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bigger than hip hop - Autistici

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nelle comunità d’origine, per tempi più o meno brevi, delle vittime<br />

della prima ondata repressiva antidroga grazie anche alla popolarità<br />

che determinati atteggiamenti acquistarono nella cultura giovanile<br />

nera. Il carcere passò rapidamente da punizione a rito di passaggio:<br />

l’identità individuale stessa sembrava esser definita dalle esperienze<br />

di reclusione vissute. Come se tutto ciò non fosse abbastanza, la<br />

maggior parte dei giovani coinvolti in esperienze sessuali carcerarie<br />

ne derivò traumi che modificarono la possibilità di relazioni amicali<br />

e amorose con l’altro sesso. Anche fuori dalle dinamiche carcerarie, i<br />

giovani neri si riuniscono in gruppo non solo per amicizia e desiderio<br />

di scambio relazionale con i propri simili, ma anche per sentirsi<br />

protetti e acquisire un sorta di illusione di branco con conseguente<br />

potere predatorio. Dentro e fuori dalla galera, il carcere e la cultura a<br />

esso associata esercitano una influenza molto forte nella cultura giovanile,<br />

inducendo atteggiamenti quali il sospetto e la diffidenza nei<br />

confronti dell’altro sesso, la fedeltà al proprio gruppo, la sfida nei<br />

confronti dell’establishment e l’odio nei confronti dell’autorità, tutte<br />

tematiche ampiamente diffuse nel gangsta rap.<br />

Quando si parla di gangsta rap, immediatamente vengono alla<br />

mente la scena di Los Angeles, gli album dei Nwa, gli album da solista<br />

di Eazy E, The Cronic di Dr. Dre e DoggyStyle di Snoop Doggy<br />

Dog. Considerando tuttavia le produzioni dei pionieri dell’<strong>hip</strong> <strong>hop</strong><br />

risulta evidente come l’estetica gangsta abbia pervaso questa cultura<br />

sin dalle origini. Chi non ha avuto la possibilità di frequentare l’Hevalo<br />

Club sulla Centosettantatreesima o il Cedar Park durante la<br />

metà degli anni Settanta, può rifarsi guardandosi Wild Style, il film<br />

di Charlie Ahearn del 1982 che documenta l’emergere della scena<br />

<strong>hip</strong> <strong>hop</strong> a New York. Nella scena in cui sale sul palco per compiere la<br />

propria performance, Double Trouble è vestito in “stile pappa” con<br />

un cappello appariscente e un gruppo di amici che agitano all’aria<br />

pistole scintillanti. Questa scena, che risale ai primi anni Ottanta,<br />

sembra fin troppo contemporanea. Ma potremmo andare ancora<br />

più indietro nel tempo giungendo a Lightnin’ Rod (Jalal Uridin dei<br />

Last Poets) e alla pubblicazione di Huster’s Convention nel 1973; a<br />

Lloyd Price con la sua Stagger Lee registrata nel 1958; a Screamin’<br />

Jay Hawkins con il suo rap con espliciti riferimenti sessuali, Alligator<br />

Wine. Ma per comprendere a pieno l’estetica gangsta nella cultura<br />

<strong>hip</strong> <strong>hop</strong> dovremmo analizzare anche i testi blues e l’antica tradizione<br />

del toastin’ – elemento della tradizione orale afro-americana, consi-<br />

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