di Roma
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cio, si doveva tradurre in « siamo fregati!». Il sovrano ,si ritirò nella<br />
sua biblioteca, proprio al momento in cui una cannonata dei piemon_<br />
tesi faceva saltare in aria una piccola fabbrica <strong>di</strong> tessuti presso Porta<br />
San Pancrazio. Tremavano i vetri del palazzo Apostolico. Vuoti e<br />
fermi, in un silenzio sospeso, i cortili del Vaticano. Gruppi <strong>di</strong> armati<br />
pontifici <strong>di</strong>etro le mura <strong>di</strong> Leone IV e sotto le querce, i pini e i lecci<br />
dei giar<strong>di</strong>ni. Ad un certo momento si ebbe il timore che un colpo <strong>di</strong><br />
cannone, dal Gianicolo, sfondasse il Cupolone. Nonostante il pericolo<br />
incombente, Pio IX si era andato a sedere davanti alla sua scrivania,<br />
e, come per <strong>di</strong>strarsi e non sentire il rumore della guerra, cominciò a<br />
comporre una sciarada <strong>di</strong> tre versi sulla parola « tremare». Questa:<br />
« Il tre non oltrepassa il mio primiero / E l'altro molto vasto e molto<br />
infido / Che spesso fa trovar l'intero».<br />
« Ditemi voi - sbraitava Peppaccio - che sarebbe SUccessoa<br />
Cadorna se al posto <strong>di</strong> Pio IX ci fosse stato Giulio II o, magari,<br />
Alessandro VI con al fianco quell'ira<strong>di</strong>d<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Cesare Borgia? ». E, per<br />
il cugino, i conti della così detta battaglia, che era durata poche ore,<br />
parlavano chiaro, tirando, beninteso, la somma dei morti ammazzati<br />
e dei feriti. La verità è che a Pio IX i suoi soldati non volevano obbe<strong>di</strong>re,<br />
e, in un primo momento, quelli che combattevano a Porta Pia<br />
rimandarono in<strong>di</strong>etro il dragone pontificio che era arrivato portando<br />
l'or<strong>di</strong>ne verbale <strong>di</strong> esporre la ban<strong>di</strong>era bianca. « Carta canta, e villan<br />
dorme! », risposero in francese gli zuavi. E ci volle il documento con<br />
bolli e firme, con le parole della lettera che Pio IX aveva scritto al<br />
generale Kanzler per fermare quei bravi giovanotti che dal 1860 erano<br />
arrivati a <strong>Roma</strong> per <strong>di</strong>fendere H Papa. E ce n'erano, fra gli zuavi, <strong>di</strong><br />
tutti i colori e <strong>di</strong> tutte le razze. Peppaccio lo sapeva. Fino al 1870<br />
fecero parte del Corpo 3181 olandesi, 2964 francesi, 1634 belgi, 744 italiani,<br />
498 canadesi, 249 tedeschi, 184 irlandesi, 125 inglesi, 94 spagnoli,<br />
45 svizzeri, 40 americani, 33 polacchi, 28 austroungarici, 25 scozzesi,<br />
20 lussemburghesi, 19 portoghesi, 5 russi e persino un cinese.<br />
Erano le <strong>di</strong>eci e cinque minuti. Si leggeva in quella lettera piagnona:<br />
« In quanto poi alla durata della <strong>di</strong>fesa sono in dovere <strong>di</strong><br />
or<strong>di</strong>nare che questa debba unicamente consistere in una protesta atta<br />
a constatare la violenza, e nulla più: cioè aprire trattative per la resa<br />
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appena aperta la breccia». Tutto ciò doveva accadere mentre si resisteva<br />
benissimo e i piemontesi pigliavano botte. La storia è storia,<br />
anche se, qualche volta, come <strong>di</strong>ce Alessandro Manzoni, è « costretta<br />
a indovinare». Peppaccio scan<strong>di</strong>va le cifre. I soldati ,pontifici ebbero<br />
20 morti e 40 feriti, mentre le 'per<strong>di</strong>te fra i piemontesi furono: 4 ufficiali<br />
e 45 soldati morti e circa 150 feriti tra militari semplici e graduati.<br />
« E che significano questi numeri? » - aggiungeva il cugino. « Significano<br />
che i soldati del Papa non pensavano <strong>di</strong> calarsi le brache, come<br />
racconteranno più tar<strong>di</strong> questi fottuti miscredenti ». Ma se a Peppaccio<br />
si faceva notare che il popolino o, come lo chiamava lui, la poveraglia<br />
e la maggioranza del ceto me<strong>di</strong>o, la borghesia tra generone e generetto,<br />
non avevano reagito, rimanendo chiusi in casa, mezzi morti dallo spa-<br />
vento o giocando a tombola, come se facesse loro piacere che i soldati<br />
<strong>di</strong> Vittorio Emanuele entrassero in <strong>Roma</strong>, il vecchio gigante stanco<br />
riprendeva fuoco, il viso rosso e i baffi che gli saltavano al naso, per<br />
ribattere, scoprendo tutto il suo spirito reazionario, che sÌ, che poteva<br />
pur essere vero, perché non c'era niente al mondo <strong>di</strong> più gaglioffo del<br />
popolino e della borghesia romana. Ma lui, come Monaldo Leopar<strong>di</strong><br />
a proposito <strong>di</strong> Napoleone <strong>di</strong> passaggio a Recanati, poteva narrare <strong>di</strong><br />
non essersi affacciato alla finestra la mattina in cui passò, sotto la sua<br />
casa, Vittorio Emanuele. Poteva, cioè, ripetere le parole <strong>di</strong> Monaldo:<br />
« lo non lo vi<strong>di</strong>. Non volli affacciarmi alla finestra, giu<strong>di</strong>cando non<br />
doversi a quel tristo -l'onore che un galantuomo si alzasse per vederlo».<br />
FABRIZIO SARAZANl<br />
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