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Anno LIX - N. 9 - 15 maggio 2011 - Rivista quindicinale - kn 14,00 - EUR 1,89 - Spedizione in abbonamento postale a tariffa intera - Tassa pagata ISSN-0475-6401<br />
<strong>Panorama</strong><br />
www.edit.hr/panorama<br />
Le testate minoritarie<br />
vittime del mercato
La casita simbolo istriano<br />
P er tutto maggio le casite istriane situate nei pressi di Santa Fosca<br />
possono venir visitate da coloro che vogliono conoscere<br />
direttamente le tradizioni della campagna. Solo sul territorio di<br />
Dignano si calcola ce ne siano 1300, mentre in tutta la regione arrivano<br />
a circa 2500. Da sei anni a questa parte, grazie ad un progetto<br />
voluto dalla Municipalità di Dignano, sono state ricostruite<br />
o rinnovate oltre cinquanta di queste costruzioni che un tempo<br />
servivano ai contadini per custodire gli arnesi ma anche per ripararsi<br />
dalla pioggia o dal sole. Il progetto, denominato “La mia casita”<br />
è stato riconosciuto anche dall’Ue, che ha partecipato finanziariamente<br />
al restauro di queste pittoresche costruzioni. Ogni venerdì<br />
e sabato con un apposito trenino, che parte dinanzi alla chiesa<br />
di Santa Fosca, si entra nel fitto del bosco e si raggiunge il sito<br />
“le tre casite” dove si sta lavorando nel recupero di una di queste,<br />
poi si continua verso la chiesa di San Michele di Bagnole e quindi<br />
si raggiunge il sito “le due casite” dove si lavora alacremente per<br />
il restauro di ambedue. Il giro, gratis, dura circa un’ora e mezza.<br />
Al recupero delle casite possono partecipare tutti coloro che vogliono<br />
conoscere questa tecnica di costruzione con lastre in pietra<br />
senza l’ausilio di terra né tantomeno di cemento.<br />
(testo e foto di Ardea Velikonja)<br />
2 <strong>Panorama</strong>
di Mario Simonovich<br />
Le prime avvisaglie vengono dal<br />
mercato della corrente elettrica<br />
che, nel momento in cui leggete<br />
queste righe, viene importata per il<br />
40 per cento, ammettono le fonti ufficiali,<br />
oltre il 45, sostengono i soliti<br />
“addetti ai lavori”. Che il fornitore<br />
sia la Serbia poco importa, il prezzo<br />
è europeo: 60 euro per Megawattora,<br />
ossia dieci in più di quanto costava<br />
all’inizio della primavera. Fatto un<br />
rapido calcolo, l’aumento è di un impressionante<br />
20 p.c. dovuto, si dice,<br />
agli effetti sia fisici che psicologici<br />
della catastrofe della centrale giapponese<br />
di Fukushima e “supportato” dal<br />
prezzo del greggio, pure in queste settimane<br />
in fase ascendente. Anche se<br />
per un momento si trascurano le cause<br />
in tutti i loro non pochi meandri,<br />
a chiunque capisca un poco di tariffe,<br />
prezzi e ricavi, è più che evidente<br />
che anche un’economia avanzata<br />
come quelle occidentali avrebbe non<br />
poche difficoltà a “digerire” un tale<br />
peso sullo stomaco. Per una debilitata<br />
come quella croata, l’onere è tale da<br />
poterle imprimere un moto oscillatorio<br />
di ampiezza tale da non poter più<br />
assumere la posizione precedente. Da<br />
notare poi che non siamo ancora alle<br />
calure agostane, quando entreranno<br />
in funzione migliaia di condizionatori,<br />
fra l’altro in larga percentuale messi<br />
in funzione per rendere l’estate più<br />
godibile alle decine di migliaia di turisti<br />
per la cui presenza ci stiamo votando<br />
a tutti i santi ad ogni giorno che<br />
passa.<br />
Non basta: alle preoccupazioni<br />
derivanti dal settore energetico si assommano<br />
quelle già presenti che si<br />
stanno pericolosamente profilando in<br />
campo alimentare. Le statistiche ufficiali<br />
dicono che in Croazia, dall’inizio<br />
di gennaio a tutto marzo, ai generi<br />
alimentari è stato impresso un balzo<br />
del 4,5 p.c. Ora, posto che le stesse<br />
statistiche ci assicurano che per mangiare<br />
e bere spendiamo in media un<br />
terzo delle nostre paghe, ne deriva<br />
che solo per far fronte a questa voce<br />
chi ha una paga media è costretto a<br />
In primo piano<br />
L’economia delle famiglie destinata a peggiorare nei mesi a venire<br />
Prezzi: inevitabile l’impennata<br />
sborsare ogni mese quasi un centinaio<br />
di kune in più, il che porta il totale<br />
della spesa alimentare vicinissimo<br />
alle duemila kune. Inutile dire che a<br />
questo punto gran parte delle famiglie<br />
dovrà pensare a un serio taglio<br />
alle altre voci di spesa, fra cui, fuor<br />
d’ironia, il cosiddetto voluttuario. Il<br />
rincaro, puntualizzano gli esperti, è<br />
ascrivibile solo in una parte trascurabile<br />
alle spese dell’energia. Causa<br />
prima è invece il processo di manipolazione<br />
che negli ultimi mesi è stato<br />
particolarmente sentito nell’ambito<br />
delle maggiori borse alimentari<br />
mondiali. A risentirne in particolare<br />
è stato lo zucchero. Abbiamo visto<br />
tutti che, dopo essere stato offerto<br />
per mesi dalle grosse catene alimentari<br />
ad un prezzo che non toccava le<br />
sei kune per chilo, da qualche tempo<br />
il prodotto è irreperibile a meno di<br />
sette, talvolta sette e mezzo. Perché?<br />
Perché la speculazione ha elevato il<br />
suo prezzo all’ingresso sui mercati<br />
mondiali da 600 a 850 dollari. Neanche<br />
a dire che del rincaro i produttori<br />
- e si sa che in genere sono paesi<br />
economicamente deboli e quindi relativamente<br />
poveri - non hanno avuto<br />
neppure le briciole.<br />
Anche gli agricoltori croati s’impegnano<br />
a trarre tutto l’utile possibile<br />
dalla situazione. Per il grano di<br />
quest’anno - hanno già fatto sapere -<br />
chiederanno non meno di 2,40 kune,<br />
ossia, va precisato, il doppio di<br />
quanto aveva offerto il governo l’anno<br />
passato. Saranno anche richieste<br />
giustificate, va però notato che alle<br />
borse alimentari tedesche a tutt’oggi<br />
la farina (si badi: non grano) viene<br />
offerta a non più di 2,20 kune. Domanda:<br />
cederanno coloro che producono<br />
il grano o chi è costretto ogni<br />
giorno a comprare il pane? Non è<br />
difficile capire chi si trovi in una posizione<br />
più sguarnita.<br />
Infine la ciliegina sulla torta: la<br />
perdita del potere d’acquisto nei<br />
mesi a venire è scontata, anche perché<br />
taluni datori di lavoro si preparano<br />
pure a tagli nominali delle paghe.<br />
Aggiungiamoci il caroprezzi e<br />
siamo a posto.●<br />
Costume<br />
e scostume<br />
A Letica<br />
un Papa italiano<br />
non piace proprio<br />
Slaven Letica, enfant terrible<br />
della scena politico-scientifico-sociale<br />
della Croazia, ha<br />
colpito di nuovo. Identico lo<br />
scenario: la vivace trasmissione<br />
“Quinto giorno” in onda al venerdì<br />
in seconda serata sul primo<br />
programma della TV croata;<br />
identica la tesi: l’idiosincrasia<br />
nei confronti degli italiani.<br />
Il dibattito, a cui l’esimio regolarmente<br />
partecipa a scadenza<br />
settimanale per confrontarsi<br />
con altri tre nomi di spicco<br />
della vita culturale croata, è<br />
partito, stavolta, data l’attualità,<br />
dal caso Osama (che gli ha<br />
anche procurato uno scivolone<br />
in quanto ha affibbiato questo<br />
nome anche al presidente Usa).<br />
Si è parlato quindi della maxicorruzione<br />
in cui sono rimaste<br />
invischiate alcune decine di<br />
doganieri, per approdare infine<br />
alla prossima imminente visita<br />
del Papa in Croazia in merito a<br />
cui il quartetto si è dichiarato<br />
all’unanimità favorevole. Letica<br />
però ha voluto allargare il<br />
discorso alla canonizzazione di<br />
Stepinac, per lui più importante<br />
del riconoscimento dell’indipendenza<br />
croata. Infine, tratteggiando<br />
la figura del Papa, se<br />
ne è dichiarato entusiata, aggiungendo<br />
che comunque gli<br />
andrebbe bene un pontefice di<br />
qualsivoglia nazionalità purché<br />
non sia italiano, perché questi<br />
“sono come la fabbrica tabacchi<br />
di Rovigno: fino a ieri<br />
hanno monopolizzato il papato”.<br />
Che dire? Nulla. L’autore<br />
di un’affermazione del genere<br />
si qualifica da solo.<br />
<strong>Panorama</strong> 3
<strong>Panorama</strong><br />
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Ente giornalistico-editoriale<br />
EDIT<br />
Rijeka - Fiume<br />
Direttore<br />
Silvio Forza<br />
PANORAMA<br />
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Numeri arretrati a prezzo raddoppiato<br />
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pagine interne 550,00 kn; Slovenia e Italia<br />
retrocopertina 250,00 euro; retrocopertina interna<br />
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PANORAMA esce con il concorso finanziario<br />
della Repubblica di Croazia e della<br />
Repubblica di Slovenia e viene parzialmente<br />
distribuita in convenzione con il<br />
sostegno del Governo italiano nell’ambito<br />
della collaborazione tra Unione Italiana<br />
(Fiume-Capodistria) e l’Università<br />
Popolare (Trieste)<br />
EDIT - Fiume, via Re Zvonimir 20a<br />
edit@edit.hr<br />
La distribuzione nelle scuole italiane di Croazia<br />
e Slovenia e nei Dipartimenti di italianistica<br />
delle Università di Croazia e Slovenia avviene<br />
all’interno del progetto “L’<strong>Edit</strong> nelle scuole II”<br />
sostenuto dall’Unione Italiana (Fiume- Capodistria)<br />
e finanziato dal Governo italiano (ai sensi<br />
della Legge 296/2006, Art. 1322, Convenzione<br />
MAE-UI N° 2840 del 29 ottobre 2008, Contratto<br />
N° 104 del 3 settembre 2009).<br />
Consiglio di amministrazione: Roberto Battelli<br />
(presidente), Fabrizio Radin (vicepresidente),<br />
Agnese Superina, Franco Palma, Ilaria Rocchi,<br />
Marianna Jelicich Buić, Livia Kinkela.<br />
4 <strong>Panorama</strong><br />
<strong>Panorama</strong> testi<br />
N. 9 - 15 maggio 2011<br />
Sommario<br />
IN PRIMO PIANO<br />
L’economia delle famiglie destinata a<br />
peggiorare nei mesi a venire<br />
PREZZI: INEVITABILE<br />
L’IMPENNATA .............................. 3<br />
di Mario Simonovich<br />
ATTUALITÀ<br />
Aleksandar Tolnauer, presidente del<br />
Consiglio per le minoranze nazionali<br />
LE TESTATE MINORITARIE<br />
VITTIME DEL MERCATO............. 6<br />
Delegazione dell’OSCE guidata da<br />
Riccardo Migliorini in visita a Fiume<br />
TUTELA DELLA CNI<br />
E INTEGRAZIONI EUROPEE....... 9<br />
di Diana Pirjavec Rameša<br />
Ampie speranze dall’incontro fra<br />
D’Alema ed i vertici della minoranza<br />
TUTELA PERMANENTE:<br />
UN PUNTO FERMO .................... 10<br />
ISTRIA NOBILISSIMA<br />
VINCITORI E SEGNALATI......... 12<br />
150 ANNI DELL’UNITÀ D’ITALIA<br />
Significativo il contributo di queste<br />
terre al processo pervenuto a un punto<br />
essenziale un secolo e mezzo fa (5)<br />
BERNARDO BENUSSI E LA<br />
STORIOGRAFIA ISTRIANA.........16<br />
di Fulvio Salimbeni<br />
SOCIETÀ<br />
Il premio Langer alla memoria di una<br />
donna dalla forza incrollabile<br />
ELANE PRINTEMPS, LO SPIRITO<br />
BUONO DI HAITI......................... 18<br />
di Marino Vocci<br />
RIFLESSIONI IN CORNICE<br />
STATO DI DIRITTO.<br />
CHE ROBA È?............................... 19<br />
di Luca Dessardo<br />
TEATRO<br />
Fiume, ennesimo successo per il “Festival<br />
internazionale delle piccole scene”<br />
DESTABILIZZARE<br />
LE BUONE COSCIENZE.............20<br />
di Bruno Bontempo<br />
CINEMA<br />
”Aftershock”, del cinese Xiaogang<br />
Feng, il vincitore di un Far East Film<br />
Festival piuttosto atipico<br />
QUANDO LA MADRE DECIDE<br />
QUALE FIGLIO SALVARE.......... 22<br />
di Massimiliano Deliso<br />
CINEMA E DINTORNI<br />
In “Habemus Papam” di Nanni Moretti<br />
un aspetto del disagio essenziale che<br />
pervade la nostra epoca<br />
FUMATA BIANCA, MA L’ELETTO<br />
NON ACCETTA. PERCHÉ?.......... 26<br />
di Gianfranco Sodomaco<br />
ARTE<br />
La cittadina vive in permanenza una<br />
stagione artistica molto intensa<br />
CASTUA, IN UN GIORNO<br />
14 MOSTRE.................................... 24<br />
di Erna Toncinich<br />
REPORTAGE<br />
Festival delle erbe officinali di Chersano<br />
UN TÈ ALLA MENTA AL GIORNO... 28<br />
di Ardea Velikonja<br />
LETTURE ISTRIA NOBILISSIMA<br />
”IL GIARDINO NUDO”................ 34<br />
di Ester Barlessi<br />
ITALIANI NEL MONDO<br />
PROSSIMAMENTE UN<br />
CONVEGNO FRA TESTATE....... 38<br />
a cura di Ardea Velikonja<br />
MADE IN ITALY<br />
IL TURISMO COME VOLANO<br />
DI SVILUPPO.................................40<br />
a cura di Ardea Velikonja<br />
RICERCHE<br />
Che cosa ci dicono i cognomi usati in<br />
Istria, Quarnero, Dalmazia e Trieste (17)<br />
ANTONIAZZO, ANTICHI<br />
NOBILI DI CHERSO..................... 42<br />
di Marino Bonifacio<br />
MUSICA<br />
Mai successo per un’opera lirica in 233 anni<br />
SUSANNA MÄLKKI, PRIMO DIRET-<br />
TORE DONNA ALLA SCALA......... 44<br />
MATOŠEVIĆ: GLI ORCHESTRALI TI<br />
VALUTANO IN POCHI MINUTI... 45<br />
a cura di Bruno Bontempo<br />
SPORT<br />
Barcelona-Manchester Utd, finale di<br />
Campions League<br />
ALLIEVO BRAVO, MA MAESTRO<br />
NON ANCORA IN PENSIONE... 46<br />
MILAN-ALLEGRI: BUONA<br />
LA PRIMA, SUBITO VINCENTI... 47<br />
Di Maggio-Monroe come Longoria-Parker<br />
NOZZE A TEMPO CON I CAMPIONI...48<br />
a cura di Bruno Bontempo<br />
IN COPERTINA: una casita nei pressi di Dignano (foto di Ardea Velikonja)
Il 5 maggio ricorre la<br />
Giornata della Città di<br />
Pola e ogni anno nel corso<br />
dell’assemblea solenne<br />
vengono premiati cittadini<br />
ed enti che si sono distinti<br />
nel loro lavoro o nella loro<br />
lunga carriera. I laureati di<br />
quest’anno sono stati Zoran<br />
Todorović-Todor, per<br />
il suo impegno umanitario,<br />
Davor Komar, presidente<br />
della Società distrofici, il<br />
S ono<br />
Alzata di scudi del deputato al<br />
seggio specifico del Parlamento<br />
sloveno Roberto Battelli (nella<br />
foto) in merito alle modifiche alla<br />
legge sulle carte d’identità appena<br />
approvata dal massimo organo statale.<br />
Le norme hanno suscitato profondo<br />
malcontento in seno alla Comunità<br />
nazionale dato che contemplano<br />
la possibilità di non rilasciare il documento<br />
in forma bilingue per tutti i<br />
residenti nel territorio nazionalmente<br />
misto, dato che si potrà richiedere<br />
la carta d’identità in qualsiasi Unità<br />
violoncellista Stjepan Hauser.<br />
La Pergamena cittadina<br />
è andata a Radio Pola,<br />
lo Stemma a Mikaela Ristoski,<br />
campionessa europea<br />
di atletica, mentre cittadino<br />
onorario per il 2011<br />
è stato proclamato Gualtiero<br />
Mocenni (nella foto),<br />
noto scultore nato a Pola<br />
ma residente a Milano. Visibilmente<br />
commosso Mocenni<br />
nel ricevere il premio<br />
Agenda<br />
Per la Giornata della Città premiato lo scultore nato accanto all’Arena<br />
Gualtiero Mocenni cittadino onorario di Pola<br />
quasi quattro decenni che mi<br />
adopero per non lasciar morire<br />
la ricca tradizione musicale istria-<br />
ha tenuto a sottolineare che<br />
nella sua lunga carriera ha<br />
ricevuto tanti premi e riconoscimenti<br />
ma questo della<br />
sua città natale è il più importante.<br />
Da rilevare infine<br />
che proprio a Pola c’è il numero<br />
più alto di sue sculture<br />
e che l’artista sta preparando<br />
un nuovo progetto<br />
che certamente interesserà<br />
la Municipalità. Infine il<br />
Premio Città di Pola è an-<br />
na, così Emil Zonta, musicista e musicologo<br />
ha commentato il premio<br />
che ha ricevuto dalla Comunità autogestita<br />
della nazionalità italiana di<br />
Capodistria per l’attività svolta nel<br />
2010. “Credo che non sia soltanto un<br />
nostro diritto tutelare le tradizioni locali,<br />
ma che sia diventato un dovere”,<br />
ha continuato Zolta nel ringraziare il<br />
presidente della CAN Alberto Scheriani<br />
che gli ha consegnato il premio<br />
(nella foto). Secondo Zolta “i ragazzi<br />
di oggi dimostrano un certo interesse<br />
per la musica popolare e le scuo-<br />
amministrativa slovena a prescindere<br />
dal Comune di residenza. Infatti al<br />
di fuori del territorio nazionalmente<br />
misto non sarebbero previsti formulari<br />
bilingui. Commentando la nuova<br />
legge Battelli ha detto che “si tratta di<br />
un espediente che segue il principio<br />
dell’esercizio del diritto individuale<br />
solo sul territorio nazionalmente misto”.<br />
L’emendamento al testo di legge<br />
presentato dal deputato comunque<br />
non ha avuto successo. Visto tutto<br />
questo sia Battelli che il deputato ungherese<br />
Laszlo Göncz valuteranno la<br />
dato a Herman Buršić, storico<br />
e studioso per lunghi<br />
anni direttore del Museo<br />
storico al Castello. ●<br />
La Comunità autogestita costiera di Capodistria gli ha assegnato il premio per l’attività 2010<br />
Zonta custode della musica tradizionale<br />
le fanno il possibile per insegnar loro<br />
la tradizione ma sono condizionate<br />
dai piani di studio ministeriali”. Per<br />
quanto riguarda i piani per il futuro<br />
il musicista ha annunciato che ha appena<br />
concordato la costruzione di fisarmoniche<br />
diatoniche triestine con<br />
una famiglia slovena dato che esiste<br />
un grande interesse dei giovani per<br />
suonare questo strumento completamente<br />
in legno che finora era impossibile<br />
acquistare. A fare da “modello”<br />
sarà la sua triestina che ha ben 120<br />
anni.●<br />
La nuova legge in Slovenia commentata dal nostro deputato Roberto Battelli<br />
Carte d’identità bilingui: profondo malcontento<br />
possibilità di rivolgersi alla Corte costituzionale<br />
per verificare l’ammissibilità<br />
delle norme.●<br />
<strong>Panorama</strong> 5
di Diana Pirjavec Rameša<br />
Una visita all’<strong>Edit</strong>, un Convegno<br />
su mass media e minoranze<br />
ad Abbazia, tanti importanti<br />
relatori sia in rappresentanza<br />
dell’Ufficio governativo per le minoranze<br />
che del mondo dell’Università,<br />
insomma l’agenda del presidente del<br />
Consiglio per le minoranze nazionali<br />
della Repubblica di Croazia Aleksandar<br />
Tolnauer e quella dei suoi collaboratori<br />
è stata piena, piena. Ha ritagliato<br />
per “<strong>Panorama</strong>” un po’ di tempo<br />
soffermandosi su alcune scelte diremmo<br />
“strategiche” compiendo pure<br />
una lucida analisi del rapporto stampa<br />
minoritaria e mercato, ma soprattutto<br />
cercando di capire che cosa significhi<br />
per una comunità nazionale<br />
fare informazione. Una cosa va detta<br />
da subito, ed è una delle conclusioni<br />
a cui si è giunti al convegno di Abbazia<br />
promosso dall’Ufficio governativo<br />
e dal Consiglio per le minoranze:<br />
le minoranze non sono molto soddisfatte<br />
degli spazi informativi che a<br />
loro vengono riservati dai mass media,<br />
soprattutto non dalla televisione<br />
pubblica. Ci sono problematiche legate<br />
al mondo minoritario di cui sarebbe<br />
bene parlare, e non solo in termini<br />
scandalistici, come tante volte<br />
succede. Ci sono argomenti che non<br />
vengono affrontati e che invece sono<br />
6 <strong>Panorama</strong><br />
Attualità<br />
Aleksandar Tolnauer, presidente del Consiglio per le minoranze nazion<br />
Testate minoritarie, vittime del<br />
Noi consideriamo i mass media della Comunità<br />
italiana come un modello, un punto di riferimento<br />
anche per le altre minoranze. Per più motivi. Non si<br />
tratta solo della tradizione che queste testate vantano,<br />
bensì degli alti standard professionali che vengono<br />
applicati. Dobbiamo tener conto che “La voce<br />
del Popolo” è l’unico quotidiano minoritario ad essere<br />
in edicola. Magari anche altre minoranze riuscissero<br />
ad arrivare a questi livelli! C’è poi “<strong>Panorama</strong>”,<br />
che è una rivista seria e che noi seguiamo<br />
con interesse<br />
interessanti anche per capire le dinamiche<br />
della società in cui viviamo.<br />
Al convegno è stato ribadita pure la<br />
funzione di ponte svolta dalle minoranze<br />
tra la Croazia e le istituzioni<br />
europee, un’importante cartina di<br />
tornasole grazie a cui nel giudicare<br />
quanto stia accadendo in Croazia le<br />
minoranze hanno avuto un ruolo importante.<br />
Non bisogna sfuggire da un<br />
dato di fatto: da un’analisi compiuta<br />
risulta che nel 2010 le minoranze<br />
sono state trattate dal Telegiornale<br />
della Radiotelevisione croata 66<br />
volte: ciascuno dei servizi non è durato<br />
più di mezzo minuto. Poco, ed è<br />
evidente che bisogna migliorare, cercando<br />
di ritagliare nuovi spazi infor-<br />
mativi destinati alle minoranze e perché<br />
no gestiti dalle minoranze. Un<br />
impegno per tutti: editori, giornalisti<br />
ed anche politici.<br />
Tolnauer, Lei ha avuto modo di<br />
incontrare a Fiume la dirigenza<br />
<strong>Edit</strong>, i capiredattori ed i responsabili<br />
dei singoli settori. Che idea si<br />
è fatto di questa realtà?<br />
“Posso dire con grande soddisfazione<br />
che siamo stati all’<strong>Edit</strong>. Il<br />
Consiglio per le minoranze ha parecchi<br />
compiti, uno di questi è assicurare<br />
i mezzi per le attività delle<br />
istituzioni minoritarie attingendo i<br />
mezzi dal Bilancio statale ed è questo<br />
il motivo per cui abbiamo voluto<br />
incontrare i dirigenti <strong>Edit</strong>.<br />
A fare visita all’<strong>Edit</strong> agli inizi di maggio sono stati Aleksander Tolnauer, presidente del Consiglio per le minoranze<br />
della Croazia, il presidente dell’Ufficio governativo per le minoranze Branko Sočanac, la sua vice<br />
Bahrija Sejfić e Zdenka Čunhil, membro del Consiglio e deputata della minoranza ceca e slovacca al Sabor
ali della Croazia<br />
mercato<br />
Noi consideriamo i mass media<br />
della Comunità italiana come un modello,<br />
un punto di riferimento anche<br />
per le altre minoranze. Per più motivi.<br />
Non si tratta solo della tradizione che<br />
queste testate vantano, bensì degli alti<br />
standard professionali che vengono<br />
applicati. Dobbiamo tener conto che<br />
‘La voce del Popolo’ è l’unico quotidiano<br />
minoritario ad essere in edicola.<br />
Magari anche altre minoranze riuscissero<br />
ad arrivare a questi livelli!<br />
C’è poi ‘<strong>Panorama</strong>’, che è una rivista<br />
seria e che noi seguiamo con interesse.<br />
Non è piaggeria la nostra, sono<br />
giudizi di qualità condivisi anche da<br />
altri, da altre minoranze che guardano<br />
con attenzione alle pubblicazioni<br />
della Comunità nazionale italiana. Da<br />
questo incontro è scaturita la necessità<br />
di collegare e far dialogare gli<br />
editori che pubblicano giornali e riviste<br />
per le minoranze, mettendoli nella<br />
condizione di poter scambiare le proprie<br />
esperienze.<br />
’La Voce del Popolo’, ‘<strong>Panorama</strong>’,<br />
testimoniano e promuovono l’attività<br />
della CNI. Si tratta di testate che tengono<br />
in vita l’identità italiana e la affermano,<br />
ma sono anche pubblicazioni<br />
strettamente legate al territorio, ben<br />
integrate nella società a cui si rivolgono.<br />
Testimoniano dei problemi che<br />
esistono, affrontano questioni che riguardano<br />
la nostra contemporaneità<br />
come pure argomenti che toccano<br />
il passato e in tal senso contribuiscono<br />
alla convivenza. Si tratta di testate<br />
il cui compito è affermare la presenza<br />
italiana in questo territorio, presenza<br />
peraltro imprescindibile considerata<br />
la storia di queste terre. Ed è proprio<br />
grazie a queste conquiste che gli<br />
italiani si possono definire completamente<br />
integrati nel pieno rispetto delle<br />
loro peculiarità identitarie”.<br />
Al convegno si è parlato dei problemi<br />
che riguardano il rapporto<br />
mass media e minoranze...<br />
“Se volessimo fare un sunto, va<br />
detto che abbiamo analizzato il modo<br />
in cui le minoranze vengono trattate<br />
dai mass media. E la percezione di<br />
come vadano le cose viene fatta focalizzando<br />
alcuni punti fondamentali.<br />
Bisogna capire, infatti, in quale modo<br />
i media realizzano la promozione e<br />
l’affermazione delle minoranze. Si<br />
tratta di elementi che incidono sulla<br />
società in senso lato e sulla percezione<br />
che questa ha, delle minoranze<br />
stesse. È importante capire in quale<br />
modo le minoranze vengano recepite<br />
dai mass media dalla maggioranza<br />
e come vengono trattate nell’ambito<br />
dei mass media minoritari. Inoltre è<br />
importante capire come questi argomenti<br />
vengono recepiti dall’opinione<br />
pubblica, sia nelle sie considerazioni<br />
positive che in quelle negative. Oggi<br />
in Croazia l’opinione pubblica si informa<br />
soprattutto attraverso la televisione<br />
pubblica. È chiaro, dunque, che<br />
i cittadini si fanno un’idea sulle minoranze<br />
soprattutto attraverso la TV<br />
pubblica”.<br />
Qual è la Sua posizione in merito?<br />
Attualità<br />
Aleksandar Tolnauer presidente del Consiglio per le minoranze della Croazia<br />
“Va detto che in Croazia è stato<br />
fatto molto per quanto riguarda il<br />
progresso delle minoranze e dei loro<br />
diritti. Purtroppo meno di tutto è stato<br />
fatto nell’ ambito dei mass media.<br />
La televisione pubblica tende a ghettizzare<br />
in modo permanente le minoranze<br />
attraverso una trasmissione il<br />
cui format è stato superato da tempo.<br />
Non mi riferisco alle persone che<br />
realizzano questo programma che<br />
ha il nome di ‘Prizma’, ma mi riferisco<br />
alle scelte editoriali, al modello<br />
di base di questo programma. È un<br />
format che non risponde alle reali necessità<br />
delle minoranze perché queste<br />
vengono semplicemente ‘ingabbiate’<br />
nel programma e tutto finisce qui.<br />
Nel format in questione le minoranze<br />
parlano di se stesse, ma direi che<br />
questo è un approccio insufficiente a<br />
dare un quadro completo del mondo<br />
minoritario. Compiendo questa scel-<br />
<strong>Panorama</strong> 7
8 <strong>Panorama</strong><br />
Attualità<br />
ta, la televisione pubblica ha<br />
realizzato da un punto di vista<br />
formale l’obbligo di dedicarsi<br />
alle minoranze. La forma,<br />
è stata in ogni caso accontentata.<br />
Bisognerebbe capire se i<br />
contenuti siano soddisfacenti.<br />
Credo sia importante discutere<br />
della qualità del progetto,<br />
e noi in un certo senso lo abbiamo<br />
fatto e continueremo a<br />
farlo”.<br />
Come si può realizzare<br />
di fatto l’integrazione delle<br />
minoranze nell’ambito dei<br />
mass media, soprattutto della<br />
TV pubblica, il loro libero<br />
accesso all’informazione?<br />
“Lo si può realizzare solo<br />
se le minoranze trovano i loro<br />
spazi nel palinsesto quotidiano.<br />
Non si può pensare altrimenti<br />
che attraverso una loro<br />
presenza quotidiana sui mass<br />
media. Non ha senso proporre<br />
l’argomento minoranze<br />
solo ad un pubblico ristretto, quello<br />
minoritario appunto. L’argomento<br />
minoranze va inserito in tutti i programmi<br />
in cui questo tema può essere<br />
trattato e proposto all’attenzione di<br />
un pubblico molto più vasto. Ad essere<br />
sinceri esiste un altro problema, la<br />
mancanza di giornalisti che possono,<br />
con professionalità, affrontare l’argomento<br />
minoranze. Il Consiglio già nel<br />
2004 ha passato dei mezzi alla Radiotelevisione<br />
croata destinati all’aggiornamento<br />
e alla specializzazione di alcuni<br />
giornalisti, sette in tutto, in funzione<br />
della trasmissione destinata alle<br />
minoranze, in questo caso ‘Prizma’”.<br />
E che cosa è successo?<br />
“Buona parte dei giornalisti che<br />
hanno seguito il corso di aggiorna-<br />
mento sono stati trasferiti poi in altre<br />
redazioni, non certo per colpa loro.<br />
Il più delle volte quando si affronta<br />
il tema minoranze si preferisce andare<br />
alla ricerca non tanto della notizia<br />
quanto del sensazionalistico. Le minoranze<br />
appaiono nelle trasmissioni<br />
Da un’analisi compiuta risulta che nel 2010 le<br />
minoranze sono state trattate dal Telegiornale della<br />
Radiotelevisione croata solo 66 volte: ciascuno dei<br />
servizi non è durato più di mezzo minuto. Un risultato<br />
che non soddisfa le necessità informative minoritarie<br />
e che bisogna migliorare, cercando di ritagliare<br />
nuovi spazi informativi destinati alle minoranze e<br />
gestiti dalle minoranze. Un impegno per tutti: editori,<br />
giornalisti ed anche politici.<br />
Tv in primo luogo quando si presentano<br />
in chiave politica, il che potrebbe<br />
anche essere una cosa positiva, ma<br />
non è sufficiente. Andare alla ricerca<br />
di sensazionalismo è consono ad<br />
una tivù commerciale, non dovrebbe<br />
riguardare la tivù pubblica. Altra<br />
lacuna sono le trasmissioni nelle lingue<br />
originali delle minoranze, ed è un<br />
problema che ci portiamo appresso da<br />
tempo. Nel ‘97 la Croazia ha assunto<br />
l’impegno di realizzare trasmissio-<br />
ni televisive nelle lingue delle<br />
minoranze, poi è andata come<br />
è andata..”<br />
Il problema è anche di ordine<br />
finanziario, presuppongo...<br />
”Non sarei d’accordo,<br />
è solo un alibi. Se in Croazia<br />
vive il 7,4 p.c. di popolazione<br />
che appartiene ad una<br />
delle minoranze, e se questi<br />
gruppi sono presenti nei programmi<br />
della Radiotelevisione<br />
croata,che ha tantissimi<br />
programmi e numerose ore di<br />
trasmissione, con appena il<br />
2 p.c,allora è naturale essere<br />
scontenti.<br />
E non si può parlare solo<br />
di un problema di ordine finanziario.<br />
In fondo si tratta di<br />
370.000 persone che pagano<br />
il canone e che non sono prese<br />
in considerazione dai programmi.<br />
Inoltre, stiamo parlando<br />
di una televisione pubblica,<br />
dove è ben chiaro quali sono<br />
i suoi obblighi. I mass media commerciali,<br />
le televisioni, la carta stampata<br />
trattano la questione minoranze<br />
in ben altro modo, pensano in primo<br />
luogo ai guadagni, al mercato a cui<br />
si rivolgono, ma la televisione pubblica<br />
ha dei doveri, degli obblighi a<br />
cui deve far fronte. Che le minoranze<br />
siano in un certo senso vittime del<br />
mercato mediatico è a dir poco chiaro.<br />
In questo contesto si verifica inoltre<br />
un’altra anomalia, se così la posso<br />
definire: i mass media delle minoranze,<br />
volendo rassomigliare quanto più<br />
a coloro che sono sul mercato, cercano<br />
di piazzare titoli scandalistici. Ed è<br />
proprio qui che si scatenano numerose<br />
polemiche”.<br />
Presuppongo Lei si riferisca alla<br />
polemica che il settimanale della<br />
Comunità serba in Croazia “Novosti”<br />
ha innescato tempo fa a seguito<br />
di un’infelice copertina...<br />
”Ma sì anche a quello”.<br />
Parliamo di mass media minoritari<br />
e integrazioni europee. Sino a<br />
che punto l’Ue segue i mass media<br />
delle minoranze? Cambierà qualcosa<br />
nel momento in cui la Croazia<br />
entrerà nell’Ue?<br />
”Sì, li seguono, per nostra grande<br />
soddisfazione. Ci sono però delle<br />
cose su di cui molte persone non<br />
sono informate. Il trattamento delle
minoranze non si basa su di un modello<br />
europeo unico. Ciascun paese<br />
ha le proprie specificità e la Croazia e<br />
ancora più particolare in questo senso<br />
alla luce delle 22 minoranze etniche<br />
che qui vivono e al nostro retaggio<br />
storico. Siamo in contatto e anche<br />
l’Ue si rende conto che non tutto<br />
è stato regolamentato per quanto riguarda<br />
la presentazione delle minoranze<br />
sui mass media. Ma a voler parlare<br />
di standard europei bisogna parlare<br />
di una società di cittadini in cui<br />
tutti hanno eguali opportunità ed in<br />
cui l’appartenenza etnica non è quella<br />
predominante.Probabilmente in un<br />
prossimo futuro dovremo ripensare<br />
tante attività anche in riferimento a<br />
questo modello. Mi auguro che quello<br />
che riesca ad emergere sia in ogni<br />
caso la qualità, oltre che il rispetto e<br />
la tutela di alcuni valori fondamentali<br />
a tutela della minoranze”.<br />
Qual è il ruolo del Consiglio per<br />
le minoranze che Lei presiede?<br />
”Ci tengo a dire che in primo luogo<br />
è la sussidiarietà. Noi abbiamo il<br />
C onoscere<br />
le condizioni di vita<br />
della minoranza italiana in<br />
Istria e nel Quarnero. Incontrare i<br />
massimi rappresentanti delle istituzioni<br />
in cui la CNI opera, parlare con<br />
gli operatori culturali, gli insegnanti<br />
i rappresentanti delle autonomie locali,<br />
la dirigenza di Unione Italiana<br />
con in testa l’onorevole Furio Radin.<br />
Tutto questo è servito all’alta delegazione<br />
dell’OSCE per aver conferma<br />
della vitalità della nostra comunità,<br />
della sua grande progettualità,<br />
e del fatto che la CNI è da sempre<br />
importante veicolo dei processi democratici<br />
che coinvolgono il territorio<br />
dell’insediamento storico. Il<br />
trattamento riservato alle minoranze<br />
in Croazia, l’applicazione dei diritti<br />
dell’uomo ed in particolare di quelli<br />
minoritari sono soddisfacenti e dunque<br />
per quanto riguarda questo importante<br />
segmento l’accesso della<br />
Croazia all’UE è cosa fatta. I rappresentanti<br />
della delegazione parlamentare<br />
italiana e croata presso l’Assemblea<br />
dell’Organizzazione per la Si-<br />
compito di creare quelle condizioni<br />
necessarie per realizzare i finanziamenti<br />
destinati alle varie etnie. I presupposti<br />
in base a cui operiamo sono<br />
la sussidiarietà, l’indipendenza dei<br />
mass media delle minoranze nella realizzazione<br />
dei loro compito informativi.<br />
Noi non vogliamo interferire<br />
sulle libertà editoriali, anche se ci<br />
siamo trovati in situazioni difficili. Ci<br />
impegniamo a realizzare quegli standard<br />
grazie a cui è permesso esprimere<br />
un giudizio critico e argomentato.<br />
Non ci è mai passato per la mente di<br />
troncare i finanziamenti ad un giornale<br />
minoritario per degli articoli che a<br />
nostro avviso non erano condivisibili.<br />
Anche se ci sono state pressioni in<br />
questo senso”.<br />
Si riferisce sempre a “Novosti”?<br />
”Sì, ma non sono gli unici. Noi<br />
abbiamo il compito di assicurare la<br />
realizzazione delle condizioni previste<br />
dalla Legge costituzionale sulle<br />
Minoranze e dalla Costituzione stessa.<br />
Questo è il nostro compito, anche<br />
in riferimento ai mass media<br />
Attualità<br />
Dobbiamo aiutare le comunità a realizzare<br />
il diritto alla propria identità,<br />
alla propria cultura, alla lingua<br />
alla propria fede religiosa. All’interno<br />
del mondo minoritario non esiste<br />
una voce unisona, nemmeno all’interno<br />
di una stessa minoranza tutti<br />
la pensano alla stesso modo, e credo<br />
tutto sommato che ciò sia naturale.<br />
Ed è per questo che il nostro compito<br />
è inserire in questi rapporti standard<br />
democratici in cui ciascuno può<br />
spremersi liberamente.<br />
È un’operazione non certo facile<br />
ma questo è il nostro compito.<br />
Siamo fieri, inoltre, che nelle trattative<br />
condotte con il Governo siamo<br />
riusciti a far crescere negli ultimi<br />
dieci anni il Fondo pro minoranze<br />
di cui dispone il Consiglio di<br />
ben 113 p.c.. Credo non sia cosa<br />
da poco. Nulla ci è stato regalato,<br />
ma lo abbiamo ottenuto grazie anche<br />
alle argomentazioni forniteci<br />
dalla minoranze a cui noi riconosciamo<br />
l’importante ruolo che di<br />
fatto hanno”. ●<br />
Delegazione dell’OSCE guidata da Riccardo Migliorini in visita a Fiume<br />
Tutela della CNI e integrazioni europee<br />
I parlamentari dell’OSCE hanno fatto pure visita all’<strong>Edit</strong><br />
curezza e la Cooperazione in Europa<br />
(OSCE) guidata da Riccardo Migliorini<br />
vicepresidente dell’Assemblea e<br />
dal relatore per gli Affari politici e<br />
sicurezza Tonino Picula hanno fatto<br />
tappa a Fiume dove si sono incontrati<br />
con il presidente della Regione<br />
Litoraneo Montana Zlatko Komandina,<br />
sono stati poi all’<strong>Edit</strong>, altro incontro<br />
importante quello a Pola con<br />
la dirigenza municipale e regionale,<br />
ad accoglierli c’erano infatti dal vicepresidente<br />
della Regione Viviana<br />
Benussi, il sindaco di Pola Boris<br />
Miletić. Altra tappa importante Rovigno<br />
dove gli ospiti hanno fatto visita<br />
al CRS.<br />
A seguito della delegazine c’era<br />
pure il Console generale d’Italia a<br />
Fiume Renato Cianfarani e l’ambasciatore<br />
croato a Roma Tomislav<br />
Vidošević.●<br />
<strong>Panorama</strong> 9
10 <strong>Panorama</strong><br />
Attualità<br />
Ampie speranze dall’incontro fra D’Alema ed i vertici della minoranza<br />
Tutela permanente: un punto fermo<br />
Unione Italiana oltremodo soddisfatta<br />
per l’incontro che i<br />
vertici, il presidente Furio<br />
Radin ed il capo dell’esecutivo Maurizio<br />
Tremul, hanno definito “sentito<br />
e vicino’’. Massimo D’Alema si è<br />
ritagliato un po’ del frenetico tempo<br />
dettato dalla campagna in vista delle<br />
elezioni amministrative in Italia per<br />
incontrare, a Capodistria, la Comunità<br />
Nazionale Italiana di Slovenia e<br />
Croazia ascoltarne i problemi, sentire<br />
quali siano i suoi desideri e le aspettative.<br />
E sono stati numerosi i presidenti<br />
delle Comunità degli Italiani ed<br />
i rappresentanti delle istituzioni della<br />
nostra etnia che hanno apprezzato<br />
l’intervento, ma soprattutto l’impegno<br />
che l’esponente del Partito Democratico<br />
si è assunto: l’approvazione<br />
della legge di tutela permanente,<br />
ormai da diversi anni auspicata dalla<br />
leadership della nostra etnia. Una richiesta<br />
che D’Alema ha definito ragionevole<br />
e legittima e che il Parlamento<br />
Italiano deve accogliere. Egli<br />
se ne ne farà pertanto personalmente<br />
promotore anche per dar continuità,<br />
come ha detto, a quelle azioni di sostegno<br />
alla nostra etnia portate avanti<br />
a fine anni ’90 proprio dalla sua opzione<br />
ma soprattutto per garantire<br />
alla minoranza una normativa organica<br />
che le eviti esposizioni a mutevolezze<br />
di carattere politico e finan-<br />
Cordialità, amicizia e condivisione di vedute hanno caratterizzato l’incontro<br />
capodistriano fra l’esponente del PD Massimo D’Alema ed i rappresentanti<br />
della minoranza (foto di Gianni Katonar)<br />
ziario. Mutevolezze che per l’anno<br />
in corso hanno imposto tagli del 13<br />
per cento ai finanziamenti garantiti<br />
per le attività della nostra minoranza<br />
e sui quali D’Alema non ha voluto<br />
polemizzare anche se una frecciatina<br />
al Governo non è potuta mancare.<br />
“Comprendo la necessità di rigore<br />
nella spesa pubblica ma nella scelta<br />
delle priorità occorrerebbero criteri<br />
meno rozzamente lineari” ha detto<br />
aggiungendo che “ad alcune situazio-<br />
ni va dato un valore particolare”. Europeista<br />
convinto, nel ricordare con<br />
una certa emozione l’abbattimento<br />
della frontiera posta fra la Slovenia<br />
e l’Italia e la sua simbolica passeggiata<br />
compiuta nel gennaio 2007 tra<br />
Gorizia e Nova Gorica “con la percezione<br />
di far parte di un’unica civiltà”,<br />
D’Alema ha voluto esprimere la<br />
persuasione che è proprio in questa<br />
area tormentata dalla storia e dalle<br />
tragedie del passato che va a costruirsi<br />
una parte importante della nuova<br />
Europa. Il messaggio è quello di<br />
seguire le eloquenti indicazioni che<br />
sono pervenute nell’incontro triestino<br />
avvenuto nell’estate scorsa fra i<br />
presidenti dei tre stati, Napolitano,<br />
Turk e Josipović: superare il passato<br />
con il suo carico di rancori, nazionalismi<br />
e volgersi a guardare al futuro,<br />
ovvero alla prospettiva di integrazione<br />
e alla necessità di crescere<br />
assieme non in termini di competizione<br />
ma di collaborazione.<br />
Riconoscendo l’impegno italiano,<br />
in termini di risorse umane e materiali<br />
investite nell’integrazione europea<br />
dei Balcani,l’ospite ha salutato<br />
la prossima adesione della Croazia<br />
all’Unione Europea ed “il sapere<br />
che Roma è in prima fila” - ha detto -
“può essere un punto di forza, un salto<br />
di qualità anche per la minoranza<br />
italiana”.<br />
L’invito dunque a riflettere sul<br />
ruolo della CNI nella prospettiva di<br />
un progetto integrato di crescita economica,<br />
civile e culturale in una regione<br />
che tenderà in misura sempre<br />
maggiore ad essere un’area senza<br />
confini. Un’area nella quale la minoranza<br />
italiana in Slovenia e Croazia<br />
ma anche quella slovena in Italia<br />
potrebbero ritagliarsi un ruolo da<br />
protagoniste. ●<br />
L. P. A.<br />
Richiesta dell’associazione non governativa GONG<br />
Bruxelles non riduca le pressioni su Zagabria<br />
La ventata di moralizzazione che<br />
sta investendo la vita pubblica in<br />
Croazia è un “prodotto autoctono”?<br />
Assolutamente no, dicono i giornalisti<br />
più addentro nella questione. Tutto<br />
fa capo all’esplicito ultimatum venuto<br />
da Bruxelles che l’ha cantata ai<br />
maggiorenti croati a chiare lettere: o<br />
affrontavano di petto l’idra della corruzione<br />
e potevano dimenticare per<br />
sempre la strada d’accesso all’Unione<br />
europea. E non era l’unica mossa<br />
severa, aggiungono: da quella città<br />
sono state ispirate tutte le azioni di<br />
maggior evidenza, dalla tutela delle<br />
minoranze alla collaborazione con<br />
l’Aia e fino alla liberalizzazione del<br />
mercato. Insomma ordini perentori<br />
- affannosamente quanto vanamente<br />
contrastati dai “talibani” di casa, che<br />
non sono affatto pochi - arrivano qui<br />
uno dopo l’altro, da una decina d’anni<br />
a questa parte.<br />
Le maggiori difficoltà, si sa, si<br />
sono concentrate nel campo della giustizia.<br />
Qui si assommano due categorie<br />
altamente “perfettibili”: l’intensificazione<br />
delle azioni volte al contenimento<br />
del fenomeno criminale nei<br />
suoi diversi apsetti e, in parallelo,<br />
un’adeguata informazione all’opinione<br />
pubblica in relazione a quanto sopra.<br />
Insomma se si fa, è sempre poco<br />
e alla gente nulla si fa sapere neppure<br />
in mertito a quel poco. Profondamente<br />
convinta dell’insostenibilità di<br />
questo stato di cose che getta un’ombra<br />
molto lunga sul paese e sulle sue<br />
istituzioni fino a metterne in dubbio<br />
l’essenziale credibilità, l’associazione<br />
GONG ha sostenuto l’assoluta<br />
necessità che l’azione di monitoring<br />
nei confronti di Zagabria non venga<br />
a cessare ma sia mantenuta con immuata<br />
fermezza nei confronti di tutti<br />
i meccanismi che contribuiscono al<br />
Attualità<br />
Il ministro alla Giustizia<br />
Dražen Bošnjaković<br />
processo. A Bruxelles l’organizzazione<br />
chiede di mantenere intatta tutta la<br />
sua fermezza fino a che la situazione<br />
nel campo della giustifica non migliori.<br />
È un passo irrinunciabile, si dice,<br />
in quanto troppi soggetti “di casa”<br />
non mostrano la doverosa buona volontà<br />
alla cooperazione ●<br />
<strong>Panorama</strong> 11
La XLIV edizione del Concorso d’Arte e di Cultura<br />
“Istria Nobilissima” ha visto un’adesione uguale<br />
all’anno scorso, con un calo netto rispetto agli anni in<br />
precedenza. Però anche se il numero dei partecipanti<br />
è minore la qualità e molto maggiore, così Marianna<br />
Jelicich-Buić, titolare dei Settori “Cultura” e “Teatro,<br />
Arte e Spettacolo dell’UI, nel presentare i risultati delle<br />
Commissioni giudicatrici riunitesi nella sede della CI di<br />
Fiume il 7 maggio scorso.<br />
”Poca adesione o forse meglio detto numero non<br />
soddisfacente dei giovani che si sono presentati a questo<br />
che è il Concorso più importante della CNI. Eppure abbiamo<br />
tanti giovani talenti, quindi bisogna fare qualcosa<br />
con le SMSI, con i docenti in modo da pubblicizzare<br />
quanto più il Concorso. Poca adesione quest’anno anche<br />
per i cittadini di Croazia e Slovenia che non appartengono<br />
al mondo della CNI, ed anche qui per il prossimo<br />
anno ci vorrà una forte campagna pubblicitaria”, ha<br />
concluso la vicepresidente aggiungendo che le premiazioni<br />
avverranno a fine ottobre inizio novembre.<br />
12 <strong>Panorama</strong><br />
Istria Nobilissima<br />
Vincitori e segnalati al XLIV Concorso d’Arte e di Cultura UI-UPT<br />
Sulle orme dell’edizione precedente<br />
Categoria “LETTERATURA”<br />
SEZIONI:<br />
1. POESIA IN LINGUA ITALIANA<br />
Primo premio: Laura Marchig, Fiume<br />
Titolo: Horror temporum<br />
Motivazione: “Prosa poetica e liriche, fortemente<br />
evocative, in buon equilibrio fra contrasto e paradosso,<br />
private lacerazioni e autoironia, da cui trapela l’umano<br />
disorientamento in un mondo privo di certezze”.<br />
Secondo premio: Umberto Matteoni, Pola<br />
Titolo: Senza titolo<br />
Motivazione: “Liriche limpide e semplici, ispirate a<br />
calda espressività e comunicabilità: il poeta proietta in<br />
una scrittura essenziale un’ampia gamma di temi emotivi,<br />
in cui prevale l’eterno motivo dell’uomo e della<br />
sua caducità”.<br />
Menzioni onorevoli:<br />
Claudio Geissa, Capodistria<br />
Titolo: Inseminazione patetica<br />
Ivan Pavlov, Umago<br />
Titolo: L’eterna tenebra del tempo immemorabile<br />
2. POESIA IN UNO DEI DIALETTI DELLA<br />
COMUNITÀ NAZIONALE ITALIANA<br />
Primo premio: Elvia Nacinovich, Fiume<br />
Titolo: Cumo cuna mouta orassion<br />
Motivazione: “Serie di liriche ludiche e intelligenti,<br />
in dialetto dignanese, la cui pregnanza semantica attesta<br />
una volta di più che il lessico popolare può farsi<br />
strumento di poesia veicolando sentimenti e istanze<br />
che sono universali e atemporali”.<br />
Secondo premio: Libero Benussi, Rovigno<br />
Titolo: Ancùra - Ancora<br />
Motivazione: “Una ricca tessitura d’immagini plastiche<br />
e figurative e di valenze metaforiche incentrata<br />
sull’incalzare del tempo, sulla simbologia stagionale<br />
che muta di segno e di significato sulla campagna e nel<br />
mare di Rovigno, caratterizza questa soggettiva silloge<br />
in cui i recuperi memoriali dell’autore e il suo senso<br />
dell’identità si intrecciano al dialetto”.<br />
Menzioni onorevoli:<br />
Romina Floris, Valle<br />
Titolo: Como ‘n ra∫aborgo sul sol<br />
3. PROSA IN LINGUA ITALIANA<br />
Primo premio: Nelida Milani Kruljac, Pola<br />
Titolo: Il triciclo<br />
Motivazione: “È un racconto articolato che rivela<br />
maturità di scrittura e sicurezza di conduzione narrativa;<br />
e che prospetta una condizione di violenza e di orrori,<br />
generati dalla guerra, e un doloroso desiderio di
istabilimento della giustizia. La narrazione è condotta<br />
in modo incisivo tra richiami a eventi storici e considerazioni<br />
paradigmatiche dei problemi toccati”.<br />
Secondo premio: Rosanna Bubola, Buie<br />
Titolo: Due fiume e due lune<br />
Motivazione: “Due racconti che si accordano con il<br />
titolo, scorrevoli, linguisticamente corretti che si avvalgono<br />
di un buon rapporto tra parte narrativa e dialogica,<br />
belle atmosfere, a tratti surreali. Nel secondo racconto<br />
in particolare emerge il tratteggio di un mondo<br />
arcaico considerato dall’ottica di una giovane che desidera<br />
altro dalla vita, il raggiungimento di un sogno...”.<br />
Menzioni onorevoli:<br />
Mario Schiavato, Fiume<br />
Titolo: L’amore di Vito<br />
4. PROSA IN UNO DEI DIALETTI<br />
DELLA COMUNITÀ NAZIONALE ITALIANA<br />
Primo premio: non assegnato<br />
Secondo premio: non assegnato<br />
Menzioni onorevoli:<br />
Ester Barlessi, Pola<br />
Titolo: Fosca e dintorni<br />
5. SAGGI DI ARGOMENTO LETTERARIO<br />
E LINGUISTICO<br />
Primo premio: Vito Paoletić, Pola<br />
Titolo: Alcune considerazioni linguistico-filologiche<br />
sul dizionario di F. Veranzio<br />
Motivazione: “Saggio di carattere filologico, corredato<br />
da note esplicative, analisi linguistica comparata,<br />
fondata su testi indicati nella bibliografia, linguisticamente<br />
corretto, ben impostato ed elaborato, con argomentazioni<br />
fondate sui testi di riferimento”.<br />
Secondo premio: Elia Benussi, Rovigno<br />
Titolo: El rouvighi∫ par douti<br />
Motivazione: “Quaderno attivo di carattere didattico-propedeutico,<br />
teso a mantenere e diffondere tra i<br />
bambini la conoscenza del dialetto rovignese basato<br />
sull’importanza che il linguaggio iconico ha nell’educazione<br />
della prima infanzia. Se ne suggerisce la pubblicazione<br />
atta a favorire la conservazione del dialetto<br />
come cultura e bene immateriale”.<br />
Menzioni onorevoli:<br />
Anita Forlani, Dignano<br />
Titolo: Le fimene giluse<br />
Marina Kancijanić, Fiume<br />
Titolo: Le donne “in carta ed ossa”, da Petronilla<br />
a Persepolis…<br />
Categoria “TEATRO”<br />
SEZIONI:<br />
1. TESTI TEATRALI<br />
Primo premio: non assegnato<br />
Secondo premio: Roberta Dubac, Buie<br />
Titolo: Done de fiori e fanti de cuori<br />
Motivazione: “Nell’ambito del teatro amatorial-dialettale<br />
si premia questo testo per il ritmo sostenuti delle battute”.<br />
Menzioni onorevoli:<br />
Sergio Settomini, Capodistria<br />
Titolo: Giro d’aria in Calegaria<br />
Giuseppe Pippo Rota, Umago<br />
Titolo: La telefonata<br />
Istria Nobilissima<br />
Categoria “ARTI VISIVE”<br />
SEZIONI<br />
1. PITTURA, SCULTURA E GRAFICA<br />
Primo premio: Tanja Pečanić, Umago<br />
Titolo: Porto 1<br />
Motivazione: “Per l’equilibrio compositivo e la raffinata<br />
soluzione cromatica”.<br />
Secondo premio: Boris Herceg, Fiume<br />
Titolo: Autimuro<br />
Motivazione: “Per l’interessante proposta materica<br />
su piani orizzontali”.<br />
Menzioni onorevoli:<br />
Tea Paškov Vukojević, Fiume<br />
Titolo: Il rosso nel sangue<br />
Silvia Cindrić, Momiano<br />
Titolo: Disegno a matita 2<br />
2. DESIGN, ARTI APPLICATE, ILLUSTRAZIONE<br />
Primo premio: Annamaria (Bruna) Vidotto, Fiume<br />
Titolo: Forma 2<br />
Motivazione: “Per l’originale allusione morfologica<br />
di forma organica marina”.<br />
Secondo premio: Arnalda Bulva, Samobor<br />
Titolo: Figura 2<br />
Motivazione: “Per l’equilibrata proposta plasmico<br />
pittorica”.<br />
Menzioni onorevoli:<br />
Elide Stubelj, Portorose<br />
Titolo: Vaso raku con coperchio<br />
Miriam Monica, Pirano<br />
Titolo: Alberina<br />
3. FOTOGRAFIA<br />
Primo premio: Egon Hreljanović, Fiume<br />
Titolo: Collezione “Variazioni”<br />
Motivazione: “Per la sensibile attenzione naturalistica<br />
e l’equilibrio compositivo al limite dell’astrazione”.<br />
Secondo premio: Luca Dessardo, Fiume<br />
Titolo: Collezione “La musica è finita“<br />
Motivazione: “Per la coerenza progettuale della soluzione<br />
scenografica”.<br />
Menzioni onorevoli:<br />
Ivor Hreljanović, Fiume<br />
Titolo: Collezione “Espressioni”<br />
Gianfranco Abrami, Umago<br />
Titolo: La mia Istria 3<br />
Categoria “ARTE CINEMATOGRAFICA, VIDEO E<br />
TELEVISIONE”<br />
SEZIONI:<br />
1. ARTE CINEMATOGRAFICA, VIDEO<br />
E TELEVISIONE<br />
Primo premio: Alessandra Argenti Tremul, Capodistria<br />
Titolo: Istria nel tempo<br />
Motivazione: “Il lavoro si distingue per l’equilibrio,<br />
la ponderatezza del testo e la meticolosa scelta delle<br />
immagini storiche. La chiarezza espositiva consente<br />
una piena fruizione dell’opera a un vasto pubblico senza<br />
penalizzare il rigore della ricerca”.<br />
Secondo premio: Anna Apollonio, Capodistria<br />
<strong>Panorama</strong> 13
14 <strong>Panorama</strong><br />
Istria Nobilissima<br />
Titolo: Una vita una storia: Alessandro Damiani<br />
Motivazione: “L’opera rivela una ricerca preparatoria<br />
molto accurata in funzione della realizzazione di un<br />
ritratto ben riuscito di uno degli intellettuali di spicco<br />
della CNI”.<br />
Menzioni onorevoli:<br />
Martino Šesnić, Fiume<br />
Titolo: senza titolo<br />
2. SAGGI DI CRITICA E STORIA DEL CINEMA,<br />
VIDEO E TELEVISIONE<br />
Primo premio: Massimo Seppi, Pola<br />
Titolo: Metodologie e tecniche dell’inchiesta filmata<br />
attraverso 50 anni di amore in Italia<br />
Motivazione: “Si premia l’impegno dell’affrontare<br />
tematiche che richiedono rigore metodologico e<br />
capacità selettiva a fronte di un vasto campo d’indagine”.<br />
Categoria “MUSICA”<br />
SEZIONI:<br />
1. COMPOSIZIONE (coro o musica da camera)<br />
La commissione giudicatrice non ha assegnato nessun<br />
premio ai lavori presentati nella categoria E1 in<br />
quanto non ha rilevato in essi contenuti musicali di significativo<br />
spessore. Inoltre non li ritiene aderenti allo<br />
spirito di valorizzazione del patrimonio artistico culturale<br />
degli italiani sul territorio del loro insediamento<br />
storico (v.art. 23 del bando).<br />
2. ESECUZIONE VOCALE O STRUMENTALE<br />
Primo premio: Alba Nacinovich, Fiume<br />
Motivazione: “Per il caleidoscopio di vibrazioni e<br />
stati d’animo a comporre un mosaico di emozioni”.<br />
Secondo premio: David Kumpare, Medolino<br />
Motivazione: “Per la naturalezza e l’istinto musicale<br />
sorretti da una buona capacità strumentale”.<br />
Menzioni onorevoli:<br />
Samantha Stell e Anamarija Lovrečić, Pola<br />
Chiara Jurić, Pola<br />
NOTA: la Commissione non ha ritenuto di prendere<br />
in considerazione il lavoro “Il ballo di paesi” di<br />
Vladimir Terlević perché non eseguito dal vivo.<br />
3. SAGGI DI MUSICOLOGIA<br />
Primo premio: Vlado Benussi, Rovigno<br />
Titolo: Bitinade - studio comparato e catalogo del<br />
genere musicale e folkloristico rovignese<br />
Motivazione: “Per la chiarezza lessicale, l’analisi<br />
formale e il contenuto che valorizza il patrimonio musicale<br />
folkloristico rovignese”.<br />
Categoria “PREMIO GIOVANI”<br />
(per i giovani dai 15 fino ai 18 anni di età)<br />
SEZIONI:<br />
1. POESIA O PROSA IN LINGUA ITALIANA<br />
Primo premio: Martina Sanković, Fiume<br />
Titolo: Domani ci 6?<br />
Motivazione: “Racconto completo del vissuto dei<br />
giovani. Riprende il linguaggio giovanile e la loro<br />
scrittura. Nella modernità del linguaggio emergono<br />
immagini di toccante poetica”.<br />
Secondo premio: Martina Ivančić, Rovigno<br />
Titolo: Meingule - Briciole<br />
Motivazione: “Interessante l’uso del dialetto che dà<br />
peso e onore al cuore e alle radici. Buona la musicalità<br />
che emerge dalla lettura”.<br />
Menzioni onorevoli:<br />
Pamela Sirotić, Umago<br />
Titolo: Dal diario del fiordo<br />
Victoria Maria Savron, Buie<br />
Titolo: Il prosciutto<br />
N.B.: per una migliore valutazione sarebbe stato necessario,<br />
per la parte poetica, un numero minimo di 5<br />
poesie.<br />
4. MUSICA, COMPOSIZIONE ED ESECUZIONE<br />
Primo premio: Nicol Vidak, Albona<br />
Motivazione: “Per la freschezza e l’entusiasmo<br />
dell’esecuzione sorretti da grande convinzione e consapevolezza<br />
formale”.<br />
5. ARTI VISIVE - PITTURA, SCULTURA, GRAFICA<br />
E FOTOGRAFIA<br />
Primo premio: non assegnato<br />
Secondo premio: non assegnato<br />
Menzioni onorevoli:<br />
Lana Gržetić, Fiume<br />
Titolo: Porcellino<br />
Categoria “CITTADINI RESIDENTI NELLA RE-<br />
PUBBLICA ITALIANA, DI ORIGINE ISTRIANA,<br />
ISTRO-QUARNERINA E DALMATA ATTESTATA<br />
DA UN APPOSITO DOCUMENTO”<br />
SEZIONI:<br />
1. PROSA NARRATIVA SU TEMATICHE CHE IN-<br />
TERESSANO IL MONDO COMUNE ISTRIANO,<br />
ISTRO-QUARNERINO E DALMATA, NELLA SUA<br />
PIÙ AMPIA ACCEZIONE CULTURALE, UMANA E<br />
STORICA<br />
Primo premio: non assegnato<br />
Secondo premio: non assegnato<br />
Menzioni onorevoli:<br />
Nicolò Giraldi, Trieste<br />
Titolo: Un treno per l’impero<br />
“PREMIO GIORNALISTICO”<br />
SEZIONI:<br />
1. PREMIO PER IL MIGLIOR SERVIZIO, COM-<br />
MENTO, ARTICOLO E ALTRO GENERE GIORNA-<br />
LISTICO, TRASMISSIONE RADIO O TELEVISIO-<br />
NE, O PER UNA SERIE DI QUESTI, PUBBLICATI<br />
SUI GIORNALI, ALLA RADIO O ALLA TELEVISIO-<br />
NE DELLA COMUNITÀ NAZIONALE ITALIANA NEL<br />
2010, DI PARTICOLARE INTERESSE PER LA STES-<br />
SA E PER L’AFFERMAZIONE SOCIALE E PROFES-<br />
SIONALE DELLA CATEGORIA<br />
Primo premio: Flavio Forlani, Capodistria<br />
Titolo: Verde Istria<br />
Motivazione: “Per l’attualità del tema trattato, per<br />
il puntuale e attento lavoro di ricerca fondativo di<br />
un’impostazione redazionale chiara e coerente. L’in-
dividuazione dei siti naturali meno noti descritti da<br />
interlocutori competenti ha consentito la realizzazione<br />
di una serie di trasmissioni andate in onda su Radio<br />
Capodistria, dedicate al patrimonio ambientale istriano,<br />
di indubbia valenza informativa e formativa. La<br />
trattazione di un tema ecologico-naturalistico da parte<br />
di un giornalista della Comunità nazionale italiana,<br />
nella sua originalità, appare sorprendentemente<br />
ma pienamente in linea, con la necessità propria della<br />
CNI, di tutelare il territorio di insediamento storico<br />
degli italiani di Croazia e Slovenia nella sua totalità<br />
socio-antropologica e ambientale”.<br />
Menzione onorevole: Dario Saftich, Fiume<br />
Titolo: serie di commenti pubblicati su “La Voce<br />
Del Popolo”.<br />
Motivazione: “Saftich affronta temi diversi in maniera<br />
schietta ed in alcuni passi pungente dimostrando<br />
una scorrevole padronanza della prosa in italiano.<br />
Inoltre si occupa di argomenti d’attualità, come il<br />
mercato immobiliare ed il rimpasto del governo croato<br />
senza perdere di vista questioni storiche per lungo<br />
tempo taciute, come i devastanti bombardamenti alleati<br />
di Zara”.<br />
Categoria LETTERATURA<br />
- Premio OSVALDO RAMOUS<br />
A 1) Poesia in lingua italiana 16<br />
A 2) Poesia in uno dei dialetti della Comunità Nazionale<br />
Italiana 6<br />
A 3) Prosa in lingua italiana 11<br />
A 4) Prosa in uno dei dialetti della Comunità Nazionale<br />
Italiana 1<br />
A 5) Saggi di argomento letterario e linguistico 5<br />
Categoria TEATRO - Premio RANIERO BRUMINI<br />
B 1) Testi teatrali 3<br />
Categoria ARTI VISIVE<br />
- Premio ROMOLO VENUCCI<br />
C 1) Pittura, scultura e grafica 14<br />
C 2) Designa, arti applicate, illustrazione 10<br />
C 3) Fotografia 18<br />
Categoria ARTE CINEMATOGRAFICA, VIDEO<br />
E TELEVISIONE<br />
D 1) Arte cinematografica, video e televisione 3<br />
D 2) Saggi di critica e storia del cinema, video e televisione<br />
1<br />
Categoria MUSICA<br />
- Premio LUIGI DALLAPICCOLA<br />
E 1) Composizione (coro, musica da camera, musica<br />
sinfonica) 3<br />
E 2) Esecuzione strumentale o vocale 5<br />
E 3) Saggi di musicologia 1<br />
Categoria PREMIO GIOVANI<br />
- Premio ADELIA BIASIOL<br />
(Per i giovani dai 15 ai 18 anni d’età)<br />
F 1) Poesia o prosa in lingua italiana 7<br />
F 4) Musica - composizione ed esecuzione 1<br />
I partecipanti in cifre<br />
Istria Nobilissima<br />
Un momento della conferenza stampa<br />
NOTA: la commissione invita l’attivo consultivo dei<br />
mass media di dedicare al premio giornalistico “Paolo<br />
Lettis” un punto all’ordine del giorno della sua prossima<br />
riunione nell’intento di migliorare le disposizioni<br />
del bando di concorso per raggiungere una maggiore<br />
adesione.<br />
F 5) Arti visive - pittura, scultura, grafica e fotografia 1<br />
Categoria CITTADINI RESIDENTI NELLA RE-<br />
PUBBLICA ITALIANA, DI ORIGINE ISTRIANA.<br />
ISTRO-QUARNERINA E DALMATA ATTESTATA<br />
DA UN APPOSITO DOCUMENTO<br />
G 1) Prosa narrativa su tematiche che interessano il<br />
mondo comune istriano, istro-quarnerino e dalmata,<br />
nella sua più ampia accezione culturale, umana e<br />
storica 2<br />
G 2) Prosa, anche in dialetto, su tematiche che interessano<br />
il mondo comune istriano, istro-quarnerino e dalmata,<br />
nella sua più ampia accezione culturale, umana e<br />
storica 4<br />
Categoria CITTADINI DELLA REPUBBLICA DI<br />
CROAZIA E SLOVENIA, NATI E RESIDENTI<br />
NELL’ISTRIA, NELL’ISTRO-QUARNERINO O IN<br />
DALMAZIA IN POSSESSO DI UN’OTTIMA CO-<br />
NOSCENZA DELLA LINGUA ITALIANA<br />
H 1) Prosa narrativa su tematiche che riguardano la<br />
convivenza, la multiculturalità, le prospettive del suo<br />
sviluppo e del suo approfondimento nel quadro europeo,<br />
la partecipazione comune alla storia umana, culturale<br />
e civile del territorio istriano, istro-quarnerino e<br />
dalmata 1<br />
H 2) Poesia su tematiche che riguardano la convivenza,<br />
la multiculturalità, le prospettive del suo sviluppo e del<br />
suo approfondimento nel quadro europeo, la partecipazione<br />
comune alla storia umana, culturale e civile del<br />
territorio istriano, istro-quarnerino e dalmata 1<br />
Premio giornalistico “PAOLO LETTIS” 3<br />
TOTALE PARTECIPANTI 117<br />
<strong>Panorama</strong> 15
150 anni dell’unità d’Italia<br />
16 <strong>Panorama</strong><br />
Significativo il contributo di queste terre al processo pervenuto a un pun<br />
Bernardo Benussi e la storio<br />
Pubblichiamo qui di seguito la quinta puntata<br />
dei testi per i 150 anni dell’unità d’Italia. I<br />
diversi aspetti dell’evento, che ha influito in<br />
maniera capitale non solo sul futuro della nazione<br />
ma anche sulle politiche e le prospettive europee,<br />
ci vengono illustrati dal prof. Fulvio Salimbeni,<br />
docente di storia contemporanea all’Univer-<br />
di Fulvio Salimbeni<br />
L’idea di Nazione formulata dalla cultura romantica<br />
europea nei primi decenni dell’Ottocento s’incentrava,<br />
oltre che sulla lingua e le tradizioni spirituali<br />
d’un popolo, sulla storia. Non è un caso che<br />
al principiare del nostro Risorgimento vi sia la celebre<br />
prolusione pavese di Ugo Foscolo del 22 gennaio<br />
1809, Dell’origine e dell’ufficio della letteratura,<br />
nella cui parte conclusiva s’esortavano gli Italiani<br />
“alle storie”. Da allora vi fu tutto un fiorire di ricerche<br />
e pubblicazioni sulla storia patria, a promuovere<br />
in maniera organica le quali sorsero specifiche istituzioni<br />
e riviste, e di ciò s’è già fatto cenno parlando<br />
del Rossetti e della cultura storica triestina nel XIX<br />
secolo, per tali ragioni definito “della storia”, che<br />
vide comparire le classiche opere di studiosi come<br />
Ranke, Thierry, Guizot, Acton e, in Italia, Michele<br />
Amari, Cesare Balbo, Francesco De Sanctis, Pasquale<br />
Villari. Fino all’affermarsi della storiografica<br />
economico-sociale di Marx ed Engels prevalente<br />
fu l’impostazione politica, istituzionale e diplomatica<br />
per un verso e di storia della civiltà per un altro,<br />
ma sempre sul fondamento dell’analisi rigorosa dei<br />
documenti d’archivio e di meticolose investigazioni<br />
nelle biblioteche secondo un’impostazione metodologica<br />
d’accertamento “positivo”, come si diceva<br />
allora, dei fatti e degli avvenimenti. Se all’inizio<br />
i principali centri d’indagine storica furono città<br />
come Torino - dove negli anni Trenta Carlo Alberto<br />
nel locale ateneo istituì la prima cattedra di storia<br />
italiana e fondò la Deputazione Subalpina di storia<br />
patria -, Firenze, dove nel 1842 nacque l’“Archivio<br />
storico italiano”, il cui stesso titolo era un preciso ed<br />
esplicito programma di lavoro, Milano e Napoli, poi<br />
l’unificazione nazionale portò a un accelerato sviluppo<br />
in tutta la penisola di tale settore disciplinare,<br />
sentito essenziale per meglio intendere passato e<br />
presente delle vicende nazionali nelle loro manifestazioni<br />
politiche, culturali e religiose; in tale contesto<br />
si spiega, tra l’altro, anche sollecitato dall’opera<br />
del Sismondi sulla Storia delle repubbliche italiane<br />
del Medio Evo (i nostri Comuni), oggetto d’una<br />
sua confutazione (Osservazioni sulla morale cattolica)<br />
per quanto concerneva il ruolo della religione<br />
cattolica nella storia nazionale, l’interesse del Man-<br />
sità di Udine, segretario generale dell’Istituto per<br />
gli incontri mitteleupei di Gorizia a collaboratore<br />
UPT per le attività culturali con le CI. La puntata<br />
odierna è incentrata sul ruolo avuto in queste terre<br />
dagli storici e dalle loro ricerche tanto nel campo<br />
strettamente politico che, più ampiamente, in<br />
quello civile.<br />
zoni per la storia medievale, in particolare di quella<br />
del periodo longobardo, cui, attendendo alla stesura<br />
dell’Adelchi, dedicò il Discorso sopra alcuni<br />
punti della storia longobardica in Italia. In seguito,<br />
nel 1883, a coordinare questo proliferare di iniziative,<br />
animate da un risentito impegno civile e tutt’altro<br />
che solo erudito, il Villari, forte delle esperienze<br />
tedesche, avrebbe fondato in Roma l’Istituto Storico<br />
Italiano, con il compito precipuo d’attendere alla<br />
pubblicazione delle “Fonti per la storia d’Italia”,<br />
mentre nel 1884 a Torino compariva la “Rivista storica<br />
italiana”, presto affermatasi tra le più prestigiose<br />
a livello internazionale.<br />
Tutto ciò s’è voluto ricordare per sommi capi per<br />
intendere il ruolo che la ricerca storica e gli storici<br />
hanno avuto anche nella vita civile delle “terre irredente”,<br />
dove nel 1869, come ricordato nella puntata<br />
rossettiana, prendeva avvio la s. II dell’“Archeografo<br />
Triestino”, cui, dal 1884 in poi, s’affiancarono gli<br />
“Atti e Memorie” della Società Istriana di archeologia<br />
e storia patria, istituita in quel medesimo anno<br />
a Parenzo - trasferendosi successivamente a Pola,<br />
dove sarebbe rimasta fino all’esodo del 1947 -, che<br />
per fine primario aveva quello di documentare la romanità<br />
e venezianità (perciò italianità, posto il significato<br />
nazionale allora a esse attribuito) della storia<br />
regionale, analizzata e illustrata in maniera puntuale<br />
tramite studi di carattere archeologico - e qui si<br />
riprendeva la già menzionata lezione kandleriana -,<br />
linguistico e storico in senso stretto, privilegiando<br />
l’edizione di documenti “sacri e profani”, pubblici<br />
e privati, recuperati negli archivi municipali, ma in<br />
particolare in quello statale di Venezia, dove, a fare<br />
da tramite tra i ricercatori istriani e la risorgente cultura<br />
storica veneziana, era Tommaso Luciani, volontario<br />
esule nella città di S. Marco, che segnalava o<br />
trascriveva carte utili per gli studiosi attivi sull’altra<br />
sponda adriatica. Si tenga, inoltre, presente che<br />
a Venezia nel 1870 era stato avviato l’“Archivio Veneto”,<br />
che sarebbe divenuto l’organo ufficiale della<br />
coeva Deputazione Veneta di storia patria, sempre<br />
pronta a ospitare contributi riguardanti gli antichi<br />
domini della Serenissima, quindi pure Istria e Dalmazia,<br />
e che in seguito avrebbe significativamente<br />
modificato la denominazione in Deputazione di storia<br />
patria per le Venezie, con ciò automaticamente
to essenziale un secolo e mezzo fa (5)<br />
grafia istriana<br />
proponendosi come organo ufficiale anche della Venezia<br />
Giulia, nell’accezione ascoliana comprendente<br />
Gorizia, Trieste e Istria, dunque l’intera regione<br />
adriatica “irredenta”, la cui denominazione ufficiale<br />
allora era “Litorale Austriaco”, e, pertanto, ospitando<br />
di frequente saggi alla sua storia attinenti. Il<br />
maggior esponente della storiografia istriana d’allora<br />
fu Bernardo Benussi, autore d’un fortunato Manuale<br />
di geografia, storia e statistica della regione<br />
Giulia (Litorale), di Nel Medioevo. Pagine di storia<br />
istriana e, infine, di L’Istria nei suoi due millenni<br />
di storia, opera conclusiva, di sintesi, di un’inesausta,<br />
pluridecennale attività, esplicatasi in decine<br />
di contributi su diversi aspetti, momenti, problemi di<br />
storia locale, tutti unificati, a ogni modo, da una risentita<br />
passione patriottica, che, peraltro, non faceva<br />
mai violenza alla serietà e al rigore del lavoro storico.<br />
Un atteggiamento, questo, dichiarato in modo<br />
esplicito in un discorso del Benussi ormai presidente<br />
della Società Istriana dopo l’unione al Regno d’Italia,<br />
allorché l’anziano studioso dichiarava che sia lui<br />
sia la sua generazione erano stati nazionalmente italiani<br />
e romantici, ma culturalmente tedeschi e positivisti,<br />
essendosi formati nelle università austriache,<br />
dove dominava la scuola storica germanica e la cui<br />
qualità scientifica onestamente si riconosceva. Piena<br />
conferma di questa “bontà dei cavalieri antichi”, verrebbe<br />
da dire guardando all’oggi, s’ha, inoltre, nella<br />
condotta politica di Francesco Salata, autorevole<br />
studioso di storia amministrativa, nato a Ossero<br />
nel 1876, forgiatosi lui pure negli anni d’anteguerra<br />
e poi, passato in Italia, ascoltato consulente del governo<br />
per le questioni delle “terre liberate e redente”,<br />
nel 1920 vero artefice del trattato di Rapallo, autore<br />
d’una fondamentale biografia di Guglielmo Oberdan<br />
e di numerosi pregevoli studi di storia risorgimentale,<br />
che, a conflitto concluso, ebbe l’ardire d’esortare<br />
i governanti del regno vittorioso a prendere a modello<br />
di riorganizzazione istituzionale lo scomparso impero<br />
asburgico, fondato sul decentramento e su larghe<br />
autonomie provinciali, riconoscendone in pieno<br />
la bontà degli ordinamenti civili, esempi, questi, emblematici<br />
della qualità morale e intellettuale di siffatti<br />
uomini, che erano i migliori rappresentanti dell’intelligenza<br />
istriana del tempo.<br />
Più o meno nei medesimi anni (1881-1895), inoltre,<br />
in Italia usciva, per iniziativa di Salomone Morpurgo<br />
e Albino Zenatti, entrambi allievi “irredenti”,<br />
nell’ateneo bolognese, del Carducci, allora maestro<br />
ideale degli irredentisti e notevole organizzatore culturale<br />
e promotore di studi storici in ambito nazionale,<br />
l’“Archivio storico per Trieste, l’Istria e il Trentino”,<br />
il cui titolo era per se stesso indicativo della<br />
volontà di rivendicare, sul fondamento d’inoppugnabile<br />
documentazione storica e letteraria, l’italianità<br />
delle provincie ancora soggette all’Austria. Un altro<br />
Bernardo Benussi (1846-1928)<br />
carducciano adriatico, Giuseppe Picciola, di Parenzo,<br />
docente nelle scuole superiori italiane, per parte<br />
sua proprio a ridosso della conflagrazione europea<br />
(1914) avrebbe dato alle stampe una nutrita raccolta<br />
di testi di Poeti italiani d’oltre i confini, a riprova<br />
dell’importanza che alla storia letteraria veniva data<br />
nel contesto delle battaglie nazionali del tempo, posto<br />
che, sulla scia del Foscolo e del Mazzini, la vera<br />
letteratura, non quella cortigiana del Cinquecento o<br />
delle pastorellerie arcadi del Settecento, era ritenuta<br />
l’espressione più alta e autentica dell’anima d’un popolo,<br />
il che spiega, tra l’altro, l’impostazione di quel<br />
capolavoro etico-politico che è la Storia di Francesco<br />
De Sanctis. Nel 1903, con impostazione più divulgativa,<br />
mirante a raggiungere un pubblico anche<br />
di non specialisti, nasceva la rivista “Pagine Istriane”,<br />
essa pure volta a far conoscere e a valorizzare<br />
la cultura e la storia regionale in chiave dichiaratamente<br />
nazionale, il che dimostra come lo stato maggiore<br />
liberal-nazionale sapesse agire con abilità, promuovendo<br />
istituzioni orientate a raggiungere fasce<br />
diverse dell’opinione pubblica, dalle maggiormente<br />
acculturate a quelle che lo erano meno, adattando gli<br />
strumenti disponibili, o ideandone, alle diverse situazioni<br />
e contesti.<br />
Questo stringato profilo di storiografia risorgimentale<br />
giuliana non sarebbe completo se non si<br />
menzionasse anche il giovanile volumetto di Silvio<br />
Benco, Trieste, apparso nel 1910, agile guida alla<br />
storia cittadina, corretta e documentata, connotata<br />
dai consueti motivi patriottici, cui nel 1919 sarebbe<br />
seguita l’ampia ricostruzione, in tre volumi, de Gli<br />
ultimi anni della dominazione austriaca a Trieste,<br />
per certi versi opera ancor oggi insostituibile e che al<br />
suo apparire concludeva davvero una stagione politica<br />
e culturale. ● (continua)<br />
150 anni dell’unità d’Italia<br />
<strong>Panorama</strong> 17
18 <strong>Panorama</strong><br />
Società<br />
Il premio internazionale Alexander Langer alla memoria di una donna<br />
Elane Printemps, lo spirito buo<br />
di Marino Vocci<br />
Da più parti in queste ultime<br />
settimane e anche alla visita<br />
di papa Ratzinger ad Aquileia<br />
e Venezia, si è sottolineata l’importanza<br />
di attuare concrete politiche<br />
di cooperazioni internazionali e<br />
prestare più attenzione alla necessità<br />
di operare per una vera fratellanza e<br />
cittadinanza euromediterranea.<br />
Sono scelte che, ho ricordato più<br />
volte proprio su “<strong>Panorama</strong>”, Alexander<br />
Langer, il grande e lungimirante<br />
uomo di confine, sosteneva oltre<br />
20 anni fa! E nel suo ricordo mi<br />
permetto di dire che oggi come ieri<br />
questa nostra Europa alza nuovi<br />
muri, è sempre più chiusa in se stessa,<br />
vive nella paura dell’altro. Eppure<br />
una risposta diversa ci deve essere:<br />
l’Europa deve tornare ad essere protagonista,<br />
ossia scegliere, con coraggio<br />
e lungimiranza, di condividere<br />
con altri un nuovo mondo più giusto,<br />
libero e democratico. E’ necessario<br />
non chiudere ma internazionalizzare<br />
sempre di più questi nostri territori e<br />
le politiche. Certamente utilizzando i<br />
nuovi strumenti quali le reti e le autostrade<br />
di Internet, ma anche e soprattutto<br />
con progetti comuni di cooperazione<br />
culturale, scientifica, commerciale,<br />
economica e politiche concrete<br />
di accoglienza e di solidarietà.<br />
Concrete e durature politiche di cooperazione<br />
internazionale con obbiettivo<br />
una vera fratellanza mondiale e<br />
in particolare Euromediterranea, che<br />
non siano urlate e televisive e non si<br />
esauriscano quindi in un giorno, una<br />
settimana, un mese!<br />
Anche per questo motivo non posso<br />
non ricordare che il Premio internazionale<br />
Langer va proprio in questa direzione.<br />
Come da tradizione dal 1997 la<br />
Fondazione/Stiftung Langer di Bolzano,<br />
proprio in questi giorni ha reso noto<br />
il nome della persona alla quale è stato<br />
assegnano il premio 2011. Un premio<br />
che ricordo intende onorare e tenere<br />
vivo il ricordo di Alexander Langer,<br />
presentando all’opinione pubblica<br />
il lavoro di persone, spesso anche sconosciute,<br />
che con scelte coraggiose, in-<br />
Il premio internazionale Alexander Langer 2011 è<br />
andato all’associazione di Haiti FDDPA in memoria<br />
di Elane Printemps “Dadoue” (nella foto)<br />
dipendenza di pensiero e forte radicamento<br />
sociale sono state capaci di illuminare<br />
situazioni emblematiche e percorrere<br />
strade innovative.<br />
Se si ripercorrono infatti gli anni<br />
passati, attraverso il nome delle premiate<br />
(molte infatti le donne) si incontrano<br />
persone che, spesso lontane dai<br />
riflettori mediatici, hanno testimoniato<br />
con forza e coraggio l’impegno per<br />
la pace, la libertà, la salvaguardia dei<br />
diritti umani, dell’ambiente, delle specie.<br />
Donne e uomini molto diversi tra<br />
loro per inclinazioni politiche e religiose,<br />
orientamento politico e religioso,<br />
collocazione sociale, età professione,<br />
vicende personali, ruoli familiari<br />
che avrebbero potute essere compagne<br />
di strada di Alex, con il talento di<br />
poter viaggiare con la sua leggerezza,<br />
costruire ponti spesso fra realtà contrapposte<br />
e agire nei conflitti con lo<br />
spirito della nonviolenza.<br />
Quest’anno il Comitato scientifico<br />
e di garanzia della Fondazione ha deciso<br />
di attribuire il premio internazionale<br />
Alexander Langer 2011 (10.000<br />
euro messi a disposizione dalla Banca<br />
Popolare Etica di Padova), all’associazione<br />
di Haiti FDDPA (Fos pou<br />
Defann Dwa Payzans Aysien) in me-<br />
moria di Elane Printemps “Dadoue”,<br />
che fin dai primi anni ‘ 90 si è battuta<br />
con coraggio e costanza al fianco<br />
della popolazione rurale nella strenua<br />
difesa dei suoi diritti fondamentali.<br />
Un premio alla memoria perché<br />
il 24 aprile 2010, dopo essere riuscita<br />
a scampare negli anni precedenti alle<br />
minacce di morte da parte dei latifondisti,<br />
Dadoue Printemps rimane vittima<br />
di un’aggressione a scopo di rapina<br />
a Cité Soleil, bidonville periferica<br />
di Port-au-Prince.<br />
Dadoue, nata a Môle Saint Nicolas<br />
(nel nord ovest del paese) a soli<br />
vent’anni decide di lasciarsi alle spalle<br />
la vita sicura e privilegiata del convento<br />
delle suore teresiane per aiutare<br />
i compaesani stremati dalla fame,<br />
a migliorare la propria sorte. Si reca a<br />
Dofiné, area di montagna arida e isolata,<br />
dove nel 1985 fonda il primo centro<br />
d’istruzione della zona, una scuola<br />
primaria. Grazie ai programmi di alfabetizzazione<br />
dei bambini e successivamente<br />
degli adulti, la popolazione di<br />
questi villaggi remoti inizia a sentirsi<br />
parte del tessuto sociale, attivandosi<br />
per trovare autonomamente soluzioni<br />
concrete in grado di affrontare la miseria<br />
e l’assenza dello Stato.
dalla forza incrollabile<br />
no di Haiti<br />
Nasce così, dall’impegno di alcuni<br />
contadini e dalla tenacia di Dadoue,<br />
l’organizzazione laica locale dei contadini,<br />
la FDDPA, impegnata nella lotta<br />
per il recupero della terra, tutt’ora<br />
nelle mani dei grandi proprietari terrieri,<br />
protetti dai governi che si sono<br />
succeduti. Nell’arco degli anni si è venuta<br />
così a creare una fitta rete di solidarietà<br />
e scambio tra diverse realtà rurali,<br />
favorendo progetti agricoli sostenibili,<br />
avviando sistemi di irrigazione,<br />
incentivando la produzione per l’autoconsumo<br />
e creando - con il lavoro<br />
collettivo - vivai per la riforestazione.<br />
Tutte iniziative miranti a garantire il<br />
sostenimento ai contadini, contrastando<br />
l’esodo verso le città, dove il più<br />
delle volte sono destinati a sopravvivere<br />
nelle immense bidonville.<br />
Con il terribile terremoto del 12<br />
gennaio 2010 e purtroppo solo per un<br />
breve periodo, l’attenzione del mondo<br />
e delle organizzazioni internazionali<br />
si è rivolta ad Haiti. Dadoue ha subito<br />
denunciato, insieme a molti altri esponenti<br />
dei movimenti civici dell’isola,<br />
l’assenza del governo e l’inefficacia di<br />
quella parte dei soccorsi che ha ignorato<br />
le reti sociali sul territorio, il cui patrimonio<br />
sta nella conoscenza dei bisogni<br />
della popolazione e nella capacità<br />
di trasformare l’emergenza in una spinta<br />
all’autorganizzazione per soluzioni<br />
adeguate a lungo termine.<br />
Attiva subito nei soccorsi ai terremotati,<br />
Dadoue ha organizzato una<br />
raccolta di fondi accompagnando associazioni<br />
mediche estere nelle località<br />
più colpite o isolate, curando gli sfollati<br />
nei campi autogestiti dalle reti popolari<br />
e organizzando la distribuzione di<br />
prodotti alimentari.<br />
Il premio in sua memoria è solo un<br />
omaggio alle innumerevoli iniziative<br />
dell’associazione FDDPA da lei avviate,<br />
ma vuole incoraggiare tutte quelle<br />
forze presenti ad Haiti, e in altre parti<br />
del mondo, che uniscano il loro impegno<br />
concreto di soccorso alle vittime di<br />
tragiche catastrofi ambientali, a quello<br />
per l’accesso dei diritti fondamentali<br />
necessari ad una vita degna, insieme<br />
alla lotta per la riduzione dei danni<br />
all’ambiente causati dall’uomo.●<br />
Riflessioni in cornice<br />
di Luca Dessardo<br />
Quasi 10 anni dopo l’attentato alle<br />
Torri Gemelle a New York, e un<br />
paio di guerre dopo, il 2 maggio Osama<br />
Bin Laden è stato trovato nel suo<br />
rifugio nei pressi di Islamabad in Pakistan.<br />
Trovato e immediatamente ucciso<br />
da un’unità dei reparti speciali<br />
della marina militare statunitense.<br />
Molto è stato detto riguardo alla<br />
morte del leader di al-Quaeda. Alcuni<br />
ipotizzano che sia stato ucciso da<br />
una sua guardia del corpo al momento<br />
dell’irruzione dei Seals, altri dicono<br />
che Bin Laden brandiva un’arma<br />
e che i Seals hanno risposto al fuoco.<br />
Altri ancora affermano che l’ordine<br />
sia sempre stato quello di ucciderlo,<br />
non di catturarlo. Quale sia la verità<br />
non lo sapremo mai, ma nel frattempo<br />
gli Stati Uniti rivendicano con orgoglio<br />
l’uccisione. Si è detto “sollevato”<br />
il presidente Barack Obama, il<br />
quale aveva autorizzato l’intera operazione.<br />
Di sicuro punta ad un nuovo<br />
mandato.<br />
Infatti, grande festa negli Stati<br />
Uniti, con tanto di folla in delirio davanti<br />
alla Casa Bianca nel momento<br />
in cui la notizia è stata ufficialmente<br />
confermata (su Twitter già circolava)<br />
la vendetta è finalmente stata consumata.<br />
Proprio di vendetta si tratta, e<br />
non di giustizia. Ha ragione Noam<br />
Chomsky a dire che Bin Laden avrebbe<br />
dovuto essere catturato vivo e processato<br />
per i crimini che gli vengono<br />
imputati. Se anche volessimo sorvolare<br />
sul fatto che l’operazione che ha<br />
portato alla sua uccisione era illegale,<br />
in quanto i Navy Seals hanno violato<br />
la sovranità del Pakistan, certamente<br />
non possiamo ignorare che si<br />
sia trattato di un’esecuzione.<br />
Ad ogni modo, passato lo straniamento<br />
iniziale e ripensando a quanto<br />
è accaduto, possiamo concordare<br />
che gli Stati Uniti hanno fatto una<br />
ben magra figura per come hanno gestito<br />
l’intera questione. La pubblicità<br />
data all’uccisione sembra riportarci<br />
ai tempi del vecchio West, quando<br />
Società<br />
Stato di diritto. Che roba è?<br />
giustizia e giustizia sommaria erano<br />
sostanzialmente la stessa cosa. Forse<br />
potremmo dire che visto che i terroristi<br />
di sicuro non combattono in maniera<br />
convenzionale, abbiamo il diritto di<br />
contrattaccare allo stesso modo. Ma<br />
se così fosse, dove sta la nostra tanto<br />
presunta, o, visti gli eventi recenti,<br />
presuntuosa, supremazia morale?<br />
Uccidere un Bin Laden ormai patetico,<br />
un uomo che, diciamolo in tutta<br />
sincerità, stava marcendo quasi del tutto<br />
dimenticato dal mondo, non è stata<br />
una prova di forza quanto una dimostrazione<br />
di infantile malignità. Se nel<br />
1960 il Mossad catturò Eichmann in<br />
Argentina e lo portarlo in Israele per<br />
processarlo, anche gli Stati Uniti oggi<br />
avrebbero dovuto agire similmente. Se<br />
avessero portato Osama davanti ad un<br />
corte, esponendolo in tutta la sua piccolezza,<br />
l’intero mondo Occidentale<br />
avrebbe immensamente guadagnato<br />
in credibilità facendo certamente provare<br />
almeno un poco di imbarazzo a<br />
chi vi predica contro.<br />
Al contrario, gli Stati Uniti non<br />
hanno nemmeno tentato di far credere<br />
che l’intenzione era quella di catturarlo<br />
e processarlo. Figurarsi, Bin Laden<br />
era semplicemente wanted dead. Il<br />
processo cui è stato sottoposto è quello<br />
mediatico, a partire dal momento<br />
in cui ha assunto la responsabilità<br />
per l’11 settembre. E dopo la morte,<br />
un altro processo alla sua immagine:<br />
un uomo che avvolto in una coperta<br />
guarda i propri highlights in televisione.<br />
Gli USA come PR: dopo aver fatto<br />
di lui un supervillano quasi da fumetto,<br />
lo hanno ucciso e “smascherato”.<br />
Eppure, il mondo non respira più<br />
tranquillo perché il cattivo è stato<br />
ucciso. E il cattivo in compenso<br />
ha avuta la propria morte gloriosa.<br />
Forse non un martirio, ma certamente<br />
un’uscita di scena che per un<br />
attimo lo riscatta da quella coperta<br />
e dall’ossessione per le immagini televisive<br />
dell’uomo che era anni fa.<br />
Speriamo soltanto che questa morte<br />
glamour non lo riporti ad essere<br />
l’idolo pop dei terroristi. ●<br />
<strong>Panorama</strong> 19
20 <strong>Panorama</strong><br />
Teatro<br />
Fiume, ennesimo successo per il «Festival internazionale delle piccole scene»<br />
Destabilizzare le buone coscienze<br />
di Bruno Bontempo<br />
Teatro (contemporaneo) come<br />
spunto di riflessione, sensibilità<br />
e memoria. Teatro come espressione<br />
della nostra realtà, socialmente e<br />
politicamente impegnato, che attraverso<br />
una chiave di lettura realistica affronta<br />
temi come la routine quotidiana,<br />
i tabù piccoloborghesi, l’intolleranza,<br />
il nazionalismo e il populismo che<br />
si traducono in demonizzazione e odio<br />
del diverso. Questi, in estrema sintesi, i<br />
temi che hanno caratterizzato la 18esima<br />
edizione del Festival Internazionale<br />
delle Piccole Scene di Fiume, dove il<br />
termine piccole non va assolutamente<br />
interpretato in senso riduttivo ma soltanto<br />
tecnico, di spazio. Un’edizione<br />
che, pur allestita nel segno del risparmio,<br />
è risultata alfine più che dignitosa<br />
e lecitamente molto apprezzata dalla<br />
critica e seguita da un pubblico numerosissimo,<br />
il cui interesse non tende affatto<br />
a scemare, anzi.<br />
E quel che più conta, il Festival,<br />
pur con un budget sensibilmente ridotto<br />
rispetto al passato, tagli che hanno<br />
costretto gli organizzatori a ridurre<br />
la durata della manifestazione ed il<br />
numero degli spettacoli, è rimasto fedele<br />
alla sua missione ed alla sua impostazione<br />
progettuale quale momento<br />
di provocazione e confronto con la<br />
realtà, occasione di riflessione estetica<br />
e poetica nella sua diversificata molteplicità<br />
di generi. Lo ha ribadito anche<br />
Bojan Munjin, uno dei più autorevoli<br />
critici teatrali della Croazia, frequen-<br />
tatore abituale dell’appuntamento fiumano<br />
e lucido protagonista delle interessanti<br />
tavole rotonde del dopoFestival:<br />
“Non lo dico per piaggeria, ma<br />
in un momento di gravi difficoltà, soprattutto<br />
finanziarie, è motivo di vanto<br />
per gli organizzatori esser riusciti a<br />
mantenere un livello qualitativo molto<br />
alto”.<br />
Inquadrando i momenti clou della<br />
rassegna fiumana, Bojan Munjin<br />
colloca ai vertici di questa edizione<br />
lo spettacolo ungherese “L’uomo dei<br />
dadi”, “narrativa percorsa da una cupa<br />
visione immaginaria del mondo contemporaneo<br />
e l’estetica autoriale volutamente<br />
arruffata e caotica” di Viktor<br />
Bodó, regista tra i più interessanti del<br />
panorama europeo contemporaneo,<br />
che avevamo già avuto modo di apprezzare<br />
all’edizione 2007 nel kafkiano<br />
“Mi tritano e sparisco”.<br />
Ovviamente la produzione più attesa<br />
di questa edizione delle “Piccole<br />
scene” era quella belgradese de<br />
“I signori Glembay” del drammaturgo<br />
croato Miroslav Krleža (regia del<br />
montenegrino Jagoš Marković, classe<br />
1966, uno dei più apprezzati nell’area<br />
ex jugoslava), quanto mai attuale nel<br />
trattare il declino dei valori e dei principi<br />
morali della società. “Nel ruolo di<br />
Leone Glembay abbiamo potuto ammirare<br />
tutta la bravura del macedone<br />
Nikola Ristanovski, considerato attualmente<br />
il miglior attore di queste<br />
terre, la cui presenza ha contribuito ad<br />
aumentare il prestigio della manifestazione”,<br />
ha ribadito Munjin, ricordan-<br />
do poi che “una delle peculiarità del<br />
Festival è stata il nuovo codice espressivo<br />
riscontrato nelle produzioni belgradesi<br />
più recenti”.<br />
“Dal teatro serbo il pubblico si<br />
aspetta tradizionalmente una recitazione<br />
forte e dai contorni marcati, con<br />
una ricchezza di espressività teatrale<br />
realistica - spiega Munjin -. Invece<br />
i due lavori visti a Fiume, soprattutto<br />
Il dramma di Mirjana e di quelli<br />
intorno a lei proposto dallo Jugoslovensko<br />
dramsko pozorište di Belgrado,<br />
ci hanno fatto conoscere impostazioni<br />
che ricordano il teatro tedesco<br />
espressionista, teso a strappare lo spettatore<br />
dalla concretezza della realtà<br />
per trascinarlo nella visione interiore<br />
dell’autore, a trasportare i personaggi<br />
su un piano mistico e simbolico, con<br />
la ricerca dell’essenza assoluta e non<br />
del particolare, con il perseguimento<br />
del’irrazionalismo e del lirismo estatico,<br />
che non racconta una storia ma<br />
esamina una situazione statica, dove<br />
tutto viene interpretato in modo stilizzato<br />
e straniato. E gli attori belgradesi<br />
lo hanno interpretato alla grande”.<br />
All’eccezionale Mirjana Karanović,<br />
attrice di rara sensibilità, bravura e intensità<br />
interpretativa, è stato meritatamente<br />
attribuito il premio riservato<br />
alla migliore attrice protagonista, gratifica<br />
che in campo maschile è andata<br />
a Nikola Ristovski.<br />
Per la prima volta nella storia del<br />
Festival i giudizi degli esperti e del<br />
pubblico sono stati diametralmente<br />
opposti. La giuria ha apprezzato mag-<br />
Una scena del Ciclope con il complesso rock fiumano Let 3. A destra: Vita di uno stolto, coproduzione Zajc-Hkd
Teatro<br />
Nikola Ristovski e Svetozar Cvetković nei Glembay, a destra Mirjana Karanović nel Dramma di Mirjana...<br />
giormente uno spettacolo dissacratore,<br />
sanguigno, potente e duro come “Ciclope“:<br />
in scena anche la “discussa, insolente<br />
e provocatoria” rock band fiumana<br />
Let 3, con il dichiarato intento<br />
di “destabilizzare le buone coscienze”.<br />
Il pubblico invece ha preferito l’“Ulisse”,<br />
che reinventa il mito greco senza<br />
tempo scritto da Omero con uno storytelling:<br />
bravo l’attore George Mann,<br />
che diventa egli stesso man mano tutti<br />
i personaggi, tuttavia il voto (media<br />
4.91) ci sembra eccessivo.<br />
Merita una citazione anche il discusso<br />
(e osteggiato già prima del debutto)<br />
“Generazione 91-95”, il cui allestimento<br />
era costato addirittura il posto<br />
all’allora direttrice del Teatro dei<br />
Giovani di Zagabria (Zkm). Assieme<br />
a “Ciclope”, avversato da una parte<br />
del pubblico forse per la sua aspra aggressività,<br />
rientra tra i lavori del Festival<br />
che hanno affrontato gli aspetti più<br />
dolorosi dell’attualità croata. I giovanissimi<br />
protagonisti (attori non professionisti<br />
nati proprio tra gli anni 1991-<br />
95) si interrogano sulle loro “diversità”<br />
etniche, culturali, religiose e rivendicano<br />
il diritto di sbattere in faccia a<br />
una società ancora incline a coltivare<br />
le sue meschinità, la loro disperazione<br />
per ciò che stanno passando e che<br />
hanno passato, confrontandosi coraggiosamente<br />
con il recente trascorso.<br />
“Il Festival ha affrontato diversi<br />
aspetti della nostra realtà, tra cui<br />
la violenza bellica degli Anni ‘90 - è<br />
l’opinione del nostro connazionale Elvio<br />
Baccarini, docente della Facoltà di<br />
Filosofia di Fiume e grande aficionados<br />
della rassegna -. L’allestimento di<br />
Generazione 91-95, con un’espressione<br />
teatrale che abbiamo avuto modo<br />
di conoscere già con Turbofolk messo<br />
in scena da Oliver Frljić allo Zajc<br />
Il programma e i premi<br />
I SIGNORI GLEMBAY, Krleža, Atelje 212 Belgrado, regia: Jagoš<br />
Marković - MIGLIOR ATTORE Nikola Ristanovski, ATTORE NON<br />
PROTAGONISTA Svetozar Cvetković, PREMIO SPECIALE ALLA<br />
CARRIERA Vlastimir Đuza Stojilković<br />
ULISSE, Theatre ad Infinitum, Londra, regia: Nir Paldi - PREMIO DEL<br />
PUBBLICO<br />
DON JUAN, Molière, Teatro popolare montenegrino, Podgorica, regia:<br />
Ana Vukotić<br />
GENERAZIONE 91-95, Dežulović/Ferčec/Šeparović, ZKM (Teatro zagabrese<br />
dei giovani), regia: Borut Šeparović - PREMIO SPECIALE ai<br />
giovani attori per l’impegno e la serietà con cui hanno affrontato un<br />
tema doloroso del passato e del presente della Croazia - MIGLIOR<br />
DRAMMATURGIA ex aequo Goran Ferčec<br />
VITA DI UNO STOLTO, Akutagawa, Tnc Zajc&Hkd Teatar, Fiume, regia:<br />
David Doiashvilli - ATTRICE NON PROTAGONISTA ex aequo<br />
<strong>Edit</strong>a Karađole - PREMIO MEDITERAN DEL NOVI LIST Damir<br />
Orlić e Dražen Mikulić<br />
CICLOPE, Euripide/Ferčec, Scena Gorica, Velika Gorica, regia: Ivica<br />
Buljan - MIGLIOR SPETTACOLO<br />
L’UOMO DEI DADI, Bodó/Vinnai/Turai/Róbert, Sputnik Shipping Company,<br />
Budapest, regia: Viktor Bodó - MIGLIOR REGIA E DRAMMA-<br />
TURGIA ex aequo Julia Róbert e Tamás Turai<br />
IL DRAMMA DI MIRJANA E DI QUELLI INTORNO A LEI,<br />
Martinić, Jugoslovensko dramsko pozorište, Belgrado, regia: Iva<br />
Milošević - MIGLIOR ATTRICE Mirjana Karanović - ATTRICE NON<br />
PROTAGONISTA ex aequo Branka Petrić<br />
nel 2008, non è stato una sorpresa, con<br />
unico elemento nuovo la presenza di<br />
ragazzi invece degli attori professionisti.<br />
Poi c’è stato un modo più intimistico<br />
di interpretare il contatto con la realtà,<br />
però con una forte dimensione sociale,<br />
affrontato da due lavori su temi<br />
psichiatrici, L’uomo dei dadi e Vita di<br />
uno stolto. Alcune teorie sociali e filosofiche,<br />
come il movimento antipsichiatria<br />
con Michel Foucault, reputano<br />
che spesso la psichiatria diventa<br />
una forma di repressione e indubbia-<br />
mente le persone con questo tipo di<br />
problemi sono una delle componenti<br />
sociali più esposte”.<br />
Infine, il giudizio complessivo sul<br />
Festival, perfettamente condivisibile:<br />
“Una grande, grandissima lode al direttore<br />
Nenad Šegvić, che di anno in<br />
anno, con risorse limitate, riesce a offrire<br />
un evento culturale di grande peso<br />
per Fiume”. Se il 18 conta ancora qualcosa,<br />
ebbene, si può dire che il Festival<br />
ha superato con successo l’esame della<br />
maggiore età. ●<br />
<strong>Panorama</strong> 21
22 <strong>Panorama</strong><br />
Cinema<br />
Aftershock, del cinese Xiaogang Feng, il vincitore di un Far East Film<br />
Quando la madre decide quale fi<br />
di Massimiliano Deliso<br />
Un’edizione strana, questa, del<br />
Far East Film Festival, che<br />
ha come sede il teatro Giovanni<br />
da Udine, appoggiato, per le varie<br />
rassegne a corredo, dalle sale del cinema<br />
Visionario. Tredicesima volta<br />
che il Cec, attraverso le istrioniche e<br />
versatili menti di Sabrina Baraccetti<br />
e Thomas Bertacche, si presenta a un<br />
pubblico proveniente da ogni parte<br />
del pianeta per saggiare le nuove produzioni<br />
asiatiche che riguardano tutti<br />
i generi cinematografici. Diciamo subito<br />
che il vincitore di quest’anno, il<br />
cinese Aftershock di Xiaogang Feng,<br />
non ha convinto appieno, pur essendo<br />
un lavoro completo, rilevante, che<br />
racconta le peripezie, le separazioni<br />
e i dolori di una famiglia durante il<br />
terremoto che nel 1976 sconvolse la<br />
Cina. Narra le vicende di una madre<br />
che, per un motivo atrocemente pratico,<br />
si trova a dover decidere chi dei<br />
due figli sacrificare per poterne salvare<br />
almeno uno. Tutto perfetto a livello<br />
tecnico, buona la sceneggiatura,<br />
ma questo non ne determina il trionfo<br />
di critica, come è accaduto invece in<br />
quasi tutte le precedenti edizioni del<br />
festival.<br />
A dire il vero, non c’è stato il film<br />
“svolta”, quello che entusiasma e, a<br />
volte, sorprende, però ci sono state<br />
alcune pellicole notevoli, al di là<br />
del vincitore, delle quali è bene fare<br />
menzione. Il lavoro più bello, per<br />
chi scrive, The Drunkhard, di Freddie<br />
Wong, regista di Hong Kong, è<br />
stata una vera e propria rivelazione<br />
che ha diviso critica e pubblico. Proiettato<br />
alle tre e mezza del pomeriggio<br />
in un teatro non certo gremito,<br />
racconta le vicende di uno scrittore<br />
squattrinato perennemente in preda<br />
ai fumi dell’alcool, interpretato da<br />
uno straordinario John Chang, che<br />
arranca disperatamente alla ricerca<br />
di una certa stabilità artistica ed<br />
“Aftershock” di Xiaogang Feng<br />
è stato ritenuto il film vincitore<br />
economica. Mr Lau, questo il nome<br />
del protagonista, si divide tra brevi<br />
liason a sfondo erotico con donne<br />
di qualsiasi età e sontuose e colos-<br />
Secondo classificato è “Under The Hawthorn Tree” di Zhang Yimou. Al terzo posto “Here comes The Bride”,<br />
del filippino Chris Martinez, divertente commedia molto applaudita dal pubblico del festival
Festival piuttosto atipico<br />
glio salvare<br />
sali sbronze dalle quali esce, il più<br />
delle volte, ammaccato, oltre che intorpidito.<br />
Questo stordimento viene<br />
rappresentato grazie a una regia impeccabile<br />
e fantasiosa, e tiene sempre<br />
come riferimento il cinema francese<br />
di stampo godardiano. Tutto è<br />
estremamente raffinato, ha un senso<br />
di impalpabile razionalità, le fumose<br />
scene colloquiali rimandano a un<br />
epoca quasi coloniale, dove le cose<br />
non acquistano un vero e proprio senso,<br />
mantenendo però una rara intensità<br />
emotiva. L’esistenza di Mr. Lau<br />
viene sconquassata dall’esigenza di<br />
un guadagno immediato, da spendere<br />
poi in qualche bettola, per questo<br />
motivo smette di scrivere sceneggiature<br />
e si dedica alacremente alla stesura<br />
di racconti porno. I riferimenti<br />
alla Beat Generation sono evidenti,<br />
un film coraggioso e potente.<br />
Un’altra produzione assolutamente<br />
degna di nota, che in questo<br />
caso non ha diviso critica e pubblico,<br />
è Confession, del regista giapponese<br />
Nakashima Tetsuya. Il dolore<br />
che percorre strade molto personali,<br />
in questo dramma nero dello stesso<br />
regista di “Girls” e “Memories of<br />
Matsuki”, acquista un alone estetico<br />
di rara bellezza. La storia dell’insegnante<br />
che si improvvisa detective<br />
per scoprire i responsabili della morte<br />
della figlioletta, e che poi, una volta<br />
individuati, esprime una furia vendicativa<br />
fuori dal comune, ma lo fa<br />
in maniera particolare, come se fosse<br />
estranea al mondo, come se in realtà<br />
la sofferenza l’avesse trasformata in<br />
un ectoplasma. Il contesto tecnico di<br />
questa pellicola è debordante, l’originalità<br />
delle riprese, l’uso intenso<br />
di colori inusuali per un film noir<br />
che non ne stravolgono affatto le dinamiche,<br />
l’interpretazione praticamente<br />
perfetta di tutti i protagonisti,<br />
trasformano una sceneggiatura non<br />
banale, certo, ma in qualche modo<br />
scontata, in un’autentica opera d’arte,<br />
con una personalità propria e autonoma<br />
rispetto alla normale rappresentazione<br />
di genere. I risvolti psicologici<br />
si sommano a brevi attimi di<br />
poesia in slow motion, per quasi due<br />
ore non c’è verso si staccare gli occhi<br />
dallo schermo. Un film pregiato.<br />
Published di Law Wing-cheong è<br />
stata una vera e propria sorpresa, perché<br />
si trattava di un thriller, e in questo<br />
caso, visto che trascendere nell’ovvio<br />
è diventato quasi un dovere per<br />
chiunque si cimenti in questa branca<br />
cinematografica, il risultato è ottimo.<br />
Il regista disegna attorno ai protagonisti<br />
un’atmosfera lenta, pesante,<br />
difficile da digerire per uno spettatore<br />
poco avvezzo a un certo tipo di struttura<br />
filmica, ma che diventa efficace<br />
mano mano che i fotogrammi scorrono<br />
sullo schermo. Niente da dire o da<br />
aggiungere, un bel film.<br />
Di tutt’altro tenore Seaside motel,<br />
made in Japan diretto da Moriya<br />
Kentaro. Il rimando all’occidentale<br />
“Four Rooms” è d’obbligo, anche<br />
se questa commedia brilla d’identità<br />
propria. Quattro vicende che si sviluppano<br />
in altrettante stanze di un<br />
sordido motel in maniera fluida e intelligententemente<br />
articolata. La fotografia<br />
è asciutta, realistica, la regia<br />
è curata, le risate lasciano il posto<br />
via via a riflessioni ben più caustiche.<br />
Niente male.<br />
Concludiamo questa carrellata sulle<br />
opere che hanno meglio impressionato<br />
con Under the Hawthorn Tree<br />
(Sotto l’albero del biancospino), che<br />
si è piazzata al secondo posto, del regista<br />
cinese Zahng Yimou, lo stesso<br />
di “House of Flying Daggers”, qui<br />
molto più intimista e alle prese con<br />
una pellicola autoriale. Si tratta di una<br />
Cinema<br />
love story, un amore impossibile tra<br />
due giovani che si incontrano in una<br />
cittadina di campagna che funge da<br />
centro di rieducazione, a seguito della<br />
direttiva maoista di “costruire le classi<br />
nei campi”. È un opera lieve, che<br />
si avvale della struggente fotografia<br />
di Zhao Xiaoding, che non scade mai<br />
nella retorica, soavemente adagiata<br />
alla semplicità di una sceneggiatura<br />
precisa nell’impostazione. Il successo<br />
che ha avuto tra il pubblico non ha<br />
sorpreso nessuno.<br />
Una citazione spetta senz’altro al<br />
film coreano The Man From Nowhere,<br />
che sbalordisce per sagacia tecnica<br />
e per la crudezza delle immagini, e<br />
che, se avesse avuto un finale più coraggioso<br />
e diverso dall’happy ending,<br />
si sarebbe candidato a buon diritto<br />
come un serio pretendente alla vittoria<br />
finale. Una nota dolente.<br />
Dispiace dirlo, ma Jonny To ci<br />
aveva abituato a ben altro, il suo<br />
Don’t go breaking my heart è totalmente<br />
commerciale, pur non essendo<br />
scadente nella qualità, uno di quei<br />
film dejavù di cui si può fare tranquillamente<br />
a meno. Inutile.<br />
Un breve cenno all’organiz-<br />
zazione,come sempre impeccabile,<br />
che alterna momenti di svago musicale<br />
a stravaccati istanti d’ozio a bordo<br />
teatro, un connubio perfetto. Il prossimo<br />
anno la quattordicesima edizione<br />
si terrà dal venti al ventotto aprile.<br />
Siete cortesemente invitati a partecipare,<br />
c’è un posto in prima galleria<br />
che vi aspetta.●<br />
<strong>Panorama</strong> 23
24 <strong>Panorama</strong><br />
Cinema e dintorni<br />
In Habemus Papam di Nanni Moretti un aspetto del disagio essenziale che<br />
Fumata bianca, ma l’eletto non acce<br />
di Gianfranco Sodomaco<br />
Q uando<br />
Nanni Moretti, nel<br />
1976, ha esordito col suo primo<br />
film, “Io sono un autarchico”,<br />
io avevo trent’anni e quel film, e<br />
quel titolo, avrei voluto firmarlo io.<br />
E credo che questo, all’epoca, valesse<br />
per molti di quella generazione.<br />
Ciò significa che ogniqualvolta Nanni<br />
si presenta con un nuovo film... la<br />
faccenda si fa subito complicata, c’è<br />
troppo coinvolgimento, anche perché<br />
lui stesso ha continuato a girare<br />
identificandosi con quella generazione<br />
‘sessantottina’, leggendo la realtà<br />
italiana, certo con tutta la sua personalissima<br />
creatività, come se molti di<br />
noi, nel nostro ‘piccolo’, l’avessero<br />
fatto. Così tutti i suoi film (dodici),<br />
chi più chi meno, sono una continua<br />
oscillazione tra un discorso politico<br />
‘diretto’ e una fuga dalla politica, ovviamente<br />
di sinistra, mano a mano le<br />
speranze, le utopie della sinistra vengono<br />
meno, o si trasformano in qualcosa<br />
di quasi irriconoscibile. Fino ad<br />
arrivare, ed è da qui che secondo me<br />
si deve ripartire, al 2001, quando Moretti<br />
gira “La stanza del figlio”, dove<br />
di ‘politico’ non c’è più niente, c’è<br />
solo l’angoscia di una famiglia per la<br />
perdita di un figlio, e il padre è uno<br />
psicanalista (interpretato dallo stesso<br />
Moretti)...<br />
Ebbene, nell’ultimo suo film,<br />
“Habemus papam”, Moretti continua<br />
a vestire i panni di uno psicanalista:<br />
sarà un caso? Non credo... Ma procediamo<br />
con ordine. “Habemus papam”<br />
inizia con le immagini televisive<br />
dei funerali di papa Wojtyla, Giovanni<br />
Paolo II, morto nel 2005 (fatto<br />
‘beato’ il Primo Maggio 2011). Subito<br />
dopo ‘entriamo’ nei palazzi vaticani<br />
dove, morto un papa se ne fa..., un<br />
bel numero di cardinali si appresta ad<br />
eleggere il nuovo.<br />
Ma questi cardinali, tranne qualcuno,<br />
non sono come uno se li immagina:<br />
sono dei vecchietti più o<br />
meno brontoloni, con i loro tic e le<br />
loro idiosincrasie, con i loro bisogni<br />
materiali, le loro diverse medicine<br />
da prendere nelle diverse ore ecc<br />
ecc. E quando inizia la votazione c’è<br />
chi copia dal compagno vicino, chi<br />
gioca con i nomi, e tutti che sperano<br />
di non essere eletti. Sono verosimili<br />
questi cardinali, questi alti prelati, o<br />
è Moretti che si diverte a prenderli (e<br />
a prenderci) in giro? Le cose diventano<br />
più chiare dopo che, andati a vuoto<br />
i primi tentativi (le prime fumate<br />
Una sequenza del film che è uscito nelle sale cinematografiche ad aprile<br />
nere, seguite attentamente dal ‘Popolo<br />
di Dio’ in piazza S. Pietro), finalmente<br />
si trova la persona ‘giusta’ che<br />
dovrà prendere le redini della Chiesa<br />
Cattolica nei prossimi anni, il cardinale<br />
Melville (Michel Piccoli) che<br />
però, dopo un timido sì ed essere vestito<br />
come si conviene per presentarsi<br />
alla folla dal celebre balcone... grida<br />
che no, che non se la sente, che<br />
la Chiesa ha tanti bisogni, tante cose<br />
da cambiare e lui non è all’altezza, ha<br />
paura ecc. ecc.! Sbigottimento totale<br />
ma anche la spia di una situazione:<br />
c’è qualcosa che non va nella grande<br />
famiglia dei cattolici... Uno dei cardinali,<br />
una specie di Segretario di Stato,<br />
uno che al potere non rinuncerebbe<br />
mai e forse per questo è stato ‘scartato’<br />
(Renato Scarpa), cerca di chetare<br />
e di convincere Melville a prendersi<br />
le sue responsabilità (con l’aiuto di<br />
Dio ce la farai sicuramente!, dice) ma<br />
quello peggio ancora, scappa in camera.<br />
Nel frattempo, dopo la fumata<br />
bianca, i fedeli aspettano fiduciosi.<br />
Solo che bisogna far presto, non<br />
è mai successa una cosa del genere.<br />
Sì, tanti secoli fa, Celestino V... ma è<br />
acqua passata! Non resta che chiamare<br />
un esperto, uno psicologo, meglio,<br />
uno psicanalista, per cercar di capire<br />
dove sta l’inghippo, di rimuovere<br />
l’ostacolo. Chiamano ‘il migliore
pervade la nostra epoca<br />
tta. Perché?<br />
di Roma’ (appunto, Nanni) che, tanto<br />
per cominciare, è separato dalla moglie,<br />
psicanalista pure lei (Margherita<br />
Buy, deliziosa) e, dice Nanni, forse è<br />
lei la migliore se non fosse per quella<br />
sua fissazione con il ‘deficit di accudimento’<br />
infantile (più o meno tutti<br />
avremmo avuto poche coccole durante<br />
l’infanzia...). Nanni arriva ma non<br />
può (sempre a causa del Segretario<br />
di Stato) fare il suo lavoro: non può<br />
chiedere a Melville niente che riguardi<br />
la sua infanzia, la sua sessualità, i<br />
suoi sogni ecc. Non resta che chiedergli,<br />
schizzando l’occhio, se ha problemi<br />
con la fede, ma quello risponde di<br />
no. Allora? Allora Nanni consiglia di<br />
portare Melville dalla moglie, dunque<br />
uscire segretamente dal Vaticano<br />
e sperare che... A mali estremi, estremi...<br />
Melville, vestito da borghese, dentro<br />
una macchina nera, scortato, dopo<br />
una piccola seduta con la psicanalista,<br />
scappa definitivamente, comincia<br />
a vagare da solo per la città. Un po’<br />
straniato si fa pagare un caffè in un<br />
bar, parla da solo sul tram attirando<br />
l’attenzione di un giovane, finisce in<br />
un teatro mentre stanno provando Cechov...<br />
Era lì che voleva arrivare (assieme<br />
a Moretti regista) perché Melville,<br />
in realtà (l’ha anticipato alla psicanalista),<br />
aspirava a diventare un attore,<br />
invece... Segue, dopo che Nanni<br />
ha organizzato uno ‘spiazzante’, ma<br />
mica tanto, torneo di pallavolo tra i<br />
cardinali (in attesa che il nuovo papa<br />
si decida – non sanno che è filato via),<br />
quella che probabilmente è la scena<br />
madre di tutto il film. Si viene a sapere<br />
che il papa e lì, nel teatro, e allora<br />
arrivano cardinali e guardie svizzere<br />
per recuperarlo mentre continuano le<br />
prove teatrali e Melville recita da solo<br />
Cechov, che conosce a memoria...<br />
Il dottor Brezzi (impersonato dal regista) con i cardinali<br />
La scena è da storia del cinema,<br />
indimenticabile, significativissima:<br />
la realtà si mescola con la finzione, i<br />
rappresentanti della Chiesa diventano<br />
parte di uno spettacolo, il vero papa<br />
è quel signore che ricorda nostalgicamente<br />
le battute attoriali e, forse, “se<br />
fosse un buon attore – come in gioventù<br />
non è stato – potrebbe essere<br />
Cinema e dintorni<br />
Nanni Moretti con Michel Piccoli (il Papa) in una foto di scena<br />
papa e insieme se stesso. Ma non ha<br />
sufficiente ‘arte’ per fingere, per ‘mettersi<br />
in scena’ come l’eletto in cui la<br />
folla può confidare, a cui può affidarsi.<br />
E tutto questo dirà, poi, alla finestra<br />
di Piazza San Pietro, e si ritirerà<br />
per sempre. La folla ammutolisce,<br />
spaventata più di lui. Ha perso ogni<br />
riferimento, ogni futuro. Vorrebbe seguire,<br />
ma la guida s’è dissolta. Non<br />
le resta che lo sgomento. Su questo si<br />
chiude il film: su questa immane tragedia<br />
d’abbandono, e sul sospetto che<br />
gli uomini vogliano obbedire, anche a<br />
costo di illudersi.” (Roberto Escobar,<br />
“L’Espresso”, 28 aprile)<br />
Il film più bello e maturo, in assoluto,<br />
di Nanni Moretti che ho voluto,<br />
nei limiti del possibile, dettagliare.<br />
Un film, più che sulla Chiesa e<br />
sul Papa, sul Potere e sulle Istituzioni<br />
(anche la Psicanalisi, a suo modo, è<br />
una istituzione) che, spesso e volentieri,<br />
fingono di essere adeguati allo<br />
scopo; peggio ancora, su Potere e Istituzioni,<br />
che più si nascondono dietro<br />
le loro immagini, le loro ‘maschere’,<br />
più nascondono le loro impotenze, la<br />
loro nullità. Ogni riferimento a situazioni<br />
politico-sociali nazionali ed internazionali…<br />
non è affatto casuale!<br />
Moretti (gli piace sempre giocare a<br />
fare l’’ambiguo’, il ritroso, a non voler<br />
darsi in pasto ai media e, per molti<br />
aspetti, ha ragione) ha affermato che<br />
non voleva chiamare in causa contingenze<br />
politiche o cose simili. E’ vero,<br />
ha fatto di più, molto di più...●<br />
<strong>Panorama</strong> 25
26 <strong>Panorama</strong><br />
Arte<br />
La cittadina vive in permanenza una stagione artistica molto intensa<br />
Castua, in un giorno 14 mostre<br />
Yasna Škorup Krneta mentre sta<br />
montando una delle sue opere<br />
di Erna Toncinich<br />
Tanto di cappello alla piccola<br />
Castua, cittadina ad una decina<br />
di chilometri a ovest di Fiume,<br />
innanzitutto per essere riuscita a<br />
salvaguardare il suo suggestivo aspetto<br />
di vecchio nucleo abitativo proibendo<br />
qualsivoglia pacchiana modernità<br />
architettonica. Da levare il cappello<br />
perciò a chi ha tenuto e tiene le redini<br />
della località come agli stessi castuani.<br />
Ma se gli elogi sono d’obbligo per<br />
il suo attuale aspetto architettonico-urbanistico<br />
e per chi ha contribuito a conservare<br />
il vecchio, altrettanti ne vanno<br />
alla cittadina di Castua quale contenitore<br />
di molteplici e continui accadimenti<br />
culturali e artistici. La località, sin da<br />
tempi lontani nota per la sua Bela nedeja,<br />
la sagra del vino novello, l’autoctona<br />
belica, già da parecchi anni fa<br />
da contenitore a manifestazioni culturali<br />
ed artistiche, mostre e spettacoli di<br />
ogni genere, con protagonisti rilevanti<br />
nomi nostrani e stranieri. E se la grande<br />
città vicina, ad esempio, offre un’estate<br />
culturale che dura un solo mese, la<br />
piccola Castua è capace di organizzare<br />
- e già da molti anni - un’estate culturale<br />
di una durata ben maggiore. Più<br />
che promettente è il programma della<br />
prossima 20.esima Estate culturale<br />
castuana che prende il via da un già<br />
collaudato 14.esimo Festival internazionale<br />
della chitarra, cui fa seguito<br />
un nutrito programma di mostre personali<br />
di arte figurativa, spettacoli vari<br />
tra cui l’esibizione del noto gruppo<br />
folcloristico Lado, del violinista Stefan<br />
Milenković, del noto attore Zijah<br />
Sokolović, di Mariachi Estrella con<br />
Fiesta mexicana, di fisarmonicisti del<br />
Portogallo, del Teatro Exit di Zagabria<br />
e di tanti altri per concludersi alla fine<br />
di agosto con le esecuzioni del Festival<br />
della canzone ciakava.<br />
Momenti culturali e artistici di richiamo<br />
attirano però pubblico a Castua<br />
anche fuori della stagione estiva.<br />
La vigilia di questo ultimo Primo<br />
Maggio si è svolta la manifestazione<br />
artistica Da mostra a mostra con<br />
protagonisti quattordici nomi delle<br />
arti figurative della vicina Fiume<br />
e di altre parti della Croazia, pittori,<br />
Alcune delle installazioni esposte in permanenza nel nucleo storico di Castua
Arte<br />
A sinistra: lo scorso anno, nell’ambito dell’Estate culturale castuana l’artista ha presentato queste ed altre opere<br />
del genere nel suggestivo spazio espositivo della chiesetta della SS. Trinità. Da quasi vent’anni Castua (a destra)<br />
è conosciuta per il suo intenso e attraente programma culturale<br />
scultori e fotografi le cui opere sono<br />
state ospitate negli spazi inusuali dei<br />
caffè, delle osterie, ristoranti, botteghe,<br />
atelier della cittadina. Quattordici<br />
mostre personali inaugurate tutte<br />
lo stesso giorno, con un intervallo<br />
di mezz’ora e in visione per una intera<br />
settimana. Idea superlativa: se il<br />
pubblico è restio ad entrare negli spazi<br />
espositivi tradizionali, l’arte arriva<br />
dove di pubblico non manca mai.<br />
Castua continua a regalare sorprese,<br />
sorprese che anche durano nel<br />
tempo. Da qualche tempo, in un suo<br />
mini-giardino (o se si vuole una aiuola<br />
con erba, fiori ed un alberello) al<br />
centro di uno slargo tra antiche case<br />
e volti, sono sistemate delle forme<br />
in ferro e altro materiale di recupero<br />
ispirate dalle architetture del luogo.<br />
Sono alcune delle installazioni ambientali<br />
di una pittrice, Yasna Škorup<br />
Krneta, presentate l’anno scorso nella<br />
chiesetta sconsacrata della SS. Trinità<br />
(già da tempo suggestivo spazio<br />
espositivo) in occasione della Giornata<br />
della Città di Castua e nell’ambito<br />
dell’Estate Culturale Castuana.<br />
Un breve filmato sulle varie fasi di lavoro<br />
delle installazioni ha completato<br />
la mostra che l’autrice ha chiamato<br />
Nel grembo di Madre Castua.<br />
Yasna Škorup Krneta, diplomata<br />
in pittura all’Accademia di Arti Figurative<br />
di Zagabria dove ha avuto per<br />
maestri alcuni tra i maggiori protagonisti<br />
dell’arte contemporanea croata,<br />
Detoni, Parać, Krsto Hegedušić<br />
e Kulmer, con studi di arti applicate<br />
compiuti ancor prima a Sarajevo,<br />
vive ad Abbazia e lavora nei suoi due<br />
atelier, quello di Abbazia e quello nelle<br />
vicinanze di Rovigno. Tutto l’operato<br />
della Škorup Krneta rivela il suo<br />
interesse per l’ambiente istriano che<br />
esprime, in pittura come in altri tipi<br />
di espressione figurativa, in un’ottica<br />
tutta personale, con uno stile che<br />
si mostra suo già da lunghi anni, contraddistinto<br />
da una sigla tutta propria<br />
e singolare. L’installazione ambientale<br />
lasciata dall’artista a Castua, un<br />
isolotto castuano fatto di una manciata<br />
di case deformate, sghimbesciate,<br />
campanile della parrocchiale di<br />
S. Elena compreso, “ubriaco” anche<br />
questo, stimolano riflessioni, sollecitano<br />
il passante che le osserva ad allacciare<br />
un rapporto ideale con il passato,<br />
con le architetture in pietra vecchie<br />
di secoli che le circondano, a relazionarle<br />
e relazionarsi con lo spazio<br />
ed il tempo. Questi corpi nel loro fantasioso<br />
racconto formale, intensi nella<br />
loro espressività, suggeriscono un<br />
mare di poesia.●<br />
<strong>Panorama</strong> 27
Oltre seimila i visitatori presenti in tre giorni: il mondo vegetale è stato oggetto di un inatteso interesse<br />
28 <strong>Panorama</strong><br />
Reportage<br />
Insperata adesione di pubblico al Festival delle erbe officinali di Chersano<br />
Un tè alla menta al giorno toglie...<br />
testo e foto di Ardea Velikonja<br />
Se finora dicendo Chersano si<br />
pensava alla piccola cittadina<br />
che taglia la viabile che dalla<br />
costa porta a Pisino, ora il suo nome<br />
si collega strettamente alle erbe usate<br />
in medicina. L’anno scorso infatti<br />
la Società turistica ha timidamente<br />
promosso il Primo Festival delle erbe<br />
officinali o, come sono state definite,<br />
“spontanee” con tanto di impiego<br />
esteso anche a fini culinari. Visto il<br />
successo della precedente edizione<br />
quest’anno la manifestazione è stata<br />
ripetuta, con grande interesse di pubblico<br />
ed espositori. Nel grande tendone<br />
allestito presso il campo sportivo<br />
si sono presentati oltre 30 espositori<br />
che in tre giorni hanno richiamato<br />
ben 6000 persone.<br />
Idea di centro del Festival è stata<br />
la raccolta organizzata delle erbe sotto<br />
la guida di Franko Zgrablić, esperto<br />
erborista di San Pietro in Selve.<br />
Due volte al giorno ha messo insieme<br />
un gruppo - di solito formato da<br />
parecchie persone - “armando” ciascun<br />
componente di bastone, fazzolletto<br />
da porre in testa, borsellino<br />
con forbici, matita, scotch ed erbario,<br />
e via tutti sui prati circostanti che in<br />
questa stagione promettono un “raccolto”<br />
più che abbondante. Trovata<br />
una data pianta ogni partecipante l’ha<br />
incollata nel piccolo erbario mentre<br />
Zgrablić ne illustrava le sue proprie-<br />
L’aceto di sambuco “patentato”<br />
da Franko Zgrablić<br />
tà terapeutiche e indicava il modo di<br />
trattarla. Le indicazioni sono state<br />
seguite con molta partecipazione da<br />
grandi e bambini.<br />
La genesi dell’idea ci viene spiegata<br />
dalla direttrice della Società turistica<br />
Patricia Zanketić: “Prima, per<br />
anni abbiamo cercato di ritagliarci<br />
un posticino nel campo del turismo<br />
pensando e ripensando su quel<br />
che si poteva offrire. Abbiamo cominciato<br />
tempo fa con gli asparagi<br />
e quando il mio amico Franko si è<br />
incluso abbiamo capito quel che ci<br />
restava da fare. Infatti, vista la vegetazione<br />
che caratterizza il territorio,<br />
abbiamo deciso di fare di Chersano<br />
la capitale delle erbe officinali. Visto<br />
il successo del Festival dell’anno<br />
scorso, quest’anno vi abbiamo aggiunto<br />
altri contenuti, che ci hanno<br />
dato molta soddisfazione. Le erbe<br />
quale materia sia in gastronomia che<br />
nelle terapie - trattate nei convegni<br />
- si sono mostrate molto ‘salutifere’.<br />
Quest’anno abbiamo ospitato il<br />
prof. Ljudevit Sabo della scuola per<br />
cuochi di Pola che assieme ai suoi<br />
studenti ha preparato cibi incredibili<br />
a base di erbe, dal pane alla menta<br />
alla polenta alle erbe. Una vera delizia<br />
che, come potete vedere, è andata<br />
a ruba. Ogni lezione sulle piante<br />
e il loro uso era piena di gente. Poi<br />
quest’anno abbiamo incluso il nuovo<br />
progetto della Ruralis e dell’Aroma<br />
art ‘Ivna’ denominato Case aromatiche.<br />
Si tratta di case rurali che<br />
in questo territorio sono molto numerose<br />
in cui c’è un profumo specifico,<br />
una specie di design profumato.<br />
Mi spiego: se volete togliervi lo<br />
stress potete soggiornare in una casa<br />
aromatica a base di rosmarino, se<br />
avete problemi di insonnia in una in<br />
cui in ogni stanza ci sarà la melissa,<br />
e così via”. Ivna Škoro dell’Aroma<br />
art ci ha spiegato che scopo di questo<br />
progetto è quello di promuovere<br />
un nuovo stile di vita attraverso<br />
l’aromaterapia in queste case rurali.<br />
Sarà il turista a scegliere l’aroma<br />
che vorrà avere in casa. →
Tanti botanici... in erba<br />
Nella foto in alto: cercate<br />
cercate e poi vi<br />
dirò di che si tratta.<br />
A sinistra: fazzoletto,<br />
forbici, matita, erbario,<br />
scotch e bastone,<br />
e... via. A lato: Franko<br />
Zgrablić aiuta a riconoscere<br />
le piante. Più in<br />
là: tutti attenti alla lezione.<br />
Sotto: aspettate<br />
un attimo che incollo le<br />
foglie. A destra: il piccolo<br />
erbario che ognuno<br />
si è portato a casa<br />
<strong>Panorama</strong> 29
La fiera del benessere<br />
Tinture, creme, olii essenziali con descritte le proprietà terapeutiche<br />
La 30 lavanda <strong>Panorama</strong> viene definita la regina delle piante aromatiche Quest’anno c’erano espositori da tutta la Croazia<br />
Bisog
na saper riconoscere anche le piante che contengono veleni: da una parte le “cattive”, dall’altra le “buone”<br />
Le marmellate<br />
si possono confezionare<br />
con tutti i frutti<br />
Anche Fužine era presente con le erbe dei suoi monti<br />
Ivan Lesinger preparava sul posto il tè a “misura”<br />
Una delle “case profumate” a Cosliacco. All’interno: un momento della meditazione al profumo di <strong>Panorama</strong> rosmarino<br />
31
L’uso delle erbe<br />
in cucina<br />
32 <strong>Panorama</strong><br />
Sopra: la pasta. In alto: il prof. Sabo con i ragazzi<br />
ha preparato vere prelibatezze. A destra:<br />
le uova ripiene di zia Olga, sotto: il pane<br />
alla menta; poi il piatto di polenta, sugo e insalata;<br />
tutto con le erbe e gli stuzzichini sono andati<br />
a ruba. In fondo a sinistra le sarde con i “pljukanci”<br />
e a destra l’orzo con tantissime erbe
Il prof. Ljudevit Sabo era impegnatissimo<br />
tra i fornelli, dato il grande<br />
interesse della gente che voleva<br />
gustare le specialità a base di erbe,<br />
ma ha trovato due minuti di tempo<br />
per spiegarci cosa ha preparato. “Noi<br />
anche a scuola insegnamo sia a raccogliere<br />
che usare le erbe officinali dato<br />
che sono sempre più numerosi i turisti<br />
che scelgono una vita sana e quindi<br />
i cibi naturali. Oggi ci siamo sbizzarriti<br />
un po’, abbiamo fatto il pane<br />
alla menta piperita, al rosmarino, una<br />
polenta con rosmarino, aglio orsino<br />
e rucola condita dal sugo di pomodoro,<br />
aglio orsino, carciofo e capperi,<br />
poi un’insalata di finocchio marino,<br />
lenticchie e rucola, il tutto condito<br />
con aceto di sambuco. Mi dispiace<br />
che non ci sia la portulaca, una pianta<br />
caratterizzata come l’unica che contiene<br />
gli acidi Omega3, cresce con le<br />
prime piogge di agosto e si mangia<br />
insalata e fa benissimo” ha concluso<br />
il prof. Sabo.<br />
Tra i tanti espositori che offrivano<br />
olii eterici, saponette, sacchetti<br />
regalo, abbiamo incontrato Ivan Lesinger,<br />
noto nella Contea quarnerina<br />
per essere l’autore di numerosi libri<br />
sulle piante aromatiche e i rimedi naturali.<br />
Lui si è portato appresso una<br />
cinquantina di sacchi con erbe e sul<br />
posto ha “confezionato” i tè a richiesta:<br />
soffrite di insonnia? Un bel tè alla<br />
melissa alla sera e non servono pastiglie.<br />
Avete bisogno di “tirarvi su”?<br />
Un bicchiere di infuso alla menta piperita<br />
al mattino a digiuno e vederete<br />
che in dieci giorni starete meglio.<br />
Per ultimo abbiamo lasciato volutamente<br />
Franko Zgrablić che a San<br />
Pietro in Selve si occupa di piante ed<br />
erbe medicinali. Da poco tempo ha<br />
ricevuto dal competente Ministero il<br />
permesso di produrre, unico in Croazia,<br />
l’aceto di sambuco. Ed è stato<br />
proprio lui a proporre alla direttrice<br />
della Società turistica di Chersano di<br />
includere nel Festival la raccolta organizzata<br />
di erbe, cosa che è stata un<br />
vero successo. “Mi occupo di erbe da<br />
una quarantina d’anni, tutti raccoglievano<br />
piante, mio nonno, mio papà e<br />
di conseguenza già da bambino lo facevo<br />
anch’io. Conosco circa 250 specie<br />
di piante tra aromatiche e terapeutiche.<br />
L’Istria è ricca di erbe officinali,<br />
ce ne sono più di 600. L’unica cosa<br />
che coltivo è il sambuco, di cui produco<br />
l’aceto che da alcuni mesi mi è<br />
Reportage<br />
Zia Olga, sei un mito!<br />
La più anziana espositrice, e certamente<br />
la più simpatica, è stata<br />
la connazionale Olga Načinović<br />
di Pola. Tutti la cercavano perché<br />
zia Olga è un mito a Chersano e<br />
in genere in zona. Ha 81 anni e ha<br />
passato la sua vita nei boschi a raccogliere<br />
tutto ciò che madre natura<br />
ci dà. Nata a Santa Domenica di<br />
Albona, ha lavorato come radiologo<br />
e nel tempo libero andava a raccogliere<br />
erbe. A venticinque anni<br />
si è ammalata gravemente e quando<br />
le abbiamo chiesto se le piante<br />
l’avessero aiutata ci ha risposto:<br />
“Mi vedete? Ho 81 anni e sono ancora<br />
qui. Quando ero bambina la<br />
mamma e la nonna mi facevano<br />
fare la cura di primavera per ripulire<br />
il corpo e quindi bevevo i tè con<br />
varie erbe, in autunno quella per<br />
preparare il corpo ai rigori invernali,<br />
in inverno quella per resistere al<br />
freddo, insomma il tè lo si beveva<br />
tutto l’anno.<br />
Faccio liquori con le sorbole, le<br />
erbe. Ho imparato a riconoscere le<br />
piante da mia mamma e poi mi sono<br />
comperata un libro da cui ho appreso<br />
tutto. La passione per le erbe ha<br />
fatto il resto. Conosco tutti i boschi<br />
da Pola, Dignano, Lisignano, Barbana<br />
e tutto il circondario. Fino<br />
all’anno scorso avevo la patente e la<br />
mia macchina posso dire che ormai<br />
andava da sola fino ai boschi. Oggi<br />
la patente non l’ho più ma nel bosco<br />
ci vado lo stesso. Le erbe mi appassionano<br />
talmente che alle volte passo<br />
anche dieci ore da sola nel bosco<br />
senza neppure accorgermi”.<br />
Le abbiamo chiesto qual è il segreto<br />
per stare così bene e avere un<br />
aspetto simile nonostante l’età. “Il<br />
segreto, al mattino un infuso alla<br />
stato riconosciuto come prodotto doc.<br />
Le erbe che raccolgo le asciugo in<br />
modo naturale, al buio e in un posto<br />
areato, e quindi le conservo nei vasi<br />
di vetro. Tutto, anche l’aceto, viene<br />
fatto in modo naturale e quindi non<br />
ci sono conservanti né additivi. Qualsiasi<br />
persona che viene da me mi racconta<br />
quali disturbi ha ed io gli preparo<br />
una cura completa che dura al mi-<br />
menta piperita, durante il giorno<br />
un infuso di iperico (o erba di San<br />
Giovanni) con milleofoglie, alla<br />
sera, per un sonno tranquillo, ci<br />
vuole una buona tazza di melissa.<br />
Però non si pensi che in un giorno<br />
si risolve tutto: ci vuole una cura di<br />
dieci giorni, poi si fa una pausa di<br />
una settimana e dopo si riprende,<br />
così nell’arco di 45 giorni. Ma se<br />
uno vuol liberarsi dello stress con<br />
cui oggi è costretto a vivere, sa che<br />
cosa le dico? Menta, menta e menta,<br />
sempre.<br />
Abito da sola ed ho adibito una<br />
stanza in cui asciugo queste piante,<br />
quindi le sminuzzo e le metto nei<br />
vasi di vetro, essenziali per la loro<br />
conservazione. Qui ci possono stare<br />
due anni, dopo di che perdono le<br />
qualità terapeutiche”.<br />
Ma zia Olga non ha portato al<br />
Festival solo le sue erbe, ha pure<br />
preparato ogni giorno circa 150<br />
porzioni di specialità alle erbe fatte<br />
con le sue mani: sardelle marinate,<br />
i famosi “pljukanci” alle sarde,<br />
orzo con rosmarino e finocchio<br />
marino, e uova ripiene (il tuorlo<br />
mescolato con asparati, capperi,<br />
aglio orsino e origano). Il tutto ovviamente<br />
è andato a ruba.●<br />
nimo 30 giorni. Preparo una miscela<br />
di tè, impacchi, liquidi erboristici,<br />
cibi a base di erbe, sciroppi. Ma perché<br />
credete che i nostri nonni vivevano<br />
tanto? Perché mangiavano tutto<br />
ciò che madre natura gli dava, non<br />
perché volevano fare cure, ma perché<br />
non avevano altro”, ha concluso<br />
Franko Zgrablić prima di partire con<br />
il gruppo lungo i prati.●<br />
<strong>Panorama</strong> 33
Lo scorso luglio sono stati attribuiti i Premi della<br />
XLIII edizione del concorso Istria Nobilissima, che<br />
hanno dato una nuova conferma dei potenziali creativi<br />
del gruppo nazionale italiano nei campi dell’arte e della<br />
cultura. Ritenendo che di tali potenziali debba fruire<br />
il maggior numero di lettori nelle pagine riservate alle<br />
letture, “<strong>Panorama</strong>” propone le opere a cui siano stati<br />
attribuiti premi o menzioni.<br />
Nella sezione “Prosa in lingua italiana” la giuria ha<br />
assegnato il secondo premio ad ESTER BARLESSi di<br />
Pola per il sua racconto dal titolo “Il giardino nudo”.<br />
Questa la motivazione: “Il racconti, ben strutturato ed<br />
equilibrato, ispirato ai nostri tempi, è sviluppato su una<br />
matrice di segno etico, psicologico ed esistenziale per<br />
evidenziare la tormentata storia di una famiglia e le difficoltà<br />
dei rapporti generazionali”.<br />
34 <strong>Panorama</strong><br />
Letture<br />
«Il giardino nudo»<br />
1. Alle dieci di sera già sentiva le palpebre pesanti e sognava<br />
il letto ma c’erano così tante cose da fare ancora, bisognava<br />
raccogliere la biancheria e le magliette che i bambini<br />
avevano lasciato un po’ sparsi sulle sedie e un po’ in<br />
bagno, gli asciugamani bagnati andavano stesi prima di finire<br />
nella cesta, la roba pulita per la scuola e l’asilo andava<br />
messa bene in vista sulle spalliere delle seggiole, a<br />
quell’ora ancora cuoceva il ragù che poi bisognava far freddare<br />
prima di metterlo in frigorifero e mai che le riuscisse<br />
di fare la doccia prima delle undici, perché al mattino non<br />
avrebbe potuto farla certamente ché con Stefano che si faceva<br />
la barba e i bambini con il loro viavai il bagno era una<br />
stazione ferroviaria, una gara a chi riusciva ad acchiapparlo<br />
per primo.<br />
Non appena metteva la testa sul cuscino partiva alla<br />
grande e non sentiva nemmeno il marito che entrava nella<br />
stanza, accendeva la luce, si svestiva e si infilava nel letto,<br />
tanto era stanca.<br />
Qualche volta Stefano entrava nel letto con quelle velleità<br />
di maschio che richiedevano di essere soddisfatte e senza<br />
tanti preamboli la svegliava, perché nonostante le loro<br />
esistenze si fossero irrimediabilmente divise i contatti fisici<br />
non erano mai venuti meno. Cominciava con qualche carezza<br />
ma sentendola reticente si sbrigava in fretta lasciandola<br />
con l’amaro in bocca, perché in quei momenti si sentiva<br />
trattata come un oggetto e per di più di poco valore. Si<br />
riaddormentava e la notte passava in fretta, le sembrava di<br />
avere appena chiuso gli occhi che già la sveglia suonava e<br />
ricominciava il solito tran tran. Erano ormai anni che il suo<br />
non era un sonno ristoratore, dormiva con il cervello sveglio<br />
e il mattino la trovava stanca come se avesse trascorso<br />
una notte di bagordi e le colleghe, in ufficio, scherzavano<br />
accennando alle sue occhiaie fonde: - Ma tu fai l’amore<br />
ogni notte per essere così abbacchiata al mattino?<br />
E lei scuotendo la testa pensava a quei fugaci incontri<br />
notturni dopo i quali quasi sempre Stefano le teneva il<br />
muso per giorni, perché quelle toccate e fughe non erano<br />
soddisfacenti. Era un egoista, abituato che tutto ruotasse in-<br />
torno a lui e non si capacitava che l’arrivo dei figli l’avesse<br />
cambiata non comprendendo o non volendo capire la sua<br />
stanchezza cronica fisica e psichica, e soprattutto non volendo<br />
ammettere che era lui la causa del suo cambiamento<br />
avvenuto nell’arco di una giornata. Non ne parlavano, perché<br />
lei si era convinta che non ne valesse la pena, il matrimonio<br />
era fallito quasi prima di incominciare ma lui non se<br />
ne rendeva conto e c’erano i figli, per loro valeva la pena di<br />
vivere anche se era duro quel lavoro continuo, ufficio-casa,<br />
casa-ufficio senza poter avere una spalla a cui appoggiarsi,<br />
qualcuno su cui potere fare affidamento, senza riposo tutti<br />
i giorni della settimana domenica compresa, anzi, la domenica<br />
di più.<br />
C’era stato un tempo, ma sembrava ormai così remoto<br />
che certe volte faceva fatica a ricordarlo, che le domeniche<br />
sembravano sprizzare gioia come se la giornata fosse stata<br />
una persona, una cosa viva con un non so che di attesa che<br />
metteva nel cuore una strana ansia lieta, come se ogni ora<br />
di quel giorno fosse destinata a qualcosa di imprevedibile<br />
che dovesse accadere e anche se non succedeva nulla bastava<br />
il volo di un uccello, una risata di bimbo o di donna in<br />
strada, le note di una canzone, per farla felice, consapevole<br />
che quello era un giorno di festa. La pigrizia la invadeva<br />
piano piano avvolgendola in un mantello di beatitudine e<br />
tutti i gesti che compiva erano lenti ma pieni di significato:<br />
lavarsi i capelli, spazzolarli a lungo, darsi lo smalto alle unghie,<br />
camminare per casa solo con una vaporosa vestaglia<br />
addosso, prendere il caffè quando più le piaceva, ascoltare<br />
le campane della chiesa vicina che sembravano scandire<br />
con i loro rintocchi: È festa! È festa! e soprattutto sapere di<br />
avere tempo, molto tempo da dedicare a se stessa e ai suoi<br />
pensieri, senza nessuna fretta, senza che niente e nessuno<br />
l’incalzasse. Se le godeva le domeniche allora!<br />
Poi era arrivato Stefano e le era sembrato che il mondo<br />
ad un tratto fosse cambiato, come se un nuovo sole avesse<br />
fatto la sua comparsa nel cielo e si era sentita improvvisamente<br />
vulnerabile quasi incapace di gestire il tumulto di<br />
sentimenti che la sua comparsa aveva scatenato in lei, un
pianetino che girava vorticosamente intorno a una stella. Le<br />
giornate erano diventate improvvisamente lunghe e vuote<br />
senza di lui, fatte solo di una smaniante attesa della sera,<br />
dei loro incontri, ma la domenica, già allegra prima, si era<br />
trasformata in qualcosa di magico, un’intera giornata solo<br />
per loro due.<br />
Erano due caratteri diametralmente opposti, lei ciarliera,<br />
allegra di un’allegria contagiosa che traspariva dagli occhi<br />
e dalla bocca sempre aperta al sorriso, sempre pronta allo<br />
scherzo, a porgere aiuto, a giustificare tutti. Lui un bel tenebroso,<br />
musone, pronto ad offendersi per un nonnulla, a<br />
scattare inaspettatamente come punto da una vespa se qualcosa<br />
non gli andava a genio, polemico e per niente comunicativo.<br />
Ma lei si era innamorata perdutamente e quelli che<br />
gli altri pensavano fossero difetti li considerava pregi.<br />
- Che scuffia che hai preso! - la prendevano bonariamente<br />
in giro amiche e colleghe. - Non potete essere più<br />
diversi!<br />
Lei rispondeva sorridendo convinta e felice: - I poli opposti<br />
si attraggono.<br />
E in quanto ad attrazione non si sbagliava. Fisicamente<br />
erano attratti l’una dall’altro come il ferro e la calamita ma<br />
era un altro paio di maniche andare d’accordo nel modo di<br />
fare e di pensare.<br />
Stefano era figlio unico, la madre, una signora proveniente<br />
da una famiglia agiata, una borghese che aveva attraversato<br />
gli anni bui del comunismo sempre con la puzza<br />
sotto il naso, il padre succube della moglie e sempre con la<br />
testa nelle nuvole imbevuta di teorie e utopie irrealizzabili.<br />
Lei, Noretta, nata in una famiglia proletaria, figlia di un<br />
tornitore sindacalista e di una casalinga, unica femmina, la<br />
minore di quattro figli.<br />
Anche le famiglie non potevano essere più diverse.<br />
La sua casa era un porto di mare, una stazione ferroviaria<br />
dove andavano e venivano gli amici dei fratelli come<br />
fossero a casa loro e dove di sabato pomeriggio si riunivano<br />
quelli del padre per giocare a briscola o a tressette fino<br />
a sera e non c’era giorno che qualche vicina non entrasse<br />
nella loro cucina per fare due chiacchiere con la madre una<br />
donna grassoccia e sorridente sempre pronta a mettere su<br />
un caffè per quelle visite improvvisate ma mai inopportune<br />
qualunque fosse l’ora.<br />
La prima volta che Stefano era venuto in casa si era<br />
guardato intorno disorientato per quella confusione, per<br />
quell’andare e venire continuo di estranei, per la familiarità<br />
con cui trattavano ed erano trattati. Gli amici del padre non<br />
avevano smesso di giocare a carte, si erano limitati a un salve<br />
continuando ad osservare ognuno il proprio avversario<br />
per cercare di carpirgli, attraverso i motti che scambiava,<br />
le carte di cui disponeva. Le bottigliette di birra sul tavolo,<br />
le spalle e le canottiere sudate dei giocatori lo avevano un<br />
po’ disgustato, perciò aveva preso un caffè in fretta seduto<br />
sull’orlo della sedia e si era subito alzato dicendole che dovevano<br />
andare, che sua madre li attendeva, ma appena in<br />
strada le aveva detto:<br />
- Facciamo quattro passi che abbiamo tempo.<br />
Noretta lo aveva guardato in maniera strana: - Ma non<br />
hai detto che tua mamma ci aspetta, che vuole conoscermi…<br />
- Sì - aveva ribattuto -, ma ci andiamo più tardi, a<br />
quest’ora mia mamma prende lezione di inglese.<br />
Letture<br />
- Lezione di inglese? Alla sua età ? - E non aveva potuto<br />
fare a meno di ridere sinceramente divertita credendo che<br />
scherzasse.<br />
- Che c’è da ridere? - aveva detto improvvisamente rabbuiato.<br />
Lei era diventata subito seria ma qualcosa le era scattato<br />
dentro, come un presentimento, un’inquietudine strana che<br />
aveva cercato di scacciare con fastidio ma che era riapparsa<br />
non appena aveva varcato la soglia della loro villetta, forse<br />
rafforzata alla vista del giardino curatissimo con i vialetti<br />
pavimentati a mosaico e le aiole di una simmetria perfetta<br />
come perfetta si era presentata la madre di lui che l’aveva<br />
accolta con un sorriso freddino e non aveva fatto nulla per<br />
metterla a suo agio. Le aveva chiesto se gradiva un tè e al<br />
suo rifiuto si era limitata ad osservarla in silenzio. Noretta<br />
non si era sentita mai in vita sua così a disagio e mentre attendeva<br />
che quello scrupoloso esame finisse era entrato il<br />
padre. L’uomo le aveva teso cordialmente la mano, le aveva<br />
chiesto con gentilezza in che rione della città abitasse,<br />
che scuola avesse frequentato, poi si era scusato dicendo<br />
che aveva del lavoro da sbrigare e li aveva lasciati soli. Né<br />
la madre né il padre avevano chiesto niente della sua famiglia.<br />
Per la prima volta da quando lo conosceva lei si era chiesta<br />
come sarebbe stata la sua vita con lui, certo non quella<br />
idilliaca che aveva sognato. Troppe differenze nel modo di<br />
vivere e di pensare ma poi aveva scosso la testa e si era detta<br />
che era di lui che era innamorata, non di sua madre o della<br />
sua casa e siccome l’amore è irrazionale aveva cercato di<br />
buttare dietro alle spalle le inquietanti sensazioni suscitate<br />
da quella prima visita in casa dei futuri suoceri.<br />
Erano incominciati i preparativi per il matrimonio. Sua<br />
madre tutta orgogliosa mostrava alle vicine il bel corredo<br />
che aveva preparato per la figlia, tutto per dodici, sissignore,<br />
loro non avevano molte possibilità ma non per niente<br />
lei era orserese e le donne di Orsera quando nasceva una<br />
femmina già dal primo mese di vita cominciavano a mettere<br />
da parte qualcosa per il corredo secondo le possibilità,<br />
oggi un canovaccio domani una tovaglia e quando la figlia<br />
cominciava ad andare a scuola arrivavano le lenzuola, tutte<br />
rigorosamente bianche e ricamate con tanto di cifre. Un<br />
bel corredo davvero, dicevano le amiche, e lei rispondeva<br />
che sì era bello, fatto poco per volta, con sacrifici, ma altrimenti<br />
non si combina nulla, come si fa quando i soldi sono<br />
sempre pochi e i figli tanti a mettere su un corredo da un<br />
giorno all’altro?<br />
Con la futura suocera i disaccordi si erano fatti più evidenti<br />
più il giorno del matrimonio si avvicinava.<br />
- Mio figlio deve sposarsi in chiesa - aveva detto categorica<br />
-, io ci tengo, anzi tutta la mia famiglia ci tiene!<br />
- Io non ci tengo affatto! - aveva ribadito il padre di lei -.<br />
Io e i preti siamo come il diavolo e l’acqua santa! Non mi<br />
sono sposato in chiesa e che cosa manca al mio matrimonio?<br />
Viviamo in pace, abbiamo fatto quattro figli e li abbiamo<br />
tirati su onesti che di più non si può pretendere! E poi,<br />
bisogna vedere cosa ne pensano i ragazzi, io, cara signora,<br />
non sono di quelli che vogliono interferire ma premetto che<br />
se vogliono farsi benedire dal prete, con i tempi che corrono<br />
la cosa andrà per le lunghe, perché forse lei non lo sa ma<br />
mia figlia non è neanche battezzata e dovrebbe farli tutti sacramenti<br />
previsti e ne consegue una trafila di catechismo,<br />
<strong>Panorama</strong> 35
36 <strong>Panorama</strong><br />
Letture<br />
io lo so che senza dottrina i preti non mollano specialmente<br />
ora che fanno alto e basso!<br />
Lei lo aveva guardato incredula mentre il labbro inferiore<br />
le si allungava, pendulo, in un’espressione di disgusto.<br />
- Non è battezzata?<br />
- Nossignora!<br />
- E se arrivassero figli?<br />
- Ma certo che verranno, perché non dovrebbero venire<br />
? Mi scusi sa, ma lei che ci tiene tanto ed è battezzata cos’ha<br />
in più che io non ho?<br />
- I sacramenti.<br />
- Ah, ecco! E mi scusi è con quelli che ha mangiato in<br />
tutti questi anni?<br />
Prima che lei potesse ribattere era intervenuta la moglie:<br />
- Ettore, ti prego, non è il caso, hai sempre sostenuto che<br />
ognuno fa quello che sente di fare!<br />
- Appunto! Perciò sentiremo cosa ne pensano i ragazzi.<br />
Mi scusi sa signora, ma non crede che anche suo marito dovrebbe<br />
dire la sua?<br />
- Non credo. Noi siamo sempre dello stesso parere.<br />
- Con permesso… -. Il signor Ettore si era girato borbottando<br />
tra i denti: - Quel povero cristo se non è del tuo parere<br />
vorrei vederlo!<br />
Ma la madre di Noretta si era affrettata a dire: - Io, sa,<br />
non sono contraria che si sposino in chiesa, anzi quelle cerimonie<br />
mi piacciono, sono commoventi, ma mio marito ha<br />
sempre avuto idee da socialista, forse da comunista e anche<br />
adesso è rimasto rosso di dentro ma mi creda è un pezzo<br />
di pane!<br />
L’altra non aveva risposto e la conversazione era finita lì.<br />
Per non cominciare la nuova vita con battibecchi Noretta<br />
aveva detto che si sarebbe fatta battezzare, comunicare e<br />
cresimare anche se ciò voleva dire posticipare le nozze di<br />
un bel po’.<br />
La madre con gran disappunto aveva osservato che secondo<br />
lei rimandare il matrimonio non portava fortuna e<br />
che pur non essendo superstiziosa non le faceva piacere.<br />
Il signor Ettore aveva storto il naso precisando che facesse<br />
pure come voleva ma che cedere ora avrebbe significato<br />
dover cedere sempre a quella marantiga (persona antipatica,<br />
vecchiaccia, strega - nda) della futura suocera e poi, aveva<br />
puntualizzato, lui non l’avrebbe accompagnata all’altare,<br />
che si arrangiasse come credeva, con il compare o con chicchessia,<br />
perché non era ancora nato quello che gli avrebbe<br />
fatto mettere piede in chiesa! Cosa credeva la vecchia? Di<br />
cambiarlo? Certo, lui rispettava tutti, a patto che non facessero<br />
i prepotenti! E lei, con quella puzza sotto il naso! Si era<br />
accorto, sì, di come li aveva squadrati tutti! Cattolica e praticante!<br />
Non erano mica retrogradi loro, anche se non andavano<br />
in chiesa! Vecchia arpia! Ma non sapeva che c’erano<br />
fior di intellettuali credenti e altrettanti no? Ma si tenesse<br />
pure la sua opinione, lui non era di quelli che cedevano,<br />
se sua figlia voleva farlo, ben fatto, voleva dire che era di<br />
un’altra pasta!<br />
Insomma, discussioni a non finire. Stefano era l’unico<br />
a tenersi in disparte, forse per non dover dare ragione alla<br />
madre o alla fidanzata ma in un certo senso si vedeva che<br />
gli faceva piacere che lei avesse ceduto, perché in una o due<br />
occasioni gli era sfuggito di dire che era lei l’unica persona<br />
ragionevole nella sua famiglia e lei per amor di pace era stata<br />
zitta anche se quelle osservazioni l’avevano urtata.<br />
Tira para e molla, lezioni di catechismo per più di due<br />
mesi e nel frattempo avevano cominciato a cercare casa,<br />
perché almeno per quello Noretta era stata categorica: in<br />
casa dei suoceri, anche se c’era tutto un piano a disposizione,<br />
mai e poi mai!<br />
Stefano aveva ceduto a malincuore brontolando che per<br />
l’affitto se ne sarebbe andato mensilmente un bel gruzzolo<br />
ma lei era stata irremovibile.<br />
L’appartamento in subaffitto era minuscolo e costoso.<br />
Noretta aveva ottenuto dalla padrona che fosse vuoto, perché<br />
non avrebbe potuto adattarsi a vivere in un posto arredato<br />
da altri, la casa doveva avere personalità, rispecchiare<br />
il gusto e l’indole di chi l’abitava, coricarsi in un letto che<br />
non fosse il suo sarebbe stato come trascorrere le notti in un<br />
albergo dove le persone vanno e vengono e non lasciano<br />
traccia del loro passaggio.<br />
Non appena aveva un po’ di tempo a disposizione si affrettava<br />
a raggiungere quello che mentalmente chiamava il<br />
mio giardino e vi trascorreva ore e ore qualche volta con la<br />
madre o un’amica ma per lo più da sola ad appendere stampe<br />
e tendine o semplicemente a prendersi un caffè immaginando<br />
come sarebbe stata in quella casa la sua vita con<br />
Stefano.<br />
Aveva comperato diverse piante e le aveva disposte qua<br />
e là per la cucina che ancora era vuota a parte un piccolo<br />
tavolino sul quale aveva sistemato un fornello elettrico per<br />
poter fare il caffè. La camera da letto era arrivata per prima<br />
e lei se la coccolava con gli occhi appoggiata allo stipite<br />
della porta, era come piaceva a lei, con il letto ampio dalla<br />
testata in canna bambù, i comodini chiari e l’armadio enorme<br />
che occupava tutta una parete.<br />
Stefano arrivava quasi sempre verso sera per riaccompagnarla<br />
a casa ed era stata proprio in una di quelle sere galeotte<br />
che le aveva detto: - Dai, proviamo se il letto è morbido<br />
-. E l’aveva presa per mano trascinandola nella camera<br />
e per lei era stato naturale sdraiarsi e fare l’amore, non che<br />
non l’avessero fatto prima, ma la consapevolezza di toccarsi,<br />
accarezzarsi in un nido sicuro, in un letto che avrebbero<br />
condiviso per sempre, con la sicurezza dovuta alla mandata<br />
di chiavi che avevano dato alla porta, in poche parole con<br />
la sensazione di essere in casa propria, l’aveva fatta sentire<br />
felice e aveva scacciato i timori che ogni tanto le si affacciavano<br />
alla mente pensando alle interferenze della madre<br />
di lui che avrebbero potuto portare conseguenze negative<br />
nella loro vita.<br />
Rivestendosi, si era sentita in pace, certa che in quella<br />
casa sarebbe stata al sicuro e avrebbe potuto vivere come le<br />
fosse piaciuto. Prima di uscire aveva sfiorato con gli occhi<br />
le belle piante che occhieggiavano dagli angoli della cucina<br />
vuota e puerilmente aveva sorriso mormorando: - Ciao<br />
Eden! -. Stefano aveva scosso la testa: - Sei una sentimentale<br />
inguaribile, un po’ sciocchina, te ne accorgi?<br />
Solo per un attimo si era sentita ferita ma aveva subito<br />
fatto spallucce e si era detta che siccome era felice non si<br />
sarebbe lasciata scoraggiare da nessuna battuta ironica, che<br />
Stefano con quella madre fredda che lo aveva allevato non<br />
poteva che essere freddino anche lui ma lei certamente lo<br />
avrebbe cambiato. Sua madre diceva sempre che è la donna<br />
che plasma l’uomo e lei si sarebbe data da fare per farlo<br />
diventare un po’ più affettuoso, più comunicativo ed era sicura<br />
di riuscirci.
Ma intanto intorno a lei aveva cominciato a farsi il vuoto.<br />
Le amiche e gli amici non la cercavano più come prima<br />
smontati dall’atteggiamento scostante di lui. In un primo<br />
momento non ci aveva fatto caso presa com’era dal lavoro,<br />
dai corsi di catechismo e dai preparativi per le nozze. In<br />
quel periodo non stava neanche troppo bene, spesso si sentiva<br />
stanca e come illanguidita e non vedeva l’ora che tutto<br />
quel trambusto finisse.<br />
Aveva scelto un abito color panna di shantung e una<br />
cappa dello stesso tessuto che le copriva le spalle e scivolava<br />
morbida fin sotto le ginocchia. Per il bouquet si era data<br />
tanto da fare perché lo voleva composto da spighe di grano<br />
e fiori di campo e nonostante non fosse stagione aveva<br />
scovato un fiorista che non si sa dove e come era riuscito a<br />
procurarle ciò che voleva.<br />
Finalmente il gran giorno era arrivato.<br />
Guardandola in piedi davanti allo specchio, vestita da<br />
sposa, la madre era scoppiata a piangere e per un istante anche<br />
a lei erano venute le lacrime agli occhi mentre una strana<br />
inquietudine le strizzava lo stomaco.<br />
Il signor Ettore l’aveva accompagnata fuori di casa<br />
fino alla macchina tra i battimani dei vicini che si erano<br />
tutti riversati in strada per vederla e per la verità un po’<br />
delusi di non vedere lo sposo con il suo corteo come comunemente<br />
usava, né di sentire le allegre canzoni suonate<br />
alla fisarmonica che annunciavano l’arrivo della sposa.<br />
Stefano aveva detto che l’avrebbe attesa davanti alla<br />
chiesa e che non c’era bisogno di nessun genere di carnevalata.<br />
Il padre, come aveva affermato di buon principio, si fermò<br />
davanti al sagrato consegnandola al giovane che faceva<br />
da testimone e la mamma pianse durante tutta la cerimonia.<br />
La suocera impeccabile in un abito di seta beige le sfiorò la<br />
guancia con un bacio prima di uscire dalla chiesa al braccio<br />
del marito e quel gesto fu tutto l’entusiasmo che riuscì<br />
a dimostrare nei suoi confronti, ma Noretta lì per lì non vi<br />
fece caso frastornata com’era dagli auguri e abbracci di parenti<br />
e amici.<br />
Ebbe inizio la vita a due nella nuova casa. La cucina era<br />
ancora quasi spoglia, non c’erano soldi per i mobili e così<br />
accanto ai bei vasi di fiori non c’era che un tavolino con<br />
quattro sedie e sul muro uno scaffale per i piatti e i bicchieri.<br />
Ma quell’arredamento spartano non impediva a Noretta<br />
di sentirsi felice nel suo giardino. Le piante crescevano rigogliose<br />
e sul davanzale fiorivano le petunie rosse e gialle<br />
che sembravano sorridere occhieggiando oltre le tendine<br />
vaporose.<br />
2. Verso la fine d’aprile, era già passato un mese dallo<br />
sposalizio, si accorse di essere incinta. Calcolando le date<br />
ebbe la certezza di aver concepito la famosa sera che avevano<br />
fatto per la prima volta l’amore nella loro casa. Non vedeva<br />
l’ora di dirlo a Stefano, lui doveva saperlo per primo,<br />
poi lo avrebbe detto alla mamma e avrebbe lasciato a lui il<br />
compito di dirlo ai suoi.<br />
Quel pomeriggio ebbe la più grande delusione della sua<br />
vita. Alla notizia Stefano reagì quasi con rabbia o forse con<br />
spavento.<br />
- Un bambino! Ma non è possibile! Non possiamo permettercelo!<br />
Non ancora! Ma ti rendi conto che non ci siamo<br />
abituati ancora noi a vivere assieme e già dovrebbe arrivarne<br />
un terzo?!<br />
Letture<br />
Le era sembrato che il mondo le crollasse addosso,<br />
ma non capiva che era del loro bambino che parlava?<br />
Perché sembrava incolparla? I figli si fanno in due e si<br />
accettano con amore, questo gli disse quasi piangendo<br />
augurandosi che cambiasse atteggiamento, che si fosse<br />
sbagliata, che avesse capito male. Ma Stefano la fermò<br />
deciso: - No, Noretta, io non sono pronto. Qualcosa si<br />
farà.<br />
Lo aveva guardato incredula senza trovare parole, con<br />
una gran voglia di pianto e quella che si era immaginata<br />
come una bellissima giornata da ricordare diventò un incubo<br />
e per la prima volta quella sera non gli si avvicinò e attese<br />
il sonno raggomitolata sull’orlo del letto con il cuore che<br />
le batteva in gola.<br />
Durante la settimana che seguì nessuno dei due toccò<br />
l’argomento e Noretta osservando il marito si chiedeva se<br />
fosse veramente lui la persona di cui si era pazzamente innamorata.<br />
Le tornavano in mente le parole delle amiche al<br />
tempo del suo fidanzamento, dicevano che era un musone,<br />
un introverso, uno che non sapeva e non voleva comunicare<br />
e dentro di sé si chiedeva se non avessero avuto ragione:<br />
poco più di un mese di vita in comune e già le sembrava di<br />
vivere con un estraneo.<br />
Scoprì che egli aveva parlato con i suoi il giorno che la<br />
suocera la invitò a prendere un tè. Alla madre lei non aveva<br />
ancora detto nulla, esitava perché sapeva che espansiva<br />
com’era avrebbe espresso la sua gioia in maniera esuberante<br />
e non sapeva la reazione che Stefano avrebbe avuto. La<br />
mamma si piccava di raccontare che ogni volta che aveva<br />
annunciato una gravidanza il signor Ettore aveva fatto capriole<br />
per la contentezza e aveva sempre brindato con gli<br />
amici, felice che la famiglia aumentasse anche se si dovevano<br />
fare non pochi sacrifici.<br />
La suocera non si sforzò minimamente di nascondere<br />
lo scontento. Mescolando lo zucchero nella tazza la guardava<br />
con occhi freddi e inquisitori e lei seduta sull’orlo<br />
della poltrona con lo sguardo che girava dal viso della<br />
donna alla finestra che dava sul giardino tutto giallo di bei<br />
narcisi fioriti, stava sulla difensiva, con le mani in grembo<br />
come per proteggere la creatura che c’era dentro, pensando<br />
che se l’altra le avesse mosso un rimprovero sarebbe<br />
certamente scattata come non aveva mai fatto in tutti<br />
i suoi venticinque anni, tanto, si diceva, non aveva niente<br />
da perdere.<br />
La delusione che aveva provato con Stefano le bruciava<br />
l’anima ma dalla suocera era pronta a difendersi. Ancora<br />
non immaginava che le parole che avrebbe pronunciato<br />
sarebbero state così velenose che oltre che ferirla e lasciarla<br />
senza parole l’avrebbero colmata di una rabbia così incontrollabile<br />
che non avrebbe creduto di poter mai provare.<br />
- Dunque ci siamo, sei incinta.<br />
- Sì -. Noretta era tesa come una corda sul punto di spezzarsi.<br />
- Non mi sembra proprio simpatico dare in pasto alla<br />
gente che eri incinta prima di sposarti.<br />
- Ma scusi a chi devo renderne conto? Cosa deve importarne<br />
alla gente? E infine di quale gente si preoccupa?<br />
La donna la squadrò con freddezza. - Ma tu sai ragazza<br />
mia che si vive anche per la gente, per non essere criticati<br />
o giudicati?<br />
( 1 e continua)<br />
<strong>Panorama</strong> 37
38 <strong>Panorama</strong><br />
Italiani nel mondo<br />
Lo ha annunciato il presidente della FUSIE, Giangi Cretti, in un’in<br />
Prossimamente un convegno fra te<br />
acura di Ardea Velikonja<br />
Presidente Cretti, come procede<br />
il lavoro della Fusie? Su quali<br />
iniziative state lavorando, e<br />
quali i progetti futuri?<br />
“A rilento. Viste le tragiche vicende<br />
internazionali e le priorità della<br />
politica interna - spiega il presidente<br />
Fusie a Italiachiamaitalia.com -, è<br />
ragionevolmente impossibile trovare<br />
un interlocutore politico o istituzionale<br />
che, sulle questioni di cui ci facciamo<br />
portavoce, mostri qualcosa che<br />
vada oltre un cortese interessamento.<br />
Ciò nonostante, siamo fortemente intenzionati<br />
ad affrontare i nuovi scenari<br />
che si stanno delineando, complici<br />
le mutate condizioni sociali dei<br />
connazionali che vivono all’estero, le<br />
nuove tecnologie e le nuove modalità<br />
di fruizione e diffusione delle informazioni,<br />
contribuendo ad una riflessione<br />
e ad un’eventuale ridefinizione<br />
del ruolo e della funzione dei media<br />
italiani fuori d’Italia. Anche attraverso<br />
una sostanziale riforma della normativa<br />
e del regolamento, che presiedono<br />
all’erogazione dei contributi a<br />
sostegno delle nostre testate. Prima<br />
tappa: la realizzazione di un convegno,<br />
dove fare incontrare idee, punti<br />
di vista, proiezioni e visioni, finalizzato<br />
all’individuazione di proposte<br />
condivise attorno alle quali far convergere<br />
anche il consenso politico e<br />
istituzionale. A tal fine, servono delle<br />
risorse - stiamo parlando di cifre relativamente<br />
esigue dell’ordine di poche<br />
decine di migliaia di euro - che<br />
sono necessarie per ridurre le spese<br />
che le testate italiane nel mondo<br />
aderenti alla Fusie, devono sostenere<br />
per poter partecipare a detto convegno.<br />
In una fase, che si allunga già da<br />
qualche anno, in cui il verbo declinato<br />
all’unisono - nei tempi del presente<br />
e del futuro, al modo certo dell’indicativo<br />
- è tagliare, trovare sostegni<br />
finanziari non è impresa facile”.<br />
I fondi per i giornali italiani<br />
all’estero sono stati recuperati... Un<br />
successo di tutte le forze che rappresentano,<br />
in Parlamento e fuori,<br />
gli italiani nel mondo?<br />
“Un risultato che va ascritto a tutti<br />
coloro che si sono impegnati perché i<br />
fondi fossero ripristinati. Alla sensibilità<br />
che come Fusie abbiamo incontrato<br />
al Dipartimento dell’<strong>Edit</strong>oria della<br />
Presidenza del Consiglio dei Ministri,<br />
e soprattutto all’azione incisiva degli<br />
onorevoli Di Biagio e Narducci e al<br />
costante sostegno dei Senatori Micheloni<br />
e Randazzo. Il ripristino rappresenta<br />
una piccola boccata d’ossigeno<br />
e il rimedio ad una decisione presa<br />
con una disinvoltura sconcertante<br />
e colpevolmente scorretta: nel 2010<br />
si era deciso di dimezzare l’ammontare<br />
dei fondi (2 milioni di euro stabiliti<br />
per legge, e invariati dal 2001)<br />
che la Presidenza del Consiglio eroga<br />
alle testate italiane (circa 160) edite o<br />
prevalentemente distribuite all’estero.<br />
Ma non per l’anno a venire, per l’anno<br />
precedente: vale a dire il 2009. Anno<br />
già consegnato alla storia e durante il<br />
quale le testate erano state ovviamente<br />
pubblicate. Contributi che, secondo<br />
una chiave di riparto che dovrebbe<br />
essere in via di definizione, gli editori<br />
dovrebbero ricevere entro la fine<br />
dell’estate. Perché non ci siano malintesi:<br />
gli editori riceveranno nell’estate<br />
del 2011 i contributi relativi alle pubblicazioni<br />
effettuate nel 2009. Anche<br />
questa è un’anomalia che andrebbe<br />
corretta”.<br />
Contributi all’editoria<br />
fare chiarezza<br />
L’opinione di molti è che sui contributi<br />
all’editoria italiana nel mondo<br />
si debba fare presto chiarezza:<br />
troppi sprechi, troppe risorse date<br />
senza criteri, veri e propri imbrogli<br />
che anche in questi ultimi mesi<br />
stanno venendo fuori. Lei come<br />
presidente Fusie, ce lo confermerà,<br />
ha già dichiarato che si deve rivedere<br />
il meccanismo con il quale si assegnano<br />
i contributi: ma quando si<br />
potrà passare dalle parole ai fatti?<br />
“Ho una frequentazione sufficientemente<br />
antica di questo mondo per<br />
poter affermare che gli sprechi e gli<br />
imbrogli, di cui pare si sia presa improvvisa<br />
cognizione, non costituisco-<br />
no malcostume degli ultimi anni. Personalmente,<br />
li ho regolarmente denunciati<br />
anche in epoche in cui imperava<br />
la logica del così fan (quasi)<br />
tutti. Della serie: “fesso te se non lo<br />
fai”. Ora, che comunque c’è maggior<br />
rigore nei controlli, limitarsi, sull’onda<br />
di una deriva di generica antipolitica,<br />
alla generalizzazione e non invece<br />
alla denuncia puntuale, più che un<br />
anelito alla correttezza rischia di essere<br />
un modo per screditare l’intera categoria”.<br />
Cretti, a colloquio con ItaliachiamaItalia,<br />
continua: “Nel merito: dipendesse<br />
da noi, la riforma della specifica<br />
legge e del regolamento d’applicazione<br />
sarebbero realtà da tempo.<br />
Proposte in tal senso, la Fusie le<br />
aveva già sottoposte alla Presidenza<br />
del Consiglio alla fine del secolo scorso,<br />
riscontrando una condivisione di<br />
massima dell’allora Direttore Generale<br />
Mauro Masi. La realtà ci impone<br />
di registrare che i tempi della modifica<br />
sono ancora di là da venire, e anche<br />
gli stati generali dell’editoria più volte<br />
annunciati per un pari numero di volte<br />
sono stati procrastinati. Per ciò che ci<br />
compete, mi riallaccio a quanto detto<br />
in precedenza: nostra precisa intenzione<br />
è formulare una proposta articolata<br />
da consegnare a chi-di-potere, sperando<br />
che dalla condizione di aspirazione<br />
ciclicamente evocata possa tradursi in<br />
una misura di concreta applicazione”.<br />
Tempo fa si era parlato di un incontro<br />
con il Sottosegretario Bonaiuti<br />
per parlare, fra l’altro, anche di informazione<br />
online: cos’è successo?<br />
“Che è rimasto - anche per comprensibili<br />
accelerazioni delle dinamiche<br />
politiche, endogene ed esogene -<br />
allo stato dell’aspirazione. Di una richiesta<br />
che è stata indicativamente<br />
accolta, ma puntualmente rimandata.<br />
Per giunta, se il Sottesegretario dovesse<br />
assumere altri incarichi, dovremmo<br />
cambiare l’interlocutore, con tutto<br />
quello che rappresenta in termini di riattivazione<br />
di contatti e di investimento<br />
di tempo”.<br />
I parlamentari eletti all’estero<br />
sostengono il lavoro e le richieste<br />
della Fusie?
tervista a Ricky Filosa di ItaliachiamaItalia<br />
state italiane nel mondo<br />
“In generale, la loro sensibilità ai<br />
nostri problemi è indiscussa. Forse<br />
constatiamo che un maggiore ascolto,<br />
anche per un comprensibile minor imbarazzo<br />
(preludio ad una maggior disinvoltura),<br />
lo riscontriamo fra i parlamentari<br />
dell’opposizione. Tutti sono<br />
d’altronde confrontati con l’inconfutabile<br />
constatazione che le questioni<br />
che riguardano gli italiani all’estero<br />
non sono in cima alle priorità dell’attività<br />
politica italiana. Se aggiungiamo<br />
che i capitoli di spesa destinati a sostenere<br />
le iniziative all’estero sono stati<br />
drasticamente penalizzati, dobbiamo<br />
prendere atto che anche i singoli parlamentari<br />
eletti all’estero, sono costretti<br />
a stabilire una loro scala di priorità,<br />
difficilmente sindacabile”<br />
Secondo lei, secondo la sua esperienza,<br />
da italiano all’estero ma anche<br />
da giornalista, fra tv stampa radio<br />
e web, qual è il mezzo più usato<br />
dagli italiani all’estero per informarsi<br />
e restare in qualche modo<br />
collegati all’Italia?<br />
“Senza dubbio la Tv. In Europa,<br />
ma anche Oltreoceano. Cresce naturalmente<br />
la schiera di coloro che ricorrono<br />
alle nuove tecnologie. Anche<br />
se è un settore dove regna ancora molta<br />
confusione. Costuiscono uno strumento<br />
formidabile, ma, proprio per<br />
questo, fondamentale è l’uso che se<br />
ne fa: purtroppo ancora troppo forte<br />
è il rischio che contribuiscano alla disinformazione<br />
piuttosto che alla corretta<br />
informazione. D’altro canto, tutti<br />
noi siamo confrontati con modalità<br />
di comunicazione interpersonale diffuse<br />
sul web, spesso fra i soliti pochi<br />
intimi che dispongono di un bel po’<br />
di tempo, le quali pretendono di aver<br />
il rango di un canale informativo. Ripeto:<br />
le nuove tecnologie offrono opportunità<br />
straordinarie, ma del pari<br />
straordinari sono i pericoli impliciti<br />
nel fatto che chiunque possa mettere<br />
in circolazione le proprie emozioni<br />
spacciandole per notizie. Verifica delle<br />
fonti e conseguente acquisizione di<br />
credibilità ed affidabilità sono condizioni<br />
che non sempre vengono rispettate,<br />
ma dalle quali in ogni caso non<br />
si dovrebbe prescindere”.<br />
I giovani<br />
C’è spazio per le nuove generazioni<br />
nel campo dell’informazione<br />
diretta agli italiani nel mondo?<br />
“Diretta agli o prodotta dagli? Il<br />
mio non è un calembour giocato sulle<br />
preposizioni articolate, ma capisco che<br />
non è questo il quesito che mi pone.<br />
In entrambi i casi, comunque, se persistono<br />
i presupposti per i quali queste<br />
tipologie di informazione hanno ragione<br />
di continuare ad esistere, offrono<br />
quegli spazi che si possono trovare<br />
in tutti gli altri campi: professionali o<br />
d’interesse. La vera questione è duplice:<br />
in questo campo c’è genuino interesse?<br />
questo campo offre opportunità<br />
professionali?”.<br />
Ancora giovani: notiamo sempre<br />
più, a parte rare eccezioni, un distacco<br />
dei giovani italiani all’estero<br />
da tutto ciò che riguarda l’emigrazione<br />
e il rapporto con l’Italia. Lei<br />
come se lo spiega? E in che modo<br />
l’informazione italiana nel mondo<br />
può aiutare affinché questo non accada?<br />
“Un bel tema per una tesi di laurea.<br />
Rispondere presuppone una semplificazione<br />
di fenomeni complessi che<br />
hanno implicazioni psicologiche prima<br />
ancora che sociali o generazionali.<br />
In modo generico, ma fortemente preoccupato,<br />
le posso dire che bene sarebbe<br />
se tutti coloro che sono nella condizione<br />
di farlo, e fra costoro ci sono<br />
certamente gli operatori dell’informazione,<br />
si adoperino per contribuire a<br />
ridare lustro all’immagine dell’Italia,<br />
che, le garantisco, fuori (ma mi pare<br />
che anche dentro qualche dubbio incominci<br />
ad insinuarsi) dai confini nazionali<br />
è costretta a far ricorso alla memoria<br />
rispolverando un poco dell’antico<br />
splendore. Rifiutarsi di prenderne<br />
atto, per ottuso partito preso, significa<br />
rinunciare ad impegnarsi per un progetto<br />
strategico che ponga rimedio alla<br />
situazione fortemente deteriorata di un<br />
Paese che pare costretto a proiettarsi<br />
nel futuro confidando che il passato riesca<br />
a camuffare il presente”.<br />
Chiudiamo parlando ancora di<br />
informazione online: quanto tempo<br />
Italiani nel mondo<br />
ancora ci vorrà, secondo la sua opinione,<br />
per convincere l’Italia a puntare<br />
sulle nuove tecnologie, e quindi<br />
a sostenerle in maniera adeguata?<br />
“Mi pare che l’online sia ormai entrato<br />
nel nostro quotidiano. Tutte le<br />
grandi testate italiane, dai giornali alle<br />
emittenti radio o tivù, a quella originale<br />
affiancano la diffusione delle notizie<br />
online. Succede in tutto il mondo, con<br />
una particolarità, che naturalmente non<br />
esclude le eccezioni: i più seguiti sono<br />
i siti delle testate che hanno un passato<br />
consolidato. È questo che fornisce<br />
al fruitore la garanzia di autorevolezza<br />
e di credibilità a cui accennavo prima,<br />
riferendomi alla certezza delle fonti.<br />
Se circoscriviamo il discorso all’informazione<br />
da e per l’estero, mi pare che<br />
alcune realtà già ci siano. La sua è una<br />
di queste. Serve tempo: quello necessario<br />
a conferire quell’autorevolezza<br />
imprescindibile, sulla quale ho insistito.<br />
Stante che sia chiaro a tutti che un<br />
conto è produrre informazione, altro<br />
è metterla in circolazione, per quanto<br />
concerne l’adeguato sostegno a cui<br />
lei accenna nella sua domanda, ritengo<br />
che vada fatta una distinzione fra<br />
l’accesso a specifici servizi e quello a<br />
specifici contributi. In entrambi i casi<br />
vanno individuati criteri e requisiti che<br />
attestino, nel massimo della trasparenza<br />
possibile, la natura e la dimensione<br />
dell’impresa da sostenere. Spero convenga<br />
con me che quello del numero<br />
di visite a questo o quel sito non possa<br />
essere considerato l’unico metro di valutazione.<br />
Anche questo è uno dei temi<br />
da porre al centro del convegno di cui<br />
parlavo all’inizio di questa intervista.<br />
Convegno che, assieme al sito della<br />
Fusie che sarà operativo a breve, ci auguriamo<br />
possa essere uno degli obiettivi<br />
centrati nell’anno in corso”. ●<br />
<strong>Panorama</strong> 39
40 <strong>Panorama</strong><br />
Made in Italy<br />
Firmato l’accordo tra la Regione Molise e la Contea di Ragusa e della Narenta<br />
Il turismo come volano di sviluppo<br />
a cura di Ardea Velikonja<br />
La creazione di una rete di interconnessione stabile ed<br />
operativa per uno scambio turistico, commerciale e<br />
culturale tra le due rive dell’Adriatico. È questa la sintesi<br />
dell’Accordo firmato presso la Giunta molisana, in un incontro<br />
bilaterale, tra il presidente della Regione Molise, Michele<br />
Iorio, e il presidente della Contea di Ragusa (Dubrovnik),<br />
Nikola Dobroslavić.<br />
Nello specifico l’accordo prevede: l’apertura di un desk<br />
dello Sprint Molise (la struttura della Regione Molise per<br />
i progetti di internazionalizzazione delle imprese) a Ragusa<br />
nei locali della Contea, per la promozione delle imprese<br />
molisane nella città e in generale in Croazia; l’apertura<br />
di un desk presso la sede di rappresentanza della Regione<br />
Molise a Bruxelles, della Contea di Ragusa e della Narenta<br />
(Neretva) per i rapporti con l’Ue; la messa a punto di strategie<br />
di marketing turistico congiunto tra Molise e e la città<br />
croata; l’intensificazione dei collegamenti marittimi tra<br />
Termoli e Ragusa.<br />
Il presidente Iorio, ricordando i rapporti stabili che legano<br />
le due Regioni fortificatisi anche dalla presenza in<br />
Molise di “antiche” comunità croate, ha invitato il collega<br />
Dobroslavić e la sua struttura operativa a studiare una<br />
strategia per la messa in opera di Distretti transfrontalieri<br />
per l’innovazione tecnologica delle imprese, per la qualificazione<br />
professionale, per l’implementazione dell’offerta<br />
produttiva, turistica e commerciale di entrambe le sponde<br />
dell’Adriatico. “Questo ci consentirebbe - ha spiegato Iorio<br />
- di sostenere le nostre imprese nell’intraprendere progetti<br />
innovativi che abbracciano il bacino adriatico permettendo<br />
la creazione di nuovi e più forti rapporti di cooperazione,<br />
di collaborazione e di programmazione comune anche<br />
nell’ambito dei progetti IPA e, più in generale, di programmi<br />
europei per lo sviluppo”.<br />
Presenti all’incontro anche l’ambasciatore croato in Italia,<br />
Tomislav Vidošević, l’assessore regionale del Molise<br />
Luisa De Marco<br />
Si intensificheranno i collegamenti tra Termoli e Ragusa<br />
al Turismo, Franco Giorgio Marinelli, il sindaco di Termoli,<br />
Antonio Basso Di Brino, il direttore generale, Antonio<br />
Francioni, il direttore di Sprint Molise, Elio Carugno, e il<br />
consigliere del presidente Iorio per l’internazionalizzazione,<br />
Francesco Cocco.<br />
Il presidente Dobroslavić ha guidato una delegazione di<br />
amministratori e di imprenditori che ha incontrato i sindaci<br />
di origine croata del Molise. Sempre presso la Sala conferenze<br />
della Giunta regionale la delegazione della Contea di<br />
Ragusa e della Narenta ha presentato ad un gruppo di operatori<br />
turistici molisani le peculiarità del proprio territorio e<br />
le attrazioni che lo caratterizzano. Ad aprire i lavori dell’incontro<br />
è stato il presidente del Consiglio regionale, Michele<br />
Picciano, mentre a parlare sul tema “Turismo come volano di<br />
sviluppo dell’Area adriatica”, è stato l’assessore al Turismo<br />
del Molise, Franco Giorgio Marinelli Il presidente Nikola<br />
Dobroslavić ha illustrato, invece, le opportunità di investimento<br />
e di cooperazione per il settore turistico nella Regione<br />
di Ragusa e della Narenta. (aise)<br />
A Luisa De Marco per i prossi<br />
Assemblea dei Soci di Udine e<br />
L’ Gorizia Fiere, ha nominato il<br />
nuovo Presidente della Società fieristica:<br />
a guidare la Fiera per i prossimi<br />
tre anni sarà Luisa De Marco, 44<br />
anni, consulente aziendale con diverse<br />
esperienze amministrative in<br />
Enti e Consorzi (dal 1993 al 2004 è<br />
stata Sindaco del Comune di Muzzana<br />
e dal 2004 al 2010 ha ricoperto<br />
la carica di Presidente del Consorzio<br />
Depurazione Laguna Spa).<br />
Nel corso dell’Assemblea, che ha<br />
nominato il nuovo Consiglio di Amministrazione<br />
(vedi elenco sotto riportato),<br />
è stato espresso un vivo ringraziamento<br />
per gli amministratori<br />
uscenti e nel rivolgere l’augurio di<br />
buon lavoro ai nuovi amministratori,<br />
l’Assemblea ha ribadito che in una<br />
prossima seduta si procederà alla preannunciata<br />
modifica statutaria che -<br />
con l’obiettivo di perseguire l’ottica<br />
aziendale di razionalizzazione della
Made in Italy<br />
Dal 14 al 22 maggio la Campionaria più importante e visitata del Nord-Est<br />
Padova, con le moto a tutta birra<br />
A<br />
92 anni dalla sua nascita, la formula della proposta<br />
intersettoriale della Campionaria, capace di far<br />
comunicare tutte le realtà, si conferma più che mai<br />
attuale. Questa manifestazione è un grande appuntamento<br />
e l’espressione di un sistema sociale ed economico che<br />
sa comunicare ed essere protagonista diretto sul mercato.<br />
L’edizione di quest’anno, che si svolge dal 14 al 22 maggio,<br />
presenta tante novità.<br />
Caratteristica dell’ultima edizione è stata la costanza<br />
dell’afflusso di visitatori nei giorni festivi e feriali, che<br />
ha permesso un’attività continua negli stand e ha eletto<br />
la Campionaria a grande momento di eventi ed affari. La<br />
manifestazione continua ad essere un incontro felice tra<br />
tradizione e attualità confermata dalla sua durata negli<br />
anni e dal suo costante rinnovamento che l’hanno consacrata<br />
come l’appuntamento irrinunciabile per 1.000 espositori<br />
e 300.000 visitatori.<br />
Nei vari padiglioni ci sono diversi temi. C’è uno spazio<br />
dedicato agli amanti dell’ippica. con Campionaria<br />
Cavalli” (padiglione 6) che ospiterà attrezzature e prodotti<br />
per il mondo equestre con prove, spettacoli e dimostrazioni<br />
dal vivo.<br />
Radio Company, media partner della manifestazione,<br />
propone nell’arena esterna Urban village, un ricco calendario<br />
di eventi e spettacoli.<br />
L’Uruguay è il paese dell’anno: in Fiera, con la collaborazione<br />
del consolato uruguayano, in programma iniziative<br />
per far conoscere l’offerta turistica e le tradizioni di questo<br />
straordinario Paese.<br />
Gli appassionati di moto potranno darsi appuntamento<br />
presso lo stand FAAC: in mostra una moto del Team Yamaha<br />
Factory Racing MotoGP di cui è Sponsor Ufficiale 2011.<br />
Fra le nuove proposte il settore Birra nostra dedicata<br />
alle birre artigianali d’Italia: un viaggio alla scoperta<br />
dell’affascinante mondo dei micro-birrifici.<br />
Lo scorso anno erano stati gli acconciatori e le estetiste<br />
a rendere più glamour la Fiera Campionaria.<br />
Sono stati 300.000 i visitatori l’anno scorso<br />
Quest’anno non saranno soli, altre categorie dell’Unione<br />
Provinciale Artigiani parteciperanno alla manifestazione<br />
fieristica più visitata del Nord-Est, con un unico<br />
obiettivo: parlare al pubblico di estetica, benessere e salute.<br />
Nel week-end di apertura, inoltre, la fiera si svolgerà<br />
in contemporanea con un altro importante appuntamento<br />
che coinvolge gli acconciatori: il 55° campionato<br />
nazionale di acconciatura, il Festival Hair Fashion e lo<br />
show “Alice. Meraviglie per la testa”, tre eventi, di scena<br />
al Palafabris, che saranno proiettati nel maxi schermo<br />
della Galleria 78.<br />
La categoria Odontotecnici sarà presente alla manifestazione<br />
con alcuni video che spiegheranno al pubblico<br />
le tecniche più adeguate per realizzare protesi dentali.<br />
Non mancheranno poi gli Autoriparatori, che realizzeranno<br />
delle dimostrazioni dell’uso di biciclette elettriche,<br />
utili strumenti per coniugare benessere e rispetto<br />
dell’ambiente e la categoria orafi che ha in programma<br />
la proiezione di immagini di lavorazioni del settore. ●<br />
mi tre anni le redini di Udine e Gorizia Fiere<br />
governance e lo spirito di efficacia,<br />
efficienza ed economicità - provvederà<br />
alla riduzione dei componenti<br />
del CdA.<br />
CONSIGLIO<br />
DI AMMINISTRAZIONE<br />
Presidente<br />
Luisa DE MARCO (Cciaa Udine)<br />
Vice Presidente<br />
Gianfranco CAPPELLARI (Cciaa<br />
Gorizia)<br />
Consiglieri<br />
Massimiliano BASSI (Provincia di<br />
Udine)<br />
Paolo CERUTTI (Comune di Udine)<br />
Lucia CIMENTI (CCIAA Udine)<br />
Carlo Andrea DALL’AVA (Cciaa<br />
Udine)<br />
Damiano GHINI (Cciaa Udine)<br />
Rodolfo LONDERO (Comune di<br />
Udine)<br />
Alessandro PUHALI (nomina<br />
dell’Assemblea dei Soci)<br />
Lorena ZANUTTA (Cciaa Udine)<br />
Emanuele ZORINO (Provincia di<br />
Udine)<br />
Direttore<br />
Maurizio TRIPANI<br />
Collegio Sindacale<br />
Presidente<br />
Franco TAVAGNACCO<br />
Sindaci<br />
Guido FANTINI<br />
Chiara COSATTI<br />
<strong>Panorama</strong> 41
Fin dal primo periodo trascorso a Pirano (1941-<br />
1953), e poi specie negli anni successivi, a Trieste,<br />
ho constatato che sapevamo e si sapeva ben poco<br />
sull’origine dei cognomi piranesi e istriani. Bisognava<br />
quindi approfondire la questione, e mentre stavo raccogliendo<br />
i materiali necessari per lo studio iniziando<br />
da quelli di Pirano mi capitò fra le mani il Dizionario<br />
dei cognomi italiani, pubblicato a Milano nel 1978 da<br />
Emidio De Felice, ove mi accorsi per prima cosa che<br />
l’autore nel suo pur documentato libro ignorava del<br />
tutto l’Istria, classificando come triestini ad esempio<br />
Apollònio, Muiesàn e Parenzàn che sono invece tipicamente<br />
istriani.<br />
42 <strong>Panorama</strong><br />
Ricerche<br />
Ho intrapreso così uno studio sistematico sui cognomi<br />
di queste terre, allargando man mano le ricerche<br />
fino a comprendere tutti quelli presenti fra Trieste,<br />
l’Istria, il Quarnero, Fiume e la Dalmazia. Il loro studio<br />
- va sottolineato - in quanto coinvolge diverse altre<br />
discipline (storia, geografia, araldica, lingue, dialetti,<br />
ecc.), ci permette di avere una maggiore conoscenza<br />
del nostro passato e delle nostre origini per esprimere<br />
in modo abbastanza esauriente la consapevolezza che<br />
siamo parte integrante di un’unica storia universale,<br />
intercollegati tramite i nostri avi da un intreccio di legami<br />
di sangue che ci affratella e ci unisce.<br />
L’Autore<br />
Che cosa ci dicono i cognomi usati in Istria, Quarnero, Dalmazia e Trieste<br />
Antoniazzo, antichi nobili di Cherso<br />
di Marino Bonifacio<br />
Adràrio<br />
Famiglia nobile di Cherso avente per capostipite Bartolomeo<br />
Adrario, nobile romano, medico a Cherso nel 1517,<br />
il cui figlio Marcantonio (1517-1597) fu poeta, casato<br />
estintosi nel XVIII secolo secondo de Totto 1943-1954. Vi<br />
aggiungiamo un altro componente del casato - sier Augustinus<br />
Adrario - che il 21/7/1564 faceva parte del Consiglio di<br />
Cherso dalla parte dei popolari (Bigoni 1973, p. 245).<br />
Inoltre, il casato esisteva ancora nel 1945 nel Quarnero,<br />
giacché il Cadastre segnala in tale anno 1 famiglia<br />
Adrario a Laurana e 1 a Riva di Moschiena, quest’ultima<br />
tuttora ivi fiorente, mentre ci sono ancora degli Adrario a<br />
Roma e in altre parti del Lazio e d’Italia, tra cui 1 famiglia<br />
a Falconara Marittima (Ancona) e 1 a Macerata.<br />
Adum<br />
Il Cadastre registra nel 1945 in Istria soltanto 2 famiglie<br />
Adum a Tonarizza di Vlacovo (Albona), cognome<br />
oggi proseguente con 1 famiglia Adum a Punta Ubas<br />
(Arsia), 1 a Viscovici (Arsia), 1 a Valle, 1 a Pola, 1 a Zara,<br />
1 a Sebenico, 2 a Spalato e 4 a Zagabria, più 1 famiglia<br />
Adum in Italia a Suvero (La Spezia).<br />
Si tratta di un cognome giunto in Dalmazia (e da lì passato<br />
poi anche in Istria, specie dopo il 1945) nel ‘600 o<br />
‘700 dall’Erzegovina, riduzione di Hadumović (Maletić-<br />
Šimunović 2008, vol. 1, p. 48), con base quindi il nome<br />
turco Hadum.<br />
Agàpito<br />
Secondo de Totto 1939, p. 9, si tratta di un nobile casato<br />
istriano oriundo da Nicosia di Cipro passato a Creta,<br />
ove possedette una contea feudale, quindi - a causa<br />
dell’occupazione turca dell’isola - rifugiatosi nel 1669<br />
in Istria, prima a Pola e poi a Pinguente. Peraltro, già il<br />
12/7/1597 Venezia aveva prestato 150 ducati a certo Matteo<br />
Agapito, ragionato dei Cipriotti, occorrenti per liberare<br />
la propria figlia imprigionata dai turchi quando Cipro<br />
era caduta nelle loro mani, denaro che il detto Matteo e<br />
il di lui figlio avrebbero restituito rinunciando alla quota<br />
loro spettante, essendo essi una delle 50 famiglie beneficiate<br />
che da Cipro si erano trasferite nella Polesana<br />
(AMSI 12°, 1896, p. 80).<br />
Il governo di Venezia confermò comunque nel 1782<br />
il titolo di Conte e Nobile feudatario di Creta al casato,<br />
aggregato poi nel 1802 al Consiglio di Capodistria, aggregazione<br />
riconfermata nel 1822 dall’Austria, mentre<br />
più tardi, sotto l’Italia, la famiglia venne iscritta nel 1925<br />
nell’Elenco ufficiale della Nobiltà Italiana con i titoli di<br />
Conte e Nobile di Creta (de Totto 1939, pp. 9-10). Tra i<br />
componenti della casata si vedano il conte Andrea Agapito<br />
di Giovanni da Pinguente, morto nel 1817, architetto<br />
militare e pittore dilettante, e l’altro conte Girolamo<br />
Agapito da Pinguente, vissuto nell’800, scrittore, membro<br />
dell’Accademia dei Risorti di Capodistria e tra i fondatori<br />
del Gabinetto di Minerva di Trieste. Un suo consanguineo<br />
- Andrea Agapito - nato nel 1812 a Pinguente,<br />
coniugato, negoziante, nel 1857 viveva a Trieste (Censimento<br />
1857, p. 79).<br />
Il casato oggi continua con 5 famiglie Agapito a Trieste,<br />
1 famiglia a Muggia, 2 a Capodistria, 2 a Pobèghi di<br />
Capodistria, 2 a Pinguente e altre 8 famiglie Agapito nel<br />
Pinguentino di cui 6 a Marcenigla, 1 a Barussici e 1 a Iuricici.<br />
Bisogna però avvertire che esiste pure un ramo fiumano<br />
degli Agapito, diverso da quello istriano e ben più<br />
antico, poiché già nel Censimento del 1437 sulla popolazione<br />
di Fiume vi troviamo un ser Marco Agapito, tra i<br />
cui discendenti Blasio Agapitichis il 14/1/1485 era uno<br />
dei giudici di Fiume. Tale casato oggi prosegue con 5 famiglie<br />
Agapito a Fiume, 1 a Breghi (Mattuglie), 1 ad Abbazia<br />
e 2 a Zagabria.<br />
Il cognome fiumano e istriano Agàpito è adattamento<br />
italiano del cognome greco Agapetós “Amàto” da<br />
agapân “amàre”, come visto esistente in Grecia pure nella<br />
variante Agapitichis o meglio Agapitikis, ricordando<br />
che c’è anche un cognome Agàpito in Italia nelle province<br />
calabresi di Catanzaro e Cosenza.
Va infine segnalato che già nel 1150 è attestata a Pola<br />
una Maria filia Amantini de Agapi (AMSI 39°, 1927, p.<br />
330) cioè Maria figlia di Amantino di Agape, in cui Agape<br />
è nome grecizzante derivato dal greco agápe “amóre”.<br />
Antoniàzzo de Bocchìna<br />
Secondo de Totto 1943-1954, Antoniazzo o Antoniazzo<br />
de Bocchina è la più antica famiglia nobile di<br />
Cherso, nota dal 1270, detta in origine Bocchina e in seguito<br />
Antoniazzo, oggi estinta. Dimorò anche a Fiume e<br />
i suoi componenti erano Cavalieri Aurati. Alla fine della<br />
Repubblica Veneta (1797) c’erano ancora due famiglie<br />
Antoniazzo de Bocchina, nobili di Cherso.<br />
Da parte nostra, già il 5/5/1198 individuiamo a Veglia<br />
un Bauchyna (Ljubić 1868, p. 18), il 7/7/1222 incontriamo<br />
a Capodistria un Artengo Buchina proprietario<br />
di una vigna nel contado capodistriano (AMSI 25°,<br />
1910, p. 342), mentre Rantulfus Buchigna iustinopolitanus<br />
è il notaio rogatore di un documento a Capodistria<br />
l’1/5/1272 (CP I, p. 193), e Bartolus Bochigna è uno dei<br />
tre cittadini di Cherso che troviamo il 5/10/1283 a Venezia<br />
(Ljubić 1868, p. 137), un cui discendente era appunto<br />
Bartolo Bochina nel 1441. Il detto Bartolo Bochina<br />
qualche tempo dopo morì, come appare da una sentenza<br />
di Cherso del 20/1/1447 in cui Giovanni di Bochina e<br />
Chiara vedova di Bartolo Bochina vennero condannati<br />
al pagamento di 615 lire venete ai commissari del fratello<br />
(Bigoni 1973, p. 90).<br />
C’è poi un testamento del 2/5/1608 del frate novizio<br />
Andrea Bocchina di Cherso a favore del convento<br />
di San Francesco, fatto prima della professione (cit., p.<br />
125), mentre nel 1646 frate Matteo Bocchina di Cherso,<br />
del convento di San Nicolò dei Frari di Venezia, cadde<br />
in eresia, confessandosi poscia nel 1654 in Polonia<br />
presso padre Paolo Piazza, Provinciale del Santo (p.<br />
177). Un altro frate Vincenzo Bocchina morì a Cherso<br />
nel 1660 (p. 131).<br />
A questo punto va rilevato come un ramo del casato<br />
stabilitosi nel ‘600 a Pinguente, sia ivi continuato propriamente<br />
come Bocchina ossia abbia originato i nobili<br />
Bocchina di Pinguente, tra i quali Giulio Bocchina nel<br />
1696 era capitano di Valpoto, una delle undici ville del<br />
Carso. Venezia concesse nel 1781 ai Bocchina il titolo<br />
di Conte, aggregandoli nel 1802 al Consiglio Nobile<br />
di Capodistria. L’ultimo componente del casato è stato<br />
il conte Francesco Alessio Bocchina, nato nel 1742<br />
a Pinguente, scrittore e capitano di Barbana nel 1790,<br />
ABBREVIAZIONI BIBLIOGRAFICHE<br />
AMSI: Atti e Memorie della Società Istriana di Archeologia e<br />
Storia Patria, Parenzo-Pola-Venezia-Trieste dal 1885.<br />
Bigoni 1973: Giacomo Bigoni, L’archivio conventuale di S.<br />
Francesco di Cherso in Istria: inventario (1387-1948), Firenze<br />
1973.<br />
Cadastre: Cadastre national de l’Istrie d’après le Recensement<br />
du 1er Octobre 1945, a cura di Josip Roglić, Sušak 1946.<br />
Censimento 1857: Dean Krmac, Il censimento demografico<br />
del 1857, fonte per lo studio della popolazione di Trieste e<br />
dell’Istria, tesi di dottorato, Università degli Studi di Trieste,<br />
Anno Accademico 2001/2002.<br />
Ricerche<br />
morto a Capodistria nel 1811 in casa del marchese Girolamo<br />
Gravisi Barbabianca, suo erede anche nel nome<br />
(de Totto 1939, p. 22).<br />
Quanto agli Antoniazzo de Bocchina, il primo da<br />
noi rintracciato compare il 13/10/1499, data in cui padre<br />
Antonio de Petrisio, ministro provinciale di Dalmazia,<br />
acquistò a Cherso da Frana figlia di Nicolò de Petrisio<br />
e vedova di Matteo Antoniaçço de Bocchina una<br />
serraglia con vigna e sei piedi di olivi sopra Ognissanti<br />
(Bigoni 1973, pp. 96-97). Più tardi, il 25/4/1556 in un<br />
gruppo di 10 nobili di Cherso c’è anche d. Ioannes de<br />
Antoniazzo (cit., p. 240), mentre nel Consiglio generale<br />
dei deputati nobili e popolari di Cherso del 21/7/1561,<br />
oltre a tre Bochina (Andrianus Bochina, giudice, Hieronimus<br />
Bochina, Donatus Bochina) e due de Bochina<br />
(Christophoro Ritio de Bochina, avogado, e Ioannes<br />
de Bochina - cit., pp. 244-245), rileviamo d. Ioannes<br />
Antoniacius qd. Antonii e d. Antoniacius domini<br />
Andree (p. 245) cioè sottinteso Antoniaccio di Andrea<br />
Antoniaccio. Inoltre, il 4/8/1575 Giovanni Antoniazzo<br />
e Stefano de Petris vennero inviati dalla comunità di<br />
Cherso come ambasciatori a Segna per avvertire dei danni<br />
fatti dagli Uscocchi a Cherso (p. 247).<br />
Da quanto visto, Antoniàzzo è cognome quattrocentesco<br />
di Cherso avente per base il nome Antoniàzzo formato<br />
dal nome Antònio più il suffisso accrescitivo/peggiorativo<br />
o affettivo –azzo. De Felice 1978, p. 58, tra gli alterati<br />
e derivati del cognome Antòni registra Antonazzo e<br />
Antonazzi omettendo Antoniazzo, che invece esiste pure<br />
in Italia, in Piemonte (a Vercelli e provincia e a Biella) e<br />
nel Veneto (a Vicenza e provincia e a Mareno di Piave in<br />
provincia di Treviso), più 1 famiglia Antoniazzo a Savona<br />
e 1 a Tarvisio (Udine), qualcuna delle quali può essere<br />
anche di origine chersina nonché fiumana.<br />
A quello piemontese e veneto, va ora aggiunto quindi<br />
il casato Antoniazzo di Cherso che oggi sopravvive<br />
con 1 famiglia Antoniazzo a Pola e 3 famiglie Antoniazzo<br />
a Zagabria, ricordando che il 28/6/2003 è deceduta<br />
a Padova la professoressa Anita Antoniazzo<br />
Bocchina, nata nel 1907 a Fiume, ove è stata sepolta<br />
nel cimitero monumentale di Cosala. Sui suoi studi e le<br />
sue attività si veda <strong>Panorama</strong>, N. 15, Fiume 15 agosto<br />
2003, pp. 6-7. ● (17 - continua)<br />
Le puntate precedenti sono state pubblicate nei numeri<br />
16, 17, 19 e 22 del 2009, nei n.ri 1, 6, 9, 11, 13, 16, 18, 20<br />
e 22 del 2010 e nei n.ri 1, 5 e 7 del 2011<br />
CP I: Chartularium Piranense I (a. 1062-1300), di Camillo de<br />
Franceschi, AMSI 36°, Parenzo 1924.<br />
De Felice 1978: Emidio De Felice, Dizionario dei cognomi<br />
italiani, Milano 1978.<br />
de Totto 1939: Gregorio de Totto, Il patriziato di Capodistria,<br />
Parenzo 1939.<br />
de Totto 1943-1954: Gregorio de Totto, Famiglie dell’Istria<br />
veneta, in “Rivista Araldica”, Roma 1943-1954.<br />
Ljubić 1868: Sime Ljubić, Monumenta spectantia historiam<br />
Slavorum meridionalium, vol. I, Zagabria 1868.<br />
Maletić-Šimunović 2008: Franjo Maletić - Petar<br />
Šimunović, Hrvatski prezimenik (in 3 volumi), Zagabria<br />
2008.<br />
<strong>Panorama</strong> 43
44 <strong>Panorama</strong><br />
Musica<br />
Ha debuttato con «Quartett» di Luca Francesconi: non era mai successo per un’ope<br />
Susanna Mälkki, primo direttore don<br />
a cura di Bruno Bontempo<br />
Alla vigilia delle elezioni amministrative<br />
in Italia l’attenzione<br />
è stata rivolta sulla rappresentanza<br />
femminile negli enti locali. Per<br />
l’occasione il Ministro Mara Carfagna<br />
e Anci avevano promosso una “Campagna<br />
a favore della democrazia paritaria<br />
nei comuni italiani” per chiedere<br />
ai candidati sindaci di impegnarsi<br />
pubblicamente ad “includere nei propri<br />
programmi elettorali un’assunzione<br />
di responsabilità concreta verso le<br />
esigenze della popolazione femminile,<br />
a partire da un’equa rappresentanza<br />
di genere nella composizione delle<br />
giunte”.<br />
L’iniziativa ha anticipato, come<br />
ha ricordato il Ministro Carfagna, i<br />
contenuti di un disegno di legge che<br />
intende concedere agli elettori la possibilità<br />
di esprimere due preferenze<br />
alle elezioni comunali, a patto che si<br />
tratti di preferenze di genere diverso.<br />
Non quote rosa, ma quasi. A proposito<br />
di quote, ancora fresco è il successo<br />
della proposta di legge bipartisan<br />
che introduce la presenza obbligatoria<br />
delle donne nei Cda delle società<br />
quotate in borsa. Tutte misure che<br />
sembrano necessarie a fronte del grave<br />
ritardo che il Paese sconta, in confronto<br />
agli altri Stati europei, nel sostenere<br />
una selezione e una promozione<br />
della classe dirigente che siano<br />
rispettose del principio di equa rappresentanza.<br />
Politica ed economia<br />
non sono gli unici contesti, sebbene<br />
i più in vista, ad essere afflitti dalla<br />
mancanza di una presenza femminile<br />
massiccia, e questo è un limite non<br />
solo italiano.<br />
Il 26 aprile, al Teatro alla Scala,<br />
ha debuttato un’opera di Luca Francesconi,<br />
“Quartett”, dall’omonima<br />
pièce teatrale di Heiner Müller e liberamente<br />
tratta da “Le relazioni pericolose”<br />
di Pierre-Ambroise-François<br />
Choderlos de Lacos. Ma quel giorno<br />
alla Scala c’è stato un doppio debutto:<br />
accanto alla prima di “Quartett”<br />
c’è stata anche quella della finlandese<br />
Susanna Mälkki, prima donna<br />
a dirigere un’opera alla Scala a 233<br />
La finlandese Susanna Mälkki, prima donna direttore d’opera alla Scala<br />
anni dalla nascita del Teatro milanese.<br />
Prima di lei, le donne che sono salite<br />
sul podio per dirigere l’orchestra<br />
della Scala sono state soltanto tre: la<br />
romena Carmen Maria Carneci nel<br />
1992 e la francese Claire Gibault nel<br />
1995, ospiti però del Teatro Lirico<br />
di Milano, e più di recente l’americana<br />
Marin Alsop, durante la Stagione<br />
sinfonica del 2008. Anche per chi<br />
non segue molto il mondo della musica<br />
classica, immaginare una donna<br />
come direttore d’orchestra è ancora<br />
una curiosità. Ma il ruolo sembra<br />
perfetto per Susanna Mälkki: bionda,<br />
sottile, quasi soave, angelica nei<br />
modi ma determinata come una valchiria.<br />
Non si può certo definire una<br />
debuttante la quarantaduenne, che<br />
nel 2006 è stata scelta da Pierre Boulez<br />
per diventate il direttore musicale<br />
del suo Ensemble Inter Contemporain<br />
di Parigi. Un po’ come venir<br />
scelti da Maradona come suoi successori<br />
sul campo di gioco.<br />
Sorridente e informale, entrata per<br />
la prima volta alla Scala anche come<br />
spettatrice proprio in occasione di<br />
questo periodo di prove, il maestro<br />
Mälkki ha un passato da violoncellista<br />
e un curriculum internazionale<br />
che spazia dai concerti sinfonici alle<br />
opere contemporanee, maneggia linguaggi<br />
musicali innovativi e freschi,<br />
dove la differenza di genere, forse, fa<br />
meno notizia che in un tempio della<br />
lirica classica come il Piermarini:<br />
“Per me è un onore enorme essere la<br />
prima donna alla Scala con un’opera<br />
e mi rendo conto che si tratta di<br />
un momento molto importante per la<br />
storia del teatro - ha commentato -.<br />
Per ogni musicista o direttore, uomo<br />
o donna che sia, arrivare alla Scala<br />
è un grosso salto di carriera perchè<br />
stiamo parlando della casa dell’opera<br />
per eccellenza”. Le donne, però,<br />
sono decisamente meno: “Ci vuole<br />
pazienza, i cambiamenti sono lenti<br />
e complessi. La musica classica è un<br />
ambiente conservatore, legato ai valori<br />
del passato. È un problema storico,<br />
culturale, sociale. Quanto ci abbiamo<br />
messo noi donne a ottenere il<br />
diritto al voto? Non dico che ci vorrà<br />
altrettanto per avere parità nella musica,<br />
ma per colmare il ritardo sono<br />
necessari tempo e determinazione.<br />
Intanto questo mio debutto ha avuto<br />
un grande valore simbolico”.<br />
Ciò che conta però è la musica, ed<br />
“è per questo che siamo qui”, precisa<br />
la Mälkki. Anche se, ammette, essere<br />
direttrice donna desta ancora oggi<br />
sorpresa: “Il ruolo del direttore d’orchestra<br />
è un po’ lo specchio della società<br />
perché si tratta di una posizione<br />
gerarchica - aggiunge -. Non è come
a lirica in 233 anni di storia<br />
na alla Scala<br />
fare il musicista, ma c’è un discorso<br />
di potere, si è a capo di 100-200 persone,<br />
e se non ci fossero state le conquiste<br />
socio-politiche della storia recente<br />
che hanno dato una svolta ai diritti<br />
alle donne, neanch’io sarei qui”.<br />
Il maestro non ci sta però a fare di<br />
tutta l’erba un fascio e a contrapporre<br />
la bacchetta maschile a quella femminile:<br />
“Non credo che Quartett sia<br />
stato influenzato particolarmente dalla<br />
mia presenza in quanto donna. Dicono<br />
che abbiamo maggiore emotività,<br />
rispetto alla razionalità dell’uomo,<br />
ma non sono d’accordo. Ognuno dà<br />
un proprio apporto diverso che deve<br />
saper combinare cuore e cervello”.<br />
Quanto all’opera del compositore<br />
italiano Francesconi: “È senz’altro<br />
una delle più importanti degli ultimi<br />
anni. Partitura affascinante, bella<br />
e commovente, una straordinaria<br />
tavolozza di possibilità espressive e<br />
non ho dubbi che piacerà”. Il suo repertorio<br />
si è formato soprattutto nella<br />
musica contemporanea, perché le interessa<br />
di più o perché è meno “maschilista”<br />
della classica? “In realtà ho<br />
diretto anche concerti sinfonici. Credo<br />
molto nella tradizione: senza saremmo<br />
persi. La musica contemporanea<br />
mi affascina perché riflette il nostro<br />
tempo. Detto questo, sì, forse è<br />
anche più duttile nei confronti delle<br />
donne”. Qualità indispensabili di un<br />
buon direttore? “Essere artista e insieme<br />
chef d’équipe. Avere una visione<br />
e saperla trasmettere in modo<br />
chiaro, efficace”. Quanto conta il carisma?<br />
“Molto, ma solo se nasce dal<br />
lavoro. Il potere non è nulla se non<br />
va insieme al senso di responsabilità”.<br />
Lei ha cominciato come violoncellista.<br />
Perché ha deciso di darsi alla<br />
direzione d’orchestra? “Perché tendo<br />
a pensare in modo polifonico, amo la<br />
complessità, il meccanismo nel suo<br />
insieme dove ogni cosa deve avere<br />
il suo posto e la sua logica. L’orchestra<br />
è come un superstrumento”. Infine,<br />
lei va sul podio in abito lungo o in<br />
pantaloni? “Il vestito da sera va saputo<br />
indossare. Quando dirigo non posso<br />
occuparmi del portamento. Molto<br />
meglio i pantaloni”. ●<br />
Musica<br />
Matošević: gli orchestrali<br />
ti valutano in pochi minuti<br />
Parlare di donne sul podio di un’orchestra sinfonica o operistica fa<br />
ancora notizia, anche se appare ormai inaccettabile il fatto che esistano<br />
tuttora degli ambienti in cui il gentil sesso ancora fatica ad affermarsi.<br />
Negli Usa sono una cinquantina le donne che dirigono stabilmente<br />
un’orchestra, tra cui anche due afro-americane, mentre non<br />
è possibile fare un rendiconto esatto della situazione europea neanche<br />
dopo la costituzione dell’Associazione Femmes Maestros (2000), comunque<br />
il numero è molto basso.<br />
Per fortuna ci sono donne che hanno grinta, tenacia e, soprattutto, che<br />
dimostrano la loro bravura forse anche più dei loro colleghi uomini. È sempre<br />
bene parlarne, sia per renderci conto che il lavoro da fare è ancora molto<br />
per affermare l’emancipazione femminile, sia per sostenere queste donne<br />
che riescono a sfatare dei tabù inserendosi grazie alle loro capacità in<br />
ambienti prettamente dominati dalla presenza maschile. Un caso eclatante<br />
è quello di Nada Matošević, quarantenne fiumana, l’unica dirigente d‘orchestra<br />
al femminile in Croazia, definita dagli esperti “talento eccezionale,<br />
dotata di un forte temperamento e di una sottile sensibilità, in una sintesi di<br />
lucidità e passione, rigore e abbandono”.<br />
“Un direttore d’orchestra deve saper trasmettere l’energia e la forza delle<br />
sue idee all’orchestra, deve avere autorità e carisma”, dice il Maestro,<br />
una donna decisamente energica e senza complessi, che dopo aver assunto<br />
la direzione dell’orchestra dell’Opera in giovanissima età (1997), non si è<br />
accontentata ed ha fatto un ulteriore passo in avanti, tanto che oggi la ritroviamo<br />
all’inizio del secondo mandato di sovrintendente del Teatro Nazionale<br />
“Ivan de Zajc” del capoluogo quarnerino. Laureata in direzione orchestrale<br />
al Conservatorio di Lubiana nel 1993, vanta già numerose esperienze<br />
concertistiche all’estero, in Slovenia (Orchestra della RTV di Stato), Italia<br />
(Orchestra sinfonica di Sicilia a Palermo e quelle di Catania, Padova e Udine<br />
nonché con il suo gruppo Pro Arte a Verona e Milano), Austria, Messico,<br />
Grecia, Germania. “Non mi è mai successo di trovarmi in situazioni imbarazzanti<br />
- spiega Nada Matošević -. Superati i primi sospetti dovuti alla<br />
mia giovane età, sono sempre riuscita a instaurare rapporti agevoli e limpidi<br />
con gli orchestrali, basati sul consenso e la fiducia; ai musicisti bastano<br />
pochi minuti per tastare il polso al nuovo maestro...” ●<br />
Nada Matošević sul podio del Teatro Zajc (foto Dražen Sokčević)<br />
<strong>Panorama</strong> 45
Nono, maestro di suoni e silenzi<br />
A l Cankarjev dom di Lubiana è possibile<br />
visitare fino al 27 maggio prossimo<br />
la mostra documentaria denominata<br />
Luigi Nono 1924-1990, maestro di suoni<br />
e silenzi. L’esposizione, curata da Nuria<br />
Schoenberg Nono ed Erika Schaller e<br />
organizzata dall’Istituto italiano di cultura<br />
della capitale slovena, è stata possibile<br />
grazie ai materiali contenuti nell’Archivio<br />
Luigi Nono che è stato fondato nel<br />
1993, su iniziativa proprio di Nuria Schoenberg<br />
Nono allo scopo di raccogliere,<br />
conservare e promuovere il prezioso lascito<br />
dell’artista.<br />
Luigi Nono è stato un compositore italiano<br />
di musica contemporanea. Oltre che<br />
nella musica fu attivamente impegnato<br />
in politica. Utilizzò spesso testi politici<br />
nei suoi lavori come ne Il canto sospeso<br />
(1956), che gli diede fama internazionale,<br />
basato sulle lettere di vittime della repressione<br />
durante la seconda guerra mondiale.<br />
<strong>Panorama</strong> 59