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Foglio della comunità italiana di Capodistria - CAN Capodistria

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Anno 16 Numero 33<br />

<strong>Foglio</strong> <strong>della</strong> <strong>comunità</strong> <strong>italiana</strong> <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria<br />

Dicembre 2011


La città<br />

2<br />

Foto Katonar<br />

3 novembre. Visita a Capo<strong>di</strong>stria <strong>della</strong> nuova<br />

ambasciatrice d’Italia in Slovenia, Rossella Franchini<br />

Sherifis. Ha incontrato una delegazione <strong>della</strong> CNI,<br />

visitato Ra<strong>di</strong>o e Tv Capo<strong>di</strong>stria nonchè, a Isola, il<br />

Seminario <strong>di</strong> lingua <strong>italiana</strong> per gli insegnanti.<br />

Accolto a Bruxelles il finanziamento del progetto<br />

»Friends for Emergencies« presentato dai coman<strong>di</strong><br />

dei Vigili del fuoco <strong>di</strong> Trieste e Capo<strong>di</strong>stria. Pevede<br />

corsi linguistici, esercitazioni, miglioramento<br />

delle comunicazioni ra<strong>di</strong>o, un sito web comune e<br />

l’acquisizione <strong>di</strong> software per gestione cartografica<br />

Foto Comune Capo<strong>di</strong>stria<br />

26 giugno. Reduce dal Festival internazionale delle<br />

bande militari svoltosi al Palasport Stožice <strong>di</strong> Lubiana,<br />

si è esibita a Capo<strong>di</strong>stria la Fanfara Ariete dell’11.mo<br />

reggimento bersaglieri. I soldati hanno sfilato davanti<br />

alla Taverna dopo<strong>di</strong>chè hanno tenuto un concerto nel<br />

vicino Piazzale Carpaccio.<br />

Restaurata la casa del ‘400 sul Piazzale dei pescatori.<br />

Dopo l’incen<strong>di</strong>o l’e<strong>di</strong>ficio era rimasto senza tetto.<br />

Si pensava <strong>di</strong> collocarvi un Centro consulenza per il<br />

rinnovo degli e<strong>di</strong>fici nel centro, ma il progetto non<br />

ha ottenuto il placet europeo. Sul lato-strada, è stato<br />

costruito il moderno Caffè »Veneziana«.<br />

28 agosto.<br />

Festeggiata alla<br />

Casa dell’anziano<br />

<strong>di</strong> Isola la<br />

capo<strong>di</strong>striana Lucilla<br />

Pizzarello Gravisi<br />

che ha compiuto<br />

cent’anni. A farle<br />

gli auguri sono<br />

venuti rappresentanti<br />

comunali, del<br />

Consolato e delle<br />

Comunità degli<br />

italiani. Nella foto,<br />

con la festeggiata,<br />

Mario Steffè e<br />

On<strong>di</strong>na Gregorich<br />

Diabatè <strong>della</strong> CI <strong>di</strong><br />

Capo<strong>di</strong>stria.


Slovenia. Elezioni parlamentari 2011 al centro-sinistra<br />

Le urne hanno ribaltato in poche ore in Slovenia i<br />

pronostici <strong>della</strong> vigilia per le elezioni politiche anticipate.<br />

Gli elettori recatisi il 4 <strong>di</strong>cembre alle urne, si sono espressi<br />

a favore <strong>di</strong> “Slovenia positiva” del sindaco lubianese,<br />

Zoran Janković con il 28,8 per cento delle preferenze.<br />

È stato, invece, ri<strong>di</strong>mensionato il Partito democratico <strong>di</strong><br />

Janez Janša, che si è fermato al 26,1 per cento, dopo che i<br />

sondaggi per oltre un mese gli attribuivano anche il 35 per<br />

cento. Buono, considerate le critiche incassate negli ultimi<br />

tre anni <strong>di</strong> legislatura, il risultato dei Socialdemocratici<br />

del premier uscente Borut Pahor, che ha raggiunto il 10<br />

per cento delle preferenze. In Parlamento entrano ancora<br />

il Partito popolare ed il Partito democratico dei pensionati<br />

DeSUS, con circa il 7 per cento, mentre gli ultimi quattro<br />

seggi <strong>di</strong>sponibili vanno a Nuova Slovenia. Rimangono<br />

fuori i Partiti liberaldemocratico e Zares, facenti parte dal<br />

2008 <strong>della</strong> coalizione <strong>di</strong> governo.<br />

Care e cari connazionali,<br />

consentitemi <strong>di</strong><br />

cogliere questa<br />

opportunità cortesementeofferta<br />

da “La Città”<br />

per ringraziare<br />

s e n t i t a m e n t e<br />

tutti coloro che<br />

hanno depositato<br />

la propria firma<br />

a sostegno <strong>della</strong><br />

mia can<strong>di</strong>datura<br />

e tutti coloro che<br />

hanno votato per<br />

il seggio specifico, dando così un segno inequivocabile<br />

ed incontestabile <strong>della</strong> nostra presenza<br />

e vitalità. Avremo bisogno <strong>di</strong> entrambe nel prossimo<br />

futuro: come ben sapete, questo sarà non<br />

solo un mandato parlamentare <strong>di</strong>fficile e forse<br />

molto breve, ma sarà anche un periodo in genere<br />

molto <strong>di</strong>fficile per tutti. Dovremo saperlo gestire<br />

all’insegna <strong>della</strong> concor<strong>di</strong>a e dell’unità <strong>di</strong> intenti<br />

<strong>di</strong> tutte le nostre strutture e forme organizzative.<br />

Sono convinto che insieme ce la faremo. Auguro<br />

a tutti Buon Natale e, per quanto possibile, un<br />

sereno 2012. Con affetto e stima<br />

Roberto Battelli<br />

La città<br />

Il voto minoritario per l’unico can<strong>di</strong>dato al seggio<br />

specifico nel Parlamento sloveno, Roberto Battelli, ha<br />

visto un’affluenza alle urne del 42,4 per cento degli aventi<br />

<strong>di</strong>ritto. Ecco quanto ha <strong>di</strong>chiarato il deputato alla Voce<br />

del popolo all’indomani del voto: “Il Paese ha fatto la<br />

sua scelta ed è nuovamente spaccato in due. La posizione<br />

che potrò esporre al premier incaricato è la richiesta <strong>di</strong><br />

un sostegno, solido e immutato, all’attuazione dei nostri<br />

<strong>di</strong>ritti che non dovrà essere ridotto nel nome <strong>della</strong> crisi<br />

economica. Se ciò avvenisse i citta<strong>di</strong>ni appartenenti alle<br />

<strong>comunità</strong> nazionali si troverebbero nella con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong><br />

pagare tale prezzo per due volte. La prima con<strong>di</strong>videndo<br />

il destino <strong>di</strong> tutti e l’altra subendo lo scotto <strong>della</strong> riduzione<br />

delle risorse destinate alle minoranze. Dalle risposte che<br />

ci saranno date <strong>di</strong>penderà anche il nostro rapporto con il<br />

nuovo governo”.<br />

La nuova, attesissima pubblicazione dello storico<br />

Salvator Žitko data alle stampe nella coe<strong>di</strong>zione<br />

dell’E<strong>di</strong>trice Libris e del Centro »Carlo Combi« <strong>di</strong><br />

Capo<strong>di</strong>stria introduce alla storia, patrimonio artistico<br />

e monumentale, nonche informazioni e curiosità<br />

riguardanti la città <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria. La presentazione del<br />

libro ha avuto luogo il 9 <strong>di</strong>cembre a Palazzo Pretorio.<br />

Maggiori informazioni a pag. 24.<br />

3


La città<br />

4<br />

Comunità <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria: bilancio degli ultimi sei mesi<br />

<strong>di</strong> Mario Steffè<br />

Anche nel secondo semestre il programma dei gruppi artistico-culturali operanti presso la Comunità degli Italiani<br />

“Santorio Santorio” <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria è stato intenso per quanto riguarda gli impegni in agenda, registrando un<br />

positivo intensificarsi delle attività soprattutto per le sezioni <strong>di</strong> più recente costituzione in seno al sodalizio. Il lavoro<br />

e l’esperienza sinora accumulata hanno permesso la pianificazione <strong>di</strong> un proficuo programma <strong>di</strong> trasferte, con un<br />

incremento <strong>di</strong> contatti con le altre Comunità degli Italiani, enti e istituzioni in Italia e Croazia, nonché la promozione<br />

delle <strong>di</strong>verse attività in campo artistico-culturale sul territorio d’inse<strong>di</strong>amento e in ambito regionale e nazionale.<br />

Grazie all’esperienza travasata dai mentori ai membri delle rispettive sezioni e all’impegno <strong>di</strong>mostrato dai volonterosi<br />

attivisti si è riusciti a tradurre in proficuo risultato lo sforzo organizzativo e finanziario <strong>della</strong> Comunità a sostegno <strong>di</strong><br />

tali attività, che hanno registrato nel complesso una crescita qualitativa e quantitativa. Accanto al tra<strong>di</strong>zionale impegno<br />

nell’organizzazione <strong>di</strong> eventi culturali <strong>di</strong> richiamo in campo letterario, concertistico ed espositivo, la Comunità ha<br />

pertanto in<strong>di</strong>rizzato buona parte del suo operato in campo culturale all’attività dei gruppi artistico-culturali, in<br />

quanto ritenuti <strong>di</strong> fondamentale interesse per il mantenimento e la <strong>di</strong>ffusione <strong>della</strong> nostra identità e la promozione<br />

<strong>della</strong> stessa in ambito allargato. Un dovuto ringraziamento va a quanti hanno contributo, con il loro alacre impegno<br />

e <strong>di</strong>sinteressato apporto, alla crescita sostanziale <strong>di</strong> un variegato tessuto culturale amatoriale <strong>di</strong> base presso la nostra<br />

Comunità.<br />

Gruppo <strong>di</strong> canto popolare spontaneo<br />

“La Porporela”<br />

La Porporela si esibisce a Lubiana nell’ambito <strong>della</strong><br />

rassegna folcloristica “Eno po domače” organizzata<br />

dall’Istituto <strong>di</strong> musicologia dell’Università lubianese)<br />

Dopo aver presentato nella scorsa stagione il Cd con le<br />

registrazioni del primo periodo <strong>di</strong> attività nell’ambito<br />

del festival FolkHistria ed essersi fatta conoscere<br />

prevalentemente in ambito locale, La Porporela ha<br />

partecipato a <strong>di</strong>versi festival e concerti, contribuendo a<br />

promuovere il repertorio musicale popolare istro-veneto.<br />

Tale contributo, che va ricercato essenzialmente nel valore<br />

<strong>della</strong> testimonianza dell’identità e dell’attaccamento alle<br />

nostre ra<strong>di</strong>ci musicali, ha permesso in breve al gruppo<br />

<strong>di</strong> guadagnarsi una meritata attenzione negli ambienti<br />

<strong>della</strong> musica popolare tra<strong>di</strong>zionale grazie alla generosità<br />

dell’approccio e alla verace vocalità che La Porporela<br />

infonde nelle sue esibizioni. Giova riba<strong>di</strong>re quanto<br />

importante sia il riscontro <strong>di</strong> tale attività nel rafforzare<br />

il sentimento <strong>di</strong> appartenenza e manifestarlo attraverso<br />

l’esperienza del “cantare assieme in <strong>di</strong>aletto”, il che si<br />

rivela al contempo uno strumento per riconoscersi in<br />

un nucleo antico <strong>di</strong> identità “cavresana” e promuoverne<br />

la conoscenza. Tra le recenti esibizioni de La Porporela<br />

annotiamo la partecipazione alla rassegna comunale e<br />

regionale dei cantori e musicisti popolari organizzate dal<br />

Fondo pubblico per le attività culturali amatoriali e le<br />

apparizioni a Zagabria e Beltinci nell’ambito dell’attività<br />

promossa dall’Associazione culturale etnomusicologica<br />

Folk Slovenija.<br />

Gruppo teatrale ’Cademia Castel Leon<br />

Acquisita sufficiente confidenza con la scena attraverso<br />

un tirocinio fatto <strong>di</strong> brevi pièce teatrali e il seguente primo<br />

allestimento <strong>di</strong> un certo impegno con la comme<strong>di</strong>a <strong>di</strong>alettale<br />

in tre atti “La colpa de inveciar”, la filodrammatica<br />

capo<strong>di</strong>striana ha presentato in questa stagione al suo<br />

pubblico la farsa “La sponta”, che ha riconfermato la sua<br />

verve comico brillante <strong>di</strong> una certa compita arguzia, ben<br />

lontana da certi toni sbracati e <strong>di</strong> ridanciana faciloneria<br />

che contrad<strong>di</strong>stingue purtroppo gran parte delle<br />

produzioni <strong>di</strong>alettali delle compagini teatrali amatoriali.<br />

In questo senso le maggiori sod<strong>di</strong>sfazioni sono arrivate<br />

proprio in questo finire <strong>di</strong> stagione con la riproposta sulle<br />

scene dell’ormai ben rodata comme<strong>di</strong>a dai toni agrodolci


La filodrammatica capo<strong>di</strong>striana sbarca a Cherso!<br />

(foto Danilo Fermo)<br />

“La colpa de inveciar”, incentrata sull’eterno conflitto<br />

generazionale e sui piccoli e gran<strong>di</strong> drammi <strong>della</strong> vecchiaia.<br />

Il lavoro riconferma la sua bontà nel buon adattamento<br />

<strong>di</strong>alettale e nei riusciti intrecci scenici, con la compagnia<br />

che ha saputo trarre profitto da un lungo ciclo <strong>di</strong> repliche,<br />

culminato nell’impegnativa tournée quarnerina <strong>di</strong> Cherso<br />

e Lussinpiccolo <strong>di</strong> fronte a un numeroso e ben <strong>di</strong>sposto<br />

pubblico. Un lungo percorso che si è chiuso idealmente<br />

a Trieste, con la presenza nell’ambito <strong>della</strong> XIX e<strong>di</strong>zione<br />

del Festival teatrale <strong>di</strong>alettale Ave Ninchi.<br />

Mandolinistica <strong>della</strong> C.I. <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria<br />

Un proposito che sembrava irrealizzabile ancora poco<br />

tempo ad<strong>di</strong>etro, quello <strong>di</strong> rifondare la sezione <strong>della</strong><br />

mandolinistica in seno alla Comunità, è <strong>di</strong>ventato nel<br />

frattempo una splen<strong>di</strong>da realtà. Partendo da un primo<br />

nucleo <strong>di</strong> volonterosi composto dai tre fratelli Orlando, altri<br />

La città<br />

membri formatisi alla scuola dell’in<strong>di</strong>menticato maestro<br />

Scocir (storico <strong>di</strong>rigente <strong>della</strong> prima mandolinistica <strong>della</strong><br />

Comunità degli Italiani), si sono aggregati a formare<br />

un ensemble musicale <strong>di</strong> una decina <strong>di</strong> elementi. In<br />

un lasso <strong>di</strong> tempo assai ristretto e sotto la guida del<br />

mentore Marino Orlando che ha assunto le re<strong>di</strong>ni <strong>della</strong><br />

sezione, la mandolinistica capo<strong>di</strong>striana è riuscita nella<br />

non facile impresa <strong>di</strong> imbastire un programma <strong>di</strong> tutto<br />

rispetto, attingendo dal repertorio storico e arrangiando<br />

appositamente nuovi brani per il ricomposto organico a<br />

plettro. Dopo le prime sortite per verificare la risposta<br />

<strong>di</strong> fronte al pubblico ed affinare repertorio e coesione<br />

d’assieme, è seguito recentemente un concerto <strong>di</strong> più<br />

ampio respiro presso la Comunità ospitante Pasquale<br />

Besenghi degli Ughi <strong>di</strong> Isola, in attesa <strong>di</strong> perfezionare il<br />

programma per l’imminente e tanto atteso debutto con un<br />

concerto autonomo <strong>di</strong>nanzi al pubblico capo<strong>di</strong>striano.<br />

Brevi dal programma culturale <strong>della</strong> Comunità degli<br />

Italiani:<br />

La stagione estiva in campo culturale, oltre che per i<br />

concerti all’estivo <strong>della</strong> Comunità, è stata contrad<strong>di</strong>stinta<br />

dalla mostra fotografica del riconosciuto maestro<br />

internazionale d’origine <strong>italiana</strong> Walter Carone, entrato<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto nell’albo d’oro <strong>della</strong> fotografia quale reporter<br />

del Paris Match tra gli anni ‘50 e ‘70 del secolo scorso. A<br />

palazzo Gravisi è stata esposta un’impressionante galleria<br />

<strong>di</strong> ritratti <strong>di</strong> personaggi famosi dell’epoca, che non ha<br />

mancato <strong>di</strong> attirare un numeroso pubblico in occasione<br />

dell’inaugurazione, conclusasi con un omaggio musicale<br />

ad E<strong>di</strong>th Piaf nell’interpretazione <strong>di</strong> Eleonora Matijašič.<br />

La mandolinistica <strong>della</strong> C.I. <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria in concerto a palazzo Manzioli<br />

5


La città<br />

La cantante Patrizia Laquidara si è esibita a fine ottobre<br />

presso la sede <strong>della</strong> Comunità nel corso <strong>di</strong> un intenso<br />

concerto nel quale ha proposto in versione acustica alcuni<br />

brani dal suo vasto repertorio, rivelando quelle doti<br />

vocali e interpretative che le hanno valso il plauso <strong>della</strong><br />

critica e del pubblico. A confermare il particolare stato <strong>di</strong><br />

grazia <strong>della</strong> cantante è giunto recentemente l’importante<br />

riconoscimento al suo ultimo Cd »Il canto dell’Anguana«,<br />

targa Tenco per il miglior album in <strong>di</strong>aletto, dal quale<br />

sono stati proposti a conclusione <strong>di</strong> concerto alcuni<br />

suggestivi brani che ci hanno magicamente catapultato in<br />

un contesto <strong>di</strong> comune identità veneta, che segue antiche<br />

trame e arcani misteri <strong>della</strong> tra<strong>di</strong>zione popolare.<br />

Il concerto <strong>di</strong> Bob Brozman ci ha regalato un’intensa<br />

emozione e fatto scoprire nella sua piena <strong>di</strong>mensione un<br />

meraviglioso interprete <strong>della</strong> chitarra acustica. Vincitore<br />

<strong>di</strong> innumerevoli premi e riconoscimenti internazionali,<br />

affidandosi solamente alla sua voce e a uno sterminato<br />

set <strong>di</strong> chitarre <strong>di</strong> varia foggia da lui personalmente<br />

elaborate, Brozman si è rivelato non solo straor<strong>di</strong>nario<br />

virtuoso, ma fautore <strong>di</strong> un’esperienza musicale globale.<br />

6<br />

Patrizia Laquidara canta le storie dell’Anguana<br />

(foto Igor Opassi)<br />

Inaugurazione <strong>della</strong> mostra <strong>di</strong> Walter Carone a palazzo<br />

Gravisi. (foto Igor Opassi)<br />

Più che un concerto, un viaggio appassionante tra i vari<br />

generi musicali con echi da ogni parte del globo, con<strong>di</strong>to<br />

con la spigliatezza <strong>di</strong> un artista che fonde esperienze e<br />

culture apparentemente inconciliabili e <strong>di</strong>stanti tra <strong>di</strong><br />

loro. Un viaggio attorno al mondo nell’arco <strong>di</strong> novanta<br />

intensi minuti e una grande esperienza <strong>di</strong> apertura e<br />

multiculturalismo.<br />

Bob Brozman in concerto »Guitar Ra<strong>di</strong>o Live«<br />

(foto I. Opassi)


JEZIKLINGUA<br />

La città<br />

Il Centro Carlo Combi collabora inoltre, in qualità <strong>di</strong> partner al progetto europeo <strong>di</strong> Cooperazione Transfrontaliera<br />

Italia-Slovenia 2007-2013, JEZIKLINGUA (LINGUA-JEZIK:Plurilinguismo quale ricchezza e valore dell’area<br />

transfrontaliera italo-slovena), nell’ambito del quale ha commissionato i testi per una pubblicazione che uscirà nel<br />

2012 sui proverbi istriani, detti, mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> <strong>di</strong>re e le massime popolari <strong>della</strong> tra<strong>di</strong>zione <strong>della</strong> nostra gente andando in tal<br />

maniera a recuperare il patrimonio orale e le nostre ra<strong>di</strong>ci. Per saperne <strong>di</strong> più: www.jezik-lingua.eu<br />

Sempre nell’ambito <strong>di</strong> tale iniziativa, nel corso del 2011, è stata avviata la ricerca scientifica intitolata: “Comprendere<br />

in che modo viene stu<strong>di</strong>ata, compresa e presentata la lingua <strong>italiana</strong> in Slovenia”. L’obiettivo <strong>della</strong> ricerca è quello <strong>di</strong><br />

acquisire le dovute conoscenze per elaborare una strategia comunicativa che renda attraente ed invogli lo stu<strong>di</strong>o <strong>della</strong><br />

lingua <strong>italiana</strong>. Nel corso del 2011 è stato elaborato un questionario somministrato a oltre 200 soggetti in<strong>di</strong>viduati<br />

nell’ambito del target group precedentemente definito, quali Comuni costieri, Unità amministrative, Tribunali, Istituti<br />

<strong>di</strong> collocamento, per l’assicurazione sanitaria e per la previdenza sociale, ospedali, uffici delle imposte, <strong>di</strong>rezioni <strong>di</strong><br />

polizia, Poste, Aziende <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> energia elettrica e d’acqua, aziende private maggiori, ecc. del Capo<strong>di</strong>striano,<br />

Goriziano e parzialmente <strong>della</strong> zona del Carso. Nel corso del 2012 i risultati ottenuti dalla ricerca verranno presentanti<br />

in un volume bilingue.<br />

Una novità a livello costiero rappresenta anche il nuovo sito internet <strong>della</strong> nostro Ente (www.centrocombi.<br />

eu), nel quale si possono visionare gli eventi organizzati dalle Istituzioni <strong>della</strong> Comunità Nazionale Italiana in un<br />

calendario aggiornato.<br />

Roberta Vincoletto<br />

La consegna degli attestati al termine del corso <strong>di</strong> italiano presso la stazione <strong>di</strong> polizia <strong>di</strong> Pirano.<br />

Al centro l’insegnante Nina Kasal, in fondo a destra Andrej Bertok.<br />

7


La città<br />

8<br />

»Noi eravamo per il referendum«<br />

A colloquio col capo<strong>di</strong>striano Giorgio Cesare, ex membro del CLN dell’Istria, residente a Trieste dal<br />

1945. Giornalista Rai in pensione e presidente onorario del Gruppo cronisti giuliani, Cesare ricorda<br />

per la Città alcuni episo<strong>di</strong> interessanti <strong>della</strong> sua lunga esperienza politica.<br />

L’imbocco <strong>di</strong> Via <strong>della</strong> Riforma agraria (ex Via Verzi) dalla Calegaria.<br />

Signor Cesare, lei nasce a Capo<strong>di</strong>stria. Da genitori<br />

capo<strong>di</strong>striani?<br />

Mio papà era nato a Trieste e lavorava nella farmacia in<br />

Calegaria. Sua nonna era <strong>di</strong> origine tedesca, mia mamma<br />

invece era nata Pisino. Abitavamo in Via Verzi (oggi Via<br />

<strong>della</strong> Riforma agraria, ndr) tra la Calegaria e il Liceo<br />

Combi.<br />

Il padre lavorava con Ghino de Favento.<br />

Sì, Ghino, ossia Domenico de Favento, era conosciutissimo<br />

a Capo<strong>di</strong>stria, presidente del CLN locale. Di fatti nel<br />

maggio ’45 c’era un tentativo <strong>di</strong> metterlo alla guida <strong>della</strong><br />

città, ma dopo qualche settimana aveva rifiutato. Era<br />

venuta subito la Vojna uprava. Pirano aveva tenuto per<br />

parecchi mesi. Pirano aveva un CLN italiano che era in<br />

comunicazione con Venezia, con il Veneto. C’era Antonio<br />

Sema, il figlio Paolo…a Capo<strong>di</strong>stria la situazione era<br />

<strong>di</strong>versa.<br />

Che ruolo ebbe il de Favento in quegli anni?<br />

Nessuno. Perché non ha potuto.<br />

Prima?<br />

Durante la guerra faceva parte del Comitato <strong>di</strong> liberazione<br />

nazionale <strong>di</strong> cui la farmacia era un po’ il centro. Con il<br />

marchese Girolamo de Gravisi…il “marchese rosso” lo<br />

chiamavano perché era socialista. Si teneva i contatti con<br />

il CLN <strong>di</strong> Trieste fino al giugno del ’45.<br />

Che fine ha fatto il marchese?<br />

Lui era rimasto alcuni anni a Capo<strong>di</strong>stria, poi ci vedavamo<br />

a Trieste dove frequentava anche la sede del Partito<br />

socialista <strong>della</strong> Venezia Giulia.<br />

Lei lascia Capo<strong>di</strong>stria molto presto invece…<br />

Sono andato via dopo lo sciopero. Infatti noi abbiamo<br />

organizzato quello sciopero generale contro l’introduzione<br />

<strong>della</strong> jugo-lira. Ci rendavamo conto che l’introduzione<br />

<strong>della</strong> jugo-lira era la separazione <strong>di</strong> Trieste e l’Istria e


quin<strong>di</strong> l’esodo. Moltissimi capo<strong>di</strong>striani lavoravano<br />

a Trieste. Insomma, io ero coinvolto con lo sciopero<br />

generale che poi doveva estendersi a Isola e a Pirano.<br />

Lo sciopero era stato concordato tra tutti i partiti.<br />

Era stato concordato con un incontro proprio a casa<br />

nostra. Un comitato sorto spontaneo, era venuto Armando<br />

Cattonar, che era comunista, iscritto al Partito comunista<br />

<strong>di</strong> Trieste. Avevamo dato la presidenza del comitato dello<br />

sciopero al <strong>di</strong>rettore <strong>della</strong> scuola elementare <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria,<br />

Fioranti. Non si fece nulla a Isola e Pirano perché<br />

Capo<strong>di</strong>stria fu invasa quel giorno da degli scalmanati i<br />

quali <strong>di</strong>cevano che a Capo<strong>di</strong>stria erano tornati i fascisti.<br />

Un falso storico. Spaccarono vetrine, assalirono i citta<strong>di</strong>ni<br />

che trovavano per la strada…<br />

Uccidendo vicino alla porta <strong>della</strong> Muda, il negoziante<br />

Zarli.<br />

Esatto. Di fatti, questo me lo <strong>di</strong>sse dopo la frattura del<br />

Cominform, Sandro Destra<strong>di</strong>, che a Capo<strong>di</strong>stria venne lui<br />

<strong>di</strong>rettamente inviato da Trieste.<br />

E chi era Sandro Destra<strong>di</strong>?<br />

Segretario del Partito comunista a Trieste nel secondo<br />

dopoguerra. Mi <strong>di</strong>sse che era venuto a Capo<strong>di</strong>stria, perché<br />

fortemente allarmati da questa vicenda, per placare gli<br />

animi e impe<strong>di</strong>re che ci fossero altri atti <strong>di</strong> violenza.<br />

La soppressione violenta <strong>di</strong> questo sciopero generale<br />

colpì molto, psicologicamente, gli abitanti <strong>di</strong><br />

Capo<strong>di</strong>stria?<br />

In quell’occasione ci recammo a Roma per riferire<br />

al governo <strong>di</strong> allora le vicende che erano accadute a<br />

Capo<strong>di</strong>stria con l’introduzione <strong>della</strong> jugo-lira. Fu l’inizio<br />

dell’esodo da Capo<strong>di</strong>stria. Mentre la popolazione del<br />

resto <strong>della</strong> Zona B esodò in massa dopo il memorandum<br />

<strong>di</strong> Londra del ’54.<br />

Attingendo da una cronologia <strong>di</strong> Aldo Cherini, mi sono<br />

segnato alcune date che la riguardano. 11 gennaio<br />

’46, nasce a Trieste il Comitato istriano del CLN del<br />

quale fanno parte, tra gli altri, Giorgio Cesare e Rino<br />

Apollonio.<br />

Beh dopo lo sciopero andai a Roma e non tornai più a<br />

Capo<strong>di</strong>stria fermandomi a Trieste, dove avevo gli zii.<br />

Sono entrato subito nel Partito socialista che poi abbiamo<br />

trasformato in Partito socialista <strong>della</strong> Venezia Giulia per<br />

evitare la scissione che era successa in Italia con palazzo<br />

Barberini. E quin<strong>di</strong> noi facevamo capo <strong>di</strong>rettamente<br />

all’Internazionale socialista.<br />

Era <strong>di</strong>fficile in quegli anni far capire il dramma che<br />

stavano vivendo gli istriani?<br />

Era <strong>di</strong>fficile soprattutto…in Italia non si comprese la<br />

rottura del Cominform del ’48. Neanche a Trieste: molti<br />

pensavano che fosse un trucco. Io mi ricordo, noi ci<br />

avevano invitato invece al congresso del Partito socialista<br />

italiano a Genova e Riccardo Lombar<strong>di</strong> e gli altri, chiesero<br />

a me proprio <strong>di</strong> spiegare cosa stava succedendo, perché<br />

non si rendevano conto <strong>di</strong> questa rottura verticale tra Stalin<br />

e Tito. Ci sono tre perio<strong>di</strong>, secondo me, <strong>della</strong> Jugoslavia:<br />

La città<br />

Manifestazione dei primi anni dopo la seconda<br />

guerra mon<strong>di</strong>ale. Si noti la scritta: »Qui siamo noi<br />

che deci<strong>di</strong>amo <strong>della</strong> nostra LIBERTA e del nostro<br />

AVVENIRE«.<br />

il periodo in cui Tito mantiene l’alleanza con l’Unione<br />

sovietica, pur mantenendo una certa in<strong>di</strong>pendenza da<br />

Mosca; poi il periodo <strong>della</strong> neutralità in cui la Jugoslavia<br />

fa da cuscinetto tra i due blocchi; e poi, l’ultimo periodo,<br />

quando Tito si schiera apertamente con l’Occidente.<br />

Come vede il ruolo <strong>di</strong> Tito? Con elementi sia negativi<br />

che positivi?<br />

Positivi perché ha mantenuto l’alleanza con l’Inghilterra<br />

anche durante il periodo in cui la Jugoslavia, per ragioni<br />

<strong>di</strong> politica estera, era alleata a Stalin. Cioè alla Conferenza<br />

<strong>di</strong> Parigi, alla Conferenza <strong>della</strong> pace, la Jugoslavia<br />

era schierata dalla parte dell’Unione sovietica…ma<br />

ovviamente, perché c’era questa riven<strong>di</strong>cazione territoriale<br />

nei confronti dell’Italia.<br />

Il Comitato istriano del CLN a Trieste, che tipo <strong>di</strong><br />

attività svolse?<br />

Diciamo che il fulcro dell’attività era la richiesta<br />

del plebiscito per la Venezia Giulia. C’è stato un<br />

pronunciamento dell’Internazionale socialista a favore<br />

dell’autodeterminazione dei popoli. Per noi il plebiscito<br />

non era visto con una scelta tra l’Italia e la Jugoslavia, ma<br />

per delimitare una linea etnica.<br />

Il che era molto <strong>di</strong>fficile quella volta, come lo sarebbe<br />

ancora oggi…<br />

Avevamo la precisa convinzione che il plebiscito non<br />

sarebbe stato concesso, però era l’unica carta democratica<br />

che avevamo nelle mani.<br />

Perché l’Italia non vedeva <strong>di</strong> buon occhio questo<br />

ipotetico referendum?<br />

Perché l’Italia intanto non era in grado <strong>di</strong> decidere. E<br />

poi perché il plebiscito nella Venezia Giulia avrebbe<br />

comportato il plebiscito dell’Alto A<strong>di</strong>ge. L’Italia non<br />

avrebbe potuto <strong>di</strong>re <strong>di</strong> no all’Austria, e quin<strong>di</strong> avrebbe<br />

perso la provincia <strong>di</strong> Bolzano. Era escluso un plebiscito<br />

nella Venezia Giulia, senza il consenso dell’Unione<br />

9


La città<br />

Un’immagine <strong>di</strong> Alcide De Gasperi.<br />

sovietica e quin<strong>di</strong> con delle norme tali per cui…<br />

Avrà influito anche il fatto che c’era il trentino De<br />

Gasperi.<br />

De Gasperi era contrario al plebiscito, perché <strong>di</strong>ceva ‘Noi<br />

per<strong>di</strong>amo l’Alto A<strong>di</strong>ge, e non riavremo Trieste’, perché il<br />

plebiscito si farebbe soltanto alle con<strong>di</strong>zioni dell’Unione<br />

sovietica, o non si sarebbe fatto. Gli anglo-americani<br />

erano contrarissimi al plebiscito, ma noi come CLN<br />

dell’Istria, e <strong>della</strong> Venezia Giulia, non potevamo altro<br />

che appellarci a quest’arma democratica, il plebiscito,<br />

l’autodeterminazione dei popoli.<br />

Gli jugoslavi in quegli anni era arrabbiati quasi più<br />

con gli antifascisti italiani che non con i fascisti.<br />

E’ vero. Perché la minaccia era costituita dal CLN <strong>della</strong><br />

Venezia Giulia. Perché il CLN sosteneva la tesi <strong>italiana</strong><br />

<strong>di</strong> Trieste, la tesi del plebiscito. Non <strong>di</strong>mentichiamo che<br />

lo stesso, anzi in termini più drammatici, era successo a<br />

Fiume dove la Jugoslavia in<strong>di</strong>viduava il nemico numero<br />

uno nei locali autonomisti.<br />

Nel ’47 viene firmato a Parigi il Trattato <strong>di</strong> pace<br />

e nel gennaio ’48 lei fa parte <strong>della</strong> delegazione <strong>di</strong><br />

quattro rappresentanti del CLN che viene ricevuta<br />

dal Ministro degli esteri Sforza al quale denunciate<br />

la scarsa intesa intercorrente tra il CLN, i partiti e le<br />

autorità <strong>di</strong> Trieste.<br />

Noi avevamo contatti continui con Sforza, con De<br />

Gasperi…Giuricin faceva parte <strong>della</strong> delegazione <strong>italiana</strong><br />

alla Conferenza <strong>della</strong> pace <strong>di</strong> Parigi. Era anche una nuova<br />

10<br />

classe <strong>di</strong>rigente a Trieste, Botteri, Belci…non è come<br />

adesso.<br />

Era giovane anche lei.<br />

Io frequentavo l’Università <strong>di</strong> Trieste. Non mi sono<br />

laureato, mi mancavano cinque-sei esami; poi era<br />

<strong>di</strong>fficile perchè avevamo contatti politici con esponenti<br />

dell’Università <strong>di</strong> Trieste, quin<strong>di</strong> a un certo momento ho<br />

scelto la carriera giornalistica.<br />

A quei tempi era più facile avere contatti con Roma<br />

che con Capo<strong>di</strong>stria.<br />

I contatti con Roma erano continui. Con Capo<strong>di</strong>stria, dopo<br />

l’introduzione <strong>della</strong> jugolira praticamente il confine era<br />

chiuso. C’erano dei contatti, ma saltuari. Il primo contatto,<br />

in forma quasi clandestina, è venuto dopo la firma del<br />

Trattato <strong>di</strong> pace quando si parlava <strong>della</strong> costituzione del<br />

Territorio libero <strong>di</strong> Trieste. In quell’occasione, <strong>di</strong>rigenti<br />

da Capo<strong>di</strong>stria avevano chiesto tramite alcuni socialisti<br />

o comunisti <strong>di</strong> Muggia <strong>di</strong> avere un contatto con me e con<br />

altri del Partito socialista <strong>della</strong> Venezia Giulia.<br />

Chi fece questa richiesta, da Capo<strong>di</strong>stria?<br />

Non ricordo chi, comunque ci vedemmo nel territorio tra<br />

Muggia e Capo<strong>di</strong>stria che era ancora Zona A, comunicando<br />

a pochissimi…a Lucio Lonzar che era segretario del<br />

partito…anzi loro mi scoraggiavano, <strong>di</strong>cevano ‘Ma ti<br />

porteranno…’<br />

Dove vi siete trovati, al confine?<br />

Proprio al confine, verso Crevatini. Avemmo un incontro<br />

<strong>di</strong> nascosto praticamente. C’erano anche alcuni esponenti<br />

<strong>di</strong> Muggia. Ricordo benissimo che loro avevano detto<br />

che il nostro partito, a Trieste, aveva una caratteristica<br />

internazionale, infatti facevano parte dell’Internazionale<br />

socialista, avevamo contatti <strong>di</strong>retti con l’Internazionale<br />

socialista. Parlammo <strong>della</strong> sistemazione amministrativa<br />

del TLT quando sarebbero cessate sia la Zona A che la<br />

Zona B. Questo, prima <strong>della</strong> rottura del Cominform.<br />

Tant’è vero che mi chiesero ‘Ma tu verresti a Capo<strong>di</strong>stria,<br />

facciamo un incontro a Capo<strong>di</strong>stria in modo da prefigurare<br />

come potrebbe venir amministrata l’attuale Zona B,<br />

d’accordo con i socialisti <strong>della</strong> Venezia Giulia e gli altri<br />

partiti democratici <strong>di</strong> Trieste. Teniamo conto che allora<br />

soltanto da Capo<strong>di</strong>stria c’era stato un esodo notevole <strong>di</strong><br />

popolazione <strong>italiana</strong>; nel resto <strong>della</strong> Zona B la popolazione<br />

era ancora rimasta sul posto. L’esodo aveva colpito la<br />

parte annessa alla Jugoslavia col Trattato <strong>di</strong> pace.<br />

Si presero degli impegni a quell’incontro?<br />

Ma no, c’era la ricerca <strong>di</strong> un’intesa su un’amministrazione<br />

comune, cioè <strong>della</strong> costituzione del Territorio libero <strong>di</strong><br />

Trieste. Poi tutto crollò con la frattura tra Tito e Stalin,<br />

tra la Jugoslavia e il blocco sovietico nel giugno del ’48.<br />

Pochi mesi prima era ritornato a Trieste Vidali, e noi<br />

come Partito socialista <strong>della</strong> Venezia Giulia stabilimmo<br />

un contatto con il Partito comunista, con Vittorio Vidali.<br />

Ci incontravamo molto spesso nella Casa del popolo,<br />

l’attuale Miela.<br />

Vidali che opinione aveva?


Vidali era contrarissimo alla soluzione jugoslava, dal<br />

momento in cui era venuto a Trieste, il suo obiettivo<br />

era quello <strong>di</strong> trasformare il Partito comunista, che era<br />

controllato dalla fazione titoista, in una federazione del<br />

Partito comunista italiano. Anche se i rapporti tra Vidali e<br />

Togliatti non erano i<strong>di</strong>lliaci.<br />

Facciamo un passo in<strong>di</strong>etro. Capo<strong>di</strong>stria non era un<br />

monolite politico. C’erano tante correnti.<br />

Capo<strong>di</strong>stria aveva una popolazione 100 per cento, <strong>di</strong>rei,<br />

<strong>italiana</strong>. Le uniche elezioni libere che si sono svolte a<br />

Capo<strong>di</strong>stria dopo la Prima guerra mon<strong>di</strong>ale vennero vinte<br />

dai socialisti. Da Nobile, che abitava a Prade.<br />

Cesare, quanto ci ha fregato il fascismo?<br />

Credo che il fascismo ha provocato la per<strong>di</strong>ta dei territori<br />

istriani italiani.<br />

Se non ci fosse stato, i capo<strong>di</strong>striani oggi sarebbero<br />

ancora a casa?<br />

Ma certamente. Sarebbe stato così, un passaggio. Però,<br />

ecco, parliamo <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria: nel periodo dal ’54 in<br />

poi, quando si parlava <strong>di</strong> rapporti <strong>di</strong>retti italo-jugoslavi,<br />

De Gasperi puntava ad un accordo <strong>di</strong>retto tra Italia e<br />

Jugoslavia…la Jugoslavia avrebbe ceduto Capo<strong>di</strong>stria<br />

all’Italia. Cioè io avevo avuto dei contatti con Velebit che<br />

era l’ambasciatore jugoslavo a Roma, che era tra l’altro<br />

in conoscenza <strong>di</strong>retta con Diego de Castro, consulente<br />

del governo italiano a Trieste. E allora si parlava <strong>di</strong> un<br />

accordo <strong>di</strong>retto che però l’Italia non poteva accettare: la<br />

Jugoslavia avrebbe ceduto la città <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria, non<br />

oltre Seme<strong>della</strong>.<br />

In cambio <strong>di</strong>?<br />

In cambio <strong>di</strong> alcune retifiche nella zona carsica, nella<br />

zona slovena del Carso.<br />

Nei libri <strong>di</strong> storia non vengono fuori questi<br />

particolari…<br />

No, non vengono niente fuori. Beh nelle memorie <strong>di</strong><br />

Taviani c’è un accenno…siccome avevamo questi contatti<br />

con Velebit, ha pubblicato Taviani queste memorie, io<br />

avevo il terrore che ci fosse…invece c’è un accenno<br />

che soltanto chi ha avuto questi contatti è in grado <strong>di</strong><br />

comprenderli.<br />

Poi?<br />

De Gasperi voleva raggiungere un accordo con la<br />

Jugoslavia, tant’è vero che nel ’53 rifiutò la spartizione<br />

del TLT tra la Zona A all’Italia e la Zona B alla Jugoslavia.<br />

Cioè prima delle elezioni del ’53 ci fu da parte angloamericana<br />

la proposta a de Gasperi <strong>di</strong> passare Trieste<br />

all’Italia, per vincere le elezioni. E le avrebbe vinte. Ci<br />

fu allora la famosa legge-truffa…che truffa non era…<br />

ma l’accordo con Capo<strong>di</strong>stria all’Italia comportava un<br />

accordo <strong>di</strong>retto, cioè l’Italia avrebbe dovuto firmare<br />

questo accordo rinunciando al resto <strong>della</strong> Zona B.<br />

Ha mai pensato <strong>di</strong> scrivere un libro Cesare?<br />

Io ho scritto sulla rivista ‘Trieste’, ho parlato in Consiglio<br />

comunale <strong>di</strong> queste cose…spinto da molti, ho pensato a<br />

volte <strong>di</strong> mettere insieme queste cose e scrivere, ma poi<br />

Il Territorio libero <strong>di</strong> Trieste.<br />

La città<br />

finivo sempre per <strong>di</strong>re ‘Leggete la rivista ‘Trieste’, è tutto<br />

scritto insomma.<br />

Facciamo un salto al ’54. Vedo che lavora alla ra<strong>di</strong>o<br />

collaborando con la rubrica “Fratelli giuliani” e poi<br />

<strong>di</strong>rigendo la rubrica “Gazzettino giuliano” dell’ente<br />

ra<strong>di</strong>ofonico.<br />

Inizialmente c’era una trasmissione <strong>di</strong>retta alle popolazioni<br />

<strong>della</strong> Venezia Giulia. E faceva capo a Quarantotti<br />

Gambini. Trasmettevano da Venezia e io collaboravo da<br />

Trieste. E poi sono entrato alla Rai dove sono rimasto fino<br />

al pensionamento.<br />

Che rapporto ha avuto con Quarantotti Gambini?<br />

Ma, io conoscevo Quarantotti Gambini da sempre, perché<br />

loro abitavano anche con De Berti, in Seme<strong>della</strong>. Con<br />

De Berti eravamo in rapporti <strong>di</strong> amicizia, poi anche a<br />

Trieste quando De Berti stava in Cavana. De Berti era<br />

contrarissimo alla costituzione del TLT, mentre io e in<br />

genere il CLN istriano, Giuricin, pensavamo all’ipotesi<br />

<strong>della</strong> costituzione del TLT…perchè la Zona B non<br />

sarebbe <strong>di</strong>ventata jugoslava. E <strong>di</strong> fatti, durante un incontro<br />

dell’Internazionale socialista a Parigi, avemmo un lungo<br />

incontro con Quaroni, che era ambasciatore italiano a<br />

Parigi, prima era stato a Mosca. E ci invitò all’ambasciata,<br />

abbiamo passato una sera assieme, io e Lucio Lonza con<br />

11


La città<br />

Quaroni il quale ci <strong>di</strong>ce testualmente: ‘Guardate, se non<br />

si costituisce il Territorio libero si va alla spartizione.<br />

Nessuno può mettere in dubbio la vostra politica per<br />

una soluzione <strong>italiana</strong>, però se voi volete evitare che la<br />

Zona B vada alla Jugoslavia, c’è soltanto la costituzione<br />

del Territorio libero <strong>di</strong> Trieste. Gli anglo-americani non<br />

lo vogliono, però non possono <strong>di</strong>re <strong>di</strong> no se la richiesta<br />

viene fatta dall’Italia’. E <strong>di</strong> fatti Quaroni ci spingeva,<br />

come socialisti <strong>della</strong> Venezia Giulia, a percorrere anche<br />

questa strada. Perché <strong>di</strong>ceva ‘Ma, non capisco perché<br />

l’Italia si ostina a non sostenere le attese del TLT’, perché<br />

in prospettiva questo Territorio libero <strong>di</strong> Trieste sarebbe<br />

<strong>di</strong>ventato italiano.<br />

Perché allora questo TLT le capitali non lo volevano?<br />

Perché per l’Italia (l’obiettivo principale) era ‘Trieste<br />

<strong>italiana</strong>’.<br />

Ma la popolazione lo appoggiava?<br />

Noi abbiamo fatto un sondaggio a Trieste e la contrarietà<br />

era assoluta da parte <strong>di</strong> Gianni Bartoli, del Municipio, cioè<br />

loro vedevano il Governo militare alleato e…qui viene<br />

l’Italia, mentre Territorio libero significa la frontiera sul<br />

Timavo, cioè Trieste non <strong>italiana</strong>. Eravamo ben coscienti<br />

<strong>di</strong> questo, <strong>di</strong> fatti nel ’53 venne a Trieste una delegazione<br />

dell’Internazionale socialista…io avevo dei rapporti molto<br />

stretti con i luburisti inglesi, i quali erano per la soluzione…<br />

volevano andar via da Trieste. Gli inglesi erano <strong>di</strong> gran<br />

lunga più decisi <strong>di</strong> lasciare Trieste degli americani, per<br />

ragioni economiche anche: oramai anche perché i rapporti<br />

tra Tito e Churchill ormai erano ottimi. Lo <strong>di</strong>cevano “La<br />

Jugoslavia ha rotto con l’Unione sovietica; il problema<br />

del confine orientale con il blocco sovietico si è spostato,<br />

non c’è più; l’Italia si prenda Trieste, la Jugoslavia si<br />

tiene la Zona B”. Questa era la posizione dell’Inghilterra.<br />

Rose, segretario del Partito laburista mi confermò che<br />

loro erano per la spartizione. Con Rose noi cercammo <strong>di</strong><br />

trovare una soluzione migliore per Trieste e…i laburisti<br />

<strong>di</strong>ssero “Va bene. Se voi riuscite a trovare una soluzione<br />

<strong>di</strong>versa noi vi appoggiamo. Noi non facciamo niente, noi<br />

12<br />

Giorgio Cesare con il redattore de La Città,<br />

Alberto Cernaz.<br />

desideriamo soltanto lasciare Trieste”. E questa era una<br />

posizione anche in contrad<strong>di</strong>zione con quello che era lo<br />

spirito degli italiani <strong>di</strong> Trieste che vedevano gli americani<br />

e gli inglesi come dei nemici quasi. Che non era vero.<br />

Noi strappammo ai laburisti questa concessione <strong>di</strong> fare<br />

un accordo con la Jugoslavia, un accordo <strong>di</strong>retto che non<br />

fosse quello <strong>della</strong> sola città <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria. Di fatti l’Italia<br />

<strong>di</strong>ce “’Noi non possiamo accettare” perché ciò comportava<br />

un accordo <strong>di</strong>retto, la firma <strong>di</strong> un accordo bilaterale italojugoslavo<br />

con il quale, oltre a Trieste, passava all’Italia la<br />

città <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria. Non Isola e Pirano. Non era ancora<br />

sorto il porto <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria…l’avrebbero fatto a Isola<br />

probabilmente. Ma naturalmente l’Italia non poteva<br />

accettare questa soluzione.<br />

In zona Cesarini si cambiò sovranità anche la striscia<br />

<strong>di</strong> territorio attorno a Crevatini. Perché era così<br />

importante quella striscietta?<br />

Per arrivare a Punta sottile. Cioè Muggia fino a Punta<br />

sottile all’Italia, in cambio <strong>di</strong> quel pezzetto in alto.<br />

Con panorama su Trieste…<br />

Sì, quando è venuto Fidel Castro che era andato con Tito,<br />

Castro ebbe l’imprudenza <strong>di</strong> domandare a Tito notizie<br />

<strong>di</strong> Vidali. Figurarsi, Tito ha detto ‘Vidali, ma chi lo<br />

conosce!?’.<br />

Nel ‘54 lei propone un’apertura verso gli italiani<br />

rimasti oltreconfine. Cosa che le fa attirare le critiche<br />

dei leader degli esuli che definiscono le sue posizioni<br />

“fuori linea”.<br />

Io presi atto…e mi <strong>di</strong>edero atto anche gli esponenti<br />

del Movimento sociale in Consiglio comunale che il<br />

problema <strong>di</strong> Trieste era risolto con il Memorandum <strong>di</strong><br />

Londra dell’ottobre del ’54, e quin<strong>di</strong> io <strong>di</strong>cevo ‘Chiusa<br />

la vertenza italo-jugoslava, cerchiamo <strong>di</strong> <strong>di</strong>fendere la<br />

presenza <strong>italiana</strong> nei mo<strong>di</strong> in cui è possibile <strong>di</strong>fenderla<br />

in Istria e Dalmazia’. Io stesso e Gianni Giuricin,<br />

assieme a Quarantotti Gambini rivolgemmo un appello<br />

dall’emittente <strong>di</strong> Venezia contro l’esodo.<br />

Non era che Ra<strong>di</strong>o Venezia Giulia invitava invece la<br />

gente a venire via?<br />

No, no. Questo è un falso. Nessuno da parte del governo<br />

italiano, e neanche dei partiti politici compreso il<br />

Movimento sociale, nessuno ha favorito l’esodo dall’Istria.<br />

L’esodo dall’Istria è stato un plebiscito alla rovescia.<br />

C’è chi ha detto “de là (Trieste, ndr) i ne tirava, de qua<br />

(Capo<strong>di</strong>stria, ndr) i ne sburtava”.<br />

In nessun caso perché l’obiettivo era quello <strong>di</strong> mantenere<br />

gli italiani in Istria. Certo da parte jugoslava c’era la spinta<br />

all’esodo, non nella misura in cui si è svolto. Di fatti lo<br />

stesso governo jugoslavo non pensava ad un tale esodo<br />

dall’Istria, comprendente anche conta<strong>di</strong>ni e pescatori.<br />

L’esodo da Pola è avvenuto col governo militare alleato,<br />

prima del passaggio <strong>di</strong> Pola alla Jugoslavia. E il 90 per<br />

cento <strong>della</strong> popolazione <strong>di</strong> Pola è andato via. Da parte <strong>di</strong><br />

De Gasperi e da parte <strong>di</strong> Sforza, ma anche da parte dei<br />

partiti <strong>di</strong> destra, c’era la preoccupazione <strong>di</strong> mantenere la


presenza <strong>italiana</strong> in Istria.<br />

Però l’Arena <strong>di</strong> Pola all’epoca titolava “O Italia o<br />

esilio”.<br />

Ma sì perché a Pola c’era questo sentimento, però Pola<br />

era Governo militare alleato.<br />

An<strong>di</strong>amo avanti. 18 giugno ’54. Lei partecipa<br />

all’assemblea dei profughi capo<strong>di</strong>striani presieduta<br />

da Piero Almerigogna, che a Capo<strong>di</strong>stria era stato un<br />

funzionario fascista.<br />

Piero Almerigogna era un capoccia fino all’8 settembre<br />

del ’43. Poi no, a Trieste era <strong>di</strong>verso. Tant’è vero che<br />

Deste (Tuboli) <strong>di</strong>ceva ‘Ma Piero Almerigogna dovrebbe<br />

fare qualche cosa per entrare nel campo antifascista’.<br />

Lui era mazziniano inizialmente, il fratello era fascista<br />

fanatico, ma Piero no.<br />

Allora in questa assemblea <strong>di</strong> profughi capo<strong>di</strong>striani,<br />

scrive Cherini, “vengono applau<strong>di</strong>te le relazioni<br />

dell’avv. Piero Ponis e <strong>di</strong> Giorgio Cesare. Parlano anche<br />

il dott. Dellasanta, il consigliere Delconte. Intervengono<br />

pure Licio Burlini, Relli e Decarli. Le elezioni portano<br />

l’avv. Ponis a fiduciario comunale, consiglieri Burlini,<br />

Ranieri Vergerio e Antonio Lonzar.<br />

Erano capo<strong>di</strong>striani, esponenti <strong>di</strong> varie correnti politiche.<br />

Licio Burlini lavorava a Ra<strong>di</strong>o Trieste con me, ad<strong>di</strong>rittura<br />

aveva rapporti costanti con il Console jugoslavo a Trieste,<br />

che era serbo; <strong>di</strong> fatti <strong>di</strong>ceva ‘Io sono straniero qui’,<br />

perché erano tutti sloveni al Consolato jugoslavo.<br />

Le associazioni degli esuli capo<strong>di</strong>striani, la Comunità<br />

<strong>di</strong> Via Belpoggio e la Fameia dell’Unione istriani,<br />

nascono più tar<strong>di</strong>?<br />

Più tar<strong>di</strong> e sono profondamente <strong>di</strong>verse. Non hanno nessun<br />

rapporto politico, mentre le <strong>comunità</strong> <strong>di</strong> allora erano<br />

strettamente legate ai partiti politici, al CLN e alla giunta<br />

municipale <strong>di</strong> Trieste. Allora si parlava soprattutto degli<br />

indennizzi dei beni abbandonati, degli alloggi a Trieste.<br />

4 agosto ’54. Ha luogo a Roma un colloquio dei delegati<br />

<strong>di</strong> Trieste in or<strong>di</strong>ne alla <strong>di</strong>battuta questione del TLT.<br />

Partecipano Lucio Lonza e Giorgio Cesare. Chi era<br />

Lonza?<br />

Lucio Lonza, capo<strong>di</strong>striano, era segretario del Partito<br />

socialista <strong>della</strong> Venezia Giulia. Una bravissima persona.<br />

Lui era professore, insegnava alle Magistrali a Trieste,<br />

ma era anche un bravo calciatore: Nereo Rocco lo voleva<br />

nella Triestina ad<strong>di</strong>rittura. Giocava benissimo, mezz’ala.<br />

Ma poi ha abbandonato il calcio. Lì nel ’54 abbiamo avuto<br />

un lungo incontro con Pella, a Roma. Eravamo soltanto<br />

Lucio Lonza, io e Pella. Abbiamo parlato per oltre un’ora<br />

a palazzo Chigi. Pella era presidente del Consiglio e<br />

Ministro degli esteri.<br />

L’avevate richiesto voi l’incontro?<br />

Sì, e lui ci ha ricevuto subito. Abbiamo parlato proprio<br />

‘fuori dai denti’, <strong>di</strong> fatti Pella ci <strong>di</strong>sse sì, se noi an<strong>di</strong>amo<br />

a Trieste, questo significa la spartizione del Territorio<br />

libero. Però Pella <strong>di</strong>ce ‘Noi non possiamo rifiutare la<br />

Nota bipartita dell’8 ottobre’.<br />

Don Edoardo Marzari.<br />

La città<br />

Che cosa prevedeva questa nota bipartita?<br />

Era praticamente la spartizione del TLT, soltanto che la<br />

Jugoslavia reagì quando c’è stato un cambio <strong>di</strong> governo in<br />

Inghilterra tra i Laburisti e i Conservatori, e la Jugoslavia<br />

non ebbe la garanzia dell’accordo <strong>di</strong>retto con l’Italia per<br />

la spartizione del Territorio libero. Riteneva che l’Italia<br />

mirasse ancora a mantenere la Zona B. Mentre non è vero.<br />

Anche qui c’e’ un grosso equivoco a Trieste. Pella non<br />

aveva nessuna intenzione <strong>di</strong> fare la guerra alla Jugoslavia<br />

o <strong>di</strong> occupare Trieste.<br />

Però il clima era molto acceso.<br />

Era acceso a Trieste!<br />

Il <strong>di</strong>scorso <strong>di</strong> Tito a San Basso…<br />

Era la conseguenza <strong>di</strong> una soluzione che era <strong>di</strong>versa da<br />

quella <strong>di</strong> cui avevamo io e Lucio Lonza con Pella a palazzo<br />

Chigi. Cioè Pella si rendeva conto <strong>di</strong> non poter <strong>di</strong>re <strong>di</strong> no<br />

agli anglo-americani che volevano a tutti i costi lasciare<br />

Trieste. E lasciare Trieste da parte del Governo militare<br />

alleato significava lasciare la Zona B alla Jugoslavia.<br />

Questo era evidente. Cioè la nota bipartita che poi è<br />

stata tradotta nel Memorandum <strong>di</strong> Londra, significava la<br />

spartizione del TLT.<br />

Tornaste a casa con Lonza, sod<strong>di</strong>sfatti o amareggiati?<br />

Tornammo a casa… Noi non volevamo la separazione <strong>di</strong><br />

fatto tra la Zona A e la Zona B. Eravamo daccordo per<br />

un accordo <strong>di</strong>retto italo-jugoslavo che avrebbe portato<br />

ad un confine <strong>di</strong>verso, oppure un plebiscito. Però dopo il<br />

13


La città<br />

colloquio con Pella avemmo chiarissima percezione che<br />

si andava verso la spartizione.<br />

Presidente del CLN triestino fu un altro capo<strong>di</strong>striano,<br />

Don Edoardo Marzari.<br />

Con Don Marzari eravamo amici. Don Marzari era un<br />

sacerdote…<strong>di</strong> Serie A, <strong>di</strong>ciamo. Il suo ‘errore’ è stato<br />

quello <strong>di</strong> rimanere a Capo<strong>di</strong>stria e poi a Trieste. Se andava<br />

a Milano sarebbe stato come Turoldo. Era un cattolico<br />

vero, un antifascista vero.<br />

Il “Messaggero Veneto” <strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne pubblicò un articolo<br />

dal titolo “L’importanza <strong>di</strong> chiamarsi Cesare” in cui<br />

le danno addosso ‘per aver definito nazionalisti da<br />

strapazzo coloro che si battono per la Zona B’.<br />

Ma no…era il periodo in cui era <strong>di</strong>rettore Tigoli, con<br />

Pagnacco che scriveva questi pezzi. Poi Pagnacco ha fatto<br />

mea culpa, eravamo tra l’altro in ottimi rapporti poi. Si<br />

rese conto che avevamo ragione noi.<br />

Ma a chi si riferiva quando parlava <strong>di</strong> ‘nazionalisti da<br />

strapazzo’?<br />

Coloro che contestavano la politica <strong>di</strong> apertura verso<br />

l’Istria, verso gli italiani al <strong>di</strong> là del confine, dopo il<br />

Memorandum <strong>di</strong> Londra del ’54; quando <strong>di</strong>cevamo che<br />

il Memorandum <strong>di</strong> Londra era la soluzione definitiva, un<br />

confine definitivo tra l’Italia e la Jugoslavia.<br />

17 ottobre ‘54. Due fatti sono riportati sotto questa<br />

14<br />

data nella cronologia del Cherini: Nicolò Ramani è<br />

a Roma in sede governativa per la sistemazione dei<br />

profughi <strong>della</strong> Zona B…<br />

Ramani, altro capo<strong>di</strong>striano, era amicissimo <strong>di</strong> Scalfaro<br />

che all’epoca era sottosegretario alla presidenza del<br />

Consiglio e aveva trattato tutto il problema <strong>della</strong><br />

sistemazione nel territorio <strong>di</strong> Trieste. Nicolò faceva parte<br />

del CLN dell’Istria come esponente <strong>della</strong> DC e poi era<br />

alla presidenza del Consiglio a Roma per la sistemazione<br />

dei profughi in Italia.<br />

L’altro fatto che si ricorda in quella data è che lei viene<br />

fermato dalla polizia per 24 ore nella sede <strong>di</strong> Via XXX<br />

Ottobre. Non sarebbe mai stato chiarito il perché…<br />

Era il periodo in cui il Governo militare alleato era retto<br />

da Winterton, un generale che non capiva assolutamente<br />

niente <strong>di</strong> politica. Evidentemente dalla polizia civile, che<br />

era composta per due terzi da poliziotti favorevoli alla<br />

soluzione <strong>italiana</strong> e un terzo favorevole al mantenimento<br />

del Governo militare alleato, avevano probabilmente detto<br />

che noi avremmo complottato contro il GMA, contro la<br />

soluzione <strong>di</strong> Londra…che non era assolutamente vero. Era<br />

probabilmente da parte <strong>di</strong> quel settore <strong>della</strong> polizia che<br />

era contrario alla soluzione <strong>italiana</strong> e per il mantenimento<br />

del GMA.<br />

Verso la fine del ’56 Giorgio Cesare si attira nuove<br />

critiche. Parla nella sede del Partito Socialdemocratico<br />

del nuovo in<strong>di</strong>rizzo che il governo italiano dovrebbe<br />

seguire nei rapporti con l’Est. Secondo Cesare –<br />

scrive Cherini, attribuendole uno “stravolgimento<br />

intellettivo” – “i profughi non avrebbero dovuto<br />

lasciare le loro case”.<br />

Era un richiamo a quello che avevano detto De Gasperi e<br />

Sforza, cioè agli appelli che facemmo io e Gianni Giuricin<br />

perché gli istriani che non avevano nessun motivo politico<br />

<strong>di</strong> lasciare l’Istria, mantenessero la presenza <strong>italiana</strong> in<br />

Istria. Feci quell’accenno perché ritenevo definitivo<br />

l’accordo del Memorandum <strong>di</strong> Londra, e quin<strong>di</strong> che c’era<br />

la necessità <strong>di</strong> una politica nuova dell’Italia nei confronti<br />

dell’Est e <strong>della</strong> Jugoslavia. Cioè la politica che doveva<br />

fare l’Italia dopo la Prima guerra mon<strong>di</strong>ale.<br />

Ma siamo nel ’56 e ormai è tar<strong>di</strong>. L’esodo si era già<br />

consumato…<br />

Ma sì, noi abbiamo chiuso nel ’54. Una posizione politica<br />

che oggi è sposata da tutti. Noi abbiamo anticipato semmai<br />

questa politica.<br />

Nel ’57 abbiamo a Capo<strong>di</strong>stria il primo console generale<br />

d’Italia, il triestino Guido Zecchin, il quale porta al<br />

teatro <strong>di</strong> Via Ver<strong>di</strong> la Compagnia <strong>di</strong> Cesco Baseggio<br />

col “Sior Todero brontolon” del Goldoni. Vennero a<br />

Capo<strong>di</strong>stria esponenti <strong>della</strong> vita politica e culturale<br />

citta<strong>di</strong>na: lo storico Cervani, il rettore Ambrosino,<br />

Manlio U<strong>di</strong>na, il <strong>di</strong>rettore del Teatro nuovo Sergio<br />

D’Osmo, Biagio Marin. Tra il pubblico in sala c’era<br />

anche lei.<br />

Sì, ma già con Guido Miglia ero stato in Istria subito


dopo il ’54, assieme al console francese Barbier, console<br />

che aveva la competenza anche su Trieste ma risiedeva<br />

a Venezia. Dopo il ’54, prima ancora <strong>di</strong> Baseggio, c’era<br />

stata a Capo<strong>di</strong>stria la presenza del Piccolo teatro <strong>di</strong> Milano<br />

coll’“Arlecchino servitore <strong>di</strong> due padroni”. Non era venuto<br />

Strehler a Capo<strong>di</strong>stria, ma Paolo Grassi. Considerato<br />

chiuso il problema territoriale bisognava ripartire con una<br />

politica <strong>di</strong> apertura e collaborazione da parte dell’Italia<br />

verso l’Est… ripeto, come avrebbe dovuto fare dopo la<br />

Prima guerra mon<strong>di</strong>ale. E mantenere la presenza delle<br />

<strong>comunità</strong> italiane in Istria, Fiume e Dalmazia.<br />

Come ricorda quella serata in teatro.<br />

Me la ricordo benissimo. C’era stata una conferenza del<br />

dottor Ciacchi su Goldoni e poi una serata memorabile al<br />

Ristori con Baseggio. Poi abbiamo cenato assieme. Ma<br />

non era la prima volta che tornavo a Capo<strong>di</strong>stria. Avevamo<br />

già scritto un’inchiesta per la rivista “Trieste”.<br />

Corrado Iona del Rotary triestino commentò allora:<br />

“Per troppo tempo la nostra reazione al trattamento<br />

riservato a terre a noi così care, ci ha impe<strong>di</strong>to <strong>di</strong><br />

recarci in luoghi che eravamo abituati a considerare<br />

la naturale propaggine <strong>di</strong> Trieste. Ma l’inibizione si è<br />

risolta tutta a nostro danno”.<br />

Beh…Iona faceva parte del gruppo massonico, che poi<br />

loro avevano aperto delle se<strong>di</strong> anche a Fiume, già allora.<br />

Cioè Iona, come altri liberali, facevano parte <strong>di</strong> coloro<br />

che avevano considerato chiuso il problema dell’ottobre<br />

del ’54.<br />

“Bisogna constatare – secondo lui – che centinaia <strong>di</strong><br />

italiani sarebbero rimasti nelle loro se<strong>di</strong> istriane se<br />

fossero stati consentiti prima d’oggi contatti sociali,<br />

culturali, visite, gite, giornali, riviste, conferenze,<br />

rappresentazioni teatrali…<br />

Beh sarebbero rimasti certamente molti <strong>di</strong> più, però la gran<br />

parte sarebbe andata via. Noi abbiamo fatto l’impossibile<br />

perchè coloro che non avevano nulla da temere dalla<br />

Jugoslavia non lasciassero le campagne, le barche da<br />

pesca.<br />

Pescatori <strong>di</strong> Bossedraga mi <strong>di</strong>ssero che s’era creata<br />

una psicosi. “Un vicino <strong>di</strong> casa se ne va, il giorno dopo<br />

un altro…”<br />

L’esodo è stato determinato dal fatto che gli italiani<br />

dell’Istria non conoscevano ne’ lo sloveno ne’ il croato.<br />

Ha influito innanzitutto questo e il fatto religioso: cioè<br />

la Jugoslavia nell’imme<strong>di</strong>ato dopoguerra era atea, e la<br />

popolazione istriana era profondamente religiosa.<br />

Ottobre 1958. Alle elezioni amministrative <strong>di</strong> Trieste<br />

si presentano capo<strong>di</strong>striani in vari partiti: Mario<br />

Delconte - DC, Lucio Lonza e Giorgio Cesare –<br />

Socialisti, Giuseppe Relli MIS, Antonio Dellasanta –<br />

PLI, Marcello Minca – Fronte In<strong>di</strong>pendenza. Ormai<br />

eravate inclusi nell’ambiente politico locale triestino.<br />

Il sindaco Bartoli era istriano, il vescovo Santin era<br />

istriano…ma non bisogna <strong>di</strong>menticare che nel 1918, con il<br />

passaggio <strong>di</strong> Trieste dall’Austria all’Italia, ci fu un’esodo<br />

Il Console Guido Zecchin<br />

La città<br />

dalla città <strong>di</strong> 40 mila persone. Erano per lo più austriaci<br />

che vivevano nell’amministrazione asburgica <strong>di</strong> Trieste,<br />

ma anche bavaresi, slovacchi, sloveni e quin<strong>di</strong> c’è stata<br />

questa <strong>di</strong>minuzione <strong>di</strong> 40 mila persone da Trieste, poi<br />

colmato da coloro che sono venuti dall’Italia meri<strong>di</strong>onale<br />

e poi dai profughi dall’Istria e da Fiume, circa 60 mila.<br />

Trieste ha una popolazione molto composita.<br />

Anche la popolazione <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria è oggi molto<br />

composita, solo che gli immigrati sono venuti da tutta<br />

la ex Jugoslavia.<br />

Capo<strong>di</strong>stria è la città che ha subito maggiormente lo<br />

stravolgimento dell’esodo. Ma Capo<strong>di</strong>stria si è vuotata <strong>di</strong><br />

buona parte degli abitanti già dopo il ’45, con la costituzione<br />

del Governo militare jugoslavo a Capo<strong>di</strong>stria. Perché il<br />

legame con Trieste <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria era fortissimo.<br />

Chi furono i primi ad andarsene, dopo i funzionari<br />

fascisti?<br />

Coloro che lavoravano a Trieste, al San Marco o che<br />

viaggiavano col Lloyd Triestino, oppure professionisti.<br />

Nell’aprile ’61, durante un convegno dei<br />

Socialdemocratici a Gorizia, lei sostiene la necessità<br />

che le minoranze siano tutelate.<br />

Noi eravamo semplicemente per il rispetto <strong>della</strong><br />

Costituzione <strong>italiana</strong>. Non facciamo <strong>di</strong>fferenza tra italiani,<br />

austriaci, sloveni.<br />

Lei è stato anche consigliere regionale del PSDI, per la<br />

15


La città<br />

prima volta nel ’64. Che cosa ha caratterizzato il suo<br />

impegno politico in quella sede?<br />

Ero per un certo periodo segretario regionale e<br />

sostenevamo la costituzione <strong>della</strong> Regione a statuto<br />

speciale Friuli Venezia Giulia. Poi ci fu una rottura con<br />

i Socialdemocratici <strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne in quanto andavamo più<br />

d’accordo con i Socialisti <strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne, con Loris Fortuna.<br />

Su che cosa non vi trovavate d’accordo?<br />

Sul nazionalismo friulano che contrad<strong>di</strong>ceva a<br />

U<strong>di</strong>ne la posizione <strong>di</strong> alcuni democristiani e alcuni<br />

socialdemocratici.<br />

Lo Statuto speciale del FVG venne accolto nel 1964.<br />

E’ stato un fatto importante. Anche perché non vedevamo<br />

una soluzione <strong>di</strong>versa. Cioè coloro che sostenevano<br />

Trieste autonoma nell’ambito <strong>della</strong> Repubblica <strong>italiana</strong><br />

erano in una posizione assurda. Doveva essere agganciata<br />

al Friuli.<br />

Nel ’65 lei è nominato assessore comunale <strong>di</strong> Trieste<br />

per le attività culturali.<br />

Io ero capogruppo del gruppo consigliare socialdemocratico<br />

al Comune <strong>di</strong> Trieste. Poi c’è stato un rimpasto alla giunta<br />

e a tutti i costi volevano che entrassi in giunta. Io ero<br />

contrario, perché preferivo fare il giornalista a tempo<br />

pieno. Poi, vabbè, accetto “se mi date le attività culturali”.<br />

Ho portato all’unificazione, a una politica comune tra il<br />

“Ver<strong>di</strong>” e il “Rossetti”, tra il Teatro <strong>di</strong> prosa e il teatro<br />

lirico sinfonico. E poi all’apertura del palazzo Costanzi;<br />

c’era Montenero, che era curatore del “Revoltella”, che<br />

era contrario ad aprire ai viventi palazzo Costanzi. Io<br />

ho detto, mi prendo io la responsabilità…certamente<br />

non apriremo gli spazi a coloro che partecipano alle extemporanee,<br />

ma pittori <strong>di</strong> chiara fama come Rossignano,<br />

Sormani, Mascherini, abbiamo Spacal e via <strong>di</strong>cendo<br />

vanno presentati. E <strong>di</strong> fatti abbiamo aperto palazzo<br />

Costanzi ai viventi.<br />

E’ vero che ha incontrato anche Tito?<br />

Nel ’76, dopo la fine <strong>della</strong> Guerra fredda, ci fu a<br />

Belgrado un congresso <strong>della</strong> Lega dei comunisti; si<br />

chiamava ancora così, ma <strong>di</strong> comunismo non aveva più<br />

niente. Avevano invitato tutti i partiti italiani DC, PCI,<br />

Socialisti e Socialdemocratici…e c’era Saragat. Siamo<br />

andati assieme ad Arnaldo Pittoni che era presidente del<br />

consiglio regionale.<br />

Viaggiato in aereo?<br />

No no, in macchina, a una velocità folle. La sera siamo<br />

arrivati abbiamo incontrato Craxi, che la mattina dopo<br />

sarebbe partito perché c’era stato l’attentato in Piazza<br />

<strong>della</strong> Loggia a Brescia. Siamo rimasti noi con Segre<br />

che era il responsabile per la politica estera del Partito<br />

comunista. E insomma a qualcuno balena l’idea “Perché<br />

non an<strong>di</strong>amo da Tito?”. Conoscevamo il console che era<br />

a Trieste, abbiamo chiesto e Tito…ha detto sì. E il giorno<br />

dopo siamo andati da Tito. Praticamente ho parlato per tre<br />

quarti d’ora solo io…<br />

Ma lui comprendeva l’italiano?<br />

16<br />

Comprendeva qualcosa, ma parlava in croato. E c’erano<br />

tutti: c’era Bakarić, Stane Dolanc…che andava a caccia<br />

assieme a Biasutti, Stambolić che poi è stato assassinato<br />

ai tempi <strong>di</strong> Milošević. Parlammo <strong>di</strong> tutto, <strong>di</strong> politica<br />

internazionale, <strong>di</strong> politica locale. C’era un momento in<br />

cui c’erano delle <strong>di</strong>fficoltà alla frontiera tra l’Italia e la<br />

Jugoslavia, c’era il governo Fanfani. E <strong>di</strong> fatti poi queste<br />

<strong>di</strong>fficoltà alla frontiera sono cadute, credo, per intervento<br />

dello stesso Tito. Si parlava anche <strong>della</strong> sua salute, ci<br />

riferì <strong>di</strong> un episo<strong>di</strong>o che era andato a caccia e ci offrì caffè<br />

turco.<br />

Nell’82 muore sua padre Narciso a 94 anni.<br />

A Trieste era <strong>di</strong>rettore <strong>della</strong> farmacia in piazza <strong>della</strong> Borsa.<br />

Aveva rapporti col teatro “Ver<strong>di</strong>”, Oliviero de Fabrizis,<br />

Gavazzini…che venivano in farmacia. Mio padre era<br />

repubblicano, tra l’altro erano amici con Nazario Sauro.<br />

A Capo<strong>di</strong>stria era forse una delle persone più stimate.<br />

Cosa ha imparato da lui?<br />

Il senso democratico e <strong>di</strong> apertura verso tutte le<br />

<strong>comunità</strong>.<br />

Alla fine degli anni ’80, con la caduta del Muro <strong>di</strong><br />

Berlino si <strong>di</strong>scuteva del superamento dei confini anche<br />

dalle nostre parti. In più <strong>di</strong> vent’anni è stato fatto<br />

abbastanza?<br />

Si poteva fare <strong>di</strong> più ovviamente. Però bisognava fare <strong>di</strong><br />

più da tutte le parti.<br />

La clarinettista Tilli Forlani <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria ha<br />

conseguito il Baccellierato in Arte Musicale presso<br />

il Conservatorio <strong>della</strong> Svizzera <strong>italiana</strong> con sede a<br />

Lugano. Dopo questo corso <strong>di</strong> tre anni si è iscritta<br />

al Conservatorio “Tartini” <strong>di</strong> Trieste per la laurea<br />

specialistica. Complimenti vivissimi!


Scatti dalla scuola elementare<br />

»Pier Paolo Vergerio il Vecchio«<br />

Visita alla biblioteca per ragazzi<br />

In ambito alle tra<strong>di</strong>zionali visite alla biblioteca per i<br />

ragazzi, gli alunni <strong>della</strong> I e II classe <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria sono<br />

stati accolti, nella sala <strong>di</strong> lettura, dalla bibliotecaria Daniela<br />

che ha attirato l’attenzione dei visitatori presentando<br />

“Le avventure <strong>di</strong> Pinocchio”. Gli alunni hanno seguito<br />

con molto interesse il contenuto accompagnato dalle<br />

immagini. Al termine <strong>della</strong> storia agli alunni è stato<br />

proposto un <strong>di</strong>vertente “quiz” sulle varie situazioni e<br />

peripezie <strong>di</strong> Pinocchio. Ci siamo lasciati con la promessa<br />

<strong>di</strong> incontrarci spesso per avvicinare ai giovani lettori il<br />

piacere <strong>della</strong> lettura ed entrare nel magico mondo delle<br />

storie e scoprire nuove realtà.<br />

Gara <strong>di</strong> orientamento<br />

Sabato 19 novembre i giovani alpinisti <strong>della</strong> nostra scuola<br />

hanno partecipato alla tra<strong>di</strong>zionale gara <strong>di</strong> orientamento<br />

organizzata dal Club alpino <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria. La gara si<br />

www.vergerio.si<br />

La città<br />

è svolta lungo il borgo <strong>di</strong> Sicciole nei pressi <strong>della</strong> foce<br />

del fiume Dragogna, a 152 metri <strong>di</strong> altezza dove si trova<br />

San Martino in Colle–Krog con la chiesa <strong>di</strong> Sant’Onofrio.<br />

Alla gara <strong>di</strong> orientamento hanno partecipato cinque<br />

scuole del comune <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria, i nostri alunni hanno<br />

partecipato in due categorie e i più giovani hanno reso<br />

onore alla nostra scuola raggiungendo il primo posto nella<br />

propria categoria.<br />

Terzo mini Ex Tempore<br />

Mercoledì, 9 novembre si è svolto lo spettacolo preparato<br />

dagli alunni del primo triennio <strong>della</strong> nostra scuola che ha<br />

visto la partecipazione in qualità <strong>di</strong> ospiti, dei bambini<br />

dell’asilo “Delfino blu” <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria accompagnati<br />

dai rispettivi genitori. La serata rappresenta l’epilogo<br />

del III mini ex tempore svoltosi il 12 ottobre in Piazza<br />

Carpaccio, durante il quale gli alunni <strong>della</strong> nosta scuola<br />

e i bambini più gran<strong>di</strong> dell’asilo “Delfino Blu” hanno<br />

dato prova del proprio estro creativo con l’utilizzo <strong>della</strong><br />

tecnica del collage. Alla fine dello spettacolo, i presenti<br />

17


La città<br />

hanno potuto ammirare i risultati del laboratorio messi in<br />

mostra al piano terra <strong>della</strong> nostra scuola.<br />

Beneficenza a Punta Grossa<br />

Martedì 25 ottobre, le alunne <strong>della</strong> IV e V classe <strong>della</strong><br />

sezione periferica <strong>di</strong> Seme<strong>della</strong> sono state ospiti a<br />

PUNTA GROSSA. Con una breve recita hanno accolto<br />

i partecipanti alla seduta plenaria del Consiglio esecutivo<br />

<strong>della</strong> CROCE ROSSA. In quest’occasione le alunne<br />

hanno consegnato: occorrente scolastico, indumenti,<br />

calzature, occorrente per l’igiene personale, giocattoli<br />

ed altro da donare ai bambini provenienti da famiglie<br />

<strong>di</strong>sagiate che trascorreranno le vacanze autunnali in<br />

questao luogo incantevole.<br />

Zin<strong>di</strong>s in festa<br />

Collaborazione tra la sezione periferica <strong>di</strong> Crevatini e la<br />

Scuola Primaria “Zamola”, Muggia sezione <strong>di</strong> Zin<strong>di</strong>s<br />

dell’I.C. “Giovanni Lucio”. Venerdì, 30 settembre, nel<br />

piazzale centrale <strong>di</strong> Borgo Zin<strong>di</strong>s un momento <strong>di</strong> festa<br />

in occasione dell’avvenuto finanziamento del progetto<br />

europeo Interreg. Laboratori e giochi ecologici per i<br />

18<br />

bambini con la partecipazione delle scuole elementari <strong>di</strong><br />

Zin<strong>di</strong>s e Crevatini. Il progetto INTERREG è de<strong>di</strong>cato<br />

soprattutto alla creazione <strong>di</strong> occasioni <strong>di</strong> incontro fra<br />

le due realtà scolastiche volte al miglioramento <strong>della</strong><br />

conoscenza reciproca e all’osservazione e alla conoscenza<br />

<strong>della</strong> regione confinaria che accomuna i due territori.<br />

»Giochi <strong>di</strong> scienze« a Muggia<br />

Martedì, 27 settembre, la sezione periferica <strong>di</strong> Crevatini<br />

con le classi 2 a e 4 a e la sezione periferica <strong>di</strong> Bertocchi con<br />

le classi 1 a e 3 a abbiamo partecipato alla manifestazione<br />

“Giochi <strong>di</strong> Scienze” organizzata dall’Amministrazione<br />

Comunale <strong>di</strong> Muggia. Percorrere Muggia, fra calli<br />

e piazzette, in cerca delle meraviglie <strong>della</strong> scienza.<br />

Un’occasione stimolante e creativa per giocare, per<br />

avvicinare i bambini alle scienze, per uno scambio <strong>di</strong><br />

conoscenze fra ragazzi.


Fre<strong>di</strong> Radojkovič riscrive la storia <strong>della</strong> pallamano capo<strong>di</strong>striana<br />

La città<br />

Il 12 novembre 2009, all’indomani delle <strong>di</strong>missioni <strong>di</strong> Matjaž Tominec, il presidente dello Cimos Koper, Krašovec,<br />

aveva deciso <strong>di</strong> riaffidare, dopo 5 anni, la squadra al connazionale isolano Fre<strong>di</strong> Radojkovič, una scelta che in molti<br />

non avevano con<strong>di</strong>viso. Dopo una stagione e mezza tutti si sono però dovuti ricredere, visto che lo Cimos Koper ha<br />

conquistato il “triplete” nella stessa stagione: campionato, Coppa Slovenia e Challenge Cup.<br />

Fre<strong>di</strong> Radojkovič lo incontriamo<br />

durante una pausa scolastica, è infatti<br />

professore <strong>di</strong> educazione sportiva<br />

presso il Ginnasio Italiano Gian<br />

Rinaldo Carli <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria, che egli<br />

stesso ha frequentato fino al 1984.<br />

Nato a Capo<strong>di</strong>stria il 20 luglio 1966 da<br />

genitori istriani, Fedora e Ferruccio <strong>di</strong><br />

Torre per la precisione vive da sempre<br />

a Isola. Figlio unico, frequenta la<br />

scuola elementare <strong>italiana</strong> a Isola e a<br />

10 anni inizia a giocare a pallamano.<br />

Lo farà fino all’età <strong>di</strong> 27 anni, poi<br />

l’ennesimo infortunio lo convincono<br />

a <strong>di</strong>ventare allenatore. Nel frattempo<br />

ultima gli stu<strong>di</strong> alla Facoltà dello<br />

Sport a Lubiana e mette su famiglia,<br />

tutta appassionata <strong>di</strong> pallamano,<br />

a partire dalla moglie Mariella,<br />

al figlio 21.enne Jan, nazionale<br />

italiano, che quest’anno con Trieste<br />

ha riconquistato la Serie A e alla<br />

figlia 15.enne Tea, che naturalmente<br />

segue le orme familiari. “Certo è un<br />

bel vantaggio trovarsi circondato da<br />

persone che hanno giocato o giocano<br />

a pallamano. Per uno sportivo è<br />

importante avere al proprio fianco<br />

una famiglia che ti dà conforto, che ti<br />

stimola e motiva, soprattutto quando<br />

le cose non vanno bene”.<br />

Dopo aver allenato l’Isola e lo Cimos<br />

Koper in Prima Lega, nel 2005 è<br />

selezionatore <strong>della</strong> nazionale juniores<br />

slovena, con la quale conquista il<br />

settimo posto ai Mon<strong>di</strong>ali in Ungheria.<br />

La stagione seguente accetta l’offerta<br />

<strong>di</strong> Trieste, dove rimane per tre stagioni<br />

e mezza nonostante le gravi <strong>di</strong>fficoltà<br />

economiche. In questo periodo viene<br />

nominato anche selezionatore <strong>della</strong><br />

nazionale <strong>italiana</strong> juniores. Poi arriva<br />

una nuova occasione a Capo<strong>di</strong>stria,<br />

e Fre<strong>di</strong> con il beneplacito del<br />

presidente <strong>di</strong> Trieste, il leggendario<br />

prof. Giuseppe Lo Duca, ritorna al<br />

Bonifica, dove in 561 giorni riscrive<br />

la storia. “Questo era il mio obiettivo.<br />

Certo che non immaginavo tutti questi<br />

trofei, anche se devo confessare<br />

che prima dell’inizio <strong>della</strong> stagione<br />

avevo fatto un fioretto che adesso<br />

non voglio svelare, visto che mi ha<br />

portato bene e che ho ripetuto anche<br />

quest’anno – e ride a squarciagola,<br />

poi prosegue –. Nella mia carriera<br />

ci sono stati momenti <strong>di</strong>fficili, ma<br />

non ho mai smesso <strong>di</strong> credere in<br />

me stesso. Per questo motivo sono<br />

andato ad allenare a Trieste, dove<br />

sono maturato e cresciuto, e questo<br />

lo hanno capito a Capo<strong>di</strong>stria e mi<br />

hanno dato una nuova occasione.<br />

Penso <strong>di</strong> averla sfruttata più che bene.<br />

Se mi sento appagato? Un allenatore<br />

non lo deve mai essere. Quando<br />

giocavo, giovanissimo, sentivo<br />

forte il desiderio <strong>di</strong> partecipare alle<br />

Olimpia<strong>di</strong>. Purtroppo, il mio fisico non<br />

era adeguato e quin<strong>di</strong> mio malgrado<br />

ho dovuto smettere <strong>di</strong> giocare – a<br />

questo punto a Fre<strong>di</strong> si illuminano<br />

gli occhi –. Se non ci sono riuscito<br />

da giocatore un giorno vorrei andare<br />

alle Olimpia<strong>di</strong> da allenatore. Sono<br />

ancora giovane e ho tutto il tempo per<br />

esau<strong>di</strong>re questo mio sogno”.<br />

Grazie ai successi Fre<strong>di</strong> ha conquistato<br />

tutti, da Sicciole a Plezzo, visto che è<br />

stato votato personaggio per il mese<br />

<strong>di</strong> aprile dai lettori del quoti<strong>di</strong>ano<br />

Primorske Novice e dagli ascoltatori<br />

<strong>di</strong> Ra<strong>di</strong>o Koper. E se continuerà su<br />

questa strada potrebbe essere anche<br />

il personaggio dell’anno soprattutto<br />

se si considera che in Champions<br />

League ha già centrato la storica<br />

qualificazione agli ottavi <strong>di</strong> finale con<br />

ben 4 turni d’anticipo dopo il doppio<br />

successo <strong>di</strong> novembre con i russi del<br />

San Pietroburgo (35-26 in trasferta,<br />

30-23 al Bonifica).<br />

Certamente tutte queste attenzioni<br />

gli fanno piacere, ma da allenatore<br />

navigato qual’è, è consapevole che<br />

alla fine sono solo i risultati quelli che<br />

contano. Per il piccolo mondo <strong>della</strong><br />

Comunità Nazionale Italiana Fre<strong>di</strong><br />

rappresenta un vanto, un esempio da<br />

seguire. Per concludere in bellezza,<br />

una domanda provocatoria vista<br />

la grande rivalità tra Capo<strong>di</strong>stria e<br />

Isola, Fre<strong>di</strong> l’isolano più amato dai<br />

capo<strong>di</strong>striani? “E sì – con un sorriso<br />

smagliante –, ma sono sicuro che<br />

sono anche il più amato <strong>di</strong> Isola”. E<br />

la sua ex squadra, l’Istrabenz Plini<br />

Isola gli ha procurato una delle più<br />

gran<strong>di</strong> delusioni in carriera quando<br />

il 16 ottobre, tre giorni dopo la<br />

prima storica vittoria in trasferta in<br />

Champions League (con i romeni del<br />

Costanza per 27-25), gli ha inferto<br />

una cocente sconfitta per 28-27. Una<br />

macchia che resterà indelebile visto<br />

che si è trattato anche <strong>della</strong> prima<br />

partita in assoluto nella massima<br />

serie slovena.<br />

Arden Stancich<br />

Fre<strong>di</strong> festeggia con la moglie Mariella dopo l’ennesima vittoria dei<br />

pallamanisti capo<strong>di</strong>striani (Foto Primorske novice)<br />

19


La città<br />

Per celebrare il 450.mo anniversario del me<strong>di</strong>co Santorio Santorio l’Università del Litorale e l’Università degli<br />

Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Padova hanno organizzato due convegni in suo onore. Nel primo (Capo<strong>di</strong>stria, 29 marzo) è stata trattata la<br />

prospettiva storica dell’opera <strong>di</strong> Santorio e l’ambiente universitario <strong>della</strong> sua epoca. Il secondo convegno si è tenuto il<br />

6 ottobre a Padova, in occasione del 400.mo anniversario <strong>della</strong> nomina del me<strong>di</strong>co capo<strong>di</strong>striano al ruolo <strong>di</strong> professore<br />

or<strong>di</strong>nario presso l’Università patavina. La conferenza ha trattato le invenzioni <strong>di</strong> Santorio e l’ambiente intellettuale<br />

in cui operava. I due eventi sono stati un’opportunità <strong>di</strong> collaborazione tra le due università, sia nell’ambito <strong>della</strong><br />

ricerca che in quello pedagogico. Riportiamo l’intervento del dott. Rado Pišot dell’Università del Litorale nel quale<br />

illustra la proposta <strong>di</strong> intitolare al Santorio il riconoscimento annuale ai migliori studenti del corso <strong>di</strong> kinesiologia.<br />

20<br />

Santorijevo priznanje – priznanje za najuspešnejše študente<br />

Aplikativne kineziologije<br />

Poimenovati priznanje ali nagrado po nekomu zahteva<br />

od tistih, ki se o tem odločajo, veliko več kot le trenutek<br />

nav<strong>di</strong>ha in dobre volje, da se nekoga spomnimo in<br />

omogočimo drugim priznavanje njegovega dela. V<br />

akademskem prostoru pomeni taka odločitev zavestno<br />

sprejeti odgovornost in obveze – odgovornost do velikih<br />

osebnosti, katerih imena si dovolimo prevzeti, ker so naši<br />

družbi v preteklosti prispevali veliko več kot običajno<br />

vemo ter obveze do poglabljanja in nadgrajevanja<br />

njihovega dela in upoštevanja kriterijev odličnosti, ki so<br />

jih postavili. Zahteva pa taka odločitev tu<strong>di</strong> poglobljen<br />

premislek ali so tisti, ki bodo morebiti deležni te nagrade<br />

ali priznanja, s svojim trudom, delom in rezultati,<br />

opravičili ime, čigar priznanje nosijo s seboj.<br />

Kot je običajno in kot se v takih primerih tu<strong>di</strong> spodobi, se<br />

mozaik, ki v sebi nosi tisočero dogodkov, tu<strong>di</strong> v življenju<br />

in delu velikega Koprčana, gra<strong>di</strong> počasi in vztrajno. Ker<br />

je njegov zgodovinski prispevek naravoslovni znanosti,<br />

akademiji, univerzalni misli in prostoru, v katerem je<br />

delal, še posebej pa Kopru, nemogoče predstaviti v nekaj<br />

odstavkih, pa tu<strong>di</strong> zato, ker bodo to storili kolegi, ki so po<br />

stroki primernejši, bom poskušal v tem kratkem povzetku<br />

Il prof. Natale De Santo dell’Università <strong>di</strong> Napoli<br />

accanto al dott. Rado Pišot dell’Università del Litorale<br />

(Capo<strong>di</strong>stria). Sotto, i professori Pietro Enrico Di<br />

Prampero dell’Università <strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne e Carlo Reggiani<br />

dell’Università <strong>di</strong> Padova.<br />

dr. Rado Pišot, Univerza na Primorskem<br />

osvetliti le nekaj temeljnih izho<strong>di</strong>šč. Ta so nas vo<strong>di</strong>la do<br />

odločitve, da proslavimo Santoria Sanctoria, velikega, žal<br />

večkrat pozabljenega Koprčana in ga preko mostu znanja<br />

in odličnosti povežemo s sodobnim Koprom, mlado<br />

univerzo, ki se je ro<strong>di</strong>la nekaj stoletij kasneje in akademijo<br />

– s profesorji in študenti, ki še danes razvijajo prenekatero<br />

njegovo misel in davno tega jim ponujeno znanje.<br />

Obstajajo vsaj trije pomembni razlogi, ki opravičujejo<br />

dejstvo, ali morda bolje rečeno, nam nalagajo odgovornost<br />

in obvezo, da Santoria vrnemo v ta prostor z vsemi<br />

častmi.<br />

Prvi je dejstvo, da je Santorio Sanctorii prav gotov eden<br />

največjih in najpomembnejših naravoslovcev, rojenih<br />

v Kopru, ki je svoje rojstno mesto vselej in povsod s<br />

ponosom izpostavljal. Ali je bil oče, iz Čedada tu<strong>di</strong> rodom<br />

Slovenec (Svetina – kot predstavljajo nekateri viri, Šercer,<br />

1950) niti ni pomembno, saj področja, katerim je posvetil<br />

svoje delo in življenje, nikoli niso in niti ne bodo poznala<br />

meja. Ko smo se kot otroci po<strong>di</strong>li po koprskih ulicah, je<br />

do nas seglo le ime ene od teh, ki je nosila ime po velikem<br />

zdravniku, raziskovalcu, znanstveniku, izumitelju.<br />

Kasneje smo v šoli izvedeli, da je med številnimi drugimi<br />

instrumenti pomembno prispeval k razvoju termometra.<br />

Veliko več od tega, in tega je ogromno, pa je žal številnim<br />

Koprčanom kot tu<strong>di</strong> Slovencem in širšemu svetu, še<br />

neznano.<br />

Drugi razlog, ki priznanju daje poseben pomen, je<br />

Santorijeva akademska zavest in vloga akademizma,<br />

katero je posebej cenil in se ji povsem podre<strong>di</strong>l. Prav<br />

gotovo se takratni častitljivi profesor najbližje Kopru<br />

(v svetovnem merilu druge najstarejše) padovanske<br />

univerze, ob ustanovitvi koprskega znanstvenega društva<br />

Accademia Palla<strong>di</strong>ana, ni ukvarjal z mislijo o primorski<br />

univerzi, kar pa ne zmanjša njegovega prispevka, da se je<br />

ta veliko kasneje tu<strong>di</strong> zgo<strong>di</strong>la. Tu<strong>di</strong> ko je v svoji oporoki<br />

posebej izpostavil, da mora biti kar 6 od 10-ih študentov<br />

iz Kopra, katerim finančno podporo naj omogoči sklad, ki<br />

naj bo po njegovi smrti ustanovljen iz njegove zapuščine<br />

(Grmek, 1953), si gotovo ni zamišljal, da bodo ravno v<br />

tem prostoru nastali štu<strong>di</strong>jski programi, katerim osnove in<br />

znanja je pričel razvijati prav on.


Tretji razlog pa je njegova velika zapuščina znanja,<br />

izumov in instrumentov. Njegov nemirni raziskovalni<br />

duh nas posebej obvezuje in nam nalaga odgovornost, da<br />

pri svojem raziskovalnem in pedagoškem delu sle<strong>di</strong>mo<br />

kriterijem odličnosti, ki jih je že dolgo tega postavil naš<br />

someščan. Ko smo pred dobrimi desetletjem pričeli s<br />

prvimi raziskovalnimi projekti, ki so pomenili pomembno<br />

osnovo kasnejšemu Inštitutu za kineziološke raziskave<br />

(IKARUS) na ZRS Koper, nato razvoju laboratorija<br />

IKARUS v ortopedski bolnišnici Valdoltra in še kasneje, že<br />

v okviru Univerze na Primorskem, tu<strong>di</strong> novim štu<strong>di</strong>jskim<br />

programom Aplikativne kineziologije, moram priznati<br />

da tu<strong>di</strong> še nismo uvideli težo in vrednost, ki jo je našim<br />

osnovam pred nekaj stoletji postavljal Santorio. Šele ko<br />

danes premišljamo njegova dela in občudujemo zamisli,<br />

ki so ga vo<strong>di</strong>le do neverjetnih izumov in poizkusov,<br />

se zavemo njegove veličine in pomena. Santorio je<br />

namreč prispeval nekaj temeljnih oro<strong>di</strong>j in ključev za<br />

razumevanje delovanja človeškega organizma, izho<strong>di</strong>šča<br />

za razvoj fiziologije, patologije, podlago biomehaniki.<br />

Kot začetnik eksperimentalne meto<strong>di</strong>ke je naravoslovni<br />

znanosti, posebej me<strong>di</strong>cini odprl novo poglavje. Z<br />

vključevanjem matematike, obravnavo fizikalnih<br />

in kemičnih procesov, eksperimentov, merjenjem je<br />

zarisal pot fiziologiji, biometriji, termo<strong>di</strong>namiki, …,<br />

in področjem, ki so z izzivom po obravnavi delovanja<br />

človeškega organizma v specifičnih okoljih in aktivnostih<br />

razvili, kineziologiji, biomehaniki, kineziometriji,<br />

ergonomiji. Njegovo sodelovanje z nekaterimi drugimi<br />

velikani svojega časa (še posebej s prijateljem Galileom<br />

Galileiem) mu odpira široko obzorje prepleta različnih<br />

znanj in <strong>di</strong>sciplin. Veliko let je minilo, ko smo (žal še<br />

večinoma le na deklarativni ravni) ponovno doumeli,<br />

da je dodana vrednost inter<strong>di</strong>sciplinarnega ali morda še<br />

bolje, integrativnega pristopa, tisto, kar je v obravnavi<br />

človeka, kot <strong>di</strong>namičnega in odprtega sistema e<strong>di</strong>ni pravi<br />

in celosten pristop. In ravno kineziologije si brez takih<br />

usmeritev in pristopov ne moremo zamisliti!<br />

Njegovo največje delo »De me<strong>di</strong>cina statica« si ocene<br />

take popolnosti (Nullus liber in re me<strong>di</strong>ca ad eam<br />

perfectionem scriptus est, H. Boerhaave, 1726) verjetno<br />

ne bi prislužila, če se ne bi s ciljem preučevanja in<br />

razumevanja zdravja kot popolnega ravnovesja telesnih<br />

tekočin, kot harmonijo notranjih nasprotij, skozi VIII<br />

temeljnih poglavij Santorio natančno poglobil v vsa<br />

temeljna področja delovanja človeka. Med njimi so za<br />

nas še posebej pomembna poglavja o količini in odnosu<br />

vidne in nevidne perspiracije; o hrani in pijači; počitku in<br />

aktivnosti; gibanju in mirovanju. Številne ugotovitve in<br />

izrečene misli so še danes, ne le izredno aktualne, temveč<br />

še vedno tu<strong>di</strong> nepresežene. Morda jim bomo z dodano<br />

noto sodobnosti ponovno odprli obravnavo in jih kot<br />

pomembne končno umestili v življenje posameznika in<br />

družbe.<br />

Ob zavedanju, da nobene znanosti (sploh pa naravoslovja)<br />

ne moremo razlagati brez kritične analize in eksperimenta<br />

ter ob dejstvu, da znanstvene teorije in znanje nasploh<br />

La città<br />

ne more biti plod osamljenih posameznikov, temveč del<br />

zgodovinskega razvoja, smo se na osnovi predstavljenih<br />

dejstev odločili poimenovati priznanje za najuspešnejše<br />

študente Aplikativne kineziologije po velikem Koprčanu<br />

Santoriu Sanctoriu. Hkrati s tem pa sprejmemo v imenu<br />

sedanjih in bodočih generacij tu<strong>di</strong> vso ustrezno in<br />

pripadajočo odgovornost in obvezo, do njegovega imena<br />

in vseh bodočih nagrajencev.<br />

Začasni senat Fakultete za ergonomske in kineziološke<br />

štu<strong>di</strong>je Univerze na Primorskem (v ustanavljanju) je<br />

na svoji seji, na dan 29.3. 2011, ob 450 letnici rojstva<br />

Santoria Sanctoriia sprejel naslednji sklep:<br />

» Začasni senat UP FENIKS na osnovi predložene<br />

utemeljitve imenuje priznanje za najboljše študente<br />

štu<strong>di</strong>jskih programov Aplikativne kineziologije po<br />

koprskem zdravniku, naravoslovcu, znanstveniku in<br />

izumitelju Santoriu Sanctoriiu. Podrobna opredelitev<br />

vrste priznanj, njihovo število, postopke izbora kan<strong>di</strong>datov<br />

in druga vprašanja povezana s priznanji, se določijo s<br />

posebnim pravilnikom o priznanjih UP FENIKS.«<br />

Il me<strong>di</strong>co Santorio interpretato da Giorgio Visintin<br />

nel documentario »Istria nel tempo« prodotto da Tv<br />

Capo<strong>di</strong>stria<br />

21


La città<br />

22<br />

Crevatini: Culture a confronto e Dialetti in cucina<br />

È stato un semestre denso <strong>di</strong> attività anche alla Comunità degli italiani <strong>di</strong> Crevatini. L’ultimo fine settimana <strong>di</strong> settembre<br />

la <strong>comunità</strong> ha organizzato la sesta e<strong>di</strong>zione degli ormai tra<strong>di</strong>zionali “Incontri culturali”. Quest’anno con una novità,<br />

ad incontrarsi sono state le cucine <strong>di</strong> Muggia, San Ginesio, Buie, Lendava e Crevatini. Un’e<strong>di</strong>zione emozionante:<br />

enogastronomia con degustazione <strong>di</strong> piatti tra<strong>di</strong>zionali. Da segnalare che la Comunità degli italiani <strong>di</strong> Crevatini ha<br />

aperto un proprio sito Internet (www.comunita-crevatini.org)..<br />

Marco Orlando è stato nominato nuovo<br />

presidente dell’A.S.C.I (Associazione sportiva<br />

Comunità <strong>italiana</strong>) <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria. Subentra<br />

a Igor Pekica. Nel mandato quadriennale<br />

appena inaugurato, Orlando si propone <strong>di</strong><br />

offrire ai giovani sempre maggiori opportunità<br />

<strong>di</strong> fare sport. Attualmente, in seno all’A.S.C.I.<br />

operano tre squadre: calcetto (guidata dallo<br />

stesso Orlando), Tennis tavolo – mentore<br />

Roberto Richter, e la nuova sezione <strong>di</strong> pallavolo<br />

– responsabile Gregor Basiaco.<br />

Altra novità importante la pubblicazione <strong>di</strong> “Purissima”,<br />

semestrale <strong>della</strong> CI <strong>di</strong> Crevatini. Nel primo numero, il<br />

redattore Diego Samsa, spiega il nome <strong>della</strong> testata: “La<br />

Purissima, la strada che porta a Crevatini, qui in mezzo ai<br />

Monti <strong>di</strong> Muggia. Qui che se ti giri a destra ve<strong>di</strong> Trieste<br />

e se ti giro a sinistra ve<strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria. Qui dove la gente<br />

molte volte “non sa chi essere”. Qui dove in una vita si<br />

riesce a cambiare cinque stati senza mai muoversi. La<br />

terra dei rimasti, dei venuti, degli andati e dei tornati. La<br />

terra dei confini contesi, degli spari e delle vite perdute<br />

cercando nell’oscurità delle “graje” l’abbaglio <strong>di</strong> una vita<br />

migliore. Terra sconosciuta persino dai propri abitanti,<br />

perché il giallo avvertimento delle tabelle “Mejni pas<br />

– “Area <strong>di</strong> confine” non permetteva a tutti <strong>di</strong> conoscere il<br />

proprio monte. Terra che ha visto famiglie tagliate a metà,<br />

sorelle che alla <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> un chilometro non potevano<br />

vedersi nemmeno per il matrimonio <strong>di</strong> una <strong>di</strong> esse… e poi<br />

il cambiamento.<br />

Non c’è più il “Mejni pas” e si può liberamente scorazzare<br />

per il nostro monte (…). Arriva la notte del 21 <strong>di</strong>cembre<br />

2007 quando il Monte tagliato a metà si ricongiunge e c’è<br />

festa a Cerei. Una festa spontanea, bella, commovente,<br />

specialmente per chi ha una certa età; una festa per… una<br />

cosa già vista!<br />

Si festeggia infatti quello sessant’anni fa era una<br />

cosa quoti<strong>di</strong>ana. E la vita va avanti. C’è il “fenomeno<br />

Crevatini”, la scuola dove da Muggia si portano i propri<br />

figli nella scuola d’oltreconfine, dove s’insegna la lingua<br />

<strong>italiana</strong>, ma con il surplus d’imparare anche la lingua<br />

slovena, quella lingua che dava tanto fasti<strong>di</strong>o. Proprio<br />

come per tanto tempo dava fasti<strong>di</strong>o la lingua <strong>italiana</strong><br />

parlata dai rimasti. Come cambiano le cose, chi l’avrebbe<br />

mai detto…<br />

Sì, le cose cambiano, ma non cambiano per se stesse. Ci<br />

vogliono forza e coraggio”.


Alla Comunità degli italiani <strong>di</strong> Bertocchi Melo<strong>di</strong>e da uno stivale<br />

La città<br />

Il 19 novembre presso la sala <strong>della</strong> Casa <strong>di</strong> cultura a Bertocchi si è tenuta la IX e<strong>di</strong>zione dell’Incontro delle<br />

tre regioni, quest’anno de<strong>di</strong>cato ai 150 anni dell’Unità d’Italia. Già da nove anni la Comunità degli Italiani <strong>di</strong><br />

Bertocchi organizza questa manifestazione culturale che vede esibirsi cori, gruppi strumentali e filodrammatiche<br />

<strong>di</strong> Italia, Slovenia e Croazia, con particolare attenzione ai gruppi operanti presso le CI.<br />

Protagonisti Miriam Monica (regia<br />

e voce) e Neven Stipanov (voce<br />

e clarinetto), Lucienne Lončina<br />

(pianoforte e voce), Marsell Marinšek<br />

(fisarmonica) ed ospite d’onore<br />

Francesco Squarcia alla viola, noto<br />

musicista fiumano residente a Roma.<br />

Gli interpreti hanno proposto una<br />

ventina <strong>di</strong> brani sia <strong>di</strong> musica classica<br />

<strong>di</strong> compositori quali Tartini, Monti,<br />

Rossini, Leoncavallo e Ver<strong>di</strong> sia <strong>di</strong><br />

musica leggera <strong>italiana</strong> proponendo<br />

canzoni ben note e apprezzate dal<br />

pubblico, come ad es. Parlami<br />

d’amore Mariù, Il cielo in una<br />

stanza, Perdere l’amore, ‘O surdato<br />

‘nnammurato e via <strong>di</strong>cendo. Non è<br />

mancata la sorpresa finale, i musicisti<br />

hanno eseguito il Va pensiero <strong>di</strong><br />

Giuseppe Ver<strong>di</strong> accompagnati dai<br />

Francesco Squarcia<br />

gruppi corali riuniti delle Comunità<br />

degli Italiani <strong>di</strong> Pirano e Momiano,<br />

<strong>di</strong>retti dalla maestra Milada Monica.<br />

Miriam Monica è un’attrice <strong>di</strong>plomata<br />

presso l’Accademia d’arte drammatica<br />

»Nico Pepe« <strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne e collabora col<br />

Dramma Italiano <strong>di</strong> Fiume. Presso<br />

la CI <strong>di</strong> Pirano conduce laboratori<br />

teatrali e cura le regie <strong>di</strong> spettacoli.<br />

Neven Stipanov si è <strong>di</strong>plomato al<br />

Conservatorio “Tartini” <strong>di</strong> Trieste in<br />

clarinetto e in canto lirico. Ha svolto<br />

attività pedagogica e ha all’attivo<br />

seminari <strong>di</strong> musica classica e jazz<br />

nonché concerti in Slovenia, Croazia,<br />

Repubblica Ceca, Slovacchia,<br />

Austria, Belgio, Danimarca,<br />

Germania, Italia e Polonia. Lucienne<br />

Lončina è un’affermata pianista<br />

professionista e cantante <strong>di</strong> origine<br />

inglese. Oltre a comporre testi<br />

musicali si esibisce come solista o<br />

con la Big Band <strong>della</strong> RTV Slovenia<br />

o con complessi musicali. Marsell<br />

Marinšek ha frequentato le Scuole <strong>di</strong><br />

musica <strong>di</strong> Pirano e Capo<strong>di</strong>stria e ha<br />

Miriam Monica e Neven Stipanov<br />

suonato nel gruppo folcloristico <strong>di</strong><br />

Pirano. Ha vinto <strong>di</strong>versi premi come<br />

solista al Concorso internazionale per<br />

solisti e complessi <strong>di</strong> fisarmonica <strong>di</strong><br />

Castelfidardo (Italia) nella categoria<br />

jazz. Il fiumano Francesco Squarcia,<br />

ha stu<strong>di</strong>ato all’Accademia musicale<br />

<strong>di</strong> Lubiana nella classe del prof.<br />

Rok Klopčič conseguendo il Premio<br />

Prešeren. Premiato al concorso “Istria<br />

nobilissima”, è membro dell’orchestra<br />

sinfonica dell’Accademia <strong>di</strong> Santa<br />

Cecilia <strong>di</strong> Roma che lo ha portato a<br />

collaborare con prestigiose istituzioni<br />

concertistiche internazionali.<br />

La serata è stata realizzata<br />

nell’ambito del programma<br />

culturale <strong>della</strong> Comunità<br />

Autogestita <strong>della</strong> Nazionalità<br />

Italiana <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria e grazie<br />

al supporto finanziario da parte<br />

del Comune città <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria e<br />

del Ministero per la cultura <strong>della</strong><br />

Repubblica <strong>di</strong> Slovenia.<br />

Roberta Vincoletto<br />

23


La città<br />

24<br />

Il 2011 al Centro Italiano “Carlo Combi”:<br />

dalla ricerca scientifica alla nuova guida turistica su Capo<strong>di</strong>stria<br />

Il Centro Italiano “Carlo Combi” alla fine dello scorso anno è stato contattato dalla Libreria Libris <strong>di</strong><br />

Capo<strong>di</strong>stria, con la quale ha proficuamente collaborato nel passato, la quale stava progettando la realizzazione<br />

<strong>di</strong> una nuova guida turistica su Capo<strong>di</strong>stria, i cui testi sono stati prodotti dal noto storico dell’arte, dr. Salvator<br />

Žitko. Il Centro Italiano Carlo Combi ha ritenuto importante aderire da subito a tale iniziativa per promuovere<br />

e valorizzare la città <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria, la sua ricca storia ed il suo patrimonio, includendo così anche la nostra<br />

realtà.<br />

Dopo più <strong>di</strong> un anno <strong>di</strong><br />

intenso lavoro congiunto agli inizi<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>cembre è stata pubblicata la<br />

nuova guida turistica <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria<br />

intitolata Capo<strong>di</strong>stria. La città e<br />

il suo patrimonio, in tre versioni<br />

linguistiche: sloveno ed inglese e<strong>di</strong>te<br />

dalla Libreria Libris nonché in lingua<br />

<strong>italiana</strong> a cura dal Centro Italiano<br />

“Carlo Combi”. Le e<strong>di</strong>zioni sono<br />

pubblicate separatamente ma con<br />

un’unica veste grafica.<br />

Con la nuova guida turistica<br />

si è voluto presentare la città <strong>di</strong><br />

Capo<strong>di</strong>stria nei suoi aspetti più<br />

ricchi e suggestivi anche me<strong>di</strong>ante<br />

l’utilizzo <strong>di</strong> numerose fotografie ed<br />

un ampio materiale documentario.<br />

Tale pubblicazione sarà pertanto<br />

interessante e coinvolgente anche<br />

per il lettore nostrano, che potrà così<br />

riscoprire la propria città sotto una<br />

nuova luce.<br />

Il volume è sud<strong>di</strong>viso in<br />

<strong>di</strong>eci capitoli (introduttivo, dati<br />

generali, storia, passeggiando per<br />

la città, itinerario breve, itinerario<br />

lungo, patroni citta<strong>di</strong>ni, stemmi <strong>di</strong><br />

Capo<strong>di</strong>stria, patrimonio dei <strong>di</strong>ntorni<br />

e l’ultimo riguardante musei, gallerie<br />

e manifestazioni tra<strong>di</strong>zionali),<br />

attraverso i quali si presenta l’Atene<br />

dell’Istria ed il suo imme<strong>di</strong>ato<br />

entroterra, con particolare riferimento<br />

alle ricchezze architettoniche ed<br />

artistiche oltre alle peculiarità<br />

naturali e geografiche. Il visitatore<br />

potrà scegliere tra due itinerari (breve<br />

e/o lungo), tramite i quali conoscerà<br />

i più significativi monumenti, le<br />

istituzioni, i noti personaggi e le<br />

famiglie capo<strong>di</strong>striane, che hanno<br />

caratterizzato la vita <strong>di</strong> questa città.<br />

Nella guida è stata inserita anche<br />

la pianta citta<strong>di</strong>na con evidenziati<br />

il percorso (lungo e breve) ed i<br />

Foto Andrej Me<strong>di</strong>ca<br />

monumenti presentati. Non mancano<br />

curiosità ed approfon<strong>di</strong>menti presenti<br />

in appositi riquadri, che danno un<br />

tocco in più alla pubblicazione.<br />

Con tale iniziativa si è voluto,<br />

oltreché presentare degnamente la<br />

città <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria ed il suo ricco<br />

patrimonio, anche promuovere<br />

il superamento delle barriere<br />

mentali ancora presenti, in quanto<br />

tale pubblicazione è il risultato <strong>di</strong><br />

una cooperazione congiunta tra<br />

la maggioranza e la minoranza a<br />

<strong>di</strong>mostrazione che il patrimonio e<br />

l’amore per la propria città possono<br />

unire e favorire iniziative propositive.<br />

Tutti gli interessati all’acquisto dei<br />

volumi possono rivolgersi al Centro<br />

Italiano “Carlo Combi” ossia visitare<br />

il sito (www.centrocombi.eu) tramite<br />

il quale sarà possibile or<strong>di</strong>nare la<br />

propria e<strong>di</strong>zione.


Se ne va la Console Marina Simeoni.<br />

Il Consolato chiude?<br />

Lascia un gran bel ricordo <strong>di</strong> se’ la dottoressa Marina<br />

Simeoni che fino ad agosto è stata Console Generale<br />

d’Italia a Capo<strong>di</strong>stria. Sempre presente, quando gli<br />

impegni glie lo permettevano, alle manifestazioni delle<br />

nostre Comunità, sempre <strong>di</strong>sponibile e gentile con tutti.<br />

Una recente normativa <strong>italiana</strong> in materia <strong>di</strong> quiescenza ha<br />

comportato anche per lei l’obbligo <strong>di</strong> anticipare i tempi del<br />

pensionamento. »Due anni trascorsi in questo splen<strong>di</strong>do<br />

territorio - ha detto prima <strong>di</strong> partire da Capo<strong>di</strong>stria<br />

- mi hanno arricchita non solo professionalmente, ma<br />

soprattutto umanamente«.<br />

Pare che la Simeoni non sarà sostituita. Il Ministero<br />

degli Affari Esteri italiano, nel quadro del programma <strong>di</strong><br />

ristrutturazione <strong>della</strong> rete estera, avrebbe infatti decretato<br />

la chiusura <strong>di</strong> 19 consolati italiani nel mondo. Tra questi<br />

compaiono anche i consolati <strong>di</strong> Spalato e Capo<strong>di</strong>stria, la<br />

cui attività si sarebbe notevolmente ridotta negli ultimi<br />

anni. Foto Gianni Katonar<br />

La città<br />

Il linguista Francesco Sabatini a<br />

Capo<strong>di</strong>stria<br />

Il Dipartimento <strong>di</strong> Italianistica dell’Università del Litorale<br />

de<strong>di</strong>ca ogni anno un ciclo <strong>di</strong> lezioni ai docenti <strong>di</strong> italiano<br />

delle scuole <strong>di</strong> ogni or<strong>di</strong>ne e grado in Slovenia. Quest’anno<br />

si è deciso <strong>di</strong> proporre un ciclo <strong>di</strong> lezioni sulla scrittura e<br />

sull’oralità. A Palazzo Gravisi, sede <strong>della</strong> nostra Comunità,<br />

è intervenuto il prof. Paolo Balboni dell’Università Cà<br />

Foscari <strong>di</strong> Venezia che ha coinvolto i presenti con una<br />

relazione dal titolo: »Verba volant, ma, se ben gestite,<br />

forse manent«. All’Università è intervenuto invece il<br />

dott. Fabio Caon, esperto <strong>di</strong> insegnamento dell’italiano<br />

agli stranieri. L’iniziativa si snoderà durante tutto lanno<br />

scolastico e l’ultimo incontro si è tenuto il 16 <strong>di</strong>cembre<br />

con un ospite d’eccezione: il prof. Francesco Sabatini,<br />

presidente onorario dell’Accademia <strong>della</strong> Crusca, che<br />

molti ricorderete per la sua rubrica nel programma <strong>di</strong> Rai<br />

1 »Mattina in famiglia«. A Capo<strong>di</strong>stria il prof. Sabatini<br />

ha parlato <strong>della</strong> grammatica valenziale e dei criteri <strong>di</strong><br />

valutazione. Foto santeramo.it<br />

Nell’anno Monal<strong>di</strong>no, celebrata una messa nella<br />

ex chiesa conventuale <strong>di</strong> San Francesco<br />

9 novembre. Dopo oltre due secoli è stata celebrata una<br />

messa nella ex chiesa capo<strong>di</strong>striana <strong>di</strong> San Francesco.<br />

L’e<strong>di</strong>ficio venne chiuso, assieme al Duecentesco convento,<br />

dalle autorità napoleoniche nel 1806. Più tar<strong>di</strong> l’ex chiesa<br />

venne ridotta dagli austriaci in palestra, ruolo mantenuto<br />

fino a pochi anni fa. Ora per l’e<strong>di</strong>ficio, proprietà del<br />

Comune, si prospettano tempi migliori: si intende adattarlo<br />

a sala concerti e ambiente per cerimonie protocollari. Nei<br />

prossimi mesi se ne occuperanno gli archeologi, dopo<strong>di</strong>chè<br />

partirà l’opera <strong>di</strong> restauro. L’occasione per la celebrazione<br />

<strong>della</strong> messa è stata data dalla commemorazione del<br />

Beato frate Monaldo, conventuale <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria, a 800<br />

anni dalla sua nascita. Il religioso, considerato uno dei<br />

massimi giuristi ecclesiastici del 13.mo secolo, era sepolto<br />

infatti in questa chiesa e oggi le sue spoglie si trovano in<br />

Santa Maria Maggiore a Trieste. Nell’ambito dell’anno<br />

Monal<strong>di</strong>no, sono previsti ancora due eventi: l’esposizione<br />

alla Biblioteca centrale (Palazzo Brutti) <strong>di</strong> un’e<strong>di</strong>zione<br />

originale <strong>della</strong> »Summa Monal<strong>di</strong>na« e la restituzione<br />

al convento <strong>di</strong> Sant’Anna <strong>della</strong> biblioteca sottratta ai<br />

minoriti nel 1948. Foto Primožič/FPA<br />

25


La città<br />

l 24 novembre il Piccolo teatro <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria ha messo<br />

in scena “I speak gulasch”. Il testo, in origine saggio<br />

ra<strong>di</strong>ofonico scritto da Kenka Lekovich, era stato il<br />

contributo dell’autrice al progetto »Die Poetik der<br />

Grenze« (La Poetica del confine), per Graz capitale<br />

europea <strong>della</strong> cultura nel 2003. Un testo ironico<br />

con sfondo riflessivo. Il gulasch del titolo è, infatti,<br />

quella mescolanza <strong>di</strong> lingue, <strong>di</strong> <strong>di</strong>aletti, <strong>di</strong> culture e <strong>di</strong><br />

appartenenze nella quale tutti gli abitanti delle zone<br />

<strong>di</strong> confine si ritrovano a doversi <strong>di</strong>battere e del quale<br />

l’autrice si fa strenua pala<strong>di</strong>na, riven<strong>di</strong>cando il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong><br />

non scegliere ed esaltando quella mescolanza, che come<br />

il gulasch, insaporisce la vita <strong>di</strong> tutti noi. Lo spettacolo<br />

- attori principali Elke Burul, Rosanna Bubola e<br />

Mirko Sodano, per la regia <strong>di</strong> Livio Crevatin – è stato<br />

organizzato in collaborazione con l’Unione <strong>italiana</strong> e<br />

l’Università popolare <strong>di</strong> Trieste.<br />

26<br />

Foto Jana Belcijan<br />

1 ottobre. Alberto Zetto ha aperto il caffè “Bandèr”.<br />

Al pianterreno <strong>di</strong> casa, quasi <strong>di</strong> fronte al Museo, ha<br />

ricavato uno spazio dove prima teneva un magazzino e<br />

dove suo padre Arrigo svolgeva il lavoro in<strong>di</strong>cato nel<br />

nome del bar. Era stato infatti, assieme a Guido Ponis,<br />

l’ultimo bandaio <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria.<br />

Il selciato delle vie principali è costituito da pesanti<br />

blocchi <strong>di</strong> arenaria. Nelle vie periferiche, dove<br />

abitavano soprattutto conta<strong>di</strong>ni, le vie erano lastricate<br />

con sassi minori <strong>di</strong>sposti in modo irregolare. Gli<br />

ultimi esempi <strong>di</strong> questo tipo si trovavano nel rione <strong>di</strong><br />

Ognissanti, <strong>di</strong>etro il Videocenter. Pochi mesi fa infatti<br />

le stra<strong>di</strong>ne sono state asfaltate. Prima che l’asfalto<br />

coprisse le pietre, ho scattato una foto ricordo…<br />

15 agosto. Nella fessura <strong>di</strong> un muro del bar Cameral, in<br />

Calegaria, è stato rinvenuto un foglio firmato Degrassi<br />

1897 (foto). Sul fronte c’è questo curioso messaggio: »In<br />

questo nascon<strong>di</strong>glio venne nascosta la somma <strong>di</strong> Fiorini<br />

2748 in moneta sonante, che troverete percorrendo 5<br />

volte al giorno la Calegaria«.<br />

26 novembre. La 40.esima e<strong>di</strong>zione del Festival »Voci<br />

nostre« si è svolta al Teatro <strong>di</strong> Pola. Ha vinto la<br />

concorrente <strong>di</strong> Buie. Se la sono cavata molto bene anche<br />

le capo<strong>di</strong>striane Staša Galvani e Maristella Di Leva (al<br />

centro <strong>della</strong> foto) col brano “L’arca <strong>di</strong> Noè” (Continolo-<br />

Punis). Mentore Edoardo Milani.


La città<br />

Nel 1872 il prof. Torquato Taramelli dell’Istituto tecnico <strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne redasse uno stu<strong>di</strong>o geognostico- agrario del<br />

territorio <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria. Ne riportiamo il testo assieme alla carta in scala 1:50.000.<br />

Stu<strong>di</strong> geognostico-agrari del territorio <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria<br />

del prof. Torquato Taramelli<br />

Il territorio <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria è formato dai bacini idrografici dei due torrenti Risano e Fiumicino, i quali con <strong>di</strong>rezione a<br />

tramontana si svasano nel mare, e dall’anfiteatro <strong>di</strong> Isola. Essendo lo spartiacque tra i primi due torrenti meno elevato<br />

in confronto dei colli, che si elevano a levante ed a ponente e quin<strong>di</strong> meno projettandosi quello nel mare, ne risulta un<br />

seno, che si svolge dalla Punta Grossa alla Punta <strong>di</strong> S. Marco. In questo seno appunto, sopra un’isoletta alta 12 metri<br />

sul livello marino sorge amenissima la citta<strong>della</strong> <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria.<br />

Una lingua <strong>di</strong> alluvioni trasportate dal Fiumicino e dalle<br />

correnti <strong>di</strong> marea accumulate <strong>di</strong>etro l’isoletta congiunge<br />

la città alla terraferma. Più a levante, si protende in<br />

mare stretto e tortuoso il delta del Risano, colla forma<br />

caratteristica dei delta me<strong>di</strong>terranei e con uno sviluppo<br />

proporzionato alla somma ero<strong>di</strong>bilità delle rocce prevalenti<br />

nella corrispondente vallata.<br />

A ponente <strong>della</strong> Punta <strong>di</strong> S. Marco si apre un grazioso<br />

anfiteatro <strong>di</strong> colline, in mezzo al quale sopra uno scoglio<br />

pur collegato alla terraferma con un cordone alluvionale<br />

sorge la citta<strong>della</strong> <strong>di</strong> Isola. La natura<br />

però <strong>della</strong> roccia <strong>di</strong> questo scoglio<br />

toglie ogni analogia geologica<br />

tra queste due orografie cotanto<br />

somiglianti.<br />

Infatti, l’isoletta <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria è<br />

per natura del terreno perfettamente<br />

analoga alle colline <strong>della</strong> spiaggia;<br />

lo scoglio <strong>di</strong> Isola invece, consta <strong>di</strong><br />

un terreno che indarno si ricerca nei<br />

colli circostanti. Epperò chiunque si<br />

faccia a stu<strong>di</strong>are un po’ da vicino la<br />

serie <strong>di</strong> terreni nel territorio stesso<br />

sviluppati, sarà portato certamente<br />

a dare non lieve importanza a<br />

quest’ultimo punto, che sull’azzurro<br />

delle onde spicca soltanto per<br />

l’ammasso biancheggiante <strong>di</strong> case<br />

quivi accumulate. Dal mare in cui fu<br />

generata, colà affiora una compatta<br />

congerie <strong>di</strong> organiche reliquie <strong>di</strong><br />

roccia calcare; conservatissime<br />

tuttora dopo migliaia <strong>di</strong> secoli, dopo varie oscillazioni,<br />

dopo che dal mare stesso le fu contesto e quin<strong>di</strong> rapito<br />

un potente involucro <strong>di</strong> rocce più recenti, meno compatte,<br />

chimicamente e meccanicamente <strong>di</strong>versissime, le quali<br />

formano la spiaggia e la regione circostante. Il calcare <strong>di</strong><br />

Isola, specialmente sotto la chiesa <strong>di</strong> S. Pietro, è formato<br />

da grosse Alveoline, allungate e globulari, da Operculine,<br />

da Nummuliti e da un’infinità <strong>di</strong> altre foraminifere<br />

politalamiche. Le Nummuliti prevalgono negli strati<br />

superiori, e quivi appunto venne rinvenuto dal signor prof.<br />

Lovisato d’Isola un esemplare <strong>di</strong> Conoclypus; grosso<br />

echinide emisferico o conico, che compare a questo livello<br />

o poco sopra in tutta l’Istria, come nel Veneto. Vi osservai<br />

anche abbastanza copioso un Pecten ed un’Ancillaria,<br />

che notai comunissimi nella Foiba <strong>di</strong> Pisino, nel Carso <strong>di</strong><br />

Albona, nella valle <strong>della</strong> Dragogna e nei pressi <strong>di</strong> Sterna,<br />

<strong>di</strong> Matterada e <strong>di</strong> Carsette, presso Buje.<br />

La complessiva potenza <strong>di</strong> questo calcare, <strong>di</strong>etro analogia<br />

col più vicino punto <strong>di</strong> affioramento sulla sinistra sponda<br />

<strong>della</strong> rada <strong>di</strong> Pirano, non deve esere maggiore <strong>di</strong> metri<br />

50, e più sotto esiste indubbiamente<br />

il calcare a Ra<strong>di</strong>oliti <strong>della</strong> Creta<br />

superiore; roccia che non affiora in<br />

alcun punto del territorio, mentre<br />

costituisce gran parte dell’altipiano<br />

dell’Istria occidentale e meri<strong>di</strong>onale,<br />

ricoperta da uno strato più o meno<br />

potente <strong>di</strong> Terra rossa. Siccome<br />

però, tanto tanto nell’Istria, come<br />

in tutte le Alpi Giulie meri<strong>di</strong>onali,<br />

quest’ocra ricopre in<strong>di</strong>fferentemente<br />

il calcare nummulitico inferiore<br />

ed il calcare-cretaceo; così, anche<br />

ad Isola, essa viene accusata dal<br />

coloramento superficiale <strong>della</strong><br />

massa calcare e dal terriccio, che ne<br />

ricolma i meati. Un filo <strong>di</strong> Acqua<br />

termale, solfurea, che sgorga dallo<br />

scoglio, è quasi l’ultima traccia<br />

Torquato Taramelli<br />

dell’attività vulcanica, che travagliò<br />

non poco questa regiona, quand’era<br />

ancor sepolta <strong>di</strong> qualche centinajo <strong>di</strong><br />

metri nel mare. Poiché la Terra rossa, così ricca <strong>di</strong> ossi<strong>di</strong><br />

metallici, così assolutamente destituita d’ogni avanzo <strong>di</strong><br />

vita vegetale od animale, così omogenea ed uniforme<br />

ovunque si presenta nelle Alpi orientali come in alcuni<br />

punti <strong>della</strong> valle padana, non si può a mio avviso spiegare<br />

altrimenti se non considerandola quale un prodotto <strong>di</strong><br />

salse sottomarine.<br />

Il calcare <strong>di</strong> Isola, tanto negli strati nummulitici, quanto<br />

negli inferiori <strong>di</strong>stinti dalle Operculine, appartiene alla<br />

formazione dell’Eocene inferiore, riferita all’Epicretaceo<br />

27


La città<br />

dai signori Cornalia e Chiozza, e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong>stinta col nome<br />

<strong>di</strong> Liburnico negli ulteriori lavori del sig. G. Stache. Un<br />

ultimo lembo <strong>di</strong> questo calcare si rinviene anche nel<br />

Friuli nei <strong>di</strong>ntorni <strong>di</strong> Gra<strong>di</strong>sca ed al colle <strong>di</strong> Medea. Esso<br />

scompare sotto le rocce arenaceo-marnose, che formano<br />

quasi totalmente il territorio capo<strong>di</strong>striano; né accade <strong>di</strong><br />

rintracciarlo altrove, se non accostandosi all’altipiano<br />

dello Schlaunig (Slavnik, ndr), la cui base tutta <strong>di</strong> calcare<br />

nummulitico decorre da San Servolo (Socerb, ndr) alle<br />

origini del F. Risano.<br />

Precisamente ove il temporaneo filo d’acqua, che <strong>di</strong>scende<br />

dalla valle <strong>di</strong> Villadol (Dol, ndr), riceve il copioso e<br />

costante tributo <strong>della</strong> Sorgente del Risano, là appunto<br />

si presenta nuovamente il calcare nummulitico <strong>di</strong> Isola.<br />

Sotto questo, coll’intermezzo <strong>di</strong> alcuni banchi marnosi,<br />

ricompare il calcare ad Alveolina, coi caratteri litologici,<br />

che conserva in tutto l’altipiano dell’Istria orientale sino<br />

alla Punta <strong>di</strong> Fianona. Più a ponente, il calcare nummulitico<br />

compare a Covedo (Kubed, ndr), ed avanzandosi verso<br />

San Antonio (Sv. Anton, ndr) costituisce il dosso, che si<br />

protende a N del paese, quasi spoglio <strong>di</strong> vegetazione. Quivi<br />

precisamente si può constatare la reale sopraposizione <strong>di</strong><br />

quel calcare ai letti <strong>di</strong> marne scagliose, che affiorano là<br />

e ricompaiono nel Carso. Tranne le accennate località,<br />

ove compare il calcare nummulitico, il territorio <strong>di</strong><br />

Capo<strong>di</strong>stria è totalmente formato da un’alternanza <strong>di</strong><br />

marne e <strong>di</strong> arenarie con alcuni banchi <strong>di</strong> conglomerato<br />

calcare fossilifero. È la formazione del Tassello, che tra<br />

gli altipiani del Carso e quello meno elevato dell’Istria<br />

occidentale si stende in ampia zona, dal Golfo <strong>di</strong> Trieste<br />

al Quarnero.<br />

Le rocce, che costituiscono questa Formazione, sono<br />

così varie e finamente stratificate e tanto bizzarmente le<br />

une alle altre si sovrapongono, che per ciascuna <strong>di</strong> esse<br />

è <strong>di</strong>fficile in<strong>di</strong>care le aree e le località ove prevalgono.<br />

Quasi in ogni campo, lungo tutti i sentieri che si aggirano<br />

pei lieti oliveti e per le vigne, lungo tutti i torrenti<br />

che solcano profondamente quella massa <strong>di</strong> terreni<br />

ero<strong>di</strong>bilissimi, occorre <strong>di</strong> osservare la stessa miscela <strong>di</strong><br />

elementi arenacei e marnosi; onde par sempre <strong>di</strong> essere<br />

30<br />

nel luogo medesimo. Anche gli accidenti stratigrafici e<br />

specialmente quel facilissimo e assai marcato clivaggio<br />

romboidale delle arenarie e la frequenza e l’uniformità dei<br />

problematici Fucoi<strong>di</strong>, fanno ancor più vivamente risaltare<br />

la grande uniformità dei piani, <strong>di</strong> cui risulta la formazione<br />

arenaceo-marnosa.<br />

Tuttavia, partendo dal calcare suaccennato e gradatamente<br />

accostandosi ai piani superiori e più recenti <strong>della</strong><br />

formazione stessa, si ponno stabilire dei fatti <strong>di</strong> valore<br />

abbastanza generale. Prima <strong>di</strong> esporli però, conviene<br />

brevemente esaminare le con<strong>di</strong>zioni stratigrafiche del<br />

territorio e trarre da queste una guida sicura per giu<strong>di</strong>care<br />

dell’epoca relativa e <strong>della</strong> equivalenza dei vari orizzonti.<br />

Gli affioramenti <strong>di</strong> Isola e <strong>di</strong> Covedo rappresentano<br />

naturalmente due centri, da cui gli strati devono<br />

<strong>di</strong>vergere più o meno rapidamente; poiché a questi due<br />

punti corrisponde il colmo delle curve prodotte dal<br />

sollevamento. Dobbiamo alla esportazione <strong>della</strong> superiore<br />

formazione arenaceo-marnosa se quivi in luogo <strong>di</strong> un<br />

rilievo si osserva una depressione. Analogamente nella<br />

catena del Giura e più presso a noi nel Vicentino in terreni<br />

identici agli istriani, simili volte stratigrafiche, rotte ed<br />

erose, furono convertite in veri anfiteatri a gra<strong>di</strong>nate<br />

concentriche, prodotte dalla ineguale ero<strong>di</strong>bilità degli<br />

strati. Ve<strong>di</strong>amo infatti dalla punta Ronco a quella <strong>di</strong> San<br />

Marco affiorare le testate degli strati inclinati a S O e S E;<br />

mentre che a San Antonio, a Rosariol (Rožar, ndr), sotto<br />

Antignano (Tinjan, ndr) nel dosso arenaceo <strong>di</strong> Covedo<br />

ed alle sorgenti del Risano prevale la inclinazione a N<br />

E e N O. Congiungendo poi con un profilo questi due<br />

punti <strong>di</strong> affioramento <strong>della</strong> inferiore formazione calcare<br />

(com’è in<strong>di</strong>cato dallo spaccato A B <strong>della</strong> tavola annessa)<br />

e tenedo <strong>di</strong>etro all’andamento degli strati, si rileva che tra<br />

queste due volte o anteclinali non si incurva una semplice<br />

sinclinale, come potrebbe essere il caso se si trattasse <strong>di</strong><br />

rocce compatte ed a banchi molto potenti; ma che invece si<br />

presenta una sinclinale assai compressa in corrispondenza<br />

del dosso <strong>di</strong> San Antonio, e che quin<strong>di</strong> si incurva piuttosto<br />

dolcemente una anticlinale interme<strong>di</strong>a, avente il suo asse<br />

ad un <strong>di</strong>presso nella <strong>di</strong>rezione da Maresego (Marezige,


ndr) a Capo<strong>di</strong>stria. Poiché questa <strong>di</strong>rezione coincide per<br />

un certo tratto a quella del T. Fiumicino o Cornalunga,<br />

accade che lungo i suoi versanti affiorino quei terreni<br />

stessi, che si osservano nel seno <strong>di</strong> Isola, e si presentino<br />

opposte inclinazioni a S O ed a N E. Lo scoglio arenaceo<br />

marnoso <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria appartiene alla gamba orientale<br />

<strong>di</strong> tale curva. La inclinazione N E che quivi si osserva<br />

prevale anche in tutte le colline dalla Punta Grossa ad<br />

Antignano.<br />

Al colle <strong>di</strong> Antignano, verso la vetta, la inclinazione si<br />

cambia bruscamente e spesso gli strati si fanno verticali,<br />

con <strong>di</strong>rezione verso le Scoffie (Škofije, ndr), ed è assai<br />

probabile che quivi si ricurvi una sinclinale parallela a<br />

quella <strong>di</strong> San Antonio. Ad ogni modo è certo che presso<br />

Antignano, a San Antonio e presso Paugnano (Pomjan,<br />

ndr) devono trovarsi i piani più recenti <strong>della</strong> serie; mentre<br />

che avvicinandosi agli affioramenti calcari <strong>di</strong> Isola e<br />

<strong>di</strong> Covedo, oppure <strong>di</strong>scendendo lungo i versanti del<br />

T. Fiumicino, si troveranno gradatamente gli strati più<br />

antichi. Difatti nelle accennate <strong>di</strong>rezioni si può rilevare<br />

una serie <strong>di</strong> terreni, che corrisponde perfettamente non<br />

solo alla serie istriana, ma a quella del Friuli occidentale,<br />

del quale l’Istria è la naturale continuazione geologica.<br />

In relazione coll’accennata <strong>di</strong>sposizione stratigrafica,<br />

ove le curve sono più compresse, cioè nella vallata del<br />

Risano, la continuità degli strati è meno conservata<br />

e le rocce sono più frantumate e più interrotte da salti.<br />

Per la ragione stessa i rilievi <strong>di</strong> Antignano, Paugnano e<br />

Cossianciz (Kocjančiči, ndr) toccano ad un’altezza assai<br />

maggiore <strong>di</strong> quella che corrisponderebbe al reale spessore<br />

<strong>della</strong> Formazione arenaceo-marnosa; poiché gli strati<br />

sono variamente inclinati e ripiegati.<br />

Le notate particolarità stratigrafiche (che si rilevano<br />

abbastanza facilmente qualora si prescinda dalle singole<br />

contorsioni, tanto più frequenti e bizzarre quant’è minore<br />

la potenza dagli strati) sono sufficienti per intendere<br />

la successione delle rocce prevalenti ed il loro vario<br />

affioramento nella superficie esaminata.<br />

Al contatto del calcare nummulitico inferiore <strong>di</strong> Isola e<br />

<strong>di</strong> Covedo si osserva, al pari che in tutta l’Istria eocenica,<br />

La città<br />

la prevalenza delle marne. Sono povere <strong>di</strong> carbonati;<br />

hanno un colore ceruleo quando sono in banchi potenti<br />

giallognolo presso la superficie degli strati, lungo le<br />

fratture ed anche in tutta la massa, se la stratificazione è<br />

assai fitta. È manifesto che il coloramento giallo, dato dal<br />

sesquiossido idrato <strong>di</strong> ferro, è conseguente al coloramento<br />

originario azzurrognolo, dato dal sesquiossido. In queste<br />

marne inferiori è assoluta la mancanza <strong>di</strong> fossili. Nemmeno<br />

i fucoi<strong>di</strong>, che si presentano ovunque in orizzonti più<br />

elevati; nemmeno le foraminifere, che ricomparivano<br />

numerosissime appena che i deposito si faceva più calcare<br />

ed arenaceo; nemmeno un rappresentante <strong>della</strong> numerosa<br />

classe degli Echini<strong>di</strong>, comunissimi nei terreni eocenici<br />

più antichi e più recenti. Si rinvengono soltanto delle<br />

geo<strong>di</strong> ocracee, che probabilmente provengono da nuclei<br />

<strong>di</strong> pirite decomposti. Sarebbero forse anche queste argille<br />

azzurrognole, almeno in parte, un prodotto endogeno<br />

collegato colla rapida cessazione del deposito calcare e<br />

quin<strong>di</strong> coll’improvviso mutamento orografico, che deve<br />

aver causato la cessazione stessa? Non sarebbe facile né<br />

opportuno il <strong>di</strong>lucidare ora questo dubbio. Giovi piuttosto<br />

considerare come la presenza <strong>di</strong> queste marne prive <strong>di</strong> fossili<br />

ad imme<strong>di</strong>ato contatto del calcare nummulitico inferiore<br />

sia comune a tutta la regione eocenica dell’Istria, con varia<br />

potenza e con varia compattezza. Ad esse corrisponde<br />

precisamente il nome <strong>di</strong> Tassello; <strong>di</strong>stinguendosi poi col<br />

nome <strong>di</strong> masegno la forma arenacea, prevalente nei piani<br />

superiori. Dove l’argilla azzurrognola ha una assoluta<br />

prevalenza, il terreno è singolarmente sterile; vuoi per la<br />

troppo facile ero<strong>di</strong>bilità, vuoi per troppo rapido asciugarsi<br />

nelle prolungate siccità, che sgraziatamente travagliano<br />

la penisola. L’agricoltore, con opportuni terrazzi facendo<br />

più dolce il pen<strong>di</strong>o e raccogliendo le acque in apposite<br />

fosse, <strong>di</strong>minuisce in parte il dannoso effetto <strong>di</strong> queste due<br />

cause.<br />

Questa zona del Tassello si tiene presso le falde dei colli,<br />

che circondano Isola; quin<strong>di</strong> affiora a più riprese lungo le<br />

valli del Fiumicino e del Risano. Si sviluppa specialmente<br />

presso Rosariol e tutt’attorno al dosso del calcare <strong>di</strong><br />

Covedo.<br />

31


La città<br />

Sopra queste marne riposano generalmente alcuni<br />

straterelli arenacei; poscia sui banchi <strong>di</strong> conglomerato<br />

nummulitico, <strong>di</strong> calcare a piccole foraminifere e <strong>di</strong> calcare<br />

leggermente marnoso. Queste tre rocce affiorano sempre<br />

associate in zone <strong>della</strong> complessiva potenza dai 2 ai 6<br />

metri, e perché meno ero<strong>di</strong>bili segnano il ciglio <strong>di</strong> terrazzi<br />

orografici spesso assai marcati e continui. Discendendo<br />

da Paugnano a Capo<strong>di</strong>stria in linea normale alla <strong>di</strong>rezione<br />

<strong>della</strong> formazione arenaceo-marnosa si incontrano quattro<br />

<strong>di</strong> tali zone, delle quali le interme<strong>di</strong>e corrispondono a<br />

due gra<strong>di</strong>ni orografici assai <strong>di</strong>stinti lungo tutto il versante<br />

occidentale del seno <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria. Questi banchi calcari<br />

rappresentano nel loro complesso la formazione dei<br />

Conglomerati fossiliferi, che riposa sul Tassello in tutta<br />

la penisola e nella striscia eocenica dell’Isola <strong>di</strong> Veglia.<br />

Il decorso <strong>di</strong> questi banchi è segnato sulla unita Carta<br />

geognostico-agraria, ed il loro affioramento in<strong>di</strong>ca ad un<br />

<strong>di</strong>presso la <strong>di</strong>rezione <strong>della</strong> formazione areaneo-marnosa<br />

nell’area esaminata. Uno <strong>di</strong> questi banchi si osserva<br />

anche in Capo<strong>di</strong>stria ed è lo stesso che più a mezzogiorno<br />

ricompare alle falde dei colli <strong>di</strong> Canzan (San Canziano,<br />

ndr) e <strong>di</strong> San Bastian (Tribano, ndr). Più a levante, da<br />

Antignano alla Punta Grossa ed al colle <strong>di</strong> Sermino (isolato<br />

nelle alluvioni del Risano) non mi accadde <strong>di</strong> osservarne,<br />

e probabilmente non ve ne esistono <strong>di</strong> fatto; poiché quivi<br />

si sviluppano le rocce superiori, giammai calcari, delle<br />

formazione in <strong>di</strong>scorso.<br />

Queste rocce, in parte già comparse nei piani più antichi ed<br />

in parte esclusive agli orizzonti superiori ai conglomerati<br />

calcari, sono:<br />

1. Arenarie quarzoso-minacee, <strong>di</strong> colore azzurrognolo<br />

all’interno e giallo nelle porzioni idratate;<br />

2. Arenarie quarzose a cemento poco tenace;<br />

3. Arenarie calcareo-quarzose con piccolissime<br />

foraminifere monotalamiche;<br />

4. Marne giallognole, più o meno compatte, a strati<br />

assai sottili, ero<strong>di</strong>bilissime, meno sterili del Tassello<br />

propriamente detto. Queste si alternano colle arenarie<br />

precedenti.<br />

Le arenarie n.1 gradatamente aumentano in potenza dal<br />

basso all’alto delle serie. Sono comunissime arenarie a<br />

Fucoi<strong>di</strong>, che caratterizzano i piani superiori dell’Eocene<br />

me<strong>di</strong>o, e son note ai geologi alpini sotto il nome <strong>di</strong><br />

Flysch. Si scavano attivamente presso la Punta Grossa, e<br />

somministrano il migliore materiale <strong>di</strong> costruzione. Ben<br />

scelte, sono tenacissime e resistono alle meteore (piogge,<br />

ndr). Occorre però che non sieno marnose, né <strong>di</strong> struttura<br />

fogliettata, né inquinate da solfuri in decomposizione;<br />

nei quali casi si sgretolano miseramente. Le arenarie<br />

quarzose a cemento poco tenace sono meno comuni e<br />

più recenti. Prevalgono specialmente al M. Moro, al colle<br />

<strong>di</strong> Antignano, e tra Paugnano e Monte (Šmarje, ndr),<br />

ed il loro sfacelo sembra essere ormai acconcio per la<br />

vegetayione boschiva. Le arenarie calcareo-quaryose a<br />

foraminiferi compajono colle precedenti tra Antignano e<br />

32<br />

le Scoffie e nel tratto da Paugnano e Maresego. Hanno<br />

uno sviluppo affatto subor<strong>di</strong>nato e corrispondono al<br />

piano dei conglomerati quaryosi del Friuli orientale, che<br />

mancano all’Istria. Le marne finalmente si alternano<br />

costantemente colle arenarie; man on raggiungono<br />

giammai potenya delle argille inferiori. Hanno un<br />

colore piuttosto sbia<strong>di</strong>to, si impastano poco coll’acqua,<br />

si sgretolano facilissimamente, e danno una sensibile<br />

effervescenza cogli aci<strong>di</strong>. Sono anch’esse povere man on<br />

assolutamente mancanti <strong>di</strong> tracce organiche. Spesso poi<br />

presentano delle concrezioni calcari, che senza avere una<br />

forma definita, pure accennano a qualche forza biologica,<br />

che abbia contribuito alla loro formazione. Potrebbero<br />

essere coproliti o spongiari. La mancanza <strong>di</strong> fosfati però,<br />

constatata dall’egregio collega prof. Nallino, rende più<br />

accetta la seconda ipotesi. Qualunque sia la loro origine,<br />

ne accenno la presenza perchè sono comunissime a<br />

questo livello in tutta l’Istria e nel Friuli, e quand’anche<br />

altro non fossero che concrezioni calcari formate per<br />

se<strong>di</strong>mentazione chimica ponno avere tuttavia un certo<br />

valore come carattere litologico.<br />

Le relazioni stratigrafiche e più ancora le proporzioni<br />

<strong>di</strong> potenza <strong>di</strong> queste rocce superiori ai conglomerati<br />

calcari, variano dall’uno all’altro estremo del territorio. È<br />

abbastanza costante una zona <strong>di</strong> marne giallicce a straterelli<br />

sottili, alternate con straterelli arenacei, che ricopre il più<br />

recente banco <strong>di</strong> conglomerato a Paugnano e Maresego<br />

colla me<strong>di</strong>a potenza <strong>di</strong> 30 metri. È la ripetizione <strong>di</strong> una<br />

serie identica, che affiora lungo la vallata del Fiumicino<br />

tra il secondo ed il terzo dei banchi nummulitici in<strong>di</strong>cati<br />

sulla Carta. Nell’alta valle del Risano queste zone <strong>di</strong><br />

marne superiori ai potenti banchi <strong>di</strong> conglomerati quivi<br />

affioranti sono più sviluppate, più estese e più contorte,<br />

in causa dell’arrovesciamento stratigrafico, che a breve<br />

<strong>di</strong>stanza ritorce e capovolge tutta la serie eocenica.<br />

In generale le arenarie e le marne sono equabilmente<br />

sviluppate nell’area del territorio <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria, per guisa<br />

che io credo quivi avvenga la transizione tra la prevalenza<br />

<strong>di</strong> arenarie, che si osserva nelle valli del Vipacco (Vipava,<br />

ndr), <strong>della</strong> Poika e del Friuli, e la prevalenza delle marne,<br />

che in tutta l’Istria si rimarca al contatto od a breve<br />

<strong>di</strong>stanza dalle zone fossilifere. Ovunque po igli strati più<br />

recenti <strong>di</strong> questa zona arenaceo-marnosa presentano una<br />

struttura più grossolana e più frequente la presenza delle<br />

sabbie quarzose e micacee. Nelle arenarie <strong>di</strong> osservano<br />

anche dei gran<strong>di</strong> ver<strong>di</strong> <strong>di</strong> clorite, che hanno una speciale<br />

importanza per le relazioni cronologiche colle formazioni<br />

laviche dell’Eocene, le quali contemporaneamente a questi<br />

depositi e a breve <strong>di</strong>stanza si espandevano per vulcani<br />

insulari e sottomarini là dove al presente ondeggiano<br />

ridenti e feraci i colli Berici ed Euganei. Questi granelli<br />

ver<strong>di</strong> si rinvengono anche nei calcari arenacei e fossiliferi<br />

<strong>di</strong> Nugla, presso Pinguente e del M. Camus, presso Pisino,<br />

ed accennano ad emersioni doloritiche o basaltiche <strong>di</strong><br />

qualche periodo anteriore ma parimenti eocenico.<br />

Le arenarie quarzose e le marne arenacee, giallognole,<br />

sono i terreni più recenti, che si osservano nel territorio.


Stante l’accennata <strong>di</strong>sposizione stratigrafica, prevalgono<br />

lungo i dossi delle colline che circondano Capo<strong>di</strong>stria.<br />

Nel suo complesso, la formazione arenaceo-marnosa,<br />

coi banchi nummulitici compresi, appartiene all’Eocene<br />

me<strong>di</strong>o. Presenta un graduale passaggio dalla forma<br />

argillosa, prevalente all’aurora <strong>di</strong> questo periodo, alla<br />

forma arenacea, che facevasi sempre più mcomune verso<br />

la fine del periodo stesso.<br />

Nel periodo dell’Eocene superiore la regione emerse e le<br />

forze endogene ed esogene tracciarono la sua stratigrafia<br />

e l’abbozzo <strong>della</strong> sua orografia. A questo primo periodo <strong>di</strong><br />

emersione corrisponde la profonda abrasione per azione<br />

meteorica e torrenziale <strong>della</strong> formazione arenaceo-marnosa<br />

nelle aree ove è messo a nudo il calcare nummulitico. Ad<br />

esso tenne <strong>di</strong>etro una sommersione, in epoca miocenica,<br />

durante la quale venne eruttata e <strong>di</strong>spersa la Terra rossa.<br />

Dal Miocene me<strong>di</strong>o in poi la regione che abbiamo<br />

brevemente esaminata rimase emersa e si stabilirono<br />

in essa, per opera <strong>di</strong>uturna <strong>della</strong> causa accennata, quei<br />

dettagli orografici ed idrografici ond’è morbidamente<br />

plasmata e profondamente solcata, in relazione colla<br />

grande ero<strong>di</strong>bilità <strong>della</strong> prevalente formazione arenaceomarnosa.<br />

Nelle epoche posterziarie perdurò attivissimo e tuttogiorno<br />

continua questo lavorio dagli agenti esogeni; instancabile,<br />

utilmente o dannosamente efficace, a seconda del partito<br />

che ne sa trarre l’industria agraria. Il prodotto <strong>di</strong> questo<br />

lavorio erosivo, esercitato per una sequela non solo <strong>di</strong><br />

perio<strong>di</strong>, ma <strong>di</strong> intere epoche geologiche, venne quasi<br />

interamente ingojato dal mare; meno il piccolo tratto delle<br />

accennate alluvioni del Risano e del Fiumicino. Alluvioni<br />

finissime, marnose, acquitrinose, pochissimo elevate sul<br />

livello marino; quantunque la potenza ne debba essere<br />

ragguardevole. La scomparsa, o meglio <strong>di</strong>remo, la<br />

Paesaggio lunare sul Sermino<br />

La città<br />

sommersione dei prodotti dell’alluvione posmiocenica è<br />

una prova non dubbia <strong>di</strong> una sommersione <strong>della</strong> regione<br />

intera dal miocene in poi, forse continuatasi anche in<br />

epoca antropozoica.<br />

I poco estesi tratti alluvionali serpeggiano tortuosi e sempre<br />

più assottigliati lungo i torrenti, generalmente mantenendo<br />

la loro natura argillosa e la scarsezza <strong>di</strong> ciottoli. La natura<br />

delle rocce formanti i rispettivi bacini idrografici e più<br />

ancora l’indole torrenziale dei corsi d’acqua (esagerata<br />

dalle locali con<strong>di</strong>zioni climatologiche, per cui rovesci <strong>di</strong><br />

acque <strong>di</strong>luviali e piene fangose e temporanee si alternano<br />

con lunghi perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> siccità e <strong>di</strong> magra, o <strong>di</strong> assoluto<br />

esaurimento) sono le cause dell’accennata mancanza<br />

<strong>di</strong> ciottoli, che può <strong>di</strong>rsi generale nelle alluvioni <strong>della</strong><br />

penisola istriana. Le stesse cause d’altronde rendono<br />

assai bizzarro il regime degli accennati torrenti. Ognora<br />

strozzati da confluenti, che apportano uno straor<strong>di</strong>nario<br />

tributo <strong>di</strong> dejezione, si aggirano tortuosi e lenti laddove<br />

dovrebbero essere rapi<strong>di</strong>. Un filo d’acqua <strong>di</strong>venta poco<br />

presso uno stagno profondo; quin<strong>di</strong> ricompare putrido<br />

e schiumoso per <strong>di</strong>sperdersi poco dopo nella fangosa<br />

macerie, che ingombra il letto.<br />

Il fiume-torrente Risano presenta una copia maggiore e<br />

più costante <strong>di</strong> acque; poiché trova una fonte perenne a<br />

levante <strong>di</strong> Covedo al contatto <strong>della</strong> marna con un potente<br />

banco <strong>di</strong> calcare nummulitico. La prima serve <strong>di</strong> strato<br />

coibente; il secondo <strong>di</strong> strato bibulo, unitamente agli altri<br />

strati calcari, che si incurvano bizzarramente nell’a<strong>di</strong>acente<br />

altipiano da Podpecchio (Podpeč, ndr) a Cernical (Črni<br />

kal, ndr) e ricompaiono a ponente colla cresta da Covedo<br />

a Figarolla (Smokvica, ndr). *<br />

* L’opuscolo <strong>di</strong> conclude con l’elenco dei fossili rinvenuti<br />

nei territori <strong>di</strong> Isola e Capo<strong>di</strong>stria<br />

33


La città<br />

34<br />

Scorci <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria nelle poesie <strong>di</strong> Luciana Artioli<br />

Luciana Artioli, nata Scher, è stata insegnante <strong>di</strong> classe a Bertocchi, Sicciole, S. Lucia e infine nella sua<br />

Capo<strong>di</strong>stria. Da quando è in pensione (2005) si <strong>di</strong>letta a scrivere anche qualche poesia. »Le scrivo in pochi minuti«<br />

ci ha confidato » trovando l’ispirazione da scene, immagini e pensieri che incontro passeggiando«. Luciana ha<br />

scritto decine <strong>di</strong> poesie. Per questo numero de La Città ne ha scelte quattro.<br />

Nebbia<br />

Non si vedono più<br />

le pittoresche<br />

vette immacolate<br />

che <strong>di</strong>vidono<br />

all’orizzonte:<br />

il mare dal cielo;<br />

ne’ le fertili<br />

colline<br />

racchiudono<br />

a semicerchio<br />

la ridente baia.<br />

Il grigio perla<br />

predomina<br />

e copre il tutto.<br />

L’intricatissima<br />

e fittissima<br />

ragnatela<br />

dello zucchero filato<br />

avvolge le persone<br />

rendendole<br />

<strong>di</strong>afane, eteree<br />

pronte<br />

a prendere il volo<br />

verso<br />

mon<strong>di</strong> e destini<br />

ignoti ed inverosimili.<br />

La passeggiata <strong>della</strong><br />

Seme<strong>della</strong><br />

E arrivò la Candelora<br />

…portando bora…<br />

E come da vecchia usanza…<br />

Sole e tanta speranza.<br />

Anche Capo<strong>di</strong>stria<br />

Ne fu miracolata,<br />

da morta…a nuova linfa<br />

fu beneficiata.<br />

Il tratto<br />

più ammirato?<br />

Il ponte <strong>di</strong> Seme<strong>della</strong><br />

appena ultimato!<br />

Ora, largo ed ampio<br />

Come una pista d’aeroporto<br />

A gran<strong>di</strong> e piccoli<br />

offre conforto.<br />

I piccolini<br />

su pattini o in carrozzina<br />

offrono davvero<br />

una bella vetrina<br />

Giovani ed adolescenti<br />

aspirano ad un incontro duraturo<br />

che li veda protagonisti<br />

anche nel futuro<br />

Adulti ed anziani<br />

Passeggiano lentamente<br />

Tenedosi a braccetto o per mano<br />

Teneramente<br />

Bella l’idea appena realizzata.<br />

Porta forza e vigore<br />

a tutti coloro<br />

che l’hanno sempre amata.<br />

Effetto bora<br />

Fa freddo.<br />

Imposte e finestre<br />

sono chiuse quasi ermeticamente<br />

ma contro i vetri intirizziti<br />

le tende <strong>della</strong> cucina<br />

si gonfiano e sgonfiano<br />

ritmicamente<br />

afflosciandosi infine ormai esauste<br />

In piazza<br />

le foglie rattrappite ed infreddolite<br />

ballano<br />

il loro ultimo girotondo.<br />

In riva al mare<br />

la carreggiata e i marciapie<strong>di</strong><br />

sono coperti<br />

da tappeti multicolori<br />

<strong>di</strong> sacchetti <strong>di</strong> plastica<br />

<strong>di</strong> varie grandezze;<br />

tra poco saranno raggiunti<br />

da altri coetanei<br />

protagonisti<br />

in questo momento<br />

<strong>di</strong> invi<strong>di</strong>abili e vertiginose<br />

contorsioni, capovolte, acrobazie<br />

risultando<br />

migliori artisti <strong>di</strong> strada<br />

del momento,<br />

coa<strong>di</strong>uvati<br />

da raffiche <strong>di</strong> bora<br />

che oltrepassano i 110 km orari<br />

Assonnato e muto<br />

il porto.<br />

La fontana infreddolita<br />

La fontana<br />

ha indossato<br />

la camicetta bianca;<br />

sembra una ballerina classica<br />

dal tutù bianco<br />

molto elegante.<br />

Ieri<br />

nel pieno<br />

del suo fulgore<br />

sprizzava acqua<br />

da tutti i pori<br />

e roteandola<br />

con mille girandole<br />

la lanciava<br />

in tutte le <strong>di</strong>rezioni<br />

per poi…<br />

farla cadere<br />

sotto forma<br />

<strong>di</strong> un lanugginoso fungo.<br />

Ora, stende<br />

Le sue braccia inermi<br />

In attesa<br />

Di giorni migliori,<br />

non offrendo<br />

refrigerio<br />

ma pur sempre<br />

spettacolo.


La città<br />

La scorsa estate su Ra<strong>di</strong>o Capo<strong>di</strong>stria è andata in onda una trasmissione dal titolo “Cervelli in fuga”. Sono<br />

stati contattati <strong>di</strong>versi giovani istriani e fiumani che oggi vivono o hanno avuto esperienze <strong>di</strong> lavoro all’estero.<br />

Per gentile concessione del caporedattore dell’emittente, Aljoša Curavić, riportiamo la trascrizione delle<br />

interviste ad alcuni ragazzi provenienti da Capo<strong>di</strong>stria.<br />

Barbara Visintin, promotore turistico in Dalmazia<br />

Barbara Visintin<br />

Dove sei e <strong>di</strong> che cosa <strong>di</strong> occupi?<br />

Io girovago tra Spalato e il delta<br />

<strong>della</strong> Neretva. Stiamo facendo un po’<br />

<strong>di</strong> promozione turistica <strong>della</strong> zona.<br />

Spalato è già ben nota, invece questa<br />

zona più a sud lo è <strong>di</strong> meno anche<br />

se meriterebbe perchè vive ancora<br />

delle sue tra<strong>di</strong>zioni naturalistiche e<br />

storiche. Recentemente a Vid, l’antica<br />

Narona, sono stati scoperti i resti <strong>di</strong> un<br />

tempio de<strong>di</strong>cato ad Augusto, primo<br />

imperatore romano, con se<strong>di</strong>ci statue<br />

quasi intatte alte tre metri.<br />

Tu nasci a Capo<strong>di</strong>stria. Dove hai<br />

abitato?<br />

Sempre a Seme<strong>della</strong> e ho fatto l’asilo,<br />

l’elementare e il ginnasio italiani a<br />

Capo<strong>di</strong>stria.<br />

Che cosa avresti voluto fare da<br />

grande?<br />

Ricordo che già a 13 anni<br />

cominciavamo a collaborare col<br />

»Cantuccio dei bambini«, programma<br />

scolastico che andava in onda su<br />

Ra<strong>di</strong>o Capo<strong>di</strong>stria. Da lì ho iniziato<br />

un percorso che poi ho seguito anche<br />

i miei stu<strong>di</strong>.<br />

Tuo padre è Giorgio Visintin,<br />

giornalista, attore <strong>di</strong> teatro. Quanto<br />

hanno influito i genitori sulle scente<br />

che hai fatto?<br />

Beh, ho sempre bazzicato<br />

quest’ambiente, tra ra<strong>di</strong>o e televisione,<br />

essendo mio padre per tanto tempo<br />

impegnato in questo campo. Ma<br />

penso che, a prescindere dai genitori,<br />

è una cosa che nasce dentro <strong>di</strong> te. O la<br />

senti o non la senti. Per fare ra<strong>di</strong>o, per<br />

fare televisione devi avere qualcosa<br />

dentro. E non esser timido, non avere<br />

paura.<br />

Che poi tuo padre, Visintin, ha<br />

sposato tua mamma che <strong>di</strong> cognome<br />

faceva Vižintin…<br />

Loro si sono incontrati in ra<strong>di</strong>o proprio<br />

per questo motivo, perchè mio padre<br />

era curioso <strong>di</strong> vedere questa fanciulla<br />

appena arrivata che portava lo stesso<br />

cognome, o quasi. Stanno insieme<br />

ormai da più <strong>di</strong> cinquant’anni.<br />

Gli stu<strong>di</strong> ti portano a Bologna.<br />

A Bologna perchè ho seguito gli<br />

stu<strong>di</strong> inerenti alla comunicazione <strong>di</strong><br />

massa presso il Dams. E lì ho passato<br />

un periodo bellissimo.Tra l’altro a<br />

Bologna ho trovato parecchi studenti<br />

istriani.<br />

Quale argomento hai scelto per la<br />

tesi <strong>di</strong> laurea?<br />

L’informazione e la multiculturalità<br />

in un territorio <strong>di</strong> confine, tesi tra<br />

l’altro anche pubblicata a Bologna.<br />

Vent’anni dopo il destino ti porta<br />

ancora più lontano da casa, nel sud<br />

<strong>della</strong> Dalmazia.<br />

Un incontro con un’ex simpatia<br />

dalmata dopo più <strong>di</strong> vent’anni. Ero<br />

in vacanza e rivedo questo ragazzo,<br />

ormai uomo, <strong>di</strong> cui non ricordavo<br />

neanche il nome. E poi mi ha convinta<br />

a restare lì. A Komarna, 70 km a nord<br />

<strong>di</strong> Dubrovnik.<br />

E lì ti sei de<strong>di</strong>cata al turismo.<br />

Alla promozione soprattutto per gli<br />

ospiti italiani e francesi. Gli italiani<br />

poi apprezzano molto questi luoghi<br />

già dominio <strong>della</strong> Repubblica veneta.<br />

Pensa che nei vecchi libri catastali<br />

ve<strong>di</strong> comparire prima l’italiano e<br />

Le statue romane <strong>di</strong> Vid presso Metković<br />

35


La città<br />

subito dopo la lingua croata. Anche<br />

nel <strong>di</strong>aletto ci sono un sacco <strong>di</strong> termini<br />

che derivano da quelli veneti.<br />

Com’è stata la stagione<br />

quest’anno?<br />

La crisi si sente. Le vacanze durano<br />

<strong>di</strong> meno, sette invece <strong>di</strong> 14 giorni.<br />

Comunque non ci lamentiamo.<br />

Un consiglio per visitare una<br />

Dalmazia <strong>di</strong>versa?<br />

La valle <strong>della</strong> Neretva. Molti sloveni<br />

vengono per fare nuove esperienze<br />

naturalistiche, anche a raccogliere i<br />

famosi mandarini <strong>di</strong> queste parti. Il<br />

fiume, nella parte finale, è amato dai<br />

36<br />

Para<strong>di</strong>so dei surfisti<br />

giovani che fanno il kite-surfing.<br />

Molti <strong>di</strong> noi passerebbero volentieri<br />

una settimana in Dalmazia. Ma<br />

viverci è un’altra cosa. Cosa ti<br />

manca dell’Istria?<br />

Mi mancano certe cose legate alle<br />

attività culturali, certe specialità<br />

culinarie…però adesso mi sto<br />

impegnando a scoprire le peculiarità<br />

dei posti che frequento. Recentemente<br />

ho scoperto le isole Elafiti, davanti a<br />

Dubrovnik, dove si scoprono storie<br />

interessanti. E’ bello instaurare un<br />

rapporto con la gente del posto. I<br />

dalmati sono molto socievoli, noi<br />

I famosi mandarini <strong>della</strong> valle del Narenta (Neretva).<br />

siamo forse un po’ più riservati. E<br />

questo mi ha dato un po’ fasti<strong>di</strong>o<br />

all’inizio, ma poi ci si adatta.<br />

Con tuo figlio parli italiano e o<br />

croato?<br />

Io in italiano, il papà in croato. Lui è<br />

bravo perchè a due anni ha già capito<br />

che con la mamma si parla in una<br />

lingua, col papà in un’altra. Gli devo<br />

fare i complimenti.<br />

Hai detto che passi alcuni mesi<br />

all’anno a Spalato, sai che c’è una<br />

Comunità degli italiani?<br />

So dove si trova, ma non ho ancora<br />

avuto il piacere <strong>di</strong> visitarla. A Zara<br />

tra l’altro stanno aprendo un asilo con<br />

lingua <strong>di</strong> insegnamento <strong>italiana</strong>. Io mi<br />

augurerei, un giorno, che si potesse<br />

replicare questa cosa anche a Spalato.<br />

Fra l’altro qui ci sono un sacco <strong>di</strong><br />

stranieri, ho avuto l’opportunità <strong>di</strong><br />

conoscere delle coppie miste, per cui<br />

il bilinguismo tra i bambini è una cosa<br />

abbastanza <strong>di</strong>ffusa. A volte capita <strong>di</strong><br />

sentir parlare questi bambini in tre,<br />

quattro lingue <strong>di</strong>verse.<br />

C’è una ra<strong>di</strong>o a Spalato che<br />

trasmette anche in italiano. Potresti<br />

chiedere <strong>di</strong> collaborare?<br />

Mi piacerebbe. Non sono ancora<br />

riuscita ad organizzarmi da questo<br />

punto <strong>di</strong> vista, però sicuramente un<br />

incontro sarebbe benvenuto.


Luca Jankovič, tra le ramblas <strong>di</strong> Barcellona<br />

La città<br />

Lui si definisce un meticcio istro-vojvođan, sua madre è la rovignese prof. Daniela Paliaga, ex preside del Liceo<br />

»Sema« <strong>di</strong> Pirano, suo padre è Stevan Janković ex responsabile tecnico <strong>di</strong> Ra<strong>di</strong>o Koper-Capo<strong>di</strong>stria nato in Vojvo<strong>di</strong>na.<br />

Ha frequentato l’elementare <strong>italiana</strong> a Capo<strong>di</strong>stria. Oggi vive in Spagna, a Barcellona.<br />

¿Como estas, todo bien Luca?<br />

Todo bien. Un saluto gran<strong>di</strong>ssimo a tutti i connazionali,<br />

gli amici dell’Istria e dei Balcani.<br />

Da quanti anni sei a Barcellona?<br />

Vivo in Catalogna praticamente dal 2000.<br />

Sai che hai già un po’ <strong>di</strong> accento catalano?<br />

Come se fossi nato qua, tutti me lo <strong>di</strong>cono.<br />

La conoscenza dell’istro-veneto t’ha aiutato ad<br />

assimilare la loro lingua?<br />

Sì, evidentemente conoscendo sia l’istro-veneto che<br />

l’italiano ho imparato velocemente entrambe le lingue.<br />

Qui ci sono il catalano, la lingua autoctona che si parla<br />

qui a Barcellona, e il castigliano, lo spagnolo conosciuto<br />

nel mondo.<br />

Ma sono simili, no?<br />

Sono due lingue romanze simili però <strong>di</strong>verse, con le loro<br />

particolarità.<br />

Hai vissuto l’infanzia a Capo<strong>di</strong>stria. Asilo e primi anni<br />

scolastici a Seme<strong>della</strong>…<br />

L’asilo e poi la prima e la seconda dov eranamo eravamo<br />

in sei. Ho dei ricor<strong>di</strong> bellissimi <strong>della</strong> scuola <strong>di</strong> San Marco.<br />

Facevamo un pezzo <strong>di</strong> strada insieme con gli alunni<br />

<strong>della</strong> scuola slovena Anton Ukmar, poi ci <strong>di</strong>videvamo<br />

all’incrocio.<br />

Fanno un buon caffè a Barcellona?<br />

Insomma, lascia abbastanza a desiderare in confronto al<br />

caffè sia da noi che in Italia.<br />

Hai vissuto 14 anni a Capo<strong>di</strong>stria. Ricor<strong>di</strong><br />

particolari?<br />

Ricor<strong>di</strong> molti. Io ho vissuto a San Marco quando ancora<br />

il cucuzzolo del monte non era urbanizzato, non c’erano<br />

ancora tutti quegli e<strong>di</strong>fici e si correva per il verde delle<br />

campagne, a rubare la frutta o a far ne delle nostre, a<br />

picchiarci o scemenze come fumare delle liane. Parliamo<br />

dei primi anni ‘80.<br />

Amici <strong>di</strong> allora?<br />

Gregor, Damian, Dimitri…con questi sono rimasto in<br />

contatto e sempre quando torno a casa facciamo una<br />

rimpatriata. Ma anche con altri, perchè a partire dalla<br />

terza classe sono andato alla scuola <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria.<br />

Poi la famiglia si trasferisce a Pirano. E lì hai suonato<br />

con l’orchestra a fiati.<br />

Sì, suonavo il bombar<strong>di</strong>no o corno tenore. Un gruppo<br />

fantastico capitanato dall’allora presidente dell’orchestra<br />

Radojkovič. Abbiamo fatto anche molte gare<br />

internazionali.<br />

Hai frequentato il Liceo »Antonio Sema« <strong>di</strong> Pirano,<br />

dov’era preside tua madre. Era un bene avere la madre<br />

come preside, o era più <strong>di</strong>fficile?<br />

Io <strong>di</strong>rei che non ho avuto facilitazioni, semmai ho avuto<br />

(interni miei) più problemi relazionati con i sensi <strong>di</strong> o<strong>di</strong>o<br />

profondo verso mia madre quando la vedevo fare da<br />

preside.<br />

Poi negli anni <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o vai a Siena. Come mai?<br />

Ho fatto prima un’incursione a Trieste a Economia e<br />

Commercio. E’ andata male, non era la mia vocazione. Poi<br />

ho deciso <strong>di</strong> cambiare ambiente, avevo la passione <strong>della</strong><br />

biologia e <strong>della</strong> me<strong>di</strong>cina. Scelsi scienze infermieristiche<br />

e a Siena ho passato tra i migliori anni <strong>della</strong> mia vita<br />

giovanile. In autonomia, in solitario nella Casa dello<br />

studente <strong>di</strong> Siena. Un’esperienza bellissima che consiglio<br />

a chiunque abbia la possibilità <strong>di</strong> mandare i propri figli a<br />

stu<strong>di</strong>are fuori.<br />

E poi hai conosciuto degli studenti spagnoli.<br />

All’ultimo anno conobbi un gruppo <strong>di</strong> spagnoli coi quali<br />

uscivamo. Conobbi Marta, la mia o<strong>di</strong>erna moglie e da<br />

quel momento non ci siamo più separati.<br />

Parliamo <strong>di</strong> Barcellona, città <strong>della</strong> Spagna, capoluogo<br />

catalano. Come convivono queste due culture?<br />

Fui piacevolmente sorpreso quando venni qui e vi<strong>di</strong><br />

come sono integrate queste due culture. E’ una cosa<br />

interessantissima da vedere quando persone <strong>di</strong>verse<br />

parlano in una conversazione uno il catalano l’altro il<br />

castigliano e non c’è nessun problema.<br />

Sono situazioni che per noi non sono nuove, no?<br />

Certo. Anche se da noi, almeno questa era la mia<br />

esperienza, se entrambi parlavano italiano si parlava in<br />

italiano, se uno dei due parlava sloveno era più facile<br />

passare alla sua lingua. In Istria capita anche <strong>di</strong> mescolare<br />

i due i<strong>di</strong>omi, qua non mescolano.<br />

Hai una figlia <strong>di</strong> due anni e mezzo. In che lingua le<br />

parli.<br />

Io le parlo in serbo, con non poche <strong>di</strong>fficoltà. Ho deciso <strong>di</strong><br />

parlarle in serbo perchè abbia almeno un po’ <strong>di</strong> background<br />

37


La città<br />

<strong>di</strong> lingue slave.<br />

E l’italiano lo imparerà?<br />

L’italiano Lara lo parla già. Con la nonna parla italiano.<br />

Con me e il nonno parla in serbo. Con la nonna materna<br />

parla in castigliano e con sua madre parla catalano. Quin<strong>di</strong><br />

parla quattro lingue <strong>di</strong>stinguendole perfettamente. E <strong>di</strong>ce<br />

anche qualche parola in inglese.<br />

Di che cosa ti occupi a Barcellona?<br />

Cominciai facendo <strong>di</strong> tutto, poi approfittai <strong>di</strong> quello che<br />

era il miracolo spagnolo legato alla costruzione. Feci<br />

un master <strong>di</strong> prevenzione sui rischi del lavoro. Poi ho<br />

aggiunto alle mie competenze le norme ISO, mi occupo<br />

<strong>di</strong> certificazioni per <strong>di</strong>verse <strong>di</strong>tte.<br />

È impegnativo?<br />

È impegnativo però ti da anche un grado <strong>di</strong> libertà perchè<br />

puoi pianificarti le cose che hai da fare.<br />

Hai definito la Spagna come un Balkan na Zapadu,<br />

ossia Balcani d’Occidente. Perchè?<br />

Perchè hanno parecchi elementi del carattere balcanico.<br />

Fare le cose lentamente, il gusto <strong>di</strong> fare festa, vivace vita<br />

sociale.<br />

Se penso a Barcellona mi viene in mente innanzitutto<br />

la Sagrada familia <strong>di</strong> Gaudì. Tu che ci vivi, ve<strong>di</strong> la città<br />

con occhi <strong>di</strong>versi…<br />

Barcellona secondo me ha bisogno <strong>di</strong> più <strong>di</strong> un giorno<br />

per essere visitata. Se uno si cala nella <strong>di</strong>mensione storica<br />

<strong>di</strong> quella che è stata l’evoluzione urbanistica e socioeconomica<br />

<strong>di</strong> questa città, può trovare delle piacevoli<br />

sorprese. Barcellona fa un salto <strong>di</strong> qualità bestiale, a<br />

cavallo tra il XIX e il XX secolo, con notevoli innovazioni<br />

urbanistiche aportate dal piano urbanistico Ildefons Cerdà<br />

38<br />

e con il grande architetto dell’art noveau Antoni Gaudì che<br />

incastona delle gemme fantastiche nel nucleo urbano. Ma<br />

non c’è solo Barcellona: nei <strong>di</strong>ntorni ci sono sia citta<strong>di</strong>ne<br />

sia posti con una bellezza naturale <strong>di</strong> rilievo.<br />

Parliamo <strong>di</strong> cucina. Cosa ci puoi <strong>di</strong>re in merito?<br />

La cucina è strepitosa. I dolci sono migliori da noi, ma<br />

il loro prosciutto (il jamon) è il re, non ha rivali nel<br />

mondo. Hanno piatti semplici ma buoni: uno, tipico <strong>della</strong><br />

Catalogna, è il pa am tumata, che vuol <strong>di</strong>re pane col<br />

pomodoro. Prendono il pezzo <strong>di</strong> pane, lo spalmano con<br />

un pomodoro tagliato a metà, un po’ d’olio e <strong>di</strong> sale. E’ un<br />

elemento che accompagna i pasti e non manca mai sulle<br />

tavole catalane.<br />

Cosa ti piace <strong>della</strong> Spagna e cosa ti manca dell’Istria?<br />

Dell’Istria mi manca tantissimo l’aria, la bora. Mi manca<br />

quella sicurezza che ti da lo stare vicino alla tua famiglia,<br />

ai tuoi amici. La Spagna è un paese molto accogliente,<br />

dove si sta molto bene e ha tantissime cose positive che<br />

non basterebbe un’ora per spiegarle tutte.<br />

Non ti hanno mai fatto pesare il fatto <strong>di</strong> essere uno<br />

straniero?<br />

No, mai. Anche se è stato <strong>di</strong>fficile far capire da dove<br />

venivo. Specie quando la Slovenia non era ancora<br />

entrata nella Comunità europea, sapevano qualcosa <strong>della</strong><br />

Jugoslavia, poi confondevano con la Slovacchia. Adesso<br />

questo non succede. Tutti sanno dov’è la Slovenia.<br />

Ti manca il <strong>di</strong>aletto?<br />

Molto. Ma ogni tanto mi scappa qualche ‘nostra’<br />

parolaccia.<br />

Qualche consiglio per visitar la Spagna.<br />

Ciodeve tempo. Merita andar al sud, nord, centro, i paesi<br />

baschi, le Asturie, in Galizia. Xe posti belissimi, la gente<br />

xe fantastica. E po’ andar a Madrid che xe una città<br />

favolosa. E vegnir a Barcellona che ga una vita <strong>di</strong>urna e<br />

notturna portentosa. Qualsiasi stagion va ben, perchè qua<br />

no fa mai fredo, l’unica se i vien in estate fa abastanza<br />

caldo.<br />

Se uno che ti conosce viene a Barcellona, può<br />

contattarti?<br />

Ha l’obbligo <strong>di</strong> contattarmi, se no m’incavolo.<br />

Un saluto a tutti quelli che mi conoscono, mi mancate<br />

tantissimo.


Sara Bičić, traduttrice al Parlamento europeo<br />

Sara da quanto tempo sei in Lussemburgo?<br />

Sono venuta nell’ottobre del 2005, dunque sono sei anni.<br />

Di che cosa ti occupi?<br />

Lavoro all’unità <strong>di</strong> lavoro slovena nel Parlamento europeo.<br />

Gli uffici si trovano a Lussemburgo anche se il Parlamento<br />

lavora per la maggior parte a Bruxelles. Faccio un po’<br />

<strong>di</strong> traduzione, poi siccome ho stu<strong>di</strong>ato giurisprudenza mi<br />

occupo <strong>della</strong> terminologia legale.<br />

Traduci da che lingua?<br />

Quando sono venuta qui traducevo dall’italiano e<br />

dall’inglese. Poi ho aggiunto anche il francese.<br />

Tra l’altro quali sono le lingue ufficiali in<br />

Lussemburgo?<br />

Il lussemburghese - che prima non sapevo nemmeno<br />

esistesse - si parla molto francese e quasi tutti parlano<br />

anche il tedesco.<br />

Sei nata a Capo<strong>di</strong>stria. Hai frequentato le scuole<br />

italiane?<br />

Sono andata solo all’asilo italiano, e quando i miei genitori<br />

hanno constatato che non sapevo niente <strong>di</strong> sloveno hanno<br />

pensato bene <strong>di</strong> mandarmi alle scuole slovene: l’elementare<br />

“Pinko Tomažič”, il Ginnasio sloveno e Giurisprudenza a<br />

Lubiana. Quand’ero piccola parlavo sempre in italiano e<br />

devo <strong>di</strong>re che sono sempre rimasta in contatto con alcuni<br />

miei compagni <strong>di</strong> asilo.<br />

Col padre, il giornalista Eros Bičić, parlavi in lingua<br />

o <strong>di</strong>aletto?<br />

Sempre <strong>di</strong>aletto. Anche adesso con i parenti <strong>di</strong> Albona<br />

parlo sempre istro-veneto.<br />

Frequentando la scuola slovena, all’ora <strong>di</strong> italiano eri,<br />

suppongo, la più brava…<br />

Sì, però non ero l’unica a parlare italiano a casa. Sai com’è<br />

da noi: non tutti quelli che parlano italiano frequentano le<br />

scuole italiane.<br />

Come ci sono tanti bambini <strong>di</strong> madrelingua slovena<br />

che frequentano le scuole italiane.<br />

Esatto. Penso anche che questo sia il bello <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria<br />

e delle nostre parti.<br />

Perché hai scelto Giurisprudenza?<br />

Un po’ per caso. Avevo i voti per andare dove volevo,<br />

ma non avevo le idee chiare su dove proseguire. Mi sono<br />

sempre piaciute le lingue, però pensavo che se stu<strong>di</strong><br />

lingue poi devi andare a insegnare. Non ero certa <strong>di</strong><br />

voler far questo. Allora, con un po’ <strong>di</strong> fortuna, ho scelto<br />

Giurisprudenza ed ho fatto la cosa giusta. Ho trovato un<br />

lavoro che combina le due cose. Prima ho lavorato per tre<br />

anni dall’avvocato Starman, dove ho imparato tantissimo.<br />

Poi ho aderito a un bando per un posto <strong>di</strong> lavoro a<br />

Lussemburgo e adesso sono qua.<br />

A cosa bisogna adattarsi quando si va all’estero?<br />

Prima <strong>di</strong> tutto la lingua. Ho dovuto imparare il francese<br />

perché molti non comprendono l’inglese. Poi il modo <strong>di</strong><br />

vivere, i prezzi.<br />

La città<br />

Raccontami una tua giornata tipo.<br />

Se il Parlamento non è in sessione si viene in ufficio verso<br />

le 9 e si lavora fino alle 17 o 18, a seconda <strong>di</strong> quanto si<br />

ha da fare. Otto ore lavorative con un’ora in mezzo per il<br />

pranzo. Se il Parlamento è in sessione si lavora in turni<br />

a volte anche fino a mezzanotte. Ci sono dei testi che<br />

arrivano a ora tarda dalle sessioni che bisogna tradurre in<br />

tempi brevi.<br />

Quanti siete nell’unità <strong>di</strong> traduttori in sloveno?<br />

Trenta traduttori e altri venti tra assistenti e stagisti.<br />

Ma non sarebbe più facile se gli eurodeputati<br />

adottassero una sola lingua? Sai che risparmio…<br />

Il fatto del multilinguismo è l’anima del Parlamento<br />

europeo. Penso sia affascinante sentire i deputati che si<br />

alzano prendendo la parola nella loro lingua. Già adesso<br />

si fa ricorso a lingue franche come il francese e l’inglese,<br />

però se non si usassero più le lingue dei Paesi si perderebbe,<br />

39


La città<br />

secondo me, l’essenza del Parlamento europeo.<br />

Lussemburgo, mezzo milione <strong>di</strong> abitanti. Come si<br />

vive?<br />

Lo standard è molto alto. Le paghe sono alte ma anche i<br />

prezzi sono alti. Uno che lavora in banca può guadagnare<br />

cinque-sei mila euro, ma poi paga due mila euro <strong>di</strong> affitto<br />

o 500 mila euro un appartamento, un cocktail 15 euro. In<br />

Svizzera, in Norvegia è la stessa cosa.<br />

Però se viene in vacanza qui da noi se la passa bene.<br />

Eh sì, questo sì.<br />

Cosa ti manca dell’Istria?<br />

40<br />

Il Parlamento europeo<br />

Lussemburgo<br />

Dirò una cosa banalissima, ma <strong>di</strong>co il mare. Non ho mai<br />

sofferto il tempo, la pioggia…però adesso cosa darei per<br />

un po’ più <strong>di</strong> sole e avere il mare vicino.<br />

Quando ti chiedono <strong>di</strong> dove sei, cosa rispon<strong>di</strong>?<br />

Dico Slovenia. Per chi non la conosce, cerco <strong>di</strong> spiegare.<br />

Qualcuno ti ha mai chiesto come mai parli così bene<br />

l’italiano?<br />

Sì, specialmente i miei colleghi italiani ai quali spiego che<br />

questa caratteristica vale per noi che viviamo vicino al<br />

confine, specialmente per l’Istria.


Nicola Klemenc, stu<strong>di</strong>a effetti speciali a Hollywood<br />

Nicola, che fai <strong>di</strong> bello a Hollywood?<br />

In questo momento mi trovo qui per un corso <strong>di</strong> effetti<br />

speciali. Sono sponsorizzato da una borsa <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o offerta<br />

dalla CRT, una fondazione bancaria del Piemonte. Sto<br />

seguendo le lezioni, sono praticamente tutti i giorni a<br />

scuola; lavoriamo tranquillamente tra le 10 e le 14 ore al<br />

giorno.<br />

Ti sarai fatto una passeggiata. Hai trovato qualche<br />

spiaggia stile Baywatch?<br />

Si, ho esplorato un po’ i <strong>di</strong>ntorni. Sono andato a Santa<br />

Monica, Venice beach, quin<strong>di</strong> ho avuto modo <strong>di</strong> vedere<br />

<strong>di</strong> persona la spiaggia sabbiosa dove hanno girato<br />

Baywatch.<br />

Tuo padre Lean è produttore musicale e leader del<br />

gruppo musicale Calegaria, tua mamma Bruna Alessio<br />

è stata conduttrice a Ra<strong>di</strong>o Capo<strong>di</strong>stria e oggi guida la<br />

filodrammatica <strong>della</strong> CI <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria. Quanto hanno<br />

influito su <strong>di</strong> te?<br />

A modo loro hanno influito tantissimo, anche se in realtà<br />

non mi sarei mai aspettato <strong>di</strong> finire a lavorare nello stesso<br />

campo <strong>della</strong> produzione multime<strong>di</strong>ale. Ho iniziato i miei<br />

stu<strong>di</strong> nell’ambito <strong>della</strong> fisica, ho fatto prima ingegneria<br />

fisica, poi alla fine sono passato a ingegneria del cinema e<br />

poi mi sono ritrovato a Hollywood.<br />

Come nasce la tua passione per i film?<br />

L’ho scoperta nel corso dei miei stu<strong>di</strong> universitari,<br />

soprattutto negli ultimi due anni. Seguendo i corsi per<br />

ottenere la laurea <strong>di</strong> Ingegneria del cinema ho scoperto un<br />

po’ il mondo <strong>della</strong> produzione au<strong>di</strong>ovisiva.<br />

Che genere <strong>di</strong> film pre<strong>di</strong>ligi?<br />

Mi piacciono i film che riescono a coniugare un alto<br />

contenuto tecnologico con un significato che non si fermi<br />

alla superficie. Mi rendo conto <strong>di</strong> non essere proprio nel<br />

luogo ideale da questo punto <strong>di</strong> vista, visto che qui il<br />

primo pensiero – quando si produce un film – è quanto<br />

sarà il margine <strong>di</strong> guadagno.<br />

Dove hai abitato a Capo<strong>di</strong>stria?<br />

Da bambino in centro, in una viuzza vicino al museo. Poi<br />

ci siamo trasferiti a Seme<strong>della</strong>.<br />

Hai frequentato la scuola elementare “Vergerio<br />

il Vecchio” nei primi anni novanta, agli albori<br />

dell’in<strong>di</strong>pendenza <strong>della</strong> Slovenia. Che ricor<strong>di</strong> hai?<br />

Sono ricor<strong>di</strong> abbastanza vaghi. Ricordo nitidamente<br />

solo un episo<strong>di</strong>o particolare, quando ci fu un allarme<br />

aereo e non mi stavo rendendo bene conto <strong>di</strong> cosa<br />

stesse succedendo. Passammo una giornata veramente<br />

particolare. Per fortuna non successe niente. Comunque<br />

nella mia adolescenza a Capo<strong>di</strong>stria la vita trascorreva<br />

abbastanza tranquilla. Passavo qualche pomeriggio con<br />

i miei compagni <strong>di</strong> scuola. Sono ancora in contatto con<br />

<strong>di</strong>versi compagni delle elementari.<br />

Nico, come parlavate e parlate tra voi? Lingua, <strong>di</strong>aletto<br />

o sloveno?<br />

La città<br />

Tendenzialmente in italiano, poi ogni tanto si parlava<br />

in sloveno, <strong>di</strong>pendeva dagli altri partecipanti alla<br />

conversazione. Ci si adattava, spesso…<br />

I primi due anni <strong>di</strong> scuola me<strong>di</strong>a li fai al Ginnasio<br />

“Carli”.<br />

Questo periodo ha rappresentato un cambiamento che poi<br />

è stato accelerato dalla possibilità che mi è stata offerta <strong>di</strong><br />

stu<strong>di</strong>are in Italia. E’ stato un periodo in cui stavo iniziando<br />

a crescere. Certo il tutto avrebbe preso una piega <strong>di</strong>versa<br />

se me non me ne fossi andato.<br />

Infatti dopo due anni sei andato al Collegio del Mondo<br />

unito <strong>di</strong> Duino.<br />

Un’esperienza che personalmente vorrei potessero vivere<br />

tutti, perché entrare in contatto con così tante persone da<br />

tante parti <strong>di</strong>verse del mondo, in un’età giovane, permette<br />

<strong>di</strong> sviluppare una certa visione.<br />

Finito il Liceo uno va a lavorare o stu<strong>di</strong>a. Tu deci<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

iscriverti al Politecnico <strong>di</strong> Torino.<br />

Mi sono trovato <strong>di</strong> fronte a una scelta <strong>di</strong>fficile, da un lato<br />

mi sentivo attratto dalla me<strong>di</strong>cina, dall’altro l’ingegneria.<br />

Alla fine ho scelto quest’ultima ed essendo il Politecnico<br />

una delle scuole migliori in Italia, ho deciso <strong>di</strong> andare a<br />

Torino. Anche per scoprire un po’ il mondo e vivere una<br />

grande città.<br />

Di che cosa ti sei occupato in particolare?<br />

Nicola, con gli occhiali da sole, assieme a colleghi <strong>di</strong><br />

corso.<br />

41


La città<br />

All’inizio ho seguito i corsi per ottenere la triennale<br />

in Ingegneria fisica che si occupa principalmente <strong>di</strong><br />

microelettronica e <strong>di</strong> temi tecnologici abbastanza<br />

avanzati. Poi, sapendo che i miei interessi non erano<br />

strettamente legati a quel campo, decisi <strong>di</strong> cambiare e<br />

passare a Ingegneria del cinema, quella che mi ha portato<br />

in America.<br />

Di Torino che mi <strong>di</strong>ci?<br />

Torino è una città particolare. I primi anni sono stati <strong>di</strong>fficili,<br />

anche per via del cambiamento che può rappresentare per<br />

una persona che viene da un posto piccolo. Dopo qualche<br />

anno però, a viverci, a conoscere un po’ i torinesi e a<br />

scoprire i lati più nascosti <strong>di</strong> questa città, si crea una sorta<br />

<strong>di</strong> legame che… potrebbe portarmi a ritornarci.<br />

Che rapporto hai mantenuto invece con l’Istria, la<br />

Slovenia?<br />

Dei legami molto forti. Ci abita la mia famiglia e<br />

rappresenta comunque le mie ra<strong>di</strong>ci, anche se spesso mi<br />

definisco italiano, poi <strong>di</strong>co che vengo dalla Slovenia. Molti<br />

non capiscono questa mia natura duplice. Diciamo che<br />

vive in me un certo lato dell’Istria, quella in cui convivono<br />

culture <strong>di</strong>verse. Una cosa che non si <strong>di</strong>mentica.<br />

Una volta laureato?<br />

Di solito si inizia con uno stage. Ho cercato che cosa<br />

offriva Torino e ho trovato il Festival View Conference<br />

che si occupava, e si occupa tutt’ora, <strong>di</strong> computer grafica.<br />

E ho fatto domanda per andare a fare un po’ <strong>di</strong> pratica<br />

e vedere come funzionano questi eventi che vertono sul<br />

mondo cinematografico e la tecnologia legata ad esso.<br />

Ultima tappa in or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> tempo…ma chissà quante te<br />

ne aspettano ancora…Hollywood!<br />

Il progetto si propone <strong>di</strong> mandare un numero variabile<br />

tra i 70 e i 90 studenti laureati, ogni anno accademico, in<br />

giro per il mondo. Quin<strong>di</strong> io sono solo uno dei fortunati<br />

vincitori <strong>di</strong> questa borsa <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o. Nel mio caso specifico<br />

la borsa includeva anche due mesi <strong>di</strong> corso alla Gnomon<br />

school of visual effects, qui a Hollywood.<br />

Due parole su questa scuola.<br />

Diciamo che è una scuola particolare perchè rappresenta<br />

una via <strong>di</strong> mezzo tra un vero stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> produzione e una<br />

scuola <strong>di</strong> alta specializzazione nel campo <strong>della</strong> computer<br />

grafica. Molti degli istruttori nei perio<strong>di</strong> dell’anno in cui<br />

42<br />

Un’aula <strong>della</strong> Gnomon School of Visual Effects.<br />

non insegnano contribuiscono a produrre i film che tutti<br />

o gran parte <strong>di</strong> noi vanno a vedere al cinema. Quin<strong>di</strong> le<br />

gran<strong>di</strong> produzioni <strong>di</strong> Hollywood vengono prodotte anche<br />

da studenti <strong>di</strong> questa scuola.<br />

Per cui lavorate sempre al computer?<br />

Passiamo almeno una dozzina <strong>di</strong> ore seduti <strong>di</strong> fronte a<br />

uno schermo. Abbiamo delle work-station professionali;<br />

computer <strong>di</strong> potenza simile vengono utilizzati anche<br />

negli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> produzione. Interi sistemi possono venire a<br />

costare anche decine <strong>di</strong> milioni <strong>di</strong> dollari.<br />

Come trovi il loro modo <strong>di</strong> insegnare?<br />

Si punta molto sulla conoscenza pratica e tecnica. Il livello<br />

dell’istruzione è molto elevato, così come la conoscenza<br />

dei professori che sono…iper-specializzati nel loro<br />

campo. Questo lo posso <strong>di</strong>re per la scuola che frequento,<br />

poi non so per le altre.<br />

Quali opportunità si aprono per uno che finisce questo<br />

corso?<br />

Il vero problema è riuscire a farsi notare. Nel mondo <strong>della</strong><br />

computer grafica, come anche in quello <strong>della</strong> fotografia o<br />

pittura – qualunque <strong>di</strong>sciplina che implichi la produzione<br />

<strong>di</strong> un contenuto - si valuta sul contenuto stesso.<br />

Insomma oltre alla tecnica ci vuole anche creatività e<br />

originalità…<br />

Proprio così.<br />

Passa<strong>di</strong> sei mesi in America cossa ti farà?<br />

Devo veder un poco perché qua le occasioni vien e bisogna<br />

cercar de coglierle. Go comunque tanta voia de tornar in<br />

Europa.


David Francesconi, dall’Accademia <strong>di</strong> Brera a Capo<strong>di</strong>stria<br />

David, hai vissuto 14 anni a Milano. Perché sei<br />

tornato?<br />

Capo<strong>di</strong>stria mi ha dato una cosa che Milano non è riuscita<br />

a darmi. Certi valori. Milano è una città che ha fretta, che<br />

ha bisogno <strong>di</strong> correre. Capo<strong>di</strong>stria invece mi ha dato dei<br />

valori che riesco coltivare nuovamente con questo mio<br />

ritorno.<br />

Qual’è uno <strong>di</strong> questi valori?<br />

Innanzitutto la <strong>di</strong>mensione umana <strong>della</strong> città. Milano<br />

è una città umana che ruba la <strong>di</strong>mensione umana, per<br />

gli spostamenti necessari per andare da casa al posto <strong>di</strong><br />

lavoro o semplicemente per incontrare degli amici. Questi<br />

tempi vengono molto <strong>di</strong>latati. Per cui resta poco tempo da<br />

passare con le persone care.<br />

Sei figlio <strong>di</strong> una voce storica <strong>di</strong> Ra<strong>di</strong>o Capo<strong>di</strong>stria,<br />

Rosa Lojk Francesconi, hai fatto l’elementare <strong>italiana</strong><br />

a Capo<strong>di</strong>stria. Che ricordo hai <strong>di</strong> quel periodo?<br />

La Ra<strong>di</strong>o era il mio parco giochi. Io ho passato buona<br />

parte <strong>della</strong> mia infanzia girando tra questi stu<strong>di</strong> con i<br />

tecnici che sono stati un po’ i miei baby sitter. Ho anche<br />

un bel ricordo <strong>della</strong> scuola. Vuoi per una questione legata<br />

all’italianità, il numero degli alunni nelle classi era molto<br />

esiguo, per cui gli insegnanti hanno avuto veramente la<br />

possibilità <strong>di</strong> de<strong>di</strong>carci più tempo e più attenzione.<br />

Erano tempi in cui fra i banchi <strong>di</strong> scuola si parlava<br />

ancora in <strong>di</strong>aletto.<br />

Devo <strong>di</strong>re <strong>di</strong> sì. Difatti io, con il fatto che ho entrambi i<br />

genitori <strong>di</strong> madrelingua <strong>italiana</strong>, ho fatto forse un po’ <strong>di</strong><br />

fatica a imparare lo sloveno perché con la nonna e con i<br />

compagni <strong>di</strong> classe parlavo in <strong>di</strong>aletto e con i genitori in<br />

lingua.<br />

La nonna <strong>di</strong> Verteneglio, se non sbaglio.<br />

La nonna <strong>di</strong> Verteneglio. E con la nonna si coltivavano<br />

le sane tra<strong>di</strong>zioni istriane. Ho imparato a fare gli gnocchi<br />

all’età <strong>di</strong> <strong>di</strong>eci anni. Ho un ricordo molto vivo <strong>di</strong> questo<br />

periodo e soprattutto molto bello.<br />

Lo sloveno l’avrai imparato con i bambini in<br />

strada…<br />

Naturalmente. E questo è un altro grande pregio, che forse<br />

uno trascura e poi comincia ad apprezzare nelle gran<strong>di</strong><br />

città: il poter abbandonare il proprio figlio davanti alla<br />

porta <strong>di</strong> casa…che tanto sta lì e gioca coi bambini in<br />

strada, mentre a Milano hai il terrore <strong>di</strong> lasciargli la mano<br />

anche al supermercato. La mia infanzia è trascorsa in<br />

mezzo a queste calli dove, assieme a tanti amici, appunto,<br />

ho parlato <strong>di</strong>aletto e contemporaneamente ho migliorato<br />

il mio sloveno.<br />

Hai una sorella, Anna, che si trova Bruxelles e un<br />

fratello maggiore, Piero, a Trieste.<br />

Anna è a Bruxelles dopo aver vissuto per un periodo<br />

a U<strong>di</strong>ne e Roma. La spinta inerziale che ricevi con il<br />

primo salto da casa verso un’altra destinazione, continua<br />

poi nel tempo perché ti sposti in un’altra città che<br />

però non necessariamente è quella definitiva. Diventa<br />

La città<br />

semplicemente un porto <strong>di</strong> attracco.<br />

Vale anche per te che sei tornato a Capo<strong>di</strong>stria?<br />

Non escludo <strong>di</strong> ripartire se dovesse capitarmi un’altra<br />

possibilità che a questo punto però viene rielaborata su<br />

una serie <strong>di</strong> altri valori, come può essere la famiglia.<br />

Anche se, devo <strong>di</strong>re, son contento <strong>di</strong> essere <strong>di</strong> nuovo a<br />

Capo<strong>di</strong>stria e spero <strong>di</strong> poter fermarmi qui.<br />

Hai frequentato il Liceo piranese.<br />

Quella al Liceo “Sema” è stata un’esperienza fantastica.<br />

Avevamo un rapporto unico coi professori che non ho mai<br />

rivissuto in quel modo lì. Noi siamo stati la prima classe<br />

<strong>della</strong> nuova sede <strong>di</strong> Portorose. Col passaggio abbiamo<br />

trovato una scuola nuova, in perfette con<strong>di</strong>zioni alla quale<br />

abbiamo dato l’anima. Io sono portato per l’arte però<br />

ho scelto un liceo scientifico per <strong>di</strong>re ‘Voglio imparare<br />

bene questa cosa e poi metterla da parte’. Un insegnante<br />

che ricordo in maniera particolare è il prof. Ravasi; era<br />

uno che viveva l’insegnamento come una vocazione.<br />

Lo ricordo intelligente e preparato, che aveva avuto la<br />

possibilità <strong>di</strong> insegnare ad una cattedra universitaria e che<br />

aveva rinunciato a questa possibilità per il contatto con i<br />

ragazzi e per un insegnamento genuino e autentico. Io in<br />

matematica sono stato sempre al limite <strong>della</strong> sufficienza,<br />

però devo <strong>di</strong>re che l’insegnamento era il vero cuore<br />

43


La città<br />

delle sue lezioni. Il suo modo <strong>di</strong> fare lezione, la sua<br />

comunicazione coi ragazzi era genuina e sincera.<br />

Dopo Pirano deci<strong>di</strong> <strong>di</strong> iscriverti all’Accademia <strong>di</strong> Belle<br />

Arti <strong>di</strong> Brera.<br />

C’era la possibilità <strong>di</strong> fare l’Accademia a Venezia, però<br />

Milano era più lontana, era una sfida. Venni rifiutato<br />

il primo anno all’esame <strong>di</strong> ammissione. Mi faccio un<br />

anno <strong>di</strong> scuola serale <strong>di</strong> <strong>di</strong>segno, più un’altra accademia<br />

privata per prepararmi l’anno dopo a rifare l’esame <strong>di</strong><br />

ammissione al Brera. Andò bene e cominciai l’esperienza<br />

in accademia con professori come Luciano Fabbro, artista<br />

contemporaneo molto esigente perché oltre a farci stu<strong>di</strong>are<br />

pittura, <strong>di</strong>segno, esigeva da noi che conoscessimo anche<br />

la filosofia. Perché <strong>di</strong>ceva ‘Il pittore stolto fa poca strada.<br />

Un’infarinatura <strong>di</strong> filosofia non vi farà mai male nella<br />

vita”. La formazione al Brera aiuta ad aprire la mente.<br />

Non dà però un in<strong>di</strong>rizzo. Apre l’orizzonte ma non punta<br />

su una meta. Una volta che uno fa il Brera ha veramente<br />

un’altra mentalità, un altro modo <strong>di</strong> guardare alle cose.<br />

Hai tutti gli strumenti per iniziare una professione come<br />

quella dell’art <strong>di</strong>rector o del grafico pubblicitario, ma non<br />

hai le capacità. E’ come un cuoco che ha la <strong>di</strong>spensa più<br />

fornita del mondo, però non sa cucinare.<br />

Quanto è durata per te l’accademia?<br />

Lo stu<strong>di</strong>o è durato cinque anni, perché nell’ultimo anno<br />

che ho preso per fare la tesi, in contemporanea ho deciso<br />

<strong>di</strong> realizzare anche il mio desiderio professionale, ossia<br />

44<br />

L’Accademia <strong>di</strong> belle Arti <strong>di</strong> Brera.<br />

lavorare nel mondo <strong>della</strong> pubblicità. Ho fatto uno stage<br />

presso un’agenzia <strong>di</strong> pubblicità con due anni <strong>di</strong> gavetta,<br />

non retribuiti. Coi lavori più banali: ritagliare i fogli per i<br />

lay out, poi pian piano ti veniva dato il biglietto da visita,<br />

poi la piccola brochure…insomma in questi anni ho<br />

cambiato almeno cinque agenzie. Ho lavorato sui profumi,<br />

nel ramo farmaceutico, sulla moda, nell’e<strong>di</strong>toria, sono<br />

stato responsabile per un paio d’anni <strong>della</strong> rivista d’arte<br />

contemporanea ‘Tema celeste’.<br />

Dopo 14 anni ti son tornà a Capo<strong>di</strong>stria.<br />

Fondamentalmente son andà a Milano con l’intenzion<br />

un po’ de cambiar el mio mondo. Forsi no ghe go rivà,<br />

e alora go <strong>di</strong>to ‘Se no rivo cambiar el mondo, almeno<br />

voio cambiar el panorama’. Capo<strong>di</strong>stria ga uno stupendo<br />

panorama e volaria che fussi lo sfondo, el panorama de<br />

fondo dela mia vita.<br />

La rivista d’arte Tema celeste.<br />

La Città è il perio<strong>di</strong>co semestrale <strong>della</strong> Comunità degli Italiani Santorio Santorio <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria. Viene<br />

pubblicato nell’ambito dell’attività e<strong>di</strong>toriale prevista dal programma culturale <strong>della</strong> Comunità autogestita <strong>della</strong><br />

nazionalità <strong>italiana</strong> <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria cofinanziato dal Ministero per la Cultura <strong>della</strong> Repubblica <strong>di</strong> Slovenia e dal<br />

Comune città <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria, e con il contributo finanziario dell’Unione Italiana. Redattore responsabile: Alberto<br />

Cernaz. Stampa: Pigraf s.r.l. Isola. Tiratura: 1.300 copie. Distribuzione gratuita a mezzo posta riservata ai soci<br />

<strong>della</strong> Comunità. In<strong>di</strong>rizzo: Comunità degli italiani Santorio Santorio <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria, Redazione de La Città, Via<br />

Fronte <strong>di</strong> Liberazione 10, 6000 Koper-Capo<strong>di</strong>stria (SLO). E-mail: lacitta1@gmail.com. Copertina: finestra <strong>di</strong><br />

Via Krelj. Retro: il coretto dell’asilo “Delfino blu” durante la spettacolo per scuole e asili organizzato in piazza<br />

il 2 <strong>di</strong>cembre.


Immagini <strong>di</strong> famiglia. La cresima <strong>di</strong> Blan<strong>di</strong>na Spadaro (1936)<br />

Osservo una fotografia <strong>di</strong> gruppo,<br />

al centro un bel quadrupede e due<br />

bambine vestite <strong>di</strong> bianco. La più<br />

piccola, con il velo sulla testa,<br />

attira la mia attenzione. Cerco<br />

<strong>di</strong> ricordare quello che mi aveva<br />

detto mia madre, sì la bambina è<br />

Blan<strong>di</strong>na, mia cugina. Chiederò a<br />

lei, che ora vive a Trieste, ciò che<br />

ricorda <strong>di</strong> quel giorno. Riporto le<br />

parole che mi ha scritto, con il suo<br />

stile conciso (è stata impiegata sia<br />

a Palazzo Tarsia sia al Comune <strong>di</strong><br />

Capo<strong>di</strong>stria).<br />

“Questa foto è stata scattata in<br />

occasione <strong>della</strong> Santa Cresima<br />

<strong>di</strong> Blan<strong>di</strong>na Spadaro nel lontano<br />

giugno 1936 nella corte interna <strong>della</strong><br />

casa <strong>della</strong> signora Luigia Decarli,<br />

madre <strong>di</strong> due frati cappuccini, in via<br />

dell’Annunziata. Con la cresimante<br />

si vede la santola Luigia che tiene<br />

le re<strong>di</strong>ni del suo “mussetto”. La<br />

nonna materna Anna chiamata<br />

“nonna Giorgia”, la mamma, la zia,<br />

il nonno Giorgio Ponis, 2 famigli e<br />

la cugina Argia. La Cresima è stata<br />

impartita dal vescovo <strong>di</strong> Trieste e<br />

Capo<strong>di</strong>stria, Sua Eccellenza Fogar.<br />

Al pomeriggio la cresimante si<br />

è recata al seminario per recitare<br />

davanti al vescovo una poesia<br />

inerente alla fede, si è conclusa<br />

La città<br />

così una giornata emozionante e<br />

religiosa.”<br />

Grazie Blan<strong>di</strong>na per aver riportato in<br />

superficie i ricor<strong>di</strong> <strong>di</strong> una bambina<br />

<strong>di</strong> 9 anni. Figlia <strong>di</strong> una sorella<br />

<strong>di</strong> mio padre, zia Giorgina, che<br />

faceva la bi<strong>della</strong>, (rimasta vedova<br />

giovanissima, con due bambini,<br />

l’anno precedente) alle Scuole, in<br />

via Carlo Combi <strong>di</strong> fronte a Palazzo<br />

Baseggio (oggi Via S. Krelj) qui a<br />

Capo<strong>di</strong>stria.<br />

Graziella Ponis Sodnikar<br />

Da sinistra, l’anziana signora con lo scialle è mia nonna Anna Busan (vedova Ponis). Seguono Giorgina Spadaro<br />

(sua figlia e sorella del papà Guido), Iolanda Vergerio (sorella <strong>di</strong> Giorgina), Giorgio Ponis (il nonno, marito <strong>di</strong><br />

nonna Anna), vicino al muro un fameio con la moglie. La signora che tiene le re<strong>di</strong>ni del mus è Luigia Decarli (Gigia<br />

Carlona) santola <strong>di</strong> cresima <strong>di</strong> Blan<strong>di</strong>na Spadaro (figlia <strong>di</strong> Giorgina). L’ultima ragazza a destra, col vestito bianco è<br />

Argi Vergerio. La foto è stata scattata nel 1936 nella corte dei Carloni in Via dell’Annunziata (oggi Via Marušič).<br />

45


La città<br />

“Letere dal Siam” Bangkok, 17 Otobre 2011<br />

La prima volta son sta nel ’54 quando<br />

ancora la bufera de la guera mon<strong>di</strong>al<br />

no la jera ancora stada <strong>di</strong>gerida, po’<br />

son tornà nel ’62 e l’impression xe<br />

stada za sai <strong>di</strong>versa, po’ altre sirca<br />

3 o 4 altre volte, sia subito prima<br />

che subito dopo la costitussion de<br />

l’Unione Europea. Sta volta xe stada<br />

invesse una “full immersion” come<br />

che xe de moda ciamarla ‘desso, che<br />

ga completà le impressioni dei ani<br />

passai.<br />

La prima roba che ne colpissi, co’<br />

se entra in Alsazia (almeno per noi),<br />

xe la completa assenza de scrite<br />

bilingui: i nome dei paesi rivela, duti<br />

46<br />

Alsazia, viaggio nel centro d’Europa<br />

Caro Alberto,<br />

prima de tornar al caldo del Siam son passà, sto ano, per quel che xe comunemente considerà el “centro” de Europa.<br />

De no confonder con la Mitteleuropa che questa ultima xe el “centro geografico” d’Europa mentre la region che go<br />

pena visità, la xe un poco s’centrada rispeto al centro geografico, ma xe el centro, amministrativo e “storico” de la<br />

Unione Europea che, a chi piase e a chi no, fassemo parte integrante. Varé za capì, anca sensa leger el titolo, che<br />

se trata de l’Alsazia, una strana region con tante afinità con le varie zone de confin che go visità per el mondo in sti<br />

ultimi ani, ma anca con carateristiche <strong>di</strong>verse da dute le altre che, almeno secondo la prima impression che ven dada<br />

al foresto che riva, in parte le me ga stupì e in parte le ga confermà quel che ‘vevo za indovinà in viagi precedenti,<br />

quando ancora el problema de le zone miste, no jera un dei miei obietivi predominanti.<br />

o squasi, origini tedesche patoche,<br />

ma po’ i xe stai francesizai; i nomi de<br />

fameja, almeno restando a quei che se<br />

ve<strong>di</strong> su le insegne de le boteghe, xe<br />

completamente tedeschi o de origine<br />

tedesca ma, per el resto, dute le<br />

in<strong>di</strong>cazioni xe scrite in francese e solo<br />

in francese e anche girando per cità, ti<br />

senti parlar noma che francese.<br />

Po’ gratando e gratando, ti ve<strong>di</strong> che<br />

no xe proprio cussì. Ti va nei paesi<br />

e ti senti parlar un <strong>di</strong>aleto alsazian,<br />

de ciara fameja tedesca, la scrite<br />

sule lapi<strong>di</strong> antiche, le xe in tedesco,<br />

qualchiduna perfin scrita in caratteri<br />

gotici, ma le tabele ufficiali, anche nei<br />

L’afolatissima via dele boteghe a Mulhouse<br />

(a le 10 de matina de un giorno qualsiasi de lavor).<br />

paesi, le resta dute francesi e basta.<br />

La region ga subì un no in<strong>di</strong>ferente<br />

sforzo de francesisazion, ben riuscì<br />

d’altra parte, se se pensa che la gente<br />

se senti più francese che tedesca,<br />

nonostante le origini, nonostante che<br />

le usanze e i costumi, evidenti anche<br />

ne la culinaria, le sia rimaste atacade<br />

a le origini tedesche.<br />

I ga dele fantastiche vigne, dove<br />

ven prodote le più note qualità de<br />

vin, specialmente bianchi (Riesling,<br />

Gewürztraminer, el Pinot grigio, che<br />

saria el vecio Tocaj, el Muscat e altri<br />

famosissimi) ma, paradossalmente,<br />

xe la region francese che produsi e<br />

consuma più bira. Un dei piati più<br />

caratteristici dell’Alsazia xe un piato<br />

de evidente origini tedesche composto,<br />

per la magior parte, de capuzi garbi e<br />

porzina, che se ga <strong>di</strong>fuso in duta la<br />

Francia (se lo trova anche in tante<br />

bancarele de Parigi) con un nome<br />

francese, la Choucroute, che noi<br />

ciamaressimo “capussi garbi”, dato<br />

che chou in francese xe el capusso e<br />

croute saria “crosta” ma pol passar<br />

anca per garbo (in alsazian se ciama<br />

apunto Sürkrüt - cavolo acido, garbo)<br />

e che i ristoranti francesi reclamiza<br />

con la frase “choucroute chaude à<br />

toute heure” (capussi garbi cal<strong>di</strong>,<br />

sempre pronti). La ven servida con le<br />

patate.<br />

A proposito, le patate in tedesco se<br />

ciama Kartoffeln o Erdäpfeln (che<br />

saria pomi de terra), in francese se ghe<br />

<strong>di</strong>si “pommes de terre”, appunto pomi


de terra e in alsazian?? Grumbiiri. Ve<br />

<strong>di</strong>si qualcossa?<br />

Ghe xe anche e se imponi, per la sua<br />

importansa in campo enogastronomico<br />

e turistico, anche la “strada del vino”<br />

che se slunga per oltre 170 km da sud<br />

verso nord (nel senso percorso de<br />

mi), parallela alla cadena dei Vosgi.<br />

Xe dele vigne curade al massimo<br />

che se apogia a le prime pen<strong>di</strong>ci dei<br />

Vosgi (una cadena de montagne che<br />

cori paralela al Reno), per ciapar<br />

duto el sol possibile, con i filari assai<br />

vicini, uno all’altro, che no permeti<br />

la raccolta a macchina. La vendemia<br />

quin<strong>di</strong> se fa ancora e esclusivamente<br />

a man. E lungo la strada xe duto un<br />

susseguirse de villaggi, forse mejo<br />

ciamarli citta<strong>di</strong>ne, da le carateristiche<br />

case a graticio. Qualchidun de questi<br />

vilagi ga più curà el lato turistico,<br />

con i centri rigorosamente a trafico<br />

limitado, mentre altri se ga più butà sul<br />

lato comerciale. Ma xe duti belissimi<br />

e i merita, da soli, un viagio. Nel<br />

periodo natalizio i sfruta la situazion<br />

con i lori mercatini de Nadal (anche<br />

quei, de ispirasion tedesca), come<br />

se li trova in Alto-A<strong>di</strong>ge e in duta<br />

l’Austria e i turisti riva anca in quei<br />

perio<strong>di</strong> che noi ciamemo “stagion<br />

morta”, ma che morta, per lori, no<br />

xe.<br />

Oviamente l’Alsazia no ga solo de<br />

presentar atrative gastronomiche. I<br />

sportivi de una volta, specialmente<br />

i tifosi de la bicicleta, ricordarà<br />

el “Ballon d’Alsace”, una salita<br />

terribile, che spesso xe stada inclusa<br />

nel Tour de France. E questo “passo”<br />

cussì <strong>di</strong>ficile de afrontar, traversava<br />

apunto i Vosgi.<br />

Ma no xe che in Alsazia sia duto rico<br />

de bei ricor<strong>di</strong>. Ricordemo che lungo<br />

i Vosgi, coreva la famosa “linea<br />

Maginot”, che i Francesi decantava<br />

come un sbaramento insuperabile<br />

in caso de ataco tedesco prima de la<br />

seconda guera mon<strong>di</strong>al e che invesse,<br />

nonostante i sforzi de ingegneri e i<br />

salassi alle casse dello stato, no ga<br />

servì a gnente. Quando i tedeschi ga<br />

atacà la Francia, i ga semplicemente<br />

ignorà la “Maginot” e i la ga agirada,<br />

passando dal Belgio e ciapandola,<br />

dopo, a le spale.<br />

Xe stada una beffa terribile per lo<br />

stato maggior francese.<br />

De più, quela zona xe stada, <strong>di</strong>semo,<br />

la residenza per un per de ani, anche<br />

se assolutamente non gra<strong>di</strong>ta, de<br />

un scritor che duti noi conossemo.<br />

Triestin, de lingua slovena, famoso per<br />

gaver scrito un interessantissimo libro<br />

su questo suo “sogiorno”. Se trata de<br />

Boris Pahor e el libro xe “Necropoli”.<br />

El jera sta internà, dai tedeschi ne<br />

l’unico campo de lavoro coatto, che<br />

se trovava in Francia (<strong>di</strong>xi i Francesi<br />

ma, secondo i tedeschi, la jera tedesca,<br />

dato che in quel periodo - 1940/44 -<br />

l’Alsazia, insieme con la Lorena, la<br />

jera stada anessa al Reich tedesco),<br />

cioè nel lager de Natzweiler-Struthof,<br />

come lo ga ciamà i Americani, dopo<br />

la liberasion, ma Le Struthof, per i<br />

Francesi, Natzweiler per i Tedeschi<br />

e Natzwiller, in francese ufficiale<br />

attuale, che se trova a una sinquantina<br />

de chilometri de Strasburgo. Apunto<br />

sui Vosgi, da dove vigniva tirado fora<br />

un granito rosato, bellissima piera de<br />

costrusion, ‘doperada anche nei tempi<br />

lontani per gran parte de le ciese e dei<br />

palassi alsaziani (compresa la famosa<br />

Catedral de Strasburgo), e i prigionieri<br />

i jera usa<strong>di</strong> proprio per l’estrassion de<br />

quela piera da quele cave. E le piere,<br />

La città<br />

le ghe piaxeva tanto ai nazisti che i<br />

voleva ‘doperarle per la costrusion de<br />

e<strong>di</strong>fici a Norimberga, che jera la città<br />

preferida da Hitler.<br />

Cussì, parlando del più e del meno,<br />

de robe bele e de robe tristi, vemo cità<br />

due passagi dell’Alsazia da Francia<br />

a Germania e viceversa, in pochi<br />

ani. Ma l’aventura internazionale de<br />

la region ‘veva scominsià, circa 11<br />

secoli prima.<br />

All’epoca de Carlo Magno che ga<br />

<strong>di</strong>viso el suo enorme impero, erede<br />

dell’impero roman, fra i tre suoi<br />

fioi e ga assegnà la parte centrale<br />

dell’Europa al fio Ludovico che in<br />

pratica ga messo le fondamenta de<br />

quel che saria po’ <strong>di</strong>ventà l’Impero<br />

Germanico. E l’Alsazia jera fra<br />

questi teritori, e ga scominsià,<br />

cussì, a far parte del futuro Impero<br />

Germanico. Certamente a quell’epoca<br />

no se fasseva <strong>di</strong>stinsioni fra etnie e<br />

i sud<strong>di</strong>ti scominsiava a parlar, per<br />

convenienza, o per obligo, la lingua<br />

che parlava el loro Signor. In più<br />

l’Alsazia jera allora abitada da genti<br />

alemanne (no per gnente i Francesi<br />

ciama la Germania, Allemagne),<br />

de stirpe tedesca, arivade tre secoli<br />

prima e affini alle tribu che più tar<strong>di</strong><br />

varia costituì la Svizzera Tedesca.<br />

Tipiche case a graticio, alsaziane, nella piassa principal de Kaysersberg,<br />

la cita<strong>di</strong>na del dr. Schweitzer<br />

47


La città<br />

De conseguensa no podemo che<br />

assegnar l’Alsazia de quel periodo<br />

alla “cultura tedesca”.<br />

Parti de là el fato che squasi duti<br />

i nomi de località dell’Alsazia ga<br />

origini tedesche, dalle gran<strong>di</strong> città<br />

come Strasburgo (Strassen Burg =<br />

città delle strade, dove se incrociava<br />

le strade), a Mulhouse (Mülhausen =<br />

le case del mulino, per el fato che sto<br />

borgo xe sta fondà atorno a un mulin<br />

dove la mulinera, come che <strong>di</strong>xi la<br />

legenda, ga fato tanti fioi con un soldà<br />

sbandà de passaggio, tanti da formar<br />

una città), ai piccoli paesi che ga<br />

tantissimi nomi che finissi in –heim (in<br />

tedesco, casa, residenza) o –berg (che<br />

in tedesco vol <strong>di</strong>r monte) e proprio<br />

in uno de questi ultimi, Kaysersberg<br />

(monte dell’imperatore) xe nato un<br />

grande omo de pase, un certo Albert<br />

Schweitzer (altro nome puramente<br />

tedesco – vol <strong>di</strong>r “svizzero”), un omo<br />

che ga sacrificà duta la vita ai mala<strong>di</strong><br />

in Africa, dove che al ga fondà a<br />

Lambaréné, nell’Africa Equatorale,<br />

(dove che al xe morto nel 1965, a<br />

90 ani) un ospedal particolarmente<br />

de<strong>di</strong>cato a la cura de la malaria.<br />

Tipiche l’esperienze de sto grande<br />

omo, che xe finì in una preson<br />

francese, perché tedesco e in una<br />

preson tedesca, perché francese<br />

48<br />

(questa ultima notizia dela preson<br />

tedesca, la go sentida sul posto, ma no<br />

go conferma). Ma po’ duti d’acordo<br />

de assegnarghe el premio Nobel per<br />

la paxe.<br />

Kaysersberg xe un villaggio<br />

fantastico, con le sue case a graticcio,<br />

tipiche <strong>della</strong> cultura alsaziana, con<br />

i tetti a gran<strong>di</strong> spioventi per la neve<br />

che casca abondante de inverno, e<br />

le fontane che no serviva tanto per<br />

l’acqua, quanto per el vin. No che el<br />

vin vignissi fora de le fontane (adesso<br />

in qualche ocasion, per i turisti, i fa<br />

anca questo); le fontane serviva per<br />

misurar la quantità de vin che se<br />

trovava ne le boti. I meteva la bote<br />

piena ne la fontana, l’acqua che<br />

vigniva fora de la fontana, la colava<br />

in un recipiente graduado e dava la<br />

misura del peso del vin contenudo ne<br />

la botte.<br />

Questo <strong>di</strong>mostra che el vin ga fato<br />

sempre parte de la cultura locale,<br />

podemo <strong>di</strong>r fin dall’epoca dei Romani<br />

che ga introdoto la cultura de la vide<br />

anche oltre le Alpi.<br />

Me son <strong>di</strong>lungà un poco su<br />

Kaysersberg, perché xe un paese<br />

famoso, sia per el Dr. Schweitzer, sia<br />

per le sue bellezze, ma de duti i paesi<br />

saria de contar qualcossa, ognidun xe<br />

in un certo senso simile ai altri, ma<br />

La strada più centrale de Colmar con le tipiche case con le altane,<br />

come a Capo<strong>di</strong>stria, zo pel porto.<br />

duti ga caratteristiche <strong>di</strong>verse che li<br />

<strong>di</strong>fferenzia un de l’altro. Come ‘vevo<br />

za acenà in precedenza, el turismo<br />

xe sviluppatissimo e i fa de duto per<br />

valorizzar quel che i ga, anche se, in<br />

qualche posto, xe poco. De pensar che<br />

in un paesin de questi, anca abastansa<br />

picio, fra l’altro, se trova ‘<strong>di</strong>ritura 5<br />

musei. In duti sti vilagi, xe vietado<br />

o limitado l’accesso alle machine e<br />

allora, fora dell’abitato se trova gran<strong>di</strong><br />

parcheggi, muni<strong>di</strong> de duti i servizi,<br />

oviamente anche quei igienici e alora,<br />

nonostante la tanta gente che ven, sia<br />

in machina privata che in pullman,<br />

el trafico xe quasi inesistente, se pol<br />

passeggiar tranquilamente, sentarse<br />

sui ristoranti o caffè all’aperto, sensa<br />

esser amorbai dai gas de scarico.<br />

Dixemo che xe località vivibilissime<br />

e vignude su a misura de l’omo e no<br />

de la machina.<br />

Ma questo che ‘vemo <strong>di</strong>to, no val solo<br />

per i paesi, anca le cità più gran<strong>di</strong>, el<br />

pedon trova una situasion privilegiada.<br />

Gran<strong>di</strong> parcheggi s’centrai e una rede<br />

de tram e autobus, de far invi<strong>di</strong>a a duti<br />

noi. I tram cori in se<strong>di</strong> separate, per<br />

cui no i ven mai intralcia<strong>di</strong> dal trafico<br />

e el spostamento risulta comodo e<br />

veloce. Le fermate ga i marciapie<strong>di</strong><br />

sopraelevai e, alora per montar in<br />

tram no ti devi far scalini, comodo<br />

anca per i veci e han<strong>di</strong>capai. Ricordo<br />

in particolare a Mulhouse, verso le 10<br />

de matina, de giorno de lavor, poca<br />

gente per le strade, machine rarissime,<br />

pareva squasi de sognar e de esser in<br />

un altro mondo<br />

Ma continuemo con la storia de<br />

l’Alsazia dopo la <strong>di</strong>vision de l’Impero<br />

de Carlo Magno. La gavemo lassada<br />

soto el regno de Ludovico (ciamà<br />

apunto el germanico), fio de Carlo<br />

e con lui e i suoi <strong>di</strong>scendenti, la xe<br />

restada per tanti ani, magari solo<br />

formalmente, perché in efeti l’Alsazia<br />

no ga mai vudo una sua unità politica<br />

precisa. Quei che <strong>di</strong> fato comandava<br />

in Alsazia xe stada duta una serie de<br />

“signori”, completamente autonomi<br />

dall’Impero central (i xe sta<strong>di</strong> anca<br />

per un certo periodo sotto el dominio<br />

dei Asburgo, fin al 1648) anca


se, ufficialmente, sempre sotto la<br />

“protezione” de l’Imperador.<br />

Xe sta solo dopo la “guerra dei<br />

trent’anni”, provocada da la Riforma<br />

protestante e la conseguente guera fra<br />

i “catolici” francesi e i “protestanti<br />

tedeschi”, e a la relativa sconfita dei<br />

Imperiali, che l’Alsazia xe passada<br />

soto lo stato francese (1648 – pace de<br />

Westfalia), anche se non in maniera<br />

totale. Xe sta solo soto Luigi XIV<br />

che la Francia xe entrada in possesso,<br />

non solo formale, de duta l’Alsazia<br />

(1681).<br />

Ma con questo no vol <strong>di</strong>r che la<br />

Germania gavessi definitivamente<br />

rinuncià al suo possesso e con la<br />

guera franco-prussiana del 1870<br />

(sconfita de Napoleone III e fine<br />

definitiva dell’Impero Napoleonico),<br />

la Germania (ancora Prussia in quela<br />

volta) la se la jera ripresa, ma solo<br />

per una sinquantina de ani, cioè fin<br />

a la fine dela prima guera mon<strong>di</strong>ale,<br />

quando la sconfita dei Imperi<br />

centrali (Austria e Germania) ga bu<br />

per conseguensa el ripassagio de<br />

l’Alsazia, da la Germania a la Francia.<br />

Ancora gnente de definitivo: infati<br />

con l’inizio dela II guera mon<strong>di</strong>ale,<br />

l’avansada tedesca in Francia (1940)<br />

e la resa sensa con<strong>di</strong>ssioni de questa,<br />

ga bu per conseguensa, el passagio<br />

de l’Alsazia ancora una volta soto<br />

la Germania (1940), fin a la fine de<br />

la guera, che qua xe finì con la fine<br />

de la ocupassion hitleriana e cioè nel<br />

1944 (ti trovi lapi<strong>di</strong> tacade su duti<br />

i municipi, che ricorda l’arivo del<br />

general de Gaulle, rivado qua a liberar<br />

(o ocupar, secondo le idee de chi che<br />

parla), e riunir “definitivamente” (fin<br />

a quando?) l’Alsazia a la Francia.<br />

Insoma pezo de Capo<strong>di</strong>stria!<br />

In sti ultimi ani me son ocupà<br />

spesso de problemi de zone bilingui,<br />

multietniche, de problemi insoma<br />

che veva a che far con la missiansa<br />

de genti, lingue e culture, in generale.<br />

Ma, al mondo, no semo duti<br />

compagni e quel che per qualchidun<br />

xe sta, e continua a esser, un trauma<br />

no in<strong>di</strong>ferente, per altri xe sta un<br />

vantagio e no de poco conto. Podemo<br />

<strong>di</strong>r che proprio questa situassion,<br />

ga portà l’Alsazia e Strasburgo in<br />

particolar, a esser una delle regioni<br />

più fortunade d’Europa. Ovviamente<br />

per una insieme de concause, ma che<br />

la gente del posto ga savesto ciapar<br />

al volo e sfrutarle per ben, mentre<br />

per qualchidun altro questa simile<br />

situassion xe stada causa de scontri e<br />

de problemi de varia natura.<br />

Questa missiansa de costumi e de<br />

culture, ma anca la speransa de<br />

risolver i problemi comuni a le<br />

altre zone similari, xe sta quela che<br />

ga ispirà, oltre una sessantina de<br />

anni fa, i politici dei do paesi più<br />

interessai, Germania e Francia,<br />

apogiai da Lussemburgo e Belgio, a<br />

La città<br />

formar la prima <strong>comunità</strong> europea.<br />

Qualchidun se la ricorda ancora?<br />

Se ciamava la CECA (Comunità<br />

Europea del Carbone e dell’Acciaio).<br />

La xe stada formada per meter in<br />

comune la produzioni de queste due<br />

materie prime che, a quei tempi, jera<br />

la base dell’industria. No per gnente<br />

l’ideatore de questa <strong>comunità</strong> xe<br />

sta un ministro degli esteri francese<br />

(Schumann) che ‘veva un nome<br />

tipicamente tedesco. Lu po’ a jera nato<br />

in Lussemburgo da un pare lorenese<br />

(la Lorena xe in una situazione simile<br />

a quela alsaziana e confina apunto<br />

con l’Alsazia) nato in Francia, ma de<br />

cita<strong>di</strong>nanza e lingua tedesca, e da una<br />

mare lussemburghese. Cossa mejo de<br />

Un tipico quartier vecio de Strasburgo con le case che jera le se<strong>di</strong> de le<br />

varie corporasioni dei artigiani (la petite France).<br />

49


La città<br />

cussì? Un bastardon squasi come mi. A<br />

la facia de la “razza pura”! Xe proprio<br />

sto omo che, ispirà da la situazione<br />

del suo paese e de la concomitante<br />

presenza ne la zona delle due materie<br />

prime, ga pensà e ga messo in atto,<br />

questa prima <strong>comunità</strong> internazionale.<br />

Se ga unì anca l’Olanda perché la jera<br />

in <strong>comunità</strong> doganale col Belgio e el<br />

Lussemburgo (ricordé el Benelux??)<br />

e furbescamente anca l’Italia che con<br />

quela zona poco veva de spartir, ma<br />

che quela volta, per fortuna, la veva<br />

50<br />

come primo Ministro un ex austriaco<br />

lungimirante, De Gasperi, che xe<br />

riuscì a entrare ne la <strong>comunità</strong>, anche<br />

se in modo poco ovvio, e <strong>di</strong>ventar<br />

quin<strong>di</strong> un dei padri dela Comunità<br />

Europea.<br />

E grazie proprio a questa missiansa,<br />

Strasburgo, in Francia ma quasi su<br />

le sponde del Reno che la <strong>di</strong>vi<strong>di</strong> da<br />

la Germania, quasi come simbolo<br />

dell’unione dei popoli, xe <strong>di</strong>ventada<br />

sede del Parlamento Europeo e de<br />

altre istituzioni comunitarie. Jera<br />

La catedral de Strasburgo<br />

(no se riva de nissuna parte ciapar duta la faciata)<br />

za una bela cità, quando la go vista<br />

le prime volte, ma ogi xe duta de<br />

amirar. Neta, or<strong>di</strong>nada, con palassi<br />

antichi e modernissimi ispirai dai<br />

magiori architeti. Piano regolator<br />

aveniristico, vivibilissima con dute<br />

le atrezature che l’omo moderno<br />

desidera, strade comode e con poco<br />

traffico. Facilità de spostamenti. Ga<br />

savù sfrutar ben la montagna de sol<strong>di</strong><br />

che, proprio perché capital europea<br />

(sia pur in condominio), duti noi<br />

gavemo mandà.<br />

No parlo del viagio de ritorno,<br />

perché saria avvilente, per noi. Mejo<br />

fermarse là, almeno col pensier.<br />

Ma, per ultimo volaria ricordar un<br />

monumento de Strasburgo, visto in<br />

mezo a la bellissima e enorme piassa<br />

de la Repubblica.<br />

Dopo la guerra franco-prussiana<br />

del 1870 e la sconfitta francese de<br />

Napoleone III, l’Alsazia jera tornada<br />

tedesca e i Tedeschi voleva far de<br />

Strasburgo la capitale del quel Land.<br />

Questa piassa doveva <strong>di</strong>ventar el<br />

centro aministrativo e politico de la<br />

città e la xe circondada de palazzi,<br />

belissimi, duti in stile tedesco,<br />

apunto. Ben, adesso xe Francia, la<br />

piassa fata dai Tedeschi e nel mezo<br />

de la piassa i Alsaziani i ga messo<br />

un monumento ai caduti, opera del<br />

scultor Driver, che par el sunto de<br />

duta la storia che ‘vemo contà. In<br />

quela guera, che veva <strong>di</strong>viso anca le<br />

fameje, qualchidun combateva per la<br />

Francia, qualche altro per i Tedeschi<br />

(prima Prussia e po’ Germania) e el<br />

scultor al ga volesto rapresentar una<br />

mare, con do fioi morti, in brazo,<br />

un morto per la Francia e un per la<br />

Germania. Li ga rapresentai nu<strong>di</strong>,<br />

apunto per evitar de vestirli con una<br />

<strong>di</strong>visa, che varia rapresentà l’ultima<br />

drammatica <strong>di</strong>visione per el cuor de<br />

quela mare.<br />

Lucio Nalesini<br />

Se qualchiudun ghe interessa, me<br />

pol contatar per posta eletronica a<br />

nalesini@anet.net.th


Freschi <strong>di</strong> stampa<br />

Cesarsko-Kraljevo možko učiteljišče v Kopru 1875-1909. Slovenski oddelek<br />

L’Imperial Regio Istituto Magistrale <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria<br />

venne istituito nel 1872 e operò fino al 1909. In questa<br />

scuola quadriennale che aveva sede dove oggi si trova<br />

il Ginnasio sloveno in Via Cankar, si insegnava in ben<br />

quattro lingue: italiano, sloveno, croato e tedesco. Un<br />

libro, e<strong>di</strong>to dall’Archivio regionale, con testi in sloveno e<br />

brevi riassunti in italiano e inglese, fa luce su quella che<br />

fu la sezione slovena. Un gruppo <strong>di</strong> autori, coor<strong>di</strong>nati da<br />

Mirjana Kontestabile Rovis e Jasna Čebron, ha presentato<br />

professori e allievi che hanno dato lustro all’istituto; dai<br />

linguisti Ivan Koštial e Ferdo Kleinmeyr, ai letterati Josip<br />

Ribičič e Vla<strong>di</strong>mir Nazor, dal compositore Srečko Kumar,<br />

al fisico Josip Belušić inventore del »velocimetro«, al<br />

pittore Saša Šantel e via <strong>di</strong>cendo. La scuola accoglieva<br />

allievi da tutto il Litorale austriaco, ossia da un’area che<br />

va da Plezzo (Bovec) a Pola. Dei 47 allievi sloveni iscritti<br />

alle Magistrali <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria nel 1880, 21 provenivano<br />

dall’area <strong>di</strong> Gorizia, 8 dall’Alto isontino, 7 da Sesana<br />

(Sežana), 6 da Trieste, 3 da Capo<strong>di</strong>stria e 2 da Gra<strong>di</strong>sca.<br />

La sezione croata dell’Istituto venne trasferita nel 1906<br />

a Castua (Kastav), quella slovena invece nel 1909 a<br />

Gorizia. La sezione <strong>italiana</strong> rimase in attività fino al 1923.<br />

Di quest’ultima, in cui tra l’altro insegnò educazione<br />

Elena Spacamonti (1964) è nata a Trieste da genitori<br />

capo<strong>di</strong>striani. Spacamonti è il cognome che ha scelto<br />

per firmare i suoi libri, ma in realtà si tratta del soprannome<br />

<strong>della</strong> sua famiglia, gli Schipizza. Affetta<br />

da un male incurabile<br />

è scomparsa a<br />

quarant’anni, Elena<br />

ha raccontato<br />

nei suoi libri la<br />

sua storia <strong>di</strong> donna<br />

affetta da una<br />

rara malattia e le<br />

vicende <strong>della</strong> sua<br />

famiglia esodata<br />

da Capo<strong>di</strong>stria. In<br />

»Caro Scricciolo«<br />

(Mauro Baschirotto<br />

– Vicen-<br />

I libri <strong>di</strong> Elena Spacamonti<br />

La città<br />

artistica il pittore capo<strong>di</strong>striano Bortolo Gianelli, finora<br />

è stato scritto poco. L’Archivio regionale ne conserva<br />

numerosi documenti ine<strong>di</strong>ti.<br />

L’orchestra degli allievi sloveni dell’Istituto magistrale<br />

nel 1906. In pie<strong>di</strong> l’insegnante <strong>di</strong> musica Ivan<br />

Sprachman, <strong>di</strong>etro <strong>di</strong> lui in abito bianco Srečko Kumar<br />

<strong>di</strong> Kojsko, che nel 1948 costituirà la Scuola <strong>di</strong> musica <strong>di</strong><br />

Capo<strong>di</strong>stria.<br />

za, 2002) parla <strong>della</strong> sua esperienza <strong>di</strong> vita e vuole<br />

fungere da sprone per tante altre delle circa 250<br />

mila donne malate <strong>di</strong> Lam nel mondo. Nel 2008 ha<br />

presentato «Come onde del mare» (SBC e<strong>di</strong>zioni),<br />

che ripercorre le<br />

vicende dell’esodo.<br />

In copertina<br />

uno scorcio <strong>di</strong><br />

San Pieri, la casa<br />

veneta che oggi<br />

ospita il Museo<br />

etnologico. Nel<br />

2009 è uscito il<br />

terzo libro <strong>di</strong> Elena<br />

Spacamonti dal<br />

titolo »Un sogno<br />

da infrangere«<br />

(E<strong>di</strong>tore Oppure).<br />

51


La città<br />

52<br />

Repertorio italiano <strong>di</strong> corrispondenza<br />

alle voci <strong>di</strong>alettali capo<strong>di</strong>striane<br />

Tratto dall’appen<strong>di</strong>ce al Dizionario storico fraseologico<br />

etimologico del <strong>di</strong>aletto <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria <strong>di</strong> Giulio Manzini<br />

Sabato – sabo<br />

Sabbia – sabion<br />

Sacca – bàlego; (<strong>della</strong> rete) cogòl, (<strong>di</strong> retino con manico)<br />

volega<br />

Sacchetto – scartosso; bàlego<br />

Sacello – capitel<br />

Sagrestano – sagrestan, nonsolo, zago<br />

Saetta – saieta<br />

Saggina (veg.) – sorgo<br />

Sagomare – carenar<br />

Sagrato – sagrà<br />

Salice – seleghèr, venchèr<br />

Salire – andar su, montar<br />

Salita – rato in su, (se lastricata) grisa<br />

Saliva – spudacia<br />

Salma – cadavero<br />

Salmastro – salmastrin<br />

Salpare – salpar (v. trans.); molarse<br />

Salsiccia – luganega<br />

Salso – salà<br />

Saltellare – saltussàr<br />

Saltello – saltìn<br />

Saltimbanco – paiàsso<br />

Saltuariamente – calche volta<br />

Salubre – san<br />

Salvadanaio – musìna<br />

Salvare – salvar, meter via<br />

Sancire – stabilir<br />

Sangue – sangue, (la) sangue<br />

Sanguigno (colore) – rosso rovàn<br />

Sanguisuga – sangueta<br />

Santonina (veg.) – santònego<br />

Sapere – saver<br />

Sapore – savor, gusto<br />

Saporito – gustoso, bon<br />

Saputello – bardassòn<br />

Saraceno (grano) – saresìn<br />

Sarago fasciato (pesce) – sparo<br />

Sarago pizzuto (pesce) – spìsso<br />

Sar<strong>di</strong>na (pesce) – sardela<br />

Sartia (mar.) – sarcia, (mobile) pateràsso<br />

Sarto – sartor, sarto (el) sarte<br />

Sasso – piera, (liscio) bobolo<br />

Satira – remenada<br />

Sauro (pesce) – suro<br />

Sazietà – sgiònfa, sgnònfa<br />

Sba<strong>di</strong>glio – sbadejo<br />

Sbagliare – sbaiar, falar<br />

Sbaglio – sbaio, falo, capela<br />

Sbarcare – desbarcar<br />

Sbattere – sbater; smacàr, sgnacàr<br />

S<br />

Sbavare – sbavassàr<br />

Sberla – sberla, stramusòn<br />

Sbieco – sbiego<br />

Sbirciare – cucar<br />

Sbornia – bala, ciuca, pionba<br />

Sbottare – s’ciopar, sfogarse<br />

Sbottonare – desbotonar<br />

Sbozzare – sgrezar<br />

Sbriciolare – sfregolar<br />

Sbrigare – <strong>di</strong>strigar<br />

Sbucare – capitar fora; spupàr<br />

Sbucciare – spelàr<br />

Sbucciatura – russòn, speladura<br />

Scabro – ruspedo, rùspio<br />

Scacciare – cassàr via<br />

Scagliare – tirar, butar<br />

Scala – scala, (mar.) grisèla<br />

Scalfire – sfrisàr, sgrafàr, russàr<br />

Scalogno (veg.) – scalogna<br />

Scalpellare – scarpelàr<br />

Scaltrezza – furbissia<br />

Scaltro – furbo, bergnifo, navigà<br />

Scalzarsi – descalsarse, cavarse le scarpe<br />

Scalzo – descalso<br />

Scanno – banco, scagno<br />

Scansare – schivar<br />

Scapaccione – scopasson<br />

Scapestrato – barcastranba<br />

Scappatella – scapussàda<br />

Scappellotto – scopeloto<br />

Scarabeo – torciòn<br />

Scarabocchiare – scrabociàr<br />

Scarafaggio – bàcolo<br />

Scaraventare – smacàr<br />

Scarpata – corona, coronasso, coronar, rivasso<br />

Scarrocciare (mar.) – tratanàr<br />

Scarrozzare – sdrondenàrse<br />

Scassare – romper, spacar, rovinar<br />

Scaturire – nasser<br />

Scamare – calàr<br />

Scheggia – sgènsa<br />

Scheggiare – schincar<br />

Schiacciapatate – strucapatate<br />

Schiacciare – mastrussàr, fracagnàr<br />

Schiaffeggiare – s’ciafisàr, sberlotàr<br />

Schiaffo – s’ciafa, papìn<br />

Schiera – clapa, brigada<br />

Schietto – s’ceto<br />

Schiuma – spiuma<br />

Sciacallo – spoianegài<br />

Sciacquare – resentàr


Sciacquato – resentà, slavassà<br />

Scialuppa – caìcio<br />

Sciame – ciapo<br />

Scintilla – falisca<br />

Scintillante – lustro<br />

Scintillare – lusìr, slusegàr<br />

Sciocchezza – senpiesso, monada<br />

Sciogliere – <strong>di</strong>sligar, molar; desfar, squaiar<br />

Scivolare – sbrissàr<br />

Scivolata – sbrissada<br />

Scocciare – secàr<br />

Sco<strong>della</strong> – scudela; fondìna<br />

Scolapiatti – coladòr<br />

Scolorire – smarìr<br />

Scombinato – sbalà, fora de squara<br />

Sconquassato – roto, a remengo<br />

Sconquasso – squaquaciò, sbrataverun<br />

Sconvolgimento – rebalton, (<strong>di</strong> stomaco) missiamento<br />

Scoppiettare – s’ciocar, s’ciochetar<br />

Scoppio – s’cioco, tiro<br />

Scoprire – trovar<br />

Scorciatoia – scurtariola, curta<br />

Scordare – <strong>di</strong>smentegar<br />

Scorfano (pesce) – scarpena<br />

Scorgere – veder, lumàr<br />

Scorpacciata – magnada<br />

Scorpione – scarpiòn<br />

Scossa – scorlàda, scorlòn<br />

Scottare – sbrovàr<br />

Scottatura – sbrovada, (da sole) solana<br />

Scricchiolare – cricolàr<br />

Scricciolo (ucc.) – scrìch, saltafossi<br />

Scure – manèra<br />

Se (cong. pron.) – si, se<br />

Sebbene – sibèn<br />

Seccare – secàr, sugàr<br />

Secchia – secio, buiol, stagnaco<br />

Secco – suto<br />

Sedano (veg.) – seleno<br />

Se<strong>di</strong>a – carega<br />

Sega – sega, siega<br />

Segare – segar, siegar<br />

Seggiolino – caregheta<br />

Seggiolone – caregon<br />

Segnalare – mostrar<br />

Segnale (mar.) – garofolin<br />

Segreto – secreto<br />

Seguire – andar drio<br />

Seguitare – andar ‘vanti<br />

Selciare – salisàr<br />

Selciato – salìso<br />

Sellaio – selèr<br />

Selvatico – salvadego<br />

Sembrare – parer<br />

Seme – semensa<br />

Seminare – semenar, (ant.) serìr<br />

Semolino – gries<br />

Seno – sen; teta<br />

Sensibile – <strong>di</strong>licato<br />

Sentiero – troso, cavìn<br />

Sentinella – var<strong>di</strong>a<br />

Sentire – sintìr<br />

Senza – sensa<br />

La città<br />

Seppia – sepa<br />

Seppiola – zòtolo<br />

Serbare – salvar, meter via<br />

Seriamente – da sèno<br />

Serie – fila, sfìlsa<br />

Serpe – bissa<br />

Serra – conserva<br />

Servile – licacùl<br />

Setacciare – tamisàr<br />

Setaccio – tamiso, crièl, carièl<br />

Settentrione – tramontana<br />

Settore – parte, toco<br />

Sfamare – dar de magnar<br />

Sfasciato – molà, desfasà; in tochi<br />

Sfera – bala<br />

Sferruzzare – (a maglia) guciar<br />

Sferza – scuria<br />

Sfibrato – scunì, sbasì, (del legno) saboì, <strong>di</strong>snonbolà<br />

Sfinirsi – scunirse, descunirse<br />

Sfociare – sbocar, sbucar<br />

Sfoggiare – far mostra, bater mafia<br />

Sfoltire – s’ciarir<br />

Sformare (-rsi) – inberlar(se)<br />

Sfortunato – inpegolà<br />

Sfuggire – scanpar<br />

Sfuriata – sigada<br />

Sgambata – scampinada, sganbetada<br />

Sgarbato – rustego, vilan, sensa sesto<br />

Sgobbare – sgobar, travaiar<br />

Sgocciolare – iossàr<br />

Sgombro (pesce) – sconbro, lansardo<br />

Sgonfiare – fiati<br />

Sgonfio – fiapo<br />

Sgorgare – butar, sbocar, corer<br />

Sgottare (mar.) – secar<br />

Sgradevole – bruto, cativo<br />

Sgrovigliare – <strong>di</strong>strigar, <strong>di</strong>sgaiar<br />

Sguaiato – sproto, bardassòn<br />

Sgualcire – mastrussar<br />

Sguinzagliare – molar<br />

Sibilare – fis’ciar<br />

Siccità – sicùra<br />

Siepe – graia<br />

Sigaretta – spagnoleto<br />

Signorina – putela, puta<br />

Silenzio – (sost.) sito<br />

Silenzioso – (agg.) sito<br />

Simile – che someia, compagno<br />

Sindacare – ‘ver de <strong>di</strong>r<br />

Singhiozzare – piansotar, fifotar<br />

Singhiozzo – sangiosso<br />

Sinistra – sanca<br />

Sinistro – (sost.) dano, <strong>di</strong>sgrassia; (agg.) sanchin; cativo<br />

Sintetizzare – strenzer<br />

Sintomo – segno, moto<br />

Sinuoso – incurvà, a bisaboba<br />

Sistemare – meter a posto, in cònso, <strong>di</strong>strigar<br />

Slacciare – desligar<br />

Slancio – briva<br />

Slegare – desmolar, molar<br />

Smargiasso – fanfaron<br />

Smarrire – perder<br />

53


La città<br />

54<br />

Razzista?<br />

»No! No me sento rassista! Slavi,<br />

Taliani, Bianchi, Neri, Zali o de<br />

meso color, per mi Omo xe Omo!<br />

Semo duti uguali! No vemo miga<br />

sielto noi de nasser de una lingua o<br />

un color <strong>di</strong>verso de ‘naltro. O<strong>di</strong>o! Se<br />

le nostre mare le vessi podù a sièlzer,<br />

alora saria un altro descorso. Chissà<br />

che missiamenti in sto mondo. O<br />

se vignissi tirà a sorte come i bilieti<br />

dela lotaria… ‘sai poche speranse<br />

gavessi un bianco de tignirse el su<br />

color. Se vedaria pitosto in Cina qua<br />

e là oniqualtanto a nasser ton<strong>di</strong>, come<br />

un felomeno. E qua de noi quanti zali<br />

coi oci a mandola! No stemo esser<br />

rassisti che se femo a rider! No per<br />

questo che se se podessi a sièlzer<br />

<strong>di</strong>mandaria de esser negro. No son<br />

rassista. Mi! Ma el mondo sì! E con<br />

lui bia far i conti! No volaria no esser<br />

nato negro per no frontar dute le<br />

angarie che a quei povareti ghe toca.<br />

Ansi mejo sens’altro bianco! Che<br />

dopo me vansaria senpre tenpo de no<br />

ciaparmela coi altri.<br />

E, senpre se se podessi a sèlier, mejo<br />

europeo che merican o altro. Quei<br />

magari i sarà più richi, i varà più<br />

possibilità ma el vecio continente<br />

ga el su prestigio, la su storia, la su<br />

belessa che si… mejo qua, mejo<br />

qua… Senpre a podendo sièlzer. Ma<br />

anca el clima ga la sua inportansa.<br />

Volè meter a nasser in Norvegia,<br />

magari drento un fiordo che el sol<br />

te riva a mesa matina, senpre che no<br />

sia caligo. Zo! Zo! Mejo paesi cal<strong>di</strong>.<br />

Lauro Decarli (1929-2011)<br />

Conobbi Lauro Decarli una ventina d’anni fa. Da allora passavo spesso a trovarlo a Sistiana, dove abitava con la<br />

moglie Bianca, o alla casetta a ridosso del mare <strong>di</strong> Grignano dove trascorreva le estati. Lui mi riforniva <strong>di</strong> libri e stu<strong>di</strong><br />

su Capo<strong>di</strong>stria usciti a Trieste, io gli portavo volumi che uscivano qui da noi. Ho imparato tanto da lui, specialmente<br />

sull’ambiente capo<strong>di</strong>striano prima dell’esodo. Lauro era nato in una famiglia <strong>di</strong> paolani (i Decarli, detti Carloni) in<br />

quella grande casa che fa angolo tra Calle <strong>della</strong> posta vecchia (ex Vittori) e Via Marušič (ex dell’Annunziata). Era una<br />

famiglia benestante, avevano campagne in sette luoghi <strong>di</strong>versi. Non da lui, ma da altri capo<strong>di</strong>striani, ho saputo che<br />

sua madre era solita preparare parecchie »struzze« <strong>di</strong> pane che poi <strong>di</strong>stribuiva ai poveri davanti alla porta <strong>di</strong> casa. Ha<br />

sofferto molto Lauro per aver lasciato Capo<strong>di</strong>stria, »sotto minaccia«, nel 1950. Faceva un sogno ricorrente: <strong>di</strong> giocare<br />

coi bambini in Brolo, <strong>di</strong> esser chiamato a casa dalla mamma e, una volta arrivato davanti al portone <strong>di</strong> casa…<strong>di</strong> non<br />

riuscire a aprirlo. A quel punto scoppiava in lacrime e si svegliava. Ma era anche una persona allegra, dalla battuta<br />

pronta, spesso irriverente. Non c’è spazio per ricordare ciò che Decarli ha pubblicato. Vorrei ricordarlo attraverso un<br />

suo componimento che firma con lo pseudonimo <strong>di</strong> Làverno Carlon. (a.c.)<br />

Lauro Decarli a Capo<strong>di</strong>stria<br />

durante la presentazione del suo<br />

libro sui soprannomi<br />

Gavendo la sièlta, se capissi.<br />

No <strong>di</strong>go Bora Bora che fussi l’ideal,<br />

ma massa fora del mondo. Senpre<br />

qua in Europa; ma in quela del Sud.<br />

E duto somà, mejo in Italia, che la xe<br />

bela e piena de robe bele, de musei,<br />

de arte.<br />

Ma, senpre se podessi a sèlier, no<br />

proprio in Sicilia, e gnanca al Centro.<br />

Mejo al Nord che a te dà più possibilità<br />

in duto e no ghe manca gnante. Ma<br />

via dei calighi, se capissi! In Riviera<br />

presenpio. Anca se no me par che i<br />

Liguri i sia tanto socievoli. I me par<br />

ansi bastansa serài e massa tegne.<br />

Sens’altro mejo i Veneti, senpre che<br />

se podessi a sièlzer.<br />

Però, na volta sielto, ti vol meter la<br />

costa o l’interno? El mar a ghe piasi a<br />

tanti che xe nati in drento; ma no s’à<br />

mai visto un, nato sul mar, che <strong>di</strong>si<br />

volarìa a starghe lontan! El mar xe<br />

el mar! In duto el mondo chi che sta<br />

sul mar a xe stà senpre mejo. Serto<br />

che le lagune propio propio mar no le<br />

se pol ciamar. Aqua salada no basta.<br />

Palù resta palù. El mar xe altro. E la<br />

spiasa? Volè meter butarse zo de un<br />

scojo o pedegar de ore vanti de sopar<br />

i zenoci? Lignan e Grado le sarà bele;<br />

ma no la ga confronti cole marine<br />

istriane. Senpre a podendo a sèlier,<br />

se capissi. Loghi come Rovigno chi<br />

se l’insogna al mondo? Opur se a<br />

un i ghe piase più pici, penseghe un<br />

poco a Orsera, a Umago, magari anca<br />

Salvore.<br />

Ma, senpre se i me lassassi a sièlzer,<br />

penso più arente Trieste. Starghe via<br />

dela sità, se capissi, che la xe massa<br />

anonima. Ma rente de ela per serte<br />

como<strong>di</strong>tà che xe mejo verle vissin:<br />

teatri, ospedali, canpi sportivi.<br />

Presenpio Muja. Ma mi se propio<br />

podaria a sèlier anca el pel sul<br />

vovo, credo che preferiria a nasser<br />

Caveresan, per quela serta pàtina de<br />

superiorità che no <strong>di</strong>sturba. Per via<br />

del Conbi.<br />

Per via del Vèner Santo cole garuse<br />

sora la fontana. Per via de Bossedraga<br />

cole vele al sol a sconder l’ignoransa<br />

e la miseria.<br />

Stè a vèder, alora, che son nato propio<br />

intel posto giusto. Solo che devo<br />

gaver sbalià el momento!”<br />

Làverno Carlon


In memoriam<br />

Ricordando Fiore<br />

La città<br />

Fiorenza Zadeu inizia molto presto la sua carriera pedagogica. Le viene chiesto <strong>di</strong> insegnare inglese presso il Ginnasio<br />

sloveno <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria. Un lavoro che svolge molto bene per un paio <strong>di</strong> anni, poi si impiega presso le scuole italiane <strong>di</strong><br />

Pirano, prima al Ginnasio e poi alle scuole elementari. Tantissime le generazioni che hanno imparato con lei a parlare<br />

e scrivere bene l’inglese. Aveva un buon metodo d’insegnamento, conosceva bene la sua materia ed amava comunicare<br />

con i ragazzi. Amava le cose semplici, amava la natura e ringraziava sempre per i benefici, che ne traeva. »Ricolma <strong>di</strong><br />

beni gli affamati, rimanda i ricchi a mani vuote«. Questa per Fiorenza non era solo una frase fatta. Ha sempre aiutato<br />

chi ha potuto. Con i tuoi pensieri, resterai sempre presente nei miei.<br />

Amalia Petronio<br />

Bambine si attraversava il Brolo saltellando nei nostri<br />

grembiulini a quadretti bianchi, rientrando a casa<br />

dall’asilo. Giochi, passioni e desideri con<strong>di</strong>visi nei viaggi.<br />

Correva libera e veloce come il vento, in sintonia con la<br />

natura…<br />

Graziella<br />

Anni felici passati insieme sui banchi <strong>di</strong> scuola. Una vita<br />

modesta e semplice, ma erano le piccole cose a dar luce<br />

al nostro mondo <strong>di</strong> allegria e spensieratezza. Grazie per<br />

essermi stata accanto. Mi manchi.<br />

Rosa<br />

Ho trascorso con Fiore il periodo più bello <strong>della</strong> mia vita e<br />

cioè il tempo studentesco. Durante la scuola ci ha unito la<br />

musica nella mandolinistica del Maestro Scocir. Durante<br />

gli stu<strong>di</strong> universitari intraprendemmo assieme molti viaggi<br />

per l’Europa, spinte dal desiderio <strong>di</strong> conoscere, imparare;<br />

e per Fiore in particolare, approfon<strong>di</strong>re le sue conoscenze<br />

linguistiche. La sua scomparsa mi ha infinitamente<br />

colpito,siamo nate lo stesso giorno…tre aprile 1944.<br />

Ada<br />

L’ho conosciuta nel lontano 1950, in prima classe e da<br />

allora sempre in classe assieme fino all’ultimo anno <strong>di</strong><br />

liceo. Assieme abbiamo con<strong>di</strong>viso momenti bellissimi,<br />

spensierati e momenti meno belli. Ma ciò che ci piaceva<br />

ricordare quando ci incontravamo, le nostre irresistibili ed<br />

interminabili risate.<br />

Luciana<br />

Di Fiorenza mi piaceva il suo senso dell’umorismo. Il<br />

periodo più bello è stato quello che abbiamo trascorso<br />

assieme ai nostri figli quando erano ancora piccoli. A lei<br />

piaceva guidare la macchina ed era anche molto abile,<br />

così spesso caricava i bagagli nella Seicento e più tar<strong>di</strong><br />

sulla sua “Katrca”. E si partiva, senza nessuna meta. Non<br />

ci piaceva fare programmi per il viaggio e, anche se non<br />

sempre le cose andavano come si sperava, ci si <strong>di</strong>vertiva<br />

molto.<br />

Miranda<br />

Siamo state colleghe ed amiche per oltre trent’anni.<br />

Alcune intemperanze <strong>di</strong> mio nipote, suo studente, non<br />

misero in crisi il nostro buon rapporto, per altro, alla<br />

fine del Ginnasio onestamente dovette riconoscerle:<br />

“Maestra, con lei ho imparato l’inglese”. E lo sa davvero.<br />

Era un’amica cui non facevi in tempo a chiedere aiuto,<br />

te lo aveva già offerto spontaneamente. Non mi chiamò<br />

mai Liliana o Lili, ma Dugan. Nella lingua <strong>di</strong> Covedo,<br />

per lei Kubed, voglio <strong>di</strong>rle “Se štimam (mi stimo), sono<br />

orgogliosa <strong>di</strong> aver avuto la tua amicizia”. Che purtroppo<br />

oggi è già rimpianto.<br />

Lili<br />

Antonia Urbanaz – Antonia, detta Eta, era nata nel 1932 a Salara nella famiglia<br />

conta<strong>di</strong>na dei Viola. Aveva un fratello, morto ancora giovane, e quattro sorelle<br />

traferitesi a Trieste. Eta ha frequentato la scuola elementare <strong>di</strong> Salara dopo<strong>di</strong>chè<br />

ha lavorato nella »fabrica de scove«. Si è sposata con Mario Urbanaz dei Petirossi<br />

<strong>di</strong> Bossamarino, dal quale ha avuto il figlio Narciso. A casa, in stalla, sui campi in<br />

Solame e a riva del Fiumisin il lavoro non mancava. Testimone <strong>di</strong> una Capo<strong>di</strong>stria<br />

d’altri tempi, Eta era una delle poche che portava ancora a vendere il latte a domicilio.<br />

È mancata il 17 luglio 2011.<br />

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Buone Buone feste feste

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