14 SANTA ROSA <strong>di</strong> Roberto Pomi pomirob@libero.it In quel campan<strong>il</strong>e che cammina si rispecchia l'anima <strong>di</strong> Viterbo La sera del tre settembre <strong>il</strong> cuore dei viterbesi batte all'unisono <strong>con</strong> quello dei Facchini, protagonisti in<strong>di</strong>scussi <strong>di</strong> una festa in cui si riflette una profon<strong>di</strong>ssima religiosità popo<strong>la</strong>re.
Scrivere <strong>di</strong> Santa Rosa, del<strong>la</strong> sua Macchina, non è fac<strong>il</strong>e. Non è fac<strong>il</strong>e rac<strong>con</strong>tare cos'è questo "campan<strong>il</strong>e che cammina" che attraversa le strette vie del centro. Non esistono parole per descrivere "quel<strong>la</strong> sera del tre". Ci sono dati tecnici da snoccio<strong>la</strong>re per permettere a chi legge <strong>di</strong> inquadrare i fatti. Non è possib<strong>il</strong>e però <strong>con</strong>oscere davvero <strong>la</strong> festa che i viterbesi realizzano senza uscire <strong>di</strong> casa, quel<strong>la</strong> sera - magari dal pomeriggio - e andare verso <strong>il</strong> centro. C'è una città riunita, che ti abbraccia. Da qualsiasi porta entri trovi un fiume <strong>di</strong> gente che <strong>va</strong> a prendere posto. Già dalle tre del pomeriggio i più coraggiosi, zaino in spal<strong>la</strong>, scendono lungo via Garibal<strong>di</strong>, attraversano porta del<strong>la</strong> Verità o percorrono piazza San Faustino per "occupare" le fontane più belle: Fontana Grande e <strong>la</strong> fontana dei leoni <strong>di</strong> piazza delle Erbe. C'è chi ha posizionato lungo via Cavour le se<strong>di</strong>e, chi raggiunge casa <strong>di</strong> qualche amico o parente, che ha <strong>la</strong> fortuna - quel<strong>la</strong> sera è forse <strong>la</strong> fortuna più grande - <strong>di</strong> avere <strong>il</strong> bal<strong>con</strong>cino a poche decine <strong>di</strong> centimetri dal<strong>la</strong> Macchina in movimento. E' questa metà del<strong>la</strong> festa. L'altra metà è vestita <strong>di</strong> bianco, porta un fazzoletto - bianco anche questo - sul<strong>la</strong> testa e una fascia rossa in vita. "Dateje Facchini" è l'incitamento che li accompagna al passaggio. Il pomeriggio del tra<strong>sport</strong>o inizia così, <strong>con</strong> <strong>il</strong> "giro delle sette chiese" dei facchini e <strong>con</strong> <strong>la</strong> gente che si posiziona lungo <strong>il</strong> percorso del<strong>la</strong> Macchina. Due volti dello stesso sentimento. Un unico cuore. Batte, come i tamburi che accompagnano gli sban<strong>di</strong>eratori. E' l'intrattenimento che <strong>di</strong>stende l'attesa. Batte come <strong>il</strong> passo dei facchini, <strong>di</strong>sposti a f<strong>il</strong>e, braccio dentro braccio, chiesa dopo chiesa per raccogliere lo spirito del<strong>la</strong> città. Il percorso inizia da qualche anno <strong>con</strong> <strong>la</strong> deposizione <strong>di</strong> una corona al monumento al Facchino, realiz- VITERBOMAGAZINE.COM zato dal maestro Paternesi, <strong>di</strong> piazza delle Repubblica. Un simbolo importante, l'espressione <strong>di</strong> un'idea <strong>di</strong> <strong>con</strong>tinuità. Il tra<strong>sport</strong>o del<strong>la</strong> Macchina assume una <strong>di</strong>mensione in più. Non è soltanto <strong>la</strong> generazione presente dei viterbesi ad effettuare e assistere al<strong>la</strong> festa ma è tutta una città, stratificata nel tempo: tramandata da padre in figlio. La gratitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> Gio<strong>va</strong>nni Paolo se<strong>con</strong>do Un sentimento profondo che non a caso era stato colto a pieno da papa Gio<strong>va</strong>nni Paolo II, durante <strong>il</strong> tra<strong>sport</strong>o straor<strong>di</strong>nario - effettuato in suo onore - del 27 maggio 1984. "Devo ringraziare voi <strong>di</strong> questa generazione, ma anche le generazioni precedenti che hanno inventato questa Macchina", erano state le parole del papa. Il giro delle chiese comincia da Sant'Angelo. Segue Santa Giacinta, <strong>dove</strong> da tra<strong>di</strong>zione le suore donano ai facchini delle foglie (si <strong>di</strong>ce che vengano colte da una pianta fiorita - se<strong>con</strong>do <strong>la</strong> leggenda - nel luogo in cui è caduto <strong>il</strong> sangue del<strong>la</strong> santa scaturito dalle f<strong>la</strong>ggel<strong>la</strong>zioni che si infligge<strong>va</strong>). Il percorso <strong>con</strong>tinua per fare tappa a Pa<strong>la</strong>zzo Papale: scatta <strong>la</strong> tra<strong>di</strong>zionale foto sui gra<strong>di</strong>ni del<strong>la</strong> scalinata che a stento <strong>con</strong>tiene tutti. E' <strong>la</strong> volta <strong>di</strong> Santa Maria Nuo<strong>va</strong> e poi <strong>la</strong> Trinità. Qui c'è un momento intenso: tutti intonano "Mira <strong>il</strong> tuo popolo', <strong>la</strong> canzone in onore del<strong>la</strong> Madonna Liberatrice. La prossima chiesa è San Francesco e poi Santa Rosa, per un saluto al<strong>la</strong> patrona. Da qui i facchini sf<strong>il</strong>ano verso <strong>il</strong> ritiro al<strong>la</strong> chiesa dei Cappuccini. E' tra<strong>di</strong>zione una breve sosta al<strong>la</strong> chiesa del<strong>la</strong> Crocetta, <strong>la</strong> chiesa parrocchiale del<strong>la</strong> fanciul<strong>la</strong> Rosa e luogo del<strong>la</strong> sua prima sepoltura. Alle 21 - dopo <strong>la</strong> bene<strong>di</strong>zione 'in articolo mortis' impartita dal vescovo nel<strong>la</strong> chiesa <strong>di</strong> S. Sisto - li attende <strong>il</strong> primo solle<strong>va</strong>te e fermi, <strong>il</strong> momento più forte <strong>di</strong> tutta <strong>la</strong> giornata.