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Febbraio

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“La Crocifissione” di Pieter Paul Rubens (1577-1640).<br />

Anversa, Musée Royaux des Beaux Arts.<br />

“Liberamente” Gesù si consegna alla morte<br />

E prima di tutto, Giovanni vuol mettere in evidenza la piena<br />

“libertà”, con cui Gesù affronta il dramma della sua passione<br />

e morte. Ai soldati, che erano venuti ad arrestarlo nell’orto<br />

del Getsemani, Gesù si fa avanti e domanda loro: «“Chi<br />

cercate?”. Gli risposero: “Gesù il Nazareno”. Disse loro Gesù:<br />

“Sono io!”… Appena disse “Sono io”, indietreggiarono e<br />

caddero a terra» (Gv 18, 4-6).<br />

È piuttosto sorprendente quel “cadere” dei soldati a terra,<br />

appena Gesù dichiara “Sono io”. Più di un esegeta interpreta<br />

quella espressione non in senso ovvio e banale, ma come l’equivalente<br />

dell’“Io sono”, ricorrente già altre quattro volte nel<br />

quarto Vangelo (8, 24.28.58; 13, 19). Con tale espressione<br />

si intenderebbe caratterizzare la “trascendenza” divina di<br />

Gesù, che pur si lascia arrestare in piena libertà di spirito.<br />

Dopo di che, Gesù viene condotto prima da Anna, “suocero<br />

di Caifa”, che era sommo sacerdote in quell’anno. Caifa poi<br />

era quello che aveva consigliato ai Giudei: “È meglio che un<br />

uomo solo muoia per il popolo” (Gv 18, 13-14).<br />

Questo riferimento a una sentenza di morte, già decretata in<br />

anticipo, spiega la rapidità con cui si svolse il processo davanti<br />

al Sinedrio, per rimettere poi nelle mani di Ponzio Pilato la<br />

condanna a morte di Gesù.<br />

Giustamente perciò annota un autorevole esegeta: “L’evangelista<br />

non dice altro sul processo giudaico, perché questo<br />

processo riempie di fatto tutto il suo Vangelo: dall’inchiesta<br />

intorno a Giovanni (1, 19) alla decisione di uccidere Gesù<br />

(11, 49-53), il racconto si svolge come un lungo dibattito processuale”<br />

(D. Mollat).<br />

“Patì sotto Ponzio Pilato”<br />

Ponzio Pilato, in fin dei conti, si dimostra più onesto dei capi<br />

dei Giudei e fa di tutto per liberare Gesù, magari prendendolo<br />

per un megalomane: “Tu sei il re dei Giudei? La tua gente e<br />

i sommi sacerdoti ti hanno consegnato a me; che cosa hai<br />

fatto?” (Gv 18, 33.35).<br />

E Gesù risponde affermativamente, cercando però di far capire<br />

la natura del tutto particolare della sua “regalità”: “Tu lo<br />

dici; io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono<br />

venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità.<br />

Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce” (Gv 18, 37).<br />

Questo riferimento alla “verità” incuriosisce Pilato, il quale<br />

pone a Gesù una ulteriore domanda, che alcuni ritengono<br />

come irridente, ma che io penso sia sincera: “Che cos’è la<br />

verità?” (Gv 18, 38). Ma tutto indaffarato come era, il procuratore<br />

romano torna a interloquire con la folla, senza attendere<br />

la risposta, che sarebbe stata quasi certamente quella<br />

che, già a suo tempo, Gesù aveva dato presentando “se stesso”<br />

come “via, verità e vita” (Gv 14, 6).<br />

Nonostante i tentativi per salvarlo, alla fine Pilato cede alla<br />

folla che reclama la crocifissione per Gesù. All’ultima sua<br />

provocazione, che ora sa di irrisione e di cinismo: “Metterò in<br />

croce il vostro re?”, la folla inferocita risponde: “Non abbiamo<br />

altro re all’infuori di Cesare” (Gv 19, 15). Pur di far fuori Gesù<br />

si proclamano “sudditi” devoti dell’imperatore di Roma, che<br />

invece detestavano cordialmente!<br />

A questo punto la partita era già chiusa: “Allora (Pilato) lo<br />

consegnò loro perché fosse crocifisso” (Gv 19, 16).<br />

Comunque, una specie di rivincita Pilato se la prese con la<br />

iscrizione da porre sulla croce, per individuare il condannato<br />

a morte: “Gesù il Nazareno, il re dei Giudei”, nonostante le<br />

proteste dei “sommi sacerdoti” (Gv 19, 19-22).<br />

Maria ai piedi della croce<br />

Commovente è la presenza di Maria ai piedi della croce. Dopo<br />

l’episodio delle nozze di Cana (Gv 2, 1-11), dove era stata<br />

la protagonista di quel primo miracolo operato da Gesù,<br />

Maria era scomparsa dalla scena. Ricompare solo adesso<br />

per assistere alla morte del Figlio, condannato come un volgare<br />

assassino: «Stavano presso la croce di Gesù sua madre,<br />

la sorella di sua madre, Maria di Cleofa e Maria di Magdala.<br />

Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo<br />

che egli amava, disse alla madre: “Donna, ecco il tuo figlio!”. Poi<br />

disse al discepolo: “Ecco la tua madre!”. E da quel momento, il<br />

discepolo la prese nella sua casa» (Gv 19, 25-27).<br />

Quindi, dopo aver chiesto qualcosa da bere, Gesù esclamò:<br />

«“Tutto è compiuto!”. E chinato il capo, spirò» (Gv 19, 30).<br />

A questo punto il Vangelo di Giovanni aggiunge un’altra notizia<br />

del tutto particolare: perché i cadaveri non rimanessero<br />

Il Rosario e la Nuova Pompei<br />

18<br />

Anno 125 - N. 2 - 2009 [66]

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