Presidenza Nazionale - Unione Nazionale Sottufficiali Italiani in ...
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Sentiero Tricolore ● Lug./Set. 2011 ● n. 2 Anno XIX (LIX) ● ISSN 1221-9092 Aut. Trib. di Ud<strong>in</strong>e n. 31/92 del 31.07.1992 ● Poste Italiane - Sped. <strong>in</strong> a.p. D.L. 353/2003 (conv. <strong>in</strong> L. 27.2.2004, n. 46) art. 1, comma 2 - DCB Ud<strong>in</strong>e<br />
TASSA PAGATA<br />
TAXE PERCUE
Sentiero Tricolore<br />
n. 2 - Lug. / Set. 2011<br />
<strong>Presidenza</strong> <strong>Nazionale</strong> pag. 2<br />
150° dell’Unità d’Italia<br />
2010 - Dubbi e speranze alla vigilia pag. 3<br />
150° dell’Unità d’Italia<br />
temi trattati nel contesto risorgimentale pag. 7<br />
Il Sottufficiale risorgimentale pag. 28<br />
North Atlantic Treaty Organisation Nato e<br />
l<strong>in</strong>ee guida consigliate per i <strong>Sottufficiali</strong> pag. 30<br />
L<strong>in</strong>ee guida Nato<br />
consigliate per i <strong>Sottufficiali</strong> pag. 34<br />
Chiarimenti sulla mancata unificazione pag. 36<br />
Lettera aperta ai colleghi ed amici dell’ANSI pag. 37<br />
3° Raduno <strong>Nazionale</strong> Assoarma pag. 38<br />
L’Avvocato risponde pag. 39<br />
Il Cuore delle Sezioni pag. 40<br />
Note Liete pag. 45<br />
Note Tristi pag. 46<br />
...dal Vaticano pag. 47<br />
Sentiero Tricolore<br />
Fondato a Napoli nel 1952 da Filippo Puc<strong>in</strong>o<br />
Direttore Responsabile: Perna dr. Roberto<br />
Redattore Capo: Daniela Del Bianco Rizzardo<br />
Direzione e Redazione:<br />
Vicolo d’Arcano, 1 - 33100 Ud<strong>in</strong>e<br />
Tel. e Fax +39 0432 204054<br />
Presidente <strong>Nazionale</strong>: Arturo Malagutti<br />
Editore: <strong>Unione</strong> <strong>Nazionale</strong> <strong>Sottufficiali</strong> <strong>Italiani</strong> U.N.S.I.<br />
<strong>Presidenza</strong> <strong>Nazionale</strong>:<br />
Via Giovanni XXIII, 1 - 30027 San Donà di Piave (VE)<br />
Tel. e Fax +39 0421 332641 - c/c postale n. 76030428<br />
Sito <strong>in</strong>ternet: www.unsi.it<br />
e-mail: Presidente presidente@unsi.it<br />
Segreteria segreteria@unsi.it<br />
ISSN1221-9092 – Aut. Trib. di Ud<strong>in</strong>e n. 31/92 del 31.07.1992<br />
Foto di Copert<strong>in</strong>a: 1861-2011 “150° Anniversario Unità<br />
d’Italia” e personaggi che hanno<br />
contribuito all’unificazione.<br />
Hanno scritto: Giuseppe Artale, Domenico Balducci, Antonio<br />
Cimm<strong>in</strong>o, Daniela Del Bianco Rizzardo, Carmelo Di Gesù, Paolo<br />
Frediani, Piero Giusi, Mario Greco, Francesco Guidotti, Salvatore<br />
Longu, Arturo Malagutti, Domenico Marandola, Diego Modesti,<br />
Joe Morizzi, Valent<strong>in</strong>a Munaro, Goffredo P<strong>in</strong>zuti, Antonio Polito,<br />
Toscano, Guido Vidoni.<br />
Grafica e Stampa: AREA grafica - 0432 41 04 66 - Ud<strong>in</strong>e<br />
Sentiero Tricolore 2<br />
<strong>Presidenza</strong> <strong>Nazionale</strong><br />
Cari Colleghi e Soci,<br />
questo numero di Sentiero Tricolore avrà una<br />
impostazione particolare e a nostro modesto avviso<br />
da conservare.<br />
Come tutti ben sanno il 2011 è stato ed è ancora<br />
l’anno delle celebrazioni del 150° dell’Unità d’Italia<br />
e la Redazione di Sentiero Tricolore, con l’aiuto e<br />
la collaborazione di molti Soci e di altrettante Sezioni<br />
ha preparato una serie di documenti, utili e<br />
decisamente istruttivi per molti di noi a cui difetta<br />
la memoria, per celebrare da buoni italiani tale<br />
importante avvenimento.<br />
Quanto preparato è frutto di una laboriosa<br />
ricerca e documentazione storica e all’<strong>in</strong>terno di<br />
questo pregevole lavoro abbiamo voluto <strong>in</strong>serire <strong>in</strong><br />
ord<strong>in</strong>e cronologico tutte le 14 bandiere tricolori (con<br />
fregi e fatture diverse) che dal 1796 si sono<br />
succedute nel tempo <strong>in</strong> una Italia ancora<br />
frammentata e divisa.<br />
Abbiamo <strong>in</strong>serito, al term<strong>in</strong>e di questo<br />
volum<strong>in</strong>oso lavoro, un <strong>in</strong>teressante ed istruttivo<br />
contributo, pervenutoci dal Presidente della Sezione<br />
di Conegliano – Vittorio Veneto, Cav. Goffredo<br />
PINZUTI, sul Sottufficiale Risorgimentale e <strong>in</strong><br />
successione un altrettanto <strong>in</strong>teressante e<br />
approfondito studio sulle l<strong>in</strong>ee guida per il futuro<br />
del <strong>Sottufficiali</strong> delle Nazioni aderenti alla Nato di<br />
recentissima uscita dal Comando Supremo Alleato,<br />
Europa SHAPE <strong>in</strong> Belgio.
Sentiero Tricolore 3<br />
150° DELL’UNITA’ D’ITALIA<br />
2010 - DUBBI E SPERANZE ALLA VIGILIA<br />
a cura della Redazione di Sentiero Tricolore<br />
Durante l’estate del 2010, quando più diffuso e, <strong>in</strong>sieme, più acuto e più subdolo si fece il dibattito sulla<br />
convenienza di celebrare il 150° dell’Unità d’ITALIA e, nel caso, sul come celebrarlo <strong>in</strong> modi <strong>in</strong>dolori,<br />
senza,cioè, tanti richiami al sacro amor di Patria; quando stimate e autorevoli organizzazioni nazionali,<br />
ispirate da non sappiamo quale <strong>in</strong>usitato orrore per la perdita di qualche ora lavorativa, proponevano la<br />
cancellazione della festività del 17 marzo 2011 timidamente ventilata da un Esecutivo chiaramente dubbioso<br />
<strong>in</strong> proposito; quando, da parte di esponenti di quest’Esecutivo, si diede fiato a certa <strong>in</strong>degna e becera<br />
revisione storica di un movimento – il “Risorgimento”, appunto – al quale soltanto, si voglia o non si<br />
voglia, dobbiamo la conquistata nobiltà di Grande Nazione universalmente riconosciuta all’ITALIA.<br />
Proprio quando tutta questa strisciante e variamente modulata negazione dell’epopea risorgimentale<br />
turbava e scuoteva la mente del buon italiano medio e allontanava vistosamente l’Esecutivo da decisioni<br />
chiare circa la degna celebrazione dell’ormai imm<strong>in</strong>ente ricorrenza del 150°, noi <strong>Sottufficiali</strong>, certo fra le<br />
m<strong>in</strong>ori e <strong>in</strong>ascoltate categorie di questa grande ITALIA, nauseati dal fragoroso e venale baccano negazionista,<br />
abbiamo voluto reagire alla sottesa ricerca di speciosi alibi antiunitari, posta <strong>in</strong> atto da tanti osannati VIP,<br />
per oscurare l’Evento ed abbiamo espresso il nostro sdegno rivolgendoci proprio a Te, Patria benedetta..<br />
«ITALIA, ITALIA!»<br />
L’imm<strong>in</strong>ente ricorrenza, nel 2011, del 150° anniversario della costituzione dello Stato italiano e un<br />
gridato deleterio disfattismo ant<strong>in</strong>azionale ed antiunitario, nota saliente e stonata di questo torrido agosto,<br />
sollecitano qualche riflessione sull’“idea” di nazione ed una decisa presa di posizione contro quelle<br />
<strong>in</strong>temperanze verbali.<br />
Quanto alla pura “idea di nazione” sembra di poter affermare con sicurezza che non esiste (e che, forse,<br />
non è mai esistita) una nazione ideale: nella quale, vogliamo dire, coesistano, almeno, le unità l<strong>in</strong>guistica,<br />
etnica, religiosa, storica e d’arme. Ciò accade per il semplice motivo che l’“idea di nazione”, come tutti i<br />
puri concetti, misurandosi con la realtà, perde qualcosa della sua purezza. La purezza degli ideali vale, <strong>in</strong><br />
tal modo, soltanto come riferimento per giudicare la realtà stessa <strong>in</strong> loro rapporto.<br />
Nazione ideale non lo è neppure la Nazione Italia, nella quale, peraltro, sostrati l<strong>in</strong>guistici (di pura<br />
ascendenza lat<strong>in</strong>a), storici (di “prov<strong>in</strong>cia” romana, la viva memoria della quale, dopo l’oscuramento delle<br />
<strong>in</strong>vasioni barbariche, riemergeva, frammentata ma impetuosa, nel miracoloso fiorire dei liberi Comuni), e<br />
religiosi (Italia vera culla del cristianesimo - si ricordi, a questo proposito, il densissimo dantesco “di<br />
quella Roma onde Cristo è romano.” – Purgatorio – verso 102 –dove la Roma cristiana, riscattando la<br />
Roma pagana, che Lo aveva crocifisso, assurge al ruolo della Gerusalemme celeste, della quale Cristo è<br />
Re e, romanamente, anche “civis”: cittad<strong>in</strong>o - ) risultano più che altrove evidenti anche grazie ad una<br />
particolarissima conformazione geografica che costituisce, per se stessa, un ulteriore rarissimo elemento,<br />
di unità geografica, mentre, a causa delle ripetute <strong>in</strong>vasioni, barbariche, non si può, <strong>in</strong>vece, parlare di<br />
unità etnica.<br />
Così, <strong>in</strong> questa grande prospettiva ultramillenaria, l’unificazione politica della Penisola ad opera<br />
pr<strong>in</strong>cipalmente del Regno sabaudo e la costituzione dello Stato italiano, molto più che la progressiva<br />
espansione di un piccolo regno oltretutto fortemente eccentrico rispetto alla Penisola, deve essere vista<br />
come l’<strong>in</strong>eluttabile adempiersi di un dest<strong>in</strong>o.<br />
La solidità di questo Stato e dell’<strong>in</strong>verarsi, <strong>in</strong> esso, dell’“idea di nazione” rifulse nella terribile e<br />
sangu<strong>in</strong>osa prova del 1° conflitto mondiale: una fornace immensa nella quale si è irrobustita e purificata<br />
l’“idea di nazione”.<br />
Una solidità non scalfita neppure dall’immane disastro della Guerra 1940-1945 che, pure, ha spazzato
Sentiero Tricolore 4<br />
via il “regime” allora al potere e cancellato l’istituzione monarchica, già strumento dell’unità politica<br />
della Penisola.<br />
Una solidità, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e dell’“idea di nazione” – che sorprendentemente – e sotto certi aspetti, <strong>in</strong>spiegabilmente<br />
– ha motivato, nei due fronti opposti – Resistenza ed RSI – la luttuosa guerra civile 1943-1945.<br />
Se tutto questo è vero – ed è vero – allora deve essere considerata perfettamente errata l’affermazione di<br />
colui che tanto aveva operato per l’unificazione politica della penisola.<br />
Che, cioè, fatta l’Italia, si sarebbero dovuti poi fare gli italiani.<br />
No. L’Italia, lo Stato italiano fu possibile soltanto perché c’erano già gli italiani. Vorrei dire che lo Stato<br />
italiano semplicemente ratificò e fece ri-emergere una realtà sepolta da secoli ma tuttora viva. L’Italia<br />
aveva cessato di apparire soltanto la dileggiata “espressione geografica”di Klemens von Metternich, al<br />
quale la Storia, vera beffarda ultrice, ha poi riservato la gloria di essere considerato il pr<strong>in</strong>cipale protagonista<br />
della riduzione ad “espressione geografica” della grande Austria degli Asburgo.<br />
Conosciamo bene altre letture del nostro “Risorgimento”. Letture tutte basate su <strong>in</strong>teressi e visioni<br />
settoriali della realtà, <strong>in</strong> certa misura nostalgiche verso un passato di frammentazione politica, irrealistiche<br />
ed eccessive nel giudicare, generalizzandoli, certi fatti ed episodi realmente criticabili e, per questo, negatrici<br />
assolute del bene raggiunto con l’unità politica. In s<strong>in</strong>tesi, pur ammettendo che s<strong>in</strong>gole situazioni, s<strong>in</strong>goli<br />
episodi possano costituire motivo di severi giudizi storici, ritengo che essi non possano affatto oscurare lo<br />
splendore o macchiare la genu<strong>in</strong>a purezza popolare dei moti risorgimentali.<br />
Le forze politiche alternatesi <strong>in</strong> questi ultimi centoc<strong>in</strong>quant’anni di Storia, pur <strong>in</strong> modi e con visioni e<br />
f<strong>in</strong>alità diverse, hanno sempre favorito una l<strong>in</strong>ea di sostegno dell’<strong>in</strong>tegrità nazionale.<br />
In questo quadro di composto e consolante sentire unitario stonano terribilmente <strong>in</strong>fondate e, talora,<br />
sguaiate affermazioni contrapposte <strong>in</strong> nome, oltre tutto, di un federalismo male <strong>in</strong>teso.<br />
Tenacemente ed estesamente radicata soltanto a livello regionale, la formazione politica cui risale una tale<br />
<strong>in</strong>sostenibile contrapposizione, ha<br />
fortunatamente carattere locale e<br />
non nazionale.<br />
In l<strong>in</strong>ea con questo limitato<br />
radicamento territoriale essa rivela<br />
un’<strong>in</strong>tr<strong>in</strong>seca <strong>in</strong>capacità di<br />
esprimere una politica genu<strong>in</strong>amente<br />
nazionale. Intendo dire, con<br />
questo, che il suo <strong>in</strong>teresse alle<br />
problematiche sociali e politiche<br />
nazionali appare sempre<br />
condizionato pesantemente dal<br />
soddisfacimento, nella loro<br />
soluzione, delle aspettative locali di<br />
specifico <strong>in</strong>teresse.<br />
La prem<strong>in</strong>ente attenzione ai<br />
problemi e agli <strong>in</strong>teressi di carattere<br />
locale ed una ereditata deleteria<br />
contrapposizione Nord/Sud,<br />
sostanziata dall’<strong>in</strong>giustificabile<br />
conv<strong>in</strong>zione di una superiorità<br />
perf<strong>in</strong>o morale-caratteriale del<br />
primo sul resto del Paese, sfociano<br />
troppo spesso, come è accaduto <strong>in</strong><br />
questo mese d’agosto, anche <strong>in</strong><br />
verbosità dissacratorie, che,<br />
francamente non avremmo voluto<br />
ascoltare, dei più cari simboli
Sentiero Tricolore 5<br />
dell’unità nazionale,<br />
Proprio a proposito di queste estrosità<br />
l<strong>in</strong>guistiche provocatorie, ritengo che una<br />
maggiore consapevolezza dei propri limiti<br />
– della non nazionalità del movimento –<br />
dovrebbe costituire sufficiente antidoto<br />
contro affermazioni largamente<br />
<strong>in</strong>sostenibili e, per questo, successivamente<br />
sconfessate o ridimensionate dagli<br />
stessi autori.<br />
Se, <strong>in</strong> tutti questi anni, neppure un tal<br />
movimento antiunitario non è riuscito a<br />
scalfire, negli italiani, quel profondo<br />
sentirsi uniti, ciò si deve congiuntamente<br />
all’evidente irrazionalità della sp<strong>in</strong>ta<br />
secessionista sottostante a tanta sciolta<br />
verbosità ed a quel composito fronte<br />
politico unitario, il quale, poi, niente altro<br />
è che espressione della saggezza di un<br />
popolo italiano molto più conv<strong>in</strong>to, <strong>in</strong><br />
profondità, dell’<strong>in</strong>divisibilità della Nazione<br />
di quanto non faccia credere la sua<br />
esuberanza <strong>in</strong>dividualista.<br />
E si deve anche alle Forze Armate: sì,<br />
proprio alle Forze Armate.<br />
Grazie alle quali, alle unità l<strong>in</strong>guistica,<br />
storica, religiosa e geografica preesistenti<br />
Camillo Benso Conte di Cavour.<br />
alla costituzione dello Stato, si è aggiunta anche l’“unità d’arme” già cantata da Alessandro MANZONI.<br />
Specialmente, qu<strong>in</strong>di, direi, alle Forze Armate. E, senza menomare i grandi meriti della Mar<strong>in</strong>a e<br />
dell’Aeronautica, <strong>in</strong> modo particolarissimo all’Esercito.<br />
Il quale Esercito, costituito “italiano”, da “piemontese” che era, proprio nel maggio del 1861, nell’anno,<br />
cioè, della costituzione dello Stato italiano, ne è stato sempre il fedelissimo servitore e difensore <strong>in</strong> pace e <strong>in</strong><br />
guerra, senza mancare di adempiere ad una funzione sociale costante e di primissimo piano.<br />
Con la coscrizione obbligatoria, per esempio, che ha favorito annualmente e per quasi un secolo e mezzo<br />
la reciproca conoscenza di milioni di giovani appartenenti a regioni ed a classi sociali diverse.<br />
Una conoscenza altrimenti impossibile, considerata la prevalente sedentarietà della popolazione almeno<br />
f<strong>in</strong>o a metà del secolo scorso: conoscenza attraverso la quale i giovani coscritti hanno maturato la<br />
consapevolezza – e hanno potuto diffonderla nel Paese – di sapersi e sentirsi parte viva di una realtà ben<br />
più gran di quella rappresentata dal paesello natio.<br />
Così, nel tempo, oltre al cruento impegno per la difesa del suolo patrio o per la riconquista di territori<br />
italiani dom<strong>in</strong>ati dalla Corona asburgica o facenti parte del potere temporale dei Papi, l’Esercito ha sempre<br />
assolto, <strong>in</strong> special modo, il ruolo altamente sociale di rendere tangibile, per dirla così, l’“idea di nazione”.<br />
Senza contare che, f<strong>in</strong>o agli anni settanta/ottanta del secolo scorso, le Forze Armate, <strong>in</strong> collaborazione,<br />
ovunque, con le Autorità scolastiche, sono state un potente e capillare mezzo di alfabetizzazione e, a smentita<br />
del male che spesso è piaciuto dire dell’oziosa “naja”, una vera scuola di mestieri e specializzazioni di<br />
ottimo livello oltre che una forgiatrice di virtuosi cittad<strong>in</strong>i. Lo sono anche presentemente ad un livello<br />
culturale superiore, ma, stante la m<strong>in</strong>ore <strong>in</strong>cidenza numerica del reclutamento, <strong>in</strong> misura ridotta.<br />
Non sappiamo quale livello di celebrazioni sarà organizzato per ricordare degnamente questa ricorrenza.<br />
Ben sapendo, come già dicevano i greci, che “è difficile piacere a tutti” e, allergici ai presenzialismi da<br />
parata, alla superficialità delle fastose coreografie patriottarde, non vorremo criticare comunque la soluzione<br />
prescelta.
Sentiero Tricolore 6<br />
Ameremmo, tuttavia, che la celebrazione fosse sobria. Né dispendiosa, né faraonica: che parlasse alla<br />
mente e al cuore degli italiani, così, semplicemente, pianamente.<br />
Soprattutto ameremmo che tacessero, almeno per quell’anno, coloro che si sono abbondantemente rivelati<br />
<strong>in</strong>capaci di rispetto per i sentimenti più genu<strong>in</strong>i ed universali degli italiani e che tutti vibrassimo di commozione<br />
nella contemplazione della trascendenza concettuale e storica di un’“idea di nazione” che ci lega anche<br />
emotivamente a cent<strong>in</strong>aia di generazioni passate, che hanno vanamente sognato unita questa <strong>in</strong>cantevole<br />
Penisola.<br />
ITALIA, ITALIA!<br />
Numerose e belle e, talune, tuttora <strong>in</strong> gestazione, <strong>in</strong> questo straord<strong>in</strong>ario 2011, le <strong>in</strong>iziative per la<br />
celebrazione del 150° dell’Unità<br />
d’ITALIA.<br />
Evidentemente il fragoroso<br />
baccano revisionista e negazionista<br />
del 2010 non aveva neppure scalfito,<br />
nel profondo del cuore, quel grande<br />
amore e quello spesso mal<br />
dissimulato orgoglio per la propria<br />
terra e per la propria Storia, che noi<br />
italiani, come <strong>in</strong> un impenetrabile<br />
scrigno, gelosamente custodiamo e<br />
nascondiamo, gioiello più prezioso,<br />
all’<strong>in</strong>terno del nostro irr<strong>in</strong>unciabile<br />
<strong>in</strong>dividualismo.<br />
Così, la fantasia ed il patriottismo<br />
degli italiani, gli <strong>in</strong>dividualisti per<br />
antonomasia, hanno saputo creare<br />
numerosi e bei momenti di esaltanti<br />
e commosse rievocazioni storiche.<br />
Non sapremmo precisare se tutte<br />
queste <strong>in</strong>iziative abbiano fatto e<br />
facciano parte di una pianificazione<br />
celebrativa a livello nazionale o siano<br />
<strong>in</strong>vece, nella stragrande maggioranza,<br />
frutto di entusiasmi locali non coord<strong>in</strong>ati. Ciò che risulta, tuttavia, è un’ammirevole e commovente<br />
varietà bene <strong>in</strong>serita <strong>in</strong> una straord<strong>in</strong>aria e fondamentale unità di visione patriottica.<br />
Non sapremmo neppure giudicare – ma non importa più di tanto - se quanto è stato fatto (e quanto ci si<br />
appresta a fare) sia adeguato alla grandezza dell’evento celebrato e, meno ancora, se si poteva far di più e<br />
meglio. Sono problemi che non vogliamo porci.<br />
Per parte nostra, abbiamo sempre offerto leale collaborazione alle Autorità cittad<strong>in</strong>e, nelle località,<br />
nelle quali le nostre Sezioni <strong>in</strong>sistono, per la riuscita delle <strong>in</strong>iziative celebrative programmate ed abbiamo<br />
sempre assicurato la successiva compatta partecipazione alle cerimonie poste <strong>in</strong> atto.<br />
Inoltre abbiamo voluto fare anche qualcosa di veramente nostro e, pur senza <strong>in</strong>tenti di critica storica, per<br />
i quali ci sentiamo <strong>in</strong>adeguati, abbiamo tentato una lettura quanto abbiamo potuto obiettiva e almeno un<br />
po’ più approfondita ed un poco più distante dalla trita dossologia corrente, di alcune tematiche fra quelle<br />
suggeriteci dal movimento risorgimentale facendone materia di riflessioni che, via via, a com<strong>in</strong>ciare dal<br />
febbraio scorso e che ora, riunite, vengono pubblicate sul nostro organo di stampa associativo Sentiero<br />
Tricolore.<br />
Un modo – riteniamo – non peregr<strong>in</strong>o di onorare tutti i protagonisti del movimento risorgimentale.
Sentiero Tricolore 7<br />
150° ANNIVERSARIO<br />
DELL’UNITA’ D’ITALIA<br />
TEMI TRATTATI NEL CONTESTO RISORGIMENTALE:<br />
LE RADICI<br />
17 MARZO 1861 - PROCLAMAZIONE DEL REGNO D’ITALIA<br />
UNITA’ D’ITALIA - DONO INATTESO DEL SUD<br />
GIUSEPPE MAZZINI<br />
IL RISORGIMENTO - ORIGINI E CAUSE<br />
IL BRIGANTAGGIO POST UNITARIO<br />
LUMINOSO TRICOLORE ITALIANO<br />
LE RADICI<br />
“Sì come ad Arli, dove Rodano stagna,<br />
sì come a Pola, presso del Carnaro,<br />
che Italia chiude e suoi term<strong>in</strong>i bagna” (Inferno IX -vv. 112 -114)<br />
E ancora:<br />
“Suso <strong>in</strong> Italia bella giace un laco<br />
appiè dell’Alpe che serra Lamagna<br />
sovra Tiralli ch’ha nome Benaco” (Inferno - XX - vv. 61 -63)<br />
E’, per noi e, credo, per ogni italiano, estremamente naturale collegare al “gran padre Dante”, come al<br />
più alto assertore della grandezza e dell’unità d’Italia, ogni momento o evento esaltante della nostra Storia<br />
patria. Questo nostro naturale bisogno di rifarsi a Dante è stato efficacemente espresso nei noti versi<br />
carducciani:<br />
“Itala gente dalle molte vite,<br />
ove che albeggi la tua notte e un’ombra<br />
vagoli spersa dei vecchi anni, vedi<br />
ivi il Poeta”.<br />
Dante Alighieri.<br />
Dobbiamo poi convenire che la f<strong>in</strong>almente raggiunta Unità d’Italia è, <strong>in</strong> verità, qualcosa di molto più<br />
esaltante di un semplice albeggiare: è luce, è aurora, è <strong>in</strong>izio lum<strong>in</strong>oso di una nuova era.<br />
E’ parso, qu<strong>in</strong>di, doveroso una breve serie di riflessioni sul processo unificativo della Nazione: processo<br />
che, politicamente, si vuole concluso nel 1861 con l’Atto di proclamazione del Regno d’Italia (17 marzo),<br />
ricordando ed onorando l’idea unitaria del grande esule fiorent<strong>in</strong>o.<br />
Or sono settecento e più anni che Egli, unico, <strong>in</strong> una penisola <strong>in</strong>descrivibilmente parcellizzata <strong>in</strong> staterelli<br />
e Signorìe ferocemente e reciprocamente rissose, certamente rifacendosi alla chiara ripartizione politica e<br />
amm<strong>in</strong>istrativa imperiale romana, concepì un’Italia, vera “dom<strong>in</strong>a prov<strong>in</strong>ciarum” giust<strong>in</strong>ianea.<br />
Anche i superficiali conoscitori della “Div<strong>in</strong>a Commedia” sanno che la più significativa, fra le molte<br />
simmetrie che caratterizzano il “poema sacro”, è certamente quella dei canti VI nelle tre cantiche: nell’Inferno<br />
l’oscuro e goloso fiorent<strong>in</strong>o Ciacco descrive le misere condizioni di Firenze; nel Purgatorio Dante stesso<br />
<strong>in</strong>terrompendo il mantovano trovatore Sordello, esplode nella celeberrima <strong>in</strong>vettiva “Ahi! Serva Italia di<br />
dolore ostello” senza, per questo, dimenticare di apostrofare nuovamente la Sua amata Firenze ; nel Paradiso,<br />
<strong>in</strong>f<strong>in</strong>e,Giust<strong>in</strong>iano celebra la gloria dell’”aquila imperiale” [dell’Italia,tout court , da cui l’ “aquila” aveva<br />
spiccato il volo].<br />
L’ambito del motivo politico si amplia smisuratamente - dall’Inferno al Paradiso - <strong>in</strong> questa stupenda
Sentiero Tricolore 8<br />
simmetria, ma ciò che sostanzia l’alta visione dantesca, ciò che è sotteso nelle <strong>in</strong>vettive di Inferno e Purgatorio<br />
e nella celebrazione imperiale del Paradiso, è l’ardente passione per un’Italia f<strong>in</strong>almente unita, libera e<br />
degna del suo glorioso passato: unita, nei naturali e sicuri conf<strong>in</strong>i naturali: unita da un f<strong>in</strong>o ad allora<br />
disprezzato “volgare”. [che Egli, titano anche <strong>in</strong> questo, elevò a vera l<strong>in</strong>gua, rendendolo miracolosamente<br />
“illustre”].<br />
Di questa grandiosa visione dantesca soltanto l’unità politica e l<strong>in</strong>guistica, anche se non del tutto<br />
compiutamente, è stata realizzata.<br />
Si dirà che non è il caso, oggi come oggi, di parlare di un’Italia “giard<strong>in</strong>o” dell’Impero, giacché non<br />
esistono Imperi <strong>in</strong> Europa e, molto meno esistono Imperi sacri. Ma, <strong>in</strong> una superiore visione ed <strong>in</strong>terpretazione<br />
storiche che consideri il “sacro” ed il “profano” solo due meri “accidenti” della Storia stessa, sarebbe<br />
forse fuori luogo idealizzare il ruolo dell’Italia odierna come il “giard<strong>in</strong>o”dell’Europa? Tanto più che<br />
questa Europa Unita, che ha pur r<strong>in</strong>negato radici cristiane, è nata da un’idea cristiana di fratellanza e di<br />
pace: la stessa idea cristiana sottesa dall’ Impero Sacro medievale.<br />
Recentemente l’Onorevole FISICHELLA ha <strong>in</strong>titolato “IL MIRACOLO DEL RISORGIMENTO”, un<br />
suo breve studio sulle vicende politiche e belliche che hanno accompagnato, nel secolo XIX, il processo di<br />
unificazione della “penisola”.<br />
In effetti il “Risorgimento”, come, qualche secolo prima, il “R<strong>in</strong>ascimento”, è stato un periodo storico<br />
eccezionalmente denso di accadimenti significativi, ma non tale da meritare di essere def<strong>in</strong>ito “miracoloso”<br />
se, con tale term<strong>in</strong>e - <strong>in</strong> l<strong>in</strong>ea con l’<strong>in</strong>terpretazione corrente - lo si voglia considerare quasi una s<strong>in</strong>golarità<br />
storica disconnessa dalla situazione precedente.<br />
Non è affatto così e proprio Dante ci <strong>in</strong>segna, <strong>in</strong> materia, che le leggi regolatrici delle vicende umane,<br />
come quelle che presiedono all’universo fisico, non consentono miracoli, ma seguono il loro corso “oltre la<br />
difension dei senni umani”.<br />
In s<strong>in</strong>tesi, nella Sua <strong>in</strong>terpretazione della Storia, Dante afferma, senza sm<strong>in</strong>uire il valore del pr<strong>in</strong>cipio<br />
del “libero arbitrio” propugnato dalla dottr<strong>in</strong>a cristiana e, qu<strong>in</strong>di, senza porre <strong>in</strong> discussione il merito dei<br />
s<strong>in</strong>goli protagonisti di accadimenti ed eventi, che ogni epoca consegue necessariamente da quella precedente.<br />
(Dante - Inf. - VI - vv. da 67 a 96) E solo per questo - riteniamo di poter aggiungere - la Storia risulta<br />
comprensibile).<br />
Questa conseguenza necessaria, alla quale, <strong>in</strong> Dante, presiede la “Fortuna” (ivi verso 68) quale “m<strong>in</strong>istra<br />
di Colui la cui saver tutto trascende” (ivi verso 73) [cioè di DIO], non pone <strong>in</strong> discussone, come già<br />
accennato, la libertà umana. Una conseguenza necessaria, al contrario, nella quale noi moderni preferiamo<br />
vedere una vera e propria “nemesi”, immanente agli accadimenti anziché una “div<strong>in</strong>a provvidenza” o,<br />
appunto, la “Fortuna”.<br />
Il “Risorgimento” fiorì o, più precisamente, esplose soltanto dopo<br />
che il latente, lunghissimo ed anonimo processo sotterraneo dell’”idea<br />
Italia”, prigioniera <strong>in</strong> tutte le parcellizzazioni della “penisola”,<br />
riallacciandosi <strong>in</strong> ogni cittad<strong>in</strong>o, attraverso le significative realizzazioni<br />
r<strong>in</strong>ascimentali, all’orgogliosa memoria della grandezza romana ormai<br />
avvertita come nostra legittima eredità, divenne fiera ed esibita<br />
consapevole rivendicazione nella stragrande maggioranza degli<br />
italiani.<br />
Il canto armato risorgimentale: quel “Fratelli d’Italia” del giovane<br />
Tirteo genovese, assurto, dopo oltre un secolo, ad Inno ufficiale<br />
Bandiera della Coorti della Legione<br />
Lombarda istituita da Napoleone<br />
l’11 ottobre 1796.<br />
dell’Italia repubblicana: quell’ “elmo di Scipio” da c<strong>in</strong>gere possono,<br />
sì, essere superficialmente giudicati rem<strong>in</strong>escenze di uno studente del<br />
classico, ma, più <strong>in</strong> profondità si riallacciano esplicitamente,<br />
annullando secoli di sup<strong>in</strong>a servitù allo “straniero”, all’orgogliosa<br />
memoria della grandezza romana.<br />
E non è specialmente per quella sua esaltazione mistica e teologica della funzione politica e religiosa<br />
dell’Impero romano [ cfr. canto VI del Paradiso] che il “Poema sacro, / al quale ha posto mano e cielo e<br />
terra” (Paradiso - XXX - versi 1 e 2) ha avuto larghissima diffusione specialmente nell’Italia disunita<br />
contribuendo al formarsi ed all’irrobustirsi dell’Idea “Italia”?<br />
Dante, exul immeritus, merita, anche per questo, di essere onorato come Padre della Patria.<br />
Un tenacissimo filo d’oro collega Risorgimento e (memoria della) grandezza romana.
Sentiero Tricolore 9<br />
E poco importa, <strong>in</strong> questa superiore <strong>in</strong>terpretazione storica della<br />
nostra vita bimillenaria, che, per realizzarsi, quest’idea “Italia”,<br />
guidata dalla “Fortuna” dantesca (o dalla necessità), si sia avvalsa,<br />
quasi <strong>in</strong>trecciandovisi <strong>in</strong>estricabilmente, alle mire espansionistiche di<br />
un Pr<strong>in</strong>cipato geograficamente eccentrico alla “fatal penisola” e, f<strong>in</strong>o<br />
a quando non furono assordanti, <strong>in</strong>sensibile alle grida di dolore degli<br />
<strong>Italiani</strong> che volevano libertà e Patria.<br />
Chi, oggi, tenta di giustificare deliranti tesi separatiste o,<br />
stoltamente, si f<strong>in</strong>ge pure radici celtiche proprio nei luoghi dove gli<br />
<strong>in</strong>vasori barbari, compresi i celti, furono conquista del verbo cristiano<br />
e dello jus romanum e o nega o m<strong>in</strong>imizza o deride il valore del<br />
Risorgimento, dimostra di non aver capito un bel nulla del grande<br />
<strong>in</strong>segnamento della Storia.<br />
E che tali grotteschi conv<strong>in</strong>cimenti, goffamente sbandierati,<br />
Bandiera della Repubblica<br />
Cispadana 9 gennaio 1797.<br />
costituiscano la vera ratio, l’esibito “credo” di una notevole e seguita forza politica non può essere che<br />
motivo di seria preoccupazione.<br />
17 marzo 1861<br />
Proclamazione del Regno d’Italia<br />
Abbiamo <strong>in</strong>iziato queste riflessioni sul “Risorgimento italiano” accennando al concetto della “Fortuna”<br />
dantesca, la quale, contro tutti gli “<strong>in</strong>tendimenti umani”, presiede e determ<strong>in</strong>a la“Storia” umana e ho<br />
creduto di poter/dover <strong>in</strong>scrivere <strong>in</strong> questa superiore concezione, come sua esemplare dimostrazione, anche<br />
l’avvento, sotto la forma di “Regno” sabaudo, dell’Unità politica della Nazione italiana, esito f<strong>in</strong>ale delle<br />
lotte ideologiche e degli eventi bellici, più o meno consapevolmente f<strong>in</strong>alizzati a quello scopo, che hanno<br />
contrassegnato quel periodo <strong>in</strong>tensissimo, che, grosso modo, è stato il quarantennio che va dal 1820 al<br />
1860.<br />
Riteniamo, <strong>in</strong>somma, che l’Unità politica dell’Italia, ufficializzata il 17 marzo 1861 attraverso la<br />
proclamazione del “Regno d’Italia”, così come emersa dal groviglio di quegli accadimenti, confermi, <strong>in</strong><br />
sommo grado, la validità della concezione dantesca.<br />
La quale concezione, secolarizzata, cioè svestita di tutte le implicazioni teleologiche attribuite alla div<strong>in</strong>a<br />
provvidenza, specifiche nella concezione dantesca, equivale, per quanto concerne la dimostrazione della<br />
nostra impossibilità di dom<strong>in</strong>are/determ<strong>in</strong>are il flusso degli eventi, al concetto positivista di una Storia<br />
immanente su sé stessa, che si realizza autonomamente e d<strong>in</strong>amicamente e via via necessitata, <strong>in</strong> ciascun<br />
istante, dalla somma degli accadimenti precedenti e <strong>in</strong> modo tale che il risultato f<strong>in</strong>ale, sempre provvisorio<br />
e problematico per la nostra conoscenza, nel fluire del tempo, balza fuori, <strong>in</strong>atteso, dal groviglio dei conflitti<br />
di molte volontà s<strong>in</strong>gole, a loro volta determ<strong>in</strong>ate o almeno, predisposte o coercitivamente da un’<strong>in</strong>conoscibile<br />
folla di condizioni speciali di esistenza.<br />
Se volessimo matematizzare una tale concezione positivista, qui richiamata, perché fece la sua prima<br />
comparsa proprio <strong>in</strong> quel periodo risorgimentale nell’ambito del “materialismo storico”, potremmo<br />
equiparare le s<strong>in</strong>gole o collettive volontà umane ad altrettanti parallelogrammi di forze impossibili da<br />
calcolare con esattezza, che, <strong>in</strong>crociandosi e <strong>in</strong>teragendo fra loro, determ<strong>in</strong>ano una risultante - nel nostro<br />
caso l’avvenimento storico - che, perciò, deve essere considerata come il prodotto di una forza che agisce<br />
come un tutto <strong>in</strong> modo <strong>in</strong>cosciente e cieco. Una risultante, dunque, che sarà sempre qualcosa che nessuno<br />
ha voluto, ma nella quale ciascuno potrà/dovrà riconoscersi <strong>in</strong> parte e che, necessariamente, a sua volta,<br />
assumerà la funzione di un ulteriore e complesso punto causale di altri accadimenti nell’<strong>in</strong>cessante divenire<br />
storico.<br />
Come si vede, la Storia è, <strong>in</strong> questa concezione, nulla di più e nulla di meno di un <strong>in</strong><strong>in</strong>terrotto processo<br />
determ<strong>in</strong>istico naturale [un eracliteo e cieco “verrebbe la voglia di scrivere irrispettosa delle libere volontà<br />
degli umani, e, per questo, anche imprevedibile agli umani, perché non sarà mai possibile - ritengo - calcolare<br />
esattamente e <strong>in</strong> ogni istante, per dedurne la risaltante f<strong>in</strong>ale, né [mantenendo l’analogia formulata qui
Giuseppe Garibaldi.<br />
Sentiero Tricolore 10<br />
sopra] le proprietà di quei parallelogrammi di forze, né, tanto<br />
meno, i risultati istantanei delle loro <strong>in</strong>numerevoli ed <strong>in</strong>cessanti<br />
<strong>in</strong>terazioni.<br />
Il fatto poi, che <strong>in</strong> ogni s<strong>in</strong>golo istante, il complessivo carico<br />
degli eventi sia, a sua volta, contemporaneamente,<br />
<strong>in</strong>sc<strong>in</strong>dibilmente, necessariamente, un prodotto non meramente<br />
matematico di tutte le <strong>in</strong>terazioni passate - “atto” - e seme –<br />
“potenza” - degli accadimenti futuri, dovrebbe, almeno, <strong>in</strong>durci<br />
ad essere più cauti nella drastica ed univoca def<strong>in</strong>izione delle<br />
periodizzazioni tematiche della Storia.<br />
A noi sembra che le due spiegazioni. quella teologica o della<br />
Provvidenza div<strong>in</strong>a o, comunque, trascendentale e quella<br />
positivista o materialista o, comunque, immanente, pongano<br />
<strong>in</strong> luce la fondamentale <strong>in</strong>capacità umana di comprensione<br />
piena, nel loto <strong>in</strong>cessante accadere e presentarsi a noi, dei fatti<br />
storici e spiegh<strong>in</strong>o, perciò, come la Storia, pur osannata<br />
“magistra vitae”, non abbia veramente mai <strong>in</strong>segnato un bel<br />
nulla ad un’Umanità che ripete testardamente gli errori passati.<br />
Ora, esam<strong>in</strong>ando l’epoca che ci <strong>in</strong>teressa, possiamo<br />
affermare che il pensiero politico italiano attorno al 1830 e<br />
per l’<strong>in</strong>tera epoca risorgimentale, si presenta suddiviso <strong>in</strong> tre<br />
correnti pr<strong>in</strong>cipali <strong>in</strong>dipendenti l’una dall’altra e talora<br />
contrapposte. Esse sono: 1° Mazz<strong>in</strong>ianesimo, 2° Liberalismo<br />
moderato, 3° Liberalismo radicale.<br />
Ciascuna di queste tre correnti pr<strong>in</strong>cipali di pensiero era<br />
fiancheggiata, a destra e a s<strong>in</strong>istra, da correnti m<strong>in</strong>ori come<br />
quelle del Neoguelfismo (Gioberti), del Federalismo (Cattaneo),<br />
del Comunismo ( Buonarroti).<br />
L’ideale repubblicano, articolato nell’istanza unitaria rivoluzionaria mazz<strong>in</strong>iana, largamente<br />
maggioritaria, e <strong>in</strong> quella, m<strong>in</strong>oritaria, federalista ( Cattaneo),<br />
prevaleva. <strong>in</strong>contrastato, nella Nazione, sul liberalismo moderato di<br />
tendenza monarchico-costituzionale.<br />
Quest’ultimo, <strong>in</strong> sostanza una teoria di compromesso fra l’ancien<br />
regime e le nuove istanze libertarie e democratiche, così come risulta<br />
nell’elaborazione del filosofo e pensatore francese Francois GUIZOT,<br />
era un liberalismo che ben si adattava alle esigenze politiche dei<br />
Pr<strong>in</strong>cipi sabaudi e, qu<strong>in</strong>di, figurò subito al centro della politica<br />
cavouriana, fedelmente protesa al soddisfacimento di quelle esigenze.<br />
La tendenza repubblicana unitaria, dunque, così generalizzata e<br />
così fortemente radicata nel Paese costr<strong>in</strong>geva a prevedere chiaramente<br />
che l’esito f<strong>in</strong>ale dell’accesa lotta politica sarebbe stato l’avvento di<br />
una repubblica unitaria rivoluzionaria o, con m<strong>in</strong>ore probabilità,<br />
federalista..<br />
Bandiera della<br />
Repubblica Cisalp<strong>in</strong>a<br />
29 giugno 1797.<br />
Contro ogni più ragionata ed obiettiva previsione l’esito f<strong>in</strong>ale fu, <strong>in</strong>vece, la nascita di un “Regno d’Italia”<br />
o, più precisamente e meno ipocritamente, l’ampliamento territoriale di un “Regno sabaudo” plurisecolare<br />
e marg<strong>in</strong>ale, se non proprio estraneo, sia sotto l’aspetto geografico, sia, soprattutto, <strong>in</strong> riferimento<br />
all’<strong>in</strong>capacità assoluta di capire- almeno a livello politico, d<strong>in</strong>astico ed aristocratico,e perf<strong>in</strong>o nel proprio<br />
ambito territoriale - il profondo travaglio politico e l’eroica esaltazione patriottica di quegli anni E fu,<br />
quella nascita, soprattutto, se non proprio esclusivamente, il consolidamento di una vecchia “Monarchia”<br />
che, pur formalmente costituzionale, non aveva dato prova conv<strong>in</strong>cente di voler assecondare le fondamentali<br />
istanze di democrazia e libertà prorompenti nello stesso ambito Sardo - piemontese.<br />
Senza dubbio un risultato del genere scaturiva da solide e valide ragioni, <strong>in</strong> piccola parte a noi<br />
comprensibili e, di fatto, comprese, e <strong>in</strong> gran parte <strong>in</strong>comprensibili e, di fatto, <strong>in</strong>comprese: queste ultime<br />
dico, elaborate dalla Storia medesima nel crogiuolo delle <strong>in</strong>f<strong>in</strong>ite <strong>in</strong>terazioni occorse fra le volontà ed
Sentiero Tricolore 11<br />
attività umane <strong>in</strong> atto ed il peso risultante di tutte le <strong>in</strong>terazioni<br />
pregresse.<br />
Non solo la Storia non bara mai, ma è onesta nel più imparziale e<br />
crudele dei modi.<br />
Tali, pertanto - devono essere state queste ragioni - da neutralizzare<br />
le profonde e generali aspirazioni repubblicane del momento della<br />
stragrande maggioranza degli italiani. La storiografia successiva le<br />
ha <strong>in</strong>dagate m<strong>in</strong>uziosamente facendone un ben nutrito e ragionato<br />
elenco che va dall’<strong>in</strong>capacità di Giuseppe MAZZINI e dei puri<br />
repubblicani mazz<strong>in</strong>iani di discendere dalla sfera dell’ideale<br />
vagheggiato per dialogare con la realtà, all’<strong>in</strong>sensibilità patriottica<br />
della stragrande maggioranza delle masse proletarie e contad<strong>in</strong>e<br />
tormentate da problemi esistenziali di <strong>in</strong>audita gravità.<br />
Esorbita dalla modestia della presente riflessione farne oggetto di<br />
considerazione specifica.<br />
Bandiera della Repubblica Italiana<br />
al tempo di Gioacch<strong>in</strong>o Murat<br />
13 maggio 1802.<br />
Non possiamo, peraltro, non rilevare come l’antica politica antiaustriaca dei Savoia, motivata<br />
esclusivamente da velleità di supremazia d<strong>in</strong>astica, da appetiti territoriali - gli accordi di Plomberies fra<br />
Napoleone III e Cavour, per esempio, mettono a nudo la distanza abissale che separava i Savoia e Napoleone<br />
III dal comune sentire e volere de patrioti italiani - e <strong>in</strong>sensibile alle istanze popolari di libertà e di democrazia,<br />
costituisse, cont<strong>in</strong>gentemente, nella particolare temperie di quegli anni di esaltazione eroica di italianità,<br />
un prezioso elemento di attrazione per i patrioti italiani. In un tale scenario politico, essi, particolarmente<br />
i patrioti lombardo - veneti - che vedevano nell’Austria lo straniero <strong>in</strong>vasore da scacciare dal suolo patrio,<br />
consapevoli di non poter raggiungere un tale scopo con le proprie forze (con la rivoluzione vagheggiata da<br />
G. Mazz<strong>in</strong>i), dovettero necessariamente rivolgersi al Regno Sardo - piemontese come all’unica forza politica<br />
e militare <strong>in</strong> grado di tentare l’impresa.<br />
Senza perifrasi, riteniamo di poter affermare che il problema dell’Unità d’Italia, specie nell’aborrita<br />
forma repubblicana, non solo non fu mai e poi mai una scelta strategicamente ipotizzata dei Savoia o del<br />
Governo di Cavour <strong>in</strong> particolare, ambedue fermamente decisi a ripartire <strong>in</strong> tre zone la penisola «nord alla<br />
corona sabauda, sud confermato a Borboni, centro ad un Bonaparte sotto l’egida pontificia» ma una necessità<br />
<strong>in</strong>evitabile derivata, come sopra accennato, dalla politica antiaustriaca del Piemonte.<br />
Ciò è tanto vero che Vittorio Emanuele II e Cavour, <strong>in</strong>ciampati, per così dire, <strong>in</strong> questo problema italiano,<br />
posero ogni loro studio, mercanteggiando bassamente ed <strong>in</strong> perdita, prima, la disponibilità di un c<strong>in</strong>ico<br />
Napoleone III e ricorrendo, poi, perf<strong>in</strong>o alla violenza, per risolverlo d<strong>in</strong>asticamente: cioè per fare dell’Italia<br />
puramente e semplicemente un regno sabaudo.<br />
Tutto questo era stato previsto, valutato e denunciato lucidamente da un Giuseppe MAZZINI irriducibile<br />
avversario della politica cavouriana per ciò che concerneva l’unificazione dell’Italia. Rivolgendosi a<br />
CAVOUR, egli precisava causticamente: “Tra noi e Voi, signore, un abisso ci separa. Noi rappresentiamo<br />
l’Itala, Voi la vecchia ambiziosa, sospettosa monarchia. Noi desideriamo l’unità d’Italia, Voi l’<strong>in</strong>grandimento<br />
territoriale.”<br />
Non si vuole, certo, affermare che la proclamazione del “Regno d’Italia” il 17 marzo 1861 fu un male<br />
per l’Italia. Essa fu, al contrario, un grande bene. L’Italia, dopotutto, dopo un tale traguardo, non era più<br />
una semplice espressione geografica o, peggio, una terra di morti. Un bene del quale, nonostante tutto,<br />
dobbiamo sentirci debitori anche alla Corona sabauda che, come suol dirsi, “facendo di necessità virtù”<br />
abbracciò alf<strong>in</strong>e, anche se a modo suo, la causa dell’unità italiana. Un bene, del quale dobbiamo essere<br />
grati alla fiducia di tanti ardenti patrioti repubblicani e mazz<strong>in</strong>iani che , come Man<strong>in</strong>, pragmaticamente<br />
pensarono che, repubblica o regno, raggiunta l’Unità d’Italia, tutti gli altri vagheggiati obiettivi sarebbero<br />
divenuti più facilmente raggiungibili. Un bene, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, del quale, paradossalmente, dobbiamo essere grati,<br />
soprattutto, a LUI. All’<strong>in</strong>tegerrimo apostolo dell’Italia unita e repubblicana. Al sem<strong>in</strong>atore <strong>in</strong>stancabile che<br />
affasc<strong>in</strong>ava i giovani. A Giuseppe MAZZINI.<br />
Tuttavia, su un piano di riflessioni non cont<strong>in</strong>genti, considerato che nella complessa partita ebbe peso<br />
precipuo l’<strong>in</strong>tervento chiaramente <strong>in</strong>teressato di una grande potenza europea - della Francia che, come<br />
compenso del problematico aiuto, si annetteva la Savoia,culla sabauda!, e Nizza, la città italiana del più<br />
italiano fra i combattenti di quel periodo: di Giuseppe GARIBALDI! - si deve ammettere che, ancora una<br />
volta, la mente, alias “fortuna”, “caso”, “immanenza”, “necessità”, che presiede alla Storia, dimostrava
Sentiero Tricolore 12<br />
la totale <strong>in</strong>sufficienza degli accorgimenti e delle previsioni umane: che quel bene ci era venuto <strong>in</strong> casuali<br />
modi disattesi: che, purtroppo, ancora una volta, gli italiani, come da sempre divisi su tutto, avevano avuto<br />
bisogno di armi straniere per sistemare le faccende di casa propria.<br />
Sempre su un piano di riflessioni non cont<strong>in</strong>genti noi riteniamo che la Storia, che non bara, che nulla<br />
spreca, che tutto conteggia, ci costr<strong>in</strong>ga a vedere i due grandi italiani<br />
- Giuseppe MAZZINI, dico, e Camillo Benso di CAVOUR - l’uno<br />
complemento dell’altro<br />
Mai l’ideale mazz<strong>in</strong>iano dell’Unità d’Italia sarebbe divenuto realtà<br />
senza il pragmatismo politico di un Cavour: mai l’ardita politica<br />
cavouriana sarebbe stata capace di riunire la Penisola senza quel seme<br />
d’amore sparso a piene mani, <strong>in</strong> quarant’anni di battaglie. dal<br />
genovese, ammiratore, cultore e commentatore di Dante: da Giuseppe<br />
MAZZINI, e lievitato <strong>in</strong> tanti giovani petti: da Garibaldi, a Pisacane,<br />
a Mameli, ai Fratelli Bandiera, agli umili sconosciuti, dei quali rifulse<br />
gloria anonima sui campi di battaglia di tutt’ITALIA.<br />
Su un piano di pura cont<strong>in</strong>genza storica, cioè, legato strettamente<br />
al flusso di quegli avvenimenti storici e ai loro esiti prossimi, dovremo<br />
Bandiera del Regno Italico<br />
1805 - 1814.<br />
convenire che l’avvento del “Regno fu la totale sconfitta degli ideali repubblicani e rivoluzionari e,<br />
specialmente, di colui che, braccato per un quarantennio dalle polizie sabauda e francese, fu veramente, ed<br />
è ora riconosciuto, il vero, il puro, l’alto, l’<strong>in</strong>transigente, l’eroico “padre della Patria”: di Giuseppe MAZZINI.<br />
Egli meriterebbe molto più che un fugace accenno. Qui piace <strong>in</strong>trodurne una breve memoria con i versi<br />
di Giosuè CARDUCCI<br />
SULLA TOMBA DI MAZZINI<br />
L’ultimo / de’ grandi italiani antichi /e il primo de’ moderni<br />
il pensatore / che de’ romani ebbe la forza / de’ comuni la fede / de’ tempi novi il concetto il politico<br />
che tardi ascoltato nel 1848 / r<strong>in</strong>negato abilitato nel 1850<br />
lasciato prigione nel 1870 /sempre e su tutto dilesse la patria italiana<br />
l’uomo / che tutto sacrificò<br />
che amò tanto / e molti compatì e non odiò mai<br />
GIUSEPPE MAZZINI<br />
dopo quarant’anni di esilio / passa libero per terra italiana / oggi che è morto<br />
o ITALIA / quanta gloria e quanta bassezza / e quanto debito per l’avvenire.<br />
Viva l’Italia, Viva Mazz<strong>in</strong>i, Viva Cavour, Viva il 17 marzo 1861<br />
Unità d’Italia - Dono <strong>in</strong>atteso del Sud,<br />
<strong>in</strong>atteso, immeritato e troppo grande per la Corona sabauda<br />
Una vignetta satirica pre-unitaria ci rappresenta un CAVOUR pacioso e piuttosto corpulento strattonato<br />
violentemente, a s<strong>in</strong>istra, dall’arcigna Rivoluzione e, a destra, dalla brutta vecchiaccia della Diplomazia,<br />
stile antico. Il pacioso Camillo, <strong>in</strong>vece, senza abbandonare la propria imperturbabilità, esorta le due<br />
“streghe”, ansiose, ciascuna, di tirarlo dalla propria parte, a stare calme e soggiunge che, se fosse possibile,<br />
vorrebbe andare d’accordo con ambedue.<br />
La vignetta vorrebbe evidentemente sottol<strong>in</strong>eare, <strong>in</strong>sieme con la centralità moderata della politica<br />
cavouriana, anche l’opera di conciliazione e di equilibrio fra le opposte tendenze posta <strong>in</strong> atto al f<strong>in</strong>e di<br />
raggiungere l’obiettivo dell’Unità d’Italia senza ricorso alla rivoluzione o ad una diplomazia di altri tempi..<br />
Ritengo, peraltro, che, nella vignetta, l’<strong>in</strong>tendimento laudativo dell’opera diplomatica, peraltro<br />
ammirevole, del Cavour non sia adeguatamente obiettivo.<br />
Colpisce, per esempio, nella vignetta, l’identica reazione attribuita a CAVOUR sia nei confronti della<br />
“Rivoluzione”che <strong>in</strong> quelli della vecchia “Diplomazia”. E’, <strong>in</strong>fatti, a tutti nota,da una parte, la viscerale<br />
avversione del Conte per i “Democratici” <strong>in</strong> genere e, <strong>in</strong> particolare, per i mazz<strong>in</strong>iani, veri perseguitati
Sentiero Tricolore 13<br />
politici e, dall’altra, la sua predilezione per la tessitura di laboriosi accordi diplomatici, arditi e <strong>in</strong>novativi<br />
f<strong>in</strong>o ad un certo punto, ma né alieni dal ricorso a vecchie deplorevoli usanze (matrimoni, per esempio) per<br />
corroborarli, né rispettosi della fedeltà territoriale al proprio Stato (l’esecrata donazione della Savoia e di<br />
Nizza all’ambiguo sponsor e traditore Napoleone III), né restii alla trama di <strong>in</strong>trighi di vario genere –<br />
compresa la provocazione di rivoluzioni ad hoc <strong>in</strong> perfetto stile mazz<strong>in</strong>iano o garibald<strong>in</strong>o - prima di passare<br />
all’azione per il sicuro e garantito raggiungimento delle f<strong>in</strong>alità perseguite.<br />
E quali furono, <strong>in</strong> realtà, le autentiche f<strong>in</strong>alità della sua decennale straord<strong>in</strong>aria attività politica? La<br />
storiografia moderna, pur riconoscendo il suo fondamentale ruolo nell’unificazione della Penisola, dimostra<br />
che il problema dell’unificazione d’Italia non rientrò fra i suoi progetti se non dopo l’annessione della<br />
Romagna (gennaio 1860) o, presso alcuni studiosi, addirittura, durante la risalita vittoriosa della Penisola<br />
da parte dei “Garibald<strong>in</strong>i”(agosto 1860)<br />
Ciò dimostra che la conversione di CAVOUR all’ideale dell’unificazione d’Italia fu <strong>in</strong>dotta, se non imposta,<br />
dagli avvenimenti contemporanei o immediatamente successivi alla campagna franco – piemontese del<br />
1859, <strong>in</strong>op<strong>in</strong>atamente spenta dall’imperatore. Situazione grave ed improvvisa che egli non solo non seppe<br />
padroneggiare ricorrendo ad azioni alternative che ne attenuassero l’impatto sull’<strong>in</strong>credulo popolo dei<br />
patrioti italiani, ma che assunse a pretesto per le sue non onorevoli dimissioni.<br />
Che quello <strong>in</strong>dicato nella prima ipotesi– gennaio 1860 – sia il periodo durante il quale si sarebbe maturata<br />
la conversione di Cavour al problema dell’unificazione d’Italia, pur sempre <strong>in</strong> subord<strong>in</strong>e agli <strong>in</strong>teressi della<br />
monarchia sabauda, sarebbe dimostrato dagli accordi di Plombieres (20 luglio 1858) e da tutto quello che<br />
seguì a quegli accordi f<strong>in</strong>o all’annessione al Piemonte della Romagna (gennaio 1860. Tristissimo suggello<br />
di quegli accordi, imposto dal c<strong>in</strong>ico Bonaparte e “ruffianamente” caldeggiato dal “grande” Cavour con<br />
una prolissa ed untuosa lettera al Suo Re, furono il matrimonio della pr<strong>in</strong>cipessa sabauda Clotilde,<br />
qu<strong>in</strong>dicenne figlia prediletta(!!!) di Vittorio Emanuele II, [Ora Serva di Dio],con Gerolamo BONAPARTE,<br />
il “libert<strong>in</strong>o” cug<strong>in</strong>o di Napoleone III (31 gennaio 1859) ed il trattato d’amicizia franco-piemontese nel<br />
quadro del quale fu decisa – verbalmente - la dest<strong>in</strong>azione del futuro Regno del Centro Italia al predetto<br />
Gerolamo. Anche le dimissioni di CAVOUR, luglio 1859 / gennaio 1860 confermano il persistere nel Conte<br />
dell’ideale d<strong>in</strong>astico di un regno sabaudo dell’Alta Italia tradito dal suo imperiale sponsor..<br />
Sembra, pertanto, coerente con la cronologia degli avvenimenti ritenere che la Sua“ conversione”<br />
all’unificazione d’Italia – pur sempre nel quadro dell’espansione monarchica- sia <strong>in</strong>tervenuta con il suo<br />
ritorno alla <strong>Presidenza</strong> del Consiglio (21 gennaio 1860) contemporaneo all’annessione della Romagna al<br />
Piemonte.<br />
Ecco. Proprio su quelle dimissioni occorre riflettere. Esse testimoniano quanto poco <strong>in</strong>teressasse al<br />
Conte l’unificazione dell’Italia, quanto esclusivamente fosse Egli v<strong>in</strong>colato agli <strong>in</strong>teressi d<strong>in</strong>astici di Casa<br />
Savoia: v<strong>in</strong>colato a tal punto d’aver concordato, proprio Lui, l’asettico diplomatico osannato da tutti:<br />
d’aver concordato, dicevo, con lo sfuggente Napoleone III, il casus belli necessario per l’<strong>in</strong>izio delle ostilità<br />
contro l’Austria attraverso la provocazione di un’<strong>in</strong>surrezione popolare dei massa carraresi contro i Lorena<br />
di Modena.[Ciò che corrisponde esattamente e contemporaneamente alla r<strong>in</strong>uncia totale al gioco<br />
diplomatico per il quale è famoso e all’abbraccio del crim<strong>in</strong>alizzato puro metodo <strong>in</strong>surrezionale mazz<strong>in</strong>iano<br />
utilizzato, tuttavia, non al nobilissimo f<strong>in</strong>e dell’unità d’Italia, ma al servizio di ambiziosi progetti d<strong>in</strong>astici<br />
sabaudi e, specialmente, napoleonici, che, se portati a compimento, avrebbero posto una pietra tombale<br />
sull’Italia unita.]<br />
Gli accordi di Plombieres prevedevano, <strong>in</strong>fatti, un grande Piemonte al Nord ai danni dell’Austria, e due<br />
regni, centro e sud Italia, appositamente progettati per offrire alla Francia il dom<strong>in</strong>io, più che la totale<br />
<strong>in</strong>gerenza negli affari della Penisola. Erano accordi che, nel gioco diplomatico delle grandi Potenze<br />
dell’epoca, promettendo qualcosa di fumoso al piccolo e ambizioso Piemonte e che, privandolo <strong>in</strong>oltre<br />
dell’avita Savoia e di Nizza, avrebbero consentito alla Francia di sostituirsi alla grande nella Penisola<br />
all’odiata Austria. Accordi, dunque, che, se realizzati, avrebbero reso impossibile, per molti anni ancora,<br />
l’unità d’Italia. Accordi, <strong>in</strong>somma, di vecchio stile diplomatico <strong>in</strong>trigante, che non tenevano nessun conto<br />
delle aspirazioni unitarie dei patrioti italiani. Il c<strong>in</strong>ico voltafaccia di Napoleone III, che testimoniava la<br />
totale sconfitta dei suoi sogni di grandeur, facilitò e accelerò – oh vie imperscrutabili della Storia! –piuttosto<br />
che ostacolarlo o ritardarlo, il processo di formazione dell’unità italiana. Se CAVOUR fosse stato aperto<br />
veramente al problema italiano, avrebbe capito tutto questo e non si sarebbe dimesso.<br />
Se questa prima ipotesi storiografica è corretta, allora noi dobbiamo considerare , suggerito dallo stesso<br />
Napoleone III e da Cavour, funzionale alla prevista guerra contro l’Austria a fianco della Francia, e non
Sentiero Tricolore 14<br />
all’unificazione dell’Italia, anche il famoso “..non siamo <strong>in</strong>sensibili al grido di dolore che da tante parti<br />
d’Italia si leva verso di noi”, pronunciato da Vittorio Emanuele II il 10 gennaio 1859 nel discorso di apertura<br />
del Parlamento e che viene citato, a sproposito, come la dimostrazione del Suo <strong>in</strong>teresse all’unificazione<br />
dell’Italia. [Molti, <strong>in</strong> quegli anni, avevano sulle labbra il vocabolo “italiani”, ma, a quanto risulta, soltanto<br />
nei mazz<strong>in</strong>iani e, forse, <strong>in</strong> pochi altri ambienti culturalmente elevati quel vocabolo significava<br />
l’appartenenza alla futura Nazione Italia. Per tutti gli altri, compreso il grande CAVOUR, esso significava<br />
semplicemente soltanto l’abitante <strong>in</strong> quell’”espressione geografica” ab antiquo ereditata anche con i<br />
nomi bellissimi di Enotria e Ausonia.<br />
Nonostante autorevoli <strong>in</strong>terpretazioni che vogliono sottese agli accordi italo – francesi di Plombieres<br />
non sapremmo quali previsioni di positivi sviluppi politici per l’Unità d’Italia, il problema dell’unificazione<br />
politica dei popoli italiani vi fu totalmente assente. Vi possiamo leggere le premesse fondanti, con il supporto<br />
delle sconsiderate ambizioni sabaude e cavouriane, del predom<strong>in</strong>io francese <strong>in</strong> Italia.<br />
A dimostrazione che CAVOUR, appena un mese prima – 29 dicembre 1859 - del suo rientro nel Governo<br />
del RE, considerava conclusa la sua missione, riporto , da “Il Risorgimento italiano – Storia e Testi” di<br />
Denis Mack Smith, ciò che l’allora dimissionario primo m<strong>in</strong>istro volle confessare all’Onorevole MASSARI:<br />
«Bisogna lasciar Napoli da parte; l’Italia una sarà opera dei nostri figli; io mi contento di ciò che c’è;<br />
così potessimo andare f<strong>in</strong>o ad Ancona».<br />
Le considerazioni formulate qui sopra sarebbero ancor più valide se come sostengono alcuni storici di<br />
valore, se la conversione di Cavour alla causa dell’unificazione d’Italia – se pure di conversione si tratta e<br />
non PIUTTOSTO di necessario accoglimento e sfruttamento a f<strong>in</strong>i monarchici di una situazione oltremodo<br />
favorevole per un <strong>in</strong>sperato progetto di ulteriore <strong>in</strong>grandimento del Regno sabaudo - fosse <strong>in</strong>tervenuta<br />
nella primavera - estate del 1960 a seguito della vittoriosa risalita dello stivale da parte dei garibald<strong>in</strong>i<br />
Fu, <strong>in</strong>fatti, la miracolosa campagna garibald<strong>in</strong>a, di schietta natura e orig<strong>in</strong>e mazz<strong>in</strong>iane e l’annunciato<br />
diverso atteggiamento francese favorevole ad un ridimensionamento dello Stato pontificio [Diverso<br />
atteggiamento sul quale <strong>in</strong>fluirono prevalentemente considerazioni estranee alla situazione italiana]a<br />
far rompere gli <strong>in</strong>dugi a Cavour: penetrare arditamente, con l’Esercito, nell’Italia centrale per <strong>in</strong>iziare una<br />
vera guerra di conquista – e non di liberazione - di territori dello Stato pontificio; usurpare, con l’<strong>in</strong>dizione<br />
di plebisciti <strong>in</strong>decorosi, quanto conquistato dalle “camicie rosse”; fermare, soprattutto, Garibaldi e, con<br />
lui, elim<strong>in</strong>are def<strong>in</strong>itivamente il pericolo mazz<strong>in</strong>iano e la m<strong>in</strong>acciosa possibilità di uno Stato dell’Italia<br />
centromeridionale rivoluzionario e repubblicano con capitale Roma, naturalmente ostile alla monarchia<br />
sabauda.<br />
Il tempismo e l’audacia di un CAVOUR radicalmente ostile a tutto ciò che era orig<strong>in</strong>ato da MAZZINI,<br />
[che, anche <strong>in</strong> quelle cont<strong>in</strong>genze altamente sfavorevoli per i suoi progetti rivoluzionari, aveva manifestato<br />
a Re Vittorio Emanuele II la totale e s<strong>in</strong>cera accettazione della<br />
soluzione monarchica dell’Unità d’Italia] unitamente all’<strong>in</strong>genuità e<br />
grandezza d’animo di un GARIBALDI, affasc<strong>in</strong>ato dall’ideale<br />
mazz<strong>in</strong>iano, avevano concorso, a loro reciproca <strong>in</strong>saputa, alla<br />
formazione di un Regno che piacque def<strong>in</strong>ire Unità della Nazione<br />
italiana.<br />
Il ragionamento formulato qui sopra sosp<strong>in</strong>ge a concludere che<br />
l’Unità politica dell’Italia si sarebbe <strong>in</strong>iziata concretamente e conclusa<br />
nel breve arco di sette – otto mesi, <strong>in</strong> senso monarchico, al di là delle<br />
aspettative e dei calcoli di CAVOUR, e contro le accese aspirazioni<br />
della gran massa dei patrioti. Paradosso dei paradossi, la monarchia<br />
sabauda aveva v<strong>in</strong>to grazie alla rivoluzione esportata vittoriosamente<br />
dal mazz<strong>in</strong>iano GARIBALDI nel meridione.<br />
Caso? Provvidenza? Necessità? Certamente non previsione<br />
politica. Né, nonostante affermazioni di segno contrario, opera meditata<br />
da Camillo BENSO Conte di CAVOUR: né di VITTORIO EMANUELE<br />
II, <strong>in</strong>dubitabile assertore della causa monarchica: né di GARIBALDI,<br />
l’<strong>in</strong>genuo e generoso v<strong>in</strong>citore, che aveva <strong>in</strong>iziato un’avventura<br />
miracolosa per portare la rivoluzione f<strong>in</strong> nel cuore di ROMA: né, tanto<br />
meno, di Giuseppe MAZZINI che, armato di ideali giusti e nobilissimi,<br />
Vittorio Emanuele II.<br />
giudice obiettivo e fustigatore della politica sabauda, tutto assorto nel
Sentiero Tricolore 15<br />
suo puro ideale, ma nudo di diplomazia, aveva completamente ignorato<br />
la questione sociale e, <strong>in</strong>genuo quanto GARIBALDI,vedeva sottrarsi,<br />
proprio <strong>in</strong> prossimità della sua realizzazione e proprio ad opera del<br />
suo irriducibile avversario politico e mandante dei suo <strong>in</strong>f<strong>in</strong>iti arresti,il<br />
compimento di un sogno, che l’aveva tormentato ed affasc<strong>in</strong>ato per<br />
tutta la vita – ROMA, capitale di un’Italia del Sud, sicura premessa di<br />
una ROMA capitale di un’<strong>in</strong>tera ITALIA repubblicana.<br />
Cavour aveva operato eccellentemente e spregiudicatamente per il<br />
Suo Piemonte, per il Suo Re. E la sua decennale opera di statista al<br />
servizio della Monarchia sabauda aveva fatto del Piemonte<br />
d<strong>in</strong>asticamente antiaustriaco, liberale, modernizzato, prospero (<strong>in</strong><br />
confronto con gli altri Stati arretrati della Penisola) il polo di<br />
attrazione dei patrioti italiani. La sua azione, anche senza<br />
consapevolmente volerlo essere, fu complementare, sul piano della realtà, a quella, permeata di spiritualità<br />
travolgente, di altissimi e coerenti ideali, ma sterile di risultati del Suo acerrimo nemico politico: di Giuseppe<br />
Mazz<strong>in</strong>i.<br />
Già i contemporanei, pur riconoscendogli il merito di aver tanto operato per l’unificazione d’Italia, si<br />
domandarono se nei Suoi progetti politici figurasse quell’unificazione italiana per la quale era stato versato<br />
tanto sangue dai Patrioti lungo tutta la penisola.<br />
Scrive F. PETRUCCELLI della GATTINA <strong>in</strong> “I moribondi di Palazzo Carignano” : «Un dubbio solo<br />
gravita su la sua tomba. Volle egli l’Italia unita o non piuttosto un grande Piemonte? Tutta la Penisola o<br />
soltanto l’Italia del Nord?».<br />
Sembra che la Storia (o, <strong>in</strong> sua vece, la Provvidenza, il Caso, la Necessità o non so chi o che altro) si sia<br />
letteralmente divertita nel fare del “Risorgimento italiano”(come già aveva amato fare del “R<strong>in</strong>ascimento<br />
italiano”) un evento unico, irripetibile e privo, per colui che si <strong>in</strong>gegni di scoprirvela, di una sua logica<br />
<strong>in</strong>terna che lo spieghi sufficientemente. Evento unico ed irripetibile, come unica, irripetibile e miracolosa,<br />
fiorita dagli sconvolgimenti cosmici, è la configurazione dell’<strong>in</strong>cantato“giard<strong>in</strong>o” ove l’evento fu recitato.<br />
Non serve affatto scomodare, come pur abbiamo tentato di fare molto superficialmente <strong>in</strong> riflessioni<br />
precedenti, taluna delle molteplici teorie, che, negando completamente o parzialmente valore alle s<strong>in</strong>gole<br />
volontà ed all’agire umani, affidano a forze o a condizioni <strong>in</strong>conoscibili la piena responsabilità dell’accadere,<br />
per spiegare come occorso “a fortiori”, cioè, per non spiegare per niente, l’evento dell’UNITÀ d’Italia.<br />
Intorno al “cencioso”, all’<strong>in</strong>transigente, all’irriducibile e solitario purissimo apostolo dell’UNITÀ<br />
repubblicana e rivoluzionaria d’ITALIA ed all’eletta e ridotta schiera<br />
dei puri patrioti suoi seguaci, si affaticava un’altra schiera folta e<br />
variegata di personaggi <strong>in</strong>comparabilmente potenti – PIO IX,<br />
Napoleone III, Francesco Giuseppe, il Pr<strong>in</strong>cipe di METTERNICH,<br />
Vittorio Emanuele II, Primi M<strong>in</strong>istri <strong>in</strong>glesi, i Borbone, Cavour solo<br />
per citare i più noti – nel tentativo, variamente modulato, di impedire<br />
quell’unificazione o di partorirla geograficamente mutilata e<br />
politicamente tutelata dalle Grandi Potenze dell’epoca.<br />
Grande assente il popolo.<br />
E fu il popolo <strong>in</strong>vece. E tu proprio l’arretrato popolo meridionale,<br />
Bandiera del Regno delle due<br />
Sicilie con Stemma del Regno.<br />
Bandiera del Governo<br />
Insurrezionale della Sicilia<br />
Gennaio 1848.<br />
l’ultimo arrivato sulla scena risorgimentale a risolvere il problema<br />
dell’unificazione d’ITALIA. Furono gli arretrati servi della gleba, i<br />
contad<strong>in</strong>i angariati ed affamati del mezzogiorno d’ITALIA che,<br />
acclamandola loro liberazione, fecero dell’avventura di GARIBALDI<br />
e dei suoi “Mille” una marcia trionfale che, dopo NAPOLI delirante, avrebbe necessariamente avuto per<br />
meta la ROMA eterna e, con ROMA capitale, la f<strong>in</strong>e della forbita diplomazia sabaudo francese, del potere<br />
temporale della Chiesa e della fame di dom<strong>in</strong>io di Casa Savoia.<br />
Contro il semplice profilarsi di questa meravigliosa e <strong>in</strong>audita possibilità, la Corte sabauda, succuba e<br />
forte del benevolo placet imperiale francese – motivato da problematiche <strong>in</strong>terne e pan – europee - , non<br />
esitò, perché GARIBALDI capisse bene l’antifona,a far tuonare i cannoni di Ciald<strong>in</strong>i e di Fanti contro le<br />
sparute truppe pontificie. E GARIBALDI, semplice e generoso, pur sostenuto dal popolo che lo acclamava,<br />
spogliato delle sue conquiste per mezzo di plebisciti <strong>in</strong>decorosi ed <strong>in</strong>validabili e spogliatosi dei suoi diritti
Sentiero Tricolore 16<br />
di conquistatore, ubbidendo al suo Re <strong>in</strong>generoso, salvava dalla guerra civile ed unificava l’ITALIA.<br />
Chi ha v<strong>in</strong>to? La diplomazia o l’Idea? Cavour o Mazz<strong>in</strong>i? Adhuc sub judice lis est, ma non per noi.<br />
Noi non abbiamo dubbi. Ha v<strong>in</strong>to il popolo più dimenticato, quello def<strong>in</strong>ito, da molti storiografi, “il<br />
grande assente” dalla tumultuosa vicenda risorgimentale. Che,<strong>in</strong>consapevolmente, guidato dal mazz<strong>in</strong>iano<br />
Garibaldi, ha seguito l’Idea. E, con il popolo e l’Idea, la Storia: l’ardente Clio”<br />
VIVA L’ITALIA UNITA!<br />
GIUSEPPE MAZZINI<br />
“Un brigante italiano magro, pallido, cencioso”<br />
“ma eloquente come la tempesta, ardente come un apostolo, astuto come un ladro,<br />
<strong>in</strong>faticabile come un <strong>in</strong>namorato”<br />
Questo era Giuseppe Mazz<strong>in</strong>i nello sprezzante ed ammirato giudizio di Klemens von Metternich, il celebre<br />
statista austriaco, al quale si attribuisce anche l’altro sprezzante giudizio: “L’ITALIA è un’espressione<br />
geografica”.<br />
MAZZINI è molto, molto di più.<br />
Ammiratore di Dante, ne commentò Canti della Div<strong>in</strong>a Commedia e, <strong>in</strong> sua difesa, scrisse, ventenne, il<br />
saggio “Dell’amor patrio”, dove rivendicava per il “sommo poeta” il titolo di “padre della Patria” non<br />
tanto per averla cantata, celebrata e def<strong>in</strong>ita nei suoi <strong>in</strong>comparabili conf<strong>in</strong>i geografici, ma, specialmente,<br />
per averle donato, si può dire “ex nihilo”, una l<strong>in</strong>gua - il suo “volgare illustre” - nella quale fece confluire,<br />
armonicamente commisti, term<strong>in</strong>i, modi di dire e fraseologie desunte da tutti i gerghi e dialetti delle tante<br />
contrade italiane. Come il fiorent<strong>in</strong>o fu esule e, <strong>in</strong> più, braccato dalle<br />
Polizie francese e sabauda lungo tutti i suoi quarant’anni di attività,<br />
f<strong>in</strong>o alla vigilia della morte,che lo colse, clandest<strong>in</strong>o. sotto il falso<br />
nome di Giorgio BROWN, <strong>in</strong> Pisa, proprio 139 anni or sono, il 10<br />
marzo 1872.<br />
Come Dante alla Signoria della Sua amata “Fiorenza”, MAZZINI<br />
non si piegò mai alla detestata monarchia sabauda, che aveva raggiunto<br />
rocambolescamente e tortuosamente un’Unità della Penisola, che non<br />
era affatto la sua sognata, rivoluzionaria e popolare unità repubblicana<br />
Ammiratore dell’ALIGHIERI, le cui concezioni formavano il sostrato<br />
più profondo della sua coscienza di italiano, il MAZZINI risentì<br />
profondamente anche dei Concetti politico - religiosi del romanticismo,<br />
che dom<strong>in</strong>ò <strong>in</strong> Europa dopo le rivoluzioni del 1830 e che consistevano<br />
nella visione di un ord<strong>in</strong>amento div<strong>in</strong>o, nel quale la lotta per l’unità<br />
Bandiera del Gran Ducato di<br />
Toscana con Stemma dei Lorena.<br />
nazionale e per la fraterna collaborazione fra i popoli acquistava un valore provvidenziale. 0perare nel<br />
Mondo significava, per il MAZZINI, collaborare all’azione di Dio ed accettare la missione che uom<strong>in</strong>i e<br />
popoli ricevono da Dio. [Nonostante seducenti apparenze, un tale concetto non poteva affatto qualificarsi<br />
come cristiano per il diverso ambito teologico <strong>in</strong> cui tale visione si situava]<br />
L’<strong>in</strong>tento politico che Egli si prefiggeva era, perciò, radicato <strong>in</strong> un imperativo religioso. Pertanto avversità<br />
e sconfitte che costellarono la sua <strong>in</strong>faticabile attività di rivoluzionario e che valsero a togliergli anche la<br />
fiducia di tanti stretti collaboratori, non scalfirono mai la sua <strong>in</strong>crollabile fiducia nella validità della sua<br />
concezione e nell’immancabile successo f<strong>in</strong>ale.<br />
In un’epoca, <strong>in</strong> cui i residui delle dist<strong>in</strong>zioni feudali erano ancora vivi nonostante lo scossone rivoluzionario<br />
del 1789 e la società era saldamente suddivisa <strong>in</strong> classi reciprocamente antagoniste - nobiltà contro borghesia<br />
e proletariato - e che si apprestava, con l’avvento delle dottr<strong>in</strong>e comuniste a ribadire, radicandolo,<br />
l’antagonismo classista del proletariato contro le altre classi sociali, Egli, primo o fra i primissimi, fu<br />
decisamente <strong>in</strong>terclassista. I term<strong>in</strong>i “fratelli”, “fratellanza”, “fraternità”, “unità”, “amore”, costituiscono<br />
lo scheletro portante di tutti i suoi scritti. Noi ne sperimentiamo ancora la trasc<strong>in</strong>ante presenza <strong>in</strong> molte<br />
strofe dell’Inno nazionale di Goffredo Mameli. Sono schietta teologia mazz<strong>in</strong>iana questi otto versi;<br />
“Uniamoci, amiamoci, /l’unione e l’amore / rivelano ai popoli /le vie del Signore. /Giuriamo far libero
Sentiero Tricolore 17<br />
/ il suolo natio /uniti, per Dio, / chi v<strong>in</strong>cer ci può?”.<br />
Nel 1831 fondava l’Associazione della “Giov<strong>in</strong>e Italia”.<br />
Sta scritto nell’art. 1 dell’“Istruzione generale per gli affratellati”:”La Giov<strong>in</strong>e Italia è la fratellanza<br />
degli italiani credenti <strong>in</strong> una legge di Progresso e di Dovere, i quali, conv<strong>in</strong>ti che l’Italia è chiamata ad<br />
essere Nazione, consacrano, uniti <strong>in</strong> associazione, il pensiero e l’azione al grande <strong>in</strong>tento di restituire<br />
l’Italia <strong>in</strong> Nazione di liberi ed eguali. Una, Indipendente, Sovrana”.<br />
Il 15/03/1834, a Berna, fondava, con identici pr<strong>in</strong>cipi, allargati al teatro europeo, la “Giov<strong>in</strong>e Europa”.<br />
Era, questa “Giov<strong>in</strong>e Europa” il primo tentativo organicamente concepito di creare un’ organizzazione<br />
democratica sopranazionale”, qu<strong>in</strong>di del tutto diversa da quella vagheggiata dai comunisti.<br />
La “Giovane Europa” era f<strong>in</strong>alizzata ad organizzare un’Europa di popoli liberi, <strong>in</strong>dipendenti e associati<br />
per raggiungere un comune obiettivo. In s<strong>in</strong>tesi l’ideale di MAZZINI - precursore, anche <strong>in</strong> questo, delle<br />
tendenze, dei tentativi e delle prime realizzazioni attuali <strong>in</strong> questo senso di universalità - non era la<br />
realizzazione delle Nazioni, ma dell’umanità <strong>in</strong>tera.<br />
Questo ideale di un’Umanità f<strong>in</strong>almente affratellata è ribadito nel quarto degli otto pr<strong>in</strong>cipi fondamentali<br />
su cui poggia lo Statuto della Repubblica romana del 1849. Lo statuto, che non aveva precedenti per eventuali<br />
riferimenti e sviluppi e che, qu<strong>in</strong>di, fu <strong>in</strong>teramente nuovo, fu anche il solo,fra tutti quelli apparsi <strong>in</strong> quel<br />
secolo così <strong>in</strong>tenso e tormentato, democraticamente discusso ed approvato da una libera Assemblea popolare<br />
<strong>in</strong> una città divenuta ormai simbolo del potere assoluto e mentre le truppe francesi, <strong>in</strong> appoggio di quello<br />
Stato assoluto, entravano <strong>in</strong> città. Questo il testo del quarto pr<strong>in</strong>cipio <strong>in</strong>teramente mazz<strong>in</strong>iano:“ La<br />
Repubblica riguarda tutti i popoli come fratelli, rispetta ogni Nazione, propugna l’italiana” , dove è<br />
molto significativa la dist<strong>in</strong>zione<br />
fra “popoli” e “nazioni”<br />
L’ideale repubblicano, che<br />
differenzia nettamente il Mazz<strong>in</strong>i<br />
dall’ Alighieri [Ma, qui,<br />
sarebbero necessarie<br />
precisazioni tutt’altro che<br />
formali. Si ricordi che<br />
all’esaltazione della libertà, che<br />
il Mazz<strong>in</strong>i scorgeva soltanto<br />
nella forma repubblicana dello<br />
Stato, l’ALIGHIERI aveva<br />
dedicato versi memorabili<br />
«Libertà và cercando ch’è si<br />
cara / come sa chi per lei vita<br />
rifiuta».] <strong>in</strong>dirizzandoli proprio<br />
ad una delle più pure ed austere<br />
figure dell’antica Roma<br />
repubblicana: a quel Catone<br />
uticense cui, per amore della libertà «non fu amara / <strong>in</strong> Itaca la morte». E bisogna anche aggiungere<br />
che per la teologia o teosofia mazz<strong>in</strong>iana non valeva affatto il dogma “omnis auctoritas a Deo” cui era<br />
consapevolmente v<strong>in</strong>colato il cristianissimo Dante.] deriva, storicamente, dalla grande ammirazione del<br />
Nostro per la Res publica romana antica e dalla constatazione che <strong>in</strong> Italia, dopo la caduta dell’Impero<br />
romano, non si era affermata alcuna monarchia, nella quale, come <strong>in</strong> Francia, si potesse identificare la<br />
nazione italiana.<br />
A parte queste collaterali ragioni storiche, il vero motivo della rivendicata forma repubblicana dello<br />
Stato era il concetto - card<strong>in</strong>e di tutta la costruzione ideologica mazz<strong>in</strong>iana: la fratellanza.<br />
Si è detto che la sua azione di rivoluzionario fu un seguito di cocenti sconfitte. Eppure, se ben si considerano<br />
gli avvenimenti storici, si dovrà ammettere che la sp<strong>in</strong>ta decisiva al raggiungimento dell’Unità politica<br />
italiana fu opera di Mazz<strong>in</strong>i. Parlo dell’<strong>in</strong>credibile impresa dei “mille”.<br />
L’ispirazione fu mazz<strong>in</strong>iana o di mazz<strong>in</strong>iani, perché il tentativo rientrava, di rigore, nell’alveo della<br />
strategia mazz<strong>in</strong>iana di fomentare o provocare <strong>in</strong>surrezioni di popoli contro Governo dispotici a favore<br />
dell’Unità nazionale. Qui non <strong>in</strong>teressa soffermarsi sugli errori di condotta specialmente sociale nei confronti<br />
dei contad<strong>in</strong>i che, via via , alienarono a Garibaldi il favore delle popolazioni meridionali. Qui <strong>in</strong>teressa
Sentiero Tricolore 18<br />
solamente notare come la Corona sabauda, timorosa dell’esito repubblicano dell’impresa e, qu<strong>in</strong>di, di essere<br />
estromessa dal dom<strong>in</strong>io completo della penisola, si sia mossa decisamente per imporre la propria presenza<br />
sui territori conquistati dal mazz<strong>in</strong>iano Garibaldi.La monarchia, <strong>in</strong>somma, ebbe buon gioco nel sostituirsi<br />
a Garibaldi nel dom<strong>in</strong>io delle terre da quest’ultimo conquistate.<br />
E, a questo punto, sembra di essere di fronte ad uno di quei paradossi per i quali eventi grandiosi che,<br />
nati, cresciuti, sviluppati <strong>in</strong> seno ed <strong>in</strong> virtù di ben def<strong>in</strong>iti pr<strong>in</strong>cipi, si ritrovano, alla f<strong>in</strong>e, ad essere gestiti<br />
altrimenti e da altri.<br />
Del nobile Conte di Cavour si loda l’accorta pragmaticità ed i tempestivi <strong>in</strong>terventi e si perdonano o si<br />
tacciono le contorte compromissioni diplomatiche e le umilianti concessioni. Niente di più.<br />
Del silenzioso e “cencioso” Mazz<strong>in</strong>i si ammira ancora l’altezza degli ideali, la costanza <strong>in</strong>verosimile nel<br />
sostenerli, l’imperturbabilità d’animo nel sopportare cocenti sconfitte. Del “brigante” Mazz<strong>in</strong>i si sono<br />
detti eredi molti uom<strong>in</strong>i politici italiani e si è detto erede perf<strong>in</strong>o il Fascismo. L’amarezza del sessantasettenne<br />
malato e clandest<strong>in</strong>o “Giorgio BROWN”, braccato dalla polizia dei successori di Cavour f<strong>in</strong> sull’orlo della<br />
sua tomba, ha ispirato poeti.<br />
Riteniamo, se il nostro ragionamento ha un valore, che l’opera rivoluzionaria di Mazz<strong>in</strong>i non fu un<br />
fallimento. Affermo, cioè, che non solo Egli, per gli ideali a lungo e così <strong>in</strong>tensamente vissuti e predicati, ma<br />
anche per l’azione rivoluzionaria ispirata e realizzata, è il vero padre della Patria Italiana unita e, dopo<br />
oltre ottant’anni, repubblicana.<br />
RISORGIMENTO<br />
Orig<strong>in</strong>i e Cause<br />
Le def<strong>in</strong>izioni tematiche di periodi storici, cioè l’<strong>in</strong>quadramento <strong>in</strong> precisi ambiti temporali del primo<br />
manifestarsi, dello svilupparsi e del completarsi di un determ<strong>in</strong>ato fenomeno sociale, sono sempre<br />
problematiche.<br />
Su un piano meramente concettuale e di s<strong>in</strong>tesi, il fatto, l’accadimento, l’accadere storico soprattutto, non<br />
è mai un “a sé stante” nettamente dist<strong>in</strong>guibile nel<br />
contesto (temporale, locale, ambientale) nel quale<br />
necessariamente si manifesta e così, nel suo stesso<br />
porsi nel flusso storico, rappresenta,<br />
contemporaneamente e <strong>in</strong>estricabilmente l’“atto”, il<br />
compiersi del passato e la “potenza”, la premessa<br />
necessaria, nel cont<strong>in</strong>uo divenire, del suo futuro<br />
sviluppo. Questo compenetrarsi, questo distendersi<br />
gli uni sugli altri dei fatti storici, questo pressoché<br />
<strong>in</strong>sondabile aggrovigliarsi delle loro radici,<br />
costituisce ostacolo <strong>in</strong>elim<strong>in</strong>abile ad una loro chiara<br />
ed univoca def<strong>in</strong>izione.<br />
Infatti ed <strong>in</strong>oltre, a seconda dell’estensione e<br />
della natura del tema assunto a riferimento<br />
(R<strong>in</strong>ascimento, Illum<strong>in</strong>ismo, Epoca <strong>in</strong>dustriale,<br />
Romanticismo, Avvento del socialismo,<br />
…Risorgimento); della stessa <strong>in</strong>terpretazione dei<br />
fatti che vi si riferiscono (o che pensiamo vi si<br />
riferiscano) e del punto di vista da cui quei fenomeni<br />
sono osservati, a questi periodi non solo vengono<br />
attribuite datazioni di <strong>in</strong>izio e di f<strong>in</strong>e molto diverse,<br />
ma perf<strong>in</strong>o diversità di scelta dei fatti che dovrebbero<br />
sostanziare univocamente il tema stesso nei giudizi<br />
storici conclusivi.<br />
Giuseppe Mazz<strong>in</strong>i.<br />
Il periodo storico def<strong>in</strong>ito concordemente<br />
“Risorgimento” italiano non sfugge affatto a questa
Sentiero Tricolore 19<br />
impossibilità di datazioni precise e di giudizi univoci anche perché, specie nel suo primo del<strong>in</strong>earsi - quasi a<br />
conferma di quanto sopra osservato - risente chiaramente dei numerosi “risorgimenti” europei ed americani<br />
<strong>in</strong> atto o <strong>in</strong> potenza fra i quali fiorisce e si compie.<br />
Così, accanto a coloro che lo conf<strong>in</strong>ano drasticamente negli anni che vanno dal 1830 (<strong>in</strong>izio manifesto) al<br />
1861 (completamento politicamente conclamato), esistono storici, anche di <strong>in</strong>dubbio valore - compreso<br />
Benedetto CROCE! - che, riferendosi, a specifici accadimenti - al 1670, distacco dell’ITALIA dalla SPAGNA,<br />
per esempio - ne retrodatano l’<strong>in</strong>izio f<strong>in</strong> nel secolo XVII ed oltre o, altri, anch’essi di <strong>in</strong>dubbio valore, che ne<br />
postdatano il compimento al 1918. Ciò dipende, naturalmente, come<br />
già detto, da valutazioni difformi <strong>in</strong> rapporto all’ampiezza, maggiore o<br />
m<strong>in</strong>ore, attribuita al fenomeno <strong>in</strong> esame ed alla congruità o <strong>in</strong>congruità<br />
dei fatti storici ad essere considerati costitutivi del fenomeno<br />
considerato.<br />
Questa difficoltà di <strong>in</strong>quadramento temporale del tema assunto a<br />
riferimento, si accompagna a - e, <strong>in</strong> certo modo determ<strong>in</strong>a ed è<br />
determ<strong>in</strong>ato da - un’ulteriore e sostanziale diversità di giudizi che si<br />
verifica soprattutto nella valutazione delle cause che avrebbero dato<br />
orig<strong>in</strong>e al fenomeno - nel nostro caso al fenomeno risorgimentale<br />
italiano - soprattutto <strong>in</strong> considerazione che eguale fenomeno ha<br />
<strong>in</strong>vestito, nel secolo XIX, non solo l’ITALIA, ma, prima dell’<strong>in</strong>tera<br />
Europa, anche l’America.<br />
Proprio quest’ultima non trascurabile co<strong>in</strong>cidenza e l’esempio<br />
Bandiera delle Truppe<br />
di Carlo Alberto<br />
Marzo 1848.<br />
trasc<strong>in</strong>ante dell’<strong>in</strong>dipendenza americana, anche se relativamente più lontano nel tempo (e nello spazio),<br />
dovrebbe, <strong>in</strong>tanto, <strong>in</strong>durre ad ammettere pacificamente che, accanto alle motivazioni specifiche di ciascun<br />
“risorgimento”, le cause prossime dell’<strong>in</strong>cendio risorgimentale europeo sono state particolarmente la reazione<br />
alla tirannia dell’impero napoleonico, che aveva seppellito gli ideali universalistici di liberta, di fraternità e<br />
di eguaglianza sbandierati dalla rivoluzione francese e, subito dopo, la cieca “restaurazione” nella stessa<br />
Francia, nell’impero asburgico e imposta nella “santa” Russia dei Romanov.<br />
D’altra parte, più <strong>in</strong> netta contrapposizione assiomatica, <strong>in</strong> sé e per sé. con i concetti universalistici e<br />
razionalistici dell’Illum<strong>in</strong>ismo, piattaforma, come noto, della Rivoluzione francese, che <strong>in</strong> reazione ist<strong>in</strong>tiva<br />
alla loro clamorosa mancata traduzione <strong>in</strong> pratica da parte di chi li aveva enunciati, il movimento romantico,<br />
i cui prodromi possono esser letti già nello “Sturm un Drang”, poneva <strong>in</strong> primo piano l’esaltazione del<br />
proprio, dell’<strong>in</strong>dividuo, del sentimento, dell’irrazionalità, della soggettività e, per questo, la rivalutazione di<br />
tutto ciò che, storicamente, <strong>in</strong>dividua un popolo e lo dist<strong>in</strong>gue dagli altri.<br />
Ora, il trasferimento sul piano politico di un tale assunto ideale fortemente soggettivo può essere realizzato<br />
unicamente attraverso il riconoscimento dei pr<strong>in</strong>cipi di nazione e di libertà: cioè, attraverso la costituzione<br />
di soggetti politici - le Nazioni, appunto - che esalt<strong>in</strong>o ed attu<strong>in</strong>o, riconoscendo come costitutivi della<br />
propria entità, i caratteri di s<strong>in</strong>golarità e di specificità del popolo.<br />
Il Romanticismo, dunque, molto più dell’Illum<strong>in</strong>ismo e, sotto alcuni aspetti, contro l’illum<strong>in</strong>ismo, offriva<br />
, <strong>in</strong> tal modo a tutti i popoli, che <strong>in</strong> quel periodo lottavano per il loro riscatto e per la loro <strong>in</strong>dipendenza, se<br />
non la base teoretica nel senso classico del term<strong>in</strong>e, almeno il leit Motiv sentimentale e la giustificazione<br />
ideale per la loro azione.<br />
Come se tutto ciò non bastasse a rendere ardua la piena comprensione del fenomeno, la rivoluzione<br />
<strong>in</strong>dustriale, affermatasi già nel secolo precedente <strong>in</strong> un’Inghilterra per ciò stesso def<strong>in</strong>ita “fuc<strong>in</strong>a del mondo”:<br />
rivoluzione tuttora <strong>in</strong> espansione anche nell’Europa cont<strong>in</strong>entale, offriva alle masse operaie, che avevano<br />
abbandonato gli isolati piccoli centri rurali ed erano affluite nelle città, non solo l’opportunità di più<br />
amaramente riflettere sulla loro condizione di sfruttati, ma, f<strong>in</strong>almente, a conoscenza reciproca dei loro<br />
problemi e della necessità del loro lavoro, anche la piena consapevolezza di quale smisurata potenza<br />
disporrebbe la loro unione per capovolgere o, almeno, per migliorare quella situazione di sfruttamento. [E<br />
soprattutto su questa consapevolezza trova giustificazione il formarsi di quell’ormai aperto impeto verso la<br />
giustizia sociale che sarà il DNA del socialismo, anzi dei numerosi socialismi, che, nel bene e nel tragico,<br />
hanno segnato e segnano, da quel secolo XIX, la Storia dell’umanità - Ma questa è tutta un’altra Storia].<br />
Consapevolezza, dunque, precorritrice prossima, promotrice e condizionatrice, ad un tempo, delle lotte<br />
di classe <strong>in</strong>trecciate ora, a causa delle concomitanti rivendicazioni popolari, con quelle squisitamente politiche<br />
che avevano per f<strong>in</strong>e primario il riconoscimento dell’identità e della libertà di popolo e/o Nazione.
Bandiera dei Patrioti di Osoppo<br />
durante la lotta contro l’Austria<br />
1848.<br />
Sentiero Tricolore 20<br />
Pur nella sua identità <strong>in</strong>confondibile, il “Risorgimento” italiano,<br />
assomiglia dunque, <strong>in</strong> questo, ai tanti “RisorgimentiÓ che, nel secolo<br />
XIX, hanno riconosciuto identità, f<strong>in</strong>o ad allora represse, a popoli oggi<br />
protagoniste sulla scena mondiale.<br />
Eppure, tutto ciò che, nella profondità più <strong>in</strong>esplorata delle<br />
coscienze, soggiaceva, sostenendolo e, <strong>in</strong> ultima analisi, motivandolo<br />
pienamente, a questo immane complesso e turbolento <strong>in</strong>treccio di<br />
motivazioni esterne occorse tumultuosamente a cavallo dei secoli XVIII<br />
e XIX, era l’“idea” di popolo come unità di l<strong>in</strong>gua, di religione e di<br />
storia: un’“idea”, direi, <strong>in</strong>consapevolmente custodita, perché immanente<br />
allo stesso quotidiano esserci e manifestarsi del popolo anche se<br />
politicamente diviso: di ogni popolo, dico. Un’“idea” presente, dunque,<br />
<strong>in</strong> tutti i popoli nati all’<strong>in</strong>dipendenza <strong>in</strong> quel periodo: nella Spagna<br />
eroica contro la tracotanza imperiale francese come nella Germania, nel Belgio come nella Polonia calpestata<br />
dagli “zar”, ma particolarmente antica, viva, ricca e motivata nel popolo Italiano: la mai <strong>in</strong>teramente obliata<br />
“dom<strong>in</strong>a” fra le “Prov<strong>in</strong>ciae” dell’impero romano di Giust<strong>in</strong>iano. Non era più, allora, questa idea, una vana<br />
“boria da decaduti imbelli” tanto sterile quanto risibilmente <strong>in</strong>giustificata, ma una volontà, ormai estesa<br />
all’<strong>in</strong>tero popolo, di nuovamente essere degni, di un passato glorioso che, <strong>in</strong> ITALIA soprattutto, aveva<br />
lasciato vestigia <strong>in</strong>cancellabili.<br />
C’è sempre l’“idea” alla radice del reale. L’“idea”, anzi, è la vera realtà. In modi <strong>in</strong>conoscibili, per vie<br />
silenziose e nascoste, l’“idea” ha pazientemente plasmato la Storia e, libera, è esplosa. Forse questa “idea”,<br />
<strong>in</strong>carnata velatamente nel popolo, <strong>in</strong> ciascun popolo, è la comprensione tutta umana di quella provvidenza<br />
div<strong>in</strong>a che sembra presiedere alle vicende storiche “oltre la difension dei senni umani?” Insieme a Dante<br />
[vds. precedente riflessione sul 150°] anche Giuseppe MAZZINI, il disprezzato “Teopompo” di Carlo MARX,<br />
lo credeva tenacemente. E gli uom<strong>in</strong>i - sempre secondo il MAZZINI - devono solo essere servitori della<br />
volontà div<strong>in</strong>a.<br />
Ora, <strong>in</strong> Italia, <strong>in</strong> rapporto all’“idea” di Nazione lungamente vagheggiata, anche un po’ retoricamente da<br />
poeti e pensatori; <strong>in</strong> contrasto con le velleità semplicemente riformistiche del passato e dopo aver vanamente<br />
e troppo a lungo sperato <strong>in</strong> una redenzione politica per mano di altri - dei francesi rapaci <strong>in</strong>vasori imperialisti,<br />
per esempio! (ma vorrei ricordare, a questo proposito, perf<strong>in</strong>o il dantesco<br />
“O, Alberto tedesco ch’ abbandoni<br />
costei ch’è fatta <strong>in</strong>domita e selvaggia<br />
e dovresti <strong>in</strong>forcar li suoi arcioni.<br />
giusto giudicio dalle stelle caggia<br />
sovra il tuo sangue e sia nuovo ed aperto<br />
tal che ‘l tuo successor temenza n’aggia!<br />
Ch’ avete tu e ‘l tuo padre sofferto<br />
per cupidigia di costà distretti<br />
che ‘l giard<strong>in</strong> de lo imperio sia diserto”<br />
dove il “ghibell<strong>in</strong> fuggiasco” - pur nell’ambito d’una concezione medievale sacra e imperiale della<br />
politica <strong>in</strong>tesa come manifestazione di un ord<strong>in</strong>e superiore - si vede costretto ad <strong>in</strong>vocare l’aiuto straniero<br />
per la redenzione d’Italia), ora, f<strong>in</strong>almente anche <strong>in</strong> Italia, conquistata dall’<strong>in</strong>vocazione <strong>in</strong>genuamente retorica<br />
nella forma e rigidamente mazz<strong>in</strong>iana nella sostanza, di un poeta qu<strong>in</strong>dicenne, di Goffredo Mameli a tutti i<br />
“Fratelli d’Italia”, si lotta apertamente, senza patteggiamenti e si espongono i propri petti (Si riconsideri il<br />
prorompente anelito di libertà, proprio <strong>in</strong> quegli stessi tumultuosi anni, nella notissima “All’Italia” di Giacomo<br />
LEOPARDI, composta fra il 1818 ed il 1823!) per l’identità politica nazionale e per istituzioni libere e<br />
democratiche.<br />
Considerato che sentimento, entusiasmo e freddo ragionamento <strong>in</strong>sieme sono <strong>in</strong>sensibilmente scivolati,<br />
<strong>in</strong> questa riflessione, nel commosso ricordo di quel purissimo eroe che è già piaciuto def<strong>in</strong>ire novello “Tirteo”<br />
e di quel Suo trasc<strong>in</strong>ante appello mazz<strong>in</strong>iano “Uniamoci, amiamoci”, piace anche onorare nuovamente<br />
questo <strong>in</strong>corrotto idealista con le belle parole di E. Janni che ha voluto ricordare, <strong>in</strong> Lui, gli <strong>in</strong>fiammati<br />
slanci patriottici di tanti sconosciuti eroi, spentisi sui Campi risorgimentali della gloria e dell’onore:
Sentiero Tricolore 21<br />
“Se una figura umana dovesse simboleggiare con l’aspetto d’una seducente giov<strong>in</strong>ezza il Risorgimento<br />
italiano che, pure, ebbe stupendi uom<strong>in</strong>i rappresentativi - Mazz<strong>in</strong>i, Cavour, Garibaldi - non si saprebbe<br />
quale <strong>in</strong>nalzare ed amare meglio che quella di Goffredo Mameli, poeta a qu<strong>in</strong>dici anni, guerriero a ventuno,<br />
avvolto a ventidue nella morte come nella nuvola lum<strong>in</strong>osa <strong>in</strong> cui gli antichi favoleggiavano la scomparsa<br />
degli eroi”<br />
IL “BRIGANTAGGIO” POST-UNITARIO<br />
“L’ora presente è <strong>in</strong> vano: non fa che percuotere e fugge.<br />
Sol nel passato è il bello, sol nella morte il vero”.<br />
Da “Presso l’urna di Percy Bysshe Shelley” dalle “ Odi Barbare” di Giosuè CARDUCCI.<br />
Nel dicembre del 1862, un anno e mezzo dopo la proclamazione del “Regno d’Italia”, durante una fase<br />
delicatissima della politica <strong>in</strong>ternazionale del nuovissimo Stato dovuta proprio all’esplosione del<br />
“Brigantaggio”, quando la vox populi centro settentrionale si chiedeva se la proclamazione dell’”Unità<br />
d’Italia” non fosse stata troppo frettolosa o, radicalmente, se non fosse meglio abbandonare il Mezzogiorno,<br />
e durante la fase più acuta, per virulenza ed estensione, del fenomeno brigantesco, il Governo di Sua Maestà<br />
il Re Vittorio Emanuele II, che, <strong>in</strong> merito, aveva già emanato eccezionali provvedimenti di polizia, promosse<br />
un’<strong>in</strong>chiesta parlamentare sulle “cause sostanziali e predisponenti” della gravissima situazione, che<br />
sconvolgeva quasi tutto il mezzogiorno d’Italia.-La costituzione di una tale Commissione, anche se necessitata,<br />
fu, senza dubbio, un atto di coraggio.<br />
L’Onorevole G. MASSARI fu a capo della Commissione parlamentare. Nella sua relazione f<strong>in</strong>ale,<br />
presentata alla Camera nel maggio del 1863, quando, ormai, la fase, diremo, politicizzata o di tentata<br />
restaurazione borbonica, si era affievolita, il Massari esprimeva il parere che il fenomeno avesse la sua<br />
radice nella sperequatissima distribuzione della proprietà terriera, nella natura dei patti agrari, onerosissimi<br />
per i contad<strong>in</strong>i, e nelle tristissime condizioni economiche e<br />
sociali delle plebi contad<strong>in</strong>e. Si legge nella “Relazione”: “ Il<br />
sistema feudale spento dal progredire della civiltà e dalle<br />
prescrizioni delle leggi ha lasciato una eredità che non è<br />
ancora totalmente distrutta; una reliquie di <strong>in</strong>giustizie<br />
secolari che aspettano ancora di essere annientate”.<br />
E, ancor, più dettagliatamente e <strong>in</strong> profondità: “Le prime<br />
cause adunque, del brigantaggio sono le cause predisponenti.<br />
E, prima fra tutte, la condizione sociale, lo stato economico<br />
del campagnolo, che <strong>in</strong> queste prov<strong>in</strong>ce appunto, dove il<br />
brigantaggio ha raggiunto proporzioni maggiori, è assai<br />
<strong>in</strong>felice. Una diagnosi, quella della Commissione<br />
MASSARI, sulla quale non è difficile convenire, ma limitata<br />
e, soprattutto parziale.<br />
E’ vero. Il brigantaggio, specialmente, ma non solo,<br />
meridionale, non fu per niente una novità nel 1861. Fu tanto<br />
frequente, prima e dopo il 1861 - 1866, che la presenza del<br />
“brigante” o dei “briganti” fu considerata quasi una<br />
normalità e, talora, <strong>in</strong>credibilmente poetica se meritò<br />
l’attenzione di un Giovanni PASCOLI nel suo “Passator<br />
cortese” “re della strada e re della foresta”, che, con la sua<br />
“banda” taglieggiava e <strong>in</strong>sangu<strong>in</strong>ava la Romagna pontificia<br />
Il brigante Carm<strong>in</strong>e Crocco.<br />
presso a poco negli anni del “grande brigantaggio meridionale”. Per non andare troppo <strong>in</strong>dietro nel<br />
tempo, basterebbe ricordare il brigantaggio politicizzato sanfedista del 1799, quello del 1806 e quello del<br />
1820, sempre nel meridione. E quanto alle cause ognuno dovrà convenire che preesistevano alla discesa dei<br />
garibald<strong>in</strong>i e dei piemontesi.
Sentiero Tricolore 22<br />
La Commissione, forse per non dispiacere troppo al Governo di Sua Maestà il Re, non ebbe il coraggio<br />
di denunciare le cause prossime, anzi contemporanee dell’<strong>in</strong>chiesta parlamentare.<br />
Era stato proprio il governo siciliano presieduto, meno di due anni prima, dal dittatore Giuseppe<br />
GARIBALDI, a stroncare crudelmente le speranze di riscatto dei braccianti contad<strong>in</strong>i, fiorite a seguito dei<br />
suoi primi editti subito dopo lo sbarco di Marsala.<br />
Durante la sua irresistibile avanzata attraverso la Sicilia occidentale, Garibaldi era apparso alle masse<br />
contad<strong>in</strong>e come il vendicatore delle <strong>in</strong>giustizie sofferte ed il mitico liberatore dalle loro sofferenze. Un’illusione<br />
che durò appena il breve spazio di tre mesi. Infatti, il 4 agosto, nella Dacca di Bronte, fu repressa<br />
sangu<strong>in</strong>osamente, dal suo luogotenente N<strong>in</strong>o BIXIO, con fucilazione <strong>in</strong> massa, una delle tante sangu<strong>in</strong>ose<br />
agitazioni contad<strong>in</strong>e che si erano accese <strong>in</strong> tutta la Sicilia <strong>in</strong> quei giorni di euforia, di speranza e di sfrenata<br />
esaltazione psicologica.<br />
Nel settembre successivo IL Comandante garibald<strong>in</strong>o TURR reprimeva duramente, <strong>in</strong> Irp<strong>in</strong>ia, altra<br />
sangu<strong>in</strong>osa sollevazione contad<strong>in</strong>a.<br />
Queste ed altre cruente sollevazioni contad<strong>in</strong>e, tutte duramente represse, erano, al tempo stesso,<br />
manifestazione di sfiducia verso il creduto liberatore che, subito dopo lo sbarco, aveva tolto l’odiosissima<br />
tassa sul mac<strong>in</strong>ato e decretato la divisione, fra i contad<strong>in</strong>i, dei beni comunali e avvisaglie di quel fenomeno<br />
designato come “il grande brigantaggio”.Un “grande brigantaggio” che, <strong>in</strong> realtà, era la lotta disperata<br />
degli oppressi, degli affamati e dei miserabili contro il prepotere rapace della grassa borghesia, dei nobili<br />
e del Governo: lotta che imperverserà ed <strong>in</strong>sangu<strong>in</strong>erà gran parte del Meridione d’Italia per c<strong>in</strong>que lunghi<br />
anni.<br />
I Garibald<strong>in</strong>i, <strong>in</strong>somma, da acclamati liberatori e vendicatori f<strong>in</strong>iscono per apparire a quei miserabili,<br />
come alleati degli odiati borghesi e nobili e, <strong>in</strong> realtà, risalendo lo stivale, i “garibald<strong>in</strong>i” si trasformarono<br />
sempre più <strong>in</strong> poliziotti a difesa delle proprietà borghesi e nobiliari, dello status quo ante,ovunque reprimendo<br />
duramente le agitazioni dei braccianti esasperati. Noterò, <strong>in</strong>oltre, che il Governo di Garibaldi fu, generalmente<br />
benevolo con il ceto nobiliare, con i possidenti e con gli ufficiali del regime e dell’Esercito borbonico e duro<br />
con la categoria della truppa, nella quale erano compresi, come nell’Esercito piemontese, i sottufficiali.<br />
Questo spiega come sottufficiali fossero spesso a capo di “bande”.<br />
Il mazz<strong>in</strong>iano Partito d’azione, ispiratore dell’impresa dei “Mille”, fiducioso nella sollevazione di masse<br />
popolari e contad<strong>in</strong>e <strong>in</strong>cantate dalle parole magiche “Libertà”, “Unità”, non aveva capito che “La libertà<br />
non è pane e la scuola nemmeno” (come ammoniva il semplice Fra Carmelo nel bel racconto di G. C.<br />
ABBA <strong>in</strong> “Da Quarto al Volturno”). Era stato del tutto trascurato il problema della riforma agraria.<br />
Una grave mancanza programmatica nell’<strong>in</strong>dirizzo rivoluzionario<br />
proprio del mazz<strong>in</strong>iano Partito d’Azione che Gramsci non tralascia di<br />
criticare <strong>in</strong>: “Perché il Partito d’Azione non pose la quistione<br />
agraria”.<br />
In una tale situazione di negato o nessun aiuto alle rivendicazioni<br />
dei derelitti, le sobillazioni degli irriducibili sostenitori della Corte<br />
borbonica rifugiata a Roma; di quelle, molto più discrete, ma più<br />
penetranti, ascoltate e fruttuose delle alte e medie gerarchie ecclesiali<br />
e, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, la radicata fedeltà ai Borboni, furono tre coefficienti che<br />
ebbero buon gioco e valsero a rendere più diffuso ed acuto il<br />
Bandiera della Repubblica Veneta<br />
Marzo 1848<br />
malcontento e più numerosi e decisi i rivoltosi.<br />
Ho già accennato che, ancor prima di costituire la Commissione<br />
parlamentare d’<strong>in</strong>chiesta sulle cause del fenomeno, il Governo di Sua<br />
Maestà il Re aveva emanato disposizioni severissime volte a reprimere,<br />
manu militari, il “brigantaggio”. Fu, decisione grave e imprevidente<br />
del Governo sabaudo, poiché le avvisaglie dello scontento erano ben anteriori alla calata dei “garibald<strong>in</strong>i”,<br />
non aver posto subito mano, <strong>in</strong> primis, a realistiche riforme agrarie nel territorio meridionale via via annesso<br />
alla corona piemontese e considerare <strong>in</strong>vece una necessità immediata soltanto quella della repressione<br />
militare. La scelta, direi, impulsiva e non adeguatamente meditata - dopo di tutto si trattava ricondurre<br />
nell’alveo di una civile protesta nostri connazionali, italiani dunque, <strong>in</strong> disastrose condizioni esistenziali<br />
- del “vim vi pellere”avrebbe potuto rivelarsi - e si rivelò <strong>in</strong> realtà - assolutamente <strong>in</strong>efficace nella soluzione<br />
dei problemi alla base della rivolta ed avrebbe potuto scatenare - e scatenò effettivamente - una “scalata”<br />
di violenza da ambo le parti.:
Sentiero Tricolore 23<br />
Nei fatti, né la mano di Ciald<strong>in</strong>i, già duramente sperimentata dagli assediati nella Fortezza di Gaeta, per<br />
i nazionali o piemontesi che dir si voglia, né quella dei “Crocco” dei “N<strong>in</strong>co Nanco” o dei “Borjes”per i<br />
“briganti”, furono mai vellutate. A violenza fu sempre opposta violenza maggiore. Da ambo le parti, fu non<br />
raramente oltrepassato quel limite che trasforma <strong>in</strong> eccidio gratuito o <strong>in</strong> massacri d’<strong>in</strong>ermi l’uso necessario,<br />
o ritenuto necessario della forza.<br />
Nessun dubbio che questi eccessi, sempre <strong>in</strong>accettabili, lo furono maggiormente se messi <strong>in</strong> atto dai<br />
repressori; da uno Stato di diritto, cioè, che, affidando l’uso della forza al proprio Esercito si v<strong>in</strong>colava<br />
anche alla discipl<strong>in</strong>a che regola l’uso della forza non già contro un nemico esterno e dichiarato che attentasse<br />
alla sua esistenza, ma a semplice repressione di violenze ed agitazioni <strong>in</strong>terne provocata da una massa di<br />
cittad<strong>in</strong>i derelitti ed affamati.<br />
Nella ricerca puntuale delle vere motivazioni di un fenomeno tanto esteso, tanto cruento, tanto m<strong>in</strong>accioso,<br />
ma, nello stesso tempo, tanto stranamente screziato nella sua distribuzione sul territorio, la storiografia si<br />
divide vistosamente nelle conclusioni a seconda del punto di vista ideologico da cui si muove. Nondimeno<br />
tutta la storiografia più seria, non orientata campnilisticamente e meno impegnata ideologicamente o<br />
politicamente, pur convenendo sulle miserabili condizioni dei rivoltosi e sull’<strong>in</strong>immag<strong>in</strong>abile difficoltà<br />
d’azione di un vero Esercito [nel periodo di maggior virulenza della ribellione la forza impiegata raggiunse<br />
le 120.000 unità!] <strong>in</strong> quelle condizioni d’<strong>in</strong>sidiosissima guerriglia, conviene che non raramente si esagerò<br />
dall’una e dall’altra parte.<br />
Ma recentemente, e presentemente, molte pubblicazioni, scavando, a tesi univoca, nella memoria storica<br />
e nelle tradizioni orali di centri maggiormente colpiti da quella repressione, tendono ad una rivalutazione<br />
di quel brigantaggio che, andando molto al di là della sua comprensione come di lotta per f<strong>in</strong>alità<br />
esclusivamente esistenziali da parte di una classe di diseredati contro i soprusi della plutocrazia borghese<br />
e nobiliare, si rivelano smaccatamente parziali: cioè di segno diametralmente opposto a quella Storia<br />
agiografica di un “Risorgimento italiano”, tutto eroismo, correttezza e luce, qual è quello che abbiamo<br />
studiato sui banchi di scuola. Parzialità ambedue difficili da digerire. Occorre ammettere che ci furono<br />
eccessi da ambo le parti.<br />
Ora, limitatamente all’azione di repressione del “brigantaggio” condotta dall’Esercito, prescisse, dunque,<br />
le direttive politiche che superficialmente lo pretesero risolutivo del fenomeno e pur negata l’equivalenza<br />
repressione/guerra, sarebbe doveroso ed onesto accertare se, veramente, ci furono anche casi di violazione,<br />
da parte dell’Esercito, delle più elementari norme di condotta bellica. Un accertamento che non dovrebbe<br />
essere f<strong>in</strong>e a se stesso, a scopo puramente conoscitivo, ma sfociare <strong>in</strong> chiara denuncia per riconciliarsi, ora<br />
per allora, [la memoria è il presente del passato!] con quelle comunità tuttora non perfettamente riconciliate<br />
con lo Stato italiano a causa delle presunte o reali atrocità commesse allora dall’Esercito.<br />
Mi limito a segnalare pochi casi nei quali l’Esercito, a mio giudizio, oltrepassò quei limiti di correttezza<br />
bellica: 1° la Fortezza di Gaeta, caduta a metà febbraio 1861,<br />
cannoneggiata furiosamente dal Ciald<strong>in</strong>i anche mentre erano <strong>in</strong> corso<br />
colloqui per la resa; 2° la Cittadella - Fortezza di Mess<strong>in</strong>a, caduta il<br />
12 marzo 1861, alla quale, <strong>in</strong> dispregio di un corretto comportamento<br />
militare, si negò una tregua dopo che il cannoneggiamento<br />
piemontese aveva fatto saltare il deposito munizioni; 3° la Fortezza<br />
di Civitella del Tronto, caduta, dopo una resistenza eroica di c<strong>in</strong>que<br />
mesi, tre giorni dopo la frettolosa proclamazione del Regno d’Italia!.<br />
Ai suoi eroici difensori, cittad<strong>in</strong>i italiani nonostante tutto, fu negato<br />
l’onore delle armi e imposto il trasferimento al lager di Fenestrelle<br />
dal quale pochi fecero ritorno alle loro case. Il Sergente Mess<strong>in</strong>elli fu<br />
fucilato perché, fedele al giuramento ai reali borbonici, aveva<br />
disubbidito all’ord<strong>in</strong>e di resa. La fortezza, dopo la resa, subiva<br />
l’oltraggio, più stolido, masochistico e di rabbiosa impotenza che<br />
Bandiera del Governo<br />
della Toscana.<br />
Settembre 1859.<br />
barbarico, della distruzione decretata da un M<strong>in</strong>istro della Guerra, da un Generale Manfredo Fanti che,<br />
qualche mese dopo, annuncerà la costituzione dell’Esercito italiano, irritato contro i difensori, perché la<br />
Fortezza non era caduta prima della data fissata per la proclamazione del “Regno”. E’ giusto e doveroso,<br />
<strong>in</strong> una superiore visione equanime della Storia, che deve accomunare v<strong>in</strong>citori e v<strong>in</strong>ti - e lì si trattava di soli<br />
italiani - che Gaeta, Mess<strong>in</strong>a e Civitella, possano celebrare, nell’abbraccio di tutti gli <strong>Italiani</strong>, il 150°<br />
anniversario di una riconosciuta eroica resistenza da parte dei difensori delle Fortezze Borboniche che le
Sentiero Tricolore 24<br />
tre città ospitarono. Non sarà mai troppo tardi onorare l’eroismo di quegli sconosciuti eroi avviati<br />
all’annichilamento di sé nel lager di Fenestrelle.<br />
Ed è altrettanto giusto che Ponte Landolfo, Casalduni, Campolattaro, Pesco Sunnita, Pietrelc<strong>in</strong>a, Pago<br />
Veiano, Fragneto e non so quale altro borgo o contrada dell’Italia del Sud, dove la repressione fu eccidio o<br />
martirio della popolazione <strong>in</strong>erme, possano, celebrare il 150° dell’Unità d’Italia, che, <strong>in</strong> prospettiva storica<br />
ed <strong>in</strong> assoluto, è anche un loro bene <strong>in</strong>commensurabile <strong>in</strong> confronto col il loro antico calvario, affratellati<br />
con la Nazione <strong>in</strong>tera e, nello stesso tempo, e non certo paradossalmente, fieri dei loro avi che, pur <strong>in</strong><br />
impeti di ribellione contro i piemontesi ed <strong>in</strong> devota fedeltà al loro antico sovrano, lottarono per la santissima<br />
causa della giustizia sociale.<br />
“Pone l’ardente Clio sul monte dei secoli il piede<br />
Agile e canta ed apre l’ali superbe al cielo.<br />
Sotto di lei volante si scopre ed illum<strong>in</strong>a l’ampio Cimitero del mondo”<br />
LUMINOSO TRICOLORE ITALIANO<br />
“E la Bandiera / dei tre colori / è sempre stata la più bella./ Noi vogliamo sempre quella / noi<br />
vogliam la libertà! /Noi vogliamo sempre quella, /noi vogliam la libertà”.<br />
Con questi semplici e popolari versi noi italiani affermiamo la superiore bellezza della nostra Bandiera<br />
tricolore la proclamiamo simbolo di libertà.<br />
Ora, è chiaro, quanto all’affermazione della superiore bellezza del nostro tricolore, che si tratta di una<br />
simpatica e consapevole esagerazione. Infatti non ci sogniamo affatto di negare, per esempio, che per i<br />
messicani, la Bandiera “più bella” sia il loro tricolore, verde-bianco-rosso come il nostro.<br />
Quanto al messaggio di “Libertà” – e potremmo aggiungere: quanto ai messaggi di Unità, d’Identità<br />
e d’Indipendenza, che, pure, vi leggiamo implicati da e <strong>in</strong> quello di Libertà -cosa possiamo dire? Come<br />
facciamo a leggervi un tale<br />
messaggio? Sono i tre colori<br />
uniti a trasmettercelo con la loro<br />
particolare disposizione o<br />
soltanto uno dei tre colori?<br />
Cioè: esiste, forse, una def<strong>in</strong>ita<br />
simbologia dei colori, unita alla<br />
loro disposizione, che giustifichi<br />
la nostra lettura?<br />
Se, davvero, esistesse una<br />
def<strong>in</strong>ita simbologia dei colori,<br />
considerato che quei messaggi<br />
di Libertà, di Unità, d’Identità<br />
e d’Indipendenza costituiscono,<br />
per ogni Popolo o Nazione, il<br />
messaggio m<strong>in</strong>imo leggibile<br />
nelle rispettive Bandiere, ne<br />
conseguirebbe che tutte le<br />
Bandiere dovrebbero possedere<br />
i tre colori verde, bianco e rosso o, almeno, uno dei tre. Questo non è. Una grande diversità di colori e di<br />
loro forma compositiva è la caratteristica veramente affasc<strong>in</strong>ante nel panorama mondiale delle Bandiere,<br />
le quali, tutte, senza esclusione, trasmettono quel messaggio m<strong>in</strong>imo ai rispettivi Popoli.<br />
Infatti, né esiste, né può esistere una def<strong>in</strong>ita simbologia dei colori. I quali tutti, <strong>in</strong> certi limiti, assumono<br />
questo o quel significato, questa o quella sfumatura di significato <strong>in</strong> quanto, per così dire, quasi obbligativi<br />
dalla cultura, dalla storia, dalle tradizioni e dalla stessa psicologia di questo o di quel popolo. Vogliamo<br />
dire che sono, <strong>in</strong>sieme, la psicologia, la storia, le tradizioni di questo o di quel popolo ad assegnare determ<strong>in</strong>ati<br />
valori alla Bandiera o, <strong>in</strong> particolare, a questo o a quel colore.<br />
Ora, quanto a quel messaggio m<strong>in</strong>imo, è’, piuttosto, la consapevolezza dei cittad<strong>in</strong>i di possedere <strong>in</strong>
Sentiero Tricolore 25<br />
comune, di avere scelto <strong>in</strong> comune con molti altri – e proprio per affermare quei valori – questa o quella<br />
Bandiera, che ci consente di rileggerlo, come oggettivizzato, nel simbolo così com’è più che nei s<strong>in</strong>golo<br />
colori costitutivi o nella loro disposizione. Già parte del nostro “ego”, una volta trasferito nel “simbolo” e,<br />
per ciò stesso, condiviso con l’universalità dei cittad<strong>in</strong>i, quel messaggio si moltiplica e si potenzia <strong>in</strong> ognuno<br />
e la sua contemplazione esalta, identifica, unisce. C’è stato un trasferimento dall’”ego” al “nos” attraverso<br />
il simbolo ed una trasformazione del “mio” nel “nostro”: vorremmo poter dire che un personalissimo<br />
concetto, sradicato deliberatamente dall’ego ed affidato al simbolo, si moltiplicato e, per questo, diviene<br />
<strong>in</strong>f<strong>in</strong>itamente più grande, più totale e più esaltante per ogni s<strong>in</strong>golo, perché la consapevole condivisione<br />
con i molti, moltiplica la gioia di un possesso condiviso..<br />
Tutto questo non vuol certo dire che i colori, oggettivazione simbolica dei nostri concetti, possano essere<br />
<strong>in</strong>terpretati a totale piacimento del s<strong>in</strong>golo, ma che, sì, esiste una gamma piuttosto ampia di significati,<br />
complementari, rafforzativi e variamente celebrativi del messaggio fondamentale, che ciascuno di noi,<br />
nell’ambito della propria cultura, sensibilità, apertura mentale ed esperienza può leggere nei diversi colori<br />
e nel loro costituire l’unum: la Bandiera..<br />
Sul palcoscenico mondiale sono relativamente numerose la Bandiere “tricolori”, ma, <strong>in</strong> verità, poche<br />
quelle che affidano il “messaggio” ai nudi colori. Fra queste ultime, appunto, il tricolore verde-biancorosso<br />
italiano.<br />
Attesa la convenzionalità del segno, <strong>in</strong> tema d’<strong>in</strong>terpretazione del<br />
significato dei tre colori della nostra Bandiera, la poesia italiana<br />
dell’otto e del novecento ci offre esempi di semplificazione talora<br />
eccessiva accanto a certa facile retorica celebrativa. Sebbene tali<br />
<strong>in</strong>terpretazioni non siano adeguate allo spessore dei messaggi<br />
fondamentali veicolati dal simbolo, né memori della sua nascita spesso<br />
cruenta e tempestosa, tuttavia non ci sentiremmo di bollarle come<br />
dissacrazione del simbolo né, tanto meno, come tentativi di nascondere<br />
una verità drammatica e ben diversa: quella, appunto, che sottostà<br />
alla nascita tragicamente avversata della nostra santa Bandiera.<br />
Riportiamo, qui di seguito, dal Discorso pronunciato da Giosuè<br />
CARDUCCI a REGGIO EMILIA il 7 gennaio 1897 <strong>in</strong> occasione della<br />
Bandiera del Regno d’Italia con lo<br />
stemma dei Savoia.<br />
25 Marzo 1860.<br />
celebrazione del primo centenario della Bandiera italiana, quanto vi è di esemplarmente significativo <strong>in</strong><br />
tema di <strong>in</strong>terpretazione dei colori del tricolore..<br />
“Sii benedetta! Benedetta nell’immacolata orig<strong>in</strong>e, benedetta nelle via di prove e di sventure per cui<br />
immacolata ancora procedesti, benedetta nella battaglia e nella vittoria, ora e sempre, nei secoli! Non<br />
rampare di aquile e leoni, non sormontare di belve rapaci, nel santo vessillo; ma i colori della nostra primavera<br />
e del nostro paese, dal Cenisio all’Etna; le nevi delle alpi, l’aprile delle valli, le fiamme dei vulcani. E subito<br />
quei colori parlarono alle anime generose e gentili, con le ispirazioni e gli effetti delle virtù onde la Patria<br />
sta e sì augusta; il bianco, la fede serena alle idee che fanno div<strong>in</strong>a l’anima nella costanza dei savi; il verde,<br />
la perpetua rifioritura della speranza a frutto di bene nella gioventù dei poeti: il rosso la passione ed il sangue<br />
dei martiri e degli eroi”.<br />
E subito il popolo cantò alla sua bandiera ch’ella era la più bella di tutte e che sempre voleva lei e, con<br />
lei, la libertà.<br />
Giosuè CARDUCCI, dopo aver posto <strong>in</strong> primo piano la “via di prove e di sventure”sulla quale la<br />
Bandiera procedette <strong>in</strong>izialmente e posto <strong>in</strong> luce l’estrema sua semplicità – tre nudi colori - , <strong>in</strong>dulge ad<br />
un’<strong>in</strong>terpretazione assolutamente m<strong>in</strong>ore, direi “bucolica,” dei s<strong>in</strong>goli colori per poi <strong>in</strong>nalzarsi ad altra nella<br />
quale sono presenti perf<strong>in</strong>o genu<strong>in</strong>i spunti di teologia (patriottica).<br />
Non sembra, tuttavia, sussistere attrito fra due <strong>in</strong>terpretazioni così concettualmente distanti. Diremmo,<br />
<strong>in</strong>vece, che quella m<strong>in</strong>ore – che c’è parso bene di def<strong>in</strong>ire “bucolica” – immersa <strong>in</strong> un’<strong>in</strong>genua <strong>in</strong>terpretazione<br />
cromatica e, per questo, immemore della tragicità della nascita del simbolo, assuma una funzione di preludio<br />
all’<strong>in</strong>terpretazione vera del suo dichiarato altissimo scopo: l’esortazione alla pratica delle virtù più belle per<br />
la custodia dei valori simboleggiati. Queste <strong>in</strong>terpretazioni, dunque, s’<strong>in</strong>tegrano a vicenda anche se collocate<br />
su piani diversi.<br />
Del resto, se la Bandiera è il simbolo più alto e totalizzante di una realtà così vasta, diversa e complessa<br />
come quella di una Nazione, <strong>in</strong> essa, per essa e con essa possono/devono benissimo essere lette, celebrate,
Sentiero Tricolore 26<br />
cantate non solo le grandi e magnifiche gesta, ma anche, quelle m<strong>in</strong>ori come le sportive, per esempio, o le<br />
caratteristiche topografiche o di altro genere che, <strong>in</strong>dubbiamente, come nel caso nostro, concorrono a meglio<br />
identificare la Nazione. Non vediamo, <strong>in</strong> questa m<strong>in</strong>ore e pur frequente chiamata <strong>in</strong> causa del simbolo, una<br />
sua dissacrazione o dim<strong>in</strong>uzione, ma, piuttosto, una positiva trasfigurazione patriottica della nostra comune<br />
esistenza e del nostro paesaggio.<br />
Giosuè CARDUCCI, il “vate d’ITALIA alla stagion più bella”, il cantore della storia e delle glorie<br />
patrie, il credente nell’<strong>in</strong>arrestabile progresso umano, ci offre, nel suo discorso, un magistrale e denso<br />
esempio di celebrazione del simbolo Bandiera.<br />
Osserviamo, <strong>in</strong>oltre, a proposito di quei tre celebratissimi colori, ai quali, nella fede cristiana, è affidato<br />
il compito di simboleggiare rispettivamente le tre virtù teologali – Fede, Speranza e Carità – che il nostro<br />
profondo essere cristiani – anche <strong>in</strong>consapevolmente, quando, come Giosuè CARDUCCI, professiamo<br />
ateismo –ha pur sosp<strong>in</strong>to taluno, non solo a vedervi, anche se umanizzate, quelle tre virtù, ma perf<strong>in</strong>o a<br />
prefigurare, nei colori che vestono la radiosa Beatrice sulla sommità della montagna del Purgatorio (Canto<br />
XXX del Purgatorio) o che, nel precedente Canto XXIX, sono vere e proprie corporeità nelle “Tre donne<br />
<strong>in</strong>torno dalla destra rota”, quasi un anticipazione dantesca della nostra “benedetta” Bandiera nazionale.<br />
Tanto l’immag<strong>in</strong>e del “sommo poeta” si avv<strong>in</strong>ghia <strong>in</strong>estricabilmente, <strong>in</strong> noi, alla nozione Patria, che è<br />
impossibile pensare ITALIA senza pensare DANTE e pensare DANTE senza pensare ITALIA!<br />
Per questo, forse, ha ragione chi ritiene che Giuseppe MAZZINI, studioso di Dante, pur ben conoscendo<br />
tempi, modi di nascita e significati del “tricolore”, [Significati che Egli volle trascrivervi a chiare lettere.]<br />
si sia <strong>in</strong>spirato specialmente a Dante (vedasi Canti XXIX vv.121 / 126 e -.XXX - vv. 31 /36 - del “Purgatorio”).<br />
nel volere il tricolore come Bandiera nazionale italiana e simbolo della Sua “Giov<strong>in</strong>e Italia”. Non, ben<strong>in</strong>teso,<br />
che Mazz<strong>in</strong>i abbia considerato Dante un precursore del“Risorgimento” italiano s<strong>in</strong>o al punto di “<strong>in</strong>ventare”<br />
la bandiera italiana, ma nel senso che la Sua ripetuta allegoria cromatica delle tre virtù teologali collima<br />
perfettamente con i significati che, nel tempo, sono stati conferiti ai tantissimi stemmi e vessilli di un Italia<br />
tragicamente divisa e ora, per volontà di due giovanissimi non ignari della lezione dantesca, [Si veda, qui<br />
sotto, l’accenno al Quarnaro] confluiti, dopo aver subito una sorta di metamorfosi laica, nel nostro tricolore.<br />
Come nel caso dello stemma di Bologna, nel quale la Croce rossa <strong>in</strong> campo bianco, arma del Comune, e<br />
il campo azzurro con la scritta “LIBERTAS”, arma del popolo, si riferiscono l’una all’epopea cristiano -<br />
crociata e l’altro alla lotta, <strong>in</strong> unione con Firenze ed altre città italiane nella guerra degli “Otto santi”, contro<br />
il potere papale.[Un vero peccato, dal punto di vista della fedeltà storica al simbolo (possibile per i<br />
francesi giunti prima), che Luigi ZAMBONI, per non essere “simia” dei francesi, abbia voluto e, un<br />
po’, dovuto abbandonare quell’azzurro fiorent<strong>in</strong>o e sostituirlo con il verde.]<br />
I quale giovane Luigi ZAMBONI, primizia dei martiri del futuro “Risorgimento”, così, nel settembre<br />
del 1794” si rivolgeva ai convenuti <strong>in</strong> una riunione segreta: “Fratelli, spero molto con voi. Iddio ci ha già<br />
benedetti.... Oh, la vittoria non può fallire a chi combatte per la patria,<br />
nel nome di Dio!... Da secoli divisi, noi manchiamo d’un’<strong>in</strong>segna che<br />
dall’Alpi al Quarnaro [Si noti la rem<strong>in</strong>escenza dantesca!] ci dica<br />
figli di una istessa madre; che raccolga gli affetti tutti degli <strong>Italiani</strong><br />
delle varie prov<strong>in</strong>cie. È necessario un vessillo nazionale, tra un popolo<br />
che risorge a libertà; necessarissimo a noi, nella lotta che stiamo per<br />
<strong>in</strong>com<strong>in</strong>ciare; a noi che quasi stranieri ci guardiamo fra un popolo e<br />
l’altro... Un tale vessillo dobbiamo creare <strong>in</strong> questa seduta... Il 16<br />
luglio 1789 il rosso ed il turch<strong>in</strong>o, colori della città di Parigi, erano<br />
decretati colori nazionali; ad essi univasi il bianco <strong>in</strong> onore del re, e<br />
Bandiera della<br />
Repubblica Italiana.<br />
19 Giugno 1946.<br />
così componevasi la bandiera di Francia. Noi al bianco ed al rosso,<br />
colori della nostra Bologna, uniamo il verde, <strong>in</strong> segno della speranza<br />
che tutto il popolo italiano segua la rivoluzione nazionale da noi<br />
<strong>in</strong>iziata, che cancelli que’ conf<strong>in</strong>i segnati dalla tirannide forestiera”<br />
Non ombra di significati massonici, dunque, nel verde del nostro “tricolore”.<br />
Non solo. E’ ben vero che il primissimo impulso alla formazione di un vessillo f<strong>in</strong>almente nazionale, <strong>in</strong><br />
un’Italia tragicamente disunita, proviene dalla Francia rivoluzionaria, ma i colori della nostra bandiera<br />
non sono affatto scimmiottature dei colori francesi. Si suole dire stoltamente che la nostra Bandiera<br />
altro non sia che una variante di quella francese nella quale sia stato sostituito l’azzurro con il verde.<br />
No assolutamente. Tutti e tre i colori sono esclusivamente nostri: italiani.
Sentiero Tricolore 27<br />
E, quanto al bianco, che accoglie ed esalta il rosso fiamma della Croce di San Giorgio <strong>in</strong> particolare,<br />
si tratta di antichi rispettati e gloriosi simbolo e colori della repubblica mar<strong>in</strong>ara genovese risalenti<br />
all’epoca bizant<strong>in</strong>a: tanto ammirati, rispettati ed <strong>in</strong>vidiati da gloriosi e potenti Stati unitari europei,<br />
da essere stati adottati <strong>in</strong>torno al milleduecentosu<br />
privilegio concesso dalla Repubblica genovese che,<br />
<strong>in</strong> cambio, riceveva un tributo annuo – da Londra e<br />
dall’INGHILTERRA a protezione delle proprie navi<br />
che <strong>in</strong>crociavano i mari MEDITERRANEO e NERO<br />
per traffici marittimi. Ciò accadeva ben sette secoli<br />
prima che quel bianco e quel rosso, uniti al verde<br />
scelto autonomamente dallo ZAMBONI, fossero<br />
chiamati a formare la nostra Bandiera nazionale.<br />
[Domanda <strong>in</strong>debita e anche se impert<strong>in</strong>ent<strong>in</strong>entissima:<br />
potrebbe l’Italia esigere ancora quel tributo annuo,<br />
moltiplicato per le numerosissime bandiere nelle<br />
quali, presentemente, appare quella santa “Croce di<br />
San Giorgio”?]<br />
Colori di una chiarezza cristall<strong>in</strong>a; autentica ed<br />
altissima metafora dei nostri genu<strong>in</strong>i caratteri<br />
lat<strong>in</strong>i, arricchiti dalla profonda religiosità<br />
cristiana. Colori bagnati, già nel loro stadio di<br />
<strong>in</strong>nocua “coccarda”, prima, cioè, di essere Bandiera<br />
nazionale, dal sangue di due giovanissimi: del<br />
ventitreenne emiliano Luigi ZAMBONI e del<br />
Luigi Zamboni.<br />
ventunenne piemontese Giovanni Battista Gaetano DE ROLANDIS. Dobbiamo, dunque, essere<br />
doppiamente fieri di questa nostra benedetta Bandiera!<br />
Essa sventola sulle cime più alte della terra issatavi da ardimentosi suoi <strong>in</strong>namorati: dal Duca degli<br />
Abruzzi sul Sant’ELIAS <strong>in</strong> Alaska e sul RUVENZORI <strong>in</strong> Africa; vegliata dallo spirito della guida<br />
valdostana PICHOZ, da Ardito DESIO sul K2 della catena del Karakorum <strong>in</strong> Asia; da molti altri<br />
ardimentosi su altre cime impervie delle Ande e delle Alpi.<br />
Lanciatavi da Umberto NOBILE, essa giace nella profondità dell’oceano Artico proprio al Polo<br />
Nord.<br />
Ultimamente affidata dal Presidente Giorgio NAPOLITANO al Colonnello astronauta Roberto<br />
VITTORI, essa, a bordo della ISS, <strong>in</strong>sieme al nostro collega Paolo NESPOLI, ha circumnavigato migliaia<br />
di volte il globo terrestre per celebrare i centoc<strong>in</strong>quanta anni della sempre giovane ITALIA. Cosicché<br />
per coloro che amano: questa <strong>in</strong>imitabile Patria – siamo <strong>in</strong>numerevole esercito –è assolutamente<br />
stimolante poter immag<strong>in</strong>are un Pianeta Terra fasciato di tricolore.<br />
Essa, f<strong>in</strong> dalla seconda metà del secolo ventesimo, ha r<strong>in</strong>cuorato e r<strong>in</strong>cuora, ha motivato e motiva,ha<br />
premiato e premia, ha esaltato ed esalta, i combattenti per la fratellanza, per la democrazia e per la<br />
Pace fra i popoli: dai 13 Caduti di KINDU al Caporal Maggiore Paracadutista Davide TOBINI.<br />
E, amata, garrisca sempre al vento questa Bandiera benedetta, sacro simbolo d’Identità,<br />
d’Indipendenza, di Liberta della Nazione.<br />
Alla sua ombra cresca la nostra concorde operosità d’italiani.<br />
Essa accompagni, scandisca, sottol<strong>in</strong>ei le nostre gioie e ci dia la forza di reagire nelle avversità: <strong>in</strong><br />
quelle che mettono a dura prova l’orgoglio e la dignità nazionali e <strong>in</strong> quelle m<strong>in</strong>ori che occorrono nel<br />
dipanarsi della vita di tutti i giorni.<br />
F<strong>in</strong>o a quando una sola bandiera – non l’attuale, di un “ONU”, senza veri poteri, snaturato dal privilegio<br />
del “veto”: consesso di egoismi, d’ipocrisie e di burocrazia – non adombrerà, proteggendoli, tutti i popoli<br />
della Terra, noi, senza tema di offendere alcuno, seguitiamo,orgogliosi, a cantare.<br />
“E la Bandiera / dei tre colori / è sempre stata la più bella.<br />
Noi vogliamo sempre quella / noi vogliam la libertà”.
Sentiero Tricolore 28<br />
IL SOTTUFFICIALE RISORGIMENTALE<br />
Due brevi considerazioni sul titolo I della Legge n. 1625/\853<br />
di Goffredo P<strong>in</strong>zuti<br />
“La legge 13 novembre 1853, n.1625, Titolo I - Delle condizioni richieste per l’avanzamento”, all’art.<br />
1 stabiliva: “Nessuno può essere promosso ad un grado senza che consti idoneo a riempirne gli uffici”.<br />
E proseguiva al 2°. “Nessuno può essere nom<strong>in</strong>ato Caporale se non ha servito un anno come Soldato”.<br />
Non si differenziava il 3°: “Nessuno può essere nom<strong>in</strong>ato Sott’Ufficiale se non ha servito un anno come<br />
caporale.”<br />
L’<strong>in</strong>transigenza del “nessuno può” era ripetuta nel 5°: “Nessuno può essere sottotenente: 1° - se non ha<br />
compiuto il 18° anno d’età∏2° - se non ha servito due anni come Sott’Ufficiale <strong>in</strong> un Corpo dell’Esercito o<br />
non ha soddisfatto le condizioni stabilite per tale promozione dagli Istituti militari”.<br />
Quel “nessuno può” costituisce l’<strong>in</strong>izio di ben undici dei tredici articoli dei quali consta il titolo primo<br />
della Legge ed <strong>in</strong>teressa tutti i gradi gerarchici Così, decisa e imperativa, ha da essere, crediamo, una Legge.<br />
E la legge 1625/1853, del giovane e risoluto Re sabaudo Vittorio Emanuele, nata durante il fermento politico<br />
risorgimentale <strong>in</strong> un Piemonte allora proteso alla propria espansione nel resto dell’Italia settentrionale ai<br />
danni dell’Austria, era anche una legge di guerra: per un Esercito, voglio dire, <strong>in</strong> condizione di permanente<br />
allerta.<br />
Della Legge, peraltro, qui <strong>in</strong>teressa unicamente ciò che concerne il “Sott’Ufficiale”.<br />
Per la prima volta, <strong>in</strong>tanto, <strong>in</strong> un documento legislativo, faceva la sua comparsa il term<strong>in</strong>e “Sott’Ufficiale”.<br />
Precedentemente si faceva riferimento ai s<strong>in</strong>goli gradi di Sergente, Furiere, Furiere maggiore o alle<br />
designazioni collettive “Bassi Ufficiali” o “Ufficiali m<strong>in</strong>ori.”<br />
A proposito, appunto, di designazioni collettive di personale militare, il Dizionario Militare Italiano (1853)<br />
testimonia che il nuovo term<strong>in</strong>e “Sottufficiale” – anche nelle forme Sott’Ufficiale, Sott’Uffiziale,<br />
Sottoufficiale – di chiara provenienza francese, era semplicemente sostitutivo delle precedenti locuzioni<br />
collettive “Bassi ufficiali” o “M<strong>in</strong>ori ufficiali”.<br />
Vigeva, nel 1853, il Regolamento di Discipl<strong>in</strong>a militare edito nel 1841, nel quale la gerarchia dei “Bassi<br />
Ufficiali” – <strong>in</strong>serita nella Truppa! - risultava costituita dei gradi, <strong>in</strong> ord<strong>in</strong>e decrescente, di Furiere maggiore,<br />
Furiere e Sergente. La nuova legge, dunque, capovolgendo il significato del neologismo da poco <strong>in</strong>trodotto,<br />
azzerava quella gerarchia ed elevava a grado – a grado unico dei “<strong>Sottufficiali</strong>”, per giunta – la nuova<br />
designazione collettiva “Sott’Ufficiale”. (Collateralmente, azzerati i gradi di Caporale Maggiore e di<br />
Sottocaporale, unico grado della Truppa rimaneva quello di Caporale.)<br />
Poiché niente di simile era previsto per gli “Ufficiali” propriamente tali, la cui gerarchia, fissata anch’essa<br />
nel 1841, vige tuttora <strong>in</strong>vidiabilmente <strong>in</strong>variata, la riduzione al grado unico nei “Bassi Ufficiali” e nella<br />
Truppa deve forse essere <strong>in</strong>tesa come disprezzo per quelle basse dist<strong>in</strong>zioni gerarchiche o come ragionata<br />
consapevolezza della loro speciosa gratuità?<br />
Non di disprezzo, ritengo. Si trattò, però, certamente, della ruvida applicazione di un concetto di<br />
discrezionalità, irriguardosa di diritti acquisiti, che presiedeva usualmente, allora, alle decisioni dei superiori<br />
gerarchici sul corpus vile della bassa forza, ma, se ben osserviamo, quella drastica riduzione fu anche un<br />
brusco ritorno alla sobrietà gerarchica, allora già disattesa sia nei “Bassi Ufficiali” che nella Truppa grazie<br />
all’avvenuta moltiplicazione per tre dei già unici gradi di Sergente – per i <strong>Sottufficiali</strong> - e di Caporale – per<br />
la Truppa. Una moltiplicazione, dopo tutto, giustificata, per così dire, non da un diverso grado di responsabilità<br />
d’impiego, ma da una sola diversità topica d’impiego.<br />
In questo ritorno alla sobrietà, all’essenzialità gerarchica, pertanto, la Legge del lontano 1853 ha molto<br />
da <strong>in</strong>segnare agli ord<strong>in</strong>atori attuali che non riescono neppure a reperire designazioni udibili e decorose per i<br />
troppi gradi fasulli dei <strong>Sottufficiali</strong> e della Truppa..
Sentiero Tricolore 29<br />
Non sosterremo, certo, la riduzione al grado unico <strong>Sottufficiali</strong> e Truppa – come il DE FLAMMINEIS ed<br />
altri ascoltati Ufficiali verso il 1950 – ma gli attuali quattro gradi del ruolo V.S.P,, i tre gradi del ruolo<br />
Sergenti e i quattro gradi e mezzo dei Marescialli sono, davvero, troppi e suonano puro scherno e ridicolo<br />
per il grado gerarchico.<br />
Il COCER dei primissimi anni ha spesso avanzato corpose proposte <strong>in</strong> merito. Ora le cose vanno<br />
diversamente e, purtroppo, non pochi <strong>Sottufficiali</strong>, adeguandosi all’andazzo, reclamano la formale<br />
trasformazione <strong>in</strong> grado vero e proprio – sarebbe il qu<strong>in</strong>to del ruolo Marescialli – dell’<strong>in</strong>consistente e tonante<br />
qualifica di “Luogotenente”.<br />
In tal modo, moltiplicando <strong>in</strong>verosimilmente gradi, Dirigenza militare e legislatori, de facto tessitori<br />
d’<strong>in</strong>ganni, illudono <strong>Sottufficiali</strong> e Caporali Maggiori circa l’esistenza di una loro vera gerarchia: una vera<br />
“carriera”, laddove <strong>in</strong>sistono, al contrario, immobilità quasi assoluta <strong>in</strong> fatto di responsabilità e desolante<br />
piattezza retributiva. Tuttavia l’aspetto più tragico della situazione è che <strong>Sottufficiali</strong> e Truppa sembrano<br />
cullarsi <strong>in</strong> questa illusione.<br />
Altro aspetto <strong>in</strong>teressante della Legge “risorgimentale” sabauda è la reale unificazione della scala<br />
gerarchica, quanto meno ai f<strong>in</strong>i dell’avanzamento. Sussisteva tuttora la dist<strong>in</strong>zione categoriale Ufficiali/<br />
Truppa, <strong>in</strong>trodotta con uno strisciante “golpe” nobiliare verso il 1775, quando, a dire il vero, né gli Ufficiali,<br />
né, tanto meno, la Truppa godevano di vero e proprio stato giuridico – gli Ufficiali, se non erro, ebbero la<br />
loro prima legge sullo status proprio verso il 1853, la categoria <strong>Sottufficiali</strong> farà la sua comparsa<br />
soltanto nel 1911 e la Truppa, cioè i V.S.P., condivide <strong>in</strong>debitamente con noi la nostra 599/1954 soltanto<br />
dal 1995 – ma la legge 1625 assicura anche al Soldato la possibilità di accedere ai gradi di Ufficiale senza<br />
altri requisiti oltre quelli, consueti, dell’idoneità al grado e del periodo di servizio nel grado <strong>in</strong>feriore.<br />
Una tale possibilità, è vero, era limitata. I due terzi degli Ufficiali godevano già del privilegio di trovarsi<br />
tali, si può dire, sui banchi di scuola, da scolaretti. Non erano ancora maturi i tempi, non lo sono tuttora e,<br />
forse, non lo saranno mai, per una legge che, richiedendo a tutti adeguati ed identici requisiti di arruolamento,<br />
offrendo pertanto a tutti pari opportunità, obbligasse tutti a partire dalla “gavetta”.<br />
Qui basterà prendere atto della pur limitata possibilità allora concessa, per un confronto istruttivo con la<br />
situazione presente. Confronto implicito <strong>in</strong> ciò che segue.<br />
All’unificazione della scala gerarchica operata nel 1853 corrisponde, oggi, <strong>in</strong> pieno clima democratico,<br />
una gerarchia militare tortuosamente, illiberalmente, irrazionalmente segmentata.<br />
Abbiamo, <strong>in</strong>fatti:<br />
Una normale e bene ord<strong>in</strong>ata gerarchia Ufficiali, su nove veri gradi, specie di turris eburnea impenetrabile,<br />
cui si accede, dai restanti ruoli, unicamente per concorso;<br />
Una m<strong>in</strong>i - gerarchia Marescialli alla quale si accede, dall’esterno e dagli <strong>in</strong>feriori Ruoli Sergenti e<br />
V.S.P., a seconda dei casi, per concorso, per titoli e per esami e non unicamente per idoneità e semplice<br />
prestazione di servizio nel grado precedente,<br />
Una m<strong>in</strong>i - gerarchia Sergenti ed altra m<strong>in</strong>i.<br />
- gerarchia V.S.P.. delle quali si prospetta, da forse più di un decennio, l’unione, ma che permangono<br />
tuttora ben divise:<br />
Un’ultima m<strong>in</strong>ima gerarchia legislativa di vera Truppa della cui esistenza e consistenza è lecito dubitare.<br />
In relazione ai pr<strong>in</strong>cipi – card<strong>in</strong>e di semplicità, di sobrietà e di trasparenza, ai quali dovrebbe essere <strong>in</strong>formato<br />
l’<strong>in</strong>tero ord<strong>in</strong>amento militare, vorremo forse sostenere che la segmentazione odierna della gerarchia militare<br />
ha migliorato la bella struttura monolitica della gerarchia quale risulta dalla legge “risorgimentale”?<br />
E non suggerisce proprio nulla l’abissale differenza fra un’odierna <strong>in</strong>accettabile dist<strong>in</strong>zione dell’ord<strong>in</strong>ata<br />
gerarchia Ufficiali dal caotico pulviscolo di m<strong>in</strong>i – gerarchie <strong>in</strong>feriori, che, poi, sono soltanto <strong>in</strong>nocui<br />
monogradi, e, nella legge risorgimentale, la progressiva e uniforme l<strong>in</strong>earità di una gerarchia, dove l’<strong>in</strong>calzante<br />
imperativo di quel “nessuno può”, che non risparmia nessuno, pone davvero, <strong>in</strong> concreto, sullo stesso<br />
piano del dovere il Soldato ed il Generale?<br />
La prolissità nuoce. Meglio fermarsi qui. Per ora.
Sentiero Tricolore 30<br />
NORTH NORTH ATLANTIC ATLANTIC TREATY TREATY ORGANISATION<br />
ORGANISATION<br />
LINEE LINEE GUIDA GUIDA CONSIGLIATE CONSIGLIATE PER PER I I SOTTUFFICIALI<br />
SOTTUFFICIALI<br />
Versione orig<strong>in</strong>ale reperibile sul sito: http://aco.nato.<strong>in</strong>t/page325703721.aspx<br />
Traduzione a cura di Valent<strong>in</strong>a MUNARO<br />
Comandante Supremo Alleato, Europa Comandante Supremo Alleato,Transformation<br />
B-7010 SHAPE Norfolk, Virg<strong>in</strong>ia 23551-2490<br />
Belgio Stati Uniti d’America<br />
SH/DOM/SWM/10-270697 1000 TSC GXX 0200/TT-6327/Ser:NU<br />
A: Si veda Distribuzione<br />
OGGETTO: Strategia BI-SC NATO e L<strong>in</strong>ee Guida Consigliate per i <strong>Sottufficiali</strong><br />
DATA: 13 Ottobre 2010<br />
1. Gli uom<strong>in</strong>i e le donne che prestano servizio come <strong>Sottufficiali</strong> nelle Forze Armate dell’Alleanza sono<br />
i primi e più diretti leader per i nostri Soldati, Mar<strong>in</strong>ai e Avieri;essi sono i responsabili dell’esecuzione delle<br />
missioni militari e si occupano dell’addestramento del nostro personale militare nella preparazione per le<br />
loro missioni. I <strong>Sottufficiali</strong> sono membri <strong>in</strong>tegranti di un gruppo che sostiene sia le missioni NATO che<br />
quelle Nazionali. Sono esempi di eccellenza a livello tattico, operativo e strategico e <strong>in</strong>carnano l’ethos<br />
militare della propria nazione. Questi uom<strong>in</strong>i e donne eccellono di fronte a sfide <strong>in</strong> ambienti caratterizzati<br />
dal rischio e dall’ambiguità, essi ottengono successi rispondendo a cambiamenti rapidi e con l’<strong>in</strong>tegrazione<br />
creativa di nuove idee.<br />
2. La Strategia per <strong>Sottufficiali</strong> NATO e le L<strong>in</strong>ee Guida consigliate <strong>in</strong> allegato rappresentano il primo<br />
esame, nel contesto dell’<strong>in</strong>tera Alleanza, dell’utilizzo del Corpo dei <strong>Sottufficiali</strong> e analizza il futuro della<br />
“sp<strong>in</strong>a dorsale” delle Forze Armate dell’Alleanza. Essi def<strong>in</strong>iscono le lacune critiche di potenziale basandosi<br />
sulle ipotesi e implicazioni elencate e forniscono alcune l<strong>in</strong>ee guida. Crediamo che un utilizzo più efficiente<br />
del Corpo dei <strong>Sottufficiali</strong> sia essenziale per sfruttare a pieno il potenziale della NATO <strong>in</strong> un ambiente mult<strong>in</strong>azionale<br />
e noi affidiamo a voi questo compito.<br />
J. Stavridis Stephane Abrial<br />
Ammiraglio, Mar<strong>in</strong>a US Generale, Aviazione Francese<br />
Comandante Comandante<br />
DATA: 13 OTT 10<br />
ALLEGATO A<br />
SH/DOM/SWM/10-270697<br />
1000 TSC GXX 0200/TT-6327/Ser:NU
Sentiero Tricolore 31<br />
STRATEGIA<br />
STRATEGIA<br />
BI-SC<br />
BI-SC<br />
1. Introduzione. La trasformazione della NATO è un processo cont<strong>in</strong>uo che richiede una forte capacità<br />
di percezione verso le nuove sfide e di gestione efficiente delle stesse attraverso mezzi flessibili. Mentre la<br />
NATO si trasforma, lo stesso avviene per gli stati membri e viceversa. La portata dell’<strong>in</strong>fluenza di tali<br />
cambiamenti sulla trasformazione del Corpo dei <strong>Sottufficiali</strong> (NCO) è l’oggetto di questo documento che<br />
analizza il futuro dei <strong>Sottufficiali</strong> NATO, def<strong>in</strong>isce le lacune di potenziale critiche basandosi sulle ipotesi e<br />
implicazioni elencate, e fornendo alcune l<strong>in</strong>ee guida. E’ la prima volta che l’Alleanza esam<strong>in</strong>a così<br />
dettagliatamente l’utilizzo del Corpo dei <strong>Sottufficiali</strong>. Questa analisi è il prodotto di sviluppi <strong>in</strong>iziati<br />
negli ultimi anni con il Corpo dei <strong>Sottufficiali</strong> NATO. Un utilizzo più efficiente del Corpo <strong>Sottufficiali</strong> è<br />
essenziale per sfruttare a pieno il potenziale della NATO <strong>in</strong> un ambiente multi-nazionale.<br />
2. Il Corpo dei <strong>Sottufficiali</strong> all’<strong>in</strong>terno della NATO. I <strong>Sottufficiali</strong> sono membri della professione delle<br />
armi, contraddist<strong>in</strong>ti come veri professionisti dalle conoscenze specialistiche e dalle capacità di leadership<br />
avanzate. I <strong>Sottufficiali</strong> sono membri <strong>in</strong>tegranti di un gruppo che sostiene sia le missioni NATO che quelle<br />
Nazionali e sono al servizio dis<strong>in</strong>teressato del proprio Paese e dell’Alleanza. Essi rappresentano l’eccellenza<br />
a livello tattico, operativo e strategico ed <strong>in</strong>carnano l’ethos militare della propria nazione. I <strong>Sottufficiali</strong><br />
eccellono di fronte a sfide <strong>in</strong> contesti caratterizzati dal rischio e dall’ambiguità, e ottengono successi<br />
rispondendo a cambiamenti rapidi e con l’<strong>in</strong>tegrazione creativa di nuove idee. Lealtà, coraggio, impegno,<br />
competenza e <strong>in</strong>tegrità sono esempi dei valori chiave per i <strong>Sottufficiali</strong> NATO.<br />
a) Progetto. Un Corpo <strong>Sottufficiali</strong> professionale,competente, efficace <strong>in</strong> ambito mult<strong>in</strong>azionale,<br />
completamente impegnato ad eccellere a sostegno dei Comandanti Nato nel compimento delle missioni<br />
ed a migliorarne le capacità per garantire il futuro successo dell’Alleanza.<br />
b) Esam<strong>in</strong>ando il Futuro. Il ritmo e la natura del cambiamento <strong>in</strong>fluenzano profondamente l’attuale e<br />
futuro ambiente <strong>in</strong> cui la NATO si trova ad operare. Inoltre, il cambiamento è pervasivo, nell’<strong>in</strong>dustria, nella<br />
società e nel contesto militare. La natura dei conflitti e l’utilizzo delle forze militari stanno attraversando<br />
cambiamenti radicali. Il mondo è diventato più <strong>in</strong>stabile, <strong>in</strong>certo, complesso e ambiguo. Di conseguenza,<br />
l’Alleanza deve trasformarsi ad un ritmo senza precedenti. Le forze militari future devono essere agili, unite<br />
e simili per quanto riguarda le caratteristiche e la struttura. Devono essere <strong>in</strong> grado di operare all’<strong>in</strong>terno<br />
dell’<strong>in</strong>tero spettro del conflitto militare, devono poter essere schierate e sostenute rapidamente. Tali forze<br />
devono adattarsi ed essere pienamente <strong>in</strong>teroperabili con altre forze militari e capaci di <strong>in</strong>teragire fluidamente<br />
con le autorità civili, le organizzazioni non governative e altre agenzie. Il successo <strong>in</strong> un contesto tanto<br />
complesso richiederà una Forza addestrata e sviluppata professionalmente. Questo progetto di trasformazione<br />
dell’Alleanza dipende dalla capacità del Corpo dei <strong>Sottufficiali</strong> di agire efficacemente <strong>in</strong> un ambiente mult<strong>in</strong>azionale.<br />
Ciò darà orig<strong>in</strong>e, per i <strong>Sottufficiali</strong> di domani, alla necessità di essere funzionali sia dal punto di<br />
vista delle responsabilità tradizionali, sia per i loro ruoli <strong>in</strong> cont<strong>in</strong>ua evoluzione. I <strong>Sottufficiali</strong> devono <strong>in</strong>oltre<br />
attendersi un maggior co<strong>in</strong>volgimento a livello tattico, operativo e strategico nelle operazioni congiunte e<br />
multi-nazionali.<br />
3. Impatto sul Corpo dei <strong>Sottufficiali</strong><br />
a) Ipotesi chiave. Lo studio del futuro contesto multi-nazionale evidenzia le seguenti ipotesi chiave che<br />
<strong>in</strong>fluenzeranno il Corpo <strong>Sottufficiali</strong> all’<strong>in</strong>terno della NATO:<br />
(1)Più operazioni multi-nazionali.<br />
(2)Maggiore richiesta di <strong>Sottufficiali</strong> pronti a lavorare e ad agire con successo <strong>in</strong> un contesto mult<strong>in</strong>azionale.<br />
(3)La comune comprensione delle l<strong>in</strong>ee guida per i <strong>Sottufficiali</strong> e dell’<strong>in</strong>teroperabilità migliorerà la capacità<br />
dei <strong>Sottufficiali</strong> di operare <strong>in</strong> tale contesto.
Sentiero Tricolore 32<br />
(4)I leader Senior di Comando dei <strong>Sottufficiali</strong>(comandanti dei SU n.d.r.) cont<strong>in</strong>ueranno ad avere un<br />
ruolo sempre più essenziale nell’esecuzione della missione e nello sviluppo professionale e benessere della<br />
Forza.<br />
b) Implicazioni. Le seguenti implicazioni per i <strong>Sottufficiali</strong> sono state tratte dalle seguenti ipotesi chiave:<br />
(1)I <strong>Sottufficiali</strong> devono essere pronti ad agire <strong>in</strong> operazioni congiunte <strong>in</strong> un contesto multi-nazionale.<br />
Dovranno possedere prerequisiti di leadership con giusta preparazione, capacità e abilità basate sulle l<strong>in</strong>ee<br />
guida NATO e a seconda del proprio grado e posizione.<br />
(2)I <strong>Sottufficiali</strong> devono essere preparati e sostenuti da un Programma Professionale di Sviluppo NATO,<br />
complementare ai programmi nazionali, per operare <strong>in</strong> modo più efficiente possibile a livello tattico, operativo<br />
e strategico <strong>in</strong> contesti multi-nazionali.<br />
(3)I <strong>Sottufficiali</strong> devono avere una conoscenza lavorativa delle organizzazioni, delle operazioni, degli<br />
standard e dei pr<strong>in</strong>cipi operativi e di leadership della NATO. Inoltre, devono poter comprendere<br />
dettagliatamente i vari aspetti del lavoro <strong>in</strong> un contesto multi-nazionale.<br />
(4)I Leader Senior di Comando dei <strong>Sottufficiali</strong> all’<strong>in</strong>terno delle strutture militari NATO dovrebbero<br />
avere un ruolo di consulenza e guida per i comandanti a tutti i livelli, allo scopo di favorire lo sviluppo<br />
professionale nel contesto dei gradi OR e per assicurare il benessere dell’organizzazione e dei suoi membri.<br />
c) Imperativi Strategici (IS). Gli IS descritti di seguito riflettono la portata e la direzione delle azioni<br />
necessarie per rispondere <strong>in</strong> modo efficace alle sfide future; l’impatto generale sui <strong>Sottufficiali</strong> NATO sarà<br />
rilevante. Questi IS forniscono gli elementi chiave di un progetto per il Corpo <strong>Sottufficiali</strong> NATO del futuro<br />
e per le strutture di sostegno:<br />
(1) L<strong>in</strong>ee guida NATO per <strong>Sottufficiali</strong>. Prima dello spiegamento di forze nel corso delle operazioni o<br />
dell’assegnazione <strong>in</strong> un contesto multi-nazionale, i <strong>Sottufficiali</strong> dovranno comprendere e operare sulla base<br />
di un accordo partendo da una serie di competenze di leadership, conoscenze e abilità a livello tattico,<br />
operativo e strategico a seconda del grado e della posizione.<br />
(2) Programma di Sviluppo Professionale. Un Programma di Sviluppo Professionale NATO garantirà<br />
la preparazione dei <strong>Sottufficiali</strong> rispetto alle sfide poste da un’operazione <strong>in</strong> contesto multi-nazionale.<br />
(3) Leader Senior di Comando dei <strong>Sottufficiali</strong>. Istituzionalizzare il ruolo e la funzione dei Leader<br />
Senior di Comando (assegnare loro un comando) per ottimizzare l’utilizzo dei gradi OR all’<strong>in</strong>terno della<br />
struttura NATO.<br />
4. Def<strong>in</strong>ire le lacune di potenziale<br />
a) IS e lacune di potenziale correlate. Questa sezione esam<strong>in</strong>a ciascuno degli Imperativi Strategici<br />
elencati nella sezione 3, utilizzando l’analisi degli scostamenti per identificare le lacune di potenziale fra la<br />
situazione corrente e la situazione auspicata. Le mancanze saranno <strong>in</strong>dividuate ponendo una semplice<br />
domanda: “Cont<strong>in</strong>uando ad agire come stiamo agendo ora, quali mancanze o lacune sono presenti per quanto<br />
riguarda il progetto per il futuro del Corpo <strong>Sottufficiali</strong> NATO?”.<br />
(1) L<strong>in</strong>ee Guida <strong>Sottufficiali</strong> NATO: come affermato nel paragrafo 3(1). I <strong>Sottufficiali</strong> <strong>in</strong> arrivo<br />
all’<strong>in</strong>terno di operazioni o assegnati ad un’organizzazione militare multi-nazionale, non <strong>in</strong> possesso del<br />
livello richiesto di conoscenza di leadership, abilità e capacità, della competenza che ci si aspetta da un<br />
comandante, possono avere effetti negativi. Ciò sposta il peso della responsabilità sulle spalle di altri membri<br />
dell’organizzazione, che dovranno occuparsi della preparazione dell’<strong>in</strong>dividuo oppure lasciarlo nella posizione<br />
occupata e sperare <strong>in</strong> un miglioramento. Nel peggiore dei casi, il Sottufficiale potrebbe essere messo “da<br />
parte” e i suoi compiti assegnati ad un altro <strong>in</strong>dividuo <strong>in</strong> possesso dei giusti requisiti.<br />
Lacune critiche<br />
Vi è un forte bisogno di attuazione delle L<strong>in</strong>ee Guida NATO comuni per <strong>Sottufficiali</strong>, per quanto riguarda<br />
le conoscenze di leadership, le capacità e abilità dei <strong>Sottufficiali</strong> nel contesto multi-nazionale.<br />
(2) Programma di Sviluppo Professionale: come affermato nel paragrafo 3(2). I <strong>Sottufficiali</strong> schierati<br />
<strong>in</strong> contesto multi-nazionale o <strong>in</strong> servizio presso le organizzazioni militari NATO senza un’adeguata o m<strong>in</strong>ima
Sentiero Tricolore 33<br />
preparazione da <strong>Sottufficiali</strong>, o di sviluppo professionale o conoscenza della NATO, sono svantaggiati nello<br />
sfruttare appieno il proprio potenziale. L’<strong>in</strong>teroperabilità <strong>in</strong> contesto multi-nazionale è essenziale per assicurare<br />
il compimento della missione. I <strong>Sottufficiali</strong> che parteciperanno ad operazioni future devono essere <strong>in</strong> grado<br />
di formare squadre <strong>in</strong> un ambiente multi-nazionale.<br />
Lacune critiche<br />
E’ fortemente necessario garantire che i <strong>Sottufficiali</strong> selezionati per determ<strong>in</strong>ati compiti e impiegati <strong>in</strong><br />
contesto multi-nazionale siano preparati ad agire <strong>in</strong> tale complesso contesto operativo a livello tattico, operativo<br />
e strategico. Una formazione militare professionale, concisa e focalizzata sulla NATO, così come un<br />
programma di sviluppo, sono necessari per garantire un’<strong>in</strong>tegrazione perfetta dei <strong>Sottufficiali</strong> nel contesto<br />
NATO e multi-nazionale.<br />
Leader Senior di Comando dei <strong>Sottufficiali</strong>: come <strong>in</strong>dicato nel paragrafo 3(3). L’attuale contesto<br />
operativo <strong>in</strong>clude una rete di comunicazione <strong>in</strong>formale fra i Leader Senior di Comando dei <strong>Sottufficiali</strong><br />
dell’Alleanza NATO, se presenti. Questa rete si estende <strong>in</strong>oltre ai Consulenti dello Stato Maggiore della<br />
Difesa, ai M<strong>in</strong>isteri della Difesa ed ai servizi militari degli Stati membri o partner. Essi creano squadre di<br />
<strong>Sottufficiali</strong> (OR), si occupano della comunicazione, dell’esecuzione del programma di sviluppo professionale,<br />
condividono idee e concetti appresi e migliorano le capacità del Corpo <strong>Sottufficiali</strong> e delle Forze Armate.<br />
Laddove i Leader Senior non siano <strong>in</strong> carica , i ruoli non siano formalizzati o che la loro posizione non<br />
esista, vi è una carenza significativa nella professionalizzazione del Corpo dei <strong>Sottufficiali</strong>.<br />
Lacune critiche<br />
E’ essenziale formalizzare il ruolo dei Leader Senior di Comando dei <strong>Sottufficiali</strong> e riconoscere il loro<br />
contributo nello sviluppo professionale del Corpo dei <strong>Sottufficiali</strong>. Nel caso di un comando senza Leader<br />
Senior , è fondamentale, laddove appropriata, la creazione di una posizione sostenuta dall’establishment.<br />
5. Conclusione.<br />
Un Programma NATO di Sviluppo per i <strong>Sottufficiali</strong> dovrebbe essere a disposizione di tutti i paesi membri<br />
e partner dell’Alleanza NATO. Tale programma andrebbe a completare i programmi nazionali di sviluppo<br />
per <strong>Sottufficiali</strong>. La NATO dovrà cont<strong>in</strong>uare a sviluppare, monitorare e fornire i propri programmi per<br />
<strong>Sottufficiali</strong> attuali e futuri. Ciò permetterà ai <strong>Sottufficiali</strong> di ogni nazione di partecipare ai corsi <strong>in</strong>ternazionali<br />
che porteranno crediti nazionali per la formazione militare <strong>in</strong>ternazionale nella misura <strong>in</strong> cui ciò sia ritenuto<br />
giusto. Inoltre, la NATO dovrà <strong>in</strong>coraggiare la possibilità di scambi di istruttori e allievi fra nazioni diverse<br />
per i propri programmi di sviluppo nazionali e <strong>in</strong>ternazionali per <strong>Sottufficiali</strong>. Ciò comprenderà la<br />
partecipazione a conferenze come luogo di condivisione di <strong>in</strong>formazioni e scambio di idee. Solo attraverso<br />
l’esposizione ad un ambiente multi-nazionale il Corpo dei <strong>Sottufficiali</strong> comprenderà la complessità del<br />
contesto operativo. L’aspetto del Programma di Sviluppo per <strong>Sottufficiali</strong> NATO riguardante la struttura<br />
militare deve essere guidato dai Leader Senior di Comando dei <strong>Sottufficiali</strong>. Inoltre, la NATO dovrà fornire<br />
al Corpo dei <strong>Sottufficiali</strong> gli strumenti necessari per sviluppare appieno il proprio potenziale come<br />
moltiplicatore di forze nell’affrontare sfide presenti e future. L’Alleanza NATO deve <strong>in</strong>vestire ora nel Corpo<br />
<strong>Sottufficiali</strong> per assicurare il successo <strong>in</strong> futuro.<br />
DATA: 13 OTT 10<br />
ALLEGATO A<br />
SH/DOM/SWM/10-270697<br />
1000 TSC GXX 0200/TT-6327/Ser:NU
Sentiero Tricolore 34<br />
LINEE GUIDA NATO<br />
CONSIGLIATE PER SOTTUFFICIALI<br />
(ndr. per maggiore comprensione dei simboli sotto riportati si allega<br />
una tabella comparativa con i gradi delle Forze Armate Italiane)<br />
1. Obiettivo. Migliorare l’efficacia operativa NATO e l’<strong>in</strong>teroperabilità stabilendo l<strong>in</strong>ee guida comuni<br />
per i <strong>Sottufficiali</strong> NATO <strong>in</strong> tutta l’Alleanza NATO.<br />
2. Progetto. Un Corpo <strong>Sottufficiali</strong> multi-nazionale, professionale, competente ed efficace, con<br />
l’autorizzazione e capacità di:<br />
(a) Accettare responsabilità a sostegno dei comandanti NATO.<br />
(b) Rispettare i requisiti per la missione.<br />
(c) Contribuire alla trasformazione della NATO per assicurare il successo futuro dell’Alleanza.<br />
3. Def<strong>in</strong>izione del Sottufficiale NATO. Il Sottufficiale NATO è un leader con formazione professionale<br />
che funge da “sp<strong>in</strong>a dorsale” per ogni forza militare. Il Sottufficiale NATO è dedito all’eccellenza e opera<br />
per rispettare i più elevati standard di leadership, competenza, <strong>in</strong>tegrità, onore, fiducia, responsabilità, rispetto,<br />
cameratismo e abilità l<strong>in</strong>guistiche. Il Sottufficiale NATO resta fedele ai pr<strong>in</strong>cipi dell’Alleanza, sostenendo<br />
concretamente la sua natura <strong>in</strong>ternazionale e multiculturale, conformandosi alle l<strong>in</strong>ee guida NATO esistenti<br />
e rispettando i propri standard nazionali.<br />
4. Struttura <strong>Sottufficiali</strong> NATO – L<strong>in</strong>ee Guida da OR-1 a OR-9. Queste l<strong>in</strong>ee guida, basate sulla<br />
struttura <strong>Sottufficiali</strong> della NATO, dimostra il cont<strong>in</strong>uo aggiornamento delle conoscenze di leadership nel<br />
corso del programma di sviluppo e avanzamento <strong>Sottufficiali</strong>. Con la promozione del loro ruolo, i <strong>Sottufficiali</strong><br />
migliorano le capacità di leadership dimostrate nei gradi precedenti, assumono più responsabilità ed esercitano<br />
abilità di leadership dirette e <strong>in</strong>dirette.
Sentiero Tricolore 35<br />
a) Da OR-1<br />
a OR-3:<br />
Questi sono i gradi di base per l’accesso alla struttura militare. Il personale deve rappresentare con onore<br />
l’immag<strong>in</strong>e nazionale e personale, rispettare gli standard di condotta e seguire gli ord<strong>in</strong>i dei <strong>Sottufficiali</strong><br />
e degli Ufficiali a lui superiori.<br />
b) OR-4:<br />
Il primo livello di leadership di supervisione all’<strong>in</strong>terno dei <strong>Sottufficiali</strong> NATO. E’ responsabile della<br />
discipl<strong>in</strong>a e del buon ord<strong>in</strong>e, dell’addestramento, dell’immag<strong>in</strong>e personale e del benessere generale dei<br />
subord<strong>in</strong>ati.<br />
c) OR-5:<br />
E’ il livello OR5 di leadership con maggior impatto sui gradi subord<strong>in</strong>ati. Il Sottufficiale esercita una<br />
leadership modello, dimostra il rispetto assoluto degli standard e li mette <strong>in</strong> pratica per assicurare il buon<br />
ord<strong>in</strong>e e la discipl<strong>in</strong>a, l’addestramento, l’immag<strong>in</strong>e personale e il benessere generale del personale<br />
subord<strong>in</strong>ato. E’ <strong>in</strong>dubbiamente competente e capace di portare a term<strong>in</strong>e i compiti correttamente, esercita<br />
la leadership, si occupa del personale assegnato e sostiene la riuscita della missione.<br />
d) OR-6:<br />
Questo è il primo grado Senior per i <strong>Sottufficiali</strong> NATO. L’OR6 viene abitualmente assegnato a posizioni<br />
che richiedono maggiori responsabilità amm<strong>in</strong>istrative e di supervisione. L’OR6 è responsabile di più<br />
personale subord<strong>in</strong>ato, di più equipaggiamento e utilizza una maggiore esperienza e leadership per formare<br />
la propria sfera d’<strong>in</strong>fluenza <strong>in</strong> ogni circostanza.<br />
e) OR-7:<br />
I <strong>Sottufficiali</strong> NATO di questo grado sono totalmente <strong>in</strong>seriti nell’istituzione. L’OR7 è considerato un<br />
elemento chiave all’<strong>in</strong>terno della struttura di comando. Essi sfruttano la propria esperienza e capacità di<br />
leadership per compiere missioni collettive e sono responsabili della gestione effettiva di un grande<br />
numero di subord<strong>in</strong>ati ed equipaggiamenti.<br />
f) OR-8:<br />
L’OR8 utilizza avanzate capacità di leadership e una vasta esperienza per attuare con successo la<br />
progettazione e la gestione delle missioni collettive. Egli/ella consiglia lo staff, istruisce e guida i<br />
subord<strong>in</strong>ati, coord<strong>in</strong>a e supervisiona l’addestramento. Controlla l’efficacia dell’unità e il rispetto degli<br />
standard.<br />
g) OR-9:<br />
Sottufficiale Leader con più esperienza nella struttura dei <strong>Sottufficiali</strong> NATO. Utilizza avanzate capacità<br />
di leadership e una vasta esperienza con maggiore portata per attuare con successo la pianificazione e<br />
gestione delle missioni collettive. Consiglia lo staff, istruisce e guida i subord<strong>in</strong>ati, coord<strong>in</strong>a e supervisiona<br />
l’addestramento. Controlla l’efficacia dell’unità e il rispetto degli standard. L’OR9 funge da modello per<br />
tutti i <strong>Sottufficiali</strong>/OR.<br />
OR-9 come Leader Senior di Comando dei <strong>Sottufficiali</strong>:<br />
Questo importante leader, al vertice dei gradi dei <strong>Sottufficiali</strong>, funge da consulente del comandante ed è<br />
responsabile della leadership dello staff. Il Sottufficiale dà consigli al comandante su questioni riguardanti<br />
i gradi dei <strong>Sottufficiali</strong>. Egli/ella assicura il rispetto delle l<strong>in</strong>ee guida, l’adesione agli standard di<br />
performance, condotta o addestramento effettivo e del mantenimento della discipl<strong>in</strong>a all’<strong>in</strong>terno dell’unità/<br />
gruppo. Questo Sottufficiale supervisiona lo sviluppo professionale del Corpo <strong>Sottufficiali</strong>, quando<br />
assegnato ad una struttura di comando NATO. L’OR-9, sia uomo che donna, deve dimostrare sempre una<br />
calma serafica e deve dare, <strong>in</strong> modo <strong>in</strong>equivocabile, consigli sempre precisi, con energia ed entusiasmo<br />
cont<strong>in</strong>uo, anche nelle situazioni più difficili.<br />
Questa è la presentazione di ciò che significa essere un sottufficiale nella NATO<br />
NATO NON CLASSIFICATO<br />
Documento disponibile al pubblico
Dopo l’uscita dell’ultimo numero<br />
di Sentiero Tricolore, nel quale ho<br />
riportato una breve s<strong>in</strong>tesi del<br />
Congresso <strong>Nazionale</strong> dei Delegati<br />
tenutosi a Cec<strong>in</strong>a, mi sono giunte<br />
parecchie telefonate e scritti che<br />
chiedevano delucidazioni e<br />
spiegazioni su quanto da me<br />
affermato nel testo di quell’articolo<br />
e precisamente rispondendo alla<br />
richiesta di alcuni delegati per<br />
<strong>in</strong>traprendere eventuali nuove azioni<br />
per addivenire all’Unificazione con<br />
l’ANSI e alle quale avrei risposto<br />
testualmente:<br />
“Ulteriori azioni sensibilizzatici<br />
per addivenire all’unificazione tra<br />
UNSI ed ANSI, previste all’ord<strong>in</strong>e<br />
del giorno, hanno trovato la<br />
<strong>Presidenza</strong> decisamente contraria<br />
all’idea vista la cocente delusione<br />
subita dopo tre anni di lavoro e i<br />
metodi usati per far si che questo<br />
matrimonio non avvenisse.”<br />
Perché questa presa di posizione,<br />
perché queste aspre parole, perché<br />
questo astio (che non c’è) mi si<br />
chiede?<br />
Per questo motivo vorrei dare,<br />
anche se già <strong>in</strong> passato l’argomento<br />
è stato ampiamente dibattuto nelle<br />
pag<strong>in</strong>e di Sentiero, una documentata<br />
e dettagliata risposta <strong>in</strong> merito.<br />
La proposta unificativa parte da<br />
me, dopo aver avuto il beneplacito<br />
del Consiglio Direttivo, nel<br />
settembre 2006 con una lettera<br />
<strong>in</strong>viata al presidente dell’ANSI , a<br />
tutti i Presidenti delle Sezioni e<br />
pubblicata su Sentiero (vedi<br />
locand<strong>in</strong>a a parte), lettera alla quale<br />
positivamente rispose il Presidente<br />
ANSI Cosimo Gallo che<br />
dichiarandosi propenso all’idea<br />
concordava con un <strong>in</strong>contro<br />
prelim<strong>in</strong>are a Roma di una<br />
delegazione UNSI (6 persone) e<br />
analoga delegazione ANSI.<br />
L’<strong>in</strong>contro, che devo dire fu<br />
oltremodo cordiale e costruttivo,<br />
avendo come premessa di partire da<br />
zero dimenticando i dissapori del<br />
passato, portò alla stesura di un<br />
documento d’<strong>in</strong>tenti che il 31 ottobre<br />
2007 <strong>in</strong>viammo congiuntamente al<br />
M<strong>in</strong>istro della Difesa.<br />
Sentiero Tricolore 36<br />
Chiarimenti sulla mancata unificazione<br />
di Arturo Malagutti<br />
Successivamente a tale data i<br />
gruppi di lavoro si confrontarono per<br />
la stesura dello Statuto del nuovo<br />
soggetto unificato che<br />
concordemente si sarebbe chiamato<br />
A.N.I.S.I. (Associazione <strong>Nazionale</strong><br />
Interforze <strong>Sottufficiali</strong> <strong>Italiani</strong>)<br />
sgombrando il campo dai vecchi<br />
acronimi ANSI e UNSI.<br />
Negli stessi giorni di Marzo<br />
2008 sia l’UNSI che ANSI<br />
organizzavano il Congresso<br />
<strong>Nazionale</strong> dei Delegati e per quanto<br />
riguarda l’UNSI, l’assemblea<br />
all’unanimità approvò sia<br />
l’unificazione così come era stata<br />
concordata con il gruppo di lavoro<br />
dell’ANSI, sia lo Statuto del nuovo<br />
soggetto unificante ANISI e di tale<br />
determ<strong>in</strong>azione diedi notizia al<br />
Presidente ANSI con lettera del 10<br />
settembre 2008, chiedendo altresì<br />
notizie su quanto era stato deciso nel<br />
corso del loro Congresso.<br />
Non avendo avuto notizie,<br />
trovandomi a Roma per una riunione<br />
al M<strong>in</strong>istero della Difesa, mi recai<br />
alla sede dell’ANSI per avere<br />
qualche comunicazione e qui con<br />
mia grande sorpresa seppi dal<br />
Segretario Generale dell’ANSI che<br />
nel corso del Congresso, a cui<br />
avevano partecipato poco più della<br />
metà dei delegati delle Sezioni<br />
previsti, era emersa la volontà<br />
maggioritaria di addivenire<br />
all’unificazione ma, successivamente<br />
era stato deciso, non so se dal<br />
Consiglio Direttivo o dal Congresso<br />
dell’ANSI, di effettuare un<br />
referendum sulle Sezioni non<br />
presenti al Congresso per avere la<br />
loro op<strong>in</strong>ione <strong>in</strong> merito al progetto<br />
unificante.<br />
Rimasi decisamente sconcertato<br />
a questa, a mio avviso, palese<br />
violazione statutaria che non prevede<br />
nessun tipo di referendum successivo<br />
e relativo alle decisioni adottate dal<br />
Congresso dei Delegati per <strong>in</strong>ficiarne<br />
la validità, ma non replicai,<br />
fiducioso <strong>in</strong> un positivo risultato.<br />
Su richiesta del presidente ANSI,<br />
il 21 novembre 2008, con immutato<br />
spirito collaborativo, <strong>in</strong>viai una<br />
lettera <strong>in</strong> cui veniva specificata la<br />
forza numerica associativa<br />
dell’UNSI, suddivisa per soci<br />
effettivi e simpatizzanti e la<br />
dislocazione delle nostre Sezioni sul<br />
territorio nazionale e all’estero,<br />
chiedendo mi venisse <strong>in</strong>viata analoga<br />
situazione relativa all’ANSI.,<br />
situazione mai pervenuta ancorché<br />
sollecitata.<br />
Il 20 aprile 2009 ricevetti dal<br />
Presidente Cosimo GALLO, la<br />
seguente comunicazione, di cui<br />
stralcio la parte <strong>in</strong>etressata:<br />
“Come già comunicato, via<br />
breve, l’ANSI ha tenuto, secondo il<br />
proprio calendario, l’Assemblea<br />
<strong>Nazionale</strong> dei Delegati con<br />
all’Ord<strong>in</strong>e del Giorno, tra l’altro,<br />
anche la decisione f<strong>in</strong>ale da<br />
prendere sull’argomento <strong>in</strong> oggetto<br />
(unificazione ndr.).<br />
Dopo un’ampio, approfondito ed<br />
animato dibattito tra le sezioni<br />
partecipanti alla riunione, preso<br />
anche atto delle deliberazioni<br />
assunte e verbalizzate nelle<br />
rispettive assemblee sezionali, per le<br />
sezioni non presenti all’assemblea,<br />
veniva messa a votazione la<br />
decisione f<strong>in</strong>ale circa il progetto<br />
unificativo.<br />
Dalla votazione è emerso quanto<br />
segue:<br />
1) la maggioranza delle Sezioni<br />
presenti e non alla riunione, ha<br />
deliberato di non essere d’accordo<br />
sull’unificazione;<br />
2) ...omissis...”<br />
Ecco perché scrivo “ hanno<br />
trovato la <strong>Presidenza</strong> decisamente<br />
contraria all’idea vista la cocente<br />
delusione subita dopo tre anni di<br />
lavoro e i metodi usati per far si che<br />
questo matrimonio non avvenisse.”<br />
I metodi usati sono la chiara<br />
dimostrazione che non si voleva<br />
l’unificazione, anche se una<br />
maggioranza congressuale ANSI<br />
aveva deciso per il si; si è voluto<br />
<strong>in</strong>dire un referendum successivo per<br />
le sezioni assenti.<br />
Dice un vecchio detto popolare,<br />
che gli assenti hanno sempre torto e<br />
le decisioni che altri prendono, pur<br />
<strong>in</strong> loro assenza, hanno il crisma della<br />
legalità.<br />
Questo è quanto ed è la<br />
cronistoria di un mancato<br />
matrimonio di cui questa <strong>Presidenza</strong><br />
conserva tutta la documentazione al<br />
riguardo.
DAL Presidente <strong>Nazionale</strong><br />
Colleghi ed amici dell’A.N.S.I,<br />
non so se questa mia lettera verrà pubblicata sul vostro<br />
giornale - a cui l’ho <strong>in</strong>viata - è certo comunque<br />
che nella speranza giunga a vostra conoscenza, la faccio<br />
<strong>in</strong>serire nel nostro periodico.<br />
Perché vi scrivo è facilmente immag<strong>in</strong>abile, sono<br />
il presidente neo eletto dell’UNSI, <strong>Unione</strong> <strong>Nazionale</strong><br />
<strong>Sottufficiali</strong> <strong>Italiani</strong>, associazione che, al pari<br />
dell’ANSI, raggruppa personale della nostra categoria<br />
<strong>in</strong> servizio ed <strong>in</strong> quiescenza.<br />
Il fatto che esistano due associazioni che si prefiggano<br />
gli stessi scopi, abbiano gli stessi obiettivi,<br />
perseguano identiche f<strong>in</strong>alità e con statuti pressoché<br />
identici è qualcosa che non riesco a comprendere se<br />
non con una volontà egoistica di mantenere uno status<br />
quò, che traduco con un’espressione poco simpatica,<br />
ma probabilmente molto vic<strong>in</strong>a alla realtà: “il mantenimento<br />
del potere”, del “prestigio” o anche delle<br />
“varie opportunità che possono presentarsi” che vale<br />
per ambedue le parti <strong>in</strong> causa.<br />
Per quanto mi riguarda il passato, come sempre<br />
nella vita, ha il suo peso, ma non deve condizionare<br />
il futuro, quando questo futuro dipende solo da noi<br />
perseguirlo e crearcelo.<br />
Non molto tempo fa, si è cercato, sulla sp<strong>in</strong>ta anche<br />
della volontà degli associati, di addivenire ad una<br />
unificazione creando un gruppo di lavoro, con pari<br />
composizione di delegati dei due sodalizi, ma senza<br />
risultati apprezzabili, anzi con un nulla di fatto e con<br />
grande delusione di chi come me e tanti altri pensavano<br />
che l’unificazione avrebbe dato un segnale positivo,<br />
di forza e di discont<strong>in</strong>uità con un passato che<br />
non ci ha mai visto molto uniti e solidali, anche e<br />
soprattutto <strong>in</strong> servizio, come <strong>in</strong>vece si riscontra <strong>in</strong><br />
altre categorie militari.<br />
L’unificazione è possibile? Io penso proprio che<br />
si possa fare se si vuole, ed al perseguimento di quest’obbiettivo<br />
voglio dare il mio contributo più ampio<br />
e s<strong>in</strong>cero: una volta che i lavori preparatori da parte<br />
del gruppi di lavoro saranno term<strong>in</strong>ati e si siano sviluppate<br />
tutta le condizioni necessarie (che di seguito<br />
elencherò) si vada ad un unico Congresso dei delegati<br />
dell’ANSI e dell’UNSI, io, Presidente UNSI,<br />
mi presenterò dimissionario al pari del Presidente<br />
ANSI (se accetterà questa proposta) ed il Congresso<br />
eleggerà il Presidente, tra coloro che si<br />
candideranno, dell’Unica associazione deputata a<br />
rappresentare i <strong>Sottufficiali</strong>.<br />
Penso sia ampiamente dimostrata con questa proposta<br />
la buona volontà e la buona fede delle mie <strong>in</strong>tenzioni.<br />
Ora aspetto un segnale da parte vostra, amici<br />
dell’ANSI, aff<strong>in</strong>chè si possa realizzare quello che ri-<br />
Sentiero Tricolore 37<br />
Lettera aperta<br />
ai Colleghi ed Amici dell’A.N.S.I.<br />
tengo sia un obiettivo irr<strong>in</strong>unciabile: l’unificazione<br />
<strong>in</strong> un’unica Associazione di tutti i <strong>Sottufficiali</strong>.<br />
Le condizioni e le premesse necessarie citate sono<br />
le seguenti:<br />
Creare un gruppo di lavoro composto di un numero<br />
paritario di persone delle due realtà associative<br />
che abbiano l’appoggio di tutta la loro base e soprattutto<br />
godano di una <strong>in</strong>discussa considerazione <strong>in</strong><br />
relazione al loro passato di <strong>Sottufficiali</strong> e primariamente<br />
per l’attività svolta <strong>in</strong> seno al sodalizio.<br />
Tale gruppo di lavoro dovrà impegnarsi:<br />
● alla revisione dei rispettivi statuti allo scopo di<br />
mantenere tutte le cose positive e qualificanti racchiuse<br />
negli stessi ed addivenire alla formulazione<br />
di un’unica carta che possa essere la base per<br />
l’unificazione;<br />
● a ricercare i modi e le forme che consentano<br />
alle due associazioni la fusione mantenendo la Personalità<br />
Giuridica e, nel caso specifico dell’Unsi,<br />
anche la qualifica di Ente Morale;<br />
● a redigere anche il regolamento d’attuazione del<br />
futuro Statuto, sempre facendo tesoro dei regolamenti<br />
esistenti;<br />
● al controllo delle scritture amm<strong>in</strong>istrative allo scopo<br />
di evidenziare lo stato patrimoniale di entrambe;<br />
● a dare un nome al nuovo costituendo soggetto;<br />
● a ricercare una soluzione che soddisfi il mantenimento<br />
delle testate <strong>in</strong> un unico periodico associativo<br />
nazionale;<br />
● a redigere alla conclusione dei lavori un rapporto<br />
particolareggiato che tracci <strong>in</strong> modo <strong>in</strong>equivocabile<br />
il futuro assetto dell’ “Associazione<br />
<strong>Sottufficiali</strong>”; rapporto che le attuali associazioni<br />
sottoporranno primariamente al giudizio della base<br />
ed all’approvazione successiva dei delegati nei rispettivi<br />
Congressi;<br />
● ad <strong>in</strong>dire un Congresso Straord<strong>in</strong>ario, qualora si<br />
sia raggiunta la determ<strong>in</strong>azione dell’unificazione;<br />
● a tracciare lo schema normativo, che comunque<br />
già dovrebbe essere <strong>in</strong>serito nel regolamento d’attuazione,<br />
per l’elezione del Presidente e del Consiglio<br />
Direttivo <strong>Nazionale</strong>.<br />
I tempi per realizzare tale progetto dipendono solo<br />
dalla buona volontà di entrambe le parti e dall’effettiva<br />
volontà di creare un’unica grande (anche per<br />
numero di Soci) Associazione di <strong>Sottufficiali</strong>.<br />
Vorrei sperare e credere che questa non sia una<br />
chimera.<br />
Arturo MALAGUTTI<br />
San Donà di Piave, 16 settembre 2006
Il 3° Raduno <strong>Nazionale</strong> di<br />
ASSOARMA, appositamente<br />
voluto per celebrare il 150°<br />
dell’Unità d’Italia, è stato un<br />
successo grazie a tutti i<br />
partecipanti anche se ha richiesto<br />
una preparazione molto laboriosa,<br />
considerando anche le variegate<br />
componenti, ma si è magnificamente<br />
espresso <strong>in</strong> un splendido<br />
f<strong>in</strong>e settimana il 2 e 3 di luglio<br />
che ha visto la grande<br />
partecipazione di quasi la totalità<br />
delle associazioni aderenti ad<br />
Assoarma.<br />
La città Tor<strong>in</strong>o, che nell’immag<strong>in</strong>ario<br />
comune è ritenuta<br />
fredda e avulsa a manifestazioni<br />
di tale natura, ha sorpreso tutti per<br />
la calda e calorosa accoglienza<br />
riservataci, nonostante nelle<br />
passate settimane avesse assistito<br />
ai Raduni Nazionali dei<br />
Carab<strong>in</strong>ieri, dei Granatieri, dei<br />
Bersaglieri, degli Alp<strong>in</strong>i, dei Fanti<br />
e forse anche qualche altra<br />
Associazione di cui probabilmente<br />
ora mi sto scordando.<br />
La rappresentanza dell’UNSI era<br />
composta dalla <strong>Presidenza</strong><br />
<strong>Nazionale</strong> con Labaro e Bandiera<br />
Sentiero Tricolore 38<br />
3° Raduno <strong>Nazionale</strong><br />
ASSOARMA<br />
Tor<strong>in</strong>o 2/3 luglio 2011<br />
di Arturo Malagutti<br />
e da una sparuta pattuglia di<br />
<strong>Sottufficiali</strong>, Soci delle nostre<br />
Sezioni di San Donà, Casarsa,<br />
Mantova, Lucca e Brescia con le<br />
sue sempre presenti DAME,<br />
armati di buona volontà.<br />
La nostra figura è stata esaltata<br />
dalla presenza di una plotone di<br />
Cadetti dell’ANC., (Soci<br />
dell’UNSI) che con la loro<br />
freschezza giovanile hanno dato<br />
forza alla nostra partecipazione e<br />
hanno altresì posto l’<strong>in</strong>terrogativo<br />
di chi fossero questi baldi<br />
personaggi tra coloro che non<br />
conoscono questa splendida realtà<br />
di Brescia.<br />
D<strong>in</strong>anzi alla tribuna centrale<br />
delle autorità hanno reso gli onori<br />
<strong>in</strong> modo egregio e da manuale.<br />
Non si può che dire bravi, bravi..<br />
Se non ci fossero stati loro!!!<br />
Abbiamo visto la partecipazione<br />
dei Paracadutisti. Oltre 150<br />
presenze.<br />
Abbiamo visto gli Alp<strong>in</strong>i con<br />
i gagliardetti di una c<strong>in</strong>quant<strong>in</strong>a<br />
di sezioni accompagnati da<br />
cent<strong>in</strong>aia di soci.<br />
Abbiamo visto i Bersaglieri<br />
con una fanfara ed oltre una<br />
miriade di soci.<br />
Abbiamo visto i Granatieri<br />
con le divise storiche con dec<strong>in</strong>e<br />
e dec<strong>in</strong>e di presenze.<br />
Non abbiamo visto i<br />
<strong>Sottufficiali</strong> dell’ANSI. Neanche<br />
i fantasmi.<br />
Abbiamo visto pochi<br />
<strong>Sottufficiali</strong> dell’UNSI.<br />
Vogliamo dist<strong>in</strong>guerci da tutti<br />
gli altri; ci siamo riusciti con la<br />
nostra quasi assenza, forse dovuta<br />
anche alla data prescelta ed<br />
obbligata per il raduno, ma il<br />
medesimo problema esisteva<br />
anche per le altre associazioni.<br />
Speriamo <strong>in</strong> una maggiore<br />
adesione la prossima volta.
Qualche mese fa ho<br />
accompagnato mia moglie a fare<br />
la spesa <strong>in</strong> un grande<br />
supermercato.<br />
Mentre ero <strong>in</strong>tento a<br />
guardare i prodotti sugli scaffali,<br />
venivo improvvisamente colpito<br />
all’anca da un addetto del<br />
supermercato che sp<strong>in</strong>geva un<br />
carrello piuttosto <strong>in</strong>gombrante.<br />
A causa dell’urto, cadevo al<br />
suolo. Sul momento non mi era<br />
parso di essermi fatto molto male<br />
ma la sera stessa <strong>in</strong>iziavo ad<br />
accusare dei forti dolori al<br />
braccio che mi costr<strong>in</strong>gevano a<br />
recarmi, il giorno successivo, al<br />
pronto soccorso, dove mi veniva<br />
diagnosticata una piccola<br />
frattura alla mano e mi veniva<br />
applicato un gesso<br />
Qualche giorno dopo mi sono,<br />
qu<strong>in</strong>di, rivolto alla direzione del<br />
supermercato per denunciare<br />
l’accaduto ed ottenere il<br />
risarcimento dei danni ma la<br />
richiesta veniva resp<strong>in</strong>ta:<br />
secondo la direzione, <strong>in</strong>fatti, non<br />
era possibile risalire al<br />
nom<strong>in</strong>ativo della persona che<br />
conduceva il carrello e che<br />
risultava essere la sola<br />
responsabile.<br />
Gradirei sapere se quanto mi<br />
è stato detto corrisponde al vero<br />
o se il supermercato è comunque<br />
responsabile del fatto.<br />
L’articolo 2049 del codice<br />
civile, rubricato” responsabilità dei<br />
padroni e dei committenti”,<br />
stabilisce che “i padroni e i<br />
committenti sono responsabili per<br />
i danni arrecati dal fatto illecito dei<br />
loro domestici e commessi<br />
nell’esercizio delle <strong>in</strong>combenze a<br />
cui sono adibiti”.<br />
Si tratta di una responsabilità di<br />
carattere oggettivo per fatto altrui<br />
Sentiero Tricolore 39<br />
L’Avvocato risponde<br />
studio.legale@modesti-associati.191.it<br />
a cura di Diego Modesti<br />
che presc<strong>in</strong>de da ogni valutazione<br />
<strong>in</strong> term<strong>in</strong>i di colpa. Il datore di<br />
lavoro, <strong>in</strong> altre parole, è tenuto<br />
sempre a rispondere per l’illecito<br />
commesso da un proprio<br />
dipendente, senza avere la<br />
possibilità di fornire la prova<br />
liberatoria.<br />
Per quanto attiene, poi,<br />
all’impossibilità di <strong>in</strong>dividuare il<br />
dipendente che, nel concreto,<br />
avrebbe commesso l’illecito, un<br />
caso del tutto analogo a quello<br />
descritto dal lettore è stato deciso<br />
dal Tribunale di Monza, sezione I<br />
civile, con la sentenza n.654 del 24<br />
febbraio 2006: il fatto che non sia<br />
stato <strong>in</strong>dividuato dal direttore, tra<br />
i vari addetti, la persona<br />
materialmente responsabile<br />
dell’accaduto – afferma il tribunale<br />
- è circostanza che riguarda<br />
soltanto l’organizzazione <strong>in</strong>terna<br />
del supermercato ma che non<br />
toglie nulla al fondamento della<br />
pretesa risarcitoria della parte<br />
danneggiata.<br />
Per quanto premesso, si ritiene<br />
che il supermercato debba<br />
rispondere del danno causato al<br />
lettore.<br />
Il mio vic<strong>in</strong>o di casa ha da<br />
tempo vic<strong>in</strong>o al conf<strong>in</strong>e due<br />
alberi i cui rami <strong>in</strong>vadono di<br />
qualche metro la mia proprietà<br />
e mi procurano un serio fastidio<br />
a causa della caduta di fogliame.<br />
Ho più volte <strong>in</strong>vitato il vic<strong>in</strong>o<br />
a tagliare i rami ma lui sostiene<br />
di avere acquisito per<br />
usucapione il diritto di<br />
mantenere i rami così come sono,<br />
visto che, quando ha comprato<br />
la casa circa 40 anni fa, gli alberi<br />
erano già di quelle dimensioni.<br />
Vorrei sapere se ciò è vero ed<br />
eventualmente cosa posso fare<br />
per tutelarmi.<br />
Secondo la Cassazione, il diritto<br />
di fare protendere i rami degli<br />
alberi del proprio fondo <strong>in</strong> quello<br />
conf<strong>in</strong>ante non può essere<br />
acquistato per usucapione perché<br />
l’articolo 896 del codice civile,<br />
<strong>in</strong>novando la disposizione<br />
dell’articolo 582 del codice civile<br />
del 1865, implicitamente lo<br />
esclude, riconoscendo<br />
espressamente al proprietario del<br />
fondo nel quale si protendono i<br />
rami degli alberi del vic<strong>in</strong>o il<br />
potere di costr<strong>in</strong>gere quest’ultimo<br />
a tagliarli “<strong>in</strong> qualunque tempo”<br />
(Cassazione, Sezione Seconda<br />
Civile, sentenza del 12 febbraio<br />
1993, n. 1788).<br />
Nella motivazione della<br />
sentenza, la Corte afferma che tale<br />
scelta legislativa può cogliersi<br />
nella considerazione che la crescita<br />
dei rami è opera della natura e,<br />
qu<strong>in</strong>di, non può costituire oggetto<br />
di un possesso sufficientemente<br />
cont<strong>in</strong>uativo e che l’astensione del<br />
vic<strong>in</strong>o dal taglio è solitamente<br />
dovuto a mera tolleranza.<br />
Va ricordato, peraltro, che la<br />
legge riconosce al proprietario del<br />
fondo nel quale si protendono i<br />
rami unicamente il potere di<br />
costr<strong>in</strong>gere il vic<strong>in</strong>o a tagliarli e<br />
non di procedere egli stesso alla<br />
recisione: tale comportamento,<br />
<strong>in</strong>fatti, potrebbe dare corpo al reato<br />
di “ragion fattasi”, punito<br />
dall’articolo 392 del codice penale<br />
(esercizio arbitrario delle proprie<br />
ragioni con violenza sulle cose).<br />
E’, dunque, fondamentale, <strong>in</strong><br />
caso di rifiuto del vic<strong>in</strong>o di<br />
adeguarsi alla richiesta, rivolgersi<br />
all’autorità giudiziaria.
Sentiero Tricolore 40<br />
Il cuore delle sezioni<br />
Sezione di LIVORNO<br />
a cura di Daniela Del Bianco Rizzardo<br />
RIMPATRIATA DI ULTRALEGGERI<br />
di Paolo Frediani<br />
Al canto di Fratelli d’Italia<br />
sembrava che la mar<strong>in</strong>a assolata<br />
si unisse ai versi del Carducci...<br />
“Là nel ciel nero... tra quei colli<br />
ed <strong>in</strong> quel mare...”<br />
Una bellissima rimpatriata di<br />
Ultra leggeri si è svolta ieri<br />
all’aviosuperficie LI 05 di “Porta<br />
della Maremma” attigua alla Zona<br />
di Lancio di Cec<strong>in</strong>a.<br />
L’<strong>in</strong>stancabile Aiut. <strong>in</strong>c.par.<br />
Damiani Daniele, furlan doc, ha<br />
f<strong>in</strong>almente coronato il suo<br />
desiderio, portando gli amici<br />
paracadutisti, che hanno nel cuore<br />
i cieli blu, proprio nel sito dove li<br />
vide brevettarsi tanti anni prima.<br />
Sotto un sole che non perdonava<br />
nessuno, si sono visti arrivare una<br />
trent<strong>in</strong>a di UL da ogni parte<br />
d’Italia. Dopo le operazioni di<br />
buncheraggio, aggiornamenti dei<br />
documenti di adesione e le<br />
felicitazioni con gli amici ritrovati<br />
anche dopo decenni, è stato dato<br />
l’ord<strong>in</strong>e per l’alza bandiera.<br />
La “forza volante” è stata<br />
presentata dal col. a. ris. Pivach<br />
Paolo, proveniente dal campo di<br />
volo Chiasiellis Mortegliano<br />
(UD), concessione cavalleresca<br />
data alla “penna bianca” dal col.<br />
par.ris. Ottaviani Giulio, noto<br />
campione mondiale del Centro<br />
Sportivo Esercito ai tempi della<br />
Scuola Militare di Paracadutismo.<br />
Pertanto, tutti all<strong>in</strong>eati e<br />
coperti come tanti giovani di anni<br />
prima, per l’orgoglio di esser<br />
presentati al Gen. C.A. Marco<br />
Bertol<strong>in</strong>i, socio effettivo<br />
all’Avioclubcec<strong>in</strong>a, dove lui si<br />
brevettò nel 1971. Con l’ord<strong>in</strong>e<br />
di alza bandiera e il canto di<br />
Fratelli d’Italia è sembrato che<br />
quella mar<strong>in</strong>a assolata si unisse<br />
<strong>in</strong>timamente ai versi del Carducci,<br />
che su quelle terre lo ospitò nella<br />
sua scapigliata adolescenza:<br />
“...Là nel ciel nero librarmi / poi<br />
co ‘l tuon vo’ sprofondarmi / tra<br />
quei colli ed <strong>in</strong> quel mar”. Nel suo<br />
<strong>in</strong>tervento, il Comandante<br />
Bertol<strong>in</strong>i ha tenuto a ricordarci il<br />
senso di questo particolare<br />
avioraduno, mai scisso dal nostro<br />
esser paracadutisti e dal nostro<br />
supporto morale ai nostri fratelli<br />
<strong>in</strong> armi schierati <strong>in</strong> quelle terre<br />
<strong>in</strong>fide, come quelle afgane. Un<br />
applauso improvviso è scaturito<br />
appena udite quelle parole,<br />
pronunciate col cuore da un<br />
Comandante che per tutta la sua<br />
vita militare è stato sempre <strong>in</strong><br />
prima l<strong>in</strong>ea <strong>in</strong> tantissime missioni.<br />
In successione ci sono stati gli<br />
<strong>in</strong>terventi, sia del Presidente<br />
dell’Avioclubcec<strong>in</strong>a, cav. Franco<br />
Belcari e sia della d.ssa Burgalassi<br />
Lia, <strong>in</strong> rappresntanza del S<strong>in</strong>daco<br />
di Cec<strong>in</strong>a, dott Stefano Benedetti,<br />
i quali hanno dato il loro<br />
benvenuto ai radunisti e porto<br />
l’augurio per un 2° avioraduno<br />
nel 2012. La dottoressa,<br />
riprendendo le parole del<br />
Comandante, ha tenuto a dirci di<br />
quali disagi soffrano le famiglie<br />
dei nostri folgor<strong>in</strong>i <strong>in</strong><br />
missione,residenti nel Comune di<br />
Cec<strong>in</strong>a. Naturalmente anche alla<br />
dottoressa è stato dedicato un<br />
lungo ed affettuoso applauso.<br />
Term<strong>in</strong>ata la cerimonia ufficiale,<br />
tutti a tavola nell’hangar di<br />
Damiani, dove con la maestria<br />
cul<strong>in</strong>aria della signora Turr<strong>in</strong>i<br />
abbiamo potuto colmare quel<br />
vuoto che ormai si faceva sentire.<br />
Prima del saluto e degli imbarchi<br />
per raggiungere le rispettive<br />
aviosuperrfici, Damiani ha voluto<br />
omaggiare alcune personalità di<br />
spicco con delle confezioni di<br />
v<strong>in</strong>o di Bolgheri, sulle bottiglie<br />
delle quali aveva fatto affiggere<br />
lo stemma del bimbo: il suo<br />
ultraleggero <strong>in</strong> versione militare.
Sezione di SYDNEY<br />
...Titolata alla M.O.V.M.<br />
Serg. Magg. Paol<strong>in</strong>o ZUCCHI<br />
“la Sezione UNSI<br />
<strong>in</strong> terra Australiana”<br />
di Giulio Vidoni<br />
Malgrado la pioggia numerosi<br />
connazionali, autorità e rappresentanti<br />
delle Associazioni<br />
d’Arma hanno preso parte, lunedì<br />
25 aprile, alla Commemorazione<br />
del 66° Anniversario della f<strong>in</strong>e<br />
della Seconda guerra Mondiale e<br />
della Liberazione dell’Italia,<br />
celebrazione sotto l’egida della<br />
Sezione Combattenti della<br />
Liberazione e con la vitale<br />
collaborazione della Sezione<br />
UNSI di Sidney.<br />
La cerimonia si è svolta<br />
davanti al cippo del Milite ignoto<br />
sul piazzale della Chiesa di St.<br />
Fiacre di Leichhardt, Sidney, con<br />
la deposizione di una corona di<br />
fiori da parte dell’ex combattente<br />
Biagio Di Ferd<strong>in</strong>ando e del<br />
Console generale d’Italia dott.<br />
Benedetto Latteri.<br />
Subito dopo la vedova Silvia<br />
Gallo ha depositato un mazzo di<br />
fiori per tutti i caduti <strong>in</strong> guerra,<br />
mentre il trombettiere, suonava il<br />
silenzio.<br />
Il compito di commemorare il<br />
25 aprile è stato svolto dal<br />
Console Latteri, che ha<br />
sottol<strong>in</strong>eato l’importanza di<br />
questa data per rendere omaggio<br />
ai Caduti <strong>in</strong> Guerra, ma anche per<br />
celebrare la f<strong>in</strong>e del fratricida<br />
conflitto per la liberazione del<br />
nostro paese.<br />
Il console ha poi ricordato che<br />
nell’anno <strong>in</strong> corso ricorre il 150°<br />
Sentiero Tricolore 41<br />
CELEBRATO L’ANNIVERSARIO DELLA LIBERAZIONE<br />
66° Anniversario della f<strong>in</strong>e<br />
della Seconda Guerra Mondiale<br />
Anniversario dell’Unità d’Italia<br />
anniversario che ha visto nel<br />
tempo via via più affermarsi<br />
l’<strong>in</strong>tr<strong>in</strong>seco desiderio di libertà e<br />
di unione delle genti con simile<br />
retaggio culturale, storico e<br />
l<strong>in</strong>guistico.<br />
Nell’occasione congratulazioni<br />
sono state estese agli ex<br />
<strong>in</strong>ternati presenti che hanno<br />
ricevuto la “Medaglia d’Onore<br />
come ex prigionieri <strong>in</strong> Germania”.<br />
Al term<strong>in</strong>e della Cerimonia<br />
tutti i partecipanti si sono recati<br />
nella Chiesa ove Padre Atanasio,<br />
cappellano degli ex Combattenti,<br />
ha celebrato una Santa Messa <strong>in</strong><br />
suffragio di tutti i Caduti.<br />
Titolata alla MOVM “Serg.<br />
Magg. Paol<strong>in</strong>o ZUCCHI”.<br />
L’Annuncio della <strong>Presidenza</strong><br />
<strong>Nazionale</strong> che alla Sezione UNSI<br />
di Sidney è stato dato il grande<br />
onore di portare il nome ed il<br />
Titolo riconosciuto all’eroe<br />
Alp<strong>in</strong>o caduto sul Fronte Russo,<br />
Serg. Magg. Paol<strong>in</strong>o ZUCCHI,<br />
ha riscosso dai Soci unanime e<br />
orgoglioso consenso, consci che<br />
non potevasi essere migliore<br />
decisione per l’esemplarità ed il<br />
valore dimostrato sul campo.<br />
Il Comitato direttivo riunitosi,<br />
<strong>in</strong>via alla <strong>Presidenza</strong> <strong>Nazionale</strong><br />
espressioni di grtatitud<strong>in</strong>e e di<br />
deferente omaggio alla Famiglia<br />
dell’eroe Paol<strong>in</strong>o ZUCCHI.
Sezione di VICTORIA<br />
Sentiero Tricolore 42<br />
Festeggiato il Natale a luglio ...<strong>in</strong> terra australiana...<br />
L’<strong>Unione</strong> <strong>Nazionale</strong> <strong>Sottufficiali</strong><br />
<strong>Italiani</strong> lo scorso 10 luglio,<br />
con la partecipazione di circa 70<br />
Soci ha festeggiato il “Natale a<br />
Luglio”, tipica manifestazione<br />
australiana, nata per abb<strong>in</strong>are la<br />
ricorrenza alle temperature<br />
<strong>in</strong>vernali.<br />
Il Pranzo “gratis per i Soci” ha<br />
avuto luogo nella sala comunale<br />
di East Brunswick.<br />
Il comitato dell’UNSI ha preso<br />
questa <strong>in</strong>iziativa per la prima<br />
volta, l’anno scorso, nell’<strong>in</strong>tento<br />
di trascorrere una giornata <strong>in</strong><br />
amicizia.<br />
Ha allietato l’<strong>in</strong>contro il<br />
Maestro Brancatella con canzoni<br />
popolari e melodie natalizie.<br />
L<strong>in</strong>o Baratto, nel ruolo di<br />
presentatore, ha dato il benvenuto<br />
ai presenti, <strong>in</strong>vitandoli poi ad<br />
ascoltare gli <strong>in</strong>ni nazionali,<br />
australiano ed italiano e il silenzio<br />
fuori ord<strong>in</strong>anza per ricordare i<br />
caduti ed i Soci defunti.<br />
Durante un <strong>in</strong>tervallo del<br />
pranzo il Presidente Joe Morizzi<br />
ha dato il benvenuto ai nuovi Soci<br />
ed ha ricordato che anche<br />
di Joe Morizzi<br />
quest’anno il pranzo è stato <strong>in</strong><br />
parte f<strong>in</strong>anziato dal “Moreland<br />
City Council e dall’Ufficio del<br />
Multicultural Affaire and<br />
Citizenship (OMAC).<br />
Qu<strong>in</strong>di ha r<strong>in</strong>graziato il<br />
Comitato per la preparazione<br />
della festa e le Signore che hanno<br />
lavorato <strong>in</strong> cuc<strong>in</strong>a, poi ha chiesto<br />
ai presenti di Contattare il<br />
Comitato UNSI, qualora<br />
conoscessero parenti ed amici<br />
<strong>in</strong>tenzionati a diventare Soci.<br />
Il pranzo term<strong>in</strong>ava con il<br />
Avviso importante<br />
taglio della torta da parte del<br />
Presidente Morizzi, circondato<br />
dai membri del Comitato e dai<br />
rappresentanti di varie<br />
Associazioni.<br />
Inf<strong>in</strong>e prendeva la parola il<br />
Presidente onorario Ezio Catelli<br />
per r<strong>in</strong>graziare ricordare gli<br />
impegni dell’UNSI, primo tra tutti<br />
quello di rendere onore ai Caduti<br />
<strong>in</strong> Guerra.<br />
Il lieto e fraterno convivio si<br />
chiudeva con la lotteria e lo<br />
scambio di saluti ed auguri.<br />
Allo scopo di dare una accettabile regolarità all’impag<strong>in</strong>azione, alla confezione,<br />
alla successiva stampa ed alla spedizione del prossimo numero di<br />
“Sentiero Tricolore”, previsto <strong>in</strong> uscita per il mese di dicembre,<br />
I N V I T O<br />
tutti coloro che a qualsiasi titolo desiderano <strong>in</strong>viare materiale o notizie da pubblicare sul<br />
nostro periodico, sia <strong>in</strong> formato cartaceo, sia a mezzo posta elettronica,<br />
di farle pervenire entro e non oltre il 7 novembre 2011.<br />
Dopo tale data il materiale pervenuto slitterà al numero successivo.<br />
Le scadenze temporali dell’<strong>in</strong>vio del materiale da <strong>in</strong>serire su Sentiero Tricolore,<br />
sarà sempre comunicato con un avviso identico a questo sui prossimi numeri.<br />
Il Presidente <strong>Nazionale</strong>
Sezione di PISA<br />
Il giorno 17 maggio u.s. il<br />
Gen.B.A. Stefano FORT,<br />
Comandante della 46ª Brigata<br />
Aerea, accogliendo l’<strong>in</strong>vito del<br />
Consiglio Direttivo della<br />
Sezione, ha fatto visita alla sede<br />
<strong>in</strong>contrando la quasi totalità<br />
degli iscritti <strong>in</strong>tervenuti per<br />
l’occasione.<br />
Il Gen. FORT, che precedentemente<br />
aveva prestato servizio<br />
presso l’Aerobrigata al comando<br />
di un Gruppo di volo, ha evidenziato<br />
l’importanza delle<br />
Associazioni d’Arma augurando<br />
che anche nei giovani permanga<br />
lo spirito di corpo sentito dai<br />
“veterani”.<br />
Durante il r<strong>in</strong>fresco sono state<br />
ricordate esperienze ed episodi<br />
condivisi dal Gen. FORT con<br />
molti soci presenti che <strong>in</strong> passato<br />
Sezione di FIRENZE<br />
Sentiero Tricolore 43<br />
VISITA DEL COMANDANTE<br />
DELLA 46ª BRIGATA AEREA<br />
Nella maestosa cornice di Villa<br />
G<strong>in</strong>ori, sede del Soggiorno Mar<strong>in</strong>o di<br />
Cec<strong>in</strong>a, alcuni Soci della Sezione UNSI<br />
di Firenze hanno fruito della sempre<br />
cortese accoglienza dello Staff della<br />
Base Logistica, soggiornandovi per due<br />
settimane.<br />
hanno avuto occasione di far parte<br />
dei componenti dello stesso<br />
equipaggio di volo <strong>in</strong> Missioni<br />
Nazionali ed Internazionali.<br />
Prima del commiato il Gen.<br />
Sabato 11 giugno 2011, il Presidente<br />
della Sezione Salvatore Longu e<br />
la gentile Signora hanno festeggiato il<br />
50° anniversario di matrimonio<br />
festeggiati, dal figlio, dalla nuora, da<br />
tutti i Soci UNSI presenti e dagli altri<br />
ospiti del Soggiorno.<br />
FORT ha donato alla Sezione un<br />
quadro con dedica raffigurante i<br />
velivoli <strong>in</strong> dotazione alla Brigata<br />
ricevendo <strong>in</strong> cambio il crest<br />
dell’UNSI.<br />
Sezione di UDINE<br />
Cargnacco, domenica 18 settembre,<br />
Giornata del Caduto <strong>in</strong><br />
Russia 1941-1943. Autorità<br />
Civili, Militari... la Sezione UNSI<br />
di Ud<strong>in</strong>e, il Vicepresidente Remo<br />
R<strong>in</strong>aldo con Bandiera e tra i Soci<br />
l’Anziano Cav. Renato V<strong>in</strong>centi.<br />
In nome della Pace...
Sezione di POMPEI<br />
Tale <strong>in</strong>iziativa, voluta dal CD<br />
e dal suo Presidente Cav. Dr.<br />
Matteo Resta<strong>in</strong>o è stata organizzata<br />
e condotta a buon f<strong>in</strong>e dal<br />
segretario M.llo A.M. Giuseppe<br />
Sarnataro.<br />
La delegazione composta di 30<br />
soci è stata guidata, oltre che dal<br />
summenzionato M.llo Sarnataro,<br />
anche dai M.lli Franco Federico<br />
(A.M.), Catello Capoluongo<br />
(C.C.) e Franco Orazzo (G.d.F.).<br />
Momenti di <strong>in</strong>tensa commozione<br />
si sono verificati a Redipuglia<br />
quando il gruppo ha<br />
percorso la “Via Eroica” che<br />
ricorda i sangu<strong>in</strong>osi combattimenti<br />
sul Carso e, successivamente<br />
ha deposto un mazzo<br />
di fiori su una tomba di un soldato<br />
ignoto tra le migliaia all<strong>in</strong>eati nel<br />
sacrario. I M.lli hanno descritto<br />
agli altri soci e partecipanti la dura<br />
vita di tr<strong>in</strong>cea e le prime azioni<br />
belliche della nascente Arma<br />
Aereonautica nel corso della<br />
Grande Guerra.<br />
In pullman il gruppo si è recato<br />
successivamente a Medjugorie<br />
per pregare la Madonna aff<strong>in</strong>chè<br />
elargisca la sua materna<br />
benedizione sulle loro famiglie, il<br />
sodalizio e l’Italia tutta <strong>in</strong> questo<br />
momento di crisi economica,<br />
sociale e morale che attanaglia<br />
l’umanità.<br />
Sentiero Tricolore 44<br />
Omaggio ai Caduti a Redipuglia<br />
e pellegr<strong>in</strong>aggio a Medjugorie<br />
L’UNSI di Pompei <strong>in</strong> occasione delle celebrazioni<br />
per i 150 anni dell’Unità d’Italia, ha organizzato, nel mese di luglio,<br />
una gita celebrativa a Redipuglia, con pellegr<strong>in</strong>aggio a Medjugorie.<br />
di Antonio Cimm<strong>in</strong>o<br />
Dopo i momenti religiosi, un po’<br />
di svago sulle spiagge croate e, <strong>in</strong><br />
ultimo, aspetti culturali nella<br />
visita di Dubrovnik l’antica<br />
Spalato. Il gruppo ha ammirato le<br />
fortezze ed il palazzo di<br />
Diocleziano, l’imperatore romano<br />
di orig<strong>in</strong>e dalmata che qui si era<br />
ritirato portando con sé corte e<br />
dignitari.<br />
Al term<strong>in</strong>e il ritorno <strong>in</strong> Italia<br />
con il traghetto per Bari tra la<br />
soddisfazione dei presenti. Nel<br />
corso del fraterno viaggio è stato<br />
festeggiato anche il M.llo<br />
Federico recentemente <strong>in</strong>signito<br />
della decorazione all’Ord<strong>in</strong>e al<br />
Merito della Repubblica Italiana.<br />
Quest’altra <strong>in</strong>iziativa patriottica,<br />
religiosa, culturale e ludica<br />
dell’UNSI di Pompei, si <strong>in</strong>serisce<br />
<strong>in</strong> altre che si svolgono sul vasto<br />
territorio vesuviano e sarnese, a<br />
cavallo tra le prov<strong>in</strong>ce di Napoli<br />
e Salerno, ove il ns. sodalizio è<br />
l’unico a rappresentare i <strong>Sottufficiali</strong>.<br />
A Scafati, ad esempio,<br />
abbiamo collaborato con il<br />
Cav.Uff. Francesco Bossetti a<br />
riorganizzare la locale sezione<br />
dell’A.N.C.R. fornendo la<br />
qualificata e appassionata<br />
consulenza dei M.lli Resta<strong>in</strong>o,<br />
Sarnataro e Federico che hanno<br />
saputo sensibilizzare i numerosi<br />
combattenti e reduci presenti.<br />
Il ns. socio Antonio Cimm<strong>in</strong>o,<br />
M.llo M.M., <strong>in</strong>oltre, sta raccogliendo<br />
le loro storie<br />
nell’ambito della costituenda<br />
Banca della Memoria.<br />
La missione dell’UNSI di<br />
Pompei di collaborare attivamente<br />
anche con le altre Associazioni<br />
d’Arma e Combattentistiche<br />
per sensibilizzare i<br />
cittad<strong>in</strong>i ed i giovani sull’amor di<br />
Patria ed arg<strong>in</strong>are una sorta di<br />
qualunquismo strisciante, sta<br />
ottenendo dunque tangibili<br />
risultati.<br />
Il camm<strong>in</strong>o è arduo e irto di<br />
difficoltà, ma noi non ci<br />
fermeremo!<br />
Nelle pag<strong>in</strong>e che seguono, pubblichiamo le “Note Liete” e purtroppo<br />
le “Note Tristi” che ci vengono segnalate dalle Sezioni.<br />
E’ fuori dubbio che la <strong>Presidenza</strong> <strong>Nazionale</strong> e la Redazione di<br />
“Sentiero Tricolore” si associano agli auguri, alle felicitazioni ed alle<br />
condoglianze che vengono espresse nei s<strong>in</strong>goli annunci.<br />
il Presidente <strong>Nazionale</strong>
Sezione di MENTANA<br />
Lettera dal Direttore<br />
del Museo Garibald<strong>in</strong>o<br />
Sono il direttore del Museo Risorgimentale<br />
della Campagna<br />
Garibald<strong>in</strong>a dell’agro romano<br />
per la liberazione di Roma<br />
(1867). E’ per me un piacere far<br />
parte del ruolo onorario dell’UN-<br />
SI presso la sezione locale di<br />
Mentana che collabora alle attività<br />
istituzionali legate al Museo<br />
<strong>Nazionale</strong> ed all’Ara-Ossario<br />
dove riposano 300 camice rosse<br />
cadute al seguito di Garibaldi nel<br />
1867. Complimenti anche al Presidente<br />
Malagutti ed ai colleghi<br />
di “Sentiero Tricolore”, veri angeli<br />
custodi della categoria<br />
<strong>Sottufficiali</strong>. Plaudo anche all’<strong>in</strong>iziativa<br />
di Antonio Massarone di<br />
Forlì, ho dato disposizione agli<br />
archivisti per una ricerca sui<br />
forlivesi che hanno preso parte<br />
alla Campagna di Mentana, alcuni<br />
furono decorati quando lo Stato<br />
Sabaudo riconobbe la Campagna<br />
nel 1900. Le porte del Museo<br />
sono aperte per gli amici<br />
UNSI che vogliano toccare con<br />
mano il nostro Risorgimento. Basta<br />
contattare la Direzione per la<br />
data nei giorni ed orari previsti,<br />
<strong>in</strong>gresso e visita guidata gratuiti.<br />
e-mail: museo.mentana@libero.it<br />
tel.ni: 06/90969431 - 360238984.<br />
prof. dott. Francesco Guidotti<br />
giornalista e storico<br />
Mantova<br />
Il 7 giugno è nata Benedetta.<br />
Lo annunciano con gioia la<br />
mamma Vittoria Spettu e il papà<br />
Paolo Vighi. I nonni M.llo “A” ris.<br />
V<strong>in</strong>cenzo Spettu e la nonna<br />
Chiara partecipano alla felicità dei<br />
genitori, a tutti loro formuliamo<br />
gli auguri più affettuosi dei Soci<br />
della Sezione UNSI di Mantova.<br />
FIOCCO ROSA<br />
Sentiero Tricolore 45<br />
NOTE LIETE<br />
MATRIMONIO<br />
Casarsa<br />
della Delizia<br />
Il 16 giugno 2011 la città di<br />
Praga ha visto coronare il sogno<br />
d’amore di Antonio SANASI e di<br />
Andrea CSIBA.<br />
Dicono che l’amore è cieco, <strong>in</strong><br />
questo caso è Slovacca.<br />
Ai novelli sposi giungano gli<br />
auguri più sentiti da parte della<br />
comunità UNSI di Casarsa.<br />
Alla famiglia del nostro socio<br />
Giovanni SANASI l’augurio di<br />
divenire presto nuovamente<br />
nonni.<br />
FIOCCO AZZURRO<br />
Casarsa<br />
della Delizia<br />
Il 18 giugno 2011 ha fatto la<br />
sua comparsa <strong>in</strong> quel di San Vito<br />
al Tagliamento Leonardo primogenito<br />
di Valent<strong>in</strong>a BALDUCCI<br />
e di Tommaso PERESSON. Ai<br />
neo genitori le felicitazioni dei<br />
Soci UNSI della Sezione di<br />
Casarsa. Saremo curiosi di vedere<br />
i nonni BALDUCCI e PERES-<br />
SON tra papp<strong>in</strong>e e pannol<strong>in</strong>i.<br />
Ud<strong>in</strong>e<br />
Il nostro Socio “A” Di Taranto<br />
Vito Domenico comunica la<br />
nascita della terza nipot<strong>in</strong>a. Ai<br />
felicissimi e orgogliosi nonni, ai<br />
raggianti genitori formuliamo<br />
vivissime felicitazioni, alla nuova<br />
arrivata un augurio di ogni bene<br />
e fortuna da parte di tutti i Soci<br />
UNSI della Sezione del Capoluogo<br />
Friulano.<br />
ONORIFICENZE<br />
San Donà<br />
di Piave<br />
Con decreto del Presidente<br />
della Repubblica Italiana <strong>in</strong> data<br />
27.12.2010 è stata conferita<br />
l’Onorificenza di Cavaliere al<br />
merito della Repubblica all’Aiutante<br />
Antonio PIREDDA.<br />
Alle congratulazioni già<br />
espresse dal Prefetto di Venezia<br />
Dott.ssa Luciana LAMORGESE<br />
le piu vive felicitazioni dai Soci<br />
della Sezione Unsi di San Donà<br />
di Piave.<br />
Pompei<br />
Francesco Federico è stato <strong>in</strong>signito<br />
della Onorificenza di Cavaliere<br />
al Merito della Repubblica<br />
Italiana.<br />
PRIMA COMUNIONE<br />
Trieste<br />
Il Socio Mar.Magg. “A” Cav.<br />
Giuseppe CATULLI e la consorte<br />
Signora Nella, annunciano con<br />
gioia e soddisfazione che il proprio<br />
nipote Cristian CATULLI il giorno<br />
22 maggio 2011, nella chiesa di<br />
Santa Maria di Silea <strong>in</strong> Treviso, ha<br />
ricevuto il Sacramento dell’Eucarestia.<br />
I Soci della Sezione UNSI<br />
di Trieste formulano tante<br />
felicitazioni al piccolo Cristian, alla<br />
mamma Milena , al papà Salvo ed<br />
ai Nonni Giuseppe e Nella.
NOTE LIETE<br />
NOZZE D’ORO<br />
Conegliano<br />
Anton<strong>in</strong>o e Maria Pia Cosent<strong>in</strong>o<br />
il 25 settembre festeggiano i<br />
loro 50 anni di matrimonio.<br />
I figli le nipoti i parenti fanno<br />
loro con affetto tanti auguri per<br />
questo bel traguardo raggiunto.<br />
Gemona<br />
del Friuli<br />
Cav. Uff. Arnaldo Ballico “50<br />
anni sono passati. Il giorno 10<br />
luglio 1961 il Mar. Magg. “A”<br />
Arnaldo Ballico, Segretario del<br />
Gruppo Alp<strong>in</strong>i di San Daniele del<br />
Friuli (UD) e la signora Laura<br />
Ord<strong>in</strong>er si sono uniti <strong>in</strong> matrimonio.<br />
I figli, i nipoti e i parenti<br />
tutti augurano loro ancora “tanti<br />
anni felici.”<br />
Forlì<br />
MATRIMONI<br />
“Oggi sposi...” Sabato 20<br />
agosto 2011 si sono uniti <strong>in</strong><br />
matrimonio Brigida Boschi, figlia<br />
del socio Bruno, Segretario della<br />
Sezione di Forlì, con Andreas<br />
Armann. Il Presidente, il Diretivo<br />
e i soci tutti augurano, ai novelli<br />
sposi, una vita serena e ricca di<br />
ogni soddisfazione.<br />
Sentiero Tricolore 46<br />
NOTE TRISTI<br />
Firenze<br />
La Sezione UNSI di Firenze,<br />
si unisce unanime al dolore dei<br />
propri cari del Socio BENEME-<br />
RITO Giorgio ATTIAS.<br />
Socio dal marzo 1950<br />
validissimo collaboratore f<strong>in</strong>o a<br />
quando gli ha consentito la salute.<br />
Sempre generoso con le varie<br />
elargizioni alla sezione e nel<br />
passato a Sentiero Tricolore. Il 25<br />
luglio ci ha lasciati e con lui è<br />
scomparso un pezzo di storia<br />
vivente.<br />
Gemona<br />
del Friuli<br />
Il 7 giugno c.a. <strong>in</strong> Gemona del<br />
Friuli è deceduto, alla bella età di<br />
anni 98 il nostro caro socio, G<strong>in</strong>o<br />
ELIA, veterano Unsi. Sergente<br />
combattente nella seconda guerra<br />
mondiale. Nonostante l’età<br />
avanzata, da sempre, non è mai<br />
venuto meno all’attaccamento<br />
alla nostra <strong>Unione</strong>. Persona assai<br />
sensibile e rispettosa, molto<br />
stimato e benvoluto da tutti i soci<br />
della Sezione. Disponibile sempre<br />
all’associazionismo. Ai Suoi<br />
funerali era presente un picchetto<br />
di sottufficiali con la bandiera. Il<br />
Presidente, il Consiglio Direttivo<br />
e tutti i soci della nostra Sezione<br />
esprimono profondo cordoglio ai<br />
familiari per la perdita del caro<br />
G<strong>in</strong>o.<br />
Giuseppe Artale<br />
San Donà<br />
di Piave<br />
Pasquale Cav. Cuc<strong>in</strong>ella<br />
Maresciallo Maggiore “Aiutante”<br />
dell’Esercito Socio esemplare<br />
partecipativo e collaborativo<br />
dell’UNSI di San Donà di Piave<br />
ci ha lasciati prematuramente<br />
dopo 4 mesi circa di consapevole<br />
attesa il 20 agosto 2011.<br />
Nell’umile operare collettivo<br />
della sua vita ascoltando,<br />
condividendo, progetti di cooperazione,<br />
aiutando deboli e<br />
bisognosi, unendosi al Padre ha<br />
voluto lasciare questo messaggio:<br />
“Non piangete la mia assenza:<br />
sentitemi vic<strong>in</strong>o e parlatemi<br />
ancora Io vi amerò dal Cielo<br />
come vi ho amato <strong>in</strong> terra”.<br />
Nell’ultimo fraterno saluto<br />
Noi colleghi e amici lo abbiamo<br />
accompagnato con la Preghiera<br />
del Sottufficiale affidandolo alla<br />
materna custodia di Maria.<br />
I Soci la Sezione tutta congiuntamente<br />
alla consorella<br />
A.N.Art.I., ai Paracadutisti, ai<br />
colleghi della Brigata Artiglieria<br />
di Portogruaro <strong>in</strong> rappresentanza<br />
del Presidio Militare di VE, al<br />
Presidente del Comitato d’<strong>in</strong>tesa<br />
<strong>in</strong> rappresentanza delle Associazioni<br />
Combattentistiche e<br />
d’Arma e tanti altri che hanno<br />
presenziato alla cerimonia<br />
str<strong>in</strong>gendosi fraternamente alla<br />
moglie Gianna, le figlie<br />
Alessandra, Crist<strong>in</strong>a con Nicola,<br />
l’adorata nipot<strong>in</strong>a Elisa e parenti<br />
tutti, r<strong>in</strong>novano le più sentite<br />
condoglianze.<br />
Carmelo Di Gesù
...dal Vaticano<br />
Sentiero Tricolore 47<br />
questo “Sentiero Tricolore” sarà un numero speciale<br />
per chiudere magnificamente la celebrazione<br />
del 150° Anniversario dell’Unità d’Italia 1861-2011<br />
con la Benedizione Apostolica del nostro Papa S.S.<br />
Benedetto XVI al quale la vostra giornalista ha <strong>in</strong>viato<br />
il n. 1 che... parlava della venuta di S.S. Papa<br />
Ratz<strong>in</strong>ger ad Aquileia... e Venezia.<br />
D.D.<br />
Ai lettori, Soci, simpatizzanti della nostra rivista “Sentiero Tricolore” auguriamo<br />
serenità, lontano dalle remote paure, senza guerre, odio, <strong>in</strong>vidia, con<br />
“voglia di vivere” urlando a perdifiato pace per tutti gli esseri viventi sulla terra.<br />
D.D.
Sentiero Tricolore Stipulata una particolare e conveniente 48 convenzione dalla<br />
<strong>Presidenza</strong> <strong>Nazionale</strong> UNSI con il Palace Hotel Città di Arco di Trento<br />
e con l’Hotel Centrale di Riva del Garda<br />
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