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GUEORGUI PINKHASSOV / MAGNUM PHOTOS<br />
7 numero 46.<br />
Febbraio 2007.<br />
€ 3,50<br />
aloriAnno<br />
Mensile di economia sociale, finanza etica e sostenibilità<br />
Fotoreportage > Aids in Africa<br />
Dossier > Prezzi gonfiati, rimedi inutili, pandemie inesistenti. Ma i titoli volano<br />
<strong>La</strong> <strong>salute</strong> <strong>truffata</strong><br />
Rinnovabili > Fine corsa per il mercato drogato dell’energia e dei rifiuti<br />
Gas naturale > Dove va Gazprom mentre la Svezia punta a uscire dal petrolio<br />
Gens > <strong>La</strong> vera storia dei banchieri Rotschild<br />
Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB Trento - Contiene I.P.
ECOR<br />
| editoriale |<br />
<strong>La</strong> sfida<br />
della memoria attiva<br />
di Andrea Di Stefano<br />
UN ANNO RICCO DI NOVITÀ PER <strong>Valori</strong>: nuove rubriche, un peso sempre maggiore all’economia etica<br />
e solidale, inchieste sul rapporto tra finanza e industria, un paniere che punta ogni mese a mettere<br />
a confronto alcuni prodotti di marche commercialmente promozionale e i corrispettivi<br />
del commercio equo e solidale. Per verificare assieme, e nella massima trasparenza possibile,<br />
che non sempre basandosi sul prezzo si riesce a comprendere il valore intrinseco di una merce.<br />
Perché anche se a noi della redazione di <strong>Valori</strong> interessano i beni, soprattutto quelli comuni,<br />
non rifiutiamo di ragionare di merci. In modo obiettivo e possibilmente trasparente, sviscerando<br />
quelle informazioni che ruotano intorno a merci, beni, persone, patrimoni economici e umani<br />
e che permettono di leggere una realtà complessa e ricca di elementi contraddittori.<br />
Perché solo analizzando è possibile mettere sotto accusa le pesantissime distorsioni prodotte<br />
dalla finanziarizzazione della vita.<br />
Per fare analisi e riflessioni è indispensabile avere memoria. Nel nostro piccolo cerchiamo<br />
di farlo ogni numero, anche grazie ai preziosi contributi di alcuni nostri collaboratori e per questo<br />
abbiamo deciso di proporre ai lettori di <strong>Valori</strong> due nuove rubriche, Gens e Globalvision.<br />
Con Gens vi proponiamo la storia dei grandi banchieri. Uomini che spesso, a volte troppo spesso,<br />
hanno condizionato la vita di milioni di persone senza doversi confrontare in alcun modo<br />
con le più banali regole della democrazia. Personaggi nella maggior parte dei casi assolutamente<br />
sconosciuti al grande pubblico, ma che è importante conoscere per capire molto del nostro attuale<br />
sistema finanziario. Perché il potere, ancor più quello economico e finanziario, affonda le sue radici<br />
in una lunga storia. Con Globalvision cerchiamo ogni mese di offrire gli spunti di un economista<br />
come Alberto Berrini, che osservando i fatti attraverso i grandi trend macroeconomici ci permetterà<br />
di rileggere in modo diverso le tante previsioni economiche che vengono sfornate ogni giorno<br />
da analisti dei mercati finanziari, tecnici che osservano l’economia per individuare trend utili<br />
alla massimizzazione dell’investimento di natura finanziario, l’esatto opposto di quanto crediamo<br />
che la finanza debba fare: investire per incrementare la crescita economica.<br />
Questo punto d’osservazione ci ha spinto a privilegiare l’attenzione nei confronti del tema<br />
della sostenibilità: non solo dal punto di vista economico ma anche per le scelte della vita di ogni<br />
giorno, nello spirito di individuare e promuovere le buone pratiche individuali e collettive.<br />
Emblematico, in proposito, il clamoroso tema degli incentivi alle false fonti energetiche rinnovabili:<br />
un gigantesco fattore di distorsione del mercato e soprattutto della democrazia dato che con i Cip6<br />
i cittadini sono inondati di impianti di incenerimento dannosi per l’ambiente e la <strong>salute</strong><br />
e costosissimi per le pubbliche amministrazioni quando esperienze consolidate, come quella<br />
del consorzio Priula del Trevigiano, hanno evidenziato la sostenibilità assoluta di sistemi di raccolta<br />
differenziata porta a porta in grado di raggiungere e superare il 75% dei rifiuti solidi urbani,<br />
riducendo ai minimi termini la frazione non ulteriormente riciclabile..<br />
| ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 | valori | 3 |
costruttiva<br />
vicina per tradizione<br />
C'è creatività, dove i progetti<br />
trovano concretezza.<br />
Ecco perché la Cassa di Risparmio<br />
di Alessandria è da sempre la<br />
banca di riferimento sul territorio,<br />
quella che meglio ne conosce le<br />
qualità e le potenzialità, capace di<br />
offrire a chi vuole crescere tutta la<br />
progettualità e la spinta necessarie<br />
allo sviluppo. Un servizio vero,<br />
efficiente ed efficace: molto più che<br />
una semplice formula. Soluzioni<br />
pensate e costruite su misura, per<br />
la grande impresa e l'artigiano,<br />
per l'azienda agricola e il giovane<br />
imprenditore... Per questo ci vuole<br />
una banca all'avanguardia, attenta<br />
a cogliere tutte le novità, ma senza<br />
perdere di vista i suoi valori di<br />
sempre. Una banca innovativa,<br />
concreta, familiare. Una banca<br />
vicina per tradizione.<br />
www.cralessandria.it<br />
valori<br />
febbraio 2007<br />
mensile<br />
www.valori.it<br />
anno 7 numero 46<br />
Registro Stampa del Tribunale di Milano<br />
n. 304 del 15.04.2005<br />
editore<br />
Società Cooperativa Editoriale Etica<br />
Via Copernico, 1 - 20125 Milano<br />
promossa da Banca Etica<br />
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Arci, TransFair Italia, Mag 2, Editrice Monti,<br />
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consiglio di amministrazione<br />
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direzione generale<br />
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Giuseppe Chiacchio (presidente),<br />
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Andrea Di Stefano (distefano@valori.it)<br />
redazione (redazione@valori.it)<br />
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progetto grafico e impaginazione<br />
Francesco Camagna (francesco@camagna.it)<br />
Simona Corvaia (simona.corvaia@fastwebnet.it)<br />
Adriana Collura (infografica)<br />
fotografie<br />
Roberto Arcari, Ian Berry, Donatello Brogioni,<br />
Alberto Conti, Alberto Cristofari, Davide <strong>La</strong>nzilao,<br />
Davide Monteleone, Stefano G.Pavesi, Chris Steele-<br />
Perkins, Gueorgui Pinkhassov, Antonio Scattolon,<br />
Alessandro Tosatto (A3/Contrasto/Magnum Photos)<br />
stampa<br />
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GUEORGUI PINKHASSOV / MAGNUM PHOTOS<br />
Chiradzulu. L’ospedale di un distretto<br />
in cui Msf (medici senza frontiere)<br />
ha un programma di sussidi.<br />
Attualmente i due terzi<br />
delle persone contagiate dall’Aids<br />
vivono nell’Africa sub-sahariana.<br />
Malawi, 2004<br />
| sommario |<br />
bandabassotti 7<br />
fotoreportage. Aids in Africa 8<br />
dossier. Big Pharma, la grande truffa 16<br />
Le malattie una merce molto molto profittevole 18<br />
Le corporation crescono ma il settore è in crisi 22<br />
Aviaria poche certezze, molti guadagni 24<br />
Miliardi di utili assolutamente illeciti 26<br />
lavanderia 31<br />
economiaetica 32<br />
Incentiviamo le risorse rinnovabili? Petrolio, rifiuti, carbone 34<br />
Se la Rai accoglie la sfida di una tv veramente pubblica 39<br />
Il marchio che riconosce l’impresa che vuole essere sociale 41<br />
macroscopio 43<br />
economiasolidale 44<br />
Pensare senza auto per un vivere respirabile 46<br />
Da Torino a Messina l’Italia viaggia a idrogeno 48<br />
<strong>La</strong> sostenibile leggerezza del buon vecchio tram 50<br />
Radici di ferro per non dimenticare la storia 52<br />
utopieconcrete 55<br />
internazionale 56<br />
Gazprom alla conquista del mondo 58<br />
Un futuro oltre il petrolio senza investire sul nucleare 62<br />
gens 66<br />
altrevoci 68<br />
numeridivalori 76<br />
paniere 80<br />
padridell’economia 82<br />
LETTERE E CONTRIBUTI<br />
RELAZIONI ISTITUZIONALI<br />
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orario Lun-Ven dalle 9.00 alle 13.30 e dalle 14.30 alle 18.00
CISL<br />
Guerra<br />
I veri costi<br />
dell’occupazione in Iraq<br />
di Andrea Di Stefano<br />
| bandabassotti |<br />
ALMENO DUEMILA MILIARDI DI DOLLARI, pari a 1550 miliardi di euro. Trecento anni di assistenza<br />
sanitaria negli Stati Uniti, venticinque anni di aiuti ai paesi in via di sviluppo, 201 anni di fondi<br />
per la lotta contro l’analfabetismo. Sono alcune delle incredibili cifre elaborate dal Premio Nobel<br />
per l’economia Joseph E. Stiglitz sulla guerra statunitense in Iraq. Secondo i dati ufficiali<br />
dell’amministrazione Bush i costi diretti dall’inizio del conflitto sono stati pari a 344 miliardi<br />
di dollari, destinati a diventare 514 miliardi entro la fine di quest’anno: in termini mensili<br />
i costi del conflitto sono passati dai 4,4 miliardi di dollari iniziali agli oltre 8,4 miliardi<br />
a fine del 2006. «Ma l’ufficio del budget del Congresso non considera tutta una serie di voci<br />
– sottolinea Stiglitz – Innanzitutto quelli futuri, cioè le pensioni e i sussidi d’invalidità<br />
che dovranno essere erogati ai reduci nei prossimi cinquant’anni. Poi non sono considerate<br />
le costosissime cure mediche che devono essere assicurate ai feriti più gravi e l’incremento<br />
degli incentivi che sono necessari per convincere i volontari ad arruolarsi».<br />
Alle voci relative più direttamente alla guerra si sommano poi quelle connesse alla dinamica<br />
economica: i riservisti che sono costretti a partire per il conflitto derminano una caduta<br />
di produttività e minori risorse a disposizione per le famiglie americane, senza considerare<br />
costi macroeconomici come l’andamento del prezzo del petrolio (per nulla ridotto da quando<br />
gli americani hanno invaso l’Iraq) all’elevatissima<br />
conflittualità internazionale di cui gli Usa sono<br />
vittime per effetto della lunga occupazione<br />
di un paese sovrano senza alcuna motivazione valida<br />
essendosi rilevata completamente infondata la tesi<br />
della presenza di armi di distruzione di massa.<br />
Secondo l’analisi condotta da Stiglitz con un quarto<br />
dei costi complessivi del conflitto, che il Premio<br />
Nobel stima in duemila miliardi di dollari, sarebbe<br />
stato possibile risanare e garantire il servizio sanitario statunitense per i prossimi 75 anni.<br />
Senza considerare le opportunità offerte dall’investimento di queste colossali risorse in azioni<br />
di contrasto ai cambiamenti climatici. «Purtroppo tutti gli elementi dimostrano come<br />
l’amministrazione Bush abbia gestito con superficialità e incompetenza i costi del conflitto<br />
– continua Stiglitz –; nel 2003 un consigliere economico del presidente, <strong>La</strong>rry Lindsey, aveva<br />
stimato le spese per il conflitto in 100-200 miliardi di dollari. Venne immediatamente licenziato<br />
perché in quella fase il capo del Pentagono sosteneva che era possibile sostenere la guerra<br />
con soli 50-60 miliardi di dollari. C’erano indubbiamente persone disoneste ma anche molti<br />
incompetenti, come l’allora sottosegretario alla Difesa, Paul Wolfowitz (oggi alla guida<br />
della Banca Mondiale) che ha dimostrato di aver semplicemente valutato in modo superficiale<br />
e approssimativo le conseguenze economiche del conflitto. Volevano fare la guerra e si sono<br />
persuasi che n’era un gran bisogno. A qualsiasi costo». Nonostante questo baratro economico<br />
Bush non sembra intenzionato, almeno per ora, a cambiare nulla della sua strategia che prevede<br />
un incremento delle truppe sul campo. .<br />
Secondo l’ultima analisi<br />
del Premio Nobel Stiglitz i costi<br />
del conflitto saranno pari<br />
ad oltre 1500 miliardi di euro:<br />
una somma che avrebbe potuto<br />
garantire il risanamento<br />
e mantenimento del servizio<br />
sanitario per i prossimi 300 anni<br />
| ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 | valori | 7 |
| fotoreportage |<br />
> Aids in Africa<br />
foto di Gueorgui Pinkhassov / Magnum Photos<br />
L’Aids ha ormai i contorni di una catastrofe umanitaria. I due terzi delle persone infette<br />
si concentrano nella regione sub-sahariana. L’Onu ha ribadito il suo impegno nel garantire<br />
l’accesso alle cure. <strong>La</strong> Fondazione Gates finanzia la lotta all’aids, ma un’inchiesta svela<br />
che quei soldi sono il frutto dell’investimento in società che sfruttano e inquinano.<br />
Cinquemila nuovi orfani al giorno. È la pesante eredità lasciata dall’Aids in Africa.<br />
Da quando ha fatto la sua comparsa nel mondo, all’inizio degli anni Ottanta, l’Aids<br />
ha causato più di trenta milioni di morti. Nel 2006 quattro milioni di persone<br />
si sono infettate, mentre quasi quaranta milioni vivono con l’infezione. Negli ultimi<br />
cinque anni 3 milioni di bambini sono stati contagiati durante la gestazione<br />
o attraverso l’allattamento al seno.<br />
<strong>La</strong> malattia, dunque, dopo 26 anni, non diminuisce e nemmeno si ferma. Le donne<br />
sono diventate un dato preoccupante: sono il 50% dei malati e la cifra raggiunge<br />
il 60% sul totale dei contagiati nel continente africano. È infatti l’Africa sub-sahariana,<br />
dove vive il 10 per cento della popolazione mondiale, ha pagare il prezzo più alto:<br />
lì si concentrano i due terzi delle persone infette. Il contagio ha ormai le caratteristiche<br />
di un’epidemia che assume sempre più i contorni di una catastrofe umanitaria.<br />
In occidente ci sono le cure. I farmaci antiretrovirali riescono a bloccare l’infezione,<br />
ma i Paesi in via di sviluppo non possono averli perché troppo costosi e non possono<br />
produrli. Lo scorso anno, l’Onu ha preso atto della situazione d’emergenza<br />
e ha formulato, insieme ad alcuni malati, una nuova Dichiarazione di impegno<br />
sull’Aids, dove si ribadisce che l’accesso alle cure contro l’Aids deve essere universale<br />
e che l’educazione alla prevenzione una priorità. Ma il punto più interessante riguarda<br />
proprio la produzione delle medicine. <strong>La</strong> dichiarazione dell’Onu, infatti, afferma<br />
nuovamente che il Trade-Related Aspects of Intellectual Property Rights (Trips)<br />
dell’Organizzazione mondiale del commercio (Wto) non dovrebbe ostacolare i paesi<br />
dal proteggere la propria <strong>salute</strong> pubblica attraverso la produzione di antiretrovirali<br />
generici ed altre medicine essenziali per combattere l’Aids e le infezioni<br />
ad esso correlate.<br />
L’altra sfida lanciata dall’Onu è legata alla trasparenza e alla responsabilità<br />
dei finanziamenti, donazioni comprese. Una decisione importante anche alla luce<br />
dell’inchiesta giornalistica che ha coinvolto recentemente Bill Gates che ha donato<br />
in opere di bene 30 miliardi di dollari attraverso la sua fondazione. Tra queste opere<br />
meritorie c’è proprio la lotta all’Aids. Però, secondo il “Los Angeles Times”, il patron<br />
di Microsoft investirebbe in aziende che inquinano e sfruttano. Una sorta di ossimoro<br />
finanziario: faccio del bene con i profitti che mi frutta l’industria del male. Tra le società<br />
in cui Gates investe ci sarebbero anche quelle farmaceutiche monopoliste che rifiutano<br />
di abbassare i prezzi dei medicinali contro l´Aids. Un sospetto di ipocrisia che riguarda<br />
anche altre grandi fondazioni americane. Allora perché creare una fondazione?<br />
Pare che gli sgravi fiscali siano interessanti.<br />
| 8 | valori | ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 |<br />
L’AUTORE<br />
Gueorgui Pinkhassov,<br />
è nato a Mosca nel 1952. Ha<br />
iniziato a interessarsi alla fotografia<br />
sui banchi di scuola, ha infatti<br />
studiato cinematografia al VGIK<br />
(Istituto superiore di cinematografia)<br />
di Mosca. Fra il 1971 e il 1980,<br />
ha lavorato per lo studio “Mosfil”<br />
come cineoperatore, sviluppando<br />
una forte creatività e continuando<br />
la sua personale ricerca fotografica.<br />
Un talento, notato dal regista Andrei<br />
Tarkoski, che lo coinvolgerà in vari<br />
progetti. Nel 1978, Pinkhassov<br />
si è associato all’Unione delle arti<br />
grafiche di Mosca, una condizione<br />
necessaria che gli permetterà<br />
di partecipare liberamente<br />
alle mostre. Nel 1985, arriva<br />
a Parigi. Tre anni più tardi<br />
lavorerà per Magnum, di cui<br />
è diventato membro nel 1994.<br />
Ha lavorato per molte testate<br />
giornalistiche, seguendo i fatti<br />
principali del suo tempo e della sua<br />
terra, tra cui il colpo di stato a Mosca.<br />
Ha realizzato fotoreportage<br />
in Lituania, Mongolia, Indonesia<br />
e Africa. <strong>La</strong> sua creatività fotografica<br />
gli permette di mettere a fuoco<br />
gli avvenimenti con uno sguardo<br />
inusuale, originale. Quelli<br />
di Pinkhassov sono scatti del mondo<br />
visti da prospettive differenti.<br />
Blantyre. Un negozio<br />
di pompe funebri.<br />
A destra, il proprietario<br />
Weladi Ng’omba.<br />
Riceve 150 ordini<br />
di bare al mese<br />
e gli ordini sono<br />
in aumento. Il pezzo<br />
più caro costa 3.000<br />
Kwachas (22 euro),<br />
quasi lo stipendio<br />
mensile per un<br />
lavoratore.<br />
Malawi, 2004<br />
GUEORGUI PINKHASSOV / MAGNUM PHOTOS<br />
> Aids in Africa<br />
| ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 | valori | 9 |
| 10 | valori | ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 |<br />
GUEORGUI PINKHASSOV / MAGNUM PHOTOS<br />
A sinistra e in alto, Jiuwa village. Una famiglia di orfani<br />
sul portico davanti alla loro casa. Hanno perso i genitori<br />
per l’Aids e ora vivono con la zia Martha Molande<br />
(26 anni, nella foto grande, al centro). Sotto, funerale<br />
per una vittima di Aids nel distretto di Mpama.<br />
Malawi, 2004<br />
> Aids in Africa<br />
| ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 | valori | 11 |
| 12 | valori | ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 |<br />
GUEORGUI PINKHASSOV / MAGNUM PHOTOS<br />
Chiradzulu. Reparto femminile e maschile<br />
nell’ospedale del distretto. In Africa il 60 per cento<br />
delle persone colpite dall’Aids è costituito da donne.<br />
I due terzi delle persone infette vivono<br />
nel continente africano.<br />
Malawi, 2004<br />
> Aids in Africa<br />
| ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 | valori | 13 |
| 14 | valori | ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 |<br />
GUEORGUI PINKHASSOV / MAGNUM PHOTOS<br />
A sinistra e in alto, Njuli. Bambini in una Madrassa: l’orfanotrofio<br />
è finanziato dall’associazione musulmana del Malawi.<br />
Al centro, scuola primaria di Matendjere. Nel Malawi, a causa<br />
dell’epidemia di Hiv, ogni mese muoiono 500 insegnanti,<br />
la maggior parte delle classi sono in sovrannumero.<br />
Malawi, 2004<br />
> Aids in Africa<br />
| ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 | valori | 15 |
a cura di Giovanni Dognini, Roberto Festa, Mauro Meggiolaro e Paola Baiocchi<br />
dossier<br />
Chiradzulu. Una donna ricoverata all’ospedale.<br />
Malawi, 2004<br />
| 16 | valori | ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 |<br />
Le malattie: una merce molto molto profittevole >18<br />
Le corporation crescono ma il mercato è in crisi >20<br />
Tutti contro la Finanziaria >24<br />
Aviaria poche certezze, molti guadagni >24<br />
Miliardi di utili assolutamente illeciti >26<br />
Big Pharma<br />
Una truffa<br />
di enormi dimensioni<br />
Ecco a voi la grande manipolazione nei suoi mille rivoli: come le grandi aziende farmaceutiche<br />
guadagnano con la <strong>salute</strong>, truccando i prezzi dei farmaci e le pandemie vere e presunte<br />
| ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 | valori | 17 |<br />
GUEORGUI PINKHASSOV / MAGNUM PHOTOS
| dossier | Big Pharma |<br />
GUEORGUI PINKHASSOV / MAGNUM PHOTOS<br />
Le malattie:<br />
una merce<br />
molto molto<br />
profittevole<br />
di Paola Baiocchi<br />
C<br />
on oltre 155 miliardi di euro di valore aggiunto, nel 2003 la <strong>salute</strong> è stata la<br />
seconda industria italiana, l’11,9% del Pil, dopo le attività immobiliari. Ed è<br />
destinata in breve tempo a diventare la prima, dato l’aumento dell’aspettativa di vita e<br />
il potenziale economico offerto dall’industria della <strong>salute</strong>, che genera quasi 7 euro di<br />
indotto ogni 10 euro, rispetto alla ricchezza prodotta dall’immobiliare che è pari solo<br />
a 2 euro ogni 10 investite. Attorno ad un settore così strategico, dal punto di vista degli<br />
interessi economici e così delicato, perché riguarda direttamente la qualità della vita,<br />
si muovono pesanti condizionamenti che hanno segnato strutturalmente lo sviluppo<br />
italiano. Se fino allo scoppio di Tangentopoli i partiti politici avevano una certa<br />
autonomia rivendicativa nei rapporti con le industrie farmaceutiche, e l’Italia ha visto<br />
<strong>La</strong> <strong>salute</strong> è la seconda<br />
industria italiana che<br />
genera 7 euro di indotto<br />
ogni 10 investite<br />
contro i due prodotti<br />
ogni 10 impegnati<br />
nell’immobiliare<br />
| 18 | valori | ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 |<br />
i grandi scandali legati alle tangenti nella sanità pubblica, la partita ora<br />
si gioca su uno scacchiere più vasto e “l’attenzione” si è spostata verso<br />
il centro decisionale della Comunità europea.<br />
«Preoccupante è che l’Emea (European Agency for the Evaluation of<br />
Medicinal Products) l’ente regolatorio europeo, equivalente della Fda<br />
americana, sia finanziata al 70% dall’industria - spiega Luisella Grandori<br />
pediatra e coordinatrice di Nograziepagoio (www.nograziepagoio.it)<br />
- vuol dire che il controllato paga il controllore. È un segnale forte anche<br />
- continua Luisella Grandori - che l’Emea dipenda dal Direttorato<br />
Generale delle Imprese della Commissione europea, anziché da quello<br />
della Sanità, come ha rilevato Silvio Garattini, dell’Istituto di ricerche<br />
farmacologiche Mario Negri di Milano, in due lettere di richiamo».<br />
Nograziepagoio è un gruppo nato nel 2004, composto non solo da<br />
medici e infermieri, ma anche da ricercatori, farmacisti e psicologi che<br />
si attengono a un codice di comportamento molto severo: non accettano<br />
nessun regalo dall’industria del farmaco, nemmeno una biro. Per<br />
richiamare l’attenzione sul conflitto di interessi e dimostrare che è<br />
possibile un rapporto diverso tra medici e industria: «Ci sono modi<br />
anche molto ‘puliti’ di ricevere i soldi da una ditta –- dice Luisella<br />
Grandori – ma esistono prove che i regali di qualsiasi valore possono<br />
FONTE: ASSOGENERICI<br />
GENERICO<br />
MA EQUIVALENTE<br />
I FARMACI GENERICI O EQUIVALENTI sono quei medicinali non più<br />
coperti da brevetto o da certificazione di protezione complementare<br />
che vengono commercializzati direttamente con il nome del principio<br />
attivo. Per essere immessi in commercio devono dimostrare all’Aifa<br />
la loro bioequivalenza al farmaco registrato: il principio attivo deve essere<br />
lo stesso e presente nella stessa dose, nella stessa forma farmaceutica,<br />
nella stessa forma di somministrazione e per le stesse indicazioni<br />
terapeutiche. Delle “riproduzioni perfette”, tranne che nel prezzo, inferiore<br />
per legge almeno del 20%, ma con differenze che possono raggiungere<br />
il 70%. Questa diminuzione trascina anche i prezzi del farmaco di marca<br />
(brand), che protegge le sue quote di mercato.<br />
Gli equivalenti sono ancora poco diffusi in Italia, dove l’industria<br />
farmaceutica è riuscita ad imporre che l’esclusiva potesse arrivare fino<br />
a 38 anni dalla data di deposito della domanda di brevetto. Questa<br />
anomalia scomparirà nel 2010, quando ci adegueremo al resto d’Europa,<br />
dove i generici sono molto più utilizzati e dove i SSN hanno preso<br />
parecchie iniziative per incentivarne l’uso.<br />
PRESENZA DEI GENERICI NEI MERCATI FARMACEUTICI EUROPEI (DATI 2004)<br />
NAZIONE % IN VALORE % IN VOLUMI<br />
Spagna 4,5 7,0<br />
Italia 1,7 3,3<br />
Francia 5,9 11,7<br />
Portogallo 6,2 4,0<br />
UK 17,9 39,2<br />
Germania 19,0 32,7<br />
Olanda 21,4 47,7<br />
Danimarca 13,4 37,9<br />
influenzare, anche inconsapevolmente, il comportamento prescrittivo<br />
dei medici. I problemi aumentano quando si tratta del finanziamento<br />
della ricerca, che secondo me dovrebbe essere pubblico. Ma di<br />
chiunque sia il finanziamento – conclude Luisella Grandori – servono<br />
regole chiare che non vanno solo stabilite, vanno innanzi tutto fatte<br />
rispettare: i ricercatori devono dichiarare i compensi ricevuti, la proprietà<br />
dei dati deve essere dei ricercatori e i risultati devono essere pubblicati<br />
anche se negativi. Possono esistere interessi e pressioni diverse<br />
dalla <strong>salute</strong>, anche in ambito pubblico».<br />
Di gruppi come Nograziepagoio ne esistono diversi nel mondo,<br />
per esempio No Free Lunch negli Stati Uniti, paese che rappresenta<br />
un vero Far West della sanità rispetto al vecchio continente: non a<br />
caso sono in atto pressioni perché i medicinali approvati - sempre<br />
più rapidamente - dalla Food and Drug Administration vengano automaticamente<br />
riconosciuti dall’Europa e che si cambino le regole sulla<br />
pubblicità dei farmaci.<br />
Commercio di malattie e Bugiardini<br />
Già nel 2004 il Parlamento Europeo aveva respinto la proposta della<br />
Commissione UE di attenuare le disposizioni che vietano la pubblicità<br />
“<br />
| dossier | Big Pharma |<br />
Se un farmaco è attivo,<br />
trova la malattia<br />
che può guarire<br />
”<br />
www.attentiallebufale.it<br />
Chiradzulu.<br />
Dottori<br />
di Medici<br />
Senza Frontiere<br />
organizzono<br />
visite<br />
per i pazienti<br />
malati di Aids<br />
e distribuiscono<br />
i farmaci<br />
antiretrovirali.<br />
Malawi, 2004<br />
ai cittadini dei farmaci con obbligo di prescrizione. Ora la Commissione<br />
ci riprova e chiede una riforma dell’intera legislazione farmaceutica<br />
europea, convocando un Forum sui farmaci. Sul sito dell’Agenzia Italiana<br />
del Farmaco (Aifa) l’ipotesi della propaganda direttamente al consumatore<br />
è caldamente sconsigliata perché nelle pubblicità non si evidenziano<br />
i rischi e alla promozione di campagne finanziate<br />
dall’industria spesso si associa il fenomeno del disease mongering, ossia<br />
il commercio di malattie.<br />
Proprio nell’ottobre 2006 l’Aifa ha chiesto la sospensione dello spot<br />
sulla vaccinazione antipneumococcica, comparso sulle reti Mediaset<br />
con la sigla della Federazione italiana dei medici pediatri, che promuoveva<br />
nei confronti delle famiglie un messaggio molto allarmistico,<br />
in contrasto con le indicazioni nazionali che raccomandano di vaccinare<br />
solo bambini di categorie a rischio, e che ha provocato<br />
un’ondata di richieste di vaccinazione.<br />
Siamo ancora lontani dalle martellanti campagne statunitensi, come<br />
quella lanciata nel 1998 dalla Glaxo per far conoscere una nuova<br />
sindrome chiamata Social Anxiety Disorder. Questo “disturbo da ansia<br />
sociale” era descritto come un insieme di sintomi tra cui la difficoltà di<br />
linguaggio in pubblico, la forte sudorazione e i rossori - che assomigliano<br />
molto alla timidezza - ma che si consigliava di curare con un antidepressivo,<br />
il Paxil (da Sappiamo cosa vuoi, di Martin Howard, Minimum<br />
Fax 2005) farmaco poi diventato famoso per la causa intrapresa<br />
da Eliot Spitzer, procuratore generale dello stato di New York, alla<br />
Glaxo, per aver nascosto che aumenta il rischio di comportamenti suicidi<br />
nei bambini e negli adolescenti.<br />
E forse in Italia non avrebbe avuto successo una promozione come<br />
quella della Eli Lilly che, in Florida nel 2002, ha distribuito nella caselle<br />
postali campioni di Prozac, perché esiste ancora una certa cautela<br />
verso i farmaci, frutto di un sistema di prevenzione pubblico. I dati delle<br />
vendite dei medicinali nei supermercati, sembrerebbero dimostrare<br />
che, per ora, si tende ad avere solo un piccolo pronto soccorso in casa.<br />
E poi oltre alla cautela c’è anche una certa diffidenza verso i farmaci<br />
e le loro controindicazioni contenute in quei foglietti esplicativi che,<br />
non a caso, si chiamano bugiardini.<br />
| ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 | valori | 19 |<br />
GUEORGUI PINKHASSOV / MAGNUM PHOTOS
| dossier | Big Pharma |<br />
COME SI DIFFONDE UN VIRUS? SEGUITE I SOLDI<br />
UN GRUPPO DI FISICI TEORICI DEL MAX PLANK di Gottinga in Germania, ricostruendo il percorso<br />
delle banconote da un dollaro, ha messo a punto un modello statistico degli spostamenti umani, utile<br />
nel caso delle pandemie: il viaggio delle banconote con l’effige di George Washington è molto simile<br />
a quello degli umani e, prevedere gli spostamenti delle persone, è cruciale per programmare le iniziative<br />
da prendere per contenere la diffusione dei virus ad alta trasmissibilità, come quelli influenzali.<br />
Ma da dove hanno preso i dati sulla “trasmissione” dei dollari i ricercatori tedeschi? Dal sito<br />
www.wheresgeorge.com, in cui da anni chiunque lo voglia può inviare il numero di serie delle<br />
banconote appena spese, insieme al codice di avviamento postale della località dove li ha lasciati.<br />
Chi inserisce i dati è mosso dalla curiosità di vedere che fine fanno i propri soldi e quali sono<br />
gli imperscrutabili percorsi del destino, ma per i ricercatori il sito si è rivelato una formidabile<br />
fonte di documentazione, che li ha messi in grado di elaborare uno strumento statistico<br />
sulla diffusione delle malattie infettive su larga scala, più preciso di quelli precedenti, basati<br />
sui registri dei voli aerei. Studiare i voli ha infatti dei limiti in paesi come l’Italia, dove la maggior<br />
parte degli spostamenti si effettua in auto o treno; ma il nuovo modello, pubblicato sulla rivista<br />
Nature e basato sulla circolazione delle banconote, funziona su qualunque scala, indipendentemente<br />
dal mezzo di trasporto utilizzato.<br />
Quando l’Europa era falcidiata dalla peste ci si ingegnava su come bonificare il danaro, per evitare<br />
che veicolasse il contagio; eppure all’epoca l’epidemia viaggiava alla media di due chilometri al giorno.<br />
Oggi in poche ore un virus può arrivare dalla parte opposta del mondo dove ha avuto origine ma, come<br />
allora, seguire i soldi serve a capire i percorsi dei virus.<br />
Mi curo con le complementari<br />
Forse per questo motivo nel nostro paese ci sono circa 11 milioni di pazienti<br />
(dato Doxa 2005) che si curano con l’omeopatia e circa 8mila<br />
medici che la praticano (fonte Omeoindustria), nonostante la maggior<br />
parte del mondo scientifico consideri l’omeopatia un costoso placebo,<br />
soprattutto dopo la pubblicazione nel 2005 sulla rivista The <strong>La</strong>ncet di<br />
uno studio che giungeva a due conclusioni: una che i medici che praticano<br />
l’omeopatia devono dire ai loro pazienti che le cure non guariscono<br />
per proprietà intrinseche, ma solo chi ci crede e in alcuni casi. E<br />
la seconda che i medici devono riflettere sulla richiesta di attenzioni e<br />
di cure personalizzate, avanzate dai pazienti. <strong>La</strong> Regione Toscana su<br />
questo argomento ha iniziato una sperimentazione dal 1996: attualmente<br />
sono aperti circa una sessantina di ambulatori, dove dal 2005 si<br />
paga un ticket uguale a quello delle visite specialistiche per agopuntura,<br />
omeopatia, medicina tradizionale cinese e fitoterapia.<br />
Elio Rossi, medico omeopata e responsabile dell’ambulatorio di medicina<br />
complementare dell’Ospedale Campo di Marte di Lucca, ci parla<br />
del progetto intrapreso dalla Toscana: «<strong>La</strong> Regione è partita dalla constatazione<br />
del fenomeno e ha deciso di cercare di governarlo e di<br />
regolamentarlo per garantire il paziente dal rischio di abusi e per dare<br />
agli operatori dei punti fermi in tema di informazione, preparazione ed<br />
aggiornamento professionale. Per la Regione questo settore è interessante<br />
- continua Elio Rossi - per la riduzione di un certo consumo eccessivo<br />
di medicine. Ci si rivolge agli ambulatori di omeopatia soprattutto<br />
per le forme allergiche, asma, infezioni respiratorie recidivanti, poi<br />
disturbi legati alla menopausa e anche disturbi di carattere psicosoma-<br />
| 20 | valori | ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 |<br />
FONTE: PHARMACEUTICAL EXECUTIVE / YAHOO.FINANCE<br />
FONTE: IMS HEALTH/FORBES<br />
LE MAGGIORI SOCIETÀ FARMACEUTICHE DEL MON DO PER VOLUME DI VENDITE<br />
CLASSIFICA 2005 NOME SOCIETÀ/PAESE RICAVI IN MLD DI $ (2005) PERFORMANCE AZIONI 2006<br />
1 Pfizer (USA) 44,3 11,06%<br />
2 GlaxoSmithKline (GB) 34,0 -8,88%<br />
3 Sanofi-Aventis (F) 32,3 -7,10%<br />
4 Novartis (CH) 25,0 1,74%<br />
5 AstraZeneca (GB) 24,0 -3,10%<br />
6 Johnson&Johnson (USA) 22,3 12,43%<br />
7 Merck (USA) 22,0 42,11%<br />
8 Roche (CH) 15,7 12,17%<br />
9 Wyeth (USA) 15,3 12,85%<br />
10 Bristol-Myers Squibb (USA) 15,3 20,53%<br />
I DIECI FARMACI PIÙ VENDUTI NEL 2005<br />
NOME INDICAZIONI RICAVI IN MLD DI $ PRODUTTORE<br />
Lipitor colesterolo alto 12,9 Pfizer<br />
Plavix malattie cardiache 5,9 BMS e Sanofi<br />
Nexium acidità di stomaco 5,7 Astrazeneca<br />
Seretide/Advair asma 5,6 Glaxo<br />
Zocor colesterolo alto 5,3 Merck<br />
Norvasc ipertensione 5,0 Pfizer<br />
Zyprexa schizofrenia 4,7 Eli Lilly<br />
Risperdal schizofrenia 4,0 Johnson & Johnson<br />
Prevacid acidità di stomaco 4,0 Abbott e Takeda<br />
Effexor depressione 3,8 Wyeth<br />
SITI INTERNET<br />
www.altroconsumo.it<br />
www.agenziafarmaco.it<br />
www.assogenerici.it<br />
www.taf.org<br />
tico o di disagio psicologico come ansia, depressione, stati di panico».<br />
L’atteggiamento della Regione Toscana è prudente e classificando,<br />
di fatto, l’omeopatia come complementare alla medicina tradizionale,<br />
cerca di togliergli un po’ di quell’aura di fede religiosa che si trova in<br />
molti dei suoi praticanti, ma non ignora il fenomeno che anche dal<br />
punto di vista del mercato è ragguardevole: nel 2004 sono state vendute<br />
22,6 milioni di confezioni, il 3% in più rispetto al 2003. In termini<br />
di valore, considerando i prezzi al pubblico, nel 2004 il mercato è<br />
stato di 219 milioni di euro.<br />
Nuovi farmaci<br />
Buona parte della diffidenza verso i farmaci nasce, poi, dalle sempre più<br />
numerose notizie di medicinali ritirati dal commercio, per gli effetti collaterali<br />
anche mortali. Marco Bobbio, primario di cardiologia presso<br />
l’Ospedale di Cuneo ha scritto un libro intitolato Rischiare di guarire<br />
(Donzelli, 2005) dedicato alla sperimentazione: «Il messaggio del libro<br />
è che la ricerca è indispensabile per valutare l’efficacia e anche i rischi<br />
di un farmaco. Se il farmaco non venisse testato ed entrasse in commercio,<br />
ogni somministrazione sarebbe una ricerca incontrollata. In<br />
particolare - dice Marco Bobbio - gran parte dei farmaci vengono sperimentati<br />
in adulti, prevalentemente uomini o donne non in età feconda.<br />
Poi i risultati vengono estrapolati per le altre categorie di pazienti,<br />
come anziani, bambini e donne in età riproduttiva e talvolta queste<br />
estrapolazioni possono essere pericolose». Le estrapolazioni saranno pericolose,<br />
però chi se la sente di lasciar fare test clinici su bambini sani?<br />
Perché dopo la sperimentazione in vitro e sugli animali, la fase I della<br />
TABELLA 1<br />
TABELLA 2<br />
LE MAGGIORI<br />
DIECI SOCIETÀ<br />
FARMACEUTICHE<br />
NEL 1975<br />
1 Roche<br />
2 Hoechst/Russel (ora<br />
parte di Sanofi-Aventis)<br />
3 Merck<br />
4 Ciba/Geigy<br />
(ora parte di Novartis)<br />
5 Eli Lilly<br />
6 American Home<br />
Products (ora Wyeth)<br />
7 Warner-<strong>La</strong>mbert<br />
(ora parte di Pfizer)<br />
8 Sandoz<br />
(ora parte di Novartis)<br />
9 Pfizer<br />
10 Boehringer-Ingelheim<br />
<strong>La</strong> Gilead, finanziata dalla<br />
Fondazione Bill e Melinda<br />
Gates, ha sollecitato<br />
le prostitute a non usare<br />
i preservativi durante il test<br />
sperimentazione di un nuovo farmaco, si svolge su volontari sani per<br />
verificare la sua tollerabilità, il dosaggio, il comportamento in un individuo,<br />
senza che la malattia “interferisca” con la sua azione.<br />
Torna in mente allora The Constant Gardener, tratto dal romanzo di<br />
Le Carrè, dove si racconta della sperimentazione di un farmaco dagli<br />
effetti mortali, fatta in Africa su cavie umane inconsapevoli. Oppure la<br />
recente inchiesta televisiva di France 2 sulla sperimentazione ora sospesa,<br />
in Ghana, Camerun, Nigeria e Cambogia che ha esposto i soggetti<br />
al rischio di contrarre l’Aids. <strong>La</strong> ricerca della Gilead, finanziata dalla<br />
fondazione Bill e Melinda Gates per 6,5 milioni di euro, attraverso<br />
l’Ong americana Family Health International, ha condotto un test su<br />
1200 eterosessuali molto esposti all’HIV, soprattutto prostitute a cui è<br />
stato detto espressamente di non usare preservativi, per verificare l’efficacia<br />
e l’innocuità del Viread. Testare i nuovi farmaci sui più poveri<br />
del mondo è meno costoso e non è sottoposto a controlli etici, dice nel<br />
suo libro The body hunters (Cacciatori di corpi) la giornalista americana<br />
Sonia Shah. Ma anche nel primo mondo si trova chi è disposto a fare<br />
da cavia, e confessa apertamente di farlo per soldi e non per dare un<br />
servizio alla scienza: è il caso degli studenti lombardi che fanno da frontalieri<br />
verso i centri di ricerca svizzeri, attirati dal compenso. E anche in<br />
Italia si può diventare un volontario sano, cercando sul sito degli ospedali<br />
di Verona il modulo per l’iscrizione ai test, che si svolgono nel Centro<br />
ricerche cliniche, una struttura pubblica, nato su iniziativa della<br />
Glaxo, che a Verona ha la sua sede dal 1932.<br />
«Da parte del mondo scientifico - continua Marco Bobbio - c’è la<br />
preoccupazione che alcune sperimentazioni condotte su farmaci con<br />
FONTE: HANKMCKINNELL’S, A CALL TO ACTION,<br />
MCGRAW-HILL, APRILE 2005<br />
| dossier | Big Pharma |<br />
FARMA&CO: STORIE<br />
ORDINARIE<br />
DI ORDINARIA CORRUZIONE<br />
“FARMA&CO” DI MARCIA ANGELL, medico ed ex-direttore<br />
della rivista medica di Boston New England Journal of Medicine è un libro che<br />
demistifica parecchi dei luoghi comuni con cui Big Pharma giustifica se stessa,<br />
i suoi fatturati stratosferici e il costo dei farmaci.<br />
Dal 1980, scrive la Angell, i fatturati delle industrie farmaceutiche<br />
americane sono triplicati, grazie all’introduzione di alcune leggi “ad personam”.<br />
Una di queste è il Bayh-Dole Act, dal nome dei due senatori promotori,<br />
uno democratico e uno repubblicano; fino ad allora le scoperte della ricerca,<br />
finanziata con denaro pubblico, restavano di pubblico dominio. A partire<br />
dal Bayh-Dole Act l’industria farmaceutica non ha più avuto bisogno di contare<br />
sulla ricerca fatta in proprio per mettere a punto nuovi farmaci, ma ha raccolto<br />
i frutti del lavoro svolto da università e piccole società biotech.<br />
<strong>La</strong> scoperta delle cure anti Aids è un esempio<br />
di questo profitto privato, generato da ricerche<br />
finanziate dal pubblico: sia l’individuazione<br />
del retrovirus responsabile dell’Aids, sia la scoperta<br />
dell’utilità della molecola AZT, sono avvenute in istituti<br />
di ricerca finanziati dal pubblico. L’AZT era stata<br />
sintetizzata precedentemente alla Michigan<br />
Cancer Foundation e acquistata, per un possibile<br />
utilizzo contro l’herpes, dalla Burroghs Wellcome<br />
che, dopo i sei anni di ricerca pubblica, si affretta<br />
a brevettarla per il trattamento dell’Aids.<br />
Il Bayh-Dole Act ha orientato la ricerca verso settori dalla rendita<br />
commerciale immediata, spingendo i ricercatori ad inseguire, a qualsiasi costo,<br />
il nuovo blockbuster che deve sostituire i farmaci di cui si avvicina la scadenza,<br />
nella maggior parte cure contro il colesterolo, l’ipertensione o altre malattie<br />
tipiche del benessere, per cui gioverebbe di più cambiare gli stili di vita.<br />
A noi invece impone di riflettere se sia giusto che i risultati della ricerca<br />
siano privati e che a deciderlo, a discapito di tutto il mondo, sia una legge<br />
degli Stati Uniti.<br />
un profilo di beneficio dubbio o modesto o con un rischio elevato, vengano<br />
sperimentati in paesi dove questi controlli etici sono meno stringenti.<br />
Per questo si chiede trasparenza: la comunità scientifica è insorta<br />
contro le industre che impongono, nei contratti stipulati con i<br />
ricercatori, una clausola in base alla quale lo sponsor ha il diritto di non<br />
rendere pubblici i risultati ottenuti nel corso di una ricerca: ora, per le<br />
grosse ricerche, questa imposizione non è più accettata».<br />
Allora cosa fare? Una risposta definitiva allo sfruttamento illecito<br />
della ricerca potrebbe arrivare solo da un innalzamento etico e morale<br />
di chi se ne occupa, e difficilmente può essere delegato a chi ha visioni<br />
di solo interesse economico. Per costruire un’immagine diversa della<br />
ricerca l’Aifa ha lanciato un bando per finanziare ricerche indipendenti<br />
soprattutto su tre filoni: le malattie orfane, cioè le malattie rare<br />
su cui di solito l’industria non investe, perché non danno grandi profitti.<br />
Il secondo filone sono studi di confronto tra farmaci, perché l’in-<br />
| ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 | valori | 21 |
dustria preferisce la comparazione con il placebo; il terzo filone è quello<br />
della farmacovigilanza, cioè l’osservazione sul lungo periodo di un<br />
nuovo farmaco dopo la sua entrata in commercio. Il bando è finanziato<br />
da un fondo costituito dal 5% delle spese promozionali delle<br />
aziende farmaceutiche, che nel 2005 è stato di 34 milioni di euro.<br />
Generici in crescita<br />
Uno studio dell’Università cattolica belga di Lovanio valuta che il Servizio<br />
Sanitario Nazionale (SSN) italiano risparmierebbe 263,5 milioni<br />
di euro l’anno (il 31% della spesa totale per i farmaci) se venisse incoraggiato<br />
il commercio dei generici o equivalenti (vedi box: Generico,<br />
ma equivalente). <strong>La</strong> Finanziaria del 2001 ha segnato la loro entrata sul<br />
mercato in Italia, ostacolata fino all’ultimo dalle case farmaceutiche detentrici<br />
dei brevetti miliardari. <strong>La</strong> Roche, pochi giorni prima dal varo<br />
della legge, ha fatto circolare la notizia che la Cuf (la Commissione Uni-<br />
| 22 | valori | ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 |<br />
hanno registrato una performance media vicina<br />
al 10%. Meglio di tutti ha fatto Merck: +42% in<br />
dodici mesi. Settima società farmaceutica al mondo, l’americana<br />
Merck sembra essere uscita dalla depressione seguita<br />
allo scandalo Vioxx, un farmaco antinfiammatorio<br />
che è stato ritirato dal commercio nel 2004 perché provocava<br />
eventi cardiaci e cerebrovascolari. Il successo di Merck<br />
è dovuto in particolare a due nuovi medicinali: Gardasil,<br />
primo vaccino contro il cancro alla cervice e Januvia, una<br />
pillola per il trattamento del diabete. Sono stati lanciati a<br />
metà del 2006 e in breve tempo sono diventati i nuovi<br />
blockbuster della compagnia: farmaci da più di un miliardo<br />
di dollari di vendite all’anno. Non se la sono cavata male<br />
neanche Pfizer (+11%), prima società farmaceutica al<br />
mondo, e Johnson & Johnson<br />
(+12,4%), al sesto posto. «C’è<br />
un’atmosfera rilassata grazie al<br />
nuovo piano Medicare (approvato<br />
nel gennaio del 2006, NdR) che ha<br />
aumentato le vendite grazie alle<br />
maggiori commesse del governo<br />
americano», ha spiegato alla CNN James McKean, analista<br />
finanziario di Atlantic Equities. «In più, proprio in questi<br />
anni, i baby boomers, figli del boom delle nascite del dopoguerra,<br />
stanno andando in pensione. Presto avranno bisogno<br />
di un grande quantitativo di farmaci per curare le ma-<br />
ca del Farmaco) aveva sospeso dal commercio alcuni medicinali a base<br />
di nimesulide, perché non equivalenti all’Aulin. <strong>La</strong> notizia è falsa, ma<br />
ha generato confusione e una diffidenza che ancora i generici pagano.<br />
Anzi, che paghiamo noi: infatti il SSN rimborsa solo il costo del prodotto<br />
meno caro. Quando in farmacia compriamo delle pastiglie brand<br />
e ne esiste l’equivalente, la differenza la versiamo noi al farmacista e<br />
questo è uno dei nodi della questione. Perché nonostante il farmacista<br />
sia tenuto dal decreto legge 87 del 27/5/2005 ad informare il paziente<br />
che esiste la versione equivalente del medicinale prescritto (a meno che<br />
il medico nella ricetta non abbia annotato la non sostituibilità) in farmacia<br />
è piuttosto insolito sentirsi consigliare il prodotto meno caro.<br />
Tanto che il pretore aggiunto di Torino, Raffaele Guariniello, ha suggerito<br />
di inserire delle sanzioni per i farmacisti che non propongono i generici,<br />
ipotizzando il reato di interruzione di servizio pubblico.<br />
Per una specie di legge del contrappasso il procuratore Guariniello<br />
Le corporation crescono<br />
ma il settore è in crisi<br />
Più profitti ma pesano le scadenze dei brevetti, la concorrenza dei generici e la regolamentazione dei prezzi.<br />
BIG PHARMA TORNA A SPERARE. Dopo i risultati deludenti degli<br />
scorsi anni, le grandi compagnie farmaceutiche hanno<br />
chiuso il 2006 con rendimenti positivi, spesso a due cifre<br />
(vedi TABELLA 1 ). I primi dieci produttori al mondo<br />
di Mauro Meggiolaro<br />
I primi dieci<br />
produttori al mondo<br />
hanno registrato<br />
una crescita media<br />
vicina al 10%<br />
lattie legate alla vecchiaia». Siamo alla vigilia di una nuova<br />
sbornia dopo la quaresima iniziata nel 2000? Pochi sono<br />
pronti a scommetterci. In particolare dopo il “caso Pfizer”,<br />
scoppiato lo scorso dicembre, che sembra essere<br />
emblematico di tutti i malesseri del settore.<br />
<strong>La</strong> pillola non va giù<br />
Dopo aver mandato a casa il direttore generale a luglio, a<br />
fine novembre Pfizer ha annunciato il licenziamento di<br />
2.000 venditori negli Stati Uniti. Il mercato ha salutato la<br />
notizia con un balzo del titolo in borsa: tutti si aspettavano<br />
una ristrutturazione aziendale, un taglio dei costi per rilanciare<br />
i profitti. E invece, il 2 dicembre, è arrivata la doccia<br />
fredda. I venditori non servivano più perché Pfizer<br />
aveva deciso di interrompere i test clinici sul Torcetrapib, un<br />
farmaco che aumenta i livelli plasmatici di colesterolo<br />
HDL, il “colesterolo buono”. <strong>La</strong> frequenza di morti tra i pazienti<br />
partecipanti ai primi test sperimentali si era rivelata<br />
troppo elevata. «Il più grande progresso della medicina<br />
cardiovascolare degli ultimi anni», come l’aveva definito<br />
due giorni prima il direttore della ricerca John <strong>La</strong> Mattina,<br />
è finito nella spazzatura. In poche ore gli investitori, che<br />
speravano nel lancio imminente di un nuovo blockbuster,<br />
hanno venduto l’equivalente di un ottavo del valore di<br />
borsa del colosso americano. Come altre grandi compagnie<br />
farmaceutiche, Pfizer sta lottando da anni con tutti i<br />
mezzi per riuscire a immettere sul mercato nuovi prodotti.<br />
I brevetti che hanno fatto la fortuna dei big del pharma<br />
sono in scadenza e presto i farmaci generici eroderanno<br />
quote sempre maggiori di mercato ai best seller come il Li-<br />
si sta attualmente occupando di un’inchiesta sugli equivalenti, nata sulla<br />
scia dell’indagine sul doping e la Juventus, che ha occupato i quotidiani<br />
con titoli di questo tenore: “Farmaci generici fasulli. Primi stop alle<br />
vendite”. L’indagine riguarda alcune richieste di autorizzazione al<br />
commercio di equivalenti, presentate all’Aifa con documentazioni inventate.<br />
«Siamo fiduciosi che l’operato della magistratura faccia chiarezza<br />
- ci ha dichiarato Roberto Teruzzi, presidente di Assogenerici - e<br />
pitor, il Plavix, il Nexium, lo Zocor (vedi TABELLA 2 ). <strong>La</strong> casa<br />
di investimenti Lehman Brothers, ha stimato che, nei<br />
prossimi cinque anni, la scadenza dei brevetti potrebbe<br />
mettere a rischio, ogni anno, dal 2,5% al 10% delle vendite<br />
di farmaci solo negli Stati Uniti. È una corsa contro il<br />
tempo nella quale spesso si perdono di vista i veri bisogni<br />
di chi soffre per malattie gravi e croniche.<br />
“Me too”: i farmaci fotocopia<br />
Per allungare la protezione dei brevetti e rendere difficile la<br />
vendita di farmaci equivalenti, le grandi compagnie hanno<br />
preso l’abitudine di apportare piccole modifiche ai loro<br />
GUEORGUI PINKHASSOV / MAGNUM PHOTOS<br />
| dossier | Big Pharma |<br />
intanto registriamo la crescita del mercato degli off patent, con un effetto<br />
di contenimento della spesa sanitaria». Il rapporto 2006 dell’Aifa<br />
sull’uso dei farmaci in Italia conferma che a fronte dell’aumento delle<br />
prescrizioni, la crescita dei costi è contenuta (+0,4) dalla diminuzione<br />
dei prezzi dei farmaci (-5,2%) e anche dalla scadenza della copertura<br />
brevettuale di importanti molecole, che ha modificato significativamente<br />
lo scenario dei farmaci equivalenti, che attualmente rappresentano<br />
il 25% in termini di prescrizioni e il 13,1% della spesa, con un aumento<br />
rispetto al 2005 dell’8%. Il mercato degli equivalenti vede da una<br />
parte le manovre della case farmaceutiche che cercano di vanificare il<br />
riconoscimento di equivalenza, aggiungendo al prodotto registrato un<br />
sale o trasformando una pomata in gel. Oppure provvedono a produrre<br />
generici in proprio o a rilevare aziende produttrici. Come ha fatto la<br />
Novartis che ha acquisito la Hexal, leader in questo segmento o la Glaxo<br />
che ha riconvertito in questa direzione la sua divisione Allen. .<br />
Chiradzulu. Una paziente<br />
in cura nell’ospedale.<br />
Le patologie pneumopolmonari<br />
sono molto presenti<br />
e causa di mortalità.<br />
Malawi, 2004<br />
prodotti di maggiore successo, presentandoli<br />
ai consumatori sotto una nuova forma. È quello<br />
che ha fatto nel 2001 AstraZeneca con il Prilosec,<br />
che curava l’acidità di stomaco. Poco<br />
prima che scadesse il brevetto ha lanciato il<br />
Nexium, con lo stesso principio attivo ma una<br />
composizione chimica leggermente diversa.<br />
Stessa sorte è toccata, nel 2002, all’antiallergico<br />
Claritin della Schering-Plough. Oggi si chiama<br />
Clarinex e continua a mietere successi. I<br />
farmaci “fotocopia”, chiamati anche “me too”<br />
(letteralmente “anch’io”), si sono rivelati il più<br />
grande affare dell’industria negli ultimi anni.<br />
Molto spesso sono prodotti da aziende concorrenti<br />
per sfruttare mercati che si sono già<br />
dimostrati altamente redditizi e con possibilità<br />
di espansione. Non è un caso che, come cita<br />
Marcia Angell nel libro Farma&Co, dei 415<br />
nuovi farmaci approvati nel quinquennio 1998-2002, solo<br />
133 (il 32%) erano nuove entità molecolari, mentre gli<br />
altri erano semplicemente variazioni di vecchi medicinali.<br />
Scarsa innovazione, concorrenza dei generici, ricerche<br />
costose e spesso fallimentari. Sono questi i principali ingredienti<br />
della crisi che minaccia i grandi produttori. Come<br />
se non bastasse, nel 2007, il settore potrebbe subire la<br />
pressione del Congresso americano, controllato dai democratici.<br />
«I democratici potrebbero forzare le imprese<br />
farmaceutiche a negoziare i prezzi dei farmaci direttamente<br />
con il governo», spiega James McKean. Ciò porterebbe<br />
a una diminuzione dei prezzi che ora sono decisi esclusi-<br />
LIBRI<br />
Enzo Soresi<br />
Il cervello<br />
anarchico<br />
Utet, 2006<br />
Marco Bobbio<br />
e Stefano Cagliano<br />
Rischiare di guarire<br />
Donzelli, 2005<br />
Tom Jefferson<br />
Attenti alle bufale<br />
Il pensiero scientifico<br />
editore, 2005<br />
| ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 | valori | 23 |
| dossier | Big Pharma |<br />
DAVIDE LANZILAO / CONTRASTO<br />
Tom Jefferson,<br />
epidemiologo,<br />
autore di “Attenti<br />
alle bufale”,<br />
uno studio<br />
sull’efficacia<br />
dei farmaci contro<br />
una possibile<br />
epidemia aviaria<br />
tra gli uomini.<br />
Roma, 2005<br />
CHE FINE HA FATTO L’INFLUENZA AVIARIA? Un anno fa tutti i<br />
media parlarono di pandemia e della possibilità di milioni<br />
di decessi, ma al momento lo stato del contagio rimane<br />
molto elevato solo nelle po-<br />
di Giovanni Dognini polazioni avicole di mezzo mondo,<br />
mentre per fortuna dal 2003 fino al<br />
dicembre 2006 si sono registrati solo 261 casi umani, 157 dei quali<br />
mortali. Sappiamo molte cose sul virus dell’influenza aviaria, l’H5N1,<br />
ma molte rimangono però incerte. In primo luogo non sappiamo se<br />
questo virus sarà in grado di fare il “salto di specie”, cioè se riuscirà a<br />
mutare tanto da poter essere trasmesso da uomo a uomo, come un<br />
normale virus influenzale, e non solo da uccello a uomo. Solo questa<br />
mutazione quindi potrebbe segnare l’avvio di una vera e propria<br />
pandemia, come lo furono la Spagnola nel 1918 e la meno famosa e<br />
meno letale Hong Kong del 1968.<br />
L’Organizzazione mondiale della sanità mantiene comunque un livello<br />
di allarme e di controllo alto sulla diffusione dell’H5N1, allarme<br />
ribadito anche dalla dottoressa Margaret Chan, appena eletta al vertice<br />
dell’Oms, che il 4 gennaio scorso ha dichiarato di considerare ancora<br />
l’influenza aviaria una minaccia globale. <strong>La</strong> preoccupazione delle<br />
autorità sanitarie internazionali è anche legata all’indeterminatezza<br />
delle cure. Solo i vaccini sono in grado di proteggerci dai virus, ma non<br />
si può ricavare il vaccino capace di contrastare l’H5N1 fin tanto che<br />
questo non muti in modo da diventare appunto trasmissibile da uomo<br />
a uomo. Rimangono allora come strutture difensive di primo impiego<br />
i farmaci antivirali. Sono essenzialmente due le medicine antivirus<br />
che l’Oms ha consigliato nei suoi programmi di intervento: l’oselta-<br />
| 24 | valori | ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 |<br />
vamente dal mercato. È quello che sta succedendo, fatte le<br />
dovute proporzioni, in seguito all’approvazione della finanziaria<br />
italiana, che ha bloccato i prezzi dei medicinali<br />
da banco per tutto il 2007, tra le proteste di Federfarma (vedi<br />
BOX sulla Finanziaria). I profitti di Big Pharma sono in<br />
pericolo, mentre un numero sempre maggiore di soggetti<br />
sono pronti ad entrare nel mercato e a chiedere la loro parte<br />
di una torta che sta diventando sempre più grande.<br />
Business da 600 miliardi di dollari<br />
In effetti i ricavi dalla vendita di farmaci sono in crescita<br />
costante. Ormai hanno raggiunto i 600 miliardi di dollari<br />
a livello globale. Entro il 2008, secondo le previsioni dell’Economist,<br />
potrebbero salire a 700 miliardi. Nei Paesi ricchi<br />
e in quelli a rapida industrializzazione la popolazione<br />
invecchia e soffre in proporzione crescente di malattie<br />
croniche. Per le case farmaceutiche è una manna che porta<br />
margini operativi (rapporto tra l’utile e le vendite) su-<br />
periori al 25%, contro il 15% circa degli altri beni di consumo.<br />
A dividersi la torta sono migliaia di imprese in tutto<br />
il mondo, ma buona parte dei ricavi viene intascata da<br />
“Big Pharma”, una dozzina di multinazionali con sedi negli<br />
Stati Uniti e in Europa (vedi TABELLA 1 ). È un mercato relativamente<br />
frammentato, dove Pfizer, la società più grande,<br />
intasca poco meno del 10% dei ricavi totali, ma il<br />
processo di concentrazione è molto rapido: nel 1987 le dieci<br />
imprese più grandi rappresentavano appena il 12% delle<br />
vendite mondiali, oggi siamo arrivati al 50%. Cos’è successo<br />
nel frattempo? Le compagnie farmaceutiche si sono<br />
fuse o sono state acquisite dalla concorrenza per creare dei<br />
giganti a livello internazionale. Astra e Zeneca sono diventate<br />
Astrazeneca, Glaxo Wellcome e Smithkline Beecham<br />
si sono trasformati in GlaxoSmithKline, Ciba-Geigy<br />
e Sandoz hanno dato vita a Novartis, Pfizer ha acquisito<br />
Warner-<strong>La</strong>mbert e Pharmacia mentre, recentemente, Sanofi-Synthelabo<br />
(frutto del merger di Sanofi con Synthe-<br />
labo) si è unito con Aventis (nata a sua volta dalla combinazione<br />
tra Hoechst e Rhone Poulenc). Il consolidamento<br />
è stato guidato da numerose esigenze: accrescere le economia<br />
di scala ripartendo su un maggiore capitale i costi della<br />
ricerca e della promozione commerciale, acquisire dai<br />
concorrenti farmaci blockbuster, espandersi in nuove aree<br />
geografiche, acquisire know how su nuove patologie. Basterà<br />
per rilanciare un settore agonizzante che vive di rendita<br />
sui successi del passato? Marcia Angell è convinta di<br />
no. Alla fine del suo libro propone un decalogo per “salvare<br />
l’industria farmaceutica”: più attenzione ai farmaci<br />
innovativi e meno ai “me too”, leggi più severe sui brevetti<br />
e sulla promozione dei medicinali, più trasparenza sui costi<br />
reali della ricerca (vedi BOX ), indipendenza degli informatori<br />
del farmaco dalle compagnie. Sono regole semplici<br />
che richiedono però rapidi cambiamenti strutturali.<br />
Senza i quali Big Pharma ci chiederà sempre più soldi per<br />
ottenere risultati sempre meno soddisfacenti. .<br />
Aviaria: poche certezze,<br />
molti guadagni<br />
Brevettato dalla Gilead Science il farmaco contro l’aviaria ha prodotto decine di milioni di dollari: 12 milioni in royalties nel 2005 diventati 62,7 nel 2006.<br />
mivir (ovvero il Tamiflu) e il zanamivir (ossia il Relenza). L’Oms nella<br />
“sua guida rapida di intervento contro le infezioni da H5N1” consiglia<br />
in particolare l’utilizzo del primo dei due, l’oseltamivir, sia in persone<br />
affette dal virus sia in soggetti esposti al contagio. Il farmaco però non<br />
ha una utilità acclarata, in quanto servirebbe principalmente nelle prime<br />
48 ore. T. Jefferson, E. Grasso e D. Frati, autori del libro Aviaria. Influenza<br />
dei polli? sostengono per esempio che sull’efficacia dell’oseltamivir,<br />
l’antivirale ad oggi più gettonato bisogna essere cauti. Questo<br />
farmaco funziona nei primissimi stadi dell’influenza bloccando l’uscita<br />
della busta (involucro virale) contenente la lettera (materiale genetico<br />
del virus) dalla cassetta postale (cellula dell’apparato respiratorio).<br />
Una volta che il virus è entrato nel corpo, il tempo di incubazione... è<br />
di due o tre giorni. L’oseltamivir-Tamiflu funziona solo se assunto prima<br />
del periodo di incubazione.” (pp. 23-24). Anche il dottor Nguyen<br />
Tuong Van del Centro per le malattie tropicali di Hanoi condivide un<br />
forte scetticismo sull’oseltamivir-Tamiflu, avendolo testato su di una<br />
quarantina di malati da H5N1.<br />
In verità i pochi casi umani di contagio impediscono una statistica<br />
sull’efficacia o meno di questo medicinale, mentre la sperimentazione<br />
continua anche sfruttando la somministrazione endovenosa.<br />
Una certezza però sia sul virus H5N1 sia sui farmaci antivirali c’è:<br />
qualcuno ci ha fatto un bel po’ di soldi. Brevettato dalla Gilead Science<br />
con il nome di Oseltamivir, è stato in seguito commercializzato dalla<br />
Hoffman-<strong>La</strong> Roche che ha preferito adottare il marchio più commerciale<br />
di Tamiflu; e per entrambe le ditte la psicosi aviaria è stata,<br />
economicamente parlando, una vera e propria manna. <strong>La</strong> Gilead<br />
Science, ditta farmaceutica statunitense, nel terzo trimestre del 2006<br />
ha dichiarato che le royalties e i contratti di commercializzazione con<br />
le altre aziende hanno totalizzato 78 milioni di dollari, 52 milioni in<br />
più rispetto allo stesso trimestre dell’anno prima. Facile indovinare il<br />
protagonista di questa performance: il Tamiflu. <strong>La</strong> Gilead infatti aveva<br />
ottenuto nel 2005 dalla concessione alla Hoffmann-<strong>La</strong> Roche 12 milioni<br />
di dollari in diritti, divenuti ben 62.7 nel 2006 quando l’allarme<br />
aviara era un fatto conclamato su scala planetaria. Nota a margine: dal<br />
1997 al 2001 il presidente della Gilead è stato l’ex segretario alla difesa<br />
Usa Donald Rumsfeld, il quale una volta entrato al Pentagono aveva<br />
rinunciato a qualsiasi incarico, ma conservava a tutto il 2005 un pacchetto<br />
azionario compreso fra i 5 e i 25 milioni di dollari, pari ad una<br />
plusvalenza potenziale di un milione di dollari.<br />
Cifre ancora maggiori riguardano la casa madre svizzera del Tamiflu.<br />
<strong>La</strong> Roche nel primo semestre del 2006 ha aumentato le proprie vendite<br />
del 15% e il suo presidente, Franz B. Humer, ha dichiarato che il<br />
Tamiflu è stato uno dei fattori più importanti di questa crescita. Infatti<br />
la vendita dell’antivirale nei primi sei mesi dello scorso anno è cresciuta<br />
del 62%. <strong>La</strong> Roche ha progressivamente aumentato la capacità<br />
e si dichiara pronta a produrre 400 milioni di cicli di trattamento in un<br />
anno, anche concedendo sottolicenze ad altre ditte e paesi. Si calcola<br />
che nel 2005 questo farmaco abbia fruttato circa un miliardo di euro.<br />
L’offerta ha incontrato subito la domanda, in particolare quella<br />
pubblica. Governi e ministeri della sanità impreparati ad affrontare una<br />
psicosi così vasta, hanno risposto con piani di emergenza antipandemia<br />
che prevedono in primo luogo acquisti massicci di scorte di antivirali<br />
e opzioni di acquisto sul “vaccino che verrà”. Un esempio per tutti:<br />
il caso italiano. L’allora ministero della sanità Sirchia ha varato il<br />
TUTTI CONTRO<br />
LA FINANZIARIA<br />
| dossier | Big Pharma |<br />
“PRENDANO LE CHIAVI DELLA MIA AZIENDA. A queste condizioni<br />
la nazionalizzino”. Commenta così Claudio Cavazza, presidente di Sigma Tau<br />
(seconda industria farmaceutica italiana), i provvedimenti sui farmaci approvati<br />
in finanziaria. “Sono già pronti mille licenziamenti” – rincara Sergio Dompé, presidente<br />
di Farmindustria. Non è da meno Big Pharma, presente nel nostro Paese con<br />
numerosi stabilimenti: “la manovra è stato un pugno nello stomaco”, ha dichiarato<br />
al Sole 24 Ore Angelos Papadimitriou, presidente e ad di GlaxoSmithKline. Ma cos’è<br />
successo? <strong>La</strong> finanziaria, approvata lo scorso dicembre, ha bloccato i prezzi<br />
dei medicinali da banco per tutto il 2007. I prezzi dei farmaci per i quali è prevista<br />
la ricetta medica potranno invece aumentare solo a una quota pari all’inflazione<br />
registrata nel 2006. “Mi risulta che questo tipo di tagli si sia ripetuto 14 volte<br />
negli ultimi 5 anni”, ricorda Ronald P. Spogli, ambasciatore USA in Italia. “Mi chiedo<br />
per quanto tempo ancora le industrie farmaceutiche accetteranno di operare<br />
in queste condizioni”. In effetti c’è già qualcuno che minaccia di fare le valigie.<br />
Come il presidente di Menarini, Alberto Aleotti, che vede l’Italia ormai “fuori dalla<br />
competitività internazionale”. Gli risponde Enrico Rossi, assessore alla sanità della<br />
Regione Toscana (dove ha sede la Menarini), che difende la finanziaria e contesta<br />
i dati divulgati da Farmindustria: “la spesa sanitaria in Italia è cresciuta del 10,3%<br />
tra il 2001 e il 2005, e non dell’1,7%, come sostiene l’associazione di categoria”.<br />
Anche il Sindacato Cobas dei lavoratori dell’industria farmaceutica (Slf) rifà<br />
i conti in modo diverso: “Non è vero che le iniziative di contenimento non fossero<br />
prevedibili, perchè sono chiaramente esplicitate e gradualmente applicate<br />
a partire dal novembre 2001 e dalle successive leggi finanziarie”. Però chi paga<br />
di più, per ora, sono i malati, che si trovano 10 euro in più su ogni visita<br />
specialistica (+55%) e sulle ricette successive.<br />
Nonostante le precisazioni, gli imprenditori del Pharma si sentono traditi.<br />
Il governo aveva promesso due miliardi di euro di investimenti in tre anni e ora<br />
si stimano due miliardi di ricavi in meno. In risposta Big Pharma ristruttura: Pfizer<br />
Italia ha avviato una riorganizzazione con la cessione di tre linee di produzione,<br />
la chiusura del centro di ricerca di Nerviano e l’eliminazione di due linee della<br />
rete degli informatori, cioè 440 informatori scientifici che passerebbero ad altri,<br />
attraverso la cessione di ramo d’azienda.<br />
Ma a cosa servono tutti questi soldi? <strong>La</strong> risposta che il settore ripete da anni<br />
come un mantra è una sola: “ricerca e sviluppo”. Le case farmaceutiche<br />
sostengono che i medicinali devono essere cari per coprire i costi altissimi della<br />
ricerca: 802 milioni di dollari per ogni farmaco immesso sul mercato. È questa<br />
la cifra calcolata dal Tufts Center e rilanciata dai media di tutto il mondo. Peccato<br />
che il Tufts Center, un centro studi americano sullo sviluppo dei farmaci, sia<br />
in larga parte finanziato da Big Pharma. Una ricerca indipendente commissionata<br />
da Public Citizen, associazione USA per la difesa dei consumatori, è arrivata<br />
a conclusioni ben diverse: produrre un farmaco nuovo costerebbe in realtà meno<br />
di 100 milioni di dollari. Chi ha ragione? È difficile dirlo. Anche perché, sulle spese<br />
di ricerca, le grandi compagnie preferiscono mantenere il massimo riserbo. Nei<br />
bilanci si danno informazioni generiche o dati aggregati nei quali, spesso, sono<br />
comprese anche le spese di marketing per i nuovi prodotti. Una cosa però è certa:<br />
grazie al Bayh-Dole Act, dal 1980 negli Stati Uniti buona parte della ricerca viene<br />
svolta all’interno delle università. Con i soldi dei cittadini. M.M. e P.B.<br />
| ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 | valori | 25 |
| dossier | Big Pharma |<br />
Piano pandemico italiano nell’aprile 2006, che in prima battuta prevedeva<br />
l’acquisto di scorte di farmaci antivirali (40 milioni di dosi) e<br />
contratti di prelazione fino al dicembre 2010 per l’acquisto di 36 milioni<br />
di dosi del futuro vaccino pandemico. Insomma il tutto per alcu-<br />
di Roberto Festa<br />
| 26 | valori | ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 |<br />
ne decine di milioni di euro di investimento. E i singoli cittadini? Beh<br />
anche per loro è stato commercializzato nelle farmacie il Tamiflu dagli<br />
inizi dello scorso anno. Basta avere una prescrizione medica e pagare<br />
35 euro a confezione. Ovviamente in fascia C: non rimborsabile. .<br />
Miliardi di utili<br />
assolutamente illeciti<br />
Lo scorso anno le principali aziende hanno rimborsato al Governo Usa oltre tre miliardi di dollari per manipolazioni.<br />
L<br />
David Graham<br />
(in primo piano)<br />
e il Chairman della<br />
Merck, Raymond<br />
Gilmartin (dietro)<br />
al processo Vioxx<br />
nel novembre 2004.<br />
O SCORSO 21 DICEMBRE BRISTOL-MYERS SQUIBB, colosso farmaceutico<br />
inglese specializzato nella cura del cancro e dell’AIDS,<br />
ha pagato al governo americano una multa di 499<br />
milioni di dollari. Esborso non indifferente, che ha permesso<br />
alla società di bloccare un’indagine federale su<br />
prezzi di medicinali gonfiati e pubblicità ingannevole per<br />
Ability, una pillola contro la schizofrenia. Qualche settimana<br />
prima era toccato a un’altra azienda del settore: in<br />
cambio di 36,9 milioni, il Governo americano lasciava cadere<br />
l’accusa contro la californiana InterMune per aver<br />
commercializzato un antibiotico senza l’autorizzazione<br />
della Food and Drug Administration. Il 10 settembre era<br />
stata la volta di un altro gruppo inglese, GlaxoSmithKline<br />
(specializzazione in malattie del sistema nervoso e respiratorio),<br />
colpevole di aver dato un’erronea rappresentazione<br />
dei prezzi di due farmaci antinausea, Zofran e Kytril. L’azienda<br />
pagava al governo federale 150 milioni di dollari,<br />
anche qui in cambio della rinuncia a un’azione legale.<br />
Anno record<br />
Questi sono soltanto alcuni dei casi che hanno turbato<br />
negli ultimi mesi consumatori e malati negli Stati Uniti,<br />
e che hanno contribuito a riempire le casse dello Stato. Il<br />
2006 è infatti risultato un anno record in fatto di risarcimenti<br />
pagati dalle aziende al governo federale. Grazie al<br />
False Claims Act (le legge che proibisce ogni dichiarazione<br />
ingannevole in termine di produzione, composizione,<br />
commercializzazione dei prodotti), il Tesoro ha incassato<br />
nell’ultimo anno 3,142 miliardi di dollari. In<br />
testa alla classifica delle aziende multate, ci sono quelle<br />
del settore farmaceutico. Il primo posto spetta alla svizzera<br />
Serono, costretta a pagare 704 milioni di dollari per<br />
aver commercializzato illegalmente Serostim, un ormone<br />
della crescita utilizzato soprattutto nei casi di AIDS. <strong>La</strong><br />
Serono avrebbe esagerato gli effetti del medicinale sulla<br />
massa muscolare dei pazienti affetti da AIDS, e pagato<br />
tangenti a dottori e ospedali perché prescrivessero il Serostim.<br />
Poco più giù, nella lista, si incontra la Schering-<br />
Plough, costretta a pagare 435 milioni di dollari per aver<br />
illegalmente venduto e pubblicizzato il Temodar, un farmaco<br />
utilizzato nella cura dei tumori al cervello. Già nel<br />
passato, e per altri medicinali, la legge aveva preso di mira<br />
la Schering-Plough. Sono 4 i miliardi pagati complessivamente<br />
dalla società americana per bloccare indagini<br />
federali sulle sue operazioni commerciali.<br />
Il caso Vioxx<br />
«Il meccanismo si è rotto», ha detto David Graham, il medico<br />
che ha testimoniato davanti alla Commissione del<br />
Congresso che indagava sulle anomalie del sistema sanitario<br />
americano. Graham è stato l’esperto che, due anni fa,<br />
si è più battuto contro Vioxx, l’antinfiammatorio della<br />
Merck, ritirato dal mercato nel settembre 2005 dopo cinque<br />
anni di produzione e dieci miliardi di dollari di introiti.<br />
Utilizzato al momento del ritiro da circa 2 milioni di<br />
persone negli Stati Uniti, il Vioxx moltiplicava la possibilità<br />
di eventi cardiaci e cerebrovascolari. Graham e altri<br />
scienziati hanno calcolato che il Vioxx abbia provocato fino<br />
a 144 mila incidenti cardiaci negli Stati Uniti: tra i 30 e<br />
i 50 mila sono stati mortali. I dirigenti della Merck - hanno<br />
mostrato una serie di documenti interni della società -<br />
conoscevano la pericolosità del Vioxx già dal 1999, ma<br />
non hanno mai fatto nulla. Immediatamente dopo lo<br />
scandalo, in Borsa, la quotazione della società si è quasi dimezzata.<br />
Oltre 30 miliardi di dollari sono andati in fumo<br />
(oltre a quelli che la società dovrà pagare nei prossimi anni<br />
in risarcimenti); la Merck ha rischiato la chiusura. Oggi<br />
sopravvive, e detiene il dubbio privilegio di essere responsabile<br />
del “più grave disastro farmaceutico nella storia dell’umanità”<br />
(la definizione è ancora del dottor Graham).<br />
A fine 2005 la vicenda della Merck sembrava comunque<br />
preludere a un nuovo gigantesco scandalo. Il caso Enron<br />
era in fase di discussione processuale, il viluppo di interessi<br />
e scarsi controlli che aveva fatto crollare la<br />
multinazionale dell’energia pareva replicarsi, con esiti ancor<br />
più disastrosi, nel mondo del Big Pharma, delle grandi<br />
società farmaceutiche. Il crollo, alla fine, non c’è stato, anche<br />
se molte di queste società hanno conosciuto perdite in<br />
Borsa pari a più di due cifre. Il caso Merck ha però definitivamente<br />
svelato la povertà dei sistemi di controllo pubblico<br />
sulle medicine, oltre alla scarsa trasparenza dei test di<br />
ricerca e verifica dei nuovi prodotti. Il problema, alla fine,<br />
è risultato ancora una volta quello del rapporto tra controllore<br />
e controllati, con i secondi che, in cambio del via<br />
libera alla commercializzazione, finanziano il primo. Ha<br />
scritto Richard Horton, direttore della rivista medica The<br />
<strong>La</strong>ncet: “Troppo spesso la Food and Drug Administration<br />
ha visto e continua a vedere l’industria farmaceutica come<br />
il suo cliente - una fonte di finanziamento - e non come<br />
un settore della società che ha bisogno di una forte supervisione”.<br />
Proprio per evitare il rischio di collusioni eccessive<br />
tra controllore e controllati, il direttore del National Institute<br />
of Health (che ha il compito di verificare metodi,<br />
scopi, risultati delle ricerche delle case farmaceutiche) ha<br />
proibito ogni rapporto di consulenza tra i suoi scienziati e<br />
le aziende, oltre a vietare che questi possiedano azioni delle<br />
stesse industrie farmaceutiche.<br />
Maggiore trasparenza<br />
Nel gennaio 2006 è poi arrivato il primo vero passo importante<br />
dopo lo scandalo del Vioxx. <strong>La</strong> Food and Drug<br />
Administration ha imposto alle case farmaceutiche una<br />
più chiara e dettagliata esposizione dei componenti dei<br />
loro prodotti e dei possibili rischi collegati alla loro assunzione.<br />
Una misura che andava nel senso delle richieste<br />
che da anni le associazioni dei consumatori facevano<br />
alle amministrazioni americane (una norma in tal senso<br />
era stata quasi approvata dall’amministrazione di Jimmy<br />
Carter, per poi essere archiviata senza troppi sensi di colpa<br />
da Ronald Reagan). <strong>La</strong> maggiore trasparenza decisa<br />
dalla FDA si accompagnava però a un’altra decisione. Il<br />
governo di George Bush proibiva cioè che le richieste di<br />
risarcimento individuale o collettivo alle case farmaceutiche<br />
potessero essere presentate ai tribunali dei singoli Stati.<br />
L’amministrazione giustificava la misura con il fatto<br />
che la Food and Drug Administration, che distribuisce le<br />
licenze per la vendita dei farmaci, è un organismo federale,<br />
e quindi ogni causa intentata alle industrie deve essere<br />
discussa nelle corti federali. In realtà la norma appariva<br />
chiaramente dettata dalle stesse case farmaceutiche, terrorizzate<br />
da numero ed entità delle richieste di risarcimento<br />
presentate dagli americani negli ultimi anni presso<br />
le corti statali (soltanto Merck rischiava di pagare circa<br />
30 miliardi di dollari in risarcimenti). I giudici dei tribunali<br />
statali sono tradizionalmente più sensibili alle richieste<br />
dei consumatori, mentre le corti federali sono state negli<br />
ultimi anni riempite di giudici conservatori nominati<br />
da George Bush. Una loro gestione delle tante richieste di<br />
risarcimento faceva presagire esiti più vicini agli interessi<br />
delle multinazionali della <strong>salute</strong> (che d’altra parte, nel loro<br />
complesso, avevano contribuito alla campagna di<br />
George Bush con 84 milioni di dollari).<br />
<strong>La</strong> cifra record di risarcimenti pagati nel 2006 grazie al<br />
False Claims Act mostra comunque che poco è cambiato<br />
nell’ultimo anno: scarsa informazione, truffe sui prezzi, difetti<br />
di produzione e manipolazione della richiesta restano<br />
componenti intrinseche al mercato farmaceutico americano.<br />
<strong>La</strong> sconfitta dei repubblicani alle elezioni del 6 novembre,<br />
con conseguente maggioranza democratica al<br />
Congresso, prelude però a qualche problema in più per le<br />
industrie del settore. Difficile immaginare una riforma organica<br />
del sistema, o almeno alcune riforme significative<br />
(come per esempio l’apertura all’importazione di medicinali<br />
dal Canada). Ma un Congresso democratico promette<br />
comunque di lanciare la prima vera indagine sulla <strong>salute</strong><br />
pubblica degli ultimi decenni. Il democratico del Michigan<br />
John Dingell è stato eletto a capo della Commissione Energia<br />
e Commercio della Camera e ha già organizzato, a partire<br />
da febbraio, una serie di<br />
incontri centrati sul mercato<br />
nero dei farmaci per il cancro.<br />
Sempre alla Camera alcuni<br />
deputati di prima nomina -<br />
Sherrod Brown, democratico<br />
dell’Ohio, e Bernie Sanders,<br />
indipendente del Vermont - hanno fatto della riforma sanitaria<br />
il perno della loro proposta agli elettori. Le industrie<br />
del Big Pharma preparano le contromosse, assumendo lobbisti<br />
democratici che fino a qualche settimana lavoravano<br />
per Ted Kennedy e Nancy Pelosi. Ma intanto qualcosa si<br />
muove, nel mondo fino a qualche mese fa intoccabile delle<br />
grandi multinazionali. Ha detto Sidney Wolf, di Public<br />
Citizen: «L’unica speranza è parlarne, discuterne. Le inchieste<br />
di oggi preludono alle riforme di domani». .<br />
Chiradzulu.<br />
A sinistra, l’ospedale<br />
distrettuale.<br />
A destra, una<br />
conferenza contro<br />
la trasmissione<br />
dell’Aids presso<br />
la corte distrettuale<br />
di Mombezi.<br />
Malawi, 2004<br />
Il nuovo congresso<br />
democratico promette<br />
di effettuare la prima<br />
vera indagine sulla<br />
<strong>salute</strong> pubblica<br />
| ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 | valori | 27 |<br />
GUEORGUI PINKHASSOV / MAGNUM PHOTOS
GUERRA<br />
&<br />
PACE<br />
Turkmenistan<br />
Il tesoro<br />
di Nyazov<br />
I<br />
di Paolo Fusi<br />
Tra dieci e quindici<br />
milioni di euro sono<br />
sui conti aperti<br />
in Germania<br />
di difficile accesso<br />
per il nuovo governo<br />
| lavanderia |<br />
L DITTATORE DEL TURKMENISTAN È MORTO. Niyazov si è lasciato alle spalle, oltre a parenti rissosi e sparpagliati<br />
per il pianeta a mangiarsi le fortune del Regno, a compagni politici che ora si scannano per la successione<br />
e ad un popolo prostrato dagli stenti, alcuni conti bancari, la maggior parte dei quali in Germania.<br />
Questi conti, quasi tutti presso la filiale di Francoforte della Deutsche Bank, sono cosiddetti “conti di Stato”,<br />
ovvero aperti in nome e per conto del Governo del Turkmenistan, sul quale vengono tuttora versate<br />
le provvigioni milionarie del commercio del gas.<br />
<strong>La</strong> prima domanda: chi ha diritto a prelevare quei quattrini? Ufficialmente il nuovo Governo, ma le banche<br />
tedesche fanno sapere che i soldi, una volta arrivati, vengono dirottati su sottoconti e conti terzi, intestati<br />
personalmente al dittatore o a suoi fiduciari. <strong>La</strong> giustizia tedesca è naturalmente pronta a dare informazioni<br />
sui trasferimenti (che da noi sarebbero illegali), se il Turkmenistan invierà una richiesta di rogatoria.<br />
Il che presuppone un’inchiesta penale contro il defunto, cosa che per il codice turkmeno è impossibile.<br />
Quanti soldi turkmeni sono nascosti in Germania? Presumibilmente tra i 10 ed i 15 milioni di Euro. I soldi<br />
spariti su conti terzi dovrebbero essere una cifra più esigua. Che ne sarà di loro? Le banche attenderanno un<br />
periodo, stabilito per contratto (si varia tra i 10 ed i 20 anni) e poi li incamereranno definitivamente. Oppure<br />
i fiduciari si faranno prendere dall’ingordigia e ne piluccheranno una parte. Se non sono fessi, preleveranno<br />
solo le loro commissioni, e poi continueranno a fare il gioco delle tre scimmiette.<br />
Sembra un’anomalia, invece si tratta di un fenomeno diffuso. Dopo le complesse<br />
vicissitudini legate ai tesori nascosti di dittatori come Abacha, Ferdinand Marcos,<br />
Sukharno e via discorrendo, i fiduciari e le banche che difendono gli interessi dei governi<br />
totalitari hanno trovato un sistema semplice per proteggere i patrimoni illeciti dei propri<br />
clienti. Dato che ogni Paese riconosciuto dalle Nazioni Unite ha diritto ad aprire conti<br />
statali per l’interscambio commerciale, basta usare questi per far sparire i soldi.<br />
Facciamo un esempio strampalato. L’Italia vuole incoraggiare il traffico di rifiuti tossici in Somalia<br />
ed in Eritrea – un’idea pazzesca, che non verrebbe mai in mente a nessuno – e quindi accetta di far pagare<br />
il Warlord di una delle province di laggiù, da parte dell’industria che “scarica”, su un conto per l’interscambio<br />
commerciale aperto presso una qualche filiale di una banca qualunque a Roma (ipotizziamo, sempre<br />
per scherzare, che siano Capitalia e Banca Intesa). Da quel conto, garantiti dallo Stato italiano, i soldi finiscono<br />
nei sottoconti giusti delle persone giuste nelle giurisdizioni giuste. Se un giorno mai qualcuno, a Mogadiscio<br />
o altrove, decidesse di far luce sui soldi dei dittatorelli locali, non avrebbe nessuna traccia dei soldi passati<br />
per l’Italia, e mai e poi mai potrebbe fare una rogatoria.<br />
<strong>La</strong>ggiù, intanto, la lotta per il potere è aperta, con grave scorno di Gazprom, Neftigas, Agip e Eni,<br />
che con Nyiazov avevano contratti solidissimi e di vitale importanza per l’Italia. Cosa accadrà adesso?<br />
Intendo dire: a parte sperare che non faccia freddo e che si riscaldi poco? Facciamo ancora un’illazione assurda:<br />
diciamo che il gruppo di brokeraggio petrolifero britannico RSJ, che lavora con il Turkmenistan, il Kazakistan<br />
ed altri Stati contermini, e che in Italia ha relazioni segretissime e sconvenienti (stiamo inventando tutto,<br />
si tratta solo di un esempio fantasioso), dopo il fallimento dell’operazione Iugas con Aldo Anghessa<br />
e Mario Scaramella ora abbia pronto un programma alternativo. Quale sarà la banca? Non dite<br />
Banca Popolare di Lodi, e non portate le teorie di Giulio Andreotti sul pensar male a vostro sostegno. .<br />
| ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 | valori | 31 |
| inbreve |<br />
conomiaetica<br />
FINMECCANICA<br />
FA AFFARI<br />
D’ORO<br />
IN AFRICA<br />
Una joint venture per vendere<br />
elicotteri in Africa. È quanto hanno<br />
realizzato AgustaWestland (Gruppo<br />
Finmeccanica) e Lybian Company<br />
for Aviation Industry. Questa<br />
mossa consentirà ai due colossi<br />
di beneficiare dei diritti commerciali<br />
per la vendita dei velivoli<br />
nel continente africano. L’accordo<br />
è stato perfezionato da un’ulteriore<br />
commessa a beneficio di<br />
l’AgustaWestland che ha ottenuto<br />
dalla Libia un ordine per 10<br />
elicotteri A109EPower, per un totale<br />
di 80 milioni di euro. I velivoli<br />
serviranno alle forze armate libiche<br />
per pattugliare le coste.<br />
AgustaWestland ha ottenuto<br />
anche una fornitura per le forze<br />
armate britanniche: 658 milioni<br />
di euro per il supporto degli<br />
elicotteri EH101 e 1,4 miliardi<br />
di euro per la realizzazione<br />
di 70 nuovi elicotteri Future Lynx.<br />
Aermacchi, altra azienda<br />
del gruppo Finmeccanica, non<br />
è stata a guardare, siglando due<br />
contratti: il primo con la Nigeria<br />
per l’ammodernamento di 12<br />
MB339A, per un totale di 84 milioni<br />
di dollari; secondo con la Malesia<br />
per un ammontare di 88 milioni<br />
di euro per 8 velivoli MB339CM.<br />
Infine Aermacchi ed Hellenic<br />
Aerospace Industry hanno firmato<br />
accordo di cooperazione<br />
per l’addestratore militare M346.<br />
| 32 | valori | ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 |<br />
MAURIZIO CARANZA<br />
L’UOMO CHE CREÒ<br />
IL MODELLO<br />
VARESE LIGURE<br />
Se ne è andato in silenzio Maurizio Caranza, colui<br />
che ha portato ai fasti della Commissione europea<br />
il comune di Varese Ligure, paese, come altri a lungo<br />
marginale, dell’entroterra ligure di levante .<br />
Caranza divenne sindaco del suo paese e si trovò<br />
di fronte al dramma di un declino annunciato tanto<br />
sul piano anagrafico che su quello economico. Esplorò<br />
l’arco delle soluzioni possibili e delle esperienze<br />
da cui trarre frammenti di quelle soluzioni. Fu così<br />
che si avvicinò all’ambientalismo, convincendosi<br />
che la qualità ambientale, già evidente come fattore<br />
competitivo, nella accezione riferita a processi<br />
e prodotti, per le imprese<br />
operanti sul mercato<br />
globale, potesse diventare<br />
cruciale nella competizione<br />
tra sistemi territoriali. Iniziò<br />
a tutelare la biodiversità<br />
di Varese Ligure, a partire<br />
da quella connessa<br />
al comparto agroalimentare<br />
per arrivare alla floro-faunistica, e a lavorare<br />
per migliorare efficienza e prestazioni ambientali<br />
della sua piccola amministrazione.<br />
Capì che quel percorso alla eccellenza ambientale<br />
doveva essere validato, ad esempio attraverso uno<br />
di quegli strumenti che proprio in quegli anni ’90<br />
la Unione europea andava proponendo al riguardo:<br />
la certificazione di qualità ambientale, in particolare<br />
la Emas (Audit e Schema di Gestione Ambientale),<br />
applicabile anche a scala territoriale, non solo<br />
d’impresa. Investì in tal senso e conseguì l’obiettivo<br />
in un Paese in cui questi concetti erano ignoti<br />
ai più. Varese Ligure divenne il primo comune<br />
certificato Emas, mentre la ST_Microelectronics<br />
di Pasquale Pistorio era stata la prima azienda.<br />
Fu così che fece nascere, divenendone presidente,<br />
“Qualeambiente”, l’associazione degli enti locali<br />
certificati per qualità ambientale.<br />
DOPO I CEREALI<br />
LA MONSANTO<br />
PRODUCE<br />
LA BENZINA OGM<br />
<strong>La</strong> Monsanto, multinazionale leader<br />
nel settore delle biotecnologie,<br />
ha presentato una nuova<br />
generazione di cereali<br />
geneticamente modificati che<br />
possono rispondere alla domanda<br />
crescente di combustibile alternativo<br />
ricavato da materie vegetali,<br />
in particolare dai cereali. Piante<br />
geneticamente modificate, non sono<br />
solo più resistenti agli attacchi<br />
di parassiti e alla siccità, ma anche<br />
capaci di migliorare la loro resa<br />
nella coltivazione, tanto da produrre<br />
un’eccedenza da destinare oltre<br />
che al mercato alimentare anche<br />
a quello dei carburanti alternativi,<br />
primo fra tutti l’etanolo, additivo<br />
che brucia senza produrre le scorie<br />
inquinanti della benzina.<br />
<strong>La</strong> Monsanto ha, dunque, fiutato<br />
il corposo affare e sta orientando<br />
la propria ricerca sugli ogm<br />
al settore bioenergetico, tanto<br />
che i suoi ricercatori hanno<br />
già identificato gli ibridi del cereale<br />
che rendono più etanolo.<br />
L’industria delle biotecnologie,<br />
dopo aver fallito l’obiettivo<br />
di sfamare il mondo, ha imboccato<br />
questa nuova via.<br />
Incentiviamo le risorse rinnovabili? Petrolio e carbone >34<br />
Se la Rai accoglie la sfida di una televisione pubblica >39<br />
Il marchio che riconosce l’impresa sociale >41<br />
CORPORATE<br />
GOVERNANCE<br />
IN GERMANIA<br />
ALLA SBARRA<br />
L’accusa è di appropriazione<br />
indebita: avrebbe pagato parecchi<br />
viaggi di piacere in Brasile, India<br />
Corea, Spagna, Repubblica Ceca<br />
e Polonia con i fondi della casa<br />
automobilistica di cui era dirigente.<br />
A beneficiare dei regali erano<br />
perlopiù sindacalisti. <strong>La</strong> ragione<br />
di tanto viaggiare era mantenere<br />
la pace sociale.<br />
È iniziato a Braunschweig, nella<br />
Germania settentrionale, il processo<br />
a Peter Hartz, ex capo del personale<br />
della Volkswagen, nonché autore<br />
della riforma del mercato del lavoro<br />
che porta il suo nome. Eppure solo<br />
poco tempo fa posava sorridente<br />
con Gerard Schroeder. L’ex<br />
cancelliere infatti chiese proprio<br />
a Hartz di guidare una commissione<br />
per le riforme nel mercato<br />
del lavoro. Hartz con tutta probabilità<br />
chiederà il patteggiamento.<br />
Il clima in Germania non<br />
è dei migliori: secondo un recente<br />
sondaggio di Trasparency<br />
International, il 46 per cento<br />
dei tedeschi è convinto che la loro<br />
economia sia corrotta. E a questo<br />
non ha giovato lo scandalo<br />
che ha coinvolto Joseph Achermann,<br />
presidente di Deutsche Bank.<br />
Il processo a Peter Hartz sarà<br />
probabilmente l’occasione<br />
per introdurre dei cambiamenti<br />
alla corporate governance tedesca.<br />
Il Governo vorrebbe introdurre<br />
dei limiti al passaggio dal consiglio<br />
di gestione al consiglio di sorveglianza<br />
per evitare conflitti di interesse.<br />
BP BACCHETTATA<br />
NEGLI USA,<br />
NON GARANTISCE<br />
PROCEDURE DI SICUREZZA<br />
<strong>La</strong> divisione nordamericana della BP (British<br />
Petroleum) non rispetta gli standard di sicurezza.<br />
Nel 2005 un’esplosione in un impianto in Texas fece<br />
quindici vittime e 170 feriti. Quell’incidente costò<br />
all’azienda circa due miliardi di dollari in rimborsi e altri<br />
costi, a cui vanno aggiunti 1,6 miliardi messi a riserva<br />
per le spese legali. In un rapporto di 300 pagine James<br />
Baker, avvocato ed ex segretario di stato americano,<br />
messo alle corde il colosso britannico.<br />
Se prima dell’incidente in Texas la compagnia<br />
stava compiendo progressi sul fronte della sicurezza<br />
individuale dei dipendenti, lo stesso non si puo’ dire<br />
per la sicurezza nelle procedure. Baker<br />
e i suoi collaboratori hanno prescritto<br />
alla BP dieci raccomandazioni, tra cui<br />
anche la richiesta di istituire un nuovo<br />
ufficio di monitoraggio indipendente che<br />
riferisca al consiglio di amministrazione<br />
per i prossimi cinque anni.<br />
<strong>La</strong> compagnia inglese, che<br />
ha un conto aperto con gli Stati Uniti,<br />
che comprende un grave episodio<br />
di inquinamento in Alaska, ha ammesso la necessità<br />
di correre ai ripari. Durante una conferenza stampa<br />
l’amministratore delegato uscente John Browne<br />
ha assicurato che l’azienda è consapevole della sfida<br />
e dell’importanza di “procedere a miglioramenti”.<br />
Inoltre si è impegnato a mettere in pratica le<br />
raccomandazioni di Baker, anche se soltanto dopo<br />
averle considerate assieme alle conclusioni di un altro<br />
rapporto aziendale sulla sicurezza globale delle<br />
operazioni. E ha difeso la complessiva esperienza nella<br />
sicurezza della sua compagnia. Di fatto, però, Browne<br />
sarà sostituito a breve da Tony Hayward, reponsabile<br />
dell’esplorazione e produzione, che avrà tra i suoi<br />
principali compiti proprio quello di rilanciare la<br />
reputazione della compagnia petolifera negli Usa.<br />
| inbreve |<br />
LA PFIZER<br />
FA PROFITTI<br />
E TAGLIA POSTI<br />
DI LAVORO<br />
Pfizer, leader mondiale del settore<br />
farmaceutico, continua<br />
a guadagnare. Ma l’annuncio<br />
di un forte rialzo degli utili<br />
trimestrali, dovuti a proventi<br />
straordinari, si accompagna<br />
ad un’altra notizia: il taglio<br />
di 10mila posti di lavoro nel 2008<br />
(il 10% della forza lavoro)<br />
con l’obiettivo di ridurre i costi<br />
operativi di 2 miliardi di dollari<br />
l’anno e la chiusura di tre<br />
stabilimenti nel Michigan e due<br />
impianti di produzione nel Nebraska<br />
e nello stato di New York.<br />
<strong>La</strong> riorganizzazione riguarderà anche<br />
gli stabilimenti europei in Francia,<br />
Germania e Italia. A <strong>La</strong>tina rischiano<br />
il posto almeno 500 persone.<br />
Un provvedimento che, secondo<br />
la società, sarebbe necessario<br />
alla luce della imminente scadenza<br />
dei diritti generati dal brevetto<br />
del Lipitor, la pillola contro<br />
il colesterolo che è il best seller<br />
mondiale dei farmaci. Ma tra<br />
le cause, secondo gli analisti,<br />
ci sarebbe anche la concorrenza<br />
dei farmaci generici che costerebbe<br />
alla Pfizer perdere il 41% del proprio<br />
fatturato. Nel 2006, Pfizer ha<br />
registrato profitti per 19,34 miliardi<br />
di dollari, 2,66 dollari per azione,<br />
contro gli 8,09 miliardi, 1,09 dollari<br />
per azione, del 2005. Il giro d’affari<br />
complessivo è cresciuto a 48,37<br />
miliardi di dollari, rispetto<br />
ai 47,41 miliardi precedenti.<br />
| ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 | valori | 33 |
| economiaetica | Cip6 |<br />
Incentiviamo<br />
le risorse<br />
rinnovabili?<br />
Petrolio, rifiuti,<br />
carbone<br />
A proposito di manipolazione del mercato. Senza il famigerato Cip6 alle assimilabili avremmo avuto<br />
a disposizione 30 miliardi di euro per sviluppare eolico, fotovoltaico e biomasse. Una battaglia “liberale” per eliminare<br />
le distorsioni del mercato dell’energia che creano danni alla <strong>salute</strong> prima che alle tasche dei cittadini.<br />
INIZIA A CROLLARE IL MURO DELLE FALSE ENERGIE RINNOVABILI che, attraverso la voce “A3” delle nostre bollette della luce, dal<br />
1992 ad oggi ha drenato oltre 30 miliardi di euro di denaro dei contribuenti (una media di 60 euro l’anno a famiglia)<br />
verso società che gestivano impianti che di rinnovabile e pulito avevano ben poco, per usare un eufemismo. Per quattordici<br />
anni inceneritori di rifiuti solidi urbani, centrali a carbone ed a scarti della lavorazione petrolifera, solo per fare<br />
qualche esempio hanno goduto di contributi elargiti in violazione di normative europee come la 2001/77 riguardante<br />
le energie rinnovabili. Esemplare fu la risposta che il 20 novembre 2003 il Commissario UE per i Trasporti e<br />
l’Energia Loyola De Palacio diede all’europarlamentare Monica Frassoni: “<strong>La</strong> Commissione conferma che, ai sensi della<br />
definizione dell’articolo 2, lettera b) della direttiva 2001/77/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 27 settembre<br />
2001, sulla promozione dell’energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno<br />
dell’elettricità, la frazione non biodegradabile dei rifiuti non può essere considerata fonte di energia rinnovabile”.<br />
Sempre in quegli anni, il Commissario alla Concorrenza Mario Monti criticò i contributi agli inceneritori. Dietro a<br />
quel continuo flusso di milioni di euro che arrivava tramite le bollette della luce dei cittadini ad inceneritori e centrali<br />
a fonti assimilate, infatti si poteva intravedere una infrazione dei Trattati Istituti delle Comunità europee per “aiu-<br />
di Matteo Incerti<br />
Edison, Pirelli, Garrone<br />
e Moratti sono i gruppi<br />
che hanno ricevuto<br />
la maggior parte<br />
dei 3 miliardi di euro<br />
messi a disposizione<br />
dallo Stato<br />
| 34 | valori | ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 |<br />
ti impropri di Stato”.- Infatti la direttiva 2001/77,sulle fonti rinnovabili<br />
elenca quelle fattispecie che “in via esclusiva” possono beneficiare<br />
di sovvenzioni, in uno scenario a liberalizzazione crescente del<br />
mercato dell’energia. <strong>La</strong> direttiva 2001/77 fu fatta proprio per rispondere<br />
a suo tempo ai giusti malumori di Monti, allora Commissario<br />
alla Concorrenza, che additava l’improprietà degli aiuti all’incenerimento,<br />
come i CIP6 in Italia e le NFFOs nel Regno Unito. Ma<br />
per meglio capire i numeri di questa vera e propria truffa energetica<br />
ed ambientale perpetrata negli ultimi quindici anni è necessario dare<br />
alcune cifre “simbolo” estrapolate da documenti ufficiali di ex municipalizzate<br />
o dati dell’Autorità dell’Energia.<br />
Guardiamo ad esempio i dati dell’Autorità dell’Energia riguardante<br />
la “Quota percentuale delle prime dieci società di produzione<br />
nella generazione di Cip6” negli anni 2003 e 2004.<br />
FONTI ASSIMILATE. Al primo posto nel 2003 e 2004 troviamo Edison<br />
che ha assorbito rispettivamente il 54,6% ed il 53,2% delle quote.<br />
Al secondo il gruppo Sarlux, legato alla famiglia Pirelli, che con le<br />
I rifiuti solidi urbani<br />
che vengono raccolti<br />
nelle fosse<br />
dell’inceneritore<br />
dell’ASM di Brescia.<br />
Brescia, 2003<br />
| ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 | valori | 35 |<br />
CHRIS STEELE PERKINS/MAGNUM DAL LIBRO BRESCIA PHOTOS
CHRIS STEELE PERKINS/MAGNUM DAL LIBRO BRESCIA PHOTOS<br />
sue centrali a scarti della lavorazione petrolifera ha ricevuto il 10,8<br />
e 10,3% delle quote Cip6 delle fonti assimilate.<br />
Al terzo posto sempre un altro gruppo Petrolifero, la Erg della<br />
famiglia Garrone che ad esempio dalla centrale della controllata<br />
IsabEnergy di Priolo Gargallo (Siracusa) nel 2005 su un fatturato di<br />
522 milioni di euro, almeno 300 derivavano da incentivi Cip6. In<br />
| 36 | valori | ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 |<br />
Sotto, Antonio<br />
Tencati,<br />
docente<br />
di economia<br />
e gestione<br />
delle imprese<br />
alla Bocconi.<br />
A lato,<br />
la stazione<br />
di ricevimento<br />
degli RSU<br />
nel maxi<br />
inceneritore<br />
dell’ASM.<br />
Brescia, 2003<br />
classifica troviamo anche il Gruppo Apienergia (5,3% di quote Cip6<br />
nel 2004), con l’impianto di raffinerie a Falconara. Per loro almeno<br />
150 milioni l’anno in sovvenzioni Cip6.<br />
In classifica troviamo poi Enipower e la multinazionale Foster<br />
Wheeler-MPE (Centro energia) con quote di mercato del 5,1% di<br />
Cip6. <strong>La</strong> Foster Wheeler ricordiamo costruisce anche inceneritori. Ha<br />
UNA VERA LIBERALIZZAZIONE<br />
C’È UN PROVVEDIMENTO PASSATO NELLA FINANZIARIA che può<br />
rappresentare un piccolo terremoto e segnare una svolta sul futuro<br />
delle politiche energetiche e dello smaltimento dei rifiuti. È quello relativo<br />
alla modifica dei Cip62/92-Certificati Verdi. I contributi che tutti i cittadini<br />
pagano nelle bollette della luce (voce A3) che per i nuovi impianti realizzati<br />
dal 1 gennaio andranno solo alle vere energie rinnovabili: sole, vento,<br />
idrico, biomasse intese come piccole centrali a legno e scarti animali<br />
o biodegradabili. Il tutto in osservanza alla normativa 2001/77/CE<br />
che stabilisce che “la frazione non biodegradabile dei rifiuti non può essere<br />
considerata fonte di energia rinnovabile”. Dal 1992 ad oggi contro ogni legge<br />
dell’Unione Europea (tanto che sono avviate infrazioni comunitarie<br />
e nel 2001 l’allora Commissario Mario Monti tuonò contro questi incentivi)<br />
l’Italia ha finanziato con i soldi in teoria destinati alle rinnovabili ciò<br />
che rinnovabile non era. Carbone, inceneritori di rifiuti, raffinerie di scarti<br />
petroliferi. Un giro da 3,1 miliardi di euro, 60 euro a famiglia nelle bollette<br />
Enel. E queste società in Borsa volavano grazie a questi contributi godendo<br />
di un “mercato protetto”. Ora i finanziamenti rimarranno solo fino<br />
alla scadenza dei contratti per gli impianti già esistenti. I nuovi inceneritori<br />
non avrebbero, quindi, i contributi presi dalle bollette della luce di ogni<br />
cittadino e l’opzione potrebbe essere una sola, quella di alzare le tariffe<br />
dei rifiuti locali per sostenerne la costruzione e la gestione.<br />
<strong>La</strong> nuova norma che elimina i contributi alla combustione di plastiche<br />
ed altri rifiuti non biodegradabili ed altre false fonti rinnovabili per il professor<br />
Antonio Tencati, docente reggiano di Economia e Gestione delle imprese<br />
e dell’ambiente presso l’Università Bocconi di Milano «è una grande<br />
opportunità d’innovazione. Questo provvedimento - spiega Tencati -<br />
è una grande occasione per riflettere sull’introduzione di politiche veramente<br />
innovative nel campo della gestione della filiera dei rifiuti. Avrà delle<br />
conseguenze - spiega - in termini di programmazione e definizione delle<br />
politiche, in quanto si potrà ragionare sulla sostenibilità di differenti opzioni<br />
e non più solo su quella dell’inceneritore». «Prima la politica era quella<br />
delle rendita tramite i contributi Cip6 presi dalle bollette dei cittadini - spiega<br />
Tencati - ora si dovrà passare per forza all’innovazione, è una vera svolta<br />
di liberalizzazione». In questa situazione differenziate spinte, riciclaggio,<br />
compostaggio saranno tutti vantaggiosi dal punto di vista economico rispetto<br />
all’incenerimento. Per Tencati «questa scelta farà riflettere sull’importanza di<br />
attivare l’industria del riciclo e del recupero per quanto riguarda la gestione<br />
del ciclo di vita dei rifiuti, ricordo che già dieci anni fa alla Bocconi<br />
spiegammo che nel ciclo di vita del rifiuti (in termine tecnico LCA ndr)<br />
il riciclo, le differenziate di qualità possibili solo con il porta a porta<br />
erano più conveniente rispetto ad altre opzioni». M. I.<br />
proprio ragione Beppe Grillo quando sostiene che” Moratti e Garrone<br />
si pagano le campagne acquisti di Inter e Sampdoria anche con le<br />
bollette della luce di milanisti e genoani. Dov’è la calcio condicio?”.<br />
FONTI PSEUDO RINNOVABILI. Dalle assimilate passiamo alla ‘classifica’<br />
delle fonti pseudo rinnovabili. Dicesi pseudo perché le società che<br />
FONTE: ELABORAZIONE AUTORITÀ PER L'ENERGIA ELETTRICA E IL GAS SU DATI GRTN-TERNA - SETTEMBRE 2006<br />
FONTE: ELAB. AUTORITÀ PER ENERGIA ELETTRICA E GAS SU DICHIARAZIONI OPERATORI - GIUGNO 2006<br />
PRODUZIONE LORDA DI ENERGIA ELETTRICA [GWH]<br />
| economiaetica |<br />
TABELLA 1<br />
2001 2002 2003 2004 2005<br />
Solidi 31.730 35.447 38.813 45.518 43.606<br />
Gas naturale 95.906 99.414 117.301 129.772 149.259<br />
Prodotti petroliferi 75.009 76.997 65.771 47.253 35.846<br />
Altri 14.147 15.788 16.406 17.945 18.207<br />
Totale termoelettrico (A) 216.792 227.646 238.291 240.488 246.918<br />
Idroelettrico da pompaggi (B) 7.115 7.743 7.603 7.164 6.806<br />
Idroelettrico (da apporti naturali) 46.810 35.519 36.674 42.744 36.067<br />
Eolico 1.179 1.404 1.458 1.847 2.343<br />
Fotovoltaico 5 4 5 4 4<br />
Geotermico 4.506 4.662 5.341 5.437 5.325<br />
Biomassa e rifiuti 2.587 3.423 4.493 5.637 6.155<br />
Totale rinnovabili (C) 55.087 49.012 47.971 55.669 49.893<br />
Totale (A+B+C) 278.994 284.401 293.865 303.321 303.672<br />
RITIRI DI ENERGIA DEL GRTN [GWH]<br />
TABELLA 2<br />
2001 2002 2003 2004 2005<br />
Cip6 47.153 49.765 50.361 52.382 50.296<br />
di cui assimilata 38.789 41.183 40.723 42.227 40.463<br />
di cui rinnovabile 8.365 8.583 9.638 10.155 9.833<br />
Mini idro (deliberazione n.62/02) 2.769 2.897 2.411 3.064 0<br />
Eccedenze (deliberazione n.108/97) 3.603 1.347 1.140 1.218 966<br />
Totale ritiri 53.525 54.009 53.912 56.664 51.262<br />
DETTAGLIO RITIRI IN CONVENZIONE CIP6 [GWH]<br />
DIPONIBILITÀ DI CAPACITÀ LORDA PER I MAGGIORI GRUPPI [MW]<br />
TABELLA 3<br />
2001 2002 2003 2004 2005<br />
Comb. di processo o recuperi energia 15.902 17.100 16.530 17.773 12.900<br />
Combustibili fossili 20.054 18.200 17.433 16.408 12.197<br />
Totale 35.956 35.300 33.963 34.181 26.097<br />
Impianti esistenti 2.833 5.877 6.759 8.045 15.366<br />
Totale 38.789 41.177 40.722 42.226 40.463<br />
TABELLA 4<br />
TERMOELETTRICA IDROELETTRICA RINNOVABILE<br />
2003 27.808 14.092 1.076<br />
Enel 2004 27.956 14.318 931<br />
2005 28.020 14.363 991<br />
2003 7.129 739 30<br />
Edipower 2004 7.820 740 0<br />
2005 7.870 740 0<br />
2003 4.483 1.036 197<br />
Gruppo Edison 2004 4.677 1.167 245<br />
2005 5.702 1.120 264<br />
2003 4.803 1.003 11<br />
Endesa Italia 2004 5.384 1.015 0<br />
2005 5.465 0 1.017<br />
2003 2.792 0 25<br />
Gruppo Eni 2004 4.312 0 21<br />
2005 5.121 0 18<br />
2003 2.898 50 22<br />
Tirreno Power 2004 2.844 73 0<br />
2005 2.428 63 0<br />
vediamo in testa all’aggiudicazione dei Cip6 sono legate in gran<br />
parte alla produzione di energia attraverso incenerimento dei rifiuti<br />
e forme simili. Nel 2003 Asm Brescia, che ha il più grande inceneritore<br />
d’Italia e tra i più grandi d’Europa ha assorbito il 3,9% di<br />
quote Cip6, per passare poi all 4,8% nel 2004. Che cosa significa in<br />
sonanti euro lo spiega il professor Marino Ruzzenenti: «Nel 2004<br />
| ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 | valori | 37 |
ILCICLONE BEPPE GRILLO<br />
SE IL MURO DEI CIP6 È INIZIATO A CADERE il merito è anche suo.<br />
Di Beppe Grillo, nemico pubblico numero uno delle false rinnovabili e degli<br />
inceneritori che non arretra di un millimetro ed annuncia nuove battaglie che<br />
partiranno da febbraio con il suo tour RESET ed il suo blog (www.beppegrillo.it).<br />
<strong>La</strong> richiesta di abolire i Cip6 pro assimilate e forni, Grillo l’ha sottoposta<br />
a Prodi proprio il 10 aprile sul suo blog e dallo spettacolo di Reggio Emilia.<br />
“Pedalare, Prodi, pedalare” scrisse. «Le cose iniziano a muoversi anche se<br />
temo che il dipendente Bersani si inventerà qualcosa - commenta oggi Grillo -<br />
ma ora rivogliamo indietro i soldi che dal ‘92 ad oggi ex municipalizzate<br />
e petrolieri hanno percepito illegalmente tramite le nostre bollette della luce,<br />
cosa che continueranno a fare fino alla scadenza dei contratti per gli impianti<br />
esistenti», dice il comico genovese. Sul suo blog il più visitato in Europa,<br />
una petizione online alla Commissione ed al Governo per abolire i Cip6<br />
è stata firmata da oltre 25.000 cittadini. Questo mentre tutti gli organi<br />
di stampa nazionali tacevano sul caso Cip6. Quando la “mano morta”<br />
di un funzionario ha cambiato il testo concordato in commissione al Senato<br />
dal blog è partito un video al vetriolo di super Beppe: «pillola rossa: inceneritori»,<br />
visitato in pochi giorni da oltre 110.000 persone. «C’è un trappola!»,<br />
ha avvertito Grillo in versione da battaglia. Dal blog sono partite migliaia<br />
di mail di gente comune prima all’indirizzo di Marini, poi di Prodi,Bersani,<br />
Pecoraro,Letta ed in copia ai Commissario europei all’ambiente,energia,<br />
concorrenza. «Gli inceneritori sono un incantesimo dannoso per la <strong>salute</strong><br />
e pure anti economico - spiega Grillo - con i miei spettacoli, le manifestazioni<br />
in piazza, le azioni ed incontri dei Meet Up (la rete di fans del comico<br />
sul territorio oltre 30.000 aderenti organizzati via internet ndr) spieghiamo<br />
i pericoli per la <strong>salute</strong> con medici, scienziati, ora tutti parlano delle<br />
nanopolveri, smascheriamo l’inganno economico ed energetico che c’è dietro,<br />
la gente deve sapere che ci sono persone che fanno i capitalisti in borsa<br />
con le nostre bollette della luce». Ma non c’è solo denuncia. «Spieghiamo<br />
pure le alternative, la raccolta porta a porta, il trattamento biologico,<br />
insomma sbugiardiamo i dipendenti (politici ndr) piromani su tutta la linea».<br />
Un fiume in piena che Grillo non è certo intenzionato a fermare.<br />
IL WALL STREET JOURNAL NEL 1993: INCENERITORI? UN DISASTRO ECONOMICO<br />
L’INCENERIMENTO DEI RIFIUTI? UN DISASTRO ECONOMICO. A sostenerlo in tempi<br />
non sospetti, era l’11 agosto 1993 il Wall Street Journal, quotidiano che non si può<br />
certo additare di “estremismo ambientalista”. A scovare e tradurre l’articolo è stato<br />
il professor Federico Valerio, responsabile del dipartimento di chimica ambientale<br />
dell’Istituto Tumori di Genova. Il Wsj sottolineava come ‘’gli organismi pubblici<br />
che hanno incoraggiato la costruzione di inceneritori hanno posto scarsa attenzione<br />
agli aspetti economici dell’incenerimento dei rifiuti. In sintesi, il bilancio economico<br />
di questo trattamento è terribile, in quanto costringe gli utenti ed i contribuenti<br />
a pagare migliaia di milioni di dollari all’anno in più , rispetto ai costi per il trattamento<br />
tradizionale dei rifiuti” (nel 1993 il metodo comparato era la discarica, oggi esistono<br />
tecniche migliori come il compostaggio della frazione organica e i trattamenti<br />
“a freddo” come il TMB ndr). “<strong>La</strong> crisi dei rifiuti - affermava il Wsj - era più fittizia<br />
che reale, realizzata ad arte per agevolare in vari modi i produttori di inceneritori.<br />
Ad esempio, nella costruzione d’impianti per la produzione di elettricità dai rifiuti,<br />
il settore pubblico si accolla i rischi finanziari dell’operazione, mentre le compagnie<br />
che forniscono e gestiscono gli impianti impongono alle municipalità norme contrattuali<br />
“capestro”, quali l’invio agli impianti di una costante quantità di rifiuti ad un prezzo<br />
prefissato”. Il Wsj poi spiegava come “il futuro economico degli inceneritori potrebbe<br />
peggiorare, per i seguenti motivi: 1) Gli inceneritori sono importanti fonti inquinanti.<br />
I maggiori costi per rendere ecologicamente compatibili i vecchi inceneritori<br />
costringeranno i Comuni a raddoppiare le tasse sui rifiuti. 2) Le compagnie elettriche<br />
ostacolano una legge federale che, per favorire gli inceneritori, le obbliga a comprare<br />
l’elettricità prodotta dagli inceneritori a costi superiori a quelli di mercato (…).<br />
3) <strong>La</strong> Corte Suprema degli Stati Uniti deve decidere se le ceneri degli inceneritori<br />
sono, dal punto di vista legale, un rifiuto pericoloso”.<br />
| 38 | valori | ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 |<br />
Asm Brescia ha ricevuto 55,315 milioni di euro Cip6 pagati tramite<br />
le nostre bollette Enel voce A3». E la società volava in Borsa grazie<br />
a questo mercato protetto. Secondo quanto accordato dalla nuova<br />
normativa essendo un impianto operativo prima della legge<br />
godrà di contributi fino a scadenza dei contratti. In classifica troviamo<br />
poi sempre Apienergia, ed Actelios (del gruppo Falck che gestisce<br />
tra gli altri l’inceneritore di Granarolo (Bologna) in partnership<br />
con Hera con la Frullo Energia Ambiente Srl e quello di Trezzo<br />
d’Adda (Milano) con la società Prima Srl. Amsa nel 2003 ha ricevuto<br />
l’1,7%. E via andando… tra un inceneritore e l’altro alimentato<br />
come quelli di Hera, Enia e qualsiasi altra ex municipalizzata con i<br />
contributi in bolletta Enel. Per rendersi conto delle proporzioni di<br />
questo mercato “protetto” basta ricordare, come fa il professor Ruzzenenti<br />
«che nel 2005 alle assimilate sono andati 3.988,6 milioni di<br />
euro di danaro pubblico, contro 1.709,5 milioni incassati per fonti<br />
“rinnovabili”»- E tra queste “rinnovabili”<br />
Beppe Grillo durante<br />
il suo spettacolo<br />
al Teatro Sistina.<br />
Il comico genovese<br />
con il suo blog è uno<br />
dei protagonisti<br />
della battaglia<br />
contro la truffa Cip6.<br />
Roma, 2004<br />
ricordiamo che c’erano pure i rifiuti nonbiodegrabili<br />
secondo una interpretazione<br />
errata della normativa europea.<br />
Ancora più eloquenti le tabelle qui a<br />
fianco (vedi TABELLA 2 ) che dimostrano come<br />
dal 2001 al 2005 siano state le assimilate e<br />
le “rinnovabili” (tra queste anche le false) a<br />
ricevere la gran parte dei contributi. E queste<br />
società volavano in Borsa…<br />
Il bluff energetico delle false rinnovabili<br />
ed assimilate e dalla combustione da rifiuti<br />
lo si evince poi dalla tabella riguardante<br />
la produzione energetica suddivisa per<br />
settori fornita dal 1997 al 2005 (vedi TABELLA 1<br />
). Alla voce “Biomasse e rifiuti” dove vengono<br />
scambiate per biomasse ciò che biomasse<br />
non sono per le normative europee<br />
(la combustione cioè di rifiuti nonbiodegradabili<br />
come le plastiche) vediamo che<br />
l’energia prodotta, pur essendo più incentivati gli inceneritori, è<br />
quasi pari a quelle del Geotermico e tre volte l’eolico che però non<br />
era praticamente incentivato. Alla faccia della “termovalorizzazione”.<br />
Del resto basta ricordarsi che lo studio dell’Università Bocconi<br />
del 2005 ha dimostrato che il costo di 1 MWh prodotto da un medio<br />
impianto idroelettrico è pari a 66 euro che scende a 63 se viene<br />
prodotto all’eolico, sale a 121 se prodotto da biomasse e arriva a 280<br />
se si tratta di fotovoltaico. L’incenerimento di rifiuti solidi urbani<br />
con “recupero energetico”, senza considerare il costo di gestione e<br />
trattamento dei rifiuti ed i danni alla <strong>salute</strong> umana causati dalle nanoparticelle,<br />
diossine e quant’altro, prima che arrivino all’inceneritore,<br />
è di 228 euro MWh. Solo gli aiuti impropri ricevuti tramite i<br />
Cip6 hanno fino ad oggi reso conveniente per gli investitori e Borsa<br />
l’incenerimento dei rifiuti.<br />
E la nostra vecchia cara Enel? Sui giornali in questi giorni hanno<br />
raccontato acquistando pagine e pagine che la gran parte dell’energia<br />
da loro prodotta era “rinnovabile”. Ma i dati della “disponibilità<br />
di capacità lorda” (vedi TABELLA 4 ) dimostrano che nel 2005<br />
l’Enel ha avuto una disponibilità da energie rinnovabili addirittura<br />
inferiore rispetto a quella del 2003… .<br />
Se la Rai<br />
accoglie la sfida<br />
di una tv<br />
veramente<br />
pubblica<br />
| comunicazione | economiaetica |<br />
Contenuti digitali disponibili a tutti sotto la licenza Creative commons. Il nuovo contratto di servizio<br />
siglato dal Ministero delle Comunicazioni e la Rai contiene molti elementi di novità che rischiano di essere però vanificati<br />
dalla Commissione parlamentare di Vigilanza dove prevalgono interessi ben diversi da quelli dei cittadini.<br />
IL MINISTERO DELLE COMUNICAZIONI E LA RAI hanno<br />
appena rinnovato il contratto di servizio per i<br />
prossimi tre anni (2007-2009). Il nuovo contratto<br />
contiene molte no-<br />
di Jason Nardi vità, ma la più rilevante - e<br />
per certi versi la più rivolu-<br />
zionaria - è senza dubbio quella di mettere<br />
a disposizione della rete italiana tutti i<br />
contenuti prodotti dalla RAI stessa sotto licenze<br />
come Creative Commons. Non solo:<br />
si parla anche di stimolare l’autoproduzione<br />
degli utenti, di forme di interazione<br />
diretta sul sito www.rai.it e di migliorarne<br />
l’accessibilità secondo le specifiche del<br />
W3C (il Web Consortium riconosciuto internazionalmente).<br />
Tutto questo è contenuto nel nuovo articolo<br />
6 (produzione multimediale), di cui<br />
riproduciamo qui accanto il testo. <strong>La</strong> discussione<br />
da parte della Commissione bicamerale<br />
di Vigilanza Rai del Parlamento<br />
sta trasformando in una vera battaglia con<br />
le diverse lobbies che non vogliono che i<br />
cittadini italiani possano avere libero accesso<br />
ai contenuti pagati negli anni con il<br />
canone. Difficile dire in che misura, ma<br />
senza dubbio questa piccola grande rivoluzione<br />
non è capitata per caso: è il frutto di<br />
una serie di battaglie negli ultimi anni e in<br />
particolare di un appello lanciato durante<br />
Terra Futura a Firenze nel 2006 da Arcoi-<br />
IL TESTO DELL’ARTICOLO 6: L’OFFERTA MULTIMEDIALE<br />
1. <strong>La</strong> RAI si impegna a definire una strategia<br />
di valorizzazione della propria produzione<br />
editoriale e dei propri diritti audiovisivi sulle diverse<br />
piattaforme distributive, comprendenti l’offerta<br />
digitale terrestre, satellitare; IPTV, mobile e Internet.<br />
2. <strong>La</strong> Rai si impegna ad incrementare e aggiornare<br />
il servizio offerto sul portale RAI.IT al fine<br />
di estendere l’attuale produzione di contenuti<br />
specifici per Internet e dare adeguata visibilità<br />
a tutta l’offerta di contenuti RAI, con particolare<br />
riferimento all’offerta radio-televisiva.<br />
3. <strong>La</strong> Rai si impegna, per quanto riguarda l’offerta<br />
di contenuti sul portale RAI.IT, a:<br />
A] definire linee guida di pubblicazione sul portale<br />
RAI.IT in modo da facilitare e rendere coerente<br />
e accessibile la navigazione dell’utenza all’interno<br />
di tutti i siti che fanno capo a tale portale.<br />
In particolare, la RAI si impegna a rispettare<br />
i criteri di accessibilità e usabilità, secondo i criteri<br />
coerenti con quanto specificato dal consorzio<br />
internazioneW3C;<br />
B] rendere disponibili sul portale RAI.IT tutti i contenuti<br />
radiotelevisivi prodotti dalla RAI a tutti gli utenti<br />
che si collegano ad Internet dal territorio nazionale,<br />
avendo cura di rendere disponibile i contenuti<br />
trasmessi dalla televisione e dalla radio non appena<br />
termina la trasmissione di tali contenuti;<br />
ris.tv e CRIS Italia, assieme ad altre organizzazioni, che<br />
è sfociato poi in una campagna chiamata “Libera Rai<br />
in libero Stato” per “liberare” gli archivi del servizio radiotelevisivo<br />
pubblico, che ha ottenuto oltre 32000 firme<br />
online in pochi mesi, e che è stato consegnato al<br />
Ministro delle Comunicazioni Gentiloni.<br />
Libertà di accesso<br />
e creatività<br />
Le reti digitali pongono una nuova sfida al<br />
servizio pubblico radiotelevisivo: permettono<br />
a chiunque di avere accesso, nel momento<br />
e dal luogo da lui scelto, alle informazioni<br />
ed alle opere creative che desidera<br />
tra quelle disponibili attraverso le reti digitali.<br />
Questa possibilità offerta dalle nuove<br />
tecnologie è un’occasione di crescita creativa<br />
e culturale per l’Italia, per gli italiani e<br />
non solo. E’ quindi un obiettivo culturale e<br />
sociale fondamentale quello di mettere a<br />
disposizione di tutti gli individui i contenuti<br />
liberamente utilizzabili per fini non<br />
commerciali.<br />
<strong>La</strong> Rai, infatti, dispone di uno straordinario<br />
patrimonio di contenuti. Dal 1954,<br />
oltre 50 anni di storia, di programmi, notizie,<br />
documentari, personaggi e opere<br />
d’autore che hanno formato e informato<br />
generazioni di italiani attraverso la televisione<br />
di Stato (quando monopolista) e il<br />
servizio pubblico sono tuttora in buona<br />
| ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 | valori | 39 |
| economiaetica |<br />
parte “chiuse” nelle Teche Rai. Programmi<br />
andati in onda una o poche volte (o mai<br />
andati in onda), magari ad orari improbabili,<br />
che possono tornare di dominio pubblico.<br />
Una parte importante di questi contenuti<br />
può già essere messa a disposizione<br />
degli individui perché la Rai ne detiene<br />
pieni diritti di diffusione attraverso le reti<br />
digitali (o perché sono ormai nel pubblico<br />
dominio, o perché ha precedentemente<br />
acquisito dagli aventi diritto la facoltà di<br />
diffonderli e/o consentirne la modifica).<br />
L’OCSE, sulla scorta di quanto già disposto<br />
dalla direttiva Ue in tema di Informazione<br />
del Servizio Pubblico, ha recentemente riconosciuto<br />
l’importanza di mettere a disposizione<br />
di tutti gli individui contenuti<br />
pubblici. In Gran Bretagna, la BBC ha già<br />
percorso con successo la strada di mettere<br />
a disposizione dei cittadini britannici gratuitamente<br />
una parte dei propri archivi<br />
(attraverso licenze Creative Archives).<br />
Non è un caso che il “padre” delle licenze<br />
Creative Commons <strong>La</strong>wrence Lessig<br />
abbia deciso di appoggiare interamente l’iniziativa<br />
con una lettera aperta pubblicata<br />
sul Sole 24Ore dell’11 gennaio. “<strong>La</strong> proposta,”<br />
scrive Lessig, “da una parte riempie di<br />
soddisfazione noi tutti che abbiamo lavorato<br />
per realizzare e mettere a disposizione<br />
del pubblico le licenze Creative Commons<br />
e, dall’altra, realizza gli obiettivi di una moderna<br />
istituzione pubblica d’informazione,<br />
offrendo un’occasione di crescitaa creativa,<br />
culturale ed economica per l’Italia.”<br />
Un vantaggio per tutti<br />
Il denaro pubblico speso negli anni per<br />
realizzare la preziosa collezione di contenuti<br />
della Rai, patrimonio culturale e memoria<br />
collettiva di tutti gli Italiani, trova<br />
insomma la sua più nobile capitalizzazione<br />
nel mettere a disposizione di tutti gli individui<br />
quei contenuti. Al tempo stesso, il servizio<br />
pubblico potrebbe avere un maggiore ritorno economico<br />
sfruttando la comunicazione pubblicitaria dei<br />
suoi oltre 350 siti internet, prima di tutto quelli delle<br />
teche (Rewind, Raiclick, Techerai) e offrendo servizi<br />
per esigenze commerciali specifiche.<br />
Il passaggio successivo è tutto fuorché scontato e<br />
le resistenze interne alla Rai non mancano: che si investa<br />
realmente nella multimedialità (e nelle diverse<br />
piattaforme: internet, Iptv, mobile) e si applichino<br />
concretamente e in tempi brevi gli strumenti attuati-<br />
| 40 | valori | ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 |<br />
IL TESTO DELL’ARTICOLO 6 [SEGUE]<br />
C] negoziare l’acquisizione dei diritti per la diffusione<br />
sul web di tutti i contenuti trasmessi nell’ambito<br />
dell’offerta radiotelevisiva. A tal fine, la RAI<br />
si impegna a destinare all’acquisizione di tali diritti<br />
non meno del 7% di tutte le risorse finanziarie<br />
da essa impiegate per la produzione o acquisizione<br />
di contenuti trasmessi nell’ambito dell’offerta<br />
radio-televisiva;<br />
D] offrire una produzione di contenuti specifica<br />
per il portale RAI.IT;<br />
E] offrire all’utenza, nell’ambito della licenza nota<br />
come Creative Commons, la possibilità di scaricare<br />
via Internet tutti i contenuti radio-televisivi<br />
prodotti dalla RAI mediante proventi dei canoni<br />
di abbonamento;<br />
G] offrire a tutti i siti web, che si impegnino<br />
a rispettare l’integrità dei contenuti e la restrizione<br />
dell’accesso a tali contenuti nell’ambito<br />
del territorio nazionale, la possibilità di distribuire<br />
tutti i contenuti presenti sul portale RAI.IT, nei limiti<br />
della propria disponibilità dei diritti su tali contenuti;<br />
H] offrire agli utenti spazi di comunicazione<br />
e discussione all’interno del portale RAI.IT,<br />
con adeguata visibilità, inclusa la possibilità<br />
di commentare l’intera programmazione<br />
radio-televisiva RAI, e la possibilità di pubblicare<br />
contenuti auto-prodotti dagli utenti stessi;<br />
I] promuovere il portale RAI.IT attraverso tutti<br />
i programmi radio-televisivi che offrano contenuti<br />
su detto portale in modo da incrementare il numero<br />
di utenti unici che visitano detto portale;<br />
L] sviluppare interfacce tecnologiche per la diffusione<br />
dei contenuti del portale RAI.IT su tutti i principali<br />
nuovi dispositivi di fruizione audiovisiva disponibili<br />
sul mercato, incluso cellulari, pda, lettori audio<br />
portatili, lettori video portatili, set-top-box IPTV<br />
e console da videogiochi collegati ad Internet;<br />
M] sviluppare un’offerta specifica internazionale<br />
per le comunità di Italiani residenti all’estero<br />
e per la promozione economico, culturale<br />
e turistica del paese all’estero.<br />
4. <strong>La</strong> RAI è tenuta a trasmettere al Ministero<br />
e all’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni,<br />
per ciascun semestre, entro i successivi tre mesi,<br />
una dettagliata informativa circa il numero<br />
dei contenuti pubblicati e del traffico giornaliero<br />
generato dall’utenza per ciascun sito del portale<br />
RAI, con riferimento particolare agli utenti unici,<br />
ai tempi medi di fruizione, alle tecnologie impiegate<br />
per accedere e alla provenienza degli utenti".<br />
vi (e quelli per vigilare sulla implementazione).<br />
Un esempio è quello di reimpostare<br />
per il futuro le politiche di procurement<br />
dei diritti d’autore, per far sì che non<br />
vi siano ostacoli legali alla diffusione con<br />
licenze libere dei contenuti prodotti dalla<br />
Rai stessa.<br />
Limiti e aspetti<br />
controversi<br />
Ci sono inoltre una serie di limiti nel nuovo<br />
contratto, che andrebbero superati, come<br />
quello della diffusione dei contenuti ristretta<br />
“agli utenti che si collegano ad<br />
Internet dal territorio nazionale”: un controsenso<br />
al servizio pubblico universale e<br />
un provvedimento che esclude una parte<br />
importante di fruitori, quali i cittadini italiani<br />
residenti all’estero. Ma soprattutto,<br />
non molto rispettoso della privacy, dal momento<br />
che prevede l’identificazione della<br />
provenienza del collegamento dell’utente.<br />
Oppure il fatto che la Rai insista che il<br />
canone venga esteso de facto come imposta<br />
di proprietà a computer e telefonini<br />
connessi a internet e non solo per i televisori,<br />
come paventa l’associazione Altroconsumo.<br />
Si basa su una legge non proprio<br />
al passo con i tempi: il Regio decreto<br />
246 del 1938 sulla “Disciplina degli abbonamenti<br />
alle radioaudizioni”, che nel<br />
1975 è stato aggiornato alla “diffusione radiofonica<br />
e televisiva”, mantenendo però<br />
invariato il carattere di tassa di possesso<br />
più che di abbonamento al servizio.<br />
<strong>La</strong> sostanza, comunque, è quella di una<br />
grande svolta nel modo di concepire il rapporto<br />
tra servizio pubblico e cittadinocontribuente-utente,<br />
dove la televisione di<br />
Stato non è più un feudo dei potentati di<br />
turno e si distingue veramente – per qualità<br />
e tipologia dell’offerta – dall’emittenza<br />
commerciale. Grazie all’apertura e alla “liberazione”<br />
dei contenuti, infatti, potranno<br />
essere i cittadini a scegliere e vigilare sulla qualità<br />
della programmazione, costringendo la Rai a migliorare<br />
il servizio.<br />
Le licenze Creative Commons sono nate per cogliere<br />
le opportunità offerte dalle nuove tecnologie,<br />
mettendo a disposizione un ventaglio di licenze che<br />
rendono facile la circolazione delle opere nelle reti digitali.<br />
Sono oggi disponibili online oltre 150 milioni<br />
di opere con licenze CC. In Italia, è il Politecnico di<br />
Torino ad occuparsi dell’adattamento alla legislazione<br />
italiana (www.creativecommons.it)..<br />
Il marchio<br />
che riconosce<br />
l’impresa<br />
che vuole<br />
essere sociale<br />
| trasparenza | economiaetica |<br />
L’Ong toscana Ucodep ha vinto l’Oscar di Bilancio, l’unico premio nazionale riconosciuto dalla comunità<br />
economico-finanziaria che identifica le imprese, organizzazioni pubbbliche, assicurazioni, banche e associazioni non profit<br />
che siano riuscite ad realizzare la migliore comunicazione economica, sociale e ambientale.<br />
NON CAPITA TUTTI I GIORNI DI VINCERE UN OSCAR, soprattutto<br />
se è l’Oscar di Bilancio, che premia quelle che la FERPI<br />
(Federazione Relazioni Pubbliche Italiana) considera le<br />
migliori imprese per gestione e trasparenza<br />
di Jason Nardi<br />
amministrativa. A vincerlo per il settore<br />
non profit è stata l’Ong toscana Ucodep.<br />
Sul podio, accanto all’associazione aretina, le imprese private premiate<br />
sono state la SAI assicurazioni, la banca Monte dei Paschi di Siena,<br />
la FIAT SpA e l’azienda Indesit Company (per la governance societaria),<br />
mentre è andato al Comune di Brescia il premio per le amministrazioni<br />
pubbliche. “Questi bilanci,” afferma la FERPI, “eccellono per la capacità<br />
di comunicare identità e scopi dell’organizzazione, e illustrano<br />
anche le ragioni delle scelte sul campo effettuate da ciascun ente.”<br />
L’Oscar di Bilancio è, ad oggi, l’unico Premio Nazionale di questo<br />
genere riconosciuto dalla comunità economico-finanziaria del nostro<br />
Paese. Dal 1954 l’Oscar di Bilancio premia infatti le imprese, le organizzazioni<br />
pubbliche, le assicurazioni, le banche e le associazioni non<br />
profit che siano riuscite ad attuare la migliore comunicazione economica,<br />
sociale ed ambientale verso tutti i pubblici di riferimento.<br />
<strong>La</strong> motivazione del premio di Ucodep è lusinghiera: il bilancio sociale<br />
è “sorretto da un impianto metodologico che non ha pari nel non<br />
profit per chiarezza e rigore e che riesce ad offrire un eccellente esempio<br />
di rendicontazione e sostenibilità. Rendicontazione sociale ed economica<br />
raggiungono un ottimo livello di integrazione; inoltre, l’accurata<br />
riclassificazione di entrate e uscite offre un quadro di massima<br />
trasparenza su fonti di entrate e destinazione dei ricavi.”<br />
E questo nonostante la Ong di Arezzo sia un’organizzazione di medio-piccole<br />
dimensioni (con un bilancio intorno ai 5 milioni di euro),<br />
ma con una capacità gestionale che le ha permesso di conseguire la certificazione<br />
ISO 9001, di redigere un rapporto sociale e accreditarlo presso<br />
l’Istituto italiano della Donazione (che attesta la correttezza e la qualità<br />
operativa delle organizzazioni che fanno raccolta fondi) sino alla<br />
valutazione positiva dell’agenzia indipendente UN-GURU.<br />
Se qualità, efficienza e professionalità sono termini che si usano so-<br />
prattutto nel mondo aziendale, Ucodep vi fa riferimento come impresa<br />
sociale, sia nelle attività di cooperazione internazionale all’estero, sia<br />
in quelle sul territorio toscano: dalle attività con le scuole, al servizio di<br />
mediazione culturale negli ospedali, dal commercio equo e solidale al<br />
centro di documentazione sull’immigrazione. Negli ultimi anni è aumentata<br />
la raccolta fondi da privati (aziende e cittadini), seppure le entrate<br />
principali derivino ancora per buona parte (71%) da enti pubblici.<br />
<strong>La</strong> tendenza è quella di «mantenere un equilibrio per non avere una<br />
dipendenza da un singolo finanziatore», spiega il direttore Pietro Nibbi.<br />
Nel sistema di qualità di Ucodep, ci sono parametri di rigore che l’organizzazione<br />
si è data, come l’utilizzo dei fondi per il funzionamento<br />
dell’organizzazione (le spese generali sono sotto il 12%) e il fatto che<br />
un donatore non deve superare il 20% del totale di bilancio (Mae e Ue<br />
sono entrambe intorno al 20%). «<strong>La</strong> cooperazione decentrata è uno dei<br />
tratti caratteristici della nostra azione, per cui lavoriamo a stretto contatto<br />
con gli enti locali».<br />
Quali sono gli aspetti critici? Secondo Daniela Tavanti, direttrice<br />
amministrativa, la crescita sostenuta di Ucodep è stata molto impegnativa<br />
e non sempre omogenea: «abbiamo sempre maggiori progetti,<br />
ma le sedi estere si stanno ancora strutturando e devono ancora consolidarsi<br />
negli uffici amministrativi e gestionali. <strong>La</strong> sfida più importante<br />
e difficile è quella di fidelizzare il personale all’estero, perché rimanga<br />
a lavorare con noi a lungo termine. Il meccanismo di comunicazione<br />
con l’estero è ancora da rafforzare, per far capire meglio cosa fa Ucodep<br />
nel complesso e far partecipare maggiormente tutti, dando forza al senso<br />
di appartenenza all’associazione».<br />
Per Ucodep, la trasparenza amministrativa e il bilancio sociale “rappresentano<br />
un investimento importante in termini di risorse per una<br />
migliore qualità e innovazione del nostro lavoro, delle idee e della sperimentazione.<br />
Non è solo la grande impresa che deve fare innovazione<br />
e avere responsabilità sociale», conclude Petrelli, «ma anche l’impresa<br />
sociale. Un pezzo rilevante dell’economia di questo paese viene<br />
dal terzo settore e dobbiamo essere convincenti sul nostro progetto di<br />
innovazione, reggendo il confronto con l’impresa privata». .<br />
| ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 | valori | 41 |
NOVAMONT<br />
Cip 6<br />
Fine di una droga<br />
illiberale<br />
F<br />
di Walter Ganapini<br />
| macroscopio |<br />
ORSE LA PIÙ IMPORTANTE LIBERALIZZAZIONE ha preso corpo nell’ambito della Legge Finanziaria per il 2007<br />
grazie all’eliminazione di quella che Mario Monti anni fa definiva, nella allora sua qualità<br />
di Commissario Europeo alla Concorrenza, “droga illiberale”: l’attribuzione degli incentivi alle fonti<br />
rinnovabili di energia (cosiddetti CIP6, derivati come quota dei pagamenti dei cittadini attraverso<br />
le bollette per i consumi elettrici) ai gestori di forni inceneritori di rifiuti muniti di appendice<br />
per la produzione di elettricità, con modesti rendimenti ed alte emissioni climalteranti.<br />
È ben noto a chi segua “<strong>Valori</strong>” come l’incenerimento rappresenti, assieme alla discarica, la più<br />
costosa ed impattante forma di smaltimento dei rifiuti, resa appetibile proprio dalla remunerazione<br />
‘drogata’ sopra citata.<br />
Migliaia di miliardi di vecchie lire, negli anni, sono andati a beneficiare, seguendo criteri<br />
non evidentissimi, alcuni gestori (non tutti), spesso approdati in Borsa alla luce di detta ‘drogata’<br />
redditività e secondo i meccanismi di privatizzazione non preceduti da adeguati percorsi<br />
di liberalizzazione tipici delle esperienze inglese, italiana e russa.<br />
Tutto denaro nostro che doveva promuovere il decollo del solare, dell’eolico, dell’energia<br />
da biomasse: denaro che, come spiega Alessandro Penati, ha invece ingrassato gli ‘Advisors’ e, come<br />
dice Franco Bernabè, quegli “imprenditori” nazionali che, a debito<br />
e non con risorse proprie, sono andati a caccia di ex-monopoli<br />
pubblici nel giammai obsoleto mercato dei Servizi Pubblici Locali<br />
per rigenerarli come monopoli privati.<br />
Chi certo non è ingrassato, in questo clima di privatizzazioni<br />
d’arrembaggio, è stato il portafoglio dei cittadini-utenti, ciò che<br />
invece dovrebbe essere obiettivo primo di ogni sana liberalizzazione.<br />
<strong>La</strong> forza degli interessi in gioco è stata tale che una “manina”<br />
correggesse il testo finale di legge, laddove manteneva in vita transitoriamente il privilegio solo<br />
per gli impianti realizzati ed operativi, estendendolo anche agli impianti genericamente autorizzati:<br />
“manina” simile a quella che aveva introdotto il più noto “errore” che dava il “liberi tutti”<br />
ad amministratori pubblici infedeli al ruolo, calabresi e non.<br />
<strong>La</strong> pressione pubblica ha aiutato l’On. Sodano, promotore della misura di liberalizzazione, ad esigere<br />
che entrambi gli “errori” fossero cancellati dal Consiglio dei Ministri poco prima di Capodanno,<br />
ripristinando la dizione virtuosa.<br />
Colpi di mano sono ancora possibili in sede di conversione in Legge dei Decreti Legge correttivi<br />
degli “errori”, ad esempio stando a quanto rumorosamente richiesto da non più compassati Masanielli<br />
torinesi; nel caso ciò accadesse, sarebbe bene rammentare che la Commissione Europea ha già<br />
annunciato procedura d’infrazione in materia, a partire dal tentativo del “focoso” ex ministro Altero<br />
Matteoli (che voleva un forno per Provincia almeno) di estendere la distorsione dei CIP 6 ai nuovi<br />
sistemi di incentivazione, i Certificati Verdi.<br />
Ad informazione di chi mai avesse avuto nozione della “droga illiberale” basti ricordare che ogni<br />
anno si trattava di almeno 3 miliardi di euro di soldi trasferiti senza alcun criterio e\o controllo. .<br />
<strong>La</strong> più importante<br />
liberalizzazione contenuta<br />
nella Finanziaria: porre fine<br />
agli incentivi per le false<br />
rinnovabili che hanno<br />
permesso di far restare<br />
in vita sistemi costosi<br />
| ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 | valori | 43 |
| inbreve |<br />
Pensare senza auto per un vivere respirabile >46<br />
<strong>La</strong> sostenibile leggerezza del buon vecchio tram>50<br />
conomiasolidale<br />
Radici di ferro per non dimenticare la storia >52<br />
CIBO CASA<br />
E TRASPORTI<br />
IN ROSSO<br />
CON L’AMBIENTE<br />
Cibo, casa e trasporti.<br />
Queste tre voci, secondo uno studio<br />
della Commissione europea,<br />
sono causa all’80 per cento,<br />
nella loro realizzazione e fornitura,<br />
dell’impatto ambientale in Europa.<br />
Lo studio si chiama Environmental<br />
Impact of Products (Eipro), Impatto<br />
ambientale dei prodotti, sottotitolo<br />
Analisi degli impatti ambientali<br />
del ciclo di vita riferiti ai consumi<br />
finali dell’Europa a 25.<br />
Centoquaranta pagine<br />
di rapporto, più 200 di allegati,<br />
una trentina di ricercatori<br />
al lavoro per due anni. L’obiettivo<br />
è individuare i prodotti che hanno<br />
il più alto impatto ambientale<br />
nel corso del loro ciclo di vita.<br />
Il cibo assorbe il 31 per cento<br />
di energia primaria usata nella Ue,<br />
l’edilizia il 23,6 per cento, i trasporti<br />
il 18,5 per cento. In cima alla<br />
classifica per l'impatto ambientale<br />
prodotto ci sono i veicoli a motore,<br />
al secondo i bar e i ristoranti<br />
e al terzo gli stabilimenti<br />
per l’imballaggio delle carni.<br />
A seguire gli impianti di riscaldamento<br />
(esclusi quelli elettrici),<br />
la macellazione e il trattamento<br />
del pollame, le abitazioni dei single,<br />
gli insaccati, il latte, le lavatrici<br />
domestiche e il formaggio.<br />
| 44 | valori | ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 |<br />
DALL’AMAZZONIA<br />
ALLA PIANURA PADANA<br />
L’EFFETTO SERRA<br />
RIGUARDA TUTTI<br />
Il 28 febbraio a Verona si terrà il convegno<br />
“Qualità dell’aria in Pianura Padana ed effetto serra”.<br />
Esistono interazioni fisiche ed economiche<br />
tra il controllo delle emissioni degli inquinanti<br />
atmosferici e la mitigazione dei gas serra.<br />
<strong>La</strong> conferenza presenterà lo stato dell’arte nella lotta<br />
all’inquinamento atmosferico negli ambiti urbani<br />
e nella mitigazione dell’effetto serra e rivolgerà<br />
una particolare attenzione alla definizione e attuazione<br />
di un campo comune d’azione. Il convegno è promosso<br />
dall’Alleanza per il Clima (www.climatealliance.it ),<br />
una rete composta da 1400 enti locali<br />
(comuni, province e regioni) italiani, austriaci<br />
e tedeschi, (140 sono i membri italiani), nata nel 1990<br />
per la salvaguardia del clima.<br />
Gli enti appartenenti a questa<br />
onlus s’impegnano a realizzare<br />
un obiettivo molto ambizioso:<br />
la diminuzione del 50%<br />
delle emissioni di gas inquinanti<br />
entro il 2010. Vi fanno parte<br />
molti importanti comuni europei<br />
come Berlino, Monaco, Vienna, mentre in Italia le città<br />
più grandi come Milano e Roma non se la sono ancora<br />
sentite di prendersi questo impegno, nonostante siano<br />
attive da tempo delle collaborazioni con l’Alleanza.<br />
Aderiscono invece con buoni risultati Venezia, Firenze,<br />
Modena, Bolzano, Trento, Ferrara, le regioni Umbria<br />
e Abruzzo. I comuni, le province e le regioni innanzitutto<br />
lavorano su se stessi, sensibilizzando il proprio<br />
personale sui temi ecologici: incentivano i propri<br />
dipendenti a spostarsi con i mezzi pubblici, rinnovano<br />
il loro parco veicoli con auto ecologiche o ibride,<br />
prestano maggiore attenzione alle certificazioni<br />
energetiche del loro patrimonio edilizio.<br />
Poi si occupano di sensibilizzare la cittadinanza,<br />
un lavoro molto lungo e lento. L’organizzazione<br />
sostiene i popoli indigeni delle foreste pluviali perché<br />
il 25% dei cambiamenti climatici della terra sono dovuti<br />
alla distruzione delle foreste dell'Amazzonia.<br />
ARCHITETTURA<br />
E SOSTENIBILITÀ,<br />
TERRA FUTURA<br />
PREMIA LE TESI<br />
L’Istituto nazionale di bioarchitettura<br />
bandisce, in collaborazione con<br />
“Terra futura” (Mostra – Convegno<br />
internazionale delle buone pratiche<br />
di sostenibilità), la seconda edizione<br />
del concorso “Architettura<br />
e Sostenibilità”. Si tratta di un<br />
premio alle migliori tesi di laurea<br />
sui temi della bioarchitettura<br />
e dell’innovazione tecnologica<br />
finalizzata al miglioramento<br />
della qualità del costruito<br />
e dell’ambiente. <strong>La</strong> tesi deve essere<br />
stata discussa tra il 30 settembre<br />
2003 e il 31 gennaio 2007.<br />
Il premio è stato realizzato<br />
in collaborazione con: la facoltà<br />
di Ingegneria dell’università<br />
di Firenze, facoltà di Ingegneria<br />
edile e architettura del Politecnico<br />
di Milano, facoltà di Architettura<br />
dell’università degli Studi di Napoli<br />
Federico II, Centro studi<br />
di progettazione edilizia<br />
ecocompatibile dell’Alma Mater<br />
Studiorum università<br />
di Bologna e facoltà di Architettura<br />
dell’università IUAV di Venezia.<br />
Per la seconda edizione<br />
si è estesa la partecipazione<br />
ad altre quattro università italiane:<br />
Roma, Parma, Catania,<br />
Reggio Calabria a cui si aggiunge<br />
e la facoltà di Architettura<br />
dell’università di Firenze.<br />
<strong>La</strong> cerimonia di premiazione<br />
delle tesi si terrà all’interno<br />
di “Terra Futura”, il 18 e 20 maggio<br />
alla Fortezza da Basso a Firenze.<br />
IL RIMEDIO<br />
OMEOPATICO<br />
PIACE<br />
AGLI ITALIANI<br />
Le case farmaceutiche non faranno<br />
i salti di gioia alla notizia che sta<br />
aumentando anche in Italia il ricorso<br />
alle cure omeopatiche. Lo rileva<br />
un rapporto realizzato dall’Osservatorio<br />
scienza e società di observa - Science<br />
in Society. Un italiano su tre ricorre<br />
saltuariamente ai prodotti omeopatici<br />
per curarsi. Uno su dieci, invece, lo fa<br />
con una certa assiduità.<br />
Uno dei motivi per cui gli italiani<br />
mostrano questo gradimento<br />
per i prodotti omeopatici, dipende<br />
dalla convinzione che questi rimedi<br />
abbiano meno effetti collaterali<br />
rispetto ai farmaci tradizionali.<br />
Una buona percentuale (20%)<br />
è convinta che abbiano maggiore<br />
efficacia nella cura delle malattie.<br />
Il consumatore di prodotti omeopatici<br />
in genere è donna, ha un grado<br />
di istruzione medio alto ed è residente<br />
nel nord Italia. Il minimo di consensi<br />
per l'omeopatia si riscontra<br />
tra i maschi con scarsa istruzione<br />
residenti al sud. L’omeopatia<br />
non esclude l’utilizzo di terapie<br />
farmacologiche tradizionali:<br />
solo due italiani su cento, infatti,<br />
dichiarano di usare esclusivamente<br />
prodotti omeopatici. Gli altri,<br />
invece, li abbinano o li alternano<br />
ai farmaci tradizionali.<br />
“FATTORIE SOCIALI”<br />
UN MODELLO VINCENTE<br />
DI AGRICOLTURA ETICA<br />
E SOSTENIBILE<br />
Economia sociale e crescita dei più deboli,<br />
nella provincia di Roma è possibile grazie al progetto<br />
delle “Fattorie sociali” che favorisce l’integrazione<br />
dei più svantaggiati per creare valore, sociale<br />
ed economico. Coinvolte nel progetto, nato sulla scorta<br />
dell’esperienza olandese, sono per il momento<br />
15 aziende agricole, che associano ai naturali obiettivi<br />
produttivi e commerciali finalità terapeutiche<br />
e riabilitative, con servizi e attività che coinvolgono<br />
i disabili. Le aziende agricole consentono l’inserimento<br />
sociale e lavorativo dei più deboli e permettendogli<br />
di svolgere un’attività remunerata alla portata<br />
delle effettive capacità lavorative.<br />
Portatori di handicap, tossicodipendenti, detenuti,<br />
anziani vengono coinvolti in attività<br />
agricole, di coltivazione, di allevamento<br />
o di trasformazione di prodotti<br />
agroalimentari. <strong>La</strong> ricerca<br />
e le sperimentazioni di questi ultimi<br />
decenni hanno ampiamente evidenziato<br />
che il rapporto con la natura<br />
e gli organismi viventi possono alleviare<br />
in modo significativo le condizioni<br />
di disagio di persone che si trovano<br />
a vivere una momentanea o permanente condizione<br />
di fragilità, oltre a facilitare l’inserimento lavorativo<br />
di individui con disabilità o portatori di disagio sociale.<br />
Inoltre, nelle “Fattorie sociali” ci si può dedicare<br />
all’assistenza e alla cura degli anziani e di degenti<br />
post-ospedalieri, si possono insediare asili nido,<br />
ludoteche, centri di produzione artistica e tutti<br />
quegli altri servizi che vengono definiti come “servizi<br />
di prossimità”. Un’ulteriore possibilità di sviluppo<br />
è legata alla commercializzazione dei prodotti alimentari,<br />
che non portano i segni di eventuali difficoltà<br />
delle persone che li hanno prodotti. Per favorire<br />
lo scambio di informazioni, esperienze e conoscenze<br />
tra le aziende e le cooperative è nato il forum<br />
delle “Fattorie sociali” per maggiori informazioni<br />
è possibile visitare il sito www.provinciabile.it .<br />
| inbreve |<br />
ALLA ZELATA<br />
25 ANNI DI<br />
AGRICOLTURA<br />
BIODINAMICA<br />
Alla Zelata di Bereguardo,<br />
in provincia di Pavia, a marzo del 2007<br />
saranno 25 anni che l’associazione<br />
biodinamica organizza corsi<br />
di agricoltura. Un punto di riferimento<br />
per quanti oggi praticano e<br />
insegnano la biodinamica in Italia.<br />
Il corso è articolato in un primo<br />
incontro intensivo di quattro giorni,<br />
dal 1 al 4 marzo, a cui seguirà<br />
un intermezzo di 6 mesi<br />
con esercitazioni a casa e un servizio<br />
di tutoraggio a distanza. Si passerà<br />
quindi ad un secondo corso<br />
intensivo, sempre di quattro giorni,<br />
nel mese di ottobre.<br />
I due cicli sono stati organizzati<br />
e studiati in modo da garantire a chi<br />
voglia frequentare anche un solo<br />
corso una solida base di conoscenza<br />
del metodo biodinamico.<br />
Sono previsti diversi appuntamenti<br />
nei fine settimana dedicati<br />
a tematiche di specializzazione<br />
e di approfondimento. Altra novità<br />
è l’attestato di frequenza<br />
e abilitazione con il riconoscimento<br />
delle competenze acquisite e relativi<br />
crediti formativi che verrà rilasciato<br />
dall’Associazione alla fine<br />
di ogni incontro.<br />
Il primo appuntamento<br />
del nuovo ciclo formativo avrà<br />
i seguenti docenti: Carlo Triarico,<br />
Giorgio Bortolussi, Marco Bernhard,<br />
Michele Lorenzetti. <strong>La</strong>po Cianferoni<br />
parlerà di marchio di qualità<br />
e dei nuovi indirizzi di mercato.<br />
Per informazioni: assbio@tin.it<br />
| ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 | valori | 45 |
| economiasolidale | mobilità sostenibile |<br />
Pensare senza auto<br />
per un vivere respirabile<br />
Per dare una spallata all’inquinamento servono alternative all’automobile. Dalla bici ai car sharing e car pooling. Bisogna imboccare rapidamente strade alternative, ma l’Italia è ancora indietro.<br />
ALANCIARE L’ALLARME SUGLI EFFETTI CATASTROFICI DELL’INQUINA-<br />
MENTO ci provano da anni gli ambientalisti di tutto il mondo,<br />
purtroppo con scarsi risultati. Qualsiasi studio scientifico<br />
sullo stato di <strong>salute</strong> della Terra prospetta<br />
di Elisabetta Tramonto un futuro nero. Il mese scorso la Commissione<br />
europea ha pubblicato un rapporto sulle<br />
conseguenze dell’effetto serra che descrive uno scenario<br />
da film dell’orrore: migliaia di morti, inondazioni, desertificazione<br />
(vedi BOX ). Al coro si è unito anche Al Gore,<br />
storico rivale di George W.Bush, che, dopo la sconfitta alle<br />
elezioni del 2000, si è dedicato a raccogliere materiale<br />
sulla distruzione del pianeta causata dall’inquinamento,<br />
che si è trasformato nel film “Una scomoda verità”, nelle<br />
sale in questi giorni. Dopo tante e tali prospettive catastrofiche<br />
dovremmo essere talmente spaventati da fare<br />
qualcosa subito per invertire la rotta, qualcosa di drastico.<br />
Invece no. I pensieri sull’inquinamento mondiale svaniscano<br />
nel nulla appena sorge il bisogno di andare in uffi-<br />
| 46 | valori | ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 |<br />
cio, al ristorante o in banca. Si chiude la porta di casa e si<br />
mette in moto l’auto. E proprio con questo semplice gesto<br />
(la chiave nella serratura, il motore che si accende…)<br />
diamo il via alla catastrofe climatica e ambientale. Il trasporto<br />
stradale, infatti, è una delle principali fonti dell’inquinamento<br />
atmosferico (vedi BOX ). È il fattore su cui bisognerebbe<br />
intervenire drasticamente. “Interventi spot<br />
come i blocchi della circolazione, le domeniche a piedi o<br />
le targhe alterne si sono rivelati inutili, i limiti di emissione<br />
di sostanze inquinanti continuano a essere superati –<br />
dichiara Andrea Poggio, vicedirettore nazionale di Legambiente<br />
– È necessario cambiare il concetto di mobilità.<br />
L’uso dell’automobile privata deve ridursi drasticamente,<br />
ma è necessario offrire delle alternative, che si chiamano<br />
car sharing, car pooling, abbonamenti alle città, ma anche<br />
piste ciclabili, un trasporto pubblico efficiente, tram,<br />
treni, auto elettriche e a idrogeno”. Dal rapporto di Legambiente<br />
e dell’Istituto Ambiente Italia “Ecosistema ur-<br />
Una “domenica senza<br />
auto”, promossa<br />
dai comuni italiani<br />
per contrastare<br />
l’emergenza smog.<br />
Sotto, Andrea Poggio,<br />
Vicedirettore generale<br />
Legambiente. Per lui<br />
questi interventi<br />
si sono rivelati inutili:<br />
«I limiti di emissione<br />
di sostanze inquinanti<br />
continuano<br />
a essere superati».<br />
bano 2006” emerge l’immagine di un trasporto pubblico<br />
inefficiente nella maggior parte delle città italiane, pochissime<br />
piste ciclabili, poche alternative all’uso dell’auto.<br />
“Servono fondi per sostituire i mezzi di trasporto pubblico<br />
più inquinanti, per organizzare le reti di car sharing,<br />
per costruire le piste ciclabili – continua Andrea Poggio –<br />
ma soprattutto serve una politica di sistema orientata verso<br />
una mobilità sostenibile”. <strong>La</strong> finanziaria 2007 ha stanziato<br />
270 milioni di euro in tre anni da destinare a un fondo<br />
per la mobilità sostenibile. “Se potessi scegliere come<br />
utilizzare questi fondi, li impiegherei per diffondere una<br />
cultura della mobilità sostenibile, per avviare convenzioni<br />
con le aziende di trasporto locale per abbonamenti ai<br />
mezzi a prezzi accessibili, per sancire accordi con le aziende<br />
perché distribuiscano ai dipendenti oltre ai ticket restaurant,<br />
una sorta di ticket mobilità, da spendere in mezzi<br />
di trasporto sostenibile. Vedremo come il governo invece<br />
deciderà di utilizzarli”. “Lo scorso dicembre il mini-<br />
ALESSANDRO TOSATTO / CONTRASTO<br />
| economiasolidale |<br />
LE PISTE CICLABILI IN EUROPA [RAPPORTO METRI OGNI 100 ABITANTI]<br />
200 METRI/100 ABITANTI<br />
150<br />
100<br />
50<br />
0<br />
TURKU [358 km]<br />
HELSINKI [1.080 km]<br />
TAMPERE [350 km]<br />
AARHUS [470 km]<br />
STOCCOLMA [733 km]<br />
HEIDELBERG [118 km]<br />
COPENHAGEN [380 km]<br />
BERLINO [620 km]<br />
DRESDA [266 km]<br />
VIENNA [1.000 km]<br />
GOTEBORG [370 km]<br />
BRISTOL [66 km]<br />
LIONE [164 km]<br />
PARIGI [270 km]<br />
MADRID [284 km]<br />
PRAGA [93 km]<br />
BARCELLONA [128 km]<br />
tra parentesi i km totali<br />
MILANO [72 km]<br />
LONDRA [350 km]<br />
SARAGOZZA [28 km]<br />
ROMA [86 km]<br />
RIGA [13 km]<br />
stro Pecoraio Scanio ha firmato un decreto per istituire un<br />
tavolo nazionale per la mobilità sostenibile con rappresentati<br />
delle Regioni, delle associazioni ambientaliste e<br />
dei sindacati per raccogliere indicazioni su come orientare<br />
i finanziamenti - spiega Paolo Piacentini, della segreteria<br />
tecnica del ministero dell’Ambiente - Nella finanziaria<br />
sono già state definite le linee guida per ridurre il traffico<br />
urbano, aumentando il trasporto pubblico, favorendo il<br />
trasporto collettivo, inserendo mezzi ecologici”.<br />
Su due ruote<br />
Non serve andare lontano per trovare un esempio di mezzo<br />
di trasporto ecologico, basta tornare alla più classica bicicletta.<br />
Peccato che non siano molte le città in Italia che<br />
dedicano attenzione a questo modello di mobilità sostenibile.<br />
A dire il vero la situazione non è molto diversa in<br />
gran parte d’Europa. Paradossalmente sono i paesi più<br />
freddi ad aver coltivato una cultura delle due ruote, con<br />
gli oltre 700 km di piste ciclabili di Stoccolma, 1000 a<br />
Vienna e a Helsinki. In Italia la situazione è ben diversa.<br />
Nella classifica stilata da Legambiente nel rapporto “Ecosistema<br />
urbano Europa” Milano, Roma e Napoli sono agli<br />
ultimi posti (vedi GRAFICO ). “Dobbiamo imparare dai paesi<br />
del Nord Europa, dove è stata sviluppata una vera politica<br />
di mobilità ciclabile con infrastrutture nuove che tutelano<br />
i diritti del cittadino, come piste ciclabili e parcheggi<br />
per biciclette, ma anche una segnaletica ad hoc e interventi<br />
di vigilanza urbana. L’Italia è molto indietro da questo<br />
punto di vista. Si sta facendo qualcosa a Bolzano e a<br />
Ferrara”, spiega Andrea Poggio. A Milano l’assessore alla<br />
Mobilità, Trasporti e Ambiente Edoardo Croci ha approvato<br />
l’ampliamento della rete di piste ciclabili dagli attuali<br />
70 a 120 chilometri in tre anni. E per incentivare l’uso delle<br />
due ruote, Legambiente propone dei piani di mobilità<br />
integrata, con abbonamenti misti treno+bicicletta o metro+bici.<br />
A livello regionale l’associazione ambientalista<br />
ha stipulato degli accordi con le aziende di trasporto locale.<br />
“In Lombardia ad esempio abbiamo raggiunto<br />
un’intesa con Trenitalia, con cui per i treni regionali non<br />
è possibile stipulare accordi a livello nazionale, per un abbonamento<br />
treno+bici a 42 euro all’anno – spiega Andrea<br />
Poggio – così io, che vivo a Lodi e lavoro a Milano, posso<br />
tranquillamente muovermi senza prendere l’auto. Uso la<br />
| ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 | valori | 47 |<br />
NAPOLI [0 km]<br />
FONTE: RAPPORTO ECOSISTEMA URBANO EUROPA<br />
ELABORAZIONE LEGAMBIENTE SU DATI AMBIENTE ITALIA
TUTTA COLPA DELLE AUTOMOBILI<br />
IN ITALIA CIRCOLANO 58 VETTURE OGNI 100 ABITANTI, ben al di sopra delle 49 della<br />
media europea. L’Agenzia europea per l’ambiente ha rilevato negli ultimi 10 anni un aumento<br />
del 18,9% dei gas a effetto serra emessi da auto, moto e camion. Secondo la banca dati<br />
europea Corinair il settore dei trasporti nel nostro paese contribuisce per il 59% alla<br />
produzione di monossido di carbonio (CO) totale, per il 46% agli ossidi di azoto (NOx), per<br />
il 33% ai composti organici volatili (COV) e per il 31% alla produzione di polveri sottili, PM10.<br />
Tutte sostanze altamente dannose per la <strong>salute</strong> dell’uomo, che provocano problemi all’apparato<br />
respiratorio, riproduttivo e all’epidermide. <strong>La</strong> qualità nell’aria nelle città italiane è pessima.<br />
Lo rivela il rapporto di Legambiente Ecosistema Urbano 2007. L’anno scorso i limiti delle<br />
famigerate polveri sottili, PM0, sono stati superati in 62 delle 79 città monitorate da Legambiente.<br />
206 giorni di superamento a Palermo, 183 a Verona, 162 a Torino, 159 a Padova,<br />
156 a Venezia, 152 a Milano, 125 a Roma (la legge dal 2005 fissa un limite giornaliero di 50<br />
microgrammi di PM10, che può essere superato al massimo per 35 giorni all’anno). E.T.<br />
<strong>La</strong> tassa sul traffico<br />
in vigore a Londra.<br />
IN RETE<br />
www.icscarsharing.it<br />
www.mianocarsharing<br />
www.ecodallecitta.it<br />
www.cittamobile.it<br />
bici fino alla stazione, poi la carico sul treno, quindi la riprendo<br />
a Milano per pedalare fino all’ufficio”.<br />
Città a pagamento<br />
Far pagare un pedaggio a chi entra in città in auto. È questo<br />
il metodo, scelto da alcuni centri urbani, in Europa e<br />
non solo, per scoraggiare l’uso della macchina. Oslo ha introdotto<br />
la tassa sull’inquinamento già nel 1990, oggi costa<br />
2 euro. Singapore ci ha pensato addirittura 31 anni fa,<br />
nel 1975. Per entrare in auto a Londra si pagano 8 sterline<br />
al giorno, circa 12 euro. Stoccolma, dopo qualche mese di<br />
sperimentazione, ha pensato di interpellare i suoi abitanti<br />
e lo scorso settembre ha sottoposto a referendum l’introduzione<br />
del road pricing. Ha vinto il sì con il 53% dei voti.<br />
I risultati della fase di sperimentazione sono stati ottimi:<br />
in sei mesi il flusso di veicoli in entrata e in uscita dal centro<br />
è diminuito del 22%, le sostanze inquinanti nell’aria<br />
sono calate da un 8,5% a un 14% e nelle casse del Comune<br />
sono entrati 60 milioni di euro, usati per finanziare<br />
UNA MACCHINA DAL CUI TUBO DI SCAPPAMENTO esca solo vapore<br />
acqueo. È la magia delle auto alimentate a idrogeno,<br />
che usano pile a combustibile (l’idrogeno può<br />
anche essere usato come com-<br />
di Elisabetta Tramonto bustibile in un motore a combustione,<br />
ma in tal caso emetterebbe<br />
ossidi di azoto, perdendo così la sua caratteristica di non<br />
inquinante). Sono auto elettriche a tutti gli effetti che, come batteria,<br />
usano una pila a combustibile, dove l’unione tra l’idrogeno<br />
e l’ossigeno dell’aria produce l’energia elettrica per far muovere<br />
l’auto. Esistono già da anni, ma solo a livello di prototipi. Molte<br />
| 48 | valori | ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 |<br />
nuovi progetti di mobilità sostenibile. In Italia l’unica città<br />
che ha deciso di introdurre la tassa sul traffico è Milano,<br />
scatenando dure polemiche. <strong>La</strong> fase sperimentale avrebbe<br />
dovuto iniziare questo mese, il 19 febbraio come aveva annunciato<br />
il sindaco Letizia Moratti, invece i tempi si stanno<br />
allungando più del previsto. “Abbiamo deciso di coinvolgere,<br />
nella progettazione del ticket d’ingresso alle città,<br />
la Provincia e la Regione Lombardia, con cui è iniziata una<br />
fase di concertazione – spiega l’assessore alla Mobilità, Trasporti<br />
e Ambiente del Comune di Milano Edoardo Croci –<br />
dovremmo comunque riuscire ad avviare la sperimentazione<br />
entro la fine di quest’anno”. “<strong>La</strong> tassa sul traffico è<br />
uno strumento molto utile se inserito in una politica di<br />
mobilità sostenibile e se diventa un modo per orientare le<br />
scelte individuali verso soluzioni di trasporto differenti –<br />
commenta Andrea Poggio – Ma devono esistere queste soluzioni<br />
differenti. A Stoccolma insieme al road pricing sono<br />
state create sei nuove linee di trasporto pubblico e 200<br />
nuovi bus. Milano dovrebbe fare altrettanto. I ticket d’ingresso<br />
dovrebbero poi essere affiancati a una sorta di abbonamento<br />
alla città, un insieme di convenzioni con le<br />
aziende di trasporto locale, taxi, car sharing, noleggio di<br />
auto e biciclette, che permettano di muoversi facilmente<br />
in città senza la macchina”.<br />
Condividere per inquinare meno<br />
Se quattro persone si spostano con una sola automobile<br />
inquinano quattro volte meno rispetto a quanto farebbero<br />
usando ciascuno una macchina diversa. Su questo<br />
principio più che ovvio si basano alcune delle soluzioni<br />
di mobilità sostenibile introdotte negli ultimi anni. Come<br />
il car pooling, che permette di condividere un mezzo<br />
di trasporto privato tra un gruppo di persone che percorrono<br />
lo stesso tragitto. Tipico il caso dei colleghi di lavoro.<br />
Nelle aziende più piccole è un servizio organizzato<br />
autonomamente tra colleghi, nelle strutture più grandi<br />
Da Torino a Messina<br />
l’Italia viaggia a idrogeno<br />
Per un vero e proprio mercatodelle auto a idrogeno è ancora presto. Ma si moltiplicano le applicazione di questo carburante pulito.<br />
case automobilistiche ne hanno sviluppato uno: Fiat, General Motors,<br />
Bmw, Honda, Toyota.<br />
Ma prima di poter acquistare un’auto a idrogeno ci vorrà ancora<br />
del tempo. «Una decina d’anni – precisa Gaetano Cacciola, direttore<br />
del Cnr-Itae di Messina - Si pensava di poter arrivare a un<br />
mercato delle auto a idrogeno tra il 2007 e il 2008, invece non è<br />
stato possibile. Bisognerà aspettare il 2015. Ci sono ancora troppi<br />
problemi». Le case automobilistiche hanno investito molto in ricerca<br />
sull’idrogeno e sul fronte tecnologico i risultati sono ottimi.<br />
«Le attuali auto a idrogeno hanno un rendimento migliore di<br />
un’auto elettrica, con un’autonomia superiore – spiega Gaetano<br />
invece possono essere inseriti sistemi informatici ad hoc.<br />
Sempre con l’obiettivo di ridurre le auto in circolazione<br />
è nato il car sharing, una sorta di noleggio auto per un<br />
periodo ridotto, dedicato in particolare a chi usa saltuariamente<br />
la macchina e non vuole averne una propria. Quando<br />
si ha bisogno di un’auto basta prenotarla su un sito internet<br />
o telefonando a un call center e ritirarla presso un’area<br />
di sosta della propria città. Si può utilizzare l'auto per il<br />
tempo in cui realmente occorre, fino a un massimo di tre<br />
giorni, e si paga solo per il periodo effettivo di utilizzo, anche<br />
solo per un'ora. Per usufruire del servizio basta iscriversi<br />
a una delle associazioni che gestiscono attività di car<br />
sharing, presenti in molte città italiane, a Milano, Roma,<br />
Bari, Modena, Rimini, Reggio Emilia, Taranto, Venezia,<br />
ecc. (per informazioni consultare il sito www.icscarsharing.it).<br />
Il ministero dell'Ambiente ha da poco stanziato 10<br />
milioni di euro per sviluppare nuove iniziative di car sharing.<br />
In Europa ci sono circa 150.000 associati, con oltre<br />
5.000 veicoli disponibili in più di 600 città tra Svizzera,<br />
Germania, Austria, Olanda, Francia, Gran Bretagna e Scandinavia.<br />
“Sono queste le formule nuove di mobilità sostenibile,<br />
che rispondono all’esigenza di trasporto dei cittadini<br />
con un’alternativa diversa dal possesso di un’auto. Il<br />
car sharing è nato in Svizzera alla fine degli anni Ottanta<br />
in un assemblea di condominio. Su questo fronte l’Italia è<br />
ancora molto indietro - spiega Andrea Poggio – Nel 2001<br />
a Milano Legambiente ha avviato il primo esperimento di<br />
car sharing in Italia, sorto spontaneamente nel circolo dell’associazione<br />
e poi divenuto una Srl. Oggi abbiamo 1000<br />
associati, 16 aree di sosta e 36 auto. Il possesso di una macchina<br />
tra i nostri associati è sceso da 67% a 23%. Le auto<br />
sono tutte noleggiate, questo ci permette di avere sempre<br />
le vetture più nuove e meno inquinanti. Il 70% della flotta<br />
di Milano è almeno un euro 4, nel peggiore dei casi sono<br />
motori diesel con filtro anti particolato altrimenti auto<br />
ibride elettrico-benzina”. .<br />
SUPERAMENTO DEL LIMITE GIORNALIERO DI PM10 µg/mc [max 35 volte]<br />
NEI CAPOLUOGHI<br />
17% N.D.<br />
20%<br />
< 35 SUPERAMENTI<br />
67%<br />
> 35 SUPERAMENTI<br />
PM10 mg/km<br />
500<br />
400<br />
300<br />
200<br />
100<br />
0<br />
FURGONI<br />
SUV GRANDI<br />
500<br />
400<br />
300<br />
200<br />
100<br />
0<br />
CAMION<br />
500<br />
400<br />
300<br />
200<br />
100<br />
0<br />
MOTORINI<br />
FINANZIARIA IN VERDE<br />
“QUESTA È LA FINANZIARIA PIÙ VERDE CHE SIA MAI STATA FATTA”,<br />
aveva annunciato il ministro dell’Ambiente Pecoraro Scanio. Ecco<br />
le principali novità della manovra 2007 per la mobilità sostenibile:<br />
. 800 euro di contributo per chi rottama un’automobile Euro 0 e 1<br />
e compra una nuova Euro 4 e 5 che emetta non oltre 140 grammi<br />
di Co2 al km, in più esenzione del bollo per due anni. L’esenzione<br />
sale a tre anni se il nuovo veicolo è di cilindrata inferiore a 1.300 cc<br />
o se ad acquistarlo è una famiglia con almeno 6 componenti<br />
che non risultino intestatari di autovetture o autoveicoli.<br />
. 80 euro e il rimborso dell’abbonamento annuale al trasporto<br />
pubblico locale per chi rottama vetture Euro 0 ed Euro 1 senza<br />
acquistare un veicolo nuovo. . 1.500 euro di contributo per chi acquista una autovettura<br />
o un autocarro nuovo a doppia alimentazione con metano o Gpl,<br />
o con alimentazione elettrica o a idrogeno. Il contributo sale a 2.000<br />
euro se il veicolo ha emissioni di Co2 inferiori a 120 grammi per Km.<br />
. 5 anni di esenzione dal pagamento delle tasse di proprietà<br />
e un contributo di 80 euro per chi rottama un motociclo Euro 0<br />
e ne acquista uno nuovo Euro 3. Il nuovo motociclo deve essere<br />
acquistato dal 1° dicembre 2006 al 31 dicembre 2007. Esclusi<br />
dal provvedimento i cinquantini. . 2.000 euro di contributo per chi rottama un autocarro Euro 0 o 1<br />
con peso complessivo non superiore a 3,5 tonnellate acquistando un<br />
autocarro Euro 4 o 5di peso complessivo non superiore a 3,5 tonnellate.<br />
. Nuovi obiettivi nazionali per l’immissione sul mercato<br />
di biocarburanti: le nuove soglie sono fissate all’1% entro<br />
il 31 dicembre 2007, al 2,5% entro il 31 dicembre 2008 e al 5,75%<br />
entro il 31 dicembre 2010.<br />
di Paola Baiocchi<br />
E TRAMVIE HANNO TRIONFATO tra Ottocento e Novecento come<br />
prolungamento delle ferrovie nelle aree urbane e suburbane,<br />
inaugurando la mobilità collettiva a costi contenuti<br />
ed ecocompatibile, anche se quest’ultima era una<br />
caratteristica all’epoca non presa in considerazione. Del<br />
vasto sistema di tramvie in uso in Italia fino a prima della<br />
seconda guerra mondiale, restano le reti urbane di Milano,<br />
Torino, Roma, Napoli e gli impianti di Genova e<br />
Trieste, più molti tratti di “archeologia industriale” che<br />
documentano la vittoria della gomma sulla rotaia.<br />
Però qualche timido segnale si avverte: per prima<br />
Messina nel 2003 ha inaugurato un nuovo impianto; il<br />
tram è in costruzione a Sassari, mentre Verona, Firenze<br />
e Bergamo hanno aggiudicato le gare, Palermo ha in<br />
progetto un’ambiziosa rete e Cagliari e Napoli hanno<br />
importanti programmi di riqualificazione tramviaria.<br />
| 50 | valori | ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 |<br />
RUOTE ALL’AMIDO DI MAIS<br />
QUANDO SI PENSA ALL’INQUINAMENTO prodotto<br />
da un’automobile di solito si focalizza l’attenzione solo sul<br />
motore. Invece bisognerebbe considerare anche i pneumatici.<br />
L’attrito tra il battistrada e il suolo infatti provoca quella che<br />
viene chiamata resistenza al rotolamento. Più è alta, più<br />
carburante si consuma e quindi si inquina. Al contrario riducendo<br />
la resistenza al rotolamento si emette meno anidride carbonica.<br />
È su questo principio che si basa il progetto nato dalla<br />
collaborazione tra Goodyear, Bmw e l’azienda italiana<br />
specializzata in bioplastiche Novamont. Un progetto che l’anno<br />
scorso ha ottenuto un finanziamento di 3 milioni di euro dalla<br />
Commissione europea nell’ambito del programma LIFE-Ambiente,<br />
su un budget totale di 12,4 milioni di euro. Obiettivo del progetto<br />
è creare dei pneumatici con una resistenza al rotolamento<br />
del 30% più bassa, grazie a un mix di progettazione tecnica<br />
e di scelta dei materiali, sempre naturali. Il nuovo pneumatico<br />
infatti conterrà una miscela a base di amido di mais, ottenuta<br />
con un processo simile a quello usato dall’industria alimentare.<br />
Una miscela studiata per ridurre la resistenza al rotolamento,<br />
limitando quindi i consumi di carburante e le emissioni<br />
di anidride carbonica, e per rendere i pneumatici più resistenti<br />
(tanto che le auto Bmw di nuova produzione, che hanno in<br />
dotazione questi pneumatici, non avranno la ruota di scorta).<br />
Il tutto senza dimenticare l’ambiente. <strong>La</strong> miscela a base<br />
di amido di mais infatti sostituisce in parte due sostanze usate<br />
per rinforzare la parte esterna del pneumatico, il nerofumo<br />
e la silice, che sono altamente inquinanti. In questo modo<br />
si riduce anche l’impatto ambientale. E.T.<br />
<strong>La</strong> sostenibile leggerezza<br />
del buon vecchio tram<br />
Il comune di Firenze ha lanciato un bando per ripristinare la linea per Scandicci che era in uso sino agli anni Venti.<br />
L<br />
Molti di questi progetti sono nati dalla legge 211 del<br />
26/02/1992, che prevedeva contributi a fondo perduto<br />
in conto capitale del 60%, per sistemi di trasporto a guida<br />
vincolata, tramvie e metropolitane. <strong>La</strong> legge, ora non<br />
rifinanziata, ha dato risultati inferiori alle aspettative,<br />
anche per le (solite!) procedure complicate e per problemi<br />
nell’interpretazione. Firenze è riuscita ad utilizzare la<br />
211: il Comune ha lanciato nel 2002 un bando per la ricerca<br />
di un soggetto privato, ricorrendo alla finanza di<br />
progetto (project financing). Ha vinto la gara la Rapt, cioè<br />
l’azienda pubblica che gestisce i trasporti di Parigi e dell’Ile<br />
de France. Si è costituita così la Tram di Firenze spa,<br />
che realizzerà e poi gestirà l’intera rete fiorentina. I lavori<br />
sono cominciati per ripristinare la linea per Scandicci, in<br />
uso fino agli anni ’20. Costo complessivo 292 milioni di<br />
euro, di cui 152 coperti da finanziamenti pubblici.<br />
tricicli, che avranno a bordo una mini-bombola di idrogeno ad alta<br />
pressione (fino a 700 atmosfere), brevettata Air Liquide, l’azienda quotata<br />
alla Borsa di Parigi, leader mondiale nei gas industriali e medicinali<br />
e coordinatore del progetto Hychain. Entro la fine di quest’anno saranno<br />
pronte le infrastrutture per la distribuzione dell’idrogeno e i veicoli<br />
a pile a combustibile, che saranno su strada nel 2008. L’UE ha stanziato<br />
per il progetto 17 milioni di euro, su un totale di 37,6 milioni.<br />
A Torino durante le olimpiadi invernali del 2006 per la prima volta<br />
in Italia un autobus a idrogeno ha trasportato passeggeri: “City Class<br />
Fuel Cell” ha un autonomia di 16 ore e una velocità massima di 60<br />
km/h. Dopo Torino, sperimentazioni di bus a idrogeno sono state effettuate<br />
in molte altre città, a Roma, Genova, Messina. In Toscana c’è<br />
una piccola flotta di quattro auto bifuel Multipla Fiat in grado di funzionare<br />
sia a idrogeno sia a metano. L’assessore all’ambiente Martino<br />
Artusa ne ha chiesto l’omologazione al ministro dei trasporti. Venezia<br />
sta pensando a vaporetti alimentati a idrogeno per ridurre l’inquinamento,<br />
il rumore e il moto ondoso. Lo scorso dicembre la Regione Veneto<br />
ha stanziato 8,7 milioni di euro per realizzare a Porto Marghera<br />
una serie di progetti di ricerca e sperimentazione sull’utilizzo dell’idrogeno,<br />
all’interno dell’accordo programmatico del 2005 tra Regione Veneto<br />
e Ministero dell’Ambiente. <strong>La</strong> Toscana è una delle regioni più attive<br />
sul fronte idrogeno. Ha aderito alla Piattaforma europea e ha in<br />
programma la creazione di una rete di distributori<br />
di idrogeno prodotto da fonti rinnovabili.<br />
<strong>La</strong> prima stazione di servizio Multienergy,<br />
dove si può fare rifornimento di idrogeno<br />
prodotto da fonti rinnovabili, è già operativa<br />
a Collesalvetti sull’autostrada Firenze-Pisa-Livorno.<br />
È autosufficiente in quanto sfrutta fonti<br />
rinnovabili: un impianto eolico, uno fotovoltaico<br />
e la cogenerazione. .<br />
Il bus a idrogeno<br />
utilizzato a Reykjavik<br />
e quello di Torino,<br />
battezzato alle olimpiadi<br />
invernali del 2006.<br />
Qui a fianco,<br />
uno dei primi<br />
tram di Trieste.<br />
Cargo tram<br />
e dual mode<br />
Ma il tram è economico e sostenibile anche per la mobilità<br />
delle merci e per la raccolta dei rifiuti. Lo dimostrano<br />
diverse esperienze di cargo tram, in uso in diverse<br />
città straniere e allo studio anche in Italia, a Milano<br />
e Napoli.<br />
A Dresda, dal 2000, la Volkswagen rifornisce just in<br />
time una fabbrica localizzata in un’area centrale della<br />
città e priva di magazzino, tramite due tram che trasportano<br />
le materie prime da un centro di smistamento<br />
esterno alla città. Il servizio è effettuato da un operatore<br />
terzo su una linea di 4 km, percorribile in 18 minuti.<br />
In totale i due tram trasportano 60 tonnellate di<br />
merci, in nove viaggi al giorno. A Zurigo l’esperienza<br />
dei cargo tram, invece, è pubblica e serve per la raccol-<br />
GLOSSARIO<br />
CAR POOLING<br />
Condivisione di un mezzo<br />
di trasporto privato<br />
da parte di più persone<br />
che percorrono lo stesso<br />
tragitto. Ad esempio<br />
i lavoratori di aziende<br />
situate nella medesima<br />
zona possono utilizzare<br />
una sola auto con<br />
più persone a bordo,<br />
riducendo l’inquinamento<br />
ma anche i costi. Nelle<br />
aziende più piccole<br />
il servizio è organizzato<br />
autonomamente dai<br />
colleghi, nelle strutture più<br />
grandi è gestito tramite<br />
sistemi informatici ad hoc.<br />
CAR SHARING<br />
Una sorta di noleggio auto<br />
in città a tempo. Si può<br />
prenotare una macchina<br />
in un call center operativo<br />
24 ore su 24 o sul sito<br />
internet e ritirarla<br />
in qualsiasi ora del giorno<br />
e della notte in un’area<br />
parcheggio, utilizzandola<br />
e quindi pagando solo<br />
per il tempo in cui<br />
realmente occorre,<br />
anche solo per un’ora.<br />
GAS SERRA<br />
Sono chiamati così quei<br />
gas come anidride<br />
carbonica (CO2), metano<br />
(CH4) e protossido<br />
di azoto (N2O),<br />
presenti nell’atmosfera<br />
in concentrazioni ridotte,<br />
che permettono alle<br />
radiazioni solari di entrare<br />
ma non lasciano uscire<br />
le radiazioni infrarosse<br />
provenienti dalla<br />
superficie della Terra.<br />
In questo modo regolano<br />
la temperatura terrestre,<br />
che altrimenti sarebbe<br />
circa 33 gradi più bassa,<br />
e consentono la vita<br />
sul nostro pianeta. Le<br />
emissioni provocate da<br />
automobili, riscaldamento<br />
e altre attività umane<br />
però hanno aumentato<br />
la concentrazione<br />
di questi gas provocando<br />
un aumento della<br />
temperatura terrestre<br />
con effetti catastrofici<br />
sul clima e sull’ambiente.<br />
INQUINAMENTO<br />
ATMOSFERICO<br />
Presenza nell’atmosfera<br />
di sostanze che causano<br />
effetti dannosi sull’essere<br />
umano, sugli animali<br />
e sulla vegetazione.<br />
Le principali sostanze<br />
inquinanti sono:<br />
NOx (ossidi di azoto), CO<br />
(monossido di carbonio),<br />
CO2 (anidride carbonica)<br />
e PM10 (polveri inalabili<br />
minori di 10 micron),<br />
provocati soprattutto<br />
dal traffico; SO2 (ossidi<br />
di zolfo), imputabili alle<br />
centrali termoelettriche;<br />
NH3 (ammoniaca)<br />
e CH4 (metano),<br />
emessi principalmente<br />
dall’agricoltura<br />
e dagli allevamenti;<br />
COV, i composti organici<br />
volatili, che provengono<br />
soprattutto dall’uso<br />
dei solventi (verniciature,<br />
sintesi di produzioni<br />
chimiche, industria<br />
della stampa).<br />
ta dei rifiuti ingombranti: rimessa in esercizio una motrice<br />
degli anni ’50 e due carri merci a due assi, vengono<br />
ritirati i rifiuti ingombranti, lasciati in piazzole lungo<br />
il percorso. Opera anche un secondo tram E-tram,<br />
perché una volta al mese raccoglie il materiale elettrico<br />
ed elettronico. Il servizio è gratuito, meno costoso rispetto<br />
alla raccolta con mezzi stradali e più veloce, perché<br />
viaggia in sede protetta.<br />
I limiti dei cargo tram sono nell’avere dei percorsi limitati<br />
e dover quindi prevedere un secondo mezzo di<br />
consegna delle merci, vista la polverizzazione sul territorio<br />
del nostro sistema produttivo e commerciale. Una<br />
soluzione è offerta da un mezzo che viaggia sia su strada<br />
che su rotaia, il dual mode, un mezzo ibrido che viaggia<br />
a 50 km/h sia su strada che su binari ferro-tramviari<br />
con alimentazione elettrica. .<br />
| economiasolidale |<br />
MOBILITY MANAGER<br />
Figura professionale<br />
introdotta dal decreto<br />
Ronchi del 1998<br />
in un pacchetto<br />
di iniziative per ridurre<br />
lo smog. Le strutture<br />
produttive commerciali<br />
e amministrative con più<br />
di 300 addetti e le imprese<br />
con più di 800 addetti<br />
devono nominare<br />
un mobility manager,<br />
incaricato di coordinare<br />
forme di mobilità<br />
sostenibili, come<br />
il car pooling.<br />
PILE A COMBUSTIBILE<br />
Un dispositivo che<br />
permette di ottenere<br />
energia elettrica<br />
dall’unione di idrogeno<br />
e ossigeno. È alla base<br />
del funzionamento<br />
delle auto a idrogeno.<br />
ROAD PRICING<br />
TASSA SUL TRAFFICO<br />
Una tariffa applicata<br />
in alcune città come Oslo,<br />
Melbourne, Singapore,<br />
Londra, a chi entra<br />
nel centro urbano con<br />
l’automobile. Ha l’obiettivo<br />
di disincentivare<br />
l’uso dell’auto,<br />
per ridurre il traffico<br />
e l’inquinamento.<br />
ZTL<br />
Zona a traffico limitato.<br />
Area in cui l’accesso<br />
e la circolazione<br />
delle auto sono limitate<br />
a ore prestabilite<br />
o a particolari categorie<br />
di utenti e di veicoli.<br />
IN RETE<br />
www.cittaelettriche.it<br />
www.locus-felicieditore.it<br />
www.megatrail.com<br />
| ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 | valori | 51 |
| economiasolidale | memoria |<br />
Radici di ferro<br />
per non<br />
dimenticare<br />
la storia<br />
Dongo, che nell’immaginario collettivo riporta alla memoria la cattura di Mussolini, è stata la patria di uno dei primi<br />
insediamenti industriali e operai della storia economica del nostro Paee. Una “specificità identitaria” che ha condizionato<br />
lo sviluppo della comunità e delle sue regole di convinvenza democratica e civile.<br />
INQUEL RAMO DEL LAGO DI COMO non c’erano solo i personaggi di manzoniana memoria. In quelle valli incastrate nelle<br />
montagne è nata una delle realtà industriali e operaie più importanti del nostro Paese. “Radici di ferro” ha l’obiettivo<br />
di restituire e rendere consapevoli, a partire proprio dalla comunità locale, i suoi ultimi 100 anni di vicende<br />
storiche, sociali e culturali, rivisitati e riletti alla luce dei cambiamenti e delle dinamiche indotte dalla presenza del-<br />
di Alessia Vinci la fabbrica; presenza che ha profondamente influenzato la comunità e l’ambiente circostante. Si tratta di una comunità,<br />
quella dell’Alto <strong>La</strong>go, con un’identità radicata e centenaria. Vi sono tracce d’insediamenti proto-industriali<br />
per la fusione e la lavorazione dei minerali ferrosi estratti dalle miniere della zona già a partire dal 1465. Si può, quindi,<br />
affermare che per diversi fattori e condizioni, il territorio e la Comunità dell’Alto <strong>La</strong>go, hanno maturato una “specificità<br />
identitaria” legata alla produzione del ferro. È altresì certo che dalle Ferriere di Dongo inizia con i Falck un<br />
capitolo importante e centrale della storia industriale d’Italia. Lo sviluppo imprenditoriale intervenuto in maniera<br />
significativa a partire dal 1906 ha determinato relazioni e strutture sociali in cui il rapporto tra fabbrica, territorio e<br />
comunità è divenuto nel tempo indissolubile. Una realtà imprescindibile, radicata nel ferro, che il territorio restituisce<br />
sottoforma di strutture simboliche che la specifica marginalità periferica dell’Alto <strong>La</strong>go ha preservato.<br />
Grazie a un complesso<br />
progetto voluto<br />
dal sindacato il territorio<br />
Donghese ripensa<br />
il suo passato industriale<br />
| 52 | valori | ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 |<br />
PAOLO MAZZO<br />
Secondo Hildebert Isnard “Il simbolismo è più ricco nelle società<br />
tradizionali che in quelle industriali” (H.Isnard, Lo spazio Geografico,<br />
Franco Angeli): ciò non è vero per Dongo. Parafrasando lo stesso Isnard<br />
nel territorio donghese, la società tradizionale, radicata tra montagne<br />
e lago, tra contrabbando e campagna, ha generato le condizioni necessarie<br />
affinché si realizzasse compiutamente una società industriale:<br />
per darne una testimonianza statistica, nei primi anni ’60 nelle A.F.L.<br />
di Dongo lavoravano oltre 2200 persone. Ciò è avvenuto con notevoli<br />
modificazioni di cui le tracce simboliche sono presenti e disponibili,<br />
sino ad oggi mai analizzate e restituite nella loro complessità.<br />
Complessità che il progetto “Radici di ferro” ha l’obiettivo e<br />
l’ambizione di restituire. indagando ed interpretando i cambiamenti<br />
socio-culturali prodotti ed indotti dalla presenza delle A.F.L. sul<br />
territorio e delineando la storia di una comunità che, allo stesso tempo,<br />
si interfaccia con avvenimenti culturali e storici più ampi.<br />
Continuando a citare Isnard “Lo spazio (geografico n.d.r.) è una<br />
costruzione della società, nella quale essa non solo si esprime ma anche<br />
attraverso la quale si realizza. <strong>La</strong> società partecipa per intero all’opera<br />
di formazione dello spazio…Vi impiega tutti i mezzi d’azione<br />
che il suo stato di civiltà mette a sua disposizione: la forza lavoro<br />
dei suoi uomini, l’ingegnosità delle sue invenzioni, il sostegno<br />
della sua fede, delle sue speranze, delle sue ambizioni. Lo spazio geo-<br />
PAOLO MAZZO<br />
IL PROGETTO<br />
“Radici di ferro.<br />
Le Ferriere di Dongo:<br />
dinamiche sociali tra<br />
fabbrica e territorio”<br />
è un progetto ideato<br />
e realizzato<br />
dall’Associazione<br />
Culturale Spazio99<br />
e promosso<br />
da Comunità Montana<br />
Alto <strong>La</strong>rio Occidentale,<br />
Comune di Dongo<br />
e Casti Group (attuale<br />
proprietà delle<br />
Acciaierie e Ferriere<br />
Lombarde di Dongo),<br />
con cui s’intende<br />
celebrare il centenario<br />
della costituzione<br />
delle Acciaierie<br />
e Ferriere Lombarde<br />
(A.F.L.) di proprietà<br />
della famiglia<br />
Falck, avvenuta<br />
il 26 gennaio 1906<br />
sul territorio di Dongo.<br />
Curatore del progetto,<br />
video ed interviste:<br />
Paolo Massimiliano<br />
Gagliardi<br />
Ricerca storica:<br />
Valter Merazzi<br />
Ricerca Psico-sociale:<br />
Alberta Contarello<br />
del Dipartimento<br />
di Psicologia Generale<br />
Università di Padova<br />
Fotografie:<br />
Paolo Mazzo<br />
Responsabile<br />
e ideatore<br />
del progetto:<br />
Alberto Zappa<br />
Coordinatrice<br />
del progetto:<br />
Alessandra Bellandi<br />
Alcune<br />
delle suggestive<br />
immagini raccolte<br />
dall’archivio<br />
che testimoniano<br />
della realtà<br />
industriale<br />
della zona.<br />
| ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 | valori | 53 |
<strong>La</strong> ricerca visiva mira a valorizzare le memorie<br />
storiche sia orali che documentali mettendole<br />
a disposizione degli altri ambiti d’indagine.<br />
PAOLO MAZZO<br />
grafico è nel pieno senso della parola, un prodotto sociale perché risulta<br />
dal lavoro che la società organizza per raggiungere i suoi obiettivi.<br />
Ma una società si definisce essenzialmente per il sistema di relazioni<br />
che costituisce la sua realtà profonda. Ed è questo sistema di<br />
relazioni che si proietta nell’organizzazione dello spazio”.<br />
In coerenza con questa definizione teorica di spazio geografico<br />
“Radici di Ferro” si sviluppa attraverso tre ambiti d’indagine differenti<br />
ma comunicanti: una ricerca storica, un’indagine psico-sociale<br />
ed una ricerca visiva, che sapranno primariamente valorizzare la<br />
storia orale, proprio per verificare questo impatto delle A.F.L. sulla<br />
popolazione, e per restituire alle genti, in ultima istanza, quel valore<br />
testimoniale e quel ruolo identitario che assumono in una società<br />
ricca di strutture simboliche. Saranno perciò le persone intervistate<br />
a costituire in primo luogo i risultati del nostro progetto.<br />
In tale quadro generale la ricerca visiva valorizzerà le memorie<br />
storiche sia orali che documentali mettendoli a disposizione degli<br />
altri ambiti d’indagine. <strong>La</strong> ricerca storica dovrà ricostruire le tappe<br />
principali che hanno scandito l’evolversi del rapporto fabbrica e territorio,<br />
individuando gli avvenimenti rilevanti che nel corso del secolo<br />
hanno determinato le principali modificazioni sociali, culturali<br />
e produttive che hanno interessato la comunità locale. Modificazioni<br />
che la ricerca psico-sociale cercherà di interpretare mediante<br />
l’ausilio degli strumenti della psicologia sociale.<br />
“Radici di ferro” si concretizzerà nella realizzazione di una pubblicazione<br />
- che raccoglierà i risultati delle tre indagini effettuate (testo<br />
e foto) - nella produzione di un DVD - che conterrà un documentario<br />
e le videointerviste - e nell’allestimento di una mostra fotografica<br />
itinerante sul territorio che restituirà alla comunità tutta la<br />
memoria visiva del lavoro realizzato coniugando la ricerca iconografica<br />
tra memoria ed attualità. .<br />
| utopieconcrete |<br />
Turismo<br />
Una gigantesca<br />
industria distruttiva<br />
È<br />
di Massimiliano Pontillo<br />
TEMPO DI SETTIMANE BIANCHE, PER CHI PUÒ PERMETTERSI QUESTO LUSSO! Anche senza un centimetro di neve.<br />
Il turismo è un’invenzione recente, scoperta nel XIX secolo ma rivelatasi estremamente proficua:<br />
750 milioni di arrivi internazionali, 500 miliardi di dollari spesi, 1 occupato su 12 nel mondo: questi sono<br />
gli ultimi numeri della prima industria del pianeta. Un settore in netta crescita che certamente genera guadagni<br />
e benefici per le popolazioni nei luoghi di destinazione. Ma anche impatti negativi, almeno su tre versanti<br />
interconnessi: l’ambiente naturale, gli aspetti socio-culturali e quelli legati all’economia e allo sviluppo. Si pensi<br />
alla distruzione delle coste per far posto agli insediamenti turistici, allo sfruttamento del lavoro minorile,<br />
al traffico illegale di specie protette per il mercato dei souvenir, alla perdita d’identità culturale delle popolazioni<br />
nei luoghi ricettivi e a molte altre cose. Lo stretto legame di dipendenza tra l’attività turistica e le risorse sulle<br />
quali questa vive rende necessaria una riflessione sui modi di vivere e proporre il turismo.<br />
Riuscire a far convivere lo sfruttamento turistico con il patrimonio di natura, paesaggi e tradizioni<br />
rappresenta una scommessa molto impegnativa: è una scelta di campo che implica un comportamento<br />
consapevole e corretto nei confronti di ambiente, società e culture dei paesi visitati, non solo da parte di chi<br />
viaggia ma anche di chi organizza il viaggio. Secondo l’Organizzazione Mondiale per il Turismo, “lo sviluppo<br />
turistico sostenibile soddisfa i bisogni dei turisti e delle regioni ospitanti e allo stesso tempo protegge e migliora<br />
le opportunità per il futuro”. Questo processo dovrebbe portare alla gestione integrata delle risorse, “in modo<br />
che tutte le necessità, economiche, sociali ed estetiche possano essere<br />
soddisfatte mantenendo al tempo stesso l’integrità culturale, i processi<br />
ecologici essenziali, la diversità biologica e le condizioni di base per la vita”.<br />
Il turismo, infatti, per poter essere sostenibile deve necessariamente<br />
perseguire la responsabilità, a tutti i livelli; e un turismo in cui tutti<br />
i soggetti coinvolti svolgano il proprio ruolo con responsabilità, nel rispetto<br />
reciproco, non può che essere sostenibile. Utopia? Forse, ma “qualunque viaggio, per lungo e difficile che sia,<br />
inizia con un passo”, parafrasando il famoso detto di <strong>La</strong>o Tze.<br />
Oggi in Italia, il turismo, specie quello ambientale, ha una grande opportunità di crescita. Non solo<br />
quantitativa ma qualitativa. Negli ultimi anni si sta registrando, oltre a un incremento numerico, un crescente<br />
interesse per la conoscenza delle realtà socio-territoriali locali: la vacanza si sta trasformando progressivamente<br />
da momento di puro divertimento e rigenerazione, a momento di incontro e crescita culturale. Si tratterà<br />
quindi di conciliare e integrare l’offerta tradizionale con altre attività connesse: non solo dunque il paesaggio<br />
come contemplazione ma anche come cultura.<br />
Anche noi, come turisti “rispettosi”, abbiamo la possibilità di fare qualcosa. Possiamo esercitare il nostro<br />
potere decisionale, indirizzando le nostre scelte verso soluzioni più compatibili con l’ambiente e la gente del luogo.<br />
Questo implica in prima istanza la necessità di essere informati, di riflettere sui nostri reali bisogni<br />
e aspettative, per poter scegliere il tipo di vacanza e di destinazione più adatti alle nostre esigenze. Il passo<br />
successivo riguarda l’organizzazione del viaggio, la scelta del Tour Operator (consiglio quasi sempre il CTS,<br />
soprattutto per i più giovani) o delle sistemazioni e dei mezzi di trasporto, se siamo viaggiatori indipendenti.<br />
Infine, durante il viaggio, il modo in cui ci rapportiamo con la gente, quello che mangiamo, ciò che<br />
acquistiamo, come ci comportiamo: tutto questo può contribuire a fare di noi dei viaggiatori responsabili. .<br />
<strong>La</strong> prospettiva<br />
del viaggio socialmente<br />
e ambientalmente<br />
responsabile è una grande<br />
opportunità per l’Italia<br />
| ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 | valori | 55 |
| inbreve |<br />
Gazprom alla conquista del mondo >58<br />
nternazionale<br />
Un futuro senza investire sul nucleare >62<br />
LIBERALIZZARE<br />
LA PESCA<br />
È UN DANNO<br />
IN TUTTI I SENSI<br />
Si chiama “Trading Away Our<br />
Oceans” ed è il rapporto di<br />
Greenpeace sul settore della pesca.<br />
Secondo il rapporto dell’associazione<br />
ambientalista, se il settore venisse<br />
liberalizzato gli stock ittici sarebbero<br />
in grave pericolo. <strong>La</strong> conclusione<br />
si basa sui dati ufficiali forniti<br />
da fonti governative e confermata<br />
dall’esperienze di alcuni Paesi,<br />
come: Mauritania, Senegal<br />
e Argentina.<br />
<strong>La</strong> liberalizzazione porterebbe<br />
da una parte a un impoverimento<br />
dell’ambiente marino, dall’altra<br />
a uno scadimento dei livelli<br />
di sicurezza alimentare, soprattutto<br />
nei Paesi in via di sviluppo.<br />
I dubbi sono confermati anche<br />
sul piano economico. In Argentina,<br />
ad esempio, sono stati bruciati<br />
almeno 3,5 milioni di dollari<br />
di possibili guadagni sfruttando<br />
in maniera eccessiva le risorse ittiche.<br />
Greenpeace chiede ai governi<br />
di rispettare le norme già esistenti,<br />
come quelle stabilite dalle Nazioni<br />
Unite, e di promuovere nuove regole<br />
che garantiscano una gestione<br />
sostenibile degli oceani,<br />
fornendo al tempo stesso ai Paesi<br />
in via di sviluppo la capacità<br />
di regolamentare la propria<br />
attività di pesca.<br />
| 56 | valori | ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 |<br />
ORFANI E AIDS<br />
UN CONVEGNO<br />
ALL’UNIVERSITÀ<br />
DELL’INSUBRIA<br />
“Aids in Africa: 5000 nuovi orfani al giorno. Quale<br />
futuro per loro?”. È il titolo del convegno, organizzato<br />
dall’associazione “Amici di Monsignor Emilio Patriarca<br />
onlus”, che si terrà Il 10 febbraio (inizio 14 e 30)<br />
presso l’Aula Magna dell’università dell’Insubria<br />
a Varese. L’incontro è anche l’occasione per parlare<br />
dei progetti che l’associazione ha avviato da alcuni<br />
anni in diverse zone della diocesi di Monze (Zambia).<br />
Il convegno sarà presieduto da monsignor Peppino<br />
Maffi, rettore dei seminari di Milano e presidente<br />
dell’associazione. Marco Astuti, docente all’università<br />
dell’Insubria e vicepresidente esecutivo dell’associazione,<br />
terrà una relazione dal titolo “Orfani e bambini<br />
a rischio in Zambia”, che darà un quadro d’insieme<br />
della situazione nella fascia sub-sahariana e analizzerà<br />
in particolare la situazione nello Zambia.<br />
Padre Carlo Casalone, vicedirettore<br />
della rivista “Aggiornamenti<br />
sociali”, illustrerà la posizione<br />
delle chiese africane sul problema<br />
delll’Aids. Jean-Leonard Touadi,<br />
editorialista congolese della rivista<br />
“Nigrizia” e assessore<br />
alle Politiche giovanili - rapporti<br />
con le università e sicurezza<br />
del comune di Roma, porterà<br />
la testimonianza di come gli orfani<br />
vivono intimamente la loro<br />
situazione, che cosa pensano, che futuro hanno<br />
in mente e che futuro concretamente li aspetta.<br />
Seguirà l’intervento di Caterina Astuti, membro<br />
dell’associazione, che rifletterà su come si possono<br />
aiutare a vivere gli orfani prospettandogli un futuro<br />
decoroso, con uno sguardo sulle adozioni e il sostegno<br />
a distanza. A Paolo Cherubino, preside della facoltà<br />
di Medicina dell’università dell’Insubria, il compito<br />
di illustrare i contributi che le università e gli ospedali<br />
italiani possono dare nella lotta all’Aids.<br />
I CINESI<br />
POSSONO<br />
FAR FUORI I<br />
SATELLITI NEMICI<br />
<strong>La</strong> Cina ha un’arma che può<br />
eliminare i satelliti nemici.<br />
Pechino ha condotto a termine<br />
con successo un test per<br />
la distruzione di un satellite<br />
meteorologico che non veniva<br />
più utilizzato, ma funzionante.<br />
Feng Yun (vento e nuvole),<br />
così si chiamava il satellite,<br />
è stato raggiunto a circa 800<br />
chilometri d’altezza da una sfera<br />
d'acciaio sparata da un missile<br />
balistico. Il bersaglio<br />
è stato centrato e distrutto<br />
con la forza dell’impatto,<br />
senza far uso di esplosivi.<br />
Solo negli anni Ottanta, Stati<br />
Uniti e Unione Sovietica avevano<br />
condotto test di questo genere.<br />
L’esperimento cinese, che non<br />
è stato confermato ufficialmente<br />
da Pechino, potrebbe scatenare<br />
una nuova corsa agli armamenti<br />
nello spazio, perché il test significa<br />
che i cinesi sono tecnicamente<br />
in grado di colpire i satelliti spia<br />
americani.<br />
È chiaro che la Cina abbia ripreso<br />
la corsa agli armamenti. Questo test<br />
arriva infatti dopo che Pechino<br />
ha inviato degli astronauti in orbita<br />
nello spazio. Questa ulteriore mossa<br />
potrebbe anche spingere Washington<br />
ad un negoziato sul bando<br />
agli armamenti nello spazio.<br />
Il presidente americano George Bush<br />
nel recente passato aveva ignorato<br />
gli appelli che chiedevano un bando<br />
internazionale per questi test.<br />
UCCISE<br />
L’ULTIMO ORSO<br />
DEI PIRENEI,<br />
ASSOLTO<br />
Rene Marqueze, 64 anni,<br />
cacciatore, ha sempre invocato<br />
la legittima difesa e il giudice<br />
gli ha dato ragione. Il 1 novembre<br />
di tre anni fa uccise “Cannelle”<br />
l’ultima orsa dei Pirenei durante<br />
una battuta di caccia.<br />
Sotto inchiesta dal 7 dicembre<br />
2004, doveva rispondere del reato<br />
di distruzione di una specie protetta.<br />
L’ultimo esemplare di orsa<br />
autoctona dei Pirenei era stato<br />
ucciso nel corso di una battuta<br />
di caccia, organizzata dai cacciatori<br />
del piccolo comune di Urdos.<br />
Il cacciatore Marqueze durante<br />
le udienze ha sempre detto di essersi<br />
dovuto difendere, perché caricato<br />
più volte da Cannelle, che era<br />
in compagnia del suo cucciolo.<br />
A peggiorare la situazione c’era<br />
anche il luogo dell’incontro:<br />
un sentiero stretto e in forte<br />
pendenza durante la battuta.<br />
Jean-Fran˛ois Blanco, avvocato<br />
delle associazioni ambientaliste<br />
francesi, ha annunciato che ricorrerà<br />
in appello contro la sentenza<br />
di non luogo a procedere emessa<br />
dal giudice Jean-Luc Puyo.<br />
L’ordinanza ha scatenato<br />
la reazione degli ambientalisti<br />
che parlano apertamente<br />
dei cacciatori come “elettorato<br />
protetto”, a differenza delgi orsi<br />
che ormai non lo sono più.<br />
GLI AEREI<br />
AMERICANI<br />
DECOLLANO<br />
DA GIBUTI<br />
<strong>La</strong> Repubblica di Gibuti è oramai<br />
una base degli americani a tutti<br />
gli effetti. Da lì partono gli aerei<br />
per bombardare la Somalia<br />
e le sue Corti islamiche. Sempre<br />
a Gibuti si è insediato il comando<br />
della Combined Joint Task Force<br />
(Cjtf) Horn of Africa. Il Quartier<br />
generale è a Camp Lemonier,<br />
una vecchia base della Legione<br />
Straniera, vicina all'aeroporto.<br />
Complessivamente la task force può<br />
contare su circa duemila uomini.<br />
L’area è di fondamentale<br />
importanza strategica perché<br />
permette di controllare: Eritrea,<br />
Etiopia, Kenia, Somalia, Sudan,<br />
Yemen. Una posizione che permette<br />
di controllare anche l’accesso al<br />
Mar Rosso e quindi al Mediterraneo<br />
dall’Oceano Indiano e l’area<br />
a ridosso della penisola araba.<br />
Il compito di questa Task Force<br />
americana, secondo il sito internet<br />
www.globalsecurity.org, è quello<br />
di individuare, interrompere<br />
e in ultima analisi sconfiggere<br />
i gruppi terroristici transnazionali<br />
che operano nella regione.<br />
<strong>La</strong> base è stata utilizzata anche<br />
per dare assistenza ai Paesi alleati,<br />
come l'Etiopia, i cui reparti speciali<br />
antiterrorismo sono stati addestrati<br />
a Camp United, una base vicino<br />
a Dire Dawa. I legami tra la base<br />
Usa e l’Etiopia sono strategici,<br />
soprattutto nell’attività di intelligence.<br />
EUROPA PIÙ LONTANA<br />
PER LA TURCHIA<br />
DOPO L’OMICIDIO<br />
DEL GIORNALISTA DINK<br />
| inbreve |<br />
<strong>La</strong> stampa continua a pagare un alto prezzo<br />
in nome della libertà. Dopo la giornalista russa<br />
Anna Politkovskaja, uccisa quattro mesi fa, è toccato<br />
a Hrant Dink, giornalista e scrittore turco-armeno.<br />
L’uomo è stato ucciso a colpi d’arma da fuoco<br />
da un killer non identificato, all’esterno della redazione<br />
del giornale Agos a Istanbul. I suoi colleghi parlano<br />
senza mezzi termini di omicidio politico.<br />
Dink era stato condannato lo scorso anno<br />
con l’accusa di aver insultato l’identità turca. Era stato<br />
processato in base alle leggi turche sulla libertà<br />
di espressione, per dichiarazioni polemiche sul genocidio<br />
armeno nel corso della Prima Guerra Mondiale,<br />
che Ankara e molti turchi negano sia avvenuto.<br />
Una corte d’appello turca aveva emesso una sentenza<br />
di condanna di sei mesi di reclusione, pena sospesa,<br />
contro Dink, per aver citato<br />
in un articolo il concetto<br />
da nazionalista armeno<br />
di purezza etnica senza<br />
sangue turco. Il tribunale<br />
si era espresso su<br />
un commento contrario<br />
ad un articolo del revisionato<br />
codice penale della Turchia<br />
che consente agli inquirenti di perseguire scrittori<br />
e insegnanti che “insultino l’identità turca”.<br />
L’omicidio di Hrant Dink è destinato a innescare<br />
tensioni politiche per due motivi: il voto dei nazionalisti<br />
è stato inseguito da tutti i partiti in vista delle elezioni<br />
presidenziali di maggio e quelle parlamentari<br />
di novembre; la Turchia aspira a diventare membro Ue,<br />
e quanto è accaduto non la sdogana agli occhi<br />
degli altri Paesi membri.<br />
| ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 | valori | 57 |
| internazionale | Russia |<br />
Gazprom<br />
alla conquista<br />
del mondo<br />
FORSE LA GUERRA FREDDA NON È DEL TUTTO FINITA. A mettere sull’avviso<br />
il resto del mondo sono gli analisti del nuovo<br />
“impero russo”, rifondato con la regia del presidente Vladirmir<br />
Putin. È in questa chiave che oc-<br />
di Cristina Artoni corre leggere le espansioni del gigante<br />
degli idrocarburi Gazprom e le ormai<br />
sempre più frequenti crisi al limite dello scontro con le repubbliche<br />
ex sovietiche. Dopo il braccio di ferro con l’Ucraina, Mosca è partita<br />
all’attacco di Minsk con la minaccia di chiudere i rubinetti del metano<br />
nel caso il governo bielorusso non accettasse di rinegoziare le<br />
tariffe del contratto con Gazprom. Torto collo il presidente Alexandre<br />
Lukashenko ha dovuto cedere per non lasciare il proprio paese<br />
a secco in pieno inverno. Le due parti si sono accordate per il raddoppio<br />
del prezzo del gas russo: 100 dollari per 1000 m3. Mosca si<br />
era seduta al tavolo negoziale con la cifra di 200 dollari. Una concessione<br />
che in cambio ha garantito a Gazprom, in preda a progetti<br />
di espansione, l’acquisto del 50% di Beltrangas, la rete di gasdotti<br />
bielorussi. Lo scontro con Kiev risale invece al dicembre del 2005,<br />
quando colpo su colpo la diplomazia russa ha messo in discussione<br />
| 58 | valori | ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 |<br />
gli accordi ereditati dal periodo sovietico che permettevano all’Ucraina<br />
di pagare 50 dollari 1000 m3 di metano. <strong>La</strong> crisi si è chiusa a<br />
95 dollari. Ora le operazioni di vendita vengono gestite da un intermediario,<br />
la società RossOukrEnergo, che acquista il gas russo a 230<br />
dollari, lo miscela con gas proveniente dal Turkmenistan del valore<br />
di 50 dollari e con quello dell’Uzbekistan e Kazakistan. Il prodotto<br />
finale arriva a Kiev al prezzo concordato con Mosca. Anche nel ruolo<br />
chiave di RossOukrEnergo c’entra il Cremlino. Registrata in Svizzera<br />
e fondata nel 2003, la società domina le vendite di gas di provenienza<br />
dall’Asia Centrale. Il 50 % di RossOukrEnergo è controllata<br />
da Gazprom, attraverso la filiale bancaria Gazprombank. L’altra<br />
metà è nelle mani di Centragas, proprietà di privati russi e ucraini.<br />
Cremlino vincitore assoluto<br />
Ma il Cremlino non esce come vincitore assoluto da questi negoziati.<br />
Putin ha dovuto infatti incassare l’aumento dei dazi sul transito di<br />
petrolio e gas russi negli oleodotti bielorussi e ucraini. Minsk, ad<br />
esempio, ha portato a 45 dollari la tassa per ogni tonnellata che attraversa<br />
il paese. Un incremento significativo tenuto presente che lo<br />
FONTE: LA REPUBBLICA - STANDARD & POOR’S CREDIT WEEK<br />
IAN BERRY / MAGNUM PHOTOS<br />
GLI OLEODOTTI DAL MAR CASPIO ALL’EUROPA<br />
Germania<br />
Italia<br />
Polonia<br />
Rep. Ceca Slovacchia<br />
Ungheria<br />
Croazia<br />
Bielorussia<br />
Ucraina<br />
Le operazioni di vendita sono<br />
gestite da un intermediario.<br />
Il Cremlino in questa partita<br />
ricopre un ruolo chiave<br />
100<br />
FINLANDIA<br />
Russia<br />
Mar Nero<br />
PART DE GAZPROM DANS LA CONSOMMATION TOTALE DE GAZ [IN %]<br />
100 100 100<br />
LETTONIA<br />
LITUANIA<br />
SLOVACCHIA<br />
87<br />
GRECIA<br />
81<br />
REPUBBLICA CECA<br />
Sotto, il quartier<br />
generale a Mosca<br />
di Gazprom, colosso<br />
del settore energia.<br />
A sinistra,<br />
Prikaspiyskaya,<br />
Uralsk. Area estrattiva,<br />
sotto una coltre<br />
di giaccio.<br />
Kazakhstan, 2000<br />
73<br />
AUSTRIA<br />
66<br />
TURCHIA<br />
63 61<br />
UNGHERIA<br />
SLOVENIA<br />
50<br />
POLONIA<br />
45<br />
GERMANIA<br />
ESTONIA<br />
FRANCIA<br />
Druzhba [amicizia]<br />
Druzhba Nord<br />
Druzhba Sud<br />
Sistema Russo-Azero<br />
Sistema Mitteleuropeo<br />
Adria [progetto]<br />
Azerbaigian<br />
| internazionale |<br />
GAZPROM DALL’URSS ALLA FEDERAZIONE RUSSA<br />
LE ORIGINI DI GAZPROM combaciano con la nascita del Ministero sovietico per il Gas, creato<br />
nel 1965, quando l’Urss fu tra i primi a investire in modo constitente nella produzione dell’oro blu.<br />
Nel 1989 Viktor Cernomyrdin viene nominato alla guida di Gazprom da Mikhail Gorbaciov.<br />
Nel 1993 la società viene ristrutturata e ribattezzata RAO Gazprom, per poi cambiare ancora<br />
il nome nel 1998 in OAO Gazprom.<br />
Nel 2005 lo stato diventa il principale proprietario di Gazprom,<br />
con il 51% delle azioni. Attualmente l’amministratore delegato<br />
è Alexeï Miller, collega di Medvedev e Putin a San Pietroburgo.<br />
Gazprom detiene un sesto delle riserve mondiali di metano.<br />
<strong>La</strong> società è proprietaria di Gazprombank (pronta a sbarcare<br />
in Borsa); attraverso la filiale dei media controlla il canale NTV<br />
(l’ex televisione di Vladimir Goussinski) e il giornale Izvestia.<br />
Gazprom ha inoltre rilevato Sibneft a Roman Abramovich<br />
e OMZ, società di costruzione.<br />
28 27 26<br />
ITALIA<br />
SVIZZERA<br />
PAESI BASSI<br />
11 10<br />
BELGIO<br />
2<br />
GUEORGUI PINKHASSOV / MAGNUM PHOTOS<br />
FONTE: LA REPUBBLICA<br />
scorso anno sono passate per la Bielorussia<br />
circa 79 milioni di tonnellate di solo greggio<br />
russo. Per Mosca però rimettere in discussione<br />
i contratti è diventato lo strumento per<br />
riaffermare a diversi livelli la propria egemonia:<br />
innanzitutto con le Repubbliche ex sovietiche,<br />
dove mantiene una sorta di influenza,<br />
e poi soprattutto con l’Occidente<br />
che si è scoperto dipendente dal gigante<br />
energetico russo. Ogni frizione con i paesi di<br />
transito ha infatti delle ricadute immediate<br />
sugli acquirenti finali, anche considerato che<br />
il gas che attraversa l’Ucraina è per l’80% destinato<br />
ai paesi europei. Una realtà che Mosca<br />
ha ben presente: «In politica estera – ha<br />
affermato Serguei Ivanov, ex ministro degli esteri russo - petrolio e<br />
gas contano quanto armi nucleari per la difesa degli interessi nazionali».<br />
L’Europa ha realizzato la propria condizione al primo braccio<br />
di ferro tra Mosca e l’Ucraina, quando si è resa conto si essere sprovvista<br />
di una politica comune sull’energia.<br />
Ma il presidente russo aveva pianificato nei più minimi dettagli<br />
la strategia da percorrere per ricreare l’“impero”, basato su fondamenta<br />
stabili, costruite passo dopo passo, dal giorno dell’arrivo<br />
al potere.<br />
Dopo gli oligarchi<br />
Un progetto geopolitico studiato con un’equipe di ex membri del<br />
KGB, stessa scuola di provenienza di Putin e tuttora al suo fianco. Dagli<br />
anni novanta il presidente russo si è ispirato ai metodi del sindaco<br />
di San Pietroburgo, Anatoli Sobtchak, per mettere in piedi una rete basata<br />
sul rafforzamento delle attività commerciali del paese. Il Cremlino<br />
ha voluto mettere fine allo strapotere degli oligarchi che erano<br />
emersi nell’era Eltsin e piazzare uomini fidati alla testa delle grandi imprese<br />
controllate dallo Stato. Putin, inoltre, ha assicurato allo stesso<br />
| ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 | valori | 59 |
| internazionale |<br />
entourage un ruolo all’interno del governo, di modo da ottenere un<br />
nuovo patto di ferro tra i due poteri: politico ed economico. I gioielli<br />
del nuovo capitalismo di Stato sono rappresentati da: Gazprom, gigante<br />
del gaz metano, con un volume di affari per 225 miliardi di dollari,<br />
cifra che supera quello di Wal-Mart e Royal Dutch Shell; Rosneft,<br />
compagnia petrolifera pronta all’esame della Borsa per 10 miliardi di<br />
dollari; le Ferrovie russe, con un milione e 200 mila dipendenti. Tutti<br />
gli amministratori di queste società appartengono alla rete dei fedeli<br />
del presidente russo (vedi riquadro). Dmitri Medvedev, uno dei possibili<br />
candidati a succedere a Putin, attualmente presidente di Gazprom,<br />
è nello stesso tempo vice Primo ministro. Igor Setchine, ex membro<br />
del KGB, presidente di Rosneft, è anche vice segretario generale del<br />
presidente. Secondo uno degli ex consiglieri economici del Cremlino,<br />
Andrei Illarionov, ora apertamente critico con il presidente, la classe<br />
dirigente russa si è trasformata in un’impresa.<br />
Intreccio potere-affari<br />
L’apparato statale e il mondo degli affari sono legati a doppio filo:<br />
undici membri dell’entourage presidenziale dirigono sei imprese<br />
pubbliche e contemporaneamente sono presenti in altri dodici consigli<br />
di amministrazione. Ora che la struttura statale è composta, l’asso<br />
nella manica di Mosca per far bilanciare il proprio peso nel mondo<br />
multipolare si chiama Gazprom. Le riserve russe, stimate in<br />
48.000 miliardi di metri cubi, accreditano il paese ad essere il principale<br />
esportatore di gas metano del pianeta. Se aggiungiamo a quelle<br />
di Medioriente-Iran, Qatar, Arabia Saudita, Iraq e Emirati Arabi<br />
Uniti, arriviamo a disegnare il 70% delle riserve mondiali di gas e petrolio.<br />
Invece Europa, Stati Uniti, Cina e India ossia i principali consumatori<br />
di carburanti fossili sono sprovivisti di riserve significative.<br />
Per l’Unione Europea la situazione è peggiorata poi con l’allarga-<br />
I PRINCIPALI PRODUTTORI NEL 1994 E NEL 2005 [IN %]<br />
ARABIA SAUDITA 13,1<br />
STATI UNITI 12,8<br />
RUSSIA 9,4<br />
IRAN 5,4<br />
MESSICO 4,6<br />
CINA 4,2<br />
NORVEGIA 4,0<br />
VENEZUELA3,9<br />
EAU 3,7<br />
CANADA 3,4<br />
RESTO DEL MONDO 35,4<br />
mento perchè anche i nuovi partner si sono rivelati dipendenti al<br />
100% dalle importazioni di gas russo. Suo malgrado Bruxelles deve<br />
fare i conti con Mosca per garantirsi i rifornimenti senza contare troppo<br />
sui paesi di transito. Il primo progetto avanzato dai russi prevede<br />
così la costruzione di nuovi gasdotti, escludendo la possibilità di trasportare<br />
il metano via nave, a causa dei prezzi molto elevati. Mosca<br />
e Berlino hanno così siglato un accordo per la creazione del gasdotto<br />
nord europeo sotto il cappello di Gazprom, BASF e E.ON., che arriverà<br />
in Germania direttamente dal Mar Baltico. Un’intesa trovata<br />
con l’ex cancelliere Gerhard Schroeder che una volta persa la poltrona<br />
è stato nominato per volere di Putin alla testa degli azionisti del-<br />
| 60 | valori | ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 |<br />
ARABIA SAUDITA 12,9<br />
RUSSIA 11,5<br />
STATI UNITI 8,9<br />
IRAN 5,1<br />
MESSICO 4,6<br />
CINA 4,4<br />
VENEZUELA 3,7<br />
CANADA 3,7<br />
NORVEGIA 3,6<br />
EAU 3,5<br />
RESTO DEL MONDO 38,2<br />
FEDERAZIONE RUSSA<br />
Popolazione: 145,5 milioni<br />
Speranza di vita: 66 anni<br />
Tasso di alfabetizzazione: 99,6%<br />
Crescita demografica: –0,6%<br />
Crescita economica: 7,3% l’anno<br />
GLI UOMINI DEL NUOVO CREMLINO TRA BUSINESS E POLITICA<br />
Dmitri Medvedev Ex collega di Putin<br />
e suo possibile successore<br />
Funzione di governo: primo vice premier<br />
Nelle imprese statali: presidente nella<br />
direzione di Gazprom<br />
Igor Setchine Sarebbe secondo<br />
indiscrezioni un ex membro del KGB<br />
Funzione di governo: segretario<br />
generale aggiunto del presidente<br />
Nelle imprese statali: presidente<br />
di Rosneft (per produzione seconda<br />
società petrolifera russa)<br />
Alexandre Joukov Consigliere di Putin<br />
Funzione di governo: vice premier<br />
Nelle imprese statali: presidente Ferrovie russe<br />
Viktor Khristenko<br />
Funzione di governo:<br />
ministro dell’Industria e Energia<br />
Nelle imprese statali: presidente di Transneft<br />
(monopolio degli oleodotti)<br />
Igor Chouvalov<br />
Funzione di governo: consigliere del presidente<br />
Nelle imprese statali: presidente<br />
I PRIMI CONSUMATORI NEL 1994<br />
STATI UNITI 26,3<br />
GIAPPONE 8,2<br />
CINA 4,4<br />
RUSSIA 4,3<br />
GERMANIA 4,2<br />
2,8<br />
2,7<br />
2,6<br />
2,4<br />
2,2<br />
MESSICO<br />
COREA DEL SUD<br />
CANADA<br />
BRASILE<br />
INDIA<br />
RESTO DEL MONDO 40,0<br />
Risorse principali: petrolio<br />
(terzo al mondo), metano (primo),<br />
ferro, potassio, diamanti, carbone.<br />
Tasso di disoccupazione: 7,6%<br />
Pop. sotto la soglia di povertà: 17,8%<br />
di Sovkomflot (la più grande società russa<br />
di trasporto marittimo)<br />
Alexeï Koudrine<br />
Funzione di governo: ministro delle Finanze<br />
Nelle imprese statali: presidente di Alrosa<br />
(monopolio della produzione di diamanti)<br />
Sergueï Prikhodko<br />
Funzione di governo: segretario generale<br />
aggiunto del presidente<br />
Nelle imprese statali: presidente del direttivo<br />
di TVEL (uno dei più importanti produttori<br />
mondiali di combustibile nucleare)<br />
Leonid Reiman<br />
Funzione di governo: ministro<br />
alle Telecomunicazioni<br />
Nelle imprese statali: presidente di Sviazinvest<br />
(potente holding di telecomunicazioni)<br />
Viktor Ivanov<br />
Funzione di governo: segretario generale<br />
aggiunto del presidente<br />
Nelle imprese statali: presidente<br />
di Almaz-Antey (fornitore di sistemi<br />
di difesa aerea)<br />
E NEL 2005 [IN %]<br />
STATI UNITI 25,4<br />
CINA 7,9<br />
GIAPPONE 6,5<br />
INDIA 3,2<br />
la North European Gas Pipeline Company (NEGPC). Nel progetto<br />
spicca Gazprom con il 51% delle quote mentre il consorzio tedesco<br />
ne possiede 24,5% ciascuno. Gazprom prevede di concludere la prima<br />
tranche del gasdotto nel 2010 e di trasportare fino a 55 miliardi<br />
di m3 nel 2013. <strong>La</strong> nuova via permetterà alla Russia di aumentare di<br />
un terzo il volume di approvigionamento di gas in Europa. Bruxelles<br />
ha accolto con entusiasmo la possibilità di un nuovo gasdotto, anche<br />
perchè proprio nel 2010 il continente rischia di essere prossimo<br />
alla crisi: i giacimenti di gas del Mare del Nord con cui ora viene alimentata<br />
l’Europa si stanno lentamente prosciugando, in Norvegia e<br />
in Gran Bretagna le estrazioni diminuiscono sempre più. <strong>La</strong> pipeline<br />
2,7<br />
2,6<br />
2,6<br />
2,5<br />
3,1<br />
3,1<br />
GERMANIA<br />
RUSSIA<br />
CANADA<br />
BRASILE<br />
COREA DEL SUD<br />
MESSICO<br />
RESTO DEL MONDO 40,0<br />
Prikaspiyskaya. Aksai.<br />
Impianto di perforazione<br />
per l’estrazione del gas<br />
che lavora a temperature<br />
che scendono sotto lo zero.<br />
Kazakhstan, 2000<br />
LE MAGGIORI RISERVE NEL 1994 E NEL 2006 [IN %]<br />
STATI UNITI 17,0<br />
IRAN 10,4<br />
ARABIA SAUDITA 9,7<br />
IRAQ 9,6<br />
KUWAIT 6,8<br />
EAU 6,7<br />
VENEZUELA 5,1<br />
1,8<br />
2,4<br />
3,2<br />
NIGERIA<br />
RUSSIA<br />
LIBIA<br />
RESTO DEL MONDO 27,2<br />
STATI UNITI 14,7<br />
ARABIA SAUDITA 11,5<br />
IRAN 10,2<br />
IRAQ 9,3<br />
KUWAIT 8,7<br />
EAU 7,1<br />
VENEZUELA 5,3<br />
RUSSIA<br />
del Baltico avrà un grande centro di stoccaggio in Belgio e delle diramazioni<br />
verso la Svizzera e Finlandia. Ma l’espansione ad ovest di<br />
Gazprom non si limita al nord. Il secondo progetto, che passa sotto<br />
il nome di Blue Stream vede alleati Russia, Turchia e Italia.<br />
Il gasdotto è stato ideato per alimentare tutte le regioni del sud<br />
e centro Europa, attraversando la Grecia ed eseguendo diverse ramificazioni,<br />
tra cui in un secondo tempo quella verso il sud Italia. Il<br />
tratto turco è già stato completato mentre sul proseguimento verso<br />
il nostro paese è sorta nel 2005 ben più di un’ombra. Nell’affare sono<br />
infatti spuntati gli interessi personali dell’allora premier Silvio<br />
Berlusconi attraverso la partecipazione della Central Energy Italian<br />
3,5<br />
3,2<br />
2,6<br />
LIBIA<br />
NIGERIA<br />
RESTO DEL MONDO 38,2<br />
| internazionale |<br />
gas Holding AG (CEIGH). <strong>La</strong> società appariva controllata per il<br />
33,33% da azioni dell’impresa Mentasti-Granelli (l’omonimo proprietario<br />
è un caro amico di Berlusconi) e per il resto da filiali di Gazprom.<br />
Dopo lo scandalo c’è stata la sospensione dell’operazione verso<br />
la tranche italiana. Al momento Eni e la società turca Botas proseguono<br />
invece la costruzione della pipeline dalla Turchia alla Grecia<br />
con una capacità di approvvigionamento per 8 miliardi di m3 all’anno.<br />
Mosca in questa conquista di sempre maggiori fette di mercato<br />
in Europa ha acquisito un tale potere da essere in grado di dettare<br />
le condizioni. Un esempio ne sono le recenti pressioni delle autorità<br />
russe sulla multinazionale anglo-olandese Royal Dutch Shell<br />
per cedere le proprie azioni che le garantivano la maggioranza, nel<br />
Sakhalin-II. Il progetto prevedeva il trasporto per nave dal 2008 del<br />
metano liquido dall’isola di Sakhalin, nell’estremo oriente russo.<br />
Shell, che possedeva il 55% delle quote ne cederà il 30% ai gigante<br />
dell’energia russo. Il Cremlino aveva apertamente minacciato la<br />
multinazionale di perseguirla per inquinamento dell’ambiente se<br />
non avesse ceduto. Gazprom acquisterà sempre per Sakhalin-II altre<br />
quote dai gruppi Mitsui e Mitsubishi, di modo da diventare socio di<br />
maggioranza. Tra due anni dalle navi russe verranno quindi consegnati<br />
rifornimenti di metano a Stati Uniti, Messico, Corea e Giappone.<br />
Ma non è che l’inizio: anche altri accordi potrebbero essere<br />
presto messi in discussione dal Cremlino. Nel mirino ci sono già le<br />
multinazionali BP, Exxon, Mobil e Total..<br />
| ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 | valori | 61 |<br />
IAN BERRY / MAGNUM PHOTOS
| internazionale | Svezia |<br />
Un futuro<br />
oltre il petrolio<br />
senza investire<br />
sul nucleare<br />
Making Sweden an oil free society è l’ambizioso progetto del governo di Stoccolma<br />
per diventare indipendente dall’oro nero. Entro il 2020 quella svedese sarà la prima economia al mondo<br />
a vivere senza petrolio. Trasporto, grande industria e riscaldamento i settori che avranno la priorità.<br />
U<br />
di Riccardo Sacco<br />
Il parco scientifico<br />
di Kista è il maggiore<br />
parco scientifico<br />
d’Europa e il secondo<br />
al mondo dopo<br />
l’agglomerato<br />
tecnologico di Silicon<br />
Valley in California.<br />
Stoccolma, 2001<br />
N FUTURO SENZA PETROLIO PUÒ ESISTERE. <strong>La</strong> strada è lunga e piena di difficoltà. Ma perseguibile e la Svezia<br />
lo sta dimostrando con coraggio. Dopo che nel 2005 l’uragano Katrina ha danneggiato la capacità<br />
di estrazione e raffinazione del petrolio del Golfo del Messico e il prezzo del barile è schizzato<br />
alle stelle, il Paese scandinavo ha deciso di dire definitivamente basta al petrolio.<br />
Con un’ambizioso progetto dal titolo "Making Sweden an oil free society", il primo ministro<br />
svedese, Goeran Persson, ha annunciato che Stoccolma diventerà «completamente indipendente<br />
dall’oro nero entro il 2020», accelerando così il passaggio dall’era dei combustibili fossili<br />
a quella delle fonti energetiche rinnovabili. Sfruttando, cioè, le biomasse, l’energia prodotta dalle<br />
onde e dalle maree e il vento.<br />
Se tutto va come previsto, la Svezia sarà la prima economia al mondo a vivere senza il petrolio.<br />
E tutto questo, non costruendo impianti nucleari di nuova generazione. Il governo ha redatto il ri-<br />
voluzionario documento, avvalendosi di una commissione<br />
composta da industriali, accademici, agricoltori, ricercatori<br />
di case automobilistiche, associazioni ambientaliste<br />
e dipendenti pubblici. Gruppo di lavoro creato ad hoc per<br />
trovare la strada d’uscita alla dipendenza dal greggio.<br />
Gli ultimi uragani che hanno messo in ginocchio gli<br />
Stati Uniti sono stati solamente una goccia che ha fatto<br />
traboccare un vaso già pieno. In Svezia, infatti, il percorso<br />
per l’epocale cambiamento è stato intrapreso fin dagli<br />
anni ‘70, quando il costo del greggio ha toccato livelli record,<br />
mai più raggiunti in seguito. Da allora, Stoccolma<br />
ha sempre cercato di limitare l’uso del petrolio (l’energia<br />
prodotta attraverso l’olio combustibile è passata dal 77%<br />
del 1970 al 32% del 2003), attraverso la costruzione di impianti<br />
nucleari e il crescente utilizzo delle fonti alternative.<br />
Per Stoccolma, ci sono una serie di buone ragioni per<br />
farlo. «Ragioni di cui tutta la popolazione», sottolinea Peter<br />
Kisch, economista svedese esperto di sviluppo sostenibile,<br />
«è ben consapevole».<br />
AMBIENTALI. Nell’annunciare la nuova strategia energetica,<br />
il ministro dello Sviluppo Sostenibile, Mona Sahlin, «ha<br />
| 62 | valori | ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 |<br />
specificato che si vogliono sostituire tutti i combustibili fossili,<br />
prima che il cambiamento del clima distrugga le economie».<br />
L’impegno svedese, infatti, è prima di tutto, una risposta<br />
al mutamento globale dell’ambiente. Risposta che<br />
mette la Svezia al comando del gruppo dei Paesi verdi.<br />
ECONOMICHE. Oltre alla salvaguardia ambientale, il piano è<br />
dettato anche dalla necessità di slegare l’economia svedese<br />
dal destino fluttuante degli approvvigionamenti di petrolio.<br />
Gli scambi e la bolletta energetica sono troppo soggetti<br />
all’instabilità della situazione mediorientale e alla crescente<br />
domanda dei Paesi di nuova industrializzazione.<br />
Inoltre, il Comitato per l’energia del "Royal Academy of<br />
Science" di Stoccolma, ha messo in guardia il Paese dal fatto<br />
che «le forniture mondiali di petrolio, ora ai livelli massimi,<br />
diminuiranno entro poco tempo. Situazione che farà<br />
scattare una recessione economica globale, causata proprio<br />
dagli elevati costi del greggio». Perseguire politicamente<br />
l’approvvigionamento energetico alternativo, inoltre, vuol<br />
dire anche business. Il Paese, infatti, conta di diventare un<br />
modello a livello internazionale e di esportare tecnologie<br />
DAVIDE MONTELEONE / CONTRASTO<br />
sui mercati delle soluzioni energetiche rinnovabili. «Un settore<br />
in cui», specifica Kisch, «le compagnie scandinave sono<br />
già ben posizionate». In quest’ottica, quindi, considerando<br />
la crescente fame di energia del mondo, il new deal<br />
svedese si configura come un investimento pionieristico.<br />
GEOPOLITICHE. Con la crescente influenza della Russia, infine,<br />
l’opzione rinnovabili mette al sicuro lo Stato nordico<br />
dall’uso politico che il Cremlino, tramite la Gazprom,<br />
sta facendo dei suoi giacimenti di gas. «Un uso<br />
che», precisa Kisch, «preoccupa non poco l’attuale governo<br />
di centrodestra».<br />
Luci e ombre<br />
Insomma, la scelta svedese è oggettivamente intelligente<br />
e il piano ambizioso. Ma non è tutto oro quel che luccica.<br />
Nello specificare gli obiettivi concreti, infatti, Stoccolma<br />
ha abbassato un po’ il tiro e nel progetto ha parlato<br />
di «riduzione della totale dipendenza dal petrolio<br />
solamente in quelle aree dove il raggiungimento di questo<br />
risultato richiederebbe un tempo molto più lungo di<br />
14 anni». Ovvero trasporto, grande industria e riscaldamento.<br />
E lì ha concentrato i suoi sforzi.<br />
Dal 2020, la società svedese dovrebbe «ottenere un uso<br />
dell’energia più efficiente del 20%», non sarebbe «usato il<br />
greggio per riscaldare gli edifici e il trasporto su strada dovrebbe<br />
ridurre il consumo di benzina e nafta tra il 40 e il<br />
50%». In più, l’industria dovrebbe «tagliare l’utilizzo di petrolio<br />
tra il 35 e il 40%». Difficile, dunque, ammettere realisticamente<br />
che nel 2020, la Svezia non userà più il petrolio.<br />
Di tracce ce ne saranno. Ma sempre meno e l’approccio<br />
sistemico dell’esecutivo scandinavo ne valorizza<br />
gli sforzi. Un impegno da cui, soprattutto l’Italia, dopo<br />
aver staccato nel 2006 un assegno da 48 miliardi per la sua<br />
bolletta energetica (10 in più del 2005: la fattura più salata<br />
di tutti i tempi), dovrebbe trarre esempio.<br />
Per realizzare la sua strategia, la Svezia attuerà le seguenti<br />
misure. «Sgravi fiscali per la conversione degli impianti<br />
dal petrolio, incremento dell’energia alternativa, introduzione<br />
di un maggior numero di misure per i combustibili<br />
rinnovabili, investimenti più cospicui nello sviluppo<br />
di una società rinnovabile e prosecuzione degli investi-<br />
| ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 | valori | 63 |
In Svezia sono<br />
ancora attivi cinque<br />
reattori nucleari,<br />
che forniscono<br />
il 52 per cento<br />
dell’energia elettrica.<br />
Il referendum<br />
del 1980 imponeva<br />
la dismissione delle<br />
centrali nucleari<br />
entro il 2005.<br />
Il Governo ha prorogato<br />
questo termine<br />
fino al 2010.<br />
Stoccolma, 2001<br />
SVEZIA<br />
Superficie:<br />
450,000 km 2<br />
terzo paese più esteso<br />
in Europa Occidentale<br />
Foreste: 53%<br />
Montagne: 11%<br />
Aree coltivate: 8%<br />
Popolazione:<br />
9 milioni di abitanti<br />
Pil 2005: +2,7%<br />
Pil pro capite: 29.800$<br />
menti nel teleriscaldamento (in genere geotermico o a biomassa)».<br />
Kisch ricorda che «nel potenziare le sue fonti alternative<br />
(è uno dei punti di forza che consentirà alla Svezia<br />
di avere successo), il Paese parte già avvantaggiato rispetto<br />
a tutte le altre economie avanzate. Nel 2003, l’utilizzo<br />
di fonti rinnovabili ha contribuito al 23% della produzione<br />
energetica nazionale, contro una media europea<br />
del 6 %. E l’impiego dell’energia geotermica e dei biocombustibili<br />
nel riscaldamento degli edifici ha già ampiamente<br />
rimpiazzato quello dei combustibili fossili. Il settore, infatti,<br />
si è completamente trasformato negli ultimi 10 anni,<br />
anche grazie alle tasse verdi con cui il governo ha incoraggiato<br />
i proprietari di case ad abbandonare la vecchia caldaia<br />
a cherosene. Per convertirla ci vogliono solamente<br />
2100 euro». Per il riscaldamento domestico viene largamente<br />
utilizzato anche il calore residuo degli impianti industriali.<br />
Emissioni che, se per le aziende sono rifiuti, per i<br />
cittadini diventano energia a buon mercato.<br />
Il nucleare è ancora un business<br />
Questo grande Paese (449.964 km quadrati) a bassissima<br />
densità di popolazione, è ricoperto per buona parte da foreste<br />
con un eccellente patrimonio di risorse naturali (legname,<br />
acqua e ferro). <strong>La</strong> Svezia, quindi, può già fare affidamento<br />
sull’energia idroelettrica. Fonte che, assieme ai<br />
biocarburanti prodotti dalle immense distese boschive,<br />
fornirà, secondo il piano di Stoccolma, il grosso dell’energia.<br />
Il programma ha calcolato che, nelle migliori previsioni,<br />
«la fornitura di biocarburanti potrà salire da 108 Twh<br />
a 150 nel 2020 e 228 nel 2050». Obiettivo da raggiungere<br />
con una sorta di rivoluzione agricola che comporterà «il<br />
miglior utilizzo della terra esistente e delle foreste». Ventitre<br />
milioni di ettari, ora, ampiamente inutilizzate. Ma la<br />
porzione di boschi usata per questi scopi, infatti, potrebbe<br />
salire «a 200.000 ettari nel 2020 e a 1.150.000 nel 2050».<br />
Nel programma, poi, ci sono incentivi fiscali per chi<br />
| 64 | valori | ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 |<br />
«guida auto ibride o ad etanolo». Mercato<br />
in cui il governo svedese si sta già<br />
impegnando, lavorando di concerto<br />
con le università, i centri di ricerca e i<br />
produttori di autoveicoli (Saab, Volvo e<br />
Scania) per creare macchine e camion<br />
che bruciano combustibili biologici.<br />
Un altro segreto della Svezia è la<br />
larga diffusione della coscienza ecologica,<br />
presente, oltre che nelle istituzioni,<br />
anche in tutte le parti sociali. Dalle<br />
industrie alle banche. Le grosse cartiere<br />
e i mulini usano la corteccia degli alberi<br />
per produrre energia. <strong>La</strong> Volvo è<br />
all’avanguardia nella scelta di soluzioni<br />
di sviluppo sostenibile che sono state<br />
replicate in altre parti del mondo<br />
(non vengono utilizzate alcune sostanze<br />
ritenute dannose per l’ambiente<br />
nella costruzione delle automobili). E la Seb, uno dei<br />
principali istituti di credito scandinavi, offre finanziamenti<br />
a tassi inferiori di un punto e mezzo a chi compra<br />
un’auto a basso impatto ambientale.<br />
I fornitori nazionali di energia, infine, sono obbligati<br />
a fornirne una quota rinnovabile. Le compagnie petrolifere,<br />
infatti, devono attrezzare le nuove stazioni di<br />
rifornimento con colonnine per i nuovi combustibili. Sinergie,<br />
nel comparto delle quattro ruote, a cui si aggiunge<br />
anche la possibilità, per chi acquista un’auto a bioetanolo<br />
o a biogas, di parcheggiare gratuitamente in 20 città<br />
e di entrare senza pagare il pedaggio nell’area di Stoccolma<br />
a traffico limitato. I risultati sono ottimi: negli ultimi<br />
mesi la quota di auto ecologiche immatricolate è balzata<br />
al 13% del mercato locale. Un vero fenomeno.<br />
Ci sono due sole zone d’ombra nel nuovo corso energetico<br />
svedese. Interrogativi a cui, per il momento, è difficile<br />
dare una risposta. Quale sarà, cioè, il ruolo che l’energia<br />
nucleare giocherà nell’economia scandinava e i livelli<br />
complessivi d’investimento, che devono ancora essere<br />
discussi e approvati. Quasi tutta l’energia elettrica del<br />
Paese proviene da centrali idroelettriche e da impianti<br />
nucleari (per il 52%). Per quanto nel 1980 un referendum<br />
abbia stabilito di rinunciare all’energia nucleare entro il<br />
2005, in Svezia sono attivi ancora cinque reattori su dodici.<br />
Per il timore di perdere la relativa competitività internazionale,<br />
la loro chiusura è appena stata posticipata<br />
dal Parlamento al 2010. Inoltre, «l’energia che proviene<br />
da questi reattori, ulteriormente potenziati», sottolinea<br />
Kisch, «è ancora un business. Le grandi industrie, come<br />
quella della carta e dell’acciaio, hanno bisogno di energia<br />
elettrica a basso costo, considerando anche il fatto<br />
che il mercato energetico locale non è stato ancora del<br />
tutto liberalizzato». È stato valutato che le attuali centrali<br />
resteranno in funzione fino al 2050, ma da qui in avanti,<br />
i combustibili biologici saranno preferiti all’atomo. .<br />
DAVIDE MONTELEONE / CONTRASTO<br />
CONTRASTO
I Rothschild<br />
<strong>La</strong> storia dei banchieri<br />
più potenti del mondo<br />
di Andrea Montella<br />
“<br />
Datemi la possibilità di emettere la moneta di un Paese<br />
e non m’importerà più di chi scrive le sue leggi<br />
N<br />
<strong>La</strong> casa natale della<br />
famiglia a Francoforte.<br />
”<br />
EL XVIII SECOLO, IN GERMANIA, UN UOMO ORIGINARIO DI HANNOVER, città della Bassa Sassonia, si trasferì a Francoforte e vi<br />
aprì un conio di monete, con ufficio contabile e sull’entrata appose la sua insegna, un’aquila romana su uno scudo<br />
rosso. Quell’uomo era Amschel Moses Bauer. Più che per il nome del proprietario, la sua ditta divenne famosa per<br />
l’insegna apposta: uno “Scudo Rosso”, in tedesco Das rothe Schild.<br />
Alla sua morte ereditò l’attività il figlio Mayer Amschel Bauer che, tra le prime cose, cambiò il suo cognome in<br />
Rothschild e poi modificò radicalmente la sua attività: non prestò più i soldi solo ai privati, ma a governi e monarchi.<br />
In questo modo i prestiti erano di entità maggiore e godevano delle assicurazioni fornite dalle tasse pagate dai<br />
cittadini delle varie nazioni. Oltre a far pratica negli affari, Mayer Rothschild faceva figli in abbondanza: dal suo matrimonio<br />
nacquero cinque maschi, che crescendo vennero iniziati ai segreti connessi al mondo del denaro e della<br />
finanza speculativa, con una particolare predilezione per quella tecnica che gli esperti chiamano “riserva frazionale<br />
bancaria” che serve a moltiplicare la moneta emessa. (vedi BOX ).<br />
Per meglio capire come funzionava il mondo e come trarne profitto Rothschild inviò, in ogni capitale che contava<br />
uno dei suoi figli, aprendovi filiali della banca di famiglia. Il figlio maggiore di Mayer, Amschel, rimase nella città natale,<br />
Francoforte; Salomon il secondogenito venne inviato a Vienna; Nathan il terzogenito, considerato il più abile, nel<br />
1798 a Londra; il quarto della dinastia, Karl, andò a Napoli; il quinto, Jabob, chiamato anche James, fu spedito a Parigi.<br />
Nathan Rothschild<br />
Finanza, oro, materie prime,<br />
informazione, ogni guerra<br />
è stata ed è un’occasione<br />
di profitto. Il mondo<br />
è il loro carrello della spesa<br />
RISERVA FRAZIONARIA<br />
LA RISERVA FRAZIONARIA È UN MOLTIPLICATORE DEL CREDITO: in Europa la riserva<br />
frazionaria è allo 0% per le seguenti passività: depositi con durata prestabilita<br />
superiore a due anni; depositi rimborsabili con preavviso superiore a due anni; pronti<br />
contro termine; titoli di debito emessi con durata prestabilita superiore a due anni.<br />
È al 2% per ogni altra passività prevista dal regolamento 1745/2003 della BCE.<br />
Quando la riserva è pari al 2% la banca può prestare fino al 98% del capitale<br />
depositato, cioè 98 centesimi per ogni euro versato. <strong>La</strong> somma di tutti i prestiti<br />
generati da un primo nuovo deposito risulterà un multiplo del primo deposito,<br />
ma di valore inferiore.<br />
Si parla pertanto di moltiplicatore monetario che agisce a livello di sistema<br />
bancario e non, come molti erroneamente credono, a livello di singola banca: a fronte<br />
di una percentuale di riserva al 2%, il sistema bancario può arrivare a prestare fino<br />
a 50 volte il deposito iniziale. L’espansione del credito assicura tassi di crescita<br />
per un periodo anche decennale, ma inevitabilmente porta o a crisi di sovrapproduzione<br />
o di insolvenza delle imprese alla scadenza dei debiti, a cui segue un eccesso di moneta<br />
prestata che continua a circolare, non corrisposta da una ricchezza reale, causa<br />
a sua volta di inflazione e calo della domanda. Il sistema funziona perché i clienti<br />
delle banche non chiedono mai tutti contemporaneamente la restituzione del denaro<br />
versato; se lo facessero le banche sarebbero insolventi e andrebbero in bancarotta.<br />
I Rothschild erano entrati nelle grazie e in affari con il monarca<br />
più ricco d’Europa, il principe Guglielmo di Hesse-Cassel, nipote dello<br />
zar e del re di Svezia. Con l’arrivo di Napoleone, Guglielmo fu costretto<br />
all’esilio, riuscì comunque ad inviare alla filiale dei Rothschild<br />
a Londra, 550mila sterline, una cifra enorme, da investire in titoli consolidati,<br />
obbligazioni e titoli di Stato inglesi. Ma Nathan Rothschild<br />
utilizzò il denaro per sé. Era chiaro per il banchiere che le guerre napoleoniche<br />
potevano essere sfruttate investendo nel settore bellico, essendo<br />
questi investimenti i più remunerativi. Quando Guglielmo di<br />
Hesse-Cassel tornò nella sua Wilhelmshöhe, nel 1815 poco tempo prima<br />
della sconfitta di Napoleone a Waterloo, pretese dai Rothschild la<br />
restituzione del denaro a loro affidato. I banchieri lo assecondarono e<br />
gli restituirono la somma, maggiorata dell’8 per cento come se gli investimenti<br />
fossero stati fatti secondo le direttive del principe, ma tacendo<br />
degli ingenti profitti realizzati con i suoi soldi nelle speculazioni<br />
derivanti dalle guerre di quel periodo. Grazie a queste raffinatezze<br />
finanziarie Nathan Rothschild poté accrescere il capitale di 20 mila<br />
sterline affidatogli dal padre sino a giungere i 50 milioni di sterline.I<br />
Rothschild, con le banche che si muovevano in sinergia e che utilizzavano<br />
le tecniche di riserva frazionale bancaria, in pochi decenni divennero<br />
la famiglia più ricca del mondo. E grazie ai debiti contratti<br />
con loro dalla dissoluta nobiltà d’Europa, ne inglobarono non solo i<br />
patrimoni, ma anche il potere politico. Erano così potenti che la Ban-<br />
ca di Francia, fondata da Napoleone nel 1800, fu sempre al loro fianco<br />
nella seconda metà dell’Ottocento.<br />
I Rothschild aumentarono il loro potere concedendo prestiti a settori<br />
monopolistici di svariate industrie, andando contro le regole della<br />
libera concorrenza e favorendo politiche di aumento dei prezzi. Furono<br />
loro a finanziare Cecil Rhodes, permettendogli di diventare il monopolista<br />
dei terreni auriferi e diamantiferi del Sudafrica. Negli<br />
Usa finanziarono la nascita del monopolio ferroviario. In<br />
Palestina furono fondamentali nell’aiutare la “colonizzazione<br />
“ di quelle terre: nel 1882 il barone Edmond ne prese<br />
in mano l’amministrazione, che funzionava nella più<br />
classica tradizione coloniale. I tentativi di ribellione dei coloni<br />
vennero repressi con l’uso della gendarmeria. Gli scontri<br />
del 1887-88 furono i più violenti: furono espulsi tutti coloro<br />
che non si sottomettevano alla volontà del barone.<br />
Oltre a controllare il petrolio russo di Baku, attraverso<br />
la National Bank di Cleveland, una delle banche di loro<br />
proprietà, finanziarono John D. Rockefeller con lo scopo di<br />
monopolizzare il settore della raffinazione del petrolio.<br />
Quindi possiamo dire che è grazie a quell’investimento che<br />
è potuta sorgere prima la Standard Oil e in seguito la Exxon.<br />
Il potere di questi banchieri è più che enorme: è un<br />
Qui a fianco, James<br />
Rothschild. Sotto,<br />
i coniugi Rotschild<br />
con la regina Elisabetta<br />
a Meautry. A destra,<br />
i cinque fratelli a capo<br />
della dinastia: in alto<br />
Amschel; sotto, Nathan<br />
e Solomon, James e Carl.<br />
| 66 | valori | ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 | | ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 | valori | 67 |<br />
BIBLIOGRAFIA<br />
Frederic Morton<br />
I favolosi Rothschild<br />
Jolly Rizzoli, 1966<br />
Guy de Rothschild<br />
Buon viso alla fortuna<br />
De Agostini, 1984<br />
Anka Muhlstein<br />
James de Rotschild<br />
Biografie Bompiani,’83<br />
Egon Corti<br />
I Rothschild<br />
Dall’Oglio, 1974<br />
Walter Hagen<br />
Operazione Bernhard<br />
Garzanti, 1956<br />
| gens |<br />
potere assoluto. Ne è una riprova la composizione della<br />
Federal Reserve: Rothschild di Londra e Berlino, Warburg<br />
di Amburgo e Amsterdam, Lehman Brother di Parigi, Banca<br />
Kuhln Loeb di New York, Banche Israel Moses Seif,<br />
Goldman Sachs di New York, Chase Manhattan (Rockefeller)<br />
di New York.<br />
Anche Himmler e Hitler avevano sperimentato la potenza,<br />
sia palese che sotterranea di questi banchieri quando,<br />
dopo l’arresto da parte delle SS di Louis Rothschild all’aeroporto<br />
di Vienna il 10 marzo 1938, furono costretti<br />
ad accettare le condizioni dei Rothschild per la sua liberazione.<br />
Herr Baron fu confortato, durante la sua breve<br />
prigionia, da una cella con un orologio e un enorme vaso<br />
Luigi XV, coperte di velluto arancione e cuscini multicolori,<br />
pranzi ordinati alla cucina di un albergo e un apparecchio<br />
radioricevente Siemens ultimo modello.<br />
Alla liberazione del barone Rothschild contribuirono due fattori: i<br />
prestiti nazionali lanciati nel 1937 dal Reich e controfirmati dai banchieri<br />
“fratelli” come i Mendelsohn, Bleichröder, Arnhold, Dreyfuss,<br />
Strauss, Warburg, Aufhaüser e Beherns; la stretta correlazione tra la società<br />
segreta bavarese Thule, fondamentale nella nascita del nazismo,<br />
e la loggia degli Illuminati. I Rothschild nel combattere il marxismo<br />
già avevano speso molti soldi nel tentativo di far sorgere<br />
forme di pseudosocialismo, capace di bloccare l’espansione<br />
di questa cultura che minava i loro interessi e la loro<br />
visione del mondo.<br />
Grazie ai finanziamenti dei Rothschild e di Cecil Rhodes<br />
nacque la Società Fabiana che proponeva un modello<br />
di socialismo dirigistico ed autoritario e di cui uno dei<br />
suoi membri più autorevoli e carismatici, George Bernard<br />
Shaw dava di quel modello sociale la più esaustiva spiegazione<br />
politico-programmatica: “Il socialismo non permetterebbe<br />
a nessuno di vivere in povertà. Chiunque verrebbe<br />
nutrito a forza, vestito, alloggiato, istruito e<br />
collocato in un posto di lavoro, gli piaccia o meno. Se si<br />
dovesse scoprire che una persona non vale umanamente<br />
tutti questi sforzi, probabilmente si troverebbe un modo<br />
indolore per toglierla di mezzo”. .
| economiaefinanza |<br />
ltrevoci<br />
I FIORI DELVUOTO<br />
SBOCCIANO<br />
NEL LONTANO<br />
GIAPPONE<br />
Nel momento in cui il dibattito sociopolitico<br />
nel Vecchio Continente si arrovella intorno<br />
alla ricerca di radici comuni, la filosofia<br />
giapponese potrebbe essere d’aiuto all’Europa,<br />
soprattutto se la si guardasse dal punto<br />
di vista del metodo.<br />
Figlia dei vicini di casa, Corea e Cina,<br />
la cultura giapponese ha saputo rielaborare<br />
sapientemente quanto appreso dalle<br />
altre nazioni, anche nemiche. Cio’ che<br />
noi interpreteremmo come sudditanza<br />
e sottomissione, i nipponici lo trasformano<br />
in indipendenza, facendo proprio e trasformando<br />
in forme originali tutto ciò che proviene<br />
dal mondo esterno, purché connotato<br />
da elementi di novità. È avvenuto in campo<br />
economico, militare, scientifico e, perché no,<br />
anche religioso (il buddismo viene introdotto<br />
dalla Corea e rielaborato in una forma<br />
originalissima).<br />
Il Giappone, che è il vero estremo oriente,<br />
al di là del quale c’è solo l’oceano, è in divenire<br />
per definizione. Come le sue coste, scosse<br />
dai terremoti e flagellate dai tifoni sono<br />
“un prototipo di morfologia dell’instabilità.<br />
Non stupisce che il sentimento della<br />
transitorietà, dell’impermanenza,<br />
dell’incosistenza dei fenomeni - primariamente<br />
della condizione umana -sia un elemento<br />
caratteristico e fondativi dell’identità culturale<br />
dei giapponesi. Ciò che per le altre culture<br />
è piuttosto l’esito di speculazioni intellettuali<br />
e di intuizioni spirituali, per i giapponesi<br />
è atavica esperienza di vita quotidiana…”.<br />
GIUSEPPE JISO FORZANI<br />
I FIORI DEL VUOTO<br />
Bollati Boringhieri, 2006<br />
| 68 | valori | ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 |<br />
L’ERA<br />
DEL PETROLIO<br />
HA FINITO<br />
LA BENZINA<br />
L’era del petrolio è finita.<br />
<strong>La</strong> curva di Hubbert<br />
sta velocemente raggiungendo<br />
il suo picco, poi inizierà<br />
la discesa fino a quando<br />
si metterà la parola fine<br />
sulla risorsa che tiene in piedi<br />
l’intera economia mondiale.<br />
<strong>La</strong> Svezia ha dichiarato<br />
che entro il 2020 abbandonerà<br />
la produzione basata sull’oro<br />
nero, a ruota, anche se più<br />
timidamente, la stanno<br />
seguendo altri Paesi<br />
del nordeuropa. Cosa fare?<br />
Jeremy Leggett, famoso insider<br />
dell’industria petrolifera,<br />
denuncia con forza ciò che<br />
le multinazionali del petrolio<br />
si rifiutano di dire: il petrolio<br />
entro dieci anni finirà. Svela<br />
le collusioni tra governi<br />
e corporation, sbugiarda<br />
la scienza dell’estrazione<br />
che sta sprecando la risorsa,<br />
mette in guardia sul disastro<br />
ambientale in atto, aggravato<br />
dal ritorno del carbone,<br />
utilizzato massicciamente<br />
in Cina. L’uragano che<br />
ha sconvolto New Orleans<br />
è solo un assaggio. Tecnologia,<br />
fonti alternative rinnovabili<br />
e sostenibili sono già a portata<br />
di mano. Adottarle si puo’,<br />
politica permettendo.<br />
JEREMY LEGGETT<br />
FINE CORSA<br />
Einaudi, 2006<br />
UNA VITA<br />
SPESA<br />
CONTRO<br />
LA GUERRA<br />
Seymour Melman (1917 -1984)<br />
ha scritto questo libro quasi<br />
fosse una summa dell’impegno<br />
di un’intera esistenza.<br />
Esperto di economia militare<br />
e riconversione industriale<br />
a produzioni civili, Melman<br />
analizza la potenza militare Usa<br />
e il suo sviluppo a partire dalla<br />
Seconda Guerra Mondiale.<br />
Gli Stati Uniti da soli producono<br />
la metà della spesa militare<br />
mondiale. Come scrive nella<br />
bella prefazione Marcus Raskin<br />
(già consigliere alla Casa<br />
Bianca di John Kennedy),<br />
l’autore prima di altri,<br />
e a differenza dei keynesiani,<br />
aveva capito che la spesa<br />
militare non è un sostegno<br />
alla società, bensì un<br />
meccanismo che impoverisce.<br />
Vivere in un’economia di guerra<br />
permanente porta al declino<br />
di settori vitali e indispensabili<br />
per la tenuta della società,<br />
come la pubblica istruzione<br />
e la sanità. Accanto ai conflitti<br />
nel mondo, c’è, dunque, un’altra<br />
guerra combattuta dai manager<br />
di Stato contro i cittadini<br />
che lavorano per vivere.<br />
SEYMOUR MELMAN<br />
GUERRA S.P.A.<br />
Città Aperta Edizioni, 2006<br />
I SIGNORI<br />
DEL CLIMA<br />
SIAMO<br />
TUTTI NOI<br />
Fra settant’anni l’Europa del sud<br />
sarà desertificata e per fare<br />
una vacanza al mare bisognerà<br />
trasferirsi al nord, dove il clima<br />
sarà più temperato. In soli<br />
200 anni, dicono i climatologi,<br />
abbiamo sconvolto il ciclo<br />
di decine di milioni di anni.<br />
Alcune specie animali,<br />
come il rospo dorato, si sono<br />
già estinte. Una specie<br />
pregiata, come il corallo della<br />
Grande barriera corallina, sta<br />
perdendo la sua pigmentazione<br />
e presto si frantumerà.<br />
Le immagini satellitari mostrano<br />
che a partire dal 1979 i ghiacci<br />
estivi della calotta artica si<br />
stanno ritirando. <strong>La</strong> causa è<br />
il cambiamento climatico in atto.<br />
Una situazione che ha tra<br />
i principali imputati l’emissione<br />
massiccia nell’atmosfera<br />
dei gas serra, che accellerano<br />
il surriscaldamento del pianeta.<br />
Nessun essere umano<br />
si puo’ chiamare fuori,<br />
perché l’innalzamento della<br />
temperatura colpisce tutti<br />
indistintamente. Siamo<br />
noi i signori del clima e siamo<br />
noi con i nostri comportamenti<br />
e con le nostre scelte<br />
ad avere in mano le sorti<br />
della civiltà umana.<br />
TIM FLANNERY<br />
I SIGNORI DEL CLIMA<br />
Corbaccio, 2006<br />
UN LIBRO<br />
IN CASA<br />
È COME<br />
UN ANTIFURTO<br />
Avere una certa quantità di libri<br />
in casa, evita la visita dei ladri.<br />
Esiste un coefficiente , il “Lime”<br />
(libri per metro quadro), in base<br />
al quale si puo’ calcolare<br />
quante volte vi svaligeranno<br />
la casa. <strong>La</strong> formula per<br />
calcolarlo è la seguente:<br />
superficie dell’appartamento<br />
diviso il numero di libri.<br />
Le abitazioni con una densità<br />
maggiore di 2,5 libri per metro<br />
quadro presentano un indice<br />
di furti inferiore alla media<br />
nazionale. Questo ha affermato<br />
il professor Hugo Viro,<br />
al convegno “<strong>La</strong> tradizione<br />
che si rinnova”, dove l’oggetto<br />
principale è il libro e il suo<br />
salvataggio da una fine sicura.<br />
Minacciato, oltre che dalla<br />
polvere, anche dallo filesharing,<br />
per salvare il libro, secondo<br />
Viro, bisogna saperne<br />
apprezzare i molteplici utilizzi.<br />
I libri possono diventare così<br />
preziosi ed economici antifurto<br />
(vedi sopra), sostituti di sedie,<br />
ombrelli d’emergenza, armi<br />
e barbecue nel caso di vecchie<br />
enciclopedie e collane<br />
improbabili, volumi che<br />
al macero sarebbero rifiutati.<br />
Anche in cucina il libro ha il suo<br />
perché: due pagine saltate<br />
in padella, con coste di volume.<br />
E il pranzo è servito.<br />
EMANUELE BEVILACQUA<br />
LA BIBLIOTECA DI FORT KNOX<br />
Cooper, 2006<br />
ILSOGNO<br />
AMERICANO<br />
AI TEMPI<br />
DELLA ENRON<br />
Un diario americano.<br />
Una riflessione a metà<br />
tra l’esperienza letteraria<br />
e il saggio politico. Giulio<br />
Sapelli, professore di Storia<br />
economica e analisi culturale<br />
delle organizzazioni alla Statale<br />
di Milano, è a New York<br />
per fare una ricerca sulla nuova<br />
classe agiata nordamericana.<br />
Dal suo piccolo appartamento<br />
nei palazzi dietro Washington<br />
Square deve decodificare<br />
il nuovo tempo che attraversa<br />
l’America e il ridemensionamento<br />
del suo sogno. Gli scandali<br />
finanziari, Enron su tutti,<br />
hanno reso chiaro agli occhi<br />
del mondo che la democrazia<br />
degli azionisti non esiste più<br />
o, forse, non è mai esistita. Tutto<br />
è cambiato, persino l’aria che<br />
si respira nelle hall dei grandi<br />
alberghi non è più la stessa.<br />
Sapelli incontra e racconta<br />
la New York di alto rango,<br />
ma anche la gente comune:<br />
muratori, studenti, bancari,<br />
poliziotti, bibliotecari,<br />
quella forza lavoro precaria<br />
e abbondante (perché il lavoro<br />
lì abbonda) che rende efficiente<br />
la società nordamericana.<br />
Una riflessione intima<br />
e collettiva al tempo stesso.<br />
GIULIO SAPELLI,<br />
A CURA DI VERONICA RONCHI<br />
DIARIO AMERICANO<br />
Bollati Boringhieri, 2006<br />
I RAGIONEVOLI DUBBI<br />
SULLA GIUSTIZIA<br />
DELL’AVVOCATO<br />
GUERRIERI<br />
Era un libro atteso da molti. <strong>La</strong> terza puntata<br />
dell’avvocato barese Guido Guerrieri è arrivata<br />
nelle librerie e ha fatto subito centro.<br />
Gli estimatori di Gianrico Carofiglio, scrittore<br />
di rango prestato alla magistratura, non sono<br />
rimasti delusi. “Ragionevoli dubbi” riprende<br />
un discorso sulla giustizia e il valore della legge<br />
interrotto con “Ad occhi chiusi”.<br />
Un uomo è in carcere con un’accusa<br />
pesante per traffico di droga. Lui si dichiara<br />
innocente, nonostante contro di lui ci siano<br />
circostanze gravi, precise e concordanti.<br />
E poi lo sventurato ha confessato.<br />
C’è però anche la possibilità che quell’uomo<br />
sia stato fregato proprio dall’avvocato<br />
che l’ha difeso nel processo di primo grado.<br />
Un caso controverso, incastrato a metà<br />
tra una questione di diritto penale e una di etica<br />
professionale. Già, perché la regola non scritta<br />
vuole che un avvocato non butti a mare<br />
un proprio collega. Cose non scritte, ma che<br />
valgono in tutti i tribunali. Questioni corporative.<br />
Come se non bastasse quell’imputato è un tizio<br />
scomodo: Fabio Raybàn, picchiatore fascista<br />
ai tempi del movimento studentesco. Uno poco<br />
simpatico alla gente, figuriamoci a un giudice.<br />
Lui si proclama innocente ad oltranza<br />
e i dubbbi che si insinuano nella testa del suo<br />
difensore a ben vedere sono tutti ragionevoli.<br />
GIANRICO CAROFIGLIO<br />
RAGIONEVOLI DUBBI<br />
Sellerio, 2006<br />
| narrativa |<br />
UN BORDELLO<br />
DUE DESTINI<br />
E UN AMORE<br />
INFINITO<br />
Nel 1813 in un bordello<br />
di Konigsberg, vengono al mondo<br />
due bambini: Henrietta<br />
e Hercule. Un destino comune<br />
che subito prende una piega<br />
diversa per i due piccoli.<br />
Henrietta è bella e sana. Occhi<br />
color nocciola e capelli di seta,<br />
è venuta al mondo come<br />
conviene a una dama d’alto<br />
rango. Avvolta in un caldo<br />
panno di lino, riposa nelle<br />
braccia della madre. Hercule<br />
è un concentrato di deformità:<br />
testa enorme, gambe da nano,<br />
labbro leporino. Sua madre,<br />
una ragazza slava raccolta<br />
per strada da una maitresse,<br />
è morta per dargli la vita.<br />
Hercule però ha un dono<br />
speciale: riesce a leggere<br />
i pensieri altrui. Una qualità<br />
che lo rende unico e al tempo<br />
stesso lo espone alla<br />
superstizione della gente<br />
e alla persecuzione della Chiesa<br />
che vede nella sua deformità<br />
il segno del maligno.<br />
Hercule sopporterà<br />
tutto questo grazie alla forza<br />
dell’amore profondo<br />
che lo lega a Henrietta.<br />
CARL JOHAN VALLGREN<br />
STORIA DI UN AMORE<br />
STRAORDINARIO<br />
Tea, 2006<br />
| ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 | valori | 69 |
| altrevoci fotografia |<br />
|<br />
MANDELA<br />
IL RITRATTO<br />
DI UN GRANDE<br />
UOMO<br />
Nelson Mandela è stato rinchiuso<br />
in un carcere per quasi tutta<br />
la vita, perché chiedeva diritti<br />
e dignità per il suo popolo.<br />
<strong>La</strong> sua lotta, però, alla fine ha<br />
avuto la meglio: gli è valsa un<br />
Premio Nobel e ha rappresentato,<br />
non solo per i neri d’Africa, un<br />
esempio di riscatto e di giustizia.<br />
Mandela, una volta scarcerato,<br />
è diventato presidente<br />
del Sudafrica, ma anziché<br />
abbandonarsi alla vendetta,<br />
ha predicato il perdono<br />
purché ci fosse l’affermazione<br />
e l’assunzione di responsabilità<br />
da parte del passato regime.<br />
Mandela sa che il prezzo<br />
del perdono va calcolato<br />
sul costo della verità.<br />
Il racconto di questo viaggio<br />
verso la libertà viene affidato<br />
alle immagini, ai documenti<br />
e alle oltre sessanta interviste<br />
realizzate appositamente<br />
per questo volume. I grandi<br />
leader del mondo, gli amici<br />
e i conoscenti - da Bill Clinton<br />
a Tony Blair, da Bono degli U2<br />
al Presidente Thabo Mbeki- hanno<br />
contribuito con le loro singole<br />
storie a realizzare questo ritratto.<br />
<strong>La</strong> prefazione è di Kofi Annan,<br />
l’introduzione è del reverendo<br />
Desmond Tutu.<br />
A CURA DI MAURO A.<br />
MANDELA<br />
IL RITRATTO DI UN UOMO<br />
Contrasto Due, 2006<br />
WALTER EVANS<br />
E LA GRANDE<br />
DEPRESSIONE<br />
AMERICANA<br />
| 70 | valori | ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 |<br />
il 29 ottobre del 1929, un colossale crack investì<br />
la borsa di New York. Gli Stati Uniti d’America entrarono<br />
in una profonda crisi che interessò trasversalmente tutti<br />
gli strati sociali e tutte le professioni. Milioni di individui<br />
furono ridotti sul lastrico e iniziò così quella che tutto<br />
il mondo ricorderà come “<strong>La</strong> grande depressione”.<br />
Con la crisi arrivò una disoccupazione spaventosa:<br />
14 milioni di disoccupati, un livello mai toccato prima<br />
dagli Stati Uniti.<br />
Per tre anni, dal 1935 al 1937, il fotogiornalista<br />
Walker Evans (1903 - 1975) ha percorso in lungo<br />
e in largo gli Usa, raccogliendo le immagini di questa<br />
drammatica situazione economica e sociale.<br />
Il suo obbiettivo ha ritratto paesaggi, case, scuole<br />
e le architetture in genere, muti testimoni della miseria.<br />
Con le sue immagini riuscì a monitorare le condizioni<br />
di vita degli americani, persone i cui volti non potevano<br />
nascondere la tragedia della miseria.<br />
Ritratti di uomini e donne segnati dalla depressione,<br />
ma anche immagini delle abitazioni o dei luoghi senza<br />
abitanti, nelle quali tuttavia si avverte sempre la presenza<br />
umana, la vita e la cultura americane. Significative anche<br />
le fotografie di vetrine, negozi e insegne pubblicitarie,<br />
realizzate per evidenziare il contrasto tra una società<br />
consumistica e ricca e un mondo circostante misero<br />
e desolato. Evans riuscì a mettere mirabilmente in stretta<br />
relazione la popolazione con i loro ambienti, con<br />
la comunità e con il riflesso della situazione nazionale.<br />
A CURA DI J. T. HILL<br />
WALTER EVANS - ARGENTO E CARBONE<br />
Alinari, 2006<br />
OLTRE<br />
IL FANGO<br />
VIVE<br />
LA CITTÀ<br />
L’alluvione di Firenze è un ricordo<br />
entrato a far parte della memoria<br />
collettiva. Lo stesso regista Marco<br />
Tullio Giordana, nel film<br />
capolavoro “<strong>La</strong> meglio gioventù”,<br />
lo ha inserito come uno dei<br />
momenti importanti della storia<br />
d’Italia del Secondo Dopoguerra.<br />
L’intero Paese si mobilitò per<br />
correre in aiuto della città simbolo<br />
del rinascimento italiano.<br />
<strong>La</strong> sciagura e la distruzione<br />
che non avevano portato le armi,<br />
la portarono seicentomila<br />
tonnellate di fango e nafta<br />
bagnata che precipitarono<br />
su una città medievale, custode<br />
di incommensurabili tesori d’arte.<br />
Dopo due giorni, l’acqua aveva<br />
devastato e offeso lo splendore<br />
artistico di Firenze.<br />
Questo libro, a distanza<br />
di quarant’anni, con le sue 120<br />
foto, racconta ciò che successe.<br />
<strong>La</strong> raccolta fotografica è frutto<br />
della collaborazione tra i Vigili<br />
del Fuoco e la “Fratelli Alinari”,<br />
che hanno ricostruito insieme<br />
un appassionante resoconto,<br />
selezionando le tante<br />
immagini dell’alluvione presenti<br />
nei loro archivi.<br />
M. D’ASCENZO, P.F. LISTRI,<br />
G. MAZZINI<br />
OLTRE IL FANGO - FIRENZE 1966<br />
Alinari, 2006<br />
L’OBIETTIVO<br />
NEL CARCERE<br />
PIÙ FAMOSO<br />
D’ITALIA<br />
San Vittore è il carcere più<br />
conosciuto in Italia. Per la<br />
prima volta un libro fotografico<br />
ha provato a raccontarlo<br />
da dentro. Una raccolta<br />
che comprende 66 fotografie<br />
in bianco e nero, realizzate<br />
nell’arco di dodici anni, prima<br />
in quelle rare occasioni,<br />
celebrazioni e spettacoli,<br />
in cui le porte si aprivano, e poi<br />
in diversi servizi per i giornali,<br />
compreso “Magazine 2”,<br />
il notiziario dei detenuti. Foto<br />
che testimoniano avvenimenti<br />
significativi di San Vittore,<br />
ma anche situazioni<br />
psicologiche e ambientazioni<br />
particolari della detenzione.<br />
Le foto sono state esposte<br />
in una mostra all’interno<br />
del carcere milanese<br />
e al binario 21 della Stazione<br />
Centrale, altro luogo simbolo.<br />
Da lì, infatti, dopo esser passati<br />
dal carcere, partivano<br />
i deportati ebrei e politici<br />
alla volta dei campi di<br />
sterminio.<br />
Roby Schirer è stato<br />
presidente dell’associazione<br />
dei fotoreporter.<br />
ROBY SCHIRER<br />
SAN VITTORE, CUSTODISCILI<br />
Edizioni della Meridiana, 2005<br />
COMMERCIO<br />
EQUO<br />
SPIEGATO<br />
AI BAMBINI<br />
«Ciao Bambini! Io mi chiamo<br />
Eq e vengo dal pianeta Eq46.<br />
Sono venuto sulla vostra terra<br />
per scoprire tante cose nuove.<br />
Perché non venite con me?<br />
Scrivete qui sotto il vostro nome.<br />
Fate un click sul pulsante<br />
della storia che volete vedere<br />
e partiremo insieme».<br />
A quel punto comincia<br />
il gioco e la conoscenza. Volete<br />
sentire la storia del caffè<br />
del commercio equo e solidale?<br />
Juan, un simpatico contadino<br />
del Chiapas, vi racconterà<br />
cosa accade nella comunità<br />
messicana di Tzeltal che<br />
raccoglie oltre 600 famiglie che<br />
vivono dignitosamente grazie<br />
al commercio equo. Un chicco<br />
di caffè parlerà della sua<br />
esperienza, della disponibilità<br />
di Juan e della protervia di alcuni<br />
signori occidentali, dai vestiti<br />
eleganti, che pretendevano<br />
di imporre il prezzo contro<br />
la volontà dei contadini.<br />
Nei testi sono contenuti<br />
i link sulle parole chiave,<br />
che rimandano ad un glossario:<br />
prezzo giusto, botteghe,<br />
multinazionali, borsa del caffè.<br />
Allo stesso modo si puo’<br />
conoscere la storia di altri<br />
prodotti come cacao e cotone.<br />
WWW.COMMERCIOALTERNATIVO.IT<br />
GIOCA<br />
CON UNA GIOSTRA<br />
E TROVA<br />
ACQUA PULITA<br />
Una giostra di quelle che si trovano nei parchi:<br />
sei sedili, un anello di metallo per spingere<br />
e i bambini che con la loro energia la fanno<br />
girare. Un’immagine spensierata,<br />
comune all’infanzia di ognuno di noi, che puo’<br />
diventare preziosa se applicata al bisogno<br />
di acqua di alcuni paesi flagellati dalla siccità.<br />
Il movimento circolare di queste giostre puo’<br />
infatti essere usato per aspirare acqua pulita<br />
dalle profondità della terra. Il progetto, che<br />
trasforma le giostrine per bambini in pompe<br />
per l’acqua potabile, si chiama “Playpump<br />
Water System”. Una soluzione che puo’<br />
essere praticata nei piccoli villaggi del Sud<br />
del Mondo, dove gli abitanti sono costretti<br />
a fare molti chilometri per poter avere pochi litri<br />
d’acqua, in genere non potabile e contaminata<br />
perché presa in superficie. Ogni giorno<br />
muoiono decine di migliaia di persone a causa<br />
della mancanza d’acqua o dell’inquinamento<br />
selvaggio. Inoltre in questo modo le donne<br />
- in genere sono loro a fare rifornimento<br />
per tutta la famiglia e a sobbarcarsi distanze<br />
di parecchi chilometri - potrebbero dedicarsi<br />
al lavoro nei campi. Ognuna di queste<br />
installazioni è in grado infatti di fornire<br />
alla comunità circa 2500 litri al giorno. Il costo<br />
di una Playpump è di circa 14 mila dollari.<br />
WWW.PLAYPUMPS.ORG<br />
DIECI GIOVANI<br />
REGISTI<br />
FILMANO<br />
L’ITALIA<br />
“Checosamanca” è il titolo<br />
di un esperimento collettivo<br />
diventato film, o meglio<br />
documentario artistico<br />
sui nuovi tempi del Bel Paese.<br />
Dieci tra i migliori giovani registi<br />
italiani (all’inizio erano 65),<br />
reclutati nelle scuole di cinema<br />
e nei centri di formazione,<br />
hanno provato a raccontare<br />
l’Italia del presente, le nuove<br />
tensioni politiche e sociali,<br />
la confusione che c’è tra<br />
la gente, il senso di disagio<br />
generato dai cambiamenti.<br />
Eskimosa, la casa di produzione<br />
cinematografica della Feltrinelli,<br />
e RaiCinema hanno dovuto<br />
vagliare 72 storie. Alla fine<br />
ne sono state scelte sette.<br />
Il materiale è stato trasformato<br />
in un lungometraggio, arricchito<br />
da un brano dei Marlene Kuntz,<br />
che cantano “<strong>La</strong> libertà”<br />
di Giorgio Gaber. Il montaggio<br />
è stato affidato all’esperta<br />
Esmeralda Calabria, che<br />
ha vinto il David di Donatello,<br />
il Nastro d’Argento e il Ciack<br />
d’Oro 2006 per Romanzo<br />
criminale. I registi sono stati<br />
chiamati al montaggio per dare<br />
suggerimenti e migliorare la<br />
narrazione, ma nessuno di loro<br />
ha voluto essere “il regista”.<br />
AUTORI VARI<br />
CHECOSAMANCA<br />
Eskimosa RaiCinema, 2006<br />
| multimedia |<br />
LA SVOLTA<br />
DEL PCI<br />
RACCONTATA<br />
DA MORETTI<br />
Due registi, uno italiano e l’altro<br />
belga, raccontano la storia della<br />
della sinistra italiana. Il 12<br />
novembre del 1989, due giorni<br />
dopo la caduta del Muro<br />
di Berlino, Achille Occhetto<br />
annuncia a Bologna<br />
la necessità di trasformare<br />
il partito “in una cosa più<br />
grande e anche più bella”:<br />
è la “svolta della Bolognina”.<br />
Si scatena una crisi<br />
d’identità profonda e dopo<br />
discussioni, analisi, fratture,<br />
accuse e revisioni, nel 1991<br />
si arriverà allo scioglimento<br />
del Pci. <strong>La</strong> cinepresa di Moretti<br />
varca la soglia delle sezioni<br />
del partito più calde, da Torino<br />
a Palermo, per testimoniare<br />
quel travaglio. Hugues Le Paige,<br />
regista e produttore belga,<br />
arriva in Toscana nel 1982<br />
per girare un reportage sul<br />
“caso Pci e sul suo successo”.<br />
Incontrerà Fabiana, Carlo,<br />
Claudio, Vincenzo.<br />
Un’impiegata, un operaio,<br />
un vigile, un artigiano.<br />
<strong>La</strong> sua cinepresa li seguirà<br />
ai funerali di Berlinguer, le loro<br />
lacrime segneranno l’inizio<br />
di un lungo legame.<br />
Oltre al dvd anche un libro<br />
con i testi di Nanni Moretti e<br />
Marcelle Padovani.<br />
HUGUES LE PAIGE NANNI MORETTI<br />
LA COSA. IL FARE POLITICA,<br />
CRONACHE DELLA TOSCANA ROSSA<br />
Feltrinelli, 2007<br />
| ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 | valori | 71 |
| stilidivita |<br />
200 MILIONI<br />
DI BAMBINI<br />
RITARDATI<br />
PER LA FAME<br />
Il destino di oltre 200 milioni<br />
di bambini nel mondo è già<br />
determinato negativamente<br />
prima dei cinque anni di vita.<br />
L’allarme è stato lanciato da<br />
uno studio della rivista <strong>La</strong>ncet.<br />
A causare questa situazione<br />
sarebbero le condizioni<br />
esistenziali disagiate: carenze<br />
nutrizionali, esposizione<br />
a sostanze tossiche e nocive<br />
contenute nell’acqua, come<br />
piombo e arsenico, malattie<br />
infettive come l’Aids<br />
e la tubercolosi, a cui si deve<br />
aggiungere la scarsa attività<br />
relazionale nella famiglia<br />
di origine. Questi bambini,<br />
dunque, non possono stimolare<br />
la loro mente e di conseguenza<br />
sviluppare pienamente tutte<br />
le potenzialità cognitive<br />
necessarie per affrontare<br />
la vita. Saranno così condannati<br />
a diventare studenti svantaggiati<br />
e adulti con uno scarso peso<br />
nel mondo del lavoro.<br />
Al primo posto di questa<br />
classifica ci sono i bimbi<br />
dell’Asia del Sud (89 milioni<br />
di piccoli a rischio) e dell’Africa<br />
Sub-sahariana che è la regione<br />
con la più alta percentuale<br />
di bambini svantaggiati.<br />
Seguono altri dieci Paesi: Etiopia,<br />
India, Nigeria, Cina, Bangladesh,<br />
Indonesia, Pakistan, Repubblica<br />
Democratica del Congo, Uganda<br />
e Tanzania, con 145 milioni<br />
di bambini svantaggiati.<br />
| 72 | valori | ANNO 7 N.47 | FEBBRAIO 2007 |<br />
LE API DISERTANO<br />
I CAMPI OGM,<br />
LO DICE UNA RICERCA<br />
CANADESE<br />
Gli ogm non piacciono nemmeno alle api.<br />
<strong>La</strong> scoperta arriva dal Canada, precisamente<br />
dal dipartimento di biologia e scienze Simon<br />
Fraser University British Columbia, che<br />
ha studiato il comportamento di questi insetti<br />
nei campi coltivati con colza geneticamente<br />
modificata. I risultati dello studio rivelano<br />
che si è verificata una forte riduzione del numero<br />
di api presenti e una sensibile diminuzione<br />
dell’attività di impollinazione. Segnali<br />
che secondo gli esperti sarebbero un vero<br />
e proprio campanello d’allarme.<br />
<strong>La</strong> ricerca preoccupa perché da sempre<br />
le api sono considerate una sorta di sensore<br />
biologico utilizzato per valutare la qualità<br />
degli agrosistemi. <strong>La</strong> loro diffidenza nei confronti<br />
degli Ogm è un segnale che arriva dalla natura<br />
e pertanto non va ignorato o sminuito.<br />
Il ragionamento degli ambientalisti è logico:<br />
se le api hanno la capacità di distinguere tra loro<br />
le piante geneticamente modificate da quelle<br />
normali, ciò significa che le due colture non sono<br />
equivalenti. Insomma, gli ogm non piacciono<br />
nemmeno alle api.<br />
<strong>La</strong> Coldiretti, da sempre contraria<br />
agli organismi geneticamente modificati,<br />
ribadisce e difende la scelta dell’agricoltura<br />
italiana che a proposito di ogm ha sostenuto<br />
e sostiene, anche in sede europea, il principio<br />
di precauzione. Una posizione condivisa anche<br />
da governo e regioni.<br />
LA GUERRA<br />
DEI FORMATI<br />
BLU RAY HD<br />
DVD È FINITA<br />
<strong>La</strong> competizione tra il formato<br />
Blu Ray - che adotta un laser<br />
blu-violetto con una lunghezza<br />
d’onda inferiore a quella<br />
dei normali dvd e che perciò<br />
gli consente di codificare<br />
i dati in spazi più contenuti -<br />
e il formato Hd dvd sembra<br />
la storia di una guerra già<br />
combattuta in passato sul<br />
fronte dei videoregistratori dai<br />
formati Betamax e Vhs. Mentre<br />
allora il Vhs vinse e il rivale<br />
scomparve, questa volta i due<br />
contendenti saranno destinati<br />
a convivere senza problemi<br />
grazie alla LG e alla Warner<br />
Bros. Le due società hanno,<br />
infatti, imposto la pace tra<br />
i formati Blu-ray e Hd dvd,<br />
grazie allo sviluppo di un player<br />
laser blu dual-standard e a un<br />
nuovo tipo di dischi compatibili<br />
con entrambi i formati.<br />
<strong>La</strong> novità troverà il suo momento<br />
di ufficializzazione al Consumer<br />
Electronics Show di <strong>La</strong>s Vegas<br />
e i nuovi dispositivi saranno<br />
commercializzati nel corso del<br />
2007. Il player progettato dalla<br />
società coreana sarà, dunque,<br />
in grado di leggere dischi Blu-ray<br />
a singolo e doppio layer, dischi<br />
Hd Dvd e Dvd. <strong>La</strong> Warner Bros,<br />
invece, presenterà un nuovo<br />
tipo di supporto, battezzato Total<br />
Hd. In realtà il nuovo prodotto<br />
è in grado di integrare su un solo<br />
disco ben tre formati diversi,<br />
ma per il momento sarà limitato<br />
ai due standard più diffusi.<br />
STUDIARE<br />
CON I RIFIUTI<br />
AIUTA<br />
L’AMBIENTE<br />
Se si abituano i bambini<br />
a differenziare la spazzatura,<br />
si aiutano anche gli adulti<br />
presenti e futuri. Con questa<br />
convinzione gli assessorati<br />
all’Ambiente di due piccoli<br />
comuni dell’Appennino tosco<br />
emiliano, Carpineti<br />
e Castelnuovo Monti, hanno<br />
stanziato 8 mila euro per<br />
un progetto rivolto alle scuole<br />
materne, elementari, medie<br />
e superiori. Il progetto è stato<br />
chiamato “Differenziamo<br />
una montagna di rifiuti” e ha<br />
un costo complessivo di circa<br />
20 mila euro. I ragazzi coinvolti<br />
nell’iniziativa sono circa 250.<br />
Le attività comprendono:<br />
animazione e laboratori vari,<br />
con la partecipazione<br />
di educatori ambientali e tecnici<br />
esperti in materia. Verranno<br />
coinvolte anche le famiglie<br />
degli alunni con interviste su stili<br />
di vita e abitudini in materia<br />
di rifiuti. Per gli studenti<br />
delle scuole medie e superiori<br />
si affronteranno argomenti<br />
che vanno dalle abitudini<br />
di consumo nella società<br />
contemporanea, fino alle<br />
tecniche di recupero dei<br />
materiali e le loro possibilità<br />
di riutilizzo nel settore agricolo.<br />
GUERRIGLIA<br />
MARKETING<br />
PER I DIRITTI<br />
UMANI<br />
Il primo esperimento si deve<br />
ad Amnesty International<br />
Svizzera. Complice un’agenzia<br />
di grafici e fotografi,<br />
nelle principali città svizzere<br />
sono stati apposti ai pali<br />
delle fermate del bus e nelle<br />
vetrate delle stazioni di attesa<br />
alcune immagini di detenuti.<br />
Sullo sfondo dell’immagine<br />
erano state ricreate linee<br />
prospettiche identiche<br />
a quelle della strada in cui<br />
era posizionato il cartellone,<br />
con un gioco prospettico<br />
coinvolgente in stile “guerriglia<br />
marketing”. Il claim dell’iniziativa<br />
“Non qui, ma ora” ribadiva<br />
il concetto esaltato dall’effetto<br />
ottico. Così l’immagine<br />
di un detenuto di Guantanamo<br />
costretto a inginocchiarsi<br />
e deprivato della sensorialità<br />
con una maschera<br />
insonorizzante sembrava<br />
apparire dietro una vetrina<br />
di Lugano. Complice l’agenzia<br />
Saatchi, Amnesty propone in<br />
Polonia una campagna ancora<br />
in stile “guerriglia” mostrando<br />
il volto di prigionieri politici<br />
per motivi d’opinione<br />
in Bielorussia. I ritratti sono<br />
stati apposti lungo le strade<br />
polacche a degli alberi e uno<br />
spesso strato di nastro adesivo<br />
è stato passato sopra alla<br />
bocca del soggetto fotografato,<br />
per fissare il poster all’albero<br />
e ribadire la violazione<br />
del diritto di espressione.<br />
POST-IT CITY, LUOGHI<br />
COLLETTIVI IMPREVISTI<br />
PER UNA MOSTRA<br />
A BARCELLONA<br />
Post-It City è un progetto internazionale<br />
sulla reinvenzione e il riutilizzo di luoghi della<br />
città. Il materiale sarà oggetto di una mostra<br />
a Barcellona il prossimo luglio per il la quale<br />
è stata avviata una raccolta di materiale<br />
anche in Rete. Dai “terrain vague” in attesa<br />
di progettualità alle zone residuali analizzate<br />
dall’architetto paesaggista Gilles Clemen,<br />
la città offre nelle sue aree centrali come<br />
in quelle periferiche numerose opportunità<br />
di reinvenzione. Giovanni <strong>La</strong> Varra, architetto<br />
milanese, è tra i protagonisti di questa<br />
innovativa analisi del contesto urbano.<br />
CIta come esempio di reinvenzione<br />
dello spazio urbano il gesto di Mathias Rust,<br />
il diciannovenne studente di Berlino che<br />
nel 1987 permise con il suo atterraggio aereo<br />
a sorpresa sulla Piazza Rossa di Mosca<br />
il licenziamento di numerosi generali da parte<br />
di Gorbaciov. Precedendo simbolicamente<br />
il crollo del Muro di Berlino con un gesto<br />
ingenuo quanto eclatante, lo studente creo<br />
una “situazione” innovativa nel contesto<br />
della Piazza, reinventandone la funzione<br />
con l’atterraggio del piccolo Cessna da lui<br />
pilotato.«Una piazza può essere un aeroporto<br />
come un terreno abbandonato può essere<br />
accogliente- spiega <strong>La</strong> Varra- perchè lo spazio<br />
pubblico è prima di tutto oggi un insieme<br />
di comportamenti che si cristallizzano<br />
in un luogo che non ha necessariamente<br />
una natura giuridica pubblica anche se ha l<br />
a capacità di offrire, ai suoi potenziali abitanti,<br />
lo sfondo per una condivisione collettiva,<br />
anche se temporanea».<br />
CITTÀ<br />
TRASPARENTI<br />
PER IL<br />
CONTROLLO<br />
Il tema della tracciabilità<br />
è sempre più di primo piano<br />
sia sotto il profilo del marketing<br />
e della comunicazione<br />
sia sotto quello artistico<br />
e della sicurezza privacy<br />
personali. Le sperimentazione<br />
di biomapping di Christian<br />
Nold sono state esperienze<br />
importanti nella definizione<br />
del rapporto tra individuo,<br />
percorso, città ed emozioni.<br />
Il concetto di “tracciabilità”,<br />
che coniuga ora più esperienze<br />
di net-attivismo, è centrale<br />
anche sotto il profilo della<br />
privacy. Negli Usa il tracking<br />
è autorizzato da leggi federali<br />
che consentono di localizzare<br />
la posizione di qualsiasi<br />
cellulare durante le emergenze,<br />
registrando i dati anche<br />
per verifiche future.<br />
Transparent City<br />
(www.glowlab.com)<br />
è un prototipo di interfaccia<br />
di sorveglianza per il<br />
tracciamento e la visualizzazione<br />
di tutti i cellulari di una città.<br />
Transparent City esplora<br />
i pericoli della sorveglianza<br />
di massa sviluppando<br />
le componenti critiche<br />
di queste tecnologie, in modo<br />
particolare le esigenze<br />
più avanzate di visualizzazione<br />
dei dati, evidenziando il potere<br />
della sorveglianza di massa<br />
ed i rischi connessi.<br />
| future |<br />
QOOB LANCIA<br />
ILWEB 2.0<br />
PER UTENTI<br />
ITALIANI<br />
Web 2.0 è il futuro prossimo<br />
della Rete e il dibattito sulle<br />
nuove possibilità di fruizione<br />
del sapere e delle informazioni<br />
offerte da Internet è ormai<br />
parte degli scenari sia<br />
degli sviluppatori indipendenti<br />
sia delle corporation sia<br />
dei singoli utenti. «Web 2.0<br />
è un nuovo modo di intendere<br />
la Rete, che pone al centro<br />
i contenuti, le informazioni,<br />
l'interazione» scrive nel suo<br />
sito Microsoft, che punta<br />
sul coinvolgimento creativo<br />
degli utenti nella promozione<br />
del nuovo sistema Vista<br />
mentre Google ha sviluppato<br />
e reso accessibili e modificabili<br />
dagli utenti le sue Google Map<br />
oltre ad avere acquistato<br />
You Tube, il servizio leader<br />
nella diffusione di contenuti<br />
video prodotti dagli utenti.<br />
In Italia dalla esperienza<br />
di FluxTv è nata Qoob<br />
(http://it.qoob.tv/), una<br />
piattaforma online di sharing<br />
multimediale. Il meccanismo<br />
ricorda quello di YouTube ma<br />
alla vetrina di video aggiunge<br />
lo scambio di foto, podcast<br />
e la segnalazione di blog.<br />
<strong>La</strong> piattaforma, voluta da Mtv<br />
Italia e Telecom, realizzerà<br />
anche alcune produzioni<br />
proposte dagli utenti.<br />
Come accade in MySpace<br />
lo spazio blog permette<br />
inoltre conoscenze e avvio<br />
di progetti tra gli utenti.<br />
| ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 | valori | 73 |
Economia mondiale<br />
Un anno difficile<br />
e periglioso<br />
M<br />
di Alberto Berrini<br />
| 74 | valori | ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 |<br />
| globalvision |<br />
AI COME QUEST’ANNO EMERGONO, TRA GLI ESPERTI, notevoli divisioni circa l’andamento dell’economia mondiale<br />
nel 2007. L’oggetto del contendere è l’atterraggio “soft” o “hard” dell’economia americana, che, rappresentando<br />
più di un quinto del PIL mondiale, non può che avere effetti dirompenti sull’economia mondiale.<br />
L’interpretazione più gettonata sembra comunque quella racchiusa nel neologismo coniato da Stephen<br />
Roach (chief economist di Morgan Stanley): growth recession (letteralmente crescita recessiva). Con<br />
questa espressione si intende più che un atterraggio morbido (“soft landing”) una situazione di crescita,<br />
ma ben sotto la media fatta registrare dall’economia americana negli ultimi anni – si parla di un 2%,<br />
che avrà sicuramente ripercussioni negative sull’occupazione interna ma anche sull’export internazionale<br />
indirizzato agli Stati Uniti.<br />
Il dollaro rimarrà debole. E non potrebbe essere diversamente data la dimensione macroscopica<br />
(7% del PIL) raggiunta dal deficit commerciale statunitense. (Gli USA “prendono a prestito” 3 miliardi<br />
di dollari al giorno dagli stranieri!). L’idea è quella di una “svalutazione pilotata” della valuta americana<br />
in primo luogo per frenare l’import. Da questo punto di vista i prossimi incontri del G8 potrebbero<br />
diventare una riedizione dell’ “accordo dell’Hotel Plaza” dell’85 dove si concordò di fatto la svalutazione<br />
del dollaro. In alternativa Europa e Giappone potrebbero puntare su un negoziato complessivo<br />
che riguardi le questioni finanziarie ma anche commerciali relative all’economia globale.<br />
Venendo più vicino a noi, l’Europa si troverà dunque di fronte<br />
un’economia globale in crescita ma in rallentamento rispetto al 2006.<br />
L’eventualità di un forte “decoupling” cioè che l’economia europea<br />
si svincoli da quella USA, o meglio dalla sua frenata, sembra improbabile.<br />
Infatti le previsioni per il 2007 parlano di un rallentamento<br />
della crescita europea attorno al 2% dopo che nel 2006, andando<br />
oltre ogni previsione ottimistica, il PIL europeo era cresciuto del 2,7%.<br />
L’economia italiana ha chiuso il 2006 in forte accelerazione. In particolare la produzione italiana è tornata<br />
a crescere (+2%) dopo 5 anni di stagnazione, come pure buone notizie sono venute dalle esportazioni.<br />
Ma tutto quanto ricordato per l’economia europea, in particolare per quanto riguarda gli ostacoli alla crescita<br />
per il 2007, valgono a maggior ragione per quella italiana. Dal + 1,8% del 2006 si passerà a circa l’1,4%<br />
del 2007 rimanendo così inalterato il nostro ritardo di crescita rispetto alla media europea.<br />
Se fossi il vostro consulente finanziario concluderei dicendo che il trend di crescita dell’economia<br />
mondiale continua. Che anche quest’anno il rapporto rischio rendimento tra azioni ed obbligazioni<br />
è a favore delle prime, anche se i rischi aumentano con i mercati finanziari in salita da quasi 4 anni.<br />
Che il rischio vero riguarda la debolezza del dollaro che implicherebbe un brusco rialzo dei tassi<br />
di interesse per cui vi inviterei a premunirvi con un portafoglio titoli adeguato.<br />
Ma come “economista di <strong>Valori</strong>” penso che ci aspetta un anno molto difficile. Che ai rischi<br />
di instabilità si debba sommare la certezza di politiche economiche mondiali di stampo neoliberista.<br />
Per tali politiche le sfortune economiche di interi ceti o popolazioni non costituiscono neppure<br />
un problema e dunque non richiedono alcun tipo di soluzione. Lo stesso dicasi per i problemi ambientali.<br />
Non vi resta che scegliere a quale delle due parti delle conclusioni prestare più attenzione. .<br />
Più che l’atterraggio<br />
dell’economia statunitense<br />
soft o hard conterà<br />
l’instabilità alimentata<br />
dalle politiche mondiali<br />
di stampo neoliberista<br />
FONTE: COMMISSIONE EUROPEA<br />
PERIODO 2011-2040<br />
MORTI CAUSATE DAL CALDO MORTI CAUSATE DAL FREDDO<br />
120<br />
100<br />
80<br />
60<br />
70<br />
20<br />
0<br />
-20<br />
-40<br />
MORTALITÀ DOVUTA AI CAMBIAMENTI CLIMATICI [MIGLIAIA DI MORTI PER ANNI]<br />
PERIODO 2071-2100<br />
SCENARIO MODERATO LA TEMPER. AUMENTA DI 2,2°C SCENARIO ESTREMO LA TEMPER. AUMENTA DI 3,O°C<br />
120<br />
100<br />
80<br />
60<br />
70<br />
20<br />
0<br />
-20<br />
-40<br />
numeri<br />
123<br />
Sempre più gravi<br />
i rischi climatici<br />
PRIMA IL RAPPORTO DELLA COMMISSIONE EUROPEA. Ora il<br />
verdetto dell’Ipcc (Intergovernamental Panel on<br />
Climate Change), il gruppo di lavoro delle Nazioni<br />
Unite. Dopo quasi 6 anni di lavoro e l’impegno di 2.500<br />
scienziati il responso contenuto<br />
nel 4° rapporto è netto: «Il riscaldamento<br />
climatico è inequivocabile,<br />
risulta evidente dall’aumento<br />
della temperatura dell’aria e<br />
degli oceani, dallo scioglimento<br />
delle nevi e dei ghiacci, dall’aumento<br />
del livello dei mari».<br />
I cambiamenti climatici non<br />
sono in atto, ma in costante accelerazione:<br />
11 dei 12 anni più caldi<br />
nella storia della meteorologia sono<br />
concentrati negli ultimi 12 anni.<br />
All’inizio del 2001, quando<br />
uscì il terzo rapporto Ipcc, l’aumento<br />
di temperatura nell’arco<br />
dell’ultimo secolo si misurava in<br />
0,6 gradi.<br />
Oggi gli ultimi cento anni danno<br />
un incremento di 0,74 gradi. E<br />
0,8<br />
0,6<br />
0,4<br />
0,2<br />
0<br />
II LIVELLO DEI MARI NEL 2100 [espresso in metri]<br />
2071-2100 in rapporto al 1961-1990<br />
SCENARIO MODERATO [LA TEMPERATURA AUMENTA DI 2,2°C]<br />
SCENARIO ESTREMO [LA TEMPERATURA AUMENTA DI 3,O°C]<br />
120<br />
100<br />
80<br />
60<br />
70<br />
20<br />
0<br />
-20<br />
-40<br />
per i prossimi vent’anni è attesa un’ulteriore crescita di 0,4 gradi.<br />
Avrebbe potuto essere la metà se gli avvertimenti fossero<br />
stati colti in tempo tagliando radicalmente le emissioni serra.<br />
Potremmo ancora smettere di bruciare petrolio e carbone. E in<br />
FONTE: COMMISSIONE EUROPEA<br />
questo caso gli scenari per il 2100<br />
virano verso esiti più accettabili: il<br />
panorama più favorevole prevede<br />
un aumento di 1,7 gradi (una media<br />
tra un minimo di 1 grado e un<br />
massimo di 2,7 gradi).<br />
Ma potremmo anche continuare<br />
come se nulla fosse. In questo<br />
caso l’aumento medio previsto<br />
è di 4 gradi, con l’ipotesi peggiore<br />
che arriva a 6,3 gradi.<br />
Accanto all’innalzamento degli<br />
oceani da considerare ormai<br />
certo (da 28 a 43 centimetri a fine<br />
secolo) con un incremento della<br />
temperatura tra 1,9 e 4,6 gradi si<br />
arriverebbe allo scioglimento dei<br />
ghiacciai della Groenlandia con<br />
una crescita del livello del mare di<br />
7 metri. .<br />
| ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 | valori | 75 |
| numeridell’economia |<br />
Tassi giapponesi invariati<br />
ma insufficienti per crescere<br />
LA BOJ, LA BANCA CENTRALE Giapponese<br />
ha deciso di lasciare i tassi<br />
d’interesse invariati allo 0,25%,<br />
il livello più basso di tutto il mondo dei paesi<br />
avanzati. Il board della Boj ha preso la decisione<br />
con 6 voti a favore contro 3 e il governo<br />
ha certamente fatto pressione<br />
LE NAZIONI EMERGENTI<br />
PAESE PIL PRODUZIONE INDUSTRIALE PREZZI AL CONSUMO BILANCIA COMMERCIALE TASSI INTERESSE<br />
Cina +10,4 III Trimestre +14,7 Ott. +1,4 Ott. +177,5 Dicembre 3,10<br />
India +8,9 II Trimestre +11,4 Sett. +2,1 Sett. -48,8 Novemb. 7,98<br />
Indonesia +5,2 II Trimestre +6,2 Ago. +6,3 Sett. +38,5 Novemb. 6,20<br />
Malesia +5,9 II Trimestre +3,6 Sett. +3,3 Sett. +28,6 Novemb. 5,37<br />
Filippine +5,5 II Trimestre -7,0 Ago. +5,4 Ott. -4,1 Agosto 6,13<br />
Singapore +7,1 III Trimestre +7,6 Sett. +0,4 Sett. +33,7 Settem. 3,06<br />
Corea del Sud +5,3 II Trimestre +16,3 Sett. +2,1 Ott. +16,7 Dicembre 4,97<br />
Taiwan +4,6 II Trimestre +2,1 Sett. -1,2 Ott. +21,3 Dicembre 2,08<br />
Tailandia +4,9 II Trimestre +5,0 Sett. +2,8 Ott. +1,3 Novemb. 4,97<br />
Argentina +7,9 II Trimestre +6,6 Sett. +10,4 Sett. +12,0 Novemb. 10,19<br />
Brasile +1,2 II Trimestre +1,3 Sett. +3,3 Ott. +46,1 Dicembre 13,19<br />
Cile +4,5 II Trimestre -2,6 Sett. +2,1 Ott. +22,1 Dicembre 5,16<br />
Colombia +6,0 II Trimestre +12,5 Ago. +4,2 Ott. +0,3 Ottobre 6,71<br />
Messico +4,7 II Trimestre +5,0 Sett. +4,3 Ott. -5,9 Novemb. 7,05<br />
Perù +9,2 Agosto +9,9 Ago. +1,9 Ott. +8,0 Settem. 4,45<br />
Venezuela +9,2 II Trimestre +12,7 Ago. +8,7 Ott. +36,8 III Trimestre 10,00<br />
Egitto +5,9 I Trimestre +4,0 2005 +9,6 Sett. -11,1 II Trimestre 9,67<br />
Israele +6,2 II Trimestre +8,1 Ago. +1,3 Sett. -7,9 Dicembre 4,60<br />
Sud Africa +3,6 II Trimestre +1,9 Sett. +5,3 Sett. -9,6 Novemb. 9,35<br />
Turchia +7,5 II Trimestre +4,0 Sett. +10,0 Ott. -53,2 Novemb. 19,60<br />
Repubblica Ceca +6,2 II Trimestre +5,8 Sett. +2,7 Sett. +2,0 Novemb. 2,57<br />
Ungheria +3,8 II Trimestre +11,8 Sett. +6,3 Ott. - 2,8 Novemb. 8,05<br />
Polonia +5,5 II Trimestre +11,7 Sett. +1,2 Ott. -4,1 Novemb. 5,18<br />
Russia +7,4 II Trimestre +4,1 Sett. +9,2 Ott. +140,8 Novemb. 11,00<br />
FONTE: LA REPUBBLICA<br />
I PUNTI DEL RAPPORTO<br />
LE EMISSIONI<br />
DI ANIDRIDE<br />
Senza una rapida azione<br />
le ernissioni di gas serra<br />
triplicheranno entro fine secolo<br />
inducendo un riscaldamento<br />
rnedio di tre gradi nel periodo<br />
2071-2100 rispetto<br />
al periodo 1961-1990.<br />
| 76 | valori | ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 |<br />
affinchè l’istituto centrale non toccasse il<br />
costo del denaro.<br />
Il timore principale è che la timida ripresa<br />
possa arrestarsi per effetto di una difficoltà<br />
nell’accesso al denaro. <strong>La</strong> propensione<br />
al consumo resta bassissima: nel mese di<br />
novembre, secondo gli ultimi dati, si è regi-<br />
IL SUD<br />
A RISCHIO<br />
Lo scenario che presenta<br />
il rapporto è spaventoso:<br />
alluvioni, desertificazione,<br />
erosione delle coste<br />
e un’ecatornbe di morti<br />
per il caldo eccessivo<br />
nei Paesi del Mediterraneo.<br />
strata una flessione del 2% nonostante il<br />
trend dell’economia, dopo anni di ristagno,<br />
sia tornato positivo. Il Pil del paese del<br />
Sol levante è stato in deflazione per sette<br />
anni mentre il debito sul Pil rimane elevato<br />
e superiore al 170 per cento a conferma<br />
delle difficoltà di bilancio pubblico. .<br />
IN SPIAGGIA<br />
SOLO AL NORD<br />
Verrebbe cornpletarnente<br />
carnbiata la rnappa<br />
dei flussi turistici in Europa:<br />
i paesi del Sud diverranno<br />
troppo caldi e flagellati<br />
dalla siccità. II nord d’Europa<br />
sarà la nuova Riviera.<br />
TRASFORMATA<br />
LA PESCA<br />
Le specie ittiche che ora<br />
popolano il Mediterraneo<br />
potrebbero sparire<br />
o spostarsi nei mari<br />
del Nord. II Mediterraneo<br />
potrebbe essere ricco<br />
solo di pesci tropicali.<br />
FONTE: LA REPUBBLICA<br />
EUROPA 2070, LA CAASTROFE DEL CLIMA [In spiaggia in Svezia, il deserto in Italia:l’allarme della UE]<br />
NEL PROSSIMO<br />
DECENNIO<br />
ci saranno 11.000 morti<br />
in più I’anno per il caldo<br />
a meno di interventi<br />
contro i gas serra.<br />
LA NUOVA RIVIERA<br />
Le spiagge del Nord diventeranno<br />
la nuova riviera d’Europa. Oggi:<br />
100 milioni di turisti si spostano<br />
dal Nord al Sud d’Europa<br />
spendendo 100 miliardi di euro.<br />
Nel 2070 questo flusso si fermerà<br />
LE PREVISIONI SUI PAESI RICCHI<br />
| numeridell’economia |<br />
PAESE PIL INFLAZIONE BILANCIO STATALE (IN % DEL PIL)<br />
MIN/MAX 2006 MIN/MAX 2007 MEDIA 2006 MEDIA 2007 2006 2007 2006 2007<br />
Australia 2,3/3,7 2,7/3,9 3,2 3,3 2,9 2,7 -5,4 -4,0<br />
Austria 1,8/2,4 1,2/2,2 2,3 2,0 2,0 1,8 +0,2 +0,2<br />
Belgio 1,7/2,5 1,6/2,2 2,4 2,0 2,2 1,9 +2,2 2,3<br />
Gran Bretagna 1,7/2,6 1,9/2,8 2,4 2,5 1,9 1,9 -2,3 -2,3<br />
Canada 2,7/3,4 2,6/3,1 3,2 2,9 2,1 2,2 2,0 1,4<br />
Danimarca 2,5/3,3 2,0/3,1 2,7 2,3 1,9 1,9 2,9 2,7<br />
Francia 1,5/2,2 1,6/2,4 2,0 2,0 1,7 1,6 -1,3 -1,1<br />
Germania 1,5/2,2 0,2/2,1 1,7 1,3 1,6 2,3 3,9 3,9<br />
Italia 1,0/1,5 0,6/1,7 1,3 1,1 2,1 1,9 -1,5 -1,4<br />
Giappone 1,9/3,5 1,4/3,8 3,0 2,4 0,3 0,6 3,7 3,5<br />
Olanda 1,6/3,1 1,4/2,4 2,2 2,1 1,5 1,5 5,2 5,1<br />
Spagna 2,8/3,5 2,4/3,1 3,3 2,8 3,3 2,8 -6,9 -7,0<br />
Svezia 3,0/4,1 2,5/3,1 3,6 2,9 1,4 1,9 6,7 6,3<br />
Svizzera 1,7/2,8 0,9/2,5 2,8 2,0 1,1 1,2 13,1 12,4<br />
Stati Uniti 2,8/3,9 2,4/3,5 3,4 2,7 2,9 2,3 -6,8 -6,8<br />
Area Euro 1,8/2,4 1,3/2,4 2,2 1,8 2,1 2,1 -0,1 --------<br />
LE POSSIBILI SOLUZIONI<br />
TAGLIARE<br />
IL GAS SERRA<br />
L’UE si propone<br />
di tagliare entro il 2020<br />
il 30% dei gas serra<br />
ed entro il 2050<br />
il 50%, il che implica<br />
per i paesi industrializzati<br />
una riduzione del 60-80%.<br />
LIMITARE L’AUMENTO<br />
DELLE TEMPERATURE<br />
Sarà necessario<br />
limitare l’innalzamento<br />
del clima a 2 gradi<br />
centigradi: è lunico modo<br />
per smussare l’impatto<br />
del cambiamento climatico<br />
e dell’ecosistema.<br />
SVEZIA E REGNO UNITO<br />
Svezia e Regno Unito saranno i maggiori<br />
beneficiari dei cambiamenti climatici:<br />
I’aumento delle temperature<br />
migliorerà i raccolti e farà diminuire<br />
i decessi dovuti al freddo<br />
ITALIA, SPAGNA E GRECIA<br />
ItaIia, Spagna e Grecia patiranno<br />
le conseguenze drammatiche<br />
per siccità, riduzione deIIa<br />
fertilità del suolo e incendi<br />
USO DI TECNOLOGIE<br />
PIÙ PULITE<br />
L’UE propone anche<br />
di lavorare sulle tecnologie<br />
pulite che costerebbe<br />
lo 0,5% del Pil mondiale,<br />
con una riduzione<br />
della crescita globale<br />
dello 0,19% fino al 2030.<br />
LE INONDAZIONI<br />
II costo di un esondazione del fiume Danubio come<br />
quella sofferta dall’Ungheria qualche anno fa potrebbe<br />
salire del 19% e riguardare 240 mila persone in più<br />
rispetto alla media delle ultime emergenze<br />
I RACCOLTI<br />
I raccolti nel Sud<br />
diminuiranno di 1/5<br />
e nel Nord<br />
aumenteranno del 70%<br />
BRUCIARE<br />
MENO GAS E PETROLIO<br />
Diminuire del 20%<br />
le importazioni europee<br />
di gas e petrolio entro<br />
il 2030 per risparmiare<br />
fino a 27 miliardi di euro<br />
di spese sanitarie<br />
legate all’inquinamento.<br />
FAUNA E FLORA<br />
Piante e fiori del Sud moriranno<br />
o si sposteranno verso Nord,<br />
come i pesci. Nel Mediterraneo<br />
si adatteranno solo specie tropicali<br />
I DANNI<br />
Nel 2020 l’innalzamento<br />
del mare provocherà danni<br />
per 4,4 miliardi di euro se<br />
l’innalzamento della<br />
temperatura sarà 2,2°C<br />
e di 5,9 miliardi se<br />
la temperatura salirà di 3°C<br />
| ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 | valori | 77 |<br />
FONTE: LA REPUBBLICA
| indiceetico | numeridivalori |<br />
VALORI NEW ENERGY INDEX<br />
NOME TITOLO ATTIVITÀ BORSA CORSO DELL’AZIONE RENDIMENTO<br />
31.12.2006 DAL 30.09.06 AL 31.12.06<br />
Abengoa Biocarburanti/solare Siviglia, Spagna<br />
Ballard Power Tecnologie dell’idrogeno Vancouver, Canada<br />
Biopetrol Biocarburanti Zug, Svizzera<br />
Canadian Hydro Energia idroelettrica/eolica Calgary, Canada<br />
Conergy Pannelli solari Amburgo, Germania<br />
EOP Biodiesel Biocarburanti Pritzwalk, Germania<br />
Fuel Cell Energy Tecnologie dell’idrogeno Danbury, CT-USA<br />
Gamesa Pale eoliche Madrid, Spagna<br />
Novozymes Enzimi/biocarburanti Bagsværd, Danimarca<br />
Ocean Power Tech Energia del moto ondoso Warwick, Gran Bretagna<br />
Pacific Ethanol Biocarburanti Fresno, CA-USA<br />
Phönix SonnenStrom Pannelli solari Sulzemoos, Germania<br />
Q-Cells Pannelli solari Thalheim, Germania<br />
RePower Pale eoliche Amburgo, Germania<br />
Solarworld Pannelli solari Bonn, Germania<br />
Solon Pannelli solari Berlino, Germania<br />
Südzucker Zucchero/biocarburanti Mannheim, Germania<br />
Sunways Pannelli solari Konstanz, Germania<br />
Suntech Power Pannelli solari Wuxi, Cina<br />
Vestas Wind Systems Pale eoliche Randers, Danimarca<br />
Nuovo anno,<br />
nuove energie<br />
di Mauro Meggiolaro<br />
CINQUE PUNTI. Sono quelli che separano il nostro indice <strong>Valori</strong> New<br />
Energy dall’Amex Oil Index, composto dalle maggiori compagnie<br />
petrolifere del mondo. <strong>La</strong> differenza sta tutta nel carburante. Le nostre<br />
azioni funzionano con l’energia del vento, del sole, delle maree, dei biocombustibili.<br />
E si vede. In tre mesi hanno reso in media il 10,34%. Sul podio salgono<br />
Vestas (eolico, +52,09%), Phönix (solare,<br />
+40,74%) e Suntech (solare, +26,66%). Intan-<br />
to continuano ad arrivare buone notizie per<br />
tutto il comparto. Il semestre di presidenza tedesca<br />
dell’Unione Europea si è aperto con l’impegno<br />
dei membri a ridurre le emissioni di<br />
CO 2 del 20% entro il 2020 puntando sulle fonti<br />
rinnovabili. Mentre dall’altra parte dell’oceano<br />
è boom per il bio-etanolo. Negli USA<br />
sono già in attività 110 raffinerie per trasformare<br />
il mais in carburante naturale. Altre 73<br />
sono in costruzione. L’ultima è stata aperta nel<br />
Texas di George Bush. Processando lo sterco<br />
del bestiame riesce a scaldare fino a un milione<br />
di tonnellate di mais all’anno, trasformandolo<br />
in bio-combustibile. .<br />
| 78 | valori | ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 |<br />
UN’IMPRESA AL MESE<br />
27,81 €<br />
6,66 CAN $<br />
9,18 €<br />
5,95 CAN $<br />
48,20 €<br />
10,12 €<br />
6,46 CAN $<br />
20,85 €<br />
486,00 DKK<br />
87,00 £<br />
15,39 $<br />
16,00 €<br />
34,07 €<br />
78,25 €<br />
47,60 €<br />
23,65 €<br />
18,33 €<br />
7,03 €<br />
34,01 $<br />
238,75 DKK<br />
22,57%<br />
-4,12%<br />
10,60%<br />
2,66%<br />
26,54%<br />
-4,17%<br />
-18,34%<br />
20,66%<br />
8,34%<br />
25,41%<br />
5,44%<br />
8,84%<br />
5,48%<br />
40,74%<br />
9,85%<br />
-20,02%<br />
-5,90%<br />
-6,52%<br />
26,66%<br />
52,09%<br />
+10,34%<br />
€ = euro, $ = dollari USA, £= sterline inglesi, CAN $ = dollari canadesi, DKK = corone danesi<br />
Attività Leader mondiale nella produzione di turbine eoliche. Le prime turbine vengono<br />
prodotte alla fine degli anni settanta. Nel 1987 la tecnologia eolica diventa<br />
l’unico business della società che si sviluppa rapidamente e in pochi anni<br />
diventa il leader mondiale dell’eolico. Oggi ha circa 12.000 dipendenti.<br />
Ricavi [Milioni di €]<br />
Perdita [Milioni di €] Numero dipendenti 2004<br />
3.583<br />
9.594<br />
10.618<br />
2005<br />
2.363<br />
61<br />
Amex Oil Index [in Euro]<br />
<strong>Valori</strong> New Energy Index [in Euro]<br />
192<br />
5,44%<br />
Rendimenti dal 30.09.2006 al 31.12.2006<br />
10,34%<br />
Vestas Wind Systems www.vestas.com<br />
Sede Ringkøbing (Danimarca)<br />
Borsa Københavns Fondsbørs – Copenaghen<br />
Rendimento 30.09.05 - 31.12.06 52,09%<br />
in collaborazione con www.eticasgr.it<br />
DIARIO
ALBERTO CRISTOFARI / A3 / CONTRASTO<br />
| paniere | numeridivalori |<br />
Oltre la sola logica<br />
del “totem” prezzo<br />
di Anna Capaccioli<br />
INIZIA CON QUESTO NUMERO il percorso del Paniere equosolidale<br />
(ES), che propone un confronto tra l’offerta di punti<br />
di vendita diversi per poi approfondire la conoscenza<br />
dei singoli prodotti in momenti successivi.<br />
I prodotti ES sono oggi disponibili in una vasta rete di<br />
punti vendita (79.000 in Europa, oltre 5.000 in Italia), che<br />
vede una nettissima prevalenza numerica della Grande Distribuzione<br />
Organizzata (GDO). Ma i distributori storici dei<br />
prodotti ES sono le Botteghe del Mondo, una realtà variegata<br />
in cui l’aspetto culturale non è secondario a quello economico<br />
e che rappresenta il principale canale distributivo<br />
in termini di fatturato del commercio ES italiano. Una situazione<br />
diversa da quella del resto dell’Europa, dove la distribuzione<br />
tradizionale, e la GDO in particolare, rappresenta<br />
il principale canale di diffusione dei prodotti ES.<br />
Nei punti vendita presi in considerazione, l’assortimento<br />
dei prodotti può essere molto diverso, quindi sono stati<br />
esaminati articoli reperibili in tutti. Per quanto riguarda la<br />
distribuzione specializzata, è stata scelta la Bottega del Mondo<br />
Nonsolonoi di Cremona, città e provincia equosolidale<br />
(titolo posseduto solo da un centinaio tra gli ottomila co-<br />
| 80 | valori | ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 |<br />
muni italiani); per quanto riguarda invece la GDO, in cui si<br />
possono trovare quasi esclusivamente prodotti ES alimentari,<br />
sono state scelte due catene di supermercati che hanno<br />
con l’equosolidale un rapporto pluriennale.<br />
Non essendo possibile trovare sempre prodotti esattamente<br />
equivalenti, sono specificate le caratteristiche di interesse<br />
ed indicati i prezzi al kg o al litro per facilitare il raffronto.<br />
L’equosolidale è spesso associato al biologico,<br />
nell’ottica generale del rispetto dell’ambiente; il rispetto del<br />
produttore è un’altra voce che concorre alla formazione del<br />
prezzo finale del prodotto. I prodotti ES sono quindi caratterizzati<br />
da un valore aggiunto ambientale e sociale che li<br />
differenzia nettamente da molti prodotti presenti sul mercato,<br />
in cui il valore aggiunto è prevalentemente tecnologico.<br />
L’insieme di dati presentato offre spunti di riflessione al<br />
consumatore scettico sulla convenienza economica dei<br />
prodotti ES e riserva anche qualche sorpresa. Un’analisi più<br />
dettagliata degli aspetti economici, storici e nutrizionali di<br />
tali alimenti e anche di molti altri arricchirà di numeri interessanti<br />
il viaggio in un mercato in crescita e in un fenomeno<br />
culturale che non può essere ignorato. .<br />
QUANTO COSTA LA SPESA [IN GRASSETTO IL PREZZO PIÙ BASSO]<br />
| numeridivalori |<br />
BOTTEGA DEL MONDO ESSELUNGA COOP<br />
PRODOTTO SOLIDALE MARCHIO ESSELUNGA BIO E CTM ALTROMERCATO SOLIDALE MARCHIO SOLIDALE<br />
CACAO AMARO<br />
IN POLVERE<br />
TÈ IN FILTRI<br />
RISO<br />
SUCCO D’ARANCIA<br />
100%<br />
ZUCCHERO<br />
DI CANNA<br />
CREMA<br />
SPALMABILE<br />
AL CACAO<br />
BANANE<br />
CIOCCOLATO<br />
FONDENTE<br />
TAVOLETTA<br />
100G<br />
CIOCCOLATO<br />
AL LATTE<br />
TAVOLETTA<br />
100G<br />
CIOCCOLATINI<br />
ASSORTITI<br />
CAFFÈ MACINATO<br />
PER MOKA<br />
250G<br />
El Ceibo bio<br />
Altromercato<br />
150g<br />
1,80 €/pezzo<br />
12,00 €/kg<br />
Altromercato<br />
tè nero Earl Grey<br />
25 filtri – 43g<br />
2,55 €/pezzo<br />
61,00 €/kg<br />
Altromercato<br />
basmati<br />
500g<br />
2,75 €/pezzo<br />
5,50 €/kg<br />
Altromercato<br />
thai integrale<br />
1kg<br />
3,45 €<br />
Altromercato<br />
700ml<br />
1,40 €/pezzo<br />
2,00 €/l<br />
Altromercato<br />
Dulcita bio<br />
500g<br />
1,85 €/pezzo<br />
3,70 €/kg<br />
Altromercato<br />
Cajta con anacardi<br />
e nocciole – 400g<br />
2,50 €/pezzo<br />
6,25 €/kg<br />
Altromercato<br />
2,85 €/kg<br />
Commercio alternativo<br />
Antilla<br />
cacao 70%<br />
1,55 €/pezzo<br />
15,50 €/kg<br />
Altromercato<br />
Companera<br />
cacao 32% min.<br />
1,10 €/pezzo<br />
11,00 €/kg<br />
Altromercato<br />
cioccolatini<br />
al latte ripieni – 200g<br />
3,30 €/pezzo<br />
16,50 €/kg<br />
Altromercato<br />
bio caffè<br />
3,25 €/pezzo<br />
13,00 €/kg<br />
Perugina<br />
75g<br />
0,60 €/pezzo<br />
8,00 €/kg<br />
Twinings<br />
Earl Grey<br />
50 filtri – 100g<br />
3,85 €/pezzo<br />
38,50 €/kg<br />
Scotti<br />
basmati<br />
500g<br />
1,62 €/pezzo<br />
3,24 €/kg<br />
Suzi Wan<br />
basmati<br />
500g<br />
2,18 €/pezzo<br />
4,36 €/kg<br />
Santal<br />
non zuccherato<br />
1 l<br />
1,50 €<br />
Demerara<br />
Sugarville Toschi<br />
Mauritius sugar 500g<br />
1,42 €/pezzo<br />
2,84 €/kg<br />
Ferrero<br />
Nutella bicchiere – 200g<br />
7,45 €/kg – 1,49 €/pezzo<br />
vaso – 750G<br />
4,52 €/kg – 3,39 €/pezzo<br />
Esselunga<br />
Vassoio<br />
900g<br />
1,52 €/pezzo<br />
1,69 €/kg<br />
Perugina<br />
Nero cacao<br />
70% semi di cacao<br />
1,20 €/pezzo<br />
12,00 €/kg<br />
Lindt<br />
Lindor al latte<br />
1,32 €/pezzo<br />
13,20 €/kg<br />
Perugina<br />
Fantasia Grifo<br />
al latte e fondenti – 250g<br />
3,28 €/pezzo<br />
13,12 €/kg<br />
Lindt<br />
cioccolatini assortiti<br />
185g<br />
4,50 €/pezzo<br />
24,32 €/kg<br />
Compagnia dell’Arabica<br />
Colombia Medellin<br />
Supremo arabica 100%<br />
3,18 €/pezzo<br />
12,72 €/kg<br />
Esselunga bio<br />
e Ctm altromercato<br />
75g<br />
1,10 €/pezzo<br />
14,70 €/kg<br />
Esselunga bio<br />
e Ctm altromercato<br />
Tè nero 20 filtri – 40g<br />
1,79 €/pezzo<br />
44,70 €/kg<br />
Esselunga bio<br />
e Ctm altromercato<br />
500g<br />
1,69 €/pezzo<br />
3,38 €/kg<br />
Esselunga bio<br />
e Ctm altromercato<br />
Vassoio 1 kg<br />
2,85 €<br />
Esselunga bio<br />
e Ctm altromercato<br />
arabica 100%<br />
3,15 €/pezzo<br />
12,60 €/kg<br />
Altromercato<br />
El Ceibo bio<br />
150g<br />
1,95 €/pezzo<br />
13,00 €/kg<br />
Altromercato<br />
tè nero Earl Grey<br />
25 filtri – 43g<br />
2,65 €/pezzo<br />
61,60 €/kg<br />
Altromercato<br />
basmati<br />
500g<br />
2,75 €/pezzo<br />
5,50 €/kg<br />
Altromercato<br />
thai aromatico bio<br />
1 kg<br />
3,85 €<br />
Altromercato<br />
700ml<br />
1,40 €/pezzo<br />
2,00 €/l<br />
Altromercato<br />
Dulcita bio<br />
500g<br />
1,85 €/pezzo<br />
3,70 €/kg<br />
Altromercato<br />
Cajta con anacardi<br />
e nocciole – 400g<br />
2,50 €/pezzo<br />
6,25 €/kg<br />
Altromercato<br />
bio Mascao fond. extra<br />
cacao 73% e fave di cacao<br />
1,55 €/pezzo<br />
15,50 €/kg<br />
Altromercato<br />
bio Mascao al latte<br />
cacao 32% min.<br />
1,55 €/pezzo<br />
15,50 €/kg<br />
Altromercato<br />
cioccolatini<br />
al latte ripieni – 200g<br />
3,30 €/pezzo<br />
16,50 €/kg<br />
Altromercato<br />
miscela pregiata<br />
arabica 100%<br />
2,75 €/pezzo<br />
11,00 €/kg<br />
Altromercato<br />
bio caffè<br />
3,25 €/pezzo<br />
13,00 €/kg<br />
Perugina<br />
75g<br />
0,60 €/pezzo<br />
8,00 €/kg<br />
Twinings<br />
English breakfast<br />
25 filtri – 50g<br />
1,62 €/pezzo<br />
32,40 €/kg<br />
Twinings<br />
Lemon scented<br />
25 filtri – 50g<br />
1,90 €/pezzo<br />
38,00 €/kg<br />
Skipper Zuegg<br />
senza zucchero<br />
1 l<br />
1,19 €<br />
Demerara<br />
500g<br />
1,50 €/pezzo<br />
3,00 €/kg<br />
Ferrero<br />
Nutella<br />
400g<br />
2,07 €/pezzo<br />
5,18 €/kg<br />
Cavendish<br />
<strong>La</strong>vazza<br />
qualità oro<br />
arabica 100%<br />
2,60 €/pezzo<br />
10,40 €/kg<br />
Solidal<br />
75g<br />
0,60 €/pezzo<br />
8,00 €/kg<br />
Solidal<br />
Tè<br />
20 filtri – 35 g<br />
1,35 €/pezzo<br />
38,57 €/kg<br />
Solidal<br />
Tè nero al limone<br />
20 filtri – 40g<br />
1,35 €/pezzo<br />
33,70 €/kg<br />
Solidal<br />
thai profumato<br />
500g<br />
1,40 €/pezzo<br />
2,80 €/kg<br />
Solidal<br />
senza zuccheri aggiunti<br />
1 l<br />
1,10 €<br />
Solidal<br />
da agricoltura biologica<br />
500g<br />
1,08 €/pezzo<br />
2,16 €/kg<br />
Solidal<br />
con nocciole<br />
350g<br />
1,83 €/pezzo<br />
5,23 €/kg<br />
Solidal<br />
1,38 €/kg<br />
1,68 €/kg<br />
Fondentenero Novi<br />
fondente extra amaro<br />
cacao 72% – 100g<br />
0,80 €/pezzo<br />
8,00 €/kg<br />
Solidal<br />
fondente extra amaro bio<br />
cacao 70% – 100g<br />
1,00 €/pezzo<br />
10,00 €/kg<br />
Novi<br />
cacao 30% min.<br />
0,88 €/pezzo<br />
8,80 €/kg<br />
Solidal<br />
da agricoltura biologica<br />
cacao 39% min.<br />
1,00 €/pezzo<br />
10,00 €/kg<br />
Perugina<br />
cioccolatini di puro ciocc.<br />
al latte e fondenti – 250g<br />
2,62 €/pezzo<br />
10,48 €/kg<br />
Solidal<br />
cioccolatini ripieni<br />
assortiti – 200g<br />
2,15 €/pezzo<br />
10,75 €/kg<br />
Solidal<br />
arabica 100%<br />
da agricoltura biologica<br />
2,13 €/pezzo<br />
8,52 €/kg<br />
| ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 | valori | 81 |
Joseph E. Stiglitz<br />
I rischi<br />
della globalizzazione<br />
di Francesca Paola Rampinelli<br />
“A<br />
LCUNI PAESI SONO RIUSCITI A TRARRE GRANDE VANTAGGIO DALLA GLOBALIZZAZIONE, ricevendone i benefici<br />
e minimizzandone i rischi, mentre altri paesi non sono stati così fortunati, e hanno sopportato costi molto<br />
più lati dei benefici che ne hanno ricevuto. Le differenti vedute sulla globalizzazione derivano non solo<br />
da queste diverse esperienze, ma anche dal fatto che all'interno di uno stesso paese, la globalizzazione<br />
ha interessato diversi gruppi in maniera molto differenziata: mentre alcuni gruppi hanno tratto enorme<br />
beneficio, altri hanno sopportato soltanto i costi”. Le lucide critiche al sistema della globalizzazione<br />
elaborate da Joseph E. Stiglitz rappresentano forse il contributo più famoso del celebre economista<br />
americano che ha ricevuto il premio Nobel nel 2001 insieme a George A. Akerlof e A. Michael Spence<br />
grazie alla teoria delle “asimmetrie informative” a cui ha partecipato elaborando la tesi dello “screening”,<br />
una tecnica usata da un agente economico che voglia acquisire informazioni, altrimenti private,<br />
da un altro soggetto. Il professore americano è infatti considerato uno dei creatori della cosiddetta<br />
economia dell'informazione quella cioè che studia il comportamento dei soggetti economici che operano<br />
in settori e mercati in cui l'informazione è imperfetta e la cui acquisizione è costosa.<br />
Joseph E. Stiglitz è nato nel 1943 a Gary, nello stato dell’Indiana. Si è laureato all'Amherst College<br />
e ha ottenuto il Ph. D al Mit di Boston. Ha cominciato ad insegnare giovanissimo all'università di Yale,<br />
per poi passare a Princeton, Oxford e Stanford, dove è ancora<br />
titolare di cattedra mentre contemporaneamente tiene corsi<br />
di “Gestione e relazioni internazionali” presso la Columbia University<br />
di New York. L'economista statunitense è stato anche capo economista<br />
e vice presidente della Banca Mondiale e consigliere economico<br />
della Casa Bianca.<br />
Nel 2002 pubblica Globalization and Its Discontents<br />
(<strong>La</strong> globalizzazione e i suoi oppositori), dove analizza gli errori delle istituzioni economiche internazionali,<br />
e in particolare proprio del Fondo Monetario Internazionale, nella gestione delle crisi finanziarie che<br />
si sono susseguite negli anni novanta, dalla Russia ai paesi del sud est asiatico all'Argentina. Stiglitz illustra<br />
come la risposta del FMI a queste situazioni di crisi sia stata sempre la stessa, basandosi sulla riduzione<br />
delle spese dello Stato, una politica monetaria deflazionista e l'apertura dei mercati locali. Il professore<br />
afferma che il Fondo Monetario Internazionale, perseguendo il cosiddetto “Washington consensus”,<br />
non protegge le economie più deboli né garantisce la stabilità del sistema economico globale, ma fa in realtà<br />
gli interessi del suo “maggiore azionista”, gli Stati Uniti, a discapito di quelli delle nazioni più povere.<br />
“<strong>La</strong> ragione per cui ho scritto questo libro” spiega infatti Stiglitz “è che, mentre mi trovavo alla Banca<br />
mondiale, ho preso atto in prima persona degli effetti devastanti che la globalizzazione può avere sui paesi<br />
in via di sviluppo e, in particolare, sui poveri che vi abitano. Ritengo che la globalizzazione, ossia<br />
l'eliminazione delle barriere al libero commercio e la maggiore integrazione tra le economie nazionali,<br />
possa essere una forza positiva e che abbia tutte le potenzialità per arricchire chiunque nel mondo,<br />
in particolare i poveri. Ma perché ciò avvenga, è necessario un ripensamento attento del modo in cui essa<br />
è stata gestita, degli accordi commerciali internazionali che tanto hanno fatto per eliminare quelle barriere<br />
e delle politiche che sono state imposte ai paesi in via di sviluppo durante il processo di globalizzazione”. .<br />
<strong>La</strong> maggiore integrazione<br />
tra le economie nazionali<br />
può costituire una forza<br />
positiva ma è necessario<br />
un ripensamento del modo<br />
in cui è stata gestita<br />
| 82 | valori | ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 |<br />
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