Umanisti e cultura classica nella Sardegna del - UnissResearch ...
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Introduzione 31<br />
cui destinava due suoi «criats», Domenico Cardia e Nicola Sestu, alla custodia<br />
e alla manutenzione; ad essa poi avrebbe dovuto sovrintendere vita<br />
natural durante il canonico di Selargius Antonio Montano .. Segue a questa<br />
prima parte il vero e proprio spoglio dei beni che inizia con una sorta di<br />
verbale <strong>del</strong>la riunione tenuta da religiosi - a capo dei quali il decano <strong>del</strong><br />
Capitolo Jaume Arcedi - e da alcuni laici - gli avvocati <strong>del</strong> Capitolo stesso<br />
- che dànno disposizioni circa la preparazione e lo svolgimento <strong>del</strong>le<br />
esequie, donativi a parenti e servitori <strong>del</strong> defunto e infine sulla celebrazione<br />
solenne dci futuri anniversari <strong>del</strong>la morte <strong>del</strong> vescovo.<br />
La seconda parte contiene l'elenco dei beni mobili appartenuti al defunto<br />
e rinvenuti <strong>nella</strong> sede episcopale, occupa il maggior numero di pagine<br />
<strong>del</strong>l'inventario e si divide in due sezioni, inframmezzate dalla «biblioteca»<br />
che costituisce appunto la terza ed ultima parte <strong>nella</strong> quale può essere diviso<br />
lo spoglio; dopo di questa continua l'enumerazione dei beni che si chiude<br />
con l'inventariazione di una serie di documenti e con un breve supplemento<br />
di spoglio che, seppure stilato dalla stessa mano, è datato alcuni mesi dopo<br />
la fine <strong>del</strong>la stesura precedente 56 •<br />
3.1 Il giorno dopo i funerali <strong>del</strong> prelato, celebrati il 24 Febbraio, il decano<br />
Arcedi insieme ai suoi confratelli ed agli avvocati era ritornato nel palazzo<br />
arcivescovile per dare inizio allo spoglio dei beni <strong>del</strong> defunto; per prima cosa<br />
fu aperta una cassa dalla quale vennero tratti alcuni capi di vestiario ed<br />
un guardaroba dal quale si presero materassi e lenzuola onde preparare i<br />
giacigli per i «benefitiats» che, evidentemente, dovevano dormire là e custodire<br />
i locali durante il periodo nel quale non si teneva l'inventario; sùbito<br />
dopo, partendo dalla camera da letto <strong>del</strong> defunto, iniziava il vero e proprio<br />
spoglio. Sappiamo così che Parragues teneva custodito il suo denaro in una<br />
cassa, in diversi sacchetti di pelle (nn. 1-3) che contenevano moneta sarda<br />
e reali castigliani per un totale di 1440 lire e 15 soldi ed in altre ove erano<br />
conservati 95 ducati d'oro fino di differenti conii, 73 dobloni d'oro fino<br />
anch'essi di diversi paesi, 396 scudi e infine ancora 5000 lire: un gruzzolo<br />
niente male 57 per chi, come il suo defunto possessore, aveva per lunghi anni<br />
56 Cfr. infra i nn. 1839-40: si tratta <strong>del</strong> prelievo di una forte somma di denaro ritirata<br />
dalla cassaforte <strong>del</strong> defunto che era stata depositata <strong>nella</strong> sacrestia <strong>del</strong>la cattedrale e serviva<br />
per saldare le spese <strong>del</strong>le esequie e gli stipendi dei servi tori.<br />
57 Sappiamo che agli inizi <strong>del</strong> '600 - e, quindi, non molti anni più tardi - la rendita<br />
<strong>del</strong>l'arcivescovo di Cagliari ammontava a circa 30.000 lire annue (dalle quali dovevano essere<br />
sottratte le gabelle regie ordinarie e quelle straordinarie, <strong>del</strong> resto abbastanza frequenti): con<br />
questa cifra il prelato doveva provvedere al proprio mantenimento, a quello <strong>del</strong>la famiglia,<br />
ai luoghi di culto e alle elemosine. A ben vedere la cifra cospicua doveva ridursi a non grande<br />
cosa per l'ammontare <strong>del</strong>le forti uscite. Cfr. R. TURTAS, La Chiesa durante il periodo spagnolo,<br />
in Storia dei Sardi e <strong>del</strong>la <strong>Sardegna</strong>, cit., voI. III, pp. 260-63.