Divinatio in Quintum Caecilium, §§ 1-11 - Facoltà di Lettere e Filosofia
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2007-2008 Il processo di Verre. Traduzioni 1
Divinatio in Quintum Caecilium, §§ 1-11; 22-47; 52-54; 59-62; 71-72
Exordium
Perché Cicerone si presenta per la prima volta come accusatore
1. Se qualcuno di voi, giudici, o di coloro che sono qui presenti, forse si stupisce che io, che per
tanti anni mi sono impegnato, in cause civili e in processi penali, a difendere molti senza
attaccare nessuno, ora ad un tratto, mutato intento, mi abbassi ad accusare, ebbene costui, se
conoscerà il motivo e la ragione della mia decisione, nel medesimo tempo approverà quello che
faccio e certo riterrà che in questa causa nessuno debba essere anteposto a me come accusatore.
Si quis (pron. indefinito) vestrum (gen. partitivo)... putabit: il discorso si apre con un tipico esempio
dello stile periodico, che consiste nel far precedere alla principale (o alle principali, qui probabit e
putabit) una o più proposizioni subordinate (complessivamente “protasi”), in modo da lasciare in
sospeso il discorso fino alla sua conclusione (“apodosi”). Nella trad. italiana si può spezzare il
lungo periodo, trasformando la sub. di primo grado si miratur in principale: “Forse qualcuno si
stupisce che io... mi abbassi ad accusare. Se però considererà (cognoverit : fut. anteriore, che
esprime la relazione con le sovraordinate probabit e putabit) ... approverà... e riterrà...”.
qui ... sim versatus: sub. relativa, dipendente a sua volta dalla sub. oggettiva me descendere, con il
congiuntivo obliquo, o indiretto.
ut defenderim... laeserim: sub. consecutive, dip. da sim versatus; il perfetto descrive la
conseguenza come risultato complessivo attuale del comportamento espresso con sim versatus;
un imperfetto (defenderem, laederem) invece descriverebbe la durata del processo verbale nel
passato.
et probabit... et putabit: la correlazione collega strettamente, come logicamente inscindibili, i due
processi verbali (si noti anche l’avv. unā)
La richiesta dei Siciliani
2. Poiché ero stato questore in Sicilia, giudici, e mi ero allontanato da quella provincia lasciando
ai Siciliani tutti un ricordo gradito e duraturo della mia questura e del mio nome, accadde che
essi ritenessero che la difesa dei loro interessi fosse posta non solo, e assai valida, nei numerosi
loro antichi patroni, ma anche, in qualche misura, in me. Per questo ora, vittime di devastazioni e
vessazioni, si recarono tutti spesso da me in veste ufficiale, perché io mi assumessi la causa e la
difesa di tutti i loro interessi: dicevano che spesso io avevo promesso, spesso avevo dichiarato che
se si fosse presentata un’occasione in cui avessero avuto bisogno di me, io non avrei mancato di
prendermi a cuore i loro interessi.
Cum fuissem ... decessissem (da decedo) ... factum est: alla principale factum est, il cui soggetto è
la sub. sostantiva uti (= ut) arbitrarentur, sono anteposte, come di consueto, le due subordinate
introdotte da cum; dalla seconda, decessissem, dipende la sub. consecutiva ut relinquerem.
cum summum...tum non nullum: la correlazione espressa da cum...tum di solito è usata per
conferire maggior rilievo al secondo termine, propriamente “sia ...sia soprattutto”; “come...così in
special modo”; qui è in (apparente) contrasto con gli aggettivi (summum e non nullum) che
rispettivamente qualificano il praesidium dei veteres patroni e quello di Cicerone.
constitutum esse: inf. perfetto indicante processo verbale anteriore a quello della sovraordinata
arbitrarentur, lett. “era stata stabilita”, e quindi, come risultato, “si trovava, era”.
qui (nesso relativo = ii = Siculi) ... populati: il part. pf. del deponente populor ha qui, come spesso,
valore passivo.
ut...susciperem: sub. finale; è lasciato inespresso il concetto della richiesta, che forse si può
inserire nella traduzione: vennero “a chiedermi di assumere”, “a sollecitarmi perché assumessi”.
si quod (agg. indefinito) tempus accidisset...me non defuturum (sott. esse): per. ipotetico dip. (con
apodosi all’infinito), da pollicitum esse, ribadito da ostendisse, infiniti dip. a loro volta dalla
principale dicebant. Nella forma indipendente la promessa sarebbe espressa, probabilmente, così:
“si quod tempus acciderit (fut. ant.), quo tempore aliquid a me requiratis, commodis vestris non
deero”, con un per. ipotetico dell’oggettività.
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quo tempore... requirerent: relativa, con ripetizione dell’antecedente tempus concordato con il rel.
quo, inserita nel discorso indiretto dip. da dicebant.
I Siciliani hanno chiesto a Cicerone di difenderli
3. Dicevano che era giunta l’occasione per me di difendere non già i loro interessi, ma la vita e la
salvezza dell’intera provincia; nelle loro città essi non avevano più neppure gli dèi presso i quali
cercare rifugio, giacché Gaio Verre aveva portato via le loro santissime immagini da santuari
veneratissimi; tutte le cose che aveva potuto compiere la sfrenatezza in azioni infamanti, la
crudeltà nell’infliggere supplizi, l’avidità nel compiere ruberie, la tracotanza nell’arrecare offese,
tutte queste cose essi avevano subito sotto questo solo pretore per tre anni; mi pregavano, mi
scongiuravano di non respingere la supplica di persone che a nessuno bisognava la rivolgessero,
finché ero in vita io.
Venisse tempus...: riprende, protraendosi per l’intero paragrafo, il discorso indiretto, introdotto da
un nuovo verbo, aiebant.
ut...defenderem: sub. completiva, epesegetica di tempus
ad quos confugerent: relativa finale; il congiuntivo, comunque richiesto dall’inserzione della frase
nell’oratio obliqua, sarebbe impiegato anche nella forma diretta (ne deos quidem ad quos
confugiamus habemus)
quod... sustulisset: sub. causale; il congiuntivo in questo caso è dovuto all’inserzione della frase
nell’o.o. (in forma diretta quod sustulit).
ne...aspernarer: sub. completiva (volitiva) dip. da rogare et orare (a loro volta dip. dalla reggente
aiebant), esprime il contenuto della preghiera (non il suo scopo)
Cicerone tenta di sottrarsi alla richiesta dei Siciliani
4. Provai dispiacere e dolore, giudici, di essere ridotto nella situazione per cui o restasse delusa la
speranza di quelle persone che a me avevano chiesto appoggio e aiuto o io, che fin dalla prima
giovinezza mi ero dedicato alle difese, costretto dalla circostanza e dal senso del dovere, fossi
indotto ad accusare. Dicevo che avevano come loro rappresentante in giudizio Quinto Cecilio, che
per di più era stato questore dopo di me nella medesima provincia. Ma proprio il mezzo da cui
speravo potesse essere allontanata da me questa fastidiosa incombenza costituiva invece per me
l’ostacolo più grave. Essi infatti molto più facilmente me ne avrebbero dispensato se non avessero
conosciuto costui, o se costui non fosse stato questore presso di loro.
in eum (antecedente della consecutiva) me locum adduci: infinitiva oggettiva, dip. da tuli
ut aut...falleret... aut...traducerer: consecutive, coordinate tra loro da aut...aut, dip. da adduci.
Quo adiumento... id...: consueta prolessi del relativo, con attrazione nella relativa dell’antecedente,
concordato con il caso del pronome relativo, e richiamato nella sovraordinata dal determinativo id.
Tr. come se fosse id adiumentum, quo sperabam..., mihi erat adversarium maxime.
remisissent...si...non nossent... aut quaestor non fuisset: per. ipotetico dell’irrealtà al passato
Cicerone accoglie la richiesta dei Siciliani
5. Fui indotto, giudici, dal senso del dovere, dalla lealtà, dalla compassione, dall’esempio di molte
persone per bene, dalla consuetudine antica e dalla tradizione istituita dagli antenati, a ritenere di
dovermi assumere il peso di questa fatica e di questo compito, nell’interesse non mio ma dei miei
patrocinati. Tuttavia in questa faccenda, giudici, c’è una cosa che mi conforta: questa, che
sembrerebbe essere la mia accusa, va considerata non tanto un’accusa quanto una difesa.
Difendo infatti molte persone, molte città, l’intera provincia della Sicilia. Perciò, giacché è uno
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soltanto che devo accusare, mi sembra quasi di continuare a restar fedele alla mia consuetudine,
e di non allontanarmi affatto dalla norma di difendere e aiutare le persone.
ut...putarem: completiva dipendente da adductus sum.
quo (nesso relativo) in negotio...existimanda: il sogg. di consolatur, illa res, è prolettico della
dichiarativa quod...est existimanda, lett. “quella cosa mi consola, cioè il fatto che...”
L’accusa di Cicerone sarà utile allo stato romano
6. E se anche io non avessi questa causa così giusta, così onorevole, così importante – se cioè i
Siciliani non mi avessero chiesto questo, o io non avessi con i Siciliani relazioni tanto strette -, e
dichiarassi che ciò che faccio lo faccio nell’interesse dello stato, perché sia sottoposto a processo
per mia iniziativa un uomo dotato di cupidigia, tracotanza, scelleratezza senza pari, di cui
sappiamo che i furti e le nefandezze commessi non soltanto in Sicilia, ma in Acaia, Asia, Cilicia,
Panfilia, e persino a Roma, sotto gli occhi di tutti, sono gravissimi e vergognosissimi, chi mai ci
sarebbe che potrebbe biasimare la mia azione o la mia decisione? 7. Che cosa c’è, in nome degli
dèi e degli uomini, in cui io possa, in questa situazione, giovare maggiormente allo stato? Che
cosa c’è che o debba essere più gradito al popolo romano, o possa essere più desiderabile per gli
alleati e le nazioni straniere, o sia più conforme al benessere e agli interessi di tutti? Province
saccheggiate, vessate, completamente distrutte, alleati e tributari del popolo romano rovinati, non
cercano ormai più, nella loro infelice situazione, una speranza di salvezza, ma un conforto alla
loro rovina.
Si non haberem...quis esset...?: periodo ipotetico dell’irrealtà al presente; all’apodosi quis esset in
forma di interrogativa diretta retorica (la risposta sollecitata infatti è “nessuno”), è premessa una
serie di quattro protasi: le prime tre (haberem, petissent, intercederet) riguardano la difesa dei
Siciliani; la quarta (profiterer) introduce l’argomento nuovo, la difesa dello stato.
ut...vocaretur: subordinata finale, dipendente da facere
cuius furta...nossemus (= novissemus, forma sincopata): relativa con il cong. obliquo; gli aggettivi
maxima turpissimaque sono predicativi degli oggetti furta atque flagitia
quid est...quid est: con l’anafora sono introdotte altre due interrogative dirette retoriche (risposta
“nulla”); da entrambe dipendono subordinate relative-consecutive: in quo; quod, che funge da
soggetto a tre diversi predicati, debeat, possit, sit, probabilmente solo per amor di variatio.
miseri: da legare probabilmente, con valore predicativo, a quaerunt, non tanto per il senso quanto
per l’armonia del periodo, nel quale le parole sono disposte secondo la figura del chiasmo
(participi sostantivo – sostantivi participio). Ai tre participi disposti in crescendo (climax)
populatae, vexatae, funditus eversae sembra preferibile far corrispondere il solo adflicti, con valore
riassuntivo, piuttosto che anche un altro attributo (miseri), di significato più generico, e unito per
asindeto ad adflicti. Se si interpreta in questo modo, il predicativo miseri andrà naturalmente
riferito a tutti i soggetti precedenti (provinciae, socii stipendiariique).
non salutis spem, sed exitii solacium: i due genitivi sono probabilmente entrambi oggettivi; è anche
possibile intendere invece exitii come gen. soggettivo, e vedere nella frase una contrapposizione fra
“speranza di salvezza” e “conforto della morte (offerto dalla morte)”. Ma il senso che ne risulta è
meno soddisfacente, in quanto è eccessivo dire che i provinciali, non sperando più nella salvezza,
cercano solo il conforto della morte. E’ più verosimile che Cicerone intenda dire: la situazione delle
province è grave, gli abitanti non sperano più in un mutamento radicale della loro situazione, ma
per lo meno si augurano un conforto alla loro rovina, cioè la punizione dei governatori rapaci. In
tal modo risulta anche del tutto naturale il passaggio al tema successivo.
La corruzione del sistema giudiziario
8. Coloro che vogliono che l’amministrazione della giustizia resti affidata alla classe senatoria,
lamentano di non disporre di accusatori capaci: coloro che sono in grado di assumere il ruolo di
accusatori, avvertono la mancanza di severità nei processi; intanto il popolo romano, benché molti
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siano stati gli svantaggi e le difficoltà che lo hanno colpito, niente tuttavia richiede nello stato
quanto la forza e la serietà che un tempo caratterizzavano i tribunali. Per nostalgia di quei
tribunali fu energicamente sollecitata la restaurazione della potestà tribunizia, per la leggerezza
con cui si amministra la giustizia si reclama anche un’altra classe per svolgere i processi, per la
colpa e il disonore dei giudici anche la carica di censore, che prima solitamente appariva alquanto
sgradita al popolo, ora viene reclamata, ed è ormai diventata popolare e ben accetta. 9. In questa
sfrenatezza di uomini gravemente colpevoli, nei lamenti quotidiani del popolo romano, nel
discredito in cui versa l’amministrazione della giustizia, nell’avversione di cui è oggetto l’intera
classe (senatoria), dichiaro che, ritenendo che il solo rimedio a questi così numerosi mali fosse
l’assunzione da parte di uomini capaci e onesti della causa dello stato e delle leggi, in vista della
salvezza generale io mi sono accostato alla parte più gravemente ammalata dello stato bisognoso
di aiuto.
desiderant: analogo per significato al precedente queruntur; il verbo significa infatti “desiderare”
qualcosa che manca, che non si ha più.
tametsi ... adfectus est: subordinata concessiva, con l’indicativo, come quelle introdotte da
quamquam e etsi
ut homines...susciperent: subordinata completiva, epesegetica di remedium
cum arbitrarer...fateor...accessisse: dalla principale fateor dipende la sub. oggettiva di primo grado
me accessisse; da questa la subordinata di secondo grado cum arbitrarer (con valore causale).
Divisio
I criteri per decidere
10. Ora, giacché ho chiarito le ragioni che mi hanno indotto ad assumermi la causa, devo
necessariamente parlare della nostra contesa, perché voi abbiate un criterio da seguire nel
nominare l’accusatore. Ecco, giudici, il mio pensiero: quando qualcuno viene denunciato per
concussione, qualora vi sia contesa fra alcuni su chi debba essere preferito per presentare la
denuncia, occorre in primo luogo considerare questi due elementi: chi soprattutto vogliano come
accusatore coloro a cui, secondo la denuncia, sono state arrecate offese, e chi meno di tutti voglia
colui che è accusato di aver commesso quelle offese. 11. Benché in questa causa, giudici, l’una e
l’altra cosa mi paiano evidenti, parlerò tuttavia di entrambe, iniziando da quella che per voi deve
avere maggior importanza, e cioè la volontà di coloro ai quali le offese sono state arrecate: è nel
loro interesse infatti che è stato istituito il tribunale per le concussioni.
quibus rebus... accesserim: interrogativa indiretta, dip. da demonstravi
quid sequi possitis: interrogativa indiretta, dipendente dalla finale ut habeatis
cum de pecuniis...arguatur: l’intero periodo dipende da intellego; per questo la sub. temporale cum
deferatur e le sub. relative quibus dicantur e qui arguatur hanno il congiuntivo.
cui...detur: interrogativa indiretta, epesegetica di certamen
quem... velint; quem... velit: interrogative indirette, con funzione di soggetto di spectari.
Expositio
L’atto d’accusa e la designazione dell’accusatore
11. [...] Gaio Verre è imputato di aver per tre anni saccheggiato la provincia di Sicilia, di aver
devastato città, rapinato case, spogliato templi. I Siciliani sono tutti qui, presentano le loro
lagnanze; cercano rifugio nella mia lealtà, che già hanno visto all’opera e hanno conosciuto;
chiedono soccorso per sé, per tramite mio, a voi e alle leggi del popolo romano; hanno voluto che
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fossi io il difensore delle loro sventure, io il vendicatore delle offese subite, io il rappresentante del
loro diritto, io l’iniziatore ufficiale di tutta la causa.
C. Verres...dicitur: costrutto personale di dicor, da cui dipendono i quattro infiniti depopulatus
esse, vastasse (= vastavisse), exinanisse (= exinanivisse, da exinanio “svuotare”), spoliasse
(=spoliavisse). Il verbo dicor ha qui il significato tecnico di “essere accusato, essere imputato di”.
habent spectatam... et cognitam: presente + part. perfetto, con valore un po’ diverso da
spectaverunt e cognoverunt, come se dicesse: che hanno ben presente ora, per averla, in passato,
osservata e conosciuta.
me...voluerunt: lett. “hanno voluto me (compl. ogg.) come difensore ecc. (compl. predicativi
dell’oggetto)”; il perfetto voluerunt, contrapposto al presente di tutte le altre forme verbali, suggella
il periodo presentando la scelta dei Siciliani come fatto già compiuto, certo e indiscutibile.
L’accusatore che Verre non vuole
22. [...] In effetti, questo solo risulta: i Siciliani hanno per me una preferenza assoluta; oscuro
invece, mi figuro, è quel secondo punto, da chi Verre non voglia assolutamente essere accusato.
Chi mai ha lottato tanto apertamente per una carica, tanto accanitamente per la propria salvezza
quanto quello e i suoi amici [lottano] perché questo incarico non sia affidato a me? Molte sono le
doti che Verre pensa io abbia, e che sa che tu, Cecilio, non hai. Di che genere esse siano in
ognuno di noi due, lo dirò tra poco.; 23. ora dirò solo questo, che tu mi puoi tacitamente
confermare: in me non c’è nulla che egli disprezzi, nulla in te che egli tema.
At enim: formula di passaggio, la congiunzione at non ha qui valore avversativo.
solum id est... ut velint: la subordinata sostantiva ut velint è epesegetica di id; est è predicato
verbale: “questo solo c’è, che...”
alterum illud: il secondo punto indicato nella divisio (cf. § 10: quem minime velit is qui eas iniurias
fecisse arguatur, qui ripreso dall’interr. indiretta a quo minime velit, da cui dipende l’infinitiva se
accusari)
credo: inciso, che ribadisce, come spesso, il valore ironico di quanto si afferma.
ecquis: pronome interrogativo che introduce una nuova interr. diretta retorica
ne haec delatio mihi detur: sub. finale negativa, dipendente da un pres. contendit (o contendunt),
ricavabile dal pf. contendit nella prima parte della comparazione.
quae (nesso rel.) cuius modi (gen. di qualità) ...sint: interr. indiretta dipendente da commemorabo.
adsentiāre = adsentiaris, cong. presente (potenziale) di adsentior
quam contemnat, quam pertimescat: sub. relative consecutive
L’accusatore che Ortensio pretende, e le sue (presunte) ragioni
[23] ...E così quel suo grande difensore e amico favorisce te e ostacola me; chiede esplicitamente ai
giudici che tu sia anteposto a me, e dichiara che persegue questo onorevolmente, non mosso da
alcun astio né malevolenza. “Non chiedo infatti – dice – ciò che, quando mi impegno con un po’ di
energia, sono solito ottenere: non chiedo che l’imputato venga assolto, tutto ciò che chiedo è che
sia accusato da questo piuttosto che da quello. Concedimi questo, concedi una cosa che è facile,
che è onorevole, che non attira critiche; quando lo avrai concesso, senza correre alcun rischio né
attirarti cattiva fama, avrai concesso che venga assolto colui per il quale io mi adopero”. 24. E dice
anche, perché alla disposizione favorevole si trovi aggiunta una certa paura, che nel consiglio ci
sono persone di sua fiducia, alle quali vuole siano mostrate le tavolette; la cosa è assai facile,
giacché non danno il voto ad uno ad uno, ma lo depongono [nell’urna] tutti insieme; a ciascuno
viene consegnata una tavoletta spalmata di cera regolamentare, non di quella ben nota cera
infame e scellerata. E non è tanto per Verre che egli si dà tutta questa pena, quanto perché la
situazione nel suo insieme non gli piace affatto; si rende conto infatti che, se la volontà di
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accusare si trasferirà dai ragazzetti di buona famiglia, dei quali fino ad ora si è preso gioco, dai
denunziatori di professione, che non senza ragione ha sempre disprezzato e considerato di
nessuna importanza, a uomini decisi e a persone di provata capacità, egli non potrà continuare a
dominare nei processi.
ut mihi anteponāre (= anteponaris) sub. completiva (volitiva), dipendente, con funzione di compl
oggetto, da petit (così subito dopo ut absolvatur e ut accusetur).
cum vehementius (avv. comparativo assoluto) contendi: lett. “ogni volta che mi sono impegnato
alquanto energicamente”, con cum temporale iterativo, e il perfetto indicante anteriorità rispetto a
soleo impetrare.
quod (nesso relativo) cum dederis... illud dederis: la subordinata temporale è introdotta dal c.d.
cum coincĭdens (con identità di tempo e di soggetto con la sovraordinata); il senso è “concedere
questo equivale a concedere...”
illud: prolettico della completiva ut ... absolvatur
ut aliquis metus adiunctus sit: cong. pf., invece di adiungatur, non ha valore di passato, ma indica
il risultato presente di un processo verbale passato, lett.“si trovi ad esser stato aggiunto”, diverso
da “venga aggiunto”.
non enim singulos... infami ac nefaria: sembra si possa ricavare da questo passo che nella divinatio
il voto non era segreto, benché avvenisse per scritto. La “cera infame e scellerata” è quella
colorata, con cui Ortensio, difendendo in un processo per concussione un suo parente, qualche
anno prima, era riuscito a far contrassegnare le tavolette consegnate ai giudici da lui comprati, in
modo da controllare, allo spoglio dei voti, se avessero mantenuto fede ai patti. Quando la
votazione non è segreta, non c’è bisogno di contrassegnare le schede.
si translata sit: cong. perfetto che indica anteriorità rispetto a posse.
La risposta di Cicerone ad Ortensio
25. A questo personaggio io dichiaro fin d’ora che, se voi vorrete che sia io a trattare questa causa,
deve completamente cambiare il suo metodo di difesa, ma cambiarlo in modo da imitare,
basandosi su principi migliori e più onorevoli di quelli di cui sceglie di valersi, quegli uomini che
egli stesso vide al sommo della loro fama, Lucio Crasso e Marco Antonio, che ritenevano che nei
processi penali e civili degli amici niente si dovesse portare tranne la lealtà e l’ingegno. Non avrà
nessun motivo per pensare che, con me come accusatore, questo processo possa essere comprato
senza che molti corrano pericolo. 26. Quanto a me, penso che in questo processo la causa dei
Siciliani l’ho accettata, ma quella del popolo me la sono assunta io, sicché non devo sconfiggere
un solo uomo malvagio, come i Siciliani mi hanno chiesto, ma devo spegnere e distruggere
completamente la malvagità stessa, come il popolo romano sta già da tempo reclamando. Che
cosa in ciò io possa tentare o quale risultato possa ottenere, preferisco lasciarlo sperare ad altri
che esporlo nel mio discorso.
si... volueritis: il cong. perfetto indica anteriorità rispetto a esse mutandam (perifrastica passiva, illi
dat. d’agente), infinitiva oggettiva dipendente da denuntio
ut...imitetur: consecutiva
meliore et honestiore condicione: abl. strumentale, lett. “con un metodo migliore e più onorevole”
quam quā ipse vult uti: è omesso l’antecedente (eā, sc. condicione) del rel., all’ablativo richiesto dal
costrutto di utor
amplissimos: compl. predicativo del compl. oggetto quos. Lucio Licinio Crasso (140-91) e Marco
Antonio (143-87) furono gli oratori più illustri dell’epoca immediatamente precedente quella di
Cicerone e di Ortensio; a loro era stato affidato il giovane Cicerone per la sua preparazione
oratoria, ed egli ne farà gli interlocutori principali del de oratore.
qui nihil...oportere: costr. qui arbitrabantur oportere (sub. infinitiva con verbo impersonale) se
(sogg. di adferre, riflessivo perché riferito al sogg. della reggente arbitrabantur) nihil adferre
(infinitiva con funzione di soggetto di oportere), lett. “che ritenevano che occorresse che essi niente
portassero ecc.”
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me agente: abl. ass. equivalente ad una subordinata ipotetica “se sarò io l’accusatore”; il part.
pres. esprime contemporaneità rispetto a posse corrumpi
receptam ... susceptam: si noti la contrapposizione fra recipio “accogliere” (per richiesta di
qualcuno) e suscipio “assumere” (per propria iniziativa o scelta).
mihi: dativo d’agente, sia con i participi perfetti receptam e susceptam sia, come di norma, con la
perifrastica passiva ut...opprimendus sit, sub. consecutiva priva di antecedente nella
sovraordinata; ut regge anche le consecutive exstinguenda e delenda sit.
quid eniti... possim: interrogativa indiretta, con funzione di oggetto di relinquere e ponere
Confirmatio (Cecilio non è idoneo ad assumere l’accusa)
1. Cecilio non possiede integritas e innocentia
27. Ma tu, Cecilio, che cosa puoi fare? In quale occasione o in quale compito non solo hai dato
agli altri qualche dimostrazione di ciò, ma ti sei tu stesso personalmente messo in gioco? Non ti
viene in mente che impegno comporti sostenere un processo penale? percorrere per intero la vita
di un altro, presentarla non solo alla mente dei giudici, ma agli occhi e alla vista di tutti?
Difendere la salvezza degli alleati, gli interessi delle province, la forza delle leggi, la serietà dei
processi? Apprendi da me, giacché questa è la prima occasione di imparare che ti si presenta,
quante doti deve avere colui che accusa un altro; se in te ne riconoscerai una sola, io stesso,
subito, ti concederò spontaneamente codesto compito che richiedi. In primo luogo una integrità e
una onestà assolute; niente infatti è meno tollerabile di questo: che chieda conto ad un altro della
sua vita chi non è in grado di render conto della propria.
quid potes? quo tempore...fecisti?: le interrogative sono naturalmente retoriche.
tute (tu rafforzato) tui (si noti l’allitterazione)...: l’espressione periculum facere alicuius rei vale
“sperimentare, mettere alla prova qcs.”; l’oratore intende probabilmente dire che Cecilio stesso
non sa che cosa potrebbe fare (ovviamente come accusatore nel processo), data la sua completa
inesperienza in questo campo. Questo tema è qui solo abbozzato; verrà ripreso e ampiamente
svolto ai §§ 35-39 e 43-47.
in mentem tibi non venit...?: interr. diretta caratterizzata dalla sola intonazione, usata di solito per
esprimere indignazione, meraviglia, dolore (vicina ad una esclamazione); ne dipende l’interr.
indiretta quid negoti (gen. partitivo dip. dal pronome interr. quid) sit; gli infiniti sostantivati
sustinere, explicare, exponere, defendere fungono da soggetti di sit.
hoc primum tempus discendi (gen. del gerundio) nactus es (da nanciscor): lett. “hai trovato questa
come prima occasione di imparare”, opp. “ti sei imbattuto in questa prima occasione di imparare”.
quam multa esse oporteat: interr. indiretta dip. con funzione di compl. ogg. da cognosce
unum aliquod: l’aggettivo indefinito aliquod determina il neutro sostantivato unum, propriamente
“una sola cosa, non importa quale”.
si cognoveris...concedam: per. ipotetico dell’oggettività; come di consueto la sub. (protasi) al fut.
anteriore esprime il rapporto temporale con il fut. semplice della principale (apodosi).
integritatem, innocentiam: accusativi perché è sottinteso esse oportet.
nihil est...reddere: lett. “non c’è niente che sia meno tollerabile (relativa consecutiva) che il fatto
che chieda conto ad un altro ... colui che non può... (altra rel. consecutiva)”. Il secondo termine di
paragone introdotto da quam è costituito dall’infinitiva soggettiva eum (sogg. dell’infinitiva e
antecedente del rel. qui) reposcere rationem.
suae: sc. vitae.
28. A questo proposito non mi dilungherò a parlare di te: questo solo fatto credo tutti constatino,
che tu fino ad ora da nessuno hai potuto essere conosciuto, tranne che dai Siciliani; e che i
Siciliani, pur essendo adirati contro la medesima persona della quale tu sostieni di essere nemico,
dichiarano tuttavia che, se sarai tu a sostenere l’accusa, non si presenteranno al processo. Perché
dicano questo, non lo udrai da me: lascia che siano i giudici qui presenti a sospettare quanto è
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necessario. Certo quelli [sc. i Siciliani], come è naturale data la loro natura di gente fin troppo
acuta e sospettosa, pensano che tu non intenda portar qui dalla Sicilia documenti contro Verre,
ma sospettano che, dal momento che sono state registrate nei medesimi documenti la sua pretura
e la tua questura, tu intenda farli sparire dalla Sicilia.
unum illud: prolettico di te potuisse cognosci
animum advertere: equivale ad animadvertere, oggettiva dip. da credo, con sogg. omnis (= omnes) e
c. ogg. unum illud; da animum advertere dipende anche l’oggettiva Siculos hoc dicere, con hoc
prolettico di sese non adfuturos (sott. esse).
cui tu te inimicum esse dicis: questa relativa è sottratta allo stile indiretto (che richiederebbe il
congiuntivo; l’oratore sta infatti riferendo le parole dei Siciliani), probabilmente perché inserisce,
nelle parole dei Siciliani, una constatazione oggettiva dell’oratore.
quare negent (interr. indiretta dip. da non audies): sott. se adfuturos esse.
hos patěre (imperativo pres. di patior): l’anticipazione ad inizio di periodo del soggetto dell’oggettiva
(costr. patere hos suspicari id quod necesse est) conferisce naturalmente particolare spicco al
pron. hos “questi (che sono qui, che sono qui presenti)”, con riferimento specificamente ai giudici;
vi si contrappone il pronome illi che apre il periodo seguente (i Siciliani).
ut est hominum genus: la cong. ut ha valore dichiarativo – causale, lett. “dato che la loro è una
razza d’uomini...”; in italiano si direbbe forse meglio “quelli, razza d’uomini acuta e sospettosa
quali sono”.
deportare ... asportare: i due infiniti sono chiaramente contrapposti; il primo significa
propriamente “ricondurre, far rientrare” a casa, in patria (da un paese straniero, da una
provincia); il secondo “portar via”, con annessa l’idea di “sottrarre”.
quod ...consignata sit: sub. causale con il normale congiuntivo obliquo, dipendente da asportare
velle, dip. a sua volta dalla reggente suspicantur.
2. Cecilio potrebbe essere un praevaricator
29. In secondo luogo, bisogna che l’accusatore sia risoluto e autentico. Anche se io pensassi che
tu desideri essere tale, capisco facilmente che non puoi esserlo. E tralascio cose che, se le dicessi,
tu non potresti confutare, e cioè che prima di allontanarti dalla Sicilia ti sei riconciliato con Verre;
che Potamone, tuo segretario e amico, alla tua partenza fu da Verre trattenuto in Sicilia; che tuo
fratello Marco Cecilio, giovane eccellente e pieno di buone qualità, non solo non è qui e non
persegue insieme a te i torti da te subiti, ma è con Verre e vive con lui in rapporti di grande
familiarità e amicizia. In te ci sono questi e altri numerosissimi indizi propri di un finto
accusatore, indizi di cui ora non mi valgo: questo dico, che tu, quando pure lo desiderassi
moltissimo, tuttavia non puoi essere un accusatore autentico.
eum ego si te putem cupere esse: costr. si ego putem te cupere esse eum (= accusatorem firmum
verumque). La protasi della possibilità si putem, con cui l’oratore apparentemente ammette la
buona fede di Cecilio (supponendo che davvero intenda sostenere onestamente l’accusa), è subito
spazzata via dalla constatazione oggettiva intellego esse non posse. Si potrebbe anche tradurre
semplicemente così: “anche ammesso che tu desideri...”.
nec ea dico...: introduce la figura della preterizione, che consiste nel dichiarare di non voler dire
ciò che intanto si dice, sia pure brevemente; qui affidato alla serie di oggettive che illustrano
ea...quae ...infirmare non possis, e cioè: te redisse; Potamonem retentum esse; M. Caecilium non
adesse, neque persequi, sed esse atque vivere.
3. Cecilio è coinvolto in molte delle colpe di Verre.
30. Vedo infatti che ci sono numerosissime imputazioni nelle quali la tua complicità con Verre è
tale che tu, nella tua accusa, non oseresti accennarvi. La Sicilia intera lamenta che Gaio Verre,
quando impose la fornitura di frumento per il suo uso personale, e quando il prezzo del grano era
di due sesterzi a moggio, pretese dagli agricoltori dodici sesterzi per ogni moggio. Una colpa grave,
2007-2008 Il processo di Verre. Traduzioni 9
una somma di denaro ingente, un furto sfacciato, un oltraggio intollerabile! Per questa sola
imputazione io ritengo necessaria la sua condanna: ma tu, Cecilio, che cosa farai?
ut non audeas: sub. consecutiva, preannunciata nella sovraordinata da eius modi (gen. di qualità,
lett. “di tal genere”)
tibi: dat. di possesso, lett. “...colpe delle quali hai con Verre una complicità di tal fatta che...”
cum imperavisset...cum esset: sub. temporali, con il congiuntivo obliquo (la reggente è queritur); la
differenza di tempo corrisponde al diverso rapporto temporale con la sovraordinata exegisse,
rispettivamente di anteriorità e di contemporaneità.
illum condemnem...: lett. “è inevitabile che lo dichiari colpevole”; la condanna vera e propria
naturalmente spettava alla giuria, non all’accusatore.
31. Tralascerai questa colpa così grave, o gliela contesterai? Se gliela contesterai, ascriverai a
colpa ad un altro ciò che, nel medesimo momento e nella medesima provincia, proprio tu hai
commesso? oserai accusare un altro, con la conseguenza di non poter evitare di essere
condannato tu stesso? Se invece lo tralascerai, che razza d’accusa sarà codesta tua, che per la
paura di un pericolo personale, di una colpa certissima e gravissima paventa non solo la
dimostrazione, ma persino la semplice menzione?
utrum...an: interrogativa diretta disgiuntiva, con la quale Cicerone mostra di saper usare il
dilemma (v. oltre § 45), per mettere alle strette l’avversario, comunque danneggiato qualunque
risposta scelga.
idne alteri (dat. di svantaggio) crimini (dat. di fine o effetto: insieme a crimini è il costrutto del
“doppio dativo”) dabis...?: interr. diretta con la particella enclitica –ne, che caratterizza
l’interrogazione reale, dal momento che non è sollecitata né suggerita alcuna risposta.
audebis...?: interr. caratterizzata dalla sola intonazione, qui per esprimere incredulità.
quo minus (o quominus) condemnēre (= condemneris): completiva dipendente da recusare,
introdotta dalla congiunzione richiesta dai verba impediendi. Si ricordi che quominus è usato sia
quando la sovraordinata è affermativa sia quando è negativa; quin soltanto con sovraordinata
negativa e ne con sovraordinata affermativa.
sponsionem: la parola è frutto di una correzione dell’editore Peterson (Oxford 19172 ) per
suspicionem dei codici. In effetti la correlazione non modo...verum etiam dovrebbe collocare nel
primo membro un termine che indichi qualcosa di più di mentio; e suspicio sembra invece
qualcosa di meno di mentio. Tuttavia sponsio significa propriamente “garanzia”, “promessa”,
“impegno” che ci si assume ufficialmente, anche dando in pegno qualcosa; qui bisognerebbe
forzarne un poco il senso, intendendo il termine come “garanzia che la colpa verrà dimostrata”. In
Cicerone non ci sono esempi di questo significato. Altre correzioni proposte sono: inversione dei
due sostantivi (“non solo la menzione, ma persino il semplice sospetto”); susceptionem
(“assunzione”); expositionem (“illustrazione”). Queste ultime due non sembrano soddisfacenti: la
prima comporterebbe, è vero, una modifica molto piccola della parola tramandata, ma
costituirebbe una semplice ripetizione di quanto l’oratore ha appena detto; la seconda, più
soddisfacente per il senso, è però più difficile da giustificare paleograficamente. In definitiva è
forse preferibile conservare il testo tramandato, ammettendo che la correlazione sia lievemente
illogica.
quae...pertimescat: relativa consecutiva; il timore è naturalmente dell’accusatore, qui però
attribuito all’accusatio
32. Per decisione del senato fu acquistato frumento dai Siciliani, quando Verre era pretore, e per
questo frumento non fu pagata l’intera somma dovuta. Questa è contro Verre una imputazione
grave, grave se sono io a condurre l’accusa, inesistente, se l’accusatore sei tu.; tu infatti eri il
questore, tu maneggiavi il denaro pubblico, ed era in gran parte in tuo potere impedire che da
questo si facessero sottrazioni, anche se il pretore lo desiderava. Anche di questa colpa, con te
all’accusa, non si farà nessuna menzione: in tutto il processo si passeranno sotto silenzio i
2007-2008 Il processo di Verre. Traduzioni 10
gravissimi e notissimi furti e soprusi commessi da quello. Credimi, Cecilio, nell’accusare non può
davvero difendere gli alleati colui che è stato complice dell’imputato nel commettere le colpe.
me agente ... te accusante: abl. assoluti con valore ipotetico (anche dopo te accusante mentio nulla
fiet)
etiamsi cuperet: sub. concessiva
ne qua (agg. indefinito) deductio fieret: sub. completiva, con funzione di soggetto di erat
33. Gli appaltatori pretesero dalle città denaro al posto del frumento. Ebbene, questo avvenne
soltanto quando Verre era pretore? No, anche quando Cecilio era questore. E allora? Intendi
imputargli a colpa ciò che potevi e dovevi impedire che accadesse, o lascerai perdere tutto questo
argomento? Verre dunque, nel processo a suo carico, non sentirà affatto parlare di un reato che,
quando lo commetteva, non sapeva come avrebbe potuto giustificare. E sì che io ricordo solo
questi fatti che sono di dominio pubblico: ci sono altri furti, più nascosti, di cui quello fece molto
generosamente partecipe il suo questore, allo scopo, credo, di frenarne le reazioni e gli attacchi.
pro frumento pecuniam exegerunt: dopo il frumentum in cellam (§ 30) e il frumentum emptum (§ 32),
è ora menzionato il frumento della decima.
daturus es...an: interrogativa diretta disgiuntiva; è un nuovo dilemma con cui l’oratore incalza
l’avversario, del tutto analogo a quello del § 31; in questo caso però le due risposte sono omesse, e
si passa subito alla inevitabile conclusione (ergo Verres non audiet)
huic crimini: doppio dativo (di svantaggio e di fine o effetto)
ne fieret: completiva (con funzione di oggetto) dip. da potuisti prohibere, introdotta da ne in
dipendenza da un verbum impediendi in forma affermativa.
quem (agg. interrogativo) ad modum defensurus esset: interrogativa indiretta dip. da reperiebat
ut...animos atque impetus retardaret (sub. finale): animos potrebbe alludere ad una reazione
immediata, volta a contrastare i furta, mentre impetus potrebbe riferirsi ad una ritorsione
successiva (l’accusa). Forse però si tratta semplicemente di un’endiadi “reazioni incontrollabili”.
Poiché poco oltre si parla di un bottino ancora da dividere (§34), è chiaro che l’oratore insinua una
partecipazione estesa e continua di Cecilio ai furta, con la quale Verre lo ha reso corresponsabile
delle sue colpe, mettendolo nell’impossibilità di nuocergli.
34. Tu sai che queste cose mi sono state riferite; se volessi rivelarle, facilmente tutti capiranno che
non solo voi avete agito di comune accordo, ma che neppure la preda è ancora stata divisa. Perciò,
se reclami per te la denuncia, perché quello ha agito insieme a te, te la concedo, se la legge lo
consente; ma se invece parliamo dell’accusa, bisogna che tu la ceda a coloro che da nessuna loro
colpa sono messi nell’impossibilità di far conoscere le colpe di un altro.
quae (nesso rel.) si velim...intellegent: per. ipotetico con protasi eventuale e apodosi oggettiva.
fuisse coniunctam: in luogo di coniunctam esse; il part. pf. equivale qui ad un aggettivo: “la vostra
volontà è stata solidale”
indicium... de accusatione: il primo sostantivo, probabilmente, allude ad una semplice
testimonianza a carico di Verre, da parte di chi è ben informato per aver partecipato ai reati; il
secondo alla vera e propria funzione di accusatore. Con si id lege (abl. di causa efficiente)
permittitur si mette peraltro in dubbio l’ammissibilità di una denuncia del questore a carico del
suo pretore (v. oltre §§ 59 ss. sul sacro vincolo che deve legare questore e pretore).
quominus ...demonstrare possint: completiva dip. da impediuntur.
35. E considera quanta differenza ci sarà fra la mia accusa e la tua. Io intendo imputare a Verre
anche le colpe commesse da te senza Verre, perché non te lo ha impedito, pur avendo lui il
sommo potere: tu invece non gli rinfaccerai nemmeno le colpe che ha commesso lui, perché non si
scopra che in qualche misura sei stato suo complice.
quantum interfuturum sit: interr. indiretta dipendente da vide
2007-2008 Il processo di Verre. Traduzioni 11
quod te non prohibuerit: sub. causale soggettiva; espone la causa come pensiero di colui che parla.
ne ...coniunctus (predicativo del sogg. ) reperiāre (= reperiaris): sub. finale negativa.
4. Cecilio non possiede le doti oratorie necessarie
35 [...] Ma come! Ti sembrano disprezzabili, Cecilio, quelle doti senza le quali non si può in nessun
modo sostenere una causa, soprattutto così importante? una certa capacità di porgere, una certa
abitudine a parlare (in pubblico), una qualche conoscenza teorica o pratica del foro, dei processi,
delle leggi?
contemnendane: la particella interrogativa –ne contrassegna questa interrogativa diretta come
autentica domanda, senza suggerire nessuna risposta, come se l’oratore spassionatamente si
accingesse ad ascoltare la risposta di Cecilio.
agendi...dicendi: genitivi del gerundio, che determinano rispettivamente i sostantivi facultas e
consuetudo.
Testo latino del § 36 (che manca nel fascicolo dei testi)
Intellego quam scopuloso difficilique in loco verser; nam cum omnis arrogantia
odiosa est, tum illa ingeni atque eloquentiae multo molestissima. Quam ob rem
nihil dico de meo ingenio, neque est quod possim dicere neque si esset dicerem;
aut enim id mihi satis est quod est de me opinionis, quidquid est, aut, si id
parum est, ego maius in commemorando facere non possum.
36. Capisco quanto la situazione in cui mi trovo sia insidiosa e difficile; infatti come è odiosa ogni
vanteria, così in particolare di gran lunga la più fastidiosa è quella relativa all’ingegno e
all’eloquenza. Perciò del mio ingegno non dico nulla, e non c’è nulla che io possa dire, né se vi
fosse lo direi; infatti o mi accontento dell’opinione, quale che sia, che la gente ha di me, o, se
questa è scarsa, non potrei migliorarla parlandone.
quam (da unire agli aggettivi) ... verser: interr. indiretta dip. da intellego, lett. “in quanto insidiosa
e difficile situazione io mi trovi”
cum...tum: nella correlazione cum è cong. coordinante, non subordinante = “sia ...sia
(soprattutto)”.
illa: il pronome non richiama semplicemente arrogantia (con questa funzione in genere il latino lo
ometterebbe, o ripeterebbe il sostantivo), ma ha pieno valore dimostrativo, come se fosse “quella
ben nota (diffusa e insopportabile)”.
quod possim dicere: rel. consecutiva
si esset dicerem: per. ipotetico dell’irrealtà (non nega che qualcosa vi sia, ma ribadisce l’intenzione
di non dirlo).
opinionis: genitivo partitivo, retto dal pron. rel. quod
quidquid: pronome relativo indefinito (si costruisce, a differenza dell’italiano, con l’indicativo)
maius: compl. predicativo dell’oggetto sottinteso id, lett. “se essa è scarsa, non posso renderla più
grande”.
37. Tu, Cecilio (ora infatti, per Ercole!, parlerò con te in confidenza, al di fuori di questa nostra
disputa e contesa), considera quale opinione abbia di te stesso, rifletti bene, concentrati, e valuta
le tue qualità e le tue possibilità. Pensi di essere in grado, in una materia così importante e
dolorosa, una volta che tu ti sia assunto il compito di difendere la causa degli alleati e le sorti
della provincia, il diritto del popolo romano, la serietà del processo e delle leggi, di far fronte a
tante cose, così importanti e diverse, con la tua voce, la tua memoria, il tuo giudizio, il tuo
ingegno?
2007-2008 Il processo di Verre. Traduzioni 12
de te...tu ipse ... tu te: ricercata insistenza sui pronomi di seconda persona, per sollecitare Cecilio
a riconoscere egli stesso che non è in grado di assumersi il ruolo che sollecita.
quem ad modum existimes ... qui (agg.) sis... quid facere possis: interrogative indirette; lett.
“considera in che modo tu stesso giudichi di te;... valuta quale tu sia... che cosa tu possa fare”.
putasne: interr. diretta reale, come si evince dall’impiego dell’enclitica –ne. Da putas dipende
l’oggettiva te posse ... sustinere. Il nesso putasne (te) posse è ripetuto altre due volte ad inizio di
periodo, per mettere in modo martellante Cecilio di fronte alle responsabilità che dovrà assumersi.
38. Pensi di essere in grado di distinguere con le tue imputazioni e il tuo discorso, così come
furono separate per luogo e per tempo, le colpe che Verre ha commesso durante la sua questura,
quelle che ha commesso con l’incarico di legato, quelle che ha commesso durante la pretura,
quelle compiute a Roma, quelle compiute in Italia, quelle compiute in Acaia, Asia e Panfilia? Pensi
di essere in grado – e questo è assolutamente indispensabile, con un imputato di questo genere –
di fare in modo che tutti i suoi atti sfrenati, empi, crudeli appaiano a questi che li ascolteranno
così dolorosi e indegni come apparvero a quelli che ne furono vittime?
putasne: di nuovo Cecilio è sollecitato a dare la sua risposta, interr. diretta reale; da putas
dipende l’oggettiva te posse...distinguere; le sub. di secondo grado relative quae peccarit
(=peccaverit) e quem ad modum divisa sint hanno il congiuntivo obliquo.
quae... quae: l’insistente anafora di quae, ripetuto sei volte, scandisce la carriera criminale di
Verre, percorrendo prima le cariche ricoperte, poi i luoghi in cui esse furono esercitate: a in
quaestura corrisponde in Italia, a in praetura corrisponde Romae, a in legatione corrispondono
insieme in Achaia, Asia, Pamphylia (per questo davanti al secondo e al terzo sost. è omessa la
prep. in). Si noterà che manca in questo elenco la propretura in Sicilia.
putasne: come sopra; ne dipende posse facere, con omissione del soggetto te (ma non è sicuro: te è
attestato infatti, benché da un solo codice); da facere dipende la sub. completiva ut...videantur
atque illis...qui senserunt: il secondo termine di paragone è introdotto da atque, come di norma
quando nel primo c’è un agg. o avv. (qui aeque) indicante somiglianza o diversità.
39. Sono cose importanti quelle che dico, credimi; non sottovalutarle. Bisogna dire, illustrare,
spiegare ogni cosa, la causa non basta esporla, bisogna anche trattarla con solennità e con
facondia; bisogna fare in modo, se vuoi ottenere qualche risultato o avere successo, non solo che
la gente ti ascolti, ma che ti ascolti anche volentieri e con interesse. Anche se in ciò le tue doti
naturali ti fossero di grande aiuto, anche se fin dalla fanciullezza tu ti fossi dedicato allo studio
delle discipline e delle arti migliori, e ti fossi in esse assiduamente esercitato, anche se tu avessi
imparato il greco non a Lilibeo ma ad Atene e il latino non in Sicilia ma a Roma, sarebbe pur
sempre una grande impresa impadronirsi con un lavoro coscienzioso, abbracciare con la
memoria, esporre chiaramente con il discorso, sostenere con la voce e il vigore necessari una
causa così importante e così attesa.
noli haec contemnere: noli, imper. di nolo, + infinito è la forma più garbata di imperativo negativo.
ut...audiant: completiva (volitiva) dip. da perficiendum est.
si..adiuvaret, si studuisses ecc.: serie di quattro ipotesi irreali (e quindi offensive), che mettono
seriamente in dubbio le doti naturali (quella al presente) e la preparazione (quelle al passato) di
Cecilio.
Athenis...in Sicilia: compl di stato in luogo, in abl. semplice (Athenis, nome di città plurale), in
caso locativo (Lilybei, probabile città d’origine di Cecilio, e Romae, nomi di città sing. della II e I
decl.), in abl. preceduto da in (in Sicilia, regione). La contrapposizione mette in rilievo, al primo
posto di ciascuna coppia, il luogo più illustre per apprendere a fondo le lingue greca e latina; in
italiano è meglio forse invertire l’ordine.
et diligentia... sustinere: con perfetto parallelismo sono accompagnati da un ablativo strumentale
tutti gli infiniti, tranne l’ultimo, che ne presenta due (voce ac viribus), per la norma dei kw=la
crescenti (predilezione per la maggior estensione dell’ultimo dei membri di un periodo).
2007-2008 Il processo di Verre. Traduzioni 13
5. Confronto fra Cecilio e Cicerone
40. Forse dirai: “E allora? Le hai, tu, tutte queste doti?” Magari le avessi! Però, per poterle avere,
mi sono applicato fin dalla fanciullezza con grande impegno. E se per la loro grandezza e difficoltà
non sono riuscito a conseguirle io, che niente altro ho fatto in tutta la mia vita, quanto pensi di
esserne lontano tu, che non solo prima non ci hai mai pensato, ma nemmeno adesso, che fai in
esse i tuoi primi passi, riesci a immaginare quali siano, e quanto siano importanti?
fortasse dices...: figura retorica della praesumptio, con cui l’oratore espone, dando direttamente la
parola all’avversario, una possibile obiezione, sia per mostrare che l’ha prevista, sia per far seguire
subito la risposta, sia soprattutto per impedirgli di usarla
haec in te sunt omnia: lett. “ci sono in te tutte queste cose?”
utinam quidem essent!: cong. (indipendente) desiderativo, che esprime desiderio irrealizzabile al
presente, lett. “magari ci fossero (in me)”.
est elaboratum: forma passiva impersonale, con mihi dativo d’agente, in luogo di elaboravi.
arbitrāre = arbitraris, interr. diretta introdotta da quam longe
quas ... suspicari potes: lett. “quanto tu pensi di essere lontano da queste cose, a cui non solo non
hai mai pensato (quas...cogitasti, relativa), ma che (altra relativa intr. dal medesimo quas)
nemmeno ora...riesci a immaginare quali e quanto grandi siano? (quae et quantae sint, interr.
indiretta dip. da suspicari)”
41. Io, come tutti sanno, sono così assiduo del foro e dei processi che fra quelli che hanno la mia
età o nessuno o ben pochi hanno difeso più cause di me, e dedico a queste occupazioni e attività
tutto il tempo libero dagli affari degli amici, per poter essere più preparato alla pratica del foro e
più pronto. Eppure, vorrei che gli dèi mi fossero propizi così come è vero che, ogni volta che penso
al momento, al giorno in cui, dopo la citazione dell’imputato, devo prendere la parola, non solo mi
sento turbato nell’animo, ma rabbrividisco in tutto il corpo.
qui... verser... et qui...consumam: relative con valore concessivo, lett “io che pure sono così
assiduo... che pure dedico..., tuttavia...”. Nella trad. it. si è spezzato il lungo periodo,
trasformando in principali le due subordinate relative.
ut ...defenderint: sub. consecutiva
quo paratior ...esse possim: sub. finale, introdotta da quo (in luogo di ut) per la presenza dei
comparativi.
ita velim...ut commoveor: questa correlazione, lett.“così vorrei che (cong. desiderativo esprimente
desiderio realizzabile al presente)... come sono turbato”, serve ad asserire enfaticamente la verità
di quanto si dice. Probabilmente questa affermazione, e tutto quel che segue fino alla fine del
paragrafo, non si riferisce ancora (come invece il paragrafo successivo) all’imminente processo di
Verre, ma descrive un sentimento che l’oratore dichiara di provare sempre, quando si avvicina il
momento in cui deve prendere la parola. Sembra indicarlo la sub. rel. quo die mihi (dat. d’agente)
dicendum sit, con il congiuntivo, laddove ci si attenderebbe dicendum erit, se l’oratore si riferisse
ad una circostanza precisa e determinata. Secondo questa interpretazione si è tradotto cum
...venit in mentem “ogni volta che...”, intendendo cum come iterativo.
illius temporis: determina l’espressione venit in mentem, con il costrutto proprio dei verbi di
memoria.
quo die: abl. di tempo determinato; l’espressione equivale a eius diei (che riprende illius temporis),
quo.... è naturalmente il giorno della prima udienza, l’inizio di un processo.
42. Fin d’ora, con la mente e con il pensiero, mi figuro quale sarà allora l’interesse della gente,
quale l’affluenza, che grande aspettativa susciterà l’importanza del processo, che gran numero di
ascoltatori l’infamia di Gaio Verre farà indignare, con quanta attenzione la sua malvagità farà sì
che sia ascoltato il mio discorso. Quando penso a tutto ciò, già ora provo timore, pensando che
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cosa mai io possa dire che sia adeguato, in considerazione dell’avversione che per lui provano
coloro che gli sono nemici e ostili, sia all’aspettativa di tutti sia alla gravità dei fatti.
quae... studia, qui concursus futuri sint (predicato concordato grammaticalmente con concursus,
ma riferito ad entrambi i soggetti); quantam...adlatura, quantam... concitatura, quantam...factura
sit: serie di interrogative indirette, spartite in due gruppi di due e tre, tutte dipendenti da prospicio
e disposte secondo la norma dei kw=la crescenti.
timeo quidnam... possim: l’interrogativa indiretta quidnam possim non si lega direttamente a timeo,
ma ad un’idea, facilmente sottintesa, come “chiedersi, non sapere, pensare”.
pro offensione: lett. “in rapporto”, “conformemente” all’avversione...
exspectatione...magnitudine: abl. (strumentali) che determinano dignum
43. Tu non provi nessuno di questi timori, a niente pensi, di niente ti preoccupi: credi che, una
volta che tu sia riuscito ad imparare a memoria da qualche vecchio discorso qualche frasetta
come “Giove Ottimo Massimo io (invoco)” o “vorrei, giudici, se fosse stato possibile” o qualcosa del
genere, ti presenterai al processo preparato in modo eccellente.
horum (neutro sostantivato) nihil...: lett. “di queste cose tu niente temi, niente pensi, di niente ti
preoccupi”.
si quid (pronome indefinito neutro) potueris (cong. perfetto): protasi di periodo ipotetico dipendente
all’infinito; l’apodosi è venturum (esse); la r eggente è arbitraris
L’avversario da affrontare nel processo: Ortensio
44. E se anche nessuno dovesse risponderti, non saresti tuttavia in grado, come io ritengo, di
illustrare la causa stessa: ma ora tu neppure a quello pensi, che dovrai misurarti con un uomo
davvero eloquente, e assai ben preparato a parlare (in pubblico), con il quale occorre ora
discutere, ora lottare e combattere con ogni mezzo. Io apprezzo il suo ingegno senza esserne
intimorito, io lo stimo, ma penso di poterne essere più facilmente affascinato che tratto in
inganno. Egli non riuscirà mai a sopraffarmi con la sua abilità, né a confondermi con qualche
astuzia, non tenterà mai con il suo ingegno di farmi cadere o di mettermi in difficoltà; io conosco
tutti i sistemi di attacco e tutte le risorse dell’eloquenza di questo personaggio; spesso ci siamo
trovati insieme nei processi, ora dalla medesima parte, ora come avversari; contro di me egli
parlerà, per quanto sia dotato di grande ingegno, pensando che anche il suo ingegno viene
sottoposto ad un qualche giudizio.
si...esset,...non posses: per- ipotetico dell’irrealtà al presente
ne illud quidem: prolettico dell’infinitiva oggettiva tibi...futurum esse certamen
quīcum (= quocum = cum quo)...sit: sub. relativa con congiuntivo obliquo.
cuius (nesso relativo) ... ingenium ita laudo ut...ita probo ut...: lett. “elogio il suo ingegno in modo
che non lo temo, ... lo approvo in modo che ritengo...”. Le due subordinate consecutive sono
restrittive, limitano cioè, condizionano, quanto esposto nella sovraordinata.
opprimet ... conabitur.: quasi tutti i verbi impiegati in questo periodo per prefigurare lo scontro
oratorio con Ortensio rinviano ad una lotta fisica; opprimo “atterrare, abbattere”; perverto “fare lo
sgambetto, rovesciare”; labefacto “far vacillare”; sono in armonia con la metafora, peraltro molto
comune, impiegata poco sopra, pugnandum certandumque sit. Anche nel seguito sono numerosi i
termini che assimilano il confronto oratorio ad una lotta o a una battaglia.
quamvis sit ingeniosus: sub. concessiva
ut arbitretur: anche questa consecutiva ha valore restrittivo
45. Quanto a te invece, Cecilio, mi pare già di vedere come scanserà i tuoi attacchi, quanto ti
sballotterà in tutti i modi; ogni volta che ti offrirà la possibilità e la facoltà di scegliere l’alternativa
che vuoi – se una cosa è accaduta o no, se è vera o falsa – qualunque sia la risposta che darai, si
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ritorcerà contro di te. Che affanno, che smarrimento, che tenebre, dèi immortali, ci saranno per
te, uomo per nulla smaliziato! Che farai, quando comincerà a smembrare punto per punto la tua
accusa, e a fissare, contandole sulle dita, ad una ad una le parti della causa? Che farai, quando
comincerà a colpire, isolare, liquidare ciascun argomento? Certo sarai tu a incominciare a temere
di aver messo in pericolo un innocente.
Te vero...: costr. iam videor (costruzione personale) videre (inf. retto da videor) quem ad modum te
sit elusurus (interr. indiretta), quam omni ratione (sott. te sit) iactaturus (interr. indiretta). Il
pronome personale te, compl oggetto dei verbi delle due interr. indirette, è anticipato ad inizio di
periodo, per conferire opportuno rilievo alla contrapposizione con Cicerone.
quotiens...futurum (esse): ancora da videre dipende ora una proposizione oggettiva (id contra te
futurum)
quotiens ... facturus sit: sub. temporale, con il cong. obliquo
ut eligas: completiva epesegetica di potestatem
utrum velis: interr. indiretta, lett. “quale delle cose due tu voglia”
factum esse... verum esse: infinitive dip, da velis, che illustrano con due esempi la possibilità di
scegliere fra alternative opposte.
utrum dixeris: sub. relativa, introdotta da utrum, qui pronome indefinito relativo “qualunque fra
due”, ripreso da id nella sovraordinata contra te futurum.
quid? ... quid?: è sottinteso un verbo al futuro (per es. facies), rispetto al quale il fut. ant. coeperit
(da cui dipendono tutti gli infiniti) esprime processo verbale anteriore. Si potrebbe eliminare il
punto interrogativo dopo i due quid.
ne ... facessieris (cong. pf. di facesso, intensivo di facio, “procurare, cagionare”): completiva
dipendente, con funzione di oggetto, da metuere, introdotta dalla congiunzione richiesta dal
costrutto dei verba timendi.
46. Che farai, quando comincerà a sollecitare la compassione, a dolersi, a diminuire l’odiosità
dell’imputato e a trasferirla su di te, a ricordare lo stretto vincolo che lega il questore al suo
pretore, il costume degli avi, gli obblighi sacrosanti imposti dal sorteggio? Sarai in grado di far
fronte all’odiosità che ti procurerà il suo discorso? Sta solo attento, pensaci e ripensaci. Mi
sembra infatti che ci sarà il rischio che egli non solo ti sommerga con le sue parole, ma che con il
semplice gesto e con il movimento del suo corpo paralizzi l’acume del tuo ingegno, e ti distolga da
ciò che hai preparato e pensato.
quid?: in questo caso la movenza (unificata nella trad. alle precedenti) è un po’ diversa (lett. “e
che? quando comincerà a..., potrai...?”), con quid? come semplice formula di passaggio
all’interrogativa diretta successiva poterisne..., da cui dipende la sub. temporale cum... coeperit.
etiam atque etiam considera: lett. “pensaci ancora e ancora”
mihi ...videtur: costrutto impersonale di videor; il sogg. è costituito dall’infinitiva soggettiva
periculum fore, da cui dipendono, con il costrutto dei verba timendi, le completive ne... obruat,
sed... praestringat ... teque...abduca
47. E vedo che di ciò si avrà qui, subito, la verifica. Se infatti oggi tu riuscirai a rispondere a me, a
quanto io dico, se ti discosterai anche solo di una parola da codesto libro che non so quale
maestro di scuola ti ha dato, composto di brani di orazioni altrui, io riterrò che tu potrai sia non
esser da meno anche in quella prova del processo, sia essere all’altezza della causa e del tuo
compito; ma se già in questa schermaglia preliminare con me risulterai una nullità, quale
dobbiamo pensare che sarai nella battaglia vera e propria, con un avversario tanto agguerrito?
si potueris... si discesseris (fut. anteriori, che esprimono come di consueto l’esatto rapporto
temporale con la sovraordinata)...arbitrabor: per. ipotetico dell’oggettività.
quem ...putemus: interrogativa diretta con il cong. dubitativo.
Confutatio (replica agli argomenti di Cecilio)
2007-2008 Il processo di Verre. Traduzioni 16
1. Cecilio ha subito un torto da Verre
Testo latino della prima frase del § 52 (che manca nel fascicolo dei testi)
Verum ut ad te, Caecili, redeam, quam multa te deficiant vides; quam multa sint
in te quae reus nocens in accusatore suo cupiat esse, profecto iam intellegis.
52. Ma per tornare a te, Cecilio, tu vedi quante siano le facoltà che ti mancano; certo ormai
capisci quante invece siano in te le caratteristiche che un imputato colpevole desidera nel suo
accusatore. Che cosa si può ribattere? Non voglio sapere che cosa tu dirai; vedo infatti che a
rispondermi non sarai tu, ma questo libro che il tuo consigliere qui presente ha in mano; e se
vorrà darti un buon consiglio, ti suggerirà di andartene di qui, e di non rispondermi affatto. Che
cosa in effetti dirai? Forse ciò che continui a ripetere, che Verre ti ha fatto un torto? Lo credo; non
sarebbe infatti verosimile che, poiché faceva torti a tutti i Siciliani, tu sia stato per lui l’unico , il
solo per il quale avesse riguardo.
quam multa te deficiant...quam multa sint: interrogative indirette, dip. rispettivamente da vides e
da intellegis
quae ...cupiat: sub. relativa consecutiva.
quid dicturus sis: interr. indiretta dip. da quaero.
ut .hinc (avv. di moto da luogo) discedas...neque...respondeas: completive dipendenti da suadebit.
an: può introdurre l’interr. diretta semplice, con il valore sia di num (suggerisce risposta negativa)
sia si nonne (affermativa); in questo caso (con il valore di nonne) l’oratore suggerisce, con
intonazione ironica, la risposta alla domanda che ha posto precedentemente (quid enim dices?)
“Non dirai per caso che...” (= so bene che dirai)
arbitror: sc. iniuriam tibi fecisse Verrem
53. Ma gli altri Siciliani hanno trovato un vendicatore delle offese da loro subite; tu, mentre cerchi
di perseguire personalmente le ingiustizie che hai subito, cosa che non sei in grado di fare, ottieni
questo risultato, che restino impunite e invendicate anche le ingiustizie subite dagli altri; e ti
sfugge che di solito si considera non solo questo punto, chi debba trar vendetta, ma anche
quest’altro, chi sia in grado di farlo; e che chi possiede entrambi i requisiti è preferito; in chi ne
possiede uno soltanto, di solito si cerca non che cosa egli voglia, ma che cosa egli sia in grado di
fare.
ultorem: naturalmente l’oratore allude a se stesso.
dum ...conaris: la cong. temporale dum “mentre” indica qui, come spesso, sia la contemporaneità
con il processo verbale della sovraordinata (id agis), sia la contrapposizione ad esso: vuoi
vendicarti, e invece ottieni che...
id agis: il pronome id è prolettico della completiva ut sint impunitae
hoc te praeterit: hoc prolettico dell’infinitiva, con funzione di soggetto, spectari (passivo
impersonale) solere.
non id ... sed etiam illud: i pronomi neutri sono prolettici rispettivamente delle interr. indirette qui
debeat e qui possit, con l’agg. interr. qui usato come pronome (quis)
in quo utrumque sit ... in quo alteruutrum: prolessi delle relative; costr. (te praeterit) superiorem esse
eum in quo utrumque sit..; in eo, in quo (sit) alterutrum, quaeri (passivo impersonale) solere non
quid... velit, sed quid...possit (interr. indirette).
54. E se pensi che la facoltà di sostenere l’accusa debba di preferenza esser concessa a colui al
quale Verre ha fatto il sopruso più grande, di che cosa alla fin fine pensi che questi giudici si
debbano più gravemente dolere, che tu sia stato danneggiato da lui, o che da lui la provincia di
Sicilia sia stata angariata e rovinata? Ammetterai, mi figuro, che questo è molto più grave, e di
2007-2008 Il processo di Verre. Traduzioni 17
questo tutti debbono più gravemente dolersi. Ammetti dunque che nell’accusa la provincia venga
anteposta a te; è la provincia infatti che sostiene l’accusa, quando conduce la causa colui che essa
ha scelto per sé, come difensore del suo diritto, come vendicatore dei torti, come accusatore di
tutto il processo.
utrum: lett. “quale delle due cose”, illustrate dalle due infinitive te esse laesum (da laedo) e
provinciam esse vexatam
et esse gravius ...et ferri gravius oportere: ricercata ripetizione di gravius, che nel primo caso è
aggettivo, nel secondo avverbio.
concedes... concede igitur: l’argomentazione è condotta in modo stringente alla conclusione
(capziosa) che identifica la provincia con Cicerone.
defensorem, ultorem, actorem: compl. predicativi dell’oggetto quem
2. Cecilio è stato questore di Verre
59. Se dunque non resta neppure la ragione del torto che quello ti avrebbe fatto, che cosa puoi
ancora dire per venir anteposto non solo a me, ma ad ogni altro? Forse quello che, come sento
dire, tu affermerai: sei stato il suo questore. Questo sarebbe un motivo di gran peso, se tu
contendessi con me su chi di noi due dovrebbe essergli più amico: ma in una contesa per
assumersi inimicizie è ridicolo pensare che il motivo del vincolo debba apparire giusto per
intentare un processo.
Quid...quod...quam ob rem: lett. “che cosa hai che tu possa dire per cui”.
cuiquam: dat. del pronome indefinito quisquam, che si usa in proposizioni di forma o di senso
negativo; il suo impiego qui (in una interrogativa retorica che sollecita la risposta “niente”) indica
che certamente nessuno è meno di Cecilio adatto ad assumere l’accusa, che Cecilio non va
anteposto a nessuno.
anteponāre = anteponaris.
nisi forte illud: sottintende la risposta negativa alla domanda precedente: lett. “(niente), salvo forse
quell’argomento che sento dire che tu esporrai, cioè che fosti suo questore”
gravis esset, si certares: per. ipotetico dell’irrealtà al presente.
uter ... deberet: interr. indiretta dipendente da certares, con sottintesa l’idea “per decidere, per
stabilire”
ad inferendum periculum (ad + gerundivo con valore finale): il sost. periculum può avere il
significato tecnico di “processo” (in cui l’imputato corre il pericolo della condanna).
60. Infatti, anche se tu avessi subito dal tuo pretore moltissimi torti, meriteresti maggior lode
sopportandoli che vendicandoti; ma poiché in vita sua quello niente ha mai fatto di più giusto di
ciò che tu definisci torto, i giudici qui presenti stabiliranno che questo motivo, che neppure in un
altro approverebbero, nel tuo caso appare giusto per violare il vincolo (che a lui ti lega)? E tu, se
da lui ha ricevuto un torto grandissimo, tuttavia, poiché fosti suo questore, non puoi accusarlo
senza attirarti biasimo; se poi nessun torto ti è stato fatto, non puoi accusarlo senza commettere
un reato. Perciò, dal momento che sul torto c’è incertezza, pensi che ci sia fra questi (giudici)
qualcuno che non preferisca che tu rinunci senza esserti attirato biasimo piuttosto che
incriminato di un reato?
si accepissess ...mererēre (=merereris, da mereor dep.): per. ipotetico dell’irrealtà, con protasi al
passato, apodosi al presente.
ferendo... ulciscendo: abl. del gerundio con valore strumentale; ne dipende il compl. ogg. eas.
cum.. nullum ...rectius factum sit: lett. “poiché non c’è nella vita di quello nessuna azione più
giusta”.
hi statuent...?: interr. diretta caratterizzata dalla sola intonazione, per esprimere accentuata
incredulità.
2007-2008 Il processo di Verre. Traduzioni 18
qui: nesso relativo (= tu)
sine scelere: la calunnia.
quemquam: come al § 59, l’indefinito quisquam è adatto al senso negativo dell’interrogazione
retorica (= certamente non c’è nessuno che non preferisca...)
61. E considera quale differenza ci sia fra la mia opinione e la tua. Tu, pur essendo inferiore in
tutto, pensi di dover essere anteposto a me per la sola ragione di esser stato suo questore: io, se
tu fossi superiore in tutto, per questa sola ragione riterrei che dovresti essere respinto come
accusatore. Questa è infatti la tradizione che abbiamo ricevuto dai nostri antenati: il pretore deve
per il suo questore essere come un padre; non si può trovare ragione di stretto vincolo più giusta
né più importante dell’unione stabilita dal sorteggio, della comunanza della provincia, del
compito, della carica pubblica.
quid differat: interr. indiretta dip. da vide
cum inferior sis: sub. concessiva
quod fueris: sub. causale soggettiva (espone la causa come addotta dall’avversario).
si esses ... putarem: per. ipotetico dell’irrealtà al pres.
nullam iustiorem causam posse reperiri: infinitiva dipendente da sic accepimus
62. Perciò, se tu potessi a buon diritto accusarlo, tuttavia, essendo egli stato per te come un
padre, non lo potresti fare con buona coscienza; ma dal momento che non hai ricevuto un torto e
metti in pericolo il tuo pretore, devi ammettere che cerchi di fargli una guerra ingiusta ed empia.
Infatti codesta questura ti obbliga a darti da fare per spiegare per quale ragione tu, che fosti suo
questore, lo accusi, non già ti autorizza a chiedere, proprio per questa ragione, che l’accusa sia di
preferenza assegnata a te. E quasi mai chi era stato questore si è presentato alla contesa per
l’assegnazione dell’accusa senza essere respinto.
si iure posses ...pie non posses (per. ipotetico dell’irrealtà al presente): contrapposizione fra l’abl.
iure e l’avverbio pie.
cum neque iniuriam acceperis et periculum crees: sub. causali; la correlazione neque...et riprende e
riassume i due motivi principali per cui i giudici dovranno negare a Cecilio l’accusa; da notare che
mentre al § 60 l’oratore ha detto cum incertum sit de iniuria, ora ogni dubbio è scomparso. In
realtà capziosamente vengono identificati “torto” e “ingiustizia”: non è vero che Cecilio abbia
subito un’ingiustizia (poiché Verre aveva represso un sopruso commesso dal suo questore), ma è
vero che è stato danneggiato (essendo stato costretto a restituire il maltolto).
ad eam rem (prolettico della finale ut elaborandum sit, perifrastica passiva impersonale, con tibi
dat. d’agente) valet..: lett. “ha peso a questo fine, che..., non (a quest’altro), che...”
quin repudiaretur: relativa consecutiva; quin = qui non.
Riepilogo degli argomenti e mozione degli affetti
Peroratio
71. [...] Perciò, giudici, questo dovete tenere ben saldo: Quinto Cecilio, il quale, poiché non ha mai
goduto di alcuna stima, e non c’è da attendersi che ne guadagnerà proprio in questo processo,
non si preoccupa di mantenere una fama già acquistata precedentemente né di consolidare la
speranza per il futuro, tratterà questa causa senza troppa serietà, senza troppa cura, senza
troppa diligenza. Non ha infatti niente da perdere in caso di insuccesso; anche ammettendo che
ne esca nel modo più vergognoso e più disonorevole, niente rimpiangerà di ciò di cui si fregiava un
tempo.
2007-2008 Il processo di Verre. Traduzioni 19
hoc: prolettico dell’infinitiva Caecilium...acturum (esse), lett. “dovete ritenere certo questo, che
Cecilio...”
de quo...fuerit...futura sit: relativa con valore causale, che motiva la constatazione oggettiva
espressa dalla relativa con l’indicativo qui...laborat.
ut turpissime discedat: proposizione concessiva
de suis veteribus ornamentis: gli ornamenta sono l’opinio e la fama, che Cecilio non ha.
72. Per quanto mi riguarda invece, il popolo romano tiene in ostaggio molte cose a cui tengo, e per
riuscire a conservarle intatte, a difenderle, a consolidarle, e anche a riconquistarle, dovrò lottare
con ogni mezzo. Tiene la carica a cui ho posto la mia candidatura, tiene le speranze che mi
propongo di realizzare, tiene una reputazione che mi sono conquistata con molto sudore, fatica e
veglie; sicché, se in questa causa darò prova del mio impegno e della mia diligenza, potrò
conservarmi grazie al popolo romano intatte e salve tutte le cose che ho detto; per poco invece che
io inciampi o sbagli, perderò in una volta sola tutte quelle cose che ho messo insieme ad una ad
una, in un lungo periodo di tempo.
a nobis...: lett. “da parte mia il popolo romano ha molti ostaggi”
quos ut possimus= et ut eos possimus, sub. finale
ut... retinere possīmus; ut...perdamus: sub. consecutive prive di antecedente.
si probaverimus: sub. ipotetica al cong. perfetto (come si...offensum titubatumque sit, passivi
impersonali), che esprime anteriorità rispetto a possimus e perdamus. Lett.: “sicché, qualora abbia
dato prova del mio ingegno..., posso conservare; ... qualora invece abbia inciampato o sbagliato,
perdo”
73. Sta perciò a voi, giudici, scegliere colui che ritenete che meglio sia in grado di far fronte
all’importanza della causa e del processo con la sua onestà, la sua diligenza, il suo giudizio, la sua
autorevolezza. Se voi anteporrete Quinto Cecilio a me, io non mi riterrò sminuito nel mio prestigio;
state attenti voi che il popolo romano non abbia a ritenere che un’accusa così onorevole, così
seria, così accurata non è piaciuta a voi e non piace alla vostra classe.
quem existimetis: rel. consecutiva
si anteposueritis (fut. anteriore), ...non arbitrabor: per. ipotetico dell’oggettività; la contrapposizione
vos / ego, con la collocazione ad apertura di proposizione dei pronomi personali nella protasi e
nell’apodosi, mira a distinguere nettamente la responsabilità dei giudici e la posizione dell’oratore,
che nessun danno potrà ricevere da una loro scelta sbagliata.
populus Romanus: nella stessa collocazione iniziale enfatica di vos e di ego; la sua menzione è il
mezzo più forte di pressione sui giudici senatori, che temono la riforma giudiziaria. Costr.:
providete (principale) ne populus Romanus arbitretur (completiva volitiva con funzione di oggetto)
tam honestam...accusationem neque vobis placuisse (sub. infinitiva oggettiva) neque ordini vestro
placere (sub. infinitiva oggettiva correlata alla precedente). La prima infinitiva, con il verbo al
perfetto, si riferisce al caso singolo (la scelta fra Cicerone e Cecilio); la seconda, con il verbo al
presente, alla situazione generale (i senatori non apprezzano le accuse onorevoli, serie, accurate).
2007-2008 Il processo di Verre. Traduzioni 20
Actio prima in Verrem §§ 1-26; 31-37; 40-42; 53-56
Exordium
Esortazione alla classe senatoria a cogliere un’occasione irripetibile.
1. L’opportunità che soprattutto era desiderabile, giudici, quella che sola era sommamente utile
per placare l’ostilità verso la vostra classe e la cattiva fama dell’amministrazione della giustizia,
sembra sia stata data e offerta a voi, in un momento molto grave per lo stato, non per decisione
umana ma quasi per disegno divino. Si è infatti ormai radicata, e si è diffusa attraverso i discorsi
di tutti non solo nel popolo romano ma anche fra le popolazioni straniere, l’opinione, rovinosa per
lo stato e pericolosa per voi, secondo cui, con l’amministrazione della giustizia in vigore oggi, un
uomo ben fornito di denaro, per quanto colpevole sia, non può assolutamente venir condannato.
Quod...et quod: prolessi delle sub. relative; lett. “ciò che ... e che..., questo (id, epanalettico di
quod) ...sembra (costrutto personale di videor)sia stato offerto...”
quae ...percrebruit: propriamente sub. relativa (antecedente opinio) “un’opinione pericolosa, che si
è diffusa..., e cioè che... ”
hominem...non posse damnari: infinitiva epesegetica di opinio
neminem: pronome indefinito negativo, riprende con valore enfatico hominem (qui reso con
“assolutamente”)
quamvis sit nocens: lett. “sia pur colpevole quanto vuoi”
Denigrazione dell’imputato ed esaltazione di sé
2. Ora, proprio nel momento critico che la vostra classe e i vostri tribunali attraversano, mentre
sono pronti quelli che con pubbliche assemblee e con proposte di legge tentano di accendere
l’ostilità verso il senato, è stato condotto in giudizio come imputato Gaio Verre, un uomo a giudizio
di tutti già condannato per la sua vita e le sue azioni, secondo la sua speranza e le sue
dichiarazioni invece già assolto per la gran quantità del suo denaro. A questa causa, giudici, con il
pieno consenso e la più grande aspettativa del popolo romano, io mi sono accostato come
accusatore, non già per accrescere l’ostilità verso la classe (senatoria), ma per rimediare al
discredito comune. Ho infatti portato qui un uomo per mezzo del quale poteste risollevare la stima
perduta dell’amministrazione della giustizia, recuperare il favore del popolo romano, dar
soddisfazione alle popolazioni straniere, un uomo che ha spogliato l’erario, che ha vessato l’Asia e
la Panfilia, che ha amministrato come un predone la giustizia urbana, che ha rovinato e distrutto
la provincia di Sicilia.
3. Se voi lo giudicherete con rispetto per la verità e con scrupolosa onestà, resterà salda
quell’autorità che deve rimanere in voi; se invece le immense ricchezze di costui distruggeranno
l’onestà e la verità dei processi, io tuttavia otterrò che risulti chiaro che allo stato è mancato un
processo, piuttosto che un imputato ai giudici o un accusatore all’imputato.
cum sint parati...qui conentur (rel consecutiva): la subordinata introdotta da cum illustra il
discrimen in cui si trova la classe senatoria, con allusione a coloro (soprattutto seguaci di Pompeo)
che reclamavano la riforma giudiziaria.
cum summa voluntate et exspectatione: l’attributo summa va riferito ad entrambi i sostantivi
non ut... sed ut: sub. finali, con contrapposizione dello scopo negato, non (accessi) ut, e di quello
dichiarato, (accessi) ut
in quo...possetis: relativa consecutiva.
2007-2008 Il processo di Verre. Traduzioni 21
si iudicaveritis ... haerebit ... sin perfregerint...adsequar: per. ipotetici dell’oggettività, con la
consueta indicazione della relazione temporale fra subordinata (fut. anteriore per il processo
verbale anteriore) e reggente (fut. semplice)
ut ...videatur: completiva dip. da adsequar, preceduta da hoc prolettico, lett. “otterrò questo,
che...”
Expositio
Le macchinazioni di Verre. 1. La corruzione della giuria
[...] 3. Io, giudici (voglio farvi una confidenza), benché Verre mi abbia teso per mare e per terra
molte insidie, che io in parte ho evitato grazie alla mia attenzione, in parte ho respinto grazie
all’impegno e alla cortesia di amici, non ho mai tuttavia avuto l’impressione di affrontare un
pericolo tanto grande, né mai mi sono sentito tanto impaurito, come ora durante il processo
stesso. 4. E mi turba non tanto l’aspettativa per il mio discorso d’accusa, e l’accorrere di una folla
così grande, cose che mi mettono in grandissima agitazione, quanto le scellerate insidie di costui,
che egli tenta di tendere nel medesimo tempo a me, a voi, a Manio Glabrione, al popolo romano,
agli alleati, alle popolazioni straniere, alla classe e al prestigio del senato; egli va ripetendo che
dovrebbero aver paura quelli che avessero sottratto quanto potesse bastare soltanto per loro; ma
egli ha portato via tanto che può bastare per molti; non c’è niente di così integro che il denaro non
possa corrompere, niente di così ben difeso che il denaro non possa espugnare.
ut de me confitear: sub. finale, lett “per fare una confidenza su di me”
cum... factae sint: sub. concessiva
quas devitarim (= devitaverim)...reppulerim: rel. con il congiuntivo obliquo
quibus ... rebus (abl. di causa efficiente) = res quibus, con attrazione dell’antecedente nella relativa
qui (nesso relativo) ita dictitat (frequentativo di dico)...: ita è prolettico delle due infinitive eis (dat.
d’agente) metuendum esse (perifr. passiva impersonale) e se eripuisse; da metuendum esse
dipende la rel. qui surripuissent (con valore suppositivo), che regge a sua volta la rel. quod satis
esset; da se eripuisse dipende la consecutiva ut esse possit
nihil esse: infinitiva dip. come le precedenti da dictitat
quod non...quod non...possit: sub. consecutiva
5. E se quanto è audace nei suoi progetti altrettanto si tenesse nascosto nel metterli in atto, forse
in qualche occasione sarebbe riuscito prima o poi a trarci in inganno. Ma fino ad ora è davvero
una fortuna che con la sua incredibile audacia si trovi unita una stoltezza non comune. Infatti,
come non si è nascosto nel rapinare denaro, così nella speranza di comprare il processo ha reso
evidenti a tutti i suoi piani e i suoi tentativi. Dice di aver avuto paura una sola volta in vita sua,
non appena fu da me messo sotto accusa; perché, quando era da poco rientrato dalla provincia,
ma l’odio e la cattiva fama che lo bruciavano duravano già da tempo, in quel momento trovava
una situazione sfavorevole per la corruzione del processo.
ad conandum: ad + acc. del gerundio, con valore finale, lett. “quanto è audace per tentare...
altrettanto nascosto nel fare”
si esset...fefellisset: per. ipotetico dell’irrealtà, con protasi al presente e apodosi al passato.
hoc...percommode cadit: hoc prolettico della subordinata dichiarativa quod...coniuncta est, con
funzione di soggetto, lett. “il fatto che si trovi unita..., questo capita molto opportunamente”.
cum...reus factus sit ... quod ...offenderet: sub. temporale e causale, entrambe con il congiuntivo
perché inserite nel discorso indiretto introdotto da ait.
cum.. esset ... flagraret: subordinate a offenderet, con valore causale (“giacché...”) o temporale
(come nella trad.)
2007-2008 Il processo di Verre. Traduzioni 22
2. Il processo acheo
6. E così, dopo che io avevo richiesto un periodo di tempo molto breve per svolgere la mia
inchiesta in Sicilia, costui trovò chi ne chiedesse per sé, per una inchiesta in Acaia, uno inferiore
di due giorni, e non allo scopo che quello ottenesse con la sua diligenza e il suo impegno il
medesimo risultato che ho raggiunto io con la mia fatica e le mie veglie. Infatti quell’inquisitore
acheo non è arrivato nemmeno fino a Brindisi; io ho percorso l’intera Sicilia in cinquanta giorni, in
modo da prender conoscenza dei torti subiti da tutte le popolazioni e da tutti i privati, e dei
documenti che li provano; sicché poteva risultar chiaro a chiunque che costui aveva cercato una
persona che non già portasse in tribunale il suo imputato, ma occupasse il tempo che era mio.
qui postularet: rel. finale, con omissione dell’antecedente, oggetto di invenit, “trovò (qualcuno)
che...”
ut perspicuum esse posset: consecutiva senza antecedente, con valore conclusivo.
hominem quaesitum esse: infinitiva con funzione di soggetto di perspicuum esse posset
qui...adduceret...qui obsideret: rel. con valore finale
Annuncio del nuovo piano
7. Ora, quest’uomo audacissimo e del tutto privo di senno ha questo piano. Capisce che io arrivo
al processo così ben preparato, così fornito di prove che imprimerò non solo nelle vostre orecchie
ma negli occhi di tutti i suoi furti e le sue azioni infamanti. Egli vede che sono testimoni della sua
audacia molti senatori, vede che lo sono molti cavalieri, e inoltre in gran numero cittadini e alleati,
ai quali egli ha fatto gravi ingiustizie; vede anche che si sono radunate qui tante delegazioni così
importanti, inviate con documenti ufficiali da città molto amiche.
ut ...defixurus sim: sub. consecutiva; la perifrastica attiva serve a esprimere il futuro al
congiuntivo.
auctoritatibus: il sostantivo, qui e spesso nel seguito del discorso, indica propriamente le
dichiarazioni scritte con cui le città siciliane ufficialmente incaricano le delegazioni di
rappresentarle (“credenziali”).
8. Pur essendo questa la situazione, egli a tal punto ha cattiva opinione delle persone per bene, a
tal punto ritiene che la giustizia amministrata dai senatori sia guasta e corrotta, che
pubblicamente va ripetendo di esser stato non senza motivo avido di denaro, giacché sta
sperimentando che nel denaro c’è un sostegno così potente; è riuscito a comprare (questa è stata
la cosa più difficile) persino la data del suo processo, per poter in seguito comprare più facilmente
tutto il resto; sicché evitava la tempesta che un’altra data avrebbe attirato su di lui, dal momento
che non poteva in nessun modo sottrarsi alla gravità delle sue colpe.
quae (nesso rel.) cum ita sint: sub. introdotta da cum con valore concessivo.
ut...dictitet: sub. consecutiva dipendente sia da existimat sia da arbitratur
quoniam...experiatur: sub. causale, con il cong. obliquo (la frase fa parte del discorso indiretto
dipendente da dictitet); il presente sottolinea che Verre sta constatando ora l’utilità dell’esser stato
avido di denaro.
quo...posset: sub. finale, introdotta da quo per la presenza del comparativo facilius; vi è coordinata
per asindeto la finale ut devitaret
quoniam...poterat: causale non inserita nel discorso indiretto, espone una considerazione di
Cicerone, come mostra l’uso dell’indicativo
9. Se avesse riposto qualche speranza non nella sua causa, ma almeno in qualche difesa
onorevole, o nell’eloquenza o nel favore di qualcuno, certamente non raccoglierebbe andandone in
2007-2008 Il processo di Verre. Traduzioni 23
caccia tutti questi sotterfugi; non avrebbe verso la classe senatoria disprezzo e noncuranza tali
che venisse a sua discrezione scelto dal senato uno che fosse ufficialmente messo sotto accusa;
uno che, mentre egli faceva i preparativi necessari, difendesse intanto la sua causa prima di lui.
10. Che cosa costui speri e a che cosa miri con questi espedienti, lo capisco facilmente. Ma quello
che non riesco proprio a capire è per quale ragione confidi di ottenere qualche risultato con questo
pretore e con questa giuria. Questa sola cosa capisco (e a questa conclusione è giunto il popolo
romano quando ci fu la formazione della giuria): costui contava di porre nel denaro ogni mezzo di
salvezza, e riteneva che, se questo mezzo gli fosse stato tolto, niente lo avrebbe potuto aiutare.
si conlocasset (= conlocavisset)...non... colligeret atque aucuparetur; non despiceret contemneretque:
per. ipotetico dell’irrealtà, con protasi al passato e quattro apodosi al presente, con i verbi collegati
a due a due da atque e –que, in luogo di neque
ut...deligeretur: sub. consecutiva
qui reus fieret; qui diceret: rel. finali, con omissione dell’antecedente (“uno, qualcuno”)
dum... compararet: sub. temporale indicante parallelismo cronologico.
quibus rebus (nesso rel., abl. strumentale) quid (pron. interr.)...speret: interrogativa indiretta
dipendente da perspicio, come quo (avv. interr. di moto a luogo) animum intendat
quam ob rem confidat: interr. indiretta dip. da intellegere non possum
hoc praetore et hoc consilio: abl. assoluti nominali, lett. “essendo questo il pretore e questa la
giuria”, un ovvio complimento dell’oratore al presidente e ai giudici.
unum illud: prolettico dell’infinitiva istum fuisse praeditum, dip. da intellego
ut constitueret...ut arbitraretur: consecutive; lett. “si era munito (fuisse praeditum) di una
aspettativa (spe) tale (ea) da porre... da ritenere”
hoc erepto praesidio: abl. ass. con funzione di protasi (apodosi nullam rem fore) di un per. ipotetico
dell’oggettività dipendende da arbitraretur.
Parentesi: la carriera criminale di Verre
E in effetti, quale ingegno c’è così grande, quale così grande capacità oratoria o facondia che sia in
grado di difendere, almeno in parte, la vita di costui indubitabilmente colpevole di tanti vizi e
vergogne, e già da tempo condannata dalla volontà e dal giudizio di tutti?
a) Questura e legatio Asiatica
11. Per tralasciare le macchie e le infamie della sua giovinezza, la questura, il primo gradino della
carriera pubblica, che cosa presenta se non il furto di denaro pubblico subito da Gneo Carbone da
parte del suo questore, la spogliazione e il tradimento del console, la diserzione dall’esercito,
l’abbandono della provincia, la violazione del sacro vincolo stabilito dal sorteggio? La sua legazione
fu la rovina di tutta l’Asia e della Panfilia, province nelle quali saccheggiò molte case, moltissime
città, tutti i templi, al tempo in cui rinnovò e riprese contro Gneo Dolabella quella sua precedente
scelleratezza commessa da questore, quando con le sue malefatte attirò odio contro colui del quale
pure era stato legato e proquestore, e proprio nel momento del pericolo non solo lo abbandonò,
ma addirittura lo attaccò e lo tradì.
convictam: lett. “dimostrata colpevole di”, determinato da vitiis flagitiisque
quae possit defendere: rel. consecutiva
ut praeteream: figura retorica della “preterizione”, consistente nel dichiarare di voler tralasciare ciò
che ci si appresta a dire
quaestura: ricoperta da Verre nell’84 in Gallia Cisalpina, alle dipendenze del console mariano
Gneo Papirio Carbone. Si noterà come la serie di azioni disposte in crescendo riguardi una sola e
identica colpa, l’abbandono del console con la sottrazione (presunta) del denaro pubblico
affidatogli.
2007-2008 Il processo di Verre. Traduzioni 24
legatio: incarico ricoperto nell’80-78 alle dipendenze di Gneo Cornelio Dolabella; quando questi fu
accusato nel 78 di concussione, Verre testimoniò contro di lui (a questo in particolare allude il
verbo prodidit)
cui et legatus...fuisset: relativa con valore concessivo
b) Pretura urbana
12. La sua pretura urbana fu un saccheggio di templi e di edifici pubblici, e nel medesimo tempo,
nell’esercizio dell’amministrazione della giustizia, un’aggiudicazione e un dono di beni e proprietà,
in contrasto con le norme da tutti seguite. Ma di tutti i suoi vizi egli lasciò le testimonianze e gli
indizi più numerosi e più gravi nella provincia di Sicilia; nello spazio di tre anni costui la angariò e
rovinò al punto che in nessun modo la si può riportare alla condizione precedente, ma a stento, in
molti anni e con molti governatori assolutamente onesti, sembra potrà un giorno, almeno in parte,
essere risollevata.
praetura urbana: ricoperta da Verre nel 74; alla competenza della manutenzione degli edifici
pubblici rinvia la prima parte del periodo, a quella dell’amministrazione della giustizia nelle cause
civili fra cittadini la seconda.
ut restitui ...possit, ...recreari videatur: sub. consecutive; il presente indica i risultati attuale del
passato malgoverno.
c) Propretura in Sicilia
13. Sotto il suo governo i Siciliani non mantennero né le proprie leggi, né le deliberazioni del
nostro senato, né i diritti comuni a tutti. In Sicilia ciascuno possiede solo quanto sfuggì per la
distrazione o avanzò per la sazietà di quest’uomo straordinariamente avido e sfrenato. Per tre anni
nessuna sentenza fu pronunciata se non al cenno di costui, nessuno poté far valere su nessuna
proprietà diritti ereditari paterni o aviti tali che non ne fosse espropriato per ordine di costui.
Somme di denaro incalcolabili furono a forza prelevate dai beni dei coltivatori, con un’applicazione
nuova e scellerata delle norme; alleati fedelissimi furono trattati come nemici; cittadini romani
furono torturati e uccisi come fossero schiavi; uomini che avevano commesso colpe gravissime
furono per denaro sottratti al processo, uomini di ottima reputazione e onestissimi, citati in
giudizio in loro assenza, furono condannati ed esiliati senza processo; porti ben fortificati, città
molto grandi e sicure furono aperti a pirati e predoni; marinai e soldati siciliani, nostri alleati e
amici, furono fatti morire di fame; flotte eccellenti e assai utili andarono perdute e distrutte, con
grande disonore per il popolo romano.
hoc praetore: abl. ass. nominale, con valore temporale “quando questi era propretore”
imprudentiam subterfugit... satietati superfuit: lett. “si sottrasse all’ignoranza o avanzò alla
sazietà”, cioè, probabilmente, quanto a Verre sfuggì involontariamente, perché non ne ebbe
conoscenza, o quanto egli volontariamente non prese, perché già sazio. Il periodo funge da
introduzione generale alla rassegna che segue, che suddivide per tipologia le colpe di Verre.
nulla res iudicata est...: il periodo si riferisce all’amministrazione della giustizia civile, una delle
competenze del governatore; nulla res tam patria...: lett. “nessun possesso (res) di alcuno
(cuiusquam, gen. di quisquam, pronome indef. usato in frase negativa) fu così paterno o avito (cioè
ereditato senza contestazioni dal padre o da un antenato) da non essere allontanato (con una
sentenza) da lui (ab eo = il legittimo proprietario)...”. Questo argomento forma l’oggetto del secondo
libro dell’actio secunda.
innumerabiles pecuniae: allusione ai soprusi connessi con l’esazione della decima e con le vendite
forzose di frumento, argomento del terzo libro dell’actio secunda.
coactae: come per tutti i participi perfetti che seguono, fino alla fine del paragrafo, è omesso sunt.
2007-2008 Il processo di Verre. Traduzioni 25
socii fidelissimi... cives Romani ... homines nocentissimi ...honestissimi: allusione alle colpe
commesse nell’amministrazione della giustizia penale, trattate nel quinto lbro dell’a.s.
portus munitissimi...amissae et perditae: la frase riguarda le competenze militari del governatore e
allude, con notevole amplificazione retorica, alla sconfitta subita da Verre ad opera dei pirati, che
distrussero parte della flotta ed entrarono nel porto di Siracusa. E’ un altro tema ampiamente
trattato nel quinto libro dell’a.s.
14. Fu ancor sempre codesto governatore a depredare e spogliare completamente monumenti
molto antichi, in parte quelli che re assai ricchi vollero fossero di ornamento alle città, in parte
quelli che i nostri generali vittoriosi o concedettero in dono o restituirono alle città siciliane. E fece
questo non solo con le statue e gli ornamenti pubblici, ma depredò anche tutti i santuari
consacrati da culti molto venerabili, e insomma non lasciò ai Siciliani nessun dio, la cui statua gli
sembrasse di fattura un po’più raffinata o antica. Quanto poi alle violenze carnali e alle azioni
infamanti, il pudore mi trattiene dal menzionare le sue nefande sfrenatezze; e nel medesimo
tempo menzionandole non voglio accrescere la sventura di quelle persone alle quali non fu
consentito di preservare intatti dall’impudenza di costui i propri figli e le proprie mogli.
monumenta antiquissima...: l’oratore allude ai furti di opere d’arte, oggetto del quarto libro dell’a.s.
regum ...imperatorum: propriamente genitivi di possesso; i reges sono i sovrani greci locali
dell’epoca precedente la conquista romana; gli imperatores i generali romani, alcuni dei quali o
lasciarono (dederunt) alle città conquistate le opere d’arte, che avrebbero avuto il diritto di razziare
come bottino di guerra, o anche, dopo la distruzione di Cartagine, riportarono in Sicilia
(reddiderunt) quelle sottratte dai Cartaginesi.
deum nullum: naturalmente l’oratore si riferisce alle statue, ma con questa efficace metonimia
rappresenta i Siciliani privati persino dei loro dèi.
qui ...videretur. rel. consecutiva
paulo magis... factus: il participio è determinato, con variatio, da un avverbio (adfabre
“artisticamente”) e da un abl. strumentale (antiquo artificio, “con perizia antica”).
in stupris et flagitiis: la rassegna si chiude con un accenno ai vizi privati di Verre (che non
costituiscono l’oggetto di una sezione specifica dell’a.s.), in particolare forse alle numerose amanti
che in Sicilia Verre si sceglieva spesso fra le mogli dei personaggi più in vista dell’isola, anche se la
più amata fu Terzia, una semplice mima.
commemorare...deterreor: costrutto meno frequente, ma attestato anche con altri verba
impediendi, in luogo di ne (o quominus) commemorem.
15. Ma queste colpe, mi si obietterà, furono commesse da costui in modo che non diventassero di
dominio pubblico. Io credo che non ci sia un solo uomo che, all’udire il suo nome, non possa
menzionarne azioni scellerate, sicché devo temere che si pensi che io tralascio molti reati piuttosto
che ne inventi qualcuno contro costui. Mi sembra infatti che questa folla che si è radunata per
ascoltare volesse non conoscere la causa da me, ma riconoscere insieme a me ciò che già sa.
at enim: introduce una possibile obiezione (rilevata nella trad. con l’inserzione di “mi si obietterà”),
cui come di consueto segue subito la risposta. Come risulta dalla risposta, il senso dell’obiezione è
all’incirca questo: è logico supporre che Verre abbia cercato di tener celate le colpe che
commetteva; ci si può quindi chiedere come l’oratore le possa conoscere, ed è lecito sospettare che
stia inventando o per lo meno esagerando.
haec: probabilmente il pronome riepiloga tutte le colpe elencate sopra (richiamate
complessivamente con l’espressione che segue facta nefaria), anche se il riferimento
specificamente alle ultime (stupra et flagitia) sembrerebbe più appropriato ad una immaginata
preoccupazione di segretezza da parte di Verre.
neminem: il pronome riprende hominem, dando maggior forza alla negazione di nullum
qui... audierit: relativa parentetica, con valore limitativo
quin (= qui non) ...possit: sub. relativa consecutiva
2007-2008 Il processo di Verre. Traduzioni 26
ut...timendum sit (seguito dalla completiva ne existimer con il costrutto dei verba timendi):
consecutiva priva di antecedente, con valore conclusivo.
3. Il nuovo piano di Verre
In questa situazione, quest’uomo dissennato e screditato lotta con me in un altro modo. Non cerca
di oppormi l’eloquenza di qualcuno; non conta sul favore, sull’autorità, sul potere di nessuno.
Finge di confidare in questi mezzi, ma io vedo a che cosa miri, e infatti non lo fa molto
segretamente: mi mette davanti i nomi vuoti della nobiltà, cioè di persone arroganti, che non tanto
mi sono d’impaccio perché sono nobili, quanto invece mi sono d’aiuto perché sono note; finge di
confidare nella loro protezione, mentre intanto, già da tempo, va macchinando qualcos’altro.
quae cum ita sint...alia ratione: dopo la lunga parentesi costituita dall’ordinata rassegna delle
colpe dell’imputato, con queste parole l’oratore si riallaccia al § 10, proseguendo l’esposizione degli
imbrogli con cui Verre sta tentanto di salvarsi da una condanna. In particolare alia va riferito alla
ratio salutis che Verre aveva riposto nella pecunia; e quae cum ita sint alla constatazione che la
pecunia non può essergli di nessun aiuto, hoc praetore et hoc consilio, per influire direttamente
sull’esito del processo con la corruzione.
id agit ut: il pronome neutro id è prolettico della completiva ut...opponat. Lett. “non questo fa,
oppormi...”
quid agat: interr. indiretta dipendente da video
mihi: si può anche collegare, invece cha a proponit, a inania “per me vuoti”, cioè che non mi
impressionano affatto
Riepilogo delle macchinazioni precedenti
16. Quale speranza ora abbia in mano, e che cosa stia architettando, ora, giudici, ve lo esporrò
brevemente; ma prima ascoltate, per favore, come fin dall’inizio la cosa sia stata da lui
predisposta. Non appena rientrò dalla provincia, fu organizzata con gran quantità di denaro la
corruzione di questo processo. Restò alle condizioni pattuite fino al momento in cui si procedette
alla formazione della giuria. Una volta avvenuta la formazione della giuria, poiché nel sorteggio la
fortuna del popolo romano aveva sconfitto la speranza di costui, e nella ricusazione dei giudici la
mia diligenza aveva sconfitto l’impudenza di costoro, l’accordo fu completamente annullato. 17. Le
cose andavano nel migliore dei modi. Gli elenchi dei vostri nomi, cioè di questa giuria, erano nelle
mani di tutti. Sembrava che nessun segno, nessuna coloritura, nessuna macchia si potessero
applicare ai voti di questi, e all’improvviso costui, da animato e lieto, divenne così depresso e
abbattuto da apparire già condannato non solo al popolo romano ma anche a se stesso.
quam spem habeat, quid moliatur: interr. indirette dipendenti da exponam
ut constituta sit: altra interr. indiretta, dip. da cognoscite
ut primum rediit...renuntiata est tota condicio: rinvio al fallito progetto di corrompere la giuria, già
esposto al § 10, ripreso ora più ampiamente.
praeclare: naturalmente per Cicerone
nominum vestrorum: non è diverso da consili huius, che aggiunge e precisa che i nomi sono quelli
dei giudici, che Cicerone si era preoccupato di render noti all’opinione pubblica, evidentemente a
maggior garanzia che non si lasciassero tentare da qualche nuovo imbroglio, come risulta dalla
frase che segue.
nota, color, sordes: mezzi tutti per rendere riconoscibili le tavolette dei giudici (eventualmente)
comprati, anche se l’ultimo sostantivo si potrebbe intendere in senso figurato, in riferimento alla
“sporcizia” morale che avrebbe macchiato i voti e la reputazione dei giudici corrotti.
cum iste repente: subordinata introdotta dal c.d. cum inversum; qui istituisce con la sovraordinata
videbantur un rapporto vicino a quello di coordinazione (così reso nella trad.)
2007-2008 Il processo di Verre. Traduzioni 27
Scoperta del nuovo piano di Verre
Ma ecco ad un tratto, in questi ultimi giorni, dopo che si erano svolte le elezioni consolari, si
riprendono quei medesimi progetti precedenti, con somme di denaro più grandi, e si preparano,
per mezzo delle medesime persone, le medesime insidie alla vostra reputazione e alla sorte di tutti.
Questo piano, giudici, mi fu in un primo momento svelato da una prova e un indizio molto tenui;
ma poi, essendo ormai aperta la porta al sospetto, sono giunto senza nessuna incertezza a tutti i
più riposti piani di costoro.
comitiis consularibus factis (abl. ass.): i magistrati maggiori (pretori, consoli, censori) venivano
eletti dai comitia centuriata, nei quali il popolo votava suddiviso per centurie (193), rispecchianti
l’ordinamento militare e distribuite in classi di censo; i magistrati minori (questori, edili, tribuni)
erano eletti dai comitia tributa, nei quali il popolo votava suddiviso in tribù (35, di cui 4 urbane e
31 rustiche), su base territoriale. Le votazioni delle due assemblee elettorali si svolgevano in giorni
diversi, con precedenza per i comitia centuriata, come risulta chiaramente anche da questi
capitoli; ogni centuria e ogni tribù costituiva una unità di un voto, determinato dalla maggioranza
dei voti espressi al suo interno.
aperto suspicionis introitu: abl. ass., lett. “essendo stato aperto l’ingresso del sospetto”
18. Infatti, quando Quinto Ortensio, designato console, veniva accompagnato a casa dal Campo
Marzio in mezzo a grandissima ressa e folla, si fa incontro per caso a quella folla Gaio Curione. Io
voglio che sia nominato qui con tutto il dovuto rispetto, non per arrecargli offesa: e in effetti io
riferirò parole che, se non avesse voluto che io le riferissi, non avrebbe pronunciato in mezzo a
tanta gente, così apertamente e pubblicamente; e tuttavia io le riferirò con esitazione e cautela,
perché si comprenda che ho tenuto conto sia della nostra amicizia sia della sua posizione.
ut reducebatur: sub. temporale in rapporto di contemporaneità con la sovraordinata fit obviam
(presente descrittivo)
potius honoris quam contumeliae causa: lett. “a scopo di onore piuttosto che di offesa”, con causā
da legare ad entrambi i genitivi.
si noluisset...dixisset: per. ipotetico dell’irrealtà al passato
commemorare: inf. dip. da noluisset con ellissi del soggetto (me); alcuni editori intervengono con
una lieve correzione commemorari, “se non avesse voluto che fossero riferite (sc. le parole)”
habita ratio esse intellegatur: costrutto personale del passivo di intellego
19. Proprio accanto all’arco di Fabio, Curione scorge Verre in mezzo alla folla, lo chiama e ad
altissima voce si congratula con lui; a Ortensio, che era stato eletto console, ai suoi parenti e
amici, che erano lì presenti, non dice una parola. Con Verre si trattiene, lui abbraccia, lui esorta a
stare tranquillo. “Ti dichiaro, dice, che con le elezioni di oggi tu sei stato assolto”. Poiché tante
persone assolutamente rispettabili avevano udito questa frase, essa mi viene subito riportata;
anzi, in verità, ognuno, appena mi vedeva, me la riferiva. Ad alcuni sembrava una cosa indegna,
ad altri ridicola: ridicola a quelli che ritenevano che il processo di costui poggiasse sulla
deposizione dei testimoni, sulla considerazione delle imputazioni, sul potere dei giudici e non
sull’elezione dei consoli; indegna a coloro che guardavano più a fondo, e capivano che queste
congratulazioni riguardavano la corruzione del processo.
videt, appellat ecc.: tutta la scena è riferita con verbi al presente, che conferiscono vivacità al
racconto.
ut viderat narrabat: il piuccheperfetto nella subordinata temporale esprime anteriorità rispetto alla
sovraordinata narrabat
2007-2008 Il processo di Verre. Traduzioni 28
Il nuovo piano sembra destinato al successo
20. Così infatti ragionavano, così parlavano tra loro e con me persone degne del massimo rispetto:
era ormai chiaro ed evidente che non esisteva più un’amministrazione della giustizia. Un imputato
che il giorno prima si considerava già condannato, viene assolto dopo che il suo difensore è stato
eletto console? Ma come! che l’intera Sicilia, tutti i Siciliani, tutti gli uomini d’affari, tutti i
documenti pubblici e privati siano a Roma, tutto ciò non avrà nessun valore? Nessuno, se il
console designato non vuole. Ma come! i giudici non terranno conto delle imputazioni, non dei
testimoni, non del giudizio del popolo romano? No: tutto si svolgerà secondo il potere e la
direzione di una sola persona. Vi dirò sinceramente, giudici: questo fatto mi provocava grande
turbamento. Tutti i cittadini migliori infatti parlavano così: “a te sarà strappato costui; ma noi non
manterremo più a lungo l’amministrazione della giustizia; chi infatti, dopo che Verre sia stato
assolto, potrà opporsi al trasferimento del potere giudiziario?”
nulla esse iudicia: infinitiva epesegetica di sic , “così parlavano dicendo che...”
qui reus...: prolessi della sub. relativa = is reus qui...absolvitur? L’interrogativa caratterizzata solo
dall’intonazione esprime indignazione o meraviglia, vicina ad una frase esclamativa. Così anche
iudices non ...sequentur?
quod...quod... sunt: dichiarativa con funzione di soggetto di valebit, richiamata nella principale da
id.
nihil: sottinteso valebit
invito consule: abl. assoluto nominale, equivalente ad una protasi (apodosi valebit sott.)
dell’oggettività.
omnia in potestate...vertentur: lett. “tutto si aggirerà all’interno di...”
iste (sc. Verre) quidem ... sed: la congiunzione asseverativa quidem, seguita da sed, preannuncia
l’avversativa e la mette in risalto, come se fosse “costui, è vero, ti sarà strappato, ma (cosa più
grave)...”
21. Era una situazione spiacevole per tutti: e non li preoccupava tanto l’improvvisa allegria di
quest’uomo sciagurato quanto l’inattesa congratulazione di un personaggio molto importante. Io
desideravo dissimulare la mia contrarietà, desideravo coprire con l’espressione del volto il dolore
del mio animo e tenerlo nascosto con il silenzio. Ma ecco che, proprio in quei giorni, quando i
pretori designati facevano il loro sorteggio, e a Marco Metello era toccata la presidenza del
tribunale per le concussioni, mi viene riferito che a costui [sc.Verre] erano state fatte
congratulazioni così calorose che egli mandò anche dei servi a casa , a portare la notizia alla
moglie.
hominis amplissimi: Curione
cum sortirentur: da legare a iis diebus; il piuccheperfetto obtigisset indica invece il risultato del
sorteggio, che aveva assegnato a Marco Metello, appena eletto pretore, la presidenza del tribunale
de repetundis
qui nuntiarent: rel. finale
uxori suae: il riflessivo rinvia al soggetto della sovraordinata (mitteret)
22. Certo nemmeno questo mi piaceva; e tuttavia non capivo che cosa precisamente in questo
sorteggio io dovessi tanto temere. Da uomini fidati, dai quali venni a sapere ogni cosa, apprendevo
soltanto che parecchie ceste con denaro siciliano erano state trasferite da un senatore ad un
cavaliere romano; circa dieci di queste ceste erano rimaste in casa di quel senatore, destinate alla
mia elezione; gli agenti distributori di tutte le tribù erano stati convocati di notte presso costui
[Verre].
2007-2008 Il processo di Verre. Traduzioni 29
quid mihi (dat. d’agente) metuendum esset: interr. indiretta dip. da intellegebam
in hac sorte: il sorteggio che aveva assegnato a Marco Metello la presidenza del tribunale de
repetundis
unum illud: prolettico delle infinitive translatos esse; relictos esse; vocatos
divisores: lett. “persone che spartiscono, distribuiscono” qualcosa; in questo caso il denaro per
comprare in tutte le tribù i voti necessari a far fallire l’elezione di Cicerone a edile; e più in
generale il denaro che i candidati facevano distribuire per essere votati; ciò era vietato e rientrava
nel crimen ambitus, per il quale la legislazione sillana aveva istituito un tribunale apposito, ma
doveva essere abbastanza frequente. Non bisogna peraltro pensare che ogni tribù avesse un
addetto specificamente incaricato di queste pratiche illegali; i divisores verosimilmente avevano
compiti, leciti, di tesorieri delle tribù, e si assumevano anche, all’occorrenza, quello illecito di
distribuire il denaro stanziato dai candidati per le elezioni.
23. Uno di loro, che si riteneva in dovere di fare di tutto per me, viene da me in quella medesima
notte. Mi rivela il discorso che costui aveva fatto: aveva ricordato quanto fosse stato generoso con
loro sia già prima, quando egli era candidato alla pretura, sia nelle recenti elezioni dei consoli e
dei pretori; e poi subito aveva promesso tutto il denaro che volevano, se avessero fatto fallire la
mia elezione a edile. A questo punto alcuni dissero che non ne avevano il coraggio; altri risposero
che non pensavano che la cosa si potesse fare; e tuttavia si trovò un amico coraggioso proveniente
dalla medesima famiglia, Quinto Verre della tribù Romilia, uscito dalla miglior scuola di agenti
distributori, discepolo e amico del padre di costui, che si impegnasse, dietro deposito di
cinquecentomila sesterzi, a portare a termine la cosa, e ci furono anche alcuni che si dichiararono
disposti a farlo con lui. Stando così le cose, quel tale, con disposizione d’animo davvero
amichevole, mi avvertiva di stare molto attento.
qua oratione usus esset: lett. “di quale discorso si fosse servito”, interr. indiretta dip. da
demonstrat, presente descrittivo con la consecutio dei tempi storici.
commemorasse...: inizia con questo infinito un discorso indiretto, dipendente da demonstrat, che
riferisce le parole dell’informatore di Cicerone, e si protrae quasi fino alla fine del paragrafo. Solo
con quae cum ita essent riprende il racconto di Cicerone.
Romilia: abl., sott. ex tribu
quingentis milibus depositis: abl. ass. con valore di protasi di un periodo ipotetico (dell’oggettività)
dipendente da polliceretur (apodosi id se perfecturum); in forma indipendent, in o.r.: perficiam...si
quingenta milia deposita erunt
ut caverem: completiva dipendente da praemonebat (avvertimento inutile, che dimostra solo la
sollecitudine dell’informatore per Cicerone).
24. Ero in apprensione per cose importantissime in un medesimo tempo, un tempo per di più
assai breve: erano vicinissime le elezioni, e in queste mi si faceva la guerra con gran dispendio di
denaro; era imminente il processo, e le ceste siciliane minacciavano anche questa faccenda. La
preoccupazione per le elezioni mi distoglieva dal fare liberamente quanto riguardava il processo; a
causa del processo non mi era possibile occuparmi completamente della mia candidatura; non
c’era modo infine di intimorire con minacce gli agenti distributori, giacché mi rendevo conto che
essi capivano che io sarei stato impegnato e vincolato in questo processo.
agere ...deterrebar: lett. “ero distolto dalla paura per le elezioni dal fare...”, con l’infinito
dipendente da deterrebar in luogo e con il medesimo valore di quominus (o ne )agerem
minari (con il val. di un gen. del gerundio minandi) ratio non erat: intende dire che non poteva
minacciare una denuncia, dal momento che non avrebbe potuto dare inizio ad un altro processo,
e una minaccia a vuoto non avrebbe spaventato i divisores.
2007-2008 Il processo di Verre. Traduzioni 30
25. E proprio in questo tempo vengo a sapere che era stato ingiunto da Ortensio ai Siciliani, in un
primo momento, di recarsi a casa sua; ma che i Siciliani in questo si erano comportati con piena
libertà, e, poiché capivano la ragione per cui li si mandava a chiamare, non erano andati. Intanto
iniziarono a svolgersi le elezioni per la carica cui aspiravo, elezioni delle quali costui, come delle
altre di quest’anno, credeva di essere il padrone. Ed ecco quest’uomo potente correre avanti a
indietro per le tribù, insieme al figlio in atteggiamento compiacente e ossequioso, eccolo rivolgere
la parola a tutti gli amici del padre, cioè gli agenti distributori, e incontrarsi con loro. Poiché
queste sue manovre furono capite e osservate, il popolo romano molto volentieri fece in modo che
io non fossi privato della carica dal denaro di colui le cui ricchezze non erano riuscite a farmi
desistere dell’impegno che avevo preso.
denuntiatum esse (pass. impersonale, con sogg. la completiva ut venirent)...fuisse...venisse: tutte le
infinitive dipendono da audio
qui : nesso relativo, con funzione di soggetto di intellegerent, in luogo di nec eos, cum intellegerent,
venisse
cursare ... appellare...convenire: infiniti descrittivi (o storici)
ut...ne = ne, introduce una completiva, con funzione di oggetto, dipendente da fecit;. deicerer (da
deicio) lett. “fossi buttato giù dalla carica”
cuius divitiae non potuissent: prolessi della relativa = ne deicerer pecunia eiusdem cuius divitiae...,
accenno a un tentativo di Verre di corrompere il suo accusatore, evidentemente per ottenerne
un’accusa compiacente.
26. Dopo che mi fui liberato di quella grande preoccupazione della candidatura, iniziai con animo
molto più libero e tranquillo a dedicare ogni mia azione e pensiero unicamente al processo. Vengo
a scoprire, giudici, che costoro hanno elaborato e fissato dei piani perché si tirasse in lungo la
cosa, con ogni possibile mezzo, in modo che la causa venisse trattata sotto la presidenza del
pretore Marco Metello. [...]
ut ...res duceretur: completiva epesegetica di haec consilia; ne dipende la consecutiva ut diceretur
Rivelazione del nuovo piano: rinvio della conclusione del processo all’anno seguente
31. Oggi è il cinque di agosto; avete iniziato a radunarvi all’ora ottava: il giorno di oggi non lo
contano nemmeno più. Ci sono dieci giorni prima dei ludi votivi, alla cui celebrazione presiederà
Gneo Pompeo. Questi ludi porteranno via quindici giorni; seguiranno subito dopo i ludi romani.
Così pensano che, dopo un intervallo di quasi quaranta giorni, solo allora risponderanno a quanto
io avrò detto; e che poi, con discorsi e pretesti, facilmente tireranno in lungo fino ai ludi della
Vittoria. A questi seguono immediatamente i ludi plebei, dopo i quali non rimarranno più giorni, o
solo pochissimi, per il processo. Così, quando ormai l’accusa risulterà debole e sbiadita, la
questione arriverà impregiudicata davanti al pretore Marco Metello. Quanto a questo personaggio,
se io non avessi avuto fiducia nella sua onestà, non lo avrei tenuto come giudice; 32. ma ora la
mia disposizione d’animo è tale che preferisco che questo processo si concluda con lui nella
funzione di giudice piuttosto che in quella di pretore, e preferisco affidare la sua tavoletta a lui ora
che ha prestato giuramento piuttosto che affidargli quelle degli altri quando non sarà vincolato dal
giuramento.
hora octava: circa le due del pomeriggio, considerando approssimativamente come prima ora del
giorno quella dalla sei alle sette.
2007-2008 Il processo di Verre. Traduzioni 31
quos... facturus est: diverso da un futuro semplice faciet; indica come dato di fatto già ora stabilito
e certo la celebrazione dei giochi in onore di Pompeo (“che Pompeo deve celebrare”).
prope quadraginta diebus interpositis: abl. ass. che indica processo verbale anteriore a
responsuros esse. Il conto è approssimato per eccesso: quindici giorni per i ludi votivi (16 agosto-1
settembre), altri quindici per i ludi romani (5-19 settembre), cui si aggiungono i tre giorni di
intervallo tra gli uni e gli altri (2-4 settembre), danno solo 33 giorni.
se ducturos (esse) sott. rem: infinitiva dipendente anch’essa da arbitrantur
et dicendo et excusando: abl. del gerundio con valore strumentale
ad ludos Victoriae: dal 27 al 31 ottobre, celebrazione della vittoria di Silla dell’83
plebeios (dal 4 al 17 novembre) esse coniunctos... rem esse venturam: anche queste infinitive
dipendono da arbitrantur
secundum quos...futuri sunt: considerazione inserita dall’oratore, non attribuita al soggetto di
arbitrantur.
si diffisus essem ... non retinuissem: per. ipotetico dell’irrealtà al passato
iudicem: compl. predicativo dell’oggetto quem (nesso relativo) hominem
eo iudice quam praetore. abl. ass. nominale, “essendo egli giudice piuttosto che pretore”
Cicerone sventa le manovre dilatorie
Ora, giudici, chiedo a voi che cosa pensiate io debba fare. Certamente, pur senza parlare, mi
consiglierete quella decisione che già da me capisco di dover necessariamente prendere. Se io
sfrutterò per il mio discorso il tempo che la legge mi assegna, coglierò il frutto della mia fatica, del
mio impegno e della mia diligenza; e con la mia arringa d’accusa otterrò che nessuno mai a
memoria d’uomo appaia esser giunto al processo più preparato, più attento, più pronto. Ma nel
perseguire questa fama per il mio impegno c’è il grandissimo rischio che l’imputato mi sfugga. Che
cosa c’è dunque che si possa fare? Non è oscuro, credo, né nascosto.
consili: gen. partitivo retto da id
si utar...capiam et perficiam: per. ipotetico dell’oggettività, con due apodosi collegate ad una sola
protasi
ut nemo videatur: completiva dip. da perficiam con funzione di oggetto
reus ne elabatur: completiva dip. da periculum est, con il costrutto dei verba timendi
33. Questo frutto della fama, che si sarebbe potuto ottenere con un discorso continuo,
riserviamolo ad un’altra occasione; ora voglio accusare quest’uomo con i registri, i testimoni, i
documenti pubblici e privati, le dichiarazioni ufficiali. Dovrò vedermela completamente con te,
Ortensio: lo dirò apertamente. Se ritenessi che tu in questa causa ti misuri con me con un
discorso di difesa e confutando le imputazioni, anch’io mi darei da fare con un discorso d’accusa e
illustrando le imputazioni; ora, giacché hai deciso di combattermi non tanto secondo la tua
funzione naturale (di difensore) ma secondo il tempo e l’interesse di costui, è necessario opporsi
ad un disegno di questo genere con qualche piano.
reservemus...accusemus: congiuntivi esortativi
si putarem...consumerem: per. ipotetico dell’irrealtà al presente
34. Il tuo disegno è di iniziare a rispondermi dopo i due ludi; il mio di arrivare al rinvio prima dei
primi. Ne conseguirà che codesto tuo disegno appaia astuto, questa mia decisione imposta dalla
necessità. Quanto poi a quello che avevo iniziato a dire, che me la devo vedere con te, si tratta di
questo. Io, dopo aver accettato questa causa per richiesta dei Siciliani, e aver ritenuto cosa
importante e molto onorevole per me che volessero far la prova della mia lealtà e della mia
diligenza coloro che già l’avevano fatta della mia onestà e del mio disinteresse, poi, assunto questo
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incarico, mi sono proposto uno scopo più alto, in cui il popolo romano potesse constatare il mio
attaccamento allo stato.
ut incipias... ut comperendinem: completive epesegetiche di ratio
binos ludos: il distributivo in luogo del cardinale (duo), come di norma, determina un sostantivo
che ha al plurale un significato diverso che al singolare
ut existimetur: completiva dipendente, con funzione di soggetto, da fiet
amplum et praeclarum: predicativi dell’oggetto, l’infinitiva eos velle...facere
in quo...posset: rel. consecutiva
35. Infatti non mi sembrava assolutamente che meritasse il mio impegno e i miei sforzi far citare
in giudizio costui, già condannato dall’opinione di tutti, se codesta tua intollerabile prepotenza, e
quella parzialità che in questi ultimi anni hai dimostrato in alcuni processi non si intromettessero
anche nella causa di quest’uomo senza speranza. Ma ora, poiché tu tanto ti compiaci di questo
dominio assoluto, di questa tirannia che eserciti sui processi, e ci sono persone che non provano
né vergogna né disgusto della propria sfrenatezza e della propria infamia, che sembra corrano
quasi di proposito incontro all’odio e al risentimento del popolo romano, dichiaro di essermi
assunto questo compito, gravoso forse e per me molto pericoloso, ma degno tuttavia che io vi
dedichi tutte le forze della mia giovinezza e del mio impegno.
illud: prolettico di istum vocari (lett. “che fosse citato costui”), infinitiva con funzione di soggetto di
videbatur (costrutto impersonale); dignum predicativo del soggetto, determinato dagli abl.
industria conatuque
nisi interponeretur: singolare, concoordato con uno solo dei soggetti, ma da riferire ad entrambi
quos neque pudeat neque taedeat... qui ...videantur: rel. consecutive. Gli impersonali pudeat e
taedeat sono come di norma costruiti con l’accusativo della persona (il pronome quos)
dignum in quo ... contenderem: rel. consecutiva, costrutto consueto con dignus e indignus
36. Giacché l’intera classe (senatoria) per la disonestà e l’audacia di pochi è oppressa e incalzata
dall’infamia dell’amministrazione della giustizia, io mi dichiaro a questo genere di persone
accusatore ostile, avversario insistente, accanito, feroce. Questo è il compito che mi assumo, che
reclamo per me, che svolgerò nell’esercizio della mia carica, che svolgerò da quel posto da cui il
popolo romano ha voluto che a partire dal primo gennaio io trattassi con lui dello stato e degli
uomini scellerati: questo è lo spettacolo della mia edilità che prometto, straordinario e splendido,
al popolo romano. Questo è il mio avvertimento, la mia dichiarazione, il mio annuncio: coloro che
hanno l’abitudine di depositare o accettare o dare in garanzia o promettere (denaro), o di far da
mediatori o da negoziatori per la corruzione di un processo, e coloro che a questo scopo hanno
pubblicamente dichiarato la loro potenza o la loro impudenza, tengano lontane in questo processo
le loro mani e le loro intenzioni da questa colpa nefanda.
quod agam: si può intendere agam anche come congiuntivo, dando alla relativa valore finale
“compito da svolgere”; sembra preferibile tuttavia interpretare il verbo come futuro, con il valore di
una solenne promessa (o minaccia)
ex eo loco: da intendere in senso concreto di “luogo, posto”, piuttosto che come un sinonimo di
magistratus (“posizione” nel senso di “carica”), con allusione ai rostri, la tribuna da cui i
magistrati parlavano al popolo (cum populo agere)
munus: nel senso sia di “dono” sia di “spettacolo”, poiché una delle competenze dell’edile era
l’organizzazione degli spettacoli pubblici; in questo caso lo spettacolo offerto sarà la persecuzione
degli improbi
deponere ecc.: gli infiniti sono usati assolutamente; con l’aiuto dello pseudo-Asconio ad l.(p. 218
Stangl) si può intendere deponere come “affidare ad un depositario”, non coinvolto direttamente
nel patto fra corruttore e corrotto; accipere come “accettare”, con un accordo diretto fra corruttore
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e corrotto; recipere nel senso tecnico di “rendersi garante” per il corrotto con il corruttore, polliceri
in quello generico di “promettere”.
abstineant: cong. esortativo; il primo compl. oggetto, manus, allude a corruzione dei giudici con
denaro; il secondo, animos, a ogni espediente volto ad influenzare lo svolgimento e l’esito del
processo.
37. Allora Ortensio sarà console, dotato del sommo potere militare e civile, io invece edile, vale a
dire poco più che un privato cittadino. Tuttavia ciò che io prometto di fare è cosa di tale
importanza, così gradita e ben accetta al popolo romano, che il console stesso, in questa causa,
appare, rispetto a me, persino inferiore, se fosse possibile, ad un privato cittadino.
tamen haec: costr. haec res quam polliceor (“questa cosa che prometto”)me esse acturum (“che io
farò”) est huius modi (“è di tal fatta”), (est) ita grata atque iucunda p.R. (“è così gradita e accetta al
p.r.”), ut ipse consul videatur (consecutiva) esse minus quam privatus
40. [...] In quale stato d’animo pensate mi troverò, se capirò che proprio in questo processo è stata
compiuta una violazione o commessa una colpa con qualche sistema simile? Tanto più che posso
dimostrare con numerosi testimoni che Gaio Verre in Sicilia disse – e molti lo udirono – che aveva
un uomo potente, confidando nel quale saccheggiava la provincia; e cercava denaro non per sé
soltanto, ma aveva organizzato quei tre anni di governo della Sicilia in modo tale che, a quanto
diceva, gli andava molto bene se riusciva a far passare nel suo patrimonio il guadagno di un anno,
a consegnare quello del secondo ai suoi avvocati e difensori, e a destinare quello del terzo, l’anno
più fruttuoso e redditizio, per intero ai giudici.
quo ...fore (=futurum esse) putatis ...si intellexero: il fut. anteriore nella protasi indica processo
verbale anteriore a quello espresso con fore .
cum ...possim: sub. causale; da planum facere dip. la subordinata oggettiva Verrem dixisse, che a
sua volta regge se habere... neque quaerere...sed distributum habere
multis audientibus: abl. ass., lett. “mentre molti (lo) udivano
cuius fiduciaspoliaret: rel. con il congiuntivo obliquo
ut diceret: consecutiva dip. da distributum habere (in luogo di distribuisse, per indicare il risultato
attuale di un’azione compiuta)
praeclare agi si converteret, traderet, reservaret: per. ipotetico dell’oggettività dipendente con
apodosi all’infinito.
41. Questo mi suggerisce di ripetere ciò che, quando lo dissi durante la costituzione della giuria
davanti a Manio Glabrione, suscitò, come capii, grande turbamento nel popolo romano: capiterà,
io credo, che le popolazioni straniere manderanno ambasciatori al popolo romano con la richiesta
che venga abolita la legge sulle concussioni e il relativo processo. Essi ritengono infatti che, se
non ci fossero più processi, ciascuno ruberebbe solo quanto pensa basterà a sé e ai propri figli;
ora invece, giacché ci sono processi di questo genere, ciascuno porta via quanto possa bastare per
sé, per i difensori, per gli avvocati, per il pretore, per i giudici; e questa è certamente una quantità
illimitata; essi sono in grado di provvedere alla cupidigia di un uomo anche molto avido, non però
alla vittoria di un uomo gravemente colpevole.
illud dicere quod...commoveri: lett. “dire (sogg. di venit in mentem) quella cosa (illud) avendo detto
la quale (quod) capii che il popolo romano era molto turbato”
me arbitrari...: dipende da dicere, lett. “(e cioè) che io pensavo che sarebbe capitato che...”
uti (=ut) mitterent: completiva con funzione di soggetto di fore (= futurum esse)
ut tolleretur: sub. finale dipendente da mitterent
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si sint...ablaturum (esse): per. ipotetico della possibilità dipendente all’infinito (in forma
indipendente: si sint, auferat)
quantum arbitretur: sub. relativa con il cong. obliquo; così subito dopo quantum sibi...futurum sit.
tantum auferre: infinitiva dipendente ancora, in oratio obliqua, da putant; come anche infinitum
esse, posse, non posse
42. Che processi memorabili! Che splendida reputazione della nostra classe! Ora gli alleati del
popolo romano non vogliono si facciano i processi per concussione, che furono istituiti dai nostri
antenati proprio nell’interesse degli alleati. Forse costui avrebbe mai avuto per sé una buona
speranza, se non avesse concepito di voi una cattiva opinione? Perciò voi dovete odiarlo ancora di
più, se è possibile, di quanto lo odia il popolo romano, dal momento che egli vi ritiene simili a sé
nell’avidità, nella scelleratezza, nello spergiuro.
o ...iudicia, existimationem: accusativi esclamativi
cum...nolunt: lett. “quando non vogliono”
an iste...habuisset nisi...imbibisset?: per. ipotetico dell’irrealtà al passato; l’apodosi è costituita
dall’interrogativa retorica (negativa) introdotta da an (= num)
quo: nesso rel. con la des. richiesta dal comparativo maiore odio, abl. di qualità
cum arbitretur: sub. causale
sui similes: predicativo dell’oggetto vos; l’aggettivo similis può essere determinato sia dal dativo,
come in italiano (“simile a”), sia, come qui, dal genitivo (sui, gen. del pronome riflessivo).
Perorazione. Illustrazione della nuova procedura e formulazione ufficiale dell’accusa
53. Io sono ben deciso a non rischiare che in questo processo ci vengano cambiati il presidente e
la giuria. Non permetterò che il dibattito si prolunghi fino al momento in cui i littori dei consoli
potranno convocare coloro che per ora i servi dei consoli designati non sono riusciti a smuovere,
quando, con un comportamento inaudito, li mandarono a chiamare tutti quanti; sicché uomini
infelici, un tempo alleati e amici del popolo romano, ora schiavi e supplici, non solo perdano per
ordine di quelli ogni loro diritto e tutti i loro beni, ma addirittura non abbiano più la possibilità di
lamentare la perdita dei loro diritti.
mihi certum est...: lett. “per me è cosa certa non mettermi nella situazione (committere) che..”
ut mutetur: completiva dip. da committere; il verbo, singolare, si riferisce ad entrambi i soggetti
praetor e consilium
ut...vocent: consecutiva, dipendente da adduci, con id (tempus) correlato a ut, lett. “sia fatto
arrivare fino ad un tempo tale che...”
quos non moverunt...eos vocent: consueta prolessi della relativa, con il pronome correlativo eos
posposto nella sovraordinata. L’oratore si riferisce all’episodio narrato al § 25
ut amittant...non habeant: consecutive prive di antecedente, con valore conclusivo; non vanno
legate a in id tempus adduci.
54. Non consentirò certamente che, conclusa la mia arringa, passino quaranta giorni, e solo allora
si replichi al mio discorso, una volta che la mia accusa sia caduta nell’oblio per il lungo tempo
intercorso. Non permetterò che si pronunci la sentenza quando si sarà allontanata da Roma
questa folla proveniente da tutta l’Italia, che si è riunita contemporaneamente da ogni parte per le
elezioni, i ludi, il censimento. Io penso che di questo processo debbano essere vostri sia il frutto
della gloria sia il rischio del discredito, miei la fatica e l’affanno, di tutti la conoscenza del modo di
procedere e il ricordo di ciò che è stato detto da ciascuno.
2007-2008 Il processo di Verre. Traduzioni 35
non sinam: regge l’infinitiva tum nobis denique responderi (passivo impersonale). Si noti la triplice
anafora di non ad inizio di periodo: non patiar...non sinam ... non committam, con variazione dei
verbi.
causā peroratā, quadraginta diebus interpositis: abl. assoluti, da legare il primo a non sinam, il
secondo a responderi, lett. “non consentirò che, conclusa la mia arringa, mi si risponda trascorsi
quaranta giorni”. Per i quaranta giorni cf. sopra § 31 prope quadraginta diebus interpositis
cum...adducta sit: sub. temporale, con il perfetto per esprimere processo verbale anteriore a
responderi.
in oblivionem diuturnitatis: lett. “nell’oblio della lunga durata”, genitivo soggettivo
ut haec res iudicetur: completiva dipendente da committam, lett. “non mi metterò nella situazione
che...”
tum...cum (correlati) discesserit: sub. temporale, con il congiuntivo perfetto indicante processo
verbale anteriore a iudicetur (come sopra cum ...adducta sit)
quid agatur...quid dictum sit: interr. indirette dipendenti rispettivamente da scientiam e da
memoriam, con variazione nei tempi determinata dal significato dei sostantivi: la conoscenza,
momento per momento, di ciò che sta avvenendo (in particolare la procedura nuova che Cicerone
intende adottare), il ricordo, a processo concluso, di ciò che è stato detto.
55. Seguirò la procedura non nuova, ma già adottata in passato da coloro che ora sono i primi
della nostra città, di citare subito i testimoni. Introdurrò, come vedrete, la novità di raggruppare i
testimoni in modo da illustrare prima per intero un capo d’accusa; e introdurre poi i testimoni,
dopo che avrò dimostrato l’imputazione con le argomentazioni e il discorso: sicché fra quel metodo
d’accusa consueto e questo nuovo non c’è nessuna differenza, salvo che in quello si presentano i
testimoni quando tutto è stato detto; in questo si presenteranno per ciascuna imputazione, in
modo che anche a quelli sia data facoltà di interrogare, di argomentare e di parlare. Se vi sarà
qualcuno che avverte la mancanza di un discorso d’accusa continuo, lo ascolterà nel secondo
dibattito: ora deve comprendere che sono costretto a procedere in questo modo, per contrastare
con questa mia decisione la disonesta astuzia di quelli.
ut testibus utar: completiva epesegetica di hoc
illud a me novum...: lett. “conoscerete come cosa nuova (sc. fatta, ricavabile da factum della frase
precedente) da me il fatto che ...”, con illud prolettico della dichiarativa quod constituam (futuro), e
contrapposto ad hoc della frase precedente “questo...quell’altro”.
ut explicem: sub. consecutiva, come il seguente adcommodem
ubi firmavero: fut. anteriore per esprimere il rapporto temporale con adcommodem
ut nihil intersit: altra consecutiva priva di antecedente, con valore conclusivo
nisi quod: “salvo il fatto che... (dichiarativo)”; nisi ha l’originario valore “eccettuativo”
ut facultas sit: sub. consecutiva; da facultasi dipendono i tre genitivi del gerundio interrogandi,
argumentandi, dicendi.
quis: pronome indefinito, da cui va tratto il sogg. sottinteso di audiet (futuro) e di intellegat (cong.
esortativo) “se ci sarà qualcuno ... questi ascolterà... ora capisca”
qui desideret: rel. consecutiva
nunc...intellegat: lett. “ora capisca che viene fatto (fieri) per necessità ciò che facciamo con l’intento
(ea ratione) di contrastare... (ut occurramus, completiva epesegetica di ea ratione)”
56. L’atto d’accusa del primo dibattito sarà questo. Dichiaro che Gaio Verre, oltre ad aver
commesso molte azioni sfrenate, molte azioni crudeli contro cittadini romani e contro alleati,
molte azioni empie contro gli dèi e gli uomini, ha illegalmente portato via dalla Sicilia quaranta
milioni di sesterzi. Questo vi dimostrerò con testimoni, questo con registri privati e con documenti
ufficiali, in modo così evidente che concluderete che, anche se avessi avuto tempo e giorni liberi
per parlare a mio piacimento, non ci sarebbe stato tuttavia nessun bisogno di un lungo discorso.
Ho concluso.
2007-2008 Il processo di Verre. Traduzioni 36
dicimus...: dalla principale dicimus dipende l’oggettiva C. Verrem... abstulisse, che contiene
l’imputazione vera e propria per il processo de repetundis; con la subordinata cum multa...fecerit
(dipendente anch’essa da dicimus, non da abstulisse) sono menzionate tutte le altre colpe di Verre,
già più volte passate in rassegna dall’oratore, estranee al processo in corso. Lett. “avendo egli
commesso molte azioni sfrenate ecc., io dichiaro che Gaio Verre ha inoltre portato via ecc.”
quadringenties: avv. numerale moltiplicativo; a sestertium, gen. plurale partitivo, va sottinteso
centena (distributivo “cento alla volta”, per ciascuna delle 400 volte) milia, lett. “quattrocento volte
cento migliaia di sesterzi”.
planum: compl. predicativo di hoc, oggetto di faciemus, “vi renderemo questo così chiaro con...”
ut hoc (prolettico dell’infinitiva nihil opus fuisse) statuatis: subordinata consecutiva
si habuissemus...nihil opus fuisse: periodo ipotetico dell’irrealtà dipendente all’infinito.
Dixi: perfetto con valore aspettuale, indica l’azione giunta a compimento, conclusa “ho parlato =
non parlo più” (cf. vixit = “è morto”). Come ricorda lo scoliasta pseudo-Asconio ad l. (p. 223
Stangl), era consuetudine che il praeco (“araldo, banditore”), quando le parti avevano concluso i
loro discorsi, pronunciasse la formula dixerunt, per indicare che il tempo a disposizione era
terminato, e permettere ai giudici di riunirsi per la sentenza. Il tempo di Cicerone non era certo
terminato, quindi l’oratore pronuncia egli stesso la formula che indica che il suo breve discorso
introduttivo è concluso.
2007-2008 Il processo di Verre. Traduzioni 37
Cicerone, actio secunda in Verrem, libro I §§ 15-33
15. Perciò tutti impegnino tutti i loro sforzi in questo processo; nessuno ormai in questa causa
può più commettere nessuno sbaglio, se non con vostro rischio. La mia condotta, come per il
passato è nota, così per il futuro è certa e prevedibile. Io ho dimostrato il mio attaccamento allo
stato già al tempo in cui ripristinai, dopo molto tempo, una consuetudine antica, e per richiesta di
alleati e amici del popolo romano, ai quali inoltre ero legato da vincoli di amicizia, sporsi denuncia
contro un uomo straordinariamente sfacciato. Questa mia azione riscosse l’approvazione di
personaggi eccellenti e molto ragguardevoli, tra i quali c’erano parecchi di voi, tanto che a colui
che pure era stato suo questore, e danneggiato da costui obbediva ad un fondato rancore, non
diedero la possibilità non soltanto di presentare lui la denuncia, ma nemmeno, quando lo chiese,
di associarsi a me.
in hoc iudicio: contrapposto ai processi elencati nei paragrafi precedenti, che potranno essere
intentati contro Verre, se egli sarà assolto nel processo attuale per concussione.
conentur: cong. indipendente esortativo
quod ...quisquam (pronome indefinito impiegato in frase negativa)...possit: rel. consecutiva, lett.
“non c’è niente che nessuno possa sbagliare”
veterem consuetudinem rettuli: quella per cui i discendenti dei conquistatori delle province erano i
loro naturali patroni; naturalmente non è il caso di Cicerone, i cui rapporti con la provincia
risalivano soltanto alla questura esercitata nell’isola nel 75.
cum ... tum: correlati, “sia...sia”; cum è qui particella coordinante, non va unito a est cognita come
congiunzione temporale subordinante.
in reliquis: lett. “nelle cose restanti”, contrapposto a in praeteritis rebus
explorata atque provisa est: perfetto con valore aspettuale (in pratica i due participi vanno
considerati come aggettivi): la mia ratio è, ora, già decisa e prevista
quod (nesso rel = id) meum factum...: lett. “personaggi eccellenti...approvarono questa mia azione
tanto che...”
qui quaestor fuisset... persequeretur: cong. obliqui (la relativa dipende dalla subordinata
consecutiva ut facerent); si aggiunge anche una sfumatura concessiva.
deferendi ... subscribendi: genitivi del gerundio retti entrambi da potestatem; lett. subscribendi “di
aggiungere la sua firma” alla mia denuncia.
16. Partii per la Sicilia per fare la mia inchiesta; in questo compito la mia operosità è stata
dimostrata dalla rapidità del mio ritorno, la mia diligenza dalla gran quantità di documenti e di
testimoni, e il mio ritegno e il mio scrupolo dal fatto che, per quanto fossi giunto come senatore
presso alleati e amici del popolo romano io che in quella provincia ero stato questore, alloggiai
presso miei ospiti e conoscenti piuttosto che presso coloro che a me avevano chiesto aiuto, io che
pure ero difensore della causa di tutti. Il mio arrivo non arrecò disturbo o spesa a nessuno, né a
titolo pubblico né privatamente: nello svolgere la mia inchiesta ebbi solo quel potere che la legge
mi conferiva, non quello che avrei potuto avere grazie allo spontaneo aiuto di costoro, che costui
aveva angariato.
inquirendi causā: lett. “a scopo di indagare”, espressione con valore finale
quo in negotio: nesso rel. = et in eo negotio
pudorem vero ac religionem: sott. il medesimo verbo declaravit che regge industriam e diligentiam.
quod...deverti: sub. dichiarativa con funzione di soggetto di declaravit
cum venissem: sub. con valore concessivo. In quanto investito ufficialmente della funzione di
accusatore, Cicerone avrebbe avuto diritto, come tutti i Romani che viaggiavano con una carica o
un incarico pubblico, di essere ospitato a spese dei provinciali (qui indicati con la frase ad eos qui
petivissent, che aggiunge una ragione ulteriore per essere ospitato a loro spese: viaggia nel loro
interesse).
qui fuissem: rel. con cong. obliquo (dipende dalla subordinata cum venissem)
2007-2008 Il processo di Verre. Traduzioni 38
nemini...labori aut sumptui: costrutto del doppio dativo, di svantaggio (nemini) e di fine o effetto
17. Come ritornai a Roma dalla Sicilia, poiché costui e i gli amici di costui, personaggi facoltosi e
raffinati, avevano messo in giro, per far vacillare la fermezza dei testimoni, voci secondo cui io da
una grande somma di denaro ero stato distolto dal tenere una vera accusa, anche se nessuno ci
credeva, perché i testimoni provenienti dalla Sicilia erano persone che mi avevano conosciuto in
provincia quando ero questore, e quelli di qui erano personaggi molto illustri che, come sono ben
noti essi stessi, così conoscono molto bene ognuno di noi, tuttavia ebbi timore che qualcuno
dubitasse della mia lealtà e della mia onestà fino al momento in cui si giunse alla costituzione
della giuria. Sapevo che nel recente passato nella selezione dei giudici certuni non erano sfuggiti
al sospetto di un (illecito) accordo, anche se poi l’impegno e la cura da loro impiegati nell’accusa
vera e propria vennero approvati.
ut ...redii: sub. temporale, indicante la precedenza immediata, “non appena tornai”. La principale,
come di consueto preceduta da una serie, qui molto ampia, di subordinate, è timui. In italiano è
preferibile spezzare il lungo periodo, trasformando in principale la sub.(con valore causale) cum
dissipassent (= dissipavissent, forma sincopata): “quando tornai a Roma, costui e gli amici di
costui avevano già messo in giro voci... Anche se nessuno ci credeva, ...., tuttavia ebbi timore...”
eius modi: gen. di qualità (che determina sermones), prolettico dell’infinitiva me esse deductum,
lett. “voci di questo genere... e cioè che...”
quo retardarent: sub. finale; quo può essere usato in luogo di ut anche in assenza di comparativi;
qui peraltro l’idea comparativa è forse contenuta nel verbo, “per rendere più esitanti i testimoni”.
tametsi probabatur nemini: sub. concessiva, lett. “anche se non otteneva l’approvazione di
nessuno”.
ex Sicilia ... hinc: propriamente compl. e avv. di moto da luogo; hinc in riferimento a persone che
già si trovano abitualmente “qui” (a Roma) si giustifica considerando che Cicerone ha notificato
loro la citazione perché si rechino in tribunale.
nostrum: gen. di nos con valore partitivo, retto dal pron. indefinito unum quemque; l’altra forma di
gen., nostri, ha solo valore di gen. oggettivo (per es. timor nostri = il timore che incutiamo, che altri
hanno per noi).
ne quis dubitaret: sub. completiva dipendente da timui con il costrutto proprio dei verba timendi
donec vēnimus (perfetto): sub. temporale; la cong. donec, “finché, fino al momento in cui”,
introduce il punto d’arrivo del verbo della sovraordinata timui = ebbi paura prima che si
giungesse.
18. Nella selezione dei giudici mi comportai in modo che risulta chiaro che non vi fu mai una
giuria di simile lustro e prestigio da quando vige l’attuale costituzione dello stato. Costui dice che
ha questo merito in comune con me; ma egli, dopo aver ricusato come giudice Publio Galba, tenne
Marco Lucrezio, e quando il suo difensore gli chiese perché avesse lasciato ricusare persone a lui
molto amiche, Sesto Peducèo, Quinto Considio, Quinto Giunio, rispose che sapeva che costoro nel
giudicare erano troppo indipendenti e autonomi.
ut hoc (prolettico dell’infinitiva soggettiva consilium fuisse) constet: consecutiva che descrive il
risultato attuale del processo verbale passato reieci
post hunc statum...: lett. “dopo questa (a partire da questa) organizzazione dello stato di cui ora ci
serviamo”, si riferisce naturalmente alla costituzione sillana, a partire dalla quale
l’amministrazione della giustizia era affidata ai senatori.
quam (nesso rel.) laudem = et eam laudem; communem: predicativo dell’oggetto laudem
qui (nesso rel.) = sed is
retinuit: cioè non lo ricusò; il personaggio è sconosciuto, ma certamente, come commenta lo
pseudo-Asconio ad l. (malum scilicet, p. 229 Stangl), il rilievo equivale ad un apprezzamento
negativo su questo senatore. Certamente, prosegue il commentatore antico, costui fu ricusato da
Cicerone: neque enim praesentem iudicem vituperare fas fuit.
2007-2008 Il processo di Verre. Traduzioni 39
cur reici passus esset (interr. indiretta dip. da quaereret): la frase non va probabilmente intesa nel
senso che ci si potesse opporre alla reiectio della parte avversa, cosa che non risulta dalle
testimonianze antiche; forse vuol dire (è ancora lo pseudo-Asconio che ci viene in aiuto: ac per hoc
reiecisset ipse, p. 229 Stangl) solo che anche Verre ricusò questi personaggi, oppure che non si
rammaricò che fossero stati ricusati da Cicerone.
quod cognosset (= cognovisset): lett. “rispose (che lo aveva fatto) perché...”, sub. causale soggettiva,
che esprime la causa come addotta da Verre.
sui iuris sententiaeque (sc. suae): genitivi di qualità; lett. “conosceva costoro (eos) come (persone,
pred. dell’oggetto eos) dotate di autonomia e indipendenza di giudizio”
19. E così, avvenuta la composizione della giuria, io speravo di avere ormai in comune con voi il
mio gravoso compito; pensavo che la mia lealtà e la mia diligenza risultassero dimostrate non solo
a chi mi conosceva ma anche a chi non mi conosceva. E non mi sbagliavo; infatti alle elezioni per
la carica cui aspiravo, benché costui cercasse contro di me di valersi della corruzione senza
risparmio, il popolo romano decise che il denaro di costui, che nessun potere aveva avuto su di
me contro la mia lealtà, non dovesse avere nessun potere su di sé contro la mia elezione. Certo,
nel giorno in cui, giudici, per la prima volta, convocati contro questo imputato, prendeste posto,
chi vi fu così ostile a questa classe, chi tanto bramoso di una rivoluzione nell’amministrazione
della giustizia e nella composizione delle giurie, che non si sentisse impressionato alla vista del
vostro nobile consesso?
sperabam onus esse communem (compl. predicativo dell’oggetto onus): l’infinito presente esse
stabilisce un rapporto di contemporaneità con la sovraordinata sperabam. Infatti la collaborazione
che Cicerone si attende dalla giuria inizia nel momento stesso in cui la giuria è ufficialmente
costituita, anche prima che il processo vero e proprio abbia inizio.
notis...ignotis: da intendere entrambi con valore attivo
quod (nesso rel.) me non fefellit: lett. “e questo (con riferimento sia a sperabam sia a putabam) non
mi ingannò”. In quel che segue, con disposizione rovesciata (a chiasmo), il primo periodo rinvia a
putabam; il secondo (quis fuit...qui non commoveretur?) a sperabam, sia pure in modo più
indiretto.
comitiis meis: lett. “alle mie elezioni”, quelle in cui Cicerone si presentava candidato all’edilità
cum uteretur: sub. con valore concessivo.
quae... contra fidem meam nihil potuisset: sub. relativa con il cong. obliquo, cui si aggiunge forse
una sfumatura causale. Con fides si riferisce alla prova di incorruttibilità data nella reiectio
iudicum, che spazza via le voci calunniose messe in giro da Verre.
quo die ... consedistis: prolessi del relativo = eo die quo
quis ... fuit, quis (sc fuit)...?: interrogative retoriche (risposta “nessuno”)
qui non commoveretur: relativa consecutiva
20. Poiché in esso il vostro prestigio mi ripagava della mia diligenza, ottenni, in una sola ora
dacché iniziai a parlare, di troncare ad un imputato audace, danaroso, prodigo, sciagurato la
speranza di corrompere la giuria; nel primo giorno, dopo la citazione di un così grande numero di
testimoni, il popolo romano pensava che, se costui fosse stato assolto, lo stato non si sarebbe più
potuto reggere; il secondo giorno tolse agli amici e ai difensori di costui non solo la speranza di
una vittoria ma anche la volontà di difenderlo, il terzo giorno prostrò il nostro uomo al punto che,
fingendosi malato, rifletteva non su che cosa potesse rispondere ma su come potesse non
rispondere. Poi, nei restanti giorni, fu così sommerso e travolto da queste imputazioni, da questi
testimoni, sia di Roma sia provinciali, che, dopo questo intervallo dei ludi, nessuno lo considerava
rinviato al secondo dibattito, ma già condannato.
2007-2008 Il processo di Verre. Traduzioni 40
id sum adsecutus: ... il pronome neutro id è prolettico delle completive ut praeciderem, iudicaret,
auferret, prosterneret, con funzione di oggetti di sum adsecutus. Oppure si può considerare
completivo soltanto il primo ut (ut praeciderem), e interpretare tutti gli altri come consecutivi
(“ottenni il risultato di troncare la speranza; sicché ...il p.r. pensava... ecc”.).
una hora: naturalmente quella impegnata dal breve discorso introduttivo che costituisce l’actio
prima, cui seguì (primo die) l’elenco dei testimoni che sarebbero stati ascoltati.
isto absoluto: abl. ass. con il valore di una protasi di periodo ipotetico dipendente (da iudicaret)
all’infinito (apodosi stare non posse); di che tipo non si può stabilire (e non ha importanza),
giacché le forme indipendenti dell’apodosi, poterit (oggettività), possit (possibilità), posset (irrealtà),
si trasformerebbero tutte in forma dipendente in posse.
ut...deliberaret (consecutiva): il verbo delibero indica il decidere dopo aver dibattuto, esaminato a
fondo tutte le possibilità e le loro conseguenze.
quid respondēret...quem ad modum non responderet: interrogative indirette dipendenti da
deliberaret
comperendinatum...condemnatum: part. perfetti in funzione di complementi predicativi di istum;
oppure infiniti perfetti passivi con ellissi di esse “nessuno pensava che costui fosse stato...”
21. Dunque io, giudici, per quanto mi riguarda, ho vinto; non volevo le spoglie di Gaio Verre, ma
l’approvazione del popolo romano. Era compito mio accostarmi alla funzione di accusatore con un
buon motivo: e quale motivo era più onorevole che l’essere nominato e scelto a difensore di una
provincia così illustre? Darmi pensiero dello stato: e che cosa (era) tanto vantaggioso per lo stato
quanto, mentre l’amministrazione della giustizia era oggetto di tante critiche, portare (in giudizio)
un uomo con la cui condanna l’intera classe (senatoria) potesse riconquistare la stima e il favore
del popolo romano? Dimostrare e convincere che era stato portato in giudizio un uomo colpevole:
e chi c’è nel popolo romano che dal primo dibattito non abbia dedotto questo, che, se li si
radunasse tutti insieme, i delitti, i furti, le azioni infamanti di tutti coloro che in passato sono
stati condannati a stento potrebbero essere accostati e confrontati a una piccola parte di quelli di
costui?
meum (sc. officium) fuit...: sogg. l’infinito accedere
quae (agg. interrogativo “quale”) causa fuit...: interrogativa diretta retorica (risposta “nessuna”)
constitui et deligi: infiniti presenti passivi in funzione nominale, secondo termine di paragone
introdotto da quam
consulere: sott. meum fuit; con il dat. il verbo consulo significa “provvedere a, darsi pensiero di”.
quid tam e re publica...: sott. fuit; altra interrogativa diretta retorica, di identica struttura
cuius...posset esse: rel. consecutiva
ostendere ac persuadere: ancora sott. meum fuit
quis est...: terza interrogativa diretta retorica conclusiva, reggente di un periodo più ampio dei due
precedenti.
qui hoc (prolettico del periodo ipotetico dipendente) abstulerit (da aufero): rel. consecutiva
si conferantur...posse: per. ipotetico (della possibilità) dipendente all’infinito.
22. Voi, giudici, pensate e provvedete a quanto attiene al buon nome, alla reputazione e alla
salvezza vostra e comune: la vostra eccellenza fa sì che non possiate sbagliare senza gravissimo
danno e pericolo per lo stato. Il popolo romano infatti non può sperare che in senato vi siano altri
capaci di giudicare rettamente, se non ne sarete stati capaci voi: è inevitabile che, quando abbia
perduto fiducia in tutta la classe senatoria, reclami un’altra classe e un’altra amministrazione
della giustizia. E se questo a voi sembra cosa trascurabile, perché ritenete che l’amministrazione
della giustizia sia un onere gravoso e spiacevole, in primo luogo dovete capire che è cosa diversa
se siete voi a respingere questo onere o se invece il potere di giudicare vi viene strappato perché
non siete riusciti a dimostrare al popolo romano la vostra onestà e il vostro scrupolo; e poi dovete
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anche riflettere al grave rischio che correremmo se dovessimo presentarci davanti a quei giudici
che per odio contro di noi il popolo romano avrà deciso che giudichino di noi.
ut...non possitis: sub. completiva dipendente da facit
qui recte possint: relativa consecutiva
necesse est: impersonale, regge la completiva requirat con funzione di soggetto
ideo: prolettico di quod “per questo... perché”
levius: comparativo assoluto, da lěvis, e lett. “alquanto leggero”, cioè “di ben poca importanza;
insignificante”.
onus...iudicare: oggettiva dipendente da putatis, con iudicare infinito sostantivato in funzione di
soggetto, onus esse predicato nominale, con i due aggettivi in funzione di attributi di onus
interesse: nel significato di “esserci differenza”, regge l’interr. indiretta disgiuntiva utrum reieceritis
(cong. perfetto di reicio)... an erepta sit, con la funzione di soggetto. I perfetti congiuntivi
nell’interrogativa indicano processo verbale compiuto; lett. “c’è differenza che siate stati voi a
rifiutare...o vi sia stato strappato”.
illud: prolettico dell’interr. indiretta quanto periculo venturi simus dip. da cogitare; lett. “con quanto
grande rischio giungeremo presso quei giudici che il popolo romano avrà voluto che ci giudichino”,
cioè i cavalieri.
nostri: gen. oggettivo di nos, dip. da odium
23. Ma vi dirò ciò che ho compreso, giudici. Dovete sapere che ci sono certe persone che nutrono
verso la nostra classe un risentimento tale che ormai vanno ripetendo pubblicamente di
desiderare che costui, che pure sanno essere un individuo scelleratissimo, venga assolto, per
questa sola ragione, che l’amministrazione della giustizia venga tolta al senato con suo disonore e
vergogna. Mi ha costretto a trattare un po’ a lungo questo argomento con voi, giudici, non un mio
dubbio sulla vostra onestà, ma la nuova speranza di quelli: non appena questa speranza ha fatto
improvvisamente tornare Verre dalla porta della città al tribunale, alcuni hanno concepito il
sospetto che non senza motivo il piano di quello sia stato così repentinamente cambiato.
scitote: imperativo futuro di scio
quosdam: pronome indefinito; indica persone determinate e individuabili
quos teneat: rel. consecutiva (o meglio caratterizzante)
ut ...dictitent (frequentativo di dico): consecutiva; ne dipende l’oggettiva istum absolvi velle.
quem sciant: relativa con valore concessivo
ut... auferantur: sub. completiva (volitiva) epesegetica di nomine
pluribus (verbis): comparativo assoluto
spes illorum nova: allusione naturalmente a nuovi (immaginari) progetti di corruzione della giuria.
quae cum...retraxisset ecc.: lett. “avendo la quale (speranza) riportato indietro...alcuni hanno
sospettato”
24. Ora, perché Ortensio non possa ricorrere ad una protesta di nuovo genere, e dire che un
imputato di cui l’accusatore non dica nulla è spacciato, che niente è tanto pericoloso per la sorte
degli innocenti quanto il silenzio degli avversari; e perché non elogi il mio ingegno diversamente da
come io vorrei, dicendo che io, se avessi parlato a lungo, avrei aiutato colui contro il quale
parlavo, ma che, perché non ho parlato, l’ho rovinato: farò a modo suo, pronuncerò il mio discorso
continuo, non perché ciò ormai sia necessario, ma per far la prova se gli dispiaccia di più che io
allora abbia taciuto o che adesso parli.
ne...possit: sub. finale negativa
novo querimoniae genere. abl. retto da uti, lett. “ad un nuovo tipo di protesta”
ea dicere: il pronome neutro ea è prolettico delle infinitive che seguono, opprimi reum e nihil esse...
tacere adversarios: infinitiva con funzione di secondo termine di paragone, lett. “quanto che gli
avversari tacciano”.
ne...laudet: sub. finale negativa
2007-2008 Il processo di Verre. Traduzioni 42
me, si multa dixissem, sublevaturum fuisse: per. ipotetico dell’irrealtà dipendente (da dicat)
all’infinito.
contra quem dicerem: relativa con cong. obliquo; si può rendere questa frase semplicemente con
“l’imputato”
quia non dixerim: causale soggettiva (causa addotta da Ortensio); avrebbe in ogni caso il
congiuntivo essendo inserita nello stile indiretto.
morem illi geram: l’espressione morem gerere + dativo significa “assecondare, obbedire a”
qualcuno, lett. “condurre il (proprio) comportamento a vantaggio di”.
utar: come geram si potrebbe anche intendere (meno bene forse) come cong. (esortativo) “facciamo
a modo suo... pronunciamo il discorso...”
non quo ... verum ut: nesso correlativo, che contrappone alla causale con il congiuntivo introdotta
da quo (che nega che sussista il fatto addotto come causa) una finale.
utrum ferat: interr. indiretta disgiuntiva dip. da experiar
me tunc...nunc: il pronome personale me funge da soggetto ad entrambi gli infiniti
25. Qui tu forse farai attenzione a che io non rinunci a nessuna delle ore che la legge mi accorda;
se non mi varrò fino in fondo di tutto il tempo che per legge mi è concesso, protesterai, invocherai
l’aiuto di dèi e uomini, dicendo che Gaio Verre è vittima di un imbroglio, perché il suo accusatore
non vuole parlare tanto a lungo quanto gli è consentito. Non mi sarà consentito non valermi di ciò
che la legge ha dato a me, nel mio interesse? Infatti il tempo per l’accusa mi è stato dato nel mio
interesse, perché io con il mio discorso potessi illustrare le imputazioni e la causa: se non me ne
servo, non faccio un torto a te, ma tolgo qualcosa dal mio diritto e dal mio interesse. “In realtà
bisogna – dice – che la causa sia fatta conoscere”: certo, perché altrimenti un imputato, per
colpevole che sia, non può essere condannato. Dunque tu ti sei risentito che io abbia fatto
qualcosa che avrebbe potuto impedire che costui fosse condannato? Infatti, quando una causa è
stata illustrata molti possono essere assolti, senza che sia stata illustrata nessuno può essere
condannato.
ne quam (agg. indefinito) horam ... remittam: sub. finale negativa
nisi ...abusus ero...querēre (= querēris, futuro da queror), ...implorabis: per. ipotetico
dell’oggettività, con il fut. ant. nella protasi per esprimere il rapporto di anteriorità rispetto al
tempo dell’apodosi.
circumveniri C. Verrem: oggettiva dipendente da querēre “ti lamenterai che...”; nella trad. è
opportuno inserire un verbo di dire.
quod ...dedit: anticipazione della relativa, con l’antecedente eo posposto; tr. come se fosse mihi non
licebit non uti eo (neutro sost.) quod... L’interrogativa caratterizzata solo dall’intonazione esprime
sdegno, o accentuato stupore (vicina ad una frase esclamativa).
causam cognosci oportet: parole attribuite ad Ortensio; l’infinitiva funge da soggetto del verbo
impersonale oportet
ea re (omesso nella trad.): prolettico di quod causale, lett. “per questo motivo, perché...”
id (prolettico dell’infinitiva aliquid factum esse) ...tulisti:::?: altra interrogativa-esclamativa (esprime
incredulità)
quo minus...posset: lett. “qualcosa per cui costui potesse non (minus) esser condannato”;
quominus introduce di solito la completiva dopo un verbum impediendi.
26. Di fatto io abolisco il rinvio al secondo dibattito: ciò che la legge impone di più fastidioso, che
la causa sia trattata due volte, o è stato stabilito nell’interesse mio piuttosto che nel tuo, o
certamente non nel tuo piuttosto che nel mio. Infatti se discutere la causa due volte è un
vantaggio, questo certo è comune ad entrambi; se bisogna che sia confutato colui che ha parlato
per ultimo, è a vantaggio dell’accusatore che è stato fissato il doppio dibattito. Ma, come mi pare,
fu Glaucia che per primo stabilì che l’imputato fosse rinviato ad un secondo dibattito; prima si
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poteva arrivare alla sentenza nel primo o rinviarla a più tardi. Quale legge giudichi più
indulgente? Quella antica, mi figuro, grazie alla quale si poteva o essere subito assolti o aver
ritardata la condanna. Io ripropongo qui per te – forse dirai - la legge Acilia, in base alla quale
molti, dopo un unico discorso d’accusa, un unico dibattimento della causa, un’unica audizione
dei testimoni furono condannati, e per imputazioni in nessun modo così evidenti e così gravi
quanto lo sono quelle di cui tu (Verre) sei manifestamente colpevole. Ma fa’ pur conto di trattare la
causa non con questa legge così severa, ma con quell’altra molto indulgente. Io pronuncerò
l’accusa; tu risponderai; presentati i testimoni, manderò in consiglio la giuria in modo tale che,
quando pure la legge consentisse di rimandare la decisione, tuttavia costoro considererebbero una
vergogna per sé non pronunciare subito la sentenza.
comperendinatum: acc. del sost. comperendinatus, us = comperendinatio. Si tratta probabilmente
di nuovo di un rilievo di Ortensio, che Cicerone riconosce fondato; ma dimostra subito (o meglio
tenta cavillosamente di dimostrare) che questo non ha comportato per Ortensio, e per l’imputato,
nessun danno. In questo caso il secondo dibattito è l’unico in cui si possano tenere i due discorsi
continui di accusa e di difesa, perciò è vero che Cicerone ha eliminato il doppio dibattito.
bis dicere (infinito sostantivato con funzione di soggetto di est commodum) ... utriusque (sc. di
accusa e difesa) commune est: il vantaggio comune riguarda il numero di discorsi, che nella
procedura consueta sono due per ciascuno degli avvocati.
si opus est...: impersonale, cui funge da soggetto l’infinitiva eum...redargui. Come, da questo punto
di vista (confutare colui che ha parlato per ultimo), il doppio dibattito possa tornare a vantaggio
dell’accusa non si comprende. Secondo lo pseudo-Asconio ad l. (p. 230 Stangl; e anche p. 224,
nell’argumentum accusationis) la successione di accusa e difesa nei due dibattiti era questa: si
accusator dixerit, respondet prima actione defensor; et rursum comperendinato iudicio dicit prior
defensor, et defensionem tamquam duplicem in medio positam obruit ultimus accusator. Sembra
cioè che all’accusa spettasse l’ultima parola; ma è strano che la successione non fosse, anche nel
secondo dibattito, accusa- difesa, con l’ultima parola alla difesa (come del resto risulta da quanto
Cicerone dice poco dopo: accusabo; respondebis). Probabilmente quella dello scoliasta non è una
informazione indipendente sulla procedura consueta, ma una sorta di autoschediasma, cioè una
notizia tratta proprio dal testo commentato. Che resta, bisogna ammettere, piuttosto oscuro.
Glaucia primus (predicativo) tulit ut comperendinaretur reus (completiva con funzione di oggetto):
Gaio Servilio Glaucia, tribuno della plebe, propose nel 108 a.C. la lex Servilia repetundarum che
istituiva per i processi di concussione il doppio dibattito, mantenuto dalla legislazione di Silla: per
questo aspetto dunque la legge di Glaucia è quella in vigore per il processo di Verre.
antea ... amplius pronuntiari: allusione alla procedura più antica, conservata anche dalla lex
Calpurnia del 153, che ammetteva il rinvio della conclusione del processo per un numero di volte
teoricamente illimitato (ampliatio). I due infiniti sono passivi impersonali, lett. “era possibile che si
emettesse il verdetto (iudicari) o che si proclamasse ‘più tardi’”, con ripresa della formula ufficiale
(amplius appunto) che indicava che la giuria non era giunta ad una decisione.
molliorem: predicativo dell’oggetto utram legem
illam veterem: sott. molliorem putas; è naturalmente la legge che prevedeva l’ampliatio.
illam Aciliam: proposta da Manio Acilio Glabrione, padre dell’omonimo presidente del tribunale
che deve giudicare Verre, e promulgata nel 122, abolì l’ampliatio, con l’obbligo per i giudici di
pronunciare la sentenza dopo un solo dibattito (semel accusati ... semel... semel). Le parole ego tibi
illam legem ...restituo sono probabilmente di nuovo la menzione di una protesta di Ortensio (per
questo si è aggiunto nella trad. l’inciso “tu forse dirai”, che nel testo non c’è): avendo di fatto
abolito il doppio dibattito (cf. sopra adimo comperendinatum), è come se Cicerone rimettesse
proditoriamente in vigore una legge più severa, ovviamente con un danno per l’imputato e la
difesa.
hac tam atroci ... illa mitissima: rispettivamente l’antica lex Acilia, appena nominata (hac), e quella
ancora più antica che prevedeva l’ampliatio. Questo confronto serve a ribattere, un po’
sbrigativamente, all’accusa di aver rimesso in vigore la lex Acilia: nel caso di Verre non fa nessuna
differenza; egli sarebbe in ogni caso condannato, anche se vigesse ancora la ampliandi potestas.
etiamsi ... faciat ... existiment: per. ipotetico della possibilità, con la protasi concessivasuppositiva.
turpe: predicativo dell’oggetto, costituito dall’infinito iudicare
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27. Ma se bisogna che la causa sia illustrata, questa non lo è stata abbastanza? Noi, Ortensio,
facciamo finta di non sapere ciò di cui, nella nostra pratica di avvocati, abbiamo spesso fatto
esperienza. Chi mai ci ascolta con molta attenzione, per lo meno in questo genere di cause, in cui
l’imputazione è che qualcuno ha rapinato o sottratto qualcosa? Non è forse vero che l’interesse dei
giudici è tutto per i documenti e le testimonianze? Nel primo dibattito dissi che avrei dimostrato
che Gaio Verre sottrasse illegalmente quaranta milioni di sesterzi. Lo avrei dimostrato più
chiaramente se avessi fatto un racconto come questo? C’era un certo Dione di Alesa, il quale,
essendo toccata a suo figlio, quando era governatore Sacerdote, un’eredità assai cospicua da un
parente, non ebbe allora nessun problema e nessuna contestazione. Verre, non appena mise piede
nella provincia, subito inviò da Messina una lettera, citò Dione, gli affibbiò, scegliendoli tra i suoi
fidi, degli accusatori calunniosi perché dichiarassero che quell’eredità era stata assegnata a
Venere Ericina; pubblicamente disse che su quella faccenda avrebbe indagato di persona.
parumne: parum, avv., lett.. “troppo poco”, + particella enclitica interrogativa –ne, di solito unita
alla parola su cui soprattutto poggia la domanda (in genere il verbo, ma non sempre, come mostra
questo passo).
experti: da unire a sumus (da experior)
ubi ...dicitur: lett. “dove si dice (costrutto personale di dicor, sogg. aliquid) che qualcosa è stato
strappato o portato via a qualcuno”; a quopiam (abl. del pron. indefinito quispiam): dip. da
ablatum (aufero) con ripresa del preverbo ab, ma da riferire ad entrambi i participi.
nonne..: interr. diretta retorica (risposta “sì”)
in prima actione: cf. I, 56 dicimus C. Verrem ... quadringenties sesterium ex Sicilia contra leges
abstulisse
planius egissem, si ita narassem (= narravissem): per. ipotetico dell’irrealtà al passato; l’apodosi è
una interr. diretta retorica (risposta “no”), senza particella introduttiva; ita introduce il breve
racconto della vicenda di Dione di Alesa.
cum eius filio (dat.) venisset: sub. introdotta da cum narrativo; il piuccheperfetto indica
circostanza anteriore al tempo della sovraodinata habuit
negoti...controversiae: gen. partitivi retti da nihil
simul ac: introduce una sub. temporale, indicante precedenza immediata
Messanā: moto da luogo in abl. semplice, come di norma con i nomi di città
litteras dedit: lett. “consegnò una lettera”, s’intende al corriere incaricato di recapitarla
qui dicerent: rel. finale
commissam esse: s’intende dal morto, che in realtà invece aveva nominato erede il figlio di Dione.
28. Potrei continuare con l’esposizione di tutta la vicenda, e poi infine dire ciò che accadde, che
Dione sborsò un milione di sesterzi per vincere una causa certissima; e che inoltre costui gli fece
portar via le sue mandrie di cavalle, e sottrarre tutto l’argento e i tappeti che Dione possedeva. Né
quando io dicessi questo né quando tu lo negassi, i nostri discorsi avrebbero molta importanza.
Quando dunque il giudice drizzerebbe le orecchie e si farebbe attento? Quando si presentasse
Dione in persona, e tutti gli altri, che allora in Sicilia si erano interessati degli affari di Dione,
quando si scoprisse che Dione, proprio nei giorni in cui difendeva la sua causa, prese denaro in
prestito, pretese il pagamento dei suoi crediti, vendette delle proprietà; quando fossero esibiti
registri di persone per bene; quando coloro che diedero denaro a Dione dicessero che già allora
erano venuti a sapere che quelle somme venivano prese in prestito per essere date a Verre;
quando dicessero di esser venuti a sapere le medesime cose amici, ospiti, patroni di Dione, tutti
persone rispettabilissime.
2007-2008 Il processo di Verre. Traduzioni 45
possum: propriamente indicativo; l’italiano preferisce in espressioni di questo genere il c.d. “falso
condizionale”
deinceps: lett. “di seguito”
Dionem...numerasse (= numeravisse): infinitiva epesegetica di id quod accidit
ut obtineret: sub. finale
greges...curasse: continua il racconto, in dipendenza da possum...dicere
abigendos curasse, curasse auferendum: lett. “si occupò delle mandrie da condurre via, di tutto
l’argento...da portar via” (con verbi diversi, appropriati rispettivamente. ad esseri animati e
inanimati) per indicare che Verre incaricò qualcuno di compiere per lui queste rapine.
argenti, vestis stragulae: gen. partitivi retti dal relativo quod
cum dicerem .. cum negares: sub. temporali con congiuntivo irreale, entrambe dip. dalla principale
irreale esset.
quo tempore ...erigeret...attenderet: interr. dirette con congiuntivo irreale
cum prodiret, cum ceteri (sc. prodirent), cum reperiretur, cum proferrentur, cum dicerent, cum
dicerent: sub. temporali con cong. irreale (come sopra cum dicerem e cum negares); la
sovraordinata sottintesa va ricavata dalla domanda precedente: tum erigeret animumque
attenderet, cum...
qui interfuissent: sub. relativa con il cong. caratterizzante (analoga alla rel. consectiva)
cum reperiretur: costrutto personale, sogg. Dione, lett. “quando Dione fosse scoperto aver preso
denaro in prestito, aver incassato i crediti, aver venduto dei poderi”
per quos causam diceret: rel. con il cong. obliquo (dipende dalle sub. infinitive sumpsisse,
exegisse, vendidisse)
se iam tum audisse: sub. oggettiva, con l’infinito perfetto che indica processo verbale anteriore a
quello della sovraordinata dicerent; audisse regge a sua volta l’ogg. eos nummos sumi, con
l’infinito presente (passivo) che indica rapporto di contemporaneità con audisse
ut Verri darentur: sub. finale dip. da sumi
29. Quando avvenisse tutto ciò, io credo, allora sì che voi ascoltereste con attenzione, come in
effetti avete ascoltato: allora sì che vi parrebbe che davvero si stesse trattando la causa. Nel primo
dibattito di tutto io ho trattato in modo che di tutte le imputazioni non ve ne fosse nessuna per
cui qualcuno di voi sentisse il bisogno di un discorso d’accusa continuo. Nego che qualcosa sia
stato detto dai testimoni che a qualcuno di voi risultasse oscuro, o che richiedesse l’eloquenza di
un oratore. Infatti voi ricordate che io ho organizzato l’interrogatorio dei testimoni in modo da
esporre ed illustrare tutte le imputazioni, in modo cioè da interrogare il testimone solo dopo aver
presentato la questione nel suo complesso. E così non soltanto voi, che dovete giudicare, ricordate
bene le imputazioni da me mosse, ma anche il popolo romano ha avuto modo di conoscere l’intera
accusa e la causa. E tuttavia io parlo di ciò che ho fatto come se lo avessi fatto per mia libera
scelta piuttosto che costretto dal vostro ingiusto attacco.
opinor: incidentale
cum haec fierent, tum audiretis: sub. temporale (cum...) e sovraordinata (tum...), entrambe con
cong. irreale; come nella correlazione coordinante (“sia ...sia”), anche in questa (“quando...allora”)
l’enfasi poggia sul secondo elemento, quello introdotto da tum.
tum causa agi videretur: altro congiuntivo irreale; videor costruito personalmente (“allora la causa
sembrerebbe esser trattata”)
in quo...requireret: sub. relativa consecutiva; come nel periodo seguente quod esset obscurum aut
quaereret
vestrum: gen. partitivo di vos, retto dal pron. indefinito quisquam
me ipsum egisse...: lett. “mi sono comportato in modo che nell’interrogare i testimoni esponessi e
illustrassi”
quibus est iudicandum: perifrastica passiva, con il pron. relativo quibus dativo d’agente.
tametsi: come spesso anche quamquam, non è subordinante ma coordinante, con valore
correttivo.
quasi fecerim: sub. comparativa suppositiva, con il tempo richiesto dalla consecutio (perfetto cong.
per indicare processo verbale anteriore a loquor)
2007-2008 Il processo di Verre. Traduzioni 46
30. Mi avete intralciato con un accusatore che, mentre io avevo chiesto per me solo 110 giorni per
l’inchiesta in Sicilia, ne chiedesse per sé 108 per la sua inchiesta in Acaia. Dopo avermi sottratto
tre mesi, i più adatti alla trattazione della causa, avete creduto che io vi avrei fatto dono di tutto il
tempo restante dell’anno in corso; e così, una volta che io mi fossi valso delle ore che mi
spettavano, tu mi avresti risposto dopo quaranta giorni, trascorso l’intervallo dei due ludi, e poi si
sarebbe tirato in lungo in modo che si passasse dal pretore Manio Glabrione e da gran parte di
questi giudici ad un altro presidente e ad un’altra giuria.
interposuistis accusatorem: lett. “avete messo in mezzo un accusatore”
qui...postularet: sub. relativa con valore finale
remissurum: sott. esse
ut...responderes...deinde duceretur: consecutive, lett. “sicché mi tu rispondessi... e poi fosse fatto
passare il tempo”; da duceretur dipende un’altra consecutiva, ut...veniremus
31. Se io non mi fossi reso conto di ciò, se tutti, conoscenti e sconosciuti, non mi avessero
avvertito che scopo delle loro azioni, dei loro piani, dei loro sforzi era quello di far rimandare la
cosa fino a quel momento, se, mi figuro, io avessi voluto valermi per l’accusa delle ore che mi
spettavano, adesso avrei paura che non mi bastassero le imputazioni, che mi mancassero gli
argomenti per il mio discorso, che mi venissero meno la voce e le forze, che non fossi in grado di
accusare due volte un imputato che nessuno nel primo dibattito ha avuto il coraggio di difendere.
Io ho ottenuto per la mia decisione l’approvazione sia dei giudici sia del popolo romano: non c’è
nessuno che pensi che in altro modo si potesse contrastare l’attacco illegale e sfacciato di costoro.
In effetti, sarei stato davvero molto sciocco se, pur avendolo potuto evitare, io fossi andato a
incappare proprio in quel giorno previsto nel patto da coloro che si impegnarono a strapparmi
costui. La condizione era infatti questa: “a patto che si giungesse alla sentenza dopo il 1° di
gennaio”.
si non vidissem, si non monuissent, si voluissem ...verērer (da vereor): per. ipotetico dell’irrealtà,
con tre protasi al passato e apodosi al presente. L’affermazione vererer è naturalmente sarcastica.
noti ignotique: qui con valore passivo, a differenza di non solum notis sed etiam ignotis al § 19. Si
tratta di una di quelle espressioni polari, che indicano la totalità con l’accostamento di due
termini di significato opposto.
id ...id...in eo: prolettici della completiva (volitiva) ut res reiceretur, lett. “questo si faceva, questo si
pensava, in questo ci si sforzava, che la cosa fosse rinviata...”
agi, cogitari, elaborari: infiniti presenti passivi impersonali
ne...non suppeterent, ne deesset, ne deficerent, ne non possem: completive dipendenti tutte da
vererer, con il costrutto proprio dei verba timendi; ne...non equivale (ed è di solito preferito) a ut; in
questo periodo inoltre permette la costruzione della martellante anafora di ne.
quem nemo ausus esset : relativa (come spesso, in prolessi) con valore consecutivo; l’affermazione
è naturalmente tendenziosa, Ortensio non aveva potuto difendere Verre.
meum consilium probavi: lett. “ho reso ben accetto il mio piano sia a ...sia a (cum...tum correlati)”,
con probo con valore causativo.
qui arbitretur: rel. consecutiva
potuisse obsisti: oggettiva dipendente da arbitretur, con infinito presente passivo impersonale.
quā stultitiā (abl. di qualità) fuissem...?: interrogativa retorica (o frase esclamativa), apodosi di
periodo ipotetico dell’irrealtà al passato; lett. “di quale stoltezza sarei stato se...”; la protasi è si
incidissem
quam diem ... in eam diem: prolessi della relativa, con ripresa del sostantivo diem nella
sovraordinata. Costr.: qua stultitia fuissem, si incidissem, cum potuissem vitare (sub. concessiva),
in eam diem quam (ii), qui redemerunt istum eripiendum, viderunt in cautione, cum ita caverent
(sub. parentetica, esplicativa di cautio) “si ...iretur” (iretur pass. impersonale).
2007-2008 Il processo di Verre. Traduzioni 47
redemerunt (da redĭmo): il verbo significa in senso tecnico “aggiudicarsi, prendere in appalto”,
come se fosse “si aggiudicarono il compito di strappare costui alla giustizia”.
in cautione : è un patto con condizione (lett. “precauzione”), non verificandosi la quale il patto non
è più valido; concetto illustrato da cum caverent, lett. “cautelandosi così: “se...”, formula che
espone, in forma indiretta (nonostante le virgolette), la condizione.
cum potuissem vitare: sub. concessiva.
32. Ora io devo fare un calcolo accurato del tempo che mi è concesso per parlare, giacché ho
intenzione di sviluppare tutta la causa.
E così tralascerò quella prima sezione, piena di vergogna e di obbrobrio, della vita di
costui. Nulla mi sentirà dire delle infamie della sua fanciullezza, niente della sua dissoluta
adolescenza; di che genere sia stata o lo ricordate o lo potete riconoscere da suo figlio, che egli ha
allevato in tutto e per tutto simile a sé. Tralascerò tutte quelle cose che mi parranno brutte a dirsi,
e considererò non solo che cosa sia giusto che quello ascolti, ma anche che cosa sia conveniente
che io dica. Voi, ve ne prego, permettete e consentite al mio pudore che io possa passare sotto
silenzio una parte dell’impudenza di costui.
mihi (dat. d’agente) temporis... habenda ratio est diligenter: lett. “il conto del tempo...deve esser
fatto da me con cura”
causam omnem exponere: infinitiva con funzione di soggetto di in animo est
Itaque: inizia di qui l’expositio del discorso d’accusa, con la divisio che elenca gli argomenti che
verranno trattati, ma prima di tutto di quelli che non verranno trattati.
praetermittam: figura della preterizione, analoga a quella inserita in I, 11 (cuius ut adulescentiae
maculas ignominiasque praeteream), ribadita da nihil audiet e omnia praeteribo (fut. di praetereo), e
ancora ripresa nel § 33 dai cong. esortativi sileatur, nulla mentio fiat, praetereantur.
quae (nesso rel.) qualis (agg. interrogativo) fuerit (= et qualis ea fuerit): interrogativa indiretta
dipendente da meministis (perfetto logico, o perfetto presente) e da recognoscere potestis.
ex eo quem...produxit: lett. “da colui che ha tirato su molto simile (predicativo dell’oggetto quem) a
sé”; nella trad. è opportuno inserire il termine “figlio”, che nel testo non c’è.
dictu: supino in –u (c.d. “supino passivo”), con il valore di un abl. di limitazione
quid...deceat: interr. indir. dip. da considerabo. Da deceat (reso due volte nella trad. con “sia
giusto” e “sia conveniente”) dipendono con funzione di soggetto le due infinitive istum audire e me
dicere
hoc: prolettico della completiva ut reticēre possim con funzione di oggetto degli imperativi date et
concedite (oppure, che è lo stesso, ut possim completiva epesegetica di hoc, compl. ogg. di date et
concedite)
33. Tutto il periodo trascorso prima che costui accedesse alle cariche e alla vita pubblica sia pure,
per quanto mi riguarda, immune e libero. Passiamo pure sotto silenzio le notti trascorse sveglio a
gozzovigliare, non menzioniamo i lenoni, i giocatori d’azzardo, i mezzani; tralasciamo i danni e le
vergogne subiti dal patrimonio di suo padre e dalla sua giovinezza; risparmiamogli la denuncia
della sua infamia passata; sia il resto della sua vita a consentirmi di rinunciare a queste così
numerose imputazioni.
antequam...accessit. sub. temporale indicante semplice successione di azioni, che in latino è
espressa, a differenza che in italiano, con l’indicativo.
per me: lett. “per mio tramite, per mezzo mio”
sileatur: passivo impersonale, “si taccia” di...
nocturnis bacchationibus et vigiliis: lett. “bagordi notturni e veglie”, reso nella trad. come
un’endiadi
lucretur: cong. esortativo di lucror, sogg. Verre, lett. “guadagni le denunce”, cioè metta da parte,
tenga per sé (perché io non le adoprerò).
2007-2008 Il processo di Verre. Traduzioni 48
me tantam iacturam facere: infinitiva oggetto di patiatur (altro cong. esortativo); iactura è l’atto di
gettar via, lo spreco, più espressivo che “rinuncia”; l’agg. tantam naturalmente è riferito a
iacturam; lett. “uno spreco così grande di imputazioni”.
34. Quattordici anni or sono fosti questore del console Gneo Papirio. Io metto sotto accusa ciò che
hai fatto da quel giorno ad oggi: non un’ora risulterà libera da furto, delitto, crudeltà, infamia.
Questi sono gli anni da lui trascorsi nella questura, nella legazione in Asia, nella pretura urbana e
nella propretura in Sicilia; perciò anche il complesso della mia accusa sarà egualmente suddiviso
in quattro parti.
abhìnc annos quattuordecim: compl. di tempo che indica “quanto tempo fa” si colloca l’azione.
vacua: compl. predicativo del sogg. hora
praetura: come praetor, questo sostantivo è costantemente impiegato da Cicerone in riferimento
sia alla pretura sia alla propretura (incarico di governo in una provincia).
haec eadem: costr. haec distributio totius accusationis erit eadem quadriripertita, “questa
suddivisione di tutta la mia accusa (= la suddivisione di questa mia accusa) sarà anch’essa
(eadem) quadripartita”