scarica una copia del libro - Il Portico
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54<br />
LE STORIE<br />
masochismo a scopo redentivo personale), proprio la nostra amicizia, era la trasformazione radicale <strong>del</strong>la sua<br />
sorte da punizione a redenzione, da dannazione a salvezza.<br />
Invece di sentirsi castigato dal destino, Paolo si percepiva come un privilegiato e sempre ce lo esternava affinché<br />
quella consapevolezza perpetuasse il miracolo <strong>del</strong>l’amicizia.<br />
Nello stesso tempo noi imparavamo tante altre cose da questa infinita, santa pazienza di Paolo.<br />
Imparavamo ad ascoltare senza fretta; a camminare con il passo degli ultimi; a dare un valore diverso al tempo; ad<br />
attribuire il giusto prezzo alla salute fisica e mentale; a svalutare il possesso di oggetti e tutte le avidità <strong>del</strong>l’accumulo<br />
di beni e <strong>del</strong>la rincorsa alla carriera.<br />
Allo stesso tempo, attorno a questi valori eterni, cementavamo l’amicizia tra di noi in modo così profondo che<br />
oggi è ancora più forte di ieri e ci rad<strong>una</strong> in un’anima sola soprattutto nei momenti in cui deve esprimersi come<br />
solidarietà progettuale.<br />
Io mi sentivo sempre giudicato dalla benevolenza di Paolo.<br />
Sul suo trono di gomma e di tubi cromati, lui ci attendeva senza giudicarci, senza rinfacciarci le lunghe latitanze.<br />
Eppure io mi sentivo richiamato interiormente proprio dal suo silenzio. Era il silenzio di tutti gli esclusi; <strong>del</strong>le<br />
migliaia di giovani, anziani, poveri, ammalati, handicappati che lui per noi rappresentava e che lui ben conosceva.<br />
Paolo aveva frequentato diversi istituti e teneva rapporti con vari amici altrettanto sventurati e ben sapeva che<br />
la nostra amicizia lo rendeva, rispetto a loro, un privilegiato.<br />
Questo fatto era molto gratificante per me, ma altrettanto responsabilizzante rispetto agli altri, agli infiniti altri che<br />
rimanevano esclusi.<br />
Fu grazie all’incontro con Paolo e Ennio che, in diversi amici maturò l’idea di dar vita ad un gruppo più ampio ed<br />
organizzato di persone che operasse<br />
unito e numeroso al fine<br />
di abbattere la solitudine e creasse<br />
<strong>una</strong> cultura diffusa <strong>del</strong>l’integrazione<br />
sociale.<br />
Ed allora possiamo dire che è<br />
anche merito di Paolo se è nato<br />
“<strong>Il</strong> <strong>Portico</strong>”. Ciò non è avvenuto<br />
per sua iniziativa ma è<br />
senz’altro la realizzazione di un<br />
suo inespresso desiderio.<br />
Inespresso forse perché troppo<br />
ambizioso. Inimmaginabile anche<br />
per noi. Ma in tanti siamo<br />
riusciti a realizzare questo sogno.<br />
Tante persone non si sentono<br />
più sole e trovano fa queste<br />
mura l’affetto inalterato che è<br />
stato espresso per molti anni a Paolo. E, come Paolo, ora possono sorridere perché c’è un luogo, oltre la famiglia,<br />
in cui l’accoglienza è offerta con la stessa passione e nella totale gratuità.<br />
Grazie, Paolo, dal “<strong>Portico</strong>” e per “<strong>Il</strong> <strong>Portico</strong>” i cui semi sono stati seminati tanti anni fa nella tua stanza!<br />
PAOLO, NOSTRO TESTIMONE DI NOZZE<br />
Sandro<br />
Essere testimone <strong>del</strong> matrimonio di <strong>una</strong> coppia di amici è un impegno che ci si prende PER SEMPRE.<br />
Ben 20 anni fa Paolo era davanti all’altare insieme a noi, quando ci siamo sposati nella chiesa di Cazzago.<br />
Insieme a Sandro, Marino, Marisa e Silvana, ha creduto alla promessa che ci siamo fatti.<br />
Non ci ha mai detto ”Siete matti” oppure “Vedrete, vedrete, la vita cambierà…”.<br />
Paolo era sicuro <strong>del</strong> nostro matrimonio da subito.<br />
Quando gli abbiamo chiesto di essere nostro COMPARE ha fatto un grande sorriso, ci ha regalato i suoi occhi<br />
luminosi e ha detto “Grazie”.