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Azione. Militanza culturale - Solideco

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A Z I O N E<br />

militanza <strong>culturale</strong><br />

a cura di<br />

Fabiano Bariani Giarda<br />

<strong>Azione</strong> Giovani “Ezra Pound” Novara<br />

ha collaborato:<br />

Gianmario Pesare<br />

<strong>Azione</strong> Giovani Alessandria<br />

Edizione riveduta e aggiornata di “<strong>Azione</strong>”, opuscolo della comunità militante di <strong>Azione</strong><br />

Giovani Cuib di Firenze (www.agfirenze.it).<br />

Responsabili della stampa: <strong>Azione</strong> Giovani “Ezra Pound” di Novara (www.agnovara.tk);<br />

<strong>Azione</strong> Giovani Alessandria; <strong>Azione</strong> Giovani Casale M.to Circolo “Paolo Borsellino”; <strong>Azione</strong><br />

Universitaria Novara; <strong>Azione</strong> Universitaria FUAN “Adriano Romualdi” Alessandria; <strong>Azione</strong><br />

Studentesca Novara;. <strong>Azione</strong> Studentesca Alessandria.<br />

III edizione - Stampato presso il Gruppo Consiliare Alleanza Nazionale – Regione<br />

Piemonte nel mese di febbraio 2008 a. LXXXVI e.f.


INTRODUZIONE<br />

Questo libretto nasce con l’intento preciso di<br />

fornire un punto di riferimento sia a chi si<br />

prepara oggi per diventare un “militante” di<br />

<strong>Azione</strong> Giovani e di Alleanza Nazionale sia a<br />

chi è chiamato a fare da guida, da esempio,<br />

alla “Comunità”.<br />

Militante e Comunità non sono parole scritte<br />

a caso, esse rappresentano due concetti<br />

importantissimi che saranno in seguito<br />

approfonditi, ma che colui che si prepara alla<br />

lettura di questo testo deve scolpire fin da<br />

adesso, in maniera ben chiara, nella propria<br />

testa.<br />

Pur riconoscendo la scomparsa di quella forte<br />

connotazione ideologica che ha caratterizzato,<br />

ad esempio, l’esperienza del Fronte della<br />

Gioventù (il movimento giovanile del<br />

Movimento Sociale Italiano), occorre<br />

comunque dare al militante di <strong>Azione</strong> Giovani<br />

una guida che l’aiuti a capire di come egli,<br />

nonostante siano mutati il linguaggio della<br />

politica e le regole della lotta, rappresenta<br />

ancora il tipo di individuo che ha scelto di<br />

ribellarsi ai falsi miti della società<br />

contemporanea.<br />

Chi milita nelle strutture di Partito, e in<br />

particolare in <strong>Azione</strong> Giovani, deve essere<br />

pronto a vivere per inseguire un progetto ed a<br />

profondere una forza capace di dare<br />

concretezza al progetto stesso.<br />

La necessità di questa scelta ci ha portato ad<br />

agire e a puntare sulle risorse umane, convinti<br />

che puntando sul rafforzamento <strong>culturale</strong>, cioè<br />

su ciò che serve a maturare, si garantisce che<br />

il domani appartenga a Noi!<br />

www.agnovara.tk<br />

AAZZIIOONNEE !! --SSOOMMMMAARRIIOO<br />

- Prologo (di M. Bardeche)<br />

- Gioventù controcorrente<br />

- La nostra Identità<br />

- La Comunità<br />

- La <strong>Militanza</strong><br />

- Comunitari o Liberal?<br />

- Una Grande Famiglia: i miti fondanti della Destra<br />

- Introduzione alla nostra Cultura<br />

- La Destra dal dopoguerra ad oggi<br />

- Il Solstizio<br />

- L’alternativa<br />

- L’Europa-Nazione<br />

- Il Fascismo<br />

- L’anticomunismo<br />

- L’antiamericanismo<br />

- La difesa dell’ambiente<br />

- A fianco dei popoli oppressi<br />

- L’eredità dei Valori<br />

- La Musica Alternativa<br />

- Il domani appartiene a Noi!<br />

- Noi pochi<br />

- I nostri simboli<br />

- Spazi e occupazioni non conformi<br />

- Testi consigliati<br />

- Testi fondanti per una cultura di Destra<br />

- Epilogo (di Pino Rauti)<br />

- Contropotere Studentesco


Questo scritto è dedicato alla memoria dei Militanti del Fronte della Gioventù e<br />

del Movimento Sociale Italiano caduti combattendo per la nostra Idea.<br />

UGO VENTURINI<br />

Caduto a Genova il 18 aprile 1970<br />

CARLO FALVELLA<br />

Caduto a Salerno il 7 luglio 1972<br />

STEFANO E VIRGILIO MATTEI<br />

Caduti a Roma il 16 aprile 1973<br />

GIUSEPPE SANTOSTEFANO<br />

Caduto a Reggio Calabria il 31 luglio 1973<br />

MANUELE ZILLI<br />

Caduto a Pavia il 3 novembre 1973<br />

GIUSEPPE MAZZOLA<br />

Caduto a Padova il 17 giugno 1974<br />

GRAZIANO GIRALUCCI<br />

Caduto a Padova il 17 giugno 1974<br />

MIKIS MANTAKAS<br />

Caduto a Roma il 28 marzo 1975<br />

SERGIO RAMELLI<br />

Caduto a Milano il 29 aprile 1975<br />

MARIO ZICCHIERI<br />

Caduto a Roma il 29 ottobre 1975<br />

ENRICO PEDENOVI<br />

Caduto a Milano il 29 aprile 1976<br />

ANGELO PISTOLESI<br />

Caduto a Roma il 28 dicembre 1977<br />

FRANCO BIGONZETTI<br />

Caduto a Roma il 7 gennaio 1978<br />

FRANCESCO CIAVATTA<br />

Caduto a Roma il 7 gennaio 1978<br />

STEFANO RECCHIONI<br />

Caduto a Roma il 7 gennaio 1978<br />

ALBERTO GIAQUINTO<br />

Caduto a Roma il 10 gennaio 1979<br />

STEFANO CECCHETTI<br />

Caduto a Roma il 10 gennaio 1979<br />

FRANCESCO CECCHIN<br />

Caduto a Roma il 29 maggio 1979<br />

ANGELO MANCIA<br />

Caduto a Roma il 12 marzo 1980<br />

NANNI DE ANGELIS<br />

Caduto a Roma il 5 ottobre 1980<br />

PAOLO DI NELLA<br />

Caduto a Roma il 2 febbraio 1983<br />

GLI DEI AMANO CHI MUORE GIOVANE.<br />

GLI DEI FANNO MORIRE GIOVANE CHI AMANO.<br />

RINUNCIANDO ALLA LOTTA, TRADENDO LA TUA COMUNITÁ, SOTTRAENDO TEMPO ALLA MILITANZA PER DEDICARLO A COSE FUTILI,<br />

NON ADEMPIENDO AI TUOI COMPITI, TRADENDO I TUOI DOVERI, NON MANCHERAI DI RISPETTO SOLTANTO ALLA GENTE CHE TI STA<br />

VICINA ADESSO, MA ANCHE A TUTTI COLORO CHE PER PERMETTERTI DI ESISTERE OGGI HANNO SACRIFICATO IERI LA PROPRIA VITA,<br />

LA PROPRIA GIOVINEZZA!


PROLOGO<br />

Tratto dal libro “I fascismi sconosciuti” di Maurice Bardeche,<br />

casa editrice All’insegna del Veltro.<br />

É forse grande sventura non accendere la luminaria quando l’accendono gli altri. Non ho esposto le mie<br />

bandiere per la vittoria delle democrazie. Mi sentivo in quarantena; mi sembrava che tutta una parte di<br />

me fosse stata vinta. Da allora, sono stato uno straniero fra gli uomini del mio tempo.<br />

Il mondo che si costruiva sotto i miei occhi mi sembrava opprimesse quanto in me si<br />

faceva più vivido. La mia avversione si estendeva a molte cose. Detestavo gli oggetti di plastica, la<br />

pubblicità, il chewing-gum, più tardi stentai ad abituarmi a certe guarnizioni di nylon ed al maglione<br />

che divenne l’abito comune degli ecclesiastici. Non mi veniva in mente che queste ripugnanze<br />

potessero essere estranee l’una all’altra. Mi avevano imposto una religione e io rifiutavo le acque del<br />

battesimo; e, con le acque del battesimo, la grandura, le babbucce che ormai bisognava portare.<br />

Migliaia di uomini erano come me e guardavano con sospetto la nuova uniforme del credente.<br />

Infatti, la svolta del secolo XX era stata segnata da una GUERRA DI RELIGIONE, lo sapevano tutti.<br />

Credevamo, riferendoci a quanto si chiamava in passato “guerra di religione”, che lo scopo fosse di<br />

estirpare l’eresia e che, perciò, non si andasse oltre la distruzione dei templi e il rogo dei pastori, cose<br />

sopportate in genere pazientemente. Non sapevamo, perchè ci si riferiva soltanto alla nostra storia, che<br />

la vittoria di una religione è anche la vittoria di un Corano e la instaurazione di una determinata ottica<br />

che colora ogni cosa: non soltanto la politica, ma i costumi, le abitudini, il giudizio sulle cose, in una<br />

parola, tutta la vita.<br />

Nel proclamare il trionfo di una certa religione, è stato dunque necessario distruggere non soltanto le<br />

strutture, ma più a fondo una determinata maniera di essere. L’estensione e la portata di queste<br />

distruzioni sono state, in genere, scarsamente percepite.<br />

Infatti, l’eresia aveva radici, una determinata maniera di sentire, una determinata predisposizione<br />

dell’essere umano che fu necessario cambiare ed espellere, nel tempo stesso in cui si distruggeva<br />

l’eresia. Fu necessario travasare un sangue nuovo in un’intera categoria di esseri umani, se si voleva<br />

veder scomparire per sempre una determinata morale e, infine, una determinata concezione di vita.<br />

Quindi, tutta una parte della morale comune fu colpita nello stesso tempo; infatti, le morali eretiche non<br />

sono fiori mostruosi che nascono da un terriccio avvelenato, ma semplicemente sviluppano, per<br />

elezione, alcuni rami della morale comune. Non è difficile vedere quali sono i rami della morale<br />

comune, della morale più tradizionale, che sono stati rovinati e saccheggiati dalla condanna inflitta a<br />

una particolare concezione dell’uomo. Sono tutto quanto potrebbe essere definito “morale civica”.<br />

Il dovere della disciplina, il rispetto della parola data, il culto dell’energia e delle virtù virili, la scelta<br />

degli uomini sul fondamento del loro coraggio e del loro atteggiamento davanti alla vita, sono divenuti<br />

essi pure virtù e metodi sospetti, perché avevano condotto a una obbedienza giudicata cieca, a una<br />

fedeltà che era stata dichiarata criminale, a un ideale umano ritenuto barbaro, e perchè rischiavano di<br />

instaurare una gerarchia rifiutata.<br />

Nel 1945 ebbi l’impressione che la enucleazione fatta subire all’Europa, da mano americana, in<br />

conseguenza della guerra, non avesse colpito soltanto l’Europa, ma tutta la civiltà, tutta intera la specie<br />

umana. Come sopprimendo nel cuore dell’Europa l’antica Germania, il tronco germanico dal quale si<br />

era formata in passato, si era fatta subire all’Europa un’amputazione mostruosa, dopo la quale era<br />

soltanto un<br />

cavallo cieco che si appoggia e si strofina meccanicamente contro la sua fiancata atlantica, incerto e<br />

senza forza; così, sradicando nel mondo morale alcune qualità elementari, eliminando alcuni metalli<br />

che fino ad allora avevano composto la lega umana che conosciamo, avevamo estirpata tutta una<br />

sensibilità, tutta una figura dell’uomo, non solo un regime, ma tutto un mondo che veniva via insieme,<br />

fascio di radici che si strappa con la pianta. Così che noi vivevamo in un mondo morale decervellato.


La storia del passato non metteva più capo all’uomo di oggi.<br />

La cultura del passato, lo stesso uomo del passato sono come estranei all’uomo che siamo invitati ad<br />

essere.<br />

A Norimberga distrutta dalle bombe, sono state ricostruite le case del XVI secolo, in noi stessi il<br />

contrario: dentro di noi si vuole costruire una città nuova, piena di sfolgoranti grattacieli, che ci faccia<br />

dimenticare le case di un tempo andato.<br />

L’accettiamo? Ne abbiamo coscienza? Quando ci si invita ad accettare il mondo moderno a fare dentro<br />

di noi un aggiornamento, una messa a punto, COMPRENDIAMO CHE COSA CI VIENE<br />

PROPOSTO, scopriamo la manovra che si mescola surrettiziamente ad una indispensabile revisione?<br />

Sappiamo quali rive ci si chiede di abbandonare? E per quale sorte?<br />

Le parole stesse ci ingannano, le parole soprattutto. Ci dicono: “E’ il fascismo che bisogna<br />

abbandonare sulla riva dei morti”. Non è solo il fascismo che vedo in fondo al mio binocolo mentre mi<br />

allontano; è un continente intero che abbandoniamo. E le parole servono unicamente a mascherare<br />

l’esodo. I fumi che si alzano dalle città della pianura ci impediscono di vedere le felici colline che<br />

lasciamo per sempre.<br />

Quel che importa per l’avvenire, non è la risurrezione di una dottrina, nè di una particolare forma dello<br />

Stato, tanto meno quella di un caporalismo e di una polizia, MA IL RITORNO A UNA<br />

DETERMINATA CONCEZIONE DELL’UOMO E A UNA DETERMINATA GERARCHIA.<br />

In tale concezione dell’uomo, colloco le qualità che ho citato, il sentimento dell’onore, il coraggio, la<br />

energia, la lealtà, il rispetto della parola data, il civismo.<br />

La gerarchia che mi auguro è quella che pone queste qualità sopra tutti i vantaggi dati dalla nascita,<br />

dalla fortuna, dalle parentele, e che sceglie l’elite in considerazione di queste sole qualità.<br />

L’autorità dello Stato non è altro che il rispetto di queste qualità e di questa gerarchia. Essa può<br />

praticare una larga tolleranza quando è stabilito questo regno dei migliori. Non esige la persecuzione di<br />

nessuno, nè la esclusione di nessuno. Ma credo che nessuna nazione, nessuna società possa durare se i<br />

poteri fondati su meriti diversi da questi non siano essenzialmente precari e subalterni.<br />

Ogni nazione è guidata, certo, ma ogni nazione guida anche se stessa in una determinata maniera; ogni<br />

nazione ha una condotta nobile o bassa, generosa o perfida, come si dice di un uomo che ha una buona<br />

o cattiva condotta. Uno dei nostri errori presenti è la troppo facile ammissione che certe cose non hanno<br />

importanza.<br />

Ogni giorno ci lamentiamo della immoralità e non vogliamo accorgerci che noi stessi abbiamo distrutto<br />

o lasciato distruggere una intera parte del fondamento morale, e che ancora oggi lo si distrugge ogni<br />

giorno davanti ai nostri occhi. I germogli che abbiamo piantato, al posto delle grandi querce, sono<br />

rachitici e si disseccano. E noi ci lamentiamo di inoltrarci in un deserto. Perchè abbiamo ricostruito i<br />

ponti, le fabbriche, le città schiacciate dalle bombe, ma non i valori morali distrutti dalla guerra<br />

ideologica.<br />

In questo campo siamo ancora davanti ad una distesa di macerie. Il vuoto morale che abbiamo creato<br />

non è meno minaccioso, per il nostro avvenire, del vuoto geografico che abbiamo lasciato installarsi nel<br />

cuore dell’Europa, ma non lo vediamo. Non tutti se ne lagnano. Molta gente si adatta a questo vuoto<br />

morale dal quale trae benefici.<br />

Forse non si fanno illusioni sull’avvenire, ma pensano che questo interregno durerà almeno quanto<br />

loro. E questo a loro basta. Se tanta gente si lascia fare senza proteste l’operazione che si fa ai gatti<br />

maschi per trasformarli in pacifici gatti, è perchè in grandissima parte non vede bene a cosa possa<br />

servire quel che le tolgono: pensa anzi confusamente che possa servire soltanto a far brutte cose.<br />

Non è inutile, forse, tentare di persuaderla che tutto serve nella vita, comprese le qualità che un tempo<br />

erano considerate come proprie di un uomo.<br />

Maurice Bardeche


TU SAI DI ESSER VIVO TI HANNO DETTO CHE MORIRAI<br />

TU SAI DI ESSER GIOVANE<br />

TU SAI COS’è L’AMORE<br />

TI HANNO DETTO CHE INVECCHIERAI<br />

TI HANNO DETTO CHE È LA MASCHERA<br />

DEL SESSO<br />

TI HANNO DETTO CHE È L’ESTETICA<br />

TU SAI COS’è LA BELLEZZA<br />

TU SAI COS’è L’AMICIZIA<br />

TU SAI COS’è LA GIUSTIZIA TI HANNO DETTO CHE È UTOPIA<br />

TU SAI COS’è LA LIBERTÁ<br />

TU SAI COS’è LA CIVILTÁ<br />

TU SAI CHE È BELLO LOTTARE TI HANNO DETTO CHE È INUTILE<br />

TU SAI COS’è IL CORAGGIO TI HANNO DETTO CHE È PAZZIA<br />

TU SAI COS’è L’ONORE<br />

TU SAI COS’è LA FEDELTÁ<br />

TU SAI COS’è LA TEMPRA<br />

TU SAI CHE ESISTE UN DIO TI HANNO DETTO CHE È MORTO<br />

TU SAI COS’è L’ETERNITÁ TI HANNO DETTO CHE SPARIRAI<br />

TI HANNO DETTO CHE È UN’ILLUSIONE<br />

TI HANNO DETTO CHE È MENEFREGHISMO<br />

TI HANNO DETTO CHE È PROGRESSO<br />

TI HANNO DETTO CHE È IPOCRISIA<br />

TI HANNO DETTO CHE È SERVILISMO<br />

TI HANNO DETTO CHE È SPAVALDERIA


GIOVENTÚ CONTROCORRENTE<br />

“Data una società e una civiltà come le attuali (...) nel ribelle, in colui<br />

che non s’adatta, nell’asociale è in via di principio da vedervi l’uomo sano”.<br />

Julius Evola<br />

A zione Giovani nasce nel 1996 dalla fusione del Fronte della Gioventù (FdG) con Fare Fronte e con il<br />

Fronte Universitario d’<strong>Azione</strong> Nazionale (FUAN), che del Movimento Sociale Italiano.<br />

Dal Fronte della Gioventù e dalle altre organizzazioni, <strong>Azione</strong> Giovani, ha ereditato la forte<br />

connotazione militante, il significato profondo di Comunità, la consapevolezza di non<br />

rappresentare un’esperienza cronologicamente indipendente, ma la continuità ideale di un<br />

percorso storico che affonda le proprie radici nella sconfitta della Seconda Guerra Mondiale.<br />

Ma soprattutto ha ereditato la consapevolezza che chi ci ha preceduto ha dovuto lottare, ed in molti casi<br />

arrivare a dare la propria vita, per affermare il sacrosanto “diritto di esistenza” e, nonostante oggi siano<br />

state ampiamente riscritte le regole della partecipazione democratica al dialogo, dobbiamo sempre<br />

tener presente che nessuno potrà mai arrogarsi il diritto di non farci esprimere i nostri concetti e le<br />

nostresidee.<br />

<strong>Azione</strong> Giovani ha il dovere di proseguire l’opera che<br />

per anni ha visto i militanti del Fronte della Gioventù<br />

lottare strada per strada, scuola per scuola, piazza per<br />

piazza, per contrastare il diffondersi dell’ideologia<br />

comunista tra le giovani generazioni. Questa lotta ha<br />

conosciuto in passato momenti di incredibile durezza e<br />

per più di un decennio ha visto, in ogni parte d’Italia, i<br />

giovani del Fronte impegnati a difendersi dagli assalti<br />

armati della sinistra extra-parlamentare da quelli<br />

“giudiziari”adelaregime.<br />

Una manifestazione del F.d.G.<br />

<strong>Azione</strong> Giovani ha il dovere di ricordare queste pagine di storia recente (per lo più tenuta<br />

nascosta dai canali di informazione “ufficiale”, leggi giornali, televisione, scuola, ecc...) sporche di<br />

giovane sangue e deve battersi proseguendo nel proprio cammino verso il riscatto della dignità<br />

nazionale e l’affermazione dei più importanti Valori della nostrasCiviltà.<br />

Ci sono mille battaglie, iniziate a suo tempo dal FdG, che attendono di essere portate a<br />

compimento: per una riforma della scuola superiore e dell’università su basi autenticamente<br />

meritocratiche che diano il giusto valore al titolo di studio, per il diritto al lavoro, per il diritto<br />

alla vita, contro ogni forma di aborto, contro ogni tentativo di legalizzazione della droga, per la<br />

salvaguardia dell’ambiente, per la difesa della nostra Cultura e delle nostre Tradizioni, per la<br />

realizzazione di una vera Europa-Nazione libera, armata e svincolata da ogni forma di<br />

colonizzazionesamericana.<br />

Il disegno politico, messo a punto dal secondo dopoguerra in poi, di isolare, nel nome del sempre più


anacronistico e pretestuoso “antifascismo”, la giovane destra è fallito e la nascita di <strong>Azione</strong> Giovani ne<br />

èslasriprovaspiùsfulgida.<br />

<strong>Azione</strong> Giovani comunque non è il Fronte della Gioventù, non deve confrontarsi con i comunisti che da<br />

una parte gridano (magari qualche deficiente lo grida ancora, ma negli anni passati alle parole, spesso,<br />

seguivano i fatti...): “uccidere un fascista non è reato” o che “le sedi fasciste si chiudono col fuoco” e<br />

con la magistratura dall’altra che dispensa anni di carcere come misura preventiva a decine di militanti,<br />

perquisisce centinaia di abitazioni di iscritti al FdG, scheda ogni simpatizzante di destra.<br />

I tempi (per fortuna) sono cambiati, ed <strong>Azione</strong> Giovani ha oggi il compito di sfruttare il clima più<br />

favorevole per diffondere quanto si è avviato negli anni passati, rivedendolo e correggendolo laddove il<br />

tempostrascorsosloshasresossuperato.<br />

La “gioventù controcorrente” che viveva chiusa nelle<br />

sedi-ghetto a rimuginare su quanto bello e<br />

coinvolgente fosse il suo mondo ideale costruito sugli<br />

scenari Tolkeniani de “Il Signore degli Anelli”, fatto<br />

di canzoni-poesie cantate attorno ad un fuoco o di<br />

nottate passate a parlare, si è aperta ed ha deciso di<br />

portare alla luce del sole, con forza e determinazione,<br />

leaproprieaidee.<br />

<strong>Azione</strong> Giovani vuole affermarsi come movimento<br />

giovanile di un partito, Alleanza Nazionale, che, a<br />

differenza del Movimento Sociale Italiano, ha<br />

ambizioni di governo e pertanto è in grado, non solo<br />

di protestare e di “scagliarsi contro il sistema”, ma anche di proporre, costruire, elaborare, confrontarsi.<br />

Ed è proprio il confronto l’arma in più di <strong>Azione</strong> Giovani, confronto che può avvenire sia nei riguardi<br />

degli avversari, coi quali finalmente può esserci dialogo e non più solo scontro, ma anche al proprio<br />

interno fra le diverse anime che la compongono e che possono avere alle spalle esperienze<br />

profondamente differenti.<br />

La “gioventù controcorrente” è cresciuta, è maturata ed è pronta a partecipare al “gioco<br />

democratico” il quale può consentire, se sfruttato nella giusta maniera, di diffondere le nostre<br />

Idee, tenute finora ben chiuse dentro alle mura delle nostre sezioni, ad un numero sempre<br />

maggiore di persone.


LETTERA APERTA AI<br />

PARTITI “DEMOCRATICI“<br />

Dite che siamo fuori dell’ordine repubblicano, che non partecipiamo ai vostri valori e ai vostri<br />

programmi, che con noi nessuna intesa è possibile.<br />

E DITE IL VERO<br />

Siamo fatti di altra pasta, portiamo dentro di noi idee, sentimenti e volontà che nulla hanno in<br />

comune con i vostri. Ne siamo consapevoli e orgogliosi.<br />

E’ per questo che avete fatto leggi speciali, destinate a colpirci, a testimonianza della vostra<br />

debolezza e a garanzia di un potere che non vi siete mai meritato e che si manifesta in tutta<br />

la sua illegittimità.<br />

Avete paura di questo nostro esser diversi e allora dite che siamo soli e che bisogna isolarci.<br />

Ma questa diversità è la nostra forza e nessuno potrà mai cancellarla.<br />

SIETE CONDANNATI AD ESSERE<br />

DIVERSI DA NOI<br />

Siete nati fuori dello Stato e vi siete sviluppati contro di esso. La vostra storia è l’antistoria del<br />

nostro Paese, di tutti i paesi in cui avete posto le radici.<br />

Per tradizione <strong>culturale</strong> e politica voi rappresentate lo sgretolamento dell’unità, la perdita del<br />

senso di una Patria comune, del contenuto degli istituti politici, il prevalere della mediocrità.<br />

Con voi il potere diviene una questione privata, la società un pascolo per i vostri interessi.<br />

Con voi un sottile veleno entra negli organi della Nazione e li fa lentamente morire.<br />

Chi può mai dubitare che siamo diversi da voi e che nessuna intesa è possibile tra noi e voi?<br />

Dite anche però che attentiamo alla libertà, che nel segreto dei nostri desideri c’è un regime<br />

autoritario.<br />

E DITE IL FALSO<br />

Poche cose ci sono care come la libertà, di cui conosciamo ormai tutto l’immenso valore. E<br />

voi ce lo avete insegnato, ma non con l’esempio. Abbiamo appreso il valore prezioso della<br />

libertà vivendo nel grigio edificio delle vostre istituzioni, dei vostri valori, delle vostre ipocrisie,<br />

dove ogni aspetto della vita comunitaria è falsato.<br />

E’ attraverso la quotidiana umiliazione rappresentata da quanto voi avete costruito che<br />

abbiamo appreso il valore prezioso della libertà; quella fatta di scelte responsabili, di capacità<br />

creativa, di consapevolezza dei doveri che precede quella dei diritti.<br />

IL NOSTRO AMORE DELLA LIBERTA` E` NATO<br />

NELLA GALERA CHE AVETE COSTRUITO<br />

INTORNO A TUTTI NOI!<br />

Lettera scritta da un militante<br />

del FdG di Verona nel 1973.


LA NOSTRA IDENTITÁ<br />

“La vera destra non significa né capitalismo, né borghesia, né plutocrazia, né<br />

reazione. La concezione di una vera destra è una concezione della vita e dello stato<br />

che procede da principi di autorità, di gerarchia e di aristocrazia, da valori teorici e<br />

qualitativi, dal primato del puro fattore politico su quello economico e societario.”<br />

Julius Evola<br />

Siamo figli di un glorioso passato e abbiamo delle radici profonde.<br />

I nostri miti sono i Greci, i Romani, l'Europa di Carlo Magno e Federico II, la<br />

Francia della Vandea, l'Italia di Vittorio Veneto, di Fiume, l’Europa delle<br />

Rivoluzioni Nazionali del ‘900, la Repubblica Sociale Italiana e l'Irredentismo<br />

Giuliano-Dalmata del '53; nostro è l’originale lascito e l’eredità di battaglie del<br />

Movimento Sociale Italiano e del Fronte della Gioventù.<br />

Ed un tale patrimonio di storia, cultura e civiltà, sublimato in una grandiosa sintesi<br />

tra il pensiero classico, la tradizione cristiana e la Rivoluzione Conservatrice del<br />

Novecento non può essere messo in discussione.<br />

Perché siamo uomini del presente che abitano il flusso della contemporaneità con una<br />

profonda coscienza dei problemi e dei bisogni che agitano quest'epoca.<br />

Uomini che ispirano il proprio impegno politico, sociale e <strong>culturale</strong> a Valori e principi<br />

identitari, comunitari e sociali.<br />

Perché siamo uomini del futuro, essendo la nostra azione mirata a creare una società<br />

rispettosa dell'ambiente e della sicurezza sociale, educativa delle generazioni future.<br />

Tutto questo siamo fieri di essere!<br />

Tutto questo facciamo e faremo con quello spirito di sacrificio e di abnegazione verso<br />

quell'idealità che da sempre illumina i nostri cuori.


Chi siamo?<br />

Siamo ragazzi e ragazze legati da vincoli di cameratismo, che ispirano il proprio<br />

impegno <strong>culturale</strong>, sociale e politico a valori e princìpi identitari, comunitari e sociali.<br />

Uniti nella quotidiana lotta per l’affermazione di una visione del mondo basata sullo<br />

spirito e sui princìpi immutabili della Tradizione contro tutto ciò che è omologazione,<br />

economicismo e sradicamento.<br />

Siamo una comunità composta da militanti: persone che incarnano giorno per giorno il<br />

loro credo attraverso un preciso stile di vita basato sul pensiero e sull’azione.<br />

Siamo un’avanguardia che mira al risveglio degli spiriti, delle coscienze e delle<br />

intelligenze intorpidite e imbrigliate dal controllo globale esercitato subdolamente con<br />

la televisione, con le droghe, con la distruzione delle identità e delle specificità.<br />

Siamo realtà radicate all’interno del territorio e nel tessuto sociale, un avamposto di<br />

resistenza, di libertà e contrattacco nei confronti della massificazione e dello<br />

sfruttamento, portati avanti dalle oligarchie planetarie del denaro.<br />

Siamo la giovane destra identitaria, sociale e nazionale!<br />

È TRADIZIONE NON CONSERVATORISMO.<br />

È MODERNITÀ NON PROGRESSISMO.<br />

È DIFESA DI VALORI NON BIGOTTISMO.<br />

È SOCIALE NON ASSISTENZIALISMO.<br />

È COMVNITÀ NON VNA SETTA.<br />

È STILE DI VITA NON VNA RELIGIONE.<br />

È CVLTVRA NON INTELLETTVALISMO DA<br />

SALOTTO.<br />

È


LA COMUNITÁ<br />

E<br />

“Non serve un castello per noi poca gente, un buco è un rifugio più che sufficiente,<br />

la piazza è una reggia non certo da poco, è li che il torneo cessa d’essere gioco. Noi,<br />

pochi noi, felici pochi, noi, manipolo di fratelli...”<br />

ntrare a far parte di <strong>Azione</strong> Giovani significa quindi impegnarsi in una dura, e poco gratificante,<br />

battaglia.<br />

Tra “Camerati” si stabiliscono rapporti umani ben saldi, frutto delle tante giornate trascorse<br />

insieme fra le mura della sede, che spesso finiscono con l’andare ben oltre la semplice amicizia. Il<br />

legame che nasce fra coloro che hanno fatto la medesima scelta di vita non è mai un rapporto normale,<br />

su di esso aleggia sempre un qualcosa di superiore, quasi una sorta di collante magico.<br />

A testimonianza di questo vi è un intero mondo, quello<br />

che in “gergo” viene chiamato “ambiente”; presentarsi da<br />

Camerata presso altri Camerati (qualunque sia il loro<br />

movimento di appartenenza) significa essere<br />

immediatamente accolti come fratelli e, cosa straordinaria,<br />

ciò vale non solo in Italia, ma in tutta Europa.<br />

Verso coloro che fanno parte dell’ambiente, anche se<br />

sconosciuti, dobbiamo nutrire sentimenti di fiducia,<br />

fratellanza, amicizia... in una parola “cameratismo”.<br />

Il saluto legionario<br />

Gabriele Marconi<br />

Le diverse componenti dell’ambiente prima o poi comunque si conoscono ed entrano in contatto<br />

tramite riviste realizzate dalle singole realtà militanti e poi fatte circolare, tramite il fenomeno,<br />

sbocciato negli anni ’70, della “musica alternativa”, partecipando ai tanti momenti di ritrovo (feste,<br />

concerti, raduni, ...) ed ultimamente anche grazie ad internet.<br />

E’ doveroso citare, quando si parla di raduni, i più importanti che il Fronte della Gioventù abbia mai<br />

organizzato: i tre “Campi Hobbit”, quello di Montesarchio (Bn), quello di Fonte Romana (Aq) e<br />

quello di Castel Camponeschi (Aq), svoltisi fra il 1977 e il 1980; essi hanno rappresentato l’apice<br />

massimo dell’aggregazionismo, della vita comunitaria e della elaborazione di nuove tematiche utili al<br />

rinnovamento ed al rilancio della giovane destra.<br />

Intere giornate trascorse insieme in un clima festosissimo, vissute quasi come un rito collettivo e<br />

simbolico tra balli, canti e momenti di profonda analisi sul ruolo della destra militante nella società. I<br />

Campi Hobbit non furono solo un’occasione d’incontro per tanti giovani, ma furono anche motivo<br />

d’interesse per gli avversari che improvvisamente dovettero accettare il fatto che esistesse anche una<br />

destra che pensava, leggeva, discuteva, ascoltava e produceva musica, insomma ben diversa dallo<br />

stereotipo dei “picchiatori fascisti” che si era sempre voluto diffondere.<br />

I “Campi Hobbit”, prima della loro messa in atto, venivano descritti come raduni paramilitari dove<br />

biechi figuri con tanto di camicia nera occupavano il proprio tempo marciando e cantando inni al Duce;<br />

ma rimasero tutti sorpresi ed attoniti di fronte a centinaia di ragazzi in jeans e magliette colorate che,<br />

anziché passare le ore col braccio teso, si confrontavano su temi, inediti per la destra, quali ecologia,<br />

nucleare, diritti dei popoli, razzismo, musica, ..., il tutto incorniciato in un’atmosfera degna delle<br />

migliori pagine de “Il Signore degli Anelli”, libro culto della giovane destra.


Oggi che il clima politico è tutt’altro che arroventato come allora, fare militanza in <strong>Azione</strong> Giovani, ma<br />

soprattutto vivere, condividere e capire la Comunità non è certo facile, anzi, paradossalmente è più<br />

difficile di allora.<br />

Ma anche in assenza del clima di battaglia<br />

esterno, anche senza il bisogno di dover essere<br />

assediati e costretti a barricarsi dentro la sede,<br />

occorre fare in modo che all’interno di una<br />

stanza di <strong>Azione</strong> Giovani si respiri la stessa aria<br />

pura, la stessa atmosfera di cameratismo, di<br />

lealtà, di affetto, che si respirava dentro le<br />

sezioni del Fronte della Gioventù.<br />

Perchè solo in presenza di tutto questo,<br />

<strong>Azione</strong> Giovani acquista un senso, una<br />

propria dimensione, quando cessa di essere<br />

un semplice partito politico e diventa una<br />

Comunità: questo è ciò che ci rende differenti<br />

dagli altri partiti, dai club, dalle associazioni; oggi come vent’anni fa.<br />

LA COMUNITÁ<br />

Al centro della comunitas c’è la parola “munus” nel suo duplice significato: munus come obbligo, ufficio,<br />

incarico, dovere; e munus come dono, relazione di gratuità tra le persone. Ebbene l’origine della<br />

comunità sta proprio nella coniugazione dinamica tra il dono e il dovere, cioè nel principio di reciprocità<br />

che è il vero fondamento della socialità e della convivenza.<br />

Nel nostro mondo sempre più globalizzato viviamo tutti in una condizione di interdipendenza e, di<br />

conseguenza, nessuno di noi può essere padrone del proprio destino. Ci sono compiti con cui ogni<br />

singolo individuo si confronta, ma che non possono essere affrontati e superati individualmente.<br />

Se mai può esistere una comunità nel mondo degli individui, può essere, ed è necessario che sia<br />

soltanto una comunità intessuta di comune e reciproco interesse; una comunità responsabile, volta a<br />

garantire il pari diritto di essere considerati esseri umani e la pari capacità di agire in base a tale diritto<br />

(cfr. Zygmunt Bauman, Voglia di comunità, Laterza Roma-Bari 2001).


La <strong>Militanza</strong><br />

“Parla poco. Parla quando occorre. Di’ quanto occorre. La tua oratoria è l’oratoria<br />

dell’azione. Tu opera; lascia che siano gli altri a parlare. Percorri soltanto le vie<br />

indicate dall’onore. Lotta, e non essere mai vile. Lascia agli altri le vie dell’infamia.<br />

Piuttosto che vincere per mezzo di un’infamia, meglio cadere lottando sulla strada<br />

dell’onore”.<br />

Corneliu Zelea Codreanu<br />

C<br />

ome lo è stata sempre per il Fronte della Gioventù, anche per <strong>Azione</strong> Giovani la linfa vitale è la<br />

militanza.<br />

La militanza è stata la tua scelta e, che tu lo voglia o meno, d’ora in avanti essa segnerà la tua vita.<br />

Quando hai fatto la tua scelta, quando hai deciso di cercarci, quando ci hai contattato, quando hai<br />

aderito alla “nostra” Comunità, che d’ora in poi è la “tua” Comunità, tu hai fatto una scelta radicale.<br />

Entrare in <strong>Azione</strong> Giovani non significa iscriversi ad un circolo, aderire ad un’associazione<br />

qualsiasi, quando hai deciso di entrare a far parte di questo Movimento tu hai compiuto un passo<br />

fondamentale per la tua vita: ti sei sentito diverso dai tuoi coetanei, dalla gente comune, ti sei<br />

accorto che i tuoi interessi non coincidevano con quelli della “massa”, che le tue ambizioni erano<br />

fuori dal comune, che il tuo obbiettivo era totalmente in contrasto con quelli materiali del<br />

“branco”.<br />

Entrare in <strong>Azione</strong> Giovani significa assumere la<br />

consapevolezza di essere differenti dagli altri, significa<br />

comprendere di essere dei “prescelti”, degli uomini che,<br />

in mezzo ad altri uomini, si sono alzati in piedi ed<br />

hanno accettato il sacrificio per un traguardo ben più<br />

alto di quelli offerti dalla vita quotidiana: diventare un<br />

“militante” significa iniziare a lottare per l’amore che<br />

ognuno di noi nutre per la propria<br />

terra, per le proprie radici, per il proprio popolo.<br />

Quello che ci rende differenti da tutti gli altri è proprio questo: viviamo in una società che ci<br />

insegna fin da piccoli ad amare sé stessi ed a vivere in funzione di quest’amore, a ricercare il<br />

successo personale, la fama, la ricchezza materiale e noi, scegliendo la via rivoluzionaria,<br />

rinunciamo a tutto questo sacrificando la nostra lotta, il nostro tempo, il nostro impegno, mai al<br />

successo personale, ma solo e soltanto al bene del nostro popolo.<br />

E il fatto di accettare questo sacrificio consapevolmente, spassionatamente, con la sana incoscienza che<br />

è data dalla nostra gioventù, senza rimorsi, senza rimpianti, senza secondi fini, ci rende ogni giorno più<br />

forti.<br />

Entrare a far parte della comunità significa portare il proprio contributo alla causa comune perché<br />

ognuno di noi è unico e insostituibile; noi non crediamo, come i comunisti, che un uomo da solo non<br />

valga niente, ma sia forte soltanto la “massa”, noi crediamo che non possa esistere una comunità<br />

veramente forte se non sono forti, nel cuore e nello spirito, le persone che la compongono.<br />

Da quando hai deciso di diventare un “militante” sappi che ci sono persone che in te hanno riposto la<br />

loro fiducia, che da te si aspettano grandi cose, che in te credono; mancando loro di rispetto, tradendo<br />

la tua comunità, anteponendo l’interesse personale a quello del gruppo li ferirai inesorabilmente, ma<br />

prima ancora ferirai te stesso perchè la comunità sei tu.


Leggendo questo opuscolo ti sarai già reso conto di quanto ambiziosi siano i nostri progetti, sappi<br />

che questi potranno essere realizzati solo se esiste una vera coesione fra i militanti, solo se la<br />

comunità è davvero unita, in altre parole, se fra le quattro mura della nostra sezione si respira<br />

vero “cameratismo”.<br />

Per questo è fondamentale attenersi alla disciplina che esiste nella comunità e non mancare mai di<br />

rispetto ai camerati.<br />

Rispettare un camerata significa obbedirgli se ti<br />

impartisce degli ordini, significa ascoltarlo quando<br />

parla, significa farsi in quattro per svolgere un lavoro<br />

che ti ha assegnato.<br />

Ma rispetto significa anche puntualità: la sezione di<br />

<strong>Azione</strong> Giovani è sempre aperta, puoi venire quando ti<br />

pare, tutto quello che vedi è a tua disposizione, qui<br />

puoi venire a scambiare due chiacchiere con gli amici,<br />

puoi venire a giocare, a bere, a ridere, a fumare, ad<br />

usare il computer, eccetera, ma ricorda sempre che la<br />

sezione non è un bar: esistono degli orari fissati per le<br />

riunioni durante le quali seriamente ci si concentra su<br />

ciò che si deve fare.<br />

Durante le riunioni si parla, in maniera ordinata, solo di cose consone al tema, ci si comporta in<br />

maniera disciplinata e pacata, non si alza la voce, non si fuma, non si bisbiglia col camerata che si<br />

ha seduto di fianco, non si pensa alle cose materiali dalle quali, almeno per il lasso di tempo della<br />

riunione, dovremmo riuscirci a distaccare. Ma soprattutto le riunioni hanno un orario di inizio ed<br />

uno di chiusura: non è assolutamente rispettoso per chi sta tenendo la riunione arrivare in ritardo o<br />

andarsene in anticipo. Peggio ancora se questa mancanza di rispetto proviene da colui che dovrebbe<br />

tenere la riunione.<br />

Militare in <strong>Azione</strong> Giovani significa anche, come già detto, seguire una disciplina.<br />

La nostra organizzazione è di stampo gerarchico, esiste un Presidente ed alcuni Dirigenti; se un tuo<br />

superiore ti da un ordine tu devi eseguirlo, senza discutere, poichè se ti è stato impartito significa che<br />

esistono delle buone motivazioni.<br />

Se qualcosa non ti è tornato non esitare, parlane con un tuo superiore, egli sarà pronto a spiegarti tutto<br />

quello che vuoi sapere, ma soltanto dopo che hai eseguito l’ordine datoti.<br />

La militanza è comunque il perno centrale sul quale si regge la nostra struttura, non dimenticare<br />

mai che essere un “militante” è cosa onorevole.<br />

Vanne fiero!


COMUNITARI O LIBERAL?<br />

Comunitario è chi assegna valore all’identità, alla provenienza, dunque all’origine; e alle vie che<br />

conducono alle radici, come le tradizioni. Comunitario è chi assegna valore al legame sociale,<br />

religioso, familiare, nazionale, che non vive come vincolo ma come risorsa. Per il comunitario il<br />

legame non è la catena che ci imprigiona e ci limita nella libertà ma il filo di Arianna che ci lega<br />

agli altri e ci sostiene. Il confine non è il male ma ciò che garantisce in concreto la sfera del nostro<br />

essere e del nostro agire. Comunitario è chi ritiene che ogni Io abbia un luogo originario o eletto,<br />

che avverte come patria; per lui non è insignificante o fortuita la sua origine o la sua destinazione,<br />

i suoi legami. Quel che il liberal vede come frutto di una lotteria del caso, il comunitario vive come<br />

evento significativo, se non voluto da un destino o una provvidenza. La realtà non è dunque una<br />

possibilità fra le altre da cui liberarsi, ma ciò che ci definisce, ci identifica, ci chiama ad un ruolo, a<br />

un senso e a un compito.<br />

Il comunitario è colui che assegna importanza al comune sentire, ai riti, le usanze e i costumi di<br />

un popolo.<br />

(cfr. Veneziani M., Comunitari o liberal. La prossima alternativa?, Laterza, Roma - Bari 1999).<br />

Il liberal non può far tabula rasa delle tradizioni e del comune sentire di un popolo: un comunitario<br />

non può prescindere dalle regole e dal rispetto delle leggi.<br />

Fermo restando che i valori di libertà e i valori comunitari sono terreno condiviso da ambedue, il<br />

liberal assegnerà la precedenza ai primi e il comunitario ai secondi.<br />

La scelta liberal persegue un sogno finale per il terzo millennio: lo Stato etico mondiale, ovvero<br />

una società senza confini, governata da un potere sovrano che si muove “solo” per correggere i<br />

mali del mondo, come le ingiustizie, le disparità, le violenze e le guerre locali. Il comunitario vive<br />

invece questo sogno liberal come un incubo orwelliano, perchè lo considera come l’avvento di un<br />

Potere senza volto che governa su un mondo privato delle differenze e stabilisce a sua discrezione<br />

i nuovi confini del bene e del male<br />

(cfr. Veneziani M., Comunitari o liberal. La prossima alternativa?, Laterza, Roma – Bari 1999).<br />

…Tu da che parte stai nel<br />

NUOVO ORDINE MONDIALE?


UNA GRANDE FAMIGLIA:<br />

I MITI FONDANTI DELLA DESTRA<br />

“In questi tempi confusi rischi di dimenticare te stesso”. Il vecchio ritornello suona come un monito:<br />

”Guarda al futuro, ma non dimenticare il passato”. Il presente non è altro che un passato non ancora<br />

passato ed un futuro ancora da venire. Ecco il perché di questi personaggi, che sono stati e sono i miti<br />

fondanti della destra, non vanno assolutamente dimenticati.<br />

…Si parla di uomini che non vollero abdicare, nonostante gli eventi irreversibili, al loro Mondo, alla<br />

loro Fede, ai loro Valori.<br />

Sono alcune delle tante storie di vinti, di persi sotto ogni bandiera.<br />

Importante è, non cercare di riproporre in chiave nostalgica e restauratrice i modelli sociali e<br />

politici di questi uomini, ma riscoprire la bellezza delle loro figure, il significato delle loro gesta,<br />

entrare nell’avventura e rivivere il sogno che animò la loro rivolta…<br />

Friedrich Wilhelm NIETZSCHE<br />

Filosofo (1844 - 1900)<br />

“Ciò che non mi distrugge<br />

mi fa più forte.”<br />

Ezra Loomis POUND<br />

Poeta (1855 - 1972)<br />

“Se un uomo non è disposto a correre qualche<br />

rischio per le sue idee, o le sue idee non<br />

valgono nulla o non vale niente lui.”<br />

Robert BRASILLACH<br />

Scrittore (1909 - 1945)<br />

“Un accampamento di giovinezza nella notte, l'impressione<br />

di essere un tutt'uno con la propria Patria, il collegare ai<br />

santi e agli eroi del passato, una festa di popolo, ecco taluni<br />

elementi della poesia fascista, in cui è costituita la follia e la<br />

saggezza del nostro tempo.”


Gabriele D’ANNUNZIO<br />

Poeta, combattente e uomo politico (1863 - 1938)<br />

“Memento audere semper…<br />

…ricordati di osare sempre!”<br />

Julius EVOLA<br />

Filosofo (1898 - 1972)<br />

“Senza attenuazioni e senza compromessi, noi<br />

ci contrapponiamo all'abbassamento del livello<br />

spirituale che su tutti i piani gli uomini di oggi<br />

hanno costituito a sistema.”<br />

Josè Antonio PRIMO DE RIVERA<br />

Uomo politico spagnolo (1903 - 1936)<br />

“Non cerchiamo di vedere nella Patria solo il ruscello e il cespuglio, la<br />

canzone e la gioia: cerchiamo di vedere in esso un destino, un'impresa.<br />

La Patria è ciò che rappresenta nel mondo un'impresa comune.<br />

Senza un'impresa non v'è Patria; senza la presenza della fede in un<br />

comune destino, tutto si riduce alle contrade native, ai sapori e ai<br />

colori locali.”<br />

Corneliu Zelea CODREANU<br />

Politico rumeno (1899 - 1938)<br />

“Percorri soltanto le vie indicate dall’onore. Lotta, e<br />

non essere mai vile. Lascia agli altri le vie<br />

dell’infamia. Piuttosto che vincere per mezzo di<br />

un’infamia, meglio cadere lottando sulla strada<br />

dell’onore”<br />

Leon DEGRELLE<br />

Eroe e nazionalista belga (1906 - 1995)<br />

“Siamo uomini in quanto apparteniamo ad un popolo,<br />

a un suolo, a un passato.<br />

È impossibile non saperlo, è impossibile tentare di<br />

dimenticarlo. Ma gli avvenimenti provvedono presto a<br />

ricondurci alle fonti della vita”


Filippo Tommaso MARINETTI<br />

Poeta e artista (1876 - 1944)<br />

“Amiamo la dinamite delle idee nuove, dei<br />

fatti prodigiosi, dei nuovi colori e delle<br />

nuove immagini.”<br />

Giorgio ALMIRANTE<br />

Uomo politico e combattente (1914 - 1988)<br />

“Giovani, vi ho chiesto, e continuo a chiedervi, l'assurdo: di<br />

essere pienamente giovani e compiutamente maturi, di fondere<br />

l'entusiasmo con la saggezza, il coraggio con l'intelligenza, la<br />

naturale ansia di vincere con la consapevolezza della lunga<br />

necessaria proiezione della battaglia nel tempo.”<br />

Yukio MISHIMA<br />

Scrittore (1925 - 1970)<br />

“"Hana wa sakura-gi, hito wa bushi"<br />

Il fiore per eccellenza è il ciliegio,<br />

l'uomo per eccellenza è il guerriero..”<br />

Benito MUSSOLINI<br />

Socialista e statista (1883 - 1945)<br />

“Occorre un po’ di follia, un grosso grano di follia, un<br />

grosso grano di intelligente e raziocinante follia…<br />

L’azione forza sempre i cancelli sui quali sta scritto<br />

“VIETATO” per aprire il cammino alle più alte<br />

conquiste sociali e umane ”<br />

Paolo BORSELLINO<br />

Magistrato (1940 - 1992)<br />

“Non sono né un eroe né un kamikaze, ma una persona<br />

come tante altre. Temo la fine perché la vedo come una<br />

cosa misteriosa. Ma l’importante è che sia il coraggio a<br />

prendere il sopravvento… ”


Bruce CHATWIN<br />

Scrittore e viaggiatore (1940 – 1989)<br />

“Chi ha ancora gambe per camminare, occhi per<br />

scoprire e cuori per sognare non ha bisogno di<br />

rifugiarsi in “viaggi artificiali”.<br />

La vita è ebrezza, avventura e viaggio: la droga è<br />

rinuncia a tutto questo”<br />

Ernst JUNGER<br />

Scrittore (1895 - 1998)<br />

“Noi non vogliamo un mondo pacifico e ben<br />

costruito…vogliamo un mondo con la sua melodia<br />

infinita, con la dolorosa tensione dei contrasti…<br />

Per noi la vita è giusta nella sua totalità”<br />

Bobby SANDS<br />

Combattente irlandese (1954 - 1981)<br />

“Se non riescono a distruggere il desiderio di libertà<br />

non possono stroncarti.<br />

Non mi stroncheranno perché il desiderio di libertà<br />

e la libertà del popolo irlandese sono nel mio cuore”<br />

John Ronald Reuel TOLKIEN<br />

Scrittore (1892 - 1973)<br />

“Il mito è necessario perché la<br />

realtà è molto più grande della<br />

razionalità.”<br />

Ahmed Shah MASSUD<br />

Eroe afgano, noto come il ”Leone del Panshir” (1953 - 2001)<br />

“…La decisione. Credo che quando uno prende una<br />

decisione ed è determinato a portare a termine ciò<br />

che ha iniziato, tutto diviene più semplice e facile.”


Berto RICCI<br />

Scrittore eretico e anarchico-fascista (1905 – 1941)<br />

“C’è in Italia un po’ di gente, gente<br />

giovane, che ha buone gambe, e una<br />

tremenda voglia di camminare”<br />

Ernesto “Che” GUEVARA De la Serna<br />

Rivoluzionario (1928 – 1967)<br />

“Chi lotta può perdere,<br />

chi non lotta ha già perso!”<br />

Evita Duarte PERON<br />

Eroina popolare d’Argentina (1919 – 1952)<br />

“Gli uomini si dividono in due gruppi: il primo,<br />

infinitamente numeroso, cui appartengono coloro che si<br />

affannano per le cose volgari e comuni, che percorrono<br />

solo strade note già esplorate da altri; il secondo, molto<br />

piccolo, cui appartengono gli uomini che attribuiscono<br />

un valore straordinario a ciò che sanno di dover fare.<br />

Costoro non si accontentano se non della gloria,<br />

respirano l’aria del secolo successivo che dovrà cantare<br />

le loro imprese e vivono quasi nell’eternità!”<br />

Capitan HARLOCK<br />

(1978)<br />

“… la voce sommessa di questo mare infinito mi<br />

invoca e mi invita a vivere senza catene... la mia<br />

bandiera è un simbolo di libertà. Io... mi batto solo<br />

per quello in cui credo.”


…E questi sono alcuni dei tanti personaggi che l’uomo di destra ha preso come miti<br />

fondanti, come esempi per le proprie battaglie ideali. L’elenco è lungo e non si esaurisce<br />

qui, se ne possono trovare ancora molti altri, come lo scrittore Drieu La Rochelle, come<br />

lo storico Renzo De Felice, come l’eroe più decorato d’Italia Ettore Muti, come il<br />

“socializzatore” Nicola Bombacci, come Papini, come Prezzolini, come Guareschi,<br />

… Alla sensibilità di ciascuno è dato riconoscere ascendenze più o meno vicine, senza<br />

rimozioni, senza amnesie con il coraggio di trovarne nuovi e inediti per continuare il<br />

percorso politico e ideale.<br />

Per approfondire la tematica dei miti fondanti è possibile consultare il sito internet della<br />

nostra Comunità: www.agnovara.tk andando nella sezione “Kultur camp”, alla pagina<br />

dei “miti fondanti”.<br />

La vera politica è realista (o è una buffonata ingenua o finta ma sempre pericolosa).<br />

Io voglio bene al mio Paese. Voglio bene all’Italia, ne posso dir male più di qualunque<br />

altro, ne vedo i difetti e le debolezze più di qualunque altro, ma l’amo lo stesso. La<br />

passione non si discute. Non è detto che ci si innamori soltanto delle donne belle e<br />

buone. Anche le brutte e le cattive (e spesso le più viziose che le altre) hanno i loro<br />

amanti.<br />

Io posso disprezzare certi italiani, moltissimi italiani, la maggioranza degli italiani, ma<br />

voglio bene all’Italia. L’Italia è la mia Patria, è il posto dove sono nato, dove ho<br />

lavorato, dove ho sofferto: quest’amore è più forte di me.<br />

Giovanni Papini


INTRODUZIONE ALLA<br />

NOSTRA CULTURA<br />

"Nella cultura politica della Destra, sintesi dei movimenti<br />

intellettuali ispirati al realismo, e nella quale, dunque, c'è<br />

posto, solo per restare al Novecento, e facendo pochissimi<br />

esempi, per il decisionismo di Schmidt e le elaborazioni del<br />

sociologismo politico di Pareto, Mosca e Michels, per<br />

l'antistatalismo di don Sturzo e la critica alla partitocrazia,<br />

per il pragmatismo di Rensi ed il relativismo di Tilgher, per<br />

le aperture umanistiche di Giovanni Gentile e le suggestioni<br />

“sociali” di Spirito, per Prezzolini e Papini, Marinetti e<br />

Soffici, Evola e d'Annunzio; in questa cultura politica si<br />

ravvisa il fondamento della coniugazione del principio di libertà con quello di autorità. L'uno senza<br />

l'altro non può esistere, e viceversa.<br />

(...) Una nazione è una realtà avente vita continuativa, diceva il grande giurista Alfredo Rocco. Ed è a<br />

questa continuità di spirito che le forze politiche del rinnovamento devono applicarsi, non soltanto per<br />

difendere gli interessi italiani nel mondo, ma anche per resuscitarne la cultura, fondamento<br />

dell'esperienza storica di tutto il popolo italiano.<br />

(...) Alleanza Nazionale porterà nell'azione di rinnovamento tutto questo. È il suo patrimonio formato<br />

di molte cose, intessuto di quella cultura nazionale che ci fa essere comunque figli di Dante e di<br />

Machiavelli, di Rosmini e di Gioberti, di Mazzini e di Corradini, di Croce, di Gentile ma anche di<br />

Gramsci. Nulla si separa, nulla si distrugge nella formazione di una memoria storica e <strong>culturale</strong>: poi<br />

alla sensibilità di ciascuno è dato riconoscere ascendenze più o meno vicine."<br />

(cfr. Tesi di Fiuggi, gennaio 1995)<br />

D<br />

a quanto si affermò a Fiuggi nel 1995 si può trarre una conclusione: che la cultura della Destra è<br />

ampia ed eterogenea, antidogmatica e anti-ideologica, sintesi di diversi filoni culturali, che<br />

originariamente si trovavano in antitesi. Infatti la capacità della nostra cultura sta nel coniugare<br />

elementi tipicamente di "Destra", come la concezione di patriottismo, con elementi di "Sinistra", come<br />

l'aspirazione alla giustizia sociale (epurata nella sua radice materialista di origine marxista).<br />

Ecco che allora possiamo affermare senza reticenze che la cultura di Destra prende origine e si<br />

ispira dall'eredità nazionale di Mazzini e Pisacane, dal mite socialismo patriottico di Edmondo De<br />

Amicis, Giovanni Pascoli, Ada Negri,dalla dottrina sociale della Chiesa, dal patriottismo di Alfredo<br />

Oriani, da Papini e da Prezzolini, da Filippo Tommaso Marinetti e il Futurismo, il sindacalismo<br />

rivoluzionario di Filippo Corridoni, e quello nazionale di Corradini, da Gabriele d'Annunzio e la<br />

"Carta del Carnaro", dall'Umanesimo del Lavoro di Giovanni Gentile, dall'"Operaio" di Ernst<br />

Junger con la "Rivoluzione conservatrice" tedesca, dal socialismo tedesco di Werner Sombard,<br />

Oswald Splenger, Othmar Spann e Martin Heidegger, dal realismo e dal pragmatismo politico<br />

dell'ex-socialista e poi statista Benito Mussolini, dal socialismo fascista di Pierre Drieu la Rochelle,<br />

dall'anarchico Céline, dal distruttore e nichilista Nietzsche, dall'ultrareazionario e tradizionalista


Julius Evola nelle avanguardie artistiche del futurismo e del dadaismo, dal conservatore Carl Schmitt,<br />

dall'Ugo Spirito dei dibattiti sulla corporazione proprietaria e del saggio sulla guerra rivoluzionaria, dal<br />

populismo nazionale di Berto Ricci assieme alle sue splendide "eresie", dalla narrativa di Marcello<br />

Gallian, dalla lotta di Ezra Pound contro la grande usura del capitale finanziario, dal Nicola<br />

Bombacci propulsore della socializzazione nella Repubblica Sociale Italiana, dalle analisi intellettuali<br />

di Marco Tarchi e della Nuova Destra, dal comunitarismo nazional-popolare dei Campi Hobbit,<br />

dalle analisi e dalle critiche all’Occidente di Massimo Fini e dalla cultura "interventista" e dalle<br />

prospettive di una "nuova rivoluzione conservatrice italiana" espressa da Marcello Veneziani e la<br />

sua possibile alternativa Comunitari e Liberal.<br />

La nostra cultura è tutto questo e molto di più. Non è riconducibile ad un progetto politico perché non<br />

potrebbesesserlo.<br />

A questa cultura riconosciamo il diritto delle contaminazioni e della critica: senza rimozioni,<br />

senza amnesie, con il coraggio di trovare percorsi inediti per una nuova Ideologia italiana ed<br />

europea.<br />

“L’unica cultura che riconosco è quella delle<br />

idee che diventano azione!”<br />

Ezra Pound


LA DESTRA ITALIANA<br />

ddaall ddooppoogguueerrrraa aadd ooggggii<br />

11994455 -- 11996688<br />

I<br />

l Movimento Sociale Italiano nasce ufficialmente il 26 dicembre 1946, giorno di S.Stefano. E' un<br />

periodo caldo dell'intera storia italiana del Novecento perché subito seguente alla fine del secondo<br />

conflitto mondiale che ha segnato la fine dei regimi dell'Asse e la<br />

vittoria delle forze angloamericane e sovietiche. Una guerra lunga,<br />

conclusasi disastrosamente per l'Italia, almeno a partire da quel<br />

fatidico e maledetto 8 settembre 1943, giorno della "morte della<br />

Patria" come definì azzeccatamente Ernesto Galli della Loggia. Giorno<br />

che vide l'Italia spaccarsi nettamente, tra chi si affiancò alla lotta<br />

partigiana e chi volle invece mantenere il senso dell'onore e della<br />

fedeltà aderendo alla Repubblica Sociale Italiana di Salò. Giorno che<br />

diede inizio ad una sanguinosa guerra civile, uno dei periodi più bui e<br />

dimenticati della nostra storia. E non poteva che nascere dalle "ceneri"<br />

della Repubblica Sociale il nuovo movimento che in seguito avrebbe<br />

occupato un posto importante, di prestigio all'interno dello scenario<br />

politico nazionale, seppur passando tra mille difficoltà e travagli. Fu<br />

proprio un gruppo di reduci "repubblichini", sopravissuti alla<br />

Resistenza, a dare vita, nello studio di Arturo Michelini, al MSI.<br />

Suo primo segretario è Giorgio Almirante, all'epoca trentaduenne. Un<br />

uomo storico, di origini umili. Il primo atto che dà davvero inizio<br />

all'esperienza del nuovo soggetto politico fu quello di chiamare a raccolta tutti i lavoratori,<br />

indipendentemente dalle appartenenze politiche evidenziando in questo modo non soltanto una<br />

certa continuità programmatica con i "punti" che avevano segnato l'esperienza di Salò ma anche<br />

una prima spinta verso quella che si può definire la vera e unica vocazione storica della Destra:<br />

sociale. Un movimento che nasce come "movimento degli italiani", di<br />

tutti gli italiani, portatore fin da subito di valori quali la giustizia<br />

sociale, la solidarietà, credendo nella volontà e nell'onore. Un<br />

movimento che si batte per raggiungere quella tanto agognata<br />

pacificazione nazionale che inseguiamo ancora adesso, a distanza di<br />

addirittura mezzo secolo, che segnerebbe la fine , quella vera,della<br />

guerra civile in Italia, con tutto il suo carico di odi e rancori che<br />

persistono ancor'oggi.<br />

Tutti questi valori troveranno forma in un primo programma<br />

caratterizzato da quattro punti principali: superamento della logica della<br />

guerra civile, concertazione di tutte le categorie lavorative,<br />

partecipazione attiva del cittadino alla vita politica della Nazione e, per ultimo, la rivendicazione delle<br />

terre irridente come Trieste e integrità territoriale dell'Italia.<br />

I congresso, giugno 1948, Napoli


La sinistra interna, con Almirante in prima fila, è protagonista della relazione riguardante la politica<br />

sociale ed economica che darà inizio all'ambizioso<br />

progetto dello Stato nazionale del Lavoro, che sia al<br />

contempo distante da propositi nazionalistici e<br />

socialisti (la cosiddetta "terza via"). Un congresso che<br />

segna la ferma condanna della violenza politica<br />

nonché, soprattutto, la piena accettazione del sistema<br />

democratico, instauratosi al termine della guerra.<br />

Importante è anche il ruolo di Augusto De Marsanich<br />

che, coniando la celebre formula "Non rinnegare, non<br />

restaurare", cerca di trovare una mediazione tra<br />

l'esigenza di continuità col fascismo e la necessità di<br />

inserimento nella logica democratica.<br />

Il congresso vede Giorgio Almirante confermato alla<br />

segreteria nazionale.<br />

II congresso, Roma, 1949<br />

Si registrano i primi contrasti tra i vertici del partito e la base militante allorché il dibattito è<br />

concentrato principalmente, per questo secondo appuntamento congressuale, sulla partecipazione o<br />

meno dell'Italia all'Alleanza Atlantica (N.AT.O.). Un'ostilità giustificata da una parte con la<br />

rievocazione del mito fascista della Terza Via, contrastata dall'altra con la necessità di allacciarsi con le<br />

altre forze anticomuniste "sfumando" i richiami al fascismo. Nonostante questo, Almirante rimane alla<br />

guida del partito in "coabitazione" con la fazione moderata capeggiata da Michelini e De Marsanich.<br />

III congresso, luglio 1952, L'Aquila<br />

Il partito si presenta al terzo congresso della sua storia con un importante novità: la nomina di De<br />

Marsanich nel ruolo di segretario nazionale, conseguentemente alle dimissioni di Almirante. E' anche<br />

l'anno della promulgazione della famigerata legge Scelba che vieta la ricostituzione del partito fascista.<br />

Esemplare, si può dire, il comportamento di Almirante che alla Camera inscena una sorta di<br />

ostruzionismo parlamentare che rallenti, in ogni caso, l'iter della legge tanto contestata. Al congresso,<br />

la sinistra interna riesce a far approvare una modifica<br />

allo Statuto che sancisce la vocazione repubblicana del<br />

MSI. In generale, fra il 1948 e il 1953, il Movimento<br />

conquista una presenza stabile nella politica italiana,<br />

non riuscendo ancora tuttavia a superare alcuni spinosi<br />

dilemmi sulla sua reale identità collettiva. Occorre<br />

scegliere tra una percorso di continuità rispetto<br />

all'esperienza fascista ,e rivendicarne la legittimità<br />

(d'altronde, questa era stata la strada iniziale intrapresa<br />

dai suoi fondatori), e un percorso invece di modifica<br />

degli scopi ufficiali per inserirsi a pieno titolo nel<br />

sistema, e quindi a destra della Dc. Ma i tempi per la<br />

risoluzione di questo grande dubbio non sono ancora maturi.


VI congresso, 1960, Genova<br />

Il congresso dell'umiliazione. La città genovese è teatro di violenti tumulti, scatenati dalla sinistra, che<br />

impediscono lo svolgimento regolare dell'assise missina. Nonostante questo, l'elettorato reagisce<br />

facendo balzare il partito al 5.9 % alle elezioni provinciali del novembre 1960. Il partito si scaglia<br />

contro il cedimento democristiano alle sinistre e così fallisce miseramente il progetto di Michelini che,<br />

con il compromesso raggiunto con la sinistra interna di Almirante, diede sostanza a quella politica<br />

d'inserimento che portò il MSI a votare nel '57 per il governo Dc di Zoli in funzione anti-sinistre.<br />

aannnnii ’’7700 ee ’’8800<br />

“Dalla strategia dell’inserimento all’alternativa al sistema”<br />

Anni Settanta, anni caldi della politica italiana con scontri purtroppo non limitati esclusivamente alle<br />

parole e al confronto democratico, come dimostreranno i numerosi episodi di violenza che lasceranno<br />

sul campo un cospicuo numero di giovani, colpevoli soltanto di pensare liberamente. Ma è il 1968 la<br />

data cruciale che segna un profondo cambiamento nei modi di fare politica ed è sempre da questa data<br />

che prenderà il via, poco tempo dopo, la terribile e<br />

sanguinosa stagione del terrorismo. Allo scoppio dei<br />

moti giovanili del ’68 la giovane destra è assai<br />

attiva e, anzi si propone come anima protagonista<br />

all’interno della variopinta contestazione. Una<br />

giovane destra decisa quindi ad inserirsi a pieno<br />

titolo nelle lotte studentesche e a cercare di<br />

trovare una nuova dimensione dove stabilirsi e da<br />

vivere finalmente in maniera attiva. Non così la<br />

pensano invece i vertici del MSI, decisi a riportare<br />

il partito sui tradizionali binari dell’ordine e della<br />

legalità. Una strategia che finirà per impedire di fatto anche solo la presenza di ragazzi di destra negli<br />

atenei e a rendere la vita a dir poco difficile a tutti gli studenti missini. Paradossalmente il freno posto<br />

dai vertici del partito all’entusiasmo giovanile spiana la strada dell’egemonizzazione, compiuta<br />

abilmente, da parte della sinistra che di fatto marxistizzerà la protesta studentesca. Il 1969 è l’anno<br />

della morte di Arturo Michelini, fondatore e segretario del Movimento Sociale, e che aprirà l’era<br />

Almirante destinata a lasciare un’impronta indelebile nella storia della destra italiana. Il nuovo<br />

segretario, vicino agli ideali che avevano contraddistinto il fascismo di Salò, cerca subito di recuperare<br />

tutte le forze della destra politica, tentando di riorganizzarle e successivamente dando il via all’opera di<br />

defascistizzazione del partito con l’abbandono delle vecchie parole d’ordine. C’è insomma la volontà<br />

di cambiare pagina rispetto al passato, di dare al partito uno spirito più movimentista e di dare<br />

nuova linfa a tutto l’ambiente. L’opera rinnovatrice di Almirante vede subito i suoi frutti nel 1971<br />

quando il MSI raggiunge il più alto risultato elettorale di sempre passando dall’8.2% al 13,9% alle<br />

amministrative. E’ ovviamente un risultato che spiazza clamorosamente i vertici del sistema, la Dc<br />

quindi, che se prima, con la fondamentale opera di collaborazione di Michelini (strategia<br />

dell’inserimento nel sistema), aveva raggiunto un buon rapporto con il MSI, ora opta per una chiusura<br />

netta nei confronti del MSI, ritornato al prestigio. Almirante è quindi costretto a ritornare sui propri<br />

passi e il MSI abbandona la strada, risultata impervia, della strategia dell’inserimento per ritornare al<br />

vecchio movimentismo di protesta al sistema. Anche sul piano <strong>culturale</strong> è un periodo molto caldo. Si


evolvono infatti le teorie della “nuova destra”, ideata dallo studioso fiorentino Marco Tarchi, che<br />

riprende temi ormai fatti propri dalla sinistra come l’ecologia e la questione ambientale. C’è da<br />

più parti persino la volontà di intraprendere la via del dialogo con i giovani della sinistra,<br />

cercando di mettere da parte vecchi odi e rancori (tesi proposta da Pino Rauti). Ma gli anni<br />

Settanta sono soprattutto gli anni della violenza politica che si manifesta nelle strade, nelle sezioni,<br />

nelle scuole e nelle università. Sono gli anni del terrore di uscire di casa e di non tornare più,<br />

dell’andare a scuola e sentirsi ripetutamente offeso, non solo<br />

verbalmente, per il semplice e aberrante motivo di non pensarla come<br />

la massa, del<br />

rimanere asserragliati dentro la propria sezione e cercare in tutti i<br />

modi di difendere essa e la propria pelle. Gli anni Settanta segnano<br />

l’eroismo e il sacrificio pagato col sangue di molti ragazzi del<br />

Fronte. Vale la pena quindi di ricordare quello di Sergio Ramelli a<br />

Milano, sprangato a colpi di chiave inglese sotto casa da un<br />

commando di Avanguardia Operaia. Seguirono ben 47 lunghi,<br />

strazianti giorni di agonia che termineranno il 29 aprile 1975 con la<br />

morte del camerata milanese. E quello di Acca Larentia (Roma), dove<br />

prima un commando dell’estrema sinistra falcia a colpi di pistola<br />

Francesco Ciavatta e Francesco Cecchin poi un agente di polizia,<br />

intervenuto sul posto dopo attimi di tensione, centra la testa di<br />

Almirante e Rauti<br />

Stefano Recchioni lasciandolo senza vita. Proprio la strage di Acca Larentia segna un punto di svolta<br />

per la giovane destra: alcune frange si daranno alla lotta armata. Soltanto due di altri numerosissimi<br />

episodi di sangue che videro decine di giovani cadere nelle strade sotto i colpi dell’antifascismo<br />

militante. Intanto anche a destra iniziano a prendere corpo sempre di più alcune tematiche che in<br />

seguito costituiranno l’asse portante dell’intero movimento. Si inizia a discutere di lotta alla droga,<br />

all’immigrazione. Sempre più influente è la linea rautiana che predica<br />

il famoso “sfondamento a sinistra”, riallacciandosi dunque al fascismo<br />

più “eretico”, più spostato a sinistra. Il congresso nazionale del FdG nel<br />

1977 designa Gianfranco Fini, volto emergente della destra italiana, quale<br />

presidente nazionale del movimento seppur egli fosse giunto solo quinto<br />

nella graduatoria delle preferenze dei votanti. E’ lo stesso Almirante,<br />

servendosi del sistema di elezione allora vigente, che lo preferisce agli altri<br />

4, tra i quali Marco Tarchi. Fini ha 35 anni.<br />

L’ascesa del nuovo personaggio raggiunge il<br />

suo apice nel 1987 quando ancora<br />

Almirante, ormai affaticato per evidenti<br />

ragioni d’età, gli consegna il testimone della<br />

guida del partito che esclusa la<br />

parentesi(durata un anno) del 1990 con<br />

l’elezione di Pino Rauti a segretario del<br />

MSI, continuerà a ricoprire fino alla fondazione del nuovo soggetto<br />

politico denominato Alleanza Nazionale. Nel 1989 c’è il grande evento<br />

che cambierà radicalmente la geopolitica internazionale, aprendo<br />

finalmente l’Europa a nuovi orizzonti di crescita e soprattutto alla<br />

ricerca di un’identità stabile: crolla il muro di Berlino. Crolla l’ultima<br />

folle e aberrante ideologia del secolo aprendo nuovi spiragli di libertà e<br />

di sviluppo economico all’Europa. Gli anni Novanta segnano infine<br />

l’avvento delle prime leghe (Lega lombarda, Lega veneta…) che si


appropriano di battaglie da sempre appartenute alla destra come l’immigrazione e la difesa dell’identità<br />

nazionale.<br />

IX congresso, Roma, 21-23 novembre 1970<br />

Il nuovo leader Giorgio Almirante, forte dell’appoggio della base, fonda la sua strategia su un forte<br />

anticomunismo, da manifestarsi soprattutto nelle piazze, per contrastare la presenza dominante delle<br />

sinistre, e sull’abbandono delle vecchie e nostalgiche parole d’ordine. Straordinario il successo<br />

elettorale delle amministrative del ’71: il MSI passa al 13,9%<br />

X congresso, Roma, 18-21 gennaio 1973<br />

Si celebra la nascita della Destra Nazionale, cui Almirante cerca di dare<br />

riferimenti culturali e ideologici più sfumati rispetto a quelli rigidi fino a quel<br />

momento ancorati all’esperienza fascista. Nascono allo scopo nuove riviste<br />

come “La Destra”, “Intervento”.<br />

XV congresso, Sorrento, dicembre 1987<br />

Avviene il passaggio del testimone tra Almirante e il delfino Gianfranco Fini. Una scelta che di<br />

fatto frantuma la vecchia componente almirantiana. Vince la corrente “Destra<br />

in movimento” che appunto sostiene Fini. Dall’altra parte la corrente più<br />

importante è quella che fa capo a Pino Rauti “Andare oltre” che propone una<br />

fine degli odi e rancori seguenti al lungo dopoguerra, che riparta da un dialogo<br />

a tutto campo con le forze politiche insistendo su un’identità che allarghi i<br />

confini della destra. Il confronto divide a metà il partito: 53,6% a Fini e 44,8%<br />

a Rauti.<br />

XVI congresso, Rimini, 11-14 gennaio 1990<br />

Il congresso si apre e gli ex colonnelli di Almirante, verso i quali Fini<br />

manifesta già segni di insofferenza, offrono la segreteria del partito a Pino Rauti il quale vince sul<br />

rivale per una cinquantina di voti (744 contro 697). Lo scarso risultato elettorale del maggio ’90 alle<br />

Regionali e una certa diffidenza dell’elettorato verso le tesi aperturiste di Rauti spingono il leader a<br />

dimettersi dalla segreteria e a riconsegnare la guida a Gianfranco Fini.<br />

aannnnii ’’9900<br />

“La fondazione di Alleanza Nazionale”<br />

Gli anni Novanta sono anni difficili per il MSI. Di fronte al logico cambiamento<br />

all’interno della società la Destra italiana si trova impreparata ad affrontare,<br />

nella maniera adeguata, le nuove sfide dell’epoca. Manca cioè degli strumenti<br />

necessari per governare i nuovi scenari. Si assiste a importanti stravolgimenti<br />

soprattutto in campo politico con la morte del consociativismo, che vuol dire il<br />

tramonto dei due grandi partiti del secondo dopoguerra, la Democrazia<br />

Cristiana e il Partito Comunista Italiano. Il Nord è in fermento: nasce il<br />

movimento della Lega Lombarda (l’attuale Lega Nord) che contribuirà


pesantemente al sovvertimento del vecchio e superato sistema politico italiano. Per la prima volta nella<br />

storia ci si trova davanti ad un movimento politico che fa della contrapposizione Nord-Sud la propria<br />

bandiera fondamentale. Un movimento che in seguito farà proprie altre battaglie storicamente<br />

appartenute all’area missina come quella sull’immigrazione e la difesa del territorio. Sulla situazione<br />

italiana si abbatte il ciclone Tangentopoli con lo storico leader socialista Bettino Craxi al centro di<br />

roventi indagini e polveroni. Come detto all’inizio, il MSI non riesce a governare la nuova fase storica<br />

e le Regionali del maggio ’90 mettono in evidenza ulteriormente le carenze a livello politico-strategico<br />

del partito come dimostra il misero 3,9% di preferenze ottenute. Dentro il partito è tempo di riflessione,<br />

di profonda incertezza legata a quello che ne potrebbe essere del Movimento in futuro, ancora troppo<br />

ancorato ai vecchi e rigidi schemi tradizionali e incapace di elaborare una strategia realmente moderna<br />

e innovatrice. Anche nelle storiche roccaforti “nere” del Sud si perdono consensi, segno di un tramonto<br />

ormai prossimo. Pino Rauti, eletto poco più di quattro mesi prima dal congresso di Rimini, lascia la<br />

segreteria del partito e così anche buona parte dell’intera struttura dirigenziale. Tra le cause del<br />

fallimento del progetto rautiano, oltre all’inadeguatezza del partito ad affrontare le sfide strategiche che<br />

i tempi mutati imponevano, anche la diffidenza mostrata dall’elettorato verso le sue tesi aperturiste. Si<br />

chiude così l’era del MSI e prende il via una nuova esperienza politica, un nuovo soggetto,<br />

denominato Alleanza Nazionale. Un soggetto che nasce sulle rovine delle battaglie perse del<br />

Movimento Sociale, dotato di maggiore spinta innovatrice e ritrovata progettualità politica al passo con<br />

i tempi. Non poco travagliato e difficile fu questa trasformazione del vecchio Movimento Sociale. Un<br />

percorso non facile, segnato da scontri oltre che politici anche umani, determinati soprattutto dall’uscita<br />

di scena di Pino Rauti che andrà a formare la Fiamma Tricolore. A Fiuggi, nel gennaio 1995, prende<br />

ufficialmente il via la nuova avventura post-missina. Viene stilato il nuovo documento ufficiale<br />

che costituirà la base programmatica di Alleanza Nazionale. In questo documento, le cosiddette<br />

“Tesi di Fiuggi”, tra le tante cose, si pone l’accento sul “problema”<br />

del nostalgismo, che coinvolge ancora una larga parte del partito.<br />

Vengono ripudiati razzismo e antisemitismo. Quanto all’esperienza<br />

fascista, che costituiva un forte richiamo storico per il MSI da cui<br />

comunque non si può prescindere se si vuole realmente fare<br />

un’analisi seria e profonda della storia del Movimento, ha inizio<br />

l’importante e necessaria fase di storicizzazione di quel periodo.<br />

Storicizzazione che permetterà, una volta per tutte, di fare luce<br />

su ogni aspetto che caratterizzò il Ventennio e di leggere l’epoca<br />

mussoliniana con spirito obiettivo, sgombro da pregiudizi<br />

ideologici e pure, se vogliamo, con spirito “revisionista”.<br />

C’è comunque molto delle idee e i valori che avevano<br />

caratterizzato il fascismo movimento, quello del 1919 e poi<br />

riproposti nel corso della breve esperienza di Salò, nel<br />

documento programmatico di AN. Infatti si leggono voci che si<br />

rifanno alla vocazione sociale e popolare della destra e questo<br />

inciderà pesantemente sul futuro assetto del partito: si chiede il<br />

presidenzialismo, la partecipazione degli operai agli utili e alla<br />

cogestione delle aziende (Socializzazione), la differenziazione delle Camere e l’istituzione del<br />

Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (CNEL) come terza Camera (Corporativismo<br />

leggero).<br />

Un partito con varie componenti all’interno: oltre a quella storica sociale e nazional-popolare, vi<br />

si trovano anche quella di stampo più nazional-conservatrice e quella cattolica. Una varietà di<br />

anime1che1ha1contribuito,1ognuna1portando1avanti1le1proprie1iniziative1e1battaglie,1all’ascesa1al<br />

Governo1disAN,savvenutasils13smaggios2001,sdoposlastropposbrevesesperienzasdels1994.


IL SOLSTIZIO<br />

“Con le vesti di oggi copri la tua armatura, di questa notte non avere paura. Accendi dei fuochi nelle<br />

foreste più buie, lungo le valli, tra nebbie e pianure, accendi dei fuochi in mezzo alla neve, sulle<br />

cime più alte, tra le rocce più scure, (...) accendi dei fuochi sulla sabbia del mare, le dolcissime sere<br />

tra la polvere e il mare. Accendi dei fuochi ovunque tu sia quando sulla tua terra è la notte più buia<br />

insegui la pace, ma non temere la guerra e germoglierà il seme sulla tua terra. (...) accendi dei<br />

fuochi nella tua mente nessuno è a te uguale tutto ti è differente. Accendi dei fuochi e rimani a<br />

vegliare e sarà nuova luce e potrai respirare...”<br />

Zetapiemme<br />

U<br />

na trattazione a parte merita senza dubbio il tema del “solstizio”.<br />

Questo giorno, o per meglio dire questi giorni (21 dicembre, Solstizio d’Inverno; 21 giugno,<br />

Solstizio d’Estate), hanno sempre rappresentato per il Fronte della Gioventù, e rappresentano per<br />

<strong>Azione</strong> Giovani, due momenti di particolare importanza. L’abitudine di festeggiare i solstizi è, a dir<br />

poco, antica quanto l’Europa; fin dai tempi più remoti infatti, il 21 di dicembre ed il 21 di giugno hanno<br />

rappresentato per gli uomini due momenti di altissimo coinvolgimento spirituale e di profonda<br />

devozione.<br />

Per i nostri avi, il Solstizio d’Inverno era sinonimo del periodo più duro<br />

dell’anno: le giornate erano fredde e corte, il lavoro nei campi era più che mai<br />

duro e faticoso. Le divinità solari sembravano avere abbandonato gli uomini,<br />

mentre quelle oscure, che governano le tenebre, erano quanto mai presenti. La<br />

notte fra il 21 ed il 22 dicembre (la notte del Solstizio d’Inverno) è la più lunga<br />

dell’anno: il sole sembra non trovare la forza per tornare a splendere e a<br />

riscaldare la Terra e per questo, fin dall’antichità più remota, gli uomini erano soliti vegliare l’intera<br />

notte, accendendo fuochi e pregando affinchè il sole trovasse nuovamente la forza per sconfiggere le<br />

tenebre.<br />

Il Solstizio d’Estate rappresenta l’esatto contrario: le giornate sono più lunghe e calde ed anche per i<br />

nostri avi la vita era più facile, addolcita dai frutti che la terra dava loro come retribuzione per il sudore<br />

e la fatica spesi nel corso della stagione fredda.<br />

La notte del Solstizio d’Estate (tra il 21 ed il 22 di giugno) era, presso le antiche comunità, notte di<br />

festa, di baldoria e di saluto festoso al sole al quale si levava il ringraziamento per aver illuminato e<br />

riscaldato la terra fino ad allora.<br />

Per il Fronte della Gioventù, ed oggi per <strong>Azione</strong> Giovani, ovviamente il significato del solstizio<br />

non è più quello che questo assumeva presso i nostri avi, primi abitanti del vecchio continente,<br />

ma ha una valenza profondamente differente.<br />

Il solstizio è vissuto dalla Comunità di <strong>Azione</strong> Giovani come momento di massimo coinvolgimento<br />

spirituale, come attimo di riscoperta di tutto quanto c’è attorno a noi di non materiale.<br />

Nel giorno del solstizio occorre dimenticare tutto quanto fa parte della nostra esistenza moderna<br />

e materiale: cellulare, televisione, internet, scuola, università, lavoro, ... e pensare solo a ricreare<br />

il legame (inscindibile, ma troppo spesso ignorato) fra noi, i nostri avi, le nostre radici, le nostre<br />

tradizioni, la nostra parte non materiale.<br />

Il solstizio è il momento in cui la Comunità si ritrova e riscopre quel legame spirituale che la<br />

rende entità unica.<br />

Nel giorno del solstizio ognuno dimentica il proprio ruolo che quotidianamente riveste nella società,<br />

ma dimentica anche la propria dimensione politica; al solstizio non si ritrovano nè un gruppo di amici,


nè un movimento politico, ma una fratellanza di uomini intenzionati a non dimenticare di essere<br />

tali.<br />

Tutti i giorni infatti siamo abituati ad essere qualcosa di diverso dall’essere “uomini”: siamo studenti o<br />

lavoratori durante il giorno, figli o fratelli a casa, amici in compagnia, telespettatori davanti alla TV,<br />

clienti nei negozi e nei supermercati, giovani in società, militanti quando ci ritroviamo nella sede di<br />

<strong>Azione</strong> Giovani; ma colui che ambisce ad essere un “uomo nuovo differenziato” deve anche trovare il<br />

tempo, di tanto in tanto, di ricordare a sè stesso che prima di tutto questo egli è un “uomo”.<br />

La festività del solstizio carica di tutto il suo alone al tempo stesso mistico, spirituale e fantastico<br />

incarna alla perfezione il momento in cui, con piacere, ci distacchiamo dalla quotidianità per<br />

immergersi in una giornata dedicata unicamente alla conoscenza di noi stessi.<br />

Momenti comunitari del Solstizio


L’ALTERNATIVA<br />

“... perchè la Rivoluzione, si sa, è come il vento: non la si può fermare, le<br />

si può solo far perdere tempo!”.<br />

dagli atti del processo a “Terza Posizione”<br />

I<br />

n termini, ancora una volta, di eredità progettuale, <strong>Azione</strong> Giovani eredita dal Fronte della Gioventù il<br />

compito di battersi per la ricerca della vera “alternativa al sistema”.<br />

Quella che per il Fronte della Gioventù era la “terza via” da ricercare e percorrere in<br />

contrapposizione al marxismo ed al liberal-capitalismo, padroni ciascuno di metà Europa, oggi è<br />

diventata consapevolezza di dover lottare contro il “sistema del potere”, rappresentato da coloro che<br />

detengono il potere e che, con mezzi più o meno leciti, impediscono costantemente la spinta<br />

rinnovatrice proveniente da destra, e contro il “sistema della cultura”.<br />

Spetta a noi il compito di sfondare le barricate da sempre issate dalla sinistra per isolare la cultura<br />

“ufficiale” tenendola in pugno e monopolizzandola.<br />

Parlare di lotta al capitalismo ed al comunismo oggi ha poco senso, ma sicuramente è ancora<br />

nostro dovere osteggiare il tentativo di dare all’uomo una dimensione solamente materialistica ed<br />

economicistica; concezione che questi due sistemi hanno<br />

introdotto col passare degli anni nella pratica del nostro<br />

paese.<br />

Essere “alternativa” oggi significa uscire dal puro e<br />

semplice ideologismo degli anni ’70 e ’80, significa<br />

abbandonare gli slogan del passato ed avviare proposte<br />

concrete che possono consentirci di confrontarsi, all’atto<br />

pratico, con chiunque.<br />

Oggi <strong>Azione</strong> Giovani è l’organizzazione giovanile di<br />

Alleanza Nazionale; i giovani che si formano in <strong>Azione</strong><br />

Giovani domani saranno chiamati ad essere la nuova classe<br />

dirigente di Alleanza Nazionale: essi dovranno guidare un grande partito moderno che si propone come<br />

forza di rinnovamento e di governo.<br />

Per questo <strong>Azione</strong> Giovani si è data un progetto assai ambizioso: concorrere alla realizzazione di<br />

uno stato organizzato secondo una nostra concezione; dobbiamo impegnarci affinchè l’Italia<br />

possa diventare un giorno un vero “Stato Nazionale del Lavoro”.<br />

Lo stato che sogniamo è:<br />

- autenticamente democratico in quanto pone il popolo, ed esclusivamente esso, alla<br />

base della propria legittimazione giuridica.<br />

Il popolo deve partecipare attivamente alla vita pubblica mediante l’elezione diretta non solo delle due<br />

Camere (notevolmente ridotte nel numero dei componenti), ma anche del Capo dello Stato.<br />

Il popolo deve anche essere messo nella condizione di operare con le leggi dello Stato attraverso la<br />

possibilità di promuovere referendum non solo abrogativi, ma anche propositivi.


- uno Stato sociale in quanto assume come autentico fondamento per le proprie istituzioni il<br />

lavoro dell’uomo.<br />

Lo Stato deve tenere conto e tutelare le categorie sociali economicamente più deboli anche mediante<br />

sussidi economici.<br />

Nel nostro Stato l’essere umano non cessa di essere considerato tale qualora non sia in grado di<br />

“produrre”; per questo motivo un particolare interesse deve essere dimostrato nei confronti di<br />

handicappati, invalidi, malati ed anziani.<br />

- Stato organico in quanto non accettiamo la divisione della<br />

società in “classi”.<br />

La suddivisione della società serve solo a far si che una determinata categoria, sia quella dei lavoratori<br />

dipendenti o quella dei proprietari dei mezzi per la grande produzione, imponga il proprio potere ed i<br />

propri bisogni a tutta la comunità nazionale.<br />

Nel nostro Stato deve essere superato il concetto stesso espresso dalla parola “classe” e questo concetto<br />

si dissolve automaticamente di fronte alla valorizzazione delle diverse categorie a seconda della loro<br />

funzione e non dei loro interessi politici.<br />

- Stato gerarchico in quanto pone le vere qualità che rendono grande un uomo quali onore,<br />

coraggio, saggezza, purezza di spirito, lealtà, rispetto, fedeltà, al<br />

di sopra di tutti i vantaggi derivanti dalla nascita, dalla fortuna,<br />

dalle parentele, dai possedimenti patrimoniali.<br />

Lo stato che sogniamo è guidato da una elite di “uomini<br />

nuovi” scelti in considerazione di queste sole qualità.<br />

- Stato etico in quanto pone principi ed afferma<br />

l’esistenza di Valori, incarna lo Spirito del Popolo, lo educa, lo<br />

preserva e lo conduce sulla strada indicata dalla storia facendo<br />

sempre attenzione a preservare i Valori della Civiltà.<br />

Esso deve tutelare e salvaguardare il popolo, minato<br />

continuamente da chi, giorno dopo giorno, cerca di attuare folli progetti mondialistici e di<br />

globalizzazione sfrenata.<br />

- Stato dei valori poiché propone la salvaguardia e la riscoperta di quei Valori, appunto,<br />

che da sempre sono patrimonio della Civiltà Europea.<br />

Esso si contrappone a chi predica il nichilismo, la ricerca dei non-valori della moda e del consumo e<br />

più in generale la modernità nelle sue peggiori forme.<br />

Il nostro Stato combatte contro le folli proposte di chi da una parte invoca la completa libertà d’aborto e<br />

dall’altra la totale apertura delle frontiere verso l’immigrazione extra-comunitaria: riteniamo che non<br />

sia degno di essere chiamato Popolo chi predica l’ingresso sul proprio territorio di figli di culture<br />

lontane anni luce dalla propria ed al tempo stesso uccide i suoi figli legittimi.<br />

<strong>Azione</strong> Giovani non ha ideologie da diffondere, ma Ideali che le consentono di vivere e di lottare,<br />

partecipa a battaglie come quella, citata sopra, per la creazione di uno Stato che la assomigli e la<br />

soddisfi.<br />

Ci sono comunque altissimi ideali che dobbiamo riconoscere per forza all’interno del nostro<br />

bagaglio <strong>culturale</strong>: il sentimento di Patria, di Nazione, di Giustizia, di Solidarietà, ma soprattutto<br />

di Libertà.


Valori come la Fedeltà, la Lealtà, l’Onore, vanno quotidianamente difesi dall’assalto moderno<br />

della concezione utilitaristica della vita. E poi ci sono i miti eterni dell’Eroe, del Condottiero<br />

inteso come sublimazione dello spirito di un popolo, il mito lontano dell’Impero (e non<br />

dell’imperialismo che è cosa ben differente!) e quello, affascinante e magico, delle Civiltà Pre-<br />

Cristiane che sancisce il legame forte ed inestinguibile col nostro passato, con le nostre origini,<br />

con la nostra appartenenza alla stirpe Europea: esso rappresenta la consapevolezza di essere<br />

Civiltà prima ancora che Popolo.<br />

“Il popolo partecipa integralmente, in modo organico e permanente, alla vita<br />

dello Stato e concorre alla determinazione delle direttive, degli istituti e degli<br />

atti idonei al raggiungimento dei fini della Nazione, col suo lavoro, con la sua<br />

attività politica e sociale, mediante gli organismi che si formano nel suo seno<br />

per esprimere gli interessi morali, politici ed economici delle categorie di cui<br />

si compone, e attraverso l’Assemblea costituente e la Camera dei<br />

rappresentanti del lavoro.”<br />

(Art.12, Costituzione della R.S.I., 1943-XXI)


L’EUROPA-NAZIONE<br />

“C’è un grande compito da assolvere oggi in Europa: quello di ridestare gli<br />

Europei alla coscienza della loro forza”.<br />

Adriano Romualdi<br />

A<br />

zione Giovani guarda all’Europa come terra ove affondano storicamente e culturalmente le nostre<br />

radici; per noi l’Europa è identità <strong>culturale</strong>, è entità geo-politica, deve diventare potenza economica e<br />

militare.<br />

<strong>Azione</strong> Giovani crede nella “Europa dei Popoli”, ovvero nell’esistenza di una matrice comune,<br />

nella possibilità di risvegliare un sentimento nazionale europeo ed in un destino comune che ci<br />

unisce gli uni con gli altri.<br />

<strong>Azione</strong> Giovani deve risvegliare nei ragazzi una autentica “coscienza nazionale europea”, ovvero la<br />

volontà di riportare il nostro continente in quel ruolo di importanza e di centralità a cui da troppo tempo<br />

ha rinunciato.<br />

<strong>Azione</strong> Giovani si batte per l’EUROPA-NAZIONE ovvero per un’Europa libera, unita ed armata:<br />

libera dal controllo e dalla sudditanza USA, unita nella difesa delle proprie radici e della propria<br />

cultura, dotata di un esercito in grado di risolvere, in maniera autonoma, problemi internazionali che<br />

riguardano esclusivamente la sfera d’influenza europea.<br />

<strong>Azione</strong> Giovani si batte contro la politica mondialista dell’attuale UE che ha solo lo scopo di<br />

distruggere le diversità culturali che esistono fra le<br />

diverse popolazioni al fine di recare favore ai<br />

progetti di colonizzazione economica elaborati dai<br />

grandi manovratori dei capitali internazionali e<br />

dalle potenti multinazionali.<br />

L’unità europea, così com’è stata realizzata a<br />

Maastricht, non rappresenta certo una Patria<br />

animata da sentimenti nazionali e da spirito di<br />

fratellanza fra i popoli; è solo un grande mercato<br />

pilotato dalla logica borghese del “falso benessere”<br />

e dal potere delle banche.<br />

La nostra Europa dovrebbe nascere all’insegna del<br />

consenso popolare, della riscoperta di quelle tradizioni<br />

comuni esistenti fra tutti i popoli europei.<br />

Essa dovrebbe essere economicamente più libera e<br />

svincolata possibile da ogni forma di sudditanza verso<br />

i poteri forti extra-europei.<br />

In quest’ottica si potrebbe anche avanzare una<br />

richiesta di revisione del Patto Atlantico, non in<br />

anacronistica ottica anti-americana (come fa la<br />

sinistra), ma in favore di una trasformazione<br />

dell’attuale NATO in Sistema di Difesa Europeo,<br />

SDE, previsto da tempo, ma mai messo in opera.


IL FASCISMO<br />

“...il mio Fascismo è quello di pochi giovani che hanno lottato contro il mondo intero, che sono<br />

morti ad Acca Larentia e che hanno amato un vessillo nero, con in mezzo una croce bianca, ma una<br />

croce particolare, che mi basta vederla su un muro per cominciare subito a sognare: a sognare di un<br />

Campo Hobbit con un concerto della Compagnia o di una strana manifestazione di chi cercava la<br />

Terza Via...”.<br />

D.D.T.<br />

P<br />

arlare di Fascismo, dal Dopoguerra ad oggi, non è mai stato facile e adesso forse è ancora più<br />

difficile che in passato.<br />

Occorre dunque soffermarsi su alcuni aspetti fondamentali e tutt’altro che trascurabili: primo fra<br />

tutti il fenomeno della “storicizzazione”.<br />

Finalmente tutti hanno capito che il Fascismo, nel bene e nel male, rappresenta un periodo<br />

storico importante per il nostro paese e oggi si può analizzare, discutere, argomentare il Fascismo<br />

dando ad esso una chiave di lettura puramente storica.<br />

Questo è stato possibile soprattutto grazie alla trasformazione della destra, da destra nostalgica e<br />

anacronistica in destra moderna ed al passo coi<br />

mutamenti della società.<br />

Quando il M.S.I. (che mai ha fatto mistero di sentirsi il<br />

diretto discendente dell’esperienza del Ventennio, il<br />

“continuatore ideale” dell’opera di Mussolini) è<br />

diventato A.N. il termine “fascista” ha perso quella<br />

connotazione attuale, quella carica dispregiativa con la<br />

quale gli avversari politici si “difendevano” dai missini<br />

una volta trovatisi alle corde, di fronte agli argomenti<br />

(che alla destra non sono mai mancati) messi “sul<br />

piatto” da quest’ultimi.<br />

Di fronte al crescente incremento di consenso del M.S.I.<br />

non restava ai partiti cosiddetti “antifascisti”<br />

(praticamente tutti, dalla Democrazia Cristiana – che pure si reggeva al governo grazie a tantissimi voti<br />

di ex-fascisti che preferivano votare D.C. anzichè M.S.I. per scongiurare il “pericolo comunista” – al<br />

Partito Comunista passando per i Socialisti, i Liberali, i Repubblicani, ecc...), che ricorrere allo<br />

“spauracchio” di un ritorno al Fascismo inteso come dittatura e privazione della Libertà individuale per<br />

tentare di dissuadere dal votare M.S.I. coloro che erano intenzionati a farlo.<br />

Con l’esordio in politica di Alleanza Nazionale, nata nel 1995 a Fiuggi dalla trasformazione dello<br />

stesso Movimento Sociale Italiano in A.N., questa strategia si è rivelata sorpassata: A.N. non vanta<br />

legami ideali col Fascismo, non si professa antidemocratica, ma addirittura riconosce “valore storico”<br />

alla Resistenza (prima di fraintenderci questo significa che noi riconosciamo che la Resistenza fa parte<br />

della storia d’Italia come lo fa il Fascismo, il Risorgimento, il Brigantaggio, …). C’è comunque molto<br />

delle idee e i valori che avevano caratterizzato il Fascismo movimento, quello del 1919 poi<br />

riproposti nel corso della breve esperienza della R.S.I., nel documento programmatico di AN, le<br />

“tesi di Fiuggi”. Si leggono, infatti, voci che si rifanno alla vocazione sociale, nazionale e popolare<br />

della destra e questo inciderà pesantemente sul futuro assetto del partito: si chiede il<br />

presidenzialismo, la partecipazione degli operai agli utili e alla cogestione delle aziende


(Socializzazione), la differenziazione delle Camere e l’istituzione del Consiglio Nazionale<br />

dell’Economia e del Lavoro (CNEL) come terza Camera (Corporativismo leggero).<br />

La nascita di AN, che per qualcuno ha significato“tradimento”, ha permesso di consegnare finalmente<br />

il Fascismo al giudizio ed alla critica della storia: non è stato più necessario demonizzare<br />

quotidianamente l’operato di Mussolini e dei suoi per scongiurare una crescita in termini elettorali della<br />

destra e, grazie a questo, ognuno può farsi una propria idea sul Fascismo dal punto di vista<br />

storico.<br />

Ma se Alleanza Nazionale ha dovuto, in più occasioni, ribadire pubblicamente il proprio distacco dal<br />

Fascismo, in quanto erede diretta di un partito (il M.S.I.) dichiaratamente continuatore di quel<br />

ventennio, per <strong>Azione</strong> Giovani la situazione è assai differente.<br />

Il Fronte della Gioventù infatti, ha sempre voluto mettere i “puntini<br />

sulle i” ogniqualvolta si parlasse di “continuità ideale” col<br />

Fascismo. Il Fronte della Gioventù non si è mai vergognato, nè<br />

ci vergogneremo mai noi, nel dire che il Fascismo ha avuto il<br />

grande merito di ricordare ad un Popolo, che tale neppure si<br />

sentiva (provenendo dalla traumatica Unità d’Italia<br />

risorgimentale), quali fossero le proprie radici, la propria<br />

storia, le proprie tradizioni.<br />

Il Fascismo ha trasformato il neonato “stato Italia” in una<br />

“Nazione Italia” restituendo ad essa quel posto di primissimo<br />

piano che da sempre le spetta di diritto nel panorama Europeo<br />

e Mondiale. Inoltre dobbiamo ricordare con profondo rispetto<br />

che si devono al Fascismo importanti conquiste in ambito<br />

sociale, <strong>culturale</strong> ed economico: la “Carta dei Lavoratori”, i<br />

sussidi per le fasce deboli della società, la sconfitta della<br />

disoccupazione, le attività ricreative dei “dopolavoro”, la riforma della Scuola dell’obbligo, la<br />

realizzazione di importantissime opere architettoniche che ammodernarono la Nazione,<br />

l’Autarchia raggiunta sul piano agricolo, la Lira a “quota 90” sulla Sterlina (1 Sterlina = 90 Lire,<br />

oggi 1 Sterlina = oltre 3000 Lire!)...<br />

Ma attenzione: riconoscere questo non significa essere nostalgici.<br />

Il Fronte della Gioventù ha sempre criticato ed avversato quelle sedi del M.S.I. (ed alcune anche dei<br />

movimenti giovanili purtroppo!) che si presentavano come via di mezzo fra una bottega di antiquariato<br />

ed un sacrario funebre, dove fra un busto di Mussolini, uno di Muti, una bandiera nera e qualche altra<br />

“reliquia” del ventennio si aveva pure il coraggio di dire di voler fare “politica d’avanguardia”!!!<br />

Il FdG ha sempre proposto di “andare oltre”, di superare questo sentimento reducistico e di<br />

proporsi all’esterno in maniera più consona con i tempi notevolmente cambiati dal dopoguerra in<br />

avanti. Se gli ambienti più “bigotti” e “reazionari” del Movimento Sociale Italiano non perdevano<br />

occasione per mostrarsi in pubblico in camicia nera<br />

con tanto di braccio destro teso scandendo slogan che<br />

lo stesso Mussolini forse avrebbe ritenuto superati:<br />

“Credere Obbedire Combattere”, “Ordine e<br />

Disciplina”, “Dio Patria Famiglia” (fino alle più<br />

deprimenti manifestazioni canore sulle note di<br />

“Faccetta Nera” o di “Giovinezza”...); il FdG fin dagli<br />

anni ’70 ha stupito l’opinione pubblica (pur<br />

ritagliandosi spazi solo minimali sui giornali, visto il<br />

servilismo degli organi di stampa ai propri “padroni”<br />

democristiani e comunisti...) sfatando completamente


lo stereotipo del “fascista”: niente camicia nera, niente saluti romani, niente slogan “ordine e<br />

disciplina”, ma magliette colorate e jeans, sorriso sulla faccia e voglia di confrontarsi su temi che si<br />

credevano territorio esclusivo della sola sinistra: ecologia, nucleare, servizio militare volontario,<br />

cultura, diritto dei popoli all’autodeterminazione, anti-imperialismo, comunitarismo...<br />

Per questo <strong>Azione</strong> Giovani ha un rapporto col Fascismo ben diverso da quello che ha con esso<br />

Alleanza Nazionale.<br />

Non essendo mai stati dei nostalgici, ma avanguardia di una comunità umana, non abbiamo oggi<br />

bisogno di prendere le distanze da esso ad ogni costo (come spesso fa, in maniera talvolta anche<br />

deprecabile A.N.) e possiamo giudicarlo in maniera anche più spassionata ed obbiettiva.<br />

Il Fascismo è stato quello che è stato, ogni militante di <strong>Azione</strong> Giovani ha il dovere di conoscere<br />

quel periodo, ha il dovere di informarsi su ciò che Mussolini ha fatto per il nostro Paese ed ha il<br />

dovere di formarsi una propria idea ed un proprio giudizio su di esso; contemporaneamente deve<br />

rendersi però conto di vivere in un periodo in cui definirsi “fascisti” è cosa completamente<br />

anacronistica.<br />

In questo <strong>Azione</strong> giovani si diversifica dai tanti movimenti giovanili che continuamente nascono (e<br />

muoiono...) a destra: a chi ci chiama “traditori”, “rinnegati”, “democristiani”, rispondiamo che proprio<br />

in nome di quella continuità storica che credono di rappresentare, noi non abbiamo bisogno di ricevere<br />

da nessuno (benché mai dal “bulletto” di turno avvolto nel suo bomber nero che non può differenziarsi<br />

dalla massa se non “mascherandosi” da deficiente ed andando in giro a dispensare “sieg heil” e saluti<br />

romani...) il “patentino” di “fascista D.O.C.” perchè a noi interessa essere altro.<br />

Il Fascismo è stato un tentativo tutto italiano, partorito dalla mente di Benito Mussolini, di creare un<br />

modello di stato alternativo, contemporaneamente, sia a quello liberal-capitalista che a quello<br />

comunista.<br />

Il Fascismo ha sconfitto entrambi questi modelli e si è imposto come “terza via” percorribile, ma<br />

dobbiamo capire e renderci conto che il Fascismo ha potuto dare a pieno i suoi frutti proprio per le<br />

caratteristiche storiche-sociali degli anni ’20. Ogni periodo, ogni momento storico ha caratteristiche<br />

differenti; oggi noi abbiamo in comune con il Fascismo il fatto di trovarsi in mezzo a due nemici:<br />

da una parte il capitalismo, le grandi multinazionali, le lobby economiche, “l’American Way of<br />

Life”, dall’altra i social-democratici, quelli del “tutto libero” (droga, aborto, mercato,...), i<br />

nostalgici degli anni di piombo, quelli che vorrebbero a tutti i costi farci tacere; noi, così come<br />

Mussolini fece nel 1922, abbiamo il compito di cercare una nuova “terza via” che non può essere<br />

il Fascismo (quello andava bene allora, non oggi), ma qualcosa di differente, di moderno, di<br />

attuale, senza però dimenticare e rinnegare la Memoria Storica della nostra Comunità umana e<br />

le sue origini, che, nonostante tutto, passano per quella parte di storia.


L’ANTICOMUNISMO<br />

“Il simbolo del ’68 è una fiera ragazza dai capelli corti issata sulle spalle dei<br />

compagni che sventola una bandiera vietnamita. (...) quella signorina è più di una<br />

borghese, è un’aristocratica, si chiama Caroline de Bendern, una contessina.<br />

(...) Ma ora la nobile Carolina batte cassa sulla foto. (...) e così ha deciso di citare<br />

l’agenzia fotografica Gamma in tribunale per chiedere un risarcimento pari a circa<br />

68 milioni di lire. Il ’68 tradotto in moneta. (...) Chissà se Che Guevara avrebbe<br />

fatto la stessa cosa con Feltrinelli che utilizzò la sua celebre foto di Korda in tutte le<br />

salse, fino a diventare un gadget”.<br />

Marcello Veneziani<br />

F<br />

orse non è un caso che il ‘900, il secolo che, pur non avendone vista la nascita, ha visto lo sviluppo e<br />

la diffusione delle teorie comuniste, si sia chiuso con l’ammissione del segretario dell’ex-PCI,<br />

Walter Veltroni, che: «il Comunismo è incompatibile col concetto di libertà».<br />

Essendo la “libertà” alla base di ogni nostra battaglia, risulta immediatamente chiaro come la nostra<br />

posizione non possa essere che di contrapposizione nei confronti del Comunismo.<br />

Ciò nonostante sono esistiti momenti in cui i giovani di destra e quelli di sinistra hanno avuto la<br />

possibilità di superare le divisioni ideologiche nel nome del comune obbiettivo della “lotta al<br />

sistema”.<br />

L’esempio più significativo di questo tentativo bilaterale di “unione pro causa” si ebbe nel 1968<br />

all’università di Roma laddove gli studenti misero da parte le etichette “destra” e “sinistra” e si<br />

unirono in un unico movimento di protesta. Ma il tentativo di superamento delle barriere ideologiche<br />

in nome della causa comune venne fermato proprio dai vertici del MSI che inviò nelle facoltà occupate<br />

(dai “rossi”, ma anche dai ragazzi del FdG) vere e proprie “squadracce” di militanti con lo scopo di<br />

“liberare” l’università nel nome di quell’anticomunismo dal quale, una gran parte della destra non è<br />

mai riuscita a distaccarsi neppure per brevi periodi di “tregua”.<br />

Questa azione fece sì che la destra uscisse in maniera brutale e drammatica dalla vita politica delle<br />

università. Vi rimetterà effettivamente e<br />

legittimamente piede soltanto venti anni dopo, al<br />

termine di un periodo buio fatto di violenza e di<br />

sofferenza.<br />

In questo ventennio, che tutti conoscono col nome di<br />

“anni di piombo” (orientativamente il periodo che<br />

va dal 1969 al 1981), i giovani di destra si troveranno<br />

nuovamente ad avere come nemici principali i<br />

coetanei dell’opposta fazione dovendosi difendere<br />

dalla violenza “dell’antifascismo militante”: una<br />

barbarie scatenata dalla sinistra estrema che si<br />

lascerà alle spalle un numero agghiacciante di giovani militanti delle organizzazioni di destra<br />

massacrati.<br />

L’esperienza degli “anni di piombo” resta indelebile nella mente di tutti noi, anche in quella di<br />

coloro che non hanno vissuto quel periodo.<br />

Quei tanti giovani che hanno perso la vita sotto i colpi dei “rossi” non possono essere dimenticati.


<strong>Azione</strong> Giovani, pur nascendo in un clima di relativa calma, deve quotidianamente convivere con<br />

queste memorie: non dobbiamo farne una bandiera da sventolare alla prima occasione, ma non<br />

dobbiamo neppure dimenticarle.<br />

Dobbiamo tenere soltanto presente che nessuno potrà mai arrogarsi il diritto di negarci la possibilità di<br />

testimoniare le nostre idee, non fosse altro per rispetto verso chi, per queste idee, ha sacrificato i suoi<br />

vent’anni.<br />

Ciò nonostante, adesso, è necessario mettere da parte l’istinto di vendetta che nasce spontaneo se<br />

pensiamo alla violenza cieca che i “rossi” hanno scatenato verso il nostro ambiente, se pensiamo alle<br />

spranghe, alle chiavi inglesi, agli slogan del tipo «uccidere un fascista non è reato».<br />

Dobbiamo ragionare con tranquillità e razionalità ed ammettere che essere anticomunisti, per<br />

noi, oggi rappresenta una sorta di “perdita di tempo”.<br />

I nostri progetti sono difficilissimi da realizzare, le nostre ambizioni sono enormi, per questo non<br />

possiamo perdere tempo nel contrapporsi alle battaglie della sinistra, dobbiamo lavorare duramente<br />

per vincere le nostre.<br />

<strong>Azione</strong> Giovani non deve dimostrare quanto sia anticomunista, ma piuttosto deve cercare di<br />

sostenere con forza le proprie battaglie senza curarsi minimamente se le stesse sono patrimonio<br />

anche dalla sinistra oppure se questa si schiera su posizioni diametralmente opposte.<br />

Noi dobbiamo guardare solo in “casa nostra”, senza curarsi di ciò che gli altri pensano di noi;<br />

dobbiamo essere preparati, abili nel dibattito, disposti alla collaborazione con chiunque, ma fermi e<br />

decisi attorno alle nostre posizioni che per nessuna ragione, né per nessuna ragione di opportunismo,<br />

devono essere svendute.<br />

L’anticomunismo dunque è superato; ogni minuto speso nel contrastare l’avanzata del “nemico”<br />

è un minuto in meno dedicato alla nostra avanzata.


L’ANTIAMERICANISMO<br />

“Gli americani credettero di esportare in Italia la loro democrazia, ma<br />

finirono per impiantarvi un regime. La colpa è anche degli italiani. Gli americani<br />

li avrebbero voluti migliori, ma dovettero accettarli come erano: e si servirono di<br />

politici che chiedevano soltanto di essere loro servi”<br />

Anonimo<br />

P<br />

er quale motivo abbiamo il bisogno di dirci “antiamericani”? O meglio, lo siamo? In che misura?<br />

Interrogativi ai quali occorre giocoforza dare una risposta.<br />

Per prima cosa dobbiamo distinguere il nostro antiamericanismo da quello della sinistra in quanto si<br />

può essere antiamericani culturalmente oppure lo si può essere politicamente.<br />

La sinistra, ormai soltanto quella più estrema visto che i Democratici di Sinistra non perdono occasione<br />

per ribadire la loro “fedeltà” all’alleato d’oltreoceano, lo è politicamente, noi lo siamo culturalmente.<br />

Che differenza c’è?<br />

Terminata la Seconda guerra mondiale, i vincitori (Unione Sovietica, Stati Uniti e Gran Bretagna), si<br />

incontrarono ad Yalta per decidere a tavolino<br />

nientemeno che il futuro dell’intera Europa. Qui<br />

venne divisa l’Europa in due blocchi: uno<br />

dall’Oceano Atlantico all’attuale confine Italo-<br />

Sloveno, l’altro comprendente tutta l’Europa dell’est<br />

ad eccezione della Grecia inserita nel primo blocco.<br />

Il primo blocco veniva posto sotto l’influenza degli<br />

Stati Uniti, il secondo sotto quella Sovietica; alla<br />

Gran Bretagna veniva assegnato il ruolo di<br />

interlocutore privilegiato degli Stati Uniti.<br />

Ad Yalta, Stati Uniti ed Unione Sovietica si<br />

impegnarono anche nella non-violazione delle<br />

rispettive “zone d’influenza” e questo ha portato in<br />

seguito conseguenze gravissime.<br />

I paesi del “blocco occidentale”, sotto il controllo<br />

americano, dovevano avere a capo dei propri governi<br />

partiti fortemente filo-americani, di stampo liberaldemocratico,<br />

anticomunisti, moderati (vedi la<br />

Democrazia Cristiana in Italia); qualora in questi<br />

paesi avesse vinto le elezioni un partito di stampo<br />

comunista (il P.C.I. in Italia vi è andato vicino in più<br />

di un’occasione...), il partito filo-americano al potere (con l’aiuto degli stessi Stati Uniti) avrebbe<br />

potuto disporre di un vero e proprio esercito segreto (in Italia denominato Gladio, la cui esistenza è<br />

stata svelata solo dopo il crollo del Muro di Berlino, nel 1989!) per rovesciare l’ipotetico Governo<br />

comunista appena formatosi.<br />

I paesi del “blocco orientale” invece dovevano essere governati da regimi comunisti e qualora si fosse<br />

verificato un crollo di questi regimi, i sovietici erano legittimati ad usare qualsiasi mezzo per riportare i<br />

comunisti al potere.


Se nel “blocco occidentale” gli eserciti segreti anticomunisti non sono dovuti intervenire in quanto non<br />

si è mai verificata l’ipotesi di una vittoria comunista alle elezioni, tanto non si può dire del “blocco<br />

orientale”.<br />

In Ungheria nel 1956, o nella ex-Cecoslovacchia nel 1968, il popolo insorse rovesciando il Governo dei<br />

comunisti, i sovietici intervennero con l’esercito reprimendo nel sangue la rivolta e gli Stati Uniti ed i<br />

loro alleati europei rimasero, come da copione siglato a Yalta, immobili a godersi il massacro.<br />

Questo breve excursus storico per fissare l’origine dell’antiamericanismo, politico, della sinistra: i<br />

comunisti rimasero sostanzialmente delusi dall’esito di Yalta: dopo aver guidato la resistenza e<br />

contribuito alla sconfitta del Fascismo in Italia essi sognavano un Governo di stampo comunista;<br />

l’inserimento dell’Italia nel “blocco occidentale” sotto l’egida degli Stati Uniti rappresentò una grave<br />

mutilazione alla loro personale vittoria.<br />

La successiva “guerra fredda” ed il lungo periodo dei “blocchi contrapposti” portò la sinistra a<br />

schierarsi, ovviamente, dalla parte dei sovietici e del Comunismo contrapposto al capitalismo<br />

statunitense (bandiera difesa in Italia a spada tratta dalla D.C.).<br />

Il lungo periodo che va dalla conferenza di Yalta alla caduta del Muro di Berlino ha visto a più riprese<br />

USA e URSS sfidarsi (da notare come le due “superpotenze” abbiano sempre rispettato “l’amicizia”<br />

sottoscritta in quel di Yalta: nonostante la “guerra fredda”, USA e URSS, non si sono mai sfidate a viso<br />

aperto, ma hanno sempre coinvolto altri paesi scatenando prima guerre e poi appoggiando gli USA una<br />

parte e l’URSS l’altra, esempi sono il Vietnam, il Medioriente, l’Afghanistan, Cuba, ...) e questo ha<br />

contribuito a far si che la sinistra maturasse un crescente sentimento antiamericano parteggiando in<br />

queste dispute sempre per l’Unione Sovietica.<br />

Il nostro antiamericanismo è invece un di tipo <strong>culturale</strong>; politicamente infatti non ci è stato<br />

possibile, al contrario della sinistra, scegliere fra USA e URSS avversando entrambi alla stessa<br />

maniera in quanto potenze colonizzatrici della nostra Europa.<br />

Il Fronte della Gioventù ha sostenuto, per tutto il periodo<br />

della “guerra fredda”, il proprio ideale di Europa-Nazione<br />

libera e indipendente dal dominio sovietico ad est e<br />

statunitense ad ovest.<br />

Dicevamo dell’antiamericanismo <strong>culturale</strong> di <strong>Azione</strong><br />

Giovani; noi ci sentiamo di appartenere ad una civiltà,<br />

quella europea (e prima ancora quella italiana),<br />

nettamente superiore, per storia, radici, tradizioni, a<br />

quella americana e per questo non possiamo non reagire<br />

di fronte alla colonizzazione <strong>culturale</strong> impostaci dagli<br />

USA dal dopoguerra ad oggi. Ci sentiamo in dovere di<br />

ribellarci a chi vuol plasmare i cervelli dei giovani<br />

europei con metodi orwelliani da 1984; gli Stati Uniti,<br />

attraverso la pubblicità, la musica, la moda, il cinema, la<br />

televisione, ci impongono la loro cultura e i nostri<br />

giovani, ormai privi quasi completamente dei concetti di<br />

“tradizione” e di “identità nazionale”, la seguono alla<br />

lettera.<br />

Gli Stati Uniti ormai hanno assoggettato tutta l’Europa;<br />

mentre i sovietici, ad est, pensavano di tenere in scacco i<br />

ribelli di Budapest, di Praga, di Varsavia con i carri armati,<br />

gli americani, ad ovest, bombardavano Roma, Berlino, Parigi, con McDonald’s, Coca Cola, Microsoft,<br />

ecc...<br />

E il denaro è stato più forte dei carri armati.


Da questo nasce il nostro antiamericanismo, dalla consapevolezza che la nostra indipendenza nazionale<br />

è andata perduta con lo sbarco americano in Italia durante la Seconda guerra mondiale e che il nostro<br />

sogno di vedere nuovamente l’Europa indipendente, libera e sovrana sulle proprie terre, potrà coronarsi<br />

solo quando questa riuscirà a svincolarsi dalla sudditanza che oggi è costretta a mostrare nei confronti<br />

degli Stati Uniti d’America.<br />

Un antiamericanismo ideologico, <strong>culturale</strong>, profondamente diverso da quello politico e contraddittorio<br />

della sinistra.


LA DIFESA DELL’AMBIENTE<br />

“Addio a voi, mio atrio e mio caro braciere, il vento può soffiare e la pioggia<br />

cadere, ma prima della rugiada, che l’alba fresca bagna, noi marcerem nei boschi e<br />

sull’alta montagna. (...) Davanti a noi i nemici e dietro lo spavento, il nostro<br />

letto sarà sotto il cielo e nel vento, fino al giorno in cui con la stanchezza in<br />

volto, il viaggio sarà finito ed il compito svolto.”<br />

Meriadoc Brandibuck & Peregrino Tuc<br />

F<br />

ondamentale importanza viene attribuita da <strong>Azione</strong> Giovani alla difesa ed alla salvaguardia<br />

dell’ambiente.<br />

La cieca fiducia nel progresso che ha sempre accompagnato le moderne ideologie egualitarie ha<br />

condotto ormai i popoli, nelle società economicamente più avanzate, ad un punto critico nel loro<br />

rapporto con la natura.<br />

Al di la di questo punto critico una ulteriore espansione dell’attuale sistema industriale comporterebbe<br />

necessariamente un prezzo da pagare, in termini di qualità della vita, di gran lunga maggiore del<br />

vantaggio che si potrebbe conseguire in termini di produzione e di benessere.<br />

Viviamo oramai a contatto con questo rischio, il rischio di<br />

superare quel “punto di non ritorno” che rappresenta la<br />

definitiva rottura dell’equilibrio dell’ecosistema.<br />

Già in molti casi sono stati arrecati danni irreparabili<br />

all'ambiente che ci circonda: il buco nello strato di ozono,<br />

l’inquinamento irreversibile di molte risorse idriche, la<br />

scomparsa di numerose specie viventi, la distruzione delle<br />

grandi foreste...<br />

Il problema è che l’attuale sistema mercantilistico è<br />

totalmente incapace di percepire il valore di una cosa che<br />

non sia immediatamente tramutabile e valutabile in termini<br />

di denaro; per questo si predilige sempre la produzione di<br />

beni di breve periodo, rapidamente rinnovabili,<br />

energicamente validi anche se altamente inquinanti.<br />

E così, preso atto di quella che è la situazione attuale e del<br />

drammatico, ma inconfutabile, fatto che “indietro non si torna”<br />

ecco il brulicare di decine di movimenti ecologisti, spesso e<br />

volentieri impegnati anche a livello politico, vicini<br />

all’ambiente del centro-sinistra e di altrettante formazioni<br />

ecologiste e animaliste, legate agli ambienti dell’extraparlamentarismo comunista e dei centri sociali,<br />

che sfruttano il pretesto delle battaglie ambientaliste per compiere atti di vero terrorismo.<br />

Si è diffusa così la (falsa) credenza che l’ecologia e la difesa dell’ambiente sia una prerogativa<br />

della sola sinistra e di movimenti politici come quello dei Verdi: ma questo non è vero! Esiste un<br />

ecologismo di Destra che ha radici ben più antiche di quello sbandierato dalla sinistra in cerca di<br />

consensi e che differisce da quest’ultimo proprio nel suo modo di concepire la natura e<br />

l’ambiente.


- la sinistra inizia ad occuparsi di ecologia in funzione della vita dell’uomo che è messa in pericolo dal<br />

crescente inquinamento e dal degrado ambientale in continuo aumento.<br />

Questa visione antropocentrica implica che sia la volontà umana ad agire sull’ambiente<br />

salvaguardandolo in funzione della propria sopravvivenza e della volontà di non arrestare il proprio<br />

progresso tecnologico, ideologico e <strong>culturale</strong>.<br />

- la destra si contrappone a questa visione materialistica ed antropocentrica con la sua visione spirituale<br />

della vita, con il suo romanticismo, con il suo rispetto per la natura e con la sua concezione divina del<br />

mondo che ci circonda.<br />

Noi non ci preoccupiamo della sopravvivenza umana e basta, non dobbiamo cercare di salvaguardare<br />

l’ambiente in funzione della nostra esistenza, noi dobbiamo sentirci in dovere di proteggere la natura<br />

per una semplice questione di rispetto.<br />

Il nostro pianeta, l’ambiente, la flora e la fauna, i mari, non sono nostri, non ci appartengono, ma ci<br />

sono stati donati affinchè li usassimo per la nostra crescita, il nostro sviluppo, la nostra vita. Per questo<br />

abbiamo il dovere di mantenerli vivi e puliti.<br />

<strong>Azione</strong> Giovani è oggi l’alternativa al sistema di potere dominante che dal dissolvimento del<br />

mondo comunista vorrebbe trarre la storica occasione per affermare su tutti i popoli della terra<br />

la propria visione del mondo mercantilista ed appiattitrice verso ogni tipo di differenza.<br />

<strong>Azione</strong> Giovani si propone alle nuove generazioni con il suo bagaglio storico ed ideale alla luce del<br />

quale, agendo nel presente, costruirsi il futuro.<br />

Chiunque può capire quanto sia importante il<br />

rapporto che intercorre tra l’uomo e<br />

l’ambiente, e da qui tra l’architettura e<br />

l’identità. La costruzione del paesaggio, la<br />

forma delle città, i caratteri degli edifici<br />

sono infatti precisi espressioni di cultura<br />

identitaria, che nascono da questo rapporto.<br />

L’architettura quindi risente del legame con il<br />

luogo. Si tratta di una emanazione dello<br />

Spirito dei popoli, che abitano una terra e vi<br />

instaurano rapporti con essa.<br />

La cieca fiducia nel progresso, cresciuta e<br />

portata avanti con la nascita dell’epoca<br />

moderna, ha condotto i popoli ad un punto<br />

critico nel loro rapporto con l’ambiente.<br />

Il mondialismo e la globalizzazione hanno<br />

ridotto il mondo ad un mercato e<br />

l’architettura si è adattata ai canoni del<br />

consumo. Lo strumento della distruzione,<br />

del sovvertimento o del livellamento<br />

dell’ambiente viene utilizzato solitamente<br />

quando si vuole distruggere l’identità di un<br />

popolo.


A FIANCO DEI POPOLI OPPRESSI<br />

“Ni chluintear mo bhéic, ‘s nì fheictear mar a rith mo dheor. Nuair a thigeann àr là<br />

aithìocfaidh mé iad go mor.”<br />

[Il mio grido non viene raccolto e le mie lacrime scorrono ignorate. Quando verrà il<br />

nostro giorno me la pagheranno cara.]<br />

Bobby Sands<br />

A<br />

zione Giovani sostiene le battaglie di quei popoli in lotta per la propria autodeterminazione e per<br />

l’affermazione del loro diritto alla libertà.<br />

Prima di poter parlare di “autodeterminazione” occorre definire attentamente il concetto di<br />

“Popolo” e di “Nazione”.<br />

Riteniamo che un popolo sia degno di tale nome qualora sia possibile individuare, per tutti i suoi<br />

componenti, delle origini, una cultura, delle tradizioni, un’appartenenza etnica ed una storia<br />

comune.<br />

La Nazione è invece l’insieme dei territori che storicamente e culturalmente appartengono ad un<br />

popolo.<br />

Questo rende possibile parlare dell’esistenza di una Europa-Nazione che circoscrive coi suoi<br />

confini tutti quei popoli che affondano le proprie origini nelle antiche popolazioni Arie, o Indo-<br />

Europee, che hanno per prime abitato il nostro continente.<br />

Dobbiamo inoltre per forza rilevare l’esistenza di un sentimento nazionale all’interno di ogni singolo<br />

stato europeo dovuto al fatto che per troppi anni, questi stati, si sono ritrovati divisi ed in conflitto fra<br />

loro: quella che per noi è stata la “Guerra civile europea”, la quale ha avuto il suo massimo picco con lo<br />

scoppio della Seconda guerra mondiale.<br />

Alla “Guerra civile europea” ha fatto seguito l’invasione bilaterale degli USA, da ovest, e dell’URSS,<br />

da est. Questa colonizzazione straniera ha avuto come scopo il tentativo di annientamento proprio del<br />

sentimento nazionale europeo nel pieno interesse, oltre che delle super-potenze extra-europee,<br />

dell’Inghilterra (non a caso presente alla spartizione del nostro<br />

continente avvenuta a Yalta…) che così ha potuto sfruttare i rapporti<br />

privilegiati con gli USA per fare, economicamente, da padrona<br />

all’interno del blocco occidentale.<br />

Nel mondo moderno, rivolto sempre più alla venerazione monoteista<br />

del Dio Denaro, continuamente in movimento nel nome del<br />

progresso, unito da nord a sud da Internet e dai potenti nuovi mezzi<br />

di comunicazione globale, esistono ancora delle porzioni di territorio<br />

dilaniate da conflitti che si protraggono da secoli e che sembrano<br />

poter durare in eterno senza che vi possa essere né un vinto, né un<br />

vincitore. Questi conflitti, spesso dimenticati dai massmedia o<br />

riportati da essi in maniera poco obbiettiva e troppo faziosa,<br />

finiscono spesso per opporre un “forte” che combatte in nome<br />

dell’interesse economico ad un “debole” che lotta per affermare il<br />

proprio diritto alla libertà. Conflitti di questo genere si possono<br />

trovare sia nell’Europa occidentale (Irlanda del Nord) che in<br />

Europa Orientale (Ex-Yugoslavia, Ex-URSS), in Medioriente<br />

(Libano, Palestina, Afghanistan), in India (Kashmere), in Africa (Ruanda, Ex-Sahara


Occidentale Spagnolo), in America Latina (Equador, El Salvador, Nicaragua, Chiapas, ...), in<br />

Oceania (Filippine).<br />

L’impegno di <strong>Azione</strong> Giovani nei confronti di queste popolazioni in lotta per l’autodeterminazione<br />

deve essere orientato in due direzioni e con due scopi differenti. Da un lato <strong>Azione</strong> Giovani si pone<br />

come scopo pratico il diffondere notizie, ignorate da chi di dovere, su questi conflitti cercando di<br />

sensibilizzare l’opinione pubblica e facendo conoscere a tutti le “ragioni dei deboli” spesso ignorate<br />

dalla televisione e dalle potenti lobby editoriali che troppo spesso preferiscono non schierarsi<br />

contro i poteri forti internazionali. Dall’altro <strong>Azione</strong> Giovani porta avanti una battaglia politica<br />

affinché l’Europa organizzi un proprio esercito atto alla risoluzione di quei conflitti che si<br />

sviluppano in territorio europeo o in zone di diretto interesse per l’Europa stessa.<br />

Questo organismo militare potrebbe così sostituire la vecchia (e soprattutto anacronistica...) Alleanza<br />

Atlantica che, vista la situazione politica Europea attuale, non ha più senso di esistere.<br />

Sostenere la causa della lotta per l’autodeterminazione dei popoli oppressi è dovere di tutti coloro che<br />

decidono di lottare per la libertà.<br />

Chi decide di impegnare il proprio tempo, la propria giovinezza, la propria militanza in<br />

un’organizzazione che si batte per la libertà e per l’affermazione dell’individuo sulla massa non<br />

può non sentire proprie le rivendicazioni di quei “fratelli” ai quali talvolta viene negato anche lo<br />

status di essere umano.<br />

E’ fondamentale quindi cercare di affrontare queste tematiche attraverso gruppi di studio, tramite la<br />

realizzazione di iniziative pubbliche allo scopo di diffondere notizie e, soprattutto, organizzando, anche<br />

con l’ausilio di altre associazioni, missioni di sostegno per questi popoli.<br />

La nostra lotta non è solo contro ogni forma di oppressione, ma è anche e soprattutto contro il nemico<br />

peggiore: l’indifferenza.<br />

1 2<br />

3 4<br />

Dipinti murari di lotta: 1- martirio di Bobby Sands; 2- Lotta nella città di Derry; 3- in ricordo dei<br />

combattenti repubblicani irlandesi; 4- murales di AG contro il muro in Palestina.


L’EREDITA’ DEI VALORI<br />

“(...) e al "progresso" furono innalzati inni e ci si illuse che questa civiltà, civiltà di<br />

materia e di macchine, fosse la civiltà per eccellenza, quella a cui tutta la storia del<br />

mondo era preordinata: finché le conseguenze ultime di questo processo furono tali<br />

da imporre, in alcuni, un risveglio.<br />

(...) e ad una sola cosa si badi: a tenersi in piedi in un mondo di rovine”.<br />

Julius Evola<br />

I<br />

n questi ultimi anni appare chiaro come non esistano più forze politiche o realtà associative in grado<br />

di dare risposte, in termini culturali e politici, all’inquieto mondo giovanile.<br />

Il “menefreghismo” giovanile nei riguardi della politica è ormai sintomatico ed ha subito un radicale<br />

ed inarrestabile incremento a partire dalla fine degli anni ’70 per poi registrare una flessione poco più<br />

che illusoria attorno al 1992/93 quando sembrò riemergere l’interesse giovanile per la politica.<br />

Già nel ’68 il mondo borghese, le sue certezze, erano state scosse e ideologicamente ibernate da una<br />

ventata di rinnovamento che, da noi mal sfruttata, interpretata e capita, finì per essere guidata dai<br />

marxisti che dopo pochi anni però videro le loro ideologie crollare drasticamente e molto rapidamente.<br />

E così la crisi giovanile continua, senza certezze, senza verità, tartassata dalla disoccupazione e dalla<br />

droga.<br />

Crisi di ideali e di valori senza precedenti ed in un clima così nascono e prolificano una serie di<br />

gruppi politici, religiosi, confusionari che hanno come comune denominatore il manicheismo.<br />

Tutti questi gruppi infatti si propongono di vendere la propria immagine ed il proprio logo come<br />

soluzione per tutti i mali della società civile. E così i giovani, disimpegnati e delusi dalla politica<br />

“ufficiale” si perdono nel nichilismo, nel qualunquismo, nell’indifferenza.<br />

I giovani di oggi, che territorialmente hanno il proprio habitat<br />

nelle discoteche, nei bar, nelle piazze, si distinguono per una<br />

uniformità di gusti sconcertante: stesso modo di vestire, stesso<br />

taglio di capelli, stessi gusti musicali, stesse moto, stesse auto,<br />

stesse “aspirazioni” e stesse “ambizioni”.<br />

Questa massa non ha più né famiglia (coi genitori si vedono<br />

pochissimo e non parlano quasi mai), né scuola (spesso la<br />

frequentano male e poco confidando nei genitori facoltosi che<br />

comunque possono permettersi scuole private e numerosi anni<br />

fuori corso), nè nel lavoro (disoccupazione e disinteresse).<br />

La nuova generazione è completamente disillusa dalla politica<br />

e dalla classe dirigente che ha governato negli ultimi 50 anni, è<br />

disillusa dalla sinistra che ha sempre trattato questi giovani con<br />

paternalismo demagogico ed ha soltanto saputo dare loro<br />

apparenti forme di svago.<br />

Tocca a noi cercare di superare queste lacune altrui e soprattutto riuscire laddove la destra ha<br />

sempre fallito: capire la mentalità di questi soggetti e ciò che li spinge soltanto verso le scelte di<br />

“superficialità” e di “faciloneria”.<br />

Il mondo giovanile, così come tutta la società, sta cambiando; grandi eventi si profilano all’orizzonte,<br />

<strong>Azione</strong> Giovani dovrà saper cogliere il momento e canalizzare il proprio messaggio. Se ci riusciremo


avremo fatto un grande passo avanti sulla strada che porta alla realizzazione del nostro progetto<br />

politico.<br />

Non dobbiamo mai scordare che siamo noi i portatori di quegli ideali e di quei valori che da<br />

sempre fanno parte del nostro bagaglio <strong>culturale</strong> e che speriamo siano stati resi un po’ più chiari<br />

attraverso la lettura di questo opuscolo; quei valori che hanno animato la lotta di tutti coloro che<br />

in periodi diversi e con sigle differenti ci hanno preceduto.<br />

Ricordiamoci che le uniche idee che vivono non in funzione del tempo sono le nostre, gli unici<br />

Valori immortali sono nostro patrimonio; a chi, in maniera dispregiativa, ci appella col termine di<br />

“conservatori” rispondiamo con una frase che ci ha lasciato in eredità il Camerata Adriano Romualdi:<br />

“essere conservatori non significa vivere di ciò che è stato in passato, ma vivere di ciò che è<br />

eterno”.<br />

La strada che ci condurrà alla vittoria finale è lunga ed impervia, chi si è messo<br />

in marcia prima di noi ha ricevuto il testimone da chi era stato a sua volta un<br />

suo predecessore. Egli è partito, ha lottato, non ha potuto gloriarsi nella luce<br />

della Vittoria, ma ha passato a noi il testimone prima di cadere.<br />

Neppure noi conosceremo la Vittoria, ma abbiamo il dovere di raccogliere il<br />

testimone che ci è stato lasciato e lottare con tutte le nostre forze per<br />

arrivare, un giorno, a lasciarlo nelle mani di chi verrà dopo di noi.<br />

E neppure lui conoscerà in prima persona la Vittoria.<br />

Ma se ci arrendiamo, se cadiamo e non ci rialziamo, non tradiamo solo noi stessi, ma la fede di<br />

chi ci ha preceduto e la speranza di chi verrà dopo di noi.<br />

DIO<br />

PATRIA<br />

FAMIGLIA<br />

ONORE e FEDELTÁ<br />

GIUSTIZIA SOCIALE<br />

LIBERTÁ e AUTORITÁ<br />

COMUNITÁ e IDENTITÁ<br />

TRADIZIONE e RIVOLUZIONE<br />

CAMERATISMO e MILITANZA


La Musica Alternativa<br />

“Può più una canzone di mille volantini”<br />

La definizione di "musica alternativa" nasce a metà degli anni Settanta ad indicare la produzione<br />

musicale di gruppi o solisti appartenenti all'area della Destra politica italiana. La scelta di questa<br />

espressione era motivata dal fatto che si trattava di un movimento musicale "alternativo" nei<br />

contenuti delle canzoni e nella forma di divulgazione dei prodotti - anche se non nei linguaggi musicali<br />

utilizzati - tanto alla "musica leggera", quanto ai cantautori "impegnati" e miliardari di sinistra. Un<br />

genere di canzoni e brani musicali scritti e interpretati non al fine di realizzare prodotti "di mercato", né<br />

a scopo ludico o commerciale, bensì finalizzati ad esprimere, interpretare e condividere<br />

l'evoluzione ideologica, la polemica politica, i valori sociali e morali, la ricerca storica e,<br />

ovviamente, anche le emozioni, i sentimenti e i sogni dei giovani appartenenti ad un'area politica<br />

mantenuta per oltre cinquant'anni in stato di isolamento.<br />

Canzoni "di destra", però, erano già state scritte anche prima degli anni Settanta, tanto che si può ben<br />

dire che la "musica alternativa" nasce avendo alle spalle quasi un decennio di background <strong>culturale</strong>, che<br />

andava dalla tradizione cabarettistica del "Bagaglino" e del "Giardino dei Supplizi" - cui si rifà<br />

buona parte della ricca produzione di Leo Valeriano - ai canti di protesta anticomunista del gruppo<br />

"Europa e Civiltà", alle ballate militariste o anticonformiste di alcuni cantautori italiani e francesi.<br />

La "musica alternativa" nasce in un periodo di grande fermento <strong>culturale</strong> per la destra, contrapposto<br />

però ad una fase di gravissima oppressione fisica e di forte riduzione degli spazi politici. Un periodo<br />

drammatico, segnato anche dalla morte di molti giovani militanti. In questo contesto, nel 1977, si tiene<br />

a Benevento "Campo Hobbit 1", primo raduno nazionale della gioventù missina, che offre per la<br />

prima volta un palcoscenico comune a decine di gruppi musicali che<br />

avevano incominciato a mettere in note la loro<br />

militanza spesso senza neppure conoscersi. In<br />

quegli anni nascono anche le radio libere, di<br />

cui molte anche di destra, che contribuiscono a<br />

diffondere queste canzoni e a renderle, a volte,<br />

persino popolari. E' il caso di "Trama nera"<br />

degli Amici del Vento che diventa una<br />

canzoncina "alla moda" canticchiata nelle<br />

scuole anche da chi non era certo di destra, al<br />

punto da vincere un premio come "brano più<br />

ascoltato" di un'emittente siciliana vicina al<br />

Partito socialista…<br />

Nel corso di tutti gli anni Settanta, con il moltiplicarsi dei gruppi e dei<br />

cantautori, si avvia anche la produzione ufficiale di musicassette, 45 giri e LP, sempre però diffusi<br />

informalmente nel corso di concerti o di campi musicali e poi quasi sempre "duplicati" e passati di<br />

mano in mano in migliaia di esemplari. I "Campi Hobbit" (1977, 1978, 1980) rappresentano altrettante<br />

tappe di crescita del movimento musicale "alternativo" sempre in cerca di una migliore qualità<br />

musicale a supporto di testi fortemente politicizzati, ma spesso anche altamente poetici. Quanto agli<br />

stili musicali utilizzati, prevale in assoluto il genere "cantautoriale italiano" (con accompagnamento<br />

di chitarra classica e/o armonica), ma non mancano anche eccellenti esempi di rock, come nel caso del<br />

gruppo romano degli Janus.


Anche fuori dall'Italia - particolarmente in Francia - si riscontrano, in questi anni, i primi esempi di<br />

cantautori "di destra", alcuni dei quali però, nel loro paese, riescono anche a raggiungere il successo<br />

commerciale come nel caso di Michel Sardou - il "Battisti francese" - il quale, a differenza del suo<br />

collega italiano, non dovette nascondere le sue simpatie politiche esprimendole apertamente anche in<br />

musica.<br />

Con gli anni Ottanta la ricerca musicale raggiunge, per alcuni gruppi, buoni risultati qualitativi, ma i<br />

canali di divulgazione e diffusione diminuiscono drasticamente in quanto chiudono<br />

quasi tutte le radio libere e anche i principali<br />

settimanali nazionali di destra, come il "Candido", che<br />

aveva sempre dato ampio spazio alla "musica<br />

alternativa". E' il periodo del cosiddetto "riflusso" che,<br />

come qualsiasi altro mutamento del quadro storico,<br />

sociale o politico italiano, viene recepito anche dai<br />

cantautori "alternativi" che si trovano, da una parte a<br />

fare i conti con la fine di un periodo buio e durissimo e,<br />

dall'altra, ad affrontare un modo nuovo di fare politica.<br />

Ai primi gruppi ancora in attività (anche se con<br />

formazioni fortemente rinnovate) si affiancano nuovi<br />

complessi e nuovi solisti con un netto prevalere - tra i<br />

più giovani - del genere musicale rock.<br />

Negli anni Novanta nuovi gruppi e nuove tendenze musicali arricchiscono il panorama della "musica<br />

alternativa". Anche alcuni gruppi "storici" non disdegnano l'uso del rock o persino del rap, come i 270<br />

Bis di Marcello De Angelis (fratello di Nanni De Angelis di Terza Posizione), mentre i gruppi più<br />

giovani esprimono nuove sperimentazioni musicali spesso d'avanguardia. Da qui l'uso, da parte di<br />

alcuni gruppi di area (non solo italiani), della nuova definizione di "rock identitario" al posto<br />

dell'ormai vecchia "musica alternativa", o addirittura di R.A.C. cioè Rock Against Communism, rock<br />

contro il comunismo (in voga soprattutto nei paesi dell’Est europeo).<br />

Tra le nuove aree musicali emerse in quest'ultimo decennio, una citazione a parte merita la cosiddetta<br />

"musica Oi!" (una sorta di punk), espressione dei gruppi musicali che si rifanno al movimento degli<br />

Skinhead. Si tratta evidentemente, anche in questo caso, di prodotti eseguiti e diffusi fuori dai consueti<br />

canali commerciali, ma il circuito "skin" in ogni suo aspetto: produzione, distribuzione, concerti e<br />

pubblico, è completamente differente da quello "alternativo". Tuttavia, soprattutto all'inizio, non sono<br />

mancati punti di contatto tra i due movimenti musicali: molti gruppi skinhead cantavano canzoni<br />

alternative e alcuni gruppi alternativi non disdegnavano i "cavalli di battaglia" del genere Oi!; poi ci<br />

sono stati gruppi alternativi che sono entrati nel circuito skin o viceversa. All'estero, inoltre, dove non<br />

esiste una forte tradizione di musica politica di destra, i confini tra "rock identitario" e musica Oi! sono<br />

più labili.<br />

Sempre attenti all'evoluzione tecnologica, i gruppi musicali di destra in quest'ultimo decennio hanno<br />

fortemente migliorato la qualità tecnica e l'immagine dei prodotti realizzati, sia per quanto attiene agli<br />

arrangiamenti e a tutte le fasi di produzione musicale, sia per ciò che riguarda l'uso di nuove<br />

tecnologie: digitali, video o informatiche, come nel caso degli Zeta Zero Alfa di Roma Molti gruppi e<br />

case musicali hanno ormai i loro siti Internet e i prodotti oggi si possono acquistare anche "on line";<br />

tuttavia ciò che continua a mancare, sia a causa del predominio della lobby progressista nel mondo<br />

musicale, sia - a volte - per una precisa scelta degli stessi gruppi militanti, è la possibilità di far entrare<br />

la "musica alternativa" nei grandi circuiti nazionali di pubblicizzazione, divulgazione e distribuzione.<br />

Siamo giunti così all'inizio del Terzo millennio e la "musica alternativa" è ancora fiorente. Nuovi<br />

gruppi sono nati, anche negli ultimi mesi, all'interno dei movimenti giovanili della destra. Ogni anno<br />

sono almeno una dozzina le nuove produzioni e centinaia i concerti organizzati. Inoltre l'evoluzione


politica nazionale sta portando anche, lentamente, a qualche forma di riconoscimento ufficiale. In<br />

questo senso il punto di svolta è stato indubbiamente il "Concerto del Ventennale", organizzato<br />

dall'Associazione Culturale "Lorien" (l’Archivio storico della Musica Alternativa), a Monza, nel<br />

dicembre 1997, per festeggiare i vent'anni di attività di due gruppi storici: gli "Amici del Vento" e la<br />

"Compagnia dell'Anello". Quel grande concerto (cinque ore di musica, più di mille spettatori paganti)<br />

ebbe, infatti, per la prima volta, il patrocinio di due Assessorati alla Cultura, quello della Regione<br />

Lombardia e quello del Comune di Monza.<br />

Questo grande patrimonio musicale, politico<br />

e sociale che è la Musica Alternativa è stato<br />

quindi diffuso e conosciuto (da ormai più di<br />

due generazioni) solo attraverso lo strumento<br />

tipico delle culture clandestine: il<br />

"passaparola". In pieno secolo di<br />

comunicazione globale siamo pertanto di<br />

fronte a un enorme, quanto misconosciuto,<br />

fenomeno di espressione artistica<br />

antagonista, "alternativa" appunto, che<br />

rompe gli schemi della comunicazione di<br />

massa.<br />

Per entità di produzione, durata temporale,<br />

quantità di materiale prodotto e veicolato,<br />

numero di persone coinvolte e/o<br />

interessate, nessun altro fenomeno <strong>culturale</strong> "carbonaro",<br />

"clandestino" o "underground" ha mai avuto le dimensioni che si possono attribuire alla "musica<br />

alternativa", che può dunque essere definita come: il più complesso, duraturo e macroscopico<br />

esempio di cultura sommersa che l’Italia abbia mai riscontrato nel corso della sua storia.<br />

1- locandine del Campo Hobbit I;<br />

2- concerto della Compagnia<br />

dell’Anello in Piazza del Popolo a<br />

Roma, 1990;<br />

3- concerto degli ZetaZeroAlfa;<br />

4- album degli ZetaZeroAlfa.<br />

1 2 3<br />

4


Il domani appartiene a noi!<br />

(Compagnia dell’Anello)<br />

RE RE4 RE RE2 RE RE4 RE RE2<br />

Ascolta il ruscello che sgorga lassù ed umile a valle scompar;<br />

LA RE SOL RE LA RE RE4 RE RE2<br />

e guarda l’argento del fiume che sereno e sicuro va.<br />

Osserva dell’alba il primo baglior che annuncia la fiamma del sol:<br />

ciò che nasce puro più grande vivrà e vince l’oscurità.<br />

La tenebra fugge i raggi del sol, Iddio da gioia e calor.<br />

Nei cuor la speranza non morirà:<br />

RE LA RE LA RE LA RE RE4 RE RE2<br />

il domani appartien, il domani appartien, il domani appartiene a noi<br />

Ascolta il mio canto che sale nel ciel verso l’immensità<br />

unisci il tuo grido di libertà comincia l’uomo a lottar.<br />

MI MI4 MI MI2 MI MI4 MI MI2<br />

Chi sfrutta nell’ombra sapremo stanar se uniti noi marcerem.<br />

SI MI LA<br />

L’usura ed il pugno noi vincerem:<br />

MI SI MI SI MI SI MI RE RE4 RE RE2<br />

il domani appartien, il domani appartien, il domani appartiene a noi.<br />

RE<br />

La terra dei padri, la fede immortal nessuno potrà cancellar.<br />

Il sangue, il lavoro, la civiltà: cantiam la tradizion.<br />

La terra dei padri la fede immortal nessuno potrà cancellar.<br />

Il popolo vinca dell’oro il Signor:<br />

il domani appartien, il domani appartien, il domani appartiene a noi. (2 volte)<br />

(questa canzone, incisa dalla “Compagnia dell’Anello” nel 1978, è divenuta negli anni l’inno del<br />

Fronte della Gioventù e adesso è considerata da tutti l’inno di <strong>Azione</strong> Giovani).


NOI POCHI<br />

(Gabriele Marconi)<br />

La strada rimbomba per noi che corriamo<br />

le braccia son lunghe, più su è la mano<br />

chi vuole cacciarci ora piange per terra<br />

frutto sudato di piccola guerra.<br />

Rit. Noi, pochi noi, felici pochi<br />

noi, manipolo di fratelli!<br />

Noi, pochi noi, felici pochi<br />

noi, manipolo di fratelli!<br />

Non serve un castello per noi poca gente<br />

un buco è un rifugio più che sufficiente<br />

la piazza è una reggia non certo da poco<br />

è li che il torneo cessa d’essere gioco.<br />

Rit. Lottiamo di giorno per tutti i quartieri<br />

nemici a migliaia e ne siamo fieri,<br />

la notte risate davanti a una birra<br />

per noi sono l’oro, l’incenso e la mirra.<br />

Rit. Copriamo le mura coi nostri pensieri<br />

che volano in cielo su bianchi destrieri,<br />

ma poi coi capelli incrostati di colla<br />

torniamo a combattere in mezzo alla folla.<br />

Rit. La pioggia di fuoco temibile scende<br />

noi con lo sguardo di chi non si arrende<br />

correndo nel fumo, sfoggiamo un martello,<br />

gridiamo: “siam folli votati al macello!”<br />

Rit.<br />

(questa canzone, scritta da Gabriele Marconi probabilmente rievocando l’esperienza di “Terza<br />

Posizione”, per la forte connotazione militante e comunitaria è stata scelta come inno dalla<br />

Comunità Militante del Cuib di Firenze di <strong>Azione</strong> Giovani).<br />

“Fratelli di sangue, Fratelli di ventura<br />

Fratelli e Camerati anche nella sventura”<br />

(The Pound)


I NOSTRI SIMBOLI<br />

Proponiamo in queste pagine la simbologia della Destra Italiana dal dopoguerra in poi: in<br />

ordine cronologico troviamo gli stemmi comunitari della giovane Destra, l’evoluzione di<br />

quello del Partito (dal MSI ad AN) e del Movimento giovanile (dalla Giovane Italia ad <strong>Azione</strong><br />

Giovani, passando per il Fronte della Gioventù).<br />

Ad ogni simbolo sarà data una breve spiegazione del proprio significato, in modo che non sia<br />

soltanto un semplice stemma ma un compendio d’Ideali.<br />

La CROCE CELTICA.<br />

E’ un simbolo di origine nordeuropea direttamente collegabile al Sole ed agli Dei<br />

ad esso legati; essa è uno dei simboli più antichi e misteriosi rilevati in Europa.<br />

In origine essa rappresentava simbolicamente il ciclo del carro solare, carro da<br />

battaglia che, nell’antica mitologia nordica, giungeva dal cielo per sconfiggere le<br />

tenebre.<br />

Successivamente questo simbolo passò, fra le popolazioni celtiche, a<br />

rappresentare direttamente la divinità più importante, quella solare; durante<br />

l’evangelizzazione dell’Irlanda, San Patrizio lasciò la Croce Celtica come simbolo della nuova<br />

religione cattolica motivandola come rappresentante della continuità esistente fra l’antica religione<br />

pagana (il cerchio che rappresentava il sole) e la nuova religione cristiana (la croce simbolo di Cristo).<br />

Al termine degli anni di piombo, una legge della Repubblica Italiana, ha vietato l’utilizzo di simboli<br />

che richiamano direttamente all’odio, alla violenza ed alla discriminazione razziale: fra questi è stata<br />

erroneamente inserita anche la Croce Celtica. Nonostante questo, essa rimane uno dei simboli<br />

principalmente usati dai numerosi movimenti di Destra europei.<br />

Spesso e volentieri si finisce col criminalizzare questo simbolo soltanto perché in passato è stato usato<br />

da movimenti eversivi di estrema destra; ma questo non può essere motivo per criminalizzare un<br />

simbolo intriso di tradizione e significato spirituale.<br />

Un brano tratto da Fronte della Gioventù di M. De Troia (pag.<br />

190):<br />

(…) Le origini della croce celtica si perdono nella notte dei tempi.<br />

Bisognerebbe calarsi nell'epoca dei romani e dell'espansione verso la<br />

Gallia per risalire al popolo celtico. E molto probabilmente l'interesse<br />

dell'estrema destra per la civiltà celtica si dovrebbe ricollegare al tipo<br />

di struttura sociale, aristocratica e guerriera, affine alla sensibilità di<br />

certa genìa fascista.<br />

Il simbolo del movimento solare, dato da una croce incastonata in un<br />

cerchio, apparve, nella sua accezione eurofascista, nel novembre 1945,<br />

in Francia, come emblema di un movimento politico, denominato<br />

Jeune Nation, a capo della quale compariva Pierre Sidas. Negli anni a venire Sidas, insieme con i suoi<br />

fratelli, prese parte alle ultime concitate fasi della guerra d'Algeria, che segnò la fine del sogno<br />

dell'estrema destra di realizzare l'assimilazione del paese nordafricano alla Francia.Successivamente la<br />

croce celtica fu adottata da numerosi movimenti del radicalismo di destra francesi il FEN - antesignano


del GRECE (Groupement de Recherche et d'Études pour la Civilisation Européenne) -, Il Front de la<br />

Jeunesse, e soprattutto da Ordre Nouveau.In Italia la croce celtica approdò con la Giovane Europa - un<br />

movimento nazional-europeo - che operò tra il '64 e il '70. Nel decennio successivo, l'effige trovò<br />

numerosi estimatori, specialmente tra i gruppi giovanili, anche legati al MSI. Per esempio. la stessa<br />

"TdA" ne fece il suo simbolo, fino a quando potè. Infatti, negli anni della Destra Nazionale, la croce<br />

celtica subì una drastica messa al bando perchè considerata troppo radicale. L'uso della sua immagine<br />

durante una manifestazione pubblica era severamente vietato; e chi contravveniva alle dispozioni del<br />

partito rischiava l'espulsione. Ma il simbolo dell'antico popolo guerriero non cadde mai nel<br />

dimenticatoio. E proprio a Montesarchio, durante il Campo Hobbit, la componente rautiana, lo tirò<br />

fuori con orgoglio provocando le ire di Almirante. Da allora, la campagna contro l'uso della croce<br />

celtica si fece più dura e incessante. Ed a questo proposito, i promotori dei Campi Hobbit non esitarono<br />

a riconoscere in questa diatriba una delle cause che rese più profondo il solco nei rapporti con la classe<br />

dirigente più anziana del partito. (Comunque, per una più dettagliata storia della croce celtica e dei suoi<br />

risvolti all'interno del MSI-DN è utile consultare "Hobbit Hobbit" alle pp. 167-76.)<br />

La FIACCOLA TRICOLORE.<br />

La Fiaccola tricolore, simbolo ufficiale dei movimenti giovanili di Destra dal<br />

dopoguerra ad oggi, mostra una torcia tricolore sollevata da una mano verso<br />

l’alto ad illuminare simbolicamente il cammino; rappresenta inoltre il<br />

passaggio del testimone fra le diverse generazioni, un passaggio ideale volto a<br />

conservare accesa la fiamma dell'Italianità attraverso gli anni della<br />

ghettizzazione, della violenza a spranga e a piombo di cui i nostri militanti per<br />

primi furono vittime e mai carnefici.<br />

Nel 2002 viene creata, all'interno di <strong>Azione</strong> Giovani, da Carlo Fidanza e altri dirigenti "Gioventù<br />

Identitaria", che svolgerà il ruolo di laboratorio <strong>culturale</strong>, di ala movimentista e di coordinamento per i<br />

giovani della destra sociale. Nel 2004, dopo la fase congressuale di <strong>Azione</strong> Giovani, i dirigenti<br />

nazionali scelgono di sciogliere Gioventù Identitaria come sigla correntizia per contribuire senza<br />

ambiguità al rilancio e alla crescita di <strong>Azione</strong> Giovani. Il simbolo di GI consiste in un sole con la<br />

Fiaccola tricolore di AG su sfondo blu.<br />

1948 - 1970<br />

1970 - 1995<br />

dal 1995<br />

Gioventù<br />

Identitaria


La FIAMMA TRICOLORE.<br />

Araldicamente la fiamma rappresenta un sentimento intenso ed ardente, il riaccendersi<br />

di passioni e sentimenti che si credevano ormai sopiti.<br />

La fiamma è un simbolo ricchissimo di significati.<br />

Secondo J.C. Cooper (Dizionario illustrato dei simboli) la fiamma simboleggia potere e<br />

forze spirituali, trascendenza, illuminazione ed è una manifestazione o della divinità o<br />

dell’anima; il neuma, il soffio vitale; è anche illuminazione e ispirazione.<br />

Nella simbologia cinese la fiamma denota la presenza della divinità.<br />

Nella religione dei Parsi la fiamma è associata alla legge e all'ordine.<br />

La Fiamma tricolore deriva inizialmente dalle fiamme degli Arditi della Prima guerra<br />

mondiale e dagli Irredentisti dell'Istria e della Dalmazia.<br />

Successivamente comparve nei manifesti del Ventennio e in particolare in quelli<br />

della Repubblica Sociale Italiana, dove compariva una madre in attesa del figlio<br />

in guerra, mentre teneva fra le mani una fiammella tricolore.<br />

La Fiamma tricolore fu utilizzata, inoltre, per rappresentare alle elezioni politiche<br />

il Movimento Sociale Italiano sin dalla sua nascita nel 1946. Fu scelto di utilizzare<br />

la fiamma come logo del "partito dei reduci", perché simboleggia il risorgere dello<br />

Spirito Fascista dalla bara della R.S.I., rappresentata dal trapezio rosso sottostante.<br />

Inoltre la sigla "MSI" è l'acronimo di "Mussolini", o, secondo gli aneddoti dei<br />

militanti più anziani, le iniziali di Mussolini Sempre Immortale.<br />

Per oltre cinquant'anni la Fiamma ha rappresentato e rappresenta ancora l’Idea, contro l'eresia materiale<br />

del Comunismo e del consumismo liberista; un’Idea alternativa, comunitaria, solidale, partecipativa e<br />

sociale di società.<br />

1946 - 1971<br />

1971 - 1995<br />

Elezioni politiche 1976<br />

Nel 1995 il Movimento Sociale Italiano - Destra Nazionale confluisce in Alleanza Nazionale: la Destra<br />

allarga le sue prospettive, guardando oltre all'elettorato missino anche a quello degli ex-democristiani<br />

di destra (i "conservatori"), ai liberali nazionalisti, ed in particolare a tutte quelle forze “nazionali” e<br />

“sociali” del Paese.<br />

È lo sdoganamento definitivo della Destra Italiana dopo anni di ghettizzazione.<br />

Lo stemma di Alleanza Nazionale è costituito da campo bianco, dove compare nella parte inferiore la<br />

fiamma del MSI, rimpicciolita, e nella parte superiore la scritta "Alleanza Nazionale" bianca su fondo<br />

azzurro, colore dell'amor patrio e della tradizione conservatrice europea.<br />

Solo per le Elezioni Regionali e Provinciali del 1998 e per le Europee del 1999 Alleanza Nazionale si<br />

presenta con il “Patto Segni”, un cartello elettorale liberal-democratico facente riferimento alle idee di<br />

Mario Segni. Il “Patto” risultò sia politicamente che elettoralmente un disastroso fallimento!<br />

Lo stemma di questo "Patto" era quello di AN, con l'aggiunta superiore dell'elefantino, simbolo<br />

stilizzato dei Repubblicani americani, e della scritta blu "Patto Segni".


Per le Elezioni Politiche dell’aprile 2006 si decide di inserire nello stemma il nome di Fini tra la<br />

dicitura di AN e la Fiamma tricolore. La Destra si vuole porre “in prima persona” come guida del<br />

Paese, rappresentando un percorso che unisca Tradizione, Modernità, Solidarietà e interesse nazionale.<br />

dal 1995<br />

Elezioni europee<br />

1999<br />

La CROCE BRETONE.<br />

E’ un simbolo tradizionale di origine nordeuropea, le origini sono analoghe a<br />

quelle della croce celtica, in quanto anche questa deriva dalle tradizioni celtiche<br />

degli antichi popoli europei. Esso rappresenta e racchiude l'infinito susseguirsi<br />

del Ciclo della Vita: nascita - crescita - maturazione - invecchiamento - morte -<br />

rinascita. La croce bretone viene anche usata, in alcune culture, come talismano<br />

di protezione contro le negatività e come rinforzo dell'energia spirituale che<br />

vive nell'uomo.<br />

Introdotto sulla scena politica verso la fine degli anni Settanta in Francia dal GRECE (il laboratorio<br />

<strong>culturale</strong> della Nuova Destra di Alain De Benoist), e in Italia negli stessi anni, fu adottato come stemma<br />

di Fare Fronte - per il Contropotere Studentesco, movimento studentesco del Fronte della Gioventù.<br />

Oggi è il logo ufficiale di <strong>Azione</strong> Studentesca.<br />

La FELUCA E IL LIBRO.<br />

Elezioni politiche<br />

8-9 aprile 2006<br />

Agli albori della tradizione universitaria italiana, la feluca era il copricapo<br />

distintivo dei "clerici vaganti", gli studenti erranti che si spostavano di città in<br />

città per la Penisola, con lo scopo di completare il proprio corso di studi. Con la<br />

nascita delle prime organizzazioni goliardiche, la feluca diventa un emblema<br />

ancor più significativo. Non indica più la semplice condizione di studente ma<br />

rappresenta uno stile di vita. I goliardi sono consapevoli dell'importanza della<br />

missione cui la vita universitaria li consacra: essere i custodi ed i dispensatori<br />

del sapere nel domani. L'ostentata irresponsabilità, lo stile di vita a dir poco disinvolto, il proverbiale<br />

gusto per l'umorismo pesante, l'insofferenza per le limitazioni di comportamento di qualsiasi tipo sono<br />

considerate una sorta di ironico contrappasso nel presente, per una così grande responsabilità<br />

nell'avvenire Gli studenti universitari sono sempre stati avanguardia di ogni grande processo storico, ed<br />

è così che, durante la I Guerra d'indipendenza, presso Curtatone e Montanara, proprio un battaglione<br />

universitario contribuisce in maniera determinante a scrivere una pagina di storia d'Italia: il 29 maggio<br />

1848, un reggimento di "felucati" (con la punta del copricapo provvidamente tagliata, per poter meglio<br />

prendere la mira con il fucile), attestati in una postazione di scarsa rilevanza strategica e soverchiati nel


numero, riescono a fermare gli Austriaci per una giornata, dando tempo all'esercito sabaudo di<br />

organizzare la controffensiva di Goito. Proprio in virtù della grande forza ideale che esprime, la feluca<br />

viene inserita nell'emblema dei Gruppi Universitari Fascisti. Durante il Ventennio, i<br />

GUF saranno l'organizzazione "d'avanguardia" per eccellenza, animata da un forte<br />

spirito goliardico e da una grande vivacità <strong>culturale</strong>. Il fiore all'occhiello del<br />

Fascismo, insomma. Dopo la guerra, saranno puntualmente ricordati come palestra<br />

dell'omologazione di massa nel segno del totalitarismo (di<br />

sfuggita, può essere opportuno ricordare come,<br />

dall'esperienza dei GUF, poi, per ovvi motivi, rinnegata, o<br />

meglio, rimossa, sia transitata gran parte della classe politica e<br />

dell'intellighenzia <strong>culturale</strong> della Prima Repubblica, con discreta prevalenza<br />

di futuri "padri nobili" della sinistra e di cantori dell'antifascismo militante).<br />

Nel segno della continuità con la tradizione dell'Università italiana, nel 1950,<br />

la feluca diverrà simbolo del Fronte Universitario d'<strong>Azione</strong> Nazionale<br />

(FUAN), organizzazione universitaria del MSI e, dal 1994, sarà l'emblema di <strong>Azione</strong> Universitaria.<br />

Il TRIDENTE.<br />

Simboleggia la Terza Via politica, militare ed economica al di là del Liberalcapitalismo<br />

e del Marxismo, nonché la tradizionale ripartizione fra sacerdoti,<br />

guerrieri e lavoratori. Il Tridente, nella simbologia indù, è l'arma di Siva, in<br />

quanto creatore, preservatore e distruttore, e anche in quanto passato presente e<br />

futuro. Nella simbologia cinese è il potere e l'autorità, mentre in quella cristiana<br />

raffigura notoriamente la Trinità.<br />

La Comunità Militante novarese di <strong>Azione</strong> Giovani ha adottato come proprio<br />

stemma lo scudo della città di Novara (campo rosso ripartito con croce bianca), il Tridente<br />

conseguentemente alla scelta di intitolare il circolo a Ezra Pound, che della lotta per una "Terza Via"<br />

fece il fulcro delle sue opere, su cui sta il braccio che regge la nostra Fiaccola Tricolore.<br />

Mussolini. 8-10-XXIIII


Spazi e Occupazioni Non Conformi<br />

Centri Sociali di Destra: OSA, ONC e Squadrismo Mediatico<br />

È il dicembre del 1990 quando alcuni ragazzi del Fronte della Gioventù di Roma occupano un edificio<br />

abbandonato. È la prima volta in Italia che un’azione di questo tipo vede protagonisti i giovani di<br />

“destra”. Lo stabile è una ex scuola che si trova in via Bartolucci (quartiere Monteverde): da qui il<br />

nome “Bartolo” dato all’occupazione.<br />

Il blitz dei giovani del Fronte scatta all’alba. Nessuna reazione delle forze dell’ordine. Dopo una<br />

settimana, gli occupanti organizzano una grande festa con birra e salciccia a cui invitano tutti gli<br />

abitanti del quartiere. Il 7 gennaio successivo, nell’anniversario dei fatti di Acca Larenzia, Bartolo<br />

diventa il punto di riferimento di tutti i militanti del Fronte a Roma.<br />

Dopo il Bartolo che chiuderà nell’autunno del 1991, nella Capitale bisognerà aspettare quasi sette anni<br />

per una nuova occupazione. Finalmente il 1° luglio 1998 viene occupato uno stabile vicino a San<br />

Giovanni in Laterano: nasce l’esperienza di PortAperta. I giovani protagonisti dell’occupazione,<br />

questa volta, hanno poco a che fare con Alleanza Nazionale (da poco nata a Fiuggi) anzi molti sono<br />

critici verso il partito e fanno riferimento ai movimenti gravitanti l’area della Destra extraparlamentare<br />

quali Movimento Sociale - Fiamma Tricolore, Fronte Nazionale e Forza Nuova. Da segnalare<br />

comunque una tavola rotonda svolta all’interno dell’occupazione tra i maggiori esponenti dei<br />

movimenti giovanili della Destra tra cui <strong>Azione</strong> Giovani.<br />

Il 1° Maggio del 1999 PortAperta organizza un controconcerto nello stabile contro il tradizionale<br />

concerto della triplice sindacale che si svolge nella vicina piazza San Giovanni. I giovani<br />

dell’occupazione fanno stampare migliaia di manifesti poi affissi in tutta Italia dove compare Alberto<br />

Sordi che fa il gesto dell’ombrello con una vignetta che recita: “Lavoratori?!? Tiè!”.<br />

Il giorno del concerto la polizia è presente in gran numero davanti a<br />

PortAperta e, provocatoriamente, controlla tutti i documenti dei partecipanti.<br />

La situazione inizia a farsi tesa, partono i primi<br />

insulti, i primi spintoni e le cariche della PS che<br />

fanno esplodere centinaia di lacrimogeni e devastano<br />

gli arredi dello stabile. Il 26 Ottobre successivo<br />

scatterà poi la retata che si conclude con 30<br />

perquisizioni e 17 arresti. La settimana dopo il<br />

tribunale della libertà stabilirà che, sulla base dei<br />

filmati prodotti dalla polizia, non è possibile<br />

riconoscere con certezza i responsabili degli scontri.<br />

Ma ormai la stella di PortAperta è al tramonto. I suoi<br />

animatori sono quasi quotidianamente alle prese con<br />

compagni e polizia e così, progressivamente, il centro<br />

si spegnerà non prima di organizzare una<br />

manifestazione di protesta con annesso blocco del<br />

traffico nel bel mezzo di Roma.<br />

CasaMontag<br />

Passano gli anni. Nel 2001 il centrodestra vince le elezioni e nell’estate successiva, quando il clima<br />

antifascista è meno pesante, un gruppo di ragazzi ci riprova. Sempre a Roma, sulla Via Tiberina. E<br />

l’esperienza di Casa Montag , nata il 12 luglio 2002, quando un gruppo di giovani occupa il casale<br />

abbandonato e decidono di intitolare l’impresa a Guy Montag, protagonista del romanzo “Fahrenheit<br />

451” di Ray Bradbury. Casa Montag, tutt’ora occupata è una ONC, Occupazione Non Conforme: un


vero e proprio Centro Sociale di Destra. Molte le attività, a cominciare da quelle classiche, come<br />

incontri, dibattiti e concerti.<br />

Roma, 27 dicembre 2003. Quartiere<br />

Esquilino, via Napoleone III. Al numero 8 c’è<br />

un palazzo di sei piani - un esempio di<br />

architettura fascista - di proprietà del<br />

demanio e abbandonato da quattro anni. Il<br />

palazzo viene occupato senza incontrare<br />

resistenza.<br />

Il blitz è stato organizzato da tempo. I<br />

Casa Pound e il suo<br />

logo raffigurante<br />

una tartaruga<br />

stilizzata<br />

cinquanta giovani occupanti sanno già dove<br />

andare e cosa fare. Dopo pochi minuti<br />

espongono all’esterno dell’edificio quattro<br />

enormi striscioni bianchi e rossi, con le<br />

scritte: «Contro ogni usura, l’affitto è usura,<br />

no carovita, CasaPound».<br />

Quest’ultimo è il nome con cui hanno deciso<br />

di battezzare lo stabile. Il poeta statunitense<br />

diventa così il simbolo dei giovani occupanti<br />

per via delle sue teorie contro le banche e l’usura, e per via del suo appoggio all’Asse durante la<br />

Seconda Guerra Mondiale. Casa Pound ha anche un logo: una tartaruga stilizzata. Dopo un po’ arriva<br />

la polizia, ma gli occupanti spiegano che hanno occupato lo stabile per dare alloggio a venti famiglie<br />

italiane che ne hanno bisogno. La polizia desiste dall’irruzione. Nei mesi successivi saranno occupati<br />

sempre a Roma altri palazzi: uno ai Parioli, uno al Torrino e uno a Boccea, tutti ribattezzati Casa<br />

d’Italia. Tutte OSA (Occupazioni Scopo Abitativo), cioè tutti palazzi in cui vengono ospitate<br />

famiglie italiane che ne hanno bisogno.<br />

Sulla scia delle OSA-ONC anche in altre zone d'Italia sono nate esperienze simili: da segnalare ad,<br />

esempio, l'esperienza del Foro 753 (dove 753 - a.C. - sta a indicare l’anno di fondazione di Roma)<br />

legato alla Destra Sociale di AN-AG: nato in uno stabile occupato di Via Capo d'Africa e poi fatto<br />

sgomberare dal duo Veltroni-Marrazzo la sede si è poi trasferita in via Beverino questa volta con<br />

regolare assegnazione dell'edificio da parte dell'Amministrazione Comunale, anche il Sindaco Veltroni<br />

si è accorto della valenza e del contributo<br />

sociale dato dai ragazzi del Foro alla<br />

Comunità.<br />

Ora il Foro organizza corsi di alfabetizzazione<br />

informatica, feste per bambini, cineforum, e<br />

molte altre attività di rilevanza sociale. Inoltre<br />

dispone di una sala di ristorazione e di una<br />

palestra popolare; tra le attività di militanza<br />

alcuni ragazzi del Foro hanno organizzato<br />

anche un gruppo di donatori di sangue.<br />

Vi è poi anche Casaggì a Firenze, questa non<br />

nasce da uno spazio occupato ma è ospitata<br />

nei locali della Federazione Provinciale di<br />

Alleanza Nazionale di Firenze, anche qui si<br />

organizzano corsi di pugilato, attività<br />

metapolitiche e vi è una libreria a<br />

disposizione dei militanti più la vendita di


forte e radicata continuano la loro battaglia imperterriti e senza cedimenti.<br />

L'impegno sociale delle OSA-ONC non finisce nelle quattro mura degli spazi occupati, tutte le strutture<br />

portano avanti una battaglia che è quella per il Mutuo Sociale (occupazioni legate a Fiamma Tricolore)<br />

e per l'”<strong>Azione</strong> Casa” (ambienti più vicini ad <strong>Azione</strong> Giovani e Alleanza Nazionale): chiedono<br />

particolari forme di riscatto che consentano alle famiglie italiane particolarmente soggette al dramma<br />

della speculazione e dell'emergenza abitativa di diventare finalmente padroni di una casa.<br />

1 2 3<br />

4<br />

5 6<br />

1. Manifesto di Casaggì<br />

2. Casaggì dopo un<br />

attentato<br />

3. Manifesto per le<br />

petizione per il Mutuo<br />

Sociale<br />

4. Manifesto concerti<br />

contro lo sgombero di<br />

CasaPound Latina<br />

5. Manifesto di denuncie e<br />

di protesta del Foro<br />

753<br />

6. Logo di <strong>Azione</strong> Casa


Per l’approfondimento degli argomenti trattati in questo opuscolo, è consigliata la lettura dei seguenti testi:<br />

- N. RAO “La Fiamma e la Celtica”, Sperling & Kupfer Editori<br />

- R. BRADBURY “Fahrenheit 451”<br />

- A. DE BENOIST “Visto da destra”, Ed.Akropolis.<br />

- J. EVOLA “Orientamenti”, Ed.Europa.<br />

- J. EVOLA “Cavalcare la tigre”, Ed.Il Falco.<br />

- M. VENEZIANI “Comunitari o liberal. La prossima alternativa?”, Ed. Laterza<br />

- M. FINI “Il Vizio Oscuro dell’Occidente. Manifesto dell’Antimodernità”, I Grilli, Ed. Marsilio<br />

- K. LORENZ “Gli otto peccati capitali della nostra civiltà”, Ed.Adelphi.<br />

- L. DEGRELLE “Militia”, Ed.Ar<br />

- A. ROMUALDI “Una cultura per l’Europa”, Ed.7° Sigillo<br />

- P. RAUTI “Le idee che mossero il mondo”, Ed.Europa<br />

- C.Z.CODREANU “Il Capo di Cuib”, Ed.Ar<br />

- A. TERRANOVA “Planando sopra boschi di braccia tese”, Ed.7° Sigillo<br />

- L. LANNA e F. ROSSI “Fascisti immaginari”<br />

- R. DE FELICE “Breve storia del Fascismo”<br />

- B. SANDS “Un giorno della mia vita”, Ed.Feltrinelli<br />

- J. CAU “Il popolo, la decadenza, gli Dei”, Ed.Settecolori<br />

- L. DEGRELLE “La nostra Europa”, Ed.Ar<br />

- M. BARDECHE “I fascismi sconosciuti”, Ed.All’insegna del Veltro<br />

- J.R.R. TOLKIEN “Il Signore degli Anelli”, Ed.Bompiani<br />

- G. ORWELL “1984”, Ed.Mondadori


Testi fondanti per una<br />

cultura formativa di Destra<br />

L<br />

a scelta dei testi fondanti del nostro movimento ha seguito un criterio teso ad abbracciare il variegato<br />

e corposo universo di ciò che noi intendiamo sotto la denominazione cultura formativa dell’uomo di<br />

Destra.<br />

È pertanto immaginabile che chiunque visiti il nostro sito, con la dovuta curiosità, avrà modo di trovare<br />

autori che, come scopriremo tra breve, risulteranno, nonostante le apparenti diversità, testimoni di un<br />

mondo autenticamente sopra le righe rispetto all’odierna cultura di ampia distribuzione. Autori<br />

caratteristici di un pensiero oltre, da riscoprire e da diffondere.<br />

Dunque si va da padri fondatori e pensatori della destra politica del dopoguerra in Italia come<br />

Romualdi e Rauti, allo storico del Fascismo De Felice; dai "poeti armati" quali Drieu La Rochelle,<br />

Brasillach e Céline, al poeta cantore delle gesta eroiche quale fu Ezra Pound, distintosi inoltre per la<br />

lotta anti-usurocratica. Il percorso della destra sociale, durante e dopo il Fascismo, è superbamente<br />

narrato in più libri di Giano Accame, mentre le vicende della giovane destra, e più recentemente quelle<br />

della destra politica al governo, sono raccontate nei libri della giornalista Annalisa Terranova.<br />

Vi è poi un'ampia disponibilità di testi che raccoglie gli scritti<br />

fondamentali dei massimi pensatori tradizionalisti, quali Evola e<br />

Guénon, con una particolare attenzione all'ascesi orientale quale<br />

precondizione della formazione di ciò che è l’ultima sintesi di<br />

contemplazione e azione nella via "solare dell’eroe e del guerriero".<br />

Non mancano cenni alla tradizione nordica e alla letteratura<br />

fantastica di più alta qualità (Il Signore degli Anelli di Tolkien), né<br />

le differenti letterature spirituali presenti nelle opere di due<br />

straordinari narratori quali Yukio Mishima ed Herman Hesse.<br />

Troviamo inoltre la filosofia tedesca nell'opera ineguagliabile e<br />

profetica di Friedrich Nietzsche e nella visione del mondo moderno<br />

di Heidegger e di Spengler, ed infine l'antimoderno Ernst Junger:<br />

occhio del secolo che ci ha appena lasciato. Certamente abbiamo<br />

dimenticato qualcuno; senza dubbio infatti questo iter letterario può<br />

e deve essere completato. Impegno nostro sarà aggiungere nel tempo<br />

nuove fonti d’ispirazione. Impegno vostro, e di qualsiasi uomo di<br />

Destra, sarà provare a leggerli, cercare di capirli, ma soprattutto riuscire a vivere realmente senza mai<br />

scordare ogni "magico" insegnamento che possiamo ricavarne.<br />

I CLASSICI DELLA DESTRA<br />

• Accame G. "La Destra Sociale"


• Alemanno G. "Intervista sulla Destra Sociale"<br />

• Celine L.F. "Bagatelle per un massacro"<br />

• Celine L.F. "Mea culpa"<br />

• Codreanu C.Z. "Il Capo di Cuib"<br />

• De Felice R. "Breve storia del Fascismo"<br />

• Degrelle L. "Militia"<br />

• Degrelle L. "Appello ai Giovani Europei"<br />

• Evola J. "Rivolta contro il mondo moderno"<br />

• Fini M. "Il vizio oscuro dell'Occidente, Manifesto dell'Antimodernità", I Grilli, ed. Marsilio<br />

• Junger E. "Il trattato del ribelle"<br />

• Machiavelli N. "Il Principe"<br />

• Mishima Y. "Il sapore della gloria"<br />

• Mussolini B. "Testamento politico"<br />

• Nietzsche F.W. "Così parlò Zarathustra"<br />

• Nietzsche F.W. "Ecce homo"<br />

• Nietzsche F.W. "La genealogia della morale"<br />

• Oriani A. "Rivolta ideale"<br />

• Platone "Repubblica"<br />

• Platone "Le leggi"<br />

• Pound E. "Lavoro e Usura"<br />

• Sun-Tzu "L'arte della guerra"<br />

• Tolkien J.R.R. "Il Signore degli Anelli"<br />

• AA.VV. "Il libro nero del Comunismo"<br />

POLITICA - ECONOMIA - METAPOLITICA<br />

• Accame G. "Ezra Pound economista"<br />

• Accame G. "Il potere del denaro svuota le democrazie"<br />

• Almirante G. "L'alternativa corporativa"


• Borghi G. "Homo Religiosus, Homo Oeconomicus, Homo Vacuus, Genealogia e crisi<br />

dell'uomo", Ed. Settimo Sigillo<br />

• Codreanu C.Z. "Per i Legionari Guardia di Ferro"<br />

• De Angelis M. "Otto anni in Area di rigore"<br />

• Evola J. "Orientamenti"<br />

• Evola J. "Cavalcare la tigre"<br />

• Evola J. "Il Mistero del Graal"<br />

• Fini M. "Elogio della guerra", I tascabili Marsilio/Saggi<br />

• Fini M. "Il denaro, 'sterco del demonio' ", I tascabili Marsilio/Saggi<br />

• Fini M. "Il Vizio Oscuro dell’Occidente, manifesto dell’Antimodernità", ed. Marsilio<br />

• Fini M. "Sudditi, Manifesto contro la Democrazia", I Grilli, ed. Marsilio<br />

• Gentile G. "I fondamenti della filosofia del diritto"<br />

• Gentile G. "La filosofia di Marx"<br />

• Gentile G. "Difesa della Filosofia"<br />

• Gentile G. "Origini e dottrina del Fascismo"<br />

• Junger E. e Heidegger M. "Oltre la linea"<br />

• Lanna L. e Rossi F. "Fascisti immaginari"<br />

• Manzo A. "Giovani tra le rovine", Quaderni Terziaria<br />

• Morganti A. "Il razzismo, Storia di una malattia della culturta europea", Il Cerchio<br />

• Muscardini C. "La Destra in Europa"<br />

• Pound E. "ABC dell'economia"<br />

• Rossi G. S. "La Destra e gli Ebrei", Rubettino<br />

• Scarpellino S. "Capitalismo della partecipazione, Evoluzione storica di un'idea", Ed. Settimo<br />

Sigillo<br />

• Spann O. "Smith", ed. Settimo Sigillo<br />

• Venturi R. R. "Italia nazione globale, Riflessioni in libertà sull'essere italiani nel XXI secolo",<br />

Adnkronos Libri<br />

PERSONAGGI - BIOGRAFIE<br />

• Almirante G. "Autobiografia di un fucilatore"


• Borsani C. jr. "Carlo Borsani: una vita per un sogno"<br />

• Bottai G. "Diario"<br />

• Brasillach R. "Lettera ad un soldato della classe 40"<br />

• Locatelli G. e Martini D. "Duce addio, La biografia di Gianfranco Fini", LOnganesi & Co.<br />

• Mussolini B. "La mia vita, Questa è la mia unica autobiografia", Superbur Edizioni<br />

STORIA - TESTIMONIANZE<br />

• Adinolfi G. e Fiore R. "Noi Terza Posizione", Ed. Settimo Sigillo<br />

• Bertoldi "La chiamavamo Patria"<br />

• Bertoldi "Salò" , Ed. Bur<br />

• Bianchini Ciampoli N. "Per l'Onore. La testimonianza di un Guardiamarina della Decima<br />

Mas", Ed. Settimo Sigillo<br />

• Bolzoni A. "La guerra dei neri", I Super 12, Ciarrapico Editore<br />

• Borsato F. "Guerriglia in Calabria, Luglio 1970-Febbraio 1971", Ed. Settimo Sigillo<br />

• Caputo V. "Ferrara 1945, I giorni dell'odio", Ed. Settimo Sigillo<br />

• Caruso A. "Arrivano i nostri"<br />

• Codreanu C.Z. "Diario dal carcere"<br />

• Dazzani B. "La mia guerra incivile", Ed. Settimo Sigillo (pp. 158, Euro 14)<br />

• De Felice R. "Le interpretazioni del Fascismo"<br />

• De Felice S. "La Decima MAS e la Venezia Giulia"<br />

• De Luca V. M. "Venezia Giulia 1943, Prove tecniche di guerra fredda", Ed. Settimo Sigillo<br />

(Euro 14,50)<br />

• De Rivera Primo J. A. "Le basi del falangismo spagnolo"<br />

• De Rivera Primo J. A. "Scritti e discorsi di battaglia"<br />

• De Troia M. "Il Fronte della Gioventù"<br />

• Gatta B. "Quel giorno di settembre, della morte della Patria", Ed. Settimo Sigillo<br />

• Giraudo G. "Sergio Ramelli, una storia che fa ancora paura"<br />

• Marinetti F.T. "Il manifesto del Futurismo"<br />

• Mazzantini C. “L’ultimo repubblichino”, Marsilio Editore


• Melitton G. "Per memoria di Sergio Ramelli"<br />

• Montani C. "Venezia Giulia Dalmazia: Sommario Storico"<br />

• Mussolini B. "Scritti e discorsi"<br />

• Nannini V. "Lotte e sangue della Repubblica Sociale Italiana nell'Oltrepò Pavese"<br />

• Payne "Il Fascismo"<br />

• Pansa G. "I Figli dell'Aquila"<br />

• Pansa G. "Il Sangue dei Vinti"<br />

• Pavesi P. "La colonna Morsero"<br />

• Petacco A. "L'Esodo"<br />

• Petacco A. "La nostra guerra 1940 - 1945"<br />

• Pisanò G. "Guerra civile"<br />

• Pisanò G. "La generazione che non si arrese"<br />

• Rallo M. "Le Rivoluzioni Nazionali in Europa", Ed. Settimo Sigillo<br />

• Rao N. "Neofascisti, La Destra italiana da Salò a Fiuggi nel ricordo dei protagonisti", Ed.<br />

Settimo Sigillo<br />

• padre Rosson L. F. "Dio e Patria", Roberto Chiaramonte editore<br />

• Saint-Paulien "I leoni morti"<br />

• Servello F. "Revisionismo: la caduta dei tabù"<br />

• Streccioni A. "A Destra della Destra, Dentro e fuori l'MSI, dai FAR a Terza Posizione", Ed.<br />

Settimo Sigillo<br />

• Terranova A. "Aspetta e spera che già l'ora si avvicina, Dove vanno o dove vorrebbero<br />

andare i "camerati" sdoganati", Ed. Settimo Sigillo<br />

• Terranova A. "Planando sopra boschi di braccia tese, I giovani postfascisti dal ghetto ad<br />

Alleanza Nazionale", Ed. Settimo Sigillo<br />

• Vigna M. "Roma, Un millennio di sacralità", Ed. Settimo Sigillo<br />

• Zanfagna M. "L'ultima bandiera", Ed. Settimo Sigillo<br />

• AA.VV. "Il Duce proibito"<br />

NARRATIVA - POESIA


• Felli P., "Camerata addio, il sogno di una generazione ribelle nella Latina degli anni Settanta",<br />

Novecento (pp 128, Euro 12)<br />

• Celine L.F. "Viaggio al termine della notte"<br />

• D'Annunzio G. "Asterope" (libro V delle "Laudi del cielo, della terra e degli eroi")<br />

• Guareschi G. "Don Camillo"<br />

• Marconi G. "Non scordo"<br />

• Menconi F. "Anni di porfido"<br />

• Virgili D., "La distruzione"<br />

• Pound E. "Cantos"<br />

• Tolkien J.R.R. "Il Silmarillion"


EPILOGO<br />

(…) Bastava aprire una radio in qualunque giorno di quei primi del ’45: da Mosca e da<br />

Washington, da Londra e da Bari, dalle capitali e dai paesi di tutto il mondo ed anche da<br />

quella Roma cui solo nove anni prima, egli aveva annunciato, in una sera di entusiasmo<br />

delirante, la nascita di un Impero, per le onde inquiete dell’etere, convergevano sull’ultimo<br />

bastione del fascismo, gli insulti, gli odii, le accuse di<br />

cinque continenti; su quel bastione, solo poco più di<br />

una schiera di adolescenti restava in armi, armata<br />

più di fedeltà che di mezzi, più di poesia che di<br />

ragioni, più di volontà che di speranze e, sopra di<br />

essi, l’uomo più amato e più odiato di tutta la storia<br />

d’Italia.<br />

Se quella tragica notte tra il 24 e il 25 luglio, egli<br />

aveva certo pensato alla singolare vicenda di quella<br />

minoranza che si ribellava – non a lui, ma al<br />

destino avverso, al terrore della sconfitta – mentre i<br />

Grandi e i Bottai, i De Bono e i Ciano, balbettavano, schiantati<br />

sotto il peso degli eventi, certo, sul lago di Garda, egli dovè pensare più e più volte alla<br />

straordinaria complessità della sua vita tutta tessuta di passioni furibonde e protesa oltre<br />

ogni misura umana: al lontano espatrio e al lavoro di muratore, al grido delle platee che lo<br />

salutarono nei congressi socialisti e agli insulti quando scelse e trovò la sua strada, ai volti<br />

ironici dei vecchi parlamentari al primo discorso a Montecitorio e ai sorrisi falsi degli<br />

uomini di Corte quando vi andò a portare “l’Italia di Vittorio Veneto”, e al banco delle<br />

battaglie giornalistiche e a quello del governo, sempre intento a forgiare destini d’uomini e<br />

di popoli in creatrice e sanguinosa violenza; e gli urli degli avversari, e i gridi di fede dei<br />

fedeli.<br />

Ora la sua giornata terrena si concludeva, mentre l’Europa ardeva<br />

tutta in un gigantesco rogo e una marea d’acciaio dilagava da<br />

occidente e da oriente a strozzarne gli ultimi palpiti; presto, su<br />

Berlino distrutta i mongoli e i calmucchi dell’Armata Rossa,<br />

avrebbero issato le insegne delle steppe e della Barbarie, credendo<br />

d’aver vinto per l’eternità. (...)<br />

A riscattare la Patria Europea, valevano le mille volte gli ultimi<br />

canti dei fedeli, belli perchè inutili, sinceri perché senza speranza,<br />

nobili perchè erano guidati già davanti ai plotoni d’esecuzione da<br />

quelli che non erano voluti mancare all’estremo appuntamento,<br />

fissi nei suoi segni, “a sommo e ad imo!!”.<br />

Pino Rauti<br />

“Benito Mussolini” – Ed.Europa


APPENDICE<br />

IL CONTROPOTERE STUDENTESCO<br />

L<br />

a nostra organizzazione da sempre ritiene la scuola e l’università organi centrali nella formazione<br />

<strong>culturale</strong> di un ragazzo che diventa uomo.<br />

E’ importante che queste non siano semplici “luoghi di lavoro”, ma offrano agli studenti un ambiente<br />

entro cui potere, non solo accrescere la propria cultura, ma anche sviluppare una vita comunitaria e<br />

soprattutto un ambiente da plasmare, attraverso una consistente rappresentanza studentesca, secondo le<br />

esigenze reali delle nuove generazioni.<br />

Il contropotere studentesco è questo: è un movimento, un azione comune di chi non si rassegna a<br />

subire e che, oltre a reagire, propone, immagina una scuola ed un’università fatta non solo di<br />

rigidi schemi e di una cultura imposta in maniera faziosa e nozionistica.<br />

<strong>Azione</strong> Giovani è un movimento che propone nuovi modi di intendere la vita scolastica, forme<br />

alternative di didattica e di cultura, che rifiuta la squallida scena quotidiana del Professore che tiene la<br />

sua lezioncina dall’alto della sua cattedra ad una massa informe di automi capaci solo di<br />

immagazzinare nozioni pronte per essere utilizzate in ogni momento, come fossero computer;<br />

meccanismo questo che è sempre servito a chi fin oggi ci ha voluto indottrinare anzichè insegnare.<br />

La scuola poi non deve finire con l’ultima ora di lezione; devono incrementare di numero le<br />

attività extrascolastiche al fine di favorire l’incontro e la socializzazione fra gli studenti oggi<br />

troppo emarginati nei loro microcosmi che sono la “compagnia”, il bar, la discoteca, il “gruppo<br />

dello stadio” o, peggio ancora, alienanti giornate passate chiusi in casa tra libri di scuola ed<br />

“impegnative” ed “eccitanti” sfide contro playstation e PC.<br />

Le scuole devono diventare nel pomeriggio dei centri sociali, culturali e sportivi, deve offrire la<br />

possibilità a tutti di uscire da questi microcosmi e di impegnare creativamente e costruttivamente il<br />

proprio tempo libero.<br />

Ma l’impegno più difficile col quale <strong>Azione</strong> Giovani è chiamata a confrontarsi è quello di cercare il<br />

modo più adatto a veicolare queste proposte, farle comprendere agli studenti e sollecitare questi<br />

affinché le propagandino a loro volta fra gli amici ed i compagni di scuola o di facoltà.<br />

Perchè per ottenere qualcosa non basta un diffuso malcontento ed una voglia di ribellione alla quale<br />

raramente, ed in maniera totalmente sbagliata e manipolata, viene dato sfogo: serve organizzazione!<br />

L’organizzazione serve a diffondere le proprie idee all’esterno: volantini, giornalino, manifesti,<br />

dibattiti, assemblee, seminari...<br />

Nelle scuole e nelle università i nostri rappresentanti devono presentarsi come membri di<br />

un’organizzazione aperta a tutti coloro che vogliono realmente contribuire a cambiare la scuola:<br />

sarebbe un grave errore presentarsi ai nostri compagni di scuola o di facoltà come “piccoli politici in<br />

carriera”, come esponenti di un mondo politico che non ci appartiene!<br />

Noi non siamo uomini politici, <strong>Azione</strong> Giovani non è un partito, ma siamo studenti e per questo<br />

non dobbiamo difendere gli interessi di nessuno se non degli stessi studenti: chi ci accusa di essere<br />

schiavi di una precisa parte politica, di essere solo dei “borghesi” e (quindi) dei menefreghisti, di essere<br />

“fascisti” o “nazisti”, di essere buoni solo a difendere gli interessi dei “ricchi”, dobbiamo far capire<br />

(perchè chi continua con queste accuse stupide ed inopportune dimostra di aver capito ben poco di<br />

come gira il mondo!) che viviamo tutti nella stessa scuola o nella stessa università, che abbiamo tutti gli<br />

stessi problemi e che dobbiamo provare a risolverli con l’aiuto di tutti, di qualsiasi idea politica o<br />

religiosa essi siano.


Perchè le battaglie non si combattono fra gruppi di studenti, ma fra studenti e corpo docente (dal<br />

Ministro all’ultimo dei supplenti) o fra studenti e baronato accademico.<br />

Con questo non vogliamo fare di tutta l’erba un fascio, sappiamo bene che<br />

esistono docenti validi e competenti che capiscono e condividono le nostre stesse<br />

preoccupazioni e le nostre richieste, ma purtroppo sono una minoranza nella<br />

marea di conservatori bigotti e reazionari chiusi verso ogni innovazione, o di chi<br />

fa della cattedra un palco da cui “comiziare”, o di chi, uscito da un’università ormai priva di contenuti,<br />

non ha neppure lo spessore <strong>culturale</strong> per affrontare l’insegnamento.<br />

<strong>Azione</strong> Giovani deve sempre riuscire a trasmettere a chi le si avvicina il proprio essere sempre e<br />

comunque dalla parte degli studenti.<br />

Dobbiamo spiegare ai nostri compagni che indire assemblee, costituire comitati interni alla scuola,<br />

partecipare alla scelta dei libri di testo, richiedere di ricevere una cultura alternativa (che diffonda idee<br />

forza, valori, ideali in opposizione alle dominanti culture liberali, capitaliste o marxiste, individualiste,<br />

egualitarie, buoniste ed americaniste), è un loro sacrosanto diritto!<br />

<strong>Azione</strong> Giovani in quanto portatrice di quelle idee, tradizioni, radici, così profonde da, come ci<br />

ricorda il buon Tolkien, non gelare mai, non deve aver paura, ma ricercare, il confronto.<br />

Non dobbiamo fare lo stesso errore di quegli studenti dei collettivi che ci sbattono la porta in faccia<br />

perché “coi fascisti”, loro, “non ci parlano”, noi dobbiamo avere la forza e la volontà di parlare con<br />

chiunque, di sorridere a chi crede che “ucciderci non dovrebbe essere reato” perchè solo così<br />

dimostreremo a questi individui che non siamo extra-terrestri, ma studenti tali e quali a loro.<br />

I pericolosi “fascisti” devono insegnare a chi ci vuol emarginare o far tacere che solo attraverso il<br />

confronto si toglie spazio a distorsioni e strumentalizzazione.<br />

Per questo dobbiamo avere il coraggio di trasgredire: creare movimento, comunità con gli<br />

studenti, attaccare i professori quando questi scadono nella faziosità senza anteporre la propria<br />

vigliaccheria (non mi voglio esporre perchè sennò il professore me la farà pagare in sede di<br />

interrogazione o esame...) al compito al quale siamo chiamati.<br />

I nostri compagni potranno accettare o meno le proposte che avanzeremo alla comunità studentesca, ma<br />

se non altro si troveranno chiamati a fare una scelta: se accettare ciò che il sistema propone loro quale<br />

assoluta verità (poichè sta scritta sui libri che siamo obbligati a comprare – facendo ingrassare le<br />

potenti lobby degli editori – e ci viene insegnata dai nostri professori) o se avvicinarsi a noi ed al<br />

mondo della controcultura che dobbiamo conoscere ed essere in grado di propagandare.

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