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GUASTALLA CITTA' DELLE CHIESE - Aicod

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Fin dal suo nascere il convento dei Servi di Maria rappresentò un valido e vicino approdo per i figli delle<br />

famiglie nobili locali, che in tal modo, a partire dal sostegno economico, mantennero ottimi rapporti col<br />

monastero tanto da chiedere, in alcuni casi, di eleggere la chiesa quale luogo di privata sepoltura.<br />

Sotto la guida del fondatore Padre Giulio, che lo resse fino alla sua morte, il convento crebbe fino ad<br />

ospitare oltre trenta religiosi tra cui ci sembra doveroso ricordare lo storico Padre Gian Battista Benamati,<br />

autore della citata “Istoria della città di Guastalla”.<br />

Particolarmente sentito era qui il culto per la Madonna Addolorata (cui venne dedicato il luogo di preghiera<br />

all’interno dell’adiacente monastero delle Mantellate, vedi cap.28) tanto che per intervento dei frati si diede<br />

vita alla Confraternita detta appunto della Madonna Addolorata. Alla devozione per questa immagine<br />

mariana (riprodotta anche in una stampa del 1780) e per quella del Beato Pellegrino Laziosi vanno fatti<br />

risalire diversi miracoli di cui ci è pervenuta segnalazione.<br />

Dopo la soppressione, a seguito dell’ormai famoso anno 1810, i frati si allontanarono da Guastalla.<br />

Nei secoli la chiesa subì diversi interventi a causa del terremoto nel 1696 e di vari eventi bellici tra i quali è<br />

opportuno menzionare l’assedio del 1702. In questa circostanza la città fu bombardata a più riprese dalle<br />

truppe assedianti franco-spagnole e molti edifici risultarono gravemente lesionati. La stessa chiesa dei Padri<br />

Serviti, il cui campanile era utilizzato dalle vedette tedesche assediate, venne fatta segno di un colpo di<br />

cannone che lo spezzò in due facendolo rovinare.<br />

Nel 1717 il tempio della Santissima Annunziata venne ulteriormente trasformato conservando la spazialità<br />

interna e assumendo l’aspetto attuale. Tra i vari interventi, nel 1776 venne realizzato l’altare dei Sette Santi<br />

Fondatori dell’ordine Servita.<br />

Le opere d’arte qui racchiuse ne fanno uno scrigno di tesori: “I sette Santi Fondatori dell’Ordine Servita”,<br />

stupenda pala del 1730 di Giuseppe Maria Crespi che ricevette per il lavoro svolto, oltre al pagamento della<br />

somma pattuita, un regalo di 450 messe. Si tratta con ogni probabilità del dipinto artisticamente più rilevante<br />

rimasto nel territorio comunale.<br />

”La Madonna e i Santi” di Giovan Battista Bolognini (1675, olio su tela), “L’Annunciazione” di Pietro<br />

Antonio Rotari (1738 circa, olio su tela), “Santa Lucia” (XVII sec., olio su tela) di Cesare II Gonzaga.<br />

Gli addetti ai lavori hanno molto discusso sulla reale paternità di questa “Santa Lucia” rinvenibile<br />

sull’ultimo pilastro della navata destra e rivolta verso l’altare. Questa tela è da sempre ritenuta essere, come<br />

detto, opera del Duca Cesare II Gonzaga e lo stesso storico Benamati ne certifica l’attribuzione. Si tratta di<br />

un dipinto di ottima fattura che denota il padroneggiare con sapienza delle tecniche pittoriche. Il Duca deve<br />

certamente aver affinato presso una buona scuola questa sua fortunata predisposizione verso l’arte<br />

figurativa.<br />

Il mantovano Francesco Bergani dipinse la pala raffigurante S. Margherita e la Madonna della Ghiara a suo<br />

tempo posta sopra il dipinto precedente. Molte le raffigurazioni di Santi opera di Pietro Gallinari (se ne<br />

ricordano in numero di sei) ora perdute. Alessandro Maganzi dipinse la pala di S. Agata. Del Bolognini sono<br />

le pitture che ornavano la cappella di S. Salvatore.<br />

Il reggiano Gianbattista Zappetti affrescò i quattro pilastri della cupola oltre il refettorio e la biblioteca del<br />

convento (demoliti).<br />

Il bolognese Girolamo Rocca ricevette l’incarico di affrescare il chiostro e di dipingere la pala di S.<br />

Pellegrino.<br />

Il Bolognini lavorò anche sostituendo l’immagine di S. Sebastiano nel quadro detto di S. Carlo al posto di<br />

quella di S. Filippo Benizzi che venne ripresa per un quadro a tema singolo da porsi nella nuova cappella<br />

appunto dedicata a S. Filippo.<br />

Notevole per la sua importanza è la presenza di vari paliotti in scagliola appartenenti alla scuola carpigiana<br />

che qui vide al lavoro uno dei suoi più apprezzati artisti: il bolognese Don Giuseppe Mazza.<br />

16) SAN CARLO<br />

Dove si trova: in Via Spallanzani<br />

Informazioni: non visitabile<br />

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