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Anno V<br />
Numero 44/45<br />
Agosto/Settembre 2008<br />
<strong>SCRITTO</strong> <strong>MISTO</strong>
La scr<strong>it</strong>tura unge, in qualche modo resta addosso.<br />
Delle volte dà fastidio, è difficile da digerire.<br />
Altre ancora è capace di saziare, necessaria, un<br />
desiderio, non uno sfizio. Così buona che finisci<br />
per farne una scorpacciata, quasi fosse cibo.<br />
Leggere di gusto: basta prendere tranci di scr<strong>it</strong>ti<br />
freschi e preparare uno scr<strong>it</strong>to misto, letteratura<br />
take away o semplicemente assaggi, porzioni<br />
di scr<strong>it</strong>ture. Tante ce ne offre il mare nostrum,<br />
altre arrivano da lontano come ciambelle di<br />
salvataggio per natanti poco sportivi.<br />
Storie sapor<strong>it</strong>e, speziate, alcune amare, sono gli<br />
ingredienti di questa nostra ricetta per l’estate.<br />
Scr<strong>it</strong>to misto è il nostro numero dedicato ai<br />
racconti: scr<strong>it</strong>tori esordienti, e non, ci hanno<br />
regalato degli ined<strong>it</strong>i. Non solo un gioco di<br />
parole, ma un modo per rest<strong>it</strong>uire alla scr<strong>it</strong>tura<br />
un funzione popolare, per stuzzicare l’appet<strong>it</strong>o a<br />
nuovi lettori donando parole, idee, condividendo<br />
storie sparse in giro, gratis, tascabili.<br />
Un modo, anche, per guardare un po’ più in là<br />
della sol<strong>it</strong>a minestra e magari scoprire nuovi<br />
autori. Per lasciare il segno, una macchia di unto,<br />
una sensazione forte che permane, un retrogusto<br />
che non passa. Così ci auguriamo sia la scr<strong>it</strong>tura.<br />
Lasciatevi tentare da questo scr<strong>it</strong>to misto, ce n’è<br />
per tutti i gusti.<br />
<strong>Coolclub</strong>.<strong>it</strong> si trasforma, solo per questo mese,<br />
in una piccola antologia: 15 racconti e tanti<br />
appuntamenti per un agosto che non è solo mare<br />
e sudoku. Bollettino per i naviganti dell’ultima<br />
ora e letture da ombrellone, tutto in uno. Numero<br />
da conservare come fosse un libro e da r<strong>it</strong>rovare<br />
in libreria, giusto dietro i dieci più venduti, tra<br />
i bellissimi romanzi che alcuni di questi autori<br />
hanno già pubblicato. Molti sono nostri vicini,<br />
amici, salentini e pugliesi protagonisti di una<br />
stagione letteraria tutta da leggere. Noi ve ne<br />
offriamo solo un aper<strong>it</strong>ivo, qualche spunto per<br />
le vostre nuove letture. Presto Scr<strong>it</strong>to misto<br />
diventerà, grazie al genio e alla sregolatezza di<br />
Lupo ed<strong>it</strong>ore, anche una sagra letteraria tutta<br />
speciale dove trovare cibo per la pancia e per la<br />
mente. Consumate questo numero come fosse un<br />
pasto. Sfogliate queste pagine e immaginate di<br />
trovarvi a tavola con tanta gente, ognuna con la<br />
sua storia e la voglia di raccontarla. La musica<br />
e tutto il resto sono in ferie, ma solo per questi<br />
mesi. Ci vediamo a ottobre. Buona lettura.<br />
Osvaldo Piliego<br />
EDITORIALE 3
CoolClub.<strong>it</strong><br />
Via Vecchia Frigole 34<br />
c/o Manifatture Knos<br />
73100 Lecce<br />
Telefono: 0832303707<br />
e-mail: redazione@coolclub.<strong>it</strong><br />
s<strong>it</strong>o: www.coolclub.<strong>it</strong><br />
Anno 5 Numero 44/45<br />
agosto/settembre 2008<br />
Iscr<strong>it</strong>to al registro della<br />
stampa del tribunale di Lecce<br />
il 15.01.2004 al n.844<br />
Direttore responsabile<br />
Osvaldo Piliego<br />
Collettivo redazionale<br />
Pierpaolo Lala, C. Michele<br />
Pierri, Cesare Liaci,<br />
Antonietta Rosato, Dario<br />
Goffredo, Michela Cerini<br />
Hanno collaborato a questo<br />
numero: Marco Montanaro,<br />
Omar di Monopoli, Nino G.<br />
D’Attis, Elisabetta Liguori,<br />
Rakelman, Tony Sozzo,<br />
Rossano Astremo, Luciano<br />
Pagano, Eva Clesis, Don<br />
Pasta, Dario Goffredo, Livio<br />
Polini, Luisa Ruggio, Rossella<br />
Macchia<br />
Ringraziamo le frigg<strong>it</strong>orie di<br />
tutto il mondo, Cosimo Lupo,<br />
il Buenaventura, Manifatture<br />
Knos e le redazioni di<br />
Blackmailmag.com, Radio<br />
Popolare Salento di Taranto<br />
e Lecce, Controradio di Bari,<br />
Mondoradio di Tricase (Le),<br />
Ciccio Riccio di Brindisi,<br />
L’impaziente di Lecce,<br />
quiSalento, Lecceprima,<br />
Musicaround.net.<br />
Progetto grafico<br />
erik chilly<br />
Impaginazione<br />
Scipione<br />
Stampa<br />
Martano Ed<strong>it</strong>rice - Lecce<br />
Chiuso in redazione mentre<br />
tutti sono in ferie<br />
Per inserzioni pubblic<strong>it</strong>arie e<br />
abbonamenti:<br />
ufficiostampa@coolclub.<strong>it</strong><br />
Il guardalinee 5<br />
Mazinga 11<br />
Summertime 14<br />
Per sempre e sempre sempre 16<br />
Volare basso 20<br />
Toccare il fondo 24<br />
Mar mio 28<br />
L’inutil<strong>it</strong>à della specie 32<br />
È un tale progresso in giro 34<br />
Elisir 38<br />
Mare Calmo. Bisogno di. 40<br />
Your ass, Sir John 42<br />
Piccola storia di un sari indiano 44<br />
Nessun t<strong>it</strong>olo per la v<strong>it</strong>a<br />
di un povero martire 48<br />
Ingredienti 50<br />
Calendario 52<br />
EVENTI<br />
<strong>SCRITTO</strong> <strong>MISTO</strong><br />
SOMMARIO 5
IL GUARDALINEE<br />
Marco Montanaro<br />
TIPI DA FESTIVAL<br />
7
8<br />
Ci incontriamo due giorni all’anno, non<br />
di più, sempre di domenica. Merlo e<br />
Occhibianchi, si chiamano. Io li odio. Li ho<br />
sempre odiati.<br />
Preferirei starmene qui sotto la pioggia<br />
f<strong>it</strong>ta che ingrossa la terra e mi impedisce<br />
di vedere la linea dall’altra parte del<br />
campo, col mio braccio teso e la bandierina<br />
in alto, tutto inzuppato. Preferirei questa<br />
immobil<strong>it</strong>à del fuorigioco che passare la<br />
domenica a casa o da qualsiasi altra parte.<br />
Forse per questo ho cominciato, perché<br />
volevo avere qualcosa da fare alla domenica.<br />
Mi dispiace solo di non essere arrivato un<br />
po’ più su. In Eccellenza il massimo che<br />
ti può succedere è fischiare un fuorigioco<br />
sbagliato e rischiare di finire ammazzato<br />
fuori dal campo sportivo. Prima giocavo,<br />
adesso tengo in mano una bandierina.<br />
Una cosa che quegli animali sugli spalti<br />
dovrebbero capire, è che chi si veste di nero<br />
o tiene una bandierina sul lato più lungo<br />
del campo, insomma, persino a noi piaceva<br />
giocare, un tempo.<br />
Qualsiasi cosa pur di non stare a casa la<br />
domenica. Quando giocavo mia moglie<br />
veniva a vedermi. Adesso non credo si<br />
divertirebbe a vedere un povero idiota che<br />
fa su e giù su un lato del campo e ogni tanto<br />
alza una bandierina. Oppure se ne sta<br />
immobile a prendersi tutta quest’acqua.<br />
Almeno quelli in campo si muovono. Io me<br />
ne sto qui e me la prendo tutta in faccia. A<br />
nessuno piace segnalare un fuorigioco.<br />
Del resto, mia moglie avrà di meglio da fare.<br />
Credo abbia un amico, da almeno un anno.<br />
E’ stata paziente, ha aspettato che Valeria<br />
se ne andasse all’univers<strong>it</strong>à. Credo che a<br />
casa mia, in questo momento, ci sia un altro<br />
tipo di sport. Io preferisco questo, preferisco<br />
la gente che corre dietro a un pallone, pur<br />
di non stare a casa di domenica.<br />
Eccetto che per quei due. Merlo e<br />
Occhibianchi. E la loro schifosissima<br />
squadra. Se ne stanno sempre a metà<br />
classifica, ogni anno. Non saliranno e non<br />
scenderanno mai. Mai. Lo fanno apposta.<br />
E’ la squadra con più scommett<strong>it</strong>ori, tra<br />
centrocampo e attacco. Li incontro due volte<br />
<strong>SCRITTO</strong> <strong>MISTO</strong><br />
l’anno. Non di più. E per un tempo guardo<br />
Merlo, da vicino, che è un attaccante, e per<br />
un tempo l’altro, Occhibianchi, che è un<br />
difensore macellaio. Ne ho viste saltare, di<br />
caviglie, sotto quei tacchetti.<br />
Li odio. Credo che in v<strong>it</strong>a loro abbiano<br />
giocato solo part<strong>it</strong>e truccate. Certo, l’ho<br />
fatto anch’io. Ho scommesso, ho scommesso<br />
forte e mi sono fatto pagare. Fino a qualche<br />
tempo fa era una cosa regolare, normale,<br />
come il fatto stesso di non rimanere a<br />
casa di domenica. Poi ho smesso. Stavano<br />
combinando un casino, proprio per la<br />
squadra di quei due bastardi. Rischiava di<br />
salire, di essere promossa, e il presidente<br />
sapeva bene che non era il caso, troppi soldi.<br />
Stavo per farli salire io, annullando una<br />
rete a una loro avversaria in una part<strong>it</strong>a<br />
decisiva. Nello spogliatoio, tra il primo e<br />
il secondo tempo, Merlo e Occhibianchi<br />
vennero a trovarmi. Si dedicarono a me.<br />
Guarda che oggi dobbiamo perdere, disse<br />
l’attaccante. Era molto meno timido che<br />
in campo. In v<strong>it</strong>a sua avrà segnato cinque<br />
o sei reti. Abbiamo scommesso sull’altra,<br />
aggiunse il difensore. Sembravano due<br />
avvocati. Io i tribunali li frequentavo<br />
durante la settimana, invece, e dissi che<br />
avrei fatto il possibile.<br />
Mi presero a pugni per tutto l’intervallo.<br />
Guardo la mia bandierina, sospesa nel<br />
cielo grigio. Non dovrei. Dovrei stare con lo<br />
sguardo fisso in avanti, il volto che si lascia<br />
rigare da queste gocce pesanti di pioggia<br />
incessante. Penso solo che dovrei andar<br />
via, lontano, lontano da quello che sta per<br />
accadere.<br />
Ho degli interessi, nella c<strong>it</strong>tà dove sono oggi,<br />
quella di Merlo e Occhibianchi. Il campo è tra<br />
i più squallidi che abbia mai visto. Questa<br />
non è terra battuta, è cemento. Comunque.<br />
Da buon avvocato, ho dei contatti, qui, e<br />
sto investendo su una squadra. Quella di<br />
governo. Questa squadra deve governare,<br />
a breve. Per governare, la squadra di<br />
questa c<strong>it</strong>tà, quella vera, deve perdere. In<br />
modo che chi oggi governa questa c<strong>it</strong>tà,<br />
che è vicino alla squadra, abbia contro i
tifosi. E i miei contatti partiranno da un<br />
bel vantaggio, in campagna elettorale. Ho<br />
tutto da guadagnarci. Certo, non pensavo<br />
di tornare a fare soldi in questo modo. Dopo<br />
quella volta con Merlo e Occhibianchi nello<br />
spogliatoio, avevo deciso di smetterla. Era<br />
rischioso. Oggi invece sto di nuovo giocando<br />
con quei due.<br />
La squadra di Merlo e Occhibianchi<br />
quest’anno deve scendere, come quella volta<br />
che non doveva salire. E’ un fatto pol<strong>it</strong>ico.<br />
I tifosi capiranno. I miei contatti in questa<br />
c<strong>it</strong>tà si sono comprati pure i giocatori.<br />
L’anno prossimo cambia anche la società.<br />
Se la comprano i miei amici di qui.<br />
Tutto è perfetto. Tranne la pioggia nei<br />
capelli. Tranne le gocce che finiscono anche<br />
negli occhi. Mia moglie a casa a divertirsi,<br />
per i fatti suoi. Una causa che mi sta creando<br />
più problemi del sol<strong>it</strong>o. Mia figlia che non<br />
dà un esame da quando si è iscr<strong>it</strong>ta, anche<br />
se a me ha detto che ne ha fatti cinque, ma<br />
io lo so come vanno queste cose e almeno<br />
potrò dire che lei ha imparato sub<strong>it</strong>o a fare<br />
una cosa fondamentale, nella v<strong>it</strong>a, che te<br />
l’allunga. Mentire.<br />
Avrei bisogno che qualcuno mi allungasse<br />
la v<strong>it</strong>a, ora. Sento i muscoli del braccio tesi<br />
in maniera innaturale verso l’alto. Sento<br />
la bandierina molle, afflosciata dal peso<br />
dell’acqua, che scende sul mio polso. Sento<br />
l’acqua annullarmi del tutto in questa<br />
domenica di maggio. Odio la domenica,<br />
qualsiasi cosa per non rimanere a casa<br />
di domenica, ma non questa domenica,<br />
immobile in tutto questo cemento.<br />
Un fatto compulsivo. Come mangiare.<br />
Come il matrimonio. Ho annullato un gol<br />
alla squadra che doveva vincere, all’ultimo<br />
minuto. A questo punto Merlo, Occhibianchi<br />
e compagni non scenderanno. Rimarranno<br />
fermi in quella parte di classifica che<br />
frequentano da anni. Adesso eccomi, sono<br />
un granellino di sabbia, bagnata e pesante,<br />
che incepperà il meccanismo a cui volevo<br />
partecipare. Tutto ciò che riesco a fare è<br />
rimanere qui immobile sotto la pioggia<br />
col braccio in alto. Devo avere un’aria<br />
impassibile. Come qualcuno che combatte<br />
per qualcosa di giusto, come quegli uomini<br />
che fanno sempre la cosa giusta, accarezzati<br />
da quella follia che fa escludere che ci siano<br />
soluzioni migliori. So fingere bene. Perché<br />
so che invece ho sbagliato tutto. Sono<br />
sempre stato bravo a combattere contro me<br />
stesso.<br />
Ma la gente in campo, sulle panchine e<br />
sugli spalti, non deve essersene accorta.<br />
Sì, so fingere bene. Credono alla mia<br />
figura impassibile, che riconoscerebbe<br />
un fuorigioco a occhi chiusi. Occhibianchi<br />
corre verso di me. Sta bestemmiando. Un<br />
difensore che bestemmia dopo che gli hanno<br />
annullato un gol contro. L’altra squadra<br />
invece sonnecchia. Non volevano vincere<br />
davvero, oggi.<br />
L’arb<strong>it</strong>ro mi strattona, leggermente. Che<br />
cazzo fai?, sussurra. Io ho lo sguardo ancora<br />
fisso davanti a me, in un luogo che non è<br />
né qui né altrove. Forse da mia moglie. Me<br />
la immagino. Sconf<strong>it</strong>te ovunque, in questa<br />
domenica.<br />
Devo correre. Via, lontano. Nessuno avrà<br />
pietà di me. Nemmeno i miei amici pol<strong>it</strong>ici.<br />
Questa è una cosa più grande di me.<br />
L’arb<strong>it</strong>ro stringe più forte. Occhibianchi mi<br />
ha quasi raggiunto. Più lontano riconosco<br />
la voce di Merlo. Ha cominciato ad abbaiare<br />
come quella volta nello spogliatoio. Non<br />
voglio avere la conferma del fatto che lui e<br />
Occhibianchi potevano fare i pugili invece<br />
che gli scommett<strong>it</strong>ori in calzoncini corti.<br />
Tiro giù la bandierina. Questo non<br />
riporterà indietro il gol. Questo non farà<br />
di me qualcosa di diverso da un granellino<br />
di sabbia bagnata e inutile. Questo non mi<br />
aiuterà a dare spiegazioni, a nessuno.<br />
Lascio la bandierina per terra. Lo so che mi<br />
prenderanno, lo so che mi beccherò qualche<br />
pugno sotto la doccia dello spogliatoio di<br />
un campo sportivo della c<strong>it</strong>tà che doveva<br />
essere mia. E che dovrò un mucchio di soldi<br />
a molta gente.<br />
Per adesso, corro. Ma questa terra è<br />
cemento.<br />
<strong>SCRITTO</strong> <strong>MISTO</strong><br />
9
MAZINGA<br />
Omar Di Monopoli<br />
Quando il Grande Mazinga varcò la soglia de ‘Il rifugio degli eroi’, una cadente pensioncina<br />
a mezzo servizio sulla l<strong>it</strong>oranea jonico-salentina, fu assal<strong>it</strong>o da scoramento ficcante e<br />
autolesionista che gli fece cadere l’umore sotto i piedi: «Cristo santo», pensò, «ora sì che<br />
ho bisogno di un goccio!»<br />
Era stata tutta colpa di Goldrake, quel vecchio ruffiano. «Fatti furbo, ‘Zinga…», gli aveva<br />
detto con la bava alla bocca, ostinandosi a chiamarlo con quel nomignolo che a lui faceva<br />
saltare i nervi, «…È da pazzi starsene in Giappone a deprimersi aspettando inutilmente<br />
che i bei tempi tornino. Pigliati una bella vacanza, perdio, god<strong>it</strong>i la v<strong>it</strong>a! Conosco un posto<br />
in Puglia, terra di santi e di poeti in culo al sud-Italia, dove potresti recuperare parecchio<br />
del tuo smalto!».<br />
«Dici sul serio?», aveva ribattuto lui, così depresso da lasciarsi infinocchiare, e l’altro,<br />
mellifluo ed ammiccante come un attore di basso cabotaggio, si era messo a strizzargli<br />
l’occhio romboide picchiettandolo col gom<strong>it</strong>o.<br />
Lurido bastardo di un eunuco!<br />
Avrebbe dovuto immaginarselo che il vecchio cornuto bluffava. Nessuno sarebbe riusc<strong>it</strong>o a<br />
rimettersi in sesto, in una vecchia bicocca decrep<strong>it</strong>a come quella. Come minimo Goldrake<br />
prendeva una percentuale sugli utili. Era dagli anni settanta che Ufo Robot aveva le<br />
mani in pasta quaggiù, in Italia. Era qui che le sue avventure avevano riscosso il loro<br />
successo più grande: continuando a mieterne dopo anni e anni di repliche. E quando quei<br />
raccomandati dei Power Rangers con tutti i nuovi supergruppi senza palle al segu<strong>it</strong>o<br />
avevano dest<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o i Robottoni dalle postazioni alte negli indici di gradimento tra i giovani,<br />
Goldrake si era riciclato come manager di band musicali, riproponendo all’infin<strong>it</strong>o quel<br />
<strong>SCRITTO</strong> <strong>MISTO</strong><br />
11
idicolo motivetto che la distribuzione<br />
<strong>it</strong>aliana aveva utilizzato come sigla per il<br />
suo programma: «Si trasforma in un razzomissile<br />
con circu<strong>it</strong>i di mille valvole…».<br />
Bleah! Roba da far venire il vom<strong>it</strong>o anche<br />
al più intronato degli alieni. Già, gli alieni.<br />
Quanta nostalgia per quegli sfigati aveva<br />
adesso il Grande Mazinga. C’era stato un<br />
tempo in cui il suo nome incuteva rispetto<br />
e maestos<strong>it</strong>à. Mazinga, cazzo! Non quel<br />
cacasotto di suo cugino Mazinga Z, col<br />
quale, per anni, continuavano a scambiarlo,<br />
ma l’unico, il vero Grande Mazinga, flagello<br />
degli invasori extraterrestri e beniamino<br />
delle folle acclamanti. Ricordava con gioia<br />
le copertine su Time e la rubrica di posta<br />
del cuore sul New Yorker, le foto assieme<br />
ai bambini e la grat<strong>it</strong>udine della gente per<br />
strada. Camminava per le vie di Tokyo con<br />
orgoglio, allora.<br />
Poi il governo giapponese aveva cominciato<br />
a porre dei freni. Niente più Pugni-a-Razzo,<br />
potrebbero colpire qualche innocente, e<br />
basta coi Raggi Fotonici, che inquinano<br />
l’ambiente e c’è il protocollo di Kyoto da<br />
rispettare. E poi cos’è tutto ‘sto accanimento<br />
contro le popolazioni provenienti da sistemi<br />
siderali diversi dal nostro? Non vogliamo<br />
mica essere accusati di razzismo, noi, che la<br />
comun<strong>it</strong>à internazionale ci sta col fiato sul<br />
collo! ‘Scolti, sìor Mazinga, perché non si<br />
prende un periodo di riposo, che ormai c’ha<br />
un’età? Tutto spesato, s’intende… Guardi<br />
che la maggior parte dei suoi colleghi sono<br />
in pensione. Non si può andare in giro<br />
a massacrare alieni così, come se niente<br />
fosse. Tenga, contatti questo numero,<br />
la seguiranno con un programma di<br />
riabil<strong>it</strong>azione e poi, magari, potrà cercarsi<br />
un lavoro vero…<br />
Mazinga riconobbe il numero di cellulare<br />
e lo gettò nell’immondizia con rabbia:<br />
era di Gundam, quel montato pieno di<br />
boria mil<strong>it</strong>are. Mai andato a genio, a lui,<br />
quel fighetto tutto armi strategiche e<br />
costellazioni sconosciute.<br />
Assurdo! Per anni aveva fatto baruffa con<br />
le più mostruose creature spaziali per<br />
salvaguardare la pace del pianeta e adesso,<br />
di botto, lo avevano trasformato in una<br />
12 <strong>SCRITTO</strong> <strong>MISTO</strong><br />
specie di psicopatico fascista. Ecco perché,<br />
avvil<strong>it</strong>o e senza speranza, si era fatto<br />
abbindolare da quel venduto di Goldrake.<br />
Depos<strong>it</strong>ò le proprie valigie all’ingresso<br />
e tastò con il palmo metallico della sua<br />
mano il campanello della reception. Sub<strong>it</strong>o<br />
al suo cospetto comparve un inserviente<br />
con la faccia da cane bastonato. Il Grande<br />
Mazinga ebbe un frem<strong>it</strong>o di frustrazione<br />
quando lo riconobbe.<br />
«Megaloman!», esclamò sorpreso, e l’altro<br />
arrossì, chinando verso il pavimento la<br />
faccia luccicante incastonata in una lunga<br />
chioma argentea di capelli sfibrati. «Spero<br />
tu abbia fatto buon viaggio, amico mio…»,<br />
sibilò poi, a voce bassa.<br />
«Ti davano per morto, ormai!», avvertì<br />
Mazinga, mentre una punta d’imbarazzo<br />
ingolfava il suo stupore.<br />
«Ci sono giorni in cui penso che sarebbe molto<br />
meglio così, amico…», rispose sconsolato<br />
Megaloman afferrando le valigie dell’eroe e<br />
issandole con sforzo sulla propria schiena.<br />
Ma il Grande Mazinga, con un gesto fiero e<br />
solidale, lo bloccò per un braccio facendosi<br />
interamente carico del bagaglio. «Lascia<br />
stare», disse, non è assolutamente il caso».<br />
Poi salirono insieme al piano superiore<br />
della pensione.<br />
Quella sera, nella squallida saletta<br />
ristorante, Mazinga mangiò un’impepata<br />
di cozze, un piattone d’orecchiette e<br />
lampascioni e una decine di friselle coi<br />
pomodorini. Poi, fumando come uno<br />
scannato, fece fuori alcune bottiglie<br />
di Prim<strong>it</strong>ivo di Manduria. Quando fu<br />
completamente ciucco, pregò Megaloman<br />
di lasciare la cucina per accomodarsi a<br />
tenergli compagnia. L’altro si liberò in<br />
fretta e furia del grembiule unto e andò a<br />
sedersi col vecchio compagno allungando<br />
sul tavolo una bottiglia di Limoncino a 60<br />
gradi.<br />
«Cazzo, amico… non riesco a crederci di<br />
aver fatto questa fine!», confessò con lo<br />
sguardo ossidrico obnubilato dalle lacrime<br />
il Grande Mazinga. Si sentiva davvero un<br />
rudere alla deriva.
«Puah! Guarda allora come sono messo io!»,<br />
rispose l’altro, riempiendo i bicchieri con<br />
un ghigno sprezzante stampigliato sulla<br />
faccia.<br />
«Com’è che sei arrivato qui?»<br />
«Be’… dopo il calo di audience dei miei<br />
telefilm e la morte per overdose di crack<br />
di Ultraman, ho cominciato a soffrire di<br />
depressione. Sai com’è, giravo a vuoto.<br />
Alla fine quel pappone di Goldrake mi<br />
ha contattato dicendo che sapeva come<br />
aiutarmi ed eccomi qua, tuttofare di questa<br />
vecchia pensione <strong>it</strong>aliana!»<br />
«Stramaledetto business! È quello che ha<br />
fottuto tutto quanto. Ha trasformato la<br />
gente. Oggi è il mercato che detta le regole…<br />
ed è un’operazione talmente sottile che<br />
alla gente comune sembra esattamente il<br />
contrario. Mangiano tutti la stessa merda,<br />
si vestono tutti allo stesso modo, guardano<br />
tutti gli stessi programmi, ma sono convinti<br />
di vivere in paesi democratici, amministrati<br />
da regimi attenti ai loro fabbisogni…»<br />
«Parole sante, vecchio mio… parole sante!»<br />
Travolto dallo stordimento dell’alcool,<br />
il Grande Mazinga si estraniò dalla<br />
discussione e per un attimo ebbe un<br />
flashback di sé stesso assieme ad Afrod<strong>it</strong>e-A,<br />
mentre le sprimacciava con forza le tettemissile<br />
dopo un combattimento terribile con<br />
le forze aliene. Gesù, come gli mancavano<br />
quei tempi...<br />
«Eppure, nonostante le apparenze, io<br />
non mi sono ancora arreso, caro mio!»,<br />
stava cianciando stentoreo Megaloman,<br />
riportandolo alla realtà.<br />
«Davvero?»<br />
«Sicuro. Ho un piano per risalire la china!»<br />
Mazinga spense con forza la cicca che<br />
aveva tra le mani nel posacenere in<br />
mezzo al tavolo e, sfoderando una lucid<strong>it</strong>à<br />
inaspettata, ammiccò: «Di che diavolo stai<br />
parlando?»<br />
«Ci hanno fatto fuori, vero amico? Ci<br />
hanno messo da parte, ok? Da<strong>it</strong>an 3 è in<br />
prigione per pedofilia, Cap<strong>it</strong>an Harlock<br />
vende noccioline a Kyoto, e gli AstroRobot<br />
dirigono una palestra di quart’ordine nei<br />
bassifondi di Osaka. Hanno lavorato sulle<br />
nostre menti, capisci? Siamo ridotti così<br />
perché ci hanno fatto credere che non c’è<br />
più posto per noi… ma non è così, amico,<br />
dammi retta!»<br />
«D’accordo, fin qui ci arrivo anch’io, ma<br />
come ne vieni fuori?»<br />
«Pensando con la loro testa! Ho fatto solo<br />
finta di piegarmi, umiliandomi al servizio di<br />
strafottenti miliardari della new-economy.<br />
Ma sono anni che intreccio legami con la<br />
mafia locale e sono ormai pronto, amico,<br />
ho messo abbastanza grana da parte per<br />
mettermi anch’io in affari!»<br />
«Che genere di affari?»<br />
«Traffico di clandestini! Compro uno scafo<br />
gigante e faccio la spola per le coste… grazie<br />
alla mia esperienza in battaglia, fregare la<br />
guardia costiera sarà un gioco da ragazzi…<br />
Credimi!»<br />
«Ma è terribile… eravamo paladini del<br />
bene, una volta!»<br />
«Amico, le cose cambiano! Non facciamoci<br />
fregare dal passato… c’é da guadagnarci<br />
dei bei soldi!»<br />
Il Grande Mazinga guardò l’amico deluso<br />
e rassegnato. Megaloman era un coglione.<br />
Gli voleva bene, ma era proprio un coglione.<br />
Lo salutò con un cenno breve della mano e<br />
risalì verso la sua stanza barcollando.<br />
Fu una notte d’incubi per Mazinga. Il<br />
vino e le cozze produssero scintille nelle<br />
sue membra meccaniche procurandogli<br />
atroci dolori. Si risvegliò verso le due<br />
completamente zuppo d’olio lubrificante e<br />
si diresse sul piccolo terrazzino. Soffocato<br />
dal proprio malessere, contemplò le dune<br />
ricoperte di timo e rosmarino e le trovò,<br />
nonostante tutto, meravigliose. Poi rivolse<br />
lo sguardo al cielo stellato e sorrise.<br />
Il mattino dopo era morto.<br />
Il Grande Mazinga si era ucciso disattivando<br />
i propri sistemi centrali. Megaloman pianse<br />
lacrime amare quando lo trovò senza v<strong>it</strong>a<br />
nel suo letto, poi, dopo aver chiamato il<br />
carrattrezzi, inneggiò alla gloria dell’eroe<br />
scomparso intonando per lui il proprio grido<br />
di battaglia: «MME-MME-GA-GA-LO-LO-<br />
Maaan!», urlò, poi si affrettò a chiudere le<br />
tapparelle per impedire al sole cocente di<br />
rovinare il parquet.<br />
<strong>SCRITTO</strong> <strong>MISTO</strong><br />
13
SUMMERTIME<br />
Osvaldo Piliego<br />
A pensarci la v<strong>it</strong>a può essere così dolce, basta camminare sul lato giusto della strada. Lo<br />
diceva anche Billie Holiday. Lei che ha marciato per una v<strong>it</strong>a controsenso, che ha sfidato<br />
con una gardenia bianca tra i capelli le discriminazioni razziali, lei che ha vissuto amori<br />
come temporali, lavati via con fiumi di alcol. Una delle voci più vere che la musica ci ha<br />
regalato.<br />
Francesca è appena usc<strong>it</strong>a dalla doccia ma Billie Holiday continua a scorrere ed entra<br />
dentro. Ha fatto un buon acquisto, solo 4,90, le voci indimenticabili della musica di tutti<br />
i tempi. Quando arriverà Summertime interpretata da Janis Joplin avrà già messo la<br />
crema sul corpo, il reggiseno e le mutande e si starà ag<strong>it</strong>ando di fronte allo specchio con<br />
la spazzola in mano. Lo ha sempre fatto, fin da quando era una bimba. Quando cantando<br />
14 <strong>SCRITTO</strong> <strong>MISTO</strong>
la sigla di Candy Candy sognava un giorno di incontrare il suo Terence. Life can be so<br />
sweet on the sunny side of the street continua felina Billie e quasi ci crede.<br />
Summertime, tempo d’estate...and the livin’is easy, e la v<strong>it</strong>a è facile. Com’eri bella,<br />
abbronzata, il motorino nuovo, le amiche in spiaggia e lui, lui che finalmente ti aveva<br />
chiesto di fare un giro insieme, prima o poi, aveva detto vago, ma magari sarebbe stato<br />
proprio quella sera. Your daddy’s rich And your mamma’s good lookin’, tuo papà è<br />
ricco e tua mamma è bella. Quello stesso anno papà lo avevano nominato primario e<br />
tua madre aveva festeggiato con un paio di tette nuove e una ripassata al giardiniere<br />
ogni venerdì. Tu invece avevi deciso di perdere la vergin<strong>it</strong>à, così, giusto per toglierti<br />
il pensiero. Le altre lo avevano già fatto da tempo tranne Lucia che lo prendeva<br />
dappertutto tranne lì. Non l’avresti più rivisto, lo sapevi. Glielo hai visto negli occhi,<br />
milanese in vacanza dai cugini terroni a un passo dalla maggiore età. Col cazzo che ci<br />
torna l’anno dopo. Ma era così che lo volevi.<br />
Ci pensava distratta mentre Janis sembrava volesse strappare le casse dello stereo<br />
e r<strong>it</strong>rovarsi accanto a lei, di fronte allo specchio, in mutande, a fare il punto della<br />
s<strong>it</strong>uazione.<br />
Chissà perché pensa alla sua prima volta, chissà perché l’altra sera uscendo dal pub di<br />
Settimio non si era fermata a parlare con Danilo.<br />
Lui c’è sempre stato, non si ricorda momento della sua v<strong>it</strong>a in cui lui non fosse lì, seduto<br />
su un muretto ad ascoltarla. Anche dopo la prima volta fu il primo che chiamò. A quel<br />
tempo lui non lo aveva ancora fatto con nessuna, aveva i capelli lunghi, era pieno di<br />
brufoli e ascoltava solo i Ramones e i Nirvana.<br />
So hush l<strong>it</strong>tle baby Don’t you cry, Buona, piccola mia, non piangere. Quante volte lo<br />
aveva sent<strong>it</strong>o, da quanti. E pensare che alla fine dei conti non era mai stata una dalla<br />
lacrima facile.<br />
Ma a volte senti come una sparachiodi che ti m<strong>it</strong>raglia il petto e loro vengono fuori da<br />
sole.<br />
Diana Ross e le sue Supremes intonano Love Is Here and Now You’re Gone, l’amore<br />
adesso è qui, lo sento, ma tu te ne sei andato. Una lacrima segue l’incavo tra guancia<br />
e naso scende giù fino al mento prima di spiccare il volo e sfiorare il seno sinistro. Fa<br />
venire la pelle d’oca. Da quanto tempo non mi sfiorano così. Pensa. Solo la tristezza lo fa.<br />
Diego ha chiamato tre volte oggi. Inutile rispondere. Lo sa Francesca cosa vuole, lo sa<br />
lui, lo sa sua madre e anche suo padre. Sapeva dal primo giorno che mettersi con il figlio<br />
di amici di famiglia non era una buona idea. Lui era simpatico, aveva sempre con sé<br />
un bel tocco di fumo e le cene tra potenti finti amici diventavano divertenti. Un giorno<br />
lo fecero negli spogliatoi del campo da tennis e fu bello, niente di eccezionale, ma bello.<br />
Continuarono a vedersi per qualche mese, con il benestare delle rispettive famiglie<br />
che già pregustavano fantasmagoriche congiunzioni economiche e pol<strong>it</strong>iche, ma non<br />
funzionava. A quanto pare lo aveva cap<strong>it</strong>o solo lei e il povero Diego aveva scoperto che<br />
alcune cose proprio non si possono comprare.<br />
A Danilo, poi, Diego non gli è mai piaciuto. Una volta sono usc<strong>it</strong>i insieme. Soli, loro due<br />
“una cosa tra maschietti” aveva detto Danilo. Alle tre di notte chiamarono Francesca<br />
dal pronto soccorso. Diego era entrato in coma etilico. Le dissero di averlo trovato<br />
senza sensi sguazzare nel suo stesso vom<strong>it</strong>o a pochi metri da un pub gest<strong>it</strong>o da un certo<br />
Settimio. Accanto a lui c’era un ragazzo che lo insultava, ridendo e brandendo una<br />
bottiglia di whisky.<br />
Non è andata esattamente così. Le aveva detto Danilo.<br />
Cioè?.<br />
Non brandivo la bottiglia, semplicemente la finivo.<br />
<strong>SCRITTO</strong> <strong>MISTO</strong><br />
15
16 TIPI DA FESTIVAL
PER SEMPRE<br />
E SEMPRE<br />
E SEMPRE<br />
un delirio di Nino G. D’Attis<br />
TIPI DA FESTIVAL 17
Mio mar<strong>it</strong>o è morto. Io lo amavo moltissimo e lui è morto che era un bell’uomo estremamente<br />
sensibile e tormentato. Solo ora posso capire pienamente la sua angoscia, o almeno credo<br />
di poterlo fare razionalmente, di avere la forza necessaria per persuadermi che lui avrebbe<br />
desiderato essere una persona buona e gentile con tutti.<br />
«Per sempre e sempre e sempre», ecco cosa diceva J.<br />
J. era un padre e un compagno affettuoso. J. amava la sua mazza da baseball, il caffè forte<br />
senza zucchero, i vecchi film con James Cagney e le storie di fantasmi e più di tutto amava<br />
trascorrere ogni momento libero con il nostro piccolo D.<br />
«Ehi, D., vieni un attimo da me!»<br />
«Sì, papà.»<br />
«Sei stato bravo, oggi?»<br />
«Certo, papà.»<br />
«Allora forza, salta in braccio e fatti dare un bacio...”<br />
«Papà?»<br />
«Sì, D.?»<br />
«Tu non faresti mai del male a me e alla mamma, vero?»<br />
È vero, J. non lasciava trapelare molto dei suoi sentimenti (penso che avesse problemi a<br />
relazionarcisi) ma a volte, giuro, sapeva incantarmi irradiando una gioia contagiosa. Così,<br />
inaspettatamente. Poteva schioccare le d<strong>it</strong>a e uscirsene con l’idea di metterci in macchina<br />
per una g<strong>it</strong>a al lago fuori programma: «Via dalla porca c<strong>it</strong>tà, tesoro.» Oppure tornava a<br />
casa, accendeva la radio sintonizzandola su una stazione specializzata in danzabili dei<br />
tempi della nonna e dopo aver alzato il volume al massimo si metteva a urlare: «Sai,<br />
questa è la prima e ultima volta che ti permetto di cr<strong>it</strong>icare il mio stile di ballo!»<br />
J. in pantaloncini corti e calzini gialli che storpia le parole di You still believe in me<br />
dei Beach Boys il giorno del suo trentottesimo compleanno. J. che sospira teatralmente,<br />
compie un ampio gesto per controllare l’orologio e dice: «La stanza 237 puzza del tempo<br />
che passa.» E ride di gusto. Andava pazzo per le freddure di questo genere.<br />
Ma l’angoscia non gli dava tregua. Lavorava dentro per cancellargli dalla faccia anche<br />
l’ultimo sorriso e le belle frasi che pensava di mettere in fila per costruire un romanzo. Il<br />
nostro inverno tra le montagne segnò l’inizio della discesa vera e propria.<br />
Barbablù? Il Lupo Cattivo?<br />
Il dottor K. (ebreo del Bronx) parla di disturbi emotivi non identificati. Roba che avremmo<br />
potuto curare, se solo si fosse manifestata gradualmente, un passo per volta, non come un<br />
processo psicotico con il piede schiacciato sull’acceleratore.<br />
La neve, l’isolamento, il blocco dello scr<strong>it</strong>tore...chissà.<br />
Ho trovato l’abbozzo di una lettera scr<strong>it</strong>ta a macchina. Non c’è la data. Forse J. provò a<br />
fermare sulla carta i suoi ultimi pensieri coerenti, poco prima del disastro:<br />
Cara W.<br />
questa stanchezza immane, questo tremendo mal di testa non aiutano la troia sintassi,<br />
l’ordine delle parole e il loro fottuto significato. È un duro lavoro, voglio che tu lo sappia.<br />
“All work and no play”, come diceva il personaggio di quel film di cui adesso non ricordo<br />
più il t<strong>it</strong>olo.<br />
C’è un batt<strong>it</strong>ore, qui dentro. La sensazione che la testa possa esploderti come un palloncino<br />
pieno d’elio è tremenda. Niente lanci di riscaldamento, mi spiego? Il figlio di puttana che<br />
saltella nervosamente da un piede all’altro roteando la mazza guarda di soppiatto un<br />
uomo che si toglie la giacca nella tribuna superiore. Lo sta sfidando. Ci sta sfidando tutti<br />
quanti,<br />
ASSALTI<br />
il bastardo. Sputa per terra,<br />
FRONTALI<br />
indifferente al brusìo della folla. Prenderci gusto,<br />
ecco la definizione giusta. Dio mi perdoni. L’idea di perdere te e D. mi uccide. È come se<br />
mi avessero inv<strong>it</strong>ato a un gran galà, ma non riesco ad indovinare il nome del mio osp<strong>it</strong>e.<br />
18 <strong>SCRITTO</strong> <strong>MISTO</strong>
Malgrado tutti i miei sforzi, c’è sempre un dettaglio che mi sfugge...<br />
La neve, la radio rotta e i segni sul collo di D.<br />
L’albergo.<br />
Pregavo affinché qualcuno venisse a salvarci mentre l’umore di J. peggiorava di ora in<br />
ora.<br />
L’idea di perdere te e D. mi uccide.<br />
Posso credergli, adesso?<br />
Il dottor K. ha allargato le braccia. Ha detto: «Non saprei, sotto un certo punto di vista<br />
il caso di suo mar<strong>it</strong>o sembrerebbe condurre alla classica s<strong>it</strong>uazione del padre che odia il<br />
figlio.»<br />
Lui diceva: «Cazzo, non è giusto. Se penso che in questo momento c’è un sacco di gente che<br />
sta facendo i soldi con i libri non è giusto manco per il cazzo. Prendi quel tipo del Maine<br />
che scrive horror. D’accordo, il ragazzo ne ha passate tante. Serviva da bere sui traghetti,<br />
ma adesso è ricco sfondato!»<br />
Non ce l’aveva con D., il nostro bambino. Probabilmente immaginava se stesso come un<br />
uomo intelligente e scalognato.<br />
«Prior<strong>it</strong>à numero uno», secondo il dottor K. «è surgelare i sensi di colpa in attesa di giorni<br />
migliori per poterli affrontare.»<br />
Alla fine della frase l’ho sorpreso a fissarsi un pollice. «Mi scusi» ha fatto. «Non era mia<br />
intenzione ferirla con una gaffe chiaramente grossolana.»<br />
Surgelare. Congelare. Agghiacciare.<br />
J. era un tesoro. Non riesco a capac<strong>it</strong>armi che un uomo così buono abbia fatto una fine<br />
orribile.<br />
Una volta, solo una, J. prese il braccino di D. e...<br />
Fu un incidente?<br />
Quando ho girato la domanda al dottor K. c’è stato un lungo, imbarazzante silenzio prima<br />
della risposta.<br />
Prenderci gusto, ecco la definizione giusta.<br />
«Dipende da cosa intendiamo per incidente» ha concluso. «Gli incidenti che si manifestano<br />
come risposta a date s<strong>it</strong>uazioni variano per la loro natura e per la loro struttura secondo<br />
la s<strong>it</strong>uazione e l’individuo. Gradisce una tazza di caffè?»<br />
Non riesco a dormire se ne bevo anche solo un sorso dal pomeriggio in avanti. Questo<br />
non l’ho detto al dottore, per non essere scortese. Ho annu<strong>it</strong>o e l’ho visto alzarsi, tendere<br />
l’orecchio in direzione della cucina e gridare: «Caffè!»<br />
Il dottor K. è okay. Il tipo di persona che riesce a sembrare a riposo anche quando è in<br />
piena attiv<strong>it</strong>à. Ha gli occhi m<strong>it</strong>i e gentili. Occhi che ti scrutano dentro con aria attenta e<br />
calma prima di porre la domanda più atroce: «Sei stata tu?»<br />
L’ha detto davvero? Dio, l’ha pronunciata. Me l’aspettavo e non me l’aspettavo, in tutta<br />
sincer<strong>it</strong>à. Comunque ci sento benissimo, ci mancherebbe altro. Il dottore non ha es<strong>it</strong>ato<br />
un secondo. Ha detto: «Sei stata tu?»<br />
C’è un batt<strong>it</strong>ore, qui dentro.<br />
Stronzo. Ce l’ha scr<strong>it</strong>to in faccia che non crede al mio dolore. Ma ci vuole coraggio. Mio<br />
mar<strong>it</strong>o è morto. Ripeto: io l’amavo, l’amavo, l’avrei amato per l’etern<strong>it</strong>à. Grav<strong>it</strong>avo intorno<br />
a J. Lasciavo che la sua forza, i suoi coups de théâtre risucchiassero ogni briciola di energia<br />
dal mio corpo per far spazio alla meraviglia, al disorientamento.<br />
C’è un batt<strong>it</strong>ore, qui dentro.<br />
Il mio amore per lui mi rendeva debole, ma c’è di che essere riconoscenti ancora adesso<br />
che J. non è più tra noi.<br />
Riposi in pace. Per sempre.<br />
<strong>SCRITTO</strong> <strong>MISTO</strong><br />
19
20<br />
VOLARE BASSO<br />
Elisabetta Liguori
Ah, piccola sfortunella, ex bionda, Antonia Rinaldo. Quella che sono io.<br />
Me ne vado sola, sola nel sole della domenica mattina. Io e il ricordo delle mie mesches che<br />
non sono più con me. Quale equivoco sono state per interi decenni! La loro retro immagine<br />
ancora m’insegue nelle vetrine, nello specchio all’ingresso di casa, nell’attesa degli<br />
ascensori. Le donne con le mesches, ho scoperto solo di recente, alludono esteticamente<br />
ai propri cinquanta anni. Sui auto denunciano. Hanno la carta d’ident<strong>it</strong>à incorniciata<br />
sulla fronte. Ne avevo un sospetto ma me lo ha confermato la mia parrucchiera di Via<br />
Matteotti, quella col laboratorio d’aria calda e bigodini e lacca spray sotto il mio ufficio,<br />
la sola che resti aperta durante la pausa pranzo a fonare la controra delle commesse. La<br />
mia parrucchiera ha fatto studi statistici (oltre a vari corsi professionali per estetista e<br />
per la ricostruzione delle unghie) e compra carrettate di riviste: ci si potrà fidare di quello<br />
che dice lei, no? È per questo che ho deciso di r<strong>it</strong>ornare al mio colore naturale. Bruna<br />
come l’origine dell’universo. Un argine al gusto di ammoniaca e vecchi ricordi. Quello che<br />
voglio adesso è confondere il nemico. Al più dovrò confrontarmi con qualche problema di<br />
ricresc<strong>it</strong>a, ma d’ora innanzi saprò chi ero e chi sono. E sarà il mio segreto.<br />
La storia, il tempo, le leggende, non sono mai state un problema del resto per me. Ho un<br />
figlio di 24 anni che la storia me la insegna quotidianamente. Procede per cap<strong>it</strong>oli brevi:<br />
gli basta ciondolare a braccia lunghe per casa, sbadigliando. Ha lo sbadiglio sonoro, a<br />
scatti, ad ogni ora del giorno un po’ diverso, fulminante e istoriato come le mie gambe<br />
varicose. E, qualora mio figlio, con i suoi involontari proverbi del terzo millennio, non fosse<br />
sufficiente, c’è pure una mia amica cara che la storia la rallenta, la segmenta con la morsa<br />
delle sue sole cosce muscolose. Lei, come me, non ha un uomo per le mani da mesi. Questo<br />
ci rende solidali. Siamo sole come solo due cinquantenni sole sanno essere, travolte dalle<br />
loro ab<strong>it</strong>udini sol<strong>it</strong>arie troppo a lungo difese e da un amicizia vecchia come lo zoccolo di un<br />
cammello.<br />
- Ma io sono vedova. Tu sei sola da sempre. Le nostre s<strong>it</strong>uazioni sono diverse.<br />
- Sì, Antonia, sei rimasta vedova vent’anni fa. Che vuoi che rilevi?<br />
- Ho buona memoria però.<br />
-<br />
Non conta la tua di memoria, ma quella di chi ti osserva.<br />
La mia amica ha un bar sotto la galleria, gentile ered<strong>it</strong>à strappata alla natura ingorda<br />
di quel mastro Don Gesualdo di suo padre. La mia amica è alta tre lattine, ma è tonica<br />
come un pungibol. Una donna splendidamente riciclabile con la passione per il design,<br />
le lucertole e gli uomini giocattolo. I nostri coetanei si indirizzano solo verso le donne<br />
comprese tra i 14 e il 22 anni? Ok, dice la mia amica barista, ci sono gli altri. C’è la<br />
domanda, c’è l’offerta: il gioco è fatto. Equilibriamo il mercato, dice. Facciamo scuola.<br />
E io rido. Ecco tutto quello che conta per Antonia Rinaldo ex bionda. Ridere di sé.<br />
Niente di più di questo. Giusto per gli estimatori del vintage potrei aggiungere un lavoro<br />
ventennale in una cancelleria giudiziaria. La ripetizione ciclica mi smemorizza e libera<br />
progressivamente. Senza le mie scartoffie da catalogare riderei di certo molto meno e<br />
forse mi darei al crimine re<strong>it</strong>erato, invece eccomi qui. Quando r<strong>it</strong>orno a casa dopo l’ufficio,<br />
il condominio nel quartiere stadio mi accoglie a braccia aperte (la vecchia Miriam in<br />
sottoveste canta al terzo piano stendendo le canottiere del mar<strong>it</strong>o) e le basta un solo acuto<br />
per stracciare tutta la cartaccia che la mattinata mi ha appiccicato addosso. È quello il<br />
bello delle pubbliche amministrazioni: dopo le otto ore di r<strong>it</strong>o qualunque altra cosa ti par<br />
più lieve. Persino la Miriam del quartiere stadio. E poi la domenica si fa festa. Oggi per<br />
esempio l’abbiamo rifatto. Per dirla tutta. Per mettere a verbale qui la mia confessione<br />
formale. Io sono una ment<strong>it</strong>rice. Poco fa ho finto di nuovo di avere le mestruazioni. E non è<br />
la prima volta.<br />
Sempre andate per fontanelle. Io e la mia amica barista. A Brindisi soprattutto. In<br />
aeroporto. Tutte le valige del mondo. I neon sui grandi specchi. L’acciaio delle file a<br />
sedere. I corridoi opalescenti passati di fresco. I lavavetri vest<strong>it</strong>i di blu. E Dio che sembra<br />
<strong>SCRITTO</strong> <strong>MISTO</strong><br />
21
sempre dover atterrare da un momento all’altro. Nei bagni poi ci sono quei fantastici<br />
lavandini cromati a fontanella, con l’acqua che sgorga miracolosamente in avanti come<br />
uno scaracchio al solo sfiorare del sensore metallico.<br />
Noi ci si entra per rifarsi il trucco. Per l’inganno. Per la perpetuazione della noia e la<br />
possibil<strong>it</strong>à. Soprattutto la domenica mattina presto, quando ci sono i rientri dai lunghi<br />
week end goduriosi e le facce smunte e soddisfatte di chi vive davvero. Noi ci si va<br />
essenzialmente per invidia. Ché tutti hanno posti precisi in cui andare, un appuntamento<br />
e biglietti elettronici e codici a barre e l’ultimo caffè da prendere e l’ impellenza della v<strong>it</strong>a<br />
nelle caviglie. Invece noi l’aeroporto.<br />
(?????)Bastava avere uno zainetto e una trousse per divertirsi un po’. Per noi solo quello:<br />
rossetto, cipria, l’assorbente in bustina e il piglio affilato come un bisturi. Un offuscato<br />
dagherrotipo dell’esistenza altrui.<br />
Oggi la preda è stata una rossa con le efelidi a sacchi.<br />
Rideva davanti alla specchiera e si lavava i denti con un mini spazzolino rosa, di quelli<br />
con il click nel centro. Di certo arrivava, non partiva. Anche lei come molti altri intorno.<br />
Una g<strong>it</strong>a, un regalo. Aveva una specie di vento piatto nei capelli, per cui su un lato erano<br />
schiacciati e gommosi, sull’altro crespi come cespugli di more sparavano verso i neon sul<br />
soff<strong>it</strong>to. Un collo da cigno liscio, liscio e le pupille come palline di un flipper. Per quello<br />
che ne sapevamo poteva essere anche in un viaggio di gruppo: sembrava sfugg<strong>it</strong>a ad<br />
una nuvola gonfia di caciara con l’alone delle voci intorno da poco attut<strong>it</strong>e dalla porta<br />
basculante dei cessi. Magari studenti. Fottutissimi studenti in g<strong>it</strong>a del liceo, con me e<br />
Paola ad osservarli nel nostro popoloso deserto da bassa profumeria.<br />
- Dio, che stanchezza! ( Paola sa essere una splendida attrice, spalanca le braccia e<br />
la bocca rossa e riempie gli specchi, mentre la sua astenia scompare del tutto).<br />
- È stata dura soprattutto per via dell’ultimo scalo, no? ( la scolara ha finalmente<br />
volto lo sguardo assonnato verso il nostro mondo di matrone follemente<br />
interpretative)<br />
- Durissima. Puoi dirlo forte. Hai un Lines, uno normale? Ti spiace? ( Paola resta<br />
con gli occhi dentro la specchiera per non ridere)<br />
- Sì. Eccolo. ( le sono accanto, riflesse parallele; apro la borsa, rovisto sapientemente<br />
e sub<strong>it</strong>o mi spunta tra le d<strong>it</strong>a il complice d’ovatta)<br />
- Sai, ogni mese un fiume. Un dissanguamento.<br />
-<br />
Non dirlo a me. Come da adolescente. U-gua-le. Pure io. Da non credere.<br />
La rossa ragazzina, l’ho visto, ha avuto un blocco da atterraggio scomodo per almeno<br />
cinque minuti. Stava con le gote gonfie, a trattenere un fiato tondo e profumato da<br />
ninfa dei boschi aeroportuali. Così, senza respirare, ha ascoltato tutta la nostra teatrale<br />
conversazione con attenzione. Passando da me a Paola, da Paola a me, con la bocca<br />
socchiusa e muovendo a scatti la testa, i capelli e gli occhi. I suoi occhi. Dio mio, i suoi<br />
occhi. Una parete immacolata i suoi occhi. Più cresceva l’apnea, più le si allargavano gli<br />
occhi. Paola, quando qualcuno la guarda, diventa un toro. Vede rosso, appunto. I suoi occhi<br />
sono così diversi da quelli della ragazzina con lo zaino, hanno un fondo opaco e granuloso.<br />
Senza arte, senza capriccio, senza sesso. Quelli di Paola sono vecchi filtri da cui tutto<br />
sembra essere già passato. Glieli ha tenuti puntati addosso fissi come un archibugio.<br />
La bimbetta boccolosa alla fine s’era persino incapricciata delle nostre storie mestruanti,<br />
secondo me, e io ero arrivata fino a farle una specie di smorfia, spazzolandomi. Poi era<br />
usc<strong>it</strong>a e con lei il suo profumo di borotalco.<br />
-<br />
Sei troppo madre, tu.<br />
Tornando in casa in auto, Paola mi ha rimproverata per quella smorfia che aveva<br />
annacquato la nostra sceneggiata della resistenza. Ma io non me ne pento. La giovinezza<br />
adesso mi fa ridere più che mai.<br />
<strong>SCRITTO</strong> <strong>MISTO</strong><br />
23
TOCCARE IL FONDO<br />
Rakelman
Faccio fatica a toccare il fondo. “Toccare il<br />
fondo”: che espressione polposa, quanti<br />
significati in una semplice locuzione.<br />
Qualcuno direbbe che si tratta di un<br />
classico esempio di dens<strong>it</strong>à di senso. Come<br />
siamo complessi, a volte penso che<br />
nemmeno siamo consapevoli di quanto<br />
diciamo. Qualche giorno fa, mentre ero<br />
disteso al sole nel prato adiacente la<br />
pubblica piscina di questa c<strong>it</strong>tà lontana<br />
dal mare centinaia di chilometri, ho<br />
sent<strong>it</strong>o all’altoparlante la voce acuta di<br />
una giovane indigena annunciare l’inizio<br />
di un corso rigorosamente gratu<strong>it</strong>o di<br />
immersione. Ad accompagnare gli<br />
interessati nella discesa verso questi bassi<br />
abissi piastrellati d’azzurro sarebbero<br />
stati due sub professionisti. Sorseggiavo il<br />
mio cappuccino ghiacciato, bevanda<br />
commerciale dal prezzo pari a quello di un<br />
cocktail acquistato in un locale della<br />
riviera, e mi son detto “perchè no?”.<br />
Inforcavo occhiali da sole vintage, unico<br />
acquisto intelligente fatto nella rete;<br />
indossavo i miei Speedo neri. Mi sentivo<br />
un po’ una celebr<strong>it</strong>à, avevo l’animo di una<br />
ricca vedova allegra e allora perchè non<br />
adagiarsi tra le braccia di un bel sub<br />
dall’improbabile accento emiliano? A fatica<br />
mi tiro su dalla sdraio, sudato, dopo aver<br />
vegetato tipo lucertola per un paio d’ore<br />
sotto il crudele sole estivo della pianura<br />
padana. Mi girava la testa. Nemmeno<br />
l’impagabile freschezza del mio costoso<br />
cappuccino gelato, nov<strong>it</strong>à dell’estate,<br />
aveva placato l’arsura che si stava<br />
impadronendo dei miei sensi. Niente di<br />
meglio che rinfrescarsi immergendosi<br />
nell’acqua un po’ brodosa della piscina<br />
comunale, tra gli schiamazzi molesti dei<br />
monelli e quelli ancor più molesti degli<br />
extracomun<strong>it</strong>ari. Le vacanze dei poveri<br />
sono così. Meglio mettere la testa sotto<br />
l’acqua, lasciare che le orecchie si<br />
riempiano di calore e i rumori vengano<br />
filtrati, le voci diventino trilli di delfini, gli<br />
schizzi, il batt<strong>it</strong>o dei piedi dei nuotatori<br />
nient’altro che salti allegri di pesci in<br />
migrazione. Mi avvicinai al bordo della<br />
piscina senza rinunciare alla comod<strong>it</strong>à<br />
ciabattona dei mie infrad<strong>it</strong>o “Jamaica”e<br />
all’eleganza cheap & chic dei miei<br />
occhialoni da sole. Non potevo fare a meno<br />
di pensare a Julia, a quello che mi<br />
ripeteva in continuazione quell’estate di<br />
qualche anno fa: “perché gli <strong>it</strong>aliani, che<br />
siano uomini o donne, indossano sempre<br />
degli occhiali da sole enormi? Voglio dire,<br />
l’occhio umano non sarà più grande di una<br />
mandorla, ma gli <strong>it</strong>aliani pensano di avere<br />
dei pomodori ultrasensibili ficcati nella<br />
testa”. Povera sprovveduta Julia, che<br />
tenerezza mi faceva la sua semplic<strong>it</strong>à<br />
germanica! Incapace di cogliere l’essenza<br />
delle mode, tutta presa dai suoi viaggi e<br />
dall’esperire. Mentre pensavo a questo<br />
notai i due sub intenti ad indossare<br />
l’imbracatura tipica del loro mestiere (ma<br />
sarà un mestiere fare il sub? Lo si fa tutto<br />
l’anno? E chi ti paga per immergerti?).<br />
Facevano sul serio, sembrava che si<br />
stessero preparando per un’immersione<br />
nella fossa delle Marianne. Muta,<br />
maschera, bombole addir<strong>it</strong>tura. Solo a<br />
quel punto capii che lo scopo della<br />
dimostrazione gratu<strong>it</strong>a era quello di<br />
attrarre il maggior numero possibile di<br />
sprovveduti, come me, e convincerli a<br />
iscriversi ad un costosissimo corso che si<br />
sarebbe tenuto a stagione conclusa. Mi<br />
sentii più furbo della media, considerando<br />
che la media era composta principalmente<br />
da grassone di mezza età che non<br />
vedevano l’ora di essere accompagnate in<br />
questa breve escursione da quei due<br />
maschioni nerboruti. Le grassone<br />
sgom<strong>it</strong>avano nella “fila” anche questa<br />
tipicamente <strong>it</strong>aliana che si era venuta a<br />
formare. I ragazzini scalciavano e si<br />
menavano, facevano casino a prescindere.<br />
Io rimanevo composto, cercando di non<br />
essere coinvolto in nessuna delle zuffe.<br />
Aspettai pazientemente il mio turno,<br />
sforzandomi di trovare un posto in quella<br />
calca che doveva essere una fila,<br />
guardandomi intorno e cercando di carpire<br />
qualcuna delle istruzioni che<br />
premurosamente i sub impartivano ai miei<br />
compagni e alle mie compagne<br />
d’avventura. Esausto e un po’ stressato, mi<br />
<strong>SCRITTO</strong> <strong>MISTO</strong><br />
25
misi ad aspettare seduto sul bordo della<br />
vasca, immergendo le gambe e<br />
bagnandomi la schiena e la testa di tanto<br />
in tanto. Arrivò il mio turno, avevo scelto<br />
di essere l’ultimo. A me spettò<br />
accompagnarmi con il più sfigato dei due,<br />
un tipo alto, dal fisico prestante, ma<br />
stempiato e un po’ troppo peloso per essere<br />
un nuotatore. Il tipo, che chiamerò Flipper<br />
visto che non ricordo il suo nome (l’altro si<br />
chiamava Roberto), mi aiutò a indossare la<br />
muta e le bombole, dopo aver constatato la<br />
mia totale incompetenza con tutti quegli<br />
attrezzi. Mi diede una maschera e<br />
recuperò un paio di pinne adatte a<br />
osp<strong>it</strong>are il mio problematico 46. Dopo una<br />
decina di minuti buoni ero finalmente<br />
pronto ad affrontare il monotono fondale<br />
della piscina, in questa immersione che<br />
sarebbe durata altri dieci minuti, andata e<br />
r<strong>it</strong>orno. Tutto sembrava procedere per il<br />
meglio, così come era stato per chi mi<br />
aveva preceduto. Avevo messo in bocca il<br />
respiratore e mi ci stavo ab<strong>it</strong>uando A<br />
fatica sopportavo il peso di tutta quella<br />
imbracatura. Flipper mi fa un segno con la<br />
mano e mi inv<strong>it</strong>a a immergermi. Ok, ci<br />
sono, ho gli occhi aperti, la maschera al<br />
posto degli occhiali da sole fashion, le lenti<br />
a contatto non mi danno fastidio, anche se<br />
mi hanno detto che per la piscina non<br />
vanno bene. Mi distendo sul fondo, Flipper<br />
è sopra di me, proprio come mamma<br />
balena sovrasta in tutta la sua grandezza<br />
ed esperienza il suo piccolo. Sono alla tua<br />
mercé Flipper, dimmi tu cosa devo fare.<br />
Flipper mi fa un altro cenno, capisco che è<br />
arrivato il momento di battere i piedi. Non<br />
sono avvezzo alle pinne, pesano e faccio<br />
fatica a fare quel movimento da sirena.<br />
Nell’acqua, così conciato, mi sento come<br />
l’aquila che cammina della canzone di<br />
Battiato. Perd<strong>it</strong>a di grazia. Non ho stile.<br />
Ma procedo. Il punto di partenza era dalla<br />
parte in cui la vasca è più bassa, lo scopo<br />
raggiungere l’altro lato, mantenendo il<br />
fondo. In questo primo tratto non ho avuto<br />
problemi, mamma Flipper mi ha aiutato<br />
molto a carburare. E poi è facile, le<br />
bombole mi pesano sulla schiena. Respiro<br />
26 <strong>SCRITTO</strong> <strong>MISTO</strong><br />
con la bocca ossigeno fresco,<br />
dall’inev<strong>it</strong>abile retrogusto di cloro.<br />
Probabilmente, mio malgrado, sto<br />
assaporando anche il gusto della saliva di<br />
qualche cicciona o di qualche ragazzino.<br />
Inizia il gradino della piscina, si scende. E<br />
qui succede. Qui, al vertice superiore di<br />
questo immaginario triangolo rettangolo,<br />
qualcosa cambia. Faccio fatica a toccare il<br />
fondo, a seguire l’andamento obliquo di<br />
questa ipotenusa. Flipper mi preme sulla<br />
schiena con entrambe le mani, è un chiaro<br />
inv<strong>it</strong>o a nuotare verso il basso, a seguire<br />
l’andamento del fondale. Ma non capisce,<br />
io ci sto provando. Le spalle, i reni, le<br />
gambe, perfino l’addome premono per<br />
raggiungere quella chiara distesa azzurra<br />
sotto di me, la mia pancia anela a sfiorare<br />
quella fredda superficie immobile. Ma<br />
tutto sembra inutile. Flipper non mi<br />
lasciare, non lasciarmi riaffiorare, non<br />
voglio perdere. Flipper mi tende la mano,<br />
mi riporta su. Forse ho bisogno di<br />
respirare. Il mondo all’aria aperta mi si<br />
ripresenta rumoroso così come l’avevo<br />
lasciato pochi minuti fa. Tolgo la<br />
maschera. Flipper mi spiega che ho troppa<br />
aria nei polmoni, devo espirare tutto<br />
quello che inspiro. Per aiutarmi mi<br />
propone una cintura di piombo. Con<br />
questa sì che andrò a fondo. Indosso<br />
quest’altro pesantissimo orpello. Ci<br />
mancava anche questa; anche se non lo<br />
vedo con i miei occhi so che sto sudando<br />
copiosamente. Sono stanco, vorrei mollare,<br />
ma ormai sono in ballo e devo ballare. Che<br />
figura ci farei con tutte queste ciccione a<br />
bordo vasca che mi guardano invidiose di<br />
tante premure nei miei confronti? E con<br />
gli scugnizzi che già sghignazzano? Anche<br />
per Flipper sembra una sfida con se stesso,<br />
non può fallire, la sua bambina lo guarda<br />
e lo chiama da poco lontano, avvinghiata<br />
alla sua mamma. Le saluta, Flipper, ha<br />
proprio la faccia di un padre esemplare, ha<br />
la faccia buona di un uomo semplice, che<br />
ha sempre desiderato avere una famiglia,<br />
una donna da proteggere, dei figli a cui<br />
badare e a cui insegnare a nuotare. Sono<br />
di nuovo pronto, ricominciamo. L’inizio del
percorso è ormai una bazzecola per me, ce<br />
la posso fare e ne sono consapevole. Il<br />
gradino si avvicina, lo vedo chiaramente<br />
attraverso lo specchio della maschera.<br />
Ormai mi fa paura, mi sembra<br />
insuperabile, come una barriera<br />
immaginaria, ma devo oltrepassarlo e<br />
saprò di avercela fatta. Purtroppo anche la<br />
catena che mi stringe i fianchi risulta<br />
essere inutile. Penso che i miei<br />
stramaledetti polmoni abbiano<br />
immagazzinato tanta di quell’aria che con<br />
un soffio potrei sospingere una<br />
mongolfiera e farle sorvolare i grattacieli<br />
di New York. E dire che, beffa delle beffe!,<br />
sono un fumatore incall<strong>it</strong>o da quando<br />
avevo 16 anni. Ora che ne ho quasi 30<br />
come posso avere ancora dei polmoni così<br />
sani e così capienti? Flipper è ancora su di<br />
me, proprio non può starmi accanto, non<br />
può lim<strong>it</strong>arsi a farmi compagnia: deve<br />
accompagnare la mia discesa, spingermi<br />
verso il fondo, indurmi a toccarlo. Sarà<br />
scocciato, ma non me lo darà a vedere una<br />
volta riemersi, è il suo mestiere. Intanto la<br />
grande parete azzurra della piscina si apre<br />
di fronte a me, completamente sommersa.<br />
I raggi del sole che filtrano attraverso la<br />
superficie si riflettono su di lei, sembra un<br />
muro ricoperto di cristalli, che dovrei<br />
infrangere o contro il quale vorrei andare<br />
a sbattere. Grazie a Flipper procedo<br />
lentamente sfiorando il fondo, ag<strong>it</strong>ando<br />
piano i piedi intrappolati in queste enormi<br />
pinne, che non fanno parte di me. La corsa<br />
è fin<strong>it</strong>a, abbiamo raggiunto l’altro capo<br />
della piscina, ma ha fatto tutto lui, il mio<br />
accompagnatore. Flipper mi inv<strong>it</strong>a a<br />
sedermi e mi si siede accanto, tenendomi<br />
saldamente per un braccio. Siamo qui,<br />
accovacciati a circa cinque metri dall’aria.<br />
Mi fanno male le orecchie e non posso dirlo<br />
a nessuno, non voglio. Flipper mi guarda<br />
attraverso la sua maschera. Forse gli<br />
faccio un po’ pena, forse pensa che sono<br />
uno sfigato, un incapace. Ebbene sì,<br />
signori, faccio fatica a toccare il fondo,<br />
adesso come non mai, in molti sensi.<br />
Faccio fatica a toccare la profond<strong>it</strong>à delle<br />
cose che mi circondano. Negli anni ho<br />
perso quel dono magnifico di interrogarmi<br />
su tutto, di cercare di capire la realtà più<br />
immediata, non necessariamente le grandi<br />
questioni che affliggono il genere umano.<br />
Io vivo in superficie, caro Flipper, non sono<br />
ancora avvezzo agli abissi. Questo vorrei<br />
dirgli. Insegnami il segreto, allora, caro<br />
Flipper, per restare sul fondo, per toccarlo<br />
almeno con le d<strong>it</strong>a. Per restare totalmente<br />
immerso in quest’acqua che a un tratto<br />
non mi sembra più così calda di corpi e di<br />
movimenti e di sole. Perchè vorrei restare<br />
qui, sul fondo di questa vasca, a cercare in<br />
qualche ostrica giocattolo la perla della<br />
mia profond<strong>it</strong>à, la mia essenza perduta.<br />
Vorrei rimanere almeno qualche anno qui<br />
sotto, a med<strong>it</strong>are, novello Buddha, a<br />
prendermi del tempo per rifarmi delle<br />
domande. Ma tu Flipper non hai tempo da<br />
perdere con le mie chiacchiere, tu sei un<br />
uomo di carne, di quelli che hanno poche<br />
solidissime certezze e se le tengono ben<br />
strette. Un uomo da un amore per tutta la<br />
v<strong>it</strong>a, da sesso per procreazione, da lavoro<br />
per passione. Tu non sei complicato come<br />
me. Ora mi esorta a riprendere la marcia,<br />
c’è da rifare il trag<strong>it</strong>to a rebours, spalmati<br />
sul fondo. E’ tempo di risalire, la v<strong>it</strong>a fuori<br />
dall’acqua ci aspetta e noi non siamo di<br />
questo mondo, io meno di lui, poi. Flipper<br />
è stato il mio compagno in questo piccolo<br />
frammento di esistenza, pur non<br />
essendone consapevole mi ha<br />
accompagnato in un breve viaggio dentro<br />
me stesso che forse, senza di lui, senza la<br />
sua presenza casuale, non avrei mai fatto.<br />
Mi tiene la mano e non sa niente di me e<br />
nemmeno immagina quello che mi passa<br />
per la testa. Riemergiamo finalmente,<br />
riprendiamo in mano le redini delle nostre<br />
v<strong>it</strong>e che si sono incrociate ora per<br />
separarsi per sempre. Flipper mi saluta e<br />
prima di accomiatarsi ci tiene a<br />
rammentarmi che ho troppa aria nei<br />
polmoni. Grazie. Non penso che<br />
frequenterò quel corso. Adesso io non ho<br />
fretta, non voglio averne più.<br />
<strong>SCRITTO</strong> <strong>MISTO</strong><br />
27
MAR MIO<br />
Tony Sozzo<br />
È un altro mondo. Qui<br />
su questa spiaggia lo<br />
credono veramente.<br />
Giulio non saprebbe dire<br />
altro: rispetto a noi hanno<br />
un’altra cultura. Non è<br />
molto obiettivo parlarne<br />
male. Prima eri di un’altra<br />
specie.<br />
Perché non parlare male di una<br />
terra che non è il Salento, che non<br />
lo vuole essere, che non potrebbe riuscirci<br />
mai, che non saprebbe da dove incominciare? Anche lì la benzina<br />
costa sempre di più, e ci sono tante volgar<strong>it</strong>à. La salsedine è<br />
contagiosa. Maria è r<strong>it</strong>ornata dal bagno. Il suo corpo sgocciola,<br />
un po’ anche sul mio piede: sono stufa di questi posti. Andiamo<br />
verso l’Adriatico? Volete lasciare la merendina incominciata sul<br />
tavolo. Ma che merendina?!<br />
29
Avete ragione voi. Parliamo male di tutto<br />
questo. Mi sono alzato. Il vociare spiaggioso<br />
ripercuote sempre e comunque. È l’uomo<br />
la cosa peggiore dell’Universo. L’unico che<br />
sporca. Non recupera nulla a fare la raccolta<br />
differenziata. Dovrebbe saperlo. Lo sai che<br />
stai esagerando? Hai trovato un lavoro al<br />
Nord. È una fortuna.<br />
Un attimo. Datemi tempo di convincermene.<br />
Lì la natura si dà delle arie, hanno i laghi<br />
in cui non si può fare il bagno. Non si può<br />
neanche contemplare, un lago in cui non si<br />
può fare il bagno. È il progresso. Ti piace<br />
l’acqua calda, no? Ah, è colpa della mia<br />
doccia?<br />
È un altro mondo. Le cose avvengono tutte<br />
là. Incidenti stradali là, qua. I Messapi non<br />
fanno testo. Ho paura di continuare così.<br />
Deturpano questa spiaggia consumata dal<br />
tempo, dalle onde e dal cemento. È difficile<br />
incontrare qualcuno che sa trattare la<br />
bellezza. Una volta hai detto che ti piacerebbe<br />
fare il contadino. Ti rendi conto? L’ho detto.<br />
Ho detto sciocchezze peggiori. Dovremmo<br />
r<strong>it</strong>ornare indietro. Ottocento, almeno inizi<br />
Novecento. Una ragazza è maltrattata dalla<br />
crema protettiva. Protezione totale, anche se<br />
non si può dire. Cosa succederà di me quando<br />
non ci sarà più l’Estate? Si invecchia, ci si<br />
consuma. Ma bisogna saper essere ottimisti.<br />
Il migliore dei mondi possibili, o almeno tra<br />
i primi tre.<br />
Dove vai? Una passeggiata. Sotto il sole.<br />
Vedrò, quello che deve essere visto. Non è<br />
più come quando avevo ventiquattro anni.<br />
Che scontatezze! E perdi tempo con cose del<br />
genere? Ho bisogno di r<strong>it</strong>ornare da qualche<br />
altra parte. Ho ancora un po’ di tempo.<br />
Fine Luglio. Luglio, col bene che ti voglio.<br />
Non posso lamentarmi con i miei amici.<br />
Né posso altro. Meglio un altro bagno, oggi<br />
che si può, che non ho freddo. Chissà che<br />
non r<strong>it</strong>orni magari solo ad un anno fa, o a<br />
qualche bel discorso sent<strong>it</strong>o e non più voluto<br />
abbandonare. Devo spostarmi, per questi<br />
racchettoni minacciosi.<br />
Giulio non può essere altrimenti. Io nemmeno.<br />
Il caldo è v<strong>it</strong>a, dovrebbero rendersene conto.<br />
Che me ne faccio di fashion, v<strong>it</strong>a mondana<br />
che si lim<strong>it</strong>a ad alcool, droga e sesso di troie.<br />
È quello, inutile girarci intorno. A parlare<br />
di Joyce non si entra in un locale. La notte<br />
dovrebbe essere affascinante da qualche<br />
altra parte. Comunque meglio i pomodori<br />
colti da mio padre, lo Scirocco che l’ecopass,<br />
lo sviluppo frenato dalla crisi che è ovunque<br />
e non c’entra il Governo. Meglio prima,<br />
molto prima. Bella quella tipa grassa colla<br />
fetta d’anguria ben in mano. Per quanto?<br />
Già un po’ questo mare puzza di cherosene,<br />
e qualche barca lontano ma vicino si vede.<br />
Anche le mie mani non sono più tanto lisce<br />
come una volta. Nemmeno la mia faccia<br />
non è solcata dagli anni. E me ne dovrei<br />
vergognare. L’inverno su il tempo è freddo,<br />
sistemato nei suoi percorsi, la malinconia sa<br />
prendermi in vari modi, e fa sempre male.<br />
E penso sempre alla felic<strong>it</strong>à, e non so bene<br />
quanto sia inganno.<br />
Non ci r<strong>it</strong>orno per il momento sotto<br />
l’ombrellone. Tanto Maria sa stendersi al sole<br />
anche da sola. Si misurerà l’abbronzatura<br />
con qualche confronto qua e là con le amiche.<br />
Giulio va bene per il sol<strong>it</strong>o caffè in ghiaccio.<br />
Ha altri amici a qualche metro di distanza.<br />
E già era nelle previsioni far notare lo<br />
splendore nuovo dei propri boxer. Tra l’altro<br />
non faccio in tempo a cambiare per l’orario<br />
di chiusura. Prima o poi ci prenderemo un<br />
posto in qualche buon lido anche noi. Senza<br />
aver fatto il sessantotto e senza averlo<br />
trad<strong>it</strong>o. Così non ho problemi a non finirla di<br />
andare avanti. Speranze illuse di trovare un<br />
nuovo spazio, un nuovo progetto. Il Salento<br />
ce l’ho nei capelli. Non c’è bisogno di avercelo<br />
nel sangue, di essere enfatici a tutti i costi.<br />
Ce l’ho tra le rughe, tra le pagine di un Tex<br />
caldo. Non c’è niente di meglio. Niente di più<br />
buono. Il futuro, il futuro è alle porte. Uno<br />
deve aver pronto il rinfresco. Deve rispettare<br />
certe procedure. E deve amare la ricchezza<br />
in quanto sviluppo, superior<strong>it</strong>à di qualcuno<br />
verso qualcosa, momento bello in mezzo allo<br />
schifo di arretramenti squallidi. Ne abbiamo<br />
un forte bisogno.<br />
In acqua la parola d’ordine è lasciare che<br />
un elemento si mescoli alla mia epidermide.<br />
Luglio sta per scomparire. Sino ad un passo<br />
dai botti, poi il r<strong>it</strong>orno alla mia fonte di<br />
sostentamento, alle partenze, ai treni, agli<br />
arrivederci ma si fa per un buon motivo.<br />
Mentre le pietre più o meno sono le stesse<br />
e non si ammalano. Oggi l’acqua è un brodo<br />
primordiale.<br />
<strong>SCRITTO</strong> <strong>MISTO</strong><br />
31
32<br />
L’INUTILITÀ<br />
DELLA SPECIE<br />
Rossano Astremo
Laura piange poggiata sulla porta<br />
d’ingresso di una palestra. Ha appena<br />
ricevuto un sms. Marco, il suo ragazzo da<br />
due anni, le ha scr<strong>it</strong>to Non ti amo più. Mi<br />
dispiace.<br />
Carlo è nella sua stanza, nudo, steso<br />
sul letto. Ascolta Lungo i bordi dei<br />
Massimo Volume. È uno dei cd che il<br />
fratello maggiore gli ha lasciato in ered<strong>it</strong>à<br />
prima che lo trovassero impiccato nello<br />
scantinato, tra uno sciame di topi e delle<br />
botti di vino.<br />
Carlo si misura il pene con un righello.<br />
Caterina, la prima ragazza con cui ha<br />
scopato, gli ha detto che è troppo piccolo,<br />
che è per quello che non ha mai avuto un<br />
orgasmo con lui, mentre Luigi, il suo ex…<br />
Elisa è chiusa in bagno. Ha gli occhi<br />
serrati e la bocca aperta, tra le cosce<br />
muove un dildo rosso che le sue amiche<br />
le hanno regalato per il diciottesimo<br />
compleanno.<br />
Si masturba pensando a Roberto. Lo<br />
immagina nudo, dietro di lei, che la scopa<br />
tirandole i capelli e chiamandola troia.<br />
Elisa non ha mai fatto sesso. Elisa non ha<br />
mai conosciuto Roberto. È un tizio del 5°<br />
anno dagli occhi azzurri e dai capelli alla<br />
Eddi Vedder.<br />
Claudia si reputa una donna dalle larghe<br />
vedute. Suo mar<strong>it</strong>o ha un’amante. Una<br />
polacca ventiduenne. Claudia lo sa. Ha<br />
letto i messaggi che erano sul telefonino<br />
del mar<strong>it</strong>o. Roba scottante. Roba di intima<br />
descrizione di amplessi consumati nella<br />
station wagon di famiglia. Mi è piaciuto<br />
tanto quando me lo hai messo in bocca,<br />
scriveva la polacca.<br />
Una sera, nel dopocena, dice al mar<strong>it</strong>o di<br />
sapere tutto. Dice va bene così. Dice perché<br />
non la porti a cena qui.<br />
Claudia è stata trovata morta nella<br />
camera dei bambini un mese dopo la<br />
rivelazione. Aveva ingollato un flacone di<br />
C<strong>it</strong>alopram cond<strong>it</strong>o da vodka liscia.<br />
Mirko sbircia nella borsa della sua<br />
fidanzata. Trova una foto del direttore<br />
responsabile del settimanale per il quale<br />
lei lavora. È vest<strong>it</strong>o da slave, immortalato<br />
nell’atto dell’eiaculazione.<br />
Mirko non sa cosa pensare. Sente come<br />
una f<strong>it</strong>ta al cuore. Cerca di farsene una<br />
ragione. è solo una foto, dice. Dà un’altra<br />
sbirciata all’immagine. Osserva la<br />
traiettoria dello sperma. Ora la f<strong>it</strong>ta passa<br />
dal cuore alle tempie. è solo colpa mia, me<br />
la sono cercata. Non dovevo spiare nella<br />
sua borsa.<br />
Irene legge Frammenti di un discorso<br />
amoroso di Roland Barthes. Aspetta<br />
con ansia il rientro di Umberto, il suo<br />
compagno. Vuole leggergli alcune pagine<br />
che ha trovato sublimi. Umberto insegna<br />
Semiotica all’Univers<strong>it</strong>à di Cassino.<br />
Irene era una studentessa di Umberto.<br />
Si sono conosciuti a lezione. Una storia<br />
come tante, in fondo. Irene non sa che<br />
mentre legge le pagine di Barthes dedicate<br />
all’osceno, Umberto è nel suo studio che<br />
lecca la fica di una matricola.<br />
Mauro ama due donne. Lo sa, agli<br />
occhi degli altri questa sua convinzione<br />
risulterà folle ed illogica. Però è arrivato<br />
ad un punto di saturazione. Non può più<br />
dividersi tra le due. Carolina è un’attrice<br />
di fiction. Di lei ama la sua voglia di vivere<br />
ed il suo culo. Alessia è una scr<strong>it</strong>trice di<br />
noir. Ha pubblicato il suo terzo romanzo<br />
con Einaudi. È tra le scr<strong>it</strong>trici <strong>it</strong>aliane più<br />
osannate del momento. Ha anche ricevuto<br />
una recensione firmata da Pietro C<strong>it</strong>ati su<br />
la Repubblica. Di lei ama l’intelligenza e<br />
il modo di scopare. Mauro deve scegliere.<br />
Non può continuare ad <strong>it</strong>erare questo<br />
doppio gioco. Opta per la monetina. Testa<br />
o croce. Testa l’attrice. Croce la scr<strong>it</strong>trice.<br />
Se tutto va a puttane potrà beatamente<br />
attribuire l’es<strong>it</strong>o al caso.<br />
Luigina ha 43 anni. Non fa l’amore da 12<br />
anni. Da quando il mar<strong>it</strong>o le ha tirato un<br />
martello sul viso: fotogramma del crollo<br />
defin<strong>it</strong>ivo del suo matrimonio. Si masturba<br />
regolarmente. Una volta al giorno, attorno<br />
alle 23. Chatta con sconosciuti ai quali<br />
mostra tram<strong>it</strong>e webcam il suo corpo. Ogni<br />
sera sceglie un uomo diverso. Non mostra<br />
mai il viso. Il suo nickname è Pussy Power.<br />
<strong>SCRITTO</strong> <strong>MISTO</strong><br />
33
È UN TALE<br />
PROGRESSO<br />
IN GIRO<br />
Luciano Pagano
D’improvviso un’immagine comparve dove<br />
prima c’era soltanto il nero di uno schermo<br />
circondato dal buio di una stanza. Silenzio.<br />
Un lui e una lei indefin<strong>it</strong>i stesi su un letto.<br />
Smunti, magri, implosi. Tutti e due<br />
potevano avere poco meno di venti anni, a<br />
giudicare dall’abbigliamento e<br />
dall’espressione annoiata sul viso forse non<br />
hanno nemmeno diciotto anni. Marco deve<br />
averli raccattati alla Stazione, si tratta di<br />
semplici conoscenti, di quelli che frequenta<br />
quando ha terminato di seguire i corsi<br />
pomeridiani e il giorno dopo non deve<br />
presentarsi in univers<strong>it</strong>à alle otto di<br />
mattina. Oppure si tratta di due che ha<br />
conosciuto per caso, sull’autobus, in un<br />
pub. Non importa. I due corpi depensati<br />
sono sul letto. Lei sta fumando una<br />
sigaretta. Di norma accade che uno dei<br />
soggetti si emozioni. Non c’è niente di<br />
peggio che fingere di essere naturali,<br />
ammiccando senza guardare la telecamera,<br />
pronunciando frasi che sembrano di<br />
circostanza. Tanto vale sospendere le<br />
riprese e ricominciare il giorno dopo, magari<br />
cercando qualcuno che non sia affetto da<br />
micromegalomania filmica; c’è chi è così<br />
invasato da credere che perfino il video<br />
montato per una tesina di pubblic<strong>it</strong>à come<br />
questa sia l’occasione per mettersi in<br />
mostra. “E se dovesse vederlo qualcuno,<br />
magari tra venti anni?”. Marco ha deciso<br />
che non sono problemi suoi, è troppo difficile<br />
pensare che cosa sarà domani.<br />
L’inquadratura avvicina il viso del ragazzo<br />
steso sul letto, uno sbuffo di fumo gli passa<br />
davanti. Lo sguardo che vede indovina sui<br />
visi la spossatezza per la serata precedente.<br />
“Che cosa abbiamo fatto ieri?” è la frase che<br />
esce dalla bocca di lei. Sulla scrivania c’è<br />
un portatile acceso, la schermata è<br />
riconoscibile, lo sfondo del wallpaper di<br />
Matrix è coperto dal Media Player, la<br />
musica in circolo è One di Aimee Mann,<br />
“Ok Mr Mix?”. Il portatile è circondato da<br />
cadaveri di bottiglie svuotate. Per terra ci<br />
sono bottiglie di birra e vino dipinte con<br />
l’uniposca, arte finto minimale che va tanto<br />
di moda, tipo cazzi disegnati da bambini<br />
che fanno la pipì su teste inconsapevoli. I<br />
raggi del sole filtrano potentissimi e uva-b<br />
dalla finestra, attraversano come proiettili<br />
una bottiglia di Gin ancora piena, con<br />
l’etichetta del monopolio intatta. C’è perfino<br />
l’anello di metallo che fa da sicura al tappo.<br />
Lo spettatore ideale deve immaginare che<br />
la temperatura del Gin sta salendo e che<br />
bere un sorso da quella bottiglia potrebbe<br />
essere la più disgustosa delle cose da fare<br />
in un afoso pomeriggio di agosto. “Come<br />
che cosa abbiamo fatto ieri”. “Hai cap<strong>it</strong>o<br />
bene - cazzo! Cosa abbiamo fatto ieri sera,<br />
dove siamo stati, con chi siamo usc<strong>it</strong>i, a che<br />
ora, che cosa abbiamo fatto? Chi ci ha<br />
accompagnati? Abbiamo mangiato?”. Il<br />
ragazzo guarda la ragazza. Dal viso di lei e<br />
dalle inquadrature seminate in frammenti<br />
di cocci rotti si intuisce - Marco ha messo<br />
qualche flash di mozziconi di canne - che i<br />
due, la sera prima, si sono devastati a tal<br />
punto da non ricordare nulla di ciò che è<br />
stato. Forse hanno preso qualche capsula.<br />
Il ragazzo sta per parlare, il video dura in<br />
tutto trenta secondi, la durata giusta<br />
perché nasca l’interesse nello spettatore di<br />
questo tipo di pubblic<strong>it</strong>à destinate a<br />
lanciare un messaggio forte. Cose che sul<br />
Tubo verrano viste da decine di spettatori,<br />
amici non paganti di chi li ha realizzate.<br />
L’argomento per la tesina di quest’anno è<br />
la Pubblic<strong>it</strong>à Progresso. Chi è arrivato a<br />
questo punto del video non aspetta altro<br />
che una frase del ragazzo, qualcosa di così<br />
pregno e improbabile da farci capire quanto<br />
sia inutile sprecare la propria v<strong>it</strong>a in quel<br />
modo assurdo, assumendo droghe dalla<br />
mattina di un giorno a quella del giorno che<br />
viene. NULLA. Il ragazzo non dice nulla. Il<br />
fotogramma congela le sue labbra<br />
inquadrate da vicinissimo, si possono<br />
contare le screpolature sulla pelle ancora<br />
giovane. Close-up. Due secondi di fermo<br />
immagine, voce fuori campo: “Ho lottato<br />
tutta la v<strong>it</strong>a per raggiungere un momento<br />
simile, quello in cui nessuna ragazza<br />
doveva permettersi di cr<strong>it</strong>icarmi perché<br />
bevevo o fumavo troppo. Adesso sono felice,<br />
Licia non pretende nulla, è contenta se la<br />
sbatto, sono contento quando mi sbatte.<br />
Certo, ci dimentichiamo un po’ di cose.<br />
<strong>SCRITTO</strong> <strong>MISTO</strong><br />
35
Sempre meglio che accumulare tesori sulla<br />
Terra”. La luce inonda la stanza del<br />
proiettore prima ancora che venga<br />
pronunciata “Ra”, sillaba divina posta a<br />
termine del nome che indica il nostro<br />
pianeta in un modo più amichevole.<br />
Nell’aula ci sono ventisei persone, gli<br />
iscr<strong>it</strong>ti al corso e Cipponi, ex assistente<br />
dell’assistente al montaggio di Fellini, coco-co-sceneggiatore<br />
di “Una vacanza in<br />
c<strong>it</strong>tà” di T<strong>it</strong>ti Calestra. “Repeat. E questo<br />
che cazzo sarebbe!”. Marco non ha mai visto<br />
Cipponi così furioso. È l’effetto che voleva<br />
susc<strong>it</strong>are in lui. Lo spettatore medio-prono.<br />
Un po’ Catto- un po’ Comu-. Scimunista,<br />
come lo definisce Marco. Quel video è stato<br />
girato a quel modo proprio perché Cipponi<br />
si incazzasse a tal punto da impedire a<br />
Marco di sostenere l’esame, e non importa<br />
che la fotografia e il montaggio usati nello<br />
spot siano impeccabili. “Ripeto. Che cazzo<br />
sarebbe questo video? Pubblic<strong>it</strong>à<br />
Progresso?”. “Chiedo scusa”, Marco si alza<br />
in piedi dopo aver premuto stop. La<br />
schermata del televisore si trasforma in un<br />
azzurro terso, “credevo di avere interpretato<br />
la traccia al meglio”. Cipponi sta cambiando<br />
colore in viso. Marco crede che possa<br />
scaraventarsi contro di lui per massacrarlo<br />
di botte, non si tratterebbe di un gesto<br />
inus<strong>it</strong>ato né Marco si scanserebbe. Sono<br />
cose che si devono subire. Accettare il<br />
progresso significa accettarne tutte le<br />
conseguenze. Un po’ come ha fatto Marco<br />
qualche giorno fa, quando suo padre lo ha<br />
preso da parte per dirgli che il medico gli<br />
ha trovato una noce nel corpo, “guarda,<br />
grande pressappoco così, come una noce,<br />
soltanto che non ha colore, è grigia, come<br />
un frutto bacato, qualche mese ancora e il<br />
problema sarà risolto”. Il giorno dell’esame<br />
avrebbero operato quel corpo quasi<br />
settantenne, “c’è l’eventual<strong>it</strong>à di non uscire<br />
vinc<strong>it</strong>ori da sotto i ferri”. La metafora del<br />
vinc<strong>it</strong>ore l’aveva usata suo padre. Fin da<br />
piccolo Marco era ab<strong>it</strong>uato ad associare<br />
ogni avvenimento della sua v<strong>it</strong>a a una<br />
metafora sportiva, era stato educato così.<br />
Ecco il progresso, adesso mio padre rischio<br />
di non vederlo più, figuriamoci che me ne<br />
fotte di te, pensò Marco mentre guardava<br />
Cipponi, occhi negli occhi, le stanghette<br />
degli occhiali di Armani tenute ferme da<br />
tempie altrimenti inutili. “E questa sarebbe<br />
Pubblic<strong>it</strong>à Progresso? Dimmi che è uno<br />
scherzo”. Marco respirò. “Mi dispiace<br />
Cippo’, pensavo che le sarebbe piaciuto. A<br />
conti fatti la mia opinione di progresso è<br />
questa. Credo che sia abbastanza degna<br />
perché se ne possa dare pubblic<strong>it</strong>à in tutto<br />
il mondo”. Era vero. Non c’è niente di più<br />
futuribile di ciò che accade qui, oggi. Meglio<br />
ubriacarsi e trascorrere le giornate stesi<br />
sul letto a vedere “I sopralluoghi in<br />
Palestina” di Pasolini in dvd, piuttosto che<br />
ubriacarsi e trascorrere le giornate stesi<br />
sul letto mentre si uccide dopo aver visto “I<br />
sopralluoghi in Palestina” di Pasolini,<br />
sempre in dvd. “Cippo’, non si è accorto che<br />
ormai tutti uccidono tutti, se muore un<br />
figlio è perché una madre l’ha ucciso, se<br />
muore una ragazza è perché l’ha uccisa il<br />
suo ragazzo o un semplice conoscente. Ora<br />
ci sta pure l’impun<strong>it</strong>à per le alte cariche,<br />
così se ti fanno Presidente puoi ammazzarli<br />
tutti con le tue mani. Niente di tutto quello<br />
che lei e i suoi amici hanno raccontato nei<br />
film accade per davvero”. A Cipponi bastò<br />
ascoltare “suoi amici” per cogliere<br />
l’incapac<strong>it</strong>à di dare torto a quel presuntuoso<br />
e per cacciare Marco fuori dall’aula<br />
tornando a rivolgersi con il lei al suo exalunno<br />
prefer<strong>it</strong>o. Non si faccia rivedere.<br />
Mai. Marco telefonò a suo padre, gli<br />
raccontò del video, è vero, forse aveva<br />
esagerato, la sera stessa avrebbe sped<strong>it</strong>o a<br />
Cipponi il file in AVI con il video che aveva<br />
preparato, quello vero. Dall’altra parte<br />
dell’etere la comunicazione con il padre<br />
andava e veniva, riuscì a sentire un “ma<br />
c’era davvero bisogno di trattarlo così, non<br />
era il tuo prefer<strong>it</strong>o? Stasera ceniamo<br />
assieme? Marco, ci sei?”. Quella sera Marco<br />
sarebbe rimasto a casa per finire di leggere<br />
l’Idiota. In quel momento Cipponi, nell’aula<br />
svuotata, realizzò che la sua parabola di<br />
regista era un fallimento concreto.<br />
<strong>SCRITTO</strong> <strong>MISTO</strong><br />
37
ELISIR<br />
Eva Clesis<br />
… una goccia del vostro sangue, un po’ di cantaride, un pizzico di belladonna, poca polvere di<br />
muschio, una tazzina di caffè ristretto, un bicchierino di concentrato di rucola selvatica, la purea<br />
di mezzo gambo di sedano bianco e mezzo chilo tra fragole mature e fragoline, un cucchiaio di<br />
olio di rose, un cucchiaino di essenza di gelsomino, un misurino da sciroppo di infuso di damiana,<br />
quel che basta di tisana di artemisia absinthina, un pizzico di salvia, uno di volgarissimo timo.<br />
Mescolare bene con un’abbondante dose di miele e allungare con alcol puro fino a riempire metà<br />
della bottiglia. Aggiungere poi due chiodi di garofano e quattro pistilli di zafferano se volete<br />
legarlo a voi sole (dose doppia se è in programma una partouze…), un pizzico di zenzero, una<br />
generosa spolverata di peperoncino in polvere, una di pepe di cayenna…<br />
Non statevene lì impalate a sniffare il composto, l’insieme di odori che viene fuori, chissà, potrebbe<br />
anche uccidervi. Mettete invece a riposare per tutta una notte di plenilunio la fatale mistura<br />
appena coperta da una garzina sterile, nell’armadio in cui avrete fatto sparire gli orribili tailleur<br />
da lavoro e i pigiamoni dicembrini, i jeans di quando eravate ragazza e tutta quella robaccia nera<br />
con inserti tigrati che sfoderate nelle occasioni speciali a quanto pare senza successo (altrimenti<br />
perché ricorrere a questa ricetta?). In compagnia della bottiglia potete lasciarci i vostri migliori<br />
capi di biancheria intima (sperando che anche lì sotto non indossiate il sol<strong>it</strong>o tigrato… non è così<br />
erotico come sembra, piace a pochi uomini, date retta, soprattutto di questi tempi).<br />
Il giorno dopo togliete la bottiglia dall’armadio e già che ci siete, dategli aria.<br />
All’armadio, non alla bottiglia.<br />
Poi rimetteteci dentro i vostri vest<strong>it</strong>i, mi raccomando, ricordate che troppo disordine in camera da<br />
letto è sinonimo di sciatteria, che con l’amore lega poco.
Filtrate per bene il composto, vedrete che ne uscirà di roba che per nessuna ragione al mondo<br />
deve attaccarsi al lavoro del vostro dentista, men che meno tra i denti di lui.<br />
Di corsa in cucina per fondere a bagnomaria mezzo chilo di cioccolato extra fondente e perciò<br />
molto amaro, mescolando con una frusta perché sia ben amalgamato e liscio, senza grumi. Ancora<br />
caldo e fumante versatelo nella bottiglia di cui sopra, perché si riempia fino all’orlo. Mescolate<br />
con un cucchiaio lungo o un mestolo di legno e appena tutto si raffredda tappate la bottiglia e<br />
scuotetela come il cuscino stropicciato delle vostre notti insonni (e sterili perché senza amore, lo<br />
vedete o no che il ragionamento fila), perché tutti gli ingredienti della pozione si mescolino in un<br />
dare e avere reciproco, da comun<strong>it</strong>à di peace and love.<br />
Versate infine il liquido nero pece e rosso passione in una nuova bottiglia pul<strong>it</strong>a, magari colorata,<br />
che fa più trendy, e tenetela al riparo assoluto dalla luce fino a quando non sarete pronte a<br />
rec<strong>it</strong>are la formula magica:<br />
- Gradisci un bicchierino del mio liquore al cioccolato?<br />
Potrebbe dirvi di no.<br />
Sta a voi sbattere quegli occhioni da cerbiatta (ma non da triglia) per indurlo a sacrificarsi e bere<br />
almeno un po’ dell’intruglio avariato, pena offendervi irreparabilmente. Spacciatelo, ovvio, per la<br />
panacea di tutti i mali possibili, nel caso in cui lo sfortunato osp<strong>it</strong>e voglia resistergli obbiettando<br />
qualche banale motivo di salute. Aggiungete un sorriso d’incoraggiamento e affrettatevi a<br />
porgergli il venefico bicchierino, prima che la preda cambi idea.<br />
Mentre è lì che se la beve, è d’obbligo una rapida occhiata in giro per verificare che sia tutto a<br />
posto. Gli avete offerto la cena, gustosa ma leggera, rigorosamente preparata con le vostre manine<br />
o fatta passare per tale. Bene. E d<strong>it</strong>emi, cos’avete indossato per l’occasione, novelle Messaline,<br />
Lucrezie dei suoi sogni e dei nostri stivali? La camicetta un po’ aperta sul davanti in questo<br />
caso è un must. Accompagnatela con una gonna dal taglio non troppo severo o con un pantalone<br />
morbido, non troppo elegante. Pochi gioielli, preferibilmente d’oro. Nel caso in cui il monte di<br />
pietà non vi abbia accordato il favore di rest<strong>it</strong>uirveli in tempo per la cena, puntare allora su<br />
delle patacche d’autore, con l’accortezza di scegliere colori caldi e forme armoniose, luminescenti,<br />
seducenti. Vanno bene i pendenti e gli orecchini lunghi, che vi accarezzano i lombi e suggeriscono<br />
al malcap<strong>it</strong>ato i luoghi meridionali dell’attrazione.<br />
E la maison? La reggia, il piedeaterra, il castello, la vostra stamberga?<br />
Per caso avete tolto la plastica dai divani e arredato le amene superfici imbott<strong>it</strong>e e illibate con dei<br />
cuscini allegri, sparsi in un disordine apparente, come le candele profumate? Avete nascosto nel<br />
più indifferente pertugio il telecomando, il lettore dvd, la parabola satell<strong>it</strong>are e tutto l’apparato<br />
home theatre che allieta le vostre cene feriali? Fatta piazza pul<strong>it</strong>a dei libri di Liala in favore di<br />
Anna Karenina, Cime tempestose e l’Orgoglio e Pregiudizio del caso? Ovvio che leggendo i t<strong>it</strong>oli il<br />
nostro eroe li biasimerà e si sentirà superiore a voi di quel tantino che basta.<br />
Fatti sparire i cd di Vasco, no, peggio, di Alex Br<strong>it</strong>ti, per lasciar posto ai cofanetti deluxe della<br />
Cavalcata delle Valchirie, della Sonnambula, del Così fan tutte e della Traviata che vi ha prestato<br />
la vicina ottantenne del secondo piano?<br />
Bene, brave, perché è così che si fa.<br />
Adesso tornate soavi a posare le pupille sul vostro prescelto, che dopo il buono detto per circostanza e<br />
il ruttino digestivo trattenuto per educazione, avrà posato il bicchierino sul tavolinetto di cristallo<br />
che in altre sere vi fa da poggiapiedi, e starà manifestando i tanto attesi effetti afrodisiaci.<br />
Che sono, in ordine di grav<strong>it</strong>à crescente: leggera cefalea, caldane, ipersudorazione, crampi<br />
addominali con successive turbolenze peristaltiche, umore ecc<strong>it</strong>abile (da non confondere con<br />
ecc<strong>it</strong>ato), vertigini, convulsioni, emicrania, fischi alle orecchie, nausea, vom<strong>it</strong>o.<br />
Arrivati alla dissenteria, mie care seduttrici in erba, non disperate.<br />
Almeno non ancora.<br />
Piuttosto procuratevi asciugamani in abbondanza e rotoli di carta igienica a sufficienza da<br />
dispensare al vostro sedotto al momento opportuno. E mi raccomando, mentre costui ripara<br />
rovinosamente nel vostro bel bagnetto a piastrelle bianche e rosa e tendine di pizzo, ev<strong>it</strong>ate di<br />
tapparvi le orecchie e chiamare la polizia per confessare il vostro misfatto in preda ai rimorsi di<br />
coscienza: meretrici che non siete altro, sareste solo denunciate.<br />
In attesa che passi la bufera, potete sempre mettervi a leggere una di quelle riviste di moda che<br />
vi piacciono tanto.<br />
39
MARE CALMO.<br />
BISOGNO DI.<br />
Don Pasta<br />
Scendo giù verso Salento. Radice mia, ma<br />
ora sono di Francia. Mia via di fuga per<br />
provare a restare artisti in uno stato che<br />
protegge l’arte e chi la fa. Alla<strong>it</strong>alia no.<br />
Ti bucano tasche già vuote. Sei v<strong>it</strong>tima di<br />
stato assente, sinistri burocrati democratici<br />
e produttori che pensano solo al mercato,<br />
come se vendere arte e lavatrici fosse stessa<br />
cosa<br />
Forse per questo chiedo consiglio al mare<br />
del mio sud maledetto che resta in me<br />
sangue. C’è tramontana, bella da vedere ad<br />
est. Ma ho necess<strong>it</strong>à di acqua piatta, anche<br />
perchè ho voglia di mangiare pesce davanti<br />
al mare.<br />
A casa ho trovato un vecchio cd che mi<br />
accompagna in auto. Dentro ci sono i Violent<br />
Femmes, i Died Pretty, i Chesterfield Kings,<br />
gli Psychedelic Furs. Storie tra post punk e<br />
new wave. Furono nuove onde negli ottanta<br />
reaganiani. Mi sa che come in quegli anni<br />
ci sia bisogno di un po’ di sano rock’n’roll<br />
per resistere.<br />
40 <strong>SCRITTO</strong> <strong>MISTO</strong><br />
Vado verso l’ovest, a Sant’Isidoro. Zona<br />
di pesce fresco, gamberi rossi e molluschi<br />
crudi. E poi pesce povero, che siano sarde,<br />
argentini, alici. Insomma, ciò che si vede<br />
arrivare di fresco in motorino direttamente<br />
dal porto, semplicemente fr<strong>it</strong>to,<br />
accompagnandolo con provolone piccante.<br />
Prima faccio il bagno a Santa Caterina.<br />
La odiavo da piccolo. Era tutta roccia. Non<br />
c’era spiaggia per giocare a palla. Ma forse<br />
intuii anche che era anfratto di borghesi<br />
imbols<strong>it</strong>i. Non li ho mai amati. Come ora.<br />
Preferisco piuttosto parlare con il cap<strong>it</strong>ano<br />
del peschereccio, che getta ami, come<br />
fossero fili tra lui e gli altri. Non ha tempo<br />
per smancerie. Deve pensare a guardare il<br />
mare, che è oggetto indefin<strong>it</strong>o per cercare<br />
direzioni e raccogliere pesce per rimanere<br />
con i piedi per terra. Non facile la v<strong>it</strong>a di<br />
marinaio.<br />
Mi dice che “il socialismo è morto viva il<br />
socialismo”. Mi aiuta a superare il lutto
perchè è momento di nasc<strong>it</strong>a. Importante<br />
sentirselo dire da chi ha spalle larghe di<br />
tante resistenze di mari in tempesta. Io,<br />
le mie, le sento ancora fragili. La morte<br />
di quella idea sospesa nel cuore resta per<br />
ora perd<strong>it</strong>a. Ma tendo sempre a fidarmi del<br />
cap<strong>it</strong>ano della nave. E’ uomo coraggioso.<br />
Violent Femmes<br />
Strano figlio dellla epoca post punk. Ma<br />
non fu il solo. Il punk fu l’onda che diede<br />
fine agli assoli masturbatori degli anni ‘70<br />
di Genesis, Yes e Pink Floyd e vari. Dopo<br />
ci fu la no wave, la new wave, il r<strong>it</strong>orno del<br />
garage, il dark. In nessuno di questi generi<br />
c’era una sola traccia di assolo di ch<strong>it</strong>arra.<br />
Fondamentalmente era rock’n’roll. Energia.<br />
I Violent Femmes lo erano. Mi domando se<br />
amassero anche loro i Clash nel loro country<br />
sgangherato che li rendeva profondamente<br />
americani. I primi due dischi restano<br />
clamorosi ancora oggi.<br />
Pesci fr<strong>it</strong>ti<br />
Visto che la ricetta è molto semplice vi<br />
spiego piuttosto come arrivare al tesoro.<br />
Ingredienti: tre giorni di vacanza, 650 km<br />
da Roma (o circa 1000 da Milano), 40 gradi<br />
centigradi di sole, cozze, vongole, vino<br />
rosato ghiacciato, provolone piccante, pesce<br />
blu fresco.<br />
Preparazione: Da Lecce andare verso<br />
Nardò, perdersi nelle stradine del centro,<br />
(magari fate un giro assurdo verso Galatina<br />
per assaggiare i pasticciotti di Ascalone).<br />
Andate verso il mare. Passeggiata nel bosco<br />
di Porto Selvaggio. Mare a strapiombo. Non<br />
si resiste. Bagno in qualsiasi stagione. Poi<br />
si va verso nord. Dopo poco c’è Sant’Isidoro.<br />
A t<strong>it</strong>olo informativo il miglior pesce da<br />
friggere è quello più piccolo. Gli argentini<br />
sono eccezionali ed è meno probabile che<br />
siano surgelati, al contrario di calamari e<br />
gamberetti. I purp<strong>it</strong>ieddhri sono clamorosi.<br />
<strong>SCRITTO</strong> <strong>MISTO</strong><br />
41
YOUR ASS,<br />
SIR JOHN<br />
Dario Goffredo<br />
Yuri aveva appena fin<strong>it</strong>o di montare la scaletta. Tutto a posto, il palco era pronto. Ora<br />
toccava a Carletto e ai suoi ragazzi con le americane e dopo sarebbe stata la volta di<br />
Cesare col service audio.<br />
Ma se Yuri aveva montato anche la scaletta e il palco era pronto, allora quel bullone che<br />
Ugo si r<strong>it</strong>rovava in tasca di dov’era?<br />
Un bullone, un cazzo di bulloncino da sei che rischiava di far crollare rovinosamente il<br />
palco con tutte le luci e tutte la casse. Un disastro. Si poteva sfiorare la tragedia.<br />
Ugo era lì, come imbambolato che fissava il palco e si rigirava tra le d<strong>it</strong>a il bullone, senza<br />
avere il coraggio di dire a qualcuno cosa stava per succedere.<br />
Ripassò a mente tutte le fasi di montaggio del palco. Un palco piccolo, 14 metri di fronte<br />
per 8 di profond<strong>it</strong>à, non come quelli usati da Ligabue per il suo famoso concertone con<br />
42 <strong>SCRITTO</strong> <strong>MISTO</strong>
quattro palchi, dove il Liga saltellava da<br />
un palco all’altro per fare quattro spettacoli<br />
diversi in una sola serata.<br />
Quella sera Ugo non c’era, impegnato alla<br />
festa patronale del suo paese. Chi c’era stato<br />
aveva raccontato cose straordinarie: 200<br />
tecnici per una serata, esclusi gli elettricisti<br />
che da soli erano una quindicina. Il Liga è il<br />
Liga, non c’è che dire.<br />
Anche stasera non sarebbe stato male,<br />
anzi: Sir Elton John nella sua unica data<br />
<strong>it</strong>aliana, Venezia, 9 luglio 2008. Elton<br />
John, circa 360 milioni di dischi venduti.<br />
Pazzesco. E stavolta Ugo c’era.<br />
C’era Ugo, con il suo cazzo di bullone in<br />
tasca.<br />
Aveva fatto tutto per bene, come al sol<strong>it</strong>o:<br />
aveva segu<strong>it</strong>o i ragazzi uno per uno in ogni<br />
fase di montaggio del palco, da quando<br />
avevano scaricato il camion, alle cinque di<br />
mattina, sino ad ogni singolo, tubo, ogni<br />
singolo pannello, ogni singolo bullone. Già<br />
ogni singolo bullone, come quello che gli era<br />
rimasto in tasca.<br />
Decise di andare a prendere una birra,<br />
in fondo se la mer<strong>it</strong>ava, erano stati bravi<br />
e avevano fatto in fretta, ora toccava agli<br />
altri. Erano stati bravi, tutto perfetto,<br />
tranne un piccolo bullone.<br />
Andando verso il bar Ugo incrociò Carletto,<br />
il responsabile delle americane. Un<br />
ragazzone a posto Carletto, romano de<br />
Roma, un metro e 92 centimetri per 140<br />
chili. «Niente muscoli – si vantava Carletto<br />
– solo trippa e patate».<br />
Si salutarono «Seratona eh?» «Se va tutto<br />
bene, cazzo, ce sarà ‘n sacco de ggente»<br />
rispose Carletto, e Ugo sentì una goccia<br />
di sudore che gli scendeva lungo l’ascella<br />
destra.<br />
Pr e s e u n a b i r r a e b e v v e a g r a n d i s o r s a t e P e r<br />
c e r c a r e d i c a l m a r s i.<br />
Già lo scorso anno la data veneziana<br />
del baronetto era saltata per problemi<br />
organizzativi. Non voleva certo essere lui<br />
quest’anno il problema organizzativo.<br />
ri P a s s ò a n c o r a u n a v o l t a m e n t a l m e n t e<br />
t u t t i i P a s s a g g i, m a n o n r i u s c i v a a c a P i r e<br />
d o v e P o t e s s e e s s e r e l’i n g h i P P o.<br />
Il palco, di fronte alla Basilica di San Marco,<br />
era quasi inghiott<strong>it</strong>o dai monumenti che<br />
aveva intorno. Una cosa bella, poche luci,<br />
grande spazio all’immaginazione, brava la<br />
produzione. Del resto era Elton John da<br />
solo col piano, mica gli potevi dare un palco<br />
di mille metri quadrati e 7000 kilowatt di<br />
impianto.<br />
Po c o P r i m a d e l t r a m o n t o c o m i n c i a a d<br />
a r r i v a r e l a g e n t e. ge n t e f i c a, m i c a l e b a n d e<br />
d i d e P r a v a t i a c u i e r a a b i t u a t o ug o a t u t t i<br />
c o n c e r t i c h e a v e v a f a t t o. de l r e s t o, l ì, a<br />
ve n z i a, in P i a z z a san mar c o, s e v u o i u n a<br />
b o t t i g l i e t t a d’a c c u a m i n e r a l e d e v i P a g a r e<br />
d i e c i e u r o, m i c a u n a s a g r a d i P a e s e.<br />
E mentre la gente è ancora lì che cerca il<br />
posto, facendo un casino della madonna,<br />
che manco a una sagra di paese, arriva<br />
lui, il cavaliere di sua maestà la regina<br />
d’Inghilterra, God save the Queen,<br />
comincia canticchiare Ugo, anzi God save<br />
Sir John, visto il maledetto bullone, che<br />
girava ancora nella tasca di Ugo.<br />
e m e n t r e il b a r o n e t t o P o g g i a v a il P i e d e s u l l a<br />
s c a l e t t a, ug o, a c i r c a 50 m e t r i d a l P a l c o,<br />
v i d e c h i a r a m e n t e il b u l l o n e m a n c a n t e. er a<br />
il b u l l o n e c h e t e n e v a l’u l t i m o t r a t t o d e l<br />
P a s s a m a n o d e l l a s c a l e t t a, P r o P r i o q u e l l o<br />
c h e s t a v a P e r t o c c a r e el t o n Jo h n.<br />
Ugo cominciò a correre facendosi largo<br />
tra i tecnici e la secur<strong>it</strong>y che lo guardava<br />
inebet<strong>it</strong>a. Qualcuno cercò di fermarlo, sentì<br />
bestemmia in veneziano, in milanese, in<br />
romano, in napoletano, tutte le lingue del<br />
mondo dei concerti.<br />
ne l m o m e n t o in c u i il t u b o d i m e t a l l o s i<br />
s t a c c ò d a g l i a l t r i s o t t o l a P r e s s i o n e d e l l a<br />
m a n o d e l P i a n i s t a i n g l e s e, c h e s e n t e n d o<br />
m a n c a r e l a P r e s a s c i v o l ò a l l’i n d i e t r o, ug o<br />
e r a l ì, c o n l e s u e m a n o n e s u l c u l o n o b i l e d i<br />
el t o n Jo h n, c h e s e n z a s c o m P o r s i, l o g u a r d ò,<br />
e s a l ì s u l P a l c o.<br />
Salutò il pubblico e attaccò con Your song,<br />
un po’ impacciato al piano e con la voce che<br />
sembrava stesse per rompersi.<br />
Ugo pensò che era l’eroe silenzioso dei<br />
veneziani e decise che adesso una lunga<br />
sorsata di rum se l’era mer<strong>it</strong>ata davvero.<br />
e P o i c h i s s à m a g a r i a sir J o h n l e s u e m a n i<br />
s u l c u l o g l i e r a n o P u r e P i a c i u t e.<br />
<strong>SCRITTO</strong> <strong>MISTO</strong><br />
43
Se<strong>it</strong>an<br />
Demenza fanciullesca approssimativa,<br />
v<strong>it</strong>amina b12 in dissuetudine. Corse in<br />
campagna, sassi e cascine, pozzanghere<br />
sporgenti in democrazie arruggin<strong>it</strong>e. Le<br />
piante grasse hanno le spine al posto dei<br />
capelli. Impassibil<strong>it</strong>à ci separa come lattine di<br />
alluminio vuote, metalli nell’acqua di cottura,<br />
se<strong>it</strong>an assente nel paniere di rilevazione.<br />
Polimeri di l<strong>it</strong>io voglion dire tante cose.<br />
Betäubungsm<strong>it</strong>tel<br />
Polsi rotti in tagli e sogni, emozioni colte,<br />
candeggina long drink. Fame pesta e spasmi<br />
dinamici per contesti violenti. Ridondanza ed<br />
abuso, riuso.<br />
Coibentazione<br />
Distributore automatico di scuse, accumulatore<br />
programmato di rottura, assenza. Modulo<br />
ab<strong>it</strong>ativo cerebrale sotto sfratto, reintegro,<br />
sollec<strong>it</strong>udine. Senza avanzo primario, in<br />
codice binario, uno, zero, uno, uno, zero.<br />
CinemAlt<br />
Asfalto deturpato, statue glabre asessuate<br />
che si sdraiano, rivolgono improperi ai<br />
benpensanti, al centro di sorgenti scrosci<br />
pregni di irrequietudine, funesta forza avversa<br />
ci prepara a viaggi stolti, quasi come stare<br />
senza le pasticche, in riva al bordo del salone,<br />
forse è sangue, forse è spremuta d’opinione.<br />
Coltello nelle tende, cinquanta metri verticali,<br />
fuori dal rigoglio, un’altra statua già sdraiata.<br />
Tra invetriate rotte e scarselle aperte pronte<br />
a raccogliere un finale.<br />
Chemtrails<br />
Il colore del volto tende a meno infin<strong>it</strong>o, sotto<br />
una valanga di polveri il vento non è aria,<br />
sentimenti e voci. Magari aspetto che sia<br />
venerdì, potremmo rotolarci nel calcestruzzo<br />
fresco e rimanere incastrati, bloccati nei nostri<br />
sguardi migliori. La neve acida, la terra con gli<br />
scarti industriali, le strisce chimiche nel cielo,<br />
nell’acqua micron di contaminazione. Vederti<br />
sorridere davanti la tv, acquistare sempre<br />
qualcosa di nuovo ed inutile per colmare gli<br />
scompensi affettivi. Con un ettaro di buone<br />
intenzioni puliremo l’amore dal catrame, i<br />
panni sporchi da sol<strong>it</strong>udine, indifferenza.<br />
Palline di argilla e sementi libere da ogm<br />
cadranno dal cielo, prima che nuove forme di<br />
alterazioni ambientali ci faranno scoprire la<br />
correlazione tra l’avid<strong>it</strong>à e il denaro.<br />
Livi(d)o<br />
<strong>SCRITTO</strong> <strong>MISTO</strong><br />
45
PICCOLA STORIA DI<br />
UN SARI INDIANO<br />
Luisa Ruggio<br />
46 <strong>SCRITTO</strong> <strong>MISTO</strong>
Era un sari rosso e blu. Con dei piccoli punti di giallo.<br />
Viveva da qualche parte, nei cassetti di mia madre.<br />
Veniva srotolato con una cerimonia di risa, leggere, dentro la stanza di luce chiara.<br />
Quando mi ci avvolgevo ancora dentro, quando riuscivo ad esserne sovrastata, era come<br />
danzare in un corridoio di seta, espansa dal vento che sale dalle mani.<br />
Proprio dal palmo delle mani, quando sono aperte e vuote.<br />
Radiose.<br />
Della seta aveva l’odore, un retrogusto di prato ma con un pò di pioggia estiva e, soprattutto,<br />
le dolci note di un profumo che lei usava da ragazza.<br />
Quando ancora era la sposa bambina e portava i capelli raccolti in una lunghissima treccia<br />
ebano.<br />
Il sari era un regalo di mio padre, insieme a una collana che si indossava sulla fronte,<br />
dove una goccia di lapislazzulo scendeva - come una freccia capovolta - tra sopracciglia<br />
perfettamente curve.<br />
Noi credevamo nostra madre una principessa indiana, andavamo farneticando che Fasano<br />
fosse una provincia scampata al Gange.<br />
Ce l’aveva messa in testa nostro padre quella convinzione, così il primo Oriente che ci<br />
incantò fu lo sguardo di lei, un pò olivastra, con quel sari assurdo che indossava con<br />
disinvoltura ed eleganza, come se nella v<strong>it</strong>a non avesse mai fatto altro.<br />
Stendeva il sari su un filo da bucato, teso nel giardino sul retro di casa, dov’erano i peschi<br />
che irradiavano luce rosa. Nelle camere del sonno.<br />
Camere dove perlopiù si vegliava, su libri illustrati e casette di legno con piattini in<br />
miniatura su mensole larghe quanto il mignolo di un bambino piccolo, che servivano per<br />
i pasti dei folletti nani.<br />
Il vento giocava col sari, sugli alberi scivolavano le nuvole - viola - di periferia, che una<br />
volta lasciarono il posto a una tromba d’aria tremenda, buona a tapparci in casa ad<br />
aspettare il pane fr<strong>it</strong>to e il momento in cui la luce sarebbe andata via.<br />
Consentendo, finalmente, l’uso della vecchia lampada da campo, che ci portava in una<br />
nicchia del salotto, a improvvisare un safari.<br />
Altri approdi.<br />
Il sari viveva una v<strong>it</strong>a propria, come alcuni altri oggetti di mia madre.<br />
Una caraffa verde per il vino da tavola e un’abatjour con le frange rosa antico, che<br />
rilasciava - sulla carta da parati di materia azzurra - una specie di albore da sogno.<br />
Una coperta morbida che per noi era un prato e conciliava il sonno, coi dialoghi di film in<br />
bianco e nero in sottofondo.<br />
Ogni tanto il sari spariva, finché un giorno non comparve più.<br />
Forse apparve lungo un muro di cinta, inchiodato, come un arazzo esotico.<br />
Forse si fece fune dentro un cesto di vimini, fin<strong>it</strong>o tra gli scatoloni di un garage o in una<br />
valigia della controra.<br />
Magari rimase nella cassettiera arancio, sotto la fotografia di un antenato al quale nessuno<br />
è mai riusc<strong>it</strong>o a dare un nome.<br />
Tra cofanetti pieni di gioielli mai indossati e lettere che noi non dovevamo imparare a<br />
leggere, tenute con un elastico opportunamente rosso.<br />
Mia madre non accenna mai al suo sari, a quando era una principessa indiana che<br />
dimenticava puntualmente di dare l’acqua alle calle.<br />
Forse il sari si è lim<strong>it</strong>ato a diventare invisibile, rispettando la prima regola delle cose<br />
trovate, proprio quando sono andate perdute: attenersi solo a ciò che non si vede.<br />
<strong>SCRITTO</strong> <strong>MISTO</strong><br />
47
NESSUN TITOLO<br />
PER LA VITA DI UN<br />
POVERO MARTIRE<br />
Rossella Macchia<br />
Buio. Silenzio. Uno strano...O-D-O-R-E. Tirò su col naso e cominciò a muoversi. Un<br />
passo davanti all’altro. Passo da equilibrista. Scarto. Correre.<br />
Sprofondare nel piacere sentendosi accarezzare dalle innumerevoli particelle d’aria<br />
spostate. Un ricordo: breve fotogramma...lei...gli si strofinava contro...??????...mille<br />
domande, inutili per chi ha scelto di cambiare v<strong>it</strong>a.<br />
Una piazza. Una donna. Un grido. Hanno rubato la statua di S. Agostino.<br />
Sole. Sole caldo. C-A-L-D-O. Sono sceso all’aereoporto di Costantina. A 120 km ad est si<br />
trova la mia casa. Domani sarò lì, voglio essere riposato quando riprenderò in mano la<br />
mia v<strong>it</strong>a.<br />
insonniainsonniainsonniainsonniainsonniainsonnia...cerco di riprendere sonno<br />
ripetendolo più volte. Niente da fare. Scendo in strada, compro del fumo per rilassarmi<br />
e un’ora di piacere, nel caso non dovesse funzionare. È una donna orribile. Brutta. L’ho<br />
scelta perché puzzava. Un sudore fetido, al bromo. Un tiro di canapa indiana...faccio<br />
finta di essere stord<strong>it</strong>o: mi piace sembrare indifeso ed essere pronto invece a saltarle<br />
48 <strong>SCRITTO</strong> <strong>MISTO</strong>
alla gola e soffocarla. Mi sta tirando giù i pantaloni, mi guarda negli occhi e io mi sono<br />
già perso nella sua bocca. Non è brava, è solo una puttana come tante altre. Mi lascio<br />
venire.<br />
Steppe, cespugli, cespugli, piccole lepri. Il treno è il migliore mezzo di locomozione.<br />
Lontano, il fiume. Tra circa mezz’ora attraverseremo ‘la casa del fiumè. Da bambino<br />
chiamavo così la vallata dove scorre il Megerda. Stazione di Souk-Ahras, sono arrivato.<br />
Un piccolo uomo, una voce, troppi falsetti. Ė un prete fortunato. Molti fedeli assistono<br />
alle sue messe perché nella sua piccola chiesetta è custod<strong>it</strong>a la statua di S. Agostino.<br />
Però da ieri tutta la parrocchia è in allarme perché non ha più il suo santo da adorare.<br />
Don Ottavio incontrerà il vescovo, bisogna prendere una decisione...brr, solo a pensarci<br />
gli vengono i brividi. In tutta la sua v<strong>it</strong>a è sempre stato esonerato dal prendere decisioni.<br />
I suoi gen<strong>it</strong>ori l’avevano voluto prete, aveva preso i voti. Era una v<strong>it</strong>a tranquilla, nessun<br />
imprevisto. Le stesse parole lette ogni giorno, gli stessi peccati da perdonare con le<br />
stesse preghiere. E ora invece...Il vescovo, il suo anello, la sua decisione. I fedeli devono<br />
riavere il santo a tutti i costi.<br />
Sono qui ormai da due giorni. Monica non c’è. Speravo di trovarla ad aspettarmi.<br />
Stronza...per aria i suoi vest<strong>it</strong>i, i suoi libri da collezione, i quadri d’arredamento.<br />
Bastarda, sapeva che sarei arrivato. Ė fugg<strong>it</strong>a. Ha influenzato le mie scelte, ha pilotato<br />
la mia v<strong>it</strong>a ed ora...Strani pensieri...Non conoscerai mai tuo figlio...Esisterà ancora<br />
Seybouse Bar? Un whisky mi aiuterà a dimenticare la sua faccia di merda. Non ho<br />
mai bevuto alcolici in tutta la mia v<strong>it</strong>a ma questo mi sembra un ottimo miscuglio di<br />
eupeptici...Prenderò il primo volo per Roma, quando avrò smalt<strong>it</strong>o la sbornia.<br />
Una piazza. Un’altra donna. Hanno r<strong>it</strong>rovato la statua di S. Agostino.<br />
Cosa ci faccio qui ammanettato. Glielo ripeto, il mio nome è Aurelio Agostino. Sono<br />
nato a Souk-Ahras ma sono c<strong>it</strong>tadino <strong>it</strong>aliano come mio padre Patrizio Agostino, nato<br />
a Roma. Controlli i documenti, sono in regola. L’ho detto anche a quelli della dogana<br />
quando mi hanno arrestato.<br />
Don Ottavio sbircia dal vetro della porta. Ne è sicuro: è lui, S. Agostino. Il commissario<br />
spiega che c’è una procedura da rispettare ma la S-T-A-T-U-A r<strong>it</strong>ornerà al suo<br />
posto di lì a due giorni. In quanto ai responsabili del furto, stanno ancora cercando.<br />
Insonniainsonniainsonniainsonniainsonniainsonnia per tutta la notte. L’alba. Vengono<br />
a liberarmi...cosa? IO proprietà della Chiesa?! Sono un uomo, non sono un santo.<br />
Folla, folla, parole solenni, corteo, messe, messe. Aurelio nella nicchia, vest<strong>it</strong>o a festa.<br />
Ha provato a spiegare le sue ragioni, anche al Papa.<br />
“Non uscire più da te stesso, r<strong>it</strong>orna in te”...Ma io...io...non...<br />
“Se troverai ancora mutevole la tua natura, trascendi anche te stesso...”<br />
Facile per il Papa, non facile per Aurelio.<br />
Sono qui immobile ad ascoltare le confessioni, le preghiere, i deliri di questi folli fedeli<br />
che hanno preteso il loro martire. Ascolto il silenzio. Ho spento i miei desideri perché un<br />
albero non può amare nulla di ciò che ha movimento e sensibil<strong>it</strong>à.<br />
Una donna. Monica. Una statua. S. Agostino.<br />
“Tesoro, ho dovuto farlo, per il tuo bene. Avevo sognato per te un futuro grandioso. Ti ho<br />
fatto diventare senatore. Dovevi stare lì ad ascoltare, fare quello che i più potenti di te ti<br />
chiedevano di fare. Hai rovinato tutto. Per cosa, per essere un uomo libero? Saresti stato<br />
infelice. Ora sarai di nuovo adorato. Devi stare solo immobile. Prima ti ho fatto pol<strong>it</strong>ico,<br />
ora ti ho fatto Santo. Non è forse questo il comp<strong>it</strong>o di una buona madre?<br />
Buio. Silenzio. Riposa, Agostino...<br />
Insonniainsonniainsonniainsonniainsonniainsonniainsonniainsonnia......<br />
<strong>SCRITTO</strong> <strong>MISTO</strong><br />
49
INGREDIENTI<br />
Marco Montanaro<br />
Ha pubblicato racconti su varie web<br />
zine, scrive per <strong>Coolclub</strong>.<strong>it</strong> di musica<br />
e letteratura, collabora con Lupo<br />
Ed<strong>it</strong>ore, presto sarà pubblicato il suo<br />
primo libro.<br />
Omar di Monopoli<br />
Classe 1972 vive e lavora a Manduria,<br />
nella patria del Prim<strong>it</strong>ivo. Nel 2004<br />
ha firmato la sceneggiatura di La<br />
caccia, cortometraggio inser<strong>it</strong>o nel<br />
lavoro collettivo A Levante prodotto<br />
dalla Provincia di Lecce e dalla<br />
Saietta Film di Edoardo Winspeare.<br />
Dopo il fortunato Uomini e cani è<br />
usc<strong>it</strong>o in questi giorni il suo nuovo<br />
romanzo Ferro e fuoco, sempre per<br />
Isbn.<br />
Osvaldo Piliego<br />
Trentenne fondatore della<br />
Cooperativa <strong>Coolclub</strong> è il direttore<br />
della rivista che state leggendo.<br />
Batterista degli PsychoSun. Ha<br />
concluso il suo primo romanzo. Prima<br />
che venga pubblicato sta cercando di<br />
finire il secondo.<br />
Nino G. D’Attis<br />
Nato nel 1966, vive attualmente tra<br />
Roma e il Salento. Ha pubblicato<br />
articoli e racconti su numerose riviste.<br />
È tra i fondatori della web-zine www.<br />
blackmailmag.com. Ha esord<strong>it</strong>o per<br />
Marsilio con il romanzo Montezuma<br />
airbag your pardon. A settembre<br />
uscirà l’atteso Mostri per le masse.<br />
Elisabetta Liguori<br />
Classe1968, vive e lavora a Lecce.<br />
Il suo primo romanzo Il cred<strong>it</strong>o<br />
dell’imbianchino (Argo) è stato<br />
50 <strong>SCRITTO</strong> <strong>MISTO</strong><br />
finalista al Premio Berto e al Premio<br />
Carver 2005. Collabora con riviste<br />
letterarie tra cui «Nuovi argomenti».<br />
Nel 2007 ha pubblicato Il Correttore<br />
con Pequod edizioni.<br />
Rakelman<br />
Pseudonimo di un 29enne leccese<br />
emigrato a Modena, eterno studente<br />
di Lettere, membro della band<br />
Normofobia e recensore solo empatico<br />
(?) per <strong>Coolclub</strong>.<strong>it</strong><br />
Tony Sozzo<br />
Trentaquattro anni, nato a Carmiano,<br />
laureato in lettere moderne, ama la<br />
letteratura e quelli che considera i<br />
suoi massimi livelli (Svevo, Cèline<br />
Sartre, kafka). Adora Woody Allen<br />
(anche come musicista) e Sergio<br />
Caputo (anche come scr<strong>it</strong>tore) e ama<br />
la musica nera nelle sue forme più<br />
espressive dal jazz al funky. Nel<br />
2006 ha pubblicato con Lupo Ed<strong>it</strong>ore<br />
L’eterna cosa peggiore, suo primo<br />
romanzo. Il prossimo uscirà a breve.<br />
Rossano Astremo<br />
Nato nel 1979 a Grottaglie (Ta), è<br />
giornalista pubblicista. Scrive per<br />
il “Nuovo Quotidiano di Puglia”. È<br />
il curatore del periodico di scr<strong>it</strong>tura<br />
e cr<strong>it</strong>ica letteraria Vertigine. Ha<br />
pubblicato Corpo poetico irrisolto,<br />
ed<strong>it</strong>o dalla Besa nel 2003; Jack<br />
Keroauc. Il violentatore della prosa<br />
(Icaro Ed<strong>it</strong>ore, 2006); la raccolta di<br />
versi L’incanto delle macerie (Icaro<br />
Ed<strong>it</strong>ore, 2007). Suoi testi cr<strong>it</strong>ici<br />
e creativi sono sparsi su riviste<br />
cartacee, webzine e antologie.
Luciano Pagano<br />
Nato a Novara nel 1975, attualmente<br />
vive e lavora a Lecce. Dirige la rivista<br />
elettronica Musicaos.<strong>it</strong> - uno sguardo<br />
su poesia e letteratura dove pubblica<br />
racconti e interventi di cr<strong>it</strong>ica<br />
letteraria con particolare attenzione<br />
alle scr<strong>it</strong>ture nuove e emergenti;<br />
con la Besa Ed<strong>it</strong>rice, fa parte della<br />
redazione (dal 2004) e dirige dal 2007<br />
Tabula Rasa, rivista di letteratura<br />
invisibile. Il suo romanzo int<strong>it</strong>olato<br />
Re Kappa (Besa Ed<strong>it</strong>rice), è stato<br />
pubblicato nel marzo del 2007.<br />
Eva Clesis<br />
Classe 1980 vive e lavora a Bari.<br />
Inizia a scrivere a ventuno anni e nel<br />
2004 pubblica sotto pseudonimo sulle<br />
riviste Verso Arts et Lettres e Nuova<br />
Prosa. A cena con Lol<strong>it</strong>a è il suo primo<br />
romanzo. A breve uscirà il suo nuovo<br />
lavoro dal t<strong>it</strong>olo Guardrail.<br />
Don Pasta<br />
Don Pasta selecter è un djeconomista,<br />
appassionato di<br />
gastronomia che prova ad unire le sue<br />
passioni e conoscenze con il progetto<br />
“Food sound system, manuale pol<strong>it</strong>ico<br />
di gastronomia musicale” che negli<br />
anni è stato un libro e uno spettacolo<br />
teatrale che porta in gira in Italia e<br />
all’estero. Collabora con numerose<br />
testate.<br />
Dario Goffredo<br />
Quando <strong>Coolclub</strong>.<strong>it</strong> era ancora una<br />
fanzine in bianco e nero, la quarta<br />
di copertina era firmata da questo<br />
trentaquattrenne. Lavora nel mondo<br />
della comunicazione e ha partecipato<br />
a numerose riviste. Un suo racconto è<br />
fin<strong>it</strong>o nella raccolta Tu quando scadi<br />
della Manni.<br />
Livio Polini, alias Livi(d)o<br />
Nato nel 1980 a Lecce vive a Trento.<br />
Cura la rubrica letteraria “Lividi<br />
Artistici”, scrive poesie, racconti ed<br />
articoli giornalistici per conto della<br />
rivista culturale “Univers<strong>it</strong>ando”<br />
di Trento. Scr<strong>it</strong>tore di recensioni<br />
musicali (pop alternativo, rock ed<br />
elettronica) per la rivista “<strong>Coolclub</strong>.<br />
<strong>it</strong>”. È fondatore e direttore, insieme<br />
a Fever Asym, della netlabel<br />
“Muertepop” (www.muertepop.<br />
com). Musicista e compos<strong>it</strong>ore (brani<br />
di elettronica sperimentale) e dj<br />
(selezione indie), ha all’attivo svariati<br />
live oltre che dj-set, partecipazioni a<br />
festival.<br />
Luisa Ruggio<br />
Giornalista e scr<strong>it</strong>trice, vive e lavora a<br />
Lecce. Ha scr<strong>it</strong>to saggi sul cinema e la<br />
psicanalisi. Il suo romanzo d’esordio<br />
Afra ha vinto tre premi letterari. È<br />
autrice del blog dedicato alla scr<strong>it</strong>tura<br />
Dentro Luisa (www.luisaruggio.blogs.<br />
<strong>it</strong>). La nuca è il suo secondo romanzo.<br />
Rossella Macchia<br />
Fondatrice del s<strong>it</strong>o Blackmailmag.<br />
com insieme a Gianni D’Attis, vive e<br />
lavora a Roma. I suoi racconti sono<br />
sparsi nel web.<br />
<strong>SCRITTO</strong> <strong>MISTO</strong><br />
51
EVENTI<br />
20 agosto - Masseria Torc<strong>it</strong>o - Cannole (Le)<br />
SUD EST INDIPENDENTE<br />
Mercoledì 20 agosto presso la Masseria Torc<strong>it</strong>o<br />
di Cannole (Le) Gogol Bordello, Opa Cupa,<br />
Mascarimirì, Les Troublamours, Jolaurlo e<br />
Cucuwawa saranno i gruppi che daranno v<strong>it</strong>a<br />
alla terza edizione del Sud Est Indipendente,<br />
organizzata da <strong>Coolclub</strong>, Alta Fedeltà Produzioni,<br />
11/8 records e Albania Hotel con il patrocinio di<br />
Provincia di Lecce e Comune di Cannole.<br />
Nelle due precedenti edizioni del festival (tra<br />
Otranto e Gallipoli) sul palco si sono alternati<br />
Baustelle, Bugo, Skatal<strong>it</strong>es, Vallanzaska,<br />
Verdena, Tre Allegri Ragazzi Morti, Fido Guido,<br />
Makako jump, Villa Ada Posse, Le<strong>it</strong>motiv,<br />
Spread Your Legs, Logo, Studio Davoli e molti<br />
altri.<br />
Questa terza edizione si sposta dalla costa<br />
nell’entroterra e punta in alto accogliendo i Gogol<br />
Bordello (nella foto a fianco), indubbiamente<br />
il fenomeno musicale degli ultimi cinque anni:<br />
punk, rock, folk, pop, scenici, coreografici,<br />
teatrali. I Gogol Bordello sono musica a 360<br />
gradi. Ormai sono richiestissimi ovunque, ma per<br />
l’Italia hanno un debole, prepariamoci dunque<br />
ad altre serate di pura festa in compagnia di<br />
questi gipsy punk che presenteranno il loro<br />
ultimo cd SuperTaranta. Dopo averli visti in<br />
concerto Madonna ha voluto il leader Eugene<br />
Hütz come protagonista del suo primo film da<br />
regista. Formatisi in un quartiere di New York<br />
nel 1993, sono conosciuti per i loro spettacoli<br />
frenetici e teatrali. Molte delle loro canzoni<br />
traggono ispirazione dalla musica tzigana,<br />
anche perché la maggior parte dei componenti<br />
è immigrato dall’Europa orientale, a partire<br />
dal loro leader Eugene Hütz allontanatosi<br />
dalla repubblica sovietica nel 1986 a causa del<br />
disastro di Chernobyl ed approdato a New York<br />
nel 1993. “I Gogol Bordello sono noti per parlare<br />
di sesso, pol<strong>it</strong>ica, v<strong>it</strong>a e di misteri riguardanti<br />
la nostra esistenza, il tutto mentre mostrano<br />
la loro originale ma forte visione della Nuova<br />
Intelligenza Ribelle – ovvero la capac<strong>it</strong>à di un<br />
individuo di interpretare oggetti e azioni in modo<br />
personale nonostante la propria autor<strong>it</strong>aria ed<br />
informale isteria” racconta il cantante Eugene<br />
Hütz.<br />
La band sarà preceduta dalle esibizioni di due<br />
dei gruppi salentini più apprezzati in Italia e<br />
all’estero Opa Cupa e Mascarimirì.<br />
«Opa Cupa» (leggi: «opa tzupa»), grido di<br />
esortazione alla danza degli zingari del Sud-<br />
Est Europa, nasce, in origine, con la ricerca del<br />
repertorio musicale dei Balcani, ma sempre più<br />
i testi e le musiche originali scr<strong>it</strong>ti da Cesare<br />
Dell’Anna, si incrociano con le sonor<strong>it</strong>à jazz e<br />
bandistiche tipiche della tradizione musicale<br />
del Sud Italia, diventando qualcosa di nuovo<br />
e originale. I Mascarimirì, con il loro sound<br />
originale, dalla pizzica al punk-dub tarantolato,<br />
sono da sempre impegnati nella risignificazione<br />
della musica tradizionale salentina e attualmente<br />
in giro per l’Italia a promuovere con live set e<br />
show-case un prodotto davvero significativo, un<br />
dvd che non rappresenta solo il cammino della<br />
band, ma anche la storia di un Salento che negli<br />
ultimi anni ha visto rinascere e affermare a<br />
livello mondiale la sua musica e, in più generale,<br />
il suo patrimonio culturale. E di questa musica,<br />
i Mascarimirì sono degni eredi e prosecutori,<br />
rivelandosi, in tutta Italia e non solo, come uno<br />
dei progetti di world-music più affermati.<br />
Dalla Francia arrivano invece Les Troublamours.<br />
La tarantella G<strong>it</strong>ano Guinguette è la musica<br />
tradizionale di Tadgiguinia sparsa ai quattro<br />
venti dai suoi ambasciatori Troubadours: Les<br />
Troublamours! Gli ingredienti di questa musica<br />
sono, un po’ di tarantella, pizzicata per i r<strong>it</strong>mi<br />
indiavolati dalle virtù terapeutiche, un po’ di<br />
spir<strong>it</strong>o g<strong>it</strong>ano portato dagli Zigani venuti dall’est<br />
che sanno attingere nei repertori tradizionali dei<br />
paesi attraversati per rivis<strong>it</strong>arli; e infine, un po’<br />
di influenza delle guinguettes della belle époque<br />
dove la fisarmonica faceva ballare e cantare.<br />
Le sensibil<strong>it</strong>à musicali diverse di ciascuno dei<br />
Troublamours danno v<strong>it</strong>a alla Tarantella G<strong>it</strong>ano<br />
Guinguette, musica e parole vi si intrecciano,<br />
humour, speranza e rivolta si avviluppano. In<br />
apertura spazio a Jolaurlo e Cucuwawa.<br />
Ingresso 15 euro<br />
Info e prevend<strong>it</strong>e<br />
www.myspace.com/sudestindipendente<br />
EVENTI<br />
53
GIOVEDÌ 7 AGOSTO<br />
Spread Your Legs al Buenaventura (L<strong>it</strong>oranea<br />
San Cataldo – San Foca)<br />
Ariantica, Discanto (Festival delle Province) e<br />
Salentorkestra per La Notte della Taranta a<br />
Corigliano D’Otranto (Le)<br />
GIOVEDÌ 7 E VENERDÌ 8<br />
StreamFest presso la Fiera di Galatina (Le)<br />
GIOVEDÌ 7 E VENERDÌ 8<br />
Gondar Electro Festival al Parco Gondar di<br />
Gallipoli (Le)<br />
VENERDÌ 8<br />
Stella Grande e Anime Bianche, Xanti Yaca,<br />
Canzoniere Grecanico Salentino per La Notte<br />
della Taranta a Martignano (Le)<br />
SABATO 9<br />
Sergio Cammariere al Mavù di Locorotondo<br />
Ninfa Giannuzzi, Rosapaeda, Tamburellisti di<br />
Torrepaduli per La Notte della Taranta a Cursi<br />
(Le)<br />
DOMENICA 10 AGOSTO<br />
Magnapasta ad Altamura (Ba)<br />
Calici di stelle a Lecce<br />
Notte delle stelle al Parco Gondar di Gallipoli<br />
(Le)<br />
Set elettronici, drum’n’bass, jungle, house,<br />
techno, ma anche reggae, patchanka, ska e rock.<br />
Tra gli osp<strong>it</strong>i Kelly Stewart, la sexy dj vj danese<br />
ed il suo set house tecno, Cristian Carpentieri<br />
uno dei nomi più affermati della scena House<br />
salentina, Ecodek e la sua dance flor elettronica,<br />
Klansterparz, Dj Gub e dj Alek vjj, Salento<br />
Showcase, King Soundz, i senegalesi Afro Tam<br />
Drum Band, Nasty e molto altro ancora. www.<br />
parcogondar.com<br />
Nicola Conte a Locorondondo (Ba)<br />
Briganti di Terra d’Otranto, Menamenamò,<br />
Totarella, Malicanti per La Notte della Taranta<br />
a Marina Di Andrano (Le)<br />
LUNEDÌ 11<br />
Salento Summer Festival alla Masseria Torc<strong>it</strong>o<br />
di Cannole (Le)<br />
Torna uno degli appuntamenti più longevi<br />
dell’estate salentina. Organizzato da Alta<br />
Fedeltà Produzioni, con il patrocinio della<br />
Provincia di Lecce e del Comune di Cannole,<br />
il Festival giunge alla sua ottava edizione e si<br />
sposta al Parco Torc<strong>it</strong>o di Cannole con una serata<br />
al r<strong>it</strong>mo ragga e roots. Osp<strong>it</strong>i principali di questa<br />
edizione saranno Beenie Man “The king of the<br />
dance hall” (nella foto in alto), per la prima volta<br />
nel sud Italia, il numero uno nelle jam, artista<br />
che con Buju Banton e Sizzla negli anni ‘90 ha<br />
contribu<strong>it</strong>o a rilanciare il reggae internazionale; e<br />
Richie Spice, uno dei più promettenti giovani che<br />
seguendo le orme di Luciano incarna al meglio lo<br />
spir<strong>it</strong>o del reggae roots con testi impegnati e ricchi<br />
di coscienza. Sul palco i due artisti giamaicani<br />
saranno preceduti dai lucani Krikka Reggae, con<br />
i loro testi dialettali che trattano temi di grande<br />
attual<strong>it</strong>à locale, nazionale, internazionale, dai<br />
campani Jovine, con un’equilibrata miscellanea<br />
tra dub, ska e rocksteady di matrice partenopea,<br />
che poggia su un’indiscutibile impronta reggae,<br />
vero fulcro delle sonor<strong>it</strong>à, e dai Maquila<br />
Bbeba, che propongono sia melodie “Suffering<br />
Style”, accompagnate da testi improntati sulla<br />
riflessione, sia musiche “Enjoy Your Life” basate<br />
sull’allegria e su un Groove coinvolgente diretto<br />
e schietto.I sound system Bleizone, Ghetto Eden<br />
e Kaya Killa presenteranno, introdurranno<br />
e faranno ballare tutta la notte fino all’alba.<br />
Inizio ore 20.30. Ingresso 15 euro. Info www.<br />
salentosummerfestival.<strong>it</strong>$<br />
Mario Biondi a Torre Suda a Racale (Le)<br />
Sciacuddhuzzi, Arakne Med<strong>it</strong>erranea, Antonio<br />
Castrignanò per La Notte della Taranta a<br />
Carpignano Salentino (Le)<br />
DALL’11 AL 15<br />
Alterfesta a Cisternino (Le)<br />
Ricco programma per questo storico festival che<br />
osp<strong>it</strong>erà, tra gli altri, Juan Carlos Caceres &<br />
Tango Negro, The Skatal<strong>it</strong>es, Ray Wilson, Maceo<br />
Parker, Selton. Concerti a partire dalle 21.00.<br />
Ingresso libero Info www.alterfesta.<strong>it</strong><br />
MARTEDÌ 12<br />
Schiattacore, Scazzacatarante, Ensemble Notte<br />
della Taranta per La Notte della Taranta a<br />
Sternatia (Le)<br />
Marco Paolini e i Mercanti di Liquore a Casarano<br />
(Le)<br />
La rassegna Oltremare/entroterra del Comune<br />
di Casarano torna dopo un anno di pausa e<br />
prende il via con Marco Paolini e i Mercanti di<br />
Liquore (ore 21.30, Piazza Diaz) in Miserabili io<br />
e Margaret Thatcher. Ingresso libero. Info 0833<br />
514242 o www.comune.casarano.le.<strong>it</strong>.<br />
Edoardo Bennato a Minervino di Lecce<br />
EVENTI<br />
55
Jovanotti a Barletta<br />
Adria a Tuglie (Le)<br />
Notte bianca a Specchia (Le)<br />
Caparezza a Ostuni (Br)<br />
DAL 12 AL 15<br />
Gusto dopa al sole alla Masseria Torc<strong>it</strong>o di<br />
Cannole (Le)<br />
Nona edizione del raduno nazionale di reggae e<br />
hip hop organizzato dall’Associazione Culturale<br />
Musicale “Fa La Cosa Giusta” in collaborazione<br />
con Bass Culture. Anche quest’anno il GDaS<br />
offre quattro giorni di full immersion nella<br />
cultura reggae e hip hop, con grandi concerti live<br />
e gare musicali, avvalendosi della consulenza<br />
artistica di Dj Gruff per l’area rap e di Papa<br />
Gianni (Sud Sound System) per l’area reggae.<br />
Il festival prende il via martedì 12 agosto con<br />
un f<strong>it</strong>to programma di live: Junior Reid, Burro<br />
Banton, Treble & Rooz Family, Boomdabash,<br />
Moddi Mc, Kaos One e Dj Trix. Mercoledì 13<br />
agosto i protagonisti saranno ancora due leader<br />
del new roots giamaicano: Alborosie e Michael<br />
Rose La serata vedrà anche la partecipazione<br />
del br<strong>it</strong>annico Vibronics, dei piemontesi<br />
Dotvibes, ESA aka El Presidente, celebre leader<br />
di esperienze come OTR e Genteguasta, e due<br />
mostri veterani del turntablism Dj Skizo e<br />
Tayone. Giovedì 14 agosto sul parco di Torc<strong>it</strong>o<br />
saliranno i Sud Sound System per il loro unico<br />
grande live ad agosto nel salento, Dj Gruff &<br />
Sinfona<strong>it</strong>o, Marina, Papa Leu e Ranking Lele. Si<br />
chiude ballando con uno dei migliori bashment<br />
acts al mondo: Massive B sound system con il<br />
grande Bobby Konders dagli Stati Un<strong>it</strong>i. Il Gusto<br />
Dopa al sole conclude al sua programmazione a<br />
Ferragosto con un grande party a ingresso libero.<br />
Le finali e le premiazioni di tutte le gare musicali<br />
del festival, Valva sun contest, e dancehall queen<br />
contest, introdurranno una mega dancehall che<br />
si preannuncia torrida per la caratura dei suoi<br />
protagonisti: i berlinesi Supersonic sono una<br />
crew di punta della compet<strong>it</strong>iva scena tedesca,<br />
intratten<strong>it</strong>ori abili e carichi di dubplates. Al<br />
loro fianco i romani One Love Hi Pawa, il primo<br />
sound system reggae nato in Italia, amatissimi<br />
dal pubblico salentino. Un autentico dancehall<br />
summ<strong>it</strong> fra Italia e Germania. Informazioni e<br />
contatti. Costo singola giornata: 15 euro - Costo<br />
abbonamento: 40 euro. infoline 0832 325387 -<br />
347 7116479. www.gustodopaalsole.com<br />
MERCOLEDÌ 13<br />
Caparezza al Parco Gondar di Gallipoli (Le)<br />
Michele Salvemini, classe 1972, è di Molfetta, in<br />
provincia di Bari. La sua carriera inizia nel 1997,<br />
quando con lo pseudonimo Mikimix partecipa<br />
al Festival di Sanremo cantando il brano E la<br />
notte se ne va, contenuto nell’album d’esordio<br />
La mia buona stella. Dopo poco abbandona il<br />
primo pseudonimo e la sua anima “commerciale”<br />
e si trasforma in Caparezza (che in molfettano<br />
significa “testa riccia”). Nel 2000 esce per<br />
l’etichetta ExtraLabels Caparezza?! il suo<br />
secondo album contraddistinto da testi ironici e<br />
da influenze rap e drum’n’bass. Il cd Le ver<strong>it</strong>à<br />
supposte (2004) lo lanciano defin<strong>it</strong>ivamente<br />
anche grazie al tormentone Fuori dal tunnel (del<br />
divertimento). A marzo 2006 Caparezza pubblica<br />
Habemus Capa, una sorta di concept album in<br />
cui il cantante narra la sua morte e resurrezione<br />
artistica. Da pochi mesi è usc<strong>it</strong>o Le dimensioni del<br />
mio caos, un fonoromanzo (secondo la definizione<br />
dell’artista) che si propone come una sorta di<br />
colonna sonora di uno dei racconti presenti nel<br />
libro Saghe mentali. www.parcogondar.com<br />
EVENTI<br />
57
Luna Taranta, Agorà, Su’D’Est (con Marcello<br />
Colasurdo) e Officina Zoè per La Notte della<br />
Taranta a Zollino (Le)<br />
James Senese Napoli Centrale a Crispiano (Ta)<br />
Francesco De Gregori a Ostuni (Br)<br />
GIOVEDÌ 14<br />
Back2Back al Parco Gondar di Gallipoli (Le)<br />
Molte crew della scena Drum’n’Bass e Jungle,<br />
che si sfideranno colpo dopo colpo. Ci saranno<br />
i salentini Insintesi e dj Maik della Turntuble<br />
crew, Andypop della Basament Magazine da<br />
Roma, Alex G del 2Step di Napoli, Kuzan e<br />
Abstrax dell’Alteredbeats crew di Bari. Il tutto<br />
come sempre accompagnato da visual, con l’<strong>it</strong>alonewYorkese<br />
MemOne e Skio’king.<br />
Bachir Gareche al Buenaventura (L<strong>it</strong>oranea San<br />
Cataldo – San Foca)<br />
Un viaggio immaginario dall’Andalusia al<br />
Med<strong>it</strong>erraneo attraverso il flamenco, r<strong>it</strong>mi<br />
nordafricani e suoni <strong>it</strong>aliani. L’algerino Bachir<br />
Gareche ha suonato con Opa Cupa e Nura e<br />
vanta collaborazioni con musicisti del calibro di<br />
Kahled, Mami e Hasni. Sul palco Bachir (voce e<br />
percussione) è affiancato da Giuseppe Casuscelli<br />
(fisarmonica) e Massimo Bianco (ch<strong>it</strong>arra classica<br />
e flamerica). Ingresso gratu<strong>it</strong>o.<br />
Mario Salvi e i Cantori di Villa Castelli, Taranta<br />
Social Club e Compagnia di Scherma Salentina,<br />
Uccio Aloisi Gruppu per La Notte della Taranta<br />
a Castrignano dei Greci (Le)<br />
VENERDÌ 15<br />
Maceo Parker a Giovinazzo<br />
SABATO 16<br />
Giovanni Sollima ad Alberobello (Ba)<br />
Andrea Baccassino a San Cassiano (le)<br />
Banda Wagliò e Davide Torrente, Triace, Kamafei<br />
e Ipercussonici per La Notte della Taranta - Villa<br />
Comunale di Soleto (Le)<br />
DOMENICA 17<br />
I Calanti, Maria Moramarco e Uaragniaun e<br />
Daniele Durante per La Notte della Taranta a<br />
Calimera (Le)<br />
Venticinquemila Granelli di Sabbia di e con<br />
Alessandro Langiu a Torre Guaceto (Br)<br />
Day Off Festival alla Masseria Torc<strong>it</strong>o di Cannole<br />
(Le)<br />
Gavino Murgia Quintet a Locorotondo (Ba)<br />
Folkabbestia al Cotriero di Gallipoli (Le)<br />
59
DOMENICA 17 E LUNEDÌ 18<br />
Plug ‘N’ Play Reload al Manà di Vernole (Le)<br />
Seconda edizione del Festival Internazionale<br />
di Musica Elettronica ed Arti Visive. Dopo il<br />
successo dello scorso anno il Plug’ n’ Play riparte<br />
con un progetto innovativo, internazionale e<br />
socialmente responsabile, con l’obiettivo di salire<br />
alla ribalta non solo nell’estate musicale <strong>it</strong>aliana<br />
ma di posizionarsi come l’unico festival di musica<br />
(e arti) elettroniche nella penisola. Il Plug’ n’ Play<br />
Reload 08, organizzato dai team Sound Emotion,<br />
Propaganda e Jumble Solution, presenterà una<br />
line up ancora più ricercata oltre a performance<br />
multimediali e una serie di attiv<strong>it</strong>à a favore<br />
del terr<strong>it</strong>orio e di realtà attive in progetti ecosostenibili.<br />
Tra gli osp<strong>it</strong>i i due padri putativi della<br />
scena techno mondiale, una doppietta nel nome<br />
della tech di Detro<strong>it</strong>, Jeff Mills e Carl Craig. Con<br />
loro, a dividersi la consolle, altri dj come Magda<br />
e Alex Under. Ingresso 25 euro. Abbonamento 40<br />
euro. www.pnpfestival.<strong>it</strong><br />
LUNEDÌ 18<br />
Kalascima, Zimbaria, Anna Cinzia Villani per<br />
La Notte della Taranta a Martano (Le)<br />
MARTEDÌ 19<br />
Ariacorte con Fiamma Fiumana, Cisco e il coro<br />
delle Mondine di Novi per La Notte della Taranta<br />
a Cutrofiano (Le)<br />
MERCOLEDÌ 20<br />
Sud est indipendente con Gogol Bordello,<br />
Mascarimirì, Opa Cupa, Les Troublamours,<br />
Jolaurlo e Cucuwawa alla Masseria Torc<strong>it</strong>o di<br />
Cannole (Le)<br />
Lu ientu tu Sud, Antonio Amato Ensemble,<br />
Bandadriatica per La Notte della Taranta a<br />
Galatina (Le)<br />
Notte bianca a Gagliano del Capo (Le)<br />
GIOVEDÌ 21<br />
Underworld e Apparat al Parco Gondar di<br />
Gallipoli (Le)<br />
La rassegna Gondar Electro Festival si conclude<br />
con la presenza di Underworld, Apparat<br />
(in versione Live con Transformail Visual),<br />
Seno dei Narcotek, il dj parigino conosciuto e<br />
apprezzato in tutto il movimento Underground<br />
europeo, Cristian Carpentieri ed i Visual di VJJ<br />
Klansterppartz.<br />
Enza Pagliara, Mimmo Epifani, Alla Bua per La<br />
Notte della Taranta ad Alessano (Le)<br />
Israel Varela al Buenaventura (L<strong>it</strong>oranea San<br />
Cataldo – San Foca)<br />
Il giovanissimo batterista Israel Varela ha<br />
collaborato con Bob Mintzer, Carles Benavent,<br />
Alex Acuña, Giovanni Hidalgo, Alejandro Sanz,<br />
Justo Almario e tanti altri. Diplomato alla<br />
Berklee school di Boston, ha consegu<strong>it</strong>o studi con<br />
Alex Acuña e Dave Weckl. Il suo repertorio varia<br />
tra flamenco, latin jazz. Ingresso gratu<strong>it</strong>o.<br />
VENERDÌ 22<br />
Meganoidi a Zollino (Le)<br />
SABATO 23<br />
Concertone della Notte della Taranta a<br />
Melpignano (Le)<br />
Difficile aggiungere qualcosa di nuovo e non<br />
già detto (in negativo e in pos<strong>it</strong>ivo) sulla<br />
manifestazione più segu<strong>it</strong>a e chiacchierata<br />
dell’estate pugliese (e qualcosa oltre confine…).<br />
L’undicesima edizione della Notte della Taranta<br />
resta nelle mani del Maestro Concertatore Mauro
Pagani che, con il fido assistente Mario Arcari,<br />
torna a Melpignano provando per il secondo anno<br />
consecutivo a rimescolare la tradizione salentina.<br />
Sul palco due osp<strong>it</strong>i internazionali, Rokia Traorè<br />
e Richard Galliano, affiancano una nutr<strong>it</strong>a<br />
pattuglia pugliese cap<strong>it</strong>anata da Caparezza<br />
e composta da Sud Sound System, Apres La<br />
Classe e Radiodervish. Un osp<strong>it</strong>e a sorpresa (i<br />
nomi in questi mesi si sono sprecati) potrebbe<br />
essere la ciliegina sulla torta di un concerto che<br />
si prevede meno lungo dello scorso anno e più<br />
serrato. In apertura spazio ad alcune famiglie di<br />
cantori, a Uccio Aloisi, agli Zoè e ad un omaggio<br />
a Pino Zimba del regista Edoardo Winspeare.<br />
Tutta l’edizione del festival è dedicata alla<br />
memoria del cantante e tamburellista di Aradeo<br />
scomparso lo scorso inverno. Inizio concerti ore<br />
19.30. Ingresso (ovviamente) gratu<strong>it</strong>o. Info www.<br />
lanottedellataranta.<strong>it</strong><br />
SABATO 23 E DOMENICA 24 AGOSTO<br />
L’Acqua in testa a Bari<br />
The Hives, Shaggy, Casino Royale sono alcuni<br />
dei protagonisti della quarta edizione de L’acqua<br />
In Testa - Free Music Festival che si svolge<br />
nel Parco Perotti di Bari. Il festival prende il<br />
via sabato 23 agosto con gli svedesi The Hives<br />
che, dopo il successo dei primi tre album, hanno<br />
pubblicato nel 2007 il nuovo cd “The Black And<br />
Wh<strong>it</strong>e Album”. The Hives (in inglese “L’orticaria”)<br />
dal 1993 sono caratterizzati da arrangiamenti<br />
rapidi ed a tratti grezzi, metallici, influenzati<br />
dal punk e dal garage. Prima di loro, sul palco<br />
Ray Daytona & Googoobombos, riconosciuti<br />
come la migliore band surf punk in Italia e tra<br />
le migliori in Europa. Il loro sound è una miscela<br />
iper-cinetica di linee melodiche insanamente<br />
“orecchiabili”, veloc<strong>it</strong>à e tecnica; i salentini<br />
Spread Your Legs, in apertura Me For Rent,<br />
una band punk-hardcore. Domenica 24 agosto<br />
serata dedicata al reggae e ai r<strong>it</strong>mi in levare con<br />
il giamaicano Shaggy, in Italia per promuovere<br />
il suo ultimo album “Intoxication”. Prima del<br />
cantante giamaicano saliranno sul palco i Casino<br />
Royale, che dal 1987 ad oggi hanno suonato e visto<br />
di tutto. In apertura spazio alla crew pugliese<br />
Boomdabash autentica rivelazione della scena<br />
reggae <strong>it</strong>aliana di quest’anno, e Torpedo, celebre<br />
formazione romana con un background affine a<br />
quello dei casino royale: un approccio “punk” al<br />
reggae e all’elettronica decisamente efficace e<br />
incisivo. Ingresso gratu<strong>it</strong>o. www.acquaintesta.<strong>it</strong><br />
DOMENICA 24<br />
The wailers al Parco Gondar di Gallipoli (Le)<br />
Grande serata reggae al parco Gondar di<br />
Gallipoli con The Wailers, Boo Boo Voibrations,<br />
Maquilabeba e Skarlaat.<br />
MERCOLEDÌ 27<br />
Valse e Girodibanda a Casarano (Le)<br />
GIOVEDÌ 28 AGOSTO<br />
Brice&Aroon Dessner/Cossin Trio a Casarano<br />
(Le)<br />
Sound Res incontra Oltremare/entroterra. La<br />
rassegna del Comune di Casarano osp<strong>it</strong>a infatti<br />
un appuntamento del festival/residenza sulla<br />
musica contemporanea. Nel chiostro comunale,<br />
dalle 21.30, si esibiranno Aaron e Bryce Dessner<br />
e David Cossin. Il nuovo trio esplora e supera<br />
i confini tra la musica colta contemporanea,
composta formalmente, e l’estetica della scena<br />
indipendente rock, frutto di pratiche collaborative<br />
e improvvisative tipiche delle formazioni di rock<br />
sperimentale. A rendere ancora più speciale il<br />
programma presentato a Casarano, risultato<br />
del lavoro in residenza per Sound Res, un altro<br />
fine musicista, il ch<strong>it</strong>arrista e suonatore di uhd<br />
e ch<strong>it</strong>arra barocca, Luca Tarantino, salentino da<br />
tempo al fianco di Cossin nelle sue incursioni<br />
locali e collaboratore di Bryce Dessner e del suo<br />
new music ensemble The Clogs. Ingresso libero.<br />
Info 0833 514242 o www.comune.casarano.le.<strong>it</strong>.<br />
QCK al Buenaventura (L<strong>it</strong>oranea San Cataldo –<br />
San Foca)<br />
fino al 28 AGOSTO<br />
Salento Buskers Festival<br />
Sino al 28 agosto nelle vie e nelle piazze di numerosi<br />
comuni salentini una sessantina di compagnie<br />
e artisti, pugliesi, <strong>it</strong>aliani e stranieri,<br />
metteranno in scena più di 400 spettacoli di musica,<br />
giocoleria, circo, danza, poesia, trampoli,<br />
maquillage, ballon-art, mangiafuoco, marionette,<br />
acrobazia e tanto ancora. Tra gli osp<strong>it</strong>i il tedesco<br />
Peter Weyel, il cileno Francisco Obregon, il<br />
gruppo tedescoargentino Los Filonautas, gli ungheresi<br />
Anna Gèmes e Nisha, i brasiliani Filhos<br />
De Bimba, gli Svizzeri Kulturloewe. Dall’Italia<br />
arrivano Jean Pierre Bianco, Riccardo Strano,<br />
Claudia Piasentin, Leonardo Cristiani, Il Gruppo<br />
Camillo Cromo, La Compagnia Della Pietra<br />
Che Canta, La Mescla. Molto nutr<strong>it</strong>a la compagine<br />
pugliese con Luca Pastore, Jack Gambino,<br />
<strong>Coolclub</strong>.<strong>it</strong> si trova in molti locali, librerie, negozi<br />
di dischi, biblioteche, mediateche, internet point.<br />
Se volete diventare un punto di distribuzione di<br />
<strong>Coolclub</strong>.<strong>it</strong> (crescete e moltiplicatevi) mandate<br />
una mail a redazione@coolclub.<strong>it</strong><br />
Lecce (Manifatture Knos, Caffè Letterario,<br />
Cagliostro, Circoletto Arcimondi, Arci Zei,<br />
Libreria Palmieri, Liberrima, Libreria Apuliae,<br />
Ergot, Pick Up, Libreria Icaro, Fondo Verri,<br />
Negra Tomasa, Road 66, Shui bar, Cantieri<br />
Teatrali Koreja, Santa Cruz, Biblioteca<br />
Provinciale N. Bernardini, Museo Provinciale<br />
Sigismondo Castromediano, Edicola Bla bla,<br />
Urp Lecce, Castello Carlo V, Torre di Merlino,<br />
Trumpet, Orient Express, Euro bar, Cts, Ateneo<br />
- Palazzo Codacci Pisanelli, Sperimentale<br />
Tabacchi, Palazzo Parlangeli, Buon Pastore,<br />
Ambarabacicircocò,<br />
Casciapò, Lu Cesare,<br />
Alberto Cacopardi<br />
Ed Evarossella Biolo,<br />
Trampuglia, Dario Cadei,<br />
Giuseppe Semeraro,<br />
Mr Thomas, Monia<br />
Pavone, Mammadalo,<br />
Start e molti altri. La<br />
carovana proseguirà<br />
il suo viaggio a Santa<br />
Cesarea Terme (venerdì<br />
8), Castrignano<br />
dei Greci (sabato 9),<br />
Galatina (lunedì 11),<br />
Specchia (martedì 12),<br />
Gagliano Del Capo (domenica<br />
17), Carmiano (lunedì 18), Casamassella<br />
di Uggiano La Chiesa (martedì 19), Sannicola<br />
(mercoledì 20), Ugento (giovedì 21), Collepasso<br />
(domenica 24) per concludere a Racale (giovedì<br />
28).<br />
6 SETTEMBRE<br />
Goran Bregovic e Wedding & funeral band a<br />
Casarano (Le)<br />
Sud Sound System ed Ensemble della Notte della<br />
Taranta a Lecce<br />
Tutti gli altri appuntamenti su www.coolclub.<strong>it</strong><br />
DOVE TROVO COOLCLUB.IT?<br />
Ecotekne, La Stecca, Bar Rosso e Nero, Pizzeria<br />
il Quadrifoglio, Associazione Tha Piaza Don<br />
Chisciotte), Gallipoli (Parco Gondar, Libreria<br />
Cube), Maglie (Libreria Europa, Music<br />
Empire), Melpignano (Mediateca), Corigliano<br />
D’Otranto (Kalos Irtate), Torre dell’orso<br />
(Soul Food), San Foca (Buenaventura, Manà),<br />
Otranto (Il Rel<strong>it</strong>to, Giro di boa, Anima Mundi),<br />
Alessano (Libreria Idrusa), Galatina (Palazzo<br />
della Cultura), Nardò (Libreria i volatori),<br />
Santa Caterina (Barrueco), Leverano<br />
(Enos), Novoli (Saletta della Cultura Gregorio<br />
Vetrugno), Brindisi (Libreria Camera a Sud,<br />
Goldoni, Birdy Shop), Ceglie (Royal Oak),<br />
Erchie (Bar Fellini), Torre Colimena (Pokame<br />
pub), Oria (Talee), Bari (Taverna del Maltese,<br />
Caffè Nero, Feltrinelli, Kismet teatro), Taranto<br />
(Radio Popolare) e molti altri ancora...