n°1_2013 - Congregazione di Gesù Sacerdote
n°1_2013 - Congregazione di Gesù Sacerdote n°1_2013 - Congregazione di Gesù Sacerdote
PG Congregazione di Gesù Sacerdote Istituto Figlie del Cuore di Gesùù iccolo regge Periodico trimestrale anno VIX n. 1 - 2013 - Poste Italiane s.p.a. - sped. in a.p. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2 - DCB Trento In caso di mancato recapito inviare al CPO di Trento per la restituzione al mittente previo pagamento resi Taxe perçue 12013
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PG <strong>Congregazione</strong> <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong> <strong>Sacerdote</strong><br />
Istituto Figlie del Cuore <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong>ù<br />
iccolo<br />
regge<br />
Perio<strong>di</strong>co trimestrale anno VIX n. 1 - <strong>2013</strong> - Poste Italiane s.p.a. - sped. in a.p.<br />
D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2 - DCB Trento<br />
In caso <strong>di</strong> mancato recapito inviare al CPO <strong>di</strong> Trento<br />
per la restituzione al mittente previo pagamento resi<br />
Taxe perçue<br />
1<strong>2013</strong>
COPIA<br />
GRATUITA<br />
Quaderni <strong>di</strong> spiritualità<br />
numero 1 <strong>2013</strong><br />
Redazione<br />
sr Chiara Curzel<br />
fr. Antonio Lorenzi<br />
p. Roberto Raschetti<br />
p. Giuseppe Stegagno<br />
p. Giovanni Mario Tirante<br />
(segretario <strong>di</strong> redazione)<br />
Dir. e Amm.<br />
Piccolo Gregge.<br />
<strong>Congregazione</strong><br />
<strong>di</strong> <strong>Gesù</strong> sacerdote<br />
via dei Giar<strong>di</strong>ni, 36<br />
38122 Trento<br />
tel. 0461.983844<br />
www.padriventurini.it<br />
piccologregge@padriventurini.it<br />
Curia <strong>Congregazione</strong><br />
<strong>di</strong> <strong>Gesù</strong> sacerdote<br />
c.c.p. 15352388<br />
Aut. Trib. Trento<br />
n. 1216 del 27.07.2004<br />
Responsabile<br />
a norma <strong>di</strong> legge<br />
Vittorio Cristelli<br />
Grafiche Argentarium<br />
Trento<br />
s o m m a r i o<br />
1 la lettera<br />
4 ai lettori<br />
5 l’argomento<br />
12 dentro le parole<br />
15 la voce dei padri<br />
17 una vita per loro<br />
25 chiesa oggi<br />
29 seguimi<br />
34 carisma e liturgia<br />
37 i nostri santi<br />
41 vita dell’opera<br />
54 esperienze<br />
59 e anche Dio rise<br />
Informativa per il trattamento dei dati personali in ottemperanza al D.Lgs 196/2003<br />
Ai sensi dell’art. 13 del D. Lgs. 196/2003 informiamo che i dati personali raccolti nel presente atto dalla <strong>Congregazione</strong> <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong> <strong>Sacerdote</strong> sono utilizzati esclusivamente per il perfezionamento dello<br />
stesso e conservati a fini contabili, fiscali, e <strong>di</strong> prova. Tali dati sono trattati con modalità cartacee ed elettroniche. I dati richiesti sono soltanto quelli strettamente necessari, non vengono trasferiti,<br />
venduti o ceduti a terzi non <strong>di</strong>rettamente collegati alla scrivente da contratti <strong>di</strong> prestazione d’opera ed ai quali è stata fatta firmare una <strong>di</strong>chiarazione <strong>di</strong> responsabilità per il trattamento in esterno<br />
dei dati della scrivente. La <strong>Congregazione</strong> <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong> <strong>Sacerdote</strong> ha adottato tutte le misure <strong>di</strong> sicurezza idonee a tutelare i dati degli interessati e un Documento Programmatico sulla Sicurezza nel<br />
quale sono descritte le procedure seguite dagli incaricati per garantire la riservatezza dei dati personali e sensibili secondo le previsioni del D. Lgs. 196/2003. Chiunque sia legittimato a farlo può in<br />
ogni momento esercitare i <strong>di</strong>ritti previsti dall’art. 7 del D. Lgs 196/2003 e cioè ottenere l’origine dei dati, aggiornamento, la correzione, l’integrazione, la cancellazione, la trasformazione in forma<br />
anonima, il blocco dei dati trattati in violazione <strong>di</strong> legge. Titolare del trattamento dei dati è la <strong>Congregazione</strong> <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong> <strong>Sacerdote</strong> - P.I. 00241130228. Per ogni comunicazione è possibile inviare un fax<br />
al numero (+39) 0461 237462 o spe<strong>di</strong>re una raccomandata a: <strong>Congregazione</strong> <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong> <strong>Sacerdote</strong> via dei Giar<strong>di</strong>ni, 36/a - 38122 Trento. Responsabile del trattamento dei dati è padre Gianluigi Pastò.
Carissimi,<br />
La Lettera<br />
scrivo a voi a poche ore dall’annunzio del<br />
nuovo Pontefice: Annuntio vobis gau<strong>di</strong>um<br />
magnum: habemus papam! Eminentissimum<br />
ac reveren<strong>di</strong>ssimum dominum, dominum<br />
Georgium Marium, Sanctæ Romanæ<br />
Ecclesiæ Car<strong>di</strong>nalem Bergoglio, qui sibi nomen<br />
imposuit Franciscum.<br />
In questi giorni <strong>di</strong> attesa, dopo le <strong>di</strong>missioni<br />
<strong>di</strong> Papa Benedetto XVI, ho ripreso in mano<br />
quanto il nostro Fondatore p. Mario Venturini<br />
ci ha lasciato scritto nel volumetto Spirito<br />
della <strong>Congregazione</strong> circa quello che deve<br />
essere il nostro atteggiamento nei riguar<strong>di</strong> del Papa.<br />
Dono anche a voi, che leggete questo nostro Piccolo Gregge, questo testo<br />
perché ci aiutiate a vivere sempre questi sentimenti, questa preghiera<br />
e questi atteggiamenti verso il “Vescovo <strong>di</strong> Roma che presiede nella carità<br />
tutte le Chiese”.<br />
Onorare il Sacerdozio nel Vicario <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong> Cristo<br />
57. Il Romano Pontefice non solo ha la pienezza del Sacerdozio come<br />
gli altri Vescovi, ma è anche vero Vicario <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong> Cristo, capo <strong>di</strong><br />
tutta la Chiesa e a lui, in S. Pietro, fu affidato da nostro Signore<br />
<strong>Gesù</strong> Cristo il pieno potere <strong>di</strong> pascere, <strong>di</strong> regge re, <strong>di</strong> governare la<br />
Chiesa universale.<br />
Come pertanto la gloria migliore della nostra Congregazio ne è <strong>di</strong><br />
essere fondata sulla soli<strong>di</strong>ssima pietra della Chiesa, così è suo nobilissimo<br />
decoro che ciascuno dei Nostri costruisca il proprio e<strong>di</strong>ficio<br />
spirituale sopra il fondamento apostolico, <strong>di</strong> cui è pietra angolare<br />
lo stesso <strong>Gesù</strong> Cristo.<br />
58. Dove vi è amore, vi è pure onore: infatti onoriamo grandemente<br />
quelli che amiamo. Perciò siccome i Nostri devono avere un<br />
1
2<br />
grande amore verso <strong>Gesù</strong> Cristo, così non devono la sciarsi sorpassare<br />
da nessuno nell’amore verso il suo Vicario.<br />
59. Uno solo e medesimo è il Cuore sacerdotale <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong> e del suo<br />
Vicario in terra, perciò sono comuni i loro dolori. Quin<strong>di</strong> noi che<br />
desideriamo assai <strong>di</strong> essere i consolatori del Cuore sacerdo tale <strong>di</strong><br />
<strong>Gesù</strong>, stimeremo nostro giocondo dovere <strong>di</strong> recare con solazione<br />
al Cuore del S. Padre, il Papa, nei mo<strong>di</strong> permessi dalla nostra vocazione<br />
e con<strong>di</strong>zione.<br />
60. Disse <strong>Gesù</strong> ai <strong>di</strong>scepoli: «Chi ascolta voi; ascolta me» (Lc 10, 10),<br />
queste parole in modo specialissimo si ad<strong>di</strong>cono al suo Vicario.<br />
Perciò i Nostri stimino le parole del Sommo Ponte fice come se<br />
uscissero dalle labbra <strong>di</strong> Cristo, le ricevano con gioia, le stu<strong>di</strong>no e<br />
custo<strong>di</strong>scano, né alcuna <strong>di</strong> esse la calcoli <strong>di</strong> poco valore.<br />
61. Poiché la nostra <strong>Congregazione</strong>, in forza delle sue Costi tuzioni,<br />
<strong>di</strong>pende in modo particolarissimo dal Sommo Pontefice, così ciascuno<br />
dei Nostri abbia per Lui una totale, interiore e amorosa sottomissione,<br />
in modo che il Figlio del Cuore <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong> sia pure Figlio<br />
del Sommo Pontefice.
62. Stimeremo la <strong>di</strong>gnità del Sommo<br />
Pontefice quanto più grandemente<br />
sarà possibile, e questo non<br />
nella <strong>Congregazione</strong> e nel nostro<br />
cuore solamente, ma ne esalteremo<br />
l’autorità nella Chiesa in tutti i<br />
mo<strong>di</strong> secondo la nostra vocazione,<br />
sapendo che nel l’onorare il Papa si<br />
onora il Sacerdozio <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong> Cristo.<br />
63. Chi tocca in qualche modo anche<br />
in piccola cosa il Vicario <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong><br />
Cristo, ferisce il nostro cuore. Perciò con gran<strong>di</strong>ssima carità, ma<br />
strenuamente, adopereremo tutti i mezzi <strong>di</strong> cui ci è dato <strong>di</strong>sporre<br />
per riparare l’offesa arrecata al nostro Padre, e per guadagnare,<br />
per quanto è possibile, alla nostra causa i suoi nemici, almeno con<br />
la preghiera.<br />
64. Per accendere sempre più nel nostro cuore l’amore verso il Sommo<br />
Pontefice e per mostrare anche all’esterno la devozione che<br />
abbiamo per Lui, ogni anno, con grande solennità, in tutte le<br />
Chiese della <strong>Congregazione</strong> verrà celebrata la festa <strong>di</strong> S. Pietro<br />
Apostolo; in quel giorno tutti i Nostri celebreranno la S. Messa e<br />
faranno la S. Comunione secondo le intenzioni del Papa.<br />
Con la gioia nel cuore per il dono che lo Spirito ha rinnovato alla Chiesa attraverso<br />
il nuovo Pastore, porgo a tutti voi, fratelli e sorelle che fate parte della<br />
nostra famiglia allargata, gli auguri <strong>di</strong> Buona Pasqua.<br />
P. Gian Luigi Pastò<br />
superiore generale<br />
3
4<br />
Auguri <strong>di</strong><br />
buona Pasqua<br />
Ai Lettori<br />
Cari amici vicini e lontani,<br />
Buona Pasqua <strong>di</strong> Risurrezione!<br />
È con gioia che vi presentiamo<br />
il primo numero <strong>di</strong> quest’anno<br />
che, come potete notare, ha una fisionomia<br />
nuova. Non abbiamo solo<br />
la novità della copertina ma anche<br />
del contenuto.<br />
Al termine dell’anno centenario,<br />
durante il quale abbiamo ricordato<br />
la prima Ispirazione-Idea dell’Opera,<br />
la rubrica “Speciale 7 marzo” ritorna<br />
ad essere la rubrica “Argomento”.<br />
Quest’anno ci focalizzeremo su<br />
un tema che ci pare interessante: l’appartenenza<br />
che declineremo nei quattro<br />
numeri nel modo seguente:<br />
1. Appartenenza a Dio;<br />
2. Appartenenza a una Famiglia (religiosa);<br />
3. Appartenenza a uno spazio e un tempo;<br />
4. Appartenenza alla Chiesa;<br />
La rubrica “Venturini in preghiera” lascerà il posto ad una nuova pagina: “Carisma<br />
e Liturgia”. Una ulteriore mo<strong>di</strong>fica è data dall’aggiunta della rubrica “I nostri<br />
Santi” nella quale metteremo in rilievo i testimoni importanti per la nostra spiritualità.<br />
Altra rubrica nuova sarà: “Dentro le parole” grazie alla quale cercheremo<br />
<strong>di</strong> cogliere l’importanza che le parole assumono nel nostro comunicare.<br />
Cogliamo l’occasione per ricordare al Signore: Maria, sorella <strong>di</strong> suor Raffaella,<br />
deceduta il 2 gennaio; Paola, mamma <strong>di</strong> p. Adalberto deceduta il 18 febbraio<br />
e l’aggregato brasiliano Jerônimo Ferreira da Silva, deceduto il 2 marzo.<br />
Preghiamo affinché il Signore li accolga nel suo Regno e conforti le loro<br />
famiglie in lutto.<br />
A voi tutti un caro saluto e un profondo grazie per la vostra vicinanza e amicizia.<br />
La Redazione
Appartenenza<br />
a Dio<br />
L’Argomento<br />
Ripren<strong>di</strong>amo la rubrica “L’Argomento” con un tema <strong>di</strong><br />
particolare interesse: l’appartenenza. In questo primo<br />
numero parleremo dell’appartenenza a Dio e rifletteremo<br />
su questo argomento aiutati da più voci: un fratello<br />
anziano, un fratello giovane, una sorella e una aggregata.<br />
Appartenere a Dio <strong>di</strong>venta una scelta consapevole e libera<br />
A<br />
ppartenere a Dio: che ognuno <strong>di</strong> noi appartenga a Dio è una realtà<br />
oggettiva, non una scelta, in primo momento, poi <strong>di</strong>viene una scelta.<br />
Siamo tutti creati da Dio, a sua immagine. Io esisto perché Dio mi ha<br />
voluto. Vengo da lui, orientato a lui, legato a lui perché ricevo l’essere solo da<br />
lui. “Egli è il nostro Dio, noi il popolo del suo pascolo”: Salmo 94,7. “Ti ho<br />
chiamato per nome: tu mi appartieni”: Isaia 43,1.<br />
Dio però ci ha fatto il dono della libertà. Allora appartenere a Lui <strong>di</strong>venta una<br />
scelta consapevole e libera. Tra le creature <strong>di</strong> Dio solo gli Angeli e l’uomo sono<br />
stati creati liberi. Gli animali, le piante, e tutta la realtà inanimata non ha<br />
libertà e consapevolezza <strong>di</strong> sé. Sono esseri viventi che seguono un istinto o<br />
esseri inanimati che seguono leggi fisiche.<br />
La libertà è il grande dono che Dio mi fa creandomi: è la <strong>di</strong>gnità della persona,<br />
anche per questo immagine <strong>di</strong> Lui. È un dono stupendo e nello stesso<br />
tempo un dono che segna la mia fragilità.<br />
Ne ha approfittato il nemico <strong>di</strong> Dio, l’anti<strong>di</strong>o, il falsario fin dal principio che ha<br />
tratto in inganno Eva e Adamo mettendoli in contrasto con Dio.<br />
Appartengo a Dio, sono suo, sono sua immagine, ma mi occorre una scelta<br />
consapevole, costante, continuamente confermata, perché questa mia appartenenza<br />
raggiunga il suo apice quando Dio mi chiamerà per ritornare a lui.<br />
In questa appartenenza si alternano vittorie e sconfitte. Per confermare il mio<br />
ra<strong>di</strong>cale orientamento verso Dio mi occorre quoti<strong>di</strong>ana consapevolezza, rinnovata<br />
con luci<strong>di</strong>tà e decisione per sfuggire alle attrattive ingannevoli <strong>di</strong> tante<br />
cose da cui mi trovo circondato.<br />
Così questa appartenenza è a rischio, in pericolo, se non è affidata, sostenuta e<br />
confermata continuamente dalla grazia che mi offre il Signore <strong>Gesù</strong> con la sua<br />
Parola, con i suoi sacramenti, con la presenza della comunità cristiana che mi ha<br />
accolto fin dal battesimo e mi accompagna nelle varie fasi della vita anche aiutandomi<br />
ad accogliere l’invito <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong> per essere al suo servizio in una vita <strong>di</strong> consacrazione<br />
nel ministero. È una progressione <strong>di</strong> appartenenza dal battesimo, alla<br />
cresima. alla professione religiosa fino alla consacrazione sacerdotale.<br />
5
6<br />
Gioia e sofferenza si alternano per un dono<br />
tanto grande e per una mia risposta<br />
fragile, incostante, inadeguata.<br />
Appartenenza è anche “vicinanza”: per<br />
realizzare l’appartenenza il signore <strong>Gesù</strong><br />
chiama, raccoglie, riunisce: “Dove sono<br />
L’appartenenza è anche <strong>di</strong>alogo.<br />
due o tre riuniti nel mio nome, io sono in<br />
mezzo a loro” (Mt 18,20). Sono soprattutto<br />
i momenti della preghiera, così importanti nella mia vita! Ma sono anche<br />
momenti molto fragili. Lui c’è: ma sono io assente in tanti <strong>di</strong> quei momenti, portato<br />
altrove dalle tante cose che hanno riempito la mia attenzione nel tempo<br />
che precede l’incontro della preghiera o che dovranno impegnarmi nelle ore o<br />
giornate seguenti. L’appartenenza è anche <strong>di</strong>alogo. Con <strong>Gesù</strong>, con il Padre, <strong>di</strong>alogo<br />
animato dallo Spirito. Un <strong>di</strong>alogo in cui io entro solo ora, ma che ha una<br />
lunga storia. Dialogo iniziato già con i Progenitori, Adamo ed Eva, e continuato<br />
poi in una lunga storia <strong>di</strong> proposte, promesse, parola <strong>di</strong> correzione e <strong>di</strong> incoraggiamento,<br />
il cui contenuto è arrivato fino a me e che io ritrovo nel libro santo<br />
della Parola e che a me viene quoti<strong>di</strong>anamente riproposto nel momento dell’incontro<br />
quoti<strong>di</strong>ano. È Liturgia delle ore: ogni ora, ogni momento dell’arco della<br />
giornata è segnata da un messaggio che mi interroga, mi richiama, mi illumina<br />
o incoraggia o mi avverte. È soprattutto nella Eucarestia quoti<strong>di</strong>ana che questo<br />
<strong>di</strong>alogo si ravviva e si snoda con sempre nuovi contenuti e proposte, anche<br />
sulla scia luminosa lasciata da tante figure <strong>di</strong> santi e maestri nella fede in lunga<br />
storia della salvezza e i cui riverberi sono giunti fino a me: la luce avuta da tante<br />
figure <strong>di</strong> testimoni, santi e martiri, e che ci è stata trasmessa.<br />
Ma appartenenza è anche partecipazione <strong>di</strong> impegno, risposta ad una richiesta<br />
<strong>di</strong> collaborazione, fino ad arrivare ad una corresponsabilità: “Chiamati a<br />
collaborare con tutte le forze all’e<strong>di</strong>ficazione del suo regno” (cfr. l’orazione<br />
dopo la consacrazione sacerdotale). Una collaborazione <strong>di</strong>retta nel ministero<br />
o in<strong>di</strong>retta simile a quella opera <strong>di</strong> salvezza quando <strong>Gesù</strong> stette con Giuseppe<br />
nella officina <strong>di</strong> falegnameria a Nazareth fino a trent’anni.<br />
Mi accorgo quoti<strong>di</strong>anamente che l’appartenenza ha bisogno <strong>di</strong> continua vigilanza<br />
per verificare se veramente è tale in tutti gli aspetti complessi della mia<br />
persona. I miei pensieri che cosa seguono, i miei progetti con cosa concordano,<br />
i miei desideri a che cosa si rivolgono? I miei criteri <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>zio e <strong>di</strong> valutazione<br />
da che cosa prendono avvio per un confronto?<br />
Così mi rendo conto che è una appartenenza che solo la grazia <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong> può<br />
assicurare, garantire e portare al suo compimento.<br />
Così sento <strong>di</strong> dover pregare anch’io con Pio XII: Fa’ che non cerchiamo umano<br />
interesse, ma la tua gloria, perseverando fino all’ultimo respiro nel nostro<br />
dovere, con retta volontà e pura coscienza. E quando verrà la morte, come<br />
in terra ti abbiamo avuto compagno e guida, così ti raggiungiamo quale<br />
premio eterno nello splendore dei Santi. Amen!”.<br />
p. Mario Rossi<br />
Casa Madre - Trento
Essere tutto <strong>di</strong> Dio<br />
Mi è stato chiesto <strong>di</strong> scrivere sul tema dell’appartenenza a Dio. Non<br />
la mia opinione, non ciò che teoricamente conosco su questo argomento,<br />
ma la mia esperienza <strong>di</strong> giovane consacrato a Dio. Così,<br />
quanto cercherò <strong>di</strong> scrivere è una vera con<strong>di</strong>visione, una testimonianza <strong>di</strong> come<br />
io vivo e sperimento in realtà l’appartenenza a Dio nella mia vita.<br />
Per poter comunicare questa realtà personale, così interiore e così intima,<br />
voglio percorrere un itinerario partendo da alcune domande che la sfida<br />
nello scrivere questa riflessione mi impone. Utilizzerò anche alcune immagini<br />
e paragoni nel tentativo <strong>di</strong> con<strong>di</strong>videre questa realtà avvolta nel mistero,<br />
che io sento e percepisco, ma che non posso rivelare nella sua completezza.<br />
Che cosa intendo per “appartenenza a Dio”?<br />
Intendo l’appertenenza a Dio come la mia risposta davanti al Dio che si rivela<br />
a me, che mi viene incontro e mi invita alla comunione <strong>di</strong> vita con Lui. È,<br />
pertanto, la mia adesione personale a Dio, il mio sì a Lui, frutto della scoperta<br />
dell’essere stato creato per una vita <strong>di</strong> amore e comunione che so realizzarsi<br />
pienamente solo in Dio. Questa adesione non è solo una posizione razionale,<br />
ideologica o etica, ma è una attitu<strong>di</strong>ne esistenziale, che coinvolge tutta<br />
la vita, in tutte le sue <strong>di</strong>mensioni. Pertanto l’appartenenza a Dio dovrebbe<br />
plasmare la mia vita così che in tutto ciò che sono e faccio essa abbia un ruolo<br />
determinante, poiché tutto il mio essere sia rivolto a questo fine ultimo che<br />
tanto desidero: vivere in intima comunione con Lui.<br />
Come vivo questa “appartenza”?<br />
Vivo questa appartenza soprattutto come una realtà interiore, come anelito<br />
e impulso. Come risposta al progetto amoroso <strong>di</strong> Dio; vivo questa appartenenza<br />
nel desiderio <strong>di</strong> rimanere sempre aperto e <strong>di</strong>sponibile perché la Grazia<br />
dell’Altissimo possa fare <strong>di</strong>mora in me. Io percepisco questa realtà <strong>di</strong> appartenenza<br />
come un cammino, un pellegrinaggio. Sento nel cuore il desiderio <strong>di</strong><br />
poter <strong>di</strong>re come Paolo “è Cristo che vive in me!”, sento che quello che più<br />
importa nella mia vita è stare con Lui, amarLo e lasciare che Lui mi ami. Ma<br />
constato che sono ancora lontano dal <strong>di</strong>re che già sono arrivato a questa intimità<br />
tanto forte, <strong>di</strong> essere vicino a questa grande appartenenza. Così, vivo<br />
l’appartenza a Dio come una ricerca. Non come una ricerca pesante e solitaria,<br />
ma come la ricerca del pellegrino che incontra nel suo cammino alcune<br />
pietre e molte meraviglie.<br />
7
8<br />
Io percepisco questa realtà <strong>di</strong> appartenenza come un cammino, un pellegrinaggio.<br />
Quali sono le sfide e le <strong>di</strong>fficoltà che incontro in questo cammino <strong>di</strong> “appartenza”?<br />
In realtà, nel cammino ci sono pietre ed ostacoli. E molte volte le pietre che<br />
più <strong>di</strong>sturbano sono quelle che io porto nel mio zaino. In questo cammino <strong>di</strong><br />
essere tutto <strong>di</strong> Dio, improvvisamente, nelle curve della strada, appaiono ombre<br />
e tempeste, con la tentazione <strong>di</strong> tornare in<strong>di</strong>etro e abbandonare l’impresa.<br />
Quante volte percepisco in me resistenze - come la paura, l’egoismo e la<br />
superbia - che tentano <strong>di</strong> deviarmi da una vita <strong>di</strong> amore, <strong>di</strong> donazione, <strong>di</strong> intimità<br />
con Dio. Quante volte mi sono sorpreso e mi sono perso per aver posto<br />
fiducia solo nelle mie forze e capacità invece che confidare in Dio. L’avventura<br />
<strong>di</strong> lanciarmi in Dio e per Dio esige <strong>di</strong> vincere le mie paure, esige <strong>di</strong> lasciarmi<br />
guidare da Lui e avere il coraggio <strong>di</strong> affrontare le pietre del cammino, avere<br />
il coraggio <strong>di</strong> guardare dentro <strong>di</strong> me e dentro il mio zaino.<br />
Quali sono le bellezze che sperimento in questo cammino <strong>di</strong> ricerca per essere<br />
tutto <strong>di</strong> Dio?<br />
È chiaro, il cammino presenta molte meraviglie. In primo luogo la gioia <strong>di</strong> sentire<br />
che Dio sta sempre camminando con me, mi <strong>di</strong>fende e sostiene, cercandomi<br />
con il suo amore e con la sua tenerezza. In secondo luogo la bellezza
<strong>di</strong> percepire che lungo il cammino io vado crescendo, che Lui sta formandomi,<br />
modellandomi e ad ogni passo io sto più vicino al mio desiderato obiettivo.<br />
Il conforto <strong>di</strong> apprendere che Dio mi accoglie con il suo abbraccio <strong>di</strong> Padre<br />
misericor<strong>di</strong>oso e perdona le mie mancanze e deviazioni. La gioia per i fratelli<br />
che il Signore mi dona lungo il cammino e tante altre meraviglie che qui<br />
potrei descrivere.<br />
E, per concludere, una parola <strong>di</strong> testimonianza e <strong>di</strong> incoraggiamento ai giovani<br />
che vale la pena “appartenere a Dio”!<br />
Senza dubbio, scoprire nell’intimo <strong>di</strong> sé la presenza <strong>di</strong> Dio che ci presenta l’invito<br />
ad una vita <strong>di</strong> amore è qualcosa <strong>di</strong> meraviglioso, e ancora più meraviglioso<br />
è sentire che Lui ci dà le forze necessarie per rispondere a questa chamata ad<br />
aprirci a Lui. Io vedo tanti giovani che si sono persi nel cammino della vita, senza<br />
alcuna <strong>di</strong>rezione, soprattutto senza gioia, senza alcun desiderio <strong>di</strong> vivere. Io<br />
<strong>di</strong>co a questi giovani e ad ogni persona: non abbiate paura <strong>di</strong> aprire il cuore a<br />
Dio, non abbiate paura <strong>di</strong> sentire la sua voce, non abbiate paura <strong>di</strong> lasciarvi sedurre<br />
da Dio! Dio non ci toglie la nostra giovinezza, nemmeno ci toglie la libertà,<br />
ma Egli ci mostra il senso della vera vita, della vera giovinezza, della vera libertà!<br />
Non abbiate paura <strong>di</strong> appartenere a Dio!<br />
fr. Raphael<br />
Osasco SP (Brasile)<br />
Appartenere a Dio:<br />
gioia, sicurezza, pace<br />
Appartenere a Dio è la realtà<br />
più sublime per ogni uomo.<br />
Ti dà una grande gioia,<br />
grande sicurezza e grande pace.<br />
Noi possiamo capire fino ad un certo<br />
punto quello che il Signore voleva<br />
<strong>di</strong>re quando ha pronunciato: «Tu mi<br />
appartieni. Tu sei prezioso ai miei<br />
occhi. Tu sei mio».<br />
Non ci sono dubbi che nel pensiero <strong>di</strong><br />
Dio, rivelato da Cristo, quest’appar-<br />
tenenza non è possesso, inteso come<br />
lo intende il mondo, ma dono gratuito.<br />
<strong>Gesù</strong> ci dà una prova molto grande<br />
poiché è arrivato a dare la propria<br />
vita per salvare la preziosità <strong>di</strong> questa<br />
appartenenza dell’umanità a Dio.<br />
Ma cosa se ne fa Dio <strong>di</strong> questa appartenenza?<br />
Di questo mostrarsi<br />
“geloso”? Lui sa bene che nel momento<br />
in cui noi dovessimo allontanarci<br />
da Lui la nostra vita comin-<br />
9
10<br />
cerebbe a perdere lo splendore iniziale;<br />
perderebbe senso; non sarebbe<br />
più vita!<br />
Quando mi rendo conto <strong>di</strong> questa<br />
grande verità mi viene spontaneo<br />
pensare alle parole del Vangelo<br />
che mi e ci invitano alla comunione<br />
con Dio e con i fratelli. Cosa potrebbe<br />
essere una appartenenza <strong>di</strong> questa<br />
portata se non la consapevolezza<br />
che Dio vuole tenerci uniti a sé per<br />
ricevere tutto quello che viene da Lui<br />
per sentire la gioia <strong>di</strong> vivere?<br />
Appartenere a Lui è sentirmi, sentirci<br />
chiamati ad accostarsi a Lui per fare<br />
esperienza del suo grande amore;<br />
per ascoltare quello che vuole <strong>di</strong>rci;<br />
per scoprire cosa significa essere creati<br />
a sua immagine e somiglianza; per<br />
sentire il desiderio e la gioia <strong>di</strong> essere<br />
inviati ad annunciare con la vita e con<br />
le parole questa esperienza profonda.<br />
Il non sentirmi degna non mi deve<br />
portare a <strong>di</strong>re a Dio che rivolga il suo<br />
sguardo verso altre creature, perché<br />
tutti Gli apparteniamo, ma a rico-<br />
noscere che il Suo infinito amore si<br />
è abbassato sull’umanità intera che<br />
Lui vuole libera e redenta e quin<strong>di</strong><br />
anche su <strong>di</strong> me; mi porta ad accogliere<br />
con umiltà questo dono, a lodarlo<br />
e a bene<strong>di</strong>rlo.<br />
Una frase <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong> all’apostolo Filippo<br />
mi entusiasma sempre: «Filippo,<br />
chi vede me vede il Padre». Mi sembra<br />
che in queste poche parole ci sia<br />
la luce per capire il comandamento<br />
dell’amore: Ama Dio con tutto il<br />
cuore, con tutta l’anima e con tutte<br />
le tue forze e ama il prossimo tuo come<br />
te stesso. Sapermi amata da Dio<br />
mi dà fiducia e coraggio e grande riconoscenza<br />
a Dio, ma assieme sorge<br />
subito la mia fragilità, perché non<br />
sempre vedo il mio prossimo con gli<br />
stessi sentimenti. Allora mi sento povera<br />
creatura e prego Dio <strong>di</strong> usare<br />
con me il suo amore misericor<strong>di</strong>oso<br />
e insieme domando l’intercessione<br />
della Vergine santa.<br />
sr Raffaella<br />
Zevio VR<br />
Appartenere a Lui è sentirmi, sentirci chiamati ad accostarsi a Lui<br />
per fare esperienza del suo grande amore.
Appartenergli per sempre<br />
La mia vita è stata sempre presa dal desiderio <strong>di</strong> conoscere <strong>di</strong> più Dio. Ho<br />
iniziato con la lettura della Sacra Scrittura e poi ho verificato, con il mio<br />
vissuto, il messaggio che la Parola <strong>di</strong> Dio mi proponeva. Era evidente che<br />
il mio cammino procedeva verso Dio Padre, Dio Figlio, Dio Spirito Santo. Era<br />
chiara la certezza che più crescevo nella conoscenza <strong>di</strong> Dio e più si faceva viva<br />
la risposta personale.<br />
Ho chiesto a me stessa: “Chi è Dio per me?”. Ho cominciato a pensare e ho<br />
unito la catechesi con la mia vita. La catechesi mi ha fatto rivivere la frase: “Dio<br />
è l’Essere Infinito… il Tutto”. Ho cercato Dio persona in me, con semplicità,<br />
con fede profonda e continua, senza mai stancarmi. Ho capito che sono una<br />
creatura <strong>di</strong> Dio e che Lui, donando se stesso, mi ha voluto una donna felice ed<br />
ha lasciato in me la sua impronta perché io potessi entrare nella sua Santità.<br />
Molto buono il Signore, ma la mia vita corrispondeva? Mi sono scoperta ingrata<br />
e peccatrice. Dio invece <strong>di</strong> allontanarmi, per la sua <strong>di</strong>vina misericor<strong>di</strong>a<br />
mi ha ritenuto figlia sua e mi ha donato pace, gioia e vera amicizia. Si è chinato<br />
su <strong>di</strong> me mi ha incoraggiata, mi ha sostenuta con sapienza infinita perché<br />
potessi vivere nella sua grazia, parlargli e servirlo negli altri.<br />
Ho pregato, e Dio mi ha chiesto <strong>di</strong> aderire al suo progetto d’amore conducendomi,<br />
me<strong>di</strong>ante il suo Spirito, verso l’Opera Sacerdotale fondata da padre<br />
Mario Venturini, suo dono prezioso.<br />
Ho risposto a Dio con il mio sì gioioso. Appartenergli per sempre, anche se potevo<br />
essere trattenuta dai miei limiti. È prevalsa la generosità perché desideravo<br />
essere parte viva del suo volere ed esprimermi con la preghiera e con le opere.<br />
Preghiera personale, intesa come esperienza segreta che nel quoti<strong>di</strong>ano <strong>di</strong>viene<br />
offerta, nasce dalla povertà silenziosa<br />
e si trasforma in comunione,<br />
in cammino e <strong>di</strong>venta vita e va verso<br />
Dio. Momenti significativi: “l’Eucaristia<br />
e l’Adorazione”. Dio, come<br />
sempre, nel suo abisso <strong>di</strong> Bontà continua<br />
a darmi luce, mi bene<strong>di</strong>ce, mi<br />
conduce alla prima offerta e mi copre<br />
d’Amore: Dio è Amore, è il Tutto<br />
e può trasformare le opere in servizio<br />
e carità.<br />
aggr. Tina<br />
Dio è l’ Essere Infinito… il Tutto.<br />
Ostuni (BR)<br />
11
12<br />
Appartenenza,<br />
appartenere<br />
Questa è una delle<br />
parole che mi<br />
prende dentro,<br />
e forse è proprio da dentro<br />
che deve iniziare. Non<br />
posso parlare del sostantivo<br />
senza fare un accenno al<br />
verbo, all’agire. Penso che<br />
l’appartenenza non sia mai un dato<br />
<strong>di</strong> fatto ma un <strong>di</strong>namismo, una azione<br />
che perdura nel tempo sempre in<br />
fieri, sempre in <strong>di</strong>venire. Io appartengo<br />
a qualcuno, mai a qualcosa:<br />
appartenenza <strong>di</strong>ce relazione, comunione,<br />
<strong>di</strong>namicità. Tuttavia quando si<br />
pensa all’appartenenza o all’appartenere<br />
spesso viene in mente qualcosa<br />
<strong>di</strong> già dato una volta per sempre.<br />
A me pare che il verbo appartenere<br />
si coniughi bene con altri verbi:<br />
consegnare e accogliere. In questo<br />
momento mi affiora alla mente<br />
la liturgia sponsale che potrebbe anche<br />
essere letta come la liturgia <strong>di</strong><br />
una reciproca appartenenza: “Io accolgo<br />
te…” che potremmo tradurre<br />
con queste espressioni: noi ci apparteniamo,<br />
da ora saremo una sola<br />
carne, saremo simbolo <strong>di</strong> una appartenenza<br />
più profonda e vitale quella<br />
tra l’uomo e il suo Dio. Ma possiamo<br />
anche guardare un altro tipo <strong>di</strong> realtà<br />
umana, quella della consacrazione<br />
religiosa dove si è chiamati ad es-<br />
Questa è una delle parole che mi prende<br />
dentro, e forse è proprio da dentro che deve<br />
iniziare. Non posso parlare del sostantivo<br />
senza fare un accenno al verbo, all’agire.<br />
Penso che l’appartenenza non sia mai un<br />
dato <strong>di</strong> fatto ma un <strong>di</strong>namismo, una azione<br />
che perdura nel tempo sempre in fieri, sempre<br />
in <strong>di</strong>venire. Io appartengo a qualcuno<br />
Dentro<br />
le parole<br />
sere manifestazione <strong>di</strong> una<br />
appartenenza tutta particolare:<br />
la reciproca koinonia<br />
e familiarità delle tre<br />
persone <strong>di</strong>vine, una comunione<br />
che viene messa<br />
in luce, anche se nella fragilità,<br />
da fratelli e sorelle che<br />
sono insieme nel “Nome”. Ancora<br />
un’altra esperienza umana che specifica<br />
l’appartenenza la cogliamo dal<br />
ministero sacerdotale. Il prete è in un<br />
presbiterio guidato e animato da un<br />
vescovo; in questo è chiamato a vivere<br />
una “intima fraternità presbiterale”<br />
dalla quale partire e alla quale<br />
arrivare nello svolgimento del ministero<br />
e dell’azione pastorale. Ma ricor<strong>di</strong>amo,<br />
l’appartenenza è costantemente<br />
in crescita: siamo Corpo <strong>di</strong><br />
Cristo, ma lo <strong>di</strong>ventiamo, siamo immagine<br />
<strong>di</strong> Dio ma <strong>di</strong>veniamo sempre<br />
più somiglianti, siamo una comunità<br />
ma cresciamo nella comunione…<br />
Se l’appartenenza o l’appartenere<br />
si sgancia dalla specificità del maturare,<br />
rischia <strong>di</strong> impoverirsi e <strong>di</strong> essere<br />
travisata. Vorrei concludere questa<br />
breve riflessione sulla parola appartenenza<br />
e sul verbo appartenere<br />
con un testo, un po’ datato, ma che<br />
ha sempre il suo fascino, un brano<br />
<strong>di</strong> Giorgio Gaber che così scriveva…<br />
e cantava:
L’appartenenza<br />
non è lo sforzo <strong>di</strong> un civile stare insieme<br />
non è il conforto <strong>di</strong> un normale voler bene<br />
l’appartenenza è avere gli altri dentro <strong>di</strong> sé.<br />
L’appartenenza<br />
non è un insieme casuale <strong>di</strong> persone<br />
non è il consenso a un’apparente aggregazione<br />
l’appartenenza è avere gli altri dentro <strong>di</strong> sé.<br />
Uomini<br />
uomini del mio passato<br />
che avete la misura del dovere<br />
e il senso collettivo dell’amore<br />
io non pretendo <strong>di</strong> sembrarvi amico<br />
mi piace immaginare<br />
la forza <strong>di</strong> un culto così antico<br />
e questa strada non sarebbe <strong>di</strong>sperata<br />
se in ogni uomo ci fosse un po’ della mia vita<br />
ma piano piano il mio destino<br />
è andare sempre più verso me stesso<br />
e non trovar nessuno.<br />
L’appartenenza<br />
non è lo sforzo <strong>di</strong> un civile stare insieme<br />
non è il conforto <strong>di</strong> un normale voler bene<br />
l’appartenenza<br />
è avere gli altri dentro <strong>di</strong> sé.<br />
L’appartenenza<br />
è assai <strong>di</strong> più della salvezza personale<br />
è la speranza <strong>di</strong> ogni uomo che sta male<br />
e non gli basta esser civile.<br />
È quel vigore che si sente se fai parte <strong>di</strong> qualcosa<br />
che in sé travolge ogni egoismo personale<br />
con quell’aria più vitale che è davvero contagiosa.<br />
Uomini<br />
uomini del mio presente<br />
non mi consola l’abitu<strong>di</strong>ne<br />
a questa mia forzata solitu<strong>di</strong>ne<br />
io non pretendo il mondo intero<br />
13
14<br />
vorrei soltanto un luogo un posto più sincero<br />
dove magari un giorno molto presto<br />
io finalmente possa <strong>di</strong>re questo è il mio posto<br />
dove rinasca non so come e quando<br />
il senso <strong>di</strong> uno sforzo collettivo per ritrovare il mondo.<br />
L’appartenenza<br />
non è un insieme casuale <strong>di</strong> persone<br />
non è il consenso a un’apparente aggregazione<br />
l’appartenenza<br />
è avere gli altri dentro <strong>di</strong> sé.<br />
L’appartenenza<br />
è un’esigenza che si avverte a poco a poco<br />
si fa più forte alla presenza <strong>di</strong> un nemico, <strong>di</strong> un obiettivo o <strong>di</strong><br />
uno scopo<br />
è quella forza che prepara al grande salto decisivo<br />
che ferma i fiumi, sposta i monti con lo slancio <strong>di</strong> quei magici<br />
momenti<br />
in cui ti senti ancora vivo.<br />
Sarei certo <strong>di</strong> cambiare la mia vita se potessi cominciare a <strong>di</strong>re noi.<br />
p. Giò<br />
Il Cenacolo - Barcellona P. G. ME
Più intimo a me<br />
<strong>di</strong> me stesso<br />
T<br />
u sei grande, Signore, e ben<br />
degno <strong>di</strong> lode; grande è la tua<br />
virtù, e la tua sapienza incalcolabile.<br />
E l’uomo vuole lodarti, una<br />
particella del tuo creato, che si porta<br />
attorno il suo destino mortale, che si<br />
porta attorno la prova del suo peccato<br />
e la prova che tu resisti ai superbi.<br />
Eppure l’uomo, una particella<br />
del tuo creato, vuole lodarti. Sei tu<br />
che lo stimoli a <strong>di</strong>lettarsi delle tue lo<strong>di</strong>,<br />
perché ci hai fatti per te, e il nostro<br />
cuore non ha posa finché non<br />
riposa in te.<br />
(...)<br />
Ma come invocare il mio Dio, il Dio<br />
mio Signore? Invocarlo sarà comunque<br />
invitarlo dentro <strong>di</strong> me; ma esiste<br />
dentro <strong>di</strong> me un luogo, ove il mio Dio<br />
possa venire dentro <strong>di</strong> me, ove possa<br />
venire dentro <strong>di</strong> me Dio, Dio, che<br />
creò il cielo e la terra? C’è davvero<br />
dentro <strong>di</strong> me, Signore Dio mio, qual-<br />
La voce<br />
dei Padri<br />
In questo numero de<strong>di</strong>cato all’appartenenza a Dio riportiamo l’inizio<br />
del celebre libro delle Confessioni <strong>di</strong> sant’Agostino. Pochi come il vescovo<br />
<strong>di</strong> Ippona hanno saputo esprimere con passione e efficacia la propria<br />
ricerca <strong>di</strong> Dio e la continua scoperta che Dio stesso abita nel profondo<br />
dell’anima umana, o meglio che ogni uomo a Lui appartiene e in Lui ritrova<br />
anche se stesso.<br />
È per noi un invito a rientrare in noi stessi, a scoprire che apparteniamo<br />
a Lui prima <strong>di</strong> ogni merito, prima <strong>di</strong> ogni sforzo personale, prima <strong>di</strong> ogni<br />
“nostra” offerta e consacrazione a Lui. L’appartenenza a Dio è un dato originario<br />
dell’uomo e per questo il cuore è inquieto finché non riposa in Lui,<br />
finché non riconosce in Lui anche la verità <strong>di</strong> se stesso.<br />
cosa capace <strong>di</strong> comprenderti? Ti comprendono<br />
forse il cielo e la terra, che<br />
hai creato e in cui mi hai creato? Oppure,<br />
poiché senza <strong>di</strong> te nulla esisterebbe<br />
<strong>di</strong> quanto esiste, avviene che<br />
quanto esiste ti comprende? E poiché<br />
anch’io esisto così, a che chiederti <strong>di</strong><br />
venire dentro <strong>di</strong> me, mentre io non<br />
sarei, se tu non fossi in me? Non sono<br />
ancora nelle profon<strong>di</strong>tà degli inferi,<br />
sebbene tu sei anche là, e quando<br />
pure sarò <strong>di</strong>sceso all’inferno, tu sei là.<br />
Dunque io non sarei, Dio mio, non<br />
sarei affatto, se tu non fossi in me; o<br />
meglio, non sarei, se non fossi in te,<br />
poiché tutto da te, tutto per te, tutto<br />
in te. Sì, è così, Signore, è così. Dove<br />
dunque t’invoco, se sono in te? Da<br />
dove verresti in me? Dove mi ritrarrei,<br />
fuori dal cielo e dalla terra, perché <strong>di</strong><br />
là venga in me il mio Dio, che <strong>di</strong>sse:<br />
“Cielo e terra io colmo”?<br />
(...)<br />
15
16<br />
Cosa sei dunque, Dio mio? Cos’altro,<br />
<strong>di</strong> grazia, se non il Signore Dio?<br />
Chi è invero signore all’infuori del Signore,<br />
chi Dio all’infuori del nostro<br />
Dio? O sommo, ottimo, potentissimo,<br />
onnipotentissimo, misericor<strong>di</strong>osissimo<br />
e giustissimo, remotissimo e<br />
presentissimo, bellissimo e fortissimo,<br />
stabile e inafferrabile, immutabile<br />
che tutto muti, mai nuovo mai<br />
decrepito, rinnovatore <strong>di</strong> ogni cosa,<br />
che a loro insaputa porti i superbi alla<br />
decrepitezza; sempre attivo sempre<br />
quieto, che raccogli senza bisogno;<br />
che porti e riempi e serbi, che<br />
crei e nutri e maturi, che cerchi mentre<br />
nulla ti manca. Ami ma senza<br />
smaniare, sei geloso e tranquillo, ti<br />
penti ma senza soffrire, ti a<strong>di</strong>ri e sei<br />
calmo, muti le opere ma non il <strong>di</strong>segno,<br />
ricuperi quanto trovi e mai perdesti;<br />
mai in<strong>di</strong>gente, go<strong>di</strong> dei guadagni;<br />
mai avaro, esigi gli interessi; ti<br />
si presta per averti debitore, ma chi<br />
ha qualcosa, che non sia tua? Pa-<br />
ghi i debiti senza dovere a nessuno,<br />
li condoni senza perdere nulla. Che<br />
ho mai detto, Dio mio, vita mia, dolcezza<br />
mia santa? Che <strong>di</strong>ce mai chi<br />
parla <strong>di</strong> te? Eppure sventurati coloro<br />
che tacciono <strong>di</strong> te, poiché sono muti<br />
ciarlieri.<br />
Chi mi farà riposare in te, chi ti farà<br />
venire nel mio cuore a inebriarlo?<br />
Allora <strong>di</strong>menticherei i miei mali,<br />
e il mio unico bene abbraccerei:<br />
te. (…) Oh, <strong>di</strong>mmi, per la tua misericor<strong>di</strong>a,<br />
Signore Dio mio, cosa sei<br />
per me. Di’ all’anima mia: la salvezza<br />
tua io sono. Dillo, che io l’oda. Ecco,<br />
le orecchie del mio cuore stanno<br />
davanti alla tua bocca, Signore.<br />
Aprile e <strong>di</strong>’ all’anima mia: la salvezza<br />
tua io sono. Rincorrendo questa voce<br />
io ti raggiungerò, e tu non celarmi<br />
il tuo volto.<br />
(Agostino, Confessioni<br />
1.1-5.5 passim)
Una Vita per Loro<br />
venticinquesima puntata<br />
Padre, in questo numero della nostra rivista <strong>di</strong> famiglia<br />
vorrei parlare <strong>di</strong> un argomento <strong>di</strong>verso; lasciamo<br />
per ora il <strong>di</strong>scorso che in queste interviste abbiamo<br />
fatto, cioè il racconto della sua vita e della vita dell’Opera,<br />
potremo continuare nei prossimi numeri. In questo<br />
numero vorrei soffermarmi brevemente a riflettere con lei sulla vita <strong>di</strong> fede.<br />
Quest’anno il papa Benedetto XVI ha voluto de<strong>di</strong>carlo alla fede, mi piacerebbe<br />
sapere cosa pensa lei <strong>di</strong> tale dono <strong>di</strong> Dio, un dono che tante volte deve<br />
coniugarsi con le nostre fragilità e le nostre povertà.<br />
È un argomento molto bello quello che mi proponi, non sonderemo mai abbastanza<br />
il grande dono della fede anche perché questa non rimane fissa, ma<br />
cresce con la storia che l’uomo vive e in base alle sue esperienze. È un dono<br />
ma come tutti i doni <strong>di</strong> Dio va custo<strong>di</strong>to e curato perche possa crescere e progre<strong>di</strong>re.<br />
La vera fiducia in Dio forma i Santi. Non sono i <strong>di</strong>fetti, le mancanze, le<br />
colpe quoti<strong>di</strong>ane motivo per ritirarci ed avere timore e paura <strong>di</strong> Dio, ma questi,<br />
potremo <strong>di</strong>re, formano invece il fondamento, l’oggetto della fiducia. Nella<br />
mia vita ho sentito costantemente il bisogno <strong>di</strong> questa fiducia, anzi <strong>di</strong> abbandono<br />
in Dio. Noi uomini abbiamo contemporaneamente questo bisogno<br />
<strong>di</strong> fiducia e <strong>di</strong> abbandono e al contempo la paura che nasce dall’osservare ciò<br />
che ci manca. Spesso ci avviliamo; se consideriamo la grande via che ci resta<br />
da percorrere e ci cadon le braccia. Ma a questo punto è necessario gettarsi<br />
in Dio, abbandonarsi in lui, nel Cuore <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong>. Sarà <strong>Gesù</strong> a <strong>di</strong>struggere<br />
ciò che non piace al Padre, a darci ciò che ci manca, a condurci nel cammino.<br />
Il Signore ci conduce, anche nelle prove e nelle <strong>di</strong>fficoltà che inevitabilmente<br />
riscontriamo nel nostro cammino?<br />
<strong>Gesù</strong> permette la prova! E quando siamo in essa non ci abbandona, ma la attraversa<br />
con noi. Io ricordo il tempo in cui ci trovavamo alle strette per mancanza<br />
<strong>di</strong> mezzi materiali. La crisi che dovunque imperversava faceva <strong>di</strong>minuire<br />
la beneficenza, e si stentava ogni giorno <strong>di</strong> più a tirare avanti. Ricordo che<br />
<strong>di</strong>cevo ai miei giovani che mi fissavano con occhi inumi<strong>di</strong>ti dalle lacrime: Non<br />
ci per<strong>di</strong>amo d’animo! Troppe volte abbiamo toccato con mano che nel momento<br />
dell’estremo bisogno, in mo<strong>di</strong> talora inaspettati, è venuta la Provvidenza<br />
Divina in nostro soccorso. E sarà <strong>di</strong> nuovo così, se noi sempre avremo<br />
in lei fiducia illimitata ed in lei sola spereremo.<br />
17
18<br />
Mi perdoni la domanda: da un lato incoraggiava i suoi, ma lei personalmente<br />
come viveva quei momenti <strong>di</strong>fficili?<br />
Cercavo <strong>di</strong> fare coraggio ai miei fratelli, ma nel cuore anch’io facevo esperienza<br />
della mia fragilità, che poi, al momento dell’adorazione del Santissimo Sacramento,<br />
presentavo a <strong>Gesù</strong>. Sentivo la responsabilità e, talvolta, il mio limite<br />
e questi riversavo nel Cuore <strong>di</strong> Cristo:<br />
“Signore, i Figli del tuo Cuore sacerdotale si trovano in grave necessità temporale.<br />
Parecchi cre<strong>di</strong>tori chiedono <strong>di</strong> essere pagati e non si sa che cosa dare<br />
loro perché il momento è critico assai. Comprendo che ciò è causato dalla<br />
mia poca fede e dalle innumerevoli mie infedeltà e resistenze alla grazia.<br />
Però, mio Signore, non abbiano a soffrire gli altri per colpa mia: io sono reo,<br />
punisci me, ma dà ancora il tuo aiuto alle povere tue creature della piccola<br />
Opera Sacerdotale”.<br />
Ma se concentriamo l’attenzione sulla nostra povertà e sulla fragilità della<br />
nostra fede, non rischiamo <strong>di</strong> sgomentarci ulteriormente?<br />
Noi ci sgomentiamo quando abbiamo l’attenzione solo sulla nostre fragilità,<br />
ma se guar<strong>di</strong>amo queste come “luogo” e possibilità per la crescita nella fiducia<br />
in Dio, anche le nostre povertà si trasfigurano. La conoscenza del mio<br />
nulla non deve sgomentarmi, piuttosto aumenta nel mio cuore la confiden-
za in <strong>Gesù</strong> e la più illimitata fiducia nella sua grazia per corrispondere con più<br />
ardore alle <strong>di</strong>vine premure che egli ha verso <strong>di</strong> me. Ti svelo un segreto che ti<br />
può aiutare nel cammino: quando si attraversano i momenti della prova è necessario<br />
ricorrere a Maria, ripararsi sotto il suo manto Verginale, vivere più attenti<br />
alla sua scuola <strong>di</strong> semplicità ed obbe<strong>di</strong>enza fiduciosa verso <strong>Gesù</strong>. Non ci<br />
ha lasciato questo testamento <strong>di</strong> fiducia: “Fate quello che lui vi <strong>di</strong>rà”? Che in<br />
altre parole significa: fidatevi <strong>di</strong> lui!<br />
Capita spesso <strong>di</strong> percepire una <strong>di</strong>cotomia fra le opere e la fede. Già nella lettera<br />
<strong>di</strong> Giacomo la Chiesa viveva questo problema, e a me pare che ancora<br />
non sia risolto. Come è possibile conciliare il nostro operare e la nostra vita<br />
<strong>di</strong> fede o, detto in altro modo, il nostro fare e il nostro essere?<br />
Questo si ottiene con un mezzo infallibile: cioè operare ogni cosa alla presenza<br />
<strong>di</strong> Dio. Egli vede tutto, Egli <strong>di</strong> tutto tiene stretto conto, quantunque l’uomo<br />
realmente non lo veda. L’occhio della fede invece deve vederlo, deve figurarselo<br />
realmente presente in tutte le cose. Ciò che facciamo, lo dobbiamo<br />
realizzare nella fiducia della sua presenza.<br />
La ringrazio, padre, del tempo che mi ha concesso, continueremo la prossima<br />
volta.<br />
Certo figliolo, alla prossima. Sii contento e fatti santo!<br />
p. Giò<br />
Il Cenacolo - Barcellona P. G. ME<br />
19
20<br />
Le Sorelle<br />
a san Cleto<br />
La parrocchia <strong>di</strong> S. Cleto ha le nostre suore; per intanto<br />
sono due, la loro opera sarà certamente preziosa per<br />
quei Padri<br />
Queste brevi parole, presenti nelle Cronache dell’Opera con data 16<br />
<strong>di</strong>cembre 1969, segnano nella storia della Famiglia <strong>di</strong> padre Venturini<br />
un momento importante, quello dell’inizio della comunità femminile<br />
delle Figlie del Cuore <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong> presso la parrocchia <strong>di</strong> san Cleto, a Roma,<br />
dove i Padri già operavano dal 1958.<br />
Le suore avevano seguito padre Venturini già al tempo della prima esperienza<br />
romana della <strong>Congregazione</strong>; sappiamo infatti che nel 1955 alcune sorelle<br />
si trovavano a Roma, in via Nomentana 256, a prender parte con il loro nascosto<br />
ma importante contributo alla purtroppo breve presenza dell’Opera<br />
presso Villa Speranza. Queste “pioniere” – suor Pierina Marchiori, suor Giuseppina<br />
Fava e suor Beatrice Girotto – ritornarono in Casa Madre nel 1956 al<br />
cessare della comunità dei Padri nella Capitale, ma una dozzina <strong>di</strong> anni dopo,<br />
nel giugno 1968, il parroco <strong>di</strong> san Cleto, padre Erminio Targa, scriveva al<br />
Superiore Generale della <strong>Congregazione</strong> e alla Superiora Generale delle Figlie<br />
del Cuore <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong> per chiedere «che le Nostre Sorelle tornino a Roma dove<br />
già le aveva portate con tanto amore e sacrificio il venerato Padre». Padre<br />
Targa espone in una lettera le ragioni <strong>di</strong> questa richiesta: «averle accanto con<br />
la loro preghiera, con il sacrificio, con la virtù e il lavoro per la santificazione<br />
del Clero…; avere da esse una preziosa collaborazione per un culto degno…;<br />
avere un po’ <strong>di</strong> assistenza spirituale per le ragazzette e inoltre insegnare a loro<br />
un po’ <strong>di</strong> cucito e <strong>di</strong> maglieria; accu<strong>di</strong>re alla cucina e al guardaroba dei Padri».<br />
La Superiora Generale, madre Stefania Zampieri, si mostra <strong>di</strong>sponibile a<br />
questa nuova proposta e sarà il Superiore della casa <strong>di</strong> Roma, padre Valenti-
Anni 70 sr Teresina - sr Gemma.<br />
no Castiglioni, a portare avanti le pratiche necessarie perché il nuovo progetto<br />
<strong>di</strong>venti realtà.<br />
Il <strong>di</strong>cembre 1969 segna per le Sorelle una data importante: l’8 <strong>di</strong>cembre ricordano<br />
i 40 anni <strong>di</strong> fondazione e nel Capitolo Generale celebrato proprio in quei giorni<br />
madre Stefania Zampieri dà le <strong>di</strong>missioni dal Suo incarico <strong>di</strong> Superiora Generale,<br />
iniziato proprio poco meno <strong>di</strong> 40 anni<br />
prima, dopo la precoce morte <strong>di</strong> madre<br />
Lorenza Di Rorai. Si apre una nuova<br />
stagione, sotto la guida della nuova<br />
Superiora Generale madre Margherita<br />
Colò, e il 16 <strong>di</strong>cembre <strong>di</strong> quello stesso<br />
anno, come abbiamo ricordato all’inizio,<br />
le prime due sorelle arrivano a<br />
san Cleto: sono suor Caterina Svaizer<br />
e suor Bartolomea Zennaro. Vengono<br />
provvisoriamente sistemate in un appartamento<br />
poco <strong>di</strong>stante dalla chiesa<br />
e dalla comunità maschile: due stanze,<br />
servizi e soggiorno, inquiline del signor<br />
Pietro Alessandrelli, ma la loro vita si<br />
svolge in prevalenza nella casa parroc-<br />
Aprile 1971 sr Raffaella.<br />
21
22<br />
chiale, ricoprendo le mansioni <strong>di</strong> «cucina<br />
e guardaroba; sagrestia e paramenti;<br />
oratorio femminile con relativo catechismo».<br />
Dopo il primo periodo si trasferiscono<br />
in due stanzette costruite a<br />
sinistra della vecchia chiesa, ma in progetto<br />
c’è già la costruzione della nuova<br />
casa per l’intera comunità religiosa <strong>di</strong><br />
san Cleto, con uno spazio perché anche<br />
le sorelle possano sistemarsi in maniera<br />
più agevole e integrata.<br />
La “calda” comunità dei sancletesi<br />
accoglie da subito le nuove abitanti<br />
con uno spirito <strong>di</strong> «benevola osserva-<br />
1981 sr Cecilia - sr Gemma.<br />
zione» che <strong>di</strong>venta presto «stima e affetto»:<br />
già nel maggio 1970 la “Cronaca<br />
lampo” del giornalino dell’Opera nota: «Una parrocchiana, commentando<br />
il fatto della presenza delle suore a san Cleto ebbe a <strong>di</strong>re al parroco: ora la<br />
nostra parrocchia è completa… L’espressione degna <strong>di</strong> un teologo e <strong>di</strong> un liturgista,<br />
denota una fede profonda e mette in rilievo una bella realtà: il segno e la<br />
testimonianza della verginità consacrata nella famiglia parrocchiale». Anche le<br />
sorelle sembrano trovarsi bene, si danno da fare non solo in casa, ma anche in<br />
parrocchia, soprattutto tra le ragazze, nel catechismo e nell’Azione Cattolica. Il<br />
Superiore Generale padre Francesco Soncin, a meno <strong>di</strong> un anno dall’apertura<br />
della comunità femminile, raccomanda ai Padri <strong>di</strong> inserire gradualmente le suore<br />
nelle attività parrocchiali e esprime il parere che «la Casa <strong>di</strong> Roma potrebbe<br />
servire alle Sorelle per un appren<strong>di</strong>stato <strong>di</strong> pastorale (apostolato) oggi ritenuta<br />
necessaria per ogni ragazza<br />
o donna cristiana adulta<br />
e perciò anche per le<br />
Sorelle. Press’a poco come<br />
è la Casa <strong>di</strong> Roma per<br />
i Nostri Padri giovani, se il<br />
paragone regge…».<br />
Questo slancio iniziale,<br />
con le sue motivazioni e<br />
le sue speranze, continua<br />
nell’avvicendarsi delle sorelle<br />
che sempre con entusiasmo<br />
e impegno vivono<br />
e lavorano a san<br />
Cleto. Nel 1970 arriva<br />
suor Raffaella Molinari e<br />
24 ott 83 sr Bartolomea - sr Raffaella.
1995 sr Dolores - sr Teresina. 1995 sr Dolores.<br />
nel ’73 suor Teresina Zennaro, che a più riprese saranno presenti nella comunità<br />
<strong>di</strong> Roma fino a pochi anni or sono; dal ‘72 troviamo suor Gemma Belfanti<br />
e pochi anni dopo suor Gabriella Mileo; anche suor Cecilia Tor<strong>di</strong>n vi soggiorna,<br />
seppur brevemente, tra 1981 e il 1982. Suor Bartolomea, dopo un periodo<br />
trascorso in un’altra comunità, rimarrà a san Cleto fino al 1986, anno in<br />
cui arriva suor Dolores Lunelli, che vi abiterà fino al 1997. Il 1994 segna l’inizio<br />
della presenza <strong>di</strong> suor Assunta Tomasi, seguita nel 1996 da suor Lina Morelli<br />
e nel 1997 da suor Caterina Gentile e, per un breve periodo, vi lavorerà<br />
anche suor Luigia Guzzon. Nel 2007 è la volta <strong>di</strong> suor Chiara Curzel, seguita<br />
28 mar 1996 sr Assunta - sr Dolores - sr Lina.<br />
23
24<br />
nel 2008 da suor Marcia Gonçalves,<br />
mentre la Comunità <strong>di</strong> Roma <strong>di</strong>venta<br />
in quegli anni anche Casa <strong>di</strong> Formazione<br />
per l’Istituto.<br />
Sono passati 43 anni dal <strong>di</strong>cembre<br />
1969 al <strong>di</strong>cembre 2012: con l’VIII<br />
Capitolo Generale l’Istituto delle Figlie<br />
del Cuore <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong> elegge madre<br />
Caterina Gentile quale Superiora<br />
Generale, prevedendo così il suo trasferimento<br />
da Roma in Casa Madre,<br />
a Trento. Anche suor Chiara e suor<br />
Marcia concludono nello stesso periodo<br />
il corso <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> e la loro presen-<br />
2001 sr Assunta.<br />
za viene richiesta altrove. La famiglia<br />
Religiosa si trova impossibilitata a continuare negli avvicendamenti presso la<br />
comunità <strong>di</strong> Roma e nel gennaio <strong>2013</strong> le quattro sorelle (c’è anche suor Assunta!)<br />
lasciano la comunità <strong>di</strong> san Cleto.<br />
Da queste pagine il nostro GRAZIE, a nome dell’intera Famiglia Religiosa, per<br />
tutto quello che abbiamo ricevuto in questi 43 anni <strong>di</strong> presenza nella Capitale.<br />
Un grazie ai Padri che ci hanno sostenuto e accompagnato, nel comune<br />
carisma, nella vicinanza fraterna, nel lavoro con<strong>di</strong>viso: in questa sede non<br />
abbiamo potuto nominarli uno per uno, ma a tutti giunga la nostra riconoscenza.<br />
Grazie ai parrocchiani <strong>di</strong> san Cleto che sempre ci hanno accolto e ci<br />
ricordano con l’affetto degli inizi e ci hanno permesso una presenza ricca <strong>di</strong><br />
relazioni, nel dono reciproco.<br />
Grazie a tutti quelli che ci hanno<br />
conosciuto e aiutato nella<br />
Comunità <strong>di</strong> vita fraterna, nella<br />
Comunità parrocchiale, negli<br />
ambienti citta<strong>di</strong>ni in cui siamo<br />
state presenti.<br />
Per ora il nostro è un saluto…<br />
ma non un ad<strong>di</strong>o…e con le<br />
parole <strong>di</strong> padre Targa possiamo<br />
augurarci anche nel <strong>2013</strong><br />
«che le Nostre Sorelle tornino<br />
a Roma dove già le aveva portate<br />
con tanto amore e sacrificio<br />
il venerato Padre».<br />
sr Chiara<br />
Casa Madre - Trento<br />
2012 sr Assunta - sr Caterina - sr Chiara - sr Marcia.
Alle sorgenti<br />
dei carismi<br />
I<br />
n molti Istituti religiosi<br />
i carismi sono<br />
fioriti dentro dei<br />
contesti spirituali specifici e<br />
a volte <strong>di</strong>fficili da decifrare.<br />
Dopo il Concilio Vaticano II,<br />
per noi cristiani del <strong>2013</strong>, è scontato<br />
invocare e pretendere che le nostre<br />
spiritualità abbiano solide ra<strong>di</strong>ci<br />
bibliche. Ma i duemila anni <strong>di</strong> storia<br />
della Chiesa che hanno seguito la redazione<br />
del Nuovo Testamento non<br />
si possono mettere tra parentesi con<br />
troppa <strong>di</strong>sinvoltura, anche se sarebbe<br />
molto comodo.<br />
Mercoledì 23 gennaio, presso la Curia<br />
Generalizia dei padri Dehoniani,<br />
si è svolto il secondo incontro degli<br />
Istituti maschili legati alla Spiritualità<br />
del Cuore <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong>. Su invito <strong>di</strong> p.<br />
Gian Luigi, nostro superiore generale,<br />
vi ho partecipato e ve ne riporto<br />
un resoconto. Lo scopo <strong>di</strong> questo<br />
gruppo <strong>di</strong> lavoro intercongregazionale<br />
sarebbe quello <strong>di</strong> attualizzare<br />
quanto <strong>di</strong> buono ruota attorno<br />
alla spiritualità del Sacro Cuore, iniziata<br />
sia con le rivelazioni del Signore<br />
<strong>Gesù</strong> ricevute in Francia da santa<br />
Margherita Maria Alacoque nel<br />
1600, ma presente pure nella mistica<br />
e negli stu<strong>di</strong> dei teologi della<br />
Scuola Francese e in molti altri scrit-<br />
Chiesa oggi<br />
ti con cui anche p. Mario<br />
Venturini ha nutrito la sua<br />
vocazione.<br />
Molte Congregazioni religiose<br />
maschili e femminili<br />
hanno messo le ra<strong>di</strong>ci fondative<br />
in questo fertile terreno del<br />
Cuore <strong>di</strong> Cristo che, in sinergia con<br />
gli stu<strong>di</strong> promossi già dal Concilio<br />
Vaticano II, può portare ancora frutto<br />
nel nostro tempo. Erano presenti<br />
all’appuntamento:<br />
- per l’Opera Don Guanella don Nino<br />
Minetti;<br />
- per i Gesuiti p. Clau<strong>di</strong>o Barriga;<br />
- per i Dehoniani p. José Ornelas<br />
Carvalho (superiore generale) e p.<br />
John van den Hengel;<br />
- per i padri Venturini fr. Antonio Lorenzi;<br />
- per i padri Eu<strong>di</strong>sti p. Luc Crepy;<br />
- per i Missionari SS.CC. <strong>Gesù</strong> e Maria<br />
de Mallorca p. Manuel Soler.<br />
I padri Dehoniani hanno annunciato<br />
che nel 2014 in Brasile verrà organizzato<br />
da loro un convegno internazionale<br />
sul tema: Antropologia<br />
del Cuore. Inoltre al loro interno<br />
stanno stu<strong>di</strong>ando la spiritualità<br />
del Sacro Cuore tra teologia e devozione,<br />
la figura del loro fondatore<br />
p. Léon Dehon, e come aprire mag-<br />
25
26<br />
giormente il carisma ai laici. I padri<br />
che ci ospitavano hanno ricordato<br />
che per il loro fondatore ci fu un intreccio<br />
tra mistica e impegno sociale;<br />
infatti egli fu autore <strong>di</strong> un importante<br />
manuale <strong>di</strong> dottrina sociale.<br />
P. Dehon, riguardo alla spiritualità<br />
del S. Cuore, citava molto la Bibbia.<br />
Secondo i Dehoniani presenti,<br />
il culto del S. Cuore è nato come<br />
reazione al Giansenismo, e va inteso,<br />
oggi come allora, considerando<br />
l’integralità della persona; il Cuore<br />
per la lettera <strong>di</strong> S. Paolo ai Galati è<br />
lo sguardo nuovo e attivo per costruire<br />
se stessi; questa devozione<br />
va stu<strong>di</strong>ata e poi riproposta come<br />
una forma moderna <strong>di</strong> mistica, curandone<br />
l’aspetto biblico e antropologico.<br />
Infine i sacerdoti del Sacro<br />
Cuore hanno evidenziato che c’è un<br />
risvolto pedagogico nella realtà del<br />
Cuore <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong>: infatti l’educazione<br />
è opera del Cuore.<br />
Chi vi scrive ha presentato la missione<br />
e la spiritualità del nostro<br />
Istituto dentro il contesto storico<br />
dell’Opera <strong>di</strong> p. Mario Venturini,<br />
ispiratagli da Cristo il 7 marzo<br />
1912, e che comprende, oltre la<br />
<strong>Congregazione</strong> <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong> <strong>Sacerdote</strong>,<br />
un ramo femminile, cioè l’Istituto<br />
Figlie del Cuore <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong>. Ho detto<br />
che lo specifico <strong>di</strong> noi Padri Venturini<br />
è la santificazione dei sacerdoti:<br />
in finem <strong>di</strong>lexit, li amò sino alla<br />
fine. Il Cuore sacerdotale, cioè le<br />
azioni sacerdotali del Cuore <strong>di</strong> Cristo,<br />
è uno dei pilastri della nostra<br />
spiritualità, insieme all’Agnello Immolato,<br />
al sacerdozio <strong>di</strong> Cristo e alla<br />
preghiera <strong>di</strong> Gv 17. Noi troviamo<br />
questa tipica espressione nel-<br />
le nostre preghiere che recitiamo<br />
ogni giorno e pure nel testo scritto<br />
dal fondatore dal titolo: Spirito<br />
della <strong>Congregazione</strong>.<br />
Padre Venturini è giunto a legarsi<br />
alla devozione del Cuore <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong><br />
già da quando era seminarista a Padova<br />
agli inizi del ‘900; anche l’influsso<br />
del suo padre spirituale p. Petazzi<br />
S.J., il contatto con la spiritualità<br />
dell’Istituto fondato dalla Beata<br />
Maria Deluil Martiny, nonché l’amicizia<br />
con il certosino G. B. Simoni,<br />
favorirono il suo avvicinamento<br />
al contesto spirituale del Cuore <strong>di</strong><br />
Cristo.<br />
Ho poi ricordato che padre Mario<br />
ha istituito la Giornata mon<strong>di</strong>ale
<strong>di</strong> santificazione sacerdotale proprio<br />
nel giorno del Sacro Cuore del<br />
1948. Ho aggiunto che i nostri punti<br />
<strong>di</strong> riferimento e approfon<strong>di</strong>mento<br />
su questo filone del Cuore sacerdotale<br />
sono la spiritualità francese,<br />
gli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> p. Vanhoye sulla lettera<br />
agli Ebrei, gli stu<strong>di</strong> realizzati su nostra<br />
richiesta dal compianto sacerdote<br />
passionista p. Costante Brovetto.<br />
Ho concluso affermando che<br />
per noi venturini realizzare oggi l’ere<strong>di</strong>tà<br />
e lo spirito <strong>di</strong> questa devozione<br />
significa annunciare la misericor<strong>di</strong>a<br />
accogliendo con rispetto i<br />
ministri or<strong>di</strong>nati, prendendosi cura<br />
dei loro ideali e delle loro fragilità;<br />
significa anche investire in formazione<br />
per prevenire il loro <strong>di</strong>sagio e<br />
consolidarne l’identità, annunciare<br />
il Vangelo della riconciliazione, con<br />
una maggiore con<strong>di</strong>visione del carisma<br />
(per es. con la forma dell’aggregazione)<br />
anche con i sacerdoti<br />
secolari e i laici.<br />
P. Manuel ha presentato una collana<br />
<strong>di</strong> libri e<strong>di</strong>ta dal suo Istituto, de<strong>di</strong>cata<br />
al S. Cuore (<strong>Gesù</strong>: il cuore umano<br />
<strong>di</strong> Dio; Una Chiesa col cuore…).<br />
Egli, circa la spiritualità del Cuore <strong>di</strong><br />
<strong>Gesù</strong>, ha sottolineato l’importanza<br />
<strong>di</strong> evitare <strong>di</strong> usare espressioni datate,<br />
<strong>di</strong> evitare rimpianti su S. Margherita,<br />
<strong>di</strong> non <strong>di</strong>ffondere stampe sdolcinate,<br />
ma piuttosto <strong>di</strong> valorizzare<br />
le fonti del Nuovo Testamento, della<br />
patristica e dei mistici me<strong>di</strong>oevali.<br />
Per il religioso spagnolo è importante<br />
interessarsi in modo integrale dei<br />
trafitti <strong>di</strong> oggi, cioè <strong>di</strong> quanti soffrono;<br />
poi p. Soler ha detto che l’uomo<br />
d’oggi - definito post-moderno - dà<br />
enfasi più ai sentimenti che alla ra-<br />
gione: un’occasione importante per<br />
il messaggio del Sacro Cuore. Infine<br />
p. Manuel ci ha informati del fatto<br />
che nel suo Istituto si è cercato <strong>di</strong><br />
rinnovare le immagini riferite al Cuore<br />
<strong>di</strong> <strong>Gesù</strong>.<br />
Don Nino ha comunicato al gruppo<br />
riunito che nell’Opera don Guanella<br />
(che è nata nel secolo del Sacro<br />
Cuore), si è sviluppata più la missione<br />
che la teologia, con l’attenzione<br />
alle situazioni <strong>di</strong> grande sofferenza.<br />
Lo sviluppo teologico è stato<br />
affidato perciò a qualche articolo<br />
pubblicato sulle riviste del loro Istituto.<br />
Poi cita il fondatore: Le nostre<br />
opere sono sgorgate dal cuore<br />
(fornace ardente) dell’amore <strong>di</strong><br />
Cristo. Per don Nino il Cuore <strong>di</strong> Cristo<br />
è la testimonianza dell’amore <strong>di</strong><br />
Dio Padre. Infatti si va al Padre accompagnati<br />
da <strong>Gesù</strong>; il cuore è la<br />
sede dell’amore <strong>di</strong> Cristo. Nella loro<br />
Opera tra preti e laici che vivono<br />
il carisma c’è il vincolo della carità;<br />
infatti il nome o<strong>di</strong>erno dell’Istituto è<br />
il seguente: <strong>Congregazione</strong> dei Servi<br />
della Carità.<br />
Il gesuita p. Clau<strong>di</strong>o ci ha illustrato<br />
la sua missione <strong>di</strong> <strong>di</strong>rettore dell’Apostolato<br />
della Preghiera e del Meg<br />
(Movimento eucaristico giovanile).<br />
Il sacerdote, <strong>di</strong> origini cilene, ci<br />
ha confessato le <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> lavorare<br />
nell’intento <strong>di</strong> presentare la realtà<br />
del Cuore <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong>, dentro il mondo<br />
occidentale; p. Barriga ha elaborato<br />
un percorso formativo composto <strong>di</strong><br />
otto tappe e denominato: Cammino<br />
del Cuore a servizio del mondo.<br />
Il religioso gesuita si è reso <strong>di</strong>sponibile<br />
ad aiutare il nostro gruppo nella<br />
realizzazione <strong>di</strong> uno spazio web, co-<br />
27
28<br />
mune agli Istituti convocati ma pure<br />
interessati, per mettere in comune<br />
materiale teologico, grafico e <strong>di</strong><br />
attualità sul Cuore <strong>di</strong> Cristo.<br />
P. Luc ha descritto la figura <strong>di</strong> S.<br />
Giovanni Eudes che nel 1925 è stato<br />
proclamato Apostolo del culto liturgico<br />
dei Cuori <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong> e <strong>di</strong> Maria.<br />
Una delle idee portanti è che Maria<br />
ha generato il cuore <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong> non solo<br />
a livello biologico. Per Eudes l’accento<br />
del Cuore era sulla misericor<strong>di</strong>a<br />
più che sulla riparazione; una spiritualità<br />
questa, che si inserisce nel<br />
filone della Scuola Francese (Berulle).<br />
S. Giovanni ha fondato e ispirato<br />
pure le fondazioni delle Suore <strong>di</strong> Nostra<br />
Signora della Carità, delle Suore<br />
del Buon pastore e delle Piccole Sorelle<br />
dei poveri.<br />
Altri contenuti sono emersi a ruota<br />
libera, come ad esempio la considerazione<br />
che il magistero del papa Benedetto<br />
XVI può essere valorizzato<br />
perché presenta affinità con il messaggio<br />
del Cuore <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong>.<br />
Ogni Istituto si è preso l’impegno<br />
<strong>di</strong> portare al gruppo almeno tre articoli<br />
che delineino la specificità del<br />
Cuore <strong>di</strong> Cristo all’interno della propria<br />
<strong>Congregazione</strong>; oltre a questo<br />
le Congregazioni cercheranno al loro<br />
interno dei teologi o teologhe<br />
per un futuro seminario <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o sul<br />
tema del Cuore <strong>di</strong> Cristo; infine siamo<br />
stati invitati a segnalare eventuali<br />
convegni organizzati sul tema<br />
in esame.<br />
Il prossimo incontro sarà in maggio<br />
presso la Curia Generalizia dei padri<br />
Gesuiti. Vi darò in seguito notizie<br />
degli sviluppi del gruppo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o.<br />
fr. Antonio<br />
San Cleto - Roma
Il noviziato<br />
a Loreto<br />
Era il 15 settembre<br />
il giorno in cui iniziavo<br />
il percorso<br />
<strong>di</strong> noviziato: si specificava<br />
ulteriormente il cammino<br />
ed il rapporto con la spiritualità<br />
e la <strong>Congregazione</strong> <strong>di</strong><br />
p. Mario Venturini, mentre la medesima<br />
e sempre nuova Parola creatrice<br />
e formatrice, continuava a risuonare<br />
puntuale anche in quel giorno<br />
d’ingresso in noviziato.<br />
Sentirsi accarezzati dalla Parola è<br />
un’esperienza che, pur ripetuta, rimane<br />
sempre unica e non del tutto<br />
comunicabile. Gli unici due testi,<br />
che durante i 7 mesi in seminario mi<br />
fu dato <strong>di</strong> commentare, Gv 19,25-<br />
27 e Gv 1,35-39 (l’uno alla novena<br />
dell’Immacolata Concezione il 5<br />
<strong>di</strong>c. 2011, l’altro in Lectio Divina la<br />
II dom. del TO 15 gen. 2012), sono<br />
stati gli stessi due testi che hanno<br />
accompagnato quel 15 settembre:<br />
il primo nella lettura evangelica<br />
della celebrazione mattutina, memoria<br />
della Beata Vergine Maria Addolorata,<br />
in cui fr. Albi e fr. Davide<br />
hanno emesso la prima Professione,<br />
l’altro è il testo del rito d’ingresso in<br />
Noviziato. Non provo neanche a descrivere<br />
la gioia interiore <strong>di</strong> quel momento,<br />
che tante altre volte si è presentato<br />
in passato e che oggi con-<br />
Seguimi<br />
tinua ad alimentare la gioia<br />
interiore <strong>di</strong> questo Noviziato.<br />
Casa Maris Stella è insieme<br />
un privilegio e un gioiello<br />
<strong>di</strong> spiritualità. È un privilegio<br />
il contatto palpabile<br />
con la Santa Casa e gli effetti spirituali<br />
per sé e per quanti beneficiano<br />
dell’intercessione della Madre Lauretana.<br />
Ed è un gioiello <strong>di</strong> spiritualità<br />
per la funzione che assume a favore<br />
<strong>di</strong> quanti, presbiteri, religiosi e religiose,<br />
trovano nutrimento spirituale.<br />
P. Giannantonio Fincato maestro<br />
<strong>di</strong> noviziato, il neo-professo Davide<br />
Bottinelli, l’aggregata Daniela Martinelli,<br />
fra’ Gabriele Ferol<strong>di</strong> ed io siamo<br />
attualmente la comunità <strong>di</strong> Maris<br />
Stella; insieme ad Ana, Lucica e<br />
Sabrina solerti curatrici del lavoro in<br />
cucina e dei vari ambienti della casa.<br />
Situata sulla dolce collina <strong>di</strong> Montorso,<br />
in una suggestiva e invi<strong>di</strong>abile<br />
cornice ornata dal Santuario <strong>di</strong> Loreto,<br />
dal monte Conero e dal mare <strong>di</strong><br />
Porto Recanati, Casa Maris Stella vive<br />
a sua volta immersa all’interno <strong>di</strong><br />
una comunità “più allargata”, composta<br />
dal Centro Giovanile “Giovanni<br />
Paolo II”, dal Monastero delle<br />
monache Carmelitane e dai giovani<br />
<strong>di</strong> suor Elvira della comunità “Cenacolo”.<br />
Con tutti loro, con<strong>di</strong>vi<strong>di</strong>a-<br />
29
30<br />
mo ben più <strong>di</strong> un semplice rapporto<br />
<strong>di</strong> vicinato.<br />
Le attività a Casa Maris Stella certo<br />
non mancano, e se ne svolgono <strong>di</strong><br />
ogni tipo: teoriche, pratiche e spirituali.<br />
Gli incontri mattutini sulle Costituzioni<br />
con il padre maestro, lo<br />
stu<strong>di</strong>o personale <strong>di</strong> Sacra Scrittura, le<br />
lezioni per rispolverare il latino con la<br />
cara insegnante Rosa, lettura personale,<br />
qualche leggera manutenzione<br />
elettrica in casa (giusto per ricordarmi<br />
qualera il mestiere d’un tempo) e<br />
le corsette fino in Santuario per tenere<br />
allenato corpo e spirito. Compresa<br />
la possibilità <strong>di</strong> prendersi cura del<br />
meraviglioso giar<strong>di</strong>no, che fa da cornice<br />
alla realtà spirituale <strong>di</strong> Casa Maris<br />
Stella: richiede grande fatica, ma<br />
altrettanto grande è la piacevolezza<br />
e la sod<strong>di</strong>sfazione che se ne trae nel<br />
vederlo risplendere, grazie anche e<br />
soprattutto agli interventi dell’amico<br />
Giorgio e all’apporto <strong>di</strong> fra’ Gabriele.<br />
Ora, labora atque cum Con<strong>di</strong>tore Patre<br />
colloquere è pertanto il motto che<br />
mi sono scelto in questo Noviziato,<br />
vale a <strong>di</strong>re, prega, lavora e con il Padre<br />
Fondatore conversa. Già, “conversa”,<br />
perché non si tratta <strong>di</strong> una lezione<br />
accademica, né <strong>di</strong> un <strong>di</strong>alogo<br />
o <strong>di</strong> un confronto <strong>di</strong> idee; non è una<br />
esteriorizzazione ciarliera o un contra<br />
<strong>di</strong>cere Tizio, Caio e Sempronio. Piuttosto<br />
si tratta <strong>di</strong> una confidenziale e<br />
intima conversazione, un intrattenersi<br />
“con la persona” e “sulle cose” che<br />
più ti stanno a (in) cuore. Tu chie<strong>di</strong> il<br />
perché e il come, ne doman<strong>di</strong> l’origine<br />
e la soluzione, e lui, padre Mario,<br />
<strong>di</strong> suo pugno ti risponde con imme<strong>di</strong>atezza<br />
e puntualità. Ti risponde con<br />
il voluminoso libro che raccoglie le sue<br />
Esortazioni e redatto nel ’63, che ti<br />
capita tra le mani mentre liberi l’arma<strong>di</strong>o<br />
metallico della biblioteca. Una<br />
biblioteca che mai avresti consultato<br />
(per la presunzione <strong>di</strong> aver già occupato<br />
il tuo tempo in cose più rilevanti),<br />
e tuttavia ne sei obbligato perché<br />
in quella biblioteca scende l’acqua<br />
dal soffitto e per intervenire va spostato<br />
quell’arma<strong>di</strong>o solo dopo averlo,<br />
in parte, svuotato. È là che ti accorgi
<strong>di</strong> come la tua interiorità sia amorevolmente<br />
osservata da padre Mario,<br />
quando apri il libro, e ti ritrovi terreno<br />
nelle domande che gli hai posto.<br />
O come quando il tuo Superiore ti <strong>di</strong>ce<br />
<strong>di</strong> sistemare in un unico ambiente i<br />
numeri <strong>di</strong> Spirito e Vita e a saltar fuori<br />
questa volta sono i numeri del Ritiro<br />
Mensile, ignorata presenza <strong>di</strong> una rivista<br />
ormai estinta, seppur anch’essa<br />
uscita dalla penna <strong>di</strong> padre Mario, il<br />
quale ha, anche lì, più <strong>di</strong> un qualcosa<br />
da <strong>di</strong>rti. E tra le cose da <strong>di</strong>re ce ne sarebbero<br />
tante, come una delle singolari<br />
prospettive <strong>di</strong> p. Mario nel guardare<br />
al rapporto con <strong>Gesù</strong>: “<strong>Gesù</strong> deve<br />
stare bene, non deve in alcun modo<br />
sentirsi offeso; non ci poniamo <strong>di</strong>nanzi<br />
a Lui per chiedere ma per dare;<br />
non lo adoriamo per ricevere qualcosa<br />
noi, bensì per occuparci <strong>di</strong> Lui, della<br />
Sua volontà, dei Suoi <strong>di</strong>segni, dei<br />
desideri del Suo Cuore Sacerdotale”<br />
(cfr. Esortazioni del Padre, E. VIII<br />
10. 03. 1938, Villa S. Giuseppe – Intra<br />
1963, p. 20). E quasi a chiudere<br />
l’anello, Lui, <strong>Gesù</strong>, in risposta, secondo<br />
una lettura spirituale <strong>di</strong> Gabrielle<br />
Bossis: «I beati lo sanno: riconosco-<br />
no le mie vie in se stessi. Tu, cerca <strong>di</strong><br />
cogliere la mia azione nelle tue attività.<br />
Io ti <strong>di</strong>co spesso: “Agirò tramite<br />
te, se acconsenti”. Perché io non costringo…»<br />
(Barocchi Lucia ed., Lui e<br />
Gabrielle Bossis, San Paolo, Firenze<br />
2005, p. 190). Dunque, cos’altro <strong>di</strong>re…<br />
che le porte del nostro cuore siano<br />
spalancate.<br />
Da Loreto… per adesso è tutto.<br />
nov. Pierantonio<br />
Casa Maris Stella - Loreto<br />
31
32<br />
Ringraziamento <strong>di</strong> sr Alessandra<br />
al termine della S. Messa<br />
Il 19 gennaio <strong>2013</strong>, nella Chiesa <strong>di</strong> São Luiz Gonzaga a Barretos, Suor Alessandra<br />
Aparecida Custó<strong>di</strong>o delle Piccole Missionarie Eucaristiche al termine della celebrazione,<br />
durante la quale ha emesso i suoi voti perpetui, ringrazia tutti i presenti e coloro<br />
che l’hanno sostenuta nel cammino. Auguriamo a sr Alessandra ogni bene per<br />
il suo cammino umano e religioso.<br />
Che cosa possiamo<br />
<strong>di</strong>re noi per dare<br />
gloria a Dio, dal<br />
momento che Lui è l’Onnipotente<br />
ben al <strong>di</strong> sopra<br />
della nostra comprensione?<br />
Per dare gloria a Dio noi<br />
possiamo <strong>di</strong>re molte cose e ancora le<br />
parole non saranno sufficienti.<br />
Così mi ricorda la preghiera del salmista<br />
(Cf. Sl 8):<br />
“Che cosa è mai l’uomo perché <strong>di</strong><br />
lui ti ricor<strong>di</strong>, il figlio dell’uomo, perché<br />
te ne curi?”.<br />
Chi sono io, Signore, perché mi ami<br />
così tanto? Tu, Signore, sempre mi<br />
hai aspettato, e questa certezza mi<br />
ha sempre accompagnato. Dio sempre<br />
mi aspettava, come aspetta ogni<br />
persona, e per questo rendo grazie<br />
del dono della vocazione e della sua<br />
presenza costante e infinita.<br />
Per la mia famiglia, esempio <strong>di</strong> preghiera,<br />
<strong>di</strong> determinazione e <strong>di</strong> coraggio,<br />
nella persona dei miei genitori<br />
e <strong>di</strong> mio fratello: qui ho sperimentato<br />
profondamente l’essere famiglia,<br />
la semplicità e il conoscere<br />
Dio comunione.<br />
Alle mie zie, ai cugini, alle<br />
madrine, alle comunità<br />
<strong>di</strong> Barretos e <strong>di</strong> San Paolo:<br />
grazie per l’incoraggiamento,<br />
l’amore, e la presenza.<br />
Alla mia famiglia religiosa,<br />
rappresentata qui dalla nostra Madre<br />
Maddalena, grazie per tutto, per<br />
l’accoglienza e l’aiuto.<br />
A tutte le mie sorelle, alla nostra<br />
Delegata, per avermi aiutato a crescere<br />
come sorella e scoprire la bellezza<br />
della vocazione e l’esperienza<br />
fraterna. Ricordo qui la prima<br />
sorella che mi ha accompagnato,<br />
Sr. Consiglia, a lei devo il mio cammino<br />
e il mio <strong>di</strong>scernimento: attraverso<br />
la sua testimonianza e accoglienza<br />
ho trovato la mia seconda<br />
famiglia.<br />
Grazie sr Eleusa, mia formatrice e<br />
amica, ti ho dato molto lavoro!!!<br />
Tuttavia, le tue parole sono la <strong>di</strong>mostrazione<br />
della cura, dell’amore e<br />
della preoccupazione: il tuo esempio<br />
<strong>di</strong> vita e amore per la <strong>Congregazione</strong><br />
mi ha insegnato molto.<br />
Ai Padri della <strong>Congregazione</strong> <strong>di</strong>
<strong>Gesù</strong> <strong>Sacerdote</strong>, la mia “casa spirituale”,<br />
nella persona del superiore<br />
padre Gian Luigi: grazie per farmi<br />
sentire figlia e pregare per me.<br />
È stato con voi che ho imparato ad<br />
amare <strong>Gesù</strong>, a pregare e a cercare.<br />
A padre Angelo, presenza fraterna<br />
e paterna, che molto mi ha<br />
ascoltata e mi ha trattata sempre<br />
come una figlia. Dio, nella sua generosità,<br />
mi ha dato un cuore Sacerdotale<br />
e la grazia <strong>di</strong> appartenere<br />
a una <strong>Congregazione</strong> che prega<br />
e offre sacrifici per tutti i sacerdoti,<br />
e come PME (Piccola Missionaria<br />
Eucaristica) mi sento ancor più<br />
unita a voi.<br />
Grazie alla parrocchia Nostra Signora<br />
Aparecida della città <strong>di</strong> Olimpia, la<br />
mia prima comunità <strong>di</strong> missione, alla<br />
comunità Perpetuo Soccorso dove<br />
abbiamo lavorato così bene in<br />
Suor Alessandra e il neosacerdote p. Nivaldo.<br />
quest’ultimo anno: siete qui presenti…,<br />
che bello!<br />
A tutti gli amici e amiche che tengo<br />
presenti nel profondo del mio<br />
cuore, a quelli vicini e lontani: <strong>di</strong><br />
Mozarlãn<strong>di</strong>a (vicino al Mato Grosso),<br />
São José do Rio Preto (ospedale<br />
Giovanni Paolo II, e AME), ai Padri<br />
del Mato Grosso, ai Frati della<br />
Casa San Francesco, a tutti i sacerdoti:<br />
grazie per l’amicizia, io vi stimo<br />
molto.<br />
Il mio eterno affetto alle mie comunità<br />
<strong>di</strong> origine, San Luigi e Rosario,<br />
p. Clau<strong>di</strong>o, p. Constante e p. Mario,<br />
sono privilegiata nell’appartenere a<br />
due parrocchie; Dio nel suo amore<br />
dona tutto raddoppiato, non è proprio<br />
così?<br />
A voi tutti membri <strong>di</strong> entrambe le<br />
comunità parrocchiali che avete lavorato<br />
... Avete lavorato molto per<br />
rendere questa celebrazione tanto<br />
significativa e unica; alla corale che<br />
ha “illuminato” questa sera (siete<br />
dei professionisti), grazie!<br />
A fra’ Flaer<strong>di</strong>, superiore dei Frati Minori,<br />
che ha accettato <strong>di</strong> buon grado<br />
l’invito a celebrare oggi: le sue parole<br />
così profonde e convinte, fratello,<br />
sono sempre un invito a mettersi<br />
al servizio del Regno <strong>di</strong> Dio; la ringrazio<br />
per la sua presenza amica e<br />
fraterna.<br />
Bene … Continuo chiedendomi:<br />
“Che cos’è l’uomo, Signore?”.<br />
Guarda solo questa sera: può essere<br />
solo “cosa <strong>di</strong> Dio”!<br />
Grazie a tutti e pregate per noi Piccole<br />
Missionarie Eucaristiche.<br />
sr Alessandra<br />
Olimpia - SP<br />
33
34<br />
L’appartenenza<br />
a Dio dei<br />
sacri ministri<br />
Carisma<br />
e liturgia<br />
Padre Mario Venturini, dalle Memorie dell’Or<strong>di</strong>nazione<br />
Sacerdotale, 24 agosto 1910:<br />
Sono <strong>Sacerdote</strong>, sono Ministro <strong>di</strong> Dio! Voi siete tutto mio, io<br />
voglio essere tutto vostro e lo sarò col vostro santo aiuto.<br />
Padre Mario Venturini, dalle Memorie dell’Or<strong>di</strong>nazione Sacerdotale, Ritiro<br />
Spirituale, Castelvecchio <strong>di</strong> Moncalieri, 17 - 24 Agosto 1918:<br />
Riflettendo sopra la grande verità: “io sono tutto per Dio” mi<br />
hanno fatto impressione questi pensieri. - Scegliendomi per se<br />
stesso, Id<strong>di</strong>o mi eguagliò in questo agli Angeli, al suo <strong>di</strong>vin Figliuolo,<br />
ed oso <strong>di</strong>re a se stesso. Come Egli ha creato gli Angeli<br />
perché lo servissero, così ha fatto anche per me; mandò al mondo<br />
il suo Figlio Divino per riparare la sua gloria, ed a questo fine<br />
creò anche me; Id<strong>di</strong>o stesso nulla può operare che per la sua<br />
gloria, ed anche in questo io sono simile a Lui.<br />
Questo numero del Piccolo Gregge è de<strong>di</strong>cato all’appartenenza a Dio e, attraverso<br />
queste pagine, facciamo<br />
giungere qualche piccolo spunto <strong>di</strong><br />
riflessione su cosa significhi e in cosa<br />
consista questa appartenenza per il<br />
sacerdote, per aiutarci a vivere in pienezza<br />
il carisma che caratterizza tutta<br />
l’Opera <strong>di</strong> padre Venturini e la muove<br />
alla missione. Il nostro fondatore, come<br />
possiamo vedere dalle citazioni riportate<br />
sopra, teneva in somma considerazione<br />
il dono che gli era stato<br />
dato attraverso il sacerdozio, era per<br />
lui grazia e responsabilità, motivo <strong>di</strong><br />
gioia e stimolo perché questo carat-
tere sacerdotale potesse emergere e realizzarsi<br />
in pienezza in tutti i ministri consacrati.<br />
In particolare si è cercato <strong>di</strong> mettere in luce il<br />
legame tra il ministro e l’azione liturgica, attingendo<br />
in larga parte dalla bella prefazione<br />
del Calendario liturgico <strong>di</strong> Trento 2009-<br />
10 che ha trattato questo argomento per via<br />
dell’in<strong>di</strong>zione dell’anno sacerdotale. Queste<br />
in<strong>di</strong>cazioni sono comunque sempre valide<br />
e <strong>di</strong> aiuto nel vivere il nostro carisma anche<br />
nella e attraverso la liturgia.<br />
L’Anno Sacerdotale si intreccia con l’anno liturgico, e proprio nell’anno liturgico<br />
può trovare la sua pienezza e trarre efficacia <strong>di</strong> grazia.<br />
La liturgia, infatti, è per eccellenza “esercizio dell’ufficio sacerdotale <strong>di</strong> Cristo”<br />
(SC 7); nell’anno liturgico Cristo, “vive nel tempo e prosegue il cammino<br />
iniziato nella sua vita mortale (At 10,28), allo scopo <strong>di</strong> mettere gli uomini<br />
a contatto con i suoi misteri e farli vivere per essi” (Me<strong>di</strong>ator Dei III, II).<br />
Il Figlio <strong>di</strong> Dio si è fatto uomo. L’Eterno si è inserito nel tempo; l’Infinito ha<br />
voluto racchiudersi nel limite dello spazio. Tutto questo per compiere la redenzione<br />
dell’uomo, restaurare l’armonia del cosmo, e <strong>di</strong>mostrare l’amore e<br />
la gloria infinita <strong>di</strong> Dio. L’uomo può così incontrare l’Infinito, e pregustare in<br />
qualche modo le realtà sublimi, verso le quali tende.<br />
Dal punto <strong>di</strong> vista liturgico l’Anno Sacerdotale offre l’opportunità per il popolo<br />
<strong>di</strong> Dio <strong>di</strong> riscoprire il dono e la missione del ministro or<strong>di</strong>nato e <strong>di</strong> attingere<br />
dalla liturgia la grazia per vivere la realtà del sacerdozio ministeriale o regale,<br />
secondo la vocazione specifica ed in reciproca collaborazione, ricuperando<br />
una vera e illuminata comprensione del sacerdozio comune dei fedeli (LG 10).<br />
Il sacerdozio nel prefazio della Messa Crismale.<br />
Una via “liturgica” privilegiata per riflettere sul mistero del sacerdozio, sulla <strong>di</strong>gnità,<br />
la missione e la spiritualità del ministro or<strong>di</strong>nato può essere l’analisi del<br />
prefazio della Messa Crismale, nell’Eucaristia del Giovedì santo, concelebrata<br />
dai presbiteri con il Vescovo come segno visibile dell’unità del sacerdozio ministeriale,<br />
Eucaristia in cui si colloca anche il rinnovo delle promesse sacerdotali e<br />
la bene<strong>di</strong>zione degli Oli per la celebrazione dei Sacramenti pasquali.<br />
Il prefazio si apre esponendo il mistero centrale dell’economia della salvezza:<br />
“Con l’unzione dello Spirito Santo [o Padre] hai costituito il Cristo tuo Figlio<br />
Pontefice della nuova ed eterna alleanza, e hai voluto che il suo unico<br />
sacerdozio fosse perpetuato nella Chiesa”.<br />
L’agire <strong>di</strong> Dio Padre nel suo Unigenito con lo Spirito è rappresentato come<br />
un’Unzione che costituisce sacerdote <strong>Gesù</strong> Cristo. In tal modo il sacerdozio<br />
del Signore è rivelato nella sua origine <strong>di</strong>vina e definisce l’identità e l’attività<br />
35
36<br />
salvifica <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong> come “pontefice” della nuova<br />
ed eterna alleanza. Da questo mistero centrale<br />
dell’economia salvifica nasce il mistero<br />
della Chiesa, prolungamento nel tempo e nello<br />
spazio del mistero <strong>di</strong> Cristo e dello Spirito.<br />
Dio Padre stabilisce che il sacerdozio del Figlio<br />
sia comunicato alla Chiesa: “Hai voluto,<br />
Padre, che il suo sacerdozio fosse perpetuato<br />
nella Chiesa”. Questa affermazione <strong>di</strong>ce anzitutto<br />
che la Chiesa è Comunità sacerdotale<br />
nella sua totalità e nella sua natura; <strong>di</strong>ce inoltre che tale <strong>di</strong>gnità sacerdotale<br />
è ricevuta da Cristo. Me<strong>di</strong>ante <strong>Gesù</strong> anche il sacerdozio della Chiesa è<br />
opera <strong>di</strong> Dio Padre nell’effusione dello Spirito. Come Comunità sacerdotale<br />
la Chiesa riflette non soltanto la natura del suo sposo e capo Cristo, ma tutto<br />
il mistero <strong>di</strong> Dio.<br />
Il prefazio prosegue in<strong>di</strong>cando in che modo il sacerdozio <strong>di</strong> Cristo è prolungato<br />
nella Chiesa:<br />
“Egli comunica il sacerdozio regale a tutto il popolo dei credenti e con affetto<br />
<strong>di</strong> pre<strong>di</strong>lezione sceglie alcuni tra i fratelli che me<strong>di</strong>ante l’imposizione delle<br />
mani fa partecipi dal suo ministero <strong>di</strong> salvezza”.<br />
L’agire salvifico <strong>di</strong> Cristo nella Chiesa avviene dunque con la comunicazione<br />
del suo sacerdozio sotto due forme. Anzitutto Egli partecipa a tutti i credenti<br />
il suo sacerdozio con i sacramenti del Battesimo e della Cresima. Questo<br />
dono è denominato “sacerdozio regale” (cf. 1 Pt 2, 4-5.9). I credenti in Cristo,<br />
resi a Lui conformi dai sacramenti dell’iniziazione cristiana, sono costituiti<br />
sacerdoti; uniti a Lui offrono a Dio se stessi e l’intero universo in sacrificio<br />
<strong>di</strong> lode (cf. Rm 12, 1). Il dono <strong>di</strong> questo sacerdozio nel Battesimo è significato<br />
dall’unzione con il Crisma sulla fronte del battezzando che in tal modo è<br />
“inserito in Cristo sacerdote”. Alcuni, tra i battezzati e cresimati, sono chiamati,<br />
per <strong>di</strong>vino <strong>di</strong>segno, a ricevere un’altra partecipazione del sacerdozio <strong>di</strong><br />
Cristo, che è data con il sacramento dell’Or<strong>di</strong>ne; il prefazio <strong>di</strong>ce: “Con affetto<br />
<strong>di</strong> pre<strong>di</strong>lezione sceglie alcuni tra i fratelli che me<strong>di</strong>ante l’imposizione delle<br />
mani fa partecipi del suo ministero <strong>di</strong> salvezza”. L’affetto <strong>di</strong> pre<strong>di</strong>lezione<br />
si esprime nell’elezione e nella vocazione; il dono con cui tale affetto si concretizza<br />
è il conferimento del ministero <strong>di</strong> salvezza. Cristo con il sacrificio <strong>di</strong><br />
Se stesso salva tutti gli uomini; quei fedeli che egli chiama <strong>di</strong>ventano in mezzo<br />
ai loro fratelli il segno del sacerdozio <strong>di</strong> Cristo.<br />
Le due partecipazioni al sacerdozio <strong>di</strong> Cristo, regale e ministeriale, esprimono<br />
la ricchezza del dono <strong>di</strong> Dio nella Chiesa. Il sacerdozio ministeriale è costituito<br />
al servizio del sacerdozio regale affinché tutta la Chiesa possa esercitare il<br />
culto esistenziale dell’offerta <strong>di</strong> sé a Dio (LG 10).<br />
sr Mariagrazia<br />
Casa Madre -Trento
San Giuseppe<br />
“specialissimo<br />
patrono”<br />
I nostri<br />
Santi<br />
In questa nuova rubrica presenteremo le figure <strong>di</strong> santi o le<br />
festività importanti per l’Opera <strong>di</strong> p. Mario Venturini. In questo<br />
primo contributo p. Giuseppe ci presenterà la figura del<br />
padre putativo <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong>: Giuseppe, il falegname.<br />
Uno dei principali patroni del nostro Istituto è san Giuseppe, sposo <strong>di</strong><br />
Maria Vergine e padre putativo <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong>. Padre Venturini ne parla come<br />
specialissimo patrono, procuratore generale; il giorno a lui de<strong>di</strong>cato<br />
è festa patronale della <strong>Congregazione</strong>. Coloro che hanno conosciuto p. Venturini<br />
ricordano in modo vivo quanto fosse legato alla persona <strong>di</strong> san Giuseppe.<br />
P. Venturini sentiva questo santo come il custode<br />
della <strong>Congregazione</strong>, in una Esortazione del 9<br />
maggio 1945 si legge: «Al nostro caro S. Giuseppe<br />
erigeremo invece un piccolo monumento o un’e<strong>di</strong>cola<br />
in uno dei cortili della Casa, perché sia continuo<br />
testimonio della singolare protezione che ha<br />
avuto <strong>di</strong> questo piccolo gregge del suo <strong>Gesù</strong> e insieme<br />
preghiera perché continui a custo<strong>di</strong>re coloro<br />
che il Signore gli ha affidato».<br />
Il Vangelo fa pochi accenni su san Giuseppe:<br />
- Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo <strong>di</strong> Maria,<br />
dalla quale è nato <strong>Gesù</strong>, chiamato Cristo<br />
(Mt 1,16).<br />
- Così fu generato <strong>Gesù</strong> Cristo: sua madre Maria,<br />
essendo promessa sposa <strong>di</strong> Giuseppe, prima<br />
che andassero a vivere insieme si trovò incinta<br />
per opera dello Spirito Santo. Giuseppe<br />
suo sposo, poiché era uomo giusto e non vo-<br />
Giuseppe, addestra all’umile arte<br />
leva accusarla pubblicamente, pensò <strong>di</strong> ripu- del falegname il Figlio dell’Altissimo.<br />
<strong>di</strong>arla in segreto. Mentre però stava considerando<br />
queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli <strong>di</strong>sse:<br />
«Giuseppe, figlio <strong>di</strong> Davide, non temere <strong>di</strong> prendere con te Maria, tua<br />
sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; el- 37
38<br />
la darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai<br />
<strong>Gesù</strong>: egli infatti salverà il suo popolo<br />
dai suoi peccati». Tutto questo è avvenuto<br />
perché si compisse ciò che era stato<br />
detto dal Signore per mezzo del profeta:<br />
Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce<br />
un figlio: a lui sarà dato il nome <strong>di</strong> Emmanuele,<br />
che significa Dio con noi. Quando<br />
si destò dal sonno, Giuseppe fece come<br />
gli aveva or<strong>di</strong>nato l’angelo del Signore e<br />
prese con sé la sua sposa; senza che egli<br />
la conoscesse, ella <strong>di</strong>ede alla luce un figlio<br />
ed egli lo chiamò <strong>Gesù</strong> (Mt 1,18-25).<br />
- Essi erano appena partiti, quando un angelo<br />
del Signore apparve in sogno a Giuseppe<br />
e gli <strong>di</strong>sse: «Alzati, pren<strong>di</strong> con te<br />
il bambino e sua madre, fuggi in Egitto<br />
e resta là finché non ti avvertirò: Erode<br />
infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo».<br />
Egli si alzò, nella notte, prese il<br />
bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto,<br />
dove rimase fino alla morte <strong>di</strong> Erode,<br />
E<strong>di</strong>cola <strong>di</strong> san Giuseppe.<br />
Casa Madre, Trento.<br />
perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta<br />
(Mt 2,13-15).<br />
- Al sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea,<br />
chiamata Nazareth, a una vergine, promessa sposa <strong>di</strong> un uomo della<br />
casa <strong>di</strong> Davide, <strong>di</strong> nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando<br />
da lei, <strong>di</strong>sse: «Rallegrati, piena <strong>di</strong> grazia: il Signore è con te» (Lc 1,26-28).<br />
- Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città <strong>di</strong> Nazareth, salì in Giudea alla<br />
città <strong>di</strong> Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla<br />
famiglia <strong>di</strong> Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che<br />
era incinta (Lc 2, 4-5).<br />
- Andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato<br />
nella mangiatoia (Lc 2,16).<br />
In altre citazioni <strong>Gesù</strong> viene chiamato “figlio <strong>di</strong> Giuseppe”.<br />
I nostri testi <strong>di</strong> riferimento <strong>di</strong>cono:<br />
“Sono particolarmente venerati nella nostra famiglia: S. Giuseppe, uomo giusto,<br />
sposo <strong>di</strong> Maria e custode vigile <strong>di</strong> Cristo redentore, che accolse il progetto<br />
<strong>di</strong> Dio e si affidò totalmente alla sua paterna provvidenza…” (Direttorio 12).<br />
“Si dovranno celebrare col debito culto le feste in onore <strong>di</strong> S. Giuseppe, affinché<br />
il custode dei Vergini alla cui fedele custo<strong>di</strong>a furono affidati la stes-
sa innocenza Cristo <strong>Gesù</strong> e la Vergine dei Vergini, ci aiuti a servire verginalmente<br />
<strong>Gesù</strong> e Maria con mente incontaminata, con cuore mondo e con corpo<br />
casto” (n. 199 del cap. 8 dello Spirito della <strong>Congregazione</strong>).<br />
L’Esortazione 34 del nostro Fondatore, scritta nel giorno de<strong>di</strong>cato a san Giuseppe<br />
nell’anno 1941, ci parla con entusiasmo <strong>di</strong> lui, ascoltiamo l’apertura:<br />
«Una delle grazie più belle che Id<strong>di</strong>o benedetto si degnò <strong>di</strong> fare<br />
alla minima Opera Sacerdotale, fu senza dubbio quella <strong>di</strong> aver<br />
ispirato a scegliere S. Giuseppe a suo speciale patrono e avvocato<br />
e procuratore, uffici che ognuno <strong>di</strong> noi sa bene quanto siano<br />
stati da Lui adempiti al <strong>di</strong> là <strong>di</strong> ogni nostra aspettativa, per<br />
quanto ci è stato dato <strong>di</strong> conoscere, perché è molto maggiore<br />
il numero dei benefici suoi che solo nel Cielo ci saranno noti. È<br />
dunque assai giusto e doveroso che noi abbiamo verso questo<br />
gran Santo una specialissima devozione…».<br />
Padre Mario parlando delle virtù <strong>di</strong> san Giuseppe sottolinea innanzitutto<br />
“il suo amore e trasporto per la vita interiore”. Questo dono è dovuto alla<br />
speciale custo<strong>di</strong>a che egli è stato chiamato a vivere nei confronti <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong><br />
e <strong>di</strong> Maria…<br />
«Possiamo pensare che l’interiore <strong>di</strong> S. Giuseppe fosse sempre<br />
rapito nella più alta contemplazione <strong>di</strong> quel Dio che aveva sotto<br />
gli occhi nelle fattezze <strong>di</strong> uomo, imitando in ciò la <strong>di</strong>letta sua<br />
Sposa, mentre anche all’este riore ridondava quella pienezza <strong>di</strong><br />
cose sante che portava in cuore…».<br />
Il nostro Fondatore si entusiasma nel pensare che ci è stata data la gioia <strong>di</strong><br />
stare sotto lo stesso tetto e <strong>di</strong> far parte <strong>di</strong> un istituto dove «la vita interiore<br />
dev’essere coltivata al sommo grado». È importante allora approfittare della<br />
presenza reale <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong> nel SS. Sacramento, essere sempre uniti a Lui, privilegiare<br />
la me<strong>di</strong>tazione e la s. Messa. Per accrescere la vita interiore è importante<br />
l’unione al Sacrificio <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong>.<br />
«La vita <strong>di</strong> San Giuseppe, quale ci viene presentata dagli Evangelisti,<br />
è tutta avvolta nel più alto silenzio. Pochissimo parlano<br />
<strong>di</strong> Lui i Libri Santi, mentre nessuna parola <strong>di</strong> questo gran Santo<br />
viene riportata. Eppure egli ebbe una parte notevolissima negli<br />
avvenimenti della nascita, dell’infanzia e della fanciullezza <strong>di</strong><br />
<strong>Gesù</strong> Cristo. Ah! la virtù del silenzio fu proprio la speciale caratteristica<br />
<strong>di</strong> questo uomo santo».<br />
Prendendo esempio da San Giuseppe padre Venturini incoraggia ad una vita<br />
<strong>di</strong> silenzio vissuta nella semplicità, questo stile porta ad una vita nel raccoglimento,<br />
nel nascon<strong>di</strong>mento e nell’umiltà, virtù necessarie anche oggi.<br />
39
40<br />
«Un terzo esempio ci dà il nostro Santo Protettore con la sua illimitata<br />
fiducia, col suo incon<strong>di</strong>zionato abbandono alla Divina<br />
Provvidenza. Egli passò dei momenti veramente dolorosi, delle<br />
prove gravissime per la sua fede in Dio, che volle tentare il<br />
suo servo fedele mettendolo al fuoco della tribolazione. Il rifiuto<br />
dei Betlemiti a fornire un ricovero alla Sua Sposa e al Messia<br />
nascituro, lo squallore della Stalla in cui Esso viene alla luce,<br />
l’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> portarsi in Egitto per sfuggire alla persecuzione<br />
<strong>di</strong> Erode, il vedere il Figlio <strong>di</strong> Dio così umiliato e nascosto nella<br />
bottega a lavorare con lui: tutto ciò era per questo gran Santo<br />
prova dolorosa, ma la sua volontà si univa a quella <strong>di</strong> Dio, che<br />
adorava con la sot tomissione più grande, compiendone fedelmente<br />
anche i minimi or<strong>di</strong>ni. Imitiamo questo abbandono nelle<br />
mani <strong>di</strong> Dio infinitamente buono e amante».<br />
«… San Giuseppe fu lo strumento <strong>di</strong> questa Provvidenza per i bisogni<br />
della Santa Famiglia, sempre per mezzo suo presenteremo i<br />
nostri bisogni a Dio, sicuri che, per la <strong>di</strong> Lui intercessione, più sicuramente<br />
e più presto saremo esau<strong>di</strong>ti».<br />
«… La nostra Pia Società ha sempre considerato San Giuseppe oltre<br />
che suo Procuratore Generale, anche custode dei vergini «Virginum<br />
Custos». Oh quale e quanto onore! La stessa innocenza<br />
Cristo <strong>Gesù</strong>, e la Vergine delle Vergini Maria SS., affidata alla custo<strong>di</strong>a<br />
fedele <strong>di</strong> questo Santo, così puro e amante della bella virtù<br />
[castità]! Certamente questa dev’essere stata ben grande in San<br />
Giu seppe, se fu scelto dal Signore per un incarico così segnalato<br />
e delicato; ma nel tempo stesso si può ritenere che la purezza illibata<br />
<strong>di</strong> Lui crescesse ancor più avendo sempre davanti a Sé questi<br />
due modelli incomparabili <strong>di</strong> candore verginale, <strong>Gesù</strong> e Maria.<br />
E chi può <strong>di</strong>re quanto lo amasse il Figlio <strong>di</strong> Dio per tale motivo,<br />
e quali compiacenze trovasse nel cuore castissimo del suo Padre<br />
putativo? Chi può <strong>di</strong>re quanto la Vergine Immacolata godesse del<br />
consorzio e dell’amore <strong>di</strong> una creatura tanto casta, ricambiandola<br />
con purissimo amore? Per questo lungo tutte le età, lo Sposo verginale<br />
<strong>di</strong> Maria SS., il custode <strong>di</strong> Colui che è candore <strong>di</strong> lucentezza,<br />
sarà pure la forte salva guar<strong>di</strong>a <strong>di</strong> quanti sono da Dio chiamati<br />
a condurre vita <strong>di</strong> castità e purezza…».<br />
Ci affi<strong>di</strong>amo tutti allora alla protezione <strong>di</strong> questo grande santo e come padre<br />
Venturini accogliamolo come patrono specialissimo, lui che ha custo<strong>di</strong>to <strong>Gesù</strong><br />
e Maria custo<strong>di</strong>sca anche ciascuno <strong>di</strong> noi.<br />
p. Giuseppe<br />
Il Cenacolo - Barcellona P. G. ME
Un tesoro in<br />
vasi <strong>di</strong> creta<br />
Vita<br />
dell’opera<br />
Padre Nivaldo in questo suo contributo ci parla della sua Or<strong>di</strong>nazione<br />
presbiterale avvenuta il 2 febbraio <strong>di</strong> quest’anno.<br />
A lui la nostra Redazione augura un buon cammino e un proficuo<br />
ministero.<br />
Il 2 febbraio <strong>2013</strong> io, la mia famiglia,<br />
la <strong>Congregazione</strong> <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong><br />
<strong>Sacerdote</strong> e la Chiesa tutta,<br />
popolo sacerdotale, abbiamo vissuto<br />
la festa della mia or<strong>di</strong>nazione sacerdotale.<br />
In un clima <strong>di</strong> fede e <strong>di</strong> con<strong>di</strong>visione,<br />
ho potuto vedere nel sorriso<br />
<strong>di</strong> ogni persona la gioia <strong>di</strong> ricevere<br />
un nuovo sacerdote per la Chiesa.<br />
Ci sono stati quattor<strong>di</strong>ci anni <strong>di</strong> formazione<br />
per arrivare a questo giorno<br />
così speciale, così sperato, così luminoso,<br />
nel giorno della Presentazione<br />
<strong>di</strong> <strong>Gesù</strong> Bambino al Tempio. La mia<br />
sensazione era quella <strong>di</strong> essere presentato<br />
a Dio, alla Chiesa, ora in modo<br />
<strong>di</strong>verso: è stata una conferma <strong>di</strong><br />
Dio e della Chiesa alla mia risposta:<br />
Sì, io sono qui per fare, o Dio, la tua<br />
volontà!<br />
Solo attraverso la fede si può approfon<strong>di</strong>re<br />
il mistero del sacramento<br />
dell’Or<strong>di</strong>ne, è un dono che supera<br />
la nostra umanità, c’è sì un cambiamento<br />
ontologico, ossia, nell’essere<br />
della persona. Non è una semplice<br />
magia, ma la grazia <strong>di</strong> Dio che<br />
opera nella fragilità umana. Ecco co-<br />
me mi sento davanti a un così grande<br />
mistero: un semplice strumento<br />
nelle mani <strong>di</strong> Dio, che viene donato<br />
da Lui.<br />
Lentamente, pochi giorni dopo l’or<strong>di</strong>nazione,<br />
ho iniziato a prendere la<br />
consapevolezza del fatto <strong>di</strong> essere<br />
un presbitero, perché, anche dopo<br />
una lunga formazione, sentiamo<br />
che non siamo pronti al 100%.<br />
In un certo senso questo è un bene,<br />
perché penso che <strong>di</strong>chiararmi pronto<br />
sarebbe una pura illusione. La formazione<br />
iniziale è solo l’avvio, il fondamento<br />
<strong>di</strong> una vita. Ora è il momento<br />
<strong>di</strong> mettere tutto in pratica: gli<br />
stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> filosofia, la teologia, la conoscenza<br />
della vita religiosa. Ma questo<br />
bagaglio teorico non è tutto. Il<br />
ministero del sacerdote non è così<br />
semplice: davanti alla persona umana<br />
nella sua fragilità e alle sfide del<br />
mondo, mi rendo conto che ho bisogno<br />
<strong>di</strong> imparare molto. Imparare<br />
da chi? Imparare da <strong>Gesù</strong> che <strong>di</strong>ce:<br />
“Imparate da me che sono mite ed<br />
umile <strong>di</strong> cuore” (cf. Mt 11,29). Io<br />
non sono nato sacerdote, ma sto im-<br />
41
42<br />
parando ad esserlo davanti al Tabernacolo,<br />
nella mia comunità religiosa<br />
e parrocchiale e guardando a colui<br />
che è il nostro unico Maestro e modello<br />
(cf. Mt 23,8).<br />
Per me, essere sacerdote non è in<br />
primo luogo “fare delle cose”, ma<br />
soprattutto essere chiamato a stare<br />
con Lui (cf. Mc 3,13-19), per poi essere<br />
inviato nella missione. Questa è<br />
una sapienza che la Sacra Scrittura,<br />
attraverso la Lectio Divina, mi sta insegnando.<br />
Questa è anche la testimonianza<br />
del nostro padre fondatore,<br />
Mario Venturini: attraverso i suoi<br />
scritti, si vede che egli è un uomo <strong>di</strong><br />
profonda intimità con <strong>Gesù</strong> nell’Eucaristia.<br />
La consapevolezza <strong>di</strong> portare questo<br />
tesoro in vasi <strong>di</strong> creta è <strong>di</strong>ventata ancora<br />
più evidente quando ho presieduto<br />
per la prima volta l’Eucaristia.<br />
Nell’invocare lo Spirito, nel pronunciare<br />
le parole <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong>, anche se i miei<br />
occhi non vedono, so che attraverso<br />
la fede non è solo il pane. E questo è<br />
qualcosa <strong>di</strong> grande, che opera attraverso<br />
una persona limitata: attraverso<br />
il sacerdote accade il più grande<br />
miracolo che il mondo possa presentare;<br />
attraverso un semplice uomo,<br />
fragile, piccolo, ve<strong>di</strong>amo presente la<br />
grandezza e la gloria <strong>di</strong> Dio. Un altro<br />
momento molto speciale è nel sacramento<br />
della riconciliazione attraverso<br />
il quale la persona che si presenta<br />
ferita dal peccato ne esce rinvigorita<br />
dalla misericor<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Dio: l’Eucaristia e<br />
la Riconciliazione sono due momenti<br />
fondamentali nella vita del sacerdote.<br />
In questi momenti sentiamo che è<br />
Dio che agisce attraverso <strong>di</strong> noi. Non<br />
è il sacerdote che compie queste cose,<br />
ma è <strong>Gesù</strong> stesso, unico ed eterno<br />
<strong>Sacerdote</strong>, che opera attraverso i<br />
suoi ministri.<br />
Quin<strong>di</strong>, con<strong>di</strong>vido con voi la mia<br />
esperienza <strong>di</strong> essere oggetto della<br />
Grazia <strong>di</strong> Dio perché ha guardato<br />
a questo povero uomo: mi ha fatto<br />
il dono <strong>di</strong> una famiglia cristiana,<br />
dove ho imparato i valori della fede,<br />
del Vangelo; come anche della mia<br />
comunità parrocchiale, e della mia<br />
congregazione religiosa, che mi incoraggia<br />
ogni giorno ad essere migliore,<br />
anzi, più santo.<br />
p. Nivaldo<br />
Osasco SP - Brasile
50<br />
Taizè nella parrocchia San Cleto<br />
Cari lettori, vi raggiungo<br />
nelle notizie<br />
<strong>di</strong> <strong>Congregazione</strong><br />
con qualche riflesso <strong>di</strong> cronaca su<br />
quanto è accaduto a Roma durante<br />
le vacanze natalizie e che ha coinvolto<br />
molto da vicino noi venturini<br />
e la gente della Parrocchia a noi affidata:<br />
il pellegrinaggio della fede <strong>di</strong><br />
40.000 giovani europei amici della<br />
comunità <strong>di</strong> Taizè in Francia.<br />
Brevemente ecco un po’ <strong>di</strong> storia:<br />
Roger Schutz, giovane studente <strong>di</strong><br />
teologia, nel 1940, lasciata la Svizzera,<br />
cercava casa in Francia, terra<br />
<strong>di</strong> origine della nonna paterna. In<br />
bicicletta, dopo aver valutato <strong>di</strong>verse<br />
soluzioni incontrate in un lungo<br />
tragitto, arrivò nei pressi <strong>di</strong> Cluny,<br />
storicamente sede <strong>di</strong> un’importante<br />
esperienza monastica e in prossimità<br />
della linea <strong>di</strong> demarcazione che<br />
<strong>di</strong>videva in due la Francia a causa<br />
della guerra. Nella casa <strong>di</strong> Taizé accolse<br />
e aiutò i profughi della guerra,<br />
soprattutto ebrei. La vita nel villaggio<br />
non fu facile, ma permise al giovane<br />
Roger <strong>di</strong> esercitare la sua vocazione<br />
<strong>di</strong> preghiera e <strong>di</strong> attenzione<br />
per gli altri. Il suo progetto era<br />
fondare una comunità ecumenica,<br />
aprire cioè delle strade che portassero<br />
alla guarigione delle lacerazioni<br />
che <strong>di</strong>vidono i cristiani. Le sue<br />
idee furono subito con<strong>di</strong>vise<br />
dai due giovani svizzeri,<br />
Max Thurian e Pierre Souverain.<br />
Fu nel 1949 che i primi frères<br />
(fratelli), <strong>di</strong>ventati nel frattempo<br />
sette, si impegnarono nella comunità<br />
attraverso i voti monastici. A<br />
Taizé avevano bisogno <strong>di</strong> una chiesa;<br />
la chiesetta romanica, cattolica,<br />
<strong>di</strong> Taizé faceva proprio al caso loro.<br />
L’autorizzazione pontificia non era<br />
scontata in quanto il gruppo era <strong>di</strong><br />
fede protestante, ma fu ottenuta<br />
attraverso il nunzio apostolico a Parigi,<br />
Angelo Giuseppe Roncalli (poi<br />
<strong>di</strong>venuto Papa Giovanni XXIII) che,<br />
interpellato dalla Santa Sede, si pronunciò<br />
favorevolmente.<br />
Nel 1951 i fratelli erano già do<strong>di</strong>ci<br />
ed arrivarono a trenta nel 1959.<br />
Fin dal 1957 la comunità monastica<br />
che si andava costruendo fece<br />
anche dell’accoglienza e dell’ascolto<br />
ai giovani un suo tratto <strong>di</strong>stintivo.<br />
Questo si aggiunse al desiderio<br />
attivo verso l’unità dei cristiani, alla<br />
ricerca <strong>di</strong> una profonda spiritualità<br />
che si richiamasse ai modelli antichi<br />
del monachesimo occidentale,<br />
alla semplicità delle proprie con<strong>di</strong>zioni<br />
<strong>di</strong> vita, all’impegno umanitario<br />
nei paesi poveri del Terzo Mondo.<br />
Per tutto questo, Taizé <strong>di</strong>venne<br />
ed è tuttora un punto <strong>di</strong> riferimen-
to nel panorama religioso europeo,<br />
specialmente tra i giovani e i loro<br />
educatori.<br />
Ecco che la nostra comunità parrocchiale,<br />
il gruppo giovani <strong>di</strong> S. Cleto,<br />
alcune famiglie e altri fedeli <strong>di</strong><br />
buona volontà sono stati coinvolti<br />
nell’ospitalità <strong>di</strong> 105 giovani sia nei<br />
locali del nostro Oratorio, sia nelle<br />
abitazioni. Essi erano <strong>di</strong> nazionalità<br />
tedesca, croata, polacca, ucraina,<br />
bosniaca, lituana; c’erano tra<br />
loro anche dei seminaristi polacchi.<br />
Gran parte dell’ospitalità è stata organizzata<br />
da p. Roberto Raschetti<br />
con i suoi giovani: essi con entusiasmo<br />
e impegno hanno offerto il<br />
loro servizio (facendo anche i traduttori)<br />
negli aspetti che riguardavano<br />
il pernottamento, la colazione,<br />
la preghiera del mattino con la<br />
S. Messa, i lavori <strong>di</strong> gruppo e l’accoglienza<br />
serale.<br />
Un’altra parte importante <strong>di</strong> ospitalità<br />
è stata resa possibile grazie a una<br />
quin<strong>di</strong>cina <strong>di</strong> volontari laici che da<br />
alcuni mesi, all’interno della nostra<br />
Parrocchia, cercano <strong>di</strong> creare tempi e<br />
luoghi <strong>di</strong> aggregazione e <strong>di</strong> incontro.<br />
Si tratta <strong>di</strong> un gruppo <strong>di</strong> vecchi amici,<br />
alcuni in pensione altri ancora al<br />
lavoro - <strong>di</strong>versi per età, origine, capacità<br />
- che si de<strong>di</strong>cano ad organizzare<br />
delle serate conviviali alla gente<br />
del nostro quartiere, attraverso<br />
una cucina fatta <strong>di</strong> pietanze - non<br />
comuni ma originali - e con un’animazione<br />
intelligente; il tutto a costi<br />
molto contenuti e perciò accessibili<br />
anche a famiglie e a persone che<br />
non hanno tanti mezzi economici.<br />
Per mandato ho potuto partecipare<br />
alla nascita e allo sviluppo <strong>di</strong> questo<br />
gruppo nelle <strong>di</strong>verse attività: <strong>di</strong>alogo,<br />
organizzazione dei menù e delle<br />
animazioni, ricerca del materiale<br />
logistico, gestione delle spese e<br />
dei rifornimenti, allestimento temporaneo<br />
delle cucine, riassetto or<strong>di</strong>nato.<br />
La maggioranza quasi assoluta<br />
del gruppo è composta da uomini,<br />
quin<strong>di</strong> l’impresa è ancora più interessante!<br />
Le loro mogli comunque<br />
partecipano alle operazioni <strong>di</strong> servizio<br />
ai tavoli.<br />
Così Alfredo, Angelo, Osvaldo, Augusto,<br />
Giancarlo, Gianluca, Pietro,<br />
Paolo, Liana, Isabella... con passione,<br />
coraggio, generosità e sacrificio<br />
hanno preparato nella notte del<br />
31 <strong>di</strong>cembre la festa dei popoli, un<br />
evento richiesto nel pellegrinaggio<br />
della fede alle Parrocchie ospitanti:<br />
dopo una veglia <strong>di</strong> preghiera in chiesa<br />
questi giovani sono scesi nel nostro<br />
teatro e hanno trovato calore,<br />
cibo, allegria che hanno provocato la<br />
gioia della fraternità internazionale.<br />
Nello stesso clima, con le stesse motivazioni,<br />
negli stessi locali e con tanta<br />
stanchezza addosso, il gruppo appena<br />
descritto ha allestito il pranzo<br />
del 1° gennaio.<br />
Tutte queste esperienze <strong>di</strong> accoglienza<br />
e <strong>di</strong> servizio dentro la Parrocchia,<br />
hanno alimentato la nostra fede, la<br />
nostra comunione e la nostra carità;<br />
grazie a Dio i giovani hanno trovato<br />
a S. Cleto dei cuori ospitali, lieti e <strong>di</strong>sponibili<br />
durante il loro pellegrinaggio<br />
europeo alla ricerca <strong>di</strong> senso per<br />
la loro vita e <strong>di</strong> testimoni convinti del<br />
Vangelo <strong>di</strong> Nostro Signore.<br />
fr. Antonio<br />
San Cleto - Roma<br />
51
54<br />
Viaggio in Brasile<br />
Era da qualche anno<br />
che p. Gianluigi<br />
ci invitava ad<br />
accompagnarlo in Brasile in<br />
uno dei suoi viaggi <strong>di</strong> visita ai propri<br />
confratelli e alle loro comunità. Per<br />
vari motivi, prendere la decisione <strong>di</strong><br />
partire non era facile ma quest’anno,<br />
a un ulteriore invito, la risposta è<br />
stata un bel sì. Cogliamo questa bella<br />
opportunità, spezziamo il lungo e<br />
freddo mese <strong>di</strong> gennaio e mettiamo<br />
in valigia le cose estive!<br />
L’impatto con il Brasile è subito piacevole.<br />
Usciti dall’aeroporto, ci accoglie<br />
un bel cielo terso, il sole riscalda,<br />
tantissime palme lungo le lunghissime<br />
arterie. Alla guida c’è Raphael,<br />
studente <strong>di</strong> teologia, che parla abbastanza<br />
bene l’italiano e ci condurrà<br />
a Barretos attraverso un paesaggio<br />
molto bello. Il cielo è immenso,<br />
niente montagne che lo delimitino,<br />
estensioni <strong>di</strong> canna da zucchero,<br />
piantagioni <strong>di</strong> eucalipti, aranceti.<br />
Il verde predomina, i colori sono<br />
riposanti. Questo ci accompagnerà<br />
per tutto il viaggio.<br />
A Barretos facciamo la conoscenza<br />
<strong>di</strong> p. Mario e <strong>di</strong> p. Costante. La casa<br />
è molto accogliente. Un’ampia<br />
terrazza che guarda verso il giar<strong>di</strong>-<br />
Esperienze<br />
no ti permette <strong>di</strong> ripararti<br />
dal sole e conversare amabilmente.<br />
Le giornate scorrono piacevoli.<br />
A Barretos de<strong>di</strong>chiamo del<br />
tempo per conoscere l’Ospedale del<br />
Cancro, una struttura straor<strong>di</strong>naria<br />
nata nel 1962 dall’attività del dott.<br />
Prata con una grossa carica idealista,<br />
che fosse cioè un ospedale aperto<br />
anche ai poveri, loro come gli altri,<br />
nel momento <strong>di</strong> fragilità che la malattia<br />
comporta. Negli anni, non senza<br />
<strong>di</strong>fficoltà, sotto la guida del figlio<br />
Henrique e l’attenzione continua <strong>di</strong><br />
p. Andrea Bortolameotti, grazie alle<br />
donazioni più <strong>di</strong>verse raccolte per<br />
integrare il parziale finanziamento
governativo, l’ospedale si è ingran<strong>di</strong>to,<br />
strutturandosi a livelli <strong>di</strong> sicura<br />
eccellenza nella cura, nella ricerca<br />
e nella formazione del personale<br />
sanitario. Tutto è strutturato attorno<br />
al malato e ai suoi familiari, voluti vicini<br />
in tutto il percorso <strong>di</strong> cura. L’ospedale<br />
arriva ad accettare quoti<strong>di</strong>anamente<br />
tremila pazienti provenienti<br />
da tutto il Brasile e da altri stati limitrofi.<br />
Un tratto caratteristico dei brasiliani,<br />
risaputo e subito sperimentato, è la<br />
loro cor<strong>di</strong>alità. Anche le celebrazioni<br />
sono partecipate e animate con gioia.<br />
La professione <strong>di</strong> suor Alessandra<br />
e l’or<strong>di</strong>nazione <strong>di</strong> p. Nivaldo ne sono<br />
la testimonianza. Ricordano proprio<br />
il canto che <strong>di</strong>ce “popolo in festa”.<br />
Le chiese sono molto belle; semplici<br />
nella loro struttura, ma affrescate<br />
da mani sapienti. Nella chiesa <strong>di</strong> Barretos<br />
si trova la tomba <strong>di</strong> p. Andrea<br />
Bortolameotti. I parrocchiani l’hanno<br />
voluto sepolto lì, per farlo partecipe<br />
del loro amore e della loro gratitu<strong>di</strong>ne.<br />
Il viaggio prosegue verso Marilia.<br />
100 anni fa c’era ancora la foresta,<br />
ora conta circa 300 mila persone.<br />
Città industriale circondata da favelas.<br />
Con p. Angelo ne percorriamo<br />
una e arriviamo alla chiesa <strong>di</strong> San<br />
Francesco d’Assisi dove ci accoglie il<br />
vulcanico sacrestano Agenor. Niente<br />
da fare: dobbiamo assolutamente<br />
conoscere tutti gli animali del suo<br />
cortile, domestici e non. Fa lui da interprete.<br />
Il nostro viaggio prevedeva anche la<br />
parte turistica. Con Adenilson, anche<br />
lui studente <strong>di</strong> teologia della casa<br />
<strong>di</strong> Osasco, p. Paolo e p. Giovanni<br />
partiamo alla volta <strong>di</strong> Foz do Iguaçu,<br />
nello stato del Paranà, città cresciuta<br />
in modo esponenziale dopo l’inaugurazione<br />
del ponte verso il Paraguay<br />
(1965) che porta a Ciudad<br />
del Este, bizzarro porto franco paraguaiano,<br />
e alla mastodontica <strong>di</strong>ga <strong>di</strong><br />
Itaipu (“roccia che canta” in lingua<br />
guaranì).<br />
Le cascate hanno fatto il resto. Possiamo<br />
visitarle sia dal lato argentino<br />
che brasiliano. La veduta d’insieme<br />
è impressionante e vertiginosa e arrivando<br />
in mezzo alla “Garganta del<br />
Diablo” si viene avvolti da una nuvola<br />
permanente <strong>di</strong> vapore acqueo,<br />
in un boato fragoroso.<br />
55
56<br />
Il giro in barca sulle tranquille acque<br />
del fiume Iguaçu corona la nostra<br />
entusiasmante visita.<br />
Una puntata veloce al “Parque das<br />
Aves”, a <strong>di</strong>retto contatto con splen<strong>di</strong><strong>di</strong><br />
tucani, variopinti pappagalli e la<br />
maestosa aquila arpia, prima <strong>di</strong> ripartire<br />
per Rio.<br />
All’arrivo ci attende p. Ailton. Lui, il<br />
fratello e un amico ci accompagnano<br />
in questi giorni al Cristo Redentor<br />
Do Corcovado che dall’alto dei<br />
suoi 704 metri domina Rio e apre<br />
lo sguardo a un paesaggio mozzafiato,<br />
un susseguirsi <strong>di</strong> baie e spiagge.<br />
I morros, le colline aguzze a cui<br />
s’aggrappano le favelas, attraversano<br />
la città fino al mare, ritagliandola<br />
in <strong>di</strong>versi quartieri. Riconosciamo la<br />
Cattedrale <strong>di</strong> San Sebastiano, patrono<br />
della città. La visitiamo poco dopo:<br />
la forma conica, inusuale, gran<strong>di</strong><br />
finestre colorate e un cemento che<br />
già sembra più vecchio dei suoi soli<br />
34 anni <strong>di</strong> età.<br />
Il Pan <strong>di</strong> Zucchero non si concede,<br />
rimane avvolto nella nebbia. Scen<strong>di</strong>amo,<br />
passeggiamo lungo la spiaggia<br />
<strong>di</strong> Copacabana e ci gustiamo fresca<br />
acqua <strong>di</strong> cocco, <strong>di</strong>rettamente dal<br />
frutto.<br />
Ultima tappa ad Osasco, città attigua<br />
e ormai continuazione <strong>di</strong> San<br />
Paolo. Fondata da un piemonte-
se <strong>di</strong> Osasco, città della provincia <strong>di</strong><br />
Torino, conta oggi oltre due milioni<br />
<strong>di</strong> abitanti ed è sede vescovile. È<br />
qui che p. Pio e p. Carlo curano una<br />
grande parrocchia.<br />
Una visita a San Paulo dove nel 1554<br />
i gesuiti costruirono la missione che<br />
<strong>di</strong>ede il nome alla città e dove si può<br />
ancora ammirare il loro collegio.<br />
Praça da Sé con la cattedrale gotica.<br />
San Paolo ci colpisce con i suoi grattacieli<br />
a per<strong>di</strong>ta d’occhio, i capolavori<br />
firmati dall’architetto Oscar Niemeyer,<br />
morto recentemente all’età<br />
<strong>di</strong> 105 anni, la metropolitana modernissima.<br />
Attraversiamo l’Avenida<br />
Paulista, cuore del potere economico,<br />
che allinea le sue file <strong>di</strong> banche<br />
fino ad arrivare al MAPS, il museo<br />
d’arte, che ci regala inaspettatamente<br />
capolavori della pittura europea,<br />
da Bosch a Van Gogh.<br />
Il nostro viaggio volge alla fine, tanti<br />
sono stati gli stimoli, abbiamo tro-<br />
vato una natura maestosa, una terra<br />
<strong>di</strong> contrasti dove le cose più lontane<br />
e <strong>di</strong>verse convivono e si offrono<br />
mescolate, il tutto animato da una<br />
grande vitalità e un’ospitalità sincera<br />
e cor<strong>di</strong>ale.<br />
Giovanna e Alberto<br />
Trento<br />
57
58<br />
Un grande libro (Cronache dei PP. Venturini)<br />
Un sacerdote, impegnato in una delle nostra comunità nel trascrivere le cronache<br />
dell’Opera, ha voluto “tradurre” questa sua esperienza <strong>di</strong> contatto con la <strong>Congregazione</strong><br />
e la sua storia attraverso un breve componimento poetico. Un segno d’affetto<br />
che desideriamo con<strong>di</strong>videre su queste pagine.<br />
Un grande libro<br />
è aperto sulla mia scrivania.<br />
Memorie <strong>di</strong> uomini e santi<br />
storie terrene intrise <strong>di</strong> eternità<br />
attimi impressi su pagine antiche<br />
impronte <strong>di</strong> un uomo<br />
afferrato da Dio<br />
donatosi a uomini fragili<br />
resi forti dal Figlio.<br />
(A. Lettieri)
Conoscenza<br />
delle lingue<br />
E anche<br />
Dio rise<br />
Non molto tempo fa in occasione della or<strong>di</strong>nazione<br />
presbiterale del mio confratello p. Nivaldo<br />
sono andato in Brasile; è stata una esperienza<br />
molto arricchente, porto molti ricor<strong>di</strong> nel cuore: accoglienza<br />
ricca <strong>di</strong> calore, gran<strong>di</strong> spazi, colore, cultura... ma una cosa che non<br />
<strong>di</strong>menticherò è l’inizio del mio viaggio quando ho vissuto una vicenda che<br />
mi ha fatto capire quanto importante sia conoscere le lingue straniere. Il fondatore<br />
della mia congregazione, p. Mario Venturini, affermava che: “Un sacerdote<br />
è tante volte tale a seconda delle lingue che conosce”. Ahimé io conosco<br />
appena appena la lingua italiana, ho qualche infarinatura, ma proprio<br />
qualche spruzzo, <strong>di</strong> francese ma, in compenso, parlo bene il <strong>di</strong>aletto siciliano,<br />
però più in là non vado.<br />
In Olanda, all’aeroporto <strong>di</strong> Amsterdam, per una <strong>di</strong>sattenzione io e padre<br />
Paolo ci siamo persi <strong>di</strong> vista; ho avuto un momento <strong>di</strong> panico anche perché<br />
l’aeroporto internazionale <strong>di</strong> quella città è proprio enorme e inoltre la lingua<br />
olandese non so neppure dove sta <strong>di</strong> casa. Grazie al telefonino, benedetto chi<br />
l’ha inventato!, siamo riusciti a metterci in contatto e ci siamo ritrovati, quin<strong>di</strong>:<br />
tutto è bene ciò che finisce bene.<br />
Ho premesso questa introduzione per introdurre la storia realmente accaduta<br />
che vorrei raccontarvi e che ha come scenario proprio la terra brasiliana.<br />
Padre Lino, chiameremo così il nostro protagonista, è un prete italiano che ha<br />
deciso <strong>di</strong> vivere il suo ministero come missionario nella terra della Santa Croce,<br />
conosciuta come Brasile. Nei mesi precedenti alla partenza ha cercato <strong>di</strong><br />
compredere quella nuova cultura e i costumi <strong>di</strong> quel mondo con dei corsi intensivi<br />
al Centro missionario, ma un corso intensivo lo ha fatto anche per cominciare<br />
a masticare una lingua che, sì, è vicina al suo italiano, in quanto lingua<br />
neolatina, ma non tanto da permettere al nostro prete una padronanza<br />
senza inconvenienti.<br />
Una <strong>Congregazione</strong> <strong>di</strong> suore, durante il periodo <strong>di</strong> quaresima, aveva chiesto<br />
a p. Lino <strong>di</strong> andare in una loro casa a tenere una me<strong>di</strong>tazione su un testo<br />
dell’Esodo. In questa comunità c’erano delle sorelle sordomute, ma questo<br />
non doveva essere un problema, visto che ci sarebbe stata una sorella che,<br />
con il linguaggio dei segni, avrebbe comunicato ciò che p. Lino <strong>di</strong>ceva nel suo<br />
incerto portoghese-brasiliano.<br />
59
60<br />
La me<strong>di</strong>tazione cominciò con<br />
una breve introduzione che in<br />
simultanea fu tradotta dalla sorella<br />
con segni che un po’ affascinavano<br />
e un po’ confondevano<br />
il nostro oratore. Ad un<br />
certo punto volendo accennare<br />
al passo dove si parla del roveto<br />
ardente e Mosè che si accosta<br />
per vedere come mai questo<br />
arde ma non si consuma, p. Lino<br />
fece una citazione a braccio:<br />
- “Não se aproxime! Tire suas<br />
calças, parque o lugar onde<br />
estás é terra santa”.<br />
Ma subito notò la confusione della suora traduttrice che cominciò a fare cenni<br />
sconnessi e <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>nati e non più armonici come in precedenza. P. Lino evidentemente<br />
non comprendeva il linguaggio dei segni, ma capì che qualcosa<br />
non era andata per il verso giusto, anche perché alcune sorelle cominciarono<br />
a ridacchiare. Terminata la me<strong>di</strong>tazione, timidamente il nostro p. Lino chiese<br />
come mai le sorelle ridevano e come mai lei, mentre traduceva in segni,<br />
era andata tilt. La povera suora non voleva <strong>di</strong>re il motivo, ma pressata dalla<br />
curiosità del prete tradusse in italiano ciò che p. Lino aveva detto in portoghese:<br />
“Non avvicinarti oltre! Togliti i calzoni, perché il luogo sul quale tu stai<br />
è suolo santo!”. A quel punto scoppiò in una fragorosa risata, anche p. Lino<br />
rise a motivo della sua gaffe, le suorine ridevano ancora... e anche Dio e forse<br />
anche Mosè, lassù in alto, risero <strong>di</strong> cuore.<br />
p. Giò<br />
Il Cenacolo - Barcellona P. G. ME
Trahe me!<br />
Attirami, o Signore!<br />
Veramente tutta la mia vita è stata<br />
una continua attrazione a te.<br />
Quanto hai fatto, o mio Dio,<br />
per attirarmi al tuo Cuore benedetto e Sacerdotale!<br />
Padre Mario Venturini - dalle Memorie, 6 settembre 1943<br />
III
Quaderni <strong>di</strong> spiritualità<br />
via dei Giar<strong>di</strong>ni, 36/A<br />
38122 Trento