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Storie torie di un tempo<br />
testo di Laura Ruffi natto<br />
laura.ruffi natto@libero.it<br />
disegni di Cristina Girard<br />
nonno, a scuola la<br />
maestra ha detto ël luv<br />
“Nonno,<br />
a conta nen le feje... o<br />
qualcosa del genere… ma cosa vuol<br />
dire?” chiede Matteo al vecchio Tunin<br />
che, seduto sulla panca di legno,<br />
respira il tramonto delle amate colline<br />
langarole. Tunin, classe 1924, una<br />
vita “vissuta” tra le vigne di Neive,<br />
a coltivare e produrre con orgoglio il<br />
suo arneis che ha il colore del miele<br />
e il profumo dei fi ori; un’esistenza<br />
passata a gustare un paesaggio dove<br />
si sovrappongono con eguale armonia<br />
vigneti, boschi, colori, odori. Tunin, si<br />
volta, guarda suo nipote e risponde:<br />
“Vuol dire che il lupo non conta le<br />
pecore…. perché le pecore, il lupo le<br />
mangia!” E aggiunge: “Matteo, devi<br />
sapere che ij proverbi a son ëd ritaj<br />
ëd Vangeli (i proverbi sono dei ritagli<br />
di Vangelo)”. Mentre fi nisce la frase,<br />
nonno Tunin, lento e con un briciolo<br />
di affanno, si alza ed entra in casa<br />
come a cercare qualcosa, che nascosto<br />
da tempo, si trova in fondo al terzo<br />
cassetto della massiccia dispensa in<br />
cucina.<br />
I proverbi, espressione della cultura<br />
popolare, di contadini, pastori e<br />
operai. I proverbi che rappresentano<br />
un tempo e un luogo, che raccontano<br />
una storia e la sua tradizione, essendo<br />
espressione di una saggezza maturata<br />
da quelle persone che hanno vissuto<br />
poche gioie e molte ansie. In molti ca-<br />
Il bue mangia il fi eno<br />
perchè non si ricorda<br />
che è stato erba<br />
Alla volpe<br />
non piacciono le ciliegie<br />
perchè non riesce a prenderle<br />
si sono una riproduzione di un mondo<br />
agricolo-artigianale, e protagonista è il<br />
contadino con la sua personalità fatta<br />
di mille contraddizioni: individualista<br />
e tormentato, religioso ma al tempo<br />
stesso dissacratore, irriverente nei<br />
confronti dell’autorità e del destino,<br />
serioso e talvolta volgare ma anche<br />
capace di pura poesia. L’origine dei<br />
proverbi si perde nella memoria dei<br />
tempi, inventati da “chissàchi” e sopravvissuti<br />
con il passaparola, sono<br />
stati consegnati da una generazione<br />
all’altra e hanno sostituito i libri quando<br />
ce n’erano pochi perché Ij proverbi<br />
a son la siensa dij pover (i proverbi<br />
sono la scienza dei poveri).<br />
Mentre Benedetto Croce li defi nì “il<br />
monumento parlato del buonsenso”,<br />
Nicolo’ Tommaseo disse che “se tutti<br />
si potessero raccogliere, e sotto certi<br />
aspetti ordinare, i proverbi italiani,<br />
i proverbi d’ogni popolo, d’ogni età,<br />
colle varianti di voci, d’immaginazioni<br />
e di concetti, questo, dopo la<br />
Bibbia, sarebbe il libro più gravido<br />
di pensieri”.<br />
La civiltà piemontese ha profonde<br />
radici contadine e nei secoli passati<br />
gli uomini trascorrevano molto tempo<br />
a contatto con la natura: il contributo<br />
delle bestie era fondamentale per la<br />
sopravvivenza e il rapporto tra l’uomo<br />
e gli animali era strettissimo anche a<br />
livello simbolico. Infatti “gli animali<br />
ben si prestano a rappresentare vizi<br />
e virtù dell’uomo” scrive Domenico<br />
Caresio nella sua Grande raccolta di<br />
proverbi piemontesi (GS Editrice).<br />
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