Il Regno Oscuro - Altervista
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<strong>Il</strong> <strong>Regno</strong> <strong>Oscuro</strong> – menestrello00@libero.it<br />
Lentamente tirò indietro il bacino liberandola la ragazza dalla propria presenza. Al contempo un<br />
rivolo di sperma fuoriuscì colandole lungo le gambe.<br />
“Finito?” domandò il capo dei soldati “abbiamo appena cominciato”<br />
A forza alzarono la ragazza dal letto, dove vi si stese un altro soldato. Quindi Giada fu messa a<br />
cavalcione su quest’ultimo. Sentì un altro pene violarle il suo sesso, introducendosi in mezzo alle<br />
sue gambe. Con maggior vigore e veemenza, questo soldato faceva forza sul letto con le gambe,<br />
spingendo verso l’alto il bacino, per penetrarla sempre più forte. Contemporaneamente da dietro il<br />
capo dei soldati si inginocchiò sul letto e, senza troppi complimenti, le penetrò l’ano. Giada ebbe un<br />
sobbalzo, ma i soldati la tenevano stretta, impedendole di muoversi.<br />
“Come mai non hai sanguinato puttanello?” le domandò il soldato sotto di lei “Dicono tutte di<br />
essere vergini, ma poi sono solo delle troie sfondate”<br />
“E’ aperta anche dietro questa puttanella” incalzò il capo che continuava, con sempre maggiore<br />
velocità, a scoparsela da dietro.<br />
“Basta… vi prego basta” diceva intanto Giada, con la voce rotta tra il piacere e il dolore. Gemeva<br />
sempre di più. Quasi urlava. Chiedeva di smettere ma non era certa nemmeno lei di desiderarlo.<br />
Sentiva le due presenze dentro di se, una dietro e una davanti. Entravano e uscivano a tempi alterni,<br />
lasciandola sempre e costantemente piena, senza darle pace o tregua. Incalzano, e se uno rallentava,<br />
l’altro accellerava. Sentì il piacere correrle dentro sempre di più. Mentre il giovane soldato era<br />
durato pochi minuti, questi due la possedevano da ormai dieci minuti e non davano cenno di venire.<br />
Provò un orgasmo. Poi il secondo. Quando fu sulla soglia del terzo, il capo uscì dal suo ano.<br />
“Vediamo quant’è sfondata questa troia” disse mentre indirizzò il suo membro verso il sesso di lei,<br />
già occupato dall’altro soldato. <strong>Il</strong> pene si fece spazio a forza, allargando ancora di pù quella figa già<br />
abbondantemente dilatata. Giada cercò di divincolarsi, ma intervennero gli altri due soldati a<br />
bloccarla. Quando entrambi furono dentro proseguirono con veemenza a scoparla per ancora<br />
qualche minuto. Li sentiva entrambi, penetrarla senza sosta. Senza pietà. Senza tregua. Non aveva<br />
mai provato nulla di così grosso e disarmante. Si sentiva così, bloccata sul suo letto, alla completa<br />
mercé di questi uomini. La cosa in qualche modo la eccitava da morire. Raggiunse il terzo orgasmo<br />
pochi secondi prima dei soldati. Entrambi le schizzarono dentro il proprio piacere, pulsando in lei.<br />
Sentì il calore dello sperma dei due che si sommava a quello che poco prima le era stato già<br />
schizzato dentro. La lasciarono lì, su quel letto, con la vagina grondante umori e sperma. Aveva il<br />
fiatone, era sfinita.<br />
“Ora tocca a me…” disse l’ultimo soldato, quello che fino ad ora era rimasto in disparte. Le si<br />
avvicinò e le porse il membro verso la bocca “Succhialo” le ordinò.<br />
Giada osservò quel nuovo pene, domandandosi se fosse riuscita a soddisfare anche lui. Per fortuna<br />
non dovette scoprirlo.<br />
“Non possiamo passare qui tutta la giornata… Ti rifarai con la prossima” pronunciò il capo “e se ti<br />
abbiamo lasciato un bambino in pancia, prega che sia il mio” concluse in tono di scherno<br />
guardandola, lì, stesa su quel letto con i vestiti stracciati e l’aria sfinita.<br />
Senza altre parole, i quattro lasciarono la casa. Alba, quando fu certa che tutto fosse finito, uscì dal<br />
baule e corse ad abbracciare la sorella.<br />
“Ti sei sacrificata per me… Mi hai salvata” pronunciò piangendo, non riuscendo a trattenere le<br />
lacrime per tutto ciò che aveva sentito lì, bloccata nel baule.<br />
“Già” rispose Giada ancora ansimante “L’ho fatto per salvarti” ma non riuscì a trattenere un piccolo<br />
sorriso.<br />
<strong>Il</strong> Barone Lorenzo Giulii viveva in una splendida e immensa magione nel cuore della Capitale<br />
dell’Impero. Era un uomo distinto intorno ai trent’anni. Nonostante fosse ancora giovane i capelli<br />
neri mostravano già qualche ciocca brizzolata. Era alto e slanciato e i suoi farsetti dei colori più<br />
eccentrici gli calzano a pennello, donandogli un aspetto regale. Aveva sempre il volto ben rasato e i<br />
capelli sistemati. Emanava sempre un buon profumo di fresco. Era decisamente un uomo di<br />
piacevole compagnia. Si accompagnava spesso con una donna un po’ più giovane di lui. Non era la<br />
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