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Disturbo dell'Adattamento - Psicopatologia forense

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Le esperienze di stress<br />

traumatico in età evolutiva<br />

A developmental approach to<br />

intervention<br />

Prof. Giovanni B. Camerini


aspetti<br />

socio-culturali<br />

aspetti<br />

neurobiologici<br />

aspetti ambientali<br />

TRAUMA<br />

aspetti<br />

psichiatrici<br />

PTSD<br />

<strong>Disturbo</strong><br />

dell’Adattamento<br />

Trauma<br />

complesso<br />

aspetti<br />

evolutivi<br />

aspetti<br />

psicodinamici


Valutazione clinica<br />

dell’impatto prodotto da un evento<br />

Caratteristiche delle esperienze vissute<br />

Valutazione del contesto familiare e sociale<br />

Manifestazioni cliniche in senso psicopatologico<br />

Fattori di rischio e protettivi: meccanismi che possono influire<br />

sull’espressione sintomatica<br />

Modalità di presa in carico


FATTORI QUALITATIVI FATTORI QUANTITATIVI<br />

• Tipo di esperienza<br />

• Traumatic<br />

reminders<br />

• Episodio<br />

isolato/ripetuto nel<br />

tempo<br />

• Intensità<br />

• Frequenza episodi<br />

• Pervasività<br />

• Presenza di altri<br />

fattori ambientali<br />

stressanti/traumati<br />

ci


Traumatic reminders<br />

Caratteristiche specifiche dell’evento<br />

che si legano alle reazioni soggettive<br />

del bambino


Valutazione delle sollecitazioni<br />

stressanti/traumatiche<br />

Definizione delle<br />

condizioni<br />

ambientali a rischio<br />

Condizioni capaci di<br />

compromettere i<br />

potenziali di<br />

crescita psicofisica<br />

“Relativizzazione<br />

Relativizzazione”<br />

dell’analisi<br />

dell analisi<br />

Riportare ogni<br />

criterio ad una<br />

dimensione<br />

individuale e<br />

soggettiva


RISK FACTORS – PROTECTIVE FACTORS<br />

POTENTIATING PROTECTIVE<br />

PERMANENT TEMPORARY PERMANENT TEMPORARY


ADJUSTMENT TO TRAUMATIC STRESS<br />

STRESS/TRAUMATIC EVENTS<br />

RISK AND PROTECTIVE<br />

FACTORS<br />

resilience PROXIMAL<br />

PSYCHOPATHOLOGY<br />

PROXIMAL ADJUSTMENT


Il processo di resilience<br />

• Due assi: intrapsichico (individuale) e<br />

relazionale-interattivo.


Resilience e asse relazionale-<br />

• Legami familiari<br />

interattivo<br />

• Integrazione scolastica<br />

• Integrazione sociale<br />

• Valori


Resilience e fattori individuali<br />

• Differenziazione tra sistema delle emozioni e<br />

sistema cognitivo<br />

• Abilità cognitive (Q.I., strategie di problem<br />

solving, capacità di concettualizzare e pianificare)<br />

• Meccanismi di difesa “normali” o “nevrotici”<br />

• Temperamento<br />

• Qualità dell’attaccamento


Biologia della resilience<br />

• Molti studi mostrano che eventi stressanti accaduti precocemente o nel<br />

corso della vita che sono stati prevedibili, evitabili o controllabili o<br />

che sono stati supportati da relazioni responsive di caregiver<br />

disponibili e affidabili e da un ambiente di vita sicuro tendono a<br />

migliorare l’integrità biologica.<br />

• Queste esperienze incrementano le funzionalità dell’area ippocampale<br />

e della corteccia neuronale prefrontale. Dal punto di vista del<br />

comportamento esse aumentano la curiosità e le condotte proattive, la<br />

memoria operativa, la gestione dell’ansia.<br />

• Inoltre il ripristino di un caregiver sicuro dopo precoci eventi stressanti<br />

ha un effetto protettivo nel ridurre eventuali compromissioni<br />

biologiche a lungo termine, anche se a) il contatto con il caregiver è<br />

solo visivo, b) l’ambiente sociale e fisico è molto povero o c) il<br />

caregiver non è un genitore.


Esame clinico del bambino<br />

• Protocolli psicodiagnostici (follow-up)<br />

• Scale di valutazione dell’adattamento<br />

sociale<br />

• Valutazione dei pattern di attaccamento<br />

• Esame cognitivo<br />

• Valutazione della resilience<br />

• Vulnerabilità e fattori di rischio<br />

psicopatologico


Anamnesi<br />

psicosociale<br />

remota/recente<br />

Fasi dell’assessment<br />

individuale/familiare/sociale Diagnosi<br />

Prognosi evoluz. psicopatologica<br />

individuale/evoluz. delle relazioni<br />

fattori di rischio indiv. e fam.


TRAUMATIC STRESS<br />

1- Context in child life<br />

2- Objective features<br />

3- Subjective appraisal<br />

4- Coping strategies during the event


1- Context in child life: social<br />

prevention and intervention<br />

• Sensibilizzazione “culturale” sui bisogni e<br />

sulle esigenze dei bambini (Convenzione<br />

ONU, Convenzione di Strasburgo, Carta di<br />

Helsinki)<br />

• Sensibilizzazione in tema di competenze<br />

genitoriali<br />

• Attenzione specifica ai rischi di esposizione<br />

dei bambini a situazioni traumatiche


2- Objective features: prevention<br />

and intervention<br />

Prevenzione secondaria: necessità di valutare le<br />

caratteristiche strutturali di un evento/di una serie<br />

di eventi traumatici per progettare interventi in<br />

rapporto a:<br />

• Frequenza<br />

• Intensità<br />

• Natura<br />

• Grado di esposizione del bambino<br />

(diretta/indiretta)


3- Subjective appraisal:<br />

individual prevention and<br />

intervention<br />

• Attenzione specifica ai fattori di rischio<br />

evolutivo individuali<br />

• Attenzione ai soggetti più deboli “a rischio”


4- Coping strategies during the<br />

event: individual prevention and<br />

intervention<br />

• Formazione educativa familiare, scolastica e<br />

sociale: promozione dell’assertività e<br />

dell’autostima, riduzione dell’isolamento<br />

sociale, sviluppo delle strategie di<br />

adattamento agli eventi stressanti/traumatici


Distress<br />

• Distress è il termine usato per descrivere le manifestazioni<br />

biologiche, psicologiche e comportamentali delle reazioni<br />

proprie dello stress post-traumatico. Tali reazioni<br />

rappresentano precoci tentativi di adattamento diretti<br />

all'ambiente ed allo stato interno.<br />

• Il distress può essere mediato da una serie di fattori<br />

intrinseci del bambino come lo sviluppo delle competenze<br />

cognitive, il temperamento, l’autostima, il controllo, la<br />

storia di un trauma passato o una psicopatologia preesistente,<br />

l’abilità a compiere discriminazioni cognitive ed<br />

a tollerare l’ansia.<br />

• Esso può essere anche correlato al tipo di causalità<br />

attribuita all'evento traumatico: il temperamento, una<br />

preesistente psicopatologia, così come emozioni negative<br />

provate come colpa, vergogna, paura e rabbia influenzano<br />

la rappresentazione dell’evento potendo determinare un<br />

incremento del distress.


Distress e manifestazioni cliniche<br />

• Il distress acuto può manifestarsi su un piano emotivo (rabbia,<br />

disperazione, irritabilità, etc.), cognitivo (scarsa concentrazione,<br />

difficoltà mnestiche, confusione, etc.), relazionale (alienazione, ritiro,<br />

elevata conflittualità, etc.) e fisico (affaticamento, insonnia, mal di<br />

testa, etc). Simili differenze individuali rendono ragione<br />

dell’impossibilità di concepire la reazione ad un evento traumatico<br />

come esito di una relazione lineare di causa-effetto.<br />

• La psicopatologia infantile si caratterizza inoltre per una grande<br />

flessibilità e mutevolezza dei sintomi e del loro significato: bambini e<br />

adolescenti si pongono di fronte ad un evento stressante con la propria<br />

soggettività, che dipende dall’età e dalla fase evolutiva che stanno<br />

attraversando, dalle passate esperienze, dalla presenza/assenza di<br />

adeguate figure adulte di riferimento e di supporto sociale.<br />

• Un fattore importante che influisce sulla vulnerabilità del bambino è il<br />

legame con le figure genitoriali.; infatti un mediatore cruciale del<br />

distress è la risposta, durante e dopo l'evento, di un genitore o di un<br />

adulto che lo sostituisce. La risposta del bambino ricalca quella dei<br />

genitori: tanto più questa sarà disorganizzata, tanto più lo sarà quella<br />

del bambino. Quando i genitori rimangono calmi, l'ansia durante e<br />

dopo l'evento è ridotta.


ACUTE DISTRESS<br />

• Acute post traumatic stress reactions<br />

• Other categories of reactions<br />

• Early efforts at adjustment directed at:<br />

1. Environment<br />

2. Internal state


DISTRESS ACUTO<br />

Depersonalizzazione - derealizzazione - amnesia dissociativa -<br />

riduzione consapevolezza - distacco emozionale<br />

Funzione adattiva nell’immediato<br />

“Compartimentalizzazione” dell’esperienza


PROXIMAL SECONDARY STRESSES<br />

Additional source of distress: distress<br />

• Increase risk of comorbidity<br />

• Complicate efforts at adjustment<br />

• Initiate maladaptive coping<br />

• Interfere with availability of support


Prevention of proximal secondary stresses:<br />

interventi ambientali<br />

• Interventi a sostegno delle risorse familiari<br />

• Progetti di inserimento sociale che<br />

valorizzino le risorse del bambino e della<br />

famiglia<br />

• Lavoro protettivo di “rete” (famiglia,<br />

scuola, agenzie sociali pubbliche e private)


Prevention of proximal secondary stresses:<br />

emerging personality and developmental<br />

tasks<br />

• Psychological and biological maturation<br />

• Development of competencies and social skills<br />

• Representation of self & others<br />

• Mechanism of cognitive and emotional regulation (impulse ( impulse<br />

control)<br />

• Interpersonal and occupational functioning<br />

• Parental functioning<br />

• Personal goals of psychological stability, stability,<br />

self-efficacy and<br />

personal gratification


Ciascuna di queste competenze può<br />

essere stimolata e potenziata<br />

attraverso specifici programmi di<br />

presa in carico psicoeducativa,<br />

tenendo conto dei fattori di rischio e<br />

protettivi in gioco.


PROXIMAL STRESS-RELATED<br />

PSYCHOPATHOLOGY<br />

• PTSD<br />

• Adjustement<br />

disorder (with ( with<br />

anxiety, anxiety,<br />

with<br />

depressed mood,<br />

with conduct<br />

troubles) troubles<br />

• Phobia, Phobia,<br />

Fears<br />

• Other anxiety<br />

disorders<br />

• Disorders of<br />

attachment and<br />

conduct “ADHD ADHD like” like<br />

• Eating disturbances<br />

• Substance abuse<br />

• Sleep disorders<br />

• Somatization<br />

• Dissociative<br />

reactions


Quando venga diagnosticato un<br />

disturbo psicopatologico, è<br />

opportuno avviare con<br />

tempestività una presa in carico<br />

terapeutica secondo modalità e<br />

procedure di cui sia stata<br />

documentata l’efficacia.


Children and adolescents can be also<br />

victims of repeated traumatization or<br />

distal secondary stresses.


DISTAL SECONDARY STRESSES<br />

• Continuation of proximal stresses<br />

• Developmental challenges<br />

• Adverse life circumstances<br />

• Medical treatment for injuries<br />

• Accommodation to disability


DISTAL STRESS-RELATED<br />

PATHOLOGY<br />

• Psychiatric disorder<br />

• Physical health problems<br />

• Developmental disturbances<br />

• Adverse life trajectory outcomes<br />

• Increased vulnerability to future life<br />

stresses


Distal secondary stresses:<br />

prevention and intervention<br />

• Protezione del bambino “vulnerabile” e<br />

rafforzamento dei fattori protettivi in senso<br />

evolutivo (scelta della scuola, programmi di<br />

socializzazione, etc.)


“La presa in carico in ogni fase dello<br />

sviluppo e la precoce evidenziazione<br />

delle difficoltà sono molto più utili ed<br />

efficaci – per il bambino, la famiglia<br />

e la società – di quanto lo possa<br />

essere il tentativo di rimediare ad una<br />

situazione negativa che si protrae da<br />

troppo tempo”<br />

(D.J. Cohen, 1996)


The analysis has to be conducted case<br />

by case, case,<br />

studying the impact of the<br />

different<br />

variables involved<br />

In this way we can identify children at<br />

risk of psychological problems and do the<br />

best to give them the appropriate<br />

support


Reazioni ad eventi e disturbi post-<br />

traumatici: quadri nosografici<br />

• PTSD<br />

• <strong>Disturbo</strong> dell’Adattamento<br />

• Developmental Trauma e Trauma<br />

complesso


PTSD e DSM-IV: Criterio A<br />

• 1. La persona ha vissuto, ha assistito o si è<br />

confrontata con un evento traumatico che<br />

ha implicato morte o minaccia di morte o<br />

gravi lesioni o una minaccia all’integrità all integrità<br />

fisica propria o di altri;<br />

• 2. La risposta della persona comprendeva<br />

paura intensa, sentimenti di impotenza o di<br />

orrore.


• Nei bambini ciò può essere espresso da<br />

un comportamento disorganizzato o<br />

agitato.<br />

agitato


Criterio B<br />

• Tendenza a rivivere continuamente l'evento<br />

traumatico a livello cognitivo (pensare<br />

continuamente all’evento), all evento), emotivo (sentirsi<br />

come se l’evento l evento stesse accadendo di<br />

nuovo) e percettivo (essere stressato da<br />

stimoli che ricordano l’evento): l evento): un bambino<br />

può raccontare più e più volte ciò che ha<br />

vissuto, avere incubi notturni e nel gioco<br />

ripetere continuamente l’evento l evento traumatico.


B. L’evento viene rivissuto in modo<br />

– Ricordi spiacevoli e intrusivi<br />

(bambini: giochi ripetitivi sul tema)<br />

– Sogni spiacevoli<br />

persistente:<br />

– Sensazione di rivivere l’evento<br />

(incluso: illusioni, allucinazioni, flashback<br />

dissociativi, anche al risveglio)<br />

– Disagio intenso di fronte a fattori che simbolizzano<br />

o assomigliano all’evento<br />

– Reattività fisiologica di fronte a fattori che<br />

simbolizzano o assomigliano all’evento


Criterio C<br />

• Tendenza al continuo evitamento di luoghi,<br />

persone, pensieri, sentimenti e attività che<br />

ricordano il trauma: l’evitamento l evitamento può essere<br />

attivamente ricercato o passivo.


C. Evitamento di stimoli che possano<br />

ricordare l’evento:<br />

– Pensieri, sensazioni, conversazioni<br />

– Attività, luoghi e persone<br />

– Incapacità a ricordare aspetti dell’evento


Criterio D<br />

• L’ottundimento<br />

ottundimento (“emotional ( emotional numbing”, numbing , letteralmente<br />

“offuscamento offuscamento emotivo”) emotivo ) può essere considerato una mite<br />

risposta dissociativa e può essere difficile da rilevare in un<br />

bambino: bambini esposti ad eventi traumatici possono<br />

essere incapaci di ricordare alcuni aspetti dell’evento, dell evento,<br />

possono isolarsi e/o perdere interesse per le attività che in<br />

passato erano significative, mostrare un ritiro emozionale o<br />

esprimere un senso di sfiducia nel futuro:<br />

– Riduzione dell’interesse e della partecipazione<br />

– Sentimenti di distacco ed estraneità<br />

– Riduzione dell’affettività<br />

– Diminuzione delle aspettative future.


Criterio E<br />

• Sintomi di aumentata attivazione (arousal ( arousal). ).<br />

Sono i più semplici da rilevare da parte di<br />

un osservatore esterno ed includono:<br />

insonnia, irritabilità, scoppi d’ira, d ira, difficoltà<br />

di concentrazione, ipervigilanza, disturbi del<br />

sonno, etc.


• Si può parlare di PTSD solo se i sintomi<br />

sopraelencati (che si sviluppano<br />

generalmente entro 3-6 mesi dall’evento) dall evento) si<br />

presentano per più di un mese e causano un<br />

disagio significativo nel funzionamento<br />

familiare, sociale e scolastico del bambino o<br />

dell’adolescente, dell adolescente, compromettendo le<br />

capacità precedentemente acquisite.


Alcune precisazioni occorre fornire riguardo un problema molto<br />

importante, ovvero il timing della comparsa di un PTSD rispetto agli<br />

eventi suscettibili di provocarlo.<br />

Poche sono infatti le ricerche che documentano la possibilità di una<br />

insorgenza tardiva del disturbo.<br />

Il DSM-IV-TR contempla questa possibilità (forme ad esordio ritardato,<br />

ovvero sei mesi dopo l’evento l evento stressante).<br />

Non esistono però studi sulla comparsa ritardata di un PTSD effettuati<br />

su popolazioni di bambini. In questi casi, occorre sempre pensare alla<br />

possibilità di altre cause di stress diverse rispetto a quella ipotizzata.


Decorso<br />

• Si parla di:<br />

• PTSD acuto se la durata dei sintomi va da<br />

uno a tre mesi;<br />

• PTSD cronico se la durata si estende per tre<br />

mesi o più.


Esistono diversi significati attribuibili alla<br />

nozione di “trauma trauma”.<br />

Da un lato, in senso psicodinamico, può essere definito come<br />

“traumatico traumatico” ogni evento della vita di un soggetto<br />

caratterizzato dalla sua intensità, dall’incapacità dall incapacità del soggetto<br />

a rispondervi adeguatamente, dalla viva agitazione e dagli<br />

effetti patogeni durevoli che esso provoca nella<br />

organizzazione psichica.<br />

In termini economici, il trauma è caratterizzato da un<br />

afflusso di eccitazioni che risulta eccessivo rispetto alla<br />

tolleranza del soggetto ed alla sua capacità di dominare ed<br />

elaborare psichicamente questa carica. Questa definizione<br />

lascia quindi una notevole variabilità riguardo gli aspetti<br />

soggettivi, inerenti le caratteristiche personali della vittima ed<br />

i significati che l’esperienza l esperienza traumatica può assumere.


Il trauma nel DSM<br />

• Il modello diagnostico rappresentato dal PTSD<br />

rappresenta l’unico l unico disturbo per il quale la<br />

classificazione del DSM richiede, per la diagnosi, una<br />

particolare “forma forma” della condizione stressante.<br />

Nelle diverse edizioni del DSM succedutesi nel corso<br />

degli anni si è delineata una crescente rilevanza del<br />

concetto di “trauma trauma” come modello eziologico.


Il trauma nel DSM-III<br />

• Nel DSM-III questo ruolo era riservato a situazioni che<br />

“evocherebbero evocherebbero significativi momenti di malessere in<br />

quasi tutti gli individui”. individui<br />

• Questa posizione secondo cui è necessario che l’evento l evento sia<br />

al di fuori dell’ambito dell ambito dell’esperienza dell esperienza umana abituale era<br />

così restrittiva da escludere i pazienti che avevano<br />

inequivocabilmente una sintomatologia post‑t post‑t<br />

raumatica. I<br />

dati riportati in letteratura testimoniano che ha poco senso<br />

continuare a ribadire che gli stressors debbano essere al di<br />

fuori dell’ambito dell ambito dell’esperienza dell esperienza umana abituale.


DSM-IV e IV-TR<br />

• A partire da queste premesse, la maggioranza dell’Advisory<br />

dell Advisory<br />

Subcommittee del DSM‑I DSM‑IV<br />

V ha provveduto a una revisione dei<br />

criteri di stress per enfatizzare la risposta soggettiva<br />

dell’individuo dell individuo all’evento. all evento. Nel DSM-IV e IV-TR questo ruolo è<br />

stato attribuito anche a situazioni non esperite di persona, ma<br />

vissute in via indiretta (ad esempio, come testimoni) (criterio<br />

A1). A1)<br />

• E’ stata valorizzata, ai fini diagnostici, la relazione individuale<br />

del soggetto al momento della sollecitazione “traumatica traumatica”<br />

(criterio A2: “la la risposta del paziente deve comprendere<br />

paura, disperazione od orrore”).<br />

orrore


DSM-IV e IV-TR<br />

• Nonostante le raccomandazioni dell’Advisory<br />

dell Advisory Subcommittee<br />

affinché si creasse una nuova categoria a seconda della<br />

risposta allo stress, il PTSD è stato mantenuto nella sezione<br />

dei disturbi d’ansia. d ansia. Comunque, il criterio dello stressor è stato<br />

modificato significativamente.<br />

• Questi cambiamenti riguardano soprattutto il peso attribuito ai<br />

fattori soggettivi: la maggior parte delle persone non sviluppa<br />

un PTSD anche quando si confronta con traumi orrifici. orrifici<br />

Inoltre, eventi che sembrano essere di gravità relativamente<br />

modesta possono scatenare un PTSD in certi individui a causa<br />

del significato soggettivo assegnato all’evento, all evento, ed i vecchi<br />

traumi possono essere rievocati dalle circostanze attuali.


Sussiste tuttavia il rischio che la nozione di PTSD, molto<br />

stimolante e fruttuosa in una logica clinica e preventiva, possa<br />

divenire una sorta di contenitore aspecifico in cui riversare<br />

tutte quelle condizioni di malessere e di disagio che conoscono<br />

un’eziologia un eziologia di origine ambientale.<br />

Se pertanto si mantiene questo doveroso rigore<br />

diagnostico, non saranno possibili differenziazioni valutative<br />

in rapporto alla tipologia dell’evento, dell evento, ma solo in rapporto alla<br />

qualità ed all’intensità all intensità delle manifestazioni cliniche che fanno<br />

seguito all’evento all evento stesso e nella cui definizione invece possono<br />

entrare in gioco elementi culturali, sociali e psicologici.


Per evitare quindi un eccessivo allargamento della<br />

nozione di “trauma trauma”, , è preferibile operare<br />

distinzioni tra le reazioni clinicamente significative<br />

riconducibili ad un PTSD ed altre reazioni<br />

sintomatiche riconducibili ad un <strong>Disturbo</strong><br />

dell’Adattamento,<br />

dell Adattamento, ad un Develpomental Trauma o<br />

ad un disagio soggettivo aspecifico, non<br />

necessariamente dotato di un valore<br />

psicopatologico.


PTSD IN ETA’ PRESCOLARE (Scheeringa)<br />

Rivivere l’esperienza in uno dei seguenti modi:<br />

a) giochi post-traumatici<br />

b) ricordi ricorrenti dell’evento<br />

c) incubi<br />

d) flashbacks<br />

e) angoscia evocata da stimoli legati al trauma<br />

Intorpidimento:<br />

a) inibizione del gioco<br />

b) ritiro sociale<br />

c) restringimento sfera affettiva<br />

d) perdita capacità acquisite


PTSD IN ETA’ PRESCOLARE<br />

Aumentato arousal:<br />

a) pavor nocturnus<br />

b) difficoltà di addormentamento<br />

c) risvegli notturni<br />

d) minor concentrazione<br />

e) trasalimenti eccessivi e ipervigilanza<br />

Paure che si sviluppano solo dopo il trauma:<br />

a) ansia da separazione assente prima dell’episodio<br />

b) paura di lavarsi da solo<br />

c) paura del buio<br />

d) altri timori con esordio dopo l’evento e non correlati ad esso


STRUMENTI E PROTOCOLLI DIAGNOSTICI<br />

STANDARDIZZATI per il PTSD<br />

• PTSD Scale della Child Behavior Check List<br />

• Children’s Post-Traumatic Stress Reaction Index (Fredrich e Pynoos, 1988)<br />

• Children’s Post-Traumatic Stress Disorder Inventory (Saigh, 1989)<br />

• Impact of Events Scale (IES) (Horowitz, Wilnen e Alvarez, 1979)


Valutazione diagnostica:<br />

A) intervista coi genitori o i<br />

caregiver<br />

Per ottenere informazioni su:<br />

• Racconto dell’evento traumatico<br />

• Eventuali stressor precedenti o concomitanti<br />

• Presenza di sintomi elencati dal DSM-IV per il PTSD<br />

• Eventuali sintomi concomitanti<br />

• Esordio dei sintomi in relazione ad eventi traumatici identificati<br />

• Reazione emotiva dei genitori agli eventi traumatici<br />

• Anamnesi medico/psichiatrica del bambino<br />

• Storia evolutiva del bambino e reazioni ai normali stressors<br />

• Carriera scolastica del bambino<br />

• Storia famigliare e anamnesi medico/psichiatrica dei membri della<br />

famiglia


Valutazione diagnostica:<br />

B) intervista col bambino, esame psichico<br />

• Ottenere il racconto del bambino sul motivo della<br />

consultazione<br />

• Incoraggiare la descrizione dei ricordi concernente il trauma<br />

• Indagare le attribuzioni e le percezioni relative al trauma<br />

• Raccogliere la descrizione dei sintomi attuali da parte del<br />

bambino<br />

• Indagare la presenza di sintomi associati<br />

• Osservare elementi desumibili dall’esame dello stato mentale<br />

e dei comportamenti inseriti nei criteri del DSM-IV


C) Informazioni dalla scuola<br />

Rendimento scolastico<br />

Modalità di interazione coi compagni e impegno in attività<br />

parascolastiche<br />

D) Stabilire la necessità ulteriore valutazione<br />

Considerare l’eventualità l eventualità di interviste standardizzate o rating<br />

scales<br />

Interviste semistrutturate<br />

Scale di misurazioni per bambini utili a seguire il decorso del<br />

PTSD


Circostanze ed eventi<br />

potenzialmente traumatici (PTSD):<br />

• esposizione a catastrofi naturali e ad eventi<br />

bellici<br />

• incidenti stradali<br />

• atti di abuso fisico e/o sessuale<br />

• aggressioni fisiche<br />

• perdita traumatica un congiunto<br />

• grave violenza assistita


DISTURBO DELL’ADATTAMENTO<br />

DELL ADATTAMENTO<br />

A. Sviluppo di sintomi emotivi e comportamentali in<br />

risposta ad uno o più fattori stressanti identificabili<br />

che si manifesta entro 3 mesi dall’insorgenza dall insorgenza del<br />

fattore o dei fattori stressanti;<br />

B. questi sintomi comportamentali sono clinicamente<br />

significativi come evidenziato da uno dei seguenti:<br />

1) marcato disagio che va al di là di quanto<br />

prevedibile in base all’esposizione all esposizione all’evento all evento<br />

stressante;<br />

2) compromissione significativa del funzionamento<br />

sociale o lavorativo (scolastico);


C. l’anomalia l anomalia correlata allo stress non soddisfa i<br />

criteri per un altro disturbo specifico in Asse I, e<br />

non rappresenta soltanto un aggravamento di un<br />

preesistente disturbo in Asse I o in Asse II;<br />

D. I sintomi non corrispondono a un Lutto;<br />

E. una volta che lo stimolo stressante (o le sue<br />

conseguenze) sono superati, i sintomi non<br />

persistono per più di altri 6 mesi.


DISTURBO DELL’ADATTAMENTO<br />

• I fattori stressanti possono indurre il disturbo in<br />

funzione di:<br />

• Gravità<br />

• Quantità<br />

• Durata<br />

• Reversibilità<br />

• Contesto personale (personalità, supporto…)


DISTURBO DELL’ADATTAMENTO<br />

• con UMORE DEPRESSO<br />

• con ANSIA<br />

• con ALTERAZIONE DELLA CONDOTTA<br />

• con ANSIA E UMORE DEPRESSO misti<br />

• con ALTERAZIONE dell’EMOTIVITA’ e<br />

della CONDOTTA misti


DISTURBO DELL’ADATTAMENTO<br />

• con UMORE DEPRESSO<br />

Umore depresso<br />

Tristezza<br />

Disperazione


DISTURBO DELL’ADATTAMENTO<br />

• con ANSIA<br />

Palpitazioni<br />

Tremori<br />

Agitazione


DISTURBO DELL’ADATTAMENTO<br />

• con ALTERAZIONI DELLA CONDOTTA<br />

Violazione dei diritti altrui e delle<br />

norme<br />

- Assenze da scuola<br />

- Vandalismo<br />

- Rissosità


Circostanze ed eventi<br />

potenzialmente stressanti (DA):<br />

• ospedalizzazioni<br />

• nascita di un fratellino<br />

• separazione dei genitori<br />

• vittimizzazione da abuso psicologico,fisico<br />

e /o sessuale senza violenza/coercizione<br />

• conflitti familiari<br />

• coinvolgimento in incidenti stradali<br />

• vittimizzazione da atti aggressivi-bullismo


Trauma complesso e<br />

Developmental Trauma<br />

• Il termine descrive il duplice problema relativo<br />

all’esposizione dei bambini ad eventi traumatici e gli<br />

effetti immediati e a lungo termine causati dall’impatto con<br />

tale esposizione.<br />

• L’esposizione traumatica complessa si riferisce<br />

all’esperienza relativa a eventi traumatici multipli che si<br />

verificano nel sistema di cura primario, cioè in quello<br />

specifico ambiente sociale che si presuppone essere la<br />

risorsa principale di stabilità e sicurezza per la vita del<br />

bambino; include esperienze simultanee o sequenziali che<br />

avvengono nella prima e seconda infanzia.<br />

• Le esperienze iniziali di natura traumatica e gli effetti<br />

conseguenti (come la perdita della capacità di regolazione<br />

affettiva, di una base sicura, di un sistema di regole,<br />

l’incapacità di riconoscere e rispondere con adeguatezza ai<br />

pericoli) spesso comportano rischi di ulteriori esposizioni<br />

ad eventi traumatici.


Verso il DSM-V: Developmental<br />

trauma disorder<br />

"While PTSD is a good definition for acute<br />

trauma in adults, it doesn't apply well to<br />

children, who are often traumatized in the<br />

context of relationships“<br />

Boston University Medical Center psychiatrist<br />

Bessel van der Kolk, MD


Developmental trauma disorder<br />

Childhood trauma, including abuse and<br />

neglect, is probably our nation’s single<br />

most important public health challenge, a<br />

challenge that has the potential to be<br />

largely resolved by appropriate prevention<br />

and intervention.


Adverse Childhood Experiences (ACE)<br />

• The ACE study showed that adverse childhood experiences<br />

are vastly more common than recognized or acknowledged<br />

and that they have a powerful relation to adult health a<br />

half-century later. The study unequivocally confirmed<br />

earlier investigations that found a highly significant<br />

relationship between adverse childhood experiences and<br />

depression, suicide attempts, alcoholism, drug abuse,<br />

sexual promiscuity, domestic violence, cigarette smoking,<br />

obesity, physical inactivity, and sexually transmitted<br />

diseases. In addition, the more adverse childhood<br />

experiences reported, the more likely a person was to<br />

develop heart disease, cancer, stroke, diabetes, skeletal<br />

fractures, and liver disease.<br />

• Isolated traumatic incidents tend to produce discrete<br />

conditioned behavioral and biological responses to<br />

reminders of the trauma, such as are captured in the PTSD<br />

diagnosis. In contrast, chronic maltreatment or inevitable<br />

repeated traumatization, such as occurs in children who<br />

are exposed to repeated medical or surgical procedures,<br />

have a pervasive effects on the development of mind and<br />

brain.


Esiti<br />

• Gli esiti del trauma complesso si riferiscono agli esiti<br />

multipli della sintomatologia clinica che appare dopo tale<br />

esposizione.<br />

• Tali esperienze di stress traumatico nella prima infanzia<br />

hanno conseguenze persistenti che vanno oltre il PTSD.<br />

Essi coinvolgono ed indeboliscono molteplici funzioni<br />

quali la regolazione del sé e l’attaccamento, potendo<br />

determinare:<br />

a) ansia, disordini affettivi;<br />

b) tossicodipendenza e condotte aggressive;<br />

c) disturbi alimentari;<br />

c) disordini dissociativi e somatoformi.


Domains of Impairment in Children<br />

Exposed to Complex Trauma<br />

• Attachment<br />

• Biology<br />

• Emotional regulation<br />

• Dissociation<br />

• Behavioral control<br />

• Cognition<br />

• Self concept


Impatto del trauma complesso sullo<br />

sviluppo dell’attaccamento<br />

• Gli esiti del trauma complesso si sviluppano e persistono con maggiori<br />

probabilità se un neonato o un bambino sono esposti a pericoli<br />

imprevedibili e incontrollabili: in questi casi il corpo del bambino<br />

deve destinare alla sopravvivenza risorse normalmente impegnate per<br />

la crescita e lo sviluppo. Il pericolo maggiore per un neonato o un<br />

bambino, imprevedibile e incontrollabile, è l’assenza di un caregiver<br />

che prontamente e responsivamente lo protegge e si prende cura di<br />

lui/lei. L’abilità del caregiver di contribuire alla regolazione delle<br />

risposte comportamentali e corporee fornisce al bambino l’esperienza<br />

della co-regolazione, la quale a sua volta costituisce la base per<br />

acquisire la capacità di auto-regolazione. La mancanza di un sostegno<br />

nella regolazione con un caregiver primario pone il bambino a rischio<br />

di sviluppare inadeguata capacità di regolazione degli stati fisici ed<br />

emotivi.<br />

• Diviene quindi cruciale esaminare, sul piano clinico, le relazioni di<br />

attaccamento del bambino traumatizzato che spesso costituiscono un<br />

elemento critico al fine di comprenderne il comportamento: per<br />

formulare un adeguato piano di cura è necessario integrare l’impatto<br />

dell’esperienza traumatica sulle relazioni di attaccamento precoci.


Attachment<br />

• Incertezza circa la prevedibilità e la affidabilità del<br />

mondo circostante<br />

• Problemi con i limiti<br />

• Sfiducia e sospettosità<br />

• Isolamento sociale<br />

• Difficoltà interpersonali<br />

• Difficoltà a sintonizzarsi con gli stati emotivi<br />

altrui<br />

• Difficoltà ad assumere un punto di vista<br />

• Difficoltà a riconoscere gli altri come alleati


Affect/Emotional Regulation<br />

• Gross: la regolazione delle emozioni consiste di processi<br />

estrinseci ed intrinseci responsabili del monitoraggio,<br />

della valutazione e della modificazione delle reazioni<br />

emozionali (aspetti temporali e di intensità) per soddisfare<br />

gli obiettivi individuali.<br />

• Le emozioni influenzano:<br />

- Attenzione<br />

- Decision making<br />

- Memoria<br />

- Risposte fisiologiche<br />

- Interazioni sociali<br />

L’abilità di regolare con successo le emozioni è correlata<br />

agli outcomes psicologici, sociali e di salute fisica.


ACE e alterazioni volumetriche cerebrali nei<br />

sistemi neurali di regolazione delle emozioni<br />

(ER)<br />

• Amigdala e trasmissione limbica<br />

( emotional regulation)<br />

• Ippocampo ( memoria di recupero)<br />

• Corteccia dorso-laterale pre-frontale


EFFETTI BIOFISIOLOGICI<br />

Trauma complesso Compromissione sistemi<br />

biofisiologici Effetti persistenti<br />

Profondo impatto di un trauma cronico sul SNC<br />

Soprattutto in soggetti traumatizzati che<br />

sperimentano stati di ipereccitazione<br />

(emotional disregulation)


Biology<br />

• Modificazioni anatomo-fisiopatologiche<br />

• Problemi di sviluppo sensomotorio<br />

• Ipersensibilità al contatto fisico<br />

• Analgesia<br />

• Problemi di coordinazione psicomotoria e tonico-posturali<br />

• Difficoltà cinestesiche<br />

• Somatizzazioni<br />

• Incremento di problemi sanitari ad ampio raggio ad<br />

esempio dolori pelvici, dermatiti, asma, problemi<br />

immunologici ecc.


Lazarus:<br />

Stress<br />

Emotional regulation<br />

Coping


Disregolazione affettiva e<br />

Modello bio-psico-sociale<br />

• Fattori relazionali interpersonali<br />

• Fattori psicosociali<br />

• Fattori fisiologici<br />

Disregolazione affettiva


Disregolazione affettiva-1<br />

ACE, Complex Trauma<br />

Disinibizione<br />

trasmissione limbica<br />

Assetti emotivi, cognitivi,<br />

endocrini, autonomici e<br />

neurochimici<br />

Fattori interpersonali e<br />

psicosociali<br />

Disregolazione affettiva


Disregolazione affettiva-2<br />

• La compromissione dei sistemi neurobiologici<br />

coinvolti nella regolazione delle emozioni pone<br />

molti bambini traumatizzati a rischio di<br />

disregolazione affettiva. I deficit nella capacità di<br />

regolare le esperienze emotive possono essere<br />

classificati in tre categorie:<br />

• a) deficit nella capacità di riconoscere le<br />

esperienze emotive interne,<br />

• b) difficoltà nell’esprimere con sicurezza le<br />

proprie emozioni,<br />

• c) compromissione della capacità di modulare le<br />

esperienze emotive.


Disregolazione affettiva-3<br />

• Il riconoscimento delle esperienze emotive interne richiede l’abilità di<br />

differenziare tra gli stati di eccitazione, interpretarli e etichettarli<br />

adeguatamente (ad esempio “felice”, “arrabbiato”). I bambini<br />

apprendono a riconoscere i segnali non verbali esterni comparando la<br />

coerenza intercorrente tra il livello espressivo e quello<br />

comportamentale.<br />

• I bambini vittime di traumi complessi mostrano una compromissione<br />

in entrambe le competenze. La distorsione delle espressioni emotive<br />

nei bambini traumatizzati è ad ampio raggio, può assumere una forma<br />

molto rigida e coartata o eccessivamente labile ed esplosiva. La<br />

capacità di esprimere le emozioni e l’abilità di modulare le esperienze<br />

interne sono interdipendenti: i bambini con una storia di trauma<br />

complesso mostrano alterazioni della capacità di autoregolazione sia a<br />

livello comportamentale che emotivo.<br />

• Se incapaci di individuare strategie efficaci per sostenere la<br />

regolazione delle emozioni si presentano emozionalmente labili e/o<br />

eccessivamente reattivi anche a stress minori, con una rapida<br />

escalation e difficoltà di autocontrollo. Possono quindi ricorrere a<br />

strategie alternative come il coping dissociativo (ad esempio<br />

intorpidimento cronico delle emozioni) o l’evitamento di situazioni a<br />

valenza affettiva, comprese le esperienze positive.


Disregolazione affettiva-4<br />

• Nel corso del tempo, i bambini traumatizzati risultano<br />

vulnerabili ai disordini associati alla cronica disregolazione<br />

delle esperienze affettive, inclusi i disturbi dell’umore. La<br />

prevalenza della depressione maggiore tra individui che<br />

hanno subito esperienze traumatiche nell’infanzia è un<br />

esempio di come l’impatto con un trauma complesso può<br />

compromettere la capacità di autoregolazione.<br />

• L’esistenza di una stretta interdipendenza tra il trauma<br />

precoce e l’insorgere della depressione è ora ben<br />

consolidata (Putman, 2003).


Disregolazione affettiva-5<br />

• Difficoltà nell’autoregolazione emozionale<br />

• Difficoltà a descrivere vissuti ed esperienze<br />

interne<br />

• Difficoltà a comprendere e descrivere gli<br />

stati interni<br />

• Difficoltà a comunicare bisogni e desideri<br />

• Disturbi dell’umore, bipolarità, ADHD,<br />

ODD


Dissociation<br />

• Alterazione evidente degli stati di coscienza<br />

• Amnesia<br />

• Sintomi di depersonalizzazione e<br />

derelizzazione<br />

• Due o più distinti stati di ridotta<br />

consapevolezza con compromissione della<br />

memoria


Behavioral Control-1<br />

• Il trauma infantile cronico è associato sia l’ipercontrollo del<br />

comportamento che all’ipocontrollo.<br />

• L’ipercontrollo è una strategia volta a contrastare sentimenti di<br />

impotenza, mancanza di potere personale, aspetti che spesso<br />

costituiscono una vera e propria lotta quotidiana per i bambini<br />

traumatizzati. Molti bambini traumatizzati appaiono resistenti al<br />

cambiamento delle abitudini e della routine come ad esempio<br />

l’inflessibilità nei rituali igienici, un controllo rigido dell’assunzione di<br />

cibo.<br />

• La mancanza di controllo o l’impulsività del comportamento possono<br />

derivare da deficit nelle funzioni esecutive, ovvero delle capacità<br />

cognitive responsabili della programmazione, organizzazione e<br />

controllo del comportamento. I deficit di tali funzioni sono stati ben<br />

documentati nei bambini traumatizzati. Una delle possibili<br />

conseguenze di un ridotto funzionamento delle funzioni esecutive è un<br />

aumento delle risposte impulsive/aggressive. Il trauma precoce è<br />

associato in modo significativo allo sviluppo dei disordini nell’area del<br />

controllo degli impulsi.


Behavioral Control-2<br />

• Un altro modo di intendere i modelli comportamentali dei bambini<br />

cronicamente traumatizzati è pensarli come adattamenti difensivi utili<br />

a fronteggiare esperienze potentemente angoscianti. I bambini possono<br />

rivivere aspetti comportamentali del trauma (ad esempio aggressività,<br />

comportamenti autopunitivi, sessualizzati, dinamiche di controllo della<br />

relazione) come reazioni automatiche di riattivazione traumatica nel<br />

tentativo di controllare l’esperienza.<br />

• I bambini possono anche utilizzare tali strategie per fronteggiare i loro<br />

deficit nella regolazione degli stati interni. Per esempio, in assenza di<br />

strategie di coping più evolute, i giovani ex traumatizzati possono<br />

ricorrere a sostanze per evitare intollerabili livelli di eccitazione.<br />

• In ultima analisi, una storia di traumi infantili aumenta il rischio di<br />

esiti negativi inclusi l’uso di sostanze e di abuso, gravidanza e<br />

paternità precoce, suicidio e comportamenti autolesivi, comportamento<br />

dirompente, devianza e ri-vittimizzazione.


Behavioral Control-3<br />

• Scarsa capacità di modulare gli impulsi<br />

• Comportamento autodistruttivo<br />

• Comportamento aggressivo<br />

• Comportamenti autoconsolatori patologici<br />

• Disturbi del sonno<br />

• Disturbi della sfera alimentare<br />

• Uso di sostanze<br />

• Eccessiva compiacenza<br />

• Comportamento oppositivo<br />

• Difficoltà a comprendere e a rispettare le regole e le norme<br />

• Riattivazione di trascorsi eventi traumatici giorno per<br />

giorno nel comportamento o nel gioco


Cognition-1<br />

• Durante la prima infanzia i bambini formano modelli operativi precoci del<br />

mondo e sviluppano una struttura cognitiva di base per la vita successiva.<br />

Durante tale periodo i bambini sviluppano un precoce senso del sé, un modello<br />

del sé in relazione con l’altro e una comprensione di base della relazione<br />

causa-effetto.<br />

• Studi prospettici hanno mostrato che i bambini esposti ad esperienze di<br />

vittimizzazione presentano un ridotto funzionamento cognitivo rispetto ai<br />

gruppi di controllo. Ad es., deprivazioni sensoriali ed emotive associate alla<br />

trascuratezza sembrano essere particolarmente dannose per lo sviluppo del<br />

linguaggio espressivo così come per lo sviluppo di un QI nella norma e, in<br />

generale, per lo sviluppo delle funzioni cognitive.<br />

• Durante la scuola tali funzioni acquistano particolare importanza per lo<br />

sviluppo delle competenze dell’apprendimento. Tali performance sono<br />

influenzate in modo significativo dall’abilità del bambino di regolare le<br />

esperienze interne e di interagire in modo competente con i coetanei. Bambini<br />

vittimizzati in epoca prescolastica mostrano deficit in entrambe queste<br />

funzioni, evidenziano una minore capacità di tollerare le frustrazioni, maggiore<br />

aggressività e minore compliance, più dipendenza dagli altri e bisogno di<br />

supporto rispetto ai gruppi di controllo.


Cognition-2<br />

• Difficoltà nella regolazione dell’attenzione e nelle funzioni<br />

esecutive<br />

• Mancanza di curiosità e di attenzione sostenuta<br />

• Problemi nella processazione di nuove informazioni<br />

• Problemi di concentrazione e di risoluzione dei compiti<br />

• Problemi con la costanza dell’oggetto<br />

• Difficoltà nella capacità di progettazione e di anticipazione<br />

• Problemi di comprensione in generale su ciò che sta<br />

accadendo al soggetto<br />

• Difficoltà di apprendimento<br />

• Problemi di sviluppo del linguaggio<br />

• Problemi di orientamento nel tempo e nello spazio<br />

• Problemi di percezione uditiva e visiva<br />

• Compromissione della coordinazione visuo-spaziale


Self-Concept-1<br />

• La relazione di cura primaria gioca un ruolo fondamentale nello<br />

sviluppo di un senso di sé coerente. Nel corso del tempo il bambino<br />

consolida e internalizza un senso di identità sicuro, stabile e integrato.<br />

Esperienze positive precoci, una relazione di accudimento responsiva e<br />

sensibile consentono al bambino di sviluppare una immagine di sé<br />

come individuo competente e degno.<br />

• Al contrario, reiterate esperienze precoci di vittimizzazione, di rifiuto<br />

o di danneggiamento, accanto al fallimento nello sviluppo di<br />

competenze appropriate all’età, causano lo svilupparsi di un senso di<br />

sé inefficace, impotente e deficitario.<br />

• Alterazioni dell’immagine di sé possono compromettere la capacità di<br />

fronteggiare l’esperienza traumatica. Bambini che si percepiscono<br />

come impotenti e incompetenti tendono ad assumersi al responsabilità<br />

delle loro esperienze negative e manifestano problemi nell’accogliere e<br />

rispondere al sostegno sociale.<br />

I bambini traumatizzati evidenziano precocemente deficit<br />

nell’immagine di sé.


Self-Concept-2<br />

• Mancanza di continuità e di prevedibilità<br />

del senso di sé<br />

• Scarsa capacità di individuazione<br />

• Disturbi dell’immagine corporea<br />

• Bassa autostima<br />

• Vissuti di vergogna e colpa


Coping familiare al trauma<br />

complesso-1<br />

• La famiglia svolge un ruolo cruciale nell’influenzare le<br />

modalità adattive del bambino al trauma. I fattori<br />

determinanti in tal senso riguardano gli aspetti di<br />

responsabilità dell’ambiente familiare nella<br />

vittimizzazione, le risposte dei genitori all’evento<br />

traumatico ed alla sua elaborazione, le influenze esercitate<br />

sui genitori da storie infantili di traumi non risolti, la<br />

presenza di psicopatologie.<br />

• Il sostegno genitoriale è un fattore determinante sul modo<br />

in cui il bambino reagirà al trauma. Il supporto familiare e<br />

il funzionamento emotivo parentale costituiscono i<br />

principali fattori di mediazione per l’insorgenza di sintomi<br />

post-traumatici e per lo sviluppo della capacità nel<br />

bambino di guarigione.<br />

• Reazioni positive dei genitori al trauma del bambino:<br />

1) tollerare il dolore del bambino;<br />

2) saper/poter gestire le proprie reazioni emotive.


Coping familiare al trauma<br />

complesso-2<br />

• I genitori sono spesso comprensibilmente angosciati<br />

quando il figlio è vittima di esperienze traumatiche.<br />

L’angoscia del genitore può limitare la capacità di<br />

rispondere con adeguatezza e cura ai bisogni del bambino.<br />

• Non è tanto l’angoscia parentale di per sé a risultare<br />

necessariamente pregiudizievole per il bambino, quanto il<br />

fatto che il genitore trascuri o non riesca a cogliere i suoi<br />

bisogni.<br />

• I bambini possono reagire all’angoscia dei genitori<br />

evitando o sopprimendo quei sentimenti e comportamenti<br />

che stressano i genitori “parentificandosi” nel tentativo di<br />

lenire la loro angoscia. Il bambino può sviluppare<br />

problemi nella comunicazione delle proprie emozioni e<br />

della comunicazione in generale, funzioni entrambe<br />

cruciali nel fronteggiare situazioni stressanti o traumatiche.


Coping familiare al trauma<br />

complesso-3<br />

• I bambini traumatizzati spesso riattivano sentimenti penosi insopportabili nei<br />

genitori tali per cui cercano una diversa sistemazione per il figlio. Genitori che<br />

hanno sperimentato dolorose esperienze di attaccamento primario sono<br />

particolarmente vulnerabili verso i problemi dei figli. L’abilità del genitore di<br />

accedere alle informazioni circa le proprie esperienze infantili e narrarle in<br />

modo coerente potrebbe rappresentare un indicatore molto importante per una<br />

competenza genitoriale efficace e protettiva.<br />

• Genitori con traumi irrisolti possono funzionare in base a un registro<br />

dissociativo e quindi avere difficoltà a leggere e a rispondere appropriatamente<br />

agli stati emotivi del figlio. Questi genitori possono inoltre mostrare incapacità<br />

nell’assicurare un ambiente protettivo ai figlio a causa delle loro difficoltà a<br />

riconoscere e ad individuare circostanze pericolose.<br />

• Il comportamento di attaccamento del bambino può essere riattivatore di<br />

ricordi dolorosi. Il comportamento reattivo del bambino al trauma può essere<br />

considerato come una minaccia personale o una provocazione piuttosto che la<br />

rievocazione di quanto è accaduto al bambino ed una rappresentazione<br />

comportamentale di ciò che il bambino non può esprimere con il linguaggio<br />

verbale.<br />

• Il bisogno di vicinanza del bambino ferito può innescare nel genitore ricordi di<br />

perdita, rifiuto, abuso.


Misure standardizzate-1<br />

• Metodi di misurazione standardizzati sono da considerarsi<br />

come parte integrante della valutazione iniziale e da<br />

ripetersi ad intervalli regolari ogni 3-6 mesi per monitorare<br />

i progressi nella cura e assumere decisioni cliniche, anche<br />

in merito all’appropriatezza della dimissione, in modo<br />

individualizzato ed empirico. Anche il follow up è<br />

vivamente raccomandabile, quando è possibile, per<br />

determinare l’efficacia degli esiti del trattamento.<br />

• Tests psicologici e neuropsicologici standardizzati possono<br />

essere utilizzati per comprendere l’adattamento del<br />

bambino al trauma complesso, le specifiche difficoltà di<br />

apprendimento, i disordini del pensiero, e altre possibili<br />

cause organiche. E’ cruciale valutare aree multiple di<br />

funzionamento e assumere informazioni da più fonti<br />

(familiari, insegnanti e bambino) in differenti setting (a<br />

scuola, a casa).


Misure standardizzate-2<br />

Child/Adolescent<br />

• Trauma Symptom Checklist for Children (TSCC, Briere)<br />

• Children’s PTSD-Reaction Index (Pynoos)<br />

• Adolescent-Dissociative Experiences Scale (A-DES,<br />

Putnam)<br />

• Youth Self-Report (YSR, Achenbach)<br />

• Children’s Depression Inventory (CDI, Kovacs)<br />

Parent/Caretaker<br />

• Child Behavior Checklist (CBCL, Achenbach)<br />

• Child Dissociative Checklist (CDC, Putnam)<br />

• Child Sexual Behavior Inventory (CSBI, Friedrich)<br />

• Traumatic Events Screening Inventory (TESI, Ford)<br />

• TSYC (Briere)<br />

Strumenti di valutazione per insegnanti<br />

• Questionario per insegnanti (TRF, Achenbach).


Durata della terapia:<br />

- breve periodo<br />

- medio periodo<br />

- lungo periodo<br />

- intermittente<br />

TRATTAMENTO<br />

Formulare il piano di trattamento<br />

sulla base del quadro clinico del bambino<br />

Livello di presa in carico:<br />

- ricovero<br />

- trattamento ambulatoriale<br />

Modalità:<br />

- approcci psicoeducativi<br />

- terapia individuale<br />

- terapia famigliare<br />

- terapia di gruppo<br />

- terapia farmacologica

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