MOLINI • PASTIFICI • MANGIMIFICI • SILI - Avenue media
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ORGANO UFFICIALE ITALMOPA
MOLINI • PASTIFICI • MANGIMIFICI • SILI
MILLS • PASTA INDUSTRIES • ANIMAL FEED INDUSTRIES • SILOS
in questo numero
N.7 ANNO LVII
L’IMPATTO DELLA DOMANDA
PER BIOCARBURANTI
Tariffe R.O.C. Poste Italiane • Sped. in Abb. Post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1 comma 1 DCB Bologna • Contiene I.R.
2006
IL NUOVO STUDIO DI SETTORE
PER I MOLINI
LUGLIO 2006
MOLINI • PASTIFICI • MANGIMIFICI • SILI
MILLS • PASTA INDUSTRIES • ANIMAL FEED INDUSTRIES • SILOS
Fondato nel 1950
da Pasquale Barracano
N.7 ANNO LVII
LUGLIO 2006
Direttore Editoriale
IVANO VACONDIO
Direttore Responsabile
CLAUDIO VERCELLONE
Coordinamento
IVANO BAROCCI
Pubblicità
MASSIMO CARPANELLI
Comitato di redazione
FABRIZIO VITALI
TULLIO PANDOLFI
PIER LUIGI PIANU
RANIERO FINICELLI
EDIZIONE,DIREZIONE,REDAZIONE,
PUBBLICITÀ E AMMINISTRAZIONE
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del 31 luglio 1992 n. 612
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La redazione non si ritiene responsabile
per variazioni e/o imprecisioni di date e notizie
Organo
ufficiale
dell’ITALMOPA
Associazione Industriali
Mugnai e Pastai d’Italia
www.italmopa.it
EDITORIALE _ EDITORIAL
5 L’impatto della nuova domanda
per biocarburanti
The impact of an increased demand for biofuels
di Fabrizio Vitali
ATTUALITÀ _ WHAT’S ON
9 Fatti e Notizie _ Facts and News
13 World Grain
15 Mercati Internazionali _ International Markets
19 Internet Corner
ARTICOLI _ CONTENTS
21 Il nuovo studio di settore
per le aziende molitorie
A new sector research for milling industries
di Francesco Schiavon
33 I contaminanti nel settore del duro:
situazione attuale e prospettive
Durum wheat contaminants: current situation and perspectives
a cura della Redazione
45 Produttori e industriali d’accordo:
serve una nuova cultura di filiera
Producers and industrialists agree: the sector needs a new culture
di Delia Sebelin
51 Addio a Vincenzo Casillo,
tanto cuore e capacità
Last farewell to Vincenzo Casillo, a man of heart and skills
di Francesco Casillo
55 Energia elettrica da biomasse,
i possibili vantaggi per i molini
Electricity production from biomass: benefits for mills
di Valentina Memmo
58 “Farina viva” per un pane
senza confronti
A unique live flour bread
di Helmut Gerber
RUBRICHE _ DEPARTMENTS
60 Fiere e Convegni _ Fairs and Meetings
Sommario
Index
MOLINI
d’Italia
3
Con l’assenza quasi assoluta di partecipanti
italiani, il 14 giugno scorso si è svolta a Londra
la Conferenza annuale del Consiglio Internazionale
del Grano. Tema centrale dei lavori le
più recenti tendenze del mercato cerealicolo, come
quella relativa alla crescente domanda di materie prime
destinate alla produzione di bioetanolo.
Di fronte ad oltre 300 delegati provenienti da 45 Paesi
sono intervenuti una serie di relatori, in rappresentanza
di Brasile, Cina, Egitto, India , Iraq, Italia, Giappone,
Nigeria e Stati Uniti, che hanno affrontato l’argomento
sul piano
politico, economico
e tecnico.
Da questi interventi
è emersa la conclusione
che la nuova
domanda di materie
prime dedicate alla
produzione di bioetanolo
avrà un impatto
non indifferente
sul livello dei
prezzi dei cereali.
Un problema, questo,
avvertito in modo
particolare dai Paesi in via di sviluppo importatori,
già preoccupati per assicurare l’approvvigionamento
alimentare delle proprie popolazioni.
È stato il caso di Rashid Mohamed Rashid, Ministro
egiziano del Commercio e dell’Industria, che ha anche
ravvisato nell’eliminazione dei sussidi all’export e nella
riduzione degli aiuti interni alla produzione nei Paesi
sviluppati, una causa che farà lievitare i prezzi del
grano dal 5 al 10%.
A questo punto, sono state poste alcune domande,
che, peraltro, non hanno registrato risposte rassicuranti:
ad esempio, fino a che punto una produzione in
Editoriale | Editorial
L’impatto della nuova
domanda per biocarburanti
di Fabrizio Vitali - Delegato della Presidenza di Italmopa
The impact of an increased demand for biofuels
L’Italmopa all’IGC
larga scala di raccolti per biocarburanti ridurrà le risorse
disponibili per alimentazione ponendo in pericolo
la stessa sicurezza alimentare?
E ancora: saranno i prezzi delle materie prime agricole
destinate alla produzione di biocarburanti i
nuovi “driver” di mercato anche per i prodotti destinati
all’alimentazione, o piuttosto il contrario?
In sostanza, l’impressione che si è avuta è che la sostituzione
di parte dei consumi di carburanti fossili con
quelli provenienti da bioenergie pone molti problemi
che sono tanto maggiori quanto più le varie realtà sono
strutturalmente ca-
renti di materie prime
agricole. Per questa
ragione, il modo in
cui sembra che il tema
sia stato affrontato
nel nostro Paese
soffre, come al solito,
di una certa superficialità
a danno del
consumatore, il quale
rischia di dover pagare
più cari sia i biocarburanti
che gli
stessi prodotti alimentari.
Tanto per essere più chiari, come si fa a concepire
di incentivare alla produzione di biocarburanti i
terreni che, in qualche maniera, possono essere recuperati,
ad esempio dalle barbabietole o dal mais, anziché
lasciarli alle destinazioni suggerite dal mercato in
base al principio che ha motivato la scelta del disaccoppiamento
degli aiuti?
Molto probabilmente questi terreni, senza gli effetti
distorsivi derivanti da incentivi per la produzione di
materie prime destinate al bioetanolo, ritornerebbero
alla produzione del frumento alimentare, di cui mancano
in Italia circa un milione e mezzo di ettari, tra
Il 14 giugno scorso si è svolta a Londra la Conferenza annuale
dell’International Grains Council (il Consiglio Internazionale
del Grano). Scarsa la presenza di rappresentanti italiani.
All’appuntamento non è però mancata l’Italmopa che, con il
suo Presidente, Ivano Vacondio, ha illustrato le problematiche
che caratterizzano il settore molitorio italiano. In particolare, si
è affrontato il tema della crescente richiesta di materie prime
per la produzione di bioetanolo. L’impressione è che la sostituzione
di carburanti fossili con quelli provenienti da bioenergie
ponga problemi tanto maggiori quanto più varie sono le
realtà carenti di materie prime agricole.
LUGLIO 2006 MOLINI
d’Italia
5
Fabrizio Vitali, Delegato della Presidenza di Italmopa, che ha fatto
parte della delegazione di Italmopa all’IGC.
quelli per il tenero e per il duro, e
quindi alla situazione esistente prima
delle politiche che hanno favorito a
suo tempo scelte obbligate per la coltivazione
delle barbabietole o del
mais da parte degli agricoltori.
La logica vorrebbe che la nostra superficie
agricola utile (sempre limitata)
fosse prioritariamente destinata
alle produzioni più nobili, cioè a quelle alimentari, utilizzando
le eccedenze di altri Paesi (anche a noi assai
vicini) per soddisfare il nostro fabbisogno di materie
prime per finalità di bioenergie.
Il Presidente di Italmopa, Ivano Vacondio, nel presentare
“Il sistema Italia”, anche con riferimento al problema
bioenergetico, ha utilizzato l’occasione per
Editoriale | Editorial
sottolineare con molta
fermezza che i nostri
operatori si attendono
dal mercato internazionale
una migliore
presa di coscienza
dei cambiamenti
intervenuti nelle normative europee concernenti
la salubrità dei cereali. Ragione per cui le transazioni
dovranno, d’ora in poi, essere impostate sulla
base di rapporti più integrati.
In conclusione, dispiace che alla Conferenza di Londra
siano state completamente assenti esponenti Governativi,
delle Ammini-
strazioni competenti e
delle Organizzazioni agricole.
Atteggiamento che
denota nella sostanza la
solita sufficienza di chi si
ritiene già edotto e quindi
una scarsa disponibilità
ad acquisire le esperienze
altrui. Si tratta purtroppo
di un comportamento che contribuisce a isolarci e
molto spesso ad adottare scelte in controtendenza, o
comunque, non economicamente valide per la competitività
del nostro Paese.
(Il presente editoriale è stato pubblicato anche sul n. 27 di
Agrisole, ndr).
LUGLIO 2006 MOLINI
d’Italia
“
Le prospettive
di mercato
rischiano
di penalizzare
i Paesi
in via di sviluppo
”
7
Giorgio Morini eletto Presidente dell’Unione Seminativi
Giorgio Morini è stato eletto
Presidente dell’Unione Seminativi,
passata da Associazione
di categoria a Società Consortile.
Morini, eletto dal Con-
Giorgio Morini
siglio di Amministrazione della
Società, proviene dalla Presidenza
(che mantiene in atto)
del Consorzio Agrario Lombardo
Veneto, ed è, da tre anni,Vicepresidente
di Assocap, l’Associazione
dei Consorzi Agrari
Provinciali.
A lui si affiancano Gian Nicola
Caione e Luciano
Rossi in qualità di Vicepresidenti
e Valerio Marchioni,
prima Presidente
dell’Unione Seminativi e
ora nuovo Amministratore
Delegato.
“L’Unione Seminativi è appena
nata come Società
Consortile - spiega Morini -
e i nostri progetti tenderanno
a svilupparla maggiormente
valorizzando il
prodotto agricolo dei nostri
Soci fondatori. La priorità sarà
quella di focalizzare l’attenzione
sul prodotto nazionale, dal
frumento, al mais e alla soia”.
L’Unione Seminativi ha lo scopo,
infatti, di tutelare, assistere
e coordinare i propri Soci operanti
sul territorio nazionale
nel settore dei seminativi.
Oltre all’attività di coordinamento
finalizzato ad assicurare
la programmazione della
produzione e l'adeguamento
alla domanda, sia dal punto
di vista quantitativo che
qualitativo, l’Unione promuove
progetti e ne cura la
realizzazione, in particolare
nei settori della ricerca e
della sperimentazione
agraria. Inoltre, assiste i Soci
nei rapporti con gli organi
pubblici centrali e periferici
e dell'Ue, per la presentazione
di pratiche singole
e collettive tendenti ad ottenere
agevolazioni, finanziamenti,
incentivi, da parte di
Istituti di credito ed Enti pubblici
comunitari e nazionali. In
tale contesto sono comprese
anche le pratiche relative all'ottenimento
degli aiuti Ue riservati
ai programmi per il miglioramento
della qualità delle
Valerio Marchioni
"produzioni dei seminativi".
Infine, ricerca e promuove
azioni volte alla realizzazione
e sviluppo di organismi interprofessionali,
per la promozione
e realizzazione di accordi di
filiera. “Nella mia nuova veste
- sottolinea Valerio Marchioni -
mi occuperò di management e,
nello specifico, di sviluppare
soprattutto le politiche di filiera,
sia all’interno della Società
che nei confronti dei nostri
principali interlocutori. Non
tralascerò, comunque, i miei
compiti gestionali e di progettazione,
che resteranno decisamente
importanti all’interno
della neonata Società Consortile,
visto che l’Unione Seminativi
farà quest’anno 600mila
euro di fatturato per iniziative
progettuali. E una di queste si
svolgerà dal 21 al 23 settem-
È al completo la squadra del
Ministro delle Politiche Agricole,Alimentari
e Forestali, Paolo
De Castro. Una novità è rappresentata
dall'istituzione di
uno staff di gabinetto, del quale,
assieme allo stesso Ministro,
sono chiamati a far parte
il consigliere Ermanno Granelli,
capo di gabinetto, Ezio Castiglione,
consigliere per gli Affari
istituzionali, Antonio Tallarida,
capo Ufficio legislativo.
Fanno parte degli uffici di diretta
collaborazione del Ministro,
chiamati però a supportare
a tutto tondo l'attività del
ministero: Ernesto Carbone,
capo segreteria,Antonella Alvisini,
segretaria particolare; Riccardo
Deserti, capo segreteria
Fatti & Notizie | Fact & News
bre prossimo presso la Facoltà
di Agraria di Bologna. Titolo
dell’iniziativa sarà “Le Giornate
dei cereali” e al suo interno
l’Unione Seminativi si farà
promotrice il 21 settembre di
un vero e proprio Forum i cui
due temi principali saranno la
produzione 2006 dei cereali e
le aree di produzione del grano
tenero. L’iniziativa si concluderà
con una Tavola Rotonda
sulla qualificazione del
prodotto, dei servizi e fluidità
del mercato”.
Assemblea generale ordinaria
Antim
L’Associazione Nazionale Tecnici dell’Industria Molitoria
ha indetto per sabato 23 settembre 2006 un’Assemblea
generale ordinaria per il rinnovo delle cariche.
Per ulteriori informazioni,
rivolgersi al seguente indirizzo di posta elettronica:
antim2006@libero.it
La squadra del Ministro De Castro
tecnica; Bruno Calzia, consigliere
per gli Affari economici e
internazionali; Stefano Cataudella,
consigliere Ambiente e
pesca;Riccardo Rolli,consigliere
per la Comunicazione e Donata
Zanotti, portavoce.
Francesco Peano resterà in carica
fino a metà luglio come
consigliere diplomatico. Gli
succederà il consigliere d'ambasciata
Giorgio Starace.
Tre i sottosegretari: Guido
Tampieri si occuperà dei rapporti
con le Regioni; Stefano
Boco curerà i rapporti con il
Senato e con la Commissione
Agricoltura; Gianni Mongiello
le relazioni con la Camera e
con la relativa Commissione
Agricoltura.
LUGLIO 2006 MOLINI
d’Italia
9
Fatti & Notizie | Fact & News
Giandomenico Auricchio
Presidente di Federalimentare
Giandomenico Auricchio è
stato eletto all’unanimità alla
Presidenza della
Federazione per il
quadriennio 2007-
2010: succederà a
Luigi Rossi di Montelera
a partire dal
1° gennaio 2007.
Auricchio, nato a
Parma nel 1957, è
Amministratore Delegato
della Gennaro Auricchio SpA
(azienda leader del settore
lattiero-caseario) e attualmente
è Vicepresidente Vicario
di Federalimentare.Auricchio
ricopre, inoltre, numerose
cariche: in Confindustria è
Componente del Comitato di
Presidenza e Presidente del
Comitato Tecnico per la Tutela
dei Marchi e la Lotta alla
Contraffazione; nel sistema
Camerale è Presidente della
Camera di Commercio di
Cremona e Vicepresidente di
Unioncamere Lombardia.
Soltanto il 25% delle imprese
italiane realizza attività
formative, contro una media
europea del 62%. Ad affermarlo
è la seconda indagine
Istat-Eurosat sulla formazione
continua. L’indagine ha
evidenziato il forte ritardo
del sistema formativo italiano.
Inoltre, uno studio Isfol-
Unioncamere, ha sottolineato
come nel periodo 2000-
2004 vi sia stata un’ulteriore
diminuzione di attività formativa
particolarmente tra le
piccole e medie imprese, cioè
quelle con un numero di di-
“Le doti personali e professionali
di Giandomenico Auricchio
- ha dichiarato
Luigi
Rossi di Montelera
- insiemeall’unanimità
con la
quale l’Assemblea
di Federalimentare
lo ha
designato alla Presidenza,
sono elementi che contribuiranno
certamente al rafforzamento
della rappresentanza
ed alla tutela dell’Industria
Alimentare italiana”.
Giandomenico Auricchio ha
assicurato che dedicherà “il
massimo impegno per lo sviluppo
della competitività
dell’Industria Alimentare in
Italia e nel mondo, promuovendo
una sempre maggiore
collaborazione tra i protagonisti
della filiera agroalimentare,
secondo settore produttivo
del Paese”.
Giandomenico Auricchio
Imprese: poca formazione
pendenti compreso tra i dieci
e i duecentocinquanta.
Sostanzialmente stabile, invece,
la quantità di formazione
nelle grandi imprese.
Nel campo formativo, comunque,è
destinata ad allargarsi
la forbice di competenze
tra piccole aziende, grande
industria e grande distribuzione
organizzata. Queste
ultime, infatti, sembrano essere
maggiormente in grado
di sfruttare le notevoli risorse
finanziarie che l’Unione europea
mette a disposizione
per la formazione.
LUGLIO 2006 MOLINI
d’Italia
11
World Grain
Selezione di notizie dal sito internet di World Grain a cura della Redazione
Farina arricchita per combattere la malnutrizione in Cina
Un organismo specializzato in nutrizione
sta cercando sostegno da parte di funzionari
e produttori affinché, in Cina, si aggiungano
ferro ed acido folico alla farina,
il principale prodotto di base del Paese,
cercando così di migliorare le condizioni
di salute della popolazione.
Yu Xiaodong, direttore del Centro per la
nutrizione e lo sviluppo della Commissione
per lo sviluppo e le riforme nazionali (National
Development and Reform Commission),
ha dichiarato che il piano rientra nell’undicesimo
programma quinquennale.
Ogni anno circa 100.000 bambini cinesi
nascono con carenze dovute alla malnutrizione.
Si stima che le perdite di produt-
tività dovute alla sola anemia per carenza
di ferro costino all’anno 13 miliardi di
dollari statunitensi.
La Micronutrient Iniziative, con sede in
Canada, ritiene che, nel prossimo decennio,
la perdita rappresenterà il 3,8% del
PIL nell’economia, che sta registrando la
crescita più rapida al mondo.
Rivolgendosi ad un forum sulla fortificazione
della farina tenutosi a Pechino il direttore
della divisione di programma dell’Unicef,Alan
Court, ha descritto le caren-
Nel primo trimestre del 2006, la produzione
di farina nei molini statunitensi ha registrato
un incremento dello 0,4% rispetto all’anno
scorso, stando solo ai dati relativi al mese di
maggio forniti dal Bureau of the Census.
Si tratta del terzo trimestre consecutivo in cui
è stato superato il livello trimestrale dell’anno
precedente.
La produzione del periodo gennaio-marzo
2006 ammontava a 96.145.000 Cwts (1
Cwt equivale a mezzo quintale), contro i
95.778.000 del medesimo periodo del
2005,i 96.575.000 nel 2004 e i 95.875.000
nel 2003.Il picco della produzione del primo
ze nutrizionali come una "fame nascosta".
Liu Fuhe, dell’Ufficio guida del Consiglio
di Stato per la riduzione della povertà
(Poverty Alleviation and Reduction),
ha affermato che il Governo cinese si è reso
conto che la povertà e la malnutrizione
fanno parte di un circolo vizioso che ha
bloccato lo sviluppo economico.
Tuttavia, l’attuazione di un piano di fortificazione
della farina richiede aiuti da
parte di tutti i settori, dall’autorità legislativa
alla popolazione.
Incremento della produzione di farina negli USA
trimestre è stato di 101.110.000 nel 2000.
Pertanto, la produzione del periodo gennaio-marzo
2006 è stata la più alta per questo
trimestre dal 2004 ad oggi.La capacità giornaliera
dei molini statunitensi nel primo trimestre
è stata in media pari a 1.462.000
Cwts, con un calo di 24.000 unità rispetto ai
1.486.000 del quarto trimestre del 2005 e
inferiore anche ai 1.490.000 di un anno fa.
Nel primo trimestre i molini hanno funzionato
al 86,5% della capacità calcolata su sei
giorni di funzionamento, rispetto al 87,8%
del periodo ottobre-dicembre, ma superiore
comunque al 84,6% di un anno fa.
LUGLIO 2006 MOLINI
d’Italia
13
Il volume complessivo del commercio
mondiale di grano nella campagna
che sta per aprirsi (2006/07) dovrebbe
mantenersi prossimo ai livelli medi
delle ultime campagne, di poco superiore
ai 110 milioni di tonnellate. Se il dato
globale è praticamente immutato, l’analisi
per singolo Paese, specie considerando
i principali Stati esportatori, porta a
considerazioni di segno opposto.
Mentre Australia, Canada ed Unione
europea dovrebbero aumentare le proprie
spedizioni oltre frontiera, si dovrebbe
registrare un sensible calo delle esportazioni
dai paesi del Mar Nero (Russia
ed Ucraina), mentre anche l’export statunitense
è previsto in diminuzione.
Il dato più significativo riguarda comunque
le esportazioni dal Mar Nero, che
complessivamente dovrebbero dimezzarsi
rispetto al livello conseguito nel
2005/06 (da 16 a 8 milioni di tonnellate).
La siccità dello scorso autunno all’epoca
della semina, ha infatti causato una notevole
riduzione degli investimenti a grano
invernale, che hanno per di più subito
le conseguenze, in termini di raccolto atteso,
dei danni da gelo, provocati da un
inverno particolarmente rigido.
Il previsto calo delle esportazioni da quei
Paesi dovrebbe per un verso contribuire
ad un rialzo dei prezzi su scala internazionale
e per l’altro favorire altri Paesi
concorrenti, soprattutto l’Unione europea
e la stessa Argentina, in alcuni mercati
chiave, specie dell’area del Mediterraneo.
Il crollo delle esportazioni dall’Ucraina
contribuirà, inoltre, ad una mi-
Mercati Internazionali | International Markets
Le esportazioni dal Mar Nero si dimezzeranno
Il calo dell’export in Russia e Ucraina
favorirà i Paesi dell’Unione europea
Export fall in Russia and Ukraine will benefit the EU countries
Commercio mondiale del grano e derivati
(migliaia di tonnellate)
2002/03 2003/04 2004/05 2005/06 2006/07
ESPORTAZIONI
Argentina 6.276 7.346 13.502 7.200 9.500
Australia 10.946 15.096 15.826 16.000 19.000
Canada 9.393 15.526 15.142 16.000 18.000
India 5.350 5.425 1.605 500 500
Kazakstan 6.238 4.110 2.700 3.000 4.500
Russia 12.621 3.114 7.951 10.500 6.500
Turchia 839 854 2.217 2.500 2.500
Ucraina 6.569 66 4.351 5.500 1.500
Ue 19.940 10.931 14.367 14.500 16.500
Altri Europa 1.888 148 1.407 1.685 835
Stati Uniti 22.834 32.295 28.464 27.500 25.500
IMPORTAZIONI
Algeria 6.079 3.933 5.398 5.500 4.800
Brasile 6.631 5.559 5.309 6.000 6.200
Cina 418 3.749 6.747 1.300 1.500
Egitto 6.327 7.295 8.150 7.500 7.200
Indonesia 3.984 4.535 4.661 4.600 4.800
Iraq 1.579 1.925 3.010 4.300 4.000
Giappone 5.579 5.751 5.744 5.700 5.600
Corea del Sud 4.052 3.434 3.591 3.900 3.600
Marocco 2.720 2.414 2.272 2.600 1.900
Messico 3.161 3.644 3.717 3.600 3.700
Peru 1.157 1.488 1.449 1.600 1.500
Filippine 3.230 2.975 2.593 2.700 2.500
Russia 1.045 1.026 1.197 800 1.200
Tunisia 2.167 781 1.079 1.200 1.200
Yemen 1.772 1.635 1.853 1.900 1.900
Ue 13.921 5.912 7.393 7.500 6.300
Altra Europa 1.971 4.229 1.836 1.725 1.575
Stati Uniti 1.958 1.760 1.946 2.300 2.700
Tot. Commercio 110.136 104.501 112.992 111.240 110.620
LUGLIO 2006 MOLINI
d’Italia
15
nore disponibilità mondiale di grano per
uso mangimistico. L’Unione europea sarà
la prima a beneficiare di questa ridotta
concorrenza e dei prezzi più alti, che potrebbero
favorire l’export comunitario al
limite senza restituzioni.
Anche l’export argentino è previsto in ripresa,
dopo il forte calo del 2005/06: si
prevedono, infatti, crescenti spedizioni
di grano anche al di fuori del Sud Ameri-
Mercati Internazionali | International Markets
Commercio mondiale del grano e derivati: quantità di grano che sarà esportato nella campagna 2006/2007.
ca, specie nel Mediterraneo ed in alcuni
Paesi asiatici. In sensibile aumento sono
previste anche le esportazioni dall’Australia,
grazie sia all’aumento produttivo
che ad una più forte domanda da alcuni
Paesi tradizionali importatori, come ad
esempio India, Iran e Iraq.
Il ritorno a livelli qualitativi normali dovrebbe
dare impulso anche all’export dal
Canada, che dovrebbe trarre beneficio
soprattutto della ridotta competitività
degli Stati Uniti, dove gli investimenti a
grano sono diminuiti, mentre le condizioni
vegetative, specie per l’Hard Red Winter,
non sono state soddisfacenti.
Il basso livello delle scorte di riporto negli
Stati Uniti dovrebbe altresì contribuire ad
alimentare la spinta ascensionale dei
prezzi, su livelli notevolmente più elevati
rispetto alle ultime campagne.
LUGLIO 2006 MOLINI
d’Italia
17
Le aziende che esportano o intendono
promuovere la loro attività oltre
confine hanno la possibilità di trovare
in rete numerose risorse e informazioni
sui nuovi mercati, nonché leggi e
normative vigenti. A questo proposito segnaliamo
alcuni siti utili.
All’indirizzo www.esteri.it/rapporti/index.htm
sono consultabili i ”rapporti
Paese”. Per ogni Paese straniero viene
fornito un quadro sintetico della situazione
macroeconomia, delle opportunità di
mercato, degli ostacoli agli scambi e agli
investimenti nonché dei progetti di iniziative
promozionali.
Tali “rapporti” sono elaborati, con aggiornamenti
semestrali, dal Ministero degli Affari
Esteri, dal Ministero delle Attività Produttive
e dall’Istituto Nazionale per il
Commercio Estero (ICE).
Quest’ultima organizzazione ha il compito
specifico di agevolare, sviluppare e pro-
Promuoversi attraverso il Web
Siti internet per chi esporta
a cura di Mario Marsero - m.marsero@flashnet.it
muovere il commercio con le nazioni estere
e a questo scopo dispone di un proprio
sito (http://www.ice.gov.it/) che rap-
Internet Corner
presenta un buon punto di partenza per
conoscere nuovi mercati.
Va segnalata anche la banca dati dell’Unione
europea, Market Access Database
all’indirizzo http://mkaccdb.eu.int/
kaccdb2/indexPubli.htm.
Questo sito fornisce informazioni per valutare
la presenza di dazi, tariffe e costi connessi
alle attività di import/export.
Si possono trovare notizie, divise per Paese
e per settore, relative agli ostacoli commerciali
alle esportazioni.
All’indirizzo www.unioncamere.it,patrocinato
dall’Unione Italiana delle Camere
di Commercio, sono presenti numerose
informazioni utili sulle normative e le
procedure per l’import e l’export.
Da non dimenticare infine il sito www.
agenziadogane.it. Il sito è un punto di
riferimento per chi intende essere aggiornato
sulle procedure e pratiche doganali.
LUGLIO 2006 MOLINI
d’Italia
19
Novità per il piano degli accertamenti fiscali
Per motivare
l’accertamento dei redditi
delle attività molitorie,
occorre il richiamo
al TD03U
(sigla del nuovo studio),
in vigore dal 2005.
Ne riportiamo
le caratteristiche
e le peculiarità.
Il nuovo studio di settore
per le aziende molitorie
di Francesco Schiavon
A new sector research for milling industries
degli studi di settore, la cui
applicazione comporta accerta-
L’istituto
menti fiscali a contenuto presuntivo
nei confronti delle aziende, è stato introdotto
nel nostro ordinamento dall’art.62 bis del
D.L. 30 agosto 1993, n. 331, convertito dalla
legge 29 ottobre 1993, n. 427. Oggetto
dell’originario studio di settore ministeriale
SD03U (introdotto nel 1998 ai fini dell’accertamento
dei redditi delle attività molitorie,
con effetto fino al 2004) erano le attività
economiche rispondenti ai codici ISTAT:
15.61.1 Molitura dei cereali;
15.61.2 Altre lavorazioni di semi
e granaglie.
Lo studio è stato sostituito per “evoluzione”,
per effetto di D.M. del 27 aprile
2006, da uno nuovo, in vigore con riferimento
all’anno d’imposta 2005.
Lo studio TD03U
TD03U è divenuta la sigla del nuovo studio
in vigore dal 2005.Esso riguarda quattro
tipi di attività:
attività 15.61.1 (molitura del frumento);
attività 15.61.2 (molitura di altri cereali);
attività 15.61.3 (lavorazione del risone);
attività 15.61.4 (altre lavorazioni di semi
e granaglie).
Per la sua predisposizione, sono stati approvati
nell’ottobre 2004 dei nuovi questionari
da compilare dai contribuenti interessati;
tali questionari sono stati trasmessi all’Agenzia
delle Entrate, esclusivamente per
via telematica, entro il 15 febbraio 2005.
Secondo quanto previsto dalla Legge Finanziaria
per il 2005, è giunto poi il provvedimento
del direttore dell'Agenzia delle
Entrate che individuava gli studi di settore
che sarebbero stati sottoposti a revisione
entro il termine previsto dalla normativa,
con pubblicazione sulla Gazzetta
Ufficiale. Infatti l’art. 1 della Legge Finanziaria
n. 311/2004, tra le altre modifiche
apportate alla disciplina degli studi di settore,
ha previsto una cadenza ben precisa
per quanto riguarda l'attività di revisione
dei medesimi. Il comma 399 di tale articolo
contempla, a tale proposito, due diverse
tipologie di revisione: una "obbligato-
Il nuovo studio di settore riguarda la molitura del frumento
e di altri cereali, la lavorazione del risone e le
lavorazioni di semi e granaglie.
LUGLIO 2006 MOLINI
d’Italia
21
Le nuove classificazioni dei molini
L’elaborazione matematico-statistica di uno “studio di settore” presuppone la
menzionata raccolta di dati in riferimento alle imprese oggetto dello studio (e
che hanno fornito i suddetti dati), classificate in gruppi omogenei (cosiddetti “cluster”).
Lo studio di settore TD03U classifica i molini come segue:
Gruppo I° Piccoli molini tradizionali con impianti a bassa macinazione che si
rivolgono prevalentemente ad una clientela privata.
Gruppo II° Molini specializzati nella lavorazione del mais.
Gruppo III° Molini specializzati nella lavorazione di mais ed altri cereali destinati
prevalentemente agli allevatori e all'industria mangimistica.
Gruppo IV° Molini specializzati nella lavorazione del grano duro.
Gruppo V° Molini specializzati nella lavorazione del grano tenero.
Gruppo VI° Molini di più grandi dimensioni specializzati nella lavorazione del
grano tenero.
Gruppo VII° Molini specializzati nella lavorazione del riso.
ria" e una "facoltativa", finalizzate a
mantenere il più possibile aggiornato lo
strumento accertativo. Gli studi di settore
sono stati sempre presentati come uno
strumento che aveva la naturale inclinazione
a essere un prodotto flessibile in relazione
alle dinamiche economiche.
Con tale legge venne previsto che gli studi
di settore sono soggetti a revisione, di
norma, ogni quattro anni dalla loro data di
entrata in vigore, oppure dalla data in cui
è stata effettuata l'ultima revisione: la finalità,
stando alla lettera della legge, è
quella di “mantenere la rappresentatività
degli stessi rispetto alla realtà economica
cui si riferiscono”. A tale previsione si aggiunge
quella che disciplina la possibilità
che lo studio di settore possa essere revisionato
"facoltativamente": la revisione
pertanto può essere effettuata anche prima
della decorrenza dei quattro anni entro
la quale deve essere effettuata "obbligatoriamente".Va
tenuto conto di dati ed
informazioni ufficiali quali i dati di contabilità
nazionale e sentito, come in passato,
il parere della Commissione centrale degli
esperti. Questo il quadro legislativo entro
cui si è giunti all’attuale studio TD03U, approvato
con il citato decreto ministeriale.
Come illustrato in un precedente intervento
(vedi Molini d’Italia, n. 9/2004,
ndr) l’elaborazione matematico-statistica
di uno “studio di settore” presuppone
la menzionata raccolta di dati in riferimento
alle imprese oggetto dello studio
(e che hanno fornito i suddetti dati), classificate
in gruppi omogenei (cosiddetti
“cluster”). La nuova classificazione contenuta
nello studio TD03U si diversifica
rispetto a quella utilizzata per lo studio
precedentemente in vigore (da 5 a 7
“cluster” o gruppi).
Ne descriviamo, in base alle informazioni
di fonte ministeriale, le caratteristiche
salienti. I molini
risultano ora classificati come
segue.
Molini del Gruppo I°
Appartengono al Gruppo I° i
piccoli molini tradizionali con
impianti a bassa macinazione
che si rivolgono prevalentemente
ad una clientela privata
(numerosità: 108).
Le imprese di questo gruppo
sono prevalentemente ditte
individuali. Le materie
prime passate alla lavorazione
sono prevalentemente grano
tenero di terzi (33% sull’intera
produzione e/o lavorazione),
grano duro di terzi (28%)
ed altri cereali di terzi (14%).
I prodotti ottenuti sono princi-
palmente farine di grano tenero (37%
dei ricavi), semole/ semolati / farine di grano
duro (22%), altro (semilavorati, miscele,
ecc. 19%) e sottoprodotti e vagliature
(9%). Le fasi della produzione effettuate
sono: pulitura e macinazione (91%
delle imprese), laminazione (30%) e confezionamento
(29%).
La dotazione media di beni strumentali
è composta da 1 pulitrice, 2 laminatoi, 3
cassoni per riposo (presenti nel 43% dei
casi), 1 pesatrice (nel 62% dei casi) ed 1
separatore (nel 49% dei casi).
Molini del Gruppo II°
Appartengono al Gruppo II° i molini specializzati
nella lavorazione del mais (numerosità
63).
Si tratta prevalentemente di ditte individuali
(65% dei soggetti) e società di persone
(29%), con una struttura composta
da 2 addetti. Solo nel 25% dei casi si fa ricorso
a personale dipendente.
Gli spazi destinati all'esercizio dell'attività
sono mediamente pari a 214 m 2 di
produzione, 258 di magazzino, 22 m 2 di
uffici (presenti nel 59% dei casi) e 72 m 2
I molini del IV° gruppo, specializzati nella lavorazione del duro,
lavorano prevalentemente materia prima di proprietà.
LUGLIO 2006 MOLINI
d’Italia
23
I molini del V° gruppo, specializzati nella lavorazione del tenero, producono a marchio proprio per il
62% dei ricavi.
di spazi destinati alla vendita (presenti
nel 52% dei casi).
Gli impianti di lavorazione sono a
bassa macinazione e sono costituiti da
1 impianto per la lavorazione del mais della
capacità di 24 tonnellate/24h e nel
27% dei casi da 1 impianto per la lavorazione
di altri cereali della capacità di 8
tonnellate/24h.
Si tratta di imprese che lavorano prevalentemente
materia prima di proprietà
(62% dei ricavi) e commercializzano
inoltre prodotti acquistati da terzi per il
28% dei ricavi. La produzione è sia a marchio
proprio (48% dei ricavi) che senza
marchio (44%).
I prodotti ottenuti sono farine di mais
(61% dei ricavi), sottoprodotti e vagliature
(14%) ed altro (12%).
La clientela è costituita soprattutto da
privati (46%, dei ricavi), commercianti
all'ingrosso (14%) e commercianti al
dettaglio (12%), su un'area di mercato
che si estende dalla provincia alle regioni
limitrofe.
Molini del Gruppo III°
Appartengono al Gruppo III° i molini
specializzati nella lavorazione di mais ed
altri cereali destinati prevalentemente agli
allevatori e all'industria mangimistica (numerosità:
62).
Le imprese del cluster sono prevalentemente
società di persone (47% dei
soggetti) e ditte individuali (31%), con
una struttura composta da 3 addetti di cui
1 dipendente. Gli spazi destinati all'esercizio
dell'attività sono pari a 181 m 2 di produzione,
461 di magazzino e 24 m 2 di uffici.
Gli impianti di lavorazione sono a bassa
macinazione e sono costituiti da 1
impianto per la lavorazione di altri cereali
della capacità di 26 tonnellate/24h e nel
45% dei casi da 1 impianto per la lavorazione
del mais della capacità di 24 tonnellate/24h.
Le materie prime passate alla
lavorazione sono prevalentemente mais
(sulla produzione e/o lavorazione, di proprietà
29% e 18% di terzi) ed altri cereali
(di proprietà 19% e di terzi 13%). L’area di
mercato si estende alla provincia e alle regioni
limitrofe.
Molini del Gruppo IV°
Appartengono al Gruppo IV° i molini
specializzati nella lavorazione del grano
duro (numerosità: 125).
Le imprese di questo cluster sono prevalentemente
ditte individuali (46% dei
soggetti) e società di persone (37%), con
una struttura composta da 3 addetti di cui
2 dipendenti. Gli spazi destinati all'esercizio
dell'attività sono pari a 296 m 2 di produzione;
183 di magazzino e 15 m 2 di uffici.
Gli impianti di lavorazione sono a
bassa macinazione nel 48% dei casi e
ad alta macinazione nel 37% e sono mediamente
costituiti da 1 impianto per la
lavorazione del grano duro della capacità
di 38 tonnellate/24h ed 1 impianto per la
lavorazione di altri cereali della capacità
di 21 tonnellate/24h.
Si tratta di imprese che lavorano preva-
Lo studio TD03U, ai fini dell’accertamento dei redditi delle attività molitorie, è entrato in vigore dal 2005.
LUGLIO 2006 MOLINI
d’Italia
25
lentemente materia prima di proprietà
(71 % dei ricavi). La produzione è a
marchio proprio per il 56% dei ricavi e
senza marchio per il 42%.
Le materie prime passate alla lavorazione
sono prevalentemente grano duro
di proprietà (78% sulla produzione e/o
lavorazione) e grano duro di terzi (18%).
I prodotti ottenuti sono principalmente
semole/semolati/farine di grano duro
(70% dei ricavi) e sottoprodotti e vagliature
(18%).
La dotazione di beni strumentali è composta
da 2 pulitrici, 2 cassoni per riposo, 1
separatore, 2 semolatrici, 2 pesatrici, 1
confezionatrice (presente nel 50% dei casi)
e 4 laminatoi.
La clientela è costituita soprattutto da
laboratori artigianali (panifici, pasticcerie,
pastifici, ecc.) (51% dei ricavi), privati
(17%), commercianti all'ingrosso
(10%) e commercianti al dettaglio
(10%), su un'area di mercato limitata all'ambito
regionale.
Molini del Gruppo V°
Appartengono al Gruppo V° i molini specializzati
nella lavorazione del grano tenero
(numerosità: 172).
Le imprese del gruppo sono prevalentemente
ditte individuali (46% dei sog-
getti) e società di persone (43%), con
una struttura composta da 3 addetti di
cui 1 dipendente.
Gli spazi destinati all'esercizio dell'attività
sono pari a 227 m 2 di produzione, 245 di
magazzino e 17 m 2 di uffici.
Gli impianti di lavorazione sono a bassa
macinazione nel 55% dei casi e ad alta
macinazione nel 40% e sono costituiti da
1 impianto per la lavorazione del grano tenero
della capacità di 27 tonnellate/24h
ed 1 impianto per la lavorazione di altri cereali
della capacità di 18 tonnellate/24h.
Si tratta di imprese che lavorano prevalentemente
materia prima di proprietà
(84% dei ricavi). La produzione è a marchio
proprio per il 62% dei ricavi e senza
marchio per il 35%.
Le materie prime passate alla lavorazione
sono prevalentemente grano tenero
di proprietà (64% sulla produzione
e/o lavorazione) ed altri cereali di proprietà
(12%).
I prodotti ottenuti sono principalmente
farine di grano tenero (57% dei ricavi),
sottoprodotti e vagliature (11%) ed altro
(semilavorati, miscele, etc.) (20%).
Le fasi della produzione effettuate sono:
spazzolatura (33% dei soggetti), laminazione
(33%), pulitura e macinazione
(92%), miscelatura dei prodotti finiti
(41%) e confezionamento (90%).
I molini del VI° gruppo sono di grandi dimensioni e specializzati nella lavorazione del tenero. La loro clientela
è costituita soprattutto da panifici, pasticcerie e pastifici.
La dotazione di beni strumentali è composta
da 1 pulitrice, 2 cassoni per riposo, 1
separatore (presente nel 60% dei casi), 1
pesatrice, 1 confezionatrice (presente nel
63% dei casi) e 3 laminatoi.
La clientela è costituita soprattutto da
laboratori artigianali (panifici, pasticcerie,
pastifici, ecc.) (41 % dei ricavi), privati
(20%), commercianti all'ingrosso
(12%) e commercianti al dettaglio (11%),
su un'area di mercato che si estende fino
alle regioni limitrofe.
Molini del Gruppo VI°
Appartengono al Gruppo VI° i molini di più
grandi dimensioni specializzati nella lavorazione
del grano tenero (numerosita: 117).
Gli impianti di lavorazione sono ad alta
macinazione nell'89% dei casi e a bassa
macinazione nel 31% e sono costituiti da
1 impianto per la lavorazione del grano tenero
della capacità di 116 tonnellate/24h.
Si tratta di imprese che lavorano prevalentemente
materia prima di proprietà
(78% dei ricavi). La produzione è a marchio
proprio per l'88% dei ricavi.
I prodotti ottenuti sono principalmente
farine di grano tenero (70% dei ricavi)
e sottoprodotti e vagliature (18%).
Le fasi della produzione effettuate sono:
analisi reologiche (62% dei casi), spazzolatura
(58%), laminazione (44%), analisi
tecnologiche (68%), analisi microbiologiche
(37%), pulitura e macinazione (97%),
miscelatura dei prodotti finiti (80%), cubettatura
e cruscame (39%) e confezionamento
(99%).
La dotazione di beni strumentali è mediamente
composta da 3 pulitrici, 4 cassoni
per riposo, 2 separatori, 2 semolatrici (nel
60% dei casi), 2 pesatrici, 2 confezionatrici
e 8 laminatoi.
La clientela è costituita soprattutto da
laboratori artigianali (panifici, pasticcerie,
pastifici, ecc.) (56% dei ricavi), commercianti
all'ingrosso (11%), allevatori e
industria mangimistica (7%), privati (6%),
commercianti al dettaglio (5%), su
un'area di mercato che si estende fino alle
regioni limitrofe.
LUGLIO 2006 MOLINI
d’Italia
27
Molini del Gruppo VII°
Appartengono al Gruppo VII° i molini
specializzati nella lavorazione del riso (numerosità:
55).
Le imprese del cluster sono prevalentemente
società (44% di persone e 31% di
capitali), con una struttura composta da 4
addetti di cui 2 dipendenti. Gli spazi destinati
all'esercizio dell'attività sono pari a
407 m 2 di produzione, 393 di magazzino,
38 m 2 di uffici e 36 m 2 di vendita presenti
nel 58% dei casi.
L'impianto di produzione è destinato alla
lavorazione del riso ed ha una capacità
media di 32 tonnellate/24h.
Si tratta di imprese che lavorano prevalentemente
materia prima di proprietà
(72% dei ricavi). La produzione è a marchio
proprio per il 56% dei ricavi e senza
marchio per il 32%.
I prodotti ottenuti sono principalmente
riso e farine di riso (80% dei ricavi) e
sottoprodotti e vagliature (18%). Le fasi
della produzione effettuate sono: sbrama-
E N G I N E E R I N G
SILOS E SERBATOI
“LIPP SYSTEM”
SILOS BULLONATI
E SALDATI A PARETE LISCIA
IN FERRO, ACCIAIO ZINCATO,
INOX E ALLUMINIO
TRASPORTATORI ORIZZONTALI:
A NASTRO,
A CATENA, A PALETTE,
A VIBRAZIONE, COCLEE
TRASPORTATORI VERTICALI:
ELEVATORI A TAZZE,
ELEVATORI A CATENA,
COCLEE VERTICALI
ESTRATTORI PLANETARI
ESTRATTORI A COCLEA,
FONDI VIBRANTI
FILTRI
tura (91% dei casi), sbiancatura (91%),
analisi tecnologiche (44%), pulitura e macinazione
(84%), confezionamento
(85%). La dotazione di beni strumentali
è composta da 2 pulitrici, 5 cassoni per riposo
(nel 44% dei casi), 4 separatori, 2
pesatrici, 1 confezionatrice, 2 sgusciatori e
3 sbiancatrici. La clientela è costituita
soprattutto da commercianti all'ingrosso
(31% dei ricavi), industria alimentare
(19%), grande distribuzione (17%),
privati (12%) e commercianti al dettaglio
(12%), su un'area di mercato che si estende
fino all'ambito internazionale con presenza
di export nel 55% dei casi.
L’attendibilità degli studi
ai fini dell’accertamento
Secondo la Cassazione, l’evoluzione legislativa
“ha confermato sempre di più la
possibilità che l’Amministrazione finanziaria
utilizzi strumenti presuntivi legittimati
dalla prassi e valutati già in sede preventiva
a livello generale”. In tale conte-
sto “può determinarsi una situazione probatoria
che investe anche la quantità dei
valori ottenuti sulla base delle presunzioni
medesime” ed il contribuente ha “l’onere
di attivarsi e di mostrare o l’impossibilità
di utilizzare le presunzioni in quella fattispecie
o l’inaffidabilità del risultato ottenuto
attraverso le presunzioni” (Corte di
Cassazione, Sezione tributaria, 27 febbraio
2002, n. 2891).
È da tener conto però, che sempre secondo
la Cassazione,15 dicembre 2003, n. 19163,
che cita anche gli studi di settore e lo Statuto
del contribuente,ogni automaticità in tema
di accertamenti presuntivi del reddito li
rende nulli. Pertanto non basterebbe il
semplice riferimento allo studio per motivare
l’accertamento,tipo “timbro”,ma occorrerebbe
qualche ulteriore elemento.
Secondo la Comm. Trib. Prov. di Bari,
n. 36/14 del 2006, occorrerebbe, nell’avviso
di accertamento, oltre al richiamo allo
studio di settore, “individuare gli elementi
specifici che hanno portato al calcolo dei
maggiori ricavi ascritti al contribuente”.
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LUGLIO 2006 MOLINI
d’Italia
29
Industria molitoria e della pastificazione a confronto
I contaminanti nel settore del duro:
situazione attuale e prospettive
Quali strategie adottare
per affrontare in modo
concreto ed efficace
il problema
delle micotossine?
Questo il tema
della Tavola Rotonda
che si è tenuta a Firenze
in occasione
delle Assemblee Generali
Semouliers-Un.A.F.P.A.
a cura della Redazione
Durum wheat contaminants: current situation and perspectives
Alle Assemblee Generali dei Semouliers
(Union des Associations
des Semouliers des Pays de l’UE) e
dell’UN.A.F.P.A. (Union des Associations
de Fabricants de Pâtes Alimentaires de
l’UE), svolte a Firenze lo scorso maggio,
hanno aderito numerosi e prestigiosi
esponenti dei settori (vedi l’articolo a pagina
39, del numero di giugno di Molini
d’Italia, ndr). Di rilievo la Tavola Rotonda,
intitolata “Il problema dei contaminanti
nel settore del frumento duro. Situazione
attuale e prospettive future”. Un argomento
scelto perché “il problema delle
micotossine - ha sottolineato Roland
Brun, Président de l’Union des Associations
des Semouliers des Pays - è destinato
nei prossimi anni ad avere un impatto
crescente nell’industria semoliera e delle
paste alimentari”. I lavori sono stati introdotti
da Piero Luigi Pianu, Vicedirettore
di Italmopa; i relatori sono stati Frans
Verstraete, della Commissione europea
DG-Sanco (Direzione generale della salute
e della tutela del consumatore), Responsabile
della normativa comunitaria relativa
ai contaminanti, e Angelo Visconti,
del Centro Nazionale Ricerche di Bari,
esperto in materia di contaminanti.
Piero Luigi Pianu
Le procedure da snellire
Il Vicedirettore di Italmopa, Piero Luigi
Pianu si è soffermato su cinque punti fondamentali
di intervento.
• Primo punto: costi supplementari per
la materia prima connessi al ritardo nei
tempi di comunicazione dei risultati
delle analisi da parte dei laboratori degli
organi ufficiali di controllo.
La legislazione comunitaria non prevede
dei termini massimi per la notifica dei risultati
delle analisi agli operatori.
Negli ultimi mesi in Italia i tempi di notifica
dei risultati si sono allungati, divenendo
superiori alle tre/quattro settimane.
Questo ritardo nella comunicazione dei risultati
da parte degli organi preposti al
controllo determina, per l’industria molitoria
e della trasformazione, dei costi supplementari
non inizialmente previsti.
Tali costi possono scoraggiare l’importazione
da Paesi Terzi. La situazione è tanto
più critica in quanto l’industria della trasformazione
del grano duro è chiamata, a
seguito della riforma di medio termine della
PAC, a confrontarsi con una crescita del
deficit quantitativo strutturale della produzione
nazionale di grano duro. Nei Paesi
del Sud Europa,tale diminuzione nella produzione
determinerà un ricorso accresciuto
all’importazione di materie prime.
• Secondo punto: la procedura
d’allerta comunitaria.
Nonostante la chiarezza su quali siano gli
organi ufficiali di controllo che possono
essere all’origine della procedura d’allerta,
sono emerse, negli ultimi mesi, difficoltà
nel comprendere quando la procedura
d’allerta debba concludersi.
LUGLIO 2006 MOLINI
d’Italia
33
• Terzo punto: procedure di campionamento
e di analisi complesse, pesanti,
costose.
Il problema dell’industria molitoria non è
nel limitare il numero di controlli: è necessario
eseguirli e possono essere anche rinforzati
ma devono consentire di lavorare
tranquillamente senza mettere l’industria
in difficoltà rispetto alla competitività dei
concorrenti comunitari e dei Paesi terzi.
Riguardo le procedure attuali di campionamento
e controllo, occorre una semplificazione
anche con la messa in atto a livello
comunitario di procedure alternative, in
grado di offrire le medesime garanzie per la
protezione della salute del consumatore.
• Quarto punto: i sottoprodotti.
Attualmente i livelli massimi di contaminazione
dei sottoprodotti sono oggetto di
regolamentazione per alcuni contaminanti
(aflatossine e metalli pesanti) mentre
per altri vi sono solo nuove raccomandazioni
comunitarie. Vista l’importanza del
sottoprodotto nell’industria della prima
trasformazione del grano duro, è necessario
ottenere un quadro regolamentare che
dia certezza circa i valori da applicare.
• Quinto punto: possibili modifiche dei
valori massimi di contaminazione.
Esiste la possibilità che nei prossimi due
anni possano essere nuovamente discussi
i livelli massimi di contaminazione da micotossine.
È importante che l’industria
possa partecipare alla determinazione dei
nuovi livelli massimi di contaminazione
per tutti i contaminanti già oggetto di regolamentazione,
nonché di quelli che saranno
chiamati ad essere prossimamente
regolamentati a livello comunitario.
Frans Verstraete
I valori massimi di contaminazione
Frans Verstraete, della Commissione europea
DG-Sanco (Direzione generale della
salute e della tutela del consumatore), Responsabile
della normativa relativa ai contaminanti
ha esposto la regolamentazione
comunitaria in atto, offrendo prospettive
I fattori da prendere in considerazione per la prevenzione della formazione di tossine sono il clima, il tipo
di coltivazione, tipo di manodopera, la varietà del cereale.
in parte rassicuranti per i professionisti del
settore in merito alle discussioni sui valori
massimi di contaminazione, alle procedure
ufficiali di campionamento, ai metodi di
analisi da utilizzare, alla soluzione di problemi
commerciali d’importazione ed
esportazione. Qui di seguito riportiamo i
punti principali del suo intervento.
Attività attuali per i contaminanti
negli alimenti
La Commissione europea è al lavoro per
semplificare e migliorare la leggibilità della
legislazione riguardante i contaminanti
mediante il consolidamento e la riformulazione
del Regolamento comunitario
n. 466 del 2001. Riguardo alle micotossine,
la Commissione vuole fornire alle Autorità
competenti delle Linee Guida aggiuntive
per garantire l’armonizzazione
dell’applicazione della legislazione europea.
Questo sia per quanto riguarda la
procedura di campionamento di grandi
partite di cereali, sia per le procedure di
controllo volte a verificare un grande numero
di partite in breve tempo.
Nello sviluppare questa procedura per le
grandi partite (come ad esempio i campionamenti
nei silos o nelle navi) si è tenuto
conto di problemi e considerazioni quali il
costo dei campionamenti e la necessità di
avere regimi di campionamento più semplici.Tutti
questi fattori devono essere presi
in considerazioni sia dagli enti che si occupano
dell’applicazione delle leggi, sia
dagli imprenditori.
I controlli ufficiali
possono essere
effettuati senza
avviso preventivo
ed in ogni fase
della produzione,
della trasformazione
e della distribuzione
Il Codex Alimentarius e la differenza
di standards nel mondo
A livello mondiale la Commissione sta affrontando
il problema delle micotossine
mediante il “Codex Alimentarius”, il codice
comunitario sugli additivi alimentari e
sui contaminanti.
Il Codex contiene le procedure che possono
essere applicate all’interno dell’Unione
Europea e, per quanto riguarda le micotossine
ed i loro effetti negativi sulla salute
pubblica, sono stati individuati i generi
alimentari maggiormente esposti ai con-
LUGLIO 2006 MOLINI
d’Italia
“
”
35
Per evitare contaminazioni da ocratossina occorre applicare un immediato essiccamento nell’atto della
raccolta, e mantenere asciutti e puliti gli ambienti dei macchinari per la conservazione dei cereali.
taminanti. Il fine è di ottenere livelli di contaminazione
più bassi, prestando particolare
attenzione alla riduzione dei livelli ottenibili
grazie a tecniche di lavorazioni
agricole accurate. Oltre a stabilire i livelli
massimi di contaminazione, il Codex ha introdotto
anche delle regole di condotta in
materia di prevenzione e di riduzione della
contaminazione da micotossine nei cereali;
ha inoltre elaborato informazioni molto
importanti, a livello mondiale, sugli effetti
del DON (Deossinivalenolo - tossina di fusarium)
nei processi di trasformazione. Tali
informazioni potranno essere la base per
future discussioni a livello mondiale.
I rischi di perdita di competitività
Negli ultimi dieci anni L’Unione europea
ha stabilito i regolamenti più avanzati al
mondo per la sicurezza alimentare e la tutela
della salute pubblica.
Nel resto del mondo la situazione normativa
è molto diversa circa i livelli massimi di
contaminazione accettati e la frequenza
dei controlli richiesti. Questo può destare
preoccupazione, oltre che per le conseguenze
sulla salute dei consumatori, an-
36
MOLINI
d’Italia
che per gli effetti sul mercato in quanto la
differenza di regole può creare costi differenti
per la materia prima (ostacoli non tariffari)
e distorsioni di concorrenza.
Il Codex Alimentarius è stato ideato proprio
al fine di risolvere il problema della
differenza di norme nel mondo, fissando
i livelli europei e promuovendo questi
stessi a livello mondiale come indicatori
adeguati per la tutela della salute dei
consumatori.
“
Gli operatori
hanno sempre
il diritto a chiedere
un secondo parere
in caso di
non conformità
”
L’intento è di far adattare i livelli mondiali
alla legislazione europea: ad esempio,
per l'ocratossina-A nei cereali grezzi, fissato
a 5 microgrammi/kg, è stato accettato
dalla maggior parte dei Paesi, Stati
Uniti e Canada compresi. Mentre alcuni
Paesi in via di sviluppo, come l’India, si
sono opposti fortemente (in India il livello
massimo di contaminazione per l’ocratossina-A
è di 20 µg/kg). Ovviamente quando
ci sarà un codice adottato e riconosciuto a
livello mondiale, ci sarà una nuova legislazione.
La normativa europea è essenziale
per affrontare i problemi commerciali che
riguardano l’importazione e dovrebbe essere
applicata in maniera più estesa, a livello
mondiale, per sapere cosa succede
nei prodotti importati di cui non si conosce
la storia. In quest’ottica è fondamentale
coinvolgere nell’attività di controllo il Paese
esportatore, in modo che i prodotti siano
controllati e conformi alla legislazione
dell’Unione europea. Si tratta di un processo
che richiede tempo e che si sta sviluppando
gradualmente, coinvolgendo gli
enti dei Paesi importatori ed esportatori.
I controlli sulle importazioni
La legislazione comunitaria non fissa percentuali
sulla frequenza dei controlli da
effettuare sui prodotti provenienti da Paesi
terzi, ma stabilisce che tale frequenza
sia paragonabile a quella effettuata sul
prodotto nazionale. Ciò vuol dire che anche
i controlli sui beni d’importazione devono
essere effettuati regolarmente.
Ogni partita per l’importazione deve essere
campionata così come devono esserlo i
beni per il consumo interno.
Quando opportuno, si procede ai controlli
fisici, considerando i possibili rischi associati
con certe derrate alimentari e lo storico
di conformità di un certo tipo di derrata.
I controlli devono essere realizzati da
parte dell’importatore che deve chiedere
un campione da analizzare prima di procedere
all’importazione e ricevere delle
garanzie da parte delle Autorità competenti
del Paese terzo. Per alcuni problemi
specifici, è possibile avere un elenco, una
cosiddetta black-list (lista nera).
I controlli pre-esportazione
È importante prevedere controlli preesportazione
delle partite di derrate alimentari,
ma occorre altresì che i controlli
LUGLIO 2006
effettuati dal Paese esportatore siano affidabili
ed in grado di sostituire i controlli
comunitari. Se un Paese terzo effettua
sulle merci da esportare, questi controlli
devono essere riconosciuti dall’Unione
europea come equivalenti ai controlli europei
previsti per le importazioni.
In questi casi, la Commissione si reca presso
i Paesi terzi, verifica le procedure di
controllo ed emana una decisione per approvare
i controlli pre-esportazioni realizzati
dal Paese terzo.
Quando viene concessa l’approvazione
dei controlli pre-esportazione, la frequenza
dei controlli sull’importazione può, di
conseguenza, essere considerevolmente
ridotta, ma non può essere, comunque,
abolita completamente. I controlli sull’importazione
possono infatti essere realizzati
quando si effettuano dei controlli
sporadici. Questi ultimi possono essere
fatti anche quando i controlli pre-esportazioni
sono considerati validi ed efficaci.
I controlli ufficiali - Principi di base
I controlli ufficiali devono essere realizzati
per verificare la conformità con la regolamentazione.
Come regola generale possono
essere effettuati senza avviso pre-
ventivo ed in ogni fase della produzione,
della trasformazione e della distribuzione.
È tuttavia diritto dell’operatore essere presente
quando viene fatto il campionamento
di un suo lotto.
I controlli ufficiali devono essere applicati
con la stessa cura alle merci per l’esportazione,
a quelle che vanno alla produzione
interna e che vengono importate.
Uno degli obblighi generali stabilisce che
gli Stati membri realizzino controlli in
modo regolare su una base di rischio e
con una frequenza adeguata a raggiungere
gli obiettivi di garanzia di sicurezza
alimentare.
Gli Stati membri saranno tenuti nel prossimo
futuro a presentare alla Commissione
un programma di controllo pluriennale
che dovrà dimostrare in che modo i principi
di base vengono applicati ai prodotti
per l’esportazione, ai prodotti per il consumo
domestico ed ai prodotti importati, il
tutto con la stessa accuratezza.
L’obbligo delle Autorità
di assicurare l’efficacia dei controlli
È obbligo delle Autorità assicurare l’efficacia
e l’adeguatezza dei controlli ufficiali, il
che significa applicare le misure di con-
trollo in tempi ragionevoli. Non si parla di
un periodo specifico entro cui realizzare i
controlli, ma c’è un obbligo generale di
effettuare questi test in modo efficace ed
adeguato. È cioè necessario avere l’accesso
a laboratori adeguati e certificati con
personale competente in grado di realizzare
controlli efficienti. Efficace significa
essere in grado di realizzare controlli entro
15 giorni.
Nel momento in cui la partita viene resa
disponibile per l’importazione, ossia
l’operatore dichiara di volere importare
un prodotto, il tempo massimo per avere
i risultati, in caso di controllo ufficiale, è
di 15 giorni.
Si tratta di un riferimento importante per i
controlli delle micotossine.
Il diritto ad un secondo parere
Altro aspetto importante è che gli operatori
hanno sempre il diritto a chiedere un
secondo parere, in caso di non conformità.
Nel caso delle micotossine all’interno dell’Unione
europea ci sono tre approcci diversi
su come considerare i diritti degli
operatori del settore. In alcuni Stati membri
la procedura standard è la seguente: se
c’è un risultato ufficiale che dichiara una
LUGLIO 2006 MOLINI
d’Italia
37
non-conformità, l’operatore può recarsi
con un campione di difesa presso un laboratorio
ufficiale accreditato e, nel caso che
il risultato di questo laboratorio denunci
una conformità, può contestare il risultato
ufficiale.
In altri Stati membri, quando viene dichiarata
una non-conformità dagli organi ufficiali,
mentre il campione dell’operatore risulta
conforme (attraverso laboratori accreditati),
allora si rimanda il campione al
laboratorio di riferimento e sarà questa ulteriore
analisi a decidere se la partita è
conforme o meno.
Nel terzo caso, ad esempio nel Regno Unito,
se un campione viene dichiarato nonconforme
mentre l’operatore riscontra
una conformità, bisogna andare in tribunale
e sarà il giudice a decidere chi ha ragione.
Ci sono già delle discussioni in corso
per cercare di armonizzare le tre procedure,
anche se ciò ha a che fare con istituti
di tipo giuridico e quindi non sarà facile.
Tuttavia, al di là della difficoltà di armonizzare
i tre approcci, tutti e tre difendono il
diritto ad un secondo parere.
Il sistema rapido di allerta
Al di sopra dei livelli di allerta, e considerando
alcuni limiti di oscillazione, l’Autorità
competente può rifiutare una partita.
Quando c’è un livello di non conformità
questo viene notificato a Bruxelles che, nel
caso ci sia una possibile distribuzione ai
Paesi membri, attiva il livello di allarme rapido.
Una volta attivato lo stato d’allerta,
si passa all’individuazione delle partite sospette,
al loro ritiro dal mercato e quindi
alla chiusura dell’allerta.
Esistono tuttavia delle reazioni diverse,
da parte degli Stati membri, per ciò che
riguarda l’aumento della frequenza dei
controlli nel periodo successivo allo stato
d’allerta.
Alcuni Stati membri controllano i successivi
dieci invii dal Paese che ha causato l’allerta,
altri Stati estendono il controllo ai
successivi tre mesi, altri ancora non aumentano
la frequenza dei controlli dopo la
chiusura dell’allerta.
Il rischio della formazione di ocratossina aumenta dal raccolto. Il punto critico per prevenirne la formazione
è riuscire a portare al di sotto del 15% il valore di umidità del grano.
A livello di Unione europea il problema di
come seguire il periodo successivo all’allerta
è ancora in discussione, ma entro fine
anno si dovrebbero riuscire ad armonizzare
le diverse procedure.
Al momento secondo la Commissione,
l’allerta rapida si conclude quando tutte
le partite contaminate sono state individuate
nel mercato e bloccate, oppure
sottratte dal mercato per proteggere i
consumatori.
Si noti, comunque, che esistono diverse
procedure sulla non conformità delle partite
che vengono sequestrate. Non conforme
non vuol dire automaticamente distrutto;
ci sono altre possibilità che possono
essere prese in considerazione a seconda
dei casi ed in accordo con l’Autorità
competente.
Normativa CE sui livelli massimi
di alcuni contaminanti
Nel regolamento della Commissione
n. 466 del 28 maggio 2001 si stabiliscono
i livelli massimi di alcuni contaminanti
negli alimenti.
Tale regolamento, emendato già 18 volte
per adattarlo alla situazione presente,
prende in considerazione alcuni contaminanti
(micotossine e contaminanti) ed i li-
velli massimi degli stessi; per alcuni contaminanti
i livelli massimi sono già stabiliti,
per altri devono essere ancora fissati.
Il regolamento delinea un quadro di norme
generali di comportamento riguardo la
contaminazione degli alimenti da parte
delle micotossine.
Cautele generali applicabili
alle micotossine
• Impossibilità di mescolare “partite-conformi”
con “partite-non-conformi”.
Esiste un divieto generale secondo cui non
si può mescolare una partita-contaminata
con una non-contaminata (al fine di portare
l’intera partita mescolata ad un livello
accettabile di contaminazione).
Non si può sapere se le varie partite di prodotto
vengono mescolate precedentemente
nel mercato, ma a livello legislativo
viene stabilito che la miscelazione di partite-non-conformi
con partite-conformi non
può essere effettuata.
• Impossibilità di utilizzare
decontaminanti.
Per quanto riguarda il consumo umano,
nelle partite-non-conformi non è possibile
utilizzare decontaminanti chimici. Per
quanto riguarda invece i sotto-prodotti
LUGLIO 2006 MOLINI
d’Italia
39
destinati a mangimi per il consumo animale,
la direttiva n. 32 del 2002 della Commissione
europea, stabilisce che i livelli
massimi per i mangimi sono relativi al 12%
di miscela. Sotto questo aspetto, la differenza
tra i generi alimentari destinati all’uomo
ed i sottoprodotti per alimentazione
animale, è che per questi ultimi, in alcuni
casi, è possibile applicare la detossificazione
chimica (si può ad esempio
convertire l’aflatossina B1 in aflatossina
D1), perchè quest’ultima può essere metabolizzata
dagli animali e quindi non è
un fattore preoccupante nei mangimi,
mentre può essere nociva per i prodotti
destinati al consumo umano.
• Livelli massimi di micotossine nei
prodotti derivati e nei sottoprodotti.
Al momento i livelli massimi di alcune micotossine
sono stati fissati per le materie
prime, ma non sempre per i prodotti derivati,
i sottoprodotti o i prodotti compositi.
In questi casi, il livello applicato alla mate-
ria prima, deve prendere in considerazione
le modifiche di concentrazione sui prodotti
secchi o prodotti sottoposti a trasformazione
e quindi bisogna prendere in
considerazione le proporzioni relative degli
ingredienti che fanno parte di questo
prodotto.
Procedure di campionamento
diversificate: ocratossina e fusarium
L’analisi dell’eziologia delle tossine è fondamentale
per stabilire differenti procedure
di campionamento e tenere sotto
controllo i livelli massimi. I contaminanti
sono infatti distribuiti in maniera eterogenea
e, in base al tipo di tossina, si possono
rilevare livelli massimi alla raccolta o allo
stoccaggio.
• Differenze Ocratossina-A (OTA)
e Fusarium.
L’ocratossina-A è un contaminante di
stoccaggio e non c’è dunque necessità di
distinguere tra cereali trasformati e non
trasformati. Non è escluso che in futuro,
con l’apporto di dati tecnici e scientifici,
non si possa adeguare la legislazione stabilendo
livelli differenziati per cereale lavorato
e non lavorato. Al momento i limiti
previsti per l’ocratossina-A non si applicano
ai cereali nel momento in cui arrivano
dal raccolto, ma solo nel momento successivo
quando arrivano sul mercato per la
prima fase della trasformazione.
La tossina infatti si forma e si sviluppa in
deposito: è lì che si può raggiungere un
livello di contaminazione elevato. La situazione
opposta rispetto alla ocratossina-A,
riguarda le tossine di fusarium i cui
livelli più alti si registrano durante il raccolto
dei cereali.
Bisogna in qualche modo eliminare questo
livello elevato di fusarium semplicemente
pulendo il cereale. Nella legislazione
europea i livelli si applicano soltanto ai
cereali che sono commercializzati per la
prima fase della trasformazione.
LUGLIO 2006 MOLINI
d’Italia
41
I prodotti a base di cereali sono in Europa di buona qualità rispetto al rischio di contaminazione da
ocratossina.
Nel caso che la commercializzazione sia di
primo livello ed i cereali passino direttamente
dal campo al molino, in quel caso i
cereali devono essere puliti prima che si
applichi il livello massimo. Normalmente
quando le condizioni di stoccaggio sono
buone, non c’è formazione aggiuntiva di
tossine di fusarium.
Buone prassi agricole: prevenire
la contaminazione di fusarium
Per prevenire il problema della contaminazione
delle tossine di fusarium, in tutta
l’Unione europea sono state messe a punto
raccomandazioni comunitarie con l’indicazione
di “buone prassi agricole” da
seguire. Non si tratta di descrizioni complete
dei codici di comportamento ma di
indicazioni. I fattori da prendere in considerazione
per la prevenzione della formazione
della tossina sono: il clima, il tipo di
coltivazione, tipo di manodopera, la varietà
del cereale, ecc. In realtà per prendere
in considerazione tutti questi fattori, è importante
che gli agricoltori seguano un
approccio integrato per individuare i vari e
possibili fattori di rischio in ogni situazione
locale. Un aspetto importante per le regole
di campionamenti è che bisogna seguire
alcune linee guida fondamentali che
dovranno essere messe in pratica dal 1°
luglio 2006. Se non sarà possibile applica-
42
MOLINI
d’Italia
re queste regole, a causa di problemi commerciali,
come ad esempio packaging o
metodi di trasporto, si potrà ricorrere a
metodi di campionamenti differenti purché
si ottenga l’autorizzazione necessaria,
mediante una descrizione accurata della
procedura che si vuole applicare.
Al momento la DG Sanco sta lavorando ad
un documento di Linee Guida, che verrà
messo sul suo sito internet, per lotti molto
consistenti.
Angelo Visconti
L’ocratossina-A e come prevenirla
Considerato uno dei massimi esperti comunitari
in materia di contaminanti e di
micotossine, Angelo Visconti, del Centro
Nazionale Ricerche di Bari, nel corso del
suo intervento ha affrontato il problema
ocratossina-A (OTA), con particolare riferimento
al grano. Da alcuni studi europei
sulla prevenzione, dai quali emerge che il
rischio di infezione dei cereali raccolti di
fresco può essere ridotto applicando
“buone pratiche agricole” (GAP - Good
Agricultural Practice).
• Cos’è l’ocratossina.
L’ocratossina è prodotta da muffe, ma non
è una muffa. Essa è prodotta da quattro
principali specie di funghi che si possono
sviluppare sia in campo, sia durante il rac-
colto, sia durante la conservazione. Tutti
necessitano di un certo grado di umidità
nel substrato su cui si sviluppano. Prendendo
in considerazione i diversi ambienti,
l’ocratossina in campo è un problema
minore mentre le fasi più pericolose per la
sua formazione sono il momento della
raccolta e della conservazione.
I cereali ed il grano sono i principali alimenti
soggetti a contaminazioni da ocratossina,
ma esiste una lunga lista di derrate
e prodotti alimentari soggetti a contaminazione:
frutta, uva passa, succo
d’uva, mosto, vino, birra, caffè, cioccolato,
cacao, noci, spezie, carni principalmente
di maiale. L’ocratossina, secondo
la classificazione delle principali micotossine
da parte dello IARC - Agenzia Internazionale
per la Ricerca sul Cancro (The
International Agency for Research on Cancer),
nel 2002 è stata inserita tra i cancerogeni
accertati per gli animali e cancerogeni
possibili (ma non accertati) per l’uomo.
Ad oggi la situazione in merito alla
cancerogenicità rimane la stessa.
L’esposizione della popolazione Ue
ad elementi contaminanti
È stato creato un gruppo di studio per la
collaborazione scientifica in grado di dare
informazioni affidabili e generalizzabili da
utilizzare in sede di Commissione europea
come punto di riferimento per stabilire dei
limiti. Dal 1995 al 2000 sono stati condotti
studi su dati pubblicati e su più di 18 mila
campioni di alimenti (provenienti principalmente
dalla Germania), tra cui 5mila
campioni di cereali - grezzi non processati
- e derivati. Dalla sintesi di tutti questi dati
si è visto che la situazione generale, rispetto
ai limiti imposti dalla legislazione
europea, è abbastanza sotto controllo.
La presenza di ocratossina nei cereali mostra
livelli di contaminazione molto più
bassi rispetto ai limiti di legge, portando
alla conclusione generale che i prodotti a
base di cereali sono in Europa di buona
qualità rispetto al rischio di contaminazione
da ocratossina. Questa è stata la situazione
fino al 2002, la cosa è successiva-
LUGLIO 2006
mente migliorata. Dopo il 2002, infatti,
con l’introduzione della legge sui controlli
e con il loro aumento, si è verificato un ulteriore
abbattimento del livello di ocratossina
e di esposizione della popolazione europea
all’ocratossina.Ciò non vuol dire che
bisogna abbassare la guardia, anzi, la tendenza
della nostra legislazione europea va
nella direzione di sempre maggiori controlli.
Le conclusioni di questa indagine disposta
dalla Commissione europea, sono che
il numero dei campioni positivi nel 2002 è
risultato vicino alla metà, in realtà una
percentuale molto più alta rispetto ad una
precedente indagine, sempre disposta
dalla Commissione e chiusasi nel ’95 con
un risultato vicino al 18%. Il motivo principale
è che l’esposizione continua di certi
elementi all’ocratossina prima non veniva
rilevata. Oggi l’incidenza aumenta a seguito
di metodi di analisi più sensibili che
rilevano sempre più alimenti contaminati,
ma a livelli sempre più bassi. Inoltre l’elevata
incidenza è dovuta al fatto che aumenta
il numero di campioni analizzati
quindi c’è una maggior probabilità di trovarne
di contaminati.Tra i cereali l’avena è
quella trovata più frequentemente contaminata
ed ai livelli più alti. La mancanza di
informazioni su molti alimenti, evidente
ancora nel 2002, ha influenzato la valutazione
a livello comunitario.
“
Il progetto europeo
delle buone pratiche
agricole di conservazione
e di trasformazione
ha lo scopo di ridurre
la contaminazione da
ocratossina
In genere, il quadro è abbastanza realistico
ma non completo. Riguardo l’assunzione di
ocratossina tramite la dieta, ci sono alcuni
fattori di sovrastima o sottostima rispetto
all’assunzione reale. L’assunzione viene
calcolata sulla base di dati di presenza della
tossina in materiali grezzi non processati
ciò comporta una sovrastima perché non si
tiene conto dell’eventuale grado di abbattimento
durante i processi tecnologici di trasformazione
e neppure viene presa in considerazione
la riduzione dovuta al mescolamento
nella preparazione dei prodotti destinati
all’alimentazione. D’altra parte il
basso numero dei campioni esaminati potrebbe
aver portato ad una sottostima: ad
esempio in Italia i dati relativi al grano erano
pochi e l’indagine non completa.
La prevenzione: il progetto GAP
Un progetto europeo ha messo a punto
delle “buone pratiche agricole”(GAP - Good
Agricultural Practice) di conservazione e
di trasformazione al fine di ridurre la contaminazione
da ocratossina. Sono state
analizzate le varie fasi in cui è possibile la
contaminazione. Dalle analisi di cereali in
campo e nel raccolto, è risultato che il fungo
principale responsabile della formazione
di ocratossina (Penicillium verrucosum)
si sviluppa e si accumula durante la conser-
LUGLIO 2006 MOLINI
d’Italia
”
43
Secondo Verstraete, occorre che i controlli effettuati dal Paese esportatore siano affidabili ed in grado
di sostituire i controlli comunitari. Sopra, campo di grano in Kansas, Usa.
vazione, soprattutto se si tratta di una cattiva
conservazione. Questo riguarda principalmente
gli Stati del Centro Nord Europa
e un po’ meno il Sud Europa dove questo
fungo non è molto diffuso. È importante
prestare attenzione al momento della raccolta,
essiccare presto e controllare le condizioni
di conservazione. Tenere tutte le
aree dei macchinari pulite e libere da residui
precedenti di grano e polveri.
La fase del raccolto
Nell’ambito di questo progetto un gruppo
di studio ha preso in considerazione le
condizioni climatiche di diverse regioni
d’Europa nell’arco di un trentennio e, sulla
base di un modello matematico, ha stimato
il rischio di potenziale formazione di
ocratossina al momento del raccolto.
I fattori che influenzano l’ocratossina o il
fungo responsabile della sua produzione,
sono i fattori climatici sia prima, sia al momento
del raccolto. Lo studio mette in evidenza
che le regioni del Nord Europa sono
più inclini e soggette allo sviluppo del fungo
principalmente incriminato (Penicillium
verrucosum) e successivamente al problema
dell’ocratossina-A.
Nelle regioni centrali (Germania e Francia)
il rischio è moderato. C’è infine un rischio
bassissimo nella fascia mediterranea e nel
Sud dell’Europa. Il maggior punto critico
44
MOLINI
d’Italia
per prevenire la formazione di ocratossina
è di riuscire a portare al di sotto del
15% il valore di umidità del grano.
Per la crescita dei funghi produttori di
ocratossine nei cereali sono, infatti, necessari:
un contenuto minimo di umidità
del 15-16% e temperature di 4-37°C.
Il problema del momento della raccolta
nel Nord Europa, si può traslare al Canada,
dove il grano è raccolto in condizioni di
elevata umidità (20% o anche al di sopra)
“
L’ocratossina-A
è prodotta da quattro
specie di funghi che si
possono sviluppare
in campo, durante
il raccolto o durante
la conservazione
”
per le condizioni climatiche del periodo.
Il rischio della formazione di ocratossina-
A aumenta dal raccolto in poi.
L’essiccamento effettuato ad un contenuto
di umidità di sicurezza è riconosciuto
come un elemento primario di sicurezza
per prevenire il successivo sviluppo
dei funghi durante la conservazione.
Il ritardo nei processi di essiccazione
espone il grano-cereale ad elevato ri-
schio che si possa sviluppare la tossina
durante la conservazione. Come buona
pratica agricola si suggerisce, oltre ad un
immediato ed efficace essiccamento nell’atto
della raccolta, di mantenere asciutti
gli ambienti dei macchinari per la conservazione
e per la pulizia dei cereali, di tenerli
puliti sia da grani residui sia da polvere.
La fase della conservazione
L’applicazione di buone pratiche di conservazione
sicuramente previene il rischio
di formazione di ocratossina.
È importante evitare tutte le condizioni
che possono favorire lo sviluppo del
fungo ed alla successiva formazione
della tossina (durante la conservazione,
umidità e temperatura sono i due fattori
più importanti). Gli altri fattori che influenzano
la formazione di ocratossina
sono: la pulizia dei contenitori per la
conservazione, l’assenza di perdite strutturali,
la temperatura ed il tempo di conservazione
(in relazione a quest’ultimo,
un tempo più lungo crea condizioni favorevoli
alla crescita del fungo e quindi
un maggiore o minore rischio di sviluppo
del fungo e di produzione di tossina).
Le buone pratiche di conservazione vanno
applicate anche alle condizioni di trasporto.
In base ai dati ottenuti ed al modello
matematico costruito, è possibile
ottenere una stima del tempo massimo
necessario perché si sviluppi il fungo nel
grano a certi livelli di umidità. Col crescere
della temperatura e col crescere dell’attività
dell’acqua il tempo di conservazione
sicuro può essere molto basso.
La fase di trasformazione
I fattori che influenzano la produzione di
ocratossina durante la fase di trasformazione
sono diversi.
Un esempio, tratto dai pochi studi, mostra
che il grano che presenti un livello di
contaminazione di 6ppb di ocratossina,
non ancora trasformato, con la pulitura
può arrivare ad un abbattimento del
44% della contaminazione.
LUGLIO 2006
Strategie per rilanciare il settore cerealicolo italiano
Produttori e industriali d’accordo:
serve una nuova cultura di filiera
I segnali provenienti
dai mercati mondiali
offrono ampi
margini di crescita
ma occorre concertazione
tra agricoltura e industria
e riorganizzare l’offerta.
Queste le opinioni emerse
alla Tavola Rotonda
“La filiera cerealicola
nell’agroalimentare
italiano”, organizzata
da Unione Seminativi.
di Delia Sebelin
Producers and industrialists agree: the sector needs a new culture
Il 12 giugno, presso la sede di Confcooperative
a Palazzo Altemps a Roma, si
è svolta la Tavola Rotonda “La filiera
cerealicola nell’agroalimentare italiano:
situazione, prospettive, progetti”.
All’incontro, organizzato da Unione Seminativi,
hanno partecipato il Presidente, Valerio
Marchioni, il Presidente della Sezione
Molini a frumento duro Italmopa,
Umberto Sacco, il Presidente di Assocap,
Marco Pancaldi, il Presidente AIS - Associazione
Italiana Sementi, Bruna Saviotti,
il Presidente Comas - Organizzazioni
Agricoltori Moltiplicatori, Giovanni Laffi,
nonché diversi rappresentanti di Organizzazioni
Professionali Agricole e di Cooperative.
È intervenuto, inoltre, Guido Tampieri,
Sottosegretario al Ministero delle
Politiche Agricole,Alimentari e Forestali.
“È stato un evento importante - spiega il
Presidente di Unione Seminativi, Valerio
Marchioni - perché ha dato l’opportunità,
Consumi
Produzione
1.482
1.495
2001-02
in una sede tecnica e con la presenza istituzionale
del Sottosegretario Guido Tampieri,
di aprire un confronto costruttivo tra
tutti i rappresentanti della filiera”.
Nella stessa occasione, l’Unione Seminativi
è passata da Associazione di categoria a
Società Consortile (vedi articolo a pagina
9, ndr). Dall’incontro è emersa la volontà
di ripartire: la filiera cerealicola italiana,
una delle più colpite dall’entrata in vigore
lo scorso anno della Riforma PAC, potrebbe
approfittare di un momento congiunturale
favorevole per il mercato dei cereali a
livello mondiale.
Valerio Marchioni
Prospettive di crescita
per la nostra agricoltura
Il mercato mondiale dei cereali
(milioni di Tonnellate)
1.447
1.502
1.473
1.538
Il Presidente di Unione Seminativi, Valerio
Marchioni, che dopo il passaggio dell’Unione
a Società Consortile ha assunto
1.645
1.597
1.587
1.599
2002-03 2003-04 2004-05 2005-06
LUGLIO 2006 MOLINI
d’Italia
45
l’incarico di Amministratore
Delegato, ha sottolineato il
sostanziale equilibrio del
mercato mondiale nel settore
dei cereali negli ultimi cinque
anni e la prospettiva di un aumento
della domanda.
Questi segnali positivi potrebbero
essere un’occasione di
crescita per la nostra agricoltura
a patto, però, che si ragioni
in un’ottica di filiera.
Dottor Marchioni, come si
evolverà, in futuro, il commercio
mondiale di grano?
Nei prossimi anni si assisterà,
a livello mondiale, ad una
maggiore richiesta di cereali. Di conseguenza
i prezzi cresceranno o, quantomeno,
si stabilizzeranno (vedi grafico a pagina
45, ndr).
Questo, cosa comporterà per il nostro
Paese?
Nel mercato italiano, in cui siamo deficitari
di materia prima e già adesso la dobbiamo
importare (vedi tabella in questa pagina,
ndr), la stabilizzazione o la crescita dei
prezzi all’estero potrebbe offrirci una prospettiva,
darci uno slancio, un imput per
arrivare ad essere pronti a soddisfare la
Situazione Italia
Bilanci di approvvigionamento 2005/2006 (stima in .000 tons)
GRANO TENERO GRANO DURO
Produzione 3.256 36,5% 3.700 49,3%
Stock iniziale 750 8,4% 1.800 24,0%
Import 4.906 55,0% 2.000 26,7%
OFFERTA (1+2+3) 8.912 100,0% 7.500 100,0%
Alimentazione animale 1.970 22,1% 100 1,3%
Alimentazione umana 5.869 65,9% 5.030 65,3%
Altri utilizzi 287 3,2% 400 5,3%
UTILIZZI (+4-5-6-7) 786 8,8% 2.100 28,0%
Export 34 0,4% 100 1,3%
Stock finale 752 8,4% 2.000 26,7%
Fonte: Strategy Grains
Secondo il Sottosegretario Tampieri, è necessario un programma nazionale per i
cereali: bisogna aggregarsi e integrarsi con nuovi servizi, strumenti di pianificazione,
strutture di stoccaggio e logistica.
crescita della domanda da parte dell’industria.
In quest’ottica, il fatto che l’industria,
oggi come domani, sia costretta ad
importare materia prima, diventa un
“vantaggio competitivo”.
Ma gli agricoltori italiani saranno
pronti a soddisfare l’aumento della
richiesta?
Il mondo agricolo è pronto a raccogliere
la sfida, ad investire, ad attrezzarsi per
offrire un prodotto di altissima qualità a
prezzo competitivo, ma credo fortemente
che sia necessario fare filiera per riquali-
ficare l’offerta nazionale e
per aumentare la competitività.
L’Italia può essere
pronta solo se si prepara
facendo degli investimenti
che coinvolgano non solo
la qualità della materia prima,
ma anche il settore della
trasformazione.
Serve dunque una nuova
cultura di filiera?
Esatto. È necessario che
l’agricoltore sappia che fine
farà il suo grano, se servirà,
per esempio, per preparare
pasta secca per alimentazione
umana oppure no. Solo
così si potrà adoperare in modo adeguato
per offrire valore aggiunto in favore della
filiera per la quale lavora. Per rimanere in
esempio, coltiverà del grano che sarà ottimo
proprio per la pasta.
Ci sono delle possibilità che si concretizzi
questo tipo di politica?
Certamente. Ci sono già diverse esperienze
in corso, come il contratto di filiera
grano duro della società Sigrad, tra industriali
e produttori. Questo, se vogliamo,
potrebbe considerarsi un progetto
pilota e dimostra come il mondo agricolo
LUGLIO 2006 MOLINI
d’Italia
47
e quello industriale possano lavorare in
sinergia per ottenere vantaggi reciproci.
Secondo la sua opinione, dunque, la
concertazione tra agricoltura e industria
ha un’importanza fondamentale…
Sì, se in futuro vorremo continuare a produrre
grano ed evitare di delocalizzare i
pastifici, è l’unica via possibile.
Quali sono gli ostacoli maggiori nel
perseguimento di questa politica di
filiera?
Si tratta, da un lato, di elementi di carattere
economico, ad esempio: gli elevati
costi di produzione, fluidità del mercato,
volatilità dei prezzi. Dall’altra, occorre
colmare un gap organizzativo: è necessario
arrivare ad organizzare l’offerta di materia
prima.
Quando ci saranno i primi risultati?
Se riusciremo a definire con il Ministero il
contratto di filiera grano duro - Sigrad, entro
la fine del 2007 dovrebbero arrivare i
primi risultati.
Umberto Sacco
Prezzi differenziati per qualità
Il Vicepresidente di Italmopa, Umberto
Sacco, Presidente Sezione Molini a grano
duro, ha invitato la componente agricola a
uno sforzo per il miglioramento dell’offerta,
con la riduzione del ricorso allo strumento
del conto deposito, e una maggiore
riconoscibilità della qualità al momento
dello stoccaggio, incentivata anche dal riconoscimento
di prezzi differenziati per
qualità con l’abbandono del prezzo medio
uguale per tutti.
Tra gli auspici di Italmopa anche l’ammodernamento
delle borse merci, uno stoccaggio
qualificato e la selezione delle sementi
migliori, visto che la filiera possiede
già il know-how per farlo.
Daremo ampio spazio alla relazione
che Umberto Sacco, Vicepresidente
Italmopa, ha tenuto alla Tavola Rotonda
“La filiera cerealicola nell’agroalimentare
italiano”, sui prossimi numeri
di Molini d’Italia.
Guido Tampieri
Il mercato richiede
un’organizzazione responsabile
L’analisi presentata dal Sottosegretario al
Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari
e Forestali è chiara. “Il nostro problema
è il mercato. Ogni giorno ci sfuggono
dei pezzi di agricoltura: il mercato segue il
suo corso, siamo noi che non riusciamo a
starci dentro, e non è la PAC che ci fa perdere
l’agricoltura. La riforma ha introdotto
libertà di scelte colturali. Più libertà significa
anche più rischio. E in questa situazione
il successo si ottiene se responsabilmente
ci si organizza”. Secondo Tampieri
è necessario un programma nazionale per
i cereali, e bisogna partire prima dei contratti
di filiera, che devono essere considerati
come il punto d’arrivo di veri piani di
marketing, capaci di assumere i bisogni e
di tradurli in piani produttivi. Dunque, occorre
aggregarsi e integrarsi con nuovi
servizi, strutture di stoccaggio e logistica.
I contratti di filiera dovrebbero essere la risultante
di queste azioni, e la migliore garanzia
anche per l’industria.
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LUGLIO 2006 MOLINI
d’Italia
49
Un imprenditore che credeva nelle nuove generazioni
A giugno
è scomparso
l’industriale di Corato,
lasciando un grande vuoto.
In questo articolo,
il figlio Francesco
ricorda le grandi
qualità imprenditoriali
del padre.
Addio a Vincenzo Casillo,
tanto cuore e capacità
di Francesco Casillo
Last farewell to Vincenzo Casillo, a man of heart and skills
Quando gli amici di Italmopa mi
hanno chiesto di scrivere qualcosa
per ricordare mio padre, in
un primo momento, non mi è sembrata
una cosa opportuna.
Cosa potrebbe mai dire un figlio su suo
padre scomparso, se non esaltarne le
sue doti di uomo? Il troppo ed inevitabile
mio coinvolgimento, comunque, porterebbe
ad una sua esaltazione che potrebbe
risultare anche monotona e certamente
di parte.
Lasciamo a tutti coloro che lo hanno conosciuto
questo compito.
Allora ho pensato a mio padre come imprenditore,
e come se dovessi parlare di
un collega di cui ho avuto grande ammirazione
concretizzo su questa rivista alcuni
ricordi ed alcuni insegnamenti, che
Vincenzo Casillo davanti al suo stabilimento.
mi hanno guidato finora e che potrebbero
essere utili ad altri imprenditori. Ed è
proprio vero che questo uomo è stato
per me un collega ed un socio, dal momento
che ho avuto l’onore di entrare in
azienda in una calda estate del 1983
quando, non ancora diplomato, avevo
poco più di 17 anni e lui ne aveva 44.
Da allora abbiamo lavorato insieme per
oltre un ventennio.
Abbiamo messo insieme le nostre energie,
le nostre competenze, la sua esperienza
e il mio impeto giovanile, il suo
equilibrio e la mia esuberanza, i suoi silenzi
e le mie grida, il suo stile pacato
con il mio arrembante.Con reciproco
piacere abbiamo lavorato insieme.
Questo suo dare spazio ai giovani, trasferire
loro responsabilità, anche a rischio di
LUGLIO 2006 MOLINI
d’Italia
51
Vincenzo Casillo
mandarli allo sbaraglio, dare loro la possibilità
di sbagliare, senza mai infierire
nel rimprovero, ha permesso a me, ai miei
fratelli, ai miei cugini, ed a tanti altri giovani
collaboratori di crescere.
Credo non sia comune trovare nel nostro
settore ed, in generale, nelle imprese familiari
italiane, un imprenditore così disponibile
verso le nuove “generazioni”.
Per me e per molti altri, questa sua fiducia
nei giovani è motivo di gratitudine,
ed è meritevole di essere ricordata.
Un altro lascito intellettuale di questo
imprenditore è stata la sua grande sensi-
Per comunicare on-line:
con la redazione l’e-mail è
ufficiostampa@avenuemedia.it
bilità verso l’innovazione,
a partire
da quando poco
più che ventenne
costruiva uno dei
primi silos in cemento
armato del
meridione d’Italia,
fino al termine della
sua carriera, allorquando
gli impianti
del suo gruppo
hanno utilizzato
soluzioni tecnologiche
innovative.
Ancora, un altro
elemento caratterizzante di quest’imprenditore
è stato il rispetto e la stima
per i suoi concorrenti, che ha permesso
alla nostra azienda di crescere senza mai
sperare o cavalcare le disavventure altrui,
ma collaborando con essi, stringendo
il più delle volte alleanze anche di tipo
societario o commerciale.
La necessità di unire le forze, di concentrare
le aziende, di creare accordi e partnership,
è stata una sua costante convinzione
e volontà, che dovrebbe essere
presa ad esempio. Grazie alla lungimiranza
di questo imprenditore, i miei fra-
È consultabile anche su internet all’indirizzo www.avenuemedia.it
Cliccando su “Molini d’Italia” è possibile leggere
l’ultimo numero pubblicato e consultare
l’archivio degli arretrati.
telli ed io siamo cresciuti con la capacità
di operare in società, nelle quali vi è la
presenza di capitali esterni alla famiglia.
Ciò ha portato ad una netta divisione tra
proprietà e gestione e quindi ad un corretto
inquadramento gestionale delle
aziende. Questa sua tendenza ad unire
uomini, a fondere aziende, ad aggregare
volumi, che peraltro va oggi molto di
moda in altri settori, dovrebbe essere di
esempio proprio nel nostro settore che
ha tanto bisogno, proprio in questi tempi,
di concentrarsi, per creare società ancora
più forti e ricostituire margini di
profitto, avviati a diventare negativi.
In ultimo vorrei ricordare il suo grande
equilibrio, la sua capacità di rimanere
sempre con i piedi per terra e mai demoralizzarsi
nei momenti di difficoltà né
mai esaltarsi nei momenti propizi.
Questa capacità di filtrare i sentimenti
umani, lo portava a saper leggere correttamente
i cambiamenti storici di medio
lungo periodo e ad arrivare sempre in
anticipo alle tappe più importanti.
Potrei dire ancora tanto, ma concludo
qui. Per onorare lo stile di un imprenditore
di poche parole, mai banali.
Parole misurate e mai fuori luogo che rimarranno,
eterne, nei nostri cuori.
MOLINI
MOLINI • PASTIFICI •MANGIMIFICI • SILOS • RISERIE
MILLS • PASTA INDUSTRIES • ANIMAL FEED INDUSTRIES • SILOS • RICE INDUSTRIES
mentre per l’Italmopa va usata l’e-mail
italmopa@italmopa.it
d’Italia
LUGLIO 2006 MOLINI
d’Italia
53
Seminario del Gruppo Giovani Italmopa
Energia elettrica da biomasse,
i possibili vantaggi per i molini
Produrre energia verde:
una interessante
"evoluzione"
per il settore.
A Campobasso
gli esperti
hanno incontrato
i Giovani Industriali
Italmopa
e spiegato come passare
dalla teoria alla pratica.
Abbiamo intervistato
Flavio Fucci, Professore
di Energetica all’Università
degli Studi del Molise,
e Marco Fiorese,
della Blu Energy.
di Valentina Memmo
Electricity production from biomass: benefits for mills
Il 12 maggio, a Campobasso, il Gruppo
Giovani Industriali Italmopa ha tenuto
un seminario intitolato "Produzione
di energia elettrica da biomasse", a cui
hanno partecipato professori universitari,
tra cui Giovanni Cannata, Magnifico Rettore
dell’Università degli Studi del Molise,
esperti e mugnai. Dai dati riguardanti l'impiego
delle biomasse nella produzione di
energia, emerge che queste sono ancora
poco utilizzate rispetto alle esigenze energetiche
nazionali. Tuttavia, nei prossimi
anni, a causa della crisi energetica e dell'aumento
del prezzo del petrolio, diventeranno
sempre più importanti.
Il seminario di Campobasso ha voluto lanciare
uno sguardo al futuro: i molini potrebbero
utilizzare questo tipo di energia
al posto di quella tradizionale.
Flavio Fucci, Professore ordinario di Fisica
Tecnica, di Energetica e di Impianti Termotecnica
all’Università degli Studi del
Molise, nel corso del suo intervento "Solu-
zioni impiantistiche per l'uso delle biomasse
ai fini energetici", ha spiegato che
le biomasse rientrano nelle fonti energetiche
rinnovabili in quanto i loro metodi di
sfruttamento sono paragonabili ai metodi
della loro rigenerazione. Si possono dividere
in due grandi categorie: colture definite
genericamente "energetiche" e fonti
"residuali". Di interesse per i molini sono
le fonti residuali derivanti da scarti del settore
agroindustriale.
Professor Fucci, perché è utile bruciare
biomassa piuttosto che altri
combustibili tradizionali?
Innanzitutto per l'ambiente: biomassa significa
inquinamento pari a zero. L'apporto
di anidride carbonica nell'atmosfera,
derivante dalla biomassa, è complessivamente
nullo in quanto l'anidride carbonica
rilasciata con la combustione è la stessa
che viene utilizzata nella crescita della
pianta, ossia dalle colture in atto.
Bruciare biomassa significa inquinamento uguale a zero, perché l’anidride carbonica rilasciata con la
combustione è la stessa che viene assorbita dalla pianta durante la crescita.
LUGLIO 2006 MOLINI
d’Italia
55
Entro il 2012 i fornitori di energia tradizionale
dovranno avere il 10% di energia proveniente da
fonti rinnovabili sul totale dell’energia prodotta.
Come avviene la produzione di energia
da biomassa?
Nell'utilizzo delle biomasse è necessario
un ciclo che consenta di sviluppare energia
elettrica da una fonte (ad esempio un
combustibile in una caldaia). Il ciclo combinato
è il più importante per l'utilizzo delle
biomasse. In questo ciclo il lavoro è recuperato
in turbina e, attraverso un generatore,
viene trasformato in energia elet-
56
MOLINI
d’Italia
trica. Non solo, quello che per i cicli combinati
è l'aspetto negativo di cessione del
calore, con l'utilizzo delle biomasse diventa
recuperabile attraverso impianti di termovalorizzazione
della parte umida. Il teleriscaldamento,
per esempio, con un gioco
di turbine consente il recupero del calore,
che può essere riutilizzato in un impianto
a scopo elettrico, o termico, o ambedue.
Naturalmente si parla di una ipotesi
possibile da un punto di vista teorico,
ma da valutare in termini di bilanciamento
dei costi. Il potere calorifico delle specie
erbacee e dei residui agro-alimentari
cambia in base al contenuto di acqua presente.
Più acqua c'è, meno energia si riesce
ad ottenere. Da qui, le necessità di effettuare
un pretrattamento (pellettizzazione,
cippato).
L'energia verde per il molino
Marco Fiorese, della Blu Energy, nel suo
intervento "Visione generale dell'energia
ricavabile da fonti rinnovabili ed in particolare
da biomasse" ha spiegato come la
biomassa rappresenti, a livello planetario
ed europeo, una risorsa strategica per raggiungere
l'indipendenza energetica. Ci offre
inoltre un importante spaccato sull'attuale
situazione italiana, caratterizzata da
una parte dalla liberalizzazione dell'energia
e dall'altra dal "commercio" dei certi-
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ficati verdi. "Le bioenergie - sottolinea
Fiorese - rappresentano la soluzione al
problema energetico nel nostro particolare
momento storico. L'Europa ha adottato
una sua strategia per l'utilizzo delle biomasse
sia a livello energetico, sia in termini
di politica agricola ed occupazionale.
Uno dei piani stabiliti investe direttamente
i fornitori di energia tradizionale (prodotta
da fonti fossili); entro il 2012 essi
dovranno avere il 10% di energia proveniente
da fonti rinnovabili sul totale dell'energia
prodotta".
Quali sono, in Italia, gli effetti della
liberalizzazione dell'energia avvenuta
nel 1999?
Precedentemente, in regime di monopolio,
un imprenditore privato non poteva
crearsi una centrale di energia elettrica da
mettere in rete al fine di produrre energia
e venderla. Da cinque anni ciò è possibile,
grazie anche alla incentivazione delle
energie rinnovabili attraverso i certificati
verdi (vedi riquadro a pagina 57, ndr).
In Italia, quanta energia viene prodotta
con fonti rinnovabili?
Il nostro Paese ha un territorio notevolmente
coperto dall'agricoltura ed è coltivata
prevalentemente a mais. Da stime ufficiali
la potenzialità di produzione attraverso
le biomasse è di circa 146 milioni di
Ampia gamma di prodotti nuovi
Elevatori ETZ • Essiccatoi statici • Incartatori/impilatori per telai • Silos pasta secca • Nastri • Cerchi e ricambi con rotanti • Cabine e
pannellature in laminato e/o vetroresina • Micro-dosatori per additivi • Termoregolazioni elettroniche T°C e UR% • Tapparelle e spondine
per essiccatoi Bühler • Centrali condizionamento, termiche, ecc… • Ricambi vari.
Disponibilità di materiali, macchine, linee e ricambi d’occasione nello stato, revisionati e/o rimessi a nuovo dallo stoccaggio delle materie prime all’imballaggio,
per pasta di semola, speciale e/o ripiena.
LUGLIO 2006
MW/h, che corrisponde a circa la metà
delle energie rinnovabili utilizzabili per la
combustione.
Che ruolo può avere l'industria molitoria
italiana?
Il molino ha come sottoprodotto la crusca.
Con delle innovazioni tecnologiche potrebbe
arrivare a produrre energia elettrica
attraverso una biomassa a bassa temperatura
e produzione di energia a basse
potenze. Si tratta di una possibile ipotesi
di fattibilità ed è creata su misura per le
esigenze del molino: la combustione della
crusca è a 900°C ed essa ha un buon potere
calorifico (circa 14 MJ/Kg). Un ciclo di
questo genere consente la produzione sia
di energia elettrica, sia di energia termica.
Il bilanciamento dei costi riguarda la sola
produzione di energia elettrica (in termini
di vendita di energia e di certificati verdi),
ma si può ipotizzare un ulteriore ipotesi di
ritorno d'investimento con il recupero dell'energia
termica di scarto. Il calore può
infatti essere utilizzato internamente dal-
I CERTIFICATI VERDI
Attualmente i principali produttori di energia utilizzano fonti fossili e, quindi, producono
energia “sporca”.
Per legge, tali produttori devono avere almeno il 3,05% di energia “rinnovabile”
sul totale di produzione (il limite dello scorso anno era del 2,2%). Il certificato verde
riconosce ai produttori di energia “sporca” il fatto di avere una percentuale di energia
“pulita”, secondo i requisiti imposti dalla legge.
In Italia la produzione attuale di energia da fonti rinnovabili è dell’1,6% anziché del
3,5% prescritto dalla legge, per cui c’è una grande esigenza di certificati verdi.
In questo senso i certificati verdi possono essere intesi come “un titolo di scambio”
tra chi produce energia “pulita”, rinnovabile, e chi produce energia con combustibili
fossili, “sporca”.
Il limite andrà ad aumentare di anno in anno fino al 2012 in cui i produttori dovranno
avere il 10% di energia rinnovabile sul totale di produzione.
I produttori hanno di fronte due strade: acquistare centrali di energia rinnovabile -
con il problema di reperire le fonti rinnovabili - oppure rivolgersi a chi ha un impianto
di energia rinnovabile con riconoscimento di certificato verde. Il certificato verde
può infatti essere venduto ed acquistato con contratti bilaterali.
Per ottenere il certificato verde occorre una qualificazione dell’impianto IAFR -
Qualificazione per Impianto Alimentato a Fonti Rinnovabili. Nel momento in cui
l’impianto è qualificato si ha un riconoscimento di diritto dei certificati verdi. Per
esempio: se si ha 1MW/h da vendere, il MW/h va moltiplicato per il valore del certificato
verde, che oggi è dello 0,108 Euro. Il valore del certificato verde è in costante
crescita, oggi è circa il doppio rispetto al 2001.
l'azienda o essere venduto come energia
per teleriscaldamento ad un industriale
attiguo o a un centro abitato tramite accordi
pubblico/privato.
Dalla teoria alla pratica
Paolo Panzavolta, della P&LP Service,
ha presentato i principali vantaggi della
"Termovalorizzazione della crusca nell'industria
molitoria" sia nel termini di un suo
utilizzo più costante e non legato alla stagionalità
sia in termini di accrescimento
dei suo valore per la produzione di energia
"pulita". L'impianto che Panzavolta ha
descritto è caratterizzato essenzialmente
dalla generazione di calore per combustione,
con il successivo impiego in un turbogeneratore.
Il calore residuo può essere
utilizzato in industria o come teleriscaldamento
o convertito in freddo.
Lo scarto che si ottiene dalla combustione
(6/7%) è composto principalmente da cenere,
normalmente vendibile come additivante.
Il modo in cui gli scarti possono es-
sere utilizzati dipende tuttavia dal contesto,
ed in particolare dalle leggi regionali
vigenti nel territorio. Economicamente, le
variabili principali sono il prezzo del combustibile
(cruscami), le ore di utilizzo dell'impianto
per l’autoproduzione e la vendita,
anche totale, di tutto il calore prodotto.
Fissi, anche se, in realtà continuano ad
aumentare, sono stati considerati i prezzi
dell’'energia e dei finanziamento sotto
forma di "certificati verdi". Esiste, inoltre
la possibilità di rendersi indipendenti dai
fornitore d'energia e quindi evitare le
eventuali interruzioni di fornitura.
I dubbi da risolvere
Il Professor Corrado Ievoli, Docente di
Economia Agraria, Università degli Studi
del Molise, nel suo intervento ha affrontato
le "Prospettive di valorizzazione economiche
delle biomasse" e ha sottolineato
come l'energia verde non sia un'innovazione
dal punto di vista tecnologico, ma lo
sia sicuramente dal punto di vista dell'utilizzazione
economica. Per una valutazione
economica che prenda in considerazione
non solo le potenzialità delle biomasse ma
il loro uso effettivo per un'azienda, occorre
partire dalle condizioni e dalle relazioni
esistenti al di fuori dell'impresa molitoria,
a livello locale. Non c’è un'esperienza
consolidata dell'utilizzo delle biomasse
nel settore industriale. Esistono in Italia
centrali che le usano, ma non esiste
attualmente una centrale che funzioni
solo con la crusca.
Le problematiche vanno affrontate a livello
di singolo imprenditore, considerando gli
elementi:Molino - Confini d'impresa - Contesto.
Ogni impianto ha potenzialità diverse
in funzioni del contesto.
Il calore prodotto dall’impianto può essere
venduto? Tramite che tipo di contratti?
A quale tipologia di clienti? Per quanto
tempo: per tutta la durata dell'anno o solo
in alcuni periodi? A quale prezzo? Queste
sono solo alcune delle problematiche
emerse nel corso del seminario di Campobasso
del Gruppo Giovani a cui ancora
non si è in grado di dare risposte certe.
LUGLIO 2006 MOLINI
d’Italia
57
Eccellenza
delle materie prime,
un particolare ciclo
produttivo
e controlli severi
su tutta la filiera:
queste le strategie
per essere leader
sul mercato.
58
MOLINI
d’Italia
Molino A. Colombo: il culto della qualità
“Farina viva” per un pane
senza confronti
di Helmut Gerber - Responsabile Area, Bühler Milano
A unique live flour bread
Attenendosi ai presupposti tradizionali
della qualità, questo “molino
di nicchia” può prosperare in
un mercato ad altissima competitività.
L’impianto, rinnovato da Bühler nel 2000,
costituisce per il Molino A. Colombo un
importante contributo nella sua costante
ricerca della massima qualità.
Tradizione e innovazione
Nel 1882, Federico Wyttenbach costruì a
Paderno d’Adda (Lecco), il primo molino a
cereali azionato con forza motrice elettrica
del Paese. Nel 1925, la famiglia Colombo
rilevò l’avviato molino, praticandovi
sempre, oggi come allora, il culto della
massima qualità. Dopo la morte prematura
di Anselmo Colombo, Elia Ottolina ha
assunto la direzione del Molino A. Colombo.
Oggi lo dirige insieme con il figlio Andrea.
Il Molino A. Colombo ha una potenzialità
giornaliera di produzione di 120 tonnellate
ed occupa complessivamente 22
persone. Il successo di questo “molino di
Il Molino A. Colombo.
nicchia” è il risultato di un’esperienza di
oltre un secolo, che ha coniugato tradizione
e innovazione. “Non lavoriamo per essere
i primi, ma per essere i migliori!”, è la
filosofia aziendale. Questa scelta richiede
a tutti i collaboratori una costante ricerca
della qualità. Questo molino, per mantenersi
al vertice di un mercato ad altissima
competitività, adotta una piattaforma di
programma che si fonda su quattro principi:
l’eccellenza delle materie prime, il particolare
ciclo produttivo, i controlli severi e
costanti su tutta la filiera e i servizi orientati
alla clientela.
Qualità costante del cereale
Il Molino A. Colombo acquista solo i migliori
grani canadesi, americani, australiani
e tedeschi. Gli acquisti sono effettuati
sempre per grossi quantitativi, per garantire
uno standard di qualità costante.
Un altro aspetto a garanzia della qualità è
lo speciale ciclo produttivo, caratterizzato
da un diagramma di macinazione lungo.
LUGLIO 2006
Elia Ottolina (a sinistra) e il figlio Andrea, titolari
del Molino A. Colombo.
Ciò consente di macinare i grani lentamente,
sfruttando al meglio le loro qualità reologiche.
In questo modo si ottiene una “farina
viva”, con una granulometria in grado
di garantire un pane senza confronti.
Attività di laboratorio
All’attività di laboratorio, il Molino A. Colombo
attribuisce una particolare rilevanza.
Il controllo sistematico dei prodotti e
l’attività di ricerca e sviluppo di nuove farine
sono oggetto di grande attenzione.Tutti
i grani in entrata e tutte le farine prodotte
sono controllati nel laboratorio di analisi
proprio del molino,con prove reologiche,
chimico-fisiche e di fermentazione degli
impasti. Il molino dispone inoltre di un laboratorio
sperimentale di panificazione,
dove un tecnico specializzato effettua, a
tempo pieno, prove sistematiche di panificazione
con farina Colombo, al fine di controllare
ogni lotto di produzione. Nel 1997,
il molino è stato tra i primi ad ottenere la
certificazione ISO 9002. Il Molino A. Colombo
riserva una particolare attenzione
all’area dei servizi: un esperto è sempre disponibile
per fornire informazioni e consigli
personalizzati ai clienti. Periodicamente
vengono organizzati corsi di aggiornamento
per fornai, pasticceri e pizzaioli.
Due linee di prodotto
Il Molino A. Colombo fornisce i suoi prodotti
prevalentemente nel Nord Italia a
panificatori, pasticcerie, pizzerie, grande
distribuzione e ad alcune realtà industriali.
La gamma di prodotti comprende due linee
separate. Le farine della tradizione
vengono commercializzate con il marchio
«Molino Colombo». Con il marchio «Molino
del Sole», vengono venduti semilavorati
di cereali per la produzione di pani
speciali, dolciumi e farine biologiche con il
nome «Biosol».
Bühler rinnova l’impianto
Nel 2000, Bühler venne incaricata di ampliare
e rimodernare l’impianto molitorio.
Qualità di prodotto garantita, livello di
know-how, indiscussa competenza dello
staff tecnico e tecnologico: questi gli argomenti
che hanno indotto Elia Ottolina ad
optare per il gruppo svizzero.
Nell’affidare a Bühler la realizzazione del
nuovo molino, il cliente aveva indicato due
priorità assolute: il mantenimento, se non
il miglioramento, dell’alta qualità delle farine
e la brevissima interruzione della produzione,
che non avrebbe dovuto superare
le tre settimane.
Bühler ha raccolto queste sfide, e le ha
vinte: il nuovo impianto concentra il lavoro
della sezione di macinazione in una
minore quantità di macchine, la cui efficienza
ed avanzata tecnologia consentono
di ottenere una maggiore produttività,
una resa superiore e di soddisfare pienamente
le esigenze di qualità dei responsabili
del molino. Anche i parametri
di tempo sono stati rispettati: l’interruzione
della produzione, infatti, è durata meno
delle tre settimane previste.
Sistema di controllo
Il nuovo sistema di controllo Bühler garantisce
al Molino A. Colombo l’elevato livello
di qualità desiderato, facilità e sicurezza
del sistema di comando e prontezza d’intervento
a fronte di qualsiasi evento imprevisto.
I principali benefici del sistema
sono: facilità di programmazione e controllo
della produzione giornaliera, informazione
continua sulla produzione giornaliera,
visualizzazione diretta delle rese e
dello stato delle singole macchine. Con la
messa in funzione del nuovo sistema di
controllo è stata soddisfatta anche l’esigenza
di una rintracciabilità al 100%.
ELENCO INSERZIONISTI
INDEX OF ADVERTISERS
48 APRIM | www.aprim.it
34 BOSCARO | www.boscaropasqualino.it
29 BSP | www.bspengineering.it
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III COPERTINA COLKIM | www.colkim.it
32 COLOMBO | www.colombopietro.it
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28 FASOLI | www.officinefasoli.com
30 • 31 FAVA | www.fava.it
17 FOSS | www.foss.dk
40 FPM | fpmsrl@tin.it
8 GBS GROUP | www.gbsgroupspa.it
16 IMPAC | www.impac.it
41 INTECH | www.intechsrl.it
56 LA NUOVA LAMPA | www.nuovalampa.com
IV COPERTINA LANDUCCI | www.landucci.it
49 MARANI | www.marani.it
7 MOUSE | www.derattizzazione.it
2 NICCOLAI | www.niccolai.com
4 OCRIM | www.ocrim.com
14 PAVAN | www.pavan.com
11 PI.SA. | www.pi-sa.it
22 RAM | www.ramelettronica.it
37 R-BIOPHARM | www.r-biopharm.com
6 SAE | www.saeengineering.com
24 S.COM | www.sicom-italy.com
26 SEVEN | www.sevensrl.it
COPERTINA SORTEX | www.sortex.com
16 TECHNIPES | www.technipes.com
46 TECHNOBINS | www.technobins.it
43 VISENTIN | www.antenorevisentin.com
50 VOMM | www.vomm.it
20 ZAMBELLI | www.zambellionline.com
12 ZANIN | www.zanin-italia.com
LUGLIO 2006 MOLINI
d’Italia
59
Fiere e Convegni | Fairs and Meetings
60
MOLINI
d’Italia
7/10 SETTEMBRE 2006
BOLOGNA
SANA - 18° Salone internazionale
del naturale, alimentazione, salute e ambiente
Fiere e Comunicazioni · Via S.Vittore, 14 · Milano
tel. 02 86451078
e.mail info@sana.it
17/20 SETTEMBRE 2006
SAN FRANCISCO (USA)
WORLD GRAINS SUMMIT
Conferenza mondiale sui cereali
per uso alimentare
AACC · 3340 Pilot Knob Road · St. Paul · MN · USA
fax +1 651 4540766
e.mail aacc@scisoc.org
17/20 SETTEMBRE 2006
SAN FRANCISCO (USA)
Meeting annuale dell’Associazione
Americana Chimici Cerealisti
AACC · 3340 Pilot Knob Road · St. Paul · MN · USA
fax +1 651 4540766
e.mail aacc@scisoc.org
21/23 SETTEMBRE 2006
BOLOGNA
LE GIORNATE DEI CEREALI
Avenue media · Via Riva Reno, 61 · Bologna
tel. 051 6564311
fax 051 6564334
e.mail congressi@avenuemedia.it
web www.avenuemedia.it
3/9 OTTOBRE 2006
MONACO (GERMANIA)
IBA 2006 - Salone mondiale
di panificazione e pasticceria
GHM · Willy Brandt Allee, 1 · Monaco · Germania
fax +49 89 94955239
e.mail info@ghm.de
12/14 OTTOBRE 2006
VICENZA
IMPATEC - 6°Salone internazionale
dell’imballaggio
Fiera di Vicenza · Via dell’Oreficeria, 16 · Vicenza
tel. 0444 969111
fax 0444 969000
e.mail info@vicenzafiera.it
25 OTTOBRE 2006
ROMA
GIORNATA MONDIALE DELLA PASTA
Avenue media · Via Riva Reno, 61 · Bologna
tel. 051 6564311
fax 051 6564334
e.mail congressi@avenuemedia.it
web www.avenuemedia.it
29 OTTOBRE /2 NOVEMBRE 2006
CHICAGO (USA)
PACK EXPO - Salone internazionale
per l’imballaggio
PMMI · 4350 North Fairfax Drive · Suite 600
Arlington · VA · USA
fax +1 703 2433038
e.mail expo@pmmi.org
15/19 NOVEMBRE 2006
BOLOGNA
EIMA - 37 a Esposizione internazionale
delle macchine per l’agricoltura e giardinaggio
Unacoma · Via L. Spallanzani, 22/A · Roma
tel. 06 442981
fax 06 4402722
e.mail eima@unacoma.it
20/24 NOVEMBRE 2006
PARIGI (FRANCIA)
IPA/EMBALLAGE - Saloni internazionali
per l’industria alimentare e dell’imballaggio
Saloni Internazionali Francesi
Via Caradosso, 10 · Milano
tel. 02 4343531
e.mail salonifranc@iol.it
LUGLIO 2006