foto M.Topini - Campo de'fiori
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<strong>foto</strong> M.<strong>Topini</strong>
Sandro Anselmi<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori 3<br />
La vita<br />
è un dono<br />
La vita è un bene prezioso che ci viene donato e l’esistenza, nel suo scorrere misterioso, ne è l’essenza stessa. La vita non è quello che<br />
vogliamo e realizziamo, la vita è comunque, è, anche quando si cade, quando ci si arrende.<br />
Essa è esaltazione o abbandono, vittoria o sconfitta e, seppur quando, con un carico di tristezza e sofferenza, la si vorrebbe lasciare, è<br />
solo per una profonda nostalgia, perché la si ama troppo e ci ha delusi. Come tutti i grandi amori, non se ne comprende il tradimento,<br />
e, nonostante i progetti disattesi, i sogni soffocati, essa deve essere, sempre, anche ad onta del dolore, della fatica, della sconfitta. Non<br />
deve essere mai qualcosa da consumare e basta. Ogni vita vissuta, sia in ricchezza che in povertà, sia in salute che in malattia, ha sempre<br />
un valore infinito.<br />
Amare la vita non deve essere un semplice modo di dire, ma un concreto modo di vivere.<br />
La vita è l’amore che non esaurisce, anche se il desiderio di amare spesso ci delude, perché sentiamo di non essere riamati completamente.<br />
Così i dubbi, gli interrogativi, le domande sono dentro la nostalgia che si ha delle cose incompiute, ed allora ci possiamo domandare,<br />
ci possiamo ribellare, ma la vita scorre sempre. E’ come se fossimo vissuti dalla vita stessa, cosicché restiamo attoniti, in silenzio, a<br />
vederla scorrere in noi.<br />
Nel suo mistero inspiegabile, nel suo destino spesso ingiusto, va accettata, amata, rispettata, e nessuno può esserne giudice o padrone.<br />
Anche se le avverse vicissitudini, le amarezze, spesso inaridiscono il cuore e ci si sente soli, bisogna sempre avere qualcosa in cui credere,<br />
un valore per cui combattere: la vita.
Giovanna D’arco<br />
secondo Monica<br />
La Guerritore ha<br />
interpretato e diretto<br />
il famoso dramma della<br />
“pulzella” d’Orleans<br />
di Loredana Filoni<br />
Loredana Filoni e Monica Guerritore<br />
(<strong>foto</strong> F. Antenore)
Sul palcoscenico del teatro c’è solo lei, vestita di nero e con un caschetto di capelli<br />
biondi. Per un’ora ti incolla alla sedia con la sua rivoluzionaria e personalissima<br />
Giovanna D’Arco. Mirabile connubio tra santità morale e forza temporale, trascendenza<br />
femminile e determinazione maschile. Ancora una volta, la Guerritore interpreta<br />
un universo femminile di donne assolute, dolorose, passionarie. Nelle vesti di<br />
regista, Monica concilia la parola alla musica, in una partitura che accosta i “Carmina<br />
Burana” di Orff, all’ “Adagio” per archi di Barber, a “Cross Roads” di Tom Waits e, a<br />
nostro avviso, il momento più struggente e toccante, quello di “The show must go<br />
on” di Freddy Mercury.<br />
D: Ci parla di questa intensa Giovanna D’Arco, di cui è anche regista?<br />
R: Rivivo quel mistero, luminoso e tragico, accostandomi al cuore della vocazione di<br />
Giovanna, alla sua chiamata dell’anima, che si fa azione, attraverso lo spirito, dimenticando,<br />
completamente, l’immagine, solo iconografica, tramandata dal cinema alla<br />
pittura. Giovanna, qui, risulta viva attraverso gli “Atti del Processo”, visionaria e poetica,<br />
nei versi di Maria Luisa Spaziani, per diventare “la visibile intelligenza del divino”<br />
nel “De Immenso” di Giordano Bruno. Il “De Immenso” sembra restituirci, non<br />
le voci da lei udite, ma la propria voce. E’ così che Giovanna rivive nella nostra epoca.<br />
Compagna di ribellione e speranza di Che Guevara, accompagnata dalle immagini di<br />
uomini e donne, in attesa della forza che viene dall’istinto di libertà. La cronaca del<br />
giovane cinese che, a Piazza Tien An Men, ferma col suo corpo un carrarmato. Le<br />
immagini di Dreyer, così lontane, diventano presenti, giudicanti. Il sogno di Marthin<br />
Luther King testimonia come, da allora, da Giovanna, si levino alte, in ogni tempo,<br />
“le voci contro il Potere”. Il teatro diventa, quindi, come necessità politica e sociale.<br />
Con me, a fare da sfondo, le voci di Pietro Biondi, Enrico Zaccheo, Stefano<br />
Artissunch, Raffaele La Tagliata.<br />
D: Che ruolo ha la politica per lei?<br />
R: Molto importante. Desidererei che, tutti quelli che io considero diritti elementari<br />
di un individuo, in un paese civile, quali scuola, università, casa e sanità, fossero<br />
garantiti a tutti i ceti sociali.<br />
D: Lei, che in teatro interpreta sempre testi classici e storie di donne forti,<br />
è la stessa che, negli anni ’80, faceva film ad altissimo tasso erotico…!<br />
R: Il sesso è stato un grosso problema che io ho affrontato nei film “Scandalosa<br />
Gilda”, “Sensi”, “La Lupa”. Sono stati film molto forti, che toccavano corde importanti<br />
e drammatiche, che io volevo trattare! Questo è stato considerato anomalo, perché<br />
le attrici di teatro, in genere, vengono considerate brutte e bravissime. Io, invece,<br />
non ero bruttissima, facevo anche cinema, in ruoli seducenti, drammatici, per cui<br />
“scappavo” un po’ dall’iconografia tradizionale. Ancora oggi, quando parlano di attrici<br />
di teatro, io non ci sono; attrici di cinema, non ci sono; attrici televisive; non ci<br />
sono! Il che, per me, è meglio, perché così sono sempre un po’ sfuggente, un po’<br />
anarchica.<br />
D: L’impressione che si ha di lei è di una donna “onnivora”: studia fisica,<br />
filosofia, ascolta musica. Qual è la vita di Monica Guerritore?<br />
R: Sono curiosa. Curiosa da morire. Mi piace leggere tutto! Sto leggendo i<br />
“Novecento giorni di Leningrado”, mi sto appassionando a quell’assedio incredibile, a<br />
come sono sopravvissuti. Leggo anche libri gialli. Mi piace andare al cinema. E poi<br />
ho le figlie. Mi piace cucinare.<br />
D: E’ stata sempre così?<br />
R: Probabilmente è successo qualcosa nella mia vita, ad un certo punto. Per cui mi<br />
sono lasciata andare alla curiosità ed all’accoglienza delle cose, alla sperimentazione.<br />
Quando vedi quella <strong>foto</strong> di Einstein che fa la linguaccia, ti viene voglia di dire<br />
“cosa hai fatto tu?”, “come sei riuscito?”, “cosa mi volevi raccontare?”<br />
D: C’è un momento di “frattura” che l’ha spinta a cambiare vita?<br />
R: Picasso diceva “Io non evolvo, io sono!”. Io ho sempre cercato di fare personaggi<br />
che raccontassero qualcosa. Però, c’è stato un punto di rottura, nella mia vita,<br />
quando mi sono separata, a 38 anni. Lì, ho cominciato da capo. Io avevo frequentato<br />
solo scuole inglesi, non avevo letto, ero un po’ succube di questa presenza di<br />
Gabriele (Lavia) che era molto, molto colta, che sapeva tutto, per cui, io, in qualche<br />
modo, mi ritiravo un po’ in un cantuccio. Nel momento in cui sono rimasta sola, ho<br />
cominciato a “gattonare”, come i bambini, ad andare a studiare, a seguire corsi di<br />
filosofia, cominciare a capire il mondo intorno a me, cosa hanno scritto, cosa hanno<br />
detto.<br />
D: Cosa sta preparando, al momento?<br />
R: Niente! Questa è una piccola cosa, però è importante per me, per il pubblico, perché<br />
si esce con grande forza dallo spettacolo! Credo che quando esci da “Giovanna<br />
D’Arco”, se c’è qualche cosa di utile, di importante, che nel tuo piccolo riesci a fare,<br />
è soprattutto di riscoprirti grande. Ci dicono sempre che siamo niente, che non capiamo<br />
niente, che il pubblico è ignorante, invece noi non siamo così. Siamo uomini e<br />
donne pieni di cose importanti. E’ il momento di tirare su la testa!<br />
D: Quando la rivedremo in TV?<br />
R: Mi hanno proposto un bel ruolo. Una donna che ha salvato centinaia di ebrei. Un<br />
ruolo che mi piace molto, ma che, al termine di questa tournèe, che mi vedrà parecchio<br />
stanca, non so se sarò in grado di fare. Però mi piacerebbe!<br />
D: E il suo “ruolo” più importante, quello di mamma?<br />
R: Purtroppo, con il mio tipo di lavoro, non riesco ad occuparmi appieno delle mie<br />
figlie, anche se so che avrebbero bisogno di una mia presenza costante. Ma non so<br />
proprio fare altrimenti.
di Loredana Filoni<br />
Elena Bonelli è attrice e cantante internazionale.<br />
Sta facendo un grosso tour mondiale<br />
con lo spettacolo “Gran galà della canzone<br />
romana”. L’accompagna un’orchestra sinfonica<br />
di 60 elementi, diretta dal Maestro Pippo<br />
Caruso. Si tratta di un rilancio della canzone<br />
romana nel mondo. Partito lo scorso anno,<br />
con la realizzazione di un film dal titolo “Tanto<br />
pe’ canta’”. Il film è stato prodotto con il contributo<br />
della Regione Lazio. La prima mondiale<br />
è stata a favore dell’Associazione Antea per<br />
raccogliere fondi, necessari a proseguire la<br />
propria missione: assistere, gratuitamente, a<br />
domicilio, pazienti oncologici in fase avanzata.<br />
Il film-concerto è nato da un’idea di Elena<br />
Bonelli. Una prima visione esclusiva che l’artista,<br />
sensibile alla solidarietà, ha voluto dedicare<br />
alla Antea, per raccogliere 15.000 €,<br />
atte all’acquisto di un ecografo portatile.<br />
Questo strumento diagnostico è di vitale<br />
necessità, per offrire ai pazienti, seguiti a<br />
domicilio, un’assistenza sanitaria sempre più<br />
idonea ai loro bisogni. All’estero, Elena<br />
Bonelli, è conosciuta come “la voce degli italiani<br />
nel mondo” per la sua potente voce.<br />
Interpreta, sulla scena, donne di forte temperamento.<br />
Voce di grande spessore (sono<br />
da ricordare i suoi spettacoli dedicati a<br />
Juliette Grecò e Liza Minelli, nonché il CD<br />
dell’inno di Mameli). Attualmente è una delle<br />
protagoniste della serie TV “Orgoglio – capitolo<br />
terzo”, in onda su RAI 1.<br />
D: Ci parla di questo spettacolo sulla<br />
canzone romana?<br />
R: E’ uno spettacolo che stiamo portando in<br />
giro per il mondo. Abbiamo già toccato città<br />
come Budapest, Panama e Guatemala City.<br />
Accompagnati da orchestre sinfoniche del<br />
posto, dirette sempre da Pippo Caruso. La<br />
prossima stagione prevede l’America, Cipro<br />
ed altri paesi. E’ stato in scena a Roma, al<br />
Teatro dell’Opera, con grande consenso del<br />
pubblico e critica. A grandissima richiesta, il<br />
21 Febbraio, saremo all’Auditorium di Roma.<br />
E’ uno spettacolo che io vorrei proporre<br />
soprattutto ai giovani. Il mio impegno sta nel<br />
fare un’operazione di avvicinamento alla canzone<br />
romana, perché chi la sente si arricchisce<br />
di un patrimonio di tradizioni che oggi un<br />
po’ manca. L’originalità sta nel fatto che reinterpreto<br />
la canzone romana in chiave sinfonica.<br />
D: Come mai proprio la canzone romana?<br />
R: Perché io “so’ romana de Roma”. Sono<br />
nata in Prati. Mi piace Roma! Giro tutto il<br />
mondo, ma non lascerei mai Roma. Ritengo<br />
sia la più bella città del mondo.<br />
D: Come inizia la Sua carriera?<br />
R: Nella “notte dei tempi”! Ho cominciato con<br />
la televisione. Poi tanto teatro. Teatro musicale<br />
con Roberto De Simone. Sono passata<br />
dalla televisione al teatro, in un periodo in<br />
cui, fare teatro, era un grosso pregio. Ora è<br />
una gran fatica e basta! Però ho avuto tante<br />
soddisfazioni! Ho creato una mia compagnia<br />
teatrale della quale sono capocomico da tredici<br />
anni. Produco gli eventi musicali nel<br />
mondo.<br />
continua a pag. 43 ......
campodefiori
8<br />
MATCH POINT<br />
Match Point, USA- Gran<br />
Bretagna, 2005. Genere:<br />
drammatico; regia:<br />
Woody Allen; interpreti:<br />
Scarlett Johansson,<br />
Jonathan Rhys-<br />
Meyers, Emily<br />
Mortimer, Matthew<br />
Goode, Brian Cox,<br />
Penelope Wilton; produzione:<br />
BBC, Thema<br />
Production; distribuzione:<br />
Medusa; durata: 124<br />
minuti.<br />
“…Succede in un match di<br />
tennis, che la palla sfiori la<br />
sommità della rete e, per<br />
un quarto di secondo,<br />
possa andare da una parte<br />
o dall’altra. Con un po’ di<br />
fortuna, raggiunge il bersaglio<br />
e vinci. Ma può<br />
anche ricadere dalla tua<br />
parte e allora perdi…”.<br />
La frase sopra esposta<br />
compendia in poche righe<br />
il prologo della 35° opera<br />
di un veterano del cinema<br />
hollywoodiano Woody<br />
Allen: Match Point.<br />
Profondo conoscitore della<br />
natura dell’uomo, Lev<br />
Tolstoj in Il regno di Dio è<br />
in voi rimugina sull’assioma<br />
che l’ambizione non<br />
s’accorda affatto con la<br />
bontà; s’accorda con l’orgoglio,<br />
con l’astuzia, con<br />
la crudeltà. L’aforisma<br />
dello scrittore di Guerra e<br />
Pace potrebbe, beninteso,<br />
essere riferito al protagonista<br />
di quei fervidi 124<br />
minuti di pellicola che, il<br />
pubblico delle grandi occasioni<br />
e la giuria di Cannes,<br />
hanno salutato con una<br />
festosa accoglienza. Il<br />
merito di questo successo<br />
risiede nella capacità del<br />
regista di strabiliare la<br />
gente in sala con un lavoro<br />
che deraglia dai binari<br />
della sua comicità nevrotica,<br />
per sconfinare nel<br />
campo del giallo. Il cinefilo<br />
più agguerrito ha un<br />
motivo in più per recarsi al<br />
cinema: la curiosità…la<br />
curiosità di vedere come<br />
se la cava il settantenne<br />
Allen nel dire addio, sep-<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />
pur temporaneamente, alla sua beneamata<br />
Manhattan e catapultarsi nelle squillanti<br />
campagne del Regno Unito e negli ovattati<br />
interni di un’agiata intellighenzia<br />
anglosassone. Match Point è un ossequio<br />
al cinema europeo dei tempi passati, a cui<br />
l’autore è particolarmente devoto; chissà,<br />
inoltre, se durante la stesura della sceneggiatura<br />
sia albergata fra i suoi pensieri, la<br />
tentazione di raggiungere l’indiscusso<br />
maestro del cinema giallo: Hitchcock; di<br />
sicuro deve essere un suo ammiratore.<br />
Il postmoderno Bel Amì, Chris Wilton<br />
(Jonathan Rhys-Meyers), abbandonato il<br />
settore del tennis agonistico, si ricicla<br />
come maestro di tale sport nel più esclusivo<br />
club dell’enclave londinese. Tom<br />
(Matthew Goode), un ricco allievo, lo introduce<br />
nei salotti che contano; il giovane<br />
desideroso di accrescere la sua situazione<br />
sociale circuisce Chloe (Emily Mortimer),<br />
sorella di Tom e la prende in moglie. Ma<br />
l’irrequietezza è dietro l’angolo e non tarda<br />
a manifestarsi: infatti, da quando lo sguardo<br />
di Chris si posa sull’algido corpo di<br />
Nola(Scarlett Johansson), il pensiero di lei<br />
diviene così forte da toglierli il fiato. Il<br />
triangolo amoroso che questi individui<br />
intrecciano ha una complicazione in più: la<br />
femme fatale di cui l’atleta si è invaghito è<br />
la fidanzata del suo neo cognato. Lo snodarsi<br />
degli avvenimenti farà sì che l’attra-<br />
di<br />
M.Cristina Caponi<br />
zione fatale fra i due, ponga seri ostacoli al<br />
camino che l’immaturo arrampicatore<br />
sociale si è prefissato, ma per risolvere i<br />
problemi, forse, si può anche ricorrere a<br />
metodi spiccioli…<br />
Sobrio nelle immagini, sfarzoso nella<br />
colonna sonora che fa appello alle più<br />
celebri arie del melodramma nostrano: Il<br />
trovatore, La Traviata, il Rigoletto; queste<br />
ultime fungono da fattore coadiuvante per<br />
l’inevitabile funzione catartica del finale. Il<br />
pregio d’Allen è di aver scritturato due artisti<br />
emergenti in grado di calamitare l’attenzione<br />
dello spettatore: una Scarlett<br />
Johansson, formidabile nella parte di un’aspirante<br />
attrice americana bionda, sensuale<br />
e volgaruccia (questa caratteristica si<br />
nota anche grazie ad un deplorevole doppiaggio<br />
italiano) e un attore, Jonathan<br />
Rhys-Meyers ancora semi sconosciuto per<br />
il target italiano, ma noto oltreoceano per<br />
essere l’interprete principale di una miniserie<br />
televisiva su Elvis Presley.<br />
Chissà se chi da sempre segue i passi del<br />
regista di Tutti dicono I love you, avesse<br />
sospettato, in quest’uomo minuto, una<br />
propensione ad una filosofia orientata<br />
verso un pessimismo di fondo, tanto da<br />
annuire all’affermazione del tragediografo<br />
Sofocle per cui la sorte migliore degli<br />
uomini sarebbe non essere mai nati?<br />
Mistero della natura umana.
10<br />
“<br />
Un’ antica<br />
residenza della<br />
provincia di Padova…<br />
avvolta dalla nebbia : così si<br />
manifesta il temporaneo sigillo della<br />
natura sopra questa porzione di terra, resa<br />
isola nei confronti del resto del mondo …….<br />
Un chiarore d’interni, proveniente dalle parti<br />
basse di un ‘ala dell’antica magione, tenta di<br />
irradiarsi ma si neutralizza all’incontro con<br />
la lattiginosa luminescenza della spessa<br />
foschia, sentinella infreddolita al di là delle<br />
ampie finestre, occhi secolari di questa prestigiosa<br />
dimora sulla circostante selva……..<br />
articolati “pizzichi di suoni” prendono “via<br />
degli spifferi” e sperano che il loro fugace<br />
momento all’addiaccio sia intercettato da<br />
qualcuno ……..se non gli occhi, le orecchie<br />
posson udire e testimoniare che la “chiusura”<br />
al Mondo……… non è perfetta ! E’ una<br />
stanza grande, nella “pancia” di una villa<br />
secolare nei dintorni di Padova, la “terra<br />
natale” di quei segnali sonori che, allorquando<br />
ci avviciniamo, distinguiamo essere<br />
“MUSICA” ….e che musica ! Varchiamo la<br />
soglia ? Impossibilitati a tenerci per le orecchie……porto<br />
io i “padiglioni” per tutti voi …<br />
vado! Pochi attimi di percorso e imbocco………<br />
la “The way out” (trad. “l’uscita”)<br />
per il coinvolgente “mondo musicale” creato<br />
da un preparatissimo trio di musicisti<br />
Italici, da riporre nel vostro scaffale di “conserve<br />
discografiche” alla lettera “H” come<br />
HYPNOISE ! “The Way out” è il brano d’apertura<br />
e, aggiungo, d’assalto, dell’opera<br />
prima “dei musici Hypnoisici ”, “OPIUM”,<br />
posto in circolazione nei primi mesi del nuovo<br />
millennio dopo una lavorazione avviata sin<br />
dal 1996: a tale periodo risalgono, infatti, i<br />
“sintomi Hypnoisici” avvertiti da alcuni studenti<br />
liceali della “turrita e merlata”<br />
Cittadella, antico abitato in provincia di<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />
Padova, intervenuti ad una performance<br />
di debutto del “TRIO” che,<br />
nell’occasione, espose primitive versioni<br />
di alcuni brani, successivamente<br />
maturati e, oggigiorno,<br />
“ribollenti” per intuizione compositiva<br />
dai solchi del “12 cm ”<br />
OPIUM ! La “pancia” di quella<br />
villa nei dintorni di Padova,<br />
“campo base” delle attività<br />
della band, ha incubato germogli<br />
musicali, oggi fiori di<br />
valenza Internazionale, concepiti e<br />
curati alla “luce naturale” di una felice corrispondenza<br />
tra talento, formazione culturale,<br />
perseveranza di un obiettivo artistico! La<br />
potenza del trio è assicurata dalle energie di<br />
“MIKE P. III”, chitarre, voce solista, fulcro<br />
creativo ed organizzativo della band, “FREZ”<br />
alla batteria e percussioni……… dal drumming<br />
eclettico, “ SANZE” al basso ……altamente<br />
performante, già tra loro in contatto ai<br />
tempi della partecipazione ai corsi di una<br />
prestigiosa scuola di studi musicali, la<br />
“Thelonius Monk jazz school” di Vicenza. Il<br />
debutto discografico degli HYPNOISE è stato<br />
un fatto transnazionale avendo beneficiato<br />
delle preziose cure dell’esperto ed apprezzato<br />
produttore Americano Ronan. Chris<br />
Murphy, lui stesso musicista in attività e collaboratore<br />
di affermati artisti Internazionali<br />
anche della “corte di King….. Crimson”,<br />
volato da Seattle a Padova, ben disposto a<br />
sviluppare le trame sonore della Band.<br />
“OPIUM”, accattivante realizzazione dal<br />
forte impatto Internazionale, si spiega in<br />
nove episodi, dagli eterogenei fondali, per un<br />
complessivo di oltre 40 minuti scanditi da<br />
brani cantati in lingua Inglese e un paio di<br />
pregevoli strumentali. L’apertura è affidata al<br />
rock energico ed elaborato, nel substrato ritmico,<br />
nel cesello chitarristico stratiforme,<br />
nella performance vocale, del brano “The<br />
way out”, appropriata “tessera di partenza”<br />
dell’ ampio mosaico musicale “posato” dal<br />
trio Padovano: una performance slanciata …<br />
un andamento da “power trio”, un solismo<br />
chitarristico coinvolgente, “effusivo” quanto<br />
basta per non velare la prestazione dei<br />
musici “sottofondisti”, la voce di Mike P. III<br />
tarata su un’appropriata gradazione di ruvidità<br />
e potenza espressiva …… e poi c’è la<br />
“warr guitar” di Mr. TREY GUNN …… oltre un<br />
lustro di “passeggiate musicali” nei giardini<br />
del “RE CRIMSON” …… un divampante finale<br />
chitarristico! Il programma musicale che<br />
segue attesta che il cd OPIUM non rap-<br />
di Carlo Cattani<br />
presenta uno scontato supporto musicale<br />
da “sdoganare” con un’etichetta di genere<br />
per “gli usi consentiti “ dalle leggi di mercato<br />
ma assorbe riflessi provenienti da sfaccettature<br />
di una sensibilità musicale dagli ampi<br />
confini che conferiscono, a quest’ opera,<br />
caratteristiche che ben lo possono/potranno<br />
accreditare all’attenzione di un pubblico di<br />
“fini timpani”, ricercatore di pagine musicali<br />
a “lunga conservazione di interesse”!<br />
Scorre musica di gusto e fascino, ispessita<br />
dai coinvolgenti arrangiamenti che “ambientano”<br />
ogni singolo brano e conta sull’estro e<br />
misura della “6 corde” di MIKE P. III, ora<br />
“arrampicatore” indefesso impegnato in<br />
oculati virtuosismi solistici, ora attento free<br />
climber “sospeso” a…… “spuntoni di psichedelia<br />
simil PinKFloyd” che crea, insieme<br />
ai suoi fidi FREZ e SANZE, momenti di dilatazione<br />
musicale intriganti! C’è calda ispirazione<br />
che evapora dal “rosario” dei brani di<br />
OPIUM … c’è più che mai l’uomo e la sua<br />
voglia di trovare “artifici” davvero a portata<br />
di mano e, talvolta occasionali : con le tecniche<br />
di registrazione<br />
usate nel progetto<br />
OPIUM e seguenti<br />
(qualche riga più<br />
in là saprete…), gli<br />
HYPNOISE bandiscono<br />
dalle loro incisioni<br />
il suono consumistico<br />
digitale e<br />
le facilitazioni<br />
dei multipista,<br />
recuperando creatività,<br />
calore e incisività da<br />
tecniche e suoni a<br />
cui impianti,<br />
attrezzature,<br />
supporti di<br />
registrazioni,<br />
componentistica<br />
e procedimenti<br />
di<br />
registrazione da “artigiano<br />
in via di estinzione”, conferiscono il<br />
feeling di un periodo, quello dell’era analogica<br />
che, dai commenti dei “ puristi audiofili<br />
”, presenta delle “sfumature sonore” esclusive<br />
… pregi e … difetti del “mondo analogico”,<br />
potremmo ben dire, essi stessi strumenti<br />
per gli HYPNOISE! Più che mai convinti<br />
della “bontà dell’esperienza analogica” e<br />
forti dell’entusiasmo suscitato presso pubblico<br />
e critica, la band Padovana ci delizia,<br />
proprio in questi giorni, con una nuova ……
GRAN-<br />
DE…… prova<br />
discografica, pubblicando<br />
il cd (probabilmente,<br />
sarà edita anche una versione in formato<br />
vinile a tiratura limitata), “ST.VALEN-<br />
TINE’S PORNO BAR” per l’etichetta<br />
Americana (L.A.) “VENETO WEST<br />
(www.venetowest.com)”. A differenza di<br />
“OPIUM”, dove i singoli brani “vivevano l’occasione”<br />
negli stretti minuti a loro disposizione,<br />
quali “istantanee” di momenti e di emozioni<br />
occorsi nella vita dell’autore MIKE P. III,<br />
qui siamo al cospetto di un’opera rock (“A<br />
novella by HYPNOISE”, è riportato sul fronte<br />
dell’originale copertina ambientata in “esterno<br />
Veneziano”, appena realizzata e visibile in<br />
anteprima assoluta per il “pianeta Rock” su<br />
queste pagine), dove è messa in scena una<br />
storia immaginaria e la sua esposizione si<br />
dipana nell’arco di oltre 70 minuti, con dinamiche<br />
ed espedienti musicali che sapranno<br />
conferire maggiori attenzioni intorno alla<br />
musica di questo gruppo! Un notevole passo<br />
avanti rispetto al citato, pregevole e più istintivo<br />
“OPIUM” … estesi ascolti di “ST. VALEN-<br />
TINE’S PORNO BAR” mi convincono che gli<br />
HYPNOISE volano alto con questa prova,<br />
confermando la loro vocazione<br />
Internazionale e dimostrando di essere<br />
capaci di affrontare con concretezza<br />
un progetto di<br />
ampia esigenza<br />
creativa,<br />
inquadrabile,<br />
per esigenze<br />
di catalogazione nell’ambiente<br />
del “progressive dalle<br />
tinte psichedeliche”…… più che mai ……<br />
le ambizioni del “TRIO” sono grandi! Le<br />
capacità di invenzione musicale del band leader<br />
MIKE P III sono ampiamente dimostrate<br />
da questa “mini-mega produzione”, sgorgata,<br />
come idea di base, dalla sua “rovente mente”<br />
in pochi minuti di un pomeriggio … del giorno<br />
di San Valentino del 1999…. Immaginatevi<br />
quelle folgoranti illuminazioni, combinazione<br />
di elementi positivi di una “giornata particolare”,<br />
che ti danno sprono e chiariscono un<br />
percorso … una sensazione quasi orgasmica<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />
… così è stato per MIKE che ha iniziato<br />
pazientemente a scrivere lo “storyboard” di<br />
questa” ispirazione”, appuntando bozze di<br />
testi (in lingua Inglese ) e linee musicali<br />
funzionali a descrivere spazi entro i quali<br />
far muovere un personaggio in “evasione”<br />
dal suo stressante vivere giornaliero,<br />
dal “carnevale quotidiano”, teso alla<br />
ricerca di una dimensione più spirituale<br />
che terrena ….. in transito a<br />
ST. VALENTINE e per nulla attratto<br />
dalle “libertà materiali” offerte nei<br />
suoi meandri ... con momento culmine<br />
rappresentato dal dissolvimento nell’oceano<br />
del protagonista, finalmente sereno di fronte<br />
alla complessa semplicità della natura<br />
(gran finale, il brano “THE OCEAN, ispirato,<br />
per diretta confessione fattami dall’autore,<br />
durante una calda e placida notte Cubana<br />
affacciato sull’immensità dell’Oceano<br />
Atlantico dalla famosa Playa Santa Lucìa ).<br />
Più che mai … analogici gli HYPNOI-<br />
SE, che realizzano questo cd avvalendosi<br />
di accorgimenti, in esecuzione<br />
e in modalità di registrazione,<br />
“vetusti” nell’era di WI-FI, mp3, i<br />
Pod e via scorrendo tra i vari<br />
acronimi quotidiani della era<br />
informatica, capaci tuttavia,<br />
come dicevo prima, di “far<br />
suonare” tutto questo modernariato,<br />
a mò di balsamo per le loro note già provviste<br />
di interessante creatività! Luoghi, cose<br />
e persone, hanno contribuito alla riuscita di<br />
questo cd …… la città di Venezia con la<br />
“presa diretta” delle “OSI” (“chiacchiericcio”)<br />
al mercato del pesce di Rialto e lungo le sue<br />
umide e nebbiose calli, le “risposte ambientali”<br />
di una piccola chiesa medievale e di una<br />
villa centenaria, le “circuitazioni e le captazioni”<br />
di gloriose radio d’epoca a valvole…<br />
su tutte una mitica Magnadyne S53 del ‘35,<br />
originali ed emozionanti innesti gospel<br />
immortalati dall’ugola di Miss Cheryl Potter,<br />
vocalist AfroAmericana, ambita ospite del<br />
progetto insieme a una “porzione” degli<br />
International Gospel Messengers, formazione<br />
Italiana di spirituals & gospel di rilevanza<br />
Internazionale; e poi, ancora, la regia “colta”<br />
11<br />
del produttore Ronan C.Murphy che ha sintonizzato<br />
le sue abilità tecniche ed artistiche<br />
alle esigenze espressive di MIKE e soci ……<br />
anche una vecchia damigiana ha prestato la<br />
sua “pancia” contribuendo alla creazione di<br />
particolari suoni per il basso di SANZE…..<br />
“damigiana vecchia fa … buon suono” è proprio<br />
il caso di dire! Su tutto sempre e comunque<br />
le fondamenta musicali del trio<br />
Padovano, le doti del suo leader, profondamente<br />
ispirato dalle grandi pagine musicali<br />
dei Pink Floyd delle quali, a macchia di leopardo<br />
nel cd, si apprezzano benevoli influssi.<br />
Da citare, per tutti gli appassionati … in<br />
lettura, che Mike ha preso parte a diverse<br />
“maratone musicali” svoltesi negli ultimi anni<br />
a Padova: una prossima di 78 ore ci sarà ad<br />
aprile … “sfiancandosi” … a fianco di mitici<br />
musicisti quali Pat Mastellotto e Tony Levin<br />
(King Crimson “World”) … ho detto tutto(!),<br />
di un grande polistrumentista ma fondamentalmente<br />
chitarrista, session man per gente<br />
come Bob Seger-Neil Young-Dobbie Brothers<br />
etc etc…… Mr. Willie Oteri<br />
(www.willieoteri.com). Inoltre, in queste settimane<br />
diverse radio hanno ospitato/ospiteranno<br />
la Band, trasmettendo interviste e mini<br />
set acustici dal vivo mentre scriviamo; Radio<br />
Popolare Network (nel programma “From<br />
Genesis To Revelation”–riferimento per tutti<br />
gli appassionati di rock progressivowww.fromgenesis.net)<br />
e Radio Cantù<br />
(programma “Prog Generator-www.radiocantu.com/tarkus),<br />
ci hanno già offerto la musica<br />
del “Trio”; E’ stato presentato, il 14<br />
Febbraio, presso Blacks a Londra, il CD, speriamo<br />
anche di ascoltarli, dalle nostri parti,<br />
in radio e di vederli dal vivo… presto!<br />
Padova, latitudine 45°24’57”96 N - longitudine<br />
11°52’58”08 E … gli appassionati del<br />
rock di qualità dovranno orientare le “recie”<br />
verso questa zolla del Pianeta!<br />
www.HYPNOISE.NET esaurientissimo ed<br />
aggiornatissimo sito delle attività della<br />
band…. non sostenerli sarebbe uno<br />
sgarbo a San Antonio da Padova !<br />
“Tuto dovarià issare musica. Ti, che Te me<br />
parli, i bocia che ride de scioco, el mondo che<br />
va vanti. Musica on viajo, on amigo, on fradelo.<br />
Musica la<br />
vita. Tuto,<br />
podarìa. Ma<br />
cossa ghe<br />
xe che<br />
stona?”
<strong>Campo</strong> de’ fiori
di<br />
Riccardo<br />
Consoli<br />
ugantino, maschera della Commedia dell’Arte, prima di<br />
apparire in borghese, è la caricatura di un goffo sbirro<br />
Rattaccabrighe, armato con due coltellacci che indossa una<br />
giubba di panno rosso con falde a coda di rondine, corpetto<br />
e calzoni dello stesso colore, scarpe con grossa fibbia e<br />
un cappello a forma di incudine; a volte viene rappresentato<br />
come capo degli sgherri, altre volte come brigante travestito<br />
da sgherro:“…cor cappello a du’ pizzi, cor grugno<br />
lungo du parmi, co’ ‘na scucchia rivortata ‘nsu a uso de<br />
cucchiaro, co’ no’ spadone che nun ce la po’ quello der sor<br />
Radeschio, e co’ le cianche come l’Arco de Pantano, se presenta,<br />
Signori mia, Rugantino er duro, nato ‘nsto piccolo<br />
castelluccio e cresciuto a forza de sventole, perché ha<br />
avuto ‘gni<br />
sempre er<br />
vizio de rugà e<br />
d’arilevacce…”<br />
Con il passare<br />
del tempo<br />
queste caratteristiche<br />
si<br />
perdono fino<br />
ad acquisire<br />
quelle di un<br />
giovane perdigiornofanfarone<br />
di quartiere,<br />
un po’<br />
delinquente,<br />
un po’ sbruffone,<br />
sempre<br />
pronto con la<br />
lingua, “…mejo<br />
perde ‘n<br />
amico che ‘na<br />
bona risposta…”, ma perennemente soccombente nel<br />
momento in cui occorre menar le mani; “…me n’ha date<br />
tante, ma sapessi quante jè n’ho dette…”<br />
Rugantino è il prototipo del bullo romano per eccellenza,<br />
sempre pronto allo sfottò ed alla rissa, cerca rogna, je<br />
puzza de campà, je rode, minaccia, promette di darle, ma<br />
le prende sempre, il tutto con connotazioni di lealtà e generosità<br />
verso i più deboli, caratteristiche queste del romano<br />
buono e credulone, un po cialtrone, a volte vigliacco, ma<br />
che per nessun motivo al mondo è disposto a farsi pestare<br />
i piedi; la sua caratteristica è l’arroganza, il nome gli deriva<br />
proprio dal termine ruganza, ossia arroganza; una<br />
maschera tipica vestita da povero popolano con un paio di<br />
braghe consunte al ginocchio, una fascia stretta alla vita,<br />
camicia e casacca, fazzoletto intorno al collo.<br />
Scrive il poeta:“…c’è un personaggio caro a Roma nostra,<br />
/ er popolo lo chiama Rugantino, / c’ha carattere vero e lo<br />
dimostra: / è un rompiballe davvero fumantino…<br />
“…se diverte a rugà, lo dice er nome, / che se traduce<br />
all’esse prepotente, /de rompe a destra e a manca li cojoni<br />
/ pe avecce er sangue rosso e assai bollente…<br />
Rugantino è una maschera del settecento e, anche se il<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori 13<br />
Roma che se n’è andata: luoghi, figure, personaggi<br />
Rugantino<br />
Una maschera del settecento<br />
teatro dialettale romanesco risale alla fine dell’ottocento,<br />
alcune singole parti in vernacolo erano state portate in<br />
scena ben prima di questo periodo; fra le battute più celebri<br />
ricordiamo quella in cui, nei panni di un servitore alla<br />
ricerca di una balia per la sua padrona, a Pulcinella che gli<br />
domandava:“…perché i signori fanno allevare i figli alle<br />
balie…”, rispondeva:“…che nu’ lo sai, perché imparino da<br />
piccini a succhià er sangue de la povera ggnente…”<br />
Queste battute ci riportano a tale Gaetano Santangelo<br />
detto Ghetanaccio, attore che rese popolare la maschera di<br />
Rugantino al Teatro dei Burattini; questi un giorno venne<br />
invitato dall’Ambasciatore di Francia per tenere uno spettacolo<br />
a Palazzo Farnese, con una sola condizione: non doveva<br />
proferire ne<br />
parolacce ne sconcezze;<br />
Ghetanaccio<br />
assicurò che, nel<br />
corso dello spettacolo,<br />
non sarebbe<br />
stata detta alcuna<br />
scurrilità ma, disse,<br />
per esigenza di<br />
copione, una pernacchia<br />
debbo farla<br />
per forza.<br />
Ottenuto il permesso,<br />
allorquando<br />
durante lo spettacolo<br />
un servitore<br />
annuncia l’arrivo<br />
dell’Ambasciatore,<br />
parte una pernacchia<br />
che fa vibrare<br />
la sala e inorridire<br />
l’intero Corpo<br />
Diplomatico; l’ira dell’Ambasciatore è grande, ma<br />
Ghetanaccio serenamente:“…una me n’avete concessa,<br />
una ve n’ho fatta!”<br />
Giggi Zanazzo nel 1887 fonda e dirige una Rivista satirico -<br />
umoristica; quale nome più appropriato se non quello di<br />
Rugantino?<br />
La pubblicazione riscuote immediatamente grande successo;<br />
ancora oggi è pubblicata come Settimanale Satirico<br />
Politico, nell’ambito del quale, ampi spazi vengono dedicati<br />
alle tradizioni e curiosità romane. Ma veniamo a tempi<br />
molto più recenti.<br />
Garinei e Giovannini, con la collaborazione di Pasquale<br />
Festa Campanile, Massimo Franciosa e il Maestro Armando<br />
Trovajoli, decidono di creare un nuovo spettacolo musicale<br />
incentrato sulla maschera di Rugantino; nasce così una<br />
delle più celebri commedie del nostro teatro leggero, quella<br />
che la critica definisce la Commedia Musicale Italiana più<br />
popolare e amata.<br />
Va in scena per la prima volta il 15 dicembre 1961 al Teatro<br />
Sistina, i principali interpreti sono: Nino Manfredi, Lea<br />
Massari, Aldo Fabrizzi, Bice Valori e un giovanissimo Lando<br />
Fiorini.<br />
continua a pag. 14...
14<br />
Valerio<br />
Mastandrea e<br />
Sabrina Ferilli,<br />
rispettivamente<br />
Rugantino e<br />
Rosetta<br />
nell’ultima<br />
rappresentazione<br />
teatrale di<br />
“Rugantino”<br />
...continua da pag. 13<br />
A beneficio di quei pochissimi lettori che non conoscono la commedia<br />
musicale ecco la trama: attorno a Rugantino si muovono<br />
alcuni personaggi che riproducono perfettamente i diversi caratteri<br />
della commedia popolare, Mastro Titta oste- boia, bonario e<br />
umano malgrado la sua professione, il prepotente Gnecco, l’audace<br />
e prosperosa Rosetta, il Principe don Nicolò Paritelli, rappresentante<br />
dell’aristocrazia nera e la semplice ma furba<br />
Eusebia.<br />
Siamo nella Roma del 1830 all’epoca del Papa - Re; Rugantino,<br />
un giovane sbruffone, indolente e un po vigliacco, vive divertendosi<br />
tra mille scherzi consumati ai danni altrui:“…a Sori<br />
Principi Paritelli, magnateve er gatto…” e qualche truffa che gli<br />
consente di tirare avanti.<br />
All’inizio della storia lo troviamo alla gogna e, mentre sconta<br />
questa ennesima punizione, deriso e sbeffeggiato dagli amici,<br />
viene confortato da Rosetta, procace e bellissima popolana,<br />
infelicemente sposata con tale gelosissimo Gnecco, assassino<br />
del primo marito, particolare questo che Rugantino non conosce;<br />
egli non perde tempo e, spavaldamente, scommette con gli<br />
amici che, entro la festa di primavera, la Festa dei Lanternoni,<br />
riuscirà a conquistare ed a possedere Rosetta, pena tre chilometri<br />
da percorrere con i piedi in un sacco.<br />
Contemporaneamente deve però provvedere alla sistemazione<br />
di Eusebia, una sua vecchia amante, rimasta improvvisamente<br />
priva del suo anziano protettore; trovare un nuovo uomo per<br />
Eusebia è un gioco da ragazzi, Rugantino individua la persona<br />
adatta nell’Oste - Boia Mastro Titta, personaggio realmente esistito,<br />
Giovanni Battista Bugatti il suo vero nome, precedentemente<br />
abbandonato dalla moglie e rimasto solo con il figlio<br />
Bojetto, un ragazzo brutto e petulante innamorato del lavoro del<br />
padre.<br />
Per raggiungere lo scopo, Rugantino presenta Eusebia a Mastro<br />
Titta come se fosse sua sorella e nasconde ad Eusebia la vera<br />
professione di Mastro Titta; con tale doppio raggiro riesce a far<br />
si che Mastro Titta accetti Eusebia come sua nuova compagna,<br />
in attesa che il Papa gli conceda la dispensa dal primo matrimonio,<br />
cosa questa che accadrà in coincidenza con la trecentesima<br />
decapitazione da lui eseguita.<br />
Tra Mastro Titta e Rugantino esiste un rapporto particolare, questi<br />
lo sottopone giornalmente ai più disparati scherzi e segue<br />
con regolarità le decapitazioni eseguite dall’anziano boia che, a<br />
sua volta, malgrado tutto, considera Rugantino una sorta di<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />
Rugantino. Una maschera del settecento<br />
figlio.<br />
Approfittando della fuga di Gnecco da Roma, che è ricercato per<br />
omicidio, Rugantino sottopone Rosetta ad una corte insistente<br />
fino a strappargli un appuntamento a <strong>Campo</strong> Vaccino dove, il<br />
giorno della Festa dei Lanternoni, i due trascorrono una romantica<br />
serata finendo per innamorarsi.<br />
Rugantino, ormai innamorato, nasconde agli amici l’incontro con<br />
Rosetta e preferisce pagare la scommessa, ma non basta, l’ultima<br />
sera di carnevale, Gnecco rientra improvvisamente a Roma<br />
e viene ucciso; L’assassinio è scoperto proprio da Rugantino<br />
che, pur di apparire un vero uomo agli occhi della sua donna, si<br />
auto accusa.<br />
All’arrivo delle guardie, con l’aiuto di Eusebia, Rugantino fugge<br />
e si nasconde nella cantina dell’ignaro Mastro Titta, ma un contrattempo<br />
e l’arrivo del Cardinale Vicario lo fanno scoprire.<br />
Siamo all’epilogo. In carcere Rugantino confessa a Mastro Titta<br />
di non essere lui l’assassino di Gnecco, ma ancora una volta<br />
all’arrivo di Rosetta che gli giura amore eterno, preferisce riscattare<br />
la sua vigliaccheria e affrontare il patibolo; beffa del destino<br />
la sua è la trecentesima testa a cadere per mano di Mastro<br />
Titta che gli sfrutterà la tanto sospirata dispensa Pontificia.<br />
Questa, in estrema sintesi, la trama della commedia musicale,<br />
ma come non ricordare le straordinarie musiche del Maestro<br />
Armando Trovajoli come “Roma nun fa’ la stupida stasera”, una<br />
delle canzoni più romantiche della storia del teatro moderno,<br />
che Rugantino intona sotto le stelle di Roma al primo appuntamento<br />
con la sua amante, pregando la sua città di aiutarlo, o<br />
come “Ciumachella” e “Tirollallero”, motivi magistralmente interpetrati,<br />
nella prima edizione, da uno straordinario Lando Fiorini.<br />
Chi scrive, ricorda uno spettacolo musicale presentato da<br />
Corrado Mantoni, chi non ricorda Corrado, il quale, riferendosi<br />
alle numerose repliche di Rugantino, presentava i protagonisti<br />
Manfredi, Massari, Fiorini definendoli “quel formidabile trio” e,<br />
molti anni dopo, al termine di una serata a il Puff, andava in<br />
scena “La Repubblica del gratta e … perdi”, con interpreti,<br />
Tommaso Zevola, Giusy Valeri, Monica Cetti e, naturalmente,<br />
Lando Fiorini, quest’ultimo, al termine dello spettacolo, intrattenendo<br />
il pubblico, diceva: “…voglio dedicarvi una canzone a me<br />
particolarmente cara, poiché se non fossi stato chiamato ad<br />
interpretarla al Teatro Sistina, probabilmente mi troverei ancora<br />
ai mercati generali…”, si riferiva, naturalmente, a: “Roma nun fa’<br />
la stupida stasera”.
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Indovina L’Artista<br />
Di lato è riportato il<br />
particolare di un quadro.<br />
Sai dire chi l’ha dipinto?<br />
I primi tre che indovineranno<br />
e lo comunicheranno in redazione,<br />
riceveranno un simpatico<br />
omaggio offerto dal Centro<br />
Parati di Selli Vittorio
<strong>Campo</strong> de’ fiori
<strong>foto</strong> Stefano Ioncoli - Ronciglione<br />
“Din…don…” un suono che per mesi ha<br />
taciuto, ora ritorna imponente a ravvivare<br />
i nostri ricordi. “Din…don…” è quella nota<br />
che ogni anno, puntuale, nelle fredde giornate<br />
di metà inverno, solletica le orecchie<br />
dei ronciglionesi. “ Din…don…” tutto è iniziato:<br />
graziose ed improvvisate mascherine,<br />
percorrono le vie di Ronciglione affollate<br />
di gente festante, mentre da lontano,<br />
le note della banda cittadina, preannunciano<br />
l’arrivo dei gruppi mascherati. Costumi<br />
variopinti danzano allegramente, percuotendo<br />
il grigio asfalto decorato di stelle<br />
filanti fatte fluttuare nell’aria dai bambini<br />
vivaci, tenuti per mano, a fatica, dalle proprie<br />
mamme. Un turbinio di coriandoli,<br />
nasconde, a tratti, la visione di maestosi<br />
carri allegorici raffiguranti personaggi<br />
fantastici. Alcuni di essi, esibiscono caricature<br />
del personaggio del momento, ridicolizzandolo<br />
agli occhi degli spettatori<br />
divertiti. Ma oggi tutto è permesso. Il<br />
suono gioioso “de’ o campanò”, ha aperto<br />
una settimana fatta solo di spensieratezza<br />
e divertimento: è Carnevale e la tristezza,<br />
per qualche giorno, viene inghiottita<br />
dalla spensieratezza.<br />
Mentre il vento che soffia pungente da<br />
Sant’Anna, maltratta le guance del pubblico,<br />
che da ore è all’angolo del “Gricio”, un<br />
timido sole invernale sfiora chi ha trovato<br />
posto sulla salita di “Montecavallo” … fervono<br />
i preparativi. Tutto è ormai pronto<br />
per accogliere i protagonisti del momento…<br />
bandiere e stendardi, mescolati ai<br />
cavalli, percorrono la strada principale di<br />
Ronciglione fino al “monumento”, dove il<br />
mossiere è già pronto per la fatidica<br />
“mossa”. Mani, che per lungo tempo hanno<br />
trovato riparo nelle calde tasche dei cappotti<br />
e pellicce, vibrano ora nell’aria per<br />
incitare i sedici purosangue lanciati al<br />
galoppo lungo le vie del paese cimino. D’un<br />
tratto l’aria è percorsa dal forte boato di<br />
chi, con emozione, segue questi fantastici<br />
“berberi” che, ogni anno, sembrano gridare<br />
ai presenti la loro voglia di libertà.<br />
Erminio Quadraroli
28<br />
Domenica 26 Gennaio a Viterbo si sono<br />
svolti i “Campionati Provinciali” di karate<br />
FIAM (Federazione Italiana Arti Marziali),<br />
specialità kata, tappa importantissima per<br />
tutti gli atleti dell’Okinawa S.C. che hanno<br />
iniziato così il percorso per arrivare a<br />
disputare il Campionato Italiano che si<br />
terrà a Maggio.<br />
Imperativo della gara era arrivare in zona<br />
medaglia ed accedere alla fase regionale,<br />
obbiettivo centrato da tutti gli atleti, con<br />
piena soddisfazione del Maestro Carlo<br />
Mercuri e degli istruttori Roberta e Fabio<br />
Mercuri.<br />
Si sono classificati al primo posto: Bernardi<br />
Gianluca, Vastarella Nicola, Rossetti<br />
Nelson, Cavalieri Mauro, Rizzo Martina,<br />
Imperio GianMaria, Sestili Andrea, Filippelli<br />
Fabio, De Federicis Alessia, Strada<br />
Armando, D’Addario Pietro.<br />
Medaglia d’argento per: Mercuri Fabio,<br />
Spettich Federico, Di Valentino Luca,<br />
Racovita Cosmin, Deriù Francesco.<br />
Medaglia di bronzo per: Sciarrini Federico<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />
e Vitali Stefano.<br />
Altro importante appuntamento è stato il<br />
“Campionato Provinciale” di kumite (combattimento),<br />
che si è svolto Domenica 5<br />
Febbraio a Viterbo. Anche in questa occa-<br />
Campionati Provinciali<br />
sione i ragazzi dell’ Okinawa hanno centrato<br />
l’obbiettivo, raggiungendo tutti il podio.<br />
Per la propria categoria si sono piazzati al<br />
primo posto Mercuri Fabio, Vastarella<br />
Nicola e Di Valentino Luca, al secondo<br />
posto Spettich Federeico e Bernardi<br />
GianLuca, al terzo posto Rossetti Nelson.<br />
Tutti gli atleti si stanno allenando per proseguire<br />
questo cammino. Prossima tappa i<br />
Campionati Regionali in cui i ragazzi<br />
dovranno dare il massimo.<br />
Un grosso “in bocca al lupo” a tutti i karatekas.<br />
Domenica 2 Aprile si svolgerà la 14° edizione<br />
della “ Coppa Okinawa“ competizione<br />
di karate, diventata ormai una tradizione<br />
per Civita Castellana. Questo evento<br />
sportivo, che si ripete ormai da più di quindici<br />
anni, è organizzato dalla palestra<br />
Okinawa Sporting Club e coinvolge società<br />
sportive provenienti da tutto il Lazio e non<br />
solo. Infatti la gara rappresenta un richiamo<br />
per centinaia di atleti, che ogni anno<br />
rinnovano la fiducia, la stima e l’amicizia<br />
per il Maestro Mercuri promotore ed organizzatore<br />
della manifestazione.<br />
6 APRILE 2006<br />
14° COPPA OKINAWA<br />
Presso la Palestra Comunale Pino Smargiassi di Civita Castellana
<strong>Campo</strong> de’ fiori
Centro di Diagnosi e Terapia<br />
Neuropsichiatrica, Psicologica, Logopedica,<br />
Psicopedagogica<br />
Via Tasso 6/A - Civita Castellana (VT)<br />
T. 0761.517522<br />
a cura della Dott.ssa<br />
Cristiana Stefani,<br />
Logopedista<br />
“Mentre mangio<br />
spesso ho tosse..”,<br />
“spesso gli alimenti<br />
mi vanno di traverso..”,<br />
“non riesco a<br />
deglutire..” Sono<br />
molte le persone<br />
anziane, ma non<br />
solo, che hanno difficoltà<br />
nel mangiare<br />
o nel bere. Quando<br />
un sorso d’acqua, o<br />
un boccone di cibo, ci fa tossire, non è giusto<br />
pensare che sia soltanto una distrazione<br />
o un caso. quando mangiare diventa<br />
una grande fatica. la maggior parte delle<br />
volte ci troviamo di fronte ad un problema<br />
di deglutizione.<br />
Il cibo che quotidianamente ingeriamo<br />
segue un percorso ben definito, che va<br />
dalla bocca allo stomaco (deglutizione).<br />
A volte gli alimenti deviano dal loro percorso<br />
normale, prendendo una “strada”<br />
sbagliata: la via respiratoria (disfagia).<br />
Questo fenomeno è spesso un sintomo di<br />
una malattia (malattie neurologiche,<br />
tumori, esiti di traumi cranici, o di operazioni<br />
chirurgiche, ecc), ma è anche un<br />
disturbo che può comparire nelle persone<br />
anziane senza alcuna patologia conclamata.<br />
L’individuo che presenta disfagia (troppo<br />
spesso in modo inconsapevole), a pre-<br />
I Catamellesi DOC<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori 31<br />
scindere dal grado di questa,<br />
corre dei grossi rischi per il suo<br />
stato di salute: soffocamento,<br />
polmoniti ab ingestis, malnutrizione<br />
e disidratazione.<br />
Oltre a queste problematiche di<br />
tipo “fisico”, consideriamo anche<br />
quelle a carattere psicologico:<br />
non riuscire<br />
Civita Castellana - 12 Febbraio 2006 - sagra del “frittellone”<br />
6 Febbraio 2006<br />
Conferenza dei Servizi<br />
della ASL distretto VT5<br />
a mangiare normalmente produce frustrazione<br />
durante il pasto, che non è più un<br />
momento da condividere con gli altri, ma<br />
da vivere in solitudine per vergogna; fino<br />
ad arrivare ad annullare l’alimentazione e<br />
non mangiare più.<br />
Consideriamo anche il lato economico:<br />
trattandosi in larga percentuale di persone<br />
ospedalizzate, i disturbi della deglutizione<br />
aumentano il numero delle complicanze, il<br />
tempo di degenza ed i costi sanitari.<br />
Purtroppo in molti ancora sottovalutano le<br />
pericolosa conseguenze dei disturbi di<br />
deglutizione, sia a livello individuale<br />
che collettivo.<br />
E’ bene quindi, nel<br />
“<br />
Problemi<br />
durante i<br />
pasti ......<br />
non sono sempre<br />
casualità<br />
”<br />
caso si verifichino<br />
frequenti episodi di<br />
tosse durante i<br />
pasti, effettuare<br />
una valutazione<br />
delle abilità<br />
deglutitorie.<br />
Le figure professionali<br />
indicate a tal<br />
fine sono il medico<br />
foniatra ed il logopedista,<br />
che in un<br />
lavoro di equipe<br />
sono in grado di valutare se esiste il problema,<br />
in che misura, ed in che modo<br />
affrontarlo.<br />
Riabilitare la disfagia non è semplice,<br />
richiede esperienza, conoscenza teorica e<br />
strumenti adeguati. Le tipologie di intervento<br />
sono principalmente due: agire sulla<br />
causa e lavorare sull’impostazione di strategie<br />
di compenso.<br />
Infatti, ad esempio, per diminuire il rischio<br />
di soffocamento o aspirazione, occorre<br />
istruire il paziente (e chi si occupa di lui) ad<br />
adottare determinate posizioni corporee<br />
durante l’assunzione del cibo e delle<br />
bevande; oppure apportare delle variazioni<br />
alla dieta, in generale comunque fornire<br />
delle norme di scelta e di assunzione degli<br />
alimenti.<br />
Si dice che senza acqua o cibo si può<br />
morire in pochi giorni è anche vero che in<br />
alcuni casi sono acqua e cibo causa di<br />
morte la riabilitazione della disfagia è un<br />
passo importante al fine di migliorare la<br />
qualità della vita!<br />
Vita Cittadina<br />
L’atleta di Civita Castellana,<br />
Maila Pistola, insieme al proprio<br />
partner Valerio Fidenzi,<br />
Domenica 12 Febbraio, ha<br />
disputato, presso il palazzetto<br />
dello sport di Terni, il<br />
Campio-nato Regionale FIDS<br />
di Danza Sportiva. In seguito<br />
ad un intenso allenamento<br />
per la preparazione di 5 balli<br />
standard, ha gareggiato nella<br />
categoria 16/18 anni, arrivando<br />
in finale e conquistando<br />
un inaspettato 3° posto,<br />
dato che la coppia si è formata<br />
da appena 6 mesi. La coppia<br />
si stà ora allenando per le<br />
future “gare a punteggio”<br />
che daranno loro la possibilità<br />
di partecipare al<br />
Campionato Italiano FISD di<br />
danza sportiva.<br />
In bocca al lupo ragazzi
Le nuo nuove<br />
e voci voci<br />
di<br />
Radio adio Punto Zero Zer<br />
di Cristina Evangelisti<br />
!!! Sorpresa !!! per la piccola<br />
Giorgia Mancini che il<br />
21 Marzo compirà il suo<br />
primo compleanno.<br />
Tantissimi auguroni<br />
dalla cuginetta Eleonora,<br />
nonna Maria, e gli zii<br />
Andrea e Tamara.<br />
... Smak ...<br />
Auguri a Alessandro Facchin<br />
che ha compiuto 18 anni il 19<br />
Febbraio da<br />
Antonietta, Cristina, Gabriele,<br />
Serena, Marco e Giuliano<br />
“<br />
Theo<br />
e<br />
Stefan<br />
Key<br />
Abbiamo ricevuto, qualche giorno fa, una lettera da<br />
parte di alcuni giovanissimi lettori di <strong>Campo</strong> de’ fiori, che<br />
ci scrivevano da Fabrica di Roma, Nepi, Magliano<br />
Sabina, Borghetto e Civita Castellana. Ci chiedevano un<br />
piccolo spazio sul nostro giornale da dedicare a Stefano<br />
Caon, in arte Stefan Key e Theo Francocci, in arte Theo,<br />
giovanissimi speaker di Radio Punto Zero (emittente<br />
radiofonica civitonica da quasi trent’anni).<br />
“Signor Anselmi… - scrivono – perché non và in radio a<br />
fare un’intervista o delle <strong>foto</strong>? Per noi giovani è molto<br />
importante e un’occasione per ringraziare il direttore<br />
della radio, Omero Giulivi, per aver dato a Stefan Key e<br />
Theo, uno spazio alla radio e della musica diversa dal<br />
solito, per noi giovani. Speriamo che lei, signor Sandro,<br />
ci possa aiutare, a vedere in <strong>foto</strong>, quei due ragazzi strepitosi.<br />
Grazie, i fans”.<br />
Eccovi accontentati cari amici, questi sono Stefan e<br />
Theo, due giovanissimi ragazzi che, con la loro simpatia<br />
ed il loro umorismo, ogni mercoledì e venerdì pomeriggio,<br />
animano la vostra radio con musica giovane, giochi<br />
sempre nuovi che inventano per il vostro divertimento<br />
ed interagiscono con voi, comunicando con SMS e email.<br />
Chiediamo a Stefan e Theo se vogliono dire qualcosa ai<br />
loro fans e loro, felici e commossi per la vostra partecipazione,<br />
ci rispondono: “Solo una cosa … ragazzi SIETE<br />
FANTASTICI”.<br />
La redazione di <strong>Campo</strong> de’ fiori si associa agli auguri<br />
Tantissimi auguri a<br />
Barbara<br />
Del Priore<br />
che compie gli anni<br />
il 16 Marzo, dalla<br />
mamma, il papà, il fratello,<br />
la sorella e<br />
la nonna<br />
Tantissimi auguri a Marcello Cristiani e a<br />
Giorgia Gelanga che compiono 4 anni.<br />
Con tanto amore dai nonni<br />
Lucia e Massimo<br />
Tantissimi auguri alla piccola<br />
Elisa di Corchiano<br />
che compie 3 anni l’11 Marzo<br />
da nonna Angela, nonno<br />
Terenzino e lo zio Andrea<br />
Tantissimi auguri<br />
di Buon Compleanno a<br />
Maurizio Martini che compie gli anni il 4<br />
Marzo, dalla famiglia e dagli amici<br />
Tantissimi auguri a<br />
Elena Marinozzi che il<br />
22 Marzo compirà 94<br />
anni. Con tanto amore dai<br />
figli Arnaldo e nnunziata,<br />
dai nipoti Alessandro,<br />
Alessandra e Stefania<br />
Tantissimi auguri a<br />
Francesco Soli che compie<br />
gli anni il 31 Marzo, dal<br />
papà e dalla redazione<br />
Tantissimi auguri a Alessandro<br />
Broccolucci di Corchiano che compie<br />
gli anni il 1°Marzo, dai ragazzi<br />
dell’ oratorio<br />
“
<strong>Campo</strong> de’ fiori
34<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />
Cari amici<br />
la storia di Noel si arricchisce sempre più di nuove avventure.<br />
Conservate gli inserti e... buona lettura<br />
dai vostri Cecilia e Federico<br />
soggetto e testo Sandro Anselmi<br />
continua sul prossimo numero......
<strong>Campo</strong> de’ fiori 35<br />
Civita Castellana<br />
La chiesa scomparsa: la Madonna del Vinciolino<br />
Scarse e frammentarie le notizie storiche e documentarie sulla<br />
Chiesa della Madonna del Vinciolino, edificata nel XIII secolo e successivamente<br />
demolita nel 1914, per la costruzione della Scuola<br />
Elementare “XXV aprile” in via Antonio Gramsci.<br />
Recenti acquisizioni documentarie permettono, comunque, di stabilire<br />
la data di edificazione e di ricostruire la forma e la tipologia architettonica<br />
originaria, prima della demolizione degli inizi del ‘900.<br />
In una planimetria del XIX sec., relativa all’area urbana in cui era<br />
inserita la Chiesa, possiamo notare, a nord, la presenza di orti, terreni<br />
coltivati e delle Chiese di San Giovanni e San Benedetto.<br />
Ad est, vari fabbricati di via dello Scasato e le Chiese di Santa Maria<br />
del Carmine e di San Giorgio.<br />
A sud, le zone densamente edificate di Via della Corsica e di Via di<br />
San Giorgio che conduceva all’omonima Chiesa, trasformata nel<br />
1915, e alla stessa Madonna del Vinciolino.<br />
Ad ovest, l’attuale centro storico di Civita Castellana, con tutti i suoi<br />
edifici ed emergenze architettoniche significative.<br />
La Madonna del Vinciolino era, dunque, una Chiesa di “periferia”<br />
secondo la moderna terminologia urbanistica, se vista in rapporto<br />
all’estensione del centro urbano di Civita Castellana nel XIX secolo e<br />
posta in una zona ricca di insediamenti religiosi: San Giorgio,<br />
Sant’Antonio, Santa Chiara all’Ospedale, Santa Chiara in Via Ferretti,<br />
Santa Maria del Carmine, San Giovanni, San Benedetto e le Chiese<br />
Rupestri di San Selmo e San Cesareo, tutte edificate nel versante est<br />
del pianoro si cui sorge l’attuale centro cittadino.<br />
La Chiesa della Madonna del Vinciolino, sulla base del rilievo rinvenuto,<br />
aveva un’unica navata non absidata con l’ingresso, unico e<br />
principale, sul fronte ovest e l’altare delle celebrazioni liturgiche collocato<br />
sul lato est. Sulla parete di fondo, dietro l’altare, l’affresco raffigurante<br />
la Madonna del Vinciolino.<br />
Il tetto era del tipo ligneo a capanna, con le capriate triangolari poggianti<br />
sulle murature in tufo perimetrali a faccia vista, sia sul lato<br />
esterno che interno.<br />
L’aula interna, semplice e spoglia, era pavimentata con mattoni in<br />
cotto posti a spina di pesce, riquadrati da cornici realizzate con conci<br />
di fiume levigati.<br />
Il campanile, del tipo a vela, era posto sul prospetto est, in corrispondenza<br />
dell’angolo nord-est del fabbricato stesso.<br />
Una architettura, dunque, improntata al rigore e alla massima semplicità<br />
costruttiva e tipologica, di chiara matrice ed impronta francescana,<br />
che numerose chiese e conventi ha realizzato a Civita<br />
Castellana e nei dintorni.<br />
Dal rilievo si desume, in particolare, il sistema metrico utilizzato nell’edificazione<br />
della Chiesa: l’intero edificio religioso misurava, sul lato<br />
esterno, metri lineari 6 di larghezza per 12 metri di lunghezza.<br />
Due quadrati, con il lato di 6 metri, posti lungo l’asse longitudinale.<br />
In alzato, l’altezza della chiesa, in corrispondenza della linea di gronda,<br />
era ricavata dal ribaltamento della diagonale del quadrato di<br />
base, secondo uno schema proporzionale tipico dell’architettura religiosa<br />
del XVI secolo.<br />
Nelle linee e forme architettoniche, così semplici e rigorose, rimanda<br />
alla Chiesa della Madonna del Rosario in Via del Rivellino.<br />
Le fonti documentarie, inoltre, non rivelano se l’edificio sacro era utilizzato<br />
quotidianamente, oppure in ricorrenza di particolari celebrazioni<br />
religiose o feste cittadine, come avveniva per la vicina Chiesa<br />
di San Giorgio. L’edificazione della chiesa, sulla base del sistema proporzionale<br />
e metrico, va posta tra il 1210 e il 1240, coeva all’edificazione<br />
di altri edifici religiosi e della stessa Cattedrale dei Cosmati.<br />
Nel 1910, compare nell’elenco dei beni fondiari appartenenti al<br />
Professor Giuseppe COLASANTI, insigne cittadino e scienziato, e<br />
dopo la morte di questi, divenuta con i terreni circostanti, di proprietà<br />
dell’Università di Roma, erede testamentaria del Lascito<br />
Colasanti.<br />
Nel 1912 l’Università di Roma concede in enfiteusi al Comune di<br />
Civita Castellana la chiesa con i terreni per l’edificazione della Scuola<br />
Elementare. Nel 1914, la Chiesa della Madonna del Vinciolino viene<br />
totalmente distrutta.<br />
Prof. Arch. Enea Cisbani
36<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />
Come eravamo<br />
di Alessandro Soli<br />
Avolte scrivendo<br />
questi articoli,<br />
penso veramente<br />
a come eravamo,<br />
noi giovani, nati<br />
dopo il secondo conflitto<br />
mondiale. Noi<br />
che abbiamo vissuto<br />
gli anni della ricostruzione,<br />
gli anni del boom<br />
economico, gli anni dei<br />
radicali cambiamenti di<br />
quella società che usciva<br />
con le ossa rotte da una<br />
guerra, appoggiata per<br />
essere vincitori, e dimostratasi<br />
poi una sonora sconfitta.<br />
Forse l’ho già ripetuto altre<br />
volte, e tengo a ribadirlo, io sono<br />
contento di essere nato in quel<br />
periodo, perché ho potuto confrontarmi<br />
con realtà di tre diverse generazioni:<br />
quella di mio padre, la mia,<br />
e quella dei miei figli.<br />
Finora ho trattato un po’ tutti gli<br />
argomenti della mia infanzia, e della<br />
mia gioventù, riscuotendo ampi consensi,<br />
soprattutto dai miei coetanei,<br />
perché<br />
ho risuscitato<br />
dal dimenticatoio<br />
ricordi e sensazioni che sembravano<br />
ormai perse. Ma lo scopo principale di<br />
tali scritti era e rimane un altro, far capire,<br />
se possibile, ai giovani di oggi, il perché si<br />
è arrivati al BMW, magari partendo dalla<br />
FIAT/500, il perché si è arrivati a convivere<br />
con la donna che ami, magari partendo<br />
dal bacio dato in fretta e di nascosto dai<br />
genitori, il perché tutti oggi studiano e<br />
magari non trovano lavoro, partendo dalle<br />
dolorose bacchettate date ai cosiddetti<br />
“somari” di allora.<br />
Genova<br />
Maggio 1978<br />
Una famiglia<br />
felice<br />
La mia<br />
analisi<br />
Allora è facile e bello confrontarsi;<br />
personalmente, non provo rimpianti<br />
verso questa generazione, etichettata<br />
come generazione del benessere,<br />
anzi provo dispiacere, perché<br />
oggi, specialmente i giovani<br />
sono gravati da mille problemi:<br />
esistenziali, affettivi, sentimen-<br />
tali ecc.<br />
Purtroppo non hanno quella<br />
spensieratezza, tipica delle<br />
generazioni che li hanno preceduti.<br />
Di chi la colpa, se tale si può<br />
chiamare? Della società? Di noi genitori<br />
e nonni? Del progresso? Di chi amministra<br />
la cosa pubblica? La colpa è di tutti e di<br />
nessuno, bisogna avere fiducia nel domani,<br />
in un domani migliore, in un domani<br />
che ci porti a guardare avanti, senza però<br />
dimenticare il nostro passato, per non<br />
ripetere gli errori fatti e ritrovare perché<br />
no, quelle emozioni che tanto ci fanno<br />
bene al corpo e allo spirito. Da parte mia,<br />
fin che scriverò su “<strong>Campo</strong> de Fiori”, continuerò<br />
a trasmetterVi quello che ho provato<br />
e provo, ogni volta che i miei sensi mi<br />
daranno l’input, per regalarmi e regalarVi<br />
la gioia del “come eravamo”.<br />
Ciao, alla prossima!
<strong>Campo</strong> de’ fiori
Via Donatello - Loc. Fontana Matuccia<br />
Civita Castellana (VT) - T. 0761.514016<br />
L’attività motoria, nell’arco della vita dell’essere<br />
umano, inizia con il gioco durante l’età<br />
infantile, prosegue mantenendo le abilità<br />
raggiunte durante tutta l’età adulta e si<br />
caratterizza, come prevenzione, nell’inevitabile<br />
processo degenerativo della terza età.<br />
Il rallentamento dei processi degenerativi,<br />
può essere stupefacente se si coltivano<br />
determinate attività motorie e, soprattutto,<br />
qualche interesse che occupi la mente.<br />
Proviamo a formulare qualche proposta adeguata<br />
per un fitness che garantisca il mantenimento<br />
dell’integrità strutturale e psichica.<br />
Spesso, il sentirsi poco utili nella società e<br />
nella famiglia, è motivo di depressione nel<br />
soggetto anziano. Costituire un gruppo di<br />
allenamento è, quindi, di grande importanza<br />
in quanto rappresenta un momento di<br />
socializzazione.<br />
Ma il gruppo non deve essere “anagraficamente”<br />
omogeneo, in quanto la lamentela di<br />
un soggetto per il proprio ginocchio dolente,<br />
scatenerà, sicuramente, negli altri soggetti<br />
la necessità di parlare dei propri problemi di<br />
cervicalgia, lombalgia etc.<br />
Con un gruppo “anagraficamente” omogeneo,<br />
si rischia di ghettizzare quell’ individuo<br />
anziano, le cui capacità fisiche, nel fitness,<br />
se allenato, sono molto simili, a volte anche<br />
superiori, a quelle di un adulto non allenato.<br />
Viceversa, classi “anagraficamente” miste<br />
ed eterogenee, offrono l’opportunità di uno<br />
scambio di opinioni e di interessi difficilmen-<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori 39<br />
Coltivare l’attività motoria:<br />
coordinazione ed equilibrio<br />
te attuabili in altri ambienti, come ad esempio<br />
all’interno della propria famiglia.<br />
Partendo da questa premessa, si può procedere<br />
alla programmazione delle attività specifiche,<br />
che dovranno comprendere quattro<br />
elementi:<br />
1) Coordinazione Dinamica ed<br />
Equilibrio, 2) Forza, 3) Equilibrio<br />
Miotensivo e Posturale, 4) Resistenza<br />
Cardio-Polmonare.<br />
Per quanto riguarda il primo punto, sappiamo<br />
che la maggior parte dei traumi, ad una<br />
certa età, sono dovuti alla mancanza di<br />
reattività nel recupero dell’equilibrio e all’inefficienza<br />
coordinativa.<br />
Personalmente, oggi valuto diversamente i<br />
due incidenti sciistici in cui sono incorsa nell’ultimo<br />
decennio. Infatti, sentendomi fisicamente<br />
preparata dal punto di vista della<br />
resistenza e della forza muscolare, non<br />
avevo dubbi di poter sciare confrontandomi<br />
con ventenni, sperimentando, al termine<br />
della giornata, una totale freschezza al confronto<br />
della stanchezza degli sciatori più giovani.<br />
Ma, nel mio allenamento, c’erano,<br />
però, pochi elementi di coordinazione e nessuno<br />
di equilibrio. L’unica preparazione in tal<br />
senso, la effettuavo con una pericolosa “full<br />
immertion” durante la settimana bianca!<br />
E’ risaputo che le cadute, in età avanzata,<br />
sono spesso rovinose e, talvolta, i traumi<br />
hanno una risoluzione incompleta. Lasciano<br />
sempre, inoltre, un senso di inadeguatezza,<br />
con conseguente disinteresse per ogni tipo<br />
di attività motoria.<br />
E’ possibile allenare la coordinazione motoria<br />
e l’equilibrio?<br />
“Per quanto riguarda l’equilibrio, sono particolarmente<br />
indicate le attività che giocano<br />
su spostamenti lenti del baricentro, in posizioni<br />
diverse da quelle usuali e che fissano<br />
l’atteggiamento del corpo in posizioni in cui,<br />
il difficile mantenimento dell’equilibrio, comporta<br />
contrazioni isometriche” (Luca Perini).<br />
Questi esercizi, accompagnati da ampi movimenti<br />
degli arti e dal controllo della respirazione,<br />
appartengono a discipline come il TAI<br />
CHI CHUAN e la ginnastica con tecniche<br />
posturali e respiratorie come il PILATES.<br />
Raggiunta una buona preparazione di base<br />
in queste discipline, bisogna affrontare un<br />
nuovo gradino, poiché nessuno, nella vita, si<br />
muove con la lentezza del TAI CHI QUAN, né<br />
vive disteso a terra come nel PILATES. Il<br />
secondo gradino, infatti, consiste nell’affiancare<br />
all’attività iniziale scelta, elementi di<br />
velocità in posizione eretta, come ad esempio<br />
un corso di aerobica o Step Low Impact,<br />
ma solo per chi gode di ottima salute e non<br />
ha alcun problema articolare all’anca, al<br />
ginocchio e alla caviglia. Per chi, invece, soffre<br />
di questi problemi, è indicata la ginnastica<br />
in acqua ed il ballo (ma non slow!). In<br />
questo modo, si darà inizio anche all’allenamento<br />
cardio-polmonare, che sarà l’argomento<br />
del prossimo numero.<br />
Carla Bonafede Di Donato<br />
Coordinatrice Programmi Fitness<br />
Centro Blu Life
40<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />
Amarcord<br />
Quella del barbiere non era una professione, ma una vera e<br />
propria arte.<br />
Rigorosamente in camice bianco, il barbiere faceva accomodare,<br />
sull’antica poltrona, il cliente, che era pronto a farsi<br />
“scolpire” la chioma secondo la moda del momento: allo<br />
schiaffo, alla Marlon Brando, per passare negli anni ’60 al<br />
taglio alla Little Tony (o alla Helvis) e poi alla Beatles. Finito<br />
di acconciare i capelli, il barbiere stendeva, per qualche<br />
minuto, un panno caldo sul viso del cliente, per fargli<br />
ammorbidire la pelle, affilava il rasoio sulla cinta di cuoio,<br />
preparava la crema da barba, rigorosamente al profumo di<br />
mandorla, che miscelava col pennello di peli di cinghiale e<br />
dal manico in osso, ed iniziava la sua opera d’arte.<br />
Con mano sapiente, eseguiva il pelo e il contropelo senza<br />
far sgranare la barba e, per le piccole ferite, era pronto a<br />
tirar fuori dal taschino, una matita emostatica per fermare<br />
il sangue. Naturalmente, la stessa matita veniva utilizzata<br />
per tutti i clienti, “alla barba” delle malattie infettive.<br />
Dopo essere stato sbarbato, il viso del cliente veniva nuovamente<br />
ricoperto con un panno, questa volta fresco, per<br />
tonificare la pelle. Finito il trattamento, e dietro il richiamo<br />
di: “Ragazzo …… spazzola”, compariva il ragazzo di bottega,<br />
sui 10 – 15 anni, mandato dai genitori ad imparare il<br />
mestiere che, con la spazzola in mano, ripuliva il cliente dai<br />
peli e dai capelli. Il tocco finale spettava nuovamente al barbiere<br />
che, con la boccetta di profumo e la pompetta, profumava<br />
il cliente sul viso e sui capelli.<br />
Prima degli anni ’60, quando nelle case ancora non si avevano<br />
tutte le comodità che si hanno oggi, il negozio del bar-<br />
Ragazzo ... spazzola<br />
Civita<br />
Castellana<br />
1928<br />
da sx<br />
Ediberto<br />
Manoni,<br />
Umberto<br />
Talia,<br />
Nino<br />
Marino<br />
(detto<br />
Nino il<br />
siciliano)<br />
<strong>foto</strong> del<br />
Sig. Marco<br />
Manoni<br />
Barbieri di Civita Castellana insieme ai loro praticanti.<br />
In alto da sx: Chitarrini (detto Spaghetto), Franco Mazzotti, Carlo Bergamaschi (detto Carlino),<br />
Vincenzo Talia, Etterino Tuia, Tulio Tuia, Giovanni Basili (detto Giuannetto), Attilio Sacchetti (detto o’<br />
Boccio). In basso da sx: Benedetto Scarponi (detto Scaccino), Belardino Casadidio, Settimio Santini,<br />
Vincenzo Frausilli, Serafino Scarponi, Gildo Cecchini.<br />
biere era fornito anche dei “bagni” e, sottoscrivendo<br />
anche un abbonamento mensile,<br />
ci si poteva recare per farsi la doccia.<br />
In un angolo di tutte le botteghe del barbiere,<br />
c’era un alto sgabello a forma di<br />
cavalluccio che, cavalcato dai bambini più<br />
piccoli per gioco, rendeva il lavoro più facile<br />
al barbiere che gli doveva tagliare i<br />
capelli. Tutti gli anni, per Natale, il barbiere<br />
regalava ai loro clienti un piccolissimo<br />
calendario profumato, a forma di libricino.<br />
All’interno, ogni pagina, oltre a riportare il<br />
mese, era illustrata con splendidi acquerelli<br />
che ritraevano la storia delle “opere”<br />
italiane, come “Il barbiere di Siviglia”, “La<br />
Tosca” o la “Traviata”. Per i più adulti, o<br />
per i clienti affezionati, il barbiere riservava<br />
dei calendarietti, come dire, un po’ osè,<br />
che ritraevano donnine velate (mai nude)<br />
che lasciavano spazio all’immaginazione di<br />
chi le guardava.<br />
Cristina Evangelisti
<strong>Campo</strong> de’ fiori
42<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />
L’angolo ... cin cin di<br />
Visto che dallo scorso numero abbiamo iniziato<br />
ad affrontare l’argomento sull’ abbinamento<br />
eno-gastronomico, vediamo ora, in<br />
modo più dettagliato, i motivi che ci spingono<br />
verso la scelta della perfetta unione tra<br />
cibo e vino più adatto.<br />
Dall’antichità, abbiamo testimonianze su<br />
come la ricerca del vino idoneo al cibo fosse<br />
un desiderio sentito dagli uomini di quel<br />
tempo.<br />
Evidentemente riuscire ad ottenere la perfetta<br />
unione tra cibo e vino, donava al palato<br />
una piacevole sensazione e soddisfazione,<br />
al contrario dell’abbinamento di un cibo<br />
ad un vino qualsiasi.<br />
Col progredire della gastronomia e dell’enologia,<br />
sono aumentate le possibilità di realizzare<br />
accostamenti gastronomici sempre più<br />
apprezzati.<br />
Quando si sceglie un vino da abbinare ad un<br />
certo piatto lo scopo che ci proponiamo di<br />
raggiungere, deve essere quello di poter<br />
valorizzare, al meglio, le caratteristiche<br />
organolettiche, ovvero colori, profumi e<br />
sapori, di tutto ciò che stiamo assaporando.<br />
Ricordiamo, però, che la scelta di questo<br />
abbinamento può seguire diversi principi<br />
che possono essere più o meno tecnicoscientifici,<br />
e che a volte, al contrario, sono<br />
legati alla tradizione, al gusto personale, a<br />
ricordi felici, alla poesia di un momento o al<br />
semplice, ma mai sbagliato, buon senso.<br />
L’abbinamento cibo-vino può dunque essere<br />
realizzato sui principi della contrapposizione<br />
e della concordanza , in modo che ad ogni<br />
caratteristica organolettica del cibo corri-<br />
Letizia Chilelli<br />
La scelta dell’abbinamento<br />
sponde, anche<br />
sotto il profilo<br />
quantitativo,<br />
una determinatacaratteristicacontrapposta<br />
o concordante<br />
del vino,<br />
in modo, quindi,<br />
che venga<br />
raggiunto un<br />
perfetto connubio.<br />
Importante,<br />
però, è anche<br />
l’abbinamento<br />
basato sul<br />
gusto personale,<br />
che spesso si lega alla tradizione locale,<br />
che ci regala una perfetta unione, dove non<br />
si manifestano mai alcune stonature o nette<br />
prevalenze delle sensazioni di uno dei componenti<br />
sull’altro, tenendo, però, sempre<br />
presente alcuni concetti logici fondamentali,<br />
legati alla stagione in cui si ritrova e alla<br />
temperatura della preparazione.<br />
Per l’abbinamento, ci si può basare anche su<br />
aspetti psicologici o poetici, che potranno<br />
variare di volta in volta a seconda della<br />
situazione, ma che sicuramente lasceranno<br />
piacevoli ricordi nella nostra mente Si pensi,<br />
per esempio, ad un pranzo preparato per<br />
festeggiare il nostro compleanno, oppure<br />
alla festa legata ad una ricorrenza particolare,<br />
o alla fatidica serata del primo appuntamento...<br />
A tal proposito, ne approfitto per “suggerire”<br />
alcune regole abbastanza precise nella composizione<br />
e nella successione delle portate :<br />
-Predisporre in successione i piatti dal sapore<br />
più delicato al più forte.<br />
-Non è consigliabile servire due volte carni<br />
bianche, rosse o pollame della medesima<br />
qualità, anche se vengono cucinate in modo<br />
diverso.<br />
In base allo stesso principio, non è consigliabile<br />
servire, una dopo l’altra, due salse<br />
chiare o due salse scure, così come non è<br />
consigliabile servire due pastasciutte o due<br />
brodi uno dopo l’altro, ma, semmai, un<br />
brodo, poi una pastasciutta.<br />
-Le decorazioni e i legumi di contorno<br />
dovranno essere sempre diversi. Unica eccezione<br />
per i tartufi, forse per la loro preziosi-<br />
tà!<br />
-La tecnica di cottura deve essere sempre<br />
diversa: no al pollo bollito, seguito da un<br />
pesce anche esso bollito.<br />
-I piatti densi e sostanziosi con salse importanti,<br />
andrebbero serviti di norma solo in<br />
inverno.<br />
-E’ opportuno rispettare la stagionalità nella<br />
composizione del pranzo, evitando il più<br />
possibile di servire legumi, verdure e frutta<br />
in scatola.<br />
-Evitare di servire per cena formaggi pesanti<br />
e preparazioni a base di sughi e salse<br />
complessi, tutto in omaggio al principio della<br />
digeribilità.<br />
Teniamo, però, sempre presente che, l’importante<br />
è comunque la valorizzazione del<br />
piatto, del vino o di entrambi, scegliendo in<br />
ogni caso sempre una bottiglia di qualità,<br />
che aiuterà ad esaltare tutte le caratteristiche<br />
della nostra preparazione.<br />
Carne alla deliziosa<br />
Or ti dico una ricetta,<br />
per una cena assai perfetta.<br />
Prendi un pollo già tagliato,<br />
e poi rendilo disossato.<br />
Fallo a pezzettini insieme ad una cipolla,<br />
e poi con dell’olio mettilo in padella.<br />
Aggiungi carote tagliate finemente,<br />
e un pizzico di sale allegramente.<br />
Or di ginepro metti un pochetto,<br />
e il tuo piatto è quasi perfetto.<br />
A cottura quasi finita ,<br />
aggiungi di panna solo pochina.<br />
La rima cade quando l’odore percuote,<br />
le narici di tante pance vuote.<br />
Dopo un’ultima saltata,<br />
ora la carne è preparata.<br />
La puoi gustare con ardore,<br />
buon appetito a te di cuore.<br />
Quadraroli Erminio
...continua da pag. 6<br />
D: Quali sono state le sue esperienze<br />
televisive passate?<br />
R: Con Falqui, Trapani, Pingitore e Proietti.<br />
Al momento, sono una delle protagoniste<br />
della terza, quarta, quinta, sesta e settima<br />
puntata di “Orgoglio capitolo terzo”. Sono<br />
appena tornata dalla conferenza stampa di<br />
“Orgoglio”. I dirigenti RAI hanno detto che<br />
il mio personaggio è strepitoso, rimarrà<br />
impresso. Sono felicissima di tutto questo.<br />
D: Com’è stata l’esperienza di<br />
“Orgoglio”?<br />
R: Bellissima! Straordinaria! E’ un regalo<br />
lasciatomi da Goffredo Lombardo. E’ lui<br />
che mi ha voluta in questa serie. Prima di<br />
morire mi ha riservato questa “piccola”<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />
parte di “eredità” della sua grandezza.<br />
Lombardo è stato un grande uomo di cinema<br />
e un essere umano grandioso. Spero di<br />
proseguire la mia attività, il più a lungo<br />
possibile, con il figlio Guido, che ha preso<br />
le sue redini e produce fiction straordinarie.<br />
Tengo anche a dire che la “Titanus” è<br />
una grande produzione.<br />
D: Quale musica Le piace?<br />
R: Mi piace la musica etnica. Sono una<br />
patita del Fado portoghese, la musica<br />
araba e tutte le sonorità del Mediterraneo.<br />
Ho cantato con un musicista turco, famosissimo,<br />
che mi ha voluta come voce per le<br />
sue canzoni. Sono appassionatissima delle<br />
musiche popolari dei vari paesi.<br />
D: Che tipo di donna è?<br />
R: Sono una donna sempre in movimento.<br />
Già nella pancia di mia madre scalciavo<br />
Contadino che sta nel campo<br />
sotto il tuono e sotto il lampo<br />
pensa, ride e si trastulla<br />
tutto il giorno non fa nulla<br />
I primi cinque che telefonando in<br />
redazione daranno la soluzione dell’indovinello,<br />
riceveranno un simpatico omaggio offerto da<br />
L’ANGOLO DEI DESIDERI<br />
ANNUNCI ECONOMICI GRATUITI<br />
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43<br />
sempre! Ho fatto molto sport: equitazione<br />
a livello agonistico con Piero D’Inzeo. Ho<br />
praticato pallacanestro nella serie C. Vado<br />
molto in bicicletta. Amo attraversare tutta<br />
Roma in bici. Percorro tutte le piste ciclabili.<br />
E’ il mio mezzo di trasporto. Sono una<br />
donna che non si ferma mai! Mi piace<br />
molto cucinare, tenere bene la casa. Sono<br />
appassionata di arredi, tendaggi, mi piace<br />
una casa bella e ben tenuta. Cucino cose<br />
molto veloci, ma buone. Non sono una che<br />
sta giornate intere ai fornelli.<br />
D: E’ sposata?<br />
R: No. Non sono sposata e non ho figli.<br />
Loredana Filoni
<strong>foto</strong>servizio M.<strong>Topini</strong><br />
44<br />
STORIA Di natura<br />
quasi completamente<br />
pianeggiante, il<br />
territorio della cittadina<br />
di Nepi si allarga<br />
per circa 8.500<br />
ettari, ai piedi dei Monti Cimini e<br />
Sabatini, su di un promontorio<br />
tufaceo naturalmente<br />
difeso da due<br />
profondi canaloni solcati,<br />
con il passare del<br />
tempo, dal Rio Puzzolo<br />
e dal Rio Falisco,<br />
affluenti del Treia.<br />
Questa zona delimitata<br />
dai rispettivi corsi d’acqua,<br />
che rende perfettamente<br />
l’idea del<br />
di<br />
Ermelinda Benedetti<br />
cosiddetto paesaggio etrusco, è conosciuta<br />
con il nome di “Le Forre”. Una folta vegetazione,<br />
infatti, ricopre il fondo di questa vallata<br />
confinata tra gole alte centinaia di metri.<br />
Le Forre hanno avuto un’importanza fondamentale<br />
per tutta l’Etruria meridionale, tanto<br />
da arrivare a condizionare la sua cultura.<br />
Diramazioni e interconnessioni formano una<br />
sorta di rete viaria urbana; piccoli corsi d’acqua<br />
danno origine<br />
a vivaci<br />
cascate creando<br />
un mondo sotterraneonettamente<br />
differente<br />
dalla superficie<br />
esposta. È possibile<br />
ammirare<br />
un luogo incontaminato,<br />
al suo<br />
stato originale,<br />
dove la mano<br />
dell’uomo non è<br />
mai arrivata. Le<br />
Forre, oltre ad<br />
essere apprezzate<br />
per il loro<br />
fascino naturale,<br />
hanno avuto<br />
anche una valenza<br />
storica molto<br />
importante:<br />
quella di formazione<br />
di villaggi ben protetti.<br />
Questo spazio, infatti, è inespugnabile ai due<br />
lati più lunghi per la biforcazione dei fiumi e<br />
facilmente chiudibile su quello più corto per<br />
mezzo di mura. Questa strategia era così largamente<br />
usata dalle popolazioni etrusche<br />
che viene ricordata proprio con il nome di<br />
“posizione etrusca”.<br />
Numerosi ritrovamenti archeologici fanno<br />
pensare che il territorio di Nepi sia stato insidiato<br />
dall’uomo già in età preistorica. La cittadina<br />
però fu effettivamente fondata 548<br />
anni prima che Roma nascesse, per mano di<br />
Termo Laerte. Tra le diverse civiltà che si<br />
susseguirono ricordiamo in particolare i<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />
Le guide di <strong>Campo</strong> de’ fiori<br />
Neepi<br />
Falisci e gli Etruschi. Sotto la guida di questi<br />
ultimi fu piuttosto popolosa e potente,<br />
essendo essa entrata a far parte della<br />
Pentapoli Etrusca. Anche il nome, secondo<br />
alcuni cronisti, sarebbe da ricollegarsi agli<br />
Etruschi. Deriverebbe, infatti, da Nepa, che<br />
in etrusco vuol dire “acqua”, famosa per la<br />
sua acqua minerale carbonica, già in quel<br />
periodo. Altri ritengono, invece, che derivi<br />
dal serpente Nepa, che veniva adorato come<br />
divinità protettrice della fertilità, tanto più<br />
che nello stemma di Nepi e in altre decorazioni<br />
della città compare proprio un serpente.<br />
Lo storico latino Tito Livio ci dà testimonianza<br />
del fatto che nel 371 dalla nascita di<br />
Roma, Nepi fu conquistata da Furio Camillo,<br />
il quale la ridusse a condizione di colonia. I<br />
romani ne fecero un luogo ammirevole,<br />
costruendo ville e templi, l’anfiteatro detto di<br />
Augusto e le note terme dei Gracchi.<br />
Insieme alla vicina cittadina di Sutri ebbe<br />
anche il ruolo di avamposto difensivo dei territori.<br />
La prima metà del VI secolo la vide<br />
aspramente contesa tra i Goti e i Bizantini,<br />
inviati a difesa dall’Imperatore Giustiniano<br />
nel 551, sotto la guida del generale Narsete.<br />
Nel 568 fu messa a ferro e fuoco dai<br />
Longobardi di Alboino. Stremata e minacciata<br />
dal re dei Longobardi, Agilulfo,<br />
che si era convertito al cattolicesimo<br />
e stava conducendo<br />
tutte le popolazioni sottostanti<br />
al suo dominio verso<br />
questa direzione, fu costretta<br />
a giurare fedeltà alla<br />
Chiesa. Conquistata poi da<br />
Liutprando, fu da questi<br />
lasciata per obbedienza a<br />
Papa Zaccaria. Persino i<br />
Saraceni, sconfitti, però, in<br />
uno scontro decisivo nella<br />
Valle del Baccano nel 915,<br />
mirarono ad invadere la cittadina.<br />
Nell’XI secolo cadde<br />
nelle mani di baroni di stirpe<br />
tedesca, per passare poi<br />
nelle mani di Goffredo di<br />
Toscana, nuovamente insieme<br />
a Sutri. Nel 1094<br />
Ildebrando, futuro Papa<br />
Gregorio VII, guidò i Romani<br />
alla conquista di Nepi.<br />
Nel 1131 divenne libero comune, ma in realtà<br />
continuò ad essere la protagonista di continue<br />
lotte tra le famiglie aristocratiche che<br />
ne pretendevano il possesso: gli Anguillara,<br />
gli Orsini, che nel 1277 concessero i primi<br />
statuti, i Colonna e i Vico, ai quali era stata<br />
ceduta per metà dai Colonna stessi. Gli anni<br />
più significativi furono però quelli trascorsi<br />
sotto i Farnese ed i Borgia. Nel 1428, infatti,<br />
passò ad essere dello Stato Pontificio, dopo<br />
che Dolce Anguillara, a cui era stata affidata<br />
grazie ad un suo prestito alla Camera<br />
Apostolica, l’aveva perduta perché militante<br />
sotto Francesco Sforza. A questo punto<br />
Callisto III nominò il nipote, Cardinale<br />
Rodrigo Borgia, governatore,<br />
fino a che non<br />
divenne egli stesso<br />
Papa e passò la carica<br />
ad Ascanio Sforza, poi<br />
alla figlia Lucrezia<br />
Borgia ed infine, dopo<br />
le nozze di lei con il<br />
Duca di Ferrara, a<br />
Cesare Borgia. Nel<br />
1501, Alessandro VI<br />
nominò duca di Nepi il<br />
piccolo Giovanni<br />
Borgia, filgio avuto da<br />
Giulia Farnese. Con la nomina a Papa di<br />
Leone X finì anche il ducato dei Borgia. Il<br />
titolo di duca di Nepi fu venduto al poeta<br />
aretino Bernardo Accolti, che Leone X investì<br />
nel 1521 col titolo di Governatore Perpetuo.<br />
Ma, a causa delle sue stranezze e delle<br />
sopraffazioni esercitate, fu preso a malvolere<br />
e, dopo aver sconfitto l’invasore Carlo V,<br />
venne cacciato dalla popolazione nepesina.<br />
Clemente VIII tentò di riportarlo al suo<br />
posto, ma Accolti stesso scappò non appena<br />
seppe dell’arrivo delle truppe imperiali. Con<br />
l’elezione di Paolo III Farnese, Nepi diviene<br />
feudo di Pierluigi Farnese, che apportò notevoli<br />
migliorie all’assetto urbanistico e architettonico<br />
della città. Nel 1545, i Farnesi<br />
ottennero il Ducato di Parma e Piacenza e<br />
concessero in permuta alla Camera<br />
Apostolica il ducato di Nepi, che tornò ad<br />
essere della Chiesa fino la 1870. Nel 1798 fu<br />
teatro dello scontro tra le truppe Francesi e<br />
le milizie borboniche.<br />
ITINERARIO TURISTICO Nelle campagne<br />
che circondano Nepi sono state rinvenute<br />
diverse Necropoli, nelle quali si possono<br />
ammirare tombe scavate nel tufo e resti di<br />
monumenti sepolcrali. La tomba di
“Gilastro”, formata da un’ampia camera<br />
quadrata, accessibile tramite un corridoio,<br />
conteneva, in una parete, un loculo e, nelle<br />
altre due, dei sarcofagi, due banchine di<br />
deposizione e uno spazio sottostante uno<br />
dei sarcofagi, adibito, molto probabilmente,<br />
alla deposizione di ossa, con l’intento di<br />
lasciar spazio ad altre sepolture.<br />
Interessanti anche le tre tombe della<br />
necropoli di Piani del Pavone. Una di<br />
esse presenta un lungo corridoio<br />
che immette in una stanza di<br />
media grandezza nella quale si<br />
trovano due loculi; un’altra, di<br />
poco più piccola, mostra una nicchia<br />
scavata nella parete e la<br />
terza, più ampia delle altre due, é<br />
quasi interamente distrutta. Nepi<br />
è attraversata dalla importante<br />
Via Amerina, lunga complessivamente<br />
52 km, di cui la cittadina<br />
era diventata roccaforte a presidio<br />
dei limitrofi centri abitati. La Catacomba di<br />
Santa Savinilla, per le sue dimensioni e la<br />
grandiosità, è uno dei complessi funerari<br />
sotterranei più importanti dell’Italia centrale.<br />
Si sviluppa in tre gallerie principali di circa 35<br />
m, tranne una che è leggermente più corta,<br />
che corrono quasi parallelamente tra loro e<br />
in tre secondarie, che da esse si diramano.<br />
Tutte le pareti delle gallerie sono occupate<br />
da sepolture, segno tangente di un uso massiccio<br />
della struttura. Su alcune tombe, quasi<br />
tutte cellette chiuse da tegole e mattoni<br />
intonacati con malta bianca, è possibile<br />
vedere iscrizioni funerarie dipinte o graffiate<br />
e, addirittura, resti di pitture. È databile tra<br />
gli inizi del IV e la fine del V secolo ma la tradizione<br />
popolare vuole che abbia origini più<br />
antiche, in quanto si ritiene che in essa siano<br />
stati sepolti i due santi protettori di Nepi,<br />
Tolomeo e Romano. Il Castello fu costruito<br />
su fondamenta che risalgono all’età romana.<br />
Venne ampliato da Rodrigo Borgia, il quale vi<br />
fece erigere, da Antonio da Sangallo il<br />
Vecchio, una Rocca, il monumento più<br />
caratteristico di Nepi. Per volontà di Pierluigi<br />
Farnese, fu costruito il Palazzo comunale,<br />
con il compito di ospitare i Priori. I lavori di<br />
edificazione presero il via nel 1542 sotto la<br />
supervisione del suo progettista, Antonio da<br />
Sangallo il Giovane. Nel 1545, quando giusto<br />
appena il primo piano era completato, i lavori<br />
si interruppero in seguito alla partenza, da<br />
Nepi, del Farnese. Vennero ripresi solo nel<br />
XVIII secolo, grazie al progetto presentato<br />
da Michele Locatelli. Nello stesso periodo<br />
venne inserita una fontana al centro del portico,<br />
per mano dell’architetto Filippo<br />
Barigioni, a celebrazione della realizzazione<br />
dell’Acquedotto di Nepi, una delle opere<br />
che ha decisamente cambiato il modo di<br />
vivere dei cittadini, poiché fece giungere<br />
acqua potabile nelle case. Dopo lunghi e<br />
appurati studi, che non ebbero nessun esito,<br />
anche da parte di architetti del calibro di<br />
Vignola,, solo nel 1702 l’architetto Filippo<br />
Barigioni presentò un progetto concretamente<br />
realizzabile. L’acquedotto, consistente<br />
in una struttura muraria lunga 285 metri e<br />
articolata in 36 arcate divise su due piani. Fu<br />
terminato definitivamente nel 1727. Per<br />
quanto riguarda il Duomo, la sua fattezza lo<br />
riconduce ad una origine romanica. La tradizione,<br />
infatti, vuole che esso sia stato eret-<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori 45<br />
to, molto probabilmente, in corrispondenza<br />
di un antico tempio romano dedicato a<br />
Giove, già esistente nel V secolo. Nel IX<br />
secolo però venne completamente riedificato<br />
per ordine del cardinale nepesino<br />
Innocenzo Pegatesco. La struttura, tuttavia,<br />
ha subito continue variazioni e aggiunte nel<br />
corso dei secoli successivi, come dimostrano<br />
i vari elementi artistici e architettonici presenti,<br />
relativi alle diverse epoche storiche. Le<br />
prime notizie riguardanti la Chiesa di San<br />
Biagio risalgono alla metà del X secolo. La<br />
costruzione si sviluppa in una unica navata,<br />
a destra della quale si trova una cappella<br />
con volta a crociera e a sinistra un piccolo<br />
tempio dedicato a San Biagio, in stile gotico,<br />
con affreschi del XV secolo. Anche in essa è<br />
possibile ammirare elementi artistici ed<br />
architettonici di svariate epoche. La Chiesa<br />
di San Tolomeo, conosciuta anche come<br />
Chiesa del Rosario, fu fatta costruire nel1542<br />
per volere del duca Pierluigi Farnese, come<br />
rimpiazzo di un’altra chiesa, dedicata al<br />
medesimo Santo, sita fuori le mura, che proprio<br />
lui aveva dato ordine di demolire per<br />
ragioni di sicurezza. Dell’originario progetto<br />
di Antonio da Sangallo il Giovane sembra<br />
essere rimasta solo cripta, in quanto l’edificio<br />
è stato sottoposto più volte a rifacimenti.<br />
È a navata unica con ben otto altari più<br />
l’altare maggiore, realizzati in legno dorato e<br />
risalenti al XVII secolo. Caratteristico è il suo<br />
transetto circondato da una grande abside<br />
finale. Degne di essere nominate e visitate<br />
sono anche la Chiesa di San Pietro, anteriore<br />
al XIII secolo; la Chiesa di San<br />
Silvestro, più comunemente conosciuta col<br />
nome di Chiesa del Carmine, perché curata<br />
dalle Suore Carmelitane, del 1400, ma che<br />
ha assunto l’attuale aspetto solo agli inizi<br />
del1600; la Chiesa di San Rocco, costruita<br />
nel 1460 in seguito ad una epidemia di<br />
peste e la Chiesa di San Bernardo, che<br />
insieme al Monastero furono costruiti negli<br />
ultimi anni del XV secolo e anch’essi rimaneggiati<br />
successivamente. Nello stesso<br />
luogo si ergeva, precedentemente, una cappella<br />
dedicata a San Pancrazio.<br />
TRADIZIONI E FESTE<br />
Festa di Sant’Antonio Abate<br />
Festeggiamenti in onore del Santo protettore<br />
degli armenti, con benedizione degli animali<br />
e sfilata dei Carri allegorici per le vie<br />
principali del paese, in occasione dell’apertu-<br />
ra del Carnevale.<br />
Madonna dei Matti Antica festa tradizionale<br />
organizzata dal Rione Ripa. Cade la<br />
seconda domenica del mese di maggio.<br />
Durante la mattina, celebrazione della Santa<br />
Messa nella Chiesa di San Giovanni, nel<br />
pomeriggio musica, cabaret e stand gastronomici.<br />
A conclusione spettacolo pirotecnico.<br />
Sagra del pecorino romano e dei prodotti<br />
dellaTuscia Degustazione di prodotti<br />
tipici della zona con stand gastronomici e<br />
serate musicali, durante il mese di maggio.<br />
Palio del Saracino Rievocazione storica<br />
dell’arrivo di Lucrezia Borgia a Nepi, in qualità<br />
di nuova duchessa. Il confronto per la<br />
vittoria del palio è tra le quattro contrade del<br />
paese: la Rocca, che rappresenta la famiglia<br />
dei Borgia, Santa Maria che rappresenta i<br />
Farnese, San Biagio per la famiglia degli<br />
Orsini e Santa Croce per gli Anguillara.<br />
Numerosi spettacoli di sbandieratori, saltimbanco,<br />
danzatori, giostre di cavalli, cortei<br />
storici in costumi d’epoca, arcieri, giochi<br />
medievali per bambini, mostre e taverne,<br />
accompagnano il palio. I festeggiamenti si<br />
svolgono nel mese di giugno.<br />
Fiorita Un lungo tappeto di fiori colorati e<br />
profumati si snoda per le vie del centro di<br />
Nepi in attesa di essere calpestato dalla processione<br />
del Corpus Domini.<br />
Festa dei SS. Romano e Tolomeo<br />
Festeggiamenti in onore dei Santi Patroni di<br />
Nepi, animati da spettacoli pomeridiani e<br />
serali di piazza con ospiti vari, che contornano<br />
la parte religiosa, nell’ultima settimana<br />
del mese di agosto.<br />
Presepe vivente Rappresentazione della<br />
natività con personaggi veri, durante il<br />
periodo natalizio.<br />
SAPORI TIPICI Tozzetti e cazzotti sono<br />
dolci secchi con nocciole tostate, caratteristici<br />
di tutta la zona del viterbese, famosa per<br />
la produzione di nocciole. Frittelle di San<br />
Giuseppe sono frittelle dolci, ripiene di riso<br />
bollito mescolato con uvetta e zucchero.<br />
Bugie di Carnevale o Frappe sono realizzate<br />
con pasta sfoglia dolce, fritta in olio<br />
bollente e guarnite con zucchero a velo, tipiche<br />
del periodo di carnevale.<br />
LE CURIOSITA’.<br />
Ma lo sapevate che a Nepi…<br />
La persona più anziana del paese è la<br />
signora Clementina Marucci, nata il<br />
15.09.1906<br />
La coppia sposata da più anni è quella di<br />
Triestino Paoletti e Andreina Minuetti con<br />
matrimonio celebrato a Roma il 28.8.1939<br />
Il sindaco con più anzianità di carica è<br />
Ezio Polidori, dalle elezioni del 15.6.1975<br />
fino al 05.5.1990
Il volontariato, l’assistenza all’altro, la solidarietà<br />
non hanno confini: sono tali e tanti i<br />
compiti da svolgere, le necessità da affrontare,<br />
gli aiuti da offrire che risulta impossibile<br />
definirli del tutto. Eppure ci sono associazioni,<br />
gruppi di persone che non si spaventano<br />
davanti a tale compito e che, anno dopo<br />
anno, crescono nella voglia, nella forza e<br />
nella disponibilità verso gli altri. Un esempio<br />
di dedizione, entusiasmo e fratellanza giunge<br />
dal cuore della Tuscia, dalla patria della<br />
storia etrusca: a Tarquinia (VT) opera da più<br />
di 25 anni l’associazione umanitaria “Semi di<br />
Pace”, ormai vero e proprio punto di riferimento<br />
per tutti quelli che si trovano a vivere,<br />
per varie cause, in uno stato di marginalità<br />
sociale a livello non solo locale, ma anche<br />
nazionale ed internazionale.<br />
Attiva sul territorio dal 1980, iscritta al registro<br />
regionale delle organizzazioni di volontariato<br />
Onlus, Sezione Servizi Sociali della<br />
Regione Lazio, ed al registro degli enti e<br />
delle associazioni che svolgono attività a<br />
favore degli immigrati, “Semi di Pace” ha<br />
ampliato, nel corso degli anni, la sua attività<br />
in numerosi campi, dai servizi sociali al<br />
volontariato internazionale, dall’aiuto alla<br />
vita all’assistenza per stranieri. E così,<br />
entrando nella sede dell’associazione, è possibile<br />
assistere alla distribuzione del vestiario<br />
o di generi alimentari ai più bisognosi, o allo<br />
smistamento dei medicinali da inviare in<br />
varie parti del mondo. Oppure ricorrere<br />
Semi di pace<br />
PER LE OFFERTE LIBERE<br />
destinate alla costruzione del<br />
“VILLAGGIO DELLA SPERANZA”<br />
-c/c postale n. 62883186<br />
-c/c bancario n. 000010060490 ABI 06065 CAB 73290<br />
Banca CA.RI.VIT. agenzia di Tarquinia (VT)<br />
all’assistenza del consultorio familiare, che<br />
offre gratuitamente e nel rispetto della libertà<br />
personale, il sostegno e l’assistenza professionale<br />
in campo psicologico, religioso,<br />
medico e legale.<br />
Ma un aspetto fondamentale di “Semi di<br />
Pace è l’attività a livello internazionale,<br />
campo in cui l’Associazione ha attivato<br />
numerosi progetti di sostegno a varie popolazioni<br />
del mondo. Un rapporto speciale è<br />
quello con Cuba (in particolare con la cittadina<br />
di Jaruco, con cui Tarquinia è stata per<br />
qualche anno gemellata), dove sono attivi il<br />
progetto “Sinsonte”, per il sostegno a distanza<br />
di bambini, anziani e ragazze madri, ed il<br />
progetto “Amistad”, che raccoglie materiale<br />
sanitario e scolastico, vestiario e tutto quanto<br />
può essere inviato a Jaruco dove viene<br />
distribuito a scuole, ospedali e case di riposo<br />
per anziani. A queste iniziative si affianca,<br />
ormai da qualche anno, il progetto “Tainos”<br />
per aiutare i bambini ed i ragazzi appartenenti<br />
a famiglie povere e disagiate nella<br />
Repubblica Domenicana.<br />
L’anno scorso, peraltro, “Semi di Pace” ha<br />
attivato un ulteriore canale, che ora la lega<br />
all’India ed alla Thailandia: si tratta del progetto<br />
“Speranza: un cuore per l’Asia”, tramite<br />
il quale si sta lavorando per raccogliere<br />
fondi e costruire,nella zona indiana del Tamil,<br />
il Villaggio della Speranza, dove i bambini<br />
rimasti orfani saranno seguiti dalle suore<br />
missionarie passioniste. In Thailandia, inve-<br />
ce, si mira a realizzare un Centro<br />
Polifunzionale per bambini abbandonati o in<br />
condizione di grande disagio, seguiti dalle<br />
suore missionarie salesiane. Il tutto con l’aiuto<br />
di un testimonial d’eccezione: la nota cantante<br />
Antonella Ruggiero.<br />
Ma il vero e proprio sogno di “Semi di Pace”<br />
è a Tarquinia e si sta, pian piano, realizzando.<br />
Il suo nome è “Cittadella dei Giovani”<br />
luogo, destinato ai ragazzi, alternativo alla<br />
strada ed al “muretto”, dove aggregarsi, trascorrere<br />
il tempo libero, fare sport, ma anche<br />
acquisire nuove conoscenze sul mercato del<br />
lavoro e nuove competenze in ambito scolastico<br />
ed educativo. All’interno della<br />
“Cittadella” sono presenti diverse attività<br />
ricreative, artistiche e formative rivolte ai<br />
bambini e ai giovani, laboratori di giardinaggio,<br />
musica ed altro. È lì, inoltre, che si<br />
incontrano i ragazzi diversamente abili del<br />
“Gruppo Sorriso” per il corso di autonomia,<br />
di artigianato e di socializzazione promosso<br />
appositamente per loro. Per ospitare loro,<br />
peraltro, l’Associazione sta lavorando per<br />
realizzare, in uno stabile ora in disuso all’interno<br />
della “Cittadella”, la casa famiglia<br />
“Sorriso”: un luogo che garantirebbe loro un<br />
futuro sereno e che donerebbe tranquillità<br />
anche ai loro genitori, sicuri di vedere i propri<br />
figli vivere in un ambiente sicuro quasi<br />
come in famiglia.<br />
Stefano Tienforti<br />
Con il sostegno a distanza potrai regalare un sorriso<br />
con soli 20 € al mese<br />
ASSOCIAZIONE UMANITARIA SEMI DI PACE<br />
Alberata Dante Alighieri, 29 - 01016 Tarquinia (VT)<br />
T./Fax 0766.842566<br />
e-mail: semidipace@tin.it
Inizia con questo numero<br />
di <strong>Campo</strong> de’ fiori, la<br />
storia dei casali di campagna<br />
e delle famiglie<br />
contadine che li abitavano,<br />
che hanno caratterizzato<br />
tutta un’epoca<br />
ormai lontana. Il casale<br />
di Sandro Anselmi<br />
non era soltanto una<br />
dimora, ma un vero centro<br />
di vita agreste. Intorno ad esso ruotavano<br />
anche tutti i contadini che avevano i<br />
terreni vicini, per diversi motivi di necessità,<br />
ed era, perciò, come un’oasi. Accanto<br />
al casale c’erano sempre altri fabbricati<br />
come la stalla per gli animali, il magazzino<br />
per gli attrezzi ed i prodotti agricoli, e il fienile.<br />
C’era poi il pozzo dell’acqua, che era di<br />
vitale importanza. I primi erano di tipo<br />
romano, e cioè scavati interamente a<br />
mano e l’acqua veniva, all’inizio, estratta<br />
con un secchio appeso ad una carrucola.<br />
Vennero poi i pozzi con la ruota ed in<br />
seguito quelli con le ventole. La famiglia<br />
Protegge i tuoi valori<br />
Silvia Malatesta - Via S. Felicissima, 25<br />
01033 Civita Castellana (VT)<br />
Tel.0761.599444 Fax 0761.599369<br />
silviamalatesta@libero.it<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />
Una “Fabrica” di ricordi<br />
Vecchi casali e casalanti<br />
contadina che abitava il casale, era del<br />
tutto autosufficiente perché usava tutte le<br />
risorse della terra.<br />
Nella stagione buona venivano usati tutti i<br />
prodotti freschi della terra e, durante l’inverno,<br />
si usavano quelli essiccati e conservati.<br />
Allora si faceva un grande uso di<br />
fagioli, di ceci, di fave, di cicerchie che<br />
accompagnavano la pasta, rigorosamente<br />
fatta in casa. Il pane veniva cotto nel forno<br />
a legna, che di solito era costruito accanto<br />
all’abitazione, e doveva durare non meno<br />
di una settimana. Con quello raffermo, si<br />
faceva in estate la panzanella, ed il pancotto<br />
in inverno.<br />
I pomodoretti, piccoli e tondi, venivano<br />
composti in mazzetti da appendere ai chiodi<br />
infissi alle travi di legno del soffitto,<br />
accompagnati da mazzi di cipolle, agli e da<br />
grappoli di uva da fare essiccare. Era così<br />
caratteristico vedere tutti quei “lampadari”<br />
appesi. I mobili erano poveri ed essenziali<br />
e c’era, di norma, in cucina, un tavolo, le<br />
sedie, la madia (mattera) dove veniva preparato<br />
e poi conservato il pane, un lavan-<br />
47<br />
dino con il secchio dell’acqua potabile ed<br />
un mestolo per bere, i piatti e le pentole di<br />
coccio e di alluminio in bella vista, attaccati,<br />
con i chiodi, alle pareti.<br />
La stanza da letto prevedeva un letto ed<br />
un armadietto, non necessariamente grande,<br />
in quanto i vestiti da riporre potevano<br />
essere, al massimo, di due per persona. Lo<br />
spazio che avrebbe dovuto occupare un<br />
grande armadio, veniva invece riservato<br />
per altri letti dove i figli, che per soprannumero<br />
non entravano nel letto matrimoniale,<br />
potevano dormire.<br />
Ciò che facilmente, invece, si poteva trovare<br />
in una camera da letto dell’epoca, era<br />
uno specchio un po’ sbiadito, un recipiente<br />
(lavamano) dove ci si lavava il viso la<br />
mattina e la brocca dell’acqua.<br />
Infine servizi igienici essenziali, erano<br />
spesso all’esterno e non avevano certo la<br />
doccia o la vasca da bagno.<br />
Con questa descrizione sommaria ho voluto<br />
presentare questo nuovo “filone”, che<br />
verrà approfondito nei prossimi numeri di<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori.
48<br />
Elezioni<br />
Il Signor G non era solito uscire dopocena.<br />
Un po’ per pigrizia, un po’ perché rinchiudersi<br />
in un bar, per lui che odiava giocare<br />
a carte, non era il massimo delle aspirazioni.<br />
Immaginava amici e conoscenti (sempre<br />
gli stessi, perché sono sempre gli stessi<br />
quelli che escono dopocena) discorrere di<br />
calcio davanti a una birra, tanto per<br />
ammazzare il tempo, consapevoli che alla<br />
fin fine gli argomenti, le reciproche prese<br />
di posizione e le battute spiritose erano<br />
fondamentalmente quelle di sempre.<br />
L’unico vero motivo di interesse poteva<br />
essere rappresentato dal pettegolezzo, a<br />
scapito dello sfortunato di turno, sulle cui<br />
spalle si consumava il racconto che destava<br />
stupore o, ancora meglio, “scandalo”:<br />
certamente un ottimo<br />
argomento di conversazione.<br />
Ma quella era una delle<br />
tipiche serate che<br />
preannunciano l’imminente<br />
arrivo della primavera:<br />
il buio faticava<br />
a sopraffare il chiarore<br />
del giorno, l’aria mite<br />
cominciava a farsi sentire<br />
confondendosi a<br />
leggere folate di vento.<br />
G amava particolarmente<br />
questo periodo<br />
dell’anno, decise quindi<br />
di recarsi al bar, d’altronde<br />
era molto tempo<br />
che non si ritrovava con<br />
i suoi amici e intimamente<br />
sperava di raccogliere<br />
qualche indiscrezione<br />
sulla vita cittadina.<br />
“Buonasera Signor G” salutò riverente il<br />
cavalier Bestini. Il cavaliere, un dirigente<br />
statale in pensione, già parente della<br />
signora Carla, sua moglie, era molto considerato<br />
in città per l’efficacia delle sue<br />
raccomandazioni: aveva conoscenze<br />
influenti, figurava addirittura come candidato<br />
alle elezioni del Consiglio Provinciale.<br />
“Buonasera” rispose G aprendo la porta<br />
del locale, piacevolmente stupito dal calore<br />
di quell’accoglienza, anche perché il<br />
cavaliere non era solito dare tanta confidenza.<br />
“E’ un pò che non ci vediamo: ti trovo<br />
bene. Prendi un caffè ?”<br />
“Si grazie”.<br />
“Carla, i figli, come vanno?”<br />
“Bene, tutto bene, grazie” ribattè G<br />
evidentemente imbarazzato e lusingato<br />
per la familiarità con cui pubblicamente lo<br />
trattava un personaggio tanto autorevole:<br />
aveva addirittura chiamato sua moglie per<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />
Le (dis)avventure del Sig. G<br />
nome.<br />
Il cavalier Bertini, sempre con la massima<br />
cortesia, si congedò per concedersi ad altri<br />
avventori e continuare a distribuire bigliettini,<br />
mentre G uscì per incontrare la sua<br />
combriccola.<br />
L’aria era fresca e tersa, il cielo sereno. Si<br />
aveva la gradevole sensazione che fosse<br />
una serata straordinariamente movimentata,<br />
come se una coltre di mondanità<br />
fosse calata sulla città: gente che passeggiava<br />
e si salutava, automobili che sfrecciavano.<br />
Tutti sembravano più educati e<br />
perché nò, più buoni .<br />
Una semplice vigilia elettorale poteva,<br />
veramente, giustificare tutto ciò ?<br />
Arrivò l’avvocato Minciotti, già primo cittadino,<br />
accompagnato da alcuni collaborato-<br />
ri che subito si confusero simpaticamente<br />
tra i clienti per proporre anche a loro, con<br />
incomparabile affabilità, i bigliettini di rito.<br />
L’avvocato offrì dello spumante ai presenti<br />
mentre qualcuno cominciò a raccontare<br />
esilaranti barzellette da caserma: fecero<br />
tardi, G non si divertiva così tanto da anni.<br />
La signora Carla guardava la televisione,<br />
per aspettarlo aveva fatto le ore piccole:<br />
“Ma non eri uscito a prendere un<br />
caffe ?” chiese stizzita.<br />
“Sì, ma poi, sai com’è… prima ho trovato<br />
il cavaliere, tuo cugino, poi è<br />
arrivato l’avvocato Minciotti…. tra<br />
una chiacchiera e l’altra il tempo è<br />
volato….” cercò di giustificarsi.<br />
“Il cavaliere e l’avvocato si sono fermati<br />
a parlare con te !?” chiese la<br />
signora Carla, incredula.<br />
“Con me.. che c’entra… con noi,<br />
certo… stavamo tutti lì, al bar, una<br />
bellissima serata, abbiamo discorso<br />
di Gianni Bracci<br />
del più e del meno. Perché io chi sono<br />
? Non ho mica la lebbra !”<br />
“Nò, nò… ma è strano” chiuse il discorso<br />
la moglie, lasciando sottintendere come<br />
la cosa la convincesse poco.<br />
Il giorno dopo si svolgevano le elezioni per<br />
il rinnovo dell’Amministrazione Provinciale.<br />
G si recò alle urne senza sapere bene<br />
come indirizzare il proprio voto e notò tra<br />
i manifesti elettorali le facce del cavaliere<br />
e dell’avvocato, candidati nel suo collegio:<br />
era bello scoprirsi amici di persone così<br />
importanti.<br />
La primavera incedeva ineluttabilmente.<br />
Quella sera i ragazzi si erano addormentati<br />
presto e la signora Carla, come al solito,<br />
stirava. G non era particolarmente stanco<br />
e, memore di quella mondana possibilità<br />
di svago, decise di uscire<br />
raccomandando alla<br />
moglie di non aspettarlo<br />
fino a tardi.<br />
Mentre camminava<br />
verso il solito bar incrociò<br />
una comitiva in cui<br />
gli sembrò di riconoscere<br />
il cavalier Bertini e<br />
altri suoi “uomini”.<br />
Erano intenti a parlarsi<br />
intensamente e sommessamente,<br />
come se<br />
avessero cose molto<br />
importanti da dirsi:<br />
G fece un sorriso a<br />
trentadue denti e, cerimonioso,<br />
esclamò:<br />
“Buonasera cavaliere,<br />
tutto bene ?”<br />
Questi lo guardò come<br />
per dire:, facendogli<br />
fare la figura dell’idiota,<br />
quindi continuò a confabulare senza<br />
considerarlo per niente.<br />
G ci rimase malissimo e disse a se stesso:> ma non bastò a tirargli su il<br />
morale.<br />
Non c’era più traccia dell’atmosfera elettrizzante<br />
di qualche sera prima: il barista<br />
gli servì stancamente l’ennesimo caffè, i<br />
suoi amici sembravano deprimersi nella<br />
noia delle solite discussioni vuote e inconcludenti.<br />
Non c’era molto traffico, nonostante tutto.<br />
Il pensiero degli astanti, si poteva leggerlo<br />
negli sguardi languidi, era già rivolto alla<br />
mattina successiva, perchè tutti avevano<br />
comunque qualcosa da fare.<br />
Andarono a dormire.<br />
Andò a dormire.<br />
Decise che non sarebbe più uscito dopocena<br />
.........<br />
almeno fino alle prossime elezioni.
<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />
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50<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />
La chiesa di San Michele Arcangelo<br />
a Magliano Sabina<br />
dell’Arch.<br />
Cristina Collettini<br />
Quella di San Michele<br />
Arcangelo è indubbiamente<br />
una delle chiese<br />
più interessanti di<br />
Magliano Sabina. Benchè<br />
i Maglianesi siano più<br />
legati alla cattedrale di<br />
San Liberatore e all’antichissima<br />
chiesa di San<br />
Pietro, nondimeno San<br />
Michele è uno straordinario esempio di<br />
come le fabbriche del passato venissero,<br />
col tempo, adattate al gusto e alle necessità<br />
proprie di ogni epoca. Forse perché è<br />
sempre vissuta all’ombra di chiese più<br />
famose, o forse ancora per la sua posizione<br />
decentrata, nei pressi di una delle porte<br />
della cittadina di Magliano, il fatto è che di<br />
studi approfonditi su questa chiesa ce ne<br />
sono veramente pochi e le notizie che la<br />
riguardano sono relative a studi di carattere<br />
più generale, inerenti la storia di<br />
Magliano e le chiese della Diocesi Sabina.<br />
Un legame affettivo particolare per questa<br />
città, e al tempo stesso la predilezione dei<br />
professori universitari per opere poco note<br />
e non studiate, hanno fatto sì che San<br />
Michele Arcangelo divenisse il tema di studio<br />
ideale per il mio esame di restauro alla<br />
Facoltà di Architettura. Nonostante sia<br />
passato qualche anno, vorrei esporre i<br />
risultati di quello studio, ricordando però<br />
che ogni ricerca, ogni tentativo di datazione<br />
e di ricostruzione della storia di un’opera,<br />
non sarà mai esaustivo e determinato<br />
una volta per tutte: nuove indagini archeologiche,<br />
così come il ritrovamento di documenti<br />
inediti, potranno sempre approfondire,<br />
mutare, completare i risultati di studi<br />
precedenti.<br />
Proviamo quindi a ricostruire la storia di<br />
San Michele basandoci sull’analisi storicodocumentaria<br />
ed integrandola con l’analisi<br />
diretta del monumento.<br />
Il documento più antico relativo alla chiesa<br />
di San Michele Arcangelo è una visita<br />
pastorale del 1343 che attesta l’esistenza<br />
della chiesa, unitamente ad altre chiese<br />
della Diocesi Sabina. Si tratta del documento<br />
Castrum Malleani inserito nel<br />
Registrum Iurisdictionis Episcopatus<br />
Sabinensis, un manoscritto presente<br />
nell’Archivio storico del Comune di Roma.<br />
Di contro, nei Regesti Farfensi si possono<br />
individuare due documenti, uno del 1116,<br />
relativo ad un elenco dei propri possedimenti<br />
che i monaci farfensi presentano al<br />
pontefice Pasquale II, l’altro del 1118, inerente<br />
la conferma al monastero dei propri<br />
beni da parte dell’imperatore Enrico V. In<br />
entrambe i documenti la chiesa di San<br />
Michele non viene nominata, viene citata<br />
la chiesa di San Michele in Tancia, che<br />
però non corrisponde alla nostra. Grazie a<br />
questi documenti si può stabilire un inter-<br />
vallo temporale entro il quale far risalire il<br />
periodo di costruzione della chiesa: San<br />
Michele Arcangelo è una chiesa del XIII-<br />
XIV secolo, costruita dopo il 1118 ma<br />
prima del 1343. Forse questo può sembrare<br />
un lasso temporale molto vasto ma, di<br />
fronte ad opere così antiche e poco conosciute,<br />
non è facile arrivare a definizioni<br />
temporali più precise. Ad ulteriore conferma<br />
l’analisi della muratura della parete di<br />
facciata e della parete sud della chiesa, in<br />
blocchi i tufo, denunciano una tecnica<br />
muraria risalente proprio al XIII-XIV secolo.<br />
Ma qui lo studio diretto del monumento<br />
ci dice di più: la parete nord è realizzata<br />
sì in blocchi di tufo, ma di dimensioni<br />
diverse rispetto alle altre superfici e risale<br />
al XII secolo. Indagini a più vasto raggio<br />
confermano che nel XII secolo le mura di<br />
Magliano furono restaurate. Quella che<br />
oggi è la parete nord della chiesa, in realtà<br />
era un tratto delle mura cittadine sul<br />
quale la chiesa si innesta qualche secolo<br />
dopo; non è un caso infatti che tale parete<br />
non è parallela alla contrapposta parete<br />
sud, ma presenta un andamento inclinato,<br />
in quanto la chiesa si è “adattata” alla<br />
preesistenza.<br />
L’immagine che si ha oggi di San Michele<br />
non è certo quella di una chiesa del XIII-<br />
XIV secolo<br />
ma ciò è<br />
dovuto alle<br />
modifiche e<br />
agli adattamenti<br />
che la<br />
chiesa ha<br />
subito col<br />
tempo.<br />
Il primo<br />
documento<br />
significativo<br />
per la storia<br />
di questa<br />
chiesa è la<br />
visita del<br />
Card. Ludovisi<br />
avvenuta<br />
nel 1677, dove<br />
viene parzialmente<br />
descritta la<br />
chiesa con i<br />
suoi arredi e<br />
viene denunciato<br />
il pessimo<br />
stato di<br />
conservazione.<br />
In particolare<br />
si<br />
chiede di<br />
restaurare<br />
nuovamente<br />
una finestra,<br />
che sia<br />
imbiancata la cappella a lato dell’epistola<br />
poiché le immagini sacre sono danneggiate,<br />
che l’occhio centrale in facciata sia<br />
coperto e che la comunità sia allontanata<br />
dalla chiesa per via delle sue precarie condizioni<br />
statiche. Si fa poi riferimento ad un<br />
cimitero che probabilmente era nei pressi<br />
della chiesa. Analizzando ancora la parete<br />
nord, si vede come al di sotto di uno dei<br />
contrafforti è possibile individuare un arco<br />
in muratura, successivamente tamponato:<br />
è verosimile che quest’arco sottendesse<br />
un accesso alla chiesa che poteva portare<br />
proprio a questo cimitero, non a caso ubicato<br />
all’esterno delle mura cittadine.<br />
Un avvenimento molto importante per il<br />
territorio sabino risale al 1776 quando il<br />
Card. Andrea Corsini, assunta la direzione<br />
della Diocesi Sabina, decide di effettuare<br />
un’accorta visita di tutte le località della<br />
Diocesi. Il risultato è una raccolta di 75<br />
volumi, 10 dei quali sono relativi alla città<br />
di Magliano. La visita pastorale del Card.<br />
Corsini a San Michele nel 1782 fa una<br />
descrizione abbastanza dettagliata della<br />
chiesa prima del successivo restauro che<br />
la trasformò radicalmente.<br />
continua a pag.52...
<strong>Campo</strong> de’ fiori 51<br />
Scopri l’Arte<br />
di Cristina Evangelisti<br />
Roberto Carbone<br />
nasce a Pisa nel<br />
1970. Si diploma,<br />
nel 1995, all’Accademia<br />
di Belle Arti<br />
nella sezione pittura<br />
e, a soli venti anni,<br />
inizia la sua carriera<br />
artistica esponendo<br />
in collettive e personali.<br />
Figlio del famoso<br />
<strong>foto</strong>grafo Mario Carbone, del quale si<br />
può ammirare lo splendido archivio <strong>foto</strong>grafico<br />
esposto a Calcata, Roberto acquisisce<br />
la passione per le immagini, tanto da<br />
renderle l’elemento principale delle sue<br />
opere d’arte.<br />
Infatti, ritagli di rotocalchi, illustrazioni di<br />
immagini storiche, immagini di Leonardo,<br />
Piero della Francesca, simboli di civiltà<br />
antiche, vengono assemblate su superfici<br />
e legate da esplosioni di colori, quasi a<br />
voler cercare un filo comune, un’intesa,<br />
un unico pensiero, tra soggetti estremamente<br />
diversi tra loro, e per significato, e<br />
per epoca.<br />
Nel rivedere le già conosciute immagini<br />
che Roberto rielabora e assembla, lo spettatore<br />
percepisce sensazioni nuove da<br />
quelle che gli vengono comunicate dagli<br />
originali. Tutto è rivisto, rielaborato, anche<br />
i pensieri e le emozioni.<br />
Nel voler trovare, a tutti i costi, un elemento<br />
comune, fra soggetti completamente<br />
diversi, sembra quasi volerci insegnare<br />
il senso della vita, dove diverse culture,<br />
tradizioni, generazioni, lingue e<br />
credi, possono tranquillamente coesistere<br />
nell’esplosione di colori che la natura<br />
offre, incondizionata, agli occhi di chi la<br />
guarda.<br />
Roberto Carbone
52<br />
...continua da pag. 50<br />
Si parla di una chiesa a navata unica,<br />
coperta a tetto, con un “unico cappellone<br />
a volta a cui si ascende per tre gradini”,<br />
con un campanile sopra la sacrestia dalla<br />
parte sinistra. E’ verosimile che l’impianto<br />
navata-abside-campanile e copertura a<br />
capriate, descritto nella visita Corsini, sia<br />
quello originario della chiesa, che avrebbe<br />
in tal modo rappresentato un classico<br />
esempio di architettura povera cristiana.<br />
Certo è che lo stato di conservazione della<br />
chiesa non doveva essere dei migliori,<br />
come conferma anche un successivo documento<br />
del 1834, in base al quale la chiesa<br />
era “ridotta in pessimo stato”.<br />
Una lettera datata 1 agosto 1905 del parroco<br />
di San Michele, in risposta ai quesiti<br />
del Card. Cassetta, a seguito di una sua<br />
visita, riporta, oltre una sommaria descrizione<br />
della chiesa, che il campanile fu<br />
costruito dalle fondamenta nel 1847 ma<br />
lasciato incompleto per mancanza di denaro,<br />
il parroco auspica che, in occasione dei<br />
restauri da compiersi, detto campanile<br />
possa essere ultimato.<br />
C’è un’importante osservazione da fare. Se<br />
la visita Corsini, del 1782, riporta l’esistenza<br />
di un campanile a sinistra della chiesa,<br />
e nella visita del Card. Cassetta, del 1905,<br />
si dichiara invece che il campanile è stato<br />
costruito dalle fondamenta nel 1847, ma<br />
sulla parte destra, dal confronto fra i due<br />
documenti si deduce che il campanile originario,<br />
che soprastava l’antica sacrestia a<br />
sinistra della chiesa, sia crollato, probabilmente<br />
a causa di un sisma, fra il 1782 e il<br />
1847. Infatti dal “Catalogo dei forti terremoti<br />
in Italia dal 461 a.C. al 1990” si rilevano<br />
due terremoti di notevole entità, uno<br />
nel 1785 e l’altro nel 1789, aventi rispettivamente<br />
come zona epicentrale l’Umbria<br />
meridionale e la Val Tiberina.<br />
La visita del Card. Cassetta fa inoltre una<br />
descrizione dettagliata del pessimo stato<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />
di conservazione della chiesa, lesionata<br />
gravemente dal terremoto del 1899, con il<br />
tetto incurvato dall’eccessivo peso e le cui<br />
travi sono infradicite a causa delle infiltrazioni<br />
d’acqua, motivi per i quali la chiesa<br />
era stata chiusa al culto già dal 1904.<br />
Delle £ 5.000 che sembravano essere<br />
necessarie per il restauro della chiesa, £<br />
La chiesa di San Michele Arcangelo<br />
dopo il restauro<br />
2.000 furono stanziate dal Card. Cassetta,<br />
la cui memoria è nell’epigrafe di ringraziamento<br />
apposta sulla facciata della chiesa,<br />
mentre per i rimanenti fondi venne eletto<br />
un “Comitato di varie persone Maglianesi”.<br />
Pur non avendo una descrizione dei lavori<br />
eseguiti, dall’analisi del monumento si<br />
deduce che la chiesa è stata sopraelevata,<br />
sostituendo la copertura a capriate con<br />
una volta a botte, per sostenere la quale<br />
sono stati addossati alla parete nord quattro<br />
contrafforti ai quali all’interno corrispondono<br />
delle paraste addossate alle<br />
pareti e coronate da una trabeazione; in<br />
questa occasione alla facciata intonacata,<br />
con timpano e lesene, è stata data la configurazione<br />
attuale.<br />
Del 1932 è la visita del Card. Sbarretti in<br />
base alla quale, nonostante la chiesa mantenesse<br />
l’assetto conferitogli dai radicali<br />
restauri eseguiti ad opera del Card.<br />
Cassetta, le sue condizioni erano nuovamente<br />
deplorevoli.<br />
I danni maggiori riguardavano il campanile,<br />
il pavimento in mattonelle di cemento e<br />
nuovamente il tetto. La causa principale di<br />
degrado era l’acqua, sotto forma sia di<br />
umidità di risalita che di infiltrazioni. La<br />
visita riporta, inoltre, la presenza di “finestre<br />
tutte alte”.<br />
Oggi la chiesa non ha finestre laterali ma<br />
sulla parete nord è possibile leggere facilmente<br />
la definizione di queste finestre in<br />
alto, tamponate successivamente al 1932,<br />
con una tecnica muraria diversa.<br />
Fino a qualche anno fa la chiesa presentava<br />
nuovamente problemi di umidità di risalita<br />
e per infiltrazione, il campanile verteva<br />
in condizioni statiche precarie e le coperture<br />
mancavano di manutenzione.<br />
Numerose erano le lacune presenti sulla<br />
facciata, mancavano parti del timpano e<br />
degli sfondi intonacati.<br />
Le lacune hanno però permesso di rimettere<br />
in luce la muratura originaria, permettendo<br />
di datare la superficie di facciata<br />
della chiesa. A seguito della caduta di<br />
parti dell’intonaco, è stato necessario<br />
intervenire con un restauro che ha riproposto<br />
l’ultima immagine della chiesa ma,<br />
aldilà dei risultati ottenuti, è comunque<br />
importante garantire una costante manutenzione<br />
dell’immobile senza la quale<br />
restaurare non avrebbe significato.<br />
E’ vero che il fine ultimo del restauro è trasmettere<br />
al futuro una testimonianza del<br />
passato ma è pur vero che compito del<br />
restauro è anche garantire tutta una serie<br />
di attenzioni e precauzioni al fine di evitare<br />
di intervenire nuovamente sull’opera e<br />
quindi per garantire questo passaggio nel<br />
tempo il più autentico possibile.
<strong>Campo</strong> de’ fiori 53<br />
Foto da leggere<br />
CARTELLONISTICA<br />
Civita Castellana<br />
Con l’avvio dei lavori di ristrutturazione<br />
presso l’ospedale Andosilla, gli automezzi<br />
privati, ad eccezione di quelli degli invalidi,<br />
non possono più entrare nel perimetro<br />
ospedaliero. I pedoni, che numerosi, giornalmente,<br />
si apprestano ad entrare nel<br />
nosocomio civitonico per le proprie necessità,<br />
all’ingresso sono chiamati a risolvere<br />
un grosso dilemma, in quanto si trovano di<br />
fronte due cartelli indicatori (nella <strong>foto</strong>).<br />
Uno indica l’obbligatorietà di utilizzare il<br />
passaggio pedonale posto sulla destra dell’ospedale,<br />
altri cartelli, sistemati lungo la<br />
recinzione, indicano la pericolosità di<br />
caduta per coloro che utilizzano il passaggio<br />
pedonale. Allora, cosa fare?<br />
Rischiare di cadere utilizzando il passaggio<br />
pedonale, oppure trasgredire alle indicazioni<br />
di obbligatorietà imposte dal cartello?<br />
Non sarebbe il caso di rendere il camminamento<br />
pedonale sicuro, anzichè mettere i<br />
pedoni davanti a questo dilemma?<br />
Mario Sardi<br />
Via della Repubblica, 6<br />
Civita Castellana (VT)<br />
Tel e Fax<br />
0761.513217<br />
e mail:<br />
camponiricambi@libero.it
54<br />
Civita Castellana - Sala Cicuti, Carnevale degli anni ‘60<br />
<strong>foto</strong> della Sig.ra Vittoria Madeddu<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />
Album d<br />
Civita Castellana - Asilo degli anni ‘50<br />
<strong>foto</strong> della Sig.ra Daniela Gabrielli<br />
Civita Castellana - Anno scolastico 1950.<br />
Foto della Sig.ra Bonina Ercolini<br />
Civita Castellana -<br />
Prima Media Sez.C - anno scolastico 1957/58<br />
<strong>foto</strong> del Sig. Alessandro Soli<br />
Civita Castellana - metà degli anni ‘50<br />
festa di Carnevale alla Sala Cicuti.<br />
Foto della Sig.ra Lucia Midossi
<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />
ei ricordi<br />
Civita Castellana - Anno scolastico 1964-65 Maestra Maria Gregori. Foto del Sig. Mauro Angeletti<br />
Fabrica di Roma - anni ‘60 - giovani mascherine. Foto della Sig.ra Lucia Gisella Bianchini<br />
Se vi riconoscete in queste <strong>foto</strong>, venite in redazione e riceverete un simpatico omaggio.<br />
Se desiderate vedere pubblicate le vostre <strong>foto</strong>, portatele presso la redazione di <strong>Campo</strong> de’ fiori,<br />
esse vi verranno immediatamente restituite<br />
55
56<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />
La Gloriosa S.S. Corchiano<br />
S.S. Corchiano anni ‘70<br />
La scorsa volta vi avevo lasciato alla metà degli anni ’50, annunciandovi grandi cambiamenti.<br />
Innanzitutto, i giocatori della prima squadra erano diventati, ormai, un po’ troppo cresciuti per<br />
poter continuare a giocare. Così alcuni di loro decidono di rimanere in campo, ma di cambiare<br />
ruolo, passando a ricoprire cariche importanti a livello amministrativo. Tra di essi Luigi<br />
Benedetti viene nominato nuovo presidente in carica, spalleggiato da altri validi collaboratori,<br />
per fare solo alcuni nomi: Gilberto Barzellotti, Silio Bernabei, Giuseppe Nardi. Anche il terreno<br />
di gioco cambia e quello ufficiale passa ad essere l’attuale campo sportivo, grazie al prezioso<br />
aiuto di Don Domenico Anselmi, grande sostenitore, che propone e ottiene dal Conte Carosi,<br />
proprietario di quell’appezzamento di terra, uno scambio. Si scelgono finalmente anche i colori<br />
che avrebbero contraddistinto la S.S. Corchiano sul campo di gioco: bianco e celeste. La<br />
squadra, in continua evoluzione, diventa sempre più affiatata e grintosa. Raggiunge un buon<br />
livello tecnico, che le permette di entrare in Terza categoria, guadagnando il primo posto nel<br />
giro di un solo anno, con 67 goal fatti e 15 subiti, come ricorda lucidamente il primo vero allenatore,<br />
nonché anche lui ex giocatore, Bruno Petrucci, e di accedere pertanto l’anno successivo<br />
in Seconda categoria. Qui lotta qualche anno, senza riuscire mai a vincere il campionato.<br />
Solo una volta ci si avvicina di molto, conquistando il secondo posto, dietro Tarquinia. Questa<br />
faticata e meritata posizione, tuttavia, le dà l’opportunità di approdare, finalmente, alla tanto<br />
attesa Prima categoria. Parte del merito di questi anni di gloria è da attribuire all’esperienza,<br />
alla pazienza e alla tenacia del Ct Bruno Petrucci, che ricoprì questo ruolo ben 20 anni. Mentre<br />
parliamo é orgoglioso di raccontarmi la vittoria della sua squadra contro la Viterbese, che già<br />
giocava in C, per 1 a 0. Fu una vera e propria soddisfazione! Molte delle nuove leve di quest’ultimo<br />
periodo provenivano da Orvieto ed erano per lo più giovani militari, che giocavano<br />
anche con squadre di serie C e D, ma che, non potendo praticare a causa del servizio di leva,<br />
accettavano di giocare con queste piccole società per divertirsi e mantenersi in forma. Per<br />
regolarizzare il tutto, i dirigenti della squadra dovevano falsificare i documenti. Preparavano<br />
quindi delle tessere nelle quali venivano iscritti dati anagrafici di abitanti di Corchiano, corredate<br />
da <strong>foto</strong> di questi giovani militari. Ma niente di così illecito e scandaloso! Tra i tanti vale la<br />
pena fare il nome di un centravanti che ha scritto alcune delle più belle pagine della storia di<br />
questa società sportiva: Valacchi, l’unico che voleva essere assunto con regolare contratto,<br />
tanto che i dirigenti dovettero firmare delle cambiali,<br />
all’insaputa delle loro povere consorti, per<br />
acquistarlo. Era inoltre l’unico a ricevere una<br />
parcella di 3, 4, 5 mila lire, a seconda degli<br />
incassi della partita, perché giocatore di professione.<br />
Per raccogliere soldi destinati a sopperire<br />
le spese che la società si trovava ad affrontare,<br />
durante il periodo di Carnevale si organizzavano,<br />
addirittura, serate danzanti, che avevano oltretutto<br />
il merito di coinvolgere non solo gli appassionati<br />
di calcio. Nel frattempo, all’ambita carica<br />
di presidente della S.S. Corchiano si alternano<br />
diversi personaggi del paese: Valdo Sempliciani,<br />
Piccolo di Civita Castellana, Aldo Profili, uno dei<br />
migliori centravanti che la squadra abbia avuto<br />
negli anni ’60, Luigi Benedetti per la seconda<br />
volta, Francesco Ceccarelli ed Eugenio Petrelli.<br />
Intorno alla metà degli anni ’70, il Mr Petrucci<br />
S.S. Corchiano anni ‘90<br />
II parte<br />
lascia il suo posto, sostituito da un allenatore<br />
proveniente da Roma, scherzosamente detto<br />
“er paia”. Dopo aver militato diversi anni in<br />
prima categoria, agli inizi degli anni ’80 riesce<br />
ad entrare in Promozione. Trascorso il primo<br />
anno, però, non tutto sembra andare per il<br />
verso giusto. Il problema sta, fondamentalmente,<br />
nella mancanza di fondi per iscrivere<br />
la squadra all’anno successivo. Per fronteggiare<br />
l’inconveniente, i dirigenti sono costretti<br />
a prendere una dura decisione: firmare un<br />
accordo con la squadra di Fabrica di Roma, il<br />
quale prevedeva di giocare una metà del<br />
campionato nel territorio di Corchiano e l’altra<br />
metà in quello di Fabrica di Roma. In<br />
seguito a questo patto la squadra prende il<br />
nome di Corfabrica, fino a quando Corchiano<br />
non decide di ritirarsi, almeno per un po’,<br />
dalle scene calcistiche e Fabrica di Roma, a<br />
sua volta, di vendere il titolo a Civita<br />
Castellana. Questa pausa, durante la quale<br />
rimane in attività solo il settore giovanile, guidato<br />
dal Dottor Crescenzi Benito, affiancato<br />
da Sergio Grassi, dura ben poco. Nel 1989,<br />
infatti, un gruppo di giovani ex giocatori inizia<br />
a sentire troppo la mancanza di rincorrere<br />
un pallone, non riesce più a trattenere la<br />
voglia di sostenere accaldate sfide. I ragazzi<br />
fondano una nuova squadra, alla quale<br />
danno lo stesso nome della precedente, in<br />
ricordo e in onore dei tempi di gloria. Si riparte<br />
dalla terza categoria, ma non è certo questo<br />
a spaventarli. In questi 17 anni la neo<br />
S.S.Corchiano ha avuto tre presidenti: Sergio<br />
Grassi, Giuseppe Fiaschetti e Giovanni Berto,<br />
che ricopre questo ruolo da qualche anno a<br />
questa parte. Nella stagione 2003-2004 la<br />
S.S. Corchiano è la prima squadra del viterbese<br />
a vincere la Coppa Lazio, che le consente<br />
di accedere alla Promozione, dove lotta<br />
tuttora. ”Lo scopo di questa società”, precisa<br />
Giuseppe Santini, che da molto tempo segue<br />
le vicende della squadra, ” è quello realizzare<br />
un ottimo settore giovanile”. Scusandomi di<br />
nuovo per le eventuali imprecisioni soprattutto<br />
di carattere cronologico, dovute alla mancanza<br />
di documentazioni scritte, voglio ringraziare<br />
tutti coloro che si sono resi disponibili<br />
per ricostruire la storia della gloriosa<br />
S.S.Corchiano.<br />
Ermelinda Benedetti
Per spiegare questo perché,<br />
bisogna accennare<br />
di quel valoroso aviatore,<br />
che fu Francesco Baracca.<br />
di Arnaldo Ricci<br />
Il giovane Francesco<br />
entra in accademia<br />
nell’Ottobre 1907, distinguendosi immediatamente<br />
per applicazione in tutte le materie.<br />
Alla fine del corso viene, con il grado di sottotenente,<br />
assegnato al reggimento di cavalleria<br />
Piemonte Reale ed inviato a Roma, dove<br />
vinse numerose gare equestri. Come tutti<br />
sanno, nel 1912 scoppiò la guerra contro la<br />
Turchia (combattuta in Libia) e per la prima<br />
volta al mondo, furono impiegati aerei per<br />
scopi bellici. Il giovane Baracca, manifestò<br />
subito un grande interesse per la nuova arma<br />
aerea e fece del tutto per essere inviato in<br />
Francia ad un corso per piloti da caccia.<br />
Qualcuno si domanderà: ma perché veniva<br />
inviato un ufficiale dell’Esercito e non<br />
dell’Aeronautica a seguire un corso di pilotaggio<br />
aereo? La risposta è semplice: La<br />
Regia Aeronautica ancora non esisteva, essa<br />
fu fondata successivamente dal governo<br />
fascista di Mussolini. Arriva poi la prima guerra<br />
mondiale ed il giovane Ufficiale di cavalle-<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori 57<br />
La rubrica dei perchè<br />
Perchè la FERRARI ha come stemma un cavallino rampante?<br />
ria, con il suo meritato brevetto di pilota da<br />
caccia, consegue numerosi successi, ma nonostante<br />
questo, non dimentica mai la sua<br />
appartenenza alla Cavalleria, tanto che fece<br />
dipingere sul suo aereo lo stemma del reggimento<br />
di Cavalleria Piemonte Reale, che<br />
consisteva in un cavallino rampante.<br />
Quel cavallino dipinto lo accompagnò verso<br />
innumerevoli vittorie, finchè non venne<br />
abbattuto il 19 Giugno 1918.<br />
Ai suoi genitori non rimase altro che andare<br />
alla cerimonia di consegna della medaglia<br />
d’oro del loro valoroso figliolo. Ebbene dopo<br />
questa lunga premessa vengo al nocciolo del<br />
nostro perché. Nel 1923 un altrettanto giovane<br />
pilota di automobili partecipò ad una gara<br />
automobilistica molto pericolosa che si svolgeva<br />
sul circuito chiamato circuito del Savio<br />
a Ravenna; tra gli ospiti di onore come spettatori,<br />
vennero invitati i genitori di Francesco<br />
Baracca.<br />
Alla fine della gara venne premiato il pilota<br />
vincitore , il cui nome era Enzo Ferrari, al<br />
quale vennero presentati i coniugi Baracca,<br />
che rimasero stupiti della maestria del giovane<br />
pilota. Qualche mese dopo la contessa<br />
Paolina Biancoli Baracca, mamma di<br />
Francesco, durante un colloquio con Enzo<br />
Ferrari disse: “…Ferrari, metta sulle sue macchine<br />
il cavallino rampante del mio figliolo, le<br />
porterà fortuna.”<br />
Mi fermo qui perché il resto è storia, da tutti<br />
conosciuta!
Album dei ricordi Album dei ricordi Album dei ricordi<br />
Civita Castellana - Pool Industrie Campionato Giovanissimi 1990-1991 <strong>foto</strong> del Sig. Alessandro Soli<br />
Civita Castellana - Pallavolo femminile anni ‘70<br />
Civita Castellana - anno scolastico 1976/77<br />
Vignanello - anni ‘60 - Comitato di San Biagio
Album dei ricordi Album dei ricordi Album dei ricordi<br />
Civita Castellana - gli alunni dell’anno scolastico 1966/67 festeggiano insieme i 40 anni, insieme alla Sig.ra Rina Rossi.<br />
Foto del Sig. Mauro Angeletti<br />
Civita Castellana anni ‘60/’70<br />
Umberto, Vincenzo e Eraldo Talia (noti parrucchieri)<br />
con due loro modelle<br />
Prima Comunione a Fabrica di Roma - <strong>foto</strong> della Sig.ra Alessandra Generali<br />
Fabrica di Roma - calcio femminile anni ‘80
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<strong>Campo</strong> de’ fiori 63<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />
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