n e w s NINNA NANNA di Silvia Castagnola L’aspetto semantico non è in primo piano,lo è invece l’aspetto prosodico che esprime, insieme a poche note, il tono emotivo e il sentimento della mamma che si raccoglie in una relazione intima con il proprio bambino comunicando affetto e rassicurazione. La ninna nanna è un’occasione straordinaria per alimentare la comunicazione tra la mamma e il suo piccolo. Il neonato ascolta la voce materna, già conosciuta prima dell’evento della nascita e in questo mondo nuovo e sconosciuto, a volte minaccioso, la voce famigliare lo rassicura, veicola l’affetto di cui ha così bisogno e lo fa sentire contenuto oltre che nelle braccia anche nel sentire. Trovata un po’ di calma può rilassarsi e cercare anch’egli la buona relazione con la mamma che è poi alla base della vita relazionale dell’intera esistenza. Si potrebbero dire meraviglie sulle potenzialità psicologiche di questo canto che ci accoglie all’inizio della vita eppure nelle ultime generazioni cantare ai neonati non è più così spontaneo, 2 • ANpep News speCIALe: DARIO CAsADeI Venezia, giugno, 2009 Ciao Dario, molte persone, amici, conoscenti, in questo ultimo periodo hanno scritto di te e su di te, dimostrando, ancora una volta – oggi – quanto sei stato importante con i tuoi consigli, aiuti, come amico, persona, marito e padre. Dalle 2 e 20 di quella fatidica notte del 24 aprile solo ora riesco ad elaborare, pensare, ri-sentirti vicino e quindi… scriverti. Fino ad oggi solo lacrime nascoste, pensieri di vuoto, disperazione segreta… con la voglia di non farmi vedere per le responsabilità che mi sento. Come ogni lunedì, anche a metà del mese di giugno dello scorso anno, ti ho telefonato… era una nostra abitudine sentirci il lunedì per salutarci, parlare, decidere quando vedersi durante la settimana. Parlavamo di sport, pazienti, famiglia, dei miei piccoli che crescono, del tuo grande che studia quelle cose “strane” da ingegnere, del tuo piccolo che gira in lungo e in largo il mondo per le sue gare… “Come stai?” ti ho chiesto, “Non tanto bene, ieri sono uscito in bici, e questa mattina mi sono svegliato un po’ strano, e quindi ho deciso di fare alcuni esami…”, “Ok Dario, ti richiamo domani o dopodomani che mi dici come sono andati gli esami, ciao”. Ho provato io a richiamarti, ma non rispondevi… provavo, riprovavo, ma nulla… verso sera la Grazia mi telefona e mi dice che ti eri chiuso in garage tra le tue bici… solo adesso capisco quando hai cominciato a pensare, pensarti, dimostrare la tua dignità. “Ha avuto l’esito degli esami… non c’è più nulla da fare… ti raccomando Francesco e Alberto…”; dopo queste parole di Grazia entro in doccia, faceva caldo, uno di quei caldi caratterizzati da un cielo limpido all’imbrunire. La doccia mi bagna il corpo, e piango… piango talmente tanto che escono più lacrime che acqua dal flusso della doccia. non c’è la convinzione che sia indispensabile inoltre si è persa la tradizione orale delle ninna nanne cantate e tramandate da generazioni e arricchite, di tanto in tanto, di un nuovo particolare. È indispensabile sottolineare quanto sia prezioso rinnovare questa consuetudine, destinandole tempo e dedizione, cosa non facile in una cultura dove l’attenzione è concentrata all’acquisto di oggetti e beni che comunque non potranno mai soddisfare i bisogni esistenziali profondi del bambino. Nei corsi di preparazione al parto con la musica si suggerisce di cantare al bambino accompagnandosi con l’arpa. Sembrerebbe una stravaganza! L’arpa è uno strumento particolare, ha un suono delicato e tranquillo che può accompagnare il canto della mamma con discrezione creando un’atmosfera intima e intensa. Durante l’attesa non si diventa arpiste ma si può imparare a suonare gradevolmente un piccolo repertorio di ninna-nanne che il neonato, dopo l’evento “nascita” sicuramente riconoscerà La stessa sera – se non ricordo male – esco e passo quasi tutta la notte seduto su dei gradini con Francesco; un paio di birre a sfogare la sua/mia rabbia, la sua/mia perplessità. Un paio di birre a contenere i la sua giovane età… non come psicologo – cazzo !!! – ma come un fratello maggiore. (Alberto era con la sua bici in giro per il mondo, e io e Francesco a pensare cosa e come dirglielo). Sconforto, tristezza, disperazione… Dopo qualche giorno ci vediamo e subito mi dici “Questa bestia non mi fregherà, vedrai”. Ritorna la tua forza, la tua dignità, la stessa forza e la stessa dignità che hai saputo trasmettermi negli anni. Sono trascorsi dei mesi lunghi… interminabili… ma adesso che ci ripenso… mai troppo lunghi. Mirano, Verona, Aviano, terapie, Peschiera del Garda, casa tua… e poi l’ospedale di Mestre. E io a seguirti, pensarti: non passava giorno che la realtà quotidiana della tua malattia non fosse sostituita dal pensiero, dalla speranza, dalle lacrime. Mi ricordo!! Ti ho conosciuto – così per caso – al COSPES. Io un giovane laureato con la mania dei feti, delle emozioni prenatali. Tu: un uomo esperto che aveva inventato il Protocollo Integrato medico-psicologico in Ostetricia e Ginecologia. Quale migliore unione. E via ad iniziare un’avventura professionale e umana che ci ha visto continuamente amici e colleghi, autori in mezzo mondo di articoli, libri, relazioni a congressi, ad insegnare quello che ogni giorno sperimentavamo nei nostri Reparti… e tutti a chiederci di parlare delle nostre ricerche e della nostra clinica. Ospedali, università, corsi… ovunque un successo (ancora troppo grande se penso alla “responsabilità” professionale che mi hai lasciato… per me, ma soprattutto, oggi, per te, per il tuo modello). Tu mi conosci, conosci il mio profondo, il mio mondo interiore… tu che sei stato il mio primo terapeuta… tu che ti sei portato dietro il nostro grande segreto. GRAZIE. I colleghi dicevano “Ecco Righetti, l’Io Ausiliario di Casadei”, quale migliore complimento. Grazia, Francesco, Alberto, la tua famiglia che è diventata anche un po’ (TANTO !!!) la mia famiglia. Sei stato tu per primo a chiamare mio figlio Jacopo “JM” e da quando tu l’hai chiamato così anche io e Raffaella lo chiamiamo “JM”. Sei stato presente in molti momenti importanti della mia vita, un Insegnante come uomo, marito, padre… ho sempre trovato in te la persona giusta, il consiglio giusto, al momento giusto… sempre, GRAZIE. Se qualcuno oggi mi chiede di descriverti, tra le molte cose che potrei dire è: Dignità, la più grande dignità che io abbia mai conosciuto. Mentre il tuo corpo si spegneva lentamente, la tua mente manteneva un’energia ricca, piena. Anche nei giorni più duri non mancavi mai di un sorriso. Gli amici e i colleghi mi chiedevano di te, e tu con la tua grande dignità mi dicevi di dire che andava tutto bene… “Ma tienimeli distante, non voglio che mi vedano così, appena mi riprendo mi faccio vivo io”. Tutti ti ricordano come una persona unica. Oggi rimangono anche delle bellissime testimonianze su di te. Il mondo scientifico ti ha ricordato, ti ricorda e credo proprio che ti ricorderà per un bel pezzo. Ma veniamo a noi… sei tu che mi hai insegnato che per superare la tristezza bisogna parlare, raccontare, e quindi io ti parlo e ti ricordo. Giovedì 23 aprile – nel pomeriggio – con Francesco e Alberto decidiamo che la notte successiva te l’avremmo fatta io e Francesco. Per non disturbarmi Francesco aveva chiesto ad un amico di passarla con lui ma sentivo che forse preferiva la mia presenza. Erano dei giorni che con Grazia e i ragazzi ci si alternava nel farti assistenza. In quel pomeriggio ci telefoniamo e ci massaggiamo: uno di questi messaggi tra me e Alberto citava: SMS di Pier Luigi ad Alberto: “Sono o non sono il vostro «fratello maggiore»? Quindi da fratello maggiore dico che questa notte tu stai con la mamma a casa e io con Francesco con il babbo (poi Francesco preferisce la mia compagnia a quella dell’amico, si sente più sicuro). Ci vediamo alle 22.00, ciao”. SMS di risposta di Alberto a Pier Luigi: “Ok…! Grazie big brother!! Sei un bel testardo, eheh! Ma è perfetto così! Allora ci vediamo dopo!”. Alle 22.00 arrivo in ospedale con Francesco a dare il cambio a Grazia ed Alberto. Prima che loro due se ne vadano tu chiami Grazia e gli dici “Dammi due baci… ci vediamo domani”. Mi hai sempre detto che tua moglie è una persona importante per te: questo semplice bacio ha racchiuso un’infinità di amore tra due persone uniche. Inizia la notte, tu sempre vigile, attento, consapevole di tutto quello che accadeva in quella stanza. Ci chiami e ci chiedi di stringerti la mano… io e Francesco ti stiamo vicini, in silenzio, un silenzio dai mille significati, un silenzio che voleva dire la fine. E tu sempre presente. Se chiudo gli occhi e ripenso a quei momenti vedo una specie di luce che ti illumina da dietro nella penombra della stanza dell’ospedale. Francesco da una parte e io dall’altra. Ci stringi la mano. Continui a fare delle smorfie con lo sguardo, sei stanco, ma il tuo viso riprende tono, diventa liscio, spariscono le rughe della sofferenza… un ultimo respiro… sono le 2 e 20… e così ti presenti a tua moglie e ad Alberto quando arrivano… L’ultima persona che hai baciato – nella piena consapevolezza delle tue emozioni, pienamente lucido – è Grazia e lei potrà portare con se sempre questo ricordo e questa immagine. Grazia: una donna fatta per te, un esempio di amore che ha saputo darti moltissimo fino in fondo e che oggi, nel ricordarti riesce ancora a darti. Francesco: il grande, semplice e debole nelle sue emozioni – specialmente quelle più “vivaci” – ma forte nei suoi comportamenti e nel suo divenire un uomo. Anche se loro due non lo capiscono (o lo capiscono a modo loro)… ma c’è tempo… un esempio per suo fratello più piccolo. Alberto: il piccolo, silenzioso, ma sempre presente, quello che non manifesta e che preferisce sfogarsi con una corsa… quello che le emozioni le chiude dentro una borraccia ma che prima o poi devono uscire “perché se corri tanto la sete si fa sentire”. E io qui a scriverti, a pensarti, ad emozionarmi… grazie Dario, mi hai insegnato e lasciato molte cose, ma in particolare due: cosa vuol dire DIGNITA’ che per me è sinonimo di Dario; due fratelli più piccoli (Francesco e Alberto) e una nuova madre (Grazia), che seguirò sempre e ovunque… “non ti preoccupare me ne occupo io!!!”. Ti saluta anche mia moglie che in tutto questo rappresenta una forza unica e un sostegno grande con il suo amore verso di me e verso la tua famiglia. Un giorno sarò fiero nel raccontare ai miei figli chi era DARIO CASADEI. Ciao Pier Luigi (il tuo Io Ausiliario) 1° CONgRessO NAzIONALe AICIp “dalla vita prenatale alla vita neonatale” 26 MARzO 2011 È stato richiesto accreditamento ECM per: medici, infermieri professionali, infermieri pediatrici, ostetriche, psicologi, assistenti sanitari, puericultrici. È prevista la traduzione simultanea in lingua tedesca. Segreteria organizzativa: MaLiga EVEnti - Via Epomeo, 72 - NAPOLI - e mail: maligaeventi@olitre.it , Lia Esposito ANpep News • 3