Foglio della comunità italiana di Capodistria - CAN Capodistria
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Anno 16 Numero 33<br />
<strong>Foglio</strong> <strong>della</strong> <strong>comunità</strong> <strong>italiana</strong> <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria<br />
Dicembre 2011
La città<br />
2<br />
Foto Katonar<br />
3 novembre. Visita a Capo<strong>di</strong>stria <strong>della</strong> nuova<br />
ambasciatrice d’Italia in Slovenia, Rossella Franchini<br />
Sherifis. Ha incontrato una delegazione <strong>della</strong> CNI,<br />
visitato Ra<strong>di</strong>o e Tv Capo<strong>di</strong>stria nonchè, a Isola, il<br />
Seminario <strong>di</strong> lingua <strong>italiana</strong> per gli insegnanti.<br />
Accolto a Bruxelles il finanziamento del progetto<br />
»Friends for Emergencies« presentato dai coman<strong>di</strong><br />
dei Vigili del fuoco <strong>di</strong> Trieste e Capo<strong>di</strong>stria. Pevede<br />
corsi linguistici, esercitazioni, miglioramento<br />
delle comunicazioni ra<strong>di</strong>o, un sito web comune e<br />
l’acquisizione <strong>di</strong> software per gestione cartografica<br />
Foto Comune Capo<strong>di</strong>stria<br />
26 giugno. Reduce dal Festival internazionale delle<br />
bande militari svoltosi al Palasport Stožice <strong>di</strong> Lubiana,<br />
si è esibita a Capo<strong>di</strong>stria la Fanfara Ariete dell’11.mo<br />
reggimento bersaglieri. I soldati hanno sfilato davanti<br />
alla Taverna dopo<strong>di</strong>chè hanno tenuto un concerto nel<br />
vicino Piazzale Carpaccio.<br />
Restaurata la casa del ‘400 sul Piazzale dei pescatori.<br />
Dopo l’incen<strong>di</strong>o l’e<strong>di</strong>ficio era rimasto senza tetto.<br />
Si pensava <strong>di</strong> collocarvi un Centro consulenza per il<br />
rinnovo degli e<strong>di</strong>fici nel centro, ma il progetto non<br />
ha ottenuto il placet europeo. Sul lato-strada, è stato<br />
costruito il moderno Caffè »Veneziana«.<br />
28 agosto.<br />
Festeggiata alla<br />
Casa dell’anziano<br />
<strong>di</strong> Isola la<br />
capo<strong>di</strong>striana Lucilla<br />
Pizzarello Gravisi<br />
che ha compiuto<br />
cent’anni. A farle<br />
gli auguri sono<br />
venuti rappresentanti<br />
comunali, del<br />
Consolato e delle<br />
Comunità degli<br />
italiani. Nella foto,<br />
con la festeggiata,<br />
Mario Steffè e<br />
On<strong>di</strong>na Gregorich<br />
Diabatè <strong>della</strong> CI <strong>di</strong><br />
Capo<strong>di</strong>stria.
Slovenia. Elezioni parlamentari 2011 al centro-sinistra<br />
Le urne hanno ribaltato in poche ore in Slovenia i<br />
pronostici <strong>della</strong> vigilia per le elezioni politiche anticipate.<br />
Gli elettori recatisi il 4 <strong>di</strong>cembre alle urne, si sono espressi<br />
a favore <strong>di</strong> “Slovenia positiva” del sindaco lubianese,<br />
Zoran Janković con il 28,8 per cento delle preferenze.<br />
È stato, invece, ri<strong>di</strong>mensionato il Partito democratico <strong>di</strong><br />
Janez Janša, che si è fermato al 26,1 per cento, dopo che i<br />
sondaggi per oltre un mese gli attribuivano anche il 35 per<br />
cento. Buono, considerate le critiche incassate negli ultimi<br />
tre anni <strong>di</strong> legislatura, il risultato dei Socialdemocratici<br />
del premier uscente Borut Pahor, che ha raggiunto il 10<br />
per cento delle preferenze. In Parlamento entrano ancora<br />
il Partito popolare ed il Partito democratico dei pensionati<br />
DeSUS, con circa il 7 per cento, mentre gli ultimi quattro<br />
seggi <strong>di</strong>sponibili vanno a Nuova Slovenia. Rimangono<br />
fuori i Partiti liberaldemocratico e Zares, facenti parte dal<br />
2008 <strong>della</strong> coalizione <strong>di</strong> governo.<br />
Care e cari connazionali,<br />
consentitemi <strong>di</strong><br />
cogliere questa<br />
opportunità cortesementeofferta<br />
da “La Città”<br />
per ringraziare<br />
s e n t i t a m e n t e<br />
tutti coloro che<br />
hanno depositato<br />
la propria firma<br />
a sostegno <strong>della</strong><br />
mia can<strong>di</strong>datura<br />
e tutti coloro che<br />
hanno votato per<br />
il seggio specifico, dando così un segno inequivocabile<br />
ed incontestabile <strong>della</strong> nostra presenza<br />
e vitalità. Avremo bisogno <strong>di</strong> entrambe nel prossimo<br />
futuro: come ben sapete, questo sarà non<br />
solo un mandato parlamentare <strong>di</strong>fficile e forse<br />
molto breve, ma sarà anche un periodo in genere<br />
molto <strong>di</strong>fficile per tutti. Dovremo saperlo gestire<br />
all’insegna <strong>della</strong> concor<strong>di</strong>a e dell’unità <strong>di</strong> intenti<br />
<strong>di</strong> tutte le nostre strutture e forme organizzative.<br />
Sono convinto che insieme ce la faremo. Auguro<br />
a tutti Buon Natale e, per quanto possibile, un<br />
sereno 2012. Con affetto e stima<br />
Roberto Battelli<br />
La città<br />
Il voto minoritario per l’unico can<strong>di</strong>dato al seggio<br />
specifico nel Parlamento sloveno, Roberto Battelli, ha<br />
visto un’affluenza alle urne del 42,4 per cento degli aventi<br />
<strong>di</strong>ritto. Ecco quanto ha <strong>di</strong>chiarato il deputato alla Voce<br />
del popolo all’indomani del voto: “Il Paese ha fatto la<br />
sua scelta ed è nuovamente spaccato in due. La posizione<br />
che potrò esporre al premier incaricato è la richiesta <strong>di</strong><br />
un sostegno, solido e immutato, all’attuazione dei nostri<br />
<strong>di</strong>ritti che non dovrà essere ridotto nel nome <strong>della</strong> crisi<br />
economica. Se ciò avvenisse i citta<strong>di</strong>ni appartenenti alle<br />
<strong>comunità</strong> nazionali si troverebbero nella con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong><br />
pagare tale prezzo per due volte. La prima con<strong>di</strong>videndo<br />
il destino <strong>di</strong> tutti e l’altra subendo lo scotto <strong>della</strong> riduzione<br />
delle risorse destinate alle minoranze. Dalle risposte che<br />
ci saranno date <strong>di</strong>penderà anche il nostro rapporto con il<br />
nuovo governo”.<br />
La nuova, attesissima pubblicazione dello storico<br />
Salvator Žitko data alle stampe nella coe<strong>di</strong>zione<br />
dell’E<strong>di</strong>trice Libris e del Centro »Carlo Combi« <strong>di</strong><br />
Capo<strong>di</strong>stria introduce alla storia, patrimonio artistico<br />
e monumentale, nonche informazioni e curiosità<br />
riguardanti la città <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria. La presentazione del<br />
libro ha avuto luogo il 9 <strong>di</strong>cembre a Palazzo Pretorio.<br />
Maggiori informazioni a pag. 24.<br />
3
La città<br />
4<br />
Comunità <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria: bilancio degli ultimi sei mesi<br />
<strong>di</strong> Mario Steffè<br />
Anche nel secondo semestre il programma dei gruppi artistico-culturali operanti presso la Comunità degli Italiani<br />
“Santorio Santorio” <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria è stato intenso per quanto riguarda gli impegni in agenda, registrando un<br />
positivo intensificarsi delle attività soprattutto per le sezioni <strong>di</strong> più recente costituzione in seno al sodalizio. Il lavoro<br />
e l’esperienza sinora accumulata hanno permesso la pianificazione <strong>di</strong> un proficuo programma <strong>di</strong> trasferte, con un<br />
incremento <strong>di</strong> contatti con le altre Comunità degli Italiani, enti e istituzioni in Italia e Croazia, nonché la promozione<br />
delle <strong>di</strong>verse attività in campo artistico-culturale sul territorio d’inse<strong>di</strong>amento e in ambito regionale e nazionale.<br />
Grazie all’esperienza travasata dai mentori ai membri delle rispettive sezioni e all’impegno <strong>di</strong>mostrato dai volonterosi<br />
attivisti si è riusciti a tradurre in proficuo risultato lo sforzo organizzativo e finanziario <strong>della</strong> Comunità a sostegno <strong>di</strong><br />
tali attività, che hanno registrato nel complesso una crescita qualitativa e quantitativa. Accanto al tra<strong>di</strong>zionale impegno<br />
nell’organizzazione <strong>di</strong> eventi culturali <strong>di</strong> richiamo in campo letterario, concertistico ed espositivo, la Comunità ha<br />
pertanto in<strong>di</strong>rizzato buona parte del suo operato in campo culturale all’attività dei gruppi artistico-culturali, in<br />
quanto ritenuti <strong>di</strong> fondamentale interesse per il mantenimento e la <strong>di</strong>ffusione <strong>della</strong> nostra identità e la promozione<br />
<strong>della</strong> stessa in ambito allargato. Un dovuto ringraziamento va a quanti hanno contributo, con il loro alacre impegno<br />
e <strong>di</strong>sinteressato apporto, alla crescita sostanziale <strong>di</strong> un variegato tessuto culturale amatoriale <strong>di</strong> base presso la nostra<br />
Comunità.<br />
Gruppo <strong>di</strong> canto popolare spontaneo<br />
“La Porporela”<br />
La Porporela si esibisce a Lubiana nell’ambito <strong>della</strong><br />
rassegna folcloristica “Eno po domače” organizzata<br />
dall’Istituto <strong>di</strong> musicologia dell’Università lubianese)<br />
Dopo aver presentato nella scorsa stagione il Cd con le<br />
registrazioni del primo periodo <strong>di</strong> attività nell’ambito<br />
del festival FolkHistria ed essersi fatta conoscere<br />
prevalentemente in ambito locale, La Porporela ha<br />
partecipato a <strong>di</strong>versi festival e concerti, contribuendo a<br />
promuovere il repertorio musicale popolare istro-veneto.<br />
Tale contributo, che va ricercato essenzialmente nel valore<br />
<strong>della</strong> testimonianza dell’identità e dell’attaccamento alle<br />
nostre ra<strong>di</strong>ci musicali, ha permesso in breve al gruppo<br />
<strong>di</strong> guadagnarsi una meritata attenzione negli ambienti<br />
<strong>della</strong> musica popolare tra<strong>di</strong>zionale grazie alla generosità<br />
dell’approccio e alla verace vocalità che La Porporela<br />
infonde nelle sue esibizioni. Giova riba<strong>di</strong>re quanto<br />
importante sia il riscontro <strong>di</strong> tale attività nel rafforzare<br />
il sentimento <strong>di</strong> appartenenza e manifestarlo attraverso<br />
l’esperienza del “cantare assieme in <strong>di</strong>aletto”, il che si<br />
rivela al contempo uno strumento per riconoscersi in<br />
un nucleo antico <strong>di</strong> identità “cavresana” e promuoverne<br />
la conoscenza. Tra le recenti esibizioni de La Porporela<br />
annotiamo la partecipazione alla rassegna comunale e<br />
regionale dei cantori e musicisti popolari organizzate dal<br />
Fondo pubblico per le attività culturali amatoriali e le<br />
apparizioni a Zagabria e Beltinci nell’ambito dell’attività<br />
promossa dall’Associazione culturale etnomusicologica<br />
Folk Slovenija.<br />
Gruppo teatrale ’Cademia Castel Leon<br />
Acquisita sufficiente confidenza con la scena attraverso<br />
un tirocinio fatto <strong>di</strong> brevi pièce teatrali e il seguente primo<br />
allestimento <strong>di</strong> un certo impegno con la comme<strong>di</strong>a <strong>di</strong>alettale<br />
in tre atti “La colpa de inveciar”, la filodrammatica<br />
capo<strong>di</strong>striana ha presentato in questa stagione al suo<br />
pubblico la farsa “La sponta”, che ha riconfermato la sua<br />
verve comico brillante <strong>di</strong> una certa compita arguzia, ben<br />
lontana da certi toni sbracati e <strong>di</strong> ridanciana faciloneria<br />
che contrad<strong>di</strong>stingue purtroppo gran parte delle<br />
produzioni <strong>di</strong>alettali delle compagini teatrali amatoriali.<br />
In questo senso le maggiori sod<strong>di</strong>sfazioni sono arrivate<br />
proprio in questo finire <strong>di</strong> stagione con la riproposta sulle<br />
scene dell’ormai ben rodata comme<strong>di</strong>a dai toni agrodolci
La filodrammatica capo<strong>di</strong>striana sbarca a Cherso!<br />
(foto Danilo Fermo)<br />
“La colpa de inveciar”, incentrata sull’eterno conflitto<br />
generazionale e sui piccoli e gran<strong>di</strong> drammi <strong>della</strong> vecchiaia.<br />
Il lavoro riconferma la sua bontà nel buon adattamento<br />
<strong>di</strong>alettale e nei riusciti intrecci scenici, con la compagnia<br />
che ha saputo trarre profitto da un lungo ciclo <strong>di</strong> repliche,<br />
culminato nell’impegnativa tournée quarnerina <strong>di</strong> Cherso<br />
e Lussinpiccolo <strong>di</strong> fronte a un numeroso e ben <strong>di</strong>sposto<br />
pubblico. Un lungo percorso che si è chiuso idealmente<br />
a Trieste, con la presenza nell’ambito <strong>della</strong> XIX e<strong>di</strong>zione<br />
del Festival teatrale <strong>di</strong>alettale Ave Ninchi.<br />
Mandolinistica <strong>della</strong> C.I. <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria<br />
Un proposito che sembrava irrealizzabile ancora poco<br />
tempo ad<strong>di</strong>etro, quello <strong>di</strong> rifondare la sezione <strong>della</strong><br />
mandolinistica in seno alla Comunità, è <strong>di</strong>ventato nel<br />
frattempo una splen<strong>di</strong>da realtà. Partendo da un primo<br />
nucleo <strong>di</strong> volonterosi composto dai tre fratelli Orlando, altri<br />
La città<br />
membri formatisi alla scuola dell’in<strong>di</strong>menticato maestro<br />
Scocir (storico <strong>di</strong>rigente <strong>della</strong> prima mandolinistica <strong>della</strong><br />
Comunità degli Italiani), si sono aggregati a formare<br />
un ensemble musicale <strong>di</strong> una decina <strong>di</strong> elementi. In<br />
un lasso <strong>di</strong> tempo assai ristretto e sotto la guida del<br />
mentore Marino Orlando che ha assunto le re<strong>di</strong>ni <strong>della</strong><br />
sezione, la mandolinistica capo<strong>di</strong>striana è riuscita nella<br />
non facile impresa <strong>di</strong> imbastire un programma <strong>di</strong> tutto<br />
rispetto, attingendo dal repertorio storico e arrangiando<br />
appositamente nuovi brani per il ricomposto organico a<br />
plettro. Dopo le prime sortite per verificare la risposta<br />
<strong>di</strong> fronte al pubblico ed affinare repertorio e coesione<br />
d’assieme, è seguito recentemente un concerto <strong>di</strong> più<br />
ampio respiro presso la Comunità ospitante Pasquale<br />
Besenghi degli Ughi <strong>di</strong> Isola, in attesa <strong>di</strong> perfezionare il<br />
programma per l’imminente e tanto atteso debutto con un<br />
concerto autonomo <strong>di</strong>nanzi al pubblico capo<strong>di</strong>striano.<br />
Brevi dal programma culturale <strong>della</strong> Comunità degli<br />
Italiani:<br />
La stagione estiva in campo culturale, oltre che per i<br />
concerti all’estivo <strong>della</strong> Comunità, è stata contrad<strong>di</strong>stinta<br />
dalla mostra fotografica del riconosciuto maestro<br />
internazionale d’origine <strong>italiana</strong> Walter Carone, entrato<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto nell’albo d’oro <strong>della</strong> fotografia quale reporter<br />
del Paris Match tra gli anni ‘50 e ‘70 del secolo scorso. A<br />
palazzo Gravisi è stata esposta un’impressionante galleria<br />
<strong>di</strong> ritratti <strong>di</strong> personaggi famosi dell’epoca, che non ha<br />
mancato <strong>di</strong> attirare un numeroso pubblico in occasione<br />
dell’inaugurazione, conclusasi con un omaggio musicale<br />
ad E<strong>di</strong>th Piaf nell’interpretazione <strong>di</strong> Eleonora Matijašič.<br />
La mandolinistica <strong>della</strong> C.I. <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria in concerto a palazzo Manzioli<br />
5
La città<br />
La cantante Patrizia Laquidara si è esibita a fine ottobre<br />
presso la sede <strong>della</strong> Comunità nel corso <strong>di</strong> un intenso<br />
concerto nel quale ha proposto in versione acustica alcuni<br />
brani dal suo vasto repertorio, rivelando quelle doti<br />
vocali e interpretative che le hanno valso il plauso <strong>della</strong><br />
critica e del pubblico. A confermare il particolare stato <strong>di</strong><br />
grazia <strong>della</strong> cantante è giunto recentemente l’importante<br />
riconoscimento al suo ultimo Cd »Il canto dell’Anguana«,<br />
targa Tenco per il miglior album in <strong>di</strong>aletto, dal quale<br />
sono stati proposti a conclusione <strong>di</strong> concerto alcuni<br />
suggestivi brani che ci hanno magicamente catapultato in<br />
un contesto <strong>di</strong> comune identità veneta, che segue antiche<br />
trame e arcani misteri <strong>della</strong> tra<strong>di</strong>zione popolare.<br />
Il concerto <strong>di</strong> Bob Brozman ci ha regalato un’intensa<br />
emozione e fatto scoprire nella sua piena <strong>di</strong>mensione un<br />
meraviglioso interprete <strong>della</strong> chitarra acustica. Vincitore<br />
<strong>di</strong> innumerevoli premi e riconoscimenti internazionali,<br />
affidandosi solamente alla sua voce e a uno sterminato<br />
set <strong>di</strong> chitarre <strong>di</strong> varia foggia da lui personalmente<br />
elaborate, Brozman si è rivelato non solo straor<strong>di</strong>nario<br />
virtuoso, ma fautore <strong>di</strong> un’esperienza musicale globale.<br />
6<br />
Patrizia Laquidara canta le storie dell’Anguana<br />
(foto Igor Opassi)<br />
Inaugurazione <strong>della</strong> mostra <strong>di</strong> Walter Carone a palazzo<br />
Gravisi. (foto Igor Opassi)<br />
Più che un concerto, un viaggio appassionante tra i vari<br />
generi musicali con echi da ogni parte del globo, con<strong>di</strong>to<br />
con la spigliatezza <strong>di</strong> un artista che fonde esperienze e<br />
culture apparentemente inconciliabili e <strong>di</strong>stanti tra <strong>di</strong><br />
loro. Un viaggio attorno al mondo nell’arco <strong>di</strong> novanta<br />
intensi minuti e una grande esperienza <strong>di</strong> apertura e<br />
multiculturalismo.<br />
Bob Brozman in concerto »Guitar Ra<strong>di</strong>o Live«<br />
(foto I. Opassi)
JEZIKLINGUA<br />
La città<br />
Il Centro Carlo Combi collabora inoltre, in qualità <strong>di</strong> partner al progetto europeo <strong>di</strong> Cooperazione Transfrontaliera<br />
Italia-Slovenia 2007-2013, JEZIKLINGUA (LINGUA-JEZIK:Plurilinguismo quale ricchezza e valore dell’area<br />
transfrontaliera italo-slovena), nell’ambito del quale ha commissionato i testi per una pubblicazione che uscirà nel<br />
2012 sui proverbi istriani, detti, mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> <strong>di</strong>re e le massime popolari <strong>della</strong> tra<strong>di</strong>zione <strong>della</strong> nostra gente andando in tal<br />
maniera a recuperare il patrimonio orale e le nostre ra<strong>di</strong>ci. Per saperne <strong>di</strong> più: www.jezik-lingua.eu<br />
Sempre nell’ambito <strong>di</strong> tale iniziativa, nel corso del 2011, è stata avviata la ricerca scientifica intitolata: “Comprendere<br />
in che modo viene stu<strong>di</strong>ata, compresa e presentata la lingua <strong>italiana</strong> in Slovenia”. L’obiettivo <strong>della</strong> ricerca è quello <strong>di</strong><br />
acquisire le dovute conoscenze per elaborare una strategia comunicativa che renda attraente ed invogli lo stu<strong>di</strong>o <strong>della</strong><br />
lingua <strong>italiana</strong>. Nel corso del 2011 è stato elaborato un questionario somministrato a oltre 200 soggetti in<strong>di</strong>viduati<br />
nell’ambito del target group precedentemente definito, quali Comuni costieri, Unità amministrative, Tribunali, Istituti<br />
<strong>di</strong> collocamento, per l’assicurazione sanitaria e per la previdenza sociale, ospedali, uffici delle imposte, <strong>di</strong>rezioni <strong>di</strong><br />
polizia, Poste, Aziende <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> energia elettrica e d’acqua, aziende private maggiori, ecc. del Capo<strong>di</strong>striano,<br />
Goriziano e parzialmente <strong>della</strong> zona del Carso. Nel corso del 2012 i risultati ottenuti dalla ricerca verranno presentanti<br />
in un volume bilingue.<br />
Una novità a livello costiero rappresenta anche il nuovo sito internet <strong>della</strong> nostro Ente (www.centrocombi.<br />
eu), nel quale si possono visionare gli eventi organizzati dalle Istituzioni <strong>della</strong> Comunità Nazionale Italiana in un<br />
calendario aggiornato.<br />
Roberta Vincoletto<br />
La consegna degli attestati al termine del corso <strong>di</strong> italiano presso la stazione <strong>di</strong> polizia <strong>di</strong> Pirano.<br />
Al centro l’insegnante Nina Kasal, in fondo a destra Andrej Bertok.<br />
7
La città<br />
8<br />
»Noi eravamo per il referendum«<br />
A colloquio col capo<strong>di</strong>striano Giorgio Cesare, ex membro del CLN dell’Istria, residente a Trieste dal<br />
1945. Giornalista Rai in pensione e presidente onorario del Gruppo cronisti giuliani, Cesare ricorda<br />
per la Città alcuni episo<strong>di</strong> interessanti <strong>della</strong> sua lunga esperienza politica.<br />
L’imbocco <strong>di</strong> Via <strong>della</strong> Riforma agraria (ex Via Verzi) dalla Calegaria.<br />
Signor Cesare, lei nasce a Capo<strong>di</strong>stria. Da genitori<br />
capo<strong>di</strong>striani?<br />
Mio papà era nato a Trieste e lavorava nella farmacia in<br />
Calegaria. Sua nonna era <strong>di</strong> origine tedesca, mia mamma<br />
invece era nata Pisino. Abitavamo in Via Verzi (oggi Via<br />
<strong>della</strong> Riforma agraria, ndr) tra la Calegaria e il Liceo<br />
Combi.<br />
Il padre lavorava con Ghino de Favento.<br />
Sì, Ghino, ossia Domenico de Favento, era conosciutissimo<br />
a Capo<strong>di</strong>stria, presidente del CLN locale. Di fatti nel<br />
maggio ’45 c’era un tentativo <strong>di</strong> metterlo alla guida <strong>della</strong><br />
città, ma dopo qualche settimana aveva rifiutato. Era<br />
venuta subito la Vojna uprava. Pirano aveva tenuto per<br />
parecchi mesi. Pirano aveva un CLN italiano che era in<br />
comunicazione con Venezia, con il Veneto. C’era Antonio<br />
Sema, il figlio Paolo…a Capo<strong>di</strong>stria la situazione era<br />
<strong>di</strong>versa.<br />
Che ruolo ebbe il de Favento in quegli anni?<br />
Nessuno. Perché non ha potuto.<br />
Prima?<br />
Durante la guerra faceva parte del Comitato <strong>di</strong> liberazione<br />
nazionale <strong>di</strong> cui la farmacia era un po’ il centro. Con il<br />
marchese Girolamo de Gravisi…il “marchese rosso” lo<br />
chiamavano perché era socialista. Si teneva i contatti con<br />
il CLN <strong>di</strong> Trieste fino al giugno del ’45.<br />
Che fine ha fatto il marchese?<br />
Lui era rimasto alcuni anni a Capo<strong>di</strong>stria, poi ci vedavamo<br />
a Trieste dove frequentava anche la sede del Partito<br />
socialista <strong>della</strong> Venezia Giulia.<br />
Lei lascia Capo<strong>di</strong>stria molto presto invece…<br />
Sono andato via dopo lo sciopero. Infatti noi abbiamo<br />
organizzato quello sciopero generale contro l’introduzione<br />
<strong>della</strong> jugo-lira. Ci rendavamo conto che l’introduzione<br />
<strong>della</strong> jugo-lira era la separazione <strong>di</strong> Trieste e l’Istria e
quin<strong>di</strong> l’esodo. Moltissimi capo<strong>di</strong>striani lavoravano<br />
a Trieste. Insomma, io ero coinvolto con lo sciopero<br />
generale che poi doveva estendersi a Isola e a Pirano.<br />
Lo sciopero era stato concordato tra tutti i partiti.<br />
Era stato concordato con un incontro proprio a casa<br />
nostra. Un comitato sorto spontaneo, era venuto Armando<br />
Cattonar, che era comunista, iscritto al Partito comunista<br />
<strong>di</strong> Trieste. Avevamo dato la presidenza del comitato dello<br />
sciopero al <strong>di</strong>rettore <strong>della</strong> scuola elementare <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria,<br />
Fioranti. Non si fece nulla a Isola e Pirano perché<br />
Capo<strong>di</strong>stria fu invasa quel giorno da degli scalmanati i<br />
quali <strong>di</strong>cevano che a Capo<strong>di</strong>stria erano tornati i fascisti.<br />
Un falso storico. Spaccarono vetrine, assalirono i citta<strong>di</strong>ni<br />
che trovavano per la strada…<br />
Uccidendo vicino alla porta <strong>della</strong> Muda, il negoziante<br />
Zarli.<br />
Esatto. Di fatti, questo me lo <strong>di</strong>sse dopo la frattura del<br />
Cominform, Sandro Destra<strong>di</strong>, che a Capo<strong>di</strong>stria venne lui<br />
<strong>di</strong>rettamente inviato da Trieste.<br />
E chi era Sandro Destra<strong>di</strong>?<br />
Segretario del Partito comunista a Trieste nel secondo<br />
dopoguerra. Mi <strong>di</strong>sse che era venuto a Capo<strong>di</strong>stria, perché<br />
fortemente allarmati da questa vicenda, per placare gli<br />
animi e impe<strong>di</strong>re che ci fossero altri atti <strong>di</strong> violenza.<br />
La soppressione violenta <strong>di</strong> questo sciopero generale<br />
colpì molto, psicologicamente, gli abitanti <strong>di</strong><br />
Capo<strong>di</strong>stria?<br />
In quell’occasione ci recammo a Roma per riferire<br />
al governo <strong>di</strong> allora le vicende che erano accadute a<br />
Capo<strong>di</strong>stria con l’introduzione <strong>della</strong> jugo-lira. Fu l’inizio<br />
dell’esodo da Capo<strong>di</strong>stria. Mentre la popolazione del<br />
resto <strong>della</strong> Zona B esodò in massa dopo il memorandum<br />
<strong>di</strong> Londra del ’54.<br />
Attingendo da una cronologia <strong>di</strong> Aldo Cherini, mi sono<br />
segnato alcune date che la riguardano. 11 gennaio<br />
’46, nasce a Trieste il Comitato istriano del CLN del<br />
quale fanno parte, tra gli altri, Giorgio Cesare e Rino<br />
Apollonio.<br />
Beh dopo lo sciopero andai a Roma e non tornai più a<br />
Capo<strong>di</strong>stria fermandomi a Trieste, dove avevo gli zii.<br />
Sono entrato subito nel Partito socialista che poi abbiamo<br />
trasformato in Partito socialista <strong>della</strong> Venezia Giulia per<br />
evitare la scissione che era successa in Italia con palazzo<br />
Barberini. E quin<strong>di</strong> noi facevamo capo <strong>di</strong>rettamente<br />
all’Internazionale socialista.<br />
Era <strong>di</strong>fficile in quegli anni far capire il dramma che<br />
stavano vivendo gli istriani?<br />
Era <strong>di</strong>fficile soprattutto…in Italia non si comprese la<br />
rottura del Cominform del ’48. Neanche a Trieste: molti<br />
pensavano che fosse un trucco. Io mi ricordo, noi ci<br />
avevano invitato invece al congresso del Partito socialista<br />
italiano a Genova e Riccardo Lombar<strong>di</strong> e gli altri, chiesero<br />
a me proprio <strong>di</strong> spiegare cosa stava succedendo, perché<br />
non si rendevano conto <strong>di</strong> questa rottura verticale tra Stalin<br />
e Tito. Ci sono tre perio<strong>di</strong>, secondo me, <strong>della</strong> Jugoslavia:<br />
La città<br />
Manifestazione dei primi anni dopo la seconda<br />
guerra mon<strong>di</strong>ale. Si noti la scritta: »Qui siamo noi<br />
che deci<strong>di</strong>amo <strong>della</strong> nostra LIBERTA e del nostro<br />
AVVENIRE«.<br />
il periodo in cui Tito mantiene l’alleanza con l’Unione<br />
sovietica, pur mantenendo una certa in<strong>di</strong>pendenza da<br />
Mosca; poi il periodo <strong>della</strong> neutralità in cui la Jugoslavia<br />
fa da cuscinetto tra i due blocchi; e poi, l’ultimo periodo,<br />
quando Tito si schiera apertamente con l’Occidente.<br />
Come vede il ruolo <strong>di</strong> Tito? Con elementi sia negativi<br />
che positivi?<br />
Positivi perché ha mantenuto l’alleanza con l’Inghilterra<br />
anche durante il periodo in cui la Jugoslavia, per ragioni<br />
<strong>di</strong> politica estera, era alleata a Stalin. Cioè alla Conferenza<br />
<strong>di</strong> Parigi, alla Conferenza <strong>della</strong> pace, la Jugoslavia<br />
era schierata dalla parte dell’Unione sovietica…ma<br />
ovviamente, perché c’era questa riven<strong>di</strong>cazione territoriale<br />
nei confronti dell’Italia.<br />
Il Comitato istriano del CLN a Trieste, che tipo <strong>di</strong><br />
attività svolse?<br />
Diciamo che il fulcro dell’attività era la richiesta<br />
del plebiscito per la Venezia Giulia. C’è stato un<br />
pronunciamento dell’Internazionale socialista a favore<br />
dell’autodeterminazione dei popoli. Per noi il plebiscito<br />
non era visto con una scelta tra l’Italia e la Jugoslavia, ma<br />
per delimitare una linea etnica.<br />
Il che era molto <strong>di</strong>fficile quella volta, come lo sarebbe<br />
ancora oggi…<br />
Avevamo la precisa convinzione che il plebiscito non<br />
sarebbe stato concesso, però era l’unica carta democratica<br />
che avevamo nelle mani.<br />
Perché l’Italia non vedeva <strong>di</strong> buon occhio questo<br />
ipotetico referendum?<br />
Perché l’Italia intanto non era in grado <strong>di</strong> decidere. E<br />
poi perché il plebiscito nella Venezia Giulia avrebbe<br />
comportato il plebiscito dell’Alto A<strong>di</strong>ge. L’Italia non<br />
avrebbe potuto <strong>di</strong>re <strong>di</strong> no all’Austria, e quin<strong>di</strong> avrebbe<br />
perso la provincia <strong>di</strong> Bolzano. Era escluso un plebiscito<br />
nella Venezia Giulia, senza il consenso dell’Unione<br />
9
La città<br />
Un’immagine <strong>di</strong> Alcide De Gasperi.<br />
sovietica e quin<strong>di</strong> con delle norme tali per cui…<br />
Avrà influito anche il fatto che c’era il trentino De<br />
Gasperi.<br />
De Gasperi era contrario al plebiscito, perché <strong>di</strong>ceva ‘Noi<br />
per<strong>di</strong>amo l’Alto A<strong>di</strong>ge, e non riavremo Trieste’, perché il<br />
plebiscito si farebbe soltanto alle con<strong>di</strong>zioni dell’Unione<br />
sovietica, o non si sarebbe fatto. Gli anglo-americani<br />
erano contrarissimi al plebiscito, ma noi come CLN<br />
dell’Istria, e <strong>della</strong> Venezia Giulia, non potevamo altro<br />
che appellarci a quest’arma democratica, il plebiscito,<br />
l’autodeterminazione dei popoli.<br />
Gli jugoslavi in quegli anni era arrabbiati quasi più<br />
con gli antifascisti italiani che non con i fascisti.<br />
E’ vero. Perché la minaccia era costituita dal CLN <strong>della</strong><br />
Venezia Giulia. Perché il CLN sosteneva la tesi <strong>italiana</strong><br />
<strong>di</strong> Trieste, la tesi del plebiscito. Non <strong>di</strong>mentichiamo che<br />
lo stesso, anzi in termini più drammatici, era successo a<br />
Fiume dove la Jugoslavia in<strong>di</strong>viduava il nemico numero<br />
uno nei locali autonomisti.<br />
Nel ’47 viene firmato a Parigi il Trattato <strong>di</strong> pace<br />
e nel gennaio ’48 lei fa parte <strong>della</strong> delegazione <strong>di</strong><br />
quattro rappresentanti del CLN che viene ricevuta<br />
dal Ministro degli esteri Sforza al quale denunciate<br />
la scarsa intesa intercorrente tra il CLN, i partiti e le<br />
autorità <strong>di</strong> Trieste.<br />
Noi avevamo contatti continui con Sforza, con De<br />
Gasperi…Giuricin faceva parte <strong>della</strong> delegazione <strong>italiana</strong><br />
alla Conferenza <strong>della</strong> pace <strong>di</strong> Parigi. Era anche una nuova<br />
10<br />
classe <strong>di</strong>rigente a Trieste, Botteri, Belci…non è come<br />
adesso.<br />
Era giovane anche lei.<br />
Io frequentavo l’Università <strong>di</strong> Trieste. Non mi sono<br />
laureato, mi mancavano cinque-sei esami; poi era<br />
<strong>di</strong>fficile perchè avevamo contatti politici con esponenti<br />
dell’Università <strong>di</strong> Trieste, quin<strong>di</strong> a un certo momento ho<br />
scelto la carriera giornalistica.<br />
A quei tempi era più facile avere contatti con Roma<br />
che con Capo<strong>di</strong>stria.<br />
I contatti con Roma erano continui. Con Capo<strong>di</strong>stria, dopo<br />
l’introduzione <strong>della</strong> jugolira praticamente il confine era<br />
chiuso. C’erano dei contatti, ma saltuari. Il primo contatto,<br />
in forma quasi clandestina, è venuto dopo la firma del<br />
Trattato <strong>di</strong> pace quando si parlava <strong>della</strong> costituzione del<br />
Territorio libero <strong>di</strong> Trieste. In quell’occasione, <strong>di</strong>rigenti<br />
da Capo<strong>di</strong>stria avevano chiesto tramite alcuni socialisti<br />
o comunisti <strong>di</strong> Muggia <strong>di</strong> avere un contatto con me e con<br />
altri del Partito socialista <strong>della</strong> Venezia Giulia.<br />
Chi fece questa richiesta, da Capo<strong>di</strong>stria?<br />
Non ricordo chi, comunque ci vedemmo nel territorio tra<br />
Muggia e Capo<strong>di</strong>stria che era ancora Zona A, comunicando<br />
a pochissimi…a Lucio Lonzar che era segretario del<br />
partito…anzi loro mi scoraggiavano, <strong>di</strong>cevano ‘Ma ti<br />
porteranno…’<br />
Dove vi siete trovati, al confine?<br />
Proprio al confine, verso Crevatini. Avemmo un incontro<br />
<strong>di</strong> nascosto praticamente. C’erano anche alcuni esponenti<br />
<strong>di</strong> Muggia. Ricordo benissimo che loro avevano detto<br />
che il nostro partito, a Trieste, aveva una caratteristica<br />
internazionale, infatti facevano parte dell’Internazionale<br />
socialista, avevamo contatti <strong>di</strong>retti con l’Internazionale<br />
socialista. Parlammo <strong>della</strong> sistemazione amministrativa<br />
del TLT quando sarebbero cessate sia la Zona A che la<br />
Zona B. Questo, prima <strong>della</strong> rottura del Cominform.<br />
Tant’è vero che mi chiesero ‘Ma tu verresti a Capo<strong>di</strong>stria,<br />
facciamo un incontro a Capo<strong>di</strong>stria in modo da prefigurare<br />
come potrebbe venir amministrata l’attuale Zona B,<br />
d’accordo con i socialisti <strong>della</strong> Venezia Giulia e gli altri<br />
partiti democratici <strong>di</strong> Trieste. Teniamo conto che allora<br />
soltanto da Capo<strong>di</strong>stria c’era stato un esodo notevole <strong>di</strong><br />
popolazione <strong>italiana</strong>; nel resto <strong>della</strong> Zona B la popolazione<br />
era ancora rimasta sul posto. L’esodo aveva colpito la<br />
parte annessa alla Jugoslavia col Trattato <strong>di</strong> pace.<br />
Si presero degli impegni a quell’incontro?<br />
Ma no, c’era la ricerca <strong>di</strong> un’intesa su un’amministrazione<br />
comune, cioè <strong>della</strong> costituzione del Territorio libero <strong>di</strong><br />
Trieste. Poi tutto crollò con la frattura tra Tito e Stalin,<br />
tra la Jugoslavia e il blocco sovietico nel giugno del ’48.<br />
Pochi mesi prima era ritornato a Trieste Vidali, e noi<br />
come Partito socialista <strong>della</strong> Venezia Giulia stabilimmo<br />
un contatto con il Partito comunista, con Vittorio Vidali.<br />
Ci incontravamo molto spesso nella Casa del popolo,<br />
l’attuale Miela.<br />
Vidali che opinione aveva?
Vidali era contrarissimo alla soluzione jugoslava, dal<br />
momento in cui era venuto a Trieste, il suo obiettivo<br />
era quello <strong>di</strong> trasformare il Partito comunista, che era<br />
controllato dalla fazione titoista, in una federazione del<br />
Partito comunista italiano. Anche se i rapporti tra Vidali e<br />
Togliatti non erano i<strong>di</strong>lliaci.<br />
Facciamo un passo in<strong>di</strong>etro. Capo<strong>di</strong>stria non era un<br />
monolite politico. C’erano tante correnti.<br />
Capo<strong>di</strong>stria aveva una popolazione 100 per cento, <strong>di</strong>rei,<br />
<strong>italiana</strong>. Le uniche elezioni libere che si sono svolte a<br />
Capo<strong>di</strong>stria dopo la Prima guerra mon<strong>di</strong>ale vennero vinte<br />
dai socialisti. Da Nobile, che abitava a Prade.<br />
Cesare, quanto ci ha fregato il fascismo?<br />
Credo che il fascismo ha provocato la per<strong>di</strong>ta dei territori<br />
istriani italiani.<br />
Se non ci fosse stato, i capo<strong>di</strong>striani oggi sarebbero<br />
ancora a casa?<br />
Ma certamente. Sarebbe stato così, un passaggio. Però,<br />
ecco, parliamo <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria: nel periodo dal ’54 in<br />
poi, quando si parlava <strong>di</strong> rapporti <strong>di</strong>retti italo-jugoslavi,<br />
De Gasperi puntava ad un accordo <strong>di</strong>retto tra Italia e<br />
Jugoslavia…la Jugoslavia avrebbe ceduto Capo<strong>di</strong>stria<br />
all’Italia. Cioè io avevo avuto dei contatti con Velebit che<br />
era l’ambasciatore jugoslavo a Roma, che era tra l’altro<br />
in conoscenza <strong>di</strong>retta con Diego de Castro, consulente<br />
del governo italiano a Trieste. E allora si parlava <strong>di</strong> un<br />
accordo <strong>di</strong>retto che però l’Italia non poteva accettare: la<br />
Jugoslavia avrebbe ceduto la città <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria, non<br />
oltre Seme<strong>della</strong>.<br />
In cambio <strong>di</strong>?<br />
In cambio <strong>di</strong> alcune retifiche nella zona carsica, nella<br />
zona slovena del Carso.<br />
Nei libri <strong>di</strong> storia non vengono fuori questi<br />
particolari…<br />
No, non vengono niente fuori. Beh nelle memorie <strong>di</strong><br />
Taviani c’è un accenno…siccome avevamo questi contatti<br />
con Velebit, ha pubblicato Taviani queste memorie, io<br />
avevo il terrore che ci fosse…invece c’è un accenno<br />
che soltanto chi ha avuto questi contatti è in grado <strong>di</strong><br />
comprenderli.<br />
Poi?<br />
De Gasperi voleva raggiungere un accordo con la<br />
Jugoslavia, tant’è vero che nel ’53 rifiutò la spartizione<br />
del TLT tra la Zona A all’Italia e la Zona B alla Jugoslavia.<br />
Cioè prima delle elezioni del ’53 ci fu da parte angloamericana<br />
la proposta a de Gasperi <strong>di</strong> passare Trieste<br />
all’Italia, per vincere le elezioni. E le avrebbe vinte. Ci<br />
fu allora la famosa legge-truffa…che truffa non era…<br />
ma l’accordo con Capo<strong>di</strong>stria all’Italia comportava un<br />
accordo <strong>di</strong>retto, cioè l’Italia avrebbe dovuto firmare<br />
questo accordo rinunciando al resto <strong>della</strong> Zona B.<br />
Ha mai pensato <strong>di</strong> scrivere un libro Cesare?<br />
Io ho scritto sulla rivista ‘Trieste’, ho parlato in Consiglio<br />
comunale <strong>di</strong> queste cose…spinto da molti, ho pensato a<br />
volte <strong>di</strong> mettere insieme queste cose e scrivere, ma poi<br />
Il Territorio libero <strong>di</strong> Trieste.<br />
La città<br />
finivo sempre per <strong>di</strong>re ‘Leggete la rivista ‘Trieste’, è tutto<br />
scritto insomma.<br />
Facciamo un salto al ’54. Vedo che lavora alla ra<strong>di</strong>o<br />
collaborando con la rubrica “Fratelli giuliani” e poi<br />
<strong>di</strong>rigendo la rubrica “Gazzettino giuliano” dell’ente<br />
ra<strong>di</strong>ofonico.<br />
Inizialmente c’era una trasmissione <strong>di</strong>retta alle popolazioni<br />
<strong>della</strong> Venezia Giulia. E faceva capo a Quarantotti<br />
Gambini. Trasmettevano da Venezia e io collaboravo da<br />
Trieste. E poi sono entrato alla Rai dove sono rimasto fino<br />
al pensionamento.<br />
Che rapporto ha avuto con Quarantotti Gambini?<br />
Ma, io conoscevo Quarantotti Gambini da sempre, perché<br />
loro abitavano anche con De Berti, in Seme<strong>della</strong>. Con<br />
De Berti eravamo in rapporti <strong>di</strong> amicizia, poi anche a<br />
Trieste quando De Berti stava in Cavana. De Berti era<br />
contrarissimo alla costituzione del TLT, mentre io e in<br />
genere il CLN istriano, Giuricin, pensavamo all’ipotesi<br />
<strong>della</strong> costituzione del TLT…perchè la Zona B non<br />
sarebbe <strong>di</strong>ventata jugoslava. E <strong>di</strong> fatti, durante un incontro<br />
dell’Internazionale socialista a Parigi, avemmo un lungo<br />
incontro con Quaroni, che era ambasciatore italiano a<br />
Parigi, prima era stato a Mosca. E ci invitò all’ambasciata,<br />
abbiamo passato una sera assieme, io e Lucio Lonza con<br />
11
La città<br />
Quaroni il quale ci <strong>di</strong>ce testualmente: ‘Guardate, se non<br />
si costituisce il Territorio libero si va alla spartizione.<br />
Nessuno può mettere in dubbio la vostra politica per<br />
una soluzione <strong>italiana</strong>, però se voi volete evitare che la<br />
Zona B vada alla Jugoslavia, c’è soltanto la costituzione<br />
del Territorio libero <strong>di</strong> Trieste. Gli anglo-americani non<br />
lo vogliono, però non possono <strong>di</strong>re <strong>di</strong> no se la richiesta<br />
viene fatta dall’Italia’. E <strong>di</strong> fatti Quaroni ci spingeva,<br />
come socialisti <strong>della</strong> Venezia Giulia, a percorrere anche<br />
questa strada. Perché <strong>di</strong>ceva ‘Ma, non capisco perché<br />
l’Italia si ostina a non sostenere le attese del TLT’, perché<br />
in prospettiva questo Territorio libero <strong>di</strong> Trieste sarebbe<br />
<strong>di</strong>ventato italiano.<br />
Perché allora questo TLT le capitali non lo volevano?<br />
Perché per l’Italia (l’obiettivo principale) era ‘Trieste<br />
<strong>italiana</strong>’.<br />
Ma la popolazione lo appoggiava?<br />
Noi abbiamo fatto un sondaggio a Trieste e la contrarietà<br />
era assoluta da parte <strong>di</strong> Gianni Bartoli, del Municipio, cioè<br />
loro vedevano il Governo militare alleato e…qui viene<br />
l’Italia, mentre Territorio libero significa la frontiera sul<br />
Timavo, cioè Trieste non <strong>italiana</strong>. Eravamo ben coscienti<br />
<strong>di</strong> questo, <strong>di</strong> fatti nel ’53 venne a Trieste una delegazione<br />
dell’Internazionale socialista…io avevo dei rapporti molto<br />
stretti con i luburisti inglesi, i quali erano per la soluzione…<br />
volevano andar via da Trieste. Gli inglesi erano <strong>di</strong> gran<br />
lunga più decisi <strong>di</strong> lasciare Trieste degli americani, per<br />
ragioni economiche anche: oramai anche perché i rapporti<br />
tra Tito e Churchill ormai erano ottimi. Lo <strong>di</strong>cevano “La<br />
Jugoslavia ha rotto con l’Unione sovietica; il problema<br />
del confine orientale con il blocco sovietico si è spostato,<br />
non c’è più; l’Italia si prenda Trieste, la Jugoslavia si<br />
tiene la Zona B”. Questa era la posizione dell’Inghilterra.<br />
Rose, segretario del Partito laburista mi confermò che<br />
loro erano per la spartizione. Con Rose noi cercammo <strong>di</strong><br />
trovare una soluzione migliore per Trieste e…i laburisti<br />
<strong>di</strong>ssero “Va bene. Se voi riuscite a trovare una soluzione<br />
<strong>di</strong>versa noi vi appoggiamo. Noi non facciamo niente, noi<br />
12<br />
Giorgio Cesare con il redattore de La Città,<br />
Alberto Cernaz.<br />
desideriamo soltanto lasciare Trieste”. E questa era una<br />
posizione anche in contrad<strong>di</strong>zione con quello che era lo<br />
spirito degli italiani <strong>di</strong> Trieste che vedevano gli americani<br />
e gli inglesi come dei nemici quasi. Che non era vero.<br />
Noi strappammo ai laburisti questa concessione <strong>di</strong> fare<br />
un accordo con la Jugoslavia, un accordo <strong>di</strong>retto che non<br />
fosse quello <strong>della</strong> sola città <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria. Di fatti l’Italia<br />
<strong>di</strong>ce “’Noi non possiamo accettare” perché ciò comportava<br />
un accordo <strong>di</strong>retto, la firma <strong>di</strong> un accordo bilaterale italojugoslavo<br />
con il quale, oltre a Trieste, passava all’Italia la<br />
città <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria. Non Isola e Pirano. Non era ancora<br />
sorto il porto <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria…l’avrebbero fatto a Isola<br />
probabilmente. Ma naturalmente l’Italia non poteva<br />
accettare questa soluzione.<br />
In zona Cesarini si cambiò sovranità anche la striscia<br />
<strong>di</strong> territorio attorno a Crevatini. Perché era così<br />
importante quella striscietta?<br />
Per arrivare a Punta sottile. Cioè Muggia fino a Punta<br />
sottile all’Italia, in cambio <strong>di</strong> quel pezzetto in alto.<br />
Con panorama su Trieste…<br />
Sì, quando è venuto Fidel Castro che era andato con Tito,<br />
Castro ebbe l’imprudenza <strong>di</strong> domandare a Tito notizie<br />
<strong>di</strong> Vidali. Figurarsi, Tito ha detto ‘Vidali, ma chi lo<br />
conosce!?’.<br />
Nel ‘54 lei propone un’apertura verso gli italiani<br />
rimasti oltreconfine. Cosa che le fa attirare le critiche<br />
dei leader degli esuli che definiscono le sue posizioni<br />
“fuori linea”.<br />
Io presi atto…e mi <strong>di</strong>edero atto anche gli esponenti<br />
del Movimento sociale in Consiglio comunale che il<br />
problema <strong>di</strong> Trieste era risolto con il Memorandum <strong>di</strong><br />
Londra dell’ottobre del ’54, e quin<strong>di</strong> io <strong>di</strong>cevo ‘Chiusa<br />
la vertenza italo-jugoslava, cerchiamo <strong>di</strong> <strong>di</strong>fendere la<br />
presenza <strong>italiana</strong> nei mo<strong>di</strong> in cui è possibile <strong>di</strong>fenderla<br />
in Istria e Dalmazia’. Io stesso e Gianni Giuricin,<br />
assieme a Quarantotti Gambini rivolgemmo un appello<br />
dall’emittente <strong>di</strong> Venezia contro l’esodo.<br />
Non era che Ra<strong>di</strong>o Venezia Giulia invitava invece la<br />
gente a venire via?<br />
No, no. Questo è un falso. Nessuno da parte del governo<br />
italiano, e neanche dei partiti politici compreso il<br />
Movimento sociale, nessuno ha favorito l’esodo dall’Istria.<br />
L’esodo dall’Istria è stato un plebiscito alla rovescia.<br />
C’è chi ha detto “de là (Trieste, ndr) i ne tirava, de qua<br />
(Capo<strong>di</strong>stria, ndr) i ne sburtava”.<br />
In nessun caso perché l’obiettivo era quello <strong>di</strong> mantenere<br />
gli italiani in Istria. Certo da parte jugoslava c’era la spinta<br />
all’esodo, non nella misura in cui si è svolto. Di fatti lo<br />
stesso governo jugoslavo non pensava ad un tale esodo<br />
dall’Istria, comprendente anche conta<strong>di</strong>ni e pescatori.<br />
L’esodo da Pola è avvenuto col governo militare alleato,<br />
prima del passaggio <strong>di</strong> Pola alla Jugoslavia. E il 90 per<br />
cento <strong>della</strong> popolazione <strong>di</strong> Pola è andato via. Da parte <strong>di</strong><br />
De Gasperi e da parte <strong>di</strong> Sforza, ma anche da parte dei<br />
partiti <strong>di</strong> destra, c’era la preoccupazione <strong>di</strong> mantenere la
presenza <strong>italiana</strong> in Istria.<br />
Però l’Arena <strong>di</strong> Pola all’epoca titolava “O Italia o<br />
esilio”.<br />
Ma sì perché a Pola c’era questo sentimento, però Pola<br />
era Governo militare alleato.<br />
An<strong>di</strong>amo avanti. 18 giugno ’54. Lei partecipa<br />
all’assemblea dei profughi capo<strong>di</strong>striani presieduta<br />
da Piero Almerigogna, che a Capo<strong>di</strong>stria era stato un<br />
funzionario fascista.<br />
Piero Almerigogna era un capoccia fino all’8 settembre<br />
del ’43. Poi no, a Trieste era <strong>di</strong>verso. Tant’è vero che<br />
Deste (Tuboli) <strong>di</strong>ceva ‘Ma Piero Almerigogna dovrebbe<br />
fare qualche cosa per entrare nel campo antifascista’.<br />
Lui era mazziniano inizialmente, il fratello era fascista<br />
fanatico, ma Piero no.<br />
Allora in questa assemblea <strong>di</strong> profughi capo<strong>di</strong>striani,<br />
scrive Cherini, “vengono applau<strong>di</strong>te le relazioni<br />
dell’avv. Piero Ponis e <strong>di</strong> Giorgio Cesare. Parlano anche<br />
il dott. Dellasanta, il consigliere Delconte. Intervengono<br />
pure Licio Burlini, Relli e Decarli. Le elezioni portano<br />
l’avv. Ponis a fiduciario comunale, consiglieri Burlini,<br />
Ranieri Vergerio e Antonio Lonzar.<br />
Erano capo<strong>di</strong>striani, esponenti <strong>di</strong> varie correnti politiche.<br />
Licio Burlini lavorava a Ra<strong>di</strong>o Trieste con me, ad<strong>di</strong>rittura<br />
aveva rapporti costanti con il Console jugoslavo a Trieste,<br />
che era serbo; <strong>di</strong> fatti <strong>di</strong>ceva ‘Io sono straniero qui’,<br />
perché erano tutti sloveni al Consolato jugoslavo.<br />
Le associazioni degli esuli capo<strong>di</strong>striani, la Comunità<br />
<strong>di</strong> Via Belpoggio e la Fameia dell’Unione istriani,<br />
nascono più tar<strong>di</strong>?<br />
Più tar<strong>di</strong> e sono profondamente <strong>di</strong>verse. Non hanno nessun<br />
rapporto politico, mentre le <strong>comunità</strong> <strong>di</strong> allora erano<br />
strettamente legate ai partiti politici, al CLN e alla giunta<br />
municipale <strong>di</strong> Trieste. Allora si parlava soprattutto degli<br />
indennizzi dei beni abbandonati, degli alloggi a Trieste.<br />
4 agosto ’54. Ha luogo a Roma un colloquio dei delegati<br />
<strong>di</strong> Trieste in or<strong>di</strong>ne alla <strong>di</strong>battuta questione del TLT.<br />
Partecipano Lucio Lonza e Giorgio Cesare. Chi era<br />
Lonza?<br />
Lucio Lonza, capo<strong>di</strong>striano, era segretario del Partito<br />
socialista <strong>della</strong> Venezia Giulia. Una bravissima persona.<br />
Lui era professore, insegnava alle Magistrali a Trieste,<br />
ma era anche un bravo calciatore: Nereo Rocco lo voleva<br />
nella Triestina ad<strong>di</strong>rittura. Giocava benissimo, mezz’ala.<br />
Ma poi ha abbandonato il calcio. Lì nel ’54 abbiamo avuto<br />
un lungo incontro con Pella, a Roma. Eravamo soltanto<br />
Lucio Lonza, io e Pella. Abbiamo parlato per oltre un’ora<br />
a palazzo Chigi. Pella era presidente del Consiglio e<br />
Ministro degli esteri.<br />
L’avevate richiesto voi l’incontro?<br />
Sì, e lui ci ha ricevuto subito. Abbiamo parlato proprio<br />
‘fuori dai denti’, <strong>di</strong> fatti Pella ci <strong>di</strong>sse sì, se noi an<strong>di</strong>amo<br />
a Trieste, questo significa la spartizione del Territorio<br />
libero. Però Pella <strong>di</strong>ce ‘Noi non possiamo rifiutare la<br />
Nota bipartita dell’8 ottobre’.<br />
Don Edoardo Marzari.<br />
La città<br />
Che cosa prevedeva questa nota bipartita?<br />
Era praticamente la spartizione del TLT, soltanto che la<br />
Jugoslavia reagì quando c’è stato un cambio <strong>di</strong> governo in<br />
Inghilterra tra i Laburisti e i Conservatori, e la Jugoslavia<br />
non ebbe la garanzia dell’accordo <strong>di</strong>retto con l’Italia per<br />
la spartizione del Territorio libero. Riteneva che l’Italia<br />
mirasse ancora a mantenere la Zona B. Mentre non è vero.<br />
Anche qui c’e’ un grosso equivoco a Trieste. Pella non<br />
aveva nessuna intenzione <strong>di</strong> fare la guerra alla Jugoslavia<br />
o <strong>di</strong> occupare Trieste.<br />
Però il clima era molto acceso.<br />
Era acceso a Trieste!<br />
Il <strong>di</strong>scorso <strong>di</strong> Tito a San Basso…<br />
Era la conseguenza <strong>di</strong> una soluzione che era <strong>di</strong>versa da<br />
quella <strong>di</strong> cui avevamo io e Lucio Lonza con Pella a palazzo<br />
Chigi. Cioè Pella si rendeva conto <strong>di</strong> non poter <strong>di</strong>re <strong>di</strong> no<br />
agli anglo-americani che volevano a tutti i costi lasciare<br />
Trieste. E lasciare Trieste da parte del Governo militare<br />
alleato significava lasciare la Zona B alla Jugoslavia.<br />
Questo era evidente. Cioè la nota bipartita che poi è<br />
stata tradotta nel Memorandum <strong>di</strong> Londra, significava la<br />
spartizione del TLT.<br />
Tornaste a casa con Lonza, sod<strong>di</strong>sfatti o amareggiati?<br />
Tornammo a casa… Noi non volevamo la separazione <strong>di</strong><br />
fatto tra la Zona A e la Zona B. Eravamo daccordo per<br />
un accordo <strong>di</strong>retto italo-jugoslavo che avrebbe portato<br />
ad un confine <strong>di</strong>verso, oppure un plebiscito. Però dopo il<br />
13
La città<br />
colloquio con Pella avemmo chiarissima percezione che<br />
si andava verso la spartizione.<br />
Presidente del CLN triestino fu un altro capo<strong>di</strong>striano,<br />
Don Edoardo Marzari.<br />
Con Don Marzari eravamo amici. Don Marzari era un<br />
sacerdote…<strong>di</strong> Serie A, <strong>di</strong>ciamo. Il suo ‘errore’ è stato<br />
quello <strong>di</strong> rimanere a Capo<strong>di</strong>stria e poi a Trieste. Se andava<br />
a Milano sarebbe stato come Turoldo. Era un cattolico<br />
vero, un antifascista vero.<br />
Il “Messaggero Veneto” <strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne pubblicò un articolo<br />
dal titolo “L’importanza <strong>di</strong> chiamarsi Cesare” in cui<br />
le danno addosso ‘per aver definito nazionalisti da<br />
strapazzo coloro che si battono per la Zona B’.<br />
Ma no…era il periodo in cui era <strong>di</strong>rettore Tigoli, con<br />
Pagnacco che scriveva questi pezzi. Poi Pagnacco ha fatto<br />
mea culpa, eravamo tra l’altro in ottimi rapporti poi. Si<br />
rese conto che avevamo ragione noi.<br />
Ma a chi si riferiva quando parlava <strong>di</strong> ‘nazionalisti da<br />
strapazzo’?<br />
Coloro che contestavano la politica <strong>di</strong> apertura verso<br />
l’Istria, verso gli italiani al <strong>di</strong> là del confine, dopo il<br />
Memorandum <strong>di</strong> Londra del ’54; quando <strong>di</strong>cevamo che<br />
il Memorandum <strong>di</strong> Londra era la soluzione definitiva, un<br />
confine definitivo tra l’Italia e la Jugoslavia.<br />
17 ottobre ‘54. Due fatti sono riportati sotto questa<br />
14<br />
data nella cronologia del Cherini: Nicolò Ramani è<br />
a Roma in sede governativa per la sistemazione dei<br />
profughi <strong>della</strong> Zona B…<br />
Ramani, altro capo<strong>di</strong>striano, era amicissimo <strong>di</strong> Scalfaro<br />
che all’epoca era sottosegretario alla presidenza del<br />
Consiglio e aveva trattato tutto il problema <strong>della</strong><br />
sistemazione nel territorio <strong>di</strong> Trieste. Nicolò faceva parte<br />
del CLN dell’Istria come esponente <strong>della</strong> DC e poi era<br />
alla presidenza del Consiglio a Roma per la sistemazione<br />
dei profughi in Italia.<br />
L’altro fatto che si ricorda in quella data è che lei viene<br />
fermato dalla polizia per 24 ore nella sede <strong>di</strong> Via XXX<br />
Ottobre. Non sarebbe mai stato chiarito il perché…<br />
Era il periodo in cui il Governo militare alleato era retto<br />
da Winterton, un generale che non capiva assolutamente<br />
niente <strong>di</strong> politica. Evidentemente dalla polizia civile, che<br />
era composta per due terzi da poliziotti favorevoli alla<br />
soluzione <strong>italiana</strong> e un terzo favorevole al mantenimento<br />
del Governo militare alleato, avevano probabilmente detto<br />
che noi avremmo complottato contro il GMA, contro la<br />
soluzione <strong>di</strong> Londra…che non era assolutamente vero. Era<br />
probabilmente da parte <strong>di</strong> quel settore <strong>della</strong> polizia che<br />
era contrario alla soluzione <strong>italiana</strong> e per il mantenimento<br />
del GMA.<br />
Verso la fine del ’56 Giorgio Cesare si attira nuove<br />
critiche. Parla nella sede del Partito Socialdemocratico<br />
del nuovo in<strong>di</strong>rizzo che il governo italiano dovrebbe<br />
seguire nei rapporti con l’Est. Secondo Cesare –<br />
scrive Cherini, attribuendole uno “stravolgimento<br />
intellettivo” – “i profughi non avrebbero dovuto<br />
lasciare le loro case”.<br />
Era un richiamo a quello che avevano detto De Gasperi e<br />
Sforza, cioè agli appelli che facemmo io e Gianni Giuricin<br />
perché gli istriani che non avevano nessun motivo politico<br />
<strong>di</strong> lasciare l’Istria, mantenessero la presenza <strong>italiana</strong> in<br />
Istria. Feci quell’accenno perché ritenevo definitivo<br />
l’accordo del Memorandum <strong>di</strong> Londra, e quin<strong>di</strong> che c’era<br />
la necessità <strong>di</strong> una politica nuova dell’Italia nei confronti<br />
dell’Est e <strong>della</strong> Jugoslavia. Cioè la politica che doveva<br />
fare l’Italia dopo la Prima guerra mon<strong>di</strong>ale.<br />
Ma siamo nel ’56 e ormai è tar<strong>di</strong>. L’esodo si era già<br />
consumato…<br />
Ma sì, noi abbiamo chiuso nel ’54. Una posizione politica<br />
che oggi è sposata da tutti. Noi abbiamo anticipato semmai<br />
questa politica.<br />
Nel ’57 abbiamo a Capo<strong>di</strong>stria il primo console generale<br />
d’Italia, il triestino Guido Zecchin, il quale porta al<br />
teatro <strong>di</strong> Via Ver<strong>di</strong> la Compagnia <strong>di</strong> Cesco Baseggio<br />
col “Sior Todero brontolon” del Goldoni. Vennero a<br />
Capo<strong>di</strong>stria esponenti <strong>della</strong> vita politica e culturale<br />
citta<strong>di</strong>na: lo storico Cervani, il rettore Ambrosino,<br />
Manlio U<strong>di</strong>na, il <strong>di</strong>rettore del Teatro nuovo Sergio<br />
D’Osmo, Biagio Marin. Tra il pubblico in sala c’era<br />
anche lei.<br />
Sì, ma già con Guido Miglia ero stato in Istria subito
dopo il ’54, assieme al console francese Barbier, console<br />
che aveva la competenza anche su Trieste ma risiedeva<br />
a Venezia. Dopo il ’54, prima ancora <strong>di</strong> Baseggio, c’era<br />
stata a Capo<strong>di</strong>stria la presenza del Piccolo teatro <strong>di</strong> Milano<br />
coll’“Arlecchino servitore <strong>di</strong> due padroni”. Non era venuto<br />
Strehler a Capo<strong>di</strong>stria, ma Paolo Grassi. Considerato<br />
chiuso il problema territoriale bisognava ripartire con una<br />
politica <strong>di</strong> apertura e collaborazione da parte dell’Italia<br />
verso l’Est… ripeto, come avrebbe dovuto fare dopo la<br />
Prima guerra mon<strong>di</strong>ale. E mantenere la presenza delle<br />
<strong>comunità</strong> italiane in Istria, Fiume e Dalmazia.<br />
Come ricorda quella serata in teatro.<br />
Me la ricordo benissimo. C’era stata una conferenza del<br />
dottor Ciacchi su Goldoni e poi una serata memorabile al<br />
Ristori con Baseggio. Poi abbiamo cenato assieme. Ma<br />
non era la prima volta che tornavo a Capo<strong>di</strong>stria. Avevamo<br />
già scritto un’inchiesta per la rivista “Trieste”.<br />
Corrado Iona del Rotary triestino commentò allora:<br />
“Per troppo tempo la nostra reazione al trattamento<br />
riservato a terre a noi così care, ci ha impe<strong>di</strong>to <strong>di</strong><br />
recarci in luoghi che eravamo abituati a considerare<br />
la naturale propaggine <strong>di</strong> Trieste. Ma l’inibizione si è<br />
risolta tutta a nostro danno”.<br />
Beh…Iona faceva parte del gruppo massonico, che poi<br />
loro avevano aperto delle se<strong>di</strong> anche a Fiume, già allora.<br />
Cioè Iona, come altri liberali, facevano parte <strong>di</strong> coloro<br />
che avevano considerato chiuso il problema dell’ottobre<br />
del ’54.<br />
“Bisogna constatare – secondo lui – che centinaia <strong>di</strong><br />
italiani sarebbero rimasti nelle loro se<strong>di</strong> istriane se<br />
fossero stati consentiti prima d’oggi contatti sociali,<br />
culturali, visite, gite, giornali, riviste, conferenze,<br />
rappresentazioni teatrali…<br />
Beh sarebbero rimasti certamente molti <strong>di</strong> più, però la gran<br />
parte sarebbe andata via. Noi abbiamo fatto l’impossibile<br />
perchè coloro che non avevano nulla da temere dalla<br />
Jugoslavia non lasciassero le campagne, le barche da<br />
pesca.<br />
Pescatori <strong>di</strong> Bossedraga mi <strong>di</strong>ssero che s’era creata<br />
una psicosi. “Un vicino <strong>di</strong> casa se ne va, il giorno dopo<br />
un altro…”<br />
L’esodo è stato determinato dal fatto che gli italiani<br />
dell’Istria non conoscevano ne’ lo sloveno ne’ il croato.<br />
Ha influito innanzitutto questo e il fatto religioso: cioè<br />
la Jugoslavia nell’imme<strong>di</strong>ato dopoguerra era atea, e la<br />
popolazione istriana era profondamente religiosa.<br />
Ottobre 1958. Alle elezioni amministrative <strong>di</strong> Trieste<br />
si presentano capo<strong>di</strong>striani in vari partiti: Mario<br />
Delconte - DC, Lucio Lonza e Giorgio Cesare –<br />
Socialisti, Giuseppe Relli MIS, Antonio Dellasanta –<br />
PLI, Marcello Minca – Fronte In<strong>di</strong>pendenza. Ormai<br />
eravate inclusi nell’ambiente politico locale triestino.<br />
Il sindaco Bartoli era istriano, il vescovo Santin era<br />
istriano…ma non bisogna <strong>di</strong>menticare che nel 1918, con il<br />
passaggio <strong>di</strong> Trieste dall’Austria all’Italia, ci fu un’esodo<br />
Il Console Guido Zecchin<br />
La città<br />
dalla città <strong>di</strong> 40 mila persone. Erano per lo più austriaci<br />
che vivevano nell’amministrazione asburgica <strong>di</strong> Trieste,<br />
ma anche bavaresi, slovacchi, sloveni e quin<strong>di</strong> c’è stata<br />
questa <strong>di</strong>minuzione <strong>di</strong> 40 mila persone da Trieste, poi<br />
colmato da coloro che sono venuti dall’Italia meri<strong>di</strong>onale<br />
e poi dai profughi dall’Istria e da Fiume, circa 60 mila.<br />
Trieste ha una popolazione molto composita.<br />
Anche la popolazione <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria è oggi molto<br />
composita, solo che gli immigrati sono venuti da tutta<br />
la ex Jugoslavia.<br />
Capo<strong>di</strong>stria è la città che ha subito maggiormente lo<br />
stravolgimento dell’esodo. Ma Capo<strong>di</strong>stria si è vuotata <strong>di</strong><br />
buona parte degli abitanti già dopo il ’45, con la costituzione<br />
del Governo militare jugoslavo a Capo<strong>di</strong>stria. Perché il<br />
legame con Trieste <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria era fortissimo.<br />
Chi furono i primi ad andarsene, dopo i funzionari<br />
fascisti?<br />
Coloro che lavoravano a Trieste, al San Marco o che<br />
viaggiavano col Lloyd Triestino, oppure professionisti.<br />
Nell’aprile ’61, durante un convegno dei<br />
Socialdemocratici a Gorizia, lei sostiene la necessità<br />
che le minoranze siano tutelate.<br />
Noi eravamo semplicemente per il rispetto <strong>della</strong><br />
Costituzione <strong>italiana</strong>. Non facciamo <strong>di</strong>fferenza tra italiani,<br />
austriaci, sloveni.<br />
Lei è stato anche consigliere regionale del PSDI, per la<br />
15
La città<br />
prima volta nel ’64. Che cosa ha caratterizzato il suo<br />
impegno politico in quella sede?<br />
Ero per un certo periodo segretario regionale e<br />
sostenevamo la costituzione <strong>della</strong> Regione a statuto<br />
speciale Friuli Venezia Giulia. Poi ci fu una rottura con<br />
i Socialdemocratici <strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne in quanto andavamo più<br />
d’accordo con i Socialisti <strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne, con Loris Fortuna.<br />
Su che cosa non vi trovavate d’accordo?<br />
Sul nazionalismo friulano che contrad<strong>di</strong>ceva a<br />
U<strong>di</strong>ne la posizione <strong>di</strong> alcuni democristiani e alcuni<br />
socialdemocratici.<br />
Lo Statuto speciale del FVG venne accolto nel 1964.<br />
E’ stato un fatto importante. Anche perché non vedevamo<br />
una soluzione <strong>di</strong>versa. Cioè coloro che sostenevano<br />
Trieste autonoma nell’ambito <strong>della</strong> Repubblica <strong>italiana</strong><br />
erano in una posizione assurda. Doveva essere agganciata<br />
al Friuli.<br />
Nel ’65 lei è nominato assessore comunale <strong>di</strong> Trieste<br />
per le attività culturali.<br />
Io ero capogruppo del gruppo consigliare socialdemocratico<br />
al Comune <strong>di</strong> Trieste. Poi c’è stato un rimpasto alla giunta<br />
e a tutti i costi volevano che entrassi in giunta. Io ero<br />
contrario, perché preferivo fare il giornalista a tempo<br />
pieno. Poi, vabbè, accetto “se mi date le attività culturali”.<br />
Ho portato all’unificazione, a una politica comune tra il<br />
“Ver<strong>di</strong>” e il “Rossetti”, tra il Teatro <strong>di</strong> prosa e il teatro<br />
lirico sinfonico. E poi all’apertura del palazzo Costanzi;<br />
c’era Montenero, che era curatore del “Revoltella”, che<br />
era contrario ad aprire ai viventi palazzo Costanzi. Io<br />
ho detto, mi prendo io la responsabilità…certamente<br />
non apriremo gli spazi a coloro che partecipano alle extemporanee,<br />
ma pittori <strong>di</strong> chiara fama come Rossignano,<br />
Sormani, Mascherini, abbiamo Spacal e via <strong>di</strong>cendo<br />
vanno presentati. E <strong>di</strong> fatti abbiamo aperto palazzo<br />
Costanzi ai viventi.<br />
E’ vero che ha incontrato anche Tito?<br />
Nel ’76, dopo la fine <strong>della</strong> Guerra fredda, ci fu a<br />
Belgrado un congresso <strong>della</strong> Lega dei comunisti; si<br />
chiamava ancora così, ma <strong>di</strong> comunismo non aveva più<br />
niente. Avevano invitato tutti i partiti italiani DC, PCI,<br />
Socialisti e Socialdemocratici…e c’era Saragat. Siamo<br />
andati assieme ad Arnaldo Pittoni che era presidente del<br />
consiglio regionale.<br />
Viaggiato in aereo?<br />
No no, in macchina, a una velocità folle. La sera siamo<br />
arrivati abbiamo incontrato Craxi, che la mattina dopo<br />
sarebbe partito perché c’era stato l’attentato in Piazza<br />
<strong>della</strong> Loggia a Brescia. Siamo rimasti noi con Segre<br />
che era il responsabile per la politica estera del Partito<br />
comunista. E insomma a qualcuno balena l’idea “Perché<br />
non an<strong>di</strong>amo da Tito?”. Conoscevamo il console che era<br />
a Trieste, abbiamo chiesto e Tito…ha detto sì. E il giorno<br />
dopo siamo andati da Tito. Praticamente ho parlato per tre<br />
quarti d’ora solo io…<br />
Ma lui comprendeva l’italiano?<br />
16<br />
Comprendeva qualcosa, ma parlava in croato. E c’erano<br />
tutti: c’era Bakarić, Stane Dolanc…che andava a caccia<br />
assieme a Biasutti, Stambolić che poi è stato assassinato<br />
ai tempi <strong>di</strong> Milošević. Parlammo <strong>di</strong> tutto, <strong>di</strong> politica<br />
internazionale, <strong>di</strong> politica locale. C’era un momento in<br />
cui c’erano delle <strong>di</strong>fficoltà alla frontiera tra l’Italia e la<br />
Jugoslavia, c’era il governo Fanfani. E <strong>di</strong> fatti poi queste<br />
<strong>di</strong>fficoltà alla frontiera sono cadute, credo, per intervento<br />
dello stesso Tito. Si parlava anche <strong>della</strong> sua salute, ci<br />
riferì <strong>di</strong> un episo<strong>di</strong>o che era andato a caccia e ci offrì caffè<br />
turco.<br />
Nell’82 muore sua padre Narciso a 94 anni.<br />
A Trieste era <strong>di</strong>rettore <strong>della</strong> farmacia in piazza <strong>della</strong> Borsa.<br />
Aveva rapporti col teatro “Ver<strong>di</strong>”, Oliviero de Fabrizis,<br />
Gavazzini…che venivano in farmacia. Mio padre era<br />
repubblicano, tra l’altro erano amici con Nazario Sauro.<br />
A Capo<strong>di</strong>stria era forse una delle persone più stimate.<br />
Cosa ha imparato da lui?<br />
Il senso democratico e <strong>di</strong> apertura verso tutte le<br />
<strong>comunità</strong>.<br />
Alla fine degli anni ’80, con la caduta del Muro <strong>di</strong><br />
Berlino si <strong>di</strong>scuteva del superamento dei confini anche<br />
dalle nostre parti. In più <strong>di</strong> vent’anni è stato fatto<br />
abbastanza?<br />
Si poteva fare <strong>di</strong> più ovviamente. Però bisognava fare <strong>di</strong><br />
più da tutte le parti.<br />
La clarinettista Tilli Forlani <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria ha<br />
conseguito il Baccellierato in Arte Musicale presso<br />
il Conservatorio <strong>della</strong> Svizzera <strong>italiana</strong> con sede a<br />
Lugano. Dopo questo corso <strong>di</strong> tre anni si è iscritta<br />
al Conservatorio “Tartini” <strong>di</strong> Trieste per la laurea<br />
specialistica. Complimenti vivissimi!
Scatti dalla scuola elementare<br />
»Pier Paolo Vergerio il Vecchio«<br />
Visita alla biblioteca per ragazzi<br />
In ambito alle tra<strong>di</strong>zionali visite alla biblioteca per i<br />
ragazzi, gli alunni <strong>della</strong> I e II classe <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria sono<br />
stati accolti, nella sala <strong>di</strong> lettura, dalla bibliotecaria Daniela<br />
che ha attirato l’attenzione dei visitatori presentando<br />
“Le avventure <strong>di</strong> Pinocchio”. Gli alunni hanno seguito<br />
con molto interesse il contenuto accompagnato dalle<br />
immagini. Al termine <strong>della</strong> storia agli alunni è stato<br />
proposto un <strong>di</strong>vertente “quiz” sulle varie situazioni e<br />
peripezie <strong>di</strong> Pinocchio. Ci siamo lasciati con la promessa<br />
<strong>di</strong> incontrarci spesso per avvicinare ai giovani lettori il<br />
piacere <strong>della</strong> lettura ed entrare nel magico mondo delle<br />
storie e scoprire nuove realtà.<br />
Gara <strong>di</strong> orientamento<br />
Sabato 19 novembre i giovani alpinisti <strong>della</strong> nostra scuola<br />
hanno partecipato alla tra<strong>di</strong>zionale gara <strong>di</strong> orientamento<br />
organizzata dal Club alpino <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria. La gara si<br />
www.vergerio.si<br />
La città<br />
è svolta lungo il borgo <strong>di</strong> Sicciole nei pressi <strong>della</strong> foce<br />
del fiume Dragogna, a 152 metri <strong>di</strong> altezza dove si trova<br />
San Martino in Colle–Krog con la chiesa <strong>di</strong> Sant’Onofrio.<br />
Alla gara <strong>di</strong> orientamento hanno partecipato cinque<br />
scuole del comune <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria, i nostri alunni hanno<br />
partecipato in due categorie e i più giovani hanno reso<br />
onore alla nostra scuola raggiungendo il primo posto nella<br />
propria categoria.<br />
Terzo mini Ex Tempore<br />
Mercoledì, 9 novembre si è svolto lo spettacolo preparato<br />
dagli alunni del primo triennio <strong>della</strong> nostra scuola che ha<br />
visto la partecipazione in qualità <strong>di</strong> ospiti, dei bambini<br />
dell’asilo “Delfino blu” <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria accompagnati<br />
dai rispettivi genitori. La serata rappresenta l’epilogo<br />
del III mini ex tempore svoltosi il 12 ottobre in Piazza<br />
Carpaccio, durante il quale gli alunni <strong>della</strong> nosta scuola<br />
e i bambini più gran<strong>di</strong> dell’asilo “Delfino Blu” hanno<br />
dato prova del proprio estro creativo con l’utilizzo <strong>della</strong><br />
tecnica del collage. Alla fine dello spettacolo, i presenti<br />
17
La città<br />
hanno potuto ammirare i risultati del laboratorio messi in<br />
mostra al piano terra <strong>della</strong> nostra scuola.<br />
Beneficenza a Punta Grossa<br />
Martedì 25 ottobre, le alunne <strong>della</strong> IV e V classe <strong>della</strong><br />
sezione periferica <strong>di</strong> Seme<strong>della</strong> sono state ospiti a<br />
PUNTA GROSSA. Con una breve recita hanno accolto<br />
i partecipanti alla seduta plenaria del Consiglio esecutivo<br />
<strong>della</strong> CROCE ROSSA. In quest’occasione le alunne<br />
hanno consegnato: occorrente scolastico, indumenti,<br />
calzature, occorrente per l’igiene personale, giocattoli<br />
ed altro da donare ai bambini provenienti da famiglie<br />
<strong>di</strong>sagiate che trascorreranno le vacanze autunnali in<br />
questao luogo incantevole.<br />
Zin<strong>di</strong>s in festa<br />
Collaborazione tra la sezione periferica <strong>di</strong> Crevatini e la<br />
Scuola Primaria “Zamola”, Muggia sezione <strong>di</strong> Zin<strong>di</strong>s<br />
dell’I.C. “Giovanni Lucio”. Venerdì, 30 settembre, nel<br />
piazzale centrale <strong>di</strong> Borgo Zin<strong>di</strong>s un momento <strong>di</strong> festa<br />
in occasione dell’avvenuto finanziamento del progetto<br />
europeo Interreg. Laboratori e giochi ecologici per i<br />
18<br />
bambini con la partecipazione delle scuole elementari <strong>di</strong><br />
Zin<strong>di</strong>s e Crevatini. Il progetto INTERREG è de<strong>di</strong>cato<br />
soprattutto alla creazione <strong>di</strong> occasioni <strong>di</strong> incontro fra<br />
le due realtà scolastiche volte al miglioramento <strong>della</strong><br />
conoscenza reciproca e all’osservazione e alla conoscenza<br />
<strong>della</strong> regione confinaria che accomuna i due territori.<br />
»Giochi <strong>di</strong> scienze« a Muggia<br />
Martedì, 27 settembre, la sezione periferica <strong>di</strong> Crevatini<br />
con le classi 2 a e 4 a e la sezione periferica <strong>di</strong> Bertocchi con<br />
le classi 1 a e 3 a abbiamo partecipato alla manifestazione<br />
“Giochi <strong>di</strong> Scienze” organizzata dall’Amministrazione<br />
Comunale <strong>di</strong> Muggia. Percorrere Muggia, fra calli<br />
e piazzette, in cerca delle meraviglie <strong>della</strong> scienza.<br />
Un’occasione stimolante e creativa per giocare, per<br />
avvicinare i bambini alle scienze, per uno scambio <strong>di</strong><br />
conoscenze fra ragazzi.
Fre<strong>di</strong> Radojkovič riscrive la storia <strong>della</strong> pallamano capo<strong>di</strong>striana<br />
La città<br />
Il 12 novembre 2009, all’indomani delle <strong>di</strong>missioni <strong>di</strong> Matjaž Tominec, il presidente dello Cimos Koper, Krašovec,<br />
aveva deciso <strong>di</strong> riaffidare, dopo 5 anni, la squadra al connazionale isolano Fre<strong>di</strong> Radojkovič, una scelta che in molti<br />
non avevano con<strong>di</strong>viso. Dopo una stagione e mezza tutti si sono però dovuti ricredere, visto che lo Cimos Koper ha<br />
conquistato il “triplete” nella stessa stagione: campionato, Coppa Slovenia e Challenge Cup.<br />
Fre<strong>di</strong> Radojkovič lo incontriamo<br />
durante una pausa scolastica, è infatti<br />
professore <strong>di</strong> educazione sportiva<br />
presso il Ginnasio Italiano Gian<br />
Rinaldo Carli <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria, che egli<br />
stesso ha frequentato fino al 1984.<br />
Nato a Capo<strong>di</strong>stria il 20 luglio 1966 da<br />
genitori istriani, Fedora e Ferruccio <strong>di</strong><br />
Torre per la precisione vive da sempre<br />
a Isola. Figlio unico, frequenta la<br />
scuola elementare <strong>italiana</strong> a Isola e a<br />
10 anni inizia a giocare a pallamano.<br />
Lo farà fino all’età <strong>di</strong> 27 anni, poi<br />
l’ennesimo infortunio lo convincono<br />
a <strong>di</strong>ventare allenatore. Nel frattempo<br />
ultima gli stu<strong>di</strong> alla Facoltà dello<br />
Sport a Lubiana e mette su famiglia,<br />
tutta appassionata <strong>di</strong> pallamano,<br />
a partire dalla moglie Mariella,<br />
al figlio 21.enne Jan, nazionale<br />
italiano, che quest’anno con Trieste<br />
ha riconquistato la Serie A e alla<br />
figlia 15.enne Tea, che naturalmente<br />
segue le orme familiari. “Certo è un<br />
bel vantaggio trovarsi circondato da<br />
persone che hanno giocato o giocano<br />
a pallamano. Per uno sportivo è<br />
importante avere al proprio fianco<br />
una famiglia che ti dà conforto, che ti<br />
stimola e motiva, soprattutto quando<br />
le cose non vanno bene”.<br />
Dopo aver allenato l’Isola e lo Cimos<br />
Koper in Prima Lega, nel 2005 è<br />
selezionatore <strong>della</strong> nazionale juniores<br />
slovena, con la quale conquista il<br />
settimo posto ai Mon<strong>di</strong>ali in Ungheria.<br />
La stagione seguente accetta l’offerta<br />
<strong>di</strong> Trieste, dove rimane per tre stagioni<br />
e mezza nonostante le gravi <strong>di</strong>fficoltà<br />
economiche. In questo periodo viene<br />
nominato anche selezionatore <strong>della</strong><br />
nazionale <strong>italiana</strong> juniores. Poi arriva<br />
una nuova occasione a Capo<strong>di</strong>stria,<br />
e Fre<strong>di</strong> con il beneplacito del<br />
presidente <strong>di</strong> Trieste, il leggendario<br />
prof. Giuseppe Lo Duca, ritorna al<br />
Bonifica, dove in 561 giorni riscrive<br />
la storia. “Questo era il mio obiettivo.<br />
Certo che non immaginavo tutti questi<br />
trofei, anche se devo confessare<br />
che prima dell’inizio <strong>della</strong> stagione<br />
avevo fatto un fioretto che adesso<br />
non voglio svelare, visto che mi ha<br />
portato bene e che ho ripetuto anche<br />
quest’anno – e ride a squarciagola,<br />
poi prosegue –. Nella mia carriera<br />
ci sono stati momenti <strong>di</strong>fficili, ma<br />
non ho mai smesso <strong>di</strong> credere in<br />
me stesso. Per questo motivo sono<br />
andato ad allenare a Trieste, dove<br />
sono maturato e cresciuto, e questo<br />
lo hanno capito a Capo<strong>di</strong>stria e mi<br />
hanno dato una nuova occasione.<br />
Penso <strong>di</strong> averla sfruttata più che bene.<br />
Se mi sento appagato? Un allenatore<br />
non lo deve mai essere. Quando<br />
giocavo, giovanissimo, sentivo<br />
forte il desiderio <strong>di</strong> partecipare alle<br />
Olimpia<strong>di</strong>. Purtroppo, il mio fisico non<br />
era adeguato e quin<strong>di</strong> mio malgrado<br />
ho dovuto smettere <strong>di</strong> giocare – a<br />
questo punto a Fre<strong>di</strong> si illuminano<br />
gli occhi –. Se non ci sono riuscito<br />
da giocatore un giorno vorrei andare<br />
alle Olimpia<strong>di</strong> da allenatore. Sono<br />
ancora giovane e ho tutto il tempo per<br />
esau<strong>di</strong>re questo mio sogno”.<br />
Grazie ai successi Fre<strong>di</strong> ha conquistato<br />
tutti, da Sicciole a Plezzo, visto che è<br />
stato votato personaggio per il mese<br />
<strong>di</strong> aprile dai lettori del quoti<strong>di</strong>ano<br />
Primorske Novice e dagli ascoltatori<br />
<strong>di</strong> Ra<strong>di</strong>o Koper. E se continuerà su<br />
questa strada potrebbe essere anche<br />
il personaggio dell’anno soprattutto<br />
se si considera che in Champions<br />
League ha già centrato la storica<br />
qualificazione agli ottavi <strong>di</strong> finale con<br />
ben 4 turni d’anticipo dopo il doppio<br />
successo <strong>di</strong> novembre con i russi del<br />
San Pietroburgo (35-26 in trasferta,<br />
30-23 al Bonifica).<br />
Certamente tutte queste attenzioni<br />
gli fanno piacere, ma da allenatore<br />
navigato qual’è, è consapevole che<br />
alla fine sono solo i risultati quelli che<br />
contano. Per il piccolo mondo <strong>della</strong><br />
Comunità Nazionale Italiana Fre<strong>di</strong><br />
rappresenta un vanto, un esempio da<br />
seguire. Per concludere in bellezza,<br />
una domanda provocatoria vista<br />
la grande rivalità tra Capo<strong>di</strong>stria e<br />
Isola, Fre<strong>di</strong> l’isolano più amato dai<br />
capo<strong>di</strong>striani? “E sì – con un sorriso<br />
smagliante –, ma sono sicuro che<br />
sono anche il più amato <strong>di</strong> Isola”. E<br />
la sua ex squadra, l’Istrabenz Plini<br />
Isola gli ha procurato una delle più<br />
gran<strong>di</strong> delusioni in carriera quando<br />
il 16 ottobre, tre giorni dopo la<br />
prima storica vittoria in trasferta in<br />
Champions League (con i romeni del<br />
Costanza per 27-25), gli ha inferto<br />
una cocente sconfitta per 28-27. Una<br />
macchia che resterà indelebile visto<br />
che si è trattato anche <strong>della</strong> prima<br />
partita in assoluto nella massima<br />
serie slovena.<br />
Arden Stancich<br />
Fre<strong>di</strong> festeggia con la moglie Mariella dopo l’ennesima vittoria dei<br />
pallamanisti capo<strong>di</strong>striani (Foto Primorske novice)<br />
19
La città<br />
Per celebrare il 450.mo anniversario del me<strong>di</strong>co Santorio Santorio l’Università del Litorale e l’Università degli<br />
Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Padova hanno organizzato due convegni in suo onore. Nel primo (Capo<strong>di</strong>stria, 29 marzo) è stata trattata la<br />
prospettiva storica dell’opera <strong>di</strong> Santorio e l’ambiente universitario <strong>della</strong> sua epoca. Il secondo convegno si è tenuto il<br />
6 ottobre a Padova, in occasione del 400.mo anniversario <strong>della</strong> nomina del me<strong>di</strong>co capo<strong>di</strong>striano al ruolo <strong>di</strong> professore<br />
or<strong>di</strong>nario presso l’Università patavina. La conferenza ha trattato le invenzioni <strong>di</strong> Santorio e l’ambiente intellettuale<br />
in cui operava. I due eventi sono stati un’opportunità <strong>di</strong> collaborazione tra le due università, sia nell’ambito <strong>della</strong><br />
ricerca che in quello pedagogico. Riportiamo l’intervento del dott. Rado Pišot dell’Università del Litorale nel quale<br />
illustra la proposta <strong>di</strong> intitolare al Santorio il riconoscimento annuale ai migliori studenti del corso <strong>di</strong> kinesiologia.<br />
20<br />
Santorijevo priznanje – priznanje za najuspešnejše študente<br />
Aplikativne kineziologije<br />
Poimenovati priznanje ali nagrado po nekomu zahteva<br />
od tistih, ki se o tem odločajo, veliko več kot le trenutek<br />
nav<strong>di</strong>ha in dobre volje, da se nekoga spomnimo in<br />
omogočimo drugim priznavanje njegovega dela. V<br />
akademskem prostoru pomeni taka odločitev zavestno<br />
sprejeti odgovornost in obveze – odgovornost do velikih<br />
osebnosti, katerih imena si dovolimo prevzeti, ker so naši<br />
družbi v preteklosti prispevali veliko več kot običajno<br />
vemo ter obveze do poglabljanja in nadgrajevanja<br />
njihovega dela in upoštevanja kriterijev odličnosti, ki so<br />
jih postavili. Zahteva pa taka odločitev tu<strong>di</strong> poglobljen<br />
premislek ali so tisti, ki bodo morebiti deležni te nagrade<br />
ali priznanja, s svojim trudom, delom in rezultati,<br />
opravičili ime, čigar priznanje nosijo s seboj.<br />
Kot je običajno in kot se v takih primerih tu<strong>di</strong> spodobi, se<br />
mozaik, ki v sebi nosi tisočero dogodkov, tu<strong>di</strong> v življenju<br />
in delu velikega Koprčana, gra<strong>di</strong> počasi in vztrajno. Ker<br />
je njegov zgodovinski prispevek naravoslovni znanosti,<br />
akademiji, univerzalni misli in prostoru, v katerem je<br />
delal, še posebej pa Kopru, nemogoče predstaviti v nekaj<br />
odstavkih, pa tu<strong>di</strong> zato, ker bodo to storili kolegi, ki so po<br />
stroki primernejši, bom poskušal v tem kratkem povzetku<br />
Il prof. Natale De Santo dell’Università <strong>di</strong> Napoli<br />
accanto al dott. Rado Pišot dell’Università del Litorale<br />
(Capo<strong>di</strong>stria). Sotto, i professori Pietro Enrico Di<br />
Prampero dell’Università <strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne e Carlo Reggiani<br />
dell’Università <strong>di</strong> Padova.<br />
dr. Rado Pišot, Univerza na Primorskem<br />
osvetliti le nekaj temeljnih izho<strong>di</strong>šč. Ta so nas vo<strong>di</strong>la do<br />
odločitve, da proslavimo Santoria Sanctoria, velikega, žal<br />
večkrat pozabljenega Koprčana in ga preko mostu znanja<br />
in odličnosti povežemo s sodobnim Koprom, mlado<br />
univerzo, ki se je ro<strong>di</strong>la nekaj stoletij kasneje in akademijo<br />
– s profesorji in študenti, ki še danes razvijajo prenekatero<br />
njegovo misel in davno tega jim ponujeno znanje.<br />
Obstajajo vsaj trije pomembni razlogi, ki opravičujejo<br />
dejstvo, ali morda bolje rečeno, nam nalagajo odgovornost<br />
in obvezo, da Santoria vrnemo v ta prostor z vsemi<br />
častmi.<br />
Prvi je dejstvo, da je Santorio Sanctorii prav gotov eden<br />
največjih in najpomembnejših naravoslovcev, rojenih<br />
v Kopru, ki je svoje rojstno mesto vselej in povsod s<br />
ponosom izpostavljal. Ali je bil oče, iz Čedada tu<strong>di</strong> rodom<br />
Slovenec (Svetina – kot predstavljajo nekateri viri, Šercer,<br />
1950) niti ni pomembno, saj področja, katerim je posvetil<br />
svoje delo in življenje, nikoli niso in niti ne bodo poznala<br />
meja. Ko smo se kot otroci po<strong>di</strong>li po koprskih ulicah, je<br />
do nas seglo le ime ene od teh, ki je nosila ime po velikem<br />
zdravniku, raziskovalcu, znanstveniku, izumitelju.<br />
Kasneje smo v šoli izvedeli, da je med številnimi drugimi<br />
instrumenti pomembno prispeval k razvoju termometra.<br />
Veliko več od tega, in tega je ogromno, pa je žal številnim<br />
Koprčanom kot tu<strong>di</strong> Slovencem in širšemu svetu, še<br />
neznano.<br />
Drugi razlog, ki priznanju daje poseben pomen, je<br />
Santorijeva akademska zavest in vloga akademizma,<br />
katero je posebej cenil in se ji povsem podre<strong>di</strong>l. Prav<br />
gotovo se takratni častitljivi profesor najbližje Kopru<br />
(v svetovnem merilu druge najstarejše) padovanske<br />
univerze, ob ustanovitvi koprskega znanstvenega društva<br />
Accademia Palla<strong>di</strong>ana, ni ukvarjal z mislijo o primorski<br />
univerzi, kar pa ne zmanjša njegovega prispevka, da se je<br />
ta veliko kasneje tu<strong>di</strong> zgo<strong>di</strong>la. Tu<strong>di</strong> ko je v svoji oporoki<br />
posebej izpostavil, da mora biti kar 6 od 10-ih študentov<br />
iz Kopra, katerim finančno podporo naj omogoči sklad, ki<br />
naj bo po njegovi smrti ustanovljen iz njegove zapuščine<br />
(Grmek, 1953), si gotovo ni zamišljal, da bodo ravno v<br />
tem prostoru nastali štu<strong>di</strong>jski programi, katerim osnove in<br />
znanja je pričel razvijati prav on.
Tretji razlog pa je njegova velika zapuščina znanja,<br />
izumov in instrumentov. Njegov nemirni raziskovalni<br />
duh nas posebej obvezuje in nam nalaga odgovornost, da<br />
pri svojem raziskovalnem in pedagoškem delu sle<strong>di</strong>mo<br />
kriterijem odličnosti, ki jih je že dolgo tega postavil naš<br />
someščan. Ko smo pred dobrimi desetletjem pričeli s<br />
prvimi raziskovalnimi projekti, ki so pomenili pomembno<br />
osnovo kasnejšemu Inštitutu za kineziološke raziskave<br />
(IKARUS) na ZRS Koper, nato razvoju laboratorija<br />
IKARUS v ortopedski bolnišnici Valdoltra in še kasneje, že<br />
v okviru Univerze na Primorskem, tu<strong>di</strong> novim štu<strong>di</strong>jskim<br />
programom Aplikativne kineziologije, moram priznati<br />
da tu<strong>di</strong> še nismo uvideli težo in vrednost, ki jo je našim<br />
osnovam pred nekaj stoletji postavljal Santorio. Šele ko<br />
danes premišljamo njegova dela in občudujemo zamisli,<br />
ki so ga vo<strong>di</strong>le do neverjetnih izumov in poizkusov,<br />
se zavemo njegove veličine in pomena. Santorio je<br />
namreč prispeval nekaj temeljnih oro<strong>di</strong>j in ključev za<br />
razumevanje delovanja človeškega organizma, izho<strong>di</strong>šča<br />
za razvoj fiziologije, patologije, podlago biomehaniki.<br />
Kot začetnik eksperimentalne meto<strong>di</strong>ke je naravoslovni<br />
znanosti, posebej me<strong>di</strong>cini odprl novo poglavje. Z<br />
vključevanjem matematike, obravnavo fizikalnih<br />
in kemičnih procesov, eksperimentov, merjenjem je<br />
zarisal pot fiziologiji, biometriji, termo<strong>di</strong>namiki, …,<br />
in področjem, ki so z izzivom po obravnavi delovanja<br />
človeškega organizma v specifičnih okoljih in aktivnostih<br />
razvili, kineziologiji, biomehaniki, kineziometriji,<br />
ergonomiji. Njegovo sodelovanje z nekaterimi drugimi<br />
velikani svojega časa (še posebej s prijateljem Galileom<br />
Galileiem) mu odpira široko obzorje prepleta različnih<br />
znanj in <strong>di</strong>sciplin. Veliko let je minilo, ko smo (žal še<br />
večinoma le na deklarativni ravni) ponovno doumeli,<br />
da je dodana vrednost inter<strong>di</strong>sciplinarnega ali morda še<br />
bolje, integrativnega pristopa, tisto, kar je v obravnavi<br />
človeka, kot <strong>di</strong>namičnega in odprtega sistema e<strong>di</strong>ni pravi<br />
in celosten pristop. In ravno kineziologije si brez takih<br />
usmeritev in pristopov ne moremo zamisliti!<br />
Njegovo največje delo »De me<strong>di</strong>cina statica« si ocene<br />
take popolnosti (Nullus liber in re me<strong>di</strong>ca ad eam<br />
perfectionem scriptus est, H. Boerhaave, 1726) verjetno<br />
ne bi prislužila, če se ne bi s ciljem preučevanja in<br />
razumevanja zdravja kot popolnega ravnovesja telesnih<br />
tekočin, kot harmonijo notranjih nasprotij, skozi VIII<br />
temeljnih poglavij Santorio natančno poglobil v vsa<br />
temeljna področja delovanja človeka. Med njimi so za<br />
nas še posebej pomembna poglavja o količini in odnosu<br />
vidne in nevidne perspiracije; o hrani in pijači; počitku in<br />
aktivnosti; gibanju in mirovanju. Številne ugotovitve in<br />
izrečene misli so še danes, ne le izredno aktualne, temveč<br />
še vedno tu<strong>di</strong> nepresežene. Morda jim bomo z dodano<br />
noto sodobnosti ponovno odprli obravnavo in jih kot<br />
pomembne končno umestili v življenje posameznika in<br />
družbe.<br />
Ob zavedanju, da nobene znanosti (sploh pa naravoslovja)<br />
ne moremo razlagati brez kritične analize in eksperimenta<br />
ter ob dejstvu, da znanstvene teorije in znanje nasploh<br />
La città<br />
ne more biti plod osamljenih posameznikov, temveč del<br />
zgodovinskega razvoja, smo se na osnovi predstavljenih<br />
dejstev odločili poimenovati priznanje za najuspešnejše<br />
študente Aplikativne kineziologije po velikem Koprčanu<br />
Santoriu Sanctoriu. Hkrati s tem pa sprejmemo v imenu<br />
sedanjih in bodočih generacij tu<strong>di</strong> vso ustrezno in<br />
pripadajočo odgovornost in obvezo, do njegovega imena<br />
in vseh bodočih nagrajencev.<br />
Začasni senat Fakultete za ergonomske in kineziološke<br />
štu<strong>di</strong>je Univerze na Primorskem (v ustanavljanju) je<br />
na svoji seji, na dan 29.3. 2011, ob 450 letnici rojstva<br />
Santoria Sanctoriia sprejel naslednji sklep:<br />
» Začasni senat UP FENIKS na osnovi predložene<br />
utemeljitve imenuje priznanje za najboljše študente<br />
štu<strong>di</strong>jskih programov Aplikativne kineziologije po<br />
koprskem zdravniku, naravoslovcu, znanstveniku in<br />
izumitelju Santoriu Sanctoriiu. Podrobna opredelitev<br />
vrste priznanj, njihovo število, postopke izbora kan<strong>di</strong>datov<br />
in druga vprašanja povezana s priznanji, se določijo s<br />
posebnim pravilnikom o priznanjih UP FENIKS.«<br />
Il me<strong>di</strong>co Santorio interpretato da Giorgio Visintin<br />
nel documentario »Istria nel tempo« prodotto da Tv<br />
Capo<strong>di</strong>stria<br />
21
La città<br />
22<br />
Crevatini: Culture a confronto e Dialetti in cucina<br />
È stato un semestre denso <strong>di</strong> attività anche alla Comunità degli italiani <strong>di</strong> Crevatini. L’ultimo fine settimana <strong>di</strong> settembre<br />
la <strong>comunità</strong> ha organizzato la sesta e<strong>di</strong>zione degli ormai tra<strong>di</strong>zionali “Incontri culturali”. Quest’anno con una novità,<br />
ad incontrarsi sono state le cucine <strong>di</strong> Muggia, San Ginesio, Buie, Lendava e Crevatini. Un’e<strong>di</strong>zione emozionante:<br />
enogastronomia con degustazione <strong>di</strong> piatti tra<strong>di</strong>zionali. Da segnalare che la Comunità degli italiani <strong>di</strong> Crevatini ha<br />
aperto un proprio sito Internet (www.comunita-crevatini.org)..<br />
Marco Orlando è stato nominato nuovo<br />
presidente dell’A.S.C.I (Associazione sportiva<br />
Comunità <strong>italiana</strong>) <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria. Subentra<br />
a Igor Pekica. Nel mandato quadriennale<br />
appena inaugurato, Orlando si propone <strong>di</strong><br />
offrire ai giovani sempre maggiori opportunità<br />
<strong>di</strong> fare sport. Attualmente, in seno all’A.S.C.I.<br />
operano tre squadre: calcetto (guidata dallo<br />
stesso Orlando), Tennis tavolo – mentore<br />
Roberto Richter, e la nuova sezione <strong>di</strong> pallavolo<br />
– responsabile Gregor Basiaco.<br />
Altra novità importante la pubblicazione <strong>di</strong> “Purissima”,<br />
semestrale <strong>della</strong> CI <strong>di</strong> Crevatini. Nel primo numero, il<br />
redattore Diego Samsa, spiega il nome <strong>della</strong> testata: “La<br />
Purissima, la strada che porta a Crevatini, qui in mezzo ai<br />
Monti <strong>di</strong> Muggia. Qui che se ti giri a destra ve<strong>di</strong> Trieste<br />
e se ti giro a sinistra ve<strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria. Qui dove la gente<br />
molte volte “non sa chi essere”. Qui dove in una vita si<br />
riesce a cambiare cinque stati senza mai muoversi. La<br />
terra dei rimasti, dei venuti, degli andati e dei tornati. La<br />
terra dei confini contesi, degli spari e delle vite perdute<br />
cercando nell’oscurità delle “graje” l’abbaglio <strong>di</strong> una vita<br />
migliore. Terra sconosciuta persino dai propri abitanti,<br />
perché il giallo avvertimento delle tabelle “Mejni pas<br />
– “Area <strong>di</strong> confine” non permetteva a tutti <strong>di</strong> conoscere il<br />
proprio monte. Terra che ha visto famiglie tagliate a metà,<br />
sorelle che alla <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> un chilometro non potevano<br />
vedersi nemmeno per il matrimonio <strong>di</strong> una <strong>di</strong> esse… e poi<br />
il cambiamento.<br />
Non c’è più il “Mejni pas” e si può liberamente scorazzare<br />
per il nostro monte (…). Arriva la notte del 21 <strong>di</strong>cembre<br />
2007 quando il Monte tagliato a metà si ricongiunge e c’è<br />
festa a Cerei. Una festa spontanea, bella, commovente,<br />
specialmente per chi ha una certa età; una festa per… una<br />
cosa già vista!<br />
Si festeggia infatti quello sessant’anni fa era una<br />
cosa quoti<strong>di</strong>ana. E la vita va avanti. C’è il “fenomeno<br />
Crevatini”, la scuola dove da Muggia si portano i propri<br />
figli nella scuola d’oltreconfine, dove s’insegna la lingua<br />
<strong>italiana</strong>, ma con il surplus d’imparare anche la lingua<br />
slovena, quella lingua che dava tanto fasti<strong>di</strong>o. Proprio<br />
come per tanto tempo dava fasti<strong>di</strong>o la lingua <strong>italiana</strong><br />
parlata dai rimasti. Come cambiano le cose, chi l’avrebbe<br />
mai detto…<br />
Sì, le cose cambiano, ma non cambiano per se stesse. Ci<br />
vogliono forza e coraggio”.
Alla Comunità degli italiani <strong>di</strong> Bertocchi Melo<strong>di</strong>e da uno stivale<br />
La città<br />
Il 19 novembre presso la sala <strong>della</strong> Casa <strong>di</strong> cultura a Bertocchi si è tenuta la IX e<strong>di</strong>zione dell’Incontro delle<br />
tre regioni, quest’anno de<strong>di</strong>cato ai 150 anni dell’Unità d’Italia. Già da nove anni la Comunità degli Italiani <strong>di</strong><br />
Bertocchi organizza questa manifestazione culturale che vede esibirsi cori, gruppi strumentali e filodrammatiche<br />
<strong>di</strong> Italia, Slovenia e Croazia, con particolare attenzione ai gruppi operanti presso le CI.<br />
Protagonisti Miriam Monica (regia<br />
e voce) e Neven Stipanov (voce<br />
e clarinetto), Lucienne Lončina<br />
(pianoforte e voce), Marsell Marinšek<br />
(fisarmonica) ed ospite d’onore<br />
Francesco Squarcia alla viola, noto<br />
musicista fiumano residente a Roma.<br />
Gli interpreti hanno proposto una<br />
ventina <strong>di</strong> brani sia <strong>di</strong> musica classica<br />
<strong>di</strong> compositori quali Tartini, Monti,<br />
Rossini, Leoncavallo e Ver<strong>di</strong> sia <strong>di</strong><br />
musica leggera <strong>italiana</strong> proponendo<br />
canzoni ben note e apprezzate dal<br />
pubblico, come ad es. Parlami<br />
d’amore Mariù, Il cielo in una<br />
stanza, Perdere l’amore, ‘O surdato<br />
‘nnammurato e via <strong>di</strong>cendo. Non è<br />
mancata la sorpresa finale, i musicisti<br />
hanno eseguito il Va pensiero <strong>di</strong><br />
Giuseppe Ver<strong>di</strong> accompagnati dai<br />
Francesco Squarcia<br />
gruppi corali riuniti delle Comunità<br />
degli Italiani <strong>di</strong> Pirano e Momiano,<br />
<strong>di</strong>retti dalla maestra Milada Monica.<br />
Miriam Monica è un’attrice <strong>di</strong>plomata<br />
presso l’Accademia d’arte drammatica<br />
»Nico Pepe« <strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne e collabora col<br />
Dramma Italiano <strong>di</strong> Fiume. Presso<br />
la CI <strong>di</strong> Pirano conduce laboratori<br />
teatrali e cura le regie <strong>di</strong> spettacoli.<br />
Neven Stipanov si è <strong>di</strong>plomato al<br />
Conservatorio “Tartini” <strong>di</strong> Trieste in<br />
clarinetto e in canto lirico. Ha svolto<br />
attività pedagogica e ha all’attivo<br />
seminari <strong>di</strong> musica classica e jazz<br />
nonché concerti in Slovenia, Croazia,<br />
Repubblica Ceca, Slovacchia,<br />
Austria, Belgio, Danimarca,<br />
Germania, Italia e Polonia. Lucienne<br />
Lončina è un’affermata pianista<br />
professionista e cantante <strong>di</strong> origine<br />
inglese. Oltre a comporre testi<br />
musicali si esibisce come solista o<br />
con la Big Band <strong>della</strong> RTV Slovenia<br />
o con complessi musicali. Marsell<br />
Marinšek ha frequentato le Scuole <strong>di</strong><br />
musica <strong>di</strong> Pirano e Capo<strong>di</strong>stria e ha<br />
Miriam Monica e Neven Stipanov<br />
suonato nel gruppo folcloristico <strong>di</strong><br />
Pirano. Ha vinto <strong>di</strong>versi premi come<br />
solista al Concorso internazionale per<br />
solisti e complessi <strong>di</strong> fisarmonica <strong>di</strong><br />
Castelfidardo (Italia) nella categoria<br />
jazz. Il fiumano Francesco Squarcia,<br />
ha stu<strong>di</strong>ato all’Accademia musicale<br />
<strong>di</strong> Lubiana nella classe del prof.<br />
Rok Klopčič conseguendo il Premio<br />
Prešeren. Premiato al concorso “Istria<br />
nobilissima”, è membro dell’orchestra<br />
sinfonica dell’Accademia <strong>di</strong> Santa<br />
Cecilia <strong>di</strong> Roma che lo ha portato a<br />
collaborare con prestigiose istituzioni<br />
concertistiche internazionali.<br />
La serata è stata realizzata<br />
nell’ambito del programma<br />
culturale <strong>della</strong> Comunità<br />
Autogestita <strong>della</strong> Nazionalità<br />
Italiana <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria e grazie<br />
al supporto finanziario da parte<br />
del Comune città <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria e<br />
del Ministero per la cultura <strong>della</strong><br />
Repubblica <strong>di</strong> Slovenia.<br />
Roberta Vincoletto<br />
23
La città<br />
24<br />
Il 2011 al Centro Italiano “Carlo Combi”:<br />
dalla ricerca scientifica alla nuova guida turistica su Capo<strong>di</strong>stria<br />
Il Centro Italiano “Carlo Combi” alla fine dello scorso anno è stato contattato dalla Libreria Libris <strong>di</strong><br />
Capo<strong>di</strong>stria, con la quale ha proficuamente collaborato nel passato, la quale stava progettando la realizzazione<br />
<strong>di</strong> una nuova guida turistica su Capo<strong>di</strong>stria, i cui testi sono stati prodotti dal noto storico dell’arte, dr. Salvator<br />
Žitko. Il Centro Italiano Carlo Combi ha ritenuto importante aderire da subito a tale iniziativa per promuovere<br />
e valorizzare la città <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria, la sua ricca storia ed il suo patrimonio, includendo così anche la nostra<br />
realtà.<br />
Dopo più <strong>di</strong> un anno <strong>di</strong><br />
intenso lavoro congiunto agli inizi<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>cembre è stata pubblicata la<br />
nuova guida turistica <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria<br />
intitolata Capo<strong>di</strong>stria. La città e<br />
il suo patrimonio, in tre versioni<br />
linguistiche: sloveno ed inglese e<strong>di</strong>te<br />
dalla Libreria Libris nonché in lingua<br />
<strong>italiana</strong> a cura dal Centro Italiano<br />
“Carlo Combi”. Le e<strong>di</strong>zioni sono<br />
pubblicate separatamente ma con<br />
un’unica veste grafica.<br />
Con la nuova guida turistica<br />
si è voluto presentare la città <strong>di</strong><br />
Capo<strong>di</strong>stria nei suoi aspetti più<br />
ricchi e suggestivi anche me<strong>di</strong>ante<br />
l’utilizzo <strong>di</strong> numerose fotografie ed<br />
un ampio materiale documentario.<br />
Tale pubblicazione sarà pertanto<br />
interessante e coinvolgente anche<br />
per il lettore nostrano, che potrà così<br />
riscoprire la propria città sotto una<br />
nuova luce.<br />
Il volume è sud<strong>di</strong>viso in<br />
<strong>di</strong>eci capitoli (introduttivo, dati<br />
generali, storia, passeggiando per<br />
la città, itinerario breve, itinerario<br />
lungo, patroni citta<strong>di</strong>ni, stemmi <strong>di</strong><br />
Capo<strong>di</strong>stria, patrimonio dei <strong>di</strong>ntorni<br />
e l’ultimo riguardante musei, gallerie<br />
e manifestazioni tra<strong>di</strong>zionali),<br />
attraverso i quali si presenta l’Atene<br />
dell’Istria ed il suo imme<strong>di</strong>ato<br />
entroterra, con particolare riferimento<br />
alle ricchezze architettoniche ed<br />
artistiche oltre alle peculiarità<br />
naturali e geografiche. Il visitatore<br />
potrà scegliere tra due itinerari (breve<br />
e/o lungo), tramite i quali conoscerà<br />
i più significativi monumenti, le<br />
istituzioni, i noti personaggi e le<br />
famiglie capo<strong>di</strong>striane, che hanno<br />
caratterizzato la vita <strong>di</strong> questa città.<br />
Nella guida è stata inserita anche<br />
la pianta citta<strong>di</strong>na con evidenziati<br />
il percorso (lungo e breve) ed i<br />
Foto Andrej Me<strong>di</strong>ca<br />
monumenti presentati. Non mancano<br />
curiosità ed approfon<strong>di</strong>menti presenti<br />
in appositi riquadri, che danno un<br />
tocco in più alla pubblicazione.<br />
Con tale iniziativa si è voluto,<br />
oltreché presentare degnamente la<br />
città <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria ed il suo ricco<br />
patrimonio, anche promuovere<br />
il superamento delle barriere<br />
mentali ancora presenti, in quanto<br />
tale pubblicazione è il risultato <strong>di</strong><br />
una cooperazione congiunta tra<br />
la maggioranza e la minoranza a<br />
<strong>di</strong>mostrazione che il patrimonio e<br />
l’amore per la propria città possono<br />
unire e favorire iniziative propositive.<br />
Tutti gli interessati all’acquisto dei<br />
volumi possono rivolgersi al Centro<br />
Italiano “Carlo Combi” ossia visitare<br />
il sito (www.centrocombi.eu) tramite<br />
il quale sarà possibile or<strong>di</strong>nare la<br />
propria e<strong>di</strong>zione.
Se ne va la Console Marina Simeoni.<br />
Il Consolato chiude?<br />
Lascia un gran bel ricordo <strong>di</strong> se’ la dottoressa Marina<br />
Simeoni che fino ad agosto è stata Console Generale<br />
d’Italia a Capo<strong>di</strong>stria. Sempre presente, quando gli<br />
impegni glie lo permettevano, alle manifestazioni delle<br />
nostre Comunità, sempre <strong>di</strong>sponibile e gentile con tutti.<br />
Una recente normativa <strong>italiana</strong> in materia <strong>di</strong> quiescenza ha<br />
comportato anche per lei l’obbligo <strong>di</strong> anticipare i tempi del<br />
pensionamento. »Due anni trascorsi in questo splen<strong>di</strong>do<br />
territorio - ha detto prima <strong>di</strong> partire da Capo<strong>di</strong>stria<br />
- mi hanno arricchita non solo professionalmente, ma<br />
soprattutto umanamente«.<br />
Pare che la Simeoni non sarà sostituita. Il Ministero<br />
degli Affari Esteri italiano, nel quadro del programma <strong>di</strong><br />
ristrutturazione <strong>della</strong> rete estera, avrebbe infatti decretato<br />
la chiusura <strong>di</strong> 19 consolati italiani nel mondo. Tra questi<br />
compaiono anche i consolati <strong>di</strong> Spalato e Capo<strong>di</strong>stria, la<br />
cui attività si sarebbe notevolmente ridotta negli ultimi<br />
anni. Foto Gianni Katonar<br />
La città<br />
Il linguista Francesco Sabatini a<br />
Capo<strong>di</strong>stria<br />
Il Dipartimento <strong>di</strong> Italianistica dell’Università del Litorale<br />
de<strong>di</strong>ca ogni anno un ciclo <strong>di</strong> lezioni ai docenti <strong>di</strong> italiano<br />
delle scuole <strong>di</strong> ogni or<strong>di</strong>ne e grado in Slovenia. Quest’anno<br />
si è deciso <strong>di</strong> proporre un ciclo <strong>di</strong> lezioni sulla scrittura e<br />
sull’oralità. A Palazzo Gravisi, sede <strong>della</strong> nostra Comunità,<br />
è intervenuto il prof. Paolo Balboni dell’Università Cà<br />
Foscari <strong>di</strong> Venezia che ha coinvolto i presenti con una<br />
relazione dal titolo: »Verba volant, ma, se ben gestite,<br />
forse manent«. All’Università è intervenuto invece il<br />
dott. Fabio Caon, esperto <strong>di</strong> insegnamento dell’italiano<br />
agli stranieri. L’iniziativa si snoderà durante tutto lanno<br />
scolastico e l’ultimo incontro si è tenuto il 16 <strong>di</strong>cembre<br />
con un ospite d’eccezione: il prof. Francesco Sabatini,<br />
presidente onorario dell’Accademia <strong>della</strong> Crusca, che<br />
molti ricorderete per la sua rubrica nel programma <strong>di</strong> Rai<br />
1 »Mattina in famiglia«. A Capo<strong>di</strong>stria il prof. Sabatini<br />
ha parlato <strong>della</strong> grammatica valenziale e dei criteri <strong>di</strong><br />
valutazione. Foto santeramo.it<br />
Nell’anno Monal<strong>di</strong>no, celebrata una messa nella<br />
ex chiesa conventuale <strong>di</strong> San Francesco<br />
9 novembre. Dopo oltre due secoli è stata celebrata una<br />
messa nella ex chiesa capo<strong>di</strong>striana <strong>di</strong> San Francesco.<br />
L’e<strong>di</strong>ficio venne chiuso, assieme al Duecentesco convento,<br />
dalle autorità napoleoniche nel 1806. Più tar<strong>di</strong> l’ex chiesa<br />
venne ridotta dagli austriaci in palestra, ruolo mantenuto<br />
fino a pochi anni fa. Ora per l’e<strong>di</strong>ficio, proprietà del<br />
Comune, si prospettano tempi migliori: si intende adattarlo<br />
a sala concerti e ambiente per cerimonie protocollari. Nei<br />
prossimi mesi se ne occuperanno gli archeologi, dopo<strong>di</strong>chè<br />
partirà l’opera <strong>di</strong> restauro. L’occasione per la celebrazione<br />
<strong>della</strong> messa è stata data dalla commemorazione del<br />
Beato frate Monaldo, conventuale <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria, a 800<br />
anni dalla sua nascita. Il religioso, considerato uno dei<br />
massimi giuristi ecclesiastici del 13.mo secolo, era sepolto<br />
infatti in questa chiesa e oggi le sue spoglie si trovano in<br />
Santa Maria Maggiore a Trieste. Nell’ambito dell’anno<br />
Monal<strong>di</strong>no, sono previsti ancora due eventi: l’esposizione<br />
alla Biblioteca centrale (Palazzo Brutti) <strong>di</strong> un’e<strong>di</strong>zione<br />
originale <strong>della</strong> »Summa Monal<strong>di</strong>na« e la restituzione<br />
al convento <strong>di</strong> Sant’Anna <strong>della</strong> biblioteca sottratta ai<br />
minoriti nel 1948. Foto Primožič/FPA<br />
25
La città<br />
l 24 novembre il Piccolo teatro <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria ha messo<br />
in scena “I speak gulasch”. Il testo, in origine saggio<br />
ra<strong>di</strong>ofonico scritto da Kenka Lekovich, era stato il<br />
contributo dell’autrice al progetto »Die Poetik der<br />
Grenze« (La Poetica del confine), per Graz capitale<br />
europea <strong>della</strong> cultura nel 2003. Un testo ironico<br />
con sfondo riflessivo. Il gulasch del titolo è, infatti,<br />
quella mescolanza <strong>di</strong> lingue, <strong>di</strong> <strong>di</strong>aletti, <strong>di</strong> culture e <strong>di</strong><br />
appartenenze nella quale tutti gli abitanti delle zone<br />
<strong>di</strong> confine si ritrovano a doversi <strong>di</strong>battere e del quale<br />
l’autrice si fa strenua pala<strong>di</strong>na, riven<strong>di</strong>cando il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong><br />
non scegliere ed esaltando quella mescolanza, che come<br />
il gulasch, insaporisce la vita <strong>di</strong> tutti noi. Lo spettacolo<br />
- attori principali Elke Burul, Rosanna Bubola e<br />
Mirko Sodano, per la regia <strong>di</strong> Livio Crevatin – è stato<br />
organizzato in collaborazione con l’Unione <strong>italiana</strong> e<br />
l’Università popolare <strong>di</strong> Trieste.<br />
26<br />
Foto Jana Belcijan<br />
1 ottobre. Alberto Zetto ha aperto il caffè “Bandèr”.<br />
Al pianterreno <strong>di</strong> casa, quasi <strong>di</strong> fronte al Museo, ha<br />
ricavato uno spazio dove prima teneva un magazzino e<br />
dove suo padre Arrigo svolgeva il lavoro in<strong>di</strong>cato nel<br />
nome del bar. Era stato infatti, assieme a Guido Ponis,<br />
l’ultimo bandaio <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria.<br />
Il selciato delle vie principali è costituito da pesanti<br />
blocchi <strong>di</strong> arenaria. Nelle vie periferiche, dove<br />
abitavano soprattutto conta<strong>di</strong>ni, le vie erano lastricate<br />
con sassi minori <strong>di</strong>sposti in modo irregolare. Gli<br />
ultimi esempi <strong>di</strong> questo tipo si trovavano nel rione <strong>di</strong><br />
Ognissanti, <strong>di</strong>etro il Videocenter. Pochi mesi fa infatti<br />
le stra<strong>di</strong>ne sono state asfaltate. Prima che l’asfalto<br />
coprisse le pietre, ho scattato una foto ricordo…<br />
15 agosto. Nella fessura <strong>di</strong> un muro del bar Cameral, in<br />
Calegaria, è stato rinvenuto un foglio firmato Degrassi<br />
1897 (foto). Sul fronte c’è questo curioso messaggio: »In<br />
questo nascon<strong>di</strong>glio venne nascosta la somma <strong>di</strong> Fiorini<br />
2748 in moneta sonante, che troverete percorrendo 5<br />
volte al giorno la Calegaria«.<br />
26 novembre. La 40.esima e<strong>di</strong>zione del Festival »Voci<br />
nostre« si è svolta al Teatro <strong>di</strong> Pola. Ha vinto la<br />
concorrente <strong>di</strong> Buie. Se la sono cavata molto bene anche<br />
le capo<strong>di</strong>striane Staša Galvani e Maristella Di Leva (al<br />
centro <strong>della</strong> foto) col brano “L’arca <strong>di</strong> Noè” (Continolo-<br />
Punis). Mentore Edoardo Milani.
La città<br />
Nel 1872 il prof. Torquato Taramelli dell’Istituto tecnico <strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne redasse uno stu<strong>di</strong>o geognostico- agrario del<br />
territorio <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria. Ne riportiamo il testo assieme alla carta in scala 1:50.000.<br />
Stu<strong>di</strong> geognostico-agrari del territorio <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria<br />
del prof. Torquato Taramelli<br />
Il territorio <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria è formato dai bacini idrografici dei due torrenti Risano e Fiumicino, i quali con <strong>di</strong>rezione a<br />
tramontana si svasano nel mare, e dall’anfiteatro <strong>di</strong> Isola. Essendo lo spartiacque tra i primi due torrenti meno elevato<br />
in confronto dei colli, che si elevano a levante ed a ponente e quin<strong>di</strong> meno projettandosi quello nel mare, ne risulta un<br />
seno, che si svolge dalla Punta Grossa alla Punta <strong>di</strong> S. Marco. In questo seno appunto, sopra un’isoletta alta 12 metri<br />
sul livello marino sorge amenissima la citta<strong>della</strong> <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria.<br />
Una lingua <strong>di</strong> alluvioni trasportate dal Fiumicino e dalle<br />
correnti <strong>di</strong> marea accumulate <strong>di</strong>etro l’isoletta congiunge<br />
la città alla terraferma. Più a levante, si protende in<br />
mare stretto e tortuoso il delta del Risano, colla forma<br />
caratteristica dei delta me<strong>di</strong>terranei e con uno sviluppo<br />
proporzionato alla somma ero<strong>di</strong>bilità delle rocce prevalenti<br />
nella corrispondente vallata.<br />
A ponente <strong>della</strong> Punta <strong>di</strong> S. Marco si apre un grazioso<br />
anfiteatro <strong>di</strong> colline, in mezzo al quale sopra uno scoglio<br />
pur collegato alla terraferma con un cordone alluvionale<br />
sorge la citta<strong>della</strong> <strong>di</strong> Isola. La natura<br />
però <strong>della</strong> roccia <strong>di</strong> questo scoglio<br />
toglie ogni analogia geologica<br />
tra queste due orografie cotanto<br />
somiglianti.<br />
Infatti, l’isoletta <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria è<br />
per natura del terreno perfettamente<br />
analoga alle colline <strong>della</strong> spiaggia;<br />
lo scoglio <strong>di</strong> Isola invece, consta <strong>di</strong><br />
un terreno che indarno si ricerca nei<br />
colli circostanti. Epperò chiunque si<br />
faccia a stu<strong>di</strong>are un po’ da vicino la<br />
serie <strong>di</strong> terreni nel territorio stesso<br />
sviluppati, sarà portato certamente<br />
a dare non lieve importanza a<br />
quest’ultimo punto, che sull’azzurro<br />
delle onde spicca soltanto per<br />
l’ammasso biancheggiante <strong>di</strong> case<br />
quivi accumulate. Dal mare in cui fu<br />
generata, colà affiora una compatta<br />
congerie <strong>di</strong> organiche reliquie <strong>di</strong><br />
roccia calcare; conservatissime<br />
tuttora dopo migliaia <strong>di</strong> secoli, dopo varie oscillazioni,<br />
dopo che dal mare stesso le fu contesto e quin<strong>di</strong> rapito<br />
un potente involucro <strong>di</strong> rocce più recenti, meno compatte,<br />
chimicamente e meccanicamente <strong>di</strong>versissime, le quali<br />
formano la spiaggia e la regione circostante. Il calcare <strong>di</strong><br />
Isola, specialmente sotto la chiesa <strong>di</strong> S. Pietro, è formato<br />
da grosse Alveoline, allungate e globulari, da Operculine,<br />
da Nummuliti e da un’infinità <strong>di</strong> altre foraminifere<br />
politalamiche. Le Nummuliti prevalgono negli strati<br />
superiori, e quivi appunto venne rinvenuto dal signor prof.<br />
Lovisato d’Isola un esemplare <strong>di</strong> Conoclypus; grosso<br />
echinide emisferico o conico, che compare a questo livello<br />
o poco sopra in tutta l’Istria, come nel Veneto. Vi osservai<br />
anche abbastanza copioso un Pecten ed un’Ancillaria,<br />
che notai comunissimi nella Foiba <strong>di</strong> Pisino, nel Carso <strong>di</strong><br />
Albona, nella valle <strong>della</strong> Dragogna e nei pressi <strong>di</strong> Sterna,<br />
<strong>di</strong> Matterada e <strong>di</strong> Carsette, presso Buje.<br />
La complessiva potenza <strong>di</strong> questo calcare, <strong>di</strong>etro analogia<br />
col più vicino punto <strong>di</strong> affioramento sulla sinistra sponda<br />
<strong>della</strong> rada <strong>di</strong> Pirano, non deve esere maggiore <strong>di</strong> metri<br />
50, e più sotto esiste indubbiamente<br />
il calcare a Ra<strong>di</strong>oliti <strong>della</strong> Creta<br />
superiore; roccia che non affiora in<br />
alcun punto del territorio, mentre<br />
costituisce gran parte dell’altipiano<br />
dell’Istria occidentale e meri<strong>di</strong>onale,<br />
ricoperta da uno strato più o meno<br />
potente <strong>di</strong> Terra rossa. Siccome<br />
però, tanto tanto nell’Istria, come<br />
in tutte le Alpi Giulie meri<strong>di</strong>onali,<br />
quest’ocra ricopre in<strong>di</strong>fferentemente<br />
il calcare nummulitico inferiore<br />
ed il calcare-cretaceo; così, anche<br />
ad Isola, essa viene accusata dal<br />
coloramento superficiale <strong>della</strong><br />
massa calcare e dal terriccio, che ne<br />
ricolma i meati. Un filo <strong>di</strong> Acqua<br />
termale, solfurea, che sgorga dallo<br />
scoglio, è quasi l’ultima traccia<br />
Torquato Taramelli<br />
dell’attività vulcanica, che travagliò<br />
non poco questa regiona, quand’era<br />
ancor sepolta <strong>di</strong> qualche centinajo <strong>di</strong><br />
metri nel mare. Poiché la Terra rossa, così ricca <strong>di</strong> ossi<strong>di</strong><br />
metallici, così assolutamente destituita d’ogni avanzo <strong>di</strong><br />
vita vegetale od animale, così omogenea ed uniforme<br />
ovunque si presenta nelle Alpi orientali come in alcuni<br />
punti <strong>della</strong> valle padana, non si può a mio avviso spiegare<br />
altrimenti se non considerandola quale un prodotto <strong>di</strong><br />
salse sottomarine.<br />
Il calcare <strong>di</strong> Isola, tanto negli strati nummulitici, quanto<br />
negli inferiori <strong>di</strong>stinti dalle Operculine, appartiene alla<br />
formazione dell’Eocene inferiore, riferita all’Epicretaceo<br />
27
La città<br />
dai signori Cornalia e Chiozza, e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong>stinta col nome<br />
<strong>di</strong> Liburnico negli ulteriori lavori del sig. G. Stache. Un<br />
ultimo lembo <strong>di</strong> questo calcare si rinviene anche nel<br />
Friuli nei <strong>di</strong>ntorni <strong>di</strong> Gra<strong>di</strong>sca ed al colle <strong>di</strong> Medea. Esso<br />
scompare sotto le rocce arenaceo-marnose, che formano<br />
quasi totalmente il territorio capo<strong>di</strong>striano; né accade <strong>di</strong><br />
rintracciarlo altrove, se non accostandosi all’altipiano<br />
dello Schlaunig (Slavnik, ndr), la cui base tutta <strong>di</strong> calcare<br />
nummulitico decorre da San Servolo (Socerb, ndr) alle<br />
origini del F. Risano.<br />
Precisamente ove il temporaneo filo d’acqua, che <strong>di</strong>scende<br />
dalla valle <strong>di</strong> Villadol (Dol, ndr), riceve il copioso e<br />
costante tributo <strong>della</strong> Sorgente del Risano, là appunto<br />
si presenta nuovamente il calcare nummulitico <strong>di</strong> Isola.<br />
Sotto questo, coll’intermezzo <strong>di</strong> alcuni banchi marnosi,<br />
ricompare il calcare ad Alveolina, coi caratteri litologici,<br />
che conserva in tutto l’altipiano dell’Istria orientale sino<br />
alla Punta <strong>di</strong> Fianona. Più a ponente, il calcare nummulitico<br />
compare a Covedo (Kubed, ndr), ed avanzandosi verso<br />
San Antonio (Sv. Anton, ndr) costituisce il dosso, che si<br />
protende a N del paese, quasi spoglio <strong>di</strong> vegetazione. Quivi<br />
precisamente si può constatare la reale sopraposizione <strong>di</strong><br />
quel calcare ai letti <strong>di</strong> marne scagliose, che affiorano là<br />
e ricompaiono nel Carso. Tranne le accennate località,<br />
ove compare il calcare nummulitico, il territorio <strong>di</strong><br />
Capo<strong>di</strong>stria è totalmente formato da un’alternanza <strong>di</strong><br />
marne e <strong>di</strong> arenarie con alcuni banchi <strong>di</strong> conglomerato<br />
calcare fossilifero. È la formazione del Tassello, che tra<br />
gli altipiani del Carso e quello meno elevato dell’Istria<br />
occidentale si stende in ampia zona, dal Golfo <strong>di</strong> Trieste<br />
al Quarnero.<br />
Le rocce, che costituiscono questa Formazione, sono<br />
così varie e finamente stratificate e tanto bizzarmente le<br />
une alle altre si sovrapongono, che per ciascuna <strong>di</strong> esse<br />
è <strong>di</strong>fficile in<strong>di</strong>care le aree e le località ove prevalgono.<br />
Quasi in ogni campo, lungo tutti i sentieri che si aggirano<br />
pei lieti oliveti e per le vigne, lungo tutti i torrenti<br />
che solcano profondamente quella massa <strong>di</strong> terreni<br />
ero<strong>di</strong>bilissimi, occorre <strong>di</strong> osservare la stessa miscela <strong>di</strong><br />
elementi arenacei e marnosi; onde par sempre <strong>di</strong> essere<br />
30<br />
nel luogo medesimo. Anche gli accidenti stratigrafici e<br />
specialmente quel facilissimo e assai marcato clivaggio<br />
romboidale delle arenarie e la frequenza e l’uniformità dei<br />
problematici Fucoi<strong>di</strong>, fanno ancor più vivamente risaltare<br />
la grande uniformità dei piani, <strong>di</strong> cui risulta la formazione<br />
arenaceo-marnosa.<br />
Tuttavia, partendo dal calcare suaccennato e gradatamente<br />
accostandosi ai piani superiori e più recenti <strong>della</strong><br />
formazione stessa, si ponno stabilire dei fatti <strong>di</strong> valore<br />
abbastanza generale. Prima <strong>di</strong> esporli però, conviene<br />
brevemente esaminare le con<strong>di</strong>zioni stratigrafiche del<br />
territorio e trarre da queste una guida sicura per giu<strong>di</strong>care<br />
dell’epoca relativa e <strong>della</strong> equivalenza dei vari orizzonti.<br />
Gli affioramenti <strong>di</strong> Isola e <strong>di</strong> Covedo rappresentano<br />
naturalmente due centri, da cui gli strati devono<br />
<strong>di</strong>vergere più o meno rapidamente; poiché a questi due<br />
punti corrisponde il colmo delle curve prodotte dal<br />
sollevamento. Dobbiamo alla esportazione <strong>della</strong> superiore<br />
formazione arenaceo-marnosa se quivi in luogo <strong>di</strong> un<br />
rilievo si osserva una depressione. Analogamente nella<br />
catena del Giura e più presso a noi nel Vicentino in terreni<br />
identici agli istriani, simili volte stratigrafiche, rotte ed<br />
erose, furono convertite in veri anfiteatri a gra<strong>di</strong>nate<br />
concentriche, prodotte dalla ineguale ero<strong>di</strong>bilità degli<br />
strati. Ve<strong>di</strong>amo infatti dalla punta Ronco a quella <strong>di</strong> San<br />
Marco affiorare le testate degli strati inclinati a S O e S E;<br />
mentre che a San Antonio, a Rosariol (Rožar, ndr), sotto<br />
Antignano (Tinjan, ndr) nel dosso arenaceo <strong>di</strong> Covedo<br />
ed alle sorgenti del Risano prevale la inclinazione a N<br />
E e N O. Congiungendo poi con un profilo questi due<br />
punti <strong>di</strong> affioramento <strong>della</strong> inferiore formazione calcare<br />
(com’è in<strong>di</strong>cato dallo spaccato A B <strong>della</strong> tavola annessa)<br />
e tenedo <strong>di</strong>etro all’andamento degli strati, si rileva che tra<br />
queste due volte o anteclinali non si incurva una semplice<br />
sinclinale, come potrebbe essere il caso se si trattasse <strong>di</strong><br />
rocce compatte ed a banchi molto potenti; ma che invece si<br />
presenta una sinclinale assai compressa in corrispondenza<br />
del dosso <strong>di</strong> San Antonio, e che quin<strong>di</strong> si incurva piuttosto<br />
dolcemente una anticlinale interme<strong>di</strong>a, avente il suo asse<br />
ad un <strong>di</strong>presso nella <strong>di</strong>rezione da Maresego (Marezige,
ndr) a Capo<strong>di</strong>stria. Poiché questa <strong>di</strong>rezione coincide per<br />
un certo tratto a quella del T. Fiumicino o Cornalunga,<br />
accade che lungo i suoi versanti affiorino quei terreni<br />
stessi, che si osservano nel seno <strong>di</strong> Isola, e si presentino<br />
opposte inclinazioni a S O ed a N E. Lo scoglio arenaceo<br />
marnoso <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria appartiene alla gamba orientale<br />
<strong>di</strong> tale curva. La inclinazione N E che quivi si osserva<br />
prevale anche in tutte le colline dalla Punta Grossa ad<br />
Antignano.<br />
Al colle <strong>di</strong> Antignano, verso la vetta, la inclinazione si<br />
cambia bruscamente e spesso gli strati si fanno verticali,<br />
con <strong>di</strong>rezione verso le Scoffie (Škofije, ndr), ed è assai<br />
probabile che quivi si ricurvi una sinclinale parallela a<br />
quella <strong>di</strong> San Antonio. Ad ogni modo è certo che presso<br />
Antignano, a San Antonio e presso Paugnano (Pomjan,<br />
ndr) devono trovarsi i piani più recenti <strong>della</strong> serie; mentre<br />
che avvicinandosi agli affioramenti calcari <strong>di</strong> Isola e<br />
<strong>di</strong> Covedo, oppure <strong>di</strong>scendendo lungo i versanti del<br />
T. Fiumicino, si troveranno gradatamente gli strati più<br />
antichi. Difatti nelle accennate <strong>di</strong>rezioni si può rilevare<br />
una serie <strong>di</strong> terreni, che corrisponde perfettamente non<br />
solo alla serie istriana, ma a quella del Friuli occidentale,<br />
del quale l’Istria è la naturale continuazione geologica.<br />
In relazione coll’accennata <strong>di</strong>sposizione stratigrafica,<br />
ove le curve sono più compresse, cioè nella vallata del<br />
Risano, la continuità degli strati è meno conservata<br />
e le rocce sono più frantumate e più interrotte da salti.<br />
Per la ragione stessa i rilievi <strong>di</strong> Antignano, Paugnano e<br />
Cossianciz (Kocjančiči, ndr) toccano ad un’altezza assai<br />
maggiore <strong>di</strong> quella che corrisponderebbe al reale spessore<br />
<strong>della</strong> Formazione arenaceo-marnosa; poiché gli strati<br />
sono variamente inclinati e ripiegati.<br />
Le notate particolarità stratigrafiche (che si rilevano<br />
abbastanza facilmente qualora si prescinda dalle singole<br />
contorsioni, tanto più frequenti e bizzarre quant’è minore<br />
la potenza dagli strati) sono sufficienti per intendere<br />
la successione delle rocce prevalenti ed il loro vario<br />
affioramento nella superficie esaminata.<br />
Al contatto del calcare nummulitico inferiore <strong>di</strong> Isola e<br />
<strong>di</strong> Covedo si osserva, al pari che in tutta l’Istria eocenica,<br />
La città<br />
la prevalenza delle marne. Sono povere <strong>di</strong> carbonati;<br />
hanno un colore ceruleo quando sono in banchi potenti<br />
giallognolo presso la superficie degli strati, lungo le<br />
fratture ed anche in tutta la massa, se la stratificazione è<br />
assai fitta. È manifesto che il coloramento giallo, dato dal<br />
sesquiossido idrato <strong>di</strong> ferro, è conseguente al coloramento<br />
originario azzurrognolo, dato dal sesquiossido. In queste<br />
marne inferiori è assoluta la mancanza <strong>di</strong> fossili. Nemmeno<br />
i fucoi<strong>di</strong>, che si presentano ovunque in orizzonti più<br />
elevati; nemmeno le foraminifere, che ricomparivano<br />
numerosissime appena che i deposito si faceva più calcare<br />
ed arenaceo; nemmeno un rappresentante <strong>della</strong> numerosa<br />
classe degli Echini<strong>di</strong>, comunissimi nei terreni eocenici<br />
più antichi e più recenti. Si rinvengono soltanto delle<br />
geo<strong>di</strong> ocracee, che probabilmente provengono da nuclei<br />
<strong>di</strong> pirite decomposti. Sarebbero forse anche queste argille<br />
azzurrognole, almeno in parte, un prodotto endogeno<br />
collegato colla rapida cessazione del deposito calcare e<br />
quin<strong>di</strong> coll’improvviso mutamento orografico, che deve<br />
aver causato la cessazione stessa? Non sarebbe facile né<br />
opportuno il <strong>di</strong>lucidare ora questo dubbio. Giovi piuttosto<br />
considerare come la presenza <strong>di</strong> queste marne prive <strong>di</strong> fossili<br />
ad imme<strong>di</strong>ato contatto del calcare nummulitico inferiore<br />
sia comune a tutta la regione eocenica dell’Istria, con varia<br />
potenza e con varia compattezza. Ad esse corrisponde<br />
precisamente il nome <strong>di</strong> Tassello; <strong>di</strong>stinguendosi poi col<br />
nome <strong>di</strong> masegno la forma arenacea, prevalente nei piani<br />
superiori. Dove l’argilla azzurrognola ha una assoluta<br />
prevalenza, il terreno è singolarmente sterile; vuoi per la<br />
troppo facile ero<strong>di</strong>bilità, vuoi per troppo rapido asciugarsi<br />
nelle prolungate siccità, che sgraziatamente travagliano<br />
la penisola. L’agricoltore, con opportuni terrazzi facendo<br />
più dolce il pen<strong>di</strong>o e raccogliendo le acque in apposite<br />
fosse, <strong>di</strong>minuisce in parte il dannoso effetto <strong>di</strong> queste due<br />
cause.<br />
Questa zona del Tassello si tiene presso le falde dei colli,<br />
che circondano Isola; quin<strong>di</strong> affiora a più riprese lungo le<br />
valli del Fiumicino e del Risano. Si sviluppa specialmente<br />
presso Rosariol e tutt’attorno al dosso del calcare <strong>di</strong><br />
Covedo.<br />
31
La città<br />
Sopra queste marne riposano generalmente alcuni<br />
straterelli arenacei; poscia sui banchi <strong>di</strong> conglomerato<br />
nummulitico, <strong>di</strong> calcare a piccole foraminifere e <strong>di</strong> calcare<br />
leggermente marnoso. Queste tre rocce affiorano sempre<br />
associate in zone <strong>della</strong> complessiva potenza dai 2 ai 6<br />
metri, e perché meno ero<strong>di</strong>bili segnano il ciglio <strong>di</strong> terrazzi<br />
orografici spesso assai marcati e continui. Discendendo<br />
da Paugnano a Capo<strong>di</strong>stria in linea normale alla <strong>di</strong>rezione<br />
<strong>della</strong> formazione arenaceo-marnosa si incontrano quattro<br />
<strong>di</strong> tali zone, delle quali le interme<strong>di</strong>e corrispondono a<br />
due gra<strong>di</strong>ni orografici assai <strong>di</strong>stinti lungo tutto il versante<br />
occidentale del seno <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria. Questi banchi calcari<br />
rappresentano nel loro complesso la formazione dei<br />
Conglomerati fossiliferi, che riposa sul Tassello in tutta<br />
la penisola e nella striscia eocenica dell’Isola <strong>di</strong> Veglia.<br />
Il decorso <strong>di</strong> questi banchi è segnato sulla unita Carta<br />
geognostico-agraria, ed il loro affioramento in<strong>di</strong>ca ad un<br />
<strong>di</strong>presso la <strong>di</strong>rezione <strong>della</strong> formazione areaneo-marnosa<br />
nell’area esaminata. Uno <strong>di</strong> questi banchi si osserva<br />
anche in Capo<strong>di</strong>stria ed è lo stesso che più a mezzogiorno<br />
ricompare alle falde dei colli <strong>di</strong> Canzan (San Canziano,<br />
ndr) e <strong>di</strong> San Bastian (Tribano, ndr). Più a levante, da<br />
Antignano alla Punta Grossa ed al colle <strong>di</strong> Sermino (isolato<br />
nelle alluvioni del Risano) non mi accadde <strong>di</strong> osservarne,<br />
e probabilmente non ve ne esistono <strong>di</strong> fatto; poiché quivi<br />
si sviluppano le rocce superiori, giammai calcari, delle<br />
formazione in <strong>di</strong>scorso.<br />
Queste rocce, in parte già comparse nei piani più antichi ed<br />
in parte esclusive agli orizzonti superiori ai conglomerati<br />
calcari, sono:<br />
1. Arenarie quarzoso-minacee, <strong>di</strong> colore azzurrognolo<br />
all’interno e giallo nelle porzioni idratate;<br />
2. Arenarie quarzose a cemento poco tenace;<br />
3. Arenarie calcareo-quarzose con piccolissime<br />
foraminifere monotalamiche;<br />
4. Marne giallognole, più o meno compatte, a strati<br />
assai sottili, ero<strong>di</strong>bilissime, meno sterili del Tassello<br />
propriamente detto. Queste si alternano colle arenarie<br />
precedenti.<br />
Le arenarie n.1 gradatamente aumentano in potenza dal<br />
basso all’alto delle serie. Sono comunissime arenarie a<br />
Fucoi<strong>di</strong>, che caratterizzano i piani superiori dell’Eocene<br />
me<strong>di</strong>o, e son note ai geologi alpini sotto il nome <strong>di</strong><br />
Flysch. Si scavano attivamente presso la Punta Grossa, e<br />
somministrano il migliore materiale <strong>di</strong> costruzione. Ben<br />
scelte, sono tenacissime e resistono alle meteore (piogge,<br />
ndr). Occorre però che non sieno marnose, né <strong>di</strong> struttura<br />
fogliettata, né inquinate da solfuri in decomposizione;<br />
nei quali casi si sgretolano miseramente. Le arenarie<br />
quarzose a cemento poco tenace sono meno comuni e<br />
più recenti. Prevalgono specialmente al M. Moro, al colle<br />
<strong>di</strong> Antignano, e tra Paugnano e Monte (Šmarje, ndr),<br />
ed il loro sfacelo sembra essere ormai acconcio per la<br />
vegetayione boschiva. Le arenarie calcareo-quaryose a<br />
foraminiferi compajono colle precedenti tra Antignano e<br />
32<br />
le Scoffie e nel tratto da Paugnano e Maresego. Hanno<br />
uno sviluppo affatto subor<strong>di</strong>nato e corrispondono al<br />
piano dei conglomerati quaryosi del Friuli orientale, che<br />
mancano all’Istria. Le marne finalmente si alternano<br />
costantemente colle arenarie; man on raggiungono<br />
giammai potenya delle argille inferiori. Hanno un<br />
colore piuttosto sbia<strong>di</strong>to, si impastano poco coll’acqua,<br />
si sgretolano facilissimamente, e danno una sensibile<br />
effervescenza cogli aci<strong>di</strong>. Sono anch’esse povere man on<br />
assolutamente mancanti <strong>di</strong> tracce organiche. Spesso poi<br />
presentano delle concrezioni calcari, che senza avere una<br />
forma definita, pure accennano a qualche forza biologica,<br />
che abbia contribuito alla loro formazione. Potrebbero<br />
essere coproliti o spongiari. La mancanza <strong>di</strong> fosfati però,<br />
constatata dall’egregio collega prof. Nallino, rende più<br />
accetta la seconda ipotesi. Qualunque sia la loro origine,<br />
ne accenno la presenza perchè sono comunissime a<br />
questo livello in tutta l’Istria e nel Friuli, e quand’anche<br />
altro non fossero che concrezioni calcari formate per<br />
se<strong>di</strong>mentazione chimica ponno avere tuttavia un certo<br />
valore come carattere litologico.<br />
Le relazioni stratigrafiche e più ancora le proporzioni<br />
<strong>di</strong> potenza <strong>di</strong> queste rocce superiori ai conglomerati<br />
calcari, variano dall’uno all’altro estremo del territorio. È<br />
abbastanza costante una zona <strong>di</strong> marne giallicce a straterelli<br />
sottili, alternate con straterelli arenacei, che ricopre il più<br />
recente banco <strong>di</strong> conglomerato a Paugnano e Maresego<br />
colla me<strong>di</strong>a potenza <strong>di</strong> 30 metri. È la ripetizione <strong>di</strong> una<br />
serie identica, che affiora lungo la vallata del Fiumicino<br />
tra il secondo ed il terzo dei banchi nummulitici in<strong>di</strong>cati<br />
sulla Carta. Nell’alta valle del Risano queste zone <strong>di</strong><br />
marne superiori ai potenti banchi <strong>di</strong> conglomerati quivi<br />
affioranti sono più sviluppate, più estese e più contorte,<br />
in causa dell’arrovesciamento stratigrafico, che a breve<br />
<strong>di</strong>stanza ritorce e capovolge tutta la serie eocenica.<br />
In generale le arenarie e le marne sono equabilmente<br />
sviluppate nell’area del territorio <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria, per guisa<br />
che io credo quivi avvenga la transizione tra la prevalenza<br />
<strong>di</strong> arenarie, che si osserva nelle valli del Vipacco (Vipava,<br />
ndr), <strong>della</strong> Poika e del Friuli, e la prevalenza delle marne,<br />
che in tutta l’Istria si rimarca al contatto od a breve<br />
<strong>di</strong>stanza dalle zone fossilifere. Ovunque po igli strati più<br />
recenti <strong>di</strong> questa zona arenaceo-marnosa presentano una<br />
struttura più grossolana e più frequente la presenza delle<br />
sabbie quarzose e micacee. Nelle arenarie <strong>di</strong> osservano<br />
anche dei gran<strong>di</strong> ver<strong>di</strong> <strong>di</strong> clorite, che hanno una speciale<br />
importanza per le relazioni cronologiche colle formazioni<br />
laviche dell’Eocene, le quali contemporaneamente a questi<br />
depositi e a breve <strong>di</strong>stanza si espandevano per vulcani<br />
insulari e sottomarini là dove al presente ondeggiano<br />
ridenti e feraci i colli Berici ed Euganei. Questi granelli<br />
ver<strong>di</strong> si rinvengono anche nei calcari arenacei e fossiliferi<br />
<strong>di</strong> Nugla, presso Pinguente e del M. Camus, presso Pisino,<br />
ed accennano ad emersioni doloritiche o basaltiche <strong>di</strong><br />
qualche periodo anteriore ma parimenti eocenico.<br />
Le arenarie quarzose e le marne arenacee, giallognole,<br />
sono i terreni più recenti, che si osservano nel territorio.
Stante l’accennata <strong>di</strong>sposizione stratigrafica, prevalgono<br />
lungo i dossi delle colline che circondano Capo<strong>di</strong>stria.<br />
Nel suo complesso, la formazione arenaceo-marnosa,<br />
coi banchi nummulitici compresi, appartiene all’Eocene<br />
me<strong>di</strong>o. Presenta un graduale passaggio dalla forma<br />
argillosa, prevalente all’aurora <strong>di</strong> questo periodo, alla<br />
forma arenacea, che facevasi sempre più mcomune verso<br />
la fine del periodo stesso.<br />
Nel periodo dell’Eocene superiore la regione emerse e le<br />
forze endogene ed esogene tracciarono la sua stratigrafia<br />
e l’abbozzo <strong>della</strong> sua orografia. A questo primo periodo <strong>di</strong><br />
emersione corrisponde la profonda abrasione per azione<br />
meteorica e torrenziale <strong>della</strong> formazione arenaceo-marnosa<br />
nelle aree ove è messo a nudo il calcare nummulitico. Ad<br />
esso tenne <strong>di</strong>etro una sommersione, in epoca miocenica,<br />
durante la quale venne eruttata e <strong>di</strong>spersa la Terra rossa.<br />
Dal Miocene me<strong>di</strong>o in poi la regione che abbiamo<br />
brevemente esaminata rimase emersa e si stabilirono<br />
in essa, per opera <strong>di</strong>uturna <strong>della</strong> causa accennata, quei<br />
dettagli orografici ed idrografici ond’è morbidamente<br />
plasmata e profondamente solcata, in relazione colla<br />
grande ero<strong>di</strong>bilità <strong>della</strong> prevalente formazione arenaceomarnosa.<br />
Nelle epoche posterziarie perdurò attivissimo e tuttogiorno<br />
continua questo lavorio dagli agenti esogeni; instancabile,<br />
utilmente o dannosamente efficace, a seconda del partito<br />
che ne sa trarre l’industria agraria. Il prodotto <strong>di</strong> questo<br />
lavorio erosivo, esercitato per una sequela non solo <strong>di</strong><br />
perio<strong>di</strong>, ma <strong>di</strong> intere epoche geologiche, venne quasi<br />
interamente ingojato dal mare; meno il piccolo tratto delle<br />
accennate alluvioni del Risano e del Fiumicino. Alluvioni<br />
finissime, marnose, acquitrinose, pochissimo elevate sul<br />
livello marino; quantunque la potenza ne debba essere<br />
ragguardevole. La scomparsa, o meglio <strong>di</strong>remo, la<br />
Paesaggio lunare sul Sermino<br />
La città<br />
sommersione dei prodotti dell’alluvione posmiocenica è<br />
una prova non dubbia <strong>di</strong> una sommersione <strong>della</strong> regione<br />
intera dal miocene in poi, forse continuatasi anche in<br />
epoca antropozoica.<br />
I poco estesi tratti alluvionali serpeggiano tortuosi e sempre<br />
più assottigliati lungo i torrenti, generalmente mantenendo<br />
la loro natura argillosa e la scarsezza <strong>di</strong> ciottoli. La natura<br />
delle rocce formanti i rispettivi bacini idrografici e più<br />
ancora l’indole torrenziale dei corsi d’acqua (esagerata<br />
dalle locali con<strong>di</strong>zioni climatologiche, per cui rovesci <strong>di</strong><br />
acque <strong>di</strong>luviali e piene fangose e temporanee si alternano<br />
con lunghi perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> siccità e <strong>di</strong> magra, o <strong>di</strong> assoluto<br />
esaurimento) sono le cause dell’accennata mancanza<br />
<strong>di</strong> ciottoli, che può <strong>di</strong>rsi generale nelle alluvioni <strong>della</strong><br />
penisola istriana. Le stesse cause d’altronde rendono<br />
assai bizzarro il regime degli accennati torrenti. Ognora<br />
strozzati da confluenti, che apportano uno straor<strong>di</strong>nario<br />
tributo <strong>di</strong> dejezione, si aggirano tortuosi e lenti laddove<br />
dovrebbero essere rapi<strong>di</strong>. Un filo d’acqua <strong>di</strong>venta poco<br />
presso uno stagno profondo; quin<strong>di</strong> ricompare putrido<br />
e schiumoso per <strong>di</strong>sperdersi poco dopo nella fangosa<br />
macerie, che ingombra il letto.<br />
Il fiume-torrente Risano presenta una copia maggiore e<br />
più costante <strong>di</strong> acque; poiché trova una fonte perenne a<br />
levante <strong>di</strong> Covedo al contatto <strong>della</strong> marna con un potente<br />
banco <strong>di</strong> calcare nummulitico. La prima serve <strong>di</strong> strato<br />
coibente; il secondo <strong>di</strong> strato bibulo, unitamente agli altri<br />
strati calcari, che si incurvano bizzarramente nell’a<strong>di</strong>acente<br />
altipiano da Podpecchio (Podpeč, ndr) a Cernical (Črni<br />
kal, ndr) e ricompaiono a ponente colla cresta da Covedo<br />
a Figarolla (Smokvica, ndr). *<br />
* L’opuscolo <strong>di</strong> conclude con l’elenco dei fossili rinvenuti<br />
nei territori <strong>di</strong> Isola e Capo<strong>di</strong>stria<br />
33
La città<br />
34<br />
Scorci <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria nelle poesie <strong>di</strong> Luciana Artioli<br />
Luciana Artioli, nata Scher, è stata insegnante <strong>di</strong> classe a Bertocchi, Sicciole, S. Lucia e infine nella sua<br />
Capo<strong>di</strong>stria. Da quando è in pensione (2005) si <strong>di</strong>letta a scrivere anche qualche poesia. »Le scrivo in pochi minuti«<br />
ci ha confidato » trovando l’ispirazione da scene, immagini e pensieri che incontro passeggiando«. Luciana ha<br />
scritto decine <strong>di</strong> poesie. Per questo numero de La Città ne ha scelte quattro.<br />
Nebbia<br />
Non si vedono più<br />
le pittoresche<br />
vette immacolate<br />
che <strong>di</strong>vidono<br />
all’orizzonte:<br />
il mare dal cielo;<br />
ne’ le fertili<br />
colline<br />
racchiudono<br />
a semicerchio<br />
la ridente baia.<br />
Il grigio perla<br />
predomina<br />
e copre il tutto.<br />
L’intricatissima<br />
e fittissima<br />
ragnatela<br />
dello zucchero filato<br />
avvolge le persone<br />
rendendole<br />
<strong>di</strong>afane, eteree<br />
pronte<br />
a prendere il volo<br />
verso<br />
mon<strong>di</strong> e destini<br />
ignoti ed inverosimili.<br />
La passeggiata <strong>della</strong><br />
Seme<strong>della</strong><br />
E arrivò la Candelora<br />
…portando bora…<br />
E come da vecchia usanza…<br />
Sole e tanta speranza.<br />
Anche Capo<strong>di</strong>stria<br />
Ne fu miracolata,<br />
da morta…a nuova linfa<br />
fu beneficiata.<br />
Il tratto<br />
più ammirato?<br />
Il ponte <strong>di</strong> Seme<strong>della</strong><br />
appena ultimato!<br />
Ora, largo ed ampio<br />
Come una pista d’aeroporto<br />
A gran<strong>di</strong> e piccoli<br />
offre conforto.<br />
I piccolini<br />
su pattini o in carrozzina<br />
offrono davvero<br />
una bella vetrina<br />
Giovani ed adolescenti<br />
aspirano ad un incontro duraturo<br />
che li veda protagonisti<br />
anche nel futuro<br />
Adulti ed anziani<br />
Passeggiano lentamente<br />
Tenedosi a braccetto o per mano<br />
Teneramente<br />
Bella l’idea appena realizzata.<br />
Porta forza e vigore<br />
a tutti coloro<br />
che l’hanno sempre amata.<br />
Effetto bora<br />
Fa freddo.<br />
Imposte e finestre<br />
sono chiuse quasi ermeticamente<br />
ma contro i vetri intirizziti<br />
le tende <strong>della</strong> cucina<br />
si gonfiano e sgonfiano<br />
ritmicamente<br />
afflosciandosi infine ormai esauste<br />
In piazza<br />
le foglie rattrappite ed infreddolite<br />
ballano<br />
il loro ultimo girotondo.<br />
In riva al mare<br />
la carreggiata e i marciapie<strong>di</strong><br />
sono coperti<br />
da tappeti multicolori<br />
<strong>di</strong> sacchetti <strong>di</strong> plastica<br />
<strong>di</strong> varie grandezze;<br />
tra poco saranno raggiunti<br />
da altri coetanei<br />
protagonisti<br />
in questo momento<br />
<strong>di</strong> invi<strong>di</strong>abili e vertiginose<br />
contorsioni, capovolte, acrobazie<br />
risultando<br />
migliori artisti <strong>di</strong> strada<br />
del momento,<br />
coa<strong>di</strong>uvati<br />
da raffiche <strong>di</strong> bora<br />
che oltrepassano i 110 km orari<br />
Assonnato e muto<br />
il porto.<br />
La fontana infreddolita<br />
La fontana<br />
ha indossato<br />
la camicetta bianca;<br />
sembra una ballerina classica<br />
dal tutù bianco<br />
molto elegante.<br />
Ieri<br />
nel pieno<br />
del suo fulgore<br />
sprizzava acqua<br />
da tutti i pori<br />
e roteandola<br />
con mille girandole<br />
la lanciava<br />
in tutte le <strong>di</strong>rezioni<br />
per poi…<br />
farla cadere<br />
sotto forma<br />
<strong>di</strong> un lanugginoso fungo.<br />
Ora, stende<br />
Le sue braccia inermi<br />
In attesa<br />
Di giorni migliori,<br />
non offrendo<br />
refrigerio<br />
ma pur sempre<br />
spettacolo.
La città<br />
La scorsa estate su Ra<strong>di</strong>o Capo<strong>di</strong>stria è andata in onda una trasmissione dal titolo “Cervelli in fuga”. Sono<br />
stati contattati <strong>di</strong>versi giovani istriani e fiumani che oggi vivono o hanno avuto esperienze <strong>di</strong> lavoro all’estero.<br />
Per gentile concessione del caporedattore dell’emittente, Aljoša Curavić, riportiamo la trascrizione delle<br />
interviste ad alcuni ragazzi provenienti da Capo<strong>di</strong>stria.<br />
Barbara Visintin, promotore turistico in Dalmazia<br />
Barbara Visintin<br />
Dove sei e <strong>di</strong> che cosa <strong>di</strong> occupi?<br />
Io girovago tra Spalato e il delta<br />
<strong>della</strong> Neretva. Stiamo facendo un po’<br />
<strong>di</strong> promozione turistica <strong>della</strong> zona.<br />
Spalato è già ben nota, invece questa<br />
zona più a sud lo è <strong>di</strong> meno anche<br />
se meriterebbe perchè vive ancora<br />
delle sue tra<strong>di</strong>zioni naturalistiche e<br />
storiche. Recentemente a Vid, l’antica<br />
Narona, sono stati scoperti i resti <strong>di</strong> un<br />
tempio de<strong>di</strong>cato ad Augusto, primo<br />
imperatore romano, con se<strong>di</strong>ci statue<br />
quasi intatte alte tre metri.<br />
Tu nasci a Capo<strong>di</strong>stria. Dove hai<br />
abitato?<br />
Sempre a Seme<strong>della</strong> e ho fatto l’asilo,<br />
l’elementare e il ginnasio italiani a<br />
Capo<strong>di</strong>stria.<br />
Che cosa avresti voluto fare da<br />
grande?<br />
Ricordo che già a 13 anni<br />
cominciavamo a collaborare col<br />
»Cantuccio dei bambini«, programma<br />
scolastico che andava in onda su<br />
Ra<strong>di</strong>o Capo<strong>di</strong>stria. Da lì ho iniziato<br />
un percorso che poi ho seguito anche<br />
i miei stu<strong>di</strong>.<br />
Tuo padre è Giorgio Visintin,<br />
giornalista, attore <strong>di</strong> teatro. Quanto<br />
hanno influito i genitori sulle scente<br />
che hai fatto?<br />
Beh, ho sempre bazzicato<br />
quest’ambiente, tra ra<strong>di</strong>o e televisione,<br />
essendo mio padre per tanto tempo<br />
impegnato in questo campo. Ma<br />
penso che, a prescindere dai genitori,<br />
è una cosa che nasce dentro <strong>di</strong> te. O la<br />
senti o non la senti. Per fare ra<strong>di</strong>o, per<br />
fare televisione devi avere qualcosa<br />
dentro. E non esser timido, non avere<br />
paura.<br />
Che poi tuo padre, Visintin, ha<br />
sposato tua mamma che <strong>di</strong> cognome<br />
faceva Vižintin…<br />
Loro si sono incontrati in ra<strong>di</strong>o proprio<br />
per questo motivo, perchè mio padre<br />
era curioso <strong>di</strong> vedere questa fanciulla<br />
appena arrivata che portava lo stesso<br />
cognome, o quasi. Stanno insieme<br />
ormai da più <strong>di</strong> cinquant’anni.<br />
Gli stu<strong>di</strong> ti portano a Bologna.<br />
A Bologna perchè ho seguito gli<br />
stu<strong>di</strong> inerenti alla comunicazione <strong>di</strong><br />
massa presso il Dams. E lì ho passato<br />
un periodo bellissimo.Tra l’altro a<br />
Bologna ho trovato parecchi studenti<br />
istriani.<br />
Quale argomento hai scelto per la<br />
tesi <strong>di</strong> laurea?<br />
L’informazione e la multiculturalità<br />
in un territorio <strong>di</strong> confine, tesi tra<br />
l’altro anche pubblicata a Bologna.<br />
Vent’anni dopo il destino ti porta<br />
ancora più lontano da casa, nel sud<br />
<strong>della</strong> Dalmazia.<br />
Un incontro con un’ex simpatia<br />
dalmata dopo più <strong>di</strong> vent’anni. Ero<br />
in vacanza e rivedo questo ragazzo,<br />
ormai uomo, <strong>di</strong> cui non ricordavo<br />
neanche il nome. E poi mi ha convinta<br />
a restare lì. A Komarna, 70 km a nord<br />
<strong>di</strong> Dubrovnik.<br />
E lì ti sei de<strong>di</strong>cata al turismo.<br />
Alla promozione soprattutto per gli<br />
ospiti italiani e francesi. Gli italiani<br />
poi apprezzano molto questi luoghi<br />
già dominio <strong>della</strong> Repubblica veneta.<br />
Pensa che nei vecchi libri catastali<br />
ve<strong>di</strong> comparire prima l’italiano e<br />
Le statue romane <strong>di</strong> Vid presso Metković<br />
35
La città<br />
subito dopo la lingua croata. Anche<br />
nel <strong>di</strong>aletto ci sono un sacco <strong>di</strong> termini<br />
che derivano da quelli veneti.<br />
Com’è stata la stagione<br />
quest’anno?<br />
La crisi si sente. Le vacanze durano<br />
<strong>di</strong> meno, sette invece <strong>di</strong> 14 giorni.<br />
Comunque non ci lamentiamo.<br />
Un consiglio per visitare una<br />
Dalmazia <strong>di</strong>versa?<br />
La valle <strong>della</strong> Neretva. Molti sloveni<br />
vengono per fare nuove esperienze<br />
naturalistiche, anche a raccogliere i<br />
famosi mandarini <strong>di</strong> queste parti. Il<br />
fiume, nella parte finale, è amato dai<br />
36<br />
Para<strong>di</strong>so dei surfisti<br />
giovani che fanno il kite-surfing.<br />
Molti <strong>di</strong> noi passerebbero volentieri<br />
una settimana in Dalmazia. Ma<br />
viverci è un’altra cosa. Cosa ti<br />
manca dell’Istria?<br />
Mi mancano certe cose legate alle<br />
attività culturali, certe specialità<br />
culinarie…però adesso mi sto<br />
impegnando a scoprire le peculiarità<br />
dei posti che frequento. Recentemente<br />
ho scoperto le isole Elafiti, davanti a<br />
Dubrovnik, dove si scoprono storie<br />
interessanti. E’ bello instaurare un<br />
rapporto con la gente del posto. I<br />
dalmati sono molto socievoli, noi<br />
I famosi mandarini <strong>della</strong> valle del Narenta (Neretva).<br />
siamo forse un po’ più riservati. E<br />
questo mi ha dato un po’ fasti<strong>di</strong>o<br />
all’inizio, ma poi ci si adatta.<br />
Con tuo figlio parli italiano e o<br />
croato?<br />
Io in italiano, il papà in croato. Lui è<br />
bravo perchè a due anni ha già capito<br />
che con la mamma si parla in una<br />
lingua, col papà in un’altra. Gli devo<br />
fare i complimenti.<br />
Hai detto che passi alcuni mesi<br />
all’anno a Spalato, sai che c’è una<br />
Comunità degli italiani?<br />
So dove si trova, ma non ho ancora<br />
avuto il piacere <strong>di</strong> visitarla. A Zara<br />
tra l’altro stanno aprendo un asilo con<br />
lingua <strong>di</strong> insegnamento <strong>italiana</strong>. Io mi<br />
augurerei, un giorno, che si potesse<br />
replicare questa cosa anche a Spalato.<br />
Fra l’altro qui ci sono un sacco <strong>di</strong><br />
stranieri, ho avuto l’opportunità <strong>di</strong><br />
conoscere delle coppie miste, per cui<br />
il bilinguismo tra i bambini è una cosa<br />
abbastanza <strong>di</strong>ffusa. A volte capita <strong>di</strong><br />
sentir parlare questi bambini in tre,<br />
quattro lingue <strong>di</strong>verse.<br />
C’è una ra<strong>di</strong>o a Spalato che<br />
trasmette anche in italiano. Potresti<br />
chiedere <strong>di</strong> collaborare?<br />
Mi piacerebbe. Non sono ancora<br />
riuscita ad organizzarmi da questo<br />
punto <strong>di</strong> vista, però sicuramente un<br />
incontro sarebbe benvenuto.
Luca Jankovič, tra le ramblas <strong>di</strong> Barcellona<br />
La città<br />
Lui si definisce un meticcio istro-vojvođan, sua madre è la rovignese prof. Daniela Paliaga, ex preside del Liceo<br />
»Sema« <strong>di</strong> Pirano, suo padre è Stevan Janković ex responsabile tecnico <strong>di</strong> Ra<strong>di</strong>o Koper-Capo<strong>di</strong>stria nato in Vojvo<strong>di</strong>na.<br />
Ha frequentato l’elementare <strong>italiana</strong> a Capo<strong>di</strong>stria. Oggi vive in Spagna, a Barcellona.<br />
¿Como estas, todo bien Luca?<br />
Todo bien. Un saluto gran<strong>di</strong>ssimo a tutti i connazionali,<br />
gli amici dell’Istria e dei Balcani.<br />
Da quanti anni sei a Barcellona?<br />
Vivo in Catalogna praticamente dal 2000.<br />
Sai che hai già un po’ <strong>di</strong> accento catalano?<br />
Come se fossi nato qua, tutti me lo <strong>di</strong>cono.<br />
La conoscenza dell’istro-veneto t’ha aiutato ad<br />
assimilare la loro lingua?<br />
Sì, evidentemente conoscendo sia l’istro-veneto che<br />
l’italiano ho imparato velocemente entrambe le lingue.<br />
Qui ci sono il catalano, la lingua autoctona che si parla<br />
qui a Barcellona, e il castigliano, lo spagnolo conosciuto<br />
nel mondo.<br />
Ma sono simili, no?<br />
Sono due lingue romanze simili però <strong>di</strong>verse, con le loro<br />
particolarità.<br />
Hai vissuto l’infanzia a Capo<strong>di</strong>stria. Asilo e primi anni<br />
scolastici a Seme<strong>della</strong>…<br />
L’asilo e poi la prima e la seconda dov eranamo eravamo<br />
in sei. Ho dei ricor<strong>di</strong> bellissimi <strong>della</strong> scuola <strong>di</strong> San Marco.<br />
Facevamo un pezzo <strong>di</strong> strada insieme con gli alunni<br />
<strong>della</strong> scuola slovena Anton Ukmar, poi ci <strong>di</strong>videvamo<br />
all’incrocio.<br />
Fanno un buon caffè a Barcellona?<br />
Insomma, lascia abbastanza a desiderare in confronto al<br />
caffè sia da noi che in Italia.<br />
Hai vissuto 14 anni a Capo<strong>di</strong>stria. Ricor<strong>di</strong><br />
particolari?<br />
Ricor<strong>di</strong> molti. Io ho vissuto a San Marco quando ancora<br />
il cucuzzolo del monte non era urbanizzato, non c’erano<br />
ancora tutti quegli e<strong>di</strong>fici e si correva per il verde delle<br />
campagne, a rubare la frutta o a far ne delle nostre, a<br />
picchiarci o scemenze come fumare delle liane. Parliamo<br />
dei primi anni ‘80.<br />
Amici <strong>di</strong> allora?<br />
Gregor, Damian, Dimitri…con questi sono rimasto in<br />
contatto e sempre quando torno a casa facciamo una<br />
rimpatriata. Ma anche con altri, perchè a partire dalla<br />
terza classe sono andato alla scuola <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria.<br />
Poi la famiglia si trasferisce a Pirano. E lì hai suonato<br />
con l’orchestra a fiati.<br />
Sì, suonavo il bombar<strong>di</strong>no o corno tenore. Un gruppo<br />
fantastico capitanato dall’allora presidente dell’orchestra<br />
Radojkovič. Abbiamo fatto anche molte gare<br />
internazionali.<br />
Hai frequentato il Liceo »Antonio Sema« <strong>di</strong> Pirano,<br />
dov’era preside tua madre. Era un bene avere la madre<br />
come preside, o era più <strong>di</strong>fficile?<br />
Io <strong>di</strong>rei che non ho avuto facilitazioni, semmai ho avuto<br />
(interni miei) più problemi relazionati con i sensi <strong>di</strong> o<strong>di</strong>o<br />
profondo verso mia madre quando la vedevo fare da<br />
preside.<br />
Poi negli anni <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o vai a Siena. Come mai?<br />
Ho fatto prima un’incursione a Trieste a Economia e<br />
Commercio. E’ andata male, non era la mia vocazione. Poi<br />
ho deciso <strong>di</strong> cambiare ambiente, avevo la passione <strong>della</strong><br />
biologia e <strong>della</strong> me<strong>di</strong>cina. Scelsi scienze infermieristiche<br />
e a Siena ho passato tra i migliori anni <strong>della</strong> mia vita<br />
giovanile. In autonomia, in solitario nella Casa dello<br />
studente <strong>di</strong> Siena. Un’esperienza bellissima che consiglio<br />
a chiunque abbia la possibilità <strong>di</strong> mandare i propri figli a<br />
stu<strong>di</strong>are fuori.<br />
E poi hai conosciuto degli studenti spagnoli.<br />
All’ultimo anno conobbi un gruppo <strong>di</strong> spagnoli coi quali<br />
uscivamo. Conobbi Marta, la mia o<strong>di</strong>erna moglie e da<br />
quel momento non ci siamo più separati.<br />
Parliamo <strong>di</strong> Barcellona, città <strong>della</strong> Spagna, capoluogo<br />
catalano. Come convivono queste due culture?<br />
Fui piacevolmente sorpreso quando venni qui e vi<strong>di</strong><br />
come sono integrate queste due culture. E’ una cosa<br />
interessantissima da vedere quando persone <strong>di</strong>verse<br />
parlano in una conversazione uno il catalano l’altro il<br />
castigliano e non c’è nessun problema.<br />
Sono situazioni che per noi non sono nuove, no?<br />
Certo. Anche se da noi, almeno questa era la mia<br />
esperienza, se entrambi parlavano italiano si parlava in<br />
italiano, se uno dei due parlava sloveno era più facile<br />
passare alla sua lingua. In Istria capita anche <strong>di</strong> mescolare<br />
i due i<strong>di</strong>omi, qua non mescolano.<br />
Hai una figlia <strong>di</strong> due anni e mezzo. In che lingua le<br />
parli.<br />
Io le parlo in serbo, con non poche <strong>di</strong>fficoltà. Ho deciso <strong>di</strong><br />
parlarle in serbo perchè abbia almeno un po’ <strong>di</strong> background<br />
37
La città<br />
<strong>di</strong> lingue slave.<br />
E l’italiano lo imparerà?<br />
L’italiano Lara lo parla già. Con la nonna parla italiano.<br />
Con me e il nonno parla in serbo. Con la nonna materna<br />
parla in castigliano e con sua madre parla catalano. Quin<strong>di</strong><br />
parla quattro lingue <strong>di</strong>stinguendole perfettamente. E <strong>di</strong>ce<br />
anche qualche parola in inglese.<br />
Di che cosa ti occupi a Barcellona?<br />
Cominciai facendo <strong>di</strong> tutto, poi approfittai <strong>di</strong> quello che<br />
era il miracolo spagnolo legato alla costruzione. Feci<br />
un master <strong>di</strong> prevenzione sui rischi del lavoro. Poi ho<br />
aggiunto alle mie competenze le norme ISO, mi occupo<br />
<strong>di</strong> certificazioni per <strong>di</strong>verse <strong>di</strong>tte.<br />
È impegnativo?<br />
È impegnativo però ti da anche un grado <strong>di</strong> libertà perchè<br />
puoi pianificarti le cose che hai da fare.<br />
Hai definito la Spagna come un Balkan na Zapadu,<br />
ossia Balcani d’Occidente. Perchè?<br />
Perchè hanno parecchi elementi del carattere balcanico.<br />
Fare le cose lentamente, il gusto <strong>di</strong> fare festa, vivace vita<br />
sociale.<br />
Se penso a Barcellona mi viene in mente innanzitutto<br />
la Sagrada familia <strong>di</strong> Gaudì. Tu che ci vivi, ve<strong>di</strong> la città<br />
con occhi <strong>di</strong>versi…<br />
Barcellona secondo me ha bisogno <strong>di</strong> più <strong>di</strong> un giorno<br />
per essere visitata. Se uno si cala nella <strong>di</strong>mensione storica<br />
<strong>di</strong> quella che è stata l’evoluzione urbanistica e socioeconomica<br />
<strong>di</strong> questa città, può trovare delle piacevoli<br />
sorprese. Barcellona fa un salto <strong>di</strong> qualità bestiale, a<br />
cavallo tra il XIX e il XX secolo, con notevoli innovazioni<br />
urbanistiche aportate dal piano urbanistico Ildefons Cerdà<br />
38<br />
e con il grande architetto dell’art noveau Antoni Gaudì che<br />
incastona delle gemme fantastiche nel nucleo urbano. Ma<br />
non c’è solo Barcellona: nei <strong>di</strong>ntorni ci sono sia citta<strong>di</strong>ne<br />
sia posti con una bellezza naturale <strong>di</strong> rilievo.<br />
Parliamo <strong>di</strong> cucina. Cosa ci puoi <strong>di</strong>re in merito?<br />
La cucina è strepitosa. I dolci sono migliori da noi, ma<br />
il loro prosciutto (il jamon) è il re, non ha rivali nel<br />
mondo. Hanno piatti semplici ma buoni: uno, tipico <strong>della</strong><br />
Catalogna, è il pa am tumata, che vuol <strong>di</strong>re pane col<br />
pomodoro. Prendono il pezzo <strong>di</strong> pane, lo spalmano con<br />
un pomodoro tagliato a metà, un po’ d’olio e <strong>di</strong> sale. E’ un<br />
elemento che accompagna i pasti e non manca mai sulle<br />
tavole catalane.<br />
Cosa ti piace <strong>della</strong> Spagna e cosa ti manca dell’Istria?<br />
Dell’Istria mi manca tantissimo l’aria, la bora. Mi manca<br />
quella sicurezza che ti da lo stare vicino alla tua famiglia,<br />
ai tuoi amici. La Spagna è un paese molto accogliente,<br />
dove si sta molto bene e ha tantissime cose positive che<br />
non basterebbe un’ora per spiegarle tutte.<br />
Non ti hanno mai fatto pesare il fatto <strong>di</strong> essere uno<br />
straniero?<br />
No, mai. Anche se è stato <strong>di</strong>fficile far capire da dove<br />
venivo. Specie quando la Slovenia non era ancora<br />
entrata nella Comunità europea, sapevano qualcosa <strong>della</strong><br />
Jugoslavia, poi confondevano con la Slovacchia. Adesso<br />
questo non succede. Tutti sanno dov’è la Slovenia.<br />
Ti manca il <strong>di</strong>aletto?<br />
Molto. Ma ogni tanto mi scappa qualche ‘nostra’<br />
parolaccia.<br />
Qualche consiglio per visitar la Spagna.<br />
Ciodeve tempo. Merita andar al sud, nord, centro, i paesi<br />
baschi, le Asturie, in Galizia. Xe posti belissimi, la gente<br />
xe fantastica. E po’ andar a Madrid che xe una città<br />
favolosa. E vegnir a Barcellona che ga una vita <strong>di</strong>urna e<br />
notturna portentosa. Qualsiasi stagion va ben, perchè qua<br />
no fa mai fredo, l’unica se i vien in estate fa abastanza<br />
caldo.<br />
Se uno che ti conosce viene a Barcellona, può<br />
contattarti?<br />
Ha l’obbligo <strong>di</strong> contattarmi, se no m’incavolo.<br />
Un saluto a tutti quelli che mi conoscono, mi mancate<br />
tantissimo.
Sara Bičić, traduttrice al Parlamento europeo<br />
Sara da quanto tempo sei in Lussemburgo?<br />
Sono venuta nell’ottobre del 2005, dunque sono sei anni.<br />
Di che cosa ti occupi?<br />
Lavoro all’unità <strong>di</strong> lavoro slovena nel Parlamento europeo.<br />
Gli uffici si trovano a Lussemburgo anche se il Parlamento<br />
lavora per la maggior parte a Bruxelles. Faccio un po’<br />
<strong>di</strong> traduzione, poi siccome ho stu<strong>di</strong>ato giurisprudenza mi<br />
occupo <strong>della</strong> terminologia legale.<br />
Traduci da che lingua?<br />
Quando sono venuta qui traducevo dall’italiano e<br />
dall’inglese. Poi ho aggiunto anche il francese.<br />
Tra l’altro quali sono le lingue ufficiali in<br />
Lussemburgo?<br />
Il lussemburghese - che prima non sapevo nemmeno<br />
esistesse - si parla molto francese e quasi tutti parlano<br />
anche il tedesco.<br />
Sei nata a Capo<strong>di</strong>stria. Hai frequentato le scuole<br />
italiane?<br />
Sono andata solo all’asilo italiano, e quando i miei genitori<br />
hanno constatato che non sapevo niente <strong>di</strong> sloveno hanno<br />
pensato bene <strong>di</strong> mandarmi alle scuole slovene: l’elementare<br />
“Pinko Tomažič”, il Ginnasio sloveno e Giurisprudenza a<br />
Lubiana. Quand’ero piccola parlavo sempre in italiano e<br />
devo <strong>di</strong>re che sono sempre rimasta in contatto con alcuni<br />
miei compagni <strong>di</strong> asilo.<br />
Col padre, il giornalista Eros Bičić, parlavi in lingua<br />
o <strong>di</strong>aletto?<br />
Sempre <strong>di</strong>aletto. Anche adesso con i parenti <strong>di</strong> Albona<br />
parlo sempre istro-veneto.<br />
Frequentando la scuola slovena, all’ora <strong>di</strong> italiano eri,<br />
suppongo, la più brava…<br />
Sì, però non ero l’unica a parlare italiano a casa. Sai com’è<br />
da noi: non tutti quelli che parlano italiano frequentano le<br />
scuole italiane.<br />
Come ci sono tanti bambini <strong>di</strong> madrelingua slovena<br />
che frequentano le scuole italiane.<br />
Esatto. Penso anche che questo sia il bello <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria<br />
e delle nostre parti.<br />
Perché hai scelto Giurisprudenza?<br />
Un po’ per caso. Avevo i voti per andare dove volevo,<br />
ma non avevo le idee chiare su dove proseguire. Mi sono<br />
sempre piaciute le lingue, però pensavo che se stu<strong>di</strong><br />
lingue poi devi andare a insegnare. Non ero certa <strong>di</strong><br />
voler far questo. Allora, con un po’ <strong>di</strong> fortuna, ho scelto<br />
Giurisprudenza ed ho fatto la cosa giusta. Ho trovato un<br />
lavoro che combina le due cose. Prima ho lavorato per tre<br />
anni dall’avvocato Starman, dove ho imparato tantissimo.<br />
Poi ho aderito a un bando per un posto <strong>di</strong> lavoro a<br />
Lussemburgo e adesso sono qua.<br />
A cosa bisogna adattarsi quando si va all’estero?<br />
Prima <strong>di</strong> tutto la lingua. Ho dovuto imparare il francese<br />
perché molti non comprendono l’inglese. Poi il modo <strong>di</strong><br />
vivere, i prezzi.<br />
La città<br />
Raccontami una tua giornata tipo.<br />
Se il Parlamento non è in sessione si viene in ufficio verso<br />
le 9 e si lavora fino alle 17 o 18, a seconda <strong>di</strong> quanto si<br />
ha da fare. Otto ore lavorative con un’ora in mezzo per il<br />
pranzo. Se il Parlamento è in sessione si lavora in turni<br />
a volte anche fino a mezzanotte. Ci sono dei testi che<br />
arrivano a ora tarda dalle sessioni che bisogna tradurre in<br />
tempi brevi.<br />
Quanti siete nell’unità <strong>di</strong> traduttori in sloveno?<br />
Trenta traduttori e altri venti tra assistenti e stagisti.<br />
Ma non sarebbe più facile se gli eurodeputati<br />
adottassero una sola lingua? Sai che risparmio…<br />
Il fatto del multilinguismo è l’anima del Parlamento<br />
europeo. Penso sia affascinante sentire i deputati che si<br />
alzano prendendo la parola nella loro lingua. Già adesso<br />
si fa ricorso a lingue franche come il francese e l’inglese,<br />
però se non si usassero più le lingue dei Paesi si perderebbe,<br />
39
La città<br />
secondo me, l’essenza del Parlamento europeo.<br />
Lussemburgo, mezzo milione <strong>di</strong> abitanti. Come si<br />
vive?<br />
Lo standard è molto alto. Le paghe sono alte ma anche i<br />
prezzi sono alti. Uno che lavora in banca può guadagnare<br />
cinque-sei mila euro, ma poi paga due mila euro <strong>di</strong> affitto<br />
o 500 mila euro un appartamento, un cocktail 15 euro. In<br />
Svizzera, in Norvegia è la stessa cosa.<br />
Però se viene in vacanza qui da noi se la passa bene.<br />
Eh sì, questo sì.<br />
Cosa ti manca dell’Istria?<br />
40<br />
Il Parlamento europeo<br />
Lussemburgo<br />
Dirò una cosa banalissima, ma <strong>di</strong>co il mare. Non ho mai<br />
sofferto il tempo, la pioggia…però adesso cosa darei per<br />
un po’ più <strong>di</strong> sole e avere il mare vicino.<br />
Quando ti chiedono <strong>di</strong> dove sei, cosa rispon<strong>di</strong>?<br />
Dico Slovenia. Per chi non la conosce, cerco <strong>di</strong> spiegare.<br />
Qualcuno ti ha mai chiesto come mai parli così bene<br />
l’italiano?<br />
Sì, specialmente i miei colleghi italiani ai quali spiego che<br />
questa caratteristica vale per noi che viviamo vicino al<br />
confine, specialmente per l’Istria.
Nicola Klemenc, stu<strong>di</strong>a effetti speciali a Hollywood<br />
Nicola, che fai <strong>di</strong> bello a Hollywood?<br />
In questo momento mi trovo qui per un corso <strong>di</strong> effetti<br />
speciali. Sono sponsorizzato da una borsa <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o offerta<br />
dalla CRT, una fondazione bancaria del Piemonte. Sto<br />
seguendo le lezioni, sono praticamente tutti i giorni a<br />
scuola; lavoriamo tranquillamente tra le 10 e le 14 ore al<br />
giorno.<br />
Ti sarai fatto una passeggiata. Hai trovato qualche<br />
spiaggia stile Baywatch?<br />
Si, ho esplorato un po’ i <strong>di</strong>ntorni. Sono andato a Santa<br />
Monica, Venice beach, quin<strong>di</strong> ho avuto modo <strong>di</strong> vedere<br />
<strong>di</strong> persona la spiaggia sabbiosa dove hanno girato<br />
Baywatch.<br />
Tuo padre Lean è produttore musicale e leader del<br />
gruppo musicale Calegaria, tua mamma Bruna Alessio<br />
è stata conduttrice a Ra<strong>di</strong>o Capo<strong>di</strong>stria e oggi guida la<br />
filodrammatica <strong>della</strong> CI <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria. Quanto hanno<br />
influito su <strong>di</strong> te?<br />
A modo loro hanno influito tantissimo, anche se in realtà<br />
non mi sarei mai aspettato <strong>di</strong> finire a lavorare nello stesso<br />
campo <strong>della</strong> produzione multime<strong>di</strong>ale. Ho iniziato i miei<br />
stu<strong>di</strong> nell’ambito <strong>della</strong> fisica, ho fatto prima ingegneria<br />
fisica, poi alla fine sono passato a ingegneria del cinema e<br />
poi mi sono ritrovato a Hollywood.<br />
Come nasce la tua passione per i film?<br />
L’ho scoperta nel corso dei miei stu<strong>di</strong> universitari,<br />
soprattutto negli ultimi due anni. Seguendo i corsi per<br />
ottenere la laurea <strong>di</strong> Ingegneria del cinema ho scoperto un<br />
po’ il mondo <strong>della</strong> produzione au<strong>di</strong>ovisiva.<br />
Che genere <strong>di</strong> film pre<strong>di</strong>ligi?<br />
Mi piacciono i film che riescono a coniugare un alto<br />
contenuto tecnologico con un significato che non si fermi<br />
alla superficie. Mi rendo conto <strong>di</strong> non essere proprio nel<br />
luogo ideale da questo punto <strong>di</strong> vista, visto che qui il<br />
primo pensiero – quando si produce un film – è quanto<br />
sarà il margine <strong>di</strong> guadagno.<br />
Dove hai abitato a Capo<strong>di</strong>stria?<br />
Da bambino in centro, in una viuzza vicino al museo. Poi<br />
ci siamo trasferiti a Seme<strong>della</strong>.<br />
Hai frequentato la scuola elementare “Vergerio<br />
il Vecchio” nei primi anni novanta, agli albori<br />
dell’in<strong>di</strong>pendenza <strong>della</strong> Slovenia. Che ricor<strong>di</strong> hai?<br />
Sono ricor<strong>di</strong> abbastanza vaghi. Ricordo nitidamente<br />
solo un episo<strong>di</strong>o particolare, quando ci fu un allarme<br />
aereo e non mi stavo rendendo bene conto <strong>di</strong> cosa<br />
stesse succedendo. Passammo una giornata veramente<br />
particolare. Per fortuna non successe niente. Comunque<br />
nella mia adolescenza a Capo<strong>di</strong>stria la vita trascorreva<br />
abbastanza tranquilla. Passavo qualche pomeriggio con<br />
i miei compagni <strong>di</strong> scuola. Sono ancora in contatto con<br />
<strong>di</strong>versi compagni delle elementari.<br />
Nico, come parlavate e parlate tra voi? Lingua, <strong>di</strong>aletto<br />
o sloveno?<br />
La città<br />
Tendenzialmente in italiano, poi ogni tanto si parlava<br />
in sloveno, <strong>di</strong>pendeva dagli altri partecipanti alla<br />
conversazione. Ci si adattava, spesso…<br />
I primi due anni <strong>di</strong> scuola me<strong>di</strong>a li fai al Ginnasio<br />
“Carli”.<br />
Questo periodo ha rappresentato un cambiamento che poi<br />
è stato accelerato dalla possibilità che mi è stata offerta <strong>di</strong><br />
stu<strong>di</strong>are in Italia. E’ stato un periodo in cui stavo iniziando<br />
a crescere. Certo il tutto avrebbe preso una piega <strong>di</strong>versa<br />
se me non me ne fossi andato.<br />
Infatti dopo due anni sei andato al Collegio del Mondo<br />
unito <strong>di</strong> Duino.<br />
Un’esperienza che personalmente vorrei potessero vivere<br />
tutti, perché entrare in contatto con così tante persone da<br />
tante parti <strong>di</strong>verse del mondo, in un’età giovane, permette<br />
<strong>di</strong> sviluppare una certa visione.<br />
Finito il Liceo uno va a lavorare o stu<strong>di</strong>a. Tu deci<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />
iscriverti al Politecnico <strong>di</strong> Torino.<br />
Mi sono trovato <strong>di</strong> fronte a una scelta <strong>di</strong>fficile, da un lato<br />
mi sentivo attratto dalla me<strong>di</strong>cina, dall’altro l’ingegneria.<br />
Alla fine ho scelto quest’ultima ed essendo il Politecnico<br />
una delle scuole migliori in Italia, ho deciso <strong>di</strong> andare a<br />
Torino. Anche per scoprire un po’ il mondo e vivere una<br />
grande città.<br />
Di che cosa ti sei occupato in particolare?<br />
Nicola, con gli occhiali da sole, assieme a colleghi <strong>di</strong><br />
corso.<br />
41
La città<br />
All’inizio ho seguito i corsi per ottenere la triennale<br />
in Ingegneria fisica che si occupa principalmente <strong>di</strong><br />
microelettronica e <strong>di</strong> temi tecnologici abbastanza<br />
avanzati. Poi, sapendo che i miei interessi non erano<br />
strettamente legati a quel campo, decisi <strong>di</strong> cambiare e<br />
passare a Ingegneria del cinema, quella che mi ha portato<br />
in America.<br />
Di Torino che mi <strong>di</strong>ci?<br />
Torino è una città particolare. I primi anni sono stati <strong>di</strong>fficili,<br />
anche per via del cambiamento che può rappresentare per<br />
una persona che viene da un posto piccolo. Dopo qualche<br />
anno però, a viverci, a conoscere un po’ i torinesi e a<br />
scoprire i lati più nascosti <strong>di</strong> questa città, si crea una sorta<br />
<strong>di</strong> legame che… potrebbe portarmi a ritornarci.<br />
Che rapporto hai mantenuto invece con l’Istria, la<br />
Slovenia?<br />
Dei legami molto forti. Ci abita la mia famiglia e<br />
rappresenta comunque le mie ra<strong>di</strong>ci, anche se spesso mi<br />
definisco italiano, poi <strong>di</strong>co che vengo dalla Slovenia. Molti<br />
non capiscono questa mia natura duplice. Diciamo che<br />
vive in me un certo lato dell’Istria, quella in cui convivono<br />
culture <strong>di</strong>verse. Una cosa che non si <strong>di</strong>mentica.<br />
Una volta laureato?<br />
Di solito si inizia con uno stage. Ho cercato che cosa<br />
offriva Torino e ho trovato il Festival View Conference<br />
che si occupava, e si occupa tutt’ora, <strong>di</strong> computer grafica.<br />
E ho fatto domanda per andare a fare un po’ <strong>di</strong> pratica<br />
e vedere come funzionano questi eventi che vertono sul<br />
mondo cinematografico e la tecnologia legata ad esso.<br />
Ultima tappa in or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> tempo…ma chissà quante te<br />
ne aspettano ancora…Hollywood!<br />
Il progetto si propone <strong>di</strong> mandare un numero variabile<br />
tra i 70 e i 90 studenti laureati, ogni anno accademico, in<br />
giro per il mondo. Quin<strong>di</strong> io sono solo uno dei fortunati<br />
vincitori <strong>di</strong> questa borsa <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o. Nel mio caso specifico<br />
la borsa includeva anche due mesi <strong>di</strong> corso alla Gnomon<br />
school of visual effects, qui a Hollywood.<br />
Due parole su questa scuola.<br />
Diciamo che è una scuola particolare perchè rappresenta<br />
una via <strong>di</strong> mezzo tra un vero stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> produzione e una<br />
scuola <strong>di</strong> alta specializzazione nel campo <strong>della</strong> computer<br />
grafica. Molti degli istruttori nei perio<strong>di</strong> dell’anno in cui<br />
42<br />
Un’aula <strong>della</strong> Gnomon School of Visual Effects.<br />
non insegnano contribuiscono a produrre i film che tutti<br />
o gran parte <strong>di</strong> noi vanno a vedere al cinema. Quin<strong>di</strong> le<br />
gran<strong>di</strong> produzioni <strong>di</strong> Hollywood vengono prodotte anche<br />
da studenti <strong>di</strong> questa scuola.<br />
Per cui lavorate sempre al computer?<br />
Passiamo almeno una dozzina <strong>di</strong> ore seduti <strong>di</strong> fronte a<br />
uno schermo. Abbiamo delle work-station professionali;<br />
computer <strong>di</strong> potenza simile vengono utilizzati anche<br />
negli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> produzione. Interi sistemi possono venire a<br />
costare anche decine <strong>di</strong> milioni <strong>di</strong> dollari.<br />
Come trovi il loro modo <strong>di</strong> insegnare?<br />
Si punta molto sulla conoscenza pratica e tecnica. Il livello<br />
dell’istruzione è molto elevato, così come la conoscenza<br />
dei professori che sono…iper-specializzati nel loro<br />
campo. Questo lo posso <strong>di</strong>re per la scuola che frequento,<br />
poi non so per le altre.<br />
Quali opportunità si aprono per uno che finisce questo<br />
corso?<br />
Il vero problema è riuscire a farsi notare. Nel mondo <strong>della</strong><br />
computer grafica, come anche in quello <strong>della</strong> fotografia o<br />
pittura – qualunque <strong>di</strong>sciplina che implichi la produzione<br />
<strong>di</strong> un contenuto - si valuta sul contenuto stesso.<br />
Insomma oltre alla tecnica ci vuole anche creatività e<br />
originalità…<br />
Proprio così.<br />
Passa<strong>di</strong> sei mesi in America cossa ti farà?<br />
Devo veder un poco perché qua le occasioni vien e bisogna<br />
cercar de coglierle. Go comunque tanta voia de tornar in<br />
Europa.
David Francesconi, dall’Accademia <strong>di</strong> Brera a Capo<strong>di</strong>stria<br />
David, hai vissuto 14 anni a Milano. Perché sei<br />
tornato?<br />
Capo<strong>di</strong>stria mi ha dato una cosa che Milano non è riuscita<br />
a darmi. Certi valori. Milano è una città che ha fretta, che<br />
ha bisogno <strong>di</strong> correre. Capo<strong>di</strong>stria invece mi ha dato dei<br />
valori che riesco coltivare nuovamente con questo mio<br />
ritorno.<br />
Qual’è uno <strong>di</strong> questi valori?<br />
Innanzitutto la <strong>di</strong>mensione umana <strong>della</strong> città. Milano<br />
è una città umana che ruba la <strong>di</strong>mensione umana, per<br />
gli spostamenti necessari per andare da casa al posto <strong>di</strong><br />
lavoro o semplicemente per incontrare degli amici. Questi<br />
tempi vengono molto <strong>di</strong>latati. Per cui resta poco tempo da<br />
passare con le persone care.<br />
Sei figlio <strong>di</strong> una voce storica <strong>di</strong> Ra<strong>di</strong>o Capo<strong>di</strong>stria,<br />
Rosa Lojk Francesconi, hai fatto l’elementare <strong>italiana</strong><br />
a Capo<strong>di</strong>stria. Che ricordo hai <strong>di</strong> quel periodo?<br />
La Ra<strong>di</strong>o era il mio parco giochi. Io ho passato buona<br />
parte <strong>della</strong> mia infanzia girando tra questi stu<strong>di</strong> con i<br />
tecnici che sono stati un po’ i miei baby sitter. Ho anche<br />
un bel ricordo <strong>della</strong> scuola. Vuoi per una questione legata<br />
all’italianità, il numero degli alunni nelle classi era molto<br />
esiguo, per cui gli insegnanti hanno avuto veramente la<br />
possibilità <strong>di</strong> de<strong>di</strong>carci più tempo e più attenzione.<br />
Erano tempi in cui fra i banchi <strong>di</strong> scuola si parlava<br />
ancora in <strong>di</strong>aletto.<br />
Devo <strong>di</strong>re <strong>di</strong> sì. Difatti io, con il fatto che ho entrambi i<br />
genitori <strong>di</strong> madrelingua <strong>italiana</strong>, ho fatto forse un po’ <strong>di</strong><br />
fatica a imparare lo sloveno perché con la nonna e con i<br />
compagni <strong>di</strong> classe parlavo in <strong>di</strong>aletto e con i genitori in<br />
lingua.<br />
La nonna <strong>di</strong> Verteneglio, se non sbaglio.<br />
La nonna <strong>di</strong> Verteneglio. E con la nonna si coltivavano<br />
le sane tra<strong>di</strong>zioni istriane. Ho imparato a fare gli gnocchi<br />
all’età <strong>di</strong> <strong>di</strong>eci anni. Ho un ricordo molto vivo <strong>di</strong> questo<br />
periodo e soprattutto molto bello.<br />
Lo sloveno l’avrai imparato con i bambini in<br />
strada…<br />
Naturalmente. E questo è un altro grande pregio, che forse<br />
uno trascura e poi comincia ad apprezzare nelle gran<strong>di</strong><br />
città: il poter abbandonare il proprio figlio davanti alla<br />
porta <strong>di</strong> casa…che tanto sta lì e gioca coi bambini in<br />
strada, mentre a Milano hai il terrore <strong>di</strong> lasciargli la mano<br />
anche al supermercato. La mia infanzia è trascorsa in<br />
mezzo a queste calli dove, assieme a tanti amici, appunto,<br />
ho parlato <strong>di</strong>aletto e contemporaneamente ho migliorato<br />
il mio sloveno.<br />
Hai una sorella, Anna, che si trova Bruxelles e un<br />
fratello maggiore, Piero, a Trieste.<br />
Anna è a Bruxelles dopo aver vissuto per un periodo<br />
a U<strong>di</strong>ne e Roma. La spinta inerziale che ricevi con il<br />
primo salto da casa verso un’altra destinazione, continua<br />
poi nel tempo perché ti sposti in un’altra città che<br />
però non necessariamente è quella definitiva. Diventa<br />
La città<br />
semplicemente un porto <strong>di</strong> attracco.<br />
Vale anche per te che sei tornato a Capo<strong>di</strong>stria?<br />
Non escludo <strong>di</strong> ripartire se dovesse capitarmi un’altra<br />
possibilità che a questo punto però viene rielaborata su<br />
una serie <strong>di</strong> altri valori, come può essere la famiglia.<br />
Anche se, devo <strong>di</strong>re, son contento <strong>di</strong> essere <strong>di</strong> nuovo a<br />
Capo<strong>di</strong>stria e spero <strong>di</strong> poter fermarmi qui.<br />
Hai frequentato il Liceo piranese.<br />
Quella al Liceo “Sema” è stata un’esperienza fantastica.<br />
Avevamo un rapporto unico coi professori che non ho mai<br />
rivissuto in quel modo lì. Noi siamo stati la prima classe<br />
<strong>della</strong> nuova sede <strong>di</strong> Portorose. Col passaggio abbiamo<br />
trovato una scuola nuova, in perfette con<strong>di</strong>zioni alla quale<br />
abbiamo dato l’anima. Io sono portato per l’arte però<br />
ho scelto un liceo scientifico per <strong>di</strong>re ‘Voglio imparare<br />
bene questa cosa e poi metterla da parte’. Un insegnante<br />
che ricordo in maniera particolare è il prof. Ravasi; era<br />
uno che viveva l’insegnamento come una vocazione.<br />
Lo ricordo intelligente e preparato, che aveva avuto la<br />
possibilità <strong>di</strong> insegnare ad una cattedra universitaria e che<br />
aveva rinunciato a questa possibilità per il contatto con i<br />
ragazzi e per un insegnamento genuino e autentico. Io in<br />
matematica sono stato sempre al limite <strong>della</strong> sufficienza,<br />
però devo <strong>di</strong>re che l’insegnamento era il vero cuore<br />
43
La città<br />
delle sue lezioni. Il suo modo <strong>di</strong> fare lezione, la sua<br />
comunicazione coi ragazzi era genuina e sincera.<br />
Dopo Pirano deci<strong>di</strong> <strong>di</strong> iscriverti all’Accademia <strong>di</strong> Belle<br />
Arti <strong>di</strong> Brera.<br />
C’era la possibilità <strong>di</strong> fare l’Accademia a Venezia, però<br />
Milano era più lontana, era una sfida. Venni rifiutato<br />
il primo anno all’esame <strong>di</strong> ammissione. Mi faccio un<br />
anno <strong>di</strong> scuola serale <strong>di</strong> <strong>di</strong>segno, più un’altra accademia<br />
privata per prepararmi l’anno dopo a rifare l’esame <strong>di</strong><br />
ammissione al Brera. Andò bene e cominciai l’esperienza<br />
in accademia con professori come Luciano Fabbro, artista<br />
contemporaneo molto esigente perché oltre a farci stu<strong>di</strong>are<br />
pittura, <strong>di</strong>segno, esigeva da noi che conoscessimo anche<br />
la filosofia. Perché <strong>di</strong>ceva ‘Il pittore stolto fa poca strada.<br />
Un’infarinatura <strong>di</strong> filosofia non vi farà mai male nella<br />
vita”. La formazione al Brera aiuta ad aprire la mente.<br />
Non dà però un in<strong>di</strong>rizzo. Apre l’orizzonte ma non punta<br />
su una meta. Una volta che uno fa il Brera ha veramente<br />
un’altra mentalità, un altro modo <strong>di</strong> guardare alle cose.<br />
Hai tutti gli strumenti per iniziare una professione come<br />
quella dell’art <strong>di</strong>rector o del grafico pubblicitario, ma non<br />
hai le capacità. E’ come un cuoco che ha la <strong>di</strong>spensa più<br />
fornita del mondo, però non sa cucinare.<br />
Quanto è durata per te l’accademia?<br />
Lo stu<strong>di</strong>o è durato cinque anni, perché nell’ultimo anno<br />
che ho preso per fare la tesi, in contemporanea ho deciso<br />
<strong>di</strong> realizzare anche il mio desiderio professionale, ossia<br />
44<br />
L’Accademia <strong>di</strong> belle Arti <strong>di</strong> Brera.<br />
lavorare nel mondo <strong>della</strong> pubblicità. Ho fatto uno stage<br />
presso un’agenzia <strong>di</strong> pubblicità con due anni <strong>di</strong> gavetta,<br />
non retribuiti. Coi lavori più banali: ritagliare i fogli per i<br />
lay out, poi pian piano ti veniva dato il biglietto da visita,<br />
poi la piccola brochure…insomma in questi anni ho<br />
cambiato almeno cinque agenzie. Ho lavorato sui profumi,<br />
nel ramo farmaceutico, sulla moda, nell’e<strong>di</strong>toria, sono<br />
stato responsabile per un paio d’anni <strong>della</strong> rivista d’arte<br />
contemporanea ‘Tema celeste’.<br />
Dopo 14 anni ti son tornà a Capo<strong>di</strong>stria.<br />
Fondamentalmente son andà a Milano con l’intenzion<br />
un po’ de cambiar el mio mondo. Forsi no ghe go rivà,<br />
e alora go <strong>di</strong>to ‘Se no rivo cambiar el mondo, almeno<br />
voio cambiar el panorama’. Capo<strong>di</strong>stria ga uno stupendo<br />
panorama e volaria che fussi lo sfondo, el panorama de<br />
fondo dela mia vita.<br />
La rivista d’arte Tema celeste.<br />
La Città è il perio<strong>di</strong>co semestrale <strong>della</strong> Comunità degli Italiani Santorio Santorio <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria. Viene<br />
pubblicato nell’ambito dell’attività e<strong>di</strong>toriale prevista dal programma culturale <strong>della</strong> Comunità autogestita <strong>della</strong><br />
nazionalità <strong>italiana</strong> <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria cofinanziato dal Ministero per la Cultura <strong>della</strong> Repubblica <strong>di</strong> Slovenia e dal<br />
Comune città <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria, e con il contributo finanziario dell’Unione Italiana. Redattore responsabile: Alberto<br />
Cernaz. Stampa: Pigraf s.r.l. Isola. Tiratura: 1.300 copie. Distribuzione gratuita a mezzo posta riservata ai soci<br />
<strong>della</strong> Comunità. In<strong>di</strong>rizzo: Comunità degli italiani Santorio Santorio <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria, Redazione de La Città, Via<br />
Fronte <strong>di</strong> Liberazione 10, 6000 Koper-Capo<strong>di</strong>stria (SLO). E-mail: lacitta1@gmail.com. Copertina: finestra <strong>di</strong><br />
Via Krelj. Retro: il coretto dell’asilo “Delfino blu” durante la spettacolo per scuole e asili organizzato in piazza<br />
il 2 <strong>di</strong>cembre.
Immagini <strong>di</strong> famiglia. La cresima <strong>di</strong> Blan<strong>di</strong>na Spadaro (1936)<br />
Osservo una fotografia <strong>di</strong> gruppo,<br />
al centro un bel quadrupede e due<br />
bambine vestite <strong>di</strong> bianco. La più<br />
piccola, con il velo sulla testa,<br />
attira la mia attenzione. Cerco<br />
<strong>di</strong> ricordare quello che mi aveva<br />
detto mia madre, sì la bambina è<br />
Blan<strong>di</strong>na, mia cugina. Chiederò a<br />
lei, che ora vive a Trieste, ciò che<br />
ricorda <strong>di</strong> quel giorno. Riporto le<br />
parole che mi ha scritto, con il suo<br />
stile conciso (è stata impiegata sia<br />
a Palazzo Tarsia sia al Comune <strong>di</strong><br />
Capo<strong>di</strong>stria).<br />
“Questa foto è stata scattata in<br />
occasione <strong>della</strong> Santa Cresima<br />
<strong>di</strong> Blan<strong>di</strong>na Spadaro nel lontano<br />
giugno 1936 nella corte interna <strong>della</strong><br />
casa <strong>della</strong> signora Luigia Decarli,<br />
madre <strong>di</strong> due frati cappuccini, in via<br />
dell’Annunziata. Con la cresimante<br />
si vede la santola Luigia che tiene<br />
le re<strong>di</strong>ni del suo “mussetto”. La<br />
nonna materna Anna chiamata<br />
“nonna Giorgia”, la mamma, la zia,<br />
il nonno Giorgio Ponis, 2 famigli e<br />
la cugina Argia. La Cresima è stata<br />
impartita dal vescovo <strong>di</strong> Trieste e<br />
Capo<strong>di</strong>stria, Sua Eccellenza Fogar.<br />
Al pomeriggio la cresimante si<br />
è recata al seminario per recitare<br />
davanti al vescovo una poesia<br />
inerente alla fede, si è conclusa<br />
La città<br />
così una giornata emozionante e<br />
religiosa.”<br />
Grazie Blan<strong>di</strong>na per aver riportato in<br />
superficie i ricor<strong>di</strong> <strong>di</strong> una bambina<br />
<strong>di</strong> 9 anni. Figlia <strong>di</strong> una sorella<br />
<strong>di</strong> mio padre, zia Giorgina, che<br />
faceva la bi<strong>della</strong>, (rimasta vedova<br />
giovanissima, con due bambini,<br />
l’anno precedente) alle Scuole, in<br />
via Carlo Combi <strong>di</strong> fronte a Palazzo<br />
Baseggio (oggi Via S. Krelj) qui a<br />
Capo<strong>di</strong>stria.<br />
Graziella Ponis Sodnikar<br />
Da sinistra, l’anziana signora con lo scialle è mia nonna Anna Busan (vedova Ponis). Seguono Giorgina Spadaro<br />
(sua figlia e sorella del papà Guido), Iolanda Vergerio (sorella <strong>di</strong> Giorgina), Giorgio Ponis (il nonno, marito <strong>di</strong><br />
nonna Anna), vicino al muro un fameio con la moglie. La signora che tiene le re<strong>di</strong>ni del mus è Luigia Decarli (Gigia<br />
Carlona) santola <strong>di</strong> cresima <strong>di</strong> Blan<strong>di</strong>na Spadaro (figlia <strong>di</strong> Giorgina). L’ultima ragazza a destra, col vestito bianco è<br />
Argi Vergerio. La foto è stata scattata nel 1936 nella corte dei Carloni in Via dell’Annunziata (oggi Via Marušič).<br />
45
La città<br />
“Letere dal Siam” Bangkok, 17 Otobre 2011<br />
La prima volta son sta nel ’54 quando<br />
ancora la bufera de la guera mon<strong>di</strong>al<br />
no la jera ancora stada <strong>di</strong>gerida, po’<br />
son tornà nel ’62 e l’impression xe<br />
stada za sai <strong>di</strong>versa, po’ altre sirca<br />
3 o 4 altre volte, sia subito prima<br />
che subito dopo la costitussion de<br />
l’Unione Europea. Sta volta xe stada<br />
invesse una “full immersion” come<br />
che xe de moda ciamarla ‘desso, che<br />
ga completà le impressioni dei ani<br />
passai.<br />
La prima roba che ne colpissi, co’<br />
se entra in Alsazia (almeno per noi),<br />
xe la completa assenza de scrite<br />
bilingui: i nome dei paesi rivela, duti<br />
46<br />
Alsazia, viaggio nel centro d’Europa<br />
Caro Alberto,<br />
prima de tornar al caldo del Siam son passà, sto ano, per quel che xe comunemente considerà el “centro” de Europa.<br />
De no confonder con la Mitteleuropa che questa ultima xe el “centro geografico” d’Europa mentre la region che go<br />
pena visità, la xe un poco s’centrada rispeto al centro geografico, ma xe el centro, amministrativo e “storico” de la<br />
Unione Europea che, a chi piase e a chi no, fassemo parte integrante. Varé za capì, anca sensa leger el titolo, che<br />
se trata de l’Alsazia, una strana region con tante afinità con le varie zone de confin che go visità per el mondo in sti<br />
ultimi ani, ma anca con carateristiche <strong>di</strong>verse da dute le altre che, almeno secondo la prima impression che ven dada<br />
al foresto che riva, in parte le me ga stupì e in parte le ga confermà quel che ‘vevo za indovinà in viagi precedenti,<br />
quando ancora el problema de le zone miste, no jera un dei miei obietivi predominanti.<br />
o squasi, origini tedesche patoche,<br />
ma po’ i xe stai francesizai; i nomi de<br />
fameja, almeno restando a quei che se<br />
ve<strong>di</strong> su le insegne de le boteghe, xe<br />
completamente tedeschi o de origine<br />
tedesca ma, per el resto, dute le<br />
in<strong>di</strong>cazioni xe scrite in francese e solo<br />
in francese e anche girando per cità, ti<br />
senti parlar noma che francese.<br />
Po’ gratando e gratando, ti ve<strong>di</strong> che<br />
no xe proprio cussì. Ti va nei paesi<br />
e ti senti parlar un <strong>di</strong>aleto alsazian,<br />
de ciara fameja tedesca, la scrite<br />
sule lapi<strong>di</strong> antiche, le xe in tedesco,<br />
qualchiduna perfin scrita in caratteri<br />
gotici, ma le tabele ufficiali, anche nei<br />
L’afolatissima via dele boteghe a Mulhouse<br />
(a le 10 de matina de un giorno qualsiasi de lavor).<br />
paesi, le resta dute francesi e basta.<br />
La region ga subì un no in<strong>di</strong>ferente<br />
sforzo de francesisazion, ben riuscì<br />
d’altra parte, se se pensa che la gente<br />
se senti più francese che tedesca,<br />
nonostante le origini, nonostante che<br />
le usanze e i costumi, evidenti anche<br />
ne la culinaria, le sia rimaste atacade<br />
a le origini tedesche.<br />
I ga dele fantastiche vigne, dove<br />
ven prodote le più note qualità de<br />
vin, specialmente bianchi (Riesling,<br />
Gewürztraminer, el Pinot grigio, che<br />
saria el vecio Tocaj, el Muscat e altri<br />
famosissimi) ma, paradossalmente,<br />
xe la region francese che produsi e<br />
consuma più bira. Un dei piati più<br />
caratteristici dell’Alsazia xe un piato<br />
de evidente origini tedesche composto,<br />
per la magior parte, de capuzi garbi e<br />
porzina, che se ga <strong>di</strong>fuso in duta la<br />
Francia (se lo trova anche in tante<br />
bancarele de Parigi) con un nome<br />
francese, la Choucroute, che noi<br />
ciamaressimo “capussi garbi”, dato<br />
che chou in francese xe el capusso e<br />
croute saria “crosta” ma pol passar<br />
anca per garbo (in alsazian se ciama<br />
apunto Sürkrüt - cavolo acido, garbo)<br />
e che i ristoranti francesi reclamiza<br />
con la frase “choucroute chaude à<br />
toute heure” (capussi garbi cal<strong>di</strong>,<br />
sempre pronti). La ven servida con le<br />
patate.<br />
A proposito, le patate in tedesco se<br />
ciama Kartoffeln o Erdäpfeln (che<br />
saria pomi de terra), in francese se ghe<br />
<strong>di</strong>si “pommes de terre”, appunto pomi
de terra e in alsazian?? Grumbiiri. Ve<br />
<strong>di</strong>si qualcossa?<br />
Ghe xe anche e se imponi, per la sua<br />
importansa in campo enogastronomico<br />
e turistico, anche la “strada del vino”<br />
che se slunga per oltre 170 km da sud<br />
verso nord (nel senso percorso de<br />
mi), parallela alla cadena dei Vosgi.<br />
Xe dele vigne curade al massimo<br />
che se apogia a le prime pen<strong>di</strong>ci dei<br />
Vosgi (una cadena de montagne che<br />
cori paralela al Reno), per ciapar<br />
duto el sol possibile, con i filari assai<br />
vicini, uno all’altro, che no permeti<br />
la raccolta a macchina. La vendemia<br />
quin<strong>di</strong> se fa ancora e esclusivamente<br />
a man. E lungo la strada xe duto un<br />
susseguirse de villaggi, forse mejo<br />
ciamarli citta<strong>di</strong>ne, da le carateristiche<br />
case a graticio. Qualchidun de questi<br />
vilagi ga più curà el lato turistico,<br />
con i centri rigorosamente a trafico<br />
limitado, mentre altri se ga più butà sul<br />
lato comerciale. Ma xe duti belissimi<br />
e i merita, da soli, un viagio. Nel<br />
periodo natalizio i sfruta la situazion<br />
con i lori mercatini de Nadal (anche<br />
quei, de ispirasion tedesca), come<br />
se li trova in Alto-A<strong>di</strong>ge e in duta<br />
l’Austria e i turisti riva anca in quei<br />
perio<strong>di</strong> che noi ciamemo “stagion<br />
morta”, ma che morta, per lori, no<br />
xe.<br />
Oviamente l’Alsazia no ga solo de<br />
presentar atrative gastronomiche. I<br />
sportivi de una volta, specialmente<br />
i tifosi de la bicicleta, ricordarà<br />
el “Ballon d’Alsace”, una salita<br />
terribile, che spesso xe stada inclusa<br />
nel Tour de France. E questo “passo”<br />
cussì <strong>di</strong>ficile de afrontar, traversava<br />
apunto i Vosgi.<br />
Ma no xe che in Alsazia sia duto rico<br />
de bei ricor<strong>di</strong>. Ricordemo che lungo<br />
i Vosgi, coreva la famosa “linea<br />
Maginot”, che i Francesi decantava<br />
come un sbaramento insuperabile<br />
in caso de ataco tedesco prima de la<br />
seconda guera mon<strong>di</strong>al e che invesse,<br />
nonostante i sforzi de ingegneri e i<br />
salassi alle casse dello stato, no ga<br />
servì a gnente. Quando i tedeschi ga<br />
atacà la Francia, i ga semplicemente<br />
ignorà la “Maginot” e i la ga agirada,<br />
passando dal Belgio e ciapandola,<br />
dopo, a le spale.<br />
Xe stada una beffa terribile per lo<br />
stato maggior francese.<br />
De più, quela zona xe stada, <strong>di</strong>semo,<br />
la residenza per un per de ani, anche<br />
se assolutamente non gra<strong>di</strong>ta, de<br />
un scritor che duti noi conossemo.<br />
Triestin, de lingua slovena, famoso per<br />
gaver scrito un interessantissimo libro<br />
su questo suo “sogiorno”. Se trata de<br />
Boris Pahor e el libro xe “Necropoli”.<br />
El jera sta internà, dai tedeschi ne<br />
l’unico campo de lavoro coatto, che<br />
se trovava in Francia (<strong>di</strong>xi i Francesi<br />
ma, secondo i tedeschi, la jera tedesca,<br />
dato che in quel periodo - 1940/44 -<br />
l’Alsazia, insieme con la Lorena, la<br />
jera stada anessa al Reich tedesco),<br />
cioè nel lager de Natzweiler-Struthof,<br />
come lo ga ciamà i Americani, dopo<br />
la liberasion, ma Le Struthof, per i<br />
Francesi, Natzweiler per i Tedeschi<br />
e Natzwiller, in francese ufficiale<br />
attuale, che se trova a una sinquantina<br />
de chilometri de Strasburgo. Apunto<br />
sui Vosgi, da dove vigniva tirado fora<br />
un granito rosato, bellissima piera de<br />
costrusion, ‘doperada anche nei tempi<br />
lontani per gran parte de le ciese e dei<br />
palassi alsaziani (compresa la famosa<br />
Catedral de Strasburgo), e i prigionieri<br />
i jera usa<strong>di</strong> proprio per l’estrassion de<br />
quela piera da quele cave. E le piere,<br />
La città<br />
le ghe piaxeva tanto ai nazisti che i<br />
voleva ‘doperarle per la costrusion de<br />
e<strong>di</strong>fici a Norimberga, che jera la città<br />
preferida da Hitler.<br />
Cussì, parlando del più e del meno,<br />
de robe bele e de robe tristi, vemo cità<br />
due passagi dell’Alsazia da Francia<br />
a Germania e viceversa, in pochi<br />
ani. Ma l’aventura internazionale de<br />
la region ‘veva scominsià, circa 11<br />
secoli prima.<br />
All’epoca de Carlo Magno che ga<br />
<strong>di</strong>viso el suo enorme impero, erede<br />
dell’impero roman, fra i tre suoi<br />
fioi e ga assegnà la parte centrale<br />
dell’Europa al fio Ludovico che in<br />
pratica ga messo le fondamenta de<br />
quel che saria po’ <strong>di</strong>ventà l’Impero<br />
Germanico. E l’Alsazia jera fra<br />
questi teritori, e ga scominsià,<br />
cussì, a far parte del futuro Impero<br />
Germanico. Certamente a quell’epoca<br />
no se fasseva <strong>di</strong>stinsioni fra etnie e<br />
i sud<strong>di</strong>ti scominsiava a parlar, per<br />
convenienza, o per obligo, la lingua<br />
che parlava el loro Signor. In più<br />
l’Alsazia jera allora abitada da genti<br />
alemanne (no per gnente i Francesi<br />
ciama la Germania, Allemagne),<br />
de stirpe tedesca, arivade tre secoli<br />
prima e affini alle tribu che più tar<strong>di</strong><br />
varia costituì la Svizzera Tedesca.<br />
Tipiche case a graticio, alsaziane, nella piassa principal de Kaysersberg,<br />
la cita<strong>di</strong>na del dr. Schweitzer<br />
47
La città<br />
De conseguensa no podemo che<br />
assegnar l’Alsazia de quel periodo<br />
alla “cultura tedesca”.<br />
Parti de là el fato che squasi duti<br />
i nomi de località dell’Alsazia ga<br />
origini tedesche, dalle gran<strong>di</strong> città<br />
come Strasburgo (Strassen Burg =<br />
città delle strade, dove se incrociava<br />
le strade), a Mulhouse (Mülhausen =<br />
le case del mulino, per el fato che sto<br />
borgo xe sta fondà atorno a un mulin<br />
dove la mulinera, come che <strong>di</strong>xi la<br />
legenda, ga fato tanti fioi con un soldà<br />
sbandà de passaggio, tanti da formar<br />
una città), ai piccoli paesi che ga<br />
tantissimi nomi che finissi in –heim (in<br />
tedesco, casa, residenza) o –berg (che<br />
in tedesco vol <strong>di</strong>r monte) e proprio<br />
in uno de questi ultimi, Kaysersberg<br />
(monte dell’imperatore) xe nato un<br />
grande omo de pase, un certo Albert<br />
Schweitzer (altro nome puramente<br />
tedesco – vol <strong>di</strong>r “svizzero”), un omo<br />
che ga sacrificà duta la vita ai mala<strong>di</strong><br />
in Africa, dove che al ga fondà a<br />
Lambaréné, nell’Africa Equatorale,<br />
(dove che al xe morto nel 1965, a<br />
90 ani) un ospedal particolarmente<br />
de<strong>di</strong>cato a la cura de la malaria.<br />
Tipiche l’esperienze de sto grande<br />
omo, che xe finì in una preson<br />
francese, perché tedesco e in una<br />
preson tedesca, perché francese<br />
48<br />
(questa ultima notizia dela preson<br />
tedesca, la go sentida sul posto, ma no<br />
go conferma). Ma po’ duti d’acordo<br />
de assegnarghe el premio Nobel per<br />
la paxe.<br />
Kaysersberg xe un villaggio<br />
fantastico, con le sue case a graticcio,<br />
tipiche <strong>della</strong> cultura alsaziana, con<br />
i tetti a gran<strong>di</strong> spioventi per la neve<br />
che casca abondante de inverno, e<br />
le fontane che no serviva tanto per<br />
l’acqua, quanto per el vin. No che el<br />
vin vignissi fora de le fontane (adesso<br />
in qualche ocasion, per i turisti, i fa<br />
anca questo); le fontane serviva per<br />
misurar la quantità de vin che se<br />
trovava ne le boti. I meteva la bote<br />
piena ne la fontana, l’acqua che<br />
vigniva fora de la fontana, la colava<br />
in un recipiente graduado e dava la<br />
misura del peso del vin contenudo ne<br />
la botte.<br />
Questo <strong>di</strong>mostra che el vin ga fato<br />
sempre parte de la cultura locale,<br />
podemo <strong>di</strong>r fin dall’epoca dei Romani<br />
che ga introdoto la cultura de la vide<br />
anche oltre le Alpi.<br />
Me son <strong>di</strong>lungà un poco su<br />
Kaysersberg, perché xe un paese<br />
famoso, sia per el Dr. Schweitzer, sia<br />
per le sue bellezze, ma de duti i paesi<br />
saria de contar qualcossa, ognidun xe<br />
in un certo senso simile ai altri, ma<br />
La strada più centrale de Colmar con le tipiche case con le altane,<br />
come a Capo<strong>di</strong>stria, zo pel porto.<br />
duti ga caratteristiche <strong>di</strong>verse che li<br />
<strong>di</strong>fferenzia un de l’altro. Come ‘vevo<br />
za acenà in precedenza, el turismo<br />
xe sviluppatissimo e i fa de duto per<br />
valorizzar quel che i ga, anche se, in<br />
qualche posto, xe poco. De pensar che<br />
in un paesin de questi, anca abastansa<br />
picio, fra l’altro, se trova ‘<strong>di</strong>ritura 5<br />
musei. In duti sti vilagi, xe vietado<br />
o limitado l’accesso alle machine e<br />
allora, fora dell’abitato se trova gran<strong>di</strong><br />
parcheggi, muni<strong>di</strong> de duti i servizi,<br />
oviamente anche quei igienici e alora,<br />
nonostante la tanta gente che ven, sia<br />
in machina privata che in pullman,<br />
el trafico xe quasi inesistente, se pol<br />
passeggiar tranquilamente, sentarse<br />
sui ristoranti o caffè all’aperto, sensa<br />
esser amorbai dai gas de scarico.<br />
Dixemo che xe località vivibilissime<br />
e vignude su a misura de l’omo e no<br />
de la machina.<br />
Ma questo che ‘vemo <strong>di</strong>to, no val solo<br />
per i paesi, anca le cità più gran<strong>di</strong>, el<br />
pedon trova una situasion privilegiada.<br />
Gran<strong>di</strong> parcheggi s’centrai e una rede<br />
de tram e autobus, de far invi<strong>di</strong>a a duti<br />
noi. I tram cori in se<strong>di</strong> separate, per<br />
cui no i ven mai intralcia<strong>di</strong> dal trafico<br />
e el spostamento risulta comodo e<br />
veloce. Le fermate ga i marciapie<strong>di</strong><br />
sopraelevai e, alora per montar in<br />
tram no ti devi far scalini, comodo<br />
anca per i veci e han<strong>di</strong>capai. Ricordo<br />
in particolare a Mulhouse, verso le 10<br />
de matina, de giorno de lavor, poca<br />
gente per le strade, machine rarissime,<br />
pareva squasi de sognar e de esser in<br />
un altro mondo<br />
Ma continuemo con la storia de<br />
l’Alsazia dopo la <strong>di</strong>vision de l’Impero<br />
de Carlo Magno. La gavemo lassada<br />
soto el regno de Ludovico (ciamà<br />
apunto el germanico), fio de Carlo<br />
e con lui e i suoi <strong>di</strong>scendenti, la xe<br />
restada per tanti ani, magari solo<br />
formalmente, perché in efeti l’Alsazia<br />
no ga mai vudo una sua unità politica<br />
precisa. Quei che <strong>di</strong> fato comandava<br />
in Alsazia xe stada duta una serie de<br />
“signori”, completamente autonomi<br />
dall’Impero central (i xe sta<strong>di</strong> anca<br />
per un certo periodo sotto el dominio<br />
dei Asburgo, fin al 1648) anca
se, ufficialmente, sempre sotto la<br />
“protezione” de l’Imperador.<br />
Xe sta solo dopo la “guerra dei<br />
trent’anni”, provocada da la Riforma<br />
protestante e la conseguente guera fra<br />
i “catolici” francesi e i “protestanti<br />
tedeschi”, e a la relativa sconfita dei<br />
Imperiali, che l’Alsazia xe passada<br />
soto lo stato francese (1648 – pace de<br />
Westfalia), anche se non in maniera<br />
totale. Xe sta solo soto Luigi XIV<br />
che la Francia xe entrada in possesso,<br />
non solo formale, de duta l’Alsazia<br />
(1681).<br />
Ma con questo no vol <strong>di</strong>r che la<br />
Germania gavessi definitivamente<br />
rinuncià al suo possesso e con la<br />
guera franco-prussiana del 1870<br />
(sconfita de Napoleone III e fine<br />
definitiva dell’Impero Napoleonico),<br />
la Germania (ancora Prussia in quela<br />
volta) la se la jera ripresa, ma solo<br />
per una sinquantina de ani, cioè fin<br />
a la fine dela prima guera mon<strong>di</strong>ale,<br />
quando la sconfita dei Imperi<br />
centrali (Austria e Germania) ga bu<br />
per conseguensa el ripassagio de<br />
l’Alsazia, da la Germania a la Francia.<br />
Ancora gnente de definitivo: infati<br />
con l’inizio dela II guera mon<strong>di</strong>ale,<br />
l’avansada tedesca in Francia (1940)<br />
e la resa sensa con<strong>di</strong>ssioni de questa,<br />
ga bu per conseguensa, el passagio<br />
de l’Alsazia ancora una volta soto<br />
la Germania (1940), fin a la fine de<br />
la guera, che qua xe finì con la fine<br />
de la ocupassion hitleriana e cioè nel<br />
1944 (ti trovi lapi<strong>di</strong> tacade su duti<br />
i municipi, che ricorda l’arivo del<br />
general de Gaulle, rivado qua a liberar<br />
(o ocupar, secondo le idee de chi che<br />
parla), e riunir “definitivamente” (fin<br />
a quando?) l’Alsazia a la Francia.<br />
Insoma pezo de Capo<strong>di</strong>stria!<br />
In sti ultimi ani me son ocupà<br />
spesso de problemi de zone bilingui,<br />
multietniche, de problemi insoma<br />
che veva a che far con la missiansa<br />
de genti, lingue e culture, in generale.<br />
Ma, al mondo, no semo duti<br />
compagni e quel che per qualchidun<br />
xe sta, e continua a esser, un trauma<br />
no in<strong>di</strong>ferente, per altri xe sta un<br />
vantagio e no de poco conto. Podemo<br />
<strong>di</strong>r che proprio questa situassion,<br />
ga portà l’Alsazia e Strasburgo in<br />
particolar, a esser una delle regioni<br />
più fortunade d’Europa. Ovviamente<br />
per una insieme de concause, ma che<br />
la gente del posto ga savesto ciapar<br />
al volo e sfrutarle per ben, mentre<br />
per qualchidun altro questa simile<br />
situassion xe stada causa de scontri e<br />
de problemi de varia natura.<br />
Questa missiansa de costumi e de<br />
culture, ma anca la speransa de<br />
risolver i problemi comuni a le<br />
altre zone similari, xe sta quela che<br />
ga ispirà, oltre una sessantina de<br />
anni fa, i politici dei do paesi più<br />
interessai, Germania e Francia,<br />
apogiai da Lussemburgo e Belgio, a<br />
La città<br />
formar la prima <strong>comunità</strong> europea.<br />
Qualchidun se la ricorda ancora?<br />
Se ciamava la CECA (Comunità<br />
Europea del Carbone e dell’Acciaio).<br />
La xe stada formada per meter in<br />
comune la produzioni de queste due<br />
materie prime che, a quei tempi, jera<br />
la base dell’industria. No per gnente<br />
l’ideatore de questa <strong>comunità</strong> xe<br />
sta un ministro degli esteri francese<br />
(Schumann) che ‘veva un nome<br />
tipicamente tedesco. Lu po’ a jera nato<br />
in Lussemburgo da un pare lorenese<br />
(la Lorena xe in una situazione simile<br />
a quela alsaziana e confina apunto<br />
con l’Alsazia) nato in Francia, ma de<br />
cita<strong>di</strong>nanza e lingua tedesca, e da una<br />
mare lussemburghese. Cossa mejo de<br />
Un tipico quartier vecio de Strasburgo con le case che jera le se<strong>di</strong> de le<br />
varie corporasioni dei artigiani (la petite France).<br />
49
La città<br />
cussì? Un bastardon squasi come mi. A<br />
la facia de la “razza pura”! Xe proprio<br />
sto omo che, ispirà da la situazione<br />
del suo paese e de la concomitante<br />
presenza ne la zona delle due materie<br />
prime, ga pensà e ga messo in atto,<br />
questa prima <strong>comunità</strong> internazionale.<br />
Se ga unì anca l’Olanda perché la jera<br />
in <strong>comunità</strong> doganale col Belgio e el<br />
Lussemburgo (ricordé el Benelux??)<br />
e furbescamente anca l’Italia che con<br />
quela zona poco veva de spartir, ma<br />
che quela volta, per fortuna, la veva<br />
50<br />
come primo Ministro un ex austriaco<br />
lungimirante, De Gasperi, che xe<br />
riuscì a entrare ne la <strong>comunità</strong>, anche<br />
se in modo poco ovvio, e <strong>di</strong>ventar<br />
quin<strong>di</strong> un dei padri dela Comunità<br />
Europea.<br />
E grazie proprio a questa missiansa,<br />
Strasburgo, in Francia ma quasi su<br />
le sponde del Reno che la <strong>di</strong>vi<strong>di</strong> da<br />
la Germania, quasi come simbolo<br />
dell’unione dei popoli, xe <strong>di</strong>ventada<br />
sede del Parlamento Europeo e de<br />
altre istituzioni comunitarie. Jera<br />
La catedral de Strasburgo<br />
(no se riva de nissuna parte ciapar duta la faciata)<br />
za una bela cità, quando la go vista<br />
le prime volte, ma ogi xe duta de<br />
amirar. Neta, or<strong>di</strong>nada, con palassi<br />
antichi e modernissimi ispirai dai<br />
magiori architeti. Piano regolator<br />
aveniristico, vivibilissima con dute<br />
le atrezature che l’omo moderno<br />
desidera, strade comode e con poco<br />
traffico. Facilità de spostamenti. Ga<br />
savù sfrutar ben la montagna de sol<strong>di</strong><br />
che, proprio perché capital europea<br />
(sia pur in condominio), duti noi<br />
gavemo mandà.<br />
No parlo del viagio de ritorno,<br />
perché saria avvilente, per noi. Mejo<br />
fermarse là, almeno col pensier.<br />
Ma, per ultimo volaria ricordar un<br />
monumento de Strasburgo, visto in<br />
mezo a la bellissima e enorme piassa<br />
de la Repubblica.<br />
Dopo la guerra franco-prussiana<br />
del 1870 e la sconfitta francese de<br />
Napoleone III, l’Alsazia jera tornada<br />
tedesca e i Tedeschi voleva far de<br />
Strasburgo la capitale del quel Land.<br />
Questa piassa doveva <strong>di</strong>ventar el<br />
centro aministrativo e politico de la<br />
città e la xe circondada de palazzi,<br />
belissimi, duti in stile tedesco,<br />
apunto. Ben, adesso xe Francia, la<br />
piassa fata dai Tedeschi e nel mezo<br />
de la piassa i Alsaziani i ga messo<br />
un monumento ai caduti, opera del<br />
scultor Driver, che par el sunto de<br />
duta la storia che ‘vemo contà. In<br />
quela guera, che veva <strong>di</strong>viso anca le<br />
fameje, qualchidun combateva per la<br />
Francia, qualche altro per i Tedeschi<br />
(prima Prussia e po’ Germania) e el<br />
scultor al ga volesto rapresentar una<br />
mare, con do fioi morti, in brazo,<br />
un morto per la Francia e un per la<br />
Germania. Li ga rapresentai nu<strong>di</strong>,<br />
apunto per evitar de vestirli con una<br />
<strong>di</strong>visa, che varia rapresentà l’ultima<br />
drammatica <strong>di</strong>visione per el cuor de<br />
quela mare.<br />
Lucio Nalesini<br />
Se qualchiudun ghe interessa, me<br />
pol contatar per posta eletronica a<br />
nalesini@anet.net.th
Freschi <strong>di</strong> stampa<br />
Cesarsko-Kraljevo možko učiteljišče v Kopru 1875-1909. Slovenski oddelek<br />
L’Imperial Regio Istituto Magistrale <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria<br />
venne istituito nel 1872 e operò fino al 1909. In questa<br />
scuola quadriennale che aveva sede dove oggi si trova<br />
il Ginnasio sloveno in Via Cankar, si insegnava in ben<br />
quattro lingue: italiano, sloveno, croato e tedesco. Un<br />
libro, e<strong>di</strong>to dall’Archivio regionale, con testi in sloveno e<br />
brevi riassunti in italiano e inglese, fa luce su quella che<br />
fu la sezione slovena. Un gruppo <strong>di</strong> autori, coor<strong>di</strong>nati da<br />
Mirjana Kontestabile Rovis e Jasna Čebron, ha presentato<br />
professori e allievi che hanno dato lustro all’istituto; dai<br />
linguisti Ivan Koštial e Ferdo Kleinmeyr, ai letterati Josip<br />
Ribičič e Vla<strong>di</strong>mir Nazor, dal compositore Srečko Kumar,<br />
al fisico Josip Belušić inventore del »velocimetro«, al<br />
pittore Saša Šantel e via <strong>di</strong>cendo. La scuola accoglieva<br />
allievi da tutto il Litorale austriaco, ossia da un’area che<br />
va da Plezzo (Bovec) a Pola. Dei 47 allievi sloveni iscritti<br />
alle Magistrali <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria nel 1880, 21 provenivano<br />
dall’area <strong>di</strong> Gorizia, 8 dall’Alto isontino, 7 da Sesana<br />
(Sežana), 6 da Trieste, 3 da Capo<strong>di</strong>stria e 2 da Gra<strong>di</strong>sca.<br />
La sezione croata dell’Istituto venne trasferita nel 1906<br />
a Castua (Kastav), quella slovena invece nel 1909 a<br />
Gorizia. La sezione <strong>italiana</strong> rimase in attività fino al 1923.<br />
Di quest’ultima, in cui tra l’altro insegnò educazione<br />
Elena Spacamonti (1964) è nata a Trieste da genitori<br />
capo<strong>di</strong>striani. Spacamonti è il cognome che ha scelto<br />
per firmare i suoi libri, ma in realtà si tratta del soprannome<br />
<strong>della</strong> sua famiglia, gli Schipizza. Affetta<br />
da un male incurabile<br />
è scomparsa a<br />
quarant’anni, Elena<br />
ha raccontato<br />
nei suoi libri la<br />
sua storia <strong>di</strong> donna<br />
affetta da una<br />
rara malattia e le<br />
vicende <strong>della</strong> sua<br />
famiglia esodata<br />
da Capo<strong>di</strong>stria. In<br />
»Caro Scricciolo«<br />
(Mauro Baschirotto<br />
– Vicen-<br />
I libri <strong>di</strong> Elena Spacamonti<br />
La città<br />
artistica il pittore capo<strong>di</strong>striano Bortolo Gianelli, finora<br />
è stato scritto poco. L’Archivio regionale ne conserva<br />
numerosi documenti ine<strong>di</strong>ti.<br />
L’orchestra degli allievi sloveni dell’Istituto magistrale<br />
nel 1906. In pie<strong>di</strong> l’insegnante <strong>di</strong> musica Ivan<br />
Sprachman, <strong>di</strong>etro <strong>di</strong> lui in abito bianco Srečko Kumar<br />
<strong>di</strong> Kojsko, che nel 1948 costituirà la Scuola <strong>di</strong> musica <strong>di</strong><br />
Capo<strong>di</strong>stria.<br />
za, 2002) parla <strong>della</strong> sua esperienza <strong>di</strong> vita e vuole<br />
fungere da sprone per tante altre delle circa 250<br />
mila donne malate <strong>di</strong> Lam nel mondo. Nel 2008 ha<br />
presentato «Come onde del mare» (SBC e<strong>di</strong>zioni),<br />
che ripercorre le<br />
vicende dell’esodo.<br />
In copertina<br />
uno scorcio <strong>di</strong><br />
San Pieri, la casa<br />
veneta che oggi<br />
ospita il Museo<br />
etnologico. Nel<br />
2009 è uscito il<br />
terzo libro <strong>di</strong> Elena<br />
Spacamonti dal<br />
titolo »Un sogno<br />
da infrangere«<br />
(E<strong>di</strong>tore Oppure).<br />
51
La città<br />
52<br />
Repertorio italiano <strong>di</strong> corrispondenza<br />
alle voci <strong>di</strong>alettali capo<strong>di</strong>striane<br />
Tratto dall’appen<strong>di</strong>ce al Dizionario storico fraseologico<br />
etimologico del <strong>di</strong>aletto <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria <strong>di</strong> Giulio Manzini<br />
Sabato – sabo<br />
Sabbia – sabion<br />
Sacca – bàlego; (<strong>della</strong> rete) cogòl, (<strong>di</strong> retino con manico)<br />
volega<br />
Sacchetto – scartosso; bàlego<br />
Sacello – capitel<br />
Sagrestano – sagrestan, nonsolo, zago<br />
Saetta – saieta<br />
Saggina (veg.) – sorgo<br />
Sagomare – carenar<br />
Sagrato – sagrà<br />
Salice – seleghèr, venchèr<br />
Salire – andar su, montar<br />
Salita – rato in su, (se lastricata) grisa<br />
Saliva – spudacia<br />
Salma – cadavero<br />
Salmastro – salmastrin<br />
Salpare – salpar (v. trans.); molarse<br />
Salsiccia – luganega<br />
Salso – salà<br />
Saltellare – saltussàr<br />
Saltello – saltìn<br />
Saltimbanco – paiàsso<br />
Saltuariamente – calche volta<br />
Salubre – san<br />
Salvadanaio – musìna<br />
Salvare – salvar, meter via<br />
Sancire – stabilir<br />
Sangue – sangue, (la) sangue<br />
Sanguigno (colore) – rosso rovàn<br />
Sanguisuga – sangueta<br />
Santonina (veg.) – santònego<br />
Sapere – saver<br />
Sapore – savor, gusto<br />
Saporito – gustoso, bon<br />
Saputello – bardassòn<br />
Saraceno (grano) – saresìn<br />
Sarago fasciato (pesce) – sparo<br />
Sarago pizzuto (pesce) – spìsso<br />
Sar<strong>di</strong>na (pesce) – sardela<br />
Sartia (mar.) – sarcia, (mobile) pateràsso<br />
Sarto – sartor, sarto (el) sarte<br />
Sasso – piera, (liscio) bobolo<br />
Satira – remenada<br />
Sauro (pesce) – suro<br />
Sazietà – sgiònfa, sgnònfa<br />
Sba<strong>di</strong>glio – sbadejo<br />
Sbagliare – sbaiar, falar<br />
Sbaglio – sbaio, falo, capela<br />
Sbarcare – desbarcar<br />
Sbattere – sbater; smacàr, sgnacàr<br />
S<br />
Sbavare – sbavassàr<br />
Sberla – sberla, stramusòn<br />
Sbieco – sbiego<br />
Sbirciare – cucar<br />
Sbornia – bala, ciuca, pionba<br />
Sbottare – s’ciopar, sfogarse<br />
Sbottonare – desbotonar<br />
Sbozzare – sgrezar<br />
Sbriciolare – sfregolar<br />
Sbrigare – <strong>di</strong>strigar<br />
Sbucare – capitar fora; spupàr<br />
Sbucciare – spelàr<br />
Sbucciatura – russòn, speladura<br />
Scabro – ruspedo, rùspio<br />
Scacciare – cassàr via<br />
Scagliare – tirar, butar<br />
Scala – scala, (mar.) grisèla<br />
Scalfire – sfrisàr, sgrafàr, russàr<br />
Scalogno (veg.) – scalogna<br />
Scalpellare – scarpelàr<br />
Scaltrezza – furbissia<br />
Scaltro – furbo, bergnifo, navigà<br />
Scalzarsi – descalsarse, cavarse le scarpe<br />
Scalzo – descalso<br />
Scanno – banco, scagno<br />
Scansare – schivar<br />
Scapaccione – scopasson<br />
Scapestrato – barcastranba<br />
Scappatella – scapussàda<br />
Scappellotto – scopeloto<br />
Scarabeo – torciòn<br />
Scarabocchiare – scrabociàr<br />
Scarafaggio – bàcolo<br />
Scaraventare – smacàr<br />
Scarpata – corona, coronasso, coronar, rivasso<br />
Scarrocciare (mar.) – tratanàr<br />
Scarrozzare – sdrondenàrse<br />
Scassare – romper, spacar, rovinar<br />
Scaturire – nasser<br />
Scamare – calàr<br />
Scheggia – sgènsa<br />
Scheggiare – schincar<br />
Schiacciapatate – strucapatate<br />
Schiacciare – mastrussàr, fracagnàr<br />
Schiaffeggiare – s’ciafisàr, sberlotàr<br />
Schiaffo – s’ciafa, papìn<br />
Schiera – clapa, brigada<br />
Schietto – s’ceto<br />
Schiuma – spiuma<br />
Sciacallo – spoianegài<br />
Sciacquare – resentàr
Sciacquato – resentà, slavassà<br />
Scialuppa – caìcio<br />
Sciame – ciapo<br />
Scintilla – falisca<br />
Scintillante – lustro<br />
Scintillare – lusìr, slusegàr<br />
Sciocchezza – senpiesso, monada<br />
Sciogliere – <strong>di</strong>sligar, molar; desfar, squaiar<br />
Scivolare – sbrissàr<br />
Scivolata – sbrissada<br />
Scocciare – secàr<br />
Sco<strong>della</strong> – scudela; fondìna<br />
Scolapiatti – coladòr<br />
Scolorire – smarìr<br />
Scombinato – sbalà, fora de squara<br />
Sconquassato – roto, a remengo<br />
Sconquasso – squaquaciò, sbrataverun<br />
Sconvolgimento – rebalton, (<strong>di</strong> stomaco) missiamento<br />
Scoppiettare – s’ciocar, s’ciochetar<br />
Scoppio – s’cioco, tiro<br />
Scoprire – trovar<br />
Scorciatoia – scurtariola, curta<br />
Scordare – <strong>di</strong>smentegar<br />
Scorfano (pesce) – scarpena<br />
Scorgere – veder, lumàr<br />
Scorpacciata – magnada<br />
Scorpione – scarpiòn<br />
Scossa – scorlàda, scorlòn<br />
Scottare – sbrovàr<br />
Scottatura – sbrovada, (da sole) solana<br />
Scricchiolare – cricolàr<br />
Scricciolo (ucc.) – scrìch, saltafossi<br />
Scure – manèra<br />
Se (cong. pron.) – si, se<br />
Sebbene – sibèn<br />
Seccare – secàr, sugàr<br />
Secchia – secio, buiol, stagnaco<br />
Secco – suto<br />
Sedano (veg.) – seleno<br />
Se<strong>di</strong>a – carega<br />
Sega – sega, siega<br />
Segare – segar, siegar<br />
Seggiolino – caregheta<br />
Seggiolone – caregon<br />
Segnalare – mostrar<br />
Segnale (mar.) – garofolin<br />
Segreto – secreto<br />
Seguire – andar drio<br />
Seguitare – andar ‘vanti<br />
Selciare – salisàr<br />
Selciato – salìso<br />
Sellaio – selèr<br />
Selvatico – salvadego<br />
Sembrare – parer<br />
Seme – semensa<br />
Seminare – semenar, (ant.) serìr<br />
Semolino – gries<br />
Seno – sen; teta<br />
Sensibile – <strong>di</strong>licato<br />
Sentiero – troso, cavìn<br />
Sentinella – var<strong>di</strong>a<br />
Sentire – sintìr<br />
Senza – sensa<br />
La città<br />
Seppia – sepa<br />
Seppiola – zòtolo<br />
Serbare – salvar, meter via<br />
Seriamente – da sèno<br />
Serie – fila, sfìlsa<br />
Serpe – bissa<br />
Serra – conserva<br />
Servile – licacùl<br />
Setacciare – tamisàr<br />
Setaccio – tamiso, crièl, carièl<br />
Settentrione – tramontana<br />
Settore – parte, toco<br />
Sfamare – dar de magnar<br />
Sfasciato – molà, desfasà; in tochi<br />
Sfera – bala<br />
Sferruzzare – (a maglia) guciar<br />
Sferza – scuria<br />
Sfibrato – scunì, sbasì, (del legno) saboì, <strong>di</strong>snonbolà<br />
Sfinirsi – scunirse, descunirse<br />
Sfociare – sbocar, sbucar<br />
Sfoggiare – far mostra, bater mafia<br />
Sfoltire – s’ciarir<br />
Sformare (-rsi) – inberlar(se)<br />
Sfortunato – inpegolà<br />
Sfuggire – scanpar<br />
Sfuriata – sigada<br />
Sgambata – scampinada, sganbetada<br />
Sgarbato – rustego, vilan, sensa sesto<br />
Sgobbare – sgobar, travaiar<br />
Sgocciolare – iossàr<br />
Sgombro (pesce) – sconbro, lansardo<br />
Sgonfiare – fiati<br />
Sgonfio – fiapo<br />
Sgorgare – butar, sbocar, corer<br />
Sgottare (mar.) – secar<br />
Sgradevole – bruto, cativo<br />
Sgrovigliare – <strong>di</strong>strigar, <strong>di</strong>sgaiar<br />
Sguaiato – sproto, bardassòn<br />
Sgualcire – mastrussar<br />
Sguinzagliare – molar<br />
Sibilare – fis’ciar<br />
Siccità – sicùra<br />
Siepe – graia<br />
Sigaretta – spagnoleto<br />
Signorina – putela, puta<br />
Silenzio – (sost.) sito<br />
Silenzioso – (agg.) sito<br />
Simile – che someia, compagno<br />
Sindacare – ‘ver de <strong>di</strong>r<br />
Singhiozzare – piansotar, fifotar<br />
Singhiozzo – sangiosso<br />
Sinistra – sanca<br />
Sinistro – (sost.) dano, <strong>di</strong>sgrassia; (agg.) sanchin; cativo<br />
Sintetizzare – strenzer<br />
Sintomo – segno, moto<br />
Sinuoso – incurvà, a bisaboba<br />
Sistemare – meter a posto, in cònso, <strong>di</strong>strigar<br />
Slacciare – desligar<br />
Slancio – briva<br />
Slegare – desmolar, molar<br />
Smargiasso – fanfaron<br />
Smarrire – perder<br />
53
La città<br />
54<br />
Razzista?<br />
»No! No me sento rassista! Slavi,<br />
Taliani, Bianchi, Neri, Zali o de<br />
meso color, per mi Omo xe Omo!<br />
Semo duti uguali! No vemo miga<br />
sielto noi de nasser de una lingua o<br />
un color <strong>di</strong>verso de ‘naltro. O<strong>di</strong>o! Se<br />
le nostre mare le vessi podù a sièlzer,<br />
alora saria un altro descorso. Chissà<br />
che missiamenti in sto mondo. O<br />
se vignissi tirà a sorte come i bilieti<br />
dela lotaria… ‘sai poche speranse<br />
gavessi un bianco de tignirse el su<br />
color. Se vedaria pitosto in Cina qua<br />
e là oniqualtanto a nasser ton<strong>di</strong>, come<br />
un felomeno. E qua de noi quanti zali<br />
coi oci a mandola! No stemo esser<br />
rassisti che se femo a rider! No per<br />
questo che se se podessi a sièlzer<br />
<strong>di</strong>mandaria de esser negro. No son<br />
rassista. Mi! Ma el mondo sì! E con<br />
lui bia far i conti! No volaria no esser<br />
nato negro per no frontar dute le<br />
angarie che a quei povareti ghe toca.<br />
Ansi mejo sens’altro bianco! Che<br />
dopo me vansaria senpre tenpo de no<br />
ciaparmela coi altri.<br />
E, senpre se se podessi a sèlier, mejo<br />
europeo che merican o altro. Quei<br />
magari i sarà più richi, i varà più<br />
possibilità ma el vecio continente<br />
ga el su prestigio, la su storia, la su<br />
belessa che si… mejo qua, mejo<br />
qua… Senpre a podendo sièlzer. Ma<br />
anca el clima ga la sua inportansa.<br />
Volè meter a nasser in Norvegia,<br />
magari drento un fiordo che el sol<br />
te riva a mesa matina, senpre che no<br />
sia caligo. Zo! Zo! Mejo paesi cal<strong>di</strong>.<br />
Lauro Decarli (1929-2011)<br />
Conobbi Lauro Decarli una ventina d’anni fa. Da allora passavo spesso a trovarlo a Sistiana, dove abitava con la<br />
moglie Bianca, o alla casetta a ridosso del mare <strong>di</strong> Grignano dove trascorreva le estati. Lui mi riforniva <strong>di</strong> libri e stu<strong>di</strong><br />
su Capo<strong>di</strong>stria usciti a Trieste, io gli portavo volumi che uscivano qui da noi. Ho imparato tanto da lui, specialmente<br />
sull’ambiente capo<strong>di</strong>striano prima dell’esodo. Lauro era nato in una famiglia <strong>di</strong> paolani (i Decarli, detti Carloni) in<br />
quella grande casa che fa angolo tra Calle <strong>della</strong> posta vecchia (ex Vittori) e Via Marušič (ex dell’Annunziata). Era una<br />
famiglia benestante, avevano campagne in sette luoghi <strong>di</strong>versi. Non da lui, ma da altri capo<strong>di</strong>striani, ho saputo che<br />
sua madre era solita preparare parecchie »struzze« <strong>di</strong> pane che poi <strong>di</strong>stribuiva ai poveri davanti alla porta <strong>di</strong> casa. Ha<br />
sofferto molto Lauro per aver lasciato Capo<strong>di</strong>stria, »sotto minaccia«, nel 1950. Faceva un sogno ricorrente: <strong>di</strong> giocare<br />
coi bambini in Brolo, <strong>di</strong> esser chiamato a casa dalla mamma e, una volta arrivato davanti al portone <strong>di</strong> casa…<strong>di</strong> non<br />
riuscire a aprirlo. A quel punto scoppiava in lacrime e si svegliava. Ma era anche una persona allegra, dalla battuta<br />
pronta, spesso irriverente. Non c’è spazio per ricordare ciò che Decarli ha pubblicato. Vorrei ricordarlo attraverso un<br />
suo componimento che firma con lo pseudonimo <strong>di</strong> Làverno Carlon. (a.c.)<br />
Lauro Decarli a Capo<strong>di</strong>stria<br />
durante la presentazione del suo<br />
libro sui soprannomi<br />
Gavendo la sièlta, se capissi.<br />
No <strong>di</strong>go Bora Bora che fussi l’ideal,<br />
ma massa fora del mondo. Senpre<br />
qua in Europa; ma in quela del Sud.<br />
E duto somà, mejo in Italia, che la xe<br />
bela e piena de robe bele, de musei,<br />
de arte.<br />
Ma, senpre se podessi a sèlier, no<br />
proprio in Sicilia, e gnanca al Centro.<br />
Mejo al Nord che a te dà più possibilità<br />
in duto e no ghe manca gnante. Ma<br />
via dei calighi, se capissi! In Riviera<br />
presenpio. Anca se no me par che i<br />
Liguri i sia tanto socievoli. I me par<br />
ansi bastansa serài e massa tegne.<br />
Sens’altro mejo i Veneti, senpre che<br />
se podessi a sièlzer.<br />
Però, na volta sielto, ti vol meter la<br />
costa o l’interno? El mar a ghe piasi a<br />
tanti che xe nati in drento; ma no s’à<br />
mai visto un, nato sul mar, che <strong>di</strong>si<br />
volarìa a starghe lontan! El mar xe<br />
el mar! In duto el mondo chi che sta<br />
sul mar a xe stà senpre mejo. Serto<br />
che le lagune propio propio mar no le<br />
se pol ciamar. Aqua salada no basta.<br />
Palù resta palù. El mar xe altro. E la<br />
spiasa? Volè meter butarse zo de un<br />
scojo o pedegar de ore vanti de sopar<br />
i zenoci? Lignan e Grado le sarà bele;<br />
ma no la ga confronti cole marine<br />
istriane. Senpre a podendo a sèlier,<br />
se capissi. Loghi come Rovigno chi<br />
se l’insogna al mondo? Opur se a<br />
un i ghe piase più pici, penseghe un<br />
poco a Orsera, a Umago, magari anca<br />
Salvore.<br />
Ma, senpre se i me lassassi a sièlzer,<br />
penso più arente Trieste. Starghe via<br />
dela sità, se capissi, che la xe massa<br />
anonima. Ma rente de ela per serte<br />
como<strong>di</strong>tà che xe mejo verle vissin:<br />
teatri, ospedali, canpi sportivi.<br />
Presenpio Muja. Ma mi se propio<br />
podaria a sèlier anca el pel sul<br />
vovo, credo che preferiria a nasser<br />
Caveresan, per quela serta pàtina de<br />
superiorità che no <strong>di</strong>sturba. Per via<br />
del Conbi.<br />
Per via del Vèner Santo cole garuse<br />
sora la fontana. Per via de Bossedraga<br />
cole vele al sol a sconder l’ignoransa<br />
e la miseria.<br />
Stè a vèder, alora, che son nato propio<br />
intel posto giusto. Solo che devo<br />
gaver sbalià el momento!”<br />
Làverno Carlon
In memoriam<br />
Ricordando Fiore<br />
La città<br />
Fiorenza Zadeu inizia molto presto la sua carriera pedagogica. Le viene chiesto <strong>di</strong> insegnare inglese presso il Ginnasio<br />
sloveno <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria. Un lavoro che svolge molto bene per un paio <strong>di</strong> anni, poi si impiega presso le scuole italiane <strong>di</strong><br />
Pirano, prima al Ginnasio e poi alle scuole elementari. Tantissime le generazioni che hanno imparato con lei a parlare<br />
e scrivere bene l’inglese. Aveva un buon metodo d’insegnamento, conosceva bene la sua materia ed amava comunicare<br />
con i ragazzi. Amava le cose semplici, amava la natura e ringraziava sempre per i benefici, che ne traeva. »Ricolma <strong>di</strong><br />
beni gli affamati, rimanda i ricchi a mani vuote«. Questa per Fiorenza non era solo una frase fatta. Ha sempre aiutato<br />
chi ha potuto. Con i tuoi pensieri, resterai sempre presente nei miei.<br />
Amalia Petronio<br />
Bambine si attraversava il Brolo saltellando nei nostri<br />
grembiulini a quadretti bianchi, rientrando a casa<br />
dall’asilo. Giochi, passioni e desideri con<strong>di</strong>visi nei viaggi.<br />
Correva libera e veloce come il vento, in sintonia con la<br />
natura…<br />
Graziella<br />
Anni felici passati insieme sui banchi <strong>di</strong> scuola. Una vita<br />
modesta e semplice, ma erano le piccole cose a dar luce<br />
al nostro mondo <strong>di</strong> allegria e spensieratezza. Grazie per<br />
essermi stata accanto. Mi manchi.<br />
Rosa<br />
Ho trascorso con Fiore il periodo più bello <strong>della</strong> mia vita e<br />
cioè il tempo studentesco. Durante la scuola ci ha unito la<br />
musica nella mandolinistica del Maestro Scocir. Durante<br />
gli stu<strong>di</strong> universitari intraprendemmo assieme molti viaggi<br />
per l’Europa, spinte dal desiderio <strong>di</strong> conoscere, imparare;<br />
e per Fiore in particolare, approfon<strong>di</strong>re le sue conoscenze<br />
linguistiche. La sua scomparsa mi ha infinitamente<br />
colpito,siamo nate lo stesso giorno…tre aprile 1944.<br />
Ada<br />
L’ho conosciuta nel lontano 1950, in prima classe e da<br />
allora sempre in classe assieme fino all’ultimo anno <strong>di</strong><br />
liceo. Assieme abbiamo con<strong>di</strong>viso momenti bellissimi,<br />
spensierati e momenti meno belli. Ma ciò che ci piaceva<br />
ricordare quando ci incontravamo, le nostre irresistibili ed<br />
interminabili risate.<br />
Luciana<br />
Di Fiorenza mi piaceva il suo senso dell’umorismo. Il<br />
periodo più bello è stato quello che abbiamo trascorso<br />
assieme ai nostri figli quando erano ancora piccoli. A lei<br />
piaceva guidare la macchina ed era anche molto abile,<br />
così spesso caricava i bagagli nella Seicento e più tar<strong>di</strong><br />
sulla sua “Katrca”. E si partiva, senza nessuna meta. Non<br />
ci piaceva fare programmi per il viaggio e, anche se non<br />
sempre le cose andavano come si sperava, ci si <strong>di</strong>vertiva<br />
molto.<br />
Miranda<br />
Siamo state colleghe ed amiche per oltre trent’anni.<br />
Alcune intemperanze <strong>di</strong> mio nipote, suo studente, non<br />
misero in crisi il nostro buon rapporto, per altro, alla<br />
fine del Ginnasio onestamente dovette riconoscerle:<br />
“Maestra, con lei ho imparato l’inglese”. E lo sa davvero.<br />
Era un’amica cui non facevi in tempo a chiedere aiuto,<br />
te lo aveva già offerto spontaneamente. Non mi chiamò<br />
mai Liliana o Lili, ma Dugan. Nella lingua <strong>di</strong> Covedo,<br />
per lei Kubed, voglio <strong>di</strong>rle “Se štimam (mi stimo), sono<br />
orgogliosa <strong>di</strong> aver avuto la tua amicizia”. Che purtroppo<br />
oggi è già rimpianto.<br />
Lili<br />
Antonia Urbanaz – Antonia, detta Eta, era nata nel 1932 a Salara nella famiglia<br />
conta<strong>di</strong>na dei Viola. Aveva un fratello, morto ancora giovane, e quattro sorelle<br />
traferitesi a Trieste. Eta ha frequentato la scuola elementare <strong>di</strong> Salara dopo<strong>di</strong>chè<br />
ha lavorato nella »fabrica de scove«. Si è sposata con Mario Urbanaz dei Petirossi<br />
<strong>di</strong> Bossamarino, dal quale ha avuto il figlio Narciso. A casa, in stalla, sui campi in<br />
Solame e a riva del Fiumisin il lavoro non mancava. Testimone <strong>di</strong> una Capo<strong>di</strong>stria<br />
d’altri tempi, Eta era una delle poche che portava ancora a vendere il latte a domicilio.<br />
È mancata il 17 luglio 2011.<br />
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Buone Buone feste feste