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INTRODUZIONE ALL’IMAGING<br />

Dr.ssa Eleonora Santucci


DIAGNOSTICA PER IMMAGINI<br />

Insieme di tecniche e metodiche che <strong>per</strong>mettono di esplorare<br />

"dall'esterno" le strutture corporee attraverso la formazione di<br />

immagini che possono fornire informazioni utili <strong>per</strong> la diagnosi di<br />

malattia.<br />

RADIOLOGIA TRADIZIONALE<br />

ECOGRAFIA<br />

TOMOGRAFIA COMPUTERIZZATA<br />

RISONANZA MAGNETICA


STRUMENTI FISICI PER LA FORMAZIONE DELL’IMMAGINE<br />

RADIOLOGIA TRADIZIONALE RX<br />

ECOGRAFIA<br />

TOMOGRAFIA COMPUTERIZZATA RX<br />

RISONANZA MAGNETICA<br />

ULTRASUONI<br />

A. RADIAZIONI RADIAZIONI IMPIEGATE<br />

IMPIEGATE<br />

IN DIAGNOSTICA DIAGNOSTICA PER IMMAGINI IMMAGINI<br />

RADIAZIONI RADIAZIONI ELETTROMAGNETICHE<br />

ELETTROMAGNETICHE<br />

ULTRASUONI<br />

- Ecografia<br />

RAGGI X<br />

- Radiologia convenzionale<br />

- Radiologia digitale<br />

- Tomografia Computerizzata<br />

RADIOFREQUENZE<br />

- Risonanza Magnetica<br />

INFRAROSSI<br />

- Termografia<br />

RAGGI <br />

- Scintigrafia<br />

- Tomografia a Emissione di<br />

Positroni<br />

B. RADIAZIONI RADIAZIONI IMPIEGATE IMPIEGATE IN<br />

RADIOTERAPIA RADIOTERAPIA ONCOLOGICA<br />

ONCOLOGICA<br />

RADIAZIONI<br />

RADIAZIONI<br />

ELETTROMAGNETICHE<br />

ELETTROMAGNETICHE<br />

RAGGI X<br />

- Macchine Acceleratrici<br />

RAGGI <br />

-Sostanze Sostanze emittenti<br />

naturali (Radium) (Radium)<br />

o artificiali<br />

(Cobalto Cobalto-70, 70, Cesio-137, Cesio 137, ecc.) ecc.)<br />

ELETTRONI, PROTONI,<br />

NEUTRONI, RAGGI <br />

- Macchine Acceleratrici<br />

CAMPI MAGNETICI E ONDE A<br />

RADIOFREQUENZA<br />

SORGENTI SORGENTI ESTERNE ESTERNE SORGENTI INTERNE<br />

SORGENTI INTERNE<br />

RADIAZIONI<br />

RADIAZIONI<br />

CORPUSCOLARI<br />

CORPUSCOLARI


RADIOLOGIA TRADIZIONALE: tubo da raggi X<br />

1. spiralina di tungsteno(catodo)<br />

2. riflettore focalizzante<br />

3.anticatodo(anodo:parte metallica,<br />

in genere una lamina di tungsteno, che<br />

assicura l’arresto de<strong>gli</strong> elettroni<br />

accelerati; la <strong>su</strong><strong>per</strong>ficie rivolta verso <strong>gli</strong> e.<br />

accelerati si chiama “fuoco del tubo”.<br />

All’anodo è collegato un dispositivo di<br />

raffreddamento che ha il compito di<br />

dis<strong>per</strong>dere il calore)<br />

Per produrre raggi X utilizzabili in diagnostica sono necessari:<br />

- una sorgente di elettroni (emessi da una spiralina di tungsteno)<br />

- una forza che li acceleri<br />

- un bersa<strong>gli</strong>o che li freni<br />

QUANDO ELETTRONI CHE SI MUOVONO A GRANDE VELOCITA’ COLPISCONO UN<br />

BERSAGLIO METALLICO, LA LORO ENERGIA CINETICA SI TRASFORMA: 99% IN CALORE<br />

E PARTE RESTANTE IN RAGGI X.


RADIOLOGIA TRADIZIONALE: tubo da raggi X<br />

La corrente che circola nella spiralina si mi<strong>su</strong>ra in mA; dalla <strong>su</strong>a variazione<br />

dipende la QUANTITA’ di raggi X prodotti. Aumentando l’intensità della corrente si<br />

può aumentare in numero di elettroni emessi dalla spiralina nell’unità di tempo e<br />

di conseguenza il numero di fotoni X che verranno prodotti a seguito de<strong>gli</strong> urti<br />

nell’anticatodo<br />

La forza che accelera <strong>gli</strong> elettroni dipende dalla tensione applicata al tubo<br />

radiogeno fra la spiralina(catodo) ed il bersa<strong>gli</strong>o(anodo); da tale d.d.p. (kV)<br />

dipende la QUALITA’ dei raggi X, cioè la loro forza di penetrazione. Aumentando<br />

la d.d.p. aumenterà la l’energia cinetica del singolo elettrone e di conseguenza<br />

verranno prodotti fotoni X di maggiore energia, più penetranti, più “duri”


RADIOLOGIA TRADIZIONALE<br />

I raggi X sono in grado di attraversare i tes<strong>su</strong>ti corporei <strong>su</strong>bendo,<br />

punto a punto,un’attenuazione legata allo spessore,alla<br />

densità ed al numero atomico delle strutture incontrate<br />

L’attenuazione è tanto maggiore quanto più elevati sono lo<br />

spessore,la densità ed il numero atomico della materia<br />

attraversata<br />

Per incrementare l'energia del fascio di raggi X, si deve<br />

aumentare l'energia cinetica de<strong>gli</strong> elettroni che colpiscono<br />

l'anodo. Pertanto, si deve aumentare la differenza di potenziale<br />

(kV) tra anodo e catodo.<br />

Per incrementare il numero di raggi X, si deve aumentare il<br />

numero de<strong>gli</strong> elettroni che colpiscono l'anodo. Pertanto, si<br />

deve aumentare l' intensità della corrente (mA) che attraversa<br />

il catodo e/o la durata dell'emissione dei raggi.


RADIOLOGIA TRADIZIONALE<br />

La scarsa attenuazione del fascio di raggi X (ad es. <strong>per</strong><br />

attraversamento dei polmoni) si traduce in forte annerimento<br />

Corpi radio-trasparenti : AREE SCURE<br />

La marcata attenuazione del fascio (ad es. <strong>per</strong><br />

attraversamento di strutture scheletriche) determina un ridotto<br />

o assente annerimento<br />

Corpi radio-opachi : AREE CHIARE


Cinque gradini di tonalità<br />

• aerea nero<br />

• adiposa grigio scuro<br />

RADIOLOGIA TRADIZIONALE<br />

• parenchimatosa grigio medio<br />

• ossea grigio chiaro<br />

• metallica bianco


RADIOLOGIA TRADIZIONALE<br />

L’immagine radiografica dei polmoni è costutuita da una<br />

radiotrasparenza di base <strong>su</strong>lla quale spiccano i vasi polmonari<br />

arteriosi e venosi: è la cosiddetta “trama” o “disegno”.


RADIOLOGIA TRADIZIONALE<br />

RADIO-OPACITA’ E TRASPARENZA SONO<br />

COMUNQUE CONCETTI RELATIVI, NON ASSOLUTI<br />

Si parla di OPACITA’ ogni volta che il normale coefficiente<br />

di attenuazione dei raggi X di un tes<strong>su</strong>to è aumentato<br />

Es: è opaca una condizione patologica polmonare che<br />

altera la normale trasparenza del polmone<br />

ATELETTASIA :riduzione di volume polmonare


RADIOLOGIA TRADIZIONALE<br />

Si parla di TRASPARENZA quando il normale coefficiente di<br />

attenuazione è ridotto.<br />

Es: è i<strong>per</strong>trasparente,rispetto al polmone normale, ogni cavità<br />

polmonare contenente aria


RADIOLOGIA TRADIZIONALE<br />

È una tecnica ad ALTA RISOLUZIONE SPAZIALE (numero di<br />

linee riconoscibili <strong>per</strong> mm) <strong>per</strong> ciò che riguarda strutture ad<br />

elevato contrasto naturale come il tes<strong>su</strong>to polmonare o quello<br />

osseo<br />

Il limite maggiore rimane la scarsa RISOLUZIONE DI CONTRASTO,<br />

ovvero l’incapacità di discriminare strutture contigue con<br />

modeste differenze di densità (come i tes<strong>su</strong>ti molli) <strong>per</strong> cui si<br />

parla di “barriera del grigio”


ED<br />

TORACE STANDARD<br />

2 proiezioni: PA e LL<br />

BPD<br />

T<br />

BPS<br />

CL<br />

BOLLA GASSOSA<br />

GASTRICA<br />

ES<br />

ST<br />

T<br />

BLD<br />

BLS


RADIOLOGIA TRADIZIONALE<br />

È la modalità più frequentemente usata <strong>per</strong> la valutazione delle<br />

patologie ossee ed articolari, in particolare nelle condizioni<br />

traumatiche; si dovrebbero effettuare almeno 2 proiezioni dell’osso<br />

convolto.<br />

Di solito i radiogrammi standard comprendono la proiezione<br />

ANTEROPOSTERIORE e la LATERALE; occasionalmente sono necessarie<br />

proiezioni oblique e speciali, in particolare <strong>per</strong> valutare strutture<br />

complesse come il gomito, il polso, la cavi<strong>gli</strong>a e la pelvi.


RADIOLOGIA TRADIZIONALE<br />

Indicata <strong>per</strong> lo studio delle<br />

alterazioni dei capi ossei<br />

Indicata <strong>per</strong> la valutazione dei<br />

rapporti articolari<br />

Utile <strong>per</strong> lo studio delle calcificazioni<br />

dei tes<strong>su</strong>ti molli<br />

Non <strong>per</strong>mette la valutazione delle<br />

strutture cap<strong>su</strong>lo-legamentose né<br />

tendino-muscolari


RADIOLOGIA TRADIZIONALE<br />

b spongiosa<br />

c corticale<br />

a compatta<br />

d linea epifisaria


Radiologia tradizionale: alterazioni radiologiche<br />

fondamentali dell’osso<br />

OSTEOPOROSI: riduzione della massa ossea<br />

OSSO NORMALE<br />

OSSO<br />

OSTEOPOROTICO


Radiologia tradizionale: alterazioni radiologiche<br />

fondamentali dell’osso<br />

OSTEOSCLEROSI: addensamento della struttura ossea<br />

NORMALE BAMBINO AFFETTO DA OSTEOPETROSI O<br />

MALATTIA DELLE “OSSA DI MARMO”


RADIOLOGIA TRADIZIONALE<br />

FRATTURA : Soluzione di continuo di un osso, causata da una qualsiasi<br />

sollecitazione meccanica che abbia <strong>su</strong><strong>per</strong>ato i limiti di elasticità,<br />

deformabilità e resistenza del segmento interessato<br />

T<br />

R<br />

A<br />

U<br />

M<br />

A<br />

T<br />

I<br />

C<br />

A<br />

F. della testa del femore<br />

P<br />

A<br />

T<br />

O<br />

L<br />

O<br />

G<br />

I<br />

C<br />

H<br />

E<br />

F. Da cisti ossea<br />

F. da meta osteolitica


OSTEOLISI : ri<strong>su</strong>ltato di una distruzione o di un riassorbimento focale<br />

osseo<br />

OSTEOSARCOMA<br />

DEL FEMORE<br />

S reazione <strong>per</strong>iostale con<br />

aspetto a s<strong>per</strong>one


RADIOLOGIA TRADIZIONALE: altre applicazioni<br />

UROGRAFIA<br />

Metodica radiologica contrastografica utilizzata <strong>per</strong> lo studio<br />

morfologico delle vie escretrici urinarie; introduzione di mdc e.v. che<br />

viene escreto attraverso l’emuntorio renale e conseguentemente<br />

opacizza l’urina<br />

Fase cistografica<br />

Fase nefrografica<br />

Fase calico-pielografica


URO-TC


RADIOLOGIA TRADIZIONALE: altre applicazioni<br />

Metodiche <strong>per</strong> lo studio dell’apparato digerente<br />

Clisma a DC del tenue<br />

(pasto baritato seguito da una<br />

soluzione di metilidrossietilcellulosa<br />

Clisma opaco del tenue<br />

(solo pasto baritato)


TC<br />

È una tecnica radiologica digitale che fornisce una serie di immagini<br />

assiali del corpo distinguendo i vari organi e tes<strong>su</strong>ti in base alla loro<br />

DENSITÀ grazie ad un fascio di radiazioni X che attraversa il corpo da<br />

differenti punti di vista.<br />

Viene rappresentata una sezione trasversale del corpo ottenuta<br />

mediante la rotazione attorno ad esso di un fascio di raggi X.<br />

Le radiazioni trasmesse vengono mi<strong>su</strong>rate da un sistema di<br />

rilevazione (detettori) ad ogni grado di rotazione in modo da<br />

ottenere una serie di profili di attenuazione di raggi x del soggetto<br />

esaminato a differenti angoli.<br />

I dati delle varie “viste” vengono inviati ad un calcolatore elettronico<br />

che è in grado, attraverso processi matematici complessi, di<br />

ricostruire il corpo in esame.


Tc di ultima generazione<br />

SPIRALE il fascio radiogeno ruota intorno al<br />

pz compiendo 360°<br />

MULTISTRATO ad ogni giro del sistema tubo<br />

detettori, vengono ac<strong>qui</strong>site più fette<br />

contemporaneamente.<br />

Un grande numero di detettori (600-1200) è disposto lungo una<br />

completa corona circolare intorno al paziente. Il fascio radiogeno a<br />

venta<strong>gli</strong>o ruota formando una spirale intorno al paziente, mentre i<br />

detettori rimangono fissi.


TC<br />

Le immagini sono formate da punti detti PIXEL.<br />

Il numero di pixel da cui è formata l’immagine è detto MATRICE.<br />

A ciascun pixel viene assegnato un valore numerico che è in rapporto<br />

al coefficiente di attenuazione lineare della corrispondente porzione di<br />

tes<strong>su</strong>to in esame.<br />

Poiché ogni fetta ha uno spessore, ad ogni pixel corrisponde un volume<br />

di tes<strong>su</strong>to, detto VOXEL.<br />

A ciascun pixel viene assegnato un valore numerico detto numero TC o<br />

unità Hounsfield. Tale valore rappresenta l’attenuazione MEDIA del<br />

corrispondente volume di tes<strong>su</strong>to esaminato (voxel).


L’acqua ha sempre valore 0<br />

L’aria è sempre –1000<br />

Strutture con densità<br />

intermedie tra l’acqua e l’aria<br />

avranno valori negativi.<br />

Strutture con densità<br />

maggiore dell’acqua avranno<br />

valori positivi.<br />

TC: scala di Housfield<br />

Valori di attenuazione di<br />

alcuni organi e tes<strong>su</strong>ti<br />

normali


TC<br />

Le apparecchiature moderne hanno una capacità di 4096<br />

toni di grigio, che rappresentano diversi livelli densitometrici in<br />

UH. Il monitor può mostrare al massimo 256 toni di grigio;<br />

tuttavia l’occhio umano ne co<strong>gli</strong>e solo circa 20.<br />

Dal momento che le densità dei tes<strong>su</strong>ti umani si estendono in<br />

un ristretto raggio (FINESTRA) dello spettro totale, è possibile<br />

selezionare un livello di finestra che rappresenti la densità del<br />

tes<strong>su</strong>to in esame.


Ampiezza della finestra: range<br />

di rappresentazione dei grigi. I<br />

livelli al di sopra ed al di sotto<br />

dei limiti della finestra<br />

corrisponderanno al bianco<br />

ed al nero. I livelli intermedi<br />

verranno distribuiti in maniera<br />

lineare all’interno della<br />

finestra.<br />

Centro della finestra: sposta il<br />

livello intermedio di grigio<br />

utilizzato <strong>su</strong>lla densità che<br />

vo<strong>gli</strong>amo studiare.<br />

TC: finestra della scala dei grigi<br />

NB: il livello di densità medio della finestra dovrebbe essere<br />

stabilito il più vicino possibile a quello del tes<strong>su</strong>to in esame


Finestra <strong>per</strong> tes<strong>su</strong>ti molli Finestra polmonare<br />

La finestra si stabilisce in modo tale che i muscoli, i vasi ed il piano adiposo<br />

siano ben rappresentati nei toni ottimali di grigio. La finestra è centrata<br />

intorno a 50UH con un’ampiezza di circa 350UH. Si avrà una<br />

rappresentazione dei valori di densità compresi tra -125 e +225 UH; <strong>qui</strong>ndi<br />

tutti i tes<strong>su</strong>ti con densità inferiori a -125 (come il polmone) sono<br />

rappresentati in nero, mentre quelli con densità maggiori di +225 in<br />

bianco e la loro struttura interna non potrà essere distinta.<br />

In tal caso è<br />

necessario abbassare<br />

il centro della finestra


TC Finestra <strong>per</strong> il parenchima<br />

TC polmonare<br />

Finestra <strong>per</strong> il mediastino e<br />

parete toracica<br />

empiema pleurico<br />

polmonite lobare <strong>su</strong><strong>per</strong>iore e<br />

media destra da S. pneumoniae


TC<br />

finestra parenchimi<br />

finestra osso


TC: un po’ di terminologia<br />

1 3<br />

2<br />

1. Lesione ipodensa (cisti<br />

displasica)<br />

2. Lesione i<strong>per</strong>densa (nodulo<br />

calcifico)<br />

3. Lesioni miste (metastasi)


TC in ambito osteoarticolare<br />

Ottima rappresentazione delle<br />

strutture ossee<br />

Buona rappresentazione dei<br />

tes<strong>su</strong>ti molli e delle strutture<br />

intraarticolari<br />

L’utilizzo di mdc ev può<br />

mettere in evidenza lesioni<br />

riccamente vascolarizzate<br />

(infiammazioni o tumori)<br />

Dose di radiazione <strong>su</strong><strong>per</strong>iore a<br />

quelle delle tecniche<br />

radiografiche u<strong>su</strong>ali


ECOGRAFIA<br />

Gli UltraSuoni (US) sono un particolare tipo di onde meccaniche, cioè<br />

onde elastiche, le cui modalità di propagazione dipendono dalle<br />

forze elastiche che legano tra loro le particelle dei mezzi attraversati.<br />

Queste onde non possono, <strong>qui</strong>ndi, propagarsi nel vuoto in assenza di<br />

materia.<br />

L’orecchio umano è in grado di <strong>per</strong>cepire onde meccaniche,<br />

definite sonore, di frequenza compresa tra 20 e 20000 cicli al<br />

secondo (Hz); quelle di frequenza inferiore sono chiamate infra<strong>su</strong>oni,<br />

quelle di frequenza <strong>su</strong><strong>per</strong>iore ultra<strong>su</strong>oni (US).


ECO<br />

La diagnostica ecografica si ottiene utilizzando la tecnica dell’eco<br />

pulsata. La sonda ecografica o trasduttore converte l’energia<br />

elettrica in un breve impulso di energia acustica ad alta frequenza<br />

che viene poi trasmessa ai tes<strong>su</strong>ti del paziente in esame.<br />

In un secondo momento la sonda funziona come ricevente,<br />

captando <strong>gli</strong> echi di energia acustica riflessi dai tes<strong>su</strong>ti.<br />

L’immagine finale è il ri<strong>su</strong>ltato di multiple eccitazioni dei tes<strong>su</strong>ti<br />

compresi nel campo di vista mediante multipli impulsi sonori<br />

strettamente ravvicinati nel tempo.


ECO<br />

Esistono sonde a diversa frequenza; quelle a frequenza più alta (5-10<br />

MHz) garantiscono una maggiore risoluzione spaziale ma hanno un<br />

potere di penetrazione più limitato; quelle a frequenza più bassa<br />

<strong>per</strong>mettono una mi<strong>gli</strong>ore penetrazione dei tes<strong>su</strong>ti ma <strong>per</strong>dono in<br />

risoluzione spaziale.<br />

La sonda si posiziona direttamente a contatto con la cute del<br />

paziente, utilizzando un gel idrosolubile <strong>per</strong> ottimizzare il contatto<br />

sonda-cute e mi<strong>gli</strong>orare la trasmissione de<strong>gli</strong> ultra<strong>su</strong>oni.


US: impedenza acustica (Z)<br />

È la forza con la quale ogni mezzo si oppone al passaggio de<strong>gli</strong> US<br />

È il prodotto della densità del mezzo <strong>per</strong> la velocità di propagazione<br />

de<strong>gli</strong> US e si mi<strong>su</strong>ra in Rayls<br />

L’importanza dell’IMPEDENZA ACUSTICA è data dal fatto che in<br />

corrispondenza delle <strong>su</strong><strong>per</strong>fici di separazione tra mezzi ad<br />

impedenza acustica diversa (INTERFACCE ACUSTICHE), hanno luogo<br />

i fenomeni di riflessione e di diffusione da cui originano <strong>gli</strong> echi alla<br />

base della formazione delle immagini ecografiche.<br />

Quando il fascio pulsato di onde sonore incontra un’interfaccia tra<br />

tes<strong>su</strong>ti a differente impedenza acustica avviene una riflessione o una<br />

rifrazione. Le onde sonore riflesse indietro verso il trasduttore sono<br />

registrate e convertite in immagini.


ECO<br />

La vi<strong>su</strong>alizzazione delle strutture anatomiche mediante l’ecografia è<br />

limitata dall’osso e dalle strutture contenenti aria.<br />

L’energia acustica viene quasi completamente assorbita a livello<br />

delle interfacce tra tes<strong>su</strong>ti molli e osso, determinando così un’ombra<br />

acustica posteriore che non <strong>per</strong>mette la vi<strong>su</strong>alizzazione delle<br />

strutture localizzate profondamente alla <strong>su</strong><strong>per</strong>ficie ossea.<br />

A livello delle interfacce tra tes<strong>su</strong>ti molli ed aria si determina una<br />

riflessione quasi totale del fascio ultrasonoro con conseguente<br />

impossibilità di vi<strong>su</strong>alizzare le strutture più profonde.


ECO-DOPPLER<br />

L’effetto Doppler consiste in una variazione della frequenza de<strong>gli</strong><br />

echi di ritorno rispetto all’impulso trasmesso, causata dalla riflessione<br />

delle onde sonore da parte di strutture in movimento.<br />

Nella pratica clinica le strutture in movimento di interesse sono i<br />

gl.rossi del sangue che scorre nei vasi.<br />

Se il flusso sanguigno si allontana dalla <strong>su</strong><strong>per</strong>ficie della sonda, la<br />

frequenza de<strong>gli</strong> echi di ritorno ri<strong>su</strong>lterà più bassa; se invece il flusso<br />

sanguigno si avvicina , la frequenza de<strong>gli</strong> echi ri<strong>su</strong>lterà più alta.<br />

La differenza delle due frequenze, quella trasmessa e quella di<br />

ritorno, è proporzionale alla velocità dei gl.rossi e <strong>qui</strong>ndi del flusso<br />

sanguigno.<br />

Quindi dimostra la presenza di sangue e<br />

ne determina la direzione e la velocità


ECO-COLOR-DOPPLER<br />

Rappresenta la combinazione <strong>su</strong> una singola immagine delle<br />

informazioni in scala di grigi con quelle Doppler con codifica<br />

di colore.<br />

I tes<strong>su</strong>ti stazionari con echi che non <strong>su</strong>biscono variazioni di<br />

frequenza vengono rappresentati in scala di grigi mentre il<br />

flusso sanguigno che producono effetto Doppler vengono<br />

rappresentati a colori.<br />

Il flusso sanguigno che si avvicina alla <strong>su</strong><strong>per</strong>ficie della sonda di<br />

solito viene rappresentato dalle gradazioni di rosso, mentre il<br />

flusso che si allontana nelle gradazioni del blu.


US: un po’ di terminologia<br />

-Anecogeno (cisti)<br />

-I<strong>per</strong>ecogeno con attenuazione<br />

posteriore del fascio ultrasonoro (calcoli)<br />

-I<strong>per</strong>ecogeno<br />

-Isoecogeno<br />

-Ipoecogeno<br />

Il fascio di US che attraversa un li<strong>qui</strong>do,non viene né assorbito e né<br />

attenuato e non produce echi


Cono d'ombra posteriore<br />

US<br />

Strutture con impedenza acustica particolarmente elevata possono<br />

causare la completa riflessione del fascio ultrasonoro. Tale fenomeno<br />

produce posteriormente un’ombra acustica priva di echi, dovuta al<br />

fatto che i tes<strong>su</strong>ti situati in piani posteriori non vengono raggiunti dal<br />

fascio di US.<br />

Può essere prodotto da calcoli, gas, strutture ossee e strutture fibrose<br />

dense (cicatrici).<br />

Cono d'ombra posteriore da<br />

calcolo biliare


Cisti mammaria:lesione anecogena<br />

con rinforzo acustico posteriore<br />

Angioma epatico: lesione i<strong>per</strong>ecogena<br />

Adenoma epatico:lesione ipoecogena Calcoli della colecisti:lesioni i<strong>per</strong>ecogene<br />

con cono d’ombra posteriore


Ecostruttura normale del muscolo; le fibre<br />

muscolari, comprese tra la fascia<br />

<strong>su</strong><strong>per</strong>ficiale (1) e la fascia profonda<br />

(2)presentano ecostruttura relativamente<br />

ordinata con alternanza di bande<br />

ipoecogene(fibre muscolari di III ordine,<br />

asterisco)e i<strong>per</strong>ecogene(<strong>per</strong>imisio,punta di<br />

freccia)<br />

ECOGRAFIA<br />

Ecostruttura normale del tendine; al di<br />

sotto del piano sottocutane(S) si apprezza<br />

la caratteristica ecostruttura fibrillare<br />

tendinea (punte di freccia),costituita da<br />

echi fibrillari stipati disposti ordinatamente<br />

secondo l’asse > del tendine.


ECOGRAFIA in ambito osteoarticolare<br />

Utile <strong>per</strong> lo studio dei tes<strong>su</strong>ti molli e delle strutture<br />

fibrose articolari<br />

Utile <strong>per</strong> la valutazione dei versamenti intraarticolari<br />

Utile <strong>per</strong> la valutazione dei traumi<br />

muscolari<br />

Non <strong>per</strong>mette una visione d’insieme


ECOGRAFIA in ambito osteoarticolare<br />

Consi<strong>gli</strong>abile l’utilizzo di un ecografo fornito di un trasduttore a<br />

frequenza molto elevata <strong>per</strong> il corretto studio della strutture più<br />

<strong>su</strong><strong>per</strong>ficiali e di un trasduttore multifrequenza almeno intorno ai<br />

7,5-12,5 MHz <strong>per</strong> la valutazione più generale, comprendente<br />

anche le strutture muscoloscheletriche localizzate in sedi più<br />

profonde e di conseguenza più difficilmente accessibili con i<br />

trasduttori ad altissima frequenza. (In assenza di<br />

apparecchiature allo stato dell’arte utile l’utilizzo di distanziatori<br />

costituiti da materiale sonoconduttore quale il silicone)<br />

Fondamentale è il costante mantenimento della inclinazione<br />

del fascio ultrasonoro che deve essere <strong>per</strong>pendicolare alle<br />

strutture anatomiche in esame


RM<br />

I sistemi RM producono immagini utilizzando le<br />

proprietà magnetiche del nucleo dell’idrogeno,<br />

che è l’elemento più abbondante nell’organismo.<br />

Tali nuclei,introdotti nel contesto di un campo<br />

magnetico uniforme, si rivelano capaci di assorbire<br />

energia elettromagnetica apportata dall’esterno<br />

allorquando questa è erogata con opportuna<br />

frequenza.<br />

NB: la frequenza di risonanza è definita dal tipo di<br />

nucleo in considerazione e dall’intensità del campo<br />

magnetico


PROTONI RM<br />

• Sono quelli che si trovano nei nuclei de<strong>gli</strong><br />

atomi di idrogeno nell’acqua libera nel<br />

corpo del paziente (non legato a<br />

macromolecole) e nei nuclei de<strong>gli</strong> atomi<br />

con un numero dispari di elettroni che sono<br />

nel corpo umano il carbonio 13, il fluoro 19,<br />

il sodio 23 ed il potassio 39<br />

• Gli atomi che hanno un numero pari di<br />

elettroni hanno un momento magnetico<br />

nullo


I PROTONI<br />

• Sono particelle nucleari<br />

• Ruotano intorno al proprio asse e sono<br />

caratterizzati da un proprio spin<br />

• Essendo dotati di carica elettrica positiva in<br />

movimento (corrente elettrica) inducono un<br />

CAMPO MAGNETICO con un proprio vettore<br />

• Si comportano come dei piccoli magneti


....che cos’è un nucleo RM<br />

spin<br />

attivo?<br />

+ -<br />

E’ un nucleo dotato di un<br />

MOMENTO MAGNETICO


Il MOMENTO MAGNETICO<br />

• dipende dal NUMERO dei<br />

PROTONI (dispari)<br />

• è indipendente dal numero<br />

dei neutroni<br />

Idrogeno 1<br />

Carbonio 13<br />

Azoto 15<br />

Ossigeno 17<br />

Fluoro 19<br />

Sodio 23<br />

Fosforo 31


Imaging del nucleo di<br />

IDROGENO<br />

• il PIU’ ABBONDANTE<br />

• ELEVATA MAGNETIZZAZIONE<br />

+ =<br />

+<br />

-


+<br />

…se sottoposti a campo<br />

+<br />

+<br />

+<br />

magnetico…<br />

+<br />

i PROTONI si ALLINEANO<br />

+<br />

+<br />

+<br />

B0<br />

+<br />

+


…con verso PARALLELO o<br />

PARALLELO = bassa energia<br />

(up)<br />

Magnetizzazione netta<br />

ANTIPARALLELO<br />

B0<br />

+ +<br />

+<br />

+<br />

+<br />

ANTI-PARALLELO = alta energia<br />

(down)<br />

+<br />

+


B0<br />

MAGNETIZZAZIONE NETTA = magnetizzazione<br />

media dei protoni in un dato istante all’e<strong>qui</strong>librio;<br />

è orientata longitudinalmente <strong>per</strong> questo detta<br />

anche MAGNETIZZAZIONE LONGITUDINALE


La Magnetizzazione del Pz<br />

Se sottoposti a campo magnetico i protoni<br />

PRECEDONO cioè ruotano in senso parallelo (o<br />

antiparallelo) alle linee di campo con una frequenza<br />

(FREQUENZA di PRECESSIONE) pari a:<br />

w = B0<br />

Eq. di Larmor<br />

precessione<br />

spin


Frequenza di<br />

precessione<br />

w = B0<br />

B0


Invio di un impulso di RF<br />

La magnetizzazione netta non può essere rilevata<br />

in quanto ha la stessa direzione del campo <strong>qui</strong>ndi<br />

si utilizzano impulsi di RF che <strong>per</strong>turbano l’e<strong>qui</strong>librio.<br />

L’impulso di RF deve avere la<br />

stessa frequenza della<br />

frequenza di precessione del<br />

nucleo di idrogeno <strong>per</strong> entrare<br />

in RISONANZA con esso e<br />

scambiarvi energia…


+<br />

+<br />

+<br />

+<br />

+<br />

+<br />

RF<br />

+<br />

scomparsa della ML<br />

Sincronizzazione in fase dei protoni<br />

B0<br />

+<br />

+<br />

+<br />

+<br />

+


Invio dell’impulso di RF<br />

a) Eccitazione nucleare<br />

scomparsa della ML<br />

b) Sincronizzazione di fase dei<br />

protoni<br />

(i protoni non puntano più in qualsiasi direzione<br />

ma precedono in sincronia: sono “in fase”)


RF<br />

Magnetizzazione TRASVERSALE


ML<br />

I<br />

MT<br />

t<br />

RF<br />

FID<br />

“free induction decay”<br />

Ritorno dei protoni ad un<br />

livello energetico più basso,<br />

più stabile<br />

ML<br />

MT<br />

L’ampiezza è massima<br />

quando il segnale di<br />

eccitazione (onda<br />

elettromagnetica, RF) viene<br />

creato ma decade<br />

velocemente


Principali Determinanti del<br />

segnale RM<br />

1. Tempo di rilassamento T1<br />

2. Tempo di rilassamento T2<br />

3. Densità protonica


Tempo di rilassamento T1<br />

- velocità con cui viene recu<strong>per</strong>ata la ML<br />

- tempo necessario a raggiungere il 63% della ML<br />

ML%<br />

Ambiente molecolare<br />

(H2O libera e legata,<br />

proteine, lipidi aggregati<br />

macromolecolari)<br />

100<br />

0<br />

63%<br />

T1<br />

- spin-reticolo (scambio di energia che i protoni cedono al<br />

reticolo <strong>per</strong> tornare al loro stadio originario)<br />

t


Tempo di rilassamento T1<br />

Il T1 può essere considerato espressione de<strong>gli</strong> scambi<br />

termodinamici intercorrenti fra H (spin) e reticolo<br />

(ambiente molecolare).<br />

Tali scambi sono tanto più efficienti quanto più<br />

prossima la frequenza precessionale de<strong>gli</strong> spin a<br />

quella rotovibrazionale del reticolo (correlata a<br />

dimensioni e morfologia delle strutture molecolari)<br />

Il T1esprime <strong>qui</strong>ndi un processo di “recu<strong>per</strong>o” legato<br />

ai movimenti del reticolo che si verificano ad una<br />

frequenza sovrapponibile a quella di precessione dei<br />

nuclei: può essere <strong>qui</strong>ndi immaginato come<br />

espressione della tendenza alla minima energia<br />

potenziale e restituzione dell’energia ac<strong>qui</strong>sita<br />

durante l’impulso RF.


Differenza tra il T1<br />

del grasso e del<br />

muscolo<br />

Intensità T1<br />

grasso<br />

muscolo<br />

tempo


Tempo di rilassamento T2<br />

- velocità con cui decade la MT (essa<br />

decresce nel tempo)<br />

- tempo necessario a <strong>per</strong>dere il 63% della MT<br />

MT%<br />

0<br />

100<br />

T2<br />

63%<br />

37%<br />

-- spin-spin (ogni protone è influenzato dai campi magnetici dei nuclei<br />

vicini)<br />

t


Differenza tra il T2<br />

del fegato e della<br />

milza<br />

Intensità T2<br />

fegato<br />

milza<br />

tempo


Il T1 dipende<br />

• Dalla capacità dei protoni di<br />

dissipare l’energia all’interno del<br />

tes<strong>su</strong>to (reticolo)<br />

Il T2 dipende<br />

• Dalla velocità di defasamento dei<br />

protoni all’interno del tes<strong>su</strong>to


Il segnale dipende dalla Sequenza applicata<br />

• Per determinare il CONTRASTO tra i<br />

vari tipi di tes<strong>su</strong>ti si effettuano delle<br />

sequenze: si inviano ordinatamente<br />

più impulsi di radiofrequenza con<br />

diversi angoli e frequenze e con<br />

tempi diversi


RM<br />

La densità protonica (DP) esprime il numero dei<br />

nuclei di idrogeno risonanti <strong>per</strong> unità di volume di<br />

tes<strong>su</strong>to<br />

Le costanti di tempo T1 e T2 rappresentano,<br />

invece, le modalità del rilassamento nucleare,<br />

cioè del ritorno in condizioni di e<strong>qui</strong>librio al cessare<br />

dell’impulso di RF <strong>per</strong>turbante: la loro influenza <strong>su</strong>l<br />

segnale è conosciuta e quantificabile e può<br />

essere modulata dai “parametri estrinseci”<br />

o<strong>per</strong>atore dipendenti


RM<br />

Le sequenze sono quell’insieme di parametri<br />

estrinseci, o<strong>per</strong>atore dipendenti che<br />

determinano il grado di intensità del segnale,<br />

contrasto e risoluzione spaziale dell’immagine<br />

di risonanza magnetica


RM<br />

I parametri “estrinseci” o<strong>per</strong>atore dipendenti<br />

indispensabili <strong>per</strong> ottenere immagini “pesate in T1<br />

T2 o DP” sono:<br />

-TR (tempo di ripetizione) è definito come<br />

l’intervallo fra due <strong>su</strong>ccessive eccitazioni.<br />

-TE (tempo di eco) è definito come l’intervallo fra<br />

centro dell’eccitazione e centro del <strong>per</strong>iodo di<br />

campionamento del segnale. Il tempo trascorso il<br />

quale effettuiamo la registrazione del segnale


Variando il TR ed il TE determino la<br />

PESATURA della sequenza:<br />

• La variazione del TR <strong>per</strong>mette di modulare la<br />

dipendenza della sequenza dal T1: se il TR è<br />

corto alcuni tes<strong>su</strong>ti non avranno recu<strong>per</strong>ato la<br />

magnetizzazione longitudinale, al <strong>su</strong>ccessivo<br />

impulso sarà differente tra i vari tes<strong>su</strong>ti<br />

• La variazione del TE determina la modulazione<br />

della sequenza rispetto al T2: se il TE è lungo <strong>gli</strong><br />

spin saranno sempre più sfasati in relazione al<br />

tes<strong>su</strong>to in esame


RM<br />

TR TE<br />

breve breve T1 pesata<br />

lungo lungo T2 pesata<br />

lungo breve<br />

densità<br />

protonica<br />

breve lungo NO segnale


I li<strong>qui</strong>di appaiono ipointensi nelle immagini<br />

T1 pesate, mentre mantengono segnale<br />

nelle scansioni T2 pesate.<br />

Il grasso è caratterizzato da un breve T1 e<br />

<strong>qui</strong>ndi da una netta i<strong>per</strong>intensità di segnale<br />

che ne facilita il riconoscimento, in<br />

particolare nelle sequenze T1 dipendenti.<br />

L’aria e la corticale ossea sono<br />

caratterizzate da ipointensità di segnale in<br />

tutti i tipi di ac<strong>qui</strong>sizione


SAG T1(tratto cervicale) SAG T2(tratto lombare)


RM<br />

È la metodica di scelta <strong>per</strong> lo studio delle<br />

articolazioni<br />

Non utilizza radiazioni ionizzanti<br />

Permette l’esecuzione di scansioni<br />

multiplanari<br />

Permette la differenziazione dei vari tes<strong>su</strong>ti<br />

e di eventuali raccolte fluide grazie alle<br />

differenti sequenze di ac<strong>qui</strong>sizione<br />

Ottima rappresentazione dei tes<strong>su</strong>ti molli


Medicina nucleare<br />

Specialità medica che nella diagnostica impiega RADIOISOTOPI (atomi<br />

radioattivi di elementi chimici).<br />

Le sostanze radioattive (RADIOFARMACI) sono somministrate al<br />

pz in modo che e<strong>gli</strong> stesso diventi una sorgente di radiazioni;<br />

appositi strumenti <strong>per</strong>metteranno poi di rilevare dall’esterno del<br />

corpo la distribuzione del radiofarmaco al <strong>su</strong>o interno.<br />

Ri<strong>su</strong>ltato di un’indagine radioisotopica è un insieme di immagini<br />

prevalentemente funzionali nelle quali la concentrazione di un<br />

certo radiofarmaco in un certo organo (o la <strong>su</strong>a variazione di<br />

concentrazione nel tempo) è strettamente legata ai processi<br />

biochimici che determinano e definiscono la funzione stessa di<br />

quell’organo.

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