<strong>Campo</strong> de’ fiori 7 <strong>di</strong> emergenza: sogno collezionistico
8 Correva il 2 giugno del 1909, quando l’Associazione Democratica G. Tavani Arquati: a Piazza del Popolo, sulla parete dell’attuale Caserma dei Cara- <strong>di</strong> Riccardo Consoli binieri, già Caserma della Gendarmeria Pontificia, poneva “ … per volontà ammonitrice del popolo … “ questa lapide a ricordo <strong>di</strong> Angelo Targhini patriota giustiziato insieme al suo compagno <strong>di</strong> “ven<strong>di</strong>ta” carbonara Leonida Montanari: ALLA MEMORIA DEI CARBONARI ANGELO TARGHINI E LEONIDA MONTANARI CHE LA CONDANNA DI MORTE ORDINATA DAL PAPA SENZA PROVE E SENZA DIFESA IN QUESTA PIAZZA SERENAMENTE AFFRON- TARONO IL 23 NOVEMBRE 1825. Una sentenza <strong>di</strong> morte come tante altre in quel periodo che, come tante altre, venne eseguita da Mastro Titta - Giovanni Battista Bugatti, boia dello Stato Pontificio dal 1796 al 1864. Ma quale la storia che precedette questa condanna, quali gli avvenimenti storici, quale il contesto, quali i personaggi? Ve<strong>di</strong>amo <strong>di</strong> capirne <strong>di</strong> più a partire dal luogo dove la condanna venne eseguita. Piazza del Popolo con la sua omonima Porta, il cui nome originario era Porta Flaminia poiché da qui inizia la consolare Flaminia, anche se anticamente detta strada aveva inizio molto più a sud ossia dalla c.d. Porta Fontanilis ubicata all’altezza dell’attuale Altare della Patria; il suo nome si supponeva potesse derivare dai numerosi pioppi che ricoprivano l’area, ma molto più probabilmente è collegato alla chiesa <strong>di</strong> Santa Maria del Popolo qui eretta nel 1099 per volere <strong>di</strong> Papa Pasquale II, Raniero <strong>di</strong> Bieda, 1099 – 1118 allo scopo, sembrerebbe, <strong>di</strong> cancellare la presenza del fantasma <strong>di</strong> Nerone che si <strong>di</strong>ceva sepolto sotto un noce alle falde del Pincio, noce sul quale, secondo la leggenda, ballavano streghe e demoni. L’attuale aspetto <strong>di</strong> Porta del Popolo è il risultato <strong>di</strong> una ricostruzione cinquecentesca resasi necessaria per l’importanza che in quel periodo aveva assunto il traffico urbano proveniente dal nord, la facciata esterna fu commissionata da Papa Pio IV, Giovan Angelo de’ Me<strong>di</strong>ci, 1560 - 1565, a Michelangelo il quale, a causa dei non pochi impegni già assunti, trasferì l’incarico a Nanni <strong>di</strong> Baccio Bigio che realizzò l’opera tra il 1562 e il 1565 ispirandosi, sem- <strong>Campo</strong> de’ fiori Roma che se n’è andata: luoghi, figure, personaggi CÊera una volta il Papa Re brerebbe, all’Arco <strong>di</strong> Tito. Nel 1825, anno che segna la condanna a morte <strong>di</strong> Angelo Targhini e Leonida Montanari, regna il Papa Re Leone XII, Annibale della Genga, 1823 - 1829, probabilmente il più reazionario del secolo, un pontefice che crea continuo malcontento nel popolo italiano e in quello romano in particolare; i gruppi rivoluzionari e liberali, che danno origine a numerosi tumulti e proteste, vengono contrastati dall’esercito pontificio e dalla stessa Chiesa, in tale contesto il più agguerrito è quello dei c.d. “carbonari”, molto temuti dalle autorità pontificie, un gruppo che si batte per il raggiungimento della libertà e per tentare <strong>di</strong> porre fine al soffocante regno <strong>di</strong> Leone XII. All’interno del gruppo <strong>di</strong> “carbonari” sono presenti, ne poteva essere <strong>di</strong>versamente, molti nobili tra cui il liberale Filippo Spada soprannominato “Spontini” che, dopo un periodo <strong>di</strong> intensa e attiva partecipazione, comincia a rendersi sempre meno favorevole alla causa rivoluzionaria condannando apertamente gli atteggiamenti ribelli dei suoi compagni, infatti egli è visto più volte complottare con alcuni sostenitori della sua famiglia e con autorevoli esponenti della Chiesa. Un chiaro atteggiamento che non sfugge ai suoi compagni e che lascia ben intendere il progetto <strong>di</strong> denuncia <strong>di</strong> Spontini, da ciò la conseguente decisione <strong>di</strong> bloccare il tra<strong>di</strong>tore con la sua eliminazione, incarico che viene affidato a tale Angelo Targhini, un giovanissimo modenese, non ha superato i vent’anni, piuttosto spregiu<strong>di</strong>cato e fanatico delle idee “carbonare”, in passato questi era stato usato per operazioni del genere ed era perciò ritenuto un soggetto affidabile per quelle che erano dette le azioni <strong>di</strong> “ven<strong>di</strong>ta” carbonara. Angelo per sua natura non da molta importanza a ciò che succede o che potrebbe succedere a lui stesso, è un giovane quanto mai attivo e sempre sorridente e, ciò che più conta, crede nella nobile causa della libertà, quin<strong>di</strong> egli non ha alcun indugio ad accettare ed eseguire quel particolare incarico. Il luogo prescelto è il Vicolo <strong>di</strong> Sant’Andrea, Spontini si trova nei pressi <strong>di</strong> una farmacia, Targhini gli va incontro e gli fa cenno <strong>di</strong> seguirlo perché ha da riferirgli comunicazioni importanti, Spontini lo segue ignaro, ma giunti nel vicolo, Targhini estrae un pugnale e colpisce il tra<strong>di</strong>tore al cuore <strong>di</strong>leguandosi con l’aiuto <strong>di</strong> un complice. Filippo Spada però non muore e urla invocando aiuto, accorrono due guar<strong>di</strong>e pontificie <strong>di</strong> pattuglia, si rendono conto delle con<strong>di</strong>zioni dell’uomo e, constatato che è ancora in vita, chiedono soccorso presso la medesima farmacia dove aveva sostato Spontini quì si trova un altro carbonaro, tale Leonida Montanari, un me<strong>di</strong>co che è al corrente del progetto e che, per l’incredulità del fallito attentato, segue le guar<strong>di</strong>e accorrendo verso Spontini. Qui giunto, stupitosi per l’insuccesso del Targhini, estrae dalla borsa un strumento chirurgico usato per l’esplorazione delle ferite, ma anziché curare il moribondo tenta <strong>di</strong> completare l’opera, le guar<strong>di</strong>e pontificie si rendono conto <strong>di</strong> quanto sta accadendo, bloccano il Montanari e lo arrestano, più tar<strong>di</strong> Spontini riesce a rivelare il nome dell’attentatore che viene tratto in arresto. Angelo Targhini è accusato <strong>di</strong> tentato omici<strong>di</strong>o e Leonida Montanari <strong>di</strong> aver cercato <strong>di</strong> completare l’opera, la conseguente condanna è con<strong>di</strong>zionata non poco dalla loro appartenenza ai “carbonari” e la Sacra Consulta si esprime per l’esecuzione della pena me<strong>di</strong>ante decapitazione; a nulla valgono le numerose azioni <strong>di</strong> protesta, non solo da parte dei rivoluzionari, ma anche <strong>di</strong> molti uomini <strong>di</strong> chiesa, oltre che <strong>di</strong> molti nobili che quelle idee hanno sposato, la condanna non è fermata e la sentenza viene eseguita il 23 novembre 1825. Fin qui i fatti storici, ma rileggiamo cosa scriveva Mastro Titta nell’occasione poiché, come ricordato in altra sede, il “boia <strong>di</strong> Roma” era solito tenere un taccuino manoscritto dove riportava dettagliatamente le notizie riguardanti le esecuzioni capitali a lui affidate: “ … decapitai al Popolo Leonida Montanari e Angelo Targhini, due cospiratori contro il governo <strong>di</strong> Sua Santità, appartenenti alla setta dei carbonari, i quali avevano gravemente ferito un loro compagno, tale Spontini, sospettando che li avesse tra<strong>di</strong>ti e denunciati all’autorità. Di questa esecuzione si fecero molti <strong>di</strong>scorsi perché la tenebrosa associazione alla quale appartenevano incuteva spavento alla popolazione <strong>di</strong> Roma, onesta, timorata e fedele al Papa, ma benché si sussurrasse <strong>di</strong> tumulti e insurrezioni preparate dai loro confratelli per sottrarli al patibolo, la tranquillità, grazie alle saggie ed energiche <strong>di</strong>sposizioni adottate dal governo, non fu menomamente turbata, ecco come si svolsero i fatti.