06.06.2013 Views

La salute truffata - Valori

La salute truffata - Valori

La salute truffata - Valori

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

GUEORGUI PINKHASSOV / MAGNUM PHOTOS<br />

7 numero 46.<br />

Febbraio 2007.<br />

€ 3,50<br />

aloriAnno<br />

Mensile di economia sociale, finanza etica e sostenibilità<br />

Fotoreportage > Aids in Africa<br />

Dossier > Prezzi gonfiati, rimedi inutili, pandemie inesistenti. Ma i titoli volano<br />

<strong>La</strong> <strong>salute</strong> <strong>truffata</strong><br />

Rinnovabili > Fine corsa per il mercato drogato dell’energia e dei rifiuti<br />

Gas naturale > Dove va Gazprom mentre la Svezia punta a uscire dal petrolio<br />

Gens > <strong>La</strong> vera storia dei banchieri Rotschild<br />

Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB Trento - Contiene I.P.


ECOR<br />

| editoriale |<br />

<strong>La</strong> sfida<br />

della memoria attiva<br />

di Andrea Di Stefano<br />

UN ANNO RICCO DI NOVITÀ PER <strong>Valori</strong>: nuove rubriche, un peso sempre maggiore all’economia etica<br />

e solidale, inchieste sul rapporto tra finanza e industria, un paniere che punta ogni mese a mettere<br />

a confronto alcuni prodotti di marche commercialmente promozionale e i corrispettivi<br />

del commercio equo e solidale. Per verificare assieme, e nella massima trasparenza possibile,<br />

che non sempre basandosi sul prezzo si riesce a comprendere il valore intrinseco di una merce.<br />

Perché anche se a noi della redazione di <strong>Valori</strong> interessano i beni, soprattutto quelli comuni,<br />

non rifiutiamo di ragionare di merci. In modo obiettivo e possibilmente trasparente, sviscerando<br />

quelle informazioni che ruotano intorno a merci, beni, persone, patrimoni economici e umani<br />

e che permettono di leggere una realtà complessa e ricca di elementi contraddittori.<br />

Perché solo analizzando è possibile mettere sotto accusa le pesantissime distorsioni prodotte<br />

dalla finanziarizzazione della vita.<br />

Per fare analisi e riflessioni è indispensabile avere memoria. Nel nostro piccolo cerchiamo<br />

di farlo ogni numero, anche grazie ai preziosi contributi di alcuni nostri collaboratori e per questo<br />

abbiamo deciso di proporre ai lettori di <strong>Valori</strong> due nuove rubriche, Gens e Globalvision.<br />

Con Gens vi proponiamo la storia dei grandi banchieri. Uomini che spesso, a volte troppo spesso,<br />

hanno condizionato la vita di milioni di persone senza doversi confrontare in alcun modo<br />

con le più banali regole della democrazia. Personaggi nella maggior parte dei casi assolutamente<br />

sconosciuti al grande pubblico, ma che è importante conoscere per capire molto del nostro attuale<br />

sistema finanziario. Perché il potere, ancor più quello economico e finanziario, affonda le sue radici<br />

in una lunga storia. Con Globalvision cerchiamo ogni mese di offrire gli spunti di un economista<br />

come Alberto Berrini, che osservando i fatti attraverso i grandi trend macroeconomici ci permetterà<br />

di rileggere in modo diverso le tante previsioni economiche che vengono sfornate ogni giorno<br />

da analisti dei mercati finanziari, tecnici che osservano l’economia per individuare trend utili<br />

alla massimizzazione dell’investimento di natura finanziario, l’esatto opposto di quanto crediamo<br />

che la finanza debba fare: investire per incrementare la crescita economica.<br />

Questo punto d’osservazione ci ha spinto a privilegiare l’attenzione nei confronti del tema<br />

della sostenibilità: non solo dal punto di vista economico ma anche per le scelte della vita di ogni<br />

giorno, nello spirito di individuare e promuovere le buone pratiche individuali e collettive.<br />

Emblematico, in proposito, il clamoroso tema degli incentivi alle false fonti energetiche rinnovabili:<br />

un gigantesco fattore di distorsione del mercato e soprattutto della democrazia dato che con i Cip6<br />

i cittadini sono inondati di impianti di incenerimento dannosi per l’ambiente e la <strong>salute</strong><br />

e costosissimi per le pubbliche amministrazioni quando esperienze consolidate, come quella<br />

del consorzio Priula del Trevigiano, hanno evidenziato la sostenibilità assoluta di sistemi di raccolta<br />

differenziata porta a porta in grado di raggiungere e superare il 75% dei rifiuti solidi urbani,<br />

riducendo ai minimi termini la frazione non ulteriormente riciclabile..<br />

| ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 | valori | 3 |


costruttiva<br />

vicina per tradizione<br />

C'è creatività, dove i progetti<br />

trovano concretezza.<br />

Ecco perché la Cassa di Risparmio<br />

di Alessandria è da sempre la<br />

banca di riferimento sul territorio,<br />

quella che meglio ne conosce le<br />

qualità e le potenzialità, capace di<br />

offrire a chi vuole crescere tutta la<br />

progettualità e la spinta necessarie<br />

allo sviluppo. Un servizio vero,<br />

efficiente ed efficace: molto più che<br />

una semplice formula. Soluzioni<br />

pensate e costruite su misura, per<br />

la grande impresa e l'artigiano,<br />

per l'azienda agricola e il giovane<br />

imprenditore... Per questo ci vuole<br />

una banca all'avanguardia, attenta<br />

a cogliere tutte le novità, ma senza<br />

perdere di vista i suoi valori di<br />

sempre. Una banca innovativa,<br />

concreta, familiare. Una banca<br />

vicina per tradizione.<br />

www.cralessandria.it<br />

valori<br />

febbraio 2007<br />

mensile<br />

www.valori.it<br />

anno 7 numero 46<br />

Registro Stampa del Tribunale di Milano<br />

n. 304 del 15.04.2005<br />

editore<br />

Società Cooperativa Editoriale Etica<br />

Via Copernico, 1 - 20125 Milano<br />

promossa da Banca Etica<br />

soci<br />

Fondazione Culturale Responsabilità Etica,<br />

Arci, TransFair Italia, Mag 2, Editrice Monti,<br />

Fiba Cisl Nazionale, Cooperativa Sermis, Ecor,<br />

Cnca, Fiba Cisl Brianza, Agemi, Publistampa,<br />

Federazione Trentina delle Cooperative,<br />

Rodrigo Vergara, Circom soc. coop.<br />

consiglio di amministrazione<br />

Ugo Biggeri, Stefano Biondi, Pino Di Francesco<br />

Fabio Silva (presidente@valori.it), Sergio Slavazza<br />

direzione generale<br />

Giancarlo Roncaglioni (roncaglioni@valori.it)<br />

collegio dei sindaci<br />

Giuseppe Chiacchio (presidente),<br />

Danilo Guberti, Mario Caizzone<br />

direttore editoriale<br />

Ugo Biggeri (biggeri.fondazione@bancaetica.org)<br />

direttore responsabile<br />

Andrea Di Stefano (distefano@valori.it)<br />

redazione (redazione@valori.it)<br />

Via Copernico, 1 - 20125 Milano<br />

Cristina Artoni, Paola Baiocchi, Francesco Carcano,<br />

Paola Fiorio, Michele Mancino, Sarah Pozzoli,<br />

Francesca Paola Rampinelli, Elisabetta Tramonto<br />

progetto grafico e impaginazione<br />

Francesco Camagna (francesco@camagna.it)<br />

Simona Corvaia (simona.corvaia@fastwebnet.it)<br />

Adriana Collura (infografica)<br />

fotografie<br />

Roberto Arcari, Ian Berry, Donatello Brogioni,<br />

Alberto Conti, Alberto Cristofari, Davide <strong>La</strong>nzilao,<br />

Davide Monteleone, Stefano G.Pavesi, Chris Steele-<br />

Perkins, Gueorgui Pinkhassov, Antonio Scattolon,<br />

Alessandro Tosatto (A3/Contrasto/Magnum Photos)<br />

stampa<br />

Publistampa Arti grafiche<br />

Via Dolomiti 12, Pergine Valsugana (Trento)<br />

distributore nazionale<br />

Eurostampa srl (Torino) tel. 011 538166-7<br />

comunicazione, sviluppo e abbonamenti<br />

Adescoop ˜ Agenzia dell’Economia Sociale s.c.<br />

Via Boscovich, 12 - 35136 Padova<br />

abbonamento annuale ˜ 10 numeri<br />

Euro 30,00 ˜ scuole, enti non profit, privati<br />

Euro 40,00 ˜ enti pubblici, aziende<br />

Euro 60,00 ˜ sostenitore<br />

abbonamento biennale ˜ 20 numeri<br />

Euro 55,00 ˜ scuole, enti non profit, privati<br />

Euro 75,00 ˜ enti pubblici, aziende<br />

come abbonarsi<br />

I bollettino postale<br />

c/c n° 28027324<br />

Intestato a: Società Cooperativa Editoriale Etica,<br />

via Copernico 1 - 20125 Milano<br />

Causale: abbonamento/Rinnovo <strong>Valori</strong><br />

I bonifico bancario<br />

c/c n° 108836 - Abi 05018 - Cab 12100 - Cin A<br />

della Banca Popolare Etica<br />

Intestato a: Società Cooperativa Editoriale Etica,<br />

via Copernico 1 - 20125 Milano<br />

Causale: abbonamento/Rinnovo <strong>Valori</strong> +<br />

Cognome Nome e indirizzo dell’abbonato<br />

I carta di credito<br />

sul sito www.valori.it<br />

sezione come abbonarsi<br />

Causale: abbonamento/Rinnovo <strong>Valori</strong><br />

È consentita la riproduzione totale o parziale<br />

dei soli articoli purché venga citata la fonte.<br />

Per le fotografie di cui, nonostante le ricerche<br />

eseguite, non è stato possibile rintracciare<br />

gli aventi diritto, l’Editore si dichiara pienamente<br />

disponibile ad adempiere ai propri doveri.<br />

Carta ecologica gr 90 Long Life<br />

prodotta secondo le norme<br />

Iso 9706 - Elemental Chlorine Free<br />

GUEORGUI PINKHASSOV / MAGNUM PHOTOS<br />

Chiradzulu. L’ospedale di un distretto<br />

in cui Msf (medici senza frontiere)<br />

ha un programma di sussidi.<br />

Attualmente i due terzi<br />

delle persone contagiate dall’Aids<br />

vivono nell’Africa sub-sahariana.<br />

Malawi, 2004<br />

| sommario |<br />

bandabassotti 7<br />

fotoreportage. Aids in Africa 8<br />

dossier. Big Pharma, la grande truffa 16<br />

Le malattie una merce molto molto profittevole 18<br />

Le corporation crescono ma il settore è in crisi 22<br />

Aviaria poche certezze, molti guadagni 24<br />

Miliardi di utili assolutamente illeciti 26<br />

lavanderia 31<br />

economiaetica 32<br />

Incentiviamo le risorse rinnovabili? Petrolio, rifiuti, carbone 34<br />

Se la Rai accoglie la sfida di una tv veramente pubblica 39<br />

Il marchio che riconosce l’impresa che vuole essere sociale 41<br />

macroscopio 43<br />

economiasolidale 44<br />

Pensare senza auto per un vivere respirabile 46<br />

Da Torino a Messina l’Italia viaggia a idrogeno 48<br />

<strong>La</strong> sostenibile leggerezza del buon vecchio tram 50<br />

Radici di ferro per non dimenticare la storia 52<br />

utopieconcrete 55<br />

internazionale 56<br />

Gazprom alla conquista del mondo 58<br />

Un futuro oltre il petrolio senza investire sul nucleare 62<br />

gens 66<br />

altrevoci 68<br />

numeridivalori 76<br />

paniere 80<br />

padridell’economia 82<br />

LETTERE E CONTRIBUTI<br />

RELAZIONI ISTITUZIONALI<br />

E AMMINISTRAZIONE<br />

Società Cooperativa Editoriale Etica<br />

Via Copernico 1, 20125 Milano<br />

tel. 02.67199099<br />

fax 02.67491691<br />

e-mail redazione@valori.it ˜ amministrazione@valori.it<br />

INFO VALORI<br />

COMUNICAZIONE, SVILUPPO<br />

ABBONAMENTI E PUBBLICITÀ<br />

Adescoop ˜ Agenzia dell’Economia Sociale s.c.<br />

Via Boscovich 12, 35136 Padova - sviluppo@valori.it<br />

tel. 049.8726599 fax 049.8726568<br />

e-mail comunicazione@valori.it ˜ pubblicità@valori.it ˜ info@valori.it<br />

orario Lun-Ven dalle 9.00 alle 13.30 e dalle 14.30 alle 18.00


CISL<br />

Guerra<br />

I veri costi<br />

dell’occupazione in Iraq<br />

di Andrea Di Stefano<br />

| bandabassotti |<br />

ALMENO DUEMILA MILIARDI DI DOLLARI, pari a 1550 miliardi di euro. Trecento anni di assistenza<br />

sanitaria negli Stati Uniti, venticinque anni di aiuti ai paesi in via di sviluppo, 201 anni di fondi<br />

per la lotta contro l’analfabetismo. Sono alcune delle incredibili cifre elaborate dal Premio Nobel<br />

per l’economia Joseph E. Stiglitz sulla guerra statunitense in Iraq. Secondo i dati ufficiali<br />

dell’amministrazione Bush i costi diretti dall’inizio del conflitto sono stati pari a 344 miliardi<br />

di dollari, destinati a diventare 514 miliardi entro la fine di quest’anno: in termini mensili<br />

i costi del conflitto sono passati dai 4,4 miliardi di dollari iniziali agli oltre 8,4 miliardi<br />

a fine del 2006. «Ma l’ufficio del budget del Congresso non considera tutta una serie di voci<br />

– sottolinea Stiglitz – Innanzitutto quelli futuri, cioè le pensioni e i sussidi d’invalidità<br />

che dovranno essere erogati ai reduci nei prossimi cinquant’anni. Poi non sono considerate<br />

le costosissime cure mediche che devono essere assicurate ai feriti più gravi e l’incremento<br />

degli incentivi che sono necessari per convincere i volontari ad arruolarsi».<br />

Alle voci relative più direttamente alla guerra si sommano poi quelle connesse alla dinamica<br />

economica: i riservisti che sono costretti a partire per il conflitto derminano una caduta<br />

di produttività e minori risorse a disposizione per le famiglie americane, senza considerare<br />

costi macroeconomici come l’andamento del prezzo del petrolio (per nulla ridotto da quando<br />

gli americani hanno invaso l’Iraq) all’elevatissima<br />

conflittualità internazionale di cui gli Usa sono<br />

vittime per effetto della lunga occupazione<br />

di un paese sovrano senza alcuna motivazione valida<br />

essendosi rilevata completamente infondata la tesi<br />

della presenza di armi di distruzione di massa.<br />

Secondo l’analisi condotta da Stiglitz con un quarto<br />

dei costi complessivi del conflitto, che il Premio<br />

Nobel stima in duemila miliardi di dollari, sarebbe<br />

stato possibile risanare e garantire il servizio sanitario statunitense per i prossimi 75 anni.<br />

Senza considerare le opportunità offerte dall’investimento di queste colossali risorse in azioni<br />

di contrasto ai cambiamenti climatici. «Purtroppo tutti gli elementi dimostrano come<br />

l’amministrazione Bush abbia gestito con superficialità e incompetenza i costi del conflitto<br />

– continua Stiglitz –; nel 2003 un consigliere economico del presidente, <strong>La</strong>rry Lindsey, aveva<br />

stimato le spese per il conflitto in 100-200 miliardi di dollari. Venne immediatamente licenziato<br />

perché in quella fase il capo del Pentagono sosteneva che era possibile sostenere la guerra<br />

con soli 50-60 miliardi di dollari. C’erano indubbiamente persone disoneste ma anche molti<br />

incompetenti, come l’allora sottosegretario alla Difesa, Paul Wolfowitz (oggi alla guida<br />

della Banca Mondiale) che ha dimostrato di aver semplicemente valutato in modo superficiale<br />

e approssimativo le conseguenze economiche del conflitto. Volevano fare la guerra e si sono<br />

persuasi che n’era un gran bisogno. A qualsiasi costo». Nonostante questo baratro economico<br />

Bush non sembra intenzionato, almeno per ora, a cambiare nulla della sua strategia che prevede<br />

un incremento delle truppe sul campo. .<br />

Secondo l’ultima analisi<br />

del Premio Nobel Stiglitz i costi<br />

del conflitto saranno pari<br />

ad oltre 1500 miliardi di euro:<br />

una somma che avrebbe potuto<br />

garantire il risanamento<br />

e mantenimento del servizio<br />

sanitario per i prossimi 300 anni<br />

| ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 | valori | 7 |


| fotoreportage |<br />

> Aids in Africa<br />

foto di Gueorgui Pinkhassov / Magnum Photos<br />

L’Aids ha ormai i contorni di una catastrofe umanitaria. I due terzi delle persone infette<br />

si concentrano nella regione sub-sahariana. L’Onu ha ribadito il suo impegno nel garantire<br />

l’accesso alle cure. <strong>La</strong> Fondazione Gates finanzia la lotta all’aids, ma un’inchiesta svela<br />

che quei soldi sono il frutto dell’investimento in società che sfruttano e inquinano.<br />

Cinquemila nuovi orfani al giorno. È la pesante eredità lasciata dall’Aids in Africa.<br />

Da quando ha fatto la sua comparsa nel mondo, all’inizio degli anni Ottanta, l’Aids<br />

ha causato più di trenta milioni di morti. Nel 2006 quattro milioni di persone<br />

si sono infettate, mentre quasi quaranta milioni vivono con l’infezione. Negli ultimi<br />

cinque anni 3 milioni di bambini sono stati contagiati durante la gestazione<br />

o attraverso l’allattamento al seno.<br />

<strong>La</strong> malattia, dunque, dopo 26 anni, non diminuisce e nemmeno si ferma. Le donne<br />

sono diventate un dato preoccupante: sono il 50% dei malati e la cifra raggiunge<br />

il 60% sul totale dei contagiati nel continente africano. È infatti l’Africa sub-sahariana,<br />

dove vive il 10 per cento della popolazione mondiale, ha pagare il prezzo più alto:<br />

lì si concentrano i due terzi delle persone infette. Il contagio ha ormai le caratteristiche<br />

di un’epidemia che assume sempre più i contorni di una catastrofe umanitaria.<br />

In occidente ci sono le cure. I farmaci antiretrovirali riescono a bloccare l’infezione,<br />

ma i Paesi in via di sviluppo non possono averli perché troppo costosi e non possono<br />

produrli. Lo scorso anno, l’Onu ha preso atto della situazione d’emergenza<br />

e ha formulato, insieme ad alcuni malati, una nuova Dichiarazione di impegno<br />

sull’Aids, dove si ribadisce che l’accesso alle cure contro l’Aids deve essere universale<br />

e che l’educazione alla prevenzione una priorità. Ma il punto più interessante riguarda<br />

proprio la produzione delle medicine. <strong>La</strong> dichiarazione dell’Onu, infatti, afferma<br />

nuovamente che il Trade-Related Aspects of Intellectual Property Rights (Trips)<br />

dell’Organizzazione mondiale del commercio (Wto) non dovrebbe ostacolare i paesi<br />

dal proteggere la propria <strong>salute</strong> pubblica attraverso la produzione di antiretrovirali<br />

generici ed altre medicine essenziali per combattere l’Aids e le infezioni<br />

ad esso correlate.<br />

L’altra sfida lanciata dall’Onu è legata alla trasparenza e alla responsabilità<br />

dei finanziamenti, donazioni comprese. Una decisione importante anche alla luce<br />

dell’inchiesta giornalistica che ha coinvolto recentemente Bill Gates che ha donato<br />

in opere di bene 30 miliardi di dollari attraverso la sua fondazione. Tra queste opere<br />

meritorie c’è proprio la lotta all’Aids. Però, secondo il “Los Angeles Times”, il patron<br />

di Microsoft investirebbe in aziende che inquinano e sfruttano. Una sorta di ossimoro<br />

finanziario: faccio del bene con i profitti che mi frutta l’industria del male. Tra le società<br />

in cui Gates investe ci sarebbero anche quelle farmaceutiche monopoliste che rifiutano<br />

di abbassare i prezzi dei medicinali contro l´Aids. Un sospetto di ipocrisia che riguarda<br />

anche altre grandi fondazioni americane. Allora perché creare una fondazione?<br />

Pare che gli sgravi fiscali siano interessanti.<br />

| 8 | valori | ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 |<br />

L’AUTORE<br />

Gueorgui Pinkhassov,<br />

è nato a Mosca nel 1952. Ha<br />

iniziato a interessarsi alla fotografia<br />

sui banchi di scuola, ha infatti<br />

studiato cinematografia al VGIK<br />

(Istituto superiore di cinematografia)<br />

di Mosca. Fra il 1971 e il 1980,<br />

ha lavorato per lo studio “Mosfil”<br />

come cineoperatore, sviluppando<br />

una forte creatività e continuando<br />

la sua personale ricerca fotografica.<br />

Un talento, notato dal regista Andrei<br />

Tarkoski, che lo coinvolgerà in vari<br />

progetti. Nel 1978, Pinkhassov<br />

si è associato all’Unione delle arti<br />

grafiche di Mosca, una condizione<br />

necessaria che gli permetterà<br />

di partecipare liberamente<br />

alle mostre. Nel 1985, arriva<br />

a Parigi. Tre anni più tardi<br />

lavorerà per Magnum, di cui<br />

è diventato membro nel 1994.<br />

Ha lavorato per molte testate<br />

giornalistiche, seguendo i fatti<br />

principali del suo tempo e della sua<br />

terra, tra cui il colpo di stato a Mosca.<br />

Ha realizzato fotoreportage<br />

in Lituania, Mongolia, Indonesia<br />

e Africa. <strong>La</strong> sua creatività fotografica<br />

gli permette di mettere a fuoco<br />

gli avvenimenti con uno sguardo<br />

inusuale, originale. Quelli<br />

di Pinkhassov sono scatti del mondo<br />

visti da prospettive differenti.<br />

Blantyre. Un negozio<br />

di pompe funebri.<br />

A destra, il proprietario<br />

Weladi Ng’omba.<br />

Riceve 150 ordini<br />

di bare al mese<br />

e gli ordini sono<br />

in aumento. Il pezzo<br />

più caro costa 3.000<br />

Kwachas (22 euro),<br />

quasi lo stipendio<br />

mensile per un<br />

lavoratore.<br />

Malawi, 2004<br />

GUEORGUI PINKHASSOV / MAGNUM PHOTOS<br />

> Aids in Africa<br />

| ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 | valori | 9 |


| 10 | valori | ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 |<br />

GUEORGUI PINKHASSOV / MAGNUM PHOTOS<br />

A sinistra e in alto, Jiuwa village. Una famiglia di orfani<br />

sul portico davanti alla loro casa. Hanno perso i genitori<br />

per l’Aids e ora vivono con la zia Martha Molande<br />

(26 anni, nella foto grande, al centro). Sotto, funerale<br />

per una vittima di Aids nel distretto di Mpama.<br />

Malawi, 2004<br />

> Aids in Africa<br />

| ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 | valori | 11 |


| 12 | valori | ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 |<br />

GUEORGUI PINKHASSOV / MAGNUM PHOTOS<br />

Chiradzulu. Reparto femminile e maschile<br />

nell’ospedale del distretto. In Africa il 60 per cento<br />

delle persone colpite dall’Aids è costituito da donne.<br />

I due terzi delle persone infette vivono<br />

nel continente africano.<br />

Malawi, 2004<br />

> Aids in Africa<br />

| ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 | valori | 13 |


| 14 | valori | ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 |<br />

GUEORGUI PINKHASSOV / MAGNUM PHOTOS<br />

A sinistra e in alto, Njuli. Bambini in una Madrassa: l’orfanotrofio<br />

è finanziato dall’associazione musulmana del Malawi.<br />

Al centro, scuola primaria di Matendjere. Nel Malawi, a causa<br />

dell’epidemia di Hiv, ogni mese muoiono 500 insegnanti,<br />

la maggior parte delle classi sono in sovrannumero.<br />

Malawi, 2004<br />

> Aids in Africa<br />

| ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 | valori | 15 |


a cura di Giovanni Dognini, Roberto Festa, Mauro Meggiolaro e Paola Baiocchi<br />

dossier<br />

Chiradzulu. Una donna ricoverata all’ospedale.<br />

Malawi, 2004<br />

| 16 | valori | ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 |<br />

Le malattie: una merce molto molto profittevole >18<br />

Le corporation crescono ma il mercato è in crisi >20<br />

Tutti contro la Finanziaria >24<br />

Aviaria poche certezze, molti guadagni >24<br />

Miliardi di utili assolutamente illeciti >26<br />

Big Pharma<br />

Una truffa<br />

di enormi dimensioni<br />

Ecco a voi la grande manipolazione nei suoi mille rivoli: come le grandi aziende farmaceutiche<br />

guadagnano con la <strong>salute</strong>, truccando i prezzi dei farmaci e le pandemie vere e presunte<br />

| ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 | valori | 17 |<br />

GUEORGUI PINKHASSOV / MAGNUM PHOTOS


| dossier | Big Pharma |<br />

GUEORGUI PINKHASSOV / MAGNUM PHOTOS<br />

Le malattie:<br />

una merce<br />

molto molto<br />

profittevole<br />

di Paola Baiocchi<br />

C<br />

on oltre 155 miliardi di euro di valore aggiunto, nel 2003 la <strong>salute</strong> è stata la<br />

seconda industria italiana, l’11,9% del Pil, dopo le attività immobiliari. Ed è<br />

destinata in breve tempo a diventare la prima, dato l’aumento dell’aspettativa di vita e<br />

il potenziale economico offerto dall’industria della <strong>salute</strong>, che genera quasi 7 euro di<br />

indotto ogni 10 euro, rispetto alla ricchezza prodotta dall’immobiliare che è pari solo<br />

a 2 euro ogni 10 investite. Attorno ad un settore così strategico, dal punto di vista degli<br />

interessi economici e così delicato, perché riguarda direttamente la qualità della vita,<br />

si muovono pesanti condizionamenti che hanno segnato strutturalmente lo sviluppo<br />

italiano. Se fino allo scoppio di Tangentopoli i partiti politici avevano una certa<br />

autonomia rivendicativa nei rapporti con le industrie farmaceutiche, e l’Italia ha visto<br />

<strong>La</strong> <strong>salute</strong> è la seconda<br />

industria italiana che<br />

genera 7 euro di indotto<br />

ogni 10 investite<br />

contro i due prodotti<br />

ogni 10 impegnati<br />

nell’immobiliare<br />

| 18 | valori | ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 |<br />

i grandi scandali legati alle tangenti nella sanità pubblica, la partita ora<br />

si gioca su uno scacchiere più vasto e “l’attenzione” si è spostata verso<br />

il centro decisionale della Comunità europea.<br />

«Preoccupante è che l’Emea (European Agency for the Evaluation of<br />

Medicinal Products) l’ente regolatorio europeo, equivalente della Fda<br />

americana, sia finanziata al 70% dall’industria - spiega Luisella Grandori<br />

pediatra e coordinatrice di Nograziepagoio (www.nograziepagoio.it)<br />

- vuol dire che il controllato paga il controllore. È un segnale forte anche<br />

- continua Luisella Grandori - che l’Emea dipenda dal Direttorato<br />

Generale delle Imprese della Commissione europea, anziché da quello<br />

della Sanità, come ha rilevato Silvio Garattini, dell’Istituto di ricerche<br />

farmacologiche Mario Negri di Milano, in due lettere di richiamo».<br />

Nograziepagoio è un gruppo nato nel 2004, composto non solo da<br />

medici e infermieri, ma anche da ricercatori, farmacisti e psicologi che<br />

si attengono a un codice di comportamento molto severo: non accettano<br />

nessun regalo dall’industria del farmaco, nemmeno una biro. Per<br />

richiamare l’attenzione sul conflitto di interessi e dimostrare che è<br />

possibile un rapporto diverso tra medici e industria: «Ci sono modi<br />

anche molto ‘puliti’ di ricevere i soldi da una ditta –- dice Luisella<br />

Grandori – ma esistono prove che i regali di qualsiasi valore possono<br />

FONTE: ASSOGENERICI<br />

GENERICO<br />

MA EQUIVALENTE<br />

I FARMACI GENERICI O EQUIVALENTI sono quei medicinali non più<br />

coperti da brevetto o da certificazione di protezione complementare<br />

che vengono commercializzati direttamente con il nome del principio<br />

attivo. Per essere immessi in commercio devono dimostrare all’Aifa<br />

la loro bioequivalenza al farmaco registrato: il principio attivo deve essere<br />

lo stesso e presente nella stessa dose, nella stessa forma farmaceutica,<br />

nella stessa forma di somministrazione e per le stesse indicazioni<br />

terapeutiche. Delle “riproduzioni perfette”, tranne che nel prezzo, inferiore<br />

per legge almeno del 20%, ma con differenze che possono raggiungere<br />

il 70%. Questa diminuzione trascina anche i prezzi del farmaco di marca<br />

(brand), che protegge le sue quote di mercato.<br />

Gli equivalenti sono ancora poco diffusi in Italia, dove l’industria<br />

farmaceutica è riuscita ad imporre che l’esclusiva potesse arrivare fino<br />

a 38 anni dalla data di deposito della domanda di brevetto. Questa<br />

anomalia scomparirà nel 2010, quando ci adegueremo al resto d’Europa,<br />

dove i generici sono molto più utilizzati e dove i SSN hanno preso<br />

parecchie iniziative per incentivarne l’uso.<br />

PRESENZA DEI GENERICI NEI MERCATI FARMACEUTICI EUROPEI (DATI 2004)<br />

NAZIONE % IN VALORE % IN VOLUMI<br />

Spagna 4,5 7,0<br />

Italia 1,7 3,3<br />

Francia 5,9 11,7<br />

Portogallo 6,2 4,0<br />

UK 17,9 39,2<br />

Germania 19,0 32,7<br />

Olanda 21,4 47,7<br />

Danimarca 13,4 37,9<br />

influenzare, anche inconsapevolmente, il comportamento prescrittivo<br />

dei medici. I problemi aumentano quando si tratta del finanziamento<br />

della ricerca, che secondo me dovrebbe essere pubblico. Ma di<br />

chiunque sia il finanziamento – conclude Luisella Grandori – servono<br />

regole chiare che non vanno solo stabilite, vanno innanzi tutto fatte<br />

rispettare: i ricercatori devono dichiarare i compensi ricevuti, la proprietà<br />

dei dati deve essere dei ricercatori e i risultati devono essere pubblicati<br />

anche se negativi. Possono esistere interessi e pressioni diverse<br />

dalla <strong>salute</strong>, anche in ambito pubblico».<br />

Di gruppi come Nograziepagoio ne esistono diversi nel mondo,<br />

per esempio No Free Lunch negli Stati Uniti, paese che rappresenta<br />

un vero Far West della sanità rispetto al vecchio continente: non a<br />

caso sono in atto pressioni perché i medicinali approvati - sempre<br />

più rapidamente - dalla Food and Drug Administration vengano automaticamente<br />

riconosciuti dall’Europa e che si cambino le regole sulla<br />

pubblicità dei farmaci.<br />

Commercio di malattie e Bugiardini<br />

Già nel 2004 il Parlamento Europeo aveva respinto la proposta della<br />

Commissione UE di attenuare le disposizioni che vietano la pubblicità<br />

“<br />

| dossier | Big Pharma |<br />

Se un farmaco è attivo,<br />

trova la malattia<br />

che può guarire<br />

”<br />

www.attentiallebufale.it<br />

Chiradzulu.<br />

Dottori<br />

di Medici<br />

Senza Frontiere<br />

organizzono<br />

visite<br />

per i pazienti<br />

malati di Aids<br />

e distribuiscono<br />

i farmaci<br />

antiretrovirali.<br />

Malawi, 2004<br />

ai cittadini dei farmaci con obbligo di prescrizione. Ora la Commissione<br />

ci riprova e chiede una riforma dell’intera legislazione farmaceutica<br />

europea, convocando un Forum sui farmaci. Sul sito dell’Agenzia Italiana<br />

del Farmaco (Aifa) l’ipotesi della propaganda direttamente al consumatore<br />

è caldamente sconsigliata perché nelle pubblicità non si evidenziano<br />

i rischi e alla promozione di campagne finanziate<br />

dall’industria spesso si associa il fenomeno del disease mongering, ossia<br />

il commercio di malattie.<br />

Proprio nell’ottobre 2006 l’Aifa ha chiesto la sospensione dello spot<br />

sulla vaccinazione antipneumococcica, comparso sulle reti Mediaset<br />

con la sigla della Federazione italiana dei medici pediatri, che promuoveva<br />

nei confronti delle famiglie un messaggio molto allarmistico,<br />

in contrasto con le indicazioni nazionali che raccomandano di vaccinare<br />

solo bambini di categorie a rischio, e che ha provocato<br />

un’ondata di richieste di vaccinazione.<br />

Siamo ancora lontani dalle martellanti campagne statunitensi, come<br />

quella lanciata nel 1998 dalla Glaxo per far conoscere una nuova<br />

sindrome chiamata Social Anxiety Disorder. Questo “disturbo da ansia<br />

sociale” era descritto come un insieme di sintomi tra cui la difficoltà di<br />

linguaggio in pubblico, la forte sudorazione e i rossori - che assomigliano<br />

molto alla timidezza - ma che si consigliava di curare con un antidepressivo,<br />

il Paxil (da Sappiamo cosa vuoi, di Martin Howard, Minimum<br />

Fax 2005) farmaco poi diventato famoso per la causa intrapresa<br />

da Eliot Spitzer, procuratore generale dello stato di New York, alla<br />

Glaxo, per aver nascosto che aumenta il rischio di comportamenti suicidi<br />

nei bambini e negli adolescenti.<br />

E forse in Italia non avrebbe avuto successo una promozione come<br />

quella della Eli Lilly che, in Florida nel 2002, ha distribuito nella caselle<br />

postali campioni di Prozac, perché esiste ancora una certa cautela<br />

verso i farmaci, frutto di un sistema di prevenzione pubblico. I dati delle<br />

vendite dei medicinali nei supermercati, sembrerebbero dimostrare<br />

che, per ora, si tende ad avere solo un piccolo pronto soccorso in casa.<br />

E poi oltre alla cautela c’è anche una certa diffidenza verso i farmaci<br />

e le loro controindicazioni contenute in quei foglietti esplicativi che,<br />

non a caso, si chiamano bugiardini.<br />

| ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 | valori | 19 |<br />

GUEORGUI PINKHASSOV / MAGNUM PHOTOS


| dossier | Big Pharma |<br />

COME SI DIFFONDE UN VIRUS? SEGUITE I SOLDI<br />

UN GRUPPO DI FISICI TEORICI DEL MAX PLANK di Gottinga in Germania, ricostruendo il percorso<br />

delle banconote da un dollaro, ha messo a punto un modello statistico degli spostamenti umani, utile<br />

nel caso delle pandemie: il viaggio delle banconote con l’effige di George Washington è molto simile<br />

a quello degli umani e, prevedere gli spostamenti delle persone, è cruciale per programmare le iniziative<br />

da prendere per contenere la diffusione dei virus ad alta trasmissibilità, come quelli influenzali.<br />

Ma da dove hanno preso i dati sulla “trasmissione” dei dollari i ricercatori tedeschi? Dal sito<br />

www.wheresgeorge.com, in cui da anni chiunque lo voglia può inviare il numero di serie delle<br />

banconote appena spese, insieme al codice di avviamento postale della località dove li ha lasciati.<br />

Chi inserisce i dati è mosso dalla curiosità di vedere che fine fanno i propri soldi e quali sono<br />

gli imperscrutabili percorsi del destino, ma per i ricercatori il sito si è rivelato una formidabile<br />

fonte di documentazione, che li ha messi in grado di elaborare uno strumento statistico<br />

sulla diffusione delle malattie infettive su larga scala, più preciso di quelli precedenti, basati<br />

sui registri dei voli aerei. Studiare i voli ha infatti dei limiti in paesi come l’Italia, dove la maggior<br />

parte degli spostamenti si effettua in auto o treno; ma il nuovo modello, pubblicato sulla rivista<br />

Nature e basato sulla circolazione delle banconote, funziona su qualunque scala, indipendentemente<br />

dal mezzo di trasporto utilizzato.<br />

Quando l’Europa era falcidiata dalla peste ci si ingegnava su come bonificare il danaro, per evitare<br />

che veicolasse il contagio; eppure all’epoca l’epidemia viaggiava alla media di due chilometri al giorno.<br />

Oggi in poche ore un virus può arrivare dalla parte opposta del mondo dove ha avuto origine ma, come<br />

allora, seguire i soldi serve a capire i percorsi dei virus.<br />

Mi curo con le complementari<br />

Forse per questo motivo nel nostro paese ci sono circa 11 milioni di pazienti<br />

(dato Doxa 2005) che si curano con l’omeopatia e circa 8mila<br />

medici che la praticano (fonte Omeoindustria), nonostante la maggior<br />

parte del mondo scientifico consideri l’omeopatia un costoso placebo,<br />

soprattutto dopo la pubblicazione nel 2005 sulla rivista The <strong>La</strong>ncet di<br />

uno studio che giungeva a due conclusioni: una che i medici che praticano<br />

l’omeopatia devono dire ai loro pazienti che le cure non guariscono<br />

per proprietà intrinseche, ma solo chi ci crede e in alcuni casi. E<br />

la seconda che i medici devono riflettere sulla richiesta di attenzioni e<br />

di cure personalizzate, avanzate dai pazienti. <strong>La</strong> Regione Toscana su<br />

questo argomento ha iniziato una sperimentazione dal 1996: attualmente<br />

sono aperti circa una sessantina di ambulatori, dove dal 2005 si<br />

paga un ticket uguale a quello delle visite specialistiche per agopuntura,<br />

omeopatia, medicina tradizionale cinese e fitoterapia.<br />

Elio Rossi, medico omeopata e responsabile dell’ambulatorio di medicina<br />

complementare dell’Ospedale Campo di Marte di Lucca, ci parla<br />

del progetto intrapreso dalla Toscana: «<strong>La</strong> Regione è partita dalla constatazione<br />

del fenomeno e ha deciso di cercare di governarlo e di<br />

regolamentarlo per garantire il paziente dal rischio di abusi e per dare<br />

agli operatori dei punti fermi in tema di informazione, preparazione ed<br />

aggiornamento professionale. Per la Regione questo settore è interessante<br />

- continua Elio Rossi - per la riduzione di un certo consumo eccessivo<br />

di medicine. Ci si rivolge agli ambulatori di omeopatia soprattutto<br />

per le forme allergiche, asma, infezioni respiratorie recidivanti, poi<br />

disturbi legati alla menopausa e anche disturbi di carattere psicosoma-<br />

| 20 | valori | ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 |<br />

FONTE: PHARMACEUTICAL EXECUTIVE / YAHOO.FINANCE<br />

FONTE: IMS HEALTH/FORBES<br />

LE MAGGIORI SOCIETÀ FARMACEUTICHE DEL MON DO PER VOLUME DI VENDITE<br />

CLASSIFICA 2005 NOME SOCIETÀ/PAESE RICAVI IN MLD DI $ (2005) PERFORMANCE AZIONI 2006<br />

1 Pfizer (USA) 44,3 11,06%<br />

2 GlaxoSmithKline (GB) 34,0 -8,88%<br />

3 Sanofi-Aventis (F) 32,3 -7,10%<br />

4 Novartis (CH) 25,0 1,74%<br />

5 AstraZeneca (GB) 24,0 -3,10%<br />

6 Johnson&Johnson (USA) 22,3 12,43%<br />

7 Merck (USA) 22,0 42,11%<br />

8 Roche (CH) 15,7 12,17%<br />

9 Wyeth (USA) 15,3 12,85%<br />

10 Bristol-Myers Squibb (USA) 15,3 20,53%<br />

I DIECI FARMACI PIÙ VENDUTI NEL 2005<br />

NOME INDICAZIONI RICAVI IN MLD DI $ PRODUTTORE<br />

Lipitor colesterolo alto 12,9 Pfizer<br />

Plavix malattie cardiache 5,9 BMS e Sanofi<br />

Nexium acidità di stomaco 5,7 Astrazeneca<br />

Seretide/Advair asma 5,6 Glaxo<br />

Zocor colesterolo alto 5,3 Merck<br />

Norvasc ipertensione 5,0 Pfizer<br />

Zyprexa schizofrenia 4,7 Eli Lilly<br />

Risperdal schizofrenia 4,0 Johnson & Johnson<br />

Prevacid acidità di stomaco 4,0 Abbott e Takeda<br />

Effexor depressione 3,8 Wyeth<br />

SITI INTERNET<br />

www.altroconsumo.it<br />

www.agenziafarmaco.it<br />

www.assogenerici.it<br />

www.taf.org<br />

tico o di disagio psicologico come ansia, depressione, stati di panico».<br />

L’atteggiamento della Regione Toscana è prudente e classificando,<br />

di fatto, l’omeopatia come complementare alla medicina tradizionale,<br />

cerca di togliergli un po’ di quell’aura di fede religiosa che si trova in<br />

molti dei suoi praticanti, ma non ignora il fenomeno che anche dal<br />

punto di vista del mercato è ragguardevole: nel 2004 sono state vendute<br />

22,6 milioni di confezioni, il 3% in più rispetto al 2003. In termini<br />

di valore, considerando i prezzi al pubblico, nel 2004 il mercato è<br />

stato di 219 milioni di euro.<br />

Nuovi farmaci<br />

Buona parte della diffidenza verso i farmaci nasce, poi, dalle sempre più<br />

numerose notizie di medicinali ritirati dal commercio, per gli effetti collaterali<br />

anche mortali. Marco Bobbio, primario di cardiologia presso<br />

l’Ospedale di Cuneo ha scritto un libro intitolato Rischiare di guarire<br />

(Donzelli, 2005) dedicato alla sperimentazione: «Il messaggio del libro<br />

è che la ricerca è indispensabile per valutare l’efficacia e anche i rischi<br />

di un farmaco. Se il farmaco non venisse testato ed entrasse in commercio,<br />

ogni somministrazione sarebbe una ricerca incontrollata. In<br />

particolare - dice Marco Bobbio - gran parte dei farmaci vengono sperimentati<br />

in adulti, prevalentemente uomini o donne non in età feconda.<br />

Poi i risultati vengono estrapolati per le altre categorie di pazienti,<br />

come anziani, bambini e donne in età riproduttiva e talvolta queste<br />

estrapolazioni possono essere pericolose». Le estrapolazioni saranno pericolose,<br />

però chi se la sente di lasciar fare test clinici su bambini sani?<br />

Perché dopo la sperimentazione in vitro e sugli animali, la fase I della<br />

TABELLA 1<br />

TABELLA 2<br />

LE MAGGIORI<br />

DIECI SOCIETÀ<br />

FARMACEUTICHE<br />

NEL 1975<br />

1 Roche<br />

2 Hoechst/Russel (ora<br />

parte di Sanofi-Aventis)<br />

3 Merck<br />

4 Ciba/Geigy<br />

(ora parte di Novartis)<br />

5 Eli Lilly<br />

6 American Home<br />

Products (ora Wyeth)<br />

7 Warner-<strong>La</strong>mbert<br />

(ora parte di Pfizer)<br />

8 Sandoz<br />

(ora parte di Novartis)<br />

9 Pfizer<br />

10 Boehringer-Ingelheim<br />

<strong>La</strong> Gilead, finanziata dalla<br />

Fondazione Bill e Melinda<br />

Gates, ha sollecitato<br />

le prostitute a non usare<br />

i preservativi durante il test<br />

sperimentazione di un nuovo farmaco, si svolge su volontari sani per<br />

verificare la sua tollerabilità, il dosaggio, il comportamento in un individuo,<br />

senza che la malattia “interferisca” con la sua azione.<br />

Torna in mente allora The Constant Gardener, tratto dal romanzo di<br />

Le Carrè, dove si racconta della sperimentazione di un farmaco dagli<br />

effetti mortali, fatta in Africa su cavie umane inconsapevoli. Oppure la<br />

recente inchiesta televisiva di France 2 sulla sperimentazione ora sospesa,<br />

in Ghana, Camerun, Nigeria e Cambogia che ha esposto i soggetti<br />

al rischio di contrarre l’Aids. <strong>La</strong> ricerca della Gilead, finanziata dalla<br />

fondazione Bill e Melinda Gates per 6,5 milioni di euro, attraverso<br />

l’Ong americana Family Health International, ha condotto un test su<br />

1200 eterosessuali molto esposti all’HIV, soprattutto prostitute a cui è<br />

stato detto espressamente di non usare preservativi, per verificare l’efficacia<br />

e l’innocuità del Viread. Testare i nuovi farmaci sui più poveri<br />

del mondo è meno costoso e non è sottoposto a controlli etici, dice nel<br />

suo libro The body hunters (Cacciatori di corpi) la giornalista americana<br />

Sonia Shah. Ma anche nel primo mondo si trova chi è disposto a fare<br />

da cavia, e confessa apertamente di farlo per soldi e non per dare un<br />

servizio alla scienza: è il caso degli studenti lombardi che fanno da frontalieri<br />

verso i centri di ricerca svizzeri, attirati dal compenso. E anche in<br />

Italia si può diventare un volontario sano, cercando sul sito degli ospedali<br />

di Verona il modulo per l’iscrizione ai test, che si svolgono nel Centro<br />

ricerche cliniche, una struttura pubblica, nato su iniziativa della<br />

Glaxo, che a Verona ha la sua sede dal 1932.<br />

«Da parte del mondo scientifico - continua Marco Bobbio - c’è la<br />

preoccupazione che alcune sperimentazioni condotte su farmaci con<br />

FONTE: HANKMCKINNELL’S, A CALL TO ACTION,<br />

MCGRAW-HILL, APRILE 2005<br />

| dossier | Big Pharma |<br />

FARMA&CO: STORIE<br />

ORDINARIE<br />

DI ORDINARIA CORRUZIONE<br />

“FARMA&CO” DI MARCIA ANGELL, medico ed ex-direttore<br />

della rivista medica di Boston New England Journal of Medicine è un libro che<br />

demistifica parecchi dei luoghi comuni con cui Big Pharma giustifica se stessa,<br />

i suoi fatturati stratosferici e il costo dei farmaci.<br />

Dal 1980, scrive la Angell, i fatturati delle industrie farmaceutiche<br />

americane sono triplicati, grazie all’introduzione di alcune leggi “ad personam”.<br />

Una di queste è il Bayh-Dole Act, dal nome dei due senatori promotori,<br />

uno democratico e uno repubblicano; fino ad allora le scoperte della ricerca,<br />

finanziata con denaro pubblico, restavano di pubblico dominio. A partire<br />

dal Bayh-Dole Act l’industria farmaceutica non ha più avuto bisogno di contare<br />

sulla ricerca fatta in proprio per mettere a punto nuovi farmaci, ma ha raccolto<br />

i frutti del lavoro svolto da università e piccole società biotech.<br />

<strong>La</strong> scoperta delle cure anti Aids è un esempio<br />

di questo profitto privato, generato da ricerche<br />

finanziate dal pubblico: sia l’individuazione<br />

del retrovirus responsabile dell’Aids, sia la scoperta<br />

dell’utilità della molecola AZT, sono avvenute in istituti<br />

di ricerca finanziati dal pubblico. L’AZT era stata<br />

sintetizzata precedentemente alla Michigan<br />

Cancer Foundation e acquistata, per un possibile<br />

utilizzo contro l’herpes, dalla Burroghs Wellcome<br />

che, dopo i sei anni di ricerca pubblica, si affretta<br />

a brevettarla per il trattamento dell’Aids.<br />

Il Bayh-Dole Act ha orientato la ricerca verso settori dalla rendita<br />

commerciale immediata, spingendo i ricercatori ad inseguire, a qualsiasi costo,<br />

il nuovo blockbuster che deve sostituire i farmaci di cui si avvicina la scadenza,<br />

nella maggior parte cure contro il colesterolo, l’ipertensione o altre malattie<br />

tipiche del benessere, per cui gioverebbe di più cambiare gli stili di vita.<br />

A noi invece impone di riflettere se sia giusto che i risultati della ricerca<br />

siano privati e che a deciderlo, a discapito di tutto il mondo, sia una legge<br />

degli Stati Uniti.<br />

un profilo di beneficio dubbio o modesto o con un rischio elevato, vengano<br />

sperimentati in paesi dove questi controlli etici sono meno stringenti.<br />

Per questo si chiede trasparenza: la comunità scientifica è insorta<br />

contro le industre che impongono, nei contratti stipulati con i<br />

ricercatori, una clausola in base alla quale lo sponsor ha il diritto di non<br />

rendere pubblici i risultati ottenuti nel corso di una ricerca: ora, per le<br />

grosse ricerche, questa imposizione non è più accettata».<br />

Allora cosa fare? Una risposta definitiva allo sfruttamento illecito<br />

della ricerca potrebbe arrivare solo da un innalzamento etico e morale<br />

di chi se ne occupa, e difficilmente può essere delegato a chi ha visioni<br />

di solo interesse economico. Per costruire un’immagine diversa della<br />

ricerca l’Aifa ha lanciato un bando per finanziare ricerche indipendenti<br />

soprattutto su tre filoni: le malattie orfane, cioè le malattie rare<br />

su cui di solito l’industria non investe, perché non danno grandi profitti.<br />

Il secondo filone sono studi di confronto tra farmaci, perché l’in-<br />

| ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 | valori | 21 |


dustria preferisce la comparazione con il placebo; il terzo filone è quello<br />

della farmacovigilanza, cioè l’osservazione sul lungo periodo di un<br />

nuovo farmaco dopo la sua entrata in commercio. Il bando è finanziato<br />

da un fondo costituito dal 5% delle spese promozionali delle<br />

aziende farmaceutiche, che nel 2005 è stato di 34 milioni di euro.<br />

Generici in crescita<br />

Uno studio dell’Università cattolica belga di Lovanio valuta che il Servizio<br />

Sanitario Nazionale (SSN) italiano risparmierebbe 263,5 milioni<br />

di euro l’anno (il 31% della spesa totale per i farmaci) se venisse incoraggiato<br />

il commercio dei generici o equivalenti (vedi box: Generico,<br />

ma equivalente). <strong>La</strong> Finanziaria del 2001 ha segnato la loro entrata sul<br />

mercato in Italia, ostacolata fino all’ultimo dalle case farmaceutiche detentrici<br />

dei brevetti miliardari. <strong>La</strong> Roche, pochi giorni prima dal varo<br />

della legge, ha fatto circolare la notizia che la Cuf (la Commissione Uni-<br />

| 22 | valori | ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 |<br />

hanno registrato una performance media vicina<br />

al 10%. Meglio di tutti ha fatto Merck: +42% in<br />

dodici mesi. Settima società farmaceutica al mondo, l’americana<br />

Merck sembra essere uscita dalla depressione seguita<br />

allo scandalo Vioxx, un farmaco antinfiammatorio<br />

che è stato ritirato dal commercio nel 2004 perché provocava<br />

eventi cardiaci e cerebrovascolari. Il successo di Merck<br />

è dovuto in particolare a due nuovi medicinali: Gardasil,<br />

primo vaccino contro il cancro alla cervice e Januvia, una<br />

pillola per il trattamento del diabete. Sono stati lanciati a<br />

metà del 2006 e in breve tempo sono diventati i nuovi<br />

blockbuster della compagnia: farmaci da più di un miliardo<br />

di dollari di vendite all’anno. Non se la sono cavata male<br />

neanche Pfizer (+11%), prima società farmaceutica al<br />

mondo, e Johnson & Johnson<br />

(+12,4%), al sesto posto. «C’è<br />

un’atmosfera rilassata grazie al<br />

nuovo piano Medicare (approvato<br />

nel gennaio del 2006, NdR) che ha<br />

aumentato le vendite grazie alle<br />

maggiori commesse del governo<br />

americano», ha spiegato alla CNN James McKean, analista<br />

finanziario di Atlantic Equities. «In più, proprio in questi<br />

anni, i baby boomers, figli del boom delle nascite del dopoguerra,<br />

stanno andando in pensione. Presto avranno bisogno<br />

di un grande quantitativo di farmaci per curare le ma-<br />

ca del Farmaco) aveva sospeso dal commercio alcuni medicinali a base<br />

di nimesulide, perché non equivalenti all’Aulin. <strong>La</strong> notizia è falsa, ma<br />

ha generato confusione e una diffidenza che ancora i generici pagano.<br />

Anzi, che paghiamo noi: infatti il SSN rimborsa solo il costo del prodotto<br />

meno caro. Quando in farmacia compriamo delle pastiglie brand<br />

e ne esiste l’equivalente, la differenza la versiamo noi al farmacista e<br />

questo è uno dei nodi della questione. Perché nonostante il farmacista<br />

sia tenuto dal decreto legge 87 del 27/5/2005 ad informare il paziente<br />

che esiste la versione equivalente del medicinale prescritto (a meno che<br />

il medico nella ricetta non abbia annotato la non sostituibilità) in farmacia<br />

è piuttosto insolito sentirsi consigliare il prodotto meno caro.<br />

Tanto che il pretore aggiunto di Torino, Raffaele Guariniello, ha suggerito<br />

di inserire delle sanzioni per i farmacisti che non propongono i generici,<br />

ipotizzando il reato di interruzione di servizio pubblico.<br />

Per una specie di legge del contrappasso il procuratore Guariniello<br />

Le corporation crescono<br />

ma il settore è in crisi<br />

Più profitti ma pesano le scadenze dei brevetti, la concorrenza dei generici e la regolamentazione dei prezzi.<br />

BIG PHARMA TORNA A SPERARE. Dopo i risultati deludenti degli<br />

scorsi anni, le grandi compagnie farmaceutiche hanno<br />

chiuso il 2006 con rendimenti positivi, spesso a due cifre<br />

(vedi TABELLA 1 ). I primi dieci produttori al mondo<br />

di Mauro Meggiolaro<br />

I primi dieci<br />

produttori al mondo<br />

hanno registrato<br />

una crescita media<br />

vicina al 10%<br />

lattie legate alla vecchiaia». Siamo alla vigilia di una nuova<br />

sbornia dopo la quaresima iniziata nel 2000? Pochi sono<br />

pronti a scommetterci. In particolare dopo il “caso Pfizer”,<br />

scoppiato lo scorso dicembre, che sembra essere<br />

emblematico di tutti i malesseri del settore.<br />

<strong>La</strong> pillola non va giù<br />

Dopo aver mandato a casa il direttore generale a luglio, a<br />

fine novembre Pfizer ha annunciato il licenziamento di<br />

2.000 venditori negli Stati Uniti. Il mercato ha salutato la<br />

notizia con un balzo del titolo in borsa: tutti si aspettavano<br />

una ristrutturazione aziendale, un taglio dei costi per rilanciare<br />

i profitti. E invece, il 2 dicembre, è arrivata la doccia<br />

fredda. I venditori non servivano più perché Pfizer<br />

aveva deciso di interrompere i test clinici sul Torcetrapib, un<br />

farmaco che aumenta i livelli plasmatici di colesterolo<br />

HDL, il “colesterolo buono”. <strong>La</strong> frequenza di morti tra i pazienti<br />

partecipanti ai primi test sperimentali si era rivelata<br />

troppo elevata. «Il più grande progresso della medicina<br />

cardiovascolare degli ultimi anni», come l’aveva definito<br />

due giorni prima il direttore della ricerca John <strong>La</strong> Mattina,<br />

è finito nella spazzatura. In poche ore gli investitori, che<br />

speravano nel lancio imminente di un nuovo blockbuster,<br />

hanno venduto l’equivalente di un ottavo del valore di<br />

borsa del colosso americano. Come altre grandi compagnie<br />

farmaceutiche, Pfizer sta lottando da anni con tutti i<br />

mezzi per riuscire a immettere sul mercato nuovi prodotti.<br />

I brevetti che hanno fatto la fortuna dei big del pharma<br />

sono in scadenza e presto i farmaci generici eroderanno<br />

quote sempre maggiori di mercato ai best seller come il Li-<br />

si sta attualmente occupando di un’inchiesta sugli equivalenti, nata sulla<br />

scia dell’indagine sul doping e la Juventus, che ha occupato i quotidiani<br />

con titoli di questo tenore: “Farmaci generici fasulli. Primi stop alle<br />

vendite”. L’indagine riguarda alcune richieste di autorizzazione al<br />

commercio di equivalenti, presentate all’Aifa con documentazioni inventate.<br />

«Siamo fiduciosi che l’operato della magistratura faccia chiarezza<br />

- ci ha dichiarato Roberto Teruzzi, presidente di Assogenerici - e<br />

pitor, il Plavix, il Nexium, lo Zocor (vedi TABELLA 2 ). <strong>La</strong> casa<br />

di investimenti Lehman Brothers, ha stimato che, nei<br />

prossimi cinque anni, la scadenza dei brevetti potrebbe<br />

mettere a rischio, ogni anno, dal 2,5% al 10% delle vendite<br />

di farmaci solo negli Stati Uniti. È una corsa contro il<br />

tempo nella quale spesso si perdono di vista i veri bisogni<br />

di chi soffre per malattie gravi e croniche.<br />

“Me too”: i farmaci fotocopia<br />

Per allungare la protezione dei brevetti e rendere difficile la<br />

vendita di farmaci equivalenti, le grandi compagnie hanno<br />

preso l’abitudine di apportare piccole modifiche ai loro<br />

GUEORGUI PINKHASSOV / MAGNUM PHOTOS<br />

| dossier | Big Pharma |<br />

intanto registriamo la crescita del mercato degli off patent, con un effetto<br />

di contenimento della spesa sanitaria». Il rapporto 2006 dell’Aifa<br />

sull’uso dei farmaci in Italia conferma che a fronte dell’aumento delle<br />

prescrizioni, la crescita dei costi è contenuta (+0,4) dalla diminuzione<br />

dei prezzi dei farmaci (-5,2%) e anche dalla scadenza della copertura<br />

brevettuale di importanti molecole, che ha modificato significativamente<br />

lo scenario dei farmaci equivalenti, che attualmente rappresentano<br />

il 25% in termini di prescrizioni e il 13,1% della spesa, con un aumento<br />

rispetto al 2005 dell’8%. Il mercato degli equivalenti vede da una<br />

parte le manovre della case farmaceutiche che cercano di vanificare il<br />

riconoscimento di equivalenza, aggiungendo al prodotto registrato un<br />

sale o trasformando una pomata in gel. Oppure provvedono a produrre<br />

generici in proprio o a rilevare aziende produttrici. Come ha fatto la<br />

Novartis che ha acquisito la Hexal, leader in questo segmento o la Glaxo<br />

che ha riconvertito in questa direzione la sua divisione Allen. .<br />

Chiradzulu. Una paziente<br />

in cura nell’ospedale.<br />

Le patologie pneumopolmonari<br />

sono molto presenti<br />

e causa di mortalità.<br />

Malawi, 2004<br />

prodotti di maggiore successo, presentandoli<br />

ai consumatori sotto una nuova forma. È quello<br />

che ha fatto nel 2001 AstraZeneca con il Prilosec,<br />

che curava l’acidità di stomaco. Poco<br />

prima che scadesse il brevetto ha lanciato il<br />

Nexium, con lo stesso principio attivo ma una<br />

composizione chimica leggermente diversa.<br />

Stessa sorte è toccata, nel 2002, all’antiallergico<br />

Claritin della Schering-Plough. Oggi si chiama<br />

Clarinex e continua a mietere successi. I<br />

farmaci “fotocopia”, chiamati anche “me too”<br />

(letteralmente “anch’io”), si sono rivelati il più<br />

grande affare dell’industria negli ultimi anni.<br />

Molto spesso sono prodotti da aziende concorrenti<br />

per sfruttare mercati che si sono già<br />

dimostrati altamente redditizi e con possibilità<br />

di espansione. Non è un caso che, come cita<br />

Marcia Angell nel libro Farma&Co, dei 415<br />

nuovi farmaci approvati nel quinquennio 1998-2002, solo<br />

133 (il 32%) erano nuove entità molecolari, mentre gli<br />

altri erano semplicemente variazioni di vecchi medicinali.<br />

Scarsa innovazione, concorrenza dei generici, ricerche<br />

costose e spesso fallimentari. Sono questi i principali ingredienti<br />

della crisi che minaccia i grandi produttori. Come<br />

se non bastasse, nel 2007, il settore potrebbe subire la<br />

pressione del Congresso americano, controllato dai democratici.<br />

«I democratici potrebbero forzare le imprese<br />

farmaceutiche a negoziare i prezzi dei farmaci direttamente<br />

con il governo», spiega James McKean. Ciò porterebbe<br />

a una diminuzione dei prezzi che ora sono decisi esclusi-<br />

LIBRI<br />

Enzo Soresi<br />

Il cervello<br />

anarchico<br />

Utet, 2006<br />

Marco Bobbio<br />

e Stefano Cagliano<br />

Rischiare di guarire<br />

Donzelli, 2005<br />

Tom Jefferson<br />

Attenti alle bufale<br />

Il pensiero scientifico<br />

editore, 2005<br />

| ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 | valori | 23 |


| dossier | Big Pharma |<br />

DAVIDE LANZILAO / CONTRASTO<br />

Tom Jefferson,<br />

epidemiologo,<br />

autore di “Attenti<br />

alle bufale”,<br />

uno studio<br />

sull’efficacia<br />

dei farmaci contro<br />

una possibile<br />

epidemia aviaria<br />

tra gli uomini.<br />

Roma, 2005<br />

CHE FINE HA FATTO L’INFLUENZA AVIARIA? Un anno fa tutti i<br />

media parlarono di pandemia e della possibilità di milioni<br />

di decessi, ma al momento lo stato del contagio rimane<br />

molto elevato solo nelle po-<br />

di Giovanni Dognini polazioni avicole di mezzo mondo,<br />

mentre per fortuna dal 2003 fino al<br />

dicembre 2006 si sono registrati solo 261 casi umani, 157 dei quali<br />

mortali. Sappiamo molte cose sul virus dell’influenza aviaria, l’H5N1,<br />

ma molte rimangono però incerte. In primo luogo non sappiamo se<br />

questo virus sarà in grado di fare il “salto di specie”, cioè se riuscirà a<br />

mutare tanto da poter essere trasmesso da uomo a uomo, come un<br />

normale virus influenzale, e non solo da uccello a uomo. Solo questa<br />

mutazione quindi potrebbe segnare l’avvio di una vera e propria<br />

pandemia, come lo furono la Spagnola nel 1918 e la meno famosa e<br />

meno letale Hong Kong del 1968.<br />

L’Organizzazione mondiale della sanità mantiene comunque un livello<br />

di allarme e di controllo alto sulla diffusione dell’H5N1, allarme<br />

ribadito anche dalla dottoressa Margaret Chan, appena eletta al vertice<br />

dell’Oms, che il 4 gennaio scorso ha dichiarato di considerare ancora<br />

l’influenza aviaria una minaccia globale. <strong>La</strong> preoccupazione delle<br />

autorità sanitarie internazionali è anche legata all’indeterminatezza<br />

delle cure. Solo i vaccini sono in grado di proteggerci dai virus, ma non<br />

si può ricavare il vaccino capace di contrastare l’H5N1 fin tanto che<br />

questo non muti in modo da diventare appunto trasmissibile da uomo<br />

a uomo. Rimangono allora come strutture difensive di primo impiego<br />

i farmaci antivirali. Sono essenzialmente due le medicine antivirus<br />

che l’Oms ha consigliato nei suoi programmi di intervento: l’oselta-<br />

| 24 | valori | ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 |<br />

vamente dal mercato. È quello che sta succedendo, fatte le<br />

dovute proporzioni, in seguito all’approvazione della finanziaria<br />

italiana, che ha bloccato i prezzi dei medicinali<br />

da banco per tutto il 2007, tra le proteste di Federfarma (vedi<br />

BOX sulla Finanziaria). I profitti di Big Pharma sono in<br />

pericolo, mentre un numero sempre maggiore di soggetti<br />

sono pronti ad entrare nel mercato e a chiedere la loro parte<br />

di una torta che sta diventando sempre più grande.<br />

Business da 600 miliardi di dollari<br />

In effetti i ricavi dalla vendita di farmaci sono in crescita<br />

costante. Ormai hanno raggiunto i 600 miliardi di dollari<br />

a livello globale. Entro il 2008, secondo le previsioni dell’Economist,<br />

potrebbero salire a 700 miliardi. Nei Paesi ricchi<br />

e in quelli a rapida industrializzazione la popolazione<br />

invecchia e soffre in proporzione crescente di malattie<br />

croniche. Per le case farmaceutiche è una manna che porta<br />

margini operativi (rapporto tra l’utile e le vendite) su-<br />

periori al 25%, contro il 15% circa degli altri beni di consumo.<br />

A dividersi la torta sono migliaia di imprese in tutto<br />

il mondo, ma buona parte dei ricavi viene intascata da<br />

“Big Pharma”, una dozzina di multinazionali con sedi negli<br />

Stati Uniti e in Europa (vedi TABELLA 1 ). È un mercato relativamente<br />

frammentato, dove Pfizer, la società più grande,<br />

intasca poco meno del 10% dei ricavi totali, ma il<br />

processo di concentrazione è molto rapido: nel 1987 le dieci<br />

imprese più grandi rappresentavano appena il 12% delle<br />

vendite mondiali, oggi siamo arrivati al 50%. Cos’è successo<br />

nel frattempo? Le compagnie farmaceutiche si sono<br />

fuse o sono state acquisite dalla concorrenza per creare dei<br />

giganti a livello internazionale. Astra e Zeneca sono diventate<br />

Astrazeneca, Glaxo Wellcome e Smithkline Beecham<br />

si sono trasformati in GlaxoSmithKline, Ciba-Geigy<br />

e Sandoz hanno dato vita a Novartis, Pfizer ha acquisito<br />

Warner-<strong>La</strong>mbert e Pharmacia mentre, recentemente, Sanofi-Synthelabo<br />

(frutto del merger di Sanofi con Synthe-<br />

labo) si è unito con Aventis (nata a sua volta dalla combinazione<br />

tra Hoechst e Rhone Poulenc). Il consolidamento<br />

è stato guidato da numerose esigenze: accrescere le economia<br />

di scala ripartendo su un maggiore capitale i costi della<br />

ricerca e della promozione commerciale, acquisire dai<br />

concorrenti farmaci blockbuster, espandersi in nuove aree<br />

geografiche, acquisire know how su nuove patologie. Basterà<br />

per rilanciare un settore agonizzante che vive di rendita<br />

sui successi del passato? Marcia Angell è convinta di<br />

no. Alla fine del suo libro propone un decalogo per “salvare<br />

l’industria farmaceutica”: più attenzione ai farmaci<br />

innovativi e meno ai “me too”, leggi più severe sui brevetti<br />

e sulla promozione dei medicinali, più trasparenza sui costi<br />

reali della ricerca (vedi BOX ), indipendenza degli informatori<br />

del farmaco dalle compagnie. Sono regole semplici<br />

che richiedono però rapidi cambiamenti strutturali.<br />

Senza i quali Big Pharma ci chiederà sempre più soldi per<br />

ottenere risultati sempre meno soddisfacenti. .<br />

Aviaria: poche certezze,<br />

molti guadagni<br />

Brevettato dalla Gilead Science il farmaco contro l’aviaria ha prodotto decine di milioni di dollari: 12 milioni in royalties nel 2005 diventati 62,7 nel 2006.<br />

mivir (ovvero il Tamiflu) e il zanamivir (ossia il Relenza). L’Oms nella<br />

“sua guida rapida di intervento contro le infezioni da H5N1” consiglia<br />

in particolare l’utilizzo del primo dei due, l’oseltamivir, sia in persone<br />

affette dal virus sia in soggetti esposti al contagio. Il farmaco però non<br />

ha una utilità acclarata, in quanto servirebbe principalmente nelle prime<br />

48 ore. T. Jefferson, E. Grasso e D. Frati, autori del libro Aviaria. Influenza<br />

dei polli? sostengono per esempio che sull’efficacia dell’oseltamivir,<br />

l’antivirale ad oggi più gettonato bisogna essere cauti. Questo<br />

farmaco funziona nei primissimi stadi dell’influenza bloccando l’uscita<br />

della busta (involucro virale) contenente la lettera (materiale genetico<br />

del virus) dalla cassetta postale (cellula dell’apparato respiratorio).<br />

Una volta che il virus è entrato nel corpo, il tempo di incubazione... è<br />

di due o tre giorni. L’oseltamivir-Tamiflu funziona solo se assunto prima<br />

del periodo di incubazione.” (pp. 23-24). Anche il dottor Nguyen<br />

Tuong Van del Centro per le malattie tropicali di Hanoi condivide un<br />

forte scetticismo sull’oseltamivir-Tamiflu, avendolo testato su di una<br />

quarantina di malati da H5N1.<br />

In verità i pochi casi umani di contagio impediscono una statistica<br />

sull’efficacia o meno di questo medicinale, mentre la sperimentazione<br />

continua anche sfruttando la somministrazione endovenosa.<br />

Una certezza però sia sul virus H5N1 sia sui farmaci antivirali c’è:<br />

qualcuno ci ha fatto un bel po’ di soldi. Brevettato dalla Gilead Science<br />

con il nome di Oseltamivir, è stato in seguito commercializzato dalla<br />

Hoffman-<strong>La</strong> Roche che ha preferito adottare il marchio più commerciale<br />

di Tamiflu; e per entrambe le ditte la psicosi aviaria è stata,<br />

economicamente parlando, una vera e propria manna. <strong>La</strong> Gilead<br />

Science, ditta farmaceutica statunitense, nel terzo trimestre del 2006<br />

ha dichiarato che le royalties e i contratti di commercializzazione con<br />

le altre aziende hanno totalizzato 78 milioni di dollari, 52 milioni in<br />

più rispetto allo stesso trimestre dell’anno prima. Facile indovinare il<br />

protagonista di questa performance: il Tamiflu. <strong>La</strong> Gilead infatti aveva<br />

ottenuto nel 2005 dalla concessione alla Hoffmann-<strong>La</strong> Roche 12 milioni<br />

di dollari in diritti, divenuti ben 62.7 nel 2006 quando l’allarme<br />

aviara era un fatto conclamato su scala planetaria. Nota a margine: dal<br />

1997 al 2001 il presidente della Gilead è stato l’ex segretario alla difesa<br />

Usa Donald Rumsfeld, il quale una volta entrato al Pentagono aveva<br />

rinunciato a qualsiasi incarico, ma conservava a tutto il 2005 un pacchetto<br />

azionario compreso fra i 5 e i 25 milioni di dollari, pari ad una<br />

plusvalenza potenziale di un milione di dollari.<br />

Cifre ancora maggiori riguardano la casa madre svizzera del Tamiflu.<br />

<strong>La</strong> Roche nel primo semestre del 2006 ha aumentato le proprie vendite<br />

del 15% e il suo presidente, Franz B. Humer, ha dichiarato che il<br />

Tamiflu è stato uno dei fattori più importanti di questa crescita. Infatti<br />

la vendita dell’antivirale nei primi sei mesi dello scorso anno è cresciuta<br />

del 62%. <strong>La</strong> Roche ha progressivamente aumentato la capacità<br />

e si dichiara pronta a produrre 400 milioni di cicli di trattamento in un<br />

anno, anche concedendo sottolicenze ad altre ditte e paesi. Si calcola<br />

che nel 2005 questo farmaco abbia fruttato circa un miliardo di euro.<br />

L’offerta ha incontrato subito la domanda, in particolare quella<br />

pubblica. Governi e ministeri della sanità impreparati ad affrontare una<br />

psicosi così vasta, hanno risposto con piani di emergenza antipandemia<br />

che prevedono in primo luogo acquisti massicci di scorte di antivirali<br />

e opzioni di acquisto sul “vaccino che verrà”. Un esempio per tutti:<br />

il caso italiano. L’allora ministero della sanità Sirchia ha varato il<br />

TUTTI CONTRO<br />

LA FINANZIARIA<br />

| dossier | Big Pharma |<br />

“PRENDANO LE CHIAVI DELLA MIA AZIENDA. A queste condizioni<br />

la nazionalizzino”. Commenta così Claudio Cavazza, presidente di Sigma Tau<br />

(seconda industria farmaceutica italiana), i provvedimenti sui farmaci approvati<br />

in finanziaria. “Sono già pronti mille licenziamenti” – rincara Sergio Dompé, presidente<br />

di Farmindustria. Non è da meno Big Pharma, presente nel nostro Paese con<br />

numerosi stabilimenti: “la manovra è stato un pugno nello stomaco”, ha dichiarato<br />

al Sole 24 Ore Angelos Papadimitriou, presidente e ad di GlaxoSmithKline. Ma cos’è<br />

successo? <strong>La</strong> finanziaria, approvata lo scorso dicembre, ha bloccato i prezzi<br />

dei medicinali da banco per tutto il 2007. I prezzi dei farmaci per i quali è prevista<br />

la ricetta medica potranno invece aumentare solo a una quota pari all’inflazione<br />

registrata nel 2006. “Mi risulta che questo tipo di tagli si sia ripetuto 14 volte<br />

negli ultimi 5 anni”, ricorda Ronald P. Spogli, ambasciatore USA in Italia. “Mi chiedo<br />

per quanto tempo ancora le industrie farmaceutiche accetteranno di operare<br />

in queste condizioni”. In effetti c’è già qualcuno che minaccia di fare le valigie.<br />

Come il presidente di Menarini, Alberto Aleotti, che vede l’Italia ormai “fuori dalla<br />

competitività internazionale”. Gli risponde Enrico Rossi, assessore alla sanità della<br />

Regione Toscana (dove ha sede la Menarini), che difende la finanziaria e contesta<br />

i dati divulgati da Farmindustria: “la spesa sanitaria in Italia è cresciuta del 10,3%<br />

tra il 2001 e il 2005, e non dell’1,7%, come sostiene l’associazione di categoria”.<br />

Anche il Sindacato Cobas dei lavoratori dell’industria farmaceutica (Slf) rifà<br />

i conti in modo diverso: “Non è vero che le iniziative di contenimento non fossero<br />

prevedibili, perchè sono chiaramente esplicitate e gradualmente applicate<br />

a partire dal novembre 2001 e dalle successive leggi finanziarie”. Però chi paga<br />

di più, per ora, sono i malati, che si trovano 10 euro in più su ogni visita<br />

specialistica (+55%) e sulle ricette successive.<br />

Nonostante le precisazioni, gli imprenditori del Pharma si sentono traditi.<br />

Il governo aveva promesso due miliardi di euro di investimenti in tre anni e ora<br />

si stimano due miliardi di ricavi in meno. In risposta Big Pharma ristruttura: Pfizer<br />

Italia ha avviato una riorganizzazione con la cessione di tre linee di produzione,<br />

la chiusura del centro di ricerca di Nerviano e l’eliminazione di due linee della<br />

rete degli informatori, cioè 440 informatori scientifici che passerebbero ad altri,<br />

attraverso la cessione di ramo d’azienda.<br />

Ma a cosa servono tutti questi soldi? <strong>La</strong> risposta che il settore ripete da anni<br />

come un mantra è una sola: “ricerca e sviluppo”. Le case farmaceutiche<br />

sostengono che i medicinali devono essere cari per coprire i costi altissimi della<br />

ricerca: 802 milioni di dollari per ogni farmaco immesso sul mercato. È questa<br />

la cifra calcolata dal Tufts Center e rilanciata dai media di tutto il mondo. Peccato<br />

che il Tufts Center, un centro studi americano sullo sviluppo dei farmaci, sia<br />

in larga parte finanziato da Big Pharma. Una ricerca indipendente commissionata<br />

da Public Citizen, associazione USA per la difesa dei consumatori, è arrivata<br />

a conclusioni ben diverse: produrre un farmaco nuovo costerebbe in realtà meno<br />

di 100 milioni di dollari. Chi ha ragione? È difficile dirlo. Anche perché, sulle spese<br />

di ricerca, le grandi compagnie preferiscono mantenere il massimo riserbo. Nei<br />

bilanci si danno informazioni generiche o dati aggregati nei quali, spesso, sono<br />

comprese anche le spese di marketing per i nuovi prodotti. Una cosa però è certa:<br />

grazie al Bayh-Dole Act, dal 1980 negli Stati Uniti buona parte della ricerca viene<br />

svolta all’interno delle università. Con i soldi dei cittadini. M.M. e P.B.<br />

| ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 | valori | 25 |


| dossier | Big Pharma |<br />

Piano pandemico italiano nell’aprile 2006, che in prima battuta prevedeva<br />

l’acquisto di scorte di farmaci antivirali (40 milioni di dosi) e<br />

contratti di prelazione fino al dicembre 2010 per l’acquisto di 36 milioni<br />

di dosi del futuro vaccino pandemico. Insomma il tutto per alcu-<br />

di Roberto Festa<br />

| 26 | valori | ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 |<br />

ne decine di milioni di euro di investimento. E i singoli cittadini? Beh<br />

anche per loro è stato commercializzato nelle farmacie il Tamiflu dagli<br />

inizi dello scorso anno. Basta avere una prescrizione medica e pagare<br />

35 euro a confezione. Ovviamente in fascia C: non rimborsabile. .<br />

Miliardi di utili<br />

assolutamente illeciti<br />

Lo scorso anno le principali aziende hanno rimborsato al Governo Usa oltre tre miliardi di dollari per manipolazioni.<br />

L<br />

David Graham<br />

(in primo piano)<br />

e il Chairman della<br />

Merck, Raymond<br />

Gilmartin (dietro)<br />

al processo Vioxx<br />

nel novembre 2004.<br />

O SCORSO 21 DICEMBRE BRISTOL-MYERS SQUIBB, colosso farmaceutico<br />

inglese specializzato nella cura del cancro e dell’AIDS,<br />

ha pagato al governo americano una multa di 499<br />

milioni di dollari. Esborso non indifferente, che ha permesso<br />

alla società di bloccare un’indagine federale su<br />

prezzi di medicinali gonfiati e pubblicità ingannevole per<br />

Ability, una pillola contro la schizofrenia. Qualche settimana<br />

prima era toccato a un’altra azienda del settore: in<br />

cambio di 36,9 milioni, il Governo americano lasciava cadere<br />

l’accusa contro la californiana InterMune per aver<br />

commercializzato un antibiotico senza l’autorizzazione<br />

della Food and Drug Administration. Il 10 settembre era<br />

stata la volta di un altro gruppo inglese, GlaxoSmithKline<br />

(specializzazione in malattie del sistema nervoso e respiratorio),<br />

colpevole di aver dato un’erronea rappresentazione<br />

dei prezzi di due farmaci antinausea, Zofran e Kytril. L’azienda<br />

pagava al governo federale 150 milioni di dollari,<br />

anche qui in cambio della rinuncia a un’azione legale.<br />

Anno record<br />

Questi sono soltanto alcuni dei casi che hanno turbato<br />

negli ultimi mesi consumatori e malati negli Stati Uniti,<br />

e che hanno contribuito a riempire le casse dello Stato. Il<br />

2006 è infatti risultato un anno record in fatto di risarcimenti<br />

pagati dalle aziende al governo federale. Grazie al<br />

False Claims Act (le legge che proibisce ogni dichiarazione<br />

ingannevole in termine di produzione, composizione,<br />

commercializzazione dei prodotti), il Tesoro ha incassato<br />

nell’ultimo anno 3,142 miliardi di dollari. In<br />

testa alla classifica delle aziende multate, ci sono quelle<br />

del settore farmaceutico. Il primo posto spetta alla svizzera<br />

Serono, costretta a pagare 704 milioni di dollari per<br />

aver commercializzato illegalmente Serostim, un ormone<br />

della crescita utilizzato soprattutto nei casi di AIDS. <strong>La</strong><br />

Serono avrebbe esagerato gli effetti del medicinale sulla<br />

massa muscolare dei pazienti affetti da AIDS, e pagato<br />

tangenti a dottori e ospedali perché prescrivessero il Serostim.<br />

Poco più giù, nella lista, si incontra la Schering-<br />

Plough, costretta a pagare 435 milioni di dollari per aver<br />

illegalmente venduto e pubblicizzato il Temodar, un farmaco<br />

utilizzato nella cura dei tumori al cervello. Già nel<br />

passato, e per altri medicinali, la legge aveva preso di mira<br />

la Schering-Plough. Sono 4 i miliardi pagati complessivamente<br />

dalla società americana per bloccare indagini<br />

federali sulle sue operazioni commerciali.<br />

Il caso Vioxx<br />

«Il meccanismo si è rotto», ha detto David Graham, il medico<br />

che ha testimoniato davanti alla Commissione del<br />

Congresso che indagava sulle anomalie del sistema sanitario<br />

americano. Graham è stato l’esperto che, due anni fa,<br />

si è più battuto contro Vioxx, l’antinfiammatorio della<br />

Merck, ritirato dal mercato nel settembre 2005 dopo cinque<br />

anni di produzione e dieci miliardi di dollari di introiti.<br />

Utilizzato al momento del ritiro da circa 2 milioni di<br />

persone negli Stati Uniti, il Vioxx moltiplicava la possibilità<br />

di eventi cardiaci e cerebrovascolari. Graham e altri<br />

scienziati hanno calcolato che il Vioxx abbia provocato fino<br />

a 144 mila incidenti cardiaci negli Stati Uniti: tra i 30 e<br />

i 50 mila sono stati mortali. I dirigenti della Merck - hanno<br />

mostrato una serie di documenti interni della società -<br />

conoscevano la pericolosità del Vioxx già dal 1999, ma<br />

non hanno mai fatto nulla. Immediatamente dopo lo<br />

scandalo, in Borsa, la quotazione della società si è quasi dimezzata.<br />

Oltre 30 miliardi di dollari sono andati in fumo<br />

(oltre a quelli che la società dovrà pagare nei prossimi anni<br />

in risarcimenti); la Merck ha rischiato la chiusura. Oggi<br />

sopravvive, e detiene il dubbio privilegio di essere responsabile<br />

del “più grave disastro farmaceutico nella storia dell’umanità”<br />

(la definizione è ancora del dottor Graham).<br />

A fine 2005 la vicenda della Merck sembrava comunque<br />

preludere a un nuovo gigantesco scandalo. Il caso Enron<br />

era in fase di discussione processuale, il viluppo di interessi<br />

e scarsi controlli che aveva fatto crollare la<br />

multinazionale dell’energia pareva replicarsi, con esiti ancor<br />

più disastrosi, nel mondo del Big Pharma, delle grandi<br />

società farmaceutiche. Il crollo, alla fine, non c’è stato, anche<br />

se molte di queste società hanno conosciuto perdite in<br />

Borsa pari a più di due cifre. Il caso Merck ha però definitivamente<br />

svelato la povertà dei sistemi di controllo pubblico<br />

sulle medicine, oltre alla scarsa trasparenza dei test di<br />

ricerca e verifica dei nuovi prodotti. Il problema, alla fine,<br />

è risultato ancora una volta quello del rapporto tra controllore<br />

e controllati, con i secondi che, in cambio del via<br />

libera alla commercializzazione, finanziano il primo. Ha<br />

scritto Richard Horton, direttore della rivista medica The<br />

<strong>La</strong>ncet: “Troppo spesso la Food and Drug Administration<br />

ha visto e continua a vedere l’industria farmaceutica come<br />

il suo cliente - una fonte di finanziamento - e non come<br />

un settore della società che ha bisogno di una forte supervisione”.<br />

Proprio per evitare il rischio di collusioni eccessive<br />

tra controllore e controllati, il direttore del National Institute<br />

of Health (che ha il compito di verificare metodi,<br />

scopi, risultati delle ricerche delle case farmaceutiche) ha<br />

proibito ogni rapporto di consulenza tra i suoi scienziati e<br />

le aziende, oltre a vietare che questi possiedano azioni delle<br />

stesse industrie farmaceutiche.<br />

Maggiore trasparenza<br />

Nel gennaio 2006 è poi arrivato il primo vero passo importante<br />

dopo lo scandalo del Vioxx. <strong>La</strong> Food and Drug<br />

Administration ha imposto alle case farmaceutiche una<br />

più chiara e dettagliata esposizione dei componenti dei<br />

loro prodotti e dei possibili rischi collegati alla loro assunzione.<br />

Una misura che andava nel senso delle richieste<br />

che da anni le associazioni dei consumatori facevano<br />

alle amministrazioni americane (una norma in tal senso<br />

era stata quasi approvata dall’amministrazione di Jimmy<br />

Carter, per poi essere archiviata senza troppi sensi di colpa<br />

da Ronald Reagan). <strong>La</strong> maggiore trasparenza decisa<br />

dalla FDA si accompagnava però a un’altra decisione. Il<br />

governo di George Bush proibiva cioè che le richieste di<br />

risarcimento individuale o collettivo alle case farmaceutiche<br />

potessero essere presentate ai tribunali dei singoli Stati.<br />

L’amministrazione giustificava la misura con il fatto<br />

che la Food and Drug Administration, che distribuisce le<br />

licenze per la vendita dei farmaci, è un organismo federale,<br />

e quindi ogni causa intentata alle industrie deve essere<br />

discussa nelle corti federali. In realtà la norma appariva<br />

chiaramente dettata dalle stesse case farmaceutiche, terrorizzate<br />

da numero ed entità delle richieste di risarcimento<br />

presentate dagli americani negli ultimi anni presso<br />

le corti statali (soltanto Merck rischiava di pagare circa<br />

30 miliardi di dollari in risarcimenti). I giudici dei tribunali<br />

statali sono tradizionalmente più sensibili alle richieste<br />

dei consumatori, mentre le corti federali sono state negli<br />

ultimi anni riempite di giudici conservatori nominati<br />

da George Bush. Una loro gestione delle tante richieste di<br />

risarcimento faceva presagire esiti più vicini agli interessi<br />

delle multinazionali della <strong>salute</strong> (che d’altra parte, nel loro<br />

complesso, avevano contribuito alla campagna di<br />

George Bush con 84 milioni di dollari).<br />

<strong>La</strong> cifra record di risarcimenti pagati nel 2006 grazie al<br />

False Claims Act mostra comunque che poco è cambiato<br />

nell’ultimo anno: scarsa informazione, truffe sui prezzi, difetti<br />

di produzione e manipolazione della richiesta restano<br />

componenti intrinseche al mercato farmaceutico americano.<br />

<strong>La</strong> sconfitta dei repubblicani alle elezioni del 6 novembre,<br />

con conseguente maggioranza democratica al<br />

Congresso, prelude però a qualche problema in più per le<br />

industrie del settore. Difficile immaginare una riforma organica<br />

del sistema, o almeno alcune riforme significative<br />

(come per esempio l’apertura all’importazione di medicinali<br />

dal Canada). Ma un Congresso democratico promette<br />

comunque di lanciare la prima vera indagine sulla <strong>salute</strong><br />

pubblica degli ultimi decenni. Il democratico del Michigan<br />

John Dingell è stato eletto a capo della Commissione Energia<br />

e Commercio della Camera e ha già organizzato, a partire<br />

da febbraio, una serie di<br />

incontri centrati sul mercato<br />

nero dei farmaci per il cancro.<br />

Sempre alla Camera alcuni<br />

deputati di prima nomina -<br />

Sherrod Brown, democratico<br />

dell’Ohio, e Bernie Sanders,<br />

indipendente del Vermont - hanno fatto della riforma sanitaria<br />

il perno della loro proposta agli elettori. Le industrie<br />

del Big Pharma preparano le contromosse, assumendo lobbisti<br />

democratici che fino a qualche settimana lavoravano<br />

per Ted Kennedy e Nancy Pelosi. Ma intanto qualcosa si<br />

muove, nel mondo fino a qualche mese fa intoccabile delle<br />

grandi multinazionali. Ha detto Sidney Wolf, di Public<br />

Citizen: «L’unica speranza è parlarne, discuterne. Le inchieste<br />

di oggi preludono alle riforme di domani». .<br />

Chiradzulu.<br />

A sinistra, l’ospedale<br />

distrettuale.<br />

A destra, una<br />

conferenza contro<br />

la trasmissione<br />

dell’Aids presso<br />

la corte distrettuale<br />

di Mombezi.<br />

Malawi, 2004<br />

Il nuovo congresso<br />

democratico promette<br />

di effettuare la prima<br />

vera indagine sulla<br />

<strong>salute</strong> pubblica<br />

| ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 | valori | 27 |<br />

GUEORGUI PINKHASSOV / MAGNUM PHOTOS


GUERRA<br />

&<br />

PACE<br />

Turkmenistan<br />

Il tesoro<br />

di Nyazov<br />

I<br />

di Paolo Fusi<br />

Tra dieci e quindici<br />

milioni di euro sono<br />

sui conti aperti<br />

in Germania<br />

di difficile accesso<br />

per il nuovo governo<br />

| lavanderia |<br />

L DITTATORE DEL TURKMENISTAN È MORTO. Niyazov si è lasciato alle spalle, oltre a parenti rissosi e sparpagliati<br />

per il pianeta a mangiarsi le fortune del Regno, a compagni politici che ora si scannano per la successione<br />

e ad un popolo prostrato dagli stenti, alcuni conti bancari, la maggior parte dei quali in Germania.<br />

Questi conti, quasi tutti presso la filiale di Francoforte della Deutsche Bank, sono cosiddetti “conti di Stato”,<br />

ovvero aperti in nome e per conto del Governo del Turkmenistan, sul quale vengono tuttora versate<br />

le provvigioni milionarie del commercio del gas.<br />

<strong>La</strong> prima domanda: chi ha diritto a prelevare quei quattrini? Ufficialmente il nuovo Governo, ma le banche<br />

tedesche fanno sapere che i soldi, una volta arrivati, vengono dirottati su sottoconti e conti terzi, intestati<br />

personalmente al dittatore o a suoi fiduciari. <strong>La</strong> giustizia tedesca è naturalmente pronta a dare informazioni<br />

sui trasferimenti (che da noi sarebbero illegali), se il Turkmenistan invierà una richiesta di rogatoria.<br />

Il che presuppone un’inchiesta penale contro il defunto, cosa che per il codice turkmeno è impossibile.<br />

Quanti soldi turkmeni sono nascosti in Germania? Presumibilmente tra i 10 ed i 15 milioni di Euro. I soldi<br />

spariti su conti terzi dovrebbero essere una cifra più esigua. Che ne sarà di loro? Le banche attenderanno un<br />

periodo, stabilito per contratto (si varia tra i 10 ed i 20 anni) e poi li incamereranno definitivamente. Oppure<br />

i fiduciari si faranno prendere dall’ingordigia e ne piluccheranno una parte. Se non sono fessi, preleveranno<br />

solo le loro commissioni, e poi continueranno a fare il gioco delle tre scimmiette.<br />

Sembra un’anomalia, invece si tratta di un fenomeno diffuso. Dopo le complesse<br />

vicissitudini legate ai tesori nascosti di dittatori come Abacha, Ferdinand Marcos,<br />

Sukharno e via discorrendo, i fiduciari e le banche che difendono gli interessi dei governi<br />

totalitari hanno trovato un sistema semplice per proteggere i patrimoni illeciti dei propri<br />

clienti. Dato che ogni Paese riconosciuto dalle Nazioni Unite ha diritto ad aprire conti<br />

statali per l’interscambio commerciale, basta usare questi per far sparire i soldi.<br />

Facciamo un esempio strampalato. L’Italia vuole incoraggiare il traffico di rifiuti tossici in Somalia<br />

ed in Eritrea – un’idea pazzesca, che non verrebbe mai in mente a nessuno – e quindi accetta di far pagare<br />

il Warlord di una delle province di laggiù, da parte dell’industria che “scarica”, su un conto per l’interscambio<br />

commerciale aperto presso una qualche filiale di una banca qualunque a Roma (ipotizziamo, sempre<br />

per scherzare, che siano Capitalia e Banca Intesa). Da quel conto, garantiti dallo Stato italiano, i soldi finiscono<br />

nei sottoconti giusti delle persone giuste nelle giurisdizioni giuste. Se un giorno mai qualcuno, a Mogadiscio<br />

o altrove, decidesse di far luce sui soldi dei dittatorelli locali, non avrebbe nessuna traccia dei soldi passati<br />

per l’Italia, e mai e poi mai potrebbe fare una rogatoria.<br />

<strong>La</strong>ggiù, intanto, la lotta per il potere è aperta, con grave scorno di Gazprom, Neftigas, Agip e Eni,<br />

che con Nyiazov avevano contratti solidissimi e di vitale importanza per l’Italia. Cosa accadrà adesso?<br />

Intendo dire: a parte sperare che non faccia freddo e che si riscaldi poco? Facciamo ancora un’illazione assurda:<br />

diciamo che il gruppo di brokeraggio petrolifero britannico RSJ, che lavora con il Turkmenistan, il Kazakistan<br />

ed altri Stati contermini, e che in Italia ha relazioni segretissime e sconvenienti (stiamo inventando tutto,<br />

si tratta solo di un esempio fantasioso), dopo il fallimento dell’operazione Iugas con Aldo Anghessa<br />

e Mario Scaramella ora abbia pronto un programma alternativo. Quale sarà la banca? Non dite<br />

Banca Popolare di Lodi, e non portate le teorie di Giulio Andreotti sul pensar male a vostro sostegno. .<br />

| ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 | valori | 31 |


| inbreve |<br />

conomiaetica<br />

FINMECCANICA<br />

FA AFFARI<br />

D’ORO<br />

IN AFRICA<br />

Una joint venture per vendere<br />

elicotteri in Africa. È quanto hanno<br />

realizzato AgustaWestland (Gruppo<br />

Finmeccanica) e Lybian Company<br />

for Aviation Industry. Questa<br />

mossa consentirà ai due colossi<br />

di beneficiare dei diritti commerciali<br />

per la vendita dei velivoli<br />

nel continente africano. L’accordo<br />

è stato perfezionato da un’ulteriore<br />

commessa a beneficio di<br />

l’AgustaWestland che ha ottenuto<br />

dalla Libia un ordine per 10<br />

elicotteri A109EPower, per un totale<br />

di 80 milioni di euro. I velivoli<br />

serviranno alle forze armate libiche<br />

per pattugliare le coste.<br />

AgustaWestland ha ottenuto<br />

anche una fornitura per le forze<br />

armate britanniche: 658 milioni<br />

di euro per il supporto degli<br />

elicotteri EH101 e 1,4 miliardi<br />

di euro per la realizzazione<br />

di 70 nuovi elicotteri Future Lynx.<br />

Aermacchi, altra azienda<br />

del gruppo Finmeccanica, non<br />

è stata a guardare, siglando due<br />

contratti: il primo con la Nigeria<br />

per l’ammodernamento di 12<br />

MB339A, per un totale di 84 milioni<br />

di dollari; secondo con la Malesia<br />

per un ammontare di 88 milioni<br />

di euro per 8 velivoli MB339CM.<br />

Infine Aermacchi ed Hellenic<br />

Aerospace Industry hanno firmato<br />

accordo di cooperazione<br />

per l’addestratore militare M346.<br />

| 32 | valori | ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 |<br />

MAURIZIO CARANZA<br />

L’UOMO CHE CREÒ<br />

IL MODELLO<br />

VARESE LIGURE<br />

Se ne è andato in silenzio Maurizio Caranza, colui<br />

che ha portato ai fasti della Commissione europea<br />

il comune di Varese Ligure, paese, come altri a lungo<br />

marginale, dell’entroterra ligure di levante .<br />

Caranza divenne sindaco del suo paese e si trovò<br />

di fronte al dramma di un declino annunciato tanto<br />

sul piano anagrafico che su quello economico. Esplorò<br />

l’arco delle soluzioni possibili e delle esperienze<br />

da cui trarre frammenti di quelle soluzioni. Fu così<br />

che si avvicinò all’ambientalismo, convincendosi<br />

che la qualità ambientale, già evidente come fattore<br />

competitivo, nella accezione riferita a processi<br />

e prodotti, per le imprese<br />

operanti sul mercato<br />

globale, potesse diventare<br />

cruciale nella competizione<br />

tra sistemi territoriali. Iniziò<br />

a tutelare la biodiversità<br />

di Varese Ligure, a partire<br />

da quella connessa<br />

al comparto agroalimentare<br />

per arrivare alla floro-faunistica, e a lavorare<br />

per migliorare efficienza e prestazioni ambientali<br />

della sua piccola amministrazione.<br />

Capì che quel percorso alla eccellenza ambientale<br />

doveva essere validato, ad esempio attraverso uno<br />

di quegli strumenti che proprio in quegli anni ’90<br />

la Unione europea andava proponendo al riguardo:<br />

la certificazione di qualità ambientale, in particolare<br />

la Emas (Audit e Schema di Gestione Ambientale),<br />

applicabile anche a scala territoriale, non solo<br />

d’impresa. Investì in tal senso e conseguì l’obiettivo<br />

in un Paese in cui questi concetti erano ignoti<br />

ai più. Varese Ligure divenne il primo comune<br />

certificato Emas, mentre la ST_Microelectronics<br />

di Pasquale Pistorio era stata la prima azienda.<br />

Fu così che fece nascere, divenendone presidente,<br />

“Qualeambiente”, l’associazione degli enti locali<br />

certificati per qualità ambientale.<br />

DOPO I CEREALI<br />

LA MONSANTO<br />

PRODUCE<br />

LA BENZINA OGM<br />

<strong>La</strong> Monsanto, multinazionale leader<br />

nel settore delle biotecnologie,<br />

ha presentato una nuova<br />

generazione di cereali<br />

geneticamente modificati che<br />

possono rispondere alla domanda<br />

crescente di combustibile alternativo<br />

ricavato da materie vegetali,<br />

in particolare dai cereali. Piante<br />

geneticamente modificate, non sono<br />

solo più resistenti agli attacchi<br />

di parassiti e alla siccità, ma anche<br />

capaci di migliorare la loro resa<br />

nella coltivazione, tanto da produrre<br />

un’eccedenza da destinare oltre<br />

che al mercato alimentare anche<br />

a quello dei carburanti alternativi,<br />

primo fra tutti l’etanolo, additivo<br />

che brucia senza produrre le scorie<br />

inquinanti della benzina.<br />

<strong>La</strong> Monsanto ha, dunque, fiutato<br />

il corposo affare e sta orientando<br />

la propria ricerca sugli ogm<br />

al settore bioenergetico, tanto<br />

che i suoi ricercatori hanno<br />

già identificato gli ibridi del cereale<br />

che rendono più etanolo.<br />

L’industria delle biotecnologie,<br />

dopo aver fallito l’obiettivo<br />

di sfamare il mondo, ha imboccato<br />

questa nuova via.<br />

Incentiviamo le risorse rinnovabili? Petrolio e carbone >34<br />

Se la Rai accoglie la sfida di una televisione pubblica >39<br />

Il marchio che riconosce l’impresa sociale >41<br />

CORPORATE<br />

GOVERNANCE<br />

IN GERMANIA<br />

ALLA SBARRA<br />

L’accusa è di appropriazione<br />

indebita: avrebbe pagato parecchi<br />

viaggi di piacere in Brasile, India<br />

Corea, Spagna, Repubblica Ceca<br />

e Polonia con i fondi della casa<br />

automobilistica di cui era dirigente.<br />

A beneficiare dei regali erano<br />

perlopiù sindacalisti. <strong>La</strong> ragione<br />

di tanto viaggiare era mantenere<br />

la pace sociale.<br />

È iniziato a Braunschweig, nella<br />

Germania settentrionale, il processo<br />

a Peter Hartz, ex capo del personale<br />

della Volkswagen, nonché autore<br />

della riforma del mercato del lavoro<br />

che porta il suo nome. Eppure solo<br />

poco tempo fa posava sorridente<br />

con Gerard Schroeder. L’ex<br />

cancelliere infatti chiese proprio<br />

a Hartz di guidare una commissione<br />

per le riforme nel mercato<br />

del lavoro. Hartz con tutta probabilità<br />

chiederà il patteggiamento.<br />

Il clima in Germania non<br />

è dei migliori: secondo un recente<br />

sondaggio di Trasparency<br />

International, il 46 per cento<br />

dei tedeschi è convinto che la loro<br />

economia sia corrotta. E a questo<br />

non ha giovato lo scandalo<br />

che ha coinvolto Joseph Achermann,<br />

presidente di Deutsche Bank.<br />

Il processo a Peter Hartz sarà<br />

probabilmente l’occasione<br />

per introdurre dei cambiamenti<br />

alla corporate governance tedesca.<br />

Il Governo vorrebbe introdurre<br />

dei limiti al passaggio dal consiglio<br />

di gestione al consiglio di sorveglianza<br />

per evitare conflitti di interesse.<br />

BP BACCHETTATA<br />

NEGLI USA,<br />

NON GARANTISCE<br />

PROCEDURE DI SICUREZZA<br />

<strong>La</strong> divisione nordamericana della BP (British<br />

Petroleum) non rispetta gli standard di sicurezza.<br />

Nel 2005 un’esplosione in un impianto in Texas fece<br />

quindici vittime e 170 feriti. Quell’incidente costò<br />

all’azienda circa due miliardi di dollari in rimborsi e altri<br />

costi, a cui vanno aggiunti 1,6 miliardi messi a riserva<br />

per le spese legali. In un rapporto di 300 pagine James<br />

Baker, avvocato ed ex segretario di stato americano,<br />

messo alle corde il colosso britannico.<br />

Se prima dell’incidente in Texas la compagnia<br />

stava compiendo progressi sul fronte della sicurezza<br />

individuale dei dipendenti, lo stesso non si puo’ dire<br />

per la sicurezza nelle procedure. Baker<br />

e i suoi collaboratori hanno prescritto<br />

alla BP dieci raccomandazioni, tra cui<br />

anche la richiesta di istituire un nuovo<br />

ufficio di monitoraggio indipendente che<br />

riferisca al consiglio di amministrazione<br />

per i prossimi cinque anni.<br />

<strong>La</strong> compagnia inglese, che<br />

ha un conto aperto con gli Stati Uniti,<br />

che comprende un grave episodio<br />

di inquinamento in Alaska, ha ammesso la necessità<br />

di correre ai ripari. Durante una conferenza stampa<br />

l’amministratore delegato uscente John Browne<br />

ha assicurato che l’azienda è consapevole della sfida<br />

e dell’importanza di “procedere a miglioramenti”.<br />

Inoltre si è impegnato a mettere in pratica le<br />

raccomandazioni di Baker, anche se soltanto dopo<br />

averle considerate assieme alle conclusioni di un altro<br />

rapporto aziendale sulla sicurezza globale delle<br />

operazioni. E ha difeso la complessiva esperienza nella<br />

sicurezza della sua compagnia. Di fatto, però, Browne<br />

sarà sostituito a breve da Tony Hayward, reponsabile<br />

dell’esplorazione e produzione, che avrà tra i suoi<br />

principali compiti proprio quello di rilanciare la<br />

reputazione della compagnia petolifera negli Usa.<br />

| inbreve |<br />

LA PFIZER<br />

FA PROFITTI<br />

E TAGLIA POSTI<br />

DI LAVORO<br />

Pfizer, leader mondiale del settore<br />

farmaceutico, continua<br />

a guadagnare. Ma l’annuncio<br />

di un forte rialzo degli utili<br />

trimestrali, dovuti a proventi<br />

straordinari, si accompagna<br />

ad un’altra notizia: il taglio<br />

di 10mila posti di lavoro nel 2008<br />

(il 10% della forza lavoro)<br />

con l’obiettivo di ridurre i costi<br />

operativi di 2 miliardi di dollari<br />

l’anno e la chiusura di tre<br />

stabilimenti nel Michigan e due<br />

impianti di produzione nel Nebraska<br />

e nello stato di New York.<br />

<strong>La</strong> riorganizzazione riguarderà anche<br />

gli stabilimenti europei in Francia,<br />

Germania e Italia. A <strong>La</strong>tina rischiano<br />

il posto almeno 500 persone.<br />

Un provvedimento che, secondo<br />

la società, sarebbe necessario<br />

alla luce della imminente scadenza<br />

dei diritti generati dal brevetto<br />

del Lipitor, la pillola contro<br />

il colesterolo che è il best seller<br />

mondiale dei farmaci. Ma tra<br />

le cause, secondo gli analisti,<br />

ci sarebbe anche la concorrenza<br />

dei farmaci generici che costerebbe<br />

alla Pfizer perdere il 41% del proprio<br />

fatturato. Nel 2006, Pfizer ha<br />

registrato profitti per 19,34 miliardi<br />

di dollari, 2,66 dollari per azione,<br />

contro gli 8,09 miliardi, 1,09 dollari<br />

per azione, del 2005. Il giro d’affari<br />

complessivo è cresciuto a 48,37<br />

miliardi di dollari, rispetto<br />

ai 47,41 miliardi precedenti.<br />

| ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 | valori | 33 |


| economiaetica | Cip6 |<br />

Incentiviamo<br />

le risorse<br />

rinnovabili?<br />

Petrolio, rifiuti,<br />

carbone<br />

A proposito di manipolazione del mercato. Senza il famigerato Cip6 alle assimilabili avremmo avuto<br />

a disposizione 30 miliardi di euro per sviluppare eolico, fotovoltaico e biomasse. Una battaglia “liberale” per eliminare<br />

le distorsioni del mercato dell’energia che creano danni alla <strong>salute</strong> prima che alle tasche dei cittadini.<br />

INIZIA A CROLLARE IL MURO DELLE FALSE ENERGIE RINNOVABILI che, attraverso la voce “A3” delle nostre bollette della luce, dal<br />

1992 ad oggi ha drenato oltre 30 miliardi di euro di denaro dei contribuenti (una media di 60 euro l’anno a famiglia)<br />

verso società che gestivano impianti che di rinnovabile e pulito avevano ben poco, per usare un eufemismo. Per quattordici<br />

anni inceneritori di rifiuti solidi urbani, centrali a carbone ed a scarti della lavorazione petrolifera, solo per fare<br />

qualche esempio hanno goduto di contributi elargiti in violazione di normative europee come la 2001/77 riguardante<br />

le energie rinnovabili. Esemplare fu la risposta che il 20 novembre 2003 il Commissario UE per i Trasporti e<br />

l’Energia Loyola De Palacio diede all’europarlamentare Monica Frassoni: “<strong>La</strong> Commissione conferma che, ai sensi della<br />

definizione dell’articolo 2, lettera b) della direttiva 2001/77/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 27 settembre<br />

2001, sulla promozione dell’energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno<br />

dell’elettricità, la frazione non biodegradabile dei rifiuti non può essere considerata fonte di energia rinnovabile”.<br />

Sempre in quegli anni, il Commissario alla Concorrenza Mario Monti criticò i contributi agli inceneritori. Dietro a<br />

quel continuo flusso di milioni di euro che arrivava tramite le bollette della luce dei cittadini ad inceneritori e centrali<br />

a fonti assimilate, infatti si poteva intravedere una infrazione dei Trattati Istituti delle Comunità europee per “aiu-<br />

di Matteo Incerti<br />

Edison, Pirelli, Garrone<br />

e Moratti sono i gruppi<br />

che hanno ricevuto<br />

la maggior parte<br />

dei 3 miliardi di euro<br />

messi a disposizione<br />

dallo Stato<br />

| 34 | valori | ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 |<br />

ti impropri di Stato”.- Infatti la direttiva 2001/77,sulle fonti rinnovabili<br />

elenca quelle fattispecie che “in via esclusiva” possono beneficiare<br />

di sovvenzioni, in uno scenario a liberalizzazione crescente del<br />

mercato dell’energia. <strong>La</strong> direttiva 2001/77 fu fatta proprio per rispondere<br />

a suo tempo ai giusti malumori di Monti, allora Commissario<br />

alla Concorrenza, che additava l’improprietà degli aiuti all’incenerimento,<br />

come i CIP6 in Italia e le NFFOs nel Regno Unito. Ma<br />

per meglio capire i numeri di questa vera e propria truffa energetica<br />

ed ambientale perpetrata negli ultimi quindici anni è necessario dare<br />

alcune cifre “simbolo” estrapolate da documenti ufficiali di ex municipalizzate<br />

o dati dell’Autorità dell’Energia.<br />

Guardiamo ad esempio i dati dell’Autorità dell’Energia riguardante<br />

la “Quota percentuale delle prime dieci società di produzione<br />

nella generazione di Cip6” negli anni 2003 e 2004.<br />

FONTI ASSIMILATE. Al primo posto nel 2003 e 2004 troviamo Edison<br />

che ha assorbito rispettivamente il 54,6% ed il 53,2% delle quote.<br />

Al secondo il gruppo Sarlux, legato alla famiglia Pirelli, che con le<br />

I rifiuti solidi urbani<br />

che vengono raccolti<br />

nelle fosse<br />

dell’inceneritore<br />

dell’ASM di Brescia.<br />

Brescia, 2003<br />

| ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 | valori | 35 |<br />

CHRIS STEELE PERKINS/MAGNUM DAL LIBRO BRESCIA PHOTOS


CHRIS STEELE PERKINS/MAGNUM DAL LIBRO BRESCIA PHOTOS<br />

sue centrali a scarti della lavorazione petrolifera ha ricevuto il 10,8<br />

e 10,3% delle quote Cip6 delle fonti assimilate.<br />

Al terzo posto sempre un altro gruppo Petrolifero, la Erg della<br />

famiglia Garrone che ad esempio dalla centrale della controllata<br />

IsabEnergy di Priolo Gargallo (Siracusa) nel 2005 su un fatturato di<br />

522 milioni di euro, almeno 300 derivavano da incentivi Cip6. In<br />

| 36 | valori | ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 |<br />

Sotto, Antonio<br />

Tencati,<br />

docente<br />

di economia<br />

e gestione<br />

delle imprese<br />

alla Bocconi.<br />

A lato,<br />

la stazione<br />

di ricevimento<br />

degli RSU<br />

nel maxi<br />

inceneritore<br />

dell’ASM.<br />

Brescia, 2003<br />

classifica troviamo anche il Gruppo Apienergia (5,3% di quote Cip6<br />

nel 2004), con l’impianto di raffinerie a Falconara. Per loro almeno<br />

150 milioni l’anno in sovvenzioni Cip6.<br />

In classifica troviamo poi Enipower e la multinazionale Foster<br />

Wheeler-MPE (Centro energia) con quote di mercato del 5,1% di<br />

Cip6. <strong>La</strong> Foster Wheeler ricordiamo costruisce anche inceneritori. Ha<br />

UNA VERA LIBERALIZZAZIONE<br />

C’È UN PROVVEDIMENTO PASSATO NELLA FINANZIARIA che può<br />

rappresentare un piccolo terremoto e segnare una svolta sul futuro<br />

delle politiche energetiche e dello smaltimento dei rifiuti. È quello relativo<br />

alla modifica dei Cip62/92-Certificati Verdi. I contributi che tutti i cittadini<br />

pagano nelle bollette della luce (voce A3) che per i nuovi impianti realizzati<br />

dal 1 gennaio andranno solo alle vere energie rinnovabili: sole, vento,<br />

idrico, biomasse intese come piccole centrali a legno e scarti animali<br />

o biodegradabili. Il tutto in osservanza alla normativa 2001/77/CE<br />

che stabilisce che “la frazione non biodegradabile dei rifiuti non può essere<br />

considerata fonte di energia rinnovabile”. Dal 1992 ad oggi contro ogni legge<br />

dell’Unione Europea (tanto che sono avviate infrazioni comunitarie<br />

e nel 2001 l’allora Commissario Mario Monti tuonò contro questi incentivi)<br />

l’Italia ha finanziato con i soldi in teoria destinati alle rinnovabili ciò<br />

che rinnovabile non era. Carbone, inceneritori di rifiuti, raffinerie di scarti<br />

petroliferi. Un giro da 3,1 miliardi di euro, 60 euro a famiglia nelle bollette<br />

Enel. E queste società in Borsa volavano grazie a questi contributi godendo<br />

di un “mercato protetto”. Ora i finanziamenti rimarranno solo fino<br />

alla scadenza dei contratti per gli impianti già esistenti. I nuovi inceneritori<br />

non avrebbero, quindi, i contributi presi dalle bollette della luce di ogni<br />

cittadino e l’opzione potrebbe essere una sola, quella di alzare le tariffe<br />

dei rifiuti locali per sostenerne la costruzione e la gestione.<br />

<strong>La</strong> nuova norma che elimina i contributi alla combustione di plastiche<br />

ed altri rifiuti non biodegradabili ed altre false fonti rinnovabili per il professor<br />

Antonio Tencati, docente reggiano di Economia e Gestione delle imprese<br />

e dell’ambiente presso l’Università Bocconi di Milano «è una grande<br />

opportunità d’innovazione. Questo provvedimento - spiega Tencati -<br />

è una grande occasione per riflettere sull’introduzione di politiche veramente<br />

innovative nel campo della gestione della filiera dei rifiuti. Avrà delle<br />

conseguenze - spiega - in termini di programmazione e definizione delle<br />

politiche, in quanto si potrà ragionare sulla sostenibilità di differenti opzioni<br />

e non più solo su quella dell’inceneritore». «Prima la politica era quella<br />

delle rendita tramite i contributi Cip6 presi dalle bollette dei cittadini - spiega<br />

Tencati - ora si dovrà passare per forza all’innovazione, è una vera svolta<br />

di liberalizzazione». In questa situazione differenziate spinte, riciclaggio,<br />

compostaggio saranno tutti vantaggiosi dal punto di vista economico rispetto<br />

all’incenerimento. Per Tencati «questa scelta farà riflettere sull’importanza di<br />

attivare l’industria del riciclo e del recupero per quanto riguarda la gestione<br />

del ciclo di vita dei rifiuti, ricordo che già dieci anni fa alla Bocconi<br />

spiegammo che nel ciclo di vita del rifiuti (in termine tecnico LCA ndr)<br />

il riciclo, le differenziate di qualità possibili solo con il porta a porta<br />

erano più conveniente rispetto ad altre opzioni». M. I.<br />

proprio ragione Beppe Grillo quando sostiene che” Moratti e Garrone<br />

si pagano le campagne acquisti di Inter e Sampdoria anche con le<br />

bollette della luce di milanisti e genoani. Dov’è la calcio condicio?”.<br />

FONTI PSEUDO RINNOVABILI. Dalle assimilate passiamo alla ‘classifica’<br />

delle fonti pseudo rinnovabili. Dicesi pseudo perché le società che<br />

FONTE: ELABORAZIONE AUTORITÀ PER L'ENERGIA ELETTRICA E IL GAS SU DATI GRTN-TERNA - SETTEMBRE 2006<br />

FONTE: ELAB. AUTORITÀ PER ENERGIA ELETTRICA E GAS SU DICHIARAZIONI OPERATORI - GIUGNO 2006<br />

PRODUZIONE LORDA DI ENERGIA ELETTRICA [GWH]<br />

| economiaetica |<br />

TABELLA 1<br />

2001 2002 2003 2004 2005<br />

Solidi 31.730 35.447 38.813 45.518 43.606<br />

Gas naturale 95.906 99.414 117.301 129.772 149.259<br />

Prodotti petroliferi 75.009 76.997 65.771 47.253 35.846<br />

Altri 14.147 15.788 16.406 17.945 18.207<br />

Totale termoelettrico (A) 216.792 227.646 238.291 240.488 246.918<br />

Idroelettrico da pompaggi (B) 7.115 7.743 7.603 7.164 6.806<br />

Idroelettrico (da apporti naturali) 46.810 35.519 36.674 42.744 36.067<br />

Eolico 1.179 1.404 1.458 1.847 2.343<br />

Fotovoltaico 5 4 5 4 4<br />

Geotermico 4.506 4.662 5.341 5.437 5.325<br />

Biomassa e rifiuti 2.587 3.423 4.493 5.637 6.155<br />

Totale rinnovabili (C) 55.087 49.012 47.971 55.669 49.893<br />

Totale (A+B+C) 278.994 284.401 293.865 303.321 303.672<br />

RITIRI DI ENERGIA DEL GRTN [GWH]<br />

TABELLA 2<br />

2001 2002 2003 2004 2005<br />

Cip6 47.153 49.765 50.361 52.382 50.296<br />

di cui assimilata 38.789 41.183 40.723 42.227 40.463<br />

di cui rinnovabile 8.365 8.583 9.638 10.155 9.833<br />

Mini idro (deliberazione n.62/02) 2.769 2.897 2.411 3.064 0<br />

Eccedenze (deliberazione n.108/97) 3.603 1.347 1.140 1.218 966<br />

Totale ritiri 53.525 54.009 53.912 56.664 51.262<br />

DETTAGLIO RITIRI IN CONVENZIONE CIP6 [GWH]<br />

DIPONIBILITÀ DI CAPACITÀ LORDA PER I MAGGIORI GRUPPI [MW]<br />

TABELLA 3<br />

2001 2002 2003 2004 2005<br />

Comb. di processo o recuperi energia 15.902 17.100 16.530 17.773 12.900<br />

Combustibili fossili 20.054 18.200 17.433 16.408 12.197<br />

Totale 35.956 35.300 33.963 34.181 26.097<br />

Impianti esistenti 2.833 5.877 6.759 8.045 15.366<br />

Totale 38.789 41.177 40.722 42.226 40.463<br />

TABELLA 4<br />

TERMOELETTRICA IDROELETTRICA RINNOVABILE<br />

2003 27.808 14.092 1.076<br />

Enel 2004 27.956 14.318 931<br />

2005 28.020 14.363 991<br />

2003 7.129 739 30<br />

Edipower 2004 7.820 740 0<br />

2005 7.870 740 0<br />

2003 4.483 1.036 197<br />

Gruppo Edison 2004 4.677 1.167 245<br />

2005 5.702 1.120 264<br />

2003 4.803 1.003 11<br />

Endesa Italia 2004 5.384 1.015 0<br />

2005 5.465 0 1.017<br />

2003 2.792 0 25<br />

Gruppo Eni 2004 4.312 0 21<br />

2005 5.121 0 18<br />

2003 2.898 50 22<br />

Tirreno Power 2004 2.844 73 0<br />

2005 2.428 63 0<br />

vediamo in testa all’aggiudicazione dei Cip6 sono legate in gran<br />

parte alla produzione di energia attraverso incenerimento dei rifiuti<br />

e forme simili. Nel 2003 Asm Brescia, che ha il più grande inceneritore<br />

d’Italia e tra i più grandi d’Europa ha assorbito il 3,9% di<br />

quote Cip6, per passare poi all 4,8% nel 2004. Che cosa significa in<br />

sonanti euro lo spiega il professor Marino Ruzzenenti: «Nel 2004<br />

| ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 | valori | 37 |


ILCICLONE BEPPE GRILLO<br />

SE IL MURO DEI CIP6 È INIZIATO A CADERE il merito è anche suo.<br />

Di Beppe Grillo, nemico pubblico numero uno delle false rinnovabili e degli<br />

inceneritori che non arretra di un millimetro ed annuncia nuove battaglie che<br />

partiranno da febbraio con il suo tour RESET ed il suo blog (www.beppegrillo.it).<br />

<strong>La</strong> richiesta di abolire i Cip6 pro assimilate e forni, Grillo l’ha sottoposta<br />

a Prodi proprio il 10 aprile sul suo blog e dallo spettacolo di Reggio Emilia.<br />

“Pedalare, Prodi, pedalare” scrisse. «Le cose iniziano a muoversi anche se<br />

temo che il dipendente Bersani si inventerà qualcosa - commenta oggi Grillo -<br />

ma ora rivogliamo indietro i soldi che dal ‘92 ad oggi ex municipalizzate<br />

e petrolieri hanno percepito illegalmente tramite le nostre bollette della luce,<br />

cosa che continueranno a fare fino alla scadenza dei contratti per gli impianti<br />

esistenti», dice il comico genovese. Sul suo blog il più visitato in Europa,<br />

una petizione online alla Commissione ed al Governo per abolire i Cip6<br />

è stata firmata da oltre 25.000 cittadini. Questo mentre tutti gli organi<br />

di stampa nazionali tacevano sul caso Cip6. Quando la “mano morta”<br />

di un funzionario ha cambiato il testo concordato in commissione al Senato<br />

dal blog è partito un video al vetriolo di super Beppe: «pillola rossa: inceneritori»,<br />

visitato in pochi giorni da oltre 110.000 persone. «C’è un trappola!»,<br />

ha avvertito Grillo in versione da battaglia. Dal blog sono partite migliaia<br />

di mail di gente comune prima all’indirizzo di Marini, poi di Prodi,Bersani,<br />

Pecoraro,Letta ed in copia ai Commissario europei all’ambiente,energia,<br />

concorrenza. «Gli inceneritori sono un incantesimo dannoso per la <strong>salute</strong><br />

e pure anti economico - spiega Grillo - con i miei spettacoli, le manifestazioni<br />

in piazza, le azioni ed incontri dei Meet Up (la rete di fans del comico<br />

sul territorio oltre 30.000 aderenti organizzati via internet ndr) spieghiamo<br />

i pericoli per la <strong>salute</strong> con medici, scienziati, ora tutti parlano delle<br />

nanopolveri, smascheriamo l’inganno economico ed energetico che c’è dietro,<br />

la gente deve sapere che ci sono persone che fanno i capitalisti in borsa<br />

con le nostre bollette della luce». Ma non c’è solo denuncia. «Spieghiamo<br />

pure le alternative, la raccolta porta a porta, il trattamento biologico,<br />

insomma sbugiardiamo i dipendenti (politici ndr) piromani su tutta la linea».<br />

Un fiume in piena che Grillo non è certo intenzionato a fermare.<br />

IL WALL STREET JOURNAL NEL 1993: INCENERITORI? UN DISASTRO ECONOMICO<br />

L’INCENERIMENTO DEI RIFIUTI? UN DISASTRO ECONOMICO. A sostenerlo in tempi<br />

non sospetti, era l’11 agosto 1993 il Wall Street Journal, quotidiano che non si può<br />

certo additare di “estremismo ambientalista”. A scovare e tradurre l’articolo è stato<br />

il professor Federico Valerio, responsabile del dipartimento di chimica ambientale<br />

dell’Istituto Tumori di Genova. Il Wsj sottolineava come ‘’gli organismi pubblici<br />

che hanno incoraggiato la costruzione di inceneritori hanno posto scarsa attenzione<br />

agli aspetti economici dell’incenerimento dei rifiuti. In sintesi, il bilancio economico<br />

di questo trattamento è terribile, in quanto costringe gli utenti ed i contribuenti<br />

a pagare migliaia di milioni di dollari all’anno in più , rispetto ai costi per il trattamento<br />

tradizionale dei rifiuti” (nel 1993 il metodo comparato era la discarica, oggi esistono<br />

tecniche migliori come il compostaggio della frazione organica e i trattamenti<br />

“a freddo” come il TMB ndr). “<strong>La</strong> crisi dei rifiuti - affermava il Wsj - era più fittizia<br />

che reale, realizzata ad arte per agevolare in vari modi i produttori di inceneritori.<br />

Ad esempio, nella costruzione d’impianti per la produzione di elettricità dai rifiuti,<br />

il settore pubblico si accolla i rischi finanziari dell’operazione, mentre le compagnie<br />

che forniscono e gestiscono gli impianti impongono alle municipalità norme contrattuali<br />

“capestro”, quali l’invio agli impianti di una costante quantità di rifiuti ad un prezzo<br />

prefissato”. Il Wsj poi spiegava come “il futuro economico degli inceneritori potrebbe<br />

peggiorare, per i seguenti motivi: 1) Gli inceneritori sono importanti fonti inquinanti.<br />

I maggiori costi per rendere ecologicamente compatibili i vecchi inceneritori<br />

costringeranno i Comuni a raddoppiare le tasse sui rifiuti. 2) Le compagnie elettriche<br />

ostacolano una legge federale che, per favorire gli inceneritori, le obbliga a comprare<br />

l’elettricità prodotta dagli inceneritori a costi superiori a quelli di mercato (…).<br />

3) <strong>La</strong> Corte Suprema degli Stati Uniti deve decidere se le ceneri degli inceneritori<br />

sono, dal punto di vista legale, un rifiuto pericoloso”.<br />

| 38 | valori | ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 |<br />

Asm Brescia ha ricevuto 55,315 milioni di euro Cip6 pagati tramite<br />

le nostre bollette Enel voce A3». E la società volava in Borsa grazie<br />

a questo mercato protetto. Secondo quanto accordato dalla nuova<br />

normativa essendo un impianto operativo prima della legge<br />

godrà di contributi fino a scadenza dei contratti. In classifica troviamo<br />

poi sempre Apienergia, ed Actelios (del gruppo Falck che gestisce<br />

tra gli altri l’inceneritore di Granarolo (Bologna) in partnership<br />

con Hera con la Frullo Energia Ambiente Srl e quello di Trezzo<br />

d’Adda (Milano) con la società Prima Srl. Amsa nel 2003 ha ricevuto<br />

l’1,7%. E via andando… tra un inceneritore e l’altro alimentato<br />

come quelli di Hera, Enia e qualsiasi altra ex municipalizzata con i<br />

contributi in bolletta Enel. Per rendersi conto delle proporzioni di<br />

questo mercato “protetto” basta ricordare, come fa il professor Ruzzenenti<br />

«che nel 2005 alle assimilate sono andati 3.988,6 milioni di<br />

euro di danaro pubblico, contro 1.709,5 milioni incassati per fonti<br />

“rinnovabili”»- E tra queste “rinnovabili”<br />

Beppe Grillo durante<br />

il suo spettacolo<br />

al Teatro Sistina.<br />

Il comico genovese<br />

con il suo blog è uno<br />

dei protagonisti<br />

della battaglia<br />

contro la truffa Cip6.<br />

Roma, 2004<br />

ricordiamo che c’erano pure i rifiuti nonbiodegrabili<br />

secondo una interpretazione<br />

errata della normativa europea.<br />

Ancora più eloquenti le tabelle qui a<br />

fianco (vedi TABELLA 2 ) che dimostrano come<br />

dal 2001 al 2005 siano state le assimilate e<br />

le “rinnovabili” (tra queste anche le false) a<br />

ricevere la gran parte dei contributi. E queste<br />

società volavano in Borsa…<br />

Il bluff energetico delle false rinnovabili<br />

ed assimilate e dalla combustione da rifiuti<br />

lo si evince poi dalla tabella riguardante<br />

la produzione energetica suddivisa per<br />

settori fornita dal 1997 al 2005 (vedi TABELLA 1<br />

). Alla voce “Biomasse e rifiuti” dove vengono<br />

scambiate per biomasse ciò che biomasse<br />

non sono per le normative europee<br />

(la combustione cioè di rifiuti nonbiodegradabili<br />

come le plastiche) vediamo che<br />

l’energia prodotta, pur essendo più incentivati gli inceneritori, è<br />

quasi pari a quelle del Geotermico e tre volte l’eolico che però non<br />

era praticamente incentivato. Alla faccia della “termovalorizzazione”.<br />

Del resto basta ricordarsi che lo studio dell’Università Bocconi<br />

del 2005 ha dimostrato che il costo di 1 MWh prodotto da un medio<br />

impianto idroelettrico è pari a 66 euro che scende a 63 se viene<br />

prodotto all’eolico, sale a 121 se prodotto da biomasse e arriva a 280<br />

se si tratta di fotovoltaico. L’incenerimento di rifiuti solidi urbani<br />

con “recupero energetico”, senza considerare il costo di gestione e<br />

trattamento dei rifiuti ed i danni alla <strong>salute</strong> umana causati dalle nanoparticelle,<br />

diossine e quant’altro, prima che arrivino all’inceneritore,<br />

è di 228 euro MWh. Solo gli aiuti impropri ricevuti tramite i<br />

Cip6 hanno fino ad oggi reso conveniente per gli investitori e Borsa<br />

l’incenerimento dei rifiuti.<br />

E la nostra vecchia cara Enel? Sui giornali in questi giorni hanno<br />

raccontato acquistando pagine e pagine che la gran parte dell’energia<br />

da loro prodotta era “rinnovabile”. Ma i dati della “disponibilità<br />

di capacità lorda” (vedi TABELLA 4 ) dimostrano che nel 2005<br />

l’Enel ha avuto una disponibilità da energie rinnovabili addirittura<br />

inferiore rispetto a quella del 2003… .<br />

Se la Rai<br />

accoglie la sfida<br />

di una tv<br />

veramente<br />

pubblica<br />

| comunicazione | economiaetica |<br />

Contenuti digitali disponibili a tutti sotto la licenza Creative commons. Il nuovo contratto di servizio<br />

siglato dal Ministero delle Comunicazioni e la Rai contiene molti elementi di novità che rischiano di essere però vanificati<br />

dalla Commissione parlamentare di Vigilanza dove prevalgono interessi ben diversi da quelli dei cittadini.<br />

IL MINISTERO DELLE COMUNICAZIONI E LA RAI hanno<br />

appena rinnovato il contratto di servizio per i<br />

prossimi tre anni (2007-2009). Il nuovo contratto<br />

contiene molte no-<br />

di Jason Nardi vità, ma la più rilevante - e<br />

per certi versi la più rivolu-<br />

zionaria - è senza dubbio quella di mettere<br />

a disposizione della rete italiana tutti i<br />

contenuti prodotti dalla RAI stessa sotto licenze<br />

come Creative Commons. Non solo:<br />

si parla anche di stimolare l’autoproduzione<br />

degli utenti, di forme di interazione<br />

diretta sul sito www.rai.it e di migliorarne<br />

l’accessibilità secondo le specifiche del<br />

W3C (il Web Consortium riconosciuto internazionalmente).<br />

Tutto questo è contenuto nel nuovo articolo<br />

6 (produzione multimediale), di cui<br />

riproduciamo qui accanto il testo. <strong>La</strong> discussione<br />

da parte della Commissione bicamerale<br />

di Vigilanza Rai del Parlamento<br />

sta trasformando in una vera battaglia con<br />

le diverse lobbies che non vogliono che i<br />

cittadini italiani possano avere libero accesso<br />

ai contenuti pagati negli anni con il<br />

canone. Difficile dire in che misura, ma<br />

senza dubbio questa piccola grande rivoluzione<br />

non è capitata per caso: è il frutto di<br />

una serie di battaglie negli ultimi anni e in<br />

particolare di un appello lanciato durante<br />

Terra Futura a Firenze nel 2006 da Arcoi-<br />

IL TESTO DELL’ARTICOLO 6: L’OFFERTA MULTIMEDIALE<br />

1. <strong>La</strong> RAI si impegna a definire una strategia<br />

di valorizzazione della propria produzione<br />

editoriale e dei propri diritti audiovisivi sulle diverse<br />

piattaforme distributive, comprendenti l’offerta<br />

digitale terrestre, satellitare; IPTV, mobile e Internet.<br />

2. <strong>La</strong> Rai si impegna ad incrementare e aggiornare<br />

il servizio offerto sul portale RAI.IT al fine<br />

di estendere l’attuale produzione di contenuti<br />

specifici per Internet e dare adeguata visibilità<br />

a tutta l’offerta di contenuti RAI, con particolare<br />

riferimento all’offerta radio-televisiva.<br />

3. <strong>La</strong> Rai si impegna, per quanto riguarda l’offerta<br />

di contenuti sul portale RAI.IT, a:<br />

A] definire linee guida di pubblicazione sul portale<br />

RAI.IT in modo da facilitare e rendere coerente<br />

e accessibile la navigazione dell’utenza all’interno<br />

di tutti i siti che fanno capo a tale portale.<br />

In particolare, la RAI si impegna a rispettare<br />

i criteri di accessibilità e usabilità, secondo i criteri<br />

coerenti con quanto specificato dal consorzio<br />

internazioneW3C;<br />

B] rendere disponibili sul portale RAI.IT tutti i contenuti<br />

radiotelevisivi prodotti dalla RAI a tutti gli utenti<br />

che si collegano ad Internet dal territorio nazionale,<br />

avendo cura di rendere disponibile i contenuti<br />

trasmessi dalla televisione e dalla radio non appena<br />

termina la trasmissione di tali contenuti;<br />

ris.tv e CRIS Italia, assieme ad altre organizzazioni, che<br />

è sfociato poi in una campagna chiamata “Libera Rai<br />

in libero Stato” per “liberare” gli archivi del servizio radiotelevisivo<br />

pubblico, che ha ottenuto oltre 32000 firme<br />

online in pochi mesi, e che è stato consegnato al<br />

Ministro delle Comunicazioni Gentiloni.<br />

Libertà di accesso<br />

e creatività<br />

Le reti digitali pongono una nuova sfida al<br />

servizio pubblico radiotelevisivo: permettono<br />

a chiunque di avere accesso, nel momento<br />

e dal luogo da lui scelto, alle informazioni<br />

ed alle opere creative che desidera<br />

tra quelle disponibili attraverso le reti digitali.<br />

Questa possibilità offerta dalle nuove<br />

tecnologie è un’occasione di crescita creativa<br />

e culturale per l’Italia, per gli italiani e<br />

non solo. E’ quindi un obiettivo culturale e<br />

sociale fondamentale quello di mettere a<br />

disposizione di tutti gli individui i contenuti<br />

liberamente utilizzabili per fini non<br />

commerciali.<br />

<strong>La</strong> Rai, infatti, dispone di uno straordinario<br />

patrimonio di contenuti. Dal 1954,<br />

oltre 50 anni di storia, di programmi, notizie,<br />

documentari, personaggi e opere<br />

d’autore che hanno formato e informato<br />

generazioni di italiani attraverso la televisione<br />

di Stato (quando monopolista) e il<br />

servizio pubblico sono tuttora in buona<br />

| ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 | valori | 39 |


| economiaetica |<br />

parte “chiuse” nelle Teche Rai. Programmi<br />

andati in onda una o poche volte (o mai<br />

andati in onda), magari ad orari improbabili,<br />

che possono tornare di dominio pubblico.<br />

Una parte importante di questi contenuti<br />

può già essere messa a disposizione<br />

degli individui perché la Rai ne detiene<br />

pieni diritti di diffusione attraverso le reti<br />

digitali (o perché sono ormai nel pubblico<br />

dominio, o perché ha precedentemente<br />

acquisito dagli aventi diritto la facoltà di<br />

diffonderli e/o consentirne la modifica).<br />

L’OCSE, sulla scorta di quanto già disposto<br />

dalla direttiva Ue in tema di Informazione<br />

del Servizio Pubblico, ha recentemente riconosciuto<br />

l’importanza di mettere a disposizione<br />

di tutti gli individui contenuti<br />

pubblici. In Gran Bretagna, la BBC ha già<br />

percorso con successo la strada di mettere<br />

a disposizione dei cittadini britannici gratuitamente<br />

una parte dei propri archivi<br />

(attraverso licenze Creative Archives).<br />

Non è un caso che il “padre” delle licenze<br />

Creative Commons <strong>La</strong>wrence Lessig<br />

abbia deciso di appoggiare interamente l’iniziativa<br />

con una lettera aperta pubblicata<br />

sul Sole 24Ore dell’11 gennaio. “<strong>La</strong> proposta,”<br />

scrive Lessig, “da una parte riempie di<br />

soddisfazione noi tutti che abbiamo lavorato<br />

per realizzare e mettere a disposizione<br />

del pubblico le licenze Creative Commons<br />

e, dall’altra, realizza gli obiettivi di una moderna<br />

istituzione pubblica d’informazione,<br />

offrendo un’occasione di crescitaa creativa,<br />

culturale ed economica per l’Italia.”<br />

Un vantaggio per tutti<br />

Il denaro pubblico speso negli anni per<br />

realizzare la preziosa collezione di contenuti<br />

della Rai, patrimonio culturale e memoria<br />

collettiva di tutti gli Italiani, trova<br />

insomma la sua più nobile capitalizzazione<br />

nel mettere a disposizione di tutti gli individui<br />

quei contenuti. Al tempo stesso, il servizio<br />

pubblico potrebbe avere un maggiore ritorno economico<br />

sfruttando la comunicazione pubblicitaria dei<br />

suoi oltre 350 siti internet, prima di tutto quelli delle<br />

teche (Rewind, Raiclick, Techerai) e offrendo servizi<br />

per esigenze commerciali specifiche.<br />

Il passaggio successivo è tutto fuorché scontato e<br />

le resistenze interne alla Rai non mancano: che si investa<br />

realmente nella multimedialità (e nelle diverse<br />

piattaforme: internet, Iptv, mobile) e si applichino<br />

concretamente e in tempi brevi gli strumenti attuati-<br />

| 40 | valori | ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 |<br />

IL TESTO DELL’ARTICOLO 6 [SEGUE]<br />

C] negoziare l’acquisizione dei diritti per la diffusione<br />

sul web di tutti i contenuti trasmessi nell’ambito<br />

dell’offerta radiotelevisiva. A tal fine, la RAI<br />

si impegna a destinare all’acquisizione di tali diritti<br />

non meno del 7% di tutte le risorse finanziarie<br />

da essa impiegate per la produzione o acquisizione<br />

di contenuti trasmessi nell’ambito dell’offerta<br />

radio-televisiva;<br />

D] offrire una produzione di contenuti specifica<br />

per il portale RAI.IT;<br />

E] offrire all’utenza, nell’ambito della licenza nota<br />

come Creative Commons, la possibilità di scaricare<br />

via Internet tutti i contenuti radio-televisivi<br />

prodotti dalla RAI mediante proventi dei canoni<br />

di abbonamento;<br />

G] offrire a tutti i siti web, che si impegnino<br />

a rispettare l’integrità dei contenuti e la restrizione<br />

dell’accesso a tali contenuti nell’ambito<br />

del territorio nazionale, la possibilità di distribuire<br />

tutti i contenuti presenti sul portale RAI.IT, nei limiti<br />

della propria disponibilità dei diritti su tali contenuti;<br />

H] offrire agli utenti spazi di comunicazione<br />

e discussione all’interno del portale RAI.IT,<br />

con adeguata visibilità, inclusa la possibilità<br />

di commentare l’intera programmazione<br />

radio-televisiva RAI, e la possibilità di pubblicare<br />

contenuti auto-prodotti dagli utenti stessi;<br />

I] promuovere il portale RAI.IT attraverso tutti<br />

i programmi radio-televisivi che offrano contenuti<br />

su detto portale in modo da incrementare il numero<br />

di utenti unici che visitano detto portale;<br />

L] sviluppare interfacce tecnologiche per la diffusione<br />

dei contenuti del portale RAI.IT su tutti i principali<br />

nuovi dispositivi di fruizione audiovisiva disponibili<br />

sul mercato, incluso cellulari, pda, lettori audio<br />

portatili, lettori video portatili, set-top-box IPTV<br />

e console da videogiochi collegati ad Internet;<br />

M] sviluppare un’offerta specifica internazionale<br />

per le comunità di Italiani residenti all’estero<br />

e per la promozione economico, culturale<br />

e turistica del paese all’estero.<br />

4. <strong>La</strong> RAI è tenuta a trasmettere al Ministero<br />

e all’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni,<br />

per ciascun semestre, entro i successivi tre mesi,<br />

una dettagliata informativa circa il numero<br />

dei contenuti pubblicati e del traffico giornaliero<br />

generato dall’utenza per ciascun sito del portale<br />

RAI, con riferimento particolare agli utenti unici,<br />

ai tempi medi di fruizione, alle tecnologie impiegate<br />

per accedere e alla provenienza degli utenti".<br />

vi (e quelli per vigilare sulla implementazione).<br />

Un esempio è quello di reimpostare<br />

per il futuro le politiche di procurement<br />

dei diritti d’autore, per far sì che non<br />

vi siano ostacoli legali alla diffusione con<br />

licenze libere dei contenuti prodotti dalla<br />

Rai stessa.<br />

Limiti e aspetti<br />

controversi<br />

Ci sono inoltre una serie di limiti nel nuovo<br />

contratto, che andrebbero superati, come<br />

quello della diffusione dei contenuti ristretta<br />

“agli utenti che si collegano ad<br />

Internet dal territorio nazionale”: un controsenso<br />

al servizio pubblico universale e<br />

un provvedimento che esclude una parte<br />

importante di fruitori, quali i cittadini italiani<br />

residenti all’estero. Ma soprattutto,<br />

non molto rispettoso della privacy, dal momento<br />

che prevede l’identificazione della<br />

provenienza del collegamento dell’utente.<br />

Oppure il fatto che la Rai insista che il<br />

canone venga esteso de facto come imposta<br />

di proprietà a computer e telefonini<br />

connessi a internet e non solo per i televisori,<br />

come paventa l’associazione Altroconsumo.<br />

Si basa su una legge non proprio<br />

al passo con i tempi: il Regio decreto<br />

246 del 1938 sulla “Disciplina degli abbonamenti<br />

alle radioaudizioni”, che nel<br />

1975 è stato aggiornato alla “diffusione radiofonica<br />

e televisiva”, mantenendo però<br />

invariato il carattere di tassa di possesso<br />

più che di abbonamento al servizio.<br />

<strong>La</strong> sostanza, comunque, è quella di una<br />

grande svolta nel modo di concepire il rapporto<br />

tra servizio pubblico e cittadinocontribuente-utente,<br />

dove la televisione di<br />

Stato non è più un feudo dei potentati di<br />

turno e si distingue veramente – per qualità<br />

e tipologia dell’offerta – dall’emittenza<br />

commerciale. Grazie all’apertura e alla “liberazione”<br />

dei contenuti, infatti, potranno<br />

essere i cittadini a scegliere e vigilare sulla qualità<br />

della programmazione, costringendo la Rai a migliorare<br />

il servizio.<br />

Le licenze Creative Commons sono nate per cogliere<br />

le opportunità offerte dalle nuove tecnologie,<br />

mettendo a disposizione un ventaglio di licenze che<br />

rendono facile la circolazione delle opere nelle reti digitali.<br />

Sono oggi disponibili online oltre 150 milioni<br />

di opere con licenze CC. In Italia, è il Politecnico di<br />

Torino ad occuparsi dell’adattamento alla legislazione<br />

italiana (www.creativecommons.it)..<br />

Il marchio<br />

che riconosce<br />

l’impresa<br />

che vuole<br />

essere sociale<br />

| trasparenza | economiaetica |<br />

L’Ong toscana Ucodep ha vinto l’Oscar di Bilancio, l’unico premio nazionale riconosciuto dalla comunità<br />

economico-finanziaria che identifica le imprese, organizzazioni pubbbliche, assicurazioni, banche e associazioni non profit<br />

che siano riuscite ad realizzare la migliore comunicazione economica, sociale e ambientale.<br />

NON CAPITA TUTTI I GIORNI DI VINCERE UN OSCAR, soprattutto<br />

se è l’Oscar di Bilancio, che premia quelle che la FERPI<br />

(Federazione Relazioni Pubbliche Italiana) considera le<br />

migliori imprese per gestione e trasparenza<br />

di Jason Nardi<br />

amministrativa. A vincerlo per il settore<br />

non profit è stata l’Ong toscana Ucodep.<br />

Sul podio, accanto all’associazione aretina, le imprese private premiate<br />

sono state la SAI assicurazioni, la banca Monte dei Paschi di Siena,<br />

la FIAT SpA e l’azienda Indesit Company (per la governance societaria),<br />

mentre è andato al Comune di Brescia il premio per le amministrazioni<br />

pubbliche. “Questi bilanci,” afferma la FERPI, “eccellono per la capacità<br />

di comunicare identità e scopi dell’organizzazione, e illustrano<br />

anche le ragioni delle scelte sul campo effettuate da ciascun ente.”<br />

L’Oscar di Bilancio è, ad oggi, l’unico Premio Nazionale di questo<br />

genere riconosciuto dalla comunità economico-finanziaria del nostro<br />

Paese. Dal 1954 l’Oscar di Bilancio premia infatti le imprese, le organizzazioni<br />

pubbliche, le assicurazioni, le banche e le associazioni non<br />

profit che siano riuscite ad attuare la migliore comunicazione economica,<br />

sociale ed ambientale verso tutti i pubblici di riferimento.<br />

<strong>La</strong> motivazione del premio di Ucodep è lusinghiera: il bilancio sociale<br />

è “sorretto da un impianto metodologico che non ha pari nel non<br />

profit per chiarezza e rigore e che riesce ad offrire un eccellente esempio<br />

di rendicontazione e sostenibilità. Rendicontazione sociale ed economica<br />

raggiungono un ottimo livello di integrazione; inoltre, l’accurata<br />

riclassificazione di entrate e uscite offre un quadro di massima<br />

trasparenza su fonti di entrate e destinazione dei ricavi.”<br />

E questo nonostante la Ong di Arezzo sia un’organizzazione di medio-piccole<br />

dimensioni (con un bilancio intorno ai 5 milioni di euro),<br />

ma con una capacità gestionale che le ha permesso di conseguire la certificazione<br />

ISO 9001, di redigere un rapporto sociale e accreditarlo presso<br />

l’Istituto italiano della Donazione (che attesta la correttezza e la qualità<br />

operativa delle organizzazioni che fanno raccolta fondi) sino alla<br />

valutazione positiva dell’agenzia indipendente UN-GURU.<br />

Se qualità, efficienza e professionalità sono termini che si usano so-<br />

prattutto nel mondo aziendale, Ucodep vi fa riferimento come impresa<br />

sociale, sia nelle attività di cooperazione internazionale all’estero, sia<br />

in quelle sul territorio toscano: dalle attività con le scuole, al servizio di<br />

mediazione culturale negli ospedali, dal commercio equo e solidale al<br />

centro di documentazione sull’immigrazione. Negli ultimi anni è aumentata<br />

la raccolta fondi da privati (aziende e cittadini), seppure le entrate<br />

principali derivino ancora per buona parte (71%) da enti pubblici.<br />

<strong>La</strong> tendenza è quella di «mantenere un equilibrio per non avere una<br />

dipendenza da un singolo finanziatore», spiega il direttore Pietro Nibbi.<br />

Nel sistema di qualità di Ucodep, ci sono parametri di rigore che l’organizzazione<br />

si è data, come l’utilizzo dei fondi per il funzionamento<br />

dell’organizzazione (le spese generali sono sotto il 12%) e il fatto che<br />

un donatore non deve superare il 20% del totale di bilancio (Mae e Ue<br />

sono entrambe intorno al 20%). «<strong>La</strong> cooperazione decentrata è uno dei<br />

tratti caratteristici della nostra azione, per cui lavoriamo a stretto contatto<br />

con gli enti locali».<br />

Quali sono gli aspetti critici? Secondo Daniela Tavanti, direttrice<br />

amministrativa, la crescita sostenuta di Ucodep è stata molto impegnativa<br />

e non sempre omogenea: «abbiamo sempre maggiori progetti,<br />

ma le sedi estere si stanno ancora strutturando e devono ancora consolidarsi<br />

negli uffici amministrativi e gestionali. <strong>La</strong> sfida più importante<br />

e difficile è quella di fidelizzare il personale all’estero, perché rimanga<br />

a lavorare con noi a lungo termine. Il meccanismo di comunicazione<br />

con l’estero è ancora da rafforzare, per far capire meglio cosa fa Ucodep<br />

nel complesso e far partecipare maggiormente tutti, dando forza al senso<br />

di appartenenza all’associazione».<br />

Per Ucodep, la trasparenza amministrativa e il bilancio sociale “rappresentano<br />

un investimento importante in termini di risorse per una<br />

migliore qualità e innovazione del nostro lavoro, delle idee e della sperimentazione.<br />

Non è solo la grande impresa che deve fare innovazione<br />

e avere responsabilità sociale», conclude Petrelli, «ma anche l’impresa<br />

sociale. Un pezzo rilevante dell’economia di questo paese viene<br />

dal terzo settore e dobbiamo essere convincenti sul nostro progetto di<br />

innovazione, reggendo il confronto con l’impresa privata». .<br />

| ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 | valori | 41 |


NOVAMONT<br />

Cip 6<br />

Fine di una droga<br />

illiberale<br />

F<br />

di Walter Ganapini<br />

| macroscopio |<br />

ORSE LA PIÙ IMPORTANTE LIBERALIZZAZIONE ha preso corpo nell’ambito della Legge Finanziaria per il 2007<br />

grazie all’eliminazione di quella che Mario Monti anni fa definiva, nella allora sua qualità<br />

di Commissario Europeo alla Concorrenza, “droga illiberale”: l’attribuzione degli incentivi alle fonti<br />

rinnovabili di energia (cosiddetti CIP6, derivati come quota dei pagamenti dei cittadini attraverso<br />

le bollette per i consumi elettrici) ai gestori di forni inceneritori di rifiuti muniti di appendice<br />

per la produzione di elettricità, con modesti rendimenti ed alte emissioni climalteranti.<br />

È ben noto a chi segua “<strong>Valori</strong>” come l’incenerimento rappresenti, assieme alla discarica, la più<br />

costosa ed impattante forma di smaltimento dei rifiuti, resa appetibile proprio dalla remunerazione<br />

‘drogata’ sopra citata.<br />

Migliaia di miliardi di vecchie lire, negli anni, sono andati a beneficiare, seguendo criteri<br />

non evidentissimi, alcuni gestori (non tutti), spesso approdati in Borsa alla luce di detta ‘drogata’<br />

redditività e secondo i meccanismi di privatizzazione non preceduti da adeguati percorsi<br />

di liberalizzazione tipici delle esperienze inglese, italiana e russa.<br />

Tutto denaro nostro che doveva promuovere il decollo del solare, dell’eolico, dell’energia<br />

da biomasse: denaro che, come spiega Alessandro Penati, ha invece ingrassato gli ‘Advisors’ e, come<br />

dice Franco Bernabè, quegli “imprenditori” nazionali che, a debito<br />

e non con risorse proprie, sono andati a caccia di ex-monopoli<br />

pubblici nel giammai obsoleto mercato dei Servizi Pubblici Locali<br />

per rigenerarli come monopoli privati.<br />

Chi certo non è ingrassato, in questo clima di privatizzazioni<br />

d’arrembaggio, è stato il portafoglio dei cittadini-utenti, ciò che<br />

invece dovrebbe essere obiettivo primo di ogni sana liberalizzazione.<br />

<strong>La</strong> forza degli interessi in gioco è stata tale che una “manina”<br />

correggesse il testo finale di legge, laddove manteneva in vita transitoriamente il privilegio solo<br />

per gli impianti realizzati ed operativi, estendendolo anche agli impianti genericamente autorizzati:<br />

“manina” simile a quella che aveva introdotto il più noto “errore” che dava il “liberi tutti”<br />

ad amministratori pubblici infedeli al ruolo, calabresi e non.<br />

<strong>La</strong> pressione pubblica ha aiutato l’On. Sodano, promotore della misura di liberalizzazione, ad esigere<br />

che entrambi gli “errori” fossero cancellati dal Consiglio dei Ministri poco prima di Capodanno,<br />

ripristinando la dizione virtuosa.<br />

Colpi di mano sono ancora possibili in sede di conversione in Legge dei Decreti Legge correttivi<br />

degli “errori”, ad esempio stando a quanto rumorosamente richiesto da non più compassati Masanielli<br />

torinesi; nel caso ciò accadesse, sarebbe bene rammentare che la Commissione Europea ha già<br />

annunciato procedura d’infrazione in materia, a partire dal tentativo del “focoso” ex ministro Altero<br />

Matteoli (che voleva un forno per Provincia almeno) di estendere la distorsione dei CIP 6 ai nuovi<br />

sistemi di incentivazione, i Certificati Verdi.<br />

Ad informazione di chi mai avesse avuto nozione della “droga illiberale” basti ricordare che ogni<br />

anno si trattava di almeno 3 miliardi di euro di soldi trasferiti senza alcun criterio e\o controllo. .<br />

<strong>La</strong> più importante<br />

liberalizzazione contenuta<br />

nella Finanziaria: porre fine<br />

agli incentivi per le false<br />

rinnovabili che hanno<br />

permesso di far restare<br />

in vita sistemi costosi<br />

| ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 | valori | 43 |


| inbreve |<br />

Pensare senza auto per un vivere respirabile >46<br />

<strong>La</strong> sostenibile leggerezza del buon vecchio tram>50<br />

conomiasolidale<br />

Radici di ferro per non dimenticare la storia >52<br />

CIBO CASA<br />

E TRASPORTI<br />

IN ROSSO<br />

CON L’AMBIENTE<br />

Cibo, casa e trasporti.<br />

Queste tre voci, secondo uno studio<br />

della Commissione europea,<br />

sono causa all’80 per cento,<br />

nella loro realizzazione e fornitura,<br />

dell’impatto ambientale in Europa.<br />

Lo studio si chiama Environmental<br />

Impact of Products (Eipro), Impatto<br />

ambientale dei prodotti, sottotitolo<br />

Analisi degli impatti ambientali<br />

del ciclo di vita riferiti ai consumi<br />

finali dell’Europa a 25.<br />

Centoquaranta pagine<br />

di rapporto, più 200 di allegati,<br />

una trentina di ricercatori<br />

al lavoro per due anni. L’obiettivo<br />

è individuare i prodotti che hanno<br />

il più alto impatto ambientale<br />

nel corso del loro ciclo di vita.<br />

Il cibo assorbe il 31 per cento<br />

di energia primaria usata nella Ue,<br />

l’edilizia il 23,6 per cento, i trasporti<br />

il 18,5 per cento. In cima alla<br />

classifica per l'impatto ambientale<br />

prodotto ci sono i veicoli a motore,<br />

al secondo i bar e i ristoranti<br />

e al terzo gli stabilimenti<br />

per l’imballaggio delle carni.<br />

A seguire gli impianti di riscaldamento<br />

(esclusi quelli elettrici),<br />

la macellazione e il trattamento<br />

del pollame, le abitazioni dei single,<br />

gli insaccati, il latte, le lavatrici<br />

domestiche e il formaggio.<br />

| 44 | valori | ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 |<br />

DALL’AMAZZONIA<br />

ALLA PIANURA PADANA<br />

L’EFFETTO SERRA<br />

RIGUARDA TUTTI<br />

Il 28 febbraio a Verona si terrà il convegno<br />

“Qualità dell’aria in Pianura Padana ed effetto serra”.<br />

Esistono interazioni fisiche ed economiche<br />

tra il controllo delle emissioni degli inquinanti<br />

atmosferici e la mitigazione dei gas serra.<br />

<strong>La</strong> conferenza presenterà lo stato dell’arte nella lotta<br />

all’inquinamento atmosferico negli ambiti urbani<br />

e nella mitigazione dell’effetto serra e rivolgerà<br />

una particolare attenzione alla definizione e attuazione<br />

di un campo comune d’azione. Il convegno è promosso<br />

dall’Alleanza per il Clima (www.climatealliance.it ),<br />

una rete composta da 1400 enti locali<br />

(comuni, province e regioni) italiani, austriaci<br />

e tedeschi, (140 sono i membri italiani), nata nel 1990<br />

per la salvaguardia del clima.<br />

Gli enti appartenenti a questa<br />

onlus s’impegnano a realizzare<br />

un obiettivo molto ambizioso:<br />

la diminuzione del 50%<br />

delle emissioni di gas inquinanti<br />

entro il 2010. Vi fanno parte<br />

molti importanti comuni europei<br />

come Berlino, Monaco, Vienna, mentre in Italia le città<br />

più grandi come Milano e Roma non se la sono ancora<br />

sentite di prendersi questo impegno, nonostante siano<br />

attive da tempo delle collaborazioni con l’Alleanza.<br />

Aderiscono invece con buoni risultati Venezia, Firenze,<br />

Modena, Bolzano, Trento, Ferrara, le regioni Umbria<br />

e Abruzzo. I comuni, le province e le regioni innanzitutto<br />

lavorano su se stessi, sensibilizzando il proprio<br />

personale sui temi ecologici: incentivano i propri<br />

dipendenti a spostarsi con i mezzi pubblici, rinnovano<br />

il loro parco veicoli con auto ecologiche o ibride,<br />

prestano maggiore attenzione alle certificazioni<br />

energetiche del loro patrimonio edilizio.<br />

Poi si occupano di sensibilizzare la cittadinanza,<br />

un lavoro molto lungo e lento. L’organizzazione<br />

sostiene i popoli indigeni delle foreste pluviali perché<br />

il 25% dei cambiamenti climatici della terra sono dovuti<br />

alla distruzione delle foreste dell'Amazzonia.<br />

ARCHITETTURA<br />

E SOSTENIBILITÀ,<br />

TERRA FUTURA<br />

PREMIA LE TESI<br />

L’Istituto nazionale di bioarchitettura<br />

bandisce, in collaborazione con<br />

“Terra futura” (Mostra – Convegno<br />

internazionale delle buone pratiche<br />

di sostenibilità), la seconda edizione<br />

del concorso “Architettura<br />

e Sostenibilità”. Si tratta di un<br />

premio alle migliori tesi di laurea<br />

sui temi della bioarchitettura<br />

e dell’innovazione tecnologica<br />

finalizzata al miglioramento<br />

della qualità del costruito<br />

e dell’ambiente. <strong>La</strong> tesi deve essere<br />

stata discussa tra il 30 settembre<br />

2003 e il 31 gennaio 2007.<br />

Il premio è stato realizzato<br />

in collaborazione con: la facoltà<br />

di Ingegneria dell’università<br />

di Firenze, facoltà di Ingegneria<br />

edile e architettura del Politecnico<br />

di Milano, facoltà di Architettura<br />

dell’università degli Studi di Napoli<br />

Federico II, Centro studi<br />

di progettazione edilizia<br />

ecocompatibile dell’Alma Mater<br />

Studiorum università<br />

di Bologna e facoltà di Architettura<br />

dell’università IUAV di Venezia.<br />

Per la seconda edizione<br />

si è estesa la partecipazione<br />

ad altre quattro università italiane:<br />

Roma, Parma, Catania,<br />

Reggio Calabria a cui si aggiunge<br />

e la facoltà di Architettura<br />

dell’università di Firenze.<br />

<strong>La</strong> cerimonia di premiazione<br />

delle tesi si terrà all’interno<br />

di “Terra Futura”, il 18 e 20 maggio<br />

alla Fortezza da Basso a Firenze.<br />

IL RIMEDIO<br />

OMEOPATICO<br />

PIACE<br />

AGLI ITALIANI<br />

Le case farmaceutiche non faranno<br />

i salti di gioia alla notizia che sta<br />

aumentando anche in Italia il ricorso<br />

alle cure omeopatiche. Lo rileva<br />

un rapporto realizzato dall’Osservatorio<br />

scienza e società di observa - Science<br />

in Society. Un italiano su tre ricorre<br />

saltuariamente ai prodotti omeopatici<br />

per curarsi. Uno su dieci, invece, lo fa<br />

con una certa assiduità.<br />

Uno dei motivi per cui gli italiani<br />

mostrano questo gradimento<br />

per i prodotti omeopatici, dipende<br />

dalla convinzione che questi rimedi<br />

abbiano meno effetti collaterali<br />

rispetto ai farmaci tradizionali.<br />

Una buona percentuale (20%)<br />

è convinta che abbiano maggiore<br />

efficacia nella cura delle malattie.<br />

Il consumatore di prodotti omeopatici<br />

in genere è donna, ha un grado<br />

di istruzione medio alto ed è residente<br />

nel nord Italia. Il minimo di consensi<br />

per l'omeopatia si riscontra<br />

tra i maschi con scarsa istruzione<br />

residenti al sud. L’omeopatia<br />

non esclude l’utilizzo di terapie<br />

farmacologiche tradizionali:<br />

solo due italiani su cento, infatti,<br />

dichiarano di usare esclusivamente<br />

prodotti omeopatici. Gli altri,<br />

invece, li abbinano o li alternano<br />

ai farmaci tradizionali.<br />

“FATTORIE SOCIALI”<br />

UN MODELLO VINCENTE<br />

DI AGRICOLTURA ETICA<br />

E SOSTENIBILE<br />

Economia sociale e crescita dei più deboli,<br />

nella provincia di Roma è possibile grazie al progetto<br />

delle “Fattorie sociali” che favorisce l’integrazione<br />

dei più svantaggiati per creare valore, sociale<br />

ed economico. Coinvolte nel progetto, nato sulla scorta<br />

dell’esperienza olandese, sono per il momento<br />

15 aziende agricole, che associano ai naturali obiettivi<br />

produttivi e commerciali finalità terapeutiche<br />

e riabilitative, con servizi e attività che coinvolgono<br />

i disabili. Le aziende agricole consentono l’inserimento<br />

sociale e lavorativo dei più deboli e permettendogli<br />

di svolgere un’attività remunerata alla portata<br />

delle effettive capacità lavorative.<br />

Portatori di handicap, tossicodipendenti, detenuti,<br />

anziani vengono coinvolti in attività<br />

agricole, di coltivazione, di allevamento<br />

o di trasformazione di prodotti<br />

agroalimentari. <strong>La</strong> ricerca<br />

e le sperimentazioni di questi ultimi<br />

decenni hanno ampiamente evidenziato<br />

che il rapporto con la natura<br />

e gli organismi viventi possono alleviare<br />

in modo significativo le condizioni<br />

di disagio di persone che si trovano<br />

a vivere una momentanea o permanente condizione<br />

di fragilità, oltre a facilitare l’inserimento lavorativo<br />

di individui con disabilità o portatori di disagio sociale.<br />

Inoltre, nelle “Fattorie sociali” ci si può dedicare<br />

all’assistenza e alla cura degli anziani e di degenti<br />

post-ospedalieri, si possono insediare asili nido,<br />

ludoteche, centri di produzione artistica e tutti<br />

quegli altri servizi che vengono definiti come “servizi<br />

di prossimità”. Un’ulteriore possibilità di sviluppo<br />

è legata alla commercializzazione dei prodotti alimentari,<br />

che non portano i segni di eventuali difficoltà<br />

delle persone che li hanno prodotti. Per favorire<br />

lo scambio di informazioni, esperienze e conoscenze<br />

tra le aziende e le cooperative è nato il forum<br />

delle “Fattorie sociali” per maggiori informazioni<br />

è possibile visitare il sito www.provinciabile.it .<br />

| inbreve |<br />

ALLA ZELATA<br />

25 ANNI DI<br />

AGRICOLTURA<br />

BIODINAMICA<br />

Alla Zelata di Bereguardo,<br />

in provincia di Pavia, a marzo del 2007<br />

saranno 25 anni che l’associazione<br />

biodinamica organizza corsi<br />

di agricoltura. Un punto di riferimento<br />

per quanti oggi praticano e<br />

insegnano la biodinamica in Italia.<br />

Il corso è articolato in un primo<br />

incontro intensivo di quattro giorni,<br />

dal 1 al 4 marzo, a cui seguirà<br />

un intermezzo di 6 mesi<br />

con esercitazioni a casa e un servizio<br />

di tutoraggio a distanza. Si passerà<br />

quindi ad un secondo corso<br />

intensivo, sempre di quattro giorni,<br />

nel mese di ottobre.<br />

I due cicli sono stati organizzati<br />

e studiati in modo da garantire a chi<br />

voglia frequentare anche un solo<br />

corso una solida base di conoscenza<br />

del metodo biodinamico.<br />

Sono previsti diversi appuntamenti<br />

nei fine settimana dedicati<br />

a tematiche di specializzazione<br />

e di approfondimento. Altra novità<br />

è l’attestato di frequenza<br />

e abilitazione con il riconoscimento<br />

delle competenze acquisite e relativi<br />

crediti formativi che verrà rilasciato<br />

dall’Associazione alla fine<br />

di ogni incontro.<br />

Il primo appuntamento<br />

del nuovo ciclo formativo avrà<br />

i seguenti docenti: Carlo Triarico,<br />

Giorgio Bortolussi, Marco Bernhard,<br />

Michele Lorenzetti. <strong>La</strong>po Cianferoni<br />

parlerà di marchio di qualità<br />

e dei nuovi indirizzi di mercato.<br />

Per informazioni: assbio@tin.it<br />

| ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 | valori | 45 |


| economiasolidale | mobilità sostenibile |<br />

Pensare senza auto<br />

per un vivere respirabile<br />

Per dare una spallata all’inquinamento servono alternative all’automobile. Dalla bici ai car sharing e car pooling. Bisogna imboccare rapidamente strade alternative, ma l’Italia è ancora indietro.<br />

ALANCIARE L’ALLARME SUGLI EFFETTI CATASTROFICI DELL’INQUINA-<br />

MENTO ci provano da anni gli ambientalisti di tutto il mondo,<br />

purtroppo con scarsi risultati. Qualsiasi studio scientifico<br />

sullo stato di <strong>salute</strong> della Terra prospetta<br />

di Elisabetta Tramonto un futuro nero. Il mese scorso la Commissione<br />

europea ha pubblicato un rapporto sulle<br />

conseguenze dell’effetto serra che descrive uno scenario<br />

da film dell’orrore: migliaia di morti, inondazioni, desertificazione<br />

(vedi BOX ). Al coro si è unito anche Al Gore,<br />

storico rivale di George W.Bush, che, dopo la sconfitta alle<br />

elezioni del 2000, si è dedicato a raccogliere materiale<br />

sulla distruzione del pianeta causata dall’inquinamento,<br />

che si è trasformato nel film “Una scomoda verità”, nelle<br />

sale in questi giorni. Dopo tante e tali prospettive catastrofiche<br />

dovremmo essere talmente spaventati da fare<br />

qualcosa subito per invertire la rotta, qualcosa di drastico.<br />

Invece no. I pensieri sull’inquinamento mondiale svaniscano<br />

nel nulla appena sorge il bisogno di andare in uffi-<br />

| 46 | valori | ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 |<br />

cio, al ristorante o in banca. Si chiude la porta di casa e si<br />

mette in moto l’auto. E proprio con questo semplice gesto<br />

(la chiave nella serratura, il motore che si accende…)<br />

diamo il via alla catastrofe climatica e ambientale. Il trasporto<br />

stradale, infatti, è una delle principali fonti dell’inquinamento<br />

atmosferico (vedi BOX ). È il fattore su cui bisognerebbe<br />

intervenire drasticamente. “Interventi spot<br />

come i blocchi della circolazione, le domeniche a piedi o<br />

le targhe alterne si sono rivelati inutili, i limiti di emissione<br />

di sostanze inquinanti continuano a essere superati –<br />

dichiara Andrea Poggio, vicedirettore nazionale di Legambiente<br />

– È necessario cambiare il concetto di mobilità.<br />

L’uso dell’automobile privata deve ridursi drasticamente,<br />

ma è necessario offrire delle alternative, che si chiamano<br />

car sharing, car pooling, abbonamenti alle città, ma anche<br />

piste ciclabili, un trasporto pubblico efficiente, tram,<br />

treni, auto elettriche e a idrogeno”. Dal rapporto di Legambiente<br />

e dell’Istituto Ambiente Italia “Ecosistema ur-<br />

Una “domenica senza<br />

auto”, promossa<br />

dai comuni italiani<br />

per contrastare<br />

l’emergenza smog.<br />

Sotto, Andrea Poggio,<br />

Vicedirettore generale<br />

Legambiente. Per lui<br />

questi interventi<br />

si sono rivelati inutili:<br />

«I limiti di emissione<br />

di sostanze inquinanti<br />

continuano<br />

a essere superati».<br />

bano 2006” emerge l’immagine di un trasporto pubblico<br />

inefficiente nella maggior parte delle città italiane, pochissime<br />

piste ciclabili, poche alternative all’uso dell’auto.<br />

“Servono fondi per sostituire i mezzi di trasporto pubblico<br />

più inquinanti, per organizzare le reti di car sharing,<br />

per costruire le piste ciclabili – continua Andrea Poggio –<br />

ma soprattutto serve una politica di sistema orientata verso<br />

una mobilità sostenibile”. <strong>La</strong> finanziaria 2007 ha stanziato<br />

270 milioni di euro in tre anni da destinare a un fondo<br />

per la mobilità sostenibile. “Se potessi scegliere come<br />

utilizzare questi fondi, li impiegherei per diffondere una<br />

cultura della mobilità sostenibile, per avviare convenzioni<br />

con le aziende di trasporto locale per abbonamenti ai<br />

mezzi a prezzi accessibili, per sancire accordi con le aziende<br />

perché distribuiscano ai dipendenti oltre ai ticket restaurant,<br />

una sorta di ticket mobilità, da spendere in mezzi<br />

di trasporto sostenibile. Vedremo come il governo invece<br />

deciderà di utilizzarli”. “Lo scorso dicembre il mini-<br />

ALESSANDRO TOSATTO / CONTRASTO<br />

| economiasolidale |<br />

LE PISTE CICLABILI IN EUROPA [RAPPORTO METRI OGNI 100 ABITANTI]<br />

200 METRI/100 ABITANTI<br />

150<br />

100<br />

50<br />

0<br />

TURKU [358 km]<br />

HELSINKI [1.080 km]<br />

TAMPERE [350 km]<br />

AARHUS [470 km]<br />

STOCCOLMA [733 km]<br />

HEIDELBERG [118 km]<br />

COPENHAGEN [380 km]<br />

BERLINO [620 km]<br />

DRESDA [266 km]<br />

VIENNA [1.000 km]<br />

GOTEBORG [370 km]<br />

BRISTOL [66 km]<br />

LIONE [164 km]<br />

PARIGI [270 km]<br />

MADRID [284 km]<br />

PRAGA [93 km]<br />

BARCELLONA [128 km]<br />

tra parentesi i km totali<br />

MILANO [72 km]<br />

LONDRA [350 km]<br />

SARAGOZZA [28 km]<br />

ROMA [86 km]<br />

RIGA [13 km]<br />

stro Pecoraio Scanio ha firmato un decreto per istituire un<br />

tavolo nazionale per la mobilità sostenibile con rappresentati<br />

delle Regioni, delle associazioni ambientaliste e<br />

dei sindacati per raccogliere indicazioni su come orientare<br />

i finanziamenti - spiega Paolo Piacentini, della segreteria<br />

tecnica del ministero dell’Ambiente - Nella finanziaria<br />

sono già state definite le linee guida per ridurre il traffico<br />

urbano, aumentando il trasporto pubblico, favorendo il<br />

trasporto collettivo, inserendo mezzi ecologici”.<br />

Su due ruote<br />

Non serve andare lontano per trovare un esempio di mezzo<br />

di trasporto ecologico, basta tornare alla più classica bicicletta.<br />

Peccato che non siano molte le città in Italia che<br />

dedicano attenzione a questo modello di mobilità sostenibile.<br />

A dire il vero la situazione non è molto diversa in<br />

gran parte d’Europa. Paradossalmente sono i paesi più<br />

freddi ad aver coltivato una cultura delle due ruote, con<br />

gli oltre 700 km di piste ciclabili di Stoccolma, 1000 a<br />

Vienna e a Helsinki. In Italia la situazione è ben diversa.<br />

Nella classifica stilata da Legambiente nel rapporto “Ecosistema<br />

urbano Europa” Milano, Roma e Napoli sono agli<br />

ultimi posti (vedi GRAFICO ). “Dobbiamo imparare dai paesi<br />

del Nord Europa, dove è stata sviluppata una vera politica<br />

di mobilità ciclabile con infrastrutture nuove che tutelano<br />

i diritti del cittadino, come piste ciclabili e parcheggi<br />

per biciclette, ma anche una segnaletica ad hoc e interventi<br />

di vigilanza urbana. L’Italia è molto indietro da questo<br />

punto di vista. Si sta facendo qualcosa a Bolzano e a<br />

Ferrara”, spiega Andrea Poggio. A Milano l’assessore alla<br />

Mobilità, Trasporti e Ambiente Edoardo Croci ha approvato<br />

l’ampliamento della rete di piste ciclabili dagli attuali<br />

70 a 120 chilometri in tre anni. E per incentivare l’uso delle<br />

due ruote, Legambiente propone dei piani di mobilità<br />

integrata, con abbonamenti misti treno+bicicletta o metro+bici.<br />

A livello regionale l’associazione ambientalista<br />

ha stipulato degli accordi con le aziende di trasporto locale.<br />

“In Lombardia ad esempio abbiamo raggiunto<br />

un’intesa con Trenitalia, con cui per i treni regionali non<br />

è possibile stipulare accordi a livello nazionale, per un abbonamento<br />

treno+bici a 42 euro all’anno – spiega Andrea<br />

Poggio – così io, che vivo a Lodi e lavoro a Milano, posso<br />

tranquillamente muovermi senza prendere l’auto. Uso la<br />

| ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 | valori | 47 |<br />

NAPOLI [0 km]<br />

FONTE: RAPPORTO ECOSISTEMA URBANO EUROPA<br />

ELABORAZIONE LEGAMBIENTE SU DATI AMBIENTE ITALIA


TUTTA COLPA DELLE AUTOMOBILI<br />

IN ITALIA CIRCOLANO 58 VETTURE OGNI 100 ABITANTI, ben al di sopra delle 49 della<br />

media europea. L’Agenzia europea per l’ambiente ha rilevato negli ultimi 10 anni un aumento<br />

del 18,9% dei gas a effetto serra emessi da auto, moto e camion. Secondo la banca dati<br />

europea Corinair il settore dei trasporti nel nostro paese contribuisce per il 59% alla<br />

produzione di monossido di carbonio (CO) totale, per il 46% agli ossidi di azoto (NOx), per<br />

il 33% ai composti organici volatili (COV) e per il 31% alla produzione di polveri sottili, PM10.<br />

Tutte sostanze altamente dannose per la <strong>salute</strong> dell’uomo, che provocano problemi all’apparato<br />

respiratorio, riproduttivo e all’epidermide. <strong>La</strong> qualità nell’aria nelle città italiane è pessima.<br />

Lo rivela il rapporto di Legambiente Ecosistema Urbano 2007. L’anno scorso i limiti delle<br />

famigerate polveri sottili, PM0, sono stati superati in 62 delle 79 città monitorate da Legambiente.<br />

206 giorni di superamento a Palermo, 183 a Verona, 162 a Torino, 159 a Padova,<br />

156 a Venezia, 152 a Milano, 125 a Roma (la legge dal 2005 fissa un limite giornaliero di 50<br />

microgrammi di PM10, che può essere superato al massimo per 35 giorni all’anno). E.T.<br />

<strong>La</strong> tassa sul traffico<br />

in vigore a Londra.<br />

IN RETE<br />

www.icscarsharing.it<br />

www.mianocarsharing<br />

www.ecodallecitta.it<br />

www.cittamobile.it<br />

bici fino alla stazione, poi la carico sul treno, quindi la riprendo<br />

a Milano per pedalare fino all’ufficio”.<br />

Città a pagamento<br />

Far pagare un pedaggio a chi entra in città in auto. È questo<br />

il metodo, scelto da alcuni centri urbani, in Europa e<br />

non solo, per scoraggiare l’uso della macchina. Oslo ha introdotto<br />

la tassa sull’inquinamento già nel 1990, oggi costa<br />

2 euro. Singapore ci ha pensato addirittura 31 anni fa,<br />

nel 1975. Per entrare in auto a Londra si pagano 8 sterline<br />

al giorno, circa 12 euro. Stoccolma, dopo qualche mese di<br />

sperimentazione, ha pensato di interpellare i suoi abitanti<br />

e lo scorso settembre ha sottoposto a referendum l’introduzione<br />

del road pricing. Ha vinto il sì con il 53% dei voti.<br />

I risultati della fase di sperimentazione sono stati ottimi:<br />

in sei mesi il flusso di veicoli in entrata e in uscita dal centro<br />

è diminuito del 22%, le sostanze inquinanti nell’aria<br />

sono calate da un 8,5% a un 14% e nelle casse del Comune<br />

sono entrati 60 milioni di euro, usati per finanziare<br />

UNA MACCHINA DAL CUI TUBO DI SCAPPAMENTO esca solo vapore<br />

acqueo. È la magia delle auto alimentate a idrogeno,<br />

che usano pile a combustibile (l’idrogeno può<br />

anche essere usato come com-<br />

di Elisabetta Tramonto bustibile in un motore a combustione,<br />

ma in tal caso emetterebbe<br />

ossidi di azoto, perdendo così la sua caratteristica di non<br />

inquinante). Sono auto elettriche a tutti gli effetti che, come batteria,<br />

usano una pila a combustibile, dove l’unione tra l’idrogeno<br />

e l’ossigeno dell’aria produce l’energia elettrica per far muovere<br />

l’auto. Esistono già da anni, ma solo a livello di prototipi. Molte<br />

| 48 | valori | ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 |<br />

nuovi progetti di mobilità sostenibile. In Italia l’unica città<br />

che ha deciso di introdurre la tassa sul traffico è Milano,<br />

scatenando dure polemiche. <strong>La</strong> fase sperimentale avrebbe<br />

dovuto iniziare questo mese, il 19 febbraio come aveva annunciato<br />

il sindaco Letizia Moratti, invece i tempi si stanno<br />

allungando più del previsto. “Abbiamo deciso di coinvolgere,<br />

nella progettazione del ticket d’ingresso alle città,<br />

la Provincia e la Regione Lombardia, con cui è iniziata una<br />

fase di concertazione – spiega l’assessore alla Mobilità, Trasporti<br />

e Ambiente del Comune di Milano Edoardo Croci –<br />

dovremmo comunque riuscire ad avviare la sperimentazione<br />

entro la fine di quest’anno”. “<strong>La</strong> tassa sul traffico è<br />

uno strumento molto utile se inserito in una politica di<br />

mobilità sostenibile e se diventa un modo per orientare le<br />

scelte individuali verso soluzioni di trasporto differenti –<br />

commenta Andrea Poggio – Ma devono esistere queste soluzioni<br />

differenti. A Stoccolma insieme al road pricing sono<br />

state create sei nuove linee di trasporto pubblico e 200<br />

nuovi bus. Milano dovrebbe fare altrettanto. I ticket d’ingresso<br />

dovrebbero poi essere affiancati a una sorta di abbonamento<br />

alla città, un insieme di convenzioni con le<br />

aziende di trasporto locale, taxi, car sharing, noleggio di<br />

auto e biciclette, che permettano di muoversi facilmente<br />

in città senza la macchina”.<br />

Condividere per inquinare meno<br />

Se quattro persone si spostano con una sola automobile<br />

inquinano quattro volte meno rispetto a quanto farebbero<br />

usando ciascuno una macchina diversa. Su questo<br />

principio più che ovvio si basano alcune delle soluzioni<br />

di mobilità sostenibile introdotte negli ultimi anni. Come<br />

il car pooling, che permette di condividere un mezzo<br />

di trasporto privato tra un gruppo di persone che percorrono<br />

lo stesso tragitto. Tipico il caso dei colleghi di lavoro.<br />

Nelle aziende più piccole è un servizio organizzato<br />

autonomamente tra colleghi, nelle strutture più grandi<br />

Da Torino a Messina<br />

l’Italia viaggia a idrogeno<br />

Per un vero e proprio mercatodelle auto a idrogeno è ancora presto. Ma si moltiplicano le applicazione di questo carburante pulito.<br />

case automobilistiche ne hanno sviluppato uno: Fiat, General Motors,<br />

Bmw, Honda, Toyota.<br />

Ma prima di poter acquistare un’auto a idrogeno ci vorrà ancora<br />

del tempo. «Una decina d’anni – precisa Gaetano Cacciola, direttore<br />

del Cnr-Itae di Messina - Si pensava di poter arrivare a un<br />

mercato delle auto a idrogeno tra il 2007 e il 2008, invece non è<br />

stato possibile. Bisognerà aspettare il 2015. Ci sono ancora troppi<br />

problemi». Le case automobilistiche hanno investito molto in ricerca<br />

sull’idrogeno e sul fronte tecnologico i risultati sono ottimi.<br />

«Le attuali auto a idrogeno hanno un rendimento migliore di<br />

un’auto elettrica, con un’autonomia superiore – spiega Gaetano<br />

invece possono essere inseriti sistemi informatici ad hoc.<br />

Sempre con l’obiettivo di ridurre le auto in circolazione<br />

è nato il car sharing, una sorta di noleggio auto per un<br />

periodo ridotto, dedicato in particolare a chi usa saltuariamente<br />

la macchina e non vuole averne una propria. Quando<br />

si ha bisogno di un’auto basta prenotarla su un sito internet<br />

o telefonando a un call center e ritirarla presso un’area<br />

di sosta della propria città. Si può utilizzare l'auto per il<br />

tempo in cui realmente occorre, fino a un massimo di tre<br />

giorni, e si paga solo per il periodo effettivo di utilizzo, anche<br />

solo per un'ora. Per usufruire del servizio basta iscriversi<br />

a una delle associazioni che gestiscono attività di car<br />

sharing, presenti in molte città italiane, a Milano, Roma,<br />

Bari, Modena, Rimini, Reggio Emilia, Taranto, Venezia,<br />

ecc. (per informazioni consultare il sito www.icscarsharing.it).<br />

Il ministero dell'Ambiente ha da poco stanziato 10<br />

milioni di euro per sviluppare nuove iniziative di car sharing.<br />

In Europa ci sono circa 150.000 associati, con oltre<br />

5.000 veicoli disponibili in più di 600 città tra Svizzera,<br />

Germania, Austria, Olanda, Francia, Gran Bretagna e Scandinavia.<br />

“Sono queste le formule nuove di mobilità sostenibile,<br />

che rispondono all’esigenza di trasporto dei cittadini<br />

con un’alternativa diversa dal possesso di un’auto. Il<br />

car sharing è nato in Svizzera alla fine degli anni Ottanta<br />

in un assemblea di condominio. Su questo fronte l’Italia è<br />

ancora molto indietro - spiega Andrea Poggio – Nel 2001<br />

a Milano Legambiente ha avviato il primo esperimento di<br />

car sharing in Italia, sorto spontaneamente nel circolo dell’associazione<br />

e poi divenuto una Srl. Oggi abbiamo 1000<br />

associati, 16 aree di sosta e 36 auto. Il possesso di una macchina<br />

tra i nostri associati è sceso da 67% a 23%. Le auto<br />

sono tutte noleggiate, questo ci permette di avere sempre<br />

le vetture più nuove e meno inquinanti. Il 70% della flotta<br />

di Milano è almeno un euro 4, nel peggiore dei casi sono<br />

motori diesel con filtro anti particolato altrimenti auto<br />

ibride elettrico-benzina”. .<br />

SUPERAMENTO DEL LIMITE GIORNALIERO DI PM10 µg/mc [max 35 volte]<br />

NEI CAPOLUOGHI<br />

17% N.D.<br />

20%<br />

< 35 SUPERAMENTI<br />

67%<br />

> 35 SUPERAMENTI<br />

PM10 mg/km<br />

500<br />

400<br />

300<br />

200<br />

100<br />

0<br />

FURGONI<br />

SUV GRANDI<br />

500<br />

400<br />

300<br />

200<br />

100<br />

0<br />

CAMION<br />

500<br />

400<br />

300<br />

200<br />

100<br />

0<br />

MOTORINI<br />


FINANZIARIA IN VERDE<br />

“QUESTA È LA FINANZIARIA PIÙ VERDE CHE SIA MAI STATA FATTA”,<br />

aveva annunciato il ministro dell’Ambiente Pecoraro Scanio. Ecco<br />

le principali novità della manovra 2007 per la mobilità sostenibile:<br />

. 800 euro di contributo per chi rottama un’automobile Euro 0 e 1<br />

e compra una nuova Euro 4 e 5 che emetta non oltre 140 grammi<br />

di Co2 al km, in più esenzione del bollo per due anni. L’esenzione<br />

sale a tre anni se il nuovo veicolo è di cilindrata inferiore a 1.300 cc<br />

o se ad acquistarlo è una famiglia con almeno 6 componenti<br />

che non risultino intestatari di autovetture o autoveicoli.<br />

. 80 euro e il rimborso dell’abbonamento annuale al trasporto<br />

pubblico locale per chi rottama vetture Euro 0 ed Euro 1 senza<br />

acquistare un veicolo nuovo. . 1.500 euro di contributo per chi acquista una autovettura<br />

o un autocarro nuovo a doppia alimentazione con metano o Gpl,<br />

o con alimentazione elettrica o a idrogeno. Il contributo sale a 2.000<br />

euro se il veicolo ha emissioni di Co2 inferiori a 120 grammi per Km.<br />

. 5 anni di esenzione dal pagamento delle tasse di proprietà<br />

e un contributo di 80 euro per chi rottama un motociclo Euro 0<br />

e ne acquista uno nuovo Euro 3. Il nuovo motociclo deve essere<br />

acquistato dal 1° dicembre 2006 al 31 dicembre 2007. Esclusi<br />

dal provvedimento i cinquantini. . 2.000 euro di contributo per chi rottama un autocarro Euro 0 o 1<br />

con peso complessivo non superiore a 3,5 tonnellate acquistando un<br />

autocarro Euro 4 o 5di peso complessivo non superiore a 3,5 tonnellate.<br />

. Nuovi obiettivi nazionali per l’immissione sul mercato<br />

di biocarburanti: le nuove soglie sono fissate all’1% entro<br />

il 31 dicembre 2007, al 2,5% entro il 31 dicembre 2008 e al 5,75%<br />

entro il 31 dicembre 2010.<br />

di Paola Baiocchi<br />

E TRAMVIE HANNO TRIONFATO tra Ottocento e Novecento come<br />

prolungamento delle ferrovie nelle aree urbane e suburbane,<br />

inaugurando la mobilità collettiva a costi contenuti<br />

ed ecocompatibile, anche se quest’ultima era una<br />

caratteristica all’epoca non presa in considerazione. Del<br />

vasto sistema di tramvie in uso in Italia fino a prima della<br />

seconda guerra mondiale, restano le reti urbane di Milano,<br />

Torino, Roma, Napoli e gli impianti di Genova e<br />

Trieste, più molti tratti di “archeologia industriale” che<br />

documentano la vittoria della gomma sulla rotaia.<br />

Però qualche timido segnale si avverte: per prima<br />

Messina nel 2003 ha inaugurato un nuovo impianto; il<br />

tram è in costruzione a Sassari, mentre Verona, Firenze<br />

e Bergamo hanno aggiudicato le gare, Palermo ha in<br />

progetto un’ambiziosa rete e Cagliari e Napoli hanno<br />

importanti programmi di riqualificazione tramviaria.<br />

| 50 | valori | ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 |<br />

RUOTE ALL’AMIDO DI MAIS<br />

QUANDO SI PENSA ALL’INQUINAMENTO prodotto<br />

da un’automobile di solito si focalizza l’attenzione solo sul<br />

motore. Invece bisognerebbe considerare anche i pneumatici.<br />

L’attrito tra il battistrada e il suolo infatti provoca quella che<br />

viene chiamata resistenza al rotolamento. Più è alta, più<br />

carburante si consuma e quindi si inquina. Al contrario riducendo<br />

la resistenza al rotolamento si emette meno anidride carbonica.<br />

È su questo principio che si basa il progetto nato dalla<br />

collaborazione tra Goodyear, Bmw e l’azienda italiana<br />

specializzata in bioplastiche Novamont. Un progetto che l’anno<br />

scorso ha ottenuto un finanziamento di 3 milioni di euro dalla<br />

Commissione europea nell’ambito del programma LIFE-Ambiente,<br />

su un budget totale di 12,4 milioni di euro. Obiettivo del progetto<br />

è creare dei pneumatici con una resistenza al rotolamento<br />

del 30% più bassa, grazie a un mix di progettazione tecnica<br />

e di scelta dei materiali, sempre naturali. Il nuovo pneumatico<br />

infatti conterrà una miscela a base di amido di mais, ottenuta<br />

con un processo simile a quello usato dall’industria alimentare.<br />

Una miscela studiata per ridurre la resistenza al rotolamento,<br />

limitando quindi i consumi di carburante e le emissioni<br />

di anidride carbonica, e per rendere i pneumatici più resistenti<br />

(tanto che le auto Bmw di nuova produzione, che hanno in<br />

dotazione questi pneumatici, non avranno la ruota di scorta).<br />

Il tutto senza dimenticare l’ambiente. <strong>La</strong> miscela a base<br />

di amido di mais infatti sostituisce in parte due sostanze usate<br />

per rinforzare la parte esterna del pneumatico, il nerofumo<br />

e la silice, che sono altamente inquinanti. In questo modo<br />

si riduce anche l’impatto ambientale. E.T.<br />

<strong>La</strong> sostenibile leggerezza<br />

del buon vecchio tram<br />

Il comune di Firenze ha lanciato un bando per ripristinare la linea per Scandicci che era in uso sino agli anni Venti.<br />

L<br />

Molti di questi progetti sono nati dalla legge 211 del<br />

26/02/1992, che prevedeva contributi a fondo perduto<br />

in conto capitale del 60%, per sistemi di trasporto a guida<br />

vincolata, tramvie e metropolitane. <strong>La</strong> legge, ora non<br />

rifinanziata, ha dato risultati inferiori alle aspettative,<br />

anche per le (solite!) procedure complicate e per problemi<br />

nell’interpretazione. Firenze è riuscita ad utilizzare la<br />

211: il Comune ha lanciato nel 2002 un bando per la ricerca<br />

di un soggetto privato, ricorrendo alla finanza di<br />

progetto (project financing). Ha vinto la gara la Rapt, cioè<br />

l’azienda pubblica che gestisce i trasporti di Parigi e dell’Ile<br />

de France. Si è costituita così la Tram di Firenze spa,<br />

che realizzerà e poi gestirà l’intera rete fiorentina. I lavori<br />

sono cominciati per ripristinare la linea per Scandicci, in<br />

uso fino agli anni ’20. Costo complessivo 292 milioni di<br />

euro, di cui 152 coperti da finanziamenti pubblici.<br />

tricicli, che avranno a bordo una mini-bombola di idrogeno ad alta<br />

pressione (fino a 700 atmosfere), brevettata Air Liquide, l’azienda quotata<br />

alla Borsa di Parigi, leader mondiale nei gas industriali e medicinali<br />

e coordinatore del progetto Hychain. Entro la fine di quest’anno saranno<br />

pronte le infrastrutture per la distribuzione dell’idrogeno e i veicoli<br />

a pile a combustibile, che saranno su strada nel 2008. L’UE ha stanziato<br />

per il progetto 17 milioni di euro, su un totale di 37,6 milioni.<br />

A Torino durante le olimpiadi invernali del 2006 per la prima volta<br />

in Italia un autobus a idrogeno ha trasportato passeggeri: “City Class<br />

Fuel Cell” ha un autonomia di 16 ore e una velocità massima di 60<br />

km/h. Dopo Torino, sperimentazioni di bus a idrogeno sono state effettuate<br />

in molte altre città, a Roma, Genova, Messina. In Toscana c’è<br />

una piccola flotta di quattro auto bifuel Multipla Fiat in grado di funzionare<br />

sia a idrogeno sia a metano. L’assessore all’ambiente Martino<br />

Artusa ne ha chiesto l’omologazione al ministro dei trasporti. Venezia<br />

sta pensando a vaporetti alimentati a idrogeno per ridurre l’inquinamento,<br />

il rumore e il moto ondoso. Lo scorso dicembre la Regione Veneto<br />

ha stanziato 8,7 milioni di euro per realizzare a Porto Marghera<br />

una serie di progetti di ricerca e sperimentazione sull’utilizzo dell’idrogeno,<br />

all’interno dell’accordo programmatico del 2005 tra Regione Veneto<br />

e Ministero dell’Ambiente. <strong>La</strong> Toscana è una delle regioni più attive<br />

sul fronte idrogeno. Ha aderito alla Piattaforma europea e ha in<br />

programma la creazione di una rete di distributori<br />

di idrogeno prodotto da fonti rinnovabili.<br />

<strong>La</strong> prima stazione di servizio Multienergy,<br />

dove si può fare rifornimento di idrogeno<br />

prodotto da fonti rinnovabili, è già operativa<br />

a Collesalvetti sull’autostrada Firenze-Pisa-Livorno.<br />

È autosufficiente in quanto sfrutta fonti<br />

rinnovabili: un impianto eolico, uno fotovoltaico<br />

e la cogenerazione. .<br />

Il bus a idrogeno<br />

utilizzato a Reykjavik<br />

e quello di Torino,<br />

battezzato alle olimpiadi<br />

invernali del 2006.<br />

Qui a fianco,<br />

uno dei primi<br />

tram di Trieste.<br />

Cargo tram<br />

e dual mode<br />

Ma il tram è economico e sostenibile anche per la mobilità<br />

delle merci e per la raccolta dei rifiuti. Lo dimostrano<br />

diverse esperienze di cargo tram, in uso in diverse<br />

città straniere e allo studio anche in Italia, a Milano<br />

e Napoli.<br />

A Dresda, dal 2000, la Volkswagen rifornisce just in<br />

time una fabbrica localizzata in un’area centrale della<br />

città e priva di magazzino, tramite due tram che trasportano<br />

le materie prime da un centro di smistamento<br />

esterno alla città. Il servizio è effettuato da un operatore<br />

terzo su una linea di 4 km, percorribile in 18 minuti.<br />

In totale i due tram trasportano 60 tonnellate di<br />

merci, in nove viaggi al giorno. A Zurigo l’esperienza<br />

dei cargo tram, invece, è pubblica e serve per la raccol-<br />

GLOSSARIO<br />

CAR POOLING<br />

Condivisione di un mezzo<br />

di trasporto privato<br />

da parte di più persone<br />

che percorrono lo stesso<br />

tragitto. Ad esempio<br />

i lavoratori di aziende<br />

situate nella medesima<br />

zona possono utilizzare<br />

una sola auto con<br />

più persone a bordo,<br />

riducendo l’inquinamento<br />

ma anche i costi. Nelle<br />

aziende più piccole<br />

il servizio è organizzato<br />

autonomamente dai<br />

colleghi, nelle strutture più<br />

grandi è gestito tramite<br />

sistemi informatici ad hoc.<br />

CAR SHARING<br />

Una sorta di noleggio auto<br />

in città a tempo. Si può<br />

prenotare una macchina<br />

in un call center operativo<br />

24 ore su 24 o sul sito<br />

internet e ritirarla<br />

in qualsiasi ora del giorno<br />

e della notte in un’area<br />

parcheggio, utilizzandola<br />

e quindi pagando solo<br />

per il tempo in cui<br />

realmente occorre,<br />

anche solo per un’ora.<br />

GAS SERRA<br />

Sono chiamati così quei<br />

gas come anidride<br />

carbonica (CO2), metano<br />

(CH4) e protossido<br />

di azoto (N2O),<br />

presenti nell’atmosfera<br />

in concentrazioni ridotte,<br />

che permettono alle<br />

radiazioni solari di entrare<br />

ma non lasciano uscire<br />

le radiazioni infrarosse<br />

provenienti dalla<br />

superficie della Terra.<br />

In questo modo regolano<br />

la temperatura terrestre,<br />

che altrimenti sarebbe<br />

circa 33 gradi più bassa,<br />

e consentono la vita<br />

sul nostro pianeta. Le<br />

emissioni provocate da<br />

automobili, riscaldamento<br />

e altre attività umane<br />

però hanno aumentato<br />

la concentrazione<br />

di questi gas provocando<br />

un aumento della<br />

temperatura terrestre<br />

con effetti catastrofici<br />

sul clima e sull’ambiente.<br />

INQUINAMENTO<br />

ATMOSFERICO<br />

Presenza nell’atmosfera<br />

di sostanze che causano<br />

effetti dannosi sull’essere<br />

umano, sugli animali<br />

e sulla vegetazione.<br />

Le principali sostanze<br />

inquinanti sono:<br />

NOx (ossidi di azoto), CO<br />

(monossido di carbonio),<br />

CO2 (anidride carbonica)<br />

e PM10 (polveri inalabili<br />

minori di 10 micron),<br />

provocati soprattutto<br />

dal traffico; SO2 (ossidi<br />

di zolfo), imputabili alle<br />

centrali termoelettriche;<br />

NH3 (ammoniaca)<br />

e CH4 (metano),<br />

emessi principalmente<br />

dall’agricoltura<br />

e dagli allevamenti;<br />

COV, i composti organici<br />

volatili, che provengono<br />

soprattutto dall’uso<br />

dei solventi (verniciature,<br />

sintesi di produzioni<br />

chimiche, industria<br />

della stampa).<br />

ta dei rifiuti ingombranti: rimessa in esercizio una motrice<br />

degli anni ’50 e due carri merci a due assi, vengono<br />

ritirati i rifiuti ingombranti, lasciati in piazzole lungo<br />

il percorso. Opera anche un secondo tram E-tram,<br />

perché una volta al mese raccoglie il materiale elettrico<br />

ed elettronico. Il servizio è gratuito, meno costoso rispetto<br />

alla raccolta con mezzi stradali e più veloce, perché<br />

viaggia in sede protetta.<br />

I limiti dei cargo tram sono nell’avere dei percorsi limitati<br />

e dover quindi prevedere un secondo mezzo di<br />

consegna delle merci, vista la polverizzazione sul territorio<br />

del nostro sistema produttivo e commerciale. Una<br />

soluzione è offerta da un mezzo che viaggia sia su strada<br />

che su rotaia, il dual mode, un mezzo ibrido che viaggia<br />

a 50 km/h sia su strada che su binari ferro-tramviari<br />

con alimentazione elettrica. .<br />

| economiasolidale |<br />

MOBILITY MANAGER<br />

Figura professionale<br />

introdotta dal decreto<br />

Ronchi del 1998<br />

in un pacchetto<br />

di iniziative per ridurre<br />

lo smog. Le strutture<br />

produttive commerciali<br />

e amministrative con più<br />

di 300 addetti e le imprese<br />

con più di 800 addetti<br />

devono nominare<br />

un mobility manager,<br />

incaricato di coordinare<br />

forme di mobilità<br />

sostenibili, come<br />

il car pooling.<br />

PILE A COMBUSTIBILE<br />

Un dispositivo che<br />

permette di ottenere<br />

energia elettrica<br />

dall’unione di idrogeno<br />

e ossigeno. È alla base<br />

del funzionamento<br />

delle auto a idrogeno.<br />

ROAD PRICING<br />

TASSA SUL TRAFFICO<br />

Una tariffa applicata<br />

in alcune città come Oslo,<br />

Melbourne, Singapore,<br />

Londra, a chi entra<br />

nel centro urbano con<br />

l’automobile. Ha l’obiettivo<br />

di disincentivare<br />

l’uso dell’auto,<br />

per ridurre il traffico<br />

e l’inquinamento.<br />

ZTL<br />

Zona a traffico limitato.<br />

Area in cui l’accesso<br />

e la circolazione<br />

delle auto sono limitate<br />

a ore prestabilite<br />

o a particolari categorie<br />

di utenti e di veicoli.<br />

IN RETE<br />

www.cittaelettriche.it<br />

www.locus-felicieditore.it<br />

www.megatrail.com<br />

| ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 | valori | 51 |


| economiasolidale | memoria |<br />

Radici di ferro<br />

per non<br />

dimenticare<br />

la storia<br />

Dongo, che nell’immaginario collettivo riporta alla memoria la cattura di Mussolini, è stata la patria di uno dei primi<br />

insediamenti industriali e operai della storia economica del nostro Paee. Una “specificità identitaria” che ha condizionato<br />

lo sviluppo della comunità e delle sue regole di convinvenza democratica e civile.<br />

INQUEL RAMO DEL LAGO DI COMO non c’erano solo i personaggi di manzoniana memoria. In quelle valli incastrate nelle<br />

montagne è nata una delle realtà industriali e operaie più importanti del nostro Paese. “Radici di ferro” ha l’obiettivo<br />

di restituire e rendere consapevoli, a partire proprio dalla comunità locale, i suoi ultimi 100 anni di vicende<br />

storiche, sociali e culturali, rivisitati e riletti alla luce dei cambiamenti e delle dinamiche indotte dalla presenza del-<br />

di Alessia Vinci la fabbrica; presenza che ha profondamente influenzato la comunità e l’ambiente circostante. Si tratta di una comunità,<br />

quella dell’Alto <strong>La</strong>go, con un’identità radicata e centenaria. Vi sono tracce d’insediamenti proto-industriali<br />

per la fusione e la lavorazione dei minerali ferrosi estratti dalle miniere della zona già a partire dal 1465. Si può, quindi,<br />

affermare che per diversi fattori e condizioni, il territorio e la Comunità dell’Alto <strong>La</strong>go, hanno maturato una “specificità<br />

identitaria” legata alla produzione del ferro. È altresì certo che dalle Ferriere di Dongo inizia con i Falck un<br />

capitolo importante e centrale della storia industriale d’Italia. Lo sviluppo imprenditoriale intervenuto in maniera<br />

significativa a partire dal 1906 ha determinato relazioni e strutture sociali in cui il rapporto tra fabbrica, territorio e<br />

comunità è divenuto nel tempo indissolubile. Una realtà imprescindibile, radicata nel ferro, che il territorio restituisce<br />

sottoforma di strutture simboliche che la specifica marginalità periferica dell’Alto <strong>La</strong>go ha preservato.<br />

Grazie a un complesso<br />

progetto voluto<br />

dal sindacato il territorio<br />

Donghese ripensa<br />

il suo passato industriale<br />

| 52 | valori | ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 |<br />

PAOLO MAZZO<br />

Secondo Hildebert Isnard “Il simbolismo è più ricco nelle società<br />

tradizionali che in quelle industriali” (H.Isnard, Lo spazio Geografico,<br />

Franco Angeli): ciò non è vero per Dongo. Parafrasando lo stesso Isnard<br />

nel territorio donghese, la società tradizionale, radicata tra montagne<br />

e lago, tra contrabbando e campagna, ha generato le condizioni necessarie<br />

affinché si realizzasse compiutamente una società industriale:<br />

per darne una testimonianza statistica, nei primi anni ’60 nelle A.F.L.<br />

di Dongo lavoravano oltre 2200 persone. Ciò è avvenuto con notevoli<br />

modificazioni di cui le tracce simboliche sono presenti e disponibili,<br />

sino ad oggi mai analizzate e restituite nella loro complessità.<br />

Complessità che il progetto “Radici di ferro” ha l’obiettivo e<br />

l’ambizione di restituire. indagando ed interpretando i cambiamenti<br />

socio-culturali prodotti ed indotti dalla presenza delle A.F.L. sul<br />

territorio e delineando la storia di una comunità che, allo stesso tempo,<br />

si interfaccia con avvenimenti culturali e storici più ampi.<br />

Continuando a citare Isnard “Lo spazio (geografico n.d.r.) è una<br />

costruzione della società, nella quale essa non solo si esprime ma anche<br />

attraverso la quale si realizza. <strong>La</strong> società partecipa per intero all’opera<br />

di formazione dello spazio…Vi impiega tutti i mezzi d’azione<br />

che il suo stato di civiltà mette a sua disposizione: la forza lavoro<br />

dei suoi uomini, l’ingegnosità delle sue invenzioni, il sostegno<br />

della sua fede, delle sue speranze, delle sue ambizioni. Lo spazio geo-<br />

PAOLO MAZZO<br />

IL PROGETTO<br />

“Radici di ferro.<br />

Le Ferriere di Dongo:<br />

dinamiche sociali tra<br />

fabbrica e territorio”<br />

è un progetto ideato<br />

e realizzato<br />

dall’Associazione<br />

Culturale Spazio99<br />

e promosso<br />

da Comunità Montana<br />

Alto <strong>La</strong>rio Occidentale,<br />

Comune di Dongo<br />

e Casti Group (attuale<br />

proprietà delle<br />

Acciaierie e Ferriere<br />

Lombarde di Dongo),<br />

con cui s’intende<br />

celebrare il centenario<br />

della costituzione<br />

delle Acciaierie<br />

e Ferriere Lombarde<br />

(A.F.L.) di proprietà<br />

della famiglia<br />

Falck, avvenuta<br />

il 26 gennaio 1906<br />

sul territorio di Dongo.<br />

Curatore del progetto,<br />

video ed interviste:<br />

Paolo Massimiliano<br />

Gagliardi<br />

Ricerca storica:<br />

Valter Merazzi<br />

Ricerca Psico-sociale:<br />

Alberta Contarello<br />

del Dipartimento<br />

di Psicologia Generale<br />

Università di Padova<br />

Fotografie:<br />

Paolo Mazzo<br />

Responsabile<br />

e ideatore<br />

del progetto:<br />

Alberto Zappa<br />

Coordinatrice<br />

del progetto:<br />

Alessandra Bellandi<br />

Alcune<br />

delle suggestive<br />

immagini raccolte<br />

dall’archivio<br />

che testimoniano<br />

della realtà<br />

industriale<br />

della zona.<br />

| ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 | valori | 53 |


<strong>La</strong> ricerca visiva mira a valorizzare le memorie<br />

storiche sia orali che documentali mettendole<br />

a disposizione degli altri ambiti d’indagine.<br />

PAOLO MAZZO<br />

grafico è nel pieno senso della parola, un prodotto sociale perché risulta<br />

dal lavoro che la società organizza per raggiungere i suoi obiettivi.<br />

Ma una società si definisce essenzialmente per il sistema di relazioni<br />

che costituisce la sua realtà profonda. Ed è questo sistema di<br />

relazioni che si proietta nell’organizzazione dello spazio”.<br />

In coerenza con questa definizione teorica di spazio geografico<br />

“Radici di Ferro” si sviluppa attraverso tre ambiti d’indagine differenti<br />

ma comunicanti: una ricerca storica, un’indagine psico-sociale<br />

ed una ricerca visiva, che sapranno primariamente valorizzare la<br />

storia orale, proprio per verificare questo impatto delle A.F.L. sulla<br />

popolazione, e per restituire alle genti, in ultima istanza, quel valore<br />

testimoniale e quel ruolo identitario che assumono in una società<br />

ricca di strutture simboliche. Saranno perciò le persone intervistate<br />

a costituire in primo luogo i risultati del nostro progetto.<br />

In tale quadro generale la ricerca visiva valorizzerà le memorie<br />

storiche sia orali che documentali mettendoli a disposizione degli<br />

altri ambiti d’indagine. <strong>La</strong> ricerca storica dovrà ricostruire le tappe<br />

principali che hanno scandito l’evolversi del rapporto fabbrica e territorio,<br />

individuando gli avvenimenti rilevanti che nel corso del secolo<br />

hanno determinato le principali modificazioni sociali, culturali<br />

e produttive che hanno interessato la comunità locale. Modificazioni<br />

che la ricerca psico-sociale cercherà di interpretare mediante<br />

l’ausilio degli strumenti della psicologia sociale.<br />

“Radici di ferro” si concretizzerà nella realizzazione di una pubblicazione<br />

- che raccoglierà i risultati delle tre indagini effettuate (testo<br />

e foto) - nella produzione di un DVD - che conterrà un documentario<br />

e le videointerviste - e nell’allestimento di una mostra fotografica<br />

itinerante sul territorio che restituirà alla comunità tutta la<br />

memoria visiva del lavoro realizzato coniugando la ricerca iconografica<br />

tra memoria ed attualità. .<br />

| utopieconcrete |<br />

Turismo<br />

Una gigantesca<br />

industria distruttiva<br />

È<br />

di Massimiliano Pontillo<br />

TEMPO DI SETTIMANE BIANCHE, PER CHI PUÒ PERMETTERSI QUESTO LUSSO! Anche senza un centimetro di neve.<br />

Il turismo è un’invenzione recente, scoperta nel XIX secolo ma rivelatasi estremamente proficua:<br />

750 milioni di arrivi internazionali, 500 miliardi di dollari spesi, 1 occupato su 12 nel mondo: questi sono<br />

gli ultimi numeri della prima industria del pianeta. Un settore in netta crescita che certamente genera guadagni<br />

e benefici per le popolazioni nei luoghi di destinazione. Ma anche impatti negativi, almeno su tre versanti<br />

interconnessi: l’ambiente naturale, gli aspetti socio-culturali e quelli legati all’economia e allo sviluppo. Si pensi<br />

alla distruzione delle coste per far posto agli insediamenti turistici, allo sfruttamento del lavoro minorile,<br />

al traffico illegale di specie protette per il mercato dei souvenir, alla perdita d’identità culturale delle popolazioni<br />

nei luoghi ricettivi e a molte altre cose. Lo stretto legame di dipendenza tra l’attività turistica e le risorse sulle<br />

quali questa vive rende necessaria una riflessione sui modi di vivere e proporre il turismo.<br />

Riuscire a far convivere lo sfruttamento turistico con il patrimonio di natura, paesaggi e tradizioni<br />

rappresenta una scommessa molto impegnativa: è una scelta di campo che implica un comportamento<br />

consapevole e corretto nei confronti di ambiente, società e culture dei paesi visitati, non solo da parte di chi<br />

viaggia ma anche di chi organizza il viaggio. Secondo l’Organizzazione Mondiale per il Turismo, “lo sviluppo<br />

turistico sostenibile soddisfa i bisogni dei turisti e delle regioni ospitanti e allo stesso tempo protegge e migliora<br />

le opportunità per il futuro”. Questo processo dovrebbe portare alla gestione integrata delle risorse, “in modo<br />

che tutte le necessità, economiche, sociali ed estetiche possano essere<br />

soddisfatte mantenendo al tempo stesso l’integrità culturale, i processi<br />

ecologici essenziali, la diversità biologica e le condizioni di base per la vita”.<br />

Il turismo, infatti, per poter essere sostenibile deve necessariamente<br />

perseguire la responsabilità, a tutti i livelli; e un turismo in cui tutti<br />

i soggetti coinvolti svolgano il proprio ruolo con responsabilità, nel rispetto<br />

reciproco, non può che essere sostenibile. Utopia? Forse, ma “qualunque viaggio, per lungo e difficile che sia,<br />

inizia con un passo”, parafrasando il famoso detto di <strong>La</strong>o Tze.<br />

Oggi in Italia, il turismo, specie quello ambientale, ha una grande opportunità di crescita. Non solo<br />

quantitativa ma qualitativa. Negli ultimi anni si sta registrando, oltre a un incremento numerico, un crescente<br />

interesse per la conoscenza delle realtà socio-territoriali locali: la vacanza si sta trasformando progressivamente<br />

da momento di puro divertimento e rigenerazione, a momento di incontro e crescita culturale. Si tratterà<br />

quindi di conciliare e integrare l’offerta tradizionale con altre attività connesse: non solo dunque il paesaggio<br />

come contemplazione ma anche come cultura.<br />

Anche noi, come turisti “rispettosi”, abbiamo la possibilità di fare qualcosa. Possiamo esercitare il nostro<br />

potere decisionale, indirizzando le nostre scelte verso soluzioni più compatibili con l’ambiente e la gente del luogo.<br />

Questo implica in prima istanza la necessità di essere informati, di riflettere sui nostri reali bisogni<br />

e aspettative, per poter scegliere il tipo di vacanza e di destinazione più adatti alle nostre esigenze. Il passo<br />

successivo riguarda l’organizzazione del viaggio, la scelta del Tour Operator (consiglio quasi sempre il CTS,<br />

soprattutto per i più giovani) o delle sistemazioni e dei mezzi di trasporto, se siamo viaggiatori indipendenti.<br />

Infine, durante il viaggio, il modo in cui ci rapportiamo con la gente, quello che mangiamo, ciò che<br />

acquistiamo, come ci comportiamo: tutto questo può contribuire a fare di noi dei viaggiatori responsabili. .<br />

<strong>La</strong> prospettiva<br />

del viaggio socialmente<br />

e ambientalmente<br />

responsabile è una grande<br />

opportunità per l’Italia<br />

| ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 | valori | 55 |


| inbreve |<br />

Gazprom alla conquista del mondo >58<br />

nternazionale<br />

Un futuro senza investire sul nucleare >62<br />

LIBERALIZZARE<br />

LA PESCA<br />

È UN DANNO<br />

IN TUTTI I SENSI<br />

Si chiama “Trading Away Our<br />

Oceans” ed è il rapporto di<br />

Greenpeace sul settore della pesca.<br />

Secondo il rapporto dell’associazione<br />

ambientalista, se il settore venisse<br />

liberalizzato gli stock ittici sarebbero<br />

in grave pericolo. <strong>La</strong> conclusione<br />

si basa sui dati ufficiali forniti<br />

da fonti governative e confermata<br />

dall’esperienze di alcuni Paesi,<br />

come: Mauritania, Senegal<br />

e Argentina.<br />

<strong>La</strong> liberalizzazione porterebbe<br />

da una parte a un impoverimento<br />

dell’ambiente marino, dall’altra<br />

a uno scadimento dei livelli<br />

di sicurezza alimentare, soprattutto<br />

nei Paesi in via di sviluppo.<br />

I dubbi sono confermati anche<br />

sul piano economico. In Argentina,<br />

ad esempio, sono stati bruciati<br />

almeno 3,5 milioni di dollari<br />

di possibili guadagni sfruttando<br />

in maniera eccessiva le risorse ittiche.<br />

Greenpeace chiede ai governi<br />

di rispettare le norme già esistenti,<br />

come quelle stabilite dalle Nazioni<br />

Unite, e di promuovere nuove regole<br />

che garantiscano una gestione<br />

sostenibile degli oceani,<br />

fornendo al tempo stesso ai Paesi<br />

in via di sviluppo la capacità<br />

di regolamentare la propria<br />

attività di pesca.<br />

| 56 | valori | ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 |<br />

ORFANI E AIDS<br />

UN CONVEGNO<br />

ALL’UNIVERSITÀ<br />

DELL’INSUBRIA<br />

“Aids in Africa: 5000 nuovi orfani al giorno. Quale<br />

futuro per loro?”. È il titolo del convegno, organizzato<br />

dall’associazione “Amici di Monsignor Emilio Patriarca<br />

onlus”, che si terrà Il 10 febbraio (inizio 14 e 30)<br />

presso l’Aula Magna dell’università dell’Insubria<br />

a Varese. L’incontro è anche l’occasione per parlare<br />

dei progetti che l’associazione ha avviato da alcuni<br />

anni in diverse zone della diocesi di Monze (Zambia).<br />

Il convegno sarà presieduto da monsignor Peppino<br />

Maffi, rettore dei seminari di Milano e presidente<br />

dell’associazione. Marco Astuti, docente all’università<br />

dell’Insubria e vicepresidente esecutivo dell’associazione,<br />

terrà una relazione dal titolo “Orfani e bambini<br />

a rischio in Zambia”, che darà un quadro d’insieme<br />

della situazione nella fascia sub-sahariana e analizzerà<br />

in particolare la situazione nello Zambia.<br />

Padre Carlo Casalone, vicedirettore<br />

della rivista “Aggiornamenti<br />

sociali”, illustrerà la posizione<br />

delle chiese africane sul problema<br />

delll’Aids. Jean-Leonard Touadi,<br />

editorialista congolese della rivista<br />

“Nigrizia” e assessore<br />

alle Politiche giovanili - rapporti<br />

con le università e sicurezza<br />

del comune di Roma, porterà<br />

la testimonianza di come gli orfani<br />

vivono intimamente la loro<br />

situazione, che cosa pensano, che futuro hanno<br />

in mente e che futuro concretamente li aspetta.<br />

Seguirà l’intervento di Caterina Astuti, membro<br />

dell’associazione, che rifletterà su come si possono<br />

aiutare a vivere gli orfani prospettandogli un futuro<br />

decoroso, con uno sguardo sulle adozioni e il sostegno<br />

a distanza. A Paolo Cherubino, preside della facoltà<br />

di Medicina dell’università dell’Insubria, il compito<br />

di illustrare i contributi che le università e gli ospedali<br />

italiani possono dare nella lotta all’Aids.<br />

I CINESI<br />

POSSONO<br />

FAR FUORI I<br />

SATELLITI NEMICI<br />

<strong>La</strong> Cina ha un’arma che può<br />

eliminare i satelliti nemici.<br />

Pechino ha condotto a termine<br />

con successo un test per<br />

la distruzione di un satellite<br />

meteorologico che non veniva<br />

più utilizzato, ma funzionante.<br />

Feng Yun (vento e nuvole),<br />

così si chiamava il satellite,<br />

è stato raggiunto a circa 800<br />

chilometri d’altezza da una sfera<br />

d'acciaio sparata da un missile<br />

balistico. Il bersaglio<br />

è stato centrato e distrutto<br />

con la forza dell’impatto,<br />

senza far uso di esplosivi.<br />

Solo negli anni Ottanta, Stati<br />

Uniti e Unione Sovietica avevano<br />

condotto test di questo genere.<br />

L’esperimento cinese, che non<br />

è stato confermato ufficialmente<br />

da Pechino, potrebbe scatenare<br />

una nuova corsa agli armamenti<br />

nello spazio, perché il test significa<br />

che i cinesi sono tecnicamente<br />

in grado di colpire i satelliti spia<br />

americani.<br />

È chiaro che la Cina abbia ripreso<br />

la corsa agli armamenti. Questo test<br />

arriva infatti dopo che Pechino<br />

ha inviato degli astronauti in orbita<br />

nello spazio. Questa ulteriore mossa<br />

potrebbe anche spingere Washington<br />

ad un negoziato sul bando<br />

agli armamenti nello spazio.<br />

Il presidente americano George Bush<br />

nel recente passato aveva ignorato<br />

gli appelli che chiedevano un bando<br />

internazionale per questi test.<br />

UCCISE<br />

L’ULTIMO ORSO<br />

DEI PIRENEI,<br />

ASSOLTO<br />

Rene Marqueze, 64 anni,<br />

cacciatore, ha sempre invocato<br />

la legittima difesa e il giudice<br />

gli ha dato ragione. Il 1 novembre<br />

di tre anni fa uccise “Cannelle”<br />

l’ultima orsa dei Pirenei durante<br />

una battuta di caccia.<br />

Sotto inchiesta dal 7 dicembre<br />

2004, doveva rispondere del reato<br />

di distruzione di una specie protetta.<br />

L’ultimo esemplare di orsa<br />

autoctona dei Pirenei era stato<br />

ucciso nel corso di una battuta<br />

di caccia, organizzata dai cacciatori<br />

del piccolo comune di Urdos.<br />

Il cacciatore Marqueze durante<br />

le udienze ha sempre detto di essersi<br />

dovuto difendere, perché caricato<br />

più volte da Cannelle, che era<br />

in compagnia del suo cucciolo.<br />

A peggiorare la situazione c’era<br />

anche il luogo dell’incontro:<br />

un sentiero stretto e in forte<br />

pendenza durante la battuta.<br />

Jean-Fran˛ois Blanco, avvocato<br />

delle associazioni ambientaliste<br />

francesi, ha annunciato che ricorrerà<br />

in appello contro la sentenza<br />

di non luogo a procedere emessa<br />

dal giudice Jean-Luc Puyo.<br />

L’ordinanza ha scatenato<br />

la reazione degli ambientalisti<br />

che parlano apertamente<br />

dei cacciatori come “elettorato<br />

protetto”, a differenza delgi orsi<br />

che ormai non lo sono più.<br />

GLI AEREI<br />

AMERICANI<br />

DECOLLANO<br />

DA GIBUTI<br />

<strong>La</strong> Repubblica di Gibuti è oramai<br />

una base degli americani a tutti<br />

gli effetti. Da lì partono gli aerei<br />

per bombardare la Somalia<br />

e le sue Corti islamiche. Sempre<br />

a Gibuti si è insediato il comando<br />

della Combined Joint Task Force<br />

(Cjtf) Horn of Africa. Il Quartier<br />

generale è a Camp Lemonier,<br />

una vecchia base della Legione<br />

Straniera, vicina all'aeroporto.<br />

Complessivamente la task force può<br />

contare su circa duemila uomini.<br />

L’area è di fondamentale<br />

importanza strategica perché<br />

permette di controllare: Eritrea,<br />

Etiopia, Kenia, Somalia, Sudan,<br />

Yemen. Una posizione che permette<br />

di controllare anche l’accesso al<br />

Mar Rosso e quindi al Mediterraneo<br />

dall’Oceano Indiano e l’area<br />

a ridosso della penisola araba.<br />

Il compito di questa Task Force<br />

americana, secondo il sito internet<br />

www.globalsecurity.org, è quello<br />

di individuare, interrompere<br />

e in ultima analisi sconfiggere<br />

i gruppi terroristici transnazionali<br />

che operano nella regione.<br />

<strong>La</strong> base è stata utilizzata anche<br />

per dare assistenza ai Paesi alleati,<br />

come l'Etiopia, i cui reparti speciali<br />

antiterrorismo sono stati addestrati<br />

a Camp United, una base vicino<br />

a Dire Dawa. I legami tra la base<br />

Usa e l’Etiopia sono strategici,<br />

soprattutto nell’attività di intelligence.<br />

EUROPA PIÙ LONTANA<br />

PER LA TURCHIA<br />

DOPO L’OMICIDIO<br />

DEL GIORNALISTA DINK<br />

| inbreve |<br />

<strong>La</strong> stampa continua a pagare un alto prezzo<br />

in nome della libertà. Dopo la giornalista russa<br />

Anna Politkovskaja, uccisa quattro mesi fa, è toccato<br />

a Hrant Dink, giornalista e scrittore turco-armeno.<br />

L’uomo è stato ucciso a colpi d’arma da fuoco<br />

da un killer non identificato, all’esterno della redazione<br />

del giornale Agos a Istanbul. I suoi colleghi parlano<br />

senza mezzi termini di omicidio politico.<br />

Dink era stato condannato lo scorso anno<br />

con l’accusa di aver insultato l’identità turca. Era stato<br />

processato in base alle leggi turche sulla libertà<br />

di espressione, per dichiarazioni polemiche sul genocidio<br />

armeno nel corso della Prima Guerra Mondiale,<br />

che Ankara e molti turchi negano sia avvenuto.<br />

Una corte d’appello turca aveva emesso una sentenza<br />

di condanna di sei mesi di reclusione, pena sospesa,<br />

contro Dink, per aver citato<br />

in un articolo il concetto<br />

da nazionalista armeno<br />

di purezza etnica senza<br />

sangue turco. Il tribunale<br />

si era espresso su<br />

un commento contrario<br />

ad un articolo del revisionato<br />

codice penale della Turchia<br />

che consente agli inquirenti di perseguire scrittori<br />

e insegnanti che “insultino l’identità turca”.<br />

L’omicidio di Hrant Dink è destinato a innescare<br />

tensioni politiche per due motivi: il voto dei nazionalisti<br />

è stato inseguito da tutti i partiti in vista delle elezioni<br />

presidenziali di maggio e quelle parlamentari<br />

di novembre; la Turchia aspira a diventare membro Ue,<br />

e quanto è accaduto non la sdogana agli occhi<br />

degli altri Paesi membri.<br />

| ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 | valori | 57 |


| internazionale | Russia |<br />

Gazprom<br />

alla conquista<br />

del mondo<br />

FORSE LA GUERRA FREDDA NON È DEL TUTTO FINITA. A mettere sull’avviso<br />

il resto del mondo sono gli analisti del nuovo<br />

“impero russo”, rifondato con la regia del presidente Vladirmir<br />

Putin. È in questa chiave che oc-<br />

di Cristina Artoni corre leggere le espansioni del gigante<br />

degli idrocarburi Gazprom e le ormai<br />

sempre più frequenti crisi al limite dello scontro con le repubbliche<br />

ex sovietiche. Dopo il braccio di ferro con l’Ucraina, Mosca è partita<br />

all’attacco di Minsk con la minaccia di chiudere i rubinetti del metano<br />

nel caso il governo bielorusso non accettasse di rinegoziare le<br />

tariffe del contratto con Gazprom. Torto collo il presidente Alexandre<br />

Lukashenko ha dovuto cedere per non lasciare il proprio paese<br />

a secco in pieno inverno. Le due parti si sono accordate per il raddoppio<br />

del prezzo del gas russo: 100 dollari per 1000 m3. Mosca si<br />

era seduta al tavolo negoziale con la cifra di 200 dollari. Una concessione<br />

che in cambio ha garantito a Gazprom, in preda a progetti<br />

di espansione, l’acquisto del 50% di Beltrangas, la rete di gasdotti<br />

bielorussi. Lo scontro con Kiev risale invece al dicembre del 2005,<br />

quando colpo su colpo la diplomazia russa ha messo in discussione<br />

| 58 | valori | ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 |<br />

gli accordi ereditati dal periodo sovietico che permettevano all’Ucraina<br />

di pagare 50 dollari 1000 m3 di metano. <strong>La</strong> crisi si è chiusa a<br />

95 dollari. Ora le operazioni di vendita vengono gestite da un intermediario,<br />

la società RossOukrEnergo, che acquista il gas russo a 230<br />

dollari, lo miscela con gas proveniente dal Turkmenistan del valore<br />

di 50 dollari e con quello dell’Uzbekistan e Kazakistan. Il prodotto<br />

finale arriva a Kiev al prezzo concordato con Mosca. Anche nel ruolo<br />

chiave di RossOukrEnergo c’entra il Cremlino. Registrata in Svizzera<br />

e fondata nel 2003, la società domina le vendite di gas di provenienza<br />

dall’Asia Centrale. Il 50 % di RossOukrEnergo è controllata<br />

da Gazprom, attraverso la filiale bancaria Gazprombank. L’altra<br />

metà è nelle mani di Centragas, proprietà di privati russi e ucraini.<br />

Cremlino vincitore assoluto<br />

Ma il Cremlino non esce come vincitore assoluto da questi negoziati.<br />

Putin ha dovuto infatti incassare l’aumento dei dazi sul transito di<br />

petrolio e gas russi negli oleodotti bielorussi e ucraini. Minsk, ad<br />

esempio, ha portato a 45 dollari la tassa per ogni tonnellata che attraversa<br />

il paese. Un incremento significativo tenuto presente che lo<br />

FONTE: LA REPUBBLICA - STANDARD & POOR’S CREDIT WEEK<br />

IAN BERRY / MAGNUM PHOTOS<br />

GLI OLEODOTTI DAL MAR CASPIO ALL’EUROPA<br />

Germania<br />

Italia<br />

Polonia<br />

Rep. Ceca Slovacchia<br />

Ungheria<br />

Croazia<br />

Bielorussia<br />

Ucraina<br />

Le operazioni di vendita sono<br />

gestite da un intermediario.<br />

Il Cremlino in questa partita<br />

ricopre un ruolo chiave<br />

100<br />

FINLANDIA<br />

Russia<br />

Mar Nero<br />

PART DE GAZPROM DANS LA CONSOMMATION TOTALE DE GAZ [IN %]<br />

100 100 100<br />

LETTONIA<br />

LITUANIA<br />

SLOVACCHIA<br />

87<br />

GRECIA<br />

81<br />

REPUBBLICA CECA<br />

Sotto, il quartier<br />

generale a Mosca<br />

di Gazprom, colosso<br />

del settore energia.<br />

A sinistra,<br />

Prikaspiyskaya,<br />

Uralsk. Area estrattiva,<br />

sotto una coltre<br />

di giaccio.<br />

Kazakhstan, 2000<br />

73<br />

AUSTRIA<br />

66<br />

TURCHIA<br />

63 61<br />

UNGHERIA<br />

SLOVENIA<br />

50<br />

POLONIA<br />

45<br />

GERMANIA<br />

ESTONIA<br />

FRANCIA<br />

Druzhba [amicizia]<br />

Druzhba Nord<br />

Druzhba Sud<br />

Sistema Russo-Azero<br />

Sistema Mitteleuropeo<br />

Adria [progetto]<br />

Azerbaigian<br />

| internazionale |<br />

GAZPROM DALL’URSS ALLA FEDERAZIONE RUSSA<br />

LE ORIGINI DI GAZPROM combaciano con la nascita del Ministero sovietico per il Gas, creato<br />

nel 1965, quando l’Urss fu tra i primi a investire in modo constitente nella produzione dell’oro blu.<br />

Nel 1989 Viktor Cernomyrdin viene nominato alla guida di Gazprom da Mikhail Gorbaciov.<br />

Nel 1993 la società viene ristrutturata e ribattezzata RAO Gazprom, per poi cambiare ancora<br />

il nome nel 1998 in OAO Gazprom.<br />

Nel 2005 lo stato diventa il principale proprietario di Gazprom,<br />

con il 51% delle azioni. Attualmente l’amministratore delegato<br />

è Alexeï Miller, collega di Medvedev e Putin a San Pietroburgo.<br />

Gazprom detiene un sesto delle riserve mondiali di metano.<br />

<strong>La</strong> società è proprietaria di Gazprombank (pronta a sbarcare<br />

in Borsa); attraverso la filiale dei media controlla il canale NTV<br />

(l’ex televisione di Vladimir Goussinski) e il giornale Izvestia.<br />

Gazprom ha inoltre rilevato Sibneft a Roman Abramovich<br />

e OMZ, società di costruzione.<br />

28 27 26<br />

ITALIA<br />

SVIZZERA<br />

PAESI BASSI<br />

11 10<br />

BELGIO<br />

2<br />

GUEORGUI PINKHASSOV / MAGNUM PHOTOS<br />

FONTE: LA REPUBBLICA<br />

scorso anno sono passate per la Bielorussia<br />

circa 79 milioni di tonnellate di solo greggio<br />

russo. Per Mosca però rimettere in discussione<br />

i contratti è diventato lo strumento per<br />

riaffermare a diversi livelli la propria egemonia:<br />

innanzitutto con le Repubbliche ex sovietiche,<br />

dove mantiene una sorta di influenza,<br />

e poi soprattutto con l’Occidente<br />

che si è scoperto dipendente dal gigante<br />

energetico russo. Ogni frizione con i paesi di<br />

transito ha infatti delle ricadute immediate<br />

sugli acquirenti finali, anche considerato che<br />

il gas che attraversa l’Ucraina è per l’80% destinato<br />

ai paesi europei. Una realtà che Mosca<br />

ha ben presente: «In politica estera – ha<br />

affermato Serguei Ivanov, ex ministro degli esteri russo - petrolio e<br />

gas contano quanto armi nucleari per la difesa degli interessi nazionali».<br />

L’Europa ha realizzato la propria condizione al primo braccio<br />

di ferro tra Mosca e l’Ucraina, quando si è resa conto si essere sprovvista<br />

di una politica comune sull’energia.<br />

Ma il presidente russo aveva pianificato nei più minimi dettagli<br />

la strategia da percorrere per ricreare l’“impero”, basato su fondamenta<br />

stabili, costruite passo dopo passo, dal giorno dell’arrivo<br />

al potere.<br />

Dopo gli oligarchi<br />

Un progetto geopolitico studiato con un’equipe di ex membri del<br />

KGB, stessa scuola di provenienza di Putin e tuttora al suo fianco. Dagli<br />

anni novanta il presidente russo si è ispirato ai metodi del sindaco<br />

di San Pietroburgo, Anatoli Sobtchak, per mettere in piedi una rete basata<br />

sul rafforzamento delle attività commerciali del paese. Il Cremlino<br />

ha voluto mettere fine allo strapotere degli oligarchi che erano<br />

emersi nell’era Eltsin e piazzare uomini fidati alla testa delle grandi imprese<br />

controllate dallo Stato. Putin, inoltre, ha assicurato allo stesso<br />

| ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 | valori | 59 |


| internazionale |<br />

entourage un ruolo all’interno del governo, di modo da ottenere un<br />

nuovo patto di ferro tra i due poteri: politico ed economico. I gioielli<br />

del nuovo capitalismo di Stato sono rappresentati da: Gazprom, gigante<br />

del gaz metano, con un volume di affari per 225 miliardi di dollari,<br />

cifra che supera quello di Wal-Mart e Royal Dutch Shell; Rosneft,<br />

compagnia petrolifera pronta all’esame della Borsa per 10 miliardi di<br />

dollari; le Ferrovie russe, con un milione e 200 mila dipendenti. Tutti<br />

gli amministratori di queste società appartengono alla rete dei fedeli<br />

del presidente russo (vedi riquadro). Dmitri Medvedev, uno dei possibili<br />

candidati a succedere a Putin, attualmente presidente di Gazprom,<br />

è nello stesso tempo vice Primo ministro. Igor Setchine, ex membro<br />

del KGB, presidente di Rosneft, è anche vice segretario generale del<br />

presidente. Secondo uno degli ex consiglieri economici del Cremlino,<br />

Andrei Illarionov, ora apertamente critico con il presidente, la classe<br />

dirigente russa si è trasformata in un’impresa.<br />

Intreccio potere-affari<br />

L’apparato statale e il mondo degli affari sono legati a doppio filo:<br />

undici membri dell’entourage presidenziale dirigono sei imprese<br />

pubbliche e contemporaneamente sono presenti in altri dodici consigli<br />

di amministrazione. Ora che la struttura statale è composta, l’asso<br />

nella manica di Mosca per far bilanciare il proprio peso nel mondo<br />

multipolare si chiama Gazprom. Le riserve russe, stimate in<br />

48.000 miliardi di metri cubi, accreditano il paese ad essere il principale<br />

esportatore di gas metano del pianeta. Se aggiungiamo a quelle<br />

di Medioriente-Iran, Qatar, Arabia Saudita, Iraq e Emirati Arabi<br />

Uniti, arriviamo a disegnare il 70% delle riserve mondiali di gas e petrolio.<br />

Invece Europa, Stati Uniti, Cina e India ossia i principali consumatori<br />

di carburanti fossili sono sprovivisti di riserve significative.<br />

Per l’Unione Europea la situazione è peggiorata poi con l’allarga-<br />

I PRINCIPALI PRODUTTORI NEL 1994 E NEL 2005 [IN %]<br />

ARABIA SAUDITA 13,1<br />

STATI UNITI 12,8<br />

RUSSIA 9,4<br />

IRAN 5,4<br />

MESSICO 4,6<br />

CINA 4,2<br />

NORVEGIA 4,0<br />

VENEZUELA3,9<br />

EAU 3,7<br />

CANADA 3,4<br />

RESTO DEL MONDO 35,4<br />

mento perchè anche i nuovi partner si sono rivelati dipendenti al<br />

100% dalle importazioni di gas russo. Suo malgrado Bruxelles deve<br />

fare i conti con Mosca per garantirsi i rifornimenti senza contare troppo<br />

sui paesi di transito. Il primo progetto avanzato dai russi prevede<br />

così la costruzione di nuovi gasdotti, escludendo la possibilità di trasportare<br />

il metano via nave, a causa dei prezzi molto elevati. Mosca<br />

e Berlino hanno così siglato un accordo per la creazione del gasdotto<br />

nord europeo sotto il cappello di Gazprom, BASF e E.ON., che arriverà<br />

in Germania direttamente dal Mar Baltico. Un’intesa trovata<br />

con l’ex cancelliere Gerhard Schroeder che una volta persa la poltrona<br />

è stato nominato per volere di Putin alla testa degli azionisti del-<br />

| 60 | valori | ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 |<br />

ARABIA SAUDITA 12,9<br />

RUSSIA 11,5<br />

STATI UNITI 8,9<br />

IRAN 5,1<br />

MESSICO 4,6<br />

CINA 4,4<br />

VENEZUELA 3,7<br />

CANADA 3,7<br />

NORVEGIA 3,6<br />

EAU 3,5<br />

RESTO DEL MONDO 38,2<br />

FEDERAZIONE RUSSA<br />

Popolazione: 145,5 milioni<br />

Speranza di vita: 66 anni<br />

Tasso di alfabetizzazione: 99,6%<br />

Crescita demografica: –0,6%<br />

Crescita economica: 7,3% l’anno<br />

GLI UOMINI DEL NUOVO CREMLINO TRA BUSINESS E POLITICA<br />

Dmitri Medvedev Ex collega di Putin<br />

e suo possibile successore<br />

Funzione di governo: primo vice premier<br />

Nelle imprese statali: presidente nella<br />

direzione di Gazprom<br />

Igor Setchine Sarebbe secondo<br />

indiscrezioni un ex membro del KGB<br />

Funzione di governo: segretario<br />

generale aggiunto del presidente<br />

Nelle imprese statali: presidente<br />

di Rosneft (per produzione seconda<br />

società petrolifera russa)<br />

Alexandre Joukov Consigliere di Putin<br />

Funzione di governo: vice premier<br />

Nelle imprese statali: presidente Ferrovie russe<br />

Viktor Khristenko<br />

Funzione di governo:<br />

ministro dell’Industria e Energia<br />

Nelle imprese statali: presidente di Transneft<br />

(monopolio degli oleodotti)<br />

Igor Chouvalov<br />

Funzione di governo: consigliere del presidente<br />

Nelle imprese statali: presidente<br />

I PRIMI CONSUMATORI NEL 1994<br />

STATI UNITI 26,3<br />

GIAPPONE 8,2<br />

CINA 4,4<br />

RUSSIA 4,3<br />

GERMANIA 4,2<br />

2,8<br />

2,7<br />

2,6<br />

2,4<br />

2,2<br />

MESSICO<br />

COREA DEL SUD<br />

CANADA<br />

BRASILE<br />

INDIA<br />

RESTO DEL MONDO 40,0<br />

Risorse principali: petrolio<br />

(terzo al mondo), metano (primo),<br />

ferro, potassio, diamanti, carbone.<br />

Tasso di disoccupazione: 7,6%<br />

Pop. sotto la soglia di povertà: 17,8%<br />

di Sovkomflot (la più grande società russa<br />

di trasporto marittimo)<br />

Alexeï Koudrine<br />

Funzione di governo: ministro delle Finanze<br />

Nelle imprese statali: presidente di Alrosa<br />

(monopolio della produzione di diamanti)<br />

Sergueï Prikhodko<br />

Funzione di governo: segretario generale<br />

aggiunto del presidente<br />

Nelle imprese statali: presidente del direttivo<br />

di TVEL (uno dei più importanti produttori<br />

mondiali di combustibile nucleare)<br />

Leonid Reiman<br />

Funzione di governo: ministro<br />

alle Telecomunicazioni<br />

Nelle imprese statali: presidente di Sviazinvest<br />

(potente holding di telecomunicazioni)<br />

Viktor Ivanov<br />

Funzione di governo: segretario generale<br />

aggiunto del presidente<br />

Nelle imprese statali: presidente<br />

di Almaz-Antey (fornitore di sistemi<br />

di difesa aerea)<br />

E NEL 2005 [IN %]<br />

STATI UNITI 25,4<br />

CINA 7,9<br />

GIAPPONE 6,5<br />

INDIA 3,2<br />

la North European Gas Pipeline Company (NEGPC). Nel progetto<br />

spicca Gazprom con il 51% delle quote mentre il consorzio tedesco<br />

ne possiede 24,5% ciascuno. Gazprom prevede di concludere la prima<br />

tranche del gasdotto nel 2010 e di trasportare fino a 55 miliardi<br />

di m3 nel 2013. <strong>La</strong> nuova via permetterà alla Russia di aumentare di<br />

un terzo il volume di approvigionamento di gas in Europa. Bruxelles<br />

ha accolto con entusiasmo la possibilità di un nuovo gasdotto, anche<br />

perchè proprio nel 2010 il continente rischia di essere prossimo<br />

alla crisi: i giacimenti di gas del Mare del Nord con cui ora viene alimentata<br />

l’Europa si stanno lentamente prosciugando, in Norvegia e<br />

in Gran Bretagna le estrazioni diminuiscono sempre più. <strong>La</strong> pipeline<br />

2,7<br />

2,6<br />

2,6<br />

2,5<br />

3,1<br />

3,1<br />

GERMANIA<br />

RUSSIA<br />

CANADA<br />

BRASILE<br />

COREA DEL SUD<br />

MESSICO<br />

RESTO DEL MONDO 40,0<br />

Prikaspiyskaya. Aksai.<br />

Impianto di perforazione<br />

per l’estrazione del gas<br />

che lavora a temperature<br />

che scendono sotto lo zero.<br />

Kazakhstan, 2000<br />

LE MAGGIORI RISERVE NEL 1994 E NEL 2006 [IN %]<br />

STATI UNITI 17,0<br />

IRAN 10,4<br />

ARABIA SAUDITA 9,7<br />

IRAQ 9,6<br />

KUWAIT 6,8<br />

EAU 6,7<br />

VENEZUELA 5,1<br />

1,8<br />

2,4<br />

3,2<br />

NIGERIA<br />

RUSSIA<br />

LIBIA<br />

RESTO DEL MONDO 27,2<br />

STATI UNITI 14,7<br />

ARABIA SAUDITA 11,5<br />

IRAN 10,2<br />

IRAQ 9,3<br />

KUWAIT 8,7<br />

EAU 7,1<br />

VENEZUELA 5,3<br />

RUSSIA<br />

del Baltico avrà un grande centro di stoccaggio in Belgio e delle diramazioni<br />

verso la Svizzera e Finlandia. Ma l’espansione ad ovest di<br />

Gazprom non si limita al nord. Il secondo progetto, che passa sotto<br />

il nome di Blue Stream vede alleati Russia, Turchia e Italia.<br />

Il gasdotto è stato ideato per alimentare tutte le regioni del sud<br />

e centro Europa, attraversando la Grecia ed eseguendo diverse ramificazioni,<br />

tra cui in un secondo tempo quella verso il sud Italia. Il<br />

tratto turco è già stato completato mentre sul proseguimento verso<br />

il nostro paese è sorta nel 2005 ben più di un’ombra. Nell’affare sono<br />

infatti spuntati gli interessi personali dell’allora premier Silvio<br />

Berlusconi attraverso la partecipazione della Central Energy Italian<br />

3,5<br />

3,2<br />

2,6<br />

LIBIA<br />

NIGERIA<br />

RESTO DEL MONDO 38,2<br />

| internazionale |<br />

gas Holding AG (CEIGH). <strong>La</strong> società appariva controllata per il<br />

33,33% da azioni dell’impresa Mentasti-Granelli (l’omonimo proprietario<br />

è un caro amico di Berlusconi) e per il resto da filiali di Gazprom.<br />

Dopo lo scandalo c’è stata la sospensione dell’operazione verso<br />

la tranche italiana. Al momento Eni e la società turca Botas proseguono<br />

invece la costruzione della pipeline dalla Turchia alla Grecia<br />

con una capacità di approvvigionamento per 8 miliardi di m3 all’anno.<br />

Mosca in questa conquista di sempre maggiori fette di mercato<br />

in Europa ha acquisito un tale potere da essere in grado di dettare<br />

le condizioni. Un esempio ne sono le recenti pressioni delle autorità<br />

russe sulla multinazionale anglo-olandese Royal Dutch Shell<br />

per cedere le proprie azioni che le garantivano la maggioranza, nel<br />

Sakhalin-II. Il progetto prevedeva il trasporto per nave dal 2008 del<br />

metano liquido dall’isola di Sakhalin, nell’estremo oriente russo.<br />

Shell, che possedeva il 55% delle quote ne cederà il 30% ai gigante<br />

dell’energia russo. Il Cremlino aveva apertamente minacciato la<br />

multinazionale di perseguirla per inquinamento dell’ambiente se<br />

non avesse ceduto. Gazprom acquisterà sempre per Sakhalin-II altre<br />

quote dai gruppi Mitsui e Mitsubishi, di modo da diventare socio di<br />

maggioranza. Tra due anni dalle navi russe verranno quindi consegnati<br />

rifornimenti di metano a Stati Uniti, Messico, Corea e Giappone.<br />

Ma non è che l’inizio: anche altri accordi potrebbero essere<br />

presto messi in discussione dal Cremlino. Nel mirino ci sono già le<br />

multinazionali BP, Exxon, Mobil e Total..<br />

| ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 | valori | 61 |<br />

IAN BERRY / MAGNUM PHOTOS


| internazionale | Svezia |<br />

Un futuro<br />

oltre il petrolio<br />

senza investire<br />

sul nucleare<br />

Making Sweden an oil free society è l’ambizioso progetto del governo di Stoccolma<br />

per diventare indipendente dall’oro nero. Entro il 2020 quella svedese sarà la prima economia al mondo<br />

a vivere senza petrolio. Trasporto, grande industria e riscaldamento i settori che avranno la priorità.<br />

U<br />

di Riccardo Sacco<br />

Il parco scientifico<br />

di Kista è il maggiore<br />

parco scientifico<br />

d’Europa e il secondo<br />

al mondo dopo<br />

l’agglomerato<br />

tecnologico di Silicon<br />

Valley in California.<br />

Stoccolma, 2001<br />

N FUTURO SENZA PETROLIO PUÒ ESISTERE. <strong>La</strong> strada è lunga e piena di difficoltà. Ma perseguibile e la Svezia<br />

lo sta dimostrando con coraggio. Dopo che nel 2005 l’uragano Katrina ha danneggiato la capacità<br />

di estrazione e raffinazione del petrolio del Golfo del Messico e il prezzo del barile è schizzato<br />

alle stelle, il Paese scandinavo ha deciso di dire definitivamente basta al petrolio.<br />

Con un’ambizioso progetto dal titolo "Making Sweden an oil free society", il primo ministro<br />

svedese, Goeran Persson, ha annunciato che Stoccolma diventerà «completamente indipendente<br />

dall’oro nero entro il 2020», accelerando così il passaggio dall’era dei combustibili fossili<br />

a quella delle fonti energetiche rinnovabili. Sfruttando, cioè, le biomasse, l’energia prodotta dalle<br />

onde e dalle maree e il vento.<br />

Se tutto va come previsto, la Svezia sarà la prima economia al mondo a vivere senza il petrolio.<br />

E tutto questo, non costruendo impianti nucleari di nuova generazione. Il governo ha redatto il ri-<br />

voluzionario documento, avvalendosi di una commissione<br />

composta da industriali, accademici, agricoltori, ricercatori<br />

di case automobilistiche, associazioni ambientaliste<br />

e dipendenti pubblici. Gruppo di lavoro creato ad hoc per<br />

trovare la strada d’uscita alla dipendenza dal greggio.<br />

Gli ultimi uragani che hanno messo in ginocchio gli<br />

Stati Uniti sono stati solamente una goccia che ha fatto<br />

traboccare un vaso già pieno. In Svezia, infatti, il percorso<br />

per l’epocale cambiamento è stato intrapreso fin dagli<br />

anni ‘70, quando il costo del greggio ha toccato livelli record,<br />

mai più raggiunti in seguito. Da allora, Stoccolma<br />

ha sempre cercato di limitare l’uso del petrolio (l’energia<br />

prodotta attraverso l’olio combustibile è passata dal 77%<br />

del 1970 al 32% del 2003), attraverso la costruzione di impianti<br />

nucleari e il crescente utilizzo delle fonti alternative.<br />

Per Stoccolma, ci sono una serie di buone ragioni per<br />

farlo. «Ragioni di cui tutta la popolazione», sottolinea Peter<br />

Kisch, economista svedese esperto di sviluppo sostenibile,<br />

«è ben consapevole».<br />

AMBIENTALI. Nell’annunciare la nuova strategia energetica,<br />

il ministro dello Sviluppo Sostenibile, Mona Sahlin, «ha<br />

| 62 | valori | ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 |<br />

specificato che si vogliono sostituire tutti i combustibili fossili,<br />

prima che il cambiamento del clima distrugga le economie».<br />

L’impegno svedese, infatti, è prima di tutto, una risposta<br />

al mutamento globale dell’ambiente. Risposta che<br />

mette la Svezia al comando del gruppo dei Paesi verdi.<br />

ECONOMICHE. Oltre alla salvaguardia ambientale, il piano è<br />

dettato anche dalla necessità di slegare l’economia svedese<br />

dal destino fluttuante degli approvvigionamenti di petrolio.<br />

Gli scambi e la bolletta energetica sono troppo soggetti<br />

all’instabilità della situazione mediorientale e alla crescente<br />

domanda dei Paesi di nuova industrializzazione.<br />

Inoltre, il Comitato per l’energia del "Royal Academy of<br />

Science" di Stoccolma, ha messo in guardia il Paese dal fatto<br />

che «le forniture mondiali di petrolio, ora ai livelli massimi,<br />

diminuiranno entro poco tempo. Situazione che farà<br />

scattare una recessione economica globale, causata proprio<br />

dagli elevati costi del greggio». Perseguire politicamente<br />

l’approvvigionamento energetico alternativo, inoltre, vuol<br />

dire anche business. Il Paese, infatti, conta di diventare un<br />

modello a livello internazionale e di esportare tecnologie<br />

DAVIDE MONTELEONE / CONTRASTO<br />

sui mercati delle soluzioni energetiche rinnovabili. «Un settore<br />

in cui», specifica Kisch, «le compagnie scandinave sono<br />

già ben posizionate». In quest’ottica, quindi, considerando<br />

la crescente fame di energia del mondo, il new deal<br />

svedese si configura come un investimento pionieristico.<br />

GEOPOLITICHE. Con la crescente influenza della Russia, infine,<br />

l’opzione rinnovabili mette al sicuro lo Stato nordico<br />

dall’uso politico che il Cremlino, tramite la Gazprom,<br />

sta facendo dei suoi giacimenti di gas. «Un uso<br />

che», precisa Kisch, «preoccupa non poco l’attuale governo<br />

di centrodestra».<br />

Luci e ombre<br />

Insomma, la scelta svedese è oggettivamente intelligente<br />

e il piano ambizioso. Ma non è tutto oro quel che luccica.<br />

Nello specificare gli obiettivi concreti, infatti, Stoccolma<br />

ha abbassato un po’ il tiro e nel progetto ha parlato<br />

di «riduzione della totale dipendenza dal petrolio<br />

solamente in quelle aree dove il raggiungimento di questo<br />

risultato richiederebbe un tempo molto più lungo di<br />

14 anni». Ovvero trasporto, grande industria e riscaldamento.<br />

E lì ha concentrato i suoi sforzi.<br />

Dal 2020, la società svedese dovrebbe «ottenere un uso<br />

dell’energia più efficiente del 20%», non sarebbe «usato il<br />

greggio per riscaldare gli edifici e il trasporto su strada dovrebbe<br />

ridurre il consumo di benzina e nafta tra il 40 e il<br />

50%». In più, l’industria dovrebbe «tagliare l’utilizzo di petrolio<br />

tra il 35 e il 40%». Difficile, dunque, ammettere realisticamente<br />

che nel 2020, la Svezia non userà più il petrolio.<br />

Di tracce ce ne saranno. Ma sempre meno e l’approccio<br />

sistemico dell’esecutivo scandinavo ne valorizza<br />

gli sforzi. Un impegno da cui, soprattutto l’Italia, dopo<br />

aver staccato nel 2006 un assegno da 48 miliardi per la sua<br />

bolletta energetica (10 in più del 2005: la fattura più salata<br />

di tutti i tempi), dovrebbe trarre esempio.<br />

Per realizzare la sua strategia, la Svezia attuerà le seguenti<br />

misure. «Sgravi fiscali per la conversione degli impianti<br />

dal petrolio, incremento dell’energia alternativa, introduzione<br />

di un maggior numero di misure per i combustibili<br />

rinnovabili, investimenti più cospicui nello sviluppo<br />

di una società rinnovabile e prosecuzione degli investi-<br />

| ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 | valori | 63 |


In Svezia sono<br />

ancora attivi cinque<br />

reattori nucleari,<br />

che forniscono<br />

il 52 per cento<br />

dell’energia elettrica.<br />

Il referendum<br />

del 1980 imponeva<br />

la dismissione delle<br />

centrali nucleari<br />

entro il 2005.<br />

Il Governo ha prorogato<br />

questo termine<br />

fino al 2010.<br />

Stoccolma, 2001<br />

SVEZIA<br />

Superficie:<br />

450,000 km 2<br />

terzo paese più esteso<br />

in Europa Occidentale<br />

Foreste: 53%<br />

Montagne: 11%<br />

Aree coltivate: 8%<br />

Popolazione:<br />

9 milioni di abitanti<br />

Pil 2005: +2,7%<br />

Pil pro capite: 29.800$<br />

menti nel teleriscaldamento (in genere geotermico o a biomassa)».<br />

Kisch ricorda che «nel potenziare le sue fonti alternative<br />

(è uno dei punti di forza che consentirà alla Svezia<br />

di avere successo), il Paese parte già avvantaggiato rispetto<br />

a tutte le altre economie avanzate. Nel 2003, l’utilizzo<br />

di fonti rinnovabili ha contribuito al 23% della produzione<br />

energetica nazionale, contro una media europea<br />

del 6 %. E l’impiego dell’energia geotermica e dei biocombustibili<br />

nel riscaldamento degli edifici ha già ampiamente<br />

rimpiazzato quello dei combustibili fossili. Il settore, infatti,<br />

si è completamente trasformato negli ultimi 10 anni,<br />

anche grazie alle tasse verdi con cui il governo ha incoraggiato<br />

i proprietari di case ad abbandonare la vecchia caldaia<br />

a cherosene. Per convertirla ci vogliono solamente<br />

2100 euro». Per il riscaldamento domestico viene largamente<br />

utilizzato anche il calore residuo degli impianti industriali.<br />

Emissioni che, se per le aziende sono rifiuti, per i<br />

cittadini diventano energia a buon mercato.<br />

Il nucleare è ancora un business<br />

Questo grande Paese (449.964 km quadrati) a bassissima<br />

densità di popolazione, è ricoperto per buona parte da foreste<br />

con un eccellente patrimonio di risorse naturali (legname,<br />

acqua e ferro). <strong>La</strong> Svezia, quindi, può già fare affidamento<br />

sull’energia idroelettrica. Fonte che, assieme ai<br />

biocarburanti prodotti dalle immense distese boschive,<br />

fornirà, secondo il piano di Stoccolma, il grosso dell’energia.<br />

Il programma ha calcolato che, nelle migliori previsioni,<br />

«la fornitura di biocarburanti potrà salire da 108 Twh<br />

a 150 nel 2020 e 228 nel 2050». Obiettivo da raggiungere<br />

con una sorta di rivoluzione agricola che comporterà «il<br />

miglior utilizzo della terra esistente e delle foreste». Ventitre<br />

milioni di ettari, ora, ampiamente inutilizzate. Ma la<br />

porzione di boschi usata per questi scopi, infatti, potrebbe<br />

salire «a 200.000 ettari nel 2020 e a 1.150.000 nel 2050».<br />

Nel programma, poi, ci sono incentivi fiscali per chi<br />

| 64 | valori | ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 |<br />

«guida auto ibride o ad etanolo». Mercato<br />

in cui il governo svedese si sta già<br />

impegnando, lavorando di concerto<br />

con le università, i centri di ricerca e i<br />

produttori di autoveicoli (Saab, Volvo e<br />

Scania) per creare macchine e camion<br />

che bruciano combustibili biologici.<br />

Un altro segreto della Svezia è la<br />

larga diffusione della coscienza ecologica,<br />

presente, oltre che nelle istituzioni,<br />

anche in tutte le parti sociali. Dalle<br />

industrie alle banche. Le grosse cartiere<br />

e i mulini usano la corteccia degli alberi<br />

per produrre energia. <strong>La</strong> Volvo è<br />

all’avanguardia nella scelta di soluzioni<br />

di sviluppo sostenibile che sono state<br />

replicate in altre parti del mondo<br />

(non vengono utilizzate alcune sostanze<br />

ritenute dannose per l’ambiente<br />

nella costruzione delle automobili). E la Seb, uno dei<br />

principali istituti di credito scandinavi, offre finanziamenti<br />

a tassi inferiori di un punto e mezzo a chi compra<br />

un’auto a basso impatto ambientale.<br />

I fornitori nazionali di energia, infine, sono obbligati<br />

a fornirne una quota rinnovabile. Le compagnie petrolifere,<br />

infatti, devono attrezzare le nuove stazioni di<br />

rifornimento con colonnine per i nuovi combustibili. Sinergie,<br />

nel comparto delle quattro ruote, a cui si aggiunge<br />

anche la possibilità, per chi acquista un’auto a bioetanolo<br />

o a biogas, di parcheggiare gratuitamente in 20 città<br />

e di entrare senza pagare il pedaggio nell’area di Stoccolma<br />

a traffico limitato. I risultati sono ottimi: negli ultimi<br />

mesi la quota di auto ecologiche immatricolate è balzata<br />

al 13% del mercato locale. Un vero fenomeno.<br />

Ci sono due sole zone d’ombra nel nuovo corso energetico<br />

svedese. Interrogativi a cui, per il momento, è difficile<br />

dare una risposta. Quale sarà, cioè, il ruolo che l’energia<br />

nucleare giocherà nell’economia scandinava e i livelli<br />

complessivi d’investimento, che devono ancora essere<br />

discussi e approvati. Quasi tutta l’energia elettrica del<br />

Paese proviene da centrali idroelettriche e da impianti<br />

nucleari (per il 52%). Per quanto nel 1980 un referendum<br />

abbia stabilito di rinunciare all’energia nucleare entro il<br />

2005, in Svezia sono attivi ancora cinque reattori su dodici.<br />

Per il timore di perdere la relativa competitività internazionale,<br />

la loro chiusura è appena stata posticipata<br />

dal Parlamento al 2010. Inoltre, «l’energia che proviene<br />

da questi reattori, ulteriormente potenziati», sottolinea<br />

Kisch, «è ancora un business. Le grandi industrie, come<br />

quella della carta e dell’acciaio, hanno bisogno di energia<br />

elettrica a basso costo, considerando anche il fatto<br />

che il mercato energetico locale non è stato ancora del<br />

tutto liberalizzato». È stato valutato che le attuali centrali<br />

resteranno in funzione fino al 2050, ma da qui in avanti,<br />

i combustibili biologici saranno preferiti all’atomo. .<br />

DAVIDE MONTELEONE / CONTRASTO<br />

CONTRASTO


I Rothschild<br />

<strong>La</strong> storia dei banchieri<br />

più potenti del mondo<br />

di Andrea Montella<br />

“<br />

Datemi la possibilità di emettere la moneta di un Paese<br />

e non m’importerà più di chi scrive le sue leggi<br />

N<br />

<strong>La</strong> casa natale della<br />

famiglia a Francoforte.<br />

”<br />

EL XVIII SECOLO, IN GERMANIA, UN UOMO ORIGINARIO DI HANNOVER, città della Bassa Sassonia, si trasferì a Francoforte e vi<br />

aprì un conio di monete, con ufficio contabile e sull’entrata appose la sua insegna, un’aquila romana su uno scudo<br />

rosso. Quell’uomo era Amschel Moses Bauer. Più che per il nome del proprietario, la sua ditta divenne famosa per<br />

l’insegna apposta: uno “Scudo Rosso”, in tedesco Das rothe Schild.<br />

Alla sua morte ereditò l’attività il figlio Mayer Amschel Bauer che, tra le prime cose, cambiò il suo cognome in<br />

Rothschild e poi modificò radicalmente la sua attività: non prestò più i soldi solo ai privati, ma a governi e monarchi.<br />

In questo modo i prestiti erano di entità maggiore e godevano delle assicurazioni fornite dalle tasse pagate dai<br />

cittadini delle varie nazioni. Oltre a far pratica negli affari, Mayer Rothschild faceva figli in abbondanza: dal suo matrimonio<br />

nacquero cinque maschi, che crescendo vennero iniziati ai segreti connessi al mondo del denaro e della<br />

finanza speculativa, con una particolare predilezione per quella tecnica che gli esperti chiamano “riserva frazionale<br />

bancaria” che serve a moltiplicare la moneta emessa. (vedi BOX ).<br />

Per meglio capire come funzionava il mondo e come trarne profitto Rothschild inviò, in ogni capitale che contava<br />

uno dei suoi figli, aprendovi filiali della banca di famiglia. Il figlio maggiore di Mayer, Amschel, rimase nella città natale,<br />

Francoforte; Salomon il secondogenito venne inviato a Vienna; Nathan il terzogenito, considerato il più abile, nel<br />

1798 a Londra; il quarto della dinastia, Karl, andò a Napoli; il quinto, Jabob, chiamato anche James, fu spedito a Parigi.<br />

Nathan Rothschild<br />

Finanza, oro, materie prime,<br />

informazione, ogni guerra<br />

è stata ed è un’occasione<br />

di profitto. Il mondo<br />

è il loro carrello della spesa<br />

RISERVA FRAZIONARIA<br />

LA RISERVA FRAZIONARIA È UN MOLTIPLICATORE DEL CREDITO: in Europa la riserva<br />

frazionaria è allo 0% per le seguenti passività: depositi con durata prestabilita<br />

superiore a due anni; depositi rimborsabili con preavviso superiore a due anni; pronti<br />

contro termine; titoli di debito emessi con durata prestabilita superiore a due anni.<br />

È al 2% per ogni altra passività prevista dal regolamento 1745/2003 della BCE.<br />

Quando la riserva è pari al 2% la banca può prestare fino al 98% del capitale<br />

depositato, cioè 98 centesimi per ogni euro versato. <strong>La</strong> somma di tutti i prestiti<br />

generati da un primo nuovo deposito risulterà un multiplo del primo deposito,<br />

ma di valore inferiore.<br />

Si parla pertanto di moltiplicatore monetario che agisce a livello di sistema<br />

bancario e non, come molti erroneamente credono, a livello di singola banca: a fronte<br />

di una percentuale di riserva al 2%, il sistema bancario può arrivare a prestare fino<br />

a 50 volte il deposito iniziale. L’espansione del credito assicura tassi di crescita<br />

per un periodo anche decennale, ma inevitabilmente porta o a crisi di sovrapproduzione<br />

o di insolvenza delle imprese alla scadenza dei debiti, a cui segue un eccesso di moneta<br />

prestata che continua a circolare, non corrisposta da una ricchezza reale, causa<br />

a sua volta di inflazione e calo della domanda. Il sistema funziona perché i clienti<br />

delle banche non chiedono mai tutti contemporaneamente la restituzione del denaro<br />

versato; se lo facessero le banche sarebbero insolventi e andrebbero in bancarotta.<br />

I Rothschild erano entrati nelle grazie e in affari con il monarca<br />

più ricco d’Europa, il principe Guglielmo di Hesse-Cassel, nipote dello<br />

zar e del re di Svezia. Con l’arrivo di Napoleone, Guglielmo fu costretto<br />

all’esilio, riuscì comunque ad inviare alla filiale dei Rothschild<br />

a Londra, 550mila sterline, una cifra enorme, da investire in titoli consolidati,<br />

obbligazioni e titoli di Stato inglesi. Ma Nathan Rothschild<br />

utilizzò il denaro per sé. Era chiaro per il banchiere che le guerre napoleoniche<br />

potevano essere sfruttate investendo nel settore bellico, essendo<br />

questi investimenti i più remunerativi. Quando Guglielmo di<br />

Hesse-Cassel tornò nella sua Wilhelmshöhe, nel 1815 poco tempo prima<br />

della sconfitta di Napoleone a Waterloo, pretese dai Rothschild la<br />

restituzione del denaro a loro affidato. I banchieri lo assecondarono e<br />

gli restituirono la somma, maggiorata dell’8 per cento come se gli investimenti<br />

fossero stati fatti secondo le direttive del principe, ma tacendo<br />

degli ingenti profitti realizzati con i suoi soldi nelle speculazioni<br />

derivanti dalle guerre di quel periodo. Grazie a queste raffinatezze<br />

finanziarie Nathan Rothschild poté accrescere il capitale di 20 mila<br />

sterline affidatogli dal padre sino a giungere i 50 milioni di sterline.I<br />

Rothschild, con le banche che si muovevano in sinergia e che utilizzavano<br />

le tecniche di riserva frazionale bancaria, in pochi decenni divennero<br />

la famiglia più ricca del mondo. E grazie ai debiti contratti<br />

con loro dalla dissoluta nobiltà d’Europa, ne inglobarono non solo i<br />

patrimoni, ma anche il potere politico. Erano così potenti che la Ban-<br />

ca di Francia, fondata da Napoleone nel 1800, fu sempre al loro fianco<br />

nella seconda metà dell’Ottocento.<br />

I Rothschild aumentarono il loro potere concedendo prestiti a settori<br />

monopolistici di svariate industrie, andando contro le regole della<br />

libera concorrenza e favorendo politiche di aumento dei prezzi. Furono<br />

loro a finanziare Cecil Rhodes, permettendogli di diventare il monopolista<br />

dei terreni auriferi e diamantiferi del Sudafrica. Negli<br />

Usa finanziarono la nascita del monopolio ferroviario. In<br />

Palestina furono fondamentali nell’aiutare la “colonizzazione<br />

“ di quelle terre: nel 1882 il barone Edmond ne prese<br />

in mano l’amministrazione, che funzionava nella più<br />

classica tradizione coloniale. I tentativi di ribellione dei coloni<br />

vennero repressi con l’uso della gendarmeria. Gli scontri<br />

del 1887-88 furono i più violenti: furono espulsi tutti coloro<br />

che non si sottomettevano alla volontà del barone.<br />

Oltre a controllare il petrolio russo di Baku, attraverso<br />

la National Bank di Cleveland, una delle banche di loro<br />

proprietà, finanziarono John D. Rockefeller con lo scopo di<br />

monopolizzare il settore della raffinazione del petrolio.<br />

Quindi possiamo dire che è grazie a quell’investimento che<br />

è potuta sorgere prima la Standard Oil e in seguito la Exxon.<br />

Il potere di questi banchieri è più che enorme: è un<br />

Qui a fianco, James<br />

Rothschild. Sotto,<br />

i coniugi Rotschild<br />

con la regina Elisabetta<br />

a Meautry. A destra,<br />

i cinque fratelli a capo<br />

della dinastia: in alto<br />

Amschel; sotto, Nathan<br />

e Solomon, James e Carl.<br />

| 66 | valori | ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 | | ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 | valori | 67 |<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

Frederic Morton<br />

I favolosi Rothschild<br />

Jolly Rizzoli, 1966<br />

Guy de Rothschild<br />

Buon viso alla fortuna<br />

De Agostini, 1984<br />

Anka Muhlstein<br />

James de Rotschild<br />

Biografie Bompiani,’83<br />

Egon Corti<br />

I Rothschild<br />

Dall’Oglio, 1974<br />

Walter Hagen<br />

Operazione Bernhard<br />

Garzanti, 1956<br />

| gens |<br />

potere assoluto. Ne è una riprova la composizione della<br />

Federal Reserve: Rothschild di Londra e Berlino, Warburg<br />

di Amburgo e Amsterdam, Lehman Brother di Parigi, Banca<br />

Kuhln Loeb di New York, Banche Israel Moses Seif,<br />

Goldman Sachs di New York, Chase Manhattan (Rockefeller)<br />

di New York.<br />

Anche Himmler e Hitler avevano sperimentato la potenza,<br />

sia palese che sotterranea di questi banchieri quando,<br />

dopo l’arresto da parte delle SS di Louis Rothschild all’aeroporto<br />

di Vienna il 10 marzo 1938, furono costretti<br />

ad accettare le condizioni dei Rothschild per la sua liberazione.<br />

Herr Baron fu confortato, durante la sua breve<br />

prigionia, da una cella con un orologio e un enorme vaso<br />

Luigi XV, coperte di velluto arancione e cuscini multicolori,<br />

pranzi ordinati alla cucina di un albergo e un apparecchio<br />

radioricevente Siemens ultimo modello.<br />

Alla liberazione del barone Rothschild contribuirono due fattori: i<br />

prestiti nazionali lanciati nel 1937 dal Reich e controfirmati dai banchieri<br />

“fratelli” come i Mendelsohn, Bleichröder, Arnhold, Dreyfuss,<br />

Strauss, Warburg, Aufhaüser e Beherns; la stretta correlazione tra la società<br />

segreta bavarese Thule, fondamentale nella nascita del nazismo,<br />

e la loggia degli Illuminati. I Rothschild nel combattere il marxismo<br />

già avevano speso molti soldi nel tentativo di far sorgere<br />

forme di pseudosocialismo, capace di bloccare l’espansione<br />

di questa cultura che minava i loro interessi e la loro<br />

visione del mondo.<br />

Grazie ai finanziamenti dei Rothschild e di Cecil Rhodes<br />

nacque la Società Fabiana che proponeva un modello<br />

di socialismo dirigistico ed autoritario e di cui uno dei<br />

suoi membri più autorevoli e carismatici, George Bernard<br />

Shaw dava di quel modello sociale la più esaustiva spiegazione<br />

politico-programmatica: “Il socialismo non permetterebbe<br />

a nessuno di vivere in povertà. Chiunque verrebbe<br />

nutrito a forza, vestito, alloggiato, istruito e<br />

collocato in un posto di lavoro, gli piaccia o meno. Se si<br />

dovesse scoprire che una persona non vale umanamente<br />

tutti questi sforzi, probabilmente si troverebbe un modo<br />

indolore per toglierla di mezzo”. .


| economiaefinanza |<br />

ltrevoci<br />

I FIORI DELVUOTO<br />

SBOCCIANO<br />

NEL LONTANO<br />

GIAPPONE<br />

Nel momento in cui il dibattito sociopolitico<br />

nel Vecchio Continente si arrovella intorno<br />

alla ricerca di radici comuni, la filosofia<br />

giapponese potrebbe essere d’aiuto all’Europa,<br />

soprattutto se la si guardasse dal punto<br />

di vista del metodo.<br />

Figlia dei vicini di casa, Corea e Cina,<br />

la cultura giapponese ha saputo rielaborare<br />

sapientemente quanto appreso dalle<br />

altre nazioni, anche nemiche. Cio’ che<br />

noi interpreteremmo come sudditanza<br />

e sottomissione, i nipponici lo trasformano<br />

in indipendenza, facendo proprio e trasformando<br />

in forme originali tutto ciò che proviene<br />

dal mondo esterno, purché connotato<br />

da elementi di novità. È avvenuto in campo<br />

economico, militare, scientifico e, perché no,<br />

anche religioso (il buddismo viene introdotto<br />

dalla Corea e rielaborato in una forma<br />

originalissima).<br />

Il Giappone, che è il vero estremo oriente,<br />

al di là del quale c’è solo l’oceano, è in divenire<br />

per definizione. Come le sue coste, scosse<br />

dai terremoti e flagellate dai tifoni sono<br />

“un prototipo di morfologia dell’instabilità.<br />

Non stupisce che il sentimento della<br />

transitorietà, dell’impermanenza,<br />

dell’incosistenza dei fenomeni - primariamente<br />

della condizione umana -sia un elemento<br />

caratteristico e fondativi dell’identità culturale<br />

dei giapponesi. Ciò che per le altre culture<br />

è piuttosto l’esito di speculazioni intellettuali<br />

e di intuizioni spirituali, per i giapponesi<br />

è atavica esperienza di vita quotidiana…”.<br />

GIUSEPPE JISO FORZANI<br />

I FIORI DEL VUOTO<br />

Bollati Boringhieri, 2006<br />

| 68 | valori | ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 |<br />

L’ERA<br />

DEL PETROLIO<br />

HA FINITO<br />

LA BENZINA<br />

L’era del petrolio è finita.<br />

<strong>La</strong> curva di Hubbert<br />

sta velocemente raggiungendo<br />

il suo picco, poi inizierà<br />

la discesa fino a quando<br />

si metterà la parola fine<br />

sulla risorsa che tiene in piedi<br />

l’intera economia mondiale.<br />

<strong>La</strong> Svezia ha dichiarato<br />

che entro il 2020 abbandonerà<br />

la produzione basata sull’oro<br />

nero, a ruota, anche se più<br />

timidamente, la stanno<br />

seguendo altri Paesi<br />

del nordeuropa. Cosa fare?<br />

Jeremy Leggett, famoso insider<br />

dell’industria petrolifera,<br />

denuncia con forza ciò che<br />

le multinazionali del petrolio<br />

si rifiutano di dire: il petrolio<br />

entro dieci anni finirà. Svela<br />

le collusioni tra governi<br />

e corporation, sbugiarda<br />

la scienza dell’estrazione<br />

che sta sprecando la risorsa,<br />

mette in guardia sul disastro<br />

ambientale in atto, aggravato<br />

dal ritorno del carbone,<br />

utilizzato massicciamente<br />

in Cina. L’uragano che<br />

ha sconvolto New Orleans<br />

è solo un assaggio. Tecnologia,<br />

fonti alternative rinnovabili<br />

e sostenibili sono già a portata<br />

di mano. Adottarle si puo’,<br />

politica permettendo.<br />

JEREMY LEGGETT<br />

FINE CORSA<br />

Einaudi, 2006<br />

UNA VITA<br />

SPESA<br />

CONTRO<br />

LA GUERRA<br />

Seymour Melman (1917 -1984)<br />

ha scritto questo libro quasi<br />

fosse una summa dell’impegno<br />

di un’intera esistenza.<br />

Esperto di economia militare<br />

e riconversione industriale<br />

a produzioni civili, Melman<br />

analizza la potenza militare Usa<br />

e il suo sviluppo a partire dalla<br />

Seconda Guerra Mondiale.<br />

Gli Stati Uniti da soli producono<br />

la metà della spesa militare<br />

mondiale. Come scrive nella<br />

bella prefazione Marcus Raskin<br />

(già consigliere alla Casa<br />

Bianca di John Kennedy),<br />

l’autore prima di altri,<br />

e a differenza dei keynesiani,<br />

aveva capito che la spesa<br />

militare non è un sostegno<br />

alla società, bensì un<br />

meccanismo che impoverisce.<br />

Vivere in un’economia di guerra<br />

permanente porta al declino<br />

di settori vitali e indispensabili<br />

per la tenuta della società,<br />

come la pubblica istruzione<br />

e la sanità. Accanto ai conflitti<br />

nel mondo, c’è, dunque, un’altra<br />

guerra combattuta dai manager<br />

di Stato contro i cittadini<br />

che lavorano per vivere.<br />

SEYMOUR MELMAN<br />

GUERRA S.P.A.<br />

Città Aperta Edizioni, 2006<br />

I SIGNORI<br />

DEL CLIMA<br />

SIAMO<br />

TUTTI NOI<br />

Fra settant’anni l’Europa del sud<br />

sarà desertificata e per fare<br />

una vacanza al mare bisognerà<br />

trasferirsi al nord, dove il clima<br />

sarà più temperato. In soli<br />

200 anni, dicono i climatologi,<br />

abbiamo sconvolto il ciclo<br />

di decine di milioni di anni.<br />

Alcune specie animali,<br />

come il rospo dorato, si sono<br />

già estinte. Una specie<br />

pregiata, come il corallo della<br />

Grande barriera corallina, sta<br />

perdendo la sua pigmentazione<br />

e presto si frantumerà.<br />

Le immagini satellitari mostrano<br />

che a partire dal 1979 i ghiacci<br />

estivi della calotta artica si<br />

stanno ritirando. <strong>La</strong> causa è<br />

il cambiamento climatico in atto.<br />

Una situazione che ha tra<br />

i principali imputati l’emissione<br />

massiccia nell’atmosfera<br />

dei gas serra, che accellerano<br />

il surriscaldamento del pianeta.<br />

Nessun essere umano<br />

si puo’ chiamare fuori,<br />

perché l’innalzamento della<br />

temperatura colpisce tutti<br />

indistintamente. Siamo<br />

noi i signori del clima e siamo<br />

noi con i nostri comportamenti<br />

e con le nostre scelte<br />

ad avere in mano le sorti<br />

della civiltà umana.<br />

TIM FLANNERY<br />

I SIGNORI DEL CLIMA<br />

Corbaccio, 2006<br />

UN LIBRO<br />

IN CASA<br />

È COME<br />

UN ANTIFURTO<br />

Avere una certa quantità di libri<br />

in casa, evita la visita dei ladri.<br />

Esiste un coefficiente , il “Lime”<br />

(libri per metro quadro), in base<br />

al quale si puo’ calcolare<br />

quante volte vi svaligeranno<br />

la casa. <strong>La</strong> formula per<br />

calcolarlo è la seguente:<br />

superficie dell’appartamento<br />

diviso il numero di libri.<br />

Le abitazioni con una densità<br />

maggiore di 2,5 libri per metro<br />

quadro presentano un indice<br />

di furti inferiore alla media<br />

nazionale. Questo ha affermato<br />

il professor Hugo Viro,<br />

al convegno “<strong>La</strong> tradizione<br />

che si rinnova”, dove l’oggetto<br />

principale è il libro e il suo<br />

salvataggio da una fine sicura.<br />

Minacciato, oltre che dalla<br />

polvere, anche dallo filesharing,<br />

per salvare il libro, secondo<br />

Viro, bisogna saperne<br />

apprezzare i molteplici utilizzi.<br />

I libri possono diventare così<br />

preziosi ed economici antifurto<br />

(vedi sopra), sostituti di sedie,<br />

ombrelli d’emergenza, armi<br />

e barbecue nel caso di vecchie<br />

enciclopedie e collane<br />

improbabili, volumi che<br />

al macero sarebbero rifiutati.<br />

Anche in cucina il libro ha il suo<br />

perché: due pagine saltate<br />

in padella, con coste di volume.<br />

E il pranzo è servito.<br />

EMANUELE BEVILACQUA<br />

LA BIBLIOTECA DI FORT KNOX<br />

Cooper, 2006<br />

ILSOGNO<br />

AMERICANO<br />

AI TEMPI<br />

DELLA ENRON<br />

Un diario americano.<br />

Una riflessione a metà<br />

tra l’esperienza letteraria<br />

e il saggio politico. Giulio<br />

Sapelli, professore di Storia<br />

economica e analisi culturale<br />

delle organizzazioni alla Statale<br />

di Milano, è a New York<br />

per fare una ricerca sulla nuova<br />

classe agiata nordamericana.<br />

Dal suo piccolo appartamento<br />

nei palazzi dietro Washington<br />

Square deve decodificare<br />

il nuovo tempo che attraversa<br />

l’America e il ridemensionamento<br />

del suo sogno. Gli scandali<br />

finanziari, Enron su tutti,<br />

hanno reso chiaro agli occhi<br />

del mondo che la democrazia<br />

degli azionisti non esiste più<br />

o, forse, non è mai esistita. Tutto<br />

è cambiato, persino l’aria che<br />

si respira nelle hall dei grandi<br />

alberghi non è più la stessa.<br />

Sapelli incontra e racconta<br />

la New York di alto rango,<br />

ma anche la gente comune:<br />

muratori, studenti, bancari,<br />

poliziotti, bibliotecari,<br />

quella forza lavoro precaria<br />

e abbondante (perché il lavoro<br />

lì abbonda) che rende efficiente<br />

la società nordamericana.<br />

Una riflessione intima<br />

e collettiva al tempo stesso.<br />

GIULIO SAPELLI,<br />

A CURA DI VERONICA RONCHI<br />

DIARIO AMERICANO<br />

Bollati Boringhieri, 2006<br />

I RAGIONEVOLI DUBBI<br />

SULLA GIUSTIZIA<br />

DELL’AVVOCATO<br />

GUERRIERI<br />

Era un libro atteso da molti. <strong>La</strong> terza puntata<br />

dell’avvocato barese Guido Guerrieri è arrivata<br />

nelle librerie e ha fatto subito centro.<br />

Gli estimatori di Gianrico Carofiglio, scrittore<br />

di rango prestato alla magistratura, non sono<br />

rimasti delusi. “Ragionevoli dubbi” riprende<br />

un discorso sulla giustizia e il valore della legge<br />

interrotto con “Ad occhi chiusi”.<br />

Un uomo è in carcere con un’accusa<br />

pesante per traffico di droga. Lui si dichiara<br />

innocente, nonostante contro di lui ci siano<br />

circostanze gravi, precise e concordanti.<br />

E poi lo sventurato ha confessato.<br />

C’è però anche la possibilità che quell’uomo<br />

sia stato fregato proprio dall’avvocato<br />

che l’ha difeso nel processo di primo grado.<br />

Un caso controverso, incastrato a metà<br />

tra una questione di diritto penale e una di etica<br />

professionale. Già, perché la regola non scritta<br />

vuole che un avvocato non butti a mare<br />

un proprio collega. Cose non scritte, ma che<br />

valgono in tutti i tribunali. Questioni corporative.<br />

Come se non bastasse quell’imputato è un tizio<br />

scomodo: Fabio Raybàn, picchiatore fascista<br />

ai tempi del movimento studentesco. Uno poco<br />

simpatico alla gente, figuriamoci a un giudice.<br />

Lui si proclama innocente ad oltranza<br />

e i dubbbi che si insinuano nella testa del suo<br />

difensore a ben vedere sono tutti ragionevoli.<br />

GIANRICO CAROFIGLIO<br />

RAGIONEVOLI DUBBI<br />

Sellerio, 2006<br />

| narrativa |<br />

UN BORDELLO<br />

DUE DESTINI<br />

E UN AMORE<br />

INFINITO<br />

Nel 1813 in un bordello<br />

di Konigsberg, vengono al mondo<br />

due bambini: Henrietta<br />

e Hercule. Un destino comune<br />

che subito prende una piega<br />

diversa per i due piccoli.<br />

Henrietta è bella e sana. Occhi<br />

color nocciola e capelli di seta,<br />

è venuta al mondo come<br />

conviene a una dama d’alto<br />

rango. Avvolta in un caldo<br />

panno di lino, riposa nelle<br />

braccia della madre. Hercule<br />

è un concentrato di deformità:<br />

testa enorme, gambe da nano,<br />

labbro leporino. Sua madre,<br />

una ragazza slava raccolta<br />

per strada da una maitresse,<br />

è morta per dargli la vita.<br />

Hercule però ha un dono<br />

speciale: riesce a leggere<br />

i pensieri altrui. Una qualità<br />

che lo rende unico e al tempo<br />

stesso lo espone alla<br />

superstizione della gente<br />

e alla persecuzione della Chiesa<br />

che vede nella sua deformità<br />

il segno del maligno.<br />

Hercule sopporterà<br />

tutto questo grazie alla forza<br />

dell’amore profondo<br />

che lo lega a Henrietta.<br />

CARL JOHAN VALLGREN<br />

STORIA DI UN AMORE<br />

STRAORDINARIO<br />

Tea, 2006<br />

| ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 | valori | 69 |


| altrevoci fotografia |<br />

|<br />

MANDELA<br />

IL RITRATTO<br />

DI UN GRANDE<br />

UOMO<br />

Nelson Mandela è stato rinchiuso<br />

in un carcere per quasi tutta<br />

la vita, perché chiedeva diritti<br />

e dignità per il suo popolo.<br />

<strong>La</strong> sua lotta, però, alla fine ha<br />

avuto la meglio: gli è valsa un<br />

Premio Nobel e ha rappresentato,<br />

non solo per i neri d’Africa, un<br />

esempio di riscatto e di giustizia.<br />

Mandela, una volta scarcerato,<br />

è diventato presidente<br />

del Sudafrica, ma anziché<br />

abbandonarsi alla vendetta,<br />

ha predicato il perdono<br />

purché ci fosse l’affermazione<br />

e l’assunzione di responsabilità<br />

da parte del passato regime.<br />

Mandela sa che il prezzo<br />

del perdono va calcolato<br />

sul costo della verità.<br />

Il racconto di questo viaggio<br />

verso la libertà viene affidato<br />

alle immagini, ai documenti<br />

e alle oltre sessanta interviste<br />

realizzate appositamente<br />

per questo volume. I grandi<br />

leader del mondo, gli amici<br />

e i conoscenti - da Bill Clinton<br />

a Tony Blair, da Bono degli U2<br />

al Presidente Thabo Mbeki- hanno<br />

contribuito con le loro singole<br />

storie a realizzare questo ritratto.<br />

<strong>La</strong> prefazione è di Kofi Annan,<br />

l’introduzione è del reverendo<br />

Desmond Tutu.<br />

A CURA DI MAURO A.<br />

MANDELA<br />

IL RITRATTO DI UN UOMO<br />

Contrasto Due, 2006<br />

WALTER EVANS<br />

E LA GRANDE<br />

DEPRESSIONE<br />

AMERICANA<br />

| 70 | valori | ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 |<br />

il 29 ottobre del 1929, un colossale crack investì<br />

la borsa di New York. Gli Stati Uniti d’America entrarono<br />

in una profonda crisi che interessò trasversalmente tutti<br />

gli strati sociali e tutte le professioni. Milioni di individui<br />

furono ridotti sul lastrico e iniziò così quella che tutto<br />

il mondo ricorderà come “<strong>La</strong> grande depressione”.<br />

Con la crisi arrivò una disoccupazione spaventosa:<br />

14 milioni di disoccupati, un livello mai toccato prima<br />

dagli Stati Uniti.<br />

Per tre anni, dal 1935 al 1937, il fotogiornalista<br />

Walker Evans (1903 - 1975) ha percorso in lungo<br />

e in largo gli Usa, raccogliendo le immagini di questa<br />

drammatica situazione economica e sociale.<br />

Il suo obbiettivo ha ritratto paesaggi, case, scuole<br />

e le architetture in genere, muti testimoni della miseria.<br />

Con le sue immagini riuscì a monitorare le condizioni<br />

di vita degli americani, persone i cui volti non potevano<br />

nascondere la tragedia della miseria.<br />

Ritratti di uomini e donne segnati dalla depressione,<br />

ma anche immagini delle abitazioni o dei luoghi senza<br />

abitanti, nelle quali tuttavia si avverte sempre la presenza<br />

umana, la vita e la cultura americane. Significative anche<br />

le fotografie di vetrine, negozi e insegne pubblicitarie,<br />

realizzate per evidenziare il contrasto tra una società<br />

consumistica e ricca e un mondo circostante misero<br />

e desolato. Evans riuscì a mettere mirabilmente in stretta<br />

relazione la popolazione con i loro ambienti, con<br />

la comunità e con il riflesso della situazione nazionale.<br />

A CURA DI J. T. HILL<br />

WALTER EVANS - ARGENTO E CARBONE<br />

Alinari, 2006<br />

OLTRE<br />

IL FANGO<br />

VIVE<br />

LA CITTÀ<br />

L’alluvione di Firenze è un ricordo<br />

entrato a far parte della memoria<br />

collettiva. Lo stesso regista Marco<br />

Tullio Giordana, nel film<br />

capolavoro “<strong>La</strong> meglio gioventù”,<br />

lo ha inserito come uno dei<br />

momenti importanti della storia<br />

d’Italia del Secondo Dopoguerra.<br />

L’intero Paese si mobilitò per<br />

correre in aiuto della città simbolo<br />

del rinascimento italiano.<br />

<strong>La</strong> sciagura e la distruzione<br />

che non avevano portato le armi,<br />

la portarono seicentomila<br />

tonnellate di fango e nafta<br />

bagnata che precipitarono<br />

su una città medievale, custode<br />

di incommensurabili tesori d’arte.<br />

Dopo due giorni, l’acqua aveva<br />

devastato e offeso lo splendore<br />

artistico di Firenze.<br />

Questo libro, a distanza<br />

di quarant’anni, con le sue 120<br />

foto, racconta ciò che successe.<br />

<strong>La</strong> raccolta fotografica è frutto<br />

della collaborazione tra i Vigili<br />

del Fuoco e la “Fratelli Alinari”,<br />

che hanno ricostruito insieme<br />

un appassionante resoconto,<br />

selezionando le tante<br />

immagini dell’alluvione presenti<br />

nei loro archivi.<br />

M. D’ASCENZO, P.F. LISTRI,<br />

G. MAZZINI<br />

OLTRE IL FANGO - FIRENZE 1966<br />

Alinari, 2006<br />

L’OBIETTIVO<br />

NEL CARCERE<br />

PIÙ FAMOSO<br />

D’ITALIA<br />

San Vittore è il carcere più<br />

conosciuto in Italia. Per la<br />

prima volta un libro fotografico<br />

ha provato a raccontarlo<br />

da dentro. Una raccolta<br />

che comprende 66 fotografie<br />

in bianco e nero, realizzate<br />

nell’arco di dodici anni, prima<br />

in quelle rare occasioni,<br />

celebrazioni e spettacoli,<br />

in cui le porte si aprivano, e poi<br />

in diversi servizi per i giornali,<br />

compreso “Magazine 2”,<br />

il notiziario dei detenuti. Foto<br />

che testimoniano avvenimenti<br />

significativi di San Vittore,<br />

ma anche situazioni<br />

psicologiche e ambientazioni<br />

particolari della detenzione.<br />

Le foto sono state esposte<br />

in una mostra all’interno<br />

del carcere milanese<br />

e al binario 21 della Stazione<br />

Centrale, altro luogo simbolo.<br />

Da lì, infatti, dopo esser passati<br />

dal carcere, partivano<br />

i deportati ebrei e politici<br />

alla volta dei campi di<br />

sterminio.<br />

Roby Schirer è stato<br />

presidente dell’associazione<br />

dei fotoreporter.<br />

ROBY SCHIRER<br />

SAN VITTORE, CUSTODISCILI<br />

Edizioni della Meridiana, 2005<br />

COMMERCIO<br />

EQUO<br />

SPIEGATO<br />

AI BAMBINI<br />

«Ciao Bambini! Io mi chiamo<br />

Eq e vengo dal pianeta Eq46.<br />

Sono venuto sulla vostra terra<br />

per scoprire tante cose nuove.<br />

Perché non venite con me?<br />

Scrivete qui sotto il vostro nome.<br />

Fate un click sul pulsante<br />

della storia che volete vedere<br />

e partiremo insieme».<br />

A quel punto comincia<br />

il gioco e la conoscenza. Volete<br />

sentire la storia del caffè<br />

del commercio equo e solidale?<br />

Juan, un simpatico contadino<br />

del Chiapas, vi racconterà<br />

cosa accade nella comunità<br />

messicana di Tzeltal che<br />

raccoglie oltre 600 famiglie che<br />

vivono dignitosamente grazie<br />

al commercio equo. Un chicco<br />

di caffè parlerà della sua<br />

esperienza, della disponibilità<br />

di Juan e della protervia di alcuni<br />

signori occidentali, dai vestiti<br />

eleganti, che pretendevano<br />

di imporre il prezzo contro<br />

la volontà dei contadini.<br />

Nei testi sono contenuti<br />

i link sulle parole chiave,<br />

che rimandano ad un glossario:<br />

prezzo giusto, botteghe,<br />

multinazionali, borsa del caffè.<br />

Allo stesso modo si puo’<br />

conoscere la storia di altri<br />

prodotti come cacao e cotone.<br />

WWW.COMMERCIOALTERNATIVO.IT<br />

GIOCA<br />

CON UNA GIOSTRA<br />

E TROVA<br />

ACQUA PULITA<br />

Una giostra di quelle che si trovano nei parchi:<br />

sei sedili, un anello di metallo per spingere<br />

e i bambini che con la loro energia la fanno<br />

girare. Un’immagine spensierata,<br />

comune all’infanzia di ognuno di noi, che puo’<br />

diventare preziosa se applicata al bisogno<br />

di acqua di alcuni paesi flagellati dalla siccità.<br />

Il movimento circolare di queste giostre puo’<br />

infatti essere usato per aspirare acqua pulita<br />

dalle profondità della terra. Il progetto, che<br />

trasforma le giostrine per bambini in pompe<br />

per l’acqua potabile, si chiama “Playpump<br />

Water System”. Una soluzione che puo’<br />

essere praticata nei piccoli villaggi del Sud<br />

del Mondo, dove gli abitanti sono costretti<br />

a fare molti chilometri per poter avere pochi litri<br />

d’acqua, in genere non potabile e contaminata<br />

perché presa in superficie. Ogni giorno<br />

muoiono decine di migliaia di persone a causa<br />

della mancanza d’acqua o dell’inquinamento<br />

selvaggio. Inoltre in questo modo le donne<br />

- in genere sono loro a fare rifornimento<br />

per tutta la famiglia e a sobbarcarsi distanze<br />

di parecchi chilometri - potrebbero dedicarsi<br />

al lavoro nei campi. Ognuna di queste<br />

installazioni è in grado infatti di fornire<br />

alla comunità circa 2500 litri al giorno. Il costo<br />

di una Playpump è di circa 14 mila dollari.<br />

WWW.PLAYPUMPS.ORG<br />

DIECI GIOVANI<br />

REGISTI<br />

FILMANO<br />

L’ITALIA<br />

“Checosamanca” è il titolo<br />

di un esperimento collettivo<br />

diventato film, o meglio<br />

documentario artistico<br />

sui nuovi tempi del Bel Paese.<br />

Dieci tra i migliori giovani registi<br />

italiani (all’inizio erano 65),<br />

reclutati nelle scuole di cinema<br />

e nei centri di formazione,<br />

hanno provato a raccontare<br />

l’Italia del presente, le nuove<br />

tensioni politiche e sociali,<br />

la confusione che c’è tra<br />

la gente, il senso di disagio<br />

generato dai cambiamenti.<br />

Eskimosa, la casa di produzione<br />

cinematografica della Feltrinelli,<br />

e RaiCinema hanno dovuto<br />

vagliare 72 storie. Alla fine<br />

ne sono state scelte sette.<br />

Il materiale è stato trasformato<br />

in un lungometraggio, arricchito<br />

da un brano dei Marlene Kuntz,<br />

che cantano “<strong>La</strong> libertà”<br />

di Giorgio Gaber. Il montaggio<br />

è stato affidato all’esperta<br />

Esmeralda Calabria, che<br />

ha vinto il David di Donatello,<br />

il Nastro d’Argento e il Ciack<br />

d’Oro 2006 per Romanzo<br />

criminale. I registi sono stati<br />

chiamati al montaggio per dare<br />

suggerimenti e migliorare la<br />

narrazione, ma nessuno di loro<br />

ha voluto essere “il regista”.<br />

AUTORI VARI<br />

CHECOSAMANCA<br />

Eskimosa RaiCinema, 2006<br />

| multimedia |<br />

LA SVOLTA<br />

DEL PCI<br />

RACCONTATA<br />

DA MORETTI<br />

Due registi, uno italiano e l’altro<br />

belga, raccontano la storia della<br />

della sinistra italiana. Il 12<br />

novembre del 1989, due giorni<br />

dopo la caduta del Muro<br />

di Berlino, Achille Occhetto<br />

annuncia a Bologna<br />

la necessità di trasformare<br />

il partito “in una cosa più<br />

grande e anche più bella”:<br />

è la “svolta della Bolognina”.<br />

Si scatena una crisi<br />

d’identità profonda e dopo<br />

discussioni, analisi, fratture,<br />

accuse e revisioni, nel 1991<br />

si arriverà allo scioglimento<br />

del Pci. <strong>La</strong> cinepresa di Moretti<br />

varca la soglia delle sezioni<br />

del partito più calde, da Torino<br />

a Palermo, per testimoniare<br />

quel travaglio. Hugues Le Paige,<br />

regista e produttore belga,<br />

arriva in Toscana nel 1982<br />

per girare un reportage sul<br />

“caso Pci e sul suo successo”.<br />

Incontrerà Fabiana, Carlo,<br />

Claudio, Vincenzo.<br />

Un’impiegata, un operaio,<br />

un vigile, un artigiano.<br />

<strong>La</strong> sua cinepresa li seguirà<br />

ai funerali di Berlinguer, le loro<br />

lacrime segneranno l’inizio<br />

di un lungo legame.<br />

Oltre al dvd anche un libro<br />

con i testi di Nanni Moretti e<br />

Marcelle Padovani.<br />

HUGUES LE PAIGE NANNI MORETTI<br />

LA COSA. IL FARE POLITICA,<br />

CRONACHE DELLA TOSCANA ROSSA<br />

Feltrinelli, 2007<br />

| ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 | valori | 71 |


| stilidivita |<br />

200 MILIONI<br />

DI BAMBINI<br />

RITARDATI<br />

PER LA FAME<br />

Il destino di oltre 200 milioni<br />

di bambini nel mondo è già<br />

determinato negativamente<br />

prima dei cinque anni di vita.<br />

L’allarme è stato lanciato da<br />

uno studio della rivista <strong>La</strong>ncet.<br />

A causare questa situazione<br />

sarebbero le condizioni<br />

esistenziali disagiate: carenze<br />

nutrizionali, esposizione<br />

a sostanze tossiche e nocive<br />

contenute nell’acqua, come<br />

piombo e arsenico, malattie<br />

infettive come l’Aids<br />

e la tubercolosi, a cui si deve<br />

aggiungere la scarsa attività<br />

relazionale nella famiglia<br />

di origine. Questi bambini,<br />

dunque, non possono stimolare<br />

la loro mente e di conseguenza<br />

sviluppare pienamente tutte<br />

le potenzialità cognitive<br />

necessarie per affrontare<br />

la vita. Saranno così condannati<br />

a diventare studenti svantaggiati<br />

e adulti con uno scarso peso<br />

nel mondo del lavoro.<br />

Al primo posto di questa<br />

classifica ci sono i bimbi<br />

dell’Asia del Sud (89 milioni<br />

di piccoli a rischio) e dell’Africa<br />

Sub-sahariana che è la regione<br />

con la più alta percentuale<br />

di bambini svantaggiati.<br />

Seguono altri dieci Paesi: Etiopia,<br />

India, Nigeria, Cina, Bangladesh,<br />

Indonesia, Pakistan, Repubblica<br />

Democratica del Congo, Uganda<br />

e Tanzania, con 145 milioni<br />

di bambini svantaggiati.<br />

| 72 | valori | ANNO 7 N.47 | FEBBRAIO 2007 |<br />

LE API DISERTANO<br />

I CAMPI OGM,<br />

LO DICE UNA RICERCA<br />

CANADESE<br />

Gli ogm non piacciono nemmeno alle api.<br />

<strong>La</strong> scoperta arriva dal Canada, precisamente<br />

dal dipartimento di biologia e scienze Simon<br />

Fraser University British Columbia, che<br />

ha studiato il comportamento di questi insetti<br />

nei campi coltivati con colza geneticamente<br />

modificata. I risultati dello studio rivelano<br />

che si è verificata una forte riduzione del numero<br />

di api presenti e una sensibile diminuzione<br />

dell’attività di impollinazione. Segnali<br />

che secondo gli esperti sarebbero un vero<br />

e proprio campanello d’allarme.<br />

<strong>La</strong> ricerca preoccupa perché da sempre<br />

le api sono considerate una sorta di sensore<br />

biologico utilizzato per valutare la qualità<br />

degli agrosistemi. <strong>La</strong> loro diffidenza nei confronti<br />

degli Ogm è un segnale che arriva dalla natura<br />

e pertanto non va ignorato o sminuito.<br />

Il ragionamento degli ambientalisti è logico:<br />

se le api hanno la capacità di distinguere tra loro<br />

le piante geneticamente modificate da quelle<br />

normali, ciò significa che le due colture non sono<br />

equivalenti. Insomma, gli ogm non piacciono<br />

nemmeno alle api.<br />

<strong>La</strong> Coldiretti, da sempre contraria<br />

agli organismi geneticamente modificati,<br />

ribadisce e difende la scelta dell’agricoltura<br />

italiana che a proposito di ogm ha sostenuto<br />

e sostiene, anche in sede europea, il principio<br />

di precauzione. Una posizione condivisa anche<br />

da governo e regioni.<br />

LA GUERRA<br />

DEI FORMATI<br />

BLU RAY HD<br />

DVD È FINITA<br />

<strong>La</strong> competizione tra il formato<br />

Blu Ray - che adotta un laser<br />

blu-violetto con una lunghezza<br />

d’onda inferiore a quella<br />

dei normali dvd e che perciò<br />

gli consente di codificare<br />

i dati in spazi più contenuti -<br />

e il formato Hd dvd sembra<br />

la storia di una guerra già<br />

combattuta in passato sul<br />

fronte dei videoregistratori dai<br />

formati Betamax e Vhs. Mentre<br />

allora il Vhs vinse e il rivale<br />

scomparve, questa volta i due<br />

contendenti saranno destinati<br />

a convivere senza problemi<br />

grazie alla LG e alla Warner<br />

Bros. Le due società hanno,<br />

infatti, imposto la pace tra<br />

i formati Blu-ray e Hd dvd,<br />

grazie allo sviluppo di un player<br />

laser blu dual-standard e a un<br />

nuovo tipo di dischi compatibili<br />

con entrambi i formati.<br />

<strong>La</strong> novità troverà il suo momento<br />

di ufficializzazione al Consumer<br />

Electronics Show di <strong>La</strong>s Vegas<br />

e i nuovi dispositivi saranno<br />

commercializzati nel corso del<br />

2007. Il player progettato dalla<br />

società coreana sarà, dunque,<br />

in grado di leggere dischi Blu-ray<br />

a singolo e doppio layer, dischi<br />

Hd Dvd e Dvd. <strong>La</strong> Warner Bros,<br />

invece, presenterà un nuovo<br />

tipo di supporto, battezzato Total<br />

Hd. In realtà il nuovo prodotto<br />

è in grado di integrare su un solo<br />

disco ben tre formati diversi,<br />

ma per il momento sarà limitato<br />

ai due standard più diffusi.<br />

STUDIARE<br />

CON I RIFIUTI<br />

AIUTA<br />

L’AMBIENTE<br />

Se si abituano i bambini<br />

a differenziare la spazzatura,<br />

si aiutano anche gli adulti<br />

presenti e futuri. Con questa<br />

convinzione gli assessorati<br />

all’Ambiente di due piccoli<br />

comuni dell’Appennino tosco<br />

emiliano, Carpineti<br />

e Castelnuovo Monti, hanno<br />

stanziato 8 mila euro per<br />

un progetto rivolto alle scuole<br />

materne, elementari, medie<br />

e superiori. Il progetto è stato<br />

chiamato “Differenziamo<br />

una montagna di rifiuti” e ha<br />

un costo complessivo di circa<br />

20 mila euro. I ragazzi coinvolti<br />

nell’iniziativa sono circa 250.<br />

Le attività comprendono:<br />

animazione e laboratori vari,<br />

con la partecipazione<br />

di educatori ambientali e tecnici<br />

esperti in materia. Verranno<br />

coinvolte anche le famiglie<br />

degli alunni con interviste su stili<br />

di vita e abitudini in materia<br />

di rifiuti. Per gli studenti<br />

delle scuole medie e superiori<br />

si affronteranno argomenti<br />

che vanno dalle abitudini<br />

di consumo nella società<br />

contemporanea, fino alle<br />

tecniche di recupero dei<br />

materiali e le loro possibilità<br />

di riutilizzo nel settore agricolo.<br />

GUERRIGLIA<br />

MARKETING<br />

PER I DIRITTI<br />

UMANI<br />

Il primo esperimento si deve<br />

ad Amnesty International<br />

Svizzera. Complice un’agenzia<br />

di grafici e fotografi,<br />

nelle principali città svizzere<br />

sono stati apposti ai pali<br />

delle fermate del bus e nelle<br />

vetrate delle stazioni di attesa<br />

alcune immagini di detenuti.<br />

Sullo sfondo dell’immagine<br />

erano state ricreate linee<br />

prospettiche identiche<br />

a quelle della strada in cui<br />

era posizionato il cartellone,<br />

con un gioco prospettico<br />

coinvolgente in stile “guerriglia<br />

marketing”. Il claim dell’iniziativa<br />

“Non qui, ma ora” ribadiva<br />

il concetto esaltato dall’effetto<br />

ottico. Così l’immagine<br />

di un detenuto di Guantanamo<br />

costretto a inginocchiarsi<br />

e deprivato della sensorialità<br />

con una maschera<br />

insonorizzante sembrava<br />

apparire dietro una vetrina<br />

di Lugano. Complice l’agenzia<br />

Saatchi, Amnesty propone in<br />

Polonia una campagna ancora<br />

in stile “guerriglia” mostrando<br />

il volto di prigionieri politici<br />

per motivi d’opinione<br />

in Bielorussia. I ritratti sono<br />

stati apposti lungo le strade<br />

polacche a degli alberi e uno<br />

spesso strato di nastro adesivo<br />

è stato passato sopra alla<br />

bocca del soggetto fotografato,<br />

per fissare il poster all’albero<br />

e ribadire la violazione<br />

del diritto di espressione.<br />

POST-IT CITY, LUOGHI<br />

COLLETTIVI IMPREVISTI<br />

PER UNA MOSTRA<br />

A BARCELLONA<br />

Post-It City è un progetto internazionale<br />

sulla reinvenzione e il riutilizzo di luoghi della<br />

città. Il materiale sarà oggetto di una mostra<br />

a Barcellona il prossimo luglio per il la quale<br />

è stata avviata una raccolta di materiale<br />

anche in Rete. Dai “terrain vague” in attesa<br />

di progettualità alle zone residuali analizzate<br />

dall’architetto paesaggista Gilles Clemen,<br />

la città offre nelle sue aree centrali come<br />

in quelle periferiche numerose opportunità<br />

di reinvenzione. Giovanni <strong>La</strong> Varra, architetto<br />

milanese, è tra i protagonisti di questa<br />

innovativa analisi del contesto urbano.<br />

CIta come esempio di reinvenzione<br />

dello spazio urbano il gesto di Mathias Rust,<br />

il diciannovenne studente di Berlino che<br />

nel 1987 permise con il suo atterraggio aereo<br />

a sorpresa sulla Piazza Rossa di Mosca<br />

il licenziamento di numerosi generali da parte<br />

di Gorbaciov. Precedendo simbolicamente<br />

il crollo del Muro di Berlino con un gesto<br />

ingenuo quanto eclatante, lo studente creo<br />

una “situazione” innovativa nel contesto<br />

della Piazza, reinventandone la funzione<br />

con l’atterraggio del piccolo Cessna da lui<br />

pilotato.«Una piazza può essere un aeroporto<br />

come un terreno abbandonato può essere<br />

accogliente- spiega <strong>La</strong> Varra- perchè lo spazio<br />

pubblico è prima di tutto oggi un insieme<br />

di comportamenti che si cristallizzano<br />

in un luogo che non ha necessariamente<br />

una natura giuridica pubblica anche se ha l<br />

a capacità di offrire, ai suoi potenziali abitanti,<br />

lo sfondo per una condivisione collettiva,<br />

anche se temporanea».<br />

CITTÀ<br />

TRASPARENTI<br />

PER IL<br />

CONTROLLO<br />

Il tema della tracciabilità<br />

è sempre più di primo piano<br />

sia sotto il profilo del marketing<br />

e della comunicazione<br />

sia sotto quello artistico<br />

e della sicurezza privacy<br />

personali. Le sperimentazione<br />

di biomapping di Christian<br />

Nold sono state esperienze<br />

importanti nella definizione<br />

del rapporto tra individuo,<br />

percorso, città ed emozioni.<br />

Il concetto di “tracciabilità”,<br />

che coniuga ora più esperienze<br />

di net-attivismo, è centrale<br />

anche sotto il profilo della<br />

privacy. Negli Usa il tracking<br />

è autorizzato da leggi federali<br />

che consentono di localizzare<br />

la posizione di qualsiasi<br />

cellulare durante le emergenze,<br />

registrando i dati anche<br />

per verifiche future.<br />

Transparent City<br />

(www.glowlab.com)<br />

è un prototipo di interfaccia<br />

di sorveglianza per il<br />

tracciamento e la visualizzazione<br />

di tutti i cellulari di una città.<br />

Transparent City esplora<br />

i pericoli della sorveglianza<br />

di massa sviluppando<br />

le componenti critiche<br />

di queste tecnologie, in modo<br />

particolare le esigenze<br />

più avanzate di visualizzazione<br />

dei dati, evidenziando il potere<br />

della sorveglianza di massa<br />

ed i rischi connessi.<br />

| future |<br />

QOOB LANCIA<br />

ILWEB 2.0<br />

PER UTENTI<br />

ITALIANI<br />

Web 2.0 è il futuro prossimo<br />

della Rete e il dibattito sulle<br />

nuove possibilità di fruizione<br />

del sapere e delle informazioni<br />

offerte da Internet è ormai<br />

parte degli scenari sia<br />

degli sviluppatori indipendenti<br />

sia delle corporation sia<br />

dei singoli utenti. «Web 2.0<br />

è un nuovo modo di intendere<br />

la Rete, che pone al centro<br />

i contenuti, le informazioni,<br />

l'interazione» scrive nel suo<br />

sito Microsoft, che punta<br />

sul coinvolgimento creativo<br />

degli utenti nella promozione<br />

del nuovo sistema Vista<br />

mentre Google ha sviluppato<br />

e reso accessibili e modificabili<br />

dagli utenti le sue Google Map<br />

oltre ad avere acquistato<br />

You Tube, il servizio leader<br />

nella diffusione di contenuti<br />

video prodotti dagli utenti.<br />

In Italia dalla esperienza<br />

di FluxTv è nata Qoob<br />

(http://it.qoob.tv/), una<br />

piattaforma online di sharing<br />

multimediale. Il meccanismo<br />

ricorda quello di YouTube ma<br />

alla vetrina di video aggiunge<br />

lo scambio di foto, podcast<br />

e la segnalazione di blog.<br />

<strong>La</strong> piattaforma, voluta da Mtv<br />

Italia e Telecom, realizzerà<br />

anche alcune produzioni<br />

proposte dagli utenti.<br />

Come accade in MySpace<br />

lo spazio blog permette<br />

inoltre conoscenze e avvio<br />

di progetti tra gli utenti.<br />

| ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 | valori | 73 |


Economia mondiale<br />

Un anno difficile<br />

e periglioso<br />

M<br />

di Alberto Berrini<br />

| 74 | valori | ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 |<br />

| globalvision |<br />

AI COME QUEST’ANNO EMERGONO, TRA GLI ESPERTI, notevoli divisioni circa l’andamento dell’economia mondiale<br />

nel 2007. L’oggetto del contendere è l’atterraggio “soft” o “hard” dell’economia americana, che, rappresentando<br />

più di un quinto del PIL mondiale, non può che avere effetti dirompenti sull’economia mondiale.<br />

L’interpretazione più gettonata sembra comunque quella racchiusa nel neologismo coniato da Stephen<br />

Roach (chief economist di Morgan Stanley): growth recession (letteralmente crescita recessiva). Con<br />

questa espressione si intende più che un atterraggio morbido (“soft landing”) una situazione di crescita,<br />

ma ben sotto la media fatta registrare dall’economia americana negli ultimi anni – si parla di un 2%,<br />

che avrà sicuramente ripercussioni negative sull’occupazione interna ma anche sull’export internazionale<br />

indirizzato agli Stati Uniti.<br />

Il dollaro rimarrà debole. E non potrebbe essere diversamente data la dimensione macroscopica<br />

(7% del PIL) raggiunta dal deficit commerciale statunitense. (Gli USA “prendono a prestito” 3 miliardi<br />

di dollari al giorno dagli stranieri!). L’idea è quella di una “svalutazione pilotata” della valuta americana<br />

in primo luogo per frenare l’import. Da questo punto di vista i prossimi incontri del G8 potrebbero<br />

diventare una riedizione dell’ “accordo dell’Hotel Plaza” dell’85 dove si concordò di fatto la svalutazione<br />

del dollaro. In alternativa Europa e Giappone potrebbero puntare su un negoziato complessivo<br />

che riguardi le questioni finanziarie ma anche commerciali relative all’economia globale.<br />

Venendo più vicino a noi, l’Europa si troverà dunque di fronte<br />

un’economia globale in crescita ma in rallentamento rispetto al 2006.<br />

L’eventualità di un forte “decoupling” cioè che l’economia europea<br />

si svincoli da quella USA, o meglio dalla sua frenata, sembra improbabile.<br />

Infatti le previsioni per il 2007 parlano di un rallentamento<br />

della crescita europea attorno al 2% dopo che nel 2006, andando<br />

oltre ogni previsione ottimistica, il PIL europeo era cresciuto del 2,7%.<br />

L’economia italiana ha chiuso il 2006 in forte accelerazione. In particolare la produzione italiana è tornata<br />

a crescere (+2%) dopo 5 anni di stagnazione, come pure buone notizie sono venute dalle esportazioni.<br />

Ma tutto quanto ricordato per l’economia europea, in particolare per quanto riguarda gli ostacoli alla crescita<br />

per il 2007, valgono a maggior ragione per quella italiana. Dal + 1,8% del 2006 si passerà a circa l’1,4%<br />

del 2007 rimanendo così inalterato il nostro ritardo di crescita rispetto alla media europea.<br />

Se fossi il vostro consulente finanziario concluderei dicendo che il trend di crescita dell’economia<br />

mondiale continua. Che anche quest’anno il rapporto rischio rendimento tra azioni ed obbligazioni<br />

è a favore delle prime, anche se i rischi aumentano con i mercati finanziari in salita da quasi 4 anni.<br />

Che il rischio vero riguarda la debolezza del dollaro che implicherebbe un brusco rialzo dei tassi<br />

di interesse per cui vi inviterei a premunirvi con un portafoglio titoli adeguato.<br />

Ma come “economista di <strong>Valori</strong>” penso che ci aspetta un anno molto difficile. Che ai rischi<br />

di instabilità si debba sommare la certezza di politiche economiche mondiali di stampo neoliberista.<br />

Per tali politiche le sfortune economiche di interi ceti o popolazioni non costituiscono neppure<br />

un problema e dunque non richiedono alcun tipo di soluzione. Lo stesso dicasi per i problemi ambientali.<br />

Non vi resta che scegliere a quale delle due parti delle conclusioni prestare più attenzione. .<br />

Più che l’atterraggio<br />

dell’economia statunitense<br />

soft o hard conterà<br />

l’instabilità alimentata<br />

dalle politiche mondiali<br />

di stampo neoliberista<br />

FONTE: COMMISSIONE EUROPEA<br />

PERIODO 2011-2040<br />

MORTI CAUSATE DAL CALDO MORTI CAUSATE DAL FREDDO<br />

120<br />

100<br />

80<br />

60<br />

70<br />

20<br />

0<br />

-20<br />

-40<br />

MORTALITÀ DOVUTA AI CAMBIAMENTI CLIMATICI [MIGLIAIA DI MORTI PER ANNI]<br />

PERIODO 2071-2100<br />

SCENARIO MODERATO LA TEMPER. AUMENTA DI 2,2°C SCENARIO ESTREMO LA TEMPER. AUMENTA DI 3,O°C<br />

120<br />

100<br />

80<br />

60<br />

70<br />

20<br />

0<br />

-20<br />

-40<br />

numeri<br />

123<br />

Sempre più gravi<br />

i rischi climatici<br />

PRIMA IL RAPPORTO DELLA COMMISSIONE EUROPEA. Ora il<br />

verdetto dell’Ipcc (Intergovernamental Panel on<br />

Climate Change), il gruppo di lavoro delle Nazioni<br />

Unite. Dopo quasi 6 anni di lavoro e l’impegno di 2.500<br />

scienziati il responso contenuto<br />

nel 4° rapporto è netto: «Il riscaldamento<br />

climatico è inequivocabile,<br />

risulta evidente dall’aumento<br />

della temperatura dell’aria e<br />

degli oceani, dallo scioglimento<br />

delle nevi e dei ghiacci, dall’aumento<br />

del livello dei mari».<br />

I cambiamenti climatici non<br />

sono in atto, ma in costante accelerazione:<br />

11 dei 12 anni più caldi<br />

nella storia della meteorologia sono<br />

concentrati negli ultimi 12 anni.<br />

All’inizio del 2001, quando<br />

uscì il terzo rapporto Ipcc, l’aumento<br />

di temperatura nell’arco<br />

dell’ultimo secolo si misurava in<br />

0,6 gradi.<br />

Oggi gli ultimi cento anni danno<br />

un incremento di 0,74 gradi. E<br />

0,8<br />

0,6<br />

0,4<br />

0,2<br />

0<br />

II LIVELLO DEI MARI NEL 2100 [espresso in metri]<br />

2071-2100 in rapporto al 1961-1990<br />

SCENARIO MODERATO [LA TEMPERATURA AUMENTA DI 2,2°C]<br />

SCENARIO ESTREMO [LA TEMPERATURA AUMENTA DI 3,O°C]<br />

120<br />

100<br />

80<br />

60<br />

70<br />

20<br />

0<br />

-20<br />

-40<br />

per i prossimi vent’anni è attesa un’ulteriore crescita di 0,4 gradi.<br />

Avrebbe potuto essere la metà se gli avvertimenti fossero<br />

stati colti in tempo tagliando radicalmente le emissioni serra.<br />

Potremmo ancora smettere di bruciare petrolio e carbone. E in<br />

FONTE: COMMISSIONE EUROPEA<br />

questo caso gli scenari per il 2100<br />

virano verso esiti più accettabili: il<br />

panorama più favorevole prevede<br />

un aumento di 1,7 gradi (una media<br />

tra un minimo di 1 grado e un<br />

massimo di 2,7 gradi).<br />

Ma potremmo anche continuare<br />

come se nulla fosse. In questo<br />

caso l’aumento medio previsto<br />

è di 4 gradi, con l’ipotesi peggiore<br />

che arriva a 6,3 gradi.<br />

Accanto all’innalzamento degli<br />

oceani da considerare ormai<br />

certo (da 28 a 43 centimetri a fine<br />

secolo) con un incremento della<br />

temperatura tra 1,9 e 4,6 gradi si<br />

arriverebbe allo scioglimento dei<br />

ghiacciai della Groenlandia con<br />

una crescita del livello del mare di<br />

7 metri. .<br />

| ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 | valori | 75 |


| numeridell’economia |<br />

Tassi giapponesi invariati<br />

ma insufficienti per crescere<br />

LA BOJ, LA BANCA CENTRALE Giapponese<br />

ha deciso di lasciare i tassi<br />

d’interesse invariati allo 0,25%,<br />

il livello più basso di tutto il mondo dei paesi<br />

avanzati. Il board della Boj ha preso la decisione<br />

con 6 voti a favore contro 3 e il governo<br />

ha certamente fatto pressione<br />

LE NAZIONI EMERGENTI<br />

PAESE PIL PRODUZIONE INDUSTRIALE PREZZI AL CONSUMO BILANCIA COMMERCIALE TASSI INTERESSE<br />

Cina +10,4 III Trimestre +14,7 Ott. +1,4 Ott. +177,5 Dicembre 3,10<br />

India +8,9 II Trimestre +11,4 Sett. +2,1 Sett. -48,8 Novemb. 7,98<br />

Indonesia +5,2 II Trimestre +6,2 Ago. +6,3 Sett. +38,5 Novemb. 6,20<br />

Malesia +5,9 II Trimestre +3,6 Sett. +3,3 Sett. +28,6 Novemb. 5,37<br />

Filippine +5,5 II Trimestre -7,0 Ago. +5,4 Ott. -4,1 Agosto 6,13<br />

Singapore +7,1 III Trimestre +7,6 Sett. +0,4 Sett. +33,7 Settem. 3,06<br />

Corea del Sud +5,3 II Trimestre +16,3 Sett. +2,1 Ott. +16,7 Dicembre 4,97<br />

Taiwan +4,6 II Trimestre +2,1 Sett. -1,2 Ott. +21,3 Dicembre 2,08<br />

Tailandia +4,9 II Trimestre +5,0 Sett. +2,8 Ott. +1,3 Novemb. 4,97<br />

Argentina +7,9 II Trimestre +6,6 Sett. +10,4 Sett. +12,0 Novemb. 10,19<br />

Brasile +1,2 II Trimestre +1,3 Sett. +3,3 Ott. +46,1 Dicembre 13,19<br />

Cile +4,5 II Trimestre -2,6 Sett. +2,1 Ott. +22,1 Dicembre 5,16<br />

Colombia +6,0 II Trimestre +12,5 Ago. +4,2 Ott. +0,3 Ottobre 6,71<br />

Messico +4,7 II Trimestre +5,0 Sett. +4,3 Ott. -5,9 Novemb. 7,05<br />

Perù +9,2 Agosto +9,9 Ago. +1,9 Ott. +8,0 Settem. 4,45<br />

Venezuela +9,2 II Trimestre +12,7 Ago. +8,7 Ott. +36,8 III Trimestre 10,00<br />

Egitto +5,9 I Trimestre +4,0 2005 +9,6 Sett. -11,1 II Trimestre 9,67<br />

Israele +6,2 II Trimestre +8,1 Ago. +1,3 Sett. -7,9 Dicembre 4,60<br />

Sud Africa +3,6 II Trimestre +1,9 Sett. +5,3 Sett. -9,6 Novemb. 9,35<br />

Turchia +7,5 II Trimestre +4,0 Sett. +10,0 Ott. -53,2 Novemb. 19,60<br />

Repubblica Ceca +6,2 II Trimestre +5,8 Sett. +2,7 Sett. +2,0 Novemb. 2,57<br />

Ungheria +3,8 II Trimestre +11,8 Sett. +6,3 Ott. - 2,8 Novemb. 8,05<br />

Polonia +5,5 II Trimestre +11,7 Sett. +1,2 Ott. -4,1 Novemb. 5,18<br />

Russia +7,4 II Trimestre +4,1 Sett. +9,2 Ott. +140,8 Novemb. 11,00<br />

FONTE: LA REPUBBLICA<br />

I PUNTI DEL RAPPORTO<br />

LE EMISSIONI<br />

DI ANIDRIDE<br />

Senza una rapida azione<br />

le ernissioni di gas serra<br />

triplicheranno entro fine secolo<br />

inducendo un riscaldamento<br />

rnedio di tre gradi nel periodo<br />

2071-2100 rispetto<br />

al periodo 1961-1990.<br />

| 76 | valori | ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 |<br />

affinchè l’istituto centrale non toccasse il<br />

costo del denaro.<br />

Il timore principale è che la timida ripresa<br />

possa arrestarsi per effetto di una difficoltà<br />

nell’accesso al denaro. <strong>La</strong> propensione<br />

al consumo resta bassissima: nel mese di<br />

novembre, secondo gli ultimi dati, si è regi-<br />

IL SUD<br />

A RISCHIO<br />

Lo scenario che presenta<br />

il rapporto è spaventoso:<br />

alluvioni, desertificazione,<br />

erosione delle coste<br />

e un’ecatornbe di morti<br />

per il caldo eccessivo<br />

nei Paesi del Mediterraneo.<br />

strata una flessione del 2% nonostante il<br />

trend dell’economia, dopo anni di ristagno,<br />

sia tornato positivo. Il Pil del paese del<br />

Sol levante è stato in deflazione per sette<br />

anni mentre il debito sul Pil rimane elevato<br />

e superiore al 170 per cento a conferma<br />

delle difficoltà di bilancio pubblico. .<br />

IN SPIAGGIA<br />

SOLO AL NORD<br />

Verrebbe cornpletarnente<br />

carnbiata la rnappa<br />

dei flussi turistici in Europa:<br />

i paesi del Sud diverranno<br />

troppo caldi e flagellati<br />

dalla siccità. II nord d’Europa<br />

sarà la nuova Riviera.<br />

TRASFORMATA<br />

LA PESCA<br />

Le specie ittiche che ora<br />

popolano il Mediterraneo<br />

potrebbero sparire<br />

o spostarsi nei mari<br />

del Nord. II Mediterraneo<br />

potrebbe essere ricco<br />

solo di pesci tropicali.<br />

FONTE: LA REPUBBLICA<br />

EUROPA 2070, LA CAASTROFE DEL CLIMA [In spiaggia in Svezia, il deserto in Italia:l’allarme della UE]<br />

NEL PROSSIMO<br />

DECENNIO<br />

ci saranno 11.000 morti<br />

in più I’anno per il caldo<br />

a meno di interventi<br />

contro i gas serra.<br />

LA NUOVA RIVIERA<br />

Le spiagge del Nord diventeranno<br />

la nuova riviera d’Europa. Oggi:<br />

100 milioni di turisti si spostano<br />

dal Nord al Sud d’Europa<br />

spendendo 100 miliardi di euro.<br />

Nel 2070 questo flusso si fermerà<br />

LE PREVISIONI SUI PAESI RICCHI<br />

| numeridell’economia |<br />

PAESE PIL INFLAZIONE BILANCIO STATALE (IN % DEL PIL)<br />

MIN/MAX 2006 MIN/MAX 2007 MEDIA 2006 MEDIA 2007 2006 2007 2006 2007<br />

Australia 2,3/3,7 2,7/3,9 3,2 3,3 2,9 2,7 -5,4 -4,0<br />

Austria 1,8/2,4 1,2/2,2 2,3 2,0 2,0 1,8 +0,2 +0,2<br />

Belgio 1,7/2,5 1,6/2,2 2,4 2,0 2,2 1,9 +2,2 2,3<br />

Gran Bretagna 1,7/2,6 1,9/2,8 2,4 2,5 1,9 1,9 -2,3 -2,3<br />

Canada 2,7/3,4 2,6/3,1 3,2 2,9 2,1 2,2 2,0 1,4<br />

Danimarca 2,5/3,3 2,0/3,1 2,7 2,3 1,9 1,9 2,9 2,7<br />

Francia 1,5/2,2 1,6/2,4 2,0 2,0 1,7 1,6 -1,3 -1,1<br />

Germania 1,5/2,2 0,2/2,1 1,7 1,3 1,6 2,3 3,9 3,9<br />

Italia 1,0/1,5 0,6/1,7 1,3 1,1 2,1 1,9 -1,5 -1,4<br />

Giappone 1,9/3,5 1,4/3,8 3,0 2,4 0,3 0,6 3,7 3,5<br />

Olanda 1,6/3,1 1,4/2,4 2,2 2,1 1,5 1,5 5,2 5,1<br />

Spagna 2,8/3,5 2,4/3,1 3,3 2,8 3,3 2,8 -6,9 -7,0<br />

Svezia 3,0/4,1 2,5/3,1 3,6 2,9 1,4 1,9 6,7 6,3<br />

Svizzera 1,7/2,8 0,9/2,5 2,8 2,0 1,1 1,2 13,1 12,4<br />

Stati Uniti 2,8/3,9 2,4/3,5 3,4 2,7 2,9 2,3 -6,8 -6,8<br />

Area Euro 1,8/2,4 1,3/2,4 2,2 1,8 2,1 2,1 -0,1 --------<br />

LE POSSIBILI SOLUZIONI<br />

TAGLIARE<br />

IL GAS SERRA<br />

L’UE si propone<br />

di tagliare entro il 2020<br />

il 30% dei gas serra<br />

ed entro il 2050<br />

il 50%, il che implica<br />

per i paesi industrializzati<br />

una riduzione del 60-80%.<br />

LIMITARE L’AUMENTO<br />

DELLE TEMPERATURE<br />

Sarà necessario<br />

limitare l’innalzamento<br />

del clima a 2 gradi<br />

centigradi: è lunico modo<br />

per smussare l’impatto<br />

del cambiamento climatico<br />

e dell’ecosistema.<br />

SVEZIA E REGNO UNITO<br />

Svezia e Regno Unito saranno i maggiori<br />

beneficiari dei cambiamenti climatici:<br />

I’aumento delle temperature<br />

migliorerà i raccolti e farà diminuire<br />

i decessi dovuti al freddo<br />

ITALIA, SPAGNA E GRECIA<br />

ItaIia, Spagna e Grecia patiranno<br />

le conseguenze drammatiche<br />

per siccità, riduzione deIIa<br />

fertilità del suolo e incendi<br />

USO DI TECNOLOGIE<br />

PIÙ PULITE<br />

L’UE propone anche<br />

di lavorare sulle tecnologie<br />

pulite che costerebbe<br />

lo 0,5% del Pil mondiale,<br />

con una riduzione<br />

della crescita globale<br />

dello 0,19% fino al 2030.<br />

LE INONDAZIONI<br />

II costo di un esondazione del fiume Danubio come<br />

quella sofferta dall’Ungheria qualche anno fa potrebbe<br />

salire del 19% e riguardare 240 mila persone in più<br />

rispetto alla media delle ultime emergenze<br />

I RACCOLTI<br />

I raccolti nel Sud<br />

diminuiranno di 1/5<br />

e nel Nord<br />

aumenteranno del 70%<br />

BRUCIARE<br />

MENO GAS E PETROLIO<br />

Diminuire del 20%<br />

le importazioni europee<br />

di gas e petrolio entro<br />

il 2030 per risparmiare<br />

fino a 27 miliardi di euro<br />

di spese sanitarie<br />

legate all’inquinamento.<br />

FAUNA E FLORA<br />

Piante e fiori del Sud moriranno<br />

o si sposteranno verso Nord,<br />

come i pesci. Nel Mediterraneo<br />

si adatteranno solo specie tropicali<br />

I DANNI<br />

Nel 2020 l’innalzamento<br />

del mare provocherà danni<br />

per 4,4 miliardi di euro se<br />

l’innalzamento della<br />

temperatura sarà 2,2°C<br />

e di 5,9 miliardi se<br />

la temperatura salirà di 3°C<br />

| ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 | valori | 77 |<br />

FONTE: LA REPUBBLICA


| indiceetico | numeridivalori |<br />

VALORI NEW ENERGY INDEX<br />

NOME TITOLO ATTIVITÀ BORSA CORSO DELL’AZIONE RENDIMENTO<br />

31.12.2006 DAL 30.09.06 AL 31.12.06<br />

Abengoa Biocarburanti/solare Siviglia, Spagna<br />

Ballard Power Tecnologie dell’idrogeno Vancouver, Canada<br />

Biopetrol Biocarburanti Zug, Svizzera<br />

Canadian Hydro Energia idroelettrica/eolica Calgary, Canada<br />

Conergy Pannelli solari Amburgo, Germania<br />

EOP Biodiesel Biocarburanti Pritzwalk, Germania<br />

Fuel Cell Energy Tecnologie dell’idrogeno Danbury, CT-USA<br />

Gamesa Pale eoliche Madrid, Spagna<br />

Novozymes Enzimi/biocarburanti Bagsværd, Danimarca<br />

Ocean Power Tech Energia del moto ondoso Warwick, Gran Bretagna<br />

Pacific Ethanol Biocarburanti Fresno, CA-USA<br />

Phönix SonnenStrom Pannelli solari Sulzemoos, Germania<br />

Q-Cells Pannelli solari Thalheim, Germania<br />

RePower Pale eoliche Amburgo, Germania<br />

Solarworld Pannelli solari Bonn, Germania<br />

Solon Pannelli solari Berlino, Germania<br />

Südzucker Zucchero/biocarburanti Mannheim, Germania<br />

Sunways Pannelli solari Konstanz, Germania<br />

Suntech Power Pannelli solari Wuxi, Cina<br />

Vestas Wind Systems Pale eoliche Randers, Danimarca<br />

Nuovo anno,<br />

nuove energie<br />

di Mauro Meggiolaro<br />

CINQUE PUNTI. Sono quelli che separano il nostro indice <strong>Valori</strong> New<br />

Energy dall’Amex Oil Index, composto dalle maggiori compagnie<br />

petrolifere del mondo. <strong>La</strong> differenza sta tutta nel carburante. Le nostre<br />

azioni funzionano con l’energia del vento, del sole, delle maree, dei biocombustibili.<br />

E si vede. In tre mesi hanno reso in media il 10,34%. Sul podio salgono<br />

Vestas (eolico, +52,09%), Phönix (solare,<br />

+40,74%) e Suntech (solare, +26,66%). Intan-<br />

to continuano ad arrivare buone notizie per<br />

tutto il comparto. Il semestre di presidenza tedesca<br />

dell’Unione Europea si è aperto con l’impegno<br />

dei membri a ridurre le emissioni di<br />

CO 2 del 20% entro il 2020 puntando sulle fonti<br />

rinnovabili. Mentre dall’altra parte dell’oceano<br />

è boom per il bio-etanolo. Negli USA<br />

sono già in attività 110 raffinerie per trasformare<br />

il mais in carburante naturale. Altre 73<br />

sono in costruzione. L’ultima è stata aperta nel<br />

Texas di George Bush. Processando lo sterco<br />

del bestiame riesce a scaldare fino a un milione<br />

di tonnellate di mais all’anno, trasformandolo<br />

in bio-combustibile. .<br />

| 78 | valori | ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 |<br />

UN’IMPRESA AL MESE<br />

27,81 €<br />

6,66 CAN $<br />

9,18 €<br />

5,95 CAN $<br />

48,20 €<br />

10,12 €<br />

6,46 CAN $<br />

20,85 €<br />

486,00 DKK<br />

87,00 £<br />

15,39 $<br />

16,00 €<br />

34,07 €<br />

78,25 €<br />

47,60 €<br />

23,65 €<br />

18,33 €<br />

7,03 €<br />

34,01 $<br />

238,75 DKK<br />

22,57%<br />

-4,12%<br />

10,60%<br />

2,66%<br />

26,54%<br />

-4,17%<br />

-18,34%<br />

20,66%<br />

8,34%<br />

25,41%<br />

5,44%<br />

8,84%<br />

5,48%<br />

40,74%<br />

9,85%<br />

-20,02%<br />

-5,90%<br />

-6,52%<br />

26,66%<br />

52,09%<br />

+10,34%<br />

€ = euro, $ = dollari USA, £= sterline inglesi, CAN $ = dollari canadesi, DKK = corone danesi<br />

Attività Leader mondiale nella produzione di turbine eoliche. Le prime turbine vengono<br />

prodotte alla fine degli anni settanta. Nel 1987 la tecnologia eolica diventa<br />

l’unico business della società che si sviluppa rapidamente e in pochi anni<br />

diventa il leader mondiale dell’eolico. Oggi ha circa 12.000 dipendenti.<br />

Ricavi [Milioni di €]<br />

Perdita [Milioni di €] Numero dipendenti 2004<br />

3.583<br />

9.594<br />

10.618<br />

2005<br />

2.363<br />

61<br />

Amex Oil Index [in Euro]<br />

<strong>Valori</strong> New Energy Index [in Euro]<br />

192<br />

5,44%<br />

Rendimenti dal 30.09.2006 al 31.12.2006<br />

10,34%<br />

Vestas Wind Systems www.vestas.com<br />

Sede Ringkøbing (Danimarca)<br />

Borsa Københavns Fondsbørs – Copenaghen<br />

Rendimento 30.09.05 - 31.12.06 52,09%<br />

in collaborazione con www.eticasgr.it<br />

DIARIO


ALBERTO CRISTOFARI / A3 / CONTRASTO<br />

| paniere | numeridivalori |<br />

Oltre la sola logica<br />

del “totem” prezzo<br />

di Anna Capaccioli<br />

INIZIA CON QUESTO NUMERO il percorso del Paniere equosolidale<br />

(ES), che propone un confronto tra l’offerta di punti<br />

di vendita diversi per poi approfondire la conoscenza<br />

dei singoli prodotti in momenti successivi.<br />

I prodotti ES sono oggi disponibili in una vasta rete di<br />

punti vendita (79.000 in Europa, oltre 5.000 in Italia), che<br />

vede una nettissima prevalenza numerica della Grande Distribuzione<br />

Organizzata (GDO). Ma i distributori storici dei<br />

prodotti ES sono le Botteghe del Mondo, una realtà variegata<br />

in cui l’aspetto culturale non è secondario a quello economico<br />

e che rappresenta il principale canale distributivo<br />

in termini di fatturato del commercio ES italiano. Una situazione<br />

diversa da quella del resto dell’Europa, dove la distribuzione<br />

tradizionale, e la GDO in particolare, rappresenta<br />

il principale canale di diffusione dei prodotti ES.<br />

Nei punti vendita presi in considerazione, l’assortimento<br />

dei prodotti può essere molto diverso, quindi sono stati<br />

esaminati articoli reperibili in tutti. Per quanto riguarda la<br />

distribuzione specializzata, è stata scelta la Bottega del Mondo<br />

Nonsolonoi di Cremona, città e provincia equosolidale<br />

(titolo posseduto solo da un centinaio tra gli ottomila co-<br />

| 80 | valori | ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 |<br />

muni italiani); per quanto riguarda invece la GDO, in cui si<br />

possono trovare quasi esclusivamente prodotti ES alimentari,<br />

sono state scelte due catene di supermercati che hanno<br />

con l’equosolidale un rapporto pluriennale.<br />

Non essendo possibile trovare sempre prodotti esattamente<br />

equivalenti, sono specificate le caratteristiche di interesse<br />

ed indicati i prezzi al kg o al litro per facilitare il raffronto.<br />

L’equosolidale è spesso associato al biologico,<br />

nell’ottica generale del rispetto dell’ambiente; il rispetto del<br />

produttore è un’altra voce che concorre alla formazione del<br />

prezzo finale del prodotto. I prodotti ES sono quindi caratterizzati<br />

da un valore aggiunto ambientale e sociale che li<br />

differenzia nettamente da molti prodotti presenti sul mercato,<br />

in cui il valore aggiunto è prevalentemente tecnologico.<br />

L’insieme di dati presentato offre spunti di riflessione al<br />

consumatore scettico sulla convenienza economica dei<br />

prodotti ES e riserva anche qualche sorpresa. Un’analisi più<br />

dettagliata degli aspetti economici, storici e nutrizionali di<br />

tali alimenti e anche di molti altri arricchirà di numeri interessanti<br />

il viaggio in un mercato in crescita e in un fenomeno<br />

culturale che non può essere ignorato. .<br />

QUANTO COSTA LA SPESA [IN GRASSETTO IL PREZZO PIÙ BASSO]<br />

| numeridivalori |<br />

BOTTEGA DEL MONDO ESSELUNGA COOP<br />

PRODOTTO SOLIDALE MARCHIO ESSELUNGA BIO E CTM ALTROMERCATO SOLIDALE MARCHIO SOLIDALE<br />

CACAO AMARO<br />

IN POLVERE<br />

TÈ IN FILTRI<br />

RISO<br />

SUCCO D’ARANCIA<br />

100%<br />

ZUCCHERO<br />

DI CANNA<br />

CREMA<br />

SPALMABILE<br />

AL CACAO<br />

BANANE<br />

CIOCCOLATO<br />

FONDENTE<br />

TAVOLETTA<br />

100G<br />

CIOCCOLATO<br />

AL LATTE<br />

TAVOLETTA<br />

100G<br />

CIOCCOLATINI<br />

ASSORTITI<br />

CAFFÈ MACINATO<br />

PER MOKA<br />

250G<br />

El Ceibo bio<br />

Altromercato<br />

150g<br />

1,80 €/pezzo<br />

12,00 €/kg<br />

Altromercato<br />

tè nero Earl Grey<br />

25 filtri – 43g<br />

2,55 €/pezzo<br />

61,00 €/kg<br />

Altromercato<br />

basmati<br />

500g<br />

2,75 €/pezzo<br />

5,50 €/kg<br />

Altromercato<br />

thai integrale<br />

1kg<br />

3,45 €<br />

Altromercato<br />

700ml<br />

1,40 €/pezzo<br />

2,00 €/l<br />

Altromercato<br />

Dulcita bio<br />

500g<br />

1,85 €/pezzo<br />

3,70 €/kg<br />

Altromercato<br />

Cajta con anacardi<br />

e nocciole – 400g<br />

2,50 €/pezzo<br />

6,25 €/kg<br />

Altromercato<br />

2,85 €/kg<br />

Commercio alternativo<br />

Antilla<br />

cacao 70%<br />

1,55 €/pezzo<br />

15,50 €/kg<br />

Altromercato<br />

Companera<br />

cacao 32% min.<br />

1,10 €/pezzo<br />

11,00 €/kg<br />

Altromercato<br />

cioccolatini<br />

al latte ripieni – 200g<br />

3,30 €/pezzo<br />

16,50 €/kg<br />

Altromercato<br />

bio caffè<br />

3,25 €/pezzo<br />

13,00 €/kg<br />

Perugina<br />

75g<br />

0,60 €/pezzo<br />

8,00 €/kg<br />

Twinings<br />

Earl Grey<br />

50 filtri – 100g<br />

3,85 €/pezzo<br />

38,50 €/kg<br />

Scotti<br />

basmati<br />

500g<br />

1,62 €/pezzo<br />

3,24 €/kg<br />

Suzi Wan<br />

basmati<br />

500g<br />

2,18 €/pezzo<br />

4,36 €/kg<br />

Santal<br />

non zuccherato<br />

1 l<br />

1,50 €<br />

Demerara<br />

Sugarville Toschi<br />

Mauritius sugar 500g<br />

1,42 €/pezzo<br />

2,84 €/kg<br />

Ferrero<br />

Nutella bicchiere – 200g<br />

7,45 €/kg – 1,49 €/pezzo<br />

vaso – 750G<br />

4,52 €/kg – 3,39 €/pezzo<br />

Esselunga<br />

Vassoio<br />

900g<br />

1,52 €/pezzo<br />

1,69 €/kg<br />

Perugina<br />

Nero cacao<br />

70% semi di cacao<br />

1,20 €/pezzo<br />

12,00 €/kg<br />

Lindt<br />

Lindor al latte<br />

1,32 €/pezzo<br />

13,20 €/kg<br />

Perugina<br />

Fantasia Grifo<br />

al latte e fondenti – 250g<br />

3,28 €/pezzo<br />

13,12 €/kg<br />

Lindt<br />

cioccolatini assortiti<br />

185g<br />

4,50 €/pezzo<br />

24,32 €/kg<br />

Compagnia dell’Arabica<br />

Colombia Medellin<br />

Supremo arabica 100%<br />

3,18 €/pezzo<br />

12,72 €/kg<br />

Esselunga bio<br />

e Ctm altromercato<br />

75g<br />

1,10 €/pezzo<br />

14,70 €/kg<br />

Esselunga bio<br />

e Ctm altromercato<br />

Tè nero 20 filtri – 40g<br />

1,79 €/pezzo<br />

44,70 €/kg<br />

Esselunga bio<br />

e Ctm altromercato<br />

500g<br />

1,69 €/pezzo<br />

3,38 €/kg<br />

Esselunga bio<br />

e Ctm altromercato<br />

Vassoio 1 kg<br />

2,85 €<br />

Esselunga bio<br />

e Ctm altromercato<br />

arabica 100%<br />

3,15 €/pezzo<br />

12,60 €/kg<br />

Altromercato<br />

El Ceibo bio<br />

150g<br />

1,95 €/pezzo<br />

13,00 €/kg<br />

Altromercato<br />

tè nero Earl Grey<br />

25 filtri – 43g<br />

2,65 €/pezzo<br />

61,60 €/kg<br />

Altromercato<br />

basmati<br />

500g<br />

2,75 €/pezzo<br />

5,50 €/kg<br />

Altromercato<br />

thai aromatico bio<br />

1 kg<br />

3,85 €<br />

Altromercato<br />

700ml<br />

1,40 €/pezzo<br />

2,00 €/l<br />

Altromercato<br />

Dulcita bio<br />

500g<br />

1,85 €/pezzo<br />

3,70 €/kg<br />

Altromercato<br />

Cajta con anacardi<br />

e nocciole – 400g<br />

2,50 €/pezzo<br />

6,25 €/kg<br />

Altromercato<br />

bio Mascao fond. extra<br />

cacao 73% e fave di cacao<br />

1,55 €/pezzo<br />

15,50 €/kg<br />

Altromercato<br />

bio Mascao al latte<br />

cacao 32% min.<br />

1,55 €/pezzo<br />

15,50 €/kg<br />

Altromercato<br />

cioccolatini<br />

al latte ripieni – 200g<br />

3,30 €/pezzo<br />

16,50 €/kg<br />

Altromercato<br />

miscela pregiata<br />

arabica 100%<br />

2,75 €/pezzo<br />

11,00 €/kg<br />

Altromercato<br />

bio caffè<br />

3,25 €/pezzo<br />

13,00 €/kg<br />

Perugina<br />

75g<br />

0,60 €/pezzo<br />

8,00 €/kg<br />

Twinings<br />

English breakfast<br />

25 filtri – 50g<br />

1,62 €/pezzo<br />

32,40 €/kg<br />

Twinings<br />

Lemon scented<br />

25 filtri – 50g<br />

1,90 €/pezzo<br />

38,00 €/kg<br />

Skipper Zuegg<br />

senza zucchero<br />

1 l<br />

1,19 €<br />

Demerara<br />

500g<br />

1,50 €/pezzo<br />

3,00 €/kg<br />

Ferrero<br />

Nutella<br />

400g<br />

2,07 €/pezzo<br />

5,18 €/kg<br />

Cavendish<br />

<strong>La</strong>vazza<br />

qualità oro<br />

arabica 100%<br />

2,60 €/pezzo<br />

10,40 €/kg<br />

Solidal<br />

75g<br />

0,60 €/pezzo<br />

8,00 €/kg<br />

Solidal<br />

Tè<br />

20 filtri – 35 g<br />

1,35 €/pezzo<br />

38,57 €/kg<br />

Solidal<br />

Tè nero al limone<br />

20 filtri – 40g<br />

1,35 €/pezzo<br />

33,70 €/kg<br />

Solidal<br />

thai profumato<br />

500g<br />

1,40 €/pezzo<br />

2,80 €/kg<br />

Solidal<br />

senza zuccheri aggiunti<br />

1 l<br />

1,10 €<br />

Solidal<br />

da agricoltura biologica<br />

500g<br />

1,08 €/pezzo<br />

2,16 €/kg<br />

Solidal<br />

con nocciole<br />

350g<br />

1,83 €/pezzo<br />

5,23 €/kg<br />

Solidal<br />

1,38 €/kg<br />

1,68 €/kg<br />

Fondentenero Novi<br />

fondente extra amaro<br />

cacao 72% – 100g<br />

0,80 €/pezzo<br />

8,00 €/kg<br />

Solidal<br />

fondente extra amaro bio<br />

cacao 70% – 100g<br />

1,00 €/pezzo<br />

10,00 €/kg<br />

Novi<br />

cacao 30% min.<br />

0,88 €/pezzo<br />

8,80 €/kg<br />

Solidal<br />

da agricoltura biologica<br />

cacao 39% min.<br />

1,00 €/pezzo<br />

10,00 €/kg<br />

Perugina<br />

cioccolatini di puro ciocc.<br />

al latte e fondenti – 250g<br />

2,62 €/pezzo<br />

10,48 €/kg<br />

Solidal<br />

cioccolatini ripieni<br />

assortiti – 200g<br />

2,15 €/pezzo<br />

10,75 €/kg<br />

Solidal<br />

arabica 100%<br />

da agricoltura biologica<br />

2,13 €/pezzo<br />

8,52 €/kg<br />

| ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 | valori | 81 |


Joseph E. Stiglitz<br />

I rischi<br />

della globalizzazione<br />

di Francesca Paola Rampinelli<br />

“A<br />

LCUNI PAESI SONO RIUSCITI A TRARRE GRANDE VANTAGGIO DALLA GLOBALIZZAZIONE, ricevendone i benefici<br />

e minimizzandone i rischi, mentre altri paesi non sono stati così fortunati, e hanno sopportato costi molto<br />

più lati dei benefici che ne hanno ricevuto. Le differenti vedute sulla globalizzazione derivano non solo<br />

da queste diverse esperienze, ma anche dal fatto che all'interno di uno stesso paese, la globalizzazione<br />

ha interessato diversi gruppi in maniera molto differenziata: mentre alcuni gruppi hanno tratto enorme<br />

beneficio, altri hanno sopportato soltanto i costi”. Le lucide critiche al sistema della globalizzazione<br />

elaborate da Joseph E. Stiglitz rappresentano forse il contributo più famoso del celebre economista<br />

americano che ha ricevuto il premio Nobel nel 2001 insieme a George A. Akerlof e A. Michael Spence<br />

grazie alla teoria delle “asimmetrie informative” a cui ha partecipato elaborando la tesi dello “screening”,<br />

una tecnica usata da un agente economico che voglia acquisire informazioni, altrimenti private,<br />

da un altro soggetto. Il professore americano è infatti considerato uno dei creatori della cosiddetta<br />

economia dell'informazione quella cioè che studia il comportamento dei soggetti economici che operano<br />

in settori e mercati in cui l'informazione è imperfetta e la cui acquisizione è costosa.<br />

Joseph E. Stiglitz è nato nel 1943 a Gary, nello stato dell’Indiana. Si è laureato all'Amherst College<br />

e ha ottenuto il Ph. D al Mit di Boston. Ha cominciato ad insegnare giovanissimo all'università di Yale,<br />

per poi passare a Princeton, Oxford e Stanford, dove è ancora<br />

titolare di cattedra mentre contemporaneamente tiene corsi<br />

di “Gestione e relazioni internazionali” presso la Columbia University<br />

di New York. L'economista statunitense è stato anche capo economista<br />

e vice presidente della Banca Mondiale e consigliere economico<br />

della Casa Bianca.<br />

Nel 2002 pubblica Globalization and Its Discontents<br />

(<strong>La</strong> globalizzazione e i suoi oppositori), dove analizza gli errori delle istituzioni economiche internazionali,<br />

e in particolare proprio del Fondo Monetario Internazionale, nella gestione delle crisi finanziarie che<br />

si sono susseguite negli anni novanta, dalla Russia ai paesi del sud est asiatico all'Argentina. Stiglitz illustra<br />

come la risposta del FMI a queste situazioni di crisi sia stata sempre la stessa, basandosi sulla riduzione<br />

delle spese dello Stato, una politica monetaria deflazionista e l'apertura dei mercati locali. Il professore<br />

afferma che il Fondo Monetario Internazionale, perseguendo il cosiddetto “Washington consensus”,<br />

non protegge le economie più deboli né garantisce la stabilità del sistema economico globale, ma fa in realtà<br />

gli interessi del suo “maggiore azionista”, gli Stati Uniti, a discapito di quelli delle nazioni più povere.<br />

“<strong>La</strong> ragione per cui ho scritto questo libro” spiega infatti Stiglitz “è che, mentre mi trovavo alla Banca<br />

mondiale, ho preso atto in prima persona degli effetti devastanti che la globalizzazione può avere sui paesi<br />

in via di sviluppo e, in particolare, sui poveri che vi abitano. Ritengo che la globalizzazione, ossia<br />

l'eliminazione delle barriere al libero commercio e la maggiore integrazione tra le economie nazionali,<br />

possa essere una forza positiva e che abbia tutte le potenzialità per arricchire chiunque nel mondo,<br />

in particolare i poveri. Ma perché ciò avvenga, è necessario un ripensamento attento del modo in cui essa<br />

è stata gestita, degli accordi commerciali internazionali che tanto hanno fatto per eliminare quelle barriere<br />

e delle politiche che sono state imposte ai paesi in via di sviluppo durante il processo di globalizzazione”. .<br />

<strong>La</strong> maggiore integrazione<br />

tra le economie nazionali<br />

può costituire una forza<br />

positiva ma è necessario<br />

un ripensamento del modo<br />

in cui è stata gestita<br />

| 82 | valori | ANNO 7 N.46 | FEBBRAIO 2007 |<br />

| padridell’economia |<br />

mokadesign.it<br />

vecchivalori<br />

nuovivalori<br />

il mensile di economia sociale, finanza etica e sostenibilità<br />

Società Cooperativa Editoriale Etica<br />

Rapporti Istituzionali, Amministrazione e Redazione<br />

via Copernico, 1 ˜ 20125 Milano<br />

tel. 02.67199099 ˜ fax 02.67491691<br />

e-mail amministrazione@valori.it ˜ www.valori.it<br />

Adescoop ˜ Agenzia dell’Economia Sociale s.c.<br />

Comunicazione, Sviluppo, Pubblicità e Abbonamenti<br />

via SS. Fabiano e Sebastiano, 132 - 35134 Padova<br />

tel. 049.8726162 ˜ fax 049.8735130<br />

e-mail info@valori.it ˜ www.valori.it<br />

solo se ti abboni o nelle librerie Feltrinelli<br />

Telefona dalle 9.30 alle 13.30 e dalle 14.30 alle 18.00 al numero 049.8726599 o entra nel sito www.valori.it dove è possibile pagare con carta di credito ˜ e-mail: info@valori.it<br />

[abbonamento annuale 10 numeri + inserti: scuole, enti non profit, privati 30,00 euro ˜ enti pubblici, aziende 40,00 euro ˜ sostenitore 60,00 euro]<br />

[promozione abbonamento biennale 20 numeri + inserti: scuole, enti non profit, privati 55,00 euro ˜ enti pubblici, aziende 75,00 euro]

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!