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SCRITTO MISTO - Coolclub.it

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Anno V<br />

Numero 44/45<br />

Agosto/Settembre 2008<br />

<strong>SCRITTO</strong> <strong>MISTO</strong>


La scr<strong>it</strong>tura unge, in qualche modo resta addosso.<br />

Delle volte dà fastidio, è difficile da digerire.<br />

Altre ancora è capace di saziare, necessaria, un<br />

desiderio, non uno sfizio. Così buona che finisci<br />

per farne una scorpacciata, quasi fosse cibo.<br />

Leggere di gusto: basta prendere tranci di scr<strong>it</strong>ti<br />

freschi e preparare uno scr<strong>it</strong>to misto, letteratura<br />

take away o semplicemente assaggi, porzioni<br />

di scr<strong>it</strong>ture. Tante ce ne offre il mare nostrum,<br />

altre arrivano da lontano come ciambelle di<br />

salvataggio per natanti poco sportivi.<br />

Storie sapor<strong>it</strong>e, speziate, alcune amare, sono gli<br />

ingredienti di questa nostra ricetta per l’estate.<br />

Scr<strong>it</strong>to misto è il nostro numero dedicato ai<br />

racconti: scr<strong>it</strong>tori esordienti, e non, ci hanno<br />

regalato degli ined<strong>it</strong>i. Non solo un gioco di<br />

parole, ma un modo per rest<strong>it</strong>uire alla scr<strong>it</strong>tura<br />

un funzione popolare, per stuzzicare l’appet<strong>it</strong>o a<br />

nuovi lettori donando parole, idee, condividendo<br />

storie sparse in giro, gratis, tascabili.<br />

Un modo, anche, per guardare un po’ più in là<br />

della sol<strong>it</strong>a minestra e magari scoprire nuovi<br />

autori. Per lasciare il segno, una macchia di unto,<br />

una sensazione forte che permane, un retrogusto<br />

che non passa. Così ci auguriamo sia la scr<strong>it</strong>tura.<br />

Lasciatevi tentare da questo scr<strong>it</strong>to misto, ce n’è<br />

per tutti i gusti.<br />

<strong>Coolclub</strong>.<strong>it</strong> si trasforma, solo per questo mese,<br />

in una piccola antologia: 15 racconti e tanti<br />

appuntamenti per un agosto che non è solo mare<br />

e sudoku. Bollettino per i naviganti dell’ultima<br />

ora e letture da ombrellone, tutto in uno. Numero<br />

da conservare come fosse un libro e da r<strong>it</strong>rovare<br />

in libreria, giusto dietro i dieci più venduti, tra<br />

i bellissimi romanzi che alcuni di questi autori<br />

hanno già pubblicato. Molti sono nostri vicini,<br />

amici, salentini e pugliesi protagonisti di una<br />

stagione letteraria tutta da leggere. Noi ve ne<br />

offriamo solo un aper<strong>it</strong>ivo, qualche spunto per<br />

le vostre nuove letture. Presto Scr<strong>it</strong>to misto<br />

diventerà, grazie al genio e alla sregolatezza di<br />

Lupo ed<strong>it</strong>ore, anche una sagra letteraria tutta<br />

speciale dove trovare cibo per la pancia e per la<br />

mente. Consumate questo numero come fosse un<br />

pasto. Sfogliate queste pagine e immaginate di<br />

trovarvi a tavola con tanta gente, ognuna con la<br />

sua storia e la voglia di raccontarla. La musica<br />

e tutto il resto sono in ferie, ma solo per questi<br />

mesi. Ci vediamo a ottobre. Buona lettura.<br />

Osvaldo Piliego<br />

EDITORIALE 3


CoolClub.<strong>it</strong><br />

Via Vecchia Frigole 34<br />

c/o Manifatture Knos<br />

73100 Lecce<br />

Telefono: 0832303707<br />

e-mail: redazione@coolclub.<strong>it</strong><br />

s<strong>it</strong>o: www.coolclub.<strong>it</strong><br />

Anno 5 Numero 44/45<br />

agosto/settembre 2008<br />

Iscr<strong>it</strong>to al registro della<br />

stampa del tribunale di Lecce<br />

il 15.01.2004 al n.844<br />

Direttore responsabile<br />

Osvaldo Piliego<br />

Collettivo redazionale<br />

Pierpaolo Lala, C. Michele<br />

Pierri, Cesare Liaci,<br />

Antonietta Rosato, Dario<br />

Goffredo, Michela Cerini<br />

Hanno collaborato a questo<br />

numero: Marco Montanaro,<br />

Omar di Monopoli, Nino G.<br />

D’Attis, Elisabetta Liguori,<br />

Rakelman, Tony Sozzo,<br />

Rossano Astremo, Luciano<br />

Pagano, Eva Clesis, Don<br />

Pasta, Dario Goffredo, Livio<br />

Polini, Luisa Ruggio, Rossella<br />

Macchia<br />

Ringraziamo le frigg<strong>it</strong>orie di<br />

tutto il mondo, Cosimo Lupo,<br />

il Buenaventura, Manifatture<br />

Knos e le redazioni di<br />

Blackmailmag.com, Radio<br />

Popolare Salento di Taranto<br />

e Lecce, Controradio di Bari,<br />

Mondoradio di Tricase (Le),<br />

Ciccio Riccio di Brindisi,<br />

L’impaziente di Lecce,<br />

quiSalento, Lecceprima,<br />

Musicaround.net.<br />

Progetto grafico<br />

erik chilly<br />

Impaginazione<br />

Scipione<br />

Stampa<br />

Martano Ed<strong>it</strong>rice - Lecce<br />

Chiuso in redazione mentre<br />

tutti sono in ferie<br />

Per inserzioni pubblic<strong>it</strong>arie e<br />

abbonamenti:<br />

ufficiostampa@coolclub.<strong>it</strong><br />

Il guardalinee 5<br />

Mazinga 11<br />

Summertime 14<br />

Per sempre e sempre sempre 16<br />

Volare basso 20<br />

Toccare il fondo 24<br />

Mar mio 28<br />

L’inutil<strong>it</strong>à della specie 32<br />

È un tale progresso in giro 34<br />

Elisir 38<br />

Mare Calmo. Bisogno di. 40<br />

Your ass, Sir John 42<br />

Piccola storia di un sari indiano 44<br />

Nessun t<strong>it</strong>olo per la v<strong>it</strong>a<br />

di un povero martire 48<br />

Ingredienti 50<br />

Calendario 52<br />

EVENTI<br />

<strong>SCRITTO</strong> <strong>MISTO</strong><br />

SOMMARIO 5


IL GUARDALINEE<br />

Marco Montanaro<br />

TIPI DA FESTIVAL<br />

7


8<br />

Ci incontriamo due giorni all’anno, non<br />

di più, sempre di domenica. Merlo e<br />

Occhibianchi, si chiamano. Io li odio. Li ho<br />

sempre odiati.<br />

Preferirei starmene qui sotto la pioggia<br />

f<strong>it</strong>ta che ingrossa la terra e mi impedisce<br />

di vedere la linea dall’altra parte del<br />

campo, col mio braccio teso e la bandierina<br />

in alto, tutto inzuppato. Preferirei questa<br />

immobil<strong>it</strong>à del fuorigioco che passare la<br />

domenica a casa o da qualsiasi altra parte.<br />

Forse per questo ho cominciato, perché<br />

volevo avere qualcosa da fare alla domenica.<br />

Mi dispiace solo di non essere arrivato un<br />

po’ più su. In Eccellenza il massimo che<br />

ti può succedere è fischiare un fuorigioco<br />

sbagliato e rischiare di finire ammazzato<br />

fuori dal campo sportivo. Prima giocavo,<br />

adesso tengo in mano una bandierina.<br />

Una cosa che quegli animali sugli spalti<br />

dovrebbero capire, è che chi si veste di nero<br />

o tiene una bandierina sul lato più lungo<br />

del campo, insomma, persino a noi piaceva<br />

giocare, un tempo.<br />

Qualsiasi cosa pur di non stare a casa la<br />

domenica. Quando giocavo mia moglie<br />

veniva a vedermi. Adesso non credo si<br />

divertirebbe a vedere un povero idiota che<br />

fa su e giù su un lato del campo e ogni tanto<br />

alza una bandierina. Oppure se ne sta<br />

immobile a prendersi tutta quest’acqua.<br />

Almeno quelli in campo si muovono. Io me<br />

ne sto qui e me la prendo tutta in faccia. A<br />

nessuno piace segnalare un fuorigioco.<br />

Del resto, mia moglie avrà di meglio da fare.<br />

Credo abbia un amico, da almeno un anno.<br />

E’ stata paziente, ha aspettato che Valeria<br />

se ne andasse all’univers<strong>it</strong>à. Credo che a<br />

casa mia, in questo momento, ci sia un altro<br />

tipo di sport. Io preferisco questo, preferisco<br />

la gente che corre dietro a un pallone, pur<br />

di non stare a casa di domenica.<br />

Eccetto che per quei due. Merlo e<br />

Occhibianchi. E la loro schifosissima<br />

squadra. Se ne stanno sempre a metà<br />

classifica, ogni anno. Non saliranno e non<br />

scenderanno mai. Mai. Lo fanno apposta.<br />

E’ la squadra con più scommett<strong>it</strong>ori, tra<br />

centrocampo e attacco. Li incontro due volte<br />

<strong>SCRITTO</strong> <strong>MISTO</strong><br />

l’anno. Non di più. E per un tempo guardo<br />

Merlo, da vicino, che è un attaccante, e per<br />

un tempo l’altro, Occhibianchi, che è un<br />

difensore macellaio. Ne ho viste saltare, di<br />

caviglie, sotto quei tacchetti.<br />

Li odio. Credo che in v<strong>it</strong>a loro abbiano<br />

giocato solo part<strong>it</strong>e truccate. Certo, l’ho<br />

fatto anch’io. Ho scommesso, ho scommesso<br />

forte e mi sono fatto pagare. Fino a qualche<br />

tempo fa era una cosa regolare, normale,<br />

come il fatto stesso di non rimanere a<br />

casa di domenica. Poi ho smesso. Stavano<br />

combinando un casino, proprio per la<br />

squadra di quei due bastardi. Rischiava di<br />

salire, di essere promossa, e il presidente<br />

sapeva bene che non era il caso, troppi soldi.<br />

Stavo per farli salire io, annullando una<br />

rete a una loro avversaria in una part<strong>it</strong>a<br />

decisiva. Nello spogliatoio, tra il primo e<br />

il secondo tempo, Merlo e Occhibianchi<br />

vennero a trovarmi. Si dedicarono a me.<br />

Guarda che oggi dobbiamo perdere, disse<br />

l’attaccante. Era molto meno timido che<br />

in campo. In v<strong>it</strong>a sua avrà segnato cinque<br />

o sei reti. Abbiamo scommesso sull’altra,<br />

aggiunse il difensore. Sembravano due<br />

avvocati. Io i tribunali li frequentavo<br />

durante la settimana, invece, e dissi che<br />

avrei fatto il possibile.<br />

Mi presero a pugni per tutto l’intervallo.<br />

Guardo la mia bandierina, sospesa nel<br />

cielo grigio. Non dovrei. Dovrei stare con lo<br />

sguardo fisso in avanti, il volto che si lascia<br />

rigare da queste gocce pesanti di pioggia<br />

incessante. Penso solo che dovrei andar<br />

via, lontano, lontano da quello che sta per<br />

accadere.<br />

Ho degli interessi, nella c<strong>it</strong>tà dove sono oggi,<br />

quella di Merlo e Occhibianchi. Il campo è tra<br />

i più squallidi che abbia mai visto. Questa<br />

non è terra battuta, è cemento. Comunque.<br />

Da buon avvocato, ho dei contatti, qui, e<br />

sto investendo su una squadra. Quella di<br />

governo. Questa squadra deve governare,<br />

a breve. Per governare, la squadra di<br />

questa c<strong>it</strong>tà, quella vera, deve perdere. In<br />

modo che chi oggi governa questa c<strong>it</strong>tà,<br />

che è vicino alla squadra, abbia contro i


tifosi. E i miei contatti partiranno da un<br />

bel vantaggio, in campagna elettorale. Ho<br />

tutto da guadagnarci. Certo, non pensavo<br />

di tornare a fare soldi in questo modo. Dopo<br />

quella volta con Merlo e Occhibianchi nello<br />

spogliatoio, avevo deciso di smetterla. Era<br />

rischioso. Oggi invece sto di nuovo giocando<br />

con quei due.<br />

La squadra di Merlo e Occhibianchi<br />

quest’anno deve scendere, come quella volta<br />

che non doveva salire. E’ un fatto pol<strong>it</strong>ico.<br />

I tifosi capiranno. I miei contatti in questa<br />

c<strong>it</strong>tà si sono comprati pure i giocatori.<br />

L’anno prossimo cambia anche la società.<br />

Se la comprano i miei amici di qui.<br />

Tutto è perfetto. Tranne la pioggia nei<br />

capelli. Tranne le gocce che finiscono anche<br />

negli occhi. Mia moglie a casa a divertirsi,<br />

per i fatti suoi. Una causa che mi sta creando<br />

più problemi del sol<strong>it</strong>o. Mia figlia che non<br />

dà un esame da quando si è iscr<strong>it</strong>ta, anche<br />

se a me ha detto che ne ha fatti cinque, ma<br />

io lo so come vanno queste cose e almeno<br />

potrò dire che lei ha imparato sub<strong>it</strong>o a fare<br />

una cosa fondamentale, nella v<strong>it</strong>a, che te<br />

l’allunga. Mentire.<br />

Avrei bisogno che qualcuno mi allungasse<br />

la v<strong>it</strong>a, ora. Sento i muscoli del braccio tesi<br />

in maniera innaturale verso l’alto. Sento<br />

la bandierina molle, afflosciata dal peso<br />

dell’acqua, che scende sul mio polso. Sento<br />

l’acqua annullarmi del tutto in questa<br />

domenica di maggio. Odio la domenica,<br />

qualsiasi cosa per non rimanere a casa<br />

di domenica, ma non questa domenica,<br />

immobile in tutto questo cemento.<br />

Un fatto compulsivo. Come mangiare.<br />

Come il matrimonio. Ho annullato un gol<br />

alla squadra che doveva vincere, all’ultimo<br />

minuto. A questo punto Merlo, Occhibianchi<br />

e compagni non scenderanno. Rimarranno<br />

fermi in quella parte di classifica che<br />

frequentano da anni. Adesso eccomi, sono<br />

un granellino di sabbia, bagnata e pesante,<br />

che incepperà il meccanismo a cui volevo<br />

partecipare. Tutto ciò che riesco a fare è<br />

rimanere qui immobile sotto la pioggia<br />

col braccio in alto. Devo avere un’aria<br />

impassibile. Come qualcuno che combatte<br />

per qualcosa di giusto, come quegli uomini<br />

che fanno sempre la cosa giusta, accarezzati<br />

da quella follia che fa escludere che ci siano<br />

soluzioni migliori. So fingere bene. Perché<br />

so che invece ho sbagliato tutto. Sono<br />

sempre stato bravo a combattere contro me<br />

stesso.<br />

Ma la gente in campo, sulle panchine e<br />

sugli spalti, non deve essersene accorta.<br />

Sì, so fingere bene. Credono alla mia<br />

figura impassibile, che riconoscerebbe<br />

un fuorigioco a occhi chiusi. Occhibianchi<br />

corre verso di me. Sta bestemmiando. Un<br />

difensore che bestemmia dopo che gli hanno<br />

annullato un gol contro. L’altra squadra<br />

invece sonnecchia. Non volevano vincere<br />

davvero, oggi.<br />

L’arb<strong>it</strong>ro mi strattona, leggermente. Che<br />

cazzo fai?, sussurra. Io ho lo sguardo ancora<br />

fisso davanti a me, in un luogo che non è<br />

né qui né altrove. Forse da mia moglie. Me<br />

la immagino. Sconf<strong>it</strong>te ovunque, in questa<br />

domenica.<br />

Devo correre. Via, lontano. Nessuno avrà<br />

pietà di me. Nemmeno i miei amici pol<strong>it</strong>ici.<br />

Questa è una cosa più grande di me.<br />

L’arb<strong>it</strong>ro stringe più forte. Occhibianchi mi<br />

ha quasi raggiunto. Più lontano riconosco<br />

la voce di Merlo. Ha cominciato ad abbaiare<br />

come quella volta nello spogliatoio. Non<br />

voglio avere la conferma del fatto che lui e<br />

Occhibianchi potevano fare i pugili invece<br />

che gli scommett<strong>it</strong>ori in calzoncini corti.<br />

Tiro giù la bandierina. Questo non<br />

riporterà indietro il gol. Questo non farà<br />

di me qualcosa di diverso da un granellino<br />

di sabbia bagnata e inutile. Questo non mi<br />

aiuterà a dare spiegazioni, a nessuno.<br />

Lascio la bandierina per terra. Lo so che mi<br />

prenderanno, lo so che mi beccherò qualche<br />

pugno sotto la doccia dello spogliatoio di<br />

un campo sportivo della c<strong>it</strong>tà che doveva<br />

essere mia. E che dovrò un mucchio di soldi<br />

a molta gente.<br />

Per adesso, corro. Ma questa terra è<br />

cemento.<br />

<strong>SCRITTO</strong> <strong>MISTO</strong><br />

9


MAZINGA<br />

Omar Di Monopoli<br />

Quando il Grande Mazinga varcò la soglia de ‘Il rifugio degli eroi’, una cadente pensioncina<br />

a mezzo servizio sulla l<strong>it</strong>oranea jonico-salentina, fu assal<strong>it</strong>o da scoramento ficcante e<br />

autolesionista che gli fece cadere l’umore sotto i piedi: «Cristo santo», pensò, «ora sì che<br />

ho bisogno di un goccio!»<br />

Era stata tutta colpa di Goldrake, quel vecchio ruffiano. «Fatti furbo, ‘Zinga…», gli aveva<br />

detto con la bava alla bocca, ostinandosi a chiamarlo con quel nomignolo che a lui faceva<br />

saltare i nervi, «…È da pazzi starsene in Giappone a deprimersi aspettando inutilmente<br />

che i bei tempi tornino. Pigliati una bella vacanza, perdio, god<strong>it</strong>i la v<strong>it</strong>a! Conosco un posto<br />

in Puglia, terra di santi e di poeti in culo al sud-Italia, dove potresti recuperare parecchio<br />

del tuo smalto!».<br />

«Dici sul serio?», aveva ribattuto lui, così depresso da lasciarsi infinocchiare, e l’altro,<br />

mellifluo ed ammiccante come un attore di basso cabotaggio, si era messo a strizzargli<br />

l’occhio romboide picchiettandolo col gom<strong>it</strong>o.<br />

Lurido bastardo di un eunuco!<br />

Avrebbe dovuto immaginarselo che il vecchio cornuto bluffava. Nessuno sarebbe riusc<strong>it</strong>o a<br />

rimettersi in sesto, in una vecchia bicocca decrep<strong>it</strong>a come quella. Come minimo Goldrake<br />

prendeva una percentuale sugli utili. Era dagli anni settanta che Ufo Robot aveva le<br />

mani in pasta quaggiù, in Italia. Era qui che le sue avventure avevano riscosso il loro<br />

successo più grande: continuando a mieterne dopo anni e anni di repliche. E quando quei<br />

raccomandati dei Power Rangers con tutti i nuovi supergruppi senza palle al segu<strong>it</strong>o<br />

avevano dest<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o i Robottoni dalle postazioni alte negli indici di gradimento tra i giovani,<br />

Goldrake si era riciclato come manager di band musicali, riproponendo all’infin<strong>it</strong>o quel<br />

<strong>SCRITTO</strong> <strong>MISTO</strong><br />

11


idicolo motivetto che la distribuzione<br />

<strong>it</strong>aliana aveva utilizzato come sigla per il<br />

suo programma: «Si trasforma in un razzomissile<br />

con circu<strong>it</strong>i di mille valvole…».<br />

Bleah! Roba da far venire il vom<strong>it</strong>o anche<br />

al più intronato degli alieni. Già, gli alieni.<br />

Quanta nostalgia per quegli sfigati aveva<br />

adesso il Grande Mazinga. C’era stato un<br />

tempo in cui il suo nome incuteva rispetto<br />

e maestos<strong>it</strong>à. Mazinga, cazzo! Non quel<br />

cacasotto di suo cugino Mazinga Z, col<br />

quale, per anni, continuavano a scambiarlo,<br />

ma l’unico, il vero Grande Mazinga, flagello<br />

degli invasori extraterrestri e beniamino<br />

delle folle acclamanti. Ricordava con gioia<br />

le copertine su Time e la rubrica di posta<br />

del cuore sul New Yorker, le foto assieme<br />

ai bambini e la grat<strong>it</strong>udine della gente per<br />

strada. Camminava per le vie di Tokyo con<br />

orgoglio, allora.<br />

Poi il governo giapponese aveva cominciato<br />

a porre dei freni. Niente più Pugni-a-Razzo,<br />

potrebbero colpire qualche innocente, e<br />

basta coi Raggi Fotonici, che inquinano<br />

l’ambiente e c’è il protocollo di Kyoto da<br />

rispettare. E poi cos’è tutto ‘sto accanimento<br />

contro le popolazioni provenienti da sistemi<br />

siderali diversi dal nostro? Non vogliamo<br />

mica essere accusati di razzismo, noi, che la<br />

comun<strong>it</strong>à internazionale ci sta col fiato sul<br />

collo! ‘Scolti, sìor Mazinga, perché non si<br />

prende un periodo di riposo, che ormai c’ha<br />

un’età? Tutto spesato, s’intende… Guardi<br />

che la maggior parte dei suoi colleghi sono<br />

in pensione. Non si può andare in giro<br />

a massacrare alieni così, come se niente<br />

fosse. Tenga, contatti questo numero,<br />

la seguiranno con un programma di<br />

riabil<strong>it</strong>azione e poi, magari, potrà cercarsi<br />

un lavoro vero…<br />

Mazinga riconobbe il numero di cellulare<br />

e lo gettò nell’immondizia con rabbia:<br />

era di Gundam, quel montato pieno di<br />

boria mil<strong>it</strong>are. Mai andato a genio, a lui,<br />

quel fighetto tutto armi strategiche e<br />

costellazioni sconosciute.<br />

Assurdo! Per anni aveva fatto baruffa con<br />

le più mostruose creature spaziali per<br />

salvaguardare la pace del pianeta e adesso,<br />

di botto, lo avevano trasformato in una<br />

12 <strong>SCRITTO</strong> <strong>MISTO</strong><br />

specie di psicopatico fascista. Ecco perché,<br />

avvil<strong>it</strong>o e senza speranza, si era fatto<br />

abbindolare da quel venduto di Goldrake.<br />

Depos<strong>it</strong>ò le proprie valigie all’ingresso<br />

e tastò con il palmo metallico della sua<br />

mano il campanello della reception. Sub<strong>it</strong>o<br />

al suo cospetto comparve un inserviente<br />

con la faccia da cane bastonato. Il Grande<br />

Mazinga ebbe un frem<strong>it</strong>o di frustrazione<br />

quando lo riconobbe.<br />

«Megaloman!», esclamò sorpreso, e l’altro<br />

arrossì, chinando verso il pavimento la<br />

faccia luccicante incastonata in una lunga<br />

chioma argentea di capelli sfibrati. «Spero<br />

tu abbia fatto buon viaggio, amico mio…»,<br />

sibilò poi, a voce bassa.<br />

«Ti davano per morto, ormai!», avvertì<br />

Mazinga, mentre una punta d’imbarazzo<br />

ingolfava il suo stupore.<br />

«Ci sono giorni in cui penso che sarebbe molto<br />

meglio così, amico…», rispose sconsolato<br />

Megaloman afferrando le valigie dell’eroe e<br />

issandole con sforzo sulla propria schiena.<br />

Ma il Grande Mazinga, con un gesto fiero e<br />

solidale, lo bloccò per un braccio facendosi<br />

interamente carico del bagaglio. «Lascia<br />

stare», disse, non è assolutamente il caso».<br />

Poi salirono insieme al piano superiore<br />

della pensione.<br />

Quella sera, nella squallida saletta<br />

ristorante, Mazinga mangiò un’impepata<br />

di cozze, un piattone d’orecchiette e<br />

lampascioni e una decine di friselle coi<br />

pomodorini. Poi, fumando come uno<br />

scannato, fece fuori alcune bottiglie<br />

di Prim<strong>it</strong>ivo di Manduria. Quando fu<br />

completamente ciucco, pregò Megaloman<br />

di lasciare la cucina per accomodarsi a<br />

tenergli compagnia. L’altro si liberò in<br />

fretta e furia del grembiule unto e andò a<br />

sedersi col vecchio compagno allungando<br />

sul tavolo una bottiglia di Limoncino a 60<br />

gradi.<br />

«Cazzo, amico… non riesco a crederci di<br />

aver fatto questa fine!», confessò con lo<br />

sguardo ossidrico obnubilato dalle lacrime<br />

il Grande Mazinga. Si sentiva davvero un<br />

rudere alla deriva.


«Puah! Guarda allora come sono messo io!»,<br />

rispose l’altro, riempiendo i bicchieri con<br />

un ghigno sprezzante stampigliato sulla<br />

faccia.<br />

«Com’è che sei arrivato qui?»<br />

«Be’… dopo il calo di audience dei miei<br />

telefilm e la morte per overdose di crack<br />

di Ultraman, ho cominciato a soffrire di<br />

depressione. Sai com’è, giravo a vuoto.<br />

Alla fine quel pappone di Goldrake mi<br />

ha contattato dicendo che sapeva come<br />

aiutarmi ed eccomi qua, tuttofare di questa<br />

vecchia pensione <strong>it</strong>aliana!»<br />

«Stramaledetto business! È quello che ha<br />

fottuto tutto quanto. Ha trasformato la<br />

gente. Oggi è il mercato che detta le regole…<br />

ed è un’operazione talmente sottile che<br />

alla gente comune sembra esattamente il<br />

contrario. Mangiano tutti la stessa merda,<br />

si vestono tutti allo stesso modo, guardano<br />

tutti gli stessi programmi, ma sono convinti<br />

di vivere in paesi democratici, amministrati<br />

da regimi attenti ai loro fabbisogni…»<br />

«Parole sante, vecchio mio… parole sante!»<br />

Travolto dallo stordimento dell’alcool,<br />

il Grande Mazinga si estraniò dalla<br />

discussione e per un attimo ebbe un<br />

flashback di sé stesso assieme ad Afrod<strong>it</strong>e-A,<br />

mentre le sprimacciava con forza le tettemissile<br />

dopo un combattimento terribile con<br />

le forze aliene. Gesù, come gli mancavano<br />

quei tempi...<br />

«Eppure, nonostante le apparenze, io<br />

non mi sono ancora arreso, caro mio!»,<br />

stava cianciando stentoreo Megaloman,<br />

riportandolo alla realtà.<br />

«Davvero?»<br />

«Sicuro. Ho un piano per risalire la china!»<br />

Mazinga spense con forza la cicca che<br />

aveva tra le mani nel posacenere in<br />

mezzo al tavolo e, sfoderando una lucid<strong>it</strong>à<br />

inaspettata, ammiccò: «Di che diavolo stai<br />

parlando?»<br />

«Ci hanno fatto fuori, vero amico? Ci<br />

hanno messo da parte, ok? Da<strong>it</strong>an 3 è in<br />

prigione per pedofilia, Cap<strong>it</strong>an Harlock<br />

vende noccioline a Kyoto, e gli AstroRobot<br />

dirigono una palestra di quart’ordine nei<br />

bassifondi di Osaka. Hanno lavorato sulle<br />

nostre menti, capisci? Siamo ridotti così<br />

perché ci hanno fatto credere che non c’è<br />

più posto per noi… ma non è così, amico,<br />

dammi retta!»<br />

«D’accordo, fin qui ci arrivo anch’io, ma<br />

come ne vieni fuori?»<br />

«Pensando con la loro testa! Ho fatto solo<br />

finta di piegarmi, umiliandomi al servizio di<br />

strafottenti miliardari della new-economy.<br />

Ma sono anni che intreccio legami con la<br />

mafia locale e sono ormai pronto, amico,<br />

ho messo abbastanza grana da parte per<br />

mettermi anch’io in affari!»<br />

«Che genere di affari?»<br />

«Traffico di clandestini! Compro uno scafo<br />

gigante e faccio la spola per le coste… grazie<br />

alla mia esperienza in battaglia, fregare la<br />

guardia costiera sarà un gioco da ragazzi…<br />

Credimi!»<br />

«Ma è terribile… eravamo paladini del<br />

bene, una volta!»<br />

«Amico, le cose cambiano! Non facciamoci<br />

fregare dal passato… c’é da guadagnarci<br />

dei bei soldi!»<br />

Il Grande Mazinga guardò l’amico deluso<br />

e rassegnato. Megaloman era un coglione.<br />

Gli voleva bene, ma era proprio un coglione.<br />

Lo salutò con un cenno breve della mano e<br />

risalì verso la sua stanza barcollando.<br />

Fu una notte d’incubi per Mazinga. Il<br />

vino e le cozze produssero scintille nelle<br />

sue membra meccaniche procurandogli<br />

atroci dolori. Si risvegliò verso le due<br />

completamente zuppo d’olio lubrificante e<br />

si diresse sul piccolo terrazzino. Soffocato<br />

dal proprio malessere, contemplò le dune<br />

ricoperte di timo e rosmarino e le trovò,<br />

nonostante tutto, meravigliose. Poi rivolse<br />

lo sguardo al cielo stellato e sorrise.<br />

Il mattino dopo era morto.<br />

Il Grande Mazinga si era ucciso disattivando<br />

i propri sistemi centrali. Megaloman pianse<br />

lacrime amare quando lo trovò senza v<strong>it</strong>a<br />

nel suo letto, poi, dopo aver chiamato il<br />

carrattrezzi, inneggiò alla gloria dell’eroe<br />

scomparso intonando per lui il proprio grido<br />

di battaglia: «MME-MME-GA-GA-LO-LO-<br />

Maaan!», urlò, poi si affrettò a chiudere le<br />

tapparelle per impedire al sole cocente di<br />

rovinare il parquet.<br />

<strong>SCRITTO</strong> <strong>MISTO</strong><br />

13


SUMMERTIME<br />

Osvaldo Piliego<br />

A pensarci la v<strong>it</strong>a può essere così dolce, basta camminare sul lato giusto della strada. Lo<br />

diceva anche Billie Holiday. Lei che ha marciato per una v<strong>it</strong>a controsenso, che ha sfidato<br />

con una gardenia bianca tra i capelli le discriminazioni razziali, lei che ha vissuto amori<br />

come temporali, lavati via con fiumi di alcol. Una delle voci più vere che la musica ci ha<br />

regalato.<br />

Francesca è appena usc<strong>it</strong>a dalla doccia ma Billie Holiday continua a scorrere ed entra<br />

dentro. Ha fatto un buon acquisto, solo 4,90, le voci indimenticabili della musica di tutti<br />

i tempi. Quando arriverà Summertime interpretata da Janis Joplin avrà già messo la<br />

crema sul corpo, il reggiseno e le mutande e si starà ag<strong>it</strong>ando di fronte allo specchio con<br />

la spazzola in mano. Lo ha sempre fatto, fin da quando era una bimba. Quando cantando<br />

14 <strong>SCRITTO</strong> <strong>MISTO</strong>


la sigla di Candy Candy sognava un giorno di incontrare il suo Terence. Life can be so<br />

sweet on the sunny side of the street continua felina Billie e quasi ci crede.<br />

Summertime, tempo d’estate...and the livin’is easy, e la v<strong>it</strong>a è facile. Com’eri bella,<br />

abbronzata, il motorino nuovo, le amiche in spiaggia e lui, lui che finalmente ti aveva<br />

chiesto di fare un giro insieme, prima o poi, aveva detto vago, ma magari sarebbe stato<br />

proprio quella sera. Your daddy’s rich And your mamma’s good lookin’, tuo papà è<br />

ricco e tua mamma è bella. Quello stesso anno papà lo avevano nominato primario e<br />

tua madre aveva festeggiato con un paio di tette nuove e una ripassata al giardiniere<br />

ogni venerdì. Tu invece avevi deciso di perdere la vergin<strong>it</strong>à, così, giusto per toglierti<br />

il pensiero. Le altre lo avevano già fatto da tempo tranne Lucia che lo prendeva<br />

dappertutto tranne lì. Non l’avresti più rivisto, lo sapevi. Glielo hai visto negli occhi,<br />

milanese in vacanza dai cugini terroni a un passo dalla maggiore età. Col cazzo che ci<br />

torna l’anno dopo. Ma era così che lo volevi.<br />

Ci pensava distratta mentre Janis sembrava volesse strappare le casse dello stereo<br />

e r<strong>it</strong>rovarsi accanto a lei, di fronte allo specchio, in mutande, a fare il punto della<br />

s<strong>it</strong>uazione.<br />

Chissà perché pensa alla sua prima volta, chissà perché l’altra sera uscendo dal pub di<br />

Settimio non si era fermata a parlare con Danilo.<br />

Lui c’è sempre stato, non si ricorda momento della sua v<strong>it</strong>a in cui lui non fosse lì, seduto<br />

su un muretto ad ascoltarla. Anche dopo la prima volta fu il primo che chiamò. A quel<br />

tempo lui non lo aveva ancora fatto con nessuna, aveva i capelli lunghi, era pieno di<br />

brufoli e ascoltava solo i Ramones e i Nirvana.<br />

So hush l<strong>it</strong>tle baby Don’t you cry, Buona, piccola mia, non piangere. Quante volte lo<br />

aveva sent<strong>it</strong>o, da quanti. E pensare che alla fine dei conti non era mai stata una dalla<br />

lacrima facile.<br />

Ma a volte senti come una sparachiodi che ti m<strong>it</strong>raglia il petto e loro vengono fuori da<br />

sole.<br />

Diana Ross e le sue Supremes intonano Love Is Here and Now You’re Gone, l’amore<br />

adesso è qui, lo sento, ma tu te ne sei andato. Una lacrima segue l’incavo tra guancia<br />

e naso scende giù fino al mento prima di spiccare il volo e sfiorare il seno sinistro. Fa<br />

venire la pelle d’oca. Da quanto tempo non mi sfiorano così. Pensa. Solo la tristezza lo fa.<br />

Diego ha chiamato tre volte oggi. Inutile rispondere. Lo sa Francesca cosa vuole, lo sa<br />

lui, lo sa sua madre e anche suo padre. Sapeva dal primo giorno che mettersi con il figlio<br />

di amici di famiglia non era una buona idea. Lui era simpatico, aveva sempre con sé<br />

un bel tocco di fumo e le cene tra potenti finti amici diventavano divertenti. Un giorno<br />

lo fecero negli spogliatoi del campo da tennis e fu bello, niente di eccezionale, ma bello.<br />

Continuarono a vedersi per qualche mese, con il benestare delle rispettive famiglie<br />

che già pregustavano fantasmagoriche congiunzioni economiche e pol<strong>it</strong>iche, ma non<br />

funzionava. A quanto pare lo aveva cap<strong>it</strong>o solo lei e il povero Diego aveva scoperto che<br />

alcune cose proprio non si possono comprare.<br />

A Danilo, poi, Diego non gli è mai piaciuto. Una volta sono usc<strong>it</strong>i insieme. Soli, loro due<br />

“una cosa tra maschietti” aveva detto Danilo. Alle tre di notte chiamarono Francesca<br />

dal pronto soccorso. Diego era entrato in coma etilico. Le dissero di averlo trovato<br />

senza sensi sguazzare nel suo stesso vom<strong>it</strong>o a pochi metri da un pub gest<strong>it</strong>o da un certo<br />

Settimio. Accanto a lui c’era un ragazzo che lo insultava, ridendo e brandendo una<br />

bottiglia di whisky.<br />

Non è andata esattamente così. Le aveva detto Danilo.<br />

Cioè?.<br />

Non brandivo la bottiglia, semplicemente la finivo.<br />

<strong>SCRITTO</strong> <strong>MISTO</strong><br />

15


16 TIPI DA FESTIVAL


PER SEMPRE<br />

E SEMPRE<br />

E SEMPRE<br />

un delirio di Nino G. D’Attis<br />

TIPI DA FESTIVAL 17


Mio mar<strong>it</strong>o è morto. Io lo amavo moltissimo e lui è morto che era un bell’uomo estremamente<br />

sensibile e tormentato. Solo ora posso capire pienamente la sua angoscia, o almeno credo<br />

di poterlo fare razionalmente, di avere la forza necessaria per persuadermi che lui avrebbe<br />

desiderato essere una persona buona e gentile con tutti.<br />

«Per sempre e sempre e sempre», ecco cosa diceva J.<br />

J. era un padre e un compagno affettuoso. J. amava la sua mazza da baseball, il caffè forte<br />

senza zucchero, i vecchi film con James Cagney e le storie di fantasmi e più di tutto amava<br />

trascorrere ogni momento libero con il nostro piccolo D.<br />

«Ehi, D., vieni un attimo da me!»<br />

«Sì, papà.»<br />

«Sei stato bravo, oggi?»<br />

«Certo, papà.»<br />

«Allora forza, salta in braccio e fatti dare un bacio...”<br />

«Papà?»<br />

«Sì, D.?»<br />

«Tu non faresti mai del male a me e alla mamma, vero?»<br />

È vero, J. non lasciava trapelare molto dei suoi sentimenti (penso che avesse problemi a<br />

relazionarcisi) ma a volte, giuro, sapeva incantarmi irradiando una gioia contagiosa. Così,<br />

inaspettatamente. Poteva schioccare le d<strong>it</strong>a e uscirsene con l’idea di metterci in macchina<br />

per una g<strong>it</strong>a al lago fuori programma: «Via dalla porca c<strong>it</strong>tà, tesoro.» Oppure tornava a<br />

casa, accendeva la radio sintonizzandola su una stazione specializzata in danzabili dei<br />

tempi della nonna e dopo aver alzato il volume al massimo si metteva a urlare: «Sai,<br />

questa è la prima e ultima volta che ti permetto di cr<strong>it</strong>icare il mio stile di ballo!»<br />

J. in pantaloncini corti e calzini gialli che storpia le parole di You still believe in me<br />

dei Beach Boys il giorno del suo trentottesimo compleanno. J. che sospira teatralmente,<br />

compie un ampio gesto per controllare l’orologio e dice: «La stanza 237 puzza del tempo<br />

che passa.» E ride di gusto. Andava pazzo per le freddure di questo genere.<br />

Ma l’angoscia non gli dava tregua. Lavorava dentro per cancellargli dalla faccia anche<br />

l’ultimo sorriso e le belle frasi che pensava di mettere in fila per costruire un romanzo. Il<br />

nostro inverno tra le montagne segnò l’inizio della discesa vera e propria.<br />

Barbablù? Il Lupo Cattivo?<br />

Il dottor K. (ebreo del Bronx) parla di disturbi emotivi non identificati. Roba che avremmo<br />

potuto curare, se solo si fosse manifestata gradualmente, un passo per volta, non come un<br />

processo psicotico con il piede schiacciato sull’acceleratore.<br />

La neve, l’isolamento, il blocco dello scr<strong>it</strong>tore...chissà.<br />

Ho trovato l’abbozzo di una lettera scr<strong>it</strong>ta a macchina. Non c’è la data. Forse J. provò a<br />

fermare sulla carta i suoi ultimi pensieri coerenti, poco prima del disastro:<br />

Cara W.<br />

questa stanchezza immane, questo tremendo mal di testa non aiutano la troia sintassi,<br />

l’ordine delle parole e il loro fottuto significato. È un duro lavoro, voglio che tu lo sappia.<br />

“All work and no play”, come diceva il personaggio di quel film di cui adesso non ricordo<br />

più il t<strong>it</strong>olo.<br />

C’è un batt<strong>it</strong>ore, qui dentro. La sensazione che la testa possa esploderti come un palloncino<br />

pieno d’elio è tremenda. Niente lanci di riscaldamento, mi spiego? Il figlio di puttana che<br />

saltella nervosamente da un piede all’altro roteando la mazza guarda di soppiatto un<br />

uomo che si toglie la giacca nella tribuna superiore. Lo sta sfidando. Ci sta sfidando tutti<br />

quanti,<br />

ASSALTI<br />

il bastardo. Sputa per terra,<br />

FRONTALI<br />

indifferente al brusìo della folla. Prenderci gusto,<br />

ecco la definizione giusta. Dio mi perdoni. L’idea di perdere te e D. mi uccide. È come se<br />

mi avessero inv<strong>it</strong>ato a un gran galà, ma non riesco ad indovinare il nome del mio osp<strong>it</strong>e.<br />

18 <strong>SCRITTO</strong> <strong>MISTO</strong>


Malgrado tutti i miei sforzi, c’è sempre un dettaglio che mi sfugge...<br />

La neve, la radio rotta e i segni sul collo di D.<br />

L’albergo.<br />

Pregavo affinché qualcuno venisse a salvarci mentre l’umore di J. peggiorava di ora in<br />

ora.<br />

L’idea di perdere te e D. mi uccide.<br />

Posso credergli, adesso?<br />

Il dottor K. ha allargato le braccia. Ha detto: «Non saprei, sotto un certo punto di vista<br />

il caso di suo mar<strong>it</strong>o sembrerebbe condurre alla classica s<strong>it</strong>uazione del padre che odia il<br />

figlio.»<br />

Lui diceva: «Cazzo, non è giusto. Se penso che in questo momento c’è un sacco di gente che<br />

sta facendo i soldi con i libri non è giusto manco per il cazzo. Prendi quel tipo del Maine<br />

che scrive horror. D’accordo, il ragazzo ne ha passate tante. Serviva da bere sui traghetti,<br />

ma adesso è ricco sfondato!»<br />

Non ce l’aveva con D., il nostro bambino. Probabilmente immaginava se stesso come un<br />

uomo intelligente e scalognato.<br />

«Prior<strong>it</strong>à numero uno», secondo il dottor K. «è surgelare i sensi di colpa in attesa di giorni<br />

migliori per poterli affrontare.»<br />

Alla fine della frase l’ho sorpreso a fissarsi un pollice. «Mi scusi» ha fatto. «Non era mia<br />

intenzione ferirla con una gaffe chiaramente grossolana.»<br />

Surgelare. Congelare. Agghiacciare.<br />

J. era un tesoro. Non riesco a capac<strong>it</strong>armi che un uomo così buono abbia fatto una fine<br />

orribile.<br />

Una volta, solo una, J. prese il braccino di D. e...<br />

Fu un incidente?<br />

Quando ho girato la domanda al dottor K. c’è stato un lungo, imbarazzante silenzio prima<br />

della risposta.<br />

Prenderci gusto, ecco la definizione giusta.<br />

«Dipende da cosa intendiamo per incidente» ha concluso. «Gli incidenti che si manifestano<br />

come risposta a date s<strong>it</strong>uazioni variano per la loro natura e per la loro struttura secondo<br />

la s<strong>it</strong>uazione e l’individuo. Gradisce una tazza di caffè?»<br />

Non riesco a dormire se ne bevo anche solo un sorso dal pomeriggio in avanti. Questo<br />

non l’ho detto al dottore, per non essere scortese. Ho annu<strong>it</strong>o e l’ho visto alzarsi, tendere<br />

l’orecchio in direzione della cucina e gridare: «Caffè!»<br />

Il dottor K. è okay. Il tipo di persona che riesce a sembrare a riposo anche quando è in<br />

piena attiv<strong>it</strong>à. Ha gli occhi m<strong>it</strong>i e gentili. Occhi che ti scrutano dentro con aria attenta e<br />

calma prima di porre la domanda più atroce: «Sei stata tu?»<br />

L’ha detto davvero? Dio, l’ha pronunciata. Me l’aspettavo e non me l’aspettavo, in tutta<br />

sincer<strong>it</strong>à. Comunque ci sento benissimo, ci mancherebbe altro. Il dottore non ha es<strong>it</strong>ato<br />

un secondo. Ha detto: «Sei stata tu?»<br />

C’è un batt<strong>it</strong>ore, qui dentro.<br />

Stronzo. Ce l’ha scr<strong>it</strong>to in faccia che non crede al mio dolore. Ma ci vuole coraggio. Mio<br />

mar<strong>it</strong>o è morto. Ripeto: io l’amavo, l’amavo, l’avrei amato per l’etern<strong>it</strong>à. Grav<strong>it</strong>avo intorno<br />

a J. Lasciavo che la sua forza, i suoi coups de théâtre risucchiassero ogni briciola di energia<br />

dal mio corpo per far spazio alla meraviglia, al disorientamento.<br />

C’è un batt<strong>it</strong>ore, qui dentro.<br />

Il mio amore per lui mi rendeva debole, ma c’è di che essere riconoscenti ancora adesso<br />

che J. non è più tra noi.<br />

Riposi in pace. Per sempre.<br />

<strong>SCRITTO</strong> <strong>MISTO</strong><br />

19


20<br />

VOLARE BASSO<br />

Elisabetta Liguori


Ah, piccola sfortunella, ex bionda, Antonia Rinaldo. Quella che sono io.<br />

Me ne vado sola, sola nel sole della domenica mattina. Io e il ricordo delle mie mesches che<br />

non sono più con me. Quale equivoco sono state per interi decenni! La loro retro immagine<br />

ancora m’insegue nelle vetrine, nello specchio all’ingresso di casa, nell’attesa degli<br />

ascensori. Le donne con le mesches, ho scoperto solo di recente, alludono esteticamente<br />

ai propri cinquanta anni. Sui auto denunciano. Hanno la carta d’ident<strong>it</strong>à incorniciata<br />

sulla fronte. Ne avevo un sospetto ma me lo ha confermato la mia parrucchiera di Via<br />

Matteotti, quella col laboratorio d’aria calda e bigodini e lacca spray sotto il mio ufficio,<br />

la sola che resti aperta durante la pausa pranzo a fonare la controra delle commesse. La<br />

mia parrucchiera ha fatto studi statistici (oltre a vari corsi professionali per estetista e<br />

per la ricostruzione delle unghie) e compra carrettate di riviste: ci si potrà fidare di quello<br />

che dice lei, no? È per questo che ho deciso di r<strong>it</strong>ornare al mio colore naturale. Bruna<br />

come l’origine dell’universo. Un argine al gusto di ammoniaca e vecchi ricordi. Quello che<br />

voglio adesso è confondere il nemico. Al più dovrò confrontarmi con qualche problema di<br />

ricresc<strong>it</strong>a, ma d’ora innanzi saprò chi ero e chi sono. E sarà il mio segreto.<br />

La storia, il tempo, le leggende, non sono mai state un problema del resto per me. Ho un<br />

figlio di 24 anni che la storia me la insegna quotidianamente. Procede per cap<strong>it</strong>oli brevi:<br />

gli basta ciondolare a braccia lunghe per casa, sbadigliando. Ha lo sbadiglio sonoro, a<br />

scatti, ad ogni ora del giorno un po’ diverso, fulminante e istoriato come le mie gambe<br />

varicose. E, qualora mio figlio, con i suoi involontari proverbi del terzo millennio, non fosse<br />

sufficiente, c’è pure una mia amica cara che la storia la rallenta, la segmenta con la morsa<br />

delle sue sole cosce muscolose. Lei, come me, non ha un uomo per le mani da mesi. Questo<br />

ci rende solidali. Siamo sole come solo due cinquantenni sole sanno essere, travolte dalle<br />

loro ab<strong>it</strong>udini sol<strong>it</strong>arie troppo a lungo difese e da un amicizia vecchia come lo zoccolo di un<br />

cammello.<br />

- Ma io sono vedova. Tu sei sola da sempre. Le nostre s<strong>it</strong>uazioni sono diverse.<br />

- Sì, Antonia, sei rimasta vedova vent’anni fa. Che vuoi che rilevi?<br />

- Ho buona memoria però.<br />

-<br />

Non conta la tua di memoria, ma quella di chi ti osserva.<br />

La mia amica ha un bar sotto la galleria, gentile ered<strong>it</strong>à strappata alla natura ingorda<br />

di quel mastro Don Gesualdo di suo padre. La mia amica è alta tre lattine, ma è tonica<br />

come un pungibol. Una donna splendidamente riciclabile con la passione per il design,<br />

le lucertole e gli uomini giocattolo. I nostri coetanei si indirizzano solo verso le donne<br />

comprese tra i 14 e il 22 anni? Ok, dice la mia amica barista, ci sono gli altri. C’è la<br />

domanda, c’è l’offerta: il gioco è fatto. Equilibriamo il mercato, dice. Facciamo scuola.<br />

E io rido. Ecco tutto quello che conta per Antonia Rinaldo ex bionda. Ridere di sé.<br />

Niente di più di questo. Giusto per gli estimatori del vintage potrei aggiungere un lavoro<br />

ventennale in una cancelleria giudiziaria. La ripetizione ciclica mi smemorizza e libera<br />

progressivamente. Senza le mie scartoffie da catalogare riderei di certo molto meno e<br />

forse mi darei al crimine re<strong>it</strong>erato, invece eccomi qui. Quando r<strong>it</strong>orno a casa dopo l’ufficio,<br />

il condominio nel quartiere stadio mi accoglie a braccia aperte (la vecchia Miriam in<br />

sottoveste canta al terzo piano stendendo le canottiere del mar<strong>it</strong>o) e le basta un solo acuto<br />

per stracciare tutta la cartaccia che la mattinata mi ha appiccicato addosso. È quello il<br />

bello delle pubbliche amministrazioni: dopo le otto ore di r<strong>it</strong>o qualunque altra cosa ti par<br />

più lieve. Persino la Miriam del quartiere stadio. E poi la domenica si fa festa. Oggi per<br />

esempio l’abbiamo rifatto. Per dirla tutta. Per mettere a verbale qui la mia confessione<br />

formale. Io sono una ment<strong>it</strong>rice. Poco fa ho finto di nuovo di avere le mestruazioni. E non è<br />

la prima volta.<br />

Sempre andate per fontanelle. Io e la mia amica barista. A Brindisi soprattutto. In<br />

aeroporto. Tutte le valige del mondo. I neon sui grandi specchi. L’acciaio delle file a<br />

sedere. I corridoi opalescenti passati di fresco. I lavavetri vest<strong>it</strong>i di blu. E Dio che sembra<br />

<strong>SCRITTO</strong> <strong>MISTO</strong><br />

21


sempre dover atterrare da un momento all’altro. Nei bagni poi ci sono quei fantastici<br />

lavandini cromati a fontanella, con l’acqua che sgorga miracolosamente in avanti come<br />

uno scaracchio al solo sfiorare del sensore metallico.<br />

Noi ci si entra per rifarsi il trucco. Per l’inganno. Per la perpetuazione della noia e la<br />

possibil<strong>it</strong>à. Soprattutto la domenica mattina presto, quando ci sono i rientri dai lunghi<br />

week end goduriosi e le facce smunte e soddisfatte di chi vive davvero. Noi ci si va<br />

essenzialmente per invidia. Ché tutti hanno posti precisi in cui andare, un appuntamento<br />

e biglietti elettronici e codici a barre e l’ultimo caffè da prendere e l’ impellenza della v<strong>it</strong>a<br />

nelle caviglie. Invece noi l’aeroporto.<br />

(?????)Bastava avere uno zainetto e una trousse per divertirsi un po’. Per noi solo quello:<br />

rossetto, cipria, l’assorbente in bustina e il piglio affilato come un bisturi. Un offuscato<br />

dagherrotipo dell’esistenza altrui.<br />

Oggi la preda è stata una rossa con le efelidi a sacchi.<br />

Rideva davanti alla specchiera e si lavava i denti con un mini spazzolino rosa, di quelli<br />

con il click nel centro. Di certo arrivava, non partiva. Anche lei come molti altri intorno.<br />

Una g<strong>it</strong>a, un regalo. Aveva una specie di vento piatto nei capelli, per cui su un lato erano<br />

schiacciati e gommosi, sull’altro crespi come cespugli di more sparavano verso i neon sul<br />

soff<strong>it</strong>to. Un collo da cigno liscio, liscio e le pupille come palline di un flipper. Per quello<br />

che ne sapevamo poteva essere anche in un viaggio di gruppo: sembrava sfugg<strong>it</strong>a ad<br />

una nuvola gonfia di caciara con l’alone delle voci intorno da poco attut<strong>it</strong>e dalla porta<br />

basculante dei cessi. Magari studenti. Fottutissimi studenti in g<strong>it</strong>a del liceo, con me e<br />

Paola ad osservarli nel nostro popoloso deserto da bassa profumeria.<br />

- Dio, che stanchezza! ( Paola sa essere una splendida attrice, spalanca le braccia e<br />

la bocca rossa e riempie gli specchi, mentre la sua astenia scompare del tutto).<br />

- È stata dura soprattutto per via dell’ultimo scalo, no? ( la scolara ha finalmente<br />

volto lo sguardo assonnato verso il nostro mondo di matrone follemente<br />

interpretative)<br />

- Durissima. Puoi dirlo forte. Hai un Lines, uno normale? Ti spiace? ( Paola resta<br />

con gli occhi dentro la specchiera per non ridere)<br />

- Sì. Eccolo. ( le sono accanto, riflesse parallele; apro la borsa, rovisto sapientemente<br />

e sub<strong>it</strong>o mi spunta tra le d<strong>it</strong>a il complice d’ovatta)<br />

- Sai, ogni mese un fiume. Un dissanguamento.<br />

-<br />

Non dirlo a me. Come da adolescente. U-gua-le. Pure io. Da non credere.<br />

La rossa ragazzina, l’ho visto, ha avuto un blocco da atterraggio scomodo per almeno<br />

cinque minuti. Stava con le gote gonfie, a trattenere un fiato tondo e profumato da<br />

ninfa dei boschi aeroportuali. Così, senza respirare, ha ascoltato tutta la nostra teatrale<br />

conversazione con attenzione. Passando da me a Paola, da Paola a me, con la bocca<br />

socchiusa e muovendo a scatti la testa, i capelli e gli occhi. I suoi occhi. Dio mio, i suoi<br />

occhi. Una parete immacolata i suoi occhi. Più cresceva l’apnea, più le si allargavano gli<br />

occhi. Paola, quando qualcuno la guarda, diventa un toro. Vede rosso, appunto. I suoi occhi<br />

sono così diversi da quelli della ragazzina con lo zaino, hanno un fondo opaco e granuloso.<br />

Senza arte, senza capriccio, senza sesso. Quelli di Paola sono vecchi filtri da cui tutto<br />

sembra essere già passato. Glieli ha tenuti puntati addosso fissi come un archibugio.<br />

La bimbetta boccolosa alla fine s’era persino incapricciata delle nostre storie mestruanti,<br />

secondo me, e io ero arrivata fino a farle una specie di smorfia, spazzolandomi. Poi era<br />

usc<strong>it</strong>a e con lei il suo profumo di borotalco.<br />

-<br />

Sei troppo madre, tu.<br />

Tornando in casa in auto, Paola mi ha rimproverata per quella smorfia che aveva<br />

annacquato la nostra sceneggiata della resistenza. Ma io non me ne pento. La giovinezza<br />

adesso mi fa ridere più che mai.<br />

<strong>SCRITTO</strong> <strong>MISTO</strong><br />

23


TOCCARE IL FONDO<br />

Rakelman


Faccio fatica a toccare il fondo. “Toccare il<br />

fondo”: che espressione polposa, quanti<br />

significati in una semplice locuzione.<br />

Qualcuno direbbe che si tratta di un<br />

classico esempio di dens<strong>it</strong>à di senso. Come<br />

siamo complessi, a volte penso che<br />

nemmeno siamo consapevoli di quanto<br />

diciamo. Qualche giorno fa, mentre ero<br />

disteso al sole nel prato adiacente la<br />

pubblica piscina di questa c<strong>it</strong>tà lontana<br />

dal mare centinaia di chilometri, ho<br />

sent<strong>it</strong>o all’altoparlante la voce acuta di<br />

una giovane indigena annunciare l’inizio<br />

di un corso rigorosamente gratu<strong>it</strong>o di<br />

immersione. Ad accompagnare gli<br />

interessati nella discesa verso questi bassi<br />

abissi piastrellati d’azzurro sarebbero<br />

stati due sub professionisti. Sorseggiavo il<br />

mio cappuccino ghiacciato, bevanda<br />

commerciale dal prezzo pari a quello di un<br />

cocktail acquistato in un locale della<br />

riviera, e mi son detto “perchè no?”.<br />

Inforcavo occhiali da sole vintage, unico<br />

acquisto intelligente fatto nella rete;<br />

indossavo i miei Speedo neri. Mi sentivo<br />

un po’ una celebr<strong>it</strong>à, avevo l’animo di una<br />

ricca vedova allegra e allora perchè non<br />

adagiarsi tra le braccia di un bel sub<br />

dall’improbabile accento emiliano? A fatica<br />

mi tiro su dalla sdraio, sudato, dopo aver<br />

vegetato tipo lucertola per un paio d’ore<br />

sotto il crudele sole estivo della pianura<br />

padana. Mi girava la testa. Nemmeno<br />

l’impagabile freschezza del mio costoso<br />

cappuccino gelato, nov<strong>it</strong>à dell’estate,<br />

aveva placato l’arsura che si stava<br />

impadronendo dei miei sensi. Niente di<br />

meglio che rinfrescarsi immergendosi<br />

nell’acqua un po’ brodosa della piscina<br />

comunale, tra gli schiamazzi molesti dei<br />

monelli e quelli ancor più molesti degli<br />

extracomun<strong>it</strong>ari. Le vacanze dei poveri<br />

sono così. Meglio mettere la testa sotto<br />

l’acqua, lasciare che le orecchie si<br />

riempiano di calore e i rumori vengano<br />

filtrati, le voci diventino trilli di delfini, gli<br />

schizzi, il batt<strong>it</strong>o dei piedi dei nuotatori<br />

nient’altro che salti allegri di pesci in<br />

migrazione. Mi avvicinai al bordo della<br />

piscina senza rinunciare alla comod<strong>it</strong>à<br />

ciabattona dei mie infrad<strong>it</strong>o “Jamaica”e<br />

all’eleganza cheap & chic dei miei<br />

occhialoni da sole. Non potevo fare a meno<br />

di pensare a Julia, a quello che mi<br />

ripeteva in continuazione quell’estate di<br />

qualche anno fa: “perché gli <strong>it</strong>aliani, che<br />

siano uomini o donne, indossano sempre<br />

degli occhiali da sole enormi? Voglio dire,<br />

l’occhio umano non sarà più grande di una<br />

mandorla, ma gli <strong>it</strong>aliani pensano di avere<br />

dei pomodori ultrasensibili ficcati nella<br />

testa”. Povera sprovveduta Julia, che<br />

tenerezza mi faceva la sua semplic<strong>it</strong>à<br />

germanica! Incapace di cogliere l’essenza<br />

delle mode, tutta presa dai suoi viaggi e<br />

dall’esperire. Mentre pensavo a questo<br />

notai i due sub intenti ad indossare<br />

l’imbracatura tipica del loro mestiere (ma<br />

sarà un mestiere fare il sub? Lo si fa tutto<br />

l’anno? E chi ti paga per immergerti?).<br />

Facevano sul serio, sembrava che si<br />

stessero preparando per un’immersione<br />

nella fossa delle Marianne. Muta,<br />

maschera, bombole addir<strong>it</strong>tura. Solo a<br />

quel punto capii che lo scopo della<br />

dimostrazione gratu<strong>it</strong>a era quello di<br />

attrarre il maggior numero possibile di<br />

sprovveduti, come me, e convincerli a<br />

iscriversi ad un costosissimo corso che si<br />

sarebbe tenuto a stagione conclusa. Mi<br />

sentii più furbo della media, considerando<br />

che la media era composta principalmente<br />

da grassone di mezza età che non<br />

vedevano l’ora di essere accompagnate in<br />

questa breve escursione da quei due<br />

maschioni nerboruti. Le grassone<br />

sgom<strong>it</strong>avano nella “fila” anche questa<br />

tipicamente <strong>it</strong>aliana che si era venuta a<br />

formare. I ragazzini scalciavano e si<br />

menavano, facevano casino a prescindere.<br />

Io rimanevo composto, cercando di non<br />

essere coinvolto in nessuna delle zuffe.<br />

Aspettai pazientemente il mio turno,<br />

sforzandomi di trovare un posto in quella<br />

calca che doveva essere una fila,<br />

guardandomi intorno e cercando di carpire<br />

qualcuna delle istruzioni che<br />

premurosamente i sub impartivano ai miei<br />

compagni e alle mie compagne<br />

d’avventura. Esausto e un po’ stressato, mi<br />

<strong>SCRITTO</strong> <strong>MISTO</strong><br />

25


misi ad aspettare seduto sul bordo della<br />

vasca, immergendo le gambe e<br />

bagnandomi la schiena e la testa di tanto<br />

in tanto. Arrivò il mio turno, avevo scelto<br />

di essere l’ultimo. A me spettò<br />

accompagnarmi con il più sfigato dei due,<br />

un tipo alto, dal fisico prestante, ma<br />

stempiato e un po’ troppo peloso per essere<br />

un nuotatore. Il tipo, che chiamerò Flipper<br />

visto che non ricordo il suo nome (l’altro si<br />

chiamava Roberto), mi aiutò a indossare la<br />

muta e le bombole, dopo aver constatato la<br />

mia totale incompetenza con tutti quegli<br />

attrezzi. Mi diede una maschera e<br />

recuperò un paio di pinne adatte a<br />

osp<strong>it</strong>are il mio problematico 46. Dopo una<br />

decina di minuti buoni ero finalmente<br />

pronto ad affrontare il monotono fondale<br />

della piscina, in questa immersione che<br />

sarebbe durata altri dieci minuti, andata e<br />

r<strong>it</strong>orno. Tutto sembrava procedere per il<br />

meglio, così come era stato per chi mi<br />

aveva preceduto. Avevo messo in bocca il<br />

respiratore e mi ci stavo ab<strong>it</strong>uando A<br />

fatica sopportavo il peso di tutta quella<br />

imbracatura. Flipper mi fa un segno con la<br />

mano e mi inv<strong>it</strong>a a immergermi. Ok, ci<br />

sono, ho gli occhi aperti, la maschera al<br />

posto degli occhiali da sole fashion, le lenti<br />

a contatto non mi danno fastidio, anche se<br />

mi hanno detto che per la piscina non<br />

vanno bene. Mi distendo sul fondo, Flipper<br />

è sopra di me, proprio come mamma<br />

balena sovrasta in tutta la sua grandezza<br />

ed esperienza il suo piccolo. Sono alla tua<br />

mercé Flipper, dimmi tu cosa devo fare.<br />

Flipper mi fa un altro cenno, capisco che è<br />

arrivato il momento di battere i piedi. Non<br />

sono avvezzo alle pinne, pesano e faccio<br />

fatica a fare quel movimento da sirena.<br />

Nell’acqua, così conciato, mi sento come<br />

l’aquila che cammina della canzone di<br />

Battiato. Perd<strong>it</strong>a di grazia. Non ho stile.<br />

Ma procedo. Il punto di partenza era dalla<br />

parte in cui la vasca è più bassa, lo scopo<br />

raggiungere l’altro lato, mantenendo il<br />

fondo. In questo primo tratto non ho avuto<br />

problemi, mamma Flipper mi ha aiutato<br />

molto a carburare. E poi è facile, le<br />

bombole mi pesano sulla schiena. Respiro<br />

26 <strong>SCRITTO</strong> <strong>MISTO</strong><br />

con la bocca ossigeno fresco,<br />

dall’inev<strong>it</strong>abile retrogusto di cloro.<br />

Probabilmente, mio malgrado, sto<br />

assaporando anche il gusto della saliva di<br />

qualche cicciona o di qualche ragazzino.<br />

Inizia il gradino della piscina, si scende. E<br />

qui succede. Qui, al vertice superiore di<br />

questo immaginario triangolo rettangolo,<br />

qualcosa cambia. Faccio fatica a toccare il<br />

fondo, a seguire l’andamento obliquo di<br />

questa ipotenusa. Flipper mi preme sulla<br />

schiena con entrambe le mani, è un chiaro<br />

inv<strong>it</strong>o a nuotare verso il basso, a seguire<br />

l’andamento del fondale. Ma non capisce,<br />

io ci sto provando. Le spalle, i reni, le<br />

gambe, perfino l’addome premono per<br />

raggiungere quella chiara distesa azzurra<br />

sotto di me, la mia pancia anela a sfiorare<br />

quella fredda superficie immobile. Ma<br />

tutto sembra inutile. Flipper non mi<br />

lasciare, non lasciarmi riaffiorare, non<br />

voglio perdere. Flipper mi tende la mano,<br />

mi riporta su. Forse ho bisogno di<br />

respirare. Il mondo all’aria aperta mi si<br />

ripresenta rumoroso così come l’avevo<br />

lasciato pochi minuti fa. Tolgo la<br />

maschera. Flipper mi spiega che ho troppa<br />

aria nei polmoni, devo espirare tutto<br />

quello che inspiro. Per aiutarmi mi<br />

propone una cintura di piombo. Con<br />

questa sì che andrò a fondo. Indosso<br />

quest’altro pesantissimo orpello. Ci<br />

mancava anche questa; anche se non lo<br />

vedo con i miei occhi so che sto sudando<br />

copiosamente. Sono stanco, vorrei mollare,<br />

ma ormai sono in ballo e devo ballare. Che<br />

figura ci farei con tutte queste ciccione a<br />

bordo vasca che mi guardano invidiose di<br />

tante premure nei miei confronti? E con<br />

gli scugnizzi che già sghignazzano? Anche<br />

per Flipper sembra una sfida con se stesso,<br />

non può fallire, la sua bambina lo guarda<br />

e lo chiama da poco lontano, avvinghiata<br />

alla sua mamma. Le saluta, Flipper, ha<br />

proprio la faccia di un padre esemplare, ha<br />

la faccia buona di un uomo semplice, che<br />

ha sempre desiderato avere una famiglia,<br />

una donna da proteggere, dei figli a cui<br />

badare e a cui insegnare a nuotare. Sono<br />

di nuovo pronto, ricominciamo. L’inizio del


percorso è ormai una bazzecola per me, ce<br />

la posso fare e ne sono consapevole. Il<br />

gradino si avvicina, lo vedo chiaramente<br />

attraverso lo specchio della maschera.<br />

Ormai mi fa paura, mi sembra<br />

insuperabile, come una barriera<br />

immaginaria, ma devo oltrepassarlo e<br />

saprò di avercela fatta. Purtroppo anche la<br />

catena che mi stringe i fianchi risulta<br />

essere inutile. Penso che i miei<br />

stramaledetti polmoni abbiano<br />

immagazzinato tanta di quell’aria che con<br />

un soffio potrei sospingere una<br />

mongolfiera e farle sorvolare i grattacieli<br />

di New York. E dire che, beffa delle beffe!,<br />

sono un fumatore incall<strong>it</strong>o da quando<br />

avevo 16 anni. Ora che ne ho quasi 30<br />

come posso avere ancora dei polmoni così<br />

sani e così capienti? Flipper è ancora su di<br />

me, proprio non può starmi accanto, non<br />

può lim<strong>it</strong>arsi a farmi compagnia: deve<br />

accompagnare la mia discesa, spingermi<br />

verso il fondo, indurmi a toccarlo. Sarà<br />

scocciato, ma non me lo darà a vedere una<br />

volta riemersi, è il suo mestiere. Intanto la<br />

grande parete azzurra della piscina si apre<br />

di fronte a me, completamente sommersa.<br />

I raggi del sole che filtrano attraverso la<br />

superficie si riflettono su di lei, sembra un<br />

muro ricoperto di cristalli, che dovrei<br />

infrangere o contro il quale vorrei andare<br />

a sbattere. Grazie a Flipper procedo<br />

lentamente sfiorando il fondo, ag<strong>it</strong>ando<br />

piano i piedi intrappolati in queste enormi<br />

pinne, che non fanno parte di me. La corsa<br />

è fin<strong>it</strong>a, abbiamo raggiunto l’altro capo<br />

della piscina, ma ha fatto tutto lui, il mio<br />

accompagnatore. Flipper mi inv<strong>it</strong>a a<br />

sedermi e mi si siede accanto, tenendomi<br />

saldamente per un braccio. Siamo qui,<br />

accovacciati a circa cinque metri dall’aria.<br />

Mi fanno male le orecchie e non posso dirlo<br />

a nessuno, non voglio. Flipper mi guarda<br />

attraverso la sua maschera. Forse gli<br />

faccio un po’ pena, forse pensa che sono<br />

uno sfigato, un incapace. Ebbene sì,<br />

signori, faccio fatica a toccare il fondo,<br />

adesso come non mai, in molti sensi.<br />

Faccio fatica a toccare la profond<strong>it</strong>à delle<br />

cose che mi circondano. Negli anni ho<br />

perso quel dono magnifico di interrogarmi<br />

su tutto, di cercare di capire la realtà più<br />

immediata, non necessariamente le grandi<br />

questioni che affliggono il genere umano.<br />

Io vivo in superficie, caro Flipper, non sono<br />

ancora avvezzo agli abissi. Questo vorrei<br />

dirgli. Insegnami il segreto, allora, caro<br />

Flipper, per restare sul fondo, per toccarlo<br />

almeno con le d<strong>it</strong>a. Per restare totalmente<br />

immerso in quest’acqua che a un tratto<br />

non mi sembra più così calda di corpi e di<br />

movimenti e di sole. Perchè vorrei restare<br />

qui, sul fondo di questa vasca, a cercare in<br />

qualche ostrica giocattolo la perla della<br />

mia profond<strong>it</strong>à, la mia essenza perduta.<br />

Vorrei rimanere almeno qualche anno qui<br />

sotto, a med<strong>it</strong>are, novello Buddha, a<br />

prendermi del tempo per rifarmi delle<br />

domande. Ma tu Flipper non hai tempo da<br />

perdere con le mie chiacchiere, tu sei un<br />

uomo di carne, di quelli che hanno poche<br />

solidissime certezze e se le tengono ben<br />

strette. Un uomo da un amore per tutta la<br />

v<strong>it</strong>a, da sesso per procreazione, da lavoro<br />

per passione. Tu non sei complicato come<br />

me. Ora mi esorta a riprendere la marcia,<br />

c’è da rifare il trag<strong>it</strong>to a rebours, spalmati<br />

sul fondo. E’ tempo di risalire, la v<strong>it</strong>a fuori<br />

dall’acqua ci aspetta e noi non siamo di<br />

questo mondo, io meno di lui, poi. Flipper<br />

è stato il mio compagno in questo piccolo<br />

frammento di esistenza, pur non<br />

essendone consapevole mi ha<br />

accompagnato in un breve viaggio dentro<br />

me stesso che forse, senza di lui, senza la<br />

sua presenza casuale, non avrei mai fatto.<br />

Mi tiene la mano e non sa niente di me e<br />

nemmeno immagina quello che mi passa<br />

per la testa. Riemergiamo finalmente,<br />

riprendiamo in mano le redini delle nostre<br />

v<strong>it</strong>e che si sono incrociate ora per<br />

separarsi per sempre. Flipper mi saluta e<br />

prima di accomiatarsi ci tiene a<br />

rammentarmi che ho troppa aria nei<br />

polmoni. Grazie. Non penso che<br />

frequenterò quel corso. Adesso io non ho<br />

fretta, non voglio averne più.<br />

<strong>SCRITTO</strong> <strong>MISTO</strong><br />

27


MAR MIO<br />

Tony Sozzo<br />

È un altro mondo. Qui<br />

su questa spiaggia lo<br />

credono veramente.<br />

Giulio non saprebbe dire<br />

altro: rispetto a noi hanno<br />

un’altra cultura. Non è<br />

molto obiettivo parlarne<br />

male. Prima eri di un’altra<br />

specie.<br />

Perché non parlare male di una<br />

terra che non è il Salento, che non<br />

lo vuole essere, che non potrebbe riuscirci<br />

mai, che non saprebbe da dove incominciare? Anche lì la benzina<br />

costa sempre di più, e ci sono tante volgar<strong>it</strong>à. La salsedine è<br />

contagiosa. Maria è r<strong>it</strong>ornata dal bagno. Il suo corpo sgocciola,<br />

un po’ anche sul mio piede: sono stufa di questi posti. Andiamo<br />

verso l’Adriatico? Volete lasciare la merendina incominciata sul<br />

tavolo. Ma che merendina?!<br />

29


Avete ragione voi. Parliamo male di tutto<br />

questo. Mi sono alzato. Il vociare spiaggioso<br />

ripercuote sempre e comunque. È l’uomo<br />

la cosa peggiore dell’Universo. L’unico che<br />

sporca. Non recupera nulla a fare la raccolta<br />

differenziata. Dovrebbe saperlo. Lo sai che<br />

stai esagerando? Hai trovato un lavoro al<br />

Nord. È una fortuna.<br />

Un attimo. Datemi tempo di convincermene.<br />

Lì la natura si dà delle arie, hanno i laghi<br />

in cui non si può fare il bagno. Non si può<br />

neanche contemplare, un lago in cui non si<br />

può fare il bagno. È il progresso. Ti piace<br />

l’acqua calda, no? Ah, è colpa della mia<br />

doccia?<br />

È un altro mondo. Le cose avvengono tutte<br />

là. Incidenti stradali là, qua. I Messapi non<br />

fanno testo. Ho paura di continuare così.<br />

Deturpano questa spiaggia consumata dal<br />

tempo, dalle onde e dal cemento. È difficile<br />

incontrare qualcuno che sa trattare la<br />

bellezza. Una volta hai detto che ti piacerebbe<br />

fare il contadino. Ti rendi conto? L’ho detto.<br />

Ho detto sciocchezze peggiori. Dovremmo<br />

r<strong>it</strong>ornare indietro. Ottocento, almeno inizi<br />

Novecento. Una ragazza è maltrattata dalla<br />

crema protettiva. Protezione totale, anche se<br />

non si può dire. Cosa succederà di me quando<br />

non ci sarà più l’Estate? Si invecchia, ci si<br />

consuma. Ma bisogna saper essere ottimisti.<br />

Il migliore dei mondi possibili, o almeno tra<br />

i primi tre.<br />

Dove vai? Una passeggiata. Sotto il sole.<br />

Vedrò, quello che deve essere visto. Non è<br />

più come quando avevo ventiquattro anni.<br />

Che scontatezze! E perdi tempo con cose del<br />

genere? Ho bisogno di r<strong>it</strong>ornare da qualche<br />

altra parte. Ho ancora un po’ di tempo.<br />

Fine Luglio. Luglio, col bene che ti voglio.<br />

Non posso lamentarmi con i miei amici.<br />

Né posso altro. Meglio un altro bagno, oggi<br />

che si può, che non ho freddo. Chissà che<br />

non r<strong>it</strong>orni magari solo ad un anno fa, o a<br />

qualche bel discorso sent<strong>it</strong>o e non più voluto<br />

abbandonare. Devo spostarmi, per questi<br />

racchettoni minacciosi.<br />

Giulio non può essere altrimenti. Io nemmeno.<br />

Il caldo è v<strong>it</strong>a, dovrebbero rendersene conto.<br />

Che me ne faccio di fashion, v<strong>it</strong>a mondana<br />

che si lim<strong>it</strong>a ad alcool, droga e sesso di troie.<br />

È quello, inutile girarci intorno. A parlare<br />

di Joyce non si entra in un locale. La notte<br />

dovrebbe essere affascinante da qualche<br />

altra parte. Comunque meglio i pomodori<br />

colti da mio padre, lo Scirocco che l’ecopass,<br />

lo sviluppo frenato dalla crisi che è ovunque<br />

e non c’entra il Governo. Meglio prima,<br />

molto prima. Bella quella tipa grassa colla<br />

fetta d’anguria ben in mano. Per quanto?<br />

Già un po’ questo mare puzza di cherosene,<br />

e qualche barca lontano ma vicino si vede.<br />

Anche le mie mani non sono più tanto lisce<br />

come una volta. Nemmeno la mia faccia<br />

non è solcata dagli anni. E me ne dovrei<br />

vergognare. L’inverno su il tempo è freddo,<br />

sistemato nei suoi percorsi, la malinconia sa<br />

prendermi in vari modi, e fa sempre male.<br />

E penso sempre alla felic<strong>it</strong>à, e non so bene<br />

quanto sia inganno.<br />

Non ci r<strong>it</strong>orno per il momento sotto<br />

l’ombrellone. Tanto Maria sa stendersi al sole<br />

anche da sola. Si misurerà l’abbronzatura<br />

con qualche confronto qua e là con le amiche.<br />

Giulio va bene per il sol<strong>it</strong>o caffè in ghiaccio.<br />

Ha altri amici a qualche metro di distanza.<br />

E già era nelle previsioni far notare lo<br />

splendore nuovo dei propri boxer. Tra l’altro<br />

non faccio in tempo a cambiare per l’orario<br />

di chiusura. Prima o poi ci prenderemo un<br />

posto in qualche buon lido anche noi. Senza<br />

aver fatto il sessantotto e senza averlo<br />

trad<strong>it</strong>o. Così non ho problemi a non finirla di<br />

andare avanti. Speranze illuse di trovare un<br />

nuovo spazio, un nuovo progetto. Il Salento<br />

ce l’ho nei capelli. Non c’è bisogno di avercelo<br />

nel sangue, di essere enfatici a tutti i costi.<br />

Ce l’ho tra le rughe, tra le pagine di un Tex<br />

caldo. Non c’è niente di meglio. Niente di più<br />

buono. Il futuro, il futuro è alle porte. Uno<br />

deve aver pronto il rinfresco. Deve rispettare<br />

certe procedure. E deve amare la ricchezza<br />

in quanto sviluppo, superior<strong>it</strong>à di qualcuno<br />

verso qualcosa, momento bello in mezzo allo<br />

schifo di arretramenti squallidi. Ne abbiamo<br />

un forte bisogno.<br />

In acqua la parola d’ordine è lasciare che<br />

un elemento si mescoli alla mia epidermide.<br />

Luglio sta per scomparire. Sino ad un passo<br />

dai botti, poi il r<strong>it</strong>orno alla mia fonte di<br />

sostentamento, alle partenze, ai treni, agli<br />

arrivederci ma si fa per un buon motivo.<br />

Mentre le pietre più o meno sono le stesse<br />

e non si ammalano. Oggi l’acqua è un brodo<br />

primordiale.<br />

<strong>SCRITTO</strong> <strong>MISTO</strong><br />

31


32<br />

L’INUTILITÀ<br />

DELLA SPECIE<br />

Rossano Astremo


Laura piange poggiata sulla porta<br />

d’ingresso di una palestra. Ha appena<br />

ricevuto un sms. Marco, il suo ragazzo da<br />

due anni, le ha scr<strong>it</strong>to Non ti amo più. Mi<br />

dispiace.<br />

Carlo è nella sua stanza, nudo, steso<br />

sul letto. Ascolta Lungo i bordi dei<br />

Massimo Volume. È uno dei cd che il<br />

fratello maggiore gli ha lasciato in ered<strong>it</strong>à<br />

prima che lo trovassero impiccato nello<br />

scantinato, tra uno sciame di topi e delle<br />

botti di vino.<br />

Carlo si misura il pene con un righello.<br />

Caterina, la prima ragazza con cui ha<br />

scopato, gli ha detto che è troppo piccolo,<br />

che è per quello che non ha mai avuto un<br />

orgasmo con lui, mentre Luigi, il suo ex…<br />

Elisa è chiusa in bagno. Ha gli occhi<br />

serrati e la bocca aperta, tra le cosce<br />

muove un dildo rosso che le sue amiche<br />

le hanno regalato per il diciottesimo<br />

compleanno.<br />

Si masturba pensando a Roberto. Lo<br />

immagina nudo, dietro di lei, che la scopa<br />

tirandole i capelli e chiamandola troia.<br />

Elisa non ha mai fatto sesso. Elisa non ha<br />

mai conosciuto Roberto. È un tizio del 5°<br />

anno dagli occhi azzurri e dai capelli alla<br />

Eddi Vedder.<br />

Claudia si reputa una donna dalle larghe<br />

vedute. Suo mar<strong>it</strong>o ha un’amante. Una<br />

polacca ventiduenne. Claudia lo sa. Ha<br />

letto i messaggi che erano sul telefonino<br />

del mar<strong>it</strong>o. Roba scottante. Roba di intima<br />

descrizione di amplessi consumati nella<br />

station wagon di famiglia. Mi è piaciuto<br />

tanto quando me lo hai messo in bocca,<br />

scriveva la polacca.<br />

Una sera, nel dopocena, dice al mar<strong>it</strong>o di<br />

sapere tutto. Dice va bene così. Dice perché<br />

non la porti a cena qui.<br />

Claudia è stata trovata morta nella<br />

camera dei bambini un mese dopo la<br />

rivelazione. Aveva ingollato un flacone di<br />

C<strong>it</strong>alopram cond<strong>it</strong>o da vodka liscia.<br />

Mirko sbircia nella borsa della sua<br />

fidanzata. Trova una foto del direttore<br />

responsabile del settimanale per il quale<br />

lei lavora. È vest<strong>it</strong>o da slave, immortalato<br />

nell’atto dell’eiaculazione.<br />

Mirko non sa cosa pensare. Sente come<br />

una f<strong>it</strong>ta al cuore. Cerca di farsene una<br />

ragione. è solo una foto, dice. Dà un’altra<br />

sbirciata all’immagine. Osserva la<br />

traiettoria dello sperma. Ora la f<strong>it</strong>ta passa<br />

dal cuore alle tempie. è solo colpa mia, me<br />

la sono cercata. Non dovevo spiare nella<br />

sua borsa.<br />

Irene legge Frammenti di un discorso<br />

amoroso di Roland Barthes. Aspetta<br />

con ansia il rientro di Umberto, il suo<br />

compagno. Vuole leggergli alcune pagine<br />

che ha trovato sublimi. Umberto insegna<br />

Semiotica all’Univers<strong>it</strong>à di Cassino.<br />

Irene era una studentessa di Umberto.<br />

Si sono conosciuti a lezione. Una storia<br />

come tante, in fondo. Irene non sa che<br />

mentre legge le pagine di Barthes dedicate<br />

all’osceno, Umberto è nel suo studio che<br />

lecca la fica di una matricola.<br />

Mauro ama due donne. Lo sa, agli<br />

occhi degli altri questa sua convinzione<br />

risulterà folle ed illogica. Però è arrivato<br />

ad un punto di saturazione. Non può più<br />

dividersi tra le due. Carolina è un’attrice<br />

di fiction. Di lei ama la sua voglia di vivere<br />

ed il suo culo. Alessia è una scr<strong>it</strong>trice di<br />

noir. Ha pubblicato il suo terzo romanzo<br />

con Einaudi. È tra le scr<strong>it</strong>trici <strong>it</strong>aliane più<br />

osannate del momento. Ha anche ricevuto<br />

una recensione firmata da Pietro C<strong>it</strong>ati su<br />

la Repubblica. Di lei ama l’intelligenza e<br />

il modo di scopare. Mauro deve scegliere.<br />

Non può continuare ad <strong>it</strong>erare questo<br />

doppio gioco. Opta per la monetina. Testa<br />

o croce. Testa l’attrice. Croce la scr<strong>it</strong>trice.<br />

Se tutto va a puttane potrà beatamente<br />

attribuire l’es<strong>it</strong>o al caso.<br />

Luigina ha 43 anni. Non fa l’amore da 12<br />

anni. Da quando il mar<strong>it</strong>o le ha tirato un<br />

martello sul viso: fotogramma del crollo<br />

defin<strong>it</strong>ivo del suo matrimonio. Si masturba<br />

regolarmente. Una volta al giorno, attorno<br />

alle 23. Chatta con sconosciuti ai quali<br />

mostra tram<strong>it</strong>e webcam il suo corpo. Ogni<br />

sera sceglie un uomo diverso. Non mostra<br />

mai il viso. Il suo nickname è Pussy Power.<br />

<strong>SCRITTO</strong> <strong>MISTO</strong><br />

33


È UN TALE<br />

PROGRESSO<br />

IN GIRO<br />

Luciano Pagano


D’improvviso un’immagine comparve dove<br />

prima c’era soltanto il nero di uno schermo<br />

circondato dal buio di una stanza. Silenzio.<br />

Un lui e una lei indefin<strong>it</strong>i stesi su un letto.<br />

Smunti, magri, implosi. Tutti e due<br />

potevano avere poco meno di venti anni, a<br />

giudicare dall’abbigliamento e<br />

dall’espressione annoiata sul viso forse non<br />

hanno nemmeno diciotto anni. Marco deve<br />

averli raccattati alla Stazione, si tratta di<br />

semplici conoscenti, di quelli che frequenta<br />

quando ha terminato di seguire i corsi<br />

pomeridiani e il giorno dopo non deve<br />

presentarsi in univers<strong>it</strong>à alle otto di<br />

mattina. Oppure si tratta di due che ha<br />

conosciuto per caso, sull’autobus, in un<br />

pub. Non importa. I due corpi depensati<br />

sono sul letto. Lei sta fumando una<br />

sigaretta. Di norma accade che uno dei<br />

soggetti si emozioni. Non c’è niente di<br />

peggio che fingere di essere naturali,<br />

ammiccando senza guardare la telecamera,<br />

pronunciando frasi che sembrano di<br />

circostanza. Tanto vale sospendere le<br />

riprese e ricominciare il giorno dopo, magari<br />

cercando qualcuno che non sia affetto da<br />

micromegalomania filmica; c’è chi è così<br />

invasato da credere che perfino il video<br />

montato per una tesina di pubblic<strong>it</strong>à come<br />

questa sia l’occasione per mettersi in<br />

mostra. “E se dovesse vederlo qualcuno,<br />

magari tra venti anni?”. Marco ha deciso<br />

che non sono problemi suoi, è troppo difficile<br />

pensare che cosa sarà domani.<br />

L’inquadratura avvicina il viso del ragazzo<br />

steso sul letto, uno sbuffo di fumo gli passa<br />

davanti. Lo sguardo che vede indovina sui<br />

visi la spossatezza per la serata precedente.<br />

“Che cosa abbiamo fatto ieri?” è la frase che<br />

esce dalla bocca di lei. Sulla scrivania c’è<br />

un portatile acceso, la schermata è<br />

riconoscibile, lo sfondo del wallpaper di<br />

Matrix è coperto dal Media Player, la<br />

musica in circolo è One di Aimee Mann,<br />

“Ok Mr Mix?”. Il portatile è circondato da<br />

cadaveri di bottiglie svuotate. Per terra ci<br />

sono bottiglie di birra e vino dipinte con<br />

l’uniposca, arte finto minimale che va tanto<br />

di moda, tipo cazzi disegnati da bambini<br />

che fanno la pipì su teste inconsapevoli. I<br />

raggi del sole filtrano potentissimi e uva-b<br />

dalla finestra, attraversano come proiettili<br />

una bottiglia di Gin ancora piena, con<br />

l’etichetta del monopolio intatta. C’è perfino<br />

l’anello di metallo che fa da sicura al tappo.<br />

Lo spettatore ideale deve immaginare che<br />

la temperatura del Gin sta salendo e che<br />

bere un sorso da quella bottiglia potrebbe<br />

essere la più disgustosa delle cose da fare<br />

in un afoso pomeriggio di agosto. “Come<br />

che cosa abbiamo fatto ieri”. “Hai cap<strong>it</strong>o<br />

bene - cazzo! Cosa abbiamo fatto ieri sera,<br />

dove siamo stati, con chi siamo usc<strong>it</strong>i, a che<br />

ora, che cosa abbiamo fatto? Chi ci ha<br />

accompagnati? Abbiamo mangiato?”. Il<br />

ragazzo guarda la ragazza. Dal viso di lei e<br />

dalle inquadrature seminate in frammenti<br />

di cocci rotti si intuisce - Marco ha messo<br />

qualche flash di mozziconi di canne - che i<br />

due, la sera prima, si sono devastati a tal<br />

punto da non ricordare nulla di ciò che è<br />

stato. Forse hanno preso qualche capsula.<br />

Il ragazzo sta per parlare, il video dura in<br />

tutto trenta secondi, la durata giusta<br />

perché nasca l’interesse nello spettatore di<br />

questo tipo di pubblic<strong>it</strong>à destinate a<br />

lanciare un messaggio forte. Cose che sul<br />

Tubo verrano viste da decine di spettatori,<br />

amici non paganti di chi li ha realizzate.<br />

L’argomento per la tesina di quest’anno è<br />

la Pubblic<strong>it</strong>à Progresso. Chi è arrivato a<br />

questo punto del video non aspetta altro<br />

che una frase del ragazzo, qualcosa di così<br />

pregno e improbabile da farci capire quanto<br />

sia inutile sprecare la propria v<strong>it</strong>a in quel<br />

modo assurdo, assumendo droghe dalla<br />

mattina di un giorno a quella del giorno che<br />

viene. NULLA. Il ragazzo non dice nulla. Il<br />

fotogramma congela le sue labbra<br />

inquadrate da vicinissimo, si possono<br />

contare le screpolature sulla pelle ancora<br />

giovane. Close-up. Due secondi di fermo<br />

immagine, voce fuori campo: “Ho lottato<br />

tutta la v<strong>it</strong>a per raggiungere un momento<br />

simile, quello in cui nessuna ragazza<br />

doveva permettersi di cr<strong>it</strong>icarmi perché<br />

bevevo o fumavo troppo. Adesso sono felice,<br />

Licia non pretende nulla, è contenta se la<br />

sbatto, sono contento quando mi sbatte.<br />

Certo, ci dimentichiamo un po’ di cose.<br />

<strong>SCRITTO</strong> <strong>MISTO</strong><br />

35


Sempre meglio che accumulare tesori sulla<br />

Terra”. La luce inonda la stanza del<br />

proiettore prima ancora che venga<br />

pronunciata “Ra”, sillaba divina posta a<br />

termine del nome che indica il nostro<br />

pianeta in un modo più amichevole.<br />

Nell’aula ci sono ventisei persone, gli<br />

iscr<strong>it</strong>ti al corso e Cipponi, ex assistente<br />

dell’assistente al montaggio di Fellini, coco-co-sceneggiatore<br />

di “Una vacanza in<br />

c<strong>it</strong>tà” di T<strong>it</strong>ti Calestra. “Repeat. E questo<br />

che cazzo sarebbe!”. Marco non ha mai visto<br />

Cipponi così furioso. È l’effetto che voleva<br />

susc<strong>it</strong>are in lui. Lo spettatore medio-prono.<br />

Un po’ Catto- un po’ Comu-. Scimunista,<br />

come lo definisce Marco. Quel video è stato<br />

girato a quel modo proprio perché Cipponi<br />

si incazzasse a tal punto da impedire a<br />

Marco di sostenere l’esame, e non importa<br />

che la fotografia e il montaggio usati nello<br />

spot siano impeccabili. “Ripeto. Che cazzo<br />

sarebbe questo video? Pubblic<strong>it</strong>à<br />

Progresso?”. “Chiedo scusa”, Marco si alza<br />

in piedi dopo aver premuto stop. La<br />

schermata del televisore si trasforma in un<br />

azzurro terso, “credevo di avere interpretato<br />

la traccia al meglio”. Cipponi sta cambiando<br />

colore in viso. Marco crede che possa<br />

scaraventarsi contro di lui per massacrarlo<br />

di botte, non si tratterebbe di un gesto<br />

inus<strong>it</strong>ato né Marco si scanserebbe. Sono<br />

cose che si devono subire. Accettare il<br />

progresso significa accettarne tutte le<br />

conseguenze. Un po’ come ha fatto Marco<br />

qualche giorno fa, quando suo padre lo ha<br />

preso da parte per dirgli che il medico gli<br />

ha trovato una noce nel corpo, “guarda,<br />

grande pressappoco così, come una noce,<br />

soltanto che non ha colore, è grigia, come<br />

un frutto bacato, qualche mese ancora e il<br />

problema sarà risolto”. Il giorno dell’esame<br />

avrebbero operato quel corpo quasi<br />

settantenne, “c’è l’eventual<strong>it</strong>à di non uscire<br />

vinc<strong>it</strong>ori da sotto i ferri”. La metafora del<br />

vinc<strong>it</strong>ore l’aveva usata suo padre. Fin da<br />

piccolo Marco era ab<strong>it</strong>uato ad associare<br />

ogni avvenimento della sua v<strong>it</strong>a a una<br />

metafora sportiva, era stato educato così.<br />

Ecco il progresso, adesso mio padre rischio<br />

di non vederlo più, figuriamoci che me ne<br />

fotte di te, pensò Marco mentre guardava<br />

Cipponi, occhi negli occhi, le stanghette<br />

degli occhiali di Armani tenute ferme da<br />

tempie altrimenti inutili. “E questa sarebbe<br />

Pubblic<strong>it</strong>à Progresso? Dimmi che è uno<br />

scherzo”. Marco respirò. “Mi dispiace<br />

Cippo’, pensavo che le sarebbe piaciuto. A<br />

conti fatti la mia opinione di progresso è<br />

questa. Credo che sia abbastanza degna<br />

perché se ne possa dare pubblic<strong>it</strong>à in tutto<br />

il mondo”. Era vero. Non c’è niente di più<br />

futuribile di ciò che accade qui, oggi. Meglio<br />

ubriacarsi e trascorrere le giornate stesi<br />

sul letto a vedere “I sopralluoghi in<br />

Palestina” di Pasolini in dvd, piuttosto che<br />

ubriacarsi e trascorrere le giornate stesi<br />

sul letto mentre si uccide dopo aver visto “I<br />

sopralluoghi in Palestina” di Pasolini,<br />

sempre in dvd. “Cippo’, non si è accorto che<br />

ormai tutti uccidono tutti, se muore un<br />

figlio è perché una madre l’ha ucciso, se<br />

muore una ragazza è perché l’ha uccisa il<br />

suo ragazzo o un semplice conoscente. Ora<br />

ci sta pure l’impun<strong>it</strong>à per le alte cariche,<br />

così se ti fanno Presidente puoi ammazzarli<br />

tutti con le tue mani. Niente di tutto quello<br />

che lei e i suoi amici hanno raccontato nei<br />

film accade per davvero”. A Cipponi bastò<br />

ascoltare “suoi amici” per cogliere<br />

l’incapac<strong>it</strong>à di dare torto a quel presuntuoso<br />

e per cacciare Marco fuori dall’aula<br />

tornando a rivolgersi con il lei al suo exalunno<br />

prefer<strong>it</strong>o. Non si faccia rivedere.<br />

Mai. Marco telefonò a suo padre, gli<br />

raccontò del video, è vero, forse aveva<br />

esagerato, la sera stessa avrebbe sped<strong>it</strong>o a<br />

Cipponi il file in AVI con il video che aveva<br />

preparato, quello vero. Dall’altra parte<br />

dell’etere la comunicazione con il padre<br />

andava e veniva, riuscì a sentire un “ma<br />

c’era davvero bisogno di trattarlo così, non<br />

era il tuo prefer<strong>it</strong>o? Stasera ceniamo<br />

assieme? Marco, ci sei?”. Quella sera Marco<br />

sarebbe rimasto a casa per finire di leggere<br />

l’Idiota. In quel momento Cipponi, nell’aula<br />

svuotata, realizzò che la sua parabola di<br />

regista era un fallimento concreto.<br />

<strong>SCRITTO</strong> <strong>MISTO</strong><br />

37


ELISIR<br />

Eva Clesis<br />

… una goccia del vostro sangue, un po’ di cantaride, un pizzico di belladonna, poca polvere di<br />

muschio, una tazzina di caffè ristretto, un bicchierino di concentrato di rucola selvatica, la purea<br />

di mezzo gambo di sedano bianco e mezzo chilo tra fragole mature e fragoline, un cucchiaio di<br />

olio di rose, un cucchiaino di essenza di gelsomino, un misurino da sciroppo di infuso di damiana,<br />

quel che basta di tisana di artemisia absinthina, un pizzico di salvia, uno di volgarissimo timo.<br />

Mescolare bene con un’abbondante dose di miele e allungare con alcol puro fino a riempire metà<br />

della bottiglia. Aggiungere poi due chiodi di garofano e quattro pistilli di zafferano se volete<br />

legarlo a voi sole (dose doppia se è in programma una partouze…), un pizzico di zenzero, una<br />

generosa spolverata di peperoncino in polvere, una di pepe di cayenna…<br />

Non statevene lì impalate a sniffare il composto, l’insieme di odori che viene fuori, chissà, potrebbe<br />

anche uccidervi. Mettete invece a riposare per tutta una notte di plenilunio la fatale mistura<br />

appena coperta da una garzina sterile, nell’armadio in cui avrete fatto sparire gli orribili tailleur<br />

da lavoro e i pigiamoni dicembrini, i jeans di quando eravate ragazza e tutta quella robaccia nera<br />

con inserti tigrati che sfoderate nelle occasioni speciali a quanto pare senza successo (altrimenti<br />

perché ricorrere a questa ricetta?). In compagnia della bottiglia potete lasciarci i vostri migliori<br />

capi di biancheria intima (sperando che anche lì sotto non indossiate il sol<strong>it</strong>o tigrato… non è così<br />

erotico come sembra, piace a pochi uomini, date retta, soprattutto di questi tempi).<br />

Il giorno dopo togliete la bottiglia dall’armadio e già che ci siete, dategli aria.<br />

All’armadio, non alla bottiglia.<br />

Poi rimetteteci dentro i vostri vest<strong>it</strong>i, mi raccomando, ricordate che troppo disordine in camera da<br />

letto è sinonimo di sciatteria, che con l’amore lega poco.


Filtrate per bene il composto, vedrete che ne uscirà di roba che per nessuna ragione al mondo<br />

deve attaccarsi al lavoro del vostro dentista, men che meno tra i denti di lui.<br />

Di corsa in cucina per fondere a bagnomaria mezzo chilo di cioccolato extra fondente e perciò<br />

molto amaro, mescolando con una frusta perché sia ben amalgamato e liscio, senza grumi. Ancora<br />

caldo e fumante versatelo nella bottiglia di cui sopra, perché si riempia fino all’orlo. Mescolate<br />

con un cucchiaio lungo o un mestolo di legno e appena tutto si raffredda tappate la bottiglia e<br />

scuotetela come il cuscino stropicciato delle vostre notti insonni (e sterili perché senza amore, lo<br />

vedete o no che il ragionamento fila), perché tutti gli ingredienti della pozione si mescolino in un<br />

dare e avere reciproco, da comun<strong>it</strong>à di peace and love.<br />

Versate infine il liquido nero pece e rosso passione in una nuova bottiglia pul<strong>it</strong>a, magari colorata,<br />

che fa più trendy, e tenetela al riparo assoluto dalla luce fino a quando non sarete pronte a<br />

rec<strong>it</strong>are la formula magica:<br />

- Gradisci un bicchierino del mio liquore al cioccolato?<br />

Potrebbe dirvi di no.<br />

Sta a voi sbattere quegli occhioni da cerbiatta (ma non da triglia) per indurlo a sacrificarsi e bere<br />

almeno un po’ dell’intruglio avariato, pena offendervi irreparabilmente. Spacciatelo, ovvio, per la<br />

panacea di tutti i mali possibili, nel caso in cui lo sfortunato osp<strong>it</strong>e voglia resistergli obbiettando<br />

qualche banale motivo di salute. Aggiungete un sorriso d’incoraggiamento e affrettatevi a<br />

porgergli il venefico bicchierino, prima che la preda cambi idea.<br />

Mentre è lì che se la beve, è d’obbligo una rapida occhiata in giro per verificare che sia tutto a<br />

posto. Gli avete offerto la cena, gustosa ma leggera, rigorosamente preparata con le vostre manine<br />

o fatta passare per tale. Bene. E d<strong>it</strong>emi, cos’avete indossato per l’occasione, novelle Messaline,<br />

Lucrezie dei suoi sogni e dei nostri stivali? La camicetta un po’ aperta sul davanti in questo<br />

caso è un must. Accompagnatela con una gonna dal taglio non troppo severo o con un pantalone<br />

morbido, non troppo elegante. Pochi gioielli, preferibilmente d’oro. Nel caso in cui il monte di<br />

pietà non vi abbia accordato il favore di rest<strong>it</strong>uirveli in tempo per la cena, puntare allora su<br />

delle patacche d’autore, con l’accortezza di scegliere colori caldi e forme armoniose, luminescenti,<br />

seducenti. Vanno bene i pendenti e gli orecchini lunghi, che vi accarezzano i lombi e suggeriscono<br />

al malcap<strong>it</strong>ato i luoghi meridionali dell’attrazione.<br />

E la maison? La reggia, il piedeaterra, il castello, la vostra stamberga?<br />

Per caso avete tolto la plastica dai divani e arredato le amene superfici imbott<strong>it</strong>e e illibate con dei<br />

cuscini allegri, sparsi in un disordine apparente, come le candele profumate? Avete nascosto nel<br />

più indifferente pertugio il telecomando, il lettore dvd, la parabola satell<strong>it</strong>are e tutto l’apparato<br />

home theatre che allieta le vostre cene feriali? Fatta piazza pul<strong>it</strong>a dei libri di Liala in favore di<br />

Anna Karenina, Cime tempestose e l’Orgoglio e Pregiudizio del caso? Ovvio che leggendo i t<strong>it</strong>oli il<br />

nostro eroe li biasimerà e si sentirà superiore a voi di quel tantino che basta.<br />

Fatti sparire i cd di Vasco, no, peggio, di Alex Br<strong>it</strong>ti, per lasciar posto ai cofanetti deluxe della<br />

Cavalcata delle Valchirie, della Sonnambula, del Così fan tutte e della Traviata che vi ha prestato<br />

la vicina ottantenne del secondo piano?<br />

Bene, brave, perché è così che si fa.<br />

Adesso tornate soavi a posare le pupille sul vostro prescelto, che dopo il buono detto per circostanza e<br />

il ruttino digestivo trattenuto per educazione, avrà posato il bicchierino sul tavolinetto di cristallo<br />

che in altre sere vi fa da poggiapiedi, e starà manifestando i tanto attesi effetti afrodisiaci.<br />

Che sono, in ordine di grav<strong>it</strong>à crescente: leggera cefalea, caldane, ipersudorazione, crampi<br />

addominali con successive turbolenze peristaltiche, umore ecc<strong>it</strong>abile (da non confondere con<br />

ecc<strong>it</strong>ato), vertigini, convulsioni, emicrania, fischi alle orecchie, nausea, vom<strong>it</strong>o.<br />

Arrivati alla dissenteria, mie care seduttrici in erba, non disperate.<br />

Almeno non ancora.<br />

Piuttosto procuratevi asciugamani in abbondanza e rotoli di carta igienica a sufficienza da<br />

dispensare al vostro sedotto al momento opportuno. E mi raccomando, mentre costui ripara<br />

rovinosamente nel vostro bel bagnetto a piastrelle bianche e rosa e tendine di pizzo, ev<strong>it</strong>ate di<br />

tapparvi le orecchie e chiamare la polizia per confessare il vostro misfatto in preda ai rimorsi di<br />

coscienza: meretrici che non siete altro, sareste solo denunciate.<br />

In attesa che passi la bufera, potete sempre mettervi a leggere una di quelle riviste di moda che<br />

vi piacciono tanto.<br />

39


MARE CALMO.<br />

BISOGNO DI.<br />

Don Pasta<br />

Scendo giù verso Salento. Radice mia, ma<br />

ora sono di Francia. Mia via di fuga per<br />

provare a restare artisti in uno stato che<br />

protegge l’arte e chi la fa. Alla<strong>it</strong>alia no.<br />

Ti bucano tasche già vuote. Sei v<strong>it</strong>tima di<br />

stato assente, sinistri burocrati democratici<br />

e produttori che pensano solo al mercato,<br />

come se vendere arte e lavatrici fosse stessa<br />

cosa<br />

Forse per questo chiedo consiglio al mare<br />

del mio sud maledetto che resta in me<br />

sangue. C’è tramontana, bella da vedere ad<br />

est. Ma ho necess<strong>it</strong>à di acqua piatta, anche<br />

perchè ho voglia di mangiare pesce davanti<br />

al mare.<br />

A casa ho trovato un vecchio cd che mi<br />

accompagna in auto. Dentro ci sono i Violent<br />

Femmes, i Died Pretty, i Chesterfield Kings,<br />

gli Psychedelic Furs. Storie tra post punk e<br />

new wave. Furono nuove onde negli ottanta<br />

reaganiani. Mi sa che come in quegli anni<br />

ci sia bisogno di un po’ di sano rock’n’roll<br />

per resistere.<br />

40 <strong>SCRITTO</strong> <strong>MISTO</strong><br />

Vado verso l’ovest, a Sant’Isidoro. Zona<br />

di pesce fresco, gamberi rossi e molluschi<br />

crudi. E poi pesce povero, che siano sarde,<br />

argentini, alici. Insomma, ciò che si vede<br />

arrivare di fresco in motorino direttamente<br />

dal porto, semplicemente fr<strong>it</strong>to,<br />

accompagnandolo con provolone piccante.<br />

Prima faccio il bagno a Santa Caterina.<br />

La odiavo da piccolo. Era tutta roccia. Non<br />

c’era spiaggia per giocare a palla. Ma forse<br />

intuii anche che era anfratto di borghesi<br />

imbols<strong>it</strong>i. Non li ho mai amati. Come ora.<br />

Preferisco piuttosto parlare con il cap<strong>it</strong>ano<br />

del peschereccio, che getta ami, come<br />

fossero fili tra lui e gli altri. Non ha tempo<br />

per smancerie. Deve pensare a guardare il<br />

mare, che è oggetto indefin<strong>it</strong>o per cercare<br />

direzioni e raccogliere pesce per rimanere<br />

con i piedi per terra. Non facile la v<strong>it</strong>a di<br />

marinaio.<br />

Mi dice che “il socialismo è morto viva il<br />

socialismo”. Mi aiuta a superare il lutto


perchè è momento di nasc<strong>it</strong>a. Importante<br />

sentirselo dire da chi ha spalle larghe di<br />

tante resistenze di mari in tempesta. Io,<br />

le mie, le sento ancora fragili. La morte<br />

di quella idea sospesa nel cuore resta per<br />

ora perd<strong>it</strong>a. Ma tendo sempre a fidarmi del<br />

cap<strong>it</strong>ano della nave. E’ uomo coraggioso.<br />

Violent Femmes<br />

Strano figlio dellla epoca post punk. Ma<br />

non fu il solo. Il punk fu l’onda che diede<br />

fine agli assoli masturbatori degli anni ‘70<br />

di Genesis, Yes e Pink Floyd e vari. Dopo<br />

ci fu la no wave, la new wave, il r<strong>it</strong>orno del<br />

garage, il dark. In nessuno di questi generi<br />

c’era una sola traccia di assolo di ch<strong>it</strong>arra.<br />

Fondamentalmente era rock’n’roll. Energia.<br />

I Violent Femmes lo erano. Mi domando se<br />

amassero anche loro i Clash nel loro country<br />

sgangherato che li rendeva profondamente<br />

americani. I primi due dischi restano<br />

clamorosi ancora oggi.<br />

Pesci fr<strong>it</strong>ti<br />

Visto che la ricetta è molto semplice vi<br />

spiego piuttosto come arrivare al tesoro.<br />

Ingredienti: tre giorni di vacanza, 650 km<br />

da Roma (o circa 1000 da Milano), 40 gradi<br />

centigradi di sole, cozze, vongole, vino<br />

rosato ghiacciato, provolone piccante, pesce<br />

blu fresco.<br />

Preparazione: Da Lecce andare verso<br />

Nardò, perdersi nelle stradine del centro,<br />

(magari fate un giro assurdo verso Galatina<br />

per assaggiare i pasticciotti di Ascalone).<br />

Andate verso il mare. Passeggiata nel bosco<br />

di Porto Selvaggio. Mare a strapiombo. Non<br />

si resiste. Bagno in qualsiasi stagione. Poi<br />

si va verso nord. Dopo poco c’è Sant’Isidoro.<br />

A t<strong>it</strong>olo informativo il miglior pesce da<br />

friggere è quello più piccolo. Gli argentini<br />

sono eccezionali ed è meno probabile che<br />

siano surgelati, al contrario di calamari e<br />

gamberetti. I purp<strong>it</strong>ieddhri sono clamorosi.<br />

<strong>SCRITTO</strong> <strong>MISTO</strong><br />

41


YOUR ASS,<br />

SIR JOHN<br />

Dario Goffredo<br />

Yuri aveva appena fin<strong>it</strong>o di montare la scaletta. Tutto a posto, il palco era pronto. Ora<br />

toccava a Carletto e ai suoi ragazzi con le americane e dopo sarebbe stata la volta di<br />

Cesare col service audio.<br />

Ma se Yuri aveva montato anche la scaletta e il palco era pronto, allora quel bullone che<br />

Ugo si r<strong>it</strong>rovava in tasca di dov’era?<br />

Un bullone, un cazzo di bulloncino da sei che rischiava di far crollare rovinosamente il<br />

palco con tutte le luci e tutte la casse. Un disastro. Si poteva sfiorare la tragedia.<br />

Ugo era lì, come imbambolato che fissava il palco e si rigirava tra le d<strong>it</strong>a il bullone, senza<br />

avere il coraggio di dire a qualcuno cosa stava per succedere.<br />

Ripassò a mente tutte le fasi di montaggio del palco. Un palco piccolo, 14 metri di fronte<br />

per 8 di profond<strong>it</strong>à, non come quelli usati da Ligabue per il suo famoso concertone con<br />

42 <strong>SCRITTO</strong> <strong>MISTO</strong>


quattro palchi, dove il Liga saltellava da<br />

un palco all’altro per fare quattro spettacoli<br />

diversi in una sola serata.<br />

Quella sera Ugo non c’era, impegnato alla<br />

festa patronale del suo paese. Chi c’era stato<br />

aveva raccontato cose straordinarie: 200<br />

tecnici per una serata, esclusi gli elettricisti<br />

che da soli erano una quindicina. Il Liga è il<br />

Liga, non c’è che dire.<br />

Anche stasera non sarebbe stato male,<br />

anzi: Sir Elton John nella sua unica data<br />

<strong>it</strong>aliana, Venezia, 9 luglio 2008. Elton<br />

John, circa 360 milioni di dischi venduti.<br />

Pazzesco. E stavolta Ugo c’era.<br />

C’era Ugo, con il suo cazzo di bullone in<br />

tasca.<br />

Aveva fatto tutto per bene, come al sol<strong>it</strong>o:<br />

aveva segu<strong>it</strong>o i ragazzi uno per uno in ogni<br />

fase di montaggio del palco, da quando<br />

avevano scaricato il camion, alle cinque di<br />

mattina, sino ad ogni singolo, tubo, ogni<br />

singolo pannello, ogni singolo bullone. Già<br />

ogni singolo bullone, come quello che gli era<br />

rimasto in tasca.<br />

Decise di andare a prendere una birra,<br />

in fondo se la mer<strong>it</strong>ava, erano stati bravi<br />

e avevano fatto in fretta, ora toccava agli<br />

altri. Erano stati bravi, tutto perfetto,<br />

tranne un piccolo bullone.<br />

Andando verso il bar Ugo incrociò Carletto,<br />

il responsabile delle americane. Un<br />

ragazzone a posto Carletto, romano de<br />

Roma, un metro e 92 centimetri per 140<br />

chili. «Niente muscoli – si vantava Carletto<br />

– solo trippa e patate».<br />

Si salutarono «Seratona eh?» «Se va tutto<br />

bene, cazzo, ce sarà ‘n sacco de ggente»<br />

rispose Carletto, e Ugo sentì una goccia<br />

di sudore che gli scendeva lungo l’ascella<br />

destra.<br />

Pr e s e u n a b i r r a e b e v v e a g r a n d i s o r s a t e P e r<br />

c e r c a r e d i c a l m a r s i.<br />

Già lo scorso anno la data veneziana<br />

del baronetto era saltata per problemi<br />

organizzativi. Non voleva certo essere lui<br />

quest’anno il problema organizzativo.<br />

ri P a s s ò a n c o r a u n a v o l t a m e n t a l m e n t e<br />

t u t t i i P a s s a g g i, m a n o n r i u s c i v a a c a P i r e<br />

d o v e P o t e s s e e s s e r e l’i n g h i P P o.<br />

Il palco, di fronte alla Basilica di San Marco,<br />

era quasi inghiott<strong>it</strong>o dai monumenti che<br />

aveva intorno. Una cosa bella, poche luci,<br />

grande spazio all’immaginazione, brava la<br />

produzione. Del resto era Elton John da<br />

solo col piano, mica gli potevi dare un palco<br />

di mille metri quadrati e 7000 kilowatt di<br />

impianto.<br />

Po c o P r i m a d e l t r a m o n t o c o m i n c i a a d<br />

a r r i v a r e l a g e n t e. ge n t e f i c a, m i c a l e b a n d e<br />

d i d e P r a v a t i a c u i e r a a b i t u a t o ug o a t u t t i<br />

c o n c e r t i c h e a v e v a f a t t o. de l r e s t o, l ì, a<br />

ve n z i a, in P i a z z a san mar c o, s e v u o i u n a<br />

b o t t i g l i e t t a d’a c c u a m i n e r a l e d e v i P a g a r e<br />

d i e c i e u r o, m i c a u n a s a g r a d i P a e s e.<br />

E mentre la gente è ancora lì che cerca il<br />

posto, facendo un casino della madonna,<br />

che manco a una sagra di paese, arriva<br />

lui, il cavaliere di sua maestà la regina<br />

d’Inghilterra, God save the Queen,<br />

comincia canticchiare Ugo, anzi God save<br />

Sir John, visto il maledetto bullone, che<br />

girava ancora nella tasca di Ugo.<br />

e m e n t r e il b a r o n e t t o P o g g i a v a il P i e d e s u l l a<br />

s c a l e t t a, ug o, a c i r c a 50 m e t r i d a l P a l c o,<br />

v i d e c h i a r a m e n t e il b u l l o n e m a n c a n t e. er a<br />

il b u l l o n e c h e t e n e v a l’u l t i m o t r a t t o d e l<br />

P a s s a m a n o d e l l a s c a l e t t a, P r o P r i o q u e l l o<br />

c h e s t a v a P e r t o c c a r e el t o n Jo h n.<br />

Ugo cominciò a correre facendosi largo<br />

tra i tecnici e la secur<strong>it</strong>y che lo guardava<br />

inebet<strong>it</strong>a. Qualcuno cercò di fermarlo, sentì<br />

bestemmia in veneziano, in milanese, in<br />

romano, in napoletano, tutte le lingue del<br />

mondo dei concerti.<br />

ne l m o m e n t o in c u i il t u b o d i m e t a l l o s i<br />

s t a c c ò d a g l i a l t r i s o t t o l a P r e s s i o n e d e l l a<br />

m a n o d e l P i a n i s t a i n g l e s e, c h e s e n t e n d o<br />

m a n c a r e l a P r e s a s c i v o l ò a l l’i n d i e t r o, ug o<br />

e r a l ì, c o n l e s u e m a n o n e s u l c u l o n o b i l e d i<br />

el t o n Jo h n, c h e s e n z a s c o m P o r s i, l o g u a r d ò,<br />

e s a l ì s u l P a l c o.<br />

Salutò il pubblico e attaccò con Your song,<br />

un po’ impacciato al piano e con la voce che<br />

sembrava stesse per rompersi.<br />

Ugo pensò che era l’eroe silenzioso dei<br />

veneziani e decise che adesso una lunga<br />

sorsata di rum se l’era mer<strong>it</strong>ata davvero.<br />

e P o i c h i s s à m a g a r i a sir J o h n l e s u e m a n i<br />

s u l c u l o g l i e r a n o P u r e P i a c i u t e.<br />

<strong>SCRITTO</strong> <strong>MISTO</strong><br />

43


Se<strong>it</strong>an<br />

Demenza fanciullesca approssimativa,<br />

v<strong>it</strong>amina b12 in dissuetudine. Corse in<br />

campagna, sassi e cascine, pozzanghere<br />

sporgenti in democrazie arruggin<strong>it</strong>e. Le<br />

piante grasse hanno le spine al posto dei<br />

capelli. Impassibil<strong>it</strong>à ci separa come lattine di<br />

alluminio vuote, metalli nell’acqua di cottura,<br />

se<strong>it</strong>an assente nel paniere di rilevazione.<br />

Polimeri di l<strong>it</strong>io voglion dire tante cose.<br />

Betäubungsm<strong>it</strong>tel<br />

Polsi rotti in tagli e sogni, emozioni colte,<br />

candeggina long drink. Fame pesta e spasmi<br />

dinamici per contesti violenti. Ridondanza ed<br />

abuso, riuso.<br />

Coibentazione<br />

Distributore automatico di scuse, accumulatore<br />

programmato di rottura, assenza. Modulo<br />

ab<strong>it</strong>ativo cerebrale sotto sfratto, reintegro,<br />

sollec<strong>it</strong>udine. Senza avanzo primario, in<br />

codice binario, uno, zero, uno, uno, zero.<br />

CinemAlt<br />

Asfalto deturpato, statue glabre asessuate<br />

che si sdraiano, rivolgono improperi ai<br />

benpensanti, al centro di sorgenti scrosci<br />

pregni di irrequietudine, funesta forza avversa<br />

ci prepara a viaggi stolti, quasi come stare<br />

senza le pasticche, in riva al bordo del salone,<br />

forse è sangue, forse è spremuta d’opinione.<br />

Coltello nelle tende, cinquanta metri verticali,<br />

fuori dal rigoglio, un’altra statua già sdraiata.<br />

Tra invetriate rotte e scarselle aperte pronte<br />

a raccogliere un finale.<br />

Chemtrails<br />

Il colore del volto tende a meno infin<strong>it</strong>o, sotto<br />

una valanga di polveri il vento non è aria,<br />

sentimenti e voci. Magari aspetto che sia<br />

venerdì, potremmo rotolarci nel calcestruzzo<br />

fresco e rimanere incastrati, bloccati nei nostri<br />

sguardi migliori. La neve acida, la terra con gli<br />

scarti industriali, le strisce chimiche nel cielo,<br />

nell’acqua micron di contaminazione. Vederti<br />

sorridere davanti la tv, acquistare sempre<br />

qualcosa di nuovo ed inutile per colmare gli<br />

scompensi affettivi. Con un ettaro di buone<br />

intenzioni puliremo l’amore dal catrame, i<br />

panni sporchi da sol<strong>it</strong>udine, indifferenza.<br />

Palline di argilla e sementi libere da ogm<br />

cadranno dal cielo, prima che nuove forme di<br />

alterazioni ambientali ci faranno scoprire la<br />

correlazione tra l’avid<strong>it</strong>à e il denaro.<br />

Livi(d)o<br />

<strong>SCRITTO</strong> <strong>MISTO</strong><br />

45


PICCOLA STORIA DI<br />

UN SARI INDIANO<br />

Luisa Ruggio<br />

46 <strong>SCRITTO</strong> <strong>MISTO</strong>


Era un sari rosso e blu. Con dei piccoli punti di giallo.<br />

Viveva da qualche parte, nei cassetti di mia madre.<br />

Veniva srotolato con una cerimonia di risa, leggere, dentro la stanza di luce chiara.<br />

Quando mi ci avvolgevo ancora dentro, quando riuscivo ad esserne sovrastata, era come<br />

danzare in un corridoio di seta, espansa dal vento che sale dalle mani.<br />

Proprio dal palmo delle mani, quando sono aperte e vuote.<br />

Radiose.<br />

Della seta aveva l’odore, un retrogusto di prato ma con un pò di pioggia estiva e, soprattutto,<br />

le dolci note di un profumo che lei usava da ragazza.<br />

Quando ancora era la sposa bambina e portava i capelli raccolti in una lunghissima treccia<br />

ebano.<br />

Il sari era un regalo di mio padre, insieme a una collana che si indossava sulla fronte,<br />

dove una goccia di lapislazzulo scendeva - come una freccia capovolta - tra sopracciglia<br />

perfettamente curve.<br />

Noi credevamo nostra madre una principessa indiana, andavamo farneticando che Fasano<br />

fosse una provincia scampata al Gange.<br />

Ce l’aveva messa in testa nostro padre quella convinzione, così il primo Oriente che ci<br />

incantò fu lo sguardo di lei, un pò olivastra, con quel sari assurdo che indossava con<br />

disinvoltura ed eleganza, come se nella v<strong>it</strong>a non avesse mai fatto altro.<br />

Stendeva il sari su un filo da bucato, teso nel giardino sul retro di casa, dov’erano i peschi<br />

che irradiavano luce rosa. Nelle camere del sonno.<br />

Camere dove perlopiù si vegliava, su libri illustrati e casette di legno con piattini in<br />

miniatura su mensole larghe quanto il mignolo di un bambino piccolo, che servivano per<br />

i pasti dei folletti nani.<br />

Il vento giocava col sari, sugli alberi scivolavano le nuvole - viola - di periferia, che una<br />

volta lasciarono il posto a una tromba d’aria tremenda, buona a tapparci in casa ad<br />

aspettare il pane fr<strong>it</strong>to e il momento in cui la luce sarebbe andata via.<br />

Consentendo, finalmente, l’uso della vecchia lampada da campo, che ci portava in una<br />

nicchia del salotto, a improvvisare un safari.<br />

Altri approdi.<br />

Il sari viveva una v<strong>it</strong>a propria, come alcuni altri oggetti di mia madre.<br />

Una caraffa verde per il vino da tavola e un’abatjour con le frange rosa antico, che<br />

rilasciava - sulla carta da parati di materia azzurra - una specie di albore da sogno.<br />

Una coperta morbida che per noi era un prato e conciliava il sonno, coi dialoghi di film in<br />

bianco e nero in sottofondo.<br />

Ogni tanto il sari spariva, finché un giorno non comparve più.<br />

Forse apparve lungo un muro di cinta, inchiodato, come un arazzo esotico.<br />

Forse si fece fune dentro un cesto di vimini, fin<strong>it</strong>o tra gli scatoloni di un garage o in una<br />

valigia della controra.<br />

Magari rimase nella cassettiera arancio, sotto la fotografia di un antenato al quale nessuno<br />

è mai riusc<strong>it</strong>o a dare un nome.<br />

Tra cofanetti pieni di gioielli mai indossati e lettere che noi non dovevamo imparare a<br />

leggere, tenute con un elastico opportunamente rosso.<br />

Mia madre non accenna mai al suo sari, a quando era una principessa indiana che<br />

dimenticava puntualmente di dare l’acqua alle calle.<br />

Forse il sari si è lim<strong>it</strong>ato a diventare invisibile, rispettando la prima regola delle cose<br />

trovate, proprio quando sono andate perdute: attenersi solo a ciò che non si vede.<br />

<strong>SCRITTO</strong> <strong>MISTO</strong><br />

47


NESSUN TITOLO<br />

PER LA VITA DI UN<br />

POVERO MARTIRE<br />

Rossella Macchia<br />

Buio. Silenzio. Uno strano...O-D-O-R-E. Tirò su col naso e cominciò a muoversi. Un<br />

passo davanti all’altro. Passo da equilibrista. Scarto. Correre.<br />

Sprofondare nel piacere sentendosi accarezzare dalle innumerevoli particelle d’aria<br />

spostate. Un ricordo: breve fotogramma...lei...gli si strofinava contro...??????...mille<br />

domande, inutili per chi ha scelto di cambiare v<strong>it</strong>a.<br />

Una piazza. Una donna. Un grido. Hanno rubato la statua di S. Agostino.<br />

Sole. Sole caldo. C-A-L-D-O. Sono sceso all’aereoporto di Costantina. A 120 km ad est si<br />

trova la mia casa. Domani sarò lì, voglio essere riposato quando riprenderò in mano la<br />

mia v<strong>it</strong>a.<br />

insonniainsonniainsonniainsonniainsonniainsonnia...cerco di riprendere sonno<br />

ripetendolo più volte. Niente da fare. Scendo in strada, compro del fumo per rilassarmi<br />

e un’ora di piacere, nel caso non dovesse funzionare. È una donna orribile. Brutta. L’ho<br />

scelta perché puzzava. Un sudore fetido, al bromo. Un tiro di canapa indiana...faccio<br />

finta di essere stord<strong>it</strong>o: mi piace sembrare indifeso ed essere pronto invece a saltarle<br />

48 <strong>SCRITTO</strong> <strong>MISTO</strong>


alla gola e soffocarla. Mi sta tirando giù i pantaloni, mi guarda negli occhi e io mi sono<br />

già perso nella sua bocca. Non è brava, è solo una puttana come tante altre. Mi lascio<br />

venire.<br />

Steppe, cespugli, cespugli, piccole lepri. Il treno è il migliore mezzo di locomozione.<br />

Lontano, il fiume. Tra circa mezz’ora attraverseremo ‘la casa del fiumè. Da bambino<br />

chiamavo così la vallata dove scorre il Megerda. Stazione di Souk-Ahras, sono arrivato.<br />

Un piccolo uomo, una voce, troppi falsetti. Ė un prete fortunato. Molti fedeli assistono<br />

alle sue messe perché nella sua piccola chiesetta è custod<strong>it</strong>a la statua di S. Agostino.<br />

Però da ieri tutta la parrocchia è in allarme perché non ha più il suo santo da adorare.<br />

Don Ottavio incontrerà il vescovo, bisogna prendere una decisione...brr, solo a pensarci<br />

gli vengono i brividi. In tutta la sua v<strong>it</strong>a è sempre stato esonerato dal prendere decisioni.<br />

I suoi gen<strong>it</strong>ori l’avevano voluto prete, aveva preso i voti. Era una v<strong>it</strong>a tranquilla, nessun<br />

imprevisto. Le stesse parole lette ogni giorno, gli stessi peccati da perdonare con le<br />

stesse preghiere. E ora invece...Il vescovo, il suo anello, la sua decisione. I fedeli devono<br />

riavere il santo a tutti i costi.<br />

Sono qui ormai da due giorni. Monica non c’è. Speravo di trovarla ad aspettarmi.<br />

Stronza...per aria i suoi vest<strong>it</strong>i, i suoi libri da collezione, i quadri d’arredamento.<br />

Bastarda, sapeva che sarei arrivato. Ė fugg<strong>it</strong>a. Ha influenzato le mie scelte, ha pilotato<br />

la mia v<strong>it</strong>a ed ora...Strani pensieri...Non conoscerai mai tuo figlio...Esisterà ancora<br />

Seybouse Bar? Un whisky mi aiuterà a dimenticare la sua faccia di merda. Non ho<br />

mai bevuto alcolici in tutta la mia v<strong>it</strong>a ma questo mi sembra un ottimo miscuglio di<br />

eupeptici...Prenderò il primo volo per Roma, quando avrò smalt<strong>it</strong>o la sbornia.<br />

Una piazza. Un’altra donna. Hanno r<strong>it</strong>rovato la statua di S. Agostino.<br />

Cosa ci faccio qui ammanettato. Glielo ripeto, il mio nome è Aurelio Agostino. Sono<br />

nato a Souk-Ahras ma sono c<strong>it</strong>tadino <strong>it</strong>aliano come mio padre Patrizio Agostino, nato<br />

a Roma. Controlli i documenti, sono in regola. L’ho detto anche a quelli della dogana<br />

quando mi hanno arrestato.<br />

Don Ottavio sbircia dal vetro della porta. Ne è sicuro: è lui, S. Agostino. Il commissario<br />

spiega che c’è una procedura da rispettare ma la S-T-A-T-U-A r<strong>it</strong>ornerà al suo<br />

posto di lì a due giorni. In quanto ai responsabili del furto, stanno ancora cercando.<br />

Insonniainsonniainsonniainsonniainsonniainsonnia per tutta la notte. L’alba. Vengono<br />

a liberarmi...cosa? IO proprietà della Chiesa?! Sono un uomo, non sono un santo.<br />

Folla, folla, parole solenni, corteo, messe, messe. Aurelio nella nicchia, vest<strong>it</strong>o a festa.<br />

Ha provato a spiegare le sue ragioni, anche al Papa.<br />

“Non uscire più da te stesso, r<strong>it</strong>orna in te”...Ma io...io...non...<br />

“Se troverai ancora mutevole la tua natura, trascendi anche te stesso...”<br />

Facile per il Papa, non facile per Aurelio.<br />

Sono qui immobile ad ascoltare le confessioni, le preghiere, i deliri di questi folli fedeli<br />

che hanno preteso il loro martire. Ascolto il silenzio. Ho spento i miei desideri perché un<br />

albero non può amare nulla di ciò che ha movimento e sensibil<strong>it</strong>à.<br />

Una donna. Monica. Una statua. S. Agostino.<br />

“Tesoro, ho dovuto farlo, per il tuo bene. Avevo sognato per te un futuro grandioso. Ti ho<br />

fatto diventare senatore. Dovevi stare lì ad ascoltare, fare quello che i più potenti di te ti<br />

chiedevano di fare. Hai rovinato tutto. Per cosa, per essere un uomo libero? Saresti stato<br />

infelice. Ora sarai di nuovo adorato. Devi stare solo immobile. Prima ti ho fatto pol<strong>it</strong>ico,<br />

ora ti ho fatto Santo. Non è forse questo il comp<strong>it</strong>o di una buona madre?<br />

Buio. Silenzio. Riposa, Agostino...<br />

Insonniainsonniainsonniainsonniainsonniainsonniainsonniainsonnia......<br />

<strong>SCRITTO</strong> <strong>MISTO</strong><br />

49


INGREDIENTI<br />

Marco Montanaro<br />

Ha pubblicato racconti su varie web<br />

zine, scrive per <strong>Coolclub</strong>.<strong>it</strong> di musica<br />

e letteratura, collabora con Lupo<br />

Ed<strong>it</strong>ore, presto sarà pubblicato il suo<br />

primo libro.<br />

Omar di Monopoli<br />

Classe 1972 vive e lavora a Manduria,<br />

nella patria del Prim<strong>it</strong>ivo. Nel 2004<br />

ha firmato la sceneggiatura di La<br />

caccia, cortometraggio inser<strong>it</strong>o nel<br />

lavoro collettivo A Levante prodotto<br />

dalla Provincia di Lecce e dalla<br />

Saietta Film di Edoardo Winspeare.<br />

Dopo il fortunato Uomini e cani è<br />

usc<strong>it</strong>o in questi giorni il suo nuovo<br />

romanzo Ferro e fuoco, sempre per<br />

Isbn.<br />

Osvaldo Piliego<br />

Trentenne fondatore della<br />

Cooperativa <strong>Coolclub</strong> è il direttore<br />

della rivista che state leggendo.<br />

Batterista degli PsychoSun. Ha<br />

concluso il suo primo romanzo. Prima<br />

che venga pubblicato sta cercando di<br />

finire il secondo.<br />

Nino G. D’Attis<br />

Nato nel 1966, vive attualmente tra<br />

Roma e il Salento. Ha pubblicato<br />

articoli e racconti su numerose riviste.<br />

È tra i fondatori della web-zine www.<br />

blackmailmag.com. Ha esord<strong>it</strong>o per<br />

Marsilio con il romanzo Montezuma<br />

airbag your pardon. A settembre<br />

uscirà l’atteso Mostri per le masse.<br />

Elisabetta Liguori<br />

Classe1968, vive e lavora a Lecce.<br />

Il suo primo romanzo Il cred<strong>it</strong>o<br />

dell’imbianchino (Argo) è stato<br />

50 <strong>SCRITTO</strong> <strong>MISTO</strong><br />

finalista al Premio Berto e al Premio<br />

Carver 2005. Collabora con riviste<br />

letterarie tra cui «Nuovi argomenti».<br />

Nel 2007 ha pubblicato Il Correttore<br />

con Pequod edizioni.<br />

Rakelman<br />

Pseudonimo di un 29enne leccese<br />

emigrato a Modena, eterno studente<br />

di Lettere, membro della band<br />

Normofobia e recensore solo empatico<br />

(?) per <strong>Coolclub</strong>.<strong>it</strong><br />

Tony Sozzo<br />

Trentaquattro anni, nato a Carmiano,<br />

laureato in lettere moderne, ama la<br />

letteratura e quelli che considera i<br />

suoi massimi livelli (Svevo, Cèline<br />

Sartre, kafka). Adora Woody Allen<br />

(anche come musicista) e Sergio<br />

Caputo (anche come scr<strong>it</strong>tore) e ama<br />

la musica nera nelle sue forme più<br />

espressive dal jazz al funky. Nel<br />

2006 ha pubblicato con Lupo Ed<strong>it</strong>ore<br />

L’eterna cosa peggiore, suo primo<br />

romanzo. Il prossimo uscirà a breve.<br />

Rossano Astremo<br />

Nato nel 1979 a Grottaglie (Ta), è<br />

giornalista pubblicista. Scrive per<br />

il “Nuovo Quotidiano di Puglia”. È<br />

il curatore del periodico di scr<strong>it</strong>tura<br />

e cr<strong>it</strong>ica letteraria Vertigine. Ha<br />

pubblicato Corpo poetico irrisolto,<br />

ed<strong>it</strong>o dalla Besa nel 2003; Jack<br />

Keroauc. Il violentatore della prosa<br />

(Icaro Ed<strong>it</strong>ore, 2006); la raccolta di<br />

versi L’incanto delle macerie (Icaro<br />

Ed<strong>it</strong>ore, 2007). Suoi testi cr<strong>it</strong>ici<br />

e creativi sono sparsi su riviste<br />

cartacee, webzine e antologie.


Luciano Pagano<br />

Nato a Novara nel 1975, attualmente<br />

vive e lavora a Lecce. Dirige la rivista<br />

elettronica Musicaos.<strong>it</strong> - uno sguardo<br />

su poesia e letteratura dove pubblica<br />

racconti e interventi di cr<strong>it</strong>ica<br />

letteraria con particolare attenzione<br />

alle scr<strong>it</strong>ture nuove e emergenti;<br />

con la Besa Ed<strong>it</strong>rice, fa parte della<br />

redazione (dal 2004) e dirige dal 2007<br />

Tabula Rasa, rivista di letteratura<br />

invisibile. Il suo romanzo int<strong>it</strong>olato<br />

Re Kappa (Besa Ed<strong>it</strong>rice), è stato<br />

pubblicato nel marzo del 2007.<br />

Eva Clesis<br />

Classe 1980 vive e lavora a Bari.<br />

Inizia a scrivere a ventuno anni e nel<br />

2004 pubblica sotto pseudonimo sulle<br />

riviste Verso Arts et Lettres e Nuova<br />

Prosa. A cena con Lol<strong>it</strong>a è il suo primo<br />

romanzo. A breve uscirà il suo nuovo<br />

lavoro dal t<strong>it</strong>olo Guardrail.<br />

Don Pasta<br />

Don Pasta selecter è un djeconomista,<br />

appassionato di<br />

gastronomia che prova ad unire le sue<br />

passioni e conoscenze con il progetto<br />

“Food sound system, manuale pol<strong>it</strong>ico<br />

di gastronomia musicale” che negli<br />

anni è stato un libro e uno spettacolo<br />

teatrale che porta in gira in Italia e<br />

all’estero. Collabora con numerose<br />

testate.<br />

Dario Goffredo<br />

Quando <strong>Coolclub</strong>.<strong>it</strong> era ancora una<br />

fanzine in bianco e nero, la quarta<br />

di copertina era firmata da questo<br />

trentaquattrenne. Lavora nel mondo<br />

della comunicazione e ha partecipato<br />

a numerose riviste. Un suo racconto è<br />

fin<strong>it</strong>o nella raccolta Tu quando scadi<br />

della Manni.<br />

Livio Polini, alias Livi(d)o<br />

Nato nel 1980 a Lecce vive a Trento.<br />

Cura la rubrica letteraria “Lividi<br />

Artistici”, scrive poesie, racconti ed<br />

articoli giornalistici per conto della<br />

rivista culturale “Univers<strong>it</strong>ando”<br />

di Trento. Scr<strong>it</strong>tore di recensioni<br />

musicali (pop alternativo, rock ed<br />

elettronica) per la rivista “<strong>Coolclub</strong>.<br />

<strong>it</strong>”. È fondatore e direttore, insieme<br />

a Fever Asym, della netlabel<br />

“Muertepop” (www.muertepop.<br />

com). Musicista e compos<strong>it</strong>ore (brani<br />

di elettronica sperimentale) e dj<br />

(selezione indie), ha all’attivo svariati<br />

live oltre che dj-set, partecipazioni a<br />

festival.<br />

Luisa Ruggio<br />

Giornalista e scr<strong>it</strong>trice, vive e lavora a<br />

Lecce. Ha scr<strong>it</strong>to saggi sul cinema e la<br />

psicanalisi. Il suo romanzo d’esordio<br />

Afra ha vinto tre premi letterari. È<br />

autrice del blog dedicato alla scr<strong>it</strong>tura<br />

Dentro Luisa (www.luisaruggio.blogs.<br />

<strong>it</strong>). La nuca è il suo secondo romanzo.<br />

Rossella Macchia<br />

Fondatrice del s<strong>it</strong>o Blackmailmag.<br />

com insieme a Gianni D’Attis, vive e<br />

lavora a Roma. I suoi racconti sono<br />

sparsi nel web.<br />

<strong>SCRITTO</strong> <strong>MISTO</strong><br />

51


EVENTI<br />

20 agosto - Masseria Torc<strong>it</strong>o - Cannole (Le)<br />

SUD EST INDIPENDENTE<br />

Mercoledì 20 agosto presso la Masseria Torc<strong>it</strong>o<br />

di Cannole (Le) Gogol Bordello, Opa Cupa,<br />

Mascarimirì, Les Troublamours, Jolaurlo e<br />

Cucuwawa saranno i gruppi che daranno v<strong>it</strong>a<br />

alla terza edizione del Sud Est Indipendente,<br />

organizzata da <strong>Coolclub</strong>, Alta Fedeltà Produzioni,<br />

11/8 records e Albania Hotel con il patrocinio di<br />

Provincia di Lecce e Comune di Cannole.<br />

Nelle due precedenti edizioni del festival (tra<br />

Otranto e Gallipoli) sul palco si sono alternati<br />

Baustelle, Bugo, Skatal<strong>it</strong>es, Vallanzaska,<br />

Verdena, Tre Allegri Ragazzi Morti, Fido Guido,<br />

Makako jump, Villa Ada Posse, Le<strong>it</strong>motiv,<br />

Spread Your Legs, Logo, Studio Davoli e molti<br />

altri.<br />

Questa terza edizione si sposta dalla costa<br />

nell’entroterra e punta in alto accogliendo i Gogol<br />

Bordello (nella foto a fianco), indubbiamente<br />

il fenomeno musicale degli ultimi cinque anni:<br />

punk, rock, folk, pop, scenici, coreografici,<br />

teatrali. I Gogol Bordello sono musica a 360<br />

gradi. Ormai sono richiestissimi ovunque, ma per<br />

l’Italia hanno un debole, prepariamoci dunque<br />

ad altre serate di pura festa in compagnia di<br />

questi gipsy punk che presenteranno il loro<br />

ultimo cd SuperTaranta. Dopo averli visti in<br />

concerto Madonna ha voluto il leader Eugene<br />

Hütz come protagonista del suo primo film da<br />

regista. Formatisi in un quartiere di New York<br />

nel 1993, sono conosciuti per i loro spettacoli<br />

frenetici e teatrali. Molte delle loro canzoni<br />

traggono ispirazione dalla musica tzigana,<br />

anche perché la maggior parte dei componenti<br />

è immigrato dall’Europa orientale, a partire<br />

dal loro leader Eugene Hütz allontanatosi<br />

dalla repubblica sovietica nel 1986 a causa del<br />

disastro di Chernobyl ed approdato a New York<br />

nel 1993. “I Gogol Bordello sono noti per parlare<br />

di sesso, pol<strong>it</strong>ica, v<strong>it</strong>a e di misteri riguardanti<br />

la nostra esistenza, il tutto mentre mostrano<br />

la loro originale ma forte visione della Nuova<br />

Intelligenza Ribelle – ovvero la capac<strong>it</strong>à di un<br />

individuo di interpretare oggetti e azioni in modo<br />

personale nonostante la propria autor<strong>it</strong>aria ed<br />

informale isteria” racconta il cantante Eugene<br />

Hütz.<br />

La band sarà preceduta dalle esibizioni di due<br />

dei gruppi salentini più apprezzati in Italia e<br />

all’estero Opa Cupa e Mascarimirì.<br />

«Opa Cupa» (leggi: «opa tzupa»), grido di<br />

esortazione alla danza degli zingari del Sud-<br />

Est Europa, nasce, in origine, con la ricerca del<br />

repertorio musicale dei Balcani, ma sempre più<br />

i testi e le musiche originali scr<strong>it</strong>ti da Cesare<br />

Dell’Anna, si incrociano con le sonor<strong>it</strong>à jazz e<br />

bandistiche tipiche della tradizione musicale<br />

del Sud Italia, diventando qualcosa di nuovo<br />

e originale. I Mascarimirì, con il loro sound<br />

originale, dalla pizzica al punk-dub tarantolato,<br />

sono da sempre impegnati nella risignificazione<br />

della musica tradizionale salentina e attualmente<br />

in giro per l’Italia a promuovere con live set e<br />

show-case un prodotto davvero significativo, un<br />

dvd che non rappresenta solo il cammino della<br />

band, ma anche la storia di un Salento che negli<br />

ultimi anni ha visto rinascere e affermare a<br />

livello mondiale la sua musica e, in più generale,<br />

il suo patrimonio culturale. E di questa musica,<br />

i Mascarimirì sono degni eredi e prosecutori,<br />

rivelandosi, in tutta Italia e non solo, come uno<br />

dei progetti di world-music più affermati.<br />

Dalla Francia arrivano invece Les Troublamours.<br />

La tarantella G<strong>it</strong>ano Guinguette è la musica<br />

tradizionale di Tadgiguinia sparsa ai quattro<br />

venti dai suoi ambasciatori Troubadours: Les<br />

Troublamours! Gli ingredienti di questa musica<br />

sono, un po’ di tarantella, pizzicata per i r<strong>it</strong>mi<br />

indiavolati dalle virtù terapeutiche, un po’ di<br />

spir<strong>it</strong>o g<strong>it</strong>ano portato dagli Zigani venuti dall’est<br />

che sanno attingere nei repertori tradizionali dei<br />

paesi attraversati per rivis<strong>it</strong>arli; e infine, un po’<br />

di influenza delle guinguettes della belle époque<br />

dove la fisarmonica faceva ballare e cantare.<br />

Le sensibil<strong>it</strong>à musicali diverse di ciascuno dei<br />

Troublamours danno v<strong>it</strong>a alla Tarantella G<strong>it</strong>ano<br />

Guinguette, musica e parole vi si intrecciano,<br />

humour, speranza e rivolta si avviluppano. In<br />

apertura spazio a Jolaurlo e Cucuwawa.<br />

Ingresso 15 euro<br />

Info e prevend<strong>it</strong>e<br />

www.myspace.com/sudestindipendente<br />

EVENTI<br />

53


GIOVEDÌ 7 AGOSTO<br />

Spread Your Legs al Buenaventura (L<strong>it</strong>oranea<br />

San Cataldo – San Foca)<br />

Ariantica, Discanto (Festival delle Province) e<br />

Salentorkestra per La Notte della Taranta a<br />

Corigliano D’Otranto (Le)<br />

GIOVEDÌ 7 E VENERDÌ 8<br />

StreamFest presso la Fiera di Galatina (Le)<br />

GIOVEDÌ 7 E VENERDÌ 8<br />

Gondar Electro Festival al Parco Gondar di<br />

Gallipoli (Le)<br />

VENERDÌ 8<br />

Stella Grande e Anime Bianche, Xanti Yaca,<br />

Canzoniere Grecanico Salentino per La Notte<br />

della Taranta a Martignano (Le)<br />

SABATO 9<br />

Sergio Cammariere al Mavù di Locorotondo<br />

Ninfa Giannuzzi, Rosapaeda, Tamburellisti di<br />

Torrepaduli per La Notte della Taranta a Cursi<br />

(Le)<br />

DOMENICA 10 AGOSTO<br />

Magnapasta ad Altamura (Ba)<br />

Calici di stelle a Lecce<br />

Notte delle stelle al Parco Gondar di Gallipoli<br />

(Le)<br />

Set elettronici, drum’n’bass, jungle, house,<br />

techno, ma anche reggae, patchanka, ska e rock.<br />

Tra gli osp<strong>it</strong>i Kelly Stewart, la sexy dj vj danese<br />

ed il suo set house tecno, Cristian Carpentieri<br />

uno dei nomi più affermati della scena House<br />

salentina, Ecodek e la sua dance flor elettronica,<br />

Klansterparz, Dj Gub e dj Alek vjj, Salento<br />

Showcase, King Soundz, i senegalesi Afro Tam<br />

Drum Band, Nasty e molto altro ancora. www.<br />

parcogondar.com<br />

Nicola Conte a Locorondondo (Ba)<br />

Briganti di Terra d’Otranto, Menamenamò,<br />

Totarella, Malicanti per La Notte della Taranta<br />

a Marina Di Andrano (Le)<br />

LUNEDÌ 11<br />

Salento Summer Festival alla Masseria Torc<strong>it</strong>o<br />

di Cannole (Le)<br />

Torna uno degli appuntamenti più longevi<br />

dell’estate salentina. Organizzato da Alta<br />

Fedeltà Produzioni, con il patrocinio della<br />

Provincia di Lecce e del Comune di Cannole,<br />

il Festival giunge alla sua ottava edizione e si<br />

sposta al Parco Torc<strong>it</strong>o di Cannole con una serata<br />

al r<strong>it</strong>mo ragga e roots. Osp<strong>it</strong>i principali di questa<br />

edizione saranno Beenie Man “The king of the<br />

dance hall” (nella foto in alto), per la prima volta<br />

nel sud Italia, il numero uno nelle jam, artista<br />

che con Buju Banton e Sizzla negli anni ‘90 ha<br />

contribu<strong>it</strong>o a rilanciare il reggae internazionale; e<br />

Richie Spice, uno dei più promettenti giovani che<br />

seguendo le orme di Luciano incarna al meglio lo<br />

spir<strong>it</strong>o del reggae roots con testi impegnati e ricchi<br />

di coscienza. Sul palco i due artisti giamaicani<br />

saranno preceduti dai lucani Krikka Reggae, con<br />

i loro testi dialettali che trattano temi di grande<br />

attual<strong>it</strong>à locale, nazionale, internazionale, dai<br />

campani Jovine, con un’equilibrata miscellanea<br />

tra dub, ska e rocksteady di matrice partenopea,<br />

che poggia su un’indiscutibile impronta reggae,<br />

vero fulcro delle sonor<strong>it</strong>à, e dai Maquila<br />

Bbeba, che propongono sia melodie “Suffering<br />

Style”, accompagnate da testi improntati sulla<br />

riflessione, sia musiche “Enjoy Your Life” basate<br />

sull’allegria e su un Groove coinvolgente diretto<br />

e schietto.I sound system Bleizone, Ghetto Eden<br />

e Kaya Killa presenteranno, introdurranno<br />

e faranno ballare tutta la notte fino all’alba.<br />

Inizio ore 20.30. Ingresso 15 euro. Info www.<br />

salentosummerfestival.<strong>it</strong>$<br />

Mario Biondi a Torre Suda a Racale (Le)<br />

Sciacuddhuzzi, Arakne Med<strong>it</strong>erranea, Antonio<br />

Castrignanò per La Notte della Taranta a<br />

Carpignano Salentino (Le)<br />

DALL’11 AL 15<br />

Alterfesta a Cisternino (Le)<br />

Ricco programma per questo storico festival che<br />

osp<strong>it</strong>erà, tra gli altri, Juan Carlos Caceres &<br />

Tango Negro, The Skatal<strong>it</strong>es, Ray Wilson, Maceo<br />

Parker, Selton. Concerti a partire dalle 21.00.<br />

Ingresso libero Info www.alterfesta.<strong>it</strong><br />

MARTEDÌ 12<br />

Schiattacore, Scazzacatarante, Ensemble Notte<br />

della Taranta per La Notte della Taranta a<br />

Sternatia (Le)<br />

Marco Paolini e i Mercanti di Liquore a Casarano<br />

(Le)<br />

La rassegna Oltremare/entroterra del Comune<br />

di Casarano torna dopo un anno di pausa e<br />

prende il via con Marco Paolini e i Mercanti di<br />

Liquore (ore 21.30, Piazza Diaz) in Miserabili io<br />

e Margaret Thatcher. Ingresso libero. Info 0833<br />

514242 o www.comune.casarano.le.<strong>it</strong>.<br />

Edoardo Bennato a Minervino di Lecce<br />

EVENTI<br />

55


Jovanotti a Barletta<br />

Adria a Tuglie (Le)<br />

Notte bianca a Specchia (Le)<br />

Caparezza a Ostuni (Br)<br />

DAL 12 AL 15<br />

Gusto dopa al sole alla Masseria Torc<strong>it</strong>o di<br />

Cannole (Le)<br />

Nona edizione del raduno nazionale di reggae e<br />

hip hop organizzato dall’Associazione Culturale<br />

Musicale “Fa La Cosa Giusta” in collaborazione<br />

con Bass Culture. Anche quest’anno il GDaS<br />

offre quattro giorni di full immersion nella<br />

cultura reggae e hip hop, con grandi concerti live<br />

e gare musicali, avvalendosi della consulenza<br />

artistica di Dj Gruff per l’area rap e di Papa<br />

Gianni (Sud Sound System) per l’area reggae.<br />

Il festival prende il via martedì 12 agosto con<br />

un f<strong>it</strong>to programma di live: Junior Reid, Burro<br />

Banton, Treble & Rooz Family, Boomdabash,<br />

Moddi Mc, Kaos One e Dj Trix. Mercoledì 13<br />

agosto i protagonisti saranno ancora due leader<br />

del new roots giamaicano: Alborosie e Michael<br />

Rose La serata vedrà anche la partecipazione<br />

del br<strong>it</strong>annico Vibronics, dei piemontesi<br />

Dotvibes, ESA aka El Presidente, celebre leader<br />

di esperienze come OTR e Genteguasta, e due<br />

mostri veterani del turntablism Dj Skizo e<br />

Tayone. Giovedì 14 agosto sul parco di Torc<strong>it</strong>o<br />

saliranno i Sud Sound System per il loro unico<br />

grande live ad agosto nel salento, Dj Gruff &<br />

Sinfona<strong>it</strong>o, Marina, Papa Leu e Ranking Lele. Si<br />

chiude ballando con uno dei migliori bashment<br />

acts al mondo: Massive B sound system con il<br />

grande Bobby Konders dagli Stati Un<strong>it</strong>i. Il Gusto<br />

Dopa al sole conclude al sua programmazione a<br />

Ferragosto con un grande party a ingresso libero.<br />

Le finali e le premiazioni di tutte le gare musicali<br />

del festival, Valva sun contest, e dancehall queen<br />

contest, introdurranno una mega dancehall che<br />

si preannuncia torrida per la caratura dei suoi<br />

protagonisti: i berlinesi Supersonic sono una<br />

crew di punta della compet<strong>it</strong>iva scena tedesca,<br />

intratten<strong>it</strong>ori abili e carichi di dubplates. Al<br />

loro fianco i romani One Love Hi Pawa, il primo<br />

sound system reggae nato in Italia, amatissimi<br />

dal pubblico salentino. Un autentico dancehall<br />

summ<strong>it</strong> fra Italia e Germania. Informazioni e<br />

contatti. Costo singola giornata: 15 euro - Costo<br />

abbonamento: 40 euro. infoline 0832 325387 -<br />

347 7116479. www.gustodopaalsole.com<br />

MERCOLEDÌ 13<br />

Caparezza al Parco Gondar di Gallipoli (Le)<br />

Michele Salvemini, classe 1972, è di Molfetta, in<br />

provincia di Bari. La sua carriera inizia nel 1997,<br />

quando con lo pseudonimo Mikimix partecipa<br />

al Festival di Sanremo cantando il brano E la<br />

notte se ne va, contenuto nell’album d’esordio<br />

La mia buona stella. Dopo poco abbandona il<br />

primo pseudonimo e la sua anima “commerciale”<br />

e si trasforma in Caparezza (che in molfettano<br />

significa “testa riccia”). Nel 2000 esce per<br />

l’etichetta ExtraLabels Caparezza?! il suo<br />

secondo album contraddistinto da testi ironici e<br />

da influenze rap e drum’n’bass. Il cd Le ver<strong>it</strong>à<br />

supposte (2004) lo lanciano defin<strong>it</strong>ivamente<br />

anche grazie al tormentone Fuori dal tunnel (del<br />

divertimento). A marzo 2006 Caparezza pubblica<br />

Habemus Capa, una sorta di concept album in<br />

cui il cantante narra la sua morte e resurrezione<br />

artistica. Da pochi mesi è usc<strong>it</strong>o Le dimensioni del<br />

mio caos, un fonoromanzo (secondo la definizione<br />

dell’artista) che si propone come una sorta di<br />

colonna sonora di uno dei racconti presenti nel<br />

libro Saghe mentali. www.parcogondar.com<br />

EVENTI<br />

57


Luna Taranta, Agorà, Su’D’Est (con Marcello<br />

Colasurdo) e Officina Zoè per La Notte della<br />

Taranta a Zollino (Le)<br />

James Senese Napoli Centrale a Crispiano (Ta)<br />

Francesco De Gregori a Ostuni (Br)<br />

GIOVEDÌ 14<br />

Back2Back al Parco Gondar di Gallipoli (Le)<br />

Molte crew della scena Drum’n’Bass e Jungle,<br />

che si sfideranno colpo dopo colpo. Ci saranno<br />

i salentini Insintesi e dj Maik della Turntuble<br />

crew, Andypop della Basament Magazine da<br />

Roma, Alex G del 2Step di Napoli, Kuzan e<br />

Abstrax dell’Alteredbeats crew di Bari. Il tutto<br />

come sempre accompagnato da visual, con l’<strong>it</strong>alonewYorkese<br />

MemOne e Skio’king.<br />

Bachir Gareche al Buenaventura (L<strong>it</strong>oranea San<br />

Cataldo – San Foca)<br />

Un viaggio immaginario dall’Andalusia al<br />

Med<strong>it</strong>erraneo attraverso il flamenco, r<strong>it</strong>mi<br />

nordafricani e suoni <strong>it</strong>aliani. L’algerino Bachir<br />

Gareche ha suonato con Opa Cupa e Nura e<br />

vanta collaborazioni con musicisti del calibro di<br />

Kahled, Mami e Hasni. Sul palco Bachir (voce e<br />

percussione) è affiancato da Giuseppe Casuscelli<br />

(fisarmonica) e Massimo Bianco (ch<strong>it</strong>arra classica<br />

e flamerica). Ingresso gratu<strong>it</strong>o.<br />

Mario Salvi e i Cantori di Villa Castelli, Taranta<br />

Social Club e Compagnia di Scherma Salentina,<br />

Uccio Aloisi Gruppu per La Notte della Taranta<br />

a Castrignano dei Greci (Le)<br />

VENERDÌ 15<br />

Maceo Parker a Giovinazzo<br />

SABATO 16<br />

Giovanni Sollima ad Alberobello (Ba)<br />

Andrea Baccassino a San Cassiano (le)<br />

Banda Wagliò e Davide Torrente, Triace, Kamafei<br />

e Ipercussonici per La Notte della Taranta - Villa<br />

Comunale di Soleto (Le)<br />

DOMENICA 17<br />

I Calanti, Maria Moramarco e Uaragniaun e<br />

Daniele Durante per La Notte della Taranta a<br />

Calimera (Le)<br />

Venticinquemila Granelli di Sabbia di e con<br />

Alessandro Langiu a Torre Guaceto (Br)<br />

Day Off Festival alla Masseria Torc<strong>it</strong>o di Cannole<br />

(Le)<br />

Gavino Murgia Quintet a Locorotondo (Ba)<br />

Folkabbestia al Cotriero di Gallipoli (Le)<br />

59


DOMENICA 17 E LUNEDÌ 18<br />

Plug ‘N’ Play Reload al Manà di Vernole (Le)<br />

Seconda edizione del Festival Internazionale<br />

di Musica Elettronica ed Arti Visive. Dopo il<br />

successo dello scorso anno il Plug’ n’ Play riparte<br />

con un progetto innovativo, internazionale e<br />

socialmente responsabile, con l’obiettivo di salire<br />

alla ribalta non solo nell’estate musicale <strong>it</strong>aliana<br />

ma di posizionarsi come l’unico festival di musica<br />

(e arti) elettroniche nella penisola. Il Plug’ n’ Play<br />

Reload 08, organizzato dai team Sound Emotion,<br />

Propaganda e Jumble Solution, presenterà una<br />

line up ancora più ricercata oltre a performance<br />

multimediali e una serie di attiv<strong>it</strong>à a favore<br />

del terr<strong>it</strong>orio e di realtà attive in progetti ecosostenibili.<br />

Tra gli osp<strong>it</strong>i i due padri putativi della<br />

scena techno mondiale, una doppietta nel nome<br />

della tech di Detro<strong>it</strong>, Jeff Mills e Carl Craig. Con<br />

loro, a dividersi la consolle, altri dj come Magda<br />

e Alex Under. Ingresso 25 euro. Abbonamento 40<br />

euro. www.pnpfestival.<strong>it</strong><br />

LUNEDÌ 18<br />

Kalascima, Zimbaria, Anna Cinzia Villani per<br />

La Notte della Taranta a Martano (Le)<br />

MARTEDÌ 19<br />

Ariacorte con Fiamma Fiumana, Cisco e il coro<br />

delle Mondine di Novi per La Notte della Taranta<br />

a Cutrofiano (Le)<br />

MERCOLEDÌ 20<br />

Sud est indipendente con Gogol Bordello,<br />

Mascarimirì, Opa Cupa, Les Troublamours,<br />

Jolaurlo e Cucuwawa alla Masseria Torc<strong>it</strong>o di<br />

Cannole (Le)<br />

Lu ientu tu Sud, Antonio Amato Ensemble,<br />

Bandadriatica per La Notte della Taranta a<br />

Galatina (Le)<br />

Notte bianca a Gagliano del Capo (Le)<br />

GIOVEDÌ 21<br />

Underworld e Apparat al Parco Gondar di<br />

Gallipoli (Le)<br />

La rassegna Gondar Electro Festival si conclude<br />

con la presenza di Underworld, Apparat<br />

(in versione Live con Transformail Visual),<br />

Seno dei Narcotek, il dj parigino conosciuto e<br />

apprezzato in tutto il movimento Underground<br />

europeo, Cristian Carpentieri ed i Visual di VJJ<br />

Klansterppartz.<br />

Enza Pagliara, Mimmo Epifani, Alla Bua per La<br />

Notte della Taranta ad Alessano (Le)<br />

Israel Varela al Buenaventura (L<strong>it</strong>oranea San<br />

Cataldo – San Foca)<br />

Il giovanissimo batterista Israel Varela ha<br />

collaborato con Bob Mintzer, Carles Benavent,<br />

Alex Acuña, Giovanni Hidalgo, Alejandro Sanz,<br />

Justo Almario e tanti altri. Diplomato alla<br />

Berklee school di Boston, ha consegu<strong>it</strong>o studi con<br />

Alex Acuña e Dave Weckl. Il suo repertorio varia<br />

tra flamenco, latin jazz. Ingresso gratu<strong>it</strong>o.<br />

VENERDÌ 22<br />

Meganoidi a Zollino (Le)<br />

SABATO 23<br />

Concertone della Notte della Taranta a<br />

Melpignano (Le)<br />

Difficile aggiungere qualcosa di nuovo e non<br />

già detto (in negativo e in pos<strong>it</strong>ivo) sulla<br />

manifestazione più segu<strong>it</strong>a e chiacchierata<br />

dell’estate pugliese (e qualcosa oltre confine…).<br />

L’undicesima edizione della Notte della Taranta<br />

resta nelle mani del Maestro Concertatore Mauro


Pagani che, con il fido assistente Mario Arcari,<br />

torna a Melpignano provando per il secondo anno<br />

consecutivo a rimescolare la tradizione salentina.<br />

Sul palco due osp<strong>it</strong>i internazionali, Rokia Traorè<br />

e Richard Galliano, affiancano una nutr<strong>it</strong>a<br />

pattuglia pugliese cap<strong>it</strong>anata da Caparezza<br />

e composta da Sud Sound System, Apres La<br />

Classe e Radiodervish. Un osp<strong>it</strong>e a sorpresa (i<br />

nomi in questi mesi si sono sprecati) potrebbe<br />

essere la ciliegina sulla torta di un concerto che<br />

si prevede meno lungo dello scorso anno e più<br />

serrato. In apertura spazio ad alcune famiglie di<br />

cantori, a Uccio Aloisi, agli Zoè e ad un omaggio<br />

a Pino Zimba del regista Edoardo Winspeare.<br />

Tutta l’edizione del festival è dedicata alla<br />

memoria del cantante e tamburellista di Aradeo<br />

scomparso lo scorso inverno. Inizio concerti ore<br />

19.30. Ingresso (ovviamente) gratu<strong>it</strong>o. Info www.<br />

lanottedellataranta.<strong>it</strong><br />

SABATO 23 E DOMENICA 24 AGOSTO<br />

L’Acqua in testa a Bari<br />

The Hives, Shaggy, Casino Royale sono alcuni<br />

dei protagonisti della quarta edizione de L’acqua<br />

In Testa - Free Music Festival che si svolge<br />

nel Parco Perotti di Bari. Il festival prende il<br />

via sabato 23 agosto con gli svedesi The Hives<br />

che, dopo il successo dei primi tre album, hanno<br />

pubblicato nel 2007 il nuovo cd “The Black And<br />

Wh<strong>it</strong>e Album”. The Hives (in inglese “L’orticaria”)<br />

dal 1993 sono caratterizzati da arrangiamenti<br />

rapidi ed a tratti grezzi, metallici, influenzati<br />

dal punk e dal garage. Prima di loro, sul palco<br />

Ray Daytona & Googoobombos, riconosciuti<br />

come la migliore band surf punk in Italia e tra<br />

le migliori in Europa. Il loro sound è una miscela<br />

iper-cinetica di linee melodiche insanamente<br />

“orecchiabili”, veloc<strong>it</strong>à e tecnica; i salentini<br />

Spread Your Legs, in apertura Me For Rent,<br />

una band punk-hardcore. Domenica 24 agosto<br />

serata dedicata al reggae e ai r<strong>it</strong>mi in levare con<br />

il giamaicano Shaggy, in Italia per promuovere<br />

il suo ultimo album “Intoxication”. Prima del<br />

cantante giamaicano saliranno sul palco i Casino<br />

Royale, che dal 1987 ad oggi hanno suonato e visto<br />

di tutto. In apertura spazio alla crew pugliese<br />

Boomdabash autentica rivelazione della scena<br />

reggae <strong>it</strong>aliana di quest’anno, e Torpedo, celebre<br />

formazione romana con un background affine a<br />

quello dei casino royale: un approccio “punk” al<br />

reggae e all’elettronica decisamente efficace e<br />

incisivo. Ingresso gratu<strong>it</strong>o. www.acquaintesta.<strong>it</strong><br />

DOMENICA 24<br />

The wailers al Parco Gondar di Gallipoli (Le)<br />

Grande serata reggae al parco Gondar di<br />

Gallipoli con The Wailers, Boo Boo Voibrations,<br />

Maquilabeba e Skarlaat.<br />

MERCOLEDÌ 27<br />

Valse e Girodibanda a Casarano (Le)<br />

GIOVEDÌ 28 AGOSTO<br />

Brice&Aroon Dessner/Cossin Trio a Casarano<br />

(Le)<br />

Sound Res incontra Oltremare/entroterra. La<br />

rassegna del Comune di Casarano osp<strong>it</strong>a infatti<br />

un appuntamento del festival/residenza sulla<br />

musica contemporanea. Nel chiostro comunale,<br />

dalle 21.30, si esibiranno Aaron e Bryce Dessner<br />

e David Cossin. Il nuovo trio esplora e supera<br />

i confini tra la musica colta contemporanea,


composta formalmente, e l’estetica della scena<br />

indipendente rock, frutto di pratiche collaborative<br />

e improvvisative tipiche delle formazioni di rock<br />

sperimentale. A rendere ancora più speciale il<br />

programma presentato a Casarano, risultato<br />

del lavoro in residenza per Sound Res, un altro<br />

fine musicista, il ch<strong>it</strong>arrista e suonatore di uhd<br />

e ch<strong>it</strong>arra barocca, Luca Tarantino, salentino da<br />

tempo al fianco di Cossin nelle sue incursioni<br />

locali e collaboratore di Bryce Dessner e del suo<br />

new music ensemble The Clogs. Ingresso libero.<br />

Info 0833 514242 o www.comune.casarano.le.<strong>it</strong>.<br />

QCK al Buenaventura (L<strong>it</strong>oranea San Cataldo –<br />

San Foca)<br />

fino al 28 AGOSTO<br />

Salento Buskers Festival<br />

Sino al 28 agosto nelle vie e nelle piazze di numerosi<br />

comuni salentini una sessantina di compagnie<br />

e artisti, pugliesi, <strong>it</strong>aliani e stranieri,<br />

metteranno in scena più di 400 spettacoli di musica,<br />

giocoleria, circo, danza, poesia, trampoli,<br />

maquillage, ballon-art, mangiafuoco, marionette,<br />

acrobazia e tanto ancora. Tra gli osp<strong>it</strong>i il tedesco<br />

Peter Weyel, il cileno Francisco Obregon, il<br />

gruppo tedescoargentino Los Filonautas, gli ungheresi<br />

Anna Gèmes e Nisha, i brasiliani Filhos<br />

De Bimba, gli Svizzeri Kulturloewe. Dall’Italia<br />

arrivano Jean Pierre Bianco, Riccardo Strano,<br />

Claudia Piasentin, Leonardo Cristiani, Il Gruppo<br />

Camillo Cromo, La Compagnia Della Pietra<br />

Che Canta, La Mescla. Molto nutr<strong>it</strong>a la compagine<br />

pugliese con Luca Pastore, Jack Gambino,<br />

<strong>Coolclub</strong>.<strong>it</strong> si trova in molti locali, librerie, negozi<br />

di dischi, biblioteche, mediateche, internet point.<br />

Se volete diventare un punto di distribuzione di<br />

<strong>Coolclub</strong>.<strong>it</strong> (crescete e moltiplicatevi) mandate<br />

una mail a redazione@coolclub.<strong>it</strong><br />

Lecce (Manifatture Knos, Caffè Letterario,<br />

Cagliostro, Circoletto Arcimondi, Arci Zei,<br />

Libreria Palmieri, Liberrima, Libreria Apuliae,<br />

Ergot, Pick Up, Libreria Icaro, Fondo Verri,<br />

Negra Tomasa, Road 66, Shui bar, Cantieri<br />

Teatrali Koreja, Santa Cruz, Biblioteca<br />

Provinciale N. Bernardini, Museo Provinciale<br />

Sigismondo Castromediano, Edicola Bla bla,<br />

Urp Lecce, Castello Carlo V, Torre di Merlino,<br />

Trumpet, Orient Express, Euro bar, Cts, Ateneo<br />

- Palazzo Codacci Pisanelli, Sperimentale<br />

Tabacchi, Palazzo Parlangeli, Buon Pastore,<br />

Ambarabacicircocò,<br />

Casciapò, Lu Cesare,<br />

Alberto Cacopardi<br />

Ed Evarossella Biolo,<br />

Trampuglia, Dario Cadei,<br />

Giuseppe Semeraro,<br />

Mr Thomas, Monia<br />

Pavone, Mammadalo,<br />

Start e molti altri. La<br />

carovana proseguirà<br />

il suo viaggio a Santa<br />

Cesarea Terme (venerdì<br />

8), Castrignano<br />

dei Greci (sabato 9),<br />

Galatina (lunedì 11),<br />

Specchia (martedì 12),<br />

Gagliano Del Capo (domenica<br />

17), Carmiano (lunedì 18), Casamassella<br />

di Uggiano La Chiesa (martedì 19), Sannicola<br />

(mercoledì 20), Ugento (giovedì 21), Collepasso<br />

(domenica 24) per concludere a Racale (giovedì<br />

28).<br />

6 SETTEMBRE<br />

Goran Bregovic e Wedding & funeral band a<br />

Casarano (Le)<br />

Sud Sound System ed Ensemble della Notte della<br />

Taranta a Lecce<br />

Tutti gli altri appuntamenti su www.coolclub.<strong>it</strong><br />

DOVE TROVO COOLCLUB.IT?<br />

Ecotekne, La Stecca, Bar Rosso e Nero, Pizzeria<br />

il Quadrifoglio, Associazione Tha Piaza Don<br />

Chisciotte), Gallipoli (Parco Gondar, Libreria<br />

Cube), Maglie (Libreria Europa, Music<br />

Empire), Melpignano (Mediateca), Corigliano<br />

D’Otranto (Kalos Irtate), Torre dell’orso<br />

(Soul Food), San Foca (Buenaventura, Manà),<br />

Otranto (Il Rel<strong>it</strong>to, Giro di boa, Anima Mundi),<br />

Alessano (Libreria Idrusa), Galatina (Palazzo<br />

della Cultura), Nardò (Libreria i volatori),<br />

Santa Caterina (Barrueco), Leverano<br />

(Enos), Novoli (Saletta della Cultura Gregorio<br />

Vetrugno), Brindisi (Libreria Camera a Sud,<br />

Goldoni, Birdy Shop), Ceglie (Royal Oak),<br />

Erchie (Bar Fellini), Torre Colimena (Pokame<br />

pub), Oria (Talee), Bari (Taverna del Maltese,<br />

Caffè Nero, Feltrinelli, Kismet teatro), Taranto<br />

(Radio Popolare) e molti altri ancora...

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