Azione. Militanza culturale - Solideco
Azione. Militanza culturale - Solideco
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A Z I O N E<br />
militanza <strong>culturale</strong><br />
a cura di<br />
Fabiano Bariani Giarda<br />
<strong>Azione</strong> Giovani “Ezra Pound” Novara<br />
ha collaborato:<br />
Gianmario Pesare<br />
<strong>Azione</strong> Giovani Alessandria<br />
Edizione riveduta e aggiornata di “<strong>Azione</strong>”, opuscolo della comunità militante di <strong>Azione</strong><br />
Giovani Cuib di Firenze (www.agfirenze.it).<br />
Responsabili della stampa: <strong>Azione</strong> Giovani “Ezra Pound” di Novara (www.agnovara.tk);<br />
<strong>Azione</strong> Giovani Alessandria; <strong>Azione</strong> Giovani Casale M.to Circolo “Paolo Borsellino”; <strong>Azione</strong><br />
Universitaria Novara; <strong>Azione</strong> Universitaria FUAN “Adriano Romualdi” Alessandria; <strong>Azione</strong><br />
Studentesca Novara;. <strong>Azione</strong> Studentesca Alessandria.<br />
III edizione - Stampato presso il Gruppo Consiliare Alleanza Nazionale – Regione<br />
Piemonte nel mese di febbraio 2008 a. LXXXVI e.f.
INTRODUZIONE<br />
Questo libretto nasce con l’intento preciso di<br />
fornire un punto di riferimento sia a chi si<br />
prepara oggi per diventare un “militante” di<br />
<strong>Azione</strong> Giovani e di Alleanza Nazionale sia a<br />
chi è chiamato a fare da guida, da esempio,<br />
alla “Comunità”.<br />
Militante e Comunità non sono parole scritte<br />
a caso, esse rappresentano due concetti<br />
importantissimi che saranno in seguito<br />
approfonditi, ma che colui che si prepara alla<br />
lettura di questo testo deve scolpire fin da<br />
adesso, in maniera ben chiara, nella propria<br />
testa.<br />
Pur riconoscendo la scomparsa di quella forte<br />
connotazione ideologica che ha caratterizzato,<br />
ad esempio, l’esperienza del Fronte della<br />
Gioventù (il movimento giovanile del<br />
Movimento Sociale Italiano), occorre<br />
comunque dare al militante di <strong>Azione</strong> Giovani<br />
una guida che l’aiuti a capire di come egli,<br />
nonostante siano mutati il linguaggio della<br />
politica e le regole della lotta, rappresenta<br />
ancora il tipo di individuo che ha scelto di<br />
ribellarsi ai falsi miti della società<br />
contemporanea.<br />
Chi milita nelle strutture di Partito, e in<br />
particolare in <strong>Azione</strong> Giovani, deve essere<br />
pronto a vivere per inseguire un progetto ed a<br />
profondere una forza capace di dare<br />
concretezza al progetto stesso.<br />
La necessità di questa scelta ci ha portato ad<br />
agire e a puntare sulle risorse umane, convinti<br />
che puntando sul rafforzamento <strong>culturale</strong>, cioè<br />
su ciò che serve a maturare, si garantisce che<br />
il domani appartenga a Noi!<br />
www.agnovara.tk<br />
AAZZIIOONNEE !! --SSOOMMMMAARRIIOO<br />
- Prologo (di M. Bardeche)<br />
- Gioventù controcorrente<br />
- La nostra Identità<br />
- La Comunità<br />
- La <strong>Militanza</strong><br />
- Comunitari o Liberal?<br />
- Una Grande Famiglia: i miti fondanti della Destra<br />
- Introduzione alla nostra Cultura<br />
- La Destra dal dopoguerra ad oggi<br />
- Il Solstizio<br />
- L’alternativa<br />
- L’Europa-Nazione<br />
- Il Fascismo<br />
- L’anticomunismo<br />
- L’antiamericanismo<br />
- La difesa dell’ambiente<br />
- A fianco dei popoli oppressi<br />
- L’eredità dei Valori<br />
- La Musica Alternativa<br />
- Il domani appartiene a Noi!<br />
- Noi pochi<br />
- I nostri simboli<br />
- Spazi e occupazioni non conformi<br />
- Testi consigliati<br />
- Testi fondanti per una cultura di Destra<br />
- Epilogo (di Pino Rauti)<br />
- Contropotere Studentesco
Questo scritto è dedicato alla memoria dei Militanti del Fronte della Gioventù e<br />
del Movimento Sociale Italiano caduti combattendo per la nostra Idea.<br />
UGO VENTURINI<br />
Caduto a Genova il 18 aprile 1970<br />
CARLO FALVELLA<br />
Caduto a Salerno il 7 luglio 1972<br />
STEFANO E VIRGILIO MATTEI<br />
Caduti a Roma il 16 aprile 1973<br />
GIUSEPPE SANTOSTEFANO<br />
Caduto a Reggio Calabria il 31 luglio 1973<br />
MANUELE ZILLI<br />
Caduto a Pavia il 3 novembre 1973<br />
GIUSEPPE MAZZOLA<br />
Caduto a Padova il 17 giugno 1974<br />
GRAZIANO GIRALUCCI<br />
Caduto a Padova il 17 giugno 1974<br />
MIKIS MANTAKAS<br />
Caduto a Roma il 28 marzo 1975<br />
SERGIO RAMELLI<br />
Caduto a Milano il 29 aprile 1975<br />
MARIO ZICCHIERI<br />
Caduto a Roma il 29 ottobre 1975<br />
ENRICO PEDENOVI<br />
Caduto a Milano il 29 aprile 1976<br />
ANGELO PISTOLESI<br />
Caduto a Roma il 28 dicembre 1977<br />
FRANCO BIGONZETTI<br />
Caduto a Roma il 7 gennaio 1978<br />
FRANCESCO CIAVATTA<br />
Caduto a Roma il 7 gennaio 1978<br />
STEFANO RECCHIONI<br />
Caduto a Roma il 7 gennaio 1978<br />
ALBERTO GIAQUINTO<br />
Caduto a Roma il 10 gennaio 1979<br />
STEFANO CECCHETTI<br />
Caduto a Roma il 10 gennaio 1979<br />
FRANCESCO CECCHIN<br />
Caduto a Roma il 29 maggio 1979<br />
ANGELO MANCIA<br />
Caduto a Roma il 12 marzo 1980<br />
NANNI DE ANGELIS<br />
Caduto a Roma il 5 ottobre 1980<br />
PAOLO DI NELLA<br />
Caduto a Roma il 2 febbraio 1983<br />
GLI DEI AMANO CHI MUORE GIOVANE.<br />
GLI DEI FANNO MORIRE GIOVANE CHI AMANO.<br />
RINUNCIANDO ALLA LOTTA, TRADENDO LA TUA COMUNITÁ, SOTTRAENDO TEMPO ALLA MILITANZA PER DEDICARLO A COSE FUTILI,<br />
NON ADEMPIENDO AI TUOI COMPITI, TRADENDO I TUOI DOVERI, NON MANCHERAI DI RISPETTO SOLTANTO ALLA GENTE CHE TI STA<br />
VICINA ADESSO, MA ANCHE A TUTTI COLORO CHE PER PERMETTERTI DI ESISTERE OGGI HANNO SACRIFICATO IERI LA PROPRIA VITA,<br />
LA PROPRIA GIOVINEZZA!
PROLOGO<br />
Tratto dal libro “I fascismi sconosciuti” di Maurice Bardeche,<br />
casa editrice All’insegna del Veltro.<br />
É forse grande sventura non accendere la luminaria quando l’accendono gli altri. Non ho esposto le mie<br />
bandiere per la vittoria delle democrazie. Mi sentivo in quarantena; mi sembrava che tutta una parte di<br />
me fosse stata vinta. Da allora, sono stato uno straniero fra gli uomini del mio tempo.<br />
Il mondo che si costruiva sotto i miei occhi mi sembrava opprimesse quanto in me si<br />
faceva più vivido. La mia avversione si estendeva a molte cose. Detestavo gli oggetti di plastica, la<br />
pubblicità, il chewing-gum, più tardi stentai ad abituarmi a certe guarnizioni di nylon ed al maglione<br />
che divenne l’abito comune degli ecclesiastici. Non mi veniva in mente che queste ripugnanze<br />
potessero essere estranee l’una all’altra. Mi avevano imposto una religione e io rifiutavo le acque del<br />
battesimo; e, con le acque del battesimo, la grandura, le babbucce che ormai bisognava portare.<br />
Migliaia di uomini erano come me e guardavano con sospetto la nuova uniforme del credente.<br />
Infatti, la svolta del secolo XX era stata segnata da una GUERRA DI RELIGIONE, lo sapevano tutti.<br />
Credevamo, riferendoci a quanto si chiamava in passato “guerra di religione”, che lo scopo fosse di<br />
estirpare l’eresia e che, perciò, non si andasse oltre la distruzione dei templi e il rogo dei pastori, cose<br />
sopportate in genere pazientemente. Non sapevamo, perchè ci si riferiva soltanto alla nostra storia, che<br />
la vittoria di una religione è anche la vittoria di un Corano e la instaurazione di una determinata ottica<br />
che colora ogni cosa: non soltanto la politica, ma i costumi, le abitudini, il giudizio sulle cose, in una<br />
parola, tutta la vita.<br />
Nel proclamare il trionfo di una certa religione, è stato dunque necessario distruggere non soltanto le<br />
strutture, ma più a fondo una determinata maniera di essere. L’estensione e la portata di queste<br />
distruzioni sono state, in genere, scarsamente percepite.<br />
Infatti, l’eresia aveva radici, una determinata maniera di sentire, una determinata predisposizione<br />
dell’essere umano che fu necessario cambiare ed espellere, nel tempo stesso in cui si distruggeva<br />
l’eresia. Fu necessario travasare un sangue nuovo in un’intera categoria di esseri umani, se si voleva<br />
veder scomparire per sempre una determinata morale e, infine, una determinata concezione di vita.<br />
Quindi, tutta una parte della morale comune fu colpita nello stesso tempo; infatti, le morali eretiche non<br />
sono fiori mostruosi che nascono da un terriccio avvelenato, ma semplicemente sviluppano, per<br />
elezione, alcuni rami della morale comune. Non è difficile vedere quali sono i rami della morale<br />
comune, della morale più tradizionale, che sono stati rovinati e saccheggiati dalla condanna inflitta a<br />
una particolare concezione dell’uomo. Sono tutto quanto potrebbe essere definito “morale civica”.<br />
Il dovere della disciplina, il rispetto della parola data, il culto dell’energia e delle virtù virili, la scelta<br />
degli uomini sul fondamento del loro coraggio e del loro atteggiamento davanti alla vita, sono divenuti<br />
essi pure virtù e metodi sospetti, perché avevano condotto a una obbedienza giudicata cieca, a una<br />
fedeltà che era stata dichiarata criminale, a un ideale umano ritenuto barbaro, e perchè rischiavano di<br />
instaurare una gerarchia rifiutata.<br />
Nel 1945 ebbi l’impressione che la enucleazione fatta subire all’Europa, da mano americana, in<br />
conseguenza della guerra, non avesse colpito soltanto l’Europa, ma tutta la civiltà, tutta intera la specie<br />
umana. Come sopprimendo nel cuore dell’Europa l’antica Germania, il tronco germanico dal quale si<br />
era formata in passato, si era fatta subire all’Europa un’amputazione mostruosa, dopo la quale era<br />
soltanto un<br />
cavallo cieco che si appoggia e si strofina meccanicamente contro la sua fiancata atlantica, incerto e<br />
senza forza; così, sradicando nel mondo morale alcune qualità elementari, eliminando alcuni metalli<br />
che fino ad allora avevano composto la lega umana che conosciamo, avevamo estirpata tutta una<br />
sensibilità, tutta una figura dell’uomo, non solo un regime, ma tutto un mondo che veniva via insieme,<br />
fascio di radici che si strappa con la pianta. Così che noi vivevamo in un mondo morale decervellato.
La storia del passato non metteva più capo all’uomo di oggi.<br />
La cultura del passato, lo stesso uomo del passato sono come estranei all’uomo che siamo invitati ad<br />
essere.<br />
A Norimberga distrutta dalle bombe, sono state ricostruite le case del XVI secolo, in noi stessi il<br />
contrario: dentro di noi si vuole costruire una città nuova, piena di sfolgoranti grattacieli, che ci faccia<br />
dimenticare le case di un tempo andato.<br />
L’accettiamo? Ne abbiamo coscienza? Quando ci si invita ad accettare il mondo moderno a fare dentro<br />
di noi un aggiornamento, una messa a punto, COMPRENDIAMO CHE COSA CI VIENE<br />
PROPOSTO, scopriamo la manovra che si mescola surrettiziamente ad una indispensabile revisione?<br />
Sappiamo quali rive ci si chiede di abbandonare? E per quale sorte?<br />
Le parole stesse ci ingannano, le parole soprattutto. Ci dicono: “E’ il fascismo che bisogna<br />
abbandonare sulla riva dei morti”. Non è solo il fascismo che vedo in fondo al mio binocolo mentre mi<br />
allontano; è un continente intero che abbandoniamo. E le parole servono unicamente a mascherare<br />
l’esodo. I fumi che si alzano dalle città della pianura ci impediscono di vedere le felici colline che<br />
lasciamo per sempre.<br />
Quel che importa per l’avvenire, non è la risurrezione di una dottrina, nè di una particolare forma dello<br />
Stato, tanto meno quella di un caporalismo e di una polizia, MA IL RITORNO A UNA<br />
DETERMINATA CONCEZIONE DELL’UOMO E A UNA DETERMINATA GERARCHIA.<br />
In tale concezione dell’uomo, colloco le qualità che ho citato, il sentimento dell’onore, il coraggio, la<br />
energia, la lealtà, il rispetto della parola data, il civismo.<br />
La gerarchia che mi auguro è quella che pone queste qualità sopra tutti i vantaggi dati dalla nascita,<br />
dalla fortuna, dalle parentele, e che sceglie l’elite in considerazione di queste sole qualità.<br />
L’autorità dello Stato non è altro che il rispetto di queste qualità e di questa gerarchia. Essa può<br />
praticare una larga tolleranza quando è stabilito questo regno dei migliori. Non esige la persecuzione di<br />
nessuno, nè la esclusione di nessuno. Ma credo che nessuna nazione, nessuna società possa durare se i<br />
poteri fondati su meriti diversi da questi non siano essenzialmente precari e subalterni.<br />
Ogni nazione è guidata, certo, ma ogni nazione guida anche se stessa in una determinata maniera; ogni<br />
nazione ha una condotta nobile o bassa, generosa o perfida, come si dice di un uomo che ha una buona<br />
o cattiva condotta. Uno dei nostri errori presenti è la troppo facile ammissione che certe cose non hanno<br />
importanza.<br />
Ogni giorno ci lamentiamo della immoralità e non vogliamo accorgerci che noi stessi abbiamo distrutto<br />
o lasciato distruggere una intera parte del fondamento morale, e che ancora oggi lo si distrugge ogni<br />
giorno davanti ai nostri occhi. I germogli che abbiamo piantato, al posto delle grandi querce, sono<br />
rachitici e si disseccano. E noi ci lamentiamo di inoltrarci in un deserto. Perchè abbiamo ricostruito i<br />
ponti, le fabbriche, le città schiacciate dalle bombe, ma non i valori morali distrutti dalla guerra<br />
ideologica.<br />
In questo campo siamo ancora davanti ad una distesa di macerie. Il vuoto morale che abbiamo creato<br />
non è meno minaccioso, per il nostro avvenire, del vuoto geografico che abbiamo lasciato installarsi nel<br />
cuore dell’Europa, ma non lo vediamo. Non tutti se ne lagnano. Molta gente si adatta a questo vuoto<br />
morale dal quale trae benefici.<br />
Forse non si fanno illusioni sull’avvenire, ma pensano che questo interregno durerà almeno quanto<br />
loro. E questo a loro basta. Se tanta gente si lascia fare senza proteste l’operazione che si fa ai gatti<br />
maschi per trasformarli in pacifici gatti, è perchè in grandissima parte non vede bene a cosa possa<br />
servire quel che le tolgono: pensa anzi confusamente che possa servire soltanto a far brutte cose.<br />
Non è inutile, forse, tentare di persuaderla che tutto serve nella vita, comprese le qualità che un tempo<br />
erano considerate come proprie di un uomo.<br />
Maurice Bardeche
TU SAI DI ESSER VIVO TI HANNO DETTO CHE MORIRAI<br />
TU SAI DI ESSER GIOVANE<br />
TU SAI COS’è L’AMORE<br />
TI HANNO DETTO CHE INVECCHIERAI<br />
TI HANNO DETTO CHE È LA MASCHERA<br />
DEL SESSO<br />
TI HANNO DETTO CHE È L’ESTETICA<br />
TU SAI COS’è LA BELLEZZA<br />
TU SAI COS’è L’AMICIZIA<br />
TU SAI COS’è LA GIUSTIZIA TI HANNO DETTO CHE È UTOPIA<br />
TU SAI COS’è LA LIBERTÁ<br />
TU SAI COS’è LA CIVILTÁ<br />
TU SAI CHE È BELLO LOTTARE TI HANNO DETTO CHE È INUTILE<br />
TU SAI COS’è IL CORAGGIO TI HANNO DETTO CHE È PAZZIA<br />
TU SAI COS’è L’ONORE<br />
TU SAI COS’è LA FEDELTÁ<br />
TU SAI COS’è LA TEMPRA<br />
TU SAI CHE ESISTE UN DIO TI HANNO DETTO CHE È MORTO<br />
TU SAI COS’è L’ETERNITÁ TI HANNO DETTO CHE SPARIRAI<br />
TI HANNO DETTO CHE È UN’ILLUSIONE<br />
TI HANNO DETTO CHE È MENEFREGHISMO<br />
TI HANNO DETTO CHE È PROGRESSO<br />
TI HANNO DETTO CHE È IPOCRISIA<br />
TI HANNO DETTO CHE È SERVILISMO<br />
TI HANNO DETTO CHE È SPAVALDERIA
GIOVENTÚ CONTROCORRENTE<br />
“Data una società e una civiltà come le attuali (...) nel ribelle, in colui<br />
che non s’adatta, nell’asociale è in via di principio da vedervi l’uomo sano”.<br />
Julius Evola<br />
A zione Giovani nasce nel 1996 dalla fusione del Fronte della Gioventù (FdG) con Fare Fronte e con il<br />
Fronte Universitario d’<strong>Azione</strong> Nazionale (FUAN), che del Movimento Sociale Italiano.<br />
Dal Fronte della Gioventù e dalle altre organizzazioni, <strong>Azione</strong> Giovani, ha ereditato la forte<br />
connotazione militante, il significato profondo di Comunità, la consapevolezza di non<br />
rappresentare un’esperienza cronologicamente indipendente, ma la continuità ideale di un<br />
percorso storico che affonda le proprie radici nella sconfitta della Seconda Guerra Mondiale.<br />
Ma soprattutto ha ereditato la consapevolezza che chi ci ha preceduto ha dovuto lottare, ed in molti casi<br />
arrivare a dare la propria vita, per affermare il sacrosanto “diritto di esistenza” e, nonostante oggi siano<br />
state ampiamente riscritte le regole della partecipazione democratica al dialogo, dobbiamo sempre<br />
tener presente che nessuno potrà mai arrogarsi il diritto di non farci esprimere i nostri concetti e le<br />
nostresidee.<br />
<strong>Azione</strong> Giovani ha il dovere di proseguire l’opera che<br />
per anni ha visto i militanti del Fronte della Gioventù<br />
lottare strada per strada, scuola per scuola, piazza per<br />
piazza, per contrastare il diffondersi dell’ideologia<br />
comunista tra le giovani generazioni. Questa lotta ha<br />
conosciuto in passato momenti di incredibile durezza e<br />
per più di un decennio ha visto, in ogni parte d’Italia, i<br />
giovani del Fronte impegnati a difendersi dagli assalti<br />
armati della sinistra extra-parlamentare da quelli<br />
“giudiziari”adelaregime.<br />
Una manifestazione del F.d.G.<br />
<strong>Azione</strong> Giovani ha il dovere di ricordare queste pagine di storia recente (per lo più tenuta<br />
nascosta dai canali di informazione “ufficiale”, leggi giornali, televisione, scuola, ecc...) sporche di<br />
giovane sangue e deve battersi proseguendo nel proprio cammino verso il riscatto della dignità<br />
nazionale e l’affermazione dei più importanti Valori della nostrasCiviltà.<br />
Ci sono mille battaglie, iniziate a suo tempo dal FdG, che attendono di essere portate a<br />
compimento: per una riforma della scuola superiore e dell’università su basi autenticamente<br />
meritocratiche che diano il giusto valore al titolo di studio, per il diritto al lavoro, per il diritto<br />
alla vita, contro ogni forma di aborto, contro ogni tentativo di legalizzazione della droga, per la<br />
salvaguardia dell’ambiente, per la difesa della nostra Cultura e delle nostre Tradizioni, per la<br />
realizzazione di una vera Europa-Nazione libera, armata e svincolata da ogni forma di<br />
colonizzazionesamericana.<br />
Il disegno politico, messo a punto dal secondo dopoguerra in poi, di isolare, nel nome del sempre più
anacronistico e pretestuoso “antifascismo”, la giovane destra è fallito e la nascita di <strong>Azione</strong> Giovani ne<br />
èslasriprovaspiùsfulgida.<br />
<strong>Azione</strong> Giovani comunque non è il Fronte della Gioventù, non deve confrontarsi con i comunisti che da<br />
una parte gridano (magari qualche deficiente lo grida ancora, ma negli anni passati alle parole, spesso,<br />
seguivano i fatti...): “uccidere un fascista non è reato” o che “le sedi fasciste si chiudono col fuoco” e<br />
con la magistratura dall’altra che dispensa anni di carcere come misura preventiva a decine di militanti,<br />
perquisisce centinaia di abitazioni di iscritti al FdG, scheda ogni simpatizzante di destra.<br />
I tempi (per fortuna) sono cambiati, ed <strong>Azione</strong> Giovani ha oggi il compito di sfruttare il clima più<br />
favorevole per diffondere quanto si è avviato negli anni passati, rivedendolo e correggendolo laddove il<br />
tempostrascorsosloshasresossuperato.<br />
La “gioventù controcorrente” che viveva chiusa nelle<br />
sedi-ghetto a rimuginare su quanto bello e<br />
coinvolgente fosse il suo mondo ideale costruito sugli<br />
scenari Tolkeniani de “Il Signore degli Anelli”, fatto<br />
di canzoni-poesie cantate attorno ad un fuoco o di<br />
nottate passate a parlare, si è aperta ed ha deciso di<br />
portare alla luce del sole, con forza e determinazione,<br />
leaproprieaidee.<br />
<strong>Azione</strong> Giovani vuole affermarsi come movimento<br />
giovanile di un partito, Alleanza Nazionale, che, a<br />
differenza del Movimento Sociale Italiano, ha<br />
ambizioni di governo e pertanto è in grado, non solo<br />
di protestare e di “scagliarsi contro il sistema”, ma anche di proporre, costruire, elaborare, confrontarsi.<br />
Ed è proprio il confronto l’arma in più di <strong>Azione</strong> Giovani, confronto che può avvenire sia nei riguardi<br />
degli avversari, coi quali finalmente può esserci dialogo e non più solo scontro, ma anche al proprio<br />
interno fra le diverse anime che la compongono e che possono avere alle spalle esperienze<br />
profondamente differenti.<br />
La “gioventù controcorrente” è cresciuta, è maturata ed è pronta a partecipare al “gioco<br />
democratico” il quale può consentire, se sfruttato nella giusta maniera, di diffondere le nostre<br />
Idee, tenute finora ben chiuse dentro alle mura delle nostre sezioni, ad un numero sempre<br />
maggiore di persone.
LETTERA APERTA AI<br />
PARTITI “DEMOCRATICI“<br />
Dite che siamo fuori dell’ordine repubblicano, che non partecipiamo ai vostri valori e ai vostri<br />
programmi, che con noi nessuna intesa è possibile.<br />
E DITE IL VERO<br />
Siamo fatti di altra pasta, portiamo dentro di noi idee, sentimenti e volontà che nulla hanno in<br />
comune con i vostri. Ne siamo consapevoli e orgogliosi.<br />
E’ per questo che avete fatto leggi speciali, destinate a colpirci, a testimonianza della vostra<br />
debolezza e a garanzia di un potere che non vi siete mai meritato e che si manifesta in tutta<br />
la sua illegittimità.<br />
Avete paura di questo nostro esser diversi e allora dite che siamo soli e che bisogna isolarci.<br />
Ma questa diversità è la nostra forza e nessuno potrà mai cancellarla.<br />
SIETE CONDANNATI AD ESSERE<br />
DIVERSI DA NOI<br />
Siete nati fuori dello Stato e vi siete sviluppati contro di esso. La vostra storia è l’antistoria del<br />
nostro Paese, di tutti i paesi in cui avete posto le radici.<br />
Per tradizione <strong>culturale</strong> e politica voi rappresentate lo sgretolamento dell’unità, la perdita del<br />
senso di una Patria comune, del contenuto degli istituti politici, il prevalere della mediocrità.<br />
Con voi il potere diviene una questione privata, la società un pascolo per i vostri interessi.<br />
Con voi un sottile veleno entra negli organi della Nazione e li fa lentamente morire.<br />
Chi può mai dubitare che siamo diversi da voi e che nessuna intesa è possibile tra noi e voi?<br />
Dite anche però che attentiamo alla libertà, che nel segreto dei nostri desideri c’è un regime<br />
autoritario.<br />
E DITE IL FALSO<br />
Poche cose ci sono care come la libertà, di cui conosciamo ormai tutto l’immenso valore. E<br />
voi ce lo avete insegnato, ma non con l’esempio. Abbiamo appreso il valore prezioso della<br />
libertà vivendo nel grigio edificio delle vostre istituzioni, dei vostri valori, delle vostre ipocrisie,<br />
dove ogni aspetto della vita comunitaria è falsato.<br />
E’ attraverso la quotidiana umiliazione rappresentata da quanto voi avete costruito che<br />
abbiamo appreso il valore prezioso della libertà; quella fatta di scelte responsabili, di capacità<br />
creativa, di consapevolezza dei doveri che precede quella dei diritti.<br />
IL NOSTRO AMORE DELLA LIBERTA` E` NATO<br />
NELLA GALERA CHE AVETE COSTRUITO<br />
INTORNO A TUTTI NOI!<br />
Lettera scritta da un militante<br />
del FdG di Verona nel 1973.
LA NOSTRA IDENTITÁ<br />
“La vera destra non significa né capitalismo, né borghesia, né plutocrazia, né<br />
reazione. La concezione di una vera destra è una concezione della vita e dello stato<br />
che procede da principi di autorità, di gerarchia e di aristocrazia, da valori teorici e<br />
qualitativi, dal primato del puro fattore politico su quello economico e societario.”<br />
Julius Evola<br />
Siamo figli di un glorioso passato e abbiamo delle radici profonde.<br />
I nostri miti sono i Greci, i Romani, l'Europa di Carlo Magno e Federico II, la<br />
Francia della Vandea, l'Italia di Vittorio Veneto, di Fiume, l’Europa delle<br />
Rivoluzioni Nazionali del ‘900, la Repubblica Sociale Italiana e l'Irredentismo<br />
Giuliano-Dalmata del '53; nostro è l’originale lascito e l’eredità di battaglie del<br />
Movimento Sociale Italiano e del Fronte della Gioventù.<br />
Ed un tale patrimonio di storia, cultura e civiltà, sublimato in una grandiosa sintesi<br />
tra il pensiero classico, la tradizione cristiana e la Rivoluzione Conservatrice del<br />
Novecento non può essere messo in discussione.<br />
Perché siamo uomini del presente che abitano il flusso della contemporaneità con una<br />
profonda coscienza dei problemi e dei bisogni che agitano quest'epoca.<br />
Uomini che ispirano il proprio impegno politico, sociale e <strong>culturale</strong> a Valori e principi<br />
identitari, comunitari e sociali.<br />
Perché siamo uomini del futuro, essendo la nostra azione mirata a creare una società<br />
rispettosa dell'ambiente e della sicurezza sociale, educativa delle generazioni future.<br />
Tutto questo siamo fieri di essere!<br />
Tutto questo facciamo e faremo con quello spirito di sacrificio e di abnegazione verso<br />
quell'idealità che da sempre illumina i nostri cuori.
Chi siamo?<br />
Siamo ragazzi e ragazze legati da vincoli di cameratismo, che ispirano il proprio<br />
impegno <strong>culturale</strong>, sociale e politico a valori e princìpi identitari, comunitari e sociali.<br />
Uniti nella quotidiana lotta per l’affermazione di una visione del mondo basata sullo<br />
spirito e sui princìpi immutabili della Tradizione contro tutto ciò che è omologazione,<br />
economicismo e sradicamento.<br />
Siamo una comunità composta da militanti: persone che incarnano giorno per giorno il<br />
loro credo attraverso un preciso stile di vita basato sul pensiero e sull’azione.<br />
Siamo un’avanguardia che mira al risveglio degli spiriti, delle coscienze e delle<br />
intelligenze intorpidite e imbrigliate dal controllo globale esercitato subdolamente con<br />
la televisione, con le droghe, con la distruzione delle identità e delle specificità.<br />
Siamo realtà radicate all’interno del territorio e nel tessuto sociale, un avamposto di<br />
resistenza, di libertà e contrattacco nei confronti della massificazione e dello<br />
sfruttamento, portati avanti dalle oligarchie planetarie del denaro.<br />
Siamo la giovane destra identitaria, sociale e nazionale!<br />
È TRADIZIONE NON CONSERVATORISMO.<br />
È MODERNITÀ NON PROGRESSISMO.<br />
È DIFESA DI VALORI NON BIGOTTISMO.<br />
È SOCIALE NON ASSISTENZIALISMO.<br />
È COMVNITÀ NON VNA SETTA.<br />
È STILE DI VITA NON VNA RELIGIONE.<br />
È CVLTVRA NON INTELLETTVALISMO DA<br />
SALOTTO.<br />
È
LA COMUNITÁ<br />
E<br />
“Non serve un castello per noi poca gente, un buco è un rifugio più che sufficiente,<br />
la piazza è una reggia non certo da poco, è li che il torneo cessa d’essere gioco. Noi,<br />
pochi noi, felici pochi, noi, manipolo di fratelli...”<br />
ntrare a far parte di <strong>Azione</strong> Giovani significa quindi impegnarsi in una dura, e poco gratificante,<br />
battaglia.<br />
Tra “Camerati” si stabiliscono rapporti umani ben saldi, frutto delle tante giornate trascorse<br />
insieme fra le mura della sede, che spesso finiscono con l’andare ben oltre la semplice amicizia. Il<br />
legame che nasce fra coloro che hanno fatto la medesima scelta di vita non è mai un rapporto normale,<br />
su di esso aleggia sempre un qualcosa di superiore, quasi una sorta di collante magico.<br />
A testimonianza di questo vi è un intero mondo, quello<br />
che in “gergo” viene chiamato “ambiente”; presentarsi da<br />
Camerata presso altri Camerati (qualunque sia il loro<br />
movimento di appartenenza) significa essere<br />
immediatamente accolti come fratelli e, cosa straordinaria,<br />
ciò vale non solo in Italia, ma in tutta Europa.<br />
Verso coloro che fanno parte dell’ambiente, anche se<br />
sconosciuti, dobbiamo nutrire sentimenti di fiducia,<br />
fratellanza, amicizia... in una parola “cameratismo”.<br />
Il saluto legionario<br />
Gabriele Marconi<br />
Le diverse componenti dell’ambiente prima o poi comunque si conoscono ed entrano in contatto<br />
tramite riviste realizzate dalle singole realtà militanti e poi fatte circolare, tramite il fenomeno,<br />
sbocciato negli anni ’70, della “musica alternativa”, partecipando ai tanti momenti di ritrovo (feste,<br />
concerti, raduni, ...) ed ultimamente anche grazie ad internet.<br />
E’ doveroso citare, quando si parla di raduni, i più importanti che il Fronte della Gioventù abbia mai<br />
organizzato: i tre “Campi Hobbit”, quello di Montesarchio (Bn), quello di Fonte Romana (Aq) e<br />
quello di Castel Camponeschi (Aq), svoltisi fra il 1977 e il 1980; essi hanno rappresentato l’apice<br />
massimo dell’aggregazionismo, della vita comunitaria e della elaborazione di nuove tematiche utili al<br />
rinnovamento ed al rilancio della giovane destra.<br />
Intere giornate trascorse insieme in un clima festosissimo, vissute quasi come un rito collettivo e<br />
simbolico tra balli, canti e momenti di profonda analisi sul ruolo della destra militante nella società. I<br />
Campi Hobbit non furono solo un’occasione d’incontro per tanti giovani, ma furono anche motivo<br />
d’interesse per gli avversari che improvvisamente dovettero accettare il fatto che esistesse anche una<br />
destra che pensava, leggeva, discuteva, ascoltava e produceva musica, insomma ben diversa dallo<br />
stereotipo dei “picchiatori fascisti” che si era sempre voluto diffondere.<br />
I “Campi Hobbit”, prima della loro messa in atto, venivano descritti come raduni paramilitari dove<br />
biechi figuri con tanto di camicia nera occupavano il proprio tempo marciando e cantando inni al Duce;<br />
ma rimasero tutti sorpresi ed attoniti di fronte a centinaia di ragazzi in jeans e magliette colorate che,<br />
anziché passare le ore col braccio teso, si confrontavano su temi, inediti per la destra, quali ecologia,<br />
nucleare, diritti dei popoli, razzismo, musica, ..., il tutto incorniciato in un’atmosfera degna delle<br />
migliori pagine de “Il Signore degli Anelli”, libro culto della giovane destra.
Oggi che il clima politico è tutt’altro che arroventato come allora, fare militanza in <strong>Azione</strong> Giovani, ma<br />
soprattutto vivere, condividere e capire la Comunità non è certo facile, anzi, paradossalmente è più<br />
difficile di allora.<br />
Ma anche in assenza del clima di battaglia<br />
esterno, anche senza il bisogno di dover essere<br />
assediati e costretti a barricarsi dentro la sede,<br />
occorre fare in modo che all’interno di una<br />
stanza di <strong>Azione</strong> Giovani si respiri la stessa aria<br />
pura, la stessa atmosfera di cameratismo, di<br />
lealtà, di affetto, che si respirava dentro le<br />
sezioni del Fronte della Gioventù.<br />
Perchè solo in presenza di tutto questo,<br />
<strong>Azione</strong> Giovani acquista un senso, una<br />
propria dimensione, quando cessa di essere<br />
un semplice partito politico e diventa una<br />
Comunità: questo è ciò che ci rende differenti<br />
dagli altri partiti, dai club, dalle associazioni; oggi come vent’anni fa.<br />
LA COMUNITÁ<br />
Al centro della comunitas c’è la parola “munus” nel suo duplice significato: munus come obbligo, ufficio,<br />
incarico, dovere; e munus come dono, relazione di gratuità tra le persone. Ebbene l’origine della<br />
comunità sta proprio nella coniugazione dinamica tra il dono e il dovere, cioè nel principio di reciprocità<br />
che è il vero fondamento della socialità e della convivenza.<br />
Nel nostro mondo sempre più globalizzato viviamo tutti in una condizione di interdipendenza e, di<br />
conseguenza, nessuno di noi può essere padrone del proprio destino. Ci sono compiti con cui ogni<br />
singolo individuo si confronta, ma che non possono essere affrontati e superati individualmente.<br />
Se mai può esistere una comunità nel mondo degli individui, può essere, ed è necessario che sia<br />
soltanto una comunità intessuta di comune e reciproco interesse; una comunità responsabile, volta a<br />
garantire il pari diritto di essere considerati esseri umani e la pari capacità di agire in base a tale diritto<br />
(cfr. Zygmunt Bauman, Voglia di comunità, Laterza Roma-Bari 2001).
La <strong>Militanza</strong><br />
“Parla poco. Parla quando occorre. Di’ quanto occorre. La tua oratoria è l’oratoria<br />
dell’azione. Tu opera; lascia che siano gli altri a parlare. Percorri soltanto le vie<br />
indicate dall’onore. Lotta, e non essere mai vile. Lascia agli altri le vie dell’infamia.<br />
Piuttosto che vincere per mezzo di un’infamia, meglio cadere lottando sulla strada<br />
dell’onore”.<br />
Corneliu Zelea Codreanu<br />
C<br />
ome lo è stata sempre per il Fronte della Gioventù, anche per <strong>Azione</strong> Giovani la linfa vitale è la<br />
militanza.<br />
La militanza è stata la tua scelta e, che tu lo voglia o meno, d’ora in avanti essa segnerà la tua vita.<br />
Quando hai fatto la tua scelta, quando hai deciso di cercarci, quando ci hai contattato, quando hai<br />
aderito alla “nostra” Comunità, che d’ora in poi è la “tua” Comunità, tu hai fatto una scelta radicale.<br />
Entrare in <strong>Azione</strong> Giovani non significa iscriversi ad un circolo, aderire ad un’associazione<br />
qualsiasi, quando hai deciso di entrare a far parte di questo Movimento tu hai compiuto un passo<br />
fondamentale per la tua vita: ti sei sentito diverso dai tuoi coetanei, dalla gente comune, ti sei<br />
accorto che i tuoi interessi non coincidevano con quelli della “massa”, che le tue ambizioni erano<br />
fuori dal comune, che il tuo obbiettivo era totalmente in contrasto con quelli materiali del<br />
“branco”.<br />
Entrare in <strong>Azione</strong> Giovani significa assumere la<br />
consapevolezza di essere differenti dagli altri, significa<br />
comprendere di essere dei “prescelti”, degli uomini che,<br />
in mezzo ad altri uomini, si sono alzati in piedi ed<br />
hanno accettato il sacrificio per un traguardo ben più<br />
alto di quelli offerti dalla vita quotidiana: diventare un<br />
“militante” significa iniziare a lottare per l’amore che<br />
ognuno di noi nutre per la propria<br />
terra, per le proprie radici, per il proprio popolo.<br />
Quello che ci rende differenti da tutti gli altri è proprio questo: viviamo in una società che ci<br />
insegna fin da piccoli ad amare sé stessi ed a vivere in funzione di quest’amore, a ricercare il<br />
successo personale, la fama, la ricchezza materiale e noi, scegliendo la via rivoluzionaria,<br />
rinunciamo a tutto questo sacrificando la nostra lotta, il nostro tempo, il nostro impegno, mai al<br />
successo personale, ma solo e soltanto al bene del nostro popolo.<br />
E il fatto di accettare questo sacrificio consapevolmente, spassionatamente, con la sana incoscienza che<br />
è data dalla nostra gioventù, senza rimorsi, senza rimpianti, senza secondi fini, ci rende ogni giorno più<br />
forti.<br />
Entrare a far parte della comunità significa portare il proprio contributo alla causa comune perché<br />
ognuno di noi è unico e insostituibile; noi non crediamo, come i comunisti, che un uomo da solo non<br />
valga niente, ma sia forte soltanto la “massa”, noi crediamo che non possa esistere una comunità<br />
veramente forte se non sono forti, nel cuore e nello spirito, le persone che la compongono.<br />
Da quando hai deciso di diventare un “militante” sappi che ci sono persone che in te hanno riposto la<br />
loro fiducia, che da te si aspettano grandi cose, che in te credono; mancando loro di rispetto, tradendo<br />
la tua comunità, anteponendo l’interesse personale a quello del gruppo li ferirai inesorabilmente, ma<br />
prima ancora ferirai te stesso perchè la comunità sei tu.
Leggendo questo opuscolo ti sarai già reso conto di quanto ambiziosi siano i nostri progetti, sappi<br />
che questi potranno essere realizzati solo se esiste una vera coesione fra i militanti, solo se la<br />
comunità è davvero unita, in altre parole, se fra le quattro mura della nostra sezione si respira<br />
vero “cameratismo”.<br />
Per questo è fondamentale attenersi alla disciplina che esiste nella comunità e non mancare mai di<br />
rispetto ai camerati.<br />
Rispettare un camerata significa obbedirgli se ti<br />
impartisce degli ordini, significa ascoltarlo quando<br />
parla, significa farsi in quattro per svolgere un lavoro<br />
che ti ha assegnato.<br />
Ma rispetto significa anche puntualità: la sezione di<br />
<strong>Azione</strong> Giovani è sempre aperta, puoi venire quando ti<br />
pare, tutto quello che vedi è a tua disposizione, qui<br />
puoi venire a scambiare due chiacchiere con gli amici,<br />
puoi venire a giocare, a bere, a ridere, a fumare, ad<br />
usare il computer, eccetera, ma ricorda sempre che la<br />
sezione non è un bar: esistono degli orari fissati per le<br />
riunioni durante le quali seriamente ci si concentra su<br />
ciò che si deve fare.<br />
Durante le riunioni si parla, in maniera ordinata, solo di cose consone al tema, ci si comporta in<br />
maniera disciplinata e pacata, non si alza la voce, non si fuma, non si bisbiglia col camerata che si<br />
ha seduto di fianco, non si pensa alle cose materiali dalle quali, almeno per il lasso di tempo della<br />
riunione, dovremmo riuscirci a distaccare. Ma soprattutto le riunioni hanno un orario di inizio ed<br />
uno di chiusura: non è assolutamente rispettoso per chi sta tenendo la riunione arrivare in ritardo o<br />
andarsene in anticipo. Peggio ancora se questa mancanza di rispetto proviene da colui che dovrebbe<br />
tenere la riunione.<br />
Militare in <strong>Azione</strong> Giovani significa anche, come già detto, seguire una disciplina.<br />
La nostra organizzazione è di stampo gerarchico, esiste un Presidente ed alcuni Dirigenti; se un tuo<br />
superiore ti da un ordine tu devi eseguirlo, senza discutere, poichè se ti è stato impartito significa che<br />
esistono delle buone motivazioni.<br />
Se qualcosa non ti è tornato non esitare, parlane con un tuo superiore, egli sarà pronto a spiegarti tutto<br />
quello che vuoi sapere, ma soltanto dopo che hai eseguito l’ordine datoti.<br />
La militanza è comunque il perno centrale sul quale si regge la nostra struttura, non dimenticare<br />
mai che essere un “militante” è cosa onorevole.<br />
Vanne fiero!
COMUNITARI O LIBERAL?<br />
Comunitario è chi assegna valore all’identità, alla provenienza, dunque all’origine; e alle vie che<br />
conducono alle radici, come le tradizioni. Comunitario è chi assegna valore al legame sociale,<br />
religioso, familiare, nazionale, che non vive come vincolo ma come risorsa. Per il comunitario il<br />
legame non è la catena che ci imprigiona e ci limita nella libertà ma il filo di Arianna che ci lega<br />
agli altri e ci sostiene. Il confine non è il male ma ciò che garantisce in concreto la sfera del nostro<br />
essere e del nostro agire. Comunitario è chi ritiene che ogni Io abbia un luogo originario o eletto,<br />
che avverte come patria; per lui non è insignificante o fortuita la sua origine o la sua destinazione,<br />
i suoi legami. Quel che il liberal vede come frutto di una lotteria del caso, il comunitario vive come<br />
evento significativo, se non voluto da un destino o una provvidenza. La realtà non è dunque una<br />
possibilità fra le altre da cui liberarsi, ma ciò che ci definisce, ci identifica, ci chiama ad un ruolo, a<br />
un senso e a un compito.<br />
Il comunitario è colui che assegna importanza al comune sentire, ai riti, le usanze e i costumi di<br />
un popolo.<br />
(cfr. Veneziani M., Comunitari o liberal. La prossima alternativa?, Laterza, Roma - Bari 1999).<br />
Il liberal non può far tabula rasa delle tradizioni e del comune sentire di un popolo: un comunitario<br />
non può prescindere dalle regole e dal rispetto delle leggi.<br />
Fermo restando che i valori di libertà e i valori comunitari sono terreno condiviso da ambedue, il<br />
liberal assegnerà la precedenza ai primi e il comunitario ai secondi.<br />
La scelta liberal persegue un sogno finale per il terzo millennio: lo Stato etico mondiale, ovvero<br />
una società senza confini, governata da un potere sovrano che si muove “solo” per correggere i<br />
mali del mondo, come le ingiustizie, le disparità, le violenze e le guerre locali. Il comunitario vive<br />
invece questo sogno liberal come un incubo orwelliano, perchè lo considera come l’avvento di un<br />
Potere senza volto che governa su un mondo privato delle differenze e stabilisce a sua discrezione<br />
i nuovi confini del bene e del male<br />
(cfr. Veneziani M., Comunitari o liberal. La prossima alternativa?, Laterza, Roma – Bari 1999).<br />
…Tu da che parte stai nel<br />
NUOVO ORDINE MONDIALE?
UNA GRANDE FAMIGLIA:<br />
I MITI FONDANTI DELLA DESTRA<br />
“In questi tempi confusi rischi di dimenticare te stesso”. Il vecchio ritornello suona come un monito:<br />
”Guarda al futuro, ma non dimenticare il passato”. Il presente non è altro che un passato non ancora<br />
passato ed un futuro ancora da venire. Ecco il perché di questi personaggi, che sono stati e sono i miti<br />
fondanti della destra, non vanno assolutamente dimenticati.<br />
…Si parla di uomini che non vollero abdicare, nonostante gli eventi irreversibili, al loro Mondo, alla<br />
loro Fede, ai loro Valori.<br />
Sono alcune delle tante storie di vinti, di persi sotto ogni bandiera.<br />
Importante è, non cercare di riproporre in chiave nostalgica e restauratrice i modelli sociali e<br />
politici di questi uomini, ma riscoprire la bellezza delle loro figure, il significato delle loro gesta,<br />
entrare nell’avventura e rivivere il sogno che animò la loro rivolta…<br />
Friedrich Wilhelm NIETZSCHE<br />
Filosofo (1844 - 1900)<br />
“Ciò che non mi distrugge<br />
mi fa più forte.”<br />
Ezra Loomis POUND<br />
Poeta (1855 - 1972)<br />
“Se un uomo non è disposto a correre qualche<br />
rischio per le sue idee, o le sue idee non<br />
valgono nulla o non vale niente lui.”<br />
Robert BRASILLACH<br />
Scrittore (1909 - 1945)<br />
“Un accampamento di giovinezza nella notte, l'impressione<br />
di essere un tutt'uno con la propria Patria, il collegare ai<br />
santi e agli eroi del passato, una festa di popolo, ecco taluni<br />
elementi della poesia fascista, in cui è costituita la follia e la<br />
saggezza del nostro tempo.”
Gabriele D’ANNUNZIO<br />
Poeta, combattente e uomo politico (1863 - 1938)<br />
“Memento audere semper…<br />
…ricordati di osare sempre!”<br />
Julius EVOLA<br />
Filosofo (1898 - 1972)<br />
“Senza attenuazioni e senza compromessi, noi<br />
ci contrapponiamo all'abbassamento del livello<br />
spirituale che su tutti i piani gli uomini di oggi<br />
hanno costituito a sistema.”<br />
Josè Antonio PRIMO DE RIVERA<br />
Uomo politico spagnolo (1903 - 1936)<br />
“Non cerchiamo di vedere nella Patria solo il ruscello e il cespuglio, la<br />
canzone e la gioia: cerchiamo di vedere in esso un destino, un'impresa.<br />
La Patria è ciò che rappresenta nel mondo un'impresa comune.<br />
Senza un'impresa non v'è Patria; senza la presenza della fede in un<br />
comune destino, tutto si riduce alle contrade native, ai sapori e ai<br />
colori locali.”<br />
Corneliu Zelea CODREANU<br />
Politico rumeno (1899 - 1938)<br />
“Percorri soltanto le vie indicate dall’onore. Lotta, e<br />
non essere mai vile. Lascia agli altri le vie<br />
dell’infamia. Piuttosto che vincere per mezzo di<br />
un’infamia, meglio cadere lottando sulla strada<br />
dell’onore”<br />
Leon DEGRELLE<br />
Eroe e nazionalista belga (1906 - 1995)<br />
“Siamo uomini in quanto apparteniamo ad un popolo,<br />
a un suolo, a un passato.<br />
È impossibile non saperlo, è impossibile tentare di<br />
dimenticarlo. Ma gli avvenimenti provvedono presto a<br />
ricondurci alle fonti della vita”
Filippo Tommaso MARINETTI<br />
Poeta e artista (1876 - 1944)<br />
“Amiamo la dinamite delle idee nuove, dei<br />
fatti prodigiosi, dei nuovi colori e delle<br />
nuove immagini.”<br />
Giorgio ALMIRANTE<br />
Uomo politico e combattente (1914 - 1988)<br />
“Giovani, vi ho chiesto, e continuo a chiedervi, l'assurdo: di<br />
essere pienamente giovani e compiutamente maturi, di fondere<br />
l'entusiasmo con la saggezza, il coraggio con l'intelligenza, la<br />
naturale ansia di vincere con la consapevolezza della lunga<br />
necessaria proiezione della battaglia nel tempo.”<br />
Yukio MISHIMA<br />
Scrittore (1925 - 1970)<br />
“"Hana wa sakura-gi, hito wa bushi"<br />
Il fiore per eccellenza è il ciliegio,<br />
l'uomo per eccellenza è il guerriero..”<br />
Benito MUSSOLINI<br />
Socialista e statista (1883 - 1945)<br />
“Occorre un po’ di follia, un grosso grano di follia, un<br />
grosso grano di intelligente e raziocinante follia…<br />
L’azione forza sempre i cancelli sui quali sta scritto<br />
“VIETATO” per aprire il cammino alle più alte<br />
conquiste sociali e umane ”<br />
Paolo BORSELLINO<br />
Magistrato (1940 - 1992)<br />
“Non sono né un eroe né un kamikaze, ma una persona<br />
come tante altre. Temo la fine perché la vedo come una<br />
cosa misteriosa. Ma l’importante è che sia il coraggio a<br />
prendere il sopravvento… ”
Bruce CHATWIN<br />
Scrittore e viaggiatore (1940 – 1989)<br />
“Chi ha ancora gambe per camminare, occhi per<br />
scoprire e cuori per sognare non ha bisogno di<br />
rifugiarsi in “viaggi artificiali”.<br />
La vita è ebrezza, avventura e viaggio: la droga è<br />
rinuncia a tutto questo”<br />
Ernst JUNGER<br />
Scrittore (1895 - 1998)<br />
“Noi non vogliamo un mondo pacifico e ben<br />
costruito…vogliamo un mondo con la sua melodia<br />
infinita, con la dolorosa tensione dei contrasti…<br />
Per noi la vita è giusta nella sua totalità”<br />
Bobby SANDS<br />
Combattente irlandese (1954 - 1981)<br />
“Se non riescono a distruggere il desiderio di libertà<br />
non possono stroncarti.<br />
Non mi stroncheranno perché il desiderio di libertà<br />
e la libertà del popolo irlandese sono nel mio cuore”<br />
John Ronald Reuel TOLKIEN<br />
Scrittore (1892 - 1973)<br />
“Il mito è necessario perché la<br />
realtà è molto più grande della<br />
razionalità.”<br />
Ahmed Shah MASSUD<br />
Eroe afgano, noto come il ”Leone del Panshir” (1953 - 2001)<br />
“…La decisione. Credo che quando uno prende una<br />
decisione ed è determinato a portare a termine ciò<br />
che ha iniziato, tutto diviene più semplice e facile.”
Berto RICCI<br />
Scrittore eretico e anarchico-fascista (1905 – 1941)<br />
“C’è in Italia un po’ di gente, gente<br />
giovane, che ha buone gambe, e una<br />
tremenda voglia di camminare”<br />
Ernesto “Che” GUEVARA De la Serna<br />
Rivoluzionario (1928 – 1967)<br />
“Chi lotta può perdere,<br />
chi non lotta ha già perso!”<br />
Evita Duarte PERON<br />
Eroina popolare d’Argentina (1919 – 1952)<br />
“Gli uomini si dividono in due gruppi: il primo,<br />
infinitamente numeroso, cui appartengono coloro che si<br />
affannano per le cose volgari e comuni, che percorrono<br />
solo strade note già esplorate da altri; il secondo, molto<br />
piccolo, cui appartengono gli uomini che attribuiscono<br />
un valore straordinario a ciò che sanno di dover fare.<br />
Costoro non si accontentano se non della gloria,<br />
respirano l’aria del secolo successivo che dovrà cantare<br />
le loro imprese e vivono quasi nell’eternità!”<br />
Capitan HARLOCK<br />
(1978)<br />
“… la voce sommessa di questo mare infinito mi<br />
invoca e mi invita a vivere senza catene... la mia<br />
bandiera è un simbolo di libertà. Io... mi batto solo<br />
per quello in cui credo.”
…E questi sono alcuni dei tanti personaggi che l’uomo di destra ha preso come miti<br />
fondanti, come esempi per le proprie battaglie ideali. L’elenco è lungo e non si esaurisce<br />
qui, se ne possono trovare ancora molti altri, come lo scrittore Drieu La Rochelle, come<br />
lo storico Renzo De Felice, come l’eroe più decorato d’Italia Ettore Muti, come il<br />
“socializzatore” Nicola Bombacci, come Papini, come Prezzolini, come Guareschi,<br />
… Alla sensibilità di ciascuno è dato riconoscere ascendenze più o meno vicine, senza<br />
rimozioni, senza amnesie con il coraggio di trovarne nuovi e inediti per continuare il<br />
percorso politico e ideale.<br />
Per approfondire la tematica dei miti fondanti è possibile consultare il sito internet della<br />
nostra Comunità: www.agnovara.tk andando nella sezione “Kultur camp”, alla pagina<br />
dei “miti fondanti”.<br />
La vera politica è realista (o è una buffonata ingenua o finta ma sempre pericolosa).<br />
Io voglio bene al mio Paese. Voglio bene all’Italia, ne posso dir male più di qualunque<br />
altro, ne vedo i difetti e le debolezze più di qualunque altro, ma l’amo lo stesso. La<br />
passione non si discute. Non è detto che ci si innamori soltanto delle donne belle e<br />
buone. Anche le brutte e le cattive (e spesso le più viziose che le altre) hanno i loro<br />
amanti.<br />
Io posso disprezzare certi italiani, moltissimi italiani, la maggioranza degli italiani, ma<br />
voglio bene all’Italia. L’Italia è la mia Patria, è il posto dove sono nato, dove ho<br />
lavorato, dove ho sofferto: quest’amore è più forte di me.<br />
Giovanni Papini
INTRODUZIONE ALLA<br />
NOSTRA CULTURA<br />
"Nella cultura politica della Destra, sintesi dei movimenti<br />
intellettuali ispirati al realismo, e nella quale, dunque, c'è<br />
posto, solo per restare al Novecento, e facendo pochissimi<br />
esempi, per il decisionismo di Schmidt e le elaborazioni del<br />
sociologismo politico di Pareto, Mosca e Michels, per<br />
l'antistatalismo di don Sturzo e la critica alla partitocrazia,<br />
per il pragmatismo di Rensi ed il relativismo di Tilgher, per<br />
le aperture umanistiche di Giovanni Gentile e le suggestioni<br />
“sociali” di Spirito, per Prezzolini e Papini, Marinetti e<br />
Soffici, Evola e d'Annunzio; in questa cultura politica si<br />
ravvisa il fondamento della coniugazione del principio di libertà con quello di autorità. L'uno senza<br />
l'altro non può esistere, e viceversa.<br />
(...) Una nazione è una realtà avente vita continuativa, diceva il grande giurista Alfredo Rocco. Ed è a<br />
questa continuità di spirito che le forze politiche del rinnovamento devono applicarsi, non soltanto per<br />
difendere gli interessi italiani nel mondo, ma anche per resuscitarne la cultura, fondamento<br />
dell'esperienza storica di tutto il popolo italiano.<br />
(...) Alleanza Nazionale porterà nell'azione di rinnovamento tutto questo. È il suo patrimonio formato<br />
di molte cose, intessuto di quella cultura nazionale che ci fa essere comunque figli di Dante e di<br />
Machiavelli, di Rosmini e di Gioberti, di Mazzini e di Corradini, di Croce, di Gentile ma anche di<br />
Gramsci. Nulla si separa, nulla si distrugge nella formazione di una memoria storica e <strong>culturale</strong>: poi<br />
alla sensibilità di ciascuno è dato riconoscere ascendenze più o meno vicine."<br />
(cfr. Tesi di Fiuggi, gennaio 1995)<br />
D<br />
a quanto si affermò a Fiuggi nel 1995 si può trarre una conclusione: che la cultura della Destra è<br />
ampia ed eterogenea, antidogmatica e anti-ideologica, sintesi di diversi filoni culturali, che<br />
originariamente si trovavano in antitesi. Infatti la capacità della nostra cultura sta nel coniugare<br />
elementi tipicamente di "Destra", come la concezione di patriottismo, con elementi di "Sinistra", come<br />
l'aspirazione alla giustizia sociale (epurata nella sua radice materialista di origine marxista).<br />
Ecco che allora possiamo affermare senza reticenze che la cultura di Destra prende origine e si<br />
ispira dall'eredità nazionale di Mazzini e Pisacane, dal mite socialismo patriottico di Edmondo De<br />
Amicis, Giovanni Pascoli, Ada Negri,dalla dottrina sociale della Chiesa, dal patriottismo di Alfredo<br />
Oriani, da Papini e da Prezzolini, da Filippo Tommaso Marinetti e il Futurismo, il sindacalismo<br />
rivoluzionario di Filippo Corridoni, e quello nazionale di Corradini, da Gabriele d'Annunzio e la<br />
"Carta del Carnaro", dall'Umanesimo del Lavoro di Giovanni Gentile, dall'"Operaio" di Ernst<br />
Junger con la "Rivoluzione conservatrice" tedesca, dal socialismo tedesco di Werner Sombard,<br />
Oswald Splenger, Othmar Spann e Martin Heidegger, dal realismo e dal pragmatismo politico<br />
dell'ex-socialista e poi statista Benito Mussolini, dal socialismo fascista di Pierre Drieu la Rochelle,<br />
dall'anarchico Céline, dal distruttore e nichilista Nietzsche, dall'ultrareazionario e tradizionalista
Julius Evola nelle avanguardie artistiche del futurismo e del dadaismo, dal conservatore Carl Schmitt,<br />
dall'Ugo Spirito dei dibattiti sulla corporazione proprietaria e del saggio sulla guerra rivoluzionaria, dal<br />
populismo nazionale di Berto Ricci assieme alle sue splendide "eresie", dalla narrativa di Marcello<br />
Gallian, dalla lotta di Ezra Pound contro la grande usura del capitale finanziario, dal Nicola<br />
Bombacci propulsore della socializzazione nella Repubblica Sociale Italiana, dalle analisi intellettuali<br />
di Marco Tarchi e della Nuova Destra, dal comunitarismo nazional-popolare dei Campi Hobbit,<br />
dalle analisi e dalle critiche all’Occidente di Massimo Fini e dalla cultura "interventista" e dalle<br />
prospettive di una "nuova rivoluzione conservatrice italiana" espressa da Marcello Veneziani e la<br />
sua possibile alternativa Comunitari e Liberal.<br />
La nostra cultura è tutto questo e molto di più. Non è riconducibile ad un progetto politico perché non<br />
potrebbesesserlo.<br />
A questa cultura riconosciamo il diritto delle contaminazioni e della critica: senza rimozioni,<br />
senza amnesie, con il coraggio di trovare percorsi inediti per una nuova Ideologia italiana ed<br />
europea.<br />
“L’unica cultura che riconosco è quella delle<br />
idee che diventano azione!”<br />
Ezra Pound
LA DESTRA ITALIANA<br />
ddaall ddooppoogguueerrrraa aadd ooggggii<br />
11994455 -- 11996688<br />
I<br />
l Movimento Sociale Italiano nasce ufficialmente il 26 dicembre 1946, giorno di S.Stefano. E' un<br />
periodo caldo dell'intera storia italiana del Novecento perché subito seguente alla fine del secondo<br />
conflitto mondiale che ha segnato la fine dei regimi dell'Asse e la<br />
vittoria delle forze angloamericane e sovietiche. Una guerra lunga,<br />
conclusasi disastrosamente per l'Italia, almeno a partire da quel<br />
fatidico e maledetto 8 settembre 1943, giorno della "morte della<br />
Patria" come definì azzeccatamente Ernesto Galli della Loggia. Giorno<br />
che vide l'Italia spaccarsi nettamente, tra chi si affiancò alla lotta<br />
partigiana e chi volle invece mantenere il senso dell'onore e della<br />
fedeltà aderendo alla Repubblica Sociale Italiana di Salò. Giorno che<br />
diede inizio ad una sanguinosa guerra civile, uno dei periodi più bui e<br />
dimenticati della nostra storia. E non poteva che nascere dalle "ceneri"<br />
della Repubblica Sociale il nuovo movimento che in seguito avrebbe<br />
occupato un posto importante, di prestigio all'interno dello scenario<br />
politico nazionale, seppur passando tra mille difficoltà e travagli. Fu<br />
proprio un gruppo di reduci "repubblichini", sopravissuti alla<br />
Resistenza, a dare vita, nello studio di Arturo Michelini, al MSI.<br />
Suo primo segretario è Giorgio Almirante, all'epoca trentaduenne. Un<br />
uomo storico, di origini umili. Il primo atto che dà davvero inizio<br />
all'esperienza del nuovo soggetto politico fu quello di chiamare a raccolta tutti i lavoratori,<br />
indipendentemente dalle appartenenze politiche evidenziando in questo modo non soltanto una<br />
certa continuità programmatica con i "punti" che avevano segnato l'esperienza di Salò ma anche<br />
una prima spinta verso quella che si può definire la vera e unica vocazione storica della Destra:<br />
sociale. Un movimento che nasce come "movimento degli italiani", di<br />
tutti gli italiani, portatore fin da subito di valori quali la giustizia<br />
sociale, la solidarietà, credendo nella volontà e nell'onore. Un<br />
movimento che si batte per raggiungere quella tanto agognata<br />
pacificazione nazionale che inseguiamo ancora adesso, a distanza di<br />
addirittura mezzo secolo, che segnerebbe la fine , quella vera,della<br />
guerra civile in Italia, con tutto il suo carico di odi e rancori che<br />
persistono ancor'oggi.<br />
Tutti questi valori troveranno forma in un primo programma<br />
caratterizzato da quattro punti principali: superamento della logica della<br />
guerra civile, concertazione di tutte le categorie lavorative,<br />
partecipazione attiva del cittadino alla vita politica della Nazione e, per ultimo, la rivendicazione delle<br />
terre irridente come Trieste e integrità territoriale dell'Italia.<br />
I congresso, giugno 1948, Napoli
La sinistra interna, con Almirante in prima fila, è protagonista della relazione riguardante la politica<br />
sociale ed economica che darà inizio all'ambizioso<br />
progetto dello Stato nazionale del Lavoro, che sia al<br />
contempo distante da propositi nazionalistici e<br />
socialisti (la cosiddetta "terza via"). Un congresso che<br />
segna la ferma condanna della violenza politica<br />
nonché, soprattutto, la piena accettazione del sistema<br />
democratico, instauratosi al termine della guerra.<br />
Importante è anche il ruolo di Augusto De Marsanich<br />
che, coniando la celebre formula "Non rinnegare, non<br />
restaurare", cerca di trovare una mediazione tra<br />
l'esigenza di continuità col fascismo e la necessità di<br />
inserimento nella logica democratica.<br />
Il congresso vede Giorgio Almirante confermato alla<br />
segreteria nazionale.<br />
II congresso, Roma, 1949<br />
Si registrano i primi contrasti tra i vertici del partito e la base militante allorché il dibattito è<br />
concentrato principalmente, per questo secondo appuntamento congressuale, sulla partecipazione o<br />
meno dell'Italia all'Alleanza Atlantica (N.AT.O.). Un'ostilità giustificata da una parte con la<br />
rievocazione del mito fascista della Terza Via, contrastata dall'altra con la necessità di allacciarsi con le<br />
altre forze anticomuniste "sfumando" i richiami al fascismo. Nonostante questo, Almirante rimane alla<br />
guida del partito in "coabitazione" con la fazione moderata capeggiata da Michelini e De Marsanich.<br />
III congresso, luglio 1952, L'Aquila<br />
Il partito si presenta al terzo congresso della sua storia con un importante novità: la nomina di De<br />
Marsanich nel ruolo di segretario nazionale, conseguentemente alle dimissioni di Almirante. E' anche<br />
l'anno della promulgazione della famigerata legge Scelba che vieta la ricostituzione del partito fascista.<br />
Esemplare, si può dire, il comportamento di Almirante che alla Camera inscena una sorta di<br />
ostruzionismo parlamentare che rallenti, in ogni caso, l'iter della legge tanto contestata. Al congresso,<br />
la sinistra interna riesce a far approvare una modifica<br />
allo Statuto che sancisce la vocazione repubblicana del<br />
MSI. In generale, fra il 1948 e il 1953, il Movimento<br />
conquista una presenza stabile nella politica italiana,<br />
non riuscendo ancora tuttavia a superare alcuni spinosi<br />
dilemmi sulla sua reale identità collettiva. Occorre<br />
scegliere tra una percorso di continuità rispetto<br />
all'esperienza fascista ,e rivendicarne la legittimità<br />
(d'altronde, questa era stata la strada iniziale intrapresa<br />
dai suoi fondatori), e un percorso invece di modifica<br />
degli scopi ufficiali per inserirsi a pieno titolo nel<br />
sistema, e quindi a destra della Dc. Ma i tempi per la<br />
risoluzione di questo grande dubbio non sono ancora maturi.
VI congresso, 1960, Genova<br />
Il congresso dell'umiliazione. La città genovese è teatro di violenti tumulti, scatenati dalla sinistra, che<br />
impediscono lo svolgimento regolare dell'assise missina. Nonostante questo, l'elettorato reagisce<br />
facendo balzare il partito al 5.9 % alle elezioni provinciali del novembre 1960. Il partito si scaglia<br />
contro il cedimento democristiano alle sinistre e così fallisce miseramente il progetto di Michelini che,<br />
con il compromesso raggiunto con la sinistra interna di Almirante, diede sostanza a quella politica<br />
d'inserimento che portò il MSI a votare nel '57 per il governo Dc di Zoli in funzione anti-sinistre.<br />
aannnnii ’’7700 ee ’’8800<br />
“Dalla strategia dell’inserimento all’alternativa al sistema”<br />
Anni Settanta, anni caldi della politica italiana con scontri purtroppo non limitati esclusivamente alle<br />
parole e al confronto democratico, come dimostreranno i numerosi episodi di violenza che lasceranno<br />
sul campo un cospicuo numero di giovani, colpevoli soltanto di pensare liberamente. Ma è il 1968 la<br />
data cruciale che segna un profondo cambiamento nei modi di fare politica ed è sempre da questa data<br />
che prenderà il via, poco tempo dopo, la terribile e<br />
sanguinosa stagione del terrorismo. Allo scoppio dei<br />
moti giovanili del ’68 la giovane destra è assai<br />
attiva e, anzi si propone come anima protagonista<br />
all’interno della variopinta contestazione. Una<br />
giovane destra decisa quindi ad inserirsi a pieno<br />
titolo nelle lotte studentesche e a cercare di<br />
trovare una nuova dimensione dove stabilirsi e da<br />
vivere finalmente in maniera attiva. Non così la<br />
pensano invece i vertici del MSI, decisi a riportare<br />
il partito sui tradizionali binari dell’ordine e della<br />
legalità. Una strategia che finirà per impedire di fatto anche solo la presenza di ragazzi di destra negli<br />
atenei e a rendere la vita a dir poco difficile a tutti gli studenti missini. Paradossalmente il freno posto<br />
dai vertici del partito all’entusiasmo giovanile spiana la strada dell’egemonizzazione, compiuta<br />
abilmente, da parte della sinistra che di fatto marxistizzerà la protesta studentesca. Il 1969 è l’anno<br />
della morte di Arturo Michelini, fondatore e segretario del Movimento Sociale, e che aprirà l’era<br />
Almirante destinata a lasciare un’impronta indelebile nella storia della destra italiana. Il nuovo<br />
segretario, vicino agli ideali che avevano contraddistinto il fascismo di Salò, cerca subito di recuperare<br />
tutte le forze della destra politica, tentando di riorganizzarle e successivamente dando il via all’opera di<br />
defascistizzazione del partito con l’abbandono delle vecchie parole d’ordine. C’è insomma la volontà<br />
di cambiare pagina rispetto al passato, di dare al partito uno spirito più movimentista e di dare<br />
nuova linfa a tutto l’ambiente. L’opera rinnovatrice di Almirante vede subito i suoi frutti nel 1971<br />
quando il MSI raggiunge il più alto risultato elettorale di sempre passando dall’8.2% al 13,9% alle<br />
amministrative. E’ ovviamente un risultato che spiazza clamorosamente i vertici del sistema, la Dc<br />
quindi, che se prima, con la fondamentale opera di collaborazione di Michelini (strategia<br />
dell’inserimento nel sistema), aveva raggiunto un buon rapporto con il MSI, ora opta per una chiusura<br />
netta nei confronti del MSI, ritornato al prestigio. Almirante è quindi costretto a ritornare sui propri<br />
passi e il MSI abbandona la strada, risultata impervia, della strategia dell’inserimento per ritornare al<br />
vecchio movimentismo di protesta al sistema. Anche sul piano <strong>culturale</strong> è un periodo molto caldo. Si
evolvono infatti le teorie della “nuova destra”, ideata dallo studioso fiorentino Marco Tarchi, che<br />
riprende temi ormai fatti propri dalla sinistra come l’ecologia e la questione ambientale. C’è da<br />
più parti persino la volontà di intraprendere la via del dialogo con i giovani della sinistra,<br />
cercando di mettere da parte vecchi odi e rancori (tesi proposta da Pino Rauti). Ma gli anni<br />
Settanta sono soprattutto gli anni della violenza politica che si manifesta nelle strade, nelle sezioni,<br />
nelle scuole e nelle università. Sono gli anni del terrore di uscire di casa e di non tornare più,<br />
dell’andare a scuola e sentirsi ripetutamente offeso, non solo<br />
verbalmente, per il semplice e aberrante motivo di non pensarla come<br />
la massa, del<br />
rimanere asserragliati dentro la propria sezione e cercare in tutti i<br />
modi di difendere essa e la propria pelle. Gli anni Settanta segnano<br />
l’eroismo e il sacrificio pagato col sangue di molti ragazzi del<br />
Fronte. Vale la pena quindi di ricordare quello di Sergio Ramelli a<br />
Milano, sprangato a colpi di chiave inglese sotto casa da un<br />
commando di Avanguardia Operaia. Seguirono ben 47 lunghi,<br />
strazianti giorni di agonia che termineranno il 29 aprile 1975 con la<br />
morte del camerata milanese. E quello di Acca Larentia (Roma), dove<br />
prima un commando dell’estrema sinistra falcia a colpi di pistola<br />
Francesco Ciavatta e Francesco Cecchin poi un agente di polizia,<br />
intervenuto sul posto dopo attimi di tensione, centra la testa di<br />
Almirante e Rauti<br />
Stefano Recchioni lasciandolo senza vita. Proprio la strage di Acca Larentia segna un punto di svolta<br />
per la giovane destra: alcune frange si daranno alla lotta armata. Soltanto due di altri numerosissimi<br />
episodi di sangue che videro decine di giovani cadere nelle strade sotto i colpi dell’antifascismo<br />
militante. Intanto anche a destra iniziano a prendere corpo sempre di più alcune tematiche che in<br />
seguito costituiranno l’asse portante dell’intero movimento. Si inizia a discutere di lotta alla droga,<br />
all’immigrazione. Sempre più influente è la linea rautiana che predica<br />
il famoso “sfondamento a sinistra”, riallacciandosi dunque al fascismo<br />
più “eretico”, più spostato a sinistra. Il congresso nazionale del FdG nel<br />
1977 designa Gianfranco Fini, volto emergente della destra italiana, quale<br />
presidente nazionale del movimento seppur egli fosse giunto solo quinto<br />
nella graduatoria delle preferenze dei votanti. E’ lo stesso Almirante,<br />
servendosi del sistema di elezione allora vigente, che lo preferisce agli altri<br />
4, tra i quali Marco Tarchi. Fini ha 35 anni.<br />
L’ascesa del nuovo personaggio raggiunge il<br />
suo apice nel 1987 quando ancora<br />
Almirante, ormai affaticato per evidenti<br />
ragioni d’età, gli consegna il testimone della<br />
guida del partito che esclusa la<br />
parentesi(durata un anno) del 1990 con<br />
l’elezione di Pino Rauti a segretario del<br />
MSI, continuerà a ricoprire fino alla fondazione del nuovo soggetto<br />
politico denominato Alleanza Nazionale. Nel 1989 c’è il grande evento<br />
che cambierà radicalmente la geopolitica internazionale, aprendo<br />
finalmente l’Europa a nuovi orizzonti di crescita e soprattutto alla<br />
ricerca di un’identità stabile: crolla il muro di Berlino. Crolla l’ultima<br />
folle e aberrante ideologia del secolo aprendo nuovi spiragli di libertà e<br />
di sviluppo economico all’Europa. Gli anni Novanta segnano infine<br />
l’avvento delle prime leghe (Lega lombarda, Lega veneta…) che si
appropriano di battaglie da sempre appartenute alla destra come l’immigrazione e la difesa dell’identità<br />
nazionale.<br />
IX congresso, Roma, 21-23 novembre 1970<br />
Il nuovo leader Giorgio Almirante, forte dell’appoggio della base, fonda la sua strategia su un forte<br />
anticomunismo, da manifestarsi soprattutto nelle piazze, per contrastare la presenza dominante delle<br />
sinistre, e sull’abbandono delle vecchie e nostalgiche parole d’ordine. Straordinario il successo<br />
elettorale delle amministrative del ’71: il MSI passa al 13,9%<br />
X congresso, Roma, 18-21 gennaio 1973<br />
Si celebra la nascita della Destra Nazionale, cui Almirante cerca di dare<br />
riferimenti culturali e ideologici più sfumati rispetto a quelli rigidi fino a quel<br />
momento ancorati all’esperienza fascista. Nascono allo scopo nuove riviste<br />
come “La Destra”, “Intervento”.<br />
XV congresso, Sorrento, dicembre 1987<br />
Avviene il passaggio del testimone tra Almirante e il delfino Gianfranco Fini. Una scelta che di<br />
fatto frantuma la vecchia componente almirantiana. Vince la corrente “Destra<br />
in movimento” che appunto sostiene Fini. Dall’altra parte la corrente più<br />
importante è quella che fa capo a Pino Rauti “Andare oltre” che propone una<br />
fine degli odi e rancori seguenti al lungo dopoguerra, che riparta da un dialogo<br />
a tutto campo con le forze politiche insistendo su un’identità che allarghi i<br />
confini della destra. Il confronto divide a metà il partito: 53,6% a Fini e 44,8%<br />
a Rauti.<br />
XVI congresso, Rimini, 11-14 gennaio 1990<br />
Il congresso si apre e gli ex colonnelli di Almirante, verso i quali Fini<br />
manifesta già segni di insofferenza, offrono la segreteria del partito a Pino Rauti il quale vince sul<br />
rivale per una cinquantina di voti (744 contro 697). Lo scarso risultato elettorale del maggio ’90 alle<br />
Regionali e una certa diffidenza dell’elettorato verso le tesi aperturiste di Rauti spingono il leader a<br />
dimettersi dalla segreteria e a riconsegnare la guida a Gianfranco Fini.<br />
aannnnii ’’9900<br />
“La fondazione di Alleanza Nazionale”<br />
Gli anni Novanta sono anni difficili per il MSI. Di fronte al logico cambiamento<br />
all’interno della società la Destra italiana si trova impreparata ad affrontare,<br />
nella maniera adeguata, le nuove sfide dell’epoca. Manca cioè degli strumenti<br />
necessari per governare i nuovi scenari. Si assiste a importanti stravolgimenti<br />
soprattutto in campo politico con la morte del consociativismo, che vuol dire il<br />
tramonto dei due grandi partiti del secondo dopoguerra, la Democrazia<br />
Cristiana e il Partito Comunista Italiano. Il Nord è in fermento: nasce il<br />
movimento della Lega Lombarda (l’attuale Lega Nord) che contribuirà
pesantemente al sovvertimento del vecchio e superato sistema politico italiano. Per la prima volta nella<br />
storia ci si trova davanti ad un movimento politico che fa della contrapposizione Nord-Sud la propria<br />
bandiera fondamentale. Un movimento che in seguito farà proprie altre battaglie storicamente<br />
appartenute all’area missina come quella sull’immigrazione e la difesa del territorio. Sulla situazione<br />
italiana si abbatte il ciclone Tangentopoli con lo storico leader socialista Bettino Craxi al centro di<br />
roventi indagini e polveroni. Come detto all’inizio, il MSI non riesce a governare la nuova fase storica<br />
e le Regionali del maggio ’90 mettono in evidenza ulteriormente le carenze a livello politico-strategico<br />
del partito come dimostra il misero 3,9% di preferenze ottenute. Dentro il partito è tempo di riflessione,<br />
di profonda incertezza legata a quello che ne potrebbe essere del Movimento in futuro, ancora troppo<br />
ancorato ai vecchi e rigidi schemi tradizionali e incapace di elaborare una strategia realmente moderna<br />
e innovatrice. Anche nelle storiche roccaforti “nere” del Sud si perdono consensi, segno di un tramonto<br />
ormai prossimo. Pino Rauti, eletto poco più di quattro mesi prima dal congresso di Rimini, lascia la<br />
segreteria del partito e così anche buona parte dell’intera struttura dirigenziale. Tra le cause del<br />
fallimento del progetto rautiano, oltre all’inadeguatezza del partito ad affrontare le sfide strategiche che<br />
i tempi mutati imponevano, anche la diffidenza mostrata dall’elettorato verso le sue tesi aperturiste. Si<br />
chiude così l’era del MSI e prende il via una nuova esperienza politica, un nuovo soggetto,<br />
denominato Alleanza Nazionale. Un soggetto che nasce sulle rovine delle battaglie perse del<br />
Movimento Sociale, dotato di maggiore spinta innovatrice e ritrovata progettualità politica al passo con<br />
i tempi. Non poco travagliato e difficile fu questa trasformazione del vecchio Movimento Sociale. Un<br />
percorso non facile, segnato da scontri oltre che politici anche umani, determinati soprattutto dall’uscita<br />
di scena di Pino Rauti che andrà a formare la Fiamma Tricolore. A Fiuggi, nel gennaio 1995, prende<br />
ufficialmente il via la nuova avventura post-missina. Viene stilato il nuovo documento ufficiale<br />
che costituirà la base programmatica di Alleanza Nazionale. In questo documento, le cosiddette<br />
“Tesi di Fiuggi”, tra le tante cose, si pone l’accento sul “problema”<br />
del nostalgismo, che coinvolge ancora una larga parte del partito.<br />
Vengono ripudiati razzismo e antisemitismo. Quanto all’esperienza<br />
fascista, che costituiva un forte richiamo storico per il MSI da cui<br />
comunque non si può prescindere se si vuole realmente fare<br />
un’analisi seria e profonda della storia del Movimento, ha inizio<br />
l’importante e necessaria fase di storicizzazione di quel periodo.<br />
Storicizzazione che permetterà, una volta per tutte, di fare luce<br />
su ogni aspetto che caratterizzò il Ventennio e di leggere l’epoca<br />
mussoliniana con spirito obiettivo, sgombro da pregiudizi<br />
ideologici e pure, se vogliamo, con spirito “revisionista”.<br />
C’è comunque molto delle idee e i valori che avevano<br />
caratterizzato il fascismo movimento, quello del 1919 e poi<br />
riproposti nel corso della breve esperienza di Salò, nel<br />
documento programmatico di AN. Infatti si leggono voci che si<br />
rifanno alla vocazione sociale e popolare della destra e questo<br />
inciderà pesantemente sul futuro assetto del partito: si chiede il<br />
presidenzialismo, la partecipazione degli operai agli utili e alla<br />
cogestione delle aziende (Socializzazione), la differenziazione delle Camere e l’istituzione del<br />
Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (CNEL) come terza Camera (Corporativismo<br />
leggero).<br />
Un partito con varie componenti all’interno: oltre a quella storica sociale e nazional-popolare, vi<br />
si trovano anche quella di stampo più nazional-conservatrice e quella cattolica. Una varietà di<br />
anime1che1ha1contribuito,1ognuna1portando1avanti1le1proprie1iniziative1e1battaglie,1all’ascesa1al<br />
Governo1disAN,savvenutasils13smaggios2001,sdoposlastropposbrevesesperienzasdels1994.
IL SOLSTIZIO<br />
“Con le vesti di oggi copri la tua armatura, di questa notte non avere paura. Accendi dei fuochi nelle<br />
foreste più buie, lungo le valli, tra nebbie e pianure, accendi dei fuochi in mezzo alla neve, sulle<br />
cime più alte, tra le rocce più scure, (...) accendi dei fuochi sulla sabbia del mare, le dolcissime sere<br />
tra la polvere e il mare. Accendi dei fuochi ovunque tu sia quando sulla tua terra è la notte più buia<br />
insegui la pace, ma non temere la guerra e germoglierà il seme sulla tua terra. (...) accendi dei<br />
fuochi nella tua mente nessuno è a te uguale tutto ti è differente. Accendi dei fuochi e rimani a<br />
vegliare e sarà nuova luce e potrai respirare...”<br />
Zetapiemme<br />
U<br />
na trattazione a parte merita senza dubbio il tema del “solstizio”.<br />
Questo giorno, o per meglio dire questi giorni (21 dicembre, Solstizio d’Inverno; 21 giugno,<br />
Solstizio d’Estate), hanno sempre rappresentato per il Fronte della Gioventù, e rappresentano per<br />
<strong>Azione</strong> Giovani, due momenti di particolare importanza. L’abitudine di festeggiare i solstizi è, a dir<br />
poco, antica quanto l’Europa; fin dai tempi più remoti infatti, il 21 di dicembre ed il 21 di giugno hanno<br />
rappresentato per gli uomini due momenti di altissimo coinvolgimento spirituale e di profonda<br />
devozione.<br />
Per i nostri avi, il Solstizio d’Inverno era sinonimo del periodo più duro<br />
dell’anno: le giornate erano fredde e corte, il lavoro nei campi era più che mai<br />
duro e faticoso. Le divinità solari sembravano avere abbandonato gli uomini,<br />
mentre quelle oscure, che governano le tenebre, erano quanto mai presenti. La<br />
notte fra il 21 ed il 22 dicembre (la notte del Solstizio d’Inverno) è la più lunga<br />
dell’anno: il sole sembra non trovare la forza per tornare a splendere e a<br />
riscaldare la Terra e per questo, fin dall’antichità più remota, gli uomini erano soliti vegliare l’intera<br />
notte, accendendo fuochi e pregando affinchè il sole trovasse nuovamente la forza per sconfiggere le<br />
tenebre.<br />
Il Solstizio d’Estate rappresenta l’esatto contrario: le giornate sono più lunghe e calde ed anche per i<br />
nostri avi la vita era più facile, addolcita dai frutti che la terra dava loro come retribuzione per il sudore<br />
e la fatica spesi nel corso della stagione fredda.<br />
La notte del Solstizio d’Estate (tra il 21 ed il 22 di giugno) era, presso le antiche comunità, notte di<br />
festa, di baldoria e di saluto festoso al sole al quale si levava il ringraziamento per aver illuminato e<br />
riscaldato la terra fino ad allora.<br />
Per il Fronte della Gioventù, ed oggi per <strong>Azione</strong> Giovani, ovviamente il significato del solstizio<br />
non è più quello che questo assumeva presso i nostri avi, primi abitanti del vecchio continente,<br />
ma ha una valenza profondamente differente.<br />
Il solstizio è vissuto dalla Comunità di <strong>Azione</strong> Giovani come momento di massimo coinvolgimento<br />
spirituale, come attimo di riscoperta di tutto quanto c’è attorno a noi di non materiale.<br />
Nel giorno del solstizio occorre dimenticare tutto quanto fa parte della nostra esistenza moderna<br />
e materiale: cellulare, televisione, internet, scuola, università, lavoro, ... e pensare solo a ricreare<br />
il legame (inscindibile, ma troppo spesso ignorato) fra noi, i nostri avi, le nostre radici, le nostre<br />
tradizioni, la nostra parte non materiale.<br />
Il solstizio è il momento in cui la Comunità si ritrova e riscopre quel legame spirituale che la<br />
rende entità unica.<br />
Nel giorno del solstizio ognuno dimentica il proprio ruolo che quotidianamente riveste nella società,<br />
ma dimentica anche la propria dimensione politica; al solstizio non si ritrovano nè un gruppo di amici,
nè un movimento politico, ma una fratellanza di uomini intenzionati a non dimenticare di essere<br />
tali.<br />
Tutti i giorni infatti siamo abituati ad essere qualcosa di diverso dall’essere “uomini”: siamo studenti o<br />
lavoratori durante il giorno, figli o fratelli a casa, amici in compagnia, telespettatori davanti alla TV,<br />
clienti nei negozi e nei supermercati, giovani in società, militanti quando ci ritroviamo nella sede di<br />
<strong>Azione</strong> Giovani; ma colui che ambisce ad essere un “uomo nuovo differenziato” deve anche trovare il<br />
tempo, di tanto in tanto, di ricordare a sè stesso che prima di tutto questo egli è un “uomo”.<br />
La festività del solstizio carica di tutto il suo alone al tempo stesso mistico, spirituale e fantastico<br />
incarna alla perfezione il momento in cui, con piacere, ci distacchiamo dalla quotidianità per<br />
immergersi in una giornata dedicata unicamente alla conoscenza di noi stessi.<br />
Momenti comunitari del Solstizio
L’ALTERNATIVA<br />
“... perchè la Rivoluzione, si sa, è come il vento: non la si può fermare, le<br />
si può solo far perdere tempo!”.<br />
dagli atti del processo a “Terza Posizione”<br />
I<br />
n termini, ancora una volta, di eredità progettuale, <strong>Azione</strong> Giovani eredita dal Fronte della Gioventù il<br />
compito di battersi per la ricerca della vera “alternativa al sistema”.<br />
Quella che per il Fronte della Gioventù era la “terza via” da ricercare e percorrere in<br />
contrapposizione al marxismo ed al liberal-capitalismo, padroni ciascuno di metà Europa, oggi è<br />
diventata consapevolezza di dover lottare contro il “sistema del potere”, rappresentato da coloro che<br />
detengono il potere e che, con mezzi più o meno leciti, impediscono costantemente la spinta<br />
rinnovatrice proveniente da destra, e contro il “sistema della cultura”.<br />
Spetta a noi il compito di sfondare le barricate da sempre issate dalla sinistra per isolare la cultura<br />
“ufficiale” tenendola in pugno e monopolizzandola.<br />
Parlare di lotta al capitalismo ed al comunismo oggi ha poco senso, ma sicuramente è ancora<br />
nostro dovere osteggiare il tentativo di dare all’uomo una dimensione solamente materialistica ed<br />
economicistica; concezione che questi due sistemi hanno<br />
introdotto col passare degli anni nella pratica del nostro<br />
paese.<br />
Essere “alternativa” oggi significa uscire dal puro e<br />
semplice ideologismo degli anni ’70 e ’80, significa<br />
abbandonare gli slogan del passato ed avviare proposte<br />
concrete che possono consentirci di confrontarsi, all’atto<br />
pratico, con chiunque.<br />
Oggi <strong>Azione</strong> Giovani è l’organizzazione giovanile di<br />
Alleanza Nazionale; i giovani che si formano in <strong>Azione</strong><br />
Giovani domani saranno chiamati ad essere la nuova classe<br />
dirigente di Alleanza Nazionale: essi dovranno guidare un grande partito moderno che si propone come<br />
forza di rinnovamento e di governo.<br />
Per questo <strong>Azione</strong> Giovani si è data un progetto assai ambizioso: concorrere alla realizzazione di<br />
uno stato organizzato secondo una nostra concezione; dobbiamo impegnarci affinchè l’Italia<br />
possa diventare un giorno un vero “Stato Nazionale del Lavoro”.<br />
Lo stato che sogniamo è:<br />
- autenticamente democratico in quanto pone il popolo, ed esclusivamente esso, alla<br />
base della propria legittimazione giuridica.<br />
Il popolo deve partecipare attivamente alla vita pubblica mediante l’elezione diretta non solo delle due<br />
Camere (notevolmente ridotte nel numero dei componenti), ma anche del Capo dello Stato.<br />
Il popolo deve anche essere messo nella condizione di operare con le leggi dello Stato attraverso la<br />
possibilità di promuovere referendum non solo abrogativi, ma anche propositivi.
- uno Stato sociale in quanto assume come autentico fondamento per le proprie istituzioni il<br />
lavoro dell’uomo.<br />
Lo Stato deve tenere conto e tutelare le categorie sociali economicamente più deboli anche mediante<br />
sussidi economici.<br />
Nel nostro Stato l’essere umano non cessa di essere considerato tale qualora non sia in grado di<br />
“produrre”; per questo motivo un particolare interesse deve essere dimostrato nei confronti di<br />
handicappati, invalidi, malati ed anziani.<br />
- Stato organico in quanto non accettiamo la divisione della<br />
società in “classi”.<br />
La suddivisione della società serve solo a far si che una determinata categoria, sia quella dei lavoratori<br />
dipendenti o quella dei proprietari dei mezzi per la grande produzione, imponga il proprio potere ed i<br />
propri bisogni a tutta la comunità nazionale.<br />
Nel nostro Stato deve essere superato il concetto stesso espresso dalla parola “classe” e questo concetto<br />
si dissolve automaticamente di fronte alla valorizzazione delle diverse categorie a seconda della loro<br />
funzione e non dei loro interessi politici.<br />
- Stato gerarchico in quanto pone le vere qualità che rendono grande un uomo quali onore,<br />
coraggio, saggezza, purezza di spirito, lealtà, rispetto, fedeltà, al<br />
di sopra di tutti i vantaggi derivanti dalla nascita, dalla fortuna,<br />
dalle parentele, dai possedimenti patrimoniali.<br />
Lo stato che sogniamo è guidato da una elite di “uomini<br />
nuovi” scelti in considerazione di queste sole qualità.<br />
- Stato etico in quanto pone principi ed afferma<br />
l’esistenza di Valori, incarna lo Spirito del Popolo, lo educa, lo<br />
preserva e lo conduce sulla strada indicata dalla storia facendo<br />
sempre attenzione a preservare i Valori della Civiltà.<br />
Esso deve tutelare e salvaguardare il popolo, minato<br />
continuamente da chi, giorno dopo giorno, cerca di attuare folli progetti mondialistici e di<br />
globalizzazione sfrenata.<br />
- Stato dei valori poiché propone la salvaguardia e la riscoperta di quei Valori, appunto,<br />
che da sempre sono patrimonio della Civiltà Europea.<br />
Esso si contrappone a chi predica il nichilismo, la ricerca dei non-valori della moda e del consumo e<br />
più in generale la modernità nelle sue peggiori forme.<br />
Il nostro Stato combatte contro le folli proposte di chi da una parte invoca la completa libertà d’aborto e<br />
dall’altra la totale apertura delle frontiere verso l’immigrazione extra-comunitaria: riteniamo che non<br />
sia degno di essere chiamato Popolo chi predica l’ingresso sul proprio territorio di figli di culture<br />
lontane anni luce dalla propria ed al tempo stesso uccide i suoi figli legittimi.<br />
<strong>Azione</strong> Giovani non ha ideologie da diffondere, ma Ideali che le consentono di vivere e di lottare,<br />
partecipa a battaglie come quella, citata sopra, per la creazione di uno Stato che la assomigli e la<br />
soddisfi.<br />
Ci sono comunque altissimi ideali che dobbiamo riconoscere per forza all’interno del nostro<br />
bagaglio <strong>culturale</strong>: il sentimento di Patria, di Nazione, di Giustizia, di Solidarietà, ma soprattutto<br />
di Libertà.
Valori come la Fedeltà, la Lealtà, l’Onore, vanno quotidianamente difesi dall’assalto moderno<br />
della concezione utilitaristica della vita. E poi ci sono i miti eterni dell’Eroe, del Condottiero<br />
inteso come sublimazione dello spirito di un popolo, il mito lontano dell’Impero (e non<br />
dell’imperialismo che è cosa ben differente!) e quello, affascinante e magico, delle Civiltà Pre-<br />
Cristiane che sancisce il legame forte ed inestinguibile col nostro passato, con le nostre origini,<br />
con la nostra appartenenza alla stirpe Europea: esso rappresenta la consapevolezza di essere<br />
Civiltà prima ancora che Popolo.<br />
“Il popolo partecipa integralmente, in modo organico e permanente, alla vita<br />
dello Stato e concorre alla determinazione delle direttive, degli istituti e degli<br />
atti idonei al raggiungimento dei fini della Nazione, col suo lavoro, con la sua<br />
attività politica e sociale, mediante gli organismi che si formano nel suo seno<br />
per esprimere gli interessi morali, politici ed economici delle categorie di cui<br />
si compone, e attraverso l’Assemblea costituente e la Camera dei<br />
rappresentanti del lavoro.”<br />
(Art.12, Costituzione della R.S.I., 1943-XXI)
L’EUROPA-NAZIONE<br />
“C’è un grande compito da assolvere oggi in Europa: quello di ridestare gli<br />
Europei alla coscienza della loro forza”.<br />
Adriano Romualdi<br />
A<br />
zione Giovani guarda all’Europa come terra ove affondano storicamente e culturalmente le nostre<br />
radici; per noi l’Europa è identità <strong>culturale</strong>, è entità geo-politica, deve diventare potenza economica e<br />
militare.<br />
<strong>Azione</strong> Giovani crede nella “Europa dei Popoli”, ovvero nell’esistenza di una matrice comune,<br />
nella possibilità di risvegliare un sentimento nazionale europeo ed in un destino comune che ci<br />
unisce gli uni con gli altri.<br />
<strong>Azione</strong> Giovani deve risvegliare nei ragazzi una autentica “coscienza nazionale europea”, ovvero la<br />
volontà di riportare il nostro continente in quel ruolo di importanza e di centralità a cui da troppo tempo<br />
ha rinunciato.<br />
<strong>Azione</strong> Giovani si batte per l’EUROPA-NAZIONE ovvero per un’Europa libera, unita ed armata:<br />
libera dal controllo e dalla sudditanza USA, unita nella difesa delle proprie radici e della propria<br />
cultura, dotata di un esercito in grado di risolvere, in maniera autonoma, problemi internazionali che<br />
riguardano esclusivamente la sfera d’influenza europea.<br />
<strong>Azione</strong> Giovani si batte contro la politica mondialista dell’attuale UE che ha solo lo scopo di<br />
distruggere le diversità culturali che esistono fra le<br />
diverse popolazioni al fine di recare favore ai<br />
progetti di colonizzazione economica elaborati dai<br />
grandi manovratori dei capitali internazionali e<br />
dalle potenti multinazionali.<br />
L’unità europea, così com’è stata realizzata a<br />
Maastricht, non rappresenta certo una Patria<br />
animata da sentimenti nazionali e da spirito di<br />
fratellanza fra i popoli; è solo un grande mercato<br />
pilotato dalla logica borghese del “falso benessere”<br />
e dal potere delle banche.<br />
La nostra Europa dovrebbe nascere all’insegna del<br />
consenso popolare, della riscoperta di quelle tradizioni<br />
comuni esistenti fra tutti i popoli europei.<br />
Essa dovrebbe essere economicamente più libera e<br />
svincolata possibile da ogni forma di sudditanza verso<br />
i poteri forti extra-europei.<br />
In quest’ottica si potrebbe anche avanzare una<br />
richiesta di revisione del Patto Atlantico, non in<br />
anacronistica ottica anti-americana (come fa la<br />
sinistra), ma in favore di una trasformazione<br />
dell’attuale NATO in Sistema di Difesa Europeo,<br />
SDE, previsto da tempo, ma mai messo in opera.
IL FASCISMO<br />
“...il mio Fascismo è quello di pochi giovani che hanno lottato contro il mondo intero, che sono<br />
morti ad Acca Larentia e che hanno amato un vessillo nero, con in mezzo una croce bianca, ma una<br />
croce particolare, che mi basta vederla su un muro per cominciare subito a sognare: a sognare di un<br />
Campo Hobbit con un concerto della Compagnia o di una strana manifestazione di chi cercava la<br />
Terza Via...”.<br />
D.D.T.<br />
P<br />
arlare di Fascismo, dal Dopoguerra ad oggi, non è mai stato facile e adesso forse è ancora più<br />
difficile che in passato.<br />
Occorre dunque soffermarsi su alcuni aspetti fondamentali e tutt’altro che trascurabili: primo fra<br />
tutti il fenomeno della “storicizzazione”.<br />
Finalmente tutti hanno capito che il Fascismo, nel bene e nel male, rappresenta un periodo<br />
storico importante per il nostro paese e oggi si può analizzare, discutere, argomentare il Fascismo<br />
dando ad esso una chiave di lettura puramente storica.<br />
Questo è stato possibile soprattutto grazie alla trasformazione della destra, da destra nostalgica e<br />
anacronistica in destra moderna ed al passo coi<br />
mutamenti della società.<br />
Quando il M.S.I. (che mai ha fatto mistero di sentirsi il<br />
diretto discendente dell’esperienza del Ventennio, il<br />
“continuatore ideale” dell’opera di Mussolini) è<br />
diventato A.N. il termine “fascista” ha perso quella<br />
connotazione attuale, quella carica dispregiativa con la<br />
quale gli avversari politici si “difendevano” dai missini<br />
una volta trovatisi alle corde, di fronte agli argomenti<br />
(che alla destra non sono mai mancati) messi “sul<br />
piatto” da quest’ultimi.<br />
Di fronte al crescente incremento di consenso del M.S.I.<br />
non restava ai partiti cosiddetti “antifascisti”<br />
(praticamente tutti, dalla Democrazia Cristiana – che pure si reggeva al governo grazie a tantissimi voti<br />
di ex-fascisti che preferivano votare D.C. anzichè M.S.I. per scongiurare il “pericolo comunista” – al<br />
Partito Comunista passando per i Socialisti, i Liberali, i Repubblicani, ecc...), che ricorrere allo<br />
“spauracchio” di un ritorno al Fascismo inteso come dittatura e privazione della Libertà individuale per<br />
tentare di dissuadere dal votare M.S.I. coloro che erano intenzionati a farlo.<br />
Con l’esordio in politica di Alleanza Nazionale, nata nel 1995 a Fiuggi dalla trasformazione dello<br />
stesso Movimento Sociale Italiano in A.N., questa strategia si è rivelata sorpassata: A.N. non vanta<br />
legami ideali col Fascismo, non si professa antidemocratica, ma addirittura riconosce “valore storico”<br />
alla Resistenza (prima di fraintenderci questo significa che noi riconosciamo che la Resistenza fa parte<br />
della storia d’Italia come lo fa il Fascismo, il Risorgimento, il Brigantaggio, …). C’è comunque molto<br />
delle idee e i valori che avevano caratterizzato il Fascismo movimento, quello del 1919 poi<br />
riproposti nel corso della breve esperienza della R.S.I., nel documento programmatico di AN, le<br />
“tesi di Fiuggi”. Si leggono, infatti, voci che si rifanno alla vocazione sociale, nazionale e popolare<br />
della destra e questo inciderà pesantemente sul futuro assetto del partito: si chiede il<br />
presidenzialismo, la partecipazione degli operai agli utili e alla cogestione delle aziende
(Socializzazione), la differenziazione delle Camere e l’istituzione del Consiglio Nazionale<br />
dell’Economia e del Lavoro (CNEL) come terza Camera (Corporativismo leggero).<br />
La nascita di AN, che per qualcuno ha significato“tradimento”, ha permesso di consegnare finalmente<br />
il Fascismo al giudizio ed alla critica della storia: non è stato più necessario demonizzare<br />
quotidianamente l’operato di Mussolini e dei suoi per scongiurare una crescita in termini elettorali della<br />
destra e, grazie a questo, ognuno può farsi una propria idea sul Fascismo dal punto di vista<br />
storico.<br />
Ma se Alleanza Nazionale ha dovuto, in più occasioni, ribadire pubblicamente il proprio distacco dal<br />
Fascismo, in quanto erede diretta di un partito (il M.S.I.) dichiaratamente continuatore di quel<br />
ventennio, per <strong>Azione</strong> Giovani la situazione è assai differente.<br />
Il Fronte della Gioventù infatti, ha sempre voluto mettere i “puntini<br />
sulle i” ogniqualvolta si parlasse di “continuità ideale” col<br />
Fascismo. Il Fronte della Gioventù non si è mai vergognato, nè<br />
ci vergogneremo mai noi, nel dire che il Fascismo ha avuto il<br />
grande merito di ricordare ad un Popolo, che tale neppure si<br />
sentiva (provenendo dalla traumatica Unità d’Italia<br />
risorgimentale), quali fossero le proprie radici, la propria<br />
storia, le proprie tradizioni.<br />
Il Fascismo ha trasformato il neonato “stato Italia” in una<br />
“Nazione Italia” restituendo ad essa quel posto di primissimo<br />
piano che da sempre le spetta di diritto nel panorama Europeo<br />
e Mondiale. Inoltre dobbiamo ricordare con profondo rispetto<br />
che si devono al Fascismo importanti conquiste in ambito<br />
sociale, <strong>culturale</strong> ed economico: la “Carta dei Lavoratori”, i<br />
sussidi per le fasce deboli della società, la sconfitta della<br />
disoccupazione, le attività ricreative dei “dopolavoro”, la riforma della Scuola dell’obbligo, la<br />
realizzazione di importantissime opere architettoniche che ammodernarono la Nazione,<br />
l’Autarchia raggiunta sul piano agricolo, la Lira a “quota 90” sulla Sterlina (1 Sterlina = 90 Lire,<br />
oggi 1 Sterlina = oltre 3000 Lire!)...<br />
Ma attenzione: riconoscere questo non significa essere nostalgici.<br />
Il Fronte della Gioventù ha sempre criticato ed avversato quelle sedi del M.S.I. (ed alcune anche dei<br />
movimenti giovanili purtroppo!) che si presentavano come via di mezzo fra una bottega di antiquariato<br />
ed un sacrario funebre, dove fra un busto di Mussolini, uno di Muti, una bandiera nera e qualche altra<br />
“reliquia” del ventennio si aveva pure il coraggio di dire di voler fare “politica d’avanguardia”!!!<br />
Il FdG ha sempre proposto di “andare oltre”, di superare questo sentimento reducistico e di<br />
proporsi all’esterno in maniera più consona con i tempi notevolmente cambiati dal dopoguerra in<br />
avanti. Se gli ambienti più “bigotti” e “reazionari” del Movimento Sociale Italiano non perdevano<br />
occasione per mostrarsi in pubblico in camicia nera<br />
con tanto di braccio destro teso scandendo slogan che<br />
lo stesso Mussolini forse avrebbe ritenuto superati:<br />
“Credere Obbedire Combattere”, “Ordine e<br />
Disciplina”, “Dio Patria Famiglia” (fino alle più<br />
deprimenti manifestazioni canore sulle note di<br />
“Faccetta Nera” o di “Giovinezza”...); il FdG fin dagli<br />
anni ’70 ha stupito l’opinione pubblica (pur<br />
ritagliandosi spazi solo minimali sui giornali, visto il<br />
servilismo degli organi di stampa ai propri “padroni”<br />
democristiani e comunisti...) sfatando completamente
lo stereotipo del “fascista”: niente camicia nera, niente saluti romani, niente slogan “ordine e<br />
disciplina”, ma magliette colorate e jeans, sorriso sulla faccia e voglia di confrontarsi su temi che si<br />
credevano territorio esclusivo della sola sinistra: ecologia, nucleare, servizio militare volontario,<br />
cultura, diritto dei popoli all’autodeterminazione, anti-imperialismo, comunitarismo...<br />
Per questo <strong>Azione</strong> Giovani ha un rapporto col Fascismo ben diverso da quello che ha con esso<br />
Alleanza Nazionale.<br />
Non essendo mai stati dei nostalgici, ma avanguardia di una comunità umana, non abbiamo oggi<br />
bisogno di prendere le distanze da esso ad ogni costo (come spesso fa, in maniera talvolta anche<br />
deprecabile A.N.) e possiamo giudicarlo in maniera anche più spassionata ed obbiettiva.<br />
Il Fascismo è stato quello che è stato, ogni militante di <strong>Azione</strong> Giovani ha il dovere di conoscere<br />
quel periodo, ha il dovere di informarsi su ciò che Mussolini ha fatto per il nostro Paese ed ha il<br />
dovere di formarsi una propria idea ed un proprio giudizio su di esso; contemporaneamente deve<br />
rendersi però conto di vivere in un periodo in cui definirsi “fascisti” è cosa completamente<br />
anacronistica.<br />
In questo <strong>Azione</strong> giovani si diversifica dai tanti movimenti giovanili che continuamente nascono (e<br />
muoiono...) a destra: a chi ci chiama “traditori”, “rinnegati”, “democristiani”, rispondiamo che proprio<br />
in nome di quella continuità storica che credono di rappresentare, noi non abbiamo bisogno di ricevere<br />
da nessuno (benché mai dal “bulletto” di turno avvolto nel suo bomber nero che non può differenziarsi<br />
dalla massa se non “mascherandosi” da deficiente ed andando in giro a dispensare “sieg heil” e saluti<br />
romani...) il “patentino” di “fascista D.O.C.” perchè a noi interessa essere altro.<br />
Il Fascismo è stato un tentativo tutto italiano, partorito dalla mente di Benito Mussolini, di creare un<br />
modello di stato alternativo, contemporaneamente, sia a quello liberal-capitalista che a quello<br />
comunista.<br />
Il Fascismo ha sconfitto entrambi questi modelli e si è imposto come “terza via” percorribile, ma<br />
dobbiamo capire e renderci conto che il Fascismo ha potuto dare a pieno i suoi frutti proprio per le<br />
caratteristiche storiche-sociali degli anni ’20. Ogni periodo, ogni momento storico ha caratteristiche<br />
differenti; oggi noi abbiamo in comune con il Fascismo il fatto di trovarsi in mezzo a due nemici:<br />
da una parte il capitalismo, le grandi multinazionali, le lobby economiche, “l’American Way of<br />
Life”, dall’altra i social-democratici, quelli del “tutto libero” (droga, aborto, mercato,...), i<br />
nostalgici degli anni di piombo, quelli che vorrebbero a tutti i costi farci tacere; noi, così come<br />
Mussolini fece nel 1922, abbiamo il compito di cercare una nuova “terza via” che non può essere<br />
il Fascismo (quello andava bene allora, non oggi), ma qualcosa di differente, di moderno, di<br />
attuale, senza però dimenticare e rinnegare la Memoria Storica della nostra Comunità umana e<br />
le sue origini, che, nonostante tutto, passano per quella parte di storia.
L’ANTICOMUNISMO<br />
“Il simbolo del ’68 è una fiera ragazza dai capelli corti issata sulle spalle dei<br />
compagni che sventola una bandiera vietnamita. (...) quella signorina è più di una<br />
borghese, è un’aristocratica, si chiama Caroline de Bendern, una contessina.<br />
(...) Ma ora la nobile Carolina batte cassa sulla foto. (...) e così ha deciso di citare<br />
l’agenzia fotografica Gamma in tribunale per chiedere un risarcimento pari a circa<br />
68 milioni di lire. Il ’68 tradotto in moneta. (...) Chissà se Che Guevara avrebbe<br />
fatto la stessa cosa con Feltrinelli che utilizzò la sua celebre foto di Korda in tutte le<br />
salse, fino a diventare un gadget”.<br />
Marcello Veneziani<br />
F<br />
orse non è un caso che il ‘900, il secolo che, pur non avendone vista la nascita, ha visto lo sviluppo e<br />
la diffusione delle teorie comuniste, si sia chiuso con l’ammissione del segretario dell’ex-PCI,<br />
Walter Veltroni, che: «il Comunismo è incompatibile col concetto di libertà».<br />
Essendo la “libertà” alla base di ogni nostra battaglia, risulta immediatamente chiaro come la nostra<br />
posizione non possa essere che di contrapposizione nei confronti del Comunismo.<br />
Ciò nonostante sono esistiti momenti in cui i giovani di destra e quelli di sinistra hanno avuto la<br />
possibilità di superare le divisioni ideologiche nel nome del comune obbiettivo della “lotta al<br />
sistema”.<br />
L’esempio più significativo di questo tentativo bilaterale di “unione pro causa” si ebbe nel 1968<br />
all’università di Roma laddove gli studenti misero da parte le etichette “destra” e “sinistra” e si<br />
unirono in un unico movimento di protesta. Ma il tentativo di superamento delle barriere ideologiche<br />
in nome della causa comune venne fermato proprio dai vertici del MSI che inviò nelle facoltà occupate<br />
(dai “rossi”, ma anche dai ragazzi del FdG) vere e proprie “squadracce” di militanti con lo scopo di<br />
“liberare” l’università nel nome di quell’anticomunismo dal quale, una gran parte della destra non è<br />
mai riuscita a distaccarsi neppure per brevi periodi di “tregua”.<br />
Questa azione fece sì che la destra uscisse in maniera brutale e drammatica dalla vita politica delle<br />
università. Vi rimetterà effettivamente e<br />
legittimamente piede soltanto venti anni dopo, al<br />
termine di un periodo buio fatto di violenza e di<br />
sofferenza.<br />
In questo ventennio, che tutti conoscono col nome di<br />
“anni di piombo” (orientativamente il periodo che<br />
va dal 1969 al 1981), i giovani di destra si troveranno<br />
nuovamente ad avere come nemici principali i<br />
coetanei dell’opposta fazione dovendosi difendere<br />
dalla violenza “dell’antifascismo militante”: una<br />
barbarie scatenata dalla sinistra estrema che si<br />
lascerà alle spalle un numero agghiacciante di giovani militanti delle organizzazioni di destra<br />
massacrati.<br />
L’esperienza degli “anni di piombo” resta indelebile nella mente di tutti noi, anche in quella di<br />
coloro che non hanno vissuto quel periodo.<br />
Quei tanti giovani che hanno perso la vita sotto i colpi dei “rossi” non possono essere dimenticati.
<strong>Azione</strong> Giovani, pur nascendo in un clima di relativa calma, deve quotidianamente convivere con<br />
queste memorie: non dobbiamo farne una bandiera da sventolare alla prima occasione, ma non<br />
dobbiamo neppure dimenticarle.<br />
Dobbiamo tenere soltanto presente che nessuno potrà mai arrogarsi il diritto di negarci la possibilità di<br />
testimoniare le nostre idee, non fosse altro per rispetto verso chi, per queste idee, ha sacrificato i suoi<br />
vent’anni.<br />
Ciò nonostante, adesso, è necessario mettere da parte l’istinto di vendetta che nasce spontaneo se<br />
pensiamo alla violenza cieca che i “rossi” hanno scatenato verso il nostro ambiente, se pensiamo alle<br />
spranghe, alle chiavi inglesi, agli slogan del tipo «uccidere un fascista non è reato».<br />
Dobbiamo ragionare con tranquillità e razionalità ed ammettere che essere anticomunisti, per<br />
noi, oggi rappresenta una sorta di “perdita di tempo”.<br />
I nostri progetti sono difficilissimi da realizzare, le nostre ambizioni sono enormi, per questo non<br />
possiamo perdere tempo nel contrapporsi alle battaglie della sinistra, dobbiamo lavorare duramente<br />
per vincere le nostre.<br />
<strong>Azione</strong> Giovani non deve dimostrare quanto sia anticomunista, ma piuttosto deve cercare di<br />
sostenere con forza le proprie battaglie senza curarsi minimamente se le stesse sono patrimonio<br />
anche dalla sinistra oppure se questa si schiera su posizioni diametralmente opposte.<br />
Noi dobbiamo guardare solo in “casa nostra”, senza curarsi di ciò che gli altri pensano di noi;<br />
dobbiamo essere preparati, abili nel dibattito, disposti alla collaborazione con chiunque, ma fermi e<br />
decisi attorno alle nostre posizioni che per nessuna ragione, né per nessuna ragione di opportunismo,<br />
devono essere svendute.<br />
L’anticomunismo dunque è superato; ogni minuto speso nel contrastare l’avanzata del “nemico”<br />
è un minuto in meno dedicato alla nostra avanzata.
L’ANTIAMERICANISMO<br />
“Gli americani credettero di esportare in Italia la loro democrazia, ma<br />
finirono per impiantarvi un regime. La colpa è anche degli italiani. Gli americani<br />
li avrebbero voluti migliori, ma dovettero accettarli come erano: e si servirono di<br />
politici che chiedevano soltanto di essere loro servi”<br />
Anonimo<br />
P<br />
er quale motivo abbiamo il bisogno di dirci “antiamericani”? O meglio, lo siamo? In che misura?<br />
Interrogativi ai quali occorre giocoforza dare una risposta.<br />
Per prima cosa dobbiamo distinguere il nostro antiamericanismo da quello della sinistra in quanto si<br />
può essere antiamericani culturalmente oppure lo si può essere politicamente.<br />
La sinistra, ormai soltanto quella più estrema visto che i Democratici di Sinistra non perdono occasione<br />
per ribadire la loro “fedeltà” all’alleato d’oltreoceano, lo è politicamente, noi lo siamo culturalmente.<br />
Che differenza c’è?<br />
Terminata la Seconda guerra mondiale, i vincitori (Unione Sovietica, Stati Uniti e Gran Bretagna), si<br />
incontrarono ad Yalta per decidere a tavolino<br />
nientemeno che il futuro dell’intera Europa. Qui<br />
venne divisa l’Europa in due blocchi: uno<br />
dall’Oceano Atlantico all’attuale confine Italo-<br />
Sloveno, l’altro comprendente tutta l’Europa dell’est<br />
ad eccezione della Grecia inserita nel primo blocco.<br />
Il primo blocco veniva posto sotto l’influenza degli<br />
Stati Uniti, il secondo sotto quella Sovietica; alla<br />
Gran Bretagna veniva assegnato il ruolo di<br />
interlocutore privilegiato degli Stati Uniti.<br />
Ad Yalta, Stati Uniti ed Unione Sovietica si<br />
impegnarono anche nella non-violazione delle<br />
rispettive “zone d’influenza” e questo ha portato in<br />
seguito conseguenze gravissime.<br />
I paesi del “blocco occidentale”, sotto il controllo<br />
americano, dovevano avere a capo dei propri governi<br />
partiti fortemente filo-americani, di stampo liberaldemocratico,<br />
anticomunisti, moderati (vedi la<br />
Democrazia Cristiana in Italia); qualora in questi<br />
paesi avesse vinto le elezioni un partito di stampo<br />
comunista (il P.C.I. in Italia vi è andato vicino in più<br />
di un’occasione...), il partito filo-americano al potere (con l’aiuto degli stessi Stati Uniti) avrebbe<br />
potuto disporre di un vero e proprio esercito segreto (in Italia denominato Gladio, la cui esistenza è<br />
stata svelata solo dopo il crollo del Muro di Berlino, nel 1989!) per rovesciare l’ipotetico Governo<br />
comunista appena formatosi.<br />
I paesi del “blocco orientale” invece dovevano essere governati da regimi comunisti e qualora si fosse<br />
verificato un crollo di questi regimi, i sovietici erano legittimati ad usare qualsiasi mezzo per riportare i<br />
comunisti al potere.
Se nel “blocco occidentale” gli eserciti segreti anticomunisti non sono dovuti intervenire in quanto non<br />
si è mai verificata l’ipotesi di una vittoria comunista alle elezioni, tanto non si può dire del “blocco<br />
orientale”.<br />
In Ungheria nel 1956, o nella ex-Cecoslovacchia nel 1968, il popolo insorse rovesciando il Governo dei<br />
comunisti, i sovietici intervennero con l’esercito reprimendo nel sangue la rivolta e gli Stati Uniti ed i<br />
loro alleati europei rimasero, come da copione siglato a Yalta, immobili a godersi il massacro.<br />
Questo breve excursus storico per fissare l’origine dell’antiamericanismo, politico, della sinistra: i<br />
comunisti rimasero sostanzialmente delusi dall’esito di Yalta: dopo aver guidato la resistenza e<br />
contribuito alla sconfitta del Fascismo in Italia essi sognavano un Governo di stampo comunista;<br />
l’inserimento dell’Italia nel “blocco occidentale” sotto l’egida degli Stati Uniti rappresentò una grave<br />
mutilazione alla loro personale vittoria.<br />
La successiva “guerra fredda” ed il lungo periodo dei “blocchi contrapposti” portò la sinistra a<br />
schierarsi, ovviamente, dalla parte dei sovietici e del Comunismo contrapposto al capitalismo<br />
statunitense (bandiera difesa in Italia a spada tratta dalla D.C.).<br />
Il lungo periodo che va dalla conferenza di Yalta alla caduta del Muro di Berlino ha visto a più riprese<br />
USA e URSS sfidarsi (da notare come le due “superpotenze” abbiano sempre rispettato “l’amicizia”<br />
sottoscritta in quel di Yalta: nonostante la “guerra fredda”, USA e URSS, non si sono mai sfidate a viso<br />
aperto, ma hanno sempre coinvolto altri paesi scatenando prima guerre e poi appoggiando gli USA una<br />
parte e l’URSS l’altra, esempi sono il Vietnam, il Medioriente, l’Afghanistan, Cuba, ...) e questo ha<br />
contribuito a far si che la sinistra maturasse un crescente sentimento antiamericano parteggiando in<br />
queste dispute sempre per l’Unione Sovietica.<br />
Il nostro antiamericanismo è invece un di tipo <strong>culturale</strong>; politicamente infatti non ci è stato<br />
possibile, al contrario della sinistra, scegliere fra USA e URSS avversando entrambi alla stessa<br />
maniera in quanto potenze colonizzatrici della nostra Europa.<br />
Il Fronte della Gioventù ha sostenuto, per tutto il periodo<br />
della “guerra fredda”, il proprio ideale di Europa-Nazione<br />
libera e indipendente dal dominio sovietico ad est e<br />
statunitense ad ovest.<br />
Dicevamo dell’antiamericanismo <strong>culturale</strong> di <strong>Azione</strong><br />
Giovani; noi ci sentiamo di appartenere ad una civiltà,<br />
quella europea (e prima ancora quella italiana),<br />
nettamente superiore, per storia, radici, tradizioni, a<br />
quella americana e per questo non possiamo non reagire<br />
di fronte alla colonizzazione <strong>culturale</strong> impostaci dagli<br />
USA dal dopoguerra ad oggi. Ci sentiamo in dovere di<br />
ribellarci a chi vuol plasmare i cervelli dei giovani<br />
europei con metodi orwelliani da 1984; gli Stati Uniti,<br />
attraverso la pubblicità, la musica, la moda, il cinema, la<br />
televisione, ci impongono la loro cultura e i nostri<br />
giovani, ormai privi quasi completamente dei concetti di<br />
“tradizione” e di “identità nazionale”, la seguono alla<br />
lettera.<br />
Gli Stati Uniti ormai hanno assoggettato tutta l’Europa;<br />
mentre i sovietici, ad est, pensavano di tenere in scacco i<br />
ribelli di Budapest, di Praga, di Varsavia con i carri armati,<br />
gli americani, ad ovest, bombardavano Roma, Berlino, Parigi, con McDonald’s, Coca Cola, Microsoft,<br />
ecc...<br />
E il denaro è stato più forte dei carri armati.
Da questo nasce il nostro antiamericanismo, dalla consapevolezza che la nostra indipendenza nazionale<br />
è andata perduta con lo sbarco americano in Italia durante la Seconda guerra mondiale e che il nostro<br />
sogno di vedere nuovamente l’Europa indipendente, libera e sovrana sulle proprie terre, potrà coronarsi<br />
solo quando questa riuscirà a svincolarsi dalla sudditanza che oggi è costretta a mostrare nei confronti<br />
degli Stati Uniti d’America.<br />
Un antiamericanismo ideologico, <strong>culturale</strong>, profondamente diverso da quello politico e contraddittorio<br />
della sinistra.
LA DIFESA DELL’AMBIENTE<br />
“Addio a voi, mio atrio e mio caro braciere, il vento può soffiare e la pioggia<br />
cadere, ma prima della rugiada, che l’alba fresca bagna, noi marcerem nei boschi e<br />
sull’alta montagna. (...) Davanti a noi i nemici e dietro lo spavento, il nostro<br />
letto sarà sotto il cielo e nel vento, fino al giorno in cui con la stanchezza in<br />
volto, il viaggio sarà finito ed il compito svolto.”<br />
Meriadoc Brandibuck & Peregrino Tuc<br />
F<br />
ondamentale importanza viene attribuita da <strong>Azione</strong> Giovani alla difesa ed alla salvaguardia<br />
dell’ambiente.<br />
La cieca fiducia nel progresso che ha sempre accompagnato le moderne ideologie egualitarie ha<br />
condotto ormai i popoli, nelle società economicamente più avanzate, ad un punto critico nel loro<br />
rapporto con la natura.<br />
Al di la di questo punto critico una ulteriore espansione dell’attuale sistema industriale comporterebbe<br />
necessariamente un prezzo da pagare, in termini di qualità della vita, di gran lunga maggiore del<br />
vantaggio che si potrebbe conseguire in termini di produzione e di benessere.<br />
Viviamo oramai a contatto con questo rischio, il rischio di<br />
superare quel “punto di non ritorno” che rappresenta la<br />
definitiva rottura dell’equilibrio dell’ecosistema.<br />
Già in molti casi sono stati arrecati danni irreparabili<br />
all'ambiente che ci circonda: il buco nello strato di ozono,<br />
l’inquinamento irreversibile di molte risorse idriche, la<br />
scomparsa di numerose specie viventi, la distruzione delle<br />
grandi foreste...<br />
Il problema è che l’attuale sistema mercantilistico è<br />
totalmente incapace di percepire il valore di una cosa che<br />
non sia immediatamente tramutabile e valutabile in termini<br />
di denaro; per questo si predilige sempre la produzione di<br />
beni di breve periodo, rapidamente rinnovabili,<br />
energicamente validi anche se altamente inquinanti.<br />
E così, preso atto di quella che è la situazione attuale e del<br />
drammatico, ma inconfutabile, fatto che “indietro non si torna”<br />
ecco il brulicare di decine di movimenti ecologisti, spesso e<br />
volentieri impegnati anche a livello politico, vicini<br />
all’ambiente del centro-sinistra e di altrettante formazioni<br />
ecologiste e animaliste, legate agli ambienti dell’extraparlamentarismo comunista e dei centri sociali,<br />
che sfruttano il pretesto delle battaglie ambientaliste per compiere atti di vero terrorismo.<br />
Si è diffusa così la (falsa) credenza che l’ecologia e la difesa dell’ambiente sia una prerogativa<br />
della sola sinistra e di movimenti politici come quello dei Verdi: ma questo non è vero! Esiste un<br />
ecologismo di Destra che ha radici ben più antiche di quello sbandierato dalla sinistra in cerca di<br />
consensi e che differisce da quest’ultimo proprio nel suo modo di concepire la natura e<br />
l’ambiente.
- la sinistra inizia ad occuparsi di ecologia in funzione della vita dell’uomo che è messa in pericolo dal<br />
crescente inquinamento e dal degrado ambientale in continuo aumento.<br />
Questa visione antropocentrica implica che sia la volontà umana ad agire sull’ambiente<br />
salvaguardandolo in funzione della propria sopravvivenza e della volontà di non arrestare il proprio<br />
progresso tecnologico, ideologico e <strong>culturale</strong>.<br />
- la destra si contrappone a questa visione materialistica ed antropocentrica con la sua visione spirituale<br />
della vita, con il suo romanticismo, con il suo rispetto per la natura e con la sua concezione divina del<br />
mondo che ci circonda.<br />
Noi non ci preoccupiamo della sopravvivenza umana e basta, non dobbiamo cercare di salvaguardare<br />
l’ambiente in funzione della nostra esistenza, noi dobbiamo sentirci in dovere di proteggere la natura<br />
per una semplice questione di rispetto.<br />
Il nostro pianeta, l’ambiente, la flora e la fauna, i mari, non sono nostri, non ci appartengono, ma ci<br />
sono stati donati affinchè li usassimo per la nostra crescita, il nostro sviluppo, la nostra vita. Per questo<br />
abbiamo il dovere di mantenerli vivi e puliti.<br />
<strong>Azione</strong> Giovani è oggi l’alternativa al sistema di potere dominante che dal dissolvimento del<br />
mondo comunista vorrebbe trarre la storica occasione per affermare su tutti i popoli della terra<br />
la propria visione del mondo mercantilista ed appiattitrice verso ogni tipo di differenza.<br />
<strong>Azione</strong> Giovani si propone alle nuove generazioni con il suo bagaglio storico ed ideale alla luce del<br />
quale, agendo nel presente, costruirsi il futuro.<br />
Chiunque può capire quanto sia importante il<br />
rapporto che intercorre tra l’uomo e<br />
l’ambiente, e da qui tra l’architettura e<br />
l’identità. La costruzione del paesaggio, la<br />
forma delle città, i caratteri degli edifici<br />
sono infatti precisi espressioni di cultura<br />
identitaria, che nascono da questo rapporto.<br />
L’architettura quindi risente del legame con il<br />
luogo. Si tratta di una emanazione dello<br />
Spirito dei popoli, che abitano una terra e vi<br />
instaurano rapporti con essa.<br />
La cieca fiducia nel progresso, cresciuta e<br />
portata avanti con la nascita dell’epoca<br />
moderna, ha condotto i popoli ad un punto<br />
critico nel loro rapporto con l’ambiente.<br />
Il mondialismo e la globalizzazione hanno<br />
ridotto il mondo ad un mercato e<br />
l’architettura si è adattata ai canoni del<br />
consumo. Lo strumento della distruzione,<br />
del sovvertimento o del livellamento<br />
dell’ambiente viene utilizzato solitamente<br />
quando si vuole distruggere l’identità di un<br />
popolo.
A FIANCO DEI POPOLI OPPRESSI<br />
“Ni chluintear mo bhéic, ‘s nì fheictear mar a rith mo dheor. Nuair a thigeann àr là<br />
aithìocfaidh mé iad go mor.”<br />
[Il mio grido non viene raccolto e le mie lacrime scorrono ignorate. Quando verrà il<br />
nostro giorno me la pagheranno cara.]<br />
Bobby Sands<br />
A<br />
zione Giovani sostiene le battaglie di quei popoli in lotta per la propria autodeterminazione e per<br />
l’affermazione del loro diritto alla libertà.<br />
Prima di poter parlare di “autodeterminazione” occorre definire attentamente il concetto di<br />
“Popolo” e di “Nazione”.<br />
Riteniamo che un popolo sia degno di tale nome qualora sia possibile individuare, per tutti i suoi<br />
componenti, delle origini, una cultura, delle tradizioni, un’appartenenza etnica ed una storia<br />
comune.<br />
La Nazione è invece l’insieme dei territori che storicamente e culturalmente appartengono ad un<br />
popolo.<br />
Questo rende possibile parlare dell’esistenza di una Europa-Nazione che circoscrive coi suoi<br />
confini tutti quei popoli che affondano le proprie origini nelle antiche popolazioni Arie, o Indo-<br />
Europee, che hanno per prime abitato il nostro continente.<br />
Dobbiamo inoltre per forza rilevare l’esistenza di un sentimento nazionale all’interno di ogni singolo<br />
stato europeo dovuto al fatto che per troppi anni, questi stati, si sono ritrovati divisi ed in conflitto fra<br />
loro: quella che per noi è stata la “Guerra civile europea”, la quale ha avuto il suo massimo picco con lo<br />
scoppio della Seconda guerra mondiale.<br />
Alla “Guerra civile europea” ha fatto seguito l’invasione bilaterale degli USA, da ovest, e dell’URSS,<br />
da est. Questa colonizzazione straniera ha avuto come scopo il tentativo di annientamento proprio del<br />
sentimento nazionale europeo nel pieno interesse, oltre che delle super-potenze extra-europee,<br />
dell’Inghilterra (non a caso presente alla spartizione del nostro<br />
continente avvenuta a Yalta…) che così ha potuto sfruttare i rapporti<br />
privilegiati con gli USA per fare, economicamente, da padrona<br />
all’interno del blocco occidentale.<br />
Nel mondo moderno, rivolto sempre più alla venerazione monoteista<br />
del Dio Denaro, continuamente in movimento nel nome del<br />
progresso, unito da nord a sud da Internet e dai potenti nuovi mezzi<br />
di comunicazione globale, esistono ancora delle porzioni di territorio<br />
dilaniate da conflitti che si protraggono da secoli e che sembrano<br />
poter durare in eterno senza che vi possa essere né un vinto, né un<br />
vincitore. Questi conflitti, spesso dimenticati dai massmedia o<br />
riportati da essi in maniera poco obbiettiva e troppo faziosa,<br />
finiscono spesso per opporre un “forte” che combatte in nome<br />
dell’interesse economico ad un “debole” che lotta per affermare il<br />
proprio diritto alla libertà. Conflitti di questo genere si possono<br />
trovare sia nell’Europa occidentale (Irlanda del Nord) che in<br />
Europa Orientale (Ex-Yugoslavia, Ex-URSS), in Medioriente<br />
(Libano, Palestina, Afghanistan), in India (Kashmere), in Africa (Ruanda, Ex-Sahara
Occidentale Spagnolo), in America Latina (Equador, El Salvador, Nicaragua, Chiapas, ...), in<br />
Oceania (Filippine).<br />
L’impegno di <strong>Azione</strong> Giovani nei confronti di queste popolazioni in lotta per l’autodeterminazione<br />
deve essere orientato in due direzioni e con due scopi differenti. Da un lato <strong>Azione</strong> Giovani si pone<br />
come scopo pratico il diffondere notizie, ignorate da chi di dovere, su questi conflitti cercando di<br />
sensibilizzare l’opinione pubblica e facendo conoscere a tutti le “ragioni dei deboli” spesso ignorate<br />
dalla televisione e dalle potenti lobby editoriali che troppo spesso preferiscono non schierarsi<br />
contro i poteri forti internazionali. Dall’altro <strong>Azione</strong> Giovani porta avanti una battaglia politica<br />
affinché l’Europa organizzi un proprio esercito atto alla risoluzione di quei conflitti che si<br />
sviluppano in territorio europeo o in zone di diretto interesse per l’Europa stessa.<br />
Questo organismo militare potrebbe così sostituire la vecchia (e soprattutto anacronistica...) Alleanza<br />
Atlantica che, vista la situazione politica Europea attuale, non ha più senso di esistere.<br />
Sostenere la causa della lotta per l’autodeterminazione dei popoli oppressi è dovere di tutti coloro che<br />
decidono di lottare per la libertà.<br />
Chi decide di impegnare il proprio tempo, la propria giovinezza, la propria militanza in<br />
un’organizzazione che si batte per la libertà e per l’affermazione dell’individuo sulla massa non<br />
può non sentire proprie le rivendicazioni di quei “fratelli” ai quali talvolta viene negato anche lo<br />
status di essere umano.<br />
E’ fondamentale quindi cercare di affrontare queste tematiche attraverso gruppi di studio, tramite la<br />
realizzazione di iniziative pubbliche allo scopo di diffondere notizie e, soprattutto, organizzando, anche<br />
con l’ausilio di altre associazioni, missioni di sostegno per questi popoli.<br />
La nostra lotta non è solo contro ogni forma di oppressione, ma è anche e soprattutto contro il nemico<br />
peggiore: l’indifferenza.<br />
1 2<br />
3 4<br />
Dipinti murari di lotta: 1- martirio di Bobby Sands; 2- Lotta nella città di Derry; 3- in ricordo dei<br />
combattenti repubblicani irlandesi; 4- murales di AG contro il muro in Palestina.
L’EREDITA’ DEI VALORI<br />
“(...) e al "progresso" furono innalzati inni e ci si illuse che questa civiltà, civiltà di<br />
materia e di macchine, fosse la civiltà per eccellenza, quella a cui tutta la storia del<br />
mondo era preordinata: finché le conseguenze ultime di questo processo furono tali<br />
da imporre, in alcuni, un risveglio.<br />
(...) e ad una sola cosa si badi: a tenersi in piedi in un mondo di rovine”.<br />
Julius Evola<br />
I<br />
n questi ultimi anni appare chiaro come non esistano più forze politiche o realtà associative in grado<br />
di dare risposte, in termini culturali e politici, all’inquieto mondo giovanile.<br />
Il “menefreghismo” giovanile nei riguardi della politica è ormai sintomatico ed ha subito un radicale<br />
ed inarrestabile incremento a partire dalla fine degli anni ’70 per poi registrare una flessione poco più<br />
che illusoria attorno al 1992/93 quando sembrò riemergere l’interesse giovanile per la politica.<br />
Già nel ’68 il mondo borghese, le sue certezze, erano state scosse e ideologicamente ibernate da una<br />
ventata di rinnovamento che, da noi mal sfruttata, interpretata e capita, finì per essere guidata dai<br />
marxisti che dopo pochi anni però videro le loro ideologie crollare drasticamente e molto rapidamente.<br />
E così la crisi giovanile continua, senza certezze, senza verità, tartassata dalla disoccupazione e dalla<br />
droga.<br />
Crisi di ideali e di valori senza precedenti ed in un clima così nascono e prolificano una serie di<br />
gruppi politici, religiosi, confusionari che hanno come comune denominatore il manicheismo.<br />
Tutti questi gruppi infatti si propongono di vendere la propria immagine ed il proprio logo come<br />
soluzione per tutti i mali della società civile. E così i giovani, disimpegnati e delusi dalla politica<br />
“ufficiale” si perdono nel nichilismo, nel qualunquismo, nell’indifferenza.<br />
I giovani di oggi, che territorialmente hanno il proprio habitat<br />
nelle discoteche, nei bar, nelle piazze, si distinguono per una<br />
uniformità di gusti sconcertante: stesso modo di vestire, stesso<br />
taglio di capelli, stessi gusti musicali, stesse moto, stesse auto,<br />
stesse “aspirazioni” e stesse “ambizioni”.<br />
Questa massa non ha più né famiglia (coi genitori si vedono<br />
pochissimo e non parlano quasi mai), né scuola (spesso la<br />
frequentano male e poco confidando nei genitori facoltosi che<br />
comunque possono permettersi scuole private e numerosi anni<br />
fuori corso), nè nel lavoro (disoccupazione e disinteresse).<br />
La nuova generazione è completamente disillusa dalla politica<br />
e dalla classe dirigente che ha governato negli ultimi 50 anni, è<br />
disillusa dalla sinistra che ha sempre trattato questi giovani con<br />
paternalismo demagogico ed ha soltanto saputo dare loro<br />
apparenti forme di svago.<br />
Tocca a noi cercare di superare queste lacune altrui e soprattutto riuscire laddove la destra ha<br />
sempre fallito: capire la mentalità di questi soggetti e ciò che li spinge soltanto verso le scelte di<br />
“superficialità” e di “faciloneria”.<br />
Il mondo giovanile, così come tutta la società, sta cambiando; grandi eventi si profilano all’orizzonte,<br />
<strong>Azione</strong> Giovani dovrà saper cogliere il momento e canalizzare il proprio messaggio. Se ci riusciremo
avremo fatto un grande passo avanti sulla strada che porta alla realizzazione del nostro progetto<br />
politico.<br />
Non dobbiamo mai scordare che siamo noi i portatori di quegli ideali e di quei valori che da<br />
sempre fanno parte del nostro bagaglio <strong>culturale</strong> e che speriamo siano stati resi un po’ più chiari<br />
attraverso la lettura di questo opuscolo; quei valori che hanno animato la lotta di tutti coloro che<br />
in periodi diversi e con sigle differenti ci hanno preceduto.<br />
Ricordiamoci che le uniche idee che vivono non in funzione del tempo sono le nostre, gli unici<br />
Valori immortali sono nostro patrimonio; a chi, in maniera dispregiativa, ci appella col termine di<br />
“conservatori” rispondiamo con una frase che ci ha lasciato in eredità il Camerata Adriano Romualdi:<br />
“essere conservatori non significa vivere di ciò che è stato in passato, ma vivere di ciò che è<br />
eterno”.<br />
La strada che ci condurrà alla vittoria finale è lunga ed impervia, chi si è messo<br />
in marcia prima di noi ha ricevuto il testimone da chi era stato a sua volta un<br />
suo predecessore. Egli è partito, ha lottato, non ha potuto gloriarsi nella luce<br />
della Vittoria, ma ha passato a noi il testimone prima di cadere.<br />
Neppure noi conosceremo la Vittoria, ma abbiamo il dovere di raccogliere il<br />
testimone che ci è stato lasciato e lottare con tutte le nostre forze per<br />
arrivare, un giorno, a lasciarlo nelle mani di chi verrà dopo di noi.<br />
E neppure lui conoscerà in prima persona la Vittoria.<br />
Ma se ci arrendiamo, se cadiamo e non ci rialziamo, non tradiamo solo noi stessi, ma la fede di<br />
chi ci ha preceduto e la speranza di chi verrà dopo di noi.<br />
DIO<br />
PATRIA<br />
FAMIGLIA<br />
ONORE e FEDELTÁ<br />
GIUSTIZIA SOCIALE<br />
LIBERTÁ e AUTORITÁ<br />
COMUNITÁ e IDENTITÁ<br />
TRADIZIONE e RIVOLUZIONE<br />
CAMERATISMO e MILITANZA
La Musica Alternativa<br />
“Può più una canzone di mille volantini”<br />
La definizione di "musica alternativa" nasce a metà degli anni Settanta ad indicare la produzione<br />
musicale di gruppi o solisti appartenenti all'area della Destra politica italiana. La scelta di questa<br />
espressione era motivata dal fatto che si trattava di un movimento musicale "alternativo" nei<br />
contenuti delle canzoni e nella forma di divulgazione dei prodotti - anche se non nei linguaggi musicali<br />
utilizzati - tanto alla "musica leggera", quanto ai cantautori "impegnati" e miliardari di sinistra. Un<br />
genere di canzoni e brani musicali scritti e interpretati non al fine di realizzare prodotti "di mercato", né<br />
a scopo ludico o commerciale, bensì finalizzati ad esprimere, interpretare e condividere<br />
l'evoluzione ideologica, la polemica politica, i valori sociali e morali, la ricerca storica e,<br />
ovviamente, anche le emozioni, i sentimenti e i sogni dei giovani appartenenti ad un'area politica<br />
mantenuta per oltre cinquant'anni in stato di isolamento.<br />
Canzoni "di destra", però, erano già state scritte anche prima degli anni Settanta, tanto che si può ben<br />
dire che la "musica alternativa" nasce avendo alle spalle quasi un decennio di background <strong>culturale</strong>, che<br />
andava dalla tradizione cabarettistica del "Bagaglino" e del "Giardino dei Supplizi" - cui si rifà<br />
buona parte della ricca produzione di Leo Valeriano - ai canti di protesta anticomunista del gruppo<br />
"Europa e Civiltà", alle ballate militariste o anticonformiste di alcuni cantautori italiani e francesi.<br />
La "musica alternativa" nasce in un periodo di grande fermento <strong>culturale</strong> per la destra, contrapposto<br />
però ad una fase di gravissima oppressione fisica e di forte riduzione degli spazi politici. Un periodo<br />
drammatico, segnato anche dalla morte di molti giovani militanti. In questo contesto, nel 1977, si tiene<br />
a Benevento "Campo Hobbit 1", primo raduno nazionale della gioventù missina, che offre per la<br />
prima volta un palcoscenico comune a decine di gruppi musicali che<br />
avevano incominciato a mettere in note la loro<br />
militanza spesso senza neppure conoscersi. In<br />
quegli anni nascono anche le radio libere, di<br />
cui molte anche di destra, che contribuiscono a<br />
diffondere queste canzoni e a renderle, a volte,<br />
persino popolari. E' il caso di "Trama nera"<br />
degli Amici del Vento che diventa una<br />
canzoncina "alla moda" canticchiata nelle<br />
scuole anche da chi non era certo di destra, al<br />
punto da vincere un premio come "brano più<br />
ascoltato" di un'emittente siciliana vicina al<br />
Partito socialista…<br />
Nel corso di tutti gli anni Settanta, con il moltiplicarsi dei gruppi e dei<br />
cantautori, si avvia anche la produzione ufficiale di musicassette, 45 giri e LP, sempre però diffusi<br />
informalmente nel corso di concerti o di campi musicali e poi quasi sempre "duplicati" e passati di<br />
mano in mano in migliaia di esemplari. I "Campi Hobbit" (1977, 1978, 1980) rappresentano altrettante<br />
tappe di crescita del movimento musicale "alternativo" sempre in cerca di una migliore qualità<br />
musicale a supporto di testi fortemente politicizzati, ma spesso anche altamente poetici. Quanto agli<br />
stili musicali utilizzati, prevale in assoluto il genere "cantautoriale italiano" (con accompagnamento<br />
di chitarra classica e/o armonica), ma non mancano anche eccellenti esempi di rock, come nel caso del<br />
gruppo romano degli Janus.
Anche fuori dall'Italia - particolarmente in Francia - si riscontrano, in questi anni, i primi esempi di<br />
cantautori "di destra", alcuni dei quali però, nel loro paese, riescono anche a raggiungere il successo<br />
commerciale come nel caso di Michel Sardou - il "Battisti francese" - il quale, a differenza del suo<br />
collega italiano, non dovette nascondere le sue simpatie politiche esprimendole apertamente anche in<br />
musica.<br />
Con gli anni Ottanta la ricerca musicale raggiunge, per alcuni gruppi, buoni risultati qualitativi, ma i<br />
canali di divulgazione e diffusione diminuiscono drasticamente in quanto chiudono<br />
quasi tutte le radio libere e anche i principali<br />
settimanali nazionali di destra, come il "Candido", che<br />
aveva sempre dato ampio spazio alla "musica<br />
alternativa". E' il periodo del cosiddetto "riflusso" che,<br />
come qualsiasi altro mutamento del quadro storico,<br />
sociale o politico italiano, viene recepito anche dai<br />
cantautori "alternativi" che si trovano, da una parte a<br />
fare i conti con la fine di un periodo buio e durissimo e,<br />
dall'altra, ad affrontare un modo nuovo di fare politica.<br />
Ai primi gruppi ancora in attività (anche se con<br />
formazioni fortemente rinnovate) si affiancano nuovi<br />
complessi e nuovi solisti con un netto prevalere - tra i<br />
più giovani - del genere musicale rock.<br />
Negli anni Novanta nuovi gruppi e nuove tendenze musicali arricchiscono il panorama della "musica<br />
alternativa". Anche alcuni gruppi "storici" non disdegnano l'uso del rock o persino del rap, come i 270<br />
Bis di Marcello De Angelis (fratello di Nanni De Angelis di Terza Posizione), mentre i gruppi più<br />
giovani esprimono nuove sperimentazioni musicali spesso d'avanguardia. Da qui l'uso, da parte di<br />
alcuni gruppi di area (non solo italiani), della nuova definizione di "rock identitario" al posto<br />
dell'ormai vecchia "musica alternativa", o addirittura di R.A.C. cioè Rock Against Communism, rock<br />
contro il comunismo (in voga soprattutto nei paesi dell’Est europeo).<br />
Tra le nuove aree musicali emerse in quest'ultimo decennio, una citazione a parte merita la cosiddetta<br />
"musica Oi!" (una sorta di punk), espressione dei gruppi musicali che si rifanno al movimento degli<br />
Skinhead. Si tratta evidentemente, anche in questo caso, di prodotti eseguiti e diffusi fuori dai consueti<br />
canali commerciali, ma il circuito "skin" in ogni suo aspetto: produzione, distribuzione, concerti e<br />
pubblico, è completamente differente da quello "alternativo". Tuttavia, soprattutto all'inizio, non sono<br />
mancati punti di contatto tra i due movimenti musicali: molti gruppi skinhead cantavano canzoni<br />
alternative e alcuni gruppi alternativi non disdegnavano i "cavalli di battaglia" del genere Oi!; poi ci<br />
sono stati gruppi alternativi che sono entrati nel circuito skin o viceversa. All'estero, inoltre, dove non<br />
esiste una forte tradizione di musica politica di destra, i confini tra "rock identitario" e musica Oi! sono<br />
più labili.<br />
Sempre attenti all'evoluzione tecnologica, i gruppi musicali di destra in quest'ultimo decennio hanno<br />
fortemente migliorato la qualità tecnica e l'immagine dei prodotti realizzati, sia per quanto attiene agli<br />
arrangiamenti e a tutte le fasi di produzione musicale, sia per ciò che riguarda l'uso di nuove<br />
tecnologie: digitali, video o informatiche, come nel caso degli Zeta Zero Alfa di Roma Molti gruppi e<br />
case musicali hanno ormai i loro siti Internet e i prodotti oggi si possono acquistare anche "on line";<br />
tuttavia ciò che continua a mancare, sia a causa del predominio della lobby progressista nel mondo<br />
musicale, sia - a volte - per una precisa scelta degli stessi gruppi militanti, è la possibilità di far entrare<br />
la "musica alternativa" nei grandi circuiti nazionali di pubblicizzazione, divulgazione e distribuzione.<br />
Siamo giunti così all'inizio del Terzo millennio e la "musica alternativa" è ancora fiorente. Nuovi<br />
gruppi sono nati, anche negli ultimi mesi, all'interno dei movimenti giovanili della destra. Ogni anno<br />
sono almeno una dozzina le nuove produzioni e centinaia i concerti organizzati. Inoltre l'evoluzione
politica nazionale sta portando anche, lentamente, a qualche forma di riconoscimento ufficiale. In<br />
questo senso il punto di svolta è stato indubbiamente il "Concerto del Ventennale", organizzato<br />
dall'Associazione Culturale "Lorien" (l’Archivio storico della Musica Alternativa), a Monza, nel<br />
dicembre 1997, per festeggiare i vent'anni di attività di due gruppi storici: gli "Amici del Vento" e la<br />
"Compagnia dell'Anello". Quel grande concerto (cinque ore di musica, più di mille spettatori paganti)<br />
ebbe, infatti, per la prima volta, il patrocinio di due Assessorati alla Cultura, quello della Regione<br />
Lombardia e quello del Comune di Monza.<br />
Questo grande patrimonio musicale, politico<br />
e sociale che è la Musica Alternativa è stato<br />
quindi diffuso e conosciuto (da ormai più di<br />
due generazioni) solo attraverso lo strumento<br />
tipico delle culture clandestine: il<br />
"passaparola". In pieno secolo di<br />
comunicazione globale siamo pertanto di<br />
fronte a un enorme, quanto misconosciuto,<br />
fenomeno di espressione artistica<br />
antagonista, "alternativa" appunto, che<br />
rompe gli schemi della comunicazione di<br />
massa.<br />
Per entità di produzione, durata temporale,<br />
quantità di materiale prodotto e veicolato,<br />
numero di persone coinvolte e/o<br />
interessate, nessun altro fenomeno <strong>culturale</strong> "carbonaro",<br />
"clandestino" o "underground" ha mai avuto le dimensioni che si possono attribuire alla "musica<br />
alternativa", che può dunque essere definita come: il più complesso, duraturo e macroscopico<br />
esempio di cultura sommersa che l’Italia abbia mai riscontrato nel corso della sua storia.<br />
1- locandine del Campo Hobbit I;<br />
2- concerto della Compagnia<br />
dell’Anello in Piazza del Popolo a<br />
Roma, 1990;<br />
3- concerto degli ZetaZeroAlfa;<br />
4- album degli ZetaZeroAlfa.<br />
1 2 3<br />
4
Il domani appartiene a noi!<br />
(Compagnia dell’Anello)<br />
RE RE4 RE RE2 RE RE4 RE RE2<br />
Ascolta il ruscello che sgorga lassù ed umile a valle scompar;<br />
LA RE SOL RE LA RE RE4 RE RE2<br />
e guarda l’argento del fiume che sereno e sicuro va.<br />
Osserva dell’alba il primo baglior che annuncia la fiamma del sol:<br />
ciò che nasce puro più grande vivrà e vince l’oscurità.<br />
La tenebra fugge i raggi del sol, Iddio da gioia e calor.<br />
Nei cuor la speranza non morirà:<br />
RE LA RE LA RE LA RE RE4 RE RE2<br />
il domani appartien, il domani appartien, il domani appartiene a noi<br />
Ascolta il mio canto che sale nel ciel verso l’immensità<br />
unisci il tuo grido di libertà comincia l’uomo a lottar.<br />
MI MI4 MI MI2 MI MI4 MI MI2<br />
Chi sfrutta nell’ombra sapremo stanar se uniti noi marcerem.<br />
SI MI LA<br />
L’usura ed il pugno noi vincerem:<br />
MI SI MI SI MI SI MI RE RE4 RE RE2<br />
il domani appartien, il domani appartien, il domani appartiene a noi.<br />
RE<br />
La terra dei padri, la fede immortal nessuno potrà cancellar.<br />
Il sangue, il lavoro, la civiltà: cantiam la tradizion.<br />
La terra dei padri la fede immortal nessuno potrà cancellar.<br />
Il popolo vinca dell’oro il Signor:<br />
il domani appartien, il domani appartien, il domani appartiene a noi. (2 volte)<br />
(questa canzone, incisa dalla “Compagnia dell’Anello” nel 1978, è divenuta negli anni l’inno del<br />
Fronte della Gioventù e adesso è considerata da tutti l’inno di <strong>Azione</strong> Giovani).
NOI POCHI<br />
(Gabriele Marconi)<br />
La strada rimbomba per noi che corriamo<br />
le braccia son lunghe, più su è la mano<br />
chi vuole cacciarci ora piange per terra<br />
frutto sudato di piccola guerra.<br />
Rit. Noi, pochi noi, felici pochi<br />
noi, manipolo di fratelli!<br />
Noi, pochi noi, felici pochi<br />
noi, manipolo di fratelli!<br />
Non serve un castello per noi poca gente<br />
un buco è un rifugio più che sufficiente<br />
la piazza è una reggia non certo da poco<br />
è li che il torneo cessa d’essere gioco.<br />
Rit. Lottiamo di giorno per tutti i quartieri<br />
nemici a migliaia e ne siamo fieri,<br />
la notte risate davanti a una birra<br />
per noi sono l’oro, l’incenso e la mirra.<br />
Rit. Copriamo le mura coi nostri pensieri<br />
che volano in cielo su bianchi destrieri,<br />
ma poi coi capelli incrostati di colla<br />
torniamo a combattere in mezzo alla folla.<br />
Rit. La pioggia di fuoco temibile scende<br />
noi con lo sguardo di chi non si arrende<br />
correndo nel fumo, sfoggiamo un martello,<br />
gridiamo: “siam folli votati al macello!”<br />
Rit.<br />
(questa canzone, scritta da Gabriele Marconi probabilmente rievocando l’esperienza di “Terza<br />
Posizione”, per la forte connotazione militante e comunitaria è stata scelta come inno dalla<br />
Comunità Militante del Cuib di Firenze di <strong>Azione</strong> Giovani).<br />
“Fratelli di sangue, Fratelli di ventura<br />
Fratelli e Camerati anche nella sventura”<br />
(The Pound)
I NOSTRI SIMBOLI<br />
Proponiamo in queste pagine la simbologia della Destra Italiana dal dopoguerra in poi: in<br />
ordine cronologico troviamo gli stemmi comunitari della giovane Destra, l’evoluzione di<br />
quello del Partito (dal MSI ad AN) e del Movimento giovanile (dalla Giovane Italia ad <strong>Azione</strong><br />
Giovani, passando per il Fronte della Gioventù).<br />
Ad ogni simbolo sarà data una breve spiegazione del proprio significato, in modo che non sia<br />
soltanto un semplice stemma ma un compendio d’Ideali.<br />
La CROCE CELTICA.<br />
E’ un simbolo di origine nordeuropea direttamente collegabile al Sole ed agli Dei<br />
ad esso legati; essa è uno dei simboli più antichi e misteriosi rilevati in Europa.<br />
In origine essa rappresentava simbolicamente il ciclo del carro solare, carro da<br />
battaglia che, nell’antica mitologia nordica, giungeva dal cielo per sconfiggere le<br />
tenebre.<br />
Successivamente questo simbolo passò, fra le popolazioni celtiche, a<br />
rappresentare direttamente la divinità più importante, quella solare; durante<br />
l’evangelizzazione dell’Irlanda, San Patrizio lasciò la Croce Celtica come simbolo della nuova<br />
religione cattolica motivandola come rappresentante della continuità esistente fra l’antica religione<br />
pagana (il cerchio che rappresentava il sole) e la nuova religione cristiana (la croce simbolo di Cristo).<br />
Al termine degli anni di piombo, una legge della Repubblica Italiana, ha vietato l’utilizzo di simboli<br />
che richiamano direttamente all’odio, alla violenza ed alla discriminazione razziale: fra questi è stata<br />
erroneamente inserita anche la Croce Celtica. Nonostante questo, essa rimane uno dei simboli<br />
principalmente usati dai numerosi movimenti di Destra europei.<br />
Spesso e volentieri si finisce col criminalizzare questo simbolo soltanto perché in passato è stato usato<br />
da movimenti eversivi di estrema destra; ma questo non può essere motivo per criminalizzare un<br />
simbolo intriso di tradizione e significato spirituale.<br />
Un brano tratto da Fronte della Gioventù di M. De Troia (pag.<br />
190):<br />
(…) Le origini della croce celtica si perdono nella notte dei tempi.<br />
Bisognerebbe calarsi nell'epoca dei romani e dell'espansione verso la<br />
Gallia per risalire al popolo celtico. E molto probabilmente l'interesse<br />
dell'estrema destra per la civiltà celtica si dovrebbe ricollegare al tipo<br />
di struttura sociale, aristocratica e guerriera, affine alla sensibilità di<br />
certa genìa fascista.<br />
Il simbolo del movimento solare, dato da una croce incastonata in un<br />
cerchio, apparve, nella sua accezione eurofascista, nel novembre 1945,<br />
in Francia, come emblema di un movimento politico, denominato<br />
Jeune Nation, a capo della quale compariva Pierre Sidas. Negli anni a venire Sidas, insieme con i suoi<br />
fratelli, prese parte alle ultime concitate fasi della guerra d'Algeria, che segnò la fine del sogno<br />
dell'estrema destra di realizzare l'assimilazione del paese nordafricano alla Francia.Successivamente la<br />
croce celtica fu adottata da numerosi movimenti del radicalismo di destra francesi il FEN - antesignano
del GRECE (Groupement de Recherche et d'Études pour la Civilisation Européenne) -, Il Front de la<br />
Jeunesse, e soprattutto da Ordre Nouveau.In Italia la croce celtica approdò con la Giovane Europa - un<br />
movimento nazional-europeo - che operò tra il '64 e il '70. Nel decennio successivo, l'effige trovò<br />
numerosi estimatori, specialmente tra i gruppi giovanili, anche legati al MSI. Per esempio. la stessa<br />
"TdA" ne fece il suo simbolo, fino a quando potè. Infatti, negli anni della Destra Nazionale, la croce<br />
celtica subì una drastica messa al bando perchè considerata troppo radicale. L'uso della sua immagine<br />
durante una manifestazione pubblica era severamente vietato; e chi contravveniva alle dispozioni del<br />
partito rischiava l'espulsione. Ma il simbolo dell'antico popolo guerriero non cadde mai nel<br />
dimenticatoio. E proprio a Montesarchio, durante il Campo Hobbit, la componente rautiana, lo tirò<br />
fuori con orgoglio provocando le ire di Almirante. Da allora, la campagna contro l'uso della croce<br />
celtica si fece più dura e incessante. Ed a questo proposito, i promotori dei Campi Hobbit non esitarono<br />
a riconoscere in questa diatriba una delle cause che rese più profondo il solco nei rapporti con la classe<br />
dirigente più anziana del partito. (Comunque, per una più dettagliata storia della croce celtica e dei suoi<br />
risvolti all'interno del MSI-DN è utile consultare "Hobbit Hobbit" alle pp. 167-76.)<br />
La FIACCOLA TRICOLORE.<br />
La Fiaccola tricolore, simbolo ufficiale dei movimenti giovanili di Destra dal<br />
dopoguerra ad oggi, mostra una torcia tricolore sollevata da una mano verso<br />
l’alto ad illuminare simbolicamente il cammino; rappresenta inoltre il<br />
passaggio del testimone fra le diverse generazioni, un passaggio ideale volto a<br />
conservare accesa la fiamma dell'Italianità attraverso gli anni della<br />
ghettizzazione, della violenza a spranga e a piombo di cui i nostri militanti per<br />
primi furono vittime e mai carnefici.<br />
Nel 2002 viene creata, all'interno di <strong>Azione</strong> Giovani, da Carlo Fidanza e altri dirigenti "Gioventù<br />
Identitaria", che svolgerà il ruolo di laboratorio <strong>culturale</strong>, di ala movimentista e di coordinamento per i<br />
giovani della destra sociale. Nel 2004, dopo la fase congressuale di <strong>Azione</strong> Giovani, i dirigenti<br />
nazionali scelgono di sciogliere Gioventù Identitaria come sigla correntizia per contribuire senza<br />
ambiguità al rilancio e alla crescita di <strong>Azione</strong> Giovani. Il simbolo di GI consiste in un sole con la<br />
Fiaccola tricolore di AG su sfondo blu.<br />
1948 - 1970<br />
1970 - 1995<br />
dal 1995<br />
Gioventù<br />
Identitaria
La FIAMMA TRICOLORE.<br />
Araldicamente la fiamma rappresenta un sentimento intenso ed ardente, il riaccendersi<br />
di passioni e sentimenti che si credevano ormai sopiti.<br />
La fiamma è un simbolo ricchissimo di significati.<br />
Secondo J.C. Cooper (Dizionario illustrato dei simboli) la fiamma simboleggia potere e<br />
forze spirituali, trascendenza, illuminazione ed è una manifestazione o della divinità o<br />
dell’anima; il neuma, il soffio vitale; è anche illuminazione e ispirazione.<br />
Nella simbologia cinese la fiamma denota la presenza della divinità.<br />
Nella religione dei Parsi la fiamma è associata alla legge e all'ordine.<br />
La Fiamma tricolore deriva inizialmente dalle fiamme degli Arditi della Prima guerra<br />
mondiale e dagli Irredentisti dell'Istria e della Dalmazia.<br />
Successivamente comparve nei manifesti del Ventennio e in particolare in quelli<br />
della Repubblica Sociale Italiana, dove compariva una madre in attesa del figlio<br />
in guerra, mentre teneva fra le mani una fiammella tricolore.<br />
La Fiamma tricolore fu utilizzata, inoltre, per rappresentare alle elezioni politiche<br />
il Movimento Sociale Italiano sin dalla sua nascita nel 1946. Fu scelto di utilizzare<br />
la fiamma come logo del "partito dei reduci", perché simboleggia il risorgere dello<br />
Spirito Fascista dalla bara della R.S.I., rappresentata dal trapezio rosso sottostante.<br />
Inoltre la sigla "MSI" è l'acronimo di "Mussolini", o, secondo gli aneddoti dei<br />
militanti più anziani, le iniziali di Mussolini Sempre Immortale.<br />
Per oltre cinquant'anni la Fiamma ha rappresentato e rappresenta ancora l’Idea, contro l'eresia materiale<br />
del Comunismo e del consumismo liberista; un’Idea alternativa, comunitaria, solidale, partecipativa e<br />
sociale di società.<br />
1946 - 1971<br />
1971 - 1995<br />
Elezioni politiche 1976<br />
Nel 1995 il Movimento Sociale Italiano - Destra Nazionale confluisce in Alleanza Nazionale: la Destra<br />
allarga le sue prospettive, guardando oltre all'elettorato missino anche a quello degli ex-democristiani<br />
di destra (i "conservatori"), ai liberali nazionalisti, ed in particolare a tutte quelle forze “nazionali” e<br />
“sociali” del Paese.<br />
È lo sdoganamento definitivo della Destra Italiana dopo anni di ghettizzazione.<br />
Lo stemma di Alleanza Nazionale è costituito da campo bianco, dove compare nella parte inferiore la<br />
fiamma del MSI, rimpicciolita, e nella parte superiore la scritta "Alleanza Nazionale" bianca su fondo<br />
azzurro, colore dell'amor patrio e della tradizione conservatrice europea.<br />
Solo per le Elezioni Regionali e Provinciali del 1998 e per le Europee del 1999 Alleanza Nazionale si<br />
presenta con il “Patto Segni”, un cartello elettorale liberal-democratico facente riferimento alle idee di<br />
Mario Segni. Il “Patto” risultò sia politicamente che elettoralmente un disastroso fallimento!<br />
Lo stemma di questo "Patto" era quello di AN, con l'aggiunta superiore dell'elefantino, simbolo<br />
stilizzato dei Repubblicani americani, e della scritta blu "Patto Segni".
Per le Elezioni Politiche dell’aprile 2006 si decide di inserire nello stemma il nome di Fini tra la<br />
dicitura di AN e la Fiamma tricolore. La Destra si vuole porre “in prima persona” come guida del<br />
Paese, rappresentando un percorso che unisca Tradizione, Modernità, Solidarietà e interesse nazionale.<br />
dal 1995<br />
Elezioni europee<br />
1999<br />
La CROCE BRETONE.<br />
E’ un simbolo tradizionale di origine nordeuropea, le origini sono analoghe a<br />
quelle della croce celtica, in quanto anche questa deriva dalle tradizioni celtiche<br />
degli antichi popoli europei. Esso rappresenta e racchiude l'infinito susseguirsi<br />
del Ciclo della Vita: nascita - crescita - maturazione - invecchiamento - morte -<br />
rinascita. La croce bretone viene anche usata, in alcune culture, come talismano<br />
di protezione contro le negatività e come rinforzo dell'energia spirituale che<br />
vive nell'uomo.<br />
Introdotto sulla scena politica verso la fine degli anni Settanta in Francia dal GRECE (il laboratorio<br />
<strong>culturale</strong> della Nuova Destra di Alain De Benoist), e in Italia negli stessi anni, fu adottato come stemma<br />
di Fare Fronte - per il Contropotere Studentesco, movimento studentesco del Fronte della Gioventù.<br />
Oggi è il logo ufficiale di <strong>Azione</strong> Studentesca.<br />
La FELUCA E IL LIBRO.<br />
Elezioni politiche<br />
8-9 aprile 2006<br />
Agli albori della tradizione universitaria italiana, la feluca era il copricapo<br />
distintivo dei "clerici vaganti", gli studenti erranti che si spostavano di città in<br />
città per la Penisola, con lo scopo di completare il proprio corso di studi. Con la<br />
nascita delle prime organizzazioni goliardiche, la feluca diventa un emblema<br />
ancor più significativo. Non indica più la semplice condizione di studente ma<br />
rappresenta uno stile di vita. I goliardi sono consapevoli dell'importanza della<br />
missione cui la vita universitaria li consacra: essere i custodi ed i dispensatori<br />
del sapere nel domani. L'ostentata irresponsabilità, lo stile di vita a dir poco disinvolto, il proverbiale<br />
gusto per l'umorismo pesante, l'insofferenza per le limitazioni di comportamento di qualsiasi tipo sono<br />
considerate una sorta di ironico contrappasso nel presente, per una così grande responsabilità<br />
nell'avvenire Gli studenti universitari sono sempre stati avanguardia di ogni grande processo storico, ed<br />
è così che, durante la I Guerra d'indipendenza, presso Curtatone e Montanara, proprio un battaglione<br />
universitario contribuisce in maniera determinante a scrivere una pagina di storia d'Italia: il 29 maggio<br />
1848, un reggimento di "felucati" (con la punta del copricapo provvidamente tagliata, per poter meglio<br />
prendere la mira con il fucile), attestati in una postazione di scarsa rilevanza strategica e soverchiati nel
numero, riescono a fermare gli Austriaci per una giornata, dando tempo all'esercito sabaudo di<br />
organizzare la controffensiva di Goito. Proprio in virtù della grande forza ideale che esprime, la feluca<br />
viene inserita nell'emblema dei Gruppi Universitari Fascisti. Durante il Ventennio, i<br />
GUF saranno l'organizzazione "d'avanguardia" per eccellenza, animata da un forte<br />
spirito goliardico e da una grande vivacità <strong>culturale</strong>. Il fiore all'occhiello del<br />
Fascismo, insomma. Dopo la guerra, saranno puntualmente ricordati come palestra<br />
dell'omologazione di massa nel segno del totalitarismo (di<br />
sfuggita, può essere opportuno ricordare come,<br />
dall'esperienza dei GUF, poi, per ovvi motivi, rinnegata, o<br />
meglio, rimossa, sia transitata gran parte della classe politica e<br />
dell'intellighenzia <strong>culturale</strong> della Prima Repubblica, con discreta prevalenza<br />
di futuri "padri nobili" della sinistra e di cantori dell'antifascismo militante).<br />
Nel segno della continuità con la tradizione dell'Università italiana, nel 1950,<br />
la feluca diverrà simbolo del Fronte Universitario d'<strong>Azione</strong> Nazionale<br />
(FUAN), organizzazione universitaria del MSI e, dal 1994, sarà l'emblema di <strong>Azione</strong> Universitaria.<br />
Il TRIDENTE.<br />
Simboleggia la Terza Via politica, militare ed economica al di là del Liberalcapitalismo<br />
e del Marxismo, nonché la tradizionale ripartizione fra sacerdoti,<br />
guerrieri e lavoratori. Il Tridente, nella simbologia indù, è l'arma di Siva, in<br />
quanto creatore, preservatore e distruttore, e anche in quanto passato presente e<br />
futuro. Nella simbologia cinese è il potere e l'autorità, mentre in quella cristiana<br />
raffigura notoriamente la Trinità.<br />
La Comunità Militante novarese di <strong>Azione</strong> Giovani ha adottato come proprio<br />
stemma lo scudo della città di Novara (campo rosso ripartito con croce bianca), il Tridente<br />
conseguentemente alla scelta di intitolare il circolo a Ezra Pound, che della lotta per una "Terza Via"<br />
fece il fulcro delle sue opere, su cui sta il braccio che regge la nostra Fiaccola Tricolore.<br />
Mussolini. 8-10-XXIIII
Spazi e Occupazioni Non Conformi<br />
Centri Sociali di Destra: OSA, ONC e Squadrismo Mediatico<br />
È il dicembre del 1990 quando alcuni ragazzi del Fronte della Gioventù di Roma occupano un edificio<br />
abbandonato. È la prima volta in Italia che un’azione di questo tipo vede protagonisti i giovani di<br />
“destra”. Lo stabile è una ex scuola che si trova in via Bartolucci (quartiere Monteverde): da qui il<br />
nome “Bartolo” dato all’occupazione.<br />
Il blitz dei giovani del Fronte scatta all’alba. Nessuna reazione delle forze dell’ordine. Dopo una<br />
settimana, gli occupanti organizzano una grande festa con birra e salciccia a cui invitano tutti gli<br />
abitanti del quartiere. Il 7 gennaio successivo, nell’anniversario dei fatti di Acca Larenzia, Bartolo<br />
diventa il punto di riferimento di tutti i militanti del Fronte a Roma.<br />
Dopo il Bartolo che chiuderà nell’autunno del 1991, nella Capitale bisognerà aspettare quasi sette anni<br />
per una nuova occupazione. Finalmente il 1° luglio 1998 viene occupato uno stabile vicino a San<br />
Giovanni in Laterano: nasce l’esperienza di PortAperta. I giovani protagonisti dell’occupazione,<br />
questa volta, hanno poco a che fare con Alleanza Nazionale (da poco nata a Fiuggi) anzi molti sono<br />
critici verso il partito e fanno riferimento ai movimenti gravitanti l’area della Destra extraparlamentare<br />
quali Movimento Sociale - Fiamma Tricolore, Fronte Nazionale e Forza Nuova. Da segnalare<br />
comunque una tavola rotonda svolta all’interno dell’occupazione tra i maggiori esponenti dei<br />
movimenti giovanili della Destra tra cui <strong>Azione</strong> Giovani.<br />
Il 1° Maggio del 1999 PortAperta organizza un controconcerto nello stabile contro il tradizionale<br />
concerto della triplice sindacale che si svolge nella vicina piazza San Giovanni. I giovani<br />
dell’occupazione fanno stampare migliaia di manifesti poi affissi in tutta Italia dove compare Alberto<br />
Sordi che fa il gesto dell’ombrello con una vignetta che recita: “Lavoratori?!? Tiè!”.<br />
Il giorno del concerto la polizia è presente in gran numero davanti a<br />
PortAperta e, provocatoriamente, controlla tutti i documenti dei partecipanti.<br />
La situazione inizia a farsi tesa, partono i primi<br />
insulti, i primi spintoni e le cariche della PS che<br />
fanno esplodere centinaia di lacrimogeni e devastano<br />
gli arredi dello stabile. Il 26 Ottobre successivo<br />
scatterà poi la retata che si conclude con 30<br />
perquisizioni e 17 arresti. La settimana dopo il<br />
tribunale della libertà stabilirà che, sulla base dei<br />
filmati prodotti dalla polizia, non è possibile<br />
riconoscere con certezza i responsabili degli scontri.<br />
Ma ormai la stella di PortAperta è al tramonto. I suoi<br />
animatori sono quasi quotidianamente alle prese con<br />
compagni e polizia e così, progressivamente, il centro<br />
si spegnerà non prima di organizzare una<br />
manifestazione di protesta con annesso blocco del<br />
traffico nel bel mezzo di Roma.<br />
CasaMontag<br />
Passano gli anni. Nel 2001 il centrodestra vince le elezioni e nell’estate successiva, quando il clima<br />
antifascista è meno pesante, un gruppo di ragazzi ci riprova. Sempre a Roma, sulla Via Tiberina. E<br />
l’esperienza di Casa Montag , nata il 12 luglio 2002, quando un gruppo di giovani occupa il casale<br />
abbandonato e decidono di intitolare l’impresa a Guy Montag, protagonista del romanzo “Fahrenheit<br />
451” di Ray Bradbury. Casa Montag, tutt’ora occupata è una ONC, Occupazione Non Conforme: un
vero e proprio Centro Sociale di Destra. Molte le attività, a cominciare da quelle classiche, come<br />
incontri, dibattiti e concerti.<br />
Roma, 27 dicembre 2003. Quartiere<br />
Esquilino, via Napoleone III. Al numero 8 c’è<br />
un palazzo di sei piani - un esempio di<br />
architettura fascista - di proprietà del<br />
demanio e abbandonato da quattro anni. Il<br />
palazzo viene occupato senza incontrare<br />
resistenza.<br />
Il blitz è stato organizzato da tempo. I<br />
Casa Pound e il suo<br />
logo raffigurante<br />
una tartaruga<br />
stilizzata<br />
cinquanta giovani occupanti sanno già dove<br />
andare e cosa fare. Dopo pochi minuti<br />
espongono all’esterno dell’edificio quattro<br />
enormi striscioni bianchi e rossi, con le<br />
scritte: «Contro ogni usura, l’affitto è usura,<br />
no carovita, CasaPound».<br />
Quest’ultimo è il nome con cui hanno deciso<br />
di battezzare lo stabile. Il poeta statunitense<br />
diventa così il simbolo dei giovani occupanti<br />
per via delle sue teorie contro le banche e l’usura, e per via del suo appoggio all’Asse durante la<br />
Seconda Guerra Mondiale. Casa Pound ha anche un logo: una tartaruga stilizzata. Dopo un po’ arriva<br />
la polizia, ma gli occupanti spiegano che hanno occupato lo stabile per dare alloggio a venti famiglie<br />
italiane che ne hanno bisogno. La polizia desiste dall’irruzione. Nei mesi successivi saranno occupati<br />
sempre a Roma altri palazzi: uno ai Parioli, uno al Torrino e uno a Boccea, tutti ribattezzati Casa<br />
d’Italia. Tutte OSA (Occupazioni Scopo Abitativo), cioè tutti palazzi in cui vengono ospitate<br />
famiglie italiane che ne hanno bisogno.<br />
Sulla scia delle OSA-ONC anche in altre zone d'Italia sono nate esperienze simili: da segnalare ad,<br />
esempio, l'esperienza del Foro 753 (dove 753 - a.C. - sta a indicare l’anno di fondazione di Roma)<br />
legato alla Destra Sociale di AN-AG: nato in uno stabile occupato di Via Capo d'Africa e poi fatto<br />
sgomberare dal duo Veltroni-Marrazzo la sede si è poi trasferita in via Beverino questa volta con<br />
regolare assegnazione dell'edificio da parte dell'Amministrazione Comunale, anche il Sindaco Veltroni<br />
si è accorto della valenza e del contributo<br />
sociale dato dai ragazzi del Foro alla<br />
Comunità.<br />
Ora il Foro organizza corsi di alfabetizzazione<br />
informatica, feste per bambini, cineforum, e<br />
molte altre attività di rilevanza sociale. Inoltre<br />
dispone di una sala di ristorazione e di una<br />
palestra popolare; tra le attività di militanza<br />
alcuni ragazzi del Foro hanno organizzato<br />
anche un gruppo di donatori di sangue.<br />
Vi è poi anche Casaggì a Firenze, questa non<br />
nasce da uno spazio occupato ma è ospitata<br />
nei locali della Federazione Provinciale di<br />
Alleanza Nazionale di Firenze, anche qui si<br />
organizzano corsi di pugilato, attività<br />
metapolitiche e vi è una libreria a<br />
disposizione dei militanti più la vendita di
forte e radicata continuano la loro battaglia imperterriti e senza cedimenti.<br />
L'impegno sociale delle OSA-ONC non finisce nelle quattro mura degli spazi occupati, tutte le strutture<br />
portano avanti una battaglia che è quella per il Mutuo Sociale (occupazioni legate a Fiamma Tricolore)<br />
e per l'”<strong>Azione</strong> Casa” (ambienti più vicini ad <strong>Azione</strong> Giovani e Alleanza Nazionale): chiedono<br />
particolari forme di riscatto che consentano alle famiglie italiane particolarmente soggette al dramma<br />
della speculazione e dell'emergenza abitativa di diventare finalmente padroni di una casa.<br />
1 2 3<br />
4<br />
5 6<br />
1. Manifesto di Casaggì<br />
2. Casaggì dopo un<br />
attentato<br />
3. Manifesto per le<br />
petizione per il Mutuo<br />
Sociale<br />
4. Manifesto concerti<br />
contro lo sgombero di<br />
CasaPound Latina<br />
5. Manifesto di denuncie e<br />
di protesta del Foro<br />
753<br />
6. Logo di <strong>Azione</strong> Casa
Per l’approfondimento degli argomenti trattati in questo opuscolo, è consigliata la lettura dei seguenti testi:<br />
- N. RAO “La Fiamma e la Celtica”, Sperling & Kupfer Editori<br />
- R. BRADBURY “Fahrenheit 451”<br />
- A. DE BENOIST “Visto da destra”, Ed.Akropolis.<br />
- J. EVOLA “Orientamenti”, Ed.Europa.<br />
- J. EVOLA “Cavalcare la tigre”, Ed.Il Falco.<br />
- M. VENEZIANI “Comunitari o liberal. La prossima alternativa?”, Ed. Laterza<br />
- M. FINI “Il Vizio Oscuro dell’Occidente. Manifesto dell’Antimodernità”, I Grilli, Ed. Marsilio<br />
- K. LORENZ “Gli otto peccati capitali della nostra civiltà”, Ed.Adelphi.<br />
- L. DEGRELLE “Militia”, Ed.Ar<br />
- A. ROMUALDI “Una cultura per l’Europa”, Ed.7° Sigillo<br />
- P. RAUTI “Le idee che mossero il mondo”, Ed.Europa<br />
- C.Z.CODREANU “Il Capo di Cuib”, Ed.Ar<br />
- A. TERRANOVA “Planando sopra boschi di braccia tese”, Ed.7° Sigillo<br />
- L. LANNA e F. ROSSI “Fascisti immaginari”<br />
- R. DE FELICE “Breve storia del Fascismo”<br />
- B. SANDS “Un giorno della mia vita”, Ed.Feltrinelli<br />
- J. CAU “Il popolo, la decadenza, gli Dei”, Ed.Settecolori<br />
- L. DEGRELLE “La nostra Europa”, Ed.Ar<br />
- M. BARDECHE “I fascismi sconosciuti”, Ed.All’insegna del Veltro<br />
- J.R.R. TOLKIEN “Il Signore degli Anelli”, Ed.Bompiani<br />
- G. ORWELL “1984”, Ed.Mondadori
Testi fondanti per una<br />
cultura formativa di Destra<br />
L<br />
a scelta dei testi fondanti del nostro movimento ha seguito un criterio teso ad abbracciare il variegato<br />
e corposo universo di ciò che noi intendiamo sotto la denominazione cultura formativa dell’uomo di<br />
Destra.<br />
È pertanto immaginabile che chiunque visiti il nostro sito, con la dovuta curiosità, avrà modo di trovare<br />
autori che, come scopriremo tra breve, risulteranno, nonostante le apparenti diversità, testimoni di un<br />
mondo autenticamente sopra le righe rispetto all’odierna cultura di ampia distribuzione. Autori<br />
caratteristici di un pensiero oltre, da riscoprire e da diffondere.<br />
Dunque si va da padri fondatori e pensatori della destra politica del dopoguerra in Italia come<br />
Romualdi e Rauti, allo storico del Fascismo De Felice; dai "poeti armati" quali Drieu La Rochelle,<br />
Brasillach e Céline, al poeta cantore delle gesta eroiche quale fu Ezra Pound, distintosi inoltre per la<br />
lotta anti-usurocratica. Il percorso della destra sociale, durante e dopo il Fascismo, è superbamente<br />
narrato in più libri di Giano Accame, mentre le vicende della giovane destra, e più recentemente quelle<br />
della destra politica al governo, sono raccontate nei libri della giornalista Annalisa Terranova.<br />
Vi è poi un'ampia disponibilità di testi che raccoglie gli scritti<br />
fondamentali dei massimi pensatori tradizionalisti, quali Evola e<br />
Guénon, con una particolare attenzione all'ascesi orientale quale<br />
precondizione della formazione di ciò che è l’ultima sintesi di<br />
contemplazione e azione nella via "solare dell’eroe e del guerriero".<br />
Non mancano cenni alla tradizione nordica e alla letteratura<br />
fantastica di più alta qualità (Il Signore degli Anelli di Tolkien), né<br />
le differenti letterature spirituali presenti nelle opere di due<br />
straordinari narratori quali Yukio Mishima ed Herman Hesse.<br />
Troviamo inoltre la filosofia tedesca nell'opera ineguagliabile e<br />
profetica di Friedrich Nietzsche e nella visione del mondo moderno<br />
di Heidegger e di Spengler, ed infine l'antimoderno Ernst Junger:<br />
occhio del secolo che ci ha appena lasciato. Certamente abbiamo<br />
dimenticato qualcuno; senza dubbio infatti questo iter letterario può<br />
e deve essere completato. Impegno nostro sarà aggiungere nel tempo<br />
nuove fonti d’ispirazione. Impegno vostro, e di qualsiasi uomo di<br />
Destra, sarà provare a leggerli, cercare di capirli, ma soprattutto riuscire a vivere realmente senza mai<br />
scordare ogni "magico" insegnamento che possiamo ricavarne.<br />
I CLASSICI DELLA DESTRA<br />
• Accame G. "La Destra Sociale"
• Alemanno G. "Intervista sulla Destra Sociale"<br />
• Celine L.F. "Bagatelle per un massacro"<br />
• Celine L.F. "Mea culpa"<br />
• Codreanu C.Z. "Il Capo di Cuib"<br />
• De Felice R. "Breve storia del Fascismo"<br />
• Degrelle L. "Militia"<br />
• Degrelle L. "Appello ai Giovani Europei"<br />
• Evola J. "Rivolta contro il mondo moderno"<br />
• Fini M. "Il vizio oscuro dell'Occidente, Manifesto dell'Antimodernità", I Grilli, ed. Marsilio<br />
• Junger E. "Il trattato del ribelle"<br />
• Machiavelli N. "Il Principe"<br />
• Mishima Y. "Il sapore della gloria"<br />
• Mussolini B. "Testamento politico"<br />
• Nietzsche F.W. "Così parlò Zarathustra"<br />
• Nietzsche F.W. "Ecce homo"<br />
• Nietzsche F.W. "La genealogia della morale"<br />
• Oriani A. "Rivolta ideale"<br />
• Platone "Repubblica"<br />
• Platone "Le leggi"<br />
• Pound E. "Lavoro e Usura"<br />
• Sun-Tzu "L'arte della guerra"<br />
• Tolkien J.R.R. "Il Signore degli Anelli"<br />
• AA.VV. "Il libro nero del Comunismo"<br />
POLITICA - ECONOMIA - METAPOLITICA<br />
• Accame G. "Ezra Pound economista"<br />
• Accame G. "Il potere del denaro svuota le democrazie"<br />
• Almirante G. "L'alternativa corporativa"
• Borghi G. "Homo Religiosus, Homo Oeconomicus, Homo Vacuus, Genealogia e crisi<br />
dell'uomo", Ed. Settimo Sigillo<br />
• Codreanu C.Z. "Per i Legionari Guardia di Ferro"<br />
• De Angelis M. "Otto anni in Area di rigore"<br />
• Evola J. "Orientamenti"<br />
• Evola J. "Cavalcare la tigre"<br />
• Evola J. "Il Mistero del Graal"<br />
• Fini M. "Elogio della guerra", I tascabili Marsilio/Saggi<br />
• Fini M. "Il denaro, 'sterco del demonio' ", I tascabili Marsilio/Saggi<br />
• Fini M. "Il Vizio Oscuro dell’Occidente, manifesto dell’Antimodernità", ed. Marsilio<br />
• Fini M. "Sudditi, Manifesto contro la Democrazia", I Grilli, ed. Marsilio<br />
• Gentile G. "I fondamenti della filosofia del diritto"<br />
• Gentile G. "La filosofia di Marx"<br />
• Gentile G. "Difesa della Filosofia"<br />
• Gentile G. "Origini e dottrina del Fascismo"<br />
• Junger E. e Heidegger M. "Oltre la linea"<br />
• Lanna L. e Rossi F. "Fascisti immaginari"<br />
• Manzo A. "Giovani tra le rovine", Quaderni Terziaria<br />
• Morganti A. "Il razzismo, Storia di una malattia della culturta europea", Il Cerchio<br />
• Muscardini C. "La Destra in Europa"<br />
• Pound E. "ABC dell'economia"<br />
• Rossi G. S. "La Destra e gli Ebrei", Rubettino<br />
• Scarpellino S. "Capitalismo della partecipazione, Evoluzione storica di un'idea", Ed. Settimo<br />
Sigillo<br />
• Spann O. "Smith", ed. Settimo Sigillo<br />
• Venturi R. R. "Italia nazione globale, Riflessioni in libertà sull'essere italiani nel XXI secolo",<br />
Adnkronos Libri<br />
PERSONAGGI - BIOGRAFIE<br />
• Almirante G. "Autobiografia di un fucilatore"
• Borsani C. jr. "Carlo Borsani: una vita per un sogno"<br />
• Bottai G. "Diario"<br />
• Brasillach R. "Lettera ad un soldato della classe 40"<br />
• Locatelli G. e Martini D. "Duce addio, La biografia di Gianfranco Fini", LOnganesi & Co.<br />
• Mussolini B. "La mia vita, Questa è la mia unica autobiografia", Superbur Edizioni<br />
STORIA - TESTIMONIANZE<br />
• Adinolfi G. e Fiore R. "Noi Terza Posizione", Ed. Settimo Sigillo<br />
• Bertoldi "La chiamavamo Patria"<br />
• Bertoldi "Salò" , Ed. Bur<br />
• Bianchini Ciampoli N. "Per l'Onore. La testimonianza di un Guardiamarina della Decima<br />
Mas", Ed. Settimo Sigillo<br />
• Bolzoni A. "La guerra dei neri", I Super 12, Ciarrapico Editore<br />
• Borsato F. "Guerriglia in Calabria, Luglio 1970-Febbraio 1971", Ed. Settimo Sigillo<br />
• Caputo V. "Ferrara 1945, I giorni dell'odio", Ed. Settimo Sigillo<br />
• Caruso A. "Arrivano i nostri"<br />
• Codreanu C.Z. "Diario dal carcere"<br />
• Dazzani B. "La mia guerra incivile", Ed. Settimo Sigillo (pp. 158, Euro 14)<br />
• De Felice R. "Le interpretazioni del Fascismo"<br />
• De Felice S. "La Decima MAS e la Venezia Giulia"<br />
• De Luca V. M. "Venezia Giulia 1943, Prove tecniche di guerra fredda", Ed. Settimo Sigillo<br />
(Euro 14,50)<br />
• De Rivera Primo J. A. "Le basi del falangismo spagnolo"<br />
• De Rivera Primo J. A. "Scritti e discorsi di battaglia"<br />
• De Troia M. "Il Fronte della Gioventù"<br />
• Gatta B. "Quel giorno di settembre, della morte della Patria", Ed. Settimo Sigillo<br />
• Giraudo G. "Sergio Ramelli, una storia che fa ancora paura"<br />
• Marinetti F.T. "Il manifesto del Futurismo"<br />
• Mazzantini C. “L’ultimo repubblichino”, Marsilio Editore
• Melitton G. "Per memoria di Sergio Ramelli"<br />
• Montani C. "Venezia Giulia Dalmazia: Sommario Storico"<br />
• Mussolini B. "Scritti e discorsi"<br />
• Nannini V. "Lotte e sangue della Repubblica Sociale Italiana nell'Oltrepò Pavese"<br />
• Payne "Il Fascismo"<br />
• Pansa G. "I Figli dell'Aquila"<br />
• Pansa G. "Il Sangue dei Vinti"<br />
• Pavesi P. "La colonna Morsero"<br />
• Petacco A. "L'Esodo"<br />
• Petacco A. "La nostra guerra 1940 - 1945"<br />
• Pisanò G. "Guerra civile"<br />
• Pisanò G. "La generazione che non si arrese"<br />
• Rallo M. "Le Rivoluzioni Nazionali in Europa", Ed. Settimo Sigillo<br />
• Rao N. "Neofascisti, La Destra italiana da Salò a Fiuggi nel ricordo dei protagonisti", Ed.<br />
Settimo Sigillo<br />
• padre Rosson L. F. "Dio e Patria", Roberto Chiaramonte editore<br />
• Saint-Paulien "I leoni morti"<br />
• Servello F. "Revisionismo: la caduta dei tabù"<br />
• Streccioni A. "A Destra della Destra, Dentro e fuori l'MSI, dai FAR a Terza Posizione", Ed.<br />
Settimo Sigillo<br />
• Terranova A. "Aspetta e spera che già l'ora si avvicina, Dove vanno o dove vorrebbero<br />
andare i "camerati" sdoganati", Ed. Settimo Sigillo<br />
• Terranova A. "Planando sopra boschi di braccia tese, I giovani postfascisti dal ghetto ad<br />
Alleanza Nazionale", Ed. Settimo Sigillo<br />
• Vigna M. "Roma, Un millennio di sacralità", Ed. Settimo Sigillo<br />
• Zanfagna M. "L'ultima bandiera", Ed. Settimo Sigillo<br />
• AA.VV. "Il Duce proibito"<br />
NARRATIVA - POESIA
• Felli P., "Camerata addio, il sogno di una generazione ribelle nella Latina degli anni Settanta",<br />
Novecento (pp 128, Euro 12)<br />
• Celine L.F. "Viaggio al termine della notte"<br />
• D'Annunzio G. "Asterope" (libro V delle "Laudi del cielo, della terra e degli eroi")<br />
• Guareschi G. "Don Camillo"<br />
• Marconi G. "Non scordo"<br />
• Menconi F. "Anni di porfido"<br />
• Virgili D., "La distruzione"<br />
• Pound E. "Cantos"<br />
• Tolkien J.R.R. "Il Silmarillion"
EPILOGO<br />
(…) Bastava aprire una radio in qualunque giorno di quei primi del ’45: da Mosca e da<br />
Washington, da Londra e da Bari, dalle capitali e dai paesi di tutto il mondo ed anche da<br />
quella Roma cui solo nove anni prima, egli aveva annunciato, in una sera di entusiasmo<br />
delirante, la nascita di un Impero, per le onde inquiete dell’etere, convergevano sull’ultimo<br />
bastione del fascismo, gli insulti, gli odii, le accuse di<br />
cinque continenti; su quel bastione, solo poco più di<br />
una schiera di adolescenti restava in armi, armata<br />
più di fedeltà che di mezzi, più di poesia che di<br />
ragioni, più di volontà che di speranze e, sopra di<br />
essi, l’uomo più amato e più odiato di tutta la storia<br />
d’Italia.<br />
Se quella tragica notte tra il 24 e il 25 luglio, egli<br />
aveva certo pensato alla singolare vicenda di quella<br />
minoranza che si ribellava – non a lui, ma al<br />
destino avverso, al terrore della sconfitta – mentre i<br />
Grandi e i Bottai, i De Bono e i Ciano, balbettavano, schiantati<br />
sotto il peso degli eventi, certo, sul lago di Garda, egli dovè pensare più e più volte alla<br />
straordinaria complessità della sua vita tutta tessuta di passioni furibonde e protesa oltre<br />
ogni misura umana: al lontano espatrio e al lavoro di muratore, al grido delle platee che lo<br />
salutarono nei congressi socialisti e agli insulti quando scelse e trovò la sua strada, ai volti<br />
ironici dei vecchi parlamentari al primo discorso a Montecitorio e ai sorrisi falsi degli<br />
uomini di Corte quando vi andò a portare “l’Italia di Vittorio Veneto”, e al banco delle<br />
battaglie giornalistiche e a quello del governo, sempre intento a forgiare destini d’uomini e<br />
di popoli in creatrice e sanguinosa violenza; e gli urli degli avversari, e i gridi di fede dei<br />
fedeli.<br />
Ora la sua giornata terrena si concludeva, mentre l’Europa ardeva<br />
tutta in un gigantesco rogo e una marea d’acciaio dilagava da<br />
occidente e da oriente a strozzarne gli ultimi palpiti; presto, su<br />
Berlino distrutta i mongoli e i calmucchi dell’Armata Rossa,<br />
avrebbero issato le insegne delle steppe e della Barbarie, credendo<br />
d’aver vinto per l’eternità. (...)<br />
A riscattare la Patria Europea, valevano le mille volte gli ultimi<br />
canti dei fedeli, belli perchè inutili, sinceri perché senza speranza,<br />
nobili perchè erano guidati già davanti ai plotoni d’esecuzione da<br />
quelli che non erano voluti mancare all’estremo appuntamento,<br />
fissi nei suoi segni, “a sommo e ad imo!!”.<br />
Pino Rauti<br />
“Benito Mussolini” – Ed.Europa
APPENDICE<br />
IL CONTROPOTERE STUDENTESCO<br />
L<br />
a nostra organizzazione da sempre ritiene la scuola e l’università organi centrali nella formazione<br />
<strong>culturale</strong> di un ragazzo che diventa uomo.<br />
E’ importante che queste non siano semplici “luoghi di lavoro”, ma offrano agli studenti un ambiente<br />
entro cui potere, non solo accrescere la propria cultura, ma anche sviluppare una vita comunitaria e<br />
soprattutto un ambiente da plasmare, attraverso una consistente rappresentanza studentesca, secondo le<br />
esigenze reali delle nuove generazioni.<br />
Il contropotere studentesco è questo: è un movimento, un azione comune di chi non si rassegna a<br />
subire e che, oltre a reagire, propone, immagina una scuola ed un’università fatta non solo di<br />
rigidi schemi e di una cultura imposta in maniera faziosa e nozionistica.<br />
<strong>Azione</strong> Giovani è un movimento che propone nuovi modi di intendere la vita scolastica, forme<br />
alternative di didattica e di cultura, che rifiuta la squallida scena quotidiana del Professore che tiene la<br />
sua lezioncina dall’alto della sua cattedra ad una massa informe di automi capaci solo di<br />
immagazzinare nozioni pronte per essere utilizzate in ogni momento, come fossero computer;<br />
meccanismo questo che è sempre servito a chi fin oggi ci ha voluto indottrinare anzichè insegnare.<br />
La scuola poi non deve finire con l’ultima ora di lezione; devono incrementare di numero le<br />
attività extrascolastiche al fine di favorire l’incontro e la socializzazione fra gli studenti oggi<br />
troppo emarginati nei loro microcosmi che sono la “compagnia”, il bar, la discoteca, il “gruppo<br />
dello stadio” o, peggio ancora, alienanti giornate passate chiusi in casa tra libri di scuola ed<br />
“impegnative” ed “eccitanti” sfide contro playstation e PC.<br />
Le scuole devono diventare nel pomeriggio dei centri sociali, culturali e sportivi, deve offrire la<br />
possibilità a tutti di uscire da questi microcosmi e di impegnare creativamente e costruttivamente il<br />
proprio tempo libero.<br />
Ma l’impegno più difficile col quale <strong>Azione</strong> Giovani è chiamata a confrontarsi è quello di cercare il<br />
modo più adatto a veicolare queste proposte, farle comprendere agli studenti e sollecitare questi<br />
affinché le propagandino a loro volta fra gli amici ed i compagni di scuola o di facoltà.<br />
Perchè per ottenere qualcosa non basta un diffuso malcontento ed una voglia di ribellione alla quale<br />
raramente, ed in maniera totalmente sbagliata e manipolata, viene dato sfogo: serve organizzazione!<br />
L’organizzazione serve a diffondere le proprie idee all’esterno: volantini, giornalino, manifesti,<br />
dibattiti, assemblee, seminari...<br />
Nelle scuole e nelle università i nostri rappresentanti devono presentarsi come membri di<br />
un’organizzazione aperta a tutti coloro che vogliono realmente contribuire a cambiare la scuola:<br />
sarebbe un grave errore presentarsi ai nostri compagni di scuola o di facoltà come “piccoli politici in<br />
carriera”, come esponenti di un mondo politico che non ci appartiene!<br />
Noi non siamo uomini politici, <strong>Azione</strong> Giovani non è un partito, ma siamo studenti e per questo<br />
non dobbiamo difendere gli interessi di nessuno se non degli stessi studenti: chi ci accusa di essere<br />
schiavi di una precisa parte politica, di essere solo dei “borghesi” e (quindi) dei menefreghisti, di essere<br />
“fascisti” o “nazisti”, di essere buoni solo a difendere gli interessi dei “ricchi”, dobbiamo far capire<br />
(perchè chi continua con queste accuse stupide ed inopportune dimostra di aver capito ben poco di<br />
come gira il mondo!) che viviamo tutti nella stessa scuola o nella stessa università, che abbiamo tutti gli<br />
stessi problemi e che dobbiamo provare a risolverli con l’aiuto di tutti, di qualsiasi idea politica o<br />
religiosa essi siano.
Perchè le battaglie non si combattono fra gruppi di studenti, ma fra studenti e corpo docente (dal<br />
Ministro all’ultimo dei supplenti) o fra studenti e baronato accademico.<br />
Con questo non vogliamo fare di tutta l’erba un fascio, sappiamo bene che<br />
esistono docenti validi e competenti che capiscono e condividono le nostre stesse<br />
preoccupazioni e le nostre richieste, ma purtroppo sono una minoranza nella<br />
marea di conservatori bigotti e reazionari chiusi verso ogni innovazione, o di chi<br />
fa della cattedra un palco da cui “comiziare”, o di chi, uscito da un’università ormai priva di contenuti,<br />
non ha neppure lo spessore <strong>culturale</strong> per affrontare l’insegnamento.<br />
<strong>Azione</strong> Giovani deve sempre riuscire a trasmettere a chi le si avvicina il proprio essere sempre e<br />
comunque dalla parte degli studenti.<br />
Dobbiamo spiegare ai nostri compagni che indire assemblee, costituire comitati interni alla scuola,<br />
partecipare alla scelta dei libri di testo, richiedere di ricevere una cultura alternativa (che diffonda idee<br />
forza, valori, ideali in opposizione alle dominanti culture liberali, capitaliste o marxiste, individualiste,<br />
egualitarie, buoniste ed americaniste), è un loro sacrosanto diritto!<br />
<strong>Azione</strong> Giovani in quanto portatrice di quelle idee, tradizioni, radici, così profonde da, come ci<br />
ricorda il buon Tolkien, non gelare mai, non deve aver paura, ma ricercare, il confronto.<br />
Non dobbiamo fare lo stesso errore di quegli studenti dei collettivi che ci sbattono la porta in faccia<br />
perché “coi fascisti”, loro, “non ci parlano”, noi dobbiamo avere la forza e la volontà di parlare con<br />
chiunque, di sorridere a chi crede che “ucciderci non dovrebbe essere reato” perchè solo così<br />
dimostreremo a questi individui che non siamo extra-terrestri, ma studenti tali e quali a loro.<br />
I pericolosi “fascisti” devono insegnare a chi ci vuol emarginare o far tacere che solo attraverso il<br />
confronto si toglie spazio a distorsioni e strumentalizzazione.<br />
Per questo dobbiamo avere il coraggio di trasgredire: creare movimento, comunità con gli<br />
studenti, attaccare i professori quando questi scadono nella faziosità senza anteporre la propria<br />
vigliaccheria (non mi voglio esporre perchè sennò il professore me la farà pagare in sede di<br />
interrogazione o esame...) al compito al quale siamo chiamati.<br />
I nostri compagni potranno accettare o meno le proposte che avanzeremo alla comunità studentesca, ma<br />
se non altro si troveranno chiamati a fare una scelta: se accettare ciò che il sistema propone loro quale<br />
assoluta verità (poichè sta scritta sui libri che siamo obbligati a comprare – facendo ingrassare le<br />
potenti lobby degli editori – e ci viene insegnata dai nostri professori) o se avvicinarsi a noi ed al<br />
mondo della controcultura che dobbiamo conoscere ed essere in grado di propagandare.