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racoon-archivio-Giugno-2007

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In un numero dedicato<br />

alla donna sembra che possa<br />

collocarsi bene una riflessione<br />

sull’amore-passione. E’<br />

infatti riconosciuto che delle<br />

due espressioni dell’essere<br />

umano che sono rispettivamente<br />

l’uomo e la donna, è<br />

proprio la donna che, per la<br />

sua relazione più intima con<br />

le forze profonde della vita e<br />

quindi per la sua tendenziale<br />

maggiore istintività, ne risulta<br />

maggiormente toccata e ne<br />

paga le maggiori conseguenze.<br />

L’autore parte da una constatazione,<br />

che cioè nella nostra<br />

attuale cultura occidentale<br />

l’amore è concepito comunemente<br />

come passione, cioè<br />

come sentimento primitivo,<br />

pulsionale, e perciò stesso<br />

insofferente di regole e controlli:<br />

ne fanno fede gli infiniti<br />

libri, film e canzoni che così<br />

lo presentano e descrivono.<br />

Senza parlare degli innumerevoli<br />

episodi cronaca che lo<br />

vedono protagonista per lo<br />

più in negativo.<br />

Ebbene, all’autore sembra<br />

che questa concezione non<br />

trovi riscontro né in altre culture<br />

né nella stessa cultura<br />

greco-romana-ebraico-cristiana<br />

da cui l’attuale nostra deriva,<br />

ma sia il frutto di una<br />

particolare evoluzione del<br />

pensiero e del costume e<br />

rappresenti più una deviazione<br />

pericolosa che un raggiungimento<br />

positivo sulla<br />

strada della civiltà.<br />

S ono abbastanza<br />

note le tesi con<br />

cui Denis de Rongement<br />

sosteneva che l'amore,<br />

così come noi lo conosciamo in<br />

Occidente – cioè come passione<br />

e valore assieme - è una invenzione<br />

dei trovatori medioevali<br />

e, in parte, del Catarismo, con il<br />

suo rigido dualismo e con l'idea<br />

di trasgressione che la ricerca<br />

dei piaceri terreni reca inevitabilmente<br />

con sé. Tesi, appunto,<br />

non nuove; ma forse non si è<br />

riflettuto abbastanza sul fatto<br />

che non solo nell'antichità greco-romana,<br />

ma anche nelle culture<br />

extra-europee, da quelle<br />

"primitive" (come la polinesiana)<br />

a quelle "superiori" (come<br />

la cinese classica) esisteva ed<br />

esiste un diffuso atteggiamento<br />

di diffidenza, per non dire di<br />

condanna, nei confronti dell'amore<br />

passionale, visto come<br />

una vera e propria minaccia<br />

sociale. Consideriamo la concezione<br />

romana e greca.<br />

Si cita continuamente il verso<br />

virgiliano "Amor omnia vincit",<br />

ma si omette di precisare<br />

che Virgilio non valutava affatto<br />

l'invincibilità dell'amore<br />

come un fattore positivo; tutt'altro:<br />

vedeva in esso la prova<br />

della sua natura crudele e malvagia.<br />

Didone, il personaggio<br />

più grande (artisticamente e<br />

umanamente) da lui creato, è<br />

una vittima infelicissima dell'amore-passione,<br />

che giunge al<br />

delirio e al suicidio per colpa di<br />

tale sentimento. Cordinone,<br />

nella II ecloga, leva un canto di<br />

infelicità per il suo amore non<br />

corrisposto per il bell'Alessi;<br />

Damone, nella VII, si getta in<br />

mare da una rupe per il tradimento<br />

di Nisa; e l'amante abbandonata<br />

di Dafni, nello stesso<br />

carme, ricorre a un sortilegio<br />

per riportare a sé l'amato incostante.<br />

Sappiamo da Orazio che<br />

negli orribili riti della magia<br />

nera si giungeva fino all'omicidio<br />

rituale di un bambino; da<br />

quello stesso Orazio che, parlando<br />

della libidine di Canidia,<br />

ha scritto i versi forse più impietosi<br />

sul desiderio d'amore di<br />

tutta la letteratura antica.<br />

Perfino Catullo, il più<br />

"passionale" dei poeti latini,<br />

riconosce con se stesso che<br />

l'amore passionale per Lesbia<br />

è una forma di degradazione e<br />

di intollerabile smarrimento<br />

morale. E Ulisse declina gentilmente<br />

l'amore di Nausicaa non<br />

solo per un sentimento di fedeltà<br />

verso Penelope, ma anche<br />

e soprattutto perché, nella sua<br />

saggezza di uomo maturo che<br />

molto ha visto e molto sofferto<br />

(l'Odissea è il primo "romanzo<br />

di formazione" della letteratura<br />

occidentale) sa che l'amore passionale<br />

della giovane principessa<br />

dei Feaci, ingenua e generosa,<br />

in quel momento della sua<br />

vita e nel particolare contesto<br />

sociale in cui egli, naufrago<br />

straniero bisognoso d'aiuti per<br />

rientrare in patria, provocherebbe<br />

solo disastri.<br />

Così come disastroso è, nelle<br />

Argonautiche di Apollonio Rodio,<br />

l'amore di Medea per Giasone:<br />

infatti la principessa còlchica,<br />

tradita dal suo uomo,<br />

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