Argentovivo - febbraio 2009 - Spi-Cgil Emilia-Romagna
Argentovivo - febbraio 2009 - Spi-Cgil Emilia-Romagna
Argentovivo - febbraio 2009 - Spi-Cgil Emilia-Romagna
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Autorizzazione del tribunale n.4897 del 5 marzo 1981 - Spedizione in abbonamento postale 45%<br />
Editoriale<br />
La <strong>Cgil</strong> continua<br />
a fare il suo mestiere<br />
Welfare<br />
Un altro modello<br />
di sviluppo è possibile<br />
MENSILE DEL SINDACATO PENSIONATI ITALIANI<br />
SPI-CGIL DELL’EMILIA-ROMAGNA<br />
Attualità<br />
Sicurezza, un diritto<br />
da costruire insieme<br />
Dal mondo<br />
Elezioni Europee:<br />
un voto che conta<br />
Memoria<br />
Il mondo che ho lasciato:<br />
storie di migranti<br />
Otto marzo:<br />
il lavoro<br />
è sempre<br />
un diritto<br />
n.2<br />
<strong>febbraio</strong> <strong>2009</strong><br />
<strong>Argentovivo</strong> <strong>febbraio</strong> <strong>2009</strong><br />
1
<strong>Argentovivo</strong> <strong>febbraio</strong> <strong>2009</strong><br />
2<br />
“Queli<br />
d’la Piopa”:<br />
a Savarna il teatro<br />
è in movimento<br />
“Queli d’la Piopa” è una espressione<br />
dialettale romagnola che<br />
in italiano significa “Quelle<br />
della Pioppa”. “Quelle” sono un<br />
gruppo di donne che sei anni fa<br />
hanno iniziato una esperienza<br />
di teatro-terapia organizzata<br />
dalla Circoscrizione di Mezzano<br />
nel Comune di Ravenna: la<br />
“Pioppa” è un Centro sociale<br />
Auser che si trova a Savarna<br />
in provincia di Ravenna. Da<br />
quell’esperienza è nato un vero<br />
Castel San Pietro<br />
Una “Festa<br />
insieme” per<br />
anziani e giovani<br />
Sono intervenute quattrocento<br />
persone di ogni età alla seconda<br />
edizione dell’iniziativa “Far<br />
festa insieme”, il 18 gennaio<br />
scorso alla Bocciofila sportiva,<br />
organizzata da <strong>Spi</strong>-<strong>Cgil</strong>, Auser<br />
e i Centri sociali anziani<br />
di Castel San Pietro Terme<br />
(Bo). Questa iniziativa è nata<br />
con lo scopo di sensibilizzare<br />
le persone di tutte le età e<br />
di far capire loro quanto sia<br />
importante stare insieme e<br />
socializzare con gli altri per<br />
gruppo di<br />
teatro in<br />
movimento.<br />
Movimento<br />
in tutti<br />
i sensi,<br />
si sono<br />
aggregati<br />
anche degli<br />
uomini che<br />
hanno contribuito<br />
ad<br />
allargare<br />
il gruppo:<br />
da quest’esperienza è nata una<br />
sorta di compagnia teatrale<br />
che ha preso nome “Quì d’la<br />
Piopa”, letteralmente “Quelli<br />
In breve<br />
“Quelli della Pioppa” sul palcoscenico<br />
affrontare i problemi che<br />
questa società, sempre più<br />
complicata, ci impone. E soprattutto<br />
far capire quanto sia<br />
indispensabile l’anziano come<br />
persona attiva, come parte integrante<br />
nella famiglia e nella<br />
società. Nel nostro territorio le<br />
associazioni <strong>Spi</strong>-<strong>Cgil</strong>, Auser e<br />
i Centri sociali hanno un ruolo<br />
molto importante, aiutano gli<br />
anziani in difficoltà, cercando<br />
di tutelare i loro diritti, di soddisfare<br />
i loro bisogni sanitari,<br />
di colmare la loro solitudine, di<br />
carpire la loro allegria coinvolgendoli<br />
in attività culturali, di<br />
laboratorio e ludiche. La cosa<br />
più importante è che gli anzia-<br />
della Pioppa”. Il movimento<br />
continua nelle rappresentazioni<br />
teatrali costruite dal<br />
gruppo, che partendo dalla<br />
ni stessi sono parte integrante<br />
di queste associazioni, e danno<br />
un contributo prezioso con la<br />
loro conoscenza ed esperienza.<br />
La festa si è protratta in allegria<br />
per tutto il pomeriggio con<br />
spettacoli di burattini (Compagnia<br />
del Buonumore dell’Auser<br />
di Osteria Grande), di ballerini<br />
e musica (scuola di ballo del<br />
Centro Scardovi), la lotteria<br />
(Auser Castel San Pietro), seguiti<br />
da una lauta merenda con<br />
crescentine fritte e formaggio<br />
e vino per tutti (Centro sociale<br />
Bertella e <strong>Spi</strong>).<br />
Esce in dvd<br />
il film “Giovanna”<br />
sulla lotta<br />
delle operaie<br />
L’Ediesse cura la diffusione in<br />
dvd del film “Giovanna” di Gillo<br />
Pontecorvo, il cui restauro è<br />
stato promosso da <strong>Cgil</strong> e Filtea.<br />
Il film, definito di “purissimo<br />
neorealismo”, fu presentato alla<br />
Mostra del cinema di Venezia<br />
del 1956. Giovanna racconta la<br />
creazione di<br />
un canovaccio<br />
come filo conduttore,<br />
si esibisce<br />
in veri e<br />
propri spettacoli<br />
che intrecciano<br />
comicità,<br />
dialetto,<br />
quotidianità,<br />
condivisione di<br />
problematiche<br />
sociali. “Siamo<br />
sempre in movimento<br />
sulle tavole del palcoscenico,<br />
lo siamo tra la gente,<br />
tutti i giorni: siamo Quelli<br />
della Pioppa!”.<br />
lotta determinata e coraggiosa<br />
di un gruppo di operaie tessili,<br />
che occupano la fabbrica in cui<br />
lavorano per protestare contro<br />
la decisione dell’azienda di licenziare<br />
alcune di loro. Il conflitto<br />
con il proprietario si somma ai<br />
problemi che nascono con le<br />
famiglie, perché accanto alla<br />
solidarietà della popolazione<br />
emergono anche insofferenze<br />
patriarcali per quest’iniziativa<br />
delle donne. L’opera recuperata<br />
è di grande interesse ed in previsione<br />
dell’8 marzo contiamo di<br />
averne a disposizione un certo<br />
numero di copie per le iniziative<br />
che si svolgeranno nei territori.
Più pagine<br />
e nuove rubriche:<br />
LiberEtà<br />
si rinnova<br />
LiberEtà ha aperto da gennaio<br />
una nuova serie. La<br />
rivista è stata ridisegnata<br />
graficamente. Ha cambiato<br />
la carta: ora non è più quella<br />
lucida che creava qualche fastidio<br />
per la lettura. Inoltre<br />
ha ampliato i contenuti. Questo,<br />
oltre all’impegno della<br />
redazione, sarà possibile<br />
L’intervento<br />
perché, con un piccolissimo<br />
contenimento del formato, vi<br />
saranno più pagine: le attuali<br />
96 passeranno a 112.<br />
Lo spazio in più verrà utilizzato<br />
per ampliare le sezioni<br />
della rivista e per crearne di<br />
nuove. La novità di maggior<br />
rilievo è LiberEtà Regioni:<br />
non è un pegno al federalismo,<br />
ma un’opportunità per<br />
parlare dei problemi del territorio,<br />
avvicinarci sempre<br />
di più alla vita reale delle<br />
comunità locali. Un’altra<br />
Eluana: dopo questa fine<br />
In breve<br />
nuova rubrica della rivista<br />
si intitola Il giornale lo fate<br />
voi. È uno spazio che viene<br />
messo a disposizione delle<br />
lettere, una fucina di idee,<br />
di opinioni e di proposte<br />
da mettere in circolo nella<br />
grande comunità alla quale<br />
apparteniamo. La parola<br />
d’ordine di queste iniziative<br />
è dare più informazione, su<br />
quello che accade nel mondo<br />
e su quello che fa lo <strong>Spi</strong> per<br />
tutelare diritti e dignità delle<br />
persone anziane.<br />
Giancarla Codrignani<br />
Quando il mio babbo entrò in agonia - ho ancora nelle orecchie il respiro del corpo diventato<br />
macchina che pompava ossigeno - io sono scappata e l’ho lasciato alla cura fraterna<br />
di un amico sacerdote che gli tenne compagnia fino alla fine. Nessuno mi disse che si poteva<br />
forzare la durata della macchina che aveva preso il posto del mio babbo; se mi fosse<br />
stato chiesto l’avrei certamente preteso. La crudeltà di questi giorni ha riproposto alla<br />
mente di ciascuno di noi lutti e dolori che avevamo rimosso: ci siamo rispecchiati in Eluana<br />
e in papà Englaro, e pensiamo alla morte, altrui e nostra, e alla testimonianza di un<br />
uomo che ha posto la società davanti a un problema che non era solo suo. Liberi da veli<br />
dogmatici, ci si rende conto di quanta sofferenza sia stata caricata sulle spalle di uno che<br />
ha avuto il coraggio di non privatizzare una responsabilità, sua in quel momento, ma da<br />
condividere con tante famiglie non abbienti, sole nella disgrazia di mantenere in casa con<br />
spese e fatiche indicibili un’Eluana non ospedalizzata. L’ha condivisa anche con tutti noi,<br />
che potremmo trovarci nelle stesse condizioni, sia di corpi divenuti inerti, sia di testimoni<br />
di angoscia senza limite e ancora senza sicurezza di poter esprimere atti di volontà liberi.<br />
Mi deprime l’assurda interferenza e il sostegno dato ad una precisa e non disinteressata<br />
parte politica da parte di una Chiesa cattolica che non è intervenuta negli<br />
altri Paesi quando hanno deliberato sulla stessa materia e che impone la propria verità<br />
come un comando politico. E che, soprattutto, del valore cristiano non accoglie<br />
l’amore per tutti gli esseri umani e non accusa di assassinio chi uccide in guerra<br />
o per femminicidio, per mafia, per incoscienza nella guida di veicoli, ma noi<br />
donne quando incrociamo il dramma di rifiutare la vita che alimentiamo nel nostro<br />
corpo e quanti chiedono di essere responsabili di sé anche quando si perdono.<br />
Sono sdegnata, poi, e mi sento male, se penso che qualcuno ha usato un mondo di<br />
dolore con l’intenzione di indurre il Parlamento a lavorare alcuni giorni per fare a pezzi<br />
l’articolo 32 della Costituzione (e parecchi altri, compresi quelli dell’autonomia della<br />
magistratura e della Presidenza della Repubblica) pur di dilazionare gli interventi urgenti<br />
contro il dilagare della crisi.<br />
Una scultura di Canova<br />
Forlì, ingresso<br />
con lo sconto<br />
alla mostra d’arte<br />
di Canova<br />
Ingresso con lo sconto per gli<br />
iscritti allo <strong>Spi</strong>-<strong>Cgil</strong> che andranno<br />
a visitare l’esposizione<br />
di Canova a Forlì. Grazie a<br />
una convenzione fra lo <strong>Spi</strong> di<br />
Forlì e la direzione della mostra,<br />
sarà possibile ammirare<br />
i capolavori del maestro della<br />
scultura neoclassica pagando<br />
un biglietto ridotto di 6 euro<br />
invece del prezzo pieno di 9<br />
euro. Inoltre ad ogni gruppo<br />
di 25 visitatori saranno riservati<br />
4 ingressi omaggio.<br />
Queste condizioni sono valide<br />
per gli iscritti <strong>Spi</strong> sia a livello<br />
regionale sia nazionale, dietro<br />
presentazione della tessera.<br />
La mostra, che espone oltre<br />
cento opere provenienti da<br />
tutto il mondo, resta aperta<br />
ai Musei di San Domenico<br />
fino al 21 giugno. Per ulteriori<br />
informazioni si può telefonare<br />
allo <strong>Spi</strong>-<strong>Cgil</strong> di Forlì, tel. 0543<br />
453720.<br />
<strong>Argentovivo</strong> <strong>febbraio</strong> <strong>2009</strong><br />
3
<strong>Argentovivo</strong> <strong>febbraio</strong> <strong>2009</strong><br />
4<br />
2| In breve<br />
• “Queli d’la Piopa”: a Savarna<br />
il teatro è in movimento<br />
• Castel San Pietro Una<br />
“Festa insieme”<br />
per anziani e giovani<br />
• Esce in dvd il film<br />
“Giovanna”<br />
sulla lotta delle operaie<br />
3| In breve<br />
• Più pagine e nuove rubriche:<br />
LiberEtà si rinnova<br />
• Forlì, ingresso con lo sconto<br />
alla mostra d’arte di Canova<br />
• Eluana: dopo questa fine<br />
Giancarla Codrignani<br />
5| Editoriale<br />
• La <strong>Cgil</strong> continua a fare il suo<br />
mestiere<br />
Maurizio Fabbri<br />
7| Welfare e diritti<br />
• Intesa Regione-sindacati:<br />
un altro sviluppo è possibile<br />
Rita Turati<br />
9| Tesseramento <strong>Spi</strong><br />
• Confermati i risultati 2007<br />
con 33mila nuovi iscritti<br />
Rosario Zito<br />
5<br />
La <strong>Cgil</strong> continua<br />
a fare il suo<br />
mestiere<br />
11<br />
Costruiamo<br />
insieme<br />
il diritto alle<br />
sicurezze<br />
11| Attualità<br />
• Costruiamo insieme il diritto<br />
alle sicurezze<br />
Luca Baldazzi<br />
14| Società<br />
• Otto marzo <strong>2009</strong>:<br />
non solo per noi donne…<br />
Mina Cilloni<br />
15| Dal mondo<br />
• Parlamento europeo:<br />
un voto che conta<br />
Mirna Marchini<br />
17| Società<br />
• Occhio alle televendite<br />
e ai guadagni “facili”<br />
a cura della redazione<br />
18| Dimensione <strong>Cgil</strong><br />
• In piazza per il lavoro<br />
“E non ci fermiamo qui”<br />
Mayda Guerzoni<br />
20| Auser<br />
• Volontari e Terzo settore<br />
in campo contro la crisi<br />
Franco Digiangirolamo<br />
14<br />
Otto marzo <strong>2009</strong>:<br />
non solo per noi<br />
donne…<br />
18<br />
In piazza<br />
per il lavoro<br />
“E non ci<br />
fermiamo qui”<br />
Sommario<br />
22| Territori e leghe<br />
• Bologna, le foto raccontano<br />
il lavoro delle donne<br />
Ivana Sandoni<br />
23| Territori e leghe<br />
• Valconca, ora l’autobus<br />
arriva su richiesta<br />
Gianna Bisagni<br />
24| Territori e leghe<br />
• Copparo, la voce dello <strong>Spi</strong><br />
alla radio “di Barioni”<br />
Valentina Vecchiattini<br />
25| Territori e leghe<br />
• Modena, ricordiamo<br />
gli italiani scomparsi in Cile<br />
Franco Zavatti<br />
26| I temi della<br />
memoria<br />
• Il mondo che ho lasciato<br />
Anna Maria Pedretti<br />
• Quando le parole escludono<br />
Eva Lindenmayer<br />
24<br />
Copparo, la voce<br />
dello <strong>Spi</strong> alla radio<br />
“di Barioni”<br />
26<br />
Il mondo<br />
che ho lasciato<br />
Quando le parole<br />
escludono<br />
La foto di copertina<br />
è di Brunella Campana<br />
<strong>Argentovivo</strong> n. 2 - <strong>febbraio</strong> <strong>2009</strong><br />
Chiuso in tipografia<br />
il 19/02/<strong>2009</strong><br />
la tiratura complessiva<br />
è di 8.000 copie<br />
Direttore responsabile:<br />
Mirna Marchini<br />
Vice direttore:<br />
Mauro Sarti<br />
In redazione:<br />
Roberto Melli, Luca Baldazzi,<br />
Anna Maria Selini, Paola Guidetti,<br />
Valentina Vecchiattini, Franco<br />
Digiangirolamo.<br />
Direzione e redazione<br />
Via Marconi, 69 - 40122 Bologna<br />
tel. 051294799 - fax 051251347<br />
Amministrazione<br />
Via Marconi, 69 - 40122 Bologna<br />
Abbonamento annuo 22 euro<br />
Costo copia 3 euro<br />
Costo copia arretrata 5 euro<br />
Realizzazione a cura di Agenda<br />
www.agendanet.it<br />
Progettazione grafica<br />
EXPLOIT<br />
Bologna - Via Dell’Arcoveggio, 82<br />
Stampa<br />
a cura di FUTURA PRESS<br />
Proprietà<br />
EDITRICE DELLA<br />
SICUREZZA SOCIALE srl<br />
Associato<br />
UNIONE STAMPA<br />
PERIODICI ITALIANI
Editoriale<br />
La <strong>Cgil</strong> continua<br />
a fare il suo mestiere<br />
Maurizio Fabbri<br />
Segretario generale <strong>Spi</strong>-<br />
<strong>Cgil</strong> <strong>Emilia</strong>-<strong>Romagna</strong><br />
Il<br />
22 gennaio segna nella<br />
storia sindacale italiana<br />
una svolta negativa:<br />
la firma dell’accordo separato<br />
contro la <strong>Cgil</strong>, voluto da governo,<br />
Cisl e Uil e accettato da<br />
Confindustria. Una data e un<br />
fatto gravissimo da ricordare,<br />
perché si tratta della più pesante<br />
rottura dal 1970 a oggi e<br />
perché non riguarda il merito,<br />
ma le regole per il rinnovo dei<br />
contratti collettivi nazionali di<br />
lavoro: il “core business” del<br />
sindacato.<br />
Dietro c’è la chiara intenzione<br />
di isolarci. Affermazione, questa,<br />
condivisa da due autorevoli<br />
esponenti della concertazione<br />
italiana: Carlo Azeglio Ciampi,<br />
ex Presidente della Repubblica,<br />
che ha dichiarato che non<br />
avrebbe mai fatto un accordo<br />
separato sulle regole della<br />
contrattazione e Pier Carniti,<br />
colui che nel 1984, in qualità<br />
di segretario della Cisl, avvallò<br />
la rottura sulla scala mobile<br />
e che oggi definisce sbagliata<br />
questa intesa separata sulle<br />
regole negoziali.<br />
Non va dimenticato che la <strong>Cgil</strong>,<br />
la maggiore tra le organizzazioni<br />
sindacali, aveva annunciato<br />
che a fronte di tre modifiche<br />
avrebbe firmato l’accordo. Il<br />
nostro non è stato un ‘no’ ideologico,<br />
ma al contrario un ‘no’<br />
di merito. Tre i nodi per noi ancora<br />
oggi irrinunciabili:<br />
- l’esigenza che i contratti collettivi<br />
nazionali recuperino<br />
il reale potere d’acquisto dei<br />
salari attraverso il riallineamento<br />
dei minimi contrattuali<br />
all’inflazione reale;<br />
- la modifica delle norme relative<br />
alla derogabilità del<br />
contratto;<br />
- il nodo democratico, ovvero<br />
la possibilità di lavoratori e<br />
pensionati di esprimersi comunque<br />
sull’accordo e la non<br />
modifica delle norme sul diritto<br />
allo sciopero.<br />
A queste tre richieste, che<br />
avrebbero consentito alla <strong>Cgil</strong><br />
di sottoscrivere l’accordo, Confindustria<br />
e il governo hanno<br />
detto no.<br />
L’incontro del 22 gennaio -<br />
cosa ancora più incredibile,<br />
sfuggita a molti - doveva servire<br />
per parlare della crisi e dei<br />
provvedimenti da adottare per<br />
contrastarla, in particolare degli<br />
ammortizzatori sociali, ma<br />
su questi temi c’è stato l’ennesimo<br />
rinvio. È sempre più<br />
chiaro, quindi, come questo<br />
governo investa sulle divisioni<br />
sindacali e sul tentativo di<br />
isolarci, per distogliere l’attenzione<br />
dai drammatici problemi<br />
del Paese e definire un nuovo<br />
“modello” di relazioni sindacali<br />
dove il sindacato sia trasformato:<br />
da soggetto negoziale,<br />
<strong>Argentovivo</strong> <strong>febbraio</strong> <strong>2009</strong><br />
5
<strong>Argentovivo</strong> <strong>febbraio</strong> <strong>2009</strong><br />
6<br />
che rappresenta i lavoratori,<br />
a soggetto prevalentemente<br />
erogatore di servizi, interessato<br />
a proteggere i propri iscritti.<br />
Il governo trascura la crisi ma<br />
investe nel “futuro”.<br />
Su questo terreno, in Italia, ci<br />
troviamo in assoluta controtendenza:<br />
mentre in tutto il mondo<br />
occidentale si coinvolgono<br />
addirittura le opposizioni per<br />
affrontare la crisi e i sindacati<br />
esercitano pressioni con iniziative<br />
di lotta e mobilitazione,<br />
nel nostro Paese l’unica a protestare<br />
è la <strong>Cgil</strong>. Due milioni di<br />
persone sono scese in piazza in<br />
Francia; lo sciopero generale è<br />
stato fatto in Grecia; in Gran<br />
Bretagna la più grande mobilitazione<br />
degli ultimi tempi è già<br />
stata indetta per il 28 marzo;<br />
forme di lotta settoriali sono in<br />
atto in Germania e addirittura,<br />
cosa impensabile da anni,<br />
negli USA, Obama tra i suoi<br />
primi provvedimenti ha convocato<br />
i rappresentanti delle due<br />
maggiori organizzazioni sindacali<br />
americane. Mentre tutto<br />
questo avviene nel resto del<br />
mondo, noi ci sentiamo dire,<br />
non dal governo ma da Bonanni<br />
e Angeletti, che sarebbe<br />
irresponsabile, in questo momento,<br />
dare vita ad agitazioni<br />
e proteste. Irresponsabile, invece,<br />
è fare un accordo sulle<br />
regole sindacali senza pesare<br />
nulla nella definizione dei<br />
provvedimenti anticrisi.<br />
È evidente come questo governo<br />
ha investito sulla “pace sociale”<br />
attraverso la spaccatura<br />
del sindacato e la verità è che<br />
lo ha fatto perchè non sa come<br />
affrontare la crisi. Ha sperperato<br />
le poche risorse disponibili<br />
e invece di attuare una<br />
strenua lotta contro l’evasione<br />
fiscale, per dar vita a una redistribuzione<br />
a favore di lavoratori,<br />
pensionati e strati deboli<br />
della società, sta abbandonando<br />
il campo agli evasori.<br />
Siamo l’unico Paese privo di<br />
una vera patrimoniale (la sola<br />
esistente, l’ICI, è stata abolita<br />
da questo governo), tutti i nostri<br />
parametri economici stanno<br />
peggiorando (siamo coloro che<br />
perderanno più in pil di tutti) e<br />
l’unica discussione in atto è su<br />
come tagliare pensioni, scuola,<br />
sanità e welfare, ovvero il futuro<br />
del Paese, senza che l’esecutivo<br />
sia in grado di produrre nuove<br />
risorse. Dati e considerazioni<br />
che purtroppo abbiamo fatto più<br />
volte, anche se qualcosa comincia<br />
a muoversi.<br />
Dopo gli ultimi provvedimenti,<br />
che li hanno visti penalizzare<br />
ancora una volta, Comuni<br />
e Regioni hanno iniziato ad<br />
alzare la voce e dire no al governo.<br />
Proprio per questo, è il<br />
momento propizio per dar vita<br />
a una grande mobilitazione,<br />
finalizzata all’allargamento<br />
delle alleanze, per far vincere<br />
le nostre giuste ragioni, per<br />
far esplodere le contraddizioni<br />
del governo Berlusconi e<br />
far saltare il loro disegno che,<br />
ricordiamolo, punta prima di<br />
tutto a dividere e a bloccare<br />
la <strong>Cgil</strong>, l’unica forza in grado<br />
di impedire la realizzazione di<br />
tale progetto.<br />
Editoriale<br />
Per fare ciò dobbiamo agire<br />
su due terreni distinti. Il primo<br />
è quello che dà continuità<br />
alle iniziative di mobilitazione<br />
partite nel 2008, che ci hanno<br />
visto scendere in piazza il 27<br />
settembre e il 12 dicembre con<br />
lo sciopero generale, per sancire<br />
la piattaforma presentata al<br />
governo. Daremo vita, innanzitutto,<br />
dal 9 <strong>febbraio</strong> al 9 marzo,<br />
a una grande campagna di assemblee,<br />
per spiegare la crisi,<br />
le nostre proposte e l’accordo<br />
separato a lavoratori, pensionati<br />
e cittadini e concluderemo<br />
questa fase informativa con un<br />
voto certificato per ribadire il<br />
diritto alla democrazia sindacale.<br />
Contemporaneamente si<br />
terranno iniziative a livello delle<br />
singole categorie: il 13 <strong>febbraio</strong><br />
lo sciopero dei meccanici<br />
e della funzione pubblica, il 5<br />
marzo sarà la volta di noi pensionati<br />
con la manifestazione<br />
nazionale a Roma per riporre<br />
al centro le nostre proposte e<br />
altre due manifestazioni si terranno<br />
a Sud, sui temi del mezzogiorno<br />
e della scuola. Tutto<br />
questo confluirà nella grande<br />
mobilitazione nazionale del 4<br />
aprile a Roma.<br />
L’altro terreno sul quale dobbiamo<br />
muoverci è quello di<br />
sempre. Dobbiamo continuare<br />
il nostro mestiere di sindacato<br />
attraverso la contrattazione<br />
sociale nei territori, dove possibile<br />
anche in forma unitaria,<br />
per non rinunciare ai nostri<br />
obiettivi contro la crisi. Così<br />
come dobbiamo continuare a<br />
portare avanti la piattaforma<br />
per i contratti nazionali e per<br />
quelli integrativi aziendali e<br />
non fermarci a causa della rottura<br />
che c’è stata.<br />
È in questo quadro che lo <strong>Spi</strong><br />
dell’<strong>Emilia</strong> <strong>Romagna</strong>, unitamente<br />
a Fnp e Uilp, oltre all’impegno<br />
nel tavolo regionale<br />
contro la crisi e nelle vertenze<br />
comunali, darà vita anche ad<br />
una nuova grande campagna<br />
di mobilitazione per l’applicazione<br />
dell’accordo regionale:<br />
la raccolta di un milione di<br />
cartoline per supportare le nostre<br />
richieste in Regione e in<br />
tutti i Comuni del territorio.
Welfare e diritti<br />
Intesa Regione-sindacati:<br />
un altro sviluppo è possibile<br />
Rita Turati<br />
Segretaria <strong>Spi</strong>-<strong>Cgil</strong><br />
<strong>Emilia</strong>-<strong>Romagna</strong><br />
sottoscritto<br />
nel dicembre scorso<br />
L’accordo<br />
tra la Giunta regionale<br />
e <strong>Cgil</strong>, Cisl, Uil confederali<br />
assieme a <strong>Spi</strong> Fnp Uilp, sul bilancio<br />
e gli indirizzi finanzia-<br />
ri <strong>2009</strong>/2010, rappresenta un<br />
fatto molto positivo sul piano<br />
del merito e un passo in avanti<br />
nel sistema delle relazioni<br />
sindacali. Pur in un quadro di<br />
risorse economiche fortemente<br />
ridimensionato dal Governo<br />
nazionale, la Regione continua<br />
a scommettere e dunque ad<br />
investire sullo sviluppo, sulla<br />
difesa e sostegno del lavoro e<br />
del sistema produttivo regionale.<br />
A tale proposito, anche<br />
per far fronte alla crisi che ci<br />
sta drammaticamente colpendo,<br />
si è già attivato un tavolo di<br />
confronto con tutte le parti sociali<br />
ed economiche allo scopo<br />
di attivare misure specifiche<br />
e straordinarie finalizzate in<br />
primo luogo alla salvaguardia<br />
dei livelli occupazionali. Un’al-<br />
tra area di confronto sta per<br />
essere attivata per concordare<br />
misure di politica di sostegno<br />
ai redditi da lavoro e da pensione,<br />
per definire strumenti di<br />
equità, come ad esempio una<br />
direttiva regionale sull’Isee, e<br />
per individuare e coordinare a<br />
livello regionale interventi di<br />
contenimento e controllo dei<br />
prezzi e politiche di modera-<br />
<strong>Argentovivo</strong> <strong>febbraio</strong> <strong>2009</strong><br />
7
<strong>Argentovivo</strong> <strong>febbraio</strong> <strong>2009</strong><br />
8<br />
zione tariffaria sui servizi, anche<br />
attraverso l’adozione della<br />
tariffa sociale.<br />
Con questo accordo e con le<br />
scelte di bilancio che lo accompagnano,<br />
si continua a<br />
scommettere sul sistema di<br />
welfare regionale, sul sistema<br />
scolastico e formativo, sul trasporto<br />
pubblico, sul sistema<br />
assistenziale. Queste sono le<br />
priorità e i settori su cui si è<br />
deciso di investire.<br />
La non autosufficienza è tra<br />
queste priorità, al punto che<br />
al tema si è dedicata una parte<br />
specifica e ampia dell’accordo.<br />
Nonostante i tagli ai<br />
Fondi nazionali, a livello regionale<br />
si è deciso di aumentare<br />
le risorse destinate alla<br />
rete dei servizi territoriali,<br />
garantendo un finanziamento<br />
di 400 milioni di euro sia<br />
per il <strong>2009</strong> che per il 2010.<br />
Si confermano gli obiettivi<br />
strategici del Fondo, considerati<br />
“importante risultato<br />
della concertazione con le<br />
parti sociali oltre che una<br />
scelta strategica del PAR”.<br />
La costruzione di una rete di<br />
servizi ed interventi pubblici<br />
equa ed omogenea in tutti i<br />
Distretti della Regione rimane<br />
l’obiettivo fondamentale.<br />
Si prevede il rafforzamento di<br />
strumenti di confronto con le<br />
parti sociali a livello distrettuale<br />
e l’avvio della rendicontazione<br />
sociale in tutti i Distretti<br />
come strumento di valutazione.<br />
Si propone di usare<br />
i finanziamenti aggiuntivi per<br />
potenziare contestualmente i<br />
servizi, ed in particolare la domiciliarità,<br />
accesso e presa in<br />
carico; per potenziare gli assegni<br />
di cura finalizzati alla regolarizzazione<br />
delle assistenti<br />
familiari; per bloccare e/o con-<br />
Welfare e diritti<br />
tenere fortemente l’aumento<br />
delle rette dei servizi. Dunque:<br />
servizi, sostegno al reddito,<br />
rafforzamento degli strumenti<br />
con cui mettere in trasparenza<br />
il sistema e costruire anche nei<br />
territori scelte condivise, sono<br />
state le tre priorità di merito<br />
affrontate.<br />
Con l’accordo dunque si rilancia,<br />
e si continua a scommettere<br />
sulla capacità di tenuta<br />
delle relazioni del sistema<br />
istituzionale, sociale ed economico.<br />
Come dire che in questa Regione,<br />
nonostante la crisi, si<br />
è condiviso l’assunto secondo<br />
il quale l’attuazione dei<br />
diritti dei cittadini non può<br />
dipendere esclusivamente<br />
dalle compatibilità economiche.<br />
La lotta alla povertà, le<br />
politiche assistenziali e di<br />
inclusione non vengono considerate<br />
voci residuali, ma<br />
diventano priorità sociali e<br />
politiche, di valorizzazione<br />
delle persone su cui investire.<br />
Il risultato di questa contrattazione<br />
sociale fatta con<br />
la Regione, in questa fase di<br />
crisi profonda, è una conferma<br />
di quanto come <strong>Cgil</strong> e <strong>Spi</strong><br />
stiamo affermando da tempo,<br />
e cioè che il rilancio di politiche<br />
pubbliche di welfare non<br />
costituisce solo una voce di<br />
spesa, ma un investimento,<br />
una risposta per lo sviluppo.<br />
Alla politica dei tagli e della<br />
privatizzazione dei servizi<br />
essenziali proposta da questo<br />
Governo di centro destra, che<br />
tende a distruggere i diritti e<br />
a lasciare sole le persone in<br />
difficoltà, è quindi possibile,<br />
oltre che necessario, rispondere<br />
dimostrando che un<br />
altro modello di sviluppo è<br />
possibile.<br />
Una firma per rendere<br />
l’<strong>Emilia</strong>-<strong>Romagna</strong><br />
più solida e solidale<br />
Una valanga di cartoline da inviare al presidente Vasco Errani.<br />
Le distribuiranno da marzo i sindacati dei pensionati<br />
<strong>Spi</strong>-<strong>Cgil</strong>, Fnp-Cisl e Uilp-Uil, nel corso di diverse iniziative<br />
pubbliche sul territorio. Il messaggio è chiaro: una richiesta<br />
alla Regione <strong>Emilia</strong>-<strong>Romagna</strong> di sostenere e dare piena attuazione<br />
all’accordo sugli interventi a sostegno dei redditi<br />
e delle persone non autosufficienti, sottoscritto dalle Organizzazioni<br />
Confederali e dalla Regione stessa.<br />
“Nel corso degli incontri per il bilancio del <strong>2009</strong> e per gli<br />
indirizzi finanziari del biennio <strong>2009</strong>-2010 - dicono i segretari<br />
generali regionali dei pensionati Maurizio Fabbri (<strong>Spi</strong>-<br />
<strong>Cgil</strong>), Franco Andrini (Fnp-Cisl) e Luigi Pieraccini (Uilp-Uil) -,<br />
abbiamo chiesto alla Regione di aumentare le risorse per<br />
la spesa sociale, di offrire più servizi alle persone e allo<br />
stesso tempo di impegnarsi per contenere i prezzi, le tariffe<br />
e le rette, in modo da porre un freno all’inflazione e<br />
ridare forza al potere d’acquisto delle pensioni. La Regione<br />
ha accolto le nostre richieste - continuano i segretari -,<br />
chiediamo ora ai cittadini di sostenerci inviando una cartolina<br />
al presidente Errani, affinché l’accordo venga integralmente<br />
applicato e recepito da tutti i Comuni dell’<strong>Emilia</strong>-<br />
<strong>Romagna</strong>”.<br />
Le cartoline da inviare alla Regione avranno la funzione di<br />
un “promemoria”: i pensionati, chiedono che quest’intesa<br />
sia applicata in modo effettivo e totale. Senza dimenticare<br />
una forte critica al governo, che non ha ancora risposto alle<br />
richieste dei pensionati, in particolare in merito alla rivalutazione<br />
delle pensioni, all’estensione della quattordicesima<br />
mensilità e alla riduzione del prelievo fiscale.
Tesseramento <strong>Spi</strong><br />
Confermati i risultati 2007<br />
con 33mila nuovi iscritti<br />
Rosario Zito<br />
Segretario <strong>Spi</strong>-<strong>Cgil</strong><br />
<strong>Emilia</strong>-<strong>Romagna</strong><br />
Il<br />
tesseramento allo<br />
<strong>Spi</strong>-<strong>Cgil</strong> in <strong>Emilia</strong> <strong>Romagna</strong><br />
si è chiuso il<br />
31 dicembre 2008 con 464.914<br />
iscritti, di cui ben 33.024 sono<br />
iscritti nuovi (non abbiamo<br />
raggiunto il 100% per un soffio!<br />
Sono mancati 469 iscritti, pari<br />
allo 0,1%) .<br />
Il Comitato direttivo regionale<br />
(nella seduta del 21 gennaio<br />
<strong>2009</strong>) ha espresso un giudizio<br />
positivo, e di grande soddisfazione<br />
per il risultato raggiunto,<br />
tenuto conto anche di un 2008<br />
molto complicato sul piano politico<br />
e sindacale. L’esplosione<br />
della crisi finanziaria ed economica<br />
a livello mondiale, con<br />
ripercussioni nel nostro Paese,<br />
è ogni giorno più pesante, con<br />
un governo che ignora la crisi<br />
e con le gravi difficoltà nei rapporti<br />
fra <strong>Cgil</strong>, Cisl e Uil.<br />
Vorrei aggiungere alcune brevi<br />
considerazioni di dettaglio,<br />
che però danno corpo alle valutazioni<br />
e ai giudizi espressi<br />
dal Direttivo regionale.<br />
Aver raggiunto il risultato di<br />
33.024 iscritti nuovi rappresenta<br />
un record assoluto per<br />
questo gruppo dirigente, dalla<br />
segreteria regionale fino ai<br />
circa 6000 pensionati e pensionate<br />
che operano quotidianamente<br />
nelle 300 leghe della<br />
nostra regione. Negli ultimi 5<br />
anni mai si era arrivati a superare<br />
i 33.000 iscritti nuovi in<br />
un anno.<br />
In una regione dove i pensionati<br />
e le pensionate iscritti/e<br />
ad un sindacato (<strong>Cgil</strong>, Cisl,<br />
Uil e sindacati di ex lavoratori<br />
autonomi) sono stimati in<br />
915.000 unità su una popolazione<br />
anziana di 1.200.000 -<br />
considerando tutti coloro che<br />
hanno 60 anni e oltre - con<br />
una percentuale di iscritti superiore<br />
al 76% del totale, avere<br />
come <strong>Spi</strong>-<strong>Cgil</strong> 464.914 iscritti,<br />
oltre il 50% di tutti gli iscritti a<br />
tutti i sindacati messi assieme,<br />
dà la dimensione della nostra<br />
capacità di rappresentare gli<br />
anziani. Questo dato rileva<br />
anche il grandissimo lavoro<br />
che bisogna fare ogni anno<br />
per mantenere questi livelli di<br />
rappresentatività; fare 33.000<br />
iscritti nuovi è come dare<br />
vita ad una categoria mediogrande<br />
della <strong>Cgil</strong> dell’<strong>Emilia</strong><br />
<strong>Romagna</strong>!<br />
Nel 2008 il tesseramento è stato<br />
caratterizzato da un dato<br />
molto importante: rispetto al<br />
2007, tutte le tipologie d’iscrizione<br />
hanno il segno più davanti<br />
ai numeri:<br />
• le “brevi manu” sono 10.875<br />
(+ 915)<br />
• le deleghe da nuove pensioni<br />
sono 13.443 (+ 1.384)<br />
• le nuove deleghe dei già pensionati<br />
sono 5.976 (+ 591)<br />
• le nuove deleghe del Pubblico<br />
Impiego sono 2.632 (+25)<br />
• le deleghe revocate e poi recuperate<br />
sono 131 (+ 26).<br />
<strong>Argentovivo</strong> <strong>febbraio</strong> <strong>2009</strong><br />
9
<strong>Argentovivo</strong> <strong>febbraio</strong> <strong>2009</strong><br />
10<br />
Questi dettagli ci dicono due<br />
cose fondamentali:<br />
a) nulla è stato lasciato di in-<br />
tentato per raggiungere il<br />
risultato finale, infatti tutte<br />
le tipologie di iscrizione<br />
hanno il segno positivo;<br />
b) oltre il 55% del totale dei<br />
nuovi iscritti (+ di 18.000)<br />
sono il risultato del lavoro<br />
fatto nelle leghe, un impegno<br />
quotidiano per migliaia<br />
di attiviste e attivisti; gli<br />
altri iscritti, pari al 45% del<br />
totale, provengono dal lavoro<br />
di tutela e assistenza del<br />
Patronato Inca e degli altri<br />
servizi <strong>Cgil</strong>.<br />
Vogliamo ringraziare, pubblicamente,<br />
tramite il giornale,<br />
tutte le donne e gli uomini che<br />
hanno contribuito a questo<br />
risultato. Il giudizio positivo<br />
espresso dal Comitato diretti-<br />
EMILIA ROMAGNA<br />
Comprensori<br />
TESSERATI AL<br />
31/12/2007<br />
Tesseramento <strong>Spi</strong><br />
vo regionale, sul risultato del<br />
tesseramento, assume ancora<br />
più importanza e valore alla<br />
luce del fatto che la maggioranza<br />
assoluta dei nuovi iscritti<br />
proviene dal lavoro svolto<br />
nelle nostre leghe.<br />
Un’ultima considerazione: con<br />
le delibere della <strong>Cgil</strong> e dello<br />
<strong>Spi</strong> nazionale (che danno<br />
operatività alle decisioni della<br />
Conferenza nazionale d’organizzazione<br />
del maggio scorso)<br />
ci si pone, sul tesseramento,<br />
il giusto obiettivo della certificazione<br />
degli iscritti e delle<br />
regole condivise per l’anagrafe<br />
degli iscritti. Noi qui, in <strong>Emilia</strong><br />
<strong>Romagna</strong>, questi obiettivi li<br />
abbiamo già raggiunti!<br />
Credo che di tutto ciò si possa<br />
essere orgogliosi, pensando<br />
già al difficilissimo <strong>2009</strong> che è<br />
cominciato.<br />
La situazione del tesseramento al 31 dicembre 2008<br />
TESSERATI<br />
APERTURA<br />
2008<br />
TOTALE ISCRITTI AL<br />
31/12/2008<br />
DIFFERENZA % SUL<br />
31/12/2007<br />
DIFFERENZA NUMERICA<br />
SUL 31/12/2007<br />
Piacenza 20.090 17.408 20.127 0,18 37<br />
Parma 40.472 37.954 40.539 0,17 67<br />
Reggio <strong>Emilia</strong> 67.609 64.387 67.519 -0,13 -90<br />
Modena 67.232 63.306 67.075 -0,23 -157<br />
Bologna 100.476 91.788 100.481 0,01 5<br />
Imola 13.041 11.931 13.020 -0,16 -21<br />
Ferrara 51.598 46.895 51.605 0,01 7<br />
Ravenna 46.461 43.526 46.025 -0,94 -436<br />
Forlì 17.914 16.833 17.930 0,09 16<br />
Cesena 15.220 14.358 15.221 0,01 1<br />
Rimini 24.801 23.035 24.903 0,41 102<br />
TOTALE 464.914 431.421 464.445 -0,10 -469
In<br />
<strong>Emilia</strong>-Romag na<br />
non c’è nessuna<br />
“emergenza criminalità”,<br />
ma chi vive nelle città<br />
oggi si sente meno sicuro. Il<br />
problema esiste: e non va lasciato<br />
in mano alle strumentalizzazioni<br />
della destra che<br />
soffia sul fuoco della paura<br />
dell’altro e del “diverso”, o di<br />
un Berlusconi che promette di<br />
riempire le strade di militari.<br />
La risposta non è solo quella<br />
della repressione delegata allo<br />
Stato, ma è fatta di tante cose.<br />
Partecipazione, impegno di<br />
tutti per tenere alta la qualità<br />
dei luoghi urbani, lotta alle<br />
“insicurezze” percepite dagli<br />
anziani e non solo: degrado,<br />
crisi economica ed esclusione<br />
sociale, disagio ambientale. Il<br />
sindacato deve quindi occuparsi<br />
del diritto alle “sicurezze”<br />
dei cittadini: un percorso<br />
che lo <strong>Spi</strong>-<strong>Cgil</strong> ha già avviato, e<br />
che continuerà, sollecitando le<br />
istituzioni, le forze dell’ordine,<br />
collaborando con il volontariato<br />
e la società civile per costruire<br />
un sistema di sicurezza<br />
condivisa e partecipata.<br />
Sono queste alcune delle considerazioni<br />
emerse nel corso<br />
del seminario “Gli anziani<br />
Attualità<br />
Costruiamo insieme<br />
il diritto alle sicurezze<br />
Luca Baldazzi<br />
<strong>Argentovivo</strong> <strong>febbraio</strong> <strong>2009</strong><br />
11
<strong>Argentovivo</strong> <strong>febbraio</strong> <strong>2009</strong><br />
12<br />
e le sicurezze”, promosso da<br />
<strong>Spi</strong>-<strong>Cgil</strong> regionale, Auser e<br />
Silp sindacato di polizia per la<br />
<strong>Cgil</strong>, che a Bologna lo scorso 29<br />
gennaio ha visto anche la partecipazione<br />
di ospiti esperti<br />
in materia: Cosimo Braccesi,<br />
presidente della Scuola interregionale<br />
di polizia locale,<br />
Rossella Selmini, responsabile<br />
del servizio Politiche per la sicurezza<br />
e la polizia locale della<br />
Regione <strong>Emilia</strong>-<strong>Romagna</strong>, e<br />
Libero Mancuso, ex magistrato<br />
e assessore del Comune di<br />
Bologna con delega alla sicurezza<br />
urbana.<br />
Dopo il saluto di Maurizio<br />
Fabbri, segretario generale<br />
regionale dello <strong>Spi</strong> <strong>Emilia</strong>-<br />
<strong>Romagna</strong>, è intervenuto anche<br />
Franco Mungari, segretario<br />
generale regionale dello <strong>Spi</strong> in<br />
Calabria: nella regione gemellata<br />
alla nostra l’emergenza<br />
Attualità<br />
criminalità è ben altra e reale,<br />
con organizzazioni mafiose<br />
che – come ha denunciato lo<br />
stesso Mungari – si sostituiscono<br />
allo Stato e si infiltrano<br />
nella gestione di pezzi di sanità,<br />
assistenza e servizi pubblici.<br />
Anche in <strong>Emilia</strong>-<strong>Romagna</strong>,<br />
però, c’è un problema di percezione<br />
della sicurezza da non<br />
sottovalutare. Lo ha ricordato<br />
Roberto Battaglia, segretario<br />
regionale dello <strong>Spi</strong>, aprendo il<br />
seminario: “I dati dicono che,<br />
anche se i reati in realtà sono<br />
in calo, un cittadino su quattro<br />
in <strong>Emilia</strong>-<strong>Romagna</strong> si sente<br />
insicuro. E la proporzione sale<br />
a uno su tre se si tratta di anziani”.<br />
Cresce la paura, tra gli<br />
anziani, vittime soprattutto di<br />
piccoli reati predatori come<br />
borseggi, scippi, truffe “porta<br />
a porta”. “Il sindacato se ne<br />
deve occupare – ha detto Bat-<br />
taglia – perché la sicurezza<br />
è un diritto delle persone, e<br />
perché più sicurezza significa<br />
più libertà”. Come intervenire?<br />
Non tutti i fenomeni sono<br />
riconducibili a risposte di ordine<br />
pubblico. Gioca un ruolo<br />
importante, ad esempio, la<br />
vivibilità dei luoghi, e quindi<br />
la progettazione e la manutenzione<br />
urbanistica. Le città<br />
cambiano, e va tenuta alta<br />
la qualità urbana: un parco<br />
poco illuminato sarà sempre<br />
percepito come insicuro. “Se<br />
invece un luogo è ‘vissuto’ e<br />
partecipato dalla comunità dei<br />
cittadini – ha detto Battaglia<br />
– si creano meno opportunità<br />
di reato. Questa, e non le ronde<br />
leghiste, è una risposta”. Il<br />
passo successivo, da parte dello<br />
<strong>Spi</strong>, è inserire il tema della<br />
sicurezza nella contrattazione<br />
territoriale, farne oggetto di<br />
discussione con sindaci e presidenti<br />
di Provincia, così come il<br />
welfare e il benessere sociale.<br />
Sempre nel rispetto delle competenze<br />
specifiche di Stato ed<br />
enti locali, forze dell’ordine e<br />
polizie municipali. “Si possono<br />
però chiedere per i pensionati<br />
mediatori sociali, una migliore<br />
organizzazione dei vigili nei<br />
quartieri, corsi di educazione<br />
alla legalità e all’auto-tutela<br />
contro truffe e reati, coinvolgendo<br />
le associazioni di volontariato.<br />
Si tratta in sostanza di<br />
dar vita, nelle città emiliano<br />
romagnole, a un sistema di<br />
sicurezza partecipata da tutti<br />
che renda più forte il senso di<br />
appartenenza e di convivenza<br />
civile attraverso anche la sottoscrizione<br />
di Patti e Accordi<br />
locali sulla sicurezza coinvolgendo<br />
tutte le parti sociali”.<br />
Una risposta ben diversa dalla
“militarizzazione delle strade”<br />
più annunciata che realizzata,<br />
per ora, dal governo. “Siamo<br />
proprio sicuri – ha detto nel<br />
suo intervento Giovanni Grandu,<br />
segretario regionale Silp<br />
per la <strong>Cgil</strong> – che i cittadini vogliano<br />
essere rassicurati dalla<br />
presenza in strada di militari,<br />
o da vigili armati di pistola?<br />
Non è meglio investire piuttosto<br />
su assunzioni e mezzi per<br />
i corpi di Polizia, ai quali la<br />
Costituzione assegna un ruolo<br />
ben preciso di tutela della sicurezza?”.<br />
A ciascuno, insomma,<br />
il suo mestiere. Per Cosimo<br />
Braccesi è necessario “costruire<br />
una nuova idea condivisa di<br />
sicurezza, che tenga insieme la<br />
risposta pronta alle emergenze<br />
e progetti di più lungo respiro”.<br />
In quest’ultimo campo, “non si<br />
può contrastare la sensazione<br />
di insicurezza se gli amministratori<br />
locali non propongono<br />
un’idea positiva di futuro delle<br />
città. Sicurezza significa poter<br />
percorrere tranquillamente<br />
gli spazi urbani. E serve anche<br />
riorganizzare le competenze,<br />
in modo che in Comune ci sia<br />
un’unica regia sulla qualità<br />
dello spazio pubblico”. Per<br />
Braccesi è importante anche il<br />
ruolo dei vigili per “garantire<br />
lo svolgimento ordinato della<br />
vita sociale in città”, e su questo,<br />
ha detto l’esperto, “la Polizia<br />
municipale di Bologna non<br />
ha ancora fatto il salto di qualità”.<br />
Sul ruolo del volontariato<br />
nell’informare, comunicare ed<br />
evitare l’abbandono di luoghi e<br />
persone si sono poi soffermati<br />
vari interventi.<br />
Libero Mancuso ha ricordato<br />
che siamo vittime di “una<br />
precisa e collaudata strategia<br />
dell’insicurezza e della paura,<br />
che ha seminato solitudine ed<br />
egoismo sociale”. Il Comune di<br />
Bologna ha cercato di rispondere<br />
delegando molti compiti<br />
ai Quartieri, rendendoli protagonisti<br />
nei campi del welfare<br />
e della sicurezza urbana. Il<br />
principio guida è che “il cittadino<br />
deve riappropriarsi del<br />
controllo della vivibilità dello<br />
spazio pubblico: sindacati e<br />
organizzazioni del volontariato<br />
non possono restare fuori<br />
dal problema sicurezza, altrimenti<br />
non resta che l’opzione<br />
sbagliata di invocare i militari<br />
come panacea di tutti i mali”.<br />
Mentre Mina Cilloni dello <strong>Spi</strong><br />
ha ricordato le cifre agghiaccianti<br />
di stupri, violenze alle<br />
donne e casi di femminicidio,<br />
Rossella Selmini si è interrogata<br />
sui ripetuti “allarmi sicurezza”<br />
usati dalle strategie<br />
di comunicazione del governo<br />
per distogliere l’attenzione da<br />
altri problemi. E ha osservato<br />
come in Germania, ad esem-<br />
Attualità<br />
pio, il tasso di criminalità sia<br />
più alto di quello italiano, ma<br />
la preoccupazione dei cittadini<br />
tedeschi è minore perché<br />
– sono sempre le statistiche<br />
a dirlo – tra loro è molto più<br />
forte il senso di fiducia nelle<br />
istituzioni.<br />
C’è molto su cui riflettere. Per<br />
poi “sporcarsi le mani” e agire<br />
in concreto, come ha ricordato<br />
Lucio Saltini, segretario nazionale<br />
<strong>Spi</strong> <strong>Cgil</strong>, nel suo intervento<br />
di chiusura: “Se non ci occupiamo<br />
del tema della sicurezza<br />
non sappiamo confrontarci con<br />
i cambiamenti della società<br />
moderna, e finiamo per aiutare<br />
la destra a vincere con le sue<br />
risposte fintamente rassicuranti.<br />
I pensionati non possono<br />
certo insegnare ai poliziotti e<br />
ai vigili il loro mestiere. Però<br />
possono essere di sostegno<br />
agli anziani, alle persone sole<br />
che hanno bisogno di imparare<br />
come vivere senza disagio nel-<br />
la società odierna dei cambiamenti<br />
veloci. Dobbiamo saper<br />
costruire reti di solidarietà tra<br />
i cittadini, sviluppare il sapere<br />
e le competenze delle persone,<br />
investire in istituzioni efficienti”.<br />
In altre parole: mentre l’attuale<br />
governo divide i cittadini<br />
e instilla ondate di xenofobia e<br />
criminalizzazione degli immigrati,<br />
compito del sindacato e<br />
del volontariato è “costruire<br />
una cultura condivisa”. Anche<br />
con iniziative semplici, come<br />
una festa di quartiere dove le<br />
donne emiliano romagnole e<br />
immigrate magari si scambiano<br />
ricette. <strong>Spi</strong> e Silp stanno<br />
anche ragionando su come<br />
potrebbero essere caratterizzati<br />
con iniziative comuni<br />
gli “Sportelli sicurezza” nei<br />
quartieri. “L’importante – ha<br />
concluso Saltini – è non scappare<br />
di fronte ai conflitti, ma<br />
proporsi sul territorio con un<br />
ruolo di mediatori sociali”.<br />
<strong>Argentovivo</strong> <strong>febbraio</strong> <strong>2009</strong><br />
13
<strong>Argentovivo</strong> <strong>febbraio</strong> <strong>2009</strong><br />
14<br />
“Sono state giornate<br />
furibonde<br />
senza atti d’amore<br />
senza calma di vento<br />
solo passaggi e passaggi<br />
passaggi di tempo…”<br />
(Fabrizio De Andrè)<br />
Scrivere, oggi, della Festa<br />
internazionale della<br />
donna credo sia oltremodo<br />
importante, ma non nascondo<br />
la stanchezza e il dolore per<br />
tutto ciò che abbiamo attorno<br />
a noi. Mi piacerebbe scrivere<br />
che finalmente è arrivata<br />
la “calma di vento” ma non è<br />
così… tutto ci spinge ad essere<br />
sempre più attente/i a ciò che<br />
questo governo sta tentando<br />
di distruggere: la nostra Carta<br />
Costituzionale, le scelte etiche<br />
e le responsabilità individuali,<br />
i diritti, il lavoro, regalandoci<br />
solo precarietà. Una precarietà<br />
lavorativa, sociale, emotiva,<br />
che non favorisce il “sogno”.<br />
Società<br />
Otto marzo <strong>2009</strong>:<br />
non solo per noi donne<br />
Mina Cilloni<br />
Responsabile<br />
coordinamento donne<br />
<strong>Spi</strong>-<strong>Cgil</strong> <strong>Emilia</strong>-<br />
<strong>Romagna</strong><br />
Cala il potere d’acquisto dei<br />
salari e delle pensioni, cresce<br />
la precarietà, la disoccupazione,<br />
aumentano i morti sul<br />
lavoro, il governo restringe<br />
sempre più i diritti dei lavoratori,<br />
opera tagli nei settori del<br />
pubblico, fomenta l’intolleranza<br />
nei confronti dei migranti,<br />
attua politiche autoritarie,<br />
aumentano i casi di stupro, di<br />
femminicidio… aumentano<br />
comportamenti violenti nei<br />
confronti di tutto ciò che appare<br />
non allineato e diverso.<br />
Addolorata? Sì. Sconfitta no!<br />
“Sogno” una vita in divenire,<br />
“sogno” un lavoro che sia risposta<br />
economica ma anche realizzazione<br />
di sé per le giovani<br />
donne e gli uomini di questo<br />
Paese, “sogno” una comunità<br />
coesa, sogno uno Stato che<br />
accolga e che sia riferimento<br />
per tutti i cittadini, sogno una<br />
democrazia partecipata e paritaria<br />
e trasformo il “sogno” in<br />
azioni che trovano coerenza<br />
nel mio fare quotidiano.<br />
Un “sogno” che condivido con<br />
milioni di donne e di uomini,<br />
ma sento che non è sufficiente<br />
- abbiamo bisogno di analizzare<br />
“i tarli” che si sono depositati,<br />
in questi anni, attraverso<br />
la cultura imperante “dell’io”,<br />
in ognuno di noi. Affrontarli<br />
e fare riemergere la nostra<br />
essenza di donne e uomini che<br />
nei decenni passati hanno tentato<br />
di costruire e appropriarsi<br />
di una nuova cultura tra i ge-<br />
neri, insieme in un progetto di<br />
emancipazione per un Paese<br />
democratico e partecipativo.<br />
Abbiamo di fronte a noi un<br />
periodo, lungo, in cui le azioni<br />
concrete (le rivendicazioni<br />
contrattuali, le iniziative di<br />
mobilitazione, le campagne di<br />
assemblee, etc). non saranno<br />
sufficienti se non sorrette e<br />
accompagnate dalla consapevolezza<br />
che esiste un processo<br />
in ogni cosa che noi facciamo.<br />
Dobbiamo recuperare non solo<br />
la memoria delle cose (tutte)<br />
ma anche il filo della coerenza<br />
che sempre le accompagna e che<br />
troppo spesso disconosciamo.<br />
In questi trent’anni di lavoro in<br />
<strong>Cgil</strong> mi ha accompagnato, e in<br />
ogni ufficio ha trovato una sua<br />
collocazione, una stampa di<br />
Guttuso con una frase di Dacia<br />
Maraini tratta da “Donne mie”<br />
e che trovo, purtroppo, ancora<br />
attuale. Fa riferimento alle<br />
Donne ma io la estendo, come<br />
messaggio politico e culturale,<br />
agli Uomini e alle Donne della<br />
nostra Organizzazione affinché<br />
la festa dell’8 marzo sia l’inizio<br />
di una nuova fase per tutti noi.<br />
“Donne mie che siete pigre,<br />
angosciate, impaurite, sappiate<br />
che se volete diventare<br />
persone e non oggetti, dovete<br />
fare subito una guerra dolorosa<br />
e gioiosa, non contro gli<br />
uomini, ma contro voi stesse<br />
che vi cavate gli occhi con le<br />
dita per non vedere le ingiustizie<br />
che vi fanno”.
Dal mondo<br />
Parlamento europeo:<br />
un voto che conta<br />
Mirna Marchini<br />
Segretaria <strong>Spi</strong>-<strong>Cgil</strong><br />
<strong>Emilia</strong>-<strong>Romagna</strong><br />
Nel giugno <strong>2009</strong> si terranno<br />
in Europa le elezioni<br />
per il rinnovo del<br />
Parlamento: 375 milioni sono i<br />
cittadini chiamati ad esprimersi<br />
in 27 Paesi membri dell’Unione<br />
europea. Sono passati 30<br />
anni dalla prima elezione del<br />
Parlamento europeo, infatti<br />
era l’ormai lontano giugno del<br />
1979 quando per la prima volta<br />
i cittadini dei 9 Paesi membri<br />
dell’Unione furono chiamati ad<br />
eleggere 410 deputati.<br />
In <strong>Emilia</strong>-<strong>Romagna</strong> e particolarmente<br />
a Ravenna, i cittadini<br />
parteciparono a quel<br />
L’aula del Parlamento europeo e, in basso, la prima presidente Simone Veil<br />
primo voto europeo con tanto<br />
entusiasmo e passione, tanto<br />
da meritarsi il trofeo europeo<br />
di civismo (ottenuto poi anche<br />
nel 1989) per essere stata la<br />
municipalità che ha espresso<br />
il maggior numero di votanti.<br />
Il Partito socialista europeo<br />
si affermò, seppur di misura,<br />
come primo partito dell’Europarlamento<br />
davanti ai democristiani<br />
del Ppe e ai Democratici<br />
europei. I comunisti divennero<br />
la quarta forza del Parlamento<br />
scavalcando i liberali, grazie<br />
soprattutto agli eletti del Pci e<br />
del Pcf, che da soli formavano<br />
la quasi totalità del gruppo.<br />
Primo presidente dell’Europarlamento<br />
fu eletta la francese<br />
Simone Veil, per la prima<br />
metà della legislatura dal 1979<br />
al 1982. Per la seconda metà<br />
della legislatura, dal 1982 al<br />
1984, fu eletto Piet Dankert.<br />
L’elezione di due presidenti<br />
nella stessa legislatura rimarrà<br />
una prassi consolidata nei<br />
successivi mandati per garantire<br />
rappresentatività ai gruppi<br />
parlamentari e alle nazioni.<br />
Il Parlamento europeo è l’unica<br />
assemblea parlamentare<br />
multinazionale al mondo<br />
eletta a suffragio universale<br />
e l’unica istituzione dell’Unione<br />
europea i cui membri dal<br />
1979 sono scelti con suffragio<br />
diretto. Dal 2007 il Parlamento<br />
europeo conta 785 deputati<br />
provenienti da 27 Paesi, riuniti<br />
in gruppi costituiti in funzione<br />
delle affinità politiche e non<br />
della nazionalità.<br />
La sede ufficiale del Parlamento<br />
europeo è Strasburgo, dove ogni<br />
anno si organizzano 12 sessioni<br />
plenarie. Le sue commissioni<br />
si riuniscono a Bruxelles, dove<br />
a volte sono organizzate anche<br />
sessioni plenarie supplementari.<br />
Col trascorrere degli anni il<br />
Parlamento europeo ha assunto<br />
un ruolo ed un potere sempre<br />
più decisivo per l’elaborazione<br />
delle leggi della Comunità e i<br />
<strong>Argentovivo</strong> <strong>febbraio</strong> <strong>2009</strong><br />
15
<strong>Argentovivo</strong> <strong>febbraio</strong> <strong>2009</strong><br />
16<br />
trattati europei hanno ampliato<br />
le competenze del Parlamento,<br />
che oggi ha un’influenza pari a<br />
quella del Consiglio dei ministri<br />
nell’elaborazione del bilancio comunitario<br />
e degli atti legislativi<br />
che sono volti ad agevolare la<br />
circolazione delle persone, delle<br />
merci, di servizi e dei capitali<br />
in tutta l’Unione o a proteggere<br />
l’ambiente e i consumatori.<br />
Anche sul piano internazionale<br />
il Parlamento partecipa alla<br />
politica estera della Ue e il suo<br />
parere conforme è obbligatorio<br />
quando l’Ue negozia trattati<br />
internazionali, oltre che per<br />
l’adesione all’Unione di nuovi<br />
Stati membri. Il Consiglio europeo<br />
di Lisbona del 2007 ha<br />
ampliato l’influenza politica<br />
del Parlamento e i suoi poteri<br />
legislativi in numerosi settori.<br />
Una curiosità: il calendario<br />
con cui lavora il Parlamento<br />
europeo è suddiviso in settimane<br />
di diverso colore: rosa,<br />
rosso, blu, turchese, dove ogni<br />
colore rappresenta una fase<br />
dell’attività parlamentare.<br />
Nelle “settimane rosa”si riuniscono<br />
le commissioni parlamentari<br />
(venti in tutto) che<br />
hanno il compito di preparare<br />
il lavoro delle sessioni plenarie,<br />
mentre le “settimane rosse”<br />
rappresentano il fulcro dell’attività<br />
parlamentare con le sessioni<br />
plenarie a Strasburgo o<br />
a Bruxelles, dove le relazioni<br />
Dal mondo<br />
adottate in commissione sono<br />
di nuovo dibattute, emendate,<br />
poi votate, diventando così la<br />
posizione ufficiale del Parlamento<br />
europeo. Le “settimane<br />
blu” sono riservate alle riunioni<br />
dei gruppi politici, in genere<br />
precedono le sessioni plenarie<br />
e ogni gruppo discute e formula<br />
la posizione da tenere in aula<br />
sugli argomenti all’ordine del<br />
giorno. Durante le “settimane<br />
turchesi” (alcune l’anno) inve-<br />
Il Consiglio europeo<br />
ce i deputati possono andare<br />
nei propri collegi elettorali per<br />
gli incontri con gli elettori, oppure<br />
possono andare in missione<br />
in altre zone del mondo.<br />
Dopo un percorso di 30 anni<br />
il Parlamento europeo è diventato<br />
“adulto”, non è più<br />
solo un organo consultativo:<br />
oggi e nel futuro avrà sempre<br />
di più un ruolo decisivo per la<br />
vita di quasi mezzo miliardo<br />
di cittadini che vivono negli<br />
Stati dell’Unione. Dai trattati<br />
di Roma del marzo 1957 a Lisbona<br />
2007, ne è stata percorsa<br />
di strada, il tragitto non è<br />
sempre stato facile, si sono<br />
registrate anche battute d’arresto,<br />
e la strada per un’Europa<br />
delle persone, un’Europa<br />
sociale, un’Europa dei diritti<br />
deve segnare ancora delle tappe<br />
importanti. Spetterà a noi<br />
cittadini dei 27 Paesi che tra il<br />
7 e il 10 giugno <strong>2009</strong> voteremo<br />
per il rinnovo del Parlamento<br />
scegliere gli europarlamentari<br />
che nei prossimi cinque anni<br />
dovranno assumere decisioni<br />
importanti su molti aspetti<br />
della nostra vita quotidiana.<br />
Le elezioni per il rinnovo del<br />
Parlamento europeo non sono<br />
“elezioni minori”: il risultato<br />
influenzerà il nostro modo di<br />
vivere, lavorare, viaggiare,<br />
studiare, godere di diritti fondamentali.<br />
Andare a votare<br />
è un diritto è un dovere, è la<br />
possibilità che la riconquistata<br />
democrazia ci consegna per far<br />
sentire la nostra voce, perché<br />
non si torni indietro rispetto ai<br />
successi fin qui ottenuti, perché<br />
si rafforzino le istituzioni<br />
europee, perché si affermino<br />
progresso e diritti.<br />
Pillole d’Europa<br />
a cura di Livio Melgari Dipartimento internazionale <strong>Spi</strong><br />
Il Consiglio europeo, che riunisce i capi di Stato o di governo, trae origine dalla consuetudine,<br />
iniziata nel 1974 e istituzionalizzata nel 1987, dei leader politici dei paesi<br />
dell’Ue di riunirsi regolarmente, oggi in media quattro volte l’anno.<br />
Il Consiglio europeo si riunisce sotto la presidenza del capo di Stato o di governo che<br />
presiede il Consiglio dell’Unione e annovera, come membro di diritto, il presidente<br />
della Commissione.<br />
Il Consiglio europeo è l’organo più politico dell’Unione e, nell’ambito di un totale di 345<br />
voti, il voto che ogni Stato può esprimere è rapportato al suo peso specifico.<br />
Distribuzione dei voti per Stato membro (dall’1 gennaio 2007)<br />
Germania, Francia, Italia, Regno Unito 29<br />
Spagna, Polonia 27<br />
Romania 14<br />
Paesi Bassi 13<br />
Belgio Repubblica Ceca, Grecia, Ungheria, Portogallo 12<br />
Danimarca. Irlanda, Lituania, Repubblica Slovacca, Finlandia 7<br />
Cipro, Estonia, Lettonia, Lussemburgo, Slovenia 4<br />
Malta 3
Società<br />
Occhio alle televendite<br />
e ai guadagni “facili”<br />
Come difendersi da raggiri e imbrogli / 6<br />
Continuiamo la pubblicazione dei consigli pratici contenuti nella guida “Non ci casco”, promossa dallo<br />
<strong>Spi</strong> <strong>Cgil</strong> con Federconsumatori, Sindacato lavoratori di Polizia <strong>Cgil</strong> e Auser nel quadro del più ampio<br />
“Progetto sicurezza anziani”. Le truffe ai danni della popolazione anziana sono in aumento e assumono<br />
tanti volti diversi, ma difendersi è possibile se si esce dall’isolamento, ci si informa e ci si organizza. In<br />
questa sesta puntata parliamo, tra l’altro, del meccanismo delle cosiddette “catene di Sant’Antonio”e di<br />
televendite. L’opuscolo “Non ci casco” si può anche scaricare dal sito web dell’Auser, www.auser.it.<br />
LAVORO A DOMICILIO<br />
“Facile lavoro a domicilio: guadagno<br />
minimo 500-600 euro<br />
mensili”. Può essere la proposta<br />
di realizzare piccola bigiotteria,<br />
penne a sfera, etichette eccetera.<br />
I giornali sono pieni di questo<br />
tipo di allettanti<br />
offerte, in alcuni<br />
casi truffaldine.<br />
Lo scopo di chi<br />
propone l’annuncio<br />
può essere diverso<br />
dall’offerta<br />
di un lavoro, per<br />
esempio la vendita<br />
di beni. Per<br />
realizzare i braccialetti,<br />
le penne<br />
a sfera ecc. vi viene<br />
chiesto di versare<br />
un importo<br />
di poco superiore<br />
ai 20 euro: inviata<br />
la somma, il<br />
presunto datore<br />
di lavoro scompare<br />
e oltre alla spesa per l’acquisto<br />
del materiale avete sostenuto<br />
anche i costi per l’invio del<br />
prodotto finito, senza contare il<br />
tempo perso non retribuito. Il<br />
truffatore ha scelto di chiedere<br />
solo poco più di 20 euro perché:<br />
in primo luogo molte persone<br />
non denunciano l’accaduto,<br />
trattandosi di una somma non<br />
rilevante; in secondo luogo si<br />
aggira la normativa sul diritto di<br />
recesso, che nel caso è applicabile<br />
solo per importi superiori ai<br />
26 euro.<br />
CATENE<br />
DI SANT’ANTONIO<br />
Non aderite alle “catene di<br />
Sant’Antonio”, alle vendite<br />
piramidali o “multilevel”. Il<br />
nome cambia, ma il sistema<br />
di frode è sempre lo stesso: si<br />
promettono facili guadagni,<br />
coinvolgendo amici e familiari.<br />
Ricordate che ci guadagna<br />
solo l’ideatore del sistema,<br />
tutti gli altri saranno vittime.<br />
La catena di Sant’Antonio, la<br />
vendita piramidale o il multilevel<br />
sono reato se si obbliga<br />
il nuovo aderente a: acquistare<br />
quantità rilevanti di<br />
prodotti della società, senza<br />
prevedere il diritto alla restituzione<br />
dei beni non venduti,<br />
ma ancora rivendibili; versare<br />
una rilevante quantità di<br />
denaro o altri benefici per<br />
entrare nella società, senza<br />
che la società dia in cambio<br />
un bene o servizio; acquistare<br />
beni o servizi che nulla<br />
hanno a che vedere con la società<br />
a cui si chiede di aderire<br />
e con l’attività che si andrà<br />
ad esercitare.<br />
TELEMARKETING<br />
Chi acquista tramite una promozione<br />
televisiva, comunque<br />
sia denominata, può esercitare<br />
il diritto di recesso o di ripensamento,<br />
inviando, entro 10 giorni<br />
lavorativi dalla consegna della<br />
merce, una raccomandata con<br />
ricevuta di ritorno. Ricordate<br />
che la merce va restituita a cura<br />
dell’acquirente entro lo stesso<br />
termine, ma la ritardata restituzione<br />
non incide sul diritto di<br />
recesso. Le clausole che prevedono<br />
che la merce debba essere<br />
restituita nel suo imballaggio<br />
integro non valgono. Non possono<br />
essere previste penali o costi<br />
per recedere dal contratto.<br />
Nessuno regala nulla: se l’offerta<br />
trasmessa in televisione prevede<br />
la consegna di uno o più beni in<br />
regalo, il prezzo di vendita comprenderà<br />
anche quella merce<br />
e non vi sarà grossa differenza<br />
con il prezzo di mercato.<br />
<strong>Argentovivo</strong> <strong>febbraio</strong> <strong>2009</strong><br />
17
<strong>Argentovivo</strong> <strong>febbraio</strong> <strong>2009</strong><br />
18<br />
dignità del lavoro<br />
è un bene pubbli- “La<br />
co”: lo slogan della<br />
grande manifestazione che ha<br />
bloccato Roma il 13 <strong>febbraio</strong><br />
scorso rende bene il senso<br />
della protesta promossa per la<br />
prima volta insieme dalle due<br />
categorie di lavoratori attivi<br />
più grandi della <strong>Cgil</strong>, la Fiom e<br />
la Funzione Pubblica: tute blu<br />
e colletti bianchi, uniti contro<br />
ogni tentativo di dividere lavo-<br />
Dimensione <strong>Cgil</strong><br />
In piazza per il lavoro<br />
“E non ci fermiamo qui”<br />
Dopo la grande manifestazione a Roma dei metalmeccanici e dipendenti pubblici, Epifani chiama tutta<br />
la <strong>Cgil</strong> il 4 aprile al Circo Massimo<br />
Mayda Guerzoni<br />
ratori pubblici e privati, per la<br />
difesa dello stato sociale e dei<br />
diritti del lavoro, per la democrazia<br />
sindacale. Un’alleanza<br />
inedita che ha dato una bella<br />
prova di consenso tra i dipendenti<br />
delle due categorie con<br />
un’alta adesione allo sciopero<br />
generale proclamato nella<br />
giornata e una partecipazione<br />
di massa alla mobilitazione di<br />
piazza. Centinaia di migliaia di<br />
manifestanti (700.000 dichiarati<br />
dal palco) hanno inondato<br />
Roma nei tre cortei che hanno<br />
sfilato a lungo, mentre già in<br />
piazza San Giovanni prendevano<br />
la parola numerosi delegati<br />
e i segretari generali di Fp<br />
Carlo Podda e di Fiom Gianni<br />
Rinaldini, fino alle conclusioni<br />
del leader nazionale <strong>Cgil</strong> Guglielmo<br />
Epifani.<br />
NO all’accordo separato sul<br />
sistema contrattuale, che non<br />
tutela il potere d’acquisto dei<br />
salari, limita il diritto di sciopero,<br />
indebolisce il contratto<br />
nazionale, non garantisce la<br />
contrattazione di secondo livello;<br />
NO ai provvedimenti del<br />
ministro Brunetta che riduco-<br />
no il welfare, attaccano il contratto<br />
e i diritti dei dipendenti<br />
pubblici, licenziano i precari<br />
della pubblica amministrazione;<br />
queste le parole d’ordine<br />
centrali della giornata di lotta,<br />
che ha rivendicato dal governo<br />
l’adozione di serie misure di<br />
fronte alla grave crisi, a tutela<br />
dei lavoratori, contro i licenziamenti<br />
e per l’estensione degli<br />
ammortizzatori sociali. Ma nei<br />
cartelli e nelle parole d’ordine<br />
che si sono alzate dai cortei<br />
spiccavano ulteriori ragioni di<br />
mobilitazione, dall’attacco al<br />
Testo unico sulla sicurezza del<br />
lavoro, attraverso le modifiche<br />
che non riconoscono i rappresentanti<br />
dei lavoratori alla sicurezza<br />
nelle aziende sotto i 16<br />
dipendenti, all’obbrobrio del<br />
disegno di legge sulla sicurezza,<br />
che discrimina i lavoratori<br />
stranieri e viola il diritto alla<br />
salute, spingendo i medici a<br />
denunciare gli immigrati clandestini<br />
che chiedono assistenza.<br />
E come motivo di fondo più<br />
generale, la manifestazione ha<br />
dato voce a tutti i cittadini con<br />
la schiena dritta, che si schierano<br />
nettamente a difesa della<br />
Costituzione perché in quella<br />
Carta trovano fondamento i<br />
diritti del lavoro, sociali e di<br />
cittadinanza che segnano la<br />
democrazia italiana.
I segretari generali regionali<br />
dell’<strong>Emilia</strong> <strong>Romagna</strong> di Fiom<br />
e Fp, Gianni Scaltriti e Marina<br />
Balestrieri, annunciano<br />
soddisfatti la partecipazione a<br />
Roma dalla regione di almeno<br />
diecimila lavoratori (tre treni<br />
speciali da Bologna, Modena,<br />
Reggio <strong>Emilia</strong> e 120 pullman,<br />
senza contare i mezzi autorganizzati).<br />
“Tra i lavoratori c’è tanta rabbia<br />
e preoccupazione. Non<br />
bastava - sottolinea Marina<br />
Balestrieri - la campagna denigratoria<br />
sui fannulloni. Adesso<br />
il ministro Brunetta si scatena<br />
anche per obbligare le lavoratrici<br />
del pubblico impiego ad<br />
andare in pensione a 65 anni,<br />
per riaprire in realtà tutto il<br />
capitolo pensioni e ritoccare<br />
ancora l’età al rialzo per tutti.<br />
Si tagliano i servizi, si taglia<br />
il lavoro, si mandano a casa<br />
migliaia di precari ai quali da<br />
luglio non verranno rinnovati<br />
i contratti: 4.500 in <strong>Emilia</strong><br />
<strong>Romagna</strong>, 60.000 in Italia e si<br />
tratta soprattutto di lavoratrici.<br />
La condizione delle donne<br />
diventerà ancora più pesante”.<br />
Dimensione <strong>Cgil</strong><br />
“La crisi morde anche in <strong>Emilia</strong><br />
<strong>Romagna</strong>: al momento oltre<br />
quarantamila metalmeccanici<br />
– spiega a sua volta Gianni<br />
Scaltriti - sono interessati a<br />
sospensioni dal lavoro, cassa<br />
integrazione ordinaria, straordinaria<br />
e mobilità, mentre<br />
aumentano le crisi aziendali<br />
e il peggio deve ancora venire.<br />
Nelle tante assemblee di<br />
questi giorni, emerge un clima<br />
teso ed è forte anche la<br />
protesta per un accordo separato<br />
che penalizza salari già<br />
magri e sul quale i lavoratori<br />
non hanno voce: se siete divisi,<br />
chiedono in molti, perché non<br />
fate decidere a noi?”.<br />
È la stessa opzione che ha rilanciato<br />
con forza a fine manifestazione<br />
Guglielmo Epifani,<br />
in aperta polemica con Cisl e<br />
Uil. Un diverbio di fondo, che<br />
tiene banco da mesi per i troppi<br />
accordi separati firmati senza<br />
la <strong>Cgil</strong> e che riguarda molto da<br />
vicino, in particolare in questo<br />
periodo, i contratti del pubblico<br />
impiego, bocciati dalla maggioranza<br />
dei lavoratori nei referendum<br />
organizzati dalla sola Fp<br />
<strong>Cgil</strong>.<br />
Ma più di<br />
tutto ha fatto<br />
discutere,<br />
tra le cose<br />
dette dal<br />
leader nazionale<br />
<strong>Cgil</strong>, la<br />
proposta di<br />
aumentare<br />
temporaneamente,<br />
per<br />
un periodo<br />
di due anni,<br />
la tassazione<br />
sui redditi oltre<br />
i 150mila<br />
euro, destinando<br />
il gettito<br />
a soste-<br />
gno dei redditi più bassi: una<br />
sorta di tassa di solidarietà,<br />
perché in questi tempi di crisi<br />
nera vanno esplorate anche<br />
strade alternative per ridistribuire<br />
più equamente le risorse.<br />
Questo all’interno di una politica<br />
economica all’altezza del<br />
momento, che resta il punto<br />
chiave delle richieste della <strong>Cgil</strong><br />
al governo. Per questo “non<br />
ci fermiamo qui”, ha concluso<br />
Roma 13 <strong>febbraio</strong> <strong>2009</strong> - Sciopero e manifestazione Fp e Fiom <strong>Cgil</strong><br />
Friuli Venezia Giulia<br />
a tutte, a tutti...<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
Ci rivediamo alla manifestazione <strong>Cgil</strong><br />
di sabato 4 aprile a Roma per sostenere<br />
i SI della <strong>Cgil</strong><br />
per salario, contratti, occupazione, diritti<br />
Epifani, ricordando il percorso<br />
di mobilitazione straordinaria<br />
avviato dalla <strong>Cgil</strong>, con un’ampia<br />
campagna di iniziative sul<br />
Mezzogiorno, quattro ore di<br />
sciopero affidate alla gestione<br />
delle varie strutture, la manifestazione<br />
nazionale dei pensionati<br />
con lo <strong>Spi</strong> il 5 marzo, poi<br />
uno sciopero della scuola e il 4<br />
aprile appuntamento al Circo<br />
Massimo per tutta la <strong>Cgil</strong>.<br />
<strong>Argentovivo</strong> <strong>febbraio</strong> <strong>2009</strong><br />
19
<strong>Argentovivo</strong> <strong>febbraio</strong> <strong>2009</strong><br />
20<br />
Auser<br />
Volontari e Terzo settore<br />
in campo contro la crisi<br />
Franco Digiangirolamo<br />
Presidente regionale Auser<br />
Un corteo durante l’ultimo Forum sociale mondiale a Belem, in Brasile<br />
Sarebbe un grave limite<br />
interpretare la crisi<br />
globale che stiamo attraversando<br />
come una crisi<br />
meramente economica, acuita<br />
dagli eccessi di finanziarizzazione<br />
dell’ultimo ventennio. La<br />
crisi attuale è l’esito delle contraddizioni<br />
del modello neoliberista,<br />
che torme di “economisti”<br />
hanno coscientemente<br />
celato, colpevolmente ignorato<br />
e, in ogni caso, sottovalutato.<br />
Si tratta di una crisi dai molti<br />
aggettivi: globale, ambientale,<br />
strutturale, sociale, alimentare,<br />
demografica, al punto che è<br />
molto difficile prevedere “se” e<br />
“quando” si potrà dire che “si è<br />
usciti dalla crisi”.<br />
Purtroppo, mentre da Davos<br />
i potenti della terra, da buoni<br />
sviluppisti, si trastullavano<br />
annualmente con le loro autorevoli<br />
ricette economiche per<br />
il bene dell’umanità, riuscendo<br />
sempre a farlo coincidere<br />
con l’aumento stratosferico dei<br />
loro profitti e delle loro rendite,<br />
il Social Forum Mondiale era<br />
l’unica sede dalla quale si levava<br />
una denuncia sulla natura<br />
“criminale” del modello neoliberista<br />
e della globalizzazione<br />
e delle multinazionali e si sollecitava<br />
la “resistenza” cercando<br />
di costruire “un altro mondo<br />
possibile”, sperimentando “dal<br />
basso” alternative concrete.
La società civile, prima e meglio<br />
di quella politica, ha avuto<br />
ragione nel sostenere la globalizzazione<br />
dei diritti contro<br />
quella neoliberista, produttiva<br />
di disastri ambientali, di una<br />
immorale, vergognosa e intollerabile<br />
crescita delle diseguaglianze<br />
su scala nazionale<br />
e internazionale, di una mancanza<br />
di volontà e capacità di<br />
realizzare anche in minima<br />
parte gli obiettivi del Millennio<br />
e le promesse degli inutili<br />
summit G8 o G20 che sia.<br />
Sarebbe un errore interpretare<br />
la fase che stiamo vivendo semplicemente<br />
in chiave “difensiva”.<br />
Imbarazzati e in difesa sono<br />
i sostenitori delle meraviglie del<br />
modello economico dominante<br />
che è andato in crisi, che pensano<br />
a provvedimenti anticiclici<br />
e sperano di garantirne la sopravvivenza<br />
senza metterne in<br />
discussione le fondamenta.<br />
Per i lavoratori, i precari e i<br />
pensionati si tratta di lottare<br />
per modificare la matrice produttiva:<br />
a favore di un piano<br />
per la sostenibilità ecologica<br />
produttiva, per lo sviluppo delle<br />
energie alternative, messa<br />
in sicurezza del territorio, valorizzazione<br />
dei beni comuni,<br />
programmi di riqualificazione<br />
della ricerca e dell’apparato<br />
pubblico. Inoltre bisogna rinnovare<br />
il welfare locale per<br />
ridare centralità al lavoro pubblico<br />
e privato, per rafforzare<br />
la coesione sociale, le sicurezze<br />
dei cittadini, la cooperazione.<br />
Prendendo a prestito alcune<br />
definizioni appropriate, per<br />
un “rinascimento culturale<br />
del Pubblico” contro la privatizzazione<br />
dei beni comuni,<br />
per ridurre le diseguaglianze<br />
in un contesto di “decrescita”<br />
quantitativa.<br />
Credo che noi europei dovremmo<br />
abbandonare l’autoreferenzialità<br />
e guardare con interesse<br />
alle nuove esperienze politiche<br />
dei Paesi latino-americani che<br />
hanno sperimentato le dittature<br />
politiche economiche imposte<br />
dal neoliberismo e che stanno<br />
tentando nuovi modelli politicosociali<br />
certamente più democratici<br />
e partecipati. Così come ab-<br />
Auser<br />
biamo bisogno di capitalizzare il<br />
patrimonio d’esperienze, di lotta<br />
e d’iniziative di quel mondo associativo,<br />
denominato Terzo Settore,<br />
che ha acquisito sia nel campo<br />
dell’economia sociale che del<br />
welfare un ruolo non secondario<br />
di “rafforzamento della produttività<br />
del sistema economico”.<br />
Anche il volontariato, attraverso<br />
le risorse rese disponibili<br />
dal 5x1000, potrebbe incidere<br />
significativamente sulla innovazione<br />
del welfare locale<br />
attraverso la progettazione sociale<br />
integrata, nel quadro di<br />
programmazione pubblica.<br />
Alcuni esempi possono essere<br />
la promozione della qualità<br />
ambientale (obiettivo rifiuti<br />
zero, massimizzazione del riciclo<br />
e del riuso, manutenzione<br />
del territorio, riqualificazione<br />
urbana, risparmio energetico,<br />
etc.), la sicurezza alimentare<br />
(estensione dei gruppi di acquisto<br />
solidali, sostegno alla<br />
produzione biologica, rapporto<br />
diretto tra produttori locali e<br />
consumatori, recupero prodotti<br />
alimentari, etc.), il contrasto<br />
dei fattori di emarginazione<br />
sociale e della povertà (diritto<br />
alla mobilità come condizione<br />
per l’esercizio di molti diritti,<br />
sociali e sanitari in primis,<br />
promozione della cittadinanza<br />
attiva, progetti di intergenerazionalità<br />
e interculturabilità,<br />
pratiche di auto-aiuto, etc.),<br />
fattori di economia sociale<br />
(rete banche “etiche”, esperienze<br />
di autoproduzione,<br />
banche del tempo, etc.), l’educazione<br />
permanente, l’aggregazione<br />
sociale, e così via.<br />
Come Auser regionale tenteremo<br />
di fare la nostra parte,<br />
in rapporto con <strong>Spi</strong> e <strong>Cgil</strong>, per<br />
elaborare e proporre al sistema<br />
pubblico progetti che vadano<br />
nella direzione di una società<br />
“sobria” nel consumo di energia,<br />
spazio, risorse naturali e<br />
ricca di relazioni nuove e di<br />
“culture”, una società meno<br />
diseguale, con un più equo uso<br />
delle risorse economiche e naturali,<br />
una società più coesa e<br />
solidale, più sicura e ricca di<br />
valori nei quali tutti possono<br />
riconoscersi.<br />
<strong>Argentovivo</strong> <strong>febbraio</strong> <strong>2009</strong><br />
21
<strong>Argentovivo</strong> <strong>febbraio</strong> <strong>2009</strong><br />
22<br />
Donne che con le proprie<br />
mani stendono<br />
la sfoglia o si costruiscono<br />
la casa, mattone dopo<br />
mattone. Straniere che lavorano<br />
nei laboratori in nero, ma<br />
anche come guide turistiche<br />
o cantanti. Ragazze dei call<br />
center, cameriere dalle scarpe<br />
consunte o giovani mamme<br />
che allattano in ufficio. E<br />
ancora, autiste di autobus o<br />
camion, avvocatesse e badanti,<br />
ingegnere e contadine, e non<br />
ultimo, il lavoro di cura, madri,<br />
mogli e nonne, impegnate nelle<br />
faccende di tutti i giorni. Cento<br />
“Donne al lavoro”, che dal 3<br />
al 15 marzo, saranno le protagoniste<br />
dell’omonima mostra<br />
fotografica, allestita a Palazzo<br />
d’Accursio, la storica sede del<br />
Comune di Bologna.<br />
Cento scatti, scelti tra tutti<br />
quelli inviati al concorso fotografico<br />
promosso un anno fa dal<br />
Territori e leghe<br />
Bologna, le foto raccontano<br />
il lavoro delle donne<br />
Ivana Sandoni<br />
Segretaria territoriale<br />
<strong>Spi</strong>-<strong>Cgil</strong> Bologna<br />
Coordinamento Donne <strong>Spi</strong> di<br />
Bologna, in collaborazione con<br />
Auser Bologna e Archivio storico<br />
“Paolo Pedrelli” e il patrocinio<br />
del Comune di Bologna,<br />
della Provincia e della Regione,<br />
in occasione del centenario<br />
dell’8 marzo. Il 3 marzo alle<br />
ore 10.30 sempre a Palazzo<br />
D’Accursio, in Cappella Farnese,<br />
ci sarà la premiazione delle<br />
fotografie finaliste, selezionate<br />
dalla giuria, riunita il 16 gennaio<br />
<strong>2009</strong>. Seguirà l’inaugurazione<br />
della mostra con taglio<br />
del nastro, alla presenza della<br />
segretaria generale dello <strong>Spi</strong>,<br />
Carla Cantone, del sindaco di<br />
Bologna Sergio Cofferati, della<br />
giuria e di tanti ospiti.<br />
Sono invitati tutti i partecipanti<br />
al concorso fotografico,<br />
con l’auspicio di averli davvero<br />
tutti: le immagini, infatti, non<br />
sono arrivate solo dall’<strong>Emilia</strong>-<br />
<strong>Romagna</strong>, ma da Siracusa, Teramo,<br />
Venosa, Napoli, Brescia<br />
e addirittura da New York! Le<br />
foto arrivate sono oltre 150, la<br />
Qui e sotto, due foto del concorso “Donne al lavoro”<br />
selezione è stata il momento<br />
più tormentato, nonostante la<br />
soddisfazione di vedere tante<br />
fotografie bellissime.<br />
È una scommessa vinta proprio<br />
perché a rispondere al nostro<br />
appello sono stati soprattutto i<br />
giovani. L’idea di riempire un<br />
“vuoto” nell’archivio storico<br />
della <strong>Cgil</strong> di Bologna - le ultime<br />
immagini di donne al lavoro<br />
risalivano agli anni ’50-’60,<br />
dopo di che si trovavano solo<br />
lavoratrici nei cortei e in manifestazioni<br />
- oggi si realizza<br />
attraverso il paziente lavoro di<br />
tanti ragazzi e ragazze, giovani<br />
che studiano all’estero, fotografi,<br />
pensionati e viaggiatori<br />
che hanno con il loro contributo<br />
artistico fissato su carta i lavori<br />
delle donne, i cambiamenti<br />
epocali nella società, nella<br />
tecnologia, i sorrisi, le mani,<br />
le fatiche… il futuro. Grazie<br />
per averci aiutato a realizzare<br />
un sogno che resterà memoria<br />
tangibile, documento storico<br />
di analisi e incontro. Grazie al<br />
sostegno mai mancato da tutto<br />
lo <strong>Spi</strong>, che consentirà alla mostra<br />
di divenire itinerante.<br />
Tutti gli scatti raccolti con il<br />
concorso entreranno a far parte<br />
dell’archivio, costituendo<br />
una memoria per le generazioni<br />
future. E così accanto ai<br />
lavori perduti troveranno spazio<br />
quelli recenti, ma anche<br />
le donne precarie, costrette<br />
a lavori sottopagati o in nero,<br />
ancora una volta impegnate a<br />
far rispettare quei diritti che<br />
si credevano conquistati per<br />
sempre. Molto più che donne<br />
al lavoro. Oggi come ieri.<br />
Tutte le foto vincitrici saranno<br />
pubblicate sul sito della <strong>Cgil</strong><br />
www.cgilbo.it alla voce “categorie<br />
e contratti <strong>Spi</strong>”.<br />
Vi aspettiamo tutti il 3 marzo<br />
per festeggiare insieme e<br />
richiamare alla memoria “il<br />
valore del lavoro delle donne,<br />
non solo L’OTTO marzo”, ma<br />
ogni giorno del calendario.
Valconca, ora l’autobus<br />
arriva su richiesta<br />
Gianna Bisagni<br />
Segretaria generale<br />
<strong>Spi</strong>-<strong>Cgil</strong> Rimini<br />
Sulle colline dell’entroterra<br />
di Rimini d’ora<br />
in poi l’autobus arriva<br />
“a chiamata diretta”. E sarà<br />
più facile e pratico spostarsi<br />
con i mezzi pubblici. Il nuovo<br />
servizio “Concabus” interessa<br />
il territorio di nove Comuni<br />
collinari: Morciano, San<br />
Clemente, Gemmano, Montecolombo,<br />
Montefiore, Saludecio,<br />
Mondaino, Montegridolfo,<br />
Montescudo. In tutta questa<br />
zona ora si può prenotare<br />
l’autobus telefonando a un<br />
call center, al numero 0541<br />
648058, e indicando l’orario e<br />
la fermata prescelta.<br />
Il nuovo Concabus è il frutto<br />
della collaborazione tra<br />
l’Agenzia per la mobilità della<br />
Provincia di Rimini e i sindacati<br />
dei pensionati <strong>Spi</strong>-<strong>Cgil</strong>,<br />
Fnp-Cisl e Uilp-Uil, che hanno<br />
posto l’esigenza di potenziare<br />
il trasporto pubblico e di favorire<br />
le persone anziane (ma<br />
non solo loro) che abitano in<br />
zone dove non arrivano i normali<br />
mezzi di linea, istituendo<br />
un “servizio a chiamata<br />
diretta” più flessibile di quello<br />
esistente.<br />
In un primo momento è stata<br />
fatta un’indagine per<br />
raccogliere attraverso un<br />
questionario le richieste dei<br />
Territori e leghe<br />
cittadini della Valconca, degli<br />
anziani in particolare: poi<br />
sulla base dei dati è stata decisa<br />
la sperimentazione del<br />
Concabus. In pratica il servizio,<br />
attivo tutti i giorni feriali<br />
compreso il sabato dalle 7 di<br />
mattina alle 18, permette di<br />
prenotare il bus telefonando<br />
al call center (aperto dalle 8<br />
alle 12) e indicando l’orario<br />
desiderato e il numero della<br />
fermata: sono previste infatti<br />
sul territorio dei nove Comuni<br />
400 fermate contrassegna-<br />
te dal simbolo “Concabus”,<br />
all’interno del quale si troverà<br />
un codice di identificazione<br />
da segnalare al momento<br />
della prenotazione. Si possono<br />
prenotare una o più corse<br />
da effettuare nei tre giorni<br />
successivi, con partenza e<br />
ritorno alla fermata scelta.<br />
Nella chiamata bisogna anche<br />
indicare all’operatore il<br />
proprio numero di telefono<br />
ed eventuali necessità di trasporto<br />
(ad esempio se c’è un<br />
passeggero in carrozzina).<br />
DAL 9 FEBBRAIO <strong>2009</strong><br />
PIÙ MOVIMENTO IN VALCONCA CON<br />
CONCABUS<br />
IL NUOVO SERVIZIO BUS A CHIAMATA<br />
Le linee CONCABUS uniscono tutti<br />
i centri collinari intorno a Morciano,<br />
fermando anche dove non arrivano<br />
i normali mezzi del trasporto pubblico.<br />
Il servizio è attivo tutti i “giorni feriali –<br />
sabato compreso - dalle ore 7.00<br />
alle ore 18.00” nei comuni di:<br />
Gemmano, Mondaino, Montecolombo,<br />
Montefiore Conca, Montegridolfo,<br />
Montescudo, Morciano, Saludecio,<br />
San Clemente.<br />
Per spostarti in tutte le ore della giornata<br />
puoi chiamare CONCABUS<br />
dalle ore 8 alle 12 di tutti i giorni feriali<br />
al numero telefonico<br />
0541-648058<br />
Puoi prenotare una o più corse<br />
da effettuare nei 3 giorni successivi,<br />
con partenza e ritorno alla tua fermata.<br />
Il servizio è accessibile anche da parte di<br />
utenti in carrozzella<br />
Identifica la tua fermata prima di<br />
prenotare: tutte le fermate sono<br />
contrassegnate dal simbolo CONCABUS,<br />
con al centro un codice formato da una<br />
lettera e due cifre<br />
(ad esempio M01).<br />
www.editarimini.com<br />
Il capolinea è a Morciano, in<br />
piazza Risorgimento, dove è<br />
garantito il passaggio di un autobus<br />
ogni ora dalle 8 alle 17.<br />
I biglietti validi sul Concabus<br />
sono quelli delle linee di trasporto<br />
pubblico che circolano<br />
nell’area, ma in mancanza di<br />
biglietto lo si può anche richiedere<br />
a bordo all’autista, al<br />
prezzo di due euro.<br />
Il costo del servizio di trasporto<br />
è finanziato da un contributo<br />
specifico della Regione<br />
<strong>Emilia</strong>-<strong>Romagna</strong>, nell’ambito<br />
di un’intesa tra la Regione<br />
stessa e la Provincia di Rimini.<br />
Lo <strong>Spi</strong>-<strong>Cgil</strong>, con Fnp-Cisl e<br />
Uilp-Uil, si è impegnato a collaborare<br />
diffondendo l’iniziativa<br />
e assistendo nel trasporto gli<br />
utenti più deboli. Il “viaggio”<br />
del Concabus è già iniziato<br />
con l’inaugurazione del servizio,<br />
lo scorso 13 <strong>febbraio</strong>, nella<br />
sala del consiglio del Comune<br />
di Morciano di <strong>Romagna</strong>, alla<br />
presenza dei sindaci dei Comuni<br />
della Valconca, dell’assessore<br />
provinciale Alberto Rossini<br />
e dell’assessore regionale ai<br />
Trasporti, Alfredo Peri.<br />
Più possibilità e occasioni di<br />
muoversi, dunque, sul territorio<br />
della Valconca, con un<br />
servizio che funziona quasi<br />
come un taxi ma ha il prezzo<br />
popolare dei mezzi pubblici<br />
e non sostituisce, ma va a<br />
completare, i trasporti già<br />
esistenti.<br />
<strong>Argentovivo</strong> <strong>febbraio</strong> <strong>2009</strong><br />
23
<strong>Argentovivo</strong> <strong>febbraio</strong> <strong>2009</strong><br />
24<br />
Sto camminando con il<br />
segretario della lega di<br />
Copparo. Siamo sulla<br />
strada principale del paese: da<br />
una parte la piazza con i giardini,<br />
il palazzo comunale, antica<br />
delizia estense. Parliamo,<br />
ma siamo spesso interrotti da<br />
persone che salutano o da altre<br />
che richiedono informazioni.<br />
Stiamo andando in teatro,<br />
dobbiamo metterci d’accordo<br />
per un’iniziativa sulla pittrice<br />
naif copparese Ermanna<br />
Chiozzi. Eh sì, lo <strong>Spi</strong> ha prodotto<br />
un video su di lei e lo vuole<br />
presentare in collaborazione<br />
con le istituzioni locali.<br />
“Entriamo subito in teatro –<br />
dico a Mario Tamoni - altrimenti<br />
non possiamo parlare”.<br />
“Vedi – mi risponde – a parte<br />
il fatto che io sono nato qui, ho<br />
Territori e leghe<br />
Copparo, la voce dello <strong>Spi</strong><br />
alla radio “di Barioni”<br />
Valentina Vecchiattini<br />
<strong>Spi</strong>-<strong>Cgil</strong> Ferrara<br />
Mario Tamoni<br />
sempre lavorato qui e tutti mi<br />
conoscono, ma questo interesse<br />
molto dipende dal fatto che<br />
la gente ascolta la radio”.<br />
“Come? Ascolta la radio e<br />
non guarda la televisione?”<br />
chiedo.<br />
“No, purtroppo la gente guarda<br />
troppa televisione, ma qui<br />
ascolta molto anche la radio,<br />
quella di Barioni!”.<br />
Mi ricordo che quando ho creato<br />
il volantino con il quale si<br />
pubblicizzava che tutti i lunedì,<br />
alle ore 13, “lo <strong>Spi</strong> avrebbe<br />
informato” i cittadini sui loro<br />
diritti, mi venne detto espressamente<br />
di indicare Radio<br />
Sound e di mettere, fra parentesi,<br />
Daniele Barioni. “Daniele<br />
– dice Tamoni – ha cominciato<br />
giovanissimo a fare radio ed<br />
è rimasto nel pensiero della<br />
gente. Nel 1978 ha aperto Radio<br />
Copparo: poi, da allora, è<br />
stata acquisita da altre radio,<br />
ma Daniele è sempre rimasto,<br />
ormai è una voce storica. Era<br />
un ragazzo molto conosciuto<br />
in paese e aveva iniziato a fare<br />
un lavoro che, per molti, era un<br />
gioco”.<br />
Ogni lunedì, alla radio, Mario<br />
Tamoni parla di social card, di<br />
bonus, di agevolazioni tariffarie,<br />
di pensioni, di assegni familiari,<br />
di assegno di cura, di<br />
tutto, di tutti quei benefici che<br />
ognuno di noi ha maturato nel<br />
tempo. Il tempo per parlarne<br />
è breve, “debbo scegliere le<br />
parole, poche,<br />
giuste per far sì<br />
che i miei messaggi<br />
– dice Tamoni<br />
– arrivino<br />
ad interessare<br />
chi mi ascolta.<br />
E se dal<br />
mio messaggio<br />
nascono delle<br />
nuove relazioni,<br />
vuol dire<br />
che la gente<br />
che non mi conosce<br />
ha capito<br />
il mio impegno<br />
e la mia cura<br />
nell’affrontare<br />
i problemi degli<br />
anziani”.<br />
La collaborazione<br />
che si è instaurata con la<br />
radio “di Barioni” è un’ottima<br />
opportunità per lo <strong>Spi</strong> per far<br />
conoscere le sue idee, la sua<br />
serietà, le molteplici iniziative<br />
che mette in campo per le<br />
persone anziane, per dar voce<br />
ai loro diritti, per non lasciarle<br />
in balia della sola tv, per sensibilizzare<br />
e coinvolgere altri lavoratori,<br />
altri pensionati. È un<br />
modo per creare partecipazione,<br />
per aumentare l’efficacia<br />
delle azioni tradizionali.<br />
Dice sempre Tamoni che, da<br />
qualche tempo, si è – anche<br />
- inserito nel Centro anziani<br />
di Copparo, dove riceve pensionati<br />
che gli chiedono mille<br />
informazioni. “È importan-<br />
te essere riusciti ad entrare<br />
anche nel Centro anziani di<br />
Copparo; si avvicinano tante<br />
persone ed ognuna ha un problema<br />
al quale cerco di dare<br />
soluzione. E poi con il Centro<br />
organizziamo tante iniziative,<br />
la prossima sarà quella dell’8<br />
marzo”. Qualcuno è contento<br />
di vederlo lì, in fin dei conti lui<br />
è un “giovincello” in confronto<br />
ai frequentatori, altri si meravigliano,<br />
altri lo guardano e<br />
gli dicono: “Mo tié sempar dapartutt”.<br />
D’altra parte non era<br />
Darwin che diceva che non è<br />
la specie più forte o quella più<br />
intelligente che sopravvive,<br />
ma quella più reattiva ai cambiamenti?
Territori e leghe<br />
Modena, ricordiamo<br />
gli italiani scomparsi in Cile<br />
Franco Zavatti<br />
Segretario generale<br />
<strong>Spi</strong>-<strong>Cgil</strong> Modena<br />
È<br />
una storia che attende<br />
ancora giustizia. Il golpe<br />
fascista dei militari<br />
in Cile dell’11 settembre 1973<br />
travolse nel sangue il governo<br />
legittimo del presidente Allende,<br />
trasformò gli stadi in<br />
lager e lasciò una lunghissima<br />
scia di sangue e repressioni<br />
che nessuno potrà dimenticare:<br />
50mila assassinati, 35mila<br />
persone scomparse, 45mila<br />
imprigionati e torturati. Fra<br />
gli scomparsi anche un gruppo<br />
di circa 25 perseguitati<br />
con cittadinanza italiana e,<br />
fra questi, il modenese di<br />
Pavullo Omer Venturelli.<br />
Bene ha fatto oggi la Regione<br />
<strong>Emilia</strong> <strong>Romagna</strong> a costituirsi<br />
parte civile nel processo contro<br />
i responsabili, istruito dalla<br />
Procura di Roma. In quei giorni<br />
di 35 anni fa, anche in Italia fu<br />
profonda l’onda di emozione e<br />
solidarietà per la tragedia della<br />
giovane democrazia cilena.<br />
Anche a Modena, come in altre<br />
città, si costituì il Comitato di<br />
solidarietà Italia-Cile, con la<br />
partecipazione dei sindacati<br />
confederali, delle varie associazioni<br />
e dei partiti dell’allora<br />
“arco costituzionale”: Pci, Dc,<br />
Psi, Psdi, Pri. Il democristiano<br />
professor Ciro Santagata ne<br />
era il presidente ed io il segretario;<br />
ci occupammo della<br />
prima accoglienza per decine<br />
di famiglie di rifugiati politici<br />
cileni. E iniziarono a giungere<br />
anche le voci di cittadini italiani<br />
ed europei travolti dalla<br />
ferocia della dittatura militare<br />
e scomparsi nel nulla.<br />
È a loro che la magistratura<br />
romana cerca faticosamente<br />
di dare giustizia scoprendo<br />
la verità, attraverso inchieste<br />
giudiziarie doverose, non<br />
facilitate dalle carte ancora<br />
coperte dell’allora “Ufficio<br />
Affari Riservati” del nostro<br />
ministero degli Interni, ma<br />
che scoprono con documentata<br />
certezza una verità sconvolgente:<br />
mentre centinaia di<br />
esuli politici giungevano nel<br />
nostro Paese, dall’Italia partivano<br />
verso il Cile il fior fiore<br />
dello squadrismo e terrorismo<br />
nero per “imparare e dare una<br />
mano” alla famigerata “Dina”,<br />
la polizia segreta di Pinochet.<br />
Grazie alle indagini del gip<br />
Guido Salvini, sono già agli<br />
atti importanti testimonianze<br />
che confermano gravissime<br />
complicità di neofascisti di Ordine<br />
Nuovo e di Avanguardia<br />
Nazionale con i torturatori<br />
cileni. Non è perciò escluso<br />
che i golpisti, fra i “compiti<br />
esecutivi” affidati ai terroristi<br />
dell’estrema destra italiana,<br />
avessero proprio indicato gli<br />
“obiettivi italiani” che poi divennero<br />
desaparecidos! Insegnanti<br />
e professionisti, militanti<br />
della sinistra di Allende<br />
o cattolici del Mapu o attivisti<br />
della Cut sindacale. Di parecchi<br />
di loro, italiani ed europei,<br />
si persero completamente le<br />
tracce, volatilizzati tra un<br />
possibile carcere e l’altro. Ne<br />
parlammo anche in un commovente<br />
incontro con il cardinale<br />
Silva Enriquez quando<br />
andammo in una ristretta<br />
delegazione in Cile alla fine<br />
degli anni ’70. La nostra delegazione,<br />
un po’ sprovveduta,<br />
finì la propria missione nella<br />
cella del 4° Departemento de<br />
los Carabineros, ma alla vicaria<br />
già sapevano che i capi del<br />
neofascismo italiano avevano<br />
stretto rapporti di “collaborazione<br />
operativa” con la Dina.<br />
Ci pensò a spianare la strada il<br />
principe Junio Valerio Borghese<br />
(proprio quello del tentato<br />
golpe in Italia) che nel ‘74 si<br />
recò in Cile e si incontrò col<br />
generale Pinochet e poi, dopo<br />
di lui, seguirono Delle Chiaie,<br />
Concutelli, Vinciguerra, Cauchi<br />
e Saccucci, per citare i<br />
più “famosi”. Sono gli stessi di<br />
Avanguardia Nazionale che<br />
nel luglio ’75 attuarono, tornando<br />
a Roma dal loro covo di<br />
Santiago in avenida Portugal,<br />
il sanguinoso attentato a Bernardo<br />
Leighton, il presiden-<br />
Il dittatore cileno<br />
Augusto Pinochet e la sua giunta<br />
te della Dc cilena in esilio, e<br />
alla moglie. Anche questo vile<br />
attentato restò, come tanti<br />
misfatti di quegli anni, stranamente<br />
incagliato nel porto delle<br />
nebbie del tribunale romano<br />
e negli archivi sigillati dei servizi<br />
di informazione: ma a scavare<br />
su esecutori e mandanti<br />
dell’attentato a Leighton, si<br />
sarebbe arrivati ad indiziati<br />
che parlavano la stessa nostra<br />
lingua (come emerse 30 anni<br />
dopo) e, chissà, forse a trovare<br />
il filo che portava appunto ai<br />
desaparecidos italiani in Cile<br />
e tra questi Omer Venturelli.<br />
<strong>Argentovivo</strong> <strong>febbraio</strong> <strong>2009</strong><br />
25
<strong>Argentovivo</strong> <strong>febbraio</strong> <strong>2009</strong><br />
26<br />
La migrazione è un tema forte, di<br />
pressante drammatica attualità.<br />
Un tema che mette in campo sentimenti<br />
opposti, dalla paura che il diverso ci<br />
rubi quel poco che faticosamente siamo riusciti<br />
a conquistarci, a prezzo di tante lotte<br />
e sacrifici, al sentimento di solidarietà<br />
che ci sollecita nei confronti di chi è in una<br />
condizione di debolezza, di fragilità, senza<br />
alcuna possibilità di far valere almeno il<br />
diritto alla dignità e all’umanità.<br />
Troppo spesso dimentichiamo che<br />
l’emigrazione è un universo che esiste<br />
da sempre e che da sempre, oltre a causare<br />
problemi nuovi alla struttura delle<br />
diverse società, ha dato vita a esperienze<br />
di scambio e di incontro producendo<br />
ricchissime culture meticce. Nell’universo<br />
della migrazione si sono incrociate<br />
e si incrociano oggi più che mai<br />
storie di vita di uomini e donne, la cui<br />
nazionalità ha i contorni sfumati. Quali<br />
sono i mondi che queste persone si sono<br />
lasciati alle spalle? Luoghi che non offrivano<br />
possibilità di lavoro, di una vita<br />
decorosa, eppure carichi di quel sentimento<br />
soffuso di grazia nostalgica dei<br />
primi fondamentali affetti e della magia<br />
dell’infanzia. Ma anche luoghi di guerra,<br />
dove morte, devastazioni, violenze<br />
impedivano ogni possibilità o speranza<br />
in una vita dignitosa.<br />
Quelli che seguono sono stralci tratti<br />
dai racconti di vita raccolti con lavoro<br />
paziente e accurato da attivisti dello<br />
<strong>Spi</strong> dell’<strong>Emilia</strong> <strong>Romagna</strong> dai diretti<br />
protagonisti: storie di italiani emigrati<br />
I temi della memoria<br />
Il mondo che ho lasciato<br />
Vivere l’altrove: storie di migranti nella globalizzazione<br />
Anna Maria Pedretti<br />
all’estero in vari periodi degli ultimi due<br />
secoli; storie di stranieri che sono venuti<br />
in Italia e che qui si sono fermati. Non<br />
possiamo che essere grati a chi queste<br />
storie le ha narrate e a chi le ha raccolte:<br />
è un dono prezioso che ci arricchisce<br />
tutti. Come ci insegna Vittorio Foa: “Tutto<br />
quello che è conoscenza reciproca è<br />
ben fatto”.<br />
E leggendo queste storie col rispetto<br />
e l’attenzione che meritano, scopriamo<br />
che spesso le persone che hanno<br />
lasciato l’Italia per andare all’estero<br />
erano figli di famiglie che già avevano<br />
vissuto l’esperienza dell’emigrazione.<br />
In alcuni casi, i figli di italiani emigrati<br />
e sistemati all’estero, prendono la<br />
via dell’emigrazione in senso contrario<br />
e ritornano in Italia dove di nuovo sono<br />
stranieri.
“Per attirare mano d’opera<br />
pagavano il viaggio<br />
agli emigranti”<br />
Luigi Pioggiosi<br />
Ha oggi ottantasei anni e vive solo,<br />
dopo la morte della moglie, a Gropparello,<br />
in provincia di Piacenza. È ancora<br />
pienamente autonomo e provvede a<br />
sé in tutto. Ha una figlia che non abita<br />
vicina, ma che spesso va a trovarlo. Ha<br />
vissuto l’esperienza dell’emigrazione<br />
nell’immediato dopoguerra andando<br />
prima in Argentina, poi in Francia,<br />
vicino a Parigi dove ha svolto vari mestieri<br />
e dove è rimasto fino alla pensione.<br />
È tornato in Italia, suo malgrado,<br />
per seguire la figlia e la moglie, ma<br />
continua a sentirsi “piuttosto francese”<br />
e ha faticato a riadattarsi “alla<br />
mentalità ristretta del paese”.<br />
I<br />
miei genitori erano agricoltori; eravamo<br />
sette figli: quattro maschi e tre<br />
femmine. Ho fatto le scuole elementari<br />
a Gropparello e poi ho iniziato a lavorare<br />
nei campi con i miei. Mi piaceva, mi dava<br />
molta soddisfazione.<br />
Ho fatto il militare a Verona e mi ricordo che<br />
l’8 settembre i tedeschi hanno occupato la<br />
stazione. Noi eravamo a 200 metri; ci hanno<br />
catturato e ci hanno chiusi in caserma.<br />
Se ci affacciavamo alla finestra, sparavano.<br />
Dopo qualche giorno ci hanno ammassati<br />
su un treno e ci hanno condotto nel nord<br />
della Germania per impiegarci nei campi<br />
di lavoro. Ci sono rimasto due anni. Eravamo<br />
in molti, ma molti sono morti. All’inizio<br />
sono stato portato in un campo in cui ci facevano<br />
lavorare in miniera a cielo aperto e<br />
si mangiava solo di sera. Resistevano solo<br />
i più robusti. Noi sopravvissuti siamo poi<br />
stati trasportati in un campo vicino a Dresda<br />
e impiegati come taglialegna nei boschi<br />
presso un privato. Era una brava persona e<br />
ci dava da mangiare a sufficienza.<br />
Una notte c’è stato il bombardamento degli<br />
inglesi su Dresda. Ricordo che era una<br />
notte senza luna ed il cielo era illuminato<br />
a giorno dalle bombe che si susseguivano<br />
I temi della memoria<br />
senza sosta. È stata una strage, la città è<br />
stata rasa al suolo e ci sono stati 170.000<br />
morti. Noi ci siamo rifugiati nei boschi e<br />
il giorno dopo in città si incontravano cadaveri<br />
ovunque. Non dimenticherò mai alcuni<br />
terribili particolari: i cadaveri erano<br />
stranamente come rimpiccioliti, i binari<br />
della ferrovia erano liquefatti. Dicevano<br />
fossero gli effetti delle bombe al fosforo.<br />
Dopo qualche giorno, sono iniziati anche i<br />
bombardamenti degli Americani, ma ormai<br />
la città era già stata distrutta. Dopo il bombardamento<br />
ci hanno però portato dei viveri.<br />
Sono stati giorni di totale confusione:<br />
non sapevamo come fare e a chi rivolgerci<br />
per tornare a casa. Un giorno abbiamo visto<br />
arrivare un gruppo di soldati vestiti di<br />
stracci, avvolti in coperte. Non sapevamo se<br />
fossero nemici da cui scappare, ma erano<br />
Russi e ci fecero capire che erano amici.<br />
In qualche modo sono riuscito, utilizzando<br />
vari treni, a tornare in Italia e quindi<br />
al mio paese, dove sono arrivato piuttosto<br />
malconcio, ma vivo! I miei genitori e soprattutto<br />
la mia futura moglie mi hanno<br />
curato ed accudito, facendomi ritrovare<br />
pian piano la voglia di vivere.<br />
Dopo la guerra però qui c’era poco per<br />
vivere, soprattutto per chi non era democristiano,<br />
ed allora ho fatto domanda<br />
per andare in Argentina. A quel tempo<br />
infatti quello era un paese poco popolato,<br />
solo 18 milioni di abitanti, e per attirare<br />
mano d’opera pagavano il viaggio<br />
agli emigranti e davano loro un sacco di<br />
grano a testa.<br />
<strong>Argentovivo</strong> <strong>febbraio</strong> <strong>2009</strong><br />
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<strong>Argentovivo</strong> <strong>febbraio</strong> <strong>2009</strong><br />
28<br />
“Tutti mi consideravano<br />
una straniera nel mio paese”<br />
Anna Guerzoni<br />
Nata a Caracas (Venezuela) nel 1960,<br />
da padre italiano (originario di Medolla,<br />
in provincia di Modena, nel 1925) e<br />
madre venezuelana. Lei racconta la<br />
storia di emigrazione di questo padre<br />
e i motivi per cui lei stessa, a un certo<br />
punto della sua vita, ha deciso di venire<br />
in Italia, lasciando la sua famiglia<br />
d’origine.<br />
Mio papà è emigrato dopo la guerra. Lui è<br />
nato a Medolla in via Statale, ma all’età di<br />
2 anni la sua famiglia si è trasferita a Villa<br />
Gardè di S.Felice sul Panaro in una casa<br />
del 1520, bellissima, che si chiamava “La<br />
Torretta”.<br />
Dopo la guerra c’era molta povertà e molta<br />
fame, perché erano una famiglia numerosa,<br />
così i suoi cugini sono emigrati una parte<br />
in Australia e una parte in Argentina.<br />
Mio padre ha preso una nave ed è andato<br />
in Argentina a trovare i suoi cugini e per<br />
quattro anni ha lavorato nella raccolta<br />
delle patate e dei pomodori. Infatti non<br />
mangiava mai né patate né pomodori<br />
perché diceva che per quattro anni aveva<br />
mangiato solo quello.<br />
Negli anni ’50 aveva sentito da suoi amici<br />
Italiani, i quali facevano parte di una<br />
colonia che già c’era in Argentina, che in<br />
Venezuela c’era l’oro e il petrolio. Così lui<br />
con uno dei suoi amici ha cominciato a far<br />
la salita dell’Argentina, ha attraversato<br />
I temi della memoria<br />
diversi paesi fino a che è arrivato in Venezuela.<br />
In Venezuela però l’oro e il petrolio<br />
non è che lo ha trovato, anzi ha patito<br />
veramente la fame. Mangiava pane con<br />
banane, perché questo gli riempiva molto<br />
lo stomaco. Quando aveva finito i soldi<br />
per pagare la camera che aveva preso per<br />
dormire, e quando si era mangiato l’ultima<br />
banana e l’ultimo baulino di pane,<br />
il giorno dopo per fortuna ha trovato un<br />
lavoro come giardiniere in un grande palazzo<br />
e lì lavorava mia madre che faceva<br />
le pulizie.<br />
In un anno e mezzo si sono conosciuti meglio,<br />
si sono sposati e sono diventati i custodi<br />
di questo palazzo per sei anni.<br />
(…)<br />
Mio padre mi diceva sempre che loro erano<br />
considerati come quelli che toglievano il<br />
lavoro ai venezuelani e venivano chiamati<br />
“i monsiu” e lui di questo ha sofferto moltissimo.<br />
Mi ricordo che quando la polizia ci fermava<br />
per fare dei controlli, poiché era uno<br />
straniero, gli chiedevano la “tangente” e<br />
se lui non pagava potevano inventare delle<br />
infrazioni che lo portavano, al limite, anche<br />
in carcere. Ad un suo amico che non<br />
ha voluto pagare, lo hanno messo in prigione<br />
per due giorni perché hanno inventato<br />
una falsa infrazione.<br />
Quando io ho detto a mio padre che volevo<br />
venire in Italia gli è venuto quasi un infarto<br />
e mi ha detto: “Che cosa vai a fare<br />
l’immigrata in Italia? Ho già vissuto io sulla<br />
mia pelle questa condizione, allora non<br />
hai imparato nulla da me, della mia esperienza<br />
di emigrante”.<br />
(…)<br />
Io sono venuta in Italia il 4 <strong>febbraio</strong> 1994.<br />
Era un anno molto critico in Venezuela: sei<br />
mesi dopo che sono partita, 12 banche sono<br />
fallite, compresa la banca Italo-Venezuelana,<br />
dove noi avevamo i nostri risparmi.<br />
Nel settembre del 1982 il Venezuela ha iniziato<br />
una crisi di depressione, c’è stata una<br />
svalutazione della moneta e ci sono stati<br />
molti problemi economici. Nel 1994 i banchieri<br />
sono scappati a Miami con i soldi dei<br />
venezuelani e il governo non aveva coperto<br />
i risparmi delle persone, neanche la banca<br />
Italo-Venezuelana aveva i soldi garantiti,<br />
perciò tante persone hanno perso tutti i<br />
loro risparmi.<br />
Io mi trovavo sola in Venezuela, ero stata<br />
sposata, ma avevo divorziato da alcuni<br />
anni. Lavoravo in un’azienda, ma<br />
non vedevo un futuro positivo e tutti mi<br />
consideravano una straniera nel mio<br />
paese ed io stessa mi sentivo tale. Lo<br />
stipendio non era molto alto, la copertura<br />
sanitaria non esisteva, bisognava<br />
farsi un’assicurazione privata molto<br />
costosa, la mia solitudine mi portava<br />
a lavorare tanto, dalle 6,30 del mattino<br />
alle 10 di sera e non avevo una vita sociale.<br />
Inoltre la mia capo-ufficio, di soli<br />
42 anni, in quel periodo morì d’infarto,<br />
perché anche lei come me lavorava<br />
tantissimo. Io mi sono spaventata ed ho<br />
pensato che anche a me poteva capitare<br />
la stessa cosa.<br />
Nel mio Paese non mi sentivo sicura, c’era<br />
molta delinquenza, non ti potevi fidare<br />
della polizia e soltanto nella capitale nel<br />
fine settimana c’erano un’ottantina di<br />
morti, in conclusione mancava ordine nel<br />
mio Paese.<br />
Così per tutti questi motivi, quando una<br />
signora italiana mi ha proposto di venire<br />
in Italia, ho acquistato un biglietto aereo<br />
aperto con validità un anno ed il 4 <strong>febbraio</strong><br />
1994 sono partita.
“Non auguro a nessuno<br />
di fare la guerra<br />
perché ho visto tanti morti”<br />
Ismail Mantai<br />
Ismail Mantai è nato a Barentu in<br />
Eritrea nel 1943 e fino a 16 anni ha<br />
vissuto in modo molto sereno con<br />
la sua famiglia. Erano 10 fratelli,<br />
4 maschi e 6 femmine, il papà, la<br />
mamma (agricoltori), la nonna, gli<br />
animali, insomma una vita tranquilla.<br />
A 16 si è arruolato nel Fronte<br />
di Liberazione dell’Eritrea e a 18,<br />
come vuole la tradizione, si è sposato.<br />
Subito dopo ha lasciato la moglie,<br />
la famiglia ed è partito per la<br />
guerra dove è rimasto per 14 anni.<br />
Da quel momento la sua vita, la sua<br />
giovinezza, come lui ci dice, sono<br />
svanite. Nel 1977 è rimasto gravemente<br />
ferito e per le cure è stato<br />
portato nel campo profughi, ma poiché<br />
non erano sufficientemente efficaci<br />
nel 1979 è stato trasferito in<br />
ospedali di diversi paesi finché, per<br />
la fisioterapia, è arrivato nel 1981 a<br />
Villanova sull’Arda in provincia di<br />
I temi della memoria<br />
Piacenza, dove ha cominciato una<br />
nuova vita con e grazie alla sua attuale<br />
compagna Rosella.<br />
Ogni tanto vedo il mio paese in televisione<br />
e rimpiango la mia terra bellissima, è una<br />
terra difficile ma è la terra più bella del<br />
mondo. Anche adesso ci sono tensioni per<br />
i troppi interessi dell’Europa che manda<br />
armi, ma la guerra c’era già nel 1935. Pri-<br />
ma sono stati i turchi, dopo i turchi sono<br />
rimasti per 35 anni gli italiani i quali hanno<br />
perso contro gli inglesi che l’hanno occupata<br />
per 10 anni, poi è arrivato il Negus,<br />
è lui che ha sfruttato l’Eritrea.<br />
In Eritrea c’è tutto, oro, petrolio… è ricca,<br />
ma la ricchezza è nelle mani di pochissimi<br />
e la popolazione è decimata perché molti<br />
sono morti e altri sono fuggiti. Da 8.000.000<br />
di abitanti ne sono rimasti 4.000.000. Il<br />
territorio, più piccolo dell’Italia, è bagnato<br />
dal Mar Rosso, ci sono spiagge bellissime,<br />
ma c’è la guerra, una guerra che non finisce<br />
mai.<br />
Gli Etiopi ci trattano come una colonia,<br />
una terra di conquista. Quando c’erano<br />
gli italiani si stava bene, hanno fatto<br />
strade, case, l’errore è stato di non capire<br />
che c’era oro, petrolio, altrimenti sarebbe<br />
cambiato tutto, avrebbero fatto tante<br />
cose belle, molto più di prima. Gli italiani<br />
trattavano bene, mentre gli inglesi hanno<br />
rovinato tutto e prima di andarsene hanno<br />
fatto saltare strade e ponti. Quando sono<br />
andati via gli inglesi è cominciata la guerra<br />
civile.<br />
Il militare è cominciato a 16 anni, la mattina<br />
andavo ad aiutare i miei genitori nei<br />
campi e al pomeriggio andavo alle riunioni<br />
per la guerra. Io non capivo cosa fosse la<br />
guerra e perché si dovesse fare, così sono<br />
entrato in questa “cosa” politica e mi<br />
<strong>Argentovivo</strong> <strong>febbraio</strong> <strong>2009</strong><br />
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<strong>Argentovivo</strong> <strong>febbraio</strong> <strong>2009</strong><br />
30<br />
La gabbia del sarchiapone<br />
L’autrice<br />
I temi della memoria<br />
Quando le parole escludono<br />
Il pubblico dibattito sul tema “sicurezza” è pieno di parole e slogan basati sulla discriminazione e sull’esclusione<br />
dell’”altro”. Non è un caso. Chi vuole alimentare il conflitto con l’”altro” deve per prima cosa trasformarlo in nemico.<br />
Deve imporre concetti, quasi sempre negativi, capaci di sostituirsi alle esperienze, spesso positive, che abbiamo o abbiamo<br />
avuto con individui non appartenenti alla nostra “tribù”.<br />
La sovrapposizione di astratti slogan collettivi alle nostre esperienze quotidiane ha effetti micidiali. Persone con cui conviviamo<br />
da tempo e che finora al massimo potevano suscitare irritazione o antipatia vengono improvvisamente percepite come<br />
un pericolo da cui è lecito e necessario difendersi. Così si preparano le guerre, ma lo stesso meccanismo porta anche a quel<br />
clima di razzismo e di xenofobia che si sta rapidamente diffondendo.<br />
Dal momento che il linguaggio dell’esclusione viene ripetuto quotidianamente in mille varianti corriamo il rischio di farlo nostro<br />
– senza volerlo. Per evitare che ciò accada è utile ogni tanto riflettere sulle parole che ci vengono ispirate e proposte.<br />
Il linguaggio può essere un’arma terribile. Serve non solo a descrivere la realtà oggettiva, ma la interpreta (“marocchino”<br />
detto a chi proviene dal sud), la travisa (si dice “fermezza” e si intende “intolleranza”) e, peggio ancora, la inventa<br />
(“razza ariana”). Con conseguenze devastanti.<br />
Prendiamo il termine “insicurezza”. Non descrive una realtà, bensì una percezione. La nostra percezione di insicurezza<br />
è senz’altro reale, ma siamo sicuri che lo siano anche i fenomeni sui quali essi si basa? Per secoli in Europa sono state<br />
torturate e bruciate persone definite “streghe”. Una diffusa percezione di insicurezza spingeva la gente a farsi convincere<br />
che le streghe esistevano e che andavano denunciate e annientate. I roghi erano onnipresenti, appositi manuali<br />
descrivevano con dovizia di particolari le caratteristiche e le malefatte delle persone accusate di “stregoneria”, l’infelice<br />
a cui toccava quella sorte veniva sottoposta a strazi indicibili. Di fronte a “prove” così schiaccianti chi poteva dubitare<br />
che la parola “strega” non si riferisse ad una realtà?<br />
Esiste un esempio molto meno cruento per illustrare la capacità della lingua di “fabbricare” realtà. In un famoso<br />
sketch televisivo ambientato in un vagone ferroviario Walter Chiari e Carlo Campanini davano vita ad un fantomatico<br />
“sarchiapone americano”, animale immaginario che durante un’animata conversazione acquistava – dettaglio dopo<br />
dettaglio – fattezze sempre più inquietanti al punto da spingere tutti i passeggeri dell’affollato scompartimento ad<br />
abbandonarlo. Il meccanismo era semplice: una gabbia coperta da un telo suggeriva la presenza dell’animale, le parole<br />
lo descrivevano come si trattasse di una realtà, la reazione dei passeggeri confermava, apparentemente, il “pericolo”.<br />
In fondo non era poi così difficile scoprire il trucco. Per capire che il “sarchiapone” era una bufala che serviva al suo<br />
“padrone” per procurarsi uno spazio tutto per sé, bastava alzare quel panno. Nessuno ne aveva il coraggio per i motivi<br />
più svariati: per non perdere la faccia, per non doversi smentire, per evitare il ridicolo o semplicemente per credulità.<br />
La rubrica “La gabbia del sarchiapone” accompagnerà il Progetto Memoria <strong>2009</strong> proponendosi di offrire spunti di riflessione<br />
sul linguaggio dell’esclusione per scoprire quanti e quali “sarchiaponi” si aggirano fra di noi. In fin dei conti<br />
nessuno ci obbliga a far nostro quel linguaggio. Come individui e come cittadini possiamo optare per l’uso di parole e<br />
concetti alternativi caratterizzati dal rispetto per l’”altro”.<br />
Eva Lindenmayer<br />
La professoressa Eva Lindenmayer è nata in Germania e vive a Bologna da molti anni. Insegna “Lingua e cultura<br />
tedesca per le scienze sociali” alla Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Bologna. Nell’ambito dei suoi corsi<br />
monografici per studenti delle lauree specialistiche e magistrali si è occupata della storia dell’emigrazione tedesca e<br />
della Germania come paese di immigrazione. Attualmente tiene un corso che – in base ad esempi scelti in un ambito<br />
temporale che va dalla prima guerra mondiale alle due guerre del Golfo - indaga sul nesso fra lingua e guerra. È inoltre<br />
docente di Lingua tedesca all’Università “Primo Levi” di Bologna.
hanno convinto: c’era da liberare l’Eritrea<br />
e servivano tanti giovani. Mi hanno<br />
tirato dentro perché vedevo che tanti<br />
giovani venivano ammazzati e portati in<br />
piazza: li legavano con la corda, così in<br />
questo modo il governo etiope cercava di<br />
intimorire la popolazione mostrando la<br />
fine che spetta a quelli che vanno in guerra.<br />
Anche due miei amici sono stati presi,<br />
ammazzati, portati in piazza, legati con<br />
la corda e lasciati lì per due giorni. Così<br />
io sono diventato partigiano, non c’era un<br />
fronte, era la guerra civile.<br />
(…) Ogni tanto l’organizzazione ci dava<br />
i soldi per comperare la sigarette e una<br />
volta all’anno ce ne dava un po’ da mandare<br />
alla famiglia, ma pochissima roba.<br />
Per gli spostamenti usavamo i cavalli, i<br />
cammelli oppure le auto sottratte ai governativi<br />
feriti o morti. Io ho ammazzato<br />
perché se non ammazzavi tu ti ammazzavano<br />
loro, la guerra è guerra e non<br />
è bella, non è cosa bella la guerra, la<br />
guerra è brutta, non auguro a nessuno<br />
di fare la guerra perché ho visto tanti<br />
morti. Quando sono stato ferito nel 1977<br />
eravamo in 1700 soldati e siamo rimasti<br />
in 35, morti tutti. Sopra, gli aerei che<br />
bombardavano, sotto, i carri armati che<br />
sparavano: 1700 morti. È stato un sabato<br />
mattina alle 9, in questo inferno sono<br />
rimasto ferito e poiché non potevo muovermi<br />
perché perdevo sangue e le ossa<br />
mi uscivano dalla carne, sono rimasto lì<br />
per terra fino al lunedì. Quando mi hanno<br />
portato via ormai in stato di semincoscienza,<br />
ero gravissimo. Dopo un po’ di<br />
tempo ho cominciato a riprendermi, ma<br />
l’inizio è stato duro, molto duro.<br />
Nel 1977 l’Eritrea non era ancora una<br />
nazione ma una provincia dell’Etiopia,<br />
e io ero un guerrigliero del “Fronte di<br />
liberazione” che combatteva per la liberazione<br />
dell’Eritrea dall’Etiopia. Di noi<br />
feriti si occupavano gli eritrei attraverso<br />
e per mezzo dell’aiuto di una organizzazione<br />
internazionale. Io non potevo<br />
camminare perché la ferita di arma da<br />
fuoco mi ha paralizzato le gambe e allora<br />
i trasferimenti avvenivano per la maggior<br />
parte in aereo e poiché non avevo<br />
I temi della memoria<br />
nessuno, niente fratelli, niente cugini,<br />
completamente solo, di me si occupava<br />
l’organizzazione guerrigliera e devo dire<br />
che sono stato trattato sempre bene anche<br />
se alcuni ospedali non erano molto<br />
buoni. Per esempio nell’ospedale militare<br />
di Bagdad è stata dura, molto dura,<br />
e anche in Siria non ho ricevuto molte<br />
cure anche perché eravamo molti e tutti<br />
feriti gravi. (…)<br />
La campanella<br />
Cittadini attivi, ma come?<br />
Ce lo spiega Foa<br />
Io non volevo emigrare ma sono stato costretto<br />
per motivi di salute, a causa di<br />
questa ferita di arma da fuoco che mi ha<br />
costretto su una sedia a rotelle e che ogni<br />
tanto si riapre creandomi tuttora non pochi<br />
problemi.<br />
Non ho però nostalgia del mio paese di origine,<br />
mi spiace ma non ce la faccio, i ricordi<br />
sono troppo brutti, ricordo sempre ma<br />
sono troppo brutti.<br />
Grazie alla bella intervista del luglio 2008 di Anna Maria Pedretti a Vittorio<br />
Foa, tre mesi prima della sua scomparsa, pubblicata sul numero di gennaio<br />
di Argento Vivo, posso ritornare su un tema che mi è sempre stato molto<br />
a cuore e che Vittorio ha esposto con la semplicità della sua saggezza e<br />
l’autorevolezza della sua testimonianza di vita. “Come possiamo utilizzare<br />
i vecchi? Rivolgiamoci ai pensionati non chiedendo loro “di che cosa avete<br />
bisogno?” ma domandando “che cosa potete dare voi alla società”… perché<br />
i pensionati possono essere disponibili a molte cose … preziosissime<br />
se lo Stato decidesse di creare una serie di strumenti - di coordinamento,<br />
di servizio sul territorio…(certo parlo di diverse età: se hanno 97 anni non<br />
possono far molto, ma se ne hanno 56…). Per i vecchi - e gli immigrati – ci<br />
vuole un costante e attento lavoro – sul territorio, nelle zone - “bisogna informarsi<br />
su come la persona vive, discutere con lei e con la sua famiglia …<br />
sapendo che le cose cambiano nel tempo, cioè che dopo un mese, un anno<br />
non è detto che la situazione sia la stessa… Ora io avevo sostenuto una tesi,<br />
molti anni fa, che era quella di dare a tutti gli uomini e le donne il compito<br />
di dedicare un anno della loro vita a un servizio collettivo – servizio civile<br />
obbligatorio – l’obbligo è che ognuno deve dare un pezzo della sua vita per<br />
gli altri - il sindacato non ne ha voluto sapere, lo ha respinto con l’idea che<br />
qualunque cosa succeda deve essere pagata da un contributo, mentre io<br />
penso che molte cose vengono date e incidono sul bilancio dello Stato senza<br />
che io paghi il contributo. … Ora, a mio giudizio, sarebbe possibile gradatamente,<br />
nello spazio di due o tre anni, creare le condizioni perché ragazzi e<br />
ragazze, uomini e donne per un anno si dedichino a dei servizi civili che vuol<br />
dire: occuparsi dei vecchi, portare a scuola i bambini, supplire alle esigenze<br />
famigliari. … Secondo me, se questa organizzazione di servizi viene fatta<br />
in modo capillare da un lato hai il lavoro volontario dei giovani, dall’altro<br />
hai le forze per sostenere l’impegno di aiutare i vecchi” col coordinamento<br />
dei giovani pensionati che volontariamente si prestano. “Mi è stato chiesto<br />
come faccio io avendo quasi 100 anni ad occuparmi di tutto questo: è la mia<br />
vita, non posso farne a meno!”.<br />
Miriam Ridolfi<br />
<strong>Argentovivo</strong> <strong>febbraio</strong> <strong>2009</strong><br />
31
1<br />
“io ci sto<br />
io ci sto”<br />
contro il razzismo<br />
Campagna nazionale