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note aL PrograMMa<br />
BEETHOVEN – Poiché l’apprezzamento ‘colto’ di un brano di musica non può mai prescindere del tutto dalle ragioni storiche, si<br />
tende, per comune abito mentale, ad adottare un parametro valutativo più favorevole nei confronti dei brani che mostrano di saper<br />
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appare più resistente alle spinte in atto. Ciò avviene anche all’interno <strong>della</strong> produzione di uno stesso autore, come appunto è <strong>il</strong> caso<br />
di Beethoven e delle sue Sonate, dove <strong>il</strong> pianoforte solo, per ragioni storiche e sociali sottese all’evoluzione delle forme e delle pratiche,<br />
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essa rimane di spirito ancien-régime è <strong>il</strong> bel garbo, lo st<strong>il</strong>e di conversazione, <strong>il</strong> tono di piacevolezza, <strong>il</strong> carattere di naturalezza e<br />
Andante<br />
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e franchezza. Il Finale è un Rondò che conferma l’adesione agli schemi tradizionali e si fa notare per <strong>il</strong> tono br<strong>il</strong>lante e l’impulso<br />
ritmico, che è un connotato di tutta la Sonata.<br />
BRAHMS – Risale agli anni <strong>della</strong> grande maturità di Brahms la composizione <strong>della</strong> Terza sonata in re minore (1886-88), da<br />
sempre pred<strong>il</strong>etta dagli interpreti e dal pubblico per l’eccezionale compattezza e concisione <strong>della</strong> sua struttura e per l’appassionata<br />
Allegro, con <strong>il</strong> violino che disegna la sua<br />
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pienezza di suono, diversamente da altre più meditate e cesellate pagine dello stesso Autore. Ricchezza melodica ed esuberanza tematica<br />
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supremo controllo dei mezzi formali che le idee si strutturano liberamente in tracciati sicuri e coerenti senza essere costrette in vincoli<br />
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Adagio<br />
seguente, costruito sulle peripezie di due idee tematiche di diversa natura espressiva, è concordemente additato come uno dei vertici<br />
del lirismo brahmsiano. Poi, proprio come in una sinfonia, Brahms sente <strong>il</strong> bisogno di inserire un terzo movimento diversivo sotto<br />
forma di scherzo, o forse meglio di intermezzo, dal tratto capriccioso e fantastico, con zone più affettuose, pur esso prodigo di invenzioni<br />
Presto agitato si impone subito per l’ardente, vitalissimo tema<br />
d’attacco che poi prosegue in un gioco ricco di contrasti dinamici e di preziosismi ti<strong>mb</strong>rici e di fraseggio. Sullo slancio esultante di<br />
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unitarietà discorsiva ed esattezza di proporzioni.<br />
RAVEL – <br />
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puntiglioso e perfezionista.<br />
La Sonata per violino (1927) – ultima <strong>della</strong> serie – è un lavoro che dimostra la possib<strong>il</strong>ità storica di far convivere le istanze di una<br />
modernità marcata e anche spregiudicata con la richiesta di gradevolezza e di comunicativa. Per ammissione dell’autore, non gli<br />
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enfatizzando l’indipendenza delle parti. Di fatto, la rispettata idiomaticità di entra<strong>mb</strong>i va a vantaggio di una co<strong>mb</strong>inazione del tutto<br />
soddisfacente sul piano sonoro.