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Mr. de Antonio e noi<br />
Federico Rossin<br />
Attirarsi qualche latrato o qualche morso, è cosa davvero di nessun momento,<br />
senza merito né demerito. Bisogna voler ben altro; e anzitutto<br />
credere, come Lenin diceva, che a ogni situazione esiste una via d’uscita<br />
e la possibilità di trovarla. E cioè che la verità esiste, assoluta nella sua<br />
relatività. 1<br />
Franco Fortini<br />
Che cosa sa la gente oggi – americana o italiana poco importa – della<br />
guerra in Vietnam e del maccartismo, di John F. Kennedy e di J. Edgar<br />
Hoover, di Ho Chi Minh e dei Weathermen? Che impressione avrebbe<br />
nel vedere, forse per la prima volta, il monaco buddista Thich Quang<br />
Duc darsi fuoco per protesta nel 1963 a Saigon? Che legami potrebbe<br />
costruire con il presente attraverso la visione dei gesti e l’ascolto del linguaggio<br />
e della retorica di Joe McCarthy o di Richard Nixon?<br />
Crediamo che vedere, studiare, mostrare oggi i film di Emile de Antonio<br />
sia un passo necessario per ricostruire i ponti con il nostro immediato<br />
passato, per riannodare fra loro date eventi luoghi che la dittatura<br />
dell’oblio degli anni ottanta e la dromocrazia in guerra permanente<br />
che ci attanaglia dagli anni novanta hanno spazzato via come in una<br />
palla infuocata di napalm. Vedere oggi i film di Emile de Antonio significa<br />
immergersi in un cinema che ci obbliga a pensare, che ci lascia re-<br />
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