R08b-RELAZIONE RISCHIO ALLUVIONI_bacino Solofrana.pdf

R08.b
Regione Campania
Autorità di Bacino del Sarno
L. R. 7.2.1994, n. 8
PIANO STRALCIO DI BACINO PER L’ASSETTO IDROGEOLOGICO
Luglio 2011
( Redazione novembre2009)
A G G I O R N A M E N T O
Descrizione elaborato
RELAZIONE
AGGIORNAMENTO DELLE FASCE FLUVIALI E DEL
RISCHIO IDRAULICO A VALLE
DEGLI INTERVENTI DI MITIGAZIONE REALIZZATI
PER L’ASTA DEL T.SOLOFRANA
IN LOCALITÀ PANDOLA
Gruppo di lavoro
S.T.O. A.d.B. Sarno
R.U.P. dr. geol. F. Baistrocchi
Commissario Straordinario
ing. Pasquale Marrazzo

R. 08/01
Scala:
R e g i o n e C a m p a n i a
A U T O R I T À D I B A C I N O D E L S A R N O
A.P.Q. Difesa del Suolo R.C. – cod. int. DS.ST/01
Aggiornamento delle fasce fluviali e delle aree a rischio idraulico
individuate dal P.S.A.I. alla luce degli interventi di mitigazione realizzati e/o
programmati per l’asta fluviale del torrente Solofrana e dell’alveo Comune Nocerino.
Data: 30.11.2009
Segretario Generale :
Pietro Giuliano Cannata
Descrizione elaborato
RELAZIONE GENERALE
R.U.P. Geol. GUERRIERO Antonella
GRUPPO DI LAVORO
REDATTORI DELLO STUDIO
Ing. D’Alterio Domenico
Ing. Della Gatta Massimo
Geol. Mirra Paolo
Arch. Scala Marina
ELABORAZIONI CARTOGRAFICHE
Dr. Albano Alberto
Geom. Beracci Luigi
Geom. Paroli Antonino
SUPPORTO AMMINISTRATIVO E
LOGISTICO
Dr. Esposito Catello
Dr. Froncillo Gaetano
Sig. Vanacore Raimo

R e g i o n e C a m p a n i a
A u t o r i t à d i B a c i n o d e l S a r n o
“AGGIORNAMENTO DELLE FASCE FLUVIALI E DELLE AREE A RISCHIO
IDRAULICO INDIVIDUATE DAL P.S.A.I. ALLA LUCE DEGLI INTERVENTI DI
MITIGAZIONE REALIZZATI E/O PROGRAMMATI PER L’ASTA FLUVIALE DEL
TORRENTE SOLOFRANA E DELL’ALVEO COMUNE NOCERINO”
RELAZIONE GENERALE
1

Lo studio e la proposta di piano sono stati redatti da:
geol. Antonella Guerriero – Responsabile del Procedimento
ing Domenico D’Alterio
ing. Massimo Della Gatta
geol. Paolo Mirra
arch. Marina Scala
elaborazioni cartografiche:
dott. Alberto Albano:
geom. Antonino Paroli
geom. Luigi Beracci
2

INDICE
1. INTRODUZIONE .................................................................................................................................. 4
1.1 Finalità e obiettivi dello studio ..............................................................................................................................4
1.2 Fasi di lavoro e modalità di attuazione delle attività ..........................................................................................6
1.3 Prodotti ed elaborati ................................................................................................................................................6
2. CARATTERIZZAZIONE GENERALE DELL’ AMBITO DI STUDIO ................................................................ 8
2.1 Il territorio di riferimento .......................................................................................................................................8
2.2 Sistema fisico – morfologico............................................................................................................................... 10
2.2.1 Idrografia ............................................................................................................................................................................... 10
2.2.2 Caratterizzazione geomorfologica e geologica ............................................................................................................... 11
2.3 Sistema insediativo e socio – economico produttivo ..................................................................................... 17
2.4 Sistema infrastrutturale – mobilità ..................................................................................................................... 21
2.5 Sistema ecologico – ambientale .......................................................................................................................... 22
2.6 Pericolosità e rischio idrogeologico ................................................................................................................... 24
2.7 Quadro della pianificazione urbanistica ............................................................................................................ 28
2.8 L’ambito di approfondimento idraulico............................................................................................................ 33
3. RIPERIMETRAZIONE DELLE FASCE FLUVIALI NELL’AMBITO DI APPROFONDIMENTO ......................... 37
3.1 Analisi idrologica e schematizzazione delle piene di riferimento ................................................................. 37
3.2 Analisi degli effetti indotti dalla realizzazione della vasca Pandola .............................................................. 38
3.3 Caratterizzazione topografica dell’ambito di approfondimento ................................................................... 40
3.4 Caratterizzazione dei parametri di conducibilità idraulica del torrente Solofrana e delle relative
pertinenze ............................................................................................................................................................... 41
3.5 Modellazione idraulica dei fenomeni di esondazione ..................................................................................... 41
3.6 Aggiornamento delle fasce fluviali nell’ambito di approfondimento .......................................................... 43
4. AGGIORNAMENTO DEL RISCHIO IDRAULICO NELL’AMBITO DI APPROFONDIMENTO .......................... 46
4.1 Carta degli insediamenti ....................................................................................................................................... 46
4.2 Definizione del danno .......................................................................................................................................... 51
4.3 Definizione del rischio ......................................................................................................................................... 54
5. SINTESI DEI RISULTATI E PROPOSTE DI INTERVENTO ......................................................................... 57
5.1 Sintesi dei risultati ................................................................................................................................................. 57
5.2 Interventi di mitigazione ...................................................................................................................................... 59
5.3 Aggiornamento Norme di Attuazione ed Allegati .......................................................................................... 62
APPENDICE : ............................................................................................................................................. 65
ALLEGATI TECNICI B ED H DELLE NORME DI ATTUAZIONE P.S.A.I. ............................................... 65
CON INTEGRAZIONI E MODIFICHE AGGIUNTIVE ....................................................................................... 65
3

1. INTRODUZIONE
1.1 Finalità e obiettivi dello studio
La presente attività di studio e pianificazione si inquadra nell’azione di
aggiornamento del vigente Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico che nasce come piano
dinamico, in continua evoluzione in funzione dell’acquisizione di nuove conoscenze, degli
interventi di riduzione del rischio realizzati, delle esperienze maturate nel corso della sua
gestione.
L’Autorità di bacino del Sarno ha, infatti, tra i compiti istituzionali, quello di promuovere e
realizzare attività di ricerca e di sviluppo che possano migliorare le conoscenze di base, i
metodi e le tecnologie funzionali allo svolgimento in sicurezza delle attività di protezione
del rischio idrogeologico.
A tal fine la Regione Campania, con Decreto Dirigenziale n.1212 del 15.11.2007 a firma
del responsabile della Misura A.P.Q. Difesa Suolo, ha assegnato all’Autorità di Bacino del
Sarno un finanziamento specifico per attività di manutenzione ed aggiornamento del
predetto Piano (codice intervento DS.ST/01).
Coerentemente con esso, sono state avviate attività di censimento degli interventi realizzati,
successivamente alla redazione del vigente PSAI, lungo le aste del torrente Solofrana e
dell’Alveo Comune Nocerino e di verifica dei relativi effetti sulle criticità idrauliche
individuate. Tale ricognizione ha individuato nella vasca Pandola 1, recentemente ultimata
dalla Struttura Commissariale Regionale ex Ord. 2994/1999 (ora ARCADIS) in territorio di
Mercato S. Severino, l’intervento più significativo ai fini della mitigazione del rischio
idraulico nell’area di studio. Pertanto si è provveduto a simulare le variazioni indotte sulle
piene del torrente Solofrana e dell’Alveo Comune Nocerino dall’entrata in esercizio del
dispositivo di laminazione in questione. Il risultato di questa fase di studio ha evidenziato
come le ricadute sui fenomeni di esondazione si esauriscano poco oltre la località S. Angelo
(sempre a Mercato S. Severino), a valle della quale sono stati verificati inalterati gli scenari
di rischio già individuati dal vigente PSAI. Tutto quanto premesso, si è proceduto alla
schematizzazione delle attività finalizzate all’aggiornamento dei livelli di pericolosità
idraulica e, conseguentemente, delle fasce fluviali e delle aree a rischio nell’area oggetto di
studio di fatto interessata dall’influenza della vasca, confermando le previsioni del PSAI per
i territori attraversati dall’Alveo Comune Nocerino e dal torrente Solofrana, a valle della
località S. Angelo.
Per quanto concerne, invece, le attività di aggiornamento dei documenti di Piano a seguito
degli interventi già programmati nell’area oggetto di studio, il livello delle progettazioni
connesse agli stessi non ha consentito di simulare a scala di dettaglio i relativi effetti sui
livelli di pericolosità e rischio idraulici futuri, essendo peraltro in corso di approvazione il
Grande Progetto per il “completamento della riqualificazione e recupero del fiume Sarno”
(POR - FESR 2007/2013) nel quale confluiranno tutte le iniziative finalizzate alla
sistemazione idraulica del bacino.
1 “Vasca di laminazione delle piene del torrente Solofrana in località Pandola del comune di Mercato S. Severino
(SA)” realizzata dal Commissariato Regionale ex Ord. 2994/1999 e ss. mm. e ii., nell’ambito dell’APQ Regionale per
la Difesa Suolo (ex D.G.R. n. 1001 del 28.07.05) su progetto esecutivo redatto, congiuntamente, dal Consorzio di
Bonifica Integrale Comprensorio Sarno, dall’Autorità di Bacino del Sarno e dalla Struttura Commissariale medesima,
per un importo complessivo di Euro 5.902.299,80. Lavori ultimati nel febbraio 2009 e collaudati in settembre 2009.
4

Infine, lo studio ha consentito una verifica applicativa delle metodologie e dei criteri per la
perimetrazione delle sottofasce fluviali (B1, B2, B3) dalla quale è scaturita la proposta di
aggiornamento delle Norme di Attuazione del P.S.A.I. in materia di rischio e pericolosità
idraulica.
5

1.2 Fasi di lavoro e modalità di attuazione delle attività
In relazione alle finalità ed agli obiettivi di cui sopra l’attività è stata articolata in tre
fasi di lavoro. Un primo momento, di raccolta delle informazioni (già in possesso o da
reperire/acquisire), un secondo, di elaborazione e restituzione intermedia, una terza ed
ultima fase di interpretazione/rielaborazione ed esame critico dei risultati ottenuti.
La fase di raccolta dati ha riguardato principalmente la ricostruzione delle caratteristiche
topografiche, idrologiche, geologiche, geomorfologiche, insediative e di uso del suolo
inerenti l’area di studio; caratterizzazione che ha richiesto, ove necessario, il ricorso a
specifiche indagini di campo.
La fase di elaborazione ha permesso, invece, l’implementazione delle informazioni
territoriali acquisite e la simulazione dei fenomeni fisici di interesse a mezzo di appositi
codici numerici di calcolo; i risultati ottenuti sono stati, successivamente, restituiti sotto
forma di mappe tematiche intermedie.
La fase conclusiva ha affrontato, infine, l’interpretazione dei risultati in chiave pianificatoria
fornendo, previo aggiornamento degli elaborati di Piano, nuovi indirizzi e proposte di
intervento (strutturali e non) per la mitigazione del rischio idraulico e per l’attuazione degli
interventi di sistemazione idraulica.
Le attività sono state curate dal gruppo di lavoro interno dell’Autorità di Bacino del Sarno
(ex Decreto n. 14 del 22.02.08 e ss. mm. e ii. del Segretario Generale) con l’avvalimento di
collaboratori esterni (per gli aspetti concernenti le modellazioni numeriche e le indagini di
campo).
1.3 Prodotti ed elaborati
Nello specifico lo studio ha sviluppato i seguenti contenuti:
aggiornamento della base cartografica dell’ambito di studio;
caratterizzazione generale del sistema fisico ed antropico dell’ambito di studio;
indagine sulle caratteristiche morfologiche e sedimentologiche dell’asta fluviale del
Torrente Solofrana e dell’Alveo Comune Nocerino ai fini della conducibilità idraulica;
analisi idrologica e schematizzazione delle piene in arrivo dai torrenti Solofrana, Laura,
Calvagnola e Lavinaio (Rio Secco);
studio degli effetti di laminazione indotti dalla vasca Pandola sulle piene in arrivo dal
sistema Rio Laura – Torrente Solofrana;
studio delle ricadute della vasca Pandola sui fenomeni di esondazione nei territori
dell’ambito di studio posti a valle della stessa ed individuazione dell’ambito di
approfondimento idraulico;
caratterizzazione topografica ed insediativa dell’ambito di approfondimento;
individuazione delle condizioni al contorno per la modellazione dei fenomeni di
esondazione nell’ambito di approfondimento e relativa implementazione;
simulazione dei fenomeni di esondazione e restituzione dei livelli di pericolosità idraulica
nell’ambito di approfondimento;
elaborazione dei risultati ed aggiornamento della carta delle fasce fluviali, del danno e del
rischio idraulico per l’ambito di approfondimento;
identificazione degli interventi (strutturali e non) da prevedere per la mitigazione del
rischio nell’ambito di approfondimento idraulico.
6

I contenuti ed i risultati dello studio, così come sopra sistematizzati, sono confluiti in un
unico documento, redatto dal Gruppo di Lavoro a partire dai contributi specialistici dei
collaboratori esterni (ad esso allegati) articolato come da seguente elenco elaborati:
AGGIORNAMENTO PSAI
R.01 – Relazione Generale
I.G.01 – Corografia Area Studio (bacino torrente Solofrana) Scala 1 : 25.000
I.G.02 – Carta Geolitologica Scala 1 : 25.000
I.G.03 – Carta Geomorfologica Scala 1 : 25.000
I.G.04 – Carta degli Spessori Scala 1 : 25.000
I.G.05 – Carta dell’Uso Suolo (CUAS regionale) Scala 1 : 25.000
I.G.06 – Carta Reticolo Idrografico Scala 1 : 25.000
I.G.07 – Inquadramento Ambito Approfondimento Scala 1 : 25.000
I.G.08 – Aerofotogrammetria di riferimento e catasto opere idrauliche Scala 1 : 5.000
R.I.01 – Carta degli Insediamenti Scala 1 : 5.000
R.I.02 – Carta delle Fasce Fluviali Scala 1 : 5.000
R.I.03 – Carta del Rischio Idraulico Scala 1 : 5.000
ALLEGATI
Elaborati Specialistici
Modellazione Idraulica
M.I.R.00 – Indagine sulle caratteristiche morfologiche e sedimentologiche dell’asta
fluviale del Torrente Solofrana e dell’Alveo Comune Nocerino
M.I.R.01 – Relazione
M.I.R.02 – Risultati Elaborazioni
M.I.01 – Corografia Area Studio Scala 1 : 5.000
M.I.02 – Altimetria Area Studio Scala 1 : 5.000
M.I.03 – Grigliato di Calcolo (tre quadranti) Scala 1 : 2.000
M.I.04 – Massimi Tiranti Idrici (su ortofotocarta) Scala 1 : 5.000
M.I.05 – Massimi Tiranti Idrici (su aerofotogrammetria/tre quadranti) Scala 1 : 2.000
M.I.06 – Massima Velocità (su aerofotogrammetria/tre quadranti) Scala 1 : 2.000
M.I.07 – Massima Vettori Velocità (su aerofotogrammetria/tre quadranti) Scala 1 : 2.000
7

2. CARATTERIZZAZIONE GENERALE DELL’ AMBITO DI STUDIO
2.1 Il territorio di riferimento
L’ambito di studio è relativo al Bacino del Solofrana che costituisce, seguito dal
Cavaiola, il principale sottobacino del bacino del fiume Sarno.
Il Bacino del Solofrana ha una superficie di circa 190 Kmq , esclusa la conca di Forino con
la quale raggiunge i 212 Kmq, un’altimetria variabile tra 43 e 1607 m.s.l.m. e costituisce
circa il 50% del bacino idrografico del fiume Sarno ed il 30 % del territorio di competenza
dell’ Autorità di Bacino del Sarno.
Il bacino idrografico (considerando esclusa la conca di Forino) comprende quasi
interamente 10 comuni, dei quali 6 appartenenti alla provincia di Salerno (Bracigliano,
Calvanico, Castel S.Giorgio, Fisciano, Mercato S.Severino, Roccapiemonte, Siano) 3 a
quella di Avellino (Montoro Inferiore, Montoro Superiore, Solofra ), interessa parzialmente
i comuni di Nocera Inferiore e Nocera Superiore (SA) ricadenti prevalentemente nel bacino
del Cavaiola e marginalmente i comuni di Forino(AV) 2 , Contrada (AV) e Quindici (AV) 3.
L’ambito oggetto della riperimetrazione delle fasce fluviali in conseguenza degli interventi
di mitigazione realizzati comprende un’area relativa all’asta del Torrente Solofrana a valle
della vasca di laminazione in località Pandola nel Comune di Mercato S.Severino.
L’ individuazione di quest’area, peraltro una delle più critiche sotto il profilo del rischio
idraulico, è scaturita dalla I fase di studio che ha verificato come gli effetti dell’opera
realizzata si esauriscano in corrispondenza della località S.Angelo prima della confluenza
del Solofrana nell’Alveo Comune Nocerino.
I paragrafi che seguono comprendono la sintesi degli aspetti significativi del sistema fisico
ed antropico del bacino del Solofrana e dell’ambito di approfondimento utili allo sviluppo
delle successive elaborazioni specialistiche ed alle proposte di pianificazione.
2 Il comune di Forino ricade in prevalenza nella “ Conca di Forino“. Per le finalità del presente studio, ovvero dei
riflessi sulla pericolosità idraulica e sui fenomeni relativi al trasporto solido, la Conca di forino non è stata considerata
in quanto compresa nel bacino del Sarno-Sottobacino Solofrana, in prevalenza per le gli aspetti connessi alla
circolazione idrica sotterranea.
3 I Comuni di Contrada e Quindi ci ricadono in prevalenza nel territorio di competenza dell’ Autorità di Bacino
Nazionale Liri-Garigliano e dell’ Autorità di Bacino regionale Nord-Occidentale
8

Fig.2.1- Territorio dell’Autorità di Bacino e bacini idrografici
Fig.2.2 Bacino del Solofrana
1
2
9

2.2 Sistema fisico – morfologico
2.2.1 Idrografia
La rete idrografica del fiume Sarno si completa con i suo affluenti principali che
raccolgono il contributo della parte più interna del bacino:
i torrenti Solofrana e Cavaiola, confluenti nell’Alveo Comune Nocerino in
corrispondenza del comune di Nocera Inferiore;
l’Alveo Comune Nocerino, affluente nel fiume Sarno nel comune di S. Marzano;
i rii di Sarno, dalla cui confluenza si origina il corso principale del fiume Sarno (Rio
Foce, Rio Palazzo, Rio S. Marino).
Il torrente Solofrana trae origine a monte dell’abitato di Solofra, nel vallone delle Grotticelle ,
dal gruppo sorgentizio Bocche Soprane–Bocche Sottane–Lapezzeta, ed è alimentato da
numerosi fossi che drenano il bacino sovrastante la piana di Solofra.
Il ramo principale ha una lunghezza di circa 29 Km e raccoglie, ai margini orientali del
bacino le acque del Vallone Spirito Santo , provenienti dalle aree più elevate della valle di
Solofra e quelle del Vallone dei Granci, dallo spartiacque del fiume Sabato, per poi
biforcarsi all’altezza della piana di Montoro e ricongiungersi all’ingresso dell’abitato di
Mercato S.Severino, dove riceve in sinistra gli apporti dei torrenti Calvagnola e Lavinaio ed
in destra le acque del Rio Laura e del torrente Lavinaro.
Il corso principale nel primo tratto scorre molto incassato in un alveo naturale
caratterizzato da alte sponde in terra; dalla località S. Pietro, nel comune di Montoro
Inferiore, fino alla confluenza con il torrente Cavaiola, il torrente è delimitato da fatiscenti
muri spondali che realizzano sezioni di deflusso estremamente variabili quindi attraversa il
centro urbano di Mercato S.Severino con vari tratti tombati e si biforca nuovamente a valle
del nodo ferroviario di Codola .
Il ramo sinistro, denominato torrente Casarsano, svolge di fatto una funzione di by-pass
del tratto principale; poco dopo il ricongiungimento , con una serie di salti, il Solofrana
confluisce nel torrente Cavaiola.
Sotto il profilo idrologico, i deflussi delle principali sorgenti del Solofrana, in gran parte
captati a scopo potabile dal Comune di Solofra e per la parte restante assorbiti dalla
subalvea già in corrispondenza dell’abitato di Solofra, sono in fase di esaurimento mentre le
sorgenti Laura e Labso a Montoro Inferiore sono utilizzate in buona parte per uso irriguo.
Attualmente, quindi, il torrente Solofrana si presenta quasi interamente canalizzato, in
prevalenza alimentato dagli scarichi delle concerie di Solofra.
Lo stato di qualità ambientale delle acque, analizzato ai sensi del D.L.gs 152/99 in sede di
Progetto di Piano Stralcio di Tutela delle acque dell’ Autorità di Bacino del Sarno e
successivamente verificato da monitoraggi condotti dall’ ARPAC e dalla stessa Autorità
nell’ambito dello Studio a supporto del Parco dei Monti Picentini 4, si conferma “Pessimo”. 5
4 Studio finalizzato alla caratterizzazione del bilancio idrico , alla determinazione del deflusso minimo vitale e del
coprpo idrico di riferimento del bacino idrografico Alto-Solofrana, a supporto della programmazione e gestione del
territorio del Parco Regionale dei Monti Picentini
5Campagna di monitoraggio ( LIM e IBE) del 2008.
10

CORSO
D’ACQUA
Superficie
bacino
Perimetro
bacino
Lunghezza
asta princ.
Ipsografia
(m.s.m.)
Altitudine
media(m)
Pendenza
%
(Kmq) (Km) (Km) Hmin Hmax Hmed Hmax-Hm/L
SOL 212,7 67,8 28,7 43 1607 429 5,0
CAL 25,6 25,4 11,7 150 1607 655 12,0
LAR 22,7 24,5 10,0 125 1607 490 14,0
LAI 20,8 25,4 10,4 122 852 349 7,0
LAU 23,0 25,1 7,0 171 957 383 11,0
Fig. 2.3 Bacino del Solofrana e sottobacini
2.2.2 Caratterizzazione geomorfologica e geologica
La valle del torrente Solofrana è caratterizzata da una ampia struttura a graben
riempita da potenti coltri piroclastiche, rimaneggiate dagli agenti geomorfici alluvionali
(piene ed esondazioni). I depositi piroclastici di pianura si presentano più spesso consolidati
ed interdigitati con la presenza di lenti sabbioso – limose, e meno frequentemente ghiaiose.
I rilievi che delimitano la valle sono costituiti da formazioni calcaree con potenti coperture
piroclastiche sciolte, che a luoghi raggiungono spessori anche superiori al metro. Tali
depositi risultano essere la causa predisponente all’innesco delle colate rapide di fango, che
più volte, anche nel corso degli ultimi anni hanno interessato i centri abitati siti sulla fascia
pedemontana.
11

Caratteristiche geologiche e geomorfologiche a parte presenta l’area nei pressi della frazione
Banzano di Montoro Superiore e sulla fascia pedemontana a nord del comune di Solofra;
qui affiorano i depositi argilloso-arenacei che inducono altre tipologie di dissesto, ascrivibili
agli scorrimenti rotazionali e/o traslazionali.
La descrizione di dettaglio delle litologie affioranti nell’area di studio può essere riferita alla
Cartografia Geologica dell'AdB Sarno - Progetto CARG ed. 2003.
La morfologia che scaturisce dall’assetto geologico si presenta meno acclive e con un
reticolo idrografico ben gerarchizzato.
All’interno del bacino è possibile discriminare una falda superficiale che scorre nei terreni di
copertura, ed una falda acquifera sotterranea che individua il torrente Solofrana come il
principale punto di recapito proveniente dai rilievi circostanti, mentre, in altre, la alimenta
e, conseguentemente la inquina. Le anzidette caratteristiche idrogeologiche comportano
l’esistenza di una circolazione idrica per falde sovrapposte, parzialmente interconnesse dai
flussi di drenanza attraverso gli strati semipermeabili e dalle soluzioni di continuità degli
stessi. A grande scala si può fare quindi riferimento ad un’unica circolazione idrica
sotterranea, mentre localmente si può fare spesso riferimento a più falde sovrapposte.
L’aspetto idrografico del territorio in esame va esaminato distinguendo le problematiche del
reticolo di valle (Solofrana in senso stretto) da quello di monte.
Il torrente Solofrana si presenta arginato artificialmente in più punti, addirittura per tratti
altrettanto lunghi si presenta tombato, di conseguenza l’azione geomorfica del corso
d’acqua non agisce sul territorio circostante.
Trattazione a parte merita l’analisi del reticolo montano; i valloni montani sono impostati
lungo i versanti calcarei con abbondante copertura piroclastica, tali valloni incombono
direttamente sui centri abitati, a volte non avendo nemmeno continuità idraulica con il
reticolo di valle; infine gli stessi sono vie preferenziali di deflusso delle colate rapide di
fango, in quanto la manutenzione lungo tali aste risulta essere quasi sempre scadente.
Tettonica ed assetto strutturale
La struttura dell’Appennino Meridionale è il risultato del trasporto orogenico in
direzione E e NE, avvenuto tra il Miocene e almeno tutto il Pliocene superiore, che ha
determinato il formarsi di una “catena a falde di ricoprimento” mediante il progressivo
accavallamento ed embricazione tra le unità dei bacini interni e le unità della piattaforma
carbonatica.
I rilievi montuosi dell’area di studio sono situati tra la zona assiale della catena e quella
interna (Tirrenica). In tale settore, le fasi tardive della tettogenesi compressiva, sono state
accompagnate da episodi distensivi sinorogenici che hanno provocato un collasso di parti
della catena, in direzione S e SE, mediante faglie normali a basso angolo (LANFs). Esse
hanno profondamente modificato la configurazione della struttura a falde, determinando
inoltre un notevole assottigliamento della pila, ma non hanno cambiato le originarie
relazioni geometriche tra le diverse unità tettoniche.
A partire dal Pleistocene, sia le strutture compressive (sovrascorrimenti) sia quelle
distensive (faglie dirette a basso angolo), connesse alle fasi tettoniche precedenti, sono state
tagliate da faglie dirette ad alto angolo (HANFs) che hanno determinato il sollevamento
relativo dell’area.
Studi specifici circa la distribuzione spazio-temporale e le caratteristiche della fagliazione
quaternaria in Appennino meridionale indicano, per l’area in oggetto, la presenza di almeno
3 sistemi di faglie ad attività recente.
12

Geomorfologia
I vari morfotipi individuati possono essere raggruppati come segue:
Unità morfologiche e forme associate di genesi complessa
Forme a controllo lito-strutturale
Forme fluviali e di versante dovute al dilavamento
Forme antropiche
Unità morfologiche e forme associate di genesi complessa
Sono entità geomorfologiche di ordine “gerarchico” superiore la cui genesi è il risultato sia
del condizionamento litologico-strutturale sia di successive fasi morfogenetiche.
Crinali montuosi e collinari: aree a debole pendenza ubicate in corrispondenza della
culminazione orografica dei rilievi ed in alcuni casi interpretabili come residui di antiche
superfici morfologiche. La presenza delle diverse discontinuità tettoniche quali faglie e
macrofratture delimitano e dislocano le dorsali, in senso trasversale.
Ripiani: lembi di superfici morfologiche sub-pianeggianti o debolmente inclinate ubicate
sia in posizione intermedia sui versanti sia lungo crinali. Tali forme possono sia essere
riconducibili a fattori litologico-strutturali, quali dislocazioni tettoniche, assetto
giaciturale del substrato, morfoselezione, ecc.; sia avere il significato di superfici di
erosione o accumulo riferibili ad antichi livelli di base.
Versanti fluvio-denudazionali di bacini imbriferi: sono legati sia all’erosione lineare legata
all’approfondimento del reticolo idrografico sia ai processi di denudazione areale e di
massa. Il loro grado di stabilità è direttamente legato alle condizioni litostratigrafiche sia
dei depositi di copertura sia dei terreni del substrato.
Forme a controllo lito – strutturale
Nell’area studiata i morfotipi a controllo litostrutturale più significativi, sono rappresentati
da:
Creste o crinali molto serrati: rappresentano aree di crinale assottigliate da processi erosivi
che hanno interessato la parte alta dei versanti; spesso tali morfotipi sono interrotti da
salti di pendenza legate sia a fattori strutturali sia a fattori litologici.
Versanti litostrutturali: rappresentano areali dove i processi di erosione sono controllati
principalmente dalla giacitura degli strati, dall’orientamento della fratturazione e dalla
competenza dei litotipi affioranti.
Scarpate: rappresentano salti morfologici riconducibili principalmente a fenomeni di
morfoselezione. Essi sono stati distinti in base al loro grado di evoluzione
geomorfologica e rappresentano aree di innesco e alimentazione di crolli e flussi
detritici.
Forme fluviali e di versante dovute al dilavamento
Zob (Zero Order Basins): Depressioni concave sviluppate in corrispondenza delle zone
apicali delle testate d’impluvio di primo ordine gerarchico. Rappresentano aree di
accumulo preferenziale di depositi, generalmente sciolti, di origine piroclastica e
detritico-colluviale.
Conoidi e talus colluviali: rappresentano forme di accumulo, di pendice collinare e di
piedimonte, originate da processi eluvio-colluviali. In particolare le prime sono situate
13

allo sbocco di impluvi di limitata estensione e bassa pendenza nei quali non è sviluppato
un vero e proprio reticolo drenante.
Conoidi detritico-alluvionali: rappresentano zone di invasione allo sbocco dei valloni
montani, dove il gradiente topografico si riduce e i flussi provenienti dai versanti,
dapprima incanalati, possono perdere velocità e capacità di trasporto, espandendosi e
depositando materiali grossolani e fini con scarsissima selezione.
Conoidi alluvionali: sono forme di accumulo che si sviluppano allo sbocco dei corsi
d’acqua in zone pianeggianti, o nel caso di affluenti, nel fondovalle del collettore
principale. La deposizione è controllata dalla diminuzione di capacità di trasporto dei
flussi idrici.
Terrazzi fluviali: rappresentano il risultano di fasi di sovralluvionamento dei fondovalle
alternate a fasi di approfondimento degli alvei fluviali. L’alternanza di tali fasi porta alla
formazione di superfici subpianeggianti interrotte verso l’asse vallivo da scarpate
morfologiche. La pericolosità geomorfologica è legata all’inondabilità dei terrazzi stessi.
Inquadramento morfoevolutivo
L’area di studio presenta un assetto morfostrutturale analogo ad altre zone
montuose dell’Appennino Campano Lucano. I rilievi rappresentano alti strutturali bordati
da ampie depressioni il cui approfondimento è legato alla surrezione della fascia centrale
della catena appenninica.
L’età della loro definitiva emersione e del relativo inizio del loro modellamento subaereo
non è nota con certezza, tuttavia studi a carattere regionale ascrivono al Miocene superiore
le prime fasi di modellamento seguite, fino al Pliocene sup. - Pleistocene inf., da un periodo
nel quale le dislocazioni verticali furono di modesta portata, permettendo la formazione di
un paesaggio ad elevata maturità morfologica (Paleosuperfice) i cui lembi relitti sono
conservati in posizione sommitale su molti rilievi (Brancaccio et alii, 1987).
In seguito al modellamento della “paleosuperficie” i rilievi hanno registrato almeno tre
distinte fasi tettoniche surrettive alternate a pause sufficientemente lunghe da permettere il
modellamento di morfologie erosionali e/o deposizionali condizionate inoltre dalle
variazioni glacioeustatiche del Pleistocene.
La prima fase neotettonica ha determinato il primo forte sollevamento dei rilievi generando
versanti di faglia molto evoluti che hanno prodotto imponenti falde detritiche e conoidi
alluvionali. A questo gruppo di depositi possono essere attribuite le brecce e i conglomerati
che si rinvengono a quote variabili tra i 1000 e i 600 m s.l.m. in lembi residui fino alla
sommità di alcuni rilievi (es. Pizzo del Capello).
La seconda fase neotettonica ha generato versanti di faglia che si presentano, rispetto ai
precedenti, a maggiore pendenza e meglio conservati. Tale assetto “policiclico” è ben
rappresentato dal versante settentrionale dei M. Lattari, che va da M. Finestra a M. Cerreto.
Il sollevamento generale dei rilievi è stato accompagnato inoltre dalla dislocazione dei
depositi epiclastici di prima generazione, ed è stato seguito da un periodo di erosione che
ha creato valli svasate ed addolcito i pendii impostati sulle precedenti formazioni detritiche.
La terza fase neotettonica, caratterizzata da un forte sollevamento relativo dei margini dei
rilievi, ha determinato un ulteriore approfondimento delle valli, lasciando sospesi i ripiani
erosionali generatisi dopo la seconda fase neotettonica.
Riguardo agli effetti della tettonica e delle variazioni glacioeustatiche sull’assetto delle piane
alluvionali e intramontane dell’area, è noto dalla letteratura scientifica che il substrato
carbonatico, sepolto sotto l’attuale piana del T. Solofrana, ha subito nel Pleistocene
Inferiore una evoluzione subaerea che ha prodotto, tra l’altro, una profonda incisione
14

fluviale che, allora come oggi, aveva come recapito l’attuale piana del Sarno. Tale incisione
fluviale sepolta si colloca tra -200 e -380 m s.l.m. (Brancaccio et alii, Geogr. Fis. Dinam.
Quat. 17 - 1994). Queste quote indicano che i livelli di base relativi rispetto ai quali è
avvenuta la dissezione del substrato sepolto erano più bassi di quelli odierni. Dato che le
oscillazioni glacio-eustatiche del livello del mare durante il Pleistocene medio-superiore,
hanno raggiunto valori massimi negativi non superiori a -120 metri s.l.m., si deve dedurre
inoltre che la fase di erosione suddetta si è potuta spingere alla profondità di -400 m s.l.m.
perché l’area si trovava all’epoca a quote più elevate dell’attuale. Tali considerazioni
dimostrano pertanto che durante il Pleistocene medio-superiore sono avvenuti movimenti
verticali di subsidenza di notevole entità che hanno portato l’area all’assetto attuale. Il
colmamento dei bassi morfologici ha rappresentato inoltre la risposta sedimentaria alla
tendenza al ribassamento dell’area e al conseguente sollevamento relativo del livello di base.
Franosità
La frequenza, l’entità e la tipologia dei fenomeni franosi sono condizionati
fortemente dalla natura e dall’assetto strutturale dei terreni affioranti. Ai diversi ambiti
morfostrutturali individuati corrisponde infatti una franosità caratteristica.
L’area di affioramento del substrato carbonatico è caratterizzata da frane del tipo crollo,
colata detritica e, laddove è presente una diffusa copertura piroclastica, colata rapida di
fango. I crolli coinvolgono prevalentemente le scarpate in roccia situate a più altezze lungo
i versanti mentre le colate si innescano prevalentemente, ma non solo, dalle concavità
morfologiche che presentano significativi accumuli di depositi di copertura; in particolare,
le colate detritiche possono costituire inoltre il meccanismo evolutivo di alcune frane di
crollo.
L’area di affioramento delle successioni terrigene è caratterizzato da frane di tipo
scorrimento rotazionale e colata lenta; spesso i fenomeni riconosciuti sono misti: derivanti
cioè dalla combinazione dei due tipi di movimento. In alcune concavità morfologiche
caratterizzate dall’accumulo di depositi colluviali e, più spesso, a monte dei fenomeni
franosi, sono riconoscibili movimenti lenti del tipo creep superficiale.
Frane di crollo: principalmente in corrispondenza di scarpate ad elevata acclività
impostate in successioni lapidee. Esse sono caratterizzate dall’improvviso distacco di
volumi estremamente variabili di roccia che, dapprima, si muovono in caduta libera e,
successivamente, impattano al piede del pendio con ulteriori movimenti di rimbalzo
e/o rotolio, proiettando i materiali di frana in aree la cui estensione è legata a diversi
fattori, quali: il volume del materiale di primo distacco, la pendenza della zona di primo
impatto, la morfologia dell’area di invasione.
Colate rapide di detrito: in corrispondenza di alcuni versanti carbonatici a morfologia
accidentata, caratterizzati dalla presenza, nelle zone apicali, nelle testate di impluvio o
lungo tratti di canale a forte acclività, di detriti di versante a granulometria grossolana.
Tali materiali, dopo essere stati mobilizzati a seguito di un improvviso distacco,
tendono ad invadere, sotto forma di “flussi” misti di acqua e detriti, le zone di
piedimonte, dove possono raggiungere le aree di conoide o la falda detritica.
Colate rapide di fango: sono state riconosciute in corrispondenza dei versanti carbonatici
con copertura piroclastica. Esse sono caratterizzate dalla mobilizzazione improvvisa di
masse di materiale con alto contenuto d’acqua che, spostandosi verso valle ad elevata
velocità, possono aumentare di volume per assimilazione, lungo il loro percorso, di
materiali erosi direttamente dal versante o da preesistenti vallecole.
15

Scorrimenti rotazionali: presenti laddove le litologie del substrato sono rappresentate da
terreni a comportamento geotecnico complesso. Essi si verificano per superamento
della resistenza di taglio del terreno lungo superfici di neoformazione talora associate a
superfici preesistenti (contatto tra materiali di copertura e substrato, contatto tra la
porzione alterata e quella integra di un ammasso roccioso, ecc.).
Colate lente: in corrispondenza di spessori significativi di depositi di copertura a
comportamento plastico e/o terreni del substrato a prevalente litologia argillosomarnosa.
Tali frane presentano una morfologia caratterizzata da tipiche ondulazioni
della superficie topografica con raggio di curvatura da metrica a decametrica.Esse sono
presenti soprattutto in forma complessa scorrimento – colata; a luoghi la fase di
colamento può essere preceduta da una fase di deformazione lenta, tipo creep, della
copertura colluviale a riempimento delle concavità morfologiche.
Creep: tali movimenti si sviluppano in prevalenza nelle coltri di copertura, soprattutto in
corrispondenza di accumuli in concavità morfologiche. Essi si esplicano mediante la
progressiva deformazione dei terreni interessati, la quale si esaurisce in genere a breve
profondità, determinando, in superficie, tipiche ondulazioni con dimensioni da
decimetriche a metriche.
16

2.3 Sistema insediativo e socio – economico produttivo
Assetto insediativo
L’ assetto insediativo dell’area è il risultato di processi di trasformazione che hanno
determinato, in particolare negli ultimi decenni, rilevanti modificazioni territoriali
soprattutto nelle aree maggiormente vulnerabili ai fenomeni di dissesto da versante e da
esondazione.
L’ambito del Solofrana, in raffronto al territorio complessivo dell’Autorità di Bacino del
Sarno, che registra la maggiore concentrazione insediativa nell’area costiera e vesuviaviana,
è quello soggetto ad una minore pressione se si considerano i dati assoluti della
popolazione e la densità territoriale media. Il peso demografico riferibile al bacino
Solofrana (cfr. tab 2.1) non supera i 150.000 abitanti, circa il 12-13 % della popolazione
complessiva del bacino del Sarno(1.154.495 ab-ISTAT 2001) con densità medie che non
superano i 2000 ab/Kmq e che, nella parte più alta del bacino, scendono al di sotto dei 500
ab/kmq (cfr. fig.2.4). I centri urbani sono in prevalenza di media dimensione , tra i 20.000 e
i 10.000 ab ; il Comune di Mercato S.Severino tra quelli interamente compresi nel bacino,
conta il maggior numero di residenti , seguito da Castel S.Giorgio, Fisciano e Solofra.
BACINO
IDROGRAFICO
COMUNE PROV. SUPERFICIE
Terr
Comune
(kmq)
% SUP.
RICADENTE
NEL BACINO
POPOLAZIONE
ISTAT '01
(ab)
DENSITA'
TER.
2001
(ab/kmq)
Cav/ Solofr. NOCERA INFERIORE SA 20,85 15,20 47932 ** 2298,90
Cav/ Solofr. NOCERA SUPERIORE SA 14,71 36,17 22641** 1539,16
Solofrana CASTEL S. GIORGIO SA 13,63 100,00 12635 927,00
Solofrana ROCCAPIEMONTE SA 5,22 100,00 9081 1739,66
Solofrana MERCATO S. SEVERINO SA 30,21 100,00 20232 669,71
Solofrana FISCIANO SA 31,52 91,59 12267 389,18
Solofrana MONTORO INFERIORE AV 19,49 100,00 9508 487,84
Solofrana MONTORO SUPERIORE AV 20,44 100,00 7737 378,52
Solofrana SOLOFRA AV 21,93 100,00 11814 538,71
Solofrana CALVANICO SA 14,82 100,00 1355 91,43
Solofrana BRACIGLIANO SA 14,04 100,00 5227 372,29
Solofrana FORINO AV 20,49 7,56 (-5087)* 248,27
Solofrana SIANO SA 8,5 100,00 10037 1180,82
Sol/ AdB Liri CONTRADA AV 10,31 13,77 (-2796)* 271,19
Sol/ AdB N.O QUINDICI AV 23,65 6,09 (-3030)* 128,12
TOT. peso
demografico
159553*
Tab. 2.1 – Assetto demografico del Bacino del Solofrana- NOTA: ai fini del “peso demografico” non è stata computata la popolazione dei
comuni contrassegnati con * e solo parzialmentew quella dei comuni contrassegnati con **.
L’analisi dell’articolazione insediativa, di contro, registra una concentrazione degli
insediamenti nella piana del Solofrana e nei valloni che vi confluiscono, proprio lungo le
sponde dei torrenti e nelle zone pedemontane.
Lo sviluppo edilizio degli ultimi vent’anni, secondo quanto confermato dal PTR campano
per gli “ambienti insediativi” Agro Nocerino Sarnese e Avellinese , si è realizzato su terreni
agricoli altamente produttivi, così come quello relativo alle grandi aree per insediamenti
produttivi, realizzate in prevalenza con le procedure accelerate post-terremoto della
L.219/81 ed ai piccoli-medi impianti diffusi sul territorio, spesso in variante alle previsioni
dei piani urbanistici.
17

Il territorio insediato si caratterizza quindi in generale per un diffuso disordine, cui si
accompagna il notevole inquinamento ambientale , dovuto anche alla commistione tra
impianti produttivi e zone residenziali, con fenomeni di dispersione insediativa nelle zone
rurali.
Fig.2.4 - Densità popolazione nel territorio dell’ AdB Sarno- (elaborazioni su dati ISTAT, 2001)
Sistema produttivo
La struttura economico-produttiva del territorio dell’ Autorità di Bacino del Sarno è
caratterizzata da uno sviluppo per “poli” e mostra un assetto disomogeneo costituito da
aree fortemente industrializzate accanto ad aree marginali.
Il Bacino del Solofrana si connota per la presenza di un’intensa attività industriale ed
agricola, con prevalenza di attività manifatturiere nei comparti agro-alimentare, conciario,
della carta, tessile. Il PTR campano ha individuato quest’ambito tra i Sistemi Territoriali di
Sviluppo a “Dominante rurale –manifatturiera” ed in particolare nel C3-Solofrana rientrano i
comuni di Forino, Montoro Inferiore e Superiore, Solofra, nel C4-Valle dell’Irno ,
Bracigliano , Calvanico, Fisciano, Mercato S.Severino, nel C5-Agro Nocerino Sarnese, Castel
S.Giorgio e Siano.
I due poli produttivi principali, entrambi sorti lungo le sponde del T. Solofrana, sono
costituiti da:
il polo di Solofra (Av), caratterizzato dalla prevalenza di attività manifatturiere di tipo
conciario (Alto Solofrana) con relativo agglomerato ASI;
l’agglomerato ASI di Fisciano – Mercato S.Severino e le limitrofe aree industriali dei due
comuni, caratterizzati dalla prevalenza di attività attività grafiche, cartarie, agro–
alimentari–conserviere.
18

L’andamento produttivo complessivo (industria,commercio e servizi) per gli STS Solofrana
e Valle dell’ Irno ha registrato nei decenni di riferimento censuario (‘80-’91, ‘91-‘01), una
tendenza alla crescita particolarmente significativa con un aumento sia delle unità locali che
degli addetti ( C4-Valle dell’ Irno +9,87% U.L. e +9,8 % ad., C3-Solofrana +1,26 % U.L. e
+6,51% ad.). L’analisi settoriale evidenzia una flessione del Settore Industriale ed un
incremento, soprattutto per i comuni della Valle dell’ Irno, nei Settori Commerciali e dei
Servizi. In termini di ricadute sull’assetto del territorio questo fenomeno si è concretizzato,
anche nei poli più vivaci sotto il profilo produttivo come quello di Mercato S.Severino:
nella parziale dismissione dei contenitori industriali nelle aree ASI con una tendenza alla
riconversione per usi commerciali;
nella domanda di nuove aree da destinare a grandi poli commerciali o servizi per la
logistica;
nella domanda di insediamento di nuove piccole imprese in aree di proprietà nelle zone
rurali.
L’Autorità di Bacino gode in proposito di un osservatorio privilegiato: le richieste
esaminate per i nuovi insediamenti produttivi in variante alle previsioni degli strumenti
urbanistici vigenti nel bacino del Solofrana sono concentrate soprattutto nei comuni di
Mercato S.Severino e Fisciano con una tendenza all’insediamento nelle aree prossime alle
sponde fluviali (se non proprio nelle aree di esondazione) a destinazione agricola.
Le analisi del PTR confermano per tutto l’ambito la consistente contrazione del Settore
agricolo, con una riduzione media della S.A.U., nel decennio ’90-00, prossima al 14 %. ;
inoltre il comparto agricolo risente della marcata polverizzazione aziendale . L’ analisi della
S.A.U. e del numero delle aziende agricole su tutto il bacino del Sarno rivela che la
superficie media per azienda non supera i 5000 mq.
La lettura delle pressioni sul sistema fluviale risulta piuttosto chiara dal quadro complessivo
delle destinazioni urbanistiche desunto dagli strumenti urbanistici vigenti ( fig. 2.5) , tutti
piuttosto datati (cfr. tab. 2.11) ed in larga parte già attuati e/o superati da interventi
realizzati con varianti puntuali.
Fig. 2.5 Carta degli insediamenti- Quadro delle zone omogenee desunte dagli strumenti urbanistici comunali
19

Tab.2.2. Bacino del fiume Sarno - Quadro riepilogativo degli aspetti demogarafico-insediativi ed economico-produttivi per sottobacini
BACINI
IDROGRAFICI
Bacino Densità
territoriale
(ab/kmq)
AREE
URBANE
aree
fortemente
antropizzate/
sup. tot.
(%)
sup. aree
agricole/
sup. tot. (%)
SOTTOSISTEMA SOCIO-ECONOMICO: aspetti demografico-insediativi ed economico-produttivi
sup. aree
agricole
parzialmente
urbanizzate/
sup. tot.
(%)
sup. aree
industriali/
sup. tot.
(%)
AREE
AGRICOLE
sup. colture
permanenti/
sup. tot.
(%)
sup. sistemi
particellari
complessi/
sup. tot.
(%)
sup. aree a
prevalenza
colture
agrarie con
spazi
naturali/
sup. tot.
(%)
sup. aree
a
vegetazion
e naturale/
sup. tot.
(%)
sup.
boschi/
sup. tot.
(%)
AREE A VEGETAZIONE
NATURALE
sup. a
pascolo/
sup. tot.
(%)
sup.
cespuglieti
/
sup. tot.
(%)
sup. aree
a
vegetazion
e rada/
sup. tot.
(%)
Zone D
(P.R.G.)
*AREE
INDUSTRIALI
Cavaiola 1739,65 17,21 31,20 11,06 3,18 1,98 12,96 4,80 50,92 40,75 113,84 5,75 2,85 _ 3,18 0,08
Sarno 1694,21 10,88 70,62 0,68 3,40 12,10 56,74 0,83 18,53 12,63 1,40 2,77 1,73 _ 3,40 0,01
Solofrana 993,75 6,93 40,36 2,30 4,39 10,30 22,25 4,77 52,72 44,03 2,84 3,79 2,07 _ 4,39 0,02
sup.
spiagge
, dune,
sabbie/
sup. tot.
(%)
sup. Zone
D/
sup. tot.
(%)
Agglomerat
i
ASI
Sup.
Agglom.
ASI/
sup. tot.
(%)
20

2.4 Sistema infrastrutturale – mobilità
La rete principale dei collegamenti stradali e ferroviari dell’ambito del Solofrana si
sviluppa in prevalenza in direzione Est-Ovest secondo un percorso che va dalla costa del
golfo di Napoli nella piana del Sarno sino all’alto Solofrana e che si attesta nel fondovalle
del T. Solofrana con andamenti in gran parte paralleli al corso d’acqua principale che viene
in più punti attraversato.
Le infrastrutture principali sono costituite da:
la SS 18, che fin dall’antichità, innestandosi sull’antica Nuceria Alfaterna che collegava
Pompei a Nocera Superiore, ha costituito il principale asse di collegamento del sistema
insediativo dell’Agro Nocerino–Sarnese, e che in corrispondenza di Nocera Inferiore
prosegue come SS 266 sino a Mercato S.Severino e poi come SS 88 sino a Montoro e
Forino;
l’Autostrada Caserta–Salerno (A30) con gli svincoli di Sarno, Nocera Inferiore, Mercato
S. Severino;
la superstrada Salerno – Avellino;
la ferrovia in direzione Avellino – Benevento – Isernia /Foggia;
la ferrovia in direzione Napoli e quella in direzione Caserta/Salerno/Battipaglia –
Taranto/Reggio Calabria.
Fig. 2.6 Sistema della mobilità
21

2.5 Sistema ecologico – ambientale
Il bacino del Solofrana è caratterizzato dalla permanenza di aree di alto valore
ecologico ed ambientale . Alla concentrazione insediativa nei fondovalle e nelle fasce
fluviali fa da contrappunto una notevole estensione di aree che hanno conservato la
prevalente utilizzazione agricola e forestale . I dati riportati nella tab.2.7, desunti dalla Carta
dell’uso del suolo ( Regione Campania 2004) ed elaborati per il Progetto di Piano Stralcio di
Tutela delle acque dell’ AdB Sarno, rappresentano in modo significativo questo carattere :
il territorio totalmente urbanizzato non supera nel complesso il 7% dell’intera superficie
del bacino e di questa percentuale oltre il 4% è costituito dalle zone industriali;
le aree agricole costituiscono circa il 40 % del bacino e quelle in parte urbanizzate che
hanno assunto un carattere periurbano possono essere considerate intorno al 25 %
(considerando anche il “particellare complesso”);
le aree a vegetazione naturale e boschive costituiscono quasi il 53 % della superficie
totale.
La conservazione e la corretta gestione del patrimonio agricolo e boschivo ai fini della
difesa dal rischio sono uno degli obiettivi che il Piano Stralcio per l’ Assetto Idrogeologico
dell’ AdB Sarno individua come prioritari, in particolare nella fase di aggiornamento per la
riduzione del rischio frane in via di approvazione. In tal senso assumono particolare
rilevanza le aree protette e gli ambiti di pianificazione paesistica quale luogo di integrazione
tra gli obiettivi di difesa e la valorizzazione e conservazione del patrimonio ecologicoambientale.
Il bacino del Solofrana (cfr. tab 2.7) ha oltre il 50% di aree protette, in
particolare costituite da:
AREE PROTETTE (L.n.394/91, LR. n.33/93)
PARCO REGIONALE DEI MONTI PICENTINI ( ALTO SOLOFRANA )
PARCO NATURALE REGIONALE DIECIMARE
AREE DI VALENZA NATURALISTICA ( DIRETTIVE EUROPEE HABITAT ED UCCELLI – OASI WWF)
OASI, RISERVE, RIFUGI WWF : OASI DI FISCIANO
S.I.C. (SITI DI IMPORTANZA COMUNITARIA): IT8050027 MONTE MAI E MONTE SOMMA
o IT8040013 MONTI DI LAURO
Z.P.S. (ZONE DI PROTEZIONE SPECIALE): IT 8040021 PICENTINI
Fig. 2.7 Sistema delle aree protette
22

BACINO
IDROGRAFICO
Tab.2.3- Sottosistema ecologico-amabientale: Bacino del Sarno: quadro rissuntivo delle aree protette e della rete ecologica ricadenti nei sottobacini del Bacino del Sarno (supeficie ricadente)da Progetto di Piano di Tutela
delle Acque – AdB Sarno 2004
SOTTOSISTEMA ECOLOGICO E PAESISTICO-AMBIENTALE: Parchi ed altre aree protette, la rete ecologica e gli ambiti di pianificazione paesistico-ambientale
superf. aree
protette/
superf. tot.
(%)
Superf. Parchi
Nazionali/
superf. tot.
(%)
superf. Parchi
Regionali/
superf. tot.
(%)
superf. Riserve
Naturali Statali/
superf. tot.
(%)
superf. Aree
Marine Protette/
superf. tot.
(%)
superf. Oasi,
Riserve, Rifugi
WWF/
superf. tot.
(%)
superf. S.I.C./
superf. tot.
(%)
superf. Z.P.S./
superf. tot.
(%)
Cavaiola 39,47 _ _ _ _ 6,13 33,34 _
Sarno 8,05 _ _ _ _ _ 8,05 _
Solofrana 51,49 _ 19,95 _ _ 0,42 29,13 20,46
*Flora **Fauna
Boschi di
Caducifoglie
Macchia
Mediterranea
Steppa
Foreste di
Caducifoglie
e bosco misto
Foreste di
Caducifoglie
e bosco misto
lembi di
Abetine
praterie ad alta
quota
CAVAIOLA * Flora : Ontano napoletano, Ginestra dei carbonai, Castagno, Faggio, Agrifoglio, Querce e Castagno. Macchia mediterranea: Roverella, Leccio, Carrubo.Steppa
*Fauna: Mammiferi: Vespertilio maggiore, Rinolofo minore, Miniottero, Tasso, Riccio, Faina, Arvicola, Donnola, Volpe, Cinghiale, Talpa, Lepre, Capriolo.
Uccelli: Falco pellegrino, Falcopecchiaiolo, Magnanina, Biancone, Grillaio, Ghiandaia marina, Allodola, Beccaccia. Rettili: Cervone, Luscengola, Colubro di Esculapio, Ramarro.
Anfibi: Salamandrina dagli occhiali.
Insetti: farfalle.
SARNO * Flora: foreste di caducifoglie e bosco misto: Nocciolo, Castagno, Leccio, Roverella, Faggio, Carrubo.
**Fauna: Mammiferi: Vespertilio maggiore, Rinolofo minore, Miniottero
Uccelli: Falco pellegrino, Falcopecchiaiolo, Magnanina, Biancone, Grillaio, Ghiandaia marina, Allodola, Beccaccia
Rettili: Cervone, Luscengola, Colubro di Esculapio, Ramarro
Anfibi: Salamandrina dagli occhiali.
Mammiferi
Uccelli
Rettili
Anfibi
Mammiferi
Uccelli
Rettili
Anfibi
Mammiferi
Uccelli
Rettili
Anfibi
superf. aree
a vincolo
idrogeologico/
superf. tot.
(%)
SOLOFRANA * Flora: faggete ed altre formazioni boschive: Faggi, Carpini neri, Aceri, Roverelle, Castagni.
foreste di caducifoglie e bosco misto: Nocciolo, Castagno, Leccio, Roverella, Faggio, Carrubo, Frassino Tremulo, Ontano napoletano, Carpino, Cerro, Carpino Nero, Cerro,Castagno, Carrubo.
Lembi di Abetine, foreste di faggio e boscaglie a caducifoglie, praterie di alta quota: Abete bianco, Faggio, Ontano napoletano, Roverella, Ornello, Castagno, Agrifoglio, tasso, Spillone del Cilento.
**Fauna: Mammiferi: Gatto selvatico, Vespertilio maggiore, Rinolofo minore,Miniottero, Vespertilio di Blyth.
Uccelli: Averla piccola, Calandro, Beccaccia, Tortora, Quaglia.
Rettili: Cervone, Luscengola, Colubro di Esculapio, Ramarro.
Anfibi: Ululone a ventre giallo, Salamandra pezzata, Raganella, Tripone crestato italiano.
superf. aree
PUT/
superf. tot.
(%)
superf. aree
PTP/
superf. tot.
(%)
46,77 91,28 _
20,85 15,13 3,37
64,30 _ _
23

2.6 Pericolosità e rischio idrogeologico
I caratteri del sistema fisico da un lato e l’articolazione degli insediamenti antropici
dall’altro fanno del bacino del Solofrana una delle aree a maggiore pericolosità sia frane che
alluvione ed a maggior rischio, nonostante il minore carico demografico presente in termini
assoluti.
Il vigente Piano Stralcio per l’ Assetto Idrogeologico 6, per ciò che concerne la pericolosità
frana, nei comuni compresi nel Solofrana, ha stimato aree a pericolosità Molto elevata ed
Elevata per circa 112 Kmq, in media il 42% del territorio complessivo considerato, aree a
pericolosità media per circa 32 Kmq e la restante parte a pericolosità bassa o trascurabile
(cfr. Tab.2.4). La pericolosità ed i conseguenti rischi nel bacino del Solofrana derivano in
prevalenza dal possibile innesco di fenomeni di colata rapida di fango( cfr. punto 2.2.2.) in
corrispondenza dei versanti carbonatici con copertura piroclastica.
Comune
Sup.Terr.
Tot. Ha
Sup.Terr.
P1
ha
% Sup.terr.
P1 / Sup.
Tot.
Sup.Terr.
P2
ha
% Sup.
ter.P2/
Sup.Ter
Tot.
Sup. Terr.
P2-P3
ha
Tab.2.4 Bacino del Solofrana -Aree a Pericolosità da dissesto di versante per comune
% Sup.Terr.
P2-3/
Sup.Terr.
Tot
Sup.Terr.
P3
ha
Tra i Comuni a maggior rischio interamente compresi nel Solofrana spiccano Solofra, con il
77% del territorio a pericolosità Molto Elevata ed Elevata e Mercato S.Severino con circa il
58 % , senza considerare Siano e Bracigliano, contrassegnati con asterisco nella tabella
precedente, i cui dati non sono riportati.
Per quanto concerne la pericolosità ed il rischio idraulico il P.S.A.I. ha perimetrato fasce fluviali
di esondazione relative a tutto il sistema idrografico del Solofrana . Il Piano individua
6 I dati citati si riferiscono al P.S.A.I. vigente dal 21 aprile 2002 ( cfr. Burc. N. 22 del 21 aprile 2002). E’ in corso di
approvazione l’aggiornamento del P.S.A.I. per la “riduzione rischio frana”che comprende anche le perimetrazioni dei 3
comuni (Sarno, Siano, Bracigliano) in precedenza di competenza del Commissario per l’Emergenza Idrogeologica in
Campania, ora ARCADIS.
% Sup.Terr
.P3
Livello
Pericol.4
ha
% Sup.
Terr. P4 /
Sup.Terr.To
t
Castel S.Giorgio 1363 751,43 55,13 122,94 9,02 0,86 0,06 436,42 32,02 38,29 2,81
Roccapiemonte 522 265,09 50,78 86,92 16,65 0,00 142,23 27,25 33,82 6,48
Mercato S.S. 3021 930,43 30,80 327,28 10,83 34,65 1,15 1191,60 39,44 526,30 17,42
Fisciano 3152 1006,94 34,88 421,01 14,58 15,11 0,52 1188,46 41,17 248,46 8,61
Montoro Inf. 1948 836,89 42,94 308,80 15,84 47,41 2,43 436,36 22,39 322,97 16,57
Montoro Sup. 2044 255,71 12,51 521,21 25,50 195,80 9,58 511,73 25,04 550,22 26,92
Monteforte Irp. 2670 0,00 0,00 0,00 17,75 5,88 125,69 41,62
Solofra 2193 176,81 8,06 352,91 16,09 56,98 2,60 431,49 19,68 1200,80 54,76
Calvanico 1482 0,00 250,98 16,94 36,35 2,45 595,41 40,18 594,03 40,08
(Bracigliano)* 1404 * * * * * * * * * *
Forino 2049 437,93 21,37 472,28 23,05 318,16 15,53 287,54 14,03 519,65 25,36
(Siano)* 850 * * * * * * * * * *
Nocera Inf. 2085 546,29 26,20 170,05 8,16 37,19 1,78 182,60 8,76 322,52 15,47
Nocera Sup. 1471 741,52 50,40 116,26 7,90 16,11 1,10 181,03 12,31 402,10 27,34
TOTALI 26254 5949,04 3150,67 758,63 5602,62 4884,85
24

complessivamente per tutto il territorio dell’A.d.B. Sarno, aree suscettibili di inondazione,
con i conseguenti rischi, per circa 52 Kmq (cfr. tab) pari a circa il 12,5 % della superficie
dell’intero bacino idrografico del fiume Sarno( 415 kmq).
Le superfici suscettibili di allagamento conseguenti alla perimetrazione delle fasce fluviali A,
B,C sia vallive che montane 7 nel bacino del Solofrana (escludendo Forino ed includendo
Nocera Superiore e Inferiore) sono pari a circa 17 Kmq quasi il 12 % delle aree suscettibili
di alluvionamento di tutto il territorio dell’ AdB Sarno(cfr. Tab.2.5).
L’analisi degli usi del suolo nelle fasce fluviali sia
considerando le categorie della Carta dell’uso del
suolo (Regione Campania 2004) che le zone
omogenee della Carta degli insediamenti del
P.S.A.I. (fig. 2.5), confermano quanto evidenziato
in precedenza sulla notevole antropizzazione
delle aree suscettibili di esondazione e quindi dei
conseguenti rischi.
La percentuale di superfici totalmente
urbanizzate e artificializzate nell’ambito delle
fasce vallive è superiore al 30% nella
maggioranza dei comuni compresi nel bacino del
Solofrana . Nelle Fasce A e B montane la
percentuale di zone totalmente urbanizzate cresce
in molti comuni sino a raggiungere valori
prossimi al 90% come a Solofra ( polo conciario –
ASI ).
Inoltre se si considerano tra le superfici
parzialmente urbanizzate quelle definite
“particellare complesso” caratterizzato da zone
agricole in prevalenza periurbane diffusamente
edificate, la percentuale di artificializzazione delle
pertinenze fluviali è ancora maggiore.
Una valutazione speditiva effettuata incrociando i
dati del censimento ISTAT 2001 articolato per
particelle censuarie con le aree inonandabili
fornisce una stima del numero degli abitanti
% aree urbanizzate su fascia A-montana
stanziali potenzialmente esposti al rischio
alluvione (tab. 2.5) che nel bacino del Solofrana
sono circa 42.000.
7 Le superfici calcolate sono costituite dall’inviluppo “esterno” delle fasce fluviali A,B, C che nel P.A.I. sono
“sovrapposte” in quanto calcolate per tempi di ritorno diversi e tiranti idrici diversi, ovvero sono le aree comunque
suscettibili di allagamento stimate dal P.A.I. In massima parte la superficie oggetto di potenziale alluvionamento coincide
con quella della fascia B che in area urbanizzata determina un rischio R3 –Elevato.(Cfr. ALL. B ed H N.d.A. e ) Relazione
Tecnica rischio alluvioni P.S.A.I. vigente).
Il numero di abitanti “residenti stanziali “nelle aree di esondazione è puramente approssimativo ed ottenuto
incrociando i dati del censimento ISTAT 2001 per particelle censuarie con le superfici inondabili. Sono naturalmente esclusi
gli addetti dei comparti produttivi ed i fluttuanti .
Il numero di edifici rientranti nelle aree di esondazione del P.A.I. è desunto dalla cartografia di base 1:5000 Regione
Campania 1998-Lo si riporta a titolo indicativo evidenziando che gli edifici ospitano diverse destinazioni comprese quelle
produttive e che come “edifici” sono da intendersi quelli che la cartografia di base in scala 1:5000 ha individuato come unità
immobiliari.
25

Il comune di Mercato S.Severino, nel cui ambito
ricade l’area di approfondimento idraulico del
presente studio, è quello che ha il maggior numero
di abitanti teoricamente esposti al rischio alluvione
tra quelli interamente compresi nel Solofrana
(circa 6.400 ab).
Considerato che alle fasce fluviali A e B il P.S.A.I.
associa rispettivamente un livello di pericolosità 8
Molto Elevato ed Elevato (nelle more della
perimetrazione delle sottofasce B1, B2, B3) e che
come inviluppo areale le zone soggette ad
esondazione coincidono in larga parte con la
Fascia B, la classe prevalente di rischio cui sono
esposte le persone e gli immobili è pari a R3-
Elevato.
Tab. 2.5- Bacino del Solofrana - Stima abitanti ed edifici a rischio nelle aree di potenziale esondazione per comune
Comune
Sottobacino
Area
inondabile 6 ha
Stima N. ab. a
rischio
Edifici a
rischio N.
Pop.Tot.Comune
ISTAT '01 (ab)
Nocera Inferiore Cavaiola/ Sol. 442,67 21135 2333,00 47932
Nocera Superiore Cavaiola/ Sol. 185,52 4935 913,00 22641
Castel San Giorgio Solofrana 139,41 950 491,00 12635
Roccapiemonte Solofrana 51,58 1663 257,00 9081
Mercato San Severino Solofrana 332,83 6382 1515,00 20232
Fisciano Solofrana 71,47 383 161,00 12267
Montoro Inferiore Solofrana 189,78 2043 755,00 9508
Montoro Superiore Solofrana 52,26 384 142,00 7737
Solofra Solofrana 100,79 2510 485,00 11814
Calvanico Solofrana 13,49 24 8,00 1355
Bracigliano Solofrana 129,05 1167 318,00 5227
Siano Solofrana 44,13 606 240,00 10037*
TOTALI Solofrana 1753,10 42187 7618,00
TOTALI AdB Sarno 5224,38 113045,86 21745,00
8 La “pericolosità” di un evento alluvionale dipende dal tempo di ritorno, dalla velocità della corrente e dall’entità del
tirante idrico. In riferimento alle suddivisione nelle fasce A,B,C, e nelle sottofasce B1,B2,B3, il P.S.A.I. assume la seguente
defininizione di pericolosità (Cfr. Relazione Tecnica Rischio Alluvione P.S.A.I. vigente.):
Fascia T- Tempo di ritorno FPA- Fattore Pericolosità Pericolosità
A 100 Elevato Molto Elevata
B1 30-100 Medio Elevata
B2 100 Medio Media
B3 100 Medio Moderata
26

Le criticità connesse ai livelli di rischio riscontrati sono quindi sinteticamente riconducibili,
sia per gli alvei che per le pertinenze soggette ad allagamento, a:
Insufficienza idraulica ed esondazioni diffuse;
Ostacoli al trascinamento solido di fondo;
Artificializzazione del corso e delle sponde;
Ambiente fluviale degradato;
Interruzione corridoi ecologici e frammentazione delle pertinenze fluviali dovuta a
interferenze e/o prossimità di infrastrutture viarie principali (es. A30 a Castel S.
Giorgio);
Elevata impermeabilizzazione /edificazione dei suoli concentrata in alcune aree collegata
alla presenza di insediamenti a carattere compatto sia di tipo residenziale che produttivo
ed in particolare:
zona industriale di Nocera Inferiore;
centro urbano di Nocera Inferiore;
parte della zona industriale di Castel S.Giorgio;
parte del centro urbano di Roccapiemonte;
zone industriali dei comuni di Mercato S.S., Fisciano e Solofra;
zone del centro urbano dei comuni di Mercato S.S. e Solofra.
27

2.7 Quadro della pianificazione urbanistica
Il Piano Territoriale Regionale (P.T.R.) e Linee Guida per il paesaggio
Il “Piano Territoriale Regionale” (P.T.R.), approvato dal Consiglio Regionale nel
2008 9, si pone come piano di inquadramento, di indirizzo e di promozione di azioni
integrate, articolato in 5 Quadri Territoriali di riferimento 10, utili ad attivare una
pianificazione d’area vasta concertata. L’obiettivo è contribuire all’ecosviluppo , secondo
una visione che attribuisce al territorio il compito di mediare cognitivamente ed
operativamente tra la materia della pianificazione territoriale, comprensiva delle
componenti di natura paesistico-ambientale, e quella della programmazione dello sviluppo.
Gli indirizzi strategici del PTR e le Linee guida per il paesaggio in esso contenute
costituiscono quindi un riferimento sia per la pianificazione regionale di settore e quella
delle province e dei comuni che per politiche integrate di sviluppo che coinvolgono l’azione
degli Enti locali. In particolare le “Linee Guida” del P.T.R. sono concepite per valorizzare
gli elementi strutturali del paesaggio campano, nella sempre più stringente integrazione tra
politiche di difesa del suolo, di protezione dei suoli, risanamento ambientale e riequilibrio
territoriale .
Il P.T.R. definisce “il governo del rischio ambientale”, tra cui il rischio idrogeologico, come uno
degli indirizzi strategici sui quali è costruito il Piano .Nell’ individuare indirizzi generali per
il governo del rischio e nel riportare il quadro unitario delle aree a pericolosità frana e delle
aree inondabili, prescrive per i Piani Urbanistici Territoriali sottordinati (P.T.C.P. e P.U.C. )
e per i Piani di Settore la conformità agli specifici Piani di Bacino. Un ruolo significativo
assumono le pertinenze fluviali quale elemento portante per la costruzione della “Rete
Ecologica Regionale” e si richiamano di seguito alcune delle indicazioni delle Linee Guida
per il paesaggio indirizzate ai PTCP ed ai PUC che supportano gli obiettivi di difesa dal
rischio idraulico e di salvaguardia ambientale già compresi nella Pianificazione di Bacino e
nel vigente P.S.A.I. dell’AdB Sarno e che, con gli aggiornamenti di Piano, si è inteso
confermare e sviluppare.
Il punto 6.3.2.7. delle Linee guida “Indirizzi specifici per le fasce di pertinenza fluviale”, in
particolare, prevede che :
“I Piani territoriali di coordinamento provinciale ed i Piani urbanistici comunali definiscono specifiche
misure per la salvaguardia dell’integrità fisica dei corpi idrici superficiali e dei corsi d’acqua, con riferimento:
a) agli elementi che ne definiscono morfologia e struttura (alveo, sponde ed aree ripariali,isole fluviali, aree
golenali, paleoalvei, meandri abbandonati), ed alle relative fasce di pertinenza fluviale;
b) agli elementi di naturalità presenti (vegetazione igrofila e ripariale, boschi planiziali, aree umide);
c) alle condizioni di continuità e apertura degli spazi rurali e agricoli, allo scopo di preservarne la funzione
di corridoio ecologico, di stepping stones, di fasce tampone a protezione delle risorse idriche, di aree di
9 L.R. n.13 del 13.10.2008
10 I 5 Quadri di riferimento del P.T.R. :
1. il Quadro delle Reti: la rete ecologica, la rete di interconnessione( mobilità e logistica) e la rete del rischio ambientale che
attraversano il territorio regionale.
2. il Quadro degli ambienti insediativi :9 ambienti insediativi in rapporto alle caratteristiche morfologico-ambientali ed alla trama
insediativa:
3. il Quadro dei Sistemi Territoriali di Sviluppo (S.T.S.)
4. il Quadro dei Campi Territoriali Complessi (CTC);
5. il Quadro delle modalità per la cooperazione istituzionale tra i comuni minori e delle raccomandazioni per lo svolgimento di “buone
pratiche”.
28

mitigazione del rischio idraulico, non consentendo in queste aree l’edificabilità; favorendo il riuso di
manufatti e opere esistenti; definendo norme e criteri per il corretto inserimento ambientale e paesaggistico di
opere e infrastrutture, da realizzarsi con tecniche ad elevata reversibilità, a basso impatto sulla integrità,
continuità, multifunzionalità ed accessibilità degli spazi rurali e delle aree ripariali;
d) alla identificazione dei tratti dei corsi d’acqua e delle aree di pertinenza fluviale interessati da processi di
degrado degli aspetti morfologico-strutturali, naturalistici, ecologici, definendo criteri e tipologie di recupero
naturalistico ed ambientale con il ricorso prioritario a tecniche di ingegneria naturalistica.”
Rispetto al Quadro dei “Sistemi Territoriali di Sviluppo, che costituisce una prima
“territorializzazione degli indirizzi strategici del PTR, come in precedenza accennato, il
bacino del Solofrana comprende comuni classificati come Sistemi Territoriali di Sviluppo a
“Dominante rurale –manifatturiera” ed in particolare:
C3- Solofrana - comuni di Forino, Montoro Inferiore e Superiore , Solofra;
C4-Valle dell’Irno- comuni di Bracigliano, Calvanico, Fisciano, Mercato S.Severino;
C5-Agro Nocerino Sarnese – comuni di Castel S.Giorgio e Siano.
La matrice degli indirizzi strategici in riferimento ai STS, per questo ambito, comprende tra
gli indirizzi prioritari e/o di rilevante valore ( punti 4 e 3 ):
La difesa della biodiversità (Rilevante);
Il recupero delle Aree dismesse (Prioritario) ;
Il governo del rischio sismico ed idrogeologico (Rilevante);
Le Attività produttive per lo sviluppo industriale (Prioritario);
Le Attività produttive per lo sviluppo agricolo/Sviluppo delle filiere (rilevante in
particolare per il C5 - Agro Nocerino Sarnese).
I Piani di Coordinamento Territoriali Provinciali
I piani Territoriali di coordinamento provinciale, quali piani di area vasta che
concretizzano gli indirizzi e le linee strategiche del PTR , non sono ancora vigenti per
nessuna provincia della Regione.
La provincia di Avellino ha redatto un documento preliminare nel 2004 ed ha in corso la
redazione del PTCP secondo i criteri della L.R. 16/04 del PTR.
La provincia di Salerno nel cui ambito ricade anche il Comune di Mercato S.Severino, ha
redatto una proposta di PTCP adottata con D.G.P. n.16 del 26.01.09 e confermata come
atto di indirizzo e direttive per i Comuni e per gli Uffici Provinciali con D.C.P. n. 67 del
9.10.09 nelle more del completamento dell’iter di approvazione del Piano.
Tra gli indirizzi strategici che interessano il bacino del Solofrana ed in particolare l’ambito
locale Valle dell’Irno si richiamano:
Il afforzamento del ruolo del sistema urbano in una logica di complementarietà con il
capoluogo:
riqualificazione dell’assetto delle varie realtà urbane;
razionalizzazione delle aree produttive evitando la commistione casuale con le aree
residenziali e promozione di conseguenti interventi di riqualificazione ambientale;
limitazione alla grande distribuzione di vendita ;.
integrazione del campus universitario di Fisciano con gli insediamenti urbani;
La tutela dell’integrità fisica del territorio e valorizzazione delle risorse:
governo rischio ambientale;
conservazione aspetti caratteristici del paesaggio;
29

valorizzazione patrimonio ambientale;
tutela e valorizzazione aree agricole;
valorizzazione nuclei storici.
Gli strumenti urbanistici comunali
La pianificazione e programmazione regionale assegna un forte ruolo alla
cooperazione interistituzionale nell’attuazione degli interventi previsti e muove da una
sostanziale convergenza reciproca, da concretizzare con accordi, intese, pianificazioni e
azioni congiunte, per quanto concerne la pianificazione di area vasta .
Diverso è lo stato della pianificazione urbanistica comunale che, tenuta ad adeguarsi agli
strumenti urbanistici aventi valenza sovraordinata ed in primis il Piano di Bacino , sconta in
generale un sostanziale ritardo nell’adeguamento sia alla pianificazione di bacino che a
quella di tutela paesistica e, più in generale, all’approccio strategico sancito dalla legislazione
europea e regionale della massima integrazione e trasversalità delle questioni ambientali e
della difesa del suolo nella pianificazione territoriale.
Molti dei 60 comuni compresi nel territorio dell’ Autorità di Bacino del Sarno, per varie
vicende, hanno ancora come unico strumento generale vigente il Regolamento Edilizio con
annesso Programma di Fabbricazione o Piani Regolatori Generali la cui entrata in vigore
risale agli anni 70-80.
Il quadro della strumentazione urbanistica generale comunale vigente nell’ambito del
territorio del sottobacino del Solofrana, sintetizzato nella tabella 2.6, conferma questo
assunto.
Su tredici comuni, cinque sono dotati di P.d.F. risalenti agli anni ‘70, cinque sono dotati di
P.R.G. in vigore dagli anni 1980-90, due di P.R.G. entrati in vigore tra il 2006-2008 a
seguito del completamento di iter approvativi secondo la vecchia legge urbanistica regionale
(L.R.14/82) , solo uno- Siano- è dotato di PUC vigente ai sensi della L.R. 16/04.
Fra questi strumenti urbanistici vigenti, fermo restando l’immediata efficacia dal 2002 del
P.S.A.I. dell’ Autorità di Bacino del Sarno, solo due possono considerarsi formalmente
adeguati allo stesso P.S.A.I.( Fisciano e Calvanico), e solo Nocera Inferiore ha il P.R.G.
adeguato al PUT dell’ Area Sorrentino Amalfitana di cui alla L.R. 35/87(cfr. Tab.2.6).
L’analisi dello stato di fatto (cfr.punto 2.3) indica che le previsioni della vecchia
strumentazione sono state ormai attuate ed esaurite per la maggioranza dei casi ma anche
superate e/o disattese a seguito di alcuni fenomeni non governati tra i quali:
l’abusivismo edilizio a fini prevalentemente residenziali che si riscontra in tutto il bacino
del Sarno ma con maggior evidenza nell’ambito costiero e vesuviano;
le pianificazioni di emergenza post-terremoto (L. 219/81 e ss. Ii.mm.) ed anche post-
eventi franosi di Sarno che, oltre alla ricostruzione degli insediamenti residenziali e
produttivi distrutti, hanno favorito l’urbanizzazione di aree a scopo residenziale e
produttivo spesso non accompagnate da analisi sulle reali esigenze;
le leggi speciali per incentivare gli insediamenti produttivi anche in variante alla
pianificazione vigente, quali il D.P.R. 447/98 delle quali, nell’ambito di studio, si sono
avvalsi in prevalenza i comuni del salernitano.
Per quanto riguarda la pianificazione degli interventi di protezione civile di competenza
comunale, che deve essere compresa nell’ obbligatorio adeguamento al Piano Stralcio, si
rileva parimenti un forte ritardo nell’operatività dei Piani di Protezione Civile Comunali con
riferimento al rischio idrogeologico; i dati in possesso della Segreteria Tecnica dell’ AdB
Sarno evidenziano che nei comuni del bacino del Solofrana sono di fatto realmente
30

operativi i soli sistemi di allerta organizzati dal Commissariato per l’Emergenza
Idrogeologica in Campania.
L’aggiornamento delle Norme di attuazione del Piano Stralcio adottato dal Comitato
Istituzionale nel dicembre 2008 ai fini dell’indizione della Conferenza Programmatica ha
esplicitamente ribadito la priorità di redigere e rendere operativi i Piani di Protezione Civile
Comunali in quanto unici interventi a carattere immediato e sostenibili in tutto il bacino.
31

Tab. 2.6 Quadro della pianificazione urbanistica nel bacino del Solofrana
Comune STRUMENTI URBANISTICI GENERALI COMUNALI
P.T.C.P. PIANI PIANOTERRITORIALE
P.d.F P.R.G. P.U.C. Adeg.P.S.A.I.
Strum. Vigenti
PAESISTICI REGIONALE
S.T.S. Amb.Ins
NOCERA INFERIORE _ Vigente 2006
_ NO Proposta D.G.P.SA P.U.T.
C5 2
adeg. PUT
n.16 del 26.1.09 L.R.35/87
NOCERA SUPERIORE _ Vigente 1976
_ NO Proposta D.G.P. SA P.U.T.
C5 2
non adeg. PUT
L.R. 35/87
CASTEL SAN
_ Vigente 1987 in redazione NO Proposta D.G.P.SA _ C5 3
GIORGIO
n.16 del 26.1.09
ROCCAPIEMONTE _ Vigente 1982 ? _ NO Proposta D.G.P.SA _ C5 3
MERCATO SAN Vigente Adottato2003- Restituito
in redazione NO Proposta D.G.P. SA
SEVERINO
1972 per adeg P.S.A.I
n.16 del 26.1.09
FISCIANO _ Vigente 2008 _ SI Proposta D.G.P. SA
n.16 del 26.1.09
MONTORO
_ Vigente 1998 _ NO PROV. AV
INFERIORE
Preliminare
MONTORO
Vigente
_ NO PROV. AV
SUPERIORE
1972
Prelominare
MONTEFORTE Vigente - _ PROV. AV
IRPINO
1973
Preliminare
SOLOFRA Vigente - in redazione NO PROV.V
1973
Preliminare
CALVANICO 1977 Adottato2003-2006 -vigente _ SI PROV.AV
Prelominare
BRACIGLIANO Vigente 1986 _ NO Proposta D.G.P.SA
n.16 del 26.1.09
SIANO Vigente 3/12/08 SI Proposta D.G.P. n.16
del 26.1.09SA
NOTE: Piano Territoriale Regionale – Ambienti Insediativi : 2-Penisola Sorrentina , 3- Agro Nocerino–Sarnese, 4- Salernitano e piana del Sele, 6- Avellinese
_ C4 4
_ C4 4
_ C3 6
_ C3 6
_ 6
_ C3 6
_ C3 6
_ C5 3
_ C5 3
32

2.8 L’ambito di approfondimento idraulico
A partire dall’ambito di studio sono state avviate attività di censimento degli
interventi realizzati, successivamente alla redazione del vigente PSAI, lungo le aste del
torrente Solofrana e dell’Alveo Comune Nocerino e di verifica dei relativi effetti sulle
criticità idrauliche precedentemente indicate. Tale ricognizione ha individuato nella vasca
Pandola, recentemente ultimata dalla Struttura Commissariale Regionale ex Ord. 2994/1999
(ora ARCADIS) in territorio di Mercato S. Severino, l’intervento più significativo ai fini della
mitigazione del rischio idraulico nell’area di studio. La simulazione delle variazioni indotte
sulle piene del torrente Solofrana e dell’Alveo Comune Nocerino dall’entrata in esercizio del
dispositivo di laminazione in questione, condotta nella prima fase di studio, ha evidenziato
come le ricadute sui fenomeni di esondazione si esauriscano poco oltre la località S. Angelo
(sempre a Mercato S. Severino), a valle della quale sono stati verificati inalterati gli scenari di
rischio già individuati dal vigente PSAI.
Fig. 2.8 Ambito di approfondimento su foto satellitare (EROS A 2008 MARSEC)
33

Tutto quanto premesso, si è proceduto allo studio dei livelli di pericolosità idraulica nelle sole
aree interessate dall’influenza della vasca, confermando le previsioni del PSAI per la restante
parte dell’ambito di studio. L’ambito indagato è risultato, pertanto, interamente ricadente nel
comune di Mercato S. Severino, al confine con il comune di Fisciano, ed ha riguardato le
aree di possibile esondazione del torrente Solofrana comprese tra la vasca di laminazione in
località Pandola e la località S.Angelo (cfr. successiva fig. 2.8). Le elaborazioni, di tipo
idrologico ed idraulico, che hanno condotto alle suddette considerazioni vengono riportate
nel successivo cap. 3 della presente relazione. Di seguito, si riporta, invece, la
caratterizzazione generale dell’ambito di approfondimento con particolare attenzione ai
relativi scenari di rischio previsti dal vigente PSAI.
Il territorio comunale, esteso per circa 30,21 Kmq con un’altimetria compresa tra 84 e 957
mt. s.l.m., occupa la confluenza di più incisioni vallive in corrispondenza del punto dove la
valle del T.Solofrana si restringe al massimo (cfr. fig. 2.3).
Gli insediamenti di Mercato S.Severino si sono sviluppati in vari centri e nuclei tra i quali i
principali sono il Capoluogo , la frazione Pandola a nord-Est e di S.Angelo e Piazza del
Galdo situati nel fondovalle maggiore lungo le sponde del Torrente Solofrana e nelle sue
pertinenze.
L’assetto urbanistico è rappresentativo di quello descritto per il bacino del Solofrana nel suo
complesso e, come confermato dal Rapporto preliminare per la VAS del PUC “ denota
condizioni tipiche di una realtà rapidamente modificata nelle sue parti “centrali” nell’arco degli ultimi
quattro decenni:squilibri funzionali per l’ineguale distribuzione di attrezzature e servizi , morfologie
contraddittorie, condizioni modeste di vivibilità sia nelle “zone centrali”- per un certo livello di congestione
del traffico e per insufficienti dotazioni di spazi verdi urbani-sia nelle frazioni, per complessiva povertà
funzionale”. 11
Le frazioni comprese nelle pertinenze fluviali sono caratterizzate da tessuti storici compatti
e da aree di più recente edificazione, a tratti compatte a tratti lineari lungo le sponde del
T.Solofrana; ai margini di queste aree, nelle zone agricole, sono presenti fenomeni di
polverizzazione insediativa che contribuiscono ad intaccare le residue riserve di
permeabilità nelle zone perifluviali (cfr. fig. 2.9 e Carta degli insediamenti – aggiornamento
fig.5.1 ).
L’area è attraversata o lambita anche da importanti infrastrutture ferroviarie e stradali ( cfr.
punto 2.4) :
la linea ferroviaria per Benevento-Isernia/Foggia, per Nocera Inf. Torre Annnunziata –
Napoli e per Codola – Cancello(CE);
l’Autostrada Caserta – Salerno (A30) ed il relativo svincolo;
la superstrada Salerno-Avellino;
la SS 266 , prosecuzione della SS. 18 Mercato S.Severino a Nocera, e continua come SS
88 in direzione Montoro e Forino.
Ad Est.del capoluogo, in adiacenza alla vasca di laminazione in località Pandola è situato l’
Agglomerato ASI di Fisciano –Mercato S.Severino che ospita numerosi impianti produttivi,
diversi dei quali non più attivi o attivi a ritmo ridotto , con episodi di riconversione dal
settore industriale a quello Terziario-commerciale , secondo la tendenza comune a tutto il
territorio del bacino.
Inoltre nell’ambito sono presenti diversi beni di interesse storico-architettonico ed alcune
attrezzature pubbliche; in contiguità con le fasce fluviali si collocano a Nord-Est l’area di
11Dal Rapporto Ambientale Preliminare per la VAS del Piano Urbanistico Comunale di Mercato S.Severino, gen.2009-
Fedora architetti associati.
34

interesse archeologico con il Parco Archeologico Castello Sanseverino e, a Sud, il Parco
Regionale di Diecimare .
La morfologia dei luoghi ed il carico antropico concentrato nelle ridotte incisioni vallive e
lungo le sponde degli alvei fanno del Comune di Mercato S.Severino uno dei territori più
critici per il governo del rischio idrogeologico, sia frane e , in particolare alluvione.
Il P.S.A.I. vigente ha individuato per il Comune circa 1750 ha di superfici a pericolosità frane
Molto Elevata ed Elevata, pari al 58% dell’intero territorio comunale ed aree di possibile
alluvionamento ( fasce A e B) per circa 330 ha pari ad un ulteriore 11 %.
Le interrogazioni del data-base geografico e le stime speditive effettuate (cfr. punti 2.3 e
2.6, tab. 2.1,2.9) evidenziano un numero cospicuo di elementi a potenziale rischio idraulico
(circa 1500 edifici) con una popolazione stanziale residente esposta di oltre 6000 unità su
un totale complessivo di 20.232 abitanti.
L’ analisi delle specifiche destinazioni d’uso delle aree ricadenti nelle fasce di esondazione
conferma che le aree totalmente urbanizzate nell’ambito delle fasce fluviali coprono quasi il
50% della superficie esposta ad allagamento con rischio molto elevato in corrispondenza di
alcune zone della frazione capoluogo e della località Pandola e di altre zone lungo il corso
d’acqua.
LEGENDA
Zona A – Centri storici
Zona B-Completamento residenziale
Zona C- Espansione residenziale
Zona D-Insediamenti produttivi
Zone E1-E2-E3 Agricole
Zone F1-F2-F3 Attrezzature di interesse
collettivo
% Zone omogenee da carta degli insediamenti P.S.A.I. 2002 su aree allagabili-Comune di Mercato S.Severino
La pianificazione urbanistica comunale , come in precedenza rilevato, non è ancora adeguata al
Piano di bacino; attualmente è in vigore un Programma di fabbricazione datato anni ’70.
Un progetto di Piano Regolatore Generale, adottato nel 2003, non è stato definitivamente
approvato in attesa che venisse adeguato al P.S.A.I: alcune previsioni, quali la Piattaforma
logistica ed il Piano di Insediamenti produttivi in località Curteri sono state comunque
attuate o sono in via di realizzazione mediante le procedure speciali dell’ Accordo di
Programma.
In particolare per l’area PIP in frazione Curteri il Comune di Mercato S:Severino ha
predisposto uno studio idraulico per la perimetrazione delle sottofasce, già approvato dal
Comitato Istituzionale, che in occasione del presente studio è stato integrato nella
complessiva riperimetrazione delle aree esondabili.
Il Piano Urbanistico Comunale, in adeguamento al P.S.A.I. e alla L.R. 16/04 nonché agli
indirizzi del P.T.R e del PTCP è in via di redazione. I risultati dello studio di dettaglio
dell’Autorità potranno costituire ulteriore apporto al governo del rischio e alla tutela
ambientale a scala comunale.
35

Fig. 2.9 Carta del rischio idraulico P.S.A.I vigente nell’area di approfondimento
36

3. RIPERIMETRAZIONE DELLE FASCE FLUVIALI NELL’AMBITO DI
APPROFONDIMENTO
3.1 Analisi idrologica e schematizzazione delle piene di riferimento
Preliminarmente all’aggiornamento dei livelli di pericolosità idraulica all’interno
dell’ambito di studio, per effetto della realizzazione della vasca Pandola, si è proceduto alla
schematizzazione delle piene in arrivo al dispositivo di laminazione (sistema Rio Laura –
Torrente Solofrana) ed a valle dello stesso (torrenti Calvagnola e Lavinaio), ritenendo detti
contributi sufficienti a descrivere le condizioni idrologiche al contorno della problematica;
ciò in considerazione del fatto che l’asta del torrente Solofrana rientrante nell’ambito di
studio presenta valori della capacità di convogliamento ridotti ed eterogenei, tali da non
giustificare il ricorso ad ulteriori approfondimenti idrologici lungo lo stesso.
A tal fine, partendo dai risultati contenuti nel vigente PSAI (cfr. seguenti tabelle delle
caratteristiche fisiografiche, pluviometriche e geomorfoclimatiche VAPI, per i bacini di
interesse), è stata condotta un’analisi idrologica che permettesse di schematizzare gli
idrogrammi di piena, con ritorno centennale, al variare della durata della precipitazione e
per ciascuna delle sezioni di riferimento.
Codice Sezione di chiusura A
(km 2 )
Ymed
(m s.l.m.)
L
(m)
V005 12 torrente Solofrana a monte della biforcazione
del canale S. Rocco (sez. n. 5)
67, 95 516 14.492
V008 torrente Calvagnola a monte della confluenza
nel torrente Solofrana (sez. n. 8)
25,03 655 11.698
V015 torrente Lavinaio a monte della confluenza
nel torrente Solofrana (sez. n. 15)
23,01 349 12.960
Codice Sezione di chiusura m[I0]
(mm/ora)
dc C D 10 5
V005 11 torrente Solofrana a monte della biforcazione
del canale S. Rocco (sez. n. 5)
83,77 0,3314 0,7036 7,7185
V008 torrente Calvagnola a monte della confluenza
nel torrente Solofrana (sez. n. 8)
83,80 0,3312 0,7031 7,7382
V015 torrente Lavinaio a monte della confluenza
nel torrente Solofrana (sez. n. 15)
83,80 0,3312 0,7031 7,7381
Codice Sezione di chiusura Cf tr
(ore)
KA m[IA(tr)]
(mm/ora)
m(Q)
(m 3 /s)
QT100
(m 3 /s)
V005 11 torrente Solofrana a monte della
biforcazione del canale S. Rocco (sez. n. 5)
0,32 1,19 0,92 28,1 111 340
V008 torrente Calvagnola a monte della
confluenza nel torrente Solofrana (sez. n. 8)
0,27 0,78 0,97 37,0 44 136
V015 torrente Lavinaio a monte della confluenza
nel torrente Solofrana (sez. n. 15)
0,33 0,71 0,97 37,5 52 159
Partendo dalla curva di probabilità pluviometrica di cui al rapporto VAPI m[I(d)] (media
dei massimi annuali dell’intensità di pioggia nella durata d) ed assumendo,
approssimativamente, il tempo di ritardo coincidente con quello di corrivazione del bacino
12 in questa sezione il PSAI individuava un sottobacino comprensivo del Rio Laura, di fatto, corrispondente a quello
attualmente sotteso dalla vasca Pandola.
37

(tr = tc) si è, pertanto, proceduto alla generazione di un numero significativo di idrogrammi
che descrivessero, ragionevolmente, la risposta idrologica al variare della durata della
precipitazione. Nello specifico si è assunto, in analogia con il metodo della corrivazione,
che, per piogge di durata d maggiore di tc, il corrispondente evento di piena potesse essere
schematizzato mediante un idrogramma trapezio (isoscele) di durata D = d + tc e portata
massima (costante nell’intervallo d - tc) pari alla media dei massimi annuali della portata al
colmo di piena m(Q) (portata indice della metodologia VAPI 13), calcolata nella durata d.
Per d = tc tale approccio schematizza, invece, l’evento di piena con un idrogramma
triangolare di durata D = 2tc e portata massima pari alla media dei massimi annuali della
portata al colmo di piena m(Q) calcolata nella durata tc (VAPI classico).
Gli output così ottenuti sono stati tradotti in termini probabilistici mediante apposito
fattore di crescita (KT = 3.07).
L’individuazione degli scenari di rischio più idonei a descrivere i fenomeni di esondazione
nell’ambito di studio è stata, successivamente, condotta confrontando gli idrogrammi di
piena “potenziali” con i valori di officiosità idraulica media dei tronchi immissari, così
come già individuati nella Relazione Idraulica del vigente PSAI (cfr. seguente tabella).
Asta Tronco fluviale
Torrente Solofrana 14 dalla sorgente fino alla confluenza con la Calvagnola 55
Rio Laura 13 dalla sorgente alla confluenza con la Solofrana 20
Torrente Calvagnola dalla sorgente alla confluenza con la Solofrana 50
Torrente Lavinaio dalla sorgente alla confluenza con la Solofrana 40
Qcontenuta in alveo
(m 3 /s)
3.2 Analisi degli effetti indotti dalla realizzazione della vasca Pandola
Al fine di valutare la trasformazione operata dal dispositivo di laminazione di
Pandola sulle piene in arrivo dalla parte alta del bacino si è proceduto, con il supporto di un
foglio elettronico messo a disposizione dal personale della Struttura Commissariale ex Ord.
2994/1999 (ora ARCADIS), alla generazione, per ciascuno degli idrogrammi in ingresso
(opportunamente tagliati al valore dell’officiosità idraulica del sistema Laura - Solofrana),
dei corrispondenti idrogrammi in uscita, rispettivamente, dalla luce di fondo, da quella di
mezzofondo e dalla soglia sfiorante della vasca. Le geometrie prese a riferimento sono
quelle relative all’opera ultimata nel febbraio 2009 e collaudata nel settembre dello stesso
anno, così come riportate nei grafici trasmessi a questa Autorità di Bacino dalla Struttura
Commissariale ex Ord. 2994/1999, ente attuatore dell’intervento nell’ambito dell’APQ
Regionale per la Difesa Suolo (D.G.R. n. 1001 del 28.07.05).
Si riportano di seguito le principali caratteristiche costruttive e di funzionamento
dell’invaso nonché la planimetria finale riportante il dettaglio delle opere realizzate (fig. 3.1):
13 vedi paragrafo 2. Valutazione delle massime portate di piena naturali. Metodologia della Relazione Idrologica di cui al
vigente PSAI.
14 gli idrogrammi in arrivo alla vasca Pandola (sezione V005) sono stati confrontati con una portata di 75 m 3/s,
risultante dalla somma delle officiosità idrauliche del Rio Laura e del Torrente Solofrana.
38

massimo invaso 308.000 mc
massima piena ingresso 75,0 mc/s
massima piena uscita 37,0 mc/s
quota fondo 160,0 m s.l.m.
quota sfioro 163,2 m s.l.m.
quota coronamento 165,0 m s.l.m.
quota mezzofondo 162,4 m s.l.m.
altezza massima argine 7,0 m s.p.c.
superficie quota fondo 91.400 mq
superficie quota sfioro 101.200 mq
lunghezza opera sfioro 20,0 m
scarico mezzofondo Φ1200 mm
scarico fondo 6,0 x 1,0 m xm
Fig. 3.1 “Vasca di laminazione delle piene del torrente Solofrana in località Pandola del comune di Mercato S. Severino” – Progetto
Esecutivo – Planimetria delle opere realizzate.
immissione
torrente Solofrana
immissione Rio Laura
scarico di fondo
scarico di mezzofondo
opera di sfioro
Successivamente è stata effettuata una modellazione, di tipo monodimensionale, lungo
l’intera asta del torrente Solofrana compresa tra la vasca e la confluenza nell’Alveo Comune
Nocerino, finalizzata all’approfondimento, in regime di moto permanente, delle capacità di
convogliamento del corso d’acqua; tale approccio ha consentito di suddividere l’asta in un
numero finito di tratti omogenei per valori della portata mediamente contenuta in alveo e
di verificare come quest’ultima si riduca, anche considerevolmente, procedendo verso valle.
La presenza di tronchi ad officiosità inferiore rispetto ai valori in uscita dalla vasca (la cui
luce di fondo permette il transito di portate non superiori a 35 mc/s) ha evidenziato come
le ricadute della stessa sul contenimento delle piene non possano estendersi a tutta l’asta del
torrente Solofrana; i benefici dell’effetto di laminazione si smorzano progressivamente
procedendo verso valle in ragione dei restringimenti e delle criticità idrauliche che, di fatto,
“controllano” i fenomeni di esondazione limitando il transito delle portate.
Per questi motivi è parso ragionevole procedere all’aggiornamento dei livelli di pericolosità
in un ambito più ristretto di quello di studio, ovvero, limitando l’approfondimento dei
fenomeni di esondazione a quelle sole aree in cui fossero prevedibili modifiche dei tiranti
39

idrici riconducibili alla realizzazione della vasca Pandola e confermando le previsioni del
vigente PSAI per le rimanenti.
In quest’ottica, si è proceduto ad implementare le attività di aggiornamento approfondendo
i fenomeni di esondazione del torrente Solofrana nel tratto compreso tra la vasca e la
frazione S. Angelo di Mercato S. Severino (tronco nel quale, peraltro, confluiscono le piene
dei torrenti Calvagnola e Lavinaio), ritenendo gli effetti del dispositivo di laminazione del
tutto trascurabili sul “regime” degli allagamenti nelle aree poste più a valle.
Tutto quanto premesso, come meglio si esporrà nel successivo par. 3.5, si è provveduto ad
individuare una serie di ragionevoli combinazioni tra i cinque idrogrammi in ingresso al
torrente Solofrana (tre in uscita dalla vasca Pandola e due, rispettivamente, dai torrenti
Calvagnola e Lavinaio) ed a simulare l’andamento dei corrispondenti fenomeni di
esondazione nel solo ambito di approfondimento.
Preliminarmente si è, tuttavia, proceduto alla caratterizzazione topografica di dettaglio
dell’area di possibile “invasione” (solo in prima approssimazione coincidente con quella
perimetrata dal vigente PSAI) nonché di tutti i parametri fisici utili a definire la
propagazione delle piene in alveo e dei fenomeni di esondazione nelle relative pertinenze.
3.3 Caratterizzazione topografica dell’ambito di approfondimento
La caratterizzazione topografica di dettaglio delle aree di possibile invasione da parte
dei fenomeni di esondazione del torrente Solofrana nel tratto in esame è stata effettuata a
partire dai rilevamenti già in possesso dell’Autorità di Bacino, opportunamente rielaborati
ed estesi, ove necessario, per le finalità del presente studio.
Si fa riferimento alle attività ricognitive approvate dal Comitato Istituzionale nel 2003 (cfr.
verbale seduta del 05.03.03) ed affidate nel 2004 al fine di aggiornare la topografia dei
principali corsi d’acqua nonchè delle relative pertinenze, sull’intero territorio di
competenza; all’epoca l’attività fu sviluppata in tre fasi concernenti:
1) la predisposizione di una rete di livellamento dei capisaldi lungo le aste da rilevare;
2) il rilievo planoaltimetrico di dettaglio delle aste principali e delle immediate pertinenze
fluviali;
3) il rilevo aerofotogrammetrico delle aree prospicienti le aste principali;
quest’ultimo, in particolare, fu conseguito previa acquisizione aerea, con tecnica di “laser
scanning” 15 (operata dalla società Auselda Aed Group) a quote di volo variabili in funzione
della strisciata da coprire 16.
I punti topografici presi a riferimento nel presente studio (in sistema di coordinate
WGS84), così come a suo tempo depurati e rielaborati mediante specifici applicativi 17,
fanno, pertanto, capo a tre differenti tipologie:
punti del terreno;
punti altezza dal terreno;
Model Key Points,
e coprono, quasi interamente, le fasce fluviali individuate dal vigente PSAI nell’ambito di
approfondimento.
15 sistema di rilevamento aereo Topeye, apparecchiatura progettata e realizzata dalla Saab Survey System, basato su scanner
laser, GPS piattaforma inerziale e fotocamera digitale a colori ad alta risoluzione montato su elicottero.
16 con densità media di 4, 1 e 0.5 punti per metro quadrato per strisciate, rispettivamente, di 60, 250 e 500 metri a partire
dall’asse del corso d’acqua.
17 procedure semi automatiche mediante controlli su ortofoto di riferimento.
40

Per le parti scoperte o, comunque, prossime ai margini delle predette fasce si è, invece,
proceduto ad integrare tali dati con quelli aerofotogrammetrici riportati nella Carta Tecnica
Numerica redatta dalla Provincia di Napoli (scala 1:5.000), ricorrendo al supporto delle
ortofoto digitali a colori realizzate dalla Regione Campania nell’ambito del Progetto
O.R.CA. (cfr. convenzione Autorità Bacino Sarno – Regione Campania del 19.12.08)
nonché alle immagini da satellite “Google Earth” 2006, per eventuali aggiornamenti di tipo
macroscopico.
Per quanto concerne il rilievo di dettaglio del torrente Solofrana, infine, si è fatto
riferimento a quello indicato al punto 2) di questo paragrafo (cfr. quaderni AdB – n.
2/2004).
3.4 Caratterizzazione dei parametri di conducibilità idraulica del torrente
Solofrana e delle relative pertinenze
A completamento dell’attività di caratterizzazione sono stati, tra l’altro, avviate
indagini specifiche finalizzate alla caratterizzazione geomorfologica del torrente Solofrana
e, più in particolare, della granumoletria e tessitura dei depositi di fondo alveo nonché delle
tipologie arginali; ciò al fine di meglio definire i parametri di conducibilità idraulica da
prendere a riferimento nelle successive modellazioni idrauliche. Analogamente, sono state
rilevate le caratteristiche prevalenti di uso suolo e le relative scabrezze nelle aree di possibile
invasione in modo da poter rappresentare, in maniera fisicamente basata, il fenomeno di
propagazione dei volumi esondati dal corso d’acqua.
Allo scopo sono stati prelevati appositi campioni di sedimento lungo l’intero corso del
torrente Solofrana ed oltre la confluenza nell’Alveo Comune Nocerino effettuando
apposite indagini granulometriche atte ad estrapolare i parametri di conducibilità idraulica
del corso d’acqua; detta campagna ha permesso, altresì, di effettuare un censimento delle
tipologie arginali presenti. La foto interpretazione e la carta d’uso del suolo regionale
(CUAS), infine, hanno permesso di stimare, ragionevolmente, i parametri di scabrezza nelle
aree di possibile esondazione.
Le metodologie di indagine e i risultati dell’attività di studio sono sintetizzati nell’ Allegato
M.I.R.00 - Indagine sulle caratteristiche morfologiche e sedimentologiche dell’asta fluviale
del Torrente Solofrana e dell’Alveo Comune Nocerino.
3.5 Modellazione idraulica dei fenomeni di esondazione
Completata la fase di caratterizzazione si è proceduto ad avviare le attività utili alla
modellazione idraulica dei fenomeni di esondazione nell’ambito di approfondimento. La
porzione investigata è stata, in una prima analisi, quella perimetrata, nell’ambito del vigente
PSAI, come fascia B di tipo vallivo; successivamente, dopo aver esaminato i primi risultati,
si è reso necessario estendere l’indagine anche ad aree esterne a detta fascia, di fatto,
interessate dal transito e dall’accumulo dei volumi esondati.
Atteso che la propagazione dei fenomeni di esondazione nelle pertinenze del torrente
Solofrana (caratterizzate da adamenti topografici “anomali” rispetto all’andamento del
corso d’acqua) non è risultata modellabile con approcci di tipo unidimensionale, si è
ritenuto ragionevole schematizzare la stessa con una modellazione bidimensionale del
campo di moto, senz’altro più realistica ed idonea a rappresentare l’effettivo stato dei
luoghi; è stato, pertanto, adottato il codice di calcolo FLO-2D (O’Brien, 2002) per la cui
implementazione ed utilizzazione ci si è avvalsi di un consulente esterno. L’impiego di tale
41

codice ha consentito, tra l’altro, di dettagliare il campo di moto instaurabile nelle aree
inondate nonché le azioni esplicabili su infrastrutture e manufatti presenti.
FLO-2D è un modello basato sul metodo della conservazione del volume; esso valuta lo
spostamento del volume d’acqua attraverso una serie di celle, nel caso di flusso sulle aree di
invasione o stima la portata, nel caso di flusso canalizzato; la progressione del campo di
flusso è subordinata alla topografia e alla resistenza al moto, mentre la propagazione
bidimensionale scaturisce da un’integrazione numerica delle equazioni del moto e di
continuità.
Propedeutica alla simulazione è la definizione della superficie potenziale di deflusso;
quest’ultima, in forma di grigliato di calcolo, può essere generata con il modulo di calcolo
GDS o con un programma CAD e contiene informazioni identificative della contiguità,
della quota e della scabrezza della cella; gli elementi della griglia sono generalmente
compresi tra i 30 ed i 150 metri, per lato, anche se è possibile ricorrere ad elementi più
piccoli pagando il maggior dettaglio in incrementi, anche notevoli, del tempo di
elaborazione della simulazione.
Il codice di calcolo richiede, quali dati di input, i file relativi alla topografia ed alle
condizioni idrauliche al contorno (oltre a due file di controllo di tipo *.dat) e tratta ogni
elemento del grigliato come un ottagono con corrsipondenti direzioni di deflusso per
ciascun lato; esso consente, altresì, l’inserimento di sezioni trasversali per la
rappresentazione del deflusso canalizzato (sia esso associabile a corsi d’acqua o ad altre vie
preferenziali) le cui informazioni princiapali (tracciato, argini, interazioni con il deflusso
superficiale) vengono conservate nel file chan.dat.
Per quanto concerne l’input topografico, i dati di base relativi alle quote altimetriche
dell’ambito di approfondimento sono stati elaborati, tramite GIS, al fine di generare il
modello tridimensionale del terreno (DTM); più in particolare, si è provveduto ad integrare
il rilievo Laser Scanning effettuato dalla società Auselda con quello desunto dalla Carta
Tecnica Numerica Provinciale a dal rilievo di dettaglio dell’asta fluviale del torrente
Solofrana (cfr. precedente par. 3.3); ai punti quotati sono stati aggiunti segmenti quotati
finalizzati a meglio rappresentare ostacoli e vie preferenziali di deflusso (muri, terrapieni,
recinzioni).
Dal DTM così ottenuto è stato ricavato il grigliato di calcolo associando ad ogni cella,
previa interpolazione, il valore topografico medio; a ciascuna cella rappresentativa del corso
d’acqua sono state, infine, associate le sezioni trasversali come da rilievo; nella scelta delle
dimensioni da associare al grigliato di calcolo si è ritenuto ragionevole, quale compromesso
tra accuratezza e tempi di elaborazione, adottare una maglia di 5 metri, peraltro, coerente
con il dettaglio topografico disponibile. A ciascuna cella sono stati, infine, associati specifici
valori del coefficiente di Manning variabili in funzione delle scabrezze rilevate dalle indagini
di campagna e dall’interpretazione delle mappe d’uso suolo.
Relativamente alle condizioni idrauliche al contorno della modellazione si è proceduto alla
definizione degli idrogrammi di piena in ingresso nelle sezioni d’alveo del torrente
Solofrana e, più in particolare:
1. a valle del dispositivo di laminazione di Pandola (rispettivamente, dallo scarico di fondo,
da quello di mezzofondo e dalla soglia di sfioro);
2. in corrispondenza della confluenza del torrente Calvagnola;
3. in corrispondenza della confluenza del torrente Lavinaio (Rio Secco);
così come di seguito schematizzati e secondo le considerazioni di cui al precedente par. 3.1.
42

Input idraulico/idrologici
Qmax
(m 3 /s)
durata
(ore)
scarico fondo vasca Pandola 35,67 5,5
scarico mezzofondo vasca Pandola 4,50 2,6
sfioro vasca Pandola 2,14 0,4
confluenza Calvagnola 50,00 1,6
confluenza Lavinaio 40,00 1,4
A tal riguardo, i risultati delle modellazioni ed, in particolare, dei volumi complessivamente
esondati dal reticolo idrografico hanno subito evidenziato la non praticabilità di scenari
impostati su criteri di massimizzazione. L’utilizzazione di eventi di piena tali da
massimizzare il volume esondato e, quindi, di notevole durata avrebbe, infatti, determinato
fenomeni di esondazione nonché livelli di pericolosità idraulica ben lontani dalle indicazioni
contenute nel vigente PSAI che stima, sull’area di studio, volumi esondabili dell’ordine del
milione di metri cubi. Per questo motivo, si è scelto di modellare i fenomeni di esondazione
facendo riferimento alla semplice massimizzazione delle portate al colmo, ovvero, ai
massimi annuali delle piene con ritorno centennale ed ai relativi idrogrammi triangolari
tagliati ai valori di officiosità idraulica di cui sopra.
3.6 Aggiornamento delle fasce fluviali nell’ambito di approfondimento
La simulazione, della durata di circa sei ore (valore condizionato dall’effetto di
laminazione prodotto dalla vasca Pandola), ha restituito, oltre ai singoli step temporali,
mappe sintetiche riportanti, per ciascuna cella di calcolo, i valori massimi del tirante idrico
(flow_depth), della velocità (velocity) e dell’energia (specific_ energy) della corrente
esondata. Con particolare riferimento all’inviluppo dei massimi tiranti idrici, questi sono
stati successivamente rielaborati e raggruppati in classi omogenee; la mappatura risultante è
stata, poi, ulteriormente reinterpretata, anche in considerazione degli esistenti limiti fisici,
individuando areali cui è stato assegnato un prevalente livello di pericolosità idraulica e,
conseguentemente, una corrispondente fascia fluviale, secondo la seguente classificazione:
fascia fluviale di tipo A/A* con tirante idrico > 1 m;
fascia fluviale di tipo B1/B1* con tirante idrico compreso fra 60 e 90 cm;
fascia fluviale di tipo B2/B2* con tirante idrico compreso fra 30 e 60 cm;
fascia fluviale di tipo B3/B3* con tirante idrico minore di 30 cm;
dove, al fine di fornire una rappresentazione più efficace del fenomeno di esondazione, si è
scelto di introdurre una distinzione formale tra i livelli di pericolosità idraulica riconducibili
al transito dei volumi esondati e quelli relativi all’accumulo degli stessi; le tradizionali fasce
fluviali A, B1, B2 e B3 sono state, pertanto, integrate dalle omologhe A*, B1*, B2* e B3*;
queste ultime per lo più localizzate esternamente alle perimetrazioni del vigente PSAI.
In continuità con le attuali previsioni, inoltre, sono state classificate in sottofascia B3 tutte
quelle aree non direttamante interessate dal transito dei volumi esondati relativi alla piena
con tempo di ritorno dei 100 anni (tiranti idrici nulli) ma già ricadenti nel perimetro del
PSAI e, pertanto, acquisite alla pertinenza del corso d’acqua. L’unica eccezione è costituita
dalle aree immediatamente a valle della vasca dove si è scelto di assegnare,
cautelativamente, il massimo livello di pericolosità idraulica (fascia A) ai terreni sottoposti
all’opera di sfioro ed un livello intermedio (sottofascia B2) a quelli ubicati al piede delle
strutture arginali.
43

Nella figura che segue è riportata la nuova mappatura delle fasce fluviali così come
aggiornata per l’ambito di approfondimento (cfr. Tav. R.I.02).
44

4. AGGIORNAMENTO DEL RISCHIO IDRAULICO NELL’AMBITO DI
APPROFONDIMENTO
4.1 Carta degli insediamenti
La pericolosità idrogeologica di un territorio si traduce in rischio quando gli effetti
dei fenomeni implicano un danno agli elementi esposti ai fenomeni stessi e quindi un
“costo” per la collettività, in termini di vite umane, nei casi più gravi, o di costi finanziari. Il
danno atteso è funzione della vulnerabilità e del valore degli elementi esposti ai possibili
fenomeni franosi ed alluvionali ed è stato sinteticamente articolato , attraverso un processo
di semplificazione, in “classi di danno” rappresentate nelle tabelle di cui all’Allegato H delle
vigenti N.d.A., sia in funzione della pericolosità frane che di quella idraulica.
La “carta degli insediamenti e delle infrastrutture” consente quindi di evidenziare i principali
“elementi a rischio” ovvero quegli elementi fisici per i quali deve essere valutata l’esistenza di
possibili rischi ed il loro livello 18 in seguito al verificarsi di eventi franosi o alluvionali di
diversa intensità.
L’implementazione delle conoscenze dei caratteri fisici ed antropici del territorio di
competenza è uno dei compiti istituzionali dell’A.d.B. e dal 2002 , anno di entrata in vigore
del vigente PSAI, ad oggi si è sviluppata tra l’altro sia attraverso l’acquisizione e
rielaborazione delle cartografie disponibili in formato numerico che attraverso
l’arricchimento del relativo data - base geografico, utilizzando più fonti.
Il lavoro di aggiornamento della carta degli insediamenti per l’ambito di approfondimento
si è avvalso, oltre ai dati già considerati in fasi di aggiornamento del P.S.A.I. per la parte
relativa al rischio frane, delle cartografie regionali di base volo 2004 (resesi disponibili nel
corso del 2008), delle foto satellitari 2008 fornite dal MARSEC di Benevento e di
sopralluoghi puntuali; in particolare ha compreso:
l’analisi critica dei vigenti strumenti urbanistici comunali dei comuni interessati
dall’ambito di approfondimento al fine di aggiornare le zone omogenee degli
insediamenti esistenti operando modifiche anche alla luce di varianti puntuali e/o piani
esecutivi attuati dal 2002 (data di entrata in vigore del vigente P.S.A.I.) ad oggi;
l’estrapolazione, dalle cartografie disponibili e dagli studi di approfondimento specifico
svolti dall’ Autorità di Bacino dal 2002 ad oggi, delle destinazioni d’uso prevalenti dei
singoli edifici;
la rielaborazione della cartografia di base regionale (volo 2004) in formato GIS;
l’implementazione con altri dati e strati informativi acquisiti dall’AdB in sede di
approfondimenti di studio e vari, in particolare la foto satellitare 2008 fornita dal
MARSEC di Benevento 19.
18 La definizione di rischio alla base del vigente PSAI fa riferimento al concetto di rischio di cui al DPCM 29.9.1998 meglio
noto come Atto di indirizzo e coordinamento per l’attuazione del D.L. 180/98, che, al par. 2.1 richiama il concetto di
rischio, espresso in termini qualitativi come il prodotto di tre fattori :
RISCHIO = PERICOLOSITA’ x VALORE x VULNERABILITA’.
La trattazione estesa delle metodologie per la valutazione del rischio alluvione è contenuta nella Relazione Tecnica rischio
alluvioni del vigente P.S.A.I.
In particolare nel P.S.A.I. dell’AdB Sarno si è fatto uso della dizione di Valore esposto (entità degli elementi a rischio) come
Danno potenziale Dp
19 Foto satellitare – Eros A 2008, risoluzione 2 mt, acquisita a seguito richiesta di accesso istituzionale della Segreteria
Tecnico Operativa dell’ AdB Sarno-Sett. Territorio( prot. 1557/09) ai sevizi MISTRALS forniti dal MARSEC di Benevento
a seguito dell’Accordo di Programma Quadro tra Regione Campania e Provincia di Benevento del 9 febbraio 2007.
46

l’aggiornamento del quadro delle tutele e delle aree protette e di altri vincoli di natura
paesistico-ambientale;
l’implementazione della trasposizione in formato GIS di tutta la rete viaria, principale e
secondaria, delle principali linee ferroviarie e dei servizi a rete (elettrodotti, acquedotti,
fognature, metanodotti) attraverso l’estrapolazione dagli strati prioritari della cartografia
regionale tecnica e dai sistemi di navigazione stradale satellitari.
L’elaborato di sintesi, anche al fine di consentirne una rappresentazione immediata per la
fase di Conferenza Programmatica, è organizzato in un unico elaborato che comprende:
l’individuazione dei principali agglomerati urbani secondo classi omogenee articolati in:
aree consolidate del tessuto urbano comprendenti le zone individuate nelle
zonizzazioni degli strumenti urbanistici vigenti come A- centri antichi e storici, B – di
completamento, F1 ed F2- attrezzature di interesse comune e generale in prevalenza
costruite (scuole, ospedali etc..);
aree di espansione del tessuto urbano che comprendono quelle individuate come
Zone C – di espansione o dove l’edificazione esistente è inferiore ai parametri di
copertura stabiliti per norma per le zone B di completamento, le zone F3 –
attrezzature pubbliche e di uso pubblico ( in prevalenza attrezzature sportive e per il
tempo libero);
aree destinate ad insediamenti produttivi (zone D);
zone destinate ad uso agricolo (zone E) dove esistono attività agricole e case sparse;
l’edificato rilevabile dalla cartografia di base con alcuni aggiornamenti speditivi e con le
destinazioni d’uso prevalenti organizzate per categorie:
residenziale;
attività produttive (industriali ,commerciali e ricettive con impianti connessi);
attrezzature pubbliche o di uso pubblico (istruzione, attrezzature sanitarie, sportive,
cimiteriali, cultura, sicurezza , uffici amministrativi, edifici a carattere monumentale,
aree archeologiche , stazioni delle principali reti su ferro);
Impianti puntuali relativi alle principali reti di servizi (serbatoi, cabine di
trasformazione elettriche , impianti acquedottistici);
le principali reti ferroviarie;
la rete viaria così articolata anche in funzione della successiva attribuzione della classe di
danno :
Autostrade;
Strade di collegamento intercomunale a carattere prevalentemente Statale;
Strade di collegamento intercomunale e locale a carattere prevalentemente
provinciale;
Viabilità secondaria : Viabilità urbana;
Altre strade (viabilità minore, interpoderale, sentieri).
la principale rete acquedottistica con gli impianti puntuali connessi;
47

le principali reti fognarie e il sistema dei depuratori comprensoriali esistenti ed in via di
realizzazione;
i principali elettrodotti;
i principali gasdotti.
le aree interessate da cave e discariche;
i perimetri delle aree protette nazionali e regionali (Parchi) e di quelle protette ai sensi delle direttive
comunitarie (SIC-ZPS) , dei Piani Paesistici vigenti e delle principali aree di interesse archeologico.
Occorre evidenziare in merito agli aggiornamenti effettuati alcuni precisazioni.
Lo strumento urbanistico vigente del comune di Mercato S.Severino, dato di partenza per
l’individuazione delle classi omogenee di uso del territorio, è ancora il Programma di
Fabbricazione, non adeguato al vigente P.S.A.I. come illustrato nel precedente cap. 2 (cfr.
punti 2.3 - 2.7) e superato sia in termini di previsioni dal subentrare di nuove normative
ambientali e urbanistiche, sia in termini di trasformazioni reali del territorio.
La perimetrazione delle classi omogenee del territorio nell’ambito di approfondimento è
stata quindi aggiornata tenendo conto delle trasformazioni territoriali evidenti desumibili sia
dalle evidenze cartografiche, sia dalla conoscenza di interventi puntuali realizzati o in corso
di realizzazione attraverso strumenti speciali (Accordi di Programma, Varianti ex art. 5
D.P.R. 447/98, etc.) quali ad esempio il Piano di Insediamenti produttivi in via di
attuazione in località Curteri.
Rispetto alla Carta degli insediamenti del vigente P.S.A.I., pur non avendo l’anagrafe edilizia
dei singoli immobili, si è ritenuto utile riportare le informazioni disponibili sulle
destinazioni d’uso prevalenti degli edifici, segnalando la presenza, dove conosciuta , degli
elementi da ritenere particolarmente “sensibili” ai fini della protezione civile quali le
attrezzature di uso pubblico tra cui scuole ed ospedali.
Tali conoscenze, sinteticamente illustrate al precedente punto 2.8 sulla caratterizzazione
dell’area di approfondimento idraulico, e che dovranno essere verificate e implementate
nell’ambito delle attività di pianificazione urbanistica e di protezione civile a scala
comunale, hanno costituito la base per le proposte di intervento puntuale e per ulteriori
indicazioni sulle priorità di realizzazione nell’ambito del sistema di interventi di mitigazione
del rischio idraulico già programmati dall’ Autorità di Bacino.
La Conferenza Programmatica prevista dalla procedura di approvazione per
l’aggiornamento del P.A.I , potrà costituire un momento costruttivo di confronto e
coopianificazione e in questa sede gli Enti territoriali , in primis i comuni interessati, sulla
base della carta degli insediamenti che verrà loro fornita, saranno chiamati a contribuire
direttamente all’aggiornamento del quadro conoscitivo di dettaglio, soprattutto degli
elementi a rischio più elevato.
Questa fase prevede l’avvio, anche formale, di un’attività sistematica per la classificazione
puntuale degli elementi esposti al rischio idrogeologico 20, benché in questi anni sia
20 Un ulteriore supporto all’attività di tutti i soggetti pubblici e privati interessati dalla pianificazione di
bacino è l’attivazione , sul sito web dell’ A.d.B. Sarno, di un servizio sperimentale di consultazione dei
principali contenuti del PAI e di strati informativi di base relativi al territorio di competenza su piattaforma
gratuita Google Earth, che consente di sovrapporre anche le cartografie della pericolosità idrogeologica alle
48

comunque stato continuo il contatto e lo scambio di informazioni con i comuni del bacino
ed in particolare con il Comune di Mercato S.Severino, il cui territorio è caratterizzato da
rilevanti criticità riguardo al rischio idraulico e da importanti interventi strutturali per la sua
mitigazione. Ciò consentirà di offrire un supporto agli stessi comuni chiamati all’attuazione
del P.A.I. ed in particolare all’attivazione dei Piani di Protezione Civile, sia di aggiornare
progressivamente la programmazione degli interventi di difesa del suolo di competenza
dell’ Autorità di Bacino, nonchè di fornire ulteriori elementi alla definizione delle misure di
incentivazione, di competenza regionale, finalizzate all’adeguamento delle infrastrutture e/o
eventuale delocalizzazione delle attività produttive e delle abitazioni a rischio secondo
quanto previsto al comma 6 dell’art. 67 del D.Lgs. 152/06.
foto satellitari ad alta risoluzione con aggiornamento progressivo piuttosto frequente (attualmente per il
bacino del Sarno l’aggiornamento disponibile è 2006-2007).
49

Fig.5.1 Carta degli insediamenti
50

4.2 Definizione del danno
Il danno ( D) dipende, per ogni evento critico, dall’uso del territorio e quindi dal
valore esposto (E) degli elementi presenti e dalla loro vulnerabilità ( V), intesa come
aliquota che va effettivamente persa durante l’evento.
Il P.S.A.I. vigente (cfr. per la trattazione estesa “Relazione Tecnica Rischio Idraulico”) ha
assunto :
D= D ( effettivo) = Danno(potenziale) V( Vulnerabilità),
dove il Danno potenziale equivale al valore degli Elementi esposti e la Vulnerabilità , compresa
tra 0 e 1 , è stata ipotizzata sempre massima a vantaggio di sicurezza, ovvero pari ad 1.
I canoni di valutazione teorici adottati per la valutazione del danno sono stati i seguenti:
quando gli elementi presenti sul territorio sono beni monetizzabili, il loro valore
monetario rappresenta il danno potenziale;
quando gli elementi presenti sul territorio sono persone, il danno potenziale è
rappresentato dal loro valore numerico;
quando gli elementi presenti sul territorio sono risorse e beni ambientali e culturali , ecc.
unici e di così grande rilevanza da costituire un patrimonio irrinunciabile per la
collettività, il loro valore esposto ossia il danno potenziale è rappresentato dal bene
stesso.
Il “catalogo“ degli elementi a rischio viene estratto dalla Carta degli Insediamenti e delle
Infrastrutture.
In un ottica di semplificazione delle procedure, attesa la reale difficoltà di attribuire ad ogni
categoria di uso del suolo il relativo valore specifico sulla base dei predetti criteri, il P.S.A.I
ha quindi definito delle “classi di danno”, accorpando categorie d’uso del territorio
individuate nella Carta degli insediamenti e delle infrastrutture in “classi omogenee” per
ciascuna delle quali si ipotizza un “livello di danno”.
In particolare, facendo riferimento ai “ Programmi nazionali, provinciali e regionali di
prevenzione del rischio idrogeologico” sono state individuate quattro classi di Danno
Potenziale ( Altissimo –D1, Alto –D2 – Medio , D1- Basso o nullo) in funzione della
densità abitativa, degli indici di copertura, della rilevanza delle infrastrutture e degli
insediamenti catalogati nella Carta degli insediamenti e schematizzati nella Tabella 1 dell’
ALLEGATO H alle Norme di Attuazione riportata di seguito (fig.5.2). La “carta del danno”
deve intendersi dunque come carta del danno potenziale.
L’aggiornamento delle categorie di danno e quindi della mappa tematica relativa al danno,
per le aree in cui sono state riperimetrate le fasce e le sottofasce fluviali è stato redatto in
applicazione dei criteri assunti dal Piano vigente associando alle classi omogenee della Carta
degli insediamenti di cui al precedente punto le classi di danno della Tabella 1-Definizione di
danno relativa al rischio inondazione ( fig.5.2).
51

Fig. 5.2. ALLEGATO H – Norme di Attuazione P.S.A..I. AdB Sarno –Tabella per la definizione di danno relativa al rischio inondazione
B.U.R.C. n.21 del 22 aprile 2002
52

In relazione all’applicazione dei predetti criteri all’area di interesse si evidenziano alcune
considerazioni.
L’ attribuzione delle categorie di danno è stata fatta sia per le per aree omogenee che per i
singoli edifici di cui alla legenda della carta degli insediamenti. Dove i singoli immobili
ricadono in aree con alta densità (Zone A, B, C, D, F) il danno potenziale attribuito
coincide con quello della zona omogenea corrispondente ovvero D1, mentre per le “case
sparse” o i piccoli nuclei rurali si è attribuito, così come nel piano vigente, il valore D2-Alto
ai singoli edifici ed il D3-medio alle aree agricole circostanti. L’analisi degli insediamenti
condotta (cfr. cap. 2) ha, infatti , evidenziato la diffusa edificazione nelle zone ancora
classificate “agricole” dagli strumenti urbanistici vigenti, anche nell’ambito delle fasce
fluviali o nelle aree immediatamente contigue; queste zone, pur non avendo raggiunto
densità abitative o indici di copertura pari alle zone di insediamento consolidate, hanno
assunto un carattere decisamente periurbano con una progressiva perdita della capacità di
laminazione naturale delle piene e quindi di potenziale attenuazione degli effetti derivanti
da eventi critici e con una presenza di elementi a rischio piuttosto rilevante, la cui
destinazione è prevalentemente residenziale e/o produttiva.
Le infrastrutture viarie, attesa la rilevanza in termini di collegamento e la cospicua densità
insediativa media delle aree attraversate, sono state tutte complessivamente classificate a
Danno potenziale D2-Elevato; per i tratti che attraversano le zone omogenee A,B.C.D.F, si
è attribuito il medesimo valore di danno delle zone attraversate , ovvero D1-Molto elevato.
Fig. 5.3 Estratto dalla Mappa tematica del danno
53

4.3 Definizione del rischio
La mappatura delle aree a rischio idraulico per l’ambito interessato dalla nuova
perimetrazione delle fasce fluviali è stata condotta secondo i criteri sintetizzati nella
normativa di Piano vigente, ovvero deriva dall’incrocio tra la “ pericolosità idraulica” associata
alle fasce fluviali e la classe del “danno“ individuata per il catalogo degli elementi a rischio
(cfr. fig. 5.4).
La “pericolosità” degli eventi alluvionali è stata determinata nel P.S.A.I.( cfr. Relazione
Tecnica Rischio Idraulico) in relazione al tempo di ritorno T e da un fattore di pericolo
FPA dipendente dalla velocità della corrente ( v) e dall’entità del tirante idrico (h).
Facendo riferimento alla suddivisione delle aree inondabili nelle fasce A,B,C, e nelle
sottofasce B1, B2, B3 il Piano ha assunto la seguente definizione di pericolosità :
Fascia T- Tempo di ritorno FPA- Fattore Pericolosità Pericolosità
A 100 Elevato Molto Elevata
B1 30-100 Medio Elevata
B2 100 Medio Media
B3 100 Medio Moderata
I risultati delle modellazioni idrauliche effettuate nel corso del presente studio per
la perimetrazione delle sottofasce hanno condotto ad adottare ulteriori definizioni per
quelle aree inondabili che non possono essere ricondotte strettamente nell’ambito delle
stesse. In conseguenza la definizione della “pericolosità” è stata così implementata:
Fascia T- Tempo di ritorno FPA- Fattore Pericolosità Pericolosità
A, A* 100 Elevato Molto Elevata
B1,B1* 30-100 Medio Elevata
B2,B2* 100 Medio Media
B3,B3* 100 Medio Moderata
Il rischio da inondazione è stato quindi determinato secondo lo schema seguente
in sostituzione della Tabella 2 riportata in fig. 5.2:
Fig. 5.1 Schema determinazione rischio inondazione aggiornato secondo i risultati dello studio
54

Fig.5.2 ALLEGATO H Norme di Attuazione P.S.A.I. –Tabella 2- Determinazione del rischio inondazione
La nuova mappatura del rischio per le aree a valle della vasca di laminazione, pur
essendosi incrementate in assoluto le aree suscettibili di inondazione in conseguenza delle
modellazioni idrauliche effettuate con un rilievo topografico di dettaglio, evidenzia che nel
complesso vi è stata una riduzione dei livelli di rischio, con una prevalenza di Rischio R1-
Moderato; in particolare la frazione capoluogo di Mercato S. Severino (Zona A) e altri
insediamenti consolidati lungo il Solofrana a carattere residenziale e produttivo (cfr.fig. 5.3)
rientrano in fascia B3 con Rischio Moderato.
Solo in alcune aree circoscritte già insediate si è rilevato un incremento del rischio atteso; in
particolare risultano comprese in fascia B2 , R2 alcune parti di insediamenti residenziali di
recente costruzione e in fascia A* o B1* con conseguente rischio R4 o R3 (superiore alla
soglia di rischio accettabile così come definito dal P.S.A.I), un edificio scolastico in via di
completamento e alcuni ampliamenti ad impianti produttivi preesistenti.
Per questi elementi , oltre all’attivazione delle dovute misure di protezione civile comunale
si propone la realizzazione di immediati interventi puntuali di riduzione della vulnerabilità
intrinseca nelle more del completamento del sistema di interventi strutturali di mitigazione
del rischio idraulico posto in essere dall’ Autorità di Bacino.
55

Fig.5.3 Carta del Rischio alluvione – Aggiornamento( Tav.R.I.01)
56

5. SINTESI DEI RISULTATI E PROPOSTE DI INTERVENTO
5.1 Sintesi dei risultati
L’analisi critica dei risultati ottenuti a seguito dell’approfondimento dei fenomeni di
esondazione a valle del dispositivo di laminazione, ha permesso di formulare importanti
considerazioni sulle implicazioni, di carattere idraulico, connesse alla realizzazione e messa
in esercizio della vasca Pandola. Come accennato in premessa, i risultati dell’attività hanno
consentito, tra l’altro, di fare ulteriore chiarezza sull’opportunità di attuare gli interventi di
sistemazione idraulica, in buona parte già identificati, nella loro interezza e secondo
soluzioni tali da conciliare le esigenze di difesa dal rischio idraulico con quelle di
salvaguardia e ripristino delle naturali dinamiche fluviali.
Con particolare riferimento all’approfondimento idraulico dei fenomeni di esondazione a
valle del dispositivo di laminazione ed in tutta l’area indagata, i risultati della modellazione
idraulica mono e bidimensionale hanno evidenziato due aspetti fondamentali:
1. L’effetto di laminazione della vasca nei confronti delle piene centennali, riduce ma non
azzera l’intensità dei fenomeni di esondazione nelle aree poste a valle; tale beneficio si
manifesta in relazione alla capacità di convogliamento del reticolo idrografico attenuandosi
lungo il corso del torrente Solofrana.
2. I volumi esondati non rientrano in alveo ma si propagano in ragione dell’andamento
topografico delle pertinenze del corso d’acqua accumulandosi nelle aree depresse e/o
confinate, anche a notevole distanza dallo stesso.
Dalle suddette considerazioni discende che i livelli di pericolosità idraulica, fatta eccezione
per quelli registrati in prossimità dei tronchi d’alveo insufficienti, risultano mediamente più
contenuti nelle aree subito a valle della vasca laddove, in conseguenza dell’effetto di
laminazione, minori sono i volumi esondati; al contrario, i tiranti idrici si presentano più
elevati procedendo verso valle, tanto a causa degli ulteriori contributi di piena in arrivo dai
torrenti Calvagnola e Lavinaio, quanto per effetto del progressivo accumulo dei volumi
esondati dal torrente Solofrana nelle aree topograficamente svantaggiate. A tal riguardo, il
dato più interessante proveniente dalle simulazioni effettuate concerne la distribuzione
delle aree a maggior pericolosità idraulica le quali si attestano, contrariamente a quanto
indicato nel vigente PSAI, anche lontano dal corso d’acqua ovvero ai margini delle aree
interessate dal fenomeno di esondazione. Ciò si spiega con la particolare configurazione
morfologica della piana del torrente Solofrana il cui percorso, in buona parte artificializzato,
si snoda a quote maggiori rispetto al “fondo valle”.
Dette considerazioni trovano riscontro nella nuova mappatura delle fasce fluviali che
individua, per l’ambito di approfondimento, perimetrazioni più estese rispetto alle
previsioni del vigente PSAI (cfr. tav. R.I.2) e classi di pericolosità idraulica distribuite
secondo areali a “macchia di leopardo”.
A tal riguardo, al fine di fornire una rappresentazione più efficace del fenomeno di
esondazione, si è scelto di introdurre una distinzione formale tra i livelli di pericolosità
idraulica riconducibili al transito dei volumi esondati e quelli relativi all’accumulo degli
stessi; le tradizionali fasce fluviali A, B1, B2 e B3 sono state, pertanto, integrate dalle
omologhe A*, B1*, B2* e B3*.
57

A seguire, il confronto sintetico (in termini di fasce fluviali e per il solo ambito di
approfondimento 21) tra le previsioni del vigente PSAI e quelle risultanti dal presente studio:
superfici in ettari
(ha)
fascia A
valliva
fascia B
valliva
sottofascia
B1
Sottofascia
B2
Sottofascia
B3
vigente PSAI 54.58 120.60 - - - 175.18
aggiornamento 64.05 138.39 12.43 33.97 91.99 202.44
incremento 9.47 17.79 27.26
totale
aree inondabili
A + B
I circa 30 ettari di nuove aree interessate da allagamento sono quasi interamente distribuiti
in destra idraulica al torrente Solofrana laddove le simulazioni hanno evidenziato
l’accumulo, con elevati tiranti idrici, di buona parte dei volumi esondati.
Le aree ricadenti in fascia fluviale di tipo B, invece, i cui livelli di pericolosità si
presentavano indifferenziati nel PSAI, risultano caratterizzate per circa il 70 % da tiranti
idrici inferiori ai 30 cm (sottofascia B3).
In queste ultime sono state inserite anche quelle superfici non direttamente interessate dal
transito dei volumi esondati in relazione alla piena centennale 22(tiranti idrici nulli) ma già
ricadenti nel perimetro del PSAI e, pertanto, acquisite alla pertinenza del corso d’acqua.
L’unica eccezione è costituita dalle aree immediatamente a valle della vasca dove si è scelto
di assegnare, cautelativamente, il massimo livello di pericolosità idraulica (fascia A) ai
terreni sottoposti all’opera di sfioro ed un livello intermedio (sottofascia B2) a quelli ubicati
al piede delle strutture arginali.
Tutto quanto premesso, è opportuno evidenziare come il confronto tra la nuova mappatura
delle fasce fluviali e le vigenti previsioni del PSAI vada letto anche in relazione ai differenti
approcci metodologici che le hanno determinate e, soprattutto , alla luce del diverso grado
di approfondimento conseguito nel passare da una stima qualitativa ad una più quantitativa
e fisicamente basata dei fenomeni di esondazione. Nell’ambito del Piano, infatti, le
perimetrazioni sono state individuate, una volta stimato per via idraulico-idrologica il
volume complessivamente esondato, su base morfologica, anche in considerazione delle
aree storicamente allagate, con tutte le approssimazioni conseguenti al dettaglio topografico
all’epoca disponibile (cartografia di base al 5.000), quest’ultimo di gran lunga inferiore a
quello preso a riferimento nella presente attività di aggiornamento (cfr. par. 3.3).
In tal senso, l’incremento in termini assoluti delle aree inondabili e talvolta dei relativi livelli
di pericolosità rispetto a quanto originariamente indicato nel PSAI, va confrontato con il
maggior dettaglio sui massimi tiranti idrici e con la conseguente miglior differenziazione
delle classi di pericolosità idraulica nell’ambito di approfondimento; quest’ultimo aspetto,
oltre a tradursi in una rappresentazione più realistica delle condizioni di rischio, costituisce
un oggettivo avanzamento in termini pianificatori, consentendo una più chiara lettura delle
possibilità di utilizzazione del suolo in maniera compatibile a fronte della complessità di
interpretazione del vigente PSAI 23.
21 nella sommatoria così come nella mappatura di aggiornamento delle fasce fluviali si è tenuto conto anche dei
risultati di cui all’approfondimento idraulico redatto dall’Amministrazione Comunale di Mercato S. Severino nell’ambito
delle opere di urbanizzazione a servizio del PIP “Sibelluccia”, approvato con delibera di C.I nella seduta del 21 dicembre
2004, opportunamente raccordato ai risultati del presente studio.
22 il vigente P.S.A.I., oltre alle aree allagabili in relazione alla piena con periodo di ritorno T=100 anni ( Fasce A e B),
ha perimetrato le aree inondabili dalla piena relativa a T=300 anni o dalla piena storica nettamente superiore alla piena di
progetto che in prevalenza coincidono planimetricamente almeno con il perimetro esterno della fascia fluviale B.
23 nel vigente PSAI la fascia B valliva si presenta indifferenziata e le possibilità di intervento risultano subordinate ad
approfondimenti idraulici dei fenomeni di esondazione che rimandano a prescrizioni normative differenziate in funzione dei
tiranti idrici stimati (cfr. disciplina specifica delle sottofasce fluviali di cui alle Normativa di Attuazione del PSAI).
58

Il confronto tra la Carta del rischio del P.S.A.I. vigente e la nuova Carta redatta per l’area di
approfondimento evidenzia che le classi di rischio prevalenti sono R1- moderato ed R2-
Medio, contenute quindi entro il livello definito come “ Rischio accettabile; in particolare
passano da Rischio idraulico Elevato a Rischio Medio o Moderato una considerevole
porzione del centro storico di Mercato S.Severino ed altri insediamenti urbani consolidati
lungo il Solofrana (cfr. Tav. R.I.01-Carta degli insediamenti e Tav. R.I. 03-Carta del Rischio
Idraulico).
5.2 Interventi di mitigazione
I possibili incrementi locali di pericolosità idraulica nell’ambito di approfondimento,
rendono tuttavia prioritaria l’esigenza di accompagnare la nuova mappatura delle fasce
fluviali con un apposito abaco di misure (strutturali e non) finalizzato alla salvaguardia di
quegli elementi che dovessero trovarsi esposti a scenari di rischio più gravosi di quelli
previsti dal vigente PSAI.
Le misure immediate da attivare sono il Piano di Protezione Civile Comunale nonché
modesti interventi di mitigazione finalizzati alla riduzione della vulnerabilità intrinseca di
singoli elementi particolarmente “sensibili”, quali un edificio scolastico di recente
costruzione, da definirsi a seconda delle casistiche coinvolte.
Prioritaria si conferma, altresì, l’esigenza di adeguare gli strumenti di pianificazione
urbanistica comunale; il Comune di Mercato S. Severino, il cui territorio è interessato dalla
riperimetrazione, ha in corso la redazione del PUC comprensivo del richiesto adeguamento
al P.S.A.I. e le risultanze dello studio potranno contribuire alla sua definizione secondo gli
indirizzi di governo del rischio e di tutela ambientale dettati sia dalla pianificazione di
bacino che dal P.T.R..
Un’ultima considerazione va fatta in merito agli effetti indotti sulle piene dalla realizzazione
e messa in esercizio della vasca Pandola; a tal riguardo e per quanto esposto, è bene
sottolineare come gli aggravi di pericolosità idraulica rilevati nei territori posti a valle sono
dovuti al diverso grado di approfondimento con il quale sono stati studiati i fenomeni di
esondazione e non già al funzionamento della stessa che, giova ribadirlo, risulta benefica
almeno fino quando al torrente Solofrana non pervengono i contributi di piena dei torrenti
Calvagnola e Lavinaio.
Dal punto di vista della sistemazione idraulica del bacino e, più in particolare, degli
interventi da realizzare per la messa in sicurezza della valle del torrente Solofrana, l’attività
di approfondimento ha fornito importanti indicazioni, che confermano ed avvalorano le
strategie generali già delineate, sulle modalità di attuazione delle previsioni a suo tempo
formulate nel Progetto di Fattibilità, traducibili nei seguenti obiettivi di difesa idraulica:
1. eliminazione dei fenomeni di esondazione lungo il tronco del torrente Solofrana
emissario della vasca Pandola;
2. contenimento dei contributi di piena in arrivo dai torrenti Calvagnola e Lavinaio;
3. eliminazione e/o mitigazione dei fenomeni di esondazione lungo il tronco del torrente
Solofrana a valle dell’abitato di Mercato S. Severino.
Ad eccezione del primo, agevolmente conseguibile con modesti interventi di riprofilatura
ed adeguamento delle sezioni del corso d’acqua alla portata massima rilasciata dal
dispositivo di laminazione (stimata in circa 35 mc/s), i rimanenti obiettivi richiedono
un’attenta calibrazione ed ottimizzazione delle soluzioni possibili; queste ultime da scegliere
59

in funzione di precise e sostenibili strategie di contenimento del rischio idraulico 24. Attesa
l’esigenza di ricorrere ad aree di espansione sui due principali tributari del torrente
Solofrana, infatti, il relativo dimensionamento e conseguente effetto di laminazione
dipenderà tanto dalle possibilità di adeguamento del torrente Solofrana quanto dagli scenari
di rischio residuo che si intende “conservare” nelle relative pertinenze.
Determinante, in quest’ottica, l’attuazione degli interventi di difesa idraulica programmati a
valle dell’ambito di approfondimento e, primo tra tutti, dell’area di espansione in località
Casarsano alla cui entrata in esercizio andrebbero progressivamente condizionati gli
interventi di adeguamento idraulico delle sezioni del torrente Solofrana. Alternativamente,
potrebbe risultare utile dare rapido avvio agli interventi di laminazione delle piene sui
torrenti Calvagnola e Lavinaio procedendo, contestualmente, ad incrementare la capacità di
convogliamento del torrente Solofrana in ragione degli “alleggerimenti” prodotti; anche in
questo caso gli interventi andrebbero individuati valutandone attentamente la
propedeuticità, in termini di costi e benefici, ed avendo cura di non produrre incrementi dei
livelli di rischio nei territori posti più a valle.
Le risultanze dello studio confermano quindi la necessità di attuazione di interventi da
realizzarsi in tempi anche più contenuti di quelli previsti nella programmazione
dell’Autorità secondo un cronoprogramma che prevede:
interventi immediati
interventi di breve periodo
interventi di medio periodo
Lo schema che segue riporta le proposte di intervento, alcune già previste dalla
programmazione dell’ AdB Sarno e recepite nell’ambito del “Grande Progetto per il
completamento della riqualificazione del fiume Sarno-POR Campania 2007-2013”, con
l’indicazione delle priorità e delle possibili fonti di finanziamento.
24 il Progetto di Fattibilità per la sistemazione idraulica del bacino idrografico del fiume Sarno, redatto nell’ambito del
PSAI, individua interventi finalizzati alla completa rimozione del rischio idraulico. Tanto le soluzioni proposte per il
trattenimento dei volumi di piena a monte dei centri abitati (stimati in oltre 3 milioni di metri cubi) quanto quelle volte al
potenziamento delle capacità di convogliamento dei corsi d’acqua risultano, pertanto, concepite al limite della loro fattibilità
tecnica nonché con il massimo impatto economico e territoriale.
60

interventi non strutturali
Interventi strutturali – obiettivi di difesa idraulica 1-2-3
INTERVENTI DI MITIGAZIONE DEL RISCHIO IDRAULICO
Attivazione del Piano di protezione Civile alla scala comunale
secondo i criteri di cui al P.S.A.I. con particolare riferimento all’allerta
in caso di eventi meteorici eccezionali segnalati dalla Protezione
Civile ed all’inibizione dell’uso dei locali posti sotto il livello della piena
di riferimento.
Interventi puntuali di riduzione della vulnerabilità intrinseca di elementi
classificati a rischio, in conseguenza della nuova perimetrazione delle
fasce fluviali, con particolare urgenza per specifiche aree ed edifici
particolarmente “sensibili” in quanto destinati ad attrezzature
pubbliche o di uso pubblico (quali gli edifici scolastici) o sede di
attività produttive rilevanti e riclassificati a rischio R3-R4 Elevato e
Molto Elevato, da effetture secondo gli accorgimenti tecnico-costruttivi
di cui all’ Allegato G delle Norme di attuazione del P.S.A.I. (es.
confinamento idraulico delle aree mediante sopraelevazione o
realizzazione di barriere fisiche per la corrente di inondazione,
sovralzo delle soglie di accesso e delle aperture sottostanti il livello
della piena di riferimento , installazione di stazioni di pompaggio ecc..)
e senza che ciò comporti aggravio di rischio per le aree contermini.
CRONOPROGRAMMA
immediati
breve
periodo
medio
periodo
Adeguamento Strumenti urbanistici comunali. -
Programmazione di esondazioni controllate, nelle aree dove è già
prevista la realizzazione di vasche di laminazione delle piene, sui
rami del Calvagnola e del Lavinaio, a monte dell’area oggetto della
riperimetrazione, nelle more della realizzazione delle stesse.
Ottimizzazione del funzionamento della vasca Pandola mediante
dispositivi volti al controllo dell’esondazione “interna” alla vasca.
Installazione stazione di monitoraggio delle portate in uscita dalla
vasca Pandola per l’attivazione delle misure di protezione civile a
scala comunale.
Integrazione della stazione di monitoraggio della vasca Pandola nel
sistema di monitoraggio della Protezione Civile Regionale.
Realizzazione e messa a regime dell’ area di laminazione lungo il
Calvagnola (Fisciano).
Realizzazione e messa a regime dell’ area di laminazione lungo il
Lavinaio (Mercato S.S / Fisciano).
Realizzazione area laminazione piene in località Casarsano (Nocera
Inferiore) a valle dell’ambito di approfondimento.
Adeguamento sezioni d’alveo Torrente Solofrana a valle della vasca
Pandola progressivamente alla messa in esercizio delle aree di
espansione/laminazione a monte ed a valle dell’ambito di
approfondimento.
-
FONTI
DI FINANZIAMENTO
Fondi comunali
Fondi Regionali
Settore
Protezione Civile
Fondi comunali
Fondi Regionali
Settore
Protezione Civile
Fondi comunali
Fondi Regionali
Settore
Protezione Civile
Fondi comunali
Fondi Regionali
Settore
Protezione Civile
Fondi comunali
Fondi Regionali
Settore
Protezione Civile
POR 2007-13
Grande progetto
Sarno
POR 2007-13
Grande progetto
Sarno
POR 2007-13
Grande progetto
Sarno
POR 2007-13
Grande progetto
Sarno
61

5.3 Aggiornamento Norme di Attuazione ed Allegati
L’analisi delle caratteristiche del sistema antropico e l’applicazione delle metodologie
previste dal P.S.A.I per la delimitazione delle sottofasce fluviali hanno costituito
un’occasione di ulteriore verifica degli aggiornamenti e delle modifiche già apportate alle
Norme di Attuazione vigenti ed agli Allegati Tecnici, sia in termini di disciplina prescrittiva
sugli usi del suolo compatibili, sia in termini di modalità tecniche con le quali condurre gli
studi di compatibilità idraulica.
Gli obiettivi perseguiti attraverso le integrazioni e le modifiche apportate al corpo delle
Norme di Attuazione , con riferimento alle strategie per la riduzione del rischio idraulico e,
più generale, al riassetto idrogeologico del bacino del Sarno, sono infatti volti a:
Aggiornare i riferimenti normativi di settore e generali , secondo il quadro normativo
vigente che ha subito trasformazioni , anche rilevanti e non del tutto definite, a partire
dal 2002, anno di entrata in vigore del Piano Stralcio;
Chiarire e semplificare, ove possibile, l’azione amministrativa in ordine alle attività di
controllo dell’ AdB sulla “compatibilità” di piani e interventi puntuali con il P.S.A.I.(
cfr.integrazioni e modifiche agli Art. 6, 7 delle NdA );
Confermare e rafforzare la strategia di base del vigente P.S.A.I. che indica nella carta
della pericolosità idrogeologica (frane ed alluvione) il riferimento per la mappa di
trasformabilità del territorio, mentre la “cartografia del rischio esistente” è finalizzata
all’individuazione delle azioni e delle opere per la mitigazione del rischio ( cfr. modifiche
ed integrazioni al Tit. IV delle NdA);
Ribadire la necessità di adeguare gli strumenti urbanistici al P.S.A.I. , in particolare quelli
comunali, sia in termini di “compatibilità” delle previsioni con le caratteristiche di
pericolosità idrogeologica del territorio, sia in termini di piena integrazione degli obiettivi
della difesa del suolo nella pianificazione urbanistica ( cfr. art.6,7, ), anche in coerenza
con quanto previsto dal PTR approvato dal Consiglio Regionale a settembre 2008;
Confermare e rafforzare, in conseguenza , la strategia che individua come prioritari gli
interventi strutturali e non strutturali di mitigazione del rischio già esistente, ivi compresi
approfondimenti di studio e “riperimetrazioni”, e non già quelli finalizzati ad
urbanizzare nuove aree con livelli di pericolosità da dissesto di versante elevata o molto
elevata o le fasce fluviali, anche in attuazione degli obiettivi e degli indirizzi del PTR alle
“Linee Guida per il Paesaggio” ( cfr.integrazioni e modfifiche al tit. IV e al Tit. V delle
NdA ed Allegati E ed F );
Confermare che, tra gli interventi di mitigazione possibili per tutte le aree a rischio molto
elevato ed elevato, non più differibili, vi sono principalmente quelli dei Piani di
Protezione Civile, comprese l’allerta rapida e l’evacuazione e che il Piano di Protezione
Civile Comunale, deve ovunque essere reso operativo ed adottato con l’adeguamento
degli strumenti urbanistici al P.S.A.I. secondo quanto prescritto anche dalla recente
ordinanza della Protezione Civile ( O.P.C.M. n. 3734 del 16.01.09) 25 .
25 Il comma dell’art. 4 dell’ O.P.C.M. 3734 del 16 gennaio 2009–Primi interventi di Protezione Civile diretti a fronteggiare i danni
conseguenti agli eventi atmosferici che hanno colpito il territorio nazionale nei mesi di novembre e dicembre 2008”, recita:”Laddove i beni
62

Integrare nella normativa gli indirizzi sulla corretta gestione delle aree boschive e delle
coltivazioni sui versanti scaturite dagli approfondimenti di studio , facendo riferimento
alla specifica cartografia ( cfr. art. 36, ALL. I- nuovo , att. 49- vincolo idrogeologico)
sviluppando l’approccio dell’uso del suolo come difesa, in piena coerenza con le strategie
e gli indirizzi del PTR che promuovono la “multifunzionalità” delle “foreste “ e delle
“aree rurali” con particolare riguardo agli equilibri idrologici ed idrogeologici (cfr.
integrazioni al Tit. IV delle NdA e nuovo “Allegato I-Regolamentazione dell’uso del
suolo sui versanti”);
Rispondere all’esigenza, scaturita dall’esperienza di questi anni di gestione del Piano, di
maggiore controllo sulle proposte di trasformazione ed edificazione nell’ambito delle
“Fasce fluviali”, soggette a una notevole pressione insediativa spesso in corrispondenza
delle aree maggiormente critiche sotto il profilo idraulico; a tal proposito, oltre ad alcune
precisazioni , integrazioni e modifiche alle prescrizioni specifiche per le fasce fluviali e
relative sottofasce( cfr. art. 18,19,42,44,45,46), si è ritenuto opportuno proporre la
sospensione della possibilità di perimetrare puntualmente le sottofasce B1, B2,B3, al fine
dell’ applicazione della relativa normativa in caso di nuova edificazione e di ricondurre la
competenza alla perimetrazione delle sottofasce all’ AdB a titolo prevalente ( cfr. art. 44,
ALL.E).In ogni caso ( cfr. modifiche ALL.E) la perimetrazione medesima dovrà sempre
interessare unità fisiografiche significative così come individuate dall’ Autorità.
Quest’ultimo approccio, in particolare, è coerente sia con gli obiettivi di difesa e
salvaguardia che il vigente P.S.A.I. persegue per le pertinenze fluviali 26, sia con le strategie
del Piano Territoriale Regionale che, come illustrato in precedenza, detta specifici indirizzi
per gli strumenti urbanistici di livello provinciale (PTCP ) e comunale ( PUC) che
dovranno, nel recepire la pianificazione di bacino, definire specifiche misure volte alla
salvaguardia dell’integrità fisica dei corpi idrici superficiali ed al loro recupero ambientale
con particolare riferimento alla necessità di tutelare le condizioni di continuità e apertura
degli spazi rurali ed agricoli allo scopo di preservarne la funzione di corridoio ecologico , di
stepping stones, di fasce tampone a protezione delle risorse idriche, di aree di mitigazione
danneggiati sono localizzati in aree ad alto rischio idrogeologico , idraulico e valanghe, i contributi previsti dalle lettere b),c),d) sono riconosciuti
dove solo ove il comune abbia provveduto o si impegni a provvedere entro i termini di scadenza dello stato di emergenza a recepire ed adottare ai
sensi del decreto –legge 11 giugno 1998, n.180convertito, con modificazioni dalla legge 3 agosto 1998, n.267, nella propria pianificazione e
regolazione urbanistica, nonché a predisporre ed adottare la conseguente e dovuta pianificazione di emergenza”.
“
26 L’articolo 45 delle vigenti Norme di Attuazione del P.S.A.I. , Disposizioni comuni per le sottofasce B1,B2,B3, prescrive in
particolare :
1. Nelle sottofasce B1, B2, B3 il Piano persegue gli obiettivi di mantenere e migliorare le condizioni di funzionalità idraulica ai fini principali
dell’invaso e della laminazione delle piene, nonché di conservare e migliorare le caratteristiche naturali ed ambientali.
2. Nelle sottofasce B1, B2, B3 sono, in particolare, sottoposte a tutela e salvaguardia le zone umide, le zone di riserva e le zone con vegetazione
naturale.
3. Nelle sottofasce B1, B2, B3 sono vietati:
• l’apertura di discariche pubbliche o private, anche se provvisorie;
• l’apertura di impianti di smaltimento o trattamento di rifiuti solidi;
• il deposito a cielo aperto di qualunque materiale o sostanza inquinante o pericolosa (ivi incluse autovetture, rottami, materiali edili e
similari);
• l’escavazione o il prelievo, in qualunque forma o quantità, di sabbie, ghiaie e di altri materiali litoidi.
4. Nelle sottofasce B1, B2, B3 sono inoltre vietati interventi o strutture, in presenza di rilevati arginali, che tendano ad orientare la corrente in
piena verso i rilevati, ovvero scavi o abbassamenti del piano di campagna che possano aumentare le infiltrazioni nelle fondazioni dei rilevati.
5. Nelle sottofasce B1, B2, B3, infine, qualunque opera volta alla protezione dal rischio idraulico di edifici, strade, fondi agricoli, piani interrati,
ecc., deve essere realizzata in modo tale da non indurre aumento del rischio verso altri beni esposti.
63

del rischio idraulico non consentendo in queste aree l’edificabilità e favorendo il riuso
dell’esistente (cfr. cap. 2.7).
In conseguenza delle risultanze dello studio idraulico e delle verifiche metodologiche
condotte, oltre a quanto già modificato nel corpo delle Norme di Attuazione del Piano si è
proposta l’introduzione di nuove definizioni per le aree inondabili non pienamente
rispondenti ai criteri di delimitazione delle fasce e sottofasce A, B1, B2, B3 e le conseguenti
integrazioni alle tabelle sintetiche per la determinazione del Rischio Idraulico nonché alle
Norme di Attuazione ed agli Allegati Tecnici per le parti inerenti la pericolosità ed il rischio
idraulico (Allegati B,C,E,H).
Si riportano in appendice le sole modifiche proposte agli Allegati Tecnici B ed H.
64

APPENDICE :
ALLEGATI TECNICI B ed H delle Norme di Attuazione P.S.A.I.
con integrazioni e modifiche aggiuntive
(in rosso grassetto corsivo le integrazioni)
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ALLEGATO B
DEFINIZIONE ED INDIVIDUAZIONE DELLE FASCE FLUVIALI E DELLE AREE A PERICOLOSITÀ DA
DISSESTI DI VERSANTE
1. Fasce fluviali
Le aree a diversa pericolosità idraulica sono individuate nella “Carta delle fasce fluviali” in scala 1:5.000, le
quali vengono così definite, in funzione delle aree inondabili con diverso periodo di ritorno e con diverso
tirante idrico:
Alveo di piena ordinaria. Si definisce alveo di piena ordinaria la parte della regione fluviale interessata
dal deflusso idrico in condizioni di piena ordinaria, corrispondente al periodo di ritorno T=2-5 anni. Nel
caso di corsi d’acqua di pianura, l’alveo di piena ordinaria coincide con la fascia fluviale compresa tra le
sponde dell’alveo incassato. Nel caso di alvei alluvionati, l’alveo di piena ordinaria coincide con il greto
attivo, interessato (effettivamente nella fase attuale oppure storicamente) dai canali effimeri in cui
defluisce la piena ordinaria. La delimitazione si effettua in corrispondenza del più esterno tra il limite
catastale demaniale ed il piede esterno delle opere di arginatura e protezione esistenti.
Alveo di piena standard (Fascia A). La Fascia A viene definita come l’alveo di piena che assicura il
libero deflusso della piena standard, di norma assunta a base del dimensionamento delle opere di
difesa. Nel presente Piano si è assunta come piena standard quella corrispondente ad un periodo di
ritorno pari a 100 anni. Il “limite di progetto tra la Fascia A e la successiva Fascia B” coincide con le
opere idrauliche longitudinali programmate per la difesa del territorio. Allorché dette opere entreranno
in funzione, i confini della Fascia A si intenderanno definitivamente coincidenti con il tracciato dell’opera
idraulica realizzata e la delibera del Comitato Istituzionale di presa d’atto del collaudo dell’opera varrà
come adozione di variante del Piano Stralcio per il tratto in questione.
Fascia di esondazione A* - Le aree soggette ad allagamento per accumulo di volumi derivante
dalle caratteristiche topografiche , diverse dall’alveo di piena standard e non contigue ad esso,
con tempo di ritorno pari a 100 anni e altezza idrica h > 1mt.
Fascia di esondazione (Fascia B). La Fascia B comprende le aree inondabili dalla piena standard,
considerata come la piena con periodo di ritorno T= 100 anni, con altezza del battente idrico inferiore a
90 cm.
Sulla base di studi e indagini da sviluppare in accordo con le specifiche tecniche di cui all’Allegato E, la
fascia B può essere suddivisa in tre sottofasce delimitate solo in funzione dell’altezza del tirante idrico. In
tal modo vengono distinte:
1. la sottofascia B1, compresa tra l’alveo di piena e la linea più esterna tra la congiungente l’altezza
idrica h=30 cm delle piene con periodo di ritorno T=30 anni e altezza idrica h=90 cm delle piene con
periodo di ritorno T=100 anni (per semplicità la sottofascia B1 si intenderà caratterizzata da altezza
del tirante idrico compresa tra h=90 cm e h=60 cm);
2. la sottofascia B2, compresa fra il limite della Fascia B1 e quello dell’altezza idrica h=30 cm delle
piene con periodo di ritorno T=100 anni; (per semplicità la sottofascia B2 si intenderà caratterizzata
da altezza del tirante idrico compresa tra h=60 cm e h=30 cm).
3. la sottofascia B3, compresa fra il limite della Fascia B2 e quello delle piene con periodo di ritorno
T=100 anni (per semplicità la sottofascia B3 si intenderà caratterizzata da altezza del tirante idrico
inferiore a 30 cm).
4. le sottofasce B1*, B2*, B3- Le aree soggette ad allagamento per accumulo di volumi derivanti
dalle caratteristiche topografiche del territorio con tempo di ritorno e tiranti idrici
corrispondenti a quelli delle sottofasce B1,B2,B3, ma non rientranti nei limiti geometrici
definiti per le stesse.
Fascia di inondazione per piena d’intensità eccezionale (Fascia C). La fascia C comprende le aree
inondabili dalla piena relativa a T = 300 anni o dalla piena storica nettamente superiore alla piena di
progetto. ….OMISSIS
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*N:B Sulla base di studi specifici di approfondimento del presente piano, predisposti dall’Autorità di Bacino su aree di particolare interesse, anche a seguito degli interventi di mitigazione realizzati,
ovvero proposti dalle Pubbliche Amministrazioni, la fascia B, potrà essere suddivisa in tre sottofasce, definite come all’allegato B delle presenti norme, caratterizzate da tre livelli di pericolosità idraulica e da
rispettive norme di attuazione differenziate.
Gli studi e le indagini di approfondimento per la delimitazione delle sottofasce dovranno essere realizzati in conformità alle specifiche tecniche indicate nell’allegato E alle presenti norme per ambiti omogenei
definiti dall’ Autorità di Bacino.
Fino alla delimitazione delle sottofasce B1, B2 e B3, nell’intera fascia B continuano a valere le disposizioni di cui agli articoli 39 e 40, 42 e 43 delle presenti norme.
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