioni in campo commerciale e
residenziale. Lithoverde ha inoltre acquisito la prestigiosa attestazione
SCS (Scientific Certification Systems), leader mondiale nella
certificazione indipendente di sostenibilità ambientale.
Impegnata da diversi anni nella ricerca di materiali lapidei sostenibili
e interessata a minimizzare l’impatto che i processi produttivi hanno
sull’ambiente, Salvatori ha messo a punto un sistema che permette
il totale riciclaggio delle acque utilizzate durante le diverse fasi
di lavorazione della pietra.
L’azienda si è dedicata non soltanto alla produzione della pietra
eco sostenibile, ma soprattutto alla ricerca delle sue qualità estetiche
e alle possibili applicazioni nel mondo del design: i pattern che,
grazie a questo assemblage potranno essere creati, permettono
un’infinita variazione cromatica e materica applicabile non soltanto
a superfici bi-dimensionali, ma anche al trattamento di blocchi
di consistente grandezza. I progettisti potranno così utilizzare
Lithoverde sia per il trattamento di rivestimenti, sia per modellare
oggetti di qualunque forma e tipologia.
L’ambiente bagno dello showroom Salvatori è un omaggio a questo
materiale ecosostenibile che impreziosisce, con la sua texture nella
versione piombo, sia il pavimento che le pareti. Solo sui muri laterali
i mattoni a vista grigio antracite danno invece continuità con le altre
stanze del monomarca. Il lavandino è integrato in un monolite sempre
realizzato in Lithoverde; i riflessi della fascia in acciaio contribuiscono
a esaltarne le variazioni cromatiche e la preziosa matericità della
superficie.
The Tuscan company’s natural stones and marbles are the stars
of the show at the Salvatori showroom in Via Solferino, an exclusive
showcase custom-designed by Studio Lissoni e Associati in one of the
city of Milan’s most important districts for the world of design and
everything surrounding it.
A simple, neutral installation lets the material speak for itself,
emphasising the surfaces, colours and finishes of the stone. Attention
to detail distinguishes the entire space, including the bathroom area,
an intimate, cosy place of small size in which the spotlight is on the
company’s innovative Lithoverde material, also present in the rest
of the showroom.
Made entirely out of recycled stone, Lithoverde is the most innovative
product of Salvatori’s research so far. It is made out of 99% waste
materials recovered during the traditional productive process of cutting
and working stone, plus 1% natural resin to act as an adhesive and
improve the material’s solidity.

The perfect example of a combination of innovation and sustainability,
Lithoverde helps architects obtain LEED ® (Leadership in Energy and
Environmental Design) credits and contributes to sustainable design
with a multitude of commercial and residential applications. Lithoverde
has also earned prestigious certification from SCS (Scientific
Certification Systems), a world leader in independent certification
of environmental sustainability.
Salvatori has been working on research in the area of sustainable
stone materials for years and attempting to minimise the impact of its
productive processes on the environment, and has perfected a system
permitting complete recycling of all the water used at various stages
in processing stone.
The company focuses not only on production of environmentally
sustainable stone but also and above all on research into its aesthetic
qualities and possible applications for the world of design: the
patterns which can be created thanks to this assemblage permit
an infinite variety of colours and materials which are applicable
not only to two-dimensional surfaces, but also to treatment of blocks
of considerable size. Thus architects will be able to use Lithoverde
to treat wall and floor coverings and to model objects of any shape
and type.
The bathroom in the Salvatori showroom pays homage to this
sustainable material capable of adding value to both walls and floor
with its texture in the lead version. On the side walls only, slate grey
bricks are left in view to establish continuity with the other rooms.
The sink is integrated into a slab of Lithoverde; the reflections on the
strip of steel help underline the variations in colour and the precious
material nature of the surface.

design focus project
Corian ®
DuPont nella metropolitana di Napoli
DuPont in the Naples underground
luogo Napoli
progetto architettonico Karim Rashid
committente M.N. Metropolitana di Napoli
anno di realizzazione 2011
lavorazione DuPont Corian ® b.solid
location Naples
architectural design Karim Rashid
client M.N. Metropolitana di Napoli
year of realization 2011
DuPont Corian ® manufacturing b.solid
La tecno-superficie DuPont Corian ® è stata selezionata per un
progetto caratterizzato da una grande vivacità cromatica, interni
espressivi e dinamici, concepito dallo studio newyorkese di Karim
Rashid. La nuova stazione della metropolitana “Università” di
Napoli è la prima di cinque nuove stazioni della linea 1 che serve
aree strategiche della città partenopea ed è parte del circuito delle
“Stazioni dell’Arte” realizzate da M.N. Metropolitana di Napoli.
Tutte le “Stazioni dell’Arte”, caratterizzate da ambienti spaziosi
e funzionali, sono progettate da architetti di fama internazionale che
hanno realizzato sia gli ambienti interni che quelli esterni decorandoli
con sculture, installazioni e opere d’arte contemporanea.
Questo progetto esalta tutto il potenziale di DuPont Corian ® , che
grazie alla sua termoformabilità e alla possibilità di creare superfici
senza giunture visibili, permette di ottenere una continuità visiva
e una superiore estetica, anche in presenza di forti vincoli strutturali,
come in questo caso. L’ampia gamma di colori e la possibilità di
creare colori personalizzati hanno aiutato la realizzazione di questo
ambiente sotterraneo colorato, pieno di gioia ed energia positiva.
Il disegno degli interni è stato sviluppato per guidare i viaggiatori
su un cammino verso la conoscenza e per stimolare la creatività,
l’immaginazione e la riflessione. In particolare, tutti gli elementi
strutturali e decorativi dell’ambiente creano un legame tra la funzione
pragmatica della stazione e la rilevanza accademica e multiculturale
di quest’area della città partenopea.
Il piano mezzanino della nuova stazione è caratterizzato da quattro
colonne nere rivestite con DuPont Corian ® nel colore Nocturne
(nero). Situate in prossimità dei cancelli, due colonne mostrano una
sezione cilindrica, mentre le altre due rappresentano i profili di teste
di dimensioni molto grandi. Nelle vicinanze, il centro di controllo
della stazione della metropolitana è invece rivestito con DuPont
Corian ® nel colore Glacier White, termoformato e assemblato senza
alcun tipo di giunzione visibile per creare una grande struttura
cilindrica svasata. L’effetto cromatico delle quattro colonne nere
e del bianco del centro di controllo contrasta con le grafiche in stile
pop presenti sul pavimento e sulle pareti, i dinamici “tagli di luce”
sul soffitto, la scultura “Synopsis” di grande impatto visuale e i dettagli
progettuali creati da Rashid.
DuPont ha poi sviluppato due tonalità specifiche, lime e pink, per
rispondere alle esigenze del designer. Il risultato complessivo è un
ambiente sorprendente e fuori dal comune per una stazione della
metropolitana: pareti curve, colonne scultoree, colori vivaci e grafiche
conferiscono una forte personalità allo spazio. Il corridoio contiguo
è delimitato dalle forme fluide dei muri bianchi che esplorano in modo
delicato la creativa flessibilità dei rivestimenti realizzati con la tecnosuperficie
DuPont Corian ® . Grazie all’opera di b.solid, azienda
napoletana specializzata nella lavorazione di DuPont Corian ® , sono
state realizzate pareti dalle colossali dimensioni (approssimativamente
100 metri di lunghezza), dalla irregolare e organica curvatura, così
come i dettagli che sono stati discretamente integrati nella superficie.
The DuPont Corian ® techno-surface was selected for a project
characterised by great chromatic vivacity, with expressive, dynamic
interiors, designed by Karim Rashid’s New York studio. “University”
underground station in Naples is the first of five new stations on line
1 serving strategic areas in the city and part of the “Art Stations”
circuit set up by M.N. Metropolitana di Napoli. All the “Art
Stations”, characterised by large, practical interiors, are designed by
internationally renowned architects who produced both the interiors
and the exteriors, decorating them with sculptures, installations and
contemporary artworks.
This project makes the most of the full potential of DuPont Corian ® ,
which can be thermoformed and used to create surfaces with
no visible seams, creating visual continuity and superior aesthetics

Beppe Avallone
Beppe Avallone
even in the presence of major structural limits, as in the case in point.
The vast range of colours available and the possibility of having
customised colours were other important factors in the creation of this
colourful underground environment, full of joy and positive energy.
The interior design was developed to guide travellers along a path
to knowledge and stimulate creativity, imagination and reflection.
In particular, all the structural and decorative elements in the
environment create a bond between the station’s pragmatic function
and the academic and multicultural significance of this particular city
district. The mezzanine of the new station features four black columns
covered with DuPont Corian ® in the colour Nocturne (black).
The two columns near the gates have a cylindrical section, while the
other two represent the profiles of two very large heads. The station’s
nearby control centre is covered with DuPont Corian ® in Glacier
White, thermoformed and assembled without any visible joints
to create a large, tapered cylindrical structure. The chromatic effect
of the flour black columns and the white control centre contrasts with
the pop graphics on the floor and walls, the dynamic “cuts of light”
on the ceiling, the high impact “Synopsis” sculpture and the details
of Rashid’s design.
DuPont came up with two special hues, lime and pink, in response
to the designer’s needs. The overall result is surprising and unusual
for an underground station: curved walls, sculptural columns, bright
colours and graphics give the space a strong personality.
The adjacent corridor is bounded by the fluid shapes of the white
walls delicately exploring the creative flexibility of the coatings made
with DuPont Corian ® technical surfaces. The expertise of b.solid,
a Naples company specialising in working with DuPont Corian ® ,
permitted construction of walls of colossal dimensions (approximately
100 metres in length) with irregular organic curves, and of tiny details
discretely integrated into the surface.
Iwan Baan

design focus review
ALUCOBOND ® 3A Composites GmbH
La gamma di pannelli compositi
in alluminio per il rivestimento di
facciata ALUCOBOND ® design
consente di soddisfare qualsiasi
esigenza progettuale. Composta
da due lamiere in lega di alluminio
Peraluman-100 (AlMg1) accoppiate
a un nucleo in polietilene (PE), fire
retardant (plus) o non combustibile
(A2), ALUCOBOND ® The ALUCOBOND
è una lastra
straordinariamente piana, rigida
e al tempo stesso leggera e formabile.
® design range
of composite aluminium panels is
conceived to meet all architectural
requirements. Composed of two sheets
of Peraluman-100 (AlMg1) aluminium
alloy laminated to a polyethylene
(PE) core which is fire retardant
(plus) or non-combustible (A2),
ALUCOBOND ® is a considerably flat,
rigid yet lightweight and mouldable
panel.
3A Composites GmbH
piazzale Biancamano, 8 – 20121 Milano
tel 02 62032126 – fax 02 62034126
www.alucobond.com
Tapisser Arma
Uno speciale tessuto ottenuto da A special fabric obtained through
una lavorazione artigianale della hand processing of paper results
carta sta alla base di Tapisser, in Tapisser, the ideal product for
il prodotto ideale per pavimenti covering floors and walls producing
e rivestimenti che restituisce all‘occhio the look and feel of woven paper and
e al tatto la sensazione della carta silk associated with Japan. Made by
intrecciata e della seta che associamo Nissin Ex, it expresses a philosophy
al Giappone. Prodotto da Nissin Ex, combining traditional Japanese
esprime una filosofia capace techniques with contemporary interior
di coniugare le tecniche tradizionali
giapponesi con le finiture di interni, il
design e l‘architettura contemporanea.
finishes, design and architecture.
Arma Architectural Materials
via Monelli, 4 – 41042 Fiorano Modenese (MO)
tel 0536 911489 – fax 0536 911490
www.armaitalia.it – info@armaitalia.it
Murazzi/Solferino/San Carlo Agena Group
Scozzesi geometrici, ampi rigati
e fantasie pied-de-poule dal sapore
rustico: le nuove collezioni Murazzi,
Solferino e San Carlo sono realizzate
in 100% Trevira cs ® e offrono tutto
l‘aspetto e il calore della lana,
al quale si aggiungono i vantaggi
di un filato tecnologico dalle eccellenti
prestazioni. Il Trevira cs ® , a dispetto
della fibra naturale, è antifiamma,
traspirante, resistente alla luce
e all‘usura, di facile manutenzione.
Agena Group
corso Unione Sovietica, 225 – 10134 Torino
tel 011 3171919 – fax 011 3172000
www.agenagroup.it – agena@agenagroup.it
Tavolo 25 Desalto
design BF&P
Si chiama 25 come lo spessore
sottilissimo del piano e della gamba
che è di 25mm: è il tavolo di Desalto,
caratterizzato da un‘essenzialità
assoluta e capace di arrivare fino
a 3,50m di lunghezza. Il piano
e la struttura sono in “solid surface”:
25 è una sfida costruttiva importante,
vinta grazie all‘uso di materiali
compositi come carbonio e alluminio
che permettono di ottenere dimensioni
e proporzioni mai raggiunti.
Desalto
via per Montesolaro – 22063 Cantù (CO)
tel 031 7832211 – fax 031 7832290
www.desalto.it – info@desalto.it
Geometric plaids, broad stripes and
houndstooth patterns with a rustic
flavour: the new Murazzi, Solferino
and San Carlo collections are made
of 100% Trevira cs ® and offer all the
look and warmth of wool with all
the benefits of a high performance
technological fibre. Trevira cs ® ,
unlike natural fibres, is flameproof,
transpiring, resistant to light and wear
and easy to maintain.
It’s called 25, which is the thickness
in millimetres of the ultrathin surface
and leg: Desalto’s new table is
characterised by absolute simplicity
and can be made in lengths of up to
3.50m. The surface and frame are
made of “solid surface”: 25 is a major
challenge in construction, overcome
thanks to use of composite materials
such as carbon and aluminium
permitting to create unprecedented
dimensions and proportions.

Alpikord Groove Alpi
Alpikord Groove è una nuova
generazione di legni prefiniti
realizzata con tranciato di legno
Alpi stratificato ad alta pressione su
un backing fenolico, successivamente
spazzolato lungo la vena del legno
per accentuare la naturalezza
della superficie e infine verniciato
industrialmente con una finitura
opaca. Il risultato finale è un legno
preverniciato in fogli da 305x130cm,
in spessore 1mm.
Alpi spa
viale della Repubblica, 34 – 47015 Modigliana (FC)
tel 0546 945411 – fax 0546 940251
www.alpi.it – info@alpi.it
Levanto Greenwood
Sistema d‘arredo per esterni composto
da sedute e tavoli con piano in
Resin Wood, un materiale leggero,
innovativo, dal grande effetto estetico,
che non necessita praticamente
di manutenzione e associa il pregio
estetico del legno ai vantaggi del
materiale plastico. È composto da
farina di legno grezzo, derivante
da scarto selezionato dell‘industria
del legno, e da una componente
plastica poliolefinica ecologica.
Greenwood srl
via delle Industrie, 11 – 30030 Salzano (VE)
tel 041 482024 – fax 041 482876
www.greenwood-venice.com – info@greenwood-venice.com
Alpikord Groove is a new generation
of prefinished woods made with
pressed Alpi wood stratified under
high pressure on a phenolic backing,
then brushed along the grain to
accentuate the natural appearance
of the surface and finally industrially
varnished with a matt finish.
The end result is pre-painted wood
in 305x130cm sheets 1mm thick.
An outdoor furnishing system
including chairs and tables with
surfaces made of Resin Wood,
a light, innovative material with
a great aesthetic impact which
requires no maintenance and
combines the beauty of wood with
the practicality of plastic. It is made
of a rough wood powder produced
from a selection of waste products of
the wood industry and an ecological
polyolefin plastic component.
Alulife ® Alulife
Una superficie innovativa in alluminio
riciclato e riciclabile e al 100%:
con la sua inimitabile texture Alulife ®
è ideale sia per interni che per
esterni, nei rivestimenti e nelle facciate
ventilate. L‘impatto sensoriale è uno
dei grandi punti di forza: mediante
speciali lavorazioni si è infatti giunti
a ottenere una superficie molto simile
a quella di un materiale naturale
che, sotto la luce, diurna o artificiale,
genera riflessi di grande suggestione.
Alulife srl
via Vespucci, 1/3 – 20124 Milano
tel 02 89070194 – fax 02 89070199
www.alulife.com – info@alulife.com
Sirex Elleci
Sirex è il nuovo elettrolavello che
incorpora due novità brevettate
dall‘azienda. Supera con la Piastra
Anticalore (H.S.B.) l‘ultimo limite
del materiale composito e per la
prima volta vede l‘installazione
dell‘innovativo sistema di scarico a
ingombro ridotto (S.I.R.). È realizzato
in Vitrotek 3G Microspheric, il nuovo
materiale caratterizzato da microsfere
di vetro a sezione micronizzata.
Elleci spa
via Migliara 53 – 04014 Pontinia (LT)
tel 0773 840036 – fax 0773 853517
www.elleci.com
An innovative recycled and 100%
recyclable finish: the inimitable texture
of Alulife ® makes it perfect for both
interiors and exteriors, for walls and
ventilated façades. Its sensorial impact
is one of its great strong points:
special processes have produced
a surface very much like that of a
natural material which creates highly
evocative reflections in either daylight
or artificial light.
Sirex is a new line of composite
sinks incorporating two new Elleci
patents: the Heat Stop Board (H.S.B.),
overcoming the last limit on composite
material, and the innovative compact
draining system (S.I.R.), used for
the first time in this sink. It is made
of Vitrotek 3G Microspheric, a new
material characterized by glass
microspheres with a micronized crosssection.

design focus review
Effix Design Italcementi
Alte prestazioni al servizio della
creatività: Effix Design è una
malta dalle elevate caratteristiche
meccaniche ed estetiche, studiata
per la realizzazione di elementi
in cemento non strutturali di ricercata
valenza architettonica. Adattabile
a stampi e casseforme anche molto
complesse, è particolarmente indicata
per la realizzazione di elementi
architettonici piccoli, sottili, lisci
o con diverse lavorazioni.
Italcementi Group
via Camozzi, 124 – 24121 Bergamo
tel 035 396111
www.italcementigroup.com
Concrete OriginePietra
design M+A+Pdesignstudio
Con la collezione Concrete,
OriginePietra orienta la sua
ricerca non più solo al mondo
delle pietre naturali, ma anche alle
suggestioni materiche e plastiche
dell‘architettonico contemporaneo.
La linee Star è una piastra da
rivestimento architettonica che
utilizza il riferimento ad altri materiali
(piastre industriali per rivestimento in
alluminio) per generare una superficie
tridimensionale ad altorilievo.
OriginePietra
via Cantina, 325/A – 41014 Casoni di Ravarino (MO)
tel 059 909406 – fax 059 818055
www.originepietra.it – info@originepietra.it
High performance serving creativity:
Effix Design is a mortar offering
particularly advanced mechanical
and aesthetic properties designed for
the production of non-structural cement
elements of great architectural value.
It may be adapted for particularly
complex moulds and formworks,
and is particularly recommended
for manufacturing small or thin
architectural elements with a smooth
finish or worked in different ways.
In the Concrete collection,
OriginePietra focuses its research
not just on natural stone, but on the
material and plastic evocations of
contemporary architecture. The Star
line is an architectural cladding tile
which draws on references to other
materials (industrial aluminium wall
tiles) to create a three-dimensional
surface in relief.
Altagamma Evolution Jannelli&Volpi
La famiglia Altagamma si amplia con The Altagamma family is enriched with
una selezione di grafiche “dinamiche” a new collection, Altagamma Evolution,
per dar vita alla collezione Altagamma made through a selection of “dynamic”
Evolution. Le geometrie e i disegni graphics. Natural geometries and
naturali si ripetono creando un effetto designs are repeated to create an
ottico, quasi ipnotico. Grazie alle optical effect that is almost hypnotic.
linee ondulate, le grafiche ricordano The wavy lines of the graphics recall
girandole di origami e gli ambienti origami pinwheels and add depth,
acquistano profondità, dinamismo, dynamism and a three-dimensional
tridimensionalità Altagamma Evolution look to the room. Altagamma Evolution
è una collezione in vinilico su supporto is a vinyl collection on a non-woven
tessuto non tessuto.
textile backing.
Jannelli&Volpi
via Melzo, 7 – 20129 Milano
tel 02 205231 – fax 02 29408547
www.jannellievolpi.it – showroom@jannellievolpi.it
Pipe&Drop ® Procédés Chenél International
Il Pipe&Drop ® è una parete divisoria
estensibile realizzata in Drop Paper ® ,
il materiale ignifugo disponibile, oltre
che in bianco, in altri 15 colori.
È lungo 5m, alto 2m e largo 30cm
e può essere realizzato anche con
il DropPaper ® customizzato su
disegno e grafica a scelta del cliente.
La versatilità del sistema consente
di utilizzarlo come sistema di
partizione sia perfettamente in linea
oppure con andamento curvilineo.
Pipe&Drop ® is an extensible
dividing wall made of Drop Paper ® ,
a fireproof material which is available
in white and 15 other colours.
It is 5 metres long, 2 metres high and
30 centimetres wide and can also be
made with DropPaper ® customised
to suit the customer’s design and
graphics. The system’s versatility
permits use as a partitioning system,
either perfectly in line or with curves.
Procédés Chenél International – distr. Denverexpo & s.o.m.e.c. srl
Alzaia Naviglio Pavese, 52 – 20143 Milano
tel 02 8057621 – fax 02 875756
www.densom.com – densom@densom.com

Oxide Laminam
Un‘esclusiva tecnologia di
stratificazione che riproduce l‘effetto
del metallo ossidato e, grazie alla
profondità materica e cromatica,
consente di riprodurre effetti
tridimensionali inediti e raffinati.
Oxide si declina in cinque varianti
cromatiche abbinabili tra loro o con
altri materiali ed è proposta anche
nella versione matt, nella quale
si amplifica fortemente la lettura
della materia cui si ispira.
Laminam spa
via Ghiarola Nuova, 258 – 41042 Fiorano Modenese (MO)
tel 0536 1844200 – fax 0536 1844201
www.laminam.it – info@laminam.it
Terra Marique Rare
design Mihran Rovelli Manoukian
Il soffione doccia Terra Marique
è realizzato in legno massello di iroko
con un‘anima in acciaio in cui scorre
l‘acqua. Una doccia “ecologica“
non solo per l‘aspetto naturale, ma
anche per il risparmio idrico garantito
da limitatori di portata che riducono
il consumo dell‘acqua a 6 litri al
minuto. Terra Marique può diventare
inoltre elemento strutturale dell‘angolo
doccia, fungendo da sostegno alla
parete in cristallo.
Rare cabine doccia
via delle Brughiere, 12 – 21050 Cairate (VA)
tel 0331 360360 – fax 0331 360168
www.rareboxdoccia.com – info@rareboxdoccia.it
An exclusive stratification technology
reproducing the effect of oxidised
metal, with material and chromatic
depth permitting creation of new
and refined three-dimensional effects.
Oxide comes in five different colours
which may be combined with one
another or with different materials,
and is also available in a matt version
strongly amplifying the interpretation
of the material that inspires it.
The Terra Marique showerhead
is made of solid iroko wood with
a steel core through which the water
flows. An "ecological" showerhead,
not only because of its natural look,
but because it saves water, thanks
to flow reducers which keep water
consumption down to 6 litres per
minute. Terra Marique can also
become a structural element
in the shower corner, supporting
the crystal wall.
Crono Mosaico+
design Giugiaro Design
La terza dimensione del mosaico: The third dimension of the mosaic:
colore, tridimensionalità e alta colour, three-dimensionality and
tecnologia si incontrano nella advanced technology come together
collezione Crono. Mosaici
in the Crono collection. Three-
tridimensionali realizzati in vetro dimensional mosaics of sintered
sinterizzato compongono texture glass form sophisticated textures with
sofisticate, con mutevoli effetti dati ever-changing effects created by the
dalla rifrazione della luce sulle refraction of light on surfaces which
superfici variamente inclinate. are placed at different angles. Dense
Densità di colore e geometria di forme colours and shapes characterise
caratterizzano Pulsar e Nova, i due Pulsar and Nova, the two basic units
moduli base della collezione. in the collection.
Mosaico+ srl
via San Lorenzo, 58/59 – 42013 Casalgrande (RE)
tel 0522 990011 – fax 0522 990099
www.mosaicopiu.it – info@mosaicopiu.it
Getacore ® Sadun
I piani GetaCore ® sono realizzati
industrialmente con una lastra di
Solid Surface incollata su un supporto
truciolare, controbilanciato.
Il materiale è composto da un terzo di
resina acrilica e due terzi di minerale
di roccia. Una combinazione che
dà vita a un piano resistente all‘usura
quotidiana, altamente igienico perché
non poroso, riparabile, saldabile
con giunzioni invisibili e resistente
a macchie e solventi.
Sadun srl
via Wagner, 193 – 20831 Seregno (MB)
tel 0362 23341 – fax 0362 229470
www.sadun.it – info@sadun.it
GetaCore ® shelves are industrially
produced using a sheet of Solid
Surface glued onto counterweighted
plywood backing. The material
is made of one third acrylic resin and
two thirds rock mineral, a combination
which produces a surface which
is highly resistant to everyday wear,
very hygienic because it is not porous,
easy to repair, may be welded with
invisible joints and resistant to stains
and solvents.

design focus review
VetroPieno Seves
L‘estetica pura e nitida del ghiaccio
e un‘accattivante densità, che
imprigiona la materia vetrosa
all‘interno creando delicati giochi
di luce e di colore. Il mattone
di vetro VetroPieno può contare
sugli effetti visivi e di movimento che
si creano in profondità al suo interno,
aggiungendo alle usuali proprietà
di questo elemento costruttivo
trasparenza e passaggio della luce,
nuova bellezza e suggestione.
Seves spa
via R. Giuliani 360 – 50141 Firenze
tel 055 44951 – fax 055 455295
www.sevesglassblock.com – info@sevesglassblock.com
Extra Epos ® Teknai
The pure, clean look of ice and
an attractive density that imprisons
glassy material in its inside to create
delicate effects of light and colour.
VetroPieno glass bricks can count
on the visual effects and motion
created deep within it, adding new
beauty and evocativeness to the usual
properties of this construction material,
transparency and passage of light.
Formulato bicomponente trasparente,
a base di resina epossidica, indurenti
e additivi, esente da solventi.
La vetrificazione a spessore
trasparente e lucidissima rende la
resina Extra Epos ® A clear bi-component formula
containing epoxy resins, hardeners
and additives, with no solvents. Thick,
clear, particularly glossy vitrification
makes Extra Epos
ideale non solo per
la realizzazione di pavimentazioni,
ma anche nell‘arredamento (tavoli,
lampade, pannelli). Aderisce su
ogni tipo di superficie, tranne che
su plastica, cellophane o su supporti
trattati con prodotti distaccanti.
® resin perfect not
only for floors, but for furnishings
(tables, lamps, panels). It adheres
to all kinds of surfaces except plastic,
cellophane or substrates which
have been treated with detaching
substances.
Teknai ® Resins Technology srl
corso Italia, 3 – 20020 Vanzaghello (MI)
tel 0331 307762 – fax 0331 309133
www.teknai.it – info@teknai.it
Cartapietra Stone Italiana
La collezione Cartapietra annulla
il colore e si arricchisce di contenuto
materico, altamente “accessibile
ai sensi”: sfumature di Bianco e di
Grigio in differenti finiture, proprio
come fossero fogli di carta con
spessori, pesi e lucentezze diversi,
con le quali esprimere la creatività
progettuale. Il Bianco è coniugato
in 7 varianti, mentre il Grigio ha una
palette di 5 diverse tonalità, ciascuna
declinata in 3 differenti finiture.
Stone Italiana spa
via Lavagno, 1 – 37040 Zimella (VR)
tel 0442 715715 – fax 0442 715000
www.stoneitaliana.com
Barcelona Victoria + Albert
La nuova vasca Barcelona propone
un andamento morbido dell'interno
che ne permette un uso diversificato:
in coppia, in posizione di relax o di
seduta. È realizzata in Quarrycast ® ,
un materiale esclusivo, costituito da
roccia calcarea vulcanica finemente
tritata miscelato con resina. L‘interno
è rifinito a mano ed è di un colore
bianco tipico del calcare vulcanico,
l‘esterno può essere verniciato nella
finitura preferita.
Victoria + Albert Ltd
Waterloo Road, Ketley – Telford TF1 5BA UK
tel +44 (0)1952 221100 – fax +44 (0)1952 221111
www.vandabaths.com – info@vandabaths.com
The Cartapietra collection does away
with colour and adds material content
which is highly “accessible to the
senses”: hues of White and Grey
are available with different finishes,
just as if they were sheets of paper
with different thicknesses, weights
and glossiness, to express one’s
creativity in design. White is available
in 7 variants, while Grey has a palette
of 5 different hues, each with 3
different finishes.
The Barcelona tub has a soft interior
section permitting it to be used
in different ways: as a couple,
lounging or sitting up. It is made of
Quarrycast ® , an exclusive material
made from volcanic calcareous
rock finely ground and mixed with
resin. The interior is hand finished,
characterised by the natural white
colour typical of volcanic limestone,
while the exterior may be painted
with the desired finish.

marmi
faedo
“Portiamo alla luce il tesoro della terra”. È una delle frasi che si possono
leggere nel sito Internet di Marmi Faedo ed è quello che l’azienda prova
a fare ogni giorno nella cava di Cornedo Vicentino. Una continua scoperta
di ciò che la natura ha prodotto nel corso del tempo, nello scorrere
dei secoli: non solo un materiale eccezionale, ma uno straordinario
patrimonio di memoria, una chiave di lettura delle trasformazioni, della
storia, dei cambiamenti che hanno interessato il territorio. Un patrimonio
che non va disperso, sfruttato, cancellato. Un bene prezioso che deve
essere usato con accortezza, tutelato e se possibile alimentato perché
ne possano godere le generazioni future. Il marmo: un materiale antico
ma contemporaneo, tradizionale ma innovativo, nobile ma versatile,
un materiale unico, da portare nel futuro.
“We bring the earth’s treasures to light”. This phrase from Marmi Faedo’s
Internet site expresses what the company aims to do every day in its
quarry in Cornedo Vicentino. Faedo is continually discovering what nature
has produced over time, with the passage of the centuries: not just an
outstanding material, but an extraordinary wealth of memory, a key to
interpretation of the transformations, history and changes that have affected
the area. A wealth that must not be wasted, exploited, depleted; a precious
resource to be used with care, protected and, if possible, reinforced so that
future generations will be able to enjoy it. Marble: a material that is both
ancient and contemporary, traditional and innovative, noble and versatile;
a unique material to take into the future.

design focus factory
marmi faedo
memoria e innovazione nel marmo
memory and innovation in marble text by Davide Cattaneo
photo by Ferdinando Sacco
“Bisogna esplorare la cava, conoscerla, rispettarla, viverla”.
Questo il “segreto” che Alessandro Faedo, titolare di Marmi Faedo-
Faba Marmi srl, ci svela durante la visita all’interno della sua
cava di Marmo Grolla, collocata su un monte poco distante dallo
stabilimento aziendale. La nostra guida d’eccezione si muove con
facilità sul terreno sconnesso, assolutamente a suo agio tra pietre
e grossi blocchi di marmo, grazie a una conoscenza perfetta delle
caratteristiche di questo ambiente magico, che sempre ci affascina,
ci emoziona, ci fa riflettere. Un luogo suggestivo nel quale si
percepisce quanto siamo piccoli di fronte alla natura, di passaggio
di fronte alla storia, un contesto difficile e a volte ostile che trasmette
un chiaro messaggio di come solo la fatica, il lavoro, la competenza,
consentano di valorizzare al meglio ciò che la natura stessa ci regala,
ci mette a disposizione.
A Cornedo Vicentino il tempo ha lasciato tracce evidenti,
attraverso una stratigrafia del terreno ricca e articolata che parte
da lontanissimo, dall’Eocene Medio, il periodo a cui viene fatta
risalire la formazione del Marmo Grolla. Una sequenza di materiale
sorprendente per estensione e varietà, che vede la presenza, dopo
i primi quattro metri di profondità occupati dal cosiddetto pillone
(materiale di scarto), di un banco profondo 30m, nei quali si
alternano 12m di Grolla rosato, 6m di Grolla paglierino e ancora
12m di Grolla rosato.
Tutta l’attività di Marmi Faedo-Faba Marmi nasce dalla cava
ed è proprio su di essa che si concentra il massimo sforzo
produttivo dell’azienda. Solo una gestione perfetta di questa fonte
di approvvigionamento, purtroppo esauribile rapidamente se
non utilizzata correttamente, permette di programmare un’attività
continua, diversificata, che sappia soddisfare le esigenze di oggi,
ma allo stesso tempo guardare al futuro, alle prospettive di sviluppo
alle trasformazioni e alle modifiche del sito.
Occorre necessariamente conoscere in modo approfondito
le caratteristiche del suolo, le differenze tra i materiali che lo
compongono, il loro comportamento una volta estratti e sottoposti
agli agenti atmosferici, alle condizioni climatiche, alle lavorazioni
meccaniche. Bisogna conoscere perfettamente il materiale, valutarne
prestazioni e caratteristiche, intuire e verificare le diverse possibilità
di impiego. È indispensabile avere un quadro completo della cava,
sapere in quali zone andare a estrarre e quali invece lasciare
inalterate per un po’ di tempo, decidere da dove ottenere blocchi
di marmo di prima qualità e da dove invece ricavare materiale meno
pregiato. Solo l’esperienza può completare questa conoscenza
a 360°, solo così si può capire dove tagliare, dove “offendere”
la montagna...
Dalla cava non escono solo blocchi delle stesse dimensioni.
I blocchi più grandi e di qualità superiore verranno squadrati
e tagliati in lastre, ma verrà prodotto anche materiale meno pregiato,
da destinare a funzioni diverse, altrettanto importanti. Il cosiddetto
“polverizzato” viene utilizzato per la realizzazione di strade, ferrovie,
argini, ma anche spedito ai cementifici che lo inseriranno nel loro
ciclo produttivo.
Nella cava di Marmi Faedo-Faba Marmi l’evoluzione tecnologica ha
determinato l’introduzione di nuovi macchinari con una conseguente
razionalizzazione delle risorse e una riduzione del numero di addetti
all’estrazione. Il personale specializzato può essere così destinato
alle operazioni successive e impiegato all’interno dello stabilimento
rendendo più agile e flessibile il processo produttivo.
I blocchi di marmo, una volta estratti, vengono squadrati direttamente
in cava grazie a una nuova sega orizzontale da 3,50 metri che
esegue agevolmente tagli dello spessore di 4cm anche su un
materiale così resistente. La sega orizzontale, l’escavatore e i mezzi
di trasporto rappresentano le uniche macchine presenti in cava; ciò
consente di ridurre notevolmente la quantità di rumore e in generale
l'inquinamento acustico e atmosferico. L’abilità e l’esperienza degli
operatori consentono di gestire al meglio il rapporto tempo/macchina
utilizzata per avere un flusso di lavoro continuo.
L’attività di gestione della cava non si riduce ovviamente all’estrazione
dei blocchi. Occorre pianificarne il trasporto, ottimizzare i percorsi
di comunicazione con il laboratorio di trasformazione, sfruttare vie
di collegamento sufficientemente agevoli con la rete infrastrutturale,
garantire un approvvigionamento continuo di materiale ai reparti
di lavorazione, soprattutto nel caso di forniture speciali e di richieste
da soddisfare in poco tempo.
Nello stabilimento a valle vengono effettuate tutte le operazioni sui
blocchi: taglio e dimensionamento delle lastre, finiture superficiali
e trattamenti speciali. L’ampia gamma di lavorazioni possibili
consente di far fronte alle differenti richieste dell’architettura
contemporanea sia dal punto di vista estetico-formale che
prestazionale. Dalla fiammatura, l’operazione che si avvale
di uno shock termico provocato dalla fiamma e dal successivo
raffreddamento rapido della lastra, alla bocciardatura, l’intervento
meccanico che genera una superficie rugosa a effetto rustico, ma
anche lucidatura, sabbiatura, spazzolatura.
Processi e operazioni antiche che si rinnovano continuamente
attraverso uno sviluppo tecnologico che si traduce nell’introduzione
di nuove macchine, nuove sequenze e tempistiche, nuovi obiettivi:
Marmi Faedo lavora e trasforma differenti tipologie di materiale,
marmi italiani ma anche di importazione, grazie all’elevata capacità
produttiva e all’alta tecnologia delle linee di lavorazione, che
consentono di gestire progetti di notevole complessità, pregio
e dimensioni.
Dall’iniziale attività di estrazione, l’azienda ha sviluppato nel tempo
competenze e aree di business sempre più ampie. Oggi fornisce
al committente un’ampia gamma di servizi: dai lavorati finiti
su disegno alla consulenza tecnico-progettuale, dall’assistenza
in cantiere sino alla posa in opera con maestranze specializzate.
Il Marmo Grolla è costituito per il 98% da carbonato di calcio
ed è dotato di particolari caratteristiche fisico-meccaniche che ne
permettono l’uso in ambiente esterno anche in zone climatiche difficili.
Grazie al basso coefficiente di imbibizione e alla buona resistenza
agli agenti atmosferici, non ha infatti problemi di gelività, che
potrebbero portare alla frantumazione del materiale lapideo e non

MARMI FAEDO
Marmi Faedo spa da oltre 50
anni opera nel settore lapideo
applicato all’architettura
e all’edilizia fornendo materiali
di provenienza locale ed estera.
Tra le numerose tipologie
offerte l’azienda propone
il Marmo Grolla, un materiale
con qualità tecnico-meccaniche
certificate e caratteristiche
estetiche di pregio. Il basso
assorbimento d’acqua,
la resistenza all’abrasione,
la resistenza chimica ai sali
per piscine (Classe UA) e la
resistenza alla cristallizzazione
dei sali marini rendono questo
marmo particolarmente
adatto per l’utilizzo in esterno:
pavimentazioni, rivestimenti
di facciate con sistema ventilato
o incollato, piscine, passeggiate
lungomare.
Marmi Faedo Spa has been
working with stone for
buildings and architecture
for more than 50 years,
supplying materials of local and
international origin. The many
types of marble the company
offers include Grolla marble,
a material with certified
technical and mechanical
properties and prestigious
aesthetic features. Its low water
absorbency, resistance
to abrasion, chemical resistance
to swimming pool salts (Class
UA) and resistance to salt
crystallisation make this marble
particularly suitable for outdoor
use in flooring, ventilated
facework or facework applied
with adhesives, swimming
pools and waterfront
walkways.
Marmi Faedo spa
via Monte Cimone, 13
36073 Cornedo Vicentino (VI)
tel 0445 953081
fax 0445 952889
www.marmifaedo.com – info@marmifaedo.com

design focus factory
è soggetto agli attacchi della salsedine marina che potrebbero ledere
il materiale nelle sue caratteristiche tecnico meccaniche. Il basso
assorbimento d’acqua, la resistenza all’invecchiamento dovuta
a SO 2 in presenza di umidità, la resistenza chimica ai sali per piscine
(Classe UA) e alla cristallizzazione dei sali marini, fa del Grolla un
marmo ideale per l’utilizzo in esterni. Le caratteristiche di resistenza
all’abrasione e di resistenza alla flessione e alla compressione lo
rende particolarmente indicato come materiale per pavimentazioni,
rivestimenti incollati e ventilati, piscine, percorsi lungomare.
Il Marmo Grolla è estremamente versatile, si presta a qualsiasi tipo
di lavorazione superficiale tra cui la fiammatura, la sabbiatura e la
spazzolatura, ed è disponibile dal colore beige fino al colore rosa
intenso, passando per varie sfumature rosate. Le elevate caratteristiche
tecnico-meccaniche, declinate in quattro varietà di marmo (Grolla
lucido, Grolla rosato lucido, Grolla venato lucido e Grolla filettato
lucido) e sei tipologie di finiture, fanno del Marmo Grolla un materiale
molto versatile, in grado di offrire al progettista un ampio ventaglio
di possibilità creative sia in termini di resa tattile delle superfici, sia
in termini di raffinati abbinamenti cromatici.
Un materiale storico, come testimoniano varie opere tra le quali le
colonne di Piazza dei Signori a Vicenza e un palazzo in Campo San
Luca a Venezia; un materiale quanto mai attuale, che trova oggi trova
applicazione in molti progetti di notevole pregio architettonico, tra cui
la pavimentazione di “il Liston” di Piazza Brà a Verona, il rivestimento
ventilato del Palazzo della Regione a Udine, la pavimentazione della
Città Internazionale di Lione, il rivestimento di facciata dello Sheraton
Hotel di Algeri, le residenze di Palazzo Venezia in Viale Majno e di
Via Savona 103 a Milano, la Chiesa di Grassobbio (BG).
Per continuare a essere un punto di riferimento importante anche
nel futuro per interventi di recupero storico o di architettura
contemporanea, un materiale privilegiato e una risorsa per architetti
e progettisti, non bisogna mai dimenticare che dalla cava non si può
solo attingere. Grande attenzione merita in questo senso l’articolato
progetto di bonifica proposto da Marmi Faedo-Faba Marmi e già
approvato dalla Regione, che prevede il ripristino della montagna
parallelamente all’avanzare dell’attività estrattiva. Ciò consente di
mantenere sempre alto il livello di attenzione all’ambiente, di svolgere
la propria attività salvaguardando le caratteristiche naturali del
luogo, di valutare nuove potenzialità di sviluppo della cava anche
meno impattanti come la possibilità di scavare in galleria. Progetti,
attenzioni e idee concrete per “alimentare” storia, tradizione e cultura
di un materiale unico, inimitabile.
“We need to explore the quarry, get to know it, respect it and live
in it”. This is the “secret” Alessandro Faedo, owner of Marmi Faedo-
Faba Marmi srl, reveals as we tour his Grolla marble quarry,
on a mountain not far from the company’s headquarters. Our guide
moves easily over the uneven ground, perfectly at ease among big
blocks of marble and stone thanks to his perfect familiarity with
this magical place, which always fascinates us and inspires unique
thoughts and emotions. An evocative place where we truly feel small
before nature, as if we are just temporarily passing through history;
a difficult and sometimes hostile place which conveys a clear message
of how only hard work and skill allow us to make the most of what
nature offers us.
In Cornedo Vicentino time has left behind clear traces through a rich,
complex stratigraphy starting way back in the Middle Eocene, the
epoch of the formation of Grolla marble. A sequence of material
of surprising extent and variety, with the presence, after the first four
metres of depth occupied by rubble (rejected material), of a vein
30m thick alternating 12m of pink “Grolla rosato” marble, 6m of
yellow Grolla paglierino marble and another 12m of Grolla rosato.
All Marmi Faedo-Faba Marmi’s work is based on the quarry, and
it is here that the company concentrates its maximum productive
efforts. Only perfect management of this source of resources, which
is unfortunately finite and will be depleted if not used correctly,
permits planning of ongoing, diversified activity capable of satisfying
today’s requirements while looking towards the future, with a view to
development, transformation and modification of the site.
It is important to be familiar with the characteristics of the soil, the
differences between the materials making it up, their behaviour when
extracted and subjected to atmospheric agents, weather conditions
and mechanical processing. It is important to be perfectly familiar
with the material, assess its performance and characteristics, and
imagine and verify the different ways it can be used. It is essential
to have a complete overview of the quarry, to know where to extract
stone and where to leave it unaltered for a while, to decide where to
take top quality marble blocks from and where to quarry less valuable
material. Only experience can complete this all-round knowledge,
only in this way can one understand where to cut, where to “offend”
the mountain...
Not all the blocks of stone that come out of the quarry are the same
size. The biggest, best quality blocks are squared off and cut into
slabs, but are also used to produce less valuable materials for different
but equally important functions.

L’elevata capacità produttiva unita
all’alta tecnologia delle linee di
lavorazione, consentono a Marmi
Faedo di gestire progetti di notevole
complessità e pregio.
High productive capacity and
advanced processing technologies
allow Marmi Faedo to handle
projects of considerable complexity
and prestige.

“Pulverised” stone is used to make roads, railways and dykes, and
is sent to cement factories for inclusion in their productive cycle.
In the Marmi Faedo-Faba Marmi quarry, technological innovation has
led to the introduction of new machinery resulting in rationalisation
of resources and reduction of the number of employees needed to
extract stone. Specialised workers can thus concentrate on subsequent
operations, working in the plant to make the productive process more
flexible.
Blocks of marble extracted from the quarry are squared off directly
on the site with a new 3.50 metre horizontal saw which can easily cut
even such a strong material into slabs 4 cm thick. The horizontal saw,
in addition to the excavator and trucks, are the only machines used
in the quarry; this allows to dramatically reduce noise and, in general,
the emissions of pollutants. The workers’ skill and experience makes
it possible to optimise the time/machine ratio for a continuous
workflow. But quarry management is not simply a matter of excavating
blocks of stone. Their transportation must be planned, optimising
links with the workshop where they will be processed, using routes
which are easy enough to use in the country's infrastructure grid and
guaranteeing a continuous flow of materials to the processing areas,
especially in the case of special supplies and requests to be met in
a short time.
All the operations to be performed on the blocks take place in the
plant downstream: cutting and sizing of the slabs, surface finishes,
special treatments. The vast range of possible processes allows
the company to respond to the many different requirements of
today’s architecture in terms of both aesthetic/formal features and
performance. From flaming, an operation based on the thermal shock
caused by a flame followed by rapid cooling of the slab of stone,
to bush hammering, a mechanical process creating a rough, rustic
surface, to polishing, sanding and brushing.
Ancient processes and operations are continually renewed by the
evolution of technology, translating into introduction of new machines,
new sequences and timing and new goals: Marmi Faedo works
on and transforms different types of material, Italian and imported
marbles, thanks to the high productive capacity and advanced
technology of its production lines, which can handle projects
of significant complexity, value and dimensions.
Starting with the initial activity of extraction, the company has
developed a greater and greater range of skills and lines of business
over time. It now supplies customers with a vast range of services:
from custom-designed finished work to technical and design
consultancy, from on-site assistance to installation by specialised
workers.
Grolla marble is made of 98% calcium carbonate and has particular
physical and mechanical properties which permit its use outdoors
even in areas with harsh climates. Its low water absorption coefficient
and good resistance to atmospheric agents make it frost-resistant,
unlike other stone materials which may crack, and unaffected by
marine air, which can harm the technical and mechanical properties
of some materials.
Low water absorption, resistance to ageing caused by SO 2 in the
presence of humidity and chemical resistance to swimming pool
salts (Class UA) and to salt crystallisation make Grolla the perfect
marble for outdoor use. Resistance to scratching and to bending and
compression make it particularly suitable for use as a material for
floors, ventilated facework and facework applied using adhesive,
swimming pools and waterfront paths.
Grolla marble is highly versatile, suitable for all kinds of surface
treatments including flaming, sanding and brushing, and available
in colours ranging from beige to various shades of pink down to deep
pink. Its excellent technical and mechanical properties, available

Centro parrocchiale a Grassobbio ed
edificio residenziale in Viale Majno.
Nella pagina a fianco: Palazzo
della regione di Udine ed edificio
residenziale in Via Savona
a Milano.
Parish center in Grassobbio and
residential building in Viale Majno.
On left: Palazzo della regione
at Udine and residential building
in Via Savona in Milano.
in four varieties of marble (Grolla polished, Grolla rosato polished,
Grolla venato polished and Grolla filettato polished) with six different
finishes make Grolla marble a particularly versatile material offering
architects a vast range of creative possibilities in terms of both tactile
performance and refined colour combinations.
A historic material, demonstrated by several works such as the
columns of Piazza dei Signori in Vicenza and a building in Campo
San Luca in Venice; a highly relevant material which is applied
in prestigious architectural projects today such as the flooring of the
pavement "il Liston" of Piazza Brà in Verona, the ventilated facades
of Palazzo della Regione in Udine, the flooring of the Cité
Internationale in Lyon, the facade covering of the Sheraton Hotel
in Algeri, the residential buildings of Palazzo Venezia in Viale Majno
and of Via Savona 103 in Milano, the Church of Grassobbio (BG).
If Grolla marble is to continue being an important reference in
the future too, in historical renovation projects and contemporary
architecture projects, a privileged material and a resource for
architects and designers, the quarry must not be depleted excessively.
Marmi Faedo-Faba Marmi has a thorough land reclamation project,
already approved by the Region, for restoration of the mountain as
quarrying proceeds. This will help preserve the environment and allow
the company to continue with its activity while preserving the site’s
natural properties wherever possible and assessing new potential for
development of the quarry which may have a lesser impact, such as
excavating in tunnels. Projects, attention and concrete ideas to “feed”
the history, tradition and culture of a unique, inimitable material.

119
area n°119 anno XXII
2011 novembre/dicembre
rivista bimestrale
bimonthly magazine
registrazione
Tribunale di Milano
n. 306 del 1981 08 08
R.O.C. n° 6553
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Galina Kim, Taschkent
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Amman Zhi Wenjun, Shanghai
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hanno collaborato
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Federica Arman
Cecilia Bianchi
Roberta Borghi
Monica Bruzzone
Alessandro Massera
Federico Monica
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Gaetano Pesce
presentazione/introduction
Nuotare controcorrente
testo Marco Casamonti
editoriale/editorial
The noise of time
Silvana Annicchiarico
letture critiche/critical lectures
The Pesce mode
Michael Sorkin
The design of politics, culture and chance
Brent Lewis
The perfection of imperfection
Brent Lewis
scenari di architettura/architectural scenario
Up
Golgotha chair
Tramonto/Notturno a New York
La smorfia
Horse, Mantegna, Palladio cabinet
Senzafine unica
Il giullare
Sessantuna
Edizioni del Pesce
A double interview to Gaetano Pesce and
Paulo Antonio Pedó Filho, Melissa‘s Manager
Italy: the new domestic landscape
Le temps des questions
L’Italia in croce
La torre pluralista
The organic building
Bahia house
Pescetrullo
Pink pavilion
Ponte sullo stretto di Messina
Gaetano Pesce
Works and Bibliography
itinerario contemporaneo/contemporary itinerary
Berlin itinerary
esiti concorsi/competitions
recensioni mostre e libri/
exhibition and book reviews
new media

Going against the current
Marco Casamonti
Nuotare controcorrente
Per svolgere e vivere pienamente il mestiere
e l’arte di cui si nutre Gaetano Pesce occorre una
capacità visionaria, e quindi rivoluzionaria, che
è una mescolanza tra il pragmatismo dell’artigiano
e l’immaginazione poetica dell’artista, l’espressione
di una naturale quanto eccezionale sapienza
costruttiva in grado di trasformare ogni gesto
in un pensiero straordinario, l’ordinario nello
stupefacente; occorre “incidentalmente”
essere nato a La Spezia ma vivere a New York.
Tuttavia è evidente che una semplice nota
biografica, pur figurativamente appagante come
la parte per il tutto, non possa ricostruire un
percorso critico e operativo tanto complesso
quanto coerente, in grado di attraversare
e alimentare con la carica della propria spinta
propulsiva, quarant’anni di dibattito e proiezione
culturale in termini di progetto, design
e architettura. Certamente se l’agire immaginifico
e al contempo domestico di Gaetano Pesce si
autoalimenta sorretto da una efficace e “salutare”
ironia che caratterizza il pop fiabesco di cui si
nutre ogni sua proposta progettuale, sarebbe
riduttivo non leggere nell’attrazione irresistibile delle
sue perfomance, l’acuta e profonda analisi critica
di una realtà che contraddice costantemente la
quotidianità dai desideri. Il celebre e straordinario
divano “tramonto a New York”, ma altrettanto
potremmo dire per molti degli innumerevoli oggetti
della sua mirata produzione, interpreta, attraverso
la metafora dell’abitare e della metropoli, il mito
del viaggio fornendo ad ognuno la possibilità di
realizzare e nutrirsi dei propri sogni.
Allo stesso tempo “L’Italia in croce” progetto
proposto nel 2010 alla Triennale di Milano, è la
spietata quanto drammatica anticipazione-denuncia
di una condizione che immediatamente si è svelata
in tutta la sua dolorosa attualità.
To exercise the profession
and art that Gaetano Pesce
makes his livelihood from,
and to live it to the fullest,
takes a visionary and thus
revolutionary ability that is
a combination between the
craftsman’s pragmatism and
the artist’s poetic imagination,
and that bears witness to
an equally natural and
exceptional familiarity with
construction methods capable
of turning every gesture into
extraordinary ideas and
ordinary things into amazing
ones, it is “incidentally”
necessary to be born in La
Spezia but to live in New
York. However, it is clear that
a simple biographic note,
even if figuratively gratifying
as the part for the whole,
cannot reconstruct a critical
and operational trajectory that
is as complex as it is coherent,
capable of covering - and
inspiring with the charge of its
own propulsive drive – forty
years of debate and cultural
projection in terms of design
and architectural planning.
Certainly, if the imaginative
and at the same time domestic
work of Gaetano Pesce is
self-nourished by an efficient
and “healthy” irony that
characterizes the fairy-tale
pop that inspires all his design
proposals, it would be limiting
not to read, in the irresistible
attraction of his performance,
an acute and profound
critical analysis of a reality
that consistently contradicts
ordinariness from desires.

Oggetti, immagini, azioni che forse pensiamo
ma non osiamo tentare; è la capacità
di rendere possibile e valutabile l’inconsueto, di
dare voce e concretezza all’immaginazione di cui
si nutre l’azione intellettuale e creativa di un
maestro anticonvenzionale.
Si tratta in effetti di un percorso e di un’esperienza
irripetibile, personale, originale, segnata, oltre che
dal contributo critico, dall’abilità riconosciuta nel
comporre la sintesi tra le capacità tecnico razionali
di chi plasma la materia con la semplicità del
costruttore e l’intuito sperimentale dell’alchimista.
L’importanza della sua azione innovatrice si esprime
infatti congiuntamente ad una costante quanto
efficace ricerca materica che spinge i cromatismi
nell’ambito della tattilità suadente tratta dall’uso
e dalla conoscenza delle plastiche, delle resine,
dei poliuretani che spesso l’autore autocostruisce,
forgia e realizza personalmente. In questo
spostamento del confine tra naturale e artificiale,
nella con-fusione tra reale e virtuale, Gaetano Pesce
rappresenta per l’oggetto e per il design ciò che
Antoni Gaudí è stato per l’architettura.
The famous and extraordinary
couch “sunset in New York”
– but we could say the same
for many of the countless
objects of his focused
production – interprets,
through the metaphor of
living and the metropolis,
the dream and myth of the
journey, giving everyone
a possibility to realize and
gain sustenance from their
dreams. At the same time
“Italy Crucified”, the project
presented at the Triennale
in Milan in 2011, is an
equally ruthless and dramatic
anticipation-denunciation of a
condition that has immediately
manifested itself in all its
painful topicality. Objects,
images and actions that we
perhaps think but don’t dare
to attempt; it is this ability to
make the unusual possible and
appreciable, to give voice and
substance to the imagination
that is the source of inspiration
of the intellective and creative
action of this anti-conventional
master. In fact, it is a matter
of a trajectory and experience
that is unrepeatable, personal
and original, that is not
only marked by his critical
contribution but also by a
recognized ability to combine
the technical-rational ability of
someone who shapes materials
with the simplicity of a builder
and the experimental intuition
of a alchemist. The importance
of his innovative contribution
is in fact expressed along with
a research of materials that is
as consistent as it is efficient,
and that drives chromatic
effects to the sphere of the
persuasive tactility achieved
with the use and knowledge
of plastic materials, resins and
polyurethanes, that the author
often constructs, moulds and
realizes himself. In this shifting
of the border between natural
and artificial, in this con-fusion
between reality and virtuality,
Gaetano Pesce is today, for
objects and design, what
Antoni Gaudí has been for
architecture.
3 presentazione introduction

The noise of time
Se dovessi indicare una figura capace di riassumere
sinteticamente e paradigmaticamente il lavoro di
Gaetano Pesce, non avrei dubbi: direi l’ossimoro.
La coabitazione degli opposti. Tutte le pratiche
progettuali di Gaetano Pesce – che agiscano sulla
scala dell’architettura o su quella del design – sono
al tempo stesso democratiche e aristocratiche,
e si offrono allo sguardo come sospese tra
una palpabile fisicità e un’altrettanto evidente
concettualità. Perché in ciò sta la peculiarità
e – per certi versi – anche l’unicità del lavoro di
Pesce: il suo essere un creatore totalmente fisico,
corporeo e materico, ma al tempo stesso anche
metafisico, teorico e concettuale. Pesce lavora
con le mani. Se le sporca, le usa per creare e per
correggere. C’è sempre una corporeità sorprendente
in tutto quello che fa. C’è carne e c’è sangue,
ci sono pelle e peli in ogni sua opera. Ma poi c’è
anche pensiero. C’è soprattutto pensiero. C’è senso.
Il suo lavoro è un fare che passa per il corpo ma
avendo di mira il senso più che le sensazioni.
Non è un funzionalista né un decorativista, Gaetano
Pesce. È un filosofo delle forme. Le sue singole
opere possono anche non piacere, possono perfino
irritare. E tuttavia, anche in questo caso,
obbligano a pensare e a sentire.
Spingono a pensare meglio e a sentire di più.
E a chiarire con noi stessi il rapporto che abbiamo
non solo con le cose, con i segni e con gli oggetti,
ma anche – più ambiziosamente – con il mondo.
Confrontarsi con lui, con le visioni che sottendono
il suo lavoro, significa fare i conti con alcuni degli
snodi più problematici della cultura del progetto
nella società contemporanea. Ed entrare in un
universo espressivo volutamente nomadico (come
nomade è la sua biografia, sempre in movimento
fra La Spezia, Padova, Venezia, Helsinki, Parigi,
New York, Londra, Bahia, Milano…), che non teme
la contraddizione, ma ne fa anzi il tratto distintivo
della propria performatività. Proviamo dunque
a soffermarci su alcuni dei nodi problematici
che con maggior frequenza ricorrono nella sua
riflessione teorica e nella sua pratica empirica,
nell’auspicio di riuscire per questa via a rendere
conto di una personalità ricca e complessa,
che sfugge a ogni tentativo di facile e schematica
classificazione.
Silvana Annicchiarico
If asked to suggest a figure
capable of summarizing,
synthetically and
paradigmatically, the work
of Gaetano Pesce, I would
not hesitate: I would say the
oxymoron. The coexistence
of opposites. All the design
activities of Gaetano Pesce
– whether on the scale of
architecture or of design – are
at the same time democratic
and aristocratic, and they
present themselves to the gaze
as if suspended between a
tangible physicality and an
equally evident conceptuality.
It is in this that the peculiarity
and – in some aspects – also
the uniqueness of Pesce’s work
lies: his being a creature that
is totally physical, corporeal
and material, but at the
same time also metaphysical,
theoretical and conceptual.
Pesce works with his hands.
He gets them dirty, he uses
them to create and to correct.
There is always a surprising
corporeality in everything he
does. There is flesh and blood,
skin and hairs in everything
he creates. But then there is
also thought. There is, above
all, thought. There is meaning.
His work is an activity that
goes through the body, but it is
aimed at meaning rather than
sensations. Gaetano Pesce is
neither a functionalist nor a
decorativist. He is
a philosopher of forms. His
single works are not always
likeable, they may even be
irritating. And yet, also in this
case, they force us to think
and to feel. They make us
think better and feel more.
And to clarify with ourselves
the relationship we have, not
just with things, with signs
and objects, but also – more
ambitiously – with the world.
As an architect, in
addition to professional
activities, Silvana
Annicchiarico is involved
in the fields of research,
criticism and teaching.
Since 2007 she is the
Director of Triennale
Design Museum. From
1998 to 2007 she
was Custodian of the
Permanent Italian Design
Collection of La Triennale
di Milano, since 2002
she has been a member
of the Scientific Committee
of the design sector,
from 1998 to 2004 she
held a temporary post
as a Professor within
the Degree in industrial
design of the Politecnico
di Milano. From 1998 to
2001, she was assistant
editor of the monthly
design magazine “Modo”,
and currently collaborates
with several newspapers
and radio stations and is
the editor of exhibitions
and books both in Italy
and abroad.

Gaetano Pesce. Il Rumore
del tempo, catalogue
edited by Silvana
Annicchiarico, 2005.
“Personalizzazione della serie“.
Una delle peculiarità più innovative e originali del
lavoro di Pesce sta nel tentativo di fondere due
categorie teoricamente antitetiche e inconciliabili
come l’unico e il seriale. Pesce accetta cioè la logica
della produzione industriale in serie come modalità
produttiva che garantisce la possibilità di realizzare
oggetti per tutti, ma denuncia anche il limite della
serialità nell’inevitabile standardizzazione che
essa produce. Gli oggetti seriali scontano cioè
la condanna a essere identici, sono schiavi di
un’uguaglianza che li rende indistinguibili gli uni
dagli altri. Come reazione provocatoria a questo
stato di cose, Pesce teorizza e pratica quella che
egli stesso definisce la “personalizzazione della
serie”: che si tratti di mobili prodotti industrialmente
ma resi unici dalla libertà di lavorazione consentita
al singolo operaio (la serie ‘Nobody’s Perfect‘,
2002), o di una struttura architettonica fatta di piani
tutti diversi l’uno dall’altro (la Torre di Sao Paulo
in Brasile, 1987-89), Pesce conduce un attacco
sistematico alle culture del monolitismo
e dell’omologazione, in nome della liberazione delle
differenze. Dietro tutto ciò c’è il sogno di riuscire
ad affrancare gli oggetti industriali dall’anonimato
spersonalizzante che spesso li contraddistingue per
farli accedere a un regime relazionale che consenta
loro – come accade anche agli esseri umani –
di essere simili, ma non identici.
“Dall’astrattismo al figurativismo“.
Uno dei dogmi della cultura architettonica è quello
che consiste nell’articolare ogni progetto sulla
combinazione di tipi basati sempre sulle medesime
figure della geometria solida e piana (il cerchio,
il quadrato, il rettangolo, il parallelepipedo,
il cubo, il cono, la piramide). L’esito estremo
di questa tendenza ha condotto – attraverso
l’esasperazione del modernismo razionalista –
all’anonima standardizzazione del cosiddetto “stile
internazionale”. Gaetano Pesce rifiuta con caparbia
coerenza questa modalità progettuale e rivendica
con forza un’architettura e un design che sappiano
recuperare la propria espressività passando
dall’astrattismo al figurativismo.
To deal with him, with
the visions underlying his
work, means to take into
consideration some of the most
problematic nodes of design
culture in the contemporary
society. And to venture into
an intentionally nomadic
expressive universe (just as
nomadic as his biography,
always on the move between
La Spezia, Padua, Venice,
Helsinki, Paris, New York,
London, Bahia, Milan…),
which is not afraid of
contradictions, but that indeed
makes it the distinctive trait
of his own style. We will
therefore try to dwell on some
of the problematic nodes
that occur most frequently
in his theoretic recollection
and empiric practice, in
the hope of succeeding, by
these paths, to analyse every
aspect of a rich and complex
personality that thwarts every
attempt at easy and schematic
classification.
“Personalization of industrial
products/the series“.
One of the most innovative
and original peculiarities of
Pesce’s work lies in his attempt
to combine two theoretically
opposite and irreconcilable
categories as the one-off
and the mass produced
item. In other words, Pesce
accepts the logic of industrial
mass production as the
manufacturing method that
makes it possible to make
products for everyone, but
he also denunciates the limit
of mass production, i.e. the
inevitable standardization
it produces. Industrially
produced objects are, in
other words, doomed to be
identical, they are slaves
of an equality that makes
it impossible to distinguish
them from one another. As
a provoking reaction to this
state of affairs, Pesce theorizes
and practices what he himself
calls the “personalization of
the industrial series”: whether
it is a matter of furniture that
is produced industrially but
rendered unique by the fact
that the individual craftsmen
are allowed to give them a
personal touch, (the Nobody’s
Perfect series, 2002), or an
architectonic structure where
all the floors are different
from one another (the Tower
in Sao Paulo in Brazil,
1987-89), Pesce conducts a
systematic attack against the
cultures of monolithism and
standardization, in the name
of the liberation of differences.
5 editoriale editorial

Ecco allora la Maison des enfants de La Villette
di Parigi, con una pianta che richiama la sagoma
corporea di un bambino di dieci anni, o – nel
campo del design – la caffettiera Vesuvio (1992),
che assume su di sé la forma (oltre che la funzione
eruttiva) di un vulcano. Non è né neo-espressionismo
né post-modernismo, quello di Pesce: è piuttosto
un “sentimento” della forma che non si appaga mai
degli schemi astratti e universali, ma cerca piuttosto
di animare le cose e le architetture, per svelarne
– attraverso salti di scala e cortocircuiti inattesi –
il senso riposto e segreto.
“Il malfatto come canone estetico“.
L’imperfezione, il difetto, l’errore e la deformazione
sono stati considerati quasi sempre estranei alla
sfera della bellezza e assunti per lo più come sintomi
di disvalore.
Gaetano Pesce rovescia invece questo dogma
dell’estetica classica e teorizza apertamente il
“malfatto” come elemento fondante e costitutivo
di un nuovo canone della bellezza che sappia
liberarsi da ogni rigidità prescrittiva (la simmetria,
la proporzione, la regolarità) per aprirsi invece alla
scoperta della differenza, dell’incompiutezza, della
casualità. Consapevole che il culto della perfezione,
della purezza e della bellezza assoluta ha prodotto
alcuni dei peggiori totalitarismi del Novecento, Pesce
rifiuta di tracciare un confine rigido e netto fra il bello
e il brutto e rivendica un fare progettuale capace
di accogliere nella sfera estetica anche l’inatteso,
l’informe, l’ibrido e l’irregolare. Oggetti come le
poltrone della serie Senza fine unica (2010), fatte
in spaghetti di uretano attorcigliati e aggrovigliati in
maniera casuale e imprevedibile, o la lampada Olo
(2001), con il suo aspetto grottesco da extraterrestre,
esemplificano una ricerca sulle forme che non è
mai fine a se stessa ma implica e sottende anche
una precisa visione del mondo, oltre che il tentativo
di sintonizzarsi con le forme che il mondo va
assumendo in questo scorcio epocale.

Gaetano Pesce. Il Rumore
del tempo. By Silvana
Annicchiarico, Triennale
di Milano, 2005.
View of the exhibition
and the realization
of the floor. Photo by
Giovanni Chiaramonte.
“Nuovi materiali, nuovi linguaggi“.
Il design e l’architettura contemporanei devono
esprimersi con i materiali del nostro tempo: tutta
la ricerca di Gaetano Pesce si fonda sul rifiuto dei
materiali rigidi e pesanti della tradizione e sulla
consapevolezza che nessuna innovazione linguistica
o formale può prescindere da una parallela
innovazione nella scelta e nell’uso dei materiali.
Alle pietre, ai metalli e ai cementi Pesce predilige
le schiume, le resine e gli uretani: materiali che
offrono potenzialità tecniche, realizzative e formali
in precedenza impensabili. A volte Pesce riusa
in maniera sorprendente materiali “poveri” della
tradizione popolare come i feltri (I Feltri, 1986),
o riconferisce valore e dignità progettuale
a materiali di scarto come gli stracci (Rag Chair
1972).
All this is inspired by a
dream of managing to free
the industrial objects from
the standardizing anonymity
that often characterize them,
to allow them to enter into a
relational regime where they
may be – as in the case of
human beings – to be similar,
but not identical.
“From abstractionism
to figurativism“.
One of the dogmas of the
architectonic culture consists
of articulating every project
on a combination of types
that are always based on
the same figures of solid and
flat geometry (the circle, the
square, the rectangle, the
parallelepiped, the cube, the
cone, the pyramid and so on).
In extreme cases this tendency
has – where rationalism
modernism has been followed
to the letter – resulted in the
anonymous standardization
of the so-called “international
style”. Gaetano Pesce refuses
this design method, with
adamant coherence, forcefully
vindicating an architecture
and design capable of
recovering their expressiveness
by making the transition from
abstractionism to figurativism.
Witness the Maison des
enfants of La Villette in Paris,
whose plan reminds of the
contour of the body of a child
of ten, or – in the field of
design – the Vesuvio coffee
pot (1992), that takes the
form (as well as the eruptive
function) of a volcano. Pesce’s
style is neither much neoexpressionistic
or postmodern:
we are rather dealing with a
“feeling” of the form that is
never satisfied with abstract
and universal schemes, instead
seeking to animate things
and architectures, to reveal
– through leaps in scale and
unexpected short-circuits – the
hidden and secret meaning.
“The badly done as aesthetic
canon“.
Imperfections, defects, errors
and deformations have almost
always been considered alien
to the sphere of beauty, and
usually considered as signs
of reduced value. Gaetano
Pesce, on the contrary,
overturns this dogma of
classical aesthetics, openly
theorizing the “badly done” as
fundamental and constitutive
element of a new canon of
beauty that may be able
to free itself from every
prescriptive rigidity (symmetry,
proportion, regularity) to, on
the contrary, open the door to
the discovery of the different,
the incomplete, the casual.
7 editoriale editorial

Altre volte genera forme usando in maniera
pionieristica le peculiarità tecnologiche di nuovi
materiali (la poltrona Up, 1969, realizzata
sfruttando le opportunità performative del
poliuretano espanso), sempre assumendo un
atteggiamento progettuale disposto a lasciarsi
sorprendere dalle impreviste utilizzazioni suggerite
dall’ascolto e dallo studio attento e spregiudicato
dei materiali medesimi. In questa prospettiva, il
materiale cessa di essere un semplice strumento
inerte e diventa attore co-protagonista nei processi di
creazione e innovazione. Esito esemplare di questo
percorso è un’opera come il Pink Pavilion (2008):
si tratta di un’architettura innovativa e sperimentale,
in poliuretano, che offre soluzioni e modalità
alternative del costruire e dell’abitare.
“Il ‘femminino‘ come motore del progetto“.
Liberare la parte femminile del cervello: Gaetano
Pesce è convinto che il femminile abbia un rapporto
diretto con la creatività e pertanto ricerca in esso
il motore di ogni progetto. Il maschile è rigido,
monolitico, dogmatico, normativo; il femminile,
al contrario, è per Pesce garanzia di pluralismo,
flessibilità, disponibilità, plurilinguismo, tolleranza,
democrazia.
Per questo molti progetti di Pesce affondano le loro
radici nel femminino inteso non solo come modo del
sentire, ma anche come forma del rapporto fra l’io
e il mondo: se il maschile domina, ordina, prescrive
e dispone, il femminile accoglie, accetta, mescola
e rigenera.
Molti progetti di Pesce sono leggibili a partire
da questa prospettiva, dalla lampada Alda, 2003
(musicale e profumata come la madre a cui Pesce
l’ha dedicata) al progetto per la ricostruzione delle
Twin Towers di Manhattan (il World Trade Center,
2002), riproposte integre nella loro presunzione
virile, ma collegate da un simbolo iper-popolare
e caro all’immaginario femminile come un
gigantesco cuore. Per il tramite del femminino,
Pesce collega il mondo degli oggetti e la cultura del
progetto con la sfera dell’affettività, dell’emozionalità
e della sensualità.
“Design come espressione politica“.
Una volta affrancato dalla prescrizione funzionalista,
il design si rende disponibile a nuovi e molteplici usi,
a cominciare dalla possibilità di trasformarlo in un
linguaggio esplicitamente e deliberatamente politico.
Gaetano Pesce è consapevole che ogni oggetto,
uscito dall’officina o dalla bottega in cui
è stato realizzato, diventa immediatamente pubblico
e quindi politico nel senso etimologico del termine
(cioè relativo alla polis, ai modi e alle forme
del vivere associato).
Ma la politicità del design di Pesce non si ferma
a questo livello, e sperimenta anzi forme ben più
avanzate di radicalità: diventa insomma testimone
del tempo, si fa carico dei suoi conflitti, fa attrito
con i suoi miti consolidati, assorbe e denuda
le atmosfere dominanti, provoca cortocircuiti
dissacranti, denuncia le gerarchie di gusto
e i dogmi massificanti delle maggioranze al potere.
Aware that the cult of
perfection, purity and absolute
beauty has produced some of
the worst totalitarianisms of
the Twentieth century, Pesce
refuses to trace a rigid and
clear border between beauty
and ugliness, vindicating a
design method capable of
including also the unexpected,
the formless, the hybrid
and the irregular within the
aesthetic sphere. Objects as
the armchairs of the Senza
fine unica series (2010), made
in urethane spaghetti, twisted
and tangled in a haphazard
and unpredictable manner,
or the Olo lamp (2001), with
its grotesque appearance
that reminds of an alien, are
examples of a research on
forms that is never an end in
itself, but that also implies
a certain vision of the world,
and an attempt to harmonize
with the forms the world
is taking in this moment in
history.
“New materials,
new languages“.
Contemporary design and
architecture must express
themselves with the materials
of our time: all Gaetano
Pesce’s research is based on
a rejection of traditional rigid
and heavy materials, and on
an awareness that no linguistic
or formal innovation can
ignore a parallel innovation
in the choice and use of
materials. Rather than stone,
metal and concrete Pesce
prefers foam, resin and
urethane: materials whose
technical, constructive and
formal potentials could hardly
be imagined some time ago.
Sometimes Pesce makes
a surprising use of “poor”
materials from popular
tradition such as felt (I Feltri,
1986), or gives new value
and dignity in terms of design
to discards such as rags (Rag
Chair 1972), in other cases
he creates forms by exploiting
the technical peculiarities of
new materials in pioneering
ways (the Up armchair, 1969,
made by taking advantage of
the performative opportunities
of polyurethane foam) always
assuming a design attitude
willing to let itself be surprised
by the unexpected uses
suggested by listening and by
an attentive and unprejudiced
use of such materials. From
this point of view, the material
ceases to be a simple inert
instrument, becoming a
co-protagonist in the process
of creation and innovation.

Un divano come Tramonto a New York (1980), ad
esempio, profetizza già negli anni Ottanta il declino
dell’occidente (e della sua città-simbolo) con un
gioco formale che – trasferendo lo skyline della città
al crepuscolo su un mobile da salotto borghese –
oscilla tra ironico disincanto e affettuosa nostalgia,
mentre la seduta 16 gennaio sposta su un mobile
da interni le forme e i segni della Prima Guerra
del Golfo, inaugurata da Bush sr. nel 1991, proprio
nel giorno che dà il nome all’oggetto.
Ma a volte Pesce non si accontenta di realizzare
oggetti-manifesto, che portano impresse sul proprio
corpo tracce e impronte epocali: talora, quasi
a rafforzare l’intenzionalità politica della sua visione
progettuale, fa ricorso anche alla parola, e usa la
superficie dell’oggetto – come accade nella poltrona
La Smorfia (2003) o nel vaso Goto (1995) –
per aggiungere la forza del “verbo” e del logos
all’evidenza figurativa, metaforica e allusiva
dell’oggetto stesso, in una prospettiva che conferisce
al suo lavoro una straordinaria potenza concettuale.
Negli ultimi anni, Pesce ha radicalizzato
ulteriormente l’uso politico e provocatorio dei suoi
progetti di design, sempre più contaminati con le
coeve ricerche dell’arte contemporanea, come risulta
evidente, ad esempio, in un’opera come Italia
in croce (2011).
“Design come dimensione religiosa“.
La produzione di Gaetano Pesce pullula di oggetti
e di progetti che rinviano alla dimensione del
sacro e del religioso: il portacenere Manodidio
(1969-70), segnato dal sangue delle stigmate, il
tavolo Golgotha (1972-73), risonante di echi che
rinviano al calvario e alla passione di Cristo, il San
Sebastiano Cabinet (1991), trafitto e grondante
come il corpo di un martire. Pesce giustifica questa
componente del suo lavoro con la volontà di fare del
design contemporaneo l’ultimo erede della grande
tradizione dell’arte occidentale, con la sua capacità
di esprimere tutte le sfere dell’esistenza, compresa
quella che riguarda il rapporto con la dimensione
religiosa. Di fatto, tutto il lavoro di Pesce è dominato
dall’incombenza del sacro nella duplice accezione
che ci consegna l’etimologia del termine: qualcosa
che affascina e al contempo atterrisce, che attrae
e spaventa. C’è, nella sua opera, un’incombenza del
sangue che cola, filtra e coagula un po’ ovunque,
e si fa segno di una fisicità e di una corporeità
tanto forti e violente da assumere connotati quasi
metafisici. Non è mai una religiosità confessionale,
quella che traspare dai lavori di Pesce: è piuttosto
un ibrido in cui si mescolano misticismo e paganità,
carnalità e spiritualità, bestemmia e preghiera,
e in cui il sacro affiora come epifania di tutto ciò
che risulta “inspiegabile” nell’esperienza della vita.
“La partecipazione dei sensi“.
La volontà di Gaetano Pesce di realizzare progetti
capaci di comunicare con tutti i sensi non
è liquidabile come l’ennesima operazione sinestetica
dell’arte novecentesca. È vero che Pesce non
si accontenta di eccitare gli occhi, ma ambisce
a interagire con l’udito e con il tatto, con il gusto
e con l’olfatto.
Pink Pavilion (2008) is a good
example of this approach: it
is a matter of an innovative
and experimental architecture,
in polyurethane, that offers
alternative solutions and ways
to build and live.
“‘Femininity‘ as driving power
in design“.
Unleashing the female part of
the brain: Gaetano Pesce is
convinced that there is a direct
link between femininity and
creativity, and he therefore
pursues it as the driving
engine of every design project.
Masculinity is rigid, monolithic,
dogmatic, normative;
femininity, on the contrary,
is to Pesce a guarantee
of pluralism, flexibility,
availability, multilinguality,
tolerance, democracy. Many
of Pesce’s designs therefore
bury their roots in the female,
understood not only as way
to feel, but also the way the I
relates to the world: if the male
dominates, orders, prescribes
and provides, the female
accommodates, accepts,
mixes and regenerates. Many
of Pesce’s projects can be
read from this perspective,
from the lamp Alda, 2003
(musical and scented like the
mother, to whom Pesce has
dedicated it) to the project for
the reconstruction of the Twin
Towers on Manhattan (the
World Trade Center, 2002),
recreated with all their virile
presumption, but linked by a
hyper-popular symbol, dear
to the feminine imagery: a
gigantic heart. Pesce links,
through femininity, the world
of objects and design culture
to the sphere of affectivity,
emotionality and sensuality.
“Design as political
expression“.
Once it has been freed from
functionalist rules, design lends
itself to new and many-sided
uses, first of all the possibility
to transform it into an explicitly
and deliberately political
language. Gaetano Pesce is
aware of the fact that every
object, once it leaves the crafts
industry or workshop where it
has been made, immediately
becomes public and thus
political in the etymological
sense of the term (that is
to say, linked to the polis,
to ways and forms
of community life).
9 editoriale editorial

But the political nature of
Pesce’s design goes further;
indeed, he experiments with
much more advanced forms
of radicality: in short, it
becomes a testimonial of time,
taking its conflicts upon itself,
expressing dissent with its
consolidated myths, absorbing
and exposing dominant
atmospheres, provoking
irreverent short-circuits,
denunciating the hierarchies
of taste and the standardizing
dogmas of the majorities in
power.
A sofa like Sunset in New
York (1980), for instance, has
prophesized the decline of
the West (and its city-symbol)
already in the Eighties, with a
formal play that – transferring
the city’s skyline at sunset to
a furniture item for a middleclass
parlour – oscillates
between disenchanted irony
and affectionate nostalgia,
while the 16 January chair
echoes, on a furniture item for
interiors, the forms and signs
of the First Gulf War, opened
by Bush in 1991, precisely
on the day the item is named
after. But Pesce is not always
content with creating objects
cum manifestos that carry
traces and marks of epochs
impressed on their bodies:
sometimes, almost as if to
accentuate the political aims
of his design vision, he also
resorts to words, using the
surface of an object – as in the
case of the
La Smorfia or grimace
armchair (2003) or in the
Goto vase (1995) – to add
the force of the word and
the logos to the figurative,
metaphoric and allusive
evidence of the object itself,
in a perspective that gives
his work an extraordinary
conceptual power. Pesce
has in recent years further
radicalized the political
and provocative use of his
design projects, which are
more and more contaminated
by the coeval research in
contemporary art, something
which is evident for instance in
works as Italia in croce or Italy
crucified (2011).
“Design as religious
dimension“.
Gaetano Pesce’s production
teems with objects and
projects that evoke the
dimension of sacredness and
religion: the Manodidio or
God’s hand ashtray (1969-
70), marked by the blood of
the stigmata, the Golgotha
table (1972-73), resounding of
echoes that evoke the Calvary
and the passion of Christ,
the San Sebastiano Cabinet
(1991), pierced and dripping
like the body of a martyr.
11 editoriale editorial

12
E tuttavia le sue sinestesie non si adagiano mai
nei canoni di gusto accettati e condivisi: sono
anzi, spesso, una sfida al “buon gusto”, nascono
dal rifiuto di quell’anestesia sensoriale che nella
società contemporanea cancella gli odori e i
sapori, omogenizza i gusti, attutisce i suoni, e tende
comunque a ricondurre ogni esperienza percettiva
entro i binari della gradevolezza rassicurante. Pesce
lavora spesso nella direzione opposta: non teme
gli odori e gli afrori prodotti da materie organiche
che inevitabilmente si decompongono, non rifugge
dai sapori forti e inusuali, ama l’asprezza dei suoni
della vita e ambisce ad allargare la gamma di
esperienze tattili che ci vengono offerte attraverso la
manipolazione dei suoi oggetti. Così arriva
a progettare sedie termosensibili che mutano colore
al contatto con il calore corporeo (Broadway,
1993), o a costruire una casa fatta di mattoni molli
e gommosi che emanano il profumo dell’essenza di
ginepro (Bahia House, 1999), ma anche a esporre
in una mostra sul made in Italy cibi e vivande tipici
che si alterano con il passare del tempo, offrendo
al visitatore un’inconsueta e indimenticabile
esperienza olfattiva.
Nel 1980, invitato alla Salpêtrière a Parigi
a un convegno sul postmoderno, Pesce si presentò
indossando provocatoriamente una maschera
antigas. Voleva essere scomodo, sgradevole,
fastidioso. Rompere la liturgia rituale della
convegnistica con un gesto eclatante, capace di
far saltare il protocollo e di sfidare le regole. Pesce
agisce così. Ogni pretesa di collocarlo stabilmente
in qualsiasi disciplina o scuola o area espressiva
sarebbe limitativo. Pesce non erige confini,
li confonde. Non rende agevole la mappatura del
territorio progettuale. Piuttosto la complica.
Cioè la arricchisce. Obbliga i suoi fruitori
a fare un continuo slalom fra le aree disciplinari,
i feudi linguistici, le disneyland accademiche. Fra
l’architettura, il design, le arti figurative. Ma anche
l’arte della messinscena: nelle sue mostre, non
a caso, è sempre molto importante l’allestimento.
Nella mostra “Italy: the new domestic landscape“
curata da Emilio Ambasz nel 1972 al MoMA di
New York Pesce presentò un inquietante habitat
post-apocalittico per due persone in cui, fra gradini
di escheriana memoria, dal buio di uno
spazio-caverna affioravano a tratti figure
antropomorfe che parlavano di drammi, crisi
energetica e invivibilità. Ma si pensi anche
alla mostra a Tokyo del 1992 (dove costruì un
grande letto da dove vedere dei film), al Pavillon
des Souvenirs di Avignone nel 1999, alla sua
reinterpretazione della città di Fedora in occasione
de “Le città in/visibili“ alla Triennale di Milano nel
2002, fino alla scelta di carrelli del supermercato
come basi di appoggio per gli oggetti nella sua
retrospettiva “Il rumore del tempo“ sempre alla
Triennale nel 2005.
Pesce introduce anche una nuova idea di tempo
per la fruizione di una mostra e sperimenta mostre
che cambiano col tempo: dalla scelta di curatori
a rotazione, che durante il periodo di apertura
dell’esposizione propongono o sottraggono alla
vista dei visitatori alcuni degli oggetti selezionati,
all’inserimento di opere con le quali il visitatore
può interagire modificandole e rendendole di
conseguenza mai uguali a se stesse.
Pesce justifies this component
of his work with a desire to
make contemporary design the
last heir of the great tradition
of Western art, with its ability
to express all spheres of
existence, including the one
that centres on the relationship
with the religious dimension.
In fact, all Pesce’s works are
dominated by the hovering
presence of the sacred in
the dual meaning implicit in
the etymology of the term:
something that fascinates and
at the same time terrifies, that
attracts and scares. There
is, in his work, a hovering
presence of blood that seeps,
oozes and coagulates more
or less everywhere, as sign of
a physicality and corporeality
that is so strong and violent as
to take on almost metaphysical
connotations. It is never a
confessional religiosity, the
one that shines through in
Pesce’s works: rather, it is a
hybrid combining mysticism
and paganism, carnality and
spirituality, swearing and
prayer, where the sacred
emerges as the epiphany
of everything that proves to
be “unexplainable” in the
experience of life.
“The participation of the
senses“.
Gaetano Pesce’s desire to
realize projects capable of
communicating with all the
senses cannot be dismissed
as the umpteenth synaesthetic
operation of Twentieth-century
art. It is true that Pesce is
not content with exciting the
eyes, but aspires to interact
with hearing and touch,
with taste and smell. And
yet his synaesthesias never
fall into the accepted and
shared canons of taste: on the
contrary, they often represent
a challenge to “good taste”,
they are inspired by a refusal
of that sensorial anaesthesia
that, in the present-day
society, cancels smells and
flavours, standardizes tastes,
dampens sounds and in
any case tends to guide
every perceptive experience
back within the tracks of
reassuring pleasantness. Pesce
often works in the opposite
direction: he is not afraid
of the smells and stenches
produced by organic materials
that inevitably decompose,
he does not shy strong and
unusual flavours, he loves the
harshness of the sounds of life,
and he aspires to expand the
range of tactile experiences
we may enjoy when handling
his objects.
He therefore creates
thermosensitive chairs that
change colour when they
come into contact with the
body heat (Broadway, 1993),
and builds a house made
of soft, rubbery bricks that
smell of juniper (Bahia House,
1999), but goes so far as to
present, in an exhibition of
Italian lifestyles, typical foods
and dishes that are altered
with the passing of time,
offering the visitor an unusual
and unforgettable olfactory
experience.
In 1980, invited to
a convention on
postmodernism at the
Salpêtrière in Paris, Pesce
appeared provocatively
wearing a gas mask.
He wanted to be annoying,
unpleasant, to make
a nuisance of himself.
To break with the ritual liturgy
of traditional conventions
with a conspicuous gesture
capable of overturning the
protocol and to challenge
the rules. That’s how Pesce
acts. Every attempt to stably
pigeonhole him in any
discipline, school or area of
expression would be reductive.
Pesce does not build borders,
he blurs them. He does not
facilitate any mapping of
the design territory. Rather,
he complicates it. That is
to say, he enriches it. He
forces his users to make a
continuous slalom between
the disciplinary areas, the
linguistic feuds, the academic
Disneylands. Between
architecture, design and
the figurative arts. But also
the art of staging: it is no
coincidence that the exhibition
design always plays a very
important role in his shows. In
the exhibition “Italy: the new
domestic landscape“ curated
by Emilio Ambasz at the
MoMA in New York in 1972
Pesce presented an unsettling
post-apocalyptic habitat for
two persons in which, among
steps reminding of Escher, in
the darkness of a cavernous
space, anthropomorphic
figures telling a story of
drama, energy crisis and
unsustainability emerged here
and there.

In this and in the previous
pages: Gaetano Pesce.
Il Rumore del tempo.
By Silvana Annicchiarico,
Triennale di Milano,
2005.
Photo by Giovanni
Chiaramonte.

In these and in the
previous pages:
Gaetano Pesce. Il Rumore
del tempo. By Silvana
Annicchiarico, Triennale
di Milano, 2005.
Photo by Giovanni
Chiaramonte.

Gaetano Pesce. Il Rumore
del tempo. By Silvana
Annicchiarico, Triennale
di Milano, 2005.
Photo by Giovanni
Chiaramonte.

Tutto ciò non è liquidabile sbrigativamente con
la facile formula dell’eclettismo. Piuttosto, è
un’attrazione autentica e sincera per qualsiasi
pratica che abbia a che fare – etimologicamente
– con la confusione, la contaminazione, la
sovrimpressione. Il che significa trasferire in altri
linguaggi le conquiste e le esperienze maturate in un
dato contesto espressivo. Ovvero veicolare contenuti
elaborati in un dato ambito e in una certa scala in
ambiti diversi e su scale differenti: dall’architettura al
design, dal design all’arte figurativa, da quest’ultima
alla performance materica, scenica e gestuale.
L’atto del transito modifica i materiali, letteralmente
li ri-media. Cioè li fa vivere in un altro medium,
ma nello stesso tempo pone riparo agli eventuali
usi poveri, esili, minimali o deprimenti con cui in
precedenza sono stati trattati. Non è neppure postmodernismo,
il suo. Se non altro per la costanza
con cui Pesce non cessa di richiamare i progettisti
alla consapevolezza delle ricadute sociali del loro
lavoro. Utilità, per Pesce, significa sperimentazione:
sui materiali, sulle tipologie, sulla formazione dei
saperi, perfino sulla coralità del lavoro di progetto.
Pochi altri progettisti sono oggi così consapevoli dei
processi di produzione e al contempo così estranei,
così refrattari alla logica dell’omologazione.
Da questo punto di vista, la posizione di Gaetano
Pesce nei confronti dei sistemi di produzione
è davvero originale e positivamente provocatoria:
nessun altro designer interpreta la propria
professione come lui. Gli altri sono tutti più
o meno allineati all’industria, lui ne è fuori; ma al
contempo – paradossalmente – vi è dentro più di
chiunque altro, se non altro perché conosce meglio
di quasi tutti gli altri le logiche produttive, materiche
ed economiche che presiedono ai processi di
lavorazione. Non è un esecutore, Gaetano Pesce.
Non segue tendenze, non asseconda mode,
non liscia il pelo ai gusti dominanti.
Non si allinea. Figlio, in ciò, di quel pensiero
radicale anni Sessanta e Settanta nel cui humus si
è formato, Pesce produce teoria attraverso il suo
lavoro. Ogni suo oggetto è un manifesto politico,
estetico e concettuale. Pur essendo convinto che
i consumi abbiano cambiato il mondo (in meglio…),
Pesce produce oggetti che sono, a modo loro,
inconsumabili. Magari sono distruttibili, smontabili,
deteriorabili, ma non si esauriscono mai nell’uso,
nel consumo, nella fruizione. Hanno tutti un nocciolo
duro che va sempre oltre. Come tutti i grandi
interpreti del Novecento, Gaetano Pesce è prima
di tutto un produttore di senso. E di dis/senso.
Ogni suo progetto mette in circolo sensi diversi, li
fa entrare in cortocircuito, o in rotta di collisione.
Spappola le forme rigide e le funzioni prestabilite
del design industriale e le sostituisce con forme
morbide – femminili, quasi – sicuramente più tattili,
più sensuali, più corporee. Insofferente di fronte
a qualsiasi codice stabile e immutabile del
progettare, fa di ogni suo progetto un’ininterrotta
ricerca di esperienza, di emozione e di narrazione.
Or consider the exhibition
presented in Tokyo in 1992
(where he built a large bed for
watching movies), the Pavillon
des Souvenirs of Avignon in
1999, his reinterpretation of
the city of Fedora within the
context of the exhibition titled
“Le città in/visibili“ at the
Triennale of Milan in 2002,
his decision to use supermarket
trolleys as bases for the
objects in his retrospective “Il
rumore del tempo“ (the noise
of time), also presented at
the Triennale in 2005. Pesce
also introduces a new concept
of time for the enjoyment of
an exhibition, experimenting
with shows that change
with time: from the decision
to appoint several curators
who replace one another
in the period the exhibition
remains open, presenting
new exhibits or removing
some of the objects on show,
to the introduction of works
the visitors may interact with
by modifying them, so they
are never the same. All this
cannot be hastily dismissed
with the facile formula of
eclecticism. Rather, it is an
authentic and sincere interest
in any practice that deals –
etymologically speaking – with
confusion, contamination,
superimposition. Something
that means to transfer, into
other languages, conquests
and experiences made in a
given expressive context. Or
to channel contents elaborated
in a given context and on
a certain scale to different
contexts and scales: from
architecture to design, from
design to figurative art, from
the latter to a material, scenic
and gestural performance. The
transition make the materials
change, literally re-mediating
them. In other words, it makes
them live in another media,
at the same time protecting
them from any mediocre,
minimalistic or depressing
uses with which they have
been treated in the past.
His approach cannot even
be defined as post-modernism.
If for no other reason, because
of the consistency with which
Pesce never ceases to remind
designers of the social effects
of their work. To Pesce, the
concept of utility means
experimentation: on materials,
on typologies, on the
formation of flavours, even
on the choral nature of the
design activity.
Few other designers today
are as conscious of the
manufacturing processes
and at the same time so
extraneous, so impermeable
to the logic of standardization.
From this point of view the
position of Gaetano Pesce with
respect to the manufacturing
system is truly original and
positively provocative: no
other designer interprets his
profession the way he does.
The others are all more or
less aligned with the industry,
while he remains outside
it, but at the same time –
paradoxically – he is more
inside it than anyone else, if
for no other reason, because
he is more familiar than almost
all of them with the logics of
manufacturing, the materials
and the economic principles
governing the production
processes. Gaetano Pesce
is no executor. He does not
follow trends, he does not
adapt to fashions, he does not
stroke the dominant tastes with
the hair. He does not conform.
In this he is a child of the
radical thought of the Sixties
and Seventies in which humus
he has received his education;
Pesce produces theory through
his work. Every one of his
works is a political, aesthetic
and conceptual manifesto.
Even if he is convinced that
the consumer society has
changed the world (for the
better....), Pesce produces
objects that are, in their own
way, unconsumable. It may
be possible to destroy or
disassemble them, they may be
perishable, but they can never
be defined merely in terms of
use, consumption and fruition.
They all have a hard core,
that always goes beyond.
Like all the great interpreters
of the Twentieth century,
Gaetano Pesce is first of all a
producer of sense. And of dis/
sent. Every one of his designs
introduces different meanings,
he makes them short-circuit,
or places them on a collision
course. He crushes the rigid
forms and the pre-established
functions of industrial design
and replaces them with soft –
almost feminine – forms that
are certainly more tactile,
more sensual, more corporeal.
Intolerant of any stable and
unchangeable design code, he
turns all his creations into an
uninterrupted research aimed
at experience, emotion and
narration.
19 editoriale editorial

156
Ostuni, 2008
Pescetrullo
Non è sorprendente che l’odierna espressione
architettonica non abbia ancora approfittato
di quanto accaduto nella cultura durante
gli anni cinquanta e sessanta del secolo scorso?
La Pop Art, la poesia “ordinaria” di Bukowski,
la Beat Generation, la musica Pop e Rock sono
ormai passate, stanno sugli scaffali della storia
e cominciano a coprirsi di polvere, senza che
l’architettura ne abbia mai tenuto conto. All’opposto
essa rimane protestante, purista, formale,
vagamente totalitaria; nipote del Movimento
Moderno continua con i suoi autori a ignorare
tutto quello che potrebbe guarirla dall’anemia che
la colpisce e che la fa essere noiosa, ripetitiva,
glaciale e senza amore.
Quando l’architettura sarà serena, pluralista
e capace di raccontare i luoghi e le loro culture?
La Casa Ritratto di Ostuni cerca di recuperare
un po’ di ritardo e, senza prendersi troppo sul
serio, esprime semplici frasi contemporanee, sia
come linguaggio sia per la tecnica e il materiale
impiegati. Il primo usa l’immagine invece che
la geometria astratta usata da quasi tutti gli studi
di architettura del globo.
La tecnica e la materia consistono nello spruzzare
il poliuretano rigido su dei volumi grezzi di legno.
I bagni, sempre in legno, sono coperti di specchio,
materiale simbolo della cura del corpo, e riflettono
la campagna di ulivi circostante.
Nell’insieme, la casa è forse il ritratto della coppia
veneziana che mi ha commissionato questo progetto
e vuole ricordare le loro sembianze.
Gaetano Pesce, Giugno 2008
Is it not surprising that presentday
architectural expression
has not yet taken advantage
of all that happened in the
culture in the Fifties and
Sixties of last century? Pop
art, Bukowski’s “ordinary”
poetry, the Beat Generation,
pop and rock music are by
now things of the past, they
are on the shelves of history
where they are beginning
to gather dust, without ever
having been considered by
architecture. On the contrary,
it remains Protestant, purist,
formal, vaguely totalitarian;
a nephew of the Modern
Movement, just like its authors
it keeps ignoring everything
that might have cured it of the
anaemia that affects it and
that makes it boring, repetitive,
ice-cold and loveless. When
will architecture be serene,
pluralist and capable of telling
the story of places and their
cultures?
The Portrait House of Ostuni
seeks to catch up a little on
this delay; without taking itself
too seriously, it expresses
simple contemporary
sentences, both in terms
of language and of the
techniques and materials used.
The former uses images rather
than the abstract geometry
used by almost all architecture
firms in the world.
The building method and
materials consist of rigid
polyurethane sprayed onto
volumes in untreated wood.
The bathrooms, also in wood,
are covered by mirrors, that
symbolize personal care
and reflect the surrounding
countryside with olive groves.
As a whole, the house may
perhaps be defined as
a portrait of the Venetian
couple who ordered this
project, and aims to remind
of their semblances.
Gaetano Pesce, June 2008

157 scenari di architettura architectural scenario

The house may
be defined as a portrait
of the Venetian couple
who ordered this project,
and aims to remind
of their semblances.

160

161 scenari di architettura architectural scenario

162
The building method and
materials consist of rigid
polyurethane sprayed
onto volumes in untreated
wood. The bathrooms,
also in wood, are covered
by mirrors, that symbolize
personal care and
reflect the surrounding
countryside with olive
groves.

contemporary itinerary: Berlin
01. Olympic Stadium, GMP architekten
02. Königliche Porzellan Manufaktur Showroom and Museum,
GMP architekten
03. Bisazza Showroom, Fabio Novembre
04. Zoofenster tower, Christoph Mäckler
05. Neues Kranzler Eck Building, Helmuth Jahn
06. Hotel Concorde Berlin - Wilmersdorf, Kleihues + Kleihues
07. Embassy of India, Léon Wohlhage Wernik
08. Embassy of Austria, Hans Hollein
09. Tempodrom, GMP architekten
10. Medical Chamber, Hascher Jehle
11. Jewish museum, Daniel Libeskind
12. “Topography of Terror” documentation center, Ursula Wilms
13. Park Kolonnaden (A + T buildings),
Giorgio Grassi - Jürgen Sawade - Schweger + partner - Diener & Diener
14. Federal Ministry for Environment, Nature conservation and Nuclear
Safety, Architekturbüro Geier Maass Pleuser
15. Classicon building, Christoph Langhof
16. Potsdamer Platz Station, Hilmer & Sattler - Hermann + Öttl -
Moderson & Freiesleben
17. Delbruck haus, Hans Kollhoff
18. Hotel Ritz Carlton Berlin, Hilmer & Sattler + Albrecht
19. Viterra building, Thomas Baumann
20. Otto Bock Science Center, Gnädinger Architekten
21. Land Essen Representation, Michael Christl - Joachim Bruchhäuser
22. Memorial to the Murdered Jews of Europe, Peter Eisenmann
23. Embassy of USA, Moore Ruble Yudell - Gruen Associates
edited by Andrea Nastri
photo by Andrea Nastri (7-8-10-11-12-15-16-18-19-21-22-23-24-25-26-28-30-31-33-34-36-37-38-39-42-45),
Giuliana Vespere (14-20-27-35-43-46)
24. Academy of fine arts, Günther Behnisch - Manfred Sabatke -
Werner Durth
25. Embassy of France, Christian de Potzamparc
26. Jakob Kaiser Haus, GMP architekten - Busmann & Haberer -
De Architekten Cie - Thomas van den Valentyn
27. Federal Chancellery, Axel Schultes - Charlotte Frank
28. Embassy of Switzerland, Diener & Diener
29. Fire and Police Station, Sauerbruch Hutton
30. Hauptbahnhof (Central station), GMP architekten
31. Kronprinzen Karree (Crown Prince block), Sergei Tchoban
32. Natural history museum reconstruction and restoration, Diener & Diener
33. Visitor Center of the Berlin Wall Memorial, Mola + Winkelmüller
34. Berlin wall Memorial, Zerr Hapke Nieländer
35. Chapel of reconciliation, Reitermann & Sassenroth
36. Spreedreieck building, Marc Braun
37. Humbolt University central library (Jund W. Grimm Zentrum),
Max Dudler
38. Friedrich Karree (Friedrich block), Assmann, Salomon & Scheidt
39. Upper Eastside building, GMP architekten - Kahlfeldt Architekten -
Augusto Romano Burelli
40. Federal Ministry of Justice extension and restoration, Eller + Eller
41. Town house O-10, David Chipperfield
42. German Historical Museum extension, Ieoh Ming Pei - Eller + Eller
43. Art galleries building, David Chipperfield
44. Neues Museum restoration, David Chipperfield
45. Dom Aquaree building, Sergei Tchoban
46. Embassy of Holland, Rem Koolhaas
47. Ostbahnhof (East station), Gewers, Kuhn und Kuhn
48. Oberbaum city, Schweger + Partner - Reichel & Stauth - Schuh & Hurmer

01
kantstraße
uhlandstraße
03
KURFÜRSTENDAMM
PLÖTZENSEE
REHBERGE
PARK
wegelystraße
hardenbergstraße
joachimstaler straße
A
05
02
04
augsburger straße
06
LANDWEHRKANAL
BERLIN SPANDAUER
R. WILDE PARK
haupt straße
FRITZ SCHLOSS PARK
tiergartenstraße
SPREE
TIERGARTEN
elisabeth abegg str.
07 08
alt moabit
29
30
invaliden straße
27
28
willy yy brandt st.
dorotheen straße
C
potzdamer pl.
B
18
eber straße
17
16
gabriele tergit prom.
julie wolthorn str.
31
pariser a platz
22
20
19
13
wilhelmstraße
26
25
23 24
reinhardt str.
minister
garten g
möckern straße
VIKTORIA
KREUZBERG PARK
HUMBOLDTHAIN PARK
berg straße
georgen str.
leipziger platz
14
15
niederkirchner str.
09
21
32
stresemann straße
acker straße
hannoversche str.
friedrich straße
dorotheen str. t
unter den linden
hanna arendt str.
erna berger str.
12
wilhelmstraße
planck str.
leipziger straße
mehringdamm
33
36
38
34
bernauer straße
invaliden straße
39
37
friedrich straße
geschwister-scholl str.
kronen str.
10
35
D
40
44
43
42
oberwallst.
jerusalemer str.
linden straße
11
anna-louis karsch str.
41
45
E
TEMPELHOFER PARK
SPREE
niederwall str.
hollmann straße
karl-liebknecht str.
kloster st.
46
stralauer str.
47
48
HASENHEIDE PARK

01
A
project Olympic Stadium
typology sport
architect GMP architekten
realization 2004
address Olympischer Platz
A
02 03
A A
05 06 07
08
project Neues Kranzler
Eck Building
typology offices
architect Helmuth Jahn
realization 2001
address Kurfürstendamm /
Joachimstaler Strasse
project Königliche Porzellan
Manufaktur Showroom
and Museum
typology museum
architect GMP architekten
realization 2003
address Wegelystrasse 1
A B
B
project Hotel Concorde Berlin -
Wilmersdorf
typology hotel
architect Kleihues + Kleihues
realization 2005
address Augsburger Strasse 41
project Bisazza Showroom
typology commercial
architect Fabio Novembre
realization 2003
address Kantstrasse 150
project Embassy of India
typology offices
architect Léon Wohlhage Wernik
realization 2001
address Tiergartenstrasse 16-17
04
A
project Zoofenster tower
typology mixed use
architect Christoph Mäckler
realization 2011
address Hardenbergstrasse
/ Joachimstaler Strasse
/ Kantstrasse
project Embassy of Austria
typology offices
architect Hans Hollein
realization 2001
address Tiergartenstrasse 12-14
/ Stauffenbergstrasse
1-3

09
B
project Tempodrom
typology public
architect GMP architekten
realization 2002
address Askanischer Platz /
Möckernstrasse 10
B
10 11
B B
13 14 15
16
project Park Kolonnaden
(A + T buildings)
typology offices
architect Giorgio Grassi -
Jürgen Sawade -
Schweger + partner -
Diener & Diener
realization 2001
address Potsdamer Platz 10 /
Gabriele Tergit
Promenade 1-11
project Medical Chamber
typology offices
architect Hascher Jehle
realization 2003
address Friedrichstrasse 16
B B
B
project Federal Ministry
for Environment,
Nature conservation
and Nuclear Safety
typology mixed use
architect Architekturbüro Geier
Maass Pleuser
realization 2011
address Stresemannstrasse
128-130 / Erna Berger
Strasse
project Jewish museum
typology museum
architect Daniel Libeskind
realization 2001
address Lindenstrasse 9-14
project Classicon building
typology mixed use
architect Christoph Langhof
realization 2003
address Leipziger Platz 9
12
B
project “Topography of Terror”
documentation center
typology museum
architect Ursula Wilms
realization 2010
address Niederkirchnerstrasse 8 /
Stresemannstrasse 110
project Potsdamer Platz Station
typology railway Station
architect Hilmer & Sattler -
Hermann + Öttl -
Moderson & Freiesleben
realization 2001
address Potsdamer Platz

17 18 19
B
project Delbruck haus
typology mixed use
architect Hans Kollhoff
realization 2003
address Potsdamer Platz 5
B
CB B
21 22 23 24
project Land Essen
Representation
typology offices
architect Michael Christl -
Joachim Bruchhäuser
realization 2002
address In der Ministergärten 5
project Hotel Ritz
Carlton Berlin
typology hotel
architect Hilmer & Sattler
+ Albrecht
realization 2004
address Potsdamer Platz 4
C C C
project Memorial to the
Murdered Jews
of Europe
typology public
architect Peter Eisenmann
realization 2005
address Ebertstrasse /
Behrenstrasse /
Cora-Berliner Strasse /
Hannah Arendt Strasse
project Viterra building
typology offices
architect Thomas Baumann
realization 2008
address Ebertstrasse 15
project Embassy of USA
typology offices
architect Moore Ruble Yudell -
Gruen Associates
realization 2008
address Pariser Platz 2
20
B
project Otto Bock Science
Center
typology offices
architect Gnädinger Architekten
realization 2009
address Ebertstrasse 15a
project Academy of fine arts
typology education
architect Günther Behnisch -
Manfred Sabatke -
Werner Durth
realization 2002
address Pariser Platz 4
188 itinerario contemporaneo: berlino contemporary itinerary: berlin

25 26
C C C
C
project Embassy of France
typology offices
architect Christian de
Portzamparc
realization 2002
address Pariser Platz 5
29 30
31 32
C C C D
project Fire and Police Station
typology offices
architect Sauerbruch Hutton
realization 2004
address Elisabeth Abbegg
Strasse 2
project Jakob Kaiser Haus
typology offices
architect GMP architekten -
Busmann & Haberer -
De Architekten Cie -
Thomas van den
Valentyn
realization 2002
address Wilhelmstrasse 68a /
Dorotheenstrasse /
Ebertstrasse
project Hauptbahnhof
(Central station)
typology railway station
architect GMP architekten
realization 2006
address Invalidenstrasse
27
project Federal Chancellery
typology offices
architect Axel Schultes -
Charlotte Frank
realization 2001
address Willy Brandt Strasse 1
project Kronprinzen Karree
(Crown Prince block)
typology offices
architect Sergei Tchoban
realization 2003
address Reinhardtstrasse 48-52
/ Unterbaumstrasse 4-6
28
project Embassy
of Switzerland
typology offices
architect Diener & Diener
realization 2001
address Otto Von Bismack
Allee 4
project Natural history
museum reconstruction
and restoration
typology museum
architect Diener & Diener
realization 2010
address Invalidenstrasse 43

33 34 35
D
project Visitor Center of the
Berlin Wall Memorial
typology public
architect Mola + Winkelmüller
realization 2009
address Bernauer Strasse 119
37
E
project Humbolt University
central library
(Jund W. Grimm
Zentrum)
typology public
architect Max Dudler
realization 2009
address Geschwister-Scholl
Strasse 1
CD D
project Berlin wall Memorial
typology museum
architect Zerr Hapke Nieländer
realization 2004
address Bernauer Strasse 111
project Chapel of
reconciliation
typology church
architect Reitermann &
Sassenroth
realization 2001
address Bernauer Strasse 4
E E E
36
38 39 40
project Friedrich Karree
(Friedrich block)
typology mixed use
architect Assmann, Salomon
& Scheidt
realization 2002
address Friedrichstrasse 144-148
Dorotheenstrasse 57-60
Georgenstrasse 24-27
project Upper Eastside building
typology mixed use
architect GMP architekten -
Kahlfeldt Architekten -
Augusto Romano Burelli
realization 2008
address Unter den Linden /
Friedrichstrasse
E
project Spreedreieck building
typology offices
architect Marc Braun
realization 2008
address Friedrichstrasse 140
project Federal Ministry
of Justice extension
and restoration
typology offices
architect Eller + Eller
realization 2001
address Jerusalemerstrasse 24-
28 / Mohrenstrasse 36-
37b / Kronenstrasse
38-41

41 42
E E E
E
project Town house O-10
typology residential
architect David Chipperfield
realization 2009
address Oberwallstrasse
45 46
47 48
E E E E
project Dom Aquaree building
typology mixed use
architect Sergei Tchoban
realization 2004
address Karl-Liebknecht Strasse
1-5
project German Historical
Museum extension
typology museum
architect Ieoh Ming Pei - Eller
+ Eller
realization 2003
address Hinter dem Giesshaus 3
project Embassy of Holland
typology offices
architect Rem Koolhaas
realization 2003
address Klosterstrasse 49-50 /
Rolandhufer
43
project Art galleries building
typology public
architect David Chipperfield
realization 2007
address Am Kupfergraben 10 /
Hinter dem Giesshaus 1
project Ostbahnhof
(East station)
typology railway station
architect Gewers, Kuhn
und Kuhn
realization 2007
address Am Ostbahnhof
44
project Neues Museum
restoration
typology museum
architect David Chipperfield
realization 2009
address Bodestrasse 1
project Oberbaum city
typology mixed use
architect Schweger + Partner
- Reichel & Stauth -
Schuh & Hurmer
realization 2001
address Warschauer Platz /
Rotherstrasse
191 itinerario contemporaneo: berlino contemporary itinerary: berlin