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Il percorso lavorativo delle donne con disabilità - Associazione ...

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[ 32<br />

vertebrale <strong>con</strong> la morfina per i dolori forti, mi hanno riportata a casa e mia figlia mi ha salutata e<br />

se ne è andata, io sono rimasta sola <strong>con</strong> la disperazione...e forse quello mi ha cambiato tanto. Poi<br />

mi ha dato molto fastidio questo stato di mettere tutto a tacere, perché io avrei voluto parlarne<br />

e dire in che cosa loro avevano peccato, ma non è stato così. L’avranno ri<strong>con</strong>osciuto? Non lo so,<br />

quindi non affrontare la situazione era meglio.<br />

[ <strong>Il</strong> ruolo della famiglia nel <strong>percorso</strong> scolastico e formativo ]<br />

Da quanto finora evidenziato emerge quanto possano essere diverse le reazioni dei famigliari<br />

nei <strong>con</strong>fronti della donna <strong>con</strong> <strong>disabilità</strong>. Atteggiamenti e comportamenti più o meno<br />

protettivi, di sostegno, rifiuto od ostacolo sono determinati e influenzati dalla storia della<br />

famiglia, dal livello socio-culturale, dalla sensibilità verso la diversità, dal grado di parentela<br />

e attaccamento, dalla presenza o meno di una rete di supporto.<br />

<strong>Il</strong> ruolo che la famiglia d’origine ha svolto nel determinare le scelte formative e nell’impostare<br />

le attitudini <strong>delle</strong> intervistate è centrale nei loro rac<strong>con</strong>ti.<br />

Penso che i miei genitori, nel mio <strong>percorso</strong> formativo, siano stati fondamentali perché pur di farmi<br />

studiare avrebbero fatto di tutto. Per esempio, quando io tornavo da scuola, nessuno parlava<br />

perché dovevo studiare, nessuno entrava dentro la stanza perché dovevo studiare. Hanno sempre<br />

cercato di darmi tutte le possibilità, sia sul piano e<strong>con</strong>omico che proprio di rispetto nei <strong>con</strong>fronti<br />

di quello che stavo facendo. Se loro dovevano entrare per prendere una cosa, aspettavano che<br />

io uscissi fuori dicendo “ho finito di studiare”, non mi interrompevano per nessun motivo, se<br />

veniva qualcuno loro stavano in un’altra stanza e dicevano agli altri “parlate piano perché c’è<br />

nostra figlia che studia”.<br />

– Niente doveva essere trascurato nella mia crescita culturale e ringrazio molto i miei genitori,<br />

sempre, ogni giorno, di questo. Colpevoli solo di una cosa: mi hanno sostenuto fino alle superiori,<br />

invece dovevano sostenermi anche all’università, però va bene. Loro hanno anche una mentalità<br />

per cui quando hai 18 anni devi camminare da sola.<br />

Come ogni individuo, e forse in misura ancora maggiore, la donna <strong>con</strong> <strong>disabilità</strong> ha bisogno<br />

di avere davanti a sé un progetto di vita per il futuro. I genitori sono i primi responsabili di<br />

tale progetto, ne sono i punti di riferimento più importanti: aiutano nelle scelte e garantis<strong>con</strong>o<br />

<strong>con</strong>tinuità al progetto stesso. È proprio durante il <strong>percorso</strong> scolastico, quando le<br />

<strong>donne</strong> <strong>con</strong> <strong>disabilità</strong> si s<strong>con</strong>trano <strong>con</strong> la mancanza di servizi e <strong>con</strong> le difficoltà legate alla<br />

presenza di barriere architettoniche che i genitori intervengono, mettendo in atto tutta una<br />

serie di risorse (fisiche, psicologiche, sociali, finanziarie, emotive) per rendere possibile il<br />

proseguimento degli studi <strong>delle</strong> proprie figlie. Nelle narrazioni si evidenziano così tutti limiti<br />

che il <strong>con</strong>testo ambientale pone alle persone <strong>con</strong> <strong>disabilità</strong>, riducendo le loro possibilità di<br />

indipendenza e procrastinando nel tempo il <strong>percorso</strong> di autonomia.<br />

Ovviamente fino alle superiori è sempre stata mia madre che si è occupata di scegliere la scuola,<br />

infatti alle superiori sono andata abbastanza lontana da casa, a dieci chilometri, proprio perché

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