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Studi di caso IEA-PIRLS 2004 - Iislamezia.it

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È suo profondo convincimento, del resto, che il successo e l’efficacia del processo<br />

formativo <strong>di</strong>pendano dalla consapevolezza non solo razionale ma anche dal coinvolgimento<br />

emotivo dell’educatore nel proprio ruolo e nella propria funzione: “Io penso che molto<br />

traspare da quello che noi siamo perché, per quanto uno si prefigga certe cose, se non sei<br />

convinto tu personalmente, i bambini lo recepiscono benissimo”.<br />

Del resto le immagini e le metafore che utilizza per spiegare in modo più <strong>di</strong>retto ed<br />

efficace la propria azione <strong>di</strong>dattica e le proprie riflessioni sull’insegnamento riflettono i mo<strong>di</strong><br />

dell’interiorizzazione del proprio ruolo e la ricchezza del sapere pratico che riesce a<br />

trasmettere con forza agli alunni: “Non sono sempre santi i bambini e <strong>di</strong>avoli gli insegnanti.<br />

Non è vero neanche il contrario; l’insegnante è come un p<strong>it</strong>tore a cui tu chie<strong>di</strong> <strong>di</strong> fare lo<br />

stesso quadro non te lo fa tale e quale”.<br />

L’osservazione in classe<br />

Quando si entra nelle classi, i bambini sono nei loro banchi, tranquilli e composti; il<br />

comportamento è vivace, libero ma impostato a rispetto per gli adulti. La curios<strong>it</strong>à verso le<br />

osservatrici è evidente e le domande su chi siano gli osp<strong>it</strong>i “Siete maestre? Siete <strong>di</strong>rettrici?”<br />

trovano risposte semplici e garbate da parte dell’insegnante. Quando annuncia che le<br />

“signore” vengono da Roma, i bambini fanno liberamente e simpaticamente le proprie<br />

considerazioni: “Roma sta lontano. Per fortuna che non ab<strong>it</strong>ate a Milano! Mio zio sta a<br />

Milano”. La maestra lascia che tutti parlino in modo che si instauri un’atmosfera rilassata e<br />

familiare e che sia pienamente accettata, senza alcun problema, la presenza <strong>di</strong> persone<br />

estranee.<br />

Sod<strong>di</strong>sfatti si <strong>di</strong>spongono ad ascoltare quanto l’insegnante ha da <strong>di</strong>re. Con tono amabile in<br />

entrambe le classi la maestra illustra le attiv<strong>it</strong>à che si svolgeranno, sottolineando la sicura<br />

qual<strong>it</strong>à della collaborazione <strong>di</strong> tutti. Il tono della voce è tranquillo, l’atteggiamento è<br />

rassicurante e familiare. I bambini appaiono spontanei e ben <strong>di</strong>sposti, pronti a collaborare. Il<br />

suo stile antiautor<strong>it</strong>ario crea un’atmosfera <strong>di</strong> lavoro calda e ricca <strong>di</strong> stimoli.<br />

La classe prima<br />

L’aula, capiente, lunga e stretta, contiene due file <strong>di</strong> banchi in cui siedono un<strong>di</strong>ci bambini.<br />

Le pareti sono arredate con <strong>di</strong>segni e con l’alfabetiere, sempre a portata, strumento<br />

in<strong>di</strong>spensabile per agevolare il riconoscimento dei grafemi e il loro abbinamento con i fonemi,<br />

attiv<strong>it</strong>à che cost<strong>it</strong>uisce la <strong>di</strong>fficoltà maggiore per i bambini <strong>di</strong> prima.<br />

La maestra chiede da che cosa i bambini vogliano cominciare. Quando rispondono:<br />

“Dalla poesia”, la maestra ricorda che proprio il giorno prima ne hanno scr<strong>it</strong>ta una, int<strong>it</strong>olata<br />

Lettera a Gesù, e un bambino si offre <strong>di</strong> rec<strong>it</strong>arla a memoria.<br />

Terminata l’esibizione, la maestra scrive alla lavagna la parola festa, in stampato<br />

minuscolo, e, mentre i bambini la copiano, chiede quale carattere ha usato. Più <strong>di</strong> un bambino<br />

interviene per <strong>di</strong>mostrare <strong>di</strong> conoscere anche altri caratteri e la maestra, mettendo or<strong>di</strong>ne agli<br />

interventi con gesti calmi e avvicinandosi <strong>di</strong> volta in volta a chi parla, fa in modo che tutti<br />

possano <strong>di</strong>re la propria, scherzando sulle es<strong>it</strong>azioni e incoraggiando i più timi<strong>di</strong>: “Allora,<br />

Alessandra, ve<strong>di</strong>amo <strong>di</strong> conoscere la prima parolina, ‘Natale’, <strong>di</strong> <strong>di</strong>stinguere le singole<br />

lettere. Poi le leghiamo in sillabe e poi dalla sillaba passiamo alla parola per intero. Vai,<br />

Alessandra, voce alta perché tu hai una vocina sottile, piccola piccola”.<br />

Le istruzioni sul modo <strong>di</strong> procedere sono chiare, sequenziali e dettagliate. Quando la<br />

bambina ha completato una parte della sillabazione, altri subentrano. Solo quando la parola è<br />

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