GUASTALLA CITTA' DELLE CHIESE - Aicod
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1191 a favore del monastero di S. Sisto, in cui sono citate le più antiche chiese guastallesi oltre alla basilica<br />
principale della Pieve: S. Bartolomeo, S. Giorgio, S. Martino e appunto S. Giacomo.<br />
Molto tempo dopo, la sua esistenza è certificata in un atto notarile del 1483 in cui è regolata la vendita di<br />
appezzamenti di terreno prativo posti nel territorio di S. Giacomo, nel luogo detto “Saldone” (derivato dal<br />
latino “saltus” che ha il significato di “area adibita al pascolo” ), oggi occupato dalla zona industriale.<br />
Per avere notizie circostanziate occorre rifarsi al periodo della peste del 1630. Durante questo nefasto evento<br />
molti fedeli in punto di morte manifestarono per iscritto la volontà di lasciare alla chiesa locale le proprie<br />
sostanze (terreni ecc.). Al fine di raccogliere le ultime volontà un cappellano della Pieve aveva ottenuto<br />
speciale delega di operare sul territorio di S. Giacomo in assenza di notai.<br />
A seguito di questi avvenimenti si addivenne alla elezione della chiesa in cappellania “gestita” dagli abitanti<br />
del luogo che avevano il diritto di nominare il cappellano ed eventualmente di licenziarlo. Solo a loro<br />
spettava anche l’amministrazione economica delle rendite a favore della chiesa. Queste prerogative vennero<br />
più tardi assunte dalla Confraternita dei SS. Filippo e Giacomo di cui si ha notizia a partire dal 1675.<br />
L’edificio doveva rimanere, pur con i restauri che sicuramente saranno necessitati e di cui non resta traccia<br />
documentaria, particolarmente modesto e lacunoso nella manutenzione. D’altronde più di un cappellano<br />
rinunciò alla carica per le modeste entrate finanziarie, verificate insufficienti a garantire una sicura rendita<br />
per il sacerdote, né tantomeno bastevoli a spese extra per il miglioramento dell’edificio. La situazione non<br />
cambia negli anni a seguire perché attorno alla meta del ‘700, durante una delle periodiche visite pastorali,<br />
la chiesa è definita come necessitante di urgenti lavori di sistemazione al fine di portare quel decoro che<br />
ogni edificio di culto deve avere. A tal proposito furono ordinati lavori all’altare maggiore e la<br />
“sospensione” degli altri due (molto probabilmente trovati in condizioni penose) dalle funzioni. Un<br />
miglioramento dello stato si potrà registrare con la visita pastorale del 1829, durante la quale non si fecero<br />
rilievi alla condizione dell’edificio in generale né ai tre altari, i cui due laterali erano dedicati a S.<br />
Margherita e alla Beata Vergine del Rosario.<br />
Si ha notizia del restauro della torre campanaria, avvenuto nell’anno 1832 a seguito dei danni riportati dal<br />
terremoto dello stesso anno; ulteriori lavori furono decisi nel 1886 per l’edificio principale. Da un elenco del<br />
1899 riguardante i beni presenti nel tempio si ricordano: un confessionale in legno di pioppo, un dipinto<br />
ritraente la Beata Vergine delle Grazie su un apposito altare. Nel coro faceva bella mostra di sé un quadro<br />
che effigiava i santi cui la chiesa era dedicata. L’edificio era illuminato, oltre che dalle finestre del coro, da<br />
altre due finestre per ognuno dei due lati principali ed una ulteriore posta sopra l’ingresso. Vicino alla porta<br />
principale vi era un quadro raffigurante S. Antonio da Padova.<br />
L’erezione in parrocchia dovette attendere il 1922, dopodiché il parroco Don Eugenio Bottesini diede il via<br />
ad altri lavori di restauro e, in seguito, all’acquisto di nuove campane. Proprio al fervore di questo sacerdote<br />
si deve il recupero della canonica (trovata dallo stesso religioso in condizioni miserevoli e di completo<br />
degrado) e l’ornamento del luogo di culto con nuovi arredi. E’ di questo periodo l’acquisto della statua di S.<br />
Giacomo effettuato presso la ditta Oliva di Parma.<br />
L’antico edificio fu demolito nel 1962 per far posto alla nuova essenziale costruzione terminata l’anno<br />
successivo, donata dal benefattore sassolese Pietro Marazzi, e che possiamo vedere oggi.<br />
Gli ultimi lavori, promossi dal parroco Don Roberto Gialdini, necessari per ragioni estetiche e funzionali,<br />
sono stati portai a termine in anni recenti. Nel 1981 si innalzò il campanile per alloggiare la quarta campana.<br />
La facciata è stata oggetto di un intervento di completo rifacimento nel 1991 su progetto di R. Formici e D.<br />
Vezzani ed il risultato è gradevole. Nel 1995 è stata interamente realizzata ex novo la cantoria sopra la porta<br />
d’ingresso, locale in grado di ospitare trenta persone. E’ infine del 1998 la collocazione di 12 vetrate<br />
collocate lungo le pareti laterali e raffiguranti episodi dell’Antico Testamento e dei Vangeli.<br />
All’interno si possono ammirare: una “Madonna con santi” di artista non identificato che ha siglato il lavoro<br />
con le lettere BFM. E’ un olio del secolo XVII di buona fattura. Sulla cantoria è esposta un’ampia tela<br />
dedicata ai due santi Filippo e Giacomo risalente al XVIII secolo. Le pareti sono ornate con una serie di<br />
terrecotte di A. Mozzali realizzate negli anni Sessanta. Dello stesso autore sono i santi rappresentati nel<br />
frontale della chiesa.<br />
7) SAN GIORGIO<br />
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