non - Isola Nostra

ISOLA
I titoli
NOSTRA
«... e là fantasticando coi miei pensieri, ai miei occhi s’apria,
la giacente città, e l’alpi e il mare e la seminascosta, Isola mia»
Pasquale Besenghi
PERIODICO DELLA COMUNITÀ
DEGLI ISOLANI
ANNO XLII
N. 374
TRIESTE, 15 settembre 2008
Poste Italiane S.p.A.-Sped. in Abb. Post . D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27/02/04 n° 46) art. 1, comma 2, DCB
Taxe perçue - Tassa pagata
Attenzione! In caso di mancato recapito rinviare all’Ufficio Postale di Trieste C.P.O. detentore
del conto, per la restituzione al mittente che si impegna a pagare la relativa tariffa.
ISOLA NOSTRA - Via XXX Ottobre, 4 - 34122 TRIESTE - ITALIA Tel. 040.638.236
E-mail: trieste@isolanostra.it
Don Francesco Bonifacio agli onori degli Altari
Gianni Bartoli, ricordo di un Sindaco di Trieste
Il pic-nic istriano a Chatam, in Canada
La Gita della Colomba sul Collio isontino
Sabrina e Manuel... attraverso l’Adriatico in pedalò
Il Carso e l'Istria nei dipinti di Donatella Bartoli

Domenica 23 novembre 2008
FESTA DI SAN MAURO
nella chiesa di San Giacomo
Contrariamente agli anni scorsi la Santa Messa solenne
in onore del patrono di Isola sarà celebrata dal parroco
don Roberto Rosa alle ore 12.00 nella chiesa di San
Giacomo (nella omonima piazza di Trieste)
Sabato 8 novembre 2008
COMMEMORAZIONE
DEI DEFUNTI ISOLANI
Alle ore 15.30 Santa Messa di suffragio per tutti i
defunti isolani nella chiesa del cimitero di Sant’Anna
a Trieste.
Isola d'Istria – Estate 1952
un nuovo DVD con filmati d’epoca
disponibile in sede, su preno-
È tazione, il DVD di cui avevamo
dato notizia nel numero di dicembre
e che contiene dei preziosi
filmati risalenti all’estate del 1952
a Isola, cortesemente inviati in
Redazione dagli Stati Uniti dai
signori Elodino Degrassi e Francesca
Fragiacomo, che ancora una
volta vogliamo ringraziare per la
cortesia.
Sono immagini molto suggestive,
anche se riprese con la rudimentale
tecnologia di allora: la
processione del Carmine, la consa
delle reti in piazza, i tuffi dei ragazzi,
gente di contrada… immagini
poi tecnicamente migliorate
e musicate dalle “sapienti” mani
dell’amico Walter Pohlen.
Il DVD e i libri sono
disponibili in sede. Su
richiesta possono anche
essere spediti a
mezzo posta.
L’uscita del prossimo numero di Isola Nostra è prevista per la metà del mese di dicembre 2008. Per evitare spiacevoli
disguidi è necessario che il materiale destinato alla pubblicazione arrivi in redazione (anche per posta o e.mail) entro il
10 NOVEMBRE 2008
Lunedì 3 novembre 2008
SANTA MESSA
NEL CIMITERO DI ISOLA
Alle ore 15.30 nella chiesetta del cimitero di Isola sarà
celebrata una Santa Messa di suffragio per i defunti a
cui seguirà la benedizione delle tombe.
LA FAVOLA
DELL’AMPELEA
di Luca Dibenedetto
Ed. Cortinovis – 550 pagine
con 800 foto e oltre
100 biografie dei calciatori
che hanno fatto la storia
della squadra isolana dalla
fondazione negli anni ‘20
fino all’esodo.
L’ISOLA CHIAMATA
RICORDO
DVD di Walter Pohlen
Isola quando l’abbiamo lasciata:
oltre 500 foto accompagnate
da una suggestiva
colonna musicale che
raccontano delle sue vie e
piazze, chiese, feste, lavoro,
divertimenti, sport…
PA S S E G G I A N D O
PER TRIESTE
DVD con 400 foto su Trieste
di Lionello Morpurgo,
accompagnate da canzoni
note e meno note cantate
da Gino Dagri (biri).
Grazie per la collaborazione

15 Settembre 2008 ISOLA NOSTRA
1
ISOLA NOSTRA
Periodico trimestrale della
Comunità degli esuli d’Isola
d’Istria fondato da
Don Attilio Delise nel 1965
Direttore responsabile
Franco Stener
Assistenti di redazione
Anita Vascotto
Attilio Delise
Umberto Parma
Hanno collaborato a questo numero:
Marisa Berani
Antonietta Bergamasco
Luciano Bortolin
Mario Bressan
Nicoletta Brigadini
Loredano Degrassi
Luciana Degrassi
Ferruccio Delise
Mario Depase
Licinio Dudine
Mino Favretto
Emilio Felluga
Alessandro Gargottich
Beatrice Gerzel
Mario Lorenzutti
Alessandro Mirt
Daniela Mugittu
Walter Pohlen
Sabrina & Manuel Sicura
Romano Silva
Franco Stener
Tullia Toti
Fabio Vascotto
Marino Zancolich
Maria Zaro
Pietro Zovatto
Gianni Zvitanovich
Direzione, Redazione,
Amministrazione
Via XXX Ottobre, 4
34122 TRIESTE
Editrice: Associazione
“ISOLA NOSTRA’’
Autorizzazione del Trib. di
Trieste n. 843 del 4.5.1992
Conto corrente postale
n. 11256344
Orario degli uffici:
Martedì dalle 10 alle 12
Giovedì dalle 10 alle 12
Venerdì dalle 16 alle 18
Telefono 040/63.82.36
Grafica e stampa:
STUDIO 92 RO-MA
Tel. 040/945161
La Madonna Addolorata
e l'immortalità del bene
Ho sempre apprezzato
le molteplici festività
della Madonna che la
liturgia ci propone. Andando a
Ferrara nello splendido Duomo,
nel primo altare della navata
destra ho letto un singolare
titolo: “Madonna del Cantòn”.
Questa, pensai tra me, è quella
che fa per me, mi protegge
anche a mia insaputa.
A Trieste – nessuno lo sa
– c’è un quadro di ottima fattura
a Santa Maria Maggiore,
dedicato alla Madonna della
Pazienza. Anche questa immagine
entra a pieno titolo nel
mio itinerario di pietà mariana,
anche se i triestini venerano la
Madonna della Salute collocata
lì vicino.
A San Giusto, la nostra
suggestiva Cattedrale, l’Addolorata
e anche la Pietà dà al
vivo il senso della sofferenza
dilacerante della Vergine Ma-
dre, trafitta da sette spade o col
figlio adagiato sulle ginocchia,
come reliquia divina che salva
il mondo. Simeone disse a
Maria “Gesù Cristo è qui per la
rovina e la resurrezione di molti
in Israele, segno di contraddizione,
a te una spada trafiggerà
l’anima”.
Anche il ricordo dei morti,
i trapassati associati all’eterno,
prolungano la loro esistenza
con la memoria indelebile
delle loro virtù. Essi hanno
lasciato l’esempio del buon
combattimento della vita e la
speranza cristiana per cui non
tutto finisce con la vita nel
frammento temporale messo a
disposizione dell’uomo dalla
Provvidenza divina.
Il passaggio più delicato
e più temuto dell’uomo, che
dal tempo fluisce all’eterno, è
sempre accompagnato da quella
dolente affettuosità umana e
da quella pietas cristiana che
lo riempie di mistero. Persino
Giuseppe Mazzini affermava
che di fronte alla morte nessuno
può negare Dio.
Educato dalla pedagogia
divina del Vangelo il cristiano
di fronte alla morte prega e
spera, attende con fede robusta
e forte. Al termine dell’esistere
bisognerebbe essere come quel
vecchio albero che guarda i
molti frutti maturati, e dire: Ve
li dono!
Oppure, meglio ancora,
come San Paolo: “Ho combattuto
la buona battaglia,
sono arrivato al termine della
corsa, ho conservato la fede”.
E conservare la base delle virtù
teologali in tempi di radicale
secolarizzazione rappresenta
veramente una notevole grazia
di Dio, come un vivere divinamente
ispirato.
Pietro Zovatto
Pietà lignea situata nella cappella dell’Addolorata della cattedrale di San Giusto a Trieste. E’ in
tiglio intagliato, dipinto e dorato opera di autore italiano della prima metà del XVI secolo. A Lei
vengono riconosciute alcune guarigioni miracolose.

2 15 Settembre 2008
ISOLA NOSTRA
Don Francesco Bonifacio agli onori degli Altari
È
l’11 settembre 1946.
“Quella sera – racconta
mons. Eugenio Ravignani,
vescovo di Trieste – don
Francesco Bonifacio scendeva
da Grisignana verso casa.
Lassù l’aveva accolto, come
sempre, un sacerdote amico e
l’incontro era stato momento di
consolazione e di grazia. Lungo
la strada fu aggredito, brutalmente
picchiato e barbaramente
ucciso. In una delle foibe che
solcano in profondità la terra
istriana scomparvero le sue
spoglie”. La Chiesa triestina ha
un nuovo beato: don Francesco
Bonifacio martire, ucciso in
odio della fede.
Mons. Ravignani, quando
ha ricevuto la notizia della
firma del decreto che riconosce
il martirio del sacerdote,
ha immediatamente telefonato
ai vescovi di Capodistria e di
Parenzo-Pola per condividere
la gioia del figlio di questa terra
salito all’onore degli altari.
Nato a Pirano il 7 settembre
1912, secondogenito di sette
tra fratelli e sorelle, di famiglia
semplice e povera, Francesco
Bonifacio viene ordinato prete
nella Cattedrale di San Giusto il
Firmato il 3 luglio dal Papa il decreto di beatificazione
27 dicembre 1936. Dopo il primo
ministero a Pirano e a Cittanova,
don Francesco nel 1939 diventa
Don Libero Colomban, indimenticato sacerdote isolano scomparso
nel gennaio 2007, ha vissuto in prima persona i tragici giorni del
1946 che videro l’assassinio di don Francesco Bonifacio. Allora
era parroco a Villanova del Quieto, e grazie all’aiuto della popolazione
e ad una serie di circostanze riuscì però a salvarsi e
a riparare a Trieste con una barca prima dell’arresto: era il 21
settembre.
Così don Libero anni fa ricordava su Isola Nostra il suo ultimo
incontro con don Francesco, il giorno prima della morte.
Una sera di settembre, verso le sei, un ragazzo in bicicletta venne
trafelato da me dicendomi che aveva saputo da uno dell’OZNA
(la famigerata polizia segreta jugoslava) di Buie che era pronta
una lista e che la guardia popolare aveva il compito i far sparire
tutte le persone in lista perché questi erano i più grandi nemici dei
poteri popolari. Essi erano la causa se nessuno si iscriveva alle
loro organizzazioni, perché contrari all’annessione dell’Istria alla
Repubblica Federativa di Jugoslavia. I primi tre nomi erano: don
Giuseppe Rocco di Grisignana, don Francesco Bonifacio di Villa
Gardossi e don Libero Colomban di Villanova del Quieto.
Il ragazzo mi giurò che quanto diceva era vero, che era venuto
di corsa in bicicletta senza neanche chiedere il permesso a casa
(che certamente non gli avrebbero dato) perché anche lui era
tenuto d’occhio per i suoi sentimenti italiani e perché attivissimo
cappellano della curazia di Villa
Gardossi, che conta circa 1300
anime distribuite tra tante piccole
IN ODIUM FIDEI
Don Bonifacio nei ricordi di don Libero Colomban
frazioni e casolari.
Condivide con la sua gente
le tragedie che si consumano
dopo l’8 settembre 1943, in una
terra stretta tra gli occupanti
tedeschi e il fronte titino di
liberazione. Don Francesco si
prodiga per soccorrere tutti, per
impedire esecuzioni sommarie,
per difendere persone e beni.
Ancora mons. Ravignani:
“Era diventato scomodo quel
giovane prete. Qualcuno disse
che lo si sarebbe dovuto eliminare,
che si dovesse colpire il
pastore per disperdere il gregge.
Ma egli non pareva tenesse
nel debito conto la necessaria
prudenza. Continuava a predicare
con chiarezza il Vangelo,
a curare la catechesi nella sua
Comunità, stupiva il suo coraggio,
convinceva la fortezza
della sua fede”.
L’11 settembre 1946, dopo
essersi recato a Grisignana
per la confessione, ritornava
verso casa. Lungo la strada
– come confermato da parecchi
testimoni – viene avvicinato e
fermato da alcune guardie popolari,
la milizia jugoslava, che
poi scompariranno nei boschi.
Di Lui non si saprà più nulla.
nell’Azione Cattolica. Aveva allora 14 anni, e ora vive a Gorizia.
Ringraziai e chiesi se poteva avvisare don Bonifacio. Mi disse
che era troppo tardi e che ritornava subito a casa.
La notte la passai fuori della parrocchia. Al mattino venne
a farmi visita don Bonifacio; fu l’ultima volta che ci vedemmo
e ci consultammo sul da farsi. Gli prospettai il pericolo sicuro,
collegando tutti i fatti e gli avvenimenti recenti, ma mi rispose:
“Io torno a casa e continuo a fare il mio dovere; non ho paura
perché non ho fatto altro che il mio dovere di sacerdote. Del male
non ho fatto a nessuno, ho aiutato tutti in ciò che potevo”. Ci
raccomandammo a vicenda la prudenza e ci salutammo.
Io però non sapevo che la stessa notte, mentre un gruppo
proveniente da Buie e da Verteneglio era pronto a venirmi a
prendere, molti giovani di Villanova, che da tempo si rendevano
conto di ciò che si stava preparando, stavano in allarmi, pronti in
qualunque modo a salvarmi. Dopo la partenza di don Bonifacio
fui avvisato che ormai non tirava più aria buona per me e che ero
in continuo pericolo. Non dormivo più a casa.
Due giorni dopo l’incontro di don Bonifacio, alla mattina
seppi che era sparito dopo un incontro con don Rocco, e che
quest’ultimo era riuscito a salvarsi. Le voci erano discordi: chi
lo diceva impiccato ad un albero, chi ucciso a bastonate. Io ero
a Verteneglio e sentii Radio Venezia Giulia che trasmetteva la
notizia: “Don Francesco Bonifacio portato via, di don Libero
Colomban non si sa più nulla”.

15 Settembre 2008 ISOLA NOSTRA
3
Foibe ed esodo in un sondaggio dell’A.N.V.G.D.
La sede centrale di Roma dell’Associazione Nazionale Venezia
Giulia e Dalmazia ha commissionato un sondaggio
d’opinione alla “Ferrari Nasi & Grisantelli” di Milano sulla
conoscenza tra gli italiani del dramma delle Foibe e dell’Esodo
Giuliano-dalmata.
Non mancano le sorprese, ovvero la conferma che questi temi
storici sono ancora poco conosciuti, nonostante siano passati sessant’anni
da quei tragici eventi e la legge sul Giorno del Ricordo
risalga al 2004. Sono comunque dati sicuramente più positivi di
quelli di alcuni anni or sono, quando le parole Foibe ed Esodo
non superavano la doppia cifra percentuale di risposte.
La conoscenza esatta di cosa sia una Foiba è nel bagaglio
culturale del 40% della popolazione, mentre un 20% ne ha
soltanto sentito parlare. Ben il 38% dichiara sconosciuta la
parola e addirittura il 5% fornisce una descrizione di foiba
completamente errata.
Entrando in un’analisi incrociata dei dati, tra chi conosce
le foibe il profilo del più edotto è maschio, tra i 36 e i 55 anni,
abitante nelle regioni del Triveneto, laureato. La percentuale
più bassa è invece proprio nei più giovani, con il 22%, a dimostrazione
che ancor oggi la scuola non porta alcun messaggio
storico sulla vicenda. Scorrendo i dati, si scopre che la classe
Qualche tempo fa, quando ancora non si aveva sentore della prossima
beatificazione di don Francesco Bonifacio, umile prete cooperatore
nella parrocchia di Cittanova e poi curato nella sede di Villa Gardossi,
l’Associazione delle Comunità Istriane di Trieste aveva dedicato la sala
maggiore del sodalizio al nuovo Beato.
Il nome del sacerdote martire era stato inciso sulla targa di metallo
posta a metà parete e con una significativa cerimonia era stata consacrata
la sala che è il cuore ed il fulcro di ogni attività.
La proposta e l’iniziativa era stata voluta e patrocinata dal cav. Giordano
Varin, vice presidente dell’Associazione, che è stato uno dei primi
aspiranti dell’Azione Cattolica che don Francesco aveva istituito nel suo
primo periodo di apostolato, raccogliendo attorno a sé tutta la gioventù
del paese allora abbandonato agli eventi di un’epoca in cui i sentimenti
religiosi erano subordinati a principi esclusivamente laici e profani.
sociale più bassa è quella più sensibile all’argomento (50%
di risposte esatte). Inoltre viene alla luce che i politicamente
orientati a centro-sinistra (47% di risposte esatte) staccano di
dieci punti quelli di centro-destra (37%).
Passando all’Esodo giuliano-dalmata, la conoscenza degli
italiani scende al 23%, che risale al 40% se si considera anche
chi ne ha sentito parlare ma non sa bene cosa sia. Addirittura
il 50% dichiara di non averne mai saputo nulla. Tra i (pochi)
eruditi la maggioranza spetta agli ultra-cinquantenni (29%), a
dimostrazione che l’esodo è nella memoria storica dei singoli
più che nella conoscenza dell’opinione pubblica; tant’è che tra i
più giovani solo il 14% sa cosa sia. In ambito politico si riduce la
differenza di percezione: gli orientati a centro-destra si fermano
al 23%, poco più su, al 27%, che vota a centro-sinistra.
Il campione di rilevazione su tutto il territorio nazionale
riguarda 600 casi di popolazione italiana adulta; le rilevazioni
sono state effettuate nel gennaio 2008. Arnaldo Ferrari Nasi,
della società che ha eseguito il sondaggio (www.fngricerche.
it) afferma che “come già avvenuto in altre occasioni, il nostro
Istituto ha riscontrato una profonda ignoranza di importanti fatti
storici del ‘900, anche nelle fasce di popolazione con titolo di
studio alto. In questo caso neanche la metà dei laureati sa dirci
del dramma dell’Esodo e solo pochi in più di quello delle foibe.
Da padre, più che da sociologo o da docente, sono preoccupato
di come la Scuola italiana insegni la Storia ai nostri figli”.
Il sondaggio voluto dall’ANVGD ha così dimostrato ampiamente
come sia ancora lungo il cammino che la società civile
italiana deve compiere, prima di ricomporre in maniera davvero
completa una memoria storica nazionale che rifletta fedelmente
gli avvenimenti che sconvolsero l’Istria, Fiume e la Dalmazia
al termine del secondo conflitto mondiale, coinvolgendo inermi
cittadini italiani, costretti all’esodo, quando non al massacro.
Il Giorno del Ricordo potrà così essere una ulteriore occasione
che gli italiani non devono lasciarsi sfuggire per riscrivere
nella maniera più corretta la storia del ‘900.
(da www.anvgd.it)
In Australia, forse ancor più che in Italia, tra gli emigranti istriani è
sempre vivo il ricordo del tragici giorni dell’esodo e delle foibe. Quel
terribile periodo è ricordato con queste parole nel cippo posto nel cimitero
di Preston (sobborgo a nord di Melbourne, abitato da un gran
numero di italiani): “In perenne memoria delle migliaia d’innocenti
istriani, giuliani e dalmati torturati ed infoibati. Morirono invano per
la liberazione della terra natia. Così pure 350.000 esuli sparsi per il
mondo forzati a lasciare tutti i beni e la terra natia. Ovunque sepolti,
l’eterno riposo dona a Loro o Signore”.
(foto di Mino Favretto, Melbourne)

4 15 Settembre 2008
ISOLA NOSTRA
Gianni Bartoli, ricordo di un Sindaco di Trieste
Romano Silva
Il 2 giugno l’Italia ha celebrato
la Festa della Repubblica
e a Trieste la ricorrenza ha
avuto un significato particolare
perché è stata dedicata a Gianni
Bartoli, sindaco di Trieste negli
anni dal 1949 al 1957.
Il suo nome è strettamente
legato alla storia di Trieste in
un momento particolarmente
difficile culminato nei tragici
fatti del 5 novembre 1953 dopo
che il tricolore – issato il giorno
prima sulla torre del Municipio
per volere della Giunta Comunale
– veniva rimosso di forza
dall’autorità militare alleata,
scatenando una rabbiosa manifestazione
di protesta che porterà
purtroppo all’uccisione di
sei manifestanti. In quell’occasione
il sindaco, febbricitante,
affrontava il colonnello inglese
Robertson, responsabile della
cruenta repressione, e lo invitava
perentoriamente a desistere
dall’uso delle armi.
Cinque Giunte Comunali
sono state presiedute da Gianni
Bartoli nel periodo 1949-1957
ma quelle che si possono definire
senza alcun dubbio giunte
storiche sono quelle relative
agli anni 1949-1952, che hanno
vissuto l’esperienza dell’occupazione
militare alleata e il ricongiungimento
della città alla
Patria il 26 ottobre 1954.
Sono parole di pace quelle
che Bartoli pronuncia in una
gremitissima fin all’inverosimile
Piazza dell’Unità in
quella fredda e piovosa giornata
ottobrina. “Soltanto in questo
spirito di lealtà si potrà ricreare
una nuova storia di pacifici
incontri culturali e commerciali
nell’Adriatico. Occorre dimostrare
non con le parole ma
con i fatti che il regime delle
vendette e dei rancori è caduto
e veramente una nuova era di
comprensione e di tolleranza
– e domani di amicizia – si
apre nella vita dei due popoli
confinanti”. Nel discorso di
insediamento al Comune di
Trieste, ricordando che ancora
una volta un istriano ne è alla
guida, afferma che “un istriano
ha motivi per sentirsi triestino
perché Trieste, la grande assi-
Guidò la città negli anni del ritorno all’Italia
milatrice di popoli, è stata per
noi istriani il vessillo di ogni
battaglia e di ogni vittoria”.
Appunto dall’Istria – dalla
natia Rovigno dove nasce il 4
agosto 1900 – approda a Trieste
per frequentare il ginnasio-liceo
classico, assolve il servizio
militare nell’esercito austroungarico
e nel 1920 si iscrive
al Politecnico di Torino dove
nel 1926 consegue la laurea in
ingegneria elettromeccanica.
Nel 1927 è assunto alla TELVE
(società che gestisce la telefonia
nel Triveneto) con un incarico
a Venezia e successivamente
a Pola e nel 1940 la società lo
nomina Direttore della sede di
Trieste.
Dopo il 25 luglio 1943 milita
nelle file della Democrazia
Cristiana, entrando nella clandestinità
dopo l’8 settembre. E’
direttore del settimanale “La
Prora” (organo della DC triestina)
e nel 1948 anche del quotidiano
triestino “Ultimissime”.
Nel 1947 è eletto nel Consiglio
Nazionale della Democrazia
Cristiana e viene presentato
capolista alle elezioni per il
Comune di Trieste che si tengono
sotto l’amministrazione
Gianni Bartoli, il sindaco della
seconda redenzione di Trieste,
nella copertina dell’omonimo
volume opera di Bruno Bartoli e
Franco Foscarini (edizioni Italo
Svevo, Trieste). Oltre che come
sindaco di Trieste per otto anni,
sarà ricordato anche come figura
autorevolissima dell’Esodo
giuliano-dalmata, drammaticamente
consapevole del sacrificio
consumato sulla terra d’Istria.
militare alleata, diventando
nel 1949 sindaco, carica che
manterrà sino alle dimissioni
rassegnate il 27 agosto 1957. E’
stato sindaco per otto anni!
Successivamente viene nominato
Presidente del Consorzio
per l’aeroporto di Ronchi
dei legionari, adoperandosi per
la realizzazione di uno scalo
regionale che si inserisca nei
traffici nazionali e internazionali.
Nel 1965 viene nominato
presidente del Lloyd Triestino,
carica che manterrà sino al 28
giugno 1971, quando cessa per
raggiunti limiti di età. Muore il
4 aprile 1973.
A dieci anni dalla sua morte
gli viene intitolato il passo che
congiunge Piazza della Borsa
con Piazza dell’Unità e che
diventa “Capo di Piazza Gianni
Bartoli, sindaco di Trieste
1900-1973”. “Bartoli passò
attraverso prove molto dure,
come i tumulti del 1953 che provocarono
morti e feriti, ma assaporò
con il ritorno di Trieste
all’Italia il gusto della vittoria
anche se da lui, nativo di Rovigno,
considerata parziale…”:
queste parole, scoprendo la targa
dell’intitolazione, pronuncia un
vecchio amico di Gianni Bartoli,
il ministro degli esteri dell’epoca
Giulio Andreotti.
ANCHE SU INTERNET GLI ESULI SONO CITTADINI DI SERIE B
Il problema dei codici fiscali per gli esuli giuliano-dalmati, a sessant’anni dall’esodo, continua
ad essere tutt’altro che risolto nonostante leggi e circolari si siano susseguite nel corso degli
anni. Sono ancora tante le Amministrazioni che insistono con il dichiararli nati in Jugoslavia,
Croazia, Serbia, Slovenia, Montenegro, mentre sono nati semplicemente in Italia, anche se in
città e province successivamente cedute alla Jugoslavia.
Da una verifica fatta su Internet tra i siti web che forniscono gratuitamente il servizio di
calcolo del codice fiscale, solo il 25% riconosce come ex italiane le città di Pola, Fiume, Zara
e gli altri comuni ceduti: per tutti gli altri, chi è nato in Istria o Dalmazia è nato forzatamene
all’estero. Un dato molto deludente se si considera che sono passati quasi vent’anni dall’emanazione
della legislazione che regola la materia (Legge 54 del 1989). E’ un dato che si somma ad
eguale delusione proveniente dai riscontri in tante amministrazioni dei più diversi settori della
vita sociale ed economica del nostro Paese.
L’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia ha provveduto a segnalare ai gestori
dei siti inadempienti l’irregolarità del servizio fornito, invitandoli a provvedere e rendendosi
disponibile a fornire tutto il materiale necessario. Vi sono già i primi riscontri con prese d’atto
ufficiali e scambio di informazioni.
E’ facile comprendere come possa essere mortificante per questi italiani, che nella migliore
delle ipotesi hanno superato i 60 anni, sentirsi identificare come nati all’estero e – spesso – trattati
come extra-comunitari, mentre sono sempre stati italiani e nati in città italiane. La loro cultura
latino-veneta, la loro millenaria storia italica, le sofferenze e l’esodo per restare italiani sono una
patente ben più valida di qualche software difettoso.
Il 31 luglio 2007 il Ministero dell’Interno ha emanato una ennesima circolare vincolante per
le Amministrazioni (disponibile gratuitamente scrivendo a info@anvgd.it) e aperto una casella
postale per raccogliere le segnalazioni: esuli_territoriceduti@interno.it.
I frutti evidentemente stentano ad arrivare, ma solo la reale collaborazione dell’opinione
pubblica potrà portare a soluzione una vicenda ce si trascina ormai da troppi anni.
(comunicato stampa ANVGD)

15 Settembre 2008 ISOLA NOSTRA
5
Il pic-nic istriano a Chatam, in Canada
Mitchell’s Bay (Canada),
6 luglio 2008.
Come di consueto,
anche quest’anno si è
svolto il grande picnic della
Lega Istriana di Chatam. Come
sempre, la nostra gente ha
partecipato numerosa a questa
giornata di “istrianità” all’aperto:
direi oltre 200 persone tra
grandi e piccini. La giornata
è stata favolosa, con il cielo
azzurro e una brezza leggera
che veniva dal lago Michigan
dove, sui suoi margini, è situato
il parco che ci ha ospitati. Tanto
verde, tanta pace, tanto spazio
per le attività della giornata.
Il gruppo maggiore come
sempre è quello di Chatam,
organizzatore dell’evento, dove
vive una nutrita comunità di
istriani, che noi scherzando
chiamiamo “Chatam d’Istria”.
Diversa gente è arrivata dai
paesi e dalle città limitrofe
come Windsor, Sarnia, London,
Niagara ecc.
Sotto la tettoia e tra gli alberi
del parco, le tavolate sono
numerose e in poco tempo le
nostre donne le se parecia ‘na
tavola per la famea o per i amici,
coprendola con la tovaglia e
l’occorrente portato da casa. Intanto
gli addetti alla preparazione
del cibo sono tutti indaffarati
intorno al grande barbecue per
cuocere le carni. Come sempre,
luganighe,cotolete de porco,
parsuto ‘rosto, capussi garbi e
le varie insalate, un po’ per tutti
i gusti. Angurie e frutta varia
nonché tanti dolci tradizionali:
strucoli, crostoli, pasticcini: in
altre parole, tanto ben di Dio,
compreso il caffè espresso
portato da casa in thermos.
Quest’anno abbiamo trovato
anche una grande tecia de sardele
‘roste ala griglia o, come
che se diceva un tempo,“roste
sula fornaseta”… per quelli
che volevano assaggiarle. In
quanto alla bevanda, ognuno ha
fatto del suo meglio per mandar
giù tanta bontà messa in tavola,
accompagnando il cibo con…
le bevande che si possono bere
nei parchi… Insomma sono
quelle giornate che si vorrebbe
non finissero mai.
Alla sera, quando arriva il
momento di salutare tutti, ci si
accorge che dopo due ore si è
ancora tutti lì, per far ‘ncora do
ciacole. Forse questa è la nostra
forza: in fondo ci sentiamo tutti
orgogliosamente istriani…,
noi che viviamo all’estero.
Tutto un ciacolar… il nostro
bel dialetto sembra musica.
Immancabilmente il discorso
cade sull’Istria, il paese o la
gente che si conosce o dov’è
andata a finire… Sovente ci
si domanda: Quanto tempo xe
che te manchi dall’Istria? O
si parla dell’ultimo viaggio da
quelle parti… Chiacchierando
in queste occasioni, ci troviamo
per un momento a rivivere nei
nostri paesi lontani, quei paesi
mai dimenticati… Guardandosi
intorno, dopo il pranzo, scorgi
che parecchi stanno giocando
a bocce sul prato vicino, uno
sport tradizionalmente istriano.
Viene poi allestita anche
una lotteria, con dei premi
offerti dalla nostra gente, e si
fa qualche risata commentando
le vincite.
Si è parlato anche della
recente beatificazione del nostro
don Francesco Bonifacio,
Il Raduno degli Alpini a Bassano
giovane sacerdote piranese,
cosa che ci ha fatto sentire
orgogliosi di essere istriani.
Poi l’immancabile cantada…
sembra quasi un rito, pare che
tutti aspettino questo momento…
e in compagnia si cerca di
fare del nostro meglio.
Questi siamo noi, gente
istriana che, anche se lontani da
casa nostra, non abbiamo mai
dimenticato le nostre origini.
Un pensiero particolare vada
a tutti i presenti, che hanno
voluto essere in compagnia
anche con grande difficoltà a
causa dei problemi di salute…
ci rendiamo conto che ogni
anno passa un anno e le cose
non sono quelle di qualche
anno fa… ma a questa giornata
non si rinuncia.
Un sentito grazie vada a
tutta la Lega di Chatam, al suo
presidente A. Perini e a tutti i
suoi collaboratori, come sempre
siete superlativi!
Salutiamo tutti e tante grazie,
Mario e Franca Lorenzutti,
Canada,
per sempre istriani
Vivissimi saluti
a tutti gli isolani
dal grande raduno
degli Alpini che si
è tenuto a Bassano
del Grappa lo
scorso 11 maggio.
Nella foto, la
rappresentanza
della sezione di
Pola, Fiume e Zara
dell’Associazione
Nazionale Alpini.
Livio Menis,
Bassano

6 15 Settembre 2008
ISOLA NOSTRA
Luciana Degrassi Puteri,
Stati Uniti
Lettere in
Redazione
Cara Isola Nostra,
avrei dovuto scrivere già
da un po’, ma non trovavo le
parole adatte per esprimere i
sentimenti che mi sono scoppiati
nel cuore quando, nel ricevere
il DVD con i filmati dell’estate
1952, mi sono riconosciuta e
ritrovata bambina di un anno in
braccio ai miei genitori, affiancati
da mio fratello Alfieri e da
zio Severino, in via Besenghi
dove abitavamo. Mio fratello
Vinicio era in un’altra immagine
con papà Olivo (dela zala).
Sorridevamo tutti e apparivamo
contenti, inconsapevoli
allora che la nostra vita, nel giro
di due anni, sarebbe così drasticamente
cambiata e che noi mai
più saremmo stati gli stessi.
Ecco, io di ricordi felici della
mia famiglia non ne ho. Avevo tre
anni quando, scappati da Isola,
trovammo rifugio al Campo
Profughi di Opicina. E i ricordi
miei, che incominciano più o
meno al Campo Profughi, sono
di una famiglia che veniva inesorabilmente
divisa. Mio padre,
che a Isola faceva il pescatore,
aveva trovato lavoro su una nave
mercantile che faceva il giro del
mondo e sembrava non tornasse
mai. Mio fratello Vinicio, a soli
18 anni, se ne partiva per l’Africa
a lavorare per le Ferrovie e
rimaneva là per quattro anni. Mio
fratello Alfieri, a soli 16 anni,
lusingato dalle promesse di mio
zio che già risiedeva in America,
dopo aver convinto mia mamma
che là avrebbe trovato un avvenire
migliore, se ne era partito pure
lui. Restammo io, mamma Olga
(udriga) e zio Severino.
Troppo piccola per capire
quello che stava succedendo,
mi rendevo però conto della
gravità della situazione perché
assorbivo la disperazione, la
tristezza, la paura e l’ansietà di
mia madre e la memoria collettiva
di tutti gli istriani, esuli
nelle nostre condizioni.
Penso che questa esperienza
veniva condivisa di miei coeta-
nei, che come me erano troppo
giovani per capire ma non per
portarsi addosso il terribile peso
della memoria, che non ricorda
attraverso le immagini ma si
esprime lo stesso attraverso i
sentimenti legati a esperienze
traumatizzanti.
E’ un peso grosso da portare,
soprattutto quando non lo puoi
bilanciare con memorie positive.
Ecco perché nel ritrovami in quel
filmato con tutta la famiglia, uniti
e contenti, mi ha finalmente dato
la possibilità di riscattare dopo
56 anni quella parte della mia
vita, per quanto breve, priva di
conflitto, dove l’ansia, la paura,
la disperazione ancora non esistevano
ed io mi potevo sentire
sicura e spensierata in braccio ai
miei genitori, circondata dai miei
fratelli e dallo zio Severino, in
un angolo di terra che ancora ci
apparteneva indisputabilmente.
Ringrazio di cuore Livia e Argeo
Derossi, residenti pure loro
negli Stati Uniti, che due anni fa
si mettevano in contatto con me
dopo aver letto una mia lettera
pubblicata su Isola Nostra. Sono
stati loro a regalarmi il DVD che
il cugino Mario Lorenzutti aveva
inviato loro dal Canada. Ringrazio
i signori Elodino Degrassi
e Francesca Fragiacomo che
inviarono il DVD in redazione.
Non è semplicemente un ricordo
che mi avete dato: questa è un
prezioso tassello che ho aggiunto
al mosaico incompleto della
mia vita e che mi ha aiutato a
bilanciare i ricordi dolorosi con
momenti lieti e mi ha fatto sentire
più completa.
Luciana de Martin,
Australia
Con molto piacere ho ricevuto
il numero di marzo di
Isola Nostra, che come sempre
mi riporta ai giorni spensierati
e indimenticabili della mia
infanzia.
I miei più cari saluti e congratulazioni
a tutti voi per il
magnifico lavoro nella produzione
di Isola Nostra.
Mino Favretto, Australia
Carissimi di Isola Nostra,
il tempo passa veloce, voi
nel caldo dell’estate, noi nel
freddo inverno, anche se magari
dal N.S.W. al Queensland fa
caldo anche d‘inverno. Siamo
contenti di ricevere il giornale,
pieno di notizie e racconti isolani.
Anche senza pagine a colori
la vostra pubblicazione porta la
gioia e i ricordi del passato nella
nostra cara Istria dei nostri cuori.
Anche ad Umago, dove sono
nato, ascoltavo con curiosità i
racconti della rivalità fra paesi
istriani, racconti un po’ seri un
o scorso 1° luglio, proprio
La ridosso delle ferie estive,
è entrato in vigore in Slovenia
una tassa che penalizza sull’intero
territorio della vicina
Repubblica l’uso di autostrade
(già a pagamento) o di strade
“a scorrimento veloce” (finora
gratuite, come nel caso della
Rabuiese – Capodistria).
L’automobilista deve acquistare
un tagliando da esporre
sul parabrezza della vettura,
al costo minimo di 35 euro
per sei mesi, se si ha in animo
appunto di percorrere le strade
succitate.
La misura adottata, che in
po’ faceti.
Per me che ero a Trieste, è
rimasto sempre il vivo ricordo
dei viaggi verso Umago, con
fermate ad Isola e a Pirano,
quando all’arrivo del piroscafo,
d’estate, la “mularia” locale si
lanciava in mare per prendere
i soldini buttati in acqua dai
passeggeri. L’acqua limpida e
trasparente permetteva a tutti di
vedere le acrobazie dei ragazzi
che, con le mani o con la bocca,
si esibivano fra le risate degli
spettatori, nell’intento di essere
i più bravi!
Grazie e un caro saluto a
tutti.
Mino Favretto (a destra) insieme al presidente della “Famiglia
Istriana” di Melbourne, il piranese Mario Antonini, in occasione
della Giornata del Ricordo.
UN PEDAGGIO
Penalizzazione per il traf
parte imita quella già in essere in
Austria, può avere la motivazione
più ovvia, e cioè di introitare denaro,
ma può essere vista anche
come un obbligatorio rimborso
da parte dei numerosi vacanzieri
che usano le strade slovene per
raggiungere le mete croate.
E’ innegabile però che in
Slovenia non esistono nella
maggioranza dei casi percorrenze
alternative, e quindi la
tassazione diventa quasi obbli-

15 Settembre 2008 ISOLA NOSTRA
7
IMPOPOLARE
fico veicolare in Slovenia
gatoria per raggiungere tante
località specie nella penisola
istriana. L’automobilista che
intende da Trieste raggiungere
Isola deve sottostare al
pagamento del balzello se non
vuole essere costretto ad un
tortuoso e lunghissimo percorso
alternativo.
La legge non prevede il
pagamento della singola percorrenza
ma l’obbligo di versamento
con scadenza semestrale
Partenze, arrivi e ritorni
Premiato al concorso “Europa e Giovani” il tema di Beatrice Gerzel che ricorda l’esodo da Isola della nonna
Sono Antonietta Bergamasco, nata a Isola d’Istria e profuga
dall’anno 1955. Ho il piacere di segnalare la partecipazione di
mia nipote BEATRICE GERZEL – che ha frequentato la quinta
elementare della scuola “Collodi” di Trieste – al 31° Concorso
Internazionale “EUROPA E GIOVANI 2008” bandito dall’IRSE
(Istituto Regionale Studi Europei del Friuli Venezia Giulia) con
il tema: “PARTENZE, ARRIVI E RITORNI”. Il concorso era
aperto a studenti di tutte le fasce di età, dalla quinta elementare
all’Università.
Il tema è stato segnalato dalla Commissione del Concorso
PARTENZE, ARRIVI E RITORNI
Fatti raccontare da nonni, genitori o familiari esperienze di emigrazione nella tua famiglia;
viaggi da e per il nostro paese o anche attraverso l’Italia, avvenuti decenni fa oppure recenti.
Insieme a loro, prova a capire come quell’esperienza ha influito sul presente della tua famiglia:
tenore di vita, legami conservati o interrotti e inserimento in nuove comunità.
Io sono nata il 25 dicembre,
Natale: la nascita di Gesù Bambino.
Quanta gioia ho portato ai
miei genitori e ai miei nonni.
Vorrei parlare di tutti i miei cari,
ma in questo momento sento di
dovermi soffermare sulla figura
della mia nonna materna che,
oltre ai miei genitori, mi è sempre
stata vicina con amore.
Fin da piccola le chiedevo
di raccontarmi la sua vita
da bambina, da adolescente
e da adulta; lei con pazienza
mi descriveva il suo nucleo
familiare, la sua casa, le abitudini
e gli usi del suo tempo. E
così ho appreso che abitava in
una ridente cittadina sul mare,
Isola d’Istria; il suo papà, mio
bisnonno, faceva il contadino:
el campagnol; la sua mamma,
mia bisnonna, era casalinga ma
aiutava anche nel lavoro dei
campi: la raccolta della frutta, la
vendemmia in autunno, la cura
dell’orto intorno alla casa, la
raccolta dei piselli, dei fagioli,
dei pomodori…, inoltre badava
agli animali: galline, maiale, la
capra “Bela”, il cane “Nilo”, la
gatta “Bucia” e l’asino “Eri”.
La mia nonna mi descriveva
anche il giardino, curato
personalmente dalla mamma,
dove fiorivano le rose, le violacciocche,
i garofani giapponesi,
i giacinti, i narcisi. Quando la
nonna parlava del periodo della
sua infanzia avvertivo nel tono
della sua voce tanta commozione
perché la sua casa, il suo
o annuale, e quindi un ulteriore
esborso a carico di quegli istriani
che in occasione delle ricorrenze
novembrine omaggiano
i propri cari sepolti nei vari
cimiteri dell’Istria.
La misura adottata dal governo
sloveno è stata esaminata
anche dalla Commissione della
Comunità Europea, dopo la
protesta della Associazione
degli Automobil Club europei,
ma sinora Lubiana è rimasta
ferma nel suo intendimento,
prevedendo per i trasgressori
della legge salate sanzioni: da
300 a 800 euro!
R. S.
e così Beatrice è stata premiata nel corso di una cerimonia che
ha avuto luogo domenica 25 maggio all’Auditorium Concordia
di Pordenone.
Isola attraverso il nostro vissuto vive anche nei nostri nipoti…
Colgo l’occasione per mandare un affettuoso saluto alla mia
maestra LICIA URBANI, che ho sentito con tanto piacere poco
tempo fa.
giardino, il suo orto, la sua campagna,
lei ha dovuto lasciarli
all’età di 15 anni quando il
territorio in cui abitava, la Zona
B, venne diviso dalla Zona A.
La Zona B passò sotto la tutela
della Jugoslavia, mentre la
Zona A passò all’Italia.
La vita della nonna cambiò
completamente in un giorno
freddo di novembre del 1955.
Con i suoi familiari, come profuga,
dovette vivere parecchio
tempo in “baracca” dove non
c’era l’acqua, il bagno e il riscaldamento.
Insomma dovette
arrangiarsi, i pasti principali
li consumavano in un grande
locale – la mensa – fornita di
lunghi tavoli con panche. La
nonna, quando era in Zona B
frequentava il Ginnasio Liceo
Carlo Combi di Capodistria,
perciò volle continuare a studiare
anche a Trieste, ex Zona
A, e frequentò l’Istituto Magistrale.
Si diplomò, partecipò ai
concorsi e a 27 anni incominciò
ad insegnare nella scuola elementare
come maestra.
Quante cose ha perso la
mia nonna. I contatti con i
parenti erano sporadici anche
perché molti si erano trasferiti
all’estero, in Austria, in
Francia, in Svezia, negli Stati
Uniti, in Canada e addirittura
in Australia. Insomma, l’esodo
degli istriani portò anche i suoi
parenti lontano. Le abitudini,
gli usi e i costumi cambiano
Antonietta Bergamasco Mugittu, Trieste
per tutti perché comunque il
progresso, le nuove scoperte, le
nuove tecnologie si inseriscono
nella vita dell’uomo e, come è
logico, il tempo passa, va avanti
e non torna indietro.
Una cosa che mia nonna
non dimentica è “quel confine”
Italia – Jugoslavia, ora sparito
perché la Jugoslavia non c’è
più e la Slovenia fa parte anch’essa
dell’Unione Europea;
quel confine la nonna c’è l’ha
nel suo cuore e non potrà mai
cancellarlo. I suoi occhi sono
lucidi e la voce è incrinata dal
pianto trattenuto, da un sospiro
quando ricorda il suo mondo di
bambina serena, la sua maestra
alla scuola elementare, la campagna
di Pivòl, di Lonzàn, di
Canola dove il padre coltivava
la vigna, il bagno “Levante”
dove andava a nuotare.
Io voglio bene a nonna e mi
rendo conto che anche la mia
vita ha subito un taglio, causa
il quale non ho la possibilità di
godere affetti, luoghi, paesaggi
spariti e proprietà perdute.
Beatrice Gerzel,
V elementare
Trieste

8 15 Settembre 2008
ISOLA NOSTRA
Parliamo questa volta
maggiormente dei nostri
master o veterani, che
dir si voglia, impegnati a vario
livello e con diversi obiettivi in
questa categoria; si va dagli ex
atleti ad alcuni genitori che, sull’onda
dei figli, hanno scoperto
una nuova possibilità di svago
e di divertimento.
Ricordo Marco Finocchiaro,
Alessandro Visintin, Gigliola
Berni Visintin, Boris
Pecchiari, Fulvio Strain, Walter
Giraldi, Danilo Stefanato, Francesca
Finocchiaro, Umberto
Santin e Maurizio Fragiacomo.
Non vanno scordati, nelle non
competitive, Bruno Derossi,
Dino Gubertini e Gigi Carboni,
questi ultimi presenti nel
doppio canoè alla Bavisela
2008. Ottima la loro presenza,
assieme ai giovanissimi, al III
Meeting giovanile e master di
San Miniato in Toscana (7-8
giugno 2008) con Gigliola
terza nel singolo, Alessandro
e Marco primi nel doppio e
nuovamente primi nel “quattro
di coppia” in equipaggio misto
con la Canottieri Sile di Treviso
e Fulvio secondo nel singolo.
Nell’ambito della settimana
internazionale dei 3 Golfi, la
SN.“G. Pullino” ha organizzato
per la quarta volta, come
ormai tradizione, lungo la riviera
muggesana la regata sui
500m riservata ai giovanissimi
(pomeriggio di martedì 10 e
mercoledì 11 giugno). Il Trofeo
Luca Vascotto, triennale non
PULLINO PULLINO PULLINO
In piena stagione
San Miniato, il doppio masters di A. Visintin e M. Finocchiaro.
consecutivo, messo in palio
dalla famiglia a ricordo del
giovane atleta precocemente
scomparso (nel 1997 con la
maglia della “G. Pullino” arrivò
quarto nel doppio ai Campionati
Mondiali) è stato assegnato
alla “G. Pullino” che, per tre
anni si è classificata al primo
posto (nella prima edizione
sperimentale venne assegnato
all’atleta più giovane). Ma già
domenica 8 giugno un’imbarcazione
del tipo costarowing
con un equipaggio del VK Piran
era giunto a Muggia, partendo
da Portorose con un messaggio
di amicizia del sindaco della
località turistica istriana, accolto
dal presidente dott. Franco
Degrassi e Fabio Colocci.
Venerdì 27 giugno, approfittando
delle trasferte di gran
parte degli atleti, è stato varato
San Miniato, il doppio di Carlotta Finocchiaro e Martina Zullich.
e messo in opera il nuovo
pontile, simile al precedente,
frutto delle tante fatiche di
Gigi Carboni e Bruno Derossi,
che assieme a Flavio Mosetti e
Fabio Vascotto, contornati da
tanti amici, hanno terminato
San Miniato, Gigliola Berni Visintin in singolo.
l’opera. Dopo quasi vent’anni,
pur con periodici lavori di
manutenzione, le strutture del
vecchio pontile, costantemente
contro il vento di bora e coperte
da caracanti, davano segni di
chiaro cedimento.
A Ravenna (28-29 giugno) al
Campionato Italiano Under 23 e
Ragazzi, Lorenzo Baldini con Anton
Palumbo nel doppio Ragazzi
arrivavano sesti su un lotto di più
di trenta concorrenti, mentre si
fermavano prima Giulia Piccirillo
(singolo Ragazzi) e Matja Zobec
(singolo pl Under 23).
Grande festa per la XIX
edizione del Festival dei Giovani
(4-6 luglio 2008), che quest’anno
si è tenuto sul Lago di
Comabbio (VA) e precisamente
alla cittadina di Corgeno. Ben
24 i giovanissimi pulliniani, che
si sono cimentati nelle categorie
Allievi B e C e Cadetti. Atleti
partecipanti: Andrea Ambrosi,
Daniele Bertocchi, Emanuele
Capraro, Simone De Colle,
Andrea Nicolini, Emanuele
Pertosi, Marco Petronio, Daniele
Stefanato, Miriam Haipel,
Pawinut Jantaracort, Ambra
Pogliani, Rebecca Zolli (allievi
B); Andrea Bensi, Lorenzo
Bordon, Robert Lamesa, Victor
Piller, Davide Riaviz, Elisa
Colomban, Carlotta Finocchiaro,
Martina Zullich (allievi
C); Alessio Bensi, Thomas
Brnelich, Roberto Piller, Matteo
Savarin (cadetti). Lamesa
medaglia d’oro nel singolo e
d’argento nel doppio con Piller,
altro argento nel doppio
per Nicolini e Pertosi e per la
Heipel nel singolo. Bronzo per
la Zullich, Bordon, Capraro e
nuovamente per la Zullich in
doppio con la Finocchiaro. La
società si è classificata al 19°
posto a livello nazionale (terza
in ambito regionale (FVG) dietro
a Timavo e Saturnia, rispettivamente
prima e seconda),
ottenendo così un contributo
per l’acquisto di un “doppio
canoè”.
(F. S.)

15 Settembre 2008 ISOLA NOSTRA
9
Su segnalazione di un amico
capodistriano, navigando
su Internet ho trovato in
inglese questa “Breve storia
del canottaggio in Slovenia”
che riporto con un certo
sconcerto.
Rowing: one of the most
important sports in
Slovenia history - A brief
history of rowing in Slovenia.
The beginnings of rowing
in Slovenia go back to
the year 1887 when the first
rowing club was founded in
the coastal town of Koper
when the Club Piranese
“Salvore” was founded in
Piran, and to 1888 when
the club “S.C.Libertas”
was founded in Koper.
Competitive rowing also
has a hundred-year-long
tradition in Ljubljana and
Bled.
The slovenian rowing
tradition has been crowned
with many top internationally
recognized achievements
ranging from gold
medals in the Olympic
Games and World Championships
to the organization
of successful and
acclaimed World and European
Championships at
Lake Bled.
The first success in the
Olympic Games dates back
to 1928 when four members
of the rowing club Pullina
from Izola won gold in Amsterdam
for Italy. Similarly,
a coxed four from S.C. Libertas
in Koper won silver
for Italy in the 1932 Los
Angeles Olympics.
From 1945 up to Slovenia’s
indipendence in
1991, Slovenian rowers
won 3 golds, 1 silver and 2
bronzes in the Junior World
Championships; 1 silver
and 2 bronzes in the Senior
World Championships; and
a bronze in the 1988 Olympics.
More medals in major
competitions followed after
indipendence: 7 golds, 4
silvers and 6 bronzes at
La storia si lascia scrivere...
Nello scorso numero, in occasione delle Olimpiadi, avevamo pubblicato la foto del “quattro con”
della Pullino, oro ad Amsterdam. Per un errore di cui ci scusiamo era stato riportato il nome di
Umberto Vittori (altro valido atleta di quella società) anziché di Nicolò Vittori.
Per completezza di informazione, riportiamo i nomi degli atleti: da destra in alto, il timoniere
Renato Petronio, Giliante Deste, Nicolò Vittori e Valerio Perentin. In basso da destra Giovanni
Delise insieme al dirigente accompagnatore sig. Troiani e al nuotatore isolano Giuseppe Perentin,
anche lui azzurro nel nuoto in quelle Olimpiadi come pure nelle successive di Los Angeles 1932,
dove raggiunse le semifinali.
Altri concittadini che gareggiarono alle Olimpiadi, oltre al pugile Nino Benvenuti (Roma 1960),
furono i canottieri Francesco Chicco (Berlino 1936), Umberto Vittori (Berlino 1936), Mario
Chicco (Londra 1948) e il calciatore Aredio Gimona (Londra 1948).
the Junior World Championschips;
3 golds, 4 silvers
and 4 bronzes at the Senior
World Championschips;
and 1 gold, 1 silver, and
2 bronzes at the Olympic
Games. That brings the
tally up to 23 medals in
the Junior World Championschips,
14 at the Senior
World Championships, and
5 at the Olympic Games.
Gli inizi del canottaggio
in Slovenia risalgono
all’anno 1887 quando venne
fondata la prima società,
la “S.C.Libertas” nella
città costiera di Koper alla
quale seguì la società piranese
“Salvore”.
La tradizione canottiera
slovena è stata coronata
da molti altissimi riconoscimenti
a livello internazionale,
che vanno dalle
medaglie d’oro ai Giochi
Olimpici e mondiali all’or-
ganizzazione dei Campionati
Mondiali 2011 sul lago
di Bled.
Il primo successo ai
Giochi Olimpici risale al
1928 quando quattro membri
del club di canottaggio
“Pullina” (sic) di Izola
hanno vinto l’oro ad Amsterdam
per l’Italia. Analogamente,
un quattro con
della “S.C.Libertas” di
Koper ha vinto l’argento
per l’Italia alle Olimpiadi
di Los Angeles nel 1932.
Seguono i risultati conseguiti
dagli atleti sloveni
nelle manifestazioni remiere
più importanti a livello
internazionale, prima con
i colori della Jugoslavia e
poi, dopo l’indipendenza,
con quelli sloveni. Risultati
che comunque confermano
che il canottaggio è uno
degli sport più importanti
della Slovenia.
Ma, per piacere, non
falsifichiamo la storia: a
quei tempi, quando esistevano
la “Libertas” di
Capodistria, la “Pullino”
di Isola, la “Salvore” di
Pirano, la Slovenia ancora
non esisteva. La nostra
storia, le nostre tradizioni,
la nostra cultura appartengono
a noi. Ho avuto il piacere
di conoscere qualche
componente del glorioso
armo della “Pullino”, medaglia
d’oro alle Olimpiadi
di Amsterdam nel 1928.
Vi assicuro che non erano
sloveni in alcun modo!
Dunque diamo a Cesare
quello che è di Cesare. La
storia slovena nelle nostre
cittadine incomincia dopo
il Trattato di Osimo, 1975,
e da allora si può parlare di
Koper, Izola, Piran…
Mario Lorenzutti,
Canada

10 15 Settembre 2008
ISOLA NOSTRA
A Isola se rideva anche cussì...
Ritorno, ultra-ottantenne, per la seconda volta a Isola Nostra con questo scritto “leggero”, lieto di portare qualche
nota comica accaduta ad Isola tanto tempo fa. Mi considero “isolano di adozione” per il grande amore per la bella
cittadina istriana, sempre nella mia mente e nel mio cuore.
• Dichiarazione della Seconda Guerra Mondiale – Alcuni
amici a Isola, entusiasti, esclamarono: Mi vado volontario
in Marina… Mi vado volontario nell’aeronautica.
Mio cugino Sergio, purtroppo inchiodato sulla carrozzella,
gridò: Mi vado volontario carne in scatola!
• Una signora voleva fare un regalo al figlioletto (piuttosto
bruttino) di una sua amica. Non sapendo cosa
regalargli, si rivolse al proprio figlio dicendo: Dame
un’idea!. Si mama – rispose questi – regalighe un
specio, cussì al gaverà due regali, el specio e un simioto!
• Sergio desiderava fare un bagno nel mare. Sollevato
dalla carrozzella fu gettato in acqua. Allarmati gli
chiedemmo: Te galeggi? Si – rispose – come i str…
• Mio zio (Ricordi) chiese un giorno ad un signore: Scusi,
Lei chi è? Risposta: Sono il capitano X Y – Capitano
di fanteria, di artiglieria? – No, de una squadra de
balòn!
• Nino Vellam (non alto di statura…) alla sfilata in divisa,
in ultima fila, si fece portare caregheta caregòn provocando
ilarità generale. Ovviamente ebbe un severo
rimprovero!
• Un capo-manipolo chiese un giorno ad un giovane:
Perché no te son vignudo all’adunata? – Avevo la cassiterite
(è una sostanza chimica, il biossido di stagno…)
– Ah! Curite ben, fio!
• Una nonna preoccupata al nipotino: Non andare sullo
sìtolo-sòtolo ché ti mescola lo stomico!
• Un liceale isolano al “Combi” di Capodistria raccontava
che un suo condiscepolo, durante l’ora di lezione,
lanciava in aria la merenda. L’insegnante, arrabbiato,
gli gridò: Cosa fai? L’alunno rispose: Mi è caduta la
merenda in alto!
• L’autista del direttore dell’Arrigoni non riusciva a
mettere in moto la vettura. Un tale si avvicinò alla
moglie del portiere, che assisteva alla scena, e le chiese:
Perché non va? La signora rispose: Il motore non vuole
ciappare!
• Una nonna (non dico chi) indispettita disse al nipotino:
No son miga sempia mi! Risposta immediata: No, nona,
de più!
• Era morto il nonno di una nostra amica isolana e portai
mio cugino Sergio alla camera ardente per l’estremo
saluto. Scappammo subito presi da una irrefrenabile risata:
da una calza rotta del defunto spuntava un enorme
ditone…
• Nonno Ricordi stava molto male. Venne chiamato il
medico, il dott. Pellegrini, il quale - forse avendo intuito
la gravità della situazione e compreso l’inutilità
di ogni intervento – si mise ad aggiustare l’orologio
della stanza. Gli orologi erano una sua mania: i miei
parenti non sapevano se piangere o ridere…
• Era deceduto il nonno Ricordi. Io feci uno scherzo
tremendo: mi distesi nella cassa da morto che si trovava
nella cantina. Quando mio cugino e un suo amico
tolsero il coperchio emisero un urlo…
• A Isola c’erano due sorelle; una camminava sempre
davanti e l’altra dietro. Le chiamavano Sonntag e
Montag
• Conversazione tra “babe”: Un signor pal mio canarin
me gà fato una “chebia” co’ el legno “condensà”.
• Da poco mio zio Gastone (Ricordi) aveva acquistato un
cagnolino, essendo morto il suo cane lupo. Un signore,
osservando la piccola bestiola e la scritta sul cancello
“Attenti al cane”, gli disse: Ma see l xe picio, de cossa
bisogna star atenti?. – Che no me lo zapè, fu la risposta
di mio zio.
• Con Bruno e suo nonno giocavamo a carte. Il nonno
si arrabbiava perché perdeva sempre: nei suoi occhiali
vedevamo le sue carte…
• Mia zia, per il compleanno di un’amica, fece una torta
di sola polenta, però con tanto zucchero a velo sopra…
questa ci rimase molto male. Ma poi la zia si affrettò
a metter in tavola la torta giusta, quella buona…
• Strani complimenti a Isola: Te dona el capel! Te fa el
pìe picio!
• La moglie di un finanziere aspettava un bambino. Arriva
il nono mese, niente! Al decimo, ancora niente!
All’undicesimo mese gli isolani ridevano, ma erano
un po’ in apprensione. Al dodicesimo finalmente el
s’ciopon, e tutti allegri e contenti…
• Esame di maturità. Materia: storia dell’arte. A Bibo
fu chiesto lo stile successivo al barocco, ma, o per
stanchezza o per agitazione, non gli venne la parola
“rococò”. Rispose: Cocoricò!
• Animata discussione tra studenti: Venivano giù santi,
cristi, madonne. Stufo, Marino Viezzoli, tirando giù a
sua volta un Dio, gridò: Volè finirla de bestemiar?
Voglio infine ricordare Antonio Vascotto (ciciola). Quando
veniva in villa, io, bisognoso di affetto, usavo talvolta
sedermi sulle sue ginocchia. Certe volte si stufava e allargava
le gambe facendomi cadere a terra. Gli altri ridevano,
ma io rimanevo avvilito e a stento trattenevo il pianto.
A conferma di ciò Tonìn mi scrisse un’unica lettera, nel
1985: “Caro Sandrino, ti chiamo così anche se sono passati
più di quarant’anni da quando potevo rivolgermi a te, un
ragazzino magro e tutto denti, dai dolcissimi occhi, da un
famelico desiderio di affetto che – chissà perché – riversavi
su di me. Ti avvinghiavi continuamente, come un cagnolino
in cerca di carezze e moine, ed io, che per mia fortuna ero
vissuto in una famiglia numerosa e molto unita, ottusamente
non riuscivo talvolta a comprenderti e a sopportarti, ti scacciavo,
anche se senza malagrazia, e tu persistevi, non mi
davi pace… Ti saluto tanto caramente, Sandrino di 45 anni
fa, Sandro del 1985, cui auguro non abbia perduto l’innata
freschezza e serenità”.
Alessandro Mirt

15 Settembre 2008 ISOLA NOSTRA
11
Superstisioni e credense de casa nostra…
(E no solo…)
Chi de noi diria de esser superstisioso? Forsi nessun ma, pur sensa dirlo, chi no’ gà evità de passar soto ’na scala posada tal
muro o no’ gà tornà indrio quando che se vedi un gato nero che incrosa la strada? Forsi in tanti ghè varà capità de scansarse
o cambiar strada, ma, ‘desso, vardèmo de capir qualche credensa (no quela che iera in tala cusina de un tempo…) e ‘ste superstision…
cussì come me le contava me nòna.
FOGHI
Impissar i fogli in tàla note del 29 de giugno (San Piero)
iera ‘n’ abitudine antica, e la sènere che restava la vigniva
missiada con fiori e foie colète el giorno stesso par scassàr la
scalogna. ‘Sta mistura serviva anca per diverse preparasion
con poteri “straordinari”: tra i tanti, pareciar ‘na bevanda par
far inamorar chi, par un motivo o per l’altro, a no voleva savèr
de impegnarse col spasimante.
Invese i fioi e le fie, de sicuro quei tra i più coragiosi, i saltava
sora a ‘sti foghi sercando de scansar la vampa in maniera
de otener, in ‘sto modo, la realisasion dele proprie fantasie.
Come podemo veder, xe bel pensar che i desideri i vegni realisai
ma, anca se el fogo e el sol xe do elementi benevoli par
la forsa vitàl e l’amor, dovè star ‘tenti a nò brusarve le braghe
e no ciapar … solàne.
MARGHERITE
Qual inamorà no gà mai sfoià ‘na margherita par savèr se
la so bela o el so bel… l’ama o no l’ama? Ciolto su stò fior de
campo, de seguito, a ogni stacamento: M’ama?... Un poco?...
Tanto?... Non m’ama?. L’ultimo petalo che se stacarà dal fior
ve darà de sicuro la risposta… ma dovarè seguir ‘ste regole
in modo che el ritual romantico se possi esaudir: dovè esser
soli; vardar verso el sol; spetàr che l’orologio del campanil
bati l’ultimo tòco de mesogiorno; sfoiar la prima margherita
ciolta in man; contentarve de dir solo le quatro domande regolamentari
scrite de sora.
RISI
Chi no gà comprà, almeno ‘na volta nela vita, un sàcheto
de risi par festegiar dei sposi? Credo duti… anca se quei risi
no saria servidi par far pietanze come, par esempio”risi e bisi”,
“minestra coi risi”, “risi in brodo”, ecc.
I risi rapresenta da secoli l’abondansa, la richessa, la fecondità.
Cussì, quando che se ghe buta manàde de risi ‘dosso
ai sposi, questo vol dir augurarghe dute robe bele anca se, lo
savèmo ben, la esistenza no xe solo fata de risi ma, anca, de
pastasuta, polenta e altri magnari…
QUADRIFOGLI
Questo xe un portafortuna che se trova per caso, ale volte anca
sensa sercarlo. Duti, anche quei che no credi, i spera de trovar
almeno un quadrifoglio in tala vita e, almeno cussì i disi, la fiola (e
solo ela) che sarà fortunada de trovarlo, la incontrarà, se no subito
o magari diman, el futuro sposo (se domandemo se a sarà anca
lù cussì fortunà…). Se disi anca che, la siora Eva, butàda fora dal
giardin de l’Eden (che no iera un cine… )se gà portà drio un.
Qualchedùn disi anche che la forma a crose del quadrifoglio
lo protegerà dal malocchio
FERI DE CAVAL
Chi par strada trova par caso un fero de cavàl, i disi che
a ghe porti fortuna… ma solo se le estremità del fero le xe
rivoltade verso chi lo gà adocià. Nei tempi antichi se gavèva
l’abitudine de inciodar un fero de caval in tala porta dele stàle
par proteger i anemai, parché la forma del fero rivoltà iera el
simbolo de un posto riparà.
WALTER POHLEN
Se el fero de caval a xe orientà sula destra, questo rappresenta
la letera “C” de Cristo e, de qua, el valor mistico, magico
e de influensa benefica. Ala fine, bisogna anca dir che el fero
de cavàl (che a protegi i sòcoli dela bestia da l’usura e se fissa
sensa farghe mal) ai tempi antichi a xe stà ciapà come ‘na
granda invension.
FAVE
Tanto tempo fa, le done gaveva l’usansa de cusinar ‘na
fava drento un dolce fato co’ la pasta sfoia, da magnàr par San
Silvestro o par la Befana (secondo i posti) e, secondo lore, a
chi ghè saria capitada in boca ‘sta fava (se a no se sofigava…)
saria stà basà dala fortuna. In tale feste primitive che celebrava
la fine de l’inverno, ‘sta fava veniva clasificada come “seme”,
vale a dir el simbolo dela vita.
Nel lontan Medio Evo i frati gaveva l’abitudine de votàr co’
na fava (cussì i ciamava un picio soldo de argento) che i la scondeva
drento un tochetin de molèna de pàn e, chi la trovava, iera
privilegià dala comunità… anca se a no’ saria diventà sior.
CORNI
Chi no gà mai vù o ciapà in regalo un ciondolin a forma de
corno? ‘Sto ogetin, aparentemente inocuo, a xe sens’altro tra i
amuleti più difusi e conosùi in tal mondo, e le origini dele sue
doti de talisman le se perdi in tala note dei tempi. Al corno ghe
vien riconosù el poter magico de tignir lontan le forse del mal,
e a pol eser fato con materiali diversi. Se a xe de osso o simili,
a gà la capacità de scassar via el malocchio; se a xe fato col
coralo a regala la felicità; se invese a xe fato dai umani come,
par esempio, co i te mostra ‘na man serada co solo i diti medio
e mignolo alsai, o te passi par strada o te son in auto…, vol dir
duta altra roba… bon! El resto lo savè!
IN TREDISE A TOLA
‘Sta superstision pararia gavèr origine dala narasion de
l’Ultima Cena. Gesù iera sentà in tola coi dodise Apostoli, tra
i quali iera anca Giuda, quel che dopo lo avessi tradì e, dopo la
crocefision de Nostro Signor, a se saia impicà. Quela sera i iera
in tredise in tòla, e do de lori sarià deceduì de morte violenta!
El significato nefasto, ligà al “tredise in tòla”, se gà curiosamente
difuso in tai Stati Uniti (e dove sinò…) dove, par esempio,
le camere e i piani dei alberghi i salta dal “12” al “14” fasendo
finta come che el “13” a nò esistessi.
Quando el numero tredise capita de venerdì, qualchedun (el
50%) disi che xè un giorno fortunà e, al contrario, i restanti 50%
i lo considerà un giorno sfigà… come a dir chi lo vedi nero e
chi colòr catrame!
PASSAR SOTO LA SCALA
Anca se no presenta el ris’cio de un pericolo imediato (come
par esempio, che caschi un secio de pitùra o un martel o chi che
ghe stà de sora, ecc), qualchedun no pasarìa mai soto de ‘na
scala. Se trata proprio de ‘na superstision vera e propria e no’
de un comportamento detà dala prudensa.
L’origine de ‘stò ategiamento risàl a l’antichissima proibisiòn
de oltrepasàr un triangolo sacro: infati la scala ciapa la
forma del triangolo con el muro e la superficie del terren.

12 15 Settembre 2008
ISOLA NOSTRA
Su gentile concessione di Laura
Levi Tomizza pubblichiamo il
classico racconto del “canòn
de fighèra”, reinterpretato
dallo scrittore istriano Fulvio
Tomizza. Il racconto venne
pubblicato nel numero del 6
aprile 1975 del “Corriere dei
Piccoli”, una delle più famose
e antiche testate italiane per
ragazzi, nel ciclo intitolato
“Grandi scrittori italiani per
i piccoli”.
E così anche l’Italia intera
venne a sapere anche che gli
isolani erano sensa buligo…
I sola d’Istria non è soltanto
nota per aver dato i natali
al campione mondiale dei pesi
medi Nino Benvenuti ma anche
per una terribile battaglia che
trecento e più anni fa, al tempo
dei Comuni, ebbe a sostenere
contro la vicina città di Pirano.
E volete sapere la ragione
di tanto fracasso? Ve lo dico
subito: i piranesi, da quei burloni
che sono, s’incaponivano a
sostenere che gli isolani erano
tutti venuti al mondo senza
l’ombelico. Lo facevano per
scherzo naturalmente, poiché si
sa che proprio attraverso l’ombelico
ogni mamma nutre il suo
piccino nel tempo anteriore alla
nascita.
Ma quelli di Isola sono
gente che non ammette la falsità;
pertanto ne soffrivano e si
arrabbiavano da matti. Come
spesso avviene nella burla,
gli altri ne approfittavano e,
incontrando un barcaiolo tutto
intento a stendere le reti o un
contadino curvo a potare le viti,
non potevano trattenersi dal
gridargli: “Isola-a-ano, senza
ombeli-i-co!”.
Disposti a buttarsi nel fuoco
per amore della verità, i bersagliati
da principio pensarono di
risolvere le cose con le buone
e, magari masticando amaro, si
umiliavano a scoprirsi la pancia
per far vedere che anche loro
erano nati come vuole madre
natura.
Ma un giorno capirono che
si trattava soltanto di una presa
in giro, e in tutto il mondo le
prese in giro sono difficili da
sopportarsi. Successero chiassate
fra la gioventù, un colpo di
randello al piranese mal capita-
La guerra tra Isola e Pirano
to in una strada deserta, qualche
taglio di rete in una nottata di
pesca più buia delle altre. Gli
animi tanto i riscaldarono che
alla fine il podestà di Pirano
mandò una lettera al collega di
Isola lasciandogli capire che
lo considerava alla stregua dei
suoi amministrati: anche lui
senza ombelico.
In quei tempi i podestà
provenivano sempre da un’altra
città (così voleva la Repubblica
di Venezia, temendo forse che
tra parenti e stretti conoscenti
scappasse fuori qualche imbroglio)
e il podestà forestiero
giudicò il messaggio del collega,
anche lui forestiero, un’offesa
personale. Così scoppiò
la guerra.
Ma erano guerre di quei
tempi: ognuno voleva starsene
a casa propria e lì caso mai
aspettare il moscardino in vena
di bravate. Dopo anni di battaglia
per lettera raccomandata,
si mossero gli isolani che si
ritenevano lesi nel loro onore.
Pirano però era tutta circondata
da alte mura che si possono
vedere ancora oggi, per cui
dai bragozzi si sparava, si sparava
ma le pallottole finivano
tutt’al più col graffiare pietre
e mattoni, e alla polvere della
miccia, che già faceva bruciare
gli occhi, si univano la sabbia e
la calce dei muri.
Il capitano degli isolani
ebbe allora una bella idea e
subito la comunicò ai propri
subalterni: “Lasciamo le barche!
A terra! E diamo l’assalto
alle mura!”.
Poveretto, l’aveva proprio
indovinata. I suoi uomini s'aggrapparono
alle mura, e quelli
indiavolati di sopra pareva
non avessero atteso altro: fecero
rotolare giù grosse pietre,
senza neanche sporgersi, così
come qualche screanzato ha il
vezzo di sputare dalla finestra
standosene magari pacifico in
poltrona. Quattro isolani rimasero
malconci.
Il Capitano ebbe allora
un’altra idea: “Non potete
salire le mura con tutti quei
L’antica leggenda nel racconto di Fulvio Tomizza
paramenti e l’elmo indosso.
Spogliatevi e arrampicatevi
su come fosse l’albero della
cuccagna!”.
Si spogliarono infatti, buttando
via elmi, gambali e corazze;
e da principio sembrò che la
buona sorte volesse premiare la
dabbenaggine di quel comandante
che forse non era nato
per quel mestiere: gli isolani
giunsero quasi a metà dell’alta
muraglia. Ma era, quello, giorno
di magro, e tutti gli abitanti
della cittadina assediata, dai
più poveri ai più ricchi, stavano
friggendo pesce per cena. Continuando
a masticare i calamari
presero le padelle, le infilarono
tra i merli e le vuotarono.
Fu uno spettacolo mai visto:
balzati lesti a terra e forte
gridando per le scottature, quei
poveretti là sotto sembravano
uno scompiglio di formiche che
avessero trovato il nido tappato.
Si dimenticarono persino delle
barche ferme a poche bracciate,
come se tutto il mare fosse
divenuto un pentolone di olio
bollente.
Alla chetichella, e uno dietro
all’altro, se la diedero a
gambe lungo una strisciolina
di terra tra gli scogli e le mura
che conduceva in aperta campagna.
Qualcuno racconta che
si misero di mezzo anche le
donne, infierendo sugli sbandati
col rovesciare loro addosso i
vasi di fiori; ma forse si tratta
di una malignità in più. Vero è
invece che, non appena furono
giunti a Isola col fiato ancora
mozzo, i fuggitivi sedettero a
consiglio.
Dopo aver passeggiato a
lungo con le mani dietro alla
schiena, il Capitano argomentò:
“Oggi i tempi sono cambiati,
e la guerra va fatta con armi
adeguate: nessuno intende più
esporsi e correre rischi. Ci faremo
prestare un cannone dai
nostri cugini di Capodistria”.
“Illustrissimo – osò uno
dei presenti – con quello non
arriveremo neanche al nostro
bagno pubblico. Sparano alle
barche pirata quando quelle
sono a tiro di schioppo, l’ho
visto io!”.
“E chi ci impedisce – replicò
immediatamente il capitano
– di costruire noi un cannone
più grande? Magari il più lungo
e il più grosso che si sia mai
visto, e che Venezia venga poi a
chiedercelo in prestito?”.
La proposta ebbe le accoglienze
che meritava: tutti ne
furono entusiasti. Si convenne
che bisognava trovare un tronco
enorme, ma di albero dal
midollo tenero che si lasciasse
scavare all’interno: “Un fico!”
avanzò uno che subito fu portato
in trionfo. E un vecchio contadino,
che pretendeva anche
lui la sua fetta di gloria, rivelò
di aver appena tagliato un fico
così alto e così grosso, che da
anni non dava più frutti, essendosi
ormai messo a gareggiare
con gli olmi e le querce.
Cantando dalla gioia andarono
a prendere il tronco, che
era veramente superbo, tanto
che assai stentarono a trascinarlo
nella piazza d’armi. Per
un mese intero a Isola non si
fecero più barche né altri lavori
di falegnameria. Ci lavoravano
intorno un po’ tutti: carpentieri,
calafati, maniscalchi, maestri
d’ascia, ma anche sarti a pigliarne
le misure, anche calzolai
a battere chiodi. E il più
grande cannone della storia fu
terminato.
La bocca e la canna erano
così smisurate che dopo l’
esplosivo ci misero dentro tutte
le palle di pietra di cui disponeva
la Capitaneria e, dietro
a quelle, i ciottoli solo un po’
tondeggianti che scorgevano
in giro e tutto quello che di
solito si trovava per terra: pezzi
di legno vomitati dal mare,
calcinacci, cocci di vasellame
andato in frantumi, ferri vecchi
arrugginiti in un canto.
Il capitano guardò nella
bocca del cannone, che era
carico soltanto a metà e pronunciò
una frase destinata
a rimanere celebre: “Sapete
che vi dico? Metteteci dentro
magari le immondizie! Perché

15 Settembre 2008 ISOLA NOSTRA
13
più il proiettile pesa, più arriva
lontano!”.
Non se lo fecero ripetere
e il cannone fu riempito di
ogni porcheria, persino di cose
leggere e insignificanti come
le teste e le code delle sardine
che si accumulavano davanti
alla fabbrica dei barili sott’olio.
C’era lì sulla riva un muratore
che riparava uno scantinato sinistrato
dall’alta marea; ebbene
anche lui volle dare qualcosa
alla causa comune: vuotò nella
canna il suo secchio di malta
e con la cazzuola lisciò ben
bene l’apertura ormai colma.
A quel punto il capitano alzò
la mano.
“Basta così. Non ci resta
che pregare per l’anima di quei
disgraziati, che però se la sono
meritata”. E ordinò il fuoco.
Si udì un boato, uno strepito
d’inferno, frammisto ad urla
e a lamenti disperati. Chi non
piangeva, tossiva nel fumo che
accecava la vista. In quel gran
nuvolone il Capitano cercò e infine
raggiunse il Comandante in
seconda; gli chiese un rapporto
urgente e dettagliato sui danni
e sulle vittime che il colpo non
aveva mancato di causare nel
campo avversario.
Il Vice-capitano si fece
avanti mogio mogio, anche lui
tutto graffiato: “Dei nemici non
sappiamo ancora nulla, illustrissimo.
Ma qui posso contare
sotto i vostri occhi: quattro
uomini privi di conoscenza e
forse morti, uno probabilmente
accecato, tre zoppi, due senza
un braccio…”.
“Basta così – tagliò corto
il Capitano e pronunciò la sua
frase più famosa – Se soltanto
qui la nostra arma ha fatto
tanto guasto, immaginiamo la
strage che avrà compiuto tra i
nostri nemici!”.
Solo allora gli isolani, dopo
aver soccorso e consolato i
feriti, tornarono soddisfatti alle
loro case, in attesa dei messi di
Pirano che sarebbero venuti a
trattare la pace.
Ebbene, ancora li aspettano.
Fulvio Tomizza
Per gentile concessione de
“L’Eco de Piram”, organo della
Fameia Piranesa aderente
all’Unione degli Istriani
1812: la supplica del Segretario municipale Bressan
Rivolta all’Intendente della Provincia dell’Istria
per aver quanto dovutogli dal municipio di Isola
Quasi duecento anni fa, quando dominavano i francesi, l’ex Segretario municipale di Isola,
Francesco Bressan, dovette presentare una supplica all’Intendente della Provincia d’Istria per
essere pagato secondo le leggi, per il suo servizio prestato nel 1812 nel nostro Municipio.
Egli protestava perché gli si applicò la nuova legge per quel periodo retroattivo, pagandolo con 600
fiorini anziché 900, cifra che secondo lui e la precedente legge, gli spettava per l’intero anno, anche
se aveva lavorato per tre mesi e mezzo. Non abbiamo trovato una risposta a questo documento,
ma lo crediamo comunque utile per aggiungere un’altra piccola tessera al mosaico del nostro
passato.
Segnaliamo che il manoscritto, che riportiamo integralmente con gli eventuali errori, è stato
compilato su una specie di carta bollata di tre pagine, il cui timbro rotondo nella seconda porta al
suo centro un soldato armato di lancia e scudo, sotto al quale, tra due rami forse di alloro, vi è la
scritta FRANCE e più sotto 25 C. ES (25 centesimi), mentre nella semicirconferenza sinistra vi è
scritto ILLYRIE, ovvero le Province Illiriche cui Trieste, l’Istria e la Dalmazia facevano parte in
quell’epoca.
Ferruccio Delise
Al Sig. r Auditore al Consiglio
di Stato
Intèndente dell’Istria.
Supplica
del Sig. r Francesco D. r Bressan era Seg. o del Municipio d’Isola ora Patrocinatore presso il Trib le
di 1 ma Istanza Civile in Trieste in punto di reclamati emolumenti.
Al Sig. r Auditore al Consiglio di Stato
Intèndente della Provincia d’Istria
Il Sig. r Francesco Bressan attualmente Patrocinatore presso questo Tribunale Civile occupò per
varj Anni, e segnatamente, fino al giorno 12 Aprile decorso il carico di Segretario Municipale
nella Comune di Isola.
L’emolumento, che ancora sotto il Regno d’Italia gli venne fissato fù di Annui f. [Fiorini] 900.
Questa misura, che fù con Lui usata fino il di 31 Dicembre dell’Anno decorso sembra che doveva
venirgli anco per i pochi primi Mesi dell’Anno presente ne quali continuò contro sua voglia e con
grave pregiudizio de suoi interessi ad occupare il posto indicato ma tutt’all’opposto Egli si vede
invece prevenuto da quel Sig. r Maire con lettera del 21 del presente Mese, come l’assegno di quel
Seg. o Municipale fù ristretto nel Budjet dell’Anno presente dal Sig. r Intendente Generale a f. 600,
e che questa è la Legge anco per Lui.
Il Supplicante peraltro, che sa vedere in questo Decreto una legge direttamente operativa per
l’attuale Segretario, il quale anco in conoscenza delle di lui disposizioni si mantiene nel posto, non
si riconosce, né riconosce nel medesimo alcun effetto retroativo, non sa concepire come si voglia
colle sue disposizioni colpire un Segretario, che al nascere di esso Decreto era già sortito dal suo
posto sulla fede sacra di dover esser pagato conforme al solito, e sarebbe veramente sorprendente
la cosa se si volesse sotto questo pretesto defraudarlo anco di una miserabile paga, che non è se
non un lieve compenso in confronto de svantaggi soferti. Egli è perciò, ch’esso Supplicante prega
il Sig. r Intendente perché si compiaccia di ordinare al Municipio d’Isola di pagarlo intieramente, e
sul piede degli Anni decorsi per li trè Mesi, e dodici giorni dell’Anno presente, nei quali hà servito
come Segretario di quel Comune, per la quale risoluzione, che non dubita favorevole gli antecipa
i suoi rispettivi ringraziamenti.
Trieste 28. 8. bre 1812 Francesco Bressan
BIBLIOGRAFIA: Archivio di Stato di Trieste, Fondo del Cesareo Regio Governo per il Litorale, b. 1349.
Errata corrige
Nello scorso numero, nell'articolo “Isola nel periodo asburgico’’ di Ferruccio Delise, si
riportava che le uniche due città dell'Istria dotate di un impianto per fornire il gas a
case e strade erano Isola e Pirano. In realtà le due città erano Isola e Pola. Un tanto per
precisione.

14 15 Settembre 2008
ISOLA NOSTRA
UN RACCONTO DI LICINIO DUDINE
La fame, la frutta e il buon Gesù
Qualche tempo fa vi ho
mandato la “Preghiera
dell’Esule” e quella preghiera
mi ha fatto ricordare
la fame nera del primo anno
di collegio. Era l’ottobre del
1946 quando sono entrato
per la prima volta in quell’imponente
e bellissimo
edificio che una volta era
una scuola nautica e che
per quattro anni sarebbe
stato la mia casa per il periodo
scolastico. Eravamo
tutti esuli istriani, dalmati,
fiumani, tutti orgogliosi di
essere e di appartenere ad
una razza forte di cuore e
di sentimenti. Ma c’era la
fame, perché il cibo consisteva
in minestra di ceci
e secondo lenticchie, per
cambiare minestra di lenticchie
e secondo ceci. E quella
fame mi ha fatto scrivere
questo piccolo racconto
dolce dolce.
La giornata era finita. I
pescherecci ritornavano
brontolando e offrivano
agli ultimi raggi del sole
le reti imperlate d’acqua.
Sulla loro scia i gabbiani
cenavano allegramente con
gli scarti del pesce che venivano
gettati fuori bordo,
poi si sarebbero ritirati sulla
scogliera lasciando alle
stelle il compito di vegliare
sul porto.
Seduto sulla banchina,
con le gambe a penzoloni,
Gennaro osservava le
loro lotte acrobatiche per il
possesso del cibo. Era uno
spettacolo che mai aveva
reputato interessante, ma
quella sera lo era. Gennaro
aveva fame, una fame da
non vederci proprio a tre
passi di distanza. Dal giorno
avanti era a digiuno ed
il suo stomaco, per quanto
piccolo ed allenato, ne stava
risentendo gli effetti. Prima
di arrivare al suo giaciglio
doveva trovare qualcosa da
porre sotto i denti…
Pochi minuti dopo era
sotto il muro che cintava
l’aranceto del canonico
di San Giuseppe; a rubare
roba ai preti non c’era tanto
pericolo, poteva rischiare.
Di fianco al muro si apriva
un cancelletto, lo spazio tra
sbarra e sbarra non era sufficientemente
stretto per lui
e in un attimo, dopo essersi
assicurato che nessuno l’osservava,
si trovò dall’altra
parte.
Girò attorno lo sguardo:
frutti ce n’erano a volontà, si
avvicinò ai rami più bassi di
un albero e cominciò a spiccarne
le belle arance dorate
mettendole tra la camicia e
la pelle. Aveva quasi finito
quando una voce alle sue
spalle lo inchiodò con una
magnifica arancia a mezzaria.
Cercò di fuggire, ma
dopo due o tre strattoni si
trovò prigioniero tra le braccia
del giardiniere. A dire
il vero Gennaro sopportò
eroicamente tutte le cattive
insinuazioni sulla sua famiglia
e sulla sua nascita che
l’uomo gli riversò addosso,
ma quando si trovò dinanzi
a padre Felice, subito accorso
a quello schiamazzo,
si sentì intimidito; l’abito
nero gli incuteva sempre
una certa soggezione che lo
lasciava senza parole.
- E’ questo il ladro? –
disse il prete tenendosi un
po’ in disparte, come se
Gennaro potesse morderlo.
- Si, reverendo – annuì il
giardiniere, e mente parlava
scuoteva il bambino che
cercava disperatamente di
tener salda la camicia, perché
la frutta non scappasse
fuori – l’ho visto mentre
poggiavo gli attrezzi nel
ripostiglio, stava rubando la
frutta più bella. Ora gli do
una lezione che se la ricorderà
finché campa.
Il prete lo fermò con un
gesto, stette un po’ soprappensiero
e poi si rivolse a
Gennaro: “Come ti chiami?”
- Gennaro.
- Quanti anni hai?
- Otto.
- Vergogna! - continuò
brontolando l’onesto reverendo
– dove si va a finire
di questo passo! A questa
età rubano, figurarsi quando
saranno uomini!
Gli occhi risalirono per
un attimo, poi discesero
nuovamente.
- Avevo fame – ribatté
Gennaro.
- Macché fame… la
gola… la gola, ecco chi ti
ha condotto qui. Ora la voce
del reverendo aveva assunto
il tono della predica domenicale:
“Non lo sai che Dio
ti vede? Non lo sai che Lui
è a conoscenza di ogni tua
azione?” E qui una pausa ed
un colpo di tosse per rendere
più evidente l’importanza
della cosa.
Gennaro senza rispondere,
annuì col capo, pensava
che se la sarebbe cavata,
tutto stava nel dimostrarsi
pentito. Padre Felice osservò
in silenzio il bambino
e vide tanto pentimento
accanto a sé, che si rivolse
al giardiniere dicendo:
“Lascialo andare, toglili la
frutta e fallo uscire dalla
chiesa”.
- Troppo buono, reverendo!
– brontolò l’uomo mentre
faceva cadere le arance
dalla camicia di Gennaro
– troppo buono!.
Poco dopo Gennaro era
nuovamente in strada, affamato
più di prima. Camminò
un po’. Il sole era
scomparso e la notte si stava
impadronendo lentamente
del cielo. Solo una parte
dell’orizzonte lottava ancora,
non volendo tramutare
il suo riflesso rossastro nell’indaco
delle tenebre.
Incontrò un altro orto. Il
muro era basso e screpolato
e la fame era troppa. Scavalcò
l‘ostacolo e si arrampicò
sul primo albero che gli
capitò innanzi. Staccato un
frutto, s’accinse a morderlo,
ma di colpo gli tornarono
alla mente le parole del prete:
Dio lo vedeva. Si sentì
preso da un senso di disagio
e di paura sentendosi osservato.
L’orto era immerso
nel silenzio, qualcuno cantò
sulla strada, poi tacque.
Allora si decise e cercando
di nascondersi meglio tra le
foglie bisbigliò: “Gesù, mi
vedi?”
Un fremito passò sugli
alberi profumati, poi una
voce sussurrò dolcemente:
“Si, figliolo, ti vedo”.
- Anche con questo
buio? – disse scoraggiato
Gennaro.
- Anche con questo buio
– rispose la voce e si sentiva
che era piena di un dolce
sorriso.
Gennaro rimase in silenzio
girando tra le mani il
frutto, poi parlò tutto d’un
fiato: “Ma allora, Gesù mio,
se mi vedi sai pure quanta
fame ho, lasciami dare
almeno un morso a questo
frutto, non contarmelo come
peccato. Posso, Gesù? Uno
solo?” – ed attese col respiro
sospeso la risposta.
Un altro fremito passò
sulle foglie e si udì ancora
la dolce voce: “Pendilo,
figliolo, prendi quello che
vuoi, poiché tutto ciò che vi
è al mondo è tuo”.
Gennaro bisbigliò un
grazie e dimenticandosi
perfino di farsi il segno della
croce, addentò avidamente
il frutto. Dal cielo Gesù
guardava quel piccolo uomo
che aveva tutto e nulla e sorridendo
lo benedisse.
Troppo buono, Voi Signore
– brontolò San Pietro
al suo fianco, mentre un
lacrima gli si perdeva fra la
barba – troppo buono!
Licinio Dudine, Stati Uniti

15 Settembre 2008 ISOLA NOSTRA
15
La Gita della Colomba sul Collio isontino
Luciano Bortolin
Domenica 11 maggio,
festa di Pentecoste,
gli isolani, assieme ad
amici e simpatizzanti, hanno
organizzato la ormai tradizionale
“Gita della Colomba”,
che quest’anno ha fatto tappa
al Santuario della Madonna
delle Grazie a Udine con la partecipazione
alla Santa Messa
solenne celebrata dal parroco
dello stesso santuario.
Il sacerdote, all’omelia,
ha ringraziato di cuore e con
entusiasmo tutti i gitanti che
hanno partecipato alla funzione,
esprimendo con parole
molto belle ed appropriate la
nostalgia per le terre istriane, e
isolane in particolare, lasciate
senza alcuna passibilità di un
nostro futuro ritorno. Era la
prima volta che questo parroco
incontrava degli istriani nel
suo santuario. Anche dopo la
Messa, ancora sull’altare, ha
espresso la sua gioia e la sua
soddisfazione a Mario Depase,
in qualità di organizzatore della
gita di “Isola Nostra”.
Dopo la Santa Messa, per
foto di Marisa Berani
non perdere le nostre belle
abitudini, partenza per Dolegna
del Collio, dove era stato
prenotato il pranzo al ristorante
“da Vinicio” (proprietario del
locale). Da subito i gitanti sono
stati allietati dalla musica di un
complessino che ha suonato e
cantato molto bene: Naturalmente
la prima canzone doveva
esser “Vola colomba”… e così
è stato. Poi la musica e le danze
si sono protratte sino alle 19,
intervallate da una ricca lotteria
a premi che ha accontentato
quasi tutti i partecipanti.
Da non dimenticare che a
metà pomeriggio si è potuta
gustare una enorme torta, naturalmente
anche questa impressa
con il disegno della colomba
bianca con il ramo d’ulivo sul
becco (evidente segno di pace)
e con sopra la scritta “Isola
d’Istria”.
Speriamo noi isolani anche
in futuro di aver l’occasione
di incontrarci ancora per poter
passare un’altra bella giornata
di vacanza in allegria.

16 15 Settembre 2008
ISOLA NOSTRA
SABRINA E MANUEL… ATTRAVERSO
La partenza.
Secondo giorno a bordo.
La sera del secondo giorno.
Abbiamo ricevuto l’interessante
racconto dell’attraversata
dell’Adriatico in pedalò da
parte dei fratelli Sabrina e
Manuel Sicura, isolani da parte
di madre. Come isolani ci
congratuliamo vivamente con
questi bravi ragazzi che hanno
portato a termine questa faticosa
e rischiosa impresa
Il 14 giugno 2008 i fratelli
Sicura con i due cineoperatori,
il medico ed il pedalò si sono
imbarcati sul traghetto Jadrolinija
da Ancona per sbarcare
sabato 15 a Zara e incontrarsi
con la barca appoggio a bordo
della quale i genitori dei due
“pedalatori”: il papà Pino Sicura
e la mamma Dorina Pugliese
(nata a Isola).
La partenza era prevista per
il 18 giugno. Il bollettino meteo
del 17 dava mare a forza 7: il
pedalò è fatto per affrontare
massimo mare a forza 2. Panico!
La mattina del 18, mare a
forza 4. Verso mezzogiorno si
attenua un po’ e alle 16, non appena
i genitori dei due intrepidi
fratelli danno un flebile cenno
di nulla osta, Sabrina e Manuel
prendono la palla al balzo e decidono
di partire, anche se non
dal faro di Punte Bianche come
da programma ma direttamente
da Baia Pantera, allungando
così il percorso di 4 miglia.
Ecco il loro racconto.
“Abbiamo pedalato per le
prime venti ore ininterrottamente,
con il mare grosso, il
vento, la notte che ha portato il
freddo e l’umidità, le onde di
traverso ci facevano imbarcare
acqua da tutte le parti: la prima
notte è stata pesantissima,
infinita. Al sorgere del sole ci
siamo concessi dei brevi turni
di riposo, uno steso dietro tra
l’equipaggiamento ammassato
(e bagnato) mentre l’altro continuava
a pedalare per tenere
la rotta.
Piano piano il mare si è
calmato un pochino. Da poco
più di metà strada abbiamo
incominciato a vedere la sagoma
del monte Conero, quasi
ci sentivamo arrivati… ma
mancavano ancora 12 interminabili
ore.
La seconda notte il mare era

15 Settembre 2008 ISOLA NOSTRA
17
L’ADRIATICO IN PEDALO’
più calmo, ma la stanchezza
ben più pesante; era una guerra
riuscire a tenere gli occhi aperti
ed evitare i tronchi che minacciavano
di infilarsi tra le pale.
Unica salvezza la luna piena
che ci illuminava la rotta e utile
anche come ancora di salvezza
per sopravvivere al sonno più
intenso mai provato.
Dopo 43 ore di “pedalota”
(con soltanto cinque ore di sonno
a testa) siamo arrivati al traguardo,
con 70 e passa miglia
di mare Adriatico alle spalle.
Stanchi morti ma felicissimi!
In realtà siamo arrivati addirittura
in anticipo sulla tabella di
marcia, per cui abbiamo atteso
l’inizio della festa di arrivo
quattro miglia al largo, senza
mai abbandonare il nostro
amato pedalò sul quale abbiamo
vissuto quindi esattamente
per tre giorni di fila. Scendere
a terra, accolti dalla folla è stata
una grandissima emozione… e
anche camminare di nuovo!
Dopo che più volte eravamo
stati presi per “matti” o quantomeno
per avventati da chi
ascoltava il nostro progetto,
eravamo riusciti a realizzare il
nostro sogno, perché abbiamo
anche avuto l’appoggio dei
nostri genitori, senza dei quali
non avremmo mai potuto trasformarlo
in realtà”.
Altre notizie e foto sull’impresa
nel sito
www.pedalota.net
L'arrivo.
La folla all'arrivo. La stretta di mano all'arrivo.
Manuel e Sabrina con il papà e la mamma Dorina Pugliese.

18 15 Settembre 2008
ISOLA NOSTRA
Estate 2007 – Inaugurazione della mostra personale di Donatella
Bartoli (a sinistra) presso Villa Cattaneo a San Quirino (Pordenone).
Con lei la prof. Daniela Mugittu, a cui si deve il catalogo “Donatella
Bartoli – Pittura poetica e poesia pittorica”
Daniela Mugittu
Daniela Mugittu, figlia di Giovanni
e dell’isolana Antonietta
Bergamasco, nasce a Trieste
dove si laurea in Lettere
presso la locale Università
discutendo la tesi Il linguaggio
pittorico di P. Marussig, V.
Bolaffio, A. Nathan in rapporto
al Postimpressionismo francese,
lavoro di ricerca critica
successivamente pubblicato
dall’“Archeografo Triestino”.
All’Università di Siena si
specializza in Archeologia e
Storia dell’Arte discutendo
con il prof. Enrico Crispolti
la tesi Bruno Croatto (1875-
1948): un pittore fra Trieste
e Roma. Frequenta i Corsi di
Alta Formazione in Gestione
e Comunicazione dei Beni
Culturali della Scuola Normale
Superiore di Pisa, i seminari
dell’Istituto Italiano per gli
Studi Filosofici di Napoli e della
Fondazione Giorgio Cini di
Venezia. Possiede la qualifica
post-lauream di guida didattica
museale. Dal 1996 al 2000
collabora con i Civici Musei
di Storia ed Arte di Trieste.
Nel 1999 partecipa alla realizzazione
del catalogo-mostra I
Sartorio. L’arte del dono. Nel
2000 pubblica la monografia
Bruno Croatto, edita dalla
Fondazione CRTrieste. Annovera
diverse pubblicazioni
e interventi critici sui pittori
triestini vissuti a cavallo fra
’800 e ’900. Dal 2002 segue
l’attività pittorica dell’artista di
origini istriane Donatella Bartoli,
proponendone una chiave
di lettura in diversi contesti
culturali cittadini.
Abilitata all’insegnamento è
docente di materie letterarie
nella scuola secondaria.
Il Carso e l'Istria
Daniela Mugittu
Nel mese di maggio ho
avuto il piacere di pubblicare
per i tipi delle
edizioni “Parnaso” di Trieste
il catalogo Donatella Bartoli.
Pittura poetica e poesia pittorica.
Si tratta di una presentazione
critica dell’opera di una giovane
artista, triestina di nascita
ma di salde origini istriane.
Condensare in poche righe
l’attività di Donatella Bartoli
è piuttosto arduo perché la sua
produzione, iniziata attraverso
le prime mostre collettive, ha
conosciuto una costante evoluzione
nel progressivo dominio
del “mestiere” ossia del fare
arte e promette, per il futuro,
nuovi e interessanti sviluppi.
La Bartoli è partecipe della
scena culturale triestina già da
diversi anni e, precisamente,
dal 1998 quando frequenta i
corsi della Libera Scuola di Figura
“Nino Perizi”, dove affina
la propria vocazione verso la
tavolozza dei colori.
La sua fervida attività nasce
anche grazie alla spinta determinata
dalle segnalazioni in
vari concorsi di pittura e grafica
fra le quali emerge nel 2000 il
“Concorso Nazionale di pittura,
grafica e arti visive” bandito dal
mensile “Arte” della editoriale
Giorgio Mondadori. In quell’occasione
il curatore Enzo
Fabiani fornisce all’interno
del relativo catalogo una breve
scheda critica sul quadro ivi
pubblicato Fioriscono pietre
(2001), una tela dove si ravvisavano
lontane reminescenze
cézanniane, piegate tuttavia ad
una decisa volontà di trovare
una propria matrice stilistica.
Questa singolare attitudine
prende poi corpo attraverso
la partecipazione a numerosi
eventi collettivi di ambito non
solo regionale e nazionale - in
quanto ha esposto a Roma, Bologna,
Padova, Ancona, Amalfi,
Benevento, Caserta, Taormina
solo per citare alcune importanti
città italiane… - ma anche di
respiro internazionale. Corposo
è infatti il suo curriculum, basti
ricordare le sue presenze presso
gallerie e spazi espositivi di
Slovenia, Austria, Croazia e
Finlandia.
Un suo dipinto raffigurante
la Baia di Sistiana è stato esposto
e pubblicato sul relativo
catalogo (la cui prefazione è
firmata dal Ministro francese
della Cultura e della Comunicazione)
della 115ª mostra organizzata
nello storico “Salon des
Artistes Indépendants”, presso
l’Espace Auteuil di Parigi.
I soggetti affrontati vertono
per lo più sul paesaggio carsico
e istriano con peculiare
riferimento a Grisignana, non
mancano comunque studi di figura
con particolare attenzione
al nudo nonché incursioni nel
tema della musica con l’omaggio
a Mozart, anche se per il
momento il dato naturalistico
predomina sull’analisi del corpo
umano.
La prima personale risale al
febbraio 2002 allorché presenta
nelle sale di Palazzo Galatti -
con il patrocinio della Provincia
di Trieste e alla presenza dell’Assessore
alla Cultura Guido
Galetto - una scelta di vedute
ispirate alla realtà locale.
In quella sede si poteva
constatare la primigenia radice
postimpressionista, riscontrabile
nell’adozione della tecnica
a cellette, ossia nella giustapposizione
di toppe di colore.
Tuttavia a questa maniera se
ne affiancava un’altra, indubbiamente
più nuova e genuina,
mediata dall’apporto originale
di un segno filamentoso che,
seguendo il naturale sviluppo di
forme vegetali o minerali, dava
origine a complesse matasse
di colore, quasi delle circonvoluzioni
che si stratificavano
l’una sull’altra con uno strano
effetto di accentuata bidimensionalità.
Sulla base di quest’ultimo
spunto è maturata la seconda
personale intitolata Le fascinazioni
carsiche di Donatella
Bartoli, tenutasi nell’ottobre
2003 nella sede dell’agenzia del
Lloyd Adriatico Bossi e Viatori.
I dipinti esposti erano anch’essi
intimamente legati alla dimensione
carsica con potenziali
proiezioni più astratizzanti.
Restando al 2003, parallelamente
alla produzione pittorica
si affianca quella poetica,
una produzione che, rimasta
silente per un lungo periodo, si

15 Settembre 2008 ISOLA NOSTRA
19
nei dipinti di Donatella Bartoli
è tradotta concretamente nella
prima silloge intitolata, non a
caso, Fioriscono pietre edita
dal Libroitaliano World di Caltanissetta,
nella Serie oro Poeti
italiani contemporanei.
Scrutando oltre il velo
Un sasso del Carso,
forse saprebbe meglio
di me scrutare il mistero,
un sasso saprebbe dentro
al suo concentrato silenzio
di materia indagare dentro
la Storia del mondo, per
raccontare ciò
che io, nel dolore cadendo
molte volte, cerco di svelare.
Un sasso del Carso, muto
Testimone, di questa vicenda,
che sembra assurda e non è
altro che la Nostra vicenda.
Un sasso bianco bucato
come scapola, tibia, perone
con infinita pazienza saperlo
ascoltare, mentre stillando
lacrime in nascosta caverna
goccia a goccia racconta
instancabilmente l’accadere
arcano nell’umana vita.
(D. BARTOLI, Fioriscono pietre,
Libroitaliano World, Caltanisetta,
2003, p. 7)
Si tratta della raccolta di
venticinque componimenti in
versi sciolti che, ad un’attenta
lettura, manifestano lo stretto
legame fra il fonosimbolismo
delle parole - valorizzate sia
sul piano del significato che del
significante - e la pennellata, intesa
quale intento comunicativo
appassionato e carico di colore.
Sono due lati complementari
di una personalità ricca sia
dal punto di vista culturale ma
soprattutto umano. I sentimenti,
le emozioni espresse nei dipinti
come nelle liriche sono puri
proprio perché veri nella loro
spiazzante autenticità.
La stessa Bartoli ragiona
sulla scrittura e sulla tematica
della pietra, traendo spunto da
passi della Bibbia (Genesi 28,
10-13; 16-19) o da considerazioni
galileiane unitamente
all’osservazione diretta delle
rocce o comunque della materia
inerte che nella sua immuta-
bilità sembra depositaria di
antiche saggezze che aspettano
di essere svelate.
I fenomeni anche quelli
incorruttibili o perlomeno caratterizzati
da un’apparente
inalterabilità, se rapportati alla
durata dell’esistenza umana,
vengono sviscerati dalla Bartoli
e colti in quanto potenziali
spiragli di significati.
La pietra nella sua solidezza
così come i metalli acquistano
dunque valenze metaforiche
perché diventano testimoni dello
scorrere della vita e quindi
dell’inevitabilità della storia.
Significativa in questo senso è
stata la vernice Colori e poesia
ospitata nel dicembre 2004
presso l’“Unione degli Istriani”
di via Silvio Pellico a Trieste.
Numerosa è stata infatti
la partecipazione dei soci che
hanno potuto apprezzare un
linguaggio pittorico intenso,
apparentemente scevro da implicazioni
concettuali spesso
così praticate dall’arte contemporanea.
Donatella Bartoli trova la
sua identità nella concretezza
e nell’evidenza della natura di
cui tuttavia cerca di cogliere
il mistero della vita nelle sue
varie forme. Ecco quindi i
dettagli ingranditi di fiori quali
achillee o cardi, di piante radicate
nel calcare rivisitato nelle
gradazioni di un “colore - non
colore”, di rami contorti quasi
ad indicare la complessità dell’esistenza
che si aggrappa alla
certezza della pietra… viene
allora in mente la bianca pietra
d’Istria.
Profonda è la poesia Scrutando
oltre il velo in quanto il
rapporto fra l’atto del pensare
e quello del dipingere si invera
in un discorso più ampio che
comprende la riflessione sul
nostro destino e sul valore della
storia, anzi della memoria per
non dimenticare mai le proprie
origini. È come se la terra, la
terra istriano-giuliano-dalmata
testimone di sofferenze, lutti e
tragedie ma portatrice anche di
speranza e di rinascita portasse
impresso il segno indelebile
di quelle esistenze che si sono
avvicendate nello scorrere del
tempo.
Viene allora in mente il doloroso
esilio delle genti istriane
Bottazzo - Val Rosandra, acrilico su tela, cm. 90x100, 2006
che, nonostante le avversità
hanno saputo mantenere vivo il
ricordo delle propria cultura.
Il percorso di Donatella
Bartoli continua dunque grazie
alla sua instancabile attività che
la vede presente in diversi contesti
che, tra l’altro, includono
l’impegno organizzativo di
mostre personali. La sua voglia
di comunicare le è valsa l’attenzione
di riviste specializzate
cittadine come “Arte e cultura”,
del bimestrale di informazione
artistica “Boè” pubblicato a
Palermo e del mensile edito a
Milano “Arte”, il periodico più
diffuso fra i cultori dei maestri
contemporanei.
Donna nel canneto, acrilico su tela, cm. 50x70, 2006
Piccolo mondo carsico, acrilico su tela, cm. 60x80, 2005

AVVENIMENTI LIETI
20 15 Settembre 2008
ISOLA NOSTRA
UN TRAGUARDO PER POCHI: I 100 ANNI DI ODILLA VASCOTTO STOLFA
Con tanta gioia lo scorso 26 giugno Odilla Vascotto Stolfa, che abita in Sicilia, ha
tagliato il traguardo dei 100 anni. Tantissimi auguri dai figli Franca e Fabio, genero,
nuora, nipoti e pronipoti, che l’hanno festeggiata a Gliaca di Piraino (Messina)
durante un periodo di vacanza assieme alla figlia Franca.
Il 6 agosto 2008 a Bibione (VE) CAROLINA PEROSSA ved. BOLOGNA
(nata a Maresego ma vissuta tanti anni a Barè, frazione di Isola), ha festeggiato
il suo 98° compleanno, festeggiata dai figli Esilio, Jolanda e Marinella, dal
genero Ado, dai nipoti Stefano, Elena, Giovanni e Roberto e dai pronipoti.
Tantissimi auguri dal
marito Edio e dai figli
Susanna, Paola e Sandra
ad ANNA MARIA RA-
GAU’ TOGNON che
lo scorso 26 luglio ha
festeggiato 70 anni.
Quattro generazioni a confronto… Mi chiamo
EMMA BURANELLO, ho quattro anni, e con
grande soddisfazione ed orgoglio voglio presentarvi
mia mamma ELEONORA MOTTA, la nonna
SABINA GIOVANNINI e la mia bis-nonna
GISELLA PARMA, che lo scorso 17 luglio ha
festeggiato il suo 87° compleanno.

15 Settembre 2008 ISOLA NOSTRA
21
MARIO BRESSAN, San Zeno (BS)
Avrei piacere di veder pubblicate queste mie righe in rima;
la richiesta è dovuta al fatto che lo scorso 31 agosto è ricorso
il mio 40° anno di matrimonio. Sono infatti felicemente
sposato con una mamola piranesa conosciuta qui a Brescia nel
lontano 1963.
Con l’occasione l’ augurio di un proficuo e continuativo lavoro
a voi tutti insieme ad un saluto sincero e una streta de man a
tutti gli isolani sparsi per il mondo.
Dimenticavo: quest’anno ricorre l’ottantesimo anniversario
della vittoria della Pullino alle Olimpiadi di Amsterdam. Un
riverente ricordo e un augurio prospero di risultati sportivi
alla nuova Società.
QUARANT’ANNI… INSIEME
go sposà ‘na mamola piranesa…
L’inisio de ‘sta storia de amor,
de volemose ben, de trasporto e passion
comincia ani fa con entusiasmo e ardor.
Xe stà el destin a darme ‘sta ocasion.
Un giorno, tanto tempo de alora xe passà,
te incontro una bela ragassa piranesa
(come un colpo de fulmine me ga ciapà).
L’incontro fu casual, ma con tanta sorpresa.
Però, a vederla, fu per primo me papà:
dal balcon de casa duti i giorni la vedeva passar
(che Dio l’abia in gloria, xe tanto che el xe mancà)
imancabilmente ala stessa ora sensa mai mancar…
Comincia cussì ‘sta lunghissima storia,
semo al’inisio dei ani ‘sessanta,
e anca mi, inamorà, dai pori sprissavo gioia.
La voia de piaserghe iera tanta.
Con un po’ de riguardo e titubansa
me ‘vicino a lei, sensa starghe tropo adosso.
Voio veder come la reagissi con la vicinansa,
Se xe el caso, prima de saltar “sto fosso”.
Uno sguardo, do parole, scata la simpatia,
pian pianin se ne apri el cuor.
Semo fati uno per l’altra, ostaria!,
con ardor el primo baso, sembra sia amor.
Mi te presento i miei, ti te me presenti i tuoi:
piacere, son Anna de Piran, piaser son Mario isolan.
Anna e Mario Bressan nella loro casa di San Zeno sul Naviglio,
in provincia di Brescia, insieme ai nipotini Robert (di sei anni)
e Jessica di tre. Hanno festeggiato felicemente il loro 40° anniversario
di matrimonio.
L’incontro fila lissio, xe armonia fra noi.
Con emosion, l’incontro se sugela con la streta de man.
Dopo cinque ani de volemose ben e fidansamento
Se stabilissi la data del fatidico sposalisio,
che cadi, sensa tanto ripensamento,
ala fine de agosto, e questo xe solo l’inisio.
Da quel giorno quarant’ani xe passai
Tra alti e bassi semo ancora qua.
Quel momento no lo dimenticheremo mai
perché tanto ben e amor se gavemo scambià.
Da ‘sta union nassi Sergio e Roberto,
do fioi bravi e boni, sensa presunsion.
Lo digo con orgoglio e a cuor aperto,
no i ne gà dà mai nessuna preocupasion.
Adesso l’età a grandi passi avansa,
speremo de star ben e più che mai unidi.
Xe do nipoti che i sostien la mancansa
dela gioventù passada, ma no semo finidi…
A ti, Anna, piranesa patoca mia
Te voio ben, son de ti ‘ncora più inamorà,
anche se, con tanta nostalgia
dovevo dirtelo, ma iera sotinteso, tanto tempo fa.
Tuo Mario
Anca se la nona sperava che rivi ‘na femena dopo
quatro mas’ci, el 29 genaio Giada ne gà portàdo
GABRIELE, che gavemo batisado el 25 magio.
Cussì semo in oto a Muja… pel momento: i mii do
fioi (Cristiano e Carlo) coi sinque nevodi (Mattia,
Marco, Nicolas, Cristian e Gabriele, in brasso de so’
papà Carlo) e mi (fio de Anita e Livio Carpenetti).
AVVENIMENTI LIETI

AVVENIMENTI LIETI
22 15 Settembre 2008
ISOLA NOSTRA
Il 19 giugno 1948 si univano in matrimonio nel Duomo di Isola
PINO BENVENUTI e RAFFAELLA DEGRASSI
Nel 60° anniversario di quel felice giorno la figlia Elviana con Michele e i
familiari tutti rinnova loro gli auguri di un ancora lungo cammino insieme.
Oggi e ieri… Silvio Pustetta
(seduto)con la moglie Sandra
(terza in alto da destra) e gli
amici di gioventù che non
rivedeva da oltre 50 anni. L’altra
foto, inviata da Antonietta
Bergamasco, riprende alunni
ed insegnanti della prima B del
Liceo-Ginnasio “Carlo Combi”
di Capodistria nell’anno scolastico
1951-52. Silvio è il secondo
da destra nella fila in alto.
L’11 maggio 2008 è stata una giornata di grande
festa per
TARCISIO DELISE e BRUNA CARBONI
che hanno festeggiato il loro 50° anniversario
di matrimonio. Sono stati
50 anni in cui si sono sempre voluti
bene e sono vissuti sempre uniti nelle
situazioni tristi e liete, dando ai loro
tre figli un grande esempio di amore.
Nella Santa Messa di ringraziamento,
alla presenza di tutti i nostri parenti,
don Dario ha benedetto le fedi e letto
la benedizione agli sposi di papa Benedetto
XVI. La festa si è conclusa
con grande gioia in un agriturismo
del Carso.
Suor Serafina

15 Settembre 2008 ISOLA NOSTRA
23
COME ERAVAMO – THE WAY WE WERE
All’insegna del tempo perduto ma forse ritrovato per
un giorno, c’è stato un bell’incontro, inizialmente un po’
spaesato, tra amici isolani che non si vedevano da oltre
cinquant’anni e che hanno in comune una memoria ricca di
bagni di mare, di frutta assaporata appena colta, di sfrenate
corse per le strade del paese nelle profumate sere d’state, di
scuola nel glorioso ginnasio-liceo ”Combi” di Capodistria.
Vita intensa di ragazzi, esperienze care e ben conservate,
decisamente preziose e formative se costituiscono il vissuto
che basta a radunare persone lontane nel tempo e nello
spazio che, riconoscendosi, si abbracciano e aprono cassetti
della memoria dai quali il flusso dei ricordi esce copioso e
gratificante: emozioni ritenute individuali si rivelano comuni
perché confermate dalla memoria altrui che condivide
giochi, paure, riti, spazi di vita.
L’occasione di tutto questo è stato il felice arrivo dagli Stati
Uniti in Italia, a Trieste e a Isola di Silvio Pustetta e di sua
moglie Sandra. Il regista dell’avvenimento è l’ex ginnasiale
Gianfranco Reia che, dal Canada, mantiene i contatti con
molti amici che rivede nei suoi frequenti viaggi in Italia.
COME CHE IERIMO…
E così Antonietta Bergamasco diramò le indicazioni di
Reia, dalla provincia di Venezia telefonò Fabio Depase, ci
sentimmo con Rossella Pustetta Raschini e si organizzò un
pranzo a Trieste proprio al ristorante “Al Granzo” gestito
dall’ex compagno del “Combi” Tullio Bassanese.
Presenti all’incontro anche Antonietta Bergamasco con
il marito Giovanni Mugittu (al quale si deve il servizio
fotografico… Grazie!), Graziella Antonini, Franco Degrassi,
Fabio Depase e sua moglie Gemma, Elvia e Mariuccia Goina,
Sergio Riccobon con la moglie, Livia Vascotto, Tullia
Toti con il marito e Maria Medizza Cociancich.
Abbiamo guardato foto di famiglia, ci siamo scambiati
informazioni, ci siamo augurati altri incontri; abbiamo
parlato di figli e di nipoti, di luoghi del mondo che ci hanno
accolto e apprezzato e infine, poiché l’avventura continua, ci
siamo salutati consapevoli che “altre voci e altre stanze” non
riusciranno mai a sovrapporsi completamente né a cancellare
la memoria della nostra irrepetibile fanciullezza in quel
bel posto del mondo chiamato Isola d’Istria.
Tullia Toti

24 15 Settembre 2008
ISOLA NOSTRA
TERZA GENERAZIONE
Ho ricevuto questa lettera giuntami poco tempo fa da parte di Donatella Felluga (figlia di Emilio e Pia). Con Donatella ci
conosciamo sin da ragazzi, in quanto suo papà è cugino di mia madre. Vive a Monaco di Baviera da un bel po’ d’anni, e in
questo numero ci racconta di come se la passano in quella città lei e suo figlio Alessandro (che tra l’altro somiglia in maniera
strabiliante al compianto fratello Fabio). Ma lascio a lei la parola.
Alessandro Gargottich
Sarà forse perché il fascino discreto dei suoi regnanti (i Wittelsbach,
famosi regnanti feudali tedeschi) che ancora aleggia
nell’aria o sarà l’amore per l’arte che nel gotico e nel barocco si
espresse nelle sue forme più belle, e che nel periodo romantico
impreziosì vallate solitarie di palazzi e di castelli fiabeschi, oppure
sarà la musica che richiamerà l’appassionato a Nymphenburg, a
Schleissheim alla Residenz, o al Gesteig di Monaco, o per qualcuno
ancora potrebbe essere la semplice voglia di far festa, la
calamita che attirerà in Baviera, all’Oktoberfest, al carnevale o
ad una delle tante manifestazioni folkloristiche, vissute tutte con
autentico entusiasmo, come i mercatini natalizi che si svolgono
in tutti i grandi rioni di Monaco per concludersi con il più grande
a Marienplatz.
La molla che spinge uno straniero a trasferirsi o semplicemente
a visitare la Baviera, è abbastanza facile da capire e ci si rende
presto conto poiché anche la natura, con i suoi grandi boschi, i suoi
monti, i suoi laghi ed i suoi imponenti corsi d’acqua, costituisce
di per sé un motivo di “vacanza e di evasione” pur vivendo qua.
La mancanza di smog, la quiete nel camminare nelle grandi vie,
la sicurezza per i bimbi, l’ordine, la pulizia e la disciplina, sono
elementi di cui ora, dopo dodici anni di vita quassù, non potrei
più farne a meno.
Visitai Monaco per la prima volta nel 1987 e me ne innamorai,
lasciandoci il cuore, poi ritornai nel 1989, nel 1990, nel 1992 e
dopo vari trasferimenti europei finalmente arrivai qua definitivamente
nel 1996. I tedeschi che ho conosciuto e che frequento sono
persone carinissime, amichevoli e quindi sfato il luogo comune
dicendo che sono freddi, rigidi e poco cordiali: mai fidarsi del
sentito dire! In fin dei conti siamo nella Germania del Sud, vorrà
pure dire qualcosa…
I Bavaresi amano profondamente la vita in tutte le sue manifestazioni;
a Monaco si dice che “l’amore passa per lo stomaco”!
Ed è naturale che un popolo che ama tanto la vita ami anche tanto
la buona tavola. La regina della gastronomia monacense è la
salsiccia, in particolare la squisita Weisswurst (bianca) composta
di vitello, sale, pepe, limone e prezzemolo. Poi il Leberkase (salsiccia
con manzo e lardo) e Schweinswurstel mit Kraut (salsicce
di maiale con crauti); il tutto accompagnato dalla fantastica birra
che si gusta nelle numerose birrerie, la cui più famosa è la Hofbrauhaus
ma anche la Augustiner. Per noi italiani, buongustai
per eccellenza, ci può apparire un po’ strano quel loro modo così
banale e semplice di mangiare, ma… fa parte della loro cultura e
se noi andiamo fieri della pasta e della pizza, loro vanno fieri di
birra, kraut e wurstel.
La mia vita quassù: una normale vita di una cittadina comune,
solamente trasferita all’estero. Alessandro, mio figlio di 11 anni
nato qua, frequenta l’ultimo mese della Grundschule (scuola
elementare) presso la scuola europea a Neuperlach. E’ bilingue
tendente al trilingue ma per fortuna in questa scuola lo abbiamo
iscritto nella sezione italiana, essendo noi genitori triestini, ergo
italiani. L’ambiente è molto stimolante per un ragazzo, circa 12
nazionalità presenti in questa scuola, lingue, usi e costumi che si
intrecciano tra di loro ma un comune denominatore che li unisce,
la lingua tedesca, la quale spazza tutte le barriere linguistiche
creando un nucleo unico, una vera e propria amicizia. Alessandro
uscirà da questa scuola a 18 anni con l’Abitur europeo.
A Garching, cittadina in cui viviamo, frequenta il Verein
(circolo) di calcio. E’ ben inserito, si diverte, è appassionato. Ieri
Vivere a Monaco
l’altro eravamo a Dachau, poiché giocava contro la squadra di
quella città. Ai miei fa ancora impressione sentire quella parola
e non sono gli unici, poiché rimane a questa meravigliosa città,
con il suo Burg e le sue strade particolari, il marchio indelebile
dell’Olocausto.
Ale conosce questa vicenda e di recente ha visto a scuola “La
vita è bella”; è rimasto colpito moltissimo ma Dachau, alla fine,
rappresenta per lui solo una città come potrebbe essere Muggia,
tanto per fare un esempio giocando in casa. E penso che sia giusto
così.
A Garching frequenta anche la Musikschule poiché studia
pianoforte, e proprio nella scuola ha rivisto “vecchi” compagni
di asilo. La sua vita è molto legata qua, è nato qua, gli amici
sono qua, ma ciò non toglie che a Trieste ci va sempre volentieri
poiché trova l’affetto dei nonni, le radici dei suoi genitori, legati
di conseguenza ai nostri ricordi di infanzia.
Nel 2007 con mio papà lo abbiamo portato ad Isola e papà
gli ha mostrato dove viveva quando era bambino, le campagne
della sua famiglia, il porto, la chiesa, il comune e già che c’erano
ha voluto farsi anche un panino. La giornata è stata bella, piena
di emozione per me e per mio padre che compiva 70 anni, per
Ale anche, ma con nuances diverse, ma contento di aver visto
finalmente Isola. Quanto ne avrà sentito parlare? Tanto!!
Ed io? Lavoro da casa, sono manager musicale ed organizzo
concerti di musica classica con professionisti di alto livello sia in
Italia che altrove. E’ un lavoro che mi affascina sempre più, che
stimola la mia infinita fantasia e creatività, che mi fa star bene
e che mi dà tante soddisfazioni. Inoltre posso seguire mio figlio
sempre e ciò mi rasserena molto.
Sono inserita anch’ io molto bene, ho moltissimi amici, vado ai
concerti di musica classica, a vedere mostre, mi incontro con artisti
italiani che magari vengono qua per qualche concerto, partecipo
alle maratonine di 21 km e confesso senza vergogna che non ho
nostalgia di casa, a parte che dei miei genitori, che comunque per
un verso o per l’altro riesco a vedere spesso. Vado a Trieste volentieri
ma come turista e devo dire con mia grande soddisfazione
che è stata trasformata in un vero fiore all’occhiello di cui sia i
triestini che gli italiani devono andare fieri. E’ bellissima.
Mamma e papà vengono volentieri quassù in Baviera. Certo
la lingua li limitano un po’, sicuramente non per mia madre, che
intraprendente come sempre, usando mini vocabolario e mani, non
si perde d’animo. Si rilassano molto, adorano Monaco per com’
è, e soprattutto respirano aria pulita e non malsana. L’ultima volta
con papà sono andata a fare un bel giro in bicicletta. Eh sì, qua si
usa la bici come mezzo di trasporto e vi assicuro che i monacensi
ci vanno anche se piove o nevica.
Esco da casa e sono già nel viale alberato che mi porta al
Biergarten (il giardino della birra), posto tipico di ritrovo dei
tedeschi. Si va là anche con il cibo portato da casa, se si vuole
(da non dimenticare che i tedeschi sono molto risparmiosi; fatta
eccezione per auto, casa e vacanza, il resto per loro è superfluo)
ma si è obbligati a comperare da bere e chi è amante della birra,
va a colpo sicuro. Per i non amanti come la sottoscritta ci sono
anche altre bibite; Ale beve sempre la Spezie, ovvero un mix di
aranciata e Coca Cola.
Il resto alla prossima. Non vorrei tediare troppo il lettore.
Donatella Felluga

15 Settembre 2008 ISOLA NOSTRA
25
Con gli occhi di un bambino…
Sono un emigrato in Australia, originario di Strugnano, ma
nel dopoguerra ho vissuto per un periodo ad Isola. Isola era
senz’altro un bel paese, ma era la sua gente che la elevava
ad essere unica…
Le foto che vedo Isola Nostra mi hanno catapultato in un altro
spazio/tempo, dove/quando eravamo ancora insieme alla nostra
gente…Il mormorio delle loro voci, con espressioni di gioia, di
amore, di cautela, di dolore… forse con ancora un po’ di ritenuto
ottimismo, veniva assorbito dai flutti del mare e dal cozzare dei
caici sulla riva. Un’arcaica melodia sublimale… ancora viva e
vibrante per me.
Giugno 1945…
Come bambino, sempre paciocotto, mi vedo ancora saltare da
un caicio all’altro… specchietti di luce dal mare mi accecano…
un caicio si è spostato, facendomi cadere pesantemente in mare…
grosse bolle d’aria sviano la mia attenzione… con immensa paura
voglio chiamare “mamma”, ma la pesante acqua salata mi invade
la gola. Cerco di divincolarmi, di nuotare… la luce blu e le chiglie
dei caici sembrano allontanarsi… poi la luce si spense.
Mi risveglio con un pesante mal di testa e un terribile bruciore
nei polmoni e nelle narici: sono in braccio a Raffelino, vigile del
fuoco in Riva Venezia. Lui cerca di farmi ridere chiamandomi
“gambereto”, ma mi accorgo che sta piangendo. Mi abbraccia
ancora più forte… mi sono sentito protetto e al sicuro.
Alcune settimane dopo vidi lo stesso vigile del fuoco in Riva
Venezia chinato sopra alcuni uomini morti, stesi in fila sulla riva.
La loro imbarcazione era saltata in aria su una mina al largo di
Isola. Domandai innocentemente a Raffelino se lui farà resuscitare
anche loro... Mi guardò con un sorriso triste, poi mi abbracciò.
Pensai che al signor Raffaele piacesse piangere…
Anni dopo a Milano, quando vidi il mio primo film con
Gary Cooper, sobbalzai di sorpresa: Cooper era una esatta copia
di Raffelino, anche se gli occhi di Raffelino erano di un blu più
intenso e lucido. Abbandonai la visione del film: il mio primo
pensiero era ritornato a Isola. Un senso di lontananza mi assalì…
poi incontrollabili brividi di freddo giocarono con la mia mente. Fu
il mio turno di piangere… sconosciute e tarde lacrime di riconoscenza.
Si diventava “adulti” presto in quei tempi. O forse no.
Ho percepito quella stessa emozione guardando il calendario
di Isola Nostra… come se fosse quel lontano 1945…
Dicembre 1945…
Ero sul molo di Isola e abbracciavo una grossa bitta di ancoraggio
riscaldata dal sole. Il vaporetto arrivò da Trieste e alcune
venderigole con i pianeri vuoti in testa, bilanciati su variopinte
seste, scesero affrettate dal vaporetto per correre alle loro case a
preparare il pranzo per la famiglia.
Una di queste si fermò per dirmi di stare fermo dov’ero. Notai
un uomo barbuto, alto, magro, con una sdruscita tuta militare
americana, scendere zoppicando dal vaporetto. Con la bustina di
astrakan nero cercava di coprire un’orribile ferita sulla sua tempia
destra. Poi un sacco de mariner, piuttosto sporco e gettato sulla
spalla, mi fece apparire quell’uomo come la personificazione del
“babau”, come si diceva da bambini.
Il tizio si avvicinò verso di me zoppicando e, con una mano
fasciata estesa sulla mia testa, chiese di mia madre. Gli risposi
che era a casa, e detto questo mi ritirai con ribrezzo dal tocco
della sua mano e corsi subito a casa ad avvisare mia madre che
un uomo orribile domandava di lei. Gli suggerii di chiudere la
porta con tutti i catenacci. La mamma mi rimproverò di nuovo
per essere uscito solo in Riva (come al solito) e affacciandosi alla
porta vide il tizio che le dicevo.
Un angosciato urlo risuonò da mia madre e il tizio buttò il
sacco in terra e strinse mia madre alle spalle. Io interpretai la
scena come “pericolo” e mi aggrappai alla tuta del tizio dando
calci alle sue gambe. Arrivò anche mia sorella maggiore, e anche
lei, piangente, cercò di staccarmi dalla tuta del tizio dicendomi:
Xe el nostro papà! Quella fu la prima volta che incontrai mio
padre…a Isola.
Passò solo un po’ di tempo, ore, prima che l’affetto familiare
fosse completo e radiante nella nostra famiglia riunita…
Passarono solo alcune settimane prima che un druse apparisse
sulla porta di casa con l’accusa che mio padre, appena ritornato,
era un “fascista”. Per caso, o per fortuna, mia madre non solo
sapeva parlare in sloveno e in croato, ma era anche “di sinistra”,
o così almeno appariva. Non solo difese eloquentemente mio
padre dall’accusa, ma pretese anche che il Comitato gli chiedesse
scusa.
Mio padre, sebbene riconoscente per lo scampato pericolo,
non si sentiva però del tutto sicuro, specialmente a seguito di voci
di gente che era esposta finanziariamente con loro, sia nel nostro
paese nativo di Strugnano che nelle proprietà di mia madre a Pirano.
Erano soprattutto inquilini che non avevano pagato l’affitto
da anni: un fatto comprensibile dai miei per via della guerra… ma
essere ripagati con accuse ed astio non era certamente comprensibile.
Come fu difficile per mia madre poter convincere mio padre
che la situazione poteva solo migliorare. Ma gli incontri ostili con
i druzi e con i debitori erano quotidiani...
Fu un giorno triste quando mio padre mi portò a Trieste, per
non dare nell’occhio sulla nostra fuga, e anche per essere sicuro
che mia madre lo avesse seguito con solo quello che si poteva
portare a mano, come se si dovesse andare a fare delle compere
a Trieste.
Siamo rimasti in Italia per undici anni , sempre sperando in
un possibile ritorno nelle nostre terre. Abbiamo persino rifiutato
di emigrare negli Stati Uniti, mantenendo sempre accesa quella
speranza, soprattutto in mia madre e mia sorella. Ma nel 1957,
quando ogni speranza ci fu tolta, abbiamo deciso di emigrare in
Australia.
La nave lasciò il porto di Trieste… eravamo piuttosto confusi
su ciò che si sentiva dentro di noi. Ma come le colline d’Istria
incominciarono ad apparire contro quel cielo grigio e triste…
non c’era più alcuna confusione in noi… un emozionante addio
alla nostra terra… un senso di completo vuoto cavernoso… una
ferita inguaribile.
Ritornare… era impossibile. Io potevo solo ritornare ogni
estate a visitare i paesi dei miei avi… religiosamente… per imprimerli
nella mia mente.
Pablo Neruda scrisse: “Ritornare è come non essere mai stato
assente”. Balle!! Un altro saggio disse: “Se perdi ogni speranza...
come potrai mai credere” (Chi vive sperando muore credendo?).
Bravi questi saggi! Come mi piace… è come mettere sale su ferite
che pensavamo ormai guarite.
Non c’è alcun senso dover esprimere altri dettagli ancor più
incresciosi su quei tempi oscuri, nelle nostre terre o nell’esilio in
Italia, forse per scusare o sopportare anche il presente.
Sapete? Solo schiamazzanti cocai si alzano dai rifiuti galleggianti
alla deriva. Sulle sponde abbandonate dalla nostra gente
cocai che pencolano, con quel mal vento levantino.. con opportunismo…
dietro agli avvoltoi Balcani. Poveretti anche loro! Non
c’è più posto nel mio credo per assurde analisi politiche.. che il
Maresciallo riposi pure nel suo grasso Walhalla, con statue e piazze
in Nova Istra, dopotutto era anche lui un patetico burattino… in un
bizzarro e crudele dramma che ha sconvolto il nostro popolo.
Marino Zancolich, Australia

26 15 Settembre 2008
ISOLA NOSTRA
L’angolo dei ricordi
Isola, 1951 – Suor Angioletta e le sue consorelle, che per tanti anni avevano gestito
l’asilo, avevano già lasciato Isola ma la struttura continuava a funzionare sotto il
nuovo regime, come si può notare dalla scritta sulla parete. Nella foto, inviata da
San Paolo del Brasile da Eufemia (Elfilucia) Parma Gagliardi (seconda da sinistra),
alcune bambine dell’asilo impegnate in una recita e guidate dalla maestra Maria
Pesaro.
Isola, 1936 – Le allieve del corso di cucito organizzato dalla Singer, che era tenuto
nelle sale dell'albergo “Alla Stazione’’ di Bortolo Vascotto.
(Foto inviata da Claudia Pugliese)
ANCHE L’ASSOCIAZIONE
COMUNITA’ ISTRIANE
NELLA FEDERAZIONE
DEGLI ESULI
Lo scorso 18 luglio a Trieste, nella sede dell’Associazione
delle Comunità Istriane, si è svolto il Consiglio
Federale della Federazione degli Esuli Istriani, Fiumani
e Dalmati. Il Consiglio si è riunito nel salone intitolato a
don Francesco Bonifacio, simbolo di eccellenza morale
per tutto il mondo dell’Esodo, di cui proprio in quei
giorni veniva annunciata la beatificazione.
Ha aperto la seduta il Presidente dell’Ass. delle Comunità
Istriane Lorenzo Rovis, il quale ha sottolineato
nel suo intervento il periodo travagliato e ricco di tensioni
dal quale è uscita la Federazione. Ora il cambiamento
generale del clima all’interno delle Associazioni che lo
compongono è invece palpabile, e ciò è stato riscontrato
con soddisfazione da tutti i presenti.
L’assemblea, oltre ai bilanci consuntivo e preventivo,
ha anche approvato le modifiche dello Statuto che
sanciscono la definitiva entrata dell’Associazione delle
Comunità Istriane nella Federazione, confermando in tal
modo l’ampia rappresentatività della Federazione stessa
nel mondo dell’esilio giuliano-dalmata.
Renzo Codarin è stato confermato con voto unanime
alla presidenza della Federazione, mentre sono stati eletti
Vicepresidenti Lucio Toth (dell’Associazione Nazionale
Venezia Giulia e Dalmazia) e Lorenzo Rovis dell’Associazione
delle Comunità Istriane. Si riconoscono nella
Federazione anche il Libero Comune di Fiume in Esilio,
il Libero Comune di Zara in Esilio e l’Associazione dei
Dalmati Italiani nel Mondo.

15 Settembre 2008 ISOLA NOSTRA
27
A SESSANT'ANNI DA QUELLE INDIMENTICABILI GIORNATE
1948: l'incontro a Roma della Gioventù Femminile
di Azione Cattolica
Roma, 4 settembre 1948 - Foto ricordo delle partecipanti all'incontro scattata
davanti alla Basilica di San Giovanni in Laterano. Prima fila da sinistra: Sivana
Cortese - Nerina Zugna - Anita Delise - Ania Mondo (ora suor Silvarina) - Rosita
Chelleris - Irma Pesaro - ... Goina - Luciana Delise - Mariucci Colomban
(in ginocchio) - Nivetta Parentin. Sedute: Mirella Dudine - Lina Delise - Maria
Degrassi. Seconda fila da destra: ... Goina - Jolanda Bologna - Anita Vascotto
cantoniera - Luciana Benvenuti - Anita Vascotto biso - Valnea Degrassi - Maria
Bologna - Silvia Richter - Bruna Benvenuti - Ondina Urbani - Gemma Dandri
- Nadia Degrassi - Elida Moscolin - Maria Lugnani. Dietro si intravedono
Claudia Zanon - Lucia Moscolin - Licia Vascotto. Nascoste dovrebbero esserci
ancora Tranquilla Degrassi e Gemma Vascotto, che vissero con noi quella bella
avventura.
Un bel gruppo di ragazze isolane, ai primi di settembre del 1948, partiva
per Roma per incontrare le altre giovani di Azione Cattolica giunte da
tutta Italia in occasione del trentennale della fondazione (1918). Eravamo
piene di entusiasmo e allegria, fiduciose e sicure del cammino che avremo
intrapreso.
Eravamo appena uscite da una terribile guerra e anche se per noi le difficoltà
non erano ancora finite, speravamo con tutto il cuore in tempi migliori.
Tutto ci sembrava facile e fattibile e, nella nostra ingenuità, tutto superabile: la
scarsità di denaro, i disagi del viaggio, le piogge torrenziali, il sole cocente.
Ma quale ricompensa per noi, oltre 300.000 ragazze in piazza San Pietro,
quando papa Pio XII, il Pastor Angelicus apparve maestoso e biancovestito
con le braccia aperte: ci sembrò di toccare il cielo con un dito! Quale visione!
Non ci sarebbe più uscita dalla mente e dal cuore.
Negli anni seguenti abbiamo senz'altro avuto occasione di vedere, forse
anche più da vicino, altri papi, carismatici ed indimenticabili, ma quella prima
visione resterà sempre al di sopra di ogni altra: indescrivibile e paradisiaca.
Vedere la foto ci riempie il cuore di gioia al ricordo di quei momenti, allo
stesso tempo però dobbiamo constatare quanto siamo cambiate e quante di
noi, purtroppo, sono venute a mancare. Di altre non si sa dove si siano fermate
dopo l'esodo. A tutte un ricordo ed una promessa di non dimenticare mai!
Un'idea improvvisa: che ne dite di trovarci sabato 27 settembre
nella chiesa di Sant'Antonio Nuovo per la Messa delle 9.30? Senza
impegno, senza prenotazione. Vedremo in quante ci potremo
trovare.
Immagine ricordo per tutte
le partecipanti al raduno in
occasione del 30° anniversario
di fondazione della Gioventù
Femminile di Azione Cattolica.

28 15 Settembre 2008
ISOLA NOSTRA
Isola, 1955 - Da Giuseppe (Olivo) Knez insieme alla moglie Vittoria (in alto a sinistra) un caro ricordo agli amici di contrada di via dell’Acquedotto,
che avevano voluto ritrovarsi assieme in questa foto quando ormai l’esodo era alle porte…
Nell’altra foto la famiglia Stolfa, anche loro abitanti all’inizio di via dell’Acquedotto: Malvino con la moglie Dorina Benvenuti (purtroppo
recentemente scomparsa) e le figlie Gianna e Ambretta.
Isola, anno scolastico 1953-54 – Tanti si riconosceranno in questa foto, scattata davanti all’ingresso della scuola in via Besenghi, che riprende
gli alunni della prima classe elementare con la maestra Maria Pesaro. La foto è stata inviata da Eliana Covacich (la quinta della
fila in alto).

15 Settembre 2008 ISOLA NOSTRA
29
Con questa foto di famiglia, tipica del tempo, il nipote Pino Benvenuti
(sisoti) con i familiari vuole ricordare i nonni paterni Giovanni
Benvenuti e Caterina Moscolin, ambedue nati a Isola d’Istria 150
anni fa, nel lontano 1858.
MIEI CARI GINO E BELLINA …
Ricordo:
quando ci siamo conosciuti
voi vi eravate appena fidanzati,
poi sposati, in seguito genitori,
infine nonni e bisnonni.
La nostra sincera amicizia
è durata nel tempo.
Ma il destino
che vi unì nella vita…
fu crudele nella morte!
Ora, all’ombra dei cipressi,
riposerete in pace:
ma l’anima vostra
vola negli spazi celesti,
verso una meta sicura.
Ora ci mancherà
la vostra cara presenza;
ma voi sarete sempre
nel nostro cuore
e nella nostra mente.
E dove c’è la fede,
questa preghiera per Voi
è rivolta a Nostro Signore.
Maria Zaro,
in ricordo di due cari amici periti in un
tragico incidente stradale a Trieste nello
scorso maggio.
GIUSEPPE
RAMANI
Rina Vascotto ved. Zanon ci ha lasciato lo scorso
marzo. Con questa foto, che la ritrae nel maggio
1941 nel giardino pubblico di Isola, la ricorda con
affetto l’amica d’infanzia Violetta Cernivani.
… cari ricordi del nostro passato,
che toccano il profondo del cuore.
Sono ricordi che non moriranno mai,
e rimarranno per sempre
nel nostro cuore…
Per tutti Pino, è morto a Trieste lo scorso 8 luglio.
Era nato a Capodistria l’11 settembre 1928.
Ammalato, desiderava tanto arrivare a compiere
gli 80 anni, ma la sua grande voglia di vivere è
stata vinta da un cattivo tumore.
Aveva insegnato a Isola alla scuola di Avviamento
negli anni 1950-51 e 1951-52, partecipando così
assieme a tanti colleghi alla insolita fuga di tutti
gli insegnanti di Isola avvenuta il 5 e 6 aprile
1952 per un drammatico contrasto con le autorità
jugoslave.
Stabilitosi a Trieste, aveva lavorato prima per lo
Stato e poi con la Regione. Sposato con l’isolana
Anita Vascotto, aveva partecipato sempre attivamente
alla vita della parrocchia dei Santi Andrea
e Rita, la parrocchia del suo rione. Benvoluto da
tutti, si fece dei cari amici, prodigo sempre di
parole di incoraggiamento e di conforto.
Lascia di sé un ottimo ricordo e tanto rimpianto.

30 15 Settembre 2008
ISOLA NOSTRA
RICORDANDO FRANCO DELISE, AMICO DA UNA VITA
Finite le scuole, con risultati
alterni, negli anni ’50
abbiamo iniziato la nostra vita
lavorativa come apprendisti,
frequentando contemporaneamente
la scuola per apprendisti
in “Piazzetta” sotto la guida
attenta del maestro Malvino
Stolfa.
Già in quegli anni avevamo
formato una bellissima e numerosa
compagnia, quasi tutti
della stessa età: appuntamento
serale, dopo cena, al “Caffè
Centrale” di Mauro Goina faràl,
in Piazza Grande; qualche
sera al cinema e durante le feste
a ballare all’Arrigoni, in teatro
o alla rotonda, molte sere a
chiacchierare in piazza.
Spensierati ed allegri, anche
con qualche disponibilità di
soldi, avevamo i famosi giubbotti
di pelle (ricordati spesso
da Bruno pansalonga), ci divertivamo
con i passatempi di
allora, incoscienti delle preoccupazioni
dei nostri genitori che
già vedevano le dense nubi nere
che gravavano sulla Zona B. E
così è stato.
A scaglioni ci siamo trasferiti
a Trieste, chi da soli, altri
con le rispettive famiglie, smistati
nei vari centri di raccolta.
Poi nel 1955 l’apertura del
Campo Profughi di San Giovanni,
ex caserma degli inglesi,
già rimpatriati. Nella sfortuna,
abbiamo avuto la fortuna di
ritrovarci tutti in quel centro,
con i custodi Olivo Depase e
Attilio Carboni. E così abbiamo
riallacciato un’amicizia che
forse si sarebbe perduta.
Quasi tutti abbiamo trovato
un lavoro, a volte umiliante e faticoso,
ma con l’andar del tempo
ci siamo inseriti nel tessuto lavorativo
locale, anche con buone
sistemazioni, grazie alla nostra
volontà di reagire al disagio
abitativo, e facendo tesoro dei
consigli di nostri cari. Grazie!
Ci eravamo anche motorizzati
con l’acquisto di moto
o scooter, come nel nostro
caso con le “Lambretta”, con
le quali abbiamo anche fatto il
giro delle Dolomiti. La mensa
di via Gambini, per un dato periodo,
era il nostro “Ristorante”,
nel quale abbiamo conosciuto
un giovane cameriere, Fulvio
Bigello, molto disponibile con
noi nel servirci i pasti; anche
Scorci della nostra storia giovanile vissuta a Isola e a Trieste
lui si era aggregato alla nostra
compagnia, e tuttora siamo
rimasti buoni amici.
Si andava molto spesso a
ballare, sia d’estate che d’inverno,
al Dopolavoro dell’ACE-
GAT, delle Poste, al Ferroviario,
ai Magazzini Generali,
dove abbiamo incontrato le
ragazze, poi fidanzate e mogli.
A questo punto, con i cambiamenti
di rione e impegni con
le famiglie, i nostri incontri si
sono fatti sempre più rari. Ma
almeno una volta all’anno, ad
aprile, ci ritroviamo numerosi,
grazie ad Alfredo Bussani, per
un pranzo sull’Altipiano, oltre
che agli incontri organizzati da
Isola Nostra e dalla Pullino.
L’amico Franco Delise,
classe 1936, era un fio dele
Porte, come tutti i mandolini
abitava in casa dei Chicco costrin,
dove c’erano le plance del
cine in so. Di Franco possiamo
dire che è stato sempre un uomo
sincero, onesto, laborioso e
scrupoloso nel suo lavoro di
sempre, il falegname.
Si era specializzato nel
restauro di mobili antichi di
proprietà di Enti di Credito
locali, specialmente lavori con
il “rimesso” e lucidatura con
lo “stoppino”, alla vecchia
maniera, consumando sempre
l’inseparabile sigaretta.
Ha lavorato tutta la vita per
la sua famiglia, per la moglie
Marisa, conosciuta quando andavamo
a ballare in compagnia,
e i suoi tre figli, che possono
essere orgogliosi di aver avuto
un padre stimato da tutti.
Caro Franco, hai lasciato
un grande vuoto i tutti noi. Ti
ricorderemo sempre per i tuoi
modi gentili e pacati. Guardaci
Il 21 marzo 2008 è mancata LIDIA VASCOTTO. La tumulazione
è avvenuta nella tomba di famiglia nel cimitero di Isola, dove
riposerà accanto al marito GABRIELE DELISE.
… In questa Terra dove siete nati, siete ritornati dopo un lungo
viaggio, uniti per il riposo eterno davanti al Vostro meraviglioso
mare …
I familiari
Lidia Vascotto
1920 - 2008
Vogliamo ricordare
l’amico Franco
Delise con questa
foto scattata a
Sagrado (Gorizia)
al veglione di fine
anno 1956. Nella
fila in alto da sinistra:
Lucio Degrassi,
Fabio Vascotto,
Italo Troian e Bruno
Milloch. In centro:
Eliano Dudine,
Mario Drioli e Licerio
Ulcigrai. In
basso: Franco Delise,
Dino Parma e
Iginio Chicco.
dall’alto.
Ciao, Franco gamboline
per tutti gli amici, Fabio nadàl
Gabriele Delise
1912 - 1994

15 Settembre 2008 ISOLA NOSTRA
31
QUELLI CHE CI HANNO LASCIATO
Il 3 marzo 2008 ci ha lasciato
Alfieri
Dapretto
n. 1.11.1924
Annunciandone la scomparsa,
lo ricordano con affetto il figlio
Sergio con Aurora, i nipoti,
il pronipote Vania e la sorella
Edina con Nino e Giorgio.
Lo scorso 7 giugno ci ha lasciati
Duilio
Giani
n. 7.7.1919
Sarà sempre presente nei cuori
della moglie Nerea, della figlia
Arianna con Franco, del figlio
Gianfranco con Noelia, delle
nipoti Manuela e Jessica, della
sorella Bruna con Dino, del
fratello Libero con Bianca e dei
parenti tutti.
Nel nono anniversario
della scomparsa di
Mario Dandri
n. 17.3.1916 m. 23.10.1999
lo ricordano sempre con affetto
e rimpianto la moglie
Anita e i figli Giorgio e
Gianpaolo insieme alle loro
famiglie e ai parenti tutti.
Il Consiglio Direttivo di
Isola Nostra, interpretando
il pensiero degli isolani tutti,
si unisce ai familiari nel
ricordo del caro Mario, indimenticato
Presidente ma
soprattutto grande amico.
L'8 maggio 2008 ci ha lasciato
Mario
Felluga
n. 23.5.1927
Lo ricorda con affetto la sorella
Bruna insieme al cognato Tarcisio
e ai nipoti Marco, Elisa,
Sara ed Elena.
Il 26 maggio 2008 ci ha lasciato
dopo una lunga malattia
il nostro caro
Remigio
Bologna
n. 21.1.1924
Annunciandone la scomparsa
lo ricordano con immutato affetto
e rimpianto la moglie Livia,
i figli Gabriella, Antonella
e Paolo insieme ai nipoti e ai
parenti tutti.
Il 17 marzo 2008 ha raggiunto
la sua amata Guerrina
Massimiliano
Vittori
n. 10.6.1912
forse ultima bandiera della
Pullino, vincitore assieme al
fratello Umberto di medaglie
e trofei sportivi, portando così
onore alla sua amata Isola. Insieme
ai familiari tutti, le figlie
Luciana e Nevia lo ricorderanno
sempre insieme alla cara
mamma
Guerrina
Bettoso
Vittori
n. 1.8.1914
m. 3.8.1981
L'8 luglio 2008, dopo una lunga
malattia si è spenta la nostra cara
mamma e nonna
Vittoria
De Bernardi
ved.
Pugliese
n. 10.4.1920
Annunciandone la scomparsa
la ricordano con affetto e rimpianto
la figlia Dorina con
Pino, il figlio Eddy con Ida, i
nipoti Sabrina, Manuel, Marta
e Christian unitamente ai
parenti tutti.
Nella triste circostanza, un affettuoso
ricordo anche al papà
e nonno
Romildo
Pugliese
(bonassa)
n. 7.7.1914
m. 20.3.2004
Il 23 ottobre ricorre ormai
l'undicesimo anniversario
della scomparsa della cara
Jolanda Pozzetto
n. 28.8.1926
Di Lei ci rimane sempre il
rimpianto e si sente ancora
la mancanza del suo aiuto,
della sua laboriosità e del suo
consiglio.
RicordiamoLa con riconoscenza
ed affetto partecipando
numerosi alla Santa
Messa di suffragio che sarà
celebrata nella Chiesa della
Beata Vergine del Rosario
(piazza Vecchia)
Giovedì 23 ottobre
alle ore 17.30
Il 26 luglio ci ha lasciato
Italo
Parma
n.7.7.1924
Annunciandone la scomparsa,
lo ricordano con affetto e rimpianto
la moglie Tina e le figlie
Valnea, Daniela e Giuliana
unitamente alla sorella Ucci e
ai nipoti tutti.
Si associa al dolore della famiglia
il cugino Umberto Parma
con i familiari.
Il 14 luglio 2008 si è spenta
Dorina
Benvenuti
ved. Stolfa
n. 11.9.1921
Ne danno il triste annuncio le
figlie Ambretta e Daria che,
insieme ai generi, nipoti e pronipoti,
la ricordano con tanto
rimpianto insieme al papà e
nonno
Malvino
Stolfa
n. 1.4.1910
m. 10.3.2004
Il 29 marzo 2008 ci ha lasciati
la nostra amata sorella
Gemma
Dandri
n. 12.7.1929
Con grande tristezza, ma confortati
dal pensiero che non
sarà mai dimenticata per il
bene che ha voluto a tutti noi,
lo annunciano i fratelli Antonio,
Rino, Gino, Livio, Ottavio
e le sorelle Alice e Mariucci,
con le cognate, i cognati ed i
numerosi nipoti.

32 15 Settembre 2008
ISOLA NOSTRA
Il 7 giugno ci ha lasciato
il nostro caro
Attilio
Degrassi
n. 17.1.1939
La moglie Viviana Vascotto e le
figlie Laura e Cristina ringraziano
quanti hanno partecipato
alle esequie sia nel cimitero di
Sant'Anna che ad Opicina.
Un grande ringraziamento ai
parenti di Canada, Stati Uniti
e Australia che ci sono stati
vicini. Grazie a tutti.
Mila e Ferruccio Delise partecipano
al dolore della famiglia
per la perdita del caro amico
Attilio.
Isolina
Bacci
ved. Vascotto
n. 3.5.1911
m. 19.9.1994
Sebastiano
Vascotto
n. 30.4.1907
m. 22.2.1963
I figli Livino e Viviana con i
nipoti Laura e Cristina li ricordano
sempre con affetto.
Giovanna
Bacci
ved. Beltrame
n. 20.3.1899
m. 5.3.1967
Francesco
Beltrame
n. 5.4.1893
m. 6.12.1961
Da Roma, la figlia Lucia con la
nipote Francesca e i familiari
ricorda sempre i cari genitori.
Carmela
Bacci
ved. Ulcigrai
n. 9.3.1913
m. 9.7.1981
Mario
Ulcigrai
n. 11.11.1909
m. 3.11.1964
Li ricordano con affetto i figli
Mariucci e Gianni con il genero
Claudio, i nipoti e parenti
tutti.
Anna
Bacci
ved. Felluga
n. 22.7.1907
m. 14.10.1993
Eugenio
Felluga
n. 24.2.1907
m. 28.10.1974
Sono ricordati dalla figlia Bruna
insieme al marito Fulvio
Aprato e ai nipoti.
Neverina
Vascotto
ved. Lanza
n. 5.12.1918
m. 15.3.1989
Virgilio
Lanza
n. 7.1.1912
m. 18.1.1979
Sono ricordati con affetto dalle
nipoti Bruna, Viviana, Laura e
Cristina.
Italo Pugliese ( dela rica)
n. 1907 m. 1994
a Terre Haute (USA)
Fulvio
Pugliese
n. 1943
m. 1977
a Burlington
(USA)
Sono ricordati con tanto affetto
e rimpianto dalla moglie
e mamma Antonia e dalla figlia
e sorella Marisa con il marito
Jimmy e i nipoti tutti.
Vittoria
Pugliese
ved. Degrassi
n. 26.6.1897
m. 5.12.1984
La ricordano sempre la nuora
Viviana e le nipoti Cristina e
Laura.
Bruna
Vascotto
ved. Degrassi
(nadal)
n. 3.5.1931
m. 18.1.2005
La ricordano la sorella Viviana
e le nipoti Laura e Cristina con
Fabio, Marco e Martina.
Giuseppe
(Mario)
Degrassi
n. 23.10.1923
m. 29.10.1993
A quindici anni dalla scomparsa,
i fratelli, i cognati, le
nipoti e i pronipoti lo ricordano
con immutato affetto.
Il marito Giuseppe Godnich
insieme ai nipoti ricordano con
affetto la cara
Ervina Pugliese
Il 23 giugno 2008 si è spento
il sorriso di
Adelma
Bologna
ved. Dellore
n. 295.1920
Con nostalgia e rimpianto la
ricordano i figli Fabio e Sandra
con i familiari e i parenti tutti.
All'età di 94 anni ci ha lasciato
Lucia
Felluga
ved. Pesaro
n. 13.2.1914
m. 15.3.2008
Dandone il triste annuncio,
la ricordano con affetto i figli
Corrado e Silva unitamente ai
nipoti e parenti tutti.
Bruno
Pesaro
n. 20.3.1910
m.13.10.1964
Elena
Fragiacomo
ved. Felluga
n. 13.5.1893
m. 22.3.1963
Giacomo
Felluga
n. 10.7.1888
m. 13.11.1971
A tanti anni dalla loro scomparsa
da Corrado e Silva un
affettuoso ricordo del papà
Bruno e dei cari nonni Elena e
Giacomo.
Da Lucio e Sandro un affettuoso
ricordo ai genitori
Giuseppe Vascotto
Lina Bacci
e alla zia
Anita Bacci Moscolin

15 Settembre 2008 ISOLA NOSTRA
33
mons. Luigi
Rainer
n. 29.11.1913
m. 3.8.2002
A sei anni dal suo ritorno alla
Casa del Padre, la Comunità
degli isolani lo ricorda con
gratitudine e stima.
mons.
Salvatore
Degrassi
n. 1.6.1910
m. 19.10.1992
La cognata Maria, i nipoti e
pronipoti lo ricordano sempre
con tanto affetto.
mons.
Bartolomeo
Vascotto
n. 22.1.1890
m. 31.10.1963
Con immutato affetto lo ricordano
i familiari
mons. Bruno
Menegoni
n. 22.10.1903
m. 8.11.1988
Nel ventesimo anniversario
della scomparsa i parenti e gli
amici lo ricordano con affetto
e rimpianto.
Il 10 giugno 2007 veniva
a mancare la nostra cara
Gemma
Delise
Ad un anno dalla sua dipartita
la ricordano con affetto
la sorella Oliviera, il cognato
Mario e tutti i nipoti.
Guerrino
Deste
n. 19.1.1915
m. 11.9.2002
Nel sesto anniversario della
scomparsa è ricordato con immutato
affetto dai figli Corrado
e Maria Carmen, nuora, genero
e nipoti tutti.
Salvatore
Troian
n. 1904
m. 24.7.1977
Maria
Chicco
ved. Troian
n. 14.12.1907
m. 13.1.2001
Sono ricordati caramente dai
figli Italo e Mario con le rispettive
famiglie.
Olga
Serli
ved.
Marchesan
n. 31.1.1913
m. 24.1.2000
Emerenziano Marchesan
n. 29.9.1901 m. 2.2.1967
Li ricordano con affetto e rimpianto
le figlie Bruna, Nevia
e Silvia, i generi, i nipoti, la
sorella Rosa e i parenti tutti.
Bruno
Vascotto
n. 24.9.1925
m. 21.8.1994
È ricordato caramente dalla
moglie Leda, dai figli Giuseppe,
Franca e Marina, dalla nuora
Adriana, dal nipote Alessio e
dai parenti tutti.
Marco
Degrassi
n. 3.8.1905
m. 5.1.1984
Lidia
Delise
ved. Degrassi
n. 17.12.1905
m. 22.8.1995
Bruno
Degrassi
n. 7.3.1941
m. 30.6.1987
Sono ricordati con tanto affetto
dalla figlia e sorella Anita
e dalle nipoti Fulvia, Marina
e Elena.
Franco
Goina
n. 3.6.1944
m. 18.9.2006
Lo ricorda con rimpianto il
fratello Claudio insieme agli
amici e ai parenti tutti dalla
nostra bella città di Trieste.
Nella triste circostanza, in
ricordo con devozione della
nostra comunità di Isola, un
caro ricordo per i genitori
Mario
Goina
n. 18.10.1913
m. 18.9.1990
Gemma
Chelleri
in Goina
n. 9.6.1915
m. 22.7.1992
Roberto
Dudine
n. 12.8.1954
m. 20.6.1985
Con tanto dolore e tanto amore
la mamma Rita Zampini ricorda
l'amatissimo figlio Roberto
e il marito
Maria
Chicco
ved. Coronica
n. 31.8.1914
m. 23.10.2000
Remigio Dudine
(acquavita)
È ricordata sempre con affetto
e rimpianto dalla figlia Marisa,
dal genero Livio, dai nipoti
amatissimi Fulvio, Marco e
Mauro, dalle sorelle Etta e
Libera e dai parenti tutti.
Mario
Parovel
n. 13.5.1912
m. 21.7.2002
Nel sesto anniversario della sua
scomparsa lo ricordano sempre
con tanto affetto la moglie Caterina
e i figli Marisa e Marino
con i nipoti e i familiari tutti.
Maria
Degrassi
in Derossi
n. 20.4.1908
m. 11.6.1983
Salvatore
Derossi
n. 25.12.1904
m. 7.12.1986
A tanti anni dalla loro scomparsa
li ricordano con tanto affetto
le figlie Claudia e Silvana.

34 15 Settembre 2008
ISOLA NOSTRA
Marina
Parma
ved. Petronio
in Burgess
n. 16.3.1927
m. 6.3.2008
in California
Giovanni
Parma
n. 30.6.1895
m. 21.12.1960
Lucia
Colomban
in Parma
n. 20.3.1887
m. 24.4.1951
Lucia
Parma
in Parma
n. 6.9.1908
m. 10.10.1975
Anita
Parma
ved. Gagliardi
n. 23.1.1923
m. 27.4.2000
a San Paolo
del Brasile
Albino
Parma
n. 8.10.1930
m. 11.10.1990
Dall'Australia sono sempre
ricordati con immutato affetto
dalla figlia e sorella Ernesta
Parma con il marito Mario
Schiavon e la figlia Daniela.
Carlo
Troiani
n. 23.4.1909
m. 2.9.1985
Un affettuoso ricordo dalla
moglie Maria Delise assieme ai
figli Nevio, Graziella e Lucia, ai
nipoti e ai parenti tutti.
Vittorio
Belli
m. 16.10.1977
Gina
Belli
m. 12.8.2000
Un affettuoso ricordo dei miei
cari genitori, con l'amore di
sempre. La figlia Gianna con
Sergio e l'adorato nipote Massimo.
Quarto anniversario
Vilma
Degrassi
Fernetti
n. 12.11.1941
m. 11.9.2004
Ave o Maria, Madre di Dio:
tieni per sempre vicino a Te
in Cielo e nei nostri cuori la
dolcissima Vilma, diletta amata
benedetta e beata Sposa e tenerissima
Madre.
Il marito Salvatore ed i figli
Alberto e Alessandra.
Si uniscono nel rimpianto il
fratello Alessandro, le cognate
Annunziata, Redenta, Nicolina,
Nevia e Francesca, i parenti
tutti e le Sue care amiche.
Anna
Penso
ved. Beltrame
n. 28.8.1903
m. 6.10.1993
Giovanni
Beltrame
n. 24.6.1898
m. 25.9.1983
Salvino Beltrame
Livio Beltrame
Ederino Beltrame
Sono caramente ricordati dalla
figlia e sorella Ucci unitamente
ai nipoti e parenti tutti.
Adelia
Degrassi
ved. Vascotto
n. 10.7.1926
m. 20.9.2005
in Canada
Nel terzo triste anniversario
della sua scomparsa è ricordata
con tanto affetto dai figli,
sorelle, generi, nuore e nipoti.
Antonietta
Vascotto
ved. Poletti
n. 13.6.1922
m. 7.10.2001
Giovanni
Poletti
n. 8.6.1910
m. 29.2.1988
Vi ricordiamo sempre con tanto
affetto: Flavia, Ovidio, Francesca,
Marco e Anita.
Vittoria
Vascotto
n. Costanzo
n. 10.1.1895
m. 14.9.1981
Carlo
Vascotto
n. 28.12.1891
m. 16.10.1974
Sono sempre ricordati con
tanto affetto e rimpianto dalla
figlia Anita, dalla nipote Flavia
con Ovidio e dai pronipoti
Francesca e Marco.
Ederina
Pugliese
ved. Sabrini
n. 8.6.1925
m. 10.9.2007
in Australia
Lontano dalla sua Isola, nel
primo anniversario della sua
scomparsa la ricordano con
tanto amore le figlie Ivana e
Marisa unitamente ai nipoti e
parenti tutti.
Lida
Costanzo
n. 4.10.1920
m. 22.9.2004
Giovanni
Goina
n. 15.12.1912
m. 13.1.2001
Nella ricorrenza della loro dipartita
li ricorda con amore la
figlia Elvia unita ai familiari.
Omera
Vascotto
ved. Bettoso
n. 23.4.1929
m. 10.8.2004
La ricordano sempre con tanto
affetto il figlio Bruno con
Bruna e il nipote Alessandro,
le sorelle Neva e Libera e i
parenti tutti.
Palmira
Degrassi
ved.
Chiaselotti
n. 18.6.1913
m. 3.9.1996
Nel dodicesimo anniversario
della scomparsa la ricordano
sempre con affetto e rimpianto
il figlio Lucio, i nipoti Rossella
e Sergio, il pronipote Daniele e
i parenti tutti.
Anna
Troian
n. 29.9.1891
m. 26.10.1969
Giuseppe
Troian
n. 19.3.1889
m. 23.1.1962
Con infinito affetto sono sempre
ricordati dalla figlia Anita
con il nipote Sandro e dai figli
Mario, Nino, Gino e familiari.

15 Settembre 2008 ISOLA NOSTRA
35
Luciano
Konobelj
n. 10.1.1915
m. 25.1.1994
in Australia
A quattordici anni dalla sua
scomparsa lo ricorda con affetto
e rimpianto la moglie
Pina Giani insieme alla figlia
Luciana e ai familiari.
Nella circostanza un caro ricordo
anche ai genitori e nonni
Santa e Antonio Giani
e alle sorelle e zie
Fernanda e Lucia
Anna
Delise
n. Delise
n. 26.7.1904
m. 19.3.1974
Giovanni
Delise
n. 5.5.1901
m. 17.8.1978
Sono sempre affettuosamente
ricordati dai figli Edilio, Dorina
e Attilio con le rispettive
famiglie.
dott.
Giuseppe
Dudine
n. 24.3.1904
m. 21.7.1964
a Breganze
(VI)
Maria Rigon
A tanti anni dalla loro scomparsa
un affettuoso ricordo dei
cari genitori dalla figlia Maria
Luisa insieme al marito Giorgio,
alle nipoti Elena e Benedetta
e ai familiari tutti.
Norma e Francesco Degrassi
I figli Luisa e Nevio ricordano
con affetto i cari genitori.
Anita
Troian
Giorgesi
n. 12.3.1924
m. 6.5.2007
Enrico
Giorgesi
n. 15.5.1923
m. 20.8.1977
Li ricordano le figlie Mariuccia
e Giuliana, i nipoti Matteo e
Lorenzo e il fratello Libero.
Mirella
Parma
n. 27.4.1929
m. 21.9.2004
A quattro anni dalla scomparsa
la ricordano con tanto affetto il
marito Pino Viezzoli e la figlia
Rossella.
Un caro ricordo anche per il
fratello
Mario Viezzoli
e per i cari genitori
Beatrice e Giuseppe
Giuseppe
(Bepi)
Dandri
n. 20.11.1904
m. 20.10.1999
Un caro e dolce ricordo dei
giorni passati, e tristi i giorni
presenti. Grazie di tutto il bene
che mi hai dato. Ciao, e spero
a presto.
Tua Lidia
Maria
(Meri)
Pahor
n. 12.3.1915
m. 14.4.2000
Cara amica, ti ricordiamo sempre
Lidia, Lida e Dea
Angelo
Moscolin
n. 18.2.1894
m. 2.6.1965
Maria
Delise
in Moscolin
n. 12.7.1896
m. 6.12.1956
Libero
Moscolin
n. 5.3.1923
m. 30.12.1943
Sono ricordati con affetto dal
figlio Liduino insieme ai familiari
e parenti tutti.
Gemma
Delise
ved.
Covacich
n. 17.2.1922
m. 22.8.2006
Nel secondo anniversario della
sua scomparsa la ricordano
con immutato affetto la figlia
Eliana, i nipoti Federica e Alessio,
la cognata Ucci e i parenti
tutti.
Mario
Covacich
n. 15.7.1920
m. 12.11.1998
A dieci anni dalla sua scomparsa
è ricordato con grande affetto
dalla figlia Eliana, dai nipoti
Federica e Alessio, dalla sorella
Ucci e dai parenti tutti.
Giovanni
Delise
n. 12.10.1925
m. 6.10.2001
Lo ricorda con affetto la nipote
Eliana unitamente ai parenti
tutti.
Massimiliano
Minin
n. 11.12.1972
m. 3.8.2007
È ricordato con rimpianto dai
genitori Bruna e Walter insieme
alle zie Norina e Bianca,
ai cugini e ai parenti tutti.
Nella triste circostanza un ricordo
anche per i genitori
Antonio e Giuseppina
Degrassi
Andrea
Pecar
n. 10.8.1900
m. 2.2.1973
Antonia
Cerovac
ved. Pecar
n. 30.7.1903
m. 10.5.1991
Con affettuoso rimpianto sono
ricordati dai figli suor Andreina,
Carlo, Giorgio, Mario e
Lidia assieme ai familiari.
Nevio
Degrassi
n. 31.3.1920
m. 28.11.1981
Laura
Degrassi
ved. Degrassi
n. 23.9.1922
m. 25.12.1970
Sergio
Degrassi
n. 1.5.1959
m. 20.2.1986
Sono sempre ricordati con tanto
affetto dalla figlia e sorella
Franca.

36 15 Settembre 2008
ISOLA NOSTRA
Onorato
Pugliese
n. 7.2.1906
m. 18.9.1972
Antonia
Dagri
ved, Pugliese
n. 26.10.1911
m. 25.8.1994
Li ricordano sempre con affetto
i figli Graziano, Tiberio e
Claudia unitamente ai nipoti e
pronipoti.
Onorato
Pugliese jr.
n. 19.11.1935
m. 13.8.2005
A tre anni dalla sua scomparsa
lo ricordano la moglie Piera
e la figlia Erika unitamente
ai fratelli Graziano, Tiberio e
Claudia.
Primano
Vascotto
n. 8.11.1915
m. 15.8.2006
Lo ricordano con tanto amore
la moglie Ribellina, i figli
Alessandro e Fulvio, le nuore
e i nipoti.
I figli Santina e Giovanni
insieme alla nuora e ai nipoti
ricordano con affetto i cari
genitori e nonni.
Erminio Menis
Erminia Pitacco
Come l’erba
i nostri giorni
passano:
tu, Signore,
sei per sempre.
liturgia
PRO ISOLA NOSTRA
DALL’ITALIA
• Fabio Stolfa (Sedriano/MI)
€ 80 nella lieta circostanza dei
100 anni della mamma Odilla
Vascotto Stolfa
• Ersilio, Jolanda e Marinella
(Bibione/VE) € 25 in occasione
del 98° compleanno della
mamma Carolina Perossa ved.
Bologna
• I figli Antonio e Mariuccia
(Vicenza) 50 in ricordo della
mamma Lucinda Gubertini
• La sorella Oliviera con il
cognato Mario (Monfalcone)
50 in memoria di Gemma Delise
nel 1° anniversario della
scomparsa
• Anna Dagri Perentin (Monfalcone)
20 in memoria della
cugina Alma Moscolin (Carpi)
nel secondo anniversario della
scomparsa
• Anna Dagri Perentin e famiglia
20 in memoria del cugino
Olivo Colomban
• Anna Dagri Perentin 20 ricordando
la cara amica di scuola
Evelina Costanzo Vascotto
• Dario Malosti (Roma) € 50
• Lucia Felluga Bossi 25
(Monfalcone) ricordando i
genitori Luigi e Giorgina
• Rita Zampini (Pordenone)
20 ricordando con tanto amore
il figlio Roby Dudine e il marito
Remigio Dudine (acquavita)
• Liduino Moscolin (Monfalcone)
50 in ricordo dei genitori
Angelo e Maria, del fratello
Libero e dei parenti tutti
• Maria Ralza Valenti (Cividino/BG)
€ 100
• Gianna Delise (Monfalcone)
100 in memoria dei genitori Lidia
e Gabriele, dei nonni Gisella
e Giovanni Delise e dei nonni
Paola e Antonio Vascotto
• Ucci Parma e famiglia (Varese)
30 in ricordo del fratello
Italo
• Maria Luisa Dudine Tonin
(Padova) 100 in memoria dei
genitori dott. Giuseppe e Maria
Rigon
• Bruno Bellè (Varese) 30 in
memoria dei genitori Luigi e
Carmina, degli zii e del cugino
Walter
• Edda Dandri (Roma) 30 in
ricordo dei cari genitori Luigi
e Gemma
Un sentito grazie a...
• Silva Depase (Grado) 50 in
ricordo dei cari defunti delle
famiglie Depase e Chicco
• Franca Stolfa (Nicosia/EN)
25
DA TRIESTE
• Gina Slanovitz 20 per un fiore
alla Madonna del Carmine
• Anna Maria Ragaù 50 in
occasione dei suoi 70 anni
• Pino e Raffaella Bevenuti e
la figlia Elviana con Michele
100 nella lieta ricorrenza del
loro 60° anniversario di matrimonio
• Emma e Sabina Motta 40 in
occasione del 87° compleanno
della bisnonna e nonna Gisella
Parma Giovannini
• N/N € 25 (elargizioni tramite
“Il Piccolo”)
• N/N € 350 (elargizioni tramite
“Il Piccolo” – mese di giugno
2008)
• I partecipanti alla Gita della
Colomba € 150
• I cugini Felluga e Benvenuti
20 in ricordo di Antonietta Delise
Marchesan
DALL’ESTERO
• La cognata Maria con i figli
25 in ricordo di mons. Salvatore
Degrassi
• Ariella e Mario Mizzan 20 in
ricordo dei propri cari
• Claudio Goina 70 in ricordo
dei genitori Mario e Gemma
Chelleri, del fratello Franco, dei
nonni e dei parenti tutti
• Maria Zaro 20 in memoria
dei cari defunti
• Anita Troian 20 ricordando i
genitori Anna e Giuseppe
• Franca Degrassi 50 in ricordo
dei genitori Nevio e Laura e
del fratello Sergio
• N/N (Isola) € 20
• Ucci Beltrame 20 in memoria
dei genitori e dei fratelli
• Salvatore Fernetti con i figli
Alberto e Alessandra 50 in
ricordo dell’infinita dolcezza
della cara moglie e mamma
Vilma Degrassi Fernetti
• Nadia Delise 60 in ricordo dei
genitori e del fratello
• Claudia e Silvana Derossi 50
in ricordo della mamma Maria
Degrassi
• N. D. € 20 in memoria di
Giustina Bettoso ved. Troian e
di Attilio Degrassi
• Livia Dandri (Costarica) $ 60 in memoria del marito Giordano
Ulcigrai e dei genitori Giuseppe e Caterina
• Onorina Dandri (Costarica) $ 60 in memoria del marito
Severo Deliberato e dei genitori Giuseppe e Caterina
• Mino Favretto (Australia) $ 50 augurando un buon proseguimento
a Isola Nostra
• Luigia Zaro (Australia) € 30 ricordando il marito Giuseppe
Mitteregger e tutti i cari defunti
• Ernesta Parma con il marito Mario Schiavon e la figlia
Daniela (Australia) $ 150 in memoria di tutti i cari defunti
• Franca e Mario Lorenzutti (grilo) (Canada) € 50 in ricordo
del fratello Argeo, dei genitori Valeria e Giovanni e di tutti i
cari defunti
• La sorella Aristea e il cognato Bruno Vascotto (USA) $ 100
in memoria di Evelina e Virgilio Vascotto
• Luciana De Martin (Australia) $ 50 ricordando con affetto
il papà Luciano Konobely e i nonni Antonio e Santa Giani
• Pina Giani (Australia) $ 100 ricordando il marito Luciano
Konobely, i genitori Antonio e Santa Giani e le sorelle Fernanda
e Lucia
• Pina Giani Konobely (Australia) $ 50 in ricordo del cugino
Duilio Giani
• Mario Vascotto (USA) $ 100
• Luigia Zaro Mitteregger (Australia) $ 50 in memoria del
marito Giuseppe
• Dino Degrassi e Francesca Fragiacomo (USA) $ 100

• Luciano Stancich 50 in ricordo
dei genitori Giovanni ed
Emilia e del fratello Giovanni
(Bruno)
• Franca Lanza 40 in ricordo
del papà Domenico e della
mamma Maria Benvenuto
• Franca Lanza e Bruno Moratto
10 in memoria dei cugini
Virgilio Costanzo e Evelina
Costanzo
• Graziano, Tiberio e Claudia
Pugliese 100 in ricordo
dei genitori Onorato Pugliese
e Antonia Dagri e del fratello
Onorato jr.
• Ribellina Vascotto 30 in ricordo
del marito Primano
• Ribellina Vascotto e famiglia
20 ricordando il caro cugino
Alfieri Dapretto
• Flavio e Loris Dudine 20
in memoria dello zio Alfieri
Dapretto
• Edina Dapretto con il marito
Nino Devescovi e il nipote
Giorgio 50 in memoria del
fratello, cognato e zio Alfieri
Dapretto, dei genitori Giorgio e
Filomena, sorella Maria, cognato
Giuseppe e cognata Nadia
• Violetta Cernivani 20 in
ricordo dei genitori e dell’amica
d’infanzia Rina Vascotto
Zanon
• Ambretta e Daria con i
familiari 300 in ricordo ella
dolcissima mamma Dorina e
del papà Malvino Stolfa
• Rinalda Colomban 50 in
ricordo di Dorina Benvenuti
Stolfa
• Famiglia Pesaro Venturini
50 ricordando con affetto Dorina
Stolfa
• Odilla Vascotto (Nicosia/
EN) 30 in ricordo della cognata
Dorina Benvenuti Stolfa
• Franca Stolfa (Nicosia) 20 in
ricordo della zia Dorina Benvenuti
Stolfa
• Anita D’Agostini con i figli
50 in ricordo del marito e papà
Mario Dandri
• Bruna Degrassi e Walter
Minin 30 in ricordo del figlio
Massimiliano e dei genitori Antonio
e Giuseppina Degrassi
PRO PULLINO
• Le figlie Ambretta e Daria
€ 200 in ricordo della
mamma Dorina e del papà
Malvino Stolfa
• Anna Maria Ragaù Tognon
€ 50
• Assunta, Adalgisa e Anita 50
ricordando con affetto la cara
amica Dorina Stolfa
• Lidia Dellore Chicco 70 in
ricordo del marito Aredio
• Bruna Carboni e Tarcisio
Delise 30 in memoria del fratello
e cognato Mario Felluga
• Nerea Giani con i figli 30
in memoria del marito e papà
Duilio
• Ennio Dudine 50 in ricordo
del figlio Franco
• Lida Cocian 50 ricordando
il nipote Franco Degrassi (+ 29
febbraio 2008 in Austria)
• Sandra Dellore 30 in ricordo
della mamma Adelma
• Antonietta Bergamasco 30
in ricordo dei fratelli Umberto
e Giordano
• Giuseppe e Adriana Vascotto
(Muggia) 50 in ricordo del papà
e suocero Bruno Vascotto
• Leda Troian (Muggia) 25
• Lucio Chiaselotti 25 in ricordo
della mamma Palmira
Degrassi
• Maria Ulcigrai € 20
• Bruna e Nevia Marchesan
50 in ricordo dei genitori Olga
ed Emerenziano
• Livia Felluga 30 ricordando
con rimpianto il marito Remigio
Bologna
• Nerina Pugliese 50 ricordando
con affetto Maria Depase
in Carboni, Olivo Colomban e
Remigio Bologna
• Dorina ed Eddy Pugliese 100
in ricordo della mamma Vittoria
de Bernardi e del papà Romildo
Pugliese (bonassa)
• Anita Degrassi (Muggia) 15
in memoria del fratello Bruno e
dei genitori Marco e Lidia
• Pino Viezzoli 50 in ricordo
della moglie Mirella Parma,
del fratello Mario e dei genitori
Beatrice e Giuseppe
• Mariuccia e Giuliana Giorgesi
30 in ricordo dei genitori
Enrico e Anita Troian
• Libero Giorgesi 20 in ricordo
del fratello Nino, della cognata
e di tutti i defunti
• Libera Vascotto 50 in memoria
del marito Mario Chicco
(beli) e di Omera Vascotto ved.
Bettoso
• Maria Carmen 30 in ricordo
del papà Guerrino Deste
• Mario ed Italo con le rispettive
famiglie 50 in memoria
dei genitori Salvatore Troian e
Maria Chicco
• Ida Marchesan (Muggia)
50 in memoria dei familiari
defunti
• Caterina Petronio con i figli
50 ricordando il marito Mario
Parovel e la cognata Maria
Parovel
• Viviana Vascotto 20 in ricordo
del marito Attilio Degrassi
• Maria Ulcigrai 25 in memoria
del cugino Attilio Degrassi
• Le figlie Luciana e Nevia
40 in ricordo del papà Massimiliano
Vittori e della mamma
Guerrina Bettoso
• Maria Delise 20 in memoria
del marito Carlo Troiani
• Lidia Dandri 50 in ricordo
del marito Bepi e degli amici
don Bruno Menegoni e Meri
Pahor
• Giovanni Deste € 50
• Ucci e Renata Parma 100
in memoria dei genitori Pina
e Renato
• Renata Parma 10 in memoria
dell’amica Anita Valenti
• Renata Parma 10 in memoria
di Miranda e Renato
• Renata Parma 10 ricordando
Ina Pozzetto
• Nelita Pertot 50 ricordando
con affetto la zia Vittoria Debernardi
ved. Pugliese
• Livia Degrassi Pugliese 30
in ricordo della sorella Adelia
Degrassi Vascotto
• Gianna Belli 50 in memoria
dei cari genitori Gina e Vittorio
Belli
• Adriana Gorenz 10 in memoria
di Ederina Pugliese Sabrini
• Eliana Covacich 50 in memoria
dei genitori Mario Covacich
e Gemma Delise e dello zio
Giovanni Delise
• Mariucci Dandri 30 in memoria
dei genitori e della sorella
Gemma
• Antonio, Rino, Gino, Livio,
Ottavio, Alice e Mariucci 80
in ricordo della sorella Gemma
Dandri
ASSOCIAZIONE ISOLA NOSTRA
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• Elvia Goina 30 in memoria
dei genitori Giovanni e Lida
• Corrado Pesaro 50 ricordando
il papà Bruno, la mamma
Lucia Felluga e i nonni Elena
e Giacomo
• Luisa e Nevio Degrassi 50
in ricordo dei genitori Norma e
Francesco e tutti i cari defunti
• La figlia Marisa con i familiari
30 in ricordo di Maria
Chicco ved. Coronica
• Giannina e Lidia Drioli 30
ricordando con affetto il papà
Emilio, la mmma Angela e
il marito e cognato Giorgio
Carboni
• N/N € 10
• La figlia Santina e il figlio
Giovanni Menis insieme ai
nipoti ed alla nuora 50 ricordando
con tanto affetto i loro
cari genitori e nonni Erminia
Pitacco e Menis Erminio
• Anita e Lino Brigadini 50
in ricordo del figlio Fabio nel
XXIV anniversario (6 settembre)
• Nicoletta 25 ricordando il
fratello Fabio
• Anita e Lino Brigadini 15
in memoria del papà e suocero
Giovanni Vascotto (dela mora)
nel giorno del suo compleanno
(21 settembre)
• Nicoletta 10 ricordando il
caro nonno Giovanni
• Valnea Degrassi 50 in ricordo
dei genitori Carlo e Carmela e
del fratello Carlo
• N/N € 30
• Anita Vascotto 200 in ricordo
del marito Pino Ramani
• Anita Vascotto 100 in ricordo
di tutti i familiari defunti
• Armida Colomban con i figli
50 in ricordo del marito e papà
Luciano
• Silvano Carboni (Muggia)
50 in memoria dei cari defunti
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Isola, “Festa del Mare” della Pullino negli anni
’30, nel parco dell’Arrigoni o, forse, su de Saco.
E’ un bel ricordo dei giovani di allora, e, chissà,
forse qualcuno ancora in vita (lo spero vivamente…)
riuscirà ad individuarsi… Un saluto con
un abbraccio sincero da Walter Pohlen e… forza
Isola Nostra, ancora “diese de bone”!