La battaglia dei Carpazi - Ars Militaris
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tentar di produrre la tanto sospirata decisione, a costo di correre <strong>dei</strong> rischi calcolati in<br />
altri settori del fronte.<br />
Scrive von Clausewitz: "Una delle caratteristiche della <strong>battaglia</strong> offensiva è, per<br />
lo più, l'incertezza in cui l'attaccante si trova quasi sempre circa la vera situazione<br />
dell'avversario: egli brancola nell'ignoto (Austerlitz, Wagram, Hohenlinden, Jena,<br />
Katzbach)." (22) <strong>La</strong>nciare una grande operazione offensiva, dunque, significa anche<br />
affrontare un certo margine di rischio, non essendo possibile - specie su un terreno e<br />
nelle condizioni climatiche esistenti sui <strong>Carpazi</strong> nel mese di gennaio - conoscere<br />
esattamente la disposizione dello schieramento avversario e, ancor più, le vere<br />
intenzioni <strong>dei</strong> suoi comandi. Fino a un certo punto, a parità di forze (e abbiamo visto<br />
che i due eserciti contrapposti, nel complesso, si equivalevano), una <strong>battaglia</strong><br />
offensiva è u si può paragonare a un gioco d'azzardo, in cui vince chi ha il sistema<br />
nervoso più robusto e non li lascia prendere dal panico a ogni notizia di cedimento<br />
parziale o a ogni minaccia di aggiramento da parte dell'avversario. In questo senso, si<br />
può affermare che il Comando supremo austriaco non fu all'altezza del tipo di<br />
operazioni che esso stesso aveva scelto di impostare.<br />
NOTE<br />
21) Veith, Vedergang und Schicksal der öst-ung. Armee im Weltkriege, cit. da A.<br />
Bollati, I rovesci più caratteristici degli eserciti nella guerra mondiale1914-<br />
1918, Torino, 1936.<br />
22) Karl von Clausewitz, Delle guerra, Milano, 1970 (2 voll.), vol. 2, p. 708-09: <strong>La</strong><br />
<strong>battaglia</strong> offensiva.<br />
3. LA RIPRESA DELL'OFFENSIVA AUSTRIACA (6-26 FEBBRAIO).<br />
Nonostante la critica situazione della sua Terza Armata, Conrad von Hötzendorf<br />
progettò di portarla nuovamente all'offensiva, soprattutto per rioccupare<br />
Mezölaborcz, nodo ferroviario di primaria importanza. Inutilmente il capo di Stato<br />
maggiore di Boroević, generale von Boog, cercò di dissuaderlo, in considerazione<br />
elle gravissime perdite già subite e del forte stato di esaurimento delle truppe. Fu<br />
invece deciso, in vista della nuova offensiva, di sdoppiare la Terza Armata che, dopo<br />
l'arrivo dell'VIII Corpo dal fronte serbo, comprendeva ben 18 divisioni di fanteria e 3<br />
divisioni e 1/2 di cavalleria ed era divenuta (almeno sulla carta!) fin troppo<br />
numerosa, e quindi poco maneggevole.<br />
In realtà, visti anche quali erano i rapporti esistenti fra Conrad e Boroević, il<br />
Bollati avanza l'ipotesi - non senza fondamento - che ragioni personali non siano state<br />
estranee a tale decisione del Comandi supremo austriaco. Si tenga buona nota di<br />
questo contrasto strategico, degenerato in animosità personale, fra Conrad e<br />
Boroević: sul Piave, nel giugno 1918, saranno ancora loro a comandare i due gruppi<br />
d'esercito destinati a lanciare l'ultima e decisiva offensiva contro l'esercito italiano, il<br />
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