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L'isola di cemento - James G. Ballard.pdf - Autistici/Inventati

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Lo stesso valeva per la sua vista: Maitland era convinto che Proctor non stesse <strong>di</strong>ventando cieco, ma<br />

semplicemente preferisse affidarsi alle <strong>di</strong>ta tagliuzzate e al senso del tatto, non uscendo dai rassicuranti<br />

confini della sterpaglia dell'isola.<br />

Maitland si voltò verso il cassone del raccordo, con la lavagna <strong>di</strong> <strong>cemento</strong> bianco dove aveva<br />

scarabocchiato i suoi confusi messaggi. Schioccò le <strong>di</strong>ta, improvvisamente sicuro che <strong>di</strong> lì a poco tempo<br />

sarebbe riuscito a fuggire. Alzò la stampella come un maestro <strong>di</strong> scuola e la in<strong>di</strong>cò<br />

a Proctor.<br />

"Proctor, io ti insegnerò a leggere e scrivere."<br />

20<br />

Il battesimo dell'isola<br />

Seduto sul terreno umido vicino al cassone, Maitland guardava Proctor lavorare felice come un bambino<br />

sulla superficie <strong>di</strong> <strong>cemento</strong>. In meno <strong>di</strong> un'ora lo scolaro svogliato si era trasformato in un sollecito<br />

appren<strong>di</strong>sta: le lettere tremolanti del suo primo alfabeto cominciavano già a essere più<br />

nette e meglio tracciate. Usando tutte e due le mani, si accaniva sul <strong>cemento</strong>, sgorbiando le sue A e le<br />

sue X una vicino all'altra.<br />

"Ottimo, Proctor, hai imparato in fretta," si complimentò Maitland. Sentiva un certo orgoglio per il<br />

successo del vagabondo, come quando aveva insegnato a suo figlio a giocare a scacchi. "È una grande<br />

invenzione... perché non scriviamo insieme con tutte e due le mani?" Proctor contemplò felice il suo<br />

lavoro. Maitland gli <strong>di</strong>ede altre due matite per gli occhi rubate dalla camera <strong>di</strong> Jane. Il bestione lo prese<br />

per un braccio, come a rassicurarlo della serietà del suo impegno. Dapprincipio, quando Maitland aveva<br />

scritto le prime lettere dell'alfabeto, Proctor non aveva<br />

voluto<br />

nemmeno<br />

guardarle,<br />

raggomitolandosi<br />

come<br />

se<br />

racchiudessero una spaventosa male<strong>di</strong>zione. Dopo <strong>di</strong>eci minuti <strong>di</strong> sforzi era riuscito a vincere il suo<br />

timore, e il cassone era già coperto <strong>di</strong> lettere scarabocchiate.<br />

Maitland si trascinò al fianco <strong>di</strong> Proctor. "Non ci vuole molto, hai visto?... Quanti anni hai sprecato... Ora<br />

ti mostro come si fa a scrivere alcune parole. Con quale vuoi che cominci... circo, acrobata?" Le labbra <strong>di</strong><br />

Proctor si mossero senza suono; poi, timidamente balbettò:<br />

"P... P... Proctor".<br />

"Il tuo nome? Ma certo, non ci avevo pensato. È un momento memorabile." Maitland gli <strong>di</strong>ede un<br />

buffetto sulla schiena. "Guarda, adesso. Voglio che tu ricopi questo in lettere alte un metro." Prese a<br />

Proctor un pastello e scrisse:

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