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NATALE 2011 CCCP.pub - Casa Comune Campanile

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<strong>Casa</strong> <strong>Comune</strong> <strong>Campanile</strong> - ass.senza scopo di lucro - www.casacomunecampanile.it - 3284488504<br />

Via Galilei, 14 Ciserano - Bg - P IVA 03660990163 - e mail - mario.foglieni@virgilio.it - ediz.locale<br />

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Un gioiello della Tecnica da 100.000 €<br />

La puoi guidare anche se non<br />

sai leggere e scrivere<br />

Eccoli i due<br />

Democratici di Sinistra che<br />

si sono rivolti alla Magistratura perché è<br />

stato <strong>pub</strong>blicato quanto prende il Sindaco<br />

e la Giunta. Ma, ma c’è un ma !<br />

ADESSO NOI CHIEDIAMO ANCHE<br />

DI PUBBLICARE LA LORO DENUNCIA DEI<br />

REDDITI E QUELLA DI TUTTA LA GIUNTA !<br />

La Cittadinanza ha il Diritto di sapere<br />

tutto sui propri Amministratori Pubblici<br />

Quanto guadagnano e come !<br />

Quindi, prego fornire la Denuncia dei Redditi<br />

“ TRASPARENZA GRAZIE “<br />

Sommario-Natale <strong>2011</strong><br />

■ INTERVISTA ALL’EX SINDACO<br />

Mario Foglieni<br />

■ Nelle Casse del <strong>Comune</strong><br />

1 Milione e Mezzo in meno e<br />

presto ne mancherà un altro<br />

■ La Denuncia dei Redditi della<br />

GIUNTA COMUNALE<br />

■ Il Sindaco e il suo Stipendio<br />

■Tamburello: CAMPIONI D’ITALIA<br />

■ Canzoni per ricordare<br />

Stampa - TipoLito Punto Ufficio<br />

Ciserano Zingonia 035.4810250<br />

I<br />

INVIACI I TUOI SCRITTI, I TUOI ARTICOLI, LE TUE FOTO O<br />

SUGGERISCI GLI ARGOMENTI CHE VORRESTI TRATTARE


Dal dicembre del 2004 questa Rivista è<br />

l’unica <strong>pub</strong>blicazione che entra nella case di<br />

ogni famiglia ciseranese e, anche se tratta<br />

prevalentemente argomenti a carattere generale,<br />

a volte affronta anche problemi locali.<br />

In questa occasione siamo noi ad intervistare<br />

il responsabile dell’Associazione <strong>Casa</strong><br />

<strong>Comune</strong> e <strong>Campanile</strong>, nonché responsabile<br />

anche della rivista stessa:<br />

Il signor Mario Foglieni ■<br />

D. Signor Foglieni, questa intervista si è resa necessaria<br />

perché molti Ciseranesi, dopo aver letto le notizie<br />

<strong>pub</strong>blicate sul numero precedente in merito<br />

alle Case costruite dalle Cooperative sulle Aree<br />

PEEP, poi annullate, volgiono capire meglio cosa è<br />

avvenuto; può ritornare sull’argomento ?<br />

R. Volentieri:Come dicevo nella precedente Rivista il<br />

Piano di Edilizia Economico Popolare è stato previsto<br />

dall’amministrazione comunale quando io ero<br />

Sindaco ( 9 maggio 1985 al 13 giugno 1999).<br />

Il Piano Regolatore da noi predisposto nel nostro<br />

primo mandato (redatto dall’Arch.<br />

Morpurgo ) , prevedeva che in ogni<br />

Lottizzazione, il 50 % di aree fossero<br />

destinate alla Edilizia Popolare. Questa<br />

regola sembrava (soprattutto ai<br />

Comunisti ) che fosse una giusta regola<br />

di equità, ma si rivelò invece un<br />

grande ostacolo all’avvio di Lottizzazioni<br />

che infatti non partirono.<br />

Si rese così necessario modificare il<br />

tutto, andando ad individuare noi direttamente<br />

aree da destinare al<br />

PEEP.<br />

Devo qui ricordare che in tutti i Paesi<br />

limitrofi si edificava in Cooperativa,<br />

mentre Ciserano era fermo , nonostante<br />

diversi Consorzi di Cooperative<br />

Edilizie chiedessero aree da diversi anni.<br />

La nostra scelta cadde su alcune aree dislocate diversamente<br />

e da lì prese avvio la predisposizione<br />

dello Studio per le approvazioni previste dalla Legge<br />

sulla Edilizia Economica Popolare. ■<br />

D. Ma durante l’espletamento dell’iter previsto, non<br />

avete trattato con i proprietari del terreni interessati<br />

?<br />

R. Certo che si. Si trattò ovviamente con coloro che<br />

accettavano quanto meno di incontrare<br />

l’amministrazione comunale, poiché diversi interessati,<br />

rifiutarono qualsiasi incontro a qualsiasi titolo;<br />

quindi la Giunta e la Maggioranza, proseguirono<br />

alle approvazioni previste, fermandosi in attesa<br />

dei Pareri del TAR, ogni qualvolta i privati si sono<br />

rivolti al Tribunale Amministrativo Regionale ,<br />

per chiedere il blocco del PEEP, approvato poi<br />

per l’appunto dal Consiglio Comunale e dalla<br />

Giunta e, sempre alla unanimità. Prima ancora<br />

che io firmassi l’occupazione dei terreni, vi furono<br />

ben 3 ricorsi dei privati; Due al TAR che li respinse<br />

entrambi e uno in Cassazione contro i due<br />

respingimenti del TAR. Anche questo terzo venne<br />

respinto !<br />

Dopo di che, non rimaneva altro da fare che procedere<br />

d’Ufficio alla occupazione dei terreni e<br />

proseguire alla assegnazione delle aree alle coopeerative<br />

che le avevano richieste.<br />

Semplice e lineare: Nel frattempo una apposita<br />

Commissione Provinciale (non la Giunta o<br />

il Consiglio Comunale) determinò il valore commerciale<br />

di quelle aree - divenute da agricole a<br />

edificabili - in £ire 80.000 ottantamilalire al mq.<br />

Aree prive di opere di urbanizzazione come strade,<br />

acqua, luce, gas e fogne e parcheggi. Prive di<br />

tutto insomma. E il 50 % di quelle ottantamila<br />

lire vennero date a coloro che nel frattempo avevano<br />

sottoscritto un accordo bonario e cioè £.<br />

40.000 più indennizzi diversi, così come previsto<br />

dalla Legge. Vennero invece depositate alla Banca<br />

d’Italia gli importi decurtati del 40 % per le<br />

aree i cui proprietari non avevano sottoscritto<br />

alcun accordo. E’ la Legge ! Il Sindaco Mario Foglieni<br />

e cioè il sottoscritto, non determinò mai<br />

alcun che, che non fosse quanto deliberato in<br />

Consiglio, in Giunta o in commissione.■


D: Com’è allora che si arriva all’annullamento del<br />

PEEP, da parte del Tribunale Amministrativo Regionale<br />

nel 2003 ? E per quale motivo è stato annullato<br />

tutto ?<br />

R. Si arriva all’annullamento principalmente perché<br />

alcuni cittadini (gli stessi che avevano già fatto<br />

ricorso per tre volte come innanzi detto), fanno<br />

un 4° ricorso che tende a dimostrare come alcuni<br />

dati del nostro Studio, relativi alla previsione<br />

di incremento abitativo nel nostro <strong>Comune</strong>, erano<br />

errati. In sostanza sulla base di dati sbagliati<br />

dal Progettista Comunale, venne determinata<br />

una “quantità di metri cubi da realizzare in Edilizia<br />

Popolare” non ammessa, eccessiva !<br />

Quindi sia il Consiglio Comunale che la Giunta<br />

avevano deliberato sulla base di una istruttoria<br />

evidentemente errata nei calcoli previsionali sottoposti<br />

a deliberazione. Dimostrato questo errore<br />

del Progettista Comunale, il TAR non ha potuto<br />

far altro che dare ragione ai Privati.<br />

E davanti a tale annullamento, la Giunta Comunale<br />

(quella in carica dal 2004 in avanti) non aveva<br />

altro da fare che Ricorrere al Consiglio di Stato, dimostrando<br />

- dati alla mano - che il PEEP approvato<br />

(e annullato) era in regola e che le case costruite<br />

erano state tutte occupate; non sono avanzate !<br />

Ma serviva che il Sindaco Zucchetti, o il vice Bagini<br />

Enea, o l’assessore Cattaneo, o il Capo Ufficio Tecnico,<br />

seguissero da vicino il Ricorso ! Ma così non fù<br />

E QUI CASCA L’ASINO<br />

perché IL Ricorso al Consiglio di Stato, è stato presentato<br />

dal <strong>Comune</strong> fuori termine massimo !<br />

E’ si, cari cittadini, proprio presentato fuori tempo<br />

massimo ! E’ il Legale del <strong>Comune</strong> che ha commesso<br />

questo pasticcio ?<br />

Pare proprio di si ! E allora io domando:<br />

Perché il <strong>Comune</strong>, nella persona del Sindaco o con<br />

la Giunta, non provvede a denunciare l’Avvocato<br />

che si è reso responsabile di questo grave fatto ?<br />

Chi lo vieta ? C’è qualcosa di non dicibile ?<br />

NON SI SA PERCHE’ LA GIUNTA E IL SINDACO NON<br />

FANNO IL LORO DOVERE !<br />

Forse perché l’Avvocato non è l’unico responsabile<br />

dell’accaduto ?<br />

Forse perché l’Ufficio Tecnico Comunale ha avuto<br />

una qualche colpa in questa “defaillance” ?<br />

Una cosa però è assolutamente certa: la Maggioranza<br />

di Solidarietà e Progresso, dal 1999 anno in<br />

cui io ho lasciato il <strong>Comune</strong>, ha tenuto la testa sotto<br />

la sabbia senza mai informare la Cittadinanza, ne<br />

della prima causa persa con l’annullamento del<br />

PEEP, ne con il Rigetto del Ricorso al Consiglio di<br />

Stato, per presentazione ritardata! A parlarne è<br />

stato il Gruppo di Minoranza del Gelso. La maggioranza<br />

ha tenuto la testa sotto la sabbia come<br />

gli struzzi ! Aldilà delle chiacchiere del Sindaco, e<br />

del Vice Sindaco e della Maggioranza !<br />

E in Consiglio Comunale a luglio di questo <strong>2011</strong><br />

c’è dovuta andare per forza, per approvare il debito<br />

fuori bilancio venutosi a creare con gli annullamenti<br />

del TAR.■<br />

UN MILIONE DI EURO IN PIU’<br />

Si perché la grave dimenticanza del Ricorso al<br />

Consiglio di Stato da parte del <strong>Comune</strong> e la richiesta<br />

di rimborso dei terreni “ a tariffa piena e<br />

non al 50%”, presentata con un nuovo ricorso al<br />

TAR, da parte dei privati interessati, ha momentaneamente<br />

fissato in € 41.00 al mq. Il valore da<br />

rimborsare, mentre i privati ne chiedono<br />

€150.00 al mq, valore stimato al 2003, e quindi<br />

ne nascerà sicuramente un ulteriore ricorso al<br />

Consiglio di Stato che se accolto costerà al <strong>Comune</strong><br />

un altro MILIONE DI EURO . In sostanza<br />

questa pessima amministrazione comunale tra<br />

ricorsi e dimenticanze, si gioca circa un milione e<br />

mezzo sulla pelle dei cittadini !<br />

E per giunta, alla data in cui andiamo in stampa,<br />

il Sindaco non hanno ancora chiamato in causa<br />

l’Avvocato che dovrebbe rispondere eventualmente<br />

del danno derivato dal suo errore. Perché<br />

se le motivazioni inizialmente approvate a sostegno<br />

del PEEP risultassero fondate, lo Studio Legale<br />

che ha causato il danno, sarebbe tenuto al<br />

rimborso totale !<br />

PERCIO’ CHIEDIAMO:<br />

COSA ASPETTA LA GIUNTA E IL SINDACO A ..<br />

(SEGUE)


(dalla terza) A MUOVERSI E CHIAMARE IN CAUSA LO<br />

STUDIO RESPONSABILE ?<br />

Davanti a tutto questo silenzio, è’ legittimo quindi<br />

pensare che vogliano nascondere responsabilità<br />

interne al <strong>Comune</strong> ! E Il Segretario Comunale, che<br />

dovrebbe avere tra i principali doveri quello di seguire<br />

passo per passo le pratiche del <strong>Comune</strong>,<br />

dov’era ? E dov’è la TRASPARENZZA ?<br />

D. E’ vero, la maggioranza dal 1999 ad od oggi<br />

non ha mai detto alla Cittadinanza come stavano<br />

le cose, ne dopo la prima sentenza di annullamento<br />

nel 2003, ne dopo l’ultima di respingimento del<br />

2009. Ma come si spiega che davanti a questa<br />

semplice informazione fatta dalla Rivista Il Gazzettino<br />

Padano, essi si siano scagliati in modo molto<br />

offensivo contro di Lei, con accuse gravissime e<br />

offensive ?<br />

R. E’ semplice se si pensa che da quando sono<br />

uscito dal <strong>Comune</strong> il 13 giugno 1999, questa maggioranza<br />

non ha avuta più nessuna opposizione e<br />

quindi piano piano, anno dopo anno, nelle loro<br />

menti si è insinuato un VIRUS LETALE per la Democrazia,<br />

per la Trasparenza e per la partecipazione:<br />

questo Virus porta un nome conosciuto dal Popolo<br />

e si chiama<br />

DELIRIO DI ONNIPOTENZA<br />

Ed è a causa di questo Delirio di Onnipotenza che<br />

hanno reagito malissimo fin dall’ottobre 2010,<br />

quando <strong>pub</strong>blicammo le indennità del Sindaco e<br />

degli Assessori. Cosa che in tutti i piccoli comuni,<br />

ogni Giunta nuova ha fatto come prima informativa<br />

al Popolo. Loro no ! Il Delirio di Onnipotenza che li<br />

ha ottenebrati, gli ha tolto l’umiltà di considerare il<br />

Popolo degno di essere informato !<br />

Essi quindi si chiedono: a che titolo io scriva su<br />

questa Rivista parlando di loro e di quello che tengono<br />

nascosto al Popolo, quando nessuno mi ha<br />

delegato a farlo ? Essi non accettano nemmeno<br />

lontanamente l’idea che io o un altro cittadino<br />

qualsiasi abbia il diritto oltre che il titolo in quanto<br />

cittadino elettore, ad esprimere opinioni, ma soprattutto<br />

ad informare ed essere informati !.<br />

E poi è uscita la Rivista di settembre <strong>2011</strong> con una<br />

cronaca concisa della storia del PEEP (qui di<br />

nuovo riepilogata) Un semplice riepilogo (anche fin<br />

troppo conciso) di quello che è accaduto, con riferimenti<br />

ad atti e sentenze.<br />

Quindi, se c’è un reato imperdonabile che io ho<br />

commesso ai loro occhi è quello di averli messi a<br />

nudo in Piazza, anzi nelle case della gente, dicendo<br />

quello che loro avrebbero dovuto dire da anni<br />

alla cittadinanza, e che non hanno mai detto !<br />

Ecco da dove deriva il loro imbarbarimento !<br />

Si sono sentiti messi a nudo in Pubblico… e meno<br />

male, perché è a favore della LA TRASPARENZA !<br />

Molta Gente è rimasta stupita del volantino della<br />

Maggioranza contro la mia persona, soprattutto<br />

perché non hanno dato alcuna risposta politica o<br />

tecnica o precisazioni, alle questioni da me<br />

<strong>pub</strong>blicate sulla Rivista, ma solo gravi offese<br />

personali e grave denigrazione.<br />

Ma questo è un vecchio stile conosciuto a<br />

pennello dai rozzi comunisti. Quei Comunisti del<br />

pollaio locale che negli anni 80 attaccavano il<br />

Sindaco Pagnoncelli facendo una mostra<br />

fotografica alla Festa dell’Unità del PCI , della sua<br />

casa (dove abita ancora) e chiedendo a gran voce<br />

dove egli avesse preso i soldi per costruirla !<br />

Non sono cambiati: sono peggiorati !<br />

Quando non hanno risposte da dare, offendono,<br />

denigrano e infangano. O almeno tentano di farlo,<br />

perché poi bisogna vedere alla fine, come finisce !<br />

Intanto vanno dal Magistrato per tentare di far<br />

chiudere questa Rivista. Vogliono zittire tutti.<br />

D. Ma c’è dell’altro che possa motivare il comportamento<br />

della Maggioranza ?<br />

R. Si certo che c’è ! C’è che noi stiamo indagando<br />

sulla vendita del Bocciodromo di Zingonia e<br />

sull’acquisto dell’area adiacente al <strong>Comune</strong> ove è<br />

stato fatto un Parcheggio.<br />

Tra la vendita e l’acquisto sembra che manchino<br />

all’appello un milione e mezzo di euro.<br />

La ns, indagine va al rallentatore perché dal mese<br />

di novembre del 2010 abbiamo richiesto in comune,<br />

ripetutamente (almeno 10 volte) il materiale<br />

allegato alle delibere di quelle operazioni di vendita<br />

e di acquisto. Ma da più di un anno, gli allegati<br />

ci vengono negati con motivazioni risibili<br />

Ma non ci fermerà nemmeno questa prova di forza<br />

burocratica contro la TRASPARENZA che la maggioranza<br />

in accordo col Segretario Comunale, sta<br />

attuando. Non ci fermeranno di certo !<br />

Anzi, ci spronano a fare di più !<br />

D. La accusano di aver tentato di entrare nella Lega<br />

Nord, in Forza Italia, nel PD e di aver chiesto<br />

collaborazione alla minoranza del Gelso. Cosa c’è<br />

di vero ?<br />

R. Detta con uno sfottò, c’è che dovrebbero bere di<br />

meno e andare a letto prima alla sera, e se qualcuno<br />

di loro sniffa, che cambi il fornitore !<br />

Alla Lega Nord ho dedicato tre anni al mercoledì e<br />

venerdì quando i Consiglieri erano Franco Pansera


e Zeni Pierino, per far loro una piccola formazione<br />

sugli strumenti di lavoro in relazione all’uso del<br />

Regolamento stesso del Consiglio Comunale, che<br />

è un ottimo strumento di lavoro se conosciuto, ovviamente<br />

! Ma con loro è stato come leggere sonetti<br />

del Petrarca alle mucche quando pascolano.<br />

Tutto tempo perso.<br />

La richiesta di collaborazione mi era stata fatta<br />

niente meno che da Colleoni, a quel tempo segretario<br />

provinciale della Lega Nord, in vista di una<br />

Lista Unitaria di Centro Destra e cioè con la Lega,<br />

Alleanza Nazionale e Forza Italia.<br />

Ma al momento della definizione della Lista per le<br />

elezioni del 2004, la Lega decise di andare da sola.<br />

Tutto fu azzerato e nacque NUOVA CISERANO.<br />

La collaborazione col Gelso invece, non è mai stata<br />

chiesta se non chè a maggio del <strong>2011</strong><br />

(quest’anno) nel negozio di Franco Moro un giorno<br />

per caso ho incontrato Angela Perletti la candidata<br />

a Sindaco del Gelso e a lei ho proposto niente meno<br />

che l’organizzazione di Corsi di Formazione di<br />

Amministrazione Pubblica destinati ai giovani. Angela<br />

ha riflettuto alcuni secondi eppoi ha risposto<br />

no. Ho già troppa carne al fuoco.<br />

Fine dei contatti con il Gelso.■<br />

Eppure la stessa richiesta di corsi di formazione io<br />

l’ho proposta a tutti e sempre, perché la mia esperienza<br />

personale di quando la Sinistra Unità prese<br />

la maggioranza nel 1985, mi insegnò che, eravamo<br />

diventati bravi a fare l’opposizione, ma di maggioranza<br />

e di amministrazione diretta, non ne sapevamo<br />

alcun che. Abbiamo quindi imparato tutto<br />

sulla nostra pelle e a rischio, ovviamente !<br />

In Danimarca gli eletti negli esecutivi (come le nostre<br />

Giunte comunali) sono tenuti per Legge a frequentare<br />

Corsi di Formazione della durata di due<br />

anni per due volte la settimana, per apprendere<br />

nozioni sulla Legislazione Amministrativa naziona-<br />

le e sulla Legislazione della Comunità Europea in<br />

merito ai finanziamenti e normative varie !<br />

Fare dei Corsi per giovani, non è come portarli in<br />

discoteca, è vero, ma sulla quantità e negli anni,<br />

un minimo di interesse alle cose del proprio Paese<br />

potrebbe nascere in alcuni di loro. O no ?<br />

Rientrare nel PD io ?<br />

Ho molti acciacchi, ma non mi voglio mischiare<br />

con i Seregni e le Bagini, che sono sicuramente<br />

persone stimate e trasparenti, ma riesumati tra i<br />

Defunti Politici Vaganti, altrimenti il PD non riusciva<br />

a costituire il Circolo locale.<br />

E li dentro, nel PD, c’è niente di nuovo, nemmeno<br />

per i Giovani purtroppo ! C’è la Casta del Pollaio.<br />

E DICO PURTROPPO, perché in un Paese, in una<br />

Società Civile che non vede più dei Giovani<br />

impegnati nel Sociale e nella Politica, e dove<br />

l’Assessore alle Politiche Giovanili non apre il<br />

Centro Civico ai Giovani per non fare concorrenza<br />

all’Oratorio (sue dichiarazioni), la Partecipazione è<br />

e resta una chimera. E dove non<br />

c’èpartecipazione, non c’è Trasparenza !<br />

E allora il rischio che nascano e crescano Cricche<br />

da Pollaio locale, sono concrete !<br />

E’ amaro dirlo, ma è così ! Grazie.<br />

AL SINDACO, AL VICE SINDACO ALLA GIUNTA E<br />

ALLA MAGGIORANZA LANCIO UNA SFIDA:<br />

CONVOCHINO UN ASSEMBLEA PUBBLICA. DA UNA<br />

PARTE STANNO LORO E DALL’ALTRA IO E<br />

DISCUTIAMO PUBBLICAMENTE DEL PEEP<br />

AZZERATO DELLA VENDITA DEL BOCCIODROMO E<br />

DELL’ACQUISTO DELLE AREE DEL PARCHEGGIO A<br />

FIANCO DEL COMUNE .E altre cose ancora !<br />

Scelgano loro la data ! A me va bene ! ■ ■ ■<br />

MA PARLANDO DI TRASPARENZA IN<br />

QUESTO SPECIALE PERIODO DI<br />

CRISI DOVE LE FAMIGLIE HANNO<br />

DIFFICOLTA’ AD ARRIVARE ALLA<br />

FINE DEL MESE, IO CHIEDO CHIED<br />

(e lo dovrebbero fare anche le Minoranze)<br />

che tutta la Giunta presenti le<br />

proprie Pubbliche<br />

Dichiarazione dei Redditi.<br />

Facciano cioè vedere alla Cittadinanza<br />

quanto guadagnano e come<br />

lo guadagnano


Perché il Sindaco, ha avuto l’Indennità<br />

dall’ 8 giugno 2009, delibera n° 73 del<br />

30/6/09 di G.M, ben 15 giorni prima che<br />

divenisse Sindaco a tutti gli effetti con il<br />

Giuramento ( delibera di C.C. del<br />

23/06/09), mentre giustamente gli Assessori<br />

l’hanno avuta dal 1° di luglio 2009 ?<br />

Il signor Enea - sindaco, è pregato<br />

di rispondere ! Grazie.<br />

A proposito signor sindaco, come le abbiamo<br />

scritto, dal <strong>Comune</strong> rifiutano di fornire<br />

la documentazione richiesta e che<br />

non è soggetta a alcun segreto o restrizione<br />

di Legge. PERCHE’ LEI NON INTER-<br />

VIEN IN MERITO ? La dobbiamo chiedere<br />

al Ristorante il Vigneto forse ?<br />

Tirè fò i carte e respundì ai domande<br />

che i va fa, che l’è mei per töcc !<br />

In nome della Trasparenza che i Cittadini chiedono alle varie<br />

Caste Politiche Nazionali, Regionali e Provinciali perché si<br />

sappia cosa e come percepiscono i loro emolumenti, da più<br />

parti siamo stati sollecitati a fare la stessa cosa anche a livello<br />

locale, a livello Comunale. Pare infatti importante per molti<br />

Cittadini conoscere la “formazione del Reddito Personale” di<br />

ogni nostro componente della Giunta Comunale, per poter<br />

capire ufficialmente, di quanto, il Reddito del Sindaco e degli<br />

Assessori, è formato di indennità percepite in <strong>Comune</strong> e<br />

quanto percepito con il proprio<br />

Lavoro Ordinario, o altro !<br />

Noi abbiamo chiesto la loro copia<br />

del Reddito, ma, al momento<br />

in cui andiamo in stampa,<br />

nessuno l’ha fornita e nemmeno<br />

ci è pervenuta risposta alcuna.<br />

La Trasparenza è un obbligo ! Publicizzare la Denuncia dei Redditi è un dovere Morale


ADOZIONI A DISTANZA & ROTTAMAZIONE<br />

Adottiamo pure gli orfani dell’ultimo Governo Berluskoni e<br />

Rottamiamo tutta la Sinistra nel suo insieme ! Sapendo però che dobbiamo<br />

impegnarci in prima Persona nella nostra Società e nel nostro Paese<br />

POLITICI IN ROTTAMAZIONE, che palle


IDEE PER UNA NUOVA STAGIONE<br />

La missione dei cattolici<br />

Il Paese ha bisogno dei cattolici. La ricostruzione civile<br />

e morale non sarà possibile senza un loro diverso e<br />

rinnovato impegno politico. E senza un dialogo più<br />

stretto, fuori dagli schemi storici, con gli eredi delle<br />

tradizioni liberale e riformista. Se n'è discusso<br />

molto in questi giorni e il Corriere ha ospitato<br />

opinioni di orientamento differente stimolate<br />

da un articolo di Ernesto Galli della Loggia.<br />

Non si tratta di ricostituire il partito dei cattolici,<br />

né di far rivivere, sotto altre forme, la Democrazia<br />

cristiana, o il Partito popolare, al di là<br />

dell'attualità del pensiero di don Sturzo. L'idea<br />

del partito unico è stata seppellita con la Prima<br />

Re<strong>pub</strong>blica. E non se ne sente la necessità,<br />

nonostante qualche fondata nostalgia per<br />

la difesa dello Stato laico e delle sue istituzioni<br />

che appariva più convinta ed efficace quando<br />

vi era un forte partito di diretta ispirazione cristiana.<br />

La cosiddetta Seconda Re<strong>pub</strong>blica è<br />

apparsa fin da subito affollata di atei devoti e<br />

politici senza scrupoli, ai quali le gerarchie ecclesiastiche<br />

hanno talvolta frettolosamente concesso<br />

ampie aperture di credito.<br />

Nel nostro sofferto bipolarismo, al contrario, testimonianze<br />

cattoliche più autentiche sono state ridotte alla<br />

pura sussistenza o, come ha scritto Dario Antiseri, alla<br />

scomoda condizione di ascari. La diaspora ha trasmesso<br />

ai cattolici la falsa sensazione di contare di più. Come<br />

oggetti, però. Promesse generose (si pensi solo<br />

alla tutela economica della famiglia) mai mantenute.<br />

Impegni solenni, e discutibili, sulla bioetica, subito derubricati<br />

nell'agenda politica, e dunque ritenuti solo a<br />

parole irrinunciabili. Nella triste époque , come la chiama<br />

Andrea Riccardi, il ruolo dei cattolici in politica è<br />

finito per essere quello degli ostaggi corteggiati a destra<br />

e degli invisibili tollerati a sinistra. Condizione che<br />

ha impoverito la politica e immiserito una società scivolata<br />

nell'egoismo e nella perdita di un comune sentimento<br />

civile.<br />

Nell'immaginario collettivo del pur variegato mondo<br />

cattolico si è poi creata una frattura tra chi poteva trattare<br />

con lo Stato la difesa dei valori e dei principi, e chi<br />

ha cercato di ritrovare i segni dell'essere cristiani nella<br />

pratica di tutti i giorni. I primi hanno chiuso troppi occhi<br />

su modelli di vita e di società non proprio evangelici<br />

e mostrato una tendenza al compromesso eccessivamente<br />

secolarizzata. Gli altri, i cittadini e i fedeli, si<br />

sono sentiti non di rado smarriti. Non hanno perso la<br />

speranza solo grazie a uno straordinario tessuto di<br />

parrocchie, comunità, reti di volontariato, cui tutti noi<br />

italiani, credenti o no, dobbiamo un sentito<br />

grazie.<br />

Angelo Bagnasco, il presidente della Conferenza<br />

episcopale, ha parlato della necessità<br />

di creare un «nuovo soggetto culturale e sociale<br />

di interlocuzione con la politica che sia<br />

promettente grembo di futuro, senza nostal-<br />

gie né ingenue illusioni». L'incontro di oggi a<br />

Todi, al quale partecipa lo stesso Bagnasco,<br />

forse ne svelerà la forma. Non sarà un partito,<br />

dunque, e non è nemmeno necessario che<br />

il forum delle associazioni cattoliche del lavoro<br />

si ponga il problema di quale veste assumere.<br />

Sono stati troppi in questi anni i contenitori<br />

senza contenuti.<br />

Che cosa potrebbero fare allora questo forum<br />

e altre aggregazioni già in movimento dell'universo<br />

cattolico? Sarebbe sufficiente che si<br />

ponessero obiettivi assai semplici seppur ambiziosi:<br />

ravvivare lo spirito comunitario, la voglia<br />

di partecipazione e gettare un seme di<br />

impegno per gli altri. «Né indignati, né rassegnati»,<br />

ha detto Bagnasco: è uno slogan efficace.<br />

Nel saggio Geografia dell'Italia cattolica<br />

, Roberto Cartocci scrive che «la tradizione<br />

cattolica appare come il collante più antico, il<br />

tratto più solido di continuità fra le diverse<br />

componenti del Paese». Non solo: è portatrice<br />

di una cultura inclusiva, che non divide e<br />

frantuma la società. Ha il senso del limite<br />

all'azione della politica e della presenza dello<br />

Stato nella vita dei privati. Sono qualità importanti.<br />

Apprezzate da tutti. Anche da noi<br />

laici. Quel che resta, non poco, di quella tradizione<br />

ha il compito storico di promuovere un


dialogo più proficuo con le altre componenti laiche,<br />

liberali e riformiste della società. L'indispensabile<br />

opera di pacificazione del dopo Berlusconi passa<br />

necessariamente dalla affermazione della centralità<br />

della persona e dalla riscoperta delle virtù civili. I<br />

cattolici possono intestarsi una nuova missione, esserne<br />

protagonisti. Dire quale idea dell'Italia hanno<br />

in mente. Riscoprire un tratto più marcatamente<br />

conciliare dopo l'era combattiva e di palazzo di Ruini.<br />

Una missione sociale, in questi anni, poco valorizzata,<br />

mentre si è insistito tanto sulla difesa dei valori<br />

cosiddetti non negoziabili, dal diritto alla vita alle<br />

questioni bioetiche, al punto di estendere l'incomunicabilità<br />

con le posizioni laiche all'insieme delle<br />

questioni civili ed economiche. Un dialogo va ripreso<br />

su basi differenti, nel rispetto delle libertà di coscienza.<br />

La collocazione politica dei cattolici costituisce un<br />

problema secondario, per certi versi irrilevante. Galli<br />

della Loggia ha scritto che il centro non è il luogo del<br />

loro destino genetico, e tantomeno la sinistra. De<br />

Rita si è chiesto chi potrebbe essere il nuovo federatore<br />

di tante anime sparse disordinatamente. La politica<br />

verrà. Per ora possiamo dire che sarebbe un<br />

imperdonabile errore se lo slancio partecipativo dei<br />

cattolici, palpabile nel fermento di molte associazioni<br />

e componenti, si esaurisse in una sterile<br />

discussione di schieramento. Quello che ci si aspetta<br />

da loro è un contributo decisivo nella formazione<br />

di una classe dirigente di qualità che<br />

persegua l'interesse comune. Un esempio di etica<br />

<strong>pub</strong>blica da trasmettere ai giovani frastornati<br />

e delusi da una stagione di scialo economico e<br />

morale. La costruzione di un futuro che coniughi<br />

solidarietà e competitività. L'idea dell'impegno,<br />

del sacrificio e dello studio come assi portanti<br />

della società. Un maggior rispetto per le istituzioni,<br />

a cominciare naturalmente dalla famiglia, sopraffatte<br />

da un individualismo dilagante e cinico.<br />

Quel cinismo «che va a nozze con l'opportunismo»,<br />

come ha scritto bene sull' Avvenire di ieri<br />

Francesco D'Agostino. I cattolici promuovano un<br />

dialogo senza pregiudizi con gli altri, come è accaduto<br />

nei momenti più bui della storia del nostro<br />

Paese. Il loro apporto sarà decisivo nella misura<br />

in cui saranno se stessi, senza mimetizzarsi<br />

e perdersi in altre case apparentemente ospitali.<br />

Possono essere maggioranza nel dibattito delle<br />

idee, pur restando minoranza nel Paese.<br />

Dal Corriere ella Sera Ferruccio de Bortoli -


La cacciata dei coloni, l’acquisto di<br />

quote Fiat, le rivendicazioni sulle Tremiti<br />

- Dai politici alle hostess, i troppi amici<br />

italiani. Le visite al Raìs di<br />

premier, ministri, delegazioni. E Sofri<br />

ricorda: «Prese uno scarafaggio con le<br />

dita del piede» ■<br />

«Appuntato Gheddafi, aaattenti!». Francesco Cossiga ci<br />

rideva su e giurava che nel passato del Raìs ci fosse non<br />

solo una mamma che forse era ebrea ma un papà che<br />

aveva vestito la divisa dei carabinieri. Il presidente un<br />

giorno raccontò di aver portato lui stesso l’amico Muammar<br />

a vedere, tra il confine tunisino e Tripoli, «la casermetta<br />

di Zuara dove suo padre, sottufficiale dell’Arma,<br />

aveva prestato servizio». Vero? Falso? Certo è che nessuno<br />

quanto Gheddafi è stato per gli italiani «il tiranno<br />

della porta accanto ». Italiana era la mina che, scoppiata<br />

quando era piccolo, gli uccise due cugini e lasciò a lui<br />

una cicatrice al braccio. Italiani erano i ventimila coloni<br />

che cacciò dal Paese nel luglio del 1970. Italiani i nemici<br />

odiati e incolpati di tutti i crimini commessi dai fascisti e<br />

dal maresciallo Rodolfo Graziani contro i quali proclamò<br />

la «Giornata della vendetta» scegliendo il 24 ottobre, anniversario<br />

della strage del 1911 in cui a Sciara Sciat era<br />

stato massacrato con particolare ferocia un contingente<br />

tricolore. Italiane erano le donne delle Tremiti che, nel<br />

periodo in cui l’isola di San Nicola fu usata dal Duce come<br />

confino per i patrioti tripolini, avrebbero ceduto al<br />

fascino beduino così da spingere il Colonnello a chiedere<br />

a Roma un’analisi a tappeto del Dna degli abitanti delle<br />

isole per avere la conferma di quanto aveva scritto<br />

l’agenzia Jana. E cioè che «avrebbero sangue libico tutti<br />

gli abitanti del posto». Tesi provocatoria raccolta da qualche<br />

politico tremitese che di tanto in tanto, in polemica<br />

con Roma, proclamava di accettare la rivendicazione<br />

gheddafiana sulle isole: «Tripoli è meno lontana di Roma!».<br />

E ancora italiane le hostess che un paio di volte, durante<br />

le passerelle romane del dittatore, furono reclutate con<br />

annunci surreali: «Cercansi 500 ragazze piacevoli, tra i<br />

18 e i 35 anni, alte almeno un metro e 70, ben vestite<br />

ma rigorosamente non in minigonna o scollate». Gettone<br />

di presenza: 60 euro. Incarico: accettare il dono di un<br />

Corano e ascoltare una omelia del dittatore che nel novembre<br />

del 2009 donò alle fanciulle, una delle quali uscì<br />

dal consesso rivelando ai giornalisti d’essere istantaneamente<br />

diventata maomettana («che, m’a fate ’na foto?<br />

»), indimenticabili chicche come questa: «Gesù non fu<br />

crocefisso: crocefissero al suo posto uno che gli somigliava».<br />

E non c’era semestre in cui il Colonnello non ricevesse<br />

la visita di un premier di destra o di sinistra, un<br />

ministro, un sottosegretario, o una delegazione o un<br />

giornalista. Come Oriana Fallaci, che a metà degli anni<br />

Ottanta, dopo tre ore e mezzo di attesa a Bab el Azizia<br />

davanti a una «biblioteca tappezzata principalmente<br />

di "Who’s who"» piantò una grana delle sue<br />

per «fare la pipì» e si ritrovò con «un cerchio di kalashnikov<br />

puntati contro lo stomaco» e si vendicò scrivendo<br />

peste e corna («oltre ad essere un tiranno è<br />

un gran villanzone» dalle «labbra maligne e portate<br />

al sorrisino compiaciuto, di chi è molto soddisfatto<br />

di sé perché oltre a sapersi importante, potente, si<br />

crede anche bello») di quell’ospite bollato nei suoi<br />

ricordi come «senz’altro il più cretino di tutti». Per<br />

non dire del racconto di Ilaria D’Amico che, a dispetto<br />

della bellezza mediterranea, fu fatta aspettare<br />

per cinque ore e infine accolta tra dense nuvole<br />

d’incenso che forse sarebbero piaciute a Salomè<br />

ma costrinsero lei, allergica, a fuggire in cerca d’aria<br />

tra le risate delle guardie del corpo. O del meraviglioso<br />

ricordo conservato da Adriano Sofri, lui pure<br />

ospite anni fa con una delegazione: «Solo una volta<br />

Gheddafi, sotto la tenda di Bab-el-Azizia, fu<br />

all’altezza del desiderio di esotismo desertico dei<br />

viaggiatori nordici: successe che, mentre parlava,<br />

uno scarafaggio venne fuori dalla sabbia e avanzò<br />

lentamente ma sicuramente lungo il tappeto verso<br />

la sua scrivania.<br />

Quando fu arrivato alla sua portata, Gheddafi tolse<br />

un piede dallo zoccolo in cui era infilato, afferrò con<br />

le dita del piede l’animaletto, senza neanche abbassare<br />

gli occhi, e lo gettò da una parte, dove poté tornare<br />

a insabbiarsi». Un’immagine che mesi fa, mentre<br />

infuriava la guerra, Sofri rievocò auspicando che


anche al Raìs fosse riservato un destino simile.<br />

Una rimozione non cruenta. Perché si seppellisse<br />

nella sabbia. Fatto sta che per anni e anni,<br />

dall’acquisto delle quote Fiat nel periodo più duro<br />

della casa torinese all’irruzione del figlio Saadi,<br />

capricciosamente deciso a giocare a calcio (a sue<br />

spese) nel «campionato più bello del mondo» dopo<br />

essere stato attaccante, capitano e presidente<br />

della squadra Al Ittihad, Muammar e i suoi viziatissimi<br />

figli sono stati una presenza fissa nella nostra<br />

vita. Al punto che, ricordò un giorno Filippo Ceccarelli,<br />

«si è autocandidato al Quirinale, ha offerto di<br />

salvare Venezia, si è proposto di pagare gli avvocati<br />

ad Andreotti e di acquistare le quote latte per<br />

far cessare le proteste degli allevatori». Senza dimenticare<br />

la distribuzione di migliaia di videocassette<br />

con l’edizione integrale del suo «Libretto verde».<br />

E la stralunata lezione di «democrazia» alla<br />

Sapienza di Roma dove, dopo avere fatto aspettare<br />

per ore tutti i convenuti, spiegò indifferente a<br />

ogni etimologia greca, tra i salamelecchi del rettore<br />

Luigi Frati, che «la democrazia è una parola araba<br />

che è stata letta in latino. Demos in arabo vuol<br />

dire popolo e crazi vuol dire sedia. Cioè il popolo si<br />

vuole sedere sulle sedie». Spiegò la sua idea, davanti<br />

ad un mucchio di autorità in muto ma sorridente<br />

imbarazzo, anche in Campidoglio: «Il partitismo<br />

è un aborto della democrazia. Se me lo chiedesse<br />

il popolo italiano io gli darei il potere. Annullerei<br />

i partiti, affinché il popolo possa prendere il<br />

loro posto. Non ci sarebbero più elezioni e si verificherebbe<br />

l’unità di tutti gli italiani. Non ci sarebbe<br />

più destra e sinistra. Il popolo eserciterebbe il potere<br />

direttamente ». E aggiunse ridendo: «Non c’è<br />

nulla in contrario se l’amico Berlusconi si presentasse<br />

per diventare il presidente del governo libico.<br />

Il popolo libico sicuramente ne trarrebbe vantaggio.<br />

Potrebbe trasferire delle fabbriche e aziende<br />

agricole così la Libia diventerebbe industriale.<br />

Io non potrei offrire industrie come il mio amico<br />

Berlusconi: noi abbiamo il gas e il petrolio e garantiremmo<br />

il continuo flusso verso l’Italia». Insomma,<br />

una joint venture: Muammar Berlusconi e Silvio<br />

Gheddafi.<br />

Del resto, il Colonnello l’aveva detto già nel 1994:<br />

«Io e lui siamo fatti per intenderci, in quanto rivoluzionari.<br />

Prevedo per lui grandi successi nella gestione<br />

dello Stato, così com’è stato nella gestione<br />

del Milan. La sua personalità è apparsa<br />

all’orizzonte cambiando tutto da cima a fondo». Il<br />

Cavaliere sorrideva. Lasciandosi immortalare impettito<br />

con l’amico in mezzo ai cavalli berberi. Su<br />

giganteschi manifesti incollati su tutti i muri tripolitani.<br />

Perfino in un francobollo celebrativo della<br />

rivoluzione. Fino al celebre bacio della mano che<br />

sarebbe finito su tutti i telegiornali del pianeta, da<br />

Santiago del Cile all’isola di Hokkaido. Uno slancio così<br />

compromettente (una sviolinata tra le tante: «Gheddafi è<br />

un grande amico mio e dell’Italia. È il leader della libertà»)<br />

da costringerlo successivamente a una rara autocritica:<br />

«Ho un forte carattere guascone, che qualche volta mi porta<br />

in modo spontaneo a comportamenti non strettamente<br />

conformi alla forma». E poi c’erano i figli che affittavano<br />

ville megagalattiche in costa Smeralda e spendevano diecimila<br />

euro a sera a Cala di volpe e si sistemavano nei dintorni<br />

di Udine a villa Miotti di Tricesimo al modico canone<br />

di 13 mila euro al mese e spalancavano buchi clamorosi<br />

negli alberghi più di lusso lasciando detto al portiere «fatevi<br />

pagare dall’ambasciata». Fino ai capricci più assurdi, come<br />

l’ordinazione alla «Tesco Ts» di Torino, specializzata in fuoriserie,<br />

di un’auto disegnata da lui medesimo, Muammar,<br />

chiamata «The Rocket», il razzo. Grati di tanto onore, i costruttori<br />

descrissero i due prototipi con parole di ossequio<br />

e le lettere maiuscole al posto giusto: «Durante la realizzazione<br />

di questa macchina, l’équipe tecnica di Tesco TS ha<br />

seguito alla lettera le idee del designer, il Leader, per produrre<br />

la vettura perfetta secondo la sua visione». Perfetta<br />

in che senso? Una fuoriserie deve essere una fuoriserie.<br />

Non bastavano le leghe ultraleggere e i materiali avveniristici.<br />

Marmo: le rifiniture dovevano essere di marmo! Tutte<br />

cose che hanno contribuito, probabilmente,<br />

all’agghiacciante scempio compiuto ieri sul suo corpo. Una<br />

fine che, nella sua arroganza, il Colonnello aveva però<br />

messo nel conto. O almeno così pare a rileggere quelle parole<br />

scritte dal tiranno stesso nel racconto «Fuga all’inferno<br />

e altre storie» del 1990 edito in Italia da manifestoLibri:<br />

«Amo le masse e le temo, proprio come amo e temo il mio<br />

stesso padre. Nel momento della gioia, di quanta devozione<br />

sono capaci ! E come abbracciano alcuni dei loro figli!<br />

Hanno sostenuto Annibale, Pericle, Savonarola, Danton,<br />

Robespierre, Mussolini, Nixon e quanta crudeltà hanno poi<br />

dimostrato nel momento dell’ira».<br />

(Gian Antonio Stella Corsera - 21 ottobre <strong>2011</strong>)


Ai responsabili delle varie Categorie, agli Staff impegnati per il<br />

raggiungimento dei migliori risultati in Campo, a tutti i Collaboratori<br />

a vario titolo e ai Tesserati, invio un caloroso Grazie e i<br />

migliori Auguri per le prossime Festività Natalizie a loro e alle<br />

loro Famiglie.<br />

L’impegno della nostra Società Sportiva, unito alla disponibilità<br />

di tutti quanti Voi, ci consente di poter vivere collegialmente<br />

momenti di impegno e di gioia, anche se non sempre i risultati<br />

sono quelli che tutti insieme vorremmo che fossero.<br />

La nostra Società non viene comunque meno, anzi, la riflessione<br />

sull’andamento generale di questo Progetto collettivo che ci<br />

vede impegnati ogni anno in un nuovo Campionato, ci sprona e<br />

ci è di continuo stimolo a mettere a disposizione e quindi in<br />

campo le nostre migliori risorse possibili.<br />

Ai Tifosi che da decenni seguono con passione le nostre squadre e in particolar modo<br />

l’Eccellenza, invio un personalissimo Grazie, perché anche dalla loro a volte esacerbata<br />

tifoseria noi possiamo trarre una sempre maggior forza a proseguire il nostro impegno.<br />

Alle Autorità Civili e Religiose, un grazie per il loro impegno teso a garantire la massima unità<br />

nella nostra Comunità Ciseranese.<br />

Ai Giovani e alle Famiglie che in tempi di crisi come quelli che stiamo attraversando hanno<br />

maggiori difficoltà, invio un particolare e caloroso Augurio che possano trovare soluzioni<br />

degne del loro merito e del loro impegno affinché possano avere quanto prima motivi di<br />

soddisfazione con il superamento delle loro difficoltà famigliari.<br />

Al Paese tutto i miei migliori AUGURI di BUONN <strong>NATALE</strong> e un prosperoso ANNO NUOVO<br />

Il Presidente - OLIVO Foglieni<br />

La Grande Famiglia dell’US Ciserano Calcio, è aumentata anche quest’anno e quindi risulta composta<br />

complessivamente di ben10 squadre più 40 bambini ai loro “primi Calci”. Le squadre sono:<br />

Eccellenza, Juniores, Allievi, Giovanissimi, Esordienti a 11, Esordienti a 9, Pulcini 2001, Pulcini 2002,<br />

Pulcini 2003 - 2 squadre –. Pri Calci 40 bambini.<br />

Responsabile del settore Giovanile è il Signor Angelo Galli, della Juniores e dell’Eccellenza è il Signor<br />

Massimo Tagliabue.<br />

Tra tesserati, Staff e vari collaboratori la Grande Famiglia è composta da circa 200 persone.<br />

Un grazie dal Paese a tutti i collaboratori alla Fseta dello Sport alla Festa dello Sport


JI TA KYO EI Info point : Ciserano 035 - 88 36 80


L’ultimo Treno del Sole<br />

Gli ultimi passeggeri del Palermo-Torino<br />

al loro arrivo a Porta Nuova: con il nuovo<br />

orario in vigore da domani il collegamento<br />

diretto sparisce.<br />

Negli scompartimenti le stesse storie di<br />

lacrime e speranza di 50 anni fa.<br />

(di Laura Anello - La Stampa 11.12.<strong>2011</strong>))<br />

Presto, presto, scendete, sta partendo». Jessica, 19<br />

anni, devono quasi buttarla giù dal treno, in un precipizio<br />

di parole, baci e singhiozzi. Sharon, che di<br />

anni ne ha 4, scoppia a piangere vedendo la nonna<br />

allontanarsi con la faccia incollata al finestrino, le<br />

lacrime che rigano il vetro. «Mamma, mamma, non<br />

te ne andare», grida la ragazza. «Nonna, nonna, resta<br />

qui», implora la bambina, con la faccia avvampata<br />

come il vestitino fucsia a balze. «Vita mia, sangue<br />

mio», risponde lei, 44 anni appena, mentre il<br />

treno alle 12,32 lascia la stazione centrale di Palermo.<br />

I nomi sono quelli delle dive hollywoodiane, ma<br />

le lacrime sono le stesse di mezzo secolo fa, quando<br />

su questi binari partivano e restavano Rosalie e<br />

Concette, Carmele e Giuseppine.<br />

«Vita mia, sangue mio», ripete per ore abbracciata<br />

alla figlioletta Miriam, l’unica delle tre che porta con<br />

sé verso una nuova vita a Torino, mentre l’ultimo<br />

Treno del Sole – il convoglio che per 57 anni ha unito<br />

i due capi della Penisola – sferraglia a strapiombo<br />

su un mare da cartolina siciliana, con le pale di<br />

fichidindia che scorrono accanto ai binari e il sole<br />

estivo che investe lo scompartimento.<br />

Ultimo viaggio: da oggi niente più collegamenti diretti<br />

tra Sud e Nord, per risalire lo Stivale bisognerà<br />

fare almeno una tappa a Roma o, in direzione contraria,<br />

a Bologna. Addio, proprio nell’anno centocin-<br />

quantesimo dell’Italia unita, al Treno del Sole, ma<br />

anche al Conca d’Oro (Palermo-Milano), al Freccia<br />

del Sud (Catania-Milano), al Treno dell’Etna<br />

(Siracusa-Torino), alla Freccia della Laguna, il Palermo-Venezia.<br />

Tutti vagoni protagonisti di una seconda<br />

unificazione del Paese, con l’incontroscontro<br />

tra dialetti e culture, l’emigrazione di massa,<br />

la partecipazione degli operai meridionali al<br />

boom economico nazionale.<br />

Tempi lontani, ma neanche tanto. «Mio marito fa il<br />

muratore – racconta Silvana, la giovane nonna - a<br />

Palermo, se va bene, guadagna 60 euro al giorno<br />

in nero, e adesso manco quelle, perché gli extracomunitari<br />

si accontentano di 20 o 30. Eravamo<br />

già andati a Torino l’anno scorso, ma le mie due<br />

figlie più grandi non ce la facevano, sono volute<br />

tornare giù a tutti i costi. E così ci abbiamo riprovato.<br />

Adesso però la crisi è nera, mio cognato ha<br />

trovato un posto fisso in un cantiere a Torino e<br />

ripartiamo, ma ho il cuore spezzato, le ragazze<br />

restano qui». Il marito, Luigi Spada, annuisce e<br />

taglia corto: «Ora basta piangere, hai capito?».<br />

È giorno pieno, ma gli scompartimenti da quatto<br />

posti letto (due sopra e due sotto) hanno già le<br />

cuccette abbassate per la notte. Sale il capotreno,<br />

sindacalista, nostalgico dei Borboni, appassionato<br />

di Pirandello. Pronto a una lezione spiccia di teatro<br />

dell’assurdo. «Le vedete queste cuccette? Fate<br />

finta che non ci siano. Trenitalia ci ordina di viaggiare<br />

“a giorno”, perché gli assistenti alla notte<br />

sono in sciopero, con i tagli ne licenziano 800. Noi<br />

ve le apriamo per cortesia, ma voi non le avete<br />

viste». Così i cuscini bisogna andarseli a prendere<br />

di soppiatto in un armadio del corridoio lasciato<br />

aperto apposta. Di lenzuola e coperte, invece,<br />

nessuna traccia. Scoppia la rivolta. «Ma come dormiamo,<br />

come bestie?». «Vagoni comfort, si chiamano.<br />

Ma quale comfort?».<br />

La signora Maria, 86 anni pieni di forza e di agilità,<br />

salita a Barcellona Pozzo di Gotto, non fa una<br />

piega. «E vabbè, pazienza, io su questo treno ci<br />

viaggiavo quando i sedili erano di legno, che cosa<br />

me ne importa delle lenzuola? Dormo vestita». Va<br />

a Pinerolo a trovare le sue figlie, anche loro emigrate:<br />

una infermiera, l’altra insegnante.<br />

«È l’ultima volta che parto da sola, come faccio al<br />

ritorno a scendere e salire dai binari, a fare il viaggio<br />

pezzo a pezzo? Mi dovrà accompagnare qualcuno».<br />

È ora di pranzo, sul treno non c’è una carrozza<br />

ristorante e non passa nemmeno un venditore<br />

di panini. Gli scompartimenti – due metri e<br />

mezzo per tre – si riempiono di chiacchiere, confidenze,<br />

storie di vita. Si parla in dialetto. Via le


scarpe, tutti in pantofole come a casa.<br />

Domenico, pensionato, tira fuori sfilatini e cotoletta:<br />

«Favorisce?». Silvana ha le pagnotte con la<br />

frittata, Santa ha i torroni «quelli fatti in casa con<br />

il miele» e detta la ricetta. «Io l’aereo non lo voglio<br />

prendere più, mi spavento. Una volta ci sono<br />

salita – racconta - sfortunatamente la testa mi<br />

ha detto di guardare giù e lì è finita».<br />

I vagoni corrono veloci sulle rotaie, superano il<br />

buio delle gallerie, si riaffacciano alla luce. Dai<br />

finestrini passano migliaia di case, migliaia di<br />

vite: tinelli e giardinetti di condominio, bambini<br />

con il grembiule all’uscita da scuola, donne che<br />

stendono i panni. Ci si abbandona, dentro questo<br />

ventre sferragliante e familiare. Ci si affida. Non<br />

nello spazio breve e vorticoso di un volo, ma su<br />

un cammino lungo, accidentato, fatto di uomini e<br />

sudore. «Il treno è una grande metafora della vita»,<br />

sentenzia Nino, ferroviere in pensione, innamorato<br />

dell’odore del carbone e della ferraglia.<br />

Squillano poco i telefonini, non c’è neanche una<br />

presa elettrica per ricaricarli, il tempo è sospeso.<br />

Poco prima delle quattro del pomeriggio si arriva<br />

a Messina, quasi un’ora di attesa prima<br />

dell’imbarco sulla nave. E un’altra ora allo sbarco.<br />

Si ripartirà da Villa San Giovanni alle 18,53.<br />

Tre ore di stop per soli venti minuti di traversata.<br />

«Siamo in ritardo?», chiede qualcuno ai ferrovieri<br />

in stazione. «No, è l’orario normale».<br />

Tanto che salgono nuovi passeggeri. C’è una signora<br />

distinta, aria professorale, zaino da viaggiatrice<br />

spiccia. Si chiama Nicolina Malara, calabrese<br />

di nascita, ordinario di Matematica<br />

all’Università di Modena e Reggio Emilia, figli poliglotti,<br />

cittadina del mondo. «Sono arrivata ieri<br />

sera da Bologna – racconta – adesso riparto per<br />

Torino. Se l’avessi dovuto fare in aereo, ci avrei<br />

messo due giorni che non mi potevo permettere.<br />

Il treno non è un mezzo lento, fa risparmiare<br />

tempo, perché parte dal centro città, non richiede<br />

spostamenti intermedi, consente di produrre,<br />

di leggere, di lavorare a bordo. L’aereo, oltretutto,<br />

ha consumi di carburante spaventosi, non è<br />

affatto il mezzo del futuro».<br />

Due uomini salgono a distribuire volantini, c’è il<br />

disegno di una croce e di un treno: «L’11 dicembre<br />

sarà l’ultimo giorno di lavoro per 800 lavoratori<br />

del settore notte». Passa un altro capotreno:<br />

«Le vedete queste cuccette?». «Come se non le<br />

avessimo viste», rispondono in coro i passeggeri<br />

ormai preparati. Arriva di straforo qualche lenzuolo:<br />

«Questi non ve li abbiamo mai dati». Ci si<br />

avventura così nella notte, senza assistenti, con<br />

gli scompartimenti chiusi da dentro a doppia mandata,<br />

i bagni ormai quasi impraticabili, le voci che diventano<br />

un sussurro, il treno inghiottito dal buio. Alle<br />

tre del mattino ci si sveglia nei vagoni gelati: «Si è<br />

rotto l’impianto dell’aria calda, un problema di energia<br />

alla locomotrice», dice un uomo in divisa. La piccola<br />

Miriam è congelata, mamma Silvana pretende<br />

le coperte. Ne arrivano un paio. Gli altri dormono con<br />

i cappotti addosso.<br />

Ci si sveglia pensando di trovare la Toscana e invece<br />

ecco la stazione di Bologna: «Addio alla Tirrenica, adesso<br />

la linea è questa»”. Nebbia che non si vede a<br />

un metro, il sole siciliano è lontanissimo, ma a Torino<br />

l’azzurro fa capolino tra le nuvole. «Vede, signora, il<br />

tempo è bello, coraggio e buona fortuna», dice Nicolina<br />

la matematica a Silvana l’emigrante. Ci si abbraccia,<br />

ci si scambiano numeri di telefono, «Mi venga a<br />

trovare». «Ci si rivede su qualche altro treno».<br />

Su qualche altro, forse. Mai più su questo.<br />

Torno a <strong>Casa</strong>, siamo in tanti sul treno.<br />

Occhi stanchi, ma nel cuore il sereno.<br />

Dopo tanti mesi di lavoro mi riposerò.<br />

La mia lingua sentirò,<br />

Quel che dico capirò.<br />

( Nicola di Bari )


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Tamburello - Finali scudetto<br />

Ciserano tricolore in D<br />

In B il Filago si arrende<br />

Nella giornata dedicata alle finali scudetto del tamburello, Bergamo porta a casa un titolo tricolore: è<br />

quello conquistato in serie D dal Ciserano che ha battuto 13-9 il Gabiano.<br />

È invece andata male all'Eurovim Filagomarne in serie B e al Sotto il Monte in serie C.<br />

Ciserano Bg - Via Francesca 4 - info point: 035.88 41 22


LA COLPA FU’ ( 1956)<br />

La bella del Cadore<br />

Portava un fiorellino nei capelli,<br />

un fiorellino rosso come il fuoco<br />

e aveva gli occhi azzurri tanto belli,<br />

la bella del Cadore, che amore, che amore.<br />

Lassù sui monti capitò un alpino<br />

che disse alla ragazza: "Ti fo sposa".<br />

Suonaron le campane un bel mattino<br />

a Pieve di Cadore, che amore,<br />

che amore.<br />

La colpa fu<br />

del rosso fiorellin<br />

che per la bella del Cadore<br />

segnò il destin.<br />

Passaron gli anni e un giorno la bambina<br />

al babbo chiese dove sta la mamma.<br />

La mamma è andata in cima del Cadore,<br />

ti porterà un bel fiore, che amore, che amore.<br />

Il monte innamorato della bella<br />

che aveva il fiore rosso nei capelli,<br />

non la lasciò tornare al casolare<br />

per riportare il fiore, che muore, che muore.<br />

La colpa fu<br />

del rosso fiorellin<br />

che per la bella del Cadore<br />

segnò il destin.<br />

Un fiore rosso porta nei capelli,<br />

la bimba che s'è fatta signorina<br />

e c'è un alpino che la vuol sposare<br />

a Pieve di Cadore, che amore, che amore.<br />

Un velo bianco ed una pena nera,<br />

si son per sempre uniti a primavera.<br />

La colpa è stata di quel rosso fiore,<br />

di quel bel rosso fiore, che amore, che amore.<br />

La colpa fu<br />

del rosso fiorellin<br />

che per la bella<br />

del Cadore<br />

segnò il destin.<br />

La colpa fu<br />

del rosso fiorellin<br />

che per la bella<br />

del Cadore<br />

segnò il destin!<br />

RONDINELLA FORESTIERA<br />

( 1954 )<br />

Guarda che bel tramonto,<br />

le stelle si son date appuntamento<br />

mentre col cuore avvinto<br />

sospiri in una lacrima di pianto.<br />

Tu parti e non hai voglia di partire,<br />

tu guardi questo cielo e questo mare,<br />

io so, dalle tue lacrime<br />

sincere,<br />

che non potrai scordare<br />

il nostro amore.<br />

Arrivederci mia bella<br />

forestiera,<br />

rondinella che parti<br />

stasera.<br />

Il nido tuo lontano<br />

forse splendido sarà,<br />

ma il cuore<br />

col mio cuore incatenato<br />

resterà.<br />

Nei sogni sentirai come un tormento<br />

la mia voce velata di pianto,<br />

la voce di quest'anima che ancor sospira a te:<br />

"Ti voglio tanto bene, non ti scordar di me".<br />

Fiori dei verdi colli<br />

che avete ornato i biondi suoi capelli,<br />

fiori celesti e gialli<br />

più non vedrete quegli occhioni belli.<br />

Le labbra ai baci miei si sono chiuse,<br />

un treno la riporta al suo paese.<br />

La luna che dal cielo ci sorrise<br />

è triste come l'ombra delle cose.<br />

Nei sogni sentirai come un tormento<br />

la mia voce velata di pianto,<br />

la voce di quest'anima che ancor sospira a te:<br />

"Ti voglio tanto bene, non ti scordar di me".<br />

Arrivederci bella forestiera,<br />

rondinella che parti stasera.<br />

Il nido tuo lontano forse splendido sarà,<br />

ma il cuore col mio cuore incatenato resterà.


Campanaro<br />

(1953 )<br />

Campanaro della Val<br />

Padana<br />

per chi suoni la<br />

campana.<br />

Tu, che inviti i valligiani<br />

al vespro<br />

e alla preghiera mattutina,<br />

oggi suoni, ma, nel cielo<br />

implora la tua voce arcana:<br />

"Benedici la mia Nina<br />

che si sposa e se ne va lontana"<br />

Din! Don! Dan!<br />

Suona lieto il campanil del Redentore.<br />

Din! Don! Dan!<br />

Sei felice, eppur ti piange il cuore.<br />

Campanaro del Gran San Bernardo,<br />

per chi suoni la campana.<br />

Nella notte di bufera,<br />

un'ombra in mezzo al turbine cammina.<br />

L'emigrante che espatriò.<br />

sognando una ricchezza vana,<br />

sulla neve si trascina.<br />

Il tuo squillo è la salvezza umana.<br />

Din! Don! Dan!<br />

Rivedrà la sua casetta tutta in fiore.<br />

Din! Don! Dan!<br />

Tornerà dove ha lasciato il cuore.<br />

Campanaro delle "Sette Croci"<br />

per chi suoni la campana.<br />

Tra i ghiacciai dell'Adamello,<br />

avvolti in una bianca mantellina,<br />

hai veduto riapparir gli eroi<br />

d'un'epopea lontana.<br />

Hanno il volto ancor fanciullo<br />

e il cappello con la penna alpina.<br />

Din! Don! Dan!<br />

La montagna è il loro letto, il loro altare.<br />

Din! Don! Dan!<br />

Suona piano che li puoi svegliare.<br />

Campanaro delle "Penne nere".<br />

Non si possono scordare.<br />

Din! Don! Dan!<br />

STRANIERO 1969<br />

Con questa faccia da<br />

straniero<br />

sono soltanto un<br />

uomo vero<br />

anche se a voi<br />

non sembrerà.<br />

Ho gli occhi chiari come il mare<br />

capaci solo di sognare<br />

mentre ormai non sogno più.<br />

Metà pirata, metà artista,<br />

un vagabondo, un musicista<br />

che ruba quasi quanto dà.<br />

Con questa bocca che berrà<br />

a ogni fontana che vedrà<br />

e forse mai si fermerà.<br />

Con questa faccia da straniero<br />

ho traversato la mia vita<br />

senza sapere dove andar.<br />

È stato il sole dell'estate<br />

e mille donne innamorate<br />

a maturare la mia età.<br />

Ho fatto male a viso aperto<br />

e qualche volta ho anche sofferto<br />

senza però piangere mai.<br />

E la mia anima, si sa,<br />

in purgatorio finirà<br />

salvo un miracolo oramai.<br />

Con questa faccia da straniero<br />

sopra una nave abbandonata<br />

sono arrivato fino a te.<br />

E adesso tu sei prigioniera<br />

di questa splendida chimera,<br />

di questo amore senza età.<br />

Sarai regina e regnerai,<br />

le cose che tu sognerai<br />

diventeranno realtà.<br />

Il nostro amore durerà<br />

per una breve eternità<br />

finché la morte non verrà.<br />

Il nostro amore durerà<br />

per una breve eternità<br />

finché la morte non verrà . . . . . . . .


(Signora Fortuna - 1934 )<br />

C'è una strada chiamata destino<br />

che porta in collina.<br />

C'è sul colle una casa argentata<br />

dal chiaro di luna.<br />

Chi va in cerca d'amore<br />

ritrova una fata divina.<br />

È signora del bene e del male<br />

e si chiama Fortuna.<br />

Bella, le dissi in pianto,<br />

tu che fai tante grazie,<br />

una soltanto:<br />

Dammi l'amore di una bimba bruna.<br />

Questa volta<br />

m'hai chiuso la porta<br />

Signora Fortuna.<br />

Oh! Signora Fortuna.<br />

Ed avevo una bella casetta<br />

di sogni e d'amore.<br />

Ed avevo un amore di bimba<br />

dagli occhi di mare.<br />

Ma l'ondata di vento<br />

ha distrutto la casa e il mio cuore.<br />

T'ho pregato, Signora Fortuna,<br />

davanti all'altare.<br />

Bella, se mi vuoi bene,<br />

falla tornar ch'io muoio dalle pene,<br />

non ho più amore,<br />

non ho più nessuna.<br />

Ed ancora<br />

m'hai chiuso la porta<br />

Signora Fortuna.<br />

Oh! Signora Fortuna.<br />

Ma stanotte guidato dal cuore<br />

e da un raggio di luna,<br />

ho ripreso la strada più antica<br />

ch'è sempre più buona.<br />

C'era un'ombra tremante,<br />

la chioma più bianca che bruna,<br />

e m'ha detto in un bacio:<br />

Son mamma che mai t'abbandona.<br />

Mamma, Fortuna mia,<br />

questa è la miglior grazia<br />

che ci sia<br />

perchè di mamma ce n'è solo una.<br />

Questa volta<br />

puoi chiuder la porta<br />

Signora Fortuna.<br />

Oh! Signora Fortuna.<br />

Walzer delle candele<br />

(ORIGINALE DEL 1858)<br />

Domani tu mi lascerai<br />

e più non tornerai,<br />

domani tutti i sogni miei<br />

li porterai con te.<br />

La fiamma del tuo amor<br />

che sol per me sognai invan<br />

è luce di candela che<br />

già si spegne piano pian.<br />

La fiamma del tuo amor<br />

che sol per me sognai invan<br />

è luce di candela che<br />

già si spegne piano pian.<br />

Una parola ancor<br />

e dopo svanirà<br />

un breve istante di<br />

felicità.<br />

Ma come è triste il cuor<br />

se nel pensare a te<br />

ricorda i baci tuoi<br />

che non son più per me.<br />

Domani tu mi lascerai<br />

e più non tornerai,<br />

domani tutti i sogni miei<br />

li porterai con te.<br />

La fiamma del tuo amor<br />

che sol per me sognai invan<br />

è luce di candela che<br />

già si spegne piano pian.


Buonanotte angelo mio<br />

(1946)<br />

Buonanotte,<br />

angelo mio,<br />

buonanotte a te<br />

dovunque sei tu.<br />

Nel mio sogno potrò<br />

tornar vicino a te<br />

in un mondo<br />

di felicità.<br />

Nel tuo sogno,<br />

come un richiamo,<br />

questo canto d'amor<br />

a te giungerá.<br />

E dal cielo verrà<br />

un tenue raggio d'or<br />

che nel sogno<br />

a me ti guiderà.<br />

Pur se lontana sei tu,<br />

si, ci vedremo lassù.<br />

Buonanotte a te,<br />

dovunque sarai tu,<br />

buonanotte,<br />

sognami anche tu.<br />

Buonanotte a te<br />

dovunque sarai tu,<br />

buonanotte,<br />

sognami anche tu !<br />

Firenze sogna<br />

( 1939 )<br />

Firenze stanotte sei bella<br />

in un manto di stelle<br />

che in cielo risplendono<br />

tremule come fiammelle.<br />

Nell'ombra nascondi gli amanti,<br />

le bocche tremanti si parlan d'amor.<br />

Intorno c'è tanta poesia<br />

per te vita mia sospira il mio cuor.<br />

Sull'Arno d'argento<br />

si specchia il firmamento<br />

mentre un sospiro e un canto<br />

si perde lontan.<br />

Dorme Firenze<br />

sotto il raggio della luna,<br />

ma dietro ad un balcone<br />

veglia una madonna bruna.<br />

Sopra i Lungarni<br />

senti un'armonia d'amore,<br />

sospirano gli amanti<br />

stretti stretti cuore a cuore . . . . .<br />

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