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1 - Commissione Grotte Eugenio Boegan

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SOCIETA ALPINA DELLE GIULIE-<br />

COMMISSIONE GROTTE "EUGENIO B ~EG<br />

GROTTA GIGANT<br />

7- 7 & 'e<br />

> *<br />

) I<br />

i"


ATTIVITA E RIFLESSIONI DELLA COMMISSIONE GROTTE "E. BOEGAN"<br />

Supplemento semestrale ad "ATTI E MEMORIE" - Anno XVIi, N. 2 -dicembre 1994<br />

EDITORIALE<br />

Da sempre la speleologia ha più anime, da sempre I'universo speleologico è<br />

formato da persone che interpretano la grotta in modo diverso.<br />

I vuoti, siano essi naturali che artificiali, sono cercati, visitati, utilizzati, per le più<br />

svariate motivazioni. C'è chi lo fa per diletto e chi per denaro, chi per sfidare sè<br />

stesso e chi per sfidare gli altri, chi per allontanarsi dai problemi esterni e chi per<br />

procurarsi e10 procurare problemi con cui giustificare la propria esistenza.<br />

C'è chi si accontenta di trovare una grotta nuova ampliando a tutti il patrimonio<br />

speleologico, chi trasforma la cavità in una sorta di propria seconda identità<br />

celandola, chi vi si avventura assolutamente sguarnito, chi si trasforma in<br />

un'esposizione di attrezzature, chi ci va da solo, chi vuole intorno a sè il massimo<br />

calore umano.<br />

C'è chi cammina e chi guarda, chi scende e chi vola, chi fotografa e chi ammira.<br />

Ci sono quelli che non sono contenti se non raccolgono qualcosa e quelli che<br />

vorrebbero raccogliere ma rispettando l'ambiente. Quelli che portano in superficie<br />

dati e campioni, quelli che tornano alla luce con la mondezza lasciata da altri.<br />

Quelli che cercano di attirare nuovi interessati, quelli che vorrebbero tutte le grotte<br />

solo per sè od al massimo per i due o tre amici di turno.<br />

C'è chi passa il tempo prima a studiare come cercare e poi a cercare, c'è chi il<br />

tempo libero lo utilizza per conoscere quello che altri hanno cercato e trovato.<br />

C'è chi è ammalato di protagonismo, chi di misoginia; c'è chi crea e chi fa fotocopie.<br />

C'è chi di testa o di fisico è giovane e si sente vecchio, chi è vecchio e si sente<br />

giovane.<br />

Penso che la forza della speleologia sia proprio questa miscela di culture, interessi,<br />

possibilità, piaceri diversi.<br />

Mi pare di notare però un sempre più ampio e lacerante distacco fra tutte queste<br />

anime: sempre più esse divengono specialistiche, sempre più la "speciaiizzazio-<br />

ne" porta all'incomunicabilità fra specializzati.<br />

Persone o gruppi sempre più esigui di persone accomunate da specifici interessi,<br />

si chiudono in sè stessi mal tollerando le incursioni degli "altri". Quasi una sorta<br />

(mi sia concesso l'uso di un vocabolo forte) di razzismo.<br />

Così però si perde uno dei vantaggi della collegialità della speleologia, che è il<br />

continuo confronto di idee, abitudini, esigenze, realtà umane diverse. E solo il<br />

confronto continuo e sereno, a mio parere, porta all'arricchimento della mente e<br />

deli'animo.<br />

Franco Gucchi


SOMMARIO<br />

EDITORIALE Franco Cucchi 1<br />

RIFLESS!ONI<br />

1883 Dalle stelle alle stalle<br />

RICERCA<br />

Natale Bone 4 :<br />

Nord più venti gradi est. Considerazioni su di un<br />

sistema di fratture incarsite Fabio Forti 6<br />

Aspetti botanici del Pozzo Doppio ad ovest dei Monte Voistri EI~~ POI 10<br />

TRIBUNA<br />

Una diatriba durata un secolo Roberta Samichi 15 1<br />

A chi giova la speleoiogia Fabio Forti 16 1<br />

CARSO<br />

La galleria dei "<strong>Grotte</strong>narbeiter' nella Grotta<br />

delle Torri di Slivia<br />

Grotta presso lo stagno di Colludrozza<br />

Franco Gherbaz<br />

Bosco Natale Bone<br />

19<br />

21<br />

l<br />

i<br />

!<br />

Ramo dei Rabdomanti. Due parole descrittive pino Guidi 23<br />

FRIULI 1<br />

PROGRESSIONE: Attività<br />

e riflessioni della <strong>Commissione</strong><br />

Gmtte "<strong>Eugenio</strong><br />

<strong>Boegan</strong>. . società<br />

delle Giulie, Sezione di<br />

osano le aquile<br />

Labirinto verticale<br />

Massimiliano Fabi<br />

~anosla ~essallo<br />

26<br />

27 I<br />

Trieste del Club Alpino<br />

Italiano. Supplemento ALTRE ZONE D'ITALIA<br />

semestrale ad "Atti e<br />

Memorie", Direttore responsabile<br />

Franco Cuc-<br />

Su Bentu Urnberto Tognolii 29<br />

chi. Anno XVII, n. 2 - dicembre<br />

1994 O Direttore: SLOVENIA E CROAZIA<br />

Franco Gherbaz Li Segretario<br />

di redazione: Flavio<br />

Vidoni= Redazione:<br />

Giacomo Nusodorfer,<br />

Pezzolata, Franco<br />

Tiralonga, Umberto TOgnolli<br />

O Grafica: Adriano<br />

Campo Kanin '94<br />

Nel cuore dell'istria sulle tracce di Emilio Comici<br />

Aggiornamenti catastali in Slovenia<br />

Aggiornamenti catastali in Croazia<br />

Robedo Antonini<br />

Roberto Ive<br />

Umberto Mikolic<br />

Umberto foikoiic<br />

32<br />

33<br />

36<br />

37<br />

l<br />

j<br />

1<br />

Stok O Direzione, Redazione,<br />

Corrispondenza:<br />

Commisslone <strong>Grotte</strong> "<strong>Eugenio</strong><br />

<strong>Boegan</strong>' - Società<br />

Alpina delle Giulie, via<br />

Machiavelli. 17 - 34132<br />

rrieste .T~I. (040) 6304B4<br />

FAX (040) 368550 2<br />

ESTERO<br />

Inseguendo Bassaburuku Massimilano Fabi, Massimiliaiaoo Palmieri<br />

progetto<br />

Paola Pezzoiato<br />

Cronaca semiseria delle esplorazioni nel Rio "La Venta" p,/, p ,~,t,<br />

41<br />

43<br />

46<br />

Stampato a cura della<br />

Grotta Gigante U Foto- VARIE<br />

composizione e stampa:<br />

Centralgrafica - Trieste Grotta Gigante Roberto Bamcchi 50<br />

l<br />

j<br />

i<br />

l<br />

I<br />

!


NARRATIVA<br />

SOMMARIO<br />

Belagrota nstoifo 52<br />

STORIA p~<br />

Girolamo Agapito: 150 anni dalla sua morte Egizio Fereone 59<br />

ANNIVERSARI<br />

- ~ -ACCADDE<br />

IERI<br />

Grotta dei Morti (VG 15) Franco Gherbsz 61<br />

Ceni'anni or sono venivano sciolti I'Hades Verein<br />

ed il Club dei Sette Pino Guidi 61<br />

La presidenza di <strong>Eugenio</strong> <strong>Boegan</strong> Pino Guidi 62<br />

Gruppo <strong>Grotte</strong> Carlo Debeljak Franca Tiraiongo 62<br />

-<br />

NOTIZIE IN BREVE<br />

Ricordati i presidenti Carlo Finocchiaro ed <strong>Eugenio</strong> <strong>Boegan</strong> pino ~"idi 65<br />

Una cerimonia a Pradis. domenica 2 ottobre 1994 Fabio Fofli 67<br />

CONVEGNI<br />

Alcadi 94 Egizio Farsone 68<br />

15" incontro amichevole degli entomologi di Carinzia.<br />

Slovenia e Friuli -Venezia Giulia Giorgio Colombeffa 69<br />

17" Congresso Nazionale di Speleologia Pino ~uidi 69<br />

Carso. un parco senza confini - Relazione su di un convegno ~ ~ ~ ~ bf li i ~<br />

Convegno "Folklore, immaginario popolare e grotte" Egizio Fareane 72<br />

BIBLIOTECA<br />

El Teston de Grota ~aalo Pezzolato 74<br />

Tecniche di grotta ~aolo Pezzoiato 74<br />

Nuove dalla Sardegna Pino Guidi 74<br />

ltaly underground P~OIO ~ezzolato 75<br />

Oltre l'Orlo PSOIO Pezzoiato 75<br />

Il punto sui castellieri Egizio Faraons 75<br />

NOVITA EDITORIALI<br />

P-<br />

~ a<br />

70<br />

.-<br />

cura di Pino Guidi 76<br />

ULTIME DALLA REGIONE a cura di G. Nussdorfer<br />

(con la caiiaborszlone di G. Benedetti) 78<br />

~ ~<br />

RIMEMBRANZE<br />

Bruno Redivo (1914-1994) Pho Guidi 80<br />

Disegni:<br />

Sabrina Ivicevic<br />

Maria Grazia Polli<br />

Paolo Pezzolato<br />

Adriano Stok<br />

Fotografie:<br />

Archivio GGCD<br />

Roberto Antonini<br />

Egizio Faraone<br />

Adriano Lamacchia<br />

Dario Marini<br />

Marino Medica<br />

Massimiliano Palmieri<br />

Giulio Perotti<br />

Paolo Pezzolato<br />

Elio Polli<br />

Franco Tiralongo<br />

Umberto Tognolli<br />

Luca Vidmar<br />

Nico Zuffi<br />

In copeflinfina:<br />

Gmtta Su Bentu: nel<br />

Ramo dei Laghi.<br />

(Foto: U. Tognoili)


RIFLESSIONI<br />

DALLE STELLE ALLE STALLE<br />

di Natale Bone<br />

isolvendo un aneddoto enigmistico, mi è capitato di ottenere questa eloquente<br />

frase: "Noi sognamo sempre di trovare un'isola meravigliosa, ma non la trovia-<br />

mo mai ... e anche se la trovassimo non crederemmo mai che fosse la più bella<br />

e subito la lasceremmmo per cercarne un'altra". Il lettore non me ne voglia se<br />

non cito l'autore (straniero) di detto pensiero, il cui nome mi e completamente uscito di<br />

mente. Secondo il mio modo di pensare la frase in se stessa rende palese I'incontenta-<br />

bilità del genere umano. Ma quello che più mi ha colpito, e il fatto che si adatta magni-<br />

ficamente alla speleologia: se sostituiamo la parola "isola" con "grotta" il gioco e fatto.<br />

Questo è forse il primo e recondito motivo per cui noi vecchi (attenzione! Ho tolto<br />

intenzionalmente le virgolette tra le quali di solito scrivo la parola "vecchi") della "Squadra<br />

scavi" abbiamo deciso, e mi auguro solo momentaneamente. di sospendere i lavori di<br />

ricerca nella grotta Gualtiero Savi.<br />

Il secondo motivo consiste nell'incontestabile fatto che ogni componente della citata<br />

"Squadra" ha sul groppone un centinaio e passa di uscite in detta cavità e pertanto si è<br />

reso assolutamente necessario cambiare gli orizzonti. In tal modo abbiamo potuto risol-<br />

vere alcuni problemi, sempre attinenti alla nostra attività, che nel frattempo si erano<br />

accumulati.<br />

Il terzo motivo - il più penoso - è rappresentato da certe vicende che, successe a suo<br />

tempo, continuano piu o meno velatamente a persistere amareggiandoci. Detti contrasti<br />

forse non sarebbero mai sorti se tutti noi avessimo avuto sotto gli occhi questa significa-<br />

tiva frase di Eschilo: "La tracotanza, quando dà i suoi frutti, produce la spiga dell'errore,<br />

e la messe che vi si raccoglie è fatta solo di lacrime".<br />

Cosi, abbandonando le meraviglie della grotta "Gualtiero", abbiamo iniziato i soliti<br />

lavori di disostruzione ed ampliamento di varie cavità del nostro Carso. Siamo ritornati, in<br />

definitiva, alle nostre origini fatte di lavori a volte massacranti e per di più poco remune-<br />

rativi. Come ho avuto occasione di scrivere su precedenti numeri di Progressione, siamo<br />

tornati a "guazzare nell'infimo": dalle stelle alle stalle. insomma.<br />

Comunque, alla conclusione delle nostre fatiche, abbiamo arricchito il Catasto grotte<br />

di una decina di nuove cavità che. data la loro scarsa "importanza", non andrò certo qui<br />

a descrivere. L'unico "buco" degno di nota (l'ultimo in ordine cronologico) consiste in un<br />

bel pozzone molto ampio e concrezionato che con tre salti porta alla profondità di sessan-<br />

ta metri. L'ingresso centimetrico di questa grotta che, una volta tanto, è stato reso agibile


RIFLESSIONI<br />

con pochi minuti di lavoro, ci venne segnalato da una persona che nulla ha a che fare con<br />

la speleologia (ti pareva!).<br />

A nostra scusante possiamo addurre il motivo che la cavità si apre in una zona<br />

cosiddetta "coperta" e boscosa e che, per giunta, il suolo è costituito da dolomie e brecce<br />

dolomitiche. Con questi presupposti sussisteva la convinzione che in tali luoghi il fenome-<br />

no ipogeo fosse quasi o del tutto inesistente. Convinzione oltremodo errata, come del<br />

resto si è potuto già constatare; ma anche di questo ho scritto qualcosa tempo addietro.<br />

Conclusi per il momento i lavori "facili" (si fa per dire), abbiamo accarezzato - ed in<br />

parte già messa in pratica - l'idea di andare a "spezzare le reni" (e speriamo non accada<br />

il contrario) alla immane, mitica e problematica frattura interna del "Pignaton de Gropada<br />

(273 VG). Molti gruppi speleologici triestini, nel corso degli scorsi decenni. ci hanno<br />

provato senza alcun risultato ma noi, con i potenti mezzi di demolizione del nostro Glauco,<br />

speriamo di riuscire a forzarla e sciogliere così l'enigma secolare che tale frattura nascon-<br />

de. Sono aperte tutte le ipotesi possibili (poche) ed impossibili (molte). Con un poderoso<br />

colpo di fortuna potremmo anche raggiungere le maestose gallerie del complesso della<br />

grotta "Skilan" che serpeggiano trecento metri più in basso (sic), oppure trovare un nuovo<br />

abisso a sè stante o un'altra grotta simile alla "Gualtiero", oppure ... niente!<br />

Prima di concludere questo mio "allegorico" scritto debbo confessare che, in questo<br />

momento di addii. ritiri e congedi in seno al nostro Sodalizio (assurdi a mio parere),<br />

anch'io sono stato e sono tuttora tentato di abbandonare la vecchia "Squadra scavi" per<br />

dedicarmi alla speleologia "contemplativa". Per svolgere questo tipo di attività non si<br />

rendono necessari scalpelli. mazze, trapani demolitori, bussole e cordelle metriche. Basta-<br />

no qualche buon tratto di corda ed i marchingegni personali di discesa e risalita. Eliminerei<br />

così, come con un colpo di spugna, mostruose fatiche per scavi, rischi di mazzate sulle<br />

mani e sulle tibie. Non diventerei pii scemo a ricavare rilievi topografici da appunti sca-<br />

rabocchiati su fogli sdruciti ed infangati.<br />

Sarebbe bello e tanto piu comodo discendere in grotte ed abissi che I'amico Ragno<br />

continua con entusiasmo a propormi alla faccia dei suoi quarantasei anni suonati. <strong>Grotte</strong><br />

ed abissi che in gran parte ho già visitato tanti anni fa ma che mi farebbe piacere rivisitare.<br />

Sono sicuro che vivrei attimi di intensa gioia e profonda mestizia. In quegli attimi stessi<br />

mi potrei paragonare addirittura al Carducci ed ai suoi intramontabili cipressi anche se, al<br />

contrario di Lui, io celebrità non sono di certo diventato.


RICERCA<br />

NORD PIU' VENTI GRADI EST<br />

CONSIDERAZIONI SU DI UN SISTEMA<br />

DI FRATTURE INCARSITO<br />

(Un omaggio ai giovani da un<br />

"vecchio speleologo")<br />

stato osservato che la massima parte delle<br />

"grotte a pozzo", ossia quelle,a struttura<br />

subverticale. si sono imp0state;sul Sistema<br />

di fessurazione orientato grosso modo se-<br />

condo SSW-NNE, che si può anche impro-<br />

priamente definire come direzionato verso:<br />

N+20°E.<br />

PREMESSA<br />

Dai principi generali di carsismo abbiamo CONSIDERAZIONI GEOLITOLOGICHE E<br />

appreso che se non esiste una discontinuità DEFORMA TIVE<br />

nella roccia calcarea. la penetrazione in pro- Le rocce che costituiscono il Carso Trifondità<br />

delle acque non awiene.<br />

estino sono prevalentemente carbonatiche<br />

Per "soluzione di continuità" si intende (calcaree e dolomitiche), subordinatamente<br />

la separazione dei blocchi rocciosi, deter- marnoso-arenacee in facies di Flysch. L'età<br />

minata da fattori disgiuntivi sia sedimentari. per le assise carbonatitiche va dal Cretacisia<br />

tettonici. Le acque penetrano un po' alla co inferiore (Albiano) all'Eocene medio, per<br />

volta in corrispondenza di queste disconti- il Flysch fino all'oligocene. Le rocce più imnuità,<br />

operando una graduale ma progres- portanti agli effetti del carsismo, sono quelsiva<br />

dissoluzione e quindi un allargamento. le calcaree della "Facies a Rudiste".<br />

Il piano diviene cosi "permeabile" e, da una Il Carso Triestino è. secondo una geostruttura<br />

bidimensionale (le due facce del logia di tipo "storico, un'anticlinale ad asse<br />

piano accostate), si giunge ad una tridimen- "dinarico" (SE-NW) che lungo il fianco<br />

sionale, ossia ad un vero e proprio "vuoto", sudoccidentale passa, per certi Autori ad<br />

cavità o grotta, a piacere delle varie defini- una flessura, per altri ad una piega-faglia. I<br />

zioni ge~m~rf~l~gi~~-~a~i~he. principali sistemi deformativi sono dati da<br />

Tutte le grotte, siano queste a sviluppo fratturazioni orientate secondo SE-NW di<br />

suborizzontale del tipo a galleria, oppure a tipo "dinarico", incrociate con sistemi di fratsviluppo<br />

verticale e quindi a pozzo, hanno turazione orientati secondo SW-NE. definiti<br />

avuto. in tempi diversi una simile origine. di tipo "alpino", per altri "antidinarico". Su-<br />

La loro genesi e successivo sviluppo, han- bordinate a questi. vi sono delle orientaziono<br />

sempre seguito, o meglio sono awenuti ni di tipo "vicariante", ossia secondo SSEin<br />

corrispondenza di una o più soluzioni di NNW, E-W, ESE-WNW, SSW-NNE,<br />

continuità. Cosi nella "preistoria" delle ri- WSW-ENE. più raramente secondo S-N. Il<br />

cerche carsiche.<br />

complesso carbonatico è inoltre percorso<br />

Il presente lavoro vuole considerare un da numerose "faglie", aventi anche queste<br />

fattore "carsogenetico" che a mio avviso è delle direzioni prevalenti ed altre secondastato<br />

sempre piuttosto trascurato o per lo rie, principalmente orientate secondo i due<br />

meno sottovalutato: la penetrazione delle grandi sistemi: SE-NW e SW-NE. Altre imacque<br />

nei sistemi di fessurazione della roc- portanti faglie sono pure orientate secondo<br />

cia può avvenire, quasi esclusivamente, in E-W. In assoluto, la maggioranza delle faquelle<br />

soluzioni di continuità di "tipo bean- glie è di tipo "trascorrente".<br />

te", secondo me. quasi esclusivamente nelle Negli anni '80 si è avuta una profonda<br />

soluzioni di continuità "beanti" originate dagli evoluzione delle conoscenze geologiche di<br />

sforzi distensivi che hanno "aperto" o me- tutta l'area carsica, dalla zona dell' Alto<br />

glio "divaricato" anche di pochissimo le due Carso delle Selve di Tarnova, Piro, Idria,<br />

facce del piano di frattura. Le acque di della Piuca, agli altostrutturali del Monte<br />

penetrazione carsica "prediligono" eviden- Nevoso, al Basso Carso "Classico" (Penitemente<br />

le vie più aperte nella loro circola- sola Istriana compresa). Restringendo il<br />

zione sotterranea..<br />

nostro ragionamento al solo Carso Classi-<br />

Sul Carso Triestino, in particolare, è co, (ex Carso Triestino - I.s.), questo viene


definito dagli studiosi sloveni, una "piatta-<br />

forma carbonatica parautoctona", in sposta-<br />

mento verso SW. La "Struttura embriciata<br />

della Cicceria" interposta tra "il Carso" e la<br />

"piattaforma parautoctona di Capodistria",<br />

attraversa l'area carsica nella sua parte me-<br />

ridionale. ad iniziare dalla Val Rosandra e<br />

seguendo poi, lungo tutta la Costiera Trie-<br />

stina, fino a Monfalcone. Nella zona di "pas-<br />

saggio" tra "il Carso" e la "struttura embri-<br />

ciata", è presente una faglia inversa la<br />

quale, in quasi tutta la sua estensione, pre-<br />

senta notevoli fenomeni di "sovrascorrimen-<br />

to". Nell'area che va dalle Sorgenti di Auri-<br />

sina a Sistiana-Duino. vi è un contatto<br />

(sempre per faglia) tra i calcari del Cretaci-<br />

co superiore ed il Flysch eocenico-oligoce-<br />

nico. In pratica il "vecchio modello" struttu-<br />

rale del Carso, al quale fino a poco tempo<br />

fa tutti noi facevamo riferimento, è stato<br />

sostituito da uno più moderno e dinamico,<br />

più adatto a giustificare i dati geologico-<br />

strutturali emersi dagli studi svolti in Italia<br />

ed in Slovenia negli ultimi quindici anni.<br />

Il nuovo modello strutturale e concet-<br />

tualmente completamente diverso per cui<br />

la configurazione tettonica di quest'area<br />

cambia totalmente e con essa anche il<br />

"modello carso-morfologico".<br />

RAPPORTI TRA GEOLOGIA DELLE<br />

ASSISE CARBONATICHE E<br />

CAR~IFICABILIT~<br />

È stato ampiamente dimostrato, che la<br />

solubilità varia in funzione del diversificarsi<br />

delle condizioni litologico-petrografiche, stra-<br />

tigrafiche e deformative, il che conduce a<br />

diversi "gradi della carsificabilita.<br />

Ad un "massimo carsificabile". corrispon-<br />

de la presenza di rocce micritiche (fanghi<br />

microcristallini), molto pure con scarso con-<br />

tenuto fossilifero, bene e potentemente stra-<br />

tificate ed aventi una "frequenza" dei siste-<br />

mi di fratturazione di tipo metrico.<br />

Ad un "minimo carsificabile". corrispon-<br />

de la presenza di rocce sparitiche, impure<br />

per vari contenuti terrigeni, talora molto<br />

fossilifere, più o meno fittamente stratifica-<br />

te ed aventi una "frequenza" dei sistemi di<br />

fratturazione di tipo decimetrico.<br />

RICERCA<br />

Tra queste due carsificabilità teoriche<br />

estreme esiste ancora un'infinito numero di<br />

possibilità intermedie, dovute alla grande<br />

varietà di rocce calcaree.<br />

Le rocce dolomitiche, bene presenti nelle<br />

assise carbonatiche del Carso, hanno un<br />

"grado di carsificabilita estremamente bas-<br />

so e si comportano agli effetti della disso-<br />

luzione, con dei valori definiti "semicarsici"<br />

o "paracarsici".<br />

ANALISI DEI SISTEMI DI<br />

FRA TTURAZIONE "PREFERITI" DALLA<br />

DISSOLUZIONE<br />

La solubilità più o meno elevata del<br />

mezzo roccioso, non è sufficente per pro-<br />

durre un fenomeno carsico ipogeo. se non<br />

vi è il concorso delle soluzioni di disconti-<br />

nuità, ovvero dei sistemi di fessurazione. A<br />

questo punto la nostra analisi deve affron-<br />

tare alcune considerazioni dovute alla con-<br />

statazione che non tutte le fratture sono<br />

incarsite.<br />

Seguendo scavi fondazionali in rocce<br />

carbonatiche carsificabili e i fronti di abbat-<br />

timento delle delle numerose cave che co-<br />

stellano le aree di affioramento di svariati<br />

litotipi calcarei, si osserva che i sistemi di<br />

fessurazione della roccia sono tantissimi, le<br />

fratture sono ovunque, ma quelle "incarsi-<br />

te" sono assai poche. Ciò significa che le<br />

acque di penetrazione non seguono tutte le<br />

discontinuità ivi presenti. In altre parole il<br />

veicolo di penetrazione delle acque esterne<br />

in profondità nelle rocce carsiche sono si le<br />

fratture, ma non tutte, e perchè solo alcune?<br />

Ponendo attenzione alle aree di culmi-<br />

nazione anticlinalica secondarie, presenti in<br />

varie parti del Carso Triestino, si è potuto<br />

constatare una costante presenza di cavità<br />

"a pozzo". Le culminazioni sono strutture di<br />

tipo "distensivo" e pertanto "raccolgono"<br />

elementi strutturali deformativi di tipo 'be-<br />

ante"; cosicche in queste condizioni vi è<br />

una maggiore possibilità da parte delle<br />

acque di andare in profondità con una "so-<br />

lubilità dinamica" più spinta: ed ecco la mag-<br />

gior presenza di questo tipo di cavità ed<br />

anche di vaste ed importanti doline.<br />

Tuttavia la direzione del piano della frat-


RICERCA<br />

tura principale che aveva condizionato la<br />

"genesi" delle cavità a pozzo, era costantemente<br />

"piazzato" sulla direzione SSW-NNE<br />

verticale (una direzione quindi secondo:<br />

N+2Zm30'E - S+22"30'W), in altri termini<br />

veniva rilevata, grosso modo una direzione<br />

N+20mE. Questa poteva anche oscillare<br />

entro i valori compresi tra N+lOmE e<br />

N+3OnE.<br />

Si è andati allora a cercare quali erano<br />

le fratture condizionanti lo sviluppo delle<br />

cavità a pozzo, in altre situazioni "tettoniche".<br />

La sorpresa è stata che dalla Val<br />

Rosandra al M. Lanaro, alle Bocche del Timavo.<br />

lungo il bordo dell'altopiano, come in<br />

qualsiasi situazione tettonica presente sul<br />

Carso, quasi tutte le cavità a pozzo erano<br />

impostate sull'asse SSW-NNE. Per fare solamente<br />

qualche significativo esempio, cosi<br />

è per la celebre "Grotta dei Morti". sul fianco<br />

sudoccidentale del M. Calvo. per la "Grotta<br />

Costantino Doria", posta quasi al "centro"<br />

del Carso Triestino e, per l'ultima nata<br />

la "Grotta Skilan", il cui pozzo interno di<br />

140 m è "piazzato" proprio su di un sistema<br />

N+20eE.<br />

Ritornato per compiere delle verifiche<br />

alpino o antidinarico".<br />

- Le fratture orientate secondo il siste-<br />

ma SSW-NNE sono quasi sempre le meno<br />

frequenti, ma indubbiamente le piu incarsite.<br />

Ciò che meraviglia è la costante presenza<br />

di questo sistema (N+20"E) che non sembra<br />

legato in alcun modo alla struttura dinamica<br />

dell'orogenesi di questi territori, di chiara<br />

derivazione "dinarica" (SE-NW).<br />

Ma perchè solo questo sistema di fes-<br />

surazione e "beante" e quindi "prevalente-<br />

mente" incarsito?<br />

È mia opinione che laddove siamo in<br />

presenza di sistemi di fessurazione "aperti"<br />

e quindi anche "beanti", tutto il complesso<br />

delle "spinte" tettoniche dovrebbe essere<br />

prevalentemente di "tipo distensivo"<br />

Questo quadro dinamico contrasta con il<br />

concetto della compressione dovuto allo scon-<br />

tro delle "zolle" o "microzolle" continentali.<br />

Altra importante osservazione è che il<br />

sistema di fessurazione secondo SSW-NNE<br />

è. dal punto di vista "geologico- temporale",<br />

indubbiamente secondario e non primario.<br />

Tutte le cavità "a pozzo" impostatesi su<br />

questo sistema intercettano quasi sempre<br />

degli altri sistemi incarsiti preesistenti.<br />

nel e CJ m naz oni antic na icne present su<br />

nostro Carso con ~ nndaoine ' ai: acc~rata<br />

Solo a cun esempt<br />

- var POZZI della Grotta d Trebic ano<br />

ho potuto constatare che ;a "struttura" non e la ~averfia Lindner.<br />

c'entra. In tutti questi casi per una serie di - Il pozzo di accesso alla "Grotta Doria"<br />

combinazioni litostratigrafiche le culminazio- e la galleria sottostante.<br />

ni anticlinaliche presenti nei pressi di Gabrovizza,<br />

Monrupino - Fernetti, M. Gaia<br />

- Il grande pozzo interno della Grotta<br />

Skilan e le immense gallerie poste costan-<br />

- Gropada, sono costituite da calcari dotati temente alla quota di -200 m dall'attuale<br />

di un "alto grado di carsificabilità" per cui vi piano di campagna.<br />

è una logica presenza di un maggior nume- Tutte queste osservazioni conducono ad<br />

ro di cavità verticali. indipendente' dalla una importante considerazione: questo siposizione<br />

anticlinalica dell'affioramento roc- stema di fessurazione si e formato non solo<br />

cioso.<br />

ad "orogenesi" da tempo awenuta, ma anche<br />

in un carsismo già abbastanza avanzato.<br />

IPOTESI GENETICA DEL SISTEMA DI Bisogna a questo punto dire che tutto<br />

FESSURAZIONE N+2OSE<br />

ciò che è stato qui esposto e chiaramente<br />

Dalle numerose indagini statistiche ese- solo un'ipotesi e che essa contrasta con<br />

guite in svariati punti del Carso, ho potuto concetti che venivano dati abbondantemente<br />

osservare che tutte le analisi hanno dato per scontati, sia riguardo alla struttura gegrosso<br />

modo i seguenti risultati:<br />

- Prevalenza dei sistemi di fessurazione<br />

ologica del nostro Carso sia per quanto riguarda<br />

l'evoluzione del "carsismo". Evidenlegati<br />

al "trend dinarico" incrociate con quel- temente cosi non è. Mi rendo conto che è<br />

l'altro sistema definito "derivato dal sistema difficile "capire" questo strano meccanismo,


ma forse se si parte da delle "ipotesi gene-<br />

tiche" completamente diverse, allora questo<br />

curioso fenomeno potrebbe rientrare in un<br />

quadro geodinamico piuttosto interessante.<br />

Non ritengo sia questa la sede per apri-<br />

re una improduttiva discussione sulla validi-<br />

tà delle varie teorie esistenti sulla genesi<br />

ed evoluzione degli "orogeni", mi permetto<br />

solo di suggerire che seguendo i concetti<br />

indicati da una proposta nuova e affasci-<br />

nante chiamata della "Terra in espansione".<br />

questi nostri modesti segni geodinamici rien-<br />

trano con facilità nel quadro assai comples-<br />

so della grande "gerarchia delle dimensio-<br />

ni" che va dalle espansioni continentali e<br />

fino alle fratture poligonali del terzo e del<br />

quarto ordine a livello ad esempio della strut-<br />

tura del Carso Triestino. Questi nostri siste-<br />

mi di fessurazione potrebbero essere di<br />

quinto ordine, non ancora segnalati. In altre<br />

parole: ..." Tutte le regioni della superficie<br />

della Terra, ad eccezione dei sedimenti piò<br />

recenti, che tendono a cedere piuttosto che<br />

a fratturarsi, acquisiscono due sistemi di<br />

giunti quasi ortogonali tra loro, con interse-<br />

zioni quasi verticali. Sono queste le giun-<br />

zioni epimgeniche (tipiche dei continenti) che<br />

si adattano alla curvatura superfinale de-<br />

crescente della Terra". (S. WARREN CAREY<br />

- La Terra in espansione, 1986, BCM 936,<br />

Laterza).<br />

Verrà a questo punto fatto osservare che<br />

qui si parla di "due sistemi di giunti quasi<br />

ortogonali". mentre il presente lavoro consi-<br />

dera uno solo. ossia il sistema SSW-NNE;<br />

e l'altro?<br />

In chiusura e sommessamente vi dico<br />

che forse ho il timore di aver "visto" anche<br />

l'altro. ma non sono certo di averlo bene<br />

inquadrato e non so perciò se posso già<br />

"inserirlo" in questo nuovo sistema "genetico".<br />

Si tratta dell'unica segnalazione finora<br />

fatta sull'intero Carso Triestino. Mi riferisco<br />

al modesto lavoro, forse mai letto e già<br />

dimenticato: Fa. FORTI & Fu. FORTI (1985)<br />

- Il condizionamento di una faglia nella ge-<br />

nesi dell'Abisso sopra Chiusa (116 VG) -<br />

Carso Triestino, pubblicato su "Atti e Me-<br />

morie, vol. 24. Quella volta non ci siamo<br />

resi conto che questo storico ed importante<br />

RICERCA<br />

abisso del nostro Carso si sviluppa secon-<br />

do un sistema (faglia) orientato secondo E-<br />

W e quindi quasi normale all'altro più fre-<br />

quente N+20°E. Evidentemente anche<br />

questo sistema E-W è di tipo "beante":<br />

..." Dallo studio sulle progressioni di svilup-<br />

po dell'Abisso sopra Chiusa appare quindi<br />

la stretta relazione intercorrente tra le su-<br />

perfici di discontinuità rilevate e l'lncarsi-<br />

mento del complesso roccioso, qui costitu-<br />

ito, ricordiamo, dalla facies dei Calcari ad<br />

Alveoline e Nummuliti, il cui "grado di car-<br />

sificabilità" nel significato dato da F. FORTI<br />

(1972), risulta essere generalmente "medio-<br />

basso".<br />

Infatti, In tutta l'area del Carso Triestino<br />

le cavità presenti nei Calcari Terziari hanno<br />

per lo più sviluppo suborizzontale e sola-<br />

mente le grotte impostate in corrisponden-<br />

za di particolari sistemi disgiuntivi, hanno<br />

sviluppi prossimi alla verticale".<br />

Aggiungo ora che non deve destare<br />

meraviglia se nei "Calcari Terziari" vi è<br />

scarsezza di cavità, in particolare di quelle<br />

a sviluppo verticale e profonde. Dalle nu-<br />

merose misure eseguite sulle differenze di<br />

solubilità. risulta che questa è più che dop-<br />

pia nelle rocce calcaree del Cretacico su-<br />

periore (prevalentemente micritiche). rispetto<br />

a quelle del Paleocene - Eocene (prevalen-<br />

temente sparitiche) e quindi la probabilità<br />

che si trovino delle grotte di un certo svi-<br />

luppo in profondità, deve necessariamente<br />

essere legata a dei fattori "aggiuntivi", come<br />

ad esempio che i piani di frattura della roc-<br />

cia siano "beanti". Ma ciò, come abbiamo<br />

potuto vedere, non è una norma, ma piut-<br />

tosto un'eccezione determinata da fattori<br />

."esterni".<br />

Sarà poi vero che esiste sul Carso que-<br />

sto secondo sistema di discontinuità di tipo<br />

distensivo e quindi "beante"? A quelli che<br />

hanno la voglia e la costanza di affrontare<br />

le inesauribili problematiche che il nostro<br />

Carso ci offre, questa mia proposta: Datevi<br />

da fare, ma ricordatevi sempre che "in na-<br />

tura non ci sono regole, ... solo eccezion,";<br />

buon lavoro e ... non fatevi fregare dalla<br />

Natura!<br />

Fabio Forti


RICERCA<br />

ASPETTI SPELEOBOTANICI DEL Infatti, già affacciandosi ai margini della<br />

POZZO DOPPIO AD OVEST DEL cavità o scendendo in essa con l'aiuto di<br />

MONTE VOISTRI<br />

(Jama NemEeva, 816 VG)<br />

una scala. si possono abbastanza agevolmente<br />

individuare e riconoscere sulle pareti<br />

e sui ripiani tali caratteristiche specie che.<br />

GENERALITA<br />

Per la sfavorevole struttura morfologica<br />

del terreno, rare sono le cavità esistenti nella<br />

zona del Monte Lanaro, a nord di Rupinpiccolo.<br />

Una di queste, il pittoresco "Pozzo<br />

doppio ad ovest del Monte Voistri", presenta<br />

significativi aspetti speleobotanici.<br />

Ubicato a ridosso del confine di Stato<br />

con la Slovenia (il cippo confinario piu vicino<br />

è il n. 73/43 e si trova a 95 metri in<br />

direzione nord) e di non proprio immediata<br />

individuazione, il pozzo è poco noto e di<br />

conseguenza scarsamente frequentato. I relativamente<br />

lunghi periodi di isolamento in<br />

cui esso viene a trovarsi gli concedono cosi<br />

una notevole tranquillità ambientale che<br />

tende a favorire il regolare sviluppo delle<br />

piu tipiche specie di carattere cavernicolo.<br />

in dipendenza con le particolari condizioni<br />

topo- e microclimatiche del sito. si integrano<br />

in un'armonica sequenza di complessi<br />

vegetazionali.<br />

Le pressoché costanti condizioni di non<br />

disturbo hanno inoltre, già da parecchi anni,<br />

consentito nel pozzo un propizio insediamento<br />

dell'Allocco (Strix aluco aluco). La<br />

presenza di tale specie non è peraltro infrequente<br />

nelle cavità del Carso triestino, soprattutto<br />

in quelle recondite situate preferibilmente<br />

lungo la linea di confine di Stato o<br />

nelle sue immediate adiacenze; in esse il<br />

rapace può condurre un'esistenza relativamente<br />

tranquilla. Negli anfratti della volta<br />

ed in quelli delle pareti muscose del pozzo<br />

una ventina di anni or sono nidificava invece<br />

una cospicua popolazione di Colombi<br />

selvatici (Columba livia livia).<br />

. .. .<br />

IL "POZZO DOPPIO AD OVEST DEL<br />

MONTE VOISTRI" (440/816 VG)<br />

Questa cavità, conosciuta ed indicata talvolta<br />

anche come "Doppio pozzo sul Veliki<br />

Vrh e localmente come "NemEeva Jama".<br />

si apre alla quota di 457 m in un ambiente<br />

a prevalente landa carsica (Carici-Centaureetum<br />

rupestris) che però, soprattutto in<br />

questi ultimi decenni. si è rapidamente incespugliata.<br />

Le frequenti emersioni rocciose<br />

calcaree, un tempo molto evidenti sul<br />

terreno brullo, risultano ora in gran parte<br />

coperte dalle usuali specie arbustive ed<br />

arboree della boscaglia carsica illirica<br />

(Ostryo-Quercetum pubescentis). quali Ostrya<br />

carpinifolia (Carpino nero), Fraxinus ornus<br />

(Orniello), Quercus pubescens (Roverella),<br />

Cornus mas (Corniolo), Prunus<br />

mahaleb (Ciliegio canino), Frangula rupestris<br />

(Frangola triestina). Juniperus communis<br />

(Ginepro) e sporadico Pinus nigra (Pino<br />

nero austriaco).<br />

La cavità. inclusa nel comune di Soonico,<br />

è situata'l40 m a NE del bivio di q1458<br />

Vngressa della grotta (~oto E. POII~) ed è sfiorata (80 m a SE) dal recente ed


appartato sentiero "Skabar" che, provenen-<br />

do dal versante settentrionale del Voistri -<br />

ove s'accosta per un breve tratto alla linea<br />

confinaria - punta in direzione del monte<br />

Coste (Kosten), 410 m.<br />

Circa 130 m a nord del Pozzo, in corri-<br />

spondenza del cippo confinario 73/41, si<br />

apre improvvisamente un superbo panora-<br />

ma sulla sottostante ampia vallata di Pli-<br />

scovizza della Madonna (Pliskovica), di<br />

Vallegrande (Veliki Dol) e di Comeno (Ko-<br />

men). Tale belvedere naturale spazia - so-<br />

prattutto nella stagione invernale con ridot-<br />

ta vegetazione - sino ai pih lontani rilievi<br />

della Selva di Tarnova, quali il M. Caven<br />

(1185 m), il KuCelj (1237 m), il Golak (1945<br />

m) ed oltre (gruppo del Monte Nero e del<br />

Canin).<br />

Le condizioni climatiche del sito in cui si<br />

trova il Pozzo appartengono alla zona:<br />

attenuatisi i caratteri marittimo-mediterranei.<br />

prevalgono qui, in tutte le stagioni. quelli<br />

marcati subalpini continentali.<br />

Il pozzo d'accesso è profondo comples-<br />

sivamente 12 metri e largo 4; un piccolo<br />

ponte naturale, coperto in buona parte dal-<br />

la sciafila Hedera helix (Edera), separa<br />

asimmetricamente ad ovest l'ampia bocca<br />

principale dall'altra di dimensioni minori (m<br />

2 x 3 circa). Dalla base del pozzo si diparte<br />

una ripida china detritica che, per 12 metri<br />

scoperta, s'immette quindi in un'alta galle-<br />

ria terminando dopo una ventina di metri di<br />

discesa con una nicchia concrezionata ed<br />

impreziosita da una singolare stalagmite.<br />

LA VEGETAZIONE NEL POZZO.<br />

Sui margini del pozzo e nei suoi primi<br />

2-3 metri di profondità (fascia "liminare") si<br />

sviluppano alcune specie arbustive, quali il<br />

Carpino nero, la Roverella e I'Orniello, che<br />

appartengono ancora alla boscaglia illirica.<br />

RICERCA<br />

marnnium aiop"umm (L) Breur (Dis Ma,% Gmzia Poi10<br />

tima avvolge completamente a nord un<br />

esemplare di Ostrya carpinifolia.<br />

Scendendo ulteriormente (fascia "subli-<br />

minare". 3-6 m) si nota la comparsa di for-<br />

me appartenenti a zone più fresche ed<br />

umide. quali Lamium orvala f. wettsteinii<br />

(Falsa ortica), Geranium mbertianum (Erba<br />

cimicina), Lamiastrum montanum (Ortica<br />

mora, inclusa nel complesso ciclo di La-<br />

miastrum galeobdolon) e Mycelis muralis<br />

Si aggiunge a SE di esse un ragguardevole (Lattuga dei boschi), tuite specie che trova-<br />

esemplare di Tiglio (Tilia cordata) che emer- no di norma il loro habitat naturale nell'am-<br />

ge dalla superficie della cavità con le sue biente di dolina.<br />

evidenti dirarnazioni fogliari. A profondità maggiore (6-9 m) subentra<br />

Tra le specie erbacee di tale fascia è la fascia delle Felci (o "Fascia delle Pteri-<br />

frequente Moehringia muscosa (Centonchio dofite"), specie definite spesso "criptofile"<br />

muscoso), mentre tra quelle rampicanti è in quanto si possono rinvenire anche in altri<br />

dominante Hedera helix (Edera). Quest'ul- citi carsici. quali doline di crollo, baratri, antri


RICERCA<br />

dividuare Neckera crispa, Raccolta d dati,<br />

qualche specie del genere<br />

Mnium e l'elegante Plagiochila asplenioides<br />

f. cavernarum.<br />

Quest'ultima. una briofita a simmetria<br />

dorsoventrale appartenente alla classe del-<br />

le Hepaticae, simboleggia anzi la specie ca-<br />

ratteristica dell'associazione Phyllitido-Pla-<br />

giochiletum cavernarum Tomazic 46 (Razza<br />

carsico-litoranea) presente nel pozzo. In tale<br />

cenosi Phyllitis scolopendrium. Polypodiurn<br />

interjectum e Moehringia muscosa vi con-<br />

corrono quali specie caratteristiche di alle-<br />

anza. mentr: Asplenium trichomanes vi fi-<br />

gura quale jpecie caratteristica d'ordine<br />

(Potentilletalia) e di classe (Potentilletea);<br />

tra quelle compagne si segnalano, in parti-<br />

ne corso delle rcerche speleobotaniche (Foto D Marini)<br />

colar modo, Lamiastrum montanum, Hede-<br />

ra helix, Tharnnium alopecurum, Neckera<br />

crispa e Larnium orvala f. wetisteinii. La<br />

parete più rappresentativa nella quale I'as-<br />

sociazione della Lingua di cervo e della<br />

Plagiochila delle caverne è ben presente in<br />

modo relativamente completo, e quindi ab-<br />

bastanza ben rilevabile, è quella sud-occi-<br />

dentale.<br />

Dai 9 ai 13 metri di profondità (base del<br />

pozzo) l'intensità luminosa risulta sensibil-<br />

mente diminuita: si possono qui osservare<br />

alcune fronde sterili di Phyllitis scolopen-<br />

drium e di Polypodium interjectum, ancora<br />

diffuse le specie di Muschi già individuati


POZZO A OVEST DEL MONTE VOISTRI (440 1816 VG)<br />

RICERCA<br />

Pozzo doooio ad Ovest del Monte Voistn - 816 VG<br />

Tav. 1 ~~25000 Poggioreale, 40a Il SO<br />

Lat. 45' 44' 54". long. l" 19' 1-5 E da monte Mano. quota m 457. Prof. m 29.5: oozzo est. m 13,<br />

lungh. m 36. - RiI. Dario Marini, Pino Guidi, S.A.G., 19.31964


RICERCA ~<br />

Ala base della chna detritica<br />

più sopra e qualche Epatica.<br />

La china detritica non presenta partico-<br />

lari forme di vegetazione se non qualche<br />

raro e stentato esemplare fogliare di Edera<br />

emergente dal brecciame instabile.<br />

Sia l'aria fredda delle notti estive, sia<br />

quella gelida invernale, scese nel pozzo e<br />

fluite lungo la china, accentuano nelle sta-<br />

gioni il fenomeno dell'inversione termica.<br />

Esso risulta più marcato in inverno (genna-<br />

io) mentre appare meno evidente, seppur<br />

non di molto, d'estate (luglio).<br />

Si viene cosi a determinare nel pozzo<br />

stesso un significativo regime termo-igro-<br />

metrico. A tale proposito, quale esempio in-<br />

dicativo. si riportano alcuni<br />

dati relativi ad una serie di<br />

misurazioni termometriche<br />

effettuate nel corso di una<br />

normale giornata autunnale<br />

(1 11.1986) nella cavità.<br />

Mentre alle ore 11.05 la<br />

temperatura sull'orlo SE era<br />

di 14.ZSC, alle ore 11.15<br />

essa risultava di 11.3"C alla<br />

base del pozzo stesso (-13<br />

m) ed era di appena 8.2"C<br />

al termine della china detri-<br />

tica nei pressi della nicchia<br />

(-29.5 m) alle ore 11.20.<br />

Una differenza quindi di<br />

6.O"C per un dislivello di<br />

quasi 30 m, con gradiente.<br />

in quell'occasione, di<br />

0,203"Clm. È questo un<br />

dato isolato ma pur sempre<br />

molto interessante anche<br />

se, evidentemente. esso<br />

non può dare il quadro esat-<br />

to della situazione topocli-<br />

matica della cavità; per la<br />

quale sarebbero necessarie<br />

regolari serie di misurazioni<br />

da effettuarsi in un adegua-<br />

to e prolungato periodo di<br />

tempo.<br />

Come si è potuto co-<br />

munque notare. ad un'ac-<br />

( ~ ~ t ~<br />

D centuata inversione termica<br />

nella cavità corrisponde una<br />

marcata inversione vegetazionale.<br />

E interessante infine osservare come il<br />

Pozzo. pur non possedendo le notevoli pro-<br />

fondità e dimensioni di altre voragini e fo-<br />

vee carsiche (come ad esempio la Grotta<br />

Noè, il "Pignatòn" di Gropada, la Fovea<br />

Maledetta, la Fovea Persefone. la Berlova<br />

Jama, la Grotta Plutone e la Grotta Ne-<br />

mez), costituisce peraltro un particolare<br />

ambiente vegetazionale, del tutto diverso<br />

da quello circostante esterno, nel quale le<br />

specie si sviluppano in precisi siti che di-<br />

pendono rigorosamente dalle specifiche<br />

condizioni climatiche presenti nella cavità.<br />

Eli0 Polli<br />

~


UNA DIATRIBA DURATA UN SECOLO<br />

TRIBUNA<br />

Giusto un secolo fa il Martei, pensando erroneamente che il termine greco spéos significasse<br />

cavità artificiale. decretò che fosse più corretto chiamare "speleologia" la scienza delle grotte. Altri<br />

non furono d'accordo e proposero il più eufonico "speologia" e. anche se il termine più lungo e meno<br />

eiegante ha prevalso. vi sono ancora alcuni che preferirebbero quesyultimo.<br />

in un recente numero di Alpi Giulie è apparso un saggio del presidente deil'Accademia della<br />

Crusca. prof. Giovanni Nencioni. che con il suo autorevole intervento pone fine alla secolare discus-<br />

sione. Sostiene Nencioni. dopo avere esaminato la documentazione raccolta da Pino Guidi ed una<br />

dotta dissertazione di Egizio Faraone, che tutti e due i termini sono fiioiogicamente corretti. basan-<br />

dosi il più corto sul termine omerico spéos e il più lungo sul termine spélalon. proprio del greco<br />

attico. Aggiunge anche (e questa è una novità) che si potrebbe anche dire "specoiogia". ricorrendo<br />

al latino specus. E quest'ultimo termine a me, che sono toscano. pare il più bello di tutti.<br />

Ma se i due termini usati e addirittura un terzo, sono filologicamente corretti. quale scegliere<br />

allora?<br />

Il prof. Nencioni a questo riguardo ricorre a un argomento definitivo, che rende inutile ogni<br />

ulteriore discussione: poichè è la parola "speleologia" ad essere usata comunemente nella maggior<br />

parte delle lingue nazionali ed anche neil'inglese, che oggi sta assumendo il ruolo di lingua inter-<br />

nazionale, per il principio secondo Cui "quieta non movere" ci dovremo tenere questa parola, anche<br />

se è la più lunga e sgraziata.<br />

Resta solo una piccola consolazione: che i "triestini patochi", quando dicono "e1 speologo"<br />

compiono, senza saperlo, una raffinata operazione filologica, dando nuova vita ad un termine usato<br />

da Omero, Esiodo e Apolionio Rodio.<br />

MA NOI SIAMO SPELEOLOGI?<br />

Se la speleologia è la scienza delle grotte, è corretto chiamare con quel nome la nostra attività?<br />

In realtà sarebbe eccessivo considerarci degli scienziati: il nostro operato, anche quando non sia<br />

meramente escursionistico, ha una connotazione piuttosto parascientifica, nel senso che facciamo<br />

delle cose che non rientrano nella scienza. ma sono pero per la scienza delle cavità ipogee (la<br />

speleologia, appunto) un indispensabile supporto; come esisterebbe infatti la scienza speleoiogica<br />

senza i tanti matti che cercano, scavano, esplorano. rilevano e accatastano ie grotte?<br />

Allora, a voler essere precisi, come ci dovremmo chiamare? Noi usiamo chiamarci anche<br />

grottisti, con una punta di autoironia. Si potrebbe, volendo fare i pedanti, chiamare grottisti coloro<br />

che scendono nelle grotte soprattutto per diporto e dare a chi, come noi, fa un'attività di esplorazione<br />

e di rilievo. un nome un po' più aulico, ad esempio chiamarci speleisti. Ma, si dirà dopo aver<br />

imparato la lezione del prof. Nencioni: "quieta non movere" e questo è vero quando si debba<br />

scegliere fra sinonimi come speologia e speleologia; niente vieta invece di coniare o usare un nuovo<br />

termine quando non ve ne sia già uno comune che soieahi con sufficiente orecisione ouello che si<br />

. - , ~ ~~ - -<br />

vuole dire. Ma mi accorgo di ;vventurarmi in un campo in cui non bastano i ragionamenti, ma è<br />

necessario che il neologismo che si propone venga accettato dali'ambiente specialistico. Se questa<br />

parola piacerà. potremo chiamarci speleisti, lasciando il nome di speleologi ai Cucchi, Forti ed altri.<br />

Altrimenti non sarà la fine del mondo se continueremo a chiamarci, un pò impropriamente, spele-<br />

ologi per il pubblico e grottisti per gli amici.<br />

GLI ULTIMI ESPLORA TORI<br />

Si può ritenere che oggi, della faccia di questa terra, ogni chilometro quadrato sia stato esplo-<br />

rato e sembra finita l'era in cui la Royal Geographic Society mandava David Livingstone ad esplo-<br />

rare il cuore dell'Africa e poi il giornalista Stanley a cercarlo. È noto che questi, trovatolo, (neil'ot-<br />

tobre del 1871) profferi la storica frase: "Mr. Livingstone, I suppose".<br />

Ma sotto terra esiste un continente fatto di milioni (si presume) di grotte, delle quali solo una<br />

piccola parte è stata esplorata e. se sono finiti i tempi eroici della scoperta del'Africa nera, dure-<br />

ranno ancora a iungo i tempi un pochino eroici della scoperta delle grotte. Potrà allora un giorno<br />

accadere che un nostro speleista, esplorando una cavità, magari nel Borneo o in Brasile, vi trovi


TRIBUNA<br />

un altro socio della CGEB intento alla stessa occupazione, e possa cosi profferire la storica frase:<br />

"Toio, mi reputo" (per chi non sa il triestino: "Victor, I suppose"!).<br />

AVVENTURE SOTTO CASA<br />

Lo speieismo, dunque, è rimasto probabilmente I'unica attività di carattere eminentemente esplo-<br />

rativo. Ma è un'esplorazione che si può fare anche con pochi mezzi e con campagne della durata<br />

di poche ore. Se molti giovani, infatti, girano le terre più sperdute in cerca di grotte, o scendono con<br />

spedizioni anche di più giorni negli abissi del Canin, tanti altri. e fra questi molti già ben oltre gli<br />

"anta", provano la gioia di scoprire e consegnare alla scienza e alla conoscenza luoghi finora<br />

inesplorati a pochi passi da casa. E bisogna provare. per credervi. la gioia di trovare questi tesori<br />

ipogei, luoghi incantati in cui la pietra si è sciolta e ricomposta. per l'azione chimica dell'acqua e<br />

dell'anidride carbonica, in forme singolari, talvolta imponenti, talora fragilissime. In quei momenti non<br />

si sente più la stanchezza dopo lunghi lavori di disostruzione o dopo interminabili progressioni fra<br />

pozzi e strettoie. Gli acciacchi spariscono come d'incanto e non si vorrebbe più tornare indietro. Ma<br />

la moglie ci aspetta per pranzo e il pomeriggio si deve portare il bambino dai nonni. Per oggi<br />

l'avventura nel sesto continente è finita. Riprenderà sabato prossimo.<br />

5 A 1 PER LE BACCHETTINE<br />

Nel n. 27 di Progressione apparvero ben tre articoli in lode della rabdomanzia e del radieste-<br />

sismo. Stupito che una rivista quasi "seria" come la nostra desse tanto spazio a dei metodi non<br />

riconosciuti dalla scienza ufficiale, senza neanche pubblicare un articolo con una tesi contraria,<br />

scrissi un articolo ironico su tali attività esoteriche, che la rivista ebbe la bontà di pubblicare nel<br />

n'29 Assieme ad altri due articoli a favore delle indagini bacchettiniche. In totale, 5 articoli a favore<br />

e solo il mio contrario.<br />

Se la scienza e la tecnica seguissero le regole della democrazia, il numero preponderante degli<br />

articoli a favore di tali metodi di indagine sarebbe prova sufficiente della loro validita. Poichè però<br />

-<br />

i tecnocrati e ali scienziàcrati credono soio a ciò che è razionalmente dimostrabile e sperimentabile,<br />

una tal messe di articoli a favore ha, ai loro occhi di miscredenti, lo stesso valore che hanno le<br />

attestazioni di chi ha visto piangere la Madonna.<br />

Ma il problema si risolverà facilmente. Gli uomini di fede che si occupano di grottismo (e sono<br />

molti) d'ora in poi useranno tutti le bacchette per cercare nuove grotte, producendo una tale moie<br />

di dati sperimentali, che anche gii infedeli come me si dovranno ricredere.<br />

Roberto Barocchi<br />

A CHI GIOVA LA SPELEOLOGIA<br />

Questa, più che una domanda, è una considerazione. Ma procediamo con ordine: l'andar per<br />

grotte. come da una vecchia e sempre attuale definizione, è un qualche cosa che sta tra la semplice<br />

curiosità, la voglia di affermare in qualche modo la propria personalità. la necessità insita nella<br />

natura dell'essere umano di scoprire sempre qualcosa di nuovo, una pratica sportiva come tante e,<br />

ultima (ma non in ordine di importanza), la voglia di conoscere, nel senso scientifico deila parola.<br />

I tedeschi, sempre più precisi di noi, hanno coniato due termini: "Hbhlenkunde" e Hohlenfor-<br />

schung". per indicare "l'esplorazione" e la "ricerca" nelle grotte. D'altra parte la parola "speleologia"<br />

è un francesismo che sta a significare tutti e due gli aspetti, cosi che il semplice esploratore può<br />

talvolta passare per uno scienziato mentre lo studioso di cose ipogee passa talvolta per un perdi-<br />

tempo.<br />

Nella mia iunga vita a contatto con il mondo ipogeo. ho avuto sempre una certa difficoltà nel<br />

dire a qualcuno che "vado in grotta". "Ah!" è stata spesso la risposta, seguita da una chiara<br />

espressione di sufficienza se non di vera e propria commiserazione. Ma il peggio è stato quando<br />

la pubblica informazione (stampa, radio, televisione), chiamata in occasione di qualche triste evento<br />

accaduto nel corso di esplorazioni, esordiva con la ormai classica domanda: "Ma voi perché ci<br />

andate ad arrischiare la vita nelle grotte? Il senso dell'immagine dantesca dell'inferno era ben<br />

palese nell'intervistatore e ti classificava senza pietà quale "inutile sacrificio" ia vita perduta da


TRIBUNA<br />

quello sventurato esploratore, che era caduto per un assurdo ed incomprensibile ideale<br />

Qualsiasi spiegazione veniva accolta per I; meno con una certa sufficienza se non addirittura<br />

con diffidenza. 'Andar a morire là sotto è cosa da pazzi", queste le conclusioni culturali del discorso.<br />

Ma a questi "strani" personagqi. chiamati a seconda dei casi orottisti. arottoioqi. -. speleoloqi. . ecc..<br />

talvolta succede di godere anch;éssi di fugacissimi momenti di notorietà.-€ necessario, comunque,<br />

che succeda qualcosa di eccezionale che impressioni vivamente I'opinione pubblica, perché solo<br />

allora si viene chiamati per "spiegare" il fenomeno che ha preoccupato per la sua egoistica sicurezza<br />

o tolto qualcosa all'essere umano.<br />

Si desta allora una certa riluttante curiosità: terremoti. alluvioni. necessità di costruire delle dighe<br />

in aree carsiche. frane, bisogno di costruire strade, autostrade sempre in zone carsiche. emanazioni<br />

di gas Radon dal suolo (e confusione con ie radiazioni da bombe atomiche, quindi possibilità che<br />

tale gas sia presente anche a Trieste, sul Carso, nelle acque sotterranee), scomparsa del fiume<br />

Timavo a Vreme, carenza d'acqua nelle falde sotterranee carsiche e non, doline che assorbono<br />

improvvisamente la terra rossa, scoperta di chilometri di nuove grotte e l'elenco potrebbe continuare.<br />

Allora si passa ad un interesse più diretto e gli interventi informativi possono anche destare<br />

qualcosa di più della "soddisfazione della semplice curiosità". Mi è capitato talvolta di essere guardato<br />

come una bestia rara, perché di questi "strani fenomeni" cercavo. per quanto riferibile alle<br />

nostre conoscenze, di dare delle spiegazioni chiare. semplici, quasi delle cose scontate, mentre<br />

daali altri. quelli cioè del mondo estraneo alla soeleoloaia. venivano interoretate semolicemente<br />

come delle stranezze, perché dette da uno speleologo o grottista che dir ;i voglia.<br />

Coloro che vanno in grotta, a differenza degli altri "sportivi", hanno un'incombenza da assolvere:<br />

portare in superficie tutt/ i dati possibili su quanto visto, rilevato e studiato là sotto. Il tutto deve<br />

essere trasferito in un "rigido catasto". perché di questo mondo ipogeo nulla deve andare perduto.<br />

Si può immaginare l'enorme massa di dati che sono "usciti" dalle grotte in quasi due secoli di<br />

esplorazioni. I più bravi poi, hanno anche riferito delle loro scoperte su riviste. libri, fascicoli, con-<br />

vegni, congressi.<br />

Il bello è che, per la maggior parte, questi "lavori' sono stati fatti a titolo gratuito. E questo è<br />

un dato culturalmente negativo, perché talvolta va a discapito della credibilità dell'autore. Il mondo<br />

esterno, ossia gli altri autori, attinge però a piene mani alle dure e fangose fatiche degli speleologi.<br />

È vero che, quando si pubblica qualcosa. automaticamente il contenuto diviene di dominio<br />

pubblico purché ne venga citata la fonte. ma quante dimenticanze a questo riguardo! Quanti plagi<br />

sono stati perpetrati alle spalle degli speleologi! Ma non importa, la generosità (meglio sarebbe<br />

definirla stupidità) di questa categoria di perditempo sotterranei, ha fatto si che almeno qualcun altro<br />

abbia tratto un tornaconto dalle sue fatiche.<br />

Ci sono stati anche, in diversi casi, dei personaggi che hanno agito ai margini, o meglio alle<br />

spalle. degli speleologi e della speleologia: questi hanno attinto largamente notizie varie di questo<br />

.<br />

monoo pogeo e nanno po se ez onate e r maneggiate e nf ne trasmesse a esierno come far na<br />

de propro sacco n a tre parole C sono aeg spe e0 og q,a singosarrnente hanno scritto oec ne<br />

e talora anche centinaia di pubblicazioni scientifiche sulle srotte e sui fenomeni carsici, mentre altri<br />

che non hanno prodotto nulla di proprio, hanno per contro scritto in modo discorsivo e piatto<br />

libriccini, opuscoli e pseudoguide. diffondendo cosl le fatiche altrui allo sprovveduto mondo esterno.<br />

Quanto sopra, è stato verificato a livello planetario e non deve destare meraviglia. Stupore deve<br />

invece essere prodotto osservando altri fenomeni. Considerate,per un momento,di quanto è stato<br />

scritto in quasi due secoli di esplorazioni sul Timavo sotterraneo (la maggior parte di tali opere ha<br />

una chiarissima derivazione dal mondo della speleologia); immaginate ancora che, improvvisamen-<br />

te, qualcun altro volesse risolvere questo problema senza interpellare gii speleologi. Direste che e<br />

una cosa impossibile. eppure .... può succedere. D'altronde, cosa possono poi contare questi esseri<br />

introversi che trovano appagamento nel contorcersi in quegli stretti budelli ipogei? Vogliono che si<br />

dica loro magari anche che sono bravi, che si dica loro grazie?<br />

Ma, restando nel puro campo delle ipotesi, o meglio della fantasia, immaginiamoci che succeda<br />

il seguente fatto: un semplice speleologo. nato con questa passione. per anni ed anni esplora,<br />

lavora, studia. sacrifica ogni minuto del suo tempo libero, poi, un po' alla volta, allarga il suo<br />

orizzonte. Comincia a scrivere, a pubblicare qualche timido lavoro sulle grotte e vi è subito qualcuno<br />

che tenta di distruggere questo incauto personaggio. Ma iui non molla, continua a lavorare indefes-<br />

samente fino a che riesce a farsi conoscere ed apprezzare anche al di fuori del suo ristretto campo<br />

operativo.<br />

- .<br />

'


TRIBUNA<br />

Dato che è un individuo che conosce cosa vuol dire il sacrificio, continua nella sua opera<br />

fintantoché diviene un personaggio conosciuto ed anche discretamente stimato in campo nazionale<br />

ed internazionale. Fin qui, una bella favola come tante. Ma come in tutte le favole vi è sempre il<br />

genietto maligno che deve a tutti i costi distruggere il prestigio di questa persona, evidentemente<br />

figlio di un dio minore, che si è permesso di occupare un posto nel mondo che non gli compete.<br />

Ed ecco comparire all'orizzonte altri personaggi, che avvicinano questo immaturo ed incauto<br />

individuo con il proposito di chiamarlo "maestro" ed avere da lui ogni bene derivato dalle sue<br />

pluriennali fatiche. Questo ingenuo autore regaia, dona, elargisce tutto ciò che possiede a questi<br />

nuovi "personaggr, ritenendo che questo sia il suo dovere. Infatti solamente coloro che hanno molto<br />

faticato nella vita per crearsi un posto di dignita fra gli Uomini, sono generosi (o meglio sarebbe a<br />

dire scemi?).<br />

Ma la favola non finisce qui. Ha una sua morale: "Non fate del bene se non sapete sopportare<br />

r'ingratitudine umana". Succede cosl, naturalmente solo nel mondo delle favole, che questi nuovi<br />

personaggi un po' alla volta portano via anche la camicia a quell'autore sprovveduto e cercano<br />

anche, in tutti i modi, di cancellarne la memoria ai posteri. t naturalmente solo una favola. triste<br />

e non a lieto fine, ma è meglio averla raccontata perché . potrebbe anche succedere!<br />

Sicuramente ho parlato troppo, ma da molto tempo mi frullavano in testa questi pensieri e se<br />

non fosse stato per l'invito del vecchio amico Pino Guidi. è assai probabile che non avrei mai scritto<br />

nJ a d i.ito C o G i spe e0 og sono trad z ona mente assa resi a man festare propr seni ment<br />

Ma forse q~esta m a gerem aoe e solo ma o fesa o t p0 corporat v st co de avoro - sempre grai. lo<br />

- degli speleologi e dei loro legittimi interessi violati<br />

Nessuno se ne abbia a maie.<br />

Fabio Forti<br />

Carso triestino. Karren (Foto D. Marini)<br />

18


LA GALLERIA DEI<br />

"GROTTENARBEITER"<br />

NELLA GROTTA DELLE TORRI DI<br />

SLIVIA<br />

Che il Carso fosse sempre generoso nel<br />

concederci nuove scoperte lo sapevamo<br />

tutti. ma che qui anche le grotte di più re-<br />

mota conoscenza potessero ancora riser-<br />

varci notevoli sorprese non erano in molti a<br />

scommetterci.<br />

Lo scrivente aveva da molti anni la sen-<br />

sazione che la Grotta delle Torri di Slivia<br />

(39 VG) potesse nascondere qualche pro-<br />

seguimento ma a nulla erano valse le varie<br />

isoezioni effettuate nella oarte finale della<br />

cavità. C'è voluto l'ineffabile fiuto<br />

del nostro "segugio delle grotte"<br />

Giuliano Zanini e l'entusiasmo di<br />

Lucio Comello e Roberto Barocchi<br />

per trovare, dopo varie ricerche, un<br />

piccolo pertugio debolmente sof-<br />

fiante nella grande colata di con-<br />

crezione posta sul lato sinistro del<br />

fondo. Una paziente serie di lanci<br />

di sassolini rivelò l'esistenza, due<br />

metri più avanti, di un pozzo.<br />

Fino a qualche anno fa I'esi-<br />

guo spiraglio avrebbe scoraggiato<br />

qualsiasi speleologo dotato di buon<br />

senso ma oggi, grazie ai migliora-<br />

menti awenuti nella tecnica di sca-<br />

vo e disostruzione, non esiste pra-<br />

ticamente lavoro che possa<br />

spaventarci. La nostra squadra.<br />

ormai collaudata in decine di lavori<br />

di disostruzione anche rilevanti<br />

(vedi il "Gufo", la "Curta de Lucio",<br />

ecc.) si e autobattezzata "<strong>Grotte</strong>-<br />

narbeiter" in analogia alle squadre<br />

di lavoro che nel secolo scorso -<br />

sia pura titolo mercenario - hanno<br />

eseguito imponenti opere di scavo<br />

e lavori di adattamento nelle prin-<br />

Eccoci quindi, muniti della necessaria<br />

attrezzatura e tanta buona volontà, ad al-<br />

largare faticosamente ma con entusiasmo<br />

il pertugio e raggiungere, dopo tre giornate<br />

di lavoro, l'imbocco del pozzo. Lo scanda-<br />

glio dette una profondità di circa 15 metri,<br />

ma il pozzo richiese altre due giornate per<br />

essere transitabile con una certa comodità<br />

(cioè anche dal sottoscritto).<br />

Ed eccoci alla sospirata visita. Armiamo<br />

la discesa con due "fix" e scendiamo. Si<br />

tratta di un P12 che, dopo 4 metri di per-<br />

corso piuttosto disagevole, si allarga e sfo-<br />

cia in una ampia sala inclinata dal pavi-<br />

mento costituito da massi di crollo<br />

concrezionati, tra i quali si aprono alcuni<br />

pozzetti di 3-4 metri. La parte superiore della<br />

sala viene a situarsi proprio sotto la parte<br />

finale della galleria soprastante ed in alcuni<br />

punti si può supporre possa comunicare con<br />

auesta attraverso imoraticabili fessure.<br />

cipali cavità del Carso. La mn~foresta pietrificata (foto N zuffij<br />

19


Verso SW si scorge l'oscuro accenno di<br />

una galleria ma, per correttezza verso i com-<br />

pagni, aspettiamo di trovarci tutti riuniti pri-<br />

ma di proseguire I'esplorazione. Un breve<br />

saltino ci porta all'imbocco della galleria;<br />

questa, ben concrezionata ed eccezional-<br />

mente asciutta, si inoltra con pendenza mo-<br />

derata, dapprima verso Sud, poi decisamen-<br />

te verso SW. Dopo qualche metro ci<br />

fermiamo ad ammirare una serie di insolite<br />

formazioni stalagmitiche nane, simili a "bon-<br />

sai", che evitiamo accuratamente di dan-<br />

neggiare.<br />

Ad ogni leggera curva temiamo che la<br />

galleria chiuda definitivamente (Adeso la<br />

stropa!); invece questa prosegue sempre<br />

finché un'occlusione stalattitica sembra con-<br />

cludere la cavità. Ma scrutando tra le cor-<br />

tine di calcite scorgiamo il nero profondo<br />

perciò, sia pur a malincuore, siamo costret-<br />

ti a demolire quell'ostacolo che ci impedi-<br />

sce di proseguire.<br />

Poco più avanti il suolo si rivela sempre<br />

più umido ed appare il primo fango che,<br />

GROTTA DELLE TORRI DI SLIVIA (22 139 VG)<br />

"Ramo dei <strong>Grotte</strong>narbeiter"<br />

Rilievo: P. Guidi, N. Zuffi (SA.G.) - 28 settembre 1994<br />

( 1 ,<br />

1 1 ,<br />

procedendo, aumenta vieppiù di consisten-<br />

za sino ad occludere infine la galleria. Un<br />

esile cunicoletto in leggera salita alimenta<br />

ancora le nostre speranze (c'è chi giura di<br />

avvertire una leggera corrente d'aria in usci-<br />

ta).<br />

Il sabato successivo, armati di tutto pun-<br />

to, torniamo all'assalto dello stretto pertugio<br />

finale. Nonostante l'assenza totale di aria<br />

iniziamo i lavori di allargamento ma, vinti<br />

dal fango immondo, dalla difficoltà dell'ope-<br />

ra e dalla scarsa probabilità di un apprezza-<br />

bile proseguimento, ci convinciamo ad ab-<br />

bandonare I'iniziativa. Riteniamo che, data<br />

la profondità raggiunta (circa 13 metri s.l.m.),<br />

la galleria sia soggetta a periodici aumenti<br />

di livello dell'acqua di fondo con conseguen-<br />

te intasamento delle eventuali prosecuzioni.<br />

Il ramo, che si sviluppa complessivamen-<br />

te per 120 metri con un dislivello di circa 38<br />

metri, è stato dedicato alla memoria dei<br />

"<strong>Grotte</strong>narbeiter" e porta la profondità totale<br />

della cavità da 69 a 101 metri.<br />

Franco Gherbaz


GROTTA PRESSO LO STAGNO DI<br />

COLLUDROZZA<br />

Non mi posso minimamente considera-<br />

re un grande scrittore. Nè per la quantità e.<br />

forse, neanche per la qualità dei miei scritti<br />

(sta ai lettori giudicare). La mia vena ispira-<br />

trice è paragonabile a un fioco lumicino che<br />

tremolante si accende all'atto di compilare<br />

il fatidico articolo per la nostra rivista "Pro-<br />

gressione". Ultimato lo scritto e consegnato<br />

lo stesso alla redazione sociale, mi crogiolo<br />

beato al pensiero che per almeno cinque<br />

mesi me ne starò in pace senza pensieri<br />

"scritturali". Logicamente tutto filerebbe per<br />

il verso giusto se potessi non incappare<br />

nell'amico Pino che, manco a dirlo. mi pro-<br />

pone di scrivere qualcosa su questo o su<br />

quello.<br />

Nonostante il più delle volte faccia finta<br />

di non sentire. con le sue continue insisten-<br />

ze e "rompimienti" vari. giocoforza mi vedo<br />

costretto a riprendere nuovamente la pen-<br />

na in mano. Forse auesta volta il nostro<br />

Yattacco del P 21 (Foto F. Jiialongo)<br />

uomo ha voluto subdolamente vendicarsi del<br />

fatto che non ha potuto partecipare all'esplo-<br />

razione della grotta in questione in quanto<br />

è sempre oberato di lavoro (anche nei saba-<br />

ti "grotteschi") presso il Comune di Trieste.<br />

Terminato questo preambolo passerò a<br />

descrivere questa bella grotta, esplorata nei<br />

primi mesi del 1994, attingendo abbondan-<br />

temente dalla relazione che ho allegata al<br />

rilievo consegnato al Catasto.<br />

L'ingresso, simbolicamente recintato, è<br />

ubicato a un centinaio di passi a NN0 dallo<br />

stagno di Colludrozza e si apre sotto alcu-<br />

ne robuste querce; moriologicamente la<br />

zona è quello che viene chiamato "Carso<br />

coperto", ricca di vegetazione, con abbon-<br />

dante sovrapposizione di terra coltivabile e<br />

humus. In più il terreno è costituto in pre-<br />

valenza da brecce dolomitiche con scarsis-<br />

sima presenza di fenomeni carsici epigei<br />

ed ipogei. Considerando questi elementi ap-<br />

pare subito logico che lo speleologo nelle<br />

sue ricerche disdegni questo tipo di territo-<br />

rio, perciò mi sembra naturale che la sco-<br />

perta di questa cavità sia dovuta a persona<br />

estranea alla speleologia.<br />

L'allora minuscolo orifizio della cavità è<br />

stato individuato dal signor Obad Valenti-<br />

no, residente a Colludrozza, che ha premu-<br />

rosamente avvertito del fatto il consocio<br />

Edvino Vatta.<br />

L'individuazione stessa è avvenuta in<br />

maniera abbastanza curiosa: il summenzio-<br />

nato signor Obad per raggiungere alcuni<br />

terreni di sua proprietà passando vicino alla<br />

zona interessata ha notato per alcune volte<br />

un capriolo accovacciato sempre nel me-<br />

desimo posto. Incuriosito da questo fatto<br />

volle rendersi conto del motivo per cui la<br />

bestiola avesse scelto tale luogo per le sue<br />

soste, finendo cosi per scoprire un minu-<br />

scolo pertugio dal quale fuoriusciva un di-<br />

screto flusso d'aria calda. Si potrebbe de-<br />

durre che il capriolo approfittava di tale<br />

flusso caldo per riscaldarsi.<br />

I lavori di ampliamento tosto iniziati<br />

hanno reso agibile l'ingresso in pochi minu-<br />

ti. Lo stesso è stato volutamente mantenu-<br />

to alquanto angusto per ovvie ragioni di si-<br />

curezza. I cupi rimbombi che sortivano


GROTTA PRESSO LO STAGNO DI COLLUDROZZA (5348 15845 VG)<br />

Dati catastaii:<br />

Grotta Presso lo Stagno di Colludrozza.<br />

CTR SGONICO 110051<br />

VG<br />

dall'inquietante imbocco al lancio di pietre<br />

nel pozzo sottostante facevano presagire<br />

un aamiente sotterraneo molto ampio e piuttosto<br />

profondo.<br />

Long. 13' 44' 59'5, Lat. 45" 44' 51"8, quota<br />

ingresso m 275; Prof 62. Pozzo est. m 20, int.<br />

m 21, 7, 19. LU,,~~,. m 36. . R~I. B~~~~ p ~ ~<br />

Bone, Glauco Savi, SAG, 22.1.1994<br />

Infatti, non appena oltrepassato I'orifit<br />

zio, ~ il l pozzo ~ si allarga immediatamente raggiungendo<br />

la sua massima ampiezza ad una


decina di metri di profondità. Posto piede<br />

sul minuscolo e instabile ripiano situato sotto<br />

il P.20 appena citato si effettua una traver-<br />

sata di un paio di metri per arrivare ad una<br />

grossa stalagmite mozza, adatta per arma-<br />

re il successivo P.21 (la profondità di que-<br />

sto pozzo e considerata come dislivello fra<br />

il P.20 iniziale ed il P.19 terminale). Si di-<br />

scende lungo l'erta e massiccia colata cal-<br />

citica del metaforico P.21 (che, più che un<br />

pozzo, consiste in un'ampia caverna incli-<br />

nata); la volta è posta ad una ventina di<br />

metri di altezza, mentre le pareti in certi<br />

punti distano tra di loro oltre quindici metri.<br />

L'ambiente è ben concrezionato, con drap-<br />

peggi stalattitici e imponenti colate di calci-<br />

te. Proseguendo la discesa il suolo addol-<br />

cisce momentaneamente la sua pendenza,<br />

per poi ridiventare nuovamente precipite. Si<br />

entra quindi in un canalino che interessa<br />

l'ingresso allargato di un pozzetto sui sette<br />

metri di profondità, terminante in una mo-<br />

desta cavernetta in parte concrezionata ed<br />

intasata da argille umide.<br />

Superato questo punto, durante la fase<br />

esplorativa della cavità, con una non facile<br />

arrampicata abbiamo raggiunto un arrivo la-<br />

terale costituito da una graziosa gallerietta<br />

in forte salita. Superati in risalita alcuni sal-<br />

tini siamo arrivati presso la volta della gal-<br />

leria stessa la quale sembra voler conti-<br />

nuare con un angusto cunicolo che, per<br />

mancanza di materiali d'armo adatti, non<br />

siamo riusciti a raggiungere.<br />

In sintesi, concludendo, si tratta di una<br />

grotta profonda sessanta e passa metn, ab-<br />

bastanza graziosa e divertente. Il futuro vi-<br />

sitatore ne resterà sicuramente appagato.<br />

NOTE D'ARMO:<br />

Attacco su quercia posta vicino all'ingres-<br />

so e un deviatore di rimando sull'ingresso stes-<br />

so. Attenzione ai primi metri di discesa! Vi è<br />

la possibilità di trovare pietre in bilico.<br />

Sotto il P.20 iniziale traverso e armo su<br />

stalagmite mozza.<br />

Sotto il P.21 traverso su terrazzo e armo<br />

su concrezioni sulla parete opposta all'im-<br />

bocco del P.19 terminale.<br />

Bosco N. Bone<br />

RAMO DEI RABDOMANTI.<br />

DUE PAROLE DESCRITTIVE<br />

È stato - nella Grotta Gualtiero - il riswl-<br />

tato esplorativo maggiore ottenuto nel 1993,<br />

di un certo interesse per il fatto di essere<br />

stato raggiunto (come raccontato dal Bone<br />

in un numero precedente della Rivista)<br />

anche grazie ai suggerimenti dei nostri rab-<br />

domanti (da cui il nome...).<br />

Il ramo inizia con un ampio portale (m<br />

12 x lo), la cui luce viene ridotta notevol-<br />

mente da un caos di massi cementati da<br />

depositi litogenetici. sul fianco NE deHa<br />

caverna Morpurgo; riccamente concrezio-<br />

nato, si addentra in leggera salita. Sempre<br />

in direzione NE, per una ventina di metri<br />

riducendo via via le dimensioni sino a risul-<br />

tare ostruito da poderose colate calcitiche<br />

depositatesi su riempimenti (ciottolame are-<br />

naceo e sabbie).<br />

Qui la parte nota del ramo terminava e<br />

di quello che c'era oltre avevamo Soltanto<br />

le indicazioni di Fufo (al secolo Fulvio Dur-<br />

nik), indicazioni a cui qualcuno credeva.<br />

qualcuno no, più una piccola fessura, subi-<br />

to ostruita, talvolta debolmente alitante.<br />

Adesso un cunicolo lungo una dozzina di<br />

metri, ottenuto con caparbi scavi sul fianco<br />

settentrionale del riempimento. prosegue in<br />

direzione est sboccando in una caverna (m<br />

10 x 3, alta una decina) che a ovest risale<br />

per qualche metro terminando in un am-<br />

biente adorno di colate e festoni, mentre a<br />

est discende marcatamente sino ad esau-<br />

rirsi in un anfratto occluso da argille con-<br />

crezionate.<br />

Alla base della parete sud l'apertura di<br />

un basso passaggio'ha permesso di acce-<br />

dere ad un breve slargo sormontato da un<br />

camino concrezionato.<br />

La prosecuzione del ramo è stata trova-<br />

ta ed aperta sulla parete nord della caver-<br />

na (dove, grossomodo, I'aveva indicata il<br />

Fufo): immediatamente allo sbocco del cu-<br />

nicolo, in direzione NE, si dirama una bas-<br />

sa galleria lunga una ventina di metri, resa<br />

vieppiù angusta dalla presenza di abbon-<br />

dante concrezionamento; alla sua fine una<br />

saletta, dove i fenomeni di litogenesi ven-


gono parzialmente sostituiti dal fango e da mazza e punta, dà accesso ad una galleria<br />

pareti scabre che lasciano intravvedere le in leggera discesa che si sviluppa (dappri-<br />

testate degli strati, immette in un breve ramo ma in direzione ovest e quindi verso nord)<br />

concrezionato a stretta sezione triangolare, per una trentina di metri; il primo tratto, largo<br />

impostato su frattura E-W e con il suolo mezzo metro ed alto tre-quattro. presenta<br />

occupato da pozze d'acqua. A metà per- una evidente moriologia meandriforme, for-<br />

corso un oblò, allargato con breve lavoro di se talvolta ancora attiva (sulle marcate anse<br />

Rilievo: P. Guidi, L. Comello (S.A.G.) - 31 luglio 1993


3<br />

delle pareti si notano evorsioni e scallops), frattura leggermente meandrificata, con il<br />

mentre il secondo assume piuttosto I'aspet- fondo occupato da pozze d'acqua anche<br />

to di galleria impostata su frattura, inclinata profonde; dopo una decina di metri di avan-<br />

di trenta e più gradi, abbondantemente al- zamento - reso talvolta disagevole dalla pre-<br />

terata da massicci depositi concrezionali. senza di restringimenti dovuti a colate<br />

Il tratto a monte e costituito da una stret- calcitiche - in direzione ESE ed in corri-<br />

ta galleria in leggera salita. impostata su spondenza di una piccola soglia, è stata<br />

forzata un'altra strettoia.<br />

Oltre la cavità prose-<br />

gue. pressoché oriz-<br />

zontale, mutando nuo-<br />

vamente morfologia:<br />

per una cinquantina di<br />

GROTTA GUALTIERO SAVI (5080 - 5730 VG)<br />

(Ramo dei Rabdomanti)<br />

metri si oercorre una<br />

bassa (in qualche pun-<br />

to anche 20130 cm) e<br />

larga condotta semial-<br />

lagata (intransitabile in<br />

tempi piovosi) che ter-<br />

mina in un vano in di-<br />

scesa occupato da un<br />

bacino d'acqua. È que-<br />

sto il tratto più bello di<br />

tutto il ramo. con cristal-<br />

lizzazioni e panneggi<br />

estremamente delicati<br />

e suggestivi che com-<br />

pensano ampiamente<br />

i lievi disagi che la<br />

sua visita comporta.<br />

Pino Guidi<br />

Hanno partecipato ai la-<br />

vori (di scavo, rileva-<br />

mento, assunzioni foto):<br />

Barocchi Roberto<br />

Bone Natale<br />

Besenghi Franco<br />

Boschini Libero<br />

Carini Fulvio<br />

Comello Lucio<br />

Gherbaz Franco<br />

Guidi Pino<br />

i Savi Glauco<br />

Prelli Roberto<br />

Vidmar Luca<br />

Vidmar Lucio<br />

Zanini Giuliano<br />

Zuffi Nico


LA' DOVE OSANO LE AQUILE<br />

Sono passati quasi due anni da quando<br />

Adriano ed io entrammo per la prima volta<br />

in quella condotta forzata che si apre sulla<br />

parete Sud-Est della Cima del Vallone. Di-<br />

savventure e tentativi falliti per ragioni at-<br />

mosferiche ci avevano tenuti lontani per<br />

troppo tempo. ansiosi di continuare I'esplo-<br />

razione e rivedere il nido di una coppia di<br />

aquile sito all'ingresso. Finalmente riuscia-<br />

mo a combinare impegni di lavoro e condi-<br />

meteo favorevoli, e in una frizzante rnatti-<br />

nata di luglio 1994 partiamo alla volta del<br />

rifugio Corsi con il fuoristrada ben fornito di<br />

materiale.<br />

L'avvicinamento si presenta con piog-<br />

+'#J<br />

Rilievo: M. Fabi. A. Lamacchia (S.A.G.)<br />

GROTTA DEL NIDO DELL'AQUILA<br />

gia, fulmini ed un improvviso temporale che,<br />

sul ghiaione di Forcella del Vallone rallenta<br />

i nostri passi già pesanti grazie ai nostri<br />

zaini (a prova di lesioni intercostali, ne sa<br />

qualcosa il medico di Adriano). Giunti al<br />

ricovero di guerra (ingresso tra I'altro del-<br />

l'Abisso di Forcella del Vallone) con nostra<br />

grande gioia ritroviamo, poco sotto. la corda<br />

abbandonata durante la prima esplorazione.<br />

Chi sarà il fortunato che si appenderà<br />

per primo sulla Edelrid 9 mm da due anni in<br />

parete friabile, a 2000 metri di quota e fis-<br />

sata a due chiodi ed un cordino? Pesco<br />

l'asso di picche (peso di meno) e, con I'aiu-<br />

to psicologico del trapano e di una corda<br />

dinamica, incomincio a risalire assicuran-<br />

domi dove la roccia lo permette (quasi mai)<br />

su dei fix. L'ultimo sforzo e sono su, felice<br />

di sapere che la corda, nonostante le lesio-<br />

ni ed i "maciullamenti" vari, aveva tenuto.<br />

Ancora una arrampicatina di dieci metri e


Nel n~do dellaqula (Foto A. Lamacchia)<br />

siamo all'ingresso dove il nido ci accoglie<br />

imponente e ricco di tracce abbastanza fre-<br />

sche da farci intuire che non è passato molto<br />

tempo da quando i legittimi occupanti han-<br />

no fatto le valigie. Lo profaniamo con qual-<br />

che foto (sperando che vengano bene) e<br />

poi via, verso il nuovo.<br />

Ben presto arriviamo alla strettoia che<br />

ci aveva precedentemente fermato e, dopo<br />

un'adeguata opera di scavo, la supero ri-<br />

trovandomi alla base di un camino inclina-<br />

to. L'emozione è tale che incomincio subito<br />

a risalirlo lasciando Adriano alle prese con<br />

gli scavi.<br />

Passo con delicatezza dei massi inca-<br />

strati. un restringimento e "Croce, CHIU-<br />

DE !!!" - (Sigh . ).<br />

Un'altra volta l'aria ci beffa inoltrandosi<br />

tra la strettoia e le frane, e per noi, esseri<br />

troppo umani per seguirla, non resta che<br />

rilevare quello che mamma natura ci ha gen-<br />

tilmente concesso.<br />

Due doppie, un panino e ci incamminia-<br />

mo verso il rifugio, sotto ad un cielo dipinto<br />

di stelle, intonando qualche vecchio canti-<br />

co nostrano che si perde attraverso la valle<br />

argentata dalla luna. A notte inoltrata giun-<br />

giamo al mezzo; una sigaretta, un po' di tè<br />

ormai freddo e I'ultimo sguardo in alto, verso<br />

le cime e le pareti da poco abbandonate:<br />

5ì. eravamo lassù ... dove osano le aquile!"<br />

Un cortese ringraziamento va al gesto-<br />

re del Rifugio Corsi per l'aiuto e l'appoggio<br />

offertoci durante le esplorazioni in zona.<br />

Hanno partecipato (numerosi): Croce Rossa, al<br />

secolo Adriano Lamacchia, e lo scrivente (Max)<br />

Massimiliano Fabi<br />

LABIRINTO VERTICALE<br />

Il pensiero avanti e io dietro, arrancan-<br />

do. inseguendo la sua luce nelle circonvo-<br />

luzioni di un cervello che non è il mio, ma<br />

quello enorme di un'entità di cui non cono-<br />

sco i limiti ed i confini.<br />

Siamo fuori dal mio pensiero, lo vedo<br />

muoversi come una luce azzurra, una pal-<br />

lottola luminosa che mi aspetta alla curva<br />

di pietra per poi sfrecciare velocissima die-<br />

tro un'ansa ed io la seguo.<br />

Sopra e sotto le tracce di passaggi re-<br />

moti. una voce che chiama dal basso risuo-<br />

na impossibile, un'altra sopra di me, svolto<br />

un angolo ... niente ... ne persone né voci.<br />

Nel silenzio improvviso il sussurro del-<br />

l'acqua - una luce negli occhi e riprendo ad<br />

andare.<br />

Chiamo anch'io nel silenzio, mi rispon-<br />

de la voce di un'eco lontana, il martellare<br />

sicuro di uno spit non so dove. forse è solo<br />

un ricordo come quello che sento di parole,<br />

di voci.<br />

Lo spazio si allarga esibendo il suo<br />

dentro, il suo buio inquietante. nello sforzo<br />

inconsueto guardo i piedi che stanno da<br />

una parte e dall'altra di questa pietra sinuo-<br />

sa, che si allarga e si restringe ed io stessa<br />

che mi allargo e mi stringo quasi ad assu-<br />

merne i tratti. a seguirne la forma.


Improvvisa la luce e con<br />

lei le voci, uno spazio, una<br />

cengia, mi riposo seduta su<br />

un sacco ed ascolto i di-<br />

scorsi dei comoaoni , - che<br />

aspettano raccontando di<br />

se.<br />

Dietro agli occhi socchiusi<br />

in un azzurro mi guarda.<br />

In questa descrizione,<br />

forse un po' atipica, della<br />

mia prima esperienza in un<br />

meandro ho voluto raccontare<br />

più quanto sentissi che<br />

non quanto facessi o vedessi<br />

realmente.<br />

Perché? Perché la grotta.<br />

ma in particolar modo i<br />

meandri, con le loro tortuosità,<br />

il loro "non finito". il<br />

ripetersi della struttura labirintica.<br />

sempre eguale e per<br />

sempre diversa, modificano<br />

le nostre percezioni già provate<br />

dall'ambiente severo,<br />

dalla stanchezza, dal freddo,<br />

rivelandoci aspetti del<br />

nostro vissuto, liberando<br />

pulsioni ed emozioni dimenticate<br />

o controllate da sempre.<br />

~~l meandro si 6 soli,<br />

con sé stessi e con i propri<br />

fantasmi. basta poco per<br />

Ne meandro si e so, con sé stess~ (Foto L. Vidmar)<br />

perdere il contatto con gli altri, voci che tra, ogni idea ci conduce più avanti in una<br />

sembrano vicine diventano irraggiungibili, sequenza di immagini, sogni, ricordi.<br />

non si sa se si deve salire o scendere e il Nel meandro il romantico gioco della<br />

cavo telefonico diventa il filo d'Arianna per vita e della morte. insito in ogni discesa ed<br />

arrivare, per passare oltre. Come nelle lun- esplorazione di grotte ed abissi, non e più<br />

ghe marce, nelle grandi fatiche bisogna pro- un gioco ma diventa realtà, non ci sono più<br />

grammare i pensieri, tenere il contatto con corde né spit ed e solo nella fisicità, nella<br />

la realtà attraverso le cose semplici, ma a coesione tra l'uomo e la pietra la possibilità<br />

differenza dei lavori ripetitivi il meandro pre- di progredire per non farsi inghiottire dal<br />

tende concentrazione e attenzione. non si buio senza fondo del labirinto verticale denfa<br />

studiare come una via in montagna, "lui" tro la montagna, per non perdersi nel nulla<br />

è chiuso in se stesso pretendendo il mas- senza ritorno della mente.<br />

simo, rivelandosi pezzo per pezzo. confondendosi<br />

nel ricordo.<br />

Manuela Vassallo<br />

È come se andassimo ad esplorare il<br />

nostro pensiero, ogni curva ne rivela un'alcrinino<br />

no dopo aver vista per la prima volta una grotta<br />

in Canin - l'Abisso Davanzo - ed isuoi meandri)<br />

'l<br />

4.


ALTRE ZONE DIITALIA<br />

SU BENTU<br />

Sardegna: mare, spiagge. sole; ma an-<br />

che valli selvagge, grotte, forre profonde.<br />

Su Palu, Sa Oche, Su Bentu; nomi qua-<br />

si da sogno per uno speleologo che opera<br />

in una zona dove le grotte sono quasi sem-<br />

pre verticali e fredde; qui le grotte sono<br />

invece orizzontali e calde.<br />

li primo assaggio l'ho avuto durante<br />

I'esercitazione nazionale del Soccorso Spe-<br />

leologico 'Su Palu 91". Allora mi sembrò<br />

strano immergermi nell'acqua del passag-<br />

gio basso e non avere freddo; la mia mente<br />

si illuminò: ma allora non sempre in grotta<br />

è necessario soffrire il freddo! Tale concet-<br />

to si rafforzò nella stessa estate durante<br />

I'esplorazione del complesso del Rio Sao<br />

Vicente in Brasile dove I'acqua ha una tem-<br />

peratura prossima ai 30 gradi.<br />

La Sardegna, con le sue grotte, è rima-<br />

sta pertanto la meta di un sicuro ritorno.<br />

Ecco perché ho aderito immediatamente alla<br />

proposta, fatta in primavera da Romana, di<br />

una "gita speleo-balneare" nell'isola per la<br />

fine di giugno. Meta speleologica principale<br />

la valle di Lanaitto ed il complesso di Su<br />

Bentu-Sa Oche.<br />

Come sempre accade in ambito CGEB,<br />

a pochi giorni dalla partenza i partecipanti<br />

sicuri siamo solo quattro (rispetto le decine<br />

di aderenti della prima ora); qualcuno ave-<br />

va preparato chili di carte topografiche, fo-<br />

tocopie di articoli. riviste e rilievi; altri non<br />

sapevano neanche dove si andava. All'ulti-<br />

m0 momento si aggregano altri tre e così<br />

siamo in sette su due automobili stracolme<br />

e una "mitica" moto BMW. La sera prima<br />

della partenza. febbrile preparazione dei<br />

materiali ("ma cossa. gavemo un solo ca-<br />

noto?"). e contatto telefonico con il gruppo<br />

speleologiw di Nuoro.<br />

Finalmente sabato mattina si parte e<br />

dopo un viaggio tranquillo e monotono (a<br />

parte lo sbaglio di appuntamenti nell'auto-<br />

grill sull'autostrada), sbarchiamo il mattino<br />

seguente a Olbia. Dopo alcuni giorni dedicati<br />

al mare, al turismo ed alle riparazioni<br />

meccaniche (si, perché la 'mitica" e indistnittibile<br />

moto BMW pensa bene di distruggere<br />

il suo alternatore su una stradina tra<br />

Alghero e Capo Caccia), arriviamo una sera<br />

a Nuoro. Qui siamo accolti, e cortesemente<br />

ospitati nella loro Sede, dagli amici del<br />

Gruppo Speleologico Nuorese. Ci vengono<br />

date indicazioni su come raggiungere Su<br />

Bentu e sul percorso interno; una visita al<br />

magazzino del Gruppo ci fa riflettere: "ma<br />

perch6 i ga tanti canoti e cussi poche corde?<br />

Mah, staremo a veder.<br />

Valle di Lanaitto: aspra. selvaggia, solitaria,<br />

roccia bianca, arbusti. pastori e greggi,<br />

resti di antiche civiltà, grotte imponenti,<br />

forre; un concentrato di Sardegna. La risaliamo<br />

lungo una stradina sterrata sino al<br />

rifugio Sa Oche nei pressi del quale sistemiamo<br />

il campo. Breve ricerca e troviamo<br />

I'ingresso: Su Bentu, quasi 20 chilometri di<br />

Il Ramo dei Laghi (Foto U. Tognolli)


Via nuova dopo I Quarto Vento, prima del P 40<br />

gallerie, saloni, canyon. laghi. acqua cri-<br />

stallina, concrezioni.<br />

A causa del caldo intenso spostiamo al<br />

tardo pomeriggio la salita alla voragine di<br />

Tiscali e preferiamo visitare subito la risor-<br />

giva di Sa Oche; è questa una galleria. ben<br />

presto allagata, che convoglia - in caso di<br />

piena - all'esterno l'acqua della soprastan-<br />

te grotta di Su Bentu, dalla quale è sepa-<br />

rata da un sifone. Ci cimentiamo nei primi<br />

passaggi con il canotto e scopriamo che<br />

non è per niente facile da manovrare; inol-<br />

tre, vedendo il blu profondo dei laghi, non<br />

si è per niente tranquilli all'idea di stare su<br />

una bolla d'aria sospesa su tali liquidi abis-<br />

si.<br />

(Foto U TognolliJ<br />

Dopo la visita alla voragine di Tiscali,<br />

alla sera al campo facciamo conoscenza<br />

ed amicizia con una famiglia di speleologi<br />

di Grottaferrata, anche loro in vacanza da<br />

quelle parti. Essendo loro già stati all'inter-<br />

no di Su Bentu, ci danno dei consigli sul<br />

percorso ma poi, alla fine, decidono di en-<br />

trare con noi e di fare assieme una parte<br />

della visita per poi aspettarci all'esterno. È<br />

nostra intenzione, infatti, percorrere al ritor-<br />

no il ramo dei laghi.<br />

Sveglia all'alba, colazione e poi si en-<br />

tra. Superato il primo vento ed il saltino di<br />

8 metri, si cammina velocemente in gallerie<br />

e sale imponenti; dopo il secondo vento ed<br />

altre sale e gallerie fossili coperte di sab-


ia. si arriva alla profonda spaccatura del<br />

canyon che porta al ramo attivo, il ramo dei<br />

laghi. Poiché al ritorno sarà questa la no-<br />

stra via. Aldo e Marco scendono per attrez-<br />

zare la via per il ritorno.<br />

Poi tutti assieme proseguiamo lungo la<br />

Traversata Alta, una via attrezzata con cavi<br />

di acciaio e realizzata dagli speleologi di<br />

Nuoro, che sfruttando cenge e sale sospe-<br />

se anche a 50-60 metri sopra le acque,<br />

permette di proseguire spediti ed in sicu-<br />

rezza in ambienti grandiosi e spesso su pas-<br />

saggi molto esposti. Il concrezionamento è<br />

imponente; il clima caldo permette di fer-<br />

marsi senza avere alcun brivido di freddo;<br />

la morfologia e le dimensioni della forra<br />

denunciano l'enorme quantità d'acqua che<br />

vi passava e che l'ha scavata. Proseguia-<br />

mo scattando qualche foto, superiamo la<br />

grande curva e con un breve saltino scen-<br />

diamo al livello dei laghi.<br />

Qui lasciamo il canotto, che ci servirà<br />

per la discesa, e siamo subito al bivio: il<br />

ramo principale prosegue con lunghi laghi -<br />

da noi non superabili per mancanza di na-<br />

tanti adatti - sino ai grandiosi ambienti di<br />

Sahara e di Grandissime Frane; noi invece.<br />

con una breve risalita, raggiungiamo i rami<br />

della Diramazione Nuova.<br />

E siamo subito nell'immensa sala Pired-<br />

da; il fascio delle lampade elettriche si per-<br />

de nell'immensità; i potenti lampi a bulbo<br />

per le foto riescono appena a dare un'idea<br />

delle dimensioni. Oltre il Quarto vento altre<br />

gallerie e sale immense si susseguono; si<br />

perde il senso delle dimensioni; non saprei<br />

dire se sono alte 20 o 50 metri.<br />

Un pozzo dichiarato di 40 metri si rivela<br />

in effetti un salto di pochi metri preceduto e<br />

seguito da un lungo scivolo dopodiche rag-<br />

giungiamo le gallerie del Deserto dei Gob-<br />

bi. Il pavimento e le pareti ricoperte da un<br />

viscido strato di limo rende evidente che, in<br />

periodi di piena, tali gallerie (anche di metri<br />

30 x 30), vengono completamente invase<br />

dalle acque. Un lungo lago mette fine al<br />

nostro avanzamento.<br />

Rapido dietro-front, sosta per un breve<br />

ristoro, e poi via verso il ramo dei laghi e<br />

l'uscita. Sotto al salto che conduce alla<br />

Traversata Alta salutiamo gli amici di Grot-<br />

taferrata ("mi raccomando. se domattina oer<br />

le 6-7 nòn siamo fuori, "enite a cercarci,<br />

non si sa mai che buchiamo!"), e ci tuffia-<br />

mo, con il nostro canotto, a superare gli<br />

innumerevoli laghi di questo ramo.<br />

Alcuni vengono superati con aeree tra-<br />

versate in tirolese grazie all'abilità arrampi-<br />

catoria di Aldo e Marco; in quelli lunghi e<br />

con più acqua i vari Caronte traghettano i<br />

viandanti ed il materiale.<br />

Poco oltre la metà del percorso di ritor-<br />

no si e sfiorata la tragedia. La libellula Jum-<br />

bo sale delicatamente sul canotto mano-<br />

vrato da Magnesio quando un'ondata di<br />

"tsunami" capovolge l'imbarcazione (forse<br />

non è andata proprio così ...). I due finisco-<br />

no a mollo e vengono ripescati; per fortuna<br />

la temperatura è tale che permette di striz-<br />

zare gli abiti e di rimetterli senza patire<br />

neanche un po' di freddo. (eh, le grotte della<br />

Sardegna!).<br />

Si prosegue lentamente nei vari trasbor-<br />

di; "ma quanto manca? Non avremo supe-<br />

rato il punto di risalita?" Il tarlo del dubbio<br />

comincia a farsi strada ed i soliti due intre-<br />

pidi Aldo e Marco vanno in avanscoperta.<br />

Ritornano ("ma perché uno non xe restado<br />

alla risalita senza tornar indrio? ... orpo, non<br />

ghe gavemo pensador') gioiosi, conferman-<br />

do che mancavano solo tre laghi ed erava-<br />

mo alla risalita. Fatto.<br />

Un'alba radiosa (sono le 6) e gli amici<br />

all'esterno che stavano già in apprensione<br />

ci accolgono. Un the bollente seguito da<br />

una gigantesca pastasciutta; poi si tenta di<br />

dormire ma il caldo soffocante ci stana e<br />

nel primo pomeriggio, dopo una visita alla<br />

sorgente vauclusiana di Su Gologone. dal-<br />

la quale escono le acque di Su Bentu-Sa<br />

Oche, lasciamo la valle di Lanaitto per le<br />

spiagge di Cala Gonone. Per me vale una<br />

promessa: voglio tornarci per stare più tem-<br />

po, vedere più grotte e scendere qualche<br />

forra.<br />

Hanno partecipato: Diadora Bussani, Aldo Fede1<br />

(Magnesio), Silvia Lugnani, Romana Melis, Mar-<br />

co Petri, Umberto Tognoili (Jumbo) e Eliana<br />

Semerani.<br />

Umberto Tognolli


I SLOVENIA E CROAZIA 1<br />

'CAMPO KANIN '94<br />

Come ogni anno anche quest'estate si<br />

è svolto il campo sull' altipiano del Kanin<br />

sloveno e, grazie alla collaborazione dei<br />

colleghi di Lublijana e alla gentile concessione<br />

da parte dell'anata Slovena, siamo<br />

anche riusciti a sfruttare l'elicottero per il<br />

trasporto dei materiali e delle persone: ... tre,<br />

visto che ad inizio campo c'erano solamente<br />

il sottoscritto, Patrizia e l'erede (I'unico<br />

Triestino verace del campo); per fortuna<br />

successivamente supportati dall'ormai immancabile<br />

squadra di Anwnetani.<br />

La terza settimana anche un manipolo<br />

di speleo occidentali è venuta a godersi un<br />

periodo di massacranti trasporti e di nottate<br />

al chiaro di fulmini. Data la scarsit.3 di persone<br />

e le avverse condizioni atmosferiche<br />

(i temporali erano all'ordine del giorno) solo<br />

in parte siamo riusciti a portare a termine<br />

gli scopi che ci eravamo prefissati, compli-<br />

ce anche un'abisso che - di testa propria -<br />

invece di andare ad innestarsi nelle gallerie<br />

di - 1000 al Veliko, ha deciso di proseguire<br />

per i fatti suoi, imponendo la propria indivi-<br />

dualità in un altipiano già fin troppo ricco di<br />

sistemi a sè stanti.<br />

In pratica I'attività si è incentrata appun-<br />

to sull'esplorazione di Jl, quest'anno bat-<br />

tezzato KOROVA dove. alla profondità di<br />

610 metri, un pozzo da 20 attende ancora<br />

di essere sceso; le varie punte e i tentativi<br />

falliti causa maltempo hanno coperto buo-<br />

na parte del periodo lasciando poco spazio<br />

alle prospezioni esterne. L'unico giorno di<br />

battuta lo abbiamo dedicato ad un settore<br />

ancora vergine, nella zona compresa fra il<br />

Plesivec ed il Veliki Smrdeton.<br />

Nulla di nuovo però a parte la discesa<br />

di tre pozzi dei quali solo uno sembra pro-<br />

seguire; la cosa più interessante è stata<br />

forse quella di vedere le facce incredule di<br />

Spazzola e Mecu mentre rastrellavano a<br />

tappeto una zona tanto prosperosa di feno-<br />

meni camici e nella quale I'esplorazione non<br />

è regolarmente accompagnata da ciclopi-<br />

che disostruzioni.


Data l'abbondanza di corde fuoriuscite<br />

dall'abisso Ceki 2 abbiamo colto I'occasio-<br />

ne per un riarmo di Egidio con lo scopo di<br />

calare lo Zlatorog nella parte fossile: la gran<br />

quantità d'aria alla partenza del pozzo spari-<br />

sce completamente sul fondo, non è quindi<br />

da escludere la presenza di una finestra che<br />

permetta di accedere al grosso del sistema.<br />

Ad un primo giro per il prearmo fino a -<br />

180, ne e seguito uno per la fatidica disce-<br />

sa del pozzone; I'attraversamento dello stes-<br />

so è stato possibile grazie ad un meandro<br />

fossile che bypassa la via attiva scesa già<br />

durante l'esplorazione; cosi con pochi pen-<br />

doli e non poca strizza (il pozzo è profondo<br />

385 metri) siamo riusciti a guadagnare liago-<br />

gnata parete opposta; qualche attimo di<br />

panico per un'inaspettata frana e la disce-<br />

sa si è conclusa a circa 70 metri dalla<br />

partenza della "Verta", dove il pozzo rag-<br />

giunge dimensioni ciclopiche.<br />

Con la fine del campo e l'arrivo di Bor-<br />

gazzo siamo rientrati in Veliko per la diso-<br />

struzione della strettoia terminale. ma data<br />

la quantità d'acqua abbiamo dovuto dirotta-<br />

re sulle zone di congiunzione con "Pà e<br />

Volpe" dove è stato esplorato un nuovo<br />

meandro di circa 100 metri.<br />

Hanno partecipato: Davide Antonini, Patrizia<br />

Squassino, Pino Antonini Daniele Moreffi, Paola<br />

Santinelli, Paolo Griiiantini, Dornenico Girodo,<br />

Vincenzo Martielio e io scrivente:<br />

Roberto Antonini<br />

Faba Krelic Lingresso (Foto M Medica)<br />

NEL CUORE DELL'ISTRIA SULLE<br />

TRACCE DI EMILIO COMICI<br />

Le imprese e le gesta alpinistiche di Emi-<br />

lio Comici sono ampiamente note. Di esse,<br />

ne scrisse con dovizia lui stesso ed i suoi<br />

compagni ed amici. Nei decenni che segui-<br />

rono alla sua scomparsa, innumerevoli con-<br />

vegni dedicati all'arrampicata estrema ana-<br />

lizzarono ogni suo gesto. L'uomo che aveva<br />

fatto dell'arrampicata un'arte e che usava il<br />

proprio corpo al pari di un perfetto strumen-<br />

to, venne idealizzato ed incensato. Venne<br />

anche denigrato. Perché la sua scelta ideo-<br />

logica mal si accordava con la cultura del<br />

dopoguerra.<br />

Fossero osanna o critiche, Comici la-<br />

sciò un segno indubbio: solitario e fortissi-<br />

mo, fu il maestro e l'ispiratore ideale di ge-<br />

nerazioni di scalatori. Ma tutto questo<br />

avvenne dopo. Prima, infatti, Comici fu<br />

speleologo. E non di poco conto.<br />

Oggi il piccolo villaggio di Raspo, una<br />

manciata di case ai piedi dei monti della<br />

Cicceria, vive in quell'atmosfera di semi ab-<br />

bandono comune a tanti piccoli centri del-<br />

I'lstria interna. La strada che contorna il<br />

piccolo cimitero del paese sfiora I'affossa-<br />

mento in cui si apre l'Abisso Bertarelli; o<br />

meglio la '"Zankana jama", come da sem-<br />

pre, qui, era conosciuta la cavità. Nel 1925<br />

gli speleologi della <strong>Commissione</strong> <strong>Grotte</strong><br />

della S.A.G. raggiunsero il fondo dell'abis-<br />

so, superando il record mondiale di profon-<br />

dità dell'epoca. Primato pagato a caro prez-<br />

zo perché l'esplorazione. a causa di un<br />

violentissimo fortunale estivo e dell'onda di<br />

piena che ne segui. si tramutò in tragedia.<br />

Due uomini morirono e sulla salvezza degli<br />

altri, imprigionati nel sottosuolo, si dubitò a<br />

lungo. Nella gara dei generosi soccorritori,<br />

Emilio Comici eccelse.<br />

L'abile penna di L. Saverio Medeot cosi<br />

ricordò, cinquant'anni pih tardi, il nobile<br />

tentativo di aiuto: "Quindi si riaccende la<br />

speranza di ritrovare vivi almeno i due uo-<br />

mini del "posto centrale": De Vecchi e<br />

Mahorsich. Da lungo tempo, posta ai con-<br />

fini del concepibile, durava la loro notte sotto


-, .--.l<br />

\ , ori i.cnt$u ,,(ti , n .<br />

, - \, 1


la problemafica protezione del macigno che,<br />

bombardato da massi trascinati dalla cascata,<br />

lento ma Inesorabile stava slittando<br />

sulle loro teste minacciando di schiacciarli<br />

Nessuna alternativa era sfata loro concessa<br />

- se non per fattori di spazio e tempo -<br />

all'infuori di una morte sotto la diabolica<br />

pressa o travolti dalla cascata cui la forza<br />

di gravitazione aveva proporzionata una<br />

terribile violenza ...<br />

Ma por sentono qualcosa lassù, alla<br />

sommità del pozzo gigantesco; un rumore<br />

ben noto supera, sebbene di poco, I'acqueo<br />

fragore ovunque imperante: qualcuno dlscende<br />

o forse tenta di farlo. Si tratta infatti<br />

di Comici della XXX Ottobre che cerca,<br />

animato da generoso impulso, di giungere<br />

fino a loro. Invano! Semiasfissiato dal liquido<br />

elemento che ancora zampilla in colonne<br />

da ogni dove, deve desistere dal tentativo<br />

e rimontare al punto di partenza ...".<br />

All'interno ed all'esterno di quell'abisso, quel<br />

giorno c'era il meglio della speleologia. E<br />

Comici. sia pure senza successo, fu colui<br />

che nobilmente tentò.<br />

Viste dalla finestra di Dario Marini -nota<br />

figura storica della speleologia triestina - le<br />

barche che si cullavano nelle acque del<br />

Canale sembravano grandi foglie colorate.<br />

Non so se, in quel momento. oltre le spesse<br />

lenti dei suoi occhiali, Dario vedeva<br />

veramente quei gusci variopinti. oppure<br />

guardava molto piu in là?<br />

-"Nel cuore dell'lstria. a Ocretti. vicino a<br />

CanfanaroU- mi raccontò -"in un quadratino<br />

di terreno piccolissimo, distanti un centinaio<br />

di metri l'uno dall'altro, ci sono tre abissi<br />

profondi oltre cento metri. Sarebbe il caso<br />

di andare a darne un'occhiata. Li ha rilevati<br />

Emilio Comici. Probabilmente. dopo la prima<br />

esplorazione, là non è più tornato nessuno".<br />

Dario spostò lo sguardo dalla limitatezza<br />

del bacino d'acqua del Canale alla linea<br />

dell'orizzonte sul mare. Tacque e un attimo<br />

. . -~ ~<br />

poi. come rinviaorito da auella mancanza di<br />

sun terrazzino. Sembra che all'epoca - era<br />

l'anno 1927 - solo Comici avesse avuto I'ar-<br />

dire di scendere. Da solo. Con le scale di<br />

corda ed una candela sul casco. Chi altri<br />

avrebbe osato tanto?".<br />

Individuati in solitarie ricognizioni i tre<br />

ingressi abissali di Ocretti, suggerii ad amici<br />

fidati l'idea di una visita. Decidemmo però,<br />

di comune accordo, che in uno di essi non<br />

saremmo mai scesi per il lezzo insopporta-<br />

bile di carogne di animali marcescenti che<br />

proveniva dal baratro.<br />

La seconda cavità, I'inghiottitoio di Ocret-<br />

ti, localmente noto come "Baresnica", ci<br />

donò invece la frescura ipogea in quell' as-<br />

solato meriggio di metà agosto. Con un<br />

ingresso imponente, simile a quello del friu-<br />

lano Abisso di Viganti. la "Baresnica" im-<br />

mette in un ampio pozzo di 60 m. Dalla<br />

base del salto. un alto canyon conduce si-<br />

nuosamente al fondo ove spira una forte<br />

corrente d'aria. Questo venticello, amma-<br />

liatore di sogni speleologici, sembra però<br />

provenire dall'alto e non dal basso. Forse,<br />

laddove le pareti del canyon si riaprono,<br />

qualche giovane equilibrista potrebbe an-<br />

dare ad indagare.<br />

Ma il fascino era altrove, nel bucone,<br />

nella Foiba Krelic.<br />

Al suo imbocco, parzialmente nascosto<br />

dalla vegetazione, il canto della pietra che<br />

scende. rimbomba e non si sente arrivare al<br />

fondo ci aveva, più che ammaliato, intimorito.<br />

Ma è troppo tentatrice la convivenza con<br />

la conoscenza non vissuta, e cosi abbiamo<br />

fatto il "grande salto". Nuovamente, le pa-<br />

reti dell'abisso hanno visto il pencolare di<br />

luci. Sul fondo. dopo un vuoto a campana,<br />

ininterrotto, di 140 metri e poco piu. solo la<br />

china detritica che conduceva alla fangosa<br />

fine, una ventina di metri più in basso.<br />

Perfetto il rilievo. Non una scritta, un<br />

segno. Certo, Emilio Comici non aveva bi-<br />

sogno di nerofumo per ricordare ad altri la<br />

sua orandezza.<br />

confini. continu-o: -"Uno /n particolare deve I.aria di Ocretfi, seri-<br />

essere interessante. Si chiama Foiba Kre-<br />

fCGEB): Marino fSpeleo Club di<br />

lic. Un gigantesco pro- Buie. Istria), Senjio Derossi (C.A.T.), Manuela<br />

fondo piu di 140 metri, con le pareti che ad Vassallo e Tony Klingendrafh (pure della CGEB).<br />

un certo punto spariscono nel nulla. Nes- Roberto Ive


AGGIORNAMENTI CATASTALI<br />

IN SLOVENIA<br />

La Grotta presso Coticcina<br />

"Addi 14 agosto (1904) ponemmo un<br />

palo attraverso lo stretto passaggio che<br />

conduce a questo pozzo, fissandovi una<br />

scala lunga 40 metri.<br />

Stando fino alle ginocchia nell'acqua<br />

corrente dovemmo gettarla piuolo per piuo-<br />

lo nella grande cascata d'acqua, e final-<br />

mente potemmo discendere, fidandoci uni-<br />

camente sulla solidità della scala. nelle<br />

tenebre delle caverne, senza lume, e ba-<br />

gnati continuamente dall'acqua.<br />

Dopo la discesa di 35 m dovemmo gua-<br />

dare un bacino largo 4 metri, attraversando<br />

l'acqua d'una profondità di 1 metro ed ap-<br />

pena qui potemmo accendere la candela"<br />

Con tale enfasi veniva descritta - - ~ nel 1904<br />

~ -~ ~~~<br />

sulla rivista "Il Tourista" I'esplorazione del<br />

pozzo più profondo della grotta presso Co-<br />

ticcina, VG 126. (Hoticine Ponikve S 1173).<br />

A 90 anni di distanza. in collaborazione con<br />

il J.D.D.K.. si è deciso di riesplorare accu-<br />

ratamente la cavità, realizzando un nuovo<br />

rilievo, il terzo dopo quello originale di Per-<br />

ko e quello del Club Ljubljana Matica degli<br />

anni '70. Sono state ridimensionate note-<br />

volmente le misure originali, includendo inol-<br />

tre alcuni nuovi rami, parte dei quali forse<br />

già esplorati dall'Associazione Alpina Slo-<br />

vena, alla quale si devono pure i primi ten-<br />

tativi del superamento del sifone finale.<br />

Per raggiungere la cavità basta seguire<br />

il torrente, in genere asciutto, che percorre<br />

la valle di HotiCina, oppure è possibile uti-<br />

lizzare un sentiero più diretto che inizia sul-<br />

la strada HotiEina-Slivje. L'ingresso si pre-<br />

senta con un'alta fessura leggermente<br />

inclinata dalla quale inizia un corridoio che<br />

dopo pochi metri sfocia su una successio-<br />

ne di due brevi pozzi che si congiungono<br />

alla base di un unico grande meandro. Da<br />

qui è necessario superare un laghetto con<br />

ampie spaccate armando un breve traverso<br />

fino a giungere al pozzo successivo. costi-<br />

tuito da un salto inclinato che immette in<br />

un'ampia caverna di metri 15x23.<br />

GROTTA PRESSO COTICCINA (126 VG) 1


Da essa inizia una bella galleria legger-<br />

mente inclinata, con le pareti ora erose, ora<br />

adornate da alcune colate calcitiche. Dopo<br />

70 metri, superato in arrampicata un poz-<br />

zetto con una breve forra, si giunge in una<br />

saletta dalla quale parte un ramo laterale di<br />

m 25, piuttosto stretto e fangoso. Continuan-<br />

do per il ramo principale si percorre ancora<br />

un tratto di galleria che presenta in alcuni punti<br />

dei passaggi alternativi superiori o laterali.<br />

Dopo una trentina di metri ci si trova in<br />

un corridoio discendente con le pareti li-<br />

sciate dall'acqua che qui scorre in modo<br />

più evidente. anche in seguito ad un arrivo<br />

laterale. Superato un saltino in arrampicata<br />

ed oltrepassate due cavernette collegate in<br />

alto pure da un meandrino si giunge sull'or-<br />

lo del pozzo più profondo, 27.5 m. Per ar-<br />

marlo è conveniente effettuare una breve<br />

traversata sulla volta per spostarsi più in<br />

fuori, onde evitare la cascatella quasi sem-<br />

pre presente su questo pozzo. Alla base,<br />

superato facilmente un laghetto ed un sal-<br />

tino tra massi, si percorre una galleria for-<br />

temente erosa di m 9 ed un ulteriore pozzo<br />

di m 4.<br />

Ci si trova così in una sala finale lunga<br />

m 27 nella quale il torrente. prima si sparire<br />

in un basso sifone, riceve un affluente di<br />

sinistra, proveniente pure esso da un sifon-<br />

cino. Nel pozzo di m 27.5 sono stati effet-<br />

tuati arditi pendoli traversi. A 7 m, proprio<br />

dalla parte opposta a dove si scende, si è<br />

raggiunta una galleria di 15 metri e a 15<br />

metri da un ampio finestrone si è scesi in<br />

un ramo fortemente inclinato che tramite<br />

un pozzo di una decina di metri giunge di-<br />

rettamente nella sala finale in prossimità del-<br />

la confluenza.<br />

Umberio Mikoiic<br />

VG 126 - S 1173<br />

Grotta Presso Coticcina - HotiEine Ponikve<br />

IGM 1: 25000 Matteria, m 1350 n + 13" W da<br />

Marcossina<br />

Quota ingr m 529, disl. m 137 (-134 c3); pozzi<br />

int m 7, 3.5, 6, 12: 21: 4.5: 4, 5, 27.5: 10,<br />

4. (quelli con I'astefisco sono sulla via del fondo);<br />

lungh. m 420.<br />

Ril. ~erktti, Mikoiic, SpasoviE, SAG - JDDK, 12<br />

e 19 marzo 1994.<br />

AGGIORNAMENTI CATASTALI<br />

IN CROAZIA<br />

Si è deciso di pubblicare in più volte i<br />

dati catastali relativi alle esplorazioni o rie-<br />

splorazioni effettuate nell'ambito dell'attivi-<br />

tà svolta in Croazia dagli anni '80 in poi. in<br />

parte con il gruppo di Capodistria: Jamar-<br />

sko DruStvo Dimnice - Koper (JDDK) ed in<br />

parte con il gruppo di Parenzo: Speleolo-<br />

sko DruStvo Proteus Porei: (SDPP). Pur-<br />

troppo per le nuove cavità non e stato pos-<br />

sibile ottenere attualmente un numero di<br />

catasto, mentre per le riesplorazioni è stata<br />

usata la vecchia numerazione VG. La posi-<br />

zione è data in coordinate polari sulle vec-<br />

chie carte al 25.000 dell'lGM.<br />

VG 556 - ABISSO DI MARTINESI<br />

Tav. Pollole. Pas. 80 m W dai casolari Madinesi: quota<br />

ingr m 266, praf. m 106, pozzo est. m 35, pozzo int.<br />

m 42; svii. 65<br />

Ril. Mikolic - Zanta, SAG - JDDK, 235.1967.<br />

S'apre con due ingressi divisi da un<br />

ponte roccioso quasi sul fondo di una con-<br />

ca. Il primo pozzo presenta nella parte ini-<br />

ziale pareti molto friabili, con dei massi ap-<br />

poggiati; in esso nidificano dei colombi. Il<br />

secondo pozzo si presenta inclinato e ben<br />

calcificato; alla sua base ci si trova in una<br />

grande caverna discendente che si proten-<br />

de verso N e verso S. con chine detritiche.<br />

VG 1000 - POZZO FRA L'EX RIFUGIO<br />

DUCHESSA D'AOSTA (??) E IL MONTE<br />

MAGGIORE<br />

Tav. Laurana, pos. m 1100 N + 17" E dal Monte<br />

Maggiore; quota ingr m 1235; prof. m 36. pazzo est.<br />

m 30, svil. m 14.<br />

Ril. Mikolic - Spasovic, SAG - JDDK. 3.2.1990.<br />

L'ingresso è ubicato sul fondo di un'am-<br />

pia dolina che si estende subito ad ovest<br />

del sentiero per il Monte Maggiore, in una<br />

bella faggeta. La cavità è costituita da un<br />

unico pozzo. impostato però su due frattu-<br />

re: N-S e NW-SE. La parete ovest s'erge<br />

sopra l'ingresso per 4 metri, mentre in pro-<br />

fondità è molto inclinata. La parete est in-<br />

vece raggiunge per prima il fondo e pre-<br />

senta due terrazzini, l'ultimo dei quali è in<br />

gran parte ricoperto da foglie e, in febbraio,


da un piccolo deposito di ghiaccio<br />

VG 1465 - POZZO A SW DEL MONTE<br />

MAGGIORE<br />

Tav. Booliuno. ~os. m 950 W + 25O S dal Monte<br />

~ag~iori quotaingr. m 960, prof m 40, pozzo est.<br />

m. 37, sviluppa m 20<br />

Ril. Mikolic - Stopar - Spasovie, SAG - JDDK, 3.2.1990.<br />

L'ingresso è costituito da un ampio imbuto<br />

che s'apre un centinaio di metri ad<br />

occidente della strada per Villamonte (Mala<br />

UCka), circa 700 metri prima del paese.<br />

Effettuando la discesa dal lato E si tocca a<br />

metà pozzo un piccolo terrazzino. Verso<br />

ovest invece un piccolo foro immette in un<br />

pozzo parallelo che si collega al principale<br />

dopo una decina di metri. Il fondo è in gran<br />

parte ricoperto da detriti; alle estremità E<br />

ed W si ergono due camini alti 7-8 metri.<br />

VG 1684 - POZZO A NORD DEL MONTE<br />

VELIKA GUVIZZA (MONTE TESTINO)<br />

Tav. Silun monVAquila. pos. m 450 N + 23' E dal<br />

monte Velika Glavizza (monte Testino); quota ingr. m<br />

675; prof m 58, pozzo est. m 30, pazzi int. m 24, 8,<br />

svii. m 30<br />

Ril. Mikolic - De Manini, 24,81984.<br />

S'apre con due ingressi in gran parte<br />

occlusi da grossi massi. Il pozzo iniziale,<br />

largo circa m 5, termina su una ripidissima<br />

e breve china a cui segue il secondo pozzo<br />

che sbocca in una grande caverna. Giunti<br />

alla base del pozzo si nota verso sud un<br />

bacino d'acqua, verso SE una bella colata<br />

cabitica bianca e verso NE una cavernetta<br />

ascendente, che in breve finisce, sormon-<br />

tata però da una rientranza della caverna<br />

che non è stata raggiunta.<br />

VG 2273 - POZZO IV AD EST DI<br />

RADOSSI<br />

Tav. Cittanova. pos. 2970 E + 7~ S da Villanava: quota<br />

ingr. m 158, prof. m 115, pozzo est. m 91.5. pozzi int.<br />

m 12, 15, 5?, svil. m 30<br />

Ril. Mikolic, Legovic, Tiralongo. SAG - SDPP,<br />

11 17 1988<br />

-. - - ~<br />

L'ingresso di m 1,3 x 3 s'apre a fianco<br />

di un sentiero, a lato di una dolina poco<br />

profonda; poco sotto l'ingresso il pozzo s'al-<br />

larga. anche se non di molto. A circa -30 si<br />

nota una finestrella che non e stata rag-<br />

giunta; a -38 il pozzo si restringe assumen-


do le dimensioni ci circa m 2 x 3 e a -50 si<br />

allarga notevolmente. Da qui le pareti sono<br />

molto concrezionate ed in certi punti ador-<br />

ne di belle colate calcitiche. A -91,5 si giun-<br />

ge su di un grosso ponte naturale nei cui<br />

pressi si può sostare su di una cengia: dopo<br />

altri 15 metri si è alla base del pozzo (m<br />

3,5 x l l); nella parte più depressa un pic-<br />

colo foro immette in un pozzetto di almeno<br />

5 metri, non disceso a causa delle sue<br />

esigue dimensioni.<br />

VG 2558 - FOIBA I DI VODIZZE<br />

Tav. Siiun monVAquiia; pos. m 1620 W + 32' N da<br />

Vodizze; quota ingr. m 612, prof. m 30, pozzo est. m<br />

20, pozzi int. m 3. 3; svil. m 25<br />

Rii. Mikoiic - SpasoviE. SAG - JDDK, 183.1968.<br />

E ubicato sul fondo della vallata tra Gelo-<br />

vizza e Vodizze; I'ingresso è quasi circolare,<br />

del diametro di metri 6 e più sotto il pozzo<br />

s'apre a campana; alla sua base si estende<br />

una ripida china detritica. La cavità termina<br />

con una cavernetta ed un pozzetto che fi-<br />

nisce in una strettoia impraticabile. Nella<br />

parte iniziale nidificano numerosi colombi.<br />

ABISSO AD OVEST DI DECLI<br />

Tau. Visignano; pos. m 60 SW + 19' W dalla VG<br />

2284: quota ingr. m 316. prof m 100, pazzo est. m<br />

60, pazzi int. m 6. 4. 92, 2.5. 6.5; svil m 65<br />

Ril Mkolic - Maiel, SAG - JDDK, 2610.1980.<br />

Un'insignificante foro, coperto in parte<br />

da rovi, sito nella parte opposta della VG<br />

2284 rispetto al sentiero che unisce Baricci


con Decli. permette di accedere ad un poz-<br />

zo di m 80 che per la prima quindicina di<br />

metri mantiene delle dimensioni piuttosto ri-<br />

dotte, mentre poi - specialmente nella se-<br />

conda metà - aumenta notevolmente di dia-<br />

metro. Morfologicamente la cavità si può<br />

dividere in una parte senile ed in una gio-<br />

vanile. La prima è costituita da una caver-<br />

na lunga quasi 20 metri, larga al massimo<br />

altrettanto ed alta 3.5-4, che s'apre a metà<br />

del pozzo iniziale e che è raggiungibile con<br />

un facile pendolo. Alla fine di tale caverna.<br />

dalle superbe concrezioni. s'apre un poz-<br />

zetto di 6 metri. Sul fondo del pozzo inizia-<br />

le trovasi invece una serie di pozzetti con<br />

evidenti fenomeni giovanili di erosione, che<br />

porta alla profondità massima di m 100, ove<br />

vi è un potente cumulo di argilla.<br />

Umberto Mikolic


1 ESTERO I del sistema. sorretto da una costruzione in<br />

legno dalla forma bizzarra, utilizzato per le<br />

INSEGUENDOBASSABURUKU<br />

Mi ricordo quella mattina fredda e ba-<br />

gnata: ero assieme a Gigi ed altri alla ricer-<br />

ca della Grotta Martino in quel Carso oltre<br />

confine.<br />

Orientati da un istinto antico la trovam-<br />

mo. o almeno pensavamo fosse quella. Una<br />

volta entrati cominciammo a percorrere ma-<br />

gnifiche gallerie, sale dalle dimensioni no-<br />

tevoli, pero l'incantesimo venne rotto dai<br />

miei soliti discorsi di abissi profondi. esplo-<br />

razioni storiche, ecc ...<br />

Fu cosi che parlammo in quell'occasio-<br />

ne di organizzare un giro in qualche abisso<br />

lontano. magari la traversata della Pierre<br />

St. Martin, ripercorrendo la storia della spe-<br />

leologia mondiale. Avevo letto un sacco di<br />

storie su quel Norbert Casteret, sulle sue<br />

sfide continue a tu per tu con il pozzo "Le-<br />

pineux"; doveva essere una grotta incredi-<br />

bile ... (il rumore delle cascate della sala<br />

della Verna, il Gran Canyon, insomma<br />

tutto quello che i Pirenei potevano espri-<br />

mere proiettandoci in un'altra dimensio-<br />

ne).<br />

Nell'agosto 1994, dopo ben 22 ore di<br />

viaggio, giungemmo allo Chalet du Bracas.<br />

punto in cui avevamo deciso di stabilire il<br />

nostro campo. L'indomani seduti attorno al<br />

caffè che brontolava formammo un quartet-<br />

to volonteroso che doveva percorrere a ri-<br />

troso quel tratto di grotta dal tunnel artifi-<br />

ciale (l'uscita), al tunnel del vento, punto<br />

questo che collega la grotta dall'attivo al<br />

fossile, rendendo cosi più sicura la traver-<br />

sata.<br />

Tutto filò liscio; ci eravamo resi conto<br />

che la "Pierre" era semplicemente spetta-<br />

colare. Gallerie cosi grandi non le avevo<br />

viste mai, la volta quasi sempre invisibile,<br />

sembrava di salire una montagna immersi<br />

in una notte senza stelle.<br />

Dopo una giornata di giusto riposo va-<br />

riammo la formazione d'attacco, prearman-<br />

do la "Tete Sauvage". ingresso intermedio<br />

esplorazioni invernali.<br />

Era tutto pronto, ma un problema grave<br />

fece slittare la partenza a 35 ore più tardi:<br />

uno spagnolo, appartenente al Gruppo di<br />

Alcoy, era scivolato nel gran Canyon, pro-<br />

ducendosi numerose contusioni. Per fortu-<br />

na il Soccorso francese fu rapido ed effica-<br />

ce.<br />

TRAVERSATA TETE SAUVAGE - VERNA<br />

Apro gli occhi, svegliato dall'abitudinale<br />

campanone da mucca che tranquillamente<br />

pascola a fianco della tenda. Maci e Louis<br />

hanno già abbandonato il loro giaciglio; uno<br />

sguardo all'orologio: e venerdi e sono già<br />

le 10, ora di alzarsi. Stranamente il cielo è<br />

limpido. di un azzurro molto intenso che fa<br />

sperare in una giornata più fortunata delle<br />

precedenti. Saluto Paola, la quale imman-<br />

cabilmente mi invita al solito tè. Lo accetto<br />

ben volentieri assieme a Calvario, Diadora<br />

e Aldo, anche loro da poco svegli, chiac-<br />

cherando come al solito sulle possibilità di<br />

poter finalmente entrare in grotta. "Ooplop<br />

... preparate gli zaini, la Pierre è libera: si<br />

entra!" La voce di Maci ci arriva inaspettata<br />

tra un biscotto e un caffè e ben presto, di<br />

ritorno dalla capanna dell'Arsip dopo aver<br />

parlato con il responsabile assieme a Louis;<br />

ci spiega che il recupero dello sfortunato<br />

spagnolo è finito e che per noi è arrivato il<br />

momento tanto aspettato. In poche decine<br />

di minuti siamo pronti per lasciare il campo,<br />

e in macchina ci dirigiamo verso le piste da<br />

sci dove Louis sale per uno sterrato in<br />

macchina e noi ovviamente andiamo a pie-<br />

di onde evitare lesioni irreparabili del mez-<br />

zo.<br />

Dopo mezz'ora di avvicinamento siamo<br />

all'ingresso della "Tete Sauvage": qualche<br />

foto ricordo e poi via in due piccoli gruppet-<br />

ti. Entriamo Aldo ed io, facendo foto assie-<br />

me a Paola e Calvario che ci superano per<br />

armare ancora le due ultime verticali; se-<br />

guono a breve distanza Louis e Maci. I pozzi<br />

si susseguono veloci: il P.20. P.45, P.46.<br />

saltini, il P.30, altri saltini e siamo sul P.90<br />

(da armare). Una sigaretta e via. Alla base


storica e I'immanca-<br />

bile rumore in lonta-<br />

nanza di Bassabu-<br />

ruki.<br />

Maci ed io ci guar-<br />

diamo: quante volte<br />

abbiamo insieme so-<br />

gnato questo mo-<br />

mento, ironicamente<br />

mitizzato ed invidia-<br />

to; ora ci siamo den-<br />

tro pronti per vivere<br />

la realtà di quel so-<br />

gno.<br />

Gallerie fossili.<br />

frane e salette si<br />

susseguono veloce-<br />

mente e noi proce-<br />

diamo ansiosi di ar-<br />

rivare alle zone<br />

acquatiche. Ed infat-<br />

ti, dopo aver supera-<br />

to la stupenda "Sala<br />

Monique" ci ritrovia-<br />

mo su di una fessu-<br />

ra discendente di sei<br />

metri che ci immette<br />

nella prima vasca<br />

degna delle tute in<br />

lattice. Marmitte. ar-<br />

rampicate, una pic-<br />

cola sosta: "ok, ora<br />

attacca il Gran<br />

Canyon!"<br />

Descrivere il<br />

Gran Canyon è<br />

come riportare il so-<br />

Quante voite abbarno nserne sognato momento l~oto M paimrerij gno della maggior<br />

parte di noi. grottisti<br />

e speleologi. Alla vi-<br />

di quest'ultimo un grido si impone: ".. la sta di un canyon largo dai 2 ai 5 metri, alto<br />

gavemo ... in povton!"<br />

chissà quanto. dalle pareti tutte levigate ed<br />

Impossibile, la relazione ci dice "pas- addolcite dal fiume che scorre calmo e transaggio<br />

basso", ma non menziona l'acqua. quillo, ci sciogliamo come dei bambini da-<br />

Sfiga, un passaggio semi sifonante ci obbli- vanti ad un grande gelato di cioccolato e<br />

ga ad indossare le "pontonniere" ben prima panna. L'euforia e al massimo e le macchidel<br />

previsto, e con qualche peripezia per ne fotografiche a pieno ritmo; divertimento<br />

non inumidirci le reni andiamo avanti. P.6. ed entusiasmo si mescolano in me permet-<br />

P.8 a finalmente "The River". Sala Cosyns tendomi di assaporare il gusto ed il piacere<br />

si apre ai nostri occhi con qualche scritta di essere in grotta.


Ma anche il G. C,, dopo i suoi 2.6 km di<br />

sviluppo, ci abbandona e dopo la Galleria<br />

delle Marmitte, la Gran Cornice. il Pozzo<br />

Hidalga con il suo by-pass, la Galleria Prin-<br />

cipe di Viana ed ormai nove ore di progres-<br />

sione, una forte corrente d'aria in una gal-<br />

leria allagata ci ricorda che le zone<br />

acquatiche stanno per finire e che le pon-<br />

tonniere non serviranno più: siamo al Tun-<br />

nel del Vento. La squadra d'assalto si com-<br />

pone di due apri-pista (Paola e Calvario) in<br />

acqua, il potente mezzo da sbarco (Victoria<br />

nobis vita) con Maci a prua, tutti i sacchi<br />

sottocoperta ed io a poppa anche se più in<br />

acqua che a bordo, ed infine a chiudere la<br />

colonna Aldo e Louis scattando qualche foto<br />

che ovviamente non riusciranno come pre-<br />

visto. Dieci minuti di vento gelido e di iper-<br />

divertimento e siamo sull'altra sponda per<br />

cambiarci all'asciutto; qualche te, un paio<br />

di buste Salewa e qualche cilindretto balsa-<br />

mico. La progressione continua ormai ugua-<br />

le seguendo i nastri bianchi e rossi del sen-<br />

tiero che ci conduce attraverso gallerie e<br />

saloni sempre più grandi e sempre più vici-<br />

ni alla Verna.<br />

Ma che cos'è La Verna? Mi ci ritrovo<br />

immerso dopo 14 ore di attraversata ed a<br />

tre minuti dall'esterno, a meditare appog-<br />

giato alla passerella costruita su di un pul-<br />

pito, ascoltando attonito il rumore dell'ac-<br />

qua ottanta metri più in basso. Il buio è<br />

assoluto come assoluta e la sensazione di<br />

impotenza nei confronti della natura, che<br />

mi rende piccolo e insignificante speleo,<br />

mentre il mio sguardo spazia in quella im-<br />

mensa caverna (la seconda nel mondo) e<br />

la mia vista si intreccia con il sogno.<br />

Dietro front, è ora di uscire! Settecento<br />

metri di tunnel artificiale e un cielo impu-<br />

dentemente stellato ci accoglie all'esterno,<br />

signore indiscusso di una calda serata<br />

d'agosto sui Pirenei atlantici (y las estrellas<br />

estan a mirar...).<br />

PROGETTO "RIO LA VENTA"<br />

INTRODUZIONE<br />

Nel 1990 Tullio Bernabei. Tono de Vivo<br />

ed altri componenti del gruppo "La Venta"<br />

discesero per la prima volta, in epoca mo-<br />

derna, il canyon del Rio La Venta scopren-<br />

do interessanti prospettive per avviare una<br />

campagna esplorativa in campo archeolo-<br />

gico e speleologico.<br />

Antonio de Vivo ha cosi formulato un<br />

dettagliato programma di ricerca che ha<br />

vinto nel 1993 il "Premio Rolex". un ambito<br />

riconoscimento nel mondo della ricerca e<br />

dell'avventura affiancato da un buon contri-<br />

buto finanziario per la realizzazione dell'ini-<br />

ziativa.<br />

Nel 1994 e iniziata dunque la campa-<br />

gna di ricerca che si protrarrà negli anni<br />

futuri con lo scopo di esplorare le cavità<br />

site nel canyon e sugli altipiani circostanti e<br />

di portare alla luce i resti di un'ipotetica città<br />

Maya ora sommersa dalla vegetazione del-<br />

la selva di "El Ocote", un'area protetta dal<br />

governo messicano per il suo notevole pa-<br />

trimonio faunistico e botanico.<br />

BREVE INQUADRAMENTO<br />

GEOGRAFICO<br />

Il canyon del Rio La Venta è situato nella<br />

regione del Chiapas. la più meridionale del<br />

Messico, in una zona di foresta tropicale<br />

interessata oggi da un indiscriminato e<br />

massiccio diboscamento al quale il governo<br />

ha cercato di far fronte istituendo la riserva<br />

naturale di El Ocote.<br />

Tale zona si trova a circa 50 km da<br />

Tuxtla Gutierrez, la moderna capitale del<br />

Chiapas, ed è interessata da abbondanti<br />

precipitazioni (2300 mm annui); la stagione<br />

umida ha il suo culmine nel mese di settembre,<br />

quella secca in marzo. Tali precipitazioni<br />

hanno favorito la formazione di un<br />

esteso carsismo ipogeo di tipo tropicale<br />

nella zona stessa.<br />

Il canyon del Rio La venta, lungo un'ot-<br />

Hanno pariecipato alla spedizione, (in odine<br />

di apparizione):<br />

LOUI~ Torelli, *\do ~ ~ d ~~~~i~~<br />

~ l , ,+mati,,, pa- tantina di chilometri. si colloca quale diviola<br />

Santinelii iGSM). Diadora Bussani Iiooisti- sione netta tra la Selva El Ocote (destra<br />

~~ ~ , .. . "<br />

ca), e gli scriventi:<br />

idrografica) e la Selva del Mercadito e del<br />

Massirniliano Fabi, Massimiliano Palmieri Rio Negro (sinistra idrografica). Tali selve


cANYON RIO LhVLNTA CHIAPIS 1LIESSICOl<br />

SELVA<br />

e OCOTE<br />

si sviluppano su degli altipiani, con un'alti-<br />

tudine media di 1200 metri slm, ricchi di<br />

grotte; l'imbocco a monte del canyon si<br />

aggira sui 620 metri mentre lo sbocco, nel<br />

lago di Malpaso, è di circa 250 metri slm.<br />

I PRIMI RISULTA TI<br />

Questi hanno superato sicuramente le<br />

più rosee previsioni sia sotto il profilo ar-<br />

cheologico che quello speleologico nono-<br />

stante alcuni grossi problemi di natura so-<br />

ciale.<br />

Gli archeologi, che hanno operato nella<br />

parte più a monte del canyon, si sono tro-<br />

vati ad affrontare una popola-<br />

zione indigena alquanto ostile<br />

nei confronti dei ricercatori. stra-<br />

nieri o no, a causa di alcuni<br />

deprecabili episodi di indiscri-<br />

minata "razzia archeologica"<br />

perpetrati da Francesi, Statuni-<br />

tensi e Messicani.<br />

I rapporti sono migliorati in<br />

seguito con il coinvolgimento<br />

della popolazione locale (in<br />

special modo i giovani per i<br />

quali è stato organizzato un<br />

rapido corso "speleo-alpinistico<br />

per renderli in grado di parteci-<br />

pare alle esplorazioni delle ca-<br />

vità, spesso di difficile accesso<br />

ma ricchissime di reperti ar-<br />

cheologici e paleontologici).<br />

I Messicani dei paesi limi-<br />

trofi furono ben felici di colla-<br />

borare con noi quando si con-<br />

vinsero che intendevamo<br />

effettuare le ricerche senza<br />

asportare nulla, lasciando i re-<br />

perti in loco dopo averli dise-<br />

gnati e filmati. Al riguardo è<br />

necessario considerare che si<br />

tratta pur sempre delle tombe<br />

di antenati delle popolazioni<br />

locali per cui il rispetto deve<br />

essere totale.<br />

Grazie a successive indica-<br />

zioni forniteci da alcuni locali,<br />

verso la fine della spedizione<br />

sono state scoperte delle mura<br />

di notevoli dimensioni, sommer-<br />

se da una vegetazione lussureggiante, che<br />

fungevano da perimetro a grandi costruzio-<br />

ni di forma piramidale. Tutto ciò conferma-<br />

va le leggende sull'esistenza di una città<br />

perduta, immersa da secoli nella foresta. e<br />

rivalutava cosi anche l'importanza del<br />

canyon di Rio La Venta: non più, dunque,<br />

un semplice corso d'acqua ma un'impor-<br />

tante arteria fluviale sfruttata in epoca pre-<br />

colombiana quale collegamento tra le città<br />

dell'altopiano e le zone sottostanti (ora<br />

parzialmente allagate dal bacino artificiale<br />

del lago di Malpaso) ed il fiume Grijalva<br />

!


Le gallerie fossli della 'Cueva de a Vueta"<br />

che sfocia nell'oceano Atlantico.<br />

Una seconda "via d'acqua" dopo quella<br />

scoperta a cavallo tra il diciannovesimo ed<br />

il ventesimo secolo più ad Ovest, nella selva<br />

Lacandon, nella regione del Peten. Ciò<br />

spiega pure la scoperta del "Castillo", vera<br />

fortezza ricavata in una enorme nicchia in<br />

parete (di cui parlerò piu avanti). posta colà<br />

quale baluardo di controllo viario e difensi-<br />

vo nel canyon che riserverà altre sorprese<br />

archeologiche che, per mancanza di tem-<br />

po, abbiamo solo intuite o intraviste.<br />

Dal punto di vista speleologico le sor-<br />

prese più grosse si sono manifestate nella<br />

seconda metà del canyon.<br />

La "Cueva El Ocote" (in seguito ribat-<br />

tezzata "Cueva del Rio La Venta") è stata<br />

esplorata per circa 2,5 km e si è rivelata la<br />

pih grossa risorgenza sulla sinistra idrogra-<br />

fica del canyon; da alcune foto aeree è stato<br />

individuato sull'altopiano sovrastante un in-<br />

ghiottitoio di proporzioni ciclopiche per cui<br />

un ipotetico ma probabile collegamento tra<br />

(Foto P errol lato)<br />

le due cavità potrebbe superare i 1000 m di<br />

profondità.<br />

Anche la "Cueva de la Vuelta", vicino<br />

alla confluenza con il Rio Negro, sembra<br />

essere la risorgenza di un grosso bacino<br />

carsico situato sulla destra idrografica. Sul-<br />

I'altopiano della Selva El Ocote è stato<br />

esplorato un grosso "sotano", forse già sce-<br />

so da altri in precedenza (Francesi?) e ne<br />

sono stati individuati altri, peraltro molto<br />

difficili da raggiungere a causa dell'ostaco-<br />

lo rappresentato dalla foresta tropicale svi-<br />

luppata su un terreno paragonabile al Col<br />

delle Erbe del Monte Canin.<br />

Ad una spedizione futura i risultati non<br />

mancheranno di certo, ma sarà indispensa-<br />

bile l'utilizzo dell'elicottero per raggiungere<br />

gli obiettivi esterni al Canyon del Rio La<br />

Venta, mentre al suo interno la navigazione<br />

fluviale può effettuarsi con i classici canotti,<br />

unico mezzo attualmente valido per raggiun-<br />

gere le grandi risorgenze.<br />

Paolo Pezzolato


CRONACA SEMISERIA DELLE<br />

ESPLORAZIONI NEL RIO "LA VENTA"<br />

- Spenti gli echi della rivolta "zapatista"~<br />

divampata in gennaio finalmente potevamo<br />

partire alla volta del Chiapas per dare inizio<br />

al progetto Rio La Venta.<br />

Come in Venezuela, sui Tepuy, anche<br />

qui la compagnia era alquanto eterogenea<br />

con speleologi provenienti da tutta Italia;<br />

mancavano Cin. Cagiu, Leo e Giovanni<br />

Polletti, ma altri si erano aggregati per cui<br />

l'allegria non mancava.<br />

Giunti a Tuxtla Gutierrez rimaniamo un<br />

po' stupiti di come la situazione fosse cal-<br />

alte pareti che avremmo incontrato in se-<br />

guito.<br />

Ora eravamo soli; la radio era un "optio-<br />

nal" in q uam ricevevamo ie comunicazioni<br />

degli altri gruppi ma non potevamo comuni-<br />

care nulla, o quasi, con I'esterno del canyon.<br />

Così alla sera ci divertivamo ad ascoltare<br />

le disawenture degli archeologi allè prese<br />

con la popolazione indigena in rivolta nar-<br />

rate con lentezza esasperante da Piero<br />

Festa (il 'Bradipo velenoso") o il lamento<br />

giornaliero di Tono e Gaetano, alla "casita"<br />

nella selva di El Ocote, alle prese con orde<br />

di famelici insetti e spine di "chicòn" (albero<br />

spinosissimo caratteristico della vegetazio-<br />

ne locale) e sempre più malridotti ed affa-<br />

ma ed ordinata: faceva solamente caldo.<br />

tanto caldo, ma di rivoluzioni in corso nem- mati.<br />

meno l'ombra.<br />

Ci dividemmo in tre gruppi di lavoro con<br />

compiti diversi, da svolgere ne[l'area protetta<br />

di E1 Ocote il cui margine occidentale<br />

è costituito dal canyon del rio ~a Venta. II<br />

primo gruppo si occuperà di ricerche ar-<br />

Nel canyon. invece, si stava bene: sempre<br />

all'ombra e in ammollo, in un paesaggio<br />

unico Per bellezza e wlori; in allegria<br />

come otto evasi dalla Guyana Francese<br />

!vestivamo,!utti_latutina +or sabbia offer-<br />

1<br />

:ione in<br />

cheologiche nella parte più a monte del<br />

canyon; il secondo opererà nella selva di El<br />

Ocote con lo scopo di discendere in alcuni<br />

'sotani" intravisti durante la precedente pro-<br />

spezione aerea ed individuare un possibile<br />

collegamento con le grosse risorgive che<br />

confluiscono nel canyon del rio La Venta. Il<br />

terzo gruppo, a cui mi ero aggregato in<br />

qualità di mozzo-facchino-pelapatate, ave-<br />

va sicuramente il compito più stimolante:<br />

scendere parte del canyon, fino allo sbocco<br />

nel lago di Malpaso, lungo un percorso di<br />

circa 25 chilometri in un ambiente di rara<br />

bellezza, per esplorare le principali risorgi-<br />

ve già individuate da Tullio & soci nel 1990.<br />

Otto "desperados" che rispondevano ai<br />

nomi di Tullio. Giovanni, Italo, Geppino,<br />

Dino. Ugo. Gino e lo scrivente, a bordo di<br />

quattro canotti - di fabbricazione russa -<br />

battezzati subito con i nomi delle navi più<br />

famose nella storia dei naufragi. Stracarichi<br />

di materiali e cibarie, ma con poca tequila<br />

e pochissime sigarette, sbarchiamo dall'eli-<br />

cottero su una collinetta infestata da zec-<br />

che e formiche per raggiungere poi il greto<br />

del La Venta in un Punto libero dalla in esplorazione in una risodiva vicino il primo campo.<br />

vegetazione e non ancora racchiuso dalle<br />

(Foto P. Perrolatol


canotto era un misto tra "Fitzcarraldo" e<br />

"Aguirre furore di Dio", con la differenza che<br />

non dovevamo trascinare nessun battello o<br />

cercare un Eldorado nella giungla ma sola-<br />

mente accudire e proteggere (da se stes-<br />

so) il dott. ing. 'gran mascalzon" Giovanni<br />

Badino. neoeletto presidente della S.S.I.<br />

(una grossa responsabilità la nostra, dun-<br />

que, perché se si rompeva chi l'avrebbe<br />

aggiustato?).<br />

Mio compagno di navigazione era Ugo<br />

Vacca, il nostro beneamato dottore. La sua<br />

presenza, all'inizio, mi era sembrata una<br />

garanzia di sicurezza ma sfortunatamente<br />

non era cosi; difatti lui si rifaceva ai dettami<br />

di un tale dott. Mengele, direttore delI'USL<br />

tedesca di alcuni decenni fa. La sua regola<br />

era alquanto semplice: "Ti curo solo se ti<br />

rompi, e se ti rompi ti ammazzo per non<br />

farti soffrire..."; concetto questo che non fa<br />

una grinza ed anzi invita ad essere ancora<br />

più prudenti.<br />

Il resto della ciurma era decisamente<br />

migliore, pieno di buona volontà ed italica<br />

fantasia; fu cosi che conobbi Italo (il pa-<br />

ziente rilevatore di Buj Bulok, già decantato<br />

dal Mario di casa nostra); Geppino, appren-<br />

dista ferroviere (autore, nonostante la gio-<br />

vane età, di notevoli disastri ferroviari) e<br />

Gino I'acchiappafarfalle (sempre in pigiama<br />

e retino, ma con notevole grinta nelle situa-<br />

zioni fluviali più critiche nonostante fosse in<br />

pensione già da un bel po'!). Poi c'era Dino<br />

"romano de Roma". cuore d'oro e lingua<br />

come frusta, novello genitore modello, e per<br />

finire Tullio, il Capo supremo, che mai mi<br />

sognerei di criticare da buon lecchino quale<br />

sono ... (paura, paura di perdere il posto<br />

nelle future spedizioni? Boh!).<br />

Avanti, dunque. Scendemmo il rio La<br />

Venta. intervallato da moltissime rapide che<br />

ci costrinsero a continui trasbordi di mate-<br />

riali e canotti, interminabili passamani su<br />

un terreno scivolosissimo, sempre bagnati<br />

ma senza soffrire eccessivamente il caldo<br />

essendo il fondo del canyon quasi sempre<br />

in ombra (per nostra fortuna, essendo il sole<br />

a tal punto cocente da asciugare in pochi<br />

minuti i nostri vestiti nei punti in cui ci rag-<br />

giungeva).<br />

Le pareti del canyon si alzarono pro-<br />

gressivamente e verso I'imbrunire de! pri-<br />

mo giorno di navigazione ci fermammo in<br />

una grande ansa del fiume su una meravi-<br />

gliosa spiaggia sovrastata, di fronte, da un<br />

cavernone in parete con l'imbocco a più di<br />

60 metri sopra il livello dell'acqua.<br />

Passammo cosi la prima notte, con un<br />

cielo da favola, fumando i sigari di Giovan-<br />

ni e sognando incredibili awenture; unici<br />

inconvenienti le pulci, che infestano purtrop-<br />

po tutti gli arenili del rio, e qualche spora-


dico scorpione con il brutto vizio di intrufo-<br />

larsi dovunque.<br />

Il giorno successivo risalii un lungo trat-<br />

to del fiume con Ugo, Gino e Dino per<br />

esplorare alcune risorgive ed effettuare delle<br />

campionature; Giovanni e Geppino, invece,<br />

si dedicarono al raggiungimento del caver-<br />

none arrampicando una parete strapiom-<br />

bante dove l'unico conforto fu l'utilizzo del<br />

trapano a motore sotto un sole impietoso.<br />

Alla fine Giovanni giunse alla meta rima-<br />

nendo esterrefatto dallo spettacolo: non<br />

c'era la grotta ma i resti di una fortificazio-<br />

ne maya con ancora le mura intatte, reperti<br />

e frammenti di vasi, iscrizioni e disegni sugli<br />

intonaci superstiti.<br />

Roba da non credere ai propri occhi! Il<br />

morale sali alle stelle ed i giorni successivi<br />

furono dedicati alla pulizia del sito archeo-<br />

logico dalla vegetazione nonché ad arram-<br />

picare per raggiungere i baluardi più estre-<br />

mi del sistema difensivo, lungo una serie di<br />

espostissime cenge che gli antichi guerrieri<br />

Scendendo e rapide dopo la grande frana<br />

(Foto P Pezzolafo)<br />

48<br />

maya percorrevano utilizzando delle impal-<br />

cature di legno incastrate nelle numerose<br />

fessure generate da una stratigrafia alquan-<br />

to generosa.<br />

I passaggi in roccia erano levigatissimi,<br />

come quelli delle palestre d'arrampicata più<br />

frequentate, e ciò fa presupporre una mas-<br />

siccia presenza di persone in quel sito.<br />

Un'opera magistrale. dunque, di cui noi<br />

fummo i primi testimoni dopo secoli di ab-<br />

bandono; la battezzammo "il Castillo" ed<br />

assieme all'"altare della Media Luna", sito<br />

nella parte più a monte del canyon, risulta-<br />

va un tassello importante per comprendere<br />

l'uso del rio La Venta in epoca precolom-<br />

biana.<br />

Finita l'esplorazione, smontammo il cam-<br />

po scendendo per diversi chilometri sotto la<br />

pioggia tropicale, accampandoci nei pressi<br />

della grotta di El Ocote: una grossa risorgi-<br />

va sulla sinistra idrografica del rio, già esplo-<br />

rata per breve tratto nel 1990 da Tullio &<br />

soci.<br />

La pioggia continuò per tre giorni, du-<br />

rante i quali ci dedicammo a turno all'esplo-<br />

razione ed al rilevamento, percorrendo gal-<br />

lerie di notevoli dimensioni dove un torrente<br />

dalla generosa portata scorre formando<br />

spesso rapide impegnative. All'ingresso<br />

Tullio ed Ugo, setacciando la sabbia di al-<br />

cune cavernette laterali, rinvennero parec-<br />

chio vasellame e resti umani; testimonian-<br />

ze, queste, di un antico insediamento<br />

umano.<br />

Esplorammo cosi quasi 2.5 chilometri di<br />

gallerie che penetravano sempre più nel<br />

cuore di un altopiano ancora vergine dove.<br />

in mezzo alla foresta e più di 1000 metri<br />

più in alto, un fiume entra in un inghiottitoio<br />

ben visibile anche dall'elicottero.<br />

L'acqua che percorre quelle gallerie e<br />

tanta ed anche la corrente d'aria si fa sen-<br />

tire nei punti più stretti (mai comunque meno<br />

di 5 metri). ma le sorprese non sempre<br />

furono piacevoli, specie quando Tullio, at-<br />

traversando un lago, si trovò prigioniero<br />

delle sabbie mobili. L'intervento di Giovanni<br />

riuscì a trarlo da una situazione che si fa-<br />

ceva sempre più drammatica di minuto in<br />

minuto.


Le riserve di carburo erano agli sgoc-<br />

cioli perciò interrompemmo l'esplorazione<br />

e, approfittando del bel tempo, riprendem-<br />

mo la navigazione in quel canyon sempre<br />

più suggestivo grazie anche al notevole au-<br />

mento della portata dovuto all'apporto idri-<br />

co proveniente da numerose cavità e ca-<br />

scate a noi ancora ignote. Davanti a noi si<br />

apri più avanti il "Traforo": una galleria lun-<br />

ga quasi un chilometro e la cui volta supe-<br />

ra i cento metri di altezza dove il fiume<br />

scorre con lenta maestosità. Uno degli spet-<br />

tacoli più belli che la natura ipogea ci po-<br />

teva offrire in questo ambiente tropicale.<br />

Ma dopo il "dolce" arrivò la "purga", ov-<br />

vero la grande frana; un caos di blocchi<br />

enormi e violente rapide che richiese più di<br />

sei ore per passare con il materiale ed i<br />

canotti (che iniziavano a dare i primi segni<br />

di cedimento strutturale).<br />

Ma questo era l'ultimo grande ostacolo<br />

per la navigazione, dopo il quale ci atten-<br />

deva l'esplorazione della "Cueva de la Vuel-<br />

ta". utilizzando il poco carburo rimastoci.<br />

Questa cavità e un'altra risorgenza sul-<br />

la destra idrografica del rio La Venta e, pre-<br />

sumibilmente, drena le acque dei "sotani"<br />

della selva di El Ocote; si apre 10 metri<br />

sopra le acque del rio ed è caratterizzata<br />

da ampie gallerie. testimoni di un antico<br />

freatico, che portano ad un lago alimentato<br />

da una cascata tuttora da risalire. Fatto il<br />

rilievo e documentata fotograficamente la<br />

cavità, riprendemmo la navigazione verso<br />

il lago di Malpaso.<br />

Il paesaggio mutò nuovamente; le pare-<br />

ti si ricoprirono di vegetazione sempre più<br />

lussureggiante mentre fecero apparizione<br />

iguane, aironi e cormorani. Strane bolle<br />

d'aria che risalivano in superficie ci ricorda-<br />

rono la presenza celata dei coccodrilli che,<br />

comunque, almeno durante il giorno prefe-<br />

rivano restare in disparte. Il mio canotto si<br />

stava rompendo e Dino, con la pazienza<br />

residua, riusci a ripararlo alla meno peggio<br />

e potemmo cosi proseguire verso la meta.<br />

Al tramonto dell'ultimo giorno di naviga-<br />

zione, dopo più di 10 chilometri di pagaiare<br />

continuo, raggiungemmo il lago di Malpaso<br />

dove ci sorprese un violento fortunale con<br />

Arrampcando lungo le cengie del "Castillo"<br />

(Foto P Pezzolato)<br />

forte vento; con molta fortuna raggiungem-<br />

mo, con le ultime luci del giorno. l'approdo<br />

concordato con i guardiaparco Le ondate<br />

sempre più grandi stavano per avere il so-<br />

pravvento sui canotti, ormai giunti al limite<br />

della loro resistenza, ma riuscimmo a sal-<br />

varci da un probabile naufragio in una zona<br />

ignota.<br />

Il giorno successivo, dopo aver caricato<br />

il materiale sulla lancia dei guardiaparco,<br />

raggiungemmo Malpaso sotto la pioggia<br />

battente (rompendo l'elica e dovendo sosti-<br />

tuire il natante per giungere a destinazione<br />

in un paesetto chiamato Apicpak) con due<br />

giorni di anticipo, pochissimi soldi, nessuno<br />

che ci attendesse e nell'impossibilità di<br />

comunicare via radio la nostra posizione.<br />

Eravamo nel vero Chiapas, nel fango di<br />

un paese senza servizi igienici, scuola o<br />

telefono. Solo baracche e una uiccola "tien-


da' dove comperammo oirra e sigarette Ora<br />

comorendevamo I oercnè della rivo ta dea I VARE<br />

. .<br />

indios. non certo fomentata da ideali maGi-<br />

sti postdatati ma dalla fame e dalla miseria<br />

che solo qui si riesce a comprendere e non<br />

certo nei nuovi supermercati di Tuxtla Gu-<br />

tierrez.<br />

Con un po' di fortuna trovammo un pas-<br />

saggio su un camion che. miracolosamen-<br />

te, percorse una strada ridotta ad una pista<br />

di fango liquido giungendo cosi quasi a de-<br />

stinazione inun altro paese dove arrivaro-<br />

no gli altri compagni di spedizione. già rien-<br />

trati dagli altri campi. Il finale era scontato:<br />

un lungo ciclo di intense pulizie a noi, pseu-<br />

doesploratori, ed ai nostri lerci indumenti<br />

per poi passare ad alcune giornate di ozio<br />

sfrgnato.<br />

Saludos by Fox.<br />

Paolo Pezzolato<br />

Hanno partecipato, dall'ltaila:<br />

Tullio Bernabei e Tono De Vivo (the Boss), Ugo<br />

Vwca (il Dottore Cattivo), Sandm Irsara (iI Dot-<br />

tore Buono), Italo Giulivo (Il Pio), Dino Bonucci<br />

(il Padre Modelio), Giuseppe Caso (Geppino),<br />

Gin0 Gulll (Predator), Gaetano Boidrini (Pizza e<br />

Mortazza), Piero Festa (Bradipo Velenoso),<br />

Vaientina Bertoreili (l'Archeologa), Marco<br />

Mecchia (il Geologo), Marco Topani (Marconi 2).<br />

Alessandro Gatti (il Cineoperatore), Marco<br />

Piciocchi (da "Prendere a Calci in C.'7, Serena<br />

(Piccola Turista), Marco Leonardi (Voglia di<br />

Zucchero), Michele Sivelli (Sivellon), Nadia<br />

Campion (la Santa), Patrizia Vacca (Santa pure<br />

lei), Tommy (figlio di Nadia e Tono), Paolo<br />

Pezzolato (Bubez), Noma Bernabei (/a Moglie<br />

dei Capo), Giovanni Badino (chi sarà costui?).<br />

GROTTA GIGANTE<br />

Nel 1993 l'afflusso di visitatori è stato<br />

superiore del 10% a quello dell'anno precedente:<br />

si è passati infatti da 60.164 biglietti<br />

venduti nel 1992 a 66.675 nel 1993. Siamo<br />

pero ancora lontani dal massimo di 115.000<br />

visitatori paganti nel 1986. l<br />

Nel marzo scorso, secondo il contratto<br />

con l'Impresa Rostirolla, avrebbe dovuto<br />

concludersi la costruzione della nuova usci-<br />

ta, ma i lavori sono ancora in corso. All'ini-<br />

zio di febbraio. infatti, si è avuto un fermo<br />

dei lavori a causa di una situazione di in-<br />

stabilità che non era stata prevista dalla Di-<br />

rezione dei lavori, nè dall'lmpresa. La Grot-<br />

ta è stata chiusa al pubblico per motivi di<br />

sicurezza e sono stati effettuati lavori ag-<br />

giuntivi di messa in sicurezza affidati in<br />

subappalto ad una ditta specializzata. La<br />

chiusura della Grotta per tutto il mese di<br />

febbraio, fortunatamente quello di minor<br />

afflusso di visitatori, e per 10 giorni di marzo<br />

ha comportato un danno economico comun-<br />

que sensibile dovuto ai mancati introiti, a<br />

fronte dei quali le spese di gestione sono<br />

rimaste praticamente invariate.<br />

Nel corso dell'anno le visite seguono una<br />

curva pressochè costante da vari anni: il<br />

mese di più scarso afflusso e generalmen-<br />

te febbraio, con una quota media dell'l%<br />

sul totale annuale; nei mesi da novembre a<br />

gennaio la quota mensile è comunque<br />

mediamente inferiore al 2%. A marzo si<br />

passa a quasi il 5%, ad aprile si ha quasi<br />

il 20%; a maggio si raggiunge il massimo<br />

con oltre il 21% dei visitatori annuali in un<br />

mese. A giugno si cala repentinamente a<br />

meno de11'8%, per risalire a quasi il 10% in<br />

luglio ed oltre il 19% in agosto. In settem-<br />

bre si scende sotto il 9% e si passa in ot-<br />

tobre al 3,5% circa. I dati evidenziano due<br />

periodi di grande afflusso: quello primaveri-<br />

le dovuto al turismo scolastico e quello<br />

estivo dovuto al turismo vacanziero.<br />

Per incentivare I'afflusso di visitatori è<br />

necessario procedere nel seguente modo:<br />

I


- aprire quanto prima il secondo acces-<br />

so, con funzione di uscita, sia per facilitare<br />

l'afflusso nelle giornate di punta, sia per<br />

aumentare l'attrattiva turistica, in quanto con<br />

il nuovo percorso si avrebbe una maggiore<br />

varietà di scorci e si potrebbero, almeno in<br />

un primo periodo. attirare anche visitatori<br />

che già conoscono la grotta;<br />

- migliorare l'attrezzatura: in particolare<br />

si dovrà verificare la possibilità di realizza-<br />

re un impianto di amplificazione usabile<br />

anche per manifestazioni e di migliorare I'il-<br />

luminazione;<br />

-organizzare manifestazioni che, soprat-<br />

tutto nel periodo invernale, potrebbero dare<br />

alla Grotta una connotazione diversa, come<br />

eccezionale luogo di avvenimenti; in tal<br />

senso la discesa della Befana a gennaio e<br />

degli speleologi il 15 agosto portano un -<br />

sia pure modesto - beneficio; si conta di<br />

organizzare concerti bandistici e corali ed<br />

altre manifestazioni che potrebbero. se<br />

avessero successo, differenziare l'offerta nei<br />

confronti dei visitatori attirandoli soprattutto<br />

nei periodi morti e contribuendo anche a<br />

fare pubblicità alla Grotta.<br />

11 15 ottobre si è tenuto il concerto Tiefe<br />

Tiefe (basso basso) per grotta, strumenti<br />

bassi e voci basse, che ha avuto un buon<br />

successo di pubblico.<br />

Ma oltre a queste azioni di breve perio-<br />

do, altre andrebbero messe in cantiere per<br />

incentivare l'uso turistico della Grotta. In<br />

particolare va evitato che le aree attorno<br />

all'entrata, già in parte compromesse da edi-<br />

ficazione residenziale, vengano destinate ad<br />

usi che non consentano in futuro un salto di<br />

qualità o che, peggio, provochino inquina-<br />

menti, possibili a seguito di percolazioni nella<br />

Grotta dei liquami domestici, o caos edilizio<br />

con conseguente impossibilità di disporre<br />

di sufficienti parcheggi ed attrezzature. Per<br />

contro. la Grotta avrebbe beneficio se si<br />

potessero destinare le aree circostanti alla<br />

nuova entrata con piazzale e punti vendita,<br />

nuovi parcheggi, area museale (si potrebbe<br />

destinare l'ex ristorante "La Bora" a museo<br />

del Carso o a museo della speleologia e<br />

del carsismo).<br />

Infine andranno ricercate tutte le forme<br />

possibili di collaborazione con la realtà lo-<br />

cale, dando alla Grotta anche un ruolo di<br />

punto di riferimento e di incentivo per lo svi-<br />

luppo di quelle attività culturali, produttive. agn-<br />

turistiche e turistiche sviluppabili nel Carso,<br />

che possono essere d'interesse ai visitatori.<br />

Finora i rapporti con la popolazione e<br />

con l'Amministrazione comunale non sono<br />

stati cosi stretti come potrebbero e si conta<br />

di incentivarli, in considerazione anche del<br />

fatto che la tutèia e la fruizione di un bene<br />

naturale così unico e prezioso come la<br />

Grotta Gigante deve essere anche motivo<br />

di sviluppo socioeconomico per gli abitanti<br />

del luogo.<br />

Roberto Barocchi


NARRATIVA p<br />

BELAGROTA<br />

di Astolfo<br />

ovi, sommacchi, roverelle e radi pini apparivano filtrati dalla nebbia che riduceva<br />

l'universo a una scala graduata di grigi. Nel perdurante crepuscolo vagavo sulle<br />

pallide grize aggirando cespugli e awallamenti. Battevo il Regno di Levantin<br />

Barbarossa (') e le confinanti terre della sua Signoria alla ricerca di una grotta.<br />

Era ormai indispensabile che trovassi una grotta. Intendevo scoprire una buona grotta,<br />

non - come si dice - un "cagadoi" (2): doveva avere un pozzetto di quindici, anche venti<br />

metri, galleria con vaschette e discreto stillicidio, caverna terminale riccamente concrezio-<br />

nata con colonnato centrale e cannelli penduli dalla volta. Non potevo tollerare di essere<br />

l'unico povero speleo senza grotte nel carniere. scusate, nel Catasto. Tutti avevano sco-<br />

perto e rilevato diverse cavità, alcuni addirittura molte e altri persino abissi. Tutti hanno<br />

il loro nome in calce ai rilievi, con tanto di data, luogo, posizione geografica, quota<br />

altimetrica.<br />

La mia ansia disperata era tale. che ormai vagavo instancabilmente sui karren (j),<br />

scrutando negli anfratti, strisciando fra i massi muscosi, frugando col braccio nelle diacla-<br />

si. Frequentavo di preferenza le terre del Levantin anche perchè oltre alla ricerca diretta<br />

potevo contare, se la fortuna mi assisteva, su un incontro che avrebbe risolto certamente<br />

il mio problema.<br />

Alludo al corvo.<br />

/l cowo nero e neanche bello,<br />

talismano sicuro<br />

che al sol gracchiare<br />

m'avrebbe fatto<br />

la groita trovare.(d)<br />

Un occhio al terreno, l'altro ai rami secchi e alle rocce screpolate. procedevo nella<br />

caligine quando si stagliò uno strano profilo in rapido avvicinamento.<br />

-Bela gmta!. Disse. Da vicino era quasi un comune contadino, ma aveva in testa un<br />

grande cappello scuro a larghe tese con una banda ricamata, d'ignota provenienza.<br />

-Bela grata!. Ripetè sorridendo e indicando col braccio in direzione d'un roveto.<br />

-Grotta?- Chiesi.<br />

-Bela grota, bela grota!. Raddoppiò facendo cenno che lo seguissi.


NARRATIVA<br />

Ero dubbioso sulle intenzioni della strana figura, ma non potevo assolutamente trascu-<br />

rare neanche la più piccola possibilità che mi si offriva; I'impellenza d'esser scopritore di<br />

cavità era tale da indurmi a sottovalutare qualsiasi rischio, inoltre il mio atteggiamento e<br />

lo stato ansioso che traspariva dal mio viso palesavano a chiunque la situazione di<br />

vulnerabilità nella quale mi trovavo.<br />

-Bela grata!. Ripetè ancora lo strano figuro andando avanti. lo lo seguii. Dopo un po'<br />

si volto indietro e guardandomi suasivamente sussurrò: -Bela grata!- Riprese a cammi-<br />

nare e io appresso. Sul fianco roccioso di una dolina che avevo già ripetutamente visitato<br />

e frugato inutilmente, si fermo, tolse alcuni sassi.<br />

Il buco, che da solo non ero stato capace di trovare. apparve subito transitabile<br />

strisciando. L'uomo si tolse il cappello. lo appese a un ramo di corniolo, mi guardo diritto<br />

negli occhi e sorridendo disse: -Bela grota! L'emozione intensa mi procurava una sorta<br />

d'ottundimento irreale; come in un sogno vedevo le gambe dello sconosciuto sparire nel<br />

cunicolo e sempre nel sogno apparente io m'introducevo nel passaggio all'inseguimento.<br />

Non avevo neanche una lampada in mano; la mia guida improwisata, ora m'accorgevo,<br />

aveva luce sul capo e con la destra teneva una torcia elettrica. Il cunicolo era stretto e<br />

in discesa, intervallato da brevi allargamenti, ma sempre talmente basso da dover avan-<br />

zare carponi. Seguivo i bagliori e gli sprazzi di luce che giungevano dalla mia sconosciuta<br />

guida. tallonandola nello stretto condotto in discesa che si faceva ancor più inclinato via<br />

via che si procedeva.<br />

-Bela grota..: Sentii biascicare durante l'avanzata a testa in giù lungo il cunicolo che<br />

diventava vieppiu cilindrico, liscio, verticale e scivoloso pel rivestimento d'una leggera<br />

patina di argilla molle. Non riuscivo più a frenare la scivolata, sempre più veloce ora, giù<br />

per quel sinuoso budello liscio; I'intronamento color arancione che ostruiva la mia mente<br />

si stava tingendo d'un nero terrore. Tentavo invano d'arpionare con le mani l'argilla che<br />

sgusciava fra le dita senza offrire presa e intanto il nero mi sopraffaceva sempre più<br />

intensamente serrandomi la gola. Dopo un'eternità la temuta fine giunse inaspettata, con<br />

un tonfo sordo dentro a un limo diaccio e vischioso nel quale, preso dal. panico. mi<br />

divincolavo senza risultato.<br />

Stavo soffocando con tutti gli orifizi otturati mentre uno strato di mota mascherava il


NARRATIVA


NARRATIVA<br />

colore paonazzo o cianotico che stavo assumendo.<br />

Il misterioso accompagnatore mi trasse d'impaccio, aiutandomi a sbloccare le vie<br />

respiratorie. pulendomi sommariamente gli occhi. estraendomi dalla pozzanghera.<br />

-Bela grata!- Sentivo la sua voce rassicurante mentre mi stavo riprendendo. Dietro di<br />

lui. nella penombra, una figura silenziosa e immobile, seduta su una formazione di calcite<br />

al centro della caverna ci stava guardando. Intuivo trattarsi del mitico Vecchio Saggio che<br />

nessun mio diretto conoscente riuscì mai ad incontrare, anche se qualcuno assicura che<br />

un tale "amico dell'amico" sia riuscito addirittura a dialogare con lui su filosofici speleopro-<br />

blemi (5).<br />

In varie occasioni ebbi la ventura d'indugiare su quesiti irrisolti che ora potevo sotto-<br />

porre proficuamente al Nume degli Abissi, ma per quanto cercassi di rammentarli non ci<br />

riuscivo. La mia condizione d'intensa eccitazione -probabilmente- inibiva ogni raziocinio;<br />

sentivo tuttavia di dover recuperare dai meandri della mente almeno un problema da<br />

sottoporre al Vecchio fra pochi istanti, quando mi sarei trovato al suo cospetto.<br />

Spontaneo mi sorse dallo stato di agitata ebbrezza:<br />

Vecchio Saggio dello speco<br />

che i fati hai già visti,<br />

chi e i! piu mona (6) fra i groffisti?<br />

-Bela gmta!- Torno dolcemente a dire il mio accompagnatore interrompendo i miei<br />

confusi pensieri e illuminando la figura che stava in mezzo alla sala.<br />

Alla luce constatai che non era il Vecchio Saggio e neanche altra persona. ma non<br />

credevo comunque ai miei occhi: stavo ammirando la statua, mirabilmente scolpita in<br />

grandezza doppia del naturale, di Adolph Schmidl ('), uno dei padri della speleologia; non<br />

potevo assolutamente accettare per reale quello che vedevo davanti a me, poiche sia il<br />

trasporto che la creazione sul posto sarebbero stati impossibili, inoltra non avrei ignorato<br />

l'esistenza di un cosi importante capolavoro dalle assonanze sia michelangiolesche che<br />

palladiane, celebrativo d'un personaggio di cui la mia passione verso la speleologia mi<br />

aveva fatto conoscere la storia.<br />

Una certa parte della mia mente mi sussurrava che stavo impazzendo. eppure la<br />

statua era li, le mie retine la percepivano.<br />

-Bela gmta!. Sentii, ma non potevo distogliere gli occhi da Schmidl che mi guardava<br />

dall'alto della sua imponenza.<br />

-Bela grata!- Intanto la luce si mosse un po', scorrendo sulla statua, rivelando altri<br />

particolari. Trassi un gran respiro quando, con improvvisa intuizione, compresi che si<br />

trattava d'una stalagmite dalla forma singolare. Stalagmite che per un caso altamente<br />

improbabile aveva la forma di un'opera d'arte degna non di un piccolo museo speleologico<br />

provinciale, ma del British Museum o del Louvre e se conservata in Italia sarebbe stata<br />

sicuramente oggetto d'un furto su commissione.<br />

Respiravo meglio. Mi awicinai e constatai la particolare purezza della cabite che<br />

prima avevo creduto marmo bianco di Carrara.<br />

-Bela gmta!- Il mio accompagnatore gentilmente mi prese per un braccio e micondus-<br />

se in un altro punto della caverna, invitandomi con un cenno a guardare di nuovo la<br />

meraviglia. Fece luce su di essa e per l'incredulità quasi mi si oscurò la vista. o meglio<br />

l'intelletto.<br />

Davanti a me Luigi Vittorio Bertarelli sembrava in procinto di dire qualcosa, tale era il<br />

verismo col quale era stato ritratto nella pietra. Naturalmente non poteva essere stato<br />

scolpito, si trattava, cosa evidente ma incredibile, di una prodigiosa proprietà della stalag-<br />

mite di mostrare le parvenze, a seconda del punto d'osservazione e di quello dell'illumi-


NARRATIVA<br />

nazione, di due grandi speleologi immortalati in due naturali opere d'arte. L'impossibilita<br />

del caso risultava elevata al quadrato ed io ero impietrito, tremante per lo stupore.<br />

-Bela gmta!- Il tizio andò dalla parte opposta<br />

.<br />

e<br />

.<br />

fece chiaro in controluce. Un groppo<br />

miserròanchelagota,~it~ita~ eli,Gdmurfi Ahed W. Temeva<br />

ora l'oscura guida. Temevo che mi facesse vedere qualche altro ancor più assurdo o<br />

tremendo prodigio, poich8 pareva ormai possibile qualsiasi inesplicabile e paraqossale<br />

fenomeno.<br />

Una malsana curiosità e lo stato di stupore abulico in cui mi trovavo m'impedivano<br />

d'altronde di ribellarmi alle sue performances.<br />

Mi guardd wn un sorriso disarmante ed occhi limpidi. -Bela gmta!- Disse, facendomi<br />

abbassare col capo quasi a terra e intanto illuminando di nuovo la stalammite che assunse<br />

le sembianze di Anton Hanke La mia mente ora si rifiutava di giudicare e interpretare<br />

i messaggi che riceveva. Forse il misterioso sconosciuto mi aveva ipnotizzato. mi<br />

stava raggirando con ingannevole arte per reconditi motivi, ma io non dovevo lasciar<br />

trasparire la mia diffidenza nei suoi confronti, meglio assecondarlo e aspettare un momento<br />

favorevole per sfuggire alle sue trame o scoprire i suoi trucchi.<br />

Mi fece arrampicare su una parete per farmi vedere, in luce laterale, la cordiale<br />

espressione di <strong>Eugenio</strong> <strong>Boegan</strong>; indi un po' più da lontano, in luce diffusa, non riconobbi<br />

nella colonna il personaggio, evidente lacuna nelle mie conoscenze. Ormai accettavo le<br />

varie sembianze della colonna senza reagire. Affascinato e stupito, registravo mentalmente<br />

ogni nuova figura cercando di cogliere il nesso di quello che I'infida scorta mi proponeva.<br />

Da molti punti di vista mi mostrò la fatata stalagmite illuminata nei modi più diversi,<br />

facendo apparire personaggi noti, ignoti o vagamente familiari, ma sempre, credo, fra i<br />

maggiori della speleologia. Il Maestro apparve nell'atto di leggere la Relazione Annuale<br />

ali'Assemblea Generale della <strong>Commissione</strong> (9).<br />

Nella confusione mentale rilevai vagamente che l'esposizione continuava e mi apparvero<br />

personaggi o anche amici la cui swmparsa era sempre più recente. Senza reazioni<br />

emotive la coscienza vacillò, l'intelletto non registrò più, sorda e livida un'angoscia montò<br />

come un'ondata di piena, travolse ogni buon senso. Nuotai in una grigia follia aspettando<br />

e temendo l'ignota conclusione della parata, intanto inconsapevolmente e inawertitamente<br />

i miei piedi tesero a condurmi attraverso la melmosa pozzanghera, verso il budello<br />

d'uscita dal quale -e io non me ne accorgevo- scendeva liscio e silenzioso un rivolo<br />

grigiastro e maleodorante.<br />

Un'apparizione che non registrai, una parvenza stalagmitica che non potrò mai ripescare<br />

dalla memoria, perchb la lacuna che si formò nella mia psiche ne diStniSSe Ogni<br />

traccia facendola sparire per sempre, scatenò istantaneo il panico irrefrenabile.<br />

Mi spinsi con tutte le forze su per il cunicolo scivoloso, wn lo slancio più disperato<br />

guadagnai diversi metri nonostante l'argilla inzuppata e molle che rivestiva il budello,<br />

senza coscienza del rivolo denso ma inconsistente e nauseabondo che scendendo wmplicava<br />

ulteriormente I'impossibile risalita. Meno di dieci metri esaurirono la mia risolutezza;<br />

gli ultimi cinquanta centimetri li guadagnai a prezzo di uno sforzo imrnane e non<br />

recuperabile; con incredibile fortuna e con la forza della disperazione riuscii ad agganciarmi<br />

ad un minuscolo spuntone nascosto dall'argilla; sebbene la situazione restasse disperata,<br />

almeno non ero ripiombato nella caverna sottostante in cui, ero certo, sarei stato<br />

orribilmente, inaccettabilmente annientato.<br />

Se dovevo morire, giammai non dovevo, non potevo, non volevo morire in quel modo<br />

immondo.<br />

Ma in quella posizione non avrei retto più di due, tre minuti. Sentivo consciamente la<br />

precarietà della mia condizione al buio, sempre più drammatica, perche la fatica improvvisa<br />

mi aveva parzialmente snebbiato la testa. Percepii il liquame quasi tiepido che scor-


NARRATIVA<br />

reva giu pel mio corpo. ma ero assolutamente deciso a resistere fino all'ultimo.<br />

Avrei voluto irrigidire la mano anchiiosandola ad uncino. pur di non abbandonare il<br />

minuscolo spuntone. Meglio qualsiasi morte che finire nell'orrore. laggiii.<br />

Ansimavo per lo sforzo e aspiravo a pieni polmoni il fetore; respirare, resistere per non<br />

perdersi in quella maniera, la sotto. Il braccio mi pareva fatto di legno.<br />

Gradualmente sentivo che la condotta forzata diveniva sempre meno grotta e sempre<br />

più condotto fognario. Un gorgogliamento sopra di me, come di uno sciacquone sciacqua-<br />

to, preannunciava l'arrivo d'una ondata liquida.<br />

Pur nel dolore crescente io sgomento decupiicava le forze dell'arto. Mi irrigidii per non<br />

essere travolto. Il malefico flusso arrivò più violento di ogni aspettativa e in un attimo mi<br />

trovai come in una condotta forzata. Ero senz'aria, avvolto nel fluido temperato, salato e<br />

dolceamaro e ancor salato, per un tempo infinito, interminabile; vagamente m'accarezza-<br />

vano molli indistinguibili corpuscoli trasportati dal viscido torrente. Nel buio immaginavo,<br />

anzi sentivo. trattarsi di escrementi d'ignota origine ma recente produzione.<br />

. -<br />

Oh, crude1 destino,<br />

almen ci fosse stato<br />

un buon bicchier di vino ...<br />

o un cin cin di marsalato! ('O)<br />

Il braccio stava cedendo. Un tremore crescente accompagnava un impercettibile ce-<br />

dimento delle dita che stentavano a tenere la presa. L'apnea era ormai insostenibile.


NARRATIVA<br />

L'imprescindibile anelito d'aria mi obbligo ad aprire la bocca e subito un lubrificato.<br />

languido fusello mi entrò in gola. In un riflesso moto di ripulsa persi la presa e precipitai<br />

con raccapriccio e con la mota, nella mota del paventato oscuro fondo.<br />

Dentro alla merda d'un indegno Pozzo Nero.<br />

Carso, tramonto.<br />

Un vermiglio invernale. attraverso il nero traforato d'una pineta, sbiadiva annottando.<br />

Qualcuno batteva zona quasi al buio in cerca di grotte.<br />

Mi avvicinai: -Bela grota- gli dissi, inducendolo a seguirmi fino all'ingresso della grotta<br />

a lui ignota. Appesi a un ramo di corniolo il grande cappello scuro a larghe tese con la<br />

banda ricamata e ripetei: -Bela gmta! ...<br />

BELAGROTA - NOTE<br />

li racconto di Astolfo cita e richiama oersonaooi ed eolsodi della soeleoiooia triestina forse non noti<br />

V-<br />

alle generazionr piu giovani e siciiramente sconosciuti agir speleologi doltre Tnmavo per oiviare a<br />

quelo inconienlenre si 6 rdenulo utile fornire ai coriese ,eliore quai~he oeiuciaazione agglungenao<br />

queste brevi note esplicative.<br />

1) Soprannome dato alla fine degli anni '50 a Dario MARINI (1937-vivente), allora agli inizi della<br />

sua quarantennale opera di revisione del catasto della Venezia Giulia; il "Levantin Barbarossa"<br />

era altresi chiamato "Re di Gropada" mentre la sua Signoria si estendeva alle altre doline di<br />

Basovizza (paeselli ameni del Carso triestino). Cfr. "Il Buso" anno 1 (3): 3-5, Trieste 1957.<br />

21 Caoadòr - . s.m.. termine dialettale in uso fra i arottisti triestini oer indicare. in Qenere. un Pozzetto<br />

di pochi metri senza prosecuzioni degne di noia. Grotta infima: Cfr. MARINI ~ario, 1979: Singolare<br />

metamorfosi di una groita: da VG a WC - Progressione 26, 12 (2): 3-4<br />

3) Karren, s.m., etimo~di provenienza tedesca indicante quelli che in italiano vengono definiti, in<br />

maniera piuttosto prosaica ed imprecisa, "campi carreggiatr o "campi solcati" (i "lapiaz" dei<br />

francesi). Cfr MAUCCI Walter, 1960: Contributo per una terminologia speieoiogica italiana - Boll.<br />

Soc. Adriatica di Sc.. 51: 211-217.<br />

4) Richiamo al CONO che assistette alle vicende di Antonio Federico LINDNER (1800-1841) lo<br />

scopritore della Grotta di Trebiciano (17 VG,), per oltre settant'anni la cavità naturale più profonda<br />

del mondo. Cfr MARINI Dario, 1991: 1 talismano di Antonio Federico - Trilogia Catabatica,<br />

Trieste 1991: 19-1 l]<br />

5) Mitica figura di anacoreta speleo di cui parla "Il Buso" negli anni 1971-1972 (Cfr: Il Buso. 4 (3): 10-11<br />

e5fl): 12-74)<br />

6) Mona s 1 , Term ne o a ella e stro veneto nd canre organo gen la e femm n e ipoet camente n<br />

a tr o cn amato Fossa or Cmabro Porld d Giada) q. va e pero per sc occhere o st~p dotto<br />

71 ' Adolf SCHMIDL 11802-18631 ,<br />

studioso ed esoloratore tedesco della meta del secolo scorso: nel<br />

1851-52 visitò, fra I'altro. il arso postumieie e triestino lasciando ampi e dettagliati resoconti<br />

delle sue esplorazioni. E' considerato, dalla scuola tedesca e dallo storico inglese Trevor R.<br />

SHAW. il oadre della soeleolooia moderna.<br />

8) Anion ~ A ~ (1840-1891) K E lone esporalore f~ I.an ma oei GronenforscnLng AbtheilJng oela Sezone<br />

L !ora e ae Cluo A p no A-stro Tedesco neq anni oe esp oraz one oe 'a0 sso oe. Serpent e<br />

delle <strong>Grotte</strong> di San anzia ano.<br />

9) Carlo FINOCCHIARO (1917-1983), detto il "Maestro", presidente della <strong>Commissione</strong> <strong>Grotte</strong> 'E.<br />

<strong>Boegan</strong>" dal 1953 al 1983. Valente speleologo ed abile politico e organizzatore, a lui si devono<br />

la fondazione della Scuola Nazionale di Speleologia del CAI e numerose altre iniziative tra cui la<br />

presente rivista<br />

La Redazione


-1<br />

GIROLAMO AGAPITO: 150 ANNI<br />

DALLA SUA MORTE.<br />

11 24 febbraio 1844 moriva a Trieste il<br />

conte Girolamo Agapito, personaggio che<br />

riassume nella storia della sua vita le con-<br />

traddizioni e le delusioni del primo Ottocen-<br />

to. Discendente da una famiglia veneto-cre-<br />

tese profuga nel 1669 a Parenzo per<br />

sfuggire ai Turchi, nato nel 1763 a Pinguen-<br />

te dove il padre aveva ottenuto il posto di<br />

archivista, frequentò il Collegio dei Nobili di<br />

Capodistria, mentre il fratello Andrea segui-<br />

va il corso di architettura militare nel Colle-<br />

gio veneto di Verona. Sarebbe dunque di-<br />

venuto uno dei tanti tranquilli funzionari di<br />

provincia se la morte del padre e la quasi<br />

contemporanea caduta della ~e~ubblica<br />

Veneta non avessero imposto alla sua vita<br />

un corso ben più drammatico.<br />

Dopo un breve soggiorno a Trieste pres-<br />

so il nonno materno marchese Gravisi.<br />

avvocato e notaio, ebbe un impiego presso<br />

il governo provvisorio dell'lstria. completò i<br />

suoi studi laureandosi in giurisprudenza a<br />

Padova, visse per qualche tempo a Lubia-<br />

na, Graz e Vienna. I problemi economici<br />

non gli impedirono di sviluppare la forte<br />

inclinazione letteraria: ancora studente fre-<br />

quentò l'Accademia dei Risorti di Capodi-<br />

stria, poi quella degli Arcadi Sonziaci a<br />

Trieste.<br />

La Vrlenizza di Corgnaie (Vilenica Jama. LokevJ. lilustrarione di un arficolo dell'Agpito solla rivista "Cosrnorama<br />

Pittorico': anno 4', o. 31, Milano, 1838.<br />

59


Nel maggio 1809 le armate francesi oc-<br />

cuparono Trieste per la terza volta. L'Aga-<br />

pito, che un mese prima era sfuggito alla<br />

cattura sul campo, fece buon viso ai nuovi<br />

padroni. Molti anni dopo, nell'estate 1840,<br />

in una supplica alle autorità per ottenere un<br />

sussidio (Arch. Stor. Comun. F. 115-1, N.<br />

881612419), avrebbe detto di aver collabo-<br />

rato col nemico solo per liberare se stesso<br />

ed il fratello dall'arresto e dall'accusa di par.<br />

teggiare per I'Austria. ma la sua rapida car-<br />

riera ci permette di dubitare di queste scu-<br />

se tardive: nominato commissario di polizia<br />

e poi giudice di pace, già tre mesi dopo<br />

l'invasione un suo inno ed una sua cantata<br />

erano nel cartellone di una serata di gala<br />

organizzata al Teatro Grande per il com-<br />

pleanno dell'lmperatore dei Francesi. L'an-<br />

no seguente venne riformata I'organizzazio-<br />

ne scolastica ed il nostro divenne<br />

insegnante liceale di eloquenza e di storia<br />

a Lubiana, dove Andrea era ingegnere mi-<br />

litare. Poi passò a Trieste, professore di<br />

retorica nel ginnasio liceo. Ma nell'autunno<br />

del 1813 lo sbarco anglo-siciliano poneva<br />

fine al dominio napoleonico nella città e I'an-<br />

no seguente il ginnasio liceo veniva chiuso<br />

sicché Girolamo, rimasto disoccupato, do-<br />

veva cavarsela facendo il giornalista e scri-<br />

vendo poesie ad ogni fausto evento della<br />

Casa d'Asburgo, mentre il fratello sbarcava<br />

il lunario dipingendo immagini sacre e -con-<br />

sunto dalla tisi - moriva nel 1817.<br />

L'appoggio di Domenica Rossetti e di<br />

altri cittadini illustri permise all'Agapito di<br />

soprawivere ai duri anni della Restaurazio-<br />

ne: successe al de Coletti nella direzione<br />

dell'Osservatore Triestino che cedette nel<br />

1820 quando - uscita ormai la città dalla<br />

lunga crisi economica - ritenne opportuno<br />

darsi all'editoria.<br />

Stampò alcune opere ormai dimenticate<br />

(romanzi, grammatiche, lunari, una riedizio-<br />

ne della storia di Trieste di Ireneo della<br />

Croce) poi ebbe l'idea di por mano ad una<br />

collana di guide che descrivessero la città<br />

di Trieste ed i suoi dintorni. La sua prepa-<br />

razione storica ed archeologica e lo stile<br />

elegante decretarono il successo di tali<br />

guide, riedite abbastanza recentemente<br />

(1972) in volume unico dalla Libreria Inter-<br />

nazionale Italo Svevo di Trieste. La prima<br />

di esse. uscita nel 1823, trattava delle grot-<br />

te più famose nei dintorni della città e di<br />

altri luoghi d'interesse geologico ed archeo-<br />

logico quali la miniera di Idria, il lago di<br />

Circonio, le terme di Monfalcone, le rovine<br />

di Aquileia e Pola. (AGAPITO Girolamo,<br />

1823: Le <strong>Grotte</strong> di Adlersberg, di S. Cari-<br />

ciano, di Corniale e di S. Servo10 ecc., tip.<br />

A. Strauss, Vienna 1823: 1-205).<br />

Benchè in quel periodo già ci fossero<br />

sul mercato libri e guide che parlavano di<br />

grotte, suo merito indiscusso fu di aver pre-<br />

sentato al grosso pubblico le caverne del<br />

Carso Classico (Corniale, San Canziano,<br />

San Servolo, Grotta della Maddalena, Po-<br />

stumia) come siti paesaggisticamente e<br />

scientificamente interessanti, da visitare e<br />

conoscere. Egli può in questo caso essere<br />

considerato I'antesignano di una lunga<br />

schiera di autori che hanno descritto (o ten-<br />

tato di farlo) il Carso e le sue bellezze.<br />

Ma tali guide, come gli articoli scritti per<br />

varie riviste (Schizzi dal vero, Il Castello e<br />

la Grotta di S. Servolo, La Favilla, 1 (481<br />

49), Trieste, giugno-luglio 1837; La Grotta<br />

di Corniale, Cosmorama Pittorico, 4 (31):<br />

329-331, Milano 1838) se lo resero cele-<br />

bre. non migliorarono affatto la sua situa-<br />

zione economica: negli ultimi anni della sua<br />

esistenza solo un modesto sussidio statale<br />

gli permise di sopravvivere alla meno peg-<br />

gio, in una Trieste che si ingrandiva e Si<br />

arricchiva, ma era anche divenuta la se-<br />

conda città dell'lmpero per quanto riguar-<br />

dava il costo della vita.<br />

Egizio Faraone


[ANNIVERSARI - ACCADDE IERI 1<br />

Quando una società è onusta di storia, talvolta a furia di rimembrare il passato i suoi<br />

componenti non hanno il tempo di vivere il presente (e di creare i tasselli che formeranno<br />

il mosaico della storia di domani...).<br />

Anche se non è questo il caso della speleologia triestina, anzi, il fatto di vivere atti-<br />

vamente nelle grotte il nostro "oggi" speleologico non ci impedisce di ricordare, con affetto<br />

e simpatia, quelli che son passati per questa strada, provvedendo a tracciarla, prima di<br />

noi.<br />

In questo senso il 1994 è un anno veramente carico di ricorrenze; ne presentiamo<br />

alcune in questa nuova rubrica, filo di refe che vuole legare il mondo speleo di ieri a quello<br />

d'oggi; bagaglio culturale di tutti, che tanto più ha senso e valore quanto più è conosciuto<br />

e diffuso.<br />

P. G.<br />

GROTTA DEI MORTI (V.G. 15)<br />

130 anni fa, nel maggio 1864, per inca-<br />

rico del Consiglio Municipale di Trieste e<br />

sotto la direzione degli ingegneri Vallon e<br />

De Rin venne raggiunta. dopo oltre due anni<br />

di duro lavoro, la massima profondità nel-<br />

l'abisso dei Morti (15 VG).<br />

A -254 m i lavori dovettero venire ab-<br />

bandonati per la scarsità di ossigeno che<br />

rendeva oltremodo penosa l'attività di sca-<br />

vo agli operai. Due anni più tardi i gas<br />

sprigionati dal brillamento della grande mina<br />

(400 funti di polvere da sparo), voluta come<br />

estremo tentativo di forzare l'ultima stretto-<br />

ia e raggiungere finalmente I'ipotizzato ba-<br />

cino idrico sottostante, provocavano la tra-<br />

gica fine dei tre operai scesi a controllare<br />

l'esito dell'esplosione (Andrea Fernetich e<br />

Luca ed Antonio Krall) e di uno dei tre suc-<br />

cessivi malaccorti soccorritori (Matteo, fra-<br />

tello dei due Krall succitati).<br />

100 anni fa, il 13 maggio 1894, membri<br />

del Club Touristi Triestini. ignorando le dif-<br />

ficoltà ed i divieti posti dalle autorità muni-<br />

cipali, furono i primi a ridiscendere nell'abis-<br />

so dopo la tragedia e, dopo mesi di lavori,<br />

nel mese di agosto rinvenivano - a vari ii-<br />

velli di profondità - i miseri resti dei quattro<br />

operai deceduti trent'anni prima (al cui re-<br />

cupero si oppose successivamente il Civi-<br />

co Magistrato per le difficoltà ed i pericoli<br />

che ciò comportava).<br />

Nel settembre dello stesso anno. pro-<br />

cedendo nell'esplorazione, quattro soci del<br />

Club (L. Mertl, Andrea ed Antonio Perko e<br />

G. Pucalovich) raggiunsero un'ostruzione<br />

(sessant'anni dopo quotata dal G. G. C.<br />

Debeuak -218) ritenuta erroneamente il luo-<br />

go della mina e la massima profondità, ri-<br />

scontrando peraltro che la mina era esplo-<br />

sa come nella canna di un mortaio, lasciando<br />

intatto il fondo e le pareti e spazzando via<br />

ogni struttura artificiale soprastante.<br />

Franco Gherbaz<br />

CENT'ANNI OR SONO VENIVANO<br />

SCIOLTI L'HADES VEREIN<br />

ED IL CLUB DEI SETTE<br />

100 anni fa la polizia scioglieva a Trie-<br />

ste due società studentesche che facevano<br />

speleologia: il Club dei Sette e I'Hades<br />

Verein. Ambedue avevano un paio di anni<br />

di vita alle spalle (anche se qualcuno dei<br />

membri del Club dei Sette aveva iniziato ad<br />

andare in grotta molto prima) e decine di<br />

cavità -anche molto profonde per quei tempi


- esplorate. I loro uomini confluirono nella<br />

<strong>Commissione</strong> <strong>Grotte</strong> della Società Alpina<br />

delle Giulie (una dozzina di quelli del Club<br />

dei Sette, in particolare i fratelli <strong>Eugenio</strong> e<br />

Felice <strong>Boegan</strong>, Silvio Kobau, Ettore Ales-<br />

sandrini), portandovi una ventata di giovi-<br />

nezza e di entusiasmo. e nel Club dei Tou-<br />

risti Triestini (quasi tutti quelli dell'Hades,<br />

fra cui i fratelli Leo e Felix Petritsch, i fra-<br />

telli Giovanni Andrea e Antonio Perko), ove<br />

fondarono un Comitato <strong>Grotte</strong> inizialmente<br />

molto forte (forse in un certo periodo il più<br />

agguerrito del mondo) e quindi attivo per<br />

un ventennio.<br />

Il "Club dei Sette" e In'Hades Verein"<br />

sono stati i primi gruppi grotte triestini costi-<br />

tuiti da giovani ed aventi come scopo I'esplo-<br />

razione tecnico-scientifica (e sportiva) delle<br />

grotte del Carso.<br />

Pino Guidi<br />

LA PRESIDENZA<br />

DI EUGENIO BOEGAN<br />

Nel 1904 moriva, stroncato da un male<br />

improvviso e ancor in giovane età, I'inge-<br />

gnere Guido Paolina, presidente della Com-<br />

missione <strong>Grotte</strong> dell'Alpina dal 1899. Gli<br />

succedeva <strong>Eugenio</strong> <strong>Boegan</strong>, che dal 1896,<br />

come relatore della stessa, aveva provve-<br />

duto ad illustrare su varie riviste (soprattut-<br />

to su "Alpi Giulie") la notevole attività esplo-<br />

rativa e di studio del sodalizio.<br />

Durata sino al 1939 - anno della sua<br />

morte - la presidenza di <strong>Eugenio</strong> <strong>Boegan</strong> è<br />

stata la più lunga che la <strong>Commissione</strong> ab-<br />

bia avuto; nel suo corso ha avuto luogo<br />

l'evoluzione che ha portato al passaggio<br />

dalle scale di corda a quelle di cavo d'ac-<br />

ciaio e la diffusione della speleologia in tutta<br />

Italia. Fra gli awenimenti che segnano le<br />

tappe di questo cammino ci sono la nascita<br />

dell'lstituto Italiano di Speleologia, la fon-<br />

dazione della rivista "Le <strong>Grotte</strong> d'Italiaw, il<br />

primo congresso speleologico nazionale,<br />

l'istituzione del Catasto grotte d'ltalia, av-<br />

venimenti tutti che hanno visto <strong>Boegan</strong> come<br />

protagonista.<br />

Pino Guidi<br />

GRUPPO GROìTE CARLO<br />

DEBEWAK<br />

40 anni fa, nel 1954, si costituisce formalmente<br />

il Gruppo <strong>Grotte</strong> Carlo Debeljak;<br />

soci fondatori sono Claudio Skilan (Furlàn),<br />

Sergio Vercion, Giorgio Nicon (Jure), Ferruccio<br />

Spazzal, Mario Del Gobbo (Mocolite)<br />

e soprattutto Almarindo Brena soprannominato<br />

"e1 Vecio". personaggio storico<br />

della speleologia triestina, dotato di grande<br />

carisma che resterà presidente e patriarca<br />

incontrastato di questo sodalizio fino alla<br />

sua morte avvenuta nel febbraio 1992.<br />

Le origini di questo gruppo, però, risalgono<br />

a parecchi anni addietro: è infatti nell'immediato<br />

dopoguerra - e precisamente<br />

nel 1946 -che Brena, speleologo di grande<br />

esperienza, raccoglie intorno a se un gruppo<br />

di ragazzi a cui trasmette e infonde la<br />

sua passione per le grotte. costituendo nel<br />

club' Alpinistico ~rieGino una sezione grotte<br />

agguerrita e vivace. Il Gruppo resterà<br />

nel C.A.T. sino al 1954, anno in cui per<br />

motivi contingenti se ne stacca iniziando a<br />

vivere una vita autonoma.<br />

Brena, uomo di profonda umanità, era<br />

riuscito a fondare un gruppo molto compatto<br />

e omogeneo; soleva spesso dire che<br />

quello che conta è l'unione e l'amicizia che<br />

stanno alla base di tutto e che i risultati<br />

nelle esplorazioni sarebbero venuti di conseguenza.<br />

Il tempo gli darà pienamente<br />

ragione: tutt'oggi, infatti, quei "ragazzi" che<br />

si incontrarono nel '46 sono I'asse portante<br />

di questa società, all'infuori di qualcuno che<br />

solo il destino è stato capace di portare via.<br />

Non c'è domenica che i "muli" del Debeuak,<br />

accompagnati dalle loro donne, non siano<br />

in Carso impegnati in ricerche o esplorazioni.<br />

Oggi, dopo quarant'anni, hanno un'età<br />

in cui di solito i comuni mortali siedono con<br />

i nipotini sulle ginocchia, raccontando loro<br />

le avventure vissute in gioventù: non è<br />

questo il loro caso: probabilmente smetteranno<br />

l'attività solo quando i nipotini saranno<br />

nonni a loro volta.<br />

Nel 1953 il Gruppo <strong>Grotte</strong> Debeljak, che<br />

a quel tempo si contendeva l'esplorazione<br />

della Grotta Guglielmo sul Monte Palanzo-


VG), la Grotta Lindner (3988 VG), la<br />

Grotta Tom (5242 VG), la Grotta delle<br />

Margherite (5269 VG).<br />

E questo solo sino al 1990. Se la<br />

capacità, la costanza e l'intuizione ac-<br />

compagnano le imprese di questo<br />

Gruppo. come in ogni cosa del mon-<br />

do a volte bisogna fare i conti con il<br />

destino che distribuisce gioie e dolo-<br />

ri. Incontravo spesso Claudio Skilan<br />

(e1 Furlàn). segretario del gruppo che,<br />

allievo del Vecio, era dotato di gran-<br />

de umanità e bontà; in quelle occa-<br />

sioni ci scambiavamo le notizie che<br />

gravitavano sul mondo delle grotte.<br />

Nel 1990. ormai minato da una gra-<br />

ve malattia, mi raccontò con grande<br />

entusiasmo dell'ultima scoperta fat-<br />

ta: la Grotta Marilena del Gobbo,<br />

secondo lui la più importante scoper-<br />

ta sul Carso triestino di questo seco-<br />

lo. È stata l'ultima volta che ho visto<br />

il povero Claudio che, morto da li a<br />

poco, non poteva certo immaginare<br />

che un'altra grande cavità sarrebbe<br />

stata scoperta dai suoi amici e dedi-<br />

cata alla Sua memoria.<br />

La Grotta Claudio Skilan è vera-<br />

mente quanto di più importante sia<br />

stato trovato sul nostro Carso. È la<br />

Almarindo Brena (ultimo a destra) con un gruppo di amici. cavità che ha tutti i primati: la più<br />

fFoto GGCDJ estesa, con il pozzo interno più bello<br />

e profondo del Carso triestino, le<br />

ne (Como) con un'altra agguerrita forma- gallerie più grandi e più lunghe; per un cer-<br />

zione triestina (il G.T.S.), vincerà per così to periodo. con i suoi 344 metri di profon-<br />

dire la gara e raggiungerà il fondo, valutato dità è stata pure la più profonda (ora grazie<br />

a -425, notevole considerando l'epoca. Dal ai subacquei superata, per pochi metri, dal-<br />

1955 al 1957 il Gruppo è sul Marguareis, l'Abisso di Trebiciano). È per il gruppo il<br />

sulla Marmolada e sul Matajur ove vengo- coronamento di oltre quarant'anni di ricer-<br />

no scoperte e rilevate importanti cavità. Ma che condotte con assiduità e rigore. Dopo<br />

e sul Carso triestino, battuto e strabattuto la gioia della scoperta ecco che il destino<br />

da un'infinità di grottisti che raggiungerà ri- porta un nuovo lutto: Brena, el Vecio, viene<br />

sultati a volte strabilianti (e che spesso colpito da ictus e muore mentre le esplora-<br />

hanno fatto sorgere qualche punta di invi- zioni nella Skilan incalzano e nel punto più<br />

dia ad altri ricercatori). Il numero delle ca- profondo viene trovata l'acqua. E se fosse<br />

vità che il GGCD ha scoperto e rilevato è il Timavo? Vengono raccolti campioni, e<br />

notevolissimo; fra le più note l'abisso Carlo Nidia Lauri, una delle donne del Gruppo,<br />

Debeljak (3901 VG, -202). la Grotta del con animo nobile e romantico racconta che,<br />

Monte dei Pini (2645 VG), la Grotta Silvia raccolta in una bottiglietta un po' dell'acqua<br />

Lauri (4879 VG), la Grotta Germoni (4429 della grotta, la portarono al capezzale del


Gorgio Ncon, attuale presdente del G G C D alla Grotta C Skian (Foto F Tiralongo)<br />

Vecio tentando di fargli capire (è ormai in-<br />

cosciente) che forse hanno scoperto il fiu-<br />

me che Lui ha cercato per tutta la vita. Il<br />

vecchio speleologo la guarda con gli occhi<br />

fissi, chissà se avrà capito.<br />

Alla morte del Brena diventa presidente<br />

del Gruppo Giorgio Nicon (Jure), mentre la<br />

carica di segretario e affidata a Clara Fer-<br />

latti, la vedova di Claudio Skilan. Nuove<br />

forze giovani intanto entrano nel sodalizio,<br />

che ora conta una quarantina di iscritti.<br />

assicurando cosi la ovvia continuità nel tem-<br />

po. Poi anche Jure - maledetta sfiga - subi<br />

un incidente con rottura di una gamba che<br />

lo tenne fermo per un certo periodo. ma è<br />

tale la forza di volontà di quest'uomo che<br />

volle entrare nella cavità durante la conva-<br />

lescenza. con il sacco sulle spalle dal qua-<br />

le spuntava un bastone per aiutarsi: in<br />

queste condizioni fisiche scese e risali il<br />

P.140, e continub a rilevare la grotta che,<br />

anche in condizioni normali, presenta diffi-<br />

coltà non indifferenti.<br />

Al Gruppo <strong>Grotte</strong> Carlo Debeljak, la spe-<br />

leologia triestina non può che guardare con<br />

simpatia ed esser grata per quanto ha fatto<br />

fino ad oggi, augurandogli nuovi successi<br />

in un luminoso e lunghissimo futuro. dopo<br />

i suoi "primi quarant'anni".<br />

Franco Tiralongo


1 NOTIZIE IN BREVE 1<br />

RICORDATI I PRESIDENTI<br />

CARLO FINOCCHIARO<br />

ED EUGENIO BOEGAN<br />

La pinacoteca della Società Alpina delle<br />

Giulie, Sezione di Trieste del C.A.I. (per noi<br />

da sempre semplicemente "l'Alpinax) si e<br />

ultimamente arricchita di altre due pregevo-<br />

li opere, dono di un artista concittadino: i<br />

ritratti di Carlo Finocchiaro e di <strong>Eugenio</strong><br />

<strong>Boegan</strong>.<br />

Nel dicembre 1993, in occasione della<br />

chiusura dell'anno sociale, e nella ricorren-<br />

za del decimo anniversario della scompar-<br />

sa di Carlo Finocchiaro - a giudizio di tutti<br />

uno dei piii grandi presidenti della Commis-<br />

sione <strong>Grotte</strong> "E. <strong>Boegan</strong>" - giovani e vecchi<br />

soci si sono trovati nella sede di via Ma-<br />

chiavelli per un'agape fraterna. E' stata<br />

un'opportunità per gli oltre cento soci e le<br />

decine di ex soci della <strong>Boegan</strong>. di ritrovarsi<br />

tutti uniti a ricordare il passato e program-<br />

mare il futuro. Davanti ad un bicchiere di<br />

vino - in linea con le migliori tradizioni della<br />

<strong>Commissione</strong> - è stata quindi rievocata la<br />

figura di Carlo Finocchiaro - il "Maestro" -,<br />

un uomo che ha dedicato la sua vita, dan-<br />

do moltissimo, alla speleologia triestina ed<br />

italiana.<br />

Neli'occasione sulle pareti della saletta<br />

del catasto della <strong>Commissione</strong> sono stati<br />

sistemati i ritratti di Carlo Finocchiaro ed<br />

<strong>Eugenio</strong> <strong>Boegan</strong>, i due maggiori presidenti<br />

che la <strong>Commissione</strong> <strong>Grotte</strong> della Società<br />

Alpina delle Giulie abbia avuto (se non al-<br />

tro per la durata dell'incarico: dal 1904 al<br />

1939 il <strong>Boegan</strong>, dal 1953 al 1983 Finoc-<br />

chiaro). Presidenze che hanno lasciato un<br />

Nella saletta del catasto-archivio storico deia Cammss~one, sotlo 1 1 quadra d Fnacchiaro Da siiistra l consociopiitore<br />

Stok Adriano; il presidente della <strong>Commissione</strong> <strong>Grotte</strong> Ei~o Padovan Francesca Caligaris. il nastro pii anziano<br />

socio (classe 1906, membro della <strong>Commissione</strong> dai 1927); Fabio Farti (classe 1927, membro della C.G.E.B. dai<br />

1949). paet-president della <strong>Commissione</strong> ed attuale presidente della Società Alpina delle Giule. (Foto F. Tiralongoj


duraturo segno nella vita deiia società (il<br />

catasto, le grotte turistiche, la scuola. le<br />

riviste di speleologia, i congressi, un'auto-<br />

nomia operativa, un nome conosciuto e ri-<br />

spettato in tutto il mondo speleoiogico) ed<br />

entrambe interrotte da una morte prematu-<br />

ra (in ambedue i casi la <strong>Commissione</strong> non<br />

era pronta alla successione...).<br />

I ritratti (acriiico su tela. cm 50 x 60 il<br />

<strong>Boegan</strong> e smalto ad acqua su tela. cm 80<br />

x 70 il Finocchiaro) sono opera deli'artista<br />

Adriano Stok, socio della <strong>Commissione</strong> dal<br />

1963. che ha inteso cosi rendere omaggio<br />

a Carlo, l'uomo che per tanti decenni è stato<br />

oltre che "il presidente" sempre anche un<br />

amico ed un maestro, e ricordare aitresi il<br />

<strong>Boegan</strong>, lo speieoiogo di cui alla fine degii<br />

anni '40, la <strong>Commissione</strong> ha preso il nome.<br />

<strong>Eugenio</strong> <strong>Boegan</strong> - personaggio di note-<br />

vole valore ma estremamente schivo e mo-<br />

desto del quale non si posseggono molte<br />

immagini - e stato riprodotto da una foto-<br />

grafia, e quei pochi soci ancor vivi che<br />

INSERZIONE GRATUITA<br />

hanno avuto modo di conoscerlo hanno con-<br />

fermato la validità e la somiglianza del ri-<br />

tratto. il quadro di Carlo Finocchiaro è inve-<br />

ce una composizione, quasi un ritratto in<br />

movimento, e ciò più nei tempo che nello<br />

spazio: su di uno sfumato sfondo bigio<br />

emergono vari momenti della sua vita e della<br />

sua personalità, dal sorriso condiviso da un<br />

gruppo di soci (Marc, Coloni, Tommasini.<br />

Pradis <strong>Grotte</strong>. primi anni '50). all'espressio-<br />

ne attenta colta durante un rilevamento<br />

(grotte vaporose di Sciacca, fine anni'50), il<br />

tutto sovrastato dalla classica figura dei<br />

"Maestro" che legge una relazione (nella<br />

fattispecie, primo convegno di speleologia<br />

dei Friuli-Venezia Giulia, Trieste 1971). La<br />

carreilata si chiude con un'immagine carat-<br />

terizzata daii'espressione stanca e sofferta<br />

(Borgo Grotta Gigante, maggio 1983) che<br />

lo ha accompagnato negli ultimi mesi di vita.<br />

È un quadro che ha commosso i vecchi<br />

soci che l'hanno avuto per lunghi anni qua-<br />

le riferimento e guida, e che per i giovani -<br />

Premesso che accade sempre pih spesso che speleologi triestini pubblichino<br />

o presentino i risultati delie loro ricerche su Riviste nazionali o internazionali<br />

anche di prestigio,<br />

visto che in tali scritti spesso compaiono brani dedicati alla descrizione delle<br />

caratteristiche moriologiche, geologiche e idroiogiche dei luoghi o delie forme,<br />

onde consentire la miglior comprensione delie meraviglie deiia natura ai Lettori<br />

(spesso malignamente critici) delle Riviste in oggetto,<br />

il sottoscritto<br />

si dichiara disposto, con l'obbligo del segreto professionale, a proporre, preventivamente<br />

all'inoltro alle varie Redazioni. eventuali modifiche ueoiouico-lessi- - -<br />

cali agli Autori che vorranno fargli pervenire i loro scritti.<br />

- un rapido espletamento della pratica,<br />

- la massima discrezione, anzi il segreto,<br />

- piena libertà degii Autori interessati neli'accettare o respingere le modifiche<br />

proposte,<br />

- interventi del tutto gratuiti e per i quali nulla potrà mai esser richiesto.<br />

c/o Catasto <strong>Grotte</strong> F.V.G. o Istituto di Geologia e Paleontologia<br />

in fede<br />

Franco Cucchi


che non l'hanno conosciuto - unisce un'im-<br />

magine composita e dinamica ad un nome,<br />

dando a quest'ultimo delle sembianze che<br />

lo rendono più reale e più vicino.<br />

Per i membri della <strong>Commissione</strong> questi<br />

ritratti dovrebbero essere gli anelli di una<br />

catena ideale che lega un passato, ormai<br />

tanto lontano da essere storia e non più<br />

memoria, al presente; le pietre miliari di una<br />

tradizione che, se forse qui non tutti com-<br />

prendono. altrove molti ci invidiano.<br />

Pino Guidi<br />

UNA CERIMONIA A PRADIS,<br />

DOMENICA 2 OTTOBRE 1994<br />

In "Progressione 29" auspicavo che I'ln-<br />

ghiottitoio dell'osteria di Gerchia (7591344<br />

FR), venisse intitolato alla memoria di Ugo<br />

Baschiera, suo primo esploratore nel luglio<br />

1946.<br />

Nell' articolo ricordavo la ripresa dell'at-<br />

tività speleologica. pochi giorni dopo la fine<br />

della seconda guerra mondiale, in cui Ugo<br />

ed io, assieme ad altri amici, fummo tra i<br />

protagonisti di quella fase storica della spe-<br />

leologia e ci tenevo che in qualche modo<br />

tale ricordo venisse conservato. Trovai aiu-<br />

to e sostegno innanzitutto da parte del<br />

Gruppo Speleologico di Pradis che offri la<br />

"targa ricordo" e nella nostra "Commissio-<br />

ne", che volle essere presente alla cerimo-<br />

nia con numerosi suoi soci.<br />

Fu cosi che ci trovammo riuniti a Pradis<br />

il due di. ottobre, "vecchi" e giovani della<br />

CGEB, quelli di Pradis, il Sindaco di Clau-<br />

zetto ed i familiari di Ugo Baschiera. Scopo<br />

di questa manifestazione era quello di ritro-<br />

varsi tra vecchi amici e scoprire la targa<br />

ricordo installata all'imbocco dell'lnghioti-<br />

toio dell'osteria di Gerchia. Sotto alla targa<br />

abbiamo sistemato un elmetto militare ita-<br />

liano mod. 1915-18 - in uso tra gli speleo-<br />

logi del 1945 - ed un caschetto moderno,<br />

per sottolineare il quasi mezzo secolo tra-<br />

scorso tra i due eventi.<br />

Feci una breve relazione, in pratica ri-<br />

cordando quei tempi difficili, il nostro entu-<br />

siasmo e che stavamo per aprire - senza<br />

saperlo - una nuova fase delle ricerche spe-<br />

leologiche. Ricordai ancora che la zona di<br />

Pradis fu, per la nostra <strong>Commissione</strong>, un<br />

banco di prova per quelle esplorazioni "fuo-<br />

ri casa" che ci condussero negli anni suc-<br />

cessivi ad esplorare grotte sempre più lon-<br />

tane dal Carso ed anche in molte altre parti<br />

del mondo.<br />

Sicuramente qui a Pradis, nel 1946,<br />

ebbe luogo, forse inconsciamente, l'inizio<br />

di quella nuova fase della stupenda ed af-<br />

fascinante avventura che è l'esplorazione<br />

delle grotte e che tale avvenimento poteva<br />

essere considerato una pietra miliare nella<br />

storia della speleologia delle nostre aree<br />

carsiche.<br />

Scoperta la lapide, invitai il Gruppo Grot-<br />

te di Pradis ad essere il custode di questi<br />

ricordi, perchè Ugo Baschiera rappresentò<br />

un anello di congiunzione tra Trieste e Pra-<br />

dis, essendo suo padre originario di Clau-<br />

zetto. Dopo la cerimonia ci awiammo all'in-<br />

gresso delle <strong>Grotte</strong> Verdi dove ci aspettava<br />

un fumante prosciutto ed un buon bicchiere<br />

di vino (forse due, non ricordo bene...).<br />

Nel primo pomeriggio la comitiva si av-<br />

viò alle <strong>Grotte</strong> di La Val, dove deponemmo<br />

un mazzo di fiori per il "Maestro" Carlo Fi-<br />

nocchiaro, nostro indimenticabile Presiden-<br />

te. Non è la prima volta che onoriamo qui<br />

Carlo ed il motivo è che per Lui queste<br />

grotte furono molto importanti; rimase subi-<br />

to affascinato dalla loro struttura meandri-<br />

forme, fece su di esse due studi e ne parlò<br />

sempre con entusiasmo. Ora le <strong>Grotte</strong> di<br />

La Val costituiscono un "complesso", con<br />

altre cavità che sono state collegate tra di<br />

loro nel corso di molti anni di esplorazioni<br />

e di studi.<br />

Nel breve discorso che feci su Carlo e<br />

la "sua" grotta, proposi agli amici presenti<br />

la possibilità di dedicare il Complesso "La<br />

Val-Noglar" a Carlo Finocchiaro. ma di ciò<br />

ne parleremo un'altra volta.<br />

Questa la cronaca di una giornata di<br />

ricordi trascorsa tra vecchi e giovani, nei<br />

quali la passione comune è stata ed è quella<br />

di "andar per grotte".<br />

Fabio Forti


ALCADI 94<br />

(Semriach, maggio 1994)<br />

Nel 1992 si tenne in Ungheria il primo<br />

convegno ALCADI (Alpi - Carpazi - Dinari-<br />

di) che trattava la storia delle esplorazioni<br />

speleologiche e degli studi riguardanti i tre<br />

importanti gruppi montuosi. Il secondo con-<br />

vegno è stato organizzato a Semriach, tren-<br />

ta chilometri a Nord di Graz, in occasione<br />

del centenario del celebre episodio in cui<br />

sette esploratori furono bloccati da una pie-<br />

na nella Lurhohle, fatto che scateno la prima<br />

grande operazione di soccorso della storia.<br />

All'incontro ha partecipato una quaran-<br />

tina di ricercatori e sono stati presentati circa<br />

trenta lavori che riguardano buona parte dei<br />

territori studiati dalla cosiddetta "scuola te-<br />

desca", che agiva nell'ambito dell'lmpero<br />

absburgico e dintorni.<br />

Questa limitazione dovrebbe però esse-<br />

re superata se si pensa che la speleologia<br />

dei secoli passati non conosceva confini,<br />

per cui il più noto esponente della scuola<br />

francese. vale a dire il Martel, visitò attentamente<br />

il Carso triestino e quello postumiese<br />

prima di dare alle stampe la sua<br />

opera più celebre - Les Abimes - esattamente<br />

cento anni fa. E non è per caso che<br />

proprio lo stesso anno Franz Kraus pubblicò<br />

Hohlenkunde. opera scientifica (e quindi 1<br />

meno letta) che puo dirsi il risultato di mezzo<br />

secolo di lavoro nell'ambito dell'lmpero.<br />

Studiare separatamente l'evoluzione<br />

delle due scuole, che in realtà si sono sempre<br />

scambiate notizie e suggerimenti, è<br />

artificioso e controproducente, e ben lo<br />

sapeva il <strong>Boegan</strong> che attingeva a tutt'e due<br />

le fonti ed attribuiva scherzosamente i suoi<br />

successi alla meticolosità teutonica unita alla<br />

fantasia latina.<br />

Ci auguriamo perciò che alle prossime<br />

riunioni partecipino speleologi di tutta Europa<br />

(e magari di tutto il mondo) e che dopo<br />

due suggestive sedi come Budapest e<br />

Semriach sia ora la volta di Postumia o di<br />

San Canziano, due località conosciute, per<br />

l<br />

!<br />

la loro bellezza e la loro importanza storica,<br />

non solo dagli speleologi. ma anche dai<br />

turisti di ogni nazione. '!<br />

Egizio Faraone<br />

Lurhohe (Foto E Faraooej<br />

68<br />

l


15" INCONTRO AMICHEVOLE DEGLI<br />

ENTOMOLOGI DI CARINZIA,<br />

SLOVENIA E FRIULI-VENEZIA GIULIA<br />

11 25 e 26 giugno 1994 ha avuto luogo<br />

a Gotovo (Kocevje) il 15" "Incontro amiche-<br />

vole degli entomologi di Carinzia. Slovenia<br />

e Friuli - Venezia Giulia", organizzato que-<br />

sta volta dalla Slovenia. Ricordiamo che<br />

l'anno scorso il Museo di Storia Naturale<br />

della nostra città aveva organizzato la pri-<br />

ma edizione triestina di questa manifesta-<br />

zione. Anche questa riunione ha visto una<br />

numerosa partecipazione, circa un centina-<br />

io, di appassionati e studiosi degli insetti.<br />

Nella giornata di sabato, gli organizza-<br />

tori, il direttore del Museo di Storia Natura-<br />

le di Klagenfurt, il conservatore del Museo<br />

di Trieste. Dott. Giorgio Alberti, il rappre-<br />

sentante dei forestali di Kocevje ed il co-<br />

mandante della scuola della Polizia slove-<br />

na che ci ha ospitato nelle proprie strutture<br />

completamente rinnovate. hanno salutato i<br />

convenuti che più tardi hanno partecipato<br />

ad una escursione alla Eleonorina jama (S<br />

143). distante pochi chilometri.<br />

La visita alla cavità non presenta diffi-<br />

coltà, grazie alle vecchie ma ancora valide<br />

scale in legno ed ai gradini scavati nelle<br />

concrezioni calcitiche. L'imbocco si apre a<br />

932 m sul livello del mare. la lunghezza è<br />

di 141 metri e la profondità di 27. Dopo la<br />

caverna di ingresso ed una scala in legno<br />

che porta ad un passaggio più stretto. si<br />

entra in una vasta caverna con un lago<br />

verso il fondo, nel punto più basso. Ricca<br />

di concrezioni, da lungo tempo nota agli<br />

entomologi, la sua visita era impossibile fino<br />

a tre anni fa poichè tutta la zona era inter-<br />

detta agli stranieri. Sulle pareti, numerose<br />

sono le iscrizioni che, con i nomi e la gra-<br />

fia, ricordano come la zona sia stata abita-<br />

ta da una popolazione di etnia germanica.<br />

Di sera una grande grigliata, annaffiata<br />

con vino e Radenska, è stata occasione di<br />

incontro per colleghi che molte volte non si<br />

vedono da anni. Altri hanno approfittato delle<br />

ore buie per la caccia agli insetti notturni.<br />

Nella giornata di domenica alcuni han-<br />

no partecipato ad un'escursione nei boschi<br />

mentre altri hanno cercato la grotta deno-<br />

minata Tri Bratov e poi visitato di nuovo ma<br />

con più calma la pur sempre interessantis-<br />

sima Eleonorina jama.<br />

Anche questa volta, come al solito in<br />

queste occasioni, le differenze linguistiche<br />

sono state superate con la buona volontà<br />

di tutti i partecipanti. Jan Carnelutti di Lu-<br />

biana ha cortesemente riassunto per noi, in<br />

italiano, gli interventi in lingua slovena.<br />

La prossima primavera ci si ritrova in<br />

Carinzia, non altrettanto ricca di grotte, ma<br />

come sempre molto ospitale.<br />

Giorgio Colombetta<br />

17" CONGRESSO NAZIONALE DI<br />

SPELEOLOGIA<br />

Dal 9 all'll settembre 1994 si è tenuta<br />

a Castelnuovo Garfagnana (Lucca) la più<br />

importante assise ciclica della speleologia<br />

italiana, il Congresso Nazionale, la cui or-<br />

ganizzazione è stata curata dal Gruppo<br />

Speleologico Lucchese. Buona la parteci-<br />

pazione (sulle trecento presenze). numero-<br />

se le relazioni presentate (dato che è stato<br />

- come sempre - materialmente impossibile<br />

assistere a tutte le sedute dei lavori se ne<br />

parlerà non appena pubblicati gli "atti"), piut-<br />

tosto ridotta la presenza di mercanti ed<br />

espositori (questa volta sulle bancarelle<br />

c'erano più libri che tute) il Congresso è<br />

stato per tutti anche un'occasione per rin-<br />

saldare vecchie amicizie e per stringerne<br />

delle nuove.<br />

La festa finale, "Lago 94, ha ludicamen-<br />

te chiuso fra canti, lazzi e gran bevute, la<br />

manifestazione: come da copione, tutti i<br />

salmi finiscono in gloria.<br />

Numericamente (e anche qualitativa-<br />

mente) ridotta la presenza triestina, al pun-<br />

to che il "Gran Pampel" - momento qualifi-<br />

cante con cui si chiudono le nostre feste<br />

speleo - è stato officiato da diaconi d'oltre<br />

Isonzo, frettolosamente consacrati per la<br />

bisogna, che hanno assolto il loro compito<br />

con tanta buona volontà.<br />

Nel corso della manifestazione si sono<br />

tenute - fra le altre - l'assemblea ordinaria


della Società Speleologica Italiana ed una<br />

riunione dei Gruppi <strong>Grotte</strong> del Club Alpino<br />

Italiano. Nel corso della prima. iniziata con<br />

meno di dieci persone (comprese le quattro<br />

che sedevano al tavolo della presidenza) e<br />

terminata con la sala quasi piena. la Socie-<br />

tà Speleologica Italiana ha presentato il bi-<br />

lancio morale dell'attività svolta il decorso<br />

anno e l'iniziativa, caldeggiata dal suo pre-<br />

sidente Giovanni Badino. di creare un "fon-<br />

do di solidarietà" per il soccorso speleo nelle<br />

zone finanziariamente mal servite aumen-<br />

tando la quota sociale di diecimila lire. Se<br />

ne riparlerà alla prossima assemblea della<br />

S.S.I.<br />

La riunione dei Gruppi <strong>Grotte</strong> del Club<br />

Alpino Italiano, anch'essa iniziata con po-<br />

chissime presenze e finita poi un po' me-<br />

glio, è stata dedicata alla prediscussione<br />

dei temi che saranno affrontati a Gubbio<br />

nell'annuale riunione dei Gruppi <strong>Grotte</strong> del<br />

C.A.I. (indirizzi e futuro della speleologia in<br />

Italia, Legge quadro sulla speleologia, rap-<br />

porti con le nuove realtà sociali e politiche);<br />

I'interesse dimostrato dai presenti ed i nu-<br />

merosi interventi fanno ben sperare per la<br />

riuscita della manifestazione "caina" di no-<br />

vembre.<br />

Considerazioni finali. Questo congres-<br />

so, il diciassettesimo della serie iniziata a<br />

Trieste nel lontano 1933, ha dimostrato che<br />

c'è ancora in Italia spazio per manifestazio-<br />

ni del genere. Il fatto che solo una mino-<br />

ranza si sia fermata ad ascoltare le relazio-<br />

ni lette nelle varie sedute o abbia partecipato<br />

alle assemblee non deve fuorviare: è sicu-<br />

ramente da almeno vent'anni che le cose<br />

vanno in questo modo. e in questi vent'anni<br />

la speleologia in Italia non è andata poi tanto<br />

male, anzi. Forse, a differenza di una volta,<br />

si ferma ad ascoltare soltanto chi ha vera-<br />

mente l'interesse ad apprendere qualcosa<br />

e non anche chi non sa dove andare (gli<br />

fanno male i piedi ...) o chi vuol far credere<br />

di essere uno studioso attento a tutto.<br />

Per contro mentre la presenza di giova-<br />

ni (i professoroni e le persone anziane e<br />

posate erano decisamente una minoranza)<br />

conferma la vitalità della speleologia italiana.<br />

Pino Guidi<br />

CARSO, UN PARCO SENZA CONFINI -<br />

REWIONE SU DI UN CONVEGNO<br />

Sabato 24 e domenica 25 settembre si è<br />

svolto in Val Rosandra questo ennesimo con-<br />

vegno sulla "tutela del Carso", organizzato dal<br />

CAI-TAM, Mountain Wilderness e WWF.<br />

Nelle due giornate, le relazioni sono state<br />

tenute nel Teatro "F. Preseren" di Bagnoli della<br />

Rosandra. L'escursione ufficiale si è Svolta<br />

domenica a Bottazzo (apertura annuale del<br />

confine italo-sloveno) e sul Monte Stena (in-<br />

terventi vari).<br />

Con la presenza del Presidente Generale<br />

del CAI Roberto De Martin e di altri numerosi<br />

personaggi legati ai "problemi ambientali", si<br />

è voluto dare al convegno un'impronta parti-<br />

colare sulla questione dei parchi e sulla pre-<br />

sentazione di una proposta di un "codice di<br />

autoregolamentazione" per le attività ricreati-<br />

ve e sportive nelrambito del Carso. Per com-<br />

pletare I'ufficialità di tutte le varie proposte, è<br />

stato aggiunto I'autorevole parere del CIPRA<br />

(Confederazione Internazionale per la Prote-<br />

zione delle Alpi), cosi il quadro "protezionisti-<br />

co" si è fatto più ampio e più decisamente<br />

internazionale.<br />

In tutte le varie relazioni è stato più volte<br />

"auspicato" che il Carso abbia una tutela di<br />

tipo internazionale, ma concretamente non è<br />

stata formulata alcuna proposta che possa<br />

avere un seguito di "conseguenza legislativa"<br />

e quindi propositiva. Parlare è importante, ma<br />

proporre concretamente è molto meglio. Ma<br />

le preoccupazioni di alcuni relatori erano ben<br />

altre. Ad esempio si è diffusamente parlato<br />

delle arrampicate sulle "falesie" e sul disturbo<br />

che veniva dato alla presenza di vari tipi di<br />

volatili che notoriamente nidificano in luoghi<br />

impervi sulle pareti della Val Rosandra. Con-<br />

clusione, o non arrampicare laddove vi sono<br />

delle segnalazioni di tali "insediamenti", o li-<br />

mitare le arrampicate nei periodi aliorquando<br />

tali volatili non nidificano. E un po' difficile<br />

seguire praticamente questo ragionamento,<br />

perchè vien fatto di domandaffii che, se ormai<br />

esiste un unico esemplare di Falco, ci sem-<br />

bra più che giusto ricorrere ad alcune forme<br />

di tutela; ma se negli oltre 70 chilometi di<br />

pareti, paretine, e "falesie" che ci sono dalla


Val Rosandra fino al Monte Maggiore (Ucka)<br />

lungo la grande "Dorsale della Cicceria", ve<br />

ne sono altre centinaia di esemplari, allora la<br />

proposta ci sembra un po' eccessiva.<br />

Vien da pensare che qualcuno rimane di-<br />

soccupato se non ha qualcosa da protegge-<br />

re. Parlando con vecchi alpinisti che frequen-<br />

tano da lungo tempo la Val Rosandra,<br />

abbiamo saputo che su tali pareti hanno sem-<br />

pre visto volare dei falchi e che pertanto il<br />

problema andrebbe affrontato in un'altro modo,<br />

prima di stabilire divieti che non sarebbero<br />

affatto compresi ed otterrebbero, secondo la<br />

nostra lunga esperienza. un effetto diametral-<br />

mente opposto. D'altra parte è stato anche<br />

affermato che la popolazione dei pipistrelli nelle<br />

nostre grotte è in preoccupante diminuzione.<br />

La causa sarebbe il "disturbo" arrecato dal-<br />

la presenza degli speleologi. Non vogliamo<br />

fare dei commenti, lasciamo a voi tutti il giu-<br />

dizio su tale affermazione. Che ci siano stati<br />

dei delinquenti che sono andati nelle grotte<br />

per far strage di pipistrelli. questo lo sappia-<br />

mo anche noi e non solo da oggi, ma da<br />

lungo tempo. Ma chi non conosce cos'è e<br />

come agisce la speleologia, non può emette-<br />

re dei giudizi. Questi problemi vanno affronta-<br />

ti nelle sedi opportune delle Organizzazioni<br />

Speleologiche, a livello locale, nazionale e se<br />

necessario anche intemaziondle, considerato<br />

il grande interesse del tema proposto e prima<br />

di trarre affrettate e gratuite conclusioni.<br />

Il tono delle varie relazioni è stato in ge-<br />

nerale alquanto depresso, ma di ciò non va<br />

fatta colpa ai relatori, bensì semplicemente<br />

alla "stanchezza" dell'argomento. A questo<br />

punto ho preso anch'io la parola per ricordare<br />

che si sente parlare di tutela del Carso dal<br />

1970. ossia dal tempo della famosa "Legge<br />

Belci". Ho spiegato con dovizia di particolari<br />

perchè non si è mai fatto nulla e perchè sono<br />

falliti tutti gli altri successivi tentativi. Interes-<br />

sata di questo mio intervento. la Presidentes-<br />

sa della <strong>Commissione</strong> CAI-TAM, mi ha chie-<br />

sto un parere sul da farsi.<br />

Ho semplicemente affermato che I'argo-<br />

mento della tutela del Carso non va affrontato<br />

in maniera "localistica", ma approfittando di<br />

situazioni geopolitiche esistenti a livello inter-<br />

nazionale.<br />

Carso triestina. Karien (Foto D. Manni)


Nella rinegoziazione del Trattato di Osimo,<br />

ad esempio. andrebbe sottolineata una<br />

questione, prevista nel trattato stesso. ma mai<br />

applicata. Si tratterebbe di porre in essere le<br />

varie risoluzioni inerenti il "Bacino Isonzo" ed<br />

il "Bacino Timavo". Sono due importanti questioni<br />

idrogeologiche, ambientali e di tutela<br />

delle acque che interessano I'ltalia e la Slovenia<br />

nell'ambito degli accordi CEE e dei piani<br />

INTEREG. In questo modo I'area da tutelare<br />

comprenderebbe veramente tutto il Carso<br />

Classico. . , oer cui cesserebbero tutti i ~roblemi<br />

di competenza e di confinamento delle aree.<br />

Questa mia "idea", su proposta del CAI-TAM,<br />

zione XXX Ottobre hanno offerto uno spunti-<br />

no. Abbiamo così concorso ad un doveroso<br />

segno di rappresentanza che fa sempre pia-<br />

cere a chi viene ospitato.<br />

Parlare dei problemi del nostro Caso serve<br />

sempre, ma non mi è sembrato che abbiamo<br />

fatto grandi passi in avanti, salvo che per la<br />

"mozione" sopra accennata; sarà da vedere<br />

se qualcuno avrà la volontà e la capacità di<br />

portarla avanti nelle sedi romane.<br />

Fabio Fori1<br />

è - stata -~- ~~ fatta ~ ~~- orooria dall'Assemblea e votata m~ ~ ,~ ~~ ~ ~<br />

al'unanimità. Almeno non abbiamo Derso del<br />

CONVEGNO "FOLKLORE,<br />

IMMAGINARIO POPOLARE E<br />

GROTTE"<br />

tempo, qualcosa di nuovo per il nostro Carso<br />

è stato fatto.<br />

Domenica 25 è stato il giorno delle escur-<br />

(Schio, 27-28 novembre 1993)<br />

sioni. Abbiamo accompagnato in visita alla Nell'ottobre 1991 il Club Speleologico<br />

Valle il Presidente De Martin, il Comandante Proteo di Vicenza aveva organizzato, al-<br />

Truppe Trieste Gen. Zaro e varie personalità. I'Eremo di San Cassiano, il convegno "Im-<br />

Nel "Casello Modugno" abbiamo offerto un maginario popolare e grotte delle Venezie".<br />

caffè agli ospiti e più tardi. nel Rifugio Premu- Gli atti relativi erano stati pubblicati dal<br />

da, la Società Alpina delle Giulie e la Associa- Curatorium Cimbricum Veronese esattamen-<br />

A causa di nostre imprecisioni nella stesura dei testi sul numero speciale di PRO-<br />

GRESSIONE dedicato alla spedizione TEPUY 93, vi sono alcuni errori che vogliamo qui<br />

correggere, scusandocene con i lettori e con i colleghi venezueiani.<br />

1) Nei ringraziamenti sono saltate la Universidad Central de Venezuela (UCV) e la<br />

Sociedad Venezolana de Espeleologia (SVE), le quali hanno evidentemente pa-<br />

trocinato la spedizione che è stata e rimane italo-venezueiana.<br />

2) La foto da satellite a pag. 8 è di J. LagardelSVE.<br />

3) Non è esatto dire, come avviene a pag. 9, che il nostro film in 16 mm è stato il primo<br />

a documentare queste grotte: in realtà sui tepuy Aquapira i venezuelani avevano in<br />

precedenza realizzato un altro documentario. Più correttemente si puo affermare<br />

che il nostro è stato il primo lavoro professionale e televisivo.<br />

4) A pag. 5 si sostiene che TEPUY 93 ha dato il battesimo definitivo alla speleo-logia<br />

in quarzite, dimostrando la complessità che questi reticoii possono raggiungere.<br />

Secondo i venezuelani tale complessità era già stata dimostrata da loro in prece-<br />

denti ricerche: ne prendiamo atto rimarcando che non si voleva certo sminuire il<br />

lavoro svolto dalla speleologia venezuelana, ma sottolineare da un lato che il Siste-<br />

ma Auyantepuy Noroeste (Sima del Rio Pintado) è certamente il più complesso<br />

esplorato finora, dall'altro che una spedizione internazionale con tali risultati e tanta<br />

diffusione in Europa apre necessariamente e definitivamente il capitolo della speie-<br />

ologia in quarzite.<br />

Ringraziando per la collaborazione<br />

Tullio Bernabei e Antonio De Vivo


te un anno dopo, evento questo più unico<br />

che raro in un campo dove la tempestività<br />

dovrebbe essere obbligo assoluto, per evi-<br />

tare che i lavori presentati vengano supera-<br />

ti da altri prima ancora di essere dati alle<br />

stampe.<br />

La buona riuscita della manifestazione<br />

e l'interesse suscitato dal bel volume risul-<br />

tatone hanno spinto il Gruppo <strong>Grotte</strong> CAI<br />

Schio a ripetere l'esperienza. allargandone<br />

la partecipazione a tutti coloro che si inte-<br />

ressano all'argomento, senza limiti regio-<br />

nali o nazionali.<br />

Si è iniziato con l'inaugurazione a Pa-<br />

lazzo Toaldi Capra della mostra di Vallina<br />

Meneghini Derugna "L'essere Donna nel-<br />

l'Esseren. Le maschere ispirate alla tradi-<br />

zione veneziana e l'interpretazione grafica<br />

dei racconti generati dai timori e dalle ansie<br />

parlano un linguaggio attuale. perché oggi<br />

come ieri l'umanità è guidata da desideri e<br />

paure. La maschera, usata fin dall'antichità<br />

per rappresentare ritualmente l'essere te-<br />

muto, ne cela le sembianze ma ne rivela il<br />

carattere.<br />

Accanto alla mostra, un'esposizione foto-<br />

grafica organizzata dal Gruppo ospitante, illu-<br />

strava le più belle grotte venete esplorate ed<br />

in corso di esplorazione.<br />

Gli intervenuti salivano poi la collina del<br />

Castello, dove iniziavano i lavori nella sede<br />

del Circolo Fotografico Scledense, che per<br />

I'occasione aveva allestito una mostra foto-<br />

grafica sulla Val Leogra: le tecniche moderne<br />

di ripresa e di stampa ben rendono la poesia<br />

di siti prealpini poco frequentati e spesso di-<br />

menticati.<br />

Numerosi i lavori presentati. tanto da im-<br />

pedire quel dialogo che di solito si accende<br />

alla fine di ogni lettura e che continua magari<br />

più tardi. davanti a un bicchiere di vino. Lo<br />

scambio di opinioni è uno degli elementi ca-<br />

ratteristici di questi incontri, la comunicazione<br />

può essere diffusa a mezzo stampa, il collo-<br />

qui0 no.<br />

Il Vicentino offre una quantità di leggende<br />

e tradizioni anche questa volta ampiamente<br />

illustrate dai relatori. Elementi della cultura<br />

paleoveneta, rielaborati in epoca romana, sorn-<br />

mersi da più di un millennio e mezzo di cri-<br />

stianesimo, riemergono nei racconti del popo-<br />

lo e spesso offrono preziose indicazioni su siti<br />

archeologici dei quali e scomparsa ogni me-<br />

moria.<br />

Ed il progredire degli studi permette ora di<br />

trovare insospettate analogie nel folklore di<br />

paesi diversi, come è stato messo in eviden-<br />

za da uno studio sui riti della fertilità che ha<br />

allargato il suo orizzonte via via dal Veneto<br />

alle altre regioni italiane, all'Europa. agli altri<br />

continenti, ed è stato ribadito da un interes-<br />

sante lavoro sui miti inca soprawissuti nella<br />

tradizione orale. dove permangono, con latri-<br />

partizione del mondo (celeste - terrestre -<br />

sotterraneo), numerosi temi a noi noti: gli<br />

animali salvatori, la presenza di esseri so-<br />

prannaturali, le città sotterranee ed i loro te-<br />

sori. gli abitanti dei recessi della montagna.<br />

Da Napoli, è giunto uno studio dettagliato della<br />

continuità nell'uso cultuale di una celebre<br />

cavità. prima dedicata a Priapo. poi a Mithra,<br />

infine alla Madonna.<br />

Il fascino della grotta ha suggerito anche<br />

di ricrearne l'ambiente, ad uso didattico, nella<br />

scuola dell'infanzia. La suggestiva trasforma-<br />

zione dell'aula. I'uso di animali di plastica che<br />

costituiscono un elemento di forte motivazio-<br />

ne dei giochi, il racconto delle awenture di<br />

Alice e del coniglio, introducono il bambino<br />

nella caverna. spazio che racchiude e proteg-<br />

ge, nel quale egli rivive le sue brevi ma inten-<br />

se esperienze: come Zanna Bianca, che nei<br />

primi giorni di vita conosceva solo la sua tana<br />

e "non sapeva" che esistesse un "fuori", ma<br />

poi è uscito per affrontare il mondo, egli è<br />

passato dall'ambiente familiare a quello della<br />

scuola, ha conosciuto - momento di sofferen-<br />

za e di crescita - il distacco dalla madre, il cui<br />

contatto corporeo e ora sostituito dall'agire in<br />

sintonia con gli altri, nello spazio comune.<br />

Oltre all'interesse dei ricercatori, il mondo<br />

sotterraneo ha risvegliato la vena di parecchi<br />

poeti che con i loro verci hanno trasportato<br />

l'uditorio nel mondo arcaico e fatato dei filò.<br />

Alla chiusura della prima giornata I'Acca-<br />

demia del Diletto Musicale, già presente due<br />

anni prima all'Eremo di San Cassiano, offriva<br />

una scelta del suo repertorio di brani rinasci-<br />

mentali.<br />

Egizio Faraone


BIBLIOTECA<br />

EL TESTON DE GROTA<br />

Il secondo numero della nuova serie risul-<br />

ta interessante e ben curato, di piacevole<br />

lettura soprattutto perché raccoglie argomenti<br />

ed articoli alquanto eterogenei. cosa a volte<br />

inusuale per un bollettino speleo.<br />

Buono il resoconto sulla prima spedizione<br />

in Crimea (ex URSS), fatta nel 1989, come<br />

pure il lavoro di ricerca sui monti Musi; ammi-<br />

revole poi la cura con cui è stato presentato<br />

i'abisso Pahor, dedicato alla memoria del caro<br />

amico scomparso tanti anni fa ma sempre<br />

presente nei nostri cuori.<br />

Belle pure le riflessioni di Rino Semeraro.<br />

belle perché schiette e sincere; l'Autore ha<br />

forse calcato un po' la mano su certi argo-<br />

menti (cinesi, gusti musicali. caccia, per esem-<br />

pio) ma non penso per cattiveria (caso mai al<br />

riguardo vi stia attento qualche lettore "coda<br />

di paglia munito"). Mi soffermo volentieri sulle<br />

riflessioni di Rino, e spero che in seguito altri<br />

esponenti della "Vecchia Guardia" si mettano<br />

a scrivere frugando nei recessi della loro me-<br />

moria. Fa sempre piacere, a tal proposito, ai<br />

ktton più giovani venir a conoscenza dei fasti<br />

passati (esplorativi e non). Un buon lavoro<br />

dunque, eseguito con mezzi non certo farao-<br />

nici, a dimostrazione di come a Trieste anche<br />

gli altri gruppi lavorino bene e con buoni risul-<br />

tati.<br />

Paolo Pezzolato<br />

TECNICHE DI GROTTA<br />

Un buon lavoro, non c'é che dire, quello<br />

svolto da Giovanni Badino. Di facile lettura e<br />

apprendimento, ricco di aneddoti personali e<br />

non, che rendono l'opera alquanto piacevole<br />

e adatta a tutti, sia al neofita estasiato che al<br />

vecchio orco rotto a ogni esperienza.<br />

Il manuale è all'avanguardia sicuramente<br />

per come tratta certi argomenti (vedi i fulmini,<br />

ad esempio), frutto della notevole esperienza<br />

maturata sul campo dall'autore. Lo stile un<br />

oo' somione e scanzonato non deve trarre in<br />

inganno il lettore: la serietà deli'opera è inec-<br />

cepibile e chiunque la legga potrà imparare<br />

qualcosa di nuovo.<br />

Non pecchi di superbia quindi lo speleolo-<br />

go maturo: legga e rilegga pure, rimpiangen-<br />

do di non aver mai avuto a scuola un inse-<br />

gnante come Badino, pronto al dialogo con i<br />

giovani e disposto anche a prendersi qualche<br />

torta in faccia (Nebbia 93 docet ..).<br />

Paolo Pezzolato<br />

BADINO Giovanni, Tecniche di Grotta, A cura<br />

della Soc. Spel. /t, (Bologna) apr.1992: 1-210<br />

NUOVE DALLA SARDEGNA l<br />

In Italia la pubblicistica speleologica regionale<br />

sta crescendo e strutturandosi a vista<br />

d'occhio: con la nascita (o rinascita) di testate<br />

"federali" (Speleologia Emiliana nell'Emilia<br />

Romagna, Itinerari Speleologici nelle Puglie,<br />

Talp in Toscana, Speleologia Veneta ecc.) lo<br />

speleologo attento anche a quanto succede<br />

fuor delle mura di casa propria ha nuovi strumenti<br />

di aggiornamento e informazione.<br />

Sardegna Speleologica, organo della Federazione<br />

Speleologica Sarda (27 gnippi federati:<br />

forse un primato), rappresenta un'utile<br />

voce di un'area di notevole interesse speleologico;<br />

i testi che presenta - ho sottomano i<br />

numeri 4, dic. 1993, e 5, giugno 1994 (graficamente<br />

più bello il 4) - forniscono non solo<br />

un quadro immediato delle ultime scoperte ed<br />

esplorazioni, ma anche notizie storiche e bibliografiche<br />

che permettono di meglio conoscere,<br />

speleologicamente parlando, il "pianeta"<br />

Sardegna. Sapevamo tutti che in Sardegna<br />

ci sono grotte bellissime e molto estese, forse<br />

non tutti sanno che che la sua speleologia è<br />

notevolmente viva e vitale.<br />

Un plauso a chi ha avuto I'idea della rivista<br />

e la capacità di realizzarla. mettendo d'accordo<br />

27 realtà speleologiche diverse, cosa<br />

che - basandomi sull'esperienza acquisita in<br />

decenni di attività - ritengo non facile.<br />

Pino Guidi<br />

FEDERAZIONE SPELEOLOGICA SARDA, Sar-<br />

degna Speleologica, n. 4, dic. 1993: 1-44; n. 5,<br />

giugno 1994: 1-52 (Speleo Club Cagliari. via<br />

Baylle, 32 - 09100 Cagliari)


ITALY UNDERGROUND<br />

Simpatica pubblicazione. scritta in ingle-<br />

se, che illustra allo speleologo straniero (ma<br />

il discorso vale anche per il turista) in cosa<br />

consiste la speleologia in Italia. dandone un<br />

rapido quadro storico. Vi si parla inoltre della<br />

Società Speleologica Italiana e della sua or-<br />

ganizzazione, di cos'è il Soccorso Speleologi-<br />

co e fornendo indicazioni sul modo di allertar-<br />

lo in caso di necessità.<br />

Per ultimo contiene una rapida carrellata<br />

sulle grotte più importanti della nostra peniso-<br />

la e un elenco di quelle attrezzate per la visita<br />

del turista. Indubbiamente un valido contribu-<br />

to a far conoscere la nostra speleologia ai-<br />

l'estero ed ai visitatori stranieri; utile per chi<br />

gestisce uffici turistici, grotte attrezzate o ha a<br />

che fare con gruppi grotte stranieri.<br />

Paolo Pezzolato<br />

CIGNA AMgo A,, FORTI Paolo, Italy Undergmund,<br />

Soc. Spel It ed., Bologna, 1993: 1-18<br />

OLTRE L'ORLO<br />

Si sa che noi speleologi non siamo awez-<br />

zi a descrivere ai profani il bel mondo ipogeo<br />

dove passiamo gran parte del tempo libero.<br />

Di ciò ne meniamo spesso vanto. alla grande,<br />

ma quando I'interlocutore è una ragazza ca-<br />

rina che cerchiamo di convincere a venire in<br />

grotta la domenica prossima. (con te e non<br />

con i tuoi amici ...) o quando devi spiegare<br />

qualcosa di ipogeo ad una platea di corsisti<br />

(anche questa volta ti hanno fregato e sei in<br />

cattedra ma non sai cosa dire ..) allora vien<br />

voglia di leggere una pubblicazione come<br />

questa.<br />

Semplice e ben impostata, utile quindi sia<br />

a chi vuol sapere cos'è una grotta, perché si<br />

fa speleologia, cosa si trova e si prova in<br />

grotta, sia a chi deve dare una risposta com-<br />

prensibile e lineare senza trascendere su spit,<br />

chilometri di corde o di abissi mannari. Da<br />

considerarsi complementare al manuale "Tec-<br />

niche di grotta", sempre dello stesso autore.<br />

Paolo Pezzolato<br />

BADINO Giovanni, Oltre l'orlo, Soc. Spel It Ed.,<br />

Bologna, 1993: 1-42,<br />

IL PUNTO SUI CASTELLIERI<br />

Nel 1903 il Marchesetti pubblico I ca-<br />

stellieri preistorici di Trieste e della Venezia<br />

Giulia. Da allora molti altri studiosi trattaro-<br />

no l'argomento, ma sempre parzialmente.<br />

Abbiamo così una quantità di relazioni di<br />

scavo. tentativi di interpretazione e di con-<br />

fronto con altre culture, comunicazioni su<br />

scoperte occasionali, però dopo il Marche-<br />

setti nessuno ha più fatto il punto della si-<br />

tuazione. Questa lacuna è ora colmata -<br />

purtroppo solo per la provincia di Trieste.<br />

ma è già una bella fatica - dal lavoro di<br />

Stanko Flego e Lidia Rupel, che inizia ri-<br />

cordando brevemente le particolarità geo-<br />

morfologiche e climatiche della nostra piccola<br />

provincia, inquadra poi cronologicamente i<br />

castellieri nei due distinti periodi del bronzo<br />

e dei ferro e nelle relative suddivisioni,<br />

accennando anche alle modifiche economi-<br />

che e sociali che lo sviluppo tecnico favorì<br />

dedica alcune pagine alla storia delle sco-<br />

perte. dai primi timidi accenni del Settecen-<br />

to alle recenti datazioni col C14, infine pre-<br />

senta le schede di 53 siti preistorici all'aperto<br />

(castellieri veri e propri, tumuli, luoghi di<br />

rinvenimento sporadico), un elenco di oltre<br />

sessanta grotte con resti della stessa epo-<br />

ca - speriamo siano oggetto di una pubbli-<br />

cazione successiva - ed un'ampia biblio-<br />

grafia.<br />

Le schede servono sia allo studioso che<br />

all'escursionista desideroso di conoscere un<br />

po' meglio il territorio che percorre. In par-<br />

ticolare, la riproduzione di fotografie aeree<br />

permette di cogliere in una veduta d'insie-<br />

me la situazione e la forma di alcuni inse-<br />

diamenti preistorici che sul terreno sono<br />

seminascosti dalla vegetazione, mentre I'uso<br />

intelligente della Carta Tecnica Regionale<br />

1:5000 aiuta chi conosce poco la zona. Ii-<br />

iustrazioni e tabelle abbondano e sono di<br />

buona qualità. sicché la consultazione, ol-<br />

tre che facile. diventa anche piacevole.<br />

Egizio Faraone<br />

FLEGO, Stanko: RUPEL, Lidia, 1993. 1 castellieri<br />

della provincia di Trieste, Trieste, Editoriale<br />

Stampa Triestina, 1993: 1-240, 1 caria, Lire<br />

38.000.-


1 NOVITA'EDITORIALI 1<br />

Questa rubrica, nata con l'intento di<br />

tener aggiornati i colleghi - soprattutto<br />

delle altre regioni italiane - su quanto si<br />

pubblica di grotte e carsismo nel Friuli-<br />

Venezia Giulia, si trova talvolta in diffi-<br />

coltà tanta è la carta che viene data alle<br />

stampe ma a cui non 6 data sufficiente<br />

diffusione, o che usa canali di distribu-<br />

zione a noi estranei o di difficile indivi-<br />

duazione.<br />

Mentre per le riviste speleologiche<br />

bene o male la biblioteca della "Boe-<br />

gan" riesce a tenersi aggiornata (anche<br />

se talvolta sfugge qualche numero di ri-<br />

viste le cui scadenze non vengono stret-<br />

tamente rispettate) i lavori pubblicati su<br />

altre riviste (tecniche, scientifiche, poli-<br />

tiche, culturali ecc.) spesso sfuggono al<br />

censimento: è estremamente difficile -<br />

e talvolta ai limiti dell'impossibile - spul-<br />

ciare tutti i periodici che si pubblicano<br />

nel Friuli-Venezia Giulia, per cui sare-<br />

mo grati ai colleghi degli altri sodalizi<br />

(ma anche a qualche socio della Com-<br />

missione ...) se avranno la cortesia di<br />

inviare alla redazione di Progressione<br />

almeno fotocopia dei loro scritti pubbli-<br />

cati su riviste non prettamente speleo.<br />

Apriamo questa rubrica segnalando un<br />

apprezzato rientro: dopo un sonno durato<br />

pressoché un decennio sono usciti gli An-<br />

nali del Gruppo <strong>Grotte</strong> dell'Associazione<br />

XXX Ottobre. giunti con questo al loro VIII<br />

numero. Da segnalare fra gli articoli pubbli-<br />

cati uno studio sulla Caverna degli Orsi<br />

(507515725 VG), uno sulla presenza di Ra-<br />

don nelle grotte del Carso ed uno sul ritro-<br />

vamento di uno scheletro di probabile epo-<br />

ca longobarda in un pozzetto presso Duino.<br />

Il numero 16 di Mondo sotterraneo. pur<br />

non voluminoso come i precedenti (ma di-<br />

pende anche dalla carta più sottile ... ) pre-<br />

senta come sempre lavori di un certo inte-<br />

resse: due studi su concrezioni e cristaliz-<br />

zazioni (di Mocchiutti e di Chiesa & Forti),<br />

l'aggiornamento delle esplorazioni al Foran<br />

di Landri ed una memoria storica di Lucia-<br />

no Saverio Medeot su due famose foibe<br />

del Carso triestino: il Pozzo della Miniera e<br />

la Grotta Plutone.<br />

Dopo una pausa di un anno (dovuta a<br />

problemi tecnico-finanziari) è riapparso El<br />

Teston de Grota. bollettino del Gruppo<br />

Speleologico San Giusto, di cui parla più<br />

ampiamente, in altra parte della Rivista,<br />

Paolo Pezzolato.<br />

Alpi Giulie, quasi centenaria rivista del-<br />

l'Alpina delle Giulie (il primo numero, con<br />

sei articoli di grotta, e apparso nel 1896) è<br />

uscita nel 1993 con due numeri (8711 e 871<br />

2), il secondo dei quali contenente parecchi<br />

articoli interessanti lo speleologo: campa-<br />

gne speleo in Alburno ed in Basilicata, Vo-<br />

ragine dei CON^ (Slovenia) un secolo dopo.<br />

divagazioni speleo-alpinistiche ed un itine-<br />

rario escursionistico al Monte San Leonar-<br />

do toccante alcune cavità di un certo inte-<br />

resse.<br />

L'AMIS, Amici delle Iniziative Scout, già<br />

segnalato sul n. 28 di Progressione per una<br />

sua pubblicazione speleo (La capacità di<br />

amico Ipogeo), si ripresenta con altri due<br />

fascicoletti, sempre a cura di Lucio Brumni-<br />

ch: La Val Rosandra, 10 pagine, 2 tavole, e<br />

<strong>Grotte</strong> carsiche, 26 pagine con numerosi ri-<br />

lievi e cartine topografiche; nel primo sono<br />

anche brevemente illustrate le più impor-<br />

tanti cavità della Valle, nel secondo sono<br />

descritte otto grotte visitabili facilmente e -<br />

a titolo di esemplificazione - due cavità<br />

complesse.<br />

Il numero unico 1993 della Rassegna<br />

della Federazione Speleologica Triestina,<br />

pur mantenendo la stessa veste grafica e<br />

lo stesso formato, si presenta diversamen-<br />

te organizzato nei suoi contenuti. Da rivista<br />

ospitante soprattutto relazioni di attività dei


Gruppi federati è passata. su indicazione<br />

del direttivo della Federazione Speleologi-<br />

ca Triestina. ad una nuova strutturazione:<br />

una concisa relazione sull'attivita e dei grup-<br />

pi federati nel biennio 1991-92, un paio di<br />

monografie di interesse generale (su que-<br />

sto numero le maggiori cavità della Vene-<br />

zia Giulia ed il fenomeno carsico del Pal<br />

Piccolo), un articolo di storia (i "<strong>Grotte</strong>nar-<br />

beiter") e la rubrica "Abbiamo pubblicato".<br />

24 pagine dense, che interessano oggi e<br />

potranno essere lette con interesse anche<br />

fra qualche anno.<br />

Sempre ben presentato SpeleoSoccor-<br />

so. il periodico specialistico del Club Alpino<br />

Italiano curato dal nostro socio Alessio Fab-<br />

bricatore; il numero 7. 1993, oltre a conte-<br />

nere la consueta serie di articoli e notizie<br />

sul Soccorso Speleologico (e Alpino) porta<br />

pure un inserto di 20 pagine, Speleoinci-<br />

denti 1981-1990. curato da Franco Gher-<br />

lizza e Pino Guidi.<br />

Il Circolo Ricerche Carsiche Seppenho-<br />

fer di Gorizia, giunto al suo quindicesimo<br />

anno di vita, ha distribuito nei primi mesi<br />

dell'anno il secondo numero. nuova serie,<br />

di Sopra e Sono il Carso; 52 pagine, una<br />

decina di articoli (tutti di interesse locale,<br />

tranne una relazione su di una spedizione<br />

alla Pantjukhin-Hbhle in Caucaso). Di un<br />

certo interesse la bibliografia del Gruppo,<br />

dal 1978 al 1992, composta di 163 voci e<br />

completata con indici vari.<br />

Il civico Museo di Storia Naturale di Tri-<br />

este ha allestito una mostra sui fossili della<br />

zona di Comeno (Slovenia) (dicembre 1993-<br />

marzo 1994). pubbicando un breve catalo-<br />

go, 95 milioni di anni fa (Museo civico di<br />

Storia Naturale ed., Trieste 1994: 1-24, varie<br />

foto), curato da Ruggero Calligaris: come<br />

dice il sottotitolo, il periodo cretacico attra-<br />

verso i fossili di Comeno ed altri reperti del<br />

Carso.<br />

Il Catasto Regionale ha distribuito il 4"<br />

numero dei Quaderni del Catasto Re-<br />

gionale delle <strong>Grotte</strong> del Friuli-Vene-<br />

zia Giulia, dedicato alle grotte del Friuli. Il<br />

fascicolo, 72 pagine con una decina di foto,<br />

è stato curato da Franco Gherbaz e pre-<br />

senta i dati catastali, la descrizione - e per<br />

38 cavità pure il rilievo - delle duecento<br />

grotte (dalla 432112401 Fr alla 459912600<br />

Fr) presentate al Catasto negli anni 1986-<br />

1989. 11 lavoro e corredato da un indice<br />

alfabetico delle cavità descritte e dall'elen-<br />

co delle stesse divise per tavoletta al<br />

25.000.<br />

Prima monografia sulla Grotta Skilan:<br />

una pubblicazione di 32 pagine con parec-<br />

chie illustrazioni, La Grotta "Claudio Ski-<br />

lan" VG 5720 - RE 5070, edita dal Gruppo<br />

<strong>Grotte</strong> "Carlo Debeijak", in cui sono pre-<br />

sentati i primi risultati ottenuti dal gruppo di<br />

lavoro incaricato di studiare l'esteso com-<br />

plesso.<br />

Il Club Alpinistico Triestino sta per cele-<br />

brare il suo cinquantesimo compleanno: nel<br />

numero 1994 di Tuttocat sono preannun-<br />

ciate le manifestazioni previste. Fra I'altro<br />

materiale da leggere la cronaca di un viag-<br />

gio nei carsi di Francia, erboristeria spic-<br />

ciola, programmi di escursioni nelle grotte<br />

di Slovenia.<br />

L'ultimo fascicolo di Natura Nascosta<br />

del Gruppo Speleologico Monfalconese I<br />

Amici del Fante, il numero 8, 1993, 18 pa-<br />

gine riccamente illustrate. è dedicato ai fe-<br />

nomeni di silicizzazione nel Cenomaniano<br />

del monfalconese.<br />

Ultima in ordine di tempo ad apparire è<br />

la rivista Atti e Memorie, giunta al suo 31"<br />

volume (anni 1992-1993): 160 pagine, de-<br />

dicate al "Progetto Timavo" (duemila metri<br />

di gallerie sommerse esplorate e topogra-<br />

fate) e completato da uno studio sulle ricer-<br />

che del Timavo sotterraneo effettuate in re-<br />

lazione all'approvvigionamento idrico della<br />

città di Trieste nel biennio 1841-1842.<br />

Assieme al volume la <strong>Commissione</strong><br />

<strong>Grotte</strong> ha distribuito pure il terzo fascicolo<br />

degli Indici della rivista (anni 1981-1991,<br />

nn. 21-30).


I ULTIME DALLA REGIONE 1<br />

con la collaborazione di Gianni Benedetti<br />

CORSO CARSISMO<br />

Il Gruppo Speleologico Bertarelli ha or-<br />

ganizzato, con il patrocinio del comune di<br />

Chiusaforte e della <strong>Commissione</strong> Interre-<br />

gionale per la speleologia del Club Alpino<br />

Italiano, il 1" Corso Regionale di specializ-<br />

zazione "Carsismo d'alta quota". Questa<br />

manifestazione si 8 svolta dal 25 al 28<br />

agosto sul massiccio del monte Canin e ha<br />

visto una partecipazione limitata di persone<br />

che comunque hanno alternato visite a<br />

cavità a lezioni teoriche.<br />

CINQUE ANNI DI ATTIVlTd<br />

11 2 dicembre il Gruppo Speleologico "Gr-<br />

mada" di Malchina (Duino Aurisina, Trieste)<br />

ha festeggiato con una serata speleologica<br />

i cinque anni di vita. Durante questa simpa-<br />

tica serata, oltre ai discorsi di rito, si è potuto<br />

assistere ad una proiezione di belle diapo-<br />

sitive e di alcuni filmati speleo.<br />

CARSO<br />

L'Associazione XXX Ottobre, nell'arnbi-<br />

to della sua attività di ricerca sul Carso tri-<br />

estino ha scoperto e rilevato una decina di<br />

nuove cavità, fra cui la "Caverna delle<br />

Ceramiche presso Aurisina", di notevole in-<br />

teresse per i reperti preistorici rinvenutivi.<br />

40" ANNIVERSARIO DEL GRUPPO<br />

SPELEOLOGICO "SAN GIUSTO<br />

Sabato 12 novembre 1994, in occasio-<br />

ne del 40" anniversario di fondazione, il<br />

G.S.S.G. ha organizzato un "likoff' alla grot-<br />

ta Caterina. in località Aurisina, al quale han-<br />

no partecipato speleologi provenienti da<br />

varie parti d'Italia e dall'estero.<br />

COMPLESSO "E. COMICI"<br />

Durante il periodo estivo speleo udinesi<br />

e sacilesi hanno scoperto e rilevato, nella<br />

zona est del Picut (Massiccio del monte<br />

Canin). un abisso siglato "P2 che a -430<br />

metri si collega con l'abisso Emilio Comici,<br />

856 Fr, che diventa cosi sempre più artico-<br />

lato.<br />

MONTE VERZEGNIS<br />

Esplorazioni condotte sul monte Verze-<br />

gnis da alpinisti e speleo del CAI di Tol-<br />

mezzo (coadiuvati da speleo triestini e del<br />

G.G. CAI Novara), hanno scoperto un'inte-<br />

ressante cavità suborizzontale battezzata<br />

"Magico Alvermann", che per ora raggiun-<br />

ge i 1500 metri di sviluppo.<br />

MONTI MUSI<br />

Il G.S. "S.Giuston ha effettuato una nuo-<br />

va campagna di ricerche speleologiche sui<br />

monti Musi (Friuli orientale), scoprendo una<br />

trentina di nuove cavità tra cui la più pro-<br />

mettente raggiunge i 140 metri di profondi-<br />

tà e continua. Parallelamente sono prose-<br />

guite le esplorazioni nella cavità siglata<br />

"PAP l", che hanno visto bloccarsi gli spe-<br />

leologi a -256, davanti ad una fessura im-<br />

praticabile.<br />

PADOVAN CAMPIONE DI BRIDGE<br />

Anche se non è una notizia speleo rive-<br />

ste sempre un certo interesse: Elio Pado-<br />

van, attuale presidente della "<strong>Boegan</strong>", ha<br />

vinto il campionato italiano juniores di brid-<br />

ge svoltosi nel luglio 1994: dalla Cornmis-<br />

sione del "Club del Coteccio" (anni '30 e<br />

periodo 1948153) si sta passando a giochi<br />

più "in" (Vianello, 1958-1970 ed ora Pado-<br />

van)?<br />

IL TRIANGOLO SI CONSOLIDA<br />

Dal 24 al 26 giugno 1994 si e svolto a<br />

Villafredda (Prealpi Giulie) il 14" Triangolo<br />

dell'Amicizia", riunione conviviale degli speleo<br />

delle regioni conterrnini (Carinzia, Slovenia.<br />

Friuli-Venezia Giulia). Organizzato dal<br />

Centro Ricerche Carsiche "Carlo Seppenhofer"<br />

per la prima volta ha visto ufficialmente<br />

invitate le componenti speleologiche di tutta<br />

la regione e non solo dell'isontino. In<br />

queste tre giornate sono stati discussi argomenti<br />

di interesse comune alle tre regioni<br />

contermini.


VISITA DI BORDON<br />

Carlos Bordon, speleologo attivo a Trie-<br />

ste fra il 1938 ed il 1950 (è stato uno dei<br />

fondatori della Società Triestina di Speleo-<br />

logia) - trasferitosi per lavoro in Venezuela<br />

ove si è affermato come biologo - di pas-<br />

saggio nella sua città natale ha voluto sa-<br />

lutare i vecchi amici grottisti e conoscere la<br />

nuova realtà speleologica locale con cui ha<br />

preso contatti anche in vista di una collabo-<br />

razione per future spedizioni in Venezuela.<br />

ABISSO "MAI DIRE BANZAI"<br />

Speleologi del C.A.T. hanno scoperto ed<br />

esplorato altri 600 metri di nuove gallerie<br />

nell'abisso "Mai dire Banzai". 2847 Fr (Mon-<br />

te Cimone), portandone cosi lo sviluppo a<br />

quasi 1550 metri.<br />

INGHIOTTITOIO DI MINERES<br />

Nei primi mesi del 1994 il G.T.S. ha sco-<br />

perto alcuni nuovi rami all'inghiottitoio di<br />

Mineres, 422 Fr, (Prealpi Carniche), por-<br />

tandone lo sviluppo ad oltre mezzo chilo-<br />

metro.<br />

ABISSO DEI DANNATI<br />

Speleologi del G.G. Treviso, del C.A.T.<br />

e G.T.S., hanno raggiunto un nuovo fondo<br />

a -425 nell'abisso dei Dannati, 1013 FR.<br />

Questa cavità risulta essere quasi certamen-<br />

te collegata al ramo NO dell'abisso Mornig,<br />

1899 Fr, tramite un sifone fangoso che deve<br />

ancora essere forzato.<br />

ABISSO DEL COL SCLAF<br />

Un'operazione congiunta fra speleologi<br />

del G.T.S., C.A.T. e G.G. Treviso ha indi-<br />

viduato alcune nuove cavità che si collega-<br />

no con l'abisso del Col Sclaf, 984 Fr (Mon-<br />

te Canin), portando il suo sviluppo ad oltre<br />

1200 metri.<br />

ABISSO "LED ZEPPELIN<br />

Una squadra formata da speleo di vari<br />

gruppi di Trieste ha raggiunto quota -450<br />

nell'abisso "Led Zeppelin", (Monte Canin),<br />

fermandosi sopra un P 50. Ulteriori notizie<br />

nel prossimo numero.<br />

INGHIOTTOIO DI JURIS<br />

Il G.S. Sacile, a conclusione di un'inten-<br />

sa campagna di ricerche, ha scoperto un<br />

centinaio di metri di nuove gallerie nell'in-<br />

ghiottitoio di Juris. 623 FR (Prealpi Camiche).<br />

GROTTA "DE PEPI"<br />

In Val Rosandra la 3971 VG, scoperta e<br />

rilevata quarant'anni or sono dal "G.G.C.<br />

Debeuak, è stata riesplorata da un gruppo<br />

di vecchi soci della C.G. "E. <strong>Boegan</strong>" i qua-<br />

li, seguendo le notevoli arie, hanno trovato<br />

nuovi interessanti rami. La grotta si collega<br />

con una nuova cavità scoperta nei pressi,<br />

la "Grotta de Pepi de Botazzo", 5843 VG,<br />

molto articolata e di un certo interesse per<br />

gli eventuali rapporti con i grossi sistemi<br />

ipogei della Valle.<br />

ABISSO "SISMA"<br />

La C.G.E.B. ha completato I'esplorazio-<br />

ne dell'abisso "Sisma", 2962 Fr, (Canin, pr.<br />

il rif. Gilberti), fermandosi. per esaurimento<br />

di spazi vuoti da esplorare. a quota -540.<br />

SPELEOURBANA A OSOPPO<br />

La Sezione Speleourbana del C.A.T. ha<br />

ricevuto l'incarico, da parte del Comune di<br />

Osoppo. di esplorare e rilevare sia gli ipo-<br />

gei situati sul colle che ospita la fortezza<br />

omonima, sia quelli dei dintorni. Sono state<br />

rilevate, per ora, 26 cavità artificiali e 6 na-<br />

turali sul Colle di Osoppo, 3 artificiali nel<br />

Vallo Napoleonico. 3 artificiali sul Colle di<br />

San Rocco, 1 artificiale e 1 naturale sul Col<br />

Vergnal, per un totale di 40 cavità. Altri<br />

ipogei già identificati verranno esplorati in<br />

seguito.<br />

PREMIO SAN BENEDETTO 1994<br />

11 17 dicembre, nella sede del G.S.S.G.<br />

è stata consegnata ad Ennio Gherlizza del<br />

C.A.T.. speleo classe '29, la Targa di me-<br />

rito "San Benedetto Abate" 1994. Altre tre<br />

targhe speciali sono state assegnate rispet-<br />

tivamente al G.S.S.G. e al G.G.C.D. per i<br />

40 anni di vita sociale. e allo J.O.S.P.D.T.<br />

per i 90 anni. Il "Premio San Benedetto Aba-<br />

te" per il 1994, invece, non e stato asse-<br />

gnato.


RIMEMBRANZE 1<br />

BRUNO REDIVO (1914-1994)<br />

Una piccola folla di amici e conoscenti,<br />

fra cui parecchi vecchi soci della Commis-<br />

sione, ha dato il 20 ottobre 1994 l'ultimo<br />

addio a Bruno Redivo, speleologo della<br />

CGEB attivo per un ventenni0 a cavallo degli<br />

anni '60 e '80.<br />

Nato a Trieste il 2 ottobre 1914. arriva<br />

tardi alla speleologia, attività che lo vede<br />

presente nel settore delle ricerche preisto-<br />

riche. Entra nella <strong>Commissione</strong> nel 1961,<br />

ove si guadagna dagli amici il soprannome<br />

di "ingegner Scossa" (era proprietario di un<br />

emporio di forniture elettriche) e si mette<br />

subito a lavorare nel campo delle ricerche<br />

preistoriche con il gruppetto che operava<br />

con lo studioso Cannarella. Nel 1975 viene<br />

chiamato a far parte del Comitato per il<br />

Museo di speleologia di Borgo Grotta Gigante.<br />

Fra le grotte da lui visitate, sempre alla<br />

ricerca di testimonianze della presenza<br />

dell'uomo preistorico, nelle spedizioni fuori<br />

zona si possono ricordare l'Antro di Dedalo<br />

in Sicilia (1962), la grotta Scaloria in Puglia<br />

(1967), la grotta dell'Angelo a Cassano allo<br />

Jonio in Calabria (1978). La ricerca che<br />

impegna di più, e che risulta poi piu gratificante,<br />

è lo studio dei I<br />

!<br />

depositi di riernpimento<br />

della Grotta della<br />

Tartaruga; gli scavi, ef-<br />

fettuati in collaborazio-<br />

ne con Dante Canna-<br />

rella e Giorgio Coloni, l<br />

durano parecchi anni<br />

alla cui fine ha la sod-<br />

disfazione di veder<br />

pubblicati i risultati<br />

(CANNARELLA Dante,<br />

REDIVO Bruno, 1981:<br />

La Grofta della Tatta-<br />

ruga. Livelli a cerami-<br />

ca. Nota preliminare -<br />

Atti della Società per la<br />

Preistoria e Protostoria<br />

del Friuli Venezia Giu-<br />

lia, 4: 45-71).<br />

Negli ultimi anni<br />

aderisce (al pari di altri<br />

soci della Cornrnissio-<br />

ne interessati alle ricer-<br />

che preistoriche) alla<br />

Società per la Preisto-<br />

ria e Protostoria del<br />

Friuli Venezia Giulia,<br />

del cui Consiglio Diret-<br />

tivo farà parte per un<br />

certo periodo.<br />

Bruna Redivo (Fata G. Perottl) Pino Guidi<br />

80<br />

!


COMMISSIONE GROTTE "EUGENIO BOEGAN - PUBBLICAZIONI<br />

Dario Marini - GROTTE DELLA VENEZIA GIULIA (dal N. 4543 al N. 4887 VG) - Supplemento n. 1 ad<br />

"ATTI E MEMORIE" della <strong>Commissione</strong> <strong>Grotte</strong> "Euoenio Boeaan" - Trieste 1971 DD. 32 tesauritol.<br />

Luciano S. Medeot - UNA TRAGEDIA SPELEOLOG~A DI CI~PUANTANNI FA: LABISSO' BERTAREL-<br />

LI - Supplemento n. 2 ad ''ATTI E MEMORIE" della <strong>Commissione</strong> <strong>Grotte</strong> "<strong>Eugenio</strong> <strong>Boegan</strong>" -Trieste 1974<br />

~ 77.<br />

Pino Guidi -GROTTE DEL FRIULI (dalla 1000 alli 1186 Fr) - Supplemento n. 3 ad "ATTI E MEMORIE"<br />

della <strong>Commissione</strong> <strong>Grotte</strong> "<strong>Eugenio</strong> <strong>Boegan</strong>" - Trieste 1974. pp. 56.<br />

Fulvio Gaspaio, Pino Guidi - DATI CATASTALI DELLE PRIME MILLE GROTTE DEL FRIULI - Supple-<br />

mento n. 4 ad "ATTI E MEMORIE" della <strong>Commissione</strong> <strong>Grotte</strong> "Eusenio <strong>Boegan</strong>" -Trieste 1976. DD. 116.<br />

Pino Guidi - CAVITA' INEDITE DEL FRIULI (dalla 1187 alla 1308 Fr) - sipplemento n. 5 ad ;.ATTI E<br />

MEMORIE della <strong>Commissione</strong> <strong>Grotte</strong> "<strong>Eugenio</strong> <strong>Boegan</strong>' - Trieste 1976. pp. 43.<br />

Fulvio Gasparo - GROTiE DELLA VENEZIA GIULIA (dal N. 4668 al N. 4768 VG) - Supplemento n 6<br />

ad "ATi E MEMORIE della <strong>Commissione</strong> <strong>Grotte</strong> "<strong>Eugenio</strong> <strong>Boegan</strong>" - Trieste 1978. pp. 24.<br />

Fulvio Gasparo - GROTiE DELLA VENEZIA GIULIA (dal N. 4769 al N. 4898 VG) - Supplemento n. 7<br />

ad 'ATTI E MEMORIE" della <strong>Commissione</strong> <strong>Grotte</strong> "<strong>Eugenio</strong> <strong>Boegan</strong>" - Trieste 1978. pp. 26.<br />

Pino Guidi, Mario Trippari - CAVITA' INEDITE DEL FRIULI (dalla 1309 alla 1451 Fr) - Supplemento n.<br />

8 ad "ATTI E MEMORIE" della <strong>Commissione</strong> <strong>Grotte</strong> "<strong>Eugenio</strong> <strong>Boegan</strong>" - Trieste 1978. pp. 48.<br />

Franco Cucchi - I DIAGRAMMI NELLO STUDIO DELLA CAVITA' - Supplemento n. 9 ad "ATTI E MEMO-<br />

RIE" della <strong>Commissione</strong> <strong>Grotte</strong> "<strong>Eugenio</strong> Boegen" - Trieste 1975, pp. 13.<br />

Fuivia Gaspero - GROTTE DELLA VENEZIA GIULIA (dal N. 4.399 il N. 6045 VG) - Supplemento n. 10<br />

ad "ATTI E MEMORIE della <strong>Commissione</strong> <strong>Grotte</strong> "<strong>Eugenio</strong> <strong>Boegan</strong>" - Trieste 1979. pp. 24.<br />

Derio Marini - GROTTE DELLA VENEZIA GIULIA (dal N. 6046 al N. 5126 VG) - Supplemento n. 11 ad<br />

"ATTI E MEMORIE" della <strong>Commissione</strong> <strong>Grotte</strong> "<strong>Eugenio</strong> <strong>Boegan</strong>" - Trieste 1981. pp. 20.<br />

Pino Guidi - ATil E MEMORIE INDICI 1971 - 1980 - Supplemento n. 12 ad "ATTI E MEMORIE della<br />

Cammissione <strong>Grotte</strong> "<strong>Eugenio</strong> <strong>Boegan</strong>" - Trieste 1981, pp. 51.<br />

Pino Guidi - GROTiE DEL FRIULI (dalla 1601 alla 1750 Fr) - Supplemento n. 13 ad "ATTI E MEMORIE"<br />

della <strong>Commissione</strong> <strong>Grotte</strong> "<strong>Eugenio</strong> Boegen" - Trieste 1982, pp. 56.<br />

Pino Guidi, Giacomo Nussdoiler - CONTRIBUTO AL CATASTO DELLE GROTiE DEL FRIULI (dalla<br />

1751 alla 1900 Fr) - Supplemento n. 14 ad "ATTI E MEMORIE della <strong>Commissione</strong> <strong>Grotte</strong> "<strong>Eugenio</strong><br />

<strong>Boegan</strong>" - Trieste 1883, pp. 62.<br />

Furio Bagliani, Giacomo Nussdorfer. Umberto Tognolli, Mario Trippari - CONTRIBUTO AL CATASTO<br />

DELLE GROTTE DEL FRIULI (dalla 1452 alla 1800 Frl - Supplemento n. 15 ad "ATTI E MEMORIE" della<br />

<strong>Commissione</strong> <strong>Grotte</strong> "<strong>Eugenio</strong> <strong>Boegan</strong>" - Trieste 1883, pp. 32.<br />

Furio Bagliani. Giacomo Nussdoder - CONTRIBUTO AL CATASTO DELLE GROTTE DEL FRIULI (dalla<br />

1910 alla 2100 Fr) - Supplemento n. 16 ad "ATTI E MEMORIE della <strong>Commissione</strong> <strong>Grotte</strong> "<strong>Eugenio</strong><br />

<strong>Boegan</strong>" - Trieste 1984. pp. 52.<br />

Pino Guidi - GROTiE DELLA VENEZIA GIULIA (dalla 5127 alla 5300 VG) - Supplemento n. 17 ad "ATil<br />

E MEMORIE della <strong>Commissione</strong> <strong>Grotte</strong> "<strong>Eugenio</strong> <strong>Boegan</strong>" - Trieste 1885, pp. 40.<br />

Furia Bagliani, Giacomo Nussdorfer - CONTRIBUTO AL CATASTO DELLE GROTTE DEL FRIULI (dalla<br />

2101 alla 2300 Fr) - Supplemento n. 18 ad "ATTI E MEMORIE" della <strong>Commissione</strong> <strong>Grotte</strong> "<strong>Eugenio</strong><br />

Boegen" - Triesle 1986, pp. 84.<br />

Pino Guidi -GROTTE NUOVE DELLA VENEZIA GIULIA (dalla 5301 alla 5389 VG) - Supplemento n. 19<br />

ad "ATTI E MEMORIE" delle <strong>Commissione</strong> <strong>Grotte</strong> "Eusenio Boesan" - Trieste 1987. DD. 24,<br />

Pino Guidi -GROTTE NUOVE DELLA VENEZIA GIULIA (dalla 5i80 alla 5429 VG) - ~u'pplemento n. 20<br />

ad "ATTI E MEMORIE" della <strong>Commissione</strong> <strong>Grotte</strong> "Euoenio Boeoan" - Trieste l888 oo. 16.<br />

P ~ G. O o - GROTiE NUOVE DELLA~VENEZIA GIULIA (dalla si30 alla do0 VGI -'~"'pp emento n 21<br />

aa Al1 E MEMOR E' oele Camrnissone Grone 'Edgenio <strong>Boegan</strong>" - Treste 1989 pp 32<br />

Fdr o Bag an Ma.nz o Comar. Franco Gneroaz G acomo hdsoaorfer - MANUALE DI RILIEVO IPOGEO<br />

- Trieste 1990. pp. 216<br />

Franco Besenghi - NUOVE GROTTE DELLA VENEZIA GIULIA (dal 464815479 VG al 473715568 VG) -<br />

Quaderni del Catasto Regionale delle <strong>Grotte</strong> del Friuli-Venezia Giulia, n. 1 - Trieste 1991. DD. 24.<br />

Giacomo Nussdorfer, ~ederico Tietz - NUOVE GROTTE DEL FRIULI (dal 407912301 Fr al 426412400 Fr)<br />

- Quaderni del Catasto Regionale delle <strong>Grotte</strong> del Friuli-Venezia Giulia. n. 2 - Trieste 1893, pp. 40.<br />

Franco Besenghi -NUOVE GROTTE DELLA VENEZIA GIULIA (tra il l42914372 VG ed il 476813915 VG<br />

e dal 476915569 VG al 481015810 VG) - Quaderni del Catasto Regionale delle <strong>Grotte</strong> del Friuli-Venezia<br />

Grulia, n. 3 - Trieste 1993. pp. 32.<br />

Franco Gherbar - NUOVE GROTTE DEL FRIULI (dal 432112401 Fr al 495512800 Fr) - Quaderni del<br />

Catasto Regionale delle <strong>Grotte</strong> del Friuli-Venezia Giulia. n. 4 - Trieste 1994, pp. 72.<br />

AA W. - OSSERVAZIONI METEORICHE - Bollettino della Stazione Meteorologica di Borgo Grotta<br />

Gigante (Opicina) - Pubblicazione annuale edita dal 1967. in corso.


CONTEMPORANEA<br />

Artefice la Natura.<br />

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