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Presidenza Nazionale - Unione Nazionale Sottufficiali Italiani in ...

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Sentiero Tricolore ● Lug./Set. 2011 ● n. 2 Anno XIX (LIX) ● ISSN 1221-9092 Aut. Trib. di Ud<strong>in</strong>e n. 31/92 del 31.07.1992 ● Poste Italiane - Sped. <strong>in</strong> a.p. D.L. 353/2003 (conv. <strong>in</strong> L. 27.2.2004, n. 46) art. 1, comma 2 - DCB Ud<strong>in</strong>e<br />

TASSA PAGATA<br />

TAXE PERCUE


Sentiero Tricolore<br />

n. 2 - Lug. / Set. 2011<br />

<strong>Presidenza</strong> <strong>Nazionale</strong> pag. 2<br />

150° dell’Unità d’Italia<br />

2010 - Dubbi e speranze alla vigilia pag. 3<br />

150° dell’Unità d’Italia<br />

temi trattati nel contesto risorgimentale pag. 7<br />

Il Sottufficiale risorgimentale pag. 28<br />

North Atlantic Treaty Organisation Nato e<br />

l<strong>in</strong>ee guida consigliate per i <strong>Sottufficiali</strong> pag. 30<br />

L<strong>in</strong>ee guida Nato<br />

consigliate per i <strong>Sottufficiali</strong> pag. 34<br />

Chiarimenti sulla mancata unificazione pag. 36<br />

Lettera aperta ai colleghi ed amici dell’ANSI pag. 37<br />

3° Raduno <strong>Nazionale</strong> Assoarma pag. 38<br />

L’Avvocato risponde pag. 39<br />

Il Cuore delle Sezioni pag. 40<br />

Note Liete pag. 45<br />

Note Tristi pag. 46<br />

...dal Vaticano pag. 47<br />

Sentiero Tricolore<br />

Fondato a Napoli nel 1952 da Filippo Puc<strong>in</strong>o<br />

Direttore Responsabile: Perna dr. Roberto<br />

Redattore Capo: Daniela Del Bianco Rizzardo<br />

Direzione e Redazione:<br />

Vicolo d’Arcano, 1 - 33100 Ud<strong>in</strong>e<br />

Tel. e Fax +39 0432 204054<br />

Presidente <strong>Nazionale</strong>: Arturo Malagutti<br />

Editore: <strong>Unione</strong> <strong>Nazionale</strong> <strong>Sottufficiali</strong> <strong>Italiani</strong> U.N.S.I.<br />

<strong>Presidenza</strong> <strong>Nazionale</strong>:<br />

Via Giovanni XXIII, 1 - 30027 San Donà di Piave (VE)<br />

Tel. e Fax +39 0421 332641 - c/c postale n. 76030428<br />

Sito <strong>in</strong>ternet: www.unsi.it<br />

e-mail: Presidente presidente@unsi.it<br />

Segreteria segreteria@unsi.it<br />

ISSN1221-9092 – Aut. Trib. di Ud<strong>in</strong>e n. 31/92 del 31.07.1992<br />

Foto di Copert<strong>in</strong>a: 1861-2011 “150° Anniversario Unità<br />

d’Italia” e personaggi che hanno<br />

contribuito all’unificazione.<br />

Hanno scritto: Giuseppe Artale, Domenico Balducci, Antonio<br />

Cimm<strong>in</strong>o, Daniela Del Bianco Rizzardo, Carmelo Di Gesù, Paolo<br />

Frediani, Piero Giusi, Mario Greco, Francesco Guidotti, Salvatore<br />

Longu, Arturo Malagutti, Domenico Marandola, Diego Modesti,<br />

Joe Morizzi, Valent<strong>in</strong>a Munaro, Goffredo P<strong>in</strong>zuti, Antonio Polito,<br />

Toscano, Guido Vidoni.<br />

Grafica e Stampa: AREA grafica - 0432 41 04 66 - Ud<strong>in</strong>e<br />

Sentiero Tricolore 2<br />

<strong>Presidenza</strong> <strong>Nazionale</strong><br />

Cari Colleghi e Soci,<br />

questo numero di Sentiero Tricolore avrà una<br />

impostazione particolare e a nostro modesto avviso<br />

da conservare.<br />

Come tutti ben sanno il 2011 è stato ed è ancora<br />

l’anno delle celebrazioni del 150° dell’Unità d’Italia<br />

e la Redazione di Sentiero Tricolore, con l’aiuto e<br />

la collaborazione di molti Soci e di altrettante Sezioni<br />

ha preparato una serie di documenti, utili e<br />

decisamente istruttivi per molti di noi a cui difetta<br />

la memoria, per celebrare da buoni italiani tale<br />

importante avvenimento.<br />

Quanto preparato è frutto di una laboriosa<br />

ricerca e documentazione storica e all’<strong>in</strong>terno di<br />

questo pregevole lavoro abbiamo voluto <strong>in</strong>serire <strong>in</strong><br />

ord<strong>in</strong>e cronologico tutte le 14 bandiere tricolori (con<br />

fregi e fatture diverse) che dal 1796 si sono<br />

succedute nel tempo <strong>in</strong> una Italia ancora<br />

frammentata e divisa.<br />

Abbiamo <strong>in</strong>serito, al term<strong>in</strong>e di questo<br />

volum<strong>in</strong>oso lavoro, un <strong>in</strong>teressante ed istruttivo<br />

contributo, pervenutoci dal Presidente della Sezione<br />

di Conegliano – Vittorio Veneto, Cav. Goffredo<br />

PINZUTI, sul Sottufficiale Risorgimentale e <strong>in</strong><br />

successione un altrettanto <strong>in</strong>teressante e<br />

approfondito studio sulle l<strong>in</strong>ee guida per il futuro<br />

del <strong>Sottufficiali</strong> delle Nazioni aderenti alla Nato di<br />

recentissima uscita dal Comando Supremo Alleato,<br />

Europa SHAPE <strong>in</strong> Belgio.


Sentiero Tricolore 3<br />

150° DELL’UNITA’ D’ITALIA<br />

2010 - DUBBI E SPERANZE ALLA VIGILIA<br />

a cura della Redazione di Sentiero Tricolore<br />

Durante l’estate del 2010, quando più diffuso e, <strong>in</strong>sieme, più acuto e più subdolo si fece il dibattito sulla<br />

convenienza di celebrare il 150° dell’Unità d’ITALIA e, nel caso, sul come celebrarlo <strong>in</strong> modi <strong>in</strong>dolori,<br />

senza,cioè, tanti richiami al sacro amor di Patria; quando stimate e autorevoli organizzazioni nazionali,<br />

ispirate da non sappiamo quale <strong>in</strong>usitato orrore per la perdita di qualche ora lavorativa, proponevano la<br />

cancellazione della festività del 17 marzo 2011 timidamente ventilata da un Esecutivo chiaramente dubbioso<br />

<strong>in</strong> proposito; quando, da parte di esponenti di quest’Esecutivo, si diede fiato a certa <strong>in</strong>degna e becera<br />

revisione storica di un movimento – il “Risorgimento”, appunto – al quale soltanto, si voglia o non si<br />

voglia, dobbiamo la conquistata nobiltà di Grande Nazione universalmente riconosciuta all’ITALIA.<br />

Proprio quando tutta questa strisciante e variamente modulata negazione dell’epopea risorgimentale<br />

turbava e scuoteva la mente del buon italiano medio e allontanava vistosamente l’Esecutivo da decisioni<br />

chiare circa la degna celebrazione dell’ormai imm<strong>in</strong>ente ricorrenza del 150°, noi <strong>Sottufficiali</strong>, certo fra le<br />

m<strong>in</strong>ori e <strong>in</strong>ascoltate categorie di questa grande ITALIA, nauseati dal fragoroso e venale baccano negazionista,<br />

abbiamo voluto reagire alla sottesa ricerca di speciosi alibi antiunitari, posta <strong>in</strong> atto da tanti osannati VIP,<br />

per oscurare l’Evento ed abbiamo espresso il nostro sdegno rivolgendoci proprio a Te, Patria benedetta..<br />

«ITALIA, ITALIA!»<br />

L’imm<strong>in</strong>ente ricorrenza, nel 2011, del 150° anniversario della costituzione dello Stato italiano e un<br />

gridato deleterio disfattismo ant<strong>in</strong>azionale ed antiunitario, nota saliente e stonata di questo torrido agosto,<br />

sollecitano qualche riflessione sull’“idea” di nazione ed una decisa presa di posizione contro quelle<br />

<strong>in</strong>temperanze verbali.<br />

Quanto alla pura “idea di nazione” sembra di poter affermare con sicurezza che non esiste (e che, forse,<br />

non è mai esistita) una nazione ideale: nella quale, vogliamo dire, coesistano, almeno, le unità l<strong>in</strong>guistica,<br />

etnica, religiosa, storica e d’arme. Ciò accade per il semplice motivo che l’“idea di nazione”, come tutti i<br />

puri concetti, misurandosi con la realtà, perde qualcosa della sua purezza. La purezza degli ideali vale, <strong>in</strong><br />

tal modo, soltanto come riferimento per giudicare la realtà stessa <strong>in</strong> loro rapporto.<br />

Nazione ideale non lo è neppure la Nazione Italia, nella quale, peraltro, sostrati l<strong>in</strong>guistici (di pura<br />

ascendenza lat<strong>in</strong>a), storici (di “prov<strong>in</strong>cia” romana, la viva memoria della quale, dopo l’oscuramento delle<br />

<strong>in</strong>vasioni barbariche, riemergeva, frammentata ma impetuosa, nel miracoloso fiorire dei liberi Comuni), e<br />

religiosi (Italia vera culla del cristianesimo - si ricordi, a questo proposito, il densissimo dantesco “di<br />

quella Roma onde Cristo è romano.” – Purgatorio – verso 102 –dove la Roma cristiana, riscattando la<br />

Roma pagana, che Lo aveva crocifisso, assurge al ruolo della Gerusalemme celeste, della quale Cristo è<br />

Re e, romanamente, anche “civis”: cittad<strong>in</strong>o - ) risultano più che altrove evidenti anche grazie ad una<br />

particolarissima conformazione geografica che costituisce, per se stessa, un ulteriore rarissimo elemento,<br />

di unità geografica, mentre, a causa delle ripetute <strong>in</strong>vasioni, barbariche, non si può, <strong>in</strong>vece, parlare di<br />

unità etnica.<br />

Così, <strong>in</strong> questa grande prospettiva ultramillenaria, l’unificazione politica della Penisola ad opera<br />

pr<strong>in</strong>cipalmente del Regno sabaudo e la costituzione dello Stato italiano, molto più che la progressiva<br />

espansione di un piccolo regno oltretutto fortemente eccentrico rispetto alla Penisola, deve essere vista<br />

come l’<strong>in</strong>eluttabile adempiersi di un dest<strong>in</strong>o.<br />

La solidità di questo Stato e dell’<strong>in</strong>verarsi, <strong>in</strong> esso, dell’“idea di nazione” rifulse nella terribile e<br />

sangu<strong>in</strong>osa prova del 1° conflitto mondiale: una fornace immensa nella quale si è irrobustita e purificata<br />

l’“idea di nazione”.<br />

Una solidità non scalfita neppure dall’immane disastro della Guerra 1940-1945 che, pure, ha spazzato


Sentiero Tricolore 4<br />

via il “regime” allora al potere e cancellato l’istituzione monarchica, già strumento dell’unità politica<br />

della Penisola.<br />

Una solidità, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e dell’“idea di nazione” – che sorprendentemente – e sotto certi aspetti, <strong>in</strong>spiegabilmente<br />

– ha motivato, nei due fronti opposti – Resistenza ed RSI – la luttuosa guerra civile 1943-1945.<br />

Se tutto questo è vero – ed è vero – allora deve essere considerata perfettamente errata l’affermazione di<br />

colui che tanto aveva operato per l’unificazione politica della penisola.<br />

Che, cioè, fatta l’Italia, si sarebbero dovuti poi fare gli italiani.<br />

No. L’Italia, lo Stato italiano fu possibile soltanto perché c’erano già gli italiani. Vorrei dire che lo Stato<br />

italiano semplicemente ratificò e fece ri-emergere una realtà sepolta da secoli ma tuttora viva. L’Italia<br />

aveva cessato di apparire soltanto la dileggiata “espressione geografica”di Klemens von Metternich, al<br />

quale la Storia, vera beffarda ultrice, ha poi riservato la gloria di essere considerato il pr<strong>in</strong>cipale protagonista<br />

della riduzione ad “espressione geografica” della grande Austria degli Asburgo.<br />

Conosciamo bene altre letture del nostro “Risorgimento”. Letture tutte basate su <strong>in</strong>teressi e visioni<br />

settoriali della realtà, <strong>in</strong> certa misura nostalgiche verso un passato di frammentazione politica, irrealistiche<br />

ed eccessive nel giudicare, generalizzandoli, certi fatti ed episodi realmente criticabili e, per questo, negatrici<br />

assolute del bene raggiunto con l’unità politica. In s<strong>in</strong>tesi, pur ammettendo che s<strong>in</strong>gole situazioni, s<strong>in</strong>goli<br />

episodi possano costituire motivo di severi giudizi storici, ritengo che essi non possano affatto oscurare lo<br />

splendore o macchiare la genu<strong>in</strong>a purezza popolare dei moti risorgimentali.<br />

Le forze politiche alternatesi <strong>in</strong> questi ultimi centoc<strong>in</strong>quant’anni di Storia, pur <strong>in</strong> modi e con visioni e<br />

f<strong>in</strong>alità diverse, hanno sempre favorito una l<strong>in</strong>ea di sostegno dell’<strong>in</strong>tegrità nazionale.<br />

In questo quadro di composto e consolante sentire unitario stonano terribilmente <strong>in</strong>fondate e, talora,<br />

sguaiate affermazioni contrapposte <strong>in</strong> nome, oltre tutto, di un federalismo male <strong>in</strong>teso.<br />

Tenacemente ed estesamente radicata soltanto a livello regionale, la formazione politica cui risale una tale<br />

<strong>in</strong>sostenibile contrapposizione, ha<br />

fortunatamente carattere locale e<br />

non nazionale.<br />

In l<strong>in</strong>ea con questo limitato<br />

radicamento territoriale essa rivela<br />

un’<strong>in</strong>tr<strong>in</strong>seca <strong>in</strong>capacità di<br />

esprimere una politica genu<strong>in</strong>amente<br />

nazionale. Intendo dire, con<br />

questo, che il suo <strong>in</strong>teresse alle<br />

problematiche sociali e politiche<br />

nazionali appare sempre<br />

condizionato pesantemente dal<br />

soddisfacimento, nella loro<br />

soluzione, delle aspettative locali di<br />

specifico <strong>in</strong>teresse.<br />

La prem<strong>in</strong>ente attenzione ai<br />

problemi e agli <strong>in</strong>teressi di carattere<br />

locale ed una ereditata deleteria<br />

contrapposizione Nord/Sud,<br />

sostanziata dall’<strong>in</strong>giustificabile<br />

conv<strong>in</strong>zione di una superiorità<br />

perf<strong>in</strong>o morale-caratteriale del<br />

primo sul resto del Paese, sfociano<br />

troppo spesso, come è accaduto <strong>in</strong><br />

questo mese d’agosto, anche <strong>in</strong><br />

verbosità dissacratorie, che,<br />

francamente non avremmo voluto<br />

ascoltare, dei più cari simboli


Sentiero Tricolore 5<br />

dell’unità nazionale,<br />

Proprio a proposito di queste estrosità<br />

l<strong>in</strong>guistiche provocatorie, ritengo che una<br />

maggiore consapevolezza dei propri limiti<br />

– della non nazionalità del movimento –<br />

dovrebbe costituire sufficiente antidoto<br />

contro affermazioni largamente<br />

<strong>in</strong>sostenibili e, per questo, successivamente<br />

sconfessate o ridimensionate dagli<br />

stessi autori.<br />

Se, <strong>in</strong> tutti questi anni, neppure un tal<br />

movimento antiunitario non è riuscito a<br />

scalfire, negli italiani, quel profondo<br />

sentirsi uniti, ciò si deve congiuntamente<br />

all’evidente irrazionalità della sp<strong>in</strong>ta<br />

secessionista sottostante a tanta sciolta<br />

verbosità ed a quel composito fronte<br />

politico unitario, il quale, poi, niente altro<br />

è che espressione della saggezza di un<br />

popolo italiano molto più conv<strong>in</strong>to, <strong>in</strong><br />

profondità, dell’<strong>in</strong>divisibilità della Nazione<br />

di quanto non faccia credere la sua<br />

esuberanza <strong>in</strong>dividualista.<br />

E si deve anche alle Forze Armate: sì,<br />

proprio alle Forze Armate.<br />

Grazie alle quali, alle unità l<strong>in</strong>guistica,<br />

storica, religiosa e geografica preesistenti<br />

Camillo Benso Conte di Cavour.<br />

alla costituzione dello Stato, si è aggiunta anche l’“unità d’arme” già cantata da Alessandro MANZONI.<br />

Specialmente, qu<strong>in</strong>di, direi, alle Forze Armate. E, senza menomare i grandi meriti della Mar<strong>in</strong>a e<br />

dell’Aeronautica, <strong>in</strong> modo particolarissimo all’Esercito.<br />

Il quale Esercito, costituito “italiano”, da “piemontese” che era, proprio nel maggio del 1861, nell’anno,<br />

cioè, della costituzione dello Stato italiano, ne è stato sempre il fedelissimo servitore e difensore <strong>in</strong> pace e <strong>in</strong><br />

guerra, senza mancare di adempiere ad una funzione sociale costante e di primissimo piano.<br />

Con la coscrizione obbligatoria, per esempio, che ha favorito annualmente e per quasi un secolo e mezzo<br />

la reciproca conoscenza di milioni di giovani appartenenti a regioni ed a classi sociali diverse.<br />

Una conoscenza altrimenti impossibile, considerata la prevalente sedentarietà della popolazione almeno<br />

f<strong>in</strong>o a metà del secolo scorso: conoscenza attraverso la quale i giovani coscritti hanno maturato la<br />

consapevolezza – e hanno potuto diffonderla nel Paese – di sapersi e sentirsi parte viva di una realtà ben<br />

più gran di quella rappresentata dal paesello natio.<br />

Così, nel tempo, oltre al cruento impegno per la difesa del suolo patrio o per la riconquista di territori<br />

italiani dom<strong>in</strong>ati dalla Corona asburgica o facenti parte del potere temporale dei Papi, l’Esercito ha sempre<br />

assolto, <strong>in</strong> special modo, il ruolo altamente sociale di rendere tangibile, per dirla così, l’“idea di nazione”.<br />

Senza contare che, f<strong>in</strong>o agli anni settanta/ottanta del secolo scorso, le Forze Armate, <strong>in</strong> collaborazione,<br />

ovunque, con le Autorità scolastiche, sono state un potente e capillare mezzo di alfabetizzazione e, a smentita<br />

del male che spesso è piaciuto dire dell’oziosa “naja”, una vera scuola di mestieri e specializzazioni di<br />

ottimo livello oltre che una forgiatrice di virtuosi cittad<strong>in</strong>i. Lo sono anche presentemente ad un livello<br />

culturale superiore, ma, stante la m<strong>in</strong>ore <strong>in</strong>cidenza numerica del reclutamento, <strong>in</strong> misura ridotta.<br />

Non sappiamo quale livello di celebrazioni sarà organizzato per ricordare degnamente questa ricorrenza.<br />

Ben sapendo, come già dicevano i greci, che “è difficile piacere a tutti” e, allergici ai presenzialismi da<br />

parata, alla superficialità delle fastose coreografie patriottarde, non vorremo criticare comunque la soluzione<br />

prescelta.


Sentiero Tricolore 6<br />

Ameremmo, tuttavia, che la celebrazione fosse sobria. Né dispendiosa, né faraonica: che parlasse alla<br />

mente e al cuore degli italiani, così, semplicemente, pianamente.<br />

Soprattutto ameremmo che tacessero, almeno per quell’anno, coloro che si sono abbondantemente rivelati<br />

<strong>in</strong>capaci di rispetto per i sentimenti più genu<strong>in</strong>i ed universali degli italiani e che tutti vibrassimo di commozione<br />

nella contemplazione della trascendenza concettuale e storica di un’“idea di nazione” che ci lega anche<br />

emotivamente a cent<strong>in</strong>aia di generazioni passate, che hanno vanamente sognato unita questa <strong>in</strong>cantevole<br />

Penisola.<br />

ITALIA, ITALIA!<br />

Numerose e belle e, talune, tuttora <strong>in</strong> gestazione, <strong>in</strong> questo straord<strong>in</strong>ario 2011, le <strong>in</strong>iziative per la<br />

celebrazione del 150° dell’Unità<br />

d’ITALIA.<br />

Evidentemente il fragoroso<br />

baccano revisionista e negazionista<br />

del 2010 non aveva neppure scalfito,<br />

nel profondo del cuore, quel grande<br />

amore e quello spesso mal<br />

dissimulato orgoglio per la propria<br />

terra e per la propria Storia, che noi<br />

italiani, come <strong>in</strong> un impenetrabile<br />

scrigno, gelosamente custodiamo e<br />

nascondiamo, gioiello più prezioso,<br />

all’<strong>in</strong>terno del nostro irr<strong>in</strong>unciabile<br />

<strong>in</strong>dividualismo.<br />

Così, la fantasia ed il patriottismo<br />

degli italiani, gli <strong>in</strong>dividualisti per<br />

antonomasia, hanno saputo creare<br />

numerosi e bei momenti di esaltanti<br />

e commosse rievocazioni storiche.<br />

Non sapremmo precisare se tutte<br />

queste <strong>in</strong>iziative abbiano fatto e<br />

facciano parte di una pianificazione<br />

celebrativa a livello nazionale o siano<br />

<strong>in</strong>vece, nella stragrande maggioranza,<br />

frutto di entusiasmi locali non coord<strong>in</strong>ati. Ciò che risulta, tuttavia, è un’ammirevole e commovente<br />

varietà bene <strong>in</strong>serita <strong>in</strong> una straord<strong>in</strong>aria e fondamentale unità di visione patriottica.<br />

Non sapremmo neppure giudicare – ma non importa più di tanto - se quanto è stato fatto (e quanto ci si<br />

appresta a fare) sia adeguato alla grandezza dell’evento celebrato e, meno ancora, se si poteva far di più e<br />

meglio. Sono problemi che non vogliamo porci.<br />

Per parte nostra, abbiamo sempre offerto leale collaborazione alle Autorità cittad<strong>in</strong>e, nelle località,<br />

nelle quali le nostre Sezioni <strong>in</strong>sistono, per la riuscita delle <strong>in</strong>iziative celebrative programmate ed abbiamo<br />

sempre assicurato la successiva compatta partecipazione alle cerimonie poste <strong>in</strong> atto.<br />

Inoltre abbiamo voluto fare anche qualcosa di veramente nostro e, pur senza <strong>in</strong>tenti di critica storica, per<br />

i quali ci sentiamo <strong>in</strong>adeguati, abbiamo tentato una lettura quanto abbiamo potuto obiettiva e almeno un<br />

po’ più approfondita ed un poco più distante dalla trita dossologia corrente, di alcune tematiche fra quelle<br />

suggeriteci dal movimento risorgimentale facendone materia di riflessioni che, via via, a com<strong>in</strong>ciare dal<br />

febbraio scorso e che ora, riunite, vengono pubblicate sul nostro organo di stampa associativo Sentiero<br />

Tricolore.<br />

Un modo – riteniamo – non peregr<strong>in</strong>o di onorare tutti i protagonisti del movimento risorgimentale.


Sentiero Tricolore 7<br />

150° ANNIVERSARIO<br />

DELL’UNITA’ D’ITALIA<br />

TEMI TRATTATI NEL CONTESTO RISORGIMENTALE:<br />

LE RADICI<br />

17 MARZO 1861 - PROCLAMAZIONE DEL REGNO D’ITALIA<br />

UNITA’ D’ITALIA - DONO INATTESO DEL SUD<br />

GIUSEPPE MAZZINI<br />

IL RISORGIMENTO - ORIGINI E CAUSE<br />

IL BRIGANTAGGIO POST UNITARIO<br />

LUMINOSO TRICOLORE ITALIANO<br />

LE RADICI<br />

“Sì come ad Arli, dove Rodano stagna,<br />

sì come a Pola, presso del Carnaro,<br />

che Italia chiude e suoi term<strong>in</strong>i bagna” (Inferno IX -vv. 112 -114)<br />

E ancora:<br />

“Suso <strong>in</strong> Italia bella giace un laco<br />

appiè dell’Alpe che serra Lamagna<br />

sovra Tiralli ch’ha nome Benaco” (Inferno - XX - vv. 61 -63)<br />

E’, per noi e, credo, per ogni italiano, estremamente naturale collegare al “gran padre Dante”, come al<br />

più alto assertore della grandezza e dell’unità d’Italia, ogni momento o evento esaltante della nostra Storia<br />

patria. Questo nostro naturale bisogno di rifarsi a Dante è stato efficacemente espresso nei noti versi<br />

carducciani:<br />

“Itala gente dalle molte vite,<br />

ove che albeggi la tua notte e un’ombra<br />

vagoli spersa dei vecchi anni, vedi<br />

ivi il Poeta”.<br />

Dante Alighieri.<br />

Dobbiamo poi convenire che la f<strong>in</strong>almente raggiunta Unità d’Italia è, <strong>in</strong> verità, qualcosa di molto più<br />

esaltante di un semplice albeggiare: è luce, è aurora, è <strong>in</strong>izio lum<strong>in</strong>oso di una nuova era.<br />

E’ parso, qu<strong>in</strong>di, doveroso una breve serie di riflessioni sul processo unificativo della Nazione: processo<br />

che, politicamente, si vuole concluso nel 1861 con l’Atto di proclamazione del Regno d’Italia (17 marzo),<br />

ricordando ed onorando l’idea unitaria del grande esule fiorent<strong>in</strong>o.<br />

Or sono settecento e più anni che Egli, unico, <strong>in</strong> una penisola <strong>in</strong>descrivibilmente parcellizzata <strong>in</strong> staterelli<br />

e Signorìe ferocemente e reciprocamente rissose, certamente rifacendosi alla chiara ripartizione politica e<br />

amm<strong>in</strong>istrativa imperiale romana, concepì un’Italia, vera “dom<strong>in</strong>a prov<strong>in</strong>ciarum” giust<strong>in</strong>ianea.<br />

Anche i superficiali conoscitori della “Div<strong>in</strong>a Commedia” sanno che la più significativa, fra le molte<br />

simmetrie che caratterizzano il “poema sacro”, è certamente quella dei canti VI nelle tre cantiche: nell’Inferno<br />

l’oscuro e goloso fiorent<strong>in</strong>o Ciacco descrive le misere condizioni di Firenze; nel Purgatorio Dante stesso<br />

<strong>in</strong>terrompendo il mantovano trovatore Sordello, esplode nella celeberrima <strong>in</strong>vettiva “Ahi! Serva Italia di<br />

dolore ostello” senza, per questo, dimenticare di apostrofare nuovamente la Sua amata Firenze ; nel Paradiso,<br />

<strong>in</strong>f<strong>in</strong>e,Giust<strong>in</strong>iano celebra la gloria dell’”aquila imperiale” [dell’Italia,tout court , da cui l’ “aquila” aveva<br />

spiccato il volo].<br />

L’ambito del motivo politico si amplia smisuratamente - dall’Inferno al Paradiso - <strong>in</strong> questa stupenda


Sentiero Tricolore 8<br />

simmetria, ma ciò che sostanzia l’alta visione dantesca, ciò che è sotteso nelle <strong>in</strong>vettive di Inferno e Purgatorio<br />

e nella celebrazione imperiale del Paradiso, è l’ardente passione per un’Italia f<strong>in</strong>almente unita, libera e<br />

degna del suo glorioso passato: unita, nei naturali e sicuri conf<strong>in</strong>i naturali: unita da un f<strong>in</strong>o ad allora<br />

disprezzato “volgare”. [che Egli, titano anche <strong>in</strong> questo, elevò a vera l<strong>in</strong>gua, rendendolo miracolosamente<br />

“illustre”].<br />

Di questa grandiosa visione dantesca soltanto l’unità politica e l<strong>in</strong>guistica, anche se non del tutto<br />

compiutamente, è stata realizzata.<br />

Si dirà che non è il caso, oggi come oggi, di parlare di un’Italia “giard<strong>in</strong>o” dell’Impero, giacché non<br />

esistono Imperi <strong>in</strong> Europa e, molto meno esistono Imperi sacri. Ma, <strong>in</strong> una superiore visione ed <strong>in</strong>terpretazione<br />

storiche che consideri il “sacro” ed il “profano” solo due meri “accidenti” della Storia stessa, sarebbe<br />

forse fuori luogo idealizzare il ruolo dell’Italia odierna come il “giard<strong>in</strong>o”dell’Europa? Tanto più che<br />

questa Europa Unita, che ha pur r<strong>in</strong>negato radici cristiane, è nata da un’idea cristiana di fratellanza e di<br />

pace: la stessa idea cristiana sottesa dall’ Impero Sacro medievale.<br />

Recentemente l’Onorevole FISICHELLA ha <strong>in</strong>titolato “IL MIRACOLO DEL RISORGIMENTO”, un<br />

suo breve studio sulle vicende politiche e belliche che hanno accompagnato, nel secolo XIX, il processo di<br />

unificazione della “penisola”.<br />

In effetti il “Risorgimento”, come, qualche secolo prima, il “R<strong>in</strong>ascimento”, è stato un periodo storico<br />

eccezionalmente denso di accadimenti significativi, ma non tale da meritare di essere def<strong>in</strong>ito “miracoloso”<br />

se, con tale term<strong>in</strong>e - <strong>in</strong> l<strong>in</strong>ea con l’<strong>in</strong>terpretazione corrente - lo si voglia considerare quasi una s<strong>in</strong>golarità<br />

storica disconnessa dalla situazione precedente.<br />

Non è affatto così e proprio Dante ci <strong>in</strong>segna, <strong>in</strong> materia, che le leggi regolatrici delle vicende umane,<br />

come quelle che presiedono all’universo fisico, non consentono miracoli, ma seguono il loro corso “oltre la<br />

difension dei senni umani”.<br />

In s<strong>in</strong>tesi, nella Sua <strong>in</strong>terpretazione della Storia, Dante afferma, senza sm<strong>in</strong>uire il valore del pr<strong>in</strong>cipio<br />

del “libero arbitrio” propugnato dalla dottr<strong>in</strong>a cristiana e, qu<strong>in</strong>di, senza porre <strong>in</strong> discussione il merito dei<br />

s<strong>in</strong>goli protagonisti di accadimenti ed eventi, che ogni epoca consegue necessariamente da quella precedente.<br />

(Dante - Inf. - VI - vv. da 67 a 96) E solo per questo - riteniamo di poter aggiungere - la Storia risulta<br />

comprensibile).<br />

Questa conseguenza necessaria, alla quale, <strong>in</strong> Dante, presiede la “Fortuna” (ivi verso 68) quale “m<strong>in</strong>istra<br />

di Colui la cui saver tutto trascende” (ivi verso 73) [cioè di DIO], non pone <strong>in</strong> discussone, come già<br />

accennato, la libertà umana. Una conseguenza necessaria, al contrario, nella quale noi moderni preferiamo<br />

vedere una vera e propria “nemesi”, immanente agli accadimenti anziché una “div<strong>in</strong>a provvidenza” o,<br />

appunto, la “Fortuna”.<br />

Il “Risorgimento” fiorì o, più precisamente, esplose soltanto dopo<br />

che il latente, lunghissimo ed anonimo processo sotterraneo dell’”idea<br />

Italia”, prigioniera <strong>in</strong> tutte le parcellizzazioni della “penisola”,<br />

riallacciandosi <strong>in</strong> ogni cittad<strong>in</strong>o, attraverso le significative realizzazioni<br />

r<strong>in</strong>ascimentali, all’orgogliosa memoria della grandezza romana ormai<br />

avvertita come nostra legittima eredità, divenne fiera ed esibita<br />

consapevole rivendicazione nella stragrande maggioranza degli<br />

italiani.<br />

Il canto armato risorgimentale: quel “Fratelli d’Italia” del giovane<br />

Tirteo genovese, assurto, dopo oltre un secolo, ad Inno ufficiale<br />

Bandiera della Coorti della Legione<br />

Lombarda istituita da Napoleone<br />

l’11 ottobre 1796.<br />

dell’Italia repubblicana: quell’ “elmo di Scipio” da c<strong>in</strong>gere possono,<br />

sì, essere superficialmente giudicati rem<strong>in</strong>escenze di uno studente del<br />

classico, ma, più <strong>in</strong> profondità si riallacciano esplicitamente,<br />

annullando secoli di sup<strong>in</strong>a servitù allo “straniero”, all’orgogliosa<br />

memoria della grandezza romana.<br />

E non è specialmente per quella sua esaltazione mistica e teologica della funzione politica e religiosa<br />

dell’Impero romano [ cfr. canto VI del Paradiso] che il “Poema sacro, / al quale ha posto mano e cielo e<br />

terra” (Paradiso - XXX - versi 1 e 2) ha avuto larghissima diffusione specialmente nell’Italia disunita<br />

contribuendo al formarsi ed all’irrobustirsi dell’Idea “Italia”?<br />

Dante, exul immeritus, merita, anche per questo, di essere onorato come Padre della Patria.<br />

Un tenacissimo filo d’oro collega Risorgimento e (memoria della) grandezza romana.


Sentiero Tricolore 9<br />

E poco importa, <strong>in</strong> questa superiore <strong>in</strong>terpretazione storica della<br />

nostra vita bimillenaria, che, per realizzarsi, quest’idea “Italia”,<br />

guidata dalla “Fortuna” dantesca (o dalla necessità), si sia avvalsa,<br />

quasi <strong>in</strong>trecciandovisi <strong>in</strong>estricabilmente, alle mire espansionistiche di<br />

un Pr<strong>in</strong>cipato geograficamente eccentrico alla “fatal penisola” e, f<strong>in</strong>o<br />

a quando non furono assordanti, <strong>in</strong>sensibile alle grida di dolore degli<br />

<strong>Italiani</strong> che volevano libertà e Patria.<br />

Chi, oggi, tenta di giustificare deliranti tesi separatiste o,<br />

stoltamente, si f<strong>in</strong>ge pure radici celtiche proprio nei luoghi dove gli<br />

<strong>in</strong>vasori barbari, compresi i celti, furono conquista del verbo cristiano<br />

e dello jus romanum e o nega o m<strong>in</strong>imizza o deride il valore del<br />

Risorgimento, dimostra di non aver capito un bel nulla del grande<br />

<strong>in</strong>segnamento della Storia.<br />

E che tali grotteschi conv<strong>in</strong>cimenti, goffamente sbandierati,<br />

Bandiera della Repubblica<br />

Cispadana 9 gennaio 1797.<br />

costituiscano la vera ratio, l’esibito “credo” di una notevole e seguita forza politica non può essere che<br />

motivo di seria preoccupazione.<br />

17 marzo 1861<br />

Proclamazione del Regno d’Italia<br />

Abbiamo <strong>in</strong>iziato queste riflessioni sul “Risorgimento italiano” accennando al concetto della “Fortuna”<br />

dantesca, la quale, contro tutti gli “<strong>in</strong>tendimenti umani”, presiede e determ<strong>in</strong>a la“Storia” umana e ho<br />

creduto di poter/dover <strong>in</strong>scrivere <strong>in</strong> questa superiore concezione, come sua esemplare dimostrazione, anche<br />

l’avvento, sotto la forma di “Regno” sabaudo, dell’Unità politica della Nazione italiana, esito f<strong>in</strong>ale delle<br />

lotte ideologiche e degli eventi bellici, più o meno consapevolmente f<strong>in</strong>alizzati a quello scopo, che hanno<br />

contrassegnato quel periodo <strong>in</strong>tensissimo, che, grosso modo, è stato il quarantennio che va dal 1820 al<br />

1860.<br />

Riteniamo, <strong>in</strong>somma, che l’Unità politica dell’Italia, ufficializzata il 17 marzo 1861 attraverso la<br />

proclamazione del “Regno d’Italia”, così come emersa dal groviglio di quegli accadimenti, confermi, <strong>in</strong><br />

sommo grado, la validità della concezione dantesca.<br />

La quale concezione, secolarizzata, cioè svestita di tutte le implicazioni teleologiche attribuite alla div<strong>in</strong>a<br />

provvidenza, specifiche nella concezione dantesca, equivale, per quanto concerne la dimostrazione della<br />

nostra impossibilità di dom<strong>in</strong>are/determ<strong>in</strong>are il flusso degli eventi, al concetto positivista di una Storia<br />

immanente su sé stessa, che si realizza autonomamente e d<strong>in</strong>amicamente e via via necessitata, <strong>in</strong> ciascun<br />

istante, dalla somma degli accadimenti precedenti e <strong>in</strong> modo tale che il risultato f<strong>in</strong>ale, sempre provvisorio<br />

e problematico per la nostra conoscenza, nel fluire del tempo, balza fuori, <strong>in</strong>atteso, dal groviglio dei conflitti<br />

di molte volontà s<strong>in</strong>gole, a loro volta determ<strong>in</strong>ate o almeno, predisposte o coercitivamente da un’<strong>in</strong>conoscibile<br />

folla di condizioni speciali di esistenza.<br />

Se volessimo matematizzare una tale concezione positivista, qui richiamata, perché fece la sua prima<br />

comparsa proprio <strong>in</strong> quel periodo risorgimentale nell’ambito del “materialismo storico”, potremmo<br />

equiparare le s<strong>in</strong>gole o collettive volontà umane ad altrettanti parallelogrammi di forze impossibili da<br />

calcolare con esattezza, che, <strong>in</strong>crociandosi e <strong>in</strong>teragendo fra loro, determ<strong>in</strong>ano una risultante - nel nostro<br />

caso l’avvenimento storico - che, perciò, deve essere considerata come il prodotto di una forza che agisce<br />

come un tutto <strong>in</strong> modo <strong>in</strong>cosciente e cieco. Una risultante, dunque, che sarà sempre qualcosa che nessuno<br />

ha voluto, ma nella quale ciascuno potrà/dovrà riconoscersi <strong>in</strong> parte e che, necessariamente, a sua volta,<br />

assumerà la funzione di un ulteriore e complesso punto causale di altri accadimenti nell’<strong>in</strong>cessante divenire<br />

storico.<br />

Come si vede, la Storia è, <strong>in</strong> questa concezione, nulla di più e nulla di meno di un <strong>in</strong><strong>in</strong>terrotto processo<br />

determ<strong>in</strong>istico naturale [un eracliteo e cieco “verrebbe la voglia di scrivere irrispettosa delle libere volontà<br />

degli umani, e, per questo, anche imprevedibile agli umani, perché non sarà mai possibile - ritengo - calcolare<br />

esattamente e <strong>in</strong> ogni istante, per dedurne la risaltante f<strong>in</strong>ale, né [mantenendo l’analogia formulata qui


Giuseppe Garibaldi.<br />

Sentiero Tricolore 10<br />

sopra] le proprietà di quei parallelogrammi di forze, né, tanto<br />

meno, i risultati istantanei delle loro <strong>in</strong>numerevoli ed <strong>in</strong>cessanti<br />

<strong>in</strong>terazioni.<br />

Il fatto poi, che <strong>in</strong> ogni s<strong>in</strong>golo istante, il complessivo carico<br />

degli eventi sia, a sua volta, contemporaneamente,<br />

<strong>in</strong>sc<strong>in</strong>dibilmente, necessariamente, un prodotto non meramente<br />

matematico di tutte le <strong>in</strong>terazioni passate - “atto” - e seme –<br />

“potenza” - degli accadimenti futuri, dovrebbe, almeno, <strong>in</strong>durci<br />

ad essere più cauti nella drastica ed univoca def<strong>in</strong>izione delle<br />

periodizzazioni tematiche della Storia.<br />

A noi sembra che le due spiegazioni. quella teologica o della<br />

Provvidenza div<strong>in</strong>a o, comunque, trascendentale e quella<br />

positivista o materialista o, comunque, immanente, pongano<br />

<strong>in</strong> luce la fondamentale <strong>in</strong>capacità umana di comprensione<br />

piena, nel loto <strong>in</strong>cessante accadere e presentarsi a noi, dei fatti<br />

storici e spiegh<strong>in</strong>o, perciò, come la Storia, pur osannata<br />

“magistra vitae”, non abbia veramente mai <strong>in</strong>segnato un bel<br />

nulla ad un’Umanità che ripete testardamente gli errori passati.<br />

Ora, esam<strong>in</strong>ando l’epoca che ci <strong>in</strong>teressa, possiamo<br />

affermare che il pensiero politico italiano attorno al 1830 e<br />

per l’<strong>in</strong>tera epoca risorgimentale, si presenta suddiviso <strong>in</strong> tre<br />

correnti pr<strong>in</strong>cipali <strong>in</strong>dipendenti l’una dall’altra e talora<br />

contrapposte. Esse sono: 1° Mazz<strong>in</strong>ianesimo, 2° Liberalismo<br />

moderato, 3° Liberalismo radicale.<br />

Ciascuna di queste tre correnti pr<strong>in</strong>cipali di pensiero era<br />

fiancheggiata, a destra e a s<strong>in</strong>istra, da correnti m<strong>in</strong>ori come<br />

quelle del Neoguelfismo (Gioberti), del Federalismo (Cattaneo),<br />

del Comunismo ( Buonarroti).<br />

L’ideale repubblicano, articolato nell’istanza unitaria rivoluzionaria mazz<strong>in</strong>iana, largamente<br />

maggioritaria, e <strong>in</strong> quella, m<strong>in</strong>oritaria, federalista ( Cattaneo),<br />

prevaleva. <strong>in</strong>contrastato, nella Nazione, sul liberalismo moderato di<br />

tendenza monarchico-costituzionale.<br />

Quest’ultimo, <strong>in</strong> sostanza una teoria di compromesso fra l’ancien<br />

regime e le nuove istanze libertarie e democratiche, così come risulta<br />

nell’elaborazione del filosofo e pensatore francese Francois GUIZOT,<br />

era un liberalismo che ben si adattava alle esigenze politiche dei<br />

Pr<strong>in</strong>cipi sabaudi e, qu<strong>in</strong>di, figurò subito al centro della politica<br />

cavouriana, fedelmente protesa al soddisfacimento di quelle esigenze.<br />

La tendenza repubblicana unitaria, dunque, così generalizzata e<br />

così fortemente radicata nel Paese costr<strong>in</strong>geva a prevedere chiaramente<br />

che l’esito f<strong>in</strong>ale dell’accesa lotta politica sarebbe stato l’avvento di<br />

una repubblica unitaria rivoluzionaria o, con m<strong>in</strong>ore probabilità,<br />

federalista..<br />

Bandiera della<br />

Repubblica Cisalp<strong>in</strong>a<br />

29 giugno 1797.<br />

Contro ogni più ragionata ed obiettiva previsione l’esito f<strong>in</strong>ale fu, <strong>in</strong>vece, la nascita di un “Regno d’Italia”<br />

o, più precisamente e meno ipocritamente, l’ampliamento territoriale di un “Regno sabaudo” plurisecolare<br />

e marg<strong>in</strong>ale, se non proprio estraneo, sia sotto l’aspetto geografico, sia, soprattutto, <strong>in</strong> riferimento<br />

all’<strong>in</strong>capacità assoluta di capire- almeno a livello politico, d<strong>in</strong>astico ed aristocratico,e perf<strong>in</strong>o nel proprio<br />

ambito territoriale - il profondo travaglio politico e l’eroica esaltazione patriottica di quegli anni E fu,<br />

quella nascita, soprattutto, se non proprio esclusivamente, il consolidamento di una vecchia “Monarchia”<br />

che, pur formalmente costituzionale, non aveva dato prova conv<strong>in</strong>cente di voler assecondare le fondamentali<br />

istanze di democrazia e libertà prorompenti nello stesso ambito Sardo - piemontese.<br />

Senza dubbio un risultato del genere scaturiva da solide e valide ragioni, <strong>in</strong> piccola parte a noi<br />

comprensibili e, di fatto, comprese, e <strong>in</strong> gran parte <strong>in</strong>comprensibili e, di fatto, <strong>in</strong>comprese: queste ultime<br />

dico, elaborate dalla Storia medesima nel crogiuolo delle <strong>in</strong>f<strong>in</strong>ite <strong>in</strong>terazioni occorse fra le volontà ed


Sentiero Tricolore 11<br />

attività umane <strong>in</strong> atto ed il peso risultante di tutte le <strong>in</strong>terazioni<br />

pregresse.<br />

Non solo la Storia non bara mai, ma è onesta nel più imparziale e<br />

crudele dei modi.<br />

Tali, pertanto - devono essere state queste ragioni - da neutralizzare<br />

le profonde e generali aspirazioni repubblicane del momento della<br />

stragrande maggioranza degli italiani. La storiografia successiva le<br />

ha <strong>in</strong>dagate m<strong>in</strong>uziosamente facendone un ben nutrito e ragionato<br />

elenco che va dall’<strong>in</strong>capacità di Giuseppe MAZZINI e dei puri<br />

repubblicani mazz<strong>in</strong>iani di discendere dalla sfera dell’ideale<br />

vagheggiato per dialogare con la realtà, all’<strong>in</strong>sensibilità patriottica<br />

della stragrande maggioranza delle masse proletarie e contad<strong>in</strong>e<br />

tormentate da problemi esistenziali di <strong>in</strong>audita gravità.<br />

Esorbita dalla modestia della presente riflessione farne oggetto di<br />

considerazione specifica.<br />

Bandiera della Repubblica Italiana<br />

al tempo di Gioacch<strong>in</strong>o Murat<br />

13 maggio 1802.<br />

Non possiamo, peraltro, non rilevare come l’antica politica antiaustriaca dei Savoia, motivata<br />

esclusivamente da velleità di supremazia d<strong>in</strong>astica, da appetiti territoriali - gli accordi di Plomberies fra<br />

Napoleone III e Cavour, per esempio, mettono a nudo la distanza abissale che separava i Savoia e Napoleone<br />

III dal comune sentire e volere de patrioti italiani - e <strong>in</strong>sensibile alle istanze popolari di libertà e di democrazia,<br />

costituisse, cont<strong>in</strong>gentemente, nella particolare temperie di quegli anni di esaltazione eroica di italianità,<br />

un prezioso elemento di attrazione per i patrioti italiani. In un tale scenario politico, essi, particolarmente<br />

i patrioti lombardo - veneti - che vedevano nell’Austria lo straniero <strong>in</strong>vasore da scacciare dal suolo patrio,<br />

consapevoli di non poter raggiungere un tale scopo con le proprie forze (con la rivoluzione vagheggiata da<br />

G. Mazz<strong>in</strong>i), dovettero necessariamente rivolgersi al Regno Sardo - piemontese come all’unica forza politica<br />

e militare <strong>in</strong> grado di tentare l’impresa.<br />

Senza perifrasi, riteniamo di poter affermare che il problema dell’Unità d’Italia, specie nell’aborrita<br />

forma repubblicana, non solo non fu mai e poi mai una scelta strategicamente ipotizzata dei Savoia o del<br />

Governo di Cavour <strong>in</strong> particolare, ambedue fermamente decisi a ripartire <strong>in</strong> tre zone la penisola «nord alla<br />

corona sabauda, sud confermato a Borboni, centro ad un Bonaparte sotto l’egida pontificia» ma una necessità<br />

<strong>in</strong>evitabile derivata, come sopra accennato, dalla politica antiaustriaca del Piemonte.<br />

Ciò è tanto vero che Vittorio Emanuele II e Cavour, <strong>in</strong>ciampati, per così dire, <strong>in</strong> questo problema italiano,<br />

posero ogni loro studio, mercanteggiando bassamente ed <strong>in</strong> perdita, prima, la disponibilità di un c<strong>in</strong>ico<br />

Napoleone III e ricorrendo, poi, perf<strong>in</strong>o alla violenza, per risolverlo d<strong>in</strong>asticamente: cioè per fare dell’Italia<br />

puramente e semplicemente un regno sabaudo.<br />

Tutto questo era stato previsto, valutato e denunciato lucidamente da un Giuseppe MAZZINI irriducibile<br />

avversario della politica cavouriana per ciò che concerneva l’unificazione dell’Italia. Rivolgendosi a<br />

CAVOUR, egli precisava causticamente: “Tra noi e Voi, signore, un abisso ci separa. Noi rappresentiamo<br />

l’Itala, Voi la vecchia ambiziosa, sospettosa monarchia. Noi desideriamo l’unità d’Italia, Voi l’<strong>in</strong>grandimento<br />

territoriale.”<br />

Non si vuole, certo, affermare che la proclamazione del “Regno d’Italia” il 17 marzo 1861 fu un male<br />

per l’Italia. Essa fu, al contrario, un grande bene. L’Italia, dopotutto, dopo un tale traguardo, non era più<br />

una semplice espressione geografica o, peggio, una terra di morti. Un bene del quale, nonostante tutto,<br />

dobbiamo sentirci debitori anche alla Corona sabauda che, come suol dirsi, “facendo di necessità virtù”<br />

abbracciò alf<strong>in</strong>e, anche se a modo suo, la causa dell’unità italiana. Un bene, del quale dobbiamo essere<br />

grati alla fiducia di tanti ardenti patrioti repubblicani e mazz<strong>in</strong>iani che , come Man<strong>in</strong>, pragmaticamente<br />

pensarono che, repubblica o regno, raggiunta l’Unità d’Italia, tutti gli altri vagheggiati obiettivi sarebbero<br />

divenuti più facilmente raggiungibili. Un bene, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, del quale, paradossalmente, dobbiamo essere grati,<br />

soprattutto, a LUI. All’<strong>in</strong>tegerrimo apostolo dell’Italia unita e repubblicana. Al sem<strong>in</strong>atore <strong>in</strong>stancabile che<br />

affasc<strong>in</strong>ava i giovani. A Giuseppe MAZZINI.<br />

Tuttavia, su un piano di riflessioni non cont<strong>in</strong>genti, considerato che nella complessa partita ebbe peso<br />

precipuo l’<strong>in</strong>tervento chiaramente <strong>in</strong>teressato di una grande potenza europea - della Francia che, come<br />

compenso del problematico aiuto, si annetteva la Savoia,culla sabauda!, e Nizza, la città italiana del più<br />

italiano fra i combattenti di quel periodo: di Giuseppe GARIBALDI! - si deve ammettere che, ancora una<br />

volta, la mente, alias “fortuna”, “caso”, “immanenza”, “necessità”, che presiede alla Storia, dimostrava


Sentiero Tricolore 12<br />

la totale <strong>in</strong>sufficienza degli accorgimenti e delle previsioni umane: che quel bene ci era venuto <strong>in</strong> casuali<br />

modi disattesi: che, purtroppo, ancora una volta, gli italiani, come da sempre divisi su tutto, avevano avuto<br />

bisogno di armi straniere per sistemare le faccende di casa propria.<br />

Sempre su un piano di riflessioni non cont<strong>in</strong>genti noi riteniamo che la Storia, che non bara, che nulla<br />

spreca, che tutto conteggia, ci costr<strong>in</strong>ga a vedere i due grandi italiani<br />

- Giuseppe MAZZINI, dico, e Camillo Benso di CAVOUR - l’uno<br />

complemento dell’altro<br />

Mai l’ideale mazz<strong>in</strong>iano dell’Unità d’Italia sarebbe divenuto realtà<br />

senza il pragmatismo politico di un Cavour: mai l’ardita politica<br />

cavouriana sarebbe stata capace di riunire la Penisola senza quel seme<br />

d’amore sparso a piene mani, <strong>in</strong> quarant’anni di battaglie. dal<br />

genovese, ammiratore, cultore e commentatore di Dante: da Giuseppe<br />

MAZZINI, e lievitato <strong>in</strong> tanti giovani petti: da Garibaldi, a Pisacane,<br />

a Mameli, ai Fratelli Bandiera, agli umili sconosciuti, dei quali rifulse<br />

gloria anonima sui campi di battaglia di tutt’ITALIA.<br />

Su un piano di pura cont<strong>in</strong>genza storica, cioè, legato strettamente<br />

al flusso di quegli avvenimenti storici e ai loro esiti prossimi, dovremo<br />

Bandiera del Regno Italico<br />

1805 - 1814.<br />

convenire che l’avvento del “Regno fu la totale sconfitta degli ideali repubblicani e rivoluzionari e,<br />

specialmente, di colui che, braccato per un quarantennio dalle polizie sabauda e francese, fu veramente, ed<br />

è ora riconosciuto, il vero, il puro, l’alto, l’<strong>in</strong>transigente, l’eroico “padre della Patria”: di Giuseppe MAZZINI.<br />

Egli meriterebbe molto più che un fugace accenno. Qui piace <strong>in</strong>trodurne una breve memoria con i versi<br />

di Giosuè CARDUCCI<br />

SULLA TOMBA DI MAZZINI<br />

L’ultimo / de’ grandi italiani antichi /e il primo de’ moderni<br />

il pensatore / che de’ romani ebbe la forza / de’ comuni la fede / de’ tempi novi il concetto il politico<br />

che tardi ascoltato nel 1848 / r<strong>in</strong>negato abilitato nel 1850<br />

lasciato prigione nel 1870 /sempre e su tutto dilesse la patria italiana<br />

l’uomo / che tutto sacrificò<br />

che amò tanto / e molti compatì e non odiò mai<br />

GIUSEPPE MAZZINI<br />

dopo quarant’anni di esilio / passa libero per terra italiana / oggi che è morto<br />

o ITALIA / quanta gloria e quanta bassezza / e quanto debito per l’avvenire.<br />

Viva l’Italia, Viva Mazz<strong>in</strong>i, Viva Cavour, Viva il 17 marzo 1861<br />

Unità d’Italia - Dono <strong>in</strong>atteso del Sud,<br />

<strong>in</strong>atteso, immeritato e troppo grande per la Corona sabauda<br />

Una vignetta satirica pre-unitaria ci rappresenta un CAVOUR pacioso e piuttosto corpulento strattonato<br />

violentemente, a s<strong>in</strong>istra, dall’arcigna Rivoluzione e, a destra, dalla brutta vecchiaccia della Diplomazia,<br />

stile antico. Il pacioso Camillo, <strong>in</strong>vece, senza abbandonare la propria imperturbabilità, esorta le due<br />

“streghe”, ansiose, ciascuna, di tirarlo dalla propria parte, a stare calme e soggiunge che, se fosse possibile,<br />

vorrebbe andare d’accordo con ambedue.<br />

La vignetta vorrebbe evidentemente sottol<strong>in</strong>eare, <strong>in</strong>sieme con la centralità moderata della politica<br />

cavouriana, anche l’opera di conciliazione e di equilibrio fra le opposte tendenze posta <strong>in</strong> atto al f<strong>in</strong>e di<br />

raggiungere l’obiettivo dell’Unità d’Italia senza ricorso alla rivoluzione o ad una diplomazia di altri tempi..<br />

Ritengo, peraltro, che, nella vignetta, l’<strong>in</strong>tendimento laudativo dell’opera diplomatica, peraltro<br />

ammirevole, del Cavour non sia adeguatamente obiettivo.<br />

Colpisce, per esempio, nella vignetta, l’identica reazione attribuita a CAVOUR sia nei confronti della<br />

“Rivoluzione”che <strong>in</strong> quelli della vecchia “Diplomazia”. E’, <strong>in</strong>fatti, a tutti nota,da una parte, la viscerale<br />

avversione del Conte per i “Democratici” <strong>in</strong> genere e, <strong>in</strong> particolare, per i mazz<strong>in</strong>iani, veri perseguitati


Sentiero Tricolore 13<br />

politici e, dall’altra, la sua predilezione per la tessitura di laboriosi accordi diplomatici, arditi e <strong>in</strong>novativi<br />

f<strong>in</strong>o ad un certo punto, ma né alieni dal ricorso a vecchie deplorevoli usanze (matrimoni, per esempio) per<br />

corroborarli, né rispettosi della fedeltà territoriale al proprio Stato (l’esecrata donazione della Savoia e di<br />

Nizza all’ambiguo sponsor e traditore Napoleone III), né restii alla trama di <strong>in</strong>trighi di vario genere –<br />

compresa la provocazione di rivoluzioni ad hoc <strong>in</strong> perfetto stile mazz<strong>in</strong>iano o garibald<strong>in</strong>o - prima di passare<br />

all’azione per il sicuro e garantito raggiungimento delle f<strong>in</strong>alità perseguite.<br />

E quali furono, <strong>in</strong> realtà, le autentiche f<strong>in</strong>alità della sua decennale straord<strong>in</strong>aria attività politica? La<br />

storiografia moderna, pur riconoscendo il suo fondamentale ruolo nell’unificazione della Penisola, dimostra<br />

che il problema dell’unificazione d’Italia non rientrò fra i suoi progetti se non dopo l’annessione della<br />

Romagna (gennaio 1860) o, presso alcuni studiosi, addirittura, durante la risalita vittoriosa della Penisola<br />

da parte dei “Garibald<strong>in</strong>i”(agosto 1860)<br />

Ciò dimostra che la conversione di CAVOUR all’ideale dell’unificazione d’Italia fu <strong>in</strong>dotta, se non imposta,<br />

dagli avvenimenti contemporanei o immediatamente successivi alla campagna franco – piemontese del<br />

1859, <strong>in</strong>op<strong>in</strong>atamente spenta dall’imperatore. Situazione grave ed improvvisa che egli non solo non seppe<br />

padroneggiare ricorrendo ad azioni alternative che ne attenuassero l’impatto sull’<strong>in</strong>credulo popolo dei<br />

patrioti italiani, ma che assunse a pretesto per le sue non onorevoli dimissioni.<br />

Che quello <strong>in</strong>dicato nella prima ipotesi– gennaio 1860 – sia il periodo durante il quale si sarebbe maturata<br />

la conversione di Cavour al problema dell’unificazione d’Italia, pur sempre <strong>in</strong> subord<strong>in</strong>e agli <strong>in</strong>teressi della<br />

monarchia sabauda, sarebbe dimostrato dagli accordi di Plombieres (20 luglio 1858) e da tutto quello che<br />

seguì a quegli accordi f<strong>in</strong>o all’annessione al Piemonte della Romagna (gennaio 1860. Tristissimo suggello<br />

di quegli accordi, imposto dal c<strong>in</strong>ico Bonaparte e “ruffianamente” caldeggiato dal “grande” Cavour con<br />

una prolissa ed untuosa lettera al Suo Re, furono il matrimonio della pr<strong>in</strong>cipessa sabauda Clotilde,<br />

qu<strong>in</strong>dicenne figlia prediletta(!!!) di Vittorio Emanuele II, [Ora Serva di Dio],con Gerolamo BONAPARTE,<br />

il “libert<strong>in</strong>o” cug<strong>in</strong>o di Napoleone III (31 gennaio 1859) ed il trattato d’amicizia franco-piemontese nel<br />

quadro del quale fu decisa – verbalmente - la dest<strong>in</strong>azione del futuro Regno del Centro Italia al predetto<br />

Gerolamo. Anche le dimissioni di CAVOUR, luglio 1859 / gennaio 1860 confermano il persistere nel Conte<br />

dell’ideale d<strong>in</strong>astico di un regno sabaudo dell’Alta Italia tradito dal suo imperiale sponsor..<br />

Sembra, pertanto, coerente con la cronologia degli avvenimenti ritenere che la Sua“ conversione”<br />

all’unificazione d’Italia – pur sempre nel quadro dell’espansione monarchica- sia <strong>in</strong>tervenuta con il suo<br />

ritorno alla <strong>Presidenza</strong> del Consiglio (21 gennaio 1860) contemporaneo all’annessione della Romagna al<br />

Piemonte.<br />

Ecco. Proprio su quelle dimissioni occorre riflettere. Esse testimoniano quanto poco <strong>in</strong>teressasse al<br />

Conte l’unificazione dell’Italia, quanto esclusivamente fosse Egli v<strong>in</strong>colato agli <strong>in</strong>teressi d<strong>in</strong>astici di Casa<br />

Savoia: v<strong>in</strong>colato a tal punto d’aver concordato, proprio Lui, l’asettico diplomatico osannato da tutti:<br />

d’aver concordato, dicevo, con lo sfuggente Napoleone III, il casus belli necessario per l’<strong>in</strong>izio delle ostilità<br />

contro l’Austria attraverso la provocazione di un’<strong>in</strong>surrezione popolare dei massa carraresi contro i Lorena<br />

di Modena.[Ciò che corrisponde esattamente e contemporaneamente alla r<strong>in</strong>uncia totale al gioco<br />

diplomatico per il quale è famoso e all’abbraccio del crim<strong>in</strong>alizzato puro metodo <strong>in</strong>surrezionale mazz<strong>in</strong>iano<br />

utilizzato, tuttavia, non al nobilissimo f<strong>in</strong>e dell’unità d’Italia, ma al servizio di ambiziosi progetti d<strong>in</strong>astici<br />

sabaudi e, specialmente, napoleonici, che, se portati a compimento, avrebbero posto una pietra tombale<br />

sull’Italia unita.]<br />

Gli accordi di Plombieres prevedevano, <strong>in</strong>fatti, un grande Piemonte al Nord ai danni dell’Austria, e due<br />

regni, centro e sud Italia, appositamente progettati per offrire alla Francia il dom<strong>in</strong>io, più che la totale<br />

<strong>in</strong>gerenza negli affari della Penisola. Erano accordi che, nel gioco diplomatico delle grandi Potenze<br />

dell’epoca, promettendo qualcosa di fumoso al piccolo e ambizioso Piemonte e che, privandolo <strong>in</strong>oltre<br />

dell’avita Savoia e di Nizza, avrebbero consentito alla Francia di sostituirsi alla grande nella Penisola<br />

all’odiata Austria. Accordi, dunque, che, se realizzati, avrebbero reso impossibile, per molti anni ancora,<br />

l’unità d’Italia. Accordi, <strong>in</strong>somma, di vecchio stile diplomatico <strong>in</strong>trigante, che non tenevano nessun conto<br />

delle aspirazioni unitarie dei patrioti italiani. Il c<strong>in</strong>ico voltafaccia di Napoleone III, che testimoniava la<br />

totale sconfitta dei suoi sogni di grandeur, facilitò e accelerò – oh vie imperscrutabili della Storia! –piuttosto<br />

che ostacolarlo o ritardarlo, il processo di formazione dell’unità italiana. Se CAVOUR fosse stato aperto<br />

veramente al problema italiano, avrebbe capito tutto questo e non si sarebbe dimesso.<br />

Se questa prima ipotesi storiografica è corretta, allora noi dobbiamo considerare , suggerito dallo stesso<br />

Napoleone III e da Cavour, funzionale alla prevista guerra contro l’Austria a fianco della Francia, e non


Sentiero Tricolore 14<br />

all’unificazione dell’Italia, anche il famoso “..non siamo <strong>in</strong>sensibili al grido di dolore che da tante parti<br />

d’Italia si leva verso di noi”, pronunciato da Vittorio Emanuele II il 10 gennaio 1859 nel discorso di apertura<br />

del Parlamento e che viene citato, a sproposito, come la dimostrazione del Suo <strong>in</strong>teresse all’unificazione<br />

dell’Italia. [Molti, <strong>in</strong> quegli anni, avevano sulle labbra il vocabolo “italiani”, ma, a quanto risulta, soltanto<br />

nei mazz<strong>in</strong>iani e, forse, <strong>in</strong> pochi altri ambienti culturalmente elevati quel vocabolo significava<br />

l’appartenenza alla futura Nazione Italia. Per tutti gli altri, compreso il grande CAVOUR, esso significava<br />

semplicemente soltanto l’abitante <strong>in</strong> quell’”espressione geografica” ab antiquo ereditata anche con i<br />

nomi bellissimi di Enotria e Ausonia.<br />

Nonostante autorevoli <strong>in</strong>terpretazioni che vogliono sottese agli accordi italo – francesi di Plombieres<br />

non sapremmo quali previsioni di positivi sviluppi politici per l’Unità d’Italia, il problema dell’unificazione<br />

politica dei popoli italiani vi fu totalmente assente. Vi possiamo leggere le premesse fondanti, con il supporto<br />

delle sconsiderate ambizioni sabaude e cavouriane, del predom<strong>in</strong>io francese <strong>in</strong> Italia.<br />

A dimostrazione che CAVOUR, appena un mese prima – 29 dicembre 1859 - del suo rientro nel Governo<br />

del RE, considerava conclusa la sua missione, riporto , da “Il Risorgimento italiano – Storia e Testi” di<br />

Denis Mack Smith, ciò che l’allora dimissionario primo m<strong>in</strong>istro volle confessare all’Onorevole MASSARI:<br />

«Bisogna lasciar Napoli da parte; l’Italia una sarà opera dei nostri figli; io mi contento di ciò che c’è;<br />

così potessimo andare f<strong>in</strong>o ad Ancona».<br />

Le considerazioni formulate qui sopra sarebbero ancor più valide se come sostengono alcuni storici di<br />

valore, se la conversione di Cavour alla causa dell’unificazione d’Italia – se pure di conversione si tratta e<br />

non PIUTTOSTO di necessario accoglimento e sfruttamento a f<strong>in</strong>i monarchici di una situazione oltremodo<br />

favorevole per un <strong>in</strong>sperato progetto di ulteriore <strong>in</strong>grandimento del Regno sabaudo - fosse <strong>in</strong>tervenuta<br />

nella primavera - estate del 1960 a seguito della vittoriosa risalita dello stivale da parte dei garibald<strong>in</strong>i<br />

Fu, <strong>in</strong>fatti, la miracolosa campagna garibald<strong>in</strong>a, di schietta natura e orig<strong>in</strong>e mazz<strong>in</strong>iane e l’annunciato<br />

diverso atteggiamento francese favorevole ad un ridimensionamento dello Stato pontificio [Diverso<br />

atteggiamento sul quale <strong>in</strong>fluirono prevalentemente considerazioni estranee alla situazione italiana]a<br />

far rompere gli <strong>in</strong>dugi a Cavour: penetrare arditamente, con l’Esercito, nell’Italia centrale per <strong>in</strong>iziare una<br />

vera guerra di conquista – e non di liberazione - di territori dello Stato pontificio; usurpare, con l’<strong>in</strong>dizione<br />

di plebisciti <strong>in</strong>decorosi, quanto conquistato dalle “camicie rosse”; fermare, soprattutto, Garibaldi e, con<br />

lui, elim<strong>in</strong>are def<strong>in</strong>itivamente il pericolo mazz<strong>in</strong>iano e la m<strong>in</strong>acciosa possibilità di uno Stato dell’Italia<br />

centromeridionale rivoluzionario e repubblicano con capitale Roma, naturalmente ostile alla monarchia<br />

sabauda.<br />

Il tempismo e l’audacia di un CAVOUR radicalmente ostile a tutto ciò che era orig<strong>in</strong>ato da MAZZINI,<br />

[che, anche <strong>in</strong> quelle cont<strong>in</strong>genze altamente sfavorevoli per i suoi progetti rivoluzionari, aveva manifestato<br />

a Re Vittorio Emanuele II la totale e s<strong>in</strong>cera accettazione della<br />

soluzione monarchica dell’Unità d’Italia] unitamente all’<strong>in</strong>genuità e<br />

grandezza d’animo di un GARIBALDI, affasc<strong>in</strong>ato dall’ideale<br />

mazz<strong>in</strong>iano, avevano concorso, a loro reciproca <strong>in</strong>saputa, alla<br />

formazione di un Regno che piacque def<strong>in</strong>ire Unità della Nazione<br />

italiana.<br />

Il ragionamento formulato qui sopra sosp<strong>in</strong>ge a concludere che<br />

l’Unità politica dell’Italia si sarebbe <strong>in</strong>iziata concretamente e conclusa<br />

nel breve arco di sette – otto mesi, <strong>in</strong> senso monarchico, al di là delle<br />

aspettative e dei calcoli di CAVOUR, e contro le accese aspirazioni<br />

della gran massa dei patrioti. Paradosso dei paradossi, la monarchia<br />

sabauda aveva v<strong>in</strong>to grazie alla rivoluzione esportata vittoriosamente<br />

dal mazz<strong>in</strong>iano GARIBALDI nel meridione.<br />

Caso? Provvidenza? Necessità? Certamente non previsione<br />

politica. Né, nonostante affermazioni di segno contrario, opera meditata<br />

da Camillo BENSO Conte di CAVOUR: né di VITTORIO EMANUELE<br />

II, <strong>in</strong>dubitabile assertore della causa monarchica: né di GARIBALDI,<br />

l’<strong>in</strong>genuo e generoso v<strong>in</strong>citore, che aveva <strong>in</strong>iziato un’avventura<br />

miracolosa per portare la rivoluzione f<strong>in</strong> nel cuore di ROMA: né, tanto<br />

meno, di Giuseppe MAZZINI che, armato di ideali giusti e nobilissimi,<br />

Vittorio Emanuele II.<br />

giudice obiettivo e fustigatore della politica sabauda, tutto assorto nel


Sentiero Tricolore 15<br />

suo puro ideale, ma nudo di diplomazia, aveva completamente ignorato<br />

la questione sociale e, <strong>in</strong>genuo quanto GARIBALDI,vedeva sottrarsi,<br />

proprio <strong>in</strong> prossimità della sua realizzazione e proprio ad opera del<br />

suo irriducibile avversario politico e mandante dei suo <strong>in</strong>f<strong>in</strong>iti arresti,il<br />

compimento di un sogno, che l’aveva tormentato ed affasc<strong>in</strong>ato per<br />

tutta la vita – ROMA, capitale di un’Italia del Sud, sicura premessa di<br />

una ROMA capitale di un’<strong>in</strong>tera ITALIA repubblicana.<br />

Cavour aveva operato eccellentemente e spregiudicatamente per il<br />

Suo Piemonte, per il Suo Re. E la sua decennale opera di statista al<br />

servizio della Monarchia sabauda aveva fatto del Piemonte<br />

d<strong>in</strong>asticamente antiaustriaco, liberale, modernizzato, prospero (<strong>in</strong><br />

confronto con gli altri Stati arretrati della Penisola) il polo di<br />

attrazione dei patrioti italiani. La sua azione, anche senza<br />

consapevolmente volerlo essere, fu complementare, sul piano della realtà, a quella, permeata di spiritualità<br />

travolgente, di altissimi e coerenti ideali, ma sterile di risultati del Suo acerrimo nemico politico: di Giuseppe<br />

Mazz<strong>in</strong>i.<br />

Già i contemporanei, pur riconoscendogli il merito di aver tanto operato per l’unificazione d’Italia, si<br />

domandarono se nei Suoi progetti politici figurasse quell’unificazione italiana per la quale era stato versato<br />

tanto sangue dai Patrioti lungo tutta la penisola.<br />

Scrive F. PETRUCCELLI della GATTINA <strong>in</strong> “I moribondi di Palazzo Carignano” : «Un dubbio solo<br />

gravita su la sua tomba. Volle egli l’Italia unita o non piuttosto un grande Piemonte? Tutta la Penisola o<br />

soltanto l’Italia del Nord?».<br />

Sembra che la Storia (o, <strong>in</strong> sua vece, la Provvidenza, il Caso, la Necessità o non so chi o che altro) si sia<br />

letteralmente divertita nel fare del “Risorgimento italiano”(come già aveva amato fare del “R<strong>in</strong>ascimento<br />

italiano”) un evento unico, irripetibile e privo, per colui che si <strong>in</strong>gegni di scoprirvela, di una sua logica<br />

<strong>in</strong>terna che lo spieghi sufficientemente. Evento unico ed irripetibile, come unica, irripetibile e miracolosa,<br />

fiorita dagli sconvolgimenti cosmici, è la configurazione dell’<strong>in</strong>cantato“giard<strong>in</strong>o” ove l’evento fu recitato.<br />

Non serve affatto scomodare, come pur abbiamo tentato di fare molto superficialmente <strong>in</strong> riflessioni<br />

precedenti, taluna delle molteplici teorie, che, negando completamente o parzialmente valore alle s<strong>in</strong>gole<br />

volontà ed all’agire umani, affidano a forze o a condizioni <strong>in</strong>conoscibili la piena responsabilità dell’accadere,<br />

per spiegare come occorso “a fortiori”, cioè, per non spiegare per niente, l’evento dell’UNITÀ d’Italia.<br />

Intorno al “cencioso”, all’<strong>in</strong>transigente, all’irriducibile e solitario purissimo apostolo dell’UNITÀ<br />

repubblicana e rivoluzionaria d’ITALIA ed all’eletta e ridotta schiera<br />

dei puri patrioti suoi seguaci, si affaticava un’altra schiera folta e<br />

variegata di personaggi <strong>in</strong>comparabilmente potenti – PIO IX,<br />

Napoleone III, Francesco Giuseppe, il Pr<strong>in</strong>cipe di METTERNICH,<br />

Vittorio Emanuele II, Primi M<strong>in</strong>istri <strong>in</strong>glesi, i Borbone, Cavour solo<br />

per citare i più noti – nel tentativo, variamente modulato, di impedire<br />

quell’unificazione o di partorirla geograficamente mutilata e<br />

politicamente tutelata dalle Grandi Potenze dell’epoca.<br />

Grande assente il popolo.<br />

E fu il popolo <strong>in</strong>vece. E tu proprio l’arretrato popolo meridionale,<br />

Bandiera del Regno delle due<br />

Sicilie con Stemma del Regno.<br />

Bandiera del Governo<br />

Insurrezionale della Sicilia<br />

Gennaio 1848.<br />

l’ultimo arrivato sulla scena risorgimentale a risolvere il problema<br />

dell’unificazione d’ITALIA. Furono gli arretrati servi della gleba, i<br />

contad<strong>in</strong>i angariati ed affamati del mezzogiorno d’ITALIA che,<br />

acclamandola loro liberazione, fecero dell’avventura di GARIBALDI<br />

e dei suoi “Mille” una marcia trionfale che, dopo NAPOLI delirante, avrebbe necessariamente avuto per<br />

meta la ROMA eterna e, con ROMA capitale, la f<strong>in</strong>e della forbita diplomazia sabaudo francese, del potere<br />

temporale della Chiesa e della fame di dom<strong>in</strong>io di Casa Savoia.<br />

Contro il semplice profilarsi di questa meravigliosa e <strong>in</strong>audita possibilità, la Corte sabauda, succuba e<br />

forte del benevolo placet imperiale francese – motivato da problematiche <strong>in</strong>terne e pan – europee - , non<br />

esitò, perché GARIBALDI capisse bene l’antifona,a far tuonare i cannoni di Ciald<strong>in</strong>i e di Fanti contro le<br />

sparute truppe pontificie. E GARIBALDI, semplice e generoso, pur sostenuto dal popolo che lo acclamava,<br />

spogliato delle sue conquiste per mezzo di plebisciti <strong>in</strong>decorosi ed <strong>in</strong>validabili e spogliatosi dei suoi diritti


Sentiero Tricolore 16<br />

di conquistatore, ubbidendo al suo Re <strong>in</strong>generoso, salvava dalla guerra civile ed unificava l’ITALIA.<br />

Chi ha v<strong>in</strong>to? La diplomazia o l’Idea? Cavour o Mazz<strong>in</strong>i? Adhuc sub judice lis est, ma non per noi.<br />

Noi non abbiamo dubbi. Ha v<strong>in</strong>to il popolo più dimenticato, quello def<strong>in</strong>ito, da molti storiografi, “il<br />

grande assente” dalla tumultuosa vicenda risorgimentale. Che,<strong>in</strong>consapevolmente, guidato dal mazz<strong>in</strong>iano<br />

Garibaldi, ha seguito l’Idea. E, con il popolo e l’Idea, la Storia: l’ardente Clio”<br />

VIVA L’ITALIA UNITA!<br />

GIUSEPPE MAZZINI<br />

“Un brigante italiano magro, pallido, cencioso”<br />

“ma eloquente come la tempesta, ardente come un apostolo, astuto come un ladro,<br />

<strong>in</strong>faticabile come un <strong>in</strong>namorato”<br />

Questo era Giuseppe Mazz<strong>in</strong>i nello sprezzante ed ammirato giudizio di Klemens von Metternich, il celebre<br />

statista austriaco, al quale si attribuisce anche l’altro sprezzante giudizio: “L’ITALIA è un’espressione<br />

geografica”.<br />

MAZZINI è molto, molto di più.<br />

Ammiratore di Dante, ne commentò Canti della Div<strong>in</strong>a Commedia e, <strong>in</strong> sua difesa, scrisse, ventenne, il<br />

saggio “Dell’amor patrio”, dove rivendicava per il “sommo poeta” il titolo di “padre della Patria” non<br />

tanto per averla cantata, celebrata e def<strong>in</strong>ita nei suoi <strong>in</strong>comparabili conf<strong>in</strong>i geografici, ma, specialmente,<br />

per averle donato, si può dire “ex nihilo”, una l<strong>in</strong>gua - il suo “volgare illustre” - nella quale fece confluire,<br />

armonicamente commisti, term<strong>in</strong>i, modi di dire e fraseologie desunte da tutti i gerghi e dialetti delle tante<br />

contrade italiane. Come il fiorent<strong>in</strong>o fu esule e, <strong>in</strong> più, braccato dalle<br />

Polizie francese e sabauda lungo tutti i suoi quarant’anni di attività,<br />

f<strong>in</strong>o alla vigilia della morte,che lo colse, clandest<strong>in</strong>o. sotto il falso<br />

nome di Giorgio BROWN, <strong>in</strong> Pisa, proprio 139 anni or sono, il 10<br />

marzo 1872.<br />

Come Dante alla Signoria della Sua amata “Fiorenza”, MAZZINI<br />

non si piegò mai alla detestata monarchia sabauda, che aveva raggiunto<br />

rocambolescamente e tortuosamente un’Unità della Penisola, che non<br />

era affatto la sua sognata, rivoluzionaria e popolare unità repubblicana<br />

Ammiratore dell’ALIGHIERI, le cui concezioni formavano il sostrato<br />

più profondo della sua coscienza di italiano, il MAZZINI risentì<br />

profondamente anche dei Concetti politico - religiosi del romanticismo,<br />

che dom<strong>in</strong>ò <strong>in</strong> Europa dopo le rivoluzioni del 1830 e che consistevano<br />

nella visione di un ord<strong>in</strong>amento div<strong>in</strong>o, nel quale la lotta per l’unità<br />

Bandiera del Gran Ducato di<br />

Toscana con Stemma dei Lorena.<br />

nazionale e per la fraterna collaborazione fra i popoli acquistava un valore provvidenziale. 0perare nel<br />

Mondo significava, per il MAZZINI, collaborare all’azione di Dio ed accettare la missione che uom<strong>in</strong>i e<br />

popoli ricevono da Dio. [Nonostante seducenti apparenze, un tale concetto non poteva affatto qualificarsi<br />

come cristiano per il diverso ambito teologico <strong>in</strong> cui tale visione si situava]<br />

L’<strong>in</strong>tento politico che Egli si prefiggeva era, perciò, radicato <strong>in</strong> un imperativo religioso. Pertanto avversità<br />

e sconfitte che costellarono la sua <strong>in</strong>faticabile attività di rivoluzionario e che valsero a togliergli anche la<br />

fiducia di tanti stretti collaboratori, non scalfirono mai la sua <strong>in</strong>crollabile fiducia nella validità della sua<br />

concezione e nell’immancabile successo f<strong>in</strong>ale.<br />

In un’epoca, <strong>in</strong> cui i residui delle dist<strong>in</strong>zioni feudali erano ancora vivi nonostante lo scossone rivoluzionario<br />

del 1789 e la società era saldamente suddivisa <strong>in</strong> classi reciprocamente antagoniste - nobiltà contro borghesia<br />

e proletariato - e che si apprestava, con l’avvento delle dottr<strong>in</strong>e comuniste a ribadire, radicandolo,<br />

l’antagonismo classista del proletariato contro le altre classi sociali, Egli, primo o fra i primissimi, fu<br />

decisamente <strong>in</strong>terclassista. I term<strong>in</strong>i “fratelli”, “fratellanza”, “fraternità”, “unità”, “amore”, costituiscono<br />

lo scheletro portante di tutti i suoi scritti. Noi ne sperimentiamo ancora la trasc<strong>in</strong>ante presenza <strong>in</strong> molte<br />

strofe dell’Inno nazionale di Goffredo Mameli. Sono schietta teologia mazz<strong>in</strong>iana questi otto versi;<br />

“Uniamoci, amiamoci, /l’unione e l’amore / rivelano ai popoli /le vie del Signore. /Giuriamo far libero


Sentiero Tricolore 17<br />

/ il suolo natio /uniti, per Dio, / chi v<strong>in</strong>cer ci può?”.<br />

Nel 1831 fondava l’Associazione della “Giov<strong>in</strong>e Italia”.<br />

Sta scritto nell’art. 1 dell’“Istruzione generale per gli affratellati”:”La Giov<strong>in</strong>e Italia è la fratellanza<br />

degli italiani credenti <strong>in</strong> una legge di Progresso e di Dovere, i quali, conv<strong>in</strong>ti che l’Italia è chiamata ad<br />

essere Nazione, consacrano, uniti <strong>in</strong> associazione, il pensiero e l’azione al grande <strong>in</strong>tento di restituire<br />

l’Italia <strong>in</strong> Nazione di liberi ed eguali. Una, Indipendente, Sovrana”.<br />

Il 15/03/1834, a Berna, fondava, con identici pr<strong>in</strong>cipi, allargati al teatro europeo, la “Giov<strong>in</strong>e Europa”.<br />

Era, questa “Giov<strong>in</strong>e Europa” il primo tentativo organicamente concepito di creare un’ organizzazione<br />

democratica sopranazionale”, qu<strong>in</strong>di del tutto diversa da quella vagheggiata dai comunisti.<br />

La “Giovane Europa” era f<strong>in</strong>alizzata ad organizzare un’Europa di popoli liberi, <strong>in</strong>dipendenti e associati<br />

per raggiungere un comune obiettivo. In s<strong>in</strong>tesi l’ideale di MAZZINI - precursore, anche <strong>in</strong> questo, delle<br />

tendenze, dei tentativi e delle prime realizzazioni attuali <strong>in</strong> questo senso di universalità - non era la<br />

realizzazione delle Nazioni, ma dell’umanità <strong>in</strong>tera.<br />

Questo ideale di un’Umanità f<strong>in</strong>almente affratellata è ribadito nel quarto degli otto pr<strong>in</strong>cipi fondamentali<br />

su cui poggia lo Statuto della Repubblica romana del 1849. Lo statuto, che non aveva precedenti per eventuali<br />

riferimenti e sviluppi e che, qu<strong>in</strong>di, fu <strong>in</strong>teramente nuovo, fu anche il solo,fra tutti quelli apparsi <strong>in</strong> quel<br />

secolo così <strong>in</strong>tenso e tormentato, democraticamente discusso ed approvato da una libera Assemblea popolare<br />

<strong>in</strong> una città divenuta ormai simbolo del potere assoluto e mentre le truppe francesi, <strong>in</strong> appoggio di quello<br />

Stato assoluto, entravano <strong>in</strong> città. Questo il testo del quarto pr<strong>in</strong>cipio <strong>in</strong>teramente mazz<strong>in</strong>iano:“ La<br />

Repubblica riguarda tutti i popoli come fratelli, rispetta ogni Nazione, propugna l’italiana” , dove è<br />

molto significativa la dist<strong>in</strong>zione<br />

fra “popoli” e “nazioni”<br />

L’ideale repubblicano, che<br />

differenzia nettamente il Mazz<strong>in</strong>i<br />

dall’ Alighieri [Ma, qui,<br />

sarebbero necessarie<br />

precisazioni tutt’altro che<br />

formali. Si ricordi che<br />

all’esaltazione della libertà, che<br />

il Mazz<strong>in</strong>i scorgeva soltanto<br />

nella forma repubblicana dello<br />

Stato, l’ALIGHIERI aveva<br />

dedicato versi memorabili<br />

«Libertà và cercando ch’è si<br />

cara / come sa chi per lei vita<br />

rifiuta».] <strong>in</strong>dirizzandoli proprio<br />

ad una delle più pure ed austere<br />

figure dell’antica Roma<br />

repubblicana: a quel Catone<br />

uticense cui, per amore della libertà «non fu amara / <strong>in</strong> Itaca la morte». E bisogna anche aggiungere<br />

che per la teologia o teosofia mazz<strong>in</strong>iana non valeva affatto il dogma “omnis auctoritas a Deo” cui era<br />

consapevolmente v<strong>in</strong>colato il cristianissimo Dante.] deriva, storicamente, dalla grande ammirazione del<br />

Nostro per la Res publica romana antica e dalla constatazione che <strong>in</strong> Italia, dopo la caduta dell’Impero<br />

romano, non si era affermata alcuna monarchia, nella quale, come <strong>in</strong> Francia, si potesse identificare la<br />

nazione italiana.<br />

A parte queste collaterali ragioni storiche, il vero motivo della rivendicata forma repubblicana dello<br />

Stato era il concetto - card<strong>in</strong>e di tutta la costruzione ideologica mazz<strong>in</strong>iana: la fratellanza.<br />

Si è detto che la sua azione di rivoluzionario fu un seguito di cocenti sconfitte. Eppure, se ben si considerano<br />

gli avvenimenti storici, si dovrà ammettere che la sp<strong>in</strong>ta decisiva al raggiungimento dell’Unità politica<br />

italiana fu opera di Mazz<strong>in</strong>i. Parlo dell’<strong>in</strong>credibile impresa dei “mille”.<br />

L’ispirazione fu mazz<strong>in</strong>iana o di mazz<strong>in</strong>iani, perché il tentativo rientrava, di rigore, nell’alveo della<br />

strategia mazz<strong>in</strong>iana di fomentare o provocare <strong>in</strong>surrezioni di popoli contro Governo dispotici a favore<br />

dell’Unità nazionale. Qui non <strong>in</strong>teressa soffermarsi sugli errori di condotta specialmente sociale nei confronti<br />

dei contad<strong>in</strong>i che, via via , alienarono a Garibaldi il favore delle popolazioni meridionali. Qui <strong>in</strong>teressa


Sentiero Tricolore 18<br />

solamente notare come la Corona sabauda, timorosa dell’esito repubblicano dell’impresa e, qu<strong>in</strong>di, di essere<br />

estromessa dal dom<strong>in</strong>io completo della penisola, si sia mossa decisamente per imporre la propria presenza<br />

sui territori conquistati dal mazz<strong>in</strong>iano Garibaldi.La monarchia, <strong>in</strong>somma, ebbe buon gioco nel sostituirsi<br />

a Garibaldi nel dom<strong>in</strong>io delle terre da quest’ultimo conquistate.<br />

E, a questo punto, sembra di essere di fronte ad uno di quei paradossi per i quali eventi grandiosi che,<br />

nati, cresciuti, sviluppati <strong>in</strong> seno ed <strong>in</strong> virtù di ben def<strong>in</strong>iti pr<strong>in</strong>cipi, si ritrovano, alla f<strong>in</strong>e, ad essere gestiti<br />

altrimenti e da altri.<br />

Del nobile Conte di Cavour si loda l’accorta pragmaticità ed i tempestivi <strong>in</strong>terventi e si perdonano o si<br />

tacciono le contorte compromissioni diplomatiche e le umilianti concessioni. Niente di più.<br />

Del silenzioso e “cencioso” Mazz<strong>in</strong>i si ammira ancora l’altezza degli ideali, la costanza <strong>in</strong>verosimile nel<br />

sostenerli, l’imperturbabilità d’animo nel sopportare cocenti sconfitte. Del “brigante” Mazz<strong>in</strong>i si sono<br />

detti eredi molti uom<strong>in</strong>i politici italiani e si è detto erede perf<strong>in</strong>o il Fascismo. L’amarezza del sessantasettenne<br />

malato e clandest<strong>in</strong>o “Giorgio BROWN”, braccato dalla polizia dei successori di Cavour f<strong>in</strong> sull’orlo della<br />

sua tomba, ha ispirato poeti.<br />

Riteniamo, se il nostro ragionamento ha un valore, che l’opera rivoluzionaria di Mazz<strong>in</strong>i non fu un<br />

fallimento. Affermo, cioè, che non solo Egli, per gli ideali a lungo e così <strong>in</strong>tensamente vissuti e predicati, ma<br />

anche per l’azione rivoluzionaria ispirata e realizzata, è il vero padre della Patria Italiana unita e, dopo<br />

oltre ottant’anni, repubblicana.<br />

RISORGIMENTO<br />

Orig<strong>in</strong>i e Cause<br />

Le def<strong>in</strong>izioni tematiche di periodi storici, cioè l’<strong>in</strong>quadramento <strong>in</strong> precisi ambiti temporali del primo<br />

manifestarsi, dello svilupparsi e del completarsi di un determ<strong>in</strong>ato fenomeno sociale, sono sempre<br />

problematiche.<br />

Su un piano meramente concettuale e di s<strong>in</strong>tesi, il fatto, l’accadimento, l’accadere storico soprattutto, non<br />

è mai un “a sé stante” nettamente dist<strong>in</strong>guibile nel<br />

contesto (temporale, locale, ambientale) nel quale<br />

necessariamente si manifesta e così, nel suo stesso<br />

porsi nel flusso storico, rappresenta,<br />

contemporaneamente e <strong>in</strong>estricabilmente l’“atto”, il<br />

compiersi del passato e la “potenza”, la premessa<br />

necessaria, nel cont<strong>in</strong>uo divenire, del suo futuro<br />

sviluppo. Questo compenetrarsi, questo distendersi<br />

gli uni sugli altri dei fatti storici, questo pressoché<br />

<strong>in</strong>sondabile aggrovigliarsi delle loro radici,<br />

costituisce ostacolo <strong>in</strong>elim<strong>in</strong>abile ad una loro chiara<br />

ed univoca def<strong>in</strong>izione.<br />

Infatti ed <strong>in</strong>oltre, a seconda dell’estensione e<br />

della natura del tema assunto a riferimento<br />

(R<strong>in</strong>ascimento, Illum<strong>in</strong>ismo, Epoca <strong>in</strong>dustriale,<br />

Romanticismo, Avvento del socialismo,<br />

…Risorgimento); della stessa <strong>in</strong>terpretazione dei<br />

fatti che vi si riferiscono (o che pensiamo vi si<br />

riferiscano) e del punto di vista da cui quei fenomeni<br />

sono osservati, a questi periodi non solo vengono<br />

attribuite datazioni di <strong>in</strong>izio e di f<strong>in</strong>e molto diverse,<br />

ma perf<strong>in</strong>o diversità di scelta dei fatti che dovrebbero<br />

sostanziare univocamente il tema stesso nei giudizi<br />

storici conclusivi.<br />

Giuseppe Mazz<strong>in</strong>i.<br />

Il periodo storico def<strong>in</strong>ito concordemente<br />

“Risorgimento” italiano non sfugge affatto a questa


Sentiero Tricolore 19<br />

impossibilità di datazioni precise e di giudizi univoci anche perché, specie nel suo primo del<strong>in</strong>earsi - quasi a<br />

conferma di quanto sopra osservato - risente chiaramente dei numerosi “risorgimenti” europei ed americani<br />

<strong>in</strong> atto o <strong>in</strong> potenza fra i quali fiorisce e si compie.<br />

Così, accanto a coloro che lo conf<strong>in</strong>ano drasticamente negli anni che vanno dal 1830 (<strong>in</strong>izio manifesto) al<br />

1861 (completamento politicamente conclamato), esistono storici, anche di <strong>in</strong>dubbio valore - compreso<br />

Benedetto CROCE! - che, riferendosi, a specifici accadimenti - al 1670, distacco dell’ITALIA dalla SPAGNA,<br />

per esempio - ne retrodatano l’<strong>in</strong>izio f<strong>in</strong> nel secolo XVII ed oltre o, altri, anch’essi di <strong>in</strong>dubbio valore, che ne<br />

postdatano il compimento al 1918. Ciò dipende, naturalmente, come<br />

già detto, da valutazioni difformi <strong>in</strong> rapporto all’ampiezza, maggiore o<br />

m<strong>in</strong>ore, attribuita al fenomeno <strong>in</strong> esame ed alla congruità o <strong>in</strong>congruità<br />

dei fatti storici ad essere considerati costitutivi del fenomeno<br />

considerato.<br />

Questa difficoltà di <strong>in</strong>quadramento temporale del tema assunto a<br />

riferimento, si accompagna a - e, <strong>in</strong> certo modo determ<strong>in</strong>a ed è<br />

determ<strong>in</strong>ato da - un’ulteriore e sostanziale diversità di giudizi che si<br />

verifica soprattutto nella valutazione delle cause che avrebbero dato<br />

orig<strong>in</strong>e al fenomeno - nel nostro caso al fenomeno risorgimentale<br />

italiano - soprattutto <strong>in</strong> considerazione che eguale fenomeno ha<br />

<strong>in</strong>vestito, nel secolo XIX, non solo l’ITALIA, ma, prima dell’<strong>in</strong>tera<br />

Europa, anche l’America.<br />

Proprio quest’ultima non trascurabile co<strong>in</strong>cidenza e l’esempio<br />

Bandiera delle Truppe<br />

di Carlo Alberto<br />

Marzo 1848.<br />

trasc<strong>in</strong>ante dell’<strong>in</strong>dipendenza americana, anche se relativamente più lontano nel tempo (e nello spazio),<br />

dovrebbe, <strong>in</strong>tanto, <strong>in</strong>durre ad ammettere pacificamente che, accanto alle motivazioni specifiche di ciascun<br />

“risorgimento”, le cause prossime dell’<strong>in</strong>cendio risorgimentale europeo sono state particolarmente la reazione<br />

alla tirannia dell’impero napoleonico, che aveva seppellito gli ideali universalistici di liberta, di fraternità e<br />

di eguaglianza sbandierati dalla rivoluzione francese e, subito dopo, la cieca “restaurazione” nella stessa<br />

Francia, nell’impero asburgico e imposta nella “santa” Russia dei Romanov.<br />

D’altra parte, più <strong>in</strong> netta contrapposizione assiomatica, <strong>in</strong> sé e per sé. con i concetti universalistici e<br />

razionalistici dell’Illum<strong>in</strong>ismo, piattaforma, come noto, della Rivoluzione francese, che <strong>in</strong> reazione ist<strong>in</strong>tiva<br />

alla loro clamorosa mancata traduzione <strong>in</strong> pratica da parte di chi li aveva enunciati, il movimento romantico,<br />

i cui prodromi possono esser letti già nello “Sturm un Drang”, poneva <strong>in</strong> primo piano l’esaltazione del<br />

proprio, dell’<strong>in</strong>dividuo, del sentimento, dell’irrazionalità, della soggettività e, per questo, la rivalutazione di<br />

tutto ciò che, storicamente, <strong>in</strong>dividua un popolo e lo dist<strong>in</strong>gue dagli altri.<br />

Ora, il trasferimento sul piano politico di un tale assunto ideale fortemente soggettivo può essere realizzato<br />

unicamente attraverso il riconoscimento dei pr<strong>in</strong>cipi di nazione e di libertà: cioè, attraverso la costituzione<br />

di soggetti politici - le Nazioni, appunto - che esalt<strong>in</strong>o ed attu<strong>in</strong>o, riconoscendo come costitutivi della<br />

propria entità, i caratteri di s<strong>in</strong>golarità e di specificità del popolo.<br />

Il Romanticismo, dunque, molto più dell’Illum<strong>in</strong>ismo e, sotto alcuni aspetti, contro l’illum<strong>in</strong>ismo, offriva<br />

, <strong>in</strong> tal modo a tutti i popoli, che <strong>in</strong> quel periodo lottavano per il loro riscatto e per la loro <strong>in</strong>dipendenza, se<br />

non la base teoretica nel senso classico del term<strong>in</strong>e, almeno il leit Motiv sentimentale e la giustificazione<br />

ideale per la loro azione.<br />

Come se tutto ciò non bastasse a rendere ardua la piena comprensione del fenomeno, la rivoluzione<br />

<strong>in</strong>dustriale, affermatasi già nel secolo precedente <strong>in</strong> un’Inghilterra per ciò stesso def<strong>in</strong>ita “fuc<strong>in</strong>a del mondo”:<br />

rivoluzione tuttora <strong>in</strong> espansione anche nell’Europa cont<strong>in</strong>entale, offriva alle masse operaie, che avevano<br />

abbandonato gli isolati piccoli centri rurali ed erano affluite nelle città, non solo l’opportunità di più<br />

amaramente riflettere sulla loro condizione di sfruttati, ma, f<strong>in</strong>almente, a conoscenza reciproca dei loro<br />

problemi e della necessità del loro lavoro, anche la piena consapevolezza di quale smisurata potenza<br />

disporrebbe la loro unione per capovolgere o, almeno, per migliorare quella situazione di sfruttamento. [E<br />

soprattutto su questa consapevolezza trova giustificazione il formarsi di quell’ormai aperto impeto verso la<br />

giustizia sociale che sarà il DNA del socialismo, anzi dei numerosi socialismi, che, nel bene e nel tragico,<br />

hanno segnato e segnano, da quel secolo XIX, la Storia dell’umanità - Ma questa è tutta un’altra Storia].<br />

Consapevolezza, dunque, precorritrice prossima, promotrice e condizionatrice, ad un tempo, delle lotte<br />

di classe <strong>in</strong>trecciate ora, a causa delle concomitanti rivendicazioni popolari, con quelle squisitamente politiche<br />

che avevano per f<strong>in</strong>e primario il riconoscimento dell’identità e della libertà di popolo e/o Nazione.


Bandiera dei Patrioti di Osoppo<br />

durante la lotta contro l’Austria<br />

1848.<br />

Sentiero Tricolore 20<br />

Pur nella sua identità <strong>in</strong>confondibile, il “Risorgimento” italiano,<br />

assomiglia dunque, <strong>in</strong> questo, ai tanti “RisorgimentiÓ che, nel secolo<br />

XIX, hanno riconosciuto identità, f<strong>in</strong>o ad allora represse, a popoli oggi<br />

protagoniste sulla scena mondiale.<br />

Eppure, tutto ciò che, nella profondità più <strong>in</strong>esplorata delle<br />

coscienze, soggiaceva, sostenendolo e, <strong>in</strong> ultima analisi, motivandolo<br />

pienamente, a questo immane complesso e turbolento <strong>in</strong>treccio di<br />

motivazioni esterne occorse tumultuosamente a cavallo dei secoli XVIII<br />

e XIX, era l’“idea” di popolo come unità di l<strong>in</strong>gua, di religione e di<br />

storia: un’“idea”, direi, <strong>in</strong>consapevolmente custodita, perché immanente<br />

allo stesso quotidiano esserci e manifestarsi del popolo anche se<br />

politicamente diviso: di ogni popolo, dico. Un’“idea” presente, dunque,<br />

<strong>in</strong> tutti i popoli nati all’<strong>in</strong>dipendenza <strong>in</strong> quel periodo: nella Spagna<br />

eroica contro la tracotanza imperiale francese come nella Germania, nel Belgio come nella Polonia calpestata<br />

dagli “zar”, ma particolarmente antica, viva, ricca e motivata nel popolo Italiano: la mai <strong>in</strong>teramente obliata<br />

“dom<strong>in</strong>a” fra le “Prov<strong>in</strong>ciae” dell’impero romano di Giust<strong>in</strong>iano. Non era più, allora, questa idea, una vana<br />

“boria da decaduti imbelli” tanto sterile quanto risibilmente <strong>in</strong>giustificata, ma una volontà, ormai estesa<br />

all’<strong>in</strong>tero popolo, di nuovamente essere degni, di un passato glorioso che, <strong>in</strong> ITALIA soprattutto, aveva<br />

lasciato vestigia <strong>in</strong>cancellabili.<br />

C’è sempre l’“idea” alla radice del reale. L’“idea”, anzi, è la vera realtà. In modi <strong>in</strong>conoscibili, per vie<br />

silenziose e nascoste, l’“idea” ha pazientemente plasmato la Storia e, libera, è esplosa. Forse questa “idea”,<br />

<strong>in</strong>carnata velatamente nel popolo, <strong>in</strong> ciascun popolo, è la comprensione tutta umana di quella provvidenza<br />

div<strong>in</strong>a che sembra presiedere alle vicende storiche “oltre la difension dei senni umani?” Insieme a Dante<br />

[vds. precedente riflessione sul 150°] anche Giuseppe MAZZINI, il disprezzato “Teopompo” di Carlo MARX,<br />

lo credeva tenacemente. E gli uom<strong>in</strong>i - sempre secondo il MAZZINI - devono solo essere servitori della<br />

volontà div<strong>in</strong>a.<br />

Ora, <strong>in</strong> Italia, <strong>in</strong> rapporto all’“idea” di Nazione lungamente vagheggiata, anche un po’ retoricamente da<br />

poeti e pensatori; <strong>in</strong> contrasto con le velleità semplicemente riformistiche del passato e dopo aver vanamente<br />

e troppo a lungo sperato <strong>in</strong> una redenzione politica per mano di altri - dei francesi rapaci <strong>in</strong>vasori imperialisti,<br />

per esempio! (ma vorrei ricordare, a questo proposito, perf<strong>in</strong>o il dantesco<br />

“O, Alberto tedesco ch’ abbandoni<br />

costei ch’è fatta <strong>in</strong>domita e selvaggia<br />

e dovresti <strong>in</strong>forcar li suoi arcioni.<br />

giusto giudicio dalle stelle caggia<br />

sovra il tuo sangue e sia nuovo ed aperto<br />

tal che ‘l tuo successor temenza n’aggia!<br />

Ch’ avete tu e ‘l tuo padre sofferto<br />

per cupidigia di costà distretti<br />

che ‘l giard<strong>in</strong> de lo imperio sia diserto”<br />

dove il “ghibell<strong>in</strong> fuggiasco” - pur nell’ambito d’una concezione medievale sacra e imperiale della<br />

politica <strong>in</strong>tesa come manifestazione di un ord<strong>in</strong>e superiore - si vede costretto ad <strong>in</strong>vocare l’aiuto straniero<br />

per la redenzione d’Italia), ora, f<strong>in</strong>almente anche <strong>in</strong> Italia, conquistata dall’<strong>in</strong>vocazione <strong>in</strong>genuamente retorica<br />

nella forma e rigidamente mazz<strong>in</strong>iana nella sostanza, di un poeta qu<strong>in</strong>dicenne, di Goffredo Mameli a tutti i<br />

“Fratelli d’Italia”, si lotta apertamente, senza patteggiamenti e si espongono i propri petti (Si riconsideri il<br />

prorompente anelito di libertà, proprio <strong>in</strong> quegli stessi tumultuosi anni, nella notissima “All’Italia” di Giacomo<br />

LEOPARDI, composta fra il 1818 ed il 1823!) per l’identità politica nazionale e per istituzioni libere e<br />

democratiche.<br />

Considerato che sentimento, entusiasmo e freddo ragionamento <strong>in</strong>sieme sono <strong>in</strong>sensibilmente scivolati,<br />

<strong>in</strong> questa riflessione, nel commosso ricordo di quel purissimo eroe che è già piaciuto def<strong>in</strong>ire novello “Tirteo”<br />

e di quel Suo trasc<strong>in</strong>ante appello mazz<strong>in</strong>iano “Uniamoci, amiamoci”, piace anche onorare nuovamente<br />

questo <strong>in</strong>corrotto idealista con le belle parole di E. Janni che ha voluto ricordare, <strong>in</strong> Lui, gli <strong>in</strong>fiammati<br />

slanci patriottici di tanti sconosciuti eroi, spentisi sui Campi risorgimentali della gloria e dell’onore:


Sentiero Tricolore 21<br />

“Se una figura umana dovesse simboleggiare con l’aspetto d’una seducente giov<strong>in</strong>ezza il Risorgimento<br />

italiano che, pure, ebbe stupendi uom<strong>in</strong>i rappresentativi - Mazz<strong>in</strong>i, Cavour, Garibaldi - non si saprebbe<br />

quale <strong>in</strong>nalzare ed amare meglio che quella di Goffredo Mameli, poeta a qu<strong>in</strong>dici anni, guerriero a ventuno,<br />

avvolto a ventidue nella morte come nella nuvola lum<strong>in</strong>osa <strong>in</strong> cui gli antichi favoleggiavano la scomparsa<br />

degli eroi”<br />

IL “BRIGANTAGGIO” POST-UNITARIO<br />

“L’ora presente è <strong>in</strong> vano: non fa che percuotere e fugge.<br />

Sol nel passato è il bello, sol nella morte il vero”.<br />

Da “Presso l’urna di Percy Bysshe Shelley” dalle “ Odi Barbare” di Giosuè CARDUCCI.<br />

Nel dicembre del 1862, un anno e mezzo dopo la proclamazione del “Regno d’Italia”, durante una fase<br />

delicatissima della politica <strong>in</strong>ternazionale del nuovissimo Stato dovuta proprio all’esplosione del<br />

“Brigantaggio”, quando la vox populi centro settentrionale si chiedeva se la proclamazione dell’”Unità<br />

d’Italia” non fosse stata troppo frettolosa o, radicalmente, se non fosse meglio abbandonare il Mezzogiorno,<br />

e durante la fase più acuta, per virulenza ed estensione, del fenomeno brigantesco, il Governo di Sua Maestà<br />

il Re Vittorio Emanuele II, che, <strong>in</strong> merito, aveva già emanato eccezionali provvedimenti di polizia, promosse<br />

un’<strong>in</strong>chiesta parlamentare sulle “cause sostanziali e predisponenti” della gravissima situazione, che<br />

sconvolgeva quasi tutto il mezzogiorno d’Italia.-La costituzione di una tale Commissione, anche se necessitata,<br />

fu, senza dubbio, un atto di coraggio.<br />

L’Onorevole G. MASSARI fu a capo della Commissione parlamentare. Nella sua relazione f<strong>in</strong>ale,<br />

presentata alla Camera nel maggio del 1863, quando, ormai, la fase, diremo, politicizzata o di tentata<br />

restaurazione borbonica, si era affievolita, il Massari esprimeva il parere che il fenomeno avesse la sua<br />

radice nella sperequatissima distribuzione della proprietà terriera, nella natura dei patti agrari, onerosissimi<br />

per i contad<strong>in</strong>i, e nelle tristissime condizioni economiche e<br />

sociali delle plebi contad<strong>in</strong>e. Si legge nella “Relazione”: “ Il<br />

sistema feudale spento dal progredire della civiltà e dalle<br />

prescrizioni delle leggi ha lasciato una eredità che non è<br />

ancora totalmente distrutta; una reliquie di <strong>in</strong>giustizie<br />

secolari che aspettano ancora di essere annientate”.<br />

E, ancor, più dettagliatamente e <strong>in</strong> profondità: “Le prime<br />

cause adunque, del brigantaggio sono le cause predisponenti.<br />

E, prima fra tutte, la condizione sociale, lo stato economico<br />

del campagnolo, che <strong>in</strong> queste prov<strong>in</strong>ce appunto, dove il<br />

brigantaggio ha raggiunto proporzioni maggiori, è assai<br />

<strong>in</strong>felice. Una diagnosi, quella della Commissione<br />

MASSARI, sulla quale non è difficile convenire, ma limitata<br />

e, soprattutto parziale.<br />

E’ vero. Il brigantaggio, specialmente, ma non solo,<br />

meridionale, non fu per niente una novità nel 1861. Fu tanto<br />

frequente, prima e dopo il 1861 - 1866, che la presenza del<br />

“brigante” o dei “briganti” fu considerata quasi una<br />

normalità e, talora, <strong>in</strong>credibilmente poetica se meritò<br />

l’attenzione di un Giovanni PASCOLI nel suo “Passator<br />

cortese” “re della strada e re della foresta”, che, con la sua<br />

“banda” taglieggiava e <strong>in</strong>sangu<strong>in</strong>ava la Romagna pontificia<br />

Il brigante Carm<strong>in</strong>e Crocco.<br />

presso a poco negli anni del “grande brigantaggio meridionale”. Per non andare troppo <strong>in</strong>dietro nel<br />

tempo, basterebbe ricordare il brigantaggio politicizzato sanfedista del 1799, quello del 1806 e quello del<br />

1820, sempre nel meridione. E quanto alle cause ognuno dovrà convenire che preesistevano alla discesa dei<br />

garibald<strong>in</strong>i e dei piemontesi.


Sentiero Tricolore 22<br />

La Commissione, forse per non dispiacere troppo al Governo di Sua Maestà il Re, non ebbe il coraggio<br />

di denunciare le cause prossime, anzi contemporanee dell’<strong>in</strong>chiesta parlamentare.<br />

Era stato proprio il governo siciliano presieduto, meno di due anni prima, dal dittatore Giuseppe<br />

GARIBALDI, a stroncare crudelmente le speranze di riscatto dei braccianti contad<strong>in</strong>i, fiorite a seguito dei<br />

suoi primi editti subito dopo lo sbarco di Marsala.<br />

Durante la sua irresistibile avanzata attraverso la Sicilia occidentale, Garibaldi era apparso alle masse<br />

contad<strong>in</strong>e come il vendicatore delle <strong>in</strong>giustizie sofferte ed il mitico liberatore dalle loro sofferenze. Un’illusione<br />

che durò appena il breve spazio di tre mesi. Infatti, il 4 agosto, nella Dacca di Bronte, fu repressa<br />

sangu<strong>in</strong>osamente, dal suo luogotenente N<strong>in</strong>o BIXIO, con fucilazione <strong>in</strong> massa, una delle tante sangu<strong>in</strong>ose<br />

agitazioni contad<strong>in</strong>e che si erano accese <strong>in</strong> tutta la Sicilia <strong>in</strong> quei giorni di euforia, di speranza e di sfrenata<br />

esaltazione psicologica.<br />

Nel settembre successivo IL Comandante garibald<strong>in</strong>o TURR reprimeva duramente, <strong>in</strong> Irp<strong>in</strong>ia, altra<br />

sangu<strong>in</strong>osa sollevazione contad<strong>in</strong>a.<br />

Queste ed altre cruente sollevazioni contad<strong>in</strong>e, tutte duramente represse, erano, al tempo stesso,<br />

manifestazione di sfiducia verso il creduto liberatore che, subito dopo lo sbarco, aveva tolto l’odiosissima<br />

tassa sul mac<strong>in</strong>ato e decretato la divisione, fra i contad<strong>in</strong>i, dei beni comunali e avvisaglie di quel fenomeno<br />

designato come “il grande brigantaggio”.Un “grande brigantaggio” che, <strong>in</strong> realtà, era la lotta disperata<br />

degli oppressi, degli affamati e dei miserabili contro il prepotere rapace della grassa borghesia, dei nobili<br />

e del Governo: lotta che imperverserà ed <strong>in</strong>sangu<strong>in</strong>erà gran parte del Meridione d’Italia per c<strong>in</strong>que lunghi<br />

anni.<br />

I Garibald<strong>in</strong>i, <strong>in</strong>somma, da acclamati liberatori e vendicatori f<strong>in</strong>iscono per apparire a quei miserabili,<br />

come alleati degli odiati borghesi e nobili e, <strong>in</strong> realtà, risalendo lo stivale, i “garibald<strong>in</strong>i” si trasformarono<br />

sempre più <strong>in</strong> poliziotti a difesa delle proprietà borghesi e nobiliari, dello status quo ante,ovunque reprimendo<br />

duramente le agitazioni dei braccianti esasperati. Noterò, <strong>in</strong>oltre, che il Governo di Garibaldi fu, generalmente<br />

benevolo con il ceto nobiliare, con i possidenti e con gli ufficiali del regime e dell’Esercito borbonico e duro<br />

con la categoria della truppa, nella quale erano compresi, come nell’Esercito piemontese, i sottufficiali.<br />

Questo spiega come sottufficiali fossero spesso a capo di “bande”.<br />

Il mazz<strong>in</strong>iano Partito d’azione, ispiratore dell’impresa dei “Mille”, fiducioso nella sollevazione di masse<br />

popolari e contad<strong>in</strong>e <strong>in</strong>cantate dalle parole magiche “Libertà”, “Unità”, non aveva capito che “La libertà<br />

non è pane e la scuola nemmeno” (come ammoniva il semplice Fra Carmelo nel bel racconto di G. C.<br />

ABBA <strong>in</strong> “Da Quarto al Volturno”). Era stato del tutto trascurato il problema della riforma agraria.<br />

Una grave mancanza programmatica nell’<strong>in</strong>dirizzo rivoluzionario<br />

proprio del mazz<strong>in</strong>iano Partito d’Azione che Gramsci non tralascia di<br />

criticare <strong>in</strong>: “Perché il Partito d’Azione non pose la quistione<br />

agraria”.<br />

In una tale situazione di negato o nessun aiuto alle rivendicazioni<br />

dei derelitti, le sobillazioni degli irriducibili sostenitori della Corte<br />

borbonica rifugiata a Roma; di quelle, molto più discrete, ma più<br />

penetranti, ascoltate e fruttuose delle alte e medie gerarchie ecclesiali<br />

e, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, la radicata fedeltà ai Borboni, furono tre coefficienti che<br />

ebbero buon gioco e valsero a rendere più diffuso ed acuto il<br />

Bandiera della Repubblica Veneta<br />

Marzo 1848<br />

malcontento e più numerosi e decisi i rivoltosi.<br />

Ho già accennato che, ancor prima di costituire la Commissione<br />

parlamentare d’<strong>in</strong>chiesta sulle cause del fenomeno, il Governo di Sua<br />

Maestà il Re aveva emanato disposizioni severissime volte a reprimere,<br />

manu militari, il “brigantaggio”. Fu, decisione grave e imprevidente<br />

del Governo sabaudo, poiché le avvisaglie dello scontento erano ben anteriori alla calata dei “garibald<strong>in</strong>i”,<br />

non aver posto subito mano, <strong>in</strong> primis, a realistiche riforme agrarie nel territorio meridionale via via annesso<br />

alla corona piemontese e considerare <strong>in</strong>vece una necessità immediata soltanto quella della repressione<br />

militare. La scelta, direi, impulsiva e non adeguatamente meditata - dopo di tutto si trattava ricondurre<br />

nell’alveo di una civile protesta nostri connazionali, italiani dunque, <strong>in</strong> disastrose condizioni esistenziali<br />

- del “vim vi pellere”avrebbe potuto rivelarsi - e si rivelò <strong>in</strong> realtà - assolutamente <strong>in</strong>efficace nella soluzione<br />

dei problemi alla base della rivolta ed avrebbe potuto scatenare - e scatenò effettivamente - una “scalata”<br />

di violenza da ambo le parti.:


Sentiero Tricolore 23<br />

Nei fatti, né la mano di Ciald<strong>in</strong>i, già duramente sperimentata dagli assediati nella Fortezza di Gaeta, per<br />

i nazionali o piemontesi che dir si voglia, né quella dei “Crocco” dei “N<strong>in</strong>co Nanco” o dei “Borjes”per i<br />

“briganti”, furono mai vellutate. A violenza fu sempre opposta violenza maggiore. Da ambo le parti, fu non<br />

raramente oltrepassato quel limite che trasforma <strong>in</strong> eccidio gratuito o <strong>in</strong> massacri d’<strong>in</strong>ermi l’uso necessario,<br />

o ritenuto necessario della forza.<br />

Nessun dubbio che questi eccessi, sempre <strong>in</strong>accettabili, lo furono maggiormente se messi <strong>in</strong> atto dai<br />

repressori; da uno Stato di diritto, cioè, che, affidando l’uso della forza al proprio Esercito si v<strong>in</strong>colava<br />

anche alla discipl<strong>in</strong>a che regola l’uso della forza non già contro un nemico esterno e dichiarato che attentasse<br />

alla sua esistenza, ma a semplice repressione di violenze ed agitazioni <strong>in</strong>terne provocata da una massa di<br />

cittad<strong>in</strong>i derelitti ed affamati.<br />

Nella ricerca puntuale delle vere motivazioni di un fenomeno tanto esteso, tanto cruento, tanto m<strong>in</strong>accioso,<br />

ma, nello stesso tempo, tanto stranamente screziato nella sua distribuzione sul territorio, la storiografia si<br />

divide vistosamente nelle conclusioni a seconda del punto di vista ideologico da cui si muove. Nondimeno<br />

tutta la storiografia più seria, non orientata campnilisticamente e meno impegnata ideologicamente o<br />

politicamente, pur convenendo sulle miserabili condizioni dei rivoltosi e sull’<strong>in</strong>immag<strong>in</strong>abile difficoltà<br />

d’azione di un vero Esercito [nel periodo di maggior virulenza della ribellione la forza impiegata raggiunse<br />

le 120.000 unità!] <strong>in</strong> quelle condizioni d’<strong>in</strong>sidiosissima guerriglia, conviene che non raramente si esagerò<br />

dall’una e dall’altra parte.<br />

Ma recentemente, e presentemente, molte pubblicazioni, scavando, a tesi univoca, nella memoria storica<br />

e nelle tradizioni orali di centri maggiormente colpiti da quella repressione, tendono ad una rivalutazione<br />

di quel brigantaggio che, andando molto al di là della sua comprensione come di lotta per f<strong>in</strong>alità<br />

esclusivamente esistenziali da parte di una classe di diseredati contro i soprusi della plutocrazia borghese<br />

e nobiliare, si rivelano smaccatamente parziali: cioè di segno diametralmente opposto a quella Storia<br />

agiografica di un “Risorgimento italiano”, tutto eroismo, correttezza e luce, qual è quello che abbiamo<br />

studiato sui banchi di scuola. Parzialità ambedue difficili da digerire. Occorre ammettere che ci furono<br />

eccessi da ambo le parti.<br />

Ora, limitatamente all’azione di repressione del “brigantaggio” condotta dall’Esercito, prescisse, dunque,<br />

le direttive politiche che superficialmente lo pretesero risolutivo del fenomeno e pur negata l’equivalenza<br />

repressione/guerra, sarebbe doveroso ed onesto accertare se, veramente, ci furono anche casi di violazione,<br />

da parte dell’Esercito, delle più elementari norme di condotta bellica. Un accertamento che non dovrebbe<br />

essere f<strong>in</strong>e a se stesso, a scopo puramente conoscitivo, ma sfociare <strong>in</strong> chiara denuncia per riconciliarsi, ora<br />

per allora, [la memoria è il presente del passato!] con quelle comunità tuttora non perfettamente riconciliate<br />

con lo Stato italiano a causa delle presunte o reali atrocità commesse allora dall’Esercito.<br />

Mi limito a segnalare pochi casi nei quali l’Esercito, a mio giudizio, oltrepassò quei limiti di correttezza<br />

bellica: 1° la Fortezza di Gaeta, caduta a metà febbraio 1861,<br />

cannoneggiata furiosamente dal Ciald<strong>in</strong>i anche mentre erano <strong>in</strong> corso<br />

colloqui per la resa; 2° la Cittadella - Fortezza di Mess<strong>in</strong>a, caduta il<br />

12 marzo 1861, alla quale, <strong>in</strong> dispregio di un corretto comportamento<br />

militare, si negò una tregua dopo che il cannoneggiamento<br />

piemontese aveva fatto saltare il deposito munizioni; 3° la Fortezza<br />

di Civitella del Tronto, caduta, dopo una resistenza eroica di c<strong>in</strong>que<br />

mesi, tre giorni dopo la frettolosa proclamazione del Regno d’Italia!.<br />

Ai suoi eroici difensori, cittad<strong>in</strong>i italiani nonostante tutto, fu negato<br />

l’onore delle armi e imposto il trasferimento al lager di Fenestrelle<br />

dal quale pochi fecero ritorno alle loro case. Il Sergente Mess<strong>in</strong>elli fu<br />

fucilato perché, fedele al giuramento ai reali borbonici, aveva<br />

disubbidito all’ord<strong>in</strong>e di resa. La fortezza, dopo la resa, subiva<br />

l’oltraggio, più stolido, masochistico e di rabbiosa impotenza che<br />

Bandiera del Governo<br />

della Toscana.<br />

Settembre 1859.<br />

barbarico, della distruzione decretata da un M<strong>in</strong>istro della Guerra, da un Generale Manfredo Fanti che,<br />

qualche mese dopo, annuncerà la costituzione dell’Esercito italiano, irritato contro i difensori, perché la<br />

Fortezza non era caduta prima della data fissata per la proclamazione del “Regno”. E’ giusto e doveroso,<br />

<strong>in</strong> una superiore visione equanime della Storia, che deve accomunare v<strong>in</strong>citori e v<strong>in</strong>ti - e lì si trattava di soli<br />

italiani - che Gaeta, Mess<strong>in</strong>a e Civitella, possano celebrare, nell’abbraccio di tutti gli <strong>Italiani</strong>, il 150°<br />

anniversario di una riconosciuta eroica resistenza da parte dei difensori delle Fortezze Borboniche che le


Sentiero Tricolore 24<br />

tre città ospitarono. Non sarà mai troppo tardi onorare l’eroismo di quegli sconosciuti eroi avviati<br />

all’annichilamento di sé nel lager di Fenestrelle.<br />

Ed è altrettanto giusto che Ponte Landolfo, Casalduni, Campolattaro, Pesco Sunnita, Pietrelc<strong>in</strong>a, Pago<br />

Veiano, Fragneto e non so quale altro borgo o contrada dell’Italia del Sud, dove la repressione fu eccidio o<br />

martirio della popolazione <strong>in</strong>erme, possano, celebrare il 150° dell’Unità d’Italia, che, <strong>in</strong> prospettiva storica<br />

ed <strong>in</strong> assoluto, è anche un loro bene <strong>in</strong>commensurabile <strong>in</strong> confronto col il loro antico calvario, affratellati<br />

con la Nazione <strong>in</strong>tera e, nello stesso tempo, e non certo paradossalmente, fieri dei loro avi che, pur <strong>in</strong><br />

impeti di ribellione contro i piemontesi ed <strong>in</strong> devota fedeltà al loro antico sovrano, lottarono per la santissima<br />

causa della giustizia sociale.<br />

“Pone l’ardente Clio sul monte dei secoli il piede<br />

Agile e canta ed apre l’ali superbe al cielo.<br />

Sotto di lei volante si scopre ed illum<strong>in</strong>a l’ampio Cimitero del mondo”<br />

LUMINOSO TRICOLORE ITALIANO<br />

“E la Bandiera / dei tre colori / è sempre stata la più bella./ Noi vogliamo sempre quella / noi<br />

vogliam la libertà! /Noi vogliamo sempre quella, /noi vogliam la libertà”.<br />

Con questi semplici e popolari versi noi italiani affermiamo la superiore bellezza della nostra Bandiera<br />

tricolore la proclamiamo simbolo di libertà.<br />

Ora, è chiaro, quanto all’affermazione della superiore bellezza del nostro tricolore, che si tratta di una<br />

simpatica e consapevole esagerazione. Infatti non ci sogniamo affatto di negare, per esempio, che per i<br />

messicani, la Bandiera “più bella” sia il loro tricolore, verde-bianco-rosso come il nostro.<br />

Quanto al messaggio di “Libertà” – e potremmo aggiungere: quanto ai messaggi di Unità, d’Identità<br />

e d’Indipendenza, che, pure, vi leggiamo implicati da e <strong>in</strong> quello di Libertà -cosa possiamo dire? Come<br />

facciamo a leggervi un tale<br />

messaggio? Sono i tre colori<br />

uniti a trasmettercelo con la loro<br />

particolare disposizione o<br />

soltanto uno dei tre colori?<br />

Cioè: esiste, forse, una def<strong>in</strong>ita<br />

simbologia dei colori, unita alla<br />

loro disposizione, che giustifichi<br />

la nostra lettura?<br />

Se, davvero, esistesse una<br />

def<strong>in</strong>ita simbologia dei colori,<br />

considerato che quei messaggi<br />

di Libertà, di Unità, d’Identità<br />

e d’Indipendenza costituiscono,<br />

per ogni Popolo o Nazione, il<br />

messaggio m<strong>in</strong>imo leggibile<br />

nelle rispettive Bandiere, ne<br />

conseguirebbe che tutte le<br />

Bandiere dovrebbero possedere<br />

i tre colori verde, bianco e rosso o, almeno, uno dei tre. Questo non è. Una grande diversità di colori e di<br />

loro forma compositiva è la caratteristica veramente affasc<strong>in</strong>ante nel panorama mondiale delle Bandiere,<br />

le quali, tutte, senza esclusione, trasmettono quel messaggio m<strong>in</strong>imo ai rispettivi Popoli.<br />

Infatti, né esiste, né può esistere una def<strong>in</strong>ita simbologia dei colori. I quali tutti, <strong>in</strong> certi limiti, assumono<br />

questo o quel significato, questa o quella sfumatura di significato <strong>in</strong> quanto, per così dire, quasi obbligativi<br />

dalla cultura, dalla storia, dalle tradizioni e dalla stessa psicologia di questo o di quel popolo. Vogliamo<br />

dire che sono, <strong>in</strong>sieme, la psicologia, la storia, le tradizioni di questo o di quel popolo ad assegnare determ<strong>in</strong>ati<br />

valori alla Bandiera o, <strong>in</strong> particolare, a questo o a quel colore.<br />

Ora, quanto a quel messaggio m<strong>in</strong>imo, è’, piuttosto, la consapevolezza dei cittad<strong>in</strong>i di possedere <strong>in</strong>


Sentiero Tricolore 25<br />

comune, di avere scelto <strong>in</strong> comune con molti altri – e proprio per affermare quei valori – questa o quella<br />

Bandiera, che ci consente di rileggerlo, come oggettivizzato, nel simbolo così com’è più che nei s<strong>in</strong>golo<br />

colori costitutivi o nella loro disposizione. Già parte del nostro “ego”, una volta trasferito nel “simbolo” e,<br />

per ciò stesso, condiviso con l’universalità dei cittad<strong>in</strong>i, quel messaggio si moltiplica e si potenzia <strong>in</strong> ognuno<br />

e la sua contemplazione esalta, identifica, unisce. C’è stato un trasferimento dall’”ego” al “nos” attraverso<br />

il simbolo ed una trasformazione del “mio” nel “nostro”: vorremmo poter dire che un personalissimo<br />

concetto, sradicato deliberatamente dall’ego ed affidato al simbolo, si moltiplicato e, per questo, diviene<br />

<strong>in</strong>f<strong>in</strong>itamente più grande, più totale e più esaltante per ogni s<strong>in</strong>golo, perché la consapevole condivisione<br />

con i molti, moltiplica la gioia di un possesso condiviso..<br />

Tutto questo non vuol certo dire che i colori, oggettivazione simbolica dei nostri concetti, possano essere<br />

<strong>in</strong>terpretati a totale piacimento del s<strong>in</strong>golo, ma che, sì, esiste una gamma piuttosto ampia di significati,<br />

complementari, rafforzativi e variamente celebrativi del messaggio fondamentale, che ciascuno di noi,<br />

nell’ambito della propria cultura, sensibilità, apertura mentale ed esperienza può leggere nei diversi colori<br />

e nel loro costituire l’unum: la Bandiera..<br />

Sul palcoscenico mondiale sono relativamente numerose la Bandiere “tricolori”, ma, <strong>in</strong> verità, poche<br />

quelle che affidano il “messaggio” ai nudi colori. Fra queste ultime, appunto, il tricolore verde-biancorosso<br />

italiano.<br />

Attesa la convenzionalità del segno, <strong>in</strong> tema d’<strong>in</strong>terpretazione del<br />

significato dei tre colori della nostra Bandiera, la poesia italiana<br />

dell’otto e del novecento ci offre esempi di semplificazione talora<br />

eccessiva accanto a certa facile retorica celebrativa. Sebbene tali<br />

<strong>in</strong>terpretazioni non siano adeguate allo spessore dei messaggi<br />

fondamentali veicolati dal simbolo, né memori della sua nascita spesso<br />

cruenta e tempestosa, tuttavia non ci sentiremmo di bollarle come<br />

dissacrazione del simbolo né, tanto meno, come tentativi di nascondere<br />

una verità drammatica e ben diversa: quella, appunto, che sottostà<br />

alla nascita tragicamente avversata della nostra santa Bandiera.<br />

Riportiamo, qui di seguito, dal Discorso pronunciato da Giosuè<br />

CARDUCCI a REGGIO EMILIA il 7 gennaio 1897 <strong>in</strong> occasione della<br />

Bandiera del Regno d’Italia con lo<br />

stemma dei Savoia.<br />

25 Marzo 1860.<br />

celebrazione del primo centenario della Bandiera italiana, quanto vi è di esemplarmente significativo <strong>in</strong><br />

tema di <strong>in</strong>terpretazione dei colori del tricolore..<br />

“Sii benedetta! Benedetta nell’immacolata orig<strong>in</strong>e, benedetta nelle via di prove e di sventure per cui<br />

immacolata ancora procedesti, benedetta nella battaglia e nella vittoria, ora e sempre, nei secoli! Non<br />

rampare di aquile e leoni, non sormontare di belve rapaci, nel santo vessillo; ma i colori della nostra primavera<br />

e del nostro paese, dal Cenisio all’Etna; le nevi delle alpi, l’aprile delle valli, le fiamme dei vulcani. E subito<br />

quei colori parlarono alle anime generose e gentili, con le ispirazioni e gli effetti delle virtù onde la Patria<br />

sta e sì augusta; il bianco, la fede serena alle idee che fanno div<strong>in</strong>a l’anima nella costanza dei savi; il verde,<br />

la perpetua rifioritura della speranza a frutto di bene nella gioventù dei poeti: il rosso la passione ed il sangue<br />

dei martiri e degli eroi”.<br />

E subito il popolo cantò alla sua bandiera ch’ella era la più bella di tutte e che sempre voleva lei e, con<br />

lei, la libertà.<br />

Giosuè CARDUCCI, dopo aver posto <strong>in</strong> primo piano la “via di prove e di sventure”sulla quale la<br />

Bandiera procedette <strong>in</strong>izialmente e posto <strong>in</strong> luce l’estrema sua semplicità – tre nudi colori - , <strong>in</strong>dulge ad<br />

un’<strong>in</strong>terpretazione assolutamente m<strong>in</strong>ore, direi “bucolica,” dei s<strong>in</strong>goli colori per poi <strong>in</strong>nalzarsi ad altra nella<br />

quale sono presenti perf<strong>in</strong>o genu<strong>in</strong>i spunti di teologia (patriottica).<br />

Non sembra, tuttavia, sussistere attrito fra due <strong>in</strong>terpretazioni così concettualmente distanti. Diremmo,<br />

<strong>in</strong>vece, che quella m<strong>in</strong>ore – che c’è parso bene di def<strong>in</strong>ire “bucolica” – immersa <strong>in</strong> un’<strong>in</strong>genua <strong>in</strong>terpretazione<br />

cromatica e, per questo, immemore della tragicità della nascita del simbolo, assuma una funzione di preludio<br />

all’<strong>in</strong>terpretazione vera del suo dichiarato altissimo scopo: l’esortazione alla pratica delle virtù più belle per<br />

la custodia dei valori simboleggiati. Queste <strong>in</strong>terpretazioni, dunque, s’<strong>in</strong>tegrano a vicenda anche se collocate<br />

su piani diversi.<br />

Del resto, se la Bandiera è il simbolo più alto e totalizzante di una realtà così vasta, diversa e complessa<br />

come quella di una Nazione, <strong>in</strong> essa, per essa e con essa possono/devono benissimo essere lette, celebrate,


Sentiero Tricolore 26<br />

cantate non solo le grandi e magnifiche gesta, ma anche, quelle m<strong>in</strong>ori come le sportive, per esempio, o le<br />

caratteristiche topografiche o di altro genere che, <strong>in</strong>dubbiamente, come nel caso nostro, concorrono a meglio<br />

identificare la Nazione. Non vediamo, <strong>in</strong> questa m<strong>in</strong>ore e pur frequente chiamata <strong>in</strong> causa del simbolo, una<br />

sua dissacrazione o dim<strong>in</strong>uzione, ma, piuttosto, una positiva trasfigurazione patriottica della nostra comune<br />

esistenza e del nostro paesaggio.<br />

Giosuè CARDUCCI, il “vate d’ITALIA alla stagion più bella”, il cantore della storia e delle glorie<br />

patrie, il credente nell’<strong>in</strong>arrestabile progresso umano, ci offre, nel suo discorso, un magistrale e denso<br />

esempio di celebrazione del simbolo Bandiera.<br />

Osserviamo, <strong>in</strong>oltre, a proposito di quei tre celebratissimi colori, ai quali, nella fede cristiana, è affidato<br />

il compito di simboleggiare rispettivamente le tre virtù teologali – Fede, Speranza e Carità – che il nostro<br />

profondo essere cristiani – anche <strong>in</strong>consapevolmente, quando, come Giosuè CARDUCCI, professiamo<br />

ateismo –ha pur sosp<strong>in</strong>to taluno, non solo a vedervi, anche se umanizzate, quelle tre virtù, ma perf<strong>in</strong>o a<br />

prefigurare, nei colori che vestono la radiosa Beatrice sulla sommità della montagna del Purgatorio (Canto<br />

XXX del Purgatorio) o che, nel precedente Canto XXIX, sono vere e proprie corporeità nelle “Tre donne<br />

<strong>in</strong>torno dalla destra rota”, quasi un anticipazione dantesca della nostra “benedetta” Bandiera nazionale.<br />

Tanto l’immag<strong>in</strong>e del “sommo poeta” si avv<strong>in</strong>ghia <strong>in</strong>estricabilmente, <strong>in</strong> noi, alla nozione Patria, che è<br />

impossibile pensare ITALIA senza pensare DANTE e pensare DANTE senza pensare ITALIA!<br />

Per questo, forse, ha ragione chi ritiene che Giuseppe MAZZINI, studioso di Dante, pur ben conoscendo<br />

tempi, modi di nascita e significati del “tricolore”, [Significati che Egli volle trascrivervi a chiare lettere.]<br />

si sia <strong>in</strong>spirato specialmente a Dante (vedasi Canti XXIX vv.121 / 126 e -.XXX - vv. 31 /36 - del “Purgatorio”).<br />

nel volere il tricolore come Bandiera nazionale italiana e simbolo della Sua “Giov<strong>in</strong>e Italia”. Non, ben<strong>in</strong>teso,<br />

che Mazz<strong>in</strong>i abbia considerato Dante un precursore del“Risorgimento” italiano s<strong>in</strong>o al punto di “<strong>in</strong>ventare”<br />

la bandiera italiana, ma nel senso che la Sua ripetuta allegoria cromatica delle tre virtù teologali collima<br />

perfettamente con i significati che, nel tempo, sono stati conferiti ai tantissimi stemmi e vessilli di un Italia<br />

tragicamente divisa e ora, per volontà di due giovanissimi non ignari della lezione dantesca, [Si veda, qui<br />

sotto, l’accenno al Quarnaro] confluiti, dopo aver subito una sorta di metamorfosi laica, nel nostro tricolore.<br />

Come nel caso dello stemma di Bologna, nel quale la Croce rossa <strong>in</strong> campo bianco, arma del Comune, e<br />

il campo azzurro con la scritta “LIBERTAS”, arma del popolo, si riferiscono l’una all’epopea cristiano -<br />

crociata e l’altro alla lotta, <strong>in</strong> unione con Firenze ed altre città italiane nella guerra degli “Otto santi”, contro<br />

il potere papale.[Un vero peccato, dal punto di vista della fedeltà storica al simbolo (possibile per i<br />

francesi giunti prima), che Luigi ZAMBONI, per non essere “simia” dei francesi, abbia voluto e, un<br />

po’, dovuto abbandonare quell’azzurro fiorent<strong>in</strong>o e sostituirlo con il verde.]<br />

I quale giovane Luigi ZAMBONI, primizia dei martiri del futuro “Risorgimento”, così, nel settembre<br />

del 1794” si rivolgeva ai convenuti <strong>in</strong> una riunione segreta: “Fratelli, spero molto con voi. Iddio ci ha già<br />

benedetti.... Oh, la vittoria non può fallire a chi combatte per la patria,<br />

nel nome di Dio!... Da secoli divisi, noi manchiamo d’un’<strong>in</strong>segna che<br />

dall’Alpi al Quarnaro [Si noti la rem<strong>in</strong>escenza dantesca!] ci dica<br />

figli di una istessa madre; che raccolga gli affetti tutti degli <strong>Italiani</strong><br />

delle varie prov<strong>in</strong>cie. È necessario un vessillo nazionale, tra un popolo<br />

che risorge a libertà; necessarissimo a noi, nella lotta che stiamo per<br />

<strong>in</strong>com<strong>in</strong>ciare; a noi che quasi stranieri ci guardiamo fra un popolo e<br />

l’altro... Un tale vessillo dobbiamo creare <strong>in</strong> questa seduta... Il 16<br />

luglio 1789 il rosso ed il turch<strong>in</strong>o, colori della città di Parigi, erano<br />

decretati colori nazionali; ad essi univasi il bianco <strong>in</strong> onore del re, e<br />

Bandiera della<br />

Repubblica Italiana.<br />

19 Giugno 1946.<br />

così componevasi la bandiera di Francia. Noi al bianco ed al rosso,<br />

colori della nostra Bologna, uniamo il verde, <strong>in</strong> segno della speranza<br />

che tutto il popolo italiano segua la rivoluzione nazionale da noi<br />

<strong>in</strong>iziata, che cancelli que’ conf<strong>in</strong>i segnati dalla tirannide forestiera”<br />

Non ombra di significati massonici, dunque, nel verde del nostro “tricolore”.<br />

Non solo. E’ ben vero che il primissimo impulso alla formazione di un vessillo f<strong>in</strong>almente nazionale, <strong>in</strong><br />

un’Italia tragicamente disunita, proviene dalla Francia rivoluzionaria, ma i colori della nostra bandiera<br />

non sono affatto scimmiottature dei colori francesi. Si suole dire stoltamente che la nostra Bandiera<br />

altro non sia che una variante di quella francese nella quale sia stato sostituito l’azzurro con il verde.<br />

No assolutamente. Tutti e tre i colori sono esclusivamente nostri: italiani.


Sentiero Tricolore 27<br />

E, quanto al bianco, che accoglie ed esalta il rosso fiamma della Croce di San Giorgio <strong>in</strong> particolare,<br />

si tratta di antichi rispettati e gloriosi simbolo e colori della repubblica mar<strong>in</strong>ara genovese risalenti<br />

all’epoca bizant<strong>in</strong>a: tanto ammirati, rispettati ed <strong>in</strong>vidiati da gloriosi e potenti Stati unitari europei,<br />

da essere stati adottati <strong>in</strong>torno al milleduecentosu<br />

privilegio concesso dalla Repubblica genovese che,<br />

<strong>in</strong> cambio, riceveva un tributo annuo – da Londra e<br />

dall’INGHILTERRA a protezione delle proprie navi<br />

che <strong>in</strong>crociavano i mari MEDITERRANEO e NERO<br />

per traffici marittimi. Ciò accadeva ben sette secoli<br />

prima che quel bianco e quel rosso, uniti al verde<br />

scelto autonomamente dallo ZAMBONI, fossero<br />

chiamati a formare la nostra Bandiera nazionale.<br />

[Domanda <strong>in</strong>debita e anche se impert<strong>in</strong>ent<strong>in</strong>entissima:<br />

potrebbe l’Italia esigere ancora quel tributo annuo,<br />

moltiplicato per le numerosissime bandiere nelle<br />

quali, presentemente, appare quella santa “Croce di<br />

San Giorgio”?]<br />

Colori di una chiarezza cristall<strong>in</strong>a; autentica ed<br />

altissima metafora dei nostri genu<strong>in</strong>i caratteri<br />

lat<strong>in</strong>i, arricchiti dalla profonda religiosità<br />

cristiana. Colori bagnati, già nel loro stadio di<br />

<strong>in</strong>nocua “coccarda”, prima, cioè, di essere Bandiera<br />

nazionale, dal sangue di due giovanissimi: del<br />

ventitreenne emiliano Luigi ZAMBONI e del<br />

Luigi Zamboni.<br />

ventunenne piemontese Giovanni Battista Gaetano DE ROLANDIS. Dobbiamo, dunque, essere<br />

doppiamente fieri di questa nostra benedetta Bandiera!<br />

Essa sventola sulle cime più alte della terra issatavi da ardimentosi suoi <strong>in</strong>namorati: dal Duca degli<br />

Abruzzi sul Sant’ELIAS <strong>in</strong> Alaska e sul RUVENZORI <strong>in</strong> Africa; vegliata dallo spirito della guida<br />

valdostana PICHOZ, da Ardito DESIO sul K2 della catena del Karakorum <strong>in</strong> Asia; da molti altri<br />

ardimentosi su altre cime impervie delle Ande e delle Alpi.<br />

Lanciatavi da Umberto NOBILE, essa giace nella profondità dell’oceano Artico proprio al Polo<br />

Nord.<br />

Ultimamente affidata dal Presidente Giorgio NAPOLITANO al Colonnello astronauta Roberto<br />

VITTORI, essa, a bordo della ISS, <strong>in</strong>sieme al nostro collega Paolo NESPOLI, ha circumnavigato migliaia<br />

di volte il globo terrestre per celebrare i centoc<strong>in</strong>quanta anni della sempre giovane ITALIA. Cosicché<br />

per coloro che amano: questa <strong>in</strong>imitabile Patria – siamo <strong>in</strong>numerevole esercito –è assolutamente<br />

stimolante poter immag<strong>in</strong>are un Pianeta Terra fasciato di tricolore.<br />

Essa, f<strong>in</strong> dalla seconda metà del secolo ventesimo, ha r<strong>in</strong>cuorato e r<strong>in</strong>cuora, ha motivato e motiva,ha<br />

premiato e premia, ha esaltato ed esalta, i combattenti per la fratellanza, per la democrazia e per la<br />

Pace fra i popoli: dai 13 Caduti di KINDU al Caporal Maggiore Paracadutista Davide TOBINI.<br />

E, amata, garrisca sempre al vento questa Bandiera benedetta, sacro simbolo d’Identità,<br />

d’Indipendenza, di Liberta della Nazione.<br />

Alla sua ombra cresca la nostra concorde operosità d’italiani.<br />

Essa accompagni, scandisca, sottol<strong>in</strong>ei le nostre gioie e ci dia la forza di reagire nelle avversità: <strong>in</strong><br />

quelle che mettono a dura prova l’orgoglio e la dignità nazionali e <strong>in</strong> quelle m<strong>in</strong>ori che occorrono nel<br />

dipanarsi della vita di tutti i giorni.<br />

F<strong>in</strong>o a quando una sola bandiera – non l’attuale, di un “ONU”, senza veri poteri, snaturato dal privilegio<br />

del “veto”: consesso di egoismi, d’ipocrisie e di burocrazia – non adombrerà, proteggendoli, tutti i popoli<br />

della Terra, noi, senza tema di offendere alcuno, seguitiamo,orgogliosi, a cantare.<br />

“E la Bandiera / dei tre colori / è sempre stata la più bella.<br />

Noi vogliamo sempre quella / noi vogliam la libertà”.


Sentiero Tricolore 28<br />

IL SOTTUFFICIALE RISORGIMENTALE<br />

Due brevi considerazioni sul titolo I della Legge n. 1625/\853<br />

di Goffredo P<strong>in</strong>zuti<br />

“La legge 13 novembre 1853, n.1625, Titolo I - Delle condizioni richieste per l’avanzamento”, all’art.<br />

1 stabiliva: “Nessuno può essere promosso ad un grado senza che consti idoneo a riempirne gli uffici”.<br />

E proseguiva al 2°. “Nessuno può essere nom<strong>in</strong>ato Caporale se non ha servito un anno come Soldato”.<br />

Non si differenziava il 3°: “Nessuno può essere nom<strong>in</strong>ato Sott’Ufficiale se non ha servito un anno come<br />

caporale.”<br />

L’<strong>in</strong>transigenza del “nessuno può” era ripetuta nel 5°: “Nessuno può essere sottotenente: 1° - se non ha<br />

compiuto il 18° anno d’età∏2° - se non ha servito due anni come Sott’Ufficiale <strong>in</strong> un Corpo dell’Esercito o<br />

non ha soddisfatto le condizioni stabilite per tale promozione dagli Istituti militari”.<br />

Quel “nessuno può” costituisce l’<strong>in</strong>izio di ben undici dei tredici articoli dei quali consta il titolo primo<br />

della Legge ed <strong>in</strong>teressa tutti i gradi gerarchici Così, decisa e imperativa, ha da essere, crediamo, una Legge.<br />

E la legge 1625/1853, del giovane e risoluto Re sabaudo Vittorio Emanuele, nata durante il fermento politico<br />

risorgimentale <strong>in</strong> un Piemonte allora proteso alla propria espansione nel resto dell’Italia settentrionale ai<br />

danni dell’Austria, era anche una legge di guerra: per un Esercito, voglio dire, <strong>in</strong> condizione di permanente<br />

allerta.<br />

Della Legge, peraltro, qui <strong>in</strong>teressa unicamente ciò che concerne il “Sott’Ufficiale”.<br />

Per la prima volta, <strong>in</strong>tanto, <strong>in</strong> un documento legislativo, faceva la sua comparsa il term<strong>in</strong>e “Sott’Ufficiale”.<br />

Precedentemente si faceva riferimento ai s<strong>in</strong>goli gradi di Sergente, Furiere, Furiere maggiore o alle<br />

designazioni collettive “Bassi Ufficiali” o “Ufficiali m<strong>in</strong>ori.”<br />

A proposito, appunto, di designazioni collettive di personale militare, il Dizionario Militare Italiano (1853)<br />

testimonia che il nuovo term<strong>in</strong>e “Sottufficiale” – anche nelle forme Sott’Ufficiale, Sott’Uffiziale,<br />

Sottoufficiale – di chiara provenienza francese, era semplicemente sostitutivo delle precedenti locuzioni<br />

collettive “Bassi ufficiali” o “M<strong>in</strong>ori ufficiali”.<br />

Vigeva, nel 1853, il Regolamento di Discipl<strong>in</strong>a militare edito nel 1841, nel quale la gerarchia dei “Bassi<br />

Ufficiali” – <strong>in</strong>serita nella Truppa! - risultava costituita dei gradi, <strong>in</strong> ord<strong>in</strong>e decrescente, di Furiere maggiore,<br />

Furiere e Sergente. La nuova legge, dunque, capovolgendo il significato del neologismo da poco <strong>in</strong>trodotto,<br />

azzerava quella gerarchia ed elevava a grado – a grado unico dei “<strong>Sottufficiali</strong>”, per giunta – la nuova<br />

designazione collettiva “Sott’Ufficiale”. (Collateralmente, azzerati i gradi di Caporale Maggiore e di<br />

Sottocaporale, unico grado della Truppa rimaneva quello di Caporale.)<br />

Poiché niente di simile era previsto per gli “Ufficiali” propriamente tali, la cui gerarchia, fissata anch’essa<br />

nel 1841, vige tuttora <strong>in</strong>vidiabilmente <strong>in</strong>variata, la riduzione al grado unico nei “Bassi Ufficiali” e nella<br />

Truppa deve forse essere <strong>in</strong>tesa come disprezzo per quelle basse dist<strong>in</strong>zioni gerarchiche o come ragionata<br />

consapevolezza della loro speciosa gratuità?<br />

Non di disprezzo, ritengo. Si trattò, però, certamente, della ruvida applicazione di un concetto di<br />

discrezionalità, irriguardosa di diritti acquisiti, che presiedeva usualmente, allora, alle decisioni dei superiori<br />

gerarchici sul corpus vile della bassa forza, ma, se ben osserviamo, quella drastica riduzione fu anche un<br />

brusco ritorno alla sobrietà gerarchica, allora già disattesa sia nei “Bassi Ufficiali” che nella Truppa grazie<br />

all’avvenuta moltiplicazione per tre dei già unici gradi di Sergente – per i <strong>Sottufficiali</strong> - e di Caporale – per<br />

la Truppa. Una moltiplicazione, dopo tutto, giustificata, per così dire, non da un diverso grado di responsabilità<br />

d’impiego, ma da una sola diversità topica d’impiego.<br />

In questo ritorno alla sobrietà, all’essenzialità gerarchica, pertanto, la Legge del lontano 1853 ha molto<br />

da <strong>in</strong>segnare agli ord<strong>in</strong>atori attuali che non riescono neppure a reperire designazioni udibili e decorose per i<br />

troppi gradi fasulli dei <strong>Sottufficiali</strong> e della Truppa..


Sentiero Tricolore 29<br />

Non sosterremo, certo, la riduzione al grado unico <strong>Sottufficiali</strong> e Truppa – come il DE FLAMMINEIS ed<br />

altri ascoltati Ufficiali verso il 1950 – ma gli attuali quattro gradi del ruolo V.S.P,, i tre gradi del ruolo<br />

Sergenti e i quattro gradi e mezzo dei Marescialli sono, davvero, troppi e suonano puro scherno e ridicolo<br />

per il grado gerarchico.<br />

Il COCER dei primissimi anni ha spesso avanzato corpose proposte <strong>in</strong> merito. Ora le cose vanno<br />

diversamente e, purtroppo, non pochi <strong>Sottufficiali</strong>, adeguandosi all’andazzo, reclamano la formale<br />

trasformazione <strong>in</strong> grado vero e proprio – sarebbe il qu<strong>in</strong>to del ruolo Marescialli – dell’<strong>in</strong>consistente e tonante<br />

qualifica di “Luogotenente”.<br />

In tal modo, moltiplicando <strong>in</strong>verosimilmente gradi, Dirigenza militare e legislatori, de facto tessitori<br />

d’<strong>in</strong>ganni, illudono <strong>Sottufficiali</strong> e Caporali Maggiori circa l’esistenza di una loro vera gerarchia: una vera<br />

“carriera”, laddove <strong>in</strong>sistono, al contrario, immobilità quasi assoluta <strong>in</strong> fatto di responsabilità e desolante<br />

piattezza retributiva. Tuttavia l’aspetto più tragico della situazione è che <strong>Sottufficiali</strong> e Truppa sembrano<br />

cullarsi <strong>in</strong> questa illusione.<br />

Altro aspetto <strong>in</strong>teressante della Legge “risorgimentale” sabauda è la reale unificazione della scala<br />

gerarchica, quanto meno ai f<strong>in</strong>i dell’avanzamento. Sussisteva tuttora la dist<strong>in</strong>zione categoriale Ufficiali/<br />

Truppa, <strong>in</strong>trodotta con uno strisciante “golpe” nobiliare verso il 1775, quando, a dire il vero, né gli Ufficiali,<br />

né, tanto meno, la Truppa godevano di vero e proprio stato giuridico – gli Ufficiali, se non erro, ebbero la<br />

loro prima legge sullo status proprio verso il 1853, la categoria <strong>Sottufficiali</strong> farà la sua comparsa<br />

soltanto nel 1911 e la Truppa, cioè i V.S.P., condivide <strong>in</strong>debitamente con noi la nostra 599/1954 soltanto<br />

dal 1995 – ma la legge 1625 assicura anche al Soldato la possibilità di accedere ai gradi di Ufficiale senza<br />

altri requisiti oltre quelli, consueti, dell’idoneità al grado e del periodo di servizio nel grado <strong>in</strong>feriore.<br />

Una tale possibilità, è vero, era limitata. I due terzi degli Ufficiali godevano già del privilegio di trovarsi<br />

tali, si può dire, sui banchi di scuola, da scolaretti. Non erano ancora maturi i tempi, non lo sono tuttora e,<br />

forse, non lo saranno mai, per una legge che, richiedendo a tutti adeguati ed identici requisiti di arruolamento,<br />

offrendo pertanto a tutti pari opportunità, obbligasse tutti a partire dalla “gavetta”.<br />

Qui basterà prendere atto della pur limitata possibilità allora concessa, per un confronto istruttivo con la<br />

situazione presente. Confronto implicito <strong>in</strong> ciò che segue.<br />

All’unificazione della scala gerarchica operata nel 1853 corrisponde, oggi, <strong>in</strong> pieno clima democratico,<br />

una gerarchia militare tortuosamente, illiberalmente, irrazionalmente segmentata.<br />

Abbiamo, <strong>in</strong>fatti:<br />

Una normale e bene ord<strong>in</strong>ata gerarchia Ufficiali, su nove veri gradi, specie di turris eburnea impenetrabile,<br />

cui si accede, dai restanti ruoli, unicamente per concorso;<br />

Una m<strong>in</strong>i - gerarchia Marescialli alla quale si accede, dall’esterno e dagli <strong>in</strong>feriori Ruoli Sergenti e<br />

V.S.P., a seconda dei casi, per concorso, per titoli e per esami e non unicamente per idoneità e semplice<br />

prestazione di servizio nel grado precedente,<br />

Una m<strong>in</strong>i - gerarchia Sergenti ed altra m<strong>in</strong>i.<br />

- gerarchia V.S.P.. delle quali si prospetta, da forse più di un decennio, l’unione, ma che permangono<br />

tuttora ben divise:<br />

Un’ultima m<strong>in</strong>ima gerarchia legislativa di vera Truppa della cui esistenza e consistenza è lecito dubitare.<br />

In relazione ai pr<strong>in</strong>cipi – card<strong>in</strong>e di semplicità, di sobrietà e di trasparenza, ai quali dovrebbe essere <strong>in</strong>formato<br />

l’<strong>in</strong>tero ord<strong>in</strong>amento militare, vorremo forse sostenere che la segmentazione odierna della gerarchia militare<br />

ha migliorato la bella struttura monolitica della gerarchia quale risulta dalla legge “risorgimentale”?<br />

E non suggerisce proprio nulla l’abissale differenza fra un’odierna <strong>in</strong>accettabile dist<strong>in</strong>zione dell’ord<strong>in</strong>ata<br />

gerarchia Ufficiali dal caotico pulviscolo di m<strong>in</strong>i – gerarchie <strong>in</strong>feriori, che, poi, sono soltanto <strong>in</strong>nocui<br />

monogradi, e, nella legge risorgimentale, la progressiva e uniforme l<strong>in</strong>earità di una gerarchia, dove l’<strong>in</strong>calzante<br />

imperativo di quel “nessuno può”, che non risparmia nessuno, pone davvero, <strong>in</strong> concreto, sullo stesso<br />

piano del dovere il Soldato ed il Generale?<br />

La prolissità nuoce. Meglio fermarsi qui. Per ora.


Sentiero Tricolore 30<br />

NORTH NORTH ATLANTIC ATLANTIC TREATY TREATY ORGANISATION<br />

ORGANISATION<br />

LINEE LINEE GUIDA GUIDA CONSIGLIATE CONSIGLIATE PER PER I I SOTTUFFICIALI<br />

SOTTUFFICIALI<br />

Versione orig<strong>in</strong>ale reperibile sul sito: http://aco.nato.<strong>in</strong>t/page325703721.aspx<br />

Traduzione a cura di Valent<strong>in</strong>a MUNARO<br />

Comandante Supremo Alleato, Europa Comandante Supremo Alleato,Transformation<br />

B-7010 SHAPE Norfolk, Virg<strong>in</strong>ia 23551-2490<br />

Belgio Stati Uniti d’America<br />

SH/DOM/SWM/10-270697 1000 TSC GXX 0200/TT-6327/Ser:NU<br />

A: Si veda Distribuzione<br />

OGGETTO: Strategia BI-SC NATO e L<strong>in</strong>ee Guida Consigliate per i <strong>Sottufficiali</strong><br />

DATA: 13 Ottobre 2010<br />

1. Gli uom<strong>in</strong>i e le donne che prestano servizio come <strong>Sottufficiali</strong> nelle Forze Armate dell’Alleanza sono<br />

i primi e più diretti leader per i nostri Soldati, Mar<strong>in</strong>ai e Avieri;essi sono i responsabili dell’esecuzione delle<br />

missioni militari e si occupano dell’addestramento del nostro personale militare nella preparazione per le<br />

loro missioni. I <strong>Sottufficiali</strong> sono membri <strong>in</strong>tegranti di un gruppo che sostiene sia le missioni NATO che<br />

quelle Nazionali. Sono esempi di eccellenza a livello tattico, operativo e strategico e <strong>in</strong>carnano l’ethos<br />

militare della propria nazione. Questi uom<strong>in</strong>i e donne eccellono di fronte a sfide <strong>in</strong> ambienti caratterizzati<br />

dal rischio e dall’ambiguità, essi ottengono successi rispondendo a cambiamenti rapidi e con l’<strong>in</strong>tegrazione<br />

creativa di nuove idee.<br />

2. La Strategia per <strong>Sottufficiali</strong> NATO e le L<strong>in</strong>ee Guida consigliate <strong>in</strong> allegato rappresentano il primo<br />

esame, nel contesto dell’<strong>in</strong>tera Alleanza, dell’utilizzo del Corpo dei <strong>Sottufficiali</strong> e analizza il futuro della<br />

“sp<strong>in</strong>a dorsale” delle Forze Armate dell’Alleanza. Essi def<strong>in</strong>iscono le lacune critiche di potenziale basandosi<br />

sulle ipotesi e implicazioni elencate e forniscono alcune l<strong>in</strong>ee guida. Crediamo che un utilizzo più efficiente<br />

del Corpo dei <strong>Sottufficiali</strong> sia essenziale per sfruttare a pieno il potenziale della NATO <strong>in</strong> un ambiente mult<strong>in</strong>azionale<br />

e noi affidiamo a voi questo compito.<br />

J. Stavridis Stephane Abrial<br />

Ammiraglio, Mar<strong>in</strong>a US Generale, Aviazione Francese<br />

Comandante Comandante<br />

DATA: 13 OTT 10<br />

ALLEGATO A<br />

SH/DOM/SWM/10-270697<br />

1000 TSC GXX 0200/TT-6327/Ser:NU


Sentiero Tricolore 31<br />

STRATEGIA<br />

STRATEGIA<br />

BI-SC<br />

BI-SC<br />

1. Introduzione. La trasformazione della NATO è un processo cont<strong>in</strong>uo che richiede una forte capacità<br />

di percezione verso le nuove sfide e di gestione efficiente delle stesse attraverso mezzi flessibili. Mentre la<br />

NATO si trasforma, lo stesso avviene per gli stati membri e viceversa. La portata dell’<strong>in</strong>fluenza di tali<br />

cambiamenti sulla trasformazione del Corpo dei <strong>Sottufficiali</strong> (NCO) è l’oggetto di questo documento che<br />

analizza il futuro dei <strong>Sottufficiali</strong> NATO, def<strong>in</strong>isce le lacune di potenziale critiche basandosi sulle ipotesi e<br />

implicazioni elencate, e fornendo alcune l<strong>in</strong>ee guida. E’ la prima volta che l’Alleanza esam<strong>in</strong>a così<br />

dettagliatamente l’utilizzo del Corpo dei <strong>Sottufficiali</strong>. Questa analisi è il prodotto di sviluppi <strong>in</strong>iziati<br />

negli ultimi anni con il Corpo dei <strong>Sottufficiali</strong> NATO. Un utilizzo più efficiente del Corpo <strong>Sottufficiali</strong> è<br />

essenziale per sfruttare a pieno il potenziale della NATO <strong>in</strong> un ambiente multi-nazionale.<br />

2. Il Corpo dei <strong>Sottufficiali</strong> all’<strong>in</strong>terno della NATO. I <strong>Sottufficiali</strong> sono membri della professione delle<br />

armi, contraddist<strong>in</strong>ti come veri professionisti dalle conoscenze specialistiche e dalle capacità di leadership<br />

avanzate. I <strong>Sottufficiali</strong> sono membri <strong>in</strong>tegranti di un gruppo che sostiene sia le missioni NATO che quelle<br />

Nazionali e sono al servizio dis<strong>in</strong>teressato del proprio Paese e dell’Alleanza. Essi rappresentano l’eccellenza<br />

a livello tattico, operativo e strategico ed <strong>in</strong>carnano l’ethos militare della propria nazione. I <strong>Sottufficiali</strong><br />

eccellono di fronte a sfide <strong>in</strong> contesti caratterizzati dal rischio e dall’ambiguità, e ottengono successi<br />

rispondendo a cambiamenti rapidi e con l’<strong>in</strong>tegrazione creativa di nuove idee. Lealtà, coraggio, impegno,<br />

competenza e <strong>in</strong>tegrità sono esempi dei valori chiave per i <strong>Sottufficiali</strong> NATO.<br />

a) Progetto. Un Corpo <strong>Sottufficiali</strong> professionale,competente, efficace <strong>in</strong> ambito mult<strong>in</strong>azionale,<br />

completamente impegnato ad eccellere a sostegno dei Comandanti Nato nel compimento delle missioni<br />

ed a migliorarne le capacità per garantire il futuro successo dell’Alleanza.<br />

b) Esam<strong>in</strong>ando il Futuro. Il ritmo e la natura del cambiamento <strong>in</strong>fluenzano profondamente l’attuale e<br />

futuro ambiente <strong>in</strong> cui la NATO si trova ad operare. Inoltre, il cambiamento è pervasivo, nell’<strong>in</strong>dustria, nella<br />

società e nel contesto militare. La natura dei conflitti e l’utilizzo delle forze militari stanno attraversando<br />

cambiamenti radicali. Il mondo è diventato più <strong>in</strong>stabile, <strong>in</strong>certo, complesso e ambiguo. Di conseguenza,<br />

l’Alleanza deve trasformarsi ad un ritmo senza precedenti. Le forze militari future devono essere agili, unite<br />

e simili per quanto riguarda le caratteristiche e la struttura. Devono essere <strong>in</strong> grado di operare all’<strong>in</strong>terno<br />

dell’<strong>in</strong>tero spettro del conflitto militare, devono poter essere schierate e sostenute rapidamente. Tali forze<br />

devono adattarsi ed essere pienamente <strong>in</strong>teroperabili con altre forze militari e capaci di <strong>in</strong>teragire fluidamente<br />

con le autorità civili, le organizzazioni non governative e altre agenzie. Il successo <strong>in</strong> un contesto tanto<br />

complesso richiederà una Forza addestrata e sviluppata professionalmente. Questo progetto di trasformazione<br />

dell’Alleanza dipende dalla capacità del Corpo dei <strong>Sottufficiali</strong> di agire efficacemente <strong>in</strong> un ambiente mult<strong>in</strong>azionale.<br />

Ciò darà orig<strong>in</strong>e, per i <strong>Sottufficiali</strong> di domani, alla necessità di essere funzionali sia dal punto di<br />

vista delle responsabilità tradizionali, sia per i loro ruoli <strong>in</strong> cont<strong>in</strong>ua evoluzione. I <strong>Sottufficiali</strong> devono <strong>in</strong>oltre<br />

attendersi un maggior co<strong>in</strong>volgimento a livello tattico, operativo e strategico nelle operazioni congiunte e<br />

multi-nazionali.<br />

3. Impatto sul Corpo dei <strong>Sottufficiali</strong><br />

a) Ipotesi chiave. Lo studio del futuro contesto multi-nazionale evidenzia le seguenti ipotesi chiave che<br />

<strong>in</strong>fluenzeranno il Corpo <strong>Sottufficiali</strong> all’<strong>in</strong>terno della NATO:<br />

(1)Più operazioni multi-nazionali.<br />

(2)Maggiore richiesta di <strong>Sottufficiali</strong> pronti a lavorare e ad agire con successo <strong>in</strong> un contesto mult<strong>in</strong>azionale.<br />

(3)La comune comprensione delle l<strong>in</strong>ee guida per i <strong>Sottufficiali</strong> e dell’<strong>in</strong>teroperabilità migliorerà la capacità<br />

dei <strong>Sottufficiali</strong> di operare <strong>in</strong> tale contesto.


Sentiero Tricolore 32<br />

(4)I leader Senior di Comando dei <strong>Sottufficiali</strong>(comandanti dei SU n.d.r.) cont<strong>in</strong>ueranno ad avere un<br />

ruolo sempre più essenziale nell’esecuzione della missione e nello sviluppo professionale e benessere della<br />

Forza.<br />

b) Implicazioni. Le seguenti implicazioni per i <strong>Sottufficiali</strong> sono state tratte dalle seguenti ipotesi chiave:<br />

(1)I <strong>Sottufficiali</strong> devono essere pronti ad agire <strong>in</strong> operazioni congiunte <strong>in</strong> un contesto multi-nazionale.<br />

Dovranno possedere prerequisiti di leadership con giusta preparazione, capacità e abilità basate sulle l<strong>in</strong>ee<br />

guida NATO e a seconda del proprio grado e posizione.<br />

(2)I <strong>Sottufficiali</strong> devono essere preparati e sostenuti da un Programma Professionale di Sviluppo NATO,<br />

complementare ai programmi nazionali, per operare <strong>in</strong> modo più efficiente possibile a livello tattico, operativo<br />

e strategico <strong>in</strong> contesti multi-nazionali.<br />

(3)I <strong>Sottufficiali</strong> devono avere una conoscenza lavorativa delle organizzazioni, delle operazioni, degli<br />

standard e dei pr<strong>in</strong>cipi operativi e di leadership della NATO. Inoltre, devono poter comprendere<br />

dettagliatamente i vari aspetti del lavoro <strong>in</strong> un contesto multi-nazionale.<br />

(4)I Leader Senior di Comando dei <strong>Sottufficiali</strong> all’<strong>in</strong>terno delle strutture militari NATO dovrebbero<br />

avere un ruolo di consulenza e guida per i comandanti a tutti i livelli, allo scopo di favorire lo sviluppo<br />

professionale nel contesto dei gradi OR e per assicurare il benessere dell’organizzazione e dei suoi membri.<br />

c) Imperativi Strategici (IS). Gli IS descritti di seguito riflettono la portata e la direzione delle azioni<br />

necessarie per rispondere <strong>in</strong> modo efficace alle sfide future; l’impatto generale sui <strong>Sottufficiali</strong> NATO sarà<br />

rilevante. Questi IS forniscono gli elementi chiave di un progetto per il Corpo <strong>Sottufficiali</strong> NATO del futuro<br />

e per le strutture di sostegno:<br />

(1) L<strong>in</strong>ee guida NATO per <strong>Sottufficiali</strong>. Prima dello spiegamento di forze nel corso delle operazioni o<br />

dell’assegnazione <strong>in</strong> un contesto multi-nazionale, i <strong>Sottufficiali</strong> dovranno comprendere e operare sulla base<br />

di un accordo partendo da una serie di competenze di leadership, conoscenze e abilità a livello tattico,<br />

operativo e strategico a seconda del grado e della posizione.<br />

(2) Programma di Sviluppo Professionale. Un Programma di Sviluppo Professionale NATO garantirà<br />

la preparazione dei <strong>Sottufficiali</strong> rispetto alle sfide poste da un’operazione <strong>in</strong> contesto multi-nazionale.<br />

(3) Leader Senior di Comando dei <strong>Sottufficiali</strong>. Istituzionalizzare il ruolo e la funzione dei Leader<br />

Senior di Comando (assegnare loro un comando) per ottimizzare l’utilizzo dei gradi OR all’<strong>in</strong>terno della<br />

struttura NATO.<br />

4. Def<strong>in</strong>ire le lacune di potenziale<br />

a) IS e lacune di potenziale correlate. Questa sezione esam<strong>in</strong>a ciascuno degli Imperativi Strategici<br />

elencati nella sezione 3, utilizzando l’analisi degli scostamenti per identificare le lacune di potenziale fra la<br />

situazione corrente e la situazione auspicata. Le mancanze saranno <strong>in</strong>dividuate ponendo una semplice<br />

domanda: “Cont<strong>in</strong>uando ad agire come stiamo agendo ora, quali mancanze o lacune sono presenti per quanto<br />

riguarda il progetto per il futuro del Corpo <strong>Sottufficiali</strong> NATO?”.<br />

(1) L<strong>in</strong>ee Guida <strong>Sottufficiali</strong> NATO: come affermato nel paragrafo 3(1). I <strong>Sottufficiali</strong> <strong>in</strong> arrivo<br />

all’<strong>in</strong>terno di operazioni o assegnati ad un’organizzazione militare multi-nazionale, non <strong>in</strong> possesso del<br />

livello richiesto di conoscenza di leadership, abilità e capacità, della competenza che ci si aspetta da un<br />

comandante, possono avere effetti negativi. Ciò sposta il peso della responsabilità sulle spalle di altri membri<br />

dell’organizzazione, che dovranno occuparsi della preparazione dell’<strong>in</strong>dividuo oppure lasciarlo nella posizione<br />

occupata e sperare <strong>in</strong> un miglioramento. Nel peggiore dei casi, il Sottufficiale potrebbe essere messo “da<br />

parte” e i suoi compiti assegnati ad un altro <strong>in</strong>dividuo <strong>in</strong> possesso dei giusti requisiti.<br />

Lacune critiche<br />

Vi è un forte bisogno di attuazione delle L<strong>in</strong>ee Guida NATO comuni per <strong>Sottufficiali</strong>, per quanto riguarda<br />

le conoscenze di leadership, le capacità e abilità dei <strong>Sottufficiali</strong> nel contesto multi-nazionale.<br />

(2) Programma di Sviluppo Professionale: come affermato nel paragrafo 3(2). I <strong>Sottufficiali</strong> schierati<br />

<strong>in</strong> contesto multi-nazionale o <strong>in</strong> servizio presso le organizzazioni militari NATO senza un’adeguata o m<strong>in</strong>ima


Sentiero Tricolore 33<br />

preparazione da <strong>Sottufficiali</strong>, o di sviluppo professionale o conoscenza della NATO, sono svantaggiati nello<br />

sfruttare appieno il proprio potenziale. L’<strong>in</strong>teroperabilità <strong>in</strong> contesto multi-nazionale è essenziale per assicurare<br />

il compimento della missione. I <strong>Sottufficiali</strong> che parteciperanno ad operazioni future devono essere <strong>in</strong> grado<br />

di formare squadre <strong>in</strong> un ambiente multi-nazionale.<br />

Lacune critiche<br />

E’ fortemente necessario garantire che i <strong>Sottufficiali</strong> selezionati per determ<strong>in</strong>ati compiti e impiegati <strong>in</strong><br />

contesto multi-nazionale siano preparati ad agire <strong>in</strong> tale complesso contesto operativo a livello tattico, operativo<br />

e strategico. Una formazione militare professionale, concisa e focalizzata sulla NATO, così come un<br />

programma di sviluppo, sono necessari per garantire un’<strong>in</strong>tegrazione perfetta dei <strong>Sottufficiali</strong> nel contesto<br />

NATO e multi-nazionale.<br />

Leader Senior di Comando dei <strong>Sottufficiali</strong>: come <strong>in</strong>dicato nel paragrafo 3(3). L’attuale contesto<br />

operativo <strong>in</strong>clude una rete di comunicazione <strong>in</strong>formale fra i Leader Senior di Comando dei <strong>Sottufficiali</strong><br />

dell’Alleanza NATO, se presenti. Questa rete si estende <strong>in</strong>oltre ai Consulenti dello Stato Maggiore della<br />

Difesa, ai M<strong>in</strong>isteri della Difesa ed ai servizi militari degli Stati membri o partner. Essi creano squadre di<br />

<strong>Sottufficiali</strong> (OR), si occupano della comunicazione, dell’esecuzione del programma di sviluppo professionale,<br />

condividono idee e concetti appresi e migliorano le capacità del Corpo <strong>Sottufficiali</strong> e delle Forze Armate.<br />

Laddove i Leader Senior non siano <strong>in</strong> carica , i ruoli non siano formalizzati o che la loro posizione non<br />

esista, vi è una carenza significativa nella professionalizzazione del Corpo dei <strong>Sottufficiali</strong>.<br />

Lacune critiche<br />

E’ essenziale formalizzare il ruolo dei Leader Senior di Comando dei <strong>Sottufficiali</strong> e riconoscere il loro<br />

contributo nello sviluppo professionale del Corpo dei <strong>Sottufficiali</strong>. Nel caso di un comando senza Leader<br />

Senior , è fondamentale, laddove appropriata, la creazione di una posizione sostenuta dall’establishment.<br />

5. Conclusione.<br />

Un Programma NATO di Sviluppo per i <strong>Sottufficiali</strong> dovrebbe essere a disposizione di tutti i paesi membri<br />

e partner dell’Alleanza NATO. Tale programma andrebbe a completare i programmi nazionali di sviluppo<br />

per <strong>Sottufficiali</strong>. La NATO dovrà cont<strong>in</strong>uare a sviluppare, monitorare e fornire i propri programmi per<br />

<strong>Sottufficiali</strong> attuali e futuri. Ciò permetterà ai <strong>Sottufficiali</strong> di ogni nazione di partecipare ai corsi <strong>in</strong>ternazionali<br />

che porteranno crediti nazionali per la formazione militare <strong>in</strong>ternazionale nella misura <strong>in</strong> cui ciò sia ritenuto<br />

giusto. Inoltre, la NATO dovrà <strong>in</strong>coraggiare la possibilità di scambi di istruttori e allievi fra nazioni diverse<br />

per i propri programmi di sviluppo nazionali e <strong>in</strong>ternazionali per <strong>Sottufficiali</strong>. Ciò comprenderà la<br />

partecipazione a conferenze come luogo di condivisione di <strong>in</strong>formazioni e scambio di idee. Solo attraverso<br />

l’esposizione ad un ambiente multi-nazionale il Corpo dei <strong>Sottufficiali</strong> comprenderà la complessità del<br />

contesto operativo. L’aspetto del Programma di Sviluppo per <strong>Sottufficiali</strong> NATO riguardante la struttura<br />

militare deve essere guidato dai Leader Senior di Comando dei <strong>Sottufficiali</strong>. Inoltre, la NATO dovrà fornire<br />

al Corpo dei <strong>Sottufficiali</strong> gli strumenti necessari per sviluppare appieno il proprio potenziale come<br />

moltiplicatore di forze nell’affrontare sfide presenti e future. L’Alleanza NATO deve <strong>in</strong>vestire ora nel Corpo<br />

<strong>Sottufficiali</strong> per assicurare il successo <strong>in</strong> futuro.<br />

DATA: 13 OTT 10<br />

ALLEGATO A<br />

SH/DOM/SWM/10-270697<br />

1000 TSC GXX 0200/TT-6327/Ser:NU


Sentiero Tricolore 34<br />

LINEE GUIDA NATO<br />

CONSIGLIATE PER SOTTUFFICIALI<br />

(ndr. per maggiore comprensione dei simboli sotto riportati si allega<br />

una tabella comparativa con i gradi delle Forze Armate Italiane)<br />

1. Obiettivo. Migliorare l’efficacia operativa NATO e l’<strong>in</strong>teroperabilità stabilendo l<strong>in</strong>ee guida comuni<br />

per i <strong>Sottufficiali</strong> NATO <strong>in</strong> tutta l’Alleanza NATO.<br />

2. Progetto. Un Corpo <strong>Sottufficiali</strong> multi-nazionale, professionale, competente ed efficace, con<br />

l’autorizzazione e capacità di:<br />

(a) Accettare responsabilità a sostegno dei comandanti NATO.<br />

(b) Rispettare i requisiti per la missione.<br />

(c) Contribuire alla trasformazione della NATO per assicurare il successo futuro dell’Alleanza.<br />

3. Def<strong>in</strong>izione del Sottufficiale NATO. Il Sottufficiale NATO è un leader con formazione professionale<br />

che funge da “sp<strong>in</strong>a dorsale” per ogni forza militare. Il Sottufficiale NATO è dedito all’eccellenza e opera<br />

per rispettare i più elevati standard di leadership, competenza, <strong>in</strong>tegrità, onore, fiducia, responsabilità, rispetto,<br />

cameratismo e abilità l<strong>in</strong>guistiche. Il Sottufficiale NATO resta fedele ai pr<strong>in</strong>cipi dell’Alleanza, sostenendo<br />

concretamente la sua natura <strong>in</strong>ternazionale e multiculturale, conformandosi alle l<strong>in</strong>ee guida NATO esistenti<br />

e rispettando i propri standard nazionali.<br />

4. Struttura <strong>Sottufficiali</strong> NATO – L<strong>in</strong>ee Guida da OR-1 a OR-9. Queste l<strong>in</strong>ee guida, basate sulla<br />

struttura <strong>Sottufficiali</strong> della NATO, dimostra il cont<strong>in</strong>uo aggiornamento delle conoscenze di leadership nel<br />

corso del programma di sviluppo e avanzamento <strong>Sottufficiali</strong>. Con la promozione del loro ruolo, i <strong>Sottufficiali</strong><br />

migliorano le capacità di leadership dimostrate nei gradi precedenti, assumono più responsabilità ed esercitano<br />

abilità di leadership dirette e <strong>in</strong>dirette.


Sentiero Tricolore 35<br />

a) Da OR-1<br />

a OR-3:<br />

Questi sono i gradi di base per l’accesso alla struttura militare. Il personale deve rappresentare con onore<br />

l’immag<strong>in</strong>e nazionale e personale, rispettare gli standard di condotta e seguire gli ord<strong>in</strong>i dei <strong>Sottufficiali</strong><br />

e degli Ufficiali a lui superiori.<br />

b) OR-4:<br />

Il primo livello di leadership di supervisione all’<strong>in</strong>terno dei <strong>Sottufficiali</strong> NATO. E’ responsabile della<br />

discipl<strong>in</strong>a e del buon ord<strong>in</strong>e, dell’addestramento, dell’immag<strong>in</strong>e personale e del benessere generale dei<br />

subord<strong>in</strong>ati.<br />

c) OR-5:<br />

E’ il livello OR5 di leadership con maggior impatto sui gradi subord<strong>in</strong>ati. Il Sottufficiale esercita una<br />

leadership modello, dimostra il rispetto assoluto degli standard e li mette <strong>in</strong> pratica per assicurare il buon<br />

ord<strong>in</strong>e e la discipl<strong>in</strong>a, l’addestramento, l’immag<strong>in</strong>e personale e il benessere generale del personale<br />

subord<strong>in</strong>ato. E’ <strong>in</strong>dubbiamente competente e capace di portare a term<strong>in</strong>e i compiti correttamente, esercita<br />

la leadership, si occupa del personale assegnato e sostiene la riuscita della missione.<br />

d) OR-6:<br />

Questo è il primo grado Senior per i <strong>Sottufficiali</strong> NATO. L’OR6 viene abitualmente assegnato a posizioni<br />

che richiedono maggiori responsabilità amm<strong>in</strong>istrative e di supervisione. L’OR6 è responsabile di più<br />

personale subord<strong>in</strong>ato, di più equipaggiamento e utilizza una maggiore esperienza e leadership per formare<br />

la propria sfera d’<strong>in</strong>fluenza <strong>in</strong> ogni circostanza.<br />

e) OR-7:<br />

I <strong>Sottufficiali</strong> NATO di questo grado sono totalmente <strong>in</strong>seriti nell’istituzione. L’OR7 è considerato un<br />

elemento chiave all’<strong>in</strong>terno della struttura di comando. Essi sfruttano la propria esperienza e capacità di<br />

leadership per compiere missioni collettive e sono responsabili della gestione effettiva di un grande<br />

numero di subord<strong>in</strong>ati ed equipaggiamenti.<br />

f) OR-8:<br />

L’OR8 utilizza avanzate capacità di leadership e una vasta esperienza per attuare con successo la<br />

progettazione e la gestione delle missioni collettive. Egli/ella consiglia lo staff, istruisce e guida i<br />

subord<strong>in</strong>ati, coord<strong>in</strong>a e supervisiona l’addestramento. Controlla l’efficacia dell’unità e il rispetto degli<br />

standard.<br />

g) OR-9:<br />

Sottufficiale Leader con più esperienza nella struttura dei <strong>Sottufficiali</strong> NATO. Utilizza avanzate capacità<br />

di leadership e una vasta esperienza con maggiore portata per attuare con successo la pianificazione e<br />

gestione delle missioni collettive. Consiglia lo staff, istruisce e guida i subord<strong>in</strong>ati, coord<strong>in</strong>a e supervisiona<br />

l’addestramento. Controlla l’efficacia dell’unità e il rispetto degli standard. L’OR9 funge da modello per<br />

tutti i <strong>Sottufficiali</strong>/OR.<br />

OR-9 come Leader Senior di Comando dei <strong>Sottufficiali</strong>:<br />

Questo importante leader, al vertice dei gradi dei <strong>Sottufficiali</strong>, funge da consulente del comandante ed è<br />

responsabile della leadership dello staff. Il Sottufficiale dà consigli al comandante su questioni riguardanti<br />

i gradi dei <strong>Sottufficiali</strong>. Egli/ella assicura il rispetto delle l<strong>in</strong>ee guida, l’adesione agli standard di<br />

performance, condotta o addestramento effettivo e del mantenimento della discipl<strong>in</strong>a all’<strong>in</strong>terno dell’unità/<br />

gruppo. Questo Sottufficiale supervisiona lo sviluppo professionale del Corpo <strong>Sottufficiali</strong>, quando<br />

assegnato ad una struttura di comando NATO. L’OR-9, sia uomo che donna, deve dimostrare sempre una<br />

calma serafica e deve dare, <strong>in</strong> modo <strong>in</strong>equivocabile, consigli sempre precisi, con energia ed entusiasmo<br />

cont<strong>in</strong>uo, anche nelle situazioni più difficili.<br />

Questa è la presentazione di ciò che significa essere un sottufficiale nella NATO<br />

NATO NON CLASSIFICATO<br />

Documento disponibile al pubblico


Dopo l’uscita dell’ultimo numero<br />

di Sentiero Tricolore, nel quale ho<br />

riportato una breve s<strong>in</strong>tesi del<br />

Congresso <strong>Nazionale</strong> dei Delegati<br />

tenutosi a Cec<strong>in</strong>a, mi sono giunte<br />

parecchie telefonate e scritti che<br />

chiedevano delucidazioni e<br />

spiegazioni su quanto da me<br />

affermato nel testo di quell’articolo<br />

e precisamente rispondendo alla<br />

richiesta di alcuni delegati per<br />

<strong>in</strong>traprendere eventuali nuove azioni<br />

per addivenire all’Unificazione con<br />

l’ANSI e alle quale avrei risposto<br />

testualmente:<br />

“Ulteriori azioni sensibilizzatici<br />

per addivenire all’unificazione tra<br />

UNSI ed ANSI, previste all’ord<strong>in</strong>e<br />

del giorno, hanno trovato la<br />

<strong>Presidenza</strong> decisamente contraria<br />

all’idea vista la cocente delusione<br />

subita dopo tre anni di lavoro e i<br />

metodi usati per far si che questo<br />

matrimonio non avvenisse.”<br />

Perché questa presa di posizione,<br />

perché queste aspre parole, perché<br />

questo astio (che non c’è) mi si<br />

chiede?<br />

Per questo motivo vorrei dare,<br />

anche se già <strong>in</strong> passato l’argomento<br />

è stato ampiamente dibattuto nelle<br />

pag<strong>in</strong>e di Sentiero, una documentata<br />

e dettagliata risposta <strong>in</strong> merito.<br />

La proposta unificativa parte da<br />

me, dopo aver avuto il beneplacito<br />

del Consiglio Direttivo, nel<br />

settembre 2006 con una lettera<br />

<strong>in</strong>viata al presidente dell’ANSI , a<br />

tutti i Presidenti delle Sezioni e<br />

pubblicata su Sentiero (vedi<br />

locand<strong>in</strong>a a parte), lettera alla quale<br />

positivamente rispose il Presidente<br />

ANSI Cosimo Gallo che<br />

dichiarandosi propenso all’idea<br />

concordava con un <strong>in</strong>contro<br />

prelim<strong>in</strong>are a Roma di una<br />

delegazione UNSI (6 persone) e<br />

analoga delegazione ANSI.<br />

L’<strong>in</strong>contro, che devo dire fu<br />

oltremodo cordiale e costruttivo,<br />

avendo come premessa di partire da<br />

zero dimenticando i dissapori del<br />

passato, portò alla stesura di un<br />

documento d’<strong>in</strong>tenti che il 31 ottobre<br />

2007 <strong>in</strong>viammo congiuntamente al<br />

M<strong>in</strong>istro della Difesa.<br />

Sentiero Tricolore 36<br />

Chiarimenti sulla mancata unificazione<br />

di Arturo Malagutti<br />

Successivamente a tale data i<br />

gruppi di lavoro si confrontarono per<br />

la stesura dello Statuto del nuovo<br />

soggetto unificato che<br />

concordemente si sarebbe chiamato<br />

A.N.I.S.I. (Associazione <strong>Nazionale</strong><br />

Interforze <strong>Sottufficiali</strong> <strong>Italiani</strong>)<br />

sgombrando il campo dai vecchi<br />

acronimi ANSI e UNSI.<br />

Negli stessi giorni di Marzo<br />

2008 sia l’UNSI che ANSI<br />

organizzavano il Congresso<br />

<strong>Nazionale</strong> dei Delegati e per quanto<br />

riguarda l’UNSI, l’assemblea<br />

all’unanimità approvò sia<br />

l’unificazione così come era stata<br />

concordata con il gruppo di lavoro<br />

dell’ANSI, sia lo Statuto del nuovo<br />

soggetto unificante ANISI e di tale<br />

determ<strong>in</strong>azione diedi notizia al<br />

Presidente ANSI con lettera del 10<br />

settembre 2008, chiedendo altresì<br />

notizie su quanto era stato deciso nel<br />

corso del loro Congresso.<br />

Non avendo avuto notizie,<br />

trovandomi a Roma per una riunione<br />

al M<strong>in</strong>istero della Difesa, mi recai<br />

alla sede dell’ANSI per avere<br />

qualche comunicazione e qui con<br />

mia grande sorpresa seppi dal<br />

Segretario Generale dell’ANSI che<br />

nel corso del Congresso, a cui<br />

avevano partecipato poco più della<br />

metà dei delegati delle Sezioni<br />

previsti, era emersa la volontà<br />

maggioritaria di addivenire<br />

all’unificazione ma, successivamente<br />

era stato deciso, non so se dal<br />

Consiglio Direttivo o dal Congresso<br />

dell’ANSI, di effettuare un<br />

referendum sulle Sezioni non<br />

presenti al Congresso per avere la<br />

loro op<strong>in</strong>ione <strong>in</strong> merito al progetto<br />

unificante.<br />

Rimasi decisamente sconcertato<br />

a questa, a mio avviso, palese<br />

violazione statutaria che non prevede<br />

nessun tipo di referendum successivo<br />

e relativo alle decisioni adottate dal<br />

Congresso dei Delegati per <strong>in</strong>ficiarne<br />

la validità, ma non replicai,<br />

fiducioso <strong>in</strong> un positivo risultato.<br />

Su richiesta del presidente ANSI,<br />

il 21 novembre 2008, con immutato<br />

spirito collaborativo, <strong>in</strong>viai una<br />

lettera <strong>in</strong> cui veniva specificata la<br />

forza numerica associativa<br />

dell’UNSI, suddivisa per soci<br />

effettivi e simpatizzanti e la<br />

dislocazione delle nostre Sezioni sul<br />

territorio nazionale e all’estero,<br />

chiedendo mi venisse <strong>in</strong>viata analoga<br />

situazione relativa all’ANSI.,<br />

situazione mai pervenuta ancorché<br />

sollecitata.<br />

Il 20 aprile 2009 ricevetti dal<br />

Presidente Cosimo GALLO, la<br />

seguente comunicazione, di cui<br />

stralcio la parte <strong>in</strong>etressata:<br />

“Come già comunicato, via<br />

breve, l’ANSI ha tenuto, secondo il<br />

proprio calendario, l’Assemblea<br />

<strong>Nazionale</strong> dei Delegati con<br />

all’Ord<strong>in</strong>e del Giorno, tra l’altro,<br />

anche la decisione f<strong>in</strong>ale da<br />

prendere sull’argomento <strong>in</strong> oggetto<br />

(unificazione ndr.).<br />

Dopo un’ampio, approfondito ed<br />

animato dibattito tra le sezioni<br />

partecipanti alla riunione, preso<br />

anche atto delle deliberazioni<br />

assunte e verbalizzate nelle<br />

rispettive assemblee sezionali, per le<br />

sezioni non presenti all’assemblea,<br />

veniva messa a votazione la<br />

decisione f<strong>in</strong>ale circa il progetto<br />

unificativo.<br />

Dalla votazione è emerso quanto<br />

segue:<br />

1) la maggioranza delle Sezioni<br />

presenti e non alla riunione, ha<br />

deliberato di non essere d’accordo<br />

sull’unificazione;<br />

2) ...omissis...”<br />

Ecco perché scrivo “ hanno<br />

trovato la <strong>Presidenza</strong> decisamente<br />

contraria all’idea vista la cocente<br />

delusione subita dopo tre anni di<br />

lavoro e i metodi usati per far si che<br />

questo matrimonio non avvenisse.”<br />

I metodi usati sono la chiara<br />

dimostrazione che non si voleva<br />

l’unificazione, anche se una<br />

maggioranza congressuale ANSI<br />

aveva deciso per il si; si è voluto<br />

<strong>in</strong>dire un referendum successivo per<br />

le sezioni assenti.<br />

Dice un vecchio detto popolare,<br />

che gli assenti hanno sempre torto e<br />

le decisioni che altri prendono, pur<br />

<strong>in</strong> loro assenza, hanno il crisma della<br />

legalità.<br />

Questo è quanto ed è la<br />

cronistoria di un mancato<br />

matrimonio di cui questa <strong>Presidenza</strong><br />

conserva tutta la documentazione al<br />

riguardo.


DAL Presidente <strong>Nazionale</strong><br />

Colleghi ed amici dell’A.N.S.I,<br />

non so se questa mia lettera verrà pubblicata sul vostro<br />

giornale - a cui l’ho <strong>in</strong>viata - è certo comunque<br />

che nella speranza giunga a vostra conoscenza, la faccio<br />

<strong>in</strong>serire nel nostro periodico.<br />

Perché vi scrivo è facilmente immag<strong>in</strong>abile, sono<br />

il presidente neo eletto dell’UNSI, <strong>Unione</strong> <strong>Nazionale</strong><br />

<strong>Sottufficiali</strong> <strong>Italiani</strong>, associazione che, al pari<br />

dell’ANSI, raggruppa personale della nostra categoria<br />

<strong>in</strong> servizio ed <strong>in</strong> quiescenza.<br />

Il fatto che esistano due associazioni che si prefiggano<br />

gli stessi scopi, abbiano gli stessi obiettivi,<br />

perseguano identiche f<strong>in</strong>alità e con statuti pressoché<br />

identici è qualcosa che non riesco a comprendere se<br />

non con una volontà egoistica di mantenere uno status<br />

quò, che traduco con un’espressione poco simpatica,<br />

ma probabilmente molto vic<strong>in</strong>a alla realtà: “il mantenimento<br />

del potere”, del “prestigio” o anche delle<br />

“varie opportunità che possono presentarsi” che vale<br />

per ambedue le parti <strong>in</strong> causa.<br />

Per quanto mi riguarda il passato, come sempre<br />

nella vita, ha il suo peso, ma non deve condizionare<br />

il futuro, quando questo futuro dipende solo da noi<br />

perseguirlo e crearcelo.<br />

Non molto tempo fa, si è cercato, sulla sp<strong>in</strong>ta anche<br />

della volontà degli associati, di addivenire ad una<br />

unificazione creando un gruppo di lavoro, con pari<br />

composizione di delegati dei due sodalizi, ma senza<br />

risultati apprezzabili, anzi con un nulla di fatto e con<br />

grande delusione di chi come me e tanti altri pensavano<br />

che l’unificazione avrebbe dato un segnale positivo,<br />

di forza e di discont<strong>in</strong>uità con un passato che<br />

non ci ha mai visto molto uniti e solidali, anche e<br />

soprattutto <strong>in</strong> servizio, come <strong>in</strong>vece si riscontra <strong>in</strong><br />

altre categorie militari.<br />

L’unificazione è possibile? Io penso proprio che<br />

si possa fare se si vuole, ed al perseguimento di quest’obbiettivo<br />

voglio dare il mio contributo più ampio<br />

e s<strong>in</strong>cero: una volta che i lavori preparatori da parte<br />

del gruppi di lavoro saranno term<strong>in</strong>ati e si siano sviluppate<br />

tutta le condizioni necessarie (che di seguito<br />

elencherò) si vada ad un unico Congresso dei delegati<br />

dell’ANSI e dell’UNSI, io, Presidente UNSI,<br />

mi presenterò dimissionario al pari del Presidente<br />

ANSI (se accetterà questa proposta) ed il Congresso<br />

eleggerà il Presidente, tra coloro che si<br />

candideranno, dell’Unica associazione deputata a<br />

rappresentare i <strong>Sottufficiali</strong>.<br />

Penso sia ampiamente dimostrata con questa proposta<br />

la buona volontà e la buona fede delle mie <strong>in</strong>tenzioni.<br />

Ora aspetto un segnale da parte vostra, amici<br />

dell’ANSI, aff<strong>in</strong>chè si possa realizzare quello che ri-<br />

Sentiero Tricolore 37<br />

Lettera aperta<br />

ai Colleghi ed Amici dell’A.N.S.I.<br />

tengo sia un obiettivo irr<strong>in</strong>unciabile: l’unificazione<br />

<strong>in</strong> un’unica Associazione di tutti i <strong>Sottufficiali</strong>.<br />

Le condizioni e le premesse necessarie citate sono<br />

le seguenti:<br />

Creare un gruppo di lavoro composto di un numero<br />

paritario di persone delle due realtà associative<br />

che abbiano l’appoggio di tutta la loro base e soprattutto<br />

godano di una <strong>in</strong>discussa considerazione <strong>in</strong><br />

relazione al loro passato di <strong>Sottufficiali</strong> e primariamente<br />

per l’attività svolta <strong>in</strong> seno al sodalizio.<br />

Tale gruppo di lavoro dovrà impegnarsi:<br />

● alla revisione dei rispettivi statuti allo scopo di<br />

mantenere tutte le cose positive e qualificanti racchiuse<br />

negli stessi ed addivenire alla formulazione<br />

di un’unica carta che possa essere la base per<br />

l’unificazione;<br />

● a ricercare i modi e le forme che consentano<br />

alle due associazioni la fusione mantenendo la Personalità<br />

Giuridica e, nel caso specifico dell’Unsi,<br />

anche la qualifica di Ente Morale;<br />

● a redigere anche il regolamento d’attuazione del<br />

futuro Statuto, sempre facendo tesoro dei regolamenti<br />

esistenti;<br />

● al controllo delle scritture amm<strong>in</strong>istrative allo scopo<br />

di evidenziare lo stato patrimoniale di entrambe;<br />

● a dare un nome al nuovo costituendo soggetto;<br />

● a ricercare una soluzione che soddisfi il mantenimento<br />

delle testate <strong>in</strong> un unico periodico associativo<br />

nazionale;<br />

● a redigere alla conclusione dei lavori un rapporto<br />

particolareggiato che tracci <strong>in</strong> modo <strong>in</strong>equivocabile<br />

il futuro assetto dell’ “Associazione<br />

<strong>Sottufficiali</strong>”; rapporto che le attuali associazioni<br />

sottoporranno primariamente al giudizio della base<br />

ed all’approvazione successiva dei delegati nei rispettivi<br />

Congressi;<br />

● ad <strong>in</strong>dire un Congresso Straord<strong>in</strong>ario, qualora si<br />

sia raggiunta la determ<strong>in</strong>azione dell’unificazione;<br />

● a tracciare lo schema normativo, che comunque<br />

già dovrebbe essere <strong>in</strong>serito nel regolamento d’attuazione,<br />

per l’elezione del Presidente e del Consiglio<br />

Direttivo <strong>Nazionale</strong>.<br />

I tempi per realizzare tale progetto dipendono solo<br />

dalla buona volontà di entrambe le parti e dall’effettiva<br />

volontà di creare un’unica grande (anche per<br />

numero di Soci) Associazione di <strong>Sottufficiali</strong>.<br />

Vorrei sperare e credere che questa non sia una<br />

chimera.<br />

Arturo MALAGUTTI<br />

San Donà di Piave, 16 settembre 2006


Il 3° Raduno <strong>Nazionale</strong> di<br />

ASSOARMA, appositamente<br />

voluto per celebrare il 150°<br />

dell’Unità d’Italia, è stato un<br />

successo grazie a tutti i<br />

partecipanti anche se ha richiesto<br />

una preparazione molto laboriosa,<br />

considerando anche le variegate<br />

componenti, ma si è magnificamente<br />

espresso <strong>in</strong> un splendido<br />

f<strong>in</strong>e settimana il 2 e 3 di luglio<br />

che ha visto la grande<br />

partecipazione di quasi la totalità<br />

delle associazioni aderenti ad<br />

Assoarma.<br />

La città Tor<strong>in</strong>o, che nell’immag<strong>in</strong>ario<br />

comune è ritenuta<br />

fredda e avulsa a manifestazioni<br />

di tale natura, ha sorpreso tutti per<br />

la calda e calorosa accoglienza<br />

riservataci, nonostante nelle<br />

passate settimane avesse assistito<br />

ai Raduni Nazionali dei<br />

Carab<strong>in</strong>ieri, dei Granatieri, dei<br />

Bersaglieri, degli Alp<strong>in</strong>i, dei Fanti<br />

e forse anche qualche altra<br />

Associazione di cui probabilmente<br />

ora mi sto scordando.<br />

La rappresentanza dell’UNSI era<br />

composta dalla <strong>Presidenza</strong><br />

<strong>Nazionale</strong> con Labaro e Bandiera<br />

Sentiero Tricolore 38<br />

3° Raduno <strong>Nazionale</strong><br />

ASSOARMA<br />

Tor<strong>in</strong>o 2/3 luglio 2011<br />

di Arturo Malagutti<br />

e da una sparuta pattuglia di<br />

<strong>Sottufficiali</strong>, Soci delle nostre<br />

Sezioni di San Donà, Casarsa,<br />

Mantova, Lucca e Brescia con le<br />

sue sempre presenti DAME,<br />

armati di buona volontà.<br />

La nostra figura è stata esaltata<br />

dalla presenza di una plotone di<br />

Cadetti dell’ANC., (Soci<br />

dell’UNSI) che con la loro<br />

freschezza giovanile hanno dato<br />

forza alla nostra partecipazione e<br />

hanno altresì posto l’<strong>in</strong>terrogativo<br />

di chi fossero questi baldi<br />

personaggi tra coloro che non<br />

conoscono questa splendida realtà<br />

di Brescia.<br />

D<strong>in</strong>anzi alla tribuna centrale<br />

delle autorità hanno reso gli onori<br />

<strong>in</strong> modo egregio e da manuale.<br />

Non si può che dire bravi, bravi..<br />

Se non ci fossero stati loro!!!<br />

Abbiamo visto la partecipazione<br />

dei Paracadutisti. Oltre 150<br />

presenze.<br />

Abbiamo visto gli Alp<strong>in</strong>i con<br />

i gagliardetti di una c<strong>in</strong>quant<strong>in</strong>a<br />

di sezioni accompagnati da<br />

cent<strong>in</strong>aia di soci.<br />

Abbiamo visto i Bersaglieri<br />

con una fanfara ed oltre una<br />

miriade di soci.<br />

Abbiamo visto i Granatieri<br />

con le divise storiche con dec<strong>in</strong>e<br />

e dec<strong>in</strong>e di presenze.<br />

Non abbiamo visto i<br />

<strong>Sottufficiali</strong> dell’ANSI. Neanche<br />

i fantasmi.<br />

Abbiamo visto pochi<br />

<strong>Sottufficiali</strong> dell’UNSI.<br />

Vogliamo dist<strong>in</strong>guerci da tutti<br />

gli altri; ci siamo riusciti con la<br />

nostra quasi assenza, forse dovuta<br />

anche alla data prescelta ed<br />

obbligata per il raduno, ma il<br />

medesimo problema esisteva<br />

anche per le altre associazioni.<br />

Speriamo <strong>in</strong> una maggiore<br />

adesione la prossima volta.


Qualche mese fa ho<br />

accompagnato mia moglie a fare<br />

la spesa <strong>in</strong> un grande<br />

supermercato.<br />

Mentre ero <strong>in</strong>tento a<br />

guardare i prodotti sugli scaffali,<br />

venivo improvvisamente colpito<br />

all’anca da un addetto del<br />

supermercato che sp<strong>in</strong>geva un<br />

carrello piuttosto <strong>in</strong>gombrante.<br />

A causa dell’urto, cadevo al<br />

suolo. Sul momento non mi era<br />

parso di essermi fatto molto male<br />

ma la sera stessa <strong>in</strong>iziavo ad<br />

accusare dei forti dolori al<br />

braccio che mi costr<strong>in</strong>gevano a<br />

recarmi, il giorno successivo, al<br />

pronto soccorso, dove mi veniva<br />

diagnosticata una piccola<br />

frattura alla mano e mi veniva<br />

applicato un gesso<br />

Qualche giorno dopo mi sono,<br />

qu<strong>in</strong>di, rivolto alla direzione del<br />

supermercato per denunciare<br />

l’accaduto ed ottenere il<br />

risarcimento dei danni ma la<br />

richiesta veniva resp<strong>in</strong>ta:<br />

secondo la direzione, <strong>in</strong>fatti, non<br />

era possibile risalire al<br />

nom<strong>in</strong>ativo della persona che<br />

conduceva il carrello e che<br />

risultava essere la sola<br />

responsabile.<br />

Gradirei sapere se quanto mi<br />

è stato detto corrisponde al vero<br />

o se il supermercato è comunque<br />

responsabile del fatto.<br />

L’articolo 2049 del codice<br />

civile, rubricato” responsabilità dei<br />

padroni e dei committenti”,<br />

stabilisce che “i padroni e i<br />

committenti sono responsabili per<br />

i danni arrecati dal fatto illecito dei<br />

loro domestici e commessi<br />

nell’esercizio delle <strong>in</strong>combenze a<br />

cui sono adibiti”.<br />

Si tratta di una responsabilità di<br />

carattere oggettivo per fatto altrui<br />

Sentiero Tricolore 39<br />

L’Avvocato risponde<br />

studio.legale@modesti-associati.191.it<br />

a cura di Diego Modesti<br />

che presc<strong>in</strong>de da ogni valutazione<br />

<strong>in</strong> term<strong>in</strong>i di colpa. Il datore di<br />

lavoro, <strong>in</strong> altre parole, è tenuto<br />

sempre a rispondere per l’illecito<br />

commesso da un proprio<br />

dipendente, senza avere la<br />

possibilità di fornire la prova<br />

liberatoria.<br />

Per quanto attiene, poi,<br />

all’impossibilità di <strong>in</strong>dividuare il<br />

dipendente che, nel concreto,<br />

avrebbe commesso l’illecito, un<br />

caso del tutto analogo a quello<br />

descritto dal lettore è stato deciso<br />

dal Tribunale di Monza, sezione I<br />

civile, con la sentenza n.654 del 24<br />

febbraio 2006: il fatto che non sia<br />

stato <strong>in</strong>dividuato dal direttore, tra<br />

i vari addetti, la persona<br />

materialmente responsabile<br />

dell’accaduto – afferma il tribunale<br />

- è circostanza che riguarda<br />

soltanto l’organizzazione <strong>in</strong>terna<br />

del supermercato ma che non<br />

toglie nulla al fondamento della<br />

pretesa risarcitoria della parte<br />

danneggiata.<br />

Per quanto premesso, si ritiene<br />

che il supermercato debba<br />

rispondere del danno causato al<br />

lettore.<br />

Il mio vic<strong>in</strong>o di casa ha da<br />

tempo vic<strong>in</strong>o al conf<strong>in</strong>e due<br />

alberi i cui rami <strong>in</strong>vadono di<br />

qualche metro la mia proprietà<br />

e mi procurano un serio fastidio<br />

a causa della caduta di fogliame.<br />

Ho più volte <strong>in</strong>vitato il vic<strong>in</strong>o<br />

a tagliare i rami ma lui sostiene<br />

di avere acquisito per<br />

usucapione il diritto di<br />

mantenere i rami così come sono,<br />

visto che, quando ha comprato<br />

la casa circa 40 anni fa, gli alberi<br />

erano già di quelle dimensioni.<br />

Vorrei sapere se ciò è vero ed<br />

eventualmente cosa posso fare<br />

per tutelarmi.<br />

Secondo la Cassazione, il diritto<br />

di fare protendere i rami degli<br />

alberi del proprio fondo <strong>in</strong> quello<br />

conf<strong>in</strong>ante non può essere<br />

acquistato per usucapione perché<br />

l’articolo 896 del codice civile,<br />

<strong>in</strong>novando la disposizione<br />

dell’articolo 582 del codice civile<br />

del 1865, implicitamente lo<br />

esclude, riconoscendo<br />

espressamente al proprietario del<br />

fondo nel quale si protendono i<br />

rami degli alberi del vic<strong>in</strong>o il<br />

potere di costr<strong>in</strong>gere quest’ultimo<br />

a tagliarli “<strong>in</strong> qualunque tempo”<br />

(Cassazione, Sezione Seconda<br />

Civile, sentenza del 12 febbraio<br />

1993, n. 1788).<br />

Nella motivazione della<br />

sentenza, la Corte afferma che tale<br />

scelta legislativa può cogliersi<br />

nella considerazione che la crescita<br />

dei rami è opera della natura e,<br />

qu<strong>in</strong>di, non può costituire oggetto<br />

di un possesso sufficientemente<br />

cont<strong>in</strong>uativo e che l’astensione del<br />

vic<strong>in</strong>o dal taglio è solitamente<br />

dovuto a mera tolleranza.<br />

Va ricordato, peraltro, che la<br />

legge riconosce al proprietario del<br />

fondo nel quale si protendono i<br />

rami unicamente il potere di<br />

costr<strong>in</strong>gere il vic<strong>in</strong>o a tagliarli e<br />

non di procedere egli stesso alla<br />

recisione: tale comportamento,<br />

<strong>in</strong>fatti, potrebbe dare corpo al reato<br />

di “ragion fattasi”, punito<br />

dall’articolo 392 del codice penale<br />

(esercizio arbitrario delle proprie<br />

ragioni con violenza sulle cose).<br />

E’, dunque, fondamentale, <strong>in</strong><br />

caso di rifiuto del vic<strong>in</strong>o di<br />

adeguarsi alla richiesta, rivolgersi<br />

all’autorità giudiziaria.


Sentiero Tricolore 40<br />

Il cuore delle sezioni<br />

Sezione di LIVORNO<br />

a cura di Daniela Del Bianco Rizzardo<br />

RIMPATRIATA DI ULTRALEGGERI<br />

di Paolo Frediani<br />

Al canto di Fratelli d’Italia<br />

sembrava che la mar<strong>in</strong>a assolata<br />

si unisse ai versi del Carducci...<br />

“Là nel ciel nero... tra quei colli<br />

ed <strong>in</strong> quel mare...”<br />

Una bellissima rimpatriata di<br />

Ultra leggeri si è svolta ieri<br />

all’aviosuperficie LI 05 di “Porta<br />

della Maremma” attigua alla Zona<br />

di Lancio di Cec<strong>in</strong>a.<br />

L’<strong>in</strong>stancabile Aiut. <strong>in</strong>c.par.<br />

Damiani Daniele, furlan doc, ha<br />

f<strong>in</strong>almente coronato il suo<br />

desiderio, portando gli amici<br />

paracadutisti, che hanno nel cuore<br />

i cieli blu, proprio nel sito dove li<br />

vide brevettarsi tanti anni prima.<br />

Sotto un sole che non perdonava<br />

nessuno, si sono visti arrivare una<br />

trent<strong>in</strong>a di UL da ogni parte<br />

d’Italia. Dopo le operazioni di<br />

buncheraggio, aggiornamenti dei<br />

documenti di adesione e le<br />

felicitazioni con gli amici ritrovati<br />

anche dopo decenni, è stato dato<br />

l’ord<strong>in</strong>e per l’alza bandiera.<br />

La “forza volante” è stata<br />

presentata dal col. a. ris. Pivach<br />

Paolo, proveniente dal campo di<br />

volo Chiasiellis Mortegliano<br />

(UD), concessione cavalleresca<br />

data alla “penna bianca” dal col.<br />

par.ris. Ottaviani Giulio, noto<br />

campione mondiale del Centro<br />

Sportivo Esercito ai tempi della<br />

Scuola Militare di Paracadutismo.<br />

Pertanto, tutti all<strong>in</strong>eati e<br />

coperti come tanti giovani di anni<br />

prima, per l’orgoglio di esser<br />

presentati al Gen. C.A. Marco<br />

Bertol<strong>in</strong>i, socio effettivo<br />

all’Avioclubcec<strong>in</strong>a, dove lui si<br />

brevettò nel 1971. Con l’ord<strong>in</strong>e<br />

di alza bandiera e il canto di<br />

Fratelli d’Italia è sembrato che<br />

quella mar<strong>in</strong>a assolata si unisse<br />

<strong>in</strong>timamente ai versi del Carducci,<br />

che su quelle terre lo ospitò nella<br />

sua scapigliata adolescenza:<br />

“...Là nel ciel nero librarmi / poi<br />

co ‘l tuon vo’ sprofondarmi / tra<br />

quei colli ed <strong>in</strong> quel mar”. Nel suo<br />

<strong>in</strong>tervento, il Comandante<br />

Bertol<strong>in</strong>i ha tenuto a ricordarci il<br />

senso di questo particolare<br />

avioraduno, mai scisso dal nostro<br />

esser paracadutisti e dal nostro<br />

supporto morale ai nostri fratelli<br />

<strong>in</strong> armi schierati <strong>in</strong> quelle terre<br />

<strong>in</strong>fide, come quelle afgane. Un<br />

applauso improvviso è scaturito<br />

appena udite quelle parole,<br />

pronunciate col cuore da un<br />

Comandante che per tutta la sua<br />

vita militare è stato sempre <strong>in</strong><br />

prima l<strong>in</strong>ea <strong>in</strong> tantissime missioni.<br />

In successione ci sono stati gli<br />

<strong>in</strong>terventi, sia del Presidente<br />

dell’Avioclubcec<strong>in</strong>a, cav. Franco<br />

Belcari e sia della d.ssa Burgalassi<br />

Lia, <strong>in</strong> rappresntanza del S<strong>in</strong>daco<br />

di Cec<strong>in</strong>a, dott Stefano Benedetti,<br />

i quali hanno dato il loro<br />

benvenuto ai radunisti e porto<br />

l’augurio per un 2° avioraduno<br />

nel 2012. La dottoressa,<br />

riprendendo le parole del<br />

Comandante, ha tenuto a dirci di<br />

quali disagi soffrano le famiglie<br />

dei nostri folgor<strong>in</strong>i <strong>in</strong><br />

missione,residenti nel Comune di<br />

Cec<strong>in</strong>a. Naturalmente anche alla<br />

dottoressa è stato dedicato un<br />

lungo ed affettuoso applauso.<br />

Term<strong>in</strong>ata la cerimonia ufficiale,<br />

tutti a tavola nell’hangar di<br />

Damiani, dove con la maestria<br />

cul<strong>in</strong>aria della signora Turr<strong>in</strong>i<br />

abbiamo potuto colmare quel<br />

vuoto che ormai si faceva sentire.<br />

Prima del saluto e degli imbarchi<br />

per raggiungere le rispettive<br />

aviosuperrfici, Damiani ha voluto<br />

omaggiare alcune personalità di<br />

spicco con delle confezioni di<br />

v<strong>in</strong>o di Bolgheri, sulle bottiglie<br />

delle quali aveva fatto affiggere<br />

lo stemma del bimbo: il suo<br />

ultraleggero <strong>in</strong> versione militare.


Sezione di SYDNEY<br />

...Titolata alla M.O.V.M.<br />

Serg. Magg. Paol<strong>in</strong>o ZUCCHI<br />

“la Sezione UNSI<br />

<strong>in</strong> terra Australiana”<br />

di Giulio Vidoni<br />

Malgrado la pioggia numerosi<br />

connazionali, autorità e rappresentanti<br />

delle Associazioni<br />

d’Arma hanno preso parte, lunedì<br />

25 aprile, alla Commemorazione<br />

del 66° Anniversario della f<strong>in</strong>e<br />

della Seconda guerra Mondiale e<br />

della Liberazione dell’Italia,<br />

celebrazione sotto l’egida della<br />

Sezione Combattenti della<br />

Liberazione e con la vitale<br />

collaborazione della Sezione<br />

UNSI di Sidney.<br />

La cerimonia si è svolta<br />

davanti al cippo del Milite ignoto<br />

sul piazzale della Chiesa di St.<br />

Fiacre di Leichhardt, Sidney, con<br />

la deposizione di una corona di<br />

fiori da parte dell’ex combattente<br />

Biagio Di Ferd<strong>in</strong>ando e del<br />

Console generale d’Italia dott.<br />

Benedetto Latteri.<br />

Subito dopo la vedova Silvia<br />

Gallo ha depositato un mazzo di<br />

fiori per tutti i caduti <strong>in</strong> guerra,<br />

mentre il trombettiere, suonava il<br />

silenzio.<br />

Il compito di commemorare il<br />

25 aprile è stato svolto dal<br />

Console Latteri, che ha<br />

sottol<strong>in</strong>eato l’importanza di<br />

questa data per rendere omaggio<br />

ai Caduti <strong>in</strong> Guerra, ma anche per<br />

celebrare la f<strong>in</strong>e del fratricida<br />

conflitto per la liberazione del<br />

nostro paese.<br />

Il console ha poi ricordato che<br />

nell’anno <strong>in</strong> corso ricorre il 150°<br />

Sentiero Tricolore 41<br />

CELEBRATO L’ANNIVERSARIO DELLA LIBERAZIONE<br />

66° Anniversario della f<strong>in</strong>e<br />

della Seconda Guerra Mondiale<br />

Anniversario dell’Unità d’Italia<br />

anniversario che ha visto nel<br />

tempo via via più affermarsi<br />

l’<strong>in</strong>tr<strong>in</strong>seco desiderio di libertà e<br />

di unione delle genti con simile<br />

retaggio culturale, storico e<br />

l<strong>in</strong>guistico.<br />

Nell’occasione congratulazioni<br />

sono state estese agli ex<br />

<strong>in</strong>ternati presenti che hanno<br />

ricevuto la “Medaglia d’Onore<br />

come ex prigionieri <strong>in</strong> Germania”.<br />

Al term<strong>in</strong>e della Cerimonia<br />

tutti i partecipanti si sono recati<br />

nella Chiesa ove Padre Atanasio,<br />

cappellano degli ex Combattenti,<br />

ha celebrato una Santa Messa <strong>in</strong><br />

suffragio di tutti i Caduti.<br />

Titolata alla MOVM “Serg.<br />

Magg. Paol<strong>in</strong>o ZUCCHI”.<br />

L’Annuncio della <strong>Presidenza</strong><br />

<strong>Nazionale</strong> che alla Sezione UNSI<br />

di Sidney è stato dato il grande<br />

onore di portare il nome ed il<br />

Titolo riconosciuto all’eroe<br />

Alp<strong>in</strong>o caduto sul Fronte Russo,<br />

Serg. Magg. Paol<strong>in</strong>o ZUCCHI,<br />

ha riscosso dai Soci unanime e<br />

orgoglioso consenso, consci che<br />

non potevasi essere migliore<br />

decisione per l’esemplarità ed il<br />

valore dimostrato sul campo.<br />

Il Comitato direttivo riunitosi,<br />

<strong>in</strong>via alla <strong>Presidenza</strong> <strong>Nazionale</strong><br />

espressioni di grtatitud<strong>in</strong>e e di<br />

deferente omaggio alla Famiglia<br />

dell’eroe Paol<strong>in</strong>o ZUCCHI.


Sezione di VICTORIA<br />

Sentiero Tricolore 42<br />

Festeggiato il Natale a luglio ...<strong>in</strong> terra australiana...<br />

L’<strong>Unione</strong> <strong>Nazionale</strong> <strong>Sottufficiali</strong><br />

<strong>Italiani</strong> lo scorso 10 luglio,<br />

con la partecipazione di circa 70<br />

Soci ha festeggiato il “Natale a<br />

Luglio”, tipica manifestazione<br />

australiana, nata per abb<strong>in</strong>are la<br />

ricorrenza alle temperature<br />

<strong>in</strong>vernali.<br />

Il Pranzo “gratis per i Soci” ha<br />

avuto luogo nella sala comunale<br />

di East Brunswick.<br />

Il comitato dell’UNSI ha preso<br />

questa <strong>in</strong>iziativa per la prima<br />

volta, l’anno scorso, nell’<strong>in</strong>tento<br />

di trascorrere una giornata <strong>in</strong><br />

amicizia.<br />

Ha allietato l’<strong>in</strong>contro il<br />

Maestro Brancatella con canzoni<br />

popolari e melodie natalizie.<br />

L<strong>in</strong>o Baratto, nel ruolo di<br />

presentatore, ha dato il benvenuto<br />

ai presenti, <strong>in</strong>vitandoli poi ad<br />

ascoltare gli <strong>in</strong>ni nazionali,<br />

australiano ed italiano e il silenzio<br />

fuori ord<strong>in</strong>anza per ricordare i<br />

caduti ed i Soci defunti.<br />

Durante un <strong>in</strong>tervallo del<br />

pranzo il Presidente Joe Morizzi<br />

ha dato il benvenuto ai nuovi Soci<br />

ed ha ricordato che anche<br />

di Joe Morizzi<br />

quest’anno il pranzo è stato <strong>in</strong><br />

parte f<strong>in</strong>anziato dal “Moreland<br />

City Council e dall’Ufficio del<br />

Multicultural Affaire and<br />

Citizenship (OMAC).<br />

Qu<strong>in</strong>di ha r<strong>in</strong>graziato il<br />

Comitato per la preparazione<br />

della festa e le Signore che hanno<br />

lavorato <strong>in</strong> cuc<strong>in</strong>a, poi ha chiesto<br />

ai presenti di Contattare il<br />

Comitato UNSI, qualora<br />

conoscessero parenti ed amici<br />

<strong>in</strong>tenzionati a diventare Soci.<br />

Il pranzo term<strong>in</strong>ava con il<br />

Avviso importante<br />

taglio della torta da parte del<br />

Presidente Morizzi, circondato<br />

dai membri del Comitato e dai<br />

rappresentanti di varie<br />

Associazioni.<br />

Inf<strong>in</strong>e prendeva la parola il<br />

Presidente onorario Ezio Catelli<br />

per r<strong>in</strong>graziare ricordare gli<br />

impegni dell’UNSI, primo tra tutti<br />

quello di rendere onore ai Caduti<br />

<strong>in</strong> Guerra.<br />

Il lieto e fraterno convivio si<br />

chiudeva con la lotteria e lo<br />

scambio di saluti ed auguri.<br />

Allo scopo di dare una accettabile regolarità all’impag<strong>in</strong>azione, alla confezione,<br />

alla successiva stampa ed alla spedizione del prossimo numero di<br />

“Sentiero Tricolore”, previsto <strong>in</strong> uscita per il mese di dicembre,<br />

I N V I T O<br />

tutti coloro che a qualsiasi titolo desiderano <strong>in</strong>viare materiale o notizie da pubblicare sul<br />

nostro periodico, sia <strong>in</strong> formato cartaceo, sia a mezzo posta elettronica,<br />

di farle pervenire entro e non oltre il 7 novembre 2011.<br />

Dopo tale data il materiale pervenuto slitterà al numero successivo.<br />

Le scadenze temporali dell’<strong>in</strong>vio del materiale da <strong>in</strong>serire su Sentiero Tricolore,<br />

sarà sempre comunicato con un avviso identico a questo sui prossimi numeri.<br />

Il Presidente <strong>Nazionale</strong>


Sezione di PISA<br />

Il giorno 17 maggio u.s. il<br />

Gen.B.A. Stefano FORT,<br />

Comandante della 46ª Brigata<br />

Aerea, accogliendo l’<strong>in</strong>vito del<br />

Consiglio Direttivo della<br />

Sezione, ha fatto visita alla sede<br />

<strong>in</strong>contrando la quasi totalità<br />

degli iscritti <strong>in</strong>tervenuti per<br />

l’occasione.<br />

Il Gen. FORT, che precedentemente<br />

aveva prestato servizio<br />

presso l’Aerobrigata al comando<br />

di un Gruppo di volo, ha evidenziato<br />

l’importanza delle<br />

Associazioni d’Arma augurando<br />

che anche nei giovani permanga<br />

lo spirito di corpo sentito dai<br />

“veterani”.<br />

Durante il r<strong>in</strong>fresco sono state<br />

ricordate esperienze ed episodi<br />

condivisi dal Gen. FORT con<br />

molti soci presenti che <strong>in</strong> passato<br />

Sezione di FIRENZE<br />

Sentiero Tricolore 43<br />

VISITA DEL COMANDANTE<br />

DELLA 46ª BRIGATA AEREA<br />

Nella maestosa cornice di Villa<br />

G<strong>in</strong>ori, sede del Soggiorno Mar<strong>in</strong>o di<br />

Cec<strong>in</strong>a, alcuni Soci della Sezione UNSI<br />

di Firenze hanno fruito della sempre<br />

cortese accoglienza dello Staff della<br />

Base Logistica, soggiornandovi per due<br />

settimane.<br />

hanno avuto occasione di far parte<br />

dei componenti dello stesso<br />

equipaggio di volo <strong>in</strong> Missioni<br />

Nazionali ed Internazionali.<br />

Prima del commiato il Gen.<br />

Sabato 11 giugno 2011, il Presidente<br />

della Sezione Salvatore Longu e<br />

la gentile Signora hanno festeggiato il<br />

50° anniversario di matrimonio<br />

festeggiati, dal figlio, dalla nuora, da<br />

tutti i Soci UNSI presenti e dagli altri<br />

ospiti del Soggiorno.<br />

FORT ha donato alla Sezione un<br />

quadro con dedica raffigurante i<br />

velivoli <strong>in</strong> dotazione alla Brigata<br />

ricevendo <strong>in</strong> cambio il crest<br />

dell’UNSI.<br />

Sezione di UDINE<br />

Cargnacco, domenica 18 settembre,<br />

Giornata del Caduto <strong>in</strong><br />

Russia 1941-1943. Autorità<br />

Civili, Militari... la Sezione UNSI<br />

di Ud<strong>in</strong>e, il Vicepresidente Remo<br />

R<strong>in</strong>aldo con Bandiera e tra i Soci<br />

l’Anziano Cav. Renato V<strong>in</strong>centi.<br />

In nome della Pace...


Sezione di POMPEI<br />

Tale <strong>in</strong>iziativa, voluta dal CD<br />

e dal suo Presidente Cav. Dr.<br />

Matteo Resta<strong>in</strong>o è stata organizzata<br />

e condotta a buon f<strong>in</strong>e dal<br />

segretario M.llo A.M. Giuseppe<br />

Sarnataro.<br />

La delegazione composta di 30<br />

soci è stata guidata, oltre che dal<br />

summenzionato M.llo Sarnataro,<br />

anche dai M.lli Franco Federico<br />

(A.M.), Catello Capoluongo<br />

(C.C.) e Franco Orazzo (G.d.F.).<br />

Momenti di <strong>in</strong>tensa commozione<br />

si sono verificati a Redipuglia<br />

quando il gruppo ha<br />

percorso la “Via Eroica” che<br />

ricorda i sangu<strong>in</strong>osi combattimenti<br />

sul Carso e, successivamente<br />

ha deposto un mazzo<br />

di fiori su una tomba di un soldato<br />

ignoto tra le migliaia all<strong>in</strong>eati nel<br />

sacrario. I M.lli hanno descritto<br />

agli altri soci e partecipanti la dura<br />

vita di tr<strong>in</strong>cea e le prime azioni<br />

belliche della nascente Arma<br />

Aereonautica nel corso della<br />

Grande Guerra.<br />

In pullman il gruppo si è recato<br />

successivamente a Medjugorie<br />

per pregare la Madonna aff<strong>in</strong>chè<br />

elargisca la sua materna<br />

benedizione sulle loro famiglie, il<br />

sodalizio e l’Italia tutta <strong>in</strong> questo<br />

momento di crisi economica,<br />

sociale e morale che attanaglia<br />

l’umanità.<br />

Sentiero Tricolore 44<br />

Omaggio ai Caduti a Redipuglia<br />

e pellegr<strong>in</strong>aggio a Medjugorie<br />

L’UNSI di Pompei <strong>in</strong> occasione delle celebrazioni<br />

per i 150 anni dell’Unità d’Italia, ha organizzato, nel mese di luglio,<br />

una gita celebrativa a Redipuglia, con pellegr<strong>in</strong>aggio a Medjugorie.<br />

di Antonio Cimm<strong>in</strong>o<br />

Dopo i momenti religiosi, un po’<br />

di svago sulle spiagge croate e, <strong>in</strong><br />

ultimo, aspetti culturali nella<br />

visita di Dubrovnik l’antica<br />

Spalato. Il gruppo ha ammirato le<br />

fortezze ed il palazzo di<br />

Diocleziano, l’imperatore romano<br />

di orig<strong>in</strong>e dalmata che qui si era<br />

ritirato portando con sé corte e<br />

dignitari.<br />

Al term<strong>in</strong>e il ritorno <strong>in</strong> Italia<br />

con il traghetto per Bari tra la<br />

soddisfazione dei presenti. Nel<br />

corso del fraterno viaggio è stato<br />

festeggiato anche il M.llo<br />

Federico recentemente <strong>in</strong>signito<br />

della decorazione all’Ord<strong>in</strong>e al<br />

Merito della Repubblica Italiana.<br />

Quest’altra <strong>in</strong>iziativa patriottica,<br />

religiosa, culturale e ludica<br />

dell’UNSI di Pompei, si <strong>in</strong>serisce<br />

<strong>in</strong> altre che si svolgono sul vasto<br />

territorio vesuviano e sarnese, a<br />

cavallo tra le prov<strong>in</strong>ce di Napoli<br />

e Salerno, ove il ns. sodalizio è<br />

l’unico a rappresentare i <strong>Sottufficiali</strong>.<br />

A Scafati, ad esempio,<br />

abbiamo collaborato con il<br />

Cav.Uff. Francesco Bossetti a<br />

riorganizzare la locale sezione<br />

dell’A.N.C.R. fornendo la<br />

qualificata e appassionata<br />

consulenza dei M.lli Resta<strong>in</strong>o,<br />

Sarnataro e Federico che hanno<br />

saputo sensibilizzare i numerosi<br />

combattenti e reduci presenti.<br />

Il ns. socio Antonio Cimm<strong>in</strong>o,<br />

M.llo M.M., <strong>in</strong>oltre, sta raccogliendo<br />

le loro storie<br />

nell’ambito della costituenda<br />

Banca della Memoria.<br />

La missione dell’UNSI di<br />

Pompei di collaborare attivamente<br />

anche con le altre Associazioni<br />

d’Arma e Combattentistiche<br />

per sensibilizzare i<br />

cittad<strong>in</strong>i ed i giovani sull’amor di<br />

Patria ed arg<strong>in</strong>are una sorta di<br />

qualunquismo strisciante, sta<br />

ottenendo dunque tangibili<br />

risultati.<br />

Il camm<strong>in</strong>o è arduo e irto di<br />

difficoltà, ma noi non ci<br />

fermeremo!<br />

Nelle pag<strong>in</strong>e che seguono, pubblichiamo le “Note Liete” e purtroppo<br />

le “Note Tristi” che ci vengono segnalate dalle Sezioni.<br />

E’ fuori dubbio che la <strong>Presidenza</strong> <strong>Nazionale</strong> e la Redazione di<br />

“Sentiero Tricolore” si associano agli auguri, alle felicitazioni ed alle<br />

condoglianze che vengono espresse nei s<strong>in</strong>goli annunci.<br />

il Presidente <strong>Nazionale</strong>


Sezione di MENTANA<br />

Lettera dal Direttore<br />

del Museo Garibald<strong>in</strong>o<br />

Sono il direttore del Museo Risorgimentale<br />

della Campagna<br />

Garibald<strong>in</strong>a dell’agro romano<br />

per la liberazione di Roma<br />

(1867). E’ per me un piacere far<br />

parte del ruolo onorario dell’UN-<br />

SI presso la sezione locale di<br />

Mentana che collabora alle attività<br />

istituzionali legate al Museo<br />

<strong>Nazionale</strong> ed all’Ara-Ossario<br />

dove riposano 300 camice rosse<br />

cadute al seguito di Garibaldi nel<br />

1867. Complimenti anche al Presidente<br />

Malagutti ed ai colleghi<br />

di “Sentiero Tricolore”, veri angeli<br />

custodi della categoria<br />

<strong>Sottufficiali</strong>. Plaudo anche all’<strong>in</strong>iziativa<br />

di Antonio Massarone di<br />

Forlì, ho dato disposizione agli<br />

archivisti per una ricerca sui<br />

forlivesi che hanno preso parte<br />

alla Campagna di Mentana, alcuni<br />

furono decorati quando lo Stato<br />

Sabaudo riconobbe la Campagna<br />

nel 1900. Le porte del Museo<br />

sono aperte per gli amici<br />

UNSI che vogliano toccare con<br />

mano il nostro Risorgimento. Basta<br />

contattare la Direzione per la<br />

data nei giorni ed orari previsti,<br />

<strong>in</strong>gresso e visita guidata gratuiti.<br />

e-mail: museo.mentana@libero.it<br />

tel.ni: 06/90969431 - 360238984.<br />

prof. dott. Francesco Guidotti<br />

giornalista e storico<br />

Mantova<br />

Il 7 giugno è nata Benedetta.<br />

Lo annunciano con gioia la<br />

mamma Vittoria Spettu e il papà<br />

Paolo Vighi. I nonni M.llo “A” ris.<br />

V<strong>in</strong>cenzo Spettu e la nonna<br />

Chiara partecipano alla felicità dei<br />

genitori, a tutti loro formuliamo<br />

gli auguri più affettuosi dei Soci<br />

della Sezione UNSI di Mantova.<br />

FIOCCO ROSA<br />

Sentiero Tricolore 45<br />

NOTE LIETE<br />

MATRIMONIO<br />

Casarsa<br />

della Delizia<br />

Il 16 giugno 2011 la città di<br />

Praga ha visto coronare il sogno<br />

d’amore di Antonio SANASI e di<br />

Andrea CSIBA.<br />

Dicono che l’amore è cieco, <strong>in</strong><br />

questo caso è Slovacca.<br />

Ai novelli sposi giungano gli<br />

auguri più sentiti da parte della<br />

comunità UNSI di Casarsa.<br />

Alla famiglia del nostro socio<br />

Giovanni SANASI l’augurio di<br />

divenire presto nuovamente<br />

nonni.<br />

FIOCCO AZZURRO<br />

Casarsa<br />

della Delizia<br />

Il 18 giugno 2011 ha fatto la<br />

sua comparsa <strong>in</strong> quel di San Vito<br />

al Tagliamento Leonardo primogenito<br />

di Valent<strong>in</strong>a BALDUCCI<br />

e di Tommaso PERESSON. Ai<br />

neo genitori le felicitazioni dei<br />

Soci UNSI della Sezione di<br />

Casarsa. Saremo curiosi di vedere<br />

i nonni BALDUCCI e PERES-<br />

SON tra papp<strong>in</strong>e e pannol<strong>in</strong>i.<br />

Ud<strong>in</strong>e<br />

Il nostro Socio “A” Di Taranto<br />

Vito Domenico comunica la<br />

nascita della terza nipot<strong>in</strong>a. Ai<br />

felicissimi e orgogliosi nonni, ai<br />

raggianti genitori formuliamo<br />

vivissime felicitazioni, alla nuova<br />

arrivata un augurio di ogni bene<br />

e fortuna da parte di tutti i Soci<br />

UNSI della Sezione del Capoluogo<br />

Friulano.<br />

ONORIFICENZE<br />

San Donà<br />

di Piave<br />

Con decreto del Presidente<br />

della Repubblica Italiana <strong>in</strong> data<br />

27.12.2010 è stata conferita<br />

l’Onorificenza di Cavaliere al<br />

merito della Repubblica all’Aiutante<br />

Antonio PIREDDA.<br />

Alle congratulazioni già<br />

espresse dal Prefetto di Venezia<br />

Dott.ssa Luciana LAMORGESE<br />

le piu vive felicitazioni dai Soci<br />

della Sezione Unsi di San Donà<br />

di Piave.<br />

Pompei<br />

Francesco Federico è stato <strong>in</strong>signito<br />

della Onorificenza di Cavaliere<br />

al Merito della Repubblica<br />

Italiana.<br />

PRIMA COMUNIONE<br />

Trieste<br />

Il Socio Mar.Magg. “A” Cav.<br />

Giuseppe CATULLI e la consorte<br />

Signora Nella, annunciano con<br />

gioia e soddisfazione che il proprio<br />

nipote Cristian CATULLI il giorno<br />

22 maggio 2011, nella chiesa di<br />

Santa Maria di Silea <strong>in</strong> Treviso, ha<br />

ricevuto il Sacramento dell’Eucarestia.<br />

I Soci della Sezione UNSI<br />

di Trieste formulano tante<br />

felicitazioni al piccolo Cristian, alla<br />

mamma Milena , al papà Salvo ed<br />

ai Nonni Giuseppe e Nella.


NOTE LIETE<br />

NOZZE D’ORO<br />

Conegliano<br />

Anton<strong>in</strong>o e Maria Pia Cosent<strong>in</strong>o<br />

il 25 settembre festeggiano i<br />

loro 50 anni di matrimonio.<br />

I figli le nipoti i parenti fanno<br />

loro con affetto tanti auguri per<br />

questo bel traguardo raggiunto.<br />

Gemona<br />

del Friuli<br />

Cav. Uff. Arnaldo Ballico “50<br />

anni sono passati. Il giorno 10<br />

luglio 1961 il Mar. Magg. “A”<br />

Arnaldo Ballico, Segretario del<br />

Gruppo Alp<strong>in</strong>i di San Daniele del<br />

Friuli (UD) e la signora Laura<br />

Ord<strong>in</strong>er si sono uniti <strong>in</strong> matrimonio.<br />

I figli, i nipoti e i parenti<br />

tutti augurano loro ancora “tanti<br />

anni felici.”<br />

Forlì<br />

MATRIMONI<br />

“Oggi sposi...” Sabato 20<br />

agosto 2011 si sono uniti <strong>in</strong><br />

matrimonio Brigida Boschi, figlia<br />

del socio Bruno, Segretario della<br />

Sezione di Forlì, con Andreas<br />

Armann. Il Presidente, il Diretivo<br />

e i soci tutti augurano, ai novelli<br />

sposi, una vita serena e ricca di<br />

ogni soddisfazione.<br />

Sentiero Tricolore 46<br />

NOTE TRISTI<br />

Firenze<br />

La Sezione UNSI di Firenze,<br />

si unisce unanime al dolore dei<br />

propri cari del Socio BENEME-<br />

RITO Giorgio ATTIAS.<br />

Socio dal marzo 1950<br />

validissimo collaboratore f<strong>in</strong>o a<br />

quando gli ha consentito la salute.<br />

Sempre generoso con le varie<br />

elargizioni alla sezione e nel<br />

passato a Sentiero Tricolore. Il 25<br />

luglio ci ha lasciati e con lui è<br />

scomparso un pezzo di storia<br />

vivente.<br />

Gemona<br />

del Friuli<br />

Il 7 giugno c.a. <strong>in</strong> Gemona del<br />

Friuli è deceduto, alla bella età di<br />

anni 98 il nostro caro socio, G<strong>in</strong>o<br />

ELIA, veterano Unsi. Sergente<br />

combattente nella seconda guerra<br />

mondiale. Nonostante l’età<br />

avanzata, da sempre, non è mai<br />

venuto meno all’attaccamento<br />

alla nostra <strong>Unione</strong>. Persona assai<br />

sensibile e rispettosa, molto<br />

stimato e benvoluto da tutti i soci<br />

della Sezione. Disponibile sempre<br />

all’associazionismo. Ai Suoi<br />

funerali era presente un picchetto<br />

di sottufficiali con la bandiera. Il<br />

Presidente, il Consiglio Direttivo<br />

e tutti i soci della nostra Sezione<br />

esprimono profondo cordoglio ai<br />

familiari per la perdita del caro<br />

G<strong>in</strong>o.<br />

Giuseppe Artale<br />

San Donà<br />

di Piave<br />

Pasquale Cav. Cuc<strong>in</strong>ella<br />

Maresciallo Maggiore “Aiutante”<br />

dell’Esercito Socio esemplare<br />

partecipativo e collaborativo<br />

dell’UNSI di San Donà di Piave<br />

ci ha lasciati prematuramente<br />

dopo 4 mesi circa di consapevole<br />

attesa il 20 agosto 2011.<br />

Nell’umile operare collettivo<br />

della sua vita ascoltando,<br />

condividendo, progetti di cooperazione,<br />

aiutando deboli e<br />

bisognosi, unendosi al Padre ha<br />

voluto lasciare questo messaggio:<br />

“Non piangete la mia assenza:<br />

sentitemi vic<strong>in</strong>o e parlatemi<br />

ancora Io vi amerò dal Cielo<br />

come vi ho amato <strong>in</strong> terra”.<br />

Nell’ultimo fraterno saluto<br />

Noi colleghi e amici lo abbiamo<br />

accompagnato con la Preghiera<br />

del Sottufficiale affidandolo alla<br />

materna custodia di Maria.<br />

I Soci la Sezione tutta congiuntamente<br />

alla consorella<br />

A.N.Art.I., ai Paracadutisti, ai<br />

colleghi della Brigata Artiglieria<br />

di Portogruaro <strong>in</strong> rappresentanza<br />

del Presidio Militare di VE, al<br />

Presidente del Comitato d’<strong>in</strong>tesa<br />

<strong>in</strong> rappresentanza delle Associazioni<br />

Combattentistiche e<br />

d’Arma e tanti altri che hanno<br />

presenziato alla cerimonia<br />

str<strong>in</strong>gendosi fraternamente alla<br />

moglie Gianna, le figlie<br />

Alessandra, Crist<strong>in</strong>a con Nicola,<br />

l’adorata nipot<strong>in</strong>a Elisa e parenti<br />

tutti, r<strong>in</strong>novano le più sentite<br />

condoglianze.<br />

Carmelo Di Gesù


...dal Vaticano<br />

Sentiero Tricolore 47<br />

questo “Sentiero Tricolore” sarà un numero speciale<br />

per chiudere magnificamente la celebrazione<br />

del 150° Anniversario dell’Unità d’Italia 1861-2011<br />

con la Benedizione Apostolica del nostro Papa S.S.<br />

Benedetto XVI al quale la vostra giornalista ha <strong>in</strong>viato<br />

il n. 1 che... parlava della venuta di S.S. Papa<br />

Ratz<strong>in</strong>ger ad Aquileia... e Venezia.<br />

D.D.<br />

Ai lettori, Soci, simpatizzanti della nostra rivista “Sentiero Tricolore” auguriamo<br />

serenità, lontano dalle remote paure, senza guerre, odio, <strong>in</strong>vidia, con<br />

“voglia di vivere” urlando a perdifiato pace per tutti gli esseri viventi sulla terra.<br />

D.D.


Sentiero Tricolore Stipulata una particolare e conveniente 48 convenzione dalla<br />

<strong>Presidenza</strong> <strong>Nazionale</strong> UNSI con il Palace Hotel Città di Arco di Trento<br />

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