qui - Giulio Cavalli
qui - Giulio Cavalli
qui - Giulio Cavalli
You also want an ePaper? Increase the reach of your titles
YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.
I Siciliani<br />
www.isiciliani.it<br />
marzo/aprile<br />
A che serve essere vivi, se non c’è il coraggio di lottare?<br />
giovani<br />
Utopia?<br />
E chi lo sa<br />
Questo<br />
sarebbe<br />
un governo!<br />
<strong>Cavalli</strong> ANTICORPI ALLA MAFIA Caruso e Romeo CINQUE CHILOMETRI DI PACE<br />
Sammito LA RESISTENZA ROSA Capezzuto COSENTINO NON DIMENTICA<br />
Baldo LA FALANGE E LA TRATTATIVA Lentini HOLDING ‘NDRANGHETA<br />
Giacalone IL PREFETTO ANTIMAFIA Cafeo I LUCCHETTI DI MESSINA<br />
Pisciotta PERIFERIE Iacopino TEATRO VALLE Ferrara AL NOSTRO POSTO<br />
De Gennaro IL CAOS JACK DANIEL Orsatti CHI DIVORA I MOVIMENTI<br />
Vitale PEPPINO E IL ‘77 “MAMMA” Abbagnato A PALERMO SI SPARA<br />
Gutkowski IL BOSONE DI HIGGS Vita L’EURO IL DOLLARO E IL BITCOIN<br />
Dalla Chiesa/ L’Italia che non si squaglia<br />
Caselli/ Quelle parole false<br />
2013<br />
Mentre i politici vecchi<br />
e nuovi si accapigliano,<br />
in Sicilia camminano<br />
i movimenti<br />
ebook<br />
gratis<br />
Ci<br />
vuole<br />
un altro<br />
Pertini.<br />
E forse<br />
c’è<br />
Antonio<br />
Roccuzzo<br />
Giuseppe<br />
Fava e il<br />
ministero<br />
dei<br />
ragazzi
http://www.marsala.it/<br />
www.isiciliani.it<br />
facciamo<br />
rete<br />
I Sicilianigiovani<br />
Sicilianigiovani<br />
– pag. 2
Le due<br />
Italie<br />
DA' UNA MANO: I Siciliani giovani, Banca Etica,<br />
IT 28 B 05018 04600 000000148119<br />
www.isiciliani.it<br />
C'è un'Italia-cicala che non riesce a risolvere neanche i<br />
problemi più elementari (chiudere Berlusconi e Monti, dare una<br />
prima risposta alle grida drammatiche della Nazione) e si<br />
contorce e s'accapiglia, in preda alle ideologie più disparate, pur<br />
di non dire il banale “uniamoci e mettiamoci al lavoro”.<br />
E c'è un'Italia-formichina che umilmente lavora, va nelle<br />
piazze, ride, fatica ogni santo giorno per vivere un po' meno<br />
peggio, per vivere un poco di più..<br />
L'Italia-cicala... non facciamo nomi: è l'Italia “politica”,<br />
vecchia e nuova. L'Italia-formichina? Eccola qua. In queste<br />
povere pagine, costruite con sacrificio e con passione, c'è l'Italia<br />
dei senzapotere, dei poveri, di quelli che fanno tutto e non sono<br />
calcolati da nesuno.<br />
Leggete con intelligenza, con attenzione. Non limitatevi agli<br />
articoli - pensate anche agli autori. Ci sono i vecchi compagni,<br />
quelli che han combattuto con Peppino Impastato e Pippo Fava.<br />
Ci sono i ragazzi che lottano, con trent'anni di meno ma identico<br />
animo e cuore, esattamente per le stesse cose.<br />
Bersani, Grillo, Napolitano, Monti... Vaffanculo! Ma sì, per<br />
una volta diciamo la malaparola anche noi. Saranno grandi<br />
politici, avranno il paese in pugno, ma noi abbiamo i ragazzi del<br />
Clandestino. Dispersi sulla faccia del mondo, studenti<br />
precarissimi a Torino, ragazze pacifiste a Niscemi, camerieri a<br />
Roma – li trovi tuttavia dappertutto, sorridenti, non domi. Questi<br />
sono i nostri “politici”, questo il nostro “partito”.<br />
Nel chiacchericcio dei notabili, nel brusìo egocentrico di<br />
vecchi e nuovi rancori, il loro passo leggero si sente appena. Ma<br />
è l'unico che percorre l'avvenire. Nei quartieri a Catania,<br />
all'università di Milano, nei vicoli militarmente occupati dal<br />
Sistema a Napoli, loro e non altri portano la vecchia idea<br />
libertaria del cuore e della ragione.<br />
Gobetti morì solitario (o Peppino, o Giuseppe, o uno dei tanti<br />
viandanti di questa strada), ma alla fine la libertà arrivò. Con<br />
quella generazione che la sua vittoriosa sconfitta aveva saputo<br />
illuminare.<br />
I Sicilianigiovani<br />
Sicilianigiovani<br />
– pag. 3<br />
I Siciliani
www.isiciliani.it<br />
I Sicilianigiovani<br />
Sicilianigiovani<br />
MARZO-APRILE 2013 numero tredici<br />
RIEPILOGANDO<br />
Oltre al solito mensile (questo che state leggendo, e che spa-<br />
riamo di portare in edicola prima o poi), adesso facciamo an-<br />
che una specie di foglio, una coserella senza pretese, che un<br />
vecchio tipografo ci stampa e i ragazzi distribuiscono in giro<br />
per le città.<br />
Come sempre nella storia dei Siciliani, le lodi e la solidarietà<br />
sono tante ma gli aiuti concreti pochi. E, come sempre, noi an-<br />
diamo avanti lo stesso. Questo è un altro piccolo passo avanti.<br />
In tempi di cicale, servono ancor di più le formichine.<br />
*<br />
I Sicilianigiovani<br />
Sicilianigiovani<br />
– pag. 4<br />
Questo numero<br />
Le due Italie I Siciliani 3<br />
Parole false contro la giustizia di Gian Carlo Caselli 6<br />
L'Italia che non si squaglia di Nando dalla Chiesa 7<br />
Polis<br />
Ci vuole un altro Pertini. E forse c'è<br />
Attenti al Sistema di Riccardo Orioles 9<br />
Anticorpi contro la mafia di <strong>Giulio</strong> <strong>Cavalli</strong> 10<br />
Fava e il ministero dei ragazzi di Antonio Roccuzzo 11<br />
5 km di pace di Giovanni Caruso/ foto di Alessandro Romeo 12<br />
Niscemi/ Resistenza rosa di Daniela Sammito 16<br />
Tunisi/ “Futura umanità” di Anna Bucca 17<br />
Messina/ Lucchetti anti-primavera di Tonino Cafeo 18<br />
Al Teatro Valle va in scena l'avvenire di Bruna Iacopino 20<br />
Donne antimafia di Norma Ferrara 22<br />
Mafie<br />
Le stragi, la trattativa e la Falange di Lorenzo Baldo 24<br />
Transcrime di S.Manisera, C.Racioppi e V.Raffa 26<br />
Ombra nera sull'Abruzzo di Alessio Di Florio 28<br />
Emilia terra di mafia di Salvo Ognibene 29<br />
Periferie di Domenico Pisciotta 30<br />
Antimafia al Nord di Rosaria Malcangi e Andrea Zolea 32<br />
Cosentino non dimentica di Arnaldo Capezzuto 33<br />
Inchieste<br />
Napoli/ Curarsi dentro il Vesuvio di Pier Paolo Milanese 34<br />
Catania/ Università: il nuovo e l'indagato di Salvo Catalano 36<br />
Partinico/ Che cosa ci aspetta di Pino Maniaci 38<br />
NoTerna: comitati in ordine sparso di Carmelo Catania 40<br />
Sole, vento e mafia di Carmelo Catania 42<br />
Holding 'ndrangheta: l'affare sanità di Rocco Lentini 44
SOMMARIO<br />
Satira<br />
Mamma! a cura di Gubitosa, Kanjano e Biani 49<br />
Società<br />
Memoria di Gabriella Galizia 53<br />
Trapani e il prefetto antimafia di Rino Giacalone 54<br />
Catania: Il saccheggio dell'Antico Corso di Experia 56<br />
Un giornalista col vizio della notizia di Norma Ferrara 57<br />
Matilde il call center e la delocalizzazione di Vincenzo Rosa 58<br />
Il Clandestino<br />
La bellezza di fare un giornale di Enrica Frasca Caccia 60<br />
Il compleanno del Clandestino 62<br />
Storia<br />
La strage di Palermo di Elio Camilleri 64<br />
Storie<br />
Protocollo di democrazia Jack Daniel 65<br />
Politica<br />
Il distruttore di movimenti di Pietro Orsatti 66<br />
Dove il caos non paga di Riccardo De Gennaro 69<br />
"A Palermo si riprende a sparare" di Giovanni Abbagnato 70<br />
Pianeta<br />
L'euro, il dollaro e il bitcoin di Fabio Vita 72<br />
Scienze<br />
Il bosone di Higgs di Diego Gutkowski 74<br />
www.isiciliani.it<br />
I Sicilianigiovani<br />
Sicilianigiovani<br />
– pag. 5<br />
DA' UNA MANO: I Siciliani giovani, Banca Etica,<br />
IT 28 B 05018 04600 000000148119<br />
DISEGNI DI MAURO BIANI<br />
Percorsi<br />
Peppino e il '77 di Salvo Vitale 78<br />
Luoghi<br />
Le mimose di Bucarest di Miriana S<strong>qui</strong>llaci 82<br />
Lavora e diventerai come noi (forse) di Attilio Occhipinti 84<br />
E ti senti per sempre un po' cambiato di Beniamino Piscopo 85<br />
Nord e Sud di Tito Gandini 86<br />
Il filo<br />
Le guerre dei siciliani di Giuseppe Fava 8<br />
Un ebook in omaggio<br />
con questo numero<br />
Dario Vicari La mafia e la plebe<br />
La psicoterapia e la violenza rimossa<br />
della politica in Sicilia mobi epub pdf
Nella crisi e sofferenza profonde che<br />
caratterizzano l’attuale stagione politica<br />
italiana una parte importante hanno le<br />
“parole”, la perdita del loro significato<br />
comune, il loro uso distorto o deviato.<br />
Quando si tratta di legalità e di giustizia,<br />
le parole più frequenti – ormai - sono<br />
quelle malate o false.<br />
Sintomo di un malessere grave<br />
Sono parole malate (elencarle comporta<br />
un esercizio di… masochismo) quelle<br />
usate per denigrare i magistrati definendoli<br />
faziosi, matti, cancro da estirpare,<br />
associati per delinquere, disturbati mentali,<br />
antropologicamente diversi dal resto<br />
della razza umana, figure orribili e inique,<br />
peggiori del fascismo, maledetti dal<br />
Vangelo...<br />
Parole malate che sono sintomo di un<br />
grave malessere della politica, in quanto<br />
favoriscono - sfiduciando pregiudizialmente<br />
un’istituzione fondamentale dello<br />
stato - la desertificazione delle coscienze.<br />
Parole, <strong>qui</strong>ndi, che se possono andar<br />
bene a qualcuno per un comizio o per<br />
vincere una partita politico-giudiziaria,<br />
sono comunque causa di gravi perdite<br />
per tutti, a destra come a sinistra, perchè<br />
www.isiciliani.it<br />
Neolingua<br />
Parole false<br />
contro la giustizia<br />
di Gian Carlo Caselli<br />
contribuiscono a deteriorare il senso morale<br />
del nostro Paese. E così una società<br />
non regge.<br />
Poi ci sono le parole false: accanimento,<br />
persecuzione giudiziaria, politicizzazione<br />
dei magistrati, teoremi, uso della<br />
giustizia per fini politici, complotti, partito<br />
dei giudici, golpe, giacobinismo, giustizialismo,<br />
toghe rosse... Fino alle recentissime<br />
accuse di processi fatti solo<br />
per mettere qualcuno alla gogna massmediatica<br />
senza preoccuparsi più di tanto<br />
degli esiti.<br />
* * *<br />
Parole false, perché basate sul nulla (se<br />
si facessero finalmente parlare gli atti e i<br />
documenti: tacerebbero le bufale propagandistiche),<br />
ma ripetute con tanta ossessiva<br />
frequenza, impiegando le stesse tecniche<br />
pubblicitarie dei detersivi, che alla<br />
fine uno finisce per crederci o per subirle<br />
con rassegnata passività, accettando di<br />
usarle nel linguaggio corrente.<br />
Perché questo impiego massiccio,<br />
scientificamente organizzato, di parole<br />
false?<br />
Innanzitutto per squalificare chiunque<br />
osi dissentire dal “pensiero unico”, marchiandolo<br />
d’infamia ed espellendolo dal<br />
I Sicilianigiovani<br />
Sicilianigiovani<br />
– pag.6<br />
campo di gioco. Poi per impedire qualunque<br />
confronto serio sui problemi della<br />
giustizia, riducendo tutto ad una spirale<br />
soffocante di luoghi comuni, slogan e<br />
falsità. Infine perchè parlare del falsamente<br />
presupposto colore delle toghe<br />
(rosso o azzurro) aiuta a non parlare dei<br />
problemi veri. Che sono poi questi: chi è<br />
accusato di corruzione, ha corrotto o no ?<br />
chi è accusato di aver avuto rapporti con<br />
la mafia, è stato o no colluso?<br />
Insomma, hanno corrotto o no?<br />
Ma le parole false servono soprattutto<br />
per delegittimare e scoraggiare i magistrati<br />
che abbiano la “sfortuna” di doversi<br />
occupare di certe materie.<br />
Si sa bene che a forza di calunniare,<br />
qualcosa alla fine resta sempre. E diventa<br />
sempre più sfumata la linea di confine fra<br />
aggressione ed intimidazione. Mentre si<br />
consolida il teorema (che le parole false<br />
hanno introdotto) secondo cui giustizia<br />
giusta – quando si tratta di imputati che<br />
contano – è quella che assolve; mentre<br />
quella che osa indagare o addirittura ( a<br />
volte capita...) condannare è giustizia ingiusta,<br />
giustizia iniqua, da bollare con<br />
campagne mediatiche feroci.
Firenze, con Libera, il primo giorno di<br />
primavera. Dovevate esserci per capire le<br />
ragioni vere della forza delle mafie.<br />
“Mio padre era maresciallo dei carabinieri.<br />
Venne ucciso in piazza mentre il<br />
suo superiore prendeva il caffè con il<br />
boss e per non restare coinvolto nella<br />
sparatoria tirò giù la serranda del bar.<br />
Quando l’Arma, dopo un’indagine interna,<br />
punì il superiore con un trasferimento,<br />
il consiglio comunale gli manifestò<br />
invece ufficialmente la sua gratitudine”.<br />
“Cercavo protezione per mia figlia contro<br />
quei delinquenti. Chiesi al maresciallo<br />
di potergli parlare. Mi diede appuntamento<br />
di notte in una piazzola della superstrada<br />
ma non venne. Poi mi fece sapere<br />
di stare attenta, era meglio lasciar<br />
perdere, quei tipi erano pericolosi”.<br />
“Dopo le intimidazioni e gli attentati con<br />
cui cercavano di fermare la mia azione di<br />
sindaco, chiesi al prefetto più attenzione<br />
per quel che stava accadendo. Lui mi disse<br />
che davanti al mio portone non sarebbe<br />
stato acceso nemmeno un cerino. Un<br />
cerino no, ma la bomba che uccise mio<br />
padre sì”. Massimiliano e Maria Rosaria<br />
persero il padre<br />
Domenico Noviello,<br />
imprenditore con la<br />
schiena diritta, grazie a<br />
un oculista di Pavia che<br />
dichiarò la cecità del<br />
killer di camorra facendolo<br />
uscire dal carcere.<br />
Tracimano di queste<br />
www.isiciliani.it<br />
Società civile<br />
L'Italia<br />
che non si squaglia<br />
di Nando dalla Chiesa<br />
viltà i racconti che si inseguono il<br />
venerdì pomeriggio. La zona grigia, la<br />
vigliaccheria, la corruzione, la paura. La<br />
vera montagna che fa la differenza nella<br />
lotta contro la mafia.<br />
Una comunità sempre più grande<br />
Sono una comunità sempre più grande,<br />
i familiari. Perché i poteri criminali uccidono<br />
tutti gli anni. Perché c’è sempre chi<br />
decide di venire per la prima volta, come<br />
Cristina, la figlia di Bruno Caccia, il procuratore<br />
capo di Torino ucciso nell’83,<br />
appunto trent’anni fa. Perché c’è sempre<br />
qualcuno che prova a portare <strong>qui</strong> la sua<br />
domanda di giustizia dopo essersi viste<br />
sbattere in faccia tutte le porte del mondo.<br />
Centinaia di storie, un’infinità di<br />
umiliazioni come medaglie, che si fanno<br />
pezzo insanguinato ma dignitoso e indomito<br />
della più vasta storia d’Italia.<br />
Una società che non si piega<br />
Nomi e cognomi che intessuti insieme<br />
danno l’idea di uno Stato in cui credere,<br />
di una società che non si piega al denaro<br />
e alla convenienza.<br />
Recitati insieme, tra le strade e i monumenti<br />
del più grande Rinascimento della<br />
cultura occidentale. Le bandiere lilla,<br />
gialle e arancioni galleggiano sul fiume<br />
immenso di giovani. Si è raccolta<br />
un’umanità speciale: Bettina Caponnetto,<br />
la vedova novantenne del grande giudice<br />
I Sicilianigiovani<br />
Sicilianigiovani<br />
– pag.7<br />
fiorentino, che sul palco sembra una<br />
regina, Cesare Prandelli che applaude<br />
con umiltà l’elenco delle vittime, figli<br />
che fissano muti negli occhi i padri o le<br />
madri al suono del “loro” nome, gli<br />
amministratori coraggiosi riuniti in<br />
“Avviso Pubblico”, quella irripetibile<br />
combinazione di lutto e di gioia che<br />
scoppia puntuale a questo appuntamento.<br />
Ecco in che cosa credere<br />
Ecco in che cosa credere, questa è materia<br />
che non si squaglia. Non percentuali<br />
di voto che vanno e vengono, non cariatidi<br />
in cerca di potere o rivoluzionari che<br />
guardano il proprio ombelico. Ma l’Italia<br />
che non si è voltata dall’altra parte.<br />
Sono i suoi valori, riassunti da centinaia<br />
di nomi, a dire ciò in cui si può credere,<br />
come hanno deciso di fare ieri le centocinquantamila<br />
persone arrivate da ogni<br />
parte d’Italia, ragazzi partiti in pullman<br />
alle quattro di notte, venuti a Firenze non<br />
per vedere la città, ma per esserci. Convinti<br />
che le bandiere della giustizia, della<br />
Costituzione e della lotta alla mafia siano<br />
quelle che vale la pena di tener sollevate.<br />
Sono loro che senza volerlo ripetono ai<br />
ciechi e agli orbi quel che Neruda rispose<br />
in poesia quando gli chiesero perché non<br />
parlasse delle nevi e dei vulcani del suo<br />
paese natale: “venite a vedere il sangue<br />
per le strade/ venite a vedere il sangue<br />
per le strade/ venite a vedere il sangue<br />
per le strade”.
Cinquant'anni fa di questi tempi avevamo<br />
il governo più fascista che ci sia stato fra<br />
Mussolini e Berlusconi, un centrodestra<br />
Dc-Msi che per prima cosa provvide a “revisionare”<br />
- come si dice ora – la storia italiana<br />
facendo occupare Genova dagli ex repubblichini<br />
di Salò.<br />
Genova insorse e anche nel resto d'Italia<br />
ci furono manifestazioni contro il governo.<br />
Nel sud si mescolarono con quelle per l'acqua<br />
e per l'occupazione.<br />
La polizia, in perfetto stile sovietico (ma<br />
i comunisti <strong>qui</strong> erano gli sparati) , sparò<br />
sulla folla in diverse città: a Reggio Emilia<br />
uccise cinque operai, a Licata (Agrigento)<br />
restarono per terra venticinque manifestanti<br />
(un morto), a Palermo furono uccisi un anziano<br />
sindacalista, un precario diciottenne e<br />
una donna che stava alla finestra. A Catania<br />
massacrarono un ragazzo a manganellate<br />
(Salvatore Novembre, 19 anni) e lo lasciarono<br />
a morire in piazza Stesicoro, dove ora<br />
la gente passeggia senza sapere.<br />
Nei giorni successivi il governo crollò,<br />
travolto dalle proteste (allora la gente si ribellava).<br />
Ma al sud e specialmente in Sicilia<br />
la vita rimase quelle di prima, cioè disoccupazione<br />
e miseria e mafia per i contadini:<br />
mancava ancora un sacco di tempo per<br />
il Sessantotto.<br />
* * *<br />
Da allora molte cose sono cambiate e alcune<br />
sono rimaste le stesse. La polizia,<br />
dopo Falcone e gli altri, non sparerebbe più<br />
sulla folla. Ci sono più telefonini, ma meno<br />
allegria. Lavoro continua a non essercene, e<br />
ora non solo al sud. Invece c'è sempre la<br />
mafia, che ha ancora più amici nei partiti di<br />
governo.<br />
E proprio a questo proposito, c'è una differenza<br />
importantissima: adesso,della mafia,<br />
nessuno fra i politici si accorge più.<br />
Allora i partiti di sinistra (i “socialcomu<br />
nisti” che poi si scissero, uno al governo<br />
l'altro all'opposizione: ma sempre restando<br />
di sinistra fino a tutti gli anni'70), se una<br />
cosa sapevano, è che con la mafia non si discute<br />
e che la mafia sempre si combatte.<br />
Politica<br />
Ci vuole<br />
un altro Pertini.<br />
E forse c'è<br />
Persero più di cento compagni (un'altra<br />
cosa che ora non vi raccontano) combattendo<br />
i mafiosi, fra il '43 e gli anni Sessanta.<br />
Avevano mille difetti, ma non di fare compromessi<br />
coi mafiosi.<br />
E ora? Adesso lo vedete: condannano un<br />
politico fondamentale (un fondatore di Forza<br />
Italia, un braccio destro di Berlusconi)<br />
per mafia, e una settimana dopo tutti se lo<br />
sono già dimenticato. Non è che non protestino,<br />
non facciano begli articoli, non siano<br />
– per alcuni giorni – virtuosamente indignati:<br />
ma tutto si ferma lì. Poi arriva la “politica”<br />
dei politici, e tutto ritorna normale.<br />
Per ora, nella sinistra “normale”, fervono<br />
le trattative e le avances (allearsi con Fini?<br />
con Micciché in Sicilia? con Calderoli e<br />
Bossi?), con strategie complessissime, degne<br />
di Sun Tzu o Napoleone. Peccato che<br />
falliscano sempre.<br />
E quanto agli assetti interni: chi sarà il<br />
candidato finale, alle elezioni? Bersani,<br />
Vendola? Di Pietro? Oppure - tocchiamo<br />
ferro – un D'Alema o un Veltroni? O l'abilissimo<br />
Letta? E chi appoggiato da chi, che<br />
schieramenti interni, che alleati? Manovre<br />
complicatissime, degne di <strong>Giulio</strong> Cesare o<br />
Machiavelli.<br />
E anche queste regolarmente finiscono<br />
col pugno di mosche in mano. Finirà che<br />
dalla crisi verrà fuori un governo Tremonti<br />
(che in effetti c'è già) o un Tremonti-Fini, o<br />
un Fini-Calderoli-allargato (tutto è possibile)<br />
o... E tutto, in nome dell'emergenza, con<br />
l'appoggio pià o meno esplicito della sinistra.<br />
Da un canto è divertentissimo vedere gli<br />
schieramenti che si compongono, le congiure<br />
reciproche, i tradimenti dei ras (non a<br />
caso fra poco è venticinque luglio...);<br />
dall'altro, noi popolo di ogni giorno in tutto<br />
ciò non ci guadagniamo proprio niente. Rischiamo<br />
un governo Berlusconi senza di<br />
lui, che duri altri vent'anni e che sia sempre<br />
e altrettanto padronale. Un otto settembre<br />
che duri vent'anni.<br />
* * *<br />
|| www.ucuntu.org || 05 luglio 2010 ||<br />
I Sicilianigiovani<br />
Sicilianigiovani<br />
– pag. 8<br />
Quanto a noi, che di “politica” non ne<br />
mastichiamo, abbiamo poche idee e tutte<br />
fuori moda. Primo, coi mafiosi non si tratta,<br />
neanche per un istante. Secondo, se governo<br />
di emergenza ha da esserci, che sia di<br />
emergenza vera, e cioè in primissimo luogo<br />
antimafioso. Abbiamo un candidato, persino<br />
(a sua insaputa, ovviamente...), ed è un<br />
giudice antimafioso.<br />
Volete un governo unitario, che gestisca<br />
il dopo-Berlusconi e prepari (diciamo, nel<br />
giro di un anno) le elezioni? Benissimo.<br />
Eccolo qua. Caselli.<br />
A Berlusconi (e a Dell'Utri) non va bene,<br />
ovviamente. Ma a tutti glialtri? E' democratico.<br />
E' settentrionale. E' anche siciliano, in<br />
un certo senso. Non è di destra. Non è di sinistra.<br />
E' più istituzionale della carta bollata.<br />
Non si è mai immischiato di politica (a<br />
volte la politica se l'è presa con lui) e hs<br />
sempre fatto seriamente ed efficacemente<br />
quel che l'Italia gli chiedeva, combattere i<br />
terroristi o stangare i mafiosi.<br />
E' giovane e pimpante, soprattutto, almeno<br />
quanto Pertini. E infatti rischierebbe<br />
d'essere proprio un altro Pertini.<br />
Chi ha paura di un altro Pertini? Chi ce lo<br />
farebbe, un pensierino?<br />
Riccardo Orioles<br />
ISTITUZIONI<br />
LETTERA DI UN MAGISTRATO<br />
Catania, 29 giugno 2010<br />
Al Sig. giudice Dott. Mariano Sciacca<br />
Sez.commerciale del Tribunale di Catania<br />
Permettimi auspicare da cittadino come farei<br />
da magistrato se fossi ancora in servizio<br />
che nell’imminente rinnovo del CSM elettori<br />
e coscienza pubblica possano conoscere<br />
il tuo pensiero di candidato circa la situazione<br />
giudiziaria della nostra Catania: se tu<br />
la ritenga normale nonostante le vicende riferibili<br />
all’area mafiosa di S. G. La Punta o<br />
invece bisognevole per tali fatti e per altri<br />
di accertamenti ministeriali e di misure<br />
dell’organo di autogoverno.<br />
Giambattista Scidà
Politica<br />
Attenti<br />
al Sistema<br />
Si accapigliano per il<br />
governo. Ma i governi<br />
in realtà sono due<br />
di Riccardo Orioles<br />
Mentre ferveva il dibattito sul finanziamento<br />
ai partiti, a marzo il megamanager<br />
Fiat Marchionne s'è aumentato la paga del<br />
47,7 per cento, portandola a 7,387 milioni<br />
di euri, più azioni per un valore di 7,2 milioni.<br />
Praticamente nessuno ne ha parlato.<br />
A febbraio, i magistrati di Torino hanno<br />
verificato l'esistenza di un immenso patrimonio<br />
clandestino "in capo al defunto<br />
Giovanni Agnelli, le cui dimensioni e la<br />
cui dislocazione territoriale non sono mai<br />
stati compiutamente definiti". Fra Liechtenstein<br />
(Celestina Co. Limited), Jersey<br />
(Triaria Investments), Isola di Man (Delphburn<br />
Limited), Zurigo (Morgan Stanley)<br />
e altri "paradisi" si parla di valuta e beni<br />
per circa 1,166 miliardi di euri. Praticamente<br />
neanche di questo s'è parlato.<br />
Infine, pochi giorni fa, a Vito Nicastro,<br />
un prestanome del boss Messina Denaro, è<br />
stato confiscato un tesoro di 1,3 miliardi di<br />
euro. Di questo - trattandosi di mafiosi -<br />
almeno per qualche giorno s'è parlato. Meglio<br />
tardi che mai, visto che l'inchiesta su<br />
Nicastro di Giorgio Ruta su i Siciliani giovani<br />
era uscita nel dicembre 2011.<br />
Nessuno di questi tre casi ha avuto la<br />
benché minima eco nel dibattito "politico"<br />
in corso. Quanto costa il buffet del<br />
Senato? Chi paga il tempo libero dei galoppini?<br />
Chi farà il questore alla Camera,<br />
un rivoluzionario grillino o un inamidato<br />
del piddì? Tutti problemi giustissimi, per<br />
carità. Ma l'Italia sta andando in malora -<br />
guarda le cifre sopra - per altre cose.<br />
"Andare in malora" vuol dire che oggi,<br />
stando a Confcommercio, ai quattro milio-<br />
www.isiciliani.it<br />
ni italiani di poveri se ne sono aggiunti<br />
mediamente 615 nuovi. Non parliamo dei<br />
lavoratori immigrati perché questi, per<br />
unanime decisione di tutti i partiti vecchi e<br />
nuovi., nelle discussioni politiche non devono<br />
nemmeno essere nominate.<br />
Chi comanda davvero<br />
I governi in Italia in realtà sono almeno<br />
due. Uno si vede, e non conta niente. Gli<br />
altri, che non si vedono, hanno l'Italia in<br />
mano. Legali (Marchionne, Agnelli) o illegali<br />
(Cosa Nostra) che siano, hanno in comune<br />
il fatto di fare solo i loro interessi, e<br />
di non dare conto a nessuno. Di essi probabilmente<br />
Cosa Nostra è il più feroce, ma<br />
questo è un dettaglio etico: ai fini pratici,<br />
cioè dell'impatto sulla nostra (di noi poveracci)<br />
umile vita quotidiana sono più o<br />
meno la stessa cosa.<br />
La vita quotidiana dei politici - vecchi e<br />
nuovi - è però un bel po' diversa dalla nostra.<br />
Per cui si possono permettere il lusso<br />
di giocare a Risiko fra di loro - Lìder contro<br />
Lìder, armate gialle contro armate rosse<br />
– mentre noi li stiamo a guardare a naso<br />
all'aria, chiedendoci fantozzianamente<br />
quando si decideranno a darci un governo<br />
(lo potrebbero fare anche subito, se fossero<br />
meno superbi) che ci liberi il groppone<br />
da quella gente.<br />
Balanzon, Pantalon, Capitan Spaventa<br />
Non so se è Commedia dell'arte o se è<br />
l'Opera dei Pupi. C'è Balanzon-Bersani e<br />
Grillo-Capitan Spaventa. Non manca (Napolitano)<br />
Pantalone, né Gano 'u traituri,<br />
che sarebbe il buon Renzi. “Distruggeremo<br />
il sistema! Noi soli! Abbasso tutto!”.<br />
“Sciòrbole! Ma il grande Ippocrate l'era<br />
minga d'acordo!”. “Ghe pensemo noi veci,<br />
portèe pasiensia...”. “Io, io, io!”. Allegria,<br />
la musica continua, si va avanti.<br />
I Sicilianigiovani<br />
Sicilianigiovani<br />
– pag. 9<br />
Ma davvero “hamo scherzato”?<br />
Finora, i risultati sono questi: Berlusconi<br />
che stava affogando è tornato a galla, salvato<br />
dieci anni fa da D'Alema e ora da<br />
Grillo. Monti, cacciato a fischi e pernacchie,<br />
è tuttora al governo. Si doveva rinnovare<br />
la politica, e difatti eccoli là Violante<br />
e Quagliarello (e ai bordi del campo si<br />
scaldano Tutankamon e Amato). S'è votato<br />
a gran maggioranza per la svolta, e siamo<br />
più impantanati di un camion di calcestruzzi<br />
quando piove a Messina. “Hamo<br />
scherzato”, si direbbe a Roma.<br />
Qua nella capitale...<br />
Qua nella capitale (che ormai è Catania,<br />
per come stanno messe le cose) debbono<br />
fare il sindaco. O Bianco (centrosinistra),<br />
cioè privatizzazione dell'acqua e legnate<br />
agli studenti (a Napoli, dieci anni fa, anticipò<br />
il G8); o una signora Adorno, portavoce<br />
grillina, mai vista qua nei quartieri,<br />
mai parlato di mafia. Mai esistito Scidà,<br />
mai visto Giuseppe Fava.<br />
La mafia, sì. Dei tre partiti, uno (Dell'<br />
Utri,) non è lontano da essa. Uno (Pd) ha<br />
avuto, ma molti molti anni fa, Pio La Torre.<br />
Il terzo (M5) è inaffidabile (“Qua mafia<br />
non ce n'è più, ormai è tutta al nord!”)<br />
e non capisce nemmeno la differenza fra<br />
un (mediocre) giudice antimafia e un<br />
(pimpante ed efficientissimo) non nemico<br />
dei mafiosi.<br />
Berlusconi il golpista<br />
Si può nominare Pertini? O – visto che<br />
che la P2 ora è ufficiale, e che Berlusconi<br />
il golpista è una forza politica come le<br />
altre – Pertini oramai è vietato? E' vietato,<br />
sì, multa a chi sgarra. Niente parlare di<br />
Pertini o Berlinguer, amici miei, sennò poi<br />
la gente magari fa paragoni, e questo ai<br />
politici di ora non fa piacere. Ma voi<br />
pensateci a Pertini, pensateci lo stesso.
www.isiciliani.it<br />
Movimenti<br />
Anticorpi<br />
contro la mafia<br />
al Nord<br />
Facciamo rete, organizziamoci, superiamo i confini<br />
della testimonianza. Indichiamo referenti<br />
con potere legislativo, testimoni attivi nella magistratura,<br />
interpreti responsabili nell' imprenditoria.<br />
Mettiamo l'interesse pubblico prima di quello<br />
privato di <strong>Giulio</strong> <strong>Cavalli</strong><br />
C’è una frase di Pino Maniaci che<br />
mi colpisce profondamente. Pino è<br />
così: vola con leggerezza dai giudizi<br />
più sprezzanti fino alle considerazioni<br />
più intime che meritano di essere al<br />
più presto collettive.<br />
Diceva, durante un suo incontro con i<br />
ragazzi su Milano, “dovete stare attenti,<br />
perché in Sicilia abbiamo il virus ma anche<br />
gli anticorpi, <strong>qui</strong> il virus è arrivato,<br />
ma non avete ancora gli anticorpi”.<br />
I corpi estranei alla Costituzione<br />
Gli anticorpi, appunto: ho passato serate<br />
a spaccarmici la testa, sugli anticorpi,<br />
su queste proteine umanoidi che dovrebbero<br />
neutralizzare i corpi estranei alla<br />
legge e alla Costituzione riconoscendone<br />
ogni determinante antigenico.<br />
E’ possibile? mi chiedevo. Come impiantarceli<br />
<strong>qui</strong> dove la malattia è in incubazione<br />
continua mentre la devastazione<br />
è in corso d’opera?<br />
Forse (è una mia umile considerazione<br />
personale) facendo rete (sì, ce lo siamo<br />
detti mille volte e tutte le sante mille volte<br />
abbiamo applaudito) ma diversamente<br />
da come lo stiamo facendo.<br />
E’ un’autocritica certo (mica un rimestamento<br />
di macerie), ma è un fatto visibile<br />
e evidente che l’antimafia sociale,<br />
culturale e dell’associazionismo viaggi<br />
ad una velocità (colpevolmente) troppo<br />
diversa e troppo slegata da quello che accade<br />
là dentro dove i cambiamenti cambiano<br />
per davvero le cose: centinaia di<br />
insegnanti spendono energie e tempo per<br />
organizzare incontri di alfabetizzazione<br />
sulle mafie ma la scuola intanto resta<br />
inerte (quella dell’Aprea, della Gelmini,<br />
di Comunione e Liberazione e di Formigoni,<br />
per intendersi, quella terribile idea<br />
di scuola tutta minuscola come servizio<br />
obbligatorio per adempiere stancamente<br />
ai doveri della Costituzione), decine di<br />
amministratori si incontrano per scambiarsi<br />
esperienze e buone pratiche su riciclaggio<br />
e gioco d’azzardo ma la Regione<br />
(e il Parlamento) si ridestano al massimo<br />
un secondo solo per congratularsi in carta<br />
bollata, invitiamo testimoni di giustizia<br />
a raccontarsi mentre abbiamo un programma<br />
di protezione testimoni che viene<br />
smantellato quotidianamente, applaudiamo<br />
nelle serate gli uomini della Catturandi<br />
mentre ci raccontano l’ultimo arresto<br />
dell’ultimo latitante e intanto le forze<br />
dell’ordine scivolano nel volontariato per<br />
I Sicilianigiovani<br />
Sicilianigiovani<br />
– pag. 10<br />
terminare le indagini.<br />
Queste e molte altre discrepanze (usiamo<br />
un eufemismo, va') testimoniano le<br />
maglie troppo larghe di una rete che non<br />
riesce a contenere.<br />
Indicare referenti certi<br />
Stringersi, forse. Servirebbe stringersi<br />
per rendere più palesi (e leganti) le responsabilità<br />
di tutti i nodi. Avere il coraggio,<br />
stretti, di indicare referenti certi<br />
con potere legislativo, testimoni attivi<br />
nella magistratura, interpreti responsabili<br />
nell’imprenditoria, in un’attività di “lobby”<br />
nell’accezione positiva: tre o più persone<br />
che si occupano dell’interesse pubblico<br />
danneggiando (anche, se serve)<br />
l’interesse privato. Una sorta di 416 quater<br />
che non sia un delitto ma un dovere di<br />
anticorpi.<br />
Costa, lo so, non è facile: richiede<br />
un’esposizione a tutto campo che superi i<br />
confini della testimonianza. Eppure<br />
l‘antimafia non può restare sospesa, non<br />
è credibile nei mezzi toni di una scala<br />
con un estremo buio; richiede luce, vita,<br />
scelta e politica. Da che parte stare: essere<br />
partigiani e non tollerare indifferenze.
www.isiciliani.it<br />
Movimenti<br />
La memoria di Fava<br />
e il ministero<br />
dei ragazzi<br />
Da <strong>qui</strong> al 5 gennaio 2014 (anniversario del<br />
delitto Fava), tutte le scuole italiane potranno<br />
studiare le cose dette e scritte da Pippo Fava,<br />
faranno lezioni con esperti, scriveranno articoli,<br />
gireranno video, scatteranno foto...<br />
di Antonio Roccuzzo<br />
In una stanza di un palazzone romano<br />
di viale Trastevere è successo un piccolo<br />
“miracolo” civile.<br />
La parola – mi rendo conto da ateo convinto<br />
- va fin troppo di moda, dopo l’irruzione<br />
in scena di papa Francesco, ma <strong>qui</strong><br />
non c’è nulla di cattolico, state tran<strong>qui</strong>lli.<br />
Anche se di miracoli così ce ne sono tanti<br />
tra le pieghe nascoste d’Italia e molti altri<br />
ne dovrebbero accadere.<br />
È accaduto, e io ne sono stato testimone,<br />
che il ministero dell’istruzione ha firmato<br />
un’intesa con la Fondazione Giuseppe<br />
Fava. Elena Fava, la figlia del giornalista<br />
ucciso dalla mafia a Catania il 5 gennaio<br />
1984 e mio maestro di giornalismo, e<br />
la professoressa Giovanna Boda, responsabile<br />
del dipartimento dello studente del<br />
Miur, hanno messo la firma sotto sette fogli<br />
di carta. “Da oggi ci siamo alleati”, ha<br />
detto una sorridente “burocrate” che non<br />
ha nulla di burocratico nei toni e nelle parole.<br />
Il miracolo è questo: 30 anni (quasi)<br />
dopo l’assassinio di Fava un pezzettino<br />
dello Stato si è accorto di questo luogo<br />
della civiltà italiana, la Fondazione Fava,<br />
e le ha porto la mano, facendo proprio<br />
questo “esempio civile”. Per fare iniziative<br />
e cultura insieme, mettendo tutte le<br />
scuole italiane nella condizione di ricordare<br />
(senza retorica) un cronista ucciso<br />
dal potere politico-mafioso siciliano e<br />
italiano.<br />
Non era mai successo finora, non c’era<br />
stato nessun brandello di Stato (tribunali a<br />
parte) che, dal 1984 a oggi, avesse dato<br />
questo segno concreto di voler tutelare<br />
questa memoria e di darle lo spazio di<br />
esprimersi uscendo dai suoi confini.<br />
Tutte le scuole italiane<br />
In cosa consisterà questa “santa” e civile<br />
alleanza? Accadrà che da <strong>qui</strong> al 5 gennaio<br />
2014 (anniversario del delitto Fava),<br />
tutte le scuole italiane potranno studiare le<br />
cose dette e scritte da Pippo Fava, faranno<br />
lezioni con esperti, scriveranno articoli,<br />
gireranno video, scatteranno foto.<br />
Fava ha scritto: “A che serve vivere se<br />
non si ha il coraggio di lottare?”. Lo faceva<br />
dire a un suo personaggio nella commedia<br />
“la Violenza”. E questo fu lo spirito<br />
del giornale, lottare per la verità, che animò<br />
la redazione dei ragazzi de “I Siciliani”,<br />
la rivista che Fava fondò nel 1982<br />
dando l’occasione di imparare un mestiere<br />
liberamente (e come si potrebbe farlo senza?)<br />
a una decina di ragazzi italiani.<br />
I Sicilianigiovani<br />
Sicilianigiovani<br />
– pag. 11<br />
Per me e per gli altri compagni di quella<br />
bella e dura avventura giovanile fu l’attimo<br />
fuggente, l’occasione di provare a<br />
scrivere ed esprimersi liberi. Un privilegio<br />
per un cronista italiano, una grande scuola<br />
di vita e una splendida bottega dove apprendere<br />
un mestiere.<br />
Ecco, lo spirito di questa alleanza tra<br />
Fondazione Fava e Miur è proprio questo:<br />
dare ai ragazzi italiani l’occasione di studiare<br />
(fuori dai testi) la figura di un giornalista<br />
libero, un grande educatore civile,<br />
un appassionato cronista. “Apri la finestra<br />
sulla tua città e racconta dove vedi traccia<br />
di mafie”.<br />
Sarà questo – più o meno – il titolo del<br />
bando intitolato a Fava e l’Ansa.it accoglierà<br />
i lavori delle scuole che aderiranno<br />
al bando del Miur. Poi, a gennaio, Catania<br />
diventerà capitale delle scuole italiane.<br />
Come Palermo per il 23 maggio.<br />
Perché i miracoli civili hanno i loro<br />
esempi e i loro nomi da proporre per far<br />
camminare le idee.<br />
Ragazzi di tutte le scuole d’Italia, datevi<br />
da fare a scrivere. Fava avrebbe creduto in<br />
voi. Come – 30 anni fa – credette in me,<br />
in Claudio, in Michele, in Elena, Rosario,<br />
Riccardo, Sebastiano, Lillo, Fabio e in<br />
tutti quelli che sono venuti dopo.
www.isiciliani.it<br />
cinque<br />
Niscemi 30 marzo<br />
chilometri<br />
di pace<br />
I Sicilianigiovani<br />
Sicilianigiovani<br />
– pag. 12
30 marzo a Niscemi<br />
Il giorno<br />
della<br />
pace<br />
di Giovanni Caruso<br />
Il verde dei campi che si unisce<br />
all'azzurro cielo. Le tante voci colorate<br />
dei dialetti di tutta Italia. Il colore dei<br />
suoni e del vocio gioioso, di chi vuole<br />
pace e diritti...<br />
Insomma, colori di ogni tipo che contrastano,<br />
con il freddo acciaio delle antenne<br />
della istallazione americana.<br />
Oggi a Niscemi, è festa!<br />
"Si! caro signore, lei racconta oggi, con<br />
parole poetiche, ma oggi è come il 25<br />
aprile, il giorno delle resistenze!<br />
O il primo maggio, la festa del lavoro<br />
contro i vecchi e nuovi sfruttamenti.<br />
Oggi noi donne madri, contro il Muos,<br />
siamo <strong>qui</strong> a resistere per difendere Niscemi,<br />
i nostri figli e tutte le mamme del<br />
mondo che vedono morire i loro figli e<br />
figlie a causa di guerre assurde che servono<br />
ad arricchire i mercanti di armi e<br />
l'occidente".<br />
Ma cosa accadrà, con il nuovo governo<br />
del presidente?<br />
"I comitati NoMuos hanno raggiunto un<br />
primo importante successo, il governatore<br />
Crocetta ha revocato le autorizzazioni<br />
concesse dal suo predecessore ed ex alleato<br />
Lombardo. E’ una mossa dettata<br />
dalla necessità di mantenere in piedi la<br />
sua giunta o da sincera convinzione? La<br />
storia ce lo dirà, adesso possiamo solo<br />
aspettare la risposta del governo americano,<br />
sempre in guerra con il "terzo<br />
mondo" più povero.<br />
Quale sarà la loro reazione?<br />
Chi avrà ragione?<br />
Noi che resistiamo per i nostri diritti, o la<br />
grigia e vecchia politica dei potenti, che<br />
potrebbe far sbiadire i mille colori sparsi<br />
in questi cinque chilometri di pace?"<br />
foto di Alessandro Romeo<br />
www.isiciliani.it<br />
ALTRI GIORNI DI LOTTA 5 APRILE LA CAROVANA ANTIMAFIA<br />
Il programma a Catania: alle 9.30 davanti alle Zagare incontro coi lavoratori delle aziende confiscate<br />
Aligroup e Riela, a cura della Cgil; a mezzogiorno a piazza Verga (lato Excelsior) ricordo di<br />
Pierantonio Sandri, mentre contemporaneamente nel Tribunale di fronte si svolge la seduta del<br />
processo di Appello); alle 16 al call-center "Almaviva" di Misterbianco, convegno sul Lavoro a<br />
cura dell'Arci e del Presidio; alle 19 festa & cena a Librino al campo S.Teodoro.<br />
I Sicilianigiovani<br />
Sicilianigiovani<br />
– pag. 13
www.isiciliani.it<br />
I Sicilianigiovani<br />
Sicilianigiovani<br />
– pag. 14<br />
di giro”
www.isiciliani.it<br />
I Sicilianigiovani<br />
Sicilianigiovani<br />
– pag. 15
Mamme NoMuos<br />
Niscemi:<br />
Resistenza<br />
rosa<br />
di Daniela Sammito<br />
Le mamme lo chiamano MUOStro e<br />
sono decise a sconfiggerlo a tutti i costi,<br />
con tutta l'irresistibile potenza<br />
dell'istinto con cui ogni donna difenderebbe<br />
il proprio piccolo in pericolo.<br />
Dopo i fatti della notte tra il 10 e l'11<br />
gennaio - quando i ragazzi che presidiano<br />
giorno e notte la Sughereta, intervenuti<br />
a bloccare l'accesso alla base di una<br />
gigantesca gru, furono respinti a manganellate<br />
dalle forze dell'ordine, un gruppo<br />
di mamme di Niscemi decise di costituirsi<br />
in comitato. Con la nascita del Comitato<br />
delle Mamme NoMuos, la battaglia<br />
contro l'eco-mostro di Niscemi e le azioni<br />
di resistenza contro la militarizzazione<br />
della Sicilia ha assunto una vitalità irresistibile.<br />
Davide Floridia, attivista NoMuos di<br />
Modica, ha trascorso un mese al presidio<br />
e descrive così il primo incontro con le<br />
Mamme: “E' stato bellissimo quando<br />
sono arrivate le mamme, qualche giorno<br />
dopo il passaggio delle gru. Per noi è stato<br />
un giorno di primavera. Hanno portato<br />
l'armonia, l'ascolto. Il loro gruppo è cresciuto<br />
tanto e noi siamo stati spesso con<br />
loro alle assemblee in piazza”.<br />
Una primavera “rivoluzionaria”<br />
Ma di primavera qua si può parlare anche<br />
in un altro senso, quello che rende il<br />
termine sinonimo di rinnovamento, anzi<br />
di rivoluzione. Perché la carica rivoluzionaria<br />
nelle parole delle mamme NoMuos<br />
è innegabile: “Ogni giorno lottiamo per<br />
garantire ai nostri figli ciò di cui hanno<br />
bisogno. E adesso lotteremo per tutelare<br />
la loro salute e il loro futuro. Questa battaglia<br />
è la nostra principale forma di libertà,<br />
il nostro modo di sentirci veramente<br />
libere”. Così Marisa Di Corrado - niscemese,<br />
madre di tre ragazzi - racconta<br />
la sua decisione di aderire al comitato.<br />
www.isiciliani.it<br />
E aggiunge: “Educherò<br />
i miei figli a<br />
difendere i loro diritti.<br />
Questa è l'eredità<br />
che lascerò loro”.<br />
“Le donne devono<br />
imparare a reagire -<br />
conclude - Non devono<br />
più subire. Davanti<br />
a ciò che non<br />
funziona, bisogna cominciare<br />
a denunciare,<br />
a parlare, a fare<br />
qualcosa per cambiare<br />
la situazione”.<br />
Qui e dappertutto.<br />
Le mamme provengono da percorsi di<br />
vita differenti - insegnanti, impiegate,<br />
operaie e casalinghe - ma sono accomunate<br />
dalla volontà di lottare per la difendere<br />
la salute dei propri figli dal pericolo<br />
attuale delle antenne del sistema militare<br />
di telecomunicazioni NRTF-8 e da quello<br />
potenziale, ma imminente, della stazione<br />
terrestre del Muos.<br />
Percorsi di vita differenti<br />
Come per tutti i Comitati nati nel corso<br />
degli ultimi quattro anni in tutta la Sicilia,<br />
e anche oltre lo Stretto, per le mamme<br />
NoMuos l'obiettivo è di ottenere la<br />
definitiva e irrevocabile sospensione dei<br />
lavori di costruzione delle parabole satellitari<br />
Muos e lo smantellamento delle<br />
quarantasei antenne NRTF-8, che dal<br />
1991 provocano a Niscemi livelli molto<br />
elevati di in<strong>qui</strong>namento elettromagnetico,<br />
determinando un preoccupante aumento<br />
delle patologie tumorali nella popolazione.<br />
Per il loro impegno in difesa del territorio,<br />
della pace e dei diritti le mamme<br />
NoMuos hanno ricevuto, a Roma, il Premio<br />
speciale “Donne, Pace e Ambiente<br />
Wangari Maathai”. Era il 6 febbraio. Lo<br />
stesso giorno in cui, al presidio permanente<br />
di contrada Ulmo, sono state spintonate<br />
dalla polizia mentre cercavano di<br />
bloccare l'ingresso alla base di un furgone<br />
carico di militari e operai che avrebbero<br />
dovuto lavorare al Muos.<br />
In base ad un precedente accordo tra la<br />
polizia e i Comitati, i manifestanti avrebbero<br />
dovuto far passare soltanto i militari<br />
per il cambio dei turni. Ma quel giorno<br />
nel furgone c'erano anche operai camuffati<br />
da militari. Alcuni di loro erano niscemesi<br />
e sono stati riconosciuti dai manifestanti.<br />
Così le mamme si sono opposte<br />
al loro passaggio, mettendosi davanti<br />
all'automezzo.<br />
I Sicilianigiovani<br />
Sicilianigiovani<br />
– pag. 16<br />
I poliziotti sono intervenuti “strattonando,<br />
spingendo, colpendo, trascinando<br />
a terra e strappando la giacca di una di<br />
loro”. Non si è trattato di un intervento<br />
armato come quello dell'11 gennaio, ma<br />
sicuramente è stata un'azione violenta<br />
contro queste donne, mamme che facevano<br />
resistenza passiva.<br />
Marisa Di Corrado ha riportato una<br />
contusione alla caviglia (tre tre giorni di<br />
ricovero), e il suo racconto di quella<br />
giornata non lascia margini di dubbio:<br />
“Gli agenti ci hanno messo le mani addosso.<br />
Sono stata acchiappata per il giubbotto<br />
e strattonata. Il giubbotto si è strappato<br />
e io sono caduta a terra”.<br />
Addolorata e sorpresa la reazione delle<br />
mamme: “Ci domandiamo in che mondo<br />
viviamo quando si usa violenza contro<br />
donne e mamme che pacificamente presidiano<br />
per tutelare il diritto alla salute.<br />
Persone che hanno già problematiche familiari<br />
pesanti. Chi presidia, possibilmente,<br />
è gente che ha vissuto sulla propria<br />
pelle e quella dei propri cari problematiche<br />
di salute gravi. Ma lo Stato chi<br />
dovrebbe tutelare?”.<br />
Vale più la strategia o la salute?<br />
Legittima domanda. Che ne apre altre,<br />
di carattere più generale. Merita maggior<br />
tutela il diritto alla salute dei cittadini o<br />
l'interesse strategico degli USA ad esercitare<br />
un incontrastato controllo nel Mediterraneo?<br />
A cosa si riduce la democrazia<br />
quando l'esercizio dei propri fondamentali<br />
diritti incontra limiti calati<br />
dall'alto e imposti con la violenza?<br />
Quanto vale un atto formale della Regione<br />
Siciliana – la revoca delle autorizzazioni<br />
del MUOS notificata alla Marina<br />
statunitense – rispetto alla volontà condivisa<br />
del governo nazionale e degli Stati<br />
Uniti di fare della nostra isola un avamposto<br />
per i conflitti del terzo millennio?
Il Forum di Tunisi<br />
“Futura<br />
umanità”<br />
Volontari e migranti,<br />
studiosi e<br />
donne ribelli,<br />
precari e gente<br />
sfruttata del terzo<br />
mondo. E alla<br />
fine, da <strong>qui</strong> è<br />
partita la Carovana<br />
Antimafie<br />
internazionale...<br />
di Anna Bucca<br />
www.arcisicilia.info<br />
Seminari, workshop, assemblee, mini<br />
e grandi cortei, organizzazioni cene,<br />
riunioni di delegazione, incontri, birre<br />
notturne: tante sono state le occasioni<br />
per ritrovarsi, incontrarsi e conoscere<br />
altra gente durante la settimana trascorsa<br />
tra il campus universitario di Al<br />
Manar 1 dove si è svolto il forum e<br />
l’avenue Bourguiba, luogo di riferimento<br />
per i militanti “notturni” e per<br />
l’avvio della manifestazioni di apertura<br />
e di chiusura dell’edizione 2013 del<br />
FSM.<br />
Un forum in cui si è respirata un’aria<br />
diversa, che dieci anni fa nessuno<br />
avrebbe immaginato potesse svolgersi nel<br />
Maghreb, in Tunisia, e che appena due<br />
mesi fa, dopo l’assassinio di Chokri Belaid,<br />
in molti temevano che non si riuscisse<br />
più a organizzare.<br />
www.isiciliani.it<br />
Ma il coraggio, l’impegno e la determinazione<br />
sono stati più grandi della paura<br />
e il progetto è stato portato avanti, pur<br />
lavorando in condizioni di difficoltà e con<br />
meno fondi del solito e del necessario.<br />
Un nuovo universalismo<br />
Il primo risultato che porta a casa è stato<br />
di confermare che è possibile costruire<br />
alternative al capitalismo e alla globalizzazione<br />
economica neoliberista, basate su<br />
principi di cooperazione; che è possibile<br />
pensare insieme un nuovo universalismo<br />
e comunità locali fondate sui valori di diversità,<br />
giustizia sociale, uguaglianza tra<br />
tutti e tutte.<br />
In questa edizione hanno avuto centralità<br />
alcune temi rimasti un po’ al margine<br />
negli anni precedenti. Due su tutti: il movimento<br />
dei migranti e la Palestina, protagonista<br />
della manifestazione di chiusura<br />
il 30 marzo, la giornata della terra, giornata<br />
che sta particolarmente a cuore a una<br />
Nazione che lotta da 65 anni per riavere<br />
uno Stato, e non un insieme di bantustan.<br />
I Sicilianigiovani<br />
Sicilianigiovani<br />
– pag. 17<br />
FOTO DI GRAZIA BUCCA<br />
La parola Karama: dignità<br />
Un forum nel segno della parola Karama,<br />
dignità, che potevi leggere scritta in<br />
20 lingue diverse sulle borse che i partecipanti,<br />
portandole a tracolla, sfoggiavano<br />
attraverso i viali del campus. Vari gli<br />
spazi allestiti: il villaggio migrazioni,<br />
l’area dell’alternativa mediterranea, le<br />
tende delle donne e le tende delle diverse<br />
rappresentanze territoriali: saharawi, irakeni,<br />
palestinesi, egiziani, il forum sociale<br />
libico, i siriani nelle loro varie componenti,<br />
bandiere e convinzioni. Per citarne<br />
alcuni. Più di mille le attività seminariali<br />
proposte che hanno trovato sintesi nelle<br />
assemblee di convergenza del pomeriggio<br />
del 29 e della mattina del 30.<br />
Uno dei momenti più emozionanti si è<br />
avuto nel corteo finale, all’interno del<br />
quale ha anche simbolicamente preso avvio<br />
la Carovana Internazionale Antimafie.<br />
Ad un certo punto ci siamo ritrovati a<br />
cantare in tante lingue la stessa canzone:<br />
da un lato arrivavano le parole in arabo,<br />
dall’altro in italiano e in spagnolo, con le<br />
voci che si intrecciavano e mescolavano.<br />
Mi sembra che questa immagine restituisca<br />
il senso di questi giorni a Tunisi e<br />
quello che potrà essere il percorso futuro:<br />
fare ritrovare insieme tante persone di diverse<br />
esperienze e provenienze in un progetto<br />
collettivo. Buon cammino!<br />
p.s.: per la cronaca, le note che risuonavano<br />
erano quelle dell’Internazionale.
www.isiciliani.it<br />
Messina<br />
Lucchetti<br />
anti-primavera<br />
Al parco Aldo Moro<br />
tutto era pronto per<br />
cominciare la primavera<br />
con un regalo alla<br />
città, un magnifico<br />
spazio verde per la<br />
cultura. Ma...<br />
di Tonino Cafeo<br />
Messina. La domenica delle palme<br />
era già tutto pronto per una magnifica<br />
festa di primavera al parco Aldo<br />
Moro. Su invito del Teatro Pinelli Itinerante,<br />
che dopo essere stato sfrattato<br />
dai locali del Teatro In Fiera organizza<br />
“Zone Temporaneamente Liberate” in<br />
giro per la città dello stretto, decine di<br />
ragazze e ragazzi erano pronti con<br />
zappe e rastrelli, fin dalle prime ore<br />
del mattino, a rendere vivo e accogliente<br />
uno spazio verde nel cuore di<br />
Messina, ma sono rimasti dietro ai<br />
cancelli chiusi. E non c’entrano per<br />
nulla i capricci del tempo marzolino.<br />
“Era tutto pronto per una giornata davvero<br />
particolare - racconta Michele -<br />
Dopo i lavori di pulizia del giardino e<br />
una meritata pausa di relax, ci sarebbe<br />
stato un seminario tenuto dall’architetto<br />
Celona sul Piano Borzì e la storia urbanistica<br />
messinese e infine un’assemblea<br />
aperta alla città per iniziare ad immaginare<br />
un uso collettivo di uno spazio<br />
per troppo tempo negato alla pubblica<br />
fruizione”.<br />
Ma già alle nove del mattino davanti al<br />
cancello del parco c’era un’auto dei Carabinieri<br />
a cui si sono aggiunte subito<br />
dopo due volanti della Polizia. “Gli<br />
agenti - spiega Michele - ci hanno detto<br />
che l’INGV (Istituto nazionale di<br />
Geofisica e vulcanologia),proprietario<br />
dell’area, avrebbe sporto nei giorni scorsi<br />
una denuncia contro ignoti per l’apertura<br />
abusiva della cancellata.”<br />
Vuoto, chiuso, abbandonato<br />
Il Parco Aldo Moro si trova in viale<br />
Regina Margherita, sulla Circonvallazione.<br />
E’ uno spazio di circa 13mila metri<br />
quadri situato su una collinetta panoramica<br />
attigua all’Istituto Sant’Ignazio.<br />
Al suo interno si trova un edificio che<br />
ha ospitato per decenni gli strumenti<br />
dell’Osservatorio Geofisico e Sismologico<br />
di Messina.<br />
Il contratto tra il Comune, antico proprietario<br />
del terreno, e l’INGV è stato stipulato<br />
nel lontano 1949 e sanciva la<br />
“cessione a titolo gratuito” del fondo,<br />
prevedendo però la restituzione all’ente<br />
locale dello stesso e degli immobili eventualmente<br />
costruiti nel suo perimetro in<br />
caso di cessazione dell’utilizzo da parte<br />
del beneficiario della donazione.<br />
I Sicilianigiovani<br />
Sicilianigiovani<br />
– pag. 18<br />
L’Osservatorio ha ospitato apparati<br />
scientifici attivi fino al 2008 anche se,<br />
come hanno confermato i dirigenti della<br />
sede regionale dell’INGV, è rimasto privo<br />
di personale da quando, nei primi anni<br />
’90, l’ultimo custode è andato in pensione.<br />
Dopo il 2008 ha sostanzialmente cessato<br />
di funzionare.<br />
Un polmone verde<br />
Si sarebbero così potute creare le condizioni<br />
affinché si verificasse la clausola<br />
prevista dal contratto del ’49 e il Comune<br />
di Messina avrebbe avuto a disposizione<br />
un importante polmone verde in una<br />
zona sempre più densamente popolata.<br />
Niente di tutto questo si è però verificato.<br />
Secondo quanto sostengono i dirigenti<br />
regionali dell’INGV la continuità operativa<br />
prevista come condizione per assicurare<br />
la proprietà del complesso all’ente di<br />
ricerca non sarebbe mai venuta meno.<br />
“Dal 2008 ad oggi abbiamo attuato un<br />
piano di lavori di ristrutturazione e potenziamento<br />
dell’Osservatorio, che è stato<br />
portato a buon fine nel febbraio di<br />
quest’anno con il collaudo amministrativo<br />
delle nuove strutture - precisano da<br />
Palermo - mentre delicati strumenti come<br />
il rilevatore geodetico gps non hanno mai<br />
cessato di raccogliere dati e di inviarli ai<br />
centri di elaborazione”.<br />
Stando a queste notizie, dunque, chi<br />
sperava di dotare Messina di nuovi spazi<br />
di verde attrezzato avrebbe dovuto mettersi<br />
il cuore in pace.
“Il parco è un bene comune<br />
che appartiene alla città”<br />
Manifestazione No Ponte<br />
a Messina.<br />
Foto di Sebastiano Gulisano<br />
Per la verità,<br />
un’altra strada<br />
per assicurare la<br />
fruizione pubblica<br />
almeno di<br />
parte del giardino<br />
esiste e le<br />
amministrazioni<br />
comunali che si sono succedute a Messina<br />
hanno pure provato a praticarla.<br />
Nel 2006 il sindaco Francantonio Genovese<br />
aveva rinnovato la concessione<br />
all’INGV del complesso. Nel frattempo<br />
la possibilità che gli spazi verdi fossero<br />
curati e aperti al pubblico era stata rivendicata<br />
da associazioni giovanili come<br />
Energie Messinesi e sostenuta da diversi<br />
consiglieri di quartiere e comunali.<br />
“Niente parco, perché...”<br />
Tre anni dopo, nel marzo del 2009 ,<br />
toccò all’assessore all’Arredo urbano<br />
della Giunta Buzzanca Elvira Amata<br />
confrontarsi con l’Istituto Nazionale di<br />
Geofisica. Nel corso di un incontro fra<br />
l’esponente del centrodestra e i funzionari<br />
dell’INGV emerse che il sito non sarebbe<br />
stato interamente utilizzabile come<br />
parco pubblico per ragioni legate alla delicatezza<br />
delle apparecchiature presenti.<br />
In quell’occasione fu resa nota l’intenzione<br />
dell’Istituto di rilanciare la propria<br />
attività a Messina con il potenziamento<br />
delle strutture dell’osservatorio e la contestuale<br />
disponibilità del medesimo a stipulare<br />
col Comune un protocollo d’intesa<br />
per il recupero dell’area rimanente,<br />
www.isiciliani.it<br />
nella quale ricadono la casa del custode e<br />
alcuni ruderi d’epoca spagnola.<br />
Gli accordi di collaborazione fra INGV<br />
e Università di Messina, siglati all’inizio<br />
del 2011, confermano l’impegno in direzione<br />
dell’ampliamento delle attività di<br />
ricerca sismologica e vulcanologica nel<br />
nostro territorio, senza fare però alcun riferimento<br />
ad eventuali diverse funzioni<br />
del Parco Aldo Moro, citato solo in quanto<br />
sede messinese dell’Istituto.<br />
Si deve arrivare al gennaio dello scorso<br />
anno per riavere notizie del protocollo<br />
d’intesa fra Palazzo Zanca e l’INGV. A<br />
quel periodo risale infatti il via libera del<br />
Consiglio comunale all’accordo di collaborazione<br />
pensato nel 2009.<br />
Un atto i cui effetti sono rimasti sospesi<br />
in aria per altri dodici mesi, fino a<br />
quando, cioè, i ragazzi del Pinelli non<br />
hanno riaperto la questione liberando il<br />
parco Aldo Moro e rinfrescando la memoria<br />
persino sulla sua esistenza a tutti,<br />
compresi i dirigenti dell’Ente pubblico di<br />
ricerca, che si sono affrettati a spedire in<br />
riva allo stretto un funzionario incaricato<br />
di “portare a compimento tutti gli adempimenti<br />
necessari ad una rapida ripresa<br />
delle attività scientifiche dell’Osservatorio<br />
Geofisico”.<br />
Il dottor D’Anna, questo il nome del<br />
funzionario, ha preso contatto con Palazzo<br />
Zanca per riprendere e concludere<br />
I Sicilianigiovani<br />
Sicilianigiovani<br />
– pag. 19<br />
l’iter del protocollo di intesa ma non ha<br />
voluto sottrarsi comunque ad un confronto<br />
pubblico con il Teatro Pinelli Itinerante<br />
impegnandosi a far conoscere al<br />
consiglio di amministrazione dell’INGV<br />
le obiezioni e le controproposte dei temporanei<br />
occupanti della struttura.<br />
“Usiamolo in comune”<br />
“Siamo convinti che sia possibile<br />
portare avanti il progetto del centro di ricerca<br />
dell'INGV e contemporaneamente<br />
prendersi cura in comune del parco e di<br />
parte delle strutture - sostiene Giulia - Il<br />
parco è un bene comune di cui la città è<br />
stata privata per troppo tempo. Pensiamo<br />
che, in un momento in cui i tagli alla<br />
ricerca stanno avendo ripercussioni su<br />
tutta la collettività, possiamo pensare a<br />
nuove possibilità di finanziamento, dal<br />
basso, e di autogestione anche degli enti<br />
e delle strutture pubbliche, consapevoli<br />
del bisogno immediato di risposte concrete<br />
alle domande dei ricercatori, dei<br />
precari e di tutta la collettività. Stiamo<br />
lavorando a una nostra proposta di uso in<br />
comune del parco”.<br />
L’impegno a più breve scadenza è<br />
quello di arrivare subito dopo Pasqua ad<br />
un tavolo pubblico per la riscrittura<br />
dell’atto in termini che rendano chiara e<br />
ine<strong>qui</strong>vocabile la volontà di aprire alla<br />
cittadinanza - compatibilmente con le<br />
esigenze del lavoro di ricerca - il parco<br />
Aldo Moro.
www.isiciliani.it<br />
Beni comuni<br />
Al Teatro Valle<br />
va in scena<br />
l'avvenire<br />
“Occupiamo per occuparci<br />
di ciò che è nostro.<br />
È nostro come<br />
cittadini, come lavoratori<br />
dello spettacolo,<br />
della cultura e dell’<br />
arte...”. E' stato un<br />
modello per tanti, questa<br />
storia. Perché?<br />
di Bruna Iacopino<br />
“Lo spettacolo dell’anno è stato<br />
l’occupazione del Valle. Una maratona<br />
teatrale che va avanti da un mese, con<br />
duecento artisti sul palco, decine di<br />
migliaia di spettatori, recensioni sulle<br />
pagine e i siti del mondo, dal New York<br />
Times a Libération. Un sogno di mezza<br />
estate che ha trasformato il più antico<br />
teatro di Roma nella casa della cultura<br />
italiana, dove sono passati davvero tutti,<br />
in un laboratorio del futuro e finalmente<br />
in una notizia da prima<br />
pagina”.<br />
Era il 16 luglio 2011 e Curzio Maltese,<br />
editorialista de la Repubblica, raccontava<br />
così il primo mese di occupazione del<br />
Teatro Valle, uno dei teatri storici della<br />
Capitale, sito al centro della città, a un<br />
tiro di schioppo dal Senato.<br />
E il teatro Valle fu davvero per molti<br />
mesi, i primi mesi per lo meno, la notizia<br />
di prima pagina, o magari di seconda , su<br />
molti quotidiani, italiani e internazionali.<br />
Il perchè è presto detto: quella che<br />
all'inizio era sembrata la semplice bravata<br />
di un gruppo di teatranti aveva assunto<br />
pian piano i connotati di una lotta politica<br />
giocata non più sulla piazza ma dalla<br />
platea di un teatro del '700, uno dei più<br />
antichi di Roma, e argomentata punto per<br />
punto non solo sul piano della protesta<br />
ma anche e soprattutto su quello della<br />
proposta.<br />
“Riprendiamoci la cultura”<br />
E la proposta in questione suonava<br />
come una sfida: “Come l'acqua e l'aria<br />
ora riprendiamoci anche la cultura”.<br />
All'indomani del referendum che aveva<br />
portato alle urne milioni di italiani attorno<br />
al concetto antico eppure nuovo dei<br />
beni comuni, a partire da un bene fondamentale<br />
come l'acqua, a qualcuno era<br />
sembrato quasi naturale decidere che di<br />
fronte al rischio dello snaturamento di<br />
uno dei teatri più antichi d'Italia la soluzione<br />
più logica non potesse essere altro<br />
che la riappropriazione dal basso attraverso<br />
la pratica dell'occupazione e della<br />
successiva autogestione, ampia e partecipata,<br />
trasversale.<br />
“Com'è triste la prudenza”<br />
Ed ecco che, al motto di “Com'è triste<br />
la prudenza”, liberamente tratto da Rafael<br />
Spregelburd, motto che campeggia<br />
ancora in alto su uno striscione, lavoratori<br />
e lavoratrici dello spettacolo (attori, at-<br />
I Sicilianigiovani<br />
Sicilianigiovani<br />
– pag. 20<br />
trici, tecnici, sceneggiatori, registi, danzatori...)<br />
tentano un'impresa mai provata<br />
prima: riappropriarsi di un teatro fermo<br />
da quasi un anno e farlo rivivere<br />
attraverso il libero contributo di tutti, lavoratori<br />
e spettatori per la prima volta<br />
sullo stesso piano a confrontarsi e ripensare<br />
una diversa idea di cultura.<br />
“Occupiamo per occuparci di ciò che è<br />
nostro. È nostro come cittadini, come lavoratori<br />
dello spettacolo, della cultura e<br />
dell’arte. Con questo spirito il 14 giugno,<br />
lavoratrici e lavoratori dello spettacolo<br />
autorganizzati hanno occupato il teatro<br />
Valle”. Così scrivevano, il 22 giugno del<br />
2011, gli occupanti del Valle per far capire<br />
al mondo, che li osservava dall'esterno,<br />
quello che erano e soprattutto quello<br />
che volevano raggiungere.<br />
Un nuovo modo di agire<br />
Un modo nuovo di pensare e di agire<br />
che risultò subito vincente.<br />
Se volevi partecipare ad una delle tante<br />
assemblee che si tenevano nei primi<br />
mesi, quando ancora era tutto da definire,<br />
potevi star certo che avresti avuto difficoltà<br />
a trovare un posto per sederti.<br />
Gli spettacoli poi, tutti proposti a livello<br />
gratuito da parte degli artisti e sovvenzionati<br />
attraverso libera sottoscrizione<br />
dagli spettatori, erano un'incognita ancora<br />
maggiore. File interminabili per poi<br />
scoprire da un volto stanco ma sorridente<br />
che “ci dispiace ma c'è davvero troppa<br />
gente, non riusciamo a far entrare<br />
tutti...”.
E intanto il nucleo dei primi occupanti<br />
ingrossava le fila, strada facendo qualcun<br />
altro si appassionava (e continua ad appassionarsi)<br />
alla causa, l'abbracciava,<br />
sentiva che era la direzione giusta da percorrere,<br />
una direzione che aveva anche<br />
un altro obiettivo: quello di spianare la<br />
strada e creare degli emuli nel resto d'Italia,<br />
con occupazioni analoghe che avrebbero<br />
finalmente spinto le istituzioni a<br />
prendere atto di un fronte unito in difesa<br />
e a sostegno del bene più prezioso ma,<br />
per sua natura, “immateriale”.<br />
Il contagio dilaga<br />
Scommessa vinta anche questa: nel<br />
giro di poco il morbo si diffonde e ad essere<br />
occupati, o per dirla come lo direbbero<br />
loro, ad essere “liberati” sono altri<br />
www.isiciliani.it<br />
spazi: dal Teatro cinema Palazzo a<br />
Roma, al Marinoni e Sale Docks a Venezia,<br />
al Macao a Milano, il Teatro Rossi<br />
aperto a Pisa, la Balena a Napoli, il Pinelli<br />
a Messina, il Coppola a Catania e il<br />
Garibaldi a Palermo. Il contagio dilaga e<br />
il dibattito si accende.<br />
Al Valle ci passano tutti: chi a portare<br />
solidarietà, chi per semplice curiosità,<br />
chi a incoraggiare, chi a fare la passerella,<br />
ma ci passano... e tanta simpatia difende<br />
e ha difeso in tutti questi mesi da<br />
qualsiasi azione di forza da parte del<br />
nuovo gestore, cioè il Comune di Roma.<br />
Dopo gli spettacoli improvvisati<br />
dell'inizio il cartellone si struttura, a dimostrazione<br />
del fatto che anche in mancanza<br />
di un direttore artistico si può<br />
ottenere una buona programmazione.<br />
Teatro, certo, classico e contemporaneo<br />
con una maggiore attenzione a<br />
quest'ultimo, ma anche laboratori, nella<br />
prospettiva di rendere il Valle, appunto,<br />
un laboratorio permanente di drammaturgia<br />
contemporanea; dibattiti e incontri,<br />
assemblee pubbliche, giocate il più delle<br />
volte, sul tema dei beni comuni, cinema<br />
e performance, lo spazio per i ragazzi<br />
delle scuole e le visite guidate, il tutto<br />
costruito attorno a specifiche linee progettuali<br />
e che per il 2013 sono già<br />
definite in “corpi, scritture, città”.<br />
I Sicilianigiovani<br />
Sicilianigiovani<br />
– pag. 21<br />
“Alla fine, questa<br />
imprudenza paga”<br />
“Ogni testa un voto”<br />
“Nella progettualità artistica dell’occupazione<br />
– si legge sul blog sempre aggiornato<br />
che si affianca all'intensa presenza<br />
sui social network - stiamo sperimentando<br />
un modello concreto di autogoverno:<br />
le decisioni vengono prese in<br />
forma assembleare, la programmazione è<br />
cogestita con artisti e compagnie da tutta<br />
Italia. Il principio che ci ispira è quello<br />
del lavoro d’ensemble.”<br />
Principio analogo a quello che adesso<br />
spinge il Valle occupato verso una nuova<br />
impresa, anche questa, mai tentata: la costituzione<br />
di una fondazione aperta<br />
all'interno della quale qualsiasi socio, indipendentemente<br />
dalla sua quota di adesione,<br />
abbia identico peso ( “in assemblea<br />
ogni testa un voto”).<br />
Con Mattei e Rodotà<br />
Una forma giuridica nuova e studiata a<br />
tavolino con l'aiuto e il supporto, forniti<br />
dal primo istante, di personalità del calibro<br />
di Ugo Mattei e Stefano Rodotà e<br />
che rispecchia quello statuto elaborato in<br />
forma aperta e partecipativa secondo il<br />
principio ispiratore dei commons.<br />
La sfida ora è ancora oltre: riuscire a<br />
raccogliere i fondi necessari contando sul<br />
libero contributo di tutti. Al momento la<br />
quota raggiunta è di 150.000 euro: ce ne<br />
vorranno molti di più.<br />
Ma i nostri non demordono: alla fine<br />
l'imprudenza paga sempre.
www.isiciliani.it<br />
Altre Italie<br />
Al nostro posto. Storie<br />
di donne che resistono<br />
Maria Carmela, Martina,<br />
Lucrezia, Ludovica,<br />
Cinzia, Valentina. E<br />
molte altre così<br />
di Norma Ferrara<br />
www.liberainformazione.org<br />
Monasterace è un piccolo Comune<br />
sulla costa ionica, l’ultimo a rientrare<br />
geograficamente nella provincia di<br />
Reggio Calabria. In questo angolo di<br />
Italia nasce e cresce una storia simbolo<br />
della resistenza alle mafie nel nostro<br />
Paese.<br />
E a portarla avanti è una donna, Maria<br />
Carmela Lanzetta, per due mandati sindaco<br />
del suo paese, amministratrice che<br />
vive il suo impegno, anche oltre la politica:<br />
“Bisogna scegliere con chi avere a<br />
che fare, nelle amicizie e nella vita privata,<br />
sul lavoro e nelle proprie, relazioni e<br />
frequentazioni sociali”.<br />
“La scelta – spiega Martina Panzarasa<br />
nel libro Al nostro posto. Donne che resistono<br />
alle mafie, scritto a quattro mani<br />
con Ludovica Ioppolo – secondo Maria<br />
Carmela è ciò che ti permette di essere libera,<br />
di svincolarti dalla ‘ndrangheta.<br />
Dai legami che ti costringono in gabbia e<br />
ti privano della possibilità di decidere di<br />
te stesso.<br />
Bisogna scegliere per essere liberi”.<br />
Maria Carmela ha visto bruciare la sua<br />
farmacia, ma - racconta nel libro - “il<br />
giorno dopo l’importante per me era garantire<br />
i farmaci ai cittadini”.<br />
Con un occhio al merito, alla preparazione<br />
e l’altro ai diritti della persona, alla<br />
giustizia sociale, Maria Carmela è una<br />
delle tante donne che in Calabria e nel<br />
resto del Paese guidano amministrazioni<br />
locali, guardate a vista dalle cosche. La<br />
loro colpa principale è quella di voler far<br />
funzionare la macchina amministrativa<br />
con trasparenza, efficienza, qualità e diritti<br />
uguali per tutti. Aspirazioni davvero<br />
strane in territori a sovranità limitata,<br />
dove a governare non è solo lo Stato.<br />
Donne del sud, donne del nord<br />
Accade al sud, ma anche al Nord. A<br />
Desio, in Lombardia, nel cuore della produttiva<br />
Brianza, Lucrezia Ricchiuti, donna<br />
“pratica e solare” ed oggi vicesindaco<br />
dopo dieci anni di opposizione nel consiglio<br />
comunale, ragioniera di formazione<br />
con “il culto delle regole”, studia i bilanci<br />
comunali, “guarda, vede, ascolta”<br />
quello che accade in Comune. Lo fa con<br />
curiosità e passione: vuol capire come<br />
funziona la macchina amministrativa che<br />
decide dei destini dei suoi concittadini,<br />
della loro qualità della vita, dei servizi<br />
alle persone.<br />
Lucrezia chiede che le regole vengano<br />
rispettate, che ci sia un uso consapevole<br />
del territorio in una provincia, quella di<br />
Monza e Brianza, che è la più cementificata<br />
d’Italia. La Direzione distrettuale<br />
antimafia, con le operazioni messe a segno<br />
negli ultimi anni, conferma quello<br />
che inizialmente per Lucrezia era solo un<br />
I Sicilianigiovani<br />
Sicilianigiovani<br />
– pag. 22<br />
sospetto: un sodalizio illegale metteva in<br />
comunicazione l’ufficio tecnico del Comune<br />
con personaggi poco raccomandabili.<br />
E dietro d'era il business dei boss.<br />
Mafie, quelle descritte nel libro “Al<br />
nostro posto”, che arrivano al Nord e<br />
provano a riprodurre lo stesso “pacchetto<br />
criminale” già sperimentato al Sud: soldi,<br />
violenza, condizionamento, omertà. Tutte<br />
storie che Rosaria Capacchione, giornalista<br />
de “ll Mattino” , intervistata da Ludovica<br />
Ioppolo, ha visto con i suoi occhi e<br />
descritto nelle sue cronache, raccontando<br />
la violenza della camorra e l’ascesa criminale<br />
del clan dei Casalesi.<br />
Del suo lavoro, che l’ha portata a viso<br />
aperto contro i boss, racconta senza troppi<br />
fronzoli: “Io sto da una parte e loro da<br />
un’altra, <strong>qui</strong>ndi non abbiamo nessun tipo<br />
di confronto”. Ed è solo con il tempo –<br />
scrive la Ioppolo – che giornalismo e antimafia,<br />
per questa “giornalista – giornalista”,<br />
diventano un tutt’uno. Sino a farne<br />
oggi una memoria storica della storia<br />
dell’organizzazione criminale campana e<br />
una firma di eccellenza nel panorama<br />
giornalistico italiano.<br />
“Io da una parte, loro dall'altra”<br />
È stato cosi anche per Cinzia Franchini,<br />
presidente nazionale della Cna Fita,<br />
una delle associazioni di rappresentanza<br />
degli autotrasportatori, che in Emilia-<br />
Romagna, uno dei territori di “approdo”<br />
criminale dei clan della camorra e della<br />
‘ndrangheta, porta avanti due battaglie<br />
convergenti: quella contro i pregiudizi<br />
(“una donna a capo di un9associazioni di<br />
camionisti?”) e quella contro le cosche,<br />
infastidite dalla sua scelta di trasparenza<br />
e etica nella gestione di un settore a forte
ischio di infiltrazioni criminali, come dimostrano<br />
numerose operazioni delle forze<br />
dell’ordine. Una battaglia ancora oggi<br />
in corso e che ha portato avanti grazie ad<br />
altre donne - come Enza Rando, avvocatessa<br />
dell’ufficio legale di Libera - e a<br />
una vasta rete di associazioni impegnate<br />
contro le mafie.<br />
Una rete di associazioni<br />
Essere a capo di una associazione di<br />
categoria o a capo di una azienda è già<br />
una sfida in un Paese come il nostro in<br />
cui, ai posti di comando, ci sono ancora<br />
quasi esclusivamente uomini.<br />
È cosi per Valentina Fiore, “cervello in<br />
fuga” dalla Sicilia, preparata e determinata,<br />
appassionata di economia al servizio<br />
della collettività, che da Bologna, alcuni<br />
anni fa, sceglie di tornare in Sicilia.<br />
L’avventura le permette di tornare al Sud<br />
è quella della Placido Rizzotto, la prima<br />
cooperativa nata in Italia grazie alla legge<br />
sul riutilizzo sociale dei terreni dei<br />
boss. Dopo aver curato lo sviluppo e<br />
l’amministrazione della cooperativa Valentina<br />
è oggi direttrice di “Libera Terra<br />
Mediterraneo”, il consorzio imprenditoriale<br />
che riunisce alcune delle cooperative<br />
sociali nate sui terreni del clan.<br />
Le coop sociali nate contro i clan<br />
In una terra indebolita nelle sue risorse<br />
anche da una emigrazione forzata, Valentina<br />
è uno di quei miracoli possibili che i<br />
percorsi di antimafia sociale hanno fatto<br />
diventare realtà nel nostro Paese: con i<br />
suoi ricci neri e i suoi occhi intensi è una<br />
donna libera di stare “al proprio posto” a<br />
www.isiciliani.it<br />
fare quello in cui crede e per cui ha studiato.<br />
E proprio in Sicilia c’è una parte della<br />
vita di Maddalena Rostagno, intervistata<br />
nel libro da Martina Panzarasa. Di quella<br />
terra Maddalena è uno dei fiori più belli,<br />
sebbene sia nata altrove. La sua storia,<br />
diversa dalle altre raccontate nel libro,<br />
parla di memoria, impegno e di un padre,<br />
Mauro Rostagno, ucciso dalla mafia in<br />
Sicilia mentre si occupava della “difficoltà<br />
a vivere” per molti giovani tossicodipendenti,<br />
e come giornalista, dagli<br />
schermi della tv Rtc, denunciava gli intrecci<br />
fra malaffare locale e Cosa nostra.<br />
Depistaggi, lentezze, approssimazioni<br />
nelle indagini hanno lasciato questo delitto<br />
ancora senza giustizia e verità.<br />
Ancora senza giustizia e verità<br />
In questi anni è in corso a Trapani il<br />
processo che vede imputati due mafiosi<br />
del mandamento trapanese. Nella stessa<br />
aula, a seguire il processo, Maddalena<br />
Rostagno e la madre, Chicca Roveri,<br />
compagna di vita di Mauro, esempio di<br />
donna che ha resistito al dolore, alle mafie,<br />
alle ingiustizie e oggi dedica il suo<br />
tempo agli altri, come Maddalena con il<br />
Gruppo Abele a Torino. Anche quella di<br />
Maddalena è una storia che racconta di<br />
una “scelta”: quella di restare libera e<br />
dalla parte degli ultimi.<br />
Le storie di Rosaria Capacchione, Valentina<br />
Fiore, Cinzia Franchini, Maria<br />
Carmela Lanzetta, Lucrezia Ricchiuti,<br />
Maddalena Rostagno sono, nei titoli dei<br />
giornali, quelle de “il sindaco antimafia”,<br />
“la giornalista contro i boss”, “le donne<br />
coraggio”. Non lo sono, invece, nel libro<br />
di Ludovica Ioppolo e Martina Panzara-<br />
I Sicilianigiovani<br />
Sicilianigiovani<br />
– pag. 23<br />
“I miracoli<br />
possibili<br />
che l'antimafia<br />
sociale<br />
a volte riesce<br />
a tradurre<br />
in realtà”<br />
sa, ed è una scelta di linguaggio che ne<br />
rivela una di analisi e metodo che ha pochi<br />
precedenti. Nelle oltre cento pagine<br />
che raccontano dell’impegno antimafia<br />
di queste donne c’è uno spaccato di genere<br />
e di impegno antimafioso che sfugge<br />
alle classificazioni e agli stereotipi.<br />
Rifiutano immagini cucite addosso<br />
Come scrive nella prefazione al libro il<br />
sociologo Nando dalla Chiesa, "tutte<br />
queste donne rifiutano l’immagine di<br />
donne antimafia. Fanno il loro dovere, ci<br />
mancherebbe, sindaco o vicesindaco,<br />
giornalista o autotrasportatrice, manager<br />
delle cooperative o creativa per il Gruppo<br />
Abele. Mica si tirano indietro. Non ci<br />
fosse la mafia starebbero bene, cento volte<br />
meglio. E alla mafia non vogliono legare<br />
la loro identità, perché nessuno ama<br />
specchiarsi in chi gli fa ribrezzo. Cose<br />
sante”.<br />
Accanto all’impegno di queste donne,<br />
la memoria di molte altre che sono state<br />
uccise perchè affermavano il loro diritto<br />
ad una vita libera come mogli, madri, figlie,<br />
sorelle – le loro storie nel dossier<br />
“Sdisonorate” - c’è quello, non meno importante,<br />
dell’assunzione di responsabilità<br />
da parte di tutte le altre, quelle che non<br />
vivono in territori ad alta densità mafiosa,<br />
che non sono familiari di vittime di<br />
mafia ma che, come Ludovica Ioppolo e<br />
Martina Panzarasa, scelgono in questi<br />
anni di impegnare la propria vita, la loro<br />
professionalità, per tenere insieme il filo<br />
della memoria e quello dell’impegno,<br />
consapevoli che, anche attraverso la testimonianza,<br />
si possa rivendicare il diritto<br />
di stare “al nostro posto”. Quello che<br />
si sceglie liberamente.
www.isiciliani.it<br />
Mafia e poteri<br />
Le stragi, le trattative<br />
e la Falange Armata<br />
I terroristi della Falange<br />
rientravano nella<br />
strategia mafiosa? Oppure<br />
la mafia rientrò<br />
nella strategia della<br />
Falange? Oppure, falangisti<br />
e mafiosi rientravano<br />
nella strategia<br />
di qualcun altro?<br />
di Lorenzo Baldo<br />
www.antimafiaduemila.com<br />
“Dall’esame delle fonti indicate si ricavano<br />
elementi a sostegno di una ipotesi<br />
di esistenza di un progetto eversivo<br />
dell’ordine costituzionale, da perseguire<br />
attraverso una serie di attentati<br />
aventi per obiettivo vittime innocenti e<br />
alte cariche dello Stato, rivendicati<br />
dalla Falange Armata e compiuti con<br />
l’utilizzo di materiale bellico proveniente<br />
dai paesi dell’est dell’Europa”.<br />
Nel decreto di rinvio a giudizio del gup<br />
Piergiorgio Morosini nel procedimento<br />
sulla trattativa Stato-mafia, la presenza<br />
della Falange Armata si fa sempre più<br />
tangibile. “Nel perseguimento di questo<br />
progetto Cosa Nostra sarebbe alleata con<br />
consorterie di ‘diversa estrazione’, non<br />
solo di matrice mafiosa (in particolare<br />
sul versante catanese, calabrese e messinese).<br />
E nelle intese per dare forma a tale<br />
progetto sarebbero coinvolti ‘uomini cerniera’<br />
tra crimine organizzato, eversione<br />
nera, ambienti deviati dei servizi di sicurezza<br />
e della massoneria, quali ad esempio<br />
Ciancimino Vito”.<br />
Il riferimento è alle dichiarazioni di<br />
Massimo Ciancimino sul coinvolgimento<br />
del padre nelle vicende di Gladio, Ustica<br />
e del caso Moro.<br />
La riunione di Enna<br />
Nel documento, Morosini si sofferma<br />
sulla riunione tenutasi ad Enna nel dicembre<br />
del 1991, nella quale Totò Riina,<br />
prevedendo un esito per lui sfavorevole<br />
del primo maxi-processo in Cassazione,<br />
traccia le “linee guida” di un piano di<br />
“destabilizzazione” della vita del Paese<br />
per “obiettivi eversivo-separatisti”. Per il<br />
gup le dichiarazioni dei collaboratori di<br />
giustizia Leonardo Messina, Filippo<br />
Malvagna e Giuseppe Pulvirenti avallano<br />
la tesi che in un contesto sociale “esasperato<br />
dal terrore degli attentati e possibilmente<br />
domato da successivi eventi golpistici”,<br />
sarebbe stato possibile per Cosa<br />
Nostra “ricavare nuove chances di ‘trattativa’<br />
miranti ad ottenere vantaggi anche<br />
sul piano della repressione penale per gli<br />
associati”.<br />
Lo stesso Malvagna, ricordando quanto<br />
dettogli dal Pulvirenti, riferisce della<br />
riunione di Enna del ‘91, alla presenza di<br />
Riina e Santapaola, degli “obiettivi concordati”<br />
e delle “decisioni assunte” anche<br />
“con riferimento alle modalità di realizzazione<br />
degli attentati (rivendicazione<br />
degli attentati doveva essere con la sigla<br />
della ‘Falange Armata’ nell’ambito di un<br />
più ampio disegno di destabilizzazione)”.<br />
Secondo Morosini, questo progetto<br />
“andrebbe di pari passo con un secondo<br />
‘piano’ di Cosa Nostra, più legato alle<br />
esigenze contingenti di fronteggiare la<br />
dura repressione da parte dello Stato iniziata<br />
già nel 1991”. E questo programma<br />
mafioso “sarebbe finalizzato a indurre<br />
esponenti di vertice delle istituzioni italiane<br />
a ‘trattare’ con l’organizzazione in<br />
vista di una soluzione ‘a breve scadenza’<br />
dei problemi legati alla giustizia penale e<br />
al trattamento penitenziario”. Un obiettivo<br />
“verosimilmente facilitato dal ‘capitale<br />
di contatti’ che, nel frattempo, matura-<br />
I Sicilianigiovani<br />
Sicilianigiovani<br />
– pag. 24<br />
no per via dell’attività finalizzata alla<br />
realizzazione del progetto più ambizioso<br />
e di lunga scadenza di tipo eversivo”.<br />
Morosini sottolinea che tra le fonti di<br />
prova del procedimento sulla trattativa<br />
Stato-mafia, con riferimento all’obiettivo<br />
più contingente per Cosa Nostra, e cioè<br />
la realizzazione di gravissimi atti intimidatori<br />
finalizzati a indurre lo Stato a<br />
“trattare” sulla repressione penale, vi<br />
sono almeno tre soggetti “che offrono un<br />
contributo conoscitivo sulla base del ruolo,<br />
a loro dire svolto all’epoca dei fatti, di<br />
‘anello di congiunzione’ tra Cosa Nostra<br />
ed esponenti delle istituzioni, in particolare<br />
ufficiali del ROS dei carabinieri”.<br />
Ciancimino. Bellini e Cattafi<br />
“Pur trattandosi di soggetti con<br />
‘carriere criminali’ diverse e di differente<br />
estrazione delinquenziale, sociale e<br />
territoriale – specifica il gup –, si tratta di<br />
tre personaggi di ‘caratura criminale<br />
trasversale’, ossia di uomini a contatto<br />
non solo con l’organizzazione mafiosa<br />
ma anche con sodalizi collegati ai servizi<br />
di sicurezza, a logge massoniche e alla<br />
eversione di destra: Ciancimino Vito,<br />
Bellini Paolo, Cattafi Rosario Pio”.<br />
Nel decreto di rinvio a giudizio Morosini<br />
ribadisce che sulla base delle dichiarazioni<br />
di Massimo Ciancimino e del materiale<br />
documentale da lui proposto in<br />
più tranches agli in<strong>qui</strong>renti, riconducibile<br />
a manoscritti e dattiloscritti del padre, è<br />
da Vito Ciancimino che principalmente<br />
scaturiscono le informazioni sui contatti<br />
con gli ufficiali del ROS dei carabinieri<br />
dal giugno al dicembre del 1992. Per focalizzare<br />
meglio i contatti ultradecennali<br />
di Vito Ciancimino con la ‘Ndrangheta, i<br />
“segmenti deviati” dei servizi di sicurezza<br />
e della massoneria, il gup rilegge le<br />
dichiarazioni di Cannella Tullio sul<br />
vertice di Lamezia Terme del 1991 per la<br />
costituzione delle Leghe meridionali e<br />
quelle di Massimo Ciancimino sui contatti<br />
del padre con la organizzazione segreta<br />
“Gladio”.
Di seguito è il ruolo di Paolo Bellini a<br />
finire sotto la lente di ingrandimento di<br />
Morosini per la sua “intermediazione per<br />
una ‘trattativa’ condotta nel 1992 da alcuni<br />
esponenti di Cosa Nostra e i carabinieri<br />
per il recupero di opere d’arte in<br />
cambio di benefici penitenziari per alcuni<br />
capi mafia, proviene da ambienti della<br />
destra eversiva (Avanguardia<br />
Nazionale)”.<br />
L'assassinio di Alceste Campanile<br />
Il profilo criminale di Bellini viene<br />
così ricordato nel documento partendo<br />
dal 1975, anno in cui lo stesso riveste il<br />
ruolo di esecutore materiale dell’omicidio<br />
dell’attivista di Lotta Continua Alceste<br />
Campanile. Viene ugualmente evidenziato<br />
come Bellini sia stato latitante<br />
per anni in Brasile grazie a coperture degli<br />
ambienti dell’estrema destra, per poi<br />
rientrare in Italia nel 1981 con il nome di<br />
Roberto Da Silva. Altrettanta attenzione<br />
viene riservata agli omicidi commessi<br />
per conto della ‘Ndrangheta da lui stesso<br />
confessati.<br />
Ultima, e non certo per importanza, è<br />
la figura di Rosario Pio Cattafi, che ha riferito<br />
dei contatti del 1993 con il vice<br />
capo del DAP Francesco Di Maggio e<br />
con i R.O.S. “in vista della apertura del<br />
dialogo con Cosa Nostra sul 41 bis”. Morosini<br />
evidenzia come Cattafi sia un capo<br />
mafia di Barcellona Pozzo di Gotto<br />
(Me), con alle spalle una militanza in Ordine<br />
Nuovo, già coinvolto in indagini<br />
dell’autorità giudiziaria milanese per reati<br />
di estorsione e porto di armi da guerra,<br />
unitamente al capo mafia catanese Nitto<br />
Santapaola e all’esponente di vertice della<br />
‘Ndrangheta Cosimo Ruga.<br />
Da Lima alle stragi<br />
Nel documento il gup si sofferma sulla<br />
“nuova linea strategica” di Cosa Nostra<br />
“alla ricerca di nuovi referenti negli ambienti<br />
politico istituzionali, inaugurata<br />
con l’omicidio Lima”.<br />
www.isiciliani.it<br />
“Proprio con riguardo alle minacce dedotte<br />
nella contestazione (dal 1992 al<br />
1994) e sui caratteri che le legherebbero<br />
tutte ad un unico disegno criminoso di ricatto<br />
allo Stato, a partire dall’omicidio<br />
Lima – specifica ancora Morosini – vanno<br />
evidenziate le indicazioni ricavabili a<br />
pagina n.58 dell’informativa della DIA<br />
del 4 marzo 1994 a firma del Capo Reparto<br />
Investigazioni Giudiziarie dott.<br />
Pippo Micalizio”.<br />
Nell’informativa si registrava infatti<br />
che la Falange Armata aveva rivendicato<br />
l’omicidio Salvo Lima, le stragi di Capaci<br />
e di via D’Amelio, gli attentati di via<br />
Fauro a Roma, di via dei Georgofili a Firenze,<br />
di San Giovanni in Laterano e via<br />
del Velabro a Roma e di via Palestro a<br />
Milano.<br />
L'omicidio Guazzelli<br />
Secondo il gup a questi attentati deve<br />
essere aggiunta la rivendicazione da parte<br />
della Falange Armata di un altro omicidio<br />
che, secondo l’accusa rientra nel<br />
progetto di minacce, ossia quello del maresciallo<br />
Guazzelli.<br />
Per Morosini “vanno evidenziate la<br />
fonti che attribuiscono sempre alla Falange<br />
Armata le minacce direttamente rivolte<br />
a ‘personaggi chiave’ delle istituzioni,<br />
all’epoca dei fatti coinvolti a vario<br />
titolo nella repressione degli illeciti mafiosi,<br />
di cui si occupa il presente procedimento”.<br />
Le minacce a “personaggi chiave”<br />
Si tratta delle sentenze del Tribunale di<br />
Roma del 17 marzo 1999 e della Corte di<br />
Appello di Roma del 20 novembre 2011<br />
(divenute irrevocabili il 15 luglio 2002),<br />
emesse nel processo a carico di Carmelo<br />
Scalone, accusato di partecipazione<br />
all’associazione denominata Falange Armata,<br />
violenza e minaccia aggravata a<br />
pubblico ufficiale e attentato a organi costituzionali<br />
dello Stato.<br />
Secondo le sentenze, i soggetti minac-<br />
I Sicilianigiovani<br />
Sicilianigiovani<br />
– pag. 25<br />
“In una prospettiva<br />
di destabilizzazione<br />
della vita<br />
politica italiana”<br />
ciati sono: l’onorevole Vincenzo Scotti,<br />
ministro degli Interni, il 16 giugno 1992;<br />
l’on. Nicola Mancino, ministro degli Interni,<br />
il 19 novembre 1992, i giorni 1 e<br />
21 aprile 1993 e il 19 giugno 1993; il<br />
dott. Vincenzo Parisi, capo della Polizia,<br />
il 19 novembre 1992, il 1 aprile 1993 e il<br />
19 giugno 1993; il Presidente della Repubblica<br />
Oscar Luigi Scalfaro, il giorno<br />
1 aprile 1993 e i giorni 19 e 21 settembre<br />
1993; il dott. Adalberto Capriotti,<br />
all’epoca direttore del DAP, il 16 settembre<br />
1993; il dott. Francesco Di Maggio,<br />
all’epoca vicedirettore del DAP, il 16 settembre<br />
1993; il Presidente del Senato<br />
Giovanni Spadolini, il 21 aprile 1993.<br />
“Va ricordato, sempre richiamando le<br />
suddette sentenze relative all’imputato<br />
Scarano – sottolinea il gup –, che la Falange<br />
Armata, il 14 giugno 1993, ebbe<br />
modo di manifestare la sua soddisfazione<br />
per la nomina del dott. Adalberto Capriotti<br />
come direttore del DAP, al posto<br />
del dott. Nicolò Amato, considerando la<br />
sostituzione di quest’ultimo come una<br />
vittoria della stessa Falange Armata.<br />
Scarpinato, Lo Forte, Ingroia<br />
Le medesime sentenze dell’autorità<br />
giudiziaria capitolina ricordano che le rivendicazioni<br />
da parte della ‘Falange Armata’<br />
sono state spesso utilizzate in Italia<br />
per assecondare piani eversivi orditi da<br />
sodalizi di vario genere, in una prospettiva<br />
di ‘destabilizzazione’ della vita politico-istituzionale<br />
italiana”.<br />
Quella stessa “prospettiva di destabilizzazione”<br />
della vita politicoistituzionale<br />
del nostro Paese di cui si<br />
erano già occupati Roberto Scarpinato,<br />
Guido Lo Forte, Nico Gozzo ed Antonio<br />
Ingroia nell’inchiesta palermitana denominata<br />
“Sistemi criminali”.<br />
Un’indagine che all’epoca si poteva<br />
definire decisamente “pionieristica”, e<br />
che oggi finalmente vede la sua naturale<br />
evoluzione nel processo allo Stato-mafia.
www.isiciliani.it<br />
Mafia/ Gli investimenti<br />
Il Rapporto Transcrime<br />
Pubblichiamo un<br />
estratto del rapporto<br />
presentato al Ministero<br />
dell’Interno da<br />
Transcrime, centro<br />
universitario di ricerca<br />
sulle mafie<br />
di Sara Manisera, Carmela<br />
Racioppi e Vincenzo Raffa<br />
www.stampoantimafioso.it<br />
Transcrime è il Centro<br />
interuniversitario di ricerca sulla<br />
criminalità transnazionale<br />
dell’Università Cattolica del Sacro<br />
Cuore di Milano e dell’Università degli<br />
Studi di Trento, il cui direttore è<br />
Ernesto Ugo Savona, professore di<br />
criminologia dell’università di Largo<br />
Gemelli.<br />
Lo studio, attraverso la realizzazione di<br />
una mappa della presenza mafiosa su tutto<br />
il territorio nazionale per Camorra, Cosa<br />
Nostra, ‘Ndrangheta e Criminalità<br />
pugliese, ha confermato in maniera<br />
scientifica il sempre maggior controllo<br />
criminale nelle aree di non tradizionale<br />
insediamento, demistificando allo stesso<br />
tempo l’immaginario collettivo della<br />
mafia come società per azioni.<br />
Misurando l’indice di presenza mafiosa<br />
(IPM), ottenuto dalla combinazione dei<br />
dati riguardanti omicidi e tentati omicidi<br />
di stampo mafioso (2004-2011), persone<br />
denunciate per associazione mafiosa<br />
(2004-2011), comuni e pubbliche<br />
amministrazioni sciolte per infiltrazione<br />
mafiosa (2000-2012), beni confiscati alla<br />
criminalità organizzata (2000-2011) e<br />
gruppi attivi riportati nelle relazioni DIA e<br />
DNA (2000-2011), si è potuto constatare<br />
che solo in poche aree la presenza di<br />
criminalità organizzata assume valori pari<br />
a zero.<br />
Allarme in Lazio e Lombardia<br />
I valori più alti sono ottenuti dalle<br />
regioni e dalle province a tradizionale<br />
presenza mafiosa: rispettivamente prima la<br />
Campania, seguita da Calabria, Sicilia e<br />
Puglia, e prima Napoli, seguita dalle<br />
province di Reggio Calabria, Vibo<br />
Valentia e Palermo. Ciononostante, a<br />
livello regionale “Lazio, Liguria,<br />
Piemonte, Basilicata e Lombardia fanno<br />
registrare una rilevante presenza di<br />
organizzazioni mafiose”. Non a caso, tra le<br />
province del centro e del nord che<br />
occupano le posizioni più alte si trovano<br />
Roma, Imperia, Genova, Torino, Latina,<br />
Milano e Novara (rispettivamente 13ª, 16ª,<br />
17ª, 20ª, 25ª, 26ª e 29ª).<br />
Le sei regioni a rischio<br />
Un dato che testimonia visibilmente la<br />
pervasività delle organizzazioni mafiose è<br />
quello dei beni confiscati, la maggior parte<br />
dei quali è localizzata in sei regioni<br />
italiane: Calabria, Campania, Lazio,<br />
Lombardia, Puglia e Sicilia. I valori più<br />
alti sono rappresentati dalle regioni Sicilia<br />
(4654), Calabria (1558) e Campania<br />
(1502), che rappresentano l’82% del totale<br />
degli immobili confiscati. Se si<br />
aggiungono Lazio e Lombardia si<br />
raggiunge il 95%.<br />
I Sicilianigiovani<br />
Sicilianigiovani<br />
– pag. 28<br />
Solo la provincia di Milano è la <strong>qui</strong>nta<br />
per numero di beni confiscati (910 pari al<br />
5,3% del totale), seguita da altre<br />
importanti città lombarde (Varese, Como,<br />
Monza e Brianza, Bergamo e Pavia).<br />
Colpisce inoltre che le confische siano<br />
ordinate da autorità giudiziarie aventi sede<br />
in altre province. E in questo caso la prima<br />
posizione è occupata da Milano (colpita<br />
19 volte da confische ordinate da Autorità<br />
Giudiziarie con sede in altre province),<br />
mentre l’ottava posizione è occupata da<br />
Varese. Per quanto riguarda i beni<br />
confiscati alla ‘ndrangheta da Autorità<br />
giudiziarie calabresi, le prime province<br />
sono Milano, Roma, Arezzo e Como.<br />
Il controllo del territorio<br />
Le analisi condotte, inoltre, hanno<br />
cercato di quantificare in maniera rigorosa<br />
l’ammontare del denaro che i consorzi<br />
mafiosi ricavano dalle attività<br />
illegali, analizzando –attraverso i beni<br />
immobili confiscati– la destinazione finale<br />
dell’investimento. Ciò che emerge è la<br />
naturale vocazione delle associazioni di<br />
stampo mafioso per il controllo del<br />
territorio e per l’ac<strong>qui</strong>sizione del consenso<br />
sociale, re<strong>qui</strong>siti prioritari rispetto al<br />
profitto economico. Infatti “le<br />
concentrazioni di immobili nelle aree più<br />
redditizie sembrano suggerire delle scelte<br />
legate più al prestigio delle abitazioni e al<br />
benessere dei singoli membri delle<br />
organizzazioni che a logiche di<br />
massimizzazione degli investimenti ”.<br />
Un insediamento programmato<br />
Dalla percentuale di immobili confiscati<br />
risulta che nel Nord Italia vi è una più alta<br />
concentrazione di beni ad uso personale<br />
rispetto a quella di immobili considerati<br />
come investimento; questo testimonia la<br />
suprema pretesa delle organizzazioni di<br />
insediarsi nel territorio.
“La 'ndrangheta<br />
in Piemonte<br />
guadagna<br />
quanto in Calabria”<br />
Scheda<br />
LOMBARDIA E MILANO<br />
NELLO STUDIO TRANSCRIME<br />
La Lombardia è nel novero delle regioni<br />
che “fanno registrare una rilevante<br />
presenza di organizzazioni mafiose”;<br />
Tra le province del centro e del nord,<br />
Milano è la 26esima per presenza mafiosa;<br />
Novara la 29esima;<br />
La Lombardia è tra le regioni in cui si<br />
localizza il maggior numero di beni confiscati;<br />
La provincia di Milano è la <strong>qui</strong>nta per<br />
numero di beni confiscati (910 pari al<br />
5,3% del totale) seguita da altre importanti<br />
città lombarde (Varese, Como,<br />
Monza e Brianza, Bergamo e Pavia);<br />
Nel Nord Italia vi è una più alta concentrazione<br />
di beni ad uso personale rispetto<br />
a quella di immobili considerati<br />
come investimento; questo testimonia la<br />
pretesa suprema delle organizzazioni di<br />
insediarsi nel territorio;<br />
Nell’area urbana milanese la percentuale<br />
di appartamenti confiscati oggetto<br />
di investimento costituisce il 33.4%;<br />
Nella città di Milano e nella provincia<br />
di Brescia, ad esempio, sono presenti<br />
Camorra, ‘Ndrangheta e Cosa Nostra<br />
simultaneamente;<br />
La regione che genera i maggiori ricavi<br />
illegali (3,7mld €) è la Lombardia.<br />
Se nell’area urbana milanese la percentuale<br />
di appartamenti confiscati oggetto<br />
di investimento costituisce il 33.4%, a<br />
Reggio Calabria raggiunge ben l’80%.<br />
Ancora una volta, si evidenzia la tendenza<br />
delle mafie ad investire nelle regioni a<br />
tradizionale presenza mafiosa dove maggiore<br />
è il controllo del territorio e <strong>qui</strong>ndi<br />
la sicurezza dell’investimento.<br />
Il rapporto, tuttavia, sottolinea la forte<br />
propensione delle organizzazioni mafiose<br />
ad occupare zone di insediamento non<br />
originarie; mentre la Camorra, oltre alla<br />
Campania, ha una presenza, quasi esclusiva,<br />
in Abruzzo (80,6%) e Molise<br />
(93.4%), la ‘Ndrangheta assume una po-<br />
www.isiciliani.it<br />
sizione prevalente (oltre che in Calabria),<br />
in Trentino Alto Adige (100%), in Piemonte<br />
(95.2%), in Liguria (70,3%), in<br />
Emilia Romagna (66.9%) e Valle<br />
d’Aosta (100%). Cosa Nostra invece<br />
opera in Sicilia e in Friuli-Venezia Giulia<br />
(73,9%). Questo non significa che non vi<br />
siano aree in cui agiscano contemporaneamente<br />
più organizzazioni di stampo<br />
mafioso; nelle città di Roma, Milano, Firenze<br />
e nelle provincie di Brescia, Viterbo<br />
e l’A<strong>qui</strong>la ad esempio, sono presenti<br />
Camorra, ‘Ndrangheta e Cosa Nostra simultaneamente.<br />
Attività illegali classsiche<br />
La presenza di organizzazioni criminali<br />
di tipo mafioso in territori non tradizionali<br />
conduce inevitabilmente ad un trasferimento<br />
anche delle loro attività illegali<br />
più classiche, tra cui sfruttamento<br />
sessuale, traffico illecito di armi da fuoco,<br />
droghe, contraffazione, gioco<br />
d’azzardo, traffico illecito di rifiuti, traffico<br />
illecito di tabacco, usura ed estorsioni,<br />
che rappresentano le voci principali<br />
dei bilanci delle consorterie mafiose. Se<br />
le droghe, seguite da estorsioni, sfruttamento<br />
sessuale e contraffazione generano<br />
i maggiori ricavi, le estorsioni forniscono<br />
invece la quota maggiore di introiti<br />
che finisce direttamente alle organizzazioni<br />
mafiose. Interessante notare che la<br />
regione che genera i maggiori ricavi illegali<br />
(3,7mld €) è la Lombardia, seguita<br />
dalla Campania, dal Lazio e dalla Sicilia.<br />
L'economia legale<br />
E nell’economia legale, che settori prediligono<br />
le mafie?<br />
Camorra, ‘Ndrangheta, Cosa Nostra e<br />
criminalità pugliese sono caratterizzate<br />
da una diversificazione del loro portafoglio<br />
di investimenti; i settori di investimento<br />
privilegiati sono quelli a bassa<br />
tecnologia, come il commercio<br />
I Sicilianigiovani<br />
Sicili igiovani<br />
– pag. p 27<br />
all’ingrosso, al dettaglio, le costruzioni e<br />
la ristorazione, i settori poco regolamentati<br />
o la cui normativa è in costante<br />
evoluzione e i settori dove il rischio<br />
d’impresa è moderato.<br />
La forma societaria preferita è la S r.l.<br />
per la facilità di costituzione e per le responsabilità<br />
patrimoniali limitate; infatti<br />
“le organizzazioni mafiose prediligono<br />
modalità che consentono un controllo più<br />
diretto ed intra moenia delle aziende. In<br />
questo senso accanto alle srl si riconosce<br />
anche un discreto utilizzo di società di<br />
persone e di imprese individuali, sopratutto<br />
nei casi legati alla ‘ndrangheta, che<br />
storicamente e culturalmente pare prediligere<br />
modalità di gestione e controllo<br />
più familistiche e dirette”.<br />
A livello nazionale, Camorra e ‘Ndrangheta<br />
sono le organizzazioni criminali<br />
che conseguono i maggiori ricavi; analizzando<br />
i proventi di quest’ultima si può<br />
notare, inoltre, che Calabria e Piemonte<br />
forniscono una quota quasi e<strong>qui</strong>valente<br />
dei ricavi.<br />
Il livello internazionale<br />
A livello internazionale, nonostante la<br />
carenza di studi, le analisi delle relazioni<br />
della DNA e della DIA individuano Spagna,<br />
Germania e Olanda come i principali<br />
stati importatori europei delle organizzazioni<br />
mafiose italiane. Si registra, tuttavia,<br />
la loro presenza anche in Canada,<br />
Australia, Stati Uniti, Gran Bretagna,<br />
Francia, Belgio, Svizzera, Romania, Turchia<br />
e Albania, presenza imputabile a diversi<br />
fattori, quali il ruolo strategico nei<br />
mercati illegali, la presenza di latitanti e i<br />
flussi migratori dello scorso secolo.<br />
Per quanto il rapporto di Transcrime<br />
abbia rilevato la presenza di tutte le forme<br />
di criminalità organizzata in territori<br />
non autoctoni, la ‘ndrangheta si conferma<br />
come l’organizzazione con molteplici<br />
braccia internazionali ed un’unica, potente,<br />
casa madre italiana.
Abruzzo<br />
Ombra nera<br />
sul futuro<br />
Dal 2007 l'Abruzzo si<br />
oppone ai progetti delle<br />
multinazionali petrolifere<br />
che vorrebbero<br />
farne terra di con<strong>qui</strong>sta.<br />
Nel 2010 tra i<br />
progetti bloccati figurava<br />
Ombrina Mare 2<br />
di Alessio Di Florio<br />
In questi anni abbiamo visto dei veri<br />
e propri capolavori di marketing linguistico:<br />
la demolizione dei diritti dei<br />
lavoratori per esempio ora si chiama<br />
"ammodernamento del mercato del lavoro",<br />
il regalo dell'acqua al business<br />
privato invece "obbligo europeo".<br />
Uno dei settori dove questa tendenza è<br />
più in auge è quello energetico: da diversi<br />
anni i nostri Governi stanno cercando<br />
di riportare le lancette indietro di decenni<br />
per puntare su fonti di approvvigionamento<br />
vecchie e pericolose.<br />
Ci hanno provato col nucleare, ma il<br />
referendum del Giugno 2011 li ha sonoramente<br />
bocciati. E' rimasto l'altro grande<br />
pilastro: le fonti fossili. La "moderna"<br />
strategia energetica nazionale (così orwellianamente<br />
l'hanno chiamata) vogliono<br />
basarla su carbone e petrolio. Il Governo<br />
Monti in questi mesi ha dato spinte<br />
forse decisive in tal senso.<br />
www.isiciliani.it<br />
Tra le regioni a rischio petrolizzazione<br />
c'è l'Abruzzo, che da alcuni anni resiste e<br />
combatte contro i progetti di varie multinazionali.<br />
Nel 2010 l'opposizione locale,<br />
insieme ad un decreto dell'allora Ministro<br />
dell'Ambiente Prestigiacomo dopo il<br />
noto incidente del Golfo del Messico,<br />
aveva respinto uno dei maggiori progetti<br />
petroliferi: Ombrina Mare 2, un'enorme<br />
impianto a pochi chilometri dalla costa e<br />
che prevede anche una fitta rete di tubi<br />
che la collegano alla terraferma.<br />
200 tonnellate di fumi al giorno<br />
Secondo le stime della stessa MOG (la<br />
società proponente), è previsto che Ombrina<br />
Mare 2 ogni giorno immetta in atmosfera<br />
circa 200 tonnellate di fumi da<br />
combustione dai motori, dal termodistruttore<br />
e dalla torcia atmosferica; nei<br />
pochi mesi di perforazione e prove di<br />
produzione dovrebbe produrre 14mila<br />
tonnellate di rifiuti tra fanghi perforanti<br />
ed altro.<br />
Nei mesi scorsi, nel suo furore di “ammodernamento”,<br />
il Governo Monti ha<br />
cancellato quanto previsto nel decreto<br />
Prestigiacomo e (con il voto positivo in<br />
Parlamento, nessuno escluso, neanche tra<br />
i parlamentari abruzzesi, dei tre grandi<br />
partiti che lo sostenevano) e ha fatto ripartire<br />
il progetto di Ombrina Mare 2.<br />
La minaccia sulle coste abruzzesi<br />
In pochi mesi si è completato il nuovo<br />
iter e la minaccia è incombente sulle coste<br />
abruzzesi.<br />
La mobilitazione, che in questi anni sta<br />
difendendo la "Regione Verde d'Europa"<br />
I Sicilianigiovani<br />
Sicilianigiovani<br />
– pag. 28<br />
e che già nel 2010 fu efficace, si è rimessa<br />
in moto.<br />
Sarà una lotta lunghissima, senza tregua,<br />
che sta già coinvolgendo tutta la popolazione,<br />
le associazioni, i comitati.<br />
Chi è stato in prima fila contro i progetti<br />
petroliferi (a partire da associazioni<br />
come WWF, Legambiente, Confcommercio,<br />
Nuovo Senso Civico, fino al centro<br />
sociale Zona22, all'Abruzzo Social Forum,<br />
ad alcuni comuni per arrivare a partiti<br />
come Rifondazione Comunista, PCL,<br />
Verdi, Mov.5 Stelle) si sta mobilitando in<br />
massa. Il 13 Aprile un'enorme massa di<br />
cittadini, migliaia e migliaia, attraversano<br />
Pescara in una manifestazione dalla<br />
risonanza nazionale.<br />
Il Parco della Costa Teatina<br />
Ma Ombrina è oggi soltanto il maggiore<br />
di tutta una serie di progetti che coinvolgono,<br />
in mare o a terra, quasi tutto il<br />
territorio regionale. La mobilitazione<br />
<strong>qui</strong>ndi non si limita a fermare nuovamente<br />
Ombrina ma punta alla fine dell'avventura<br />
petrolifera e alla scelta di un futuro<br />
più pulito e rispettoso del territorio.<br />
A partire dall'istituzione del Parco Nazionale<br />
della Costa Teatina, di cui abbiamo<br />
già avuto modo di accennare nei numeri<br />
scorsi de I Siciliani, che continua ad<br />
essere bloccata dagli interessi e dagli appetiti<br />
speculativi ed egoistici di poche<br />
lobbies.<br />
Come in Val Susa, a Vicenza, in Sicilia,<br />
in Liguria, sarà dura. Ma non si mollerà<br />
mai. Anche questa, nell'epoca della<br />
Crisi (diventata ormai da evento un vero<br />
e proprio sistema di potere economicofinanziario),<br />
è una Resistenza.
Emilia-Romagna<br />
Una terra<br />
per le mafie<br />
Non ancora al livello<br />
di Liguria o Lombardia,<br />
ma i numeri sono<br />
già preoccupanti e la<br />
politica dovrebbe intervenire<br />
di Salvo Ognibene<br />
www.diecieventicinque.it<br />
"O la smette o gli sparo in bocca". Lo<br />
dice Guido Torello (imprenditore) a<br />
Nicola Femia (boss della 'ndrangheta),<br />
arrestati entrambi in un’operazione di<br />
qualche settimana fa che ha portato a<br />
29 ordinanze di custodia cautelare e<br />
che ha smantellato l'organizzazione,<br />
che con base a Ravenna, gestiva in tutta<br />
Italia e all'estero, i settori del gioco<br />
on line e delle videoslot manomesse.<br />
Chi avrebbe dovuto smetterla è Giovanni<br />
Tizian, giornalista della Gazzetta<br />
di Modena, sotto scorta da un anno per le<br />
sue denunce. Tutto ciò avviene nella civile<br />
Emilia-Romagna, quella che, Pippo<br />
Fava, più di trent’anni fa, definiva la più<br />
grande lavanderia d’Italia, oggi è ben altra<br />
cosa.<br />
www.isiciliani.it<br />
La colonizzazione mafiosa<br />
Il Pg di Bologna Emilio Ledonne, ha<br />
lanciato l’allarme sulla colonizzazione<br />
della regione da parte delle mafie e con<br />
almeno 11 organizzazioni presenti sul<br />
territorio (tra cui 7 straniere) è difficile<br />
contraddirlo.<br />
Pisanu rincara: “Sappiamo che la criminalità<br />
organizzata ha già ac<strong>qui</strong>stato<br />
delle case di cura”. Nel nord Italia la<br />
mafia si presenta con il volto rassicurante<br />
di manager e colletti bianchi e certamente<br />
la ‘ndrangheta è l’attore economico<br />
più attivo.<br />
Il fatturato delle organizzazioni mafiose<br />
in Emilia Romagna è pari a 20 miliardi<br />
di euro, quasi il 10 % rispetto a quello<br />
di tutta Italia.<br />
I beni confiscati fino ad oggi sono 110,<br />
di cui buona parte a Bologna e in provincia,<br />
e almeno l’8,6 % tra commercianti e<br />
imprenditori è coinvolta in attività di prestiti<br />
a strozzo.<br />
Nove attentati in sei mesi<br />
Nell’ultimo rapporto della DIA si legge<br />
che ci sono stati nove attentati negli<br />
ultimi sei mesi del 2011 (160 intutta Italia),<br />
più che in Sicilia (7) e quasi alla pari<br />
della Calabria (10).<br />
Giornalismo d'inchiesta<br />
Premio “Gruppo dello Zuccherificio”<br />
Il “Gruppo Dello Zuccherificio”, in collaborazione con LiberaInformazione,<br />
Altreconomia e Articolo 21, indice la IIa edizione del Premio per il<br />
Giornalismo d’Inchiesta “Gruppo dello Zuccherificio”dedicato alle inchieste<br />
realizzate nel 2012, inedite o diffuse tramite carta stampata, internet e<br />
nuovi media.<br />
Il Premio, realizzato grazie al contributo di Comune di Ravenna e ANPI<br />
Ravenna, prevede le seguenti categorie:<br />
- Premio Giovani: per inchieste realizzate da giovani di età inferiore ai 30<br />
anni, su tutto il territorio nazionale.<br />
- Premio Nazionale: per inchieste riguardanti l’intero territorio nazionale<br />
realizzate da autori oltre il trentesimo anno d'età.<br />
I Sicilianigiovani<br />
Sicilianigiovani<br />
– pag. 29<br />
Il 30% delle imprese di autotrasporti<br />
(2.599 su 9.083) non risultano proprietarie<br />
di nessun veicolo, mentre circa 900<br />
imprese risultano "non titolate a poter<br />
svolgere questa attività".<br />
Il settore del trasporto merci risulta<br />
spartito soprattutto tra ‘ndranghetisti e<br />
casalesi, mentre il movimento terra è invece<br />
interamente nelle mani delle ’ndrine.<br />
Lavoratori in nero e irregolari<br />
Una regione, l’Emilia-Romagna, prima<br />
in Italia per i lavoratori “in nero” e seconda<br />
sul fronte dei lavoratori irregolari:<br />
sono rispettivamente 7.849 e<br />
16.586. (leggi <strong>qui</strong> il resto del dossier)<br />
E la ricostruzione? I contributi ministeriali<br />
stanziati sono 8,4 miliardi, le istituzioni<br />
hanno adottato il protocollo di intesa<br />
per dire no al massimo ribasso negli<br />
appalti ma le mafie sono già arrivate.<br />
Certo. Ancora nessun Comune sciolto<br />
(nonostante il caso di Serramazzoni che<br />
ha rischiato) per “infiltrazioni mafiose”<br />
ma questo non fa della civile Emilia-<br />
Romagna un territorio felice.<br />
Una terra non di mafie ma per le mafie.<br />
Un territorio, freddo, che oggi si è riscaldato.<br />
Non siamo “ancora” ai livelli di<br />
Liguria e Lombardia ma i numeri sono<br />
preoccupanti, sempre che la “politica”<br />
abbia voglia di ascoltare.<br />
Possono concorrere al premio giornalisti, singoli o associazioni con<br />
articoli ed inchieste pubblicate su quotidiani, periodici e agenzie di stampa,<br />
nonché con servizi pubblicati da testate giornalistiche online dal 01.01.2012<br />
al 15.04.2013.<br />
Il montepremi di 3000 € verrà diviso tra i primi due classificati di ogni<br />
sezione, che saranno premiati al 5° Meeting dell’Informazione Libera a<br />
Ravenna (maggio-giugno 2013).<br />
La giuria è composta da Loris Mazzetti, Giorgio Santelli, Carla Baroncelli,<br />
Norma Ferrara, Gaetano Alessi, Pietro Raitano.<br />
Info: www.gruppodellozuccherificio.org<br />
mail: premiogruppodellozuccherificio@gmail.com<br />
tel.: 3295356864/ 3409149014
www.isiciliani.it<br />
Periferie<br />
“Ho bisogno<br />
di soldi per l'uovo<br />
di Pasqua”<br />
“E <strong>qui</strong>ndi ora mi metto<br />
a spacciare”. Lo<br />
dice un ragazzino del<br />
quartiere, nel crocchio<br />
dei suoi amici...<br />
di Domenico Pisciotta<br />
www.associazionegapa.org<br />
“Ho bisogno di soldi: devo comprare<br />
un uovo di Pasqua”. E comincia a<br />
spacciare. Sguardo basso, gli occhi fissano<br />
i piedi che si muovono avanti e<br />
indietro nervosamente. Lo sguardo si<br />
alza, per un istante, solo quando pronunciano<br />
il suo nome. Poi, torna subito<br />
giù; il suo sguardo non sembra capire<br />
lo sgomento di chi gli sta intorno.<br />
Un cerchio di persone si è formato intorno<br />
a lui. Sono ragazzi più grandi di lui<br />
e sono preoccupati. L’hanno sentito parlare<br />
con i suoi coetanei. Gli hanno sentito<br />
dire: “Se devi spacciare, 'a spacciari<br />
bonu” (devi spacciare bene).<br />
Il suo nome non ha importanza: l’età,<br />
invece, sì. È un ragazzo che ha, da poco,<br />
compiuto sedici anni e che vive nel quartiere<br />
di San Cristoforo, a Catania. Chi ti<br />
ha proposto di spacciare? Quanto ti hanno<br />
promesso? Sai cosa rischi se ti beccano?<br />
gli chiedono i ragazzi che si sono<br />
fermati attorno.<br />
Lui, mani dietro la schiena e testa bassa,<br />
risponde che è un’idea che gli è venuta<br />
così, nessuno gli ha detto niente. Ha<br />
bisogno di soldi, dice che vuole fare un<br />
regalo alla sua ragazza, vuole regalarle<br />
un uovo di Pasqua. Racconta che ha cercato<br />
di trovarsi un lavoretto, ma, dove lo<br />
prendevano non lo pagavano mai, o gli<br />
davano molto meno di quanto gli promettevano.<br />
Un regalo alla sua ragazza<br />
Dice che ha scaricato i camion per due<br />
mesi, casse di acqua per 20 euro la settimana,<br />
mattina e pomeriggio, domenica<br />
inclusa. I soldi a casa sono pochi; suo padre<br />
lavora tutto il giorno portando bombole<br />
a domicilio e sua madre cerca di arrotondare<br />
con lavori di pulizia, quando ci<br />
sono.<br />
Un ragazzo che lo stava ad ascoltare<br />
gli racconta che, una volta, ha ricevuto<br />
un’offerta di 400 euro per fare il palo per<br />
I Sicilianigiovani<br />
Sicilianigiovani<br />
– pag. 30<br />
ragazzi che dovevano spacciare; lui aveva<br />
rifiutato e, a coloro che gli avevano<br />
offerto quel “lavoro”, aveva detto che<br />
preferiva spaccarsi le mani nei campi per<br />
30 euro al giorno.<br />
“Ma <strong>qui</strong> il lavoro onesto dov'è?”<br />
Un altro ragazzo cerca di fargli capire<br />
che, se lo beccano, per lui sarà dura. Non<br />
potrà rivedere la sua ragazza. Avrà bisogno<br />
di un avvocato ma soldi non ne avrà,<br />
e rischierà di rimanere dentro per tanto<br />
tempo. Gli racconta che l’esperienza del<br />
carcere è massacrante, che vedere il<br />
mondo da dietro le sbarre ti uccide<br />
lentamente. Qualcuno gli chiede<br />
nuovamente chi sia stato a proporgli di<br />
spacciare, ma ottiene sempre la stessa<br />
risposta.<br />
Forse è vero che nessuno gli ha proposto<br />
di spacciare; forse quel ragazzo ha visto<br />
soltanto un’opportunità facile per fare<br />
un po’ di soldi.
Scheda<br />
IL MIO QUARTIERE/<br />
I LUOGHI DI SPACCIO<br />
San Cristoforo è definita dall’Autorità<br />
Giudiziaria e dai giornali il "supermarket<br />
degli stupefacenti". La mafia gestisce<br />
un business che genera, ogni anno, milioni<br />
di euro e fornisce “lavoro” a centinaia<br />
di persone, la maggior parte impiegati<br />
come pusher e vedette. In tale attività<br />
sono coinvolti anche minori; a Catania<br />
nel 2012, si sono registrati 146 arresti<br />
di minorenni. Questo dato pone Catania<br />
al 5° posto nella classifica nazionale,<br />
dopo città come Roma e Napoli.<br />
Molto probabilmente si tratta dell’azienda<br />
con le maggiori entrate del territorio<br />
cittadino. Gli arresti e i sequestri per<br />
spaccio di sostanze stupefacenti sono<br />
decine ogni mese. È stato quantificato<br />
che, a San Cristoforo, la mafia ottiene<br />
più di trentamila euro al giorno di guadagni<br />
con lo spaccio. Le piazze di spaccio<br />
sono numerose. Tra le altre:<br />
- L’area di S. Maria delle Salette; la<br />
zona è stata luogo dell’operazione Revenge<br />
2 condotta dai Carabinieri contro<br />
la famiglia Bonaccorsi, detti “Carateddi”,<br />
che ha portato all'arresto di 24 persone,<br />
su ordine del gip Giuliana Sammartino.<br />
- La zona del Tondicello e di Via della<br />
Concordia; la zona è stata luogo<br />
dell'operazione Mulini, che ha messo in<br />
evidenza come su Catania si riversa un<br />
quantitativo immenso di cocaina, ac<strong>qui</strong>stata<br />
da persone di ogni estrazione sociale.<br />
- La zona di via Mulini a Vento.<br />
www.isiciliani.it<br />
Scheda<br />
IL MIO QUARTIERE/<br />
LA CRONOLOGIA<br />
- 17 febbraio 2013, San Cristoforo, Catania.<br />
Quattro spacciatori in manette<br />
sorpresi a cedere la droga ai clienti in<br />
via Trovatelli, a San Cristoforo. Sequestrati<br />
60 grammi di marijuana e 350<br />
euro, ritenuti l’incasso dello spaccio.<br />
- 6 marzo 2013, San Cristoforo, Catania.<br />
I Carabinieri hanno arrestato due<br />
uomini per detenzione e spaccio di sostanze<br />
stupefacenti. In via Della Lava i<br />
due individui cedevano degli involucri<br />
ad occasionali ac<strong>qui</strong>renti. Bloccati e<br />
per<strong>qui</strong>siti, sono stati trovati in possesso<br />
di 51 dosi di marijuana, per un peso totale<br />
di 110 grammi, e 38 dosi di cocaina,<br />
per un peso complessivo di 12<br />
grammi.<br />
- 15 marzo 2013, San Cristoforo, Catania.<br />
Tre spacciatori ac<strong>qui</strong>stavano la droga<br />
a San Cristoforo per smerciarla ad<br />
Enna. I tre sono stati bloccati in via<br />
Santa Chiara e sono stati trovati in possesso<br />
di 100 grammi di marijuana. La<br />
per<strong>qui</strong>sizione in casa del venditore ha<br />
permesso di sequestrare 1,5 chili di marijuana.16<br />
marzo 2013, San Cristoforo,<br />
Catania.<br />
I carabinieri arrestano una donna di<br />
56 anni per detenzione e spaccio di cocaina<br />
e marijuana. Nell’abitazione sono<br />
stati sequestrati 53 involucri di carta<br />
stagnola contenenti 23 grammi di cocaina<br />
e 2.800 euro in banconote, ottenuti<br />
grazie all'attività di spaccio.<br />
I Sicilianigiovani<br />
Sicilianigiovani<br />
– pag. 31<br />
“Quei bambini<br />
li vedrai fra poco<br />
passare la cocaina<br />
ai clienti perbene,<br />
o li ritroverai<br />
in una piccola foto<br />
sulla pagina della<br />
cronaca giudiziaria”<br />
Tanti suoi coetanei, anche più piccoli<br />
di lui, spacciano. Su motorini più grandi<br />
di loro sfrecciano, impennano e si<br />
divincolano tra le macchine in fila per<br />
via delle Calcare o via della Concordia.<br />
Li vedi schizzare fuori a suon di clacson<br />
su Via Plebiscito quando arriva la polizia<br />
per una retata.<br />
“Arriva la polizia!”<br />
Accanto a quei ragazzi vedi bambini<br />
più piccoli, spaventati quando un elicottero<br />
della Polizia sorvola le loro teste;<br />
quei bambini li vedrai, poco tempo dopo,<br />
passare “stecche” di fumo o palline di<br />
cocaina a studenti e professionisti, o li riconoscerai<br />
in una piccola foto sulla pagina<br />
della cronaca giudiziaria.<br />
Per spacciare non serve alcun titolo di<br />
studio: tutti possono mettersi a un angolo<br />
e fare il palo, o trasportare piccole dosi.<br />
È un mestiere che garantisce soldi facili,<br />
ma altrettanto facilmente ti può privare<br />
del sorriso.<br />
“Ma questa che vita è?”<br />
Qualcuno cerca di ripetergli fino alla<br />
nausea che quella non è vita. Quel ragazzo<br />
che ormai da qualche tempo non frequenta<br />
più la scuola se ne va, promettendo<br />
di non spacciare più, ma la strada è<br />
sua compagna di viaggio per troppe ore<br />
al giorno e non c’è un pallone o dei coetanei,<br />
amici veri, che lo possano dissuadere<br />
da scelte pericolose per il suo futuro.
www.isiciliani.it<br />
Antimafia al Nord<br />
Un libro ripulisce<br />
il circolo Arci<br />
Dove i mafiosi avevano<br />
brindato in onore del<br />
loro capo, adesso gli antimafiosi<br />
si riuniscono<br />
per riaffermare i valori<br />
della legalità<br />
di Rosaria Malcangi<br />
e Andrea Zolea<br />
www.stampoantimafioso.it<br />
Paderno Dugnano. Molto di più della<br />
presentazione di un libro. Ha il sapore<br />
di una messa laica l’incontro organizzato<br />
il 17 febbraio al circolo Arci Falcone<br />
e Borsellino. Il libro al centro del dibattito<br />
è Buccinasco, La ’ndrangheta al<br />
nord di Nando dalla Chiesa Martina<br />
Panzarasa. C'era anche Piero Grasso,<br />
ex procuratore nazionale dell’Antimafia.<br />
Il circolo in questione è quello in cui<br />
nell’ottobre 2009 si svolse un summit di<br />
‘ndranghetisti. A diciannove chilometri da<br />
Milano, sotto la foto dei due magistrati assassinati,<br />
una trentina pranzarono e brindarono<br />
a Pasquale Zappia, diventato referente<br />
nel nord Italia delle cosche calabresi.<br />
I carabinieri filmarono tutto e nel luglio<br />
2010 l’operazione Crimine-Infinito, coordinata<br />
dalle Direzioni distrettuali antimafia<br />
(Dda) di Reggio Calabria e Milano,<br />
portò in carcere quasi trecento persone.<br />
Tra di loro assassini, trafficanti di droga,<br />
persone ritenute colpevoli di riciclaggio,<br />
estorsione, usura e altro.<br />
A distanza di tre anni e mezzo da<br />
quell’insulto si avvertiva però ancora la<br />
necessità di una bonifica morale di quel<br />
luogo di cultura, intitolato ai più famosi<br />
martiri della mafia ma profanato da essa.<br />
Una bonifica morale<br />
Bisognava «archiviare» la cena<br />
dell’inferno e rendere omaggio a chi ha<br />
pagato con la vita la lotta alla mafia riaffermando<br />
l’impegno civile che parte dalla<br />
conoscenza della mafia, della ’ndrangheta<br />
e di altre organizzazioni criminali.<br />
Il professor dalla Chiesa lo ripete a ogni<br />
occasione: «La battaglia contro la ’ndrangheta<br />
inizia imparando a pronunciare e<br />
scrivere correttamente il nome. ‘Ndrangheta.<br />
Non andrangheta». Perché ciò che<br />
non si riesce nemmeno a nominare ha gioco<br />
facile a sparire dalla vista e dalle coscienze.<br />
Mentre fuori un sole freddo prometteva<br />
l’arrivo della primavera, nel circolo Arci si<br />
respirava la speranza - smentita dal democratico<br />
esito delle urne - che la Lombardia<br />
potesse finalmente cambiare passo. Ad altre<br />
latitudini di democrazia e cittadinanza,<br />
gli scandali emersi negli ultimi mesi in<br />
Regione sarebbero bastati a seppellire per<br />
sempre i destini politici dei responsabili.<br />
In Italia no.<br />
Ndrangheta nell'interland milanese<br />
E allora ac<strong>qui</strong>sta ancora più spessore<br />
l’imperativo di diffondere la conoscenza<br />
del fenomeno mafioso. Obiettivo a cui il<br />
libro - segnalato di recente anche dal Ministero<br />
della Pubblica Istruzione alle varie<br />
scuole italiane - dà un prezioso contributo.<br />
Esso ricostruisce tutta la parabola della<br />
’ndrangheta nei centri dell’hinterland milanese,<br />
il cui epicentro è Buccinasco, non<br />
a caso denominata la Platì del nord.<br />
Negli anni ’70 la ‘ndrangheta inizia a far<br />
soldi con i sequestri di persona, poi nel decennio<br />
successivo passa al traffico della<br />
droga. Le cosche così accumulano in fretta<br />
I Sicilianigiovani<br />
Sicilianigiovani<br />
– pag. 32<br />
ingenti quantità di denaro ma – come ricorda<br />
Martina Panzarasa – l’obiettivo non<br />
sono tanto i soldi, quanto il potere e il controllo<br />
del territorio. Controllo che può iniziare<br />
banalmente con l’ac<strong>qui</strong>sto di piccoli<br />
terreni, poi di una casa, un bar, una palazzina<br />
fino ad arrivare a comprare o costituire<br />
una società immobiliare.<br />
Non è mancato un «fuori programma».<br />
Maurizio Luraghi, ex imprenditore edile,<br />
imputato per associazione di tipo mafioso<br />
nel processo Cerberus, attualmente sospeso,<br />
è intervenuto dalla platea. Dopo il fallimento<br />
della sua azienda, l’imprenditore, a<br />
dispetto dell’ampia circonferenza vita, si è<br />
riciclato come maestro di ballo.<br />
L'Expo e il movimento terra<br />
Citato nel libro di Dalla Chiesa e Panzarasa<br />
e in altri affini, l’uomo parla come un<br />
fiume in piena ogni volta che può. Rimprovera<br />
allo Stato la lentezza con cui viene<br />
gestito il fondo di solidarietà, lo strumento<br />
che garantisce alle vittime di reati mafiosi,<br />
purchè dotate di precisi re<strong>qui</strong>siti, il risarcimento<br />
dei danni subiti. La figlia di Luraghi,<br />
imprenditrice nel settore edilizio, attende<br />
oltre un milione di euro dopo un incendio<br />
e il successivo fallimento della sua<br />
azienda.<br />
La tensione scatenata dalle sue parole,<br />
soprattutto per i riferimenti ai pericoli di<br />
gestione mafiosa connessi ai lavori<br />
dell’Expo 2015, e in particolare al movimento<br />
terra, si è sciolta in una foto in<br />
qualche modo liberatoria scattata agli organizzatori<br />
e ai loro ospiti sotto l’immagine<br />
di Falcone e Borsellino sorridenti.<br />
Ma forse la fotografia vera, quella che si<br />
è depositata nel profondo della coscienza<br />
dei presenti, è un’altra. È il professor Dalla<br />
Chiesa, dopo aver ascoltato Luraghi con<br />
interesse, conserva i documenti che<br />
l’uomo gli passa, poi si avvicina al banchetto<br />
dei libri, ac<strong>qui</strong>sta una copia, ci scrive<br />
dentro una dedica e la regala alla figlia<br />
di Luraghi. Ed e proprio da <strong>qui</strong> che si ricomincia:<br />
da un libro.
www.isiciliani.it<br />
Poteri<br />
Cosentino<br />
non dimentica<br />
E' la fine di un'epoca.<br />
La caduta di un intoccabile...<br />
di Arnaldo Capezzuto<br />
www.ladomenicasettimanale.it<br />
Si è costituito nel carcere di Secondigliano<br />
di Napoli, un penitenziario duro<br />
dove sono reclusi padrini mafiosi e boss<br />
camorristi, Nicola Cosentino, deputato<br />
uscente del Pdl, ex sottosegretario<br />
all'Economia con delega al Cipe<br />
nell'ultimo governo Berlusconi e potente<br />
coordinatore regionale campano.<br />
Non appena è terminata l'immunità parlamentare<br />
– il 15 marzo – l'ex onorevole è<br />
finito in una cella nel padiglione T1, quello<br />
riservato ai detenuti di alta sicurezza.<br />
L'uomo politico che ha contribuito a far<br />
vincere il Pdl a livello nazionale, eleggendo<br />
nel 2008 in Campania ben 38 deputati<br />
e 14 senatori, rastrellando oltre un milione<br />
e seicento mila voti, pari al 12 per cento<br />
del consenso totale dell'armata costruita<br />
da Silvio Berlusconi è ristretto nella casa<br />
circondariale partenopea.<br />
Nicola Cosentino, conosciuto anche con<br />
il nomignolo di Nick 'o mericano è imputato<br />
in due diversi processi con accuse che<br />
vanno dal reimpiego di capitali illeciti,<br />
alla corruzione aggravati dalla finalità<br />
mafiosa e al concorso in associazione mafiosa.<br />
Nicola Cosentino non è un prigioniero<br />
politico, non è vittima di una persecuzione<br />
orchestrata dalle toghe rosse, non<br />
è il nuovo Enzo Tortora. I profili penali<br />
contestati all'ex sottosegretario – in questi<br />
anni – sono molto gravi anzi gravissimi.<br />
Nel corso delle indagini e dei due processi<br />
che si stanno celebrando presso il Tribunale<br />
di Santa Maria Capua Vetere emergono<br />
sempre di più legami in<strong>qui</strong>etanti e<br />
chiari contorni in cui camorra, politica,<br />
classe dirigente e imprenditoria sono fili<br />
dello stesso intreccio.<br />
Non c'è dubbio che l'arresto di Cosentino<br />
sancisce la fine di un'epoca.<br />
E Nick 'o mericano è stato solo il primo<br />
della lista. L’ex senatore Pdl Sergio De<br />
Gregorio, la gola profonda che ha inguaiato<br />
Silvio Berlusconi sulla compravendita<br />
dei parlamentari, è serenamente finito<br />
ai domiciliari, stesso destino per Vincenzo<br />
Nespoli, senatore uscente e sindaco decaduto<br />
di Afragola.<br />
Non è finita. Qualche problema, per la<br />
verità più d'uno, si addensa anche sul<br />
capo di Amedeo Laboccetta, deputato Pdl,<br />
trombato alle ultime consultazioni e in<br />
rapporti d’affari con l’imprenditore latitante<br />
Francesco Corallo, re delle slot machine.<br />
C’è poi l’incognita grossa come<br />
una cosa del riconfermato deputato Pdl<br />
Luigi Cesaro, noto come Giggino ‘a purpetta,<br />
sempre in bilico per un’inchiesta su<br />
politica e camorra ormai in dirittura<br />
d’arrivo. Non è casuale infatti se per la<br />
prima volta il boss pentito del clan dei Casalesi<br />
Luigi Guida ’o ndrink, per anni ai<br />
vertici della cosca casertana, ha deciso di<br />
parlare del potente politico di Sant’Antimo<br />
e della sua famiglia.<br />
L'ex padrino vuota il sacco<br />
L’ex padrino nel corso dell’udienza del<br />
6 marzo al Tribunale di Santa Maria Capua<br />
Vetere ha vuotato il sacco raccontando<br />
ai giudici degli interessi dei Cesaro nel<br />
comune di Lusciano e in particolare svelando<br />
accordi segreti su gare d’appalti :<br />
quella per il Pip (piano insediamento produttivi)<br />
e una riguardante un centro di riabilitazione.<br />
Esce fuori un patto d’acciaio<br />
tra politica, imprenditoria e camorra. La<br />
“cosa pubblica” diventa “cosa loro”.<br />
Non è la prima volta e non sarà l’ultima<br />
che Luigi Cesaro, ex presidente della Provincia<br />
di Napoli, viene tirato in ballo in<br />
storie che per usare un eufemismo chiamiamo<br />
“opache”. Il deputato Giggino ‘a<br />
purpetta era rimasto già coinvolto a metà<br />
degli anni Ottanta in un’inchiesta sul clan<br />
capeggiato da Raffaele Cutolo e assolto<br />
con sentenza definitiva dopo una condanna<br />
in primo grado per favoreggiamento a<br />
5 anni di carcere.<br />
I Sicilianigiovani<br />
Sicilianigiovani<br />
– pag. 33<br />
Non molto tempo fa durante un’intercettazione<br />
effettuata nel corso di un collo<strong>qui</strong>o<br />
in carcere, il padrino Cutolo riferiva<br />
a una nipote – in cerca di un favore – di<br />
farsi aiutare da Cesaro, ora uno importante,<br />
che anni addietro gli avrebbe anche fatto<br />
“da autista”. Il nuovo Parlamento insomma<br />
a breve potrebbe occuparsi del deputato<br />
Cesaro: risalirebbe a circa un anno<br />
fa la richiesta d’arresto dell’onorevole, da<br />
parte della Procura all’Ufficio gip di Napoli.<br />
L’inchiesta prende le mosse dalle dichiarazioni<br />
del 2008 di Gaetano Vassallo,<br />
stakeholder dei rifiuti per conto dei Casalesi,<br />
che accusa Cesaro di relazioni con<br />
elementi di spicco del clan.<br />
“Non pagherò per tutti”<br />
Ecco, la caduta di Nicola Cosentino, il<br />
tramonto del suo sistema di potere ha fatto<br />
maturare, evidentemente, delle scelte e<br />
accelerato un cambio di scenario significativo.<br />
Oltre a “’o ndrink” altri potrebbero<br />
sentirsi liberi d’illuminare con i loro racconti<br />
le zone d’ombra che spesso al Sud<br />
accompagnano il successo di alcuni impresentabili<br />
e le loro formazioni politiche.<br />
Ci sono spazi. S’intravedono praterie di<br />
verità. E’ caduto il Cosentinismo – si sa –<br />
quando la barca affonda c’è il “si salvi chi<br />
può”.<br />
Il comandante – però – è rimasto al timone<br />
di quel potere e sta dimostrando ancora<br />
una volta di essere un leader. L’atteggiamento<br />
del detenuto Cosentino è rigoroso.<br />
Finita l’immunità, si è consegnato alla<br />
casa circondariale senza fiatare.<br />
Nell’interrogatorio di garanzia in carcere<br />
ha ribadito al gip di essere innocente e di<br />
respingere tutte le accuse. E’ in cella e<br />
non si lamenta. Ha deciso e promesso alla<br />
famiglia che da detenuto non vuole presenziare<br />
ai suoi processi e farsi vedere<br />
dietro le sbarre di una gabbia. Il suo messaggio<br />
sembra ine<strong>qui</strong>vocabile per chi dalla<br />
parte sua sa capire: “Io sono un vero<br />
uomo. Non mi nascondo. Mi prendo gli<br />
oneri. Difendo una storia. Non pagherò<br />
per tutti”.
www.isiciliani.it<br />
Napoli<br />
<br />
<br />
Lo scandalo si chiama “Ospedale del<br />
Mare”, un mostro di cemento più o meno<br />
antisismico con travi d'acciaio e grossolane<br />
pomposità architettoniche di dubbia<br />
utilità. Una mega struttura che adesso<br />
con la riperimetrazione della Zona Rossa<br />
quella cioè che dovrebbe essere evacuata<br />
prima dell'inizio di una eventuale eruzione<br />
del Vesuvio, si trova al centro di una<br />
emergenza. La decisione è stata adottata<br />
dalla Protezione civile nazionale che vagliando<br />
rapporti tecnici e studi sul rischio<br />
eruzione del Vesuvio ha deciso di estendere<br />
i confini dell'area di massimo rischio<br />
anche a parte della zona orientale<br />
di Napoli, e, in particolare a Ponticelli<br />
dove appunto sorge il cantiere della grande<br />
struttura ospedaliera.<br />
Chi ha progettato a suo tempo l'insediamento<br />
dell'ospedale non lo sapeva che<br />
si edificava a ridosso di una potenziale<br />
Zona Rossa? Perché è stato consentito un<br />
progetto del genere? Perché la Regione<br />
all'epoca guidata da Antonio Bassolino<br />
ha avallato questa soluzione? Quali interessi<br />
c'erano in gioco? C'entra qualcosa<br />
la moglie (famiglia di costruttori) di un<br />
potente ex assessore, ora eurodeputato e<br />
uomo da sempre di Bassolino? La collocazione<br />
dell'Ospedale del Mare nella<br />
vecchia zona gialla, tecnicamente “a pericolosità<br />
differita”, non metteva - certo-<br />
al riparo la struttura e i suoi futuri ospiti<br />
dalla furia distruttiva del vulcano. In<br />
realtà, dopo il superamento di tanti intoppi<br />
creati dalla formula del project financing<br />
scelto per la realizzazione della<br />
struttura, proprio ora che secondo l'ultima<br />
versione ufficiale, i lavori dovrebbero<br />
concludersi definitivamente nel 2015,<br />
riesce difficile immaginare un clamoroso<br />
dietro front. L'Ospedale a Ponticelli sarà,<br />
insomma, completato. Ma proprio per<br />
questo occorre pretendere garanzie per<br />
la sicurezza del personale e dei circa 500<br />
degenti. La struttura, infatti, ingloberà i<br />
presidi ospedalieri dell'Ascalesi, del Loreto<br />
mare, del San Gennaro e degli Incurabili<br />
che a breve chiuderanno. Motivo:<br />
abbattere la spesa sanitaria. Quindi in<br />
caso di emergenza bisognerà evacuare<br />
degenti e personale. Bene. Si farà in tempo?<br />
E dove li trasferiranno?<br />
www.isiciliani.it<br />
I Sicilianigiovani<br />
Sicilianigiovani<br />
– pag. 35
Catania/ Università<br />
Il nuovo<br />
e l'indagato<br />
Pignataro nuovo rettore.<br />
Recca trombato<br />
alle politiche e indagato<br />
dalla Procura per la<br />
mail elettorale inviata<br />
a professori e studenti<br />
dell'ateneo catanese<br />
di Salvo Catalano<br />
www.ctzen.it<br />
Sette giorni per cambiare l'università<br />
di Catania. Il tempo che c’è voluto<br />
per assistere a un avvicendamento al<br />
vertice di uno dei maggiori atenei del<br />
Sud, e non solo a seguito delle elezioni<br />
accademiche del 28 febbraio per il<br />
nuovo rettore. Vicende politiche e giudiziarie<br />
sembrano aver fatto il resto.<br />
Tutto comincia poco prima di marzo,<br />
con l'aspettativa richiesta dall'ormai ex<br />
Magnifico Antonino Recca - già coordinatore<br />
regionale Udc - per correre alle<br />
elezioni nazionali per un posto al<br />
Senato. Non avendo ottenuto la poltrona<br />
Scheda<br />
DA ECONOMIA AL RETTORATO<br />
Quasi cinquantenne, sposato, con un figlio, è docente di<br />
Scienze delle finanze al dipartimento di Economia dell'università<br />
di Catania. In questi anni è stato membro del Consiglio<br />
d’amministrazione dell’ente e, tra il 2009 e il 2010, presidente<br />
della Scuola superiore etnea. Dopo la laurea proprio all'università<br />
di Catania, consegue un master e un dottorato a York, nel<br />
Regno Unito. Torna in Italia e rinuncia a un posto di lavoro in<br />
banca per un contratto da ricercatore a Unict. È l'inizio degli<br />
anni '90. Nel 2000 diventa professore associato e due anni<br />
dopo è ordinario. Tra i suoi settori di ricerca c'è soprattutto<br />
l’economia sanitaria con un approfondimento sull’organizzazione<br />
ospedaliera.<br />
www.isiciliani.it<br />
a palazzo Madama, Recca avrebbe<br />
dovuto mantenere quella di rettore etneo<br />
fino alla scadenza del suo mandato, il 31<br />
ottobre.<br />
Ma tutto cambia la mattina del 6 marzo<br />
quando, con una email alla comunità accademica,<br />
annuncia le proprie dimissioni.<br />
A distanza di poche ore, si diffonde la<br />
notizia dell'iscrizione nel registro degli<br />
indagati dello stesso Recca da parte della<br />
procura di Catania per il cosiddetto caso<br />
Mailgate: l'invio di un messaggio di posta<br />
elettronica elettorale a favore della<br />
candidata Udc Maria Elena Grassi durante<br />
le scorse consultazioni regionali.<br />
A tutti i docenti e gli studenti...<br />
Un messaggio inviato a tutti i docenti e<br />
agli studenti catanesi di Unict attraverso i<br />
server di posta dell'Università di Catania,<br />
dove lavora il marito della donna, Nino<br />
Di Maria, membro dello staff del rettore.<br />
Sette giorni dopo la notizia e le dimissioni<br />
di Recca, si insedia il nuovo rettore<br />
eletto: Giacomo Pignataro, docente di<br />
Economia.<br />
«Non esistono più, a mio parere, le<br />
condizioni di serenità per il<br />
completamento del mio secondo<br />
I Sicilianigiovani<br />
Sicilianigiovani<br />
– pag. 36<br />
mandato di rettore. Pertanto, rassegno le<br />
dimissioni irrevocabili dalla carica con<br />
decorrenza 11 marzo 2013».<br />
Le critiche alla sua decisione di restare<br />
fino a ottobre e soprattutto l'annuncio di<br />
alcuni “urgenti interventi” non erano di<br />
certo mancate. Come quelle di studenti,<br />
docenti e ricercatori del Coordinamento<br />
unico d'ateneo che, con una nota, hanno<br />
accusato il rettore di voler restare in carica<br />
per «una puerile idea di rivalsa e onnipotenza».<br />
«Se qualcuno ha come unica ambizione<br />
– affermano - quella di trasformare<br />
questi mesi di transizione in una semina<br />
di mine antiuomo per la prossima amministrazione,<br />
diciamolo subito: è<br />
ridicolo».<br />
Ma forse, oltre alle ostilità interne, a<br />
pesare sulla decisione di Recca di<br />
abbandonare anzi tempo potrebbero<br />
essere state le tre accuse formulate nei<br />
suoi confronti dalla procura etnea che<br />
indaga sullo scandalo delle email<br />
elettorali partite dai server dell’<br />
università: rivelazione e uso di segreti<br />
d’ufficio, violazione della privacy e<br />
intralcio alla giustizia, con promesse in<br />
cambio di false dichiarazioni ai<br />
magistrati.<br />
Negli ultimi tempi è stato tra i più critici oppositori dell'ex<br />
rettore Antonino Recca, il primo turno di votazioni accademiche<br />
si è chiuso per lui con un ottimo risultato, seppure senza<br />
quorum: più del doppio dei voti ottenuti da Giuseppe Vecchio,<br />
candidato appoggiato dal Magnifico allora in carica. In attesa<br />
del secondo turno, considerate le preferenze andate al collega,<br />
è lo stesso contendente Vecchio a ritirare la propria<br />
candidatura. Eletto il 28 febbraio, Pignataro resterà in carica<br />
per sei anni. Tra i punti i fondamentali del suo programma ci<br />
sono «la discussione e il coinvolgimento diretto» di tutti i membri<br />
dell'università, la scelta di «regole chiare esplicite, certe e<br />
uniformi, senza nessuno spazio a forme di autoritarismo» e la<br />
revisione del tanto contestato statuto d'ateneo in un’ottica più<br />
pluralista.
Un carico pesante per quella che Recca<br />
aveva definito «una ragazzata, che ha<br />
dato il via a una smisurata enfasi mediatica<br />
caratterizzata da un’ostilità cavalcata<br />
da alcune parti politiche». «I dati<br />
sensibili degli studenti non risultano essere<br />
stati mai violati e sono rigorosamente<br />
protetti presso i server dell’Università.<br />
–aggiungeva il direttore generale Lucio<br />
Maggio – Al fine di non produrre inopportune<br />
interferenze, l’Università si<br />
asterrà da ulteriori indagini interne, restando<br />
in fiduciosa attesa degli esiti delle<br />
investigazioni svolte dagli organi competenti».<br />
Indagini sulla mail elettorale inviata<br />
da Daniele Di Maria, figlio della<br />
candidata Grassi e del dipendente Unict<br />
Nino Di Maria, che sono arrivate puntuali.<br />
Oltre ai tre, infatti, ad essere iscritti<br />
nel registro degli indagati sono adesso<br />
Scheda<br />
QUANDO RECCA<br />
LAUREO' CALTAGIRONE<br />
Una petizione online per chiedere la<br />
sospensione in via cautelativa della laurea<br />
ad honorem conferita nel 2009<br />
dall’Università di Catania a Francesco<br />
Bellavista Caltagirone, finito in carcere<br />
per truffa ai danni dello Stato. Ad avviarla<br />
un gruppo di docenti dell’Ateneo catanese.<br />
La decisione di insignire dell’onorificenza<br />
l’imprenditore romano è stata tra<br />
le più contestate del mandato dell’ex rettore<br />
Antonino Recca<br />
«Per riparare, almeno in parte, alla<br />
brutta figura non ci resta, come docenti e<br />
studenti, che chiedere che la laurea così<br />
improvvidamente conferita venga rapidamente<br />
sospesa in regime di autotutela,<br />
in attesa che si verifichino le eventuali<br />
responsabilità penali del sig. Francesco<br />
Gaetano Caltagirone».<br />
Così alcuni docenti dell’Università di<br />
Catania, in particolare il gruppo che<br />
www.isiciliani.it<br />
due tecnici della divisione informatica<br />
dell’ateneo – che avrebbero materialmente<br />
aiutato i Di Maria a inviare il messaggio<br />
– e lo stesso rettore. Che, secondo<br />
l’ipotesi dei magistrati, avrebbe potuto<br />
dare origine all’intero caso.<br />
Sarebbe Recca la persona che, «abusando<br />
della sua qualità, rivela notizie<br />
d’ufficio, le quali debbono rimanere segrete,<br />
o ne agevola in qualsiasi modo la<br />
conoscenza». Nel caso specifico, concorrendo<br />
all’invio di mail di propaganda<br />
elettorale a studenti e docenti iscritti alla<br />
mailing list interna dell’università attraverso<br />
un indirizzo che solo in rettorato<br />
potevano conoscere.<br />
A questo si aggiunge la violazione della<br />
privacy per aver trattato, fuori dalle<br />
funzioni istituzionali, i dati personali di<br />
studenti e docenti. Aggravante, secondo i<br />
compone il Cuda (Coordinamento unico<br />
d’Ateneo), hanno avviato una petizione<br />
online per chiedere la sospensione della<br />
laurea honoris causa che l’Ateneo<br />
catanese ha conferito nel 2009 al noto<br />
imprenditore arrestato lo scorso 19<br />
marzo con l’accusa di frode nelle<br />
pubbliche forniture, appropriazione<br />
indebita e trasferimento fraudolento di<br />
denaro a terzi, a seguito di un’indagine<br />
della Procura di Civitavecchia sulla<br />
realizzazione del porto turistico di<br />
Fiumicino.<br />
Secondo i suoi detrattori, Francesco<br />
Bellavista Caltagirone non rientrerebbe<br />
tra le persone che, come richiede il testo<br />
unico approvato con decreto regio<br />
1592/1933 per l’assegnazione delle lauree<br />
ad honorem, «per opere compiute o<br />
pubblicazioni fatte, siano venute in meritata<br />
fama di singolare perizia nelle discipline<br />
della Facoltà per cui è concessa».<br />
Il titolo, come ironizzano i docenti che<br />
hanno avviato la petizione, non sembra<br />
avere portato bene all’imprenditore.<br />
Desirée Miranda<br />
I Sicilianigiovani<br />
Sicilianigiovani<br />
– pag. 37<br />
“Il poco<br />
prestigio<br />
della laurea<br />
catanese”<br />
magistrati, è l’«aver commesso il fatto<br />
con abuso dei poteri o con violazione dei<br />
doveri inerenti a una pubblica funzione o<br />
a un pubblico servizio». Come quella del<br />
rettore dell’università di Catania,<br />
appunto.<br />
Mentire all'autorità giudiziaria<br />
Al Magnifico dimissionario, infine,<br />
viene contestato di aver tentato di indurre<br />
il suo collaboratore e marito della candidata<br />
Nino Di Maria a mentire all’autorità<br />
giudiziaria. Promettendo una facile via<br />
d’uscita: scaricare la colpa sul figlio Daniele.<br />
Su questa terza accusa sembra non<br />
abbia giocato a favore di Recca la decisione,<br />
poche settimane dopo il caso, di<br />
promuovere Di Maria da membro dello<br />
staff del rettore a direttore del Cinap, il<br />
centro che si occupa dell’accessibilità<br />
delle strutture e dei servizi agli studenti<br />
diversamente abili.<br />
L'intera questione passa però sottotraccia<br />
davanti alle dimissioni dello stesso<br />
Magnifico e alla sua poltrona lasciata<br />
vuota. Il suo successore Giacomo Pignataro,<br />
già eletto, dovrà aspettare il via libera<br />
dal ministro dell’Istruzione Francesco<br />
Profumo per potersi insediare. Passaggio<br />
burocratico che avviene la sera<br />
del 12 marzo, sei giorni dopo. L'indomani<br />
Pignataro si presenta come nuovo rettore<br />
dell'università di Catania. Promette<br />
di non aumentare le tasse, si augura di<br />
poter rendere il tanto contestato statuto<br />
voluto dal suo predecessore «più equo e<br />
rappresentativo» e annuncia uno dei suoi<br />
primi atti da Magnifico: una riunione con<br />
tutti i rappresentanti degli studenti «per<br />
discutere dei problemi dell’Ateneo e cercare<br />
di risolverli insieme. Perché la laurea<br />
a Catania non abbia solo valore legale,<br />
ma significhi anche prestigio».
www.isiciliani.it<br />
Sicilia<br />
Mafia a Partinico<br />
Cosa ci aspetta<br />
È l´inizio dell´ultima<br />
guerra di mafia a Partinico,<br />
con due schieramenti<br />
che affilano le<br />
armi...<br />
di Pino Maniaci<br />
telejato.globalist.it<br />
Recentemente abbiamo approfondito<br />
la storia dei mafiosi di Borgetto che<br />
oggi sono liberi di scorrazzare per le<br />
vie del Paese, dopo aver scontato la<br />
pena nelle patrie galere. Ed a Partinico<br />
cosa succede? Chiaramente noi non<br />
possiamo farci mancare nulla, ed ecco<br />
che ritroviamo in giro nomi ben conosciuti<br />
negli ambienti di Cosa nostra<br />
che da poco sono in circolazione.<br />
Parliamo di Michele Vitale, fratello di<br />
Leonardo e Vito Fardazza, e dell'anziano<br />
Nino Nania, fratello dell'ergastolano Fifiddu,<br />
ancora rinchiuso nelle patrie galere.<br />
Parliamo di due storici esponenti della<br />
malavita organizzata che, in passato, si<br />
facevano la guerra. Difatti, ricordiamo<br />
che la corrente Nania-Giambrone era antagonista<br />
ai mafiosi Vitale-Salto. Oggi<br />
sono fuori, cosa potrebbe accadere? Si<br />
dice che Michele Vitale sia nella via della<br />
conversione, e sia pronto a prendere le<br />
distanze dalla sua storia. In effetti, per<br />
l'esponente della famiglia Fardazza non<br />
sussiste alcuna accusa di omicidio.<br />
Come direbbe Provenzano amava la<br />
sommersione, ed oggi è a caccia di lavoro,<br />
costretto alle condizioni vincolate<br />
della libertà vigilata. Tuttavia, rimane<br />
sempre un Fardazza, <strong>qui</strong>ndi un ipotetico<br />
punto di riferimento per i rampolli locali<br />
di Cosa nostra. Ama muoversi e riunirsi<br />
campagne campagne e vestire di marca,<br />
atteggiandosi come un dandy locale.<br />
Su decisione di Provenzano<br />
Ma ricordiamo un po' di storia...<br />
A giugno del 2005 fu Bernardo Provenzano<br />
a decidere che anche Partinico<br />
doveva seguire quella regola della "sommersione",<br />
che negli ultimi anni di governo<br />
di Cosa nostra era stata l´arma vincente<br />
del boss corleonese. E nominò<br />
come reggente quel Maurizio Lo Iacono<br />
che solo quattro mesi dopo era già morto.<br />
Ucciso dagli uomini dello<br />
schieramento che si era improvvisamente<br />
ritrovato sotto le insegne di Antonino<br />
Nania, un vecchio boss con i contatti<br />
giusti oltreoceano, e di suo figlio<br />
Francesco, che proprio negli Stati Uniti<br />
trascorreva la sua latitanza, pur<br />
continuando a curare gli affari di<br />
famiglia. Persino Bernardo Provenzano,<br />
come si sarebbe appreso poi da un<br />
"pizzino" con una richiesta di informazioni<br />
avanzata a Lo Piccolo, rimase interdetto<br />
per quell'omicidio.<br />
È l´inizio dell´ultima guerra di mafia a<br />
Partinico, con due schieramenti che affilano<br />
le armi e che non fanno più mistero<br />
dei loro sponsor ad alto livello: i rampanti,<br />
i giovani scalpitanti che riconoscono<br />
solo l´autorità di "'u zu Ninu", Antonino<br />
I Sicilianigiovani<br />
Sicilianigiovani<br />
– pag. 38<br />
Nania, che insieme con Antonino Giambrone<br />
accetta di fare da sponda alle velleità<br />
di allargamento oltre i confini dei<br />
palermitani di Salvatore Lo Piccolo alla<br />
ricerca di nuovi appalti e di nuovi affari,<br />
come la cava American Rock di Montelepre,<br />
proprietà di Francesco D´Amico,<br />
da sempre vicino a Raccuglia e poi<br />
costretto a scendere a patti con gli<br />
appetiti di Lo Piccolo.<br />
Dall´altra parte il potere costituito, rappresentato<br />
da due capimafia in quel momento<br />
detenuti, Nicolò Salto e Salvatore<br />
Corrao, longa manus del superlatitante<br />
Domenico Raccuglia, gli eredi naturali<br />
dei Vitale. Il 2006 è l´anno in cui Nania<br />
riesce a imporre la sua leadership: nomina<br />
capo di Partinico Gaetano Lunetta<br />
(poi arrestato) e Borgetto Antonino<br />
Giambrone. La cosca può contare sulla<br />
complicità di alcuni imprenditori come i<br />
fratelli Riina, e su uomini di peso come<br />
Giuseppe Lo Baido e Antonino Frisella.<br />
“Dobbiamo risistemare l'officina”<br />
Nomine che scatenano l´ira dello<br />
schieramento avversario che, tra le altre<br />
cose, contesta ai Nania di non provvedere<br />
al sostentamento delle famiglie dei detenuti,<br />
così come invece prevedono le<br />
"leggi" di Cosa nostra. Nei collo<strong>qui</strong> in<br />
carcere con il nipote, il boss-meccanico<br />
Salvatore Corrao usa il linguaggio criptico<br />
del suo mestiere per annunciare che<br />
«dobbiamo risistemare quest'officina».<br />
Dopo avere scontato la pena di 10 anni<br />
di reclusione torna nella sua casa Michele<br />
Vitale, uno dei tre fratelli per anni a<br />
capo della cosca mafiosa di Partinico.
Michele, che dei tre è stato sempre<br />
considerato il più "tran<strong>qui</strong>llo", ha scontato<br />
la pena comminata dal tribunale di Palermo<br />
unificata con quella del 9 luglio<br />
1999, per il delitto di cui all'art. 416 bis<br />
C.P. per avere, in concorso con numerose<br />
altre persone fatto parte dell'associazione<br />
mafiosa denominata "Cosa Nostra", avvalendosi<br />
della forza di intimidazione del<br />
vincolo associativo e della condizione di<br />
assoggettamento e di omertà che ne deriva<br />
per commettere reati contro la vita,<br />
l'incolumità individuale, contro la libertà<br />
personale e contro il patrimonio, tra i<br />
quali quelli di cui ai capi che seguono,<br />
nonché per ac<strong>qui</strong>sire il controllo di attività<br />
economiche e appalti pubblici e, comunque,<br />
per realizzare profitti o vantaggi<br />
ingiusti. Con l'aggravante del quarto<br />
comma trattandosi di associazione armata.<br />
“Controllo di attività economiche”<br />
Il calcolo di cui si è tenuto conto per la<br />
pena è il seguente: pena base anni 5 di<br />
reclusione, aumentata di anni due per le<br />
contestate aggravanti ed in esito all'unificazione<br />
si aumenta di altri 3 anni e si<br />
perviene alla pena sopra indicata di anni<br />
10. A questa pena si deve aggiungere la<br />
misura di sicurezza della assegnazione<br />
ad una casa di lavoro per la durata di<br />
anni 2.<br />
Tra l'altro è stato condannato per avere,<br />
dallo stato di detenzione in cui si trovava,<br />
messo a disposizione delle attività illecite<br />
della famiglia mafiosa i propri figli<br />
illegittimi. In tutto questo non possiamo<br />
fare a meno di ricordare che i componen-<br />
www.isiciliani.it<br />
ti della sua famiglia, e parliamo dei fratelli<br />
e delle sorelle, sono tutti protagonisti<br />
della vita delittuosa di Partinico degli<br />
ultimi decenni.<br />
A cominciare dal più grande, Leonardo,<br />
capo carismatico della famiglia mafiosa,<br />
che ha ormai collezionato qualche<br />
ergastolo per associazione mafiosa e per<br />
avere commesso diversi delitti.<br />
Per proseguire con Vito, che teneva i<br />
rapporti con il capo dei capi e con i boss<br />
corleonesi: il più violento da quello che<br />
racconta Giusy Vitale, autrice -insieme a<br />
Camilla Costanzo- del libro Ero cosa<br />
loro (Milano, Mondadori, 2009).<br />
Staccarsi da Riina e Provenzano<br />
Dai più anziani - Riina e Provenzano -<br />
Vito si voleva staccare, insieme a Giovanni<br />
Brusca, a Mimmo Raccuglia e a<br />
Matteo Messina Denaro, per potere agire<br />
in piena autonomia senza dovere a tutti i<br />
costi chiedere loro l'autorizzazione.<br />
Anche la mite Nina è stata condannata<br />
per associazione mafiosa. Recentemente<br />
la Corte d'Appello le ha aumentato la<br />
pena a 10 anni di reclusione in base a diverse<br />
intercettazioni che ne hanno aggravato<br />
la posizione. In ultimo Giusy Vitale,<br />
la prima donna boss di Partinico che aveva<br />
preso il posto dei fratelli nella gestione<br />
del mandamento e che, dopo essere<br />
venuta a conoscenza di diversi fatti e<br />
complicità, ne ha riferito poi ai magistrati<br />
della dda.<br />
Oggi Michele troverà sicuramente una<br />
situazione molto cambiata rispetto a 10<br />
anni fa; non troverà più niente del suo regno<br />
di Valguarnera, dove al posto delle<br />
I Sicilianigiovani<br />
Sicilianigiovani<br />
– pag. 39<br />
“La nostra<br />
emittente<br />
sarà sempre<br />
vigile<br />
e attenta”<br />
stalle ci sono distese incolte intestate a<br />
uomini che hanno segnato la lotta alla<br />
mafia. E difficilmente troverà terreni<br />
dove pascolare gli animali come se fossero<br />
a casa loro.<br />
La mafia non fa più parte della storia<br />
E tante altre cose sono cambiate. Adesso<br />
ci sono le associazioni antiracket e<br />
persino qualche suo concittadino commerciante,<br />
come d'altronde lui sa bene, si<br />
è stancato di sottostare alle continue richieste<br />
di estorsione.<br />
Ma quello che troverà sicuramente<br />
stravolta è la mentalità dei suoi concittadini<br />
e della maggior parte di politici<br />
(vecchi e nuovi) ormai consapevoli del<br />
fatto che la mafia a Partinico non fa più<br />
parte della storia attuale. La nostra emittente<br />
sarà sempre vigile ed attenta<br />
nell'analizzare i movimenti dei rampolli<br />
locali. L'attenta e competente attività delle<br />
forze dell'ordine ha permesso, negli ultimi<br />
anni, di bloccare con efficienza<br />
l'attività criminale della mafia.<br />
Cosa Nostra in difficoltà<br />
Pertanto, oggi, Cosa nostra si ritrova in<br />
estrema difficoltà e con pochi punti di riferimento.<br />
Speriamo di non sbagliare nel<br />
dire che, attualmente, respiriamo la <strong>qui</strong>ete<br />
prima della tempesta di una futura<br />
guerra di mafia, e che soltanto l'azione<br />
della autorità competenti e la coscienza<br />
dei cittadini onesti potranno debellarla<br />
del tutto.
www.isiciliani.it<br />
Sicilia/Ambiente<br />
No Terna: comitati<br />
in ordine sparso<br />
Protestano per<br />
difendere il diritto alla<br />
salute e alla vita. I<br />
cittadini della Valle del<br />
Mela si oppongono<br />
fermamente alla<br />
costruzione<br />
dell’elettrodotto<br />
Sorgente Rizziconi che<br />
la società Terna sta<br />
realizzando sulla costa<br />
tirrenica messinese<br />
ma...<br />
di Carmelo Catania<br />
Va avanti da mesi il braccio di ferro<br />
sull’elettrodotto Terna in corso di<br />
realizzazione tra la Sicilia e la<br />
Calabria.<br />
Un’opera contestata dai comitati locali<br />
nell'area della piana di Milazzo,<br />
soprattutto tra Serro, San Filippo del<br />
Mela, San Pier Niceto e Pace del Mela,<br />
secondo i quali l'infrastruttura sarebbe<br />
pericolosa per la popolazione perché<br />
troppo vicina ai centri abitati, in una<br />
zona già dichiarata a rischio ambientale<br />
per la presenza nell'area di una centrale<br />
elettrica e di una raffineria.<br />
Protestano i cittadini, protestano i<br />
sindaci ma, diversamente da altre realtà<br />
di protesta, come il No Ponte o il No<br />
Muos, manca il fronte comune e ogni<br />
comitato si trincera dietro la sigla<br />
“Nimby”, “Not in my backyard”,<br />
concetto così riassumibile: l’opera in<br />
questione può anche essere giusta e utile,<br />
purché non sia costruita nel mio<br />
territorio.<br />
L’appoggio dei grillini<br />
Comitati di cittadini e sindaci hanno<br />
portato la loro protesta fin davanti al<br />
Palazzo dei Normanni esponendo cartelli<br />
e striscioni contro Terna e hanno trovato<br />
il loro megafono nel Movimento 5 Stelle<br />
che, dopo quella sul MUOS, fa<br />
approvare il 6 marzo scorso – a larga<br />
maggioranza trasversale – all’Assemblea<br />
regionale siciliana una nuova mozione<br />
con cui si impegna il governatore<br />
Crocetta a chiedere a Terna «a porre in<br />
essere tutte le iniziative necessarie<br />
affinché il progetto esecutivo venga<br />
modificato nelle parti in cui il tracciato<br />
dell'elettrodotto attraversa tutta l'area<br />
definita dalla Regione siciliana ad<br />
elevato rischio di crisi ambientale e la<br />
Zona di protezione speciale, in modo da<br />
prevedere, per la sua realizzazione, il<br />
passaggio in galleria».<br />
«Teniamo a precisare – spiegano dal<br />
Movimento - che non siamo contrari a<br />
prescindere al progetto Terna, anche<br />
perché ci rendiamo conto dell’esigenza<br />
I Sicilianigiovani<br />
Sicilianigiovani<br />
– pag. 40<br />
dei servizi da fornire alla popolazione.<br />
Vogliamo, però, che in primo piano<br />
vengano messe le questioni della salute e<br />
dell’ambiente. E per questo che abbiamo<br />
voluto una riformulazione del progetto».<br />
Comitati divisi, Regione in stallo<br />
Ma a tutt’oggi, nonostante una<br />
generica dichiarazione sulla mancanza<br />
della verifica di compatibilità nessuna<br />
iniziativa risulta avviata da parte del<br />
Governo regionale e – secondo il<br />
Coordinamento Ambientale Tutela del<br />
Tirreno – Terna «continua<br />
nell’irragionevole intento di<br />
sopraffazione della volontà popolare.<br />
L’illustrazione della mozione, a cura<br />
della Deputata Zafarana, ha evidenziato i<br />
notevoli punti critici del progetto che il<br />
nostro coordinamento ha sempre indicato<br />
nelle numerose istanze portate avanti in<br />
questi anni.»<br />
Critici contro Crocetta anche il<br />
comitato Pacesi per la vita,<br />
l’associazione TU.DIR.DAI e<br />
l’associazione T.A.T.che – in occasione<br />
di un sit-in per commemorare i morti di<br />
Passo Vela (il tristemente noto “quartiere<br />
delle parrucche” del comune di Pace del<br />
Mela) – in un comunicato, si rivolgono al<br />
presidente della Regione siciliana, per<br />
illustrargli ancora una volta quello che<br />
sta accadendo in questa terra<br />
«dimenticata da Dio».
Le associazioni fanno riferimento al<br />
fatto che Pace del Mela non sia mai stata<br />
nominata da Crocetta nell’elenco delle<br />
località maggiormente colpite dalla presenza<br />
degli elettrodotti, circostanza verificatasi<br />
– secondo i comitati pacesi – anche<br />
durante la seduta del 6 marzo scorso,<br />
quando il governatore ha menzionato<br />
solo una parte dei territori compromessi<br />
dalla presenza dei tralicci dell’alta tensione.<br />
«La Valle del Mela – scrivono – non è<br />
confinata al solo paesino di cui Lei parla<br />
sempre e mostra il tracciato [San Pier Niceto,<br />
ndr], località che è si colpita dagli<br />
elettrodotti, ma non presenta le gravi criticità<br />
che invece insistono a Pace del<br />
Mela e che, ad oggi, non è stata oggetto<br />
della sua attenzione. Molto probabilmente<br />
non è informato della grave situazione<br />
sanitaria e della mortalità che esiste a<br />
Pace del Mela».<br />
L’associazione Passo Badia di San<br />
Pier Niceto ribadisce invece la propria fiducia<br />
nel Governo regionale per l’attività<br />
che sta svolgendo contro le criticità provocate<br />
dal tracciato dell’elettrodotto Terna.<br />
«Il Presidente Crocetta – scrive l’avvocato<br />
Rosy Giorgianni, presidente dell’associazione<br />
– è stato accusato di non essere<br />
Sindaco di tutti i siciliani e di fare favoritismi<br />
ai cittadini di San Pier Niceto.<br />
Il Comitato Passo Badia, ha fornito agli<br />
organi regionali una documentazione<br />
tangibile, attestante la criticità e l’assurdità<br />
del tracciato nell’area di Passo Badia,<br />
ovvero San Pier Niceto».<br />
www.isiciliani.it<br />
Cosa che – secondo la Giorgianni – il<br />
comitato Cittadini Pacesi per la Vita,<br />
non avrebbe mai fatto, evidenziando il<br />
fatto che il nuovo elettrodotto Terna nulla<br />
avrebbe a che vedere con il rione di Passo<br />
Vela.<br />
Nella sua replica inoltre il presidente<br />
dell’associazione Passo Badia fa riferimento<br />
anche alla brusca virata dell’elettrodotto<br />
prevista nel nuovo progetto, che,<br />
anziché proseguire lungo una traiettoria<br />
lineare come faceva in origine, ora va a<br />
finire sopra le abitazioni dei cittadini.<br />
«In quell’area – scrive la Giorgianni –<br />
il tracciato inizia a fare una molteplicità<br />
di deviazioni che avvicinano l’elettrodotto<br />
alle case, per poi ricongiungersi a Torregrotta<br />
sulla vecchia linea dell’elettrodotto<br />
in dismissione. Recentemente, il<br />
Dott. Motawi, dirigente Terna, ci informò<br />
che tale deviazione sarebbe stata richiesta<br />
e concordata con la precedente<br />
amministrazione comunale».<br />
Per Rosy Giorgianni però «l’unico nemico<br />
è, e rimane Terna. Le guerre tra poveri,<br />
ovvero tra le associazioni non servono<br />
a null’altro che a rafforzare questo<br />
gigante che oggi, a causa di queste tensioni<br />
tra di noi, non si trova più di fronte<br />
una barricata, ma piccoli muretti facilmente<br />
scavalcabili.»<br />
I sostenitori dell’opera<br />
C’è anche chi sostiene che l’elettrodotto<br />
sia strategico per la Sicilia: per il quotidiano<br />
economico Il Sole 24 Ore, con-<br />
I Sicilianigiovani<br />
Sicilianigiovani<br />
– pag. 41<br />
“L'in<strong>qui</strong>nante<br />
presenza<br />
degli<br />
elettrodotti”<br />
sentirebbe un abbattimento dei costi<br />
energetici «la sua mancata realizzazione<br />
ha fin <strong>qui</strong> portato – secondo alcune stime<br />
– un aggravio di spesa da 3,5 miliardi»,<br />
mentre per Antonello Montante, presidente<br />
di Confindustria Sicilia, «È necessario<br />
trovare al più presto un punto d’incontro<br />
per sgombrare il campo dalle remore<br />
e dagli ostacoli che ancora si frappongono<br />
alla realizzazione dell’elettrodotto,<br />
un’opera indispensabile, peraltro,<br />
anche per lo sviluppo dell’energia da<br />
fonti rinnovabili, che rappresentano perla<br />
nostra Regione una grande opportunità.<br />
Sono certo che tutti gli attori coinvolti –<br />
ha concluso il presidente di Confindustria<br />
– riusciranno ad individuare soluzioni<br />
idonee che consentano la realizzazione<br />
di questa opera infrastrutturale<br />
strategica salvaguardando al contempo la<br />
salute dei cittadini e dell’ambiente».<br />
E intanto Terna va avanti<br />
I lavori all’elettrodotto intanto non si<br />
fermano, anzi, sono stati quasi completati<br />
i basamenti dei tralicci di Pace del Mela,<br />
e se su alcune modifiche Terna ha fatto<br />
sapere di essere disponibile – ma solo<br />
dopo il completamento dell'opera e la sua<br />
messa in esercizio – su altre, come l'interramento,<br />
ribadisce – nonostante le richieste<br />
dell’assessore regionale al territorio<br />
e ambiente Mariella Lo Bello – un<br />
secco no perché non sarebbero fattibili<br />
sul piano tecnico.
Ecomafie<br />
Sole, vento<br />
e mafia<br />
La mafia è sempre più<br />
un’impresa flessibile,<br />
capace di adattarsi alla<br />
crisi economica tanto<br />
da cogliere le potenzialità<br />
della green economy<br />
approfittando delle<br />
maglie normative<br />
di Carmelo Catania<br />
Le prospettive di ripresa dell’economia<br />
globale in buona parte si stanno<br />
concentrando su nuove forme d’investimento<br />
e nell’Italia in recessione una<br />
di quelle più promettenti in grado di<br />
creare nuovi posti di lavoro è rappresentata<br />
dalla green economy.<br />
Infatti gli obiettivi fissati in ambito comunitario<br />
assegnano all’Italia il compito<br />
di coprire entro il 2020 il 17% dei consumi<br />
con energia prodotta da fonti rinnovabili.<br />
E se a ciò si aggiunge che – per effetto<br />
del “protocollo di Kyoto” – le multinazionali<br />
del settore energetico, sono obbligate<br />
a produrre una quota di energia pulita<br />
e <strong>qui</strong>ndi intervenire sul mercato delle<br />
rinnovabili per approvvigionarsene ecco<br />
che per numerosi investitori il settore comincia<br />
ad essere considerato di grande<br />
interesse e con ottimo potenziale.<br />
www.isiciliani.it<br />
Elevati incentivi...<br />
Il settore delle rinnovabili ha fatto registrare<br />
nel 2012 un aumento della produzione<br />
di energia fotovoltaica, che si è attestata<br />
a 15,4 terawattora e di quella eolica,<br />
che ha raggiunto i 9 terawattora, concentrandosi<br />
quasi esclusivamente nelle<br />
regioni meridionali come dimostra la localizzazione<br />
geografica degli investimenti<br />
(la maggior parte dei parchi eolici<br />
è presente in regioni quali Puglia, Campania,<br />
Calabria e Sicilia che insieme dovrebbero<br />
rappresentare oltre il 50% del<br />
totale nazionale).<br />
Lo sviluppo dell’eolico e del fotovoltaico<br />
procede grazie anche al sistema degli<br />
incentivi costituiti dai costituiti dai<br />
certificati verdi e dalla tariffa onnicomprensiva.<br />
I primi sono dei veri e propri titoli,<br />
scambiati alla borsa elettrica, che in media<br />
valgono 80 euro a megavattora a cui<br />
si sommano i proventi che il produttore<br />
incassa per lʼenergia venduta al sistema e<br />
immessa in rete, al prezzo medio di 70<br />
euro megawattora.<br />
… e semplificazione normativa<br />
Il settore è divenuto dunque particolarmente<br />
appetibile ed ha attirato ingenti capitali<br />
oltre che per effetto degli incentivi<br />
elargiti anche come conseguenza della<br />
semplificazione normativa dei procedimenti<br />
amministrativi autorizzativi che,<br />
sia pure mirando a snellire procedure<br />
burocratiche, spesso farraginose, non ha<br />
consentito di attivare idonei meccanismi<br />
di controllo, fondata com’era sulla<br />
“autorizzazione unica”.<br />
I Sicilianigiovani<br />
Sicilianigiovani<br />
– pag. 42<br />
In un contesto così lucroso e “semplificato”<br />
la maf ia ha preso per mano il nuovo<br />
business. In questo preciso momento<br />
storico-economico cosa nostra è l’unica<br />
realtà che può disporre di grande li<strong>qui</strong>dità<br />
da riciclare in attività legali e in pieno<br />
sviluppo, come le rinnovabili.<br />
Piatto ricco per tutti<br />
Eolico e fotovoltaico sono così diventati<br />
i due nuovi “rami d’impresa” utilizzati<br />
dalle organizzazioni criminali anche<br />
per imporre la scelta delle imprese locali<br />
cui affidare lavori in subappalto come<br />
hanno dimostrato numerose operazioni<br />
antimafia condotte in Sicilia negli ultimi<br />
cinque anni, a partire dallʼindagine Eolo<br />
del 2005 per arrivare allʼinchiesta Zefiro<br />
dello scorso febbraio che hanno coinvolto<br />
imprenditori, colletti bianchi e istituzioni<br />
compiacenti impegnante nella realizzazione<br />
di parchi eolici.<br />
Ulteriori indagini giudiziarie non sono<br />
mancate in altre regioni del Sud. In Puglia<br />
è da ricordare l’arresto di alcuni boss<br />
legati alla Sacra Corona Unita coinvolti<br />
nel controllo degli investimenti nel parco<br />
eolico di Torre Santa Susanna.<br />
La ‘ndrangheta calabrese si è infiltrata<br />
nel business dei parchi eolici nelle province<br />
di Catanzaro e Crotone.<br />
Il sistema criminale riesce ad adattarsi<br />
anche a territori dalle caratteristiche differenti.<br />
Come in Sardegna dove lo sviluppo<br />
del settore eolico è diventato preda<br />
della criminalità pur in assenza di comportamenti<br />
intimidatori preferendo, al<br />
contrario, ricorrere alla corruzione. Da<br />
ricordare la famosa inchiesta ribattezzata<br />
dai media “Eolico e P3” che ha portato
all’arresto dell’imprenditore sardo Flavio<br />
Carboni rivelando l’esistenza di un vero<br />
e proprio gruppo d’affari per la realizzazione<br />
di impianti eolici accusato di corruzione<br />
di funzionari pubblici, associazione<br />
a delinquere e riciclaggio.<br />
E se fino al 2008, le mire delle ecomafie<br />
erano indirizzate all’energia del vento,<br />
da tre anni a questa parte è quella fotovoltaica<br />
ad attirarle: non solo per gli<br />
incentivi, ma anche compravendite di<br />
terreni, riciclaggio di denaro sporco, manodopera<br />
illegale da utilizzare nei campi.<br />
È il caso della Tecnova di Brindisi che<br />
ha utilizzato nella costruzione di parchi<br />
fotovoltaici nelle provincie di Lecce e<br />
Brindisi operai per la maggior parte stranieri<br />
sottoposti a condizioni di lavoro<br />
massacranti: dalle 12 alle 24 ore di lavoro<br />
al giorno per due euro l’ora..<br />
Il ruolo del Facilitatore”<br />
In tutte le indagini svolte finora emerge<br />
anche un’altra importante figura cardine,<br />
che esiste solamente in Italia, chiamata<br />
“sviluppatore” o “facilitatore” che<br />
manovra i meccanismi del sistema sconfinando<br />
spesso nell’illegalità. Specializzato<br />
nell’ottenere le autorizzazioni e le<br />
concessioni richieste, questo attore si<br />
propone in seguito di rivendere a caro<br />
prezzo il progetto alle imprese o ai fondi<br />
d’investimento.<br />
Emblematico esempio del complesso<br />
sistema di relazioni tra mondo degli affari,<br />
mafia e politica è lo “sviluppatore di<br />
progetto” Vito Nicastri, considerato il re<br />
dell’eolico siciliano.<br />
Nicastri corrisponde perfettamente<br />
all’identikit del “facilitatore”, fonda e<br />
www.isiciliani.it<br />
amministra una miriade di società a responsabilità<br />
limitata che con appena 10<br />
mila euro di capitale possono richiedere<br />
autorizzazioni e concessioni, accedere a<br />
finanziamenti per milioni di euro, accaparrarsi<br />
i terreni per poi cedere la società<br />
o l’attività alle grandi imprese che venderanno<br />
l’elettricità al gestore del servizio<br />
elettrico nazionale.<br />
Oltre i confini della legalità<br />
L’imprenditore alcamese è finito al<br />
centro di numerose inchieste a fianco di<br />
esponenti mafiosi ed è ritenuto dagli investigatori<br />
il collegamento tra la criminalità<br />
organizzata e il potere politico locale,<br />
il suo impero economico – oltre un miliardo<br />
e mezzo di euro – è stato sequestrato<br />
nel 2010 dalla Direzione Investigativa<br />
Antimafia.<br />
Dalle indagini risulterebbero rapporti<br />
con apparati criminali operanti nel messinese,<br />
nel catanese ed anche con la<br />
‘ndrangheta. Con l’impiego di decine<br />
professionisti del settore al suo servizio e<br />
di varie società di sede ad Alcamo, Milano,<br />
Lussemburgo e Olanda, Nicastri si<br />
adoperava per ottenere le autorizzazioni<br />
e le concessioni dei terreni dove sarebbero<br />
sorti i parchi eolici.<br />
Una volta ottenute le autorizzazioni<br />
necessarie al parco eolico di Mazara del<br />
Vallo, Nicastri ha venduto il progetto alla<br />
società Wind Project della famiglia veronese<br />
Bogoni, proprietaria di altri sei parchi<br />
eolici (quattro solo nella provincia di<br />
Palermo).<br />
I rapporti tra Nicastri e la mafia fanno<br />
pensare che sia sempre quest’ultima a<br />
decidere a quali società verranno venduti<br />
I Sicilianigiovani<br />
Sicilianigiovani<br />
– pag. 43<br />
“Un impero<br />
economico<br />
da oltre<br />
un miliardo”<br />
i pacchetti pronti e soprattutto che percorso<br />
dovrà seguire il denaro frutto di<br />
queste operazioni.<br />
Il progetto SCORE<br />
Gli investitori stranieri, interessati allo<br />
sviluppo delle energie pulite in Sicilia,<br />
hanno spesso intrecciato rapporti con le<br />
cosche, ignari, ecco perché il Governo<br />
regionale ha bloccato i progetti inerenti il<br />
settore, al fine di valutare norme e sviluppare<br />
strumenti atti a contrastare<br />
l’interferenza della mafia.<br />
Sarebbe comunque errato pensare che<br />
la green economy è tutta da buttare. Un<br />
contributo alla promozione di strumenti<br />
concreti, linee guida e proposte positive<br />
rivolte alle imprese, banche, pubblica<br />
amministrazione è rappresentato dal progetto<br />
“Score” (Stop Crimes On<br />
Renewables and Enviroment), finanziato<br />
dalla Commissione europea. Il progetto<br />
coinvolge sia la Fondazione (come capofila)<br />
che Banca Etica, da tempo impegnate<br />
nel settore ambientale e delle rinnovabili<br />
coadiuvati da un pool di partner ed<br />
esperti qualificati.<br />
I documenti elaborati nell’ambito del<br />
progetto sono stati presentati a dicembre<br />
e si configurano come uno strumento per<br />
le aziende che intendono scommettere su<br />
sole, vento e legno senza intaccare però<br />
eticità, legalità e ambiente: il coinvolgimento<br />
(più o meno diretto) delle ecomafie<br />
può infatti generare distorsione del<br />
mercato, concorrenza sleale e perdita di<br />
ricchezza ambientale in territori di elevato<br />
pregio paesaggistico.
www.isiciliani.it<br />
Calabria<br />
Holding 'ndrangheta<br />
l'affare sanità<br />
Il “sistema Crea” da<br />
Reggio alla Brianza.<br />
Mezzo milione un posto<br />
letto. Sullo sfondo le in<strong>qui</strong>etanti<br />
motivazioni<br />
dell’omicidio Fortugno<br />
di Rocco Lentini<br />
"Ma che te ne fotte a te, cretino, dello<br />
stipendio di consigliere? Diecimila euro al<br />
mese... e che cazzo sono? Quando io a<br />
quello storto di B... gli ho detto vieni a farmi<br />
il direttore generale che gli volevo<br />
dire? Gli volevo dire che di miliardi ne abbiamo<br />
3 mila, 4 mila, 7 mila… con me,<br />
Pino, Bruno, Sandro sono diventati tutti<br />
miliardari... il più fesso di loro è miliardario”,<br />
spiegava l’ex consigliere e assessore<br />
della Regione Calabria Mimmo Crea al<br />
suo braccio destro Antonio Iacopino, già<br />
direttore generale dell’Asl di Palmi e di altre<br />
aziende sanitarie calabresi. "Dai Antonio...<br />
come budget 7 mila miliardi di vecchie<br />
lire, la sanità ha 3 miliardi 360 milioni<br />
di euro ogni anno.. cioè uno fa una cosa<br />
uno fa un'altra, va nelle Asl e gestisce le<br />
Asl, tu hai bisogno almeno di quattro o<br />
cinque che siano con te, cinque o sei braccia<br />
in questo settore... sempre sugli indirizzi<br />
che do io. Mi segui Antò? Oppure<br />
parlo arabo io?”<br />
È l’enunciazione intercettata del “sistema<br />
Crea” contenuta nell’inchiesta Onorata<br />
sanità, che ha svelato come "una serie<br />
di organizzazioni criminali radicate sulla<br />
fascia ionica reggina (...) abbiano coalizzato<br />
le loro forze dando luogo, attraverso<br />
soggetti a essi legati da stretto rapporto fiduciario,<br />
a un'unitaria struttura di sostegno<br />
alla candidatura di Domenico Crea", considerato<br />
il più adatto "a garantire al meglio<br />
gli interessi delle cosche…", inchiesta che<br />
ha portato, infine, a pesanti condanne per<br />
il politico calabrese.<br />
L’inchiesta svelava che Mimmo Crea<br />
era a capo di una vera e propria cosca politico-mafiosa<br />
annidata nelle istituzioni regionali,<br />
con tentacoli ramificati su tutto il<br />
territorio reggino. Capo di un'associazione<br />
a delinquere disposta a tutto, ivi compreso<br />
il ricorso all'omicidio politico, per aumentare<br />
i suoi loschi guadagni in campo sanitario.<br />
L'ipotesi più agghiacciante avanzata<br />
dagli in<strong>qui</strong>renti, non confermata da riscontri<br />
oggettivi, è che Crea sia stato tra i mandanti<br />
dell'assassinio di Francesco Fortugno.<br />
Anche perché, alle elezioni regionali<br />
della primavera del 2005, era risultato il<br />
primo dei non eletti nelle liste della Margherita<br />
nella provincia reggina ed era stato<br />
scavalcato proprio da Fortugno, poi nominato<br />
vice presidente del consiglio regionale<br />
calabrese.<br />
Un'elezione che ha disarcionato Crea e<br />
compromesso il piano della ‘ndrangheta.<br />
Crea avrebbe cancellato, secondo l’ipotesi<br />
investigativa, l’elezione di Fortugno ordinando<br />
l'assassinio al fine di prenderne il<br />
suo posto nel Consiglio regionale. L’ipotesi<br />
secondo i giudici reggini era supportata<br />
anche dal fatto che Alessandro e Giuseppe<br />
Marcianò, arrestati e condannati in primo<br />
grado all’ergastolo come presunti mandanti<br />
ed esecutori materiali del delitto erano<br />
tra i principali supporter di Crea.<br />
Uno scenario in<strong>qui</strong>etante, un verminaio<br />
con il debito della sanità in Calabria che<br />
sarebbe circa 870 milioni di euro: sarebbe,<br />
perché la quantificazione non è stata mai<br />
fatta e forse non è possibile farla.<br />
Troppe sviste, omissioni, coperture, intrallazzi.<br />
Un “sistema” che assorbe l'80%<br />
del bilancio regionale: tremila dipendenti<br />
in esubero, un'emigrazione sanitaria che<br />
fattura 238 milioni di euro annui e ospedali<br />
del nord che fanno ponti d'oro ai calabresi.<br />
Cavallo di ritorno: la quota procapite<br />
destinata per la sanità del sud prende la<br />
via del nord. Un business sicuro.<br />
Le mete più gettonate -che si dividono il<br />
quaranta per cento- in Lombardia sono<br />
l'Irccs San Raffaele, l'Humanitas e l'Istituto<br />
nazionale dei tumori; nel Lazio il Policlinico<br />
Gemelli e l'Umberto I. Un altro<br />
venti per cento se lo spartiscono in parti<br />
uguali Emilia Romagna e Toscana. Eppure<br />
I Sicilianigiovani<br />
Sicilianigiovani<br />
– pag. 44<br />
in Calabria le strutture ospedaliere -pubbliche<br />
e private- sono 73, e dispongono di<br />
8.874 posti letto. Una disponibilità numericamente<br />
sufficiente per i bisogni della<br />
regione, ma appena qualificata per gestire,<br />
non senza pericoli, l’ordinario, fatte salve<br />
le eccezioni, ma ci piacerebbe definirle<br />
normalità, della cardiologia di Catanzaro<br />
ed ematologia di Reggio Calabria, che rappresentano<br />
l’eccellenza della sanità calabrese.<br />
Una rete ospedaliera, per utilizzare un<br />
eufemismo, dove si muore con una drammatica<br />
ripetitività e sulla quale ci siamo<br />
soffermati in diverse occasioni per casi<br />
eclatanti di malasanità. Tra i piccoli pericolosi<br />
ospedali, non adeguatamente attrezzati,<br />
ma soprattutto a causa di una esasperata<br />
politica di comparaggio e di nepotismo<br />
nella nomina dei primari, nelle assunzioni<br />
e nelle carriere e per le innumerevoli<br />
ingerenze criminali negli appalti e nei servizi,<br />
undici strutture sono a rischio sicurezza.<br />
Sono quelli con meno posti letto e<br />
ubicati in un’area a forte incidenza criminale<br />
come Palmi (18), Oppido Mamertina<br />
(18) e Taurianova (18).<br />
L'80 per cento del bilancio regionale<br />
Flavio Scutellà aveva dodici anni e stava<br />
giocando con i coetanei quando è caduto<br />
dall’altalena. Ha battuto con la testa. Il<br />
118 giunse in ritardo, poi cominciò a girare<br />
per tutti i sei ospedali della Piana. Rosarno,<br />
il settimo, non ha mai aperto. Nessuno<br />
interviene sull’ematoma, che intanto<br />
si allarga. Nove ore dopo il ragazzino,<br />
simbolo dell’inefficienza sanitaria della<br />
Piana, giunge a Reggio Calabria, ma il suo<br />
destino è segnato. Muore dopo quel vergognoso<br />
viaggio e quattro giorni di agonia.<br />
È <strong>qui</strong>, nella Piana, che i costi della sanità,<br />
gravati quasi esclusivamente dal personale,<br />
sono altissimi. Il primato spetta a<br />
Taurianova, con il 90% di incidenza della<br />
spesa per i dipendenti sul costo totale del<br />
presidio: centoquarantanove dipendenti sanitari<br />
(8,27 persone per posto letto, ma la<br />
media aumenta se si raffronta il dato con i<br />
degenti effettivi). Nel 2008, ultimo dato<br />
noto, ha speso 9 milioni 950 mila euro.
Di cui solo il 10% per gestire i 18 posti<br />
letto dell’ospedale e i servizi.<br />
Qui si è visto di tutto. A metà degli anni<br />
Settanta il dott. Francesco Macrì, padrone<br />
politico della città, meglio conosciuto<br />
come “Ciccio mazzetta”, che ha poi finito<br />
in carcere i suoi giorni, cedette per un canone<br />
annuo di tre milioni e cinquecentomila<br />
lire le terre della “Fondazione Principe<br />
Serra” -cento ettari di uliveto che valgono,<br />
al prezzo corrente, oltre un miliardo<br />
di euro- a Giuseppe Barone, pregiudicato<br />
poi ucciso in un agguato mafioso.<br />
Aveva aperto un vero e proprio ufficio<br />
di collocamento, “Ciccio mazzetta”. Per il<br />
lavoro si passava da lui e dai suoi fidatissimi<br />
procacciatori. Era specialista in piante<br />
organiche gonfiate, in falsi attestati professionali,<br />
in concorsi truffa. Bastava pagare.<br />
Lo aveva ampiamente dimostrato assumendo<br />
la sorella Ada come primario a pediatria,<br />
la sorella Olga (già sindaco di una<br />
giunta sciolta per mafia) come ufficiale sanitario,<br />
la sorella Antonella come medico a<br />
psichiatria, il cognato Totò a medicina, il<br />
nipote Orlando in dialisi. Parentopoli, sanitopoli,<br />
nepotismo, clientelismo, affarismo.<br />
No, non c’è un termine per definire<br />
quello che è stata ed è ancora la sanità calabrese<br />
figlia di “Ciccio mazzetta”.<br />
I dirigenti delle Asl calabresi, oggi Asp,<br />
hanno osato di tutto e di più. Hanno assunto<br />
figli, mogli, cognate, cugini, fratelli.<br />
Ma in Calabria è la norma. Egidio Masella,<br />
al tempo in cui era assessore regionale<br />
al Lavoro per Rifondazione comunista, ha<br />
assunto come responsabile amministrativo<br />
la moglie Lucia. Pino Guerriero, ex presidente<br />
socialista della Commissione regionale<br />
antimafia ha assunto come autista il<br />
nipote. E il capogruppo dell’Udc Gianni<br />
Nucera, consigliere regionale che si muove<br />
agevolmente, ancora oggi, dal centrodestra<br />
al centrosinistra e viceversa, tentò il<br />
capolavoro: l’assunzione a spese della regione<br />
prima della moglie Felicia, poi del<br />
figlio Carmelo, e infine dell’altro figlio<br />
Francesco, ma fu bloccato al novantesimo<br />
minuto.<br />
Quando si dice il trasversalismo! A questo<br />
stato di cose - come rilevò qualche<br />
anno fa Gian Antonio Stella sul Corriere<br />
www.isiciliani.it<br />
della Sera - qualcuno si è opposto. Che<br />
cazzo, basta con i parenti. Michele Fazzolari,<br />
precario all'Azienda sanitaria provinciale<br />
di Cosenza, ma con un passato da segretario<br />
provinciale della Cisl, chiamato<br />
ad occuparsi della stabilizzazione dei precari<br />
ha istruito e firmato una delibera per<br />
stabilizzare, con un contratto a tempo indeterminato<br />
e la qualifica di dirigente, se<br />
stesso. Franco Petramala, direttore generale<br />
dell’epoca, ha firmato l’atto in scioltezza.<br />
Nessuna obiezione, nessun tentennamento.<br />
Cronaca di una domenica di fine agosto<br />
duemilaeundici. Eleonora Tripodi aveva<br />
trentatré anni ed era al suo terzo parto. La<br />
sua bambina non l’ha mai vista, è stata<br />
stroncata da una emorragia.<br />
Morta durante il viaggio in ambulanza<br />
dall’ospedale di Vibo Valentia a quello di<br />
Lamezia Terme in un trasferimento deciso<br />
per “mancanza di posti liberi nel reparto di<br />
rianimazione” dell'ospedale di Vibo.<br />
Stroncata da un'emorragia<br />
Indagati per omicidio colposo, i medici<br />
che hanno avuto in cura la donna dicono,<br />
con il ginecologo Domenico Princi, di<br />
“avere fatto di tutto per salvarla”. Un’altra<br />
inchiesta, l’ennesima nell’ospedale killer.<br />
Parliamo di una Asl con quasi duemila dipendenti<br />
tra i quali 386 medici e 680 in<br />
sei strutture ospedaliere - l’altra, la settima,<br />
Pizzo Calabro, iniziata circa sessant’anni<br />
fa, non ha mai aperto - per un totale<br />
di 200 posti letto e 191 ricoveri<br />
medi. Duemila dipendenti per duecento<br />
posti letto: dieci persone per ammalato!<br />
A Vibo Valentia l’ "ospedale killer" non<br />
è un ospedaletto. Le ispezioni dei Nas ordinate<br />
dopo la morte di Federica Monteleone,<br />
il caso più eclatante di malasanità,<br />
hanno denunciato 800 violazioni delle<br />
norme che dovrebbero garantire la sicurezza<br />
e la salute dei cittadini. Federica è<br />
morta folgorata dalla corrente elettrica in<br />
sala operatoria, poi l’amministrazione<br />
dell’Ospedale di Vibo è stata sciolta per<br />
infiltrazioni mafiose, ma l’ex presidente<br />
della Commissione Sanità del Consiglio<br />
regionale, Nazzareno Salerno ha sostenuto<br />
I Sicilianigiovani<br />
Sicilianigiovani<br />
– pag. 45<br />
“L'ospedale<br />
di Oppido<br />
emblema<br />
della sanità<br />
calabrese”<br />
che la nomina dei commissari non ha determinato<br />
l’auspicata discontinuità nella<br />
gestione.<br />
È l’ospedale di Oppido Mamertina,<br />
però, l’emblema della sanità calabrese: oltre<br />
mezzo milione di euro per posto letto,<br />
supera anche Palmi, centro direzionale e<br />
culturale della Piana, dove un posto letto<br />
costa “appena” quattrocentomila euro. Nonostante<br />
gli esuberi tra i 1.758 dipendenti,<br />
la pulizia dei nosocomi -oltre 3.000 euro<br />
al giorno- è stata affidata ad una società<br />
esterna e gli oltre trecento ex ausiliari, toltagli<br />
scopa e mocio dalle mani, sono transitati<br />
a mansioni d’ufficio. A società esterne<br />
sono stati appaltati, nel tempo, anche la<br />
stesura del bilancio, la compilazione delle<br />
buste paga, la lavanderia, (667 mila euro<br />
l’anno), la mensa (due milioni di euro e 27<br />
cuochi adibiti ad altre mansioni), ed è meglio<br />
tacere sugli sprechi di apparecchiature<br />
sanitarie e medicali, in lauto comodato<br />
d’uso, dei quali si è occupata anche, raramente<br />
per la verità, la magistratura.<br />
Il “sistema” decreti ingiuntivi. I “fornitori”<br />
emettono fattura cui segue il decreto<br />
ingiuntivo e il pignoramento delle somme.<br />
Sembrerebbe tutto regolare. In effetti i<br />
“fornitori” -parliamo di quelli reali ché ci<br />
sono anche i presunti- emettono la fattura<br />
che, puntualmente, non viene li<strong>qui</strong>data entro<br />
i termini di legge. Ne consegue il decreto<br />
ingiuntivo con aggravio di interessi e<br />
spese legali. Neanche con il decreto ingiuntivo<br />
si riesce ad ottenere le somme per<br />
cui segue la procedura di pignoramento,<br />
con ulteriore aggravio di spese. Lo studio<br />
legale, ce ne sono alcuni specializzati a<br />
Reggio Calabria e in provincia, presenta a<br />
sua volta la fattura per le spese legali e, di<br />
fronte alla puntuale mancata li<strong>qui</strong>dazione,<br />
ricorre al decreto ingiuntivo e al pignoramento<br />
rivolgendosi ad altro legale -meglio<br />
se dello stesso studio- il quale a sua volta<br />
presenta il conto. Una catena di S. Antonio.<br />
Un artifizio che consente di raddoppiare,<br />
tra interessi, spese legali e<br />
quant’altro, le somme delle forniture.<br />
Quando ci sono. Le forniture, intendiamo:<br />
i soldi ci sono sempre. A volte sono stati<br />
pignorati, non si sa con quale logica, anche<br />
quelli per gli stipendi del personale.
A fianco:<br />
L'ospedale<br />
di Taurianova<br />
“Il problema del deficit della sanità calabrese<br />
sta nell'incertezza del suo ammontare<br />
e nell'inattendibilità dei dati forniti. Ma<br />
non si possono dimenticare i danni erariali<br />
per i contenziosi e le successive transazioni<br />
per forniture di beni mai resi” ha affermato<br />
Leoluca Orlando, presidente della<br />
Commissione parlamentare d'inchiesta sugli<br />
errori sanitari e le cause dei disavanzi<br />
sanitari regionali.<br />
Commissario ad acta - nominato dal governo<br />
Berlusconi- è ancora il presidente<br />
della Regione Calabria Peppe Scopelliti,<br />
seppure affiancato dalla Guardia di Finanza.<br />
Tocca a lui -controllato e controllore-<br />
fare luce nello sfascio della sanità in Calabria:<br />
in questi giorni ha girato la Calabria<br />
in lungo e in largo promettendo finanziamenti,<br />
migliorie, ristrutturazioni e potenziamento<br />
per tutte le strutture sanitarie regionali<br />
in cambio di voti per il Pdl.<br />
I tempi di attesa per una TAC o una risonanza<br />
magnetica però variano da 250 a 40<br />
giorni, e così i cittadini, infuriati, aggrediscono<br />
a Cosenza il governatore-commissario<br />
Peppe Scopelliti in visita all’Ospedale<br />
dell’Annunziata. Insulti, urla, spinte, lanci<br />
di pietre, vetri infranti. Momenti di concitazione<br />
e confusione, domate a stento dal<br />
cordone di sicurezza. Qualche giorno prima<br />
l’ospedale era stato al centro della cronaca<br />
per una interrogazione parlamentare<br />
di Maria Antonietta Farina Coscioni sulla<br />
morte sospetta di due donne, Rosita Presta<br />
e Caterina Loria -37 e 27 anni-, decedute<br />
una per emorragia al settimo mese di gravidanza<br />
ed una in seguito al parto cesareo.<br />
La criminalità ha un peso notevole nella<br />
gestione della sanità in Calabria. Il budget<br />
è di 3 miliardi di euro: si può immaginare<br />
<strong>qui</strong>ndi qual è il business per lobby affaristiche<br />
e 'ndrangheta. L’On. Angela Napoli,<br />
già componente della commissione antimafia,<br />
ex finiana defenestrata, ipotizzò in<br />
una interrogazione parlamentare che la sanità<br />
calabrese è una holding della ‘ndrangheta.<br />
A sostegno citava il dato dello scioglimento<br />
di tre aziende sanitarie calabresi<br />
per infiltrazioni mafiose e la condanna con<br />
rito abbreviato, a 2 anni e 6 mesi, di Pietro<br />
Morabito, ex direttore generale<br />
dell’Azienda Sanitaria di Reggio Calabria<br />
www.isiciliani.it<br />
e manager dell’Asp di Catanzaro nel processo<br />
“Onorata Sanità”.<br />
È d’uso, in questa regione, che i pregiudicati<br />
per reati vari nella sanità, meglio se<br />
per concussione, anziché rimossi<br />
dall’incarico siano premiati con nuovi più<br />
importanti incarichi. È emblematico il<br />
caso dell’ex provveditore dell’Asp di Palmi<br />
-un ragioniere dirigente apicale senza<br />
laurea- che, ripetutamente condannato per<br />
truffa e concussione nelle forniture, veniva<br />
puntualmente reintegrato nel posto di lavoro<br />
e confermato alla direzione del provveditorato<br />
mentre un altro dirigente dello<br />
stesso settore -due lauree, master, esperienza<br />
ventennale - è mandato a marcire<br />
all’economato di un ospedale.<br />
Ci si sbrana per una nomina<br />
Qui ci si sbrana per una nomina di dirigente<br />
o di amministratore nella sanità, ma<br />
alla fine la spuntano parenti, compari e<br />
“amici degli amici”. Udc, Pd, Pdl, destra,<br />
sinistra, centrodestra, centrosinistra. Partiti,<br />
famiglie mafiose, liberi professionisti,<br />
fornitori, procacciatori d’affari. Tutti<br />
all'assalto della diligenza. È sulla sanità<br />
che si legge l’attivismo politico calabrese,<br />
il trasversalismo, il cambio di casacca, il<br />
“familismo amorale”. Quelli che non trovano<br />
spazio di qua vanno di là e quelli che<br />
erano di là vengono di qua. A dirigere il<br />
traffico però c’è la ‘ndrangheta, i capibastone<br />
che hanno utilizzato la politica per<br />
fare diventare primari i figli e i nipoti e<br />
che ora decidono gli assessori alla sanità, i<br />
commissari straordinari, i dirigenti e perfino<br />
i portantini mentre si muore per una appendicite,<br />
un ascesso, una polmonite.<br />
Il dominio è polverizzato, trasversale. A<br />
Cosenza comandano i fratelli Gentile, Antonio,<br />
deputato e già sottosegretario, e<br />
Giuseppe detto “Pino”, consigliere regionale,<br />
tutti e due del Pdl, una famiglia dedicata<br />
alla sanità; ma non sono soli, c'è pure<br />
Ennio Morrone, ex parlamentare<br />
dell'Udeur. A Catanzaro, Agazio Loiero<br />
dell’Mpa. A Reggio Calabria, Peppe Scopelliti.<br />
A Crotone Enzo Sculco, ex consigliere<br />
regionale della Margherita che ha<br />
dovuto lasciare il seggio nel precedente<br />
I Sicilianigiovani<br />
Sicilianigiovani<br />
– pag. 46<br />
“Un dominio<br />
trasversale<br />
su un budget<br />
di tre miliardi””<br />
Consiglio regionale per una condanna a<br />
sette anni per corruzione.<br />
“L'azienda di Vibo è l'azienda di Tassone,<br />
hai capito?”, spiegava Santo Garofalo,<br />
direttore generale dell'Asl 8 a un imprenditore.<br />
Con stupefacente normalità illustrava<br />
le “regole” in quella provincia: “Non ti<br />
dimenticare, Vibo è di Tassone e non di<br />
Ranieli né di quegli altri né di Stillitani. Le<br />
tre aziende: una di Galati, una di Tassone e<br />
l'altra è di Trematerra”. Mario Tassone è<br />
parlamentare uscente dell'Udc, come Pino<br />
Galati e Gino Trematerra. Michele Ranieli<br />
è un ex deputato. Francesco Stillitani era<br />
all'epoca assessore regionale. Anche loro<br />
dell'Udc. Telefonate di appena due anni fa.<br />
È l'Udc che era ed è padrona dell'Asl di<br />
Vibo Valentia dove la prima pietra del<br />
nuovo ospedale l'ha portata un costruttore<br />
della 'ndrangheta.<br />
A Palmi e Locri i partiti contano quanto<br />
il due di spade se la bricola è a coppe.<br />
Zero, nulla. Conta solo la 'ndrangheta: Piromalli,<br />
Molè, Pesce, Bellocco, Morabito,<br />
Cordì, Cataldo. Hanno occupato gli ospedali<br />
con figli, generi e nipoti. Tutti medici<br />
di rispetto. Pasquale Morabito era lo psicologo<br />
di Bovalino dal 1992 al 2002.<br />
Quando l'hanno arrestato per associazione<br />
mafiosa e traffico di stupefacenti, continuarono<br />
a pagargli lo stipendio in carcere.<br />
“La Asl se n'è accorta e non ha nemmeno<br />
avviato azioni di recupero”, scrive nella<br />
sua relazione Paola Basilone, il prefetto<br />
mandato a Locri dal Ministero degli Interni<br />
dopo l'omicidio del vicepresidente del<br />
Consiglio regionale Francesco Fortugno.<br />
Il direttore generale dell'assessorato alla<br />
sanità era, a quel tempo, Peppino Biamonte,<br />
più volte direttore generale delle Asl<br />
calabresi, lo stesso che falsificava le carte<br />
per far avere cinquecentomila euro alla<br />
clinica Villa Anya di Domenico Crea.<br />
“Agli ordini”, rispondeva quando Crea telefonava<br />
per chiedere conto della sua pratica<br />
su Villa Anya. Un criminale intreccio<br />
affaristico-politico-mafioso per il controllo<br />
totale della sanità in Calabria.<br />
È l'agghiacciante scenario descritto nelle<br />
oltre mille pagine dell'ordinanza di custodia<br />
cautelare emessa dal Gip di Reggio<br />
Calabria Roberto Lucisano.
L'inchiesta<br />
“Onorata<br />
Società"<br />
L'inchiesta Onorata Sanità portò dietro<br />
le sbarre Domenico Crea detto “Mimmo”,<br />
consigliere regionale, ex assessore regionale,<br />
ex esponente dell’Udc, del centrodestra<br />
e del centro-sinistra e della “Dc per le<br />
autonomie”; suo figlio Antonio, direttore<br />
sanitario della clinica di Melito Porto Salvo<br />
“Villa Anya” sottoposta a sequestro;<br />
Scheda<br />
NELLA PIANA<br />
DI GIOIA TAURO<br />
Sette ospedali, più Villa Elisa -una clinica<br />
privata profumatamente convenzionata dove si<br />
muore per un parto- sono l’ossatura, ma è meglio<br />
dire lo scheletro, della sanità nella Piana<br />
di Gioia Tauro. Rosarno. Ospedale di Rosarno.<br />
Iniziato nel 1965 e costato decine di miliardi,<br />
non ha mai funzionato nonostante fosse pronto.<br />
Dotato di eliporto e di sale operatorie attrezzate,<br />
arredi e cucine, tecnologie radiologiche<br />
e di diagnostica d’avanguardia è svuotato<br />
degli arredi, dei macchinari, delle attrezzature,<br />
degli infissi, dei servizi igienici. Destinazione<br />
attuale? Ricovero per le pecore. Nessuno<br />
vede. Nessuno interviene. Nessuno paga. Il 3<br />
agosto 2010, è stata presentata dai deputati<br />
Farina Coscioni, Beltrandi, Bernardini, Mecacci,<br />
Maurizio Turco e Zamparutti un’interrogazione<br />
al Ministro della salute sulla vicenda<br />
dell’ospedale di Rosarno, ubicato su Pian delle<br />
Vigne, una importante area archeologica<br />
dell’antica città greca di Medma.<br />
Leggiamo: “Nonostante sia stato inaugurato<br />
nel 1997 (dopo 24 anni di lavori), l'ospedale di<br />
Rosarno, in Calabria, non è stato attivato ed<br />
stato lasciato in balia dei vandali, che hanno<br />
portato via ogni infrastruttura possibile, e degli<br />
animali che vi pascolano liberamente”.<br />
Il primo finanziamento per la sua costruzione<br />
risale a 43 anni fa: 346 milioni di lire della<br />
Cassa per il Mezzogiorno per intercessione<br />
del ministro dei lavori pubblici Giacomo Mancini.<br />
I lavori sono durati ben 24 anni, “nei successivi<br />
19 la struttura ospedaliera è stata ridotta<br />
a quello che non è improprio definire un letamaio,<br />
dal momento che dove si dovevano<br />
curare i malati, pascolano e trovano rifugio cavalli<br />
e pecore; risulta razziata ed asportati abusivamente<br />
persino gli ascensori, le ringhiere<br />
delle scale e le vasche incassate nella<br />
muratura”, si legge nell’interrogazione.<br />
Doveva diventare il gioiello della sanità calabrese,<br />
l’ospedale di Rosarno. Ma i lunghissimi<br />
corridoi e le camere sventrate sono coperte da<br />
“merda di pecora”: montagne di letame, una<br />
bella metafora della politica regionale.<br />
www.isiciliani.it<br />
Alessandro Marcianò e il figlio Giuseppe,<br />
condannati all’ergastolo (per Alessandro la<br />
sentenza d’appello fu riformata) quali<br />
mandanti ed esecutori del delitto Fortugno;<br />
Giuseppe Pansera, genero di Peppe<br />
Morabito, detto “tiradritto”; gli ex direttori<br />
delle Asl Peppino Biamonte e Pietro Morabito;<br />
Francesco Cassano, già direttore<br />
del Distretto sanitario e dirigente medico<br />
del “Tiberio Evoli” di Melito Porto Salvo,<br />
insieme ad un nutrito gruppo di alti dirigenti<br />
medici della stessa struttura ospedaliera;<br />
Santo Emilio Caridi, già direttore sanitario<br />
dell'Asl 11 di Reggio; Domenico<br />
Latella, direttore amministrativo dell'Asl<br />
11 di Reggio, già direttore generale<br />
dell'Asl 9 di Locri.<br />
Nella sanità calabrese rubano in tanti,<br />
altri tengono il sacco. Non solo “addetti ai<br />
lavori”. Monsignor Antonio Luberto si è<br />
arricchito sulla pelle dei quasi quattrocento<br />
poveracci della casa di cura “Papa Giovanni”,<br />
costretti a vivere con la scabbia e<br />
nel sudiciume. I soldi non li portava nella<br />
clinica affidatagli dalla Curia. Comprava<br />
quadri d’autore, arredi per il suo appartamento,<br />
mobili di lusso, automobili (dodici)<br />
e rimpinguava i suoi conti correnti. Da<br />
missionario a milionario della sanità.<br />
Farmaci prescritti a defunti<br />
Quasi sempre le truffe sono “invisibili”<br />
(oltre ottantamila pazienti fantasma, emigrati<br />
o morti da decenni sono ancora iscritti<br />
negli elenchi dell'assistenza sanitaria regionale)<br />
e i farmaci vengono “regolarmente”<br />
prescritti a defunti e assistiti ignari per<br />
malattie inesistenti e terapie non necessarie.<br />
L’ultimo episodio alla fine di luglio a<br />
Crotone, dove la procura e i Nas scoprono<br />
un giro di prescrizioni (di fascia A, le più<br />
costose) fasulle, arrestano un farmacista,<br />
Luigi Lucente, e mettono sotto inchiesta<br />
42 medici. Oltre ventimila ricette, alcune<br />
delle quali intestate ad almeno trenta persone<br />
decedute da tempo, sarebbero state<br />
confezionate con fustelle fasulle e presentate<br />
all’Asp per ottenere i rimborsi previsti<br />
dal servizio sanitario nazionale per le farmacie.<br />
Il “sistema” - oltre un milione di<br />
euro truffati all’Asp di Crotone - sarebbe<br />
I Sicilianigiovani<br />
Sicilianigiovani<br />
– pag. 47<br />
Scheda<br />
“TUTTI ASPETTAVANO<br />
IL DOTTOR CREA”<br />
Per aprire la clinica, nel 2001, Crea utilizzò<br />
un miliardo e 100 milioni delle vecchie lire, depositati<br />
improvvisamente su un conto corrente<br />
intestato ai genitori e poi girati sul conto dello<br />
stesso Crea. “Sono soldi -spiegò Crea- che<br />
mio padre aveva conservato nel materasso”.<br />
Giustificazioni che i Pm hanno definito “semplicemente<br />
grottesche”.<br />
C'è davvero da rabbrividire nel leggere le<br />
deposizioni di alcuni testimoni dell'inchiesta e<br />
le intercettazioni telefoniche sul turpe trattamento<br />
riservato ai poveri anziani malati ricoverati<br />
a Villa Anya, la clinica-lager fondata da Domenico<br />
Crea. Intestata a sua moglie Angela,<br />
direttore sanitario il figlio Antonio, amministratore<br />
delegato la figlia Annunziata e direttrice<br />
amministrativa la nuora Laura. A Villa Anya<br />
c’era di tutto: cartelle contraffate, timbri fasulli,<br />
data e ora dei decessi falsificate, trasporto illegale<br />
di cadaveri, almeno 11 episodi di omissione<br />
di soccorso, almeno cinque casi in cui il paziente<br />
è morto perché lasciato solo e senza le<br />
necessarie cure mediche. Tra i tanti orrori scoperti<br />
dalla Dda di Reggio, agghiacciante quello<br />
che riguarda un’anziana signora. La paziente<br />
sta male. Due dipendenti della clinica chiamano<br />
Crea per avvisarlo, ma lui si rende irreperibile.<br />
Risponde la moglie Laura che, scocciata,<br />
ricorda all'infermiera qual è la prassi da seguire<br />
in questi casi.<br />
Sarcastica la risposta dell'infermiera: “Va<br />
bene, intanto la facciamo fuori noi, ciao”. Segue<br />
risata.<br />
Le condizioni della paziente peggiorano,<br />
nessuno chiama il 118, tutti aspettano l'arrivo<br />
del dottor Crea, che giungerà in clinica quando<br />
la paziente è ormai morta. Senza battere ciglio<br />
Crea dispone il trasporto del cadavere al pronto<br />
soccorso spacciando la morta per “malata”,<br />
nasconde la cartella clinica e il giorno dopo falsifica<br />
la data e l'ora del decesso.<br />
stato messo su da Lucente con la complicità<br />
dei medici di famiglia.<br />
Nella Piana di Gioia Tauro non va meglio<br />
con i servizi territoriali: 23 ex uffici<br />
sanitari, oggi uffici periferici Sisp, il doppio<br />
di quanti ne servono. I presidi di Anoia,<br />
Cittanova, Feroleto della Chiesa, Melicuccà,<br />
Rizziconi, Serrata e Terranova sono<br />
stati chiusi, ma stanno riaprendo alla spicciolata.<br />
Nella guardia medica di Cosoleto,<br />
un paese di novecento abitanti, lavorano a<br />
rotazione “solo” quattro medici per coprire<br />
il fabbisogno degli utenti e a due passi c’è<br />
anche l’ufficio di Varapodio, poco più di<br />
duemila abitanti, e l’ospedale di Oppido<br />
Mamertina. Il Sisp centrale, nella sede di<br />
Palmi è diretto dall’ex capitano medico<br />
Domenico Mittica - nipote di Ciccio,<br />
morto nel Lager nazista di Fullen -,<br />
coadiuvato dalla sua ex compagna e da<br />
una puericultrice adibita a mansioni<br />
amministrative.
A fianco:<br />
Alessandro<br />
Marcianò.<br />
In basso:<br />
Giuseppe<br />
Scopelliti<br />
Scheda<br />
'NDRANGHETA-SANITA'<br />
DA SUD A NORD<br />
La ‘ndrangheta non conosce confini, e il verminaio del rapporto ‘ndrangheta-sanità<br />
si espande da sud a nord. Intercettato nei contatti con Carlo<br />
Antonio Chiriaco -direttore dell'Asl di Pavia, potente collettore tra pubblica<br />
amministrazione, sanità e ‘ndrangheta-, il boss Pasquale Libri è volato giù<br />
dalla tromba delle scale dall'ottavo piano dell'ospedale S.Paolo di Milano.<br />
“Qua trattiamo tutto, da noi dipendono tutti gli ospedali e i cantieri, diamo<br />
noi i soldi, abbiamo una squadra che funziona a meraviglia”. Il gruppo<br />
di Chiriaco, scrive la Dia, “ha un controllo quasi completo” del Cda<br />
dell’ospedale San Matteo di Pavia caratterizzandosi come “un centro di<br />
potere a disposizione della ‘ndrangheta”.<br />
Carlo Antonio Chiriaco -vice direttore sanitario e direttore di presidio<br />
presso il Policlinico "S. Matteo" di Pavia, Presidente delle Istituzioni Assistenziali<br />
Riunite, direttore sanitario della ASP che riunisce le strutture sanitarie<br />
"Pertusati", "Santa Margherita", "Gerolamo Emiliani" e della Fondazione<br />
Maggi", direttore sanitario del "Poliambulatorio Medico Odontoiatrico-Centro<br />
Dentistico Lombardo" di Mozzo (BG), titolare del "Centro Dentale<br />
La Prevenzione", di Zibido San Giacomo (PV), titolare di studio dentistico<br />
in Alessandria - nei primi anni Novanta gestisce, con Pino Neri e Salvatore<br />
Pizzata, la discoteca Vertigo collezionando denunce e condanne<br />
per estorsione, usura, esercizio abusivo della professione sanitaria; fre-<br />
www.isiciliani.it<br />
Si capisce, lavoratori infaticabili:<br />
certificati medici e infermità che li<br />
impossibilitano al loro lavoro per lunghi<br />
periodi e compiacenti dichiarazioni per<br />
ottenere il cambio di mansioni.<br />
Fatiscenti strutture<br />
Come gli infermieri della chirurgia di<br />
Gioia Tauro e di Melito Porto Salvo, dove<br />
le lunghe malattie non guardano in faccia<br />
a nessuno. Il 35% dei dipendenti è affetto<br />
da inidoneità fisiche: mal di schiena, allergie<br />
al sangue, depressioni li costringono a<br />
lavori d’ufficio invece che a turni di notte<br />
o in sala operatoria.<br />
Si spende ancora in appalti per queste<br />
fatiscenti strutture. A Taurianova e Cittanova<br />
sono stati ultimati da poco i lavori di<br />
adeguamento dei locali delle sale mortuarie.<br />
A Taurianova le sale mortuarie sono<br />
state destinate, con provvedimento del direttore<br />
generale del’Asp 5 di Reggio Calabria<br />
d.ssa Rosanna S<strong>qui</strong>llacioti, ad uffici<br />
del Servizio veterinario; a Cittanova sono<br />
state ultimate, ma l’ospedale era chiuso da<br />
tempo.<br />
E chi dovrebbe controllare? Centinaia di<br />
ettari di agrumeti e uliveti, fabbricati, quadri,<br />
argenterie ed ogni sorta di bene donato<br />
I Sicilianigiovani<br />
Sicilianigiovani<br />
– pag. 48<br />
“E chi li dovrebbe<br />
ontrollare?”<br />
da famiglie patrizie agli ex Enti ospedalieri<br />
sono finiti nelle mani della ‘ndrangheta<br />
con la complicità ed il silenzio colpevole<br />
di funzionari, dirigenti, amministratori e<br />
politici. Basterebbero, da soli, per risanare<br />
il bilancio dell’Asp di Reggio Calabria.<br />
Ma nessuno se ne occupa, neanche<br />
l’inventario si è riusciti a fare, e poi “ad<br />
occuparsi di queste cose si rischia”, ripetono<br />
gli addetti all’ufficio patrimonio.<br />
Nel pubblico impiego, in generale, il<br />
sindacato conta molto poco. Qui niente.<br />
Il silenzio del sindacato<br />
Non esiste sindacato né sindacalismo,<br />
esiste il “sindacalista” una sorta di<br />
sbrigafaccende che mira, ed ottiene, solo<br />
risultati ad personam: un trasferimento,<br />
una revoca di un ordine di servizio, un<br />
incarico di comodo, un cambio di<br />
mansioni per sé e per gli iscritti che<br />
devono rinnovare l’investitura<br />
nell’incarico. Con il sindacato, di qualsiasi<br />
sigla, non si può discutere di politiche<br />
sanitarie, di funzionalità dei servizi, di<br />
accorpamenti, di nomine illegittime, di<br />
mancanza di farmaci, di strutture pericolose,<br />
di prevenzione e quant’altro. Qui i sindacalisti<br />
barattano qualcosa.<br />
quenta esponenti della ‘ndrangheta; è indagato per corruzione elettorale e<br />
intestazione fittizia di beni per eludere esecuzioni erariali.<br />
“Chiriaco si è assicurato, per la sua coalizione, l’assegnazione dell’incarico<br />
di presidente del San Matteo ad Alessandro Moneta”, ex assessore regionale,<br />
già sindaco di Milano tre e amico di Silvio Berlusconi. Chiriaco e i<br />
suoi compari a Pavia -la sola Asl gestisce un budget annuo che sfiora il miliardo<br />
di euro- erano in grado di condizionare l'esito delle amministrative<br />
per fare eleggere chi era utile agli interessi della 'ndrangheta. Lo facevano<br />
sia attraverso uomini del PD che del PDL e della Lega Nord, ma anche<br />
con liste "civiche”. La ’ndrangheta è trasversale, non si attacca all’ideologia,<br />
destra o sinistra è lo stesso. Il fine conta, non i mezzi, e Chiriaco con il<br />
suo entourage programmava il riutilizzo dell’area dell'idroscalo e del gasometro<br />
per creare la cittadella "Europa", da destinare ad eventi sportivi,<br />
mondani, parcheggio, pista ciclabile ed altre strutture.<br />
Milano, sanità e 'ndrangheta. Inchiesta “Infinito”. Pietrogino Pezzano al<br />
telefono parlava in libertà: prometteva appalti pubblici in cambio di banali<br />
favori ai suoi interlocutori, uomini della ‘ndrangheta. I brogliacci delle intercettazioni<br />
sono chiarissimi, e nonostante questo Pietrogino Pezzano, classe<br />
’47, di Palizzi in provincia di Reggio Calabria, viene nominato direttore<br />
generale dell’Asl di Milano, la più grande d’Italia. Nomina voluta dall’ex governatore<br />
Roberto Formigoni e dall’assessore alla Sanità, il leghista<br />
Luciano Bresciani, dopo che la sua posizione - era stato iscritto nel registro<br />
degli indagati per il delitto di cui all’articolo 416-bis - fu stralciata e archiviata<br />
dal Gip il 3 dicembre 2010.
www.isiciliani.it<br />
I Sicilianigiovani<br />
Sicilia igiovani<br />
– pag. p 49
www.isiciliani.it<br />
Se ci leggi e' Giornalismo, se ci quereli e' Satira<br />
Paura, eh?<br />
I Sicilianigiovani<br />
Sicilianigiovani<br />
– pag. 50
no alla guerra,<br />
no al nucleare<br />
Un libro per scoprire che<br />
non esiste un “nucleare<br />
civile” senza applicazioni<br />
militari derivate, non esiste<br />
“energia atomica pulita” senza<br />
rischi inaccettabili, non esistono<br />
“armi sicure” all’uranio impoverito<br />
senza vittime di guerra.<br />
Il figlio di una sopravvissuta alle<br />
radiazioni di Nagasaki ha trasformato<br />
in una appassionata<br />
denuncia a fumetti la cronaca<br />
degli incidenti alle centrali nucleari<br />
giapponesi e statunitensi, che<br />
sono stati nascosti da un velo di<br />
silenzio.<br />
Nana Kobato, studentessa delle<br />
medie, si affaccia sul “lato oscuro<br />
del nucleare”, e scopre i pericoli<br />
delle centrali atomiche, gli effetti<br />
dei proiettili all’uranio impoverito,<br />
le devastazioni ambientali che<br />
uccidono adulti e bambini. In un<br />
racconto a fumetti chiaro e documentato,<br />
Rokuro haku descrive<br />
gli effetti delle guerre moderne<br />
sull’uomo e sull’ambiente, e mette<br />
a nudo i poteri occulti che sostengono<br />
l’energia nucleare.<br />
www.mamma.am/nonuke<br />
ISBN 9788897194002<br />
www.isiciliani.it<br />
rokuro aKu g autor d scaricabi e<br />
mP<br />
the Holy Bile<br />
Il libro degli autori di Scarica-<br />
Bile, il “pdf satirico di cattivo<br />
gusto” che ha ridefinito su<br />
internet la soglia dell’indecenza<br />
con 32 numeri di puro genio e<br />
follia, centinaia di pagine maleducate,<br />
migliaia di lettori incoscienti.<br />
Da oggi lo spirito del magazine<br />
più scorretto d’Italia rivive nel libro<br />
“The holy Bile”, una raccolta<br />
differenziata di scritti e fumetti<br />
inediti su qualun<strong>qui</strong>smo, castità,<br />
religione e sondini terapeutici.<br />
Un concentrato purissimo di<br />
anticlericalismo, blasfemia, coprofagia,<br />
incesto, morte, pedofilia,<br />
prostituzione, sessismo, sodomia,<br />
violenza e volgarità gratuite. In<br />
breve, uno specchio perfetto<br />
dell’Italia moderna, per chi non<br />
ha paura di guardare in faccia la<br />
realtà con le lenti deformanti della<br />
satira.<br />
Testi e disegni di Daniele Fabbri,<br />
Pietro Errante, Jonathan Grass,<br />
Tabagista, MelissaP2, Vladimir Stepanovic<br />
Bakunin, Eddie Settembrini,<br />
Blicero, G., Ste, Perrotta,<br />
Marco Tonus, Mario Gaudio, Flaviano<br />
Armentaro, Maurizio Boscarol,<br />
Mario Natangelo, Alessio<br />
Spataro, Andy Ventura.<br />
www.mamma.am/bile<br />
ISBN 9788897194026<br />
nicola.<br />
r–esistenza precaria<br />
Certi fumetti non possono<br />
farli i radical chic col culo<br />
parato o gli intellettuali<br />
da salotto. Ci voleva un lavoratore<br />
emigrato come Marco “MP”<br />
Pinna, che si è bruciato due settimane<br />
di ferie per partorire la<br />
saga di Nicola, l’antieroe in tuta<br />
blu del terzo millennio.<br />
Un mondo precario dove Nicola<br />
lotta per salvare la sua fabbrica<br />
dalla chiusura, e scopre i trucchi<br />
più loschi con cui i padroni fregano<br />
le classi medio–basse.<br />
Più spericolato di Batman, più<br />
sfigato di Fantozzi, più ribelle di<br />
Spartacus e più solo di Ulisse:<br />
Nicola è il simbolo della nostra<br />
voglia di resistere alle ingiustizie.<br />
Contro di lui un padrone senza<br />
scrupoli e una famiglia senza vergogna,<br />
incarognita dalle mode più<br />
devastanti del momento.<br />
Uno spietato “reality show” a<br />
fumetti, un micromanuale di economia<br />
finanziaria, un prontuario<br />
di autodifesa sindacale ma soprattutto<br />
lo sfogo di satira rabbiosa<br />
di un “artista–operaio”.<br />
Ottanta pagine di sopravvivenza<br />
proletaria: astenersi perditempo.<br />
www.mamma.am/nicola<br />
ISBN 9788897194019<br />
I Sicilianigiovani<br />
Sicilianigiovani<br />
– pag. 51<br />
puoi richiedere i volumi su<br />
www.mamma.am/libri<br />
KaNJaNo & car o gubi osa<br />
La mia terra<br />
la difendo<br />
La storia di Giuseppe Gatì, 22<br />
anni, pastore per vocazione,<br />
produttore di formaggi per<br />
mestiere, attivista antimafia per<br />
passione.<br />
Il suo volto è salito agli onori delle<br />
cronache nel dicembre 2008 per<br />
la contestazione al “pregiudicato<br />
Vittorio Sgarbi”, che ha scosso la<br />
città di Agrigento al grido di “Viva<br />
Caselli! Viva il pool antimafia!”<br />
Con l’aiuto degli amici e dei familiari<br />
di Giuseppe, Gubi e Kanjano<br />
hanno scoperto gli scritti, le<br />
esperienze e il grande amore<br />
per la terra di Sicilia di questo<br />
ragazzo, che ha lasciato una eredità<br />
culturale preziosa prima di<br />
morire a 22 anni per un banale<br />
incidente sul lavoro.<br />
Un racconto a fumetti che non<br />
cede alle tentazioni del sentimentalismo<br />
e della commemorazione,<br />
per restituire al lettore tutta la bellezza<br />
di una intensa storia di vita.<br />
www.mamma.am/giuseppe<br />
ISBN 9788897194033
www.isiciliani.it<br />
S C A F F A L E<br />
I Sicilianigiovani<br />
Sicilianigiovani<br />
– pag. 52
www.isiciliani.it<br />
Memoria<br />
Un piccolo paese<br />
dal grande cuore<br />
Canicattini Bagni, settemila<br />
abitanti in provincia<br />
di Siracusa. E' il<br />
giorno della Memoria.<br />
E <strong>qui</strong> la gente ricorda...<br />
di Gabriella Galizia<br />
E’ il primo giorno di primavera,col<br />
suo vento che spazza via le nuvole e fa<br />
posto ad una giorno di sole e festeggia il<br />
rinnovo di una militanza civile. E’ la<br />
XVIII giornata della Memoria e<br />
dell’Impegno organizzata ogni anno da<br />
Libera in memoria delle vittime di mafia.<br />
Siamo a Canicattini Bagni, provincia<br />
di Siracusa e 7.500 abitanti appena.<br />
Un paese come tanti, con la piazza,il<br />
comune e la chiesa. Ma oggi abbraccia<br />
virtualmente tutte le città che celebrano il<br />
21 marzo, da Palermo a Torino. Fin <strong>qui</strong>,<br />
cuore della provincia “babba”, dove quasi<br />
nulla si pensa accada. Qui in 1500 si<br />
sono dati appuntamento per ribadire il<br />
“NO”alle mafie e la vicinanza alle vittime<br />
di mafia e ai loro familiari.<br />
”L’illegalità condiziona lo sviluppo,<br />
l’economia l’e<strong>qui</strong>librio sociale e le libertà<br />
individuali. Non è più tempo di stare alla<br />
finestra ad assistere da spettatori alla lotta<br />
tra Stato e antistato; i cittadini devono<br />
saper scegliere da che parte stare”.<br />
Sono le prime parole della giornata pronunziate<br />
dal Colonnello dei Carabinieri,<br />
Perdichizzi, mentre simbolicamente si<br />
pianta un albero di memoria e di speranza.<br />
E' un richiamo a chi, senza prender parte,<br />
si affaccia alla finestra incuriosito dagli<br />
slogan e dal corteo.<br />
Si scandiscono uno per uno i nomi di<br />
chi non c’è più. Partono applausi quando<br />
si pronunciano i più noti ma la maggior<br />
parte sono nomi sconosciuti. Non è soltanto<br />
una lista: ogni nome è una storia.<br />
Ogni nome è una storia<br />
“Ripercorrere la storia di queste vite ci<br />
aiuta a capire cosa è stata e cos’è la mafia<br />
ma, ancor di più, cosa è stata e deve essere<br />
l’antimafia” dice Giusy Aprile, coordinatrice<br />
provinciale di Libera.<br />
Per chi è un attivista, oggi è il compleanno<br />
di un impegno per costruire una<br />
terra libera da ingiustizie e prepotenze, la<br />
spinta decisa ad una mentalità nuova e<br />
azioni che sollecitino le attenzioni delle<br />
istituzioni.<br />
La memoria che diventa il fondamento<br />
di un impegno. Qui a Canicattini? Messe<br />
da parte le animazioni per i più piccoli ci<br />
si concentra sul contrasto al gioco<br />
d’azzardo, nuovo affare della criminalità e<br />
piaga della società del bisogno. Si parte<br />
proprio da proposte concrete per i sindaci,<br />
coscienti che è tempo di porre freno ad un<br />
gioco che diventa patologia.<br />
Siamo nel Sud più a Sud d’Italia, e fino<br />
a vent'anni fa era impensabile una manifestazione<br />
del genere. Ma ormai da tempo<br />
<strong>qui</strong> nel siracusano il 21 marzo è un’istituzione.<br />
Il coordinamento siracusano di Li-<br />
I Sicilianigiovani<br />
Sicilianigiovani<br />
– pag. 53<br />
bera ha voluto organizzare <strong>qui</strong> la sua<br />
giornata dell’impegno per dare ancora più<br />
vigore al neonato presidio locale e rafforzare<br />
la rete di associazioni e singoli che<br />
animano questo territorio e che per la<br />
giornata hanno messo in campo le loro<br />
migliori potenzialità.<br />
A Canicattini, il presidio di Libera si è<br />
stretto intorno alla memoria di Salvatore<br />
Raiti,carabiniere ucciso in un agguato mafioso<br />
nel 1982. Giovanna Raiti, sorella di<br />
Salvatore,è una delle animatrici del gruppo.<br />
Al presidio, intitolato al fratello, ha<br />
donato i diritti d’autore della sua pubblicazione.<br />
“Oggi è avvenuto – dice - il miracolo<br />
dell’ascolto e del risveglio. Un miracolo<br />
voluto ostinatamente da un un piccolo<br />
paese, dimostrando alle più grandi istituzioni<br />
che anche i “piccoli” possono fare<br />
la voce grossa”.<br />
“Il miracolo dell'ascolto e del risveglio”<br />
A quanti si sono stretti attorno al suo<br />
dolore dice: “Siete una soffio d’aria<br />
tiepida che scalda il cuore, una pacca sulle<br />
spalle che conforta e lenisce. Tutte cose<br />
che attendevo dalle istituzioni da<br />
trent’anni. Non mi pareva di pretendere<br />
tanto eppure fino ad oggi mi mancavano”.<br />
Come un raggio di sole che lenisce il<br />
freddo dell’inverno, giornate come il 21<br />
marzo servono proprio a rinnovare questa<br />
vicinanza. Il bilancio non è fatto solo di<br />
cifre. Basta guardare gli occhi di chi ha<br />
partecipato, di chi si è stretto in lunghi abbracci<br />
di gioia, per capire. Benvenuta primavera!
www.isiciliani.it<br />
Trapani<br />
Il prefetto antimafia<br />
nostro concittadino<br />
A ventott'anni dalla<br />
strage mafiosa di Pizzolungo,<br />
è ancora malvisto<br />
il conferimento<br />
della cittadinanza onoraria<br />
a Fulvio Sodano,<br />
il prefetto che combatté<br />
la mafia trapanese<br />
di Rino Giacalone<br />
Raccontiamo queste ultime settimane<br />
trapanesi cominciando dal 21 febbraio.<br />
Quel giorno eravamo nell’aula<br />
del Consiglio comunale di Trapani,<br />
trovammo tanto pubblico, tanti presenti<br />
indossano una maglietta bianca<br />
con caratteri stampati dove, in grande<br />
evidenza, si legge: “Fulvio Sodano cittadino<br />
onorario”.<br />
Fulvio Sodano è stato prefetto di Trapani<br />
dal 2001 al 2003. Nel dicembre<br />
2005 quando la Squadra Mobile di Trapani<br />
a conclusione di una indagine decapitò<br />
con una serie di arresti la cupola mafiosa<br />
di Trapani, capeggiata dall’imprenditore<br />
Ciccio Pace, “padrino” per volontà<br />
del boss (latitante ancora) Matteo Messina<br />
Denaro, si scoprì che Cosa nostra voleva<br />
in<strong>qui</strong>nare il lavoro del prefetto Sodano<br />
a difesa delle imprese confiscate<br />
alla mafia, che la mafia voleva riprendersi<br />
o voleva far fallire.<br />
L’operazione della Squadra Mobile nel<br />
2005 svelò l’esistenza di una serie di intrecci:<br />
ne emerse che i mafiosi erano stati<br />
ascoltati auspicare la cacciata da Trapani<br />
di quel prefetto.<br />
Da Trapani Sodano andò via veramente<br />
nel luglio del 2003, improvvisamente<br />
trasferito ad Agrigento dal governo Berlusconi.<br />
La sua vicenda è racchiusa tra i faldoni<br />
del processo in corso a Palermo contro il<br />
senatore Tonino D’Alì (re<strong>qui</strong>sitoria 3<br />
maggio) che era sottosegretario all’Interno<br />
quando Sodano fu trasferito da Trapani<br />
ad Agrigento e che era pure sottosegretario<br />
quando Sodano combatté a Trapani<br />
la battaglia per difendere i beni confiscati<br />
alla mafia. In una occasione, come<br />
ha dichiarato Sodano ai magistrati che<br />
andarono a sentirlo, il sen. D’Alì lo<br />
avrebbe affrontato dicendogli che così<br />
facendo, prendendo cioè le difese dei<br />
beni confiscati, si mostrava come un “favoreggiatore”,<br />
termine usato per chi aiuta<br />
i delinquenti.<br />
Quando nel novembre del 2005 la cupola<br />
finì in carcere e si seppe di quello<br />
che la mafia voleva fare del prefetto Sodano,<br />
in Consiglio comunale fu approvato<br />
a maggioranza un documento con il<br />
quale si chiedeva all’amministrazione<br />
guidata dal sindaco targato “Forza<br />
Italia”, Mimmo Fazio, di conferire la cittadinanza<br />
onoraria al prefetto Sodano.<br />
Però Fazio, guarda caso amico di D’Alì,<br />
disse di no, e lo disse anche scrivendo al<br />
prefetto Sodano che “l’antimafia è peggio<br />
della mafia”.<br />
Da qualche mese in città si è costituito<br />
un comitato, capeggiato da una battagliera<br />
Rosaria Bonello, che invece è tornato<br />
I Sicilianigiovani<br />
Sicilianigiovani<br />
– pag. 54<br />
a insistere perché il prefetto Fulvio Sodano<br />
diventi cittadino onorario di Trapani.<br />
Sono stati i rappresentanti di questa associazione<br />
assieme ad altri cittadini a riempire<br />
il 21 febbraio lo spazio destinato al<br />
pubblico per seguire i lavori del Consiglio<br />
comunale. Gli stessi tempo prima<br />
hanno incontrato il sindaco che è succeduto<br />
a Fazio, il generale dei Carabinieri<br />
Vito Damiano, eletto ancora in quota Pdl,<br />
che rispose che senza un regolamento era<br />
per lui impossibile conferire cittadinanze<br />
onorarie.<br />
“Ci vuole il regolamento”<br />
L’atto di indirizzo proposto da Vincenzo<br />
Abbruscato, consigliere Pd (ora Megafono,<br />
movimento ispirato dal presidente<br />
della Regione, Rosario Crocetta), per<br />
la stesura del regolamento, è stato così<br />
votato e approvato sotto lo sguardo<br />
dell’attento pubblico. A molti è sfuggito<br />
che è la seconda volta che il Consiglio<br />
comunale ha votato lo stesso atto di indirizzo:<br />
era accaduto già nell’ottobre 2012,<br />
quando ancora era sindaco il forzistapidiellino<br />
Fazio.<br />
All’amministrazione comunale sono<br />
stati concessi 30 giorni di tempo per redigere<br />
il regolamento e portarlo in Consiglio<br />
per l’approvazione: pare sia stato già<br />
scritto e trasmesso, ma non ancora inserito<br />
all’ordine del giorno. La cittadinanza<br />
onoraria al prefetto Sodano deve attendere<br />
ancora.<br />
Come scriveva Sciascia, se si vuole<br />
difendere la democrazia e la libertà nel<br />
nostro Paese è in Sicilia che ogni giorno<br />
bisogna combattere la battaglia.
A fianco: il prefetto<br />
Fulvio Sodano,<br />
strenuo oppositore<br />
di mafia e malaffare.<br />
E la vicenda della mancata concessione<br />
della cittadinanza onoraria a Fulvio Sodano<br />
è esempio di quanto sia vera questa<br />
affermazione.<br />
Eppure ci raccontano in tanti che le<br />
mafie oramai hanno fatto armi e bagagli<br />
e si sono trasferite al nord; poi ci sono<br />
coloro i quali sono pure convinti e soddisfatti<br />
credendo che le novità politiche<br />
elettorali abbiano già messo alle corde<br />
Cosa nostra, ma la realtà è ben altra.<br />
Abbassare la guardia è cosa pericolosa.<br />
E questo in Sicilia sta avvenendo. Questa<br />
è la terra che ancora dopo 20 anni continua<br />
a nascondere quel gran delinquente<br />
mafioso e assassino che porta il nome di<br />
Matteo Messina Denaro.<br />
Una latitanza che non viene interrotta<br />
perché la mafia trapanese - ancor prima<br />
che Matteo Messina Denaro - ha vissuto<br />
con incredibili coperture da parte della<br />
politica, della massoneria, di forze imprenditoriali,<br />
da parte di banche e banchieri,<br />
di colletti bianchi. Qui resiste la<br />
mafia sommersa, quella che ha riposto<br />
ma non sotterrato le lupare e le bombe e<br />
che ha saputo fare indossare ai suoi uomini<br />
grisaglie per portare in giro 24 ore<br />
colme di denaro per corrompere.<br />
Il 2 aprile segnea il 28° anniversario<br />
della strage mafiosa di Pizzolungo. Cosa<br />
resta di quell’attentato del 1985? Il boato<br />
causato dall’esplosione di quell’autobomba<br />
destinata ad uccidere un magistrato<br />
in servizio alla Procura di Trapani,<br />
il pubblico ministero dott. Carlo Palermo,<br />
non si è ancora esaurito nei suoi effetti<br />
devastanti.<br />
Il tritolo mafioso ha ucciso tre giovani<br />
vite: Barbara Rizzo Asta ed i suoi figlioletti<br />
gemelli Salvatore e Giuseppe di 6<br />
www.isiciliani.it<br />
anni, e ne ha minato altre: quelle del magistrato<br />
e dei suoi agenti di scorta Ma ha<br />
anche comunicato un forte segnale di intimidazione<br />
all’intera società civile trapanese,<br />
che preferisce farsi scorrere addosso<br />
le notizie di condanne e sequestri,<br />
di casseforti mafiose violate e confiscate<br />
dallo Stato.<br />
E così Trapani continua ad eleggere indagati,<br />
rinviati a giudizio e parlamentari<br />
sotto processo come il senatore D’Alì,<br />
mantiene in carica sindaci condannati<br />
come quello di Valderice, Camillo Iovino,<br />
mentre in Consiglio provinciale sono<br />
stati seduti fino ad una recente sospensione<br />
prefettizia un consigliere, Pietro<br />
Pellerito, che faceva favori ai mafiosi, e<br />
un sindacalista, Santo Sacco, che portava<br />
in giro i pizzini di Messina Denaro.<br />
E Trapani continua a eleggere indagati<br />
Due Comuni sono stati sciolti per mafia:<br />
Salemi, dove il sindaco Vittorio<br />
Sgarbi è andato via prima che arrivasse<br />
lo scioglimento, e Campobello di Mazara,<br />
dove il sindaco Ciro Caravà di mattina<br />
inaugurava i beni confiscati alla mafia<br />
e di pomeriggio si scusava con i boss; a<br />
Pantelleria è finito in manette un sindaco<br />
che già c’era finito e che era stato rieletto<br />
a furor di popolo, Alberto Di Marzo; a<br />
Castelvetrano il sindaco, Felice Errante,<br />
ha mandato a dire in giro che Matteo<br />
Messina Denaro non è il principale dei<br />
problemi, salvo poi prendersela con i<br />
giornalisti che hanno “chiosato” su queste<br />
parole; a Trapani il sindaco, generale<br />
dei carabinieri, ex ufficiale del Sismi,<br />
Vito Damiano, preferisce parlare di ma-<br />
I Sicilianigiovani<br />
Sicilianigiovani<br />
– pag. 55<br />
E intanto<br />
il sindaco<br />
parla di<br />
“malandrini”<br />
e non di mafiosi<br />
landrini e non di mafiosi; un ex senatore,<br />
Nino Papania di Alcamo, aveva a suo<br />
servizio un ortolano che faceva anche da<br />
autista ai capi mafia. Tutto questo per<br />
fare solo una rapida rassegna, ma si potrebbe<br />
approfondire. Una provincia di<br />
impresentabili.<br />
Cerchiamo la via del riscatto nel nome<br />
del 2 aprile 1985. A Trapani c’è una via,<br />
nei pressi del porto, dedicata, leggete<br />
bene, “ai grandi eventi”. Fu il riconoscimento<br />
che il sindaco dell’epoca, Girolamo<br />
Fazio, oggi deputato regionale Pdl<br />
ma in crisi col partito, diede alla Coppa<br />
America in salsa trapanese, e su cui la<br />
mafia si fiondò a mettere le mani predatrici.<br />
Un grande evento che, se si celebra,<br />
celebra <strong>qui</strong>ndi mafie e mafiosità. Dedichiamo<br />
questa via al 2 aprile 1985 come<br />
testimonianza perenne per chi è stato colpito<br />
ed ucciso, Barbara Rizzo Asta, Salvatore<br />
e Giuseppe Asta, per chi ha comunque<br />
pagato con la vita anche se più<br />
tardi, come Raffaele Di Mercurio; per chi<br />
è rimasto ferito ma è stato costretto a non<br />
lavorare più, come gli altri agenti della<br />
scorta La Porta e Ruggirello; per un magistrato,<br />
Carlo Palermo, che fu come<br />
morto per lo Stato, costretto a lasciare la<br />
magistratura.<br />
Infine per tutti coloro i quali vogliono<br />
continuare a combattere credendo alle<br />
parole di Peppino Impastato, che ci diceva<br />
che la “mafia è una montagna di merda”,<br />
di Mauro Rostagno, che ci ha insegnato<br />
a cercare di costruire una società<br />
nella quale valga la pena trovare un posto,<br />
e di Giovanni Falcone, che ci ha insegnato<br />
a credere che “la mafia un giorno<br />
è destinata a morire”.
www.isiciliani.it<br />
Catania<br />
Il saccheggio<br />
dell’Antico Corso<br />
Fra sindaci “nuovi” e<br />
vecchi affari<br />
di Collettivo Experia<br />
Leggiamo con stupore e rabbia le dichiarazioni<br />
rilasciate dal candidato sindaco<br />
Enzo Bianco sulla “riqualificazione”<br />
del quartiere Antico Corso.<br />
Stupore perché ancora una volta provano<br />
a rifilarci la favoletta della riqualificazione<br />
del quartiere legata all’università;<br />
stavolta hanno addirittura rispolverato il<br />
progetto che prevede la dismissione<br />
dell’ospedale Vittorio Emanuele per far<br />
posto a un enorme campus universitario<br />
completo di, citiamo dall’intervista, «aule<br />
studio, biblioteca, mensa, punti di aggregazione<br />
come palestra e bar ristorante. Il<br />
tutto da realizzare in project financing con<br />
la collaborazione dei privati». (Ricordatevi<br />
di questa espressione inglese, apparentemente<br />
innocua: nasconde invece la<br />
svendita di beni pubblici per favorire la<br />
speculazione dei soliti sciacalli).<br />
L’ingegnere Alfio Monastra, già membro<br />
di una commissione di studio sul<br />
quartiere negli anni ’80, si spinge più in là<br />
e parla di chiusura anche per l’ospedale<br />
Santo Bambino: una struttura dotata di<br />
pronto soccorso ostetrico che serve tutta<br />
l’area della I municipalità e un reparto di<br />
ginecologia fondamentale in un’area in<br />
cui il numero di gravidanze tra le minorenni<br />
è ancora drammaticamente alto.<br />
Non solo, Monastra lo definisce, testuali<br />
parole, “un tumore all’interno del quartiere”,<br />
un edificio da abbattere e sostituire<br />
con case terrane, che rispetterebbero “la<br />
tipologia urbanistica tradizionale del quartiere”.<br />
Dentro queste case però bisogna<br />
metterci gli studenti, naturalmente, in<br />
modo da “migliorare la qualità delle frequentazioni”<br />
del quartiere.<br />
In pratica, grazie all’ingegnere Monastra,<br />
scopriamo che: l’armonia architettonica<br />
del quartiere è più importante dei servizi<br />
di un presidio ospedaliero specializzato<br />
che da decenni si prende cura di<br />
mamme e bambini di una vasta area della<br />
città. Secondo questa teoria, bisognerebbe<br />
dunque abbattere il liceo Spedalieri,<br />
l’ospedale Santa Marta, nonché la<br />
struttura in ferro di via Biblioteca, che<br />
svetta brutta e abbandonata e sulla cui<br />
utilità e scopo ancora la gente si interroga.<br />
Anche gli abitanti storici di quel quartiere<br />
sono antiestetici, perché brutti, sporchi,<br />
cattivi e, come se non bastasse, anche<br />
abbastanza poveri. Quindi che se ne<br />
vadano lontano, a Librino e a San<br />
Giorgio, dove l’ingegnere Monastra non li<br />
possa vedere e lascino il posto a studenti<br />
di buona famiglia, professori universitari<br />
e professionisti di bell’aspetto.<br />
Il vero “tumore” del quartiere Antico<br />
Corso è semmai l’Università di Catania:<br />
dopo anni di permanenza, è rimasta un<br />
corpo estraneo, ha decretato l’espulsione<br />
di migliaia di abitanti storici, ha fatto impennare<br />
il prezzo degli affitti e del costo<br />
della vita in modo esponenziale, ha congestionato<br />
l’area, riversando sulle viuzze<br />
un flusso automobilistico insopportabile<br />
per una zona che non è neanche servita<br />
dai mezzi pubblici e non gode di ampi<br />
parcheggi, senza offrire alcuna contropartita<br />
in cambio.<br />
Speculatori, affaristi e politici<br />
Ebbene, anche noi abbiamo un sogno da<br />
coronare: debellare il cancro degli speculatori,<br />
degli affaristi e dei politici loro<br />
complici in questa città. Perché il candidato<br />
sindaco Bianco e l’entusiasta Monastra<br />
non parlano chiaro? Perché non dicono<br />
senza troppi giri di parole che vogliono<br />
espellere gli abitanti storici per permettere<br />
ai soliti noti, i potenti Virlinzi, Ciancio,<br />
Lo Bello, Vecchio ecc., di arricchirsi ancora<br />
un po’ con il metodo del project financing,<br />
tuffandosi per primi sull’affare<br />
dei servizi universitari privatizzati?<br />
Se ancora vi stavate chiedendo perché il<br />
CPO Experia sia stato sgomberato con<br />
tanta decisione e una spesa di 70.000 euro<br />
di soldi pubblici; se ancora non riuscivate<br />
a spiegarvi perché in un quartiere con una<br />
dispersione scolastica altissima si tenti da<br />
anni di smantellare l’unica scuola presente,<br />
la Manzoni: bene, avete avuto le vostre<br />
I Sicilianigiovani<br />
Sicilianigiovani<br />
– pag. 56<br />
risposte. Centri di aggregazione, scuole e<br />
servizi sociali sono solo un ostacolo per il<br />
grande progetto dell’UniDisneyland catanese,<br />
e devono essere spazzati via in fretta<br />
e furia. Sarà un peccato per i distinti signori<br />
intervistati scoprire che noi abbiamo<br />
altri progetti per l’Antico Corso e che gli<br />
impediremo insieme alle forze sane e oneste<br />
di questa città, di realizzare un altro<br />
scempio come quello dell’Experia (come<br />
mai non vanno a vedere come è brutto e<br />
sporco e pieno di siringhe adesso il loro<br />
progetto di legalità?) e di mettere in atto i<br />
loro marci piani, come del resto facciamo<br />
da decenni insieme agli abitanti dell’Antico<br />
Corso.<br />
Un quartiere che ha invece bisogno di<br />
strutture sportive gratuite, di spazi<br />
all’aperto per grandi e piccoli, di una battaglia<br />
durissima contro la dispersione scolastica,<br />
invertendo la tendenza che vede la<br />
chiusura imminente della scuola media<br />
Manzoni, della creazione di asili e scuole<br />
a tempo pieno; un quartiere il cui patrimonio<br />
artistico e culturale deve essere rivalutato<br />
con la costituzione di un parco archeologico,<br />
affidato a cooperative di disoccupati<br />
che si occupino della fruizione e<br />
della vigilanza degli stessi. L’Antico Corso<br />
deve essere arricchito da spazi di vera<br />
aggregazione sociale e culturale e il degrado<br />
provocato con la chiusura del CPO<br />
immediatamente sanato con la sua riapertura<br />
ai cittadini.<br />
Le passerelle elettorali ci fanno schifo e<br />
non abbiamo intenzione di delegare i nostri<br />
progetti al politico di turno mai visto<br />
prima, che li appoggia per qualche settimana<br />
per poi scordarsene quando ha ottenuto<br />
la fiducia e il voto della gente, così<br />
come ha deciso di fare il comitato Antico<br />
Corso, creato anni fa dagli abitanti del<br />
quartiere e dai militanti del Centro Popolare<br />
Experia e oggi convertitosi nel megafono<br />
locale dell’onorevole Berretta.<br />
Infine, invitiamo coloro i quali,<br />
nell’imminenza delle elezioni del nuovo<br />
sindaco, pensano in buona fede di destinare<br />
il proprio voto a personaggi come quelli<br />
citati in questo intervento, a riflettere su<br />
quanto essi e i loro piani per la città siano<br />
“di sinistra” o, piuttosto, molto “sinistri”.
www.isiciliani.it<br />
Libertà di stampa<br />
Leonardo Orlando<br />
un giornalista<br />
col vizio della notizia<br />
“Barcellona P.G.<br />
Incendiata l'automobile<br />
di un cronista...”<br />
di Norma Ferrara<br />
www.liberainformazione.org<br />
Si trova ogni giorno davanti ai fatti e<br />
da <strong>qui</strong>ndici anni li racconta. Leonardo<br />
Orlando è un giornalista, ha 51 anni e<br />
scrive da Barcellona Pozzo di Gotto,<br />
provincia di Messina, per il quotidiano<br />
“La Gazzetta del Sud”.<br />
Non è abituato a fare passi indietro:<br />
che si tratti dell’arresto dell’ultimo latitante<br />
della cosca locale, Filippo Barresi o<br />
delle indagini per il furto di benzina,<br />
dentro il vicino stabilimento della Raffineria<br />
Mediterranea. Così, all’origine<br />
dell’incendio doloso che due giorni fa ha<br />
distrutto la sua automobile potrebbero<br />
esserci diversi moventi.<br />
Non guarda subito alla mafia Orlando,<br />
sebbene delle cosche barcellonesi si sia<br />
occupato per anni. Ma non la esclude. I<br />
clan, fiaccati dalle indagini della magistratura<br />
della Dda di Messina e dalle collaborazioni<br />
di alcuni boss regolano i conti<br />
alla luce del sole, a due passi da piazze<br />
e dentro i bar della città. E da mesi a<br />
Barcellona Pozzo di Gotto si teme una<br />
nuova guerra di mafia.<br />
«Di fronte all’incendio la prima sensazione<br />
che ho avuto – racconta Orlando a<br />
“Ossigeno per l’informazione” e “Libera<br />
Informazione”– è quella di essere impotente<br />
rispetto a ciò che stava accadendo<br />
davanti ai miei occhi.<br />
Le fiamme che si alzavano dalla vettura<br />
ci impedivano di uscire dal portone di<br />
casa, temevamo anche per un’anziana<br />
che vive proprio al primo piano. A svegliarci<br />
sono stati i vicini che hanno suonato<br />
al campanello e poi si sono dovuti<br />
allontanare a causa dell’incendio».<br />
Alcune tracce di benzina, rubata da<br />
un’altra automobile, sono state trovate<br />
sul posto: per i magistrati e i vigili del<br />
fuoco si tratta di un attentato, un segnale<br />
intimidatorio in piena regola. Un atto<br />
premeditato e organizzato contro il giornalista<br />
che negli ultimi mesi ha raccontato<br />
di arresti eccellenti, delle prime collaborazioni<br />
di ex appartenenti al clan ma<br />
anche di malaffare e illegalità.<br />
Un “cono d'ombra” d'informazione<br />
Nonostante ciò, Orlando è sorpreso dal<br />
gesto di intimidazione ricevuto la scorsa<br />
notte. «La provincia – si legge nella relazione<br />
annuale della procura nazionale<br />
antimafia è stata per molti anni avvolta<br />
in un “cono d’ombra” informativo che ha<br />
rafforzato le cosche» e isolato chi provava<br />
a contrastare il sistema.<br />
«Ho percepito alcuni segnali di tensione<br />
nei miei confronti – racconta Orlando<br />
– quando il giorno dell’arresto del latitante<br />
più importante della cosca locale,<br />
Filippo Barresi – davanti al commissariato<br />
per tutto il giorno c’eravamo soltanto<br />
io e i suo famigliari. Chiaramente quando<br />
hanno capito che ero “il giornalista”<br />
hanno provato ad osteggiarmi, quasi con<br />
l’intento di allontanarmi».<br />
Il fatto di essere soli di fronte ai fatti,<br />
in momenti così delicati, espone ancora<br />
di più, spiega Orlando. La “Gazzetta del<br />
Sud” giornale molto criticato per alcune<br />
posizioni “conservatrici” è una testata radicata<br />
nei paesi della provincia messine-<br />
I Sicilianigiovani<br />
Sicilianigiovani<br />
– pag. 57<br />
se. «Molto spesso diamo le notizie prima<br />
degli altri - spiega - Come quando<br />
abbiamo denunciato, a seguito di una<br />
indagine della magistratura, il furto di<br />
benzina da parte di dieci dipendenti della<br />
Raffineria Mediterranea. Siamo stati<br />
attaccati per questo, anche dai sindacati,<br />
eppure c’è una inchiesta, si tratta di fatti<br />
di cronaca giudiziaria e abbiamo il<br />
dovere di raccontarli». Ma vedere il proprio<br />
nome sul giornale locale più letto<br />
nella provincia non fa piacere. E spesso<br />
si reagisce anche attraverso commenti<br />
anonimi su portali on line.<br />
«Avevo denunciato alcuni mesi fa un<br />
imprenditore, oggi testimone di giustizia,<br />
che mi accusava di diffamazione a causa<br />
di articoli di cronaca pubblicati un sito».<br />
L’accusa mossa ad Orlando era quella di<br />
stare dalla parte di un gruppo criminale<br />
in luogo di altri.<br />
Le latitanze dorate<br />
Può accadere anche questo, quando fai<br />
il giornalista locale perché come ha scritto<br />
il collega Nuccio Anselmo nel suo<br />
“Vivere e scrivere in terra di mafia”:<br />
«Mentre gli inviati stanno al massimo un<br />
paio di giorni, parlano con questo e quello,<br />
e poi se ne vanno, il cronista attento e<br />
scrupoloso di un giornale radicato nel<br />
territorio come il nostro affronta ogni<br />
giorno i mafiosi da vicino, se li vede intorno,<br />
li “annusa”alle spalle, non se ne<br />
può liberare».<br />
A Barcellona Pozzo di Gotto, lo ricordiamo,<br />
vent’anni fa la mafia uccideva il<br />
cronista de “La Sicilia” Beppe Alfano,<br />
che in solitudine raccontava l’ascesa dei<br />
barcellonesi e le latitanze dorate dei boss<br />
della mafia nella provincia babba.
www.isiciliani.it<br />
Call center/ Il caso Misterbianco<br />
Matilde, Acquaviva<br />
e la delocalizzazione<br />
Anche in provincia di<br />
Catania è arrivata la<br />
nuova economia. Significa<br />
lavorare senza<br />
diritti – in un call center,<br />
in questo caso – e<br />
poi all'improvviso vedersi<br />
“delocalizzati”<br />
perché i proprietari<br />
vogliono risparmiare<br />
ancora. A volte – come<br />
<strong>qui</strong> a Misterbianco – i<br />
lavoratori rispondono<br />
con la lotta<br />
di Vincenzo Rosa<br />
Matilde ha ventisei anni, studia Economia<br />
e le mancano poche materie alla<br />
laurea.<br />
“Ho trovato per caso l'offerta di lavoro<br />
in un call center, ormai si trovano da tutte<br />
le parti. Avevo bisogno di un'entrata<br />
che mi garantisse un minimo di autonomia<br />
economica dai miei genitori<br />
nell'attesa di completare gli studi. Lavoro<br />
6 ore al giorno, con gli straordinari pagati<br />
la metà come prevede l'ultimo contratto<br />
nazionale, guadagnando massimo 500<br />
euro al mese.<br />
Somma che non mi permette di realizzare<br />
i miei progetti, comprare una macchina,<br />
pensare ad una casa...”<br />
Questo lavoro per lei, come per moltissimi<br />
altri, è l'unica opportunità per rimanere<br />
ancora a Catania, il solo modo per<br />
allontanare l'idea di emigrare.<br />
“Sono stata assunta con un contratto di<br />
somministrazione a tre mesi, rinnovato<br />
due volte. Poi nel 2011 sono stata stabilizzata<br />
a tempo indeterminato grazie ad<br />
alcune sovvenzioni regionali. Credevo<br />
che quell'assunzione mi avrebbe garantito<br />
un minimo di serenità in più.<br />
Alcuni di noi ci hanno sperato veramente,<br />
hanno ac<strong>qui</strong>stato case, acceso<br />
mutui. Ricordo ancora le parole del nostro<br />
direttore, quando dopo la firma del<br />
contratto ci disse che adesso ci saremmo<br />
potuti sposare tutti quanti. Io però in fondo<br />
non mi sentivo pienamente garantita.<br />
Il contratto sarà pure stato a tempo indeterminato<br />
ma sapevo che era proprio il<br />
lavoro a essere instabile.”<br />
Il “lavoro” dei tempi neri<br />
I call center forse sono il “lavoro” che<br />
rappresenta meglio gli sconvolgimenti<br />
sociali e produttivi del Paese. Un lavoro<br />
stressante, scandito da ritmi frenetici, il<br />
più delle volte mal retribuito e con pochissime<br />
prospettive di carriera (il regista<br />
Paolo Virzì lo descrive in Tutta la vita<br />
davanti). In un’economia reale strozzata<br />
dalla recessione economica, dove le imprese<br />
falliscono e di lavoro ce n'è poco, i<br />
call centers spesso sono gli unici posti di<br />
lavoro disponibili.<br />
Anche in provincia di Catania il feno-<br />
I Sicilianigiovani<br />
Sicilianigiovani<br />
– pag. 58<br />
meno si rivela una delle più consistenti<br />
opportunità lavorative.<br />
A Misterbianco, in particolare, ci sono<br />
decine di società piccole e grandi che<br />
operano nel settore: come Almaviva,<br />
multinazionale con sedi sparse in Italia,<br />
Brasile, Cina e Tunisia. Nello stabilimento<br />
etneo lavorano circa 3000 dipendenti,<br />
1.300 dei quali a tempo indeterminato.<br />
Da Treu a Biagi a Fornero<br />
Dagli anni novanta in poi, l'espansione<br />
dei call center è andata di pari passo con<br />
la flessibilizzazione del mercato del lavoro,<br />
dalla riforma Treu alla legge Biagi,<br />
fino alle ultime misure adottate del ministro<br />
Fornero.<br />
Sempre allo scopo di “elasticizzare” il<br />
mercato del lavoro ma con l'effetto, viceversa,<br />
di determinare la moltiplicazione<br />
dei contratti “atipici”, diversi fra loro ma<br />
accomunati tutti dall'instabilità temporale<br />
e da tutele ridotte e a volte del tutto inesistenti,<br />
a causa di una legislazione mancante<br />
e frastagliata.<br />
Chi lavora in questo settore viene assunto<br />
nella stragrande maggioranza dei<br />
casi con contratti a termine di pochi<br />
mesi, a volte anche uno solo, nella speranza<br />
poi di un successivo rinnovo e magari<br />
di una stabilizzazione. Ma gli oneri<br />
legati all'assunzione senza termine sono<br />
alti, e le imprese preferiscono non rinnovare<br />
i contratti, dotandosi di organici<br />
strutturalmente composti da lavoratori<br />
precari. Trattandosi di mansioni che richiedono<br />
più che altro doti di spigliatezza<br />
e comunicatività, le aziende hanno gioco<br />
facile nel ricambiare periodicamente il
personale, perchè in un mese (durata del<br />
tirocinio, non retribuito) è possibile “addestrarne”<br />
altro per ricambiare quello in<br />
uscita che altrimenti - secondo legge -<br />
dovrebbe essere stabilizzato.<br />
Così le imprese possono attingere a un<br />
mercato del lavoro in condizioni drammatiche,<br />
in una corsa al ribasso sempre<br />
più forte a causa della disoccupazione altissima.<br />
I costi del personale calano, ma i<br />
profitti restano gli stessi.<br />
Ma anche il ramo delle telecomunicazioni<br />
ora sta entrando in crisi: i costi debbono<br />
essere ridotti ancor di più. E questo<br />
si fa alla maniera globale, cioè delocalizzando<br />
nei paesi in cui costi del lavoro<br />
sono inferiori.<br />
“Via 650 dipendenti”<br />
“A inizio marzo – dice ancora Matilde -<br />
abbiamo ricevuto una lettera dal presidente<br />
di Almaviva spa nella quale ci veniva<br />
comunicato che Vodafone stava<br />
mettendo in atto un piano di delocalizzazione<br />
dei suoi servizi verso i paesi<br />
dell'est Europa, che avrebbe causato un<br />
esubero di circa 650 dipendenti su Misterbianco.<br />
Per molti è stato un dramma,<br />
alcuni non sapevano davvero cosa fare.<br />
www.isiciliani.it<br />
Immagina che a un mio collega sta per<br />
nascere un figlio. E' stato bello vedere<br />
però tutti uniti, immediatamente è scattata<br />
una macchina della solidarietà che ha<br />
coinvolto anche quelli in cui posto di lavoro<br />
non era in pericolo”.<br />
In poche ore su tutti i social network e<br />
sui media locali scoppia il caso. La perdita<br />
di quei posti di lavoro è un dramma<br />
sociale di enormi proporzioni, che si aggiunge<br />
alle altre emorragie di lavoro della<br />
provincia. I dipendenti si mobilitano<br />
sin da subito, anche quelli che non verrebbero<br />
coinvolti dalla riduzione di personale.<br />
Si organizzano sit-in, nasce un<br />
gruppo su facebook per organizzare insieme<br />
le iniziative. I lavoratori rispondono<br />
uniti.<br />
Dopo qualche giorno a Roma si riunisce<br />
un tavolo tra sindacati, Almaviva e<br />
Vodafone, e alla fine si arriva a un compromesso:<br />
gli esuberi saranno divisi tra<br />
Misterbianco e Napoli (altra sede della<br />
società); in più, “ammortizzatori sociali”<br />
come contratti di solidarietà e cassaintegrazione<br />
a rotazione.<br />
“Il problema sembra essere momentaneamente<br />
risolto, perlomeno così ci dicono<br />
i nostri rappresentanti sindacali - spiega<br />
Matilde - ma con questa notizia ci<br />
I Sicilianigiovani<br />
Sicilianigiovani<br />
– pag. 59<br />
Un “libero<br />
mercato<br />
sempre più<br />
feroce”<br />
sentiamo ancora più precari di prima, per<br />
certi versi pensiamo che l'agonia sia stata<br />
solo posticipata. Io sono sicura solo del<br />
fatto che se perdo questo posto dovrò<br />
andarmene da Catania. Sappiamo che<br />
non è finita e sabato 6 aprile abbiamo<br />
convocato un sit-in per protestare contro<br />
la delocalizzazione e contro il fatto che<br />
manca un'adeguata copertura legislativa;<br />
inizieremo anche una raccolta firme”.<br />
“Flessibilità” a ogni costo<br />
La storia di Matilde è quella di una<br />
qualunque persona giovane nel mercato<br />
occupazionale italiano del post-Duemila.<br />
Il paradosso di una generazione: obbligati<br />
a percorsi lavorativi incerti perchè il<br />
mercato non riesce ad offrire di meglio,<br />
con la flessibilità ad ogni costo come<br />
ideologia ufficiale; e in pericolo di veder<br />
svanire le già precarie aspettative a causa<br />
della delocalizzazione. Un lavoratore in<br />
Albania, Romania, Bulgaria, d'altronde,<br />
costa dieci volte meno di uno italiano.<br />
Una rincorsa al ribasso sempre più forte<br />
che genera una nuova lotta tra poveri tra<br />
i lavoratori dei paesi che compongono i<br />
diversi Sud di questa Europa.<br />
La precarietà è un aspetto fondante dei<br />
rapporti produttivi attuali. E' la loro vera<br />
novità rispetto a prima, e influisce pesantemente<br />
sul rapporto ineguale fra capitale<br />
e lavoro. E quando tali assetti sembrano<br />
diventati “normali”, entrando profondamente<br />
nelle trame dei rapporti produttivi<br />
dei singoli territori, la delocalizzazione<br />
arriva come una mannaia a ricordare la<br />
totale assenza di regole di un “libero<br />
mercato” sempre più feroce.
Storie dal Clandestino<br />
La bellezza<br />
di fare<br />
un giornale<br />
Da sud a nord. E da<br />
sud a sud. Tante storie<br />
di vita dentro un'unica<br />
storia: quella del Clandestino,<br />
giornale che<br />
cresce e si fa laboratorio<br />
di idee<br />
di Enrica Frasca Caccia<br />
www.ilclandestino.info<br />
Torino, primavera. Giorgio ritira la<br />
posta, apre una busta e si emoziona.<br />
Tra le mani ha il numero di marzo del<br />
Clandestino, quello nuovo, tutto a colori,<br />
quello che è stato pensato e sognato<br />
nelle notti estive di festival, tra una<br />
pizza e una birra, dopo giornate di<br />
stanchezza e nervosismo, sorrisi e pacche<br />
sulle spalle, sempre di corsa per le<br />
viuzze del centro.<br />
Giorgio è emigrato al nord per fare la<br />
scuola di giornalismo. E pensare che lui<br />
neanche voleva farlo il giornalista. Non<br />
era il mestiere che gli balenava in testa<br />
all’età in cui i ragazzini pensano a cosa<br />
vogliono fare da grandi. Però era in quel<br />
garage di Modica alta, la sera in cui Il<br />
Clandestino nacque.<br />
www.isiciliani.it<br />
Dall’esigenza di raccontare il suo territorio,<br />
alla passione per questo mestiere, il<br />
passo è stato breve. Dopo la laurea a Siena<br />
con una tesi sui Siciliani di Pippo<br />
Fava, Giorgio è tornato a lavorare come<br />
cameriere in pizzeria, per vivere nuovamente<br />
Modica e poterla raccontare sulle<br />
pagine di quella testata che nel frattempo<br />
‘i ragazzi del garage’ avevano registrato.<br />
Giorgio oggi fa la scuola di giornalismo.<br />
Gli piace, è contento, ma ripete sempre<br />
con orgoglio che Il Clandestino, oltre che<br />
palestra di vita, è stato la sua prima vera<br />
scuola, perché gli ha insegnato a raccontare<br />
consumando le scarpe in strada.<br />
Crescere assieme<br />
Anche Ciccio, suo fratello, era in quel<br />
garage. Aveva <strong>qui</strong>ndici anni. Lui e Il<br />
Clandestino sono cresciuti assieme, stretti<br />
in un legame lungo sette anni. Il giornale<br />
fa parte della sua quotidianità. Anche<br />
a Roma, dove studia fotografia da<br />
due anni. Racconta che spesso si addormenta<br />
e si sveglia con Il Clandestino in<br />
mente, che vive molte delle sue giornate<br />
pensando all’inchiesta del mese e a come<br />
far crescere questo 'bimbo’.<br />
Da sud a sud<br />
Il Clandestino porta con sé storie di migrazioni<br />
al nord. Ma la storia di Andrea è<br />
diversa perché lui ha puntato verso sud.<br />
Calabrese d’origine e siciliano con<strong>qui</strong>stato,<br />
Andrea espone le sue foto su Rosarno<br />
al terzo festival del giornalismo e sale a<br />
I Sicilianigiovani<br />
Sicilianigiovani<br />
– pag. 60<br />
bordo. Andrea corre ad ogni sbarco sulle<br />
nostre coste, Andrea consuma le scarpe<br />
per raccontare con le immagini; sogna,<br />
crea, realizza la nuova veste grafica del<br />
giornale. Fa festa e ci delizia coi suoi<br />
brindisi in rima, in perfetto stile calabro.<br />
È appena iniziato il suo terzo ‘cammino<br />
di fotografia’, che fa scoprire a tanti<br />
adulti e ragazzi la bellezza di vedere<br />
l’immagine come racconto.<br />
Festival e nuova linfa<br />
Daniela ha la valigia pronta per andar<br />
via da questo lembo di Sicilia in cui non<br />
intravede alcuna possibilità di realizzazione.<br />
Ma la disfa quando partecipa a un<br />
workshop di ‘giornalismo residente’ durante<br />
il terzo festival. Per lei Il Clandestino<br />
è una rivoluzione. Scopre, con sua<br />
grande sorpresa, di avere una forte passione<br />
per il giornalismo, oltre che delle<br />
capacità. Salpa anche lei, insieme a Francesco,<br />
Rossana, Angela, Chiara, Antonio,<br />
Salvo, Giovanni…e alle loro storie.<br />
Non soltanto Daniela si è avvicinata al<br />
giornale grazie al festival. Tanti sono stati<br />
negli anni i ragazzi che hanno partecipato<br />
per dare una mano, divenendo poi<br />
parte integrante della redazione; tanti i<br />
lettori che sono diventati collaboratori;<br />
tanti e belli gli scambi con la rete che<br />
hanno dato nuova linfa al giornale. È in<br />
quelle quattro giornate di fine estate che<br />
Il Clandestino ricarica le batterie e trova<br />
la forza per mandare avanti il progetto,<br />
perché si rende conto che a crederci sono<br />
in tanti. E non solo a Modica.
Ogni anno, a settembre, riposte in<br />
cantina le ultime scartoffie di festival, si<br />
torna a incontrare la gente, da sempre<br />
prima fonte di ispirazione per inchieste e<br />
articoli, si torna a raccontare Modica,<br />
con la stessa freschezza e curiosità.<br />
Si parla di centri commerciali, trivellazioni,<br />
cimitero, opere incompiute, cultura;<br />
si intervista il gelataio o il falegname;<br />
si prepara l’inserto satirico, ‘a miniminagghia’,<br />
le rubriche… A volte con<br />
qualche peccato di ingenuità e inesperienza<br />
a fare da pungolo per migliorare.<br />
È ancora artigianale, Il Clandestino.<br />
Sicuramente lo è in maniera diversa<br />
rispetto a quando non aveva 'il suo<br />
permesso di soggiorno', ma lo è. Perché<br />
porta con sé, da sette anni, quel gusto di<br />
‘fare’ il giornale, la bellezza di pensarlo,<br />
costruirlo, pagina per pagina, con la testa<br />
www.isiciliani.it<br />
e con le mani, mese dopo mese, anno<br />
dopo anno.<br />
Giornale e laboratorio<br />
È un giornale, Il Clandestino. Ma è anche<br />
laboratorio di idee, di socialità, di<br />
scambio, di giornalismo sul campo. È<br />
un’esperienza che profuma di bottega<br />
dove si impara un mestiere, anche con<br />
fatica, ma sempre con il piacere di farlo.<br />
È politica. E c’è vita in tutto questo. Perché<br />
l’emozione di andare in tipografia,<br />
fuori provincia, a prendere ‘la creatura’ è<br />
sempre la stessa. Come lo è l’emozione<br />
che si prova quando una macchina piena<br />
di giornali parte per distribuirli alle edicole<br />
e per portare Il Clandestino a casa di<br />
ogni abbonato, persino in campagna.<br />
I Sicilianigiovani<br />
Sicilianigiovani<br />
– pag. 61<br />
La mansarda del circolo 'Di Vittorio'<br />
Il Clandestino è il punto d’incontro di<br />
persone che amano ‘fare’ un giornale e<br />
una sera a settimana tornano a Modica<br />
alta, nel cuore antico della città, per riunirsi<br />
nella mansarda del glorioso circolo<br />
ricreativo Di Vittorio.<br />
In un angolo una vecchia chitarra senza<br />
corde con l’adesivo dei Litfiba, un<br />
vecchio giradischi e un 33 giri di Guccini,<br />
cassette della frutta a mo’ di libreria,<br />
un salottino riciclato, la scacchiera, i resi<br />
delle edicole, una candela consumata e<br />
mozziconi di sigaretta; un secchio sotto il<br />
tetto, nel punto da cui piove dentro. I<br />
vecchietti al piano di sotto hanno finito la<br />
briscola giornaliera. In mansarda un cerchio<br />
- a volte largo, altre più raccolto - e<br />
pizza a tarda sera. Il tema principale del<br />
prossimo numero? Su cos’altro potremmo<br />
scrivere? Le date del prossimo festival?<br />
Ecco perché Giorgio apre la busta e si<br />
emoziona. Perché sa che a Modica, in<br />
quella mansarda, dopo tanti anni la luce è<br />
ancora accesa.
Il compleanno del Clandestino<br />
Sogno<br />
numero<br />
tre<br />
Da giornalino scolastico<br />
a mensile “con permesso<br />
di soggiorno”.<br />
Ha festeggiato i suoi<br />
quattro anni con una<br />
bella novità. Vi raccontiamo<br />
il Clandestino<br />
sognato<br />
“Ciascuno cresce solo se sognato” -<br />
scriveva Danilo Dolci. “Facciamo un<br />
giornale, come lo chiamiamo?” – questa<br />
fu la prima volta che Il Clandestino venne<br />
sognato.<br />
Quasi sette anni fa, in un garage di<br />
www.isiciliani.it<br />
Modica alta, dove alcuni amici, per lo<br />
più minorenni, si riunivano spesso.<br />
Un brindisi alla nascita del giornale e<br />
via con articoli e impaginazione improvvisata.<br />
Poi la festa nel salone di una chiesa<br />
in occasione della prima uscita, quattro<br />
pagine in bianco e nero stampate a<br />
casa e fotocopiate, da distribuire nelle<br />
scuole.<br />
All’inizio Il Clandestino ha parlato soprattutto<br />
di acqua, sostenendo le ragioni<br />
del movimento contro la privatizzazione.<br />
Ma non solo. Da subito ha raccontato<br />
Modica, con la sua bellezza e le sue ombre,<br />
ne ha toccato i poteri forti e le mille<br />
contraddizioni.<br />
Il permesso di soggiorno<br />
È stato sognato ancora, Il Clandestino.<br />
Dai suoi fondatori, ma anche<br />
dalle tante persone che<br />
si sono avvicinate nel tempo<br />
per dare il loro contributo.<br />
Così nel 2009 il grande<br />
salto, con la registrazione<br />
della testata. Il Clandestino<br />
prendeva “il permesso di<br />
soggiorno” e approdava in<br />
tipografia e in edicola.<br />
Cambiava il formato, migliorava<br />
la grafica e ogni<br />
pagina a colori era una con<strong>qui</strong>sta.<br />
I Sicilianigiovani<br />
Sicilianigiovani<br />
– pag. 62<br />
L'idea del festival<br />
È sempre del 2009 l’idea di un Festival<br />
del Giornalismo a Modica, per festeggiare<br />
l’informazione libera di inchiesta e di<br />
approfondimento, il giornalismo spesso<br />
‘con le pezze al culo’, ma sempre con la<br />
schiena dritta, per vivere la rete. Un<br />
evento di respiro nazionale che ha archiviato<br />
la sua quarta edizione.<br />
Compleanno con novità<br />
Dal 15 marzo i nostri lettori sfogliano<br />
il sogno numero tre. Abbiamo festeggiato<br />
i quattro anni di 'permesso di soggiorno'<br />
con il lancio del nuovo formato. “Ci siamo<br />
ridotti bene e abbiamo preso colore”<br />
– ha amato dire qualcuno di noi. Il Clandestino<br />
si allontana definitivamente dall’adolescenza<br />
per affacciarsi alla maturità.<br />
E non ha paura di farlo. Perché l’anima<br />
del Clandestino è fatta di persone ed<br />
è sempre la stessa.<br />
Cambiamo. Ma non cambiamo<br />
Le parole ‘bimbe’ del primo editoriale<br />
che spiegava cosa fosse Il Clandestino<br />
oggi hanno lo stesso valore. Non ci siamo<br />
arricchiti, né imborghesiti. Quella del<br />
Clandestino è ancora una volta una storia<br />
di volontariato, una storia di ragazzi che<br />
mese per mese, dalla sera del 30 settembre<br />
2006, scendono in strada con la voglia<br />
di raccontare e approfondire. E lo<br />
fanno ancora. Con la stessa passione e la<br />
stessa freschezza di prima.
“Non ci siamo arricchiti,<br />
nè imborghesiti.<br />
La nostra è<br />
ancora una volta<br />
una storia di volontari,<br />
di ragazzi che scendono<br />
in strada con la voglia<br />
di approfondire<br />
e di raccontare”<br />
Scheda<br />
UN NUOVO FORMATO<br />
E TANTI COLORI<br />
Dal numero di marzo Il Clandestino<br />
lascia il vecchio formato editoriale da<br />
quotidiano per avvicinarsi a quello di una<br />
vera e propria rivista mensile. Cambia<br />
veste, cambia stile. Formato più piccolo e<br />
maneggevole e grafica rivisitata, meglio<br />
si adattano a veicolare la maniera di<br />
raccontare che da sempre caratterizza Il<br />
Clandestino. La ‘rivoluzione’ del colore<br />
dà nuova linfa ai contributi fotografici che<br />
accompagnano le parole. Ma non solo,<br />
perché permette anche una suddivisione<br />
tematica dei contenuti. A livello<br />
comunicativo è sicuramente un<br />
Clandestino che cresce. Free road – strada<br />
libera – è il nome del nuovo font<br />
utilizzato. È un bell’augurio. E ce lo<br />
prendiamo tutto.<br />
www.isiciliani.it<br />
Scheda<br />
I CLANDESTINI,<br />
O DELLA LIBERTA'<br />
Tu pensa a una comarca di liceali, nella<br />
parte più a sud della Sicilia, che un bel<br />
giorno si mette insieme per far campagna<br />
per l'acqua libera nella loro zona. La<br />
campagna riesce benissimo (la provincia di<br />
Ragusa è stata la prima a de-privatizzare<br />
l'acqua) ma i ragazzi non sono ancora<br />
soddisfatti. Vanno avanti, e fondano<br />
adddirittura un giornale.<br />
Così "Il Clandestino" prende piede, si<br />
afferma, diventa la voce riconosciuta di<br />
Modica, la loro città. Poi incontrano altri<br />
ragazzi come loro, altri giornali: e formano<br />
tutti insieme una rete, i "Siciliani giovani":<br />
il nome è di un vecchio giornale della<br />
storia d'talia, "I Siciliani " di Giuseppe<br />
Fava.<br />
La storia, in quattro e quattr'otto, è tutta<br />
qua. Enrica, Giorgio, Andrea, Ciccio e tutti<br />
gli altri sono ancora al lavoro, un giorno<br />
dopo l'altro, senza mai fermarsi. Ogni anno<br />
fanno un loro "festival del giornalismo",<br />
giù a Modica, che ridendo e scherzando è<br />
diventato un appuntamento importante di<br />
questo nostro mestiere.<br />
Hanno trovato una strada che è<br />
giornalismo ma è anche politica, società<br />
civile. Ed èun modello per tutti: lavorare,<br />
lottare, fare le cose seriamente e sul serio,<br />
e tutti insieme.<br />
Non sono ricchi per niente, se si parla di<br />
soldi. Sono piuttosto precari, anzi, come<br />
quasi tutti i ragazzi della loro età. Ma sono<br />
anche ricchissimi: di libertà.<br />
*<br />
I Sicilianigiovani<br />
Sicilianigiovani<br />
– pag. 63<br />
Quella del Clandestino è anche<br />
la storia di sponsor, lettori e<br />
abbonati. È grazie a loro se ogni<br />
mese si va in stampa, con in testa<br />
e nel cuore l’idea che una città è<br />
viva quando viene raccontata.<br />
Continueremo a fare la stessa<br />
cosa, ma tenendo per mano un<br />
Clandestino cresciuto. Cresciuto,<br />
sì, perché è stato – ed è ancora –<br />
tanto tanto sognato.<br />
E.F.C.
Storia<br />
La strage<br />
di Palermo<br />
19 ottobre 1944: i soldati<br />
sparano sulla folla<br />
in via Maqueda. Fu il<br />
primo di una serie di<br />
massacri - “ufficiali” e<br />
no – che segnano tutta<br />
la nostra storia<br />
di Elio Camilleri<br />
La strage di Palermo fu il primo episodio<br />
stragista della storia della Sicilia<br />
riconsegnata all’Italia. Circa tremila dimostranti,<br />
tra cui anche gli impiegati<br />
del Comune in sciopero, stavano protestando<br />
contro il carovita davanti la Prefettura.<br />
Improvvisamente i soldati della<br />
divisione Sabaudia cominciarono a sparare<br />
sulla folla che si disperse, lasciando<br />
sulla via morti e feriti.<br />
La responsabilità dei fatti di Palermo<br />
non fu accertata del tutto, né unanimemente<br />
condivisa. Le colpe furono, per<br />
così dire, distribuite: un po’ ai soldati, un<br />
po’ agli organi di PS, un po’ ai vigili urbani,<br />
un po’ all’educazione antidemocratica<br />
delle truppe.<br />
“I palermitani di allora la definirono la<br />
“strage del pane” perché la folla manifestava<br />
contro il caro-vita, chiedendo pane<br />
e lavoro, è stata per oltre mezzo secolo<br />
dimenticata da tutti. Anzi, sistematicamente<br />
ed incredibilmente rimossa dalla<br />
memoria collettiva. Di quella triste e luttuosa<br />
giornata non ci sono fotografie, disegni,<br />
testi, accenni nei libri di storia italiani<br />
e, pertanto, nemmeno in quelli di<br />
storia siciliana.<br />
w.isiciliani.it<br />
E’ stata portata così a compimento<br />
un’operazione di rimozione dalla<br />
memoria storica, avviata con tiepide e<br />
pilotate indagini effettuate da funzionari<br />
accomodanti e conclusasi con un<br />
processo-farsa in cui tutti gli esecutori<br />
materiali restarono impuniti ed i<br />
mandanti non furono minimamente individuati”.<br />
Per comprendere la tragica successione<br />
dei fatti bisogna tenere conto degli ordini<br />
del generale Taddeo Orlando, già dal 31<br />
agosto. L’esercito doveva essere impiegato<br />
per servizio di ordine pubblico con<br />
l’obbligo di reprimere senza esitazione<br />
con le armi “qualunque perturbamento<br />
del’ordine pubblico”.<br />
“Aprire il fuoco senza preavviso”<br />
Contro la popolazione si doveva “procedere<br />
in formazione di combattimento”.<br />
L’ordine era di "aprire il fuoco, anche a<br />
distanza, con mortai e artiglieria, senza<br />
preavviso di sorta, come se si procedesse<br />
contro truppe nemiche".<br />
Destinataria degli ordini fu la Divisione<br />
Sabaudia, trasferita in Sicilia dalla Sardegna.<br />
Composta in prevalenza da ragazzi<br />
sardi, in maggioranza pastori analfabeti e<br />
distribuita sul territorio siciliano, fu mal<br />
sopportata dalla popolazione che soffriva<br />
già per mancanza di cibo, di lavoro, di<br />
servizi, di tutto.<br />
Quella mattina del 19 ottobre in via Maqueda<br />
c’erano gli impiegati del comune<br />
che manifestavano per l’aumento dello<br />
stipendio, insieme a migliaia di palermitani<br />
che chiedevano “pane e pasta per tutti”.<br />
Una delegazione chiese di essere ricevuta<br />
dal Prefetto D’Antone e dall’Alto Com-<br />
I Sicilianigiovani<br />
Sicilianigiovani<br />
– pag. 64<br />
missario Aldisio, ma né l’uno, né l’altro si<br />
trovavano quel giorno a Palermo. Il Vice<br />
Prefetto, Giuseppe Pampillonia, ritenne di<br />
fare intervenire la “Sabaudia”, e fu strage.<br />
“Mitragliatori e bombe a mano”<br />
Dalle caserme di Corso Calatafimi due<br />
camion con una cinquantina di ragazzi<br />
sardi raggiunsero via Maqueda, al comando<br />
del giovanissimo sottotenente Calogero<br />
Lo Sardo che applicò alla lettera l’ordine<br />
del generale Orlando. In meno di un<br />
minuto, a colpi di fucili mitragliatori e<br />
bombe a mano, ventiquattro disperati furono<br />
massacrati e decine di altri disperati<br />
furono feriti.<br />
Nel processo di Taranto il tenentino e<br />
21 soldati furono riconosciuti colpevoli di<br />
eccesso colposo di legittima difesa, amministiati<br />
e liberati. In sostanza si stabilì che<br />
loro, con bombe a mano e fucili mitragliatori,<br />
furono costretti a difendersi.<br />
Il 19 ottobre del 1944 è una di quelle<br />
date della storia della Sicilia da non dimenticare:<br />
quel giorno si consumò la strage<br />
di Palermo, la prima nella Sicilia riconsegnata<br />
all’Italia proprio per mano della<br />
divisione Sabaudia.<br />
E intanto, i Decreti Gullo...<br />
Il Governo Italiano, esattamente nello<br />
stesso giorno, nelle stesse ore della strage,<br />
promulgò i “Decreti Gullo”, che provocarono<br />
l’avvio di un irreversibile processo<br />
di dissoluzione del latifondo, di progressiva<br />
diminuzione del numero dei latifondisti<br />
e, di conseguenza, di un annientamento<br />
del ruolo degli stessi come classe dominante.<br />
Ma questa è un’altra storia...
Storie<br />
www.isiciliani.it<br />
Protocollo<br />
di democrazia<br />
I like erano arrivati al 65%, un buon numero<br />
ma non ancora sufficiente: per quel tipo di<br />
risoluzioni erano necessari i due terzi di pareri<br />
favorevoli di Jack Daniel<br />
. La discussione, piuttosto calma nel<br />
forum principale s’infervorava nei sub<br />
forum che ancora non avevano espresso<br />
la loro preferenza. Era lì che bisognava<br />
intervenire, e mancava solo un’ora.<br />
Eva contattò Adam, un suo conoscente<br />
attivo in quel meetup dell’Alaska che<br />
ancora doveva esprimere il suo like.<br />
L’ultimo protocollo di Democrazia, il<br />
3.12, infatti, aveva adottato uno schema<br />
di votazione che ricordava quello dei<br />
vecchi caucus delle presidenziali americane:<br />
ogni meetup locale esprimeva un<br />
solo voto, e questo era determinato dalle<br />
votazioni dei suoi iscritti.<br />
Non era il sistema ottimale, anzi, ma<br />
aveva il pregio di rivitalizzare le località<br />
che, in caso di un’unica votazione generale,<br />
avrebbero perso la loro identità. Si<br />
era arrivati al 3.12 dopo le cattive esperienze<br />
delle versioni 2.XX che, prevedendo<br />
il principio tot capita tot sententiae,<br />
di fatto scatenavano un referendum<br />
globale sulla rete con forum impossibili<br />
da gestire .<br />
Le versioni 3.0 e seguenti, riprendendo<br />
il meccanismo dei caucus avevano dato<br />
un grande sviluppo ai gruppi locali e<br />
avevano permesso una maggiore partecipazione.<br />
Eva continuava a preferire,<br />
però, i sistemi 2.XX: con i 3.XX una po-<br />
sizione minoritaria nel meetup locale<br />
finiva per non contare nulla a livello globale.<br />
E, inoltre, il sistema di votazione<br />
era diventato pachidermico, a tutto svantaggio<br />
della velocità di risoluzione. Per<br />
ogni votazione, infatti bisognava prevedere<br />
l’apertura simultanea di un forum<br />
globale e di miriadi di forum locali, ciascuno<br />
dei quali si prendeva il suo tempo<br />
per discutere ed esprimere il suo voto.<br />
Lungaggini, a volte infinite.<br />
“E' lo scopo della mia vita”<br />
«Adam, come vanno le cose lì in Alaska?»<br />
«Ce la faremo».<br />
«Mi raccomando».<br />
«Inutile che tu me lo dica: l’abolizione<br />
di questa legge è lo scopo della mia vita»<br />
«E’ importante. Mancano ancora pochi<br />
like per i due terzi»<br />
«Lo so, ce la faremo, sarà una nuova<br />
era per l’Umanità»<br />
Si aprì una finestrella in basso a destra<br />
sullo schermo: Tasmania, Bengala e Senegal<br />
avevano posto il like. Immediatamente<br />
dopo seguì il dislike del Galles,<br />
ma fu sovrastato da altri like provenienti<br />
da ogni parte del mondo. 67%, e il numero<br />
dei subforum che non avevano espres-<br />
I Sicilianigiovani<br />
Sicilianigiovani<br />
– pag. 65<br />
dajackdaniel.blogspot.it/<br />
so il voto si assottigliava.<br />
«Adam, se Alaska pone il like siamo<br />
alla maggioranza matematica, indipendentemente<br />
da quello che votano gli altri»<br />
«Vedo. Ormai ci siamo»<br />
Infatti, contemporaneamente apparve,<br />
nella solita finestrella, l’avviso del like<br />
dell’Alaska e poco dopo i forum si oscurarono<br />
e comparve la schermata di fine<br />
votazioni. Votazione conclusa –si annunciava.<br />
Raggiunta la maggioranza dei due<br />
terzi. E poi, in grandi caratteri stampatello,<br />
LA PROPOSTA E’ STATA ACCOLTA.<br />
LA LEGGE DI GRAVITAZIONE<br />
E’ ABOLITA.<br />
Ad Eva, distante migliaia di chilometri<br />
, parve quasi di sentire l’urlo di gioia di<br />
Adam. Il quale, infatti, appena conosciuto<br />
l’esito del voto volle finalmente coronare<br />
il sogno della sua vita e corse verso<br />
la finestra, l’aprì e, con foga, scavalcò il<br />
davanzale.<br />
I suoi informi resti biologici, spalmati<br />
sull’asfalto, dieci piani più in basso, furono<br />
poi ritirati dalle squadre di raccolta<br />
biologica e conferiti al compost comunale.<br />
Da quel concime, poi, sarebbero nati<br />
molti alberi, per un pianeta più green.
Polemiche<br />
Il divoratore<br />
di movimenti<br />
Grillismo come rimozione<br />
dei conflitti sociali?<br />
di Pietro Orsatti<br />
www.orsattipietro.wordpress.com<br />
Prima fu il verbo. In gran parte frutto<br />
delle felici penne di Michele Serra e<br />
Stefano Benni. Poi venne il tempo del<br />
fiume in piena contro la finanza e le<br />
banche che straripava dai palchi di teatri<br />
e palasport.<br />
Così sopravvisse e prosperò l'uomo che<br />
dal tempio del Festival di Sanremo si lasciò<br />
sfuggire quella battuta sui socialisti<br />
ladri (alla vigilia di Tangentopoli) e si<br />
vide da un giorno all'altro cacciato dalle<br />
tivvù nazionali per lesa maestà. Forse la<br />
cacciata arrivò con il concorso sempre di<br />
Serra e Benni, che all'epoca erano gli autori<br />
di Giuseppe Piero Grillo, detto Beppe.<br />
Mi sono sempre domandato se la battuta<br />
sul Psi fosse sua. Forse era così telefonata<br />
che la improvvisò. Oppure era frutto<br />
dei suoi autori, fra migliori dell'epoca. Di<br />
certo fece scalpore e scatenò l'ira di Craxi<br />
e del CAF (Craxi/Andreotti/Forlani) tutto<br />
e il calcione arrivò nel giro di poche ore.<br />
Il periodo di esclusione dalla Tv fu, per<br />
Grillo, fruttuoso. Il comico, sempre più<br />
sganciato dai vincoli e dai condizionamenti<br />
delle televisioni pubbliche e private,<br />
si costruì in breve tempo un nuovo linguaggio<br />
e un nuovo obiettivo su cui concentrare<br />
la propria attenzione: l'intreccio<br />
del potere finanziario e bancario nel momento<br />
in cui il pensiero neo liberista più<br />
estremo diventava egemone con la caduta<br />
del Muro di Berlino. Era l'inizio della globalizzazione<br />
e dell'egemonia mondiale del<br />
potere finanziario che si sottrasse a qualsiasi<br />
controllo da parte della politica,<br />
svincolandosi anche dall'economia reale<br />
basata sulla produzione. Era il trionfo della<br />
speculazione fine a se stessa.<br />
E Grillo si ritagliò per un decennio il<br />
ruolo del censore delle abiezioni più evi-<br />
www.isiciliani.it<br />
denti in Italia. La vicenda Telecom, i petrolieri,<br />
le banche, le privatizzazioni come<br />
quella di Enel, e ancora Parmalat. E in<br />
scena era un uragano. "Come era meglio<br />
il mondo antico" sembrava urlare distruggendo<br />
computer sul palco o mettendo in<br />
atto blitz (Tg al seguito) nel corso di assemblee<br />
di azionisti.<br />
La cacciata dalla Tv era stata <strong>qui</strong>ndi la<br />
sua fortuna e il suo sdoganamento definitivo<br />
da semplice comico a uno dei riferimenti<br />
di un determinato ambito culturale.<br />
E infatti Grillo era ormai ospite fisso di<br />
vari salotti prestigiosi che facevano riferimento<br />
a Antonio Ricci (ormai lanciato ad<br />
essere la star produttiva di Fininvest e uno<br />
degli uomini più potenti della televisione<br />
italiana), Serra e Benni.<br />
Serra, Benni, Gaber, Fo, Celentano...<br />
E poi Giorgio Gaber (che aveva curato<br />
regie di suoi spettacoli), la famiglia Fo<br />
(Dario, Jacopo e Franca Rame). E ancora<br />
Adriano Celentano, don Gallo e quello<br />
che potremmo chiamare il laboratorio della<br />
Rete Lilliput di Quarrata, area del dissenso<br />
cristiano sociale e dell'associazionismo<br />
e del volontariato, embrione del movimento<br />
contro la globalizzazione che faceva<br />
riferimento ed era in collegamento<br />
con i movimenti sociali del Sud del Mondo.<br />
Grillo non era più il comico scoperto da<br />
Costanzo e coccolato da Baudo. Era parte<br />
del salotto buono della cultura "di sinistra"<br />
che andava da Fo a Gaber fino alle<br />
aree movimentiste del cristianesimo sociale.<br />
Ma quel salotto gli andava stretto.<br />
Non voleva essere uno dei riferimenti, voleva<br />
essere il riferimento. Punto.<br />
Torniamo a Quarrata per capire bene di<br />
cosa stiamo parlando. La marcia della<br />
pace di Quarrata vicino a Pistoia. Ogni<br />
anno sul palco sfilavano i big di quell'area<br />
non violenta del movimento spazzata via<br />
dalla macelleria messicana a Genova<br />
2001. E molte altre voci che a quel movimento<br />
guardavano con simpatia. Don<br />
Ciotti, Alex Zanotelli, Gherardo Colombo,<br />
Giancarlo Caselli, teologhi della liberazione<br />
e attivisti dei movimenti sociali<br />
I Sicilianigiovani<br />
Sicilianigiovani<br />
– pag. 66<br />
come Leonardo Boff e Frei Betto. E anche<br />
lui, Beppe Grillo, come ospite fisso.<br />
Il movimento spazzato via a Genova<br />
È probabilmente <strong>qui</strong>, a Quarrata, che<br />
Grillo intuisce le potenzialità di questa<br />
enorme parte del movimento spazzato via<br />
a Genova nel 2001. Un movimento frustrato<br />
dai partiti e da organizzazioni come<br />
il sindacato che lo avevano scaricato alla<br />
vigilia di quella tragedia che fu il G8 consentendo<br />
poi la repressione indiscriminata.<br />
È in quelle occasioni che Grillo viene<br />
in contatto e poi viene sdoganato da una<br />
serie di teste pensanti di quel dissenso. È<br />
<strong>qui</strong> dove Grillo smette di essere semplicemente<br />
un uomo di spettacolo rompicoglioni<br />
e inizia a essere un abbozzo di leader<br />
carismatico di un embrione di forza<br />
politica.<br />
Il blog e poi i meetup e ancora i gruppi<br />
degli "amici di Beppe Grillo" arriveranno<br />
poco dopo. E forse quegli ulteriori salti in<br />
avanti arrivarono non tanto per la sua frequentazione<br />
dei luoghi di elaborazione del<br />
movimento, quanto per le sue battaglie su<br />
finanza e banche e aziende. In particolare<br />
contro Telecom.<br />
Perché l'incontro chiave che trasformerà<br />
Grillo in quel fenomeno politico che conosciamo<br />
oggi è con un uomo che è stato<br />
al centro dello scontro Telecom/Olivetti di<br />
quel periodo: Gianroberto Casaleggio, il<br />
co-fondatore dei Cinque Stelle.<br />
Una storia “aziendale” di rilievo<br />
Scrivevo sul numero 5 del 2010 di Micromega:<br />
“Il teorico e inventore del gruppo<br />
è […] Gianroberto Casaleggio. «È stato<br />
dirigente», si legge sul suo curriculum,<br />
«di aziende ad alto indirizzo tecnologico»,<br />
e la sua principale attività, oltre a curare<br />
personalmente l’oggetto mediatico Grillo<br />
[…] è quella della pubblicistica.<br />
E anche Casaleggio ha una storia<br />
«aziendale» di rilievo, parallela anche se<br />
meno convenzionale a quella di Sassoon<br />
(ex socio oggi dimessosi dalla società,<br />
Nda).
Inizia infatti a farsi notare non in un laboratorio<br />
di qualche campus, ma nell’Olivetti<br />
di Roberto Colaninno, e qualche<br />
anno dopo diventa amministratore delegato<br />
di Webegg, come abbiamo già detto suo<br />
trampolino di lancio, in seguito come<br />
guru nostrano della rivoluzione della<br />
Rete. La Webegg ha origine da una jointventure<br />
tra Olivetti e Finsiel (della Telecom),<br />
ma nel 2002 l’azienda di Ivrea cede<br />
il suo 50 per cento alla Telecom. Intanto<br />
Casaleggio ha dato vita a un’altra società,<br />
la Netikos, dove siede per alcuni mesi nel<br />
consiglio di amministrazione accanto a un<br />
figlio di Colaninno (Michele). Ma è<br />
un’avventura di breve durata, o forse solo<br />
il momento di transito per creare con i<br />
vecchi amici della Webegg qualcosa di totalmente<br />
nuovo. E infatti nel 2004 Gianroberto<br />
chiude baracca e burattini e va a<br />
fondare con altri dirigenti Webegg la Casaleggio<br />
Associati”. Che Casaleggio avesse,<br />
e abbia, qualche sassolino da tirare<br />
fuori dalle scarpe nei confronti della Telecom<br />
può essere stato uno dei motivi che<br />
hanno spinto l’attentissimo Gianroberto a<br />
osservare le azioni di Grillo e poi a pensare<br />
di avvicinarlo.<br />
Dal blog ai Cinque stelle<br />
Grillo e Casaleggio si incontrano, scoppia<br />
una reciproca fascinazione e nel 2005<br />
vede la luce il blog www.beppegrillo.it. E<br />
subito dopo la rete di gruppi degli “amici<br />
di Beppe Grillo” e dei MeetUp. E’ l’inizio<br />
di un processo che condurrà alla nascita<br />
dei Cinque Stelle.<br />
Ma torniamo ai movimenti dove Grillo<br />
e Casaleggio vanno a pescare a piene<br />
mani. Dopo Genova 2001 il movimento di<br />
movimenti si ritrovò in parte criminalizzato<br />
e in parte schiacciato e senza più riferimenti,<br />
se non le proprie lotte specifiche<br />
tematiche e territoriali. Non più un movimento<br />
di movimenti ma tante istanze disgregate<br />
e solo faticosamente in relazione<br />
l’una con l’altra. Ogni tavolo di elaborazione<br />
comune scompare, se non in occasione<br />
dei movimenti per l’acqua che però<br />
si andranno a scontrare, come anche nella<br />
vicenda del movimento viola, con il carro<br />
www.isiciliani.it<br />
armato Di Pietro che ha maciullato in parte<br />
anche quei coordinamenti cavalcandoli<br />
prima e poi cercando di inglobarli. E con<br />
Grillo che proprio da lì si sostituisce, in<br />
termini di immagine, ai movimenti come<br />
loro sintesi.<br />
Lentamente ma inesorabilmente davanti<br />
all’immenso palasport che è il suo blog,<br />
lui diventa quei movimenti. Non è la realtà,<br />
ma è la proiezione che lui fa della realtà.<br />
I movimenti diventano, nel suo racconto,<br />
l’emanazione del disagio che lui incarna.<br />
Tutto. Radicalmente.<br />
“Mettono il cappello” su tutto<br />
Dichiara Wu Ming in un’intervista al<br />
Manifesto: “La nascita del grillismo è una<br />
conseguenza della crisi dei movimenti altermondialisti<br />
di inizio decennio. Man<br />
mano che quel fiume si prosciugava, il<br />
grillismo iniziava a scorrere nel vecchio<br />
letto. Nei primi anni, i li<strong>qui</strong>di erano ancora<br />
«misti», e questo ha impedito di vedere<br />
cosa si agitava nel miscuglio, oltre ad attenuare<br />
certe puzze. In seguito, la crescita<br />
tumultuosa del M5S è divenuta a sua volta<br />
una causa – o almeno una concausa importante<br />
– dell’assenza di movimenti radicali<br />
in Italia, per via della sistematica<br />
«cattura» delle istanze delle lotte territoriali,<br />
soprattutto di quelle più «fotogeniche».Non<br />
c’è lotta «civica» su cui il M5S<br />
non abbia messo il cappello, descrivendosi<br />
come suo unico protagonista.<br />
“Oltre la destra, oltre la sinistra”<br />
Temi, rivendicazioni e parole d’ordine<br />
sono stati cooptati e rideclinati in un discorso<br />
confusionista e classicamente «néné»,<br />
cioè che si presenta come oltre la destra<br />
e oltre la sinistra. È un discorso che<br />
accumula sempre più contraddizioni, perché<br />
mette insieme ultraliberismo e difesa<br />
dei beni comuni, retorica della democrazia<br />
diretta e grillocentrico «principio del<br />
capo», appoggio ai No Tav che fanno disobbedienza<br />
civile e legalitarismo spicciolo<br />
che confonde l’etica col non avere condanne<br />
giudiziarie”.<br />
I Sicilianigiovani<br />
Sicilianigiovani<br />
– pag. 67<br />
“Unico<br />
proprietario<br />
del logo, del<br />
nome, dello<br />
statuto...”<br />
Rincara la dose lo scrittore Sandrone<br />
Dazieri sul suo Blog: “Sono convinto che<br />
vi siano esponenti 5 Stelle che partecipano<br />
alle lotte No Tav, per lo meno lo spero<br />
(anche se, una volta presa una condanna<br />
per manifestazione non autorizzata o<br />
blocco stradale immagino non possono<br />
più candidarsi, viste le regole che e<strong>qui</strong>parano<br />
qualsiasi condanna).<br />
Quello che volevo mettere in luce, però,<br />
è il fatto che se il Movimento no Tav esiste<br />
è perché è stato costruito e creato dal<br />
basso, in modo orizzontale, non deciso da<br />
qualcuno in piedi su un palco. E’ la differenza<br />
tra una lotta di popolo e un movimento<br />
truppe”. Ma come giustificare quel<br />
dato impressionante del 25% ottenuto a livello<br />
nazionale alla prima corsa elettorale?<br />
E come comprendere quel livello di<br />
impermeabilità dimostrato dagli attivisti e<br />
dagli eletti che non si sono posti il minimo<br />
dubbio davanti alle 11 società in Costarica<br />
fondate dall’autista e dalla cognata<br />
di Grillo?<br />
Lui il presidente e suo nipote il vice<br />
Nessuna domanda neanche davanti alla<br />
comparsa di uno statuto (che fa carta<br />
straccia del tanto sbandierato non statuto)<br />
registrato a pochi mesi dal voto in cui<br />
emerge che Beppe Grillo è il presidente<br />
del Movimento Cinque Stelle (non era<br />
solo il “megafono?), suo nipote il vice<br />
presidente e il suo commercialista il segretario?<br />
E nessuna domanda viene alla luce<br />
nell’apprendere che sempre Grillo è il<br />
proprietario del logo, del nome, del<br />
sito/blog ed è l’unico che ha la titolarità a<br />
autorizzare la presentazione di liste e<br />
l’unico che può sindacare sull’attività di<br />
attivisti e eletti? E cosa dire di<br />
quell’assemblea dell’associazione Movimento<br />
Cinque Stelle che si dovrebbe tenere<br />
a aprile 2013?<br />
L’unica risposta possibile è la fidelizzazione<br />
acritica ottenuta grazie a un processo<br />
di marketing estremamente accurato<br />
messo in atto da Casaleggio associati e<br />
dallo staff che gestisce ogni informazione<br />
(e processo di formazione) verso il bacino
“I movimenti, masticati e digeriti<br />
dalla nuova balena a cinque stelle,<br />
faticano a ritrovare<br />
una propria identità autonoma...”<br />
di attivisti e il controllo sistematico esercitato<br />
sempre dalla stessa struttura su ogni<br />
informazione o voce discordante.<br />
Scrive Giovanni Boccia Artieri, docente<br />
presso la Facoltà di Sociologia dell’Università<br />
degli Studi di Urbino Carlo Bo, sul<br />
suo blog: “Nel continuo tentativo di comprendere<br />
un fenomeno elettorale come<br />
questo e la sua natura comunicativa osserverei<br />
infine le preferenze dei giovani Italiani:<br />
tra i 18 e i 24 anni il 47,2% dei votanti<br />
si è espresso in favore del movimento<br />
5 Stelle (dati Tecné). Ecco, per esempio,<br />
questa fascia d’età nella Rete/ambiente<br />
abita, e costituisce la fascia che è più<br />
attiva online: tempo medio per persona di<br />
1 ora e 40 minuti al giorno e 186 pagine<br />
viste (dati Audiweb). Credo poi che questi<br />
dati non tengano effettivamente conto del<br />
fatto che il mobile ha consentito di portarsi<br />
i social network con sé in modi sempre<br />
più continuativi e pervasivi”.<br />
Una rete proprietaria<br />
E ancora: “Ma a questa visione corrisponde<br />
anche la concezione di Rete che<br />
ha il mondo Cinque Stelle, che non è il<br />
web ma la rete proprietaria e fidelizzata<br />
descritta da Serena Danna sul Corriere<br />
della Sera:”Il progetto di Grillo e Casaleggio<br />
ricorda quello dei colossi del web<br />
Google e Facebook, che lavorano per<br />
creare una dimensione esclusiva di navigazione<br />
online dove tutta l’attività<br />
dell’utente si svolge dentro il perimetro<br />
del mondo di valori, idee, contenuti e servizi<br />
costruito su misura per lui. […] La<br />
strategia 5 Stelle su Internet, lungi<br />
dall’essere centrifuga, trasparente, conflittuale<br />
e diffusa -come la Rete stessa è-, finisce<br />
con l’essere centripeta e partigiana:<br />
con un centro che diffonde i messaggi<br />
senza rispondere a critiche e commenti”.<br />
Ed è esattamente il modello che promuove,<br />
in ambito di strategia di marketing,<br />
Gianroberto Casaleggio nelle sue pubblicazioni<br />
e sul sito aziendale della Casaleggio<br />
Associati. Non da ieri. Da anni.<br />
«Online il 90 per cento dei contenuti è<br />
creato dal 10 per cento degli utenti, queste<br />
persone sono gli influencer», scrive in un<br />
www.isiciliani.it<br />
articolo Gianroberto Casaleggio, «quando<br />
si accede alla Rete per avere un’informazione,<br />
si accede a un’informazione che di<br />
solito è integrata dall’influencer o è creata<br />
direttamente dall’influencer. L’influencer<br />
è un asset aziendale, senza l’influencer<br />
non si può vendere, c’è una statistica molto<br />
interessante per le cosiddette mamme<br />
online, il 96 per cento di tutte le mamme<br />
online che effettuano un ac<strong>qui</strong>sto negli<br />
Stati Uniti è influenzato dalle opinioni di<br />
altre mamme online che sono le mamme<br />
online influencer».<br />
Le colpe della classe politica<br />
E ancora si legge sul sito web della<br />
Microsoft in un post del 2010: «Uno studio<br />
della società statunitense Rubicon<br />
Consulting ha tracciato il profilo degli influencer,<br />
la loro diffusione e le modalità<br />
di comunicazione e di propagazione dei<br />
loro messaggi. Le comunità online, gli<br />
spazi dove agiscono gli influencer, non<br />
sono tutte uguali, ognuna ha peculiarità<br />
proprie». Non si capisce se questo brano<br />
l’abbia scritto Gianroberto Casaleggio<br />
stesso o se a questo testo del gigante statunitense<br />
si sia rifatto. L’articolo della<br />
Microsoft prosegue: «Le comunità online<br />
originate dalle connessioni, come Facebook,<br />
sono le più frequentate (25 per cento<br />
degli utenti) e le più importanti per i<br />
giovani sotto i 20 anni, seguono, con circa<br />
il 20 per cento, quelle con attività in comune<br />
e condivisione di interessi. La maggior<br />
parte degli utenti delle comunità ha<br />
un’età tra i 20 e i 40 anni. In questo contesto<br />
operano gli influencer».<br />
Allora è solo un’abile campagna di<br />
marketing virale che ha portato un elettore<br />
su quattro a votare per Grillo? No di certo.<br />
Le ragioni sono da ricercare nel crollo<br />
morale e politico dell’intera classe politica<br />
che ha operato ed è maturata nei<br />
vent’anni dominati e condizionati dalla<br />
discesa in campo di Berlusconi. Un crollo<br />
che si è costruito in anni di affari, corruzione,<br />
patti scellerati. E immobilismo. E<br />
da <strong>qui</strong> l’assenza di un’offerta politica credibile<br />
che affrontasse la crisi economica,<br />
sociale e culturale che stiamo subendo.<br />
I Sicilianigiovani<br />
Sicilianigiovani<br />
– pag. 67<br />
Di certo ha giocato la frammentazione e<br />
disgregazione dei movimenti dopo Genova<br />
2001. Di certo ha dato una mano<br />
l’informazione ufficiale e la categoria dei<br />
giornalisti incapaci di capire cosa stava<br />
mutando sia in termini di linguaggi che di<br />
media, e che si sono aggrappati alla mera<br />
sopravvivenza ponendosi proni davanti a<br />
chi erogava il finanziamento pubblico.<br />
Ma l’operazione di marketing ha pesato<br />
molto più di quanto si pensi. Come pesò<br />
nel ‘94 nella nascita di Forza Italia. Si è<br />
passati dal “partito di plastica” (Forza Italia)<br />
al “partito che non c’è” (M5S). Se<br />
Forza Italia nasce grazie al lavoro imprenditoriale<br />
e organizzativo di quella costola<br />
della Fininvest (Publitalia) diretta da Marcello<br />
Dell’Utri, il M5S nasce invece dal<br />
lavoro organizzativo e dal Marketing virale<br />
della Casaleggio.<br />
La natura stessa dei due progetti dovrebbe<br />
spingerci a riflettere. Le promesse<br />
della libertà assoluta berlusconiana<br />
(d’impresa, dai laccioli burocratici, dalle<br />
tasse, dalla magistratura, da uno Stato pesante<br />
e dall’orrido pericolo comunista)<br />
rappresentano la facciata della prima ora<br />
del cavaliere.<br />
Alla faccia dei movimenti<br />
Mentre Grillo promette la fine delle caste<br />
(e minore burocrazia, e libertà<br />
d’impresa e Stato più leggero nei confronti<br />
del mercato, per curiosa analogia con il<br />
suo predecessore), la promessa di una democrazia<br />
diretta (uno vale uno) che si sostituisca<br />
alla democrazia rappresentativa<br />
dopo una sorta di apocalisse che incenerisca,<br />
partendo dai partiti, l’intero sistema<br />
costituzionale.<br />
E i movimenti masticati e digeriti dalla<br />
nuova balena a Cinque Stelle? Faticano a<br />
ritrovare una propria identità autonoma o<br />
sono stati letteralmente schiacciati dalla<br />
macchina elettorale di Grillo. Che li ha<br />
resi, loro malgrado, parte di un spot elettorale,<br />
su youtube ovviamente, della nuova<br />
casta di cittadini-parlamentari-assessori-sindaci<br />
e consiglieri. E del loro proprietario.<br />
Alla faccia dei movimenti dal<br />
basso.
Politica<br />
Dove il caos<br />
non paga<br />
Il “guru” Grillo vorrebbe<br />
che i grillini fossero<br />
una setta: lui comanda,<br />
detta i tempi,<br />
dice chi può parlare e<br />
chi no, dove lo può<br />
fare, cosa deve dire e a<br />
chi. Gli adepti ubbidiscono...<br />
di Riccardo De Gennaro<br />
Grillo è convinto che anche un minimo<br />
tasso di democrazia interna sarebbe<br />
lo snaturamento e dunque la distruzione<br />
del Movimento 5 Stelle.<br />
Chi sa riconoscere che l’M5S ha avuto<br />
dei meriti, ad esempio nel portare alla<br />
politica molti giovani che non le si erano<br />
mai avvicinati e nel costringere gli altri<br />
partiti a non includere nelle liste elettorali<br />
alcuni “impresentabili”, ha dunque accolto<br />
con soddisfazione la notizia che la<br />
setta non è monolitica e che non tutti gli<br />
adepti si suiciderebbero se il loro capo lo<br />
chiedesse.<br />
www.isiciliani.it<br />
È accaduto in occasione<br />
dell’elezione del presidente<br />
del Senato, quando un pugno<br />
di senatori grillini, in particolare delle<br />
regioni del Sud, ha deciso di disubbidire<br />
al diktat di Grillo e votare il candidato di<br />
Pd-Sel, Libero Grasso.<br />
Un voto, questo, che non soltanto premiava<br />
un magistrato antimafia, ma penalizzava<br />
il suo avversario Renato Schifani,<br />
il cui passato, in ordine alle cose di mafia,<br />
non pare tra i più limpidi.<br />
Un mandato da rispettare<br />
Questi grillini, una decina al massimo,<br />
si sono resi conto che anche loro hanno<br />
un mandato elettorale da rispettare:<br />
“Come lo spiego ai miei elettori che in<br />
occasione del voto per il presidente del<br />
Senato, seconda carica dello Stato, non<br />
ho scelto tra Grasso e Schifani?”, si sono<br />
detti.<br />
Uno di loro non ha avuto dubbi: non<br />
solo voto secondo coscienza, ma lo dichiaro<br />
apertamente e me ne assumo le responsabilità.<br />
Il suo nome è Giuseppe Vacciano, napoletano,<br />
che si è autodenunciato in<br />
quanto “colpevole di alto tradimento dei<br />
principi dell’M5S”, come da anatema del<br />
leader, con un video pubblico. Dopo Vacciano,<br />
forse perché sollecitati a farlo dal<br />
capogruppo Crimi, anche gli altri “reprobi”<br />
hanno “confessato”.<br />
I Sicilianigiovani<br />
Sicilianigiovani<br />
– pag. 69<br />
Il “caso” costituirà un precedente per<br />
una “democratizzazione” del Movimento<br />
5 stelle?<br />
Impossibile dirlo ora. Si può, tuttavia,<br />
prevedere che se la strada non sarà questa,<br />
l’iniziativa dei grillini e il loro avvento<br />
in Parlamento risulterà inutile e<br />
che con il passare dei giorni la protesta si<br />
dimostrerà sempre più sterile.<br />
Non solo: buona parte dell’elettorato,<br />
come ha dimostrato lo scontro sulla formazione<br />
del nuovo governo, non trovando<br />
comprensibile l’integralismo ostruzionistico<br />
potrebbe – se l’obiettivo di Grillo<br />
è quello di nuove elezioni per aumentare<br />
il suo bottino di consenso – non confermare<br />
il suo appoggio.<br />
Si sente circondato<br />
L’impressione è che Grillo soffra di<br />
una sindrome paranoide. Dice “siete circondati”,<br />
ma è lui che si sente circondato,<br />
vede “trappole” ovunque, parla di inciucio<br />
continuo Pd-Pdl, laddove Bersani,<br />
nella scelta dei candidati alla presidenza<br />
delle Camere, ha dimostrato che talvolta<br />
questa tentazione non ce l’ha. Probabilmente<br />
Grillo deve rivedere la linea: una<br />
cosa è la piazza, un’altra il parlamento,<br />
dove il caos non paga, nemmeno per i<br />
“rivoluzionari” come lui.
Città<br />
“A Palermo<br />
si riprende<br />
a sparare”<br />
Così titola da qualche<br />
tempo la stampa lasciando<br />
intendere non<br />
solo il dato oggettivo<br />
dei morti ammazzati<br />
platealmente in certe<br />
strade e con certi rituali<br />
simbolici, ma anche<br />
una presunta imprevedibilità<br />
degli<br />
eventi...<br />
di Giovanni Abbagnato<br />
E come non rifugiarsi in una presunta<br />
imprevedibilità dell’evento se si<br />
è sostenuto da tempo che ormai la mafia<br />
“militare” dei quartieri di Palermo<br />
era allo sbando? Come non mostrare<br />
un’ingiustificata sorpresa se si è sostenuto<br />
che la dimensione socio-politica<br />
della mafia, semmai c’è stata, è passata<br />
totalmente altrove, a un presunto<br />
nuovo livello dallo schema,<br />
diversissimo da quello del tutto anacronistico<br />
che conoscevamo.<br />
www.isiciliani.it<br />
E’ il solito delirio che gratifica chi vuol<br />
fare intendere di comprendere le mutazioni,<br />
mentre gli altri si attardano in analisi<br />
che sanno di antico. Un “nuovismo”<br />
fuorviante che è ben lontano dall’attenzione<br />
alla complessità e all’adattabilità<br />
dei fenomeni, soprattutto se di natura sistemica,<br />
come nel caso della mafia.<br />
Questa deriva nell’interpretazione del<br />
fenomeno mafioso non è una sorpresa,<br />
ma è, prevalentemente, frutto di un pamphlettistica,<br />
che oscilla impunemente dal<br />
risaputo dèjà vu al sensazionalismo di<br />
maniera, e di un giornalismo che vive di<br />
agenzie ed opinioni nelle confortevoli redazioni.<br />
Può sembrare una considerazione ripetitiva,<br />
ma è vero che i giornalisti, anche i<br />
giovani invischiati tra le spire peggiori<br />
del precariato nelle grandi testate, non<br />
consumano più le suole delle scarpe<br />
camminando tra gli angoli presidiati da<br />
Cosa nostra e annusando l’aria nei quartieri,<br />
del centro come della periferia.<br />
La mafia presidia ancora<br />
In questo modo può sfuggire la realtà<br />
di un sistema socio-criminale in una città<br />
magmatica come Palermo, che può fare<br />
scomparire tutto per poi farlo riapparire<br />
imprevedibilmente. In una dimensione<br />
temporale e concettuale diversissima si<br />
ripete il tragico errore interpretativo degli<br />
anni ’70, in cui presuntuosi giovani<br />
rivoluzionari snobbavano la potenza criminale<br />
innervante della mafia dei quartieri<br />
e dei paesi, che, a loro avviso, sarebbe<br />
stata insignificante rispetto all’impe-<br />
I Sicilianigiovani<br />
Sicilianigiovani<br />
– pag. 70<br />
rialismo e allo strapotere del capitalismo<br />
vorace.<br />
Chi avvertiva il terribile pericolo sociale<br />
rappresentato da cosche dalle origini<br />
e i connotati arcaici, ma capaci di costruire<br />
un formidabile sistema criminale<br />
adeguato a sfide economiche di grandi<br />
dimensioni, veniva guardato pateticamente<br />
come uno che non sapeva “leggere<br />
la fase” preoccupandosi di poco più che<br />
rubagalline, mentre erano sempre altri i<br />
problemi.<br />
Resistere sul territorio<br />
Spesso negli ambienti più rivoluzionari<br />
non si fa qualcosa - per esempio attrezzare<br />
una resistenza antimafiosa sul territorio<br />
- perché c’è sempre qualcosa di più<br />
importante da fare. Mutatis mutandis,<br />
oggi si rileva un’antimafia che ha necessità<br />
di piantare le proprie bandierine per<br />
legittimare i propri successi, senza leggere<br />
i dati oggettivi che, senza voler nulla<br />
togliere al valore innegabile delle azioni<br />
svolte, debbono essere sempre tenuti ben<br />
presenti. Questo perché i dati danno conto<br />
della realtà e qualche volta di un pericoloso<br />
adagiarsi sugli allori, anche da<br />
parte delle più meritevoli associazioni,<br />
fatto di deliri di onnipotenza ed esagerata<br />
emotività imposta in ogni situazione.<br />
Tali eccessi di emotività e medianicità<br />
inevitabilmente mostra, anche involontariamente,<br />
chi dovrebbe avere ben chiaro<br />
che, essendo la lotta alla mafia qualcosa<br />
di molto serio, ognuno dovrebbe stare<br />
nelle proprie competenze e capacità, fosse<br />
solo quelle di testimoni di un percorso<br />
di liberazione personale e collettivo.
Senza questo rigore nell’impegno antimafioso<br />
possono nascere le “ubriacature”<br />
che, soprattutto in una città di forte tradizione<br />
mafiosa, procurano quel calo di<br />
tensione, spesso evocato senza adeguata<br />
convinzione e consequenzialità.<br />
Omicidi sottovalutati<br />
Così, per esempio, a Palermo si sono<br />
sottovalutati alcuni omicidi del 2011 di<br />
forte significato, oltre che simbolico,<br />
strategico. Quello del picciotto del tradizionale<br />
enclave mafioso di Borgo Vecchio,<br />
Davide Romano trovato nudo e legato<br />
dentro un portabagagli al confine tra<br />
i due importanti mandamenti di Porta<br />
Nuova e Pagliarelli. Successivamente,<br />
l’esecuzione plateale di Giuseppe Calascibetta,<br />
capo dell’altro importante mandamento<br />
di Santa Maria di Gesu, con<br />
l’accento sulla “e”, come pronunziano i<br />
vecchi palermitani. Più recentemente, il<br />
più classico dei rituali di omicidio di mafia<br />
riservato all’esponente della cosca di<br />
Brancaccio Francesco Nangano, assolto<br />
dopo una condanna all’ergastolo e, addirittura,<br />
risarcito lautamente dallo Stato<br />
per “ingiusta detenzione”.<br />
Quando le cose si muovono a suon di<br />
omicidi eclatanti in diversi quartieri, decisivi<br />
per il peso criminale del mandamento,<br />
significa che il territorio della<br />
<strong>qui</strong>nta città d’Italia, capoluogo della Sicilia,<br />
è nella sostanza più che controllato<br />
dalle cosche, con buona pace degli analisti<br />
dell’era post-mafiosa.<br />
Ma nel caso in cui qualcuno avesse già<br />
mandato in soffitta lo schema di una mafia<br />
autonoma, ma in relazione funzionale<br />
www.isiciliani.it<br />
con una collusa e contigua borghesia mafiosa,<br />
basta scorrere la recente cronaca<br />
nera di Palermo. La DIA ha sequestrato<br />
quote e beni aziendali per oltre 30 milioni<br />
di Euro di società riconducibili a noti<br />
boss palermitani che qualcuno considerava<br />
ormai poco più che folkloristici, come<br />
Antonino Spadaro, Maurizio Gioè e Girolamo<br />
Buccafusca. In particolare, cosa<br />
facevano le società con sede a Palermo,<br />
riconducibili ai citati boss, come la New<br />
Port, la Portitalia, la Containers Palermo,<br />
la Csp servizi portuali e la cooperativa<br />
Cipg Tutrone?<br />
Semplicemente - e come da tradizione<br />
- controllavano capillarmente le attività<br />
dei porti di Palermo e Termini Imerese.<br />
Già dovrebbe indurre ad una seria riflessione<br />
autocritica dell’antimafia pensante,<br />
la notizia del controllo di Cosa nostra –<br />
quella già nota e non quella ancora da<br />
delineare - di due punti fondamentali<br />
dell’economia palermitana e siciliana.<br />
Il controllo capillare dei porti<br />
Poi, se si volesse fare qualche ragionamento<br />
più “sofisticato”, si potrebbe provare<br />
a immaginare, per esempio, cosa significa<br />
per l’intera economia meridionale<br />
il solo controllo accertato di due dei più<br />
importanti porti siciliani, in termini di<br />
sviluppo di relazioni politiche, affaristiche<br />
e mafiose. In questo senso, assume<br />
qualche significato il tormentato iter progettuale<br />
nel quale si sono arenati perfino<br />
comitati di affari del periodo delle amministrazioni<br />
comunali del decennio di<br />
Cammarata, riguardante la sistemazione<br />
dell’intera costa palermitana, compresa<br />
I Sicilianigiovani<br />
Sicilianigiovani<br />
– pag. 71<br />
C'è sempre<br />
qualcosa<br />
di “ben più<br />
importante”<br />
da fare...<br />
l’area portuale, da riqualificare sul piano<br />
turistico-ambientale, trasferendo il commerciale<br />
interamente a Termini Imerese.<br />
Chissà se qualcuno sarà ancora capace<br />
di sostenere che c’è ben altro di più importante<br />
in ballo mentre i boss del folklore<br />
dimostrano di avere le mani sui porti e<br />
continuano a decidere, perfino dal carcere,<br />
le condizioni alle quali si entra in due<br />
fondamentali punti di snodo dell’economia<br />
siciliana. Chissà se qualcuno si chiede<br />
cosa significa sul piano dell’agibilità<br />
criminale il controllo pressoché assoluto<br />
dei moli di Palermo e Termini Imerese,<br />
anche nella prospettiva dei grandi appalti<br />
attesi tra le banchine.<br />
Solo una punta d'iceberg<br />
Se poi pensiamo all’evidenza, ammessa<br />
anche dagli in<strong>qui</strong>renti più impegnati,<br />
di un’indagine che ha scoperto solo la<br />
punta di un iceberg degli snodi dei trasporti<br />
commerciali al Sud, possiamo farci<br />
un’idea su quanto è importante che tutti<br />
i soggetti dell’antimafia impegnata in<br />
tutti settori, compresi quelli dell’analisi e<br />
dell’informazione, alzino la guardia con<br />
fattivo realismo. Probabilmente è necessario<br />
distinguere tra l’attenzione ai cambiamenti<br />
ed eventuali, fuorvianti, voli<br />
pindarici, dato che gli eventi, come le<br />
ammazzatine per le strade e le tante evidenze<br />
di controllo mafioso del territorio,<br />
accadono anche quando a noi può sembrare<br />
non ci siano più le condizioni perché<br />
accadano. Se si potesse, sarebbe<br />
molto importante tenere, insieme alla<br />
mente vigile, anche gli occhi aperti e piedi<br />
a terra.
www.isiciliani.it<br />
Pianeta<br />
L'euro, il dollaro<br />
e il bitcoin<br />
E intanto la crisi avanza:<br />
Cipro, oramai si capisce,<br />
non è poi così<br />
lontana. “Torniamo alla<br />
lira!” urla qualcuno.<br />
“No, senza euro va tutto<br />
a fondo!”. Il dollaro<br />
dal canto suo, non sta<br />
troppo bene. Eppure,<br />
c'è una moneta che va<br />
crescendo. Ma nessuno<br />
ne parla...<br />
di Fabio Vita<br />
bitcoin-italia.blogspot.com<br />
Sopravviverà l'euro fino al 2015?<br />
Probabilmente sì, anche se metà dei<br />
paesi che lo adottano non ne sono del<br />
tutto convinti. Sopravviverà il dollaro<br />
fino al 2015? Probabilmente sì, nonostante<br />
la catastrofe del debito pubblico<br />
e privato. Sopravviveranno le grandi<br />
banche fino al 2015? Sicuramente sì, visto<br />
che drenano soldi sia dall'area del<br />
dollaro che da quella dell'euro, e non si<br />
vedono controtendenze.<br />
E infine: sopravviveremo noi, semplici<br />
cittadini, in questo scontro titanico fra<br />
monete e banche? Cosa potremo comprare<br />
coi nostri (pochi) dollari o euro, nel<br />
2015? C'è una via d'uscita?<br />
E se la moneta fosse indipendente dalle<br />
banche? Se fosse, o tornasse a essere,<br />
semplicemente una quantità di un qualche<br />
bene, riconosciuto dai cittadini?<br />
Se questo bene fosse non più il "vecchio"<br />
oro o argento ma una merce moderna,<br />
la potenza di calcolo per esempio? Se<br />
una moneta del genere non nascesse per<br />
decisione di qualche multinazionale o governo,<br />
ma direttamente – come per Wikipedia<br />
e per Linux – dall'incontro di tante<br />
volontà e competenze, senza obiettivi diversi,<br />
nella rete?<br />
Un sistema economico in cui i soggetti<br />
principali non siano le grandi banche e i<br />
governi ma un gran numero di cittadini<br />
connessi in rete, liberamente. Utopia?<br />
Certo. Ma anche Linux, una volta, era<br />
un'utopia: oggi fa funzionare la maggior<br />
parte di internet. Libero, senza grandi poteri,<br />
open source e basato sul web: il mondo<br />
del futuro tutto sommato potrebbe anche<br />
essere così.<br />
Un sistema economico di rete<br />
Gavin Andresen spiegava, in un video<br />
di due anni fa il ruolo dei cypherpunks<br />
(termine ufficializzato dal libro omonimo<br />
di Julian Assange del 2012): attivisti che<br />
utilizzano le loro conoscenze crittografiche<br />
per contribuire a un cambiamento politico<br />
e sociale. Chi sono? Oltre allo stesso<br />
Assange di Wikileaks, John Gilmore de<br />
l’Electronic Frontier Foundation (Eff) e<br />
Bram Cohen creatore di Bittorrent e, sempre<br />
con maggiore evidenza, Satoshi Nakamoto<br />
(nome dietro il quale si cela un<br />
gruppo di crittografi di altissimo livello),<br />
creatore di Bitcoin.<br />
Poco più di tre anni fa, un utente del forum<br />
Bitcoin, che abitava in Florida, chiedeva<br />
dove compare una pizza pagandola<br />
in Bitcoin. Pagò per due pizze maxi il<br />
conto di quarantuno dollari: 10 mila Bitcoin.<br />
Il valore di quelle monete oggi supera<br />
il mezzo milione di dollari. Qualche<br />
giorno fa un canadese ha messo in vendita<br />
la propria casa in cambio di Bitcoin.<br />
Bitcoin diventa sempre più diffuso e accettato,<br />
quando non apertamente richiesto.<br />
I dipendenti di Archive.org hanno chiesto<br />
di essere pagati in Bitcoin. La principale<br />
I Sicilianigiovani<br />
Sicilianigiovani<br />
– pag. 72<br />
La moneta elettronica<br />
Trend, tecnologia, applicazioni, mercati<br />
Tutto sul bitcoin (in tempo reale)<br />
piattaforma di blog Wordpress e il forum<br />
social network Reddit lo utilizzano con<br />
successo da mesi.<br />
Un Bitcoin oggi (marzo 2013) vale 77<br />
dollari, (59 euro, 51 sterline). Più di<br />
un'oncia d'argento, più di un'azione Facebook.<br />
La capitalizzazione di mercato di<br />
Bitcoin, il valore cioè di tutti gli undici<br />
milioni di monete, pari a 800 milioni di<br />
dollari, supera il totale del valore della<br />
moneta circolante di diversi piccoli Stati.<br />
Quanto vale un Bitcoin?<br />
Una delle caratteristica di Bitcoin tra le<br />
meno comprese tra le persone che sono<br />
nuove a Bitcoin, e forse la più difficile da<br />
mettere in testa è che Bitcoin non ha<br />
un'organizzazione o un'autorità centrale.<br />
Persino il gruppo Occupy (Occupy Corporatism)<br />
si è imbattuto in questa difficoltà,<br />
dicendo cose del tipo: “Bitcoin ha ottenuto<br />
lo status di provider di servizi a pagamento<br />
(payment service provider)” e<br />
“Bitcoin ora ha un numero identificativo<br />
di banca internazionale (International<br />
Bank ID)". Anche se la comunità Bitcoin<br />
include organizzazioni che si chiamano<br />
“Bitcoin Foundation” e Bitcoin Central,<br />
nessuna di queste sono qualcosa di simile<br />
alle autorità centrali per Bitcoin, non<br />
avendo nessun potere nelle caratteristiche<br />
del suo funzionamento. Bitcoin Central è<br />
solo uno dei cambiavalute Bitcoin tra<br />
molti altri – e neanche il più grande.<br />
La fondazione Bitcoin è semplicemente<br />
un' organizzazione composta da membri<br />
altamente rispettati nella comunità Bitcoin<br />
e dagli sviluppatori di un particolarmente<br />
popolare software client Bitcoin. Chiunque<br />
può potenzialmente creare il proprio<br />
servizio cambiavalute e fondazione.<br />
Piuttosto che pensare a Bitcoin come<br />
prodotto rilasciato da una tradizionale<br />
multinazionale, è più appropriato pensarlo<br />
come una merce digitale che si autosostiene,<br />
simile all'oro. Ha una sana industria<br />
satellitare che fornisce prodotti e<br />
servizi basati su di esso, e ha il proprio
usiness e organizzazioni di difesa, ma<br />
non esiste una centrale Gold Corporation.<br />
I database che mostrano a che indirizzo<br />
Bitcoin corrisponde un certo saldo sono<br />
tutti salvati collettivamente nella rete<br />
usando un network peer-to-peer simile<br />
alle reti utilizzate da servizi di filesharing,<br />
come BitTorrent.<br />
Il Bitcoin e la stampa italiana<br />
La stampa mainstream italiana (quotidiani<br />
e settimanali, anche economici) ha<br />
finora trattato Bitcoin in maniera superficiale<br />
e a volte apertamente disinformata.<br />
Su questo argomento finora fanno informazione<br />
–il che è solo apparentemente<br />
paradossale– i blog di utenti più o meno e<br />
specializzati, il forum BitcoinTalk, il Bitcoin<br />
Magazine o anche le poche righe in<br />
cui Jeff Garzik, sviluppatore Linux e Bitcoin,<br />
rispondendo sul portale Gawker<br />
chiarisce ciò che paginate d’inchiostro<br />
mal tradotto avevano reso confuso.<br />
Bitcoin è anonimo nel senso che non<br />
vengono chiesti dati d’identità, nome e<br />
cognome ma le transazioni, contrariamente<br />
alle banche con il loro segreto bancario,<br />
sono pubbliche e consultabili.<br />
Per essere più precisi, l’intero storico<br />
delle transazioni viene scaricato da ogni<br />
singolo utente Bitcoin prima di poter utilizzare<br />
il programma. Con mezzi sofisticati<br />
e competenze adeguate ogni buon<br />
hacker – compresi quelli dell'Fbi – può risalire<br />
a transazioni e utenti. Le<br />
contromisure possibili sono quelle comuni<br />
al tutto internet (non solo a Bitcoin), come<br />
la rete Tor.<br />
Prima stupore e grossolanità<br />
Si possono distinguere tre fasi nel rapporto<br />
Bitcoin-stampa italiana. Se la prima<br />
è basata su stupore e grossolanità (“Se<br />
Bin Laden avesse avuto a disposizione un<br />
computer in grado di creare Bitcoin,<br />
avrebbe potuto comprare qualunque<br />
arma”), la seconda riesce ad andare oltre.<br />
www.isiciliani.it<br />
I pericoli e i timori evocati nella prima<br />
fase sono affascinanti: banche che crollano,<br />
Osama Bin Laden, Cia, hacker, Wikileaks.<br />
Nella seconda fase la falsificazione<br />
assume connotati pratici ma tirati dentro a<br />
forza. La Stampa: “L'Internet segreto delle<br />
mafie dove si paga con soldi virtuali”.<br />
La Repubblica: “Sesso, droga e armi la<br />
faccia cattiva del web”<br />
“Sesso droga e armi”...<br />
Ma non è solo in Italia che Bitcoin viene<br />
osteggiato in maniera grossolana e a un<br />
certo punto – alla prima fluttuazione di<br />
valore verso il basso – dato per morto. La<br />
stampa italiana si è spesso accodata con<br />
traduzioni dei peggiori articoli.<br />
(Independent, Wired). In positivo è Forbes<br />
il più attento, con lo specialista di monete<br />
elettroniche Jon Matonis; e anche<br />
l’Economist o il Guardian (questo con<br />
tanto di guide pratiche all’uso) hanno fatto<br />
informazione accurata.<br />
Il passaggio dalla seconda alla terza<br />
fase, nell'approccio della stampa italiana<br />
su Bitcoin, è tra ottobre e dicembre 2012.<br />
L’articolo de Il sole 24 ore “Baratto2.0 alternativa<br />
anti-crisi” appartiene ancora alla<br />
seconda fase, ma è arrivata una carta di<br />
I Sicilianigiovani<br />
Sicilianigiovani<br />
– pag. 73<br />
“Una moneta<br />
alternativa<br />
e sicura<br />
che si va<br />
diffondendo<br />
sempre più”<br />
credito Mastercard<br />
compatibile anche con<br />
Bitcoin, che di lì a poco verrà<br />
utilizzato anche dalla più<br />
diffusa piattaforma di blog<br />
Wordpress, e Bitcoin viene<br />
definito “una delle più<br />
ingegnose monete virtuali”.<br />
Poi l'accettazione<br />
della realtà<br />
La terza fase psicologica è<br />
l’accettazione degli eventi.<br />
Un nuovo articolo de Il sole<br />
24 ore del dicembre scorso,<br />
“Il Bitcoin ha aperto il conto”<br />
fa finalmente autocritica: “Le<br />
implicazioni stanno affascinando<br />
gli economisti: c'è chi critica e chi<br />
invece magnifica le sorti progressive di<br />
questa moneta differente dalle altre, che<br />
finora solo pochi la prendevano sul serio,<br />
nonostante alcune aziende avessero deciso<br />
di offrire servizi di cambio con dollari ed<br />
euro (oggi attorno ai 13,6 dollari e 10,4<br />
euro).<br />
«Eppure – dice l'economista della<br />
Bocconi Carlo Alberto Carnevale Maffé –<br />
è evidente che il monopolio della moneta<br />
per diritto sovrano come lo conosciamo<br />
dagli ultimi secoli è messo in discussione<br />
e che i mezzi di scambio informativo a<br />
disposizione delle persone sono sufficienti<br />
a chiudere le transazioni anche in presenza<br />
di scarsa li<strong>qui</strong>dità. Questa è una<br />
progressiva crepa nel grande muro della<br />
moneta così come la conosciamo»”.<br />
È con l’articolo di Carola Frediani per<br />
l’Espresso, “Addio Euro pago in Bitcoin”,<br />
che riusciamo a leggere un buon pezzo divulgativo;<br />
viene anche contattato il moderatore<br />
della sezione italiana del forum semiufficiale<br />
BitcoinTalk, HostFat.<br />
Fabio Vita<br />
Senza banche<br />
Bitcoin, la moneta<br />
di Internet
www.isiciliani.it<br />
Scienze<br />
Il bosone di Higgs<br />
e variazioni<br />
sulla teoria della massa<br />
Il concetto di massa,<br />
vecchio di duemila<br />
anni, da Newton a Einstein<br />
è sempre stato<br />
centrale nella nostra visione<br />
del mondo fisico.<br />
Adesso...<br />
di Diego Gutkowski<br />
Fino al 5 marzo contavo di proseguire<br />
nel numero de I Siciliani Giovani che<br />
era in lavorazione il discorso sulle ricerche<br />
sui neutrini, iniziato nel numero<br />
7 (luglio – agosto 2012) e continuato nel<br />
numero 10 (novembre dicembre 2012),<br />
ma un fatto di attualità mi ha indotto a<br />
cambiare il mio programma.<br />
Il 6 marzo scorso un comunicato<br />
dell’ANSA (cerca su Google “Il bosone di<br />
Higgs è quello previsto dalla teoria”) annunziava<br />
che al CERN era stato dichiarato<br />
ufficialmente che la particella rivelata nel<br />
luglio 2012, che appariva per diversi<br />
aspetti simile al bosone di Higgs, era proprio<br />
il (o forse un) bosone di Higgs.<br />
A partire da quel giorno diversi quotidiani<br />
riportavano questa notizia, alla quale<br />
tuttavia non mi pare che in Italia sia stato<br />
dato il rilievo che meritava, forse perché<br />
offuscata dalle vicende del conclave e da<br />
quelle economiche, politiche e giudiziarie<br />
che riguardavano l’Italia.<br />
Parecchi fisici attendevano con trepidazione<br />
la rivelazione del bosone di Higgs,<br />
perché questa particella, ipotizzata nel<br />
1964 da Peter Higgs (nato nel 1929) è un<br />
importante “ingrediente” di un modello<br />
molto usato nella fisica delle particelle<br />
elementari, il modello standard. Inoltre il<br />
bosone di Higgs avrebbe un ruolo molto<br />
importante per ragioni di cui in parte è<br />
scritto in seguito.<br />
Il modello standard<br />
La rivelazione di una particella avente<br />
tutte le caratteristiche che il modello standard<br />
prevede per il bosone di Higgs rende<br />
questo modello un candidato sempre più<br />
plausibile per la descrizione di gran parte<br />
della fisica delle particelle.<br />
Ovviamente il risultato del CERN non è<br />
una conferma del modello standard, infatti<br />
non si può escludere che in futuro si<br />
possano osservare fenomeni incompatibili<br />
con questo modello, né che si possano<br />
formulare altre teorie che rendano conto<br />
dei fatti sino ad oggi osservati; ma ciò è<br />
ovvio, perché tutte le teorie scientifiche<br />
non sono una descrizione della realtà, ma<br />
solo di un insieme di fatti conosciuti.<br />
Già prima dell’annuncio dato al CERN<br />
il 6 marzo il modello standard dava con<br />
buona approssimazione i valori misurati<br />
di diverse osservabili fisiche relativi a numerose<br />
particelle sia, per quanto oggi se<br />
ne sa, elementari, che composte.<br />
Per i concetti di particella elementare e<br />
particella composta rimando alla<br />
introduzione alla voce “Particelle elementari”<br />
scritta da Nicola Cabibbo (1935-<br />
2010) per la Enciclopedia della Scienza e<br />
della Tecnica, reperibile anche sul web.<br />
Il modello standard comprende in un<br />
unico schema due teorie ciascuna delle<br />
quali si riferisce ad una famiglia di particelle<br />
e, con l’eccezione della gravità, ne<br />
descrive tutte le interazioni.<br />
Queste due teorie sono quella elettrodebole,<br />
che riguarda sia l’interazione elettro-<br />
I Sicilianigiovani<br />
Sicilianigiovani<br />
– pag. 74<br />
magnetica che l’interazione debole, e la<br />
cromodina- mica quantistica che riguarda<br />
le interazioni forti.<br />
Oggi si ritiene che tutte le interazioni<br />
tra gli oggetti dell’universo fisico siano<br />
una conseguenza delle interazioni elettromagnetica,<br />
debole, forte e gravitazionale<br />
dette perciò interazioni fondamentali. Invero<br />
questo è più un atto di fede, largamente<br />
condiviso tra gli addetti ai lavori,<br />
che un risultato scientifico.<br />
Per le ragioni della unificazione<br />
dell’interazione elettromagnetica con<br />
l’interazione debole in un’unica interazione<br />
detta “elettrodebole” si può vedere su<br />
Wikipedia la voce “Interazione elettrodebole”.<br />
Le particelle subatomiche<br />
Le particelle subatomiche osservate si<br />
possono classificare secondo diversi<br />
criteri. Secondo uno di questi criteri le<br />
particelle subatomiche possono essere: a)<br />
leptoni , soggetti solo all’interazione elettrodebole,<br />
b) adroni, soggetti sia all’interazione<br />
forte che a quella elettrodebole, c)<br />
certi bosoni (fotone e gluoni) che mediano<br />
le interazioni fondamentali .<br />
Alla famiglia degli adroni appartengono<br />
i barioni e i mesoni. I barioni sono composti<br />
da tre quark , i mesoni da un quark e<br />
da un anti-quark.<br />
Quark, antiquark, leptoni, fotone e gluoni<br />
sono considerate particelle elementari.<br />
La prima particella subatomica che fu<br />
osservata da un essere umano fu<br />
l’elettrone, scoperto da Joseph John<br />
Thomson (1856-1940) nel 1897.<br />
Nel 1905 Albert Einstein (1879-1955)<br />
suppose che luce fosse emessa e assorbita<br />
per fotoni e sviluppando questa ipotesi,<br />
facendo anche uso di risultati ottenuti in<br />
precedenza da Max Planck (1858-1947),<br />
riuscì a spiegare diversi fenomeni che erano<br />
stati osservati.
Nel 1922 Arthur Compton (1892-1962)<br />
studiando la diffusione di un fascio collimato<br />
di raggi X da un bersaglio di grafite<br />
riuscì a interpretare i risultati osservati<br />
come un urto tra fotoni del fascio e elettroni<br />
del bersaglio. Nella trattazione di<br />
Compton elettroni e fotoni si<br />
comportavano come particelle.<br />
Quando ero studente all’università (a<br />
partire dall’anno accademico 1954-55), le<br />
particelle subatomiche di cui mi avevano<br />
parlato erano il fotone, l’elettrone e la sua<br />
antiparticella (leptoni), il protone e il neutrone<br />
(barioni) e venivano dati solo pochi<br />
cenni sul neutrino (leptone). Più di duecento<br />
altre particelle subatomiche di cui<br />
credo oggi si parli agli studenti di Fisica<br />
non erano allora note.<br />
Ma il rilievo che merita la scoperta del<br />
bosone di Higgs è maggiore di quello che<br />
merita la scoperta di una qualsiasi delle<br />
altre particelle rivelate in tempi recenti,<br />
per diverse ragioni, tra cui quella che il<br />
bosone di Higgs attribuisce una massa a<br />
tutte le particelle che ne sono dotate.<br />
La definizione di Newton<br />
Il concetto di massa è stato formulato e<br />
usato almeno da duemila anni (si veda di<br />
Max Jammer (1915-2010) Storia del<br />
Concetto di Massa nella Fisica Classica e<br />
Moderna, Feltrinelli 1980 ), ma <strong>qui</strong>, per<br />
seguire l’evoluzione di questo concetto,<br />
parto da tempi molto più vicini a noi.<br />
Isaac Newton (1642-1727) nella sua famosa<br />
opera “Philosophiae Naturalis Principia<br />
Mathematica” scrisse:<br />
Definitiones - Def. I.<br />
Quantitas Materiæ est mensura ejusdem<br />
orta ex illius Densitate & Magnitudine<br />
conjunctim.<br />
Aer, densitate duplicata, in spatio etiam<br />
duplicato, fit quadruplus; in triplicato<br />
sextuplus. Idem intellige de Nive et Pulveribus<br />
per compressionem vel liquefactionem<br />
condensatis. Et par est ratio corporum<br />
omnium, quæ per causas quascunque<br />
diversimode condensantur. Medii interea,<br />
si quod fuerit, interstitia partium libere<br />
www.isiciliani.it<br />
pervadentis, hic nullam rationem habeo.<br />
Hanc autem Quantitatem sub nomine<br />
Corporis vel Massæ in sequentibus<br />
passim intelligo. Innotescit ea per<br />
corporis cujusque Pondus. Nam Ponderi<br />
proportionalem reperi per experimenta<br />
Pendulorum accuratissime instituta, uti<br />
posthac docebitur.<br />
[da books.google.com/books/…/Philosophiae<br />
_Naturalis_Principia_...; ivi l’opera è preceduta<br />
da tre prefazioni di Newton, l’ultima delle<br />
quali reca la data 1726; in altre edizioni si<br />
trovano versioni un po’ diverse. Numerose ed<br />
estese note di Newton, che non riporto, chiariscono<br />
diversi punti del brano]<br />
Traduco il brano in Italiano nel modo<br />
seguente:<br />
DEFINIZIONI - Def.I<br />
La quantità di materia è la misura della<br />
stessa che sorge dalla sua densità e dalla<br />
sua mole congiuntamente.<br />
L’aria, raddoppiata la densità, in uno<br />
spazio anch’esso raddoppiato, diventa<br />
quattro volte tanto; in uno spazio triplicato<br />
sei volte tanto. La stessa cosa intendi<br />
riguardo alla neve e alle polveri<br />
condensate mediante liquefazione o compressione.<br />
E identica è la proporzione di<br />
tutti i corpi che per qualunque causa vengono<br />
condensati in modo diverso. Frattanto<br />
io non mi occupo <strong>qui</strong> del mezzo, se pur<br />
ci sia stato, che pervade liberamente gli<br />
interstizi tra le parti dei corpi. Indico<br />
d’ora in poi questa quantità col nome di<br />
massa o corpo. Essa diviene nota mediante<br />
il peso di ciascun corpo. Infatti la trovai<br />
proporzionale al peso per mezzo di<br />
esperimenti sui pendoli compiuti con molta<br />
accuratezza, come sarà insegnato più<br />
avanti.<br />
L'osservazione di Quigg<br />
Chris Quigg (nato nel 1944) nel suo articolo<br />
Spontaneous Symmetry Breaking as<br />
a Basis of Particle Mass,<br />
arXiv.org/abs/0704.2232v2 rileva che la<br />
nozione di massa come attributo intrinseco<br />
della materia, compendiato da F = m a<br />
e la legge della gravitazione universale,<br />
sono il fondamento della fisica classica.<br />
I Sicilianigiovani<br />
Sicilianigiovani<br />
– pag. 75<br />
“Quantitas materiae<br />
est mensura<br />
ejusdem orta<br />
ex illius Densitate<br />
& Magnitudine<br />
conjunctim”<br />
La massa, per Newton, è allo stesso tempo<br />
una misura dell’inerzia e la sorgente<br />
dell’attrazione gravitazionale. Ne segue<br />
immediatamente che la massa è conservata:<br />
la massa di un oggetto è la somma delle<br />
masse delle sue parti, in accordo con<br />
l’esperienza di ogni giorno. Questa proprietà<br />
è anche affermata esplicitamente da<br />
Newton in una delle note al brano che ho<br />
riportato prima, con le parole:<br />
Materiae quantitas est aggregatum seu<br />
summa omnium materiae particularum<br />
<strong>qui</strong>bus compositus est corpus.<br />
L'idea di Abraham e Lorentz<br />
L’estensione della legge di conservazione<br />
della massa alle reazioni chimiche, fatta<br />
da Michail Vasil'evič Lomonosov<br />
(1711-1765) e da Antoine-Laurent de Lavoisier<br />
(1743-1794), diede impulso attraverso<br />
il lavoro di John Dalton (1766-<br />
1844) e di altri, allo sviluppo della<br />
chimica come scienza quantitativa; ma,<br />
nella visione classica, la massa non sorge,<br />
semplicemente è. La massa così intesa fu<br />
considerata parte essenziale della natura<br />
delle cose per più di due secoli finché<br />
Max Abraham (1875-1922) nel 1903<br />
(Prinzipien der Dynamik des Elektrons ,<br />
Annalen der Physik 10, 105-179) e Hendrik<br />
Antoon Lorentz (1853-1928) nel<br />
1904 (Electromagnetic phenomena in a<br />
system moving with any velocity smaller<br />
than that of light, Proceedings of the<br />
Royal Netherlands Academy of Arts and<br />
Sciences, si può trovare anche nelle pagine<br />
web all’indirizzo<br />
en.wikisource.org/wiki/Electromagnetic_p<br />
henomena) pensarono di interpretare la<br />
massa dell’elettrone come auto-energia<br />
elettromagnetica.<br />
Il concetto di massa si aprì a nuove prospettive<br />
con una pubblicazione di Einstein<br />
( Ist die Trägheit eines Körpers von seinem<br />
Energieinhalt abhängig?, Annalen<br />
der Physik, 18, 639, 1905).<br />
Questo titolo, tradotto in Italiano, è la<br />
domanda: “E‘ l‘inerzia di un corpo<br />
dipendente dal suo contenuto di energia?“
La risposta data da Einstein si può compendiare<br />
nell’eguaglianza<br />
e = mc 2<br />
Nella precedente eguaglianza e rappresenta<br />
l’energia totale di un corpo, m la<br />
massa del del corpo e c la velocità della<br />
luce nel vuoto. L’eguaglianza, secondo la<br />
teoria di Einstein, vale per un qualsiasi sistema<br />
materiale.<br />
E‘ importante osservare che se è vera la<br />
teoria di Einstein, allora la massa non è<br />
una grandezza additiva, cioè in generale<br />
non è vero quel che ritenevano precedenti<br />
illustri studiosi quali Newton, Lomonosov,<br />
Lavoisier, Dalton e altri quando affermavano<br />
esplicitamente o assumevano<br />
implicitamente che la massa di un oggetto<br />
è la somma delle masse delle sue parti.<br />
Nella maggior parte dei fenomeni studiati<br />
in chimica l’additività della massa,<br />
pur non valendo esattamente, è soddisfatta<br />
con buona approssimazione e in molte<br />
condizioni sperimentali non si è in grado<br />
di misurare la differenza tra la massa di<br />
un sistema e la somma delle masse delle<br />
sue parti, ma per altri tipi di fenomeni le<br />
cose non vanno affatto così.<br />
L'addittività della massa<br />
Se vale l’eguaglianza (1), allora la massa<br />
di un corpo è una misura del suo contenuto<br />
di energia, se l’energia cambia di L<br />
la massa cambia nello stesso senso di L/.<br />
Questo permette di usare per la massa<br />
l’unità eV/che in fisica delle particelle risulta<br />
più comoda dell’unità Kg del Sistema<br />
Internazionale.<br />
Esaminiamo la violazione dell’additività<br />
della massa che ne consegue in alcuni<br />
casi. L’energia di legame dell’elettrone 1 s<br />
dell’atomo di idrogeno è di 13,6 eV, che è<br />
appena 1,45 × moltiplicato per l’energia<br />
dell’atomo di idrogeno ricavata dalla sua<br />
massa e dall’eguaglianza (1). Per una<br />
particella α, stato legato di un sistema<br />
formato da due protoni e due neutroni, il<br />
rapporto tra (la differenza tra la somma<br />
delle masse dei due protoni e due neutroni<br />
che costituiscono la particella) e la massa<br />
www.isiciliani.it<br />
della particella stessa, è di ¾ %. Le cose<br />
vanno in modo completamente diverso<br />
per un nucleone.<br />
Secondo la cromodinamica quantistica<br />
il contributo principale alla massa di un<br />
nucleone non è la somma delle masse dei<br />
quark che lo costituiscono ma l’energia<br />
necessaria a confinare i quark in un volume<br />
molto piccolo. Le masse e dei quark<br />
up e down sono solo pochi MeV/ ciascuna,<br />
contro i circa 939 Mev/ della massa di<br />
un nucleone, ottenuti facendo la media tra<br />
la massa del protone e quella del neutrone.<br />
Adroni come il protone e il neutrone<br />
rappresentano <strong>qui</strong>ndi una materia di tipo<br />
completamente diverso da quello della<br />
materia “ordinaria“.<br />
La teoria di Higgs<br />
Secondo la teoria sviluppata da Higgs<br />
per le interazioni elettrodeboli, e<br />
successivamente estesa alle interazioni<br />
forti, il campo del bosone di Higgs conferisce<br />
una massa alle particelle che ne sono<br />
dotate tramite una rottura spontanea di<br />
simmetria.<br />
Dò alcuni esempi di rottura spontanea<br />
di simmetria in situazioni che non riguardano<br />
le interazioni fondamentali.<br />
Il primo esempio riguarda il protagonista<br />
di un paradosso: l’asino di Buridano. Il<br />
paradosso è attribuito al logico Buridano<br />
(?1295-1361). Un asino è posto nel punto<br />
medio di un segmento. Ciascun estremo<br />
del segmento tocca un mucchio di fieno e<br />
i due mucchi di fieno toccati dagli estremi<br />
del segmento appaiono uguali tra loro. Il<br />
paradosso sta nel fatto che l’asino muore<br />
di fame, perché non ci sono ragioni sufficienti<br />
perché vada verso un mucchio di<br />
fieno piuttosto che verso l’altro. Ma può<br />
darsi che l’asino, in barba a tutti i Buridani<br />
di questo mondo, si diriga verso uno<br />
dei due mucchi, scelto non sappiamo<br />
come. Se l’asino si comporta in questo secondo<br />
modo, che mi pare più saggio, allora<br />
c’è stata rottura spontanea di simmetria.<br />
I Sicilianigiovani<br />
Sicilianigiovani<br />
– pag. 76<br />
“La massa<br />
di un corpo<br />
è la misura<br />
del suo contenuto<br />
in energia”<br />
Secondo esempio: se un palloncino sferico<br />
che contiene un gas a pressione molto<br />
elevata scoppia, allora c’è stata rottura<br />
spontanea di simmetria, non essendoci ragioni<br />
sufficienti perché la lacerazione si<br />
produca in una parte, piuttosto che in<br />
un’altra.<br />
Un oggetto presenta una simmetria se<br />
c’è un insieme G di trasformazioni<br />
dell‘oggetto che ne lascia invariato qualche<br />
aspetto. Per esempio un triangolo<br />
e<strong>qui</strong>latero presenta una simmetria perché<br />
se lo ruotiamo di un angolo n × 120° attorno<br />
alla retta perpendicolare al piano<br />
che contiene il triangolo e passante per il<br />
baricentro del triangolo, prendendo n = 0,<br />
1, -1, 2, -2, …, allora il triangolo ruotato<br />
per chi lo guarda e non vede i nomi dei<br />
vertici presenta lo stesso aspetto che aveva<br />
prima della rotazione. Abbiamo fatto la<br />
convenzione che per n > 0 la rotazione appare<br />
all’osservatore in verso orario e per n<br />
< 0 in verso antiorario.<br />
Un insieme G come quello menzionato<br />
nel precedente capoverso si chiama gruppo.<br />
I gruppi sono stati molto studiati: se<br />
ne parla in centinaia di libri e in migliaia<br />
di articoli.<br />
La teoria dei gruppi<br />
Per l’applicazione della teoria dei gruppi<br />
alla fisica subnucleare si può consultare<br />
di Floarea Stancu Group Theory in Subnuclear<br />
Physics, Oxford University Press,<br />
ISBN 978-0-19-851742-9, disponibile anche<br />
sul web nei Google books.<br />
Per vedere in che cosa consiste il meccanismo<br />
di rottura spontanea di simmetria<br />
di Higgs e come esso dà origine alla massa,<br />
oltre all’articolo prima citato di Chris<br />
Quigg, si può consultare il libro di Silvio<br />
Bergia (nato nel 1935) Relatività e fisica<br />
delle particelle elementari, Carocci Editore,<br />
ISBN 978-88-430-4770-3. Sono comunque<br />
reperibili molte altre fonti.
Rete Radié Resch<br />
Associazione<br />
di Solidarietà<br />
Internazionale<br />
www.isiciliani.it<br />
Sabato<br />
6 aprile 2013<br />
… a Rivarolo (TO)<br />
Liceo “Aldo Moro”<br />
ASSEMBLEA D’ISTITUTO<br />
“Mafia e informazione oggi. Al Nord e al Sud”<br />
ore 8,10-11,10/ Aula Magna (biblioteca del Liceo)<br />
Associazione<br />
GAPA - Giovani<br />
Assolutamente<br />
Per Agire<br />
RELATORI:<br />
Giovanni Caruso, ex fotoreporter, ha collaborato prima al "Giornale del Sud", e poi a "I Siciliani", dove ha lavorato con il giornalista e<br />
scrittore Giuseppe Fava, ucciso dalla mafia nel 1984. Fondatore e animatore dell’Associazione “GAPA” che opera nel quartiere ad<br />
alta densità mafiosa di S. Cristoforo a Catania. Coordinatore de “I Siciliani Giovani” (www.isiciliani.it , dir.resp. Riccardo Orioles).<br />
Piercarlo Gattolin, corrispondente del settimanale Il Risveglio, porterà nei contenuti dell’Assemblea uno sguardo più specifico sul<br />
contesto del canavese, con particolare attenzione al fenomeno della ‘ndrangheta.<br />
I TEMI CHE VERRANNO AFFRONTATI:<br />
1 Le caratteristiche del fenomeno della mafia e della ‘ndrangheta al Nord e al Sud<br />
con particolare riferimento al contesto siciliano (Catania) e piemontese (Torino e canavese).<br />
2 Cosa possiamo fare noi<br />
Prospettive di azione e cambiamento: cosa può fare ciascuno di noi e cosa possiamo fare insieme.<br />
P. Gattolin parlerà della “zona grigia”: la mafia non si combatte (solo) con le manette ma con le scelte che ciascuno può fare o non<br />
fare nella sua vita personale e professionale. Verrà chiesto ai ragazzi partecipanti all’assemblea di scrivere su un bigliettino ciò<br />
che pensano di fare dopo il liceo; sarà stilata, in tempo reale, una statistica dei profili che emergono (tot infermieri, tot avvocati, tot<br />
artigiani ecc...). I relatori potranno riferirsi a questi profili per indicarli come potenziali attori antimafia (indicando anche sulla base<br />
della loro esperienza quali di queste professioni siano più a rischio di infiltrazione mafiosa...).<br />
G. Caruso parlerà dell’esperienza del GAPA nel quartiere S. Cristoforo, quale esempio concreto di “antimafia sociale” e di impegno<br />
nei quartieri e con i più giovani. E' un modello di possibilità di AGIRE e di agire INSIEME... contro impotenza e individualismo.<br />
3 Il ruolo dell’informazione e del giornalismo<br />
In questa parte sarà rimarcata l’importanza dell’informazione e del giornalismo nonché il ruolo dei giornalisti nel creare una cultura di<br />
verità e giustizia. Il riferimento per noi è la concezione di giornalismo espressa da Giuseppe Fava:<br />
● “Io ho un concetto etico del giornalismo. Ritengo infatti che in una società democratica e libera quale dovrebbe essere<br />
quella italiana, il giornalismo rappresenti la forza essenziale della società. Un giornalismo fatto di verità impedisce molte<br />
corruzioni, frena la violenza la criminalità, accelera le opere pubbliche indispensabili. pretende il funzionamento dei servizi<br />
sociali. tiene continuamente all'erta le forze dell’ordine, sollecita la costante attenzione della giustizia, impone ai politici il<br />
buon governo”. (Giornale deL Sud, “Lo spirito di un giornale”, 11 ottobre 1981)<br />
Alcune delle domande che gli studenti sottoporranno ai relatori:: ● Qual è l’ambiente in cui si è trovato a lavorare? ● Ha mai<br />
avuto paura? ● E’ mai stato contattato da “qualcuno” contrario al suo operato? ● Ha fatto il possibile perché a vincere fosse la verità?<br />
● Si è mai trovato a compiere qualcosa di “illegale” in nome della verità? ● E’ soddisfatto del suo lavoro? Ha qualche rimpianto? ●<br />
Qual è il valore della verità? Le si può dare un prezzo? ● Le è servito quanto le hanno insegnato a scuola? ● Come si attingono le<br />
informazioni? ● C’è differenza fra il giornalismo dei suoi tempi e d’oggi? ● I giovani hanno un futuro? Anche in Italia?<br />
Al termine dell’assemblea verrà lanciato ● il progetto di un laboratorio di giornalismo da attivare e costruire insieme ai ragazzi.<br />
…a Favria (TO)<br />
Incontro aperto con GIOVANNI CARUSO<br />
“Mafia, Informazione e cittadinanza attiva“<br />
Centro Polivalente, via Barberis,10 - ore 20,45<br />
Dopo aver ospitato nel luglio 2012 lo spettacolo teatrale "Io + te = Amore" Favria accoglie nuovamente l’esperienza di “antimafia<br />
sociale” del GAPA, associazione che opera nel quartiere ad alta densità mafiosa di S. Cristoforo a Catania, attraverso un lavoro<br />
diretto con i minori (doposcuola, animazione, campi estivi) ed un’attività politica per la rivendicazione dei tanti diritti negati a causa<br />
dell’infiltrazione mafiosa nel territorio e nelle istituzioni. Fra i temi affrontati anche la nuova avventura della rivista I Siciliani Giovani.<br />
I Sicilianigiovani<br />
Sicilianigiovani<br />
– pag. 77
www.isiciliani.it<br />
Memoria<br />
Peppino e<br />
il movimento del '77<br />
L'anno in cui esplose<br />
l'Italia. Fra ribellioni e<br />
integrazione<br />
di Salvo Vitale<br />
Il movimento del ’77 rappresenta<br />
l’ultima onda, quasi il riflusso del ’68.<br />
Alcune idee legate alla lotta contro il sistema,<br />
al bisogno di sentirsene fuori, al<br />
combatterlo con le manifestazioni di piazza,<br />
l’organizzazione militante del dissenso,<br />
i tentativi non sempre riusciti di uscire<br />
dalla camicia di forza della politicizzazione<br />
per cercare un rapporto, una sponda<br />
con il mondo studentesco, visto che quello<br />
operaio diventava sempre più lontano,<br />
cominciarono a sciogliersi definitivamente,a<br />
fare i conti con se stessi, coi propri<br />
fallimenti, con l’impossibilità d' infrangere<br />
il muro della borghesia dominante, le<br />
regole millenarie di articolazione del potere,<br />
i parametri delle culture ufficiali,<br />
dell’intoccabilità del privilegio, della persistenza<br />
atavica di bisogni spirituali, sessuali,<br />
affettivi, materiali, dove diventava<br />
preminente la ricerca della propria identità<br />
sommersa dalle sedimentazioni di messaggi<br />
familiari, scolastici, sociali.<br />
Gran parte dei “settantasettini” rientrarono<br />
nel proprio guscio, (il personale) altri,<br />
molto pochi, tra cui il gruppo di Peppino,<br />
continuarono la militanza politica iniziata<br />
nove anni prima, altri ancora, pochissimi,<br />
scelsero di liberare il loro disagio<br />
attraverso la lotta armata.<br />
I sintomi di questa “crisi di certezze”,<br />
legati a una revisione politica di alcuni<br />
temi del movimento del ’77, furono al<br />
centro del travaglio interiore attraversato<br />
in quei mesi da Peppino e ne trovano la<br />
migliore espressione in una sua lettera,<br />
poi utilizzata dai carabinieri come prova<br />
per avallare la tesi del suicidio.<br />
La critica era rivolta a tutto un modo di<br />
concepire la politica solo come politica<br />
della propria persona, e <strong>qui</strong>ndi come privilegiamento<br />
e centralità della soddisfazione<br />
dei propri bisogni isolati dal contesto<br />
del rapporto sociale e della lotta di<br />
classe.<br />
I Sicilianigiovani<br />
Sicilianigiovani<br />
– pag. 78<br />
Isole di malcontento<br />
Se tutto questo aveva originariamente<br />
comportato la demolizione di alcune forme<br />
culturali tipiche dell’autoritarismo<br />
borghese, per altro aspetto ne segnava un<br />
modo di recupero, proprio per la disintegrazione<br />
delle coscienze e il disimpegno<br />
della militanza, insiti nel rifiuto della<br />
struttura organizzata.<br />
Si può dire che si riaffacciavano dalla<br />
finestra gli aspetti di quella cultura mafiosa<br />
gettati via dalla porta, ma quasi connaturati<br />
a un certo modo di essere, più orientato<br />
verso l’indifferenza qualun<strong>qui</strong>stica<br />
che verso la lotta, più verso la scelta di solitudine,<br />
legata all’antica sensazione che<br />
niente sarebbe cambiato, che verso la strada<br />
di un rapporto d’intervento che trae<br />
forza dalla socializzazione.<br />
Ognuno era un’isola di malcontento e<br />
non riusciva a trovare il modo di comunicare<br />
con gente nuova e cercare di rompere<br />
il cerchio. Senza dubbio si pagava,<br />
ed anche dopo si è pagato, la scelta di<br />
essere andati troppo avanti, di avere eretto<br />
il rifiuto a sistema di esigenza, la volontà<br />
di ritagliare il proprio pezzo di vita senza<br />
interferenze e senza voler cadere nella<br />
“palude” dell’integrazione e del<br />
compromesso con il sistema.
L’eterogeneità del gruppo, edili, femministe,<br />
diplomati, ragazzi, laureati, studenti,<br />
lavoratori giornalieri, quasi tutti<br />
disoccupati, trovava un punto d’identificazione<br />
solo in questa sensazione di “diversità”,<br />
in rapporto ad un esterno sordo,<br />
che si rifiutava di ascoltare e che chiedeva<br />
sottomissione per offrirti un lavoro e<br />
la garanzia di sopravvivenza: conseguente<br />
<strong>qui</strong>ndi, in molti casi, lo scollamento e<br />
il ripiegamento nel microcosmo di se<br />
stessi.<br />
Nelle tematiche del movimento del ’77<br />
Peppino si era subito buttato con l’entusiasmo<br />
che lo rigenerava nel momento in<br />
cui scopriva strade nuove e nuove esperienze<br />
di lotta contro il sistema: «riprendiamoci<br />
la vita», cioè ristabilire un rapporto<br />
diretto con la propria soggettività,<br />
era qualcosa di cui avvertiva urgentemente<br />
il bisogno.<br />
La sbronza del “personale” era tuttavia<br />
troppo fuori dai suoi schemi di militante<br />
e di soggetto politico con una solida preparazione<br />
marxista: presto ne aveva intravisto<br />
i limiti, con l’intuizione politica<br />
che lo contraddistingueva, e ne aveva<br />
drammaticamente vissuto le conseguenze,<br />
constatando lo sfascio generale del<br />
“movimento”.<br />
* * *<br />
La mattina del 9 maggio carabinieri e<br />
agenti della Digos fecero irruzione nella<br />
casa della zia di Peppino, presso la stazione<br />
Cinisi-Terrasini, dove solitamente<br />
Peppino dimorava e pernottava. Portarono<br />
via sacchi di materiale, libri, appunti e<br />
altra roba. Di tutto questo non venne redatto,<br />
per quel che ne sappiamo, un dettagliato<br />
verbale né fu possibile prenderne<br />
visione, tanta era in quel mattino la confusione<br />
e il senso di smarrimento.<br />
Tra le cose sequestrate venne trovata la<br />
famosa “lettera” che sarebbe il presunto<br />
testamento, con il quale Peppino dichiarava<br />
di volere abbandonare «la politica e<br />
la vita». Chi dirigeva le indagini credette<br />
di toccare il cielo con un dito e si buttò<br />
su quella lettera, che avrebbe dovuto essere<br />
l’elemento probante del suicidio.<br />
* * *<br />
Cercando accuratamente tra le poche<br />
cose scritte rimaste e sfuggite al sequestro,<br />
sono state trovate le note autobiografiche<br />
e una seconda copia autografa<br />
della lettera. Trascriviamo i due testi, ricopiando,<br />
del primo, quello che riporta il<br />
“Giornale di Sicilia”, cui il documento è<br />
stato fornito da coloro, in<strong>qui</strong>renti o magistrati,<br />
che ne erano venuti in possesso<br />
dopo la per<strong>qui</strong>sizione.<br />
www.isiciliani.it<br />
La lettera<br />
«Oggi ho provato un senso profondo di<br />
schifo alle 18,30 circa. Sono nove mesi,<br />
quanti ne servono per una normale gestazione,<br />
che medito sull’opportunità, o forse<br />
sulla necessità di “abbandonare” la<br />
politica e la vita. Ho cominciato esattamente<br />
il 13 febbraio, alla vigilia delle<br />
prime manifestazioni studentesche cittadine».<br />
Nelle sue righe poi Impastato esprime<br />
il desiderio di ritornare a vivere e a sorridere<br />
come nel 1968 e fino a tutto il 1976.<br />
«Le persone peggiori – continua – che<br />
ho conosciuto sono proprio i “personalisti”<br />
e i cosiddetti “creativi” (ri-creativi,<br />
visto che non creano un cazzo): a loro<br />
preferisco criminali incalliti, ladri, prostitute,<br />
stupratori, assassini e la “canaglia”<br />
in genere. Ho buttato la mia sensibilità in<br />
pasto ai cani. Ho cercato con tutte le forze<br />
che mi restano in corpo di riprendere<br />
quota: non ci sono riuscito, anche se confortato<br />
dall’affetto e dalla fiducia di compagni,<br />
“alcuni” compagni, vecchi e nuovi.<br />
Il parto non è stato indolore, ma la decisione<br />
è presa. Proclamo pubblicamente<br />
il mio fallimento come uomo politico e<br />
come rivoluzionario (la frase è sottolineata).<br />
Non voglio funerali di alcun genere,<br />
dal punto di morte all’obitorio (la<br />
sola seconda parte della frase è sottolineata).<br />
Gradirei tanto di essere cremato e<br />
che le mie ceneri venissero gettate in una<br />
pubblica latrina della città, dove piscia<br />
più gente. Addio. Giuseppe».<br />
I Sicilianigiovani<br />
Sicilianigiovani<br />
– pag. 79<br />
Lo sfascio del “movimento”<br />
di giro”<br />
La seconda lettera<br />
Ed ecco il testo della seconda lettera:<br />
«Sono nove mesi ormai, quanti ne occorrono<br />
per una normale gestazione, che<br />
medito sull’opportunità, o forse sulla necessità<br />
di “abbandonare” la politica. Ho<br />
cominciato esattamente il 13 febbraio,<br />
vigilia della prima manifestazione studentesca<br />
cittadina.<br />
Ricordo molto bene che trascrissi, quel<br />
giorno, su una parete del circolo una<br />
strofa tratta da una famosa canzone del<br />
’68 in cui si parla di compagne e compagni,<br />
di operai e studenti e di “tante facce<br />
sorridenti”. Volevo esprimere, con quel<br />
gesto, il desiderio di tornare a sorridere e<br />
a vivere intensamente come mi succedeva<br />
nel ’68 e fino a tutto il ’76. Ma si trattava<br />
soltanto di una pietosa aspirazione e<br />
ne avevo piena coscienza.<br />
Due mesi e mezzo di menate sul<br />
“personale” e di allucinanti enunciazioni<br />
sul “riprendiamoci la vita” mi avevano<br />
aiutato a ritagliarmi notevoli “spazi di<br />
morte”, mi avevano annegato in un mare<br />
di ipocrisia e di malafede, pregiudicando<br />
irrimediabilmente ogni mia possibilità di<br />
recupero.<br />
La gente peggiore l’ho conosciuta proprio<br />
tra i “personalisti” (cultori del personale)<br />
e i cosiddetti “creativi” (ri-creativi):<br />
un concentrato di individualismo da porcile<br />
e di “raffinata” ipocrisia filistea: a<br />
loro preferisco criminali incalliti, ladri<br />
stupratori, assassini e la “canaglia” in genere.<br />
Debbo purtroppo riconoscere d’aver<br />
dato la mia sensibilità in pasto ai cani.<br />
Ho cercato con tutte le forze che mi<br />
restavano in corpo di riprendere quota,<br />
incoraggiato dalla fiducia e dall’affetto di<br />
alcuni compagni (vecchi e nuovi): non ce<br />
l’ho fatta, bisogna prenderne atto. Il mio<br />
sistema nervoso è prossimo al collasso e,<br />
sinceramente, non vorrei finire i miei<br />
giorni in qualche casa di cura. Ho bisogno,<br />
tanto bisogno, di starmene un po’<br />
solo, riposarmi, curarmi.<br />
Spero di riuscirci. Il parto non è stato<br />
indolore, ma la decisione è ormai presa.<br />
Proclamo pubblicamente il mio fallimento<br />
come uomo e come rivoluzionario».
www.isiciliani.it<br />
Per chi vi presta un po’ d’attenzione, i<br />
due testi presentano sostanziali differenze:<br />
il primo è stato scritto in un momento<br />
emozionale difficile e di sfiducia: simili<br />
momenti di crisi depressiva erano tipiche<br />
del carattere di Peppino, che poi riusciva<br />
a venirne fuori, maggiormente ricaricato,<br />
nell’impegno e nella lotta politica, come<br />
era successo nelle ultime settimane, allorché<br />
la campagna elettorale lo aveva<br />
visto impegnatissimo, al punto da ricorrere<br />
alle fleboclisi, per risolvere certi fastidi<br />
epatici, e da rifiutare assolutamente<br />
di bere alcun tipo di alcolici.<br />
Da escludere <strong>qui</strong>ndi totalmente che,<br />
nei giorni precedenti alla sua morte Peppino<br />
fosse abbattuto e depresso.<br />
I Sicilianigiovani<br />
Sicilianigiovani<br />
– pag. 80<br />
I mesi del dolore<br />
Del resto, se è detto: «Ho cominciato il<br />
13 febbraio», e se sono accorsi «nove<br />
mesi ormai, quanti ne servono per una<br />
normale gestazione», la data della lettera<br />
è localizzabile nella prima <strong>qui</strong>ndicina del<br />
novembre ’77. E dal novembre del ’77 al<br />
maggio ’78 intercorrono sette mesi.<br />
Oltre l'angoscia<br />
Nel secondo testo è detto: «Medito<br />
sull’opportunità di abbandonare la politica»;<br />
si noti, «la politica», non «la vita»;<br />
manca inoltre l’ultima parte relativa ai<br />
funerali e alle «ceneri». Inoltre la grafia<br />
della prima lettera è affrettata e nervosa,<br />
in confronto a quella della seconda, che è<br />
in caratteri quasi in stampatello e presenta<br />
pochissime cancellature: il che dimostra<br />
che i due testi sono stati scritti in una<br />
breve scadenza di tempo, ma che il secondo<br />
rappresenta un momento di superamento<br />
del precedente stato di angoscia<br />
e di correzione e revisione di alcune frasi<br />
del primo.<br />
La volontà di morte, dalla quale ognuno<br />
di noi è passato prima o poi, in qualche<br />
giorno della sua vita, è superata, e il<br />
senso di sfiducia nei riguardi dell’attività<br />
politica, che peraltro, nei residui sette<br />
mesi non si è concretizzato, è derivato<br />
dalla diversa proiezione dell’ombra del<br />
Rostagno macondiano, rispetto al militante<br />
di Lotta Continua, che tanto aveva<br />
colpito Peppino.<br />
La militanza attiva<br />
Certamente l’originaria esperienza nei<br />
gruppi marxisti-leninisti aveva lasciato<br />
forti radici nella formazione di Peppino,<br />
il quale riusciva a concepire l’impegno<br />
politico essenzialmente come militanza<br />
attiva e, per contro, non riscontrava tale<br />
modo di azione in nessuno dei nuovi<br />
compagni, da quando il “gruppo storico”<br />
si era disperso, soprattutto per motivi di<br />
lavoro.<br />
La nuova ideologia dei “bisogni”, connessa<br />
all’esigenza di non perdere il valore<br />
dello stimolo alla “creatività”, avevano<br />
creato una serie di problemi e contraddizioni,<br />
la cui soluzione, del resto, si<br />
presenta ancora problematica per molti<br />
compagni della sinistra rivoluzionaria.<br />
Salvo Vitale,<br />
“Peppino Impastato,<br />
una vita contro la mafia”,<br />
Rubbettino 2002
www.isiciliani.it<br />
In rete, e per le strade<br />
Diffondilo anche<br />
nella tua città!<br />
Il foglio dei Sicilianigiovani<br />
I Sicilianigiovani<br />
Sicilianigiovani<br />
– pag. 81
Donne<br />
Le mimose<br />
di Bucarest<br />
Anna è la mamma di<br />
Rares, un bambino<br />
“troppo piccolo” per la<br />
sua età...<br />
di Miriana S<strong>qui</strong>llaci<br />
www.associazionegapa.org<br />
Questa è la storia di uno degli eroi di<br />
cui vi ho raccontato: non conosco il<br />
suo nome, la sua età, e la descrizione<br />
fisica non è importante. L’ho conosciuta,<br />
per caso, durante una delle mie sessioni<br />
di animazione clinica nel reparto<br />
di ortopedia dell’ospedale Marie Curie<br />
di Bucarest, e non ho mai dimenticato<br />
il suo sorriso, la sua curiosità, l’energia<br />
che ci ha regalato.<br />
Lei è la mamma di Rares, un bambino<br />
di 9 anni “troppo piccolo” per la sua età<br />
ma con una fantasia e un entusiasmo<br />
molto più grande del suo corpo, e forse<br />
anche del nostro.<br />
Parlando con le altre donne<br />
Non capita spesso di poter interagire<br />
con le madri dei bambini, un po’ per le<br />
barriere linguistiche, un po’ perché dopo<br />
aver passato così tanto tempo in ospedale,<br />
totalmente assorte nella cura dei propri<br />
figli (di solito i bambini con cui facciamo<br />
animazione hanno un lungo periodo<br />
di ospedalizzazione), alcune di loro<br />
approfittano delle nostre attività con i<br />
bambini per fare una piccola pausa e<br />
parlare con le altre donne. Ma questa<br />
volta è stato diverso.<br />
www.isiciliani.it<br />
I Sicilianigiovani<br />
Sicilianigiovani<br />
– pag. 82
Fra un wow e un mama mea<br />
Anna (la chiameremo così) è stata con<br />
noi durante tutta la sessione, continuamente<br />
richiamata all’attenzione da Rares,<br />
ansioso di mostrale il pupazzetto di carta,<br />
gli origami, la corona e lo scettro magico<br />
che abbiamo costruito insieme. Tra un attività<br />
e l’altra, tra un wow e un mama<br />
mea, nonostante il nostro rumeno un po’<br />
stentato e molto divertente Anna ci ha<br />
fatto molte domande su di noi, sul nostro<br />
lavoro, sui nostri paesi (insieme a me<br />
c’era un’altra volontaria dall’Estonia),<br />
con un volto che trasudava curiosità ed<br />
interesse, riuscendo con lo stesso interesse<br />
e pazienza a raccontarci un po’ della<br />
sua storia.<br />
Rares, già affetto da una forma di rachitismo,<br />
ha dovuto combattere con<br />
www.isiciliani.it<br />
un’epatite che lo ha costretto ad un trapianto<br />
di fegato; trapianto possibile grazie<br />
alla forza di questa grande donna che,<br />
mostrandoci la sua ferita, ci ha spiegato<br />
di avergliene donato un pezzo. Avrebbero<br />
preferito fare questa operazione in Spagna<br />
ma il viaggio, così come l’assistenza<br />
medica, sarebbe stato troppo costoso,<br />
così l’unica soluzione è stata sperare in<br />
una buona riuscita dell’operazione in Romania.<br />
Adesso si trovano nella loro piccola e<br />
buia stanza d’ospedale, senza bisogno di<br />
accendere nessuna luce perché bastava la<br />
loro speranza, il loro coraggio, la loro<br />
energia, ad illuminarla. Una luce che ci<br />
ha travolte ed ha iniziato a far nascere in<br />
me la volontà di osservare e valorizzare<br />
di più di questi piccoli grandi eroi che<br />
ogni giorno migliorano le nostre vite con<br />
piccoli gesti e grandi doni.<br />
I Sicilianigiovani<br />
Sicilianigiovani<br />
– pag. 83<br />
“Una dei milioni<br />
di donne<br />
che ogni giorno<br />
donano<br />
un pezzetto<br />
di se stesse”<br />
La bellezza di essere donne<br />
Anna è solo una delle milioni di donne<br />
che oggi giorno donano un pezzetto di se<br />
stesse. Ho conosciuto madri forti come<br />
rocce capaci di trasformarsi in speranza;<br />
incontrato insegnanti pronte a regalare le<br />
loro energie per educare e formare, non<br />
soltanto istruire; ho visto direttrici di musei<br />
quasi piangere di fronte all’abbandono<br />
e alla distruzione dell’arte e della cultura...<br />
E poi ho pensato a voi cari amici che<br />
state leggendo, ed ho sentito il desiderio<br />
di condividere la necessità di far conoscere<br />
e apprezzare queste storie, questi<br />
eroi, questa semplicità perché attraverso<br />
queste possiate riconoscere l’importanza<br />
e la bellezza di essere donne.
www.isiciliani.it<br />
Integrazioni/ Bologna<br />
Lavora e diventerai<br />
come noi (forse)<br />
Abdou è un meridionale<br />
come tanti altri. Con<br />
una laurea in tasca...<br />
di Attilio Occhipinti<br />
www.generazionezero.org<br />
Siamo in primavera. Qui a Torino il<br />
sole inizia a fare il simpatico, dopo essersi<br />
nascosto tra le nuvole per tutto<br />
l’inverno, dispettoso nei confronti di chi<br />
l'ha chiamato invano.<br />
Si sente proprio nell’aria che il tempo è<br />
cambiato, lo si può leggere sui volti delle<br />
persone che passeggiano in centro; molti<br />
di loro, con gioia, hanno riposto la sciarpa<br />
e i guanti dentro l’armadio.<br />
Camminare per le strade di Torino è<br />
molto piacevole perché è tutta pianeggiante,<br />
la fatica si sente poco. Tantissime<br />
persone, studenti e lavoratori, vanno in<br />
bici. Scorrazzano pedalando veloci sui<br />
marciapiedi, quasi sbeffeggiando chi cammina<br />
a piedi.<br />
Circa un paio di settimane prima delle<br />
ultime elezioni andai al mercato di Porta<br />
Palazzo con la mia collega. E’ uno dei più<br />
grandi mercati d’Europa. C’è davvero di<br />
tutto, i prezzi sono vantaggiosi e la roba è<br />
molto buona, basta avere occhio. Le grida,<br />
la confusione modello Bombay, gli<br />
odori, il cibo, le bancarelle, tutto ricorda<br />
la Fiera di Catania. Se mi concentro posso<br />
ritornarci col pensiero, immaginando per<br />
un attimo che in fondo al mercato ci sia<br />
via Etnea e non Corso Regina Margherita.<br />
Dopo aver attraversato il mercato, accettai<br />
l’invito della mia collega e salii a<br />
casa sua per un caffè. Lei abita in un monolocale,<br />
un posto piccolo, ma molto<br />
carino, insieme al suo ragazzo. Preso il<br />
caffè, andammo a fumare una sigaretta sul<br />
pianerottolo davanti alla porta d’ingresso<br />
dell’appartamento, per non riempire il<br />
monolocale di fumo. E fu allora che conobbi<br />
Abdou.<br />
“Un mio amico dell'università”<br />
Stava salendo le scale con in mano una<br />
busta del panificio: «Ciao, come stai?»<br />
fece lui, la mia amica rispose «Bene bene,<br />
tu? Ti presento un mio amico dell’università».<br />
Abdou è in Italia da circa sei anni,<br />
I Sicilianigiovani<br />
Sicilianigiovani<br />
– pag. 84<br />
ha famiglia e da poco ha perso il lavoro.<br />
Sua figlia aspetta spesso che la mia amica<br />
rincasi, così possono giocare insieme a<br />
pallone. Il volto di Abdou è segnato dalla<br />
stanchezza, gli occhi sembrano quasi<br />
adagiati sulle due grandi occhiaie.<br />
Sicuramente dev’essere stata una giornata<br />
molto dura. Si appoggia contro il muro e<br />
tira un sospiro di sollievo. Forse ha dei<br />
dolori alla schiena.<br />
A pochi giorni dalle elezioni<br />
Eravamo a pochi giorni dalle elezioni e<br />
Abdou sembrava avere le idee molto chiare:«Deve<br />
tornare Berlusconi! Lui è meglio<br />
per Italia. Lui ha occhio aperto e occhio<br />
chiuso perché lui molto furbo. Ci<br />
vuole governo stabile in Paese: cinque,<br />
sette, dieci anni Berlusconi». Abdou ha<br />
superato la quarantina; nel suo paese, il<br />
Marocco, si era laureato in giurisprudenza<br />
e <strong>qui</strong> a Torino, dopo aver fatto il manovale,<br />
si ritrova senza lavoro e con una famiglia<br />
da campare.<br />
«Berlusconi ricco perché imprenditore e<br />
allora non ruba soldi di Italia come quello<br />
di una volta… come si chiama?! Eh…<br />
ecco, Prodi!». Insomma è illogico per Abdou<br />
che Berlusconi, essendo ricco, possa<br />
trarre profitto dalla politica. Prima di lasciarci,<br />
ci dice con convinzione: «Studiate,<br />
ma fate studio che serve per mercato…<br />
per lavoro, altrimenti difficile è vivere».<br />
Camminando lungo la Dora verso casa<br />
mia, pensai alle parole di Abdou. Un immigrato<br />
che ora non aveva più un lavoro,<br />
con una laurea in giurisprudenza che non<br />
vale nulla <strong>qui</strong> da noi e che con rabbia aveva<br />
parlato a me e alla mia amica di mercato<br />
del lavoro. Pensai alla sua laurea e alla<br />
sua attuale condizione nel nostro Paese.<br />
Pensai a quante ore avrà passato sui libri.<br />
Passarono i giorni e ci furono le elezioni,<br />
con i risultati che ormai noi tutti sappiamo<br />
recitare a memoria. Chiesi alla mia<br />
amica come stesse Abdou e la risposta fu<br />
secca e precisa: «L’hanno sfrattato. Aveva<br />
le lacrime agli occhi, poverino».
www.isiciliani.it<br />
Integrazioni/ Bologna<br />
E ti senti per sempre<br />
un po' cambiato<br />
Facile diventare bolognesi,<br />
qua dove “non si<br />
perde neanche un<br />
bambino”<br />
di Beniamino Piscopo<br />
www.diecieventicinque.it<br />
Lucio Dalla e Francesco Guccini erano<br />
gli antenati, i Mani musicali del periodo<br />
classico i cui vinili ispiravano gli<br />
strimpellatori di note, a cavallo tra gli<br />
anni sessanta e settanta. Vasco invece è<br />
arrivato dopo, monopolizzando gli anni<br />
ottanta, quelli del chic e dell’eccessivo,<br />
quelli contaminati dal disimpegno e dal<br />
barbarismo crauto, pater tanto<br />
dell’avanguardismo quanto dell’elettro<br />
dance tamarra.<br />
Negli anni novanta c’è stata l’ondata<br />
del tortellini pop. Il periodo post classico<br />
ha visto l’affermarsi di cinni in vespa, di<br />
boy band debitrici di costumi e sonorità<br />
sassoni, e di hit che dagli Appennini sono<br />
celermente scese a valle, risuonando nei<br />
walkman e nelle audiocassette di tutto il<br />
suolo Italico.<br />
Parallelamente a tutti questi periodi si<br />
sviluppava la scena underground che, badate,<br />
in tutte le sue molteplici forme non<br />
ha mai avuto un percorso separato ma invece,<br />
scevra da pregiudizi, si è spesso<br />
concessa a situazioni di amichevole promiscuità<br />
con la scena pop, intesa come<br />
popolare, e viceversa.<br />
La Storia della musica italiana è anche<br />
la storia di una città, insomma. Bologna e<br />
l’Emilia, sono il crogiolo che spartanamente<br />
ha forgiato le schiere di artisti che,<br />
in ogni tempo, hanno lottato per mantenere<br />
alta la qualità delle canzoni nostrane.<br />
Del resto, pensandoci bene, quale se<br />
non la città italiana del comunismo-madi-buon-senso,<br />
della cultura e della controcultura,<br />
organizzata ma che ogni tanto<br />
vuole atteggiarsi ad anarchica, poteva essere<br />
un’incubatrice più perfetta?<br />
La domenica in piazza grande<br />
Lucio sarebbe stato Dalla senza le sue<br />
passeggiate domenicali in piazza Grande,<br />
mentre cresceva stimolato dalla città in<br />
cui “non si perde neanche un bambino”?<br />
Oggi, attraversando i giardini di piazza<br />
Cavour, può capitare di ascoltare un paio<br />
di tizi con voce vagamente rotta, dire “ Lì<br />
abitava Lucio Dalla” indicando il lungo<br />
piano di un palazzo borghese.<br />
È passato più di un anno dalla sua morte,<br />
e i bolognesi quel signore tappetto, busone,<br />
ricoperto da una consistente peluria<br />
che tradiva le sue origini terrone e dotato<br />
della voce più bella che abbia cantato la<br />
lingua italiana, lo ricordano ancora con<br />
l’affetto che solo agli eroi mitologici veniva<br />
elargito.<br />
E di lui infatti la città ne parla come di<br />
un eroe o di un dio pagano. Il grande jazzista,<br />
il grande autore, il grande cantante,<br />
il grande scopritore di talenti…Per Bologna<br />
tutte queste qualità, e la musica leggera<br />
in generale, sono cose troppo importanti<br />
per non farti elevare, soprattutto dopo la<br />
morte, allo status di semidio.<br />
Qualcuno considererebbe tale caratteristica<br />
come un segno di una società diversamente<br />
laicizzata, io credo che la radice<br />
I Sicilianigiovani<br />
Sicilianigiovani<br />
– pag. 85<br />
vada piuttosto ricercata nell’amore che<br />
Bologna nutre per la bellezza, in tutte le<br />
sue arti, in tutte le sue forme. Ed esserne<br />
fonte, tanto basta per farti ricevere dalla<br />
città rispetto e gratitudine. È questo che<br />
rende speciale.<br />
Quell'aria di lbertà<br />
Perché Bologna non ti colpisce a prima<br />
vista. A un turista di passaggio apparirebbe<br />
l’ennesima graziosa città del centro<br />
nord, gotico-romanico- rinascimentale<br />
che, come le altre della zona, ha toccato il<br />
suo splendore nell’età comunale. Bella,<br />
ma non come Firenze; caratteristica, ma<br />
non più di Siena o Perugia.<br />
Bologna però con<strong>qui</strong>sta gradualmente,<br />
il tempo necessario a cogliere quell’aria di<br />
libertà, tolleranza e sperimentazione e soprattutto<br />
di abituarsi alla meravigliosa<br />
idea che stia sempre per succedere qualcosa.<br />
Perché Bologna è una città in divenire,<br />
<strong>qui</strong> tutto si crea e tutto si distrugge:<br />
mode, tendenze, ideologie.<br />
Gente che viene, gente che se ne va<br />
Cose che passano, come molte delle<br />
persone che vi vivono. È una città in divenire,<br />
perché parte della sua gente lo è.<br />
Ogni anno, col finire dell’estate e l’inizio<br />
dell’anno accademico, si ripete da<br />
mille anni circa a questa parte il rituale<br />
della semina di nuove idee, nuove passioni,<br />
nuove personalità.<br />
È questo il suo segreto, svelato il suo<br />
miracolo. E per gente che arriva e che<br />
renderà Bologna un po’ diversa, c’è gente<br />
che parte, per sempre un po’ bolognese e<br />
un po’ cambiata, rispetto a quando era arrivata.
www.isiciliani.it<br />
mondo su NORD &SUD mondo giù<br />
a cura di Tito Gandini<br />
Votare<br />
IN TEMPO DI CRISI<br />
Paesi in crisi che hanno eletto un nuovo<br />
parlamento negli ultimi due anni: Irlanda,<br />
Portogallo, Grecia, Spagna, Cipro,<br />
Italia. In nessuno di questi sei Paesi è<br />
stato confermato il Governo uscente. In 5<br />
Paesi e mezzo su sei hanno vinto partiti<br />
conservatori (in pratica la sinistra vince<br />
solo con Bersani alla Camera). Il primo<br />
punto di preoccupazione dei cittadini di<br />
questi Paesi è la disoccupazione: si va<br />
dal 51% per gli italiani al 78% degli spagnoli.<br />
Il debito pubblico (12% in Irlanda;<br />
21% in Irlanda) non è visto come un problema<br />
dai Paesi in crisi, ma paradossalmente<br />
per quelli non in crisi: il dato più<br />
alto è quello della Germania. L’affluenza<br />
alle urne dei Paesi in crisi è oscillata tra<br />
il 58% e oltre il 70%.<br />
Lavori in rete?<br />
E YAHOO TI LICENZIA<br />
Melissa Mayer, nuova capa di Yahoo<br />
(proveniente da) Google ha soppresso la<br />
possibilità per i dipendenti di lavorare da<br />
casa. Al suo arrivo ha scoperto che molti<br />
dipendenti, con la scusa di lavorare da<br />
casa, in realtà si occupavano di progetti<br />
alternativi, arrivando anche a creare proprie<br />
start up. Etica individuale o colpa<br />
del management? Probabilmente entrambe<br />
le cose: da un lato per lavorare da<br />
casa serve una forte motivazione<br />
personale, dall’altro diminuisce così la<br />
capacità di indicare obiettivi misurabili e<br />
indipendenti dalla presenza fisica in<br />
ufficio. In ogni caso, questa è una brutta<br />
notizia per tutti.<br />
Droni<br />
PERICOLOSI<br />
John O. Brennan è stato confermato con<br />
voto bipartisan a capo della Cia. I<br />
repubblicani hanno legato il loro<br />
sostegno a Brennan alla pubblicazione<br />
degli atti relativi agli omicidi miranti a<br />
cittadini americani, eseguiti dai droni, in<br />
territorio straniero. Quattro le vittime<br />
ufficiali, tre delle quali sono tuttavia<br />
dovute ad errori.<br />
Chavez<br />
CRONOLOGIA<br />
Febbraio 1992. Hugo Chávez tenta un<br />
colpo di stato contro l’allora presidente<br />
venezuelano Carlos Andres Perez. Chávez<br />
viene arrestato e passerà due anni in<br />
prigione, dove preparerà minuziosamente<br />
il suo ingresso in politica.<br />
Dicembre 1998. Vince le presidenziali e<br />
diventa a 44 anni il più giovane presidente<br />
del Venezuela.<br />
Luglio 2000. Dopo l’entrata in vigore<br />
della costituzione bolivariana, gli viene<br />
confermato l’incarico con maggioranza<br />
assoluta.<br />
Aprile 2002. Subisce un tentativo di golpe<br />
che lo sospende per due giorni dal potere.<br />
Febbraio 2003. Resiste ad uno sciopero<br />
generale di 63 giorni senza dimettersi.<br />
Agosto 2004. Una commissione di osservatori<br />
internazionali conferma la regolarità<br />
del referendum con il quale viene<br />
confermato alla guida del Paese.<br />
Dicembre 2005. Mentre l’opposizione<br />
boicotta le elezioni, Chávez occupa tutti i<br />
167 seggi del parlamento.<br />
Aprile 2006. Cuba, la Bolivia e il Venezuela<br />
firmano un patto volto a impedire<br />
la realizzazione di un’area di libero<br />
scambio tra stati latinoamericani e Usa.<br />
Dicembre 2006. Chávez viene rieletto<br />
per 6 anni alla guida del Paese.<br />
Maggio 2007. Statalizza i giacimenti petroliferi<br />
dell'Orinoco (stimati come i più<br />
grandi del mondo).<br />
Maggio 2008. Statalizza la maggiore<br />
azienda acciaifera del Paese.<br />
Novembre 2009. Alleanza strategica del<br />
Venezuela con l’Iran.<br />
Dicembre 2009. Cuba e il Venezuela<br />
concordano progetti comuni per un montante<br />
di 2,1 miliardi di Euro.<br />
Aprile 2010. Cooperazione militare con<br />
la Russia. Putin finanzia 17 elicotteri militari.<br />
Ottobre 2012. Chávez vince le elezioni<br />
con il 55% dei suffragi.<br />
Marzo 2013. Muore a 58 anni.<br />
I Sicilianigiovani<br />
Sicilianigiovani<br />
– pag. 86<br />
In fuga<br />
DALLA SIRIA<br />
L’Onu annuncia che ci sono un milione<br />
di rifugiati che sono fuggiti dalla Siria: 7-<br />
8.000 al giorno. Milioni sarebbero coloro<br />
che sono stati obbligati a lasciare la<br />
propria casa, pur non essendo ancora<br />
usciti dal Paese. Medici senza frontiere<br />
continua, come tutte le ONG occidentali,<br />
a non essere autorizzata dal regime di<br />
Assad ad operare nei territori più critici<br />
della Siria.