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ricordi dei pontieri italiani in russia

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icordi <strong>dei</strong> <strong>pontieri</strong><br />

<strong>italiani</strong> <strong>in</strong> <strong>russia</strong><br />

(1941-1943)<br />

A cura di Angelo Basile<br />

3


1977 Angelo Basile – Edito <strong>in</strong> proprio<br />

2011 Pierantonio Segato – Edizione digitale per www.<strong>pontieri</strong>.it<br />

* * *<br />

Riservato ogni diritto<br />

di riedizione e di riproduzione<br />

4


Per la stesura di questo volume di <strong>ricordi</strong>, si r<strong>in</strong>graziano: il<br />

generale Mario Tirelli, comandante del Genio del Corpo di<br />

spedizione italiano <strong>in</strong> Russia, il quale nel suo attuale <strong>in</strong>carico<br />

di direttore « dell'Istituto Storico e di Cultura dell'Arma del<br />

Genio » <strong>in</strong> Roma ha concesso di utilizzare i dati storici della<br />

sua pubblicazione « I <strong>pontieri</strong> <strong>italiani</strong> al fronte Russo » edito<br />

dal predetto Istituto nel 1973; la famiglia Biandrate, che ha<br />

gentilmente fornito memorie, schizzi fotografici e foto;<br />

i <strong>pontieri</strong> reduci che hanno <strong>in</strong>viato spunti di racconti, scritti e<br />

documenti;<br />

il pontiere, maresciallo Angelo Basile di Novara che, con<br />

lavoro durato lunghi mesi, ha coord<strong>in</strong>ato e vagliato il materiale<br />

raccolto;<br />

il pontiere Eugenio Nosenzo per la preziosa collaborazione<br />

data alla realizzazione del volume.<br />

5


Ponte d'equipaggio N. 2 - portata T. 30<br />

La quotidiana fatica! In patria<br />

6


Avvertenza<br />

I personaggi e le località menzionati nel presente volume sono<br />

assolutamente reali e i fatti effettivamente accaduti. Gli<br />

schizzi, le fotografie e le cart<strong>in</strong>e topografiche sono riprodotti<br />

da orig<strong>in</strong>ali.<br />

A volte i racconti peccano per scarsa fantasia, non sempre i<br />

periodi sono <strong>in</strong> regola con la grammatica, ma di proposito non<br />

sono stati modificati perché più autentica apparisse la<br />

narrazione <strong>dei</strong> protagonisti delle vicende vissute, spesso persone<br />

semplici ed umili, che, <strong>in</strong> ogni caso non sono mai stati<br />

sfiorati dalla presunzione di creare un'opera letteraria. Qualunque<br />

ambizione di questo genere esula dai racconti contenuti<br />

nel lavoro che vi presentiamo.<br />

Ogni episodio è f<strong>in</strong>e a se stesso, collocato <strong>in</strong> ord<strong>in</strong>e cronologico,<br />

scrupolosamente seguito, che guiderà il lettore <strong>in</strong>formandolo<br />

delle operazioni belliche dall'<strong>in</strong>izio della campagna<br />

di Russia, s<strong>in</strong>o al suo triste epilogo.<br />

Gli autori, scrittori improvvisati, sono componenti del Genio<br />

Pontieri, <strong>in</strong> particolare del 1° Battaglione.<br />

Il f<strong>in</strong>e di quest'Arma si può così riassumere: gittamento di<br />

ponti attraverso i fiumi con la seguente d<strong>in</strong>amica: costruzione<br />

durante la fase di avanzata <strong>dei</strong> reparti di un ponte di barche,<br />

con l'ausilio di grossi barconi, espertamente ancorati su tutta<br />

la larghezza del fiume, sopra i quali poggiano travi e tavolato<br />

che congiungeranno le rive opposte. Successivamente,<br />

costruzione al fianco del ponte di barche di altro ponte di<br />

7


circostanza, fisso, poggiato su palafitte per consentire il<br />

transito ai reparti <strong>dei</strong> mezzi corazzati. Qu<strong>in</strong>di recupero del<br />

ponte di barche per successivi impieghi. Il presente volume è<br />

dedicato all'Arma del Genio ed alle sue specialità, ed ai suoi<br />

gloriosi caduti. Essi <strong>in</strong> fasi critiche, accantonando i loro arnesi<br />

di lavoro ed impugnando le armi si lanciarono all'assalto <strong>in</strong><br />

epica gara con i fanti.<br />

8


Gruppo di combattimento<br />

Colonnello Mus<strong>in</strong>u<br />

1° Battaglione Pontieri Genio del 2° Reggimento<br />

Relazione N. 1 sui combattimenti sostenuti dal I° Btg.<br />

Pontieri-CSIR nel ciclo operativo 28 Gennaio - 1 Marzo 1942,<br />

a corredo delle allegate proposte di ricompense al valore militare<br />

ord<strong>in</strong>aria, alla memoria e a viventi.<br />

Il I° Btg. Pontieri, su due compagnie (l a e 2 a ) è stato impiegato<br />

dal 28 Gennaio al 1 Marzo, <strong>in</strong> funzione di fanteria, <strong>in</strong> azioni<br />

di combattimento alle dipendenze del « Gruppo di<br />

combattimento Colonnello Mus<strong>in</strong>u ». In tale periodo il Battaglione<br />

ha sostenuto i seguenti combattimenti:<br />

A) 12 Febbraio 1942, per l'occupazione del paese di<br />

Schewtschenka.<br />

B) 18 Febbraio 1942, per azione di appoggio al settore di<br />

Ssofyiewka e Tscherwonj occupato dai gruppi Novara Cavalleria<br />

e Carristi S. Giorgio.<br />

C) 20 Febbraio 1942, per difesa <strong>dei</strong> paesi di Brodj e di<br />

Nikolajewka.<br />

1° - Combattimento di Schewtschenka<br />

Il 12 Febbraio 1942 il Battaglione, che si trovava dislocato nel<br />

settore di Len<strong>in</strong> e Wassilpole, riceveva ord<strong>in</strong>e dal Comando<br />

Gruppo di combattimento « MUSINU » di occupare la<br />

10


località di Marianka e di Schewtsckenka. Verso le ore 13<br />

dello stesso giorno la pattuglia di avanguardia, al comando del<br />

S. Tenente Renzo Corrad<strong>in</strong>i, giunto <strong>in</strong> vic<strong>in</strong>anza di<br />

Schewtschenka veniva fatta segno a nutrito fuoco di fucileria<br />

e di mitragliatrice da parte di elementi nemici tr<strong>in</strong>cerati nell'abitato.<br />

Ho fatto avanzare immediatamente la 2 a Compagnia Pontieri,<br />

al Comando del Tenente Secondo Padova, che rapidamente<br />

aveva ragione del nemico dopo breve <strong>in</strong>tenso combattimento.<br />

Vennero catturati 9 partigiani e militari russi travestiti, che<br />

furono passati per le armi. Il paese di Marianka trovato<br />

sgombro dal nemico, veniva occupato dalla I a Compagnia<br />

Pontieri.<br />

In tale azione rimaneva morto un pontiere e ferito il S. Ten.<br />

Renzo Corrad<strong>in</strong>i.<br />

2° - Combattimento del giorno 18 Febbraio 1942<br />

In tale giorno il Comando Gruppo di combattimento « Mu-<br />

s<strong>in</strong>u » mi comunicava che il nemico stava attaccando le posizioni<br />

del settore alla mia s<strong>in</strong>istra, tenuto dai gruppi Novara<br />

Cavalleria e Carristi S. Giorgio, e mi ord<strong>in</strong>ava di dare<br />

appoggio ai Gruppi stessi. A tale scopo facevo schierare due<br />

plotoni della I a Compagnia Pontieri sui costoni ad est di Brodj<br />

con una mitragliatrice pesante e 4 fucili mitragliatori. Il<br />

nemico dopo vari tentativi non riusciva a penetrare nelle l<strong>in</strong>ee<br />

del settore, pur avendo svolto <strong>in</strong>tensa azione di fuoco sui<br />

predetti plotoni con mortai e connonc<strong>in</strong>i. Nella stessa azione<br />

rimanevano feriti 3 <strong>pontieri</strong>, di cui uno molto grave.<br />

3° - Combattimento del giorno 20 Febbraio 1942<br />

Il giorno 20 Febbraio 1942 il Battaglione era schierato nel<br />

settore di Brodj e di Nicolajewka. Alla sua s<strong>in</strong>istra, nel settore<br />

Ssofyiewka - Tscherwonj, erano schierati: 1° Gruppo<br />

Squadroni del Novara Cavalleria appiedato, un gruppo carristi<br />

S. Giorgio, appiedato, V Compagnia del IX° Battaglione<br />

Pontieri e due Compagnie del 612° Battaglione fanteria tedesco;<br />

nel settore di destra, <strong>in</strong> Geijd<strong>in</strong>, erano schierate 2<br />

11


compagnie di fanteria Croata. A Petrowka n. 2 si trovava il<br />

Comando del 612° Battaglione fanteria (Kaus) con una compagnia.<br />

Compito del 1° Battaglione Pontieri: la difesa degli<br />

abitati di Brodj e di Nikolajewka.<br />

Ciascuna delle due Compagnie del Battaglione disponeva <strong>in</strong><br />

complesso di una mitragliatrice pesante Fiat e di sei fucili<br />

mitragliatori, oltre l'armamento <strong>in</strong>dividuale (moschetto) e una<br />

dotazione di 6 bombe a mano per ciascun militare.<br />

* * *<br />

Alle ore 7,30 del giorno 20 Febbraio venivo <strong>in</strong>formato dai<br />

Comandanti delle pattuglie (S. Tenenti Pozzi e Cordonelli),<br />

che avevo <strong>in</strong>viato f<strong>in</strong> dalle ore 4 del matt<strong>in</strong>o <strong>in</strong> esplorazione<br />

oltre le l<strong>in</strong>ee, che forti formazioni nemiche, valutate a circa<br />

1.000 uom<strong>in</strong>i, erano state avvistate a circa 6 Km. a nord di<br />

Nicolajewka e si dirigevano verso Brodj, mentre altre due<br />

colonne, calcolate ciascuna della forza di 600 uom<strong>in</strong>i, da Mal<br />

Rasdol puntavano su Nicolajewka. Nello stesso tempo il<br />

Colonnello Mus<strong>in</strong>u che si trovava col suo Comando a<br />

Snamenowka, mi confermava a mezzo radio la m<strong>in</strong>accia<br />

nemica e mi dava disposizioni per fronteggiare l'attacco.<br />

A) Difesa di Brodj<br />

L'abitato di Brodj era stato occupato la sera precedente, cioè il<br />

19 febbraio, dal 1° e 4° plotone della l a Compagnia Pontieri,<br />

sostituendo truppe tedesche. I due plotoni erano comandati<br />

rispettivamente dal S. Tenente di complemento Mario<br />

Invernizzi e dal sergente maggiore Angelo Basile. Disponevano<br />

<strong>in</strong> complesso di una mitragliatrice pesante e di 3<br />

fucili mitragliatore. Vi era <strong>in</strong>oltre una squadra mitraglieri di<br />

fanteria tedesca con una mitragliatrice pesante. Il matt<strong>in</strong>o del<br />

20 Febbraio, <strong>in</strong> vista dell'attacco nemico e dalle <strong>in</strong>formazioni<br />

avute, verso le ore 8,30 ho r<strong>in</strong>forzato lo schieramento di<br />

questo settore dest<strong>in</strong>ando anche il 3° Plotone della stessa l a<br />

Compagnia Pontieri (S. Tenente Vittorio Tresca) con un fucile<br />

mitragliatore, col compito di prendere il nemico sul suo fianco<br />

s<strong>in</strong>istro ed appoggiare la difesa di Brodj. Inviavo nel<br />

12


contempo a Brodj il Capitano <strong>in</strong> SPE Renato Jannacone,<br />

comandante della l a compagnia Pontieri, con l'<strong>in</strong>caricc di<br />

dirigere l'azione <strong>dei</strong> suddetti 3 plotoni della sua Compagnia<br />

(1° - 3° e 4°). Il 2° plotone, al comando del S. Ten. Franco<br />

Pozzi, con 2 fucili mitragliatori, lo tenevo a mia disposizione<br />

schierato all'estremità ovest dell'abitato di Nicolajewka, per<br />

azione di appoggio e contrattacco. Per far fronte all'attacco<br />

delle colonne nemiche provenienti dal Nord su Nicolajewka,<br />

ho fatto schierare la 2 a Comp. Pontieri, al comando del<br />

Capitano Secondo Padova, con 3 plotoni (1°, 2° e 3°, sul<br />

costone a nord del paese, col compito di arrestare il nemico e<br />

di impedirgli l'azione di appoggio e di aggiramento verso<br />

Brodj e Koskata. Il 4° plotone fu tenuto a mia disposizione <strong>in</strong><br />

Nicolajewka per azione di contrattacco.<br />

B) Difesa di Nicolajewka<br />

Per far fronte all'attacco delle colonne nemiche provenienti<br />

dal Nord su Nicolajewka, ho fatto schierare la 2 a Comp.<br />

Pontieri, al comando del Capitano Secondo Padova, con 3<br />

plotoni (1° - 2° e 3°) sul costone a Nord del paese, col<br />

compito di arrestare il nemico e di impedirgli l'azione di<br />

appoggio e di aggiramento verso Brodj e Koskata. Il 4°<br />

plotone a mia disposizione <strong>in</strong> Nicolajewka per azione di<br />

contrattacco.<br />

* * *<br />

Alle ore 10 circa, il nemico apriva il fuoco su Brodj, con<br />

<strong>in</strong>tenso tiro di mortai, cannonc<strong>in</strong>i e mitragliatrici pesanti.<br />

Verso le ore 10, le fanterie russe <strong>in</strong> notevoli forze sferravano<br />

il primo attacco sostenuto sempre dalle armi di accompagnamento.<br />

Il primo urto veniva bravamente contenuto dai<br />

<strong>pontieri</strong>.<br />

Verso le ore 12 nuove forze fresche nemiche, calcolate al-<br />

l'<strong>in</strong>circa a 2 Compagnie, sferravano un secondo attacco, preceduto<br />

da nuovo nutrito tiro di mortai e cannonc<strong>in</strong>i, ma anche<br />

questa volta l'urto nemico veniva resp<strong>in</strong>to dalla tenace difesa.<br />

In questo secondo attacco, l'unica mitragliatrice e uno <strong>dei</strong> 3<br />

13


fucili mitragliatori <strong>in</strong> postazioni a Brodj venivano colpiti dai<br />

mortai russi e resi <strong>in</strong>utilizzabili, mentre rimanevano feriti: il<br />

sottufficiale capo arma e due <strong>pontieri</strong> addetti alla<br />

mitragliatrice, e morto il capo arma del fucile mitragliatore. Il<br />

S. Ten. Invernizzi comandante del 1° plotone, rimaneva ferito<br />

da raffica di mitragliatrice. Anche la mitragliatrice della<br />

squadra tedesca, colpita da mortai cessava il fuoco, e la<br />

squadra si ritirava su Nicolajewka. Intanto la pressione<br />

nemica su Brodj si accentuava sempre più, <strong>in</strong>cessantemente<br />

alimentata da nuove truppe fresche sotto la protezione di<br />

mortai e cannonc<strong>in</strong>i, che potevano sparare impunemente da<br />

breve distanza e allo scoperto non potendo da parte nostra<br />

controbatterli per assoluta mancanza di armi di<br />

accompagnamento di artiglieria. Contenuto ancora una volta,<br />

ormai col solo fuoco <strong>dei</strong> moschetti e con le bombe a mano, di<br />

fronte a Brodj e sui costoni ad est dove agiva il 3° plotone (S.<br />

Ten. Tresca), il nemico, sfruttando le favorevoli condizioni<br />

del terreno e avvantaggiato dalla superiorità numerica e <strong>dei</strong><br />

mezzi di accompagnamento, <strong>in</strong>iziava una manovra di<br />

aggiramento a largo raggio ad ovest di Brodj verso il Samara<br />

e da nord a sud-est su Nicolajewka. Di fronte a tale m<strong>in</strong>accia,<br />

ord<strong>in</strong>avo, verso le ore 13, il ripiegamento su Nicolajewka del<br />

1° e 4° plotone di Brodj sotto la protezione del 3° plotone. Nel<br />

contempo <strong>in</strong>viavo il 2° plotone della l a Compagnia (S. Ten.<br />

Pozzi) <strong>in</strong> r<strong>in</strong>calzo del 3° plotone per permettere a questo di<br />

ripiegare a sua volta ord<strong>in</strong>atamente su Nicolajewka. Facevo<br />

qu<strong>in</strong>di <strong>in</strong>tervenire il 4° plotone della 2 a Compagnia, che avevo<br />

tenuto a mia disposizione, per arrestare il nemico che <strong>in</strong> forze<br />

tentava di penetrare <strong>in</strong> Nicolajewka dai costoni nord del<br />

paese, m<strong>in</strong>acciando il fianco <strong>dei</strong> reparti che a scaglioni<br />

ripiegavano da Brodj combattendo.<br />

Costituita una nuova l<strong>in</strong>ea di difesa ai marg<strong>in</strong>i di Nicolajewka,<br />

verso le ore 14, il nemico, sostenuto sempre da nutrito<br />

fuoco di mortai, cannonc<strong>in</strong>i e mitragliatrici pesanti, sferrava<br />

un nuovo violento attacco per impossessarsi delle prime case<br />

ad ovest del paese, ma veniva resp<strong>in</strong>to con gravi perdite. Altro<br />

attacco veniva compiuto verso le ore 15 da nuove forze<br />

fresche provenienti da Brodj e da nord, mentre forti nuclei<br />

russi <strong>in</strong>iziavano azione di aggiramento da nord e sud verso il<br />

14


Samara <strong>in</strong> direzione di Petrowka n. 2. Da questo momento,<br />

ore 15,30, la pressione nemica è stata sempre crescente perché<br />

cont<strong>in</strong>uamente alimentata da forzi rilevanti, che si<br />

affacciavano ormai da tutte le direzioni. La difesa è cont<strong>in</strong>uata<br />

strenuamente, casa per casa <strong>in</strong> Nicolajewka, mentre la 2 a<br />

Compagnia Pontieri, con tre ploton schierati sul costone nord<br />

del paese cont<strong>in</strong>uava a teneri fronte agli avversari che<br />

cont<strong>in</strong>uamente <strong>in</strong>calzavano da non a sud col chiaro <strong>in</strong>tento di<br />

giungere <strong>in</strong> Nicolajewka dal lato est per precludere la ritirata<br />

ai reparti che resistevano nel l'abitato.<br />

Verso le ore 16,30 il Colonnello Mus<strong>in</strong>u mi comunicava con<br />

marconigramma che era prossimo l'arrivo di carri armati<br />

tedeschi da est e mi <strong>in</strong>citava alla resistenza. Risposi che la<br />

resistenza cont<strong>in</strong>uava e sarebbe cont<strong>in</strong>uata f<strong>in</strong>e all'estremo,<br />

nonostante le rilevanti forze nemiche che avevamo di fronte,<br />

sostenute sempre da notevoli forze di accompagnamento, e<br />

malgrado fossimo ormai quasi accerchiati con poche<br />

munizioni e notevoli perdite già subite. Verso le ore 17 sono<br />

stati visti effettivamente due "Panzer" tedeschi <strong>in</strong> movimento<br />

al largo sui costoni a sud di Petrowka n. 2 a circa 3 km. da<br />

Nicolajewka.<br />

Tale vista è valsa a r<strong>in</strong>cuorare tutti i combattenti che, benché<br />

sf<strong>in</strong>iti del lungo, <strong>in</strong><strong>in</strong>terrotto combattimento di quasi 8 ore,<br />

che aveva procurato gravi perdite, cont<strong>in</strong>uavano a opporre<br />

vivace resistenza arrestando ancora una volta il nemico a colpi<br />

di bombe a mano, f<strong>in</strong>o all'ultima casa del paese, nella<br />

speranza che giungessero i carri armati, l'azione <strong>dei</strong> quali<br />

avrebbe costituito l'unico appoggio ricevuto dal battaglione<br />

durante la dura lotta. Erano ormai le 18, com<strong>in</strong>ciava ad<br />

imbrunire, ed i carri armati non si vedevano giungere e non<br />

sono mai giunti.<br />

Il nemico già <strong>in</strong> paese per oltre la metà dell'abitato, cont<strong>in</strong>uava<br />

ad affluire da ogni parte, mentre teneva sempre sotto<br />

<strong>in</strong>tenso fuoco di mortai, la parte del paese ancora occupata dai<br />

reparti del battaglione senza che da parte nostra vi fosse la<br />

possibilità di controbattere per mancanza di mezzi adeguati.<br />

Ho giudicato pertanto che qualunque ulteriore resistenza non<br />

avrebbe potuto modificare <strong>in</strong> nostro favore l'esito del<br />

combattimento, sia per la forte superiorità numerica e di armi<br />

15


del nemico, sia a mancanza di ogni tempestivo r<strong>in</strong>forzo, sia,<br />

<strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, perché la difesa non poteva ormai essere contenuta se<br />

non con la baionetta, essendo esaurite tutte le munizioni.<br />

Inoltre, il battaglione croato e il 612° battaglione tedesco ai<br />

quali avevo chiesto, f<strong>in</strong> dalle ore 11, r<strong>in</strong>forzi di armi automatiche<br />

mi hanno risposto negativamente adducendo: il primo<br />

(croato) di dover difendere il suo settore (che non era affatto<br />

attaccato), il secondo (capitano Kaus) di non avere forze<br />

disponibili.<br />

Verso le 18 ho pertanto dato l'ord<strong>in</strong>e di ripiegamento ai plotoni,<br />

su Gheijdjn a circa 2 km. ad est di Nicolajewka dove si<br />

trovavano schierate 2 compagnie croate. Non ho giudicato<br />

opportuno il ripiegamento su Petrowka n. 2 perché tutta la<br />

zona fra Nicolajewka e Petrowka, ed <strong>in</strong> particolare il ponte sul<br />

Samara, era completamente sbarrato dal fuoco <strong>in</strong>crociato di<br />

mortai e mitragliatrici del nemico, che avrebbe <strong>in</strong>flitto nuove<br />

<strong>in</strong>utili perdite al Battaglione e perché il nemico aveva già<br />

occupato le prime case ad ovest di Petrowka da dove cercava<br />

di agire con manovra avvolgente.<br />

A quanto precede ritengo doveroso aggiungere:<br />

a) Il Battaglione ha tenuto testa ai cont<strong>in</strong>ui attacchi nemici,<br />

sempre r<strong>in</strong>novatisi con notevoli forze, dalle ore 10 alle ore 18<br />

del giorno 20 febbraio;<br />

b) Il Battaglione, durante tutto il combattimento, non ha avuto<br />

il m<strong>in</strong>imo appoggio dell'artiglieria o di altre armi pesanti di<br />

accompagnamento per controbattere l'<strong>in</strong>tenso fuoco che il<br />

nemico ha rivolto verso di noi con forti quantità di mortai,<br />

cannonc<strong>in</strong>i e mitragliatrici pesanti;<br />

c) I <strong>pontieri</strong>, benché siano venuti a trovarsi per la prima volta<br />

<strong>in</strong> funzione di fanti, <strong>in</strong> combattimento di fronte ad un nemico<br />

di forze preponderanti e munito di numerosi armi pesanti di<br />

accompagnamento, hanno saputo contenere l'urto per 8 ore<br />

consecutive opponendo i loro cuori ed i loro petti generosi,<br />

confermando ancora una volta fedeltà assoluta al giuramento<br />

alla bandiera, oltre il limite di ogni possibilità e di ogni ardire.<br />

* * *<br />

16


Forza combattente il giorno 20 febbraio 1942: 370; perdite<br />

subite dal Battaglione nel combattimento del 20 febbraio:<br />

MORTI FERITI DISPERSI<br />

Ufficiali ___ 1 ___<br />

Sottufficiali 2 2 ___<br />

Graduati 4 2 ___<br />

Soldati 32 28 4<br />

———— ———— ————<br />

38 33 4 =75<br />

I dispersi sono da considerarsi, <strong>in</strong> massima parte, morti o feriti<br />

sul campo.<br />

Fra i caduti vi sono: 1 sergente, 1 caporale e 2 genieri radiotelegrafisti<br />

dell'VIII Battaglione collegamenti, che durante<br />

il combattimento disimpegnavano il servizio radiotelegrafico<br />

presso il Comando del I Battaglione Pontieri, ed il geniere<br />

Sarchielli Ilario del IV Battaglione Artieri, <strong>in</strong>terprete del<br />

Comando stesso.<br />

Nei fatti d'armi sopra descritti si sono dist<strong>in</strong>ti particolarmente<br />

i seguenti militari, per i quali allego le relative proposte di<br />

concessione di ricompensa al valore: alla memoria e a viventi.<br />

A corredo della medaglia d'oro al V.M. alla memoria del<br />

Caporale Maggiore Briscese Donato.<br />

ALLA MEMORIA<br />

MEDAGLIA D'ORO<br />

Cap. Magg. Briscese Donato di V<strong>in</strong>cenzo<br />

MEDAGLIAD'ARGENTO<br />

Caporale Cunietti Anselmo di Giovanni<br />

Caporale Moroni Secondo di Rolando<br />

Pontiere Illarietti Pietro fu Bernardo<br />

MEDAGLIADI BRONZO<br />

Artiere Sarc<strong>in</strong>elli Ilario di Giuseppe<br />

Sergente D'Arrigo Francesco di Giuseppe<br />

Pontiere Pard<strong>in</strong>i Ovidio di Leonilde<br />

» Magni Vittorio di Ambrogio<br />

» De Paolis G<strong>in</strong>o di Alfonso<br />

» Frigerio Alessandro fu Marco<br />

» Bruni Arturo di Dante<br />

» Catalani Fabio di Antonio<br />

17


MEDAGLIA DARGENTO<br />

A VIVENTI<br />

Cap. Magg. Cavich<strong>in</strong>i D<strong>in</strong>o di Ol<strong>in</strong>do<br />

MEDAGLIA DI BRONZO<br />

S. Tenente Corrad<strong>in</strong>i Renzo di Ugo<br />

» » Invernizzi Mario fu Ermenegildo<br />

Serg. Magg. Basile Angelo di V<strong>in</strong>cenzo<br />

Sergente Gaffur<strong>in</strong>i Emilio fu V<strong>in</strong>cenzo<br />

» Miglietta Rosario di Giuseppe<br />

CROCE DI GUERRA<br />

Tenente Padova Secondo di Cesare<br />

S. Tenente Cerdonelli Carlo di Ettore<br />

Serg. Magg. Cuillo Antonio di Salvatore<br />

Cap. Magg. Assandri Angelo di Pietro<br />

Caporale Berthod Mario di Pietro<br />

Pont. Sc. Garbol<strong>in</strong>o Michele fu Giovanni<br />

Pontiere Di Giacomo Giovanni fu Stefano<br />

» Da Luise Guerr<strong>in</strong>o di Michele<br />

» Stefani Giovanni di Luigi<br />

» Accardo Tommas<strong>in</strong>o di Domenico<br />

» Uccelli Angelo di -------<br />

» Bozzoli Delfo fu Pilade<br />

» Vieri Luigi di Francesco<br />

» Basso Pietro fu Pietro<br />

Perdite complessive subite dal Battaglione nel ciclo operativo<br />

28 gennaio-I 0 marzo 1942 per i fatti d'arma sopradescritti, per<br />

bombardamenti aerei ed altre cause varie.<br />

MORTI FERITI DISPERSI<br />

ufficiali — 2 —<br />

sottufficiali 2 3 1<br />

graduati 4 2 —<br />

soldati 37 31 5<br />

———— ———— ————<br />

totali 43 38 6 = 8<br />

18<br />

Il Comandante del Battaglione<br />

(Ten. Col. E. Biandrate)


Relazione ufficiale della sepoltura<br />

<strong>dei</strong> Caduti Pontieri<br />

<strong>in</strong> conseguenza del fatto d'armi<br />

di Brodj-Nicolajewka<br />

del 20 Febbraio 1942<br />

(Nota del riord<strong>in</strong>atore. In conseguenza della ritirata la I a parte è illeggibile,<br />

e la relazione <strong>in</strong>izia dal percorso da Schewtschenka a Petrowka)<br />

...dal percorso da Schewtschenka a Petrowka n. 2 sotto osservazione<br />

diretta e vic<strong>in</strong>a del nemico (un chilometro); impossibilità<br />

di una puntata di pattuglie avversarie; difficoltà<br />

dello scavo per la durezza e compattezza del terreno gelato;<br />

<strong>in</strong>f<strong>in</strong>e le condizioni atmosferiche, non sempre favorevoli e<br />

talvolta anzi avverse; vento, neve, bufera e pioggia. Ogni<br />

giorno si potrà lavorare per circa 6 ore consecutive, con<br />

sveglia alle ore 4,30, partenza alle 5 e ritorno al tramonto con<br />

percorso a piedi di 15-20 km.. In una di queste matt<strong>in</strong>ate<br />

riuscii a fare una ricognizione a Stefanowka per il<br />

r<strong>in</strong>venimento delle salme <strong>dei</strong> <strong>pontieri</strong> De Paolis G<strong>in</strong>o, Bruni<br />

Arturo e Fizzotti Enrico, sepolti <strong>in</strong> prossimità di una<br />

<strong>in</strong>fermeria tedesca.<br />

Da tutte le ricerche ivi fatte presso i tedeschi, non è stato<br />

possibile accertare il luogo esatto della sepoltura.<br />

Possibilmente le salme sono state tumulate <strong>in</strong> qualche località<br />

vic<strong>in</strong>iore e ciò verrà accertato appena le condizioni delle<br />

strade lo consentiranno.<br />

Il 2 e 3 aprile tutte le salme (vedi allegato n. 1) furono riunite<br />

a Petrowka n. 2 per la sepoltura nel nuovo cimitero. In tali<br />

giorni il lavoro è stato troncato per circa due ore dal tiro<br />

dell'artiglieria nemica che da Klivoni tirava su Petrowka n. 2 e<br />

sul ponte del Samara e sulle batterie tedesche. Il 2 aprile mi<br />

recai a Nowo Poltava e a Geid<strong>in</strong> per il trasporto delle salme<br />

del S. Ten. Nicolai e <strong>dei</strong> <strong>pontieri</strong> Rossetti e Illarietti a<br />

20


Petrowka n. 2.<br />

Riunite tutte le salme sul luogo dove sorge il cimitero, si fece<br />

il riconoscimento ufficiale di ciascuna salma. Il S. Ten.<br />

Medico Pozzi, perché il riconoscimento fosse certo, con<br />

spirito veramente nobile ne curò personalmente la pulitura del<br />

volto di ciascuno e la ricerca di elementi che potessero aiutare<br />

a dare una dichiarazione certa (oggetti personali, documenti).<br />

Concluso il riconoscimento di ciascun caduto, accertato anche<br />

dai <strong>pontieri</strong> compagni <strong>dei</strong> caduti, si procedette alla sepoltura<br />

delle salme e alla copertura delle fosse con tumuli separati ed<br />

una croce per ogni tomba col numero ed il nome di ciascuno<br />

ed una grande croce al centro con le parole « Qui riposano<br />

Pontieri del I Battaglione » ed un rec<strong>in</strong>to attorno a tutto il<br />

cimitero che nella sua semplicità ha destato l'ammirazione<br />

delle donne del paese che hanno cooperato allo scavo, e <strong>dei</strong><br />

camerati tedeschi.<br />

A lavoro compiuto si resero gli onori militari: una squadra <strong>in</strong><br />

armi comandata dal Serg. Maggiore Angelo Basile presentò le<br />

armi.<br />

Quale cappellano diedi la benedizione e l'assoluzione ai sepolti,<br />

rivolsi poche parole di saluto a nome del Comandante di<br />

Battaglione Ten. Col. Biandrate che mi aveva espressamente<br />

<strong>in</strong>caricato a nome degli ufficiali, sottufficiali e truppa e qu<strong>in</strong>di<br />

il S. Ten. Medico Pozzi fece l'appello di tutti a cui i soldati<br />

rispondevano « presente », e, presentate ancora una volta le<br />

armi, si lasciò quel luogo dove oggi degnamente riposano i 39<br />

eroi.<br />

Tutto il lavoro fu compiuto con spirito generoso e di vera<br />

riconoscenza verso i nostri bravi e arditi <strong>pontieri</strong> e <strong>dei</strong> quattro<br />

radiotelegrafisti che <strong>in</strong> veste di fanti seppero scrivere nella<br />

storia del Battaglione pag<strong>in</strong>e di valore e di eroismo ed alla<br />

Patria diedero tutto, cuore, braccia, vita. Durante quei giorni<br />

di duro e pietoso lavoro, ammirai lo spirito di tutti i <strong>pontieri</strong><br />

prodigatisi con sacrificio al di sopra di ogni elogio.<br />

Il S. Ten. Pozzi ed il Serg. Maggiore Basile mi furono di<br />

preziosa collaborazione <strong>in</strong> questo lavoro pieno di disagi e<br />

difficoltà.<br />

Il giorno 4 matt<strong>in</strong>a, alle ore 5, <strong>in</strong>iziai il viaggio di ritorno.<br />

Giornata di bufera f<strong>in</strong>o alle ore 10 e di cont<strong>in</strong>ui impantana­<br />

21


menti. Si arrivò a Grisell<strong>in</strong>o alle ore 14. La sera, con un treno<br />

tedesco, non potendo cont<strong>in</strong>uare il viaggio con i mezzi a<br />

nostra disposizione a causa del pantano, partimmo alla volta<br />

di Jass<strong>in</strong>owatoje, raggiungendo Putilowka il giorno di Pasqua,<br />

5 aprile 1942.<br />

Il Cappellano Militare<br />

f.to Don Anton<strong>in</strong>o De Michele<br />

831 Ospedale da campo<br />

Allego: un elenco con tutti i nomi <strong>dei</strong> militari trovati morti e che ebbero<br />

sepoltura nel cimitero; una pianta del cimitero da noi costruito, dove<br />

riposano i 39 caduti.<br />

A testimonianza: f.to S. Tenente medico Pozzi Giuseppe - f.to Sergente<br />

Maggiore Basile Angelo.<br />

CORPO DI SPEDIZIONE ITALIANO IN RUSSIA<br />

I BTG. GENIO PONTIERI DEL II REGGIMENTO<br />

Ord<strong>in</strong>e del giorno del 20 febbraio 1942 – XX<br />

n. 866<br />

AZIONE DI COMBATTIMENTO<br />

Comunico che negli aspri combattimenti sostenuti oggi dal<br />

Battaglione nei paesi di Brodj e Nicolajewka le dipendenti<br />

compagnie hanno subito le seguenti perdite:<br />

MORTI<br />

Cap. Magg. Briscese Donato classe 1918 1 a Comp.<br />

Caporale Cunietti Anselmo » 1918 1 a »<br />

Pontiere Bruni Arturo » 1920 1 a »<br />

» Benelli Aroldo » 1920 1 a »<br />

» Catalani Fabio » 1920 1 a »<br />

» De Paolis G<strong>in</strong>o » 1913 1 a »<br />

» Fizzotti Enrico » 1919 1 a »<br />

» Guffanti Biagio » 1919 1 a »<br />

» Illarietti Pietro » 1915 1 a »<br />

» Magni Vittorio » 1919 1 a »<br />

» Moia Aldo » 1920 1 a »<br />

» Pard<strong>in</strong>i Ovidio » 1912 1 a »<br />

» Piropi G<strong>in</strong>o » 1916 1 a »<br />

Pecetto Francesco » 1920 1 a »<br />

22


» Tosi Rocco » 1918 1 a »<br />

» Vassena Leonardo » 1920 1 a »<br />

» Zanardi Carlo » 1920 1 a »<br />

» Panario Luigi » 1920 1 a »<br />

» Segato R<strong>in</strong>aldo » 1917 1 a »<br />

Artiere Carc<strong>in</strong>elli Ilario » 1909 4 a Btg.<br />

FERITI<br />

S. Ten. Invernizzi Mario classe 1915 l a Comp.<br />

Sergente Miglietta Rosario » 1920 l a »<br />

Sergente Gaffur<strong>in</strong>i Emilio » 1916 l a »<br />

Caporale Cairoli Achille » 1920 l a »<br />

Pontiere Bozzoli Delfo » 1919 l a »<br />

» Anzani Giuseppe » 1918 l a »<br />

» Bignani Costant<strong>in</strong>o » 1915 l a »<br />

» Baseggia Tarc<strong>in</strong>to » 1919 l a »<br />

» Boniva Pasquale » 1918 l a »<br />

» Cabri Francesco » 1916 l a »<br />

» Cavagn<strong>in</strong>i Guerr<strong>in</strong>o » 1916 l a »<br />

» Colla Medardo » 1916 l a »<br />

» Cotti Lazzaro » 1919 l a »<br />

» Duca Vital<strong>in</strong>o » 1920 l a »<br />

» De Lucchi Ennio » 1920 l a »<br />

» Fraccarolo Pietro » 1913 l a »<br />

» Galli Giovanni » 1917 l a »<br />

» Gastaldi Mario » 1920 l a »<br />

» Ghirimoldi Eusebio » 1920 l a »<br />

» Galbussera Cald<strong>in</strong>o » 1919 l a »<br />

» Laurenti G<strong>in</strong>o » 1919 l a »<br />

» Marseglia Pietro » 1919 l a »<br />

» Marabotti Alvaro » 1919 l a »<br />

» Proietto Girolamo » 1912 l a »<br />

» Peverelli Angelo » 1917 l a »<br />

» Robert Antonio » 1920 l a »<br />

» Spolaor Stefano » 1920 l a »<br />

» Trivella Mauro » 1919 l a »<br />

» Uccelli Angelo » 1918 l a »<br />

» Verac<strong>in</strong>i Giuseppe » 1919 l a »<br />

» Viasco Giuseppe » 1917 2 a Comp.<br />

Cap. Magg. Cavich<strong>in</strong>i D<strong>in</strong>o » 1920 2 a »<br />

Pontiere Garbol<strong>in</strong>o Michele » 1919 2 a »<br />

» Nieri Luigi classe 1918 l a Comp.<br />

PONTIERI DISPERSI<br />

Caporale Moroni Secondo » 1920 l a »<br />

Pontiere Barisone Luigi » 1919 l a »<br />

23


» Bozzoli G<strong>in</strong>o » 1915 l a »<br />

» Barbieri Antonio » 1918 l a »<br />

» Biaggi Riccardo » 1917 l a »<br />

» Ballucchi Arturo » 1916 l a »<br />

» Camurati Francesco » 1920 l a »<br />

» C erizza Salvatore » 1916 l a »<br />

» Casarotti Fausto » 1918 l a »<br />

» Corbani Ortensio » 1920 l a »<br />

» Conti Giovanni » 1920 l a »<br />

» De Marchi Giovanni » 1918 l a »<br />

» Guerra Terzo » 1918 l a »<br />

» Moalli Ambrogio » 1920 l a »<br />

» Pertuso Giuseppe » 1920 l a »<br />

» Str<strong>in</strong>ati Alfredo » 1920 l a »<br />

» Valeri Pietro classe 1917 8° Coll.<br />

Militari telegrafisti aggregati al Battaglione dispersi il 20 febbraio<br />

1942 nel combattimento sostenuto a Brodj e Nico-<br />

lajewka.<br />

Sergente D'Arrigo Francesco » 1920 8° Coll.<br />

Caporale Gerace Pietro » 1920 8° »<br />

Soldato Capozzi Gaetano » 1920 8° »<br />

» Russo Francesco » 1920 8° »<br />

Ai camerati gloriosamente caduti sul campo, ai feriti e ai<br />

dispersi rivolgiamo il nostro reverente e commosso saluto,<br />

con la promessa che sapremo ricordarli.<br />

24<br />

Il Comandante del Battaglione<br />

(F.to Ten. Col. E. Biandrate)


Dai <strong>ricordi</strong> di un autista<br />

I NOTTURNI TRASFERIMENTI DI TRUPPA NELLE<br />

PISTE DELLA STEPPA<br />

Sotto i teloni i soldati sono seduti pigiati tra loro come sard<strong>in</strong>e<br />

<strong>in</strong> scatola, con i fucili fra le g<strong>in</strong>occhia, dormendo o<br />

sonnecchiando.<br />

Ogni qualvolta le ruote dell'autocarro sprofondano improvvisamente<br />

<strong>in</strong> una buca, il mezzo si <strong>in</strong>cl<strong>in</strong>a da un lato, le armi e<br />

le gavette sobbalzano rumorosamente, mentre le teste sbattono<br />

l'una contro l'altra per l'<strong>in</strong>aspettato contraccolpo, e<br />

immancabilmente si odono le imprecazioni e i moccoli più<br />

coloriti.<br />

E' facile immag<strong>in</strong>are i tristi pensieri che turb<strong>in</strong>ano nella mente<br />

degli uom<strong>in</strong>i semi-addormentati, che vengono trasportati al<br />

fronte <strong>in</strong> prima l<strong>in</strong>ea.<br />

Sono tutti veterani, sopravvissuti a cento battaglie, consci di<br />

cosa sia una buca di neve dove si deve trascorrere giornate<br />

<strong>in</strong>tere, sdraiati o seduti su un mucchio di stracci, senza potersi<br />

muovere, od alzare la testa, per paura di qualche franco<br />

tiratore <strong>in</strong> agguato.<br />

Il mio pensiero va ai complementi che <strong>in</strong> questi giorni sono <strong>in</strong><br />

arrivo.<br />

Un'<strong>in</strong>tera Armata, l'Armata del Generale Gariboldi, è composta<br />

da vecchi comandanti che hanno partecipato alla prima<br />

guerra mondiale con il corpo ancora martoriato da vecchie<br />

ferite, bellicosi soltanto nello spirito, che speravano che la<br />

guerra fosse per loro solo un ricordo, o da giovani ufficiali di<br />

prima nom<strong>in</strong>a, promossi dopo affrettati corsi di istruzione,<br />

pronti a gettarsi nella <strong>in</strong>saziabile fornace della guerra,<br />

25


galvanizzati unicamente dall'eco propagandistico delle prime<br />

vittorie.<br />

Che dire poi <strong>dei</strong> soldati! I nuovi! Senza esperienza alcuna; <strong>in</strong><br />

patria avranno sì o no sparato un caricatore <strong>in</strong> una piazza<br />

d'armi, con spirito sereno e tranquillo. Non sanno che cosa sia<br />

il bombardamento a tappeto delle artiglierie, ed il veloce<br />

fuoco delle catiuscie; non immag<strong>in</strong>ano cosa sia un'<strong>in</strong>cursione<br />

aerea, con sganci di bombe e mitragliamento, non sanno cosa<br />

sia un selvaggio attacco di partigiani, o il pauroso ruggito <strong>dei</strong><br />

motori di una massa di carri armati, che avanzano con tutte le<br />

armi di bordo che vomitano fuoco ed acciaio.<br />

La loro immag<strong>in</strong>azione non può arrivare a concepire tutto<br />

questo! Chiedono come sarà questa guerra? Bisognerà combattere<br />

senza tregua, oppure vi saranno soste e avvicendamenti?<br />

Mentre è possibile dare il cambio alle truppe <strong>in</strong> prima l<strong>in</strong>ea e<br />

<strong>in</strong> fase di avanzata, durante una ritirata, quando tutti i<br />

Comandi chiedono <strong>in</strong>sistentemente nuove truppe e nuovi r<strong>in</strong>forzi,<br />

le soste e gli avvicendamenti sono estremamente difficili<br />

e problematici, per non dire impossibili. A questo penso<br />

mentre il mio sguardo scruta nel buio lattig<strong>in</strong>oso della notte,<br />

seguendo il mezzo che mi precede con la massima attenzione<br />

per non ritrovarmi fuori strada, e non perdere il contatto con il<br />

resto della colonna. Penseranno di poter mangiare tutti i santi<br />

giorni! Poveri illusi, non immag<strong>in</strong>ano che dovranno stare<br />

giorni <strong>in</strong>teri sostenuti unicamente da una mezza galletta e<br />

mezza razione di carne <strong>in</strong> scatola, talmente congelata, che<br />

dovranno tenerla fra la pelle e la maglia se vorranno<br />

mangiarla appena tiepida.<br />

Io penso che la guerra sia un'arte e chi vi partecipa deve<br />

essere un professionista e ritengo molto più positivo, che i<br />

complementi che man mano venivano reclutati, <strong>in</strong>vece di<br />

trascorrere <strong>dei</strong> lunghi mesi di <strong>in</strong>utili marce e scarse lezioni<br />

tattiche nei campi di addestramento <strong>in</strong> Patria, venissero <strong>in</strong>viati<br />

dopo una breve pratica delle più elementari regole militari, a<br />

seconda della specialità prescelta, direttamente nei ranghi <strong>dei</strong><br />

reparti, dove gli anziani forti della loro diretta esperienza con<br />

le crudeltà della guerra, avrebbero trasmesso con l'esempio<br />

pratico e con i consigli, quegli <strong>in</strong>segnamenti e quelle astuzie,<br />

26


che avrebbero permesso a molti di loro di sopravvivere s<strong>in</strong>o a<br />

guerra f<strong>in</strong>ita.<br />

Invece un'<strong>in</strong>tera Armata, composta da duecentomila <strong>in</strong>competenti,<br />

<strong>in</strong> pieno <strong>in</strong>verno, con temperature che scendono a 20-<br />

40 gradi sotto lo zero, con un unico paio di scarpe non adatte,<br />

vestiario ed equipaggiamento scarso o <strong>in</strong>sufficiente, peggio<br />

ancora armati, vengono portati qui a c<strong>in</strong>quemila chilometri da<br />

casa pronti ad essere sacrificati per l'ambizione e la gretta<br />

mesch<strong>in</strong>ità di pochi, che tranquilli <strong>in</strong> Patria si godono il<br />

benessere conquistato con il sangue altrui. Una buca più<br />

profonda delle altre scuote il mezzo: mi ero distratto a<br />

pensare, afferro saldamente il volante, mentre gli occhi mi<br />

bruciano per il bisogno di sonno arretrato; poi con movimenti<br />

alterni cerco di scaldarmi le mani ed i piedi, li ho ghiacciati a<br />

tal punto che non sento più i comandi. Penso ai bersaglieri che<br />

trasporto mentre sonnecchiano; il loro respiro accompagna<br />

l'ansimare del mio motore. Sono stivati nel cassone<br />

dell'autocarro dove stagna un odore caldo e pesante; soltanto<br />

chi è seduto sul fondo può avere freddo, perché la neve<br />

penetra dentro il telone un poco stracciato.<br />

Qualcuno nel sonno tormentato ride, forse pensa a qualche bel<br />

ricordo!<br />

Poveretti! Erano già <strong>in</strong> proc<strong>in</strong>to di ritornare <strong>in</strong> Italia per<br />

avvicendamento e debbono ancora recarsi al fronte per fronteggiare<br />

un possente ed improvviso attacco nemico nella zona<br />

di Gorlowka.<br />

Autista Pontiere Domenico Bagnano<br />

IL RIPOSO DELL'AUTISTA<br />

Le nostre Divisioni sono autotrasportate ma solo se vi sono<br />

automezzi disponibili, qu<strong>in</strong>di noi autisti del Btg. Pontieri<br />

siamo sempre sulla breccia.<br />

Infatti, se le nostre compagnie non sono <strong>in</strong> movimento, per<br />

proseguire l'avanzata con i loro rimorchi che trasportano i<br />

barconi, ma ferme perché impegnate nella costruzione di<br />

27


qualche ponte, i nostri autocarri passano a disposizione del<br />

Comando CSIR, che li utilizza per trasportare <strong>in</strong> avanti le<br />

truppe appiedate ed i rifornimenti.<br />

Per noi, è un cont<strong>in</strong>uo movimento e personalmente sono<br />

contento di poter risparmiare fatica a tanti poveri fanti con i<br />

piedi piagati per le estenuanti marce sotto il sole cocente, con<br />

la borracela vuota, <strong>in</strong> mezzo ad un polverone soffocante per lo<br />

stato pietoso del fondo stradale. Ancor peggio quando<br />

dobbiamo trasportare <strong>dei</strong> feriti, che, a causa del pessimo stato<br />

delle strade costellate da buche, malgrado tutta la nostra<br />

accortezza, non riusciamo ad evitare i loro lamenti ad ogni<br />

scossone del mezzo. Nei rari viaggi a vuoto, capita che agli<br />

<strong>in</strong>croci delle strade, lungo la steppa si trov<strong>in</strong>o gruppi di<br />

persone, <strong>in</strong> massima parte donne e vecchi, con bisacce, sacchi<br />

ed altro, che ci chiedono il passaggio.<br />

Poiché siamo autorizzati a trasportarli, per alleviare i disagi<br />

delle popolazioni, il viaggio diviene più <strong>in</strong>teressante, si scherza<br />

e si ride soprattutto con le donne più giovani. Altre volte ci<br />

si reca nelle retrovie, <strong>in</strong> sperdute stazioni, dove i treni che<br />

giungono dall'Italia con i rifornimenti, sono costretti a<br />

fermarsi perché le l<strong>in</strong>ee sono danneggiate ed <strong>in</strong> via di<br />

riparazione.<br />

Si caricano derrate alimentari, <strong>in</strong> massima parte gallette,<br />

scatolette di carne, pesce, oppure m<strong>in</strong>estre <strong>in</strong> scatole; rare<br />

volte v<strong>in</strong>o.<br />

Ricordo che, all'<strong>in</strong>izio della campagna di Russia, mentre le<br />

Compagnie Pontieri sostavano presso il fiume Prut, io ed altri<br />

del mio reparto fummo <strong>in</strong>caricati di recarci a BELZY a<br />

prelevare viveri per la Divisione Pasubio. Nel viaggio di<br />

ritorno, forse per l'eccessivo peso caricato, l'autocarro che mi<br />

precedeva, nell'attraversare un ponticello <strong>in</strong> legno, per la<br />

rottura di una tavola, rimase con una ruota <strong>in</strong>castrata nella<br />

fenditura e solo la sporgenza del semiasse aveva impedito che<br />

sprofondasse sempre più, con conseguenze disastrose.<br />

Con pazienza e con l'aiuto di tutti gli autisti della colonna,<br />

scaricammo tutto il carico, qu<strong>in</strong>di con un verricello, dopo<br />

molte fatiche, riuscimmo ad estrarre l'automezzo dall'<strong>in</strong>castro<br />

<strong>in</strong> cui era imprigionato, danneggiando però ulteriormente il<br />

ponte. Fummo costretti a chiedere l'<strong>in</strong>tervento di un reparto<br />

28


del Genio e poco dopo giunse un plotone di artieri, che con<br />

faticoso lavoro lo rimise <strong>in</strong> condizioni di agibilità.<br />

Mentre si sostava sulla strada <strong>in</strong> attesa della riparazione del<br />

ponte, a me e a un mio amico venne la tentazione di fare un<br />

foro <strong>in</strong> una botte che faceva parte del nostro carico per poterne<br />

assaggiare il contenuto ed assicurarci che si mantenesse<br />

<strong>in</strong> buono stato.<br />

Eseguimmo il lavoro con la massima circospezione, per evitare<br />

di farci vedere. Riempimmo una gavetta ciascuno con<br />

l'ausilio del tubo di gomma che ogni autista aveva <strong>in</strong> dotazione<br />

e <strong>in</strong>com<strong>in</strong>ciammo ad assaporare quel rosso v<strong>in</strong>ello.<br />

Nonostante il caldo che faceva, ne bevemmo una buona dose,<br />

e dopo poco tempo, poiché si era a stomaco vuoto, <strong>in</strong>com<strong>in</strong>ciammo<br />

a sentire i primi effetti dell'alcool. A piccoli sorsi<br />

bevemmo tutto il contenuto della gavetta, e non acora soddisfatti<br />

ritornammo sull'autocarro ridendo sottovoce, e già<br />

mezzi ubriachi, riempimmo anche un fiasco, con l'<strong>in</strong>tento di<br />

farlo bere agli amici che erano rimasti all'accampamento, ma<br />

che f<strong>in</strong>ì ben presto a fare compagnia al precedente.<br />

Riprendemmo la marcia passando sul ponte rimesso <strong>in</strong> efficienza,<br />

ero preso dagli effetti del v<strong>in</strong>o, schiacciavo senza<br />

riguardo l'acceleratore e la Santa Tecla di Valflorida (nome<br />

che do al mio automezzo) come se fosse su di una strada<br />

asfaltata, batte ogni record di velocità.<br />

Nel polverone che la colonna solleva, entro di misura <strong>in</strong> dec<strong>in</strong>e<br />

di buche, facendo la gimcana fra un palo e l'altro delle<br />

l<strong>in</strong>ee telefoniche militari, riprist<strong>in</strong>ate per l'esigenza <strong>dei</strong> vari<br />

Comandi, f<strong>in</strong>ché senza accorgermi entro <strong>in</strong> pieno <strong>in</strong> una<br />

grossa buca con le due ruote anteriori del mezzo. La macch<strong>in</strong>a<br />

rifiuta di proseguire, siamo fermi. Si accosta a noi con il suo<br />

autocarro il Tenente della sussistenza, comandante della<br />

colonna, per rendersi conto dell'accaduto.<br />

Esce dalla cab<strong>in</strong>a del mezzo e mi chiama; scendo anch'io, ora<br />

non mi reggo <strong>in</strong> piedi, la testa mi gira e mi vien da ridere, il<br />

riso degli ubriachi; le gambe mi tremano e non mi reggono,<br />

cerco di camm<strong>in</strong>are diritto più che posso, e con un tremendo<br />

sforzo ci riesco, mi appoggio al cassone della macch<strong>in</strong>a, e con<br />

aria dis<strong>in</strong>volta spiego al Sig. Tenente che a causa del<br />

polverone non avevo potuto vedere per tempo la buca. Il<br />

29


Comandante si accontenta delle mie spiegazioni ord<strong>in</strong>andomi<br />

di darmi da fare per rimuovere il mezzo e riprendere la<br />

marcia.<br />

Con il verricello di un'altra macch<strong>in</strong>a, rimettiamo <strong>in</strong> carreggiata<br />

la mia Tecla, ed aiutato da altri autisti, sistemiamo le<br />

botti che nel contraccolpo si erano spostate. Durante il viaggio<br />

di ritorno vedevo le macch<strong>in</strong>e che mi precedevano viaggiare<br />

accoppiate; gli effetti dell'alcool mi facevano vedere doppio.<br />

Non riuscivo più a ridere, avevo come un cerchio di ferro<br />

stretto attorno alla testa e mi sembrava che <strong>dei</strong> diavoletti <strong>in</strong>visibili<br />

si divertissero a str<strong>in</strong>gerlo sempre di più. Come Dio<br />

volle, a sera <strong>in</strong>oltrata giungemmo a dest<strong>in</strong>azione e mentre<br />

alcuni soldati scaricavano le macch<strong>in</strong>e, io entrai nella prima<br />

casa e crollai <strong>in</strong> un profondo sonno ristoratore che si protrasse<br />

f<strong>in</strong>o al mezzogiorno del giorno seguente, dandomi modo di<br />

smaltire l'eccessiva bevuta.<br />

Pontiere Autista Eugenio Nosenzo<br />

FANTI O BERSAGLIERI! POVERI CRISTI SONO!<br />

Sono contento che io e i miei colleghi autisti si sia potuto,<br />

almeno <strong>in</strong> parte, alleviare le fatiche <strong>dei</strong> fanti della Divisione<br />

«TORINO», che, a marce forzate di trenta o quaranta chilometri<br />

al giorno, arrancava sulle piste polverose e dissestate<br />

della steppa russa.<br />

Quei poveri fanti si erano già fatti milleduecento chilometri a<br />

piedi, dai conf<strong>in</strong>i della Romania f<strong>in</strong>o nel cuore della Russia.<br />

Ma anche chi può viaggiare sui nostri camion, non sta molto<br />

meglio. Disponiamo di diversi tipi di mezzi, dal pesante Lancia<br />

al leggero Fiat, entrambi non molto idonei alla guida sul<br />

suolo fangoso e dissestato.<br />

Quale autista non ricorda la tormentata pista che da BOTO-<br />

SANI portava a BELZY?<br />

Un immenso pantano, <strong>in</strong> cui gli autocarri sbandavano e scivolavano<br />

di coda, e molti di noi, autisti improvvisati, abituati<br />

solo a premere l'acceleratore, senza le raff<strong>in</strong>atezze della guida<br />

30


di controsterzo o dell'uso del freno a mano e acceleratore al<br />

momento giusto non riuscivano a mantenere i mezzi <strong>in</strong><br />

istrada.<br />

Buon per noi, che essendo Pontieri, avevamo le nostre funi<br />

d'ancore e gli uom<strong>in</strong>i che sapevano trarci d'impaccio. Su<br />

quelle piste sarebbe stato utile disporre della doppia trazione,<br />

ma purtroppo non disponevamo di mezzi con quattro ruote<br />

motrici che <strong>in</strong> Italia non venivano costruiti. Ripensando a quei<br />

giorni di guida, <strong>in</strong> quel tenace fango o <strong>in</strong> una nuvola di<br />

polvere non mi sembra vero che si potesse guidare <strong>in</strong> quelle<br />

condizioni spaventose. Se per caso ci si doveva fermare per<br />

qualche piccolo guasto erano dolori, oltre a non avere nessun<br />

ricambio, a volte non si disponeva nemmeno della normale<br />

dotazione di attrezzi. Ricordo che quando gli autisti (civili) <strong>in</strong><br />

virtù della requisizione <strong>in</strong> atto dovevano consegnare i loro<br />

automezzi <strong>in</strong> caserma, un po' per rabbia, un po' perché non era<br />

stata espressamente richiesta, evitavano di fornire la dotazione<br />

degli attrezzi necessari alla normale manutenzione. Somme<br />

per l'acquisto di essi non erano state assegnate e il più delle<br />

volte noi autisti li acquistavamo a spese nostre o si att<strong>in</strong>geva<br />

alla nostra dotazione personale. E pensare che il corpo di<br />

spedizione doveva essere autonomo! Per ferrovia distavamo<br />

dall'Italia 2.400 chilometri dallo scalo di Borsa <strong>in</strong> Romania,<br />

ed è qu<strong>in</strong>di facile immag<strong>in</strong>are quanto difficile fosse ottenere,<br />

<strong>in</strong> tempo ragionevole, anche il più piccolo pezzo di ricambio.<br />

Solo la caparbietà <strong>dei</strong> meccanici addetti al posto manutenzione<br />

<strong>dei</strong> mezzi del Btg. faceva sì che fossero sempre efficienti,<br />

arrabattandosi come meglio potevano. Quando lungo le<br />

strade vedevano un automezzo abbandonato, di qualsiasi tipo<br />

si trattasse, veniva da loro spogliato di tutto quello che poteva<br />

essere considerato ricambio, <strong>in</strong> special modo delle balestre,<br />

che erano le più soggette a rottura. Molte macch<strong>in</strong>e del Btg.<br />

riuscirono a tornare <strong>in</strong> Italia solo per merito loro, dopo aver<br />

percorso migliaia di chilometri<br />

<strong>in</strong> condizioni proibitive, di carichi, di strade e di manutenzione.<br />

E' doveroso ricordare questi poco conosciuti artefici di molti<br />

miracoli di meccanica.<br />

Autista Pontiere Domenico Bugnano<br />

31


Quale autista non ricorda i caroselli mattut<strong>in</strong>i quando dovevamo<br />

muoverci con i mezzi nelle rigide giornate <strong>in</strong>vernali?<br />

Buon per noi che avevamo <strong>in</strong> dotazione sei autocarri Breda a<br />

gomme piene dal peso di 9 tonnellate. Erano sempre lasciati<br />

<strong>in</strong> moto, e con enormi sacrifici erano guardati a vista aff<strong>in</strong>ché<br />

nessuno di essi si fermasse. Erano delle splendide e robuste<br />

macch<strong>in</strong>e che al matt<strong>in</strong>o tra<strong>in</strong>avano a turno gli altri<br />

automezzi, s<strong>in</strong> quando non si mettevano <strong>in</strong> moto. Noi autisti<br />

nel frattempo non si stava <strong>in</strong>operosi, ma con fuscelli di legno<br />

si accendeva sotto la coppa dell'olio un fuoco, alimentandolo<br />

poi con pezzi di legno più grandi portando alla giusta<br />

temperatura l'olio, per facilitare la messa <strong>in</strong> moto. 1 meccanici<br />

nel contempo scaldavano l'acqua ed al momento giusto la<br />

immettevano nei radiatori.<br />

Guai all'autista che si dimenticasse di fare provvista di legna<br />

ben secca! Significava non muoversi e rimanere distaccato<br />

dalla colonna.<br />

Nella stagione autunnale altra preoccupazione era quella di<br />

rimanere impantanati. Occorreva attrezzarsi per tempo, preparando<br />

<strong>dei</strong> legni cil<strong>in</strong>drici legati tra loro come una passatoia,<br />

con fili di ferro attorcigliati tra loro, lunghi circa sei metri.<br />

Furono utilissimi nei momenti difficili. Venivano legate sulle<br />

cab<strong>in</strong>e <strong>dei</strong> mezzi, sempre pronti ad essere impiegati con<br />

ottima riuscita.<br />

A volte, esse erano irrecuperabili, perché affondati nel fango.<br />

Alla prima sosta dovevano essere ricostruiti. Pontiere Aimo Boot<br />

L'AUTISTA<br />

Tutti gli autisti <strong>in</strong>dist<strong>in</strong>tamente hanno ben meritato dalla<br />

Patria!<br />

Con un rapido balzo a ritroso rivediamo questa figura tipica<br />

alla partenza, <strong>in</strong> quel lontano 10 luglio 1941 col CSIR: ce ne<br />

sono migliaia, sono uom<strong>in</strong>i dai volti fieri e tenaci alla guida<br />

<strong>dei</strong> loro automezzi Lancia 3 RO, Fiat 26, Fiat 666... lanciato<br />

su quelle strade (che di strade hanno solamente la parvenza)<br />

32


<strong>in</strong> prima l<strong>in</strong>ea a sfidare il fuoco nemico per recapitare viveri,<br />

munizioni ed anche una lettera o un pacco da casa <strong>in</strong> quel<br />

gelido primo <strong>in</strong>verno. A Gorlowka, ricordate quel Natale?<br />

Ed ancora durante la tragica ritirata li ritroviamo alla guida<br />

<strong>dei</strong> loro mezzi con tutta la forza della loro volontà. Gli autisti<br />

hanno effettuato trasporti lungo i nastri <strong>in</strong>term<strong>in</strong>abili delle<br />

piste, accompagnavano le avanguardie e le retroguardie, si<br />

sono battuti coi fanti e come fanti. Le pag<strong>in</strong>e più gloriose le<br />

hanno scritte durante il ripiegamento quando hanno<br />

cont<strong>in</strong>uato a percorrere, giorno e notte, <strong>in</strong> un lavoro senza<br />

f<strong>in</strong>e, e senza soste, le piste <strong>in</strong>sidiate dal nemico. Attaccati<br />

sono scesi di macch<strong>in</strong>a, accettato il combattimento, e, riaperto<br />

il transito, hanno ripreso la spola tra i centri avanzati e le<br />

località arretrate di sgombero. Ho visto dall'alto, le<br />

autocolonne <strong>in</strong> movimento protette solo dall'immensità degli<br />

spazi ove le distanze enormi erano misurate solo dall'occhio<br />

esperto, mentre il freddo mordeva le carni senza pietà, e le<br />

macch<strong>in</strong>e procedevano penosamente addentrandosi nei punti<br />

più difficili. Ho vissuto le loro ansie, le loro paure, le loro<br />

sofferenze!<br />

E non è senza significato che a rappresentare l'Italia e l'VIII<br />

Armata a Stal<strong>in</strong>grado fossero gli autisti con una formazione di<br />

50 macch<strong>in</strong>e: 72 uom<strong>in</strong>i di truppa e 2 ufficiali, della cui sorte<br />

non si seppe più nulla.<br />

MORTE DI UN AUTISTA<br />

Cupo, il motore spento, ora Tu osservi Autiere, attento.<br />

Da quel metallo <strong>in</strong>erte sale ai tuoi nervi quasi un lamento.<br />

Ma le membra sono gelide, ghiacciate son le dita tanto agili<br />

or ora; le tue povere mani congelate le senti ancora?<br />

E la tormenta urla, Ti aggredisce mentre le braccia Tue son<br />

ferme,Già la neve che tutto seppellisce sale le ruote, una<br />

lacrima triste affiora al tuo ciglio si congela lì subito il Tuo<br />

pianto,tu pensi a casa, alla tua mamma, a un figlio, un denso<br />

manto di neve Ti r<strong>in</strong>serra, Ti attanaglia e fa di Te un eroe,<br />

anche se tanto lungi da Te, percuote la battaglia.<br />

33


Non cadi, no, Ti adagi piano piano con la sirena candida,<br />

omicida.<br />

Chi vuoi che <strong>in</strong>tenda, autiere, da lontano le Tue deboli grida?<br />

Ti assopisci, eremita della gloria solo e nel gelo. Morir,<br />

guardando <strong>in</strong> fronte la vittoria non puoi Tu come un fante.<br />

Sul bivio di Gorlowka, dove tante volte passasti rapido,<br />

veloce come valchiria audace, galoppante hanno aggiunto<br />

una croce.<br />

Un miracolo! Farli ripartire<br />

34<br />

Ten. Alberto Rossetti


Neve e freddo<br />

Strade! Una pista di ghiaccio<br />

35


Il balzo italiano<br />

oltre il Dnieper<br />

Dal quotidiano: « II Resto del Carl<strong>in</strong>o di Bologna » del giorno 14-9-1941<br />

Sotto una tempesta di fuoco i nostri Pontieri hanno gittato il<br />

Ponte<br />

Sulla strada viaggia lentamente una lunga colonna di automezzi,<br />

con leggeri rimorchi, e su di essi si <strong>in</strong>castella traballante<br />

la sagoma panciuta di un grosso barcone. E' un reparto<br />

del nostro Genio Pontieri che va verso nuovi obiettivi pronti a<br />

r<strong>in</strong>novare sulle acque gonfie e torbide <strong>dei</strong> fiumi Russi, gli<br />

ardimenti che hanno fatto di questa specialità del nostro<br />

Esercito un complesso di uom<strong>in</strong>i e materiali capaci di<br />

superare qualsiasi prova. Pontieri degni <strong>dei</strong> fratelli che <strong>in</strong><br />

Albania gettavano i ponti sotto il fuoco nemico, fra le rive<br />

fangose della Vojussa e del Devoli. Un altro nome di fiume<br />

possono ora ricordare con orgoglio i Pontieri: un nome che<br />

segna un'altra vittoriosa battaglia: il Dnieper.<br />

Duelli di artiglieria. L'episodio già lo conoscete. Ecco ora i<br />

particolari. Il comando del settore su cui combattono le truppe<br />

italiane ha avuto ord<strong>in</strong>e di costituire una testa di ponte oltre il<br />

Dnieper, di stabilire cioè, sulla riva s<strong>in</strong>istra del fiume, un<br />

centro di fuoco per rompere la difesa nemica che ancora si<br />

aggrappa alla riva. La testa di ponte, <strong>in</strong>fissa come un cuneo<br />

nelle l<strong>in</strong>ee russe, dovrà costituire, quando verrà l'ord<strong>in</strong>e, la<br />

piazzaforte di una nuova azione offensiva. Fra le rive del<br />

fiume si svolge un <strong>in</strong>tenso duello di artiglieria. Batterie<br />

leggere, italiane e germaniche, spazzano la sponda s<strong>in</strong>istra per<br />

impedire ai russi di sistemarsi <strong>in</strong> un'efficace difesa, e <strong>in</strong>tanto i<br />

calibri medi allungano il tiro sulle strade, su depositi, sulle<br />

37


fortificazioni arretrate e sui concentramenti. Rispondono i<br />

russi coi loro pezzi battendo specialmente la riva del fiume<br />

con un fuoco rapido, ma disord<strong>in</strong>ato, come sopraffatto<br />

dall'ansia di impedire che possiamo superare di sorpresa le<br />

acque. Il gittamento del ponte viene <strong>in</strong>iziato di notte, durante<br />

una tregua del fuoco di artiglieria. Piove. A pochi metri dalla<br />

riva il fiume scompare nell'oscurità, si ode soltanto lo<br />

sciacquio limaccioso delle acque <strong>in</strong> piena. La corrente è<br />

fortissima. I <strong>pontieri</strong> sono addestrati al lavoro cieco. Hanno<br />

attentamente studiato durante il giorno il terreno, le rive, le<br />

acque. Ecco gli scivoli lungo i quali caleranno i barconi nel<br />

fiume. Hanno identificato la zona più calma ed i filoni della<br />

corrente dove più facile sarà l'ormeggio delle imbarcazioni.<br />

Quando il Comandante del reparto, un valoroso ufficiale che<br />

conosce le <strong>in</strong>sidie <strong>dei</strong> fiumi come un vecchio mar<strong>in</strong>aio<br />

conosce le tempeste e le derive del mare, da l'ord<strong>in</strong>e di<br />

com<strong>in</strong>ciare il lavoro, ogni soldato sa già cosa deve fare. Su un<br />

lungo tratto della riva si ode un tramestio <strong>in</strong>tenso; rami<br />

spezzati, cigolii, strasc<strong>in</strong>amenti, voci sommesse; i barconi<br />

vengono tratti dai cespugli nei quali sono nascosti, trasc<strong>in</strong>ati<br />

sulla sponda, sosp<strong>in</strong>ti negli scivoli. Tonfi e sciabordii: una<br />

dopo l'altra le imbarcazioni vengono calate <strong>in</strong> acqua. Nel buio<br />

fitto i soldati, come ombre fuggenti, fermano le barche, le<br />

appaiano, le ricoprono di tavoloni; un lavoro complesso,<br />

difficile, pericoloso, compiuto a tempo di primato, senza una<br />

esitazione, senza un <strong>in</strong>tralcio.<br />

Il nemico non si è ancora accorto di nulla. Qualche colpo di<br />

artiglieria arriva senza fare danno: fucilate, brevi raffiche di<br />

mitragliatrici, vedette nervose che sparano <strong>in</strong> acqua: nessuno<br />

vi bada. Il gittamento del ponte procede rapidamente. Già si<br />

protende sull'acqua la piattaforma di tavole che di ora <strong>in</strong> ora si<br />

allunga. Quando l'alba rischiara il cielo il ponte è già alla metà<br />

del fiume. Si lavora ancora per qualche tempo senza essere<br />

disturbati. La giornata si annuncia prossima. La pioggia limita<br />

fortemente la visibilità. La sponda opposta del fiume si scorge<br />

appena, come una l<strong>in</strong>ea grigia, opaca, sulla distesa fuga delle<br />

acque.<br />

La reazione nemica. Ma ad un tratto le mitragliatrici avversarie<br />

aprono un fuoco rabbioso e lunghi sibili annunciano che<br />

38


l'artiglieria nemica ha scoperto il lavoro <strong>dei</strong> nostri <strong>pontieri</strong>. La<br />

reazione nemica era prevista e attesa. Ecco che si scatena<br />

dalla nostra riva un violentissimo bombardamento. Le<br />

artiglierie italiane e tedesche, appostate nel settore <strong>dei</strong> giorni<br />

scorsi, si sono limitate a brevi salve di aggiustamento per non<br />

rivelare al nemico il poderoso concentramento di fuoco<br />

dest<strong>in</strong>ato a sostenere l'azione <strong>dei</strong> <strong>pontieri</strong>. Ma ora aprono tutte<br />

<strong>in</strong>sieme il fuoco. E' una valanga di ferro che si abbatte <strong>in</strong><br />

pochi m<strong>in</strong>uti su tutti i punti nevralgici dello schieramento<br />

russo. Le postazioni nemiche di armi automatiche, identificate<br />

sulla riva del fiume, vengono distrutte. Le batterie avversarie<br />

vengono pure tempestate dal nostro fuoco. Metro per metro il<br />

terreno di la dal fiume viene arato dalle esplosioni. Intanto, i<br />

genieri cont<strong>in</strong>uano ad avanzare, <strong>in</strong>curanti della reazione<br />

nemica, <strong>dei</strong> tonfi e degli spruzzi di acqua e di fango che i<br />

proiettili sollevano presso la diga galleggiante che già taglia<br />

per tre quarti la larghezza del fiume. Sul ponte <strong>in</strong> costruzione i<br />

soldati passano correndo, portando materiale, utensili; altri<br />

rafforzano i cavi, <strong>in</strong>chiodano bulloni, completano il tavolato.<br />

Molti si immergono nell'acqua aggrappandosi alle funi per<br />

non essere trasc<strong>in</strong>ati dalla corrente e lavorano sulle fiancate<br />

degli scafi: una lunga fila di barconi costeggia il ponte. Non è<br />

il fuoco nemico che preoccupa i genieri. Essi vedono un solo<br />

nemico: il fiume. Devono difendere la loro costruzione dalla<br />

corrente impetuosa, dai mul<strong>in</strong>elli, dalla furia delle acque che<br />

sbatte violenta contro i barconi, che ricurva l'all<strong>in</strong>eamento e<br />

tende i cavi come per spezzarli. Il bombardamento avversario,<br />

vigorosamente controbattuto dalle nostre artiglierie, si<br />

attenua, ma alcune unità superstiti hanno <strong>in</strong>tensificato il<br />

fuoco. I proiettili cadono sempre più vic<strong>in</strong>i al ponte. Uno<br />

schianto fragoroso solleva una grossa ondata e una colonna di<br />

fumo: tutto il ponte è violentemente scosso, sembra debba<br />

spezzarsi ed essere travolto dalle acque. Una granata ha<br />

colpito un barcone aprendo una falla pericolosa. I genieri<br />

accorrono nel punto colpito e riescono a salvare il ponte<br />

rifacendo il tratto distrutto. Un secondo proiettile cade <strong>in</strong><br />

acqua presso l'estremità del ponte l'ondata è così forte che<br />

alcune barche non ancora bene ancorate vengono strappate,<br />

affondate, capovolte. Una terza granata colpisce ancora il<br />

39


ponte presso la sponda nostra. E ancora una volta le squadre<br />

<strong>dei</strong> genieri con gravissimo rischio affrontano la furia del<br />

fiume e del fuoco nemico, riattivando la costruzione.<br />

Sull'altra riva. Quando ormai la riva opposta è quasi raggiunta,<br />

reparti di truppe celeri si slanciano di corsa sul ponte e lo<br />

attraversano, mentre ancora i genieri lo stanno term<strong>in</strong>ando. La<br />

nostra artiglieria e le armi automatiche creano un cerchio di<br />

fuoco oltre il fiume per proteggere i soldati che superano gli<br />

ultimi metri gettandosi <strong>in</strong> acqua, nel fango, e toccano la riva.<br />

Raffiche di nostre mitragliatrici e schianti di bombe a mano<br />

annunciano che stanno spezzando energicamente le ultime<br />

resistenze nemiche sulla s<strong>in</strong>istra del fiume. L'artiglieria nemica<br />

riesce ancora per quattro volte a colpire e rompere il<br />

ponte.<br />

Mentre i genieri riparano le falle, l'occupazione della testa di<br />

ponte viene rapidamente ampliata: attraversano il fiume altri<br />

reparti <strong>italiani</strong> e germanici. Le forze nemiche ormai<br />

m<strong>in</strong>acciate da vic<strong>in</strong>o vengono sopraffatte e si ritirano. Alcune<br />

batterie sono catturate, altre si salvano con una precipitosa<br />

fuga. Sul fiume il ponte ormai saldo e non più m<strong>in</strong>acciato dal<br />

fuoco nemico, apre il passaggio alle truppe che dovranno<br />

sistemare sulla riva orientale la testa di ponte prevista dal<br />

comando. Per qualche giorno, le nostre truppe costituiranno il<br />

saliente più avanzato del settore, ficcato come un cuneo<br />

dentro lo schieramento nemico, qualche m<strong>in</strong>accia avversaria<br />

tentata con imbarcazioni armate, è stata sventata dalla<br />

vigilanza delle nostre imbarcazioni d'assalto, munite di armi<br />

automatiche, che già avevano svolto un prezioso compito di<br />

protezione durante la costruzione del ponte. Altri tentativi<br />

nemici di distruggere il ponte mettendo <strong>in</strong> acqua, accanto alla<br />

costruzione, <strong>dei</strong> galleggianti pieni di materia <strong>in</strong>cendiaria<br />

furono prontamente sventati dalla vigilanza <strong>dei</strong> nostri genieri.<br />

Azioni comb<strong>in</strong>ate e vittoriose vengono <strong>in</strong>tanto svolte sul vic<strong>in</strong>o<br />

settore del fronte.<br />

40


Term<strong>in</strong>ata l'opera <strong>dei</strong> Pontieri, subentrano i carpentieri per il ponte su palafitte<br />

Una colonna motorizzata italiana attraversa un ponte riparato dai nostri genieri<br />

<strong>in</strong> Ucra<strong>in</strong>a<br />

41


EPOPEA INVERNALE DELLO C.S.I.R.<br />

Colonna Mus<strong>in</strong>u: puri eroi<br />

Sotto una tempesta di fuoco i nostri Pontieri hanno gittata il Ponte.<br />

Pontieri, Cavalieri, Chimici lottando alla maniera <strong>dei</strong> Fanti Arditi stroncano<br />

<strong>in</strong> 15 giorni di aspra battaglia nella tormenta l'impetuosa m<strong>in</strong>accia<br />

russa che voleva cogliere gli <strong>italiani</strong> alla spalle.<br />

Questo è il racconto sommario e disadorno di una delle più<br />

eroiche imprese compiute quest'<strong>in</strong>verno dai soldati Italiani <strong>in</strong><br />

Russia; questa è la semplice cronaca della vita e <strong>dei</strong> miracoli<br />

fatti da una improvvisata colonna mista che mentre la maggior<br />

parte delle truppe faceva una guerra statica di posizione andò<br />

<strong>in</strong>vece cont<strong>in</strong>uamente marciando e combattendo, combattendo<br />

e marciando attraverso tormente, bufere, tra turb<strong>in</strong>i di vento,<br />

di neve e di ghiaccio. Come si è visto nella precedente<br />

corrispondenza, contro lo schieramento Italiano nel bac<strong>in</strong>o del<br />

Donez non c'era niente da fare; niente da fare per <strong>in</strong>frangerlo<br />

sia pure <strong>in</strong> un sol punto, niente per farlo arretrare, sia pure di<br />

un passo. Niente da fare, <strong>in</strong>somma, su tutta la l<strong>in</strong>ea.<br />

Ormai i Russi ne hanno fatte reiterate, amare, sangu<strong>in</strong>ose<br />

esperienze. Ma tuttavia, cocciuti ancora una volta cercano a<br />

tutti i costi un successo; disperati, perché la zona tenuta dagli<br />

Italiani è di vitale importanza militare, m<strong>in</strong>eraria, <strong>in</strong>dustriale:<br />

cocciuti dunque e disperati, escogitano ancora un ultimo<br />

tentativo: trovare un punto debole o più sguarnito,<br />

<strong>in</strong>filtrarvisi, piombare alle nostre spalle per tagliare la via <strong>dei</strong><br />

rifornimenti.<br />

PIÙ DURI DELL'INVERNO<br />

Visto che gli Italiani sono più duri ed <strong>in</strong>crollabili del macigno,<br />

visto che gli Italiani - come del resto i Tedeschi e tutti gli<br />

alleati durano più a lungo dello stesso durissimo <strong>in</strong>verno,<br />

l'ultima ratio è quella di tentare non di prenderli alle spalle -<br />

perché gli Italiani non si lasciano prendere alle spalle - ma di<br />

tagliare loro quella che <strong>in</strong> l<strong>in</strong>guaggio militare si chiama l<strong>in</strong>ea<br />

di alimentazione. Se si riesce a far cessare il flusso <strong>dei</strong> viveri,<br />

delle munizioni e di tutto il resto - pensano i Russi - prima o<br />

42


poi gli Italiani dovranno cedere. Ed ecco dunque il nuovo<br />

piano sovietico per conseguire il tanto agognato successo<br />

<strong>in</strong>vernale.<br />

Siccome cont<strong>in</strong>uando a cozzare frontalmente contro lo schieramento<br />

<strong>dei</strong> nostri capisaldi hanno tutto da perdere, ecco che<br />

questa volta i Russi prendono le cose molto alla larga. E vediamo<br />

come.<br />

Molto più a nord del Corpo di spedizione Italiano la l<strong>in</strong>ea del<br />

fronte è tenuta dalle truppe dell'Asse; <strong>in</strong> una regione<br />

particolarmente gelida e desolata fa un notevole rientrante<br />

preord<strong>in</strong>ato dai Comandi - siamo tra Gennaio e Febbraio - per<br />

consentire alle truppe di stabilirsi su posizioni più vantaggiose<br />

e più efficacemente tenibili durante l'<strong>in</strong>verno. Contro questo<br />

rientrante si appuntano le mire del comando Sovietico che vi<br />

scaraventa <strong>in</strong>genti forze con l'illusione, di poter veramente<br />

penetrare dentro lo schieramento Tedesco. Questo rientrante<br />

dà <strong>in</strong>vece ai nostri alleati la possibilità di meglio battere i<br />

Russi che si <strong>in</strong>golfano. Ed <strong>in</strong>fatti sono botte da orbi. Il fatto di<br />

poter procedere più che altrove da ai rossi l'illusione di<br />

conseguire qualche successo. Ma <strong>in</strong>vece non fanno che<br />

avanzare verso una più <strong>in</strong>tegrale distruzione.<br />

Il Comando sovietico butta nell'impresa non meno di una<br />

dec<strong>in</strong>a di Divisioni che il dispositivo Germanico saldamente<br />

contiene, contrattacca, logora e distrugge sia con azioni di<br />

fanteria, artiglieria e carri armati, sia con azioni aeree. Fu una<br />

grossa azione nella quale i nemici buttarono disperatamente<br />

tutte le loro forze fresche che poterono. I combattimenti<br />

furono asprissimi, sangu<strong>in</strong>osi; l'<strong>in</strong>sistenza avversaria si<br />

protrasse sempre <strong>in</strong>utilmente - per parecchie settimane. Fu nel<br />

corso di questo tentativo così sommariamente accennato che i<br />

sovietici <strong>in</strong>gabbiati <strong>in</strong> questa specie di cuneo, esercitando una<br />

fortissima pressione verso sud, puntarono decisamente verso<br />

la l<strong>in</strong>ea <strong>dei</strong> rifornimenti del Corpc di Spedizione Italiano e di<br />

altre grandi unità Germaniche, una cioè delle grandi l<strong>in</strong>ee che<br />

rifornivano le truppe de' basso bac<strong>in</strong>o del Donez.<br />

Le fluttuazioni <strong>dei</strong> combattenti, i contrattacchi durissimi<br />

sferrati dai tedeschi sballottavano e tartassavano questa agres-<br />

siva e agguerrita massa sovietica, cosicché parte di essa gravitava<br />

verso la ferrovia sulla quale scorreva il vitale flusso <strong>dei</strong><br />

43


ifornimenti <strong>in</strong>vernali per le nostre truppe.<br />

La m<strong>in</strong>accia di così numerose e sempre r<strong>in</strong>novatesi forze poteva<br />

diventare seria; una <strong>in</strong>filtrazione di cavalleria, possibilissima<br />

<strong>in</strong> tanta vastità o una irruzione di carri armati poteva,<br />

sia pure per poco, raggiungere la l<strong>in</strong>ea, danneggiarla,<br />

<strong>in</strong>terromperla, recare <strong>in</strong>somma disturbo al flusso degli uom<strong>in</strong>i<br />

e <strong>dei</strong> mezzi.<br />

PRONTEZZA DEL GRUPPO TATTICO ITALIANO<br />

Mentre le « Panzer » tedesche provvedevano ad <strong>in</strong>gabbiare le<br />

accorrenti forze nemiche, il Comando del CSIR - senza<br />

m<strong>in</strong>imamente variare il suo schieramento frontale, senza sottrarre<br />

truppe dai capisaldi provvedeva dal canto suo a costituire<br />

con vari reparti di specialisti e con truppe di riserva un<br />

gruppo misto tattico che fu scaglionato a protezione della<br />

l<strong>in</strong>ea ferrata. Il Gruppo fu chiamata colonna « MUSINU » dal<br />

nome del suo Comandante un valoroso Colonnello<br />

superdecorato, con quattro medaglie d'argento, non so quante<br />

di bronzo e croci di guerra, e tre promozioni per merito di<br />

guerra.<br />

Come al solito i Russi fanno co<strong>in</strong>cidere il loro sforzo più accanito<br />

con le più esasperate e culm<strong>in</strong>anti asprezze del clima.<br />

Siamo come si è detto ai primi di febbraio: tempeste di neve,<br />

tormente ed eccezionali abbassamenti di temperatura<br />

ostacolano i movimenti. I Russi credono veramente di sorprendere<br />

le zone arretrate parallele alla ferrovia sguarnite o<br />

poco presidiate. Il gruppo MUSINU, costituito con quella<br />

prontezza con cui il Comando dello CSIR ha sempre <strong>in</strong>trepidamente<br />

fronteggiato ogni più seria ed impegnativa situazione,<br />

nonostante la diversità delle truppe e <strong>dei</strong> reparti chiamati<br />

a costituirlo, effettua rapidamente la sua raccolta e<br />

dislocatisi nella zona d'impiego, entra <strong>in</strong> azione il 10 febbraio<br />

a una qu<strong>in</strong>dic<strong>in</strong>a di chilometri a Nord dell'importante località<br />

di Petrowka resp<strong>in</strong>gendo un vigoroso attacco sovietico e<br />

<strong>in</strong>fliggendo gravi perdite ai reparti che lo hanno sferrato.<br />

Com<strong>in</strong>cia da quel giorno l'avventurosa e gloriosa vicenda della<br />

nostra colonna e <strong>in</strong>sieme uno <strong>dei</strong> più aspri e movimentati<br />

periodi <strong>in</strong>vernali.<br />

44


Mentre le unità dello schieramento frontale rimangono tetragone<br />

a <strong>in</strong>crollabile presidio <strong>dei</strong> capisaldi, la colonna mista è<br />

<strong>in</strong> cont<strong>in</strong>uo movimento, spostandosi dovunque si profili la<br />

possibilità di una m<strong>in</strong>accia o di un attacco. Il nemico effettua<br />

numerosi <strong>in</strong>cursioni ora con reparti di cavalleria, ora con<br />

grosse formazioni di fanteria, ora con carri armati; ma trova<br />

sempre onnipresenti - quasi avessero il dono dell'ubiquità - i<br />

massicci reparti corazzati Tedeschi e le agili formazioni della<br />

colonna Italiana composta <strong>in</strong> maggioranza dai Pontieri del 1°<br />

e 9° Battaglione, da squadroni di Cavalleggeri e Lancieri<br />

appiedati, da truppe di un battaglione Chimici e altri.<br />

Tutta gente che non ha lo specifico compito del combattimento<br />

tattico, ma che tuttavia se le brillantemente ed eroicamente<br />

sbrigata lottando alla maniera <strong>dei</strong> fanti arditi.<br />

SEMPRE UNO CONTRO CENTO<br />

Il maltempo imperversa, si marcia e si combatte nella tormenta,<br />

<strong>in</strong> mezzo al gelo e a turb<strong>in</strong>i di neve. Il giorno 17 altro<br />

grosso combattimento a Petrowka. La nostra colonna è<br />

duramente impegnata, ma esce dalla lotta con successo. Il<br />

giorno dopo <strong>in</strong> strettissima collaborazione col Gruppo ovest<br />

del Generale Mackensen, i nostri resp<strong>in</strong>gono violentissimi<br />

attacchi contrattaccando animosamente, premono l'avversario<br />

soverchiante, lo resp<strong>in</strong>gono, guadagnano terreno, catturano<br />

prigionieri.<br />

Il giorno successivo la battaglia cont<strong>in</strong>ua ancora. I nostri<br />

sempre all'attacco battono duramente il nemico. Il campo di<br />

battaglia è dissem<strong>in</strong>ato di cadaveri. I superstiti costretti a<br />

ritirarsi.<br />

Si combatte <strong>in</strong><strong>in</strong>terrottamente da dieci e più giorni. Dopo aver<br />

stroncato un ennesimo feroce attacco, il Gruppo tattico<br />

Italiano è ancora impegnato contro forze preponderanti. Il<br />

nemico deciso a sfondare la difesa dell'<strong>in</strong>diavolato baluardo<br />

mobile che la colonna va con strenua e <strong>in</strong>credibile onnipresenza<br />

effettuando, lancia nella mischia un'ira-di-dio di<br />

forze. I nostri sono provati sia dalla asprezza prolungata di<br />

tanti giorni di battaglie, sia dalla crudezza delle <strong>in</strong>temperie,<br />

sia dalla preponderanza del numero avversario. Ma i <strong>pontieri</strong>,<br />

45


quelli stessi eroici gittatori <strong>dei</strong> famosi ponti sul Nipro, i<br />

soldati del battaglione chimici e <strong>dei</strong> lanciafiamma, quelli<br />

stessi che già tanto si sono prodigati a difendersi nella<br />

guerriglia contro i partigiani nei vasti boschi, ancora una volta<br />

fanno i miracoli v<strong>in</strong>cendo col loro ardore ogni asprezza.<br />

Siamo dunque al 20 febbraio 1942. La giornata è durissima,<br />

arroventata pur nel rigore tagliente del gelo; il nemico <strong>in</strong>calza;<br />

i nostri tengono testa con <strong>in</strong>domito coraggio, con strenuo<br />

eroismo. I tedeschi anch'essi seriamente impegnati nel loro<br />

settore, <strong>in</strong>viano un r<strong>in</strong>forzo di artiglieria alla nostra eroica<br />

colonna. Il giorno successivo la lotta cont<strong>in</strong>ua sempre<br />

accesissima. La preponderanza numerica <strong>dei</strong> Russi cont<strong>in</strong>ua a<br />

gravare, ma non riesce ad avere la meglio. In nessuna parte le<br />

posizioni tenute dai nostri vengono sopraffatte. Lo stesso<br />

dicasi del giorno 22. Il nemico <strong>in</strong>siste. Certo ha la sensazione<br />

di essere di fronte a truppe numericamente più esigue e fa<br />

sforzi accaniti per avere il sopravvento; sente che se riesce a<br />

spezzare <strong>in</strong> qualche punto la resistenza di questi <strong>in</strong>diavolati<br />

reparti se riesce a sfondare <strong>in</strong> qualche punto la esile l<strong>in</strong>ea di<br />

protezione mobile che essi costituiscono parallelamente alla<br />

ferrovia, la strada per arrivare ai nostri rifornimenti è breve...<br />

Ma furono e rimasero sempre e soltanto velleità. La realtà li<br />

tenne sempre assai lontano dalla tanta agognata meta.<br />

L'eroico baluardo opposto dalla nostra colonna mista, la sagace<br />

prontezza e fermezza del Comando, la <strong>in</strong>crollabile saldezza<br />

delle truppe unite e tenaci come un blocco di macigno<br />

fecero sì che la l<strong>in</strong>ea ferroviaria, i Russi, non riuscirono a<br />

vederla nemmeno da lontano.<br />

Essi ne furono sempre tenuti distanti dec<strong>in</strong>e e dec<strong>in</strong>e di chilometri.<br />

Il giorno 23 la colonna è ancora impegnatissima, ma con un<br />

sublime sforzo riesce a tenere testa e stroncare le ultime ondate<br />

Russe esaurendone l'effetto. Grave è stato il sacrificio <strong>dei</strong><br />

nostri, ma enormemente più grave, dura e sangu<strong>in</strong>osa è stata<br />

la sconfitta avversaria.<br />

In tanti giorni di battaglia i Russi hanno lasciato sulla livida<br />

distesa della steppa gelata, <strong>in</strong> mezzo alle rade stecchite<br />

bosch<strong>in</strong>e di betulle cent<strong>in</strong>aia e cent<strong>in</strong>aia di cadaveri, migliaia<br />

di feriti ed assiderati, cumuli di armi e munizioni e di mate­<br />

46


iali. Così alla stessa disastrosa maniera con cui fallirono regolarmente<br />

tutti i loro reiterati attacchi, fallì anche questo loro<br />

<strong>in</strong>dubbiamente ben congegnato tentativo di sfondamento e di<br />

aggiramento dal Nord e da tergo.<br />

Con l'aggravante che contro la prontissima reazione Italiana,<br />

contro lo schieramento formidabile delle Panzer Germaniche<br />

sotto gli imperversanti bombardamenti degli « Stukas » e sotto<br />

i micidiali mitragliamenti <strong>dei</strong> caccia Italiani, subì perdite<br />

ancora maggiori a causa della maggiore distanza percorsa <strong>in</strong><br />

condizioni proibitive di tempo ed a causa della maggiore entità<br />

delle forze mandate allo sbaraglio.<br />

IL COMANDANTE DEI CAVALIERI<br />

Il carattere necessariamente riassuntivo di queste nostre cronache<br />

e la ristrettezza dello spazio non ci consentono purtroppo<br />

neppure di accennare agli <strong>in</strong>numerevoli episodi di<br />

valore, una sublime fioritura vermiglia di sangue e di eroismi<br />

cui tante giornate di battaglia han dato luogo. Bast<strong>in</strong>o questi<br />

due che rapidamente riassumiamo. Il Comandante del Gruppo<br />

squadroni di cavalleria che <strong>in</strong>sieme con i Pontieri e Chimici fa<br />

parte della colonna, durante una delle più aspre giornate di<br />

combattimento rimane ferito. Si fa medicare sullo stesso<br />

luogo dell'azione senza abbandonare il suo posto e qu<strong>in</strong>di<br />

torna immediatamente <strong>in</strong> l<strong>in</strong>ea. Nel corso della lunga e<br />

accanita lotta, viene di nuovo gravemente ferito. E questa<br />

volta all'addome. Si fa ancora una volta frettolosamente e<br />

sommariamente medicare e sebbene il medico e gli altri<br />

ufficiali tent<strong>in</strong>o di dissuaderlo, <strong>in</strong>curante della grave ferita e<br />

con una scheggia conficcata <strong>in</strong> un fianco, ritorna alla testa <strong>dei</strong><br />

suoi uom<strong>in</strong>i. La battaglia <strong>in</strong>furia sempre più violenta. La<br />

situazione per l'<strong>in</strong>calzante accanimento della soverchiante<br />

orda avversaria si fa più critica. Un reparto del Battaglione<br />

chimico che combatte contro i Russi rimane senza<br />

Comandante. Il Maggiore ne assume il comando ed alla testa<br />

di tutti va ancora una volta all'attacco, f<strong>in</strong>ché viene ferito per<br />

la terza volta e purtroppo mortalmente. Conserva f<strong>in</strong>o<br />

all'ultimo la sua eccezionale freddezza e fermezza di<br />

comandante, e prima di spirare dispone con commovente<br />

47


calma e generosità che tutto quanto gli appartiene -<br />

specialmente <strong>in</strong>dumenti di lana - sia suddiviso tra i suoi<br />

soldati, perché possano meglio ripararsi e meglio cont<strong>in</strong>uare a<br />

combattere...<br />

Il protagonista del secondo episodio è il Ten. Franco Nicolai<br />

di un Battaglione Pontieri. Già al forzamento del Nipro, nello<br />

scorso settembre questo magnifico ufficiale si era dist<strong>in</strong>to per<br />

il suo straord<strong>in</strong>ario coraggio, per il suo generoso impeto, per<br />

la sua eroica temerarietà nel gittamento delle passerelle e <strong>dei</strong><br />

ponti sotto l'imperversare fuoco nemico. Una notte volle<br />

volontariamente partecipare ad una rischiosa impresa che un<br />

reparto di arditi effettuava contro un grosso presidio russo<br />

abbarbicato <strong>in</strong> uno degli isolotti del fiume. Salito nella<br />

imbarcazione d'assalto fu guida preziosa nel traghetto e nello<br />

sbarco e combattente arditissimo nella mischia furiosa che<br />

scaturì nell'attaccare e nel sopraffare a bombe a mano il<br />

reparto russo. Si era guadagnato <strong>in</strong> quella occasione una<br />

medaglia d'argento sul campo concessogli dal Comando<br />

Italiano e la croce di ferro tedesca da parte del Comandante<br />

alleato.<br />

Non contento di tenere bravamente testa col suo reparto ai<br />

soverchianti attacchi nemici, egli organizzava contrattacchi e<br />

colpi di mano di una audacia che entusiasma e trasc<strong>in</strong>a i suoi<br />

uom<strong>in</strong>i. Al comando di un pugno di <strong>pontieri</strong> ma con una dose<br />

eccezionale di coraggio, attacca decisamente a bombe a mano<br />

un comando russo, lo distrugge uccidendone tutti i<br />

componenti compreso un colonnello comandante, proprio<br />

mentre stavano preparando un m<strong>in</strong>accioso attacco notturno<br />

che viene così sventato completamente.<br />

FEDELI PER LA VITA E PER LA MORTE<br />

Gettato l'allarme scoppia una reazione furibonda. I nemici che<br />

accorrono da ogni parte str<strong>in</strong>gono <strong>in</strong> una cerchia selvaggia<br />

l'esiguo manipolo di uom<strong>in</strong>i che cerca di aprirsi la via del<br />

ritorno dopo la sbalorditiva impresa. Nella mischia il ten.<br />

viene colpito. Benché ferito mortalmente, riesce a ricondurre i<br />

suoi uom<strong>in</strong>i nelle l<strong>in</strong>ee. Le truppe<br />

Russe <strong>in</strong>tanto si riorganizzano ed attaccano. I tenente si fa <strong>in</strong><br />

48


fretta e furia medicare e riprende a combattere. Lotta<br />

acerrima, 20 gradi sotto zero. Animatore stupendo <strong>dei</strong> suoi<br />

soldati egli viene colpito a morte. Nell'alterna fluttuazione <strong>dei</strong><br />

combattimenti, il corpo esam<strong>in</strong>e rimane fra i due fuochi. I<br />

suoi fedelissimi <strong>pontieri</strong> riescono a raggiungere la salma e le<br />

fanno scudo. Non torneranno <strong>in</strong>dietro se non con il corpo del<br />

loro ufficiale. In mezzo al cerchio eroico nel turb<strong>in</strong>e del combattimento,<br />

nel gelo della tormenta, i prodi <strong>pontieri</strong> tengono<br />

duro per un'ora e mezza. Accerchiati, <strong>in</strong>calzati, premuti da<br />

tutte le parti, sottoposti ad un <strong>in</strong>calzante fuoco, esaurite le<br />

munizioni, non cedono si difendono a bombe a mano ed<br />

all'arma bianca. In queste condizioni un'ora e mezza è una<br />

eternità. Ma il Ten. è ancora <strong>in</strong> mezzo a loro sostenitore della<br />

loro resistenza, suscitatore del loro eroismo come se fosse<br />

ancora <strong>in</strong> vita. Un'ora e mezza di lotta disperata. Ma i <strong>pontieri</strong><br />

non mollano. Soltanto quando è esaurito l'impeto nemico,<br />

soltanto quando arrivano i r<strong>in</strong>forzi rientrano nelle l<strong>in</strong>ee<br />

portando la salma eroica del loro tenente con tanto generoso<br />

impeto recuperata, con tanto sublime eroismo difesa. Del loro<br />

tenente che, come sempre è ancora con essi, del loro tenente<br />

che questa volta se guadagnata anche la medaglia d'Oro.<br />

RECENSIONI DA LIBRI VARI RIGUARDANTI<br />

Dal libro « La guerra al fronte Russo » del maresciallo d'Italia<br />

Giovanni Messe.<br />

Pag. 119 - capitolo VIII.<br />

14 agosto 1941 - Parlando della battaglia di Petrjkova non si<br />

può tacere dell'opera svolta dai valorosi <strong>pontieri</strong>. E' superfluo<br />

ricordare l'importanza <strong>dei</strong> ponti di Dnjepropetrowsk da cui<br />

dipendeva la vita delle tre divisioni tedesche, oltreché la «<br />

Tor<strong>in</strong>o » schierata <strong>in</strong> quella testa di ponte ed impegnate <strong>in</strong><br />

cont<strong>in</strong>ui e sangu<strong>in</strong>osi combattimenti che non ebbero mai<br />

tregua.<br />

Per un mese <strong>in</strong>tero, bersaglio preferito della artiglieria russa<br />

che con fuoco efficacissimo batteva di <strong>in</strong>filata il corso<br />

d'acqua, i nostri Pontieri I e IX battaglione si prodigarono<br />

<strong>in</strong>stancabilmente oltre ogni limite di sacrificio, <strong>in</strong> un'opera<br />

<strong>in</strong>cessante che la violenza della reazione nemica rendeva<br />

49


ardua e snervante, riconfermando le eroiche tradizioni dell'Isonzo<br />

e del Piave.<br />

Pag. 139 - Capitolo X.<br />

L'avanzata nel Donez.<br />

Nell'operazione che si prolungò dal 9 all'I 1 ottobre 1941, il<br />

nostro I Btg. Pontieri <strong>in</strong>terveniva allora per gettare prontamente<br />

un ponte d'equipaggio che consentiva di procedere<br />

all'occupazione degli obiettivi assegnati, sulla riva s<strong>in</strong>istra del<br />

fiume Woltschja ed occupare Pawlograd.<br />

Pag. 198 - capitolo XIV.<br />

La battaglia di Natale - Lo sfondamento di Isium.<br />

...«Decisi di att<strong>in</strong>gere alle uniche truppe non impegnate<br />

assegnando un gruppo appiedato di "Novara", gli uom<strong>in</strong>i<br />

dell'<strong>in</strong>utilizzato gruppo Carri "L" e molto a mal<strong>in</strong>cuore i due<br />

preziosi battaglioni Pontieri.<br />

Tutti questi elementi vennero riuniti il 6 febbraio 1942 <strong>in</strong> un<br />

raggruppamento tattico (Mus<strong>in</strong>u).<br />

Il raggruppamento venne subito impegnato nel quadro del<br />

Gruppo Mackest <strong>in</strong> un primo tempo per il collegamento fra le<br />

due colonne di attacco e, successivamente, <strong>in</strong> pieno concorso<br />

con le stesse unità attaccanti. In quest'azione il raggruppamento<br />

Mus<strong>in</strong>u direttamente co<strong>in</strong>volto <strong>in</strong> uno <strong>dei</strong> settori<br />

più caldi della battaglia, apparve completamente all'altezza<br />

della difficile situazione ».<br />

Pag. 63 - capitolo VII - Settembre 1941.<br />

Fronte del Nipro: I genieri tedeschi, quelli ungheresi, ed il I e<br />

IX Btg. Pontieri <strong>italiani</strong>, giunti subito dopo l'occupazione<br />

della città, avevano costruito il lunghissimo ponte di barche<br />

che permise ai reparti tedeschi di tenere, sia pure con molti<br />

sacrifici, una piccola testa di ponte al di là del Nipro, <strong>in</strong> faccia<br />

a Dnjepropetrowsk.<br />

Pag. 74 - capitolo VIII.<br />

L'azione di Kamenka. - La giornata di battaglia si conclude<br />

verso le 16. Kamenka è stata quasi completamente occupata;<br />

ma il ponte di barche che congiunge le due rive del Nipro<br />

all'altezza di Dnjepropetrowsk e che costituisce l'unica via di<br />

50


ifornimento per le nostre truppe avanzate, è cont<strong>in</strong>uamente<br />

battuto da alcune batterie di medio calibro che non siamo<br />

ancora riusciti ad <strong>in</strong>dividuare e che tirano con assoluta<br />

precisione; anche gli aerei nemici sganciano frequentemente,<br />

passando rapidi ed improvvisi sul ponte, per quanto<br />

violentemente <strong>in</strong>vestiti dalla nostra contraerea. Un'altra<br />

m<strong>in</strong>accia per il ponte di barche è costituita da zattere cariche<br />

di esplosivo che i russi varano qualche chilometro a monte,<br />

lasciandole poi andare alla deriva, lungo la corrente del fiume.<br />

Alcuni brulotti si sono arenati, altri sono stati affondati dal<br />

tiro <strong>dei</strong> nostri piccoli calibri da tr<strong>in</strong>cea.<br />

Pag. 79.<br />

Fra il primo ed il c<strong>in</strong>que settembre i Btg. Pontieri avevano<br />

riattivato quattrocento metri di ponte di barche, avversati dalla<br />

scarsità <strong>dei</strong> materiali, dalla imponente lunghezza del transito,<br />

dalla violenza <strong>dei</strong> gorghi e dalla reazione dell'artiglieria<br />

nemica.<br />

Il ponte è danneggiato dai proiettili nemici molte volte nella<br />

stessa giornata; dal 5 al 20 settembre il tiro delle artiglierie<br />

nemiche distrusse 62 barche, 49 impalcate e moltissimo materiale<br />

accessorio.<br />

Nella sola giornata del 5 settembre il ponte è centrato sette<br />

volte e trentasette volte dal 5 al 14 settembre. Molte colonne<br />

marciano dall'uno all'altro senso per trasportare rifornimenti o<br />

per effettuare lo smistamento <strong>dei</strong> feriti; raramente accade che<br />

tutti passano <strong>in</strong>columi. Improvvisamente una granata esplode<br />

sulle tavole schiantandole; quelli che vengono <strong>in</strong>vestiti dallo<br />

scoppio volano nel fiume, mentre le barche <strong>dei</strong> <strong>pontieri</strong>,<br />

sforacchiate dalle schegge, e piene d'acqua affondano<br />

trasc<strong>in</strong>ando nei gorghi <strong>in</strong>teri elementi di ponte.<br />

Durante tutto il mese di settembre i nostri eroici Pontieri<br />

furono <strong>in</strong>stancabili nel difficile lavoro di riattamento, di<br />

questa arteria di vitale importanza per i nostri reparti avanzati,<br />

sotto il tiro sempre ben aggiustato <strong>dei</strong> cannoni nemici, e i<br />

bombardamenti e mitragliamento aereo. In proporzione però<br />

al grave rischio affrontato senza <strong>in</strong>terruzione di giorno e di<br />

notte, le perdite durante questo mese furono relativamente<br />

lievi.<br />

51


Sul fiume Bug. - Traghetti<br />

Ritorno! Il col. Biandrate, il primo da destra sul vagone e soldati acquistano viveri durante<br />

una sosta<br />

52


Una persona<br />

che non dimenticherò mai!<br />

Ho ancora negli occhi la visione di quella decimata compagnia<br />

di Fanteria tedesca che attestata sulle ghiacciate acque<br />

del fiume Samara, difendeva la ritirata del I Battaglione Pontieri<br />

<strong>in</strong> quella lontana sera del 20 febbraio 1942! E' doveroso,<br />

prima di proseguire questo autentico racconto, di ritornare<br />

<strong>in</strong>dietro col pensiero di quarantotto ore dalla fatidica data per<br />

dare <strong>in</strong> s<strong>in</strong>tesi un quadro completo del teatro delle operazioni,<br />

nel quale prese vita e si svolse l'episodio. Spuntava l'alba del<br />

19 febbraio 1942, ed il I Battaglione Pontieri, che per venti<br />

giorni era stato di r<strong>in</strong>calzo ad un reparto di fanteria croato,<br />

subentrava per avvicendamento al suo posto, occupando la<br />

cittad<strong>in</strong>a di Nicolajewka. Entrambi i reparti facevano parte<br />

della colonna Mus<strong>in</strong>u dal nome del Colonnello Comandante<br />

di questo raggruppamento composto da varie unità.<br />

Acquartierato il Battaglione nella cittad<strong>in</strong>a, il Colonnello<br />

Biandrate, nostro Comandante, mi mandò a chiamare, e lì<br />

giunto mi impartì l'ord<strong>in</strong>e di recarmi nel pomeriggio nel paese<br />

di Brodj per prendere contatto col reparto che lo presidiava.<br />

Si doveva stabilire l'ora <strong>in</strong> cui avrei dovuto rilevare tale caposaldo,<br />

dando l'avvicendamento al reparto tedesco.<br />

Mi misi <strong>in</strong> marcia verso le ore 16 per Brodj, accompagnato<br />

dai miei graduati e precisamente il caporalmaggiore Briscese<br />

Donato, i caporali Moroni, Cunietti e Rocca, che comanda­<br />

53


vano rispettivamente le quattro squadre componenti il mio<br />

plotone.<br />

Il caposaldo distava circa 3 km. e la strada che si percorreva<br />

era <strong>in</strong>cassata <strong>in</strong> mezzo ad una coll<strong>in</strong>a.<br />

Giunto sul posto, venni accompagnato <strong>in</strong> un rifugio scavato<br />

nella neve, e ricevuto dal comandante, un maresciallo. Rimasi<br />

impressionato dalla sua figura, imponente, capelli bruni, occhi<br />

azzurri, ed il volto <strong>in</strong>corniciato da una folta barba. Nei<br />

frequenti contatti con le truppe tedesche era rarissimo vedere<br />

barbe!<br />

Dopo i convenevoli, gli spiegai il motivo della mia visita ed<br />

egli chiese la consistenza degli uom<strong>in</strong>i e del nostro armamento.<br />

Mentre gli rispondevo notavo che scuoteva la testa, atteggiando<br />

il volto a stupore ed <strong>in</strong>credulità!<br />

Mi spiegò qu<strong>in</strong>di sia a gesti che <strong>in</strong> uno stentato russo (che io<br />

ed i miei graduati comprendevamo, ed <strong>in</strong> parte parlavamo)<br />

l'importanza di quella posizione, aggiungendo: «Vedete quelle<br />

coll<strong>in</strong>e davanti a noi la cui altezza si aggira sui seicento metri?<br />

Ebbene al di là di quelle balche, sono ammassate <strong>in</strong>genti forze<br />

russe, rese euforiche dai successi riportati nei giorni<br />

precedenti ».<br />

A cenni, rivolgendosi verso i suoi soldati, <strong>in</strong>dicava l'armamento<br />

<strong>in</strong> loro dotazione; fucile automatico, pistola, ed alla<br />

vita una c<strong>in</strong>tura di bombe a mano con impugnatura a manico.<br />

Inoltre completavano l'armamento della compagnia 6<br />

mitraglie pesanti, adatte anche al fuoco contraereo. Al loro<br />

confronto noi eravamo cenerentoli!<br />

Cont<strong>in</strong>uò il discorso <strong>in</strong>formandomi che nella matt<strong>in</strong>ata aveva<br />

sostenuto un attacco russo di lieve entità, quasi un assaggio<br />

della sua reazione, un sondaggio.<br />

Secondo il suo parere, i russi preparavano un'offensiva su<br />

larga scala, e l'attacco era questione di giorni se non di ore.<br />

Nel frattempo, aveva <strong>in</strong>viato al suo Comando nelle retrovie<br />

due staffette, per chiedere conferma <strong>in</strong> merito al ripiegamento<br />

dal caposaldo. Durante l'attesa mi illustrò il terreno attorno<br />

alla postazione.<br />

Alla nostra s<strong>in</strong>istra avevamo il paese di Brodj, costituito da<br />

una trent<strong>in</strong>a di misere casupole col tetto di paglia; i russi fi­<br />

54


nora l'avevano risparmiato perché ancora abitato da vecchi e<br />

fanciulli russi loro compatrioti.<br />

Davanti a noi delle coll<strong>in</strong>e dalle quali scendeva una strada<br />

mulattiera, che term<strong>in</strong>ava <strong>in</strong> una specie di canalone.<br />

Un ostacolo naturale, un passaggio obbligato per arrivare al<br />

promontorio dove noi eravamo attestati.<br />

Infatti per raggiungere il paese bisognava superare l'avvallamento<br />

ed esporti al tiro degli occupanti la posizione.<br />

Era una buona posizione strategica a condizione che l'attacco<br />

fosse stato numericamente modesto, e diretto frontalmente.<br />

A destra eravamo protetti da altre coll<strong>in</strong>ette che costituivano<br />

un riparo naturale.<br />

All'imbrunire, mentre il sole tramontava alle nostre spalle,<br />

ritornarono i due portaord<strong>in</strong>i, si presentarono al loro Comandante<br />

spiegando a voce, oltre ad avere consegnato uno<br />

scritto, che il loro Comando si era messo <strong>in</strong> contatto radio col<br />

Comandante della colonna Mus<strong>in</strong>u ed aveva <strong>in</strong>sistito per far<br />

rilevare la posizione dal I Battaglione Pontieri e di<br />

conseguenza al 4° plotone della I Compagnia.<br />

Detto plotone, dall'<strong>in</strong>izio della campagna di Russia, era sempre<br />

stato comandato dallo scrivente, <strong>in</strong> quel tempo Sergente<br />

Maggiore effettivo di carriera.<br />

Quasi a mal<strong>in</strong>cuore il collega tedesco, dopo aver parlato ancora<br />

via radio col suo Comando (detto apparecchio era <strong>in</strong>efficiente<br />

all'atto del mio arrivo, ed i portaord<strong>in</strong>i avevano portato<br />

un altro apparecchio), fissò per le ore 21 di quella sera il<br />

cambio.<br />

Tornati al nostro presidio, mentre i graduati radunavano gli<br />

uom<strong>in</strong>i del plotone <strong>in</strong>formandoli sulla prossima dest<strong>in</strong>azione,<br />

io mi recavo a rapporto dal Colonnello Biandrate, e per sommi<br />

capi lo misi al corrente della situazione, <strong>in</strong>formandolo <strong>dei</strong><br />

dubbi e delle risèrve espresse dal Maresciallo tedesco.<br />

Da buon Comandante, resosi conto delle difficoltà che avrei<br />

<strong>in</strong>contrato per i collegamenti, aggregò al mio plotone altri<br />

c<strong>in</strong>que soldati con il compito di portaord<strong>in</strong>i.<br />

Non si avevano apparecchi radio portatili, per i collegamenti<br />

fra i plotoni, e nemmeno materiali per stendimento l<strong>in</strong>ee telefoniche.<br />

Il solo Comando di Battaglione disponeva di radio con un<br />

55


nucleo di radiotelegrafisti per i collegamenti col Comando di<br />

Raggruppamento.<br />

Come già detto, la distanza che separava il nostro Comando<br />

dal caposaldo da occupare, era di circa 3 km., percorribili <strong>in</strong><br />

20/25 m<strong>in</strong>uti, ed il Colonnello Biandrate volle che ogni ora<br />

<strong>in</strong>viassi una staffetta per segnalare novità, e l'<strong>in</strong>vio immediato<br />

<strong>in</strong> caso di pericolo per ridurre i tempi. (In caso di imm<strong>in</strong>ente<br />

attacco, avrei potuto lanciare un razzo rosso, con una comune<br />

pistola lanciarazzi, ma anche quell'umile aggeggio mancava<br />

alle nostre dotazioni).<br />

Verso le ore 20 della stessa sera alla testa del mio plotone, che<br />

tra<strong>in</strong>ava piccole slitte cariche di munizioni, bombe a mano, e<br />

vettovagliamento, raggiungemmo la nostra nuova meta:<br />

BRODJ.<br />

Il reparto tedesco era già pronto per la partenza; nel buio della<br />

sera salutammo con brevi cenni del capo i soldati che<br />

lasciavano le loro posizioni rilevati dal mio plotone. Il collega<br />

tedesco mi str<strong>in</strong>se forte la mano, dandomi le ultime<br />

raccomandazioni, e prima di allontanarsi nella scia <strong>dei</strong> suoi,<br />

con un movimento ist<strong>in</strong>tivo e spontaneo mi abbracciò forte,<br />

battendomi con una mano sulla spalla; un attimo dopo spariva<br />

<strong>in</strong>ghiottito dall'oscurità.<br />

Il dest<strong>in</strong>o stabilì che ci saremmo rivisti l'<strong>in</strong>domani, dopo 24<br />

ore, <strong>in</strong> una situazione disperata e drammatica.<br />

Nella notte, per me <strong>in</strong>sonne, effettuai cont<strong>in</strong>ue ispezioni sia<br />

alle vedette, che si alternavano ogni 20 m<strong>in</strong>uti a causa della<br />

rigida temperatura (30/35 gradi sotto zero), sia al rimanente<br />

plotone, accantonato nelle prime ed ultime case del villaggio.<br />

Ripetevo loro, che <strong>in</strong> caso di attacco nemico, dovevano raggiungere<br />

la coll<strong>in</strong>a a cavallo della strada che portava a<br />

Nicolajewka con la massima cautela, stando defilati ai tiri.<br />

Venne l'alba del 20 febbraio ed io ero a pezzi, ma davo <strong>in</strong><br />

parte la colpa alle due precedenti notti passate <strong>in</strong> bianco, alle<br />

fatiche sopportate, ma soprattutto alla forte tensione nervosa<br />

per la grande responsabilità che gravava sulle mie spalle.<br />

Sentivo <strong>in</strong> quel momento, come non mai, tutto il peso del mio<br />

pur piccolo grado di comando.<br />

Alle mie capacità erano affidate le vite <strong>dei</strong> 63 uom<strong>in</strong>i che<br />

guardavano <strong>in</strong> quel frangente ogni mio gesto, eseguendo ogni<br />

56


mio ord<strong>in</strong>e quasi ciecamente, fidandosi e basandosi esclusivamente<br />

sulla stima che avevo saputo conquistarmi.<br />

Eravamo assieme ormai da tre lunghi anni, durante i quali,<br />

giorno dopo giorno, nella crudeltà della guerra avevamo avuto<br />

modo di temprare la nostra amicizia basata sui più alti valori<br />

umani. Sapevo di poter contare <strong>in</strong> ogni momento su di loro<br />

come loro su di me.<br />

Il sole si annunciava con un chiarore lum<strong>in</strong>oso dietro le coll<strong>in</strong>e<br />

di fronte alla nostra posizione; gli uom<strong>in</strong>i raggiungevano<br />

alla spicciolata le posizioni loro assegnate, senza che io li<br />

avessi chiamati; erano ancora assonnati e stanchi, per il<br />

servizio di vedetta, che a turno tutti avevano fatto.<br />

I capisquadra chiamavano gli ultimi ritardatari, mentre i<br />

capiarma, che avevano <strong>in</strong> dotazione fucili mitragliatori (4 <strong>in</strong><br />

tutto il plotone), smontavano l'arma e la ricomponevano<br />

assicurandosi della sua efficienza.<br />

Dopo una simulazione di fuoco le avvolgevano amorevolmente<br />

<strong>in</strong> una coperta da campo per preservarle dal gelo.<br />

Purtroppo non si aveva <strong>in</strong> dotazione nessun olio anticongelante<br />

e gli oli normali a quella rigidissima temperatura gelavano<br />

come acqua.<br />

Qualcuno colto da un dubbio ripeteva l'operazione, nonostante<br />

le mani nude che al contatto del metallo ghiacciato subivano<br />

dolorose bruciature.<br />

Effettuavano la prova e sorridevano alla risposta metallica<br />

dell'otturatore.<br />

Si attendeva battendo i piedi, muovendo le braccia, tentando<br />

di v<strong>in</strong>cere il gelo che ci attanagliava.<br />

I modesti ripari scavati nella neve tipo cupole, ci riparavano<br />

dalla furia di un vento gelido, quando non si era di guardia.<br />

Qualcuno tentava di ammorbidire un pezzo di galletta per poi<br />

masticarla, ma la muffa, di cui l'<strong>in</strong>terno era ripieno, faceva<br />

desistere dall'impresa.<br />

(Dette gallette fatte <strong>in</strong> fretta, senza aver avuto il tempo di<br />

asciugare, spedite <strong>in</strong> Russia con temperature rigidissime,<br />

congelavano, formando una muffa, rendendole immangiabili!<br />

Eppure si f<strong>in</strong>iva per mangiarle...!!). All'improvviso, nel<br />

silenzio <strong>in</strong>naturale che ci circondava, si levò alto un vociare,<br />

si precipitarono tutti al loro posto di combattimento, ed ai loro<br />

57


occhi ed ai miei, apparve uno spettacolo che il tempo non<br />

cancellerà dalla nostra mente. Dalla cresta della coll<strong>in</strong>a di<br />

fronte a noi, apparvero prima le teste, poi il corpo e qu<strong>in</strong>di le<br />

gambe <strong>dei</strong> soldati russi. Era una <strong>in</strong><strong>in</strong>terrotta fila, si tenevano<br />

per mano formando come una catena umana, scandivano<br />

assieme ad alta voce le seguenti frasi che malgrado la distanza<br />

ci arrivavano nitide: « DAVAJ RUSCHI - CICKAI ITALIAN<br />

». A distanza di 30 metri un'altra fila sorgeva dietro la prima,<br />

qu<strong>in</strong>di una terza, una quarta.<br />

Mentre valutavo con la perizia acquisita negli anni la forza<br />

nemica sui 4.000 uom<strong>in</strong>i, chiamai due staffette ed ord<strong>in</strong>ai loro<br />

di recarsi di corsa al Comando di Battaglione, chiedendo<br />

ord<strong>in</strong>i precisi per fronteggiare la tragica situazione. Eravamo<br />

tutti sbalorditi, e pur vedendoli stentavamo a credere.<br />

Ritornai <strong>in</strong> me dando la voce agli uom<strong>in</strong>i e diedi gli ord<strong>in</strong>i di<br />

aprire il fuoco con i fucili mitragliatori, ma a causa del gelo e<br />

per la mancanza di olio anticongelante, solo due armi su<br />

quattro erano efficienti.<br />

Mentre le armi venivano febbrilmente smontate e massaggiate<br />

con le coperte per togliere la pat<strong>in</strong>a di ghiaccio che si era<br />

formata, ord<strong>in</strong>ai di <strong>in</strong>iziare il fuoco con le armi <strong>in</strong>dividuali.<br />

Raccomandavo di non sprecar munizioni, ma mirare bene, e<br />

sparare a colpo sicuro, tanto più che i russi con le loro divise<br />

di colore scuro costituivano un ottimo bersaglio. Erano circa<br />

50 i fucili che sparavano senza sosta, ed i russi, vedendo<br />

cadere i primi colpiti attorno a loro, persero la baldanza<br />

<strong>in</strong>iziale, si fermarono cercando riparo al nostro tiro nei vari<br />

ripari naturali che il terreno offriva loro.<br />

Tr<strong>in</strong>cerati ad una distanza di 500/600 metri, i russi <strong>in</strong>iziarono<br />

a loro volta il tiro con i loro fucili automatici <strong>in</strong> dotazione;<br />

molti di loro prendevano di mira il paese da noi evacuato.<br />

Si notavano, oltre i loro Comandanti, altri <strong>in</strong>dividui che dietro<br />

le truppe <strong>in</strong>citavano quasi m<strong>in</strong>acciando (erano certamente i<br />

commissari politici <strong>in</strong> forza ad ogni reparto russo); così<br />

spronati lasciavano i ripari e riprendevano ad avanzare.<br />

Poiché erano <strong>in</strong> gran numero allo scoperto divenivano facile<br />

bersaglio da parte nostra, ed il terreno era già dissem<strong>in</strong>ato di<br />

caduti.<br />

Nella nostra mente, perché scarse erano le probabilità di so­<br />

58


pravvivere, era stato già accettato il pensiero della nostra f<strong>in</strong>e,<br />

e tale pensiero ci spronava ad esigere un prezzo molto alto per<br />

la nostra vita.<br />

Eravamo sereni, non si sentiva più né il freddo, né la fame che<br />

ci attanagliava lo stomaco e fiduciosi si attendevano i r<strong>in</strong>forzi.<br />

Fra i vari episodi che avvenivano attorno a me, ricordo<br />

questo: avevo mirato ad un soldato russo, ero certo di averlo<br />

colpito mentre cercavo un altro bersaglio, vidi che il colpito si<br />

alzava, mirai nuovamente e cadde ancora, si rialzò, sembrava<br />

avesse sette vite, lo presi di mira ripetutamente, e questa volta<br />

colpito veramente <strong>in</strong> qualche punto vitale, cadde sulla schiena<br />

fendendo l'aria con le gambe, come se stesse pedalando, e più<br />

non si mosse.<br />

Nel frattempo i russi <strong>in</strong>dividuati i nostri centri di tiro, concentravano<br />

la loro massa di fuoco su di noi con maggiore<br />

precisione.<br />

Nel serrato scambio di colpi, vennero colpiti a morte diversi<br />

<strong>dei</strong> miei soldati e molti altri feriti.<br />

A darmi una tenue speranza furono le due staffette, di cui una<br />

ferita, che mi comunicarono che il terzo plotone al comando<br />

del Tenente Tresca e del Serg. Maggiore Buffa, erano a poche<br />

cent<strong>in</strong>aia di metri.<br />

Il Tresca aveva ricevuto l'ord<strong>in</strong>e perentorio di mantenere la<br />

posizione per dare la possibilità al Battaglione di approntare<br />

nell'abitato di Nicolajewka le opportune difese. I r<strong>in</strong>forzi<br />

arrivati erano una goccia d'acqua <strong>in</strong> quel mare di guai.<br />

Cont<strong>in</strong>uando a combattere, notavo che molti russi, sfidando il<br />

nostro tiro, raggiungevano la base del canalone ai piedi del<br />

promontorio dal quale noi si sparava. Tutto ciò mi rendeva<br />

<strong>in</strong>quieto, <strong>in</strong> quanto i russi <strong>in</strong> caso di sortita, superati circa<br />

c<strong>in</strong>quanta metri di ardua pendenza, con un solo lancio di<br />

bombe a mano ci avrebbero sopraffatti. Giunse il plotone di<br />

r<strong>in</strong>forzo, riferii al Ten. Tresca e al Serg. Maggiore Buffa, la<br />

trappola che i russi stavano preparandoci; dopo un rapido<br />

consulto, convenimmo che non vi era altra soluzione, per<br />

ritardare la disfatta, che mentre io col mio plotone coprivo con<br />

un fuoco accelerato, lui con i suoi uom<strong>in</strong>i, strisciando sul<br />

terreno antistante il caposaldo, dovevano raggiungere l'orlo<br />

del costone già con le bombe a mano dis<strong>in</strong>nescate, ed un'altra<br />

59


pronta, e ad un suo cenno, contando f<strong>in</strong>o a otto, avrebbero<br />

lanciato sia la prima che la seconda granata, ritornando subito<br />

dopo verso i nostri ripari. Stabilito che non vi erano altre<br />

possibili soluzioni, gli uom<strong>in</strong>i del Tresca si conv<strong>in</strong>sero, ed<br />

usciti allo scoperto, mentre tutte le mie armi e mitraglie<br />

sparavano accanitamente, <strong>in</strong>iziarono a strisciare cautamente<br />

verso l'obbiettivo. La manovra riuscì <strong>in</strong> pieno, mentre grida e<br />

lamenti si alzavano dal canalone, gli uom<strong>in</strong>i di Tresca<br />

rientravano illesi, unendo il loro tiro al nostro.<br />

Verso le ore 13 giunse l'atteso ord<strong>in</strong>e di ripiegamento: si ritirò<br />

prima il Tresca e successivamente io con i superstiti del<br />

plotone, si <strong>in</strong>dietreggiava ord<strong>in</strong>atamente, cont<strong>in</strong>uando a<br />

sparare, perché i russi, scoperta la manovra di ripiegamento ci<br />

seguivano, f<strong>in</strong>ché giunti <strong>in</strong> prossimità dell'abitato di Ni-<br />

colajewka si arrestarono, <strong>in</strong> quanto le armi leggere e pesanti<br />

del Battaglione, attestate su di un rialzo a fianco del paese, li<br />

prendevano sotto tiro.<br />

Nel combattimento di Brodj caddero da valorosi il Cap. Mag-<br />

goire pontiere Briscese Donato (a cui successivamente fu<br />

concessa la medaglia d'oro al valore militare), i Caporali Cu-<br />

nietti e Moroni, mentre il Caporale Rocca Ferruccio fu ferito.<br />

Altri 26 Pontieri caddero ed i loro corpi furono lasciati sul<br />

terreno per l'impossibilità materiale di seppellirli, molti altri<br />

venero feriti e furono evacuati con noi, e una volta giunti al<br />

Battaglione <strong>in</strong>viati successivamente nelle retrovie. Nella<br />

difesa di Brodj erano periti il 50 % degli effettivi del 4°<br />

plotone.<br />

Io ero rimasto miracolosamente illeso!<br />

Raggiunta Nicolajewka già fortificata a difesa, con ripari di<br />

fortuna dietro a mucchi di neve, r<strong>in</strong>forzate da staccionate,<br />

porte ed altro materiale di circostanza trovati sul luogo, con i<br />

miei soldati rimasti, prendemmo posizione assieme agli altri.<br />

Riuscimmo a mangiare un po' di m<strong>in</strong>estra <strong>in</strong> scatola, ci diedero<br />

un'abbondante razione di cordiale e perf<strong>in</strong>o delle sigarette.<br />

Erano arrivati nella matt<strong>in</strong>ata i pacchi <strong>in</strong>viati dai familiari ed<br />

erano stati portati da Stal<strong>in</strong>o dal Serg. Maggiore Daglio<br />

Oreste.<br />

Verso le ore 15 del 20 febbraio ebbe luogo la nuova offensiva<br />

60


ussa.<br />

Ci difendevamo egregiamente riuscendo a contenere i loro<br />

attacchi. Dopo un'ora di combattimento nuovi r<strong>in</strong>forzi giunsero<br />

ai russi, mentre noi dovevamo lottare con le nostre forze,<br />

che sempre più si assottigliavano, senza alcuna speranza di<br />

r<strong>in</strong>forzi.<br />

Il Colonnello chiese al Comando Mus<strong>in</strong>u l'appoggio di qualche<br />

carro armato per alleggerire la pressione nemica. Ci<br />

vengono promessi.<br />

Frattanto, per sfuggire ad un attacco alla baionetta sferrato dai<br />

russi, arretriamo f<strong>in</strong>o al centro del paese. Si ode uno<br />

sferragliare di c<strong>in</strong>goli. In basso verso la pianura, avvolti nella<br />

foschia, si <strong>in</strong>travedono 4 carri armati alleati che sembra che<br />

vengano verso di noi.<br />

Il Colonnello <strong>in</strong> piedi, pistola alla mano, <strong>in</strong>curante dell'<strong>in</strong>tenso<br />

fuoco nemico ci grida: Pontieri! all'attacco! ancorate ancora<br />

una volta!<br />

Seppure stanchi, laceri, avviliti, come un sol uomo, galvanizzati<br />

dalle sue parole e dall'imm<strong>in</strong>ente arrivo <strong>dei</strong> carri, ci<br />

lanciamo ad occupare le tr<strong>in</strong>cee che avevamo appena abbandonate,<br />

al lancio delle nostre misere bombe a mano. I<br />

m<strong>in</strong>uti <strong>in</strong>tanto passavano! I carri <strong>in</strong>travisti erano svaniti nella<br />

steppa; forse avevano raggiunto un altro reparto <strong>in</strong> condizioni<br />

disperate come noi.<br />

I morti ed i feriti attorno a noi aumentavano; le munizioni<br />

<strong>in</strong>com<strong>in</strong>ciavano a scarseggiare.<br />

Il Colonnello, attraverso la radio, lancia un disperato appello<br />

aff<strong>in</strong>ché <strong>in</strong>vi<strong>in</strong>o r<strong>in</strong>forzi; la risposta che ci giunge rimarrà<br />

storica; testualmente dice: «Resistete ad oltranza con<br />

baionette e bombe a mano. L'Italia lo vuole! ».<br />

Si resiste ancora. Il nemico cerca di <strong>in</strong>filtrarsi sulle coll<strong>in</strong>e alla<br />

destra del paese; vi riesce!<br />

Il Colonnello vista vana ogni ulteriore resistenza contro forze<br />

nemiche soverchiane appoggiate da armi pesanti, ord<strong>in</strong>a a<br />

mal<strong>in</strong>cuore di ritirarsi.<br />

In perfetto ord<strong>in</strong>e e sempre combattendo, si deve raggiungere<br />

la riva del fiume Samara e qu<strong>in</strong>di attraversarlo sfruttando un<br />

ponte di palafitte ancora illeso.<br />

L'attraversamento del fiume, senza disporre di un adeguato<br />

61


fuoco di copertura sulla riva opposta, avrebbe significato la<br />

morte certa per molti di noi.<br />

Ed ecco che, all'improvviso, un reparto tedesco attraversa di<br />

corsa <strong>in</strong> senso <strong>in</strong>verso il ponte, sorpassa la massa <strong>dei</strong> Pontieri<br />

<strong>in</strong> ritirata <strong>in</strong>cuneandosi fra noi ed i russi. Noi si attraversa il<br />

fiume gelato strisciando sullo spesso strato di ghiaccio, per<br />

ridurre al m<strong>in</strong>imo le perdite, poiché il ponte è già bersaglio di<br />

mortai nemici. Vedo il Colonnello Biandrate che si attarda<br />

<strong>in</strong>utilmente, senza decidersi a seguirci, e rimane immobile s<strong>in</strong><br />

quando viene preso di forza dal Serg. Maggiore Caruso e<br />

Daglio, i quali lo aiutano ad attraversare il fiume. Anch'io mi<br />

ero attardato, ma il motivo era un altro. Seguivo con<br />

ammirazione l'opera del Maresciallo tedesco, che con i suoi<br />

uom<strong>in</strong>i arg<strong>in</strong>ava l'avanzata russa. Sdraiato dietro una<br />

mitragliera piazzata su treppiede, sgranava un rosario di morte<br />

aiutato da tre serventi che tenevano i nastri delle munizioni.<br />

Altrettanto facevano i suoi uom<strong>in</strong>i; sembrava che avessero<br />

un'arma <strong>in</strong> ogni mano, tale era il volume di fuoco che si riversava<br />

sul nemico.<br />

Il collega dopo ogni raffica si sposta coll'arma per non costituire<br />

un facile bersaglio, e colpisce dove il nemico è più<br />

numeroso. Sembra un Arcangelo di morte. Ad un tratto,<br />

durante un ennesimo spostamento dell'arma, mi scorge , mi<br />

riconosce, e con la mano mi fa un cenno rassicurante<br />

<strong>in</strong>dicandomi l'altra riva, già sicuro rifugio di molti di noi.<br />

Contraccambio il saluto e mi soffermo sotto l'arcata del ponte<br />

<strong>in</strong>curante della mia <strong>in</strong>columità personale attratto dal fasc<strong>in</strong>o<br />

che emana quella figura di combattente. Vedo i suoi uom<strong>in</strong>i<br />

che uno dopo l'altro cadano attorno a lui e noto con orrore e<br />

stima che se non sono colpiti a morte, con la loro pistola si<br />

tolgono la vita con un coraggio fatalistico per non essere f<strong>in</strong>iti<br />

dai russi.<br />

Sono quasi tutti caduti, rimane lui solo, il nastro è f<strong>in</strong>ito, non<br />

ha più munizioni! Afferra l'arma dal treppiede, l'alza, e con<br />

uno sforzo sovrumano la scaglia verso un gruppo di russi che<br />

cercano di farlo prigioniero.<br />

Accerchiato si dibatte nella mischia f<strong>in</strong>ché, colpito a morte,<br />

cade per non più rialzarsi. Il Battaglione è salvo sull'altra riva.<br />

Il suo sacrificio e quello <strong>dei</strong> suoi uom<strong>in</strong>i è servito a salvare la<br />

62


VITA a tutti noi.<br />

Mi scuoto dal mio torpore, richiamato anche dalla voce <strong>dei</strong><br />

miei soldati, che non comprendono la ragione del mio immobilismo,<br />

mi asciugo una lacrima e raggiungo gli altri.<br />

Sull'altra riva è già attestato il famoso Battaglione di Fanteria<br />

Croato, armato f<strong>in</strong>o ai denti, che ci accoglie e veglia sul<br />

nostro tormentato riposo notturno, nelle case di Gejdjn. Detto<br />

reparto la stessa notte resp<strong>in</strong>ge vari attacchi alla baionetta<br />

sferrati dai russi, con l'<strong>in</strong>tento di sfruttare il successo <strong>in</strong>iziale<br />

delle loro armi.<br />

Questa fu la battaglia delle otto ore, sostenuta dai <strong>pontieri</strong> del<br />

I Battaglione contro forze preponderanti ed equipaggiate con<br />

armi automatiche appoggiate da artiglierie.<br />

63


I buoni Samaritani<br />

Dopo il combattimento di Brodj-Nicolajewka del 20 febbraio<br />

1942 nella valle di Ssamara, al quale il I e IX Battaglione<br />

Pontieri avevano partecipato come componenti della colonna<br />

Mus<strong>in</strong>u dal 28 febbraio al 3 marzo, tutti i reparti erano<br />

rientrati alle loro basi di partenza. Questo racconto si riferisce<br />

al rientro del I Battaglione Pontieri, alla Putilowka, sobborgo<br />

di Stal<strong>in</strong>o.<br />

Al term<strong>in</strong>e di ogni battaglia sorgeva l'<strong>in</strong>grato e delicato compito<br />

di <strong>in</strong>viare alle famiglie <strong>in</strong> patria, il solito telegramma che<br />

annunciava la morte di un loro caro, recapitato dal solito ed<br />

angosciato carab<strong>in</strong>iere, che avrebbe volentieri fatto a meno di<br />

tale mansione.<br />

Il Comando, sulla base delle testimonianze <strong>dei</strong> commilitoni<br />

(ma senza alcuna certezza), compilava la lista con i nom<strong>in</strong>ativi<br />

<strong>dei</strong> caduti, ma molti ancora mancavano all'appello, e<br />

non si conosceva la sorte toccata ai feriti e dispersi. Occorreva<br />

qu<strong>in</strong>di recarsi al più presto a Brodj e a Nicolajewka, distanti<br />

da Stal<strong>in</strong>o oltre 150 km., per chiarire tale lacuna e rendersi<br />

conto sul posto della situazione degli assenti.<br />

Dalle notizie pervenute dal Comando CSIR e dai comandi<br />

alleati, risultava che la zona era ancora considerata « terra di<br />

65


nessuno » anche se i tedeschi avevano riconquistato le<br />

posizioni da noi abbandonate, ricacciando le truppe russe al di<br />

là delle coll<strong>in</strong>e di Brodj.<br />

Malgrado la situazione fosse <strong>in</strong>certa, il Comando di Battaglione<br />

organizzò la spedizione.<br />

Da un nostro reparto di artiglieria ci fu concesso l'uso di un<br />

automezzo c<strong>in</strong>golato atto a viaggiare sulla neve e nel fango;<br />

ad esso si agganciò uno slittone usato per trasportare carichi<br />

volum<strong>in</strong>osi; sopra vennero caricate delle croci e l'equipaggiamento<br />

<strong>dei</strong> membri della spedizione.<br />

Le croci erano state costruite nell'offic<strong>in</strong>a mobile del Battaglione.<br />

Facevano parte del gruppo il S. Ten. medico Pozzi Giuseppe<br />

di Milano, il Cappellano militare 1 , il Serg. Maggiore Basile<br />

Angelo di Modena e sedici Pontieri, scelti due per ogni plotone<br />

delle due compagnie del Battaglione.<br />

Tale scelta era necessaria perché più facile e sicura risultava<br />

l'identificazione degli assenti che erano stati per oltre tre anni<br />

assieme nello stesso plotone, nella stessa Compagnia.<br />

Si partì all'alba, e dopo due giorni di viaggio si giunse a<br />

Petrowka n. 2 dove <strong>in</strong>contrammo un reparto tedesco che ci<br />

fermò, spiegandoci che sia Nicolajewka, davanti a noi, sia<br />

Brodj, ai piedi delle coll<strong>in</strong>e, erano disabitate <strong>in</strong> quanto distrutte<br />

dal fuoco. Comunque, la zona circostante era ancora<br />

molto pericolosa.<br />

Infatti la notte precedente, una loro pattuglia era stata sorpresa<br />

dai russi e non era più rientrata alla base. Di giorno vi era una<br />

relativa calma e le due parti avverse si tolleravano, forse per<br />

riorganizzarsi.<br />

A nostra volta chiedemmo notizie <strong>dei</strong> caduti <strong>italiani</strong> e venimmo<br />

a sapere che il reparto che presidiava Petrowka prima<br />

di loro, avevano seppellito <strong>in</strong> una fossa comune, pochi giorni<br />

dopo il combattimento, i caduti <strong>italiani</strong> trovati nella zona e ciò<br />

si era reso possibile solo dopo avere ben presidiato la zona<br />

delle coll<strong>in</strong>e, per avere a disposizione il tempo necessario alla<br />

bisogna; qu<strong>in</strong>di si erano a loro volta ritirati.<br />

I due paesi abbandonati, fungevano da cusc<strong>in</strong>etto alle due<br />

1) Don Anton<strong>in</strong>o de Michele – 831 Ospedale da campo.<br />

66


forze nemiche.<br />

Aggiunsero che la fossa era situata all'<strong>in</strong>izio del paese di Nicolajewka,<br />

ma che era troppo rischioso recarvisi per esumare<br />

le salme.<br />

Solo dopo molte <strong>in</strong>sistenze da parte nostra, e la irrevocabile<br />

determ<strong>in</strong>azione di portare a term<strong>in</strong>e l'opera, il Comandante<br />

della compagnia tedesca, non solo diede il nulla osta al proseguimento<br />

del nostro triste compito, ma, facendosi moralmente<br />

partecipe, dispose che l'<strong>in</strong>domani matt<strong>in</strong>a avrebbe dislocate<br />

due pattuglie armate di mortai, <strong>in</strong> posizioni tali da<br />

permettere <strong>in</strong> caso di attacco russo, il nostro rientro <strong>in</strong> Pe-<br />

trowka n. 2.<br />

La notte trascorse tranquilla e al matt<strong>in</strong>o, mentre il Cappellano<br />

ed il S. Ten. Pozzi, con otto uom<strong>in</strong>i e l'aiuto delle donne<br />

del paese (uniche rimaste sul luogo) <strong>in</strong>iziavano lo scavo per<br />

ricuperare le salme, io con il trattore e la slitta carica di badili<br />

e picconi, dopo aver scelto un soldato di ciascun plotone, mi<br />

recai verso Nicolajewka.<br />

Come ci era stato precisato, all'<strong>in</strong>izio del paese, prima ancora<br />

di entrare <strong>in</strong> esso, scorgemmo come un terrapieno, sul quale<br />

era <strong>in</strong>fissa una stele <strong>in</strong> legno con la seguente dicitura: « Qui<br />

riposano 39 soldati <strong>italiani</strong> ».<br />

Immediatamente scesi dal c<strong>in</strong>golato, imitato dagli altri e radunati<br />

attorno alla fossa, sostammo <strong>in</strong> silenzio tutti assieme;<br />

ist<strong>in</strong>tivamente per rispetto facemmo il segno della croce, ed <strong>in</strong><br />

quegli attimi nella nostra mentre si recitò una preghiera. Non<br />

potevamo attardaci; col b<strong>in</strong>ocolo avuto <strong>in</strong> prestito dal<br />

Comandante tedesco mi assicurai che le pattuglie di copertura<br />

fossero al loro posto.<br />

Infatti erano <strong>in</strong> posizione defilata agli sguardi <strong>dei</strong> russi che<br />

distavano da noi 3/4 chilometri circa <strong>in</strong> l<strong>in</strong>ea d'aria.<br />

Iniziammo a scavare con la massima attenzione sul terrapieno,<br />

usando la precauzione di smuovere la terra gelata dall'alto.<br />

Ad un tratto uno degli uom<strong>in</strong>i smise di scavare. Fece un cenno<br />

ai compagni ed essi compresero; accorsero presso di lui e<br />

deposti gli attrezzi <strong>in</strong>iziarono a scavare il terreno delicatamente<br />

con le mani, nel punto <strong>in</strong>dicato.<br />

Solo un leggero strato di terra alto 30/40 centimetri ricopriva<br />

la prima salma, liberata completamente. Fu presa da molte<br />

67


mani pietose e adagiata sulla nostra slitta. Il caduto aveva<br />

ancora sulla testa l'elmetto ed il passamontagna.<br />

Era rimasto rigidissimo, <strong>in</strong> quanto appena deceduto, la bassissima<br />

temperatura del giorno del combattimento l'aveva<br />

congelato e così era rimasto <strong>in</strong>tatto per oltre trenta giorni,<br />

come se il tempo per lui si fosse pietosamente fermato al<br />

momento della sua morte.<br />

Il viso era irriconoscibile, non perché deformato dalla morte<br />

ma soltanto perché era sporco di terra.<br />

V<strong>in</strong>cendo quel senso di timore e di riverenza che si prova<br />

sempre davanti ad un morto e facendomi coraggio perché<br />

andava fatto, mi <strong>in</strong>g<strong>in</strong>occhiai davanti a lui, e con l'aiuto di una<br />

pezzuola e con le mani, ripulii quel volto che era stato uno di<br />

noi.<br />

I soldati nel frattempo avevano fatto circolo attorno a me, ed<br />

io aiutato da loro nell'identificazione riuscii a dare un nome a<br />

quel corpo: era il Caporale Moroni, appartenente al mio<br />

plotone, caduto a Brodj a tre chilometri dal luogo ove noi ci<br />

trovavamo.<br />

Scrissi il nome su di un foglietto e l'appuntai al bavero del suo<br />

cappotto. Richiamando gli uom<strong>in</strong>i, che erano rimasti<br />

ammutoliti, notai che i loro volti erano rigati di pianto e le<br />

loro lacrime erano rimaste gelate appena fuori dagli occhi.<br />

Udendo le mie parole passarono le mani guantate sul loro<br />

volto per togliere quei ghiaccioli dagli occhi, e mentre due di<br />

loro sistemavano meglio il corpo sulla slitta, altri cont<strong>in</strong>uavano<br />

a portare alla luce altre salme.<br />

Il secondo fu Vassena di Valmadrera! quante volte le sue<br />

mani avevano toccato i miei capelli e quelli di tanti altri di<br />

noi.<br />

Da civile era parrucchiere per signora e si divertiva a farci le<br />

onde con le dita ed un semplice pett<strong>in</strong>e.<br />

Qu<strong>in</strong>di il Cap. Maggiore Briscese Donato di Canosa di Puglia,<br />

Catalani, Magni, il Sergente Miglietta e Marotta, e molti altri<br />

di cui conosco i nomi.<br />

I corpi erano stati adagiati nella fossa dalle mani pietose<br />

(perché no!!) <strong>dei</strong> camerati tedeschi, <strong>in</strong> file di dieci ciascuno su<br />

quattro o c<strong>in</strong>que strati, i loro corpi non emanavano nessun<br />

odore, il terreno ghiacciato f<strong>in</strong>o a tre metri di profondità, li<br />

68


aveva preservati.<br />

Il riconoscimento procedeva a rilento e con molte difficoltà<br />

nonostante avessi portato un soldato di ogni nucleo.<br />

Qualche volto deformato poteva avere un nome solo attraverso<br />

il riconoscimento di un maglione, di una sciarpa, che i<br />

genitori avevano <strong>in</strong>viato con la posta, ed essi se ne erano<br />

pavoneggiati con gli amici.<br />

Parte delle difficoltà nel riconoscimento, erano dovute al fatto<br />

che il nostro Comando (come altri, poiché così era la regola)<br />

aveva ritirato a tutti quelli che si recavano <strong>in</strong> l<strong>in</strong>ea il portafogli<br />

e qualsiasi altro documento atto a identificare il reparto di<br />

appartenenza <strong>in</strong> caso si fosse caduti prigionieri. I comandi<br />

confidavano solo nel piastr<strong>in</strong>o di riconoscimento, contenente:<br />

cognome, nome, numero di matricola, e Distretto di<br />

appartenenza.<br />

Ma ahimè! Detto piastr<strong>in</strong>o nessuno l'aveva più! Il motivo?<br />

presto detto. Poiché doveva essere sempre al collo appeso a<br />

una grossa catenella di metallo, ci dava un tremendo fastidio,<br />

irritando la pelle e come se non bastasse, appena al caldo,<br />

microscopici pidocchi di vari colori non davano al nostro<br />

corpo nessuna tregua e pur addormentati per la stanchezza,<br />

eravamo sempre <strong>in</strong> movimento con le mani per grattarci, <strong>in</strong><br />

special modo attorno al collo, costr<strong>in</strong>gnedoci a toglierci la<br />

catenella col relativo piastr<strong>in</strong>o.<br />

Era meglio che il nostro nome fosse stato tatuato sul corpo;<br />

sarebbe stato certamente più sicuro e più igienico!<br />

Contro quei pidocchi solo il freddo dell'aperto ci era di sollievo;<br />

<strong>in</strong>fatti sembrava che si addormentassero. D'altronde<br />

erano mesi che il nostro corpo aveva dimenticato cosa fosse il<br />

piacere igienico di un buon bagno caldo o freddo!<br />

Fra i nostri caduti se ne trovarono c<strong>in</strong>que appartenenti al IX<br />

Battaglione. Il loro riconoscimento avvenne attraverso buste<br />

da lettera che essi avevano conservato forse per farne cart<strong>in</strong>e<br />

per sigarette, <strong>in</strong> quanto erano di carta molto leggera. Ad una<br />

salma, per una sorprendente somiglianza, fu attribuito<br />

erroneamente il nome di Str<strong>in</strong>ati Alfredo di Piacenza; egli <strong>in</strong><br />

effetti compariva anche fra i nom<strong>in</strong>ativi degli assenti del<br />

Battaglione. (A distanza di tempo, dopo il nostro rientro, egli<br />

fece ritorno <strong>in</strong> patria).<br />

69


Era stato fatto prigioniero dai russi, e dopo oltre un anno di<br />

prigionia, per una puntata nelle retrovie nemiche da parte di<br />

truppe tedesche, egli era stato liberato <strong>in</strong>sieme ad altri <strong>italiani</strong>.<br />

Ancora oggi, a distanza di 34 anni, penso ogni tanto chi poteva<br />

essere quell'ignoto pontiere, scambiato per Str<strong>in</strong>ati.<br />

Non appena la slitta fu caricata con circa qu<strong>in</strong>dici salme,<br />

ord<strong>in</strong>ai di smettere il lavoro per ritornare a Petrowka n. 2.<br />

Feci prendere posto agli uom<strong>in</strong>i sull'articolato e ci avviammo,<br />

non senza prima aver segnalato a mezzo di un razzo verde<br />

sparato dall'apposita pistola, alle due pattuglie tedesche che<br />

avevano vegliato sulla nostra sicurezza, il nostro rientro.<br />

Giunti <strong>in</strong> prossimità del ponte di legno che attraversa il fiume<br />

Ssamara, lungo una c<strong>in</strong>quant<strong>in</strong>a di metri, proprio mentre<br />

tiravo un sospiro di sollievo per essere arrivato sano e salvo,<br />

un sibilo, subito seguito da altri due, squarciò l'aria e ruppe il<br />

silenzio della steppa.<br />

L'autista ist<strong>in</strong>tivamente accelerò e tutti noi a bordo del mezzo,<br />

per abitud<strong>in</strong>e, ci <strong>in</strong>curvammo nelle spalle, mentre i tre colpi di<br />

artiglieria caddero nel fiume a pochi metri da noi.<br />

Ma fortunatamente, vuoi perché caduti nel fiume, vuoi perché<br />

nel fiume c'era più fango che acqua, i colpi non esplosero.<br />

I russi, che per tutta la matt<strong>in</strong>ata avevano seguito certamente<br />

col b<strong>in</strong>ocolo il nostro lavoro senza disturbarci, si facevano<br />

vivi proprio mentre noi eravamo <strong>in</strong> transito sopra quel ponte,<br />

punto obbligato. Solo la rapida accelerata ci aveva portati a<br />

tempo fuori tiro.<br />

Solo dell'acqua e del fango ci aveva raggiunti ed <strong>in</strong>zaccherati<br />

tutti.<br />

Raggiungemmo Petrowka n. 2 dove sia i nostri che i tedeschi<br />

erano <strong>in</strong> allarme per quella <strong>in</strong>terruzione tacita della tregua.<br />

Nel paese il lavoro procedeva e pur con il terreno ghiacciato<br />

lo scavo si approfondiva; gli uom<strong>in</strong>i e le donne rimasti lavoravano<br />

di buona lena, senza un attimo di sosta.<br />

Quando arrivarono le salme gli uom<strong>in</strong>i e le donne sostarono<br />

raccolti <strong>in</strong> muta preghiera imitati dagli uom<strong>in</strong>i delle pattuglie<br />

che erano rientrate per altre strade alla base.<br />

Il Cappellano diede a quei corpi la prima benedizione, recitando<br />

la liturgia del caso; qu<strong>in</strong>di, <strong>in</strong>terrotto il lavoro, si<br />

coprirono alla meglio con teli da tenda i morti che erano stati<br />

70


scaricati dalla slitta.<br />

Sia io che i soldati che avevo portato con me, forse a causa<br />

dell'operazione di riesumazione, forse per la stanchezza, o per<br />

lo spavento provato nel valicare il ponte battuto dall'artiglieria<br />

russa, avevamo dimenticato i morsi della fame e solo<br />

l'<strong>in</strong>sistenza <strong>dei</strong> camerati ci consentì di mangiare una m<strong>in</strong>estra<br />

<strong>in</strong> scatola e mezza galletta.<br />

Term<strong>in</strong>ato il frugale pasto convenimmo sull'impossibilità di<br />

ritornare sul luogo per effettuare un secondo carico, sia per<br />

mancanza di sicurezza, <strong>in</strong> quanto le pattuglie tedesche sarebbero<br />

ritornate solo all'<strong>in</strong>domani, sia perché vi erano ancora<br />

poche ore di luce a disposizione; qu<strong>in</strong>di decisi di aiutare con<br />

la mia squadra la cont<strong>in</strong>uazione dello scavo dando cristiana<br />

sepoltura alle salme recuperate per la seconda volta.<br />

Così si fece; accanto ad ogni salma veniva collocata una bottiglietta<br />

contenente le generalità ed appena coperto di terra si<br />

piantava sopra di essa una croce di legno con <strong>in</strong>ciso il nome e<br />

mettendo il relativo elmetto appoggiato alla sommità del<br />

segno di Cristo.<br />

All'<strong>in</strong>domani ritornai; stesso luogo, stesso carico. Sulla via del<br />

ritorno, sapendomi seguito dagli sguardi <strong>dei</strong> russi, prima del<br />

ponte mi soffermai dietro un piccolo avvallamento defilato ai<br />

loro sguardi; qu<strong>in</strong>di dopo una breve sosta, lanciando alla<br />

massima velocità il trattore, passai improvvisamente il ponte,<br />

confidando nella sorpresa. Lo stratagemma riuscì ed i colpi<br />

giunsero solo dopo che noi eravamo già al sicuro nell'abitato.<br />

Esso riuscì anche la seconda ed ultima volta nonostante che i<br />

russi fossero all'erta durante il viaggio di andata.<br />

Nel pomeriggio ci dedicammo <strong>in</strong>teramente al completamento<br />

del cimitero di guerra. Il lavoro ci impegnò f<strong>in</strong>o a notte<br />

<strong>in</strong>oltrata e tutto il giorno seguente.<br />

Riesumammo anche la salma del S. Ten. Filippo Nicolai, di<br />

Capranica trovata nell'abitato di Petrowka n. 2; giaceva quasi<br />

a fìl di terra e ci fu <strong>in</strong>dicata da alcune donne del luogo.<br />

A lavoro ultimato, verso sera, <strong>in</strong>quadrati con una rappresentanza<br />

di soldati tedeschi e di quasi tutte le donne del paese<br />

con i bamb<strong>in</strong>i, il Cappellano disse una breve messa, benedicendo<br />

e consacrando quel terreno che custodiva, ormai per<br />

sempre, i nostri amici e commilitoni.<br />

71


Il Cappellano r<strong>in</strong>graziò per tutti noi le donne e affidò alla loro<br />

pietà il luogo!<br />

Molte di esse chiesero ed ottennero la comunione, qualcuna<br />

fece battezzare qualche bimbo <strong>in</strong> mezzo ad una commozione<br />

generale.<br />

Il S. Ten. Pozzi r<strong>in</strong>graziò il Comandante tedesco ed i suoi<br />

uom<strong>in</strong>i che avevano collaborato al recupero delle salme vegliando<br />

sulla nostra <strong>in</strong>columità durante il lavoro.<br />

Quella sera, nel tepore delle case russe, ci addormentammo<br />

stanchissimi, ma tranquilli.<br />

Cont<strong>in</strong>uavano a vegliare il nostro sonno i camerati tedeschi,<br />

che con le loro bianche casacche sulle divise brune, facevano<br />

buona guardia, confondendosi con il bianco immacolato della<br />

neve che ricopriva ogni cosa.<br />

All'alba, mentre un pallido sole faceva dissolvere le nebbie<br />

della notte, caricammo i nostri effetti personali sulla slitta.<br />

Term<strong>in</strong>ate queste operazioni ci recammo al cimitero per porgere<br />

un estremo saluto ai commilitoni.<br />

Molte donne russe erano già sul luogo, e prima della nostra<br />

def<strong>in</strong>itiva partenza ci dissero: italiansch carasciò (cioè <strong>italiani</strong><br />

bravi).<br />

Forse alludevano al lavoro da noi svolto con il massimo impegno<br />

e con tanto amore cristiano.<br />

Iniziammo il viaggio di ritorno, ma non appena fuori del<br />

paese i russi con malvagità e cattiveria, <strong>in</strong>iziarono un sistematico<br />

bombardamento con i grossi calibri sul nostro cimitero.<br />

Risparmiavano solo il paese <strong>in</strong> quanto ancora abitato da donne<br />

e bamb<strong>in</strong>i, russi come loro.<br />

Dall'alto di una balca noi si assisteva impotenti e sgomenti a<br />

tale scempio, e mentre il tiro cont<strong>in</strong>uava <strong>in</strong>cessante, riprendemmo<br />

il nostro camm<strong>in</strong>o, dando libero sfogo ai nostri<br />

sentimenti.<br />

In quel momento nessuno di noi si vergognava di non sapere<br />

frenare le lacrime che ci venivano dal cuore.<br />

Come ricordo del piccolo cimitero ci rimaneva soltanto qualche<br />

fotografia ed uno schizzo a matita, mentre i superstiti <strong>dei</strong><br />

due Battaglioni Pontieri ricorderanno gli amici che giacciono<br />

nell'eterno sonno <strong>in</strong> terra straniera, con una messa <strong>in</strong> suffragio<br />

72


che si celebra il 20 febbraio di ogni anno, s<strong>in</strong>o a a quando<br />

l'ultimo Pontiere superstite non avrà raggiunto, nel paradiso<br />

degli Eserciti, coloro che lo precetterò.<br />

Sergente Maggiore Pontiere Angelo Basile - I°Battaglione<br />

Fronte Russo - 20 Febbraio 1942 - Brodj Nicolajewka<br />

In attesa di portare a term<strong>in</strong>e il triste compito!<br />

73


Pontieri panettieri alla ribalta<br />

Erano parecchi mesi che si mangiava soltanto scatolette di<br />

carne, pesce <strong>in</strong> scatola e l'eterna galletta. Rare volte avevamo<br />

gustato un rancio caldo, mentre la galletta era<br />

immancabilmente distribuita. I nostri denti com<strong>in</strong>ciavano a<br />

risentirne. Benché messa a mollo nel brodo, o nel caffè del<br />

matt<strong>in</strong>o, rimaneva sempre dura procurando agli angoli della<br />

bocca <strong>dei</strong> dolorosi tagli.<br />

Fortunatamente si era <strong>in</strong> piena estate e l'<strong>in</strong>terno non presentava<br />

tracce di muffa, essendo ancora asciutta. La necessità<br />

aguzza l'<strong>in</strong>gegno; <strong>in</strong>fatti durante l'avanzata notammo che nelle<br />

campagne erano depositati <strong>dei</strong> covoni di grano, che si<br />

stendevano a perdita d'occhio attorno ai centri abitati.<br />

Fra un paese e l'altro, distanti a volte 30/35 chilometri, il<br />

terreno era <strong>in</strong>colto, mentre la parte coltivata era nella immediata<br />

periferia degli abitati, per qualche breve tratto. Il<br />

grano era stato mietuto, come di consueto, nell'epoca adatta,<br />

ma a causa delle ostilità e alla rapida avanzata nell'Ucra<strong>in</strong>a<br />

delle truppe italo-tedesche, queste avevano sconvolto ciò che<br />

era alla base dell'agricoltura russa; cioè i colcos, un tipo di<br />

cooperative al servizio dello Stato. Esse, senza più guida per<br />

la fuga <strong>dei</strong> dirigenti, si erano dissolte.<br />

Perciò ora i covoni erano là al sole cocente da oltre due mesi<br />

senza padroni, <strong>in</strong> attesa che i tedeschi organizzassero a loro<br />

76


volta la vita nei villaggi e paesi.<br />

Bisognava <strong>in</strong>fatti provvedere al più presto, altrimenti le prime<br />

piogge avrebbero fatto marcire tutto, portando la fame e la<br />

carestia alle popolazioni e alle truppe di occupazione. Il<br />

nostro Comando, durante una sosta di alcuni giorni nella<br />

località di Pavlograd. aveva fatto trebbiare dai prigionieri<br />

russi <strong>in</strong> nostra custodia un buon quantitativo di grano all'uso<br />

antico.<br />

Si stendeva un grande telo sul terreno, ammucchiando diversi<br />

covoni sullo stesso e con delle verghe si batteva sul mucchio<br />

<strong>in</strong> modo che i chicchi si staccassero dalle spighe mature.<br />

I prigionieri, <strong>in</strong> massima parte contad<strong>in</strong>i, erano avvezzi a quel<br />

modo di procedere <strong>in</strong> quanto quello era il sistema da loro<br />

praticato.<br />

Giravano attorno al mucchio e ad ogni passo battevano sui<br />

covoni, cantando le loro nenie e canzoni popolari che si tramandavano<br />

da padre <strong>in</strong> figlio, attraverso secoli <strong>in</strong> quelle sagre<br />

contad<strong>in</strong>e.<br />

Messi <strong>in</strong> funzione diversi posti di battitura, dopo due giorni di<br />

lavoro avevamo recuperato circa c<strong>in</strong>quanta qu<strong>in</strong>tali di grano<br />

già depurato dallo scorie della spiga.<br />

Il passo successivo del Comando fu il censimento di oltre<br />

venti panettieri selezionati dai ruol<strong>in</strong>i delle due compagnie,<br />

che già da civili lavoravano come panettieri, mentre un nostro<br />

Serg. Maggiore girava tutta la zona circostante per r<strong>in</strong>tracciare<br />

un mul<strong>in</strong>o ancora funzionante.<br />

Ricerca <strong>in</strong>dubbiamente assai ardua, <strong>in</strong> quanto tutto ciò che<br />

poteva essere utilizzato dal nemico, i russi l'avevano distrutto.<br />

Fortunatamente <strong>in</strong> una zona fuori mano all'<strong>in</strong>izio della steppa,<br />

vic<strong>in</strong>o ad un corso d'acqua, le ricerche furono coronate da<br />

successo e si riuscì a trovarne uno efficiente, e mentre il<br />

Battaglione, per ord<strong>in</strong>e sopraggiunto, proseguiva la sua marcia,<br />

il gruppo formato dai panettieri, con tre autocarri a disposizione<br />

e relativi carri-barca, su cui erano caricati i barconi,<br />

raggiungevano ad oltre quaranta chilometri il mul<strong>in</strong>o.<br />

Giunti sul luogo vedemmo un cent<strong>in</strong>aio di persone tra donne,<br />

vecchi e fanciulli, che al sole attendevano pazientemente il<br />

loro turno per far mac<strong>in</strong>are il grano <strong>in</strong> loro possesso, contenuto<br />

<strong>in</strong> bisacce e piccoli sacchi.<br />

77


Ciascuno disponeva di circa venti chili o poco più, e molti di<br />

essi avevano fatto dec<strong>in</strong>e di chilometri a piedi per poterlo<br />

mac<strong>in</strong>are; altri ancora attendevano da qualche giorno il loro<br />

turno.<br />

Il nostro graduato entrò nel mul<strong>in</strong>o, parlò col proprietario, ed<br />

avvalendosi sia della legge di guerra che della promessa di<br />

diversi qu<strong>in</strong>tali di grano <strong>in</strong> regalo, lo conv<strong>in</strong>se a mac<strong>in</strong>are<br />

immediatamente il nostro con la massima sollecitud<strong>in</strong>e. Ci<br />

dispiaceva s<strong>in</strong>ceramente per la folla che attendeva da qualche<br />

giorno il loro turno, ma non potevamo fare altrimenti. Aiutato<br />

dai miei compagni pratici di quel lavoro, si <strong>in</strong>iziò l'opera,<br />

cont<strong>in</strong>uata per tutta la notte.<br />

Due giorni durò la mac<strong>in</strong>azione, al term<strong>in</strong>e della quale requisimmo<br />

molti sacchi che servirono a contenere la far<strong>in</strong>a<br />

ottenuta.<br />

Chiedemmo al mugnaio l'ubicazione di un forno e venimmo a<br />

sapere che uno si trovava a circa c<strong>in</strong>quanta chilometri, sempre<br />

che non fosse distrutto.<br />

Si raggiunse <strong>in</strong> serata la località <strong>in</strong>dicata e, passando vic<strong>in</strong>o ad<br />

un fabbricato, più che vedere sentimmo nell'aria il caratteristico<br />

profumo del pane appena sfornato. Eravamo qu<strong>in</strong>di<br />

certi che si trattasse del forno segnalato e sul luogo vi erano<br />

già <strong>dei</strong> soldati romeni. Fermati gli autocarri si scese tutti<br />

quanti e si entrò. Nel fabbricato notammo, con grande<br />

sollievo, una fila di quattro forni <strong>in</strong> buono stato d<br />

funzionamento. I soldati romeni <strong>in</strong>contrati avevano avuto la<br />

nostra stessa idea e avevano appena term<strong>in</strong>ato il lavoro e si<br />

acc<strong>in</strong>gevano ad andarsene.<br />

Appena saputo il motivo della nostra fermata ci regalarono un<br />

buon quantitativo di lievito, da loro avanzato, qu<strong>in</strong>di ci<br />

salutarono, aggiungendo che il luogo non aveva nessun proprietario<br />

civile.<br />

Trovammo molti tavoli di lavoro: ripiani per appoggiare<br />

le forme del pane, pale ed altri utensili.<br />

Per affrettare il ritmo di lavoro organizzammo tre squadre<br />

che a turni alterni si davano il cambio, lavorando anche la<br />

notte.<br />

Mentre alcuni badavano ai forni, altri a dorso nudo, per<br />

maggiore libertà, impastavano le far<strong>in</strong>e, e gli autisti e<br />

78


meccanici si adoperavano per procurare la legna demolendo<br />

gli steccati di un gruppo di case poco distanti. Il lavoro più<br />

<strong>in</strong>grato era quello di att<strong>in</strong>gere acqua dal pozzo. Dopo alcune<br />

ore di lavoro il primo pane fu sfornato e, malgrado la fame<br />

arretrata, e il profumo <strong>in</strong>vitante, non ne abusammo<br />

assaggiandolo con moderazione <strong>in</strong> quanto sapevamo che era<br />

pericoloso fare <strong>in</strong>digestione, nelle nostre condizioni di<br />

denutrizione.<br />

Cont<strong>in</strong>uammo a fare delle forme di grandi dimensioni del<br />

peso di circa due chili, riuscendo prima di sera a riempire il<br />

primo barcone che venne protetto con l'apposito telo, aff<strong>in</strong>ché<br />

si mantenesse il più fragrante possibile. Incoraggiati dal primo<br />

successo, si cont<strong>in</strong>uò più speditamente aiutati anche da coloro<br />

che avrebbero dovuto fare i turni seguenti, mentre noi del<br />

primo turno si era restii a lasciare il lavoro nonostante che il<br />

turno fosse scaduto. Non più abituati a quel ritmo, ci<br />

sentivamo dopo aver impastata far<strong>in</strong>a per oltre otto ore,<br />

braccia, reni e gambe doloranti, a tal punto da non riuscire più<br />

a muoverci. Decidemmo qu<strong>in</strong>di di metterci a dormire, per<br />

essere riposati alla ripresa del nostro turno pensando con<br />

soddisfazione al lavoro già fatto.<br />

Al nostro risveglio, senza attendere come stabilito il nostro<br />

turno, <strong>in</strong>com<strong>in</strong>ciammo pian piano ad aiutare gli altri, f<strong>in</strong>ché<br />

presi dal desiderio di far presto, ci <strong>in</strong>tegrammo con le altre<br />

squadre.<br />

Le ore passavano ed il lavoro progrediva a vista d'occhio,<br />

eravamo felici e contenti e ci scambiavamo battute scherzose,<br />

gli unici che borbottavano erano gli autisti che avevano<br />

l'<strong>in</strong>carico di att<strong>in</strong>gere acqua dal pozzo.<br />

Effettivamente il loro compito era faticoso, anche se il pozzo<br />

non era tanto profondo, ma benché stanchi e con cont<strong>in</strong>ui<br />

battibecchi fra loro, non ci fecero mai mancare l'acqua. Al<br />

term<strong>in</strong>e di quarantotto ore di lavoro <strong>in</strong><strong>in</strong>terrotto, i tre barconi e<br />

le tre motrici traboccanti di pane e di far<strong>in</strong>a rimasta furono<br />

caricati. E poiché era già sera <strong>in</strong>oltrata, decidemmo di riposare<br />

<strong>in</strong> loco stabilendo la partenza per le prime ore dell'<strong>in</strong>domani.<br />

Come convenuto all'alba si partì, assaporando <strong>in</strong> cuor nostro<br />

la gioia della sorpresa che avremmo fatto ai nostri commilitoni.<br />

79


Dovevamo percorrere oltre centoc<strong>in</strong>quanta chilometri su di<br />

una strada polverosa e dissestata, e malgrado la nostra premura,<br />

ci si doveva accontentare di mantenere una media di<br />

circa 20/25 km. all'ora.<br />

In alcuni tratti si doveva procedere a passo d'uomo per poter<br />

superare reparti <strong>italiani</strong>, che benché appartenessero, sulla carta<br />

a truppe autoportate, si trasportavano, poveretti, con le loro<br />

gambe sotto un sole cocente, mentre i loro passi sollevavano<br />

una polvere rossiccia che li avvolgeva trasformandoli <strong>in</strong><br />

pietose maschere.<br />

Nel sorpassarli si esitava pers<strong>in</strong>o di rispondere ai loro saluti<br />

timorosi di dover aderire a qualche loro richiesta di pane, dal<br />

momento che l'<strong>in</strong>confondibile profumo che emanava, non si<br />

poteva nascondere.<br />

Guai! se avessimo ceduto alle loro richieste, come cavallette<br />

affamate non avrebbero lasciato nemmeno le briciole di quel<br />

pane.<br />

Il nostro cuore ne soffriva, ma si dovette convenire che era<br />

giocoforza agire a quel modo, dal momento che si trattava di<br />

colonne composte da migliaia di uom<strong>in</strong>i, e che <strong>in</strong> ogni caso<br />

non sarebbe bastato per tutti.<br />

Alla domanda di qualche ufficiale, circa la nostra dest<strong>in</strong>azione.<br />

si rispondeva facendo il nome di qualche ospedale, ricordando<br />

che per ord<strong>in</strong>e del Generale Messe, qualora fosse<br />

possibile, ai feriti doveva essere dato il pane e non la galletta.<br />

Con cenni della testa essi ne convenivano, e noi si passava<br />

oltre.<br />

Verso sera raggiungemmo f<strong>in</strong>almente la nostra colonna, accolti<br />

da grida di gioia.<br />

La notizia del nostro arrivo si spandeva a macchia d'olio e<br />

anche il nostro Colonnello Biandrate non riusciva a nascondere<br />

la sua <strong>in</strong>tima soddisfazione.<br />

Con il massimo ord<strong>in</strong>e e discipl<strong>in</strong>a si fece l'adunata del Battaglione,<br />

a compagnie ben dist<strong>in</strong>te (non mancava nessuno).<br />

Con i ruol<strong>in</strong>i alla mano i vari furieri chiamavano gli uom<strong>in</strong>i,<br />

che rispondendo presente, uscendo dai ranghi ricevevano la<br />

loro razione di mezza pagnotta, di quasi un chilo. Componenti<br />

di altri reparti, adiacenti al nostro, con cupidi- già si erano<br />

timidamente avvic<strong>in</strong>ati, non parlavano, ma la espressione <strong>dei</strong><br />

80


loro visi e il luccichio degli occhi parlavano e chiedevano per<br />

loro.<br />

Sono certo (perché lo feci anch'io) che il soldato italiano e <strong>in</strong><br />

quel caso il Pontiere, ha certamente dato ad essi, parte del<br />

proprio pane.<br />

A distribuzione ultimata rimase ancora parecchio pane e ciò<br />

permise, per oltre dieci giorni, di alternarlo con la solita<br />

galletta.<br />

I panettieri ebbero il loro momento di celebrità, che durò<br />

f<strong>in</strong>ché durò il pane.<br />

Non si riuscì più a ripetere il miracolo, poiché sopraggiunse<br />

anticipatamente il rigido <strong>in</strong>verno russo, facendo marcire il<br />

rimanente raccolto che non fu possibile utilizzare. Per i<br />

rimanenti quattordici mesi, tanto ancora durò per noi la<br />

campagna di Russia, mai più assaggiammo un pane così<br />

saporito, solo saltuariamente <strong>in</strong> qualche casa di contad<strong>in</strong>i<br />

russi, ci fu data l'occasione di mangiare dell'altro pane, che a<br />

paragone del nostro sembrava fatto con la sabbia, <strong>in</strong> quanto<br />

mac<strong>in</strong>ando il grano nelle loro case, adoperavano due pietre di<br />

granito di forma circolare e non riuscivano a raff<strong>in</strong>are la<br />

far<strong>in</strong>a a sufficienza.<br />

A distanza di molti anni, durante i raduni annuali, fra reduci,<br />

dove il buon pane non manca più sulla tavola, con una punta<br />

di nostalgia si ripensa al sapore di quel lontano pane,<br />

impastato di sudore, paura e gioventù!<br />

Pontiere Giovanni Arrigoni - Novara<br />

Pontiere Galli - Cremona<br />

Pontiere Ferruccio La Rocca - Brescia<br />

Pontiere Angelo Rimoldi – Turate<br />

81


Si provvede per il prossimo raccolto<br />

In cerca di svago. Vecchi Valter<br />

82


La perdita di un amico<br />

al Fronte Russo<br />

Questo racconto risale al lontano gennaio 1943 quando la<br />

guerra sul fronte russo volgeva quasi al term<strong>in</strong>e, senza peraltro<br />

che dim<strong>in</strong>uisse la sua immane violenza. Chi riuscì a<br />

ritornare, porta ancora oggi a distanza di tanti anni, racchiusi<br />

nella sua mente, vari episodi accaduti e vissuti.<br />

Io ricordo e dedico quanto appresso, col puro sentimento dell'amicizia,<br />

all'<strong>in</strong>dimenticabile amico « Marenghi Oreste » ed a<br />

quanti altri come lui non sono più ritornati alle loro case. In<br />

quel triste periodo, l'Armata del Generale Gariboldi era stata<br />

travolta nella zona del « Don » e ritirandosi ripiegava sul<br />

fiume Donez, a circa 150 chilometri di distanza, che rappresentava<br />

un riparo naturale atto a riord<strong>in</strong>are le truppe <strong>in</strong><br />

ritirata e dare loro un po' di respiro.<br />

Per realizzare ciò, il Comando italiano della spedizione, chiamò<br />

ancora una volta <strong>in</strong> causa i Battaglioni Pontieri già attestati<br />

<strong>in</strong> quel luogo.<br />

Il nostro Comando di Battaglione mentre disponeva i suoi<br />

effettivi sulle coll<strong>in</strong>e, a tergo del Donez, <strong>in</strong>viava un plotone di<br />

cui io ed altri amici facevamo parte, a r<strong>in</strong>forzo della testa di<br />

ponte sulla riva opposta.<br />

Il comando di detto plotone era affidato al Serg. Maggiore<br />

Basile.<br />

Eravamo tr<strong>in</strong>cerati <strong>in</strong> qualche modo, armati con le sole armi<br />

<strong>in</strong>dividuali, qualche mitragliatrice e muniti di bottiglie con<br />

benz<strong>in</strong>a, per una eventuale resistenza contro carri armati. Sul<br />

ponte di palafitte, costruito da noi stessi l'anno prima, si<br />

attestava il Capitano R<strong>in</strong>aldi col compito di dare fuoco allo<br />

83


stesso, <strong>in</strong> caso di sconfitta, <strong>in</strong>cendiando con del carburante<br />

contenuto <strong>in</strong> taniche depositato sullo stesso. Dietro alle coll<strong>in</strong>e<br />

si trovava la cittad<strong>in</strong>a di Lugaskaja, dove i nostri carri-barca,<br />

con i loro panciuti barconi, erano parcheggiati.<br />

I pensieri che turb<strong>in</strong>avano nella nostra mente, non erano certo<br />

<strong>dei</strong> più lieti, poiché sapevamo di dover combattere ad oltranza<br />

come ci era stato ord<strong>in</strong>ato; la nostra f<strong>in</strong>e era quasi certa!<br />

Eventuali superstiti avrebbero trovato la ritirata preclusa dal<br />

ponte <strong>in</strong> fiamme, o dal fiume ghiacciato il cui spessore non<br />

avrebbe sopportato il peso di una persona e le gelide acque a<br />

quella temperatura erano mortali.<br />

Erano ormai quattro mesi che il Battaglione che ci doveva<br />

dare il cambio per l'avvicendamento, vagava appiedato nelle<br />

retrovie senza riuscire a prendere contatto. Ci si compiangeva<br />

per la nostra sorte, e perché no! anche per i complementi<br />

senza esperienza di guerra, che avrebbero dovuto prendere il<br />

nostro posto, concedendoci il sospirato avvicendamento, con<br />

tutto l'<strong>in</strong>tero fronte <strong>in</strong> cont<strong>in</strong>ua ritirata. Passò l'<strong>in</strong>tera matt<strong>in</strong>ata<br />

<strong>in</strong> una snervante attesa delle prime avanguardie nemiche,<br />

venne il pomeriggio, eravamo digiuni, <strong>in</strong>freddoliti, esausti e<br />

demoralizzati al pensiero di trascorrere anche la notte <strong>in</strong><br />

quelle precarie condizioni. Improvvisamente, nel silenzio<br />

<strong>in</strong>naturale che ci circondava, sentimmo levarsi alto alle nostre<br />

spalle un vociare confuso e poiché non vi erano ancora <strong>in</strong><br />

vista truppe nemiche, non riusciamo a comprendere il motivo<br />

di tutte queste grida festose.<br />

Vedevamo i <strong>pontieri</strong> sulla riva opposta del fiume correre<br />

verso di noi annunciando ad alta voce l'atteso arrivo a Lugaskaja<br />

del Battaglione che doveva darci il cambio. Noi della<br />

testa di ponte, frastornati dalle loro grida, ci si guardava <strong>in</strong><br />

viso l'uno con l'altro <strong>in</strong>creduli di quanto avveniva e man mano<br />

che si comprendeva il messaggio, si gridava anche noi<br />

fondendo le nostre alte grida di gioia degli altri.<br />

Il miracolo si era avverato! Si tornava f<strong>in</strong>almente <strong>in</strong> Patria!<br />

Nella notte avvennero le consegne tra i due Comandanti di<br />

Battaglioni, ed alf<strong>in</strong>e, un altro plotone venne a darci il cambio<br />

<strong>in</strong> quella testa di ponte, che avrebbe potuto divenire la nostra<br />

tomba.<br />

All'alba del giorno successivo, affardellati i nostri za<strong>in</strong>i, e<br />

84


appesi a tracolla i nostri tascapani, dopo aver reso gli onori<br />

militari al Battaglione che restava, con le nostre armi e pochi<br />

bagagli del Comando caricati su slitte, lasciammo Lugaskaja,<br />

salutati dagli anziani e bamb<strong>in</strong>i del villaggio, che per molto<br />

tempo avevano ricevuto, benché misero, il nostro rancio e le<br />

gallette.<br />

Con una estenuante marcia di circa 25 km. senza nessuna<br />

sosta, raggiungemmo Voroscilovgrad dove nella stazione sostava<br />

un treno composto da vagoni di terza classe, con il riscaldamento<br />

debole ma funzionante; non credevamo ai nostri<br />

occhi, qualcuno toccava i vagoni accarezzandoli amorosamente.<br />

Ricordo come se fosse oggi, che <strong>in</strong> attesa che il treno <strong>in</strong>iziasse<br />

a muoversi io ed altri amici avevamo fatto cerchio attorno<br />

all'amico Marenghi che si esibiva <strong>in</strong> canti e danze disord<strong>in</strong>ati<br />

per esternare agli altri la sua gioia per il ritorno <strong>in</strong> Patria, cosa<br />

<strong>in</strong>utile, poiché tutti noi eravamo nelle stesse condizioni di<br />

euforia.<br />

Oreste ed io eravamo come si suol dire, amici per la pelle, i<br />

nostri commilitoni ci avevano soprannom<strong>in</strong>ati i « gemelli »;<br />

chi faceva riferimento a Pagani diceva anche Marenghi!<br />

Oreste era un ragazzo sempre allegro, trasmetteva a tutti,<br />

anche nei momenti più tristi, il suo buonumore. Quante volte<br />

<strong>in</strong> quei due anni <strong>in</strong>term<strong>in</strong>abili avevamo diviso le nostre scarse<br />

razioni di cibo e l'acqua da bere nei giorni di calura, il<br />

giaciglio <strong>in</strong> comune. Comuni erano le nostre idee e i nostri<br />

progetti per l'avvenire.<br />

Si parlava spesso <strong>dei</strong> nostri cari, delle nostre case, ed il tempo<br />

passava più <strong>in</strong> fretta e meno triste. Ci volevamo bene e ci<br />

stimavamo a vicenda. F<strong>in</strong>almente con un breve fischio di<br />

preavviso, il treno <strong>in</strong>iziò a muoversi, acquistando sempre più<br />

velocità, mentre i nostri canti contagiavano anche gli ufficiali<br />

e graduati che ci imitavano.<br />

Avevamo tutti il cuore colmo di gioia al pensiero di ritornare<br />

dalle nostre famiglie, e di poterci allontanare dai luoghi di<br />

sacrificio, di combattimento e dal pericolo cont<strong>in</strong>uo. Percorsi<br />

così una trent<strong>in</strong>a di chilometri, <strong>in</strong> prossimità di un gruppo di<br />

case, dopo una brusca frenata il treno rallentò e qu<strong>in</strong>di si<br />

arrestò.<br />

85


Subito dopo ci venne impartito l'ord<strong>in</strong>e di lasciare il treno e di<br />

fare adunata <strong>in</strong> un piazzale.<br />

Nessuno sapeva dare spiegazioni a quella fermata improvvisa<br />

ed <strong>in</strong>attesa; quando fummo tutti al luogo di raccolta, il<br />

Colonnello Biandrate ci <strong>in</strong>formò che la l<strong>in</strong>ea ferroviaria a<br />

pochi chilometri da noi, <strong>in</strong> prossimità di Starobelsk, era <strong>in</strong><br />

mano ai russi.<br />

Contemporaneamente si vedevano reparti di truppe germaniche<br />

che giunte <strong>in</strong> quel luogo presidiato già da loro elementi<br />

si apprestavano a difesa delle l<strong>in</strong>ee, mentre i primi feriti tedeschi<br />

venivano adagiati nel gruppo di case del paese.<br />

I nostri sguardi divennero cupi, scomparvero i segni di gioia<br />

dai nostri visi e il cuore sembrò volersi fermare dalla paura al<br />

pensiero di nuovi sacrifici e alle <strong>in</strong>cognite del futuro.<br />

Il Comandante tedesco (credo fosse un Generale) tentava di<br />

conv<strong>in</strong>cere il nostro Colonnello ad unirsi alle sue truppe, ma il<br />

Colonnello Biandrate (che parlava correttamente la l<strong>in</strong>gua)<br />

tanto disse, tanto fece, che riuscì ad ottenere il nulla osta per<br />

rimetterci <strong>in</strong> camm<strong>in</strong>o a piedi, attraverso la gelida steppa<br />

ammantata di neve.<br />

R<strong>in</strong>francati per lo scampato pericolo immediato, ci <strong>in</strong>camm<strong>in</strong>ammo<br />

nel buio lattigg<strong>in</strong>oso della notte, mentre <strong>in</strong>furiava<br />

come al solito una tempesta di neve, mista a vento gelido che<br />

sibilando si <strong>in</strong>filava sotto gli <strong>in</strong>adatti <strong>in</strong>dumenti penetrandoci<br />

dentro le ossa.<br />

La marcia si potrasse estenuante s<strong>in</strong>o all'<strong>in</strong>domani ed <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e il<br />

giorno 17 di gennaio, giorno di S. Antonio, mio onomastico<br />

giungemmo a Moskj.<br />

Approfittammo della sosta per concederci un breve riposo e<br />

nel contempo per cercare viveri presso le case, ma il bott<strong>in</strong>o si<br />

rilevò una vera miseria.<br />

Riprendemmo la marcia verso le retrovie, il freddo <strong>in</strong>tenso e<br />

la fame, che pure altre volte avevamo patito, erano più<br />

selvaggi che mai.<br />

Nessuno parlava; solo di tanto <strong>in</strong> tanto Oreste, con delle battute<br />

spiritose riusciva a strapparci un sorriso. Egli, benché<br />

provato come gli altri, cercava di tenere alto il nostro morale e<br />

credo che <strong>in</strong> parte ci sia riuscito. Eravamo stremati dalla<br />

fatica, dal digiuno forzato e dalla mancanza di sonno; i nostri<br />

86


piedi risentivano il dolore, riempendosi di piaghe; molti<br />

lamentavano pr<strong>in</strong>cipi di congelamento nonostante l'uso delle<br />

pomate anticongelanti che ci venivano date.<br />

In prossimità di un boschetto, io, Ratotti ed Oreste, scorgemmo<br />

sotto la neve una slitta; conteneva un pastrano ancora<br />

<strong>in</strong> buono stato d'uso, e sotto di esso si celava una cassetta la<br />

cui stampigliatura <strong>in</strong>dicava il contenuto; era marmellata!<br />

Mentre il Ratotti <strong>in</strong>dossava il pastrano abbastanza largo da<br />

contenerlo, io ed Oreste con il calcio del fucile sfondammo un<br />

lato della cassetta.<br />

Il legno era ghiacciato e cedette immediatamente rivelando ai<br />

nostri sguardi una massa di circa dieci chili di marmellata<br />

ghiacciata, mentre con le punte delle baionette si cercava di<br />

<strong>in</strong>taccare il blocco, con il solo risultato di riuscire a staccare<br />

m<strong>in</strong>uscoli frammenti.<br />

Marenghi mi disse (e queste furono le sue ultime parole della<br />

sua esistenza): « Antonio lascia stare, non vedi che è più duro<br />

del cemento? ».<br />

Contemporaneamente alle sue parole nel cielo comparve un<br />

aereo da noi ritenuto amico, ma improvvisamente le sue armi<br />

di bordo <strong>in</strong>iziarono a vomitare raffiche micidiali che<br />

<strong>in</strong>vestirono la nostra colonna.<br />

Nel caos che seguì, mi ricordo che mentre l'aereo scompariva<br />

dietro le coll<strong>in</strong>e, mi ritrovai con delle schegge di neve<br />

ghiacciate nelle palme delle mani, il Ratotti poco lontano da<br />

me si rotolava ancora nella neve miracolosamente illeso, e<br />

con la coda dell'occhio notai Marenghi disteso con il viso<br />

nella neve, mi ch<strong>in</strong>ai immediatamente per aiutarlo ad alzarsi,<br />

ma desistetti, accorgendomi che una raffica di mitraglia<br />

l'aveva colpito mortalmente.<br />

Impietrito dall'orrore e dalla triste realtà verso un dest<strong>in</strong>o<br />

crudele, che <strong>in</strong> un momento tragico aveva troncato la vita<br />

all'amico più caro e fraterno, che aveva diviso con me ansie<br />

e gioie, <strong>in</strong> quei due terribili anni di guerra, non sapevo darmi<br />

pace.<br />

Mi restava solo il suo ricordo, lo stesso ricordo, che a distanza<br />

di oltre trent'anni, porto ancora vivo nella mia mente. La<br />

salma, composta dal Pontiere Salomoni Demetrio di Caorso e<br />

da altri, fu posta nel cimitero di guerra di Swatowe il 19<br />

87


gennaio 1943.<br />

Voi pure, commilitoni Pontieri, che leggendo un giorno questo<br />

episodio, ricorderete la sua figura, elevate nella vostra<br />

mente una preghiera ed un pensiero, a uno <strong>dei</strong> tanti amici che<br />

non fecero ritorno.<br />

Pontiere Antonio Pagani - 1° Btg. 2 a Compagnia<br />

Gennaio 1943<br />

88<br />

L'amico Marenghi Oreste


Oscuri artefici<br />

Calafati - Carpentieri – Falegnami<br />

La nostra specialità poteva r<strong>in</strong>graziare i russi per la gran mole<br />

di lavoro che gli procuravano.<br />

Quanti barconi che <strong>in</strong> patria sarebbero stati considerati irrecuperabili,<br />

venivano da noi riparati e messi <strong>in</strong> condizioni di<br />

essere nuovamente impiegati.<br />

Dall'Italia non giungeva mai materiale sufficiente per sostituire<br />

quello distrutto dall'uso e da azioni belliche. Tale<br />

carenza rendeva qu<strong>in</strong>di <strong>in</strong>dispensabile il nostro lavoro di<br />

riprist<strong>in</strong>o.<br />

Rammento <strong>in</strong>fatti che i miei colleghi <strong>pontieri</strong> non riuscivano<br />

quasi a term<strong>in</strong>are la costruzione di un piccolo ponte che subito<br />

i russi lo distruggevano.<br />

Iniziavano da capo la ricostruzione, ed a opera ultimata<br />

un'altra granata, ben centrata, tornava a demolirlo, obbligandoli<br />

nuovamente a dar prova della loro abilità e caparbia<br />

sagacia.<br />

Durante la costruzione del ponte sul Nieper, io ed altri specialisti<br />

da un'altura assistevamo alla costruzione. Il ponte visto<br />

da lassù aveva l'aspetto di un gigantesco serpente <strong>in</strong> varie<br />

parti rabberciate tra loro. Sembrava che <strong>in</strong>visibili fili lo<br />

tenessero miracolosamente unito.<br />

Ricordo perfettamente la data d'<strong>in</strong>izio di quel lungo ponte. Era<br />

il 27 settembre 1941 ed il lavoro <strong>in</strong>iziò verso le ore dieci.<br />

Da parte nostra, term<strong>in</strong>ate le riparazioni <strong>dei</strong> barconi per<br />

l'imm<strong>in</strong>ente forzamento del fiume, potevamo andare a dormire,<br />

ma nessuno lo fece, contagiati dalla curiosità di vedere<br />

la nascita di quella nuova opera.<br />

Più che vedere, da quella distanza, si <strong>in</strong>tuiva quello che stavano<br />

facendo i nostri amici laggiù, che visti dall'alto, sembravano<br />

tante laboriose formiche.<br />

Fortunatamente il tratto di ponte che dovevano costruire di<br />

sana pianta era solo di quattrocento metri, parte fissate su<br />

barche e parte su cavalletti regolamentari, nei tratti dove<br />

89


l'acqua era più bassa.<br />

Successivamente, portato a term<strong>in</strong>e quel lavoro, si dovevano<br />

consolidare i tratti già esistenti e che i russi non avevano fatto<br />

a tempo a distruggere durante la loro precipitosa ritirata.<br />

Praticamente richiese più lavoro il rabberciamento del vecchio<br />

materiale esistente, che la parte nuova della costruzione.<br />

Siamo alle solite! Il materiale era quello e non si avevano altri<br />

equipaggi per eseguire una costruzione completa di tutto il<br />

tratto del fiume.<br />

Frattanto i russi sull'altra riva si erano accorti di quanto<br />

accadeva ed <strong>in</strong>iziarono a sparare qualche colpo di artiglieria. I<br />

colpi cadendo nell'acqua o <strong>in</strong> prossimità della riva sollevano<br />

alti spruzzi che si trasformano <strong>in</strong> pericolose ondate nel mezzo<br />

del fiume andandosi ad <strong>in</strong>frangere contro il ponte,<br />

m<strong>in</strong>acciando l'<strong>in</strong>tegrità dello stesso. Malgrado tutto ciò i<br />

colleghi cont<strong>in</strong>uavano imperterriti il loro lavoro.<br />

Nel corso della matt<strong>in</strong>ata, mentre proseguiva l'opera del Genio<br />

Pontieri, alle nostre spalle si andava formando una lunga<br />

colonna di automezzi, mezzi corazzati ed autocarrette cariche<br />

di munizioni, viveri ed altro materiale da portare di r<strong>in</strong>forzo<br />

alla testa di ponte, già consolidata sull'altra sponda. Eravamo<br />

assonanti, stanchi ed <strong>in</strong>freddoliti, ma la curiosità, e più ancora<br />

l'orgoglio, per l'opera <strong>in</strong>dispensabile che i nostri camerati<br />

stavano portando a term<strong>in</strong>e ci riempiva <strong>in</strong>direttamente di<br />

soddisfazione, consci di aver contribuito al buon esito<br />

dell'impresa con il nostro lavoro di preparare i materiali<br />

impiegati.<br />

Qu<strong>in</strong>di rimanemmo ad osservare il coronamento dell'impresa.<br />

Verso le ore c<strong>in</strong>que del 28 settembre l'opera ebbe term<strong>in</strong>e!<br />

Alle nostre spalle la colonna di r<strong>in</strong>forzi si mise <strong>in</strong> movimento,<br />

e dopo poco la si vide transitare sul ponte facendolo tremare<br />

pericolosamente <strong>in</strong> tutte le sue strutture. I russi nel frattempo,<br />

col chiarore dell'alba, andavano aggiustando il tiro, ed <strong>in</strong>fatti<br />

ogni tanto qualche colpo centrava il ponte.<br />

Si potevano vedere i diversi barconi colpiti, e contemporaneamente<br />

gli artefici di quell'immane lavoro, precipitarsi a<br />

sostituire barche sfasciate, travicelle e tavole di copertura.<br />

Quando il tiro si faceva più <strong>in</strong>tenso e preciso il traffico veniva<br />

prudentemente <strong>in</strong>terrotto per riprendere poco dopo con<br />

90


maggiore <strong>in</strong>tensità.<br />

Fra il passaggio di una colonna e l'altra, migliaia di soldati<br />

russi, che le truppe della nostra testa di ponte avevano fatto<br />

prigionieri, venivano fatti affluire nelle retrovie. Non c'è nulla<br />

di più falso quando si sostiene, che una volta term<strong>in</strong>ato un<br />

ponte non vi sia più nulla da fare. Per oltre venti giorni i<br />

Pontieri rimasero esposti al pericolo per mantenere <strong>in</strong><br />

efficienza il ponte, tirando e mollando funi d'ancora,<br />

sostituendo traversiere, crocere ed altro, <strong>in</strong> quanto l'<strong>in</strong>cessante<br />

movimento <strong>dei</strong> mezzi, e l'impeto della corrente, <strong>in</strong> alcuni tratti<br />

assai violenta, richiedeva <strong>in</strong>cessantemente un'opera di<br />

assistenza che non concedeva a nessuno il lusso di riposare.<br />

Per noi specialisti fu un periodo di duro lavoro. Le barche<br />

avariate venivano portate presso i nostri carri offic<strong>in</strong>a dove da<br />

una più avariata delle altre, si ricavava il fasciame per la<br />

riparazione di quelle meno danneggiate. Term<strong>in</strong>ate le<br />

riparazioni, le barche venivano immediatamente <strong>in</strong>viate al<br />

ponte e sostituite con quelle che nel frattempo erano state<br />

colpite, e così di seguito giorno dopo giorno, senza mai un<br />

attimo di respiro.<br />

A volte <strong>in</strong>tere campate venivano sommerse dall'acqua che<br />

filtrava violentemente dagli squarci <strong>dei</strong> barconi colpiti. Per<br />

aiutare il trasporto di truppe, automezzi pesanti e carri armati,<br />

si affiancarono a noi i Pontieri ungheresi, che dotati di grossi<br />

zatteroni sp<strong>in</strong>ti da motori fuoribordo, traghettavano truppe e<br />

mezzi con estrema facilità, con il vantaggio che essendo<br />

mobili non erano facile bersaglio come il ponte.<br />

Come Dio volle, il cannoneggiamento, grazie al progressivo<br />

ampliamento della testa di ponte, si esauriva gradatamente;<br />

solo qualche colpo isolato da 203 faceva ancora paura e<br />

qualche danno.<br />

Nei giorni che seguirono vedemmo il Savoia Cavalleria attraversare<br />

il fiume.<br />

Qualche cavallo spaventato dal frastuono causato dai loro<br />

stessi zoccoli sul tavolato del ponte, cadde letteralmente <strong>in</strong><br />

acqua col suo cavaliere.<br />

Poi fu la volta delle camicie nere, appartenenti alla divisione «<br />

Tagliamento » quasi tutta composta da volontari della guerra<br />

d'Africa e di Spagna, abili combattenti e temibili avversari<br />

91


anche nei momenti <strong>in</strong> cui le sorti della guerra non volgevano a<br />

nostro favore.<br />

Li ricordo ancora, sulle rive del fiume Bug, che per non attendere<br />

<strong>in</strong>operosamente che noi si costruisse il ponte, decisero<br />

coraggiosamente di guadare il fiume stesso, impegnando poi i<br />

russi <strong>in</strong> combattimento e mettendoli <strong>in</strong> fuga, non permettendo<br />

loro di approfittare della pausa per consolidarsi, a difesa della<br />

parte opposta del fiume.<br />

Eravamo orgogliosi di loro: anch'essi, pur vestendo un'altra<br />

divisa, erano come noi ITALIANI!<br />

Lo stesso giorno, 28 settembre, i bersaglieri del 3° Reggimento<br />

attraversarono il fiume e così di seguito tutti gli altri<br />

reparti componenti il corpo di spedizione, i cui effettivi<br />

ammontavano a c<strong>in</strong>quantamila uom<strong>in</strong>i, e da non confondere<br />

con L'ARMIR, che giunse un anno dopo. Ciò che avviene <strong>in</strong><br />

quei momenti non è descrivibile, soldati che chiedono se vi<br />

sono loro paesani, altri che <strong>in</strong>contrano il loro fratello, altri<br />

ancora <strong>dei</strong> parenti stretti. Tutti i <strong>pontieri</strong> sono dislocati fra le<br />

due teste di ponte, o sui barconi; ed il ponte, essendo un punto<br />

obbligato, è facile <strong>in</strong>contrarsi, anche per breve tempo con<br />

amici e parenti. Sul Dnieper esisteva anche un ponte <strong>in</strong> ferro,<br />

a poca distanza da quello costruito da noi, ma era seriamente<br />

danneggiato; mancava di due campate, che rappresentavano<br />

una <strong>in</strong>terruzione di circa cento metri.<br />

Pontieri tedeschi, con materiale apposta giunto dalla Germania,<br />

riprist<strong>in</strong>avano tale <strong>in</strong>terruzione.<br />

Lavoravano senza sosta alcuna per approntarlo e permettere<br />

così il passaggio <strong>dei</strong> mezzi pesanti e della l<strong>in</strong>ea ferroviaria. I<br />

<strong>pontieri</strong> <strong>italiani</strong> cooperavano a tale <strong>in</strong>iziativa trasportando<br />

pesanti carichi sulle loro pontiere, formate da due impalcate di<br />

ponte con tavolato, ed attraversando mezzo fiume per depositarli<br />

<strong>in</strong> prossimità del ponte lesionato. A mezzo di<br />

paranchi le travi venivano sollevate, <strong>in</strong>serite nei pezzi già <strong>in</strong><br />

opera, immobilizzate da bulloni. Era un lavoro reso<br />

difficoltoso dalla corrente del fiume, dall'altezza della<br />

campata rispetto al filo dell'acqua, dai colpi di artiglieria, che<br />

colpivano sia il ponte <strong>in</strong> legno, che quelle di ferro, e dagli<br />

aerei russi, che con il loro passaggio a basse quota, nonostante<br />

che dec<strong>in</strong>e di postazioni antiaeree poste sulle due rive del<br />

92


fiume ostacolassero, mitragliavano, spezzonavano tutto ciò<br />

che si muoveva.<br />

Un immenso aiuto veniva fornito alle truppe del Genio sia<br />

italiano che alleato, dalle formazioni giovanili della Todt costituita<br />

da ragazzi della gioventù hitleriana, discipl<strong>in</strong>ati e<br />

lavoratori al pari <strong>dei</strong> loro fratelli maggiori che combattono<br />

vengono impiegati per r<strong>in</strong>forzare la massicciata ferroviaria<br />

collocando travers<strong>in</strong>e e b<strong>in</strong>ari per dec<strong>in</strong>e di chilometri e vi<br />

riescono!<br />

Saranno certamente le nuove leve dell'esercito tedesco. Si<br />

muovono a mezzo di biciclette, che caricano con i loro arnesi<br />

di lavoro, badili, picconi, ascie, mazze, e tutto ciò che può<br />

servire ai loro compiti.<br />

Riparano ponticelli, sistemano tratti di strada, curano la se<br />

gnaletica e sorvegliano le retrovie rendendosi utili e prezios <strong>in</strong><br />

tutti i campi.<br />

Non appena il ponte ferroviario sarà term<strong>in</strong>ato, si ripieghe<br />

ranno i materiali impiegati per la costruzione del ponte <strong>in</strong><br />

legno, e noi specialisti riprenderemo il lavoro di riprist<strong>in</strong>o e d<br />

controllo, aff<strong>in</strong>ché tutti i barconi torn<strong>in</strong>o <strong>in</strong> efficienza per<br />

essere successivamente adoperati su altri fiumi non appena il<br />

caso lo richiederà.<br />

93<br />

Pontiere Giacomo Castelli


Paolograd - Vosckia, 21-10 = 3-11<br />

94


Un ponte lungo 720metri costruito dai genieri su un grande fiume russo<br />

95


Reparti meccanizzati del Corpo di spedizione italiano <strong>in</strong> Russia<br />

attraversano un ponte di barche<br />

Sotto il fuoco nemico i genieri del Corpo di spedizione italiano <strong>in</strong> Russia<br />

costruiscono un ponte<br />

96


Io dovrò essere tra loro<br />

Giugno 1941 - La campagna jugoslava è per me term<strong>in</strong>ata, e<br />

con un permesso di 48 ore faccio ritorno <strong>in</strong> Italia ad abbracciare<br />

i miei cari, la fidanzata, i nipot<strong>in</strong>i. Ho la sensazione<br />

che sia l'ultimo abbraccio, la Russia attende i soldati <strong>italiani</strong>.<br />

IO DOVRO' ESSERE TRA LORO! Due giorni di duro lavoro<br />

servono per caricare materiali e automezzi sui pianali <strong>dei</strong> carri<br />

ferroviari; alla f<strong>in</strong>e autorità politiche di Trieste con a capo il<br />

Federale <strong>in</strong> pompa magna vengono a farci auguri per la nostra<br />

sorte offrendo pacchi dono contenenti <strong>in</strong>dumenti e viveri di<br />

conforto. Nel mio pacco trovo anche l'<strong>in</strong>dirizzo di chi l'ha<br />

confezionato: una graziosa ragazza di 16 anni che sarà<br />

madr<strong>in</strong>a di guerra per diversi mesi.<br />

Il 28 luglio ha <strong>in</strong>izio il mio viaggio verso il fronte russo. Il IX<br />

Battaglione Pontieri di Verona, presso il quale sono <strong>in</strong> forza<br />

dall'anno della sua formazione (1940), si muove da Villa<br />

Opic<strong>in</strong>a; attraversa l'Austria, Ungheria e fa sosta a Budapest.<br />

Il tempo di dare uno sguardo al meraviglioso ponte sul Danubio,<br />

alle acque del fiume, alle sue rive, ai suoi palazzi che<br />

lo costeggiano e, con la popolazione che acclamava a gran<br />

voce « Italien italiane », offrendo fiori e generi di ristoro, si<br />

riparte. Si giunge <strong>in</strong> Romania e dopo c<strong>in</strong>que giorni di faticoso<br />

viaggio il treno scarica soldati, automezzi e materiali alla<br />

stazione di Borsa.<br />

97


Piove e fa freddo, il ricordo di casa rende ancora più triste la<br />

ripresa del camm<strong>in</strong>o che prosegue verso il fronte <strong>in</strong> autocolonna.<br />

I Carpazi, avvolti nel buio della notte e nella fitta<br />

nebbia, fanno da primo duro ostacolo al nostro camm<strong>in</strong>o, ma<br />

il giorno ci regala un tempo migliore e, nell'ammirare i<br />

paesaggi rumeni e i costumi strani della popolazione, si giunge<br />

a Bucecea dove si fa una sosta di tre giorni. 7 agosto - Si<br />

riprende il viaggio attraverso l'immensa desolata Ucra<strong>in</strong>a. Le<br />

difficoltà da superare sono enormi, <strong>in</strong> quanto le piste <strong>in</strong> terra<br />

battuta sono rese impraticabili dal fango che le ricopre, tanto<br />

che <strong>in</strong> alcuni punti gli autocarri devono essere tra<strong>in</strong>ati dagli<br />

uom<strong>in</strong>i. La fatica, la fame non rafforzano certo il morale e <strong>in</strong><br />

queste condizioni si raggiunge Wradjewka. Qui lo scenario<br />

cambia, non più bei palazzi, gente pacifica, ma case distrutte,<br />

treni bruciati alla stazione, autocolonne <strong>in</strong>cendiate, gente<br />

impaurita e scossa, morti. Tra i bagliori del fuoco che<br />

rischiarano il buio della notte, si odono i primi colpi di<br />

artiglieria. Alcuni giorni di sosta ci permettono di ritemprare<br />

le nostre forze, anche se nell'accampamento non mancano sia<br />

il lavoro che il regolare servizio. L'autocolonna si rimette <strong>in</strong><br />

moto, ci si imbatte sempre più spesso con le distruzioni<br />

provocate dalla guerra: automezzi distrutti, cavalli morti,<br />

paesi <strong>in</strong>teri rasi al suolo, colonne di prigionieri russi di età<br />

variante fra i 15 e i 60 anni avviati ai campi di<br />

concentramento tedeschi.<br />

Stiamo attraversando una zona coll<strong>in</strong>are ricoperta di boschi;<br />

ad una curva mi si presenta uno spettacolo terrificante:<br />

un'autocolonna russa composta di oltre duecento automezzi<br />

leggeri, sorpresa da Stukas, era stata completamente distrutta.<br />

L'azione degli aerei era stata così rapida che nessun autista<br />

aveva fatto a tempo a mettere piede a terra, f<strong>in</strong>endo così carbonizzato<br />

<strong>in</strong>sieme all'automezzo che guidava. Lo spettacolo<br />

mi fa <strong>in</strong>orridire, cerco di non pensare al futuro, il morale è già<br />

scosso abbastanza. 30 agosto - La colonna giunge nelle<br />

vic<strong>in</strong>anze di Dniepropetrowsk. E' un bel pomeriggio assolato<br />

e caldo, ma tutto <strong>in</strong>torno è un cont<strong>in</strong>uo rimbombare di colpi di<br />

cannone e di bombardamenti aerei. Cerco disperatamente un<br />

posto un po' tranquillo tra i faggi per scrivere a casa; devo<br />

desistere. La notte del giorno seguente, il Ten. Zuliani mi<br />

98


vuole con lui. Insieme al Colonnello Martoretto ed altri<br />

dobbiamo andare <strong>in</strong> ricognizione sulla sponda destra del<br />

Dnieper onde poter trovare un luogo adatto per la gittata del<br />

ponte <strong>in</strong> barche. Il tragitto per arrivare alla sponda si presenta<br />

molto difficoltoso perché bisogna attraversare la città che <strong>in</strong><br />

quel momento era costantemente sotto il tiro <strong>in</strong>cessante<br />

dell'artiglieria russa. I palazzi e le fabbriche erano <strong>in</strong> fiamme e<br />

le strade <strong>in</strong>terrotte dalle macerie ostacolavano il transito del<br />

nostro mezzo.<br />

Il fuoco rischiarava la notte serena. Trovammo il luogo adatto<br />

per l'attacco del ponte e tornammo all'accampamento nel<br />

bosco. Così ebbi il battesimo del fuoco <strong>in</strong> terra russa. Sulla<br />

sponda opposta era l'<strong>in</strong>ferno!<br />

Verso la mezzanotte alcune bombe cadono nelle vic<strong>in</strong>anze e<br />

una dozz<strong>in</strong>a di Pontieri rimangono feriti. Comando la squadra<br />

barcaioli e, con l'aiuto di Contardi, mi prestai ai primi<br />

soccorsi. Un soldato ferito gravemente morirà il giorno<br />

seguente. Dopo circa due ore di estenuanti fatiche, i primi<br />

automezzi transitano sul ponte verso la sponda s<strong>in</strong>istra.<br />

Si fa ritorno all'accampamento per riposare. E' l'alba del 5<br />

settembre, il ponte viene colpito da alcune granate e distrutto<br />

per circa una trent<strong>in</strong>a di metri.<br />

Di giorno occorre recuperare il materiale ancora efficiente<br />

portato via dalla corrente e, durante la notte, riparare la parte<br />

distrutta.<br />

Nel pomeriggio del 14 settembre, nell'ora <strong>in</strong> cui negli anni<br />

precedenti la guerra andavo a ballare, per la festa del paese,<br />

con il mio plotone mi muovo dal bosco dove siamo accampati<br />

per raggiungere il ponte <strong>in</strong> autocarro. Giunto <strong>in</strong> periferia della<br />

città, apparecchi russi lasciano cadere il loro carico di bombe,<br />

alcune cadono su di un reparto di Pontieri; un morto e c<strong>in</strong>que<br />

feriti. Abbandoniamo il mezzo per ripararci alla meglio,<br />

<strong>in</strong>ciampo e cado, guardo e vedo il piede di un mio soldato<br />

seppellito sotto delle macerie. Solo durante la notte fu<br />

possibile lavorare sul ponte; l'artiglieria russa non dava tregua.<br />

Durante il lavoro ci fu un ferito grave, tanti soldati morti da<br />

parte tedesca. Morti anche prigionieri e civili russi che una<br />

squadra di tedeschi trasportava a riva con un traghetto.<br />

Quella notte con il compaesano Contardi bevemmo un'<strong>in</strong>tera<br />

99


ottiglia di Vodka.<br />

Il giorno 23, durante una delle tante operazioni di recupero,<br />

con un plotone di uom<strong>in</strong>i, vengo preso di mira dall'artiglieria<br />

russa. Compreso il pericolo, pensai di raggiungere immediatamente<br />

la riva con il fuoribordo ord<strong>in</strong>ando agli uom<strong>in</strong>i di<br />

salire a bordo.<br />

Pochi m<strong>in</strong>uti dopo una granata esplose nello stesso punto <strong>in</strong><br />

cui noi stavamo lavorando. Il Colonnello Mortaretto, dal suo<br />

osservatorio, seguì i nostri movimenti; ebbi un encomio. Il<br />

ponte oltre che servire alle truppe italiane, era transitato da<br />

tedeschi, ungheresi, romeni, croati e prigionieri russi e civili.<br />

Era uno spettacolo impressionante, ma di troppo breve durata<br />

per essere goduto.<br />

Ogni giorno era teatro di scene pietose. Alcuni cadevano <strong>in</strong><br />

acqua e venivano travolti dalla corrente; salvarli era impresa<br />

disperata. Così fu per 34 giorni: durante questo tempo il ponte<br />

subì ben 38 bombardamenti. 7 ottobre - Mentre imperversava<br />

una violenta bufera di neve, il ponte fu ripiegato poiché nel<br />

frattempo i tedeschi avevano riparato quello <strong>in</strong> muratura. In<br />

città <strong>in</strong>tanto la vita riprendeva; gran parte delle case avevano<br />

subito la violenza della guerra.<br />

Con gli amici Dalla Piazza e Bertucco facciamo un giro;<br />

qualche locale, ma di poco conto, era aperto. La popolazione<br />

non sapeva di che nutrirsi, scarseggiavano i viveri e le medic<strong>in</strong>e;<br />

com<strong>in</strong>cia a manifestarsi la borsa nera.<br />

E' già <strong>in</strong>verno, la temperatura precipita di molto sotto lo zero,<br />

nevica praticamente ogni giorno.<br />

E' impossibile vivere <strong>in</strong> tenda e troviamo riparo <strong>in</strong> una caserma<br />

russa. Hanno ricom<strong>in</strong>ciato a circolare anche i tram;<br />

saliamo. Ad una fermata una bella ragazza ci sorride, ci saluta;<br />

ci avvic<strong>in</strong>iamo e, a gesti più che a parole, ci <strong>in</strong>vita a casa<br />

sua.<br />

Una bella casa, vive con i genitori e un fratello m<strong>in</strong>ore; ci<br />

offrono thè e miele con noci. Il padre faceva il dentista, lei<br />

studiava medic<strong>in</strong>a all'università di Mosca. Nonostante avesse<br />

solo vent'anni era sposata. Il marito naturalmente era al fronte.<br />

Fummo <strong>in</strong>vitati a tornare. Quando ci è consentito, torniamo a<br />

fare visita alla famiglia anche per sentire un po' di musica. I<br />

viveri scarseggiano, non hanno pane; i tedeschi distribuiscono<br />

100


pane ai civili muniti di carte annonarie rilasciate a chi<br />

prestava la propria opera per la ricostruzione della città.<br />

Mi chiedono se mi è possibile procurare loro un po' di pane,<br />

naturalmente dietro pagamento. Il padre apre una cassa e, con<br />

stupore vedo che è piena di rubli. A fatica riesco a comprare<br />

alcune forme di pane.<br />

Alcuni giorni dopo il padre viene <strong>in</strong>carcerato e<br />

successivamente rilasciato; la stessa sorte subisce la madre.<br />

Andiamo alle carceri per sapere notizie: sono ebrei.<br />

Dopo qualche giorno scompare la figlia; non l'ho più rivista. Il<br />

fratello mi disse che di notte era solita attraversare il fiume<br />

ghiacciato per tenere contatti con partigiani russi.<br />

Anche noi non tornammo più a ritrovare quella famiglia,<br />

avevamo paura di comprometterci. Ci dispiaceva soprattutto<br />

per la calda ospitalità che ci era stata data e per la musica che<br />

si ascoltava così diversa da quella che da mesi r<strong>in</strong>tronava<br />

nelle nostre orecchie. Non solo i civili, ma anche noi stiamo<br />

attraversando un periodo poco soddisfacente, siamo aggregati<br />

ad un Comando tedesco, per l'impossibilità di raggiungere la<br />

nostra sussistenza.<br />

La razione è di cento grammi di miglio, con l'aggiunta di<br />

c<strong>in</strong>que grammi di condimento a testa. Alla sera una forma di<br />

pane tedesco e una scatola di 1 kg. di sangue di bue cotto ogni<br />

sette persone, qualche limone congelato. Sarà così per diversi<br />

mesi.<br />

Ogni tanto si ripete il miracolo: un blocco di ghiaccio fatto<br />

sciogliere ritorna v<strong>in</strong>o. Nel frattempo il Colonnello Mortaretto,<br />

Comandante di Battaglione, era costretto a rimpatriare<br />

causa una grave malattia. Perdiamo non solo un ottimo<br />

Comandante, ma anche un padre stimato e amato. Siamo<br />

prossimi a Natale. Dopo la Messa seguita da una breve<br />

cerimonia, il Capitano Bonsi consegna onorificenze a quanti<br />

si sono dist<strong>in</strong>ti durante le operazioni sul fiume Dnieper. Fa<br />

molto freddo, la temperatura oscilla dai ventuno ai trentadue<br />

gradi sotto zero. Con la scorta di venti uom<strong>in</strong>i mi devo recare<br />

a Petropawlowka per il recupero di alcuni automezzi guasti<br />

bloccati nella morsa del gelo.<br />

Nevica. La strada, o meglio la pista, è impraticabile, spesso<br />

dobbiamo a fatica rimettere <strong>in</strong> carreggiata il nostro auto­<br />

101


mezzo. Il percorso ci obbliga ad attraversare per una quarant<strong>in</strong>a<br />

di chilometri la foresta nelle vic<strong>in</strong>anze di Pawlograd,<br />

nella quale si nascondevano formazioni di partigiani. Il Capitano<br />

Bonsi mi consigliò di attraversarla col buio. Arriviamo<br />

a dest<strong>in</strong>azione a tarda sera. La solita disorganizzazione.<br />

Troviamo riparo <strong>in</strong> un capannone senza porte né f<strong>in</strong>estre. Il<br />

solito fusto fungeva da stufa, ma usciva più fumo che fuoco.<br />

Da mangiare non c'era niente di caldo. Nevica, vento forte,<br />

solita glaciale temperatura. In questa situazione è consigliabile<br />

che l'autista si riposi nella cab<strong>in</strong>a dell'automezzo con il<br />

motore <strong>in</strong> moto al m<strong>in</strong>imo.<br />

Non potevo immag<strong>in</strong>are che il Colonnello che comandava il<br />

presidio del paese potesse udire il motore <strong>in</strong> moto durante la<br />

notte. Il matt<strong>in</strong>o seguente fui convocato al Comando. Durante<br />

l'<strong>in</strong>terrogatorio con frasi di <strong>in</strong>subord<strong>in</strong>azione, risposi al<br />

Colonnello che dovevo percorrere con mezzi tra<strong>in</strong>ati oltre 150<br />

km. con piste impraticabili e zone <strong>in</strong>sidiate da partigiani.<br />

Spiegai che era mio desiderio arrivare non a notte <strong>in</strong>oltrata.<br />

Mi fece un sonoro rapporto.<br />

Non nevica più; anche il freddo è meno <strong>in</strong>tenso di ieri. Questo<br />

ci facilita il viaggio di ritorno. Mentre mi recavo dal Capitano<br />

Bonsi per riferire sull'accaduto, fui <strong>in</strong>formato che due ore<br />

dopo la nostra partenza da Petropawlowka la cavalleria<br />

cosacca, <strong>in</strong>filtratasi nel paese, aveva causato morti e feriti. Lo<br />

stesso Colonnello aveva riportato ferite. Un'altra notizia<br />

spiacevole: il Capitano Bonsi è stato ricoverato <strong>in</strong> ospedale<br />

per malattia; dovrà essere rimpatriato.<br />

Siamo adibiti ai più svariati lavori di rifacimento. Nella notte<br />

del 18 marzo 1942, <strong>in</strong> aperta campagna presso Pawlograd,<br />

stiamo scaricando munizioni da un treno. Il freddo era <strong>in</strong>sopportabile<br />

e chiesi un po' d'acqua calda della locomotiva al<br />

macch<strong>in</strong>ista, un civile russo, volevo ristorarmi, non ce la<br />

facevo più.<br />

Verso l'alba mi svegliai e mi ritrovai <strong>in</strong> una casupola gremita<br />

di soldati tedeschi e di civili. Chiesi come e perché mi trovavo<br />

<strong>in</strong> quel locale. Il macch<strong>in</strong>ista, accortosi che ero stato colpito<br />

da un pr<strong>in</strong>cipio di congelamento, mi fece portare al caldo.<br />

Grazie buon uomo, senza di te non sarei qui a raccontarlo!<br />

F<strong>in</strong>almente il sole; siamo alla f<strong>in</strong>e di aprile, però <strong>in</strong> terra ce<br />

102


ancora molta neve. Il medico sconsiglia di stare al sole, è da<br />

molti mesi che non lo si vede.<br />

Passano pochi giorni e poi tanti si ammalano, causa il lungo<br />

<strong>in</strong>verno e il denutirimento. Non riesco a farmi ricoverare <strong>in</strong><br />

ospedale malgrado mi venga riscontrata la far<strong>in</strong>gite, pr<strong>in</strong>cipio<br />

di ulcera allo stomaco e una lacerazione della carne provocata<br />

dalla scabbia.<br />

Dopo vari tentativi <strong>in</strong>fruttuosi, pensai che l'unica soluzione<br />

era quella di scrivere a casa e chiedere i documenti per<br />

sposarmi. Erano c<strong>in</strong>que anni che avevo la fidanzata, ma ci<br />

eravamo visti nei periodi di licenza o di permesso. Temevo di<br />

non vederla più! Quando mi arrivarono i documenti, le licenze<br />

erano sospese causa la ripresa delle operazioni nel bac<strong>in</strong>o del<br />

Donez.<br />

Malgrado l'<strong>in</strong>teressamento del nuovo Comandante del Battaglione<br />

Maggiore R<strong>in</strong>aldi, non fu possibile rimpatriare. La<br />

delusione più grande la provai quando vidi l'ultimo treno che<br />

andava <strong>in</strong> Italia.<br />

Agosto 1942 - Olgowirog. Oltre Millerovo avevamo costruito<br />

un ponte a cavalietti su un torrente.<br />

Il giorno 25 viene data partenza immediata per la l<strong>in</strong>ea, non<br />

come <strong>pontieri</strong>, ma come aggregati al 79° Reggimento Fanteria<br />

Divisione Pasubio.<br />

Il giorno seguente ci troviamo a Kal<strong>in</strong>ski sul fiume Don.<br />

L'accoglienza non è affatto delle migliori: colpi di artiglieria,<br />

mortai, katiusce, mitraglie. Un apparecchio cade <strong>in</strong> fiamme.<br />

Feriti che urlano, civili che fuggono, case <strong>in</strong>cendiate. E'<br />

comprensibile il trauma che ognuno di noi subì <strong>in</strong> quel<br />

momento.<br />

Per ben tre giorni ci lasciarono senza rancio. F<strong>in</strong>almente<br />

all'alba del quarto arrivò da mangiare: la razione era di tre<br />

giorni e per tre persone. Il soldato Serena, mentre il Caporale<br />

Tirelli ed io ci trovavamo <strong>in</strong> postazione, si mangiò tutto<br />

quanto. Abbiamo i primi feriti.<br />

31 agosto - E' l'alba e piovigg<strong>in</strong>a; dietro un cespuglio vedo un<br />

soldato russo. E' disarmato e vuole parlarmi; mi chiese se<br />

Berl<strong>in</strong>o era ancora lontana, andava a casa. Abitava a<br />

Krasnadar nel Kazakistan. Mi fece una gran pena. Il nostro<br />

motto è « La gloria arride sull'altra sponda ». Non siamo<br />

103


abituati alla vita di postazione.<br />

Si cont<strong>in</strong>ua <strong>in</strong>tanto a parlare di cambio, ma i giorni passano, le<br />

file si assottigliano.<br />

Siamo <strong>in</strong> settembre; almeno il tempo è clemente, la temperatura<br />

è fresca di notte, ma di giorno si sta bene. Aspettiamo<br />

con ansia le due pomeridiane quando arrivano alcuni nostri<br />

caccia a mitragliare le l<strong>in</strong>ee russe, noi approfittiamo per tirare<br />

il fiato.<br />

Sembra ormai una cosa abituale. Sul calare della sera si sentono<br />

i russi a parlare e cantare; è sicuro che durante la notte<br />

non daranno tregua.<br />

Nella notte del 5 ottobre, mentre sto per dare il cambio alla<br />

vedetta, una grossa pattuglia russa ci attacca sulla destra; si<br />

scatena un <strong>in</strong>ferno, abbiamo alcuni feriti.<br />

11 ottobre - Pomeriggio, sto riposando nella buca fatta a T,<br />

con me c'è un altro soldato. I russi riprendono a sparare con<br />

mortai e artiglieria, la terra trema, ci crolla addosso.<br />

Vorremmo uscire per non rimanere sepolti vivi. La l<strong>in</strong>ea è<br />

illum<strong>in</strong>ata a giorno con i razzi. Le pattuglie raggiungono le<br />

nostre posizioni a carponi, si soffre la fame, ma molto di più<br />

si patisce la sete.<br />

E' il mio turno alle cuc<strong>in</strong>e e, con una squadra di soldati,<br />

dobbiamo portare il rancio <strong>in</strong> prima l<strong>in</strong>ea e sempre di notte.<br />

F<strong>in</strong>almente posso bere a sazietà, sbarbarmi e lavarmi. Mi<br />

sembra di r<strong>in</strong>ascere. Noto la presenza di qualche <strong>in</strong>truso...<br />

E' sopraggiunto così il secondo <strong>in</strong>verno: ogni giorno che passa<br />

pesa sempre di più. Com<strong>in</strong>cia a nevicare. I russi non<br />

concedono tregua, ogni notte abbiamo perdite. Anche il<br />

freddo miete le sue vittime. Le speranze di rimpatriare, di<br />

abbandonare quell'<strong>in</strong>ferno, di non vedere più gli orrori di una<br />

guerra crudele, sfumano ogni giorno sempre di più.<br />

Alla f<strong>in</strong>e di ottobre i bersaglieri ci danno il cambio.<br />

«Avvicendamento». Quante volte si è ripetuta questa parola.<br />

La Compagnia si riunisce a Padgoria, un paes<strong>in</strong>o situato come<br />

tanti altri, <strong>in</strong> un'ansa del Don.<br />

1 novembre - S. Messa. Il Capitano Barbetta comunica le<br />

perdite subite durante i conflitti degli ultimi due mesi; sono<br />

tante, troppe. Il Generale Tirelli, al term<strong>in</strong>e della cerimonia, ci<br />

<strong>in</strong>forma che saremo «avvicendati».<br />

104


2 novembre - Trasferimento oltre 200 km. a Garmaschenka, <strong>in</strong><br />

attesa di rimpatrio. Col freddo e la neve i topi hanno fatto<br />

ritorno nelle case; è capitato di trovarne qualcuno cotto nel<br />

m<strong>in</strong>estrone.<br />

Trasferito a Prosciani, un agglomerato di case vic<strong>in</strong>o alla<br />

strada per Kantemirowka con l'ausilio di civili, devo provvedere<br />

a tenere sgombra la strada dalla neve.<br />

Il lavoro è tutt'altro che facile <strong>in</strong> quanto cont<strong>in</strong>ua a nevicare e<br />

i civili non collaborano con tanta facilità; la zona <strong>in</strong>oltre è<br />

frequentata da partigiani.<br />

12 novembre - Con il mio plotone devo ritornare <strong>in</strong> l<strong>in</strong>ea. La<br />

tappa è lunga, devo raggiungere il 30° Raggruppamento<br />

Artiglieria per lavori di fortificazione <strong>in</strong> un bosco oltre<br />

Getreide.<br />

Dobbiamo costruirci un giaciglio, come al solito sottoterra,<br />

poiché non ce altro modo di ripararci dal freddo. Durante il<br />

giorno si lavora sulle rive del Don <strong>in</strong> condizioni disagiate,<br />

mentre i russi ci tengono compagnia con la solita musica. Di<br />

notte i pidocchi non ci lasciano dormire.<br />

Gli Artiglieri sono avvicendati tra loro; ho trovato qualche<br />

piacent<strong>in</strong>o e mando mie notizie a casa. Sono c<strong>in</strong>quanta giorni<br />

che non ricevo posta; qui siamo come fuori dal mondo.<br />

Non avevo nessun ufficiale a cui rivolgermi; mi angustiava il<br />

pensiero di non aver notizie sulle precarie condizioni di salute<br />

di mia madre.<br />

Amara è l'esperienza di avere già trascorso l'<strong>in</strong>verno precedente<br />

<strong>in</strong> Russia; oltretutto, devo tenere alto il morale a chi ha<br />

perso la speranza di ritornare <strong>in</strong> Patria. 18 dicembre 1942 -<br />

Verso mezzogiorno dal telefono sento una voce : « Siamo<br />

circondati, abbiamo i russi alle spalle a circa 100 km. ». « In<br />

Russia esiste la parola arrangiarsi »; questa è la risposta ad<br />

una mia domanda. Com<strong>in</strong>cia la ritirata. A piedi ci dirigemmo<br />

a sud.<br />

A Kantemirowka trovai altri della mia Compagnia; i russi<br />

erano già <strong>in</strong> periferia con i carri armati e sulla cittad<strong>in</strong>a arrivavano<br />

bombe da ogni parte.<br />

Del Serg. Maggiore Graziani, del furiere Bertoli non seppi più<br />

nulla; con Tirelli e Contardi ci trovammo dopo diversi giorni.<br />

Conoscendo la strada, vado verso Tscertkowo: è un caos, si<br />

105


salvi chi può, tutti cercano di uscire per non rimanere accerchiati.<br />

Le strade sono <strong>in</strong>gombre di uom<strong>in</strong>i e mezzi; qualcuno viene<br />

<strong>in</strong>vestito e schiacciato dalle ruote <strong>dei</strong> mezzi <strong>in</strong> fuga. Dalle<br />

coll<strong>in</strong>e circostanti spuntano i carri armati russi; com<strong>in</strong>ciano i<br />

bombardamenti.<br />

Morti, feriti, case che crollano e bruciano.<br />

Dicono che qui ci sia il grosso della nostra Compagnia con il<br />

Capitano Barbetta. Erano circa un'ottant<strong>in</strong>a di uom<strong>in</strong>i; mai più<br />

visti. Con essi vi era il mio compaesano Serena, lo<br />

chiamavano la locomotiva umana. Fu l'unico di noi piacent<strong>in</strong>i<br />

a morire <strong>in</strong> Russia.<br />

Un grosso pagliaio serviva da ricovero per feriti, congelati,<br />

malati; ne conteneva circa duecento. Alcuni colpi di Katiuscia<br />

lo <strong>in</strong>cendiarono con il suo contenuto umano. Anche qui<br />

parecchi della mia Compagnia trovarono la morte.<br />

Qualcuno rammenta: fra poco sarà il secondo Natale che<br />

trascorriamo <strong>in</strong> Russia. Ma chi si ricorda più le date? I giorni<br />

ormai sono tutti uguali, neve, freddo, fame, bombe, tante<br />

bombe, e sempre morti da diciassette mesi.<br />

Vado <strong>in</strong> cerca di qualcosa da mettere sotto i denti. Scorgo un<br />

camion carico di scatolette e pane. Mentro sto per fare<br />

provvista, apparecchi russi mitragliano e bombardano. Mi<br />

riparo sotto il camion che prende fuoco, fuggo e nella corsa<br />

perdo tutto quanto avevo preso.<br />

Riprendiamo il camm<strong>in</strong>o, la neve raggiunge il g<strong>in</strong>occhio, si<br />

camm<strong>in</strong>a a fatica.<br />

E' consigliabile fare scorciatoie anche per trovare qualcosa da<br />

mangiare ed evitare <strong>in</strong>contri con le truppe russe. Devo<br />

provvedere a trovare un po' di latte per il Serg. Maggiore<br />

Della Piazza; ha febbre alta.<br />

Fermarsi può essere la sua e nostra f<strong>in</strong>e. Il 1943 è già <strong>in</strong>iziato<br />

e si cont<strong>in</strong>ua a camm<strong>in</strong>are, mangiare quello che ci viene<br />

offerto dai civili che ci ospitano durante la notte. Senza il loro<br />

aiuto nessuno di noi avrebbe fatto ritorno <strong>in</strong> Patria.<br />

Si sta attraversando Gorlowka mentre imperversa una tempesta<br />

di neve. Non riesco più a camm<strong>in</strong>are, mi accascio a<br />

terra. Torresani provvede a caricarmi su una slitta tra<strong>in</strong>ata da<br />

un russo.<br />

106


Siamo così a Pantelejmonowka (così mi dicono). Non ricordo<br />

come ho fatto ad arrivarci, né quando. Quando mi riprendo<br />

sono <strong>in</strong> una stanza di un grande caseggiato coricato sulla<br />

paglia. Riva, l'<strong>in</strong>fermiere, misura la temperatura: 39,6; c'è un<br />

medico, anche lui nelle nostre stesse condizioni; mi riscontra<br />

pleurite, bronchite, sospetto di ulcera. Ricovero. Ma dove? Gli<br />

ospedali stanno evacuando, i russi vengono avanti, ce pericolo<br />

di rimanere prigionieri.<br />

Si riparte e vengo caricato su di una carretta della fanteria;<br />

spesso dobbiamo scendere per rimetterla <strong>in</strong> carreggiata.<br />

Durante questo tortuoso viaggio <strong>in</strong>contro altri mezzi con<br />

carichi pietosi: feriti e congelati tutti bisognosi di cure e di<br />

nutrimento, ma niente di quanto abbisogna può essere dato<br />

loro, solo neve e freddo.<br />

Così senza alcun conforto, alcuni vengono abbandonati ad un<br />

crudo dest<strong>in</strong>o.<br />

Ciò che mi colpì maggiormente fu l'<strong>in</strong>contro con un Serg.<br />

Maggiore Pontiere, venuto da poco dall'Italia per darci il<br />

cambio: aveva già perso tutti e due i piedi per congelamento.<br />

L'avevo conosciuto ed <strong>in</strong>contrato a Verona da recluta, mi<br />

ricordai che non aveva più il padre; lo rividi ancora <strong>in</strong> caserma<br />

a Verona nel mese di luglio 1943: usava le stampelle.<br />

Verso la f<strong>in</strong>e di gennaio giungo a Stal<strong>in</strong>o, ospedale da campo<br />

256. Un medico, con accento romano mi visita; sono <strong>in</strong><br />

Russia dal luglio 1941. Vengo smistato. Sul treno eravamo<br />

stipati come sard<strong>in</strong>e.<br />

A Dnjepropetrowsk gli ospedali non ricevevano più ammalati.<br />

Dopo quattro giorni arrivo a Leopoli; durante il viaggio il<br />

ghiaccio aveva coperto i vetri <strong>dei</strong> f<strong>in</strong>estr<strong>in</strong>i; non ho visto<br />

nulla.<br />

Anche a Leopoli non accettano più. Si prosegue attraverso<br />

Cracovia. Dopo un'altra accurata visita sono smistato per<br />

Vienna.<br />

Vienna, una parola che suona bene al mio orecchio. L'Italia si<br />

fa sempre più vic<strong>in</strong>a; il rimpatrio non è più un miraggio, una<br />

speranza, ma via via si sta facendo realtà Dopo 222 ore di<br />

viaggio, rimetto piede sul benedetto suolo italiano.<br />

E' la primavera del 1943.<br />

Una breve riflessione: <strong>in</strong> Russia io ci passai due <strong>in</strong>verni e,<br />

107


nonostante avessi percorso gli ultimi chilometri della ritirata<br />

con i piedi privi di calze <strong>in</strong> quanto non entravano più nelle<br />

scarpe, non ho mai avuto alcun pr<strong>in</strong>cipio di congelamento.<br />

Fu fortuna o miracolo? Non so, forse il dest<strong>in</strong>o. Enrico Montani<br />

Sergente Maggiore 1° Reggimento IX° Battaglione Genio Pontieri Verona<br />

Donez - il ponte<br />

di barche si<br />

prepara l'accesso<br />

sulla riva<br />

d'arrivo<br />

108


Ripara, aggiusta! Sempre fango è<br />

Donez - <strong>in</strong>augurazione, il ponte viene benedetto dal cappellano<br />

Don Lionello dal Fabbro<br />

109


Una tragica realtà romanzesca<br />

a lieto f<strong>in</strong>e<br />

Era passata forse da poco la mezzanotte del 19 febbraio,<br />

quando aggrappati ai bordi della slitta per non cadere sul<br />

terreno gelato, uscimmo da Geidjn.<br />

Appena usciti dal paese attraversiamo il fiume Ssamara,<br />

completamente ghiacciato e ci addentriamo nell'immensa<br />

distesa nevosa della steppa.<br />

Il cielo era sereno, e la luna pur essendo al primo quarto, dava<br />

un ampio raggio di visibilità.<br />

Il vento, turb<strong>in</strong>ando, sollevava pulviscolo di neve, che sospesa<br />

a mezz'aria dava luogo a una leggera nebbia che battendoci<br />

sul viso ci rammentavano i suoi quaranta gradi sotto<br />

• zero.<br />

• nostro alito era trasformato <strong>in</strong> m<strong>in</strong>uscoli cristalli di ghiaccio<br />

che depositandosi poi sui passamontagna e sulle barbe<br />

<strong>in</strong>colte, formavano artistiche <strong>in</strong>crostazioni di ghiaccio conferendoci<br />

un aspetto simile ai pupazzi di neve.<br />

Il silenzio glaciale era <strong>in</strong>terrotto unicamente dallo scalpiccio<br />

monotono degli zoccoli <strong>dei</strong> cavalli e dal fruscio <strong>dei</strong> patt<strong>in</strong>i<br />

della slitta al contatto del terreno ghiacciato. Difficilmente ci<br />

si rende conto della distanza che si percorre <strong>in</strong> simili<br />

condizioni.<br />

Anche noi non potemmo stabilirlo con precisione. Ad un<br />

tratto sulla nostra s<strong>in</strong>istra apparvero ben del<strong>in</strong>eate le sagome<br />

110


delle basse case di fango con i loro enormi tetti di paglia<br />

caratteristici <strong>dei</strong> villaggi russi.<br />

Nell'it<strong>in</strong>erario che dovevamo percorre non ci era stato segnalato<br />

l'esistenza di tale villaggio e qualcuno di noi avanzò<br />

l'ipotesi che la strada che stavamo percorrendo era sbagliata.<br />

Con questo dubbio decidemmo che sarebbe stato più saggio<br />

ripararci <strong>in</strong> una delle case ed attendere il nuovo giorno per<br />

poterci orientare.<br />

Anche il Caporale che comandava il gruppo approvò tale<br />

decisione.<br />

Percorremmo così un cent<strong>in</strong>aio di metri alla volta del paese,<br />

ma ad un tratto ci fermammo; l'ottimismo del primo momento<br />

svanì tormentati da un nuovo dubbio. La domanda che ci<br />

ponemmo era una sola: « Chi troveremo <strong>in</strong> quelle case? russi,<br />

tedeschi o croati? ». Ci consultammo sul da farsi e<br />

decidemmo che qualcuno di noi sarebbe entrato <strong>in</strong> paese <strong>in</strong><br />

fase esploratrice. Partimmo <strong>in</strong> due, usando l'accortezza di<br />

tenerci uno molto distante dall'altro per evitare sorprese; ma<br />

tutto filò liscio e uno <strong>dei</strong> due tornò poco dopo annunciando<br />

che la strada era libera e che non vi erano segni di altre<br />

truppe. Raggiungemmo il villaggio formato da case disposte<br />

su di un'unica fila fermandoci presso quella che disponeva<br />

anche di un rifugio per i cavalli.<br />

Eravamo avvolti da un silenzio sepolcrale; il villaggio sembrava<br />

abbandonato e non scorgemmo nessuna luce attraverso<br />

le piccole f<strong>in</strong>estre. Tutto ciò ci diede maggiore sicurezza e<br />

sollievo.<br />

Prima di entrare staccammo i cavalli mettendoli al riparo dal<br />

freddo, facendo molto rumore e cont<strong>in</strong>uando a parlare con<br />

voce normale senza più bisbigliare; qu<strong>in</strong>di bussammo alla<br />

porta, nessuna risposta! aspettammo un poco, tornammo a<br />

bussare con maggiore <strong>in</strong>sistenza: nessuna risposta! Quando<br />

ormai stavamo per abbattere la porta col calcio di un fucile si<br />

<strong>in</strong>travide dalla f<strong>in</strong>estrella che avevamo di fronte filtrare un<br />

tenue chiarore, e poco dopo la porta si aprì. Sulla soglia<br />

apparve un vecchio, alto, magro e con una lunga barba bianca<br />

che scendeva a coprire parte del camicione che <strong>in</strong>dossava;<br />

nella mano destra reggeva un lume a petrolio che, oscillando<br />

ad ogni tremolio della mano, emanava un bagliore rossastro.<br />

111


Quel volto scarno con gli occhi sbarrati che veniva a tratti<br />

illum<strong>in</strong>ato per poi tornare nell'oscurità, ci parve un'immag<strong>in</strong>e<br />

irreale che ci fece rimanere sulla soglia perplessi. Superato il<br />

breve smarrimento chiedemmo al vecchio il permesso di<br />

entrare <strong>in</strong> casa, cosa che d'altronde stavamo già facendo.<br />

Il maleodorante odore che ci veniva <strong>in</strong>contro dalla stanza, era<br />

largamente compensato dall'aria calda e viziata. Entrammo<br />

curvati su noi stessi a causa dello stipite della porta assai<br />

basso, e per ultimo entrò il padrone di casa facendoci luce.<br />

Nella semioscurità <strong>in</strong>travedemmo di fronte a noi alcune persone<br />

accostate al muro ed altre semi-sdraiate sulla nostra s<strong>in</strong>istra,<br />

mentre sulla destra scorgemmo un bancone che fungeva<br />

da letto e sul quale ci sedemmo uno accanto all'altro<br />

togliendoci il passamontagna ed assaporando il dolce tepore<br />

che ci avvolgeva.<br />

Il lume fu posto su di una mensola situata sulla parete di<br />

fronte e la sua pur piccola luce ci permise di vedere più<br />

chiaramente ciò che i nostri occhi <strong>in</strong> un movimento circolare<br />

notavano nella stanza.<br />

La vista si abituava a quel grado di lum<strong>in</strong>osità; ad un tratto<br />

nessuno di noi parlò più, e mentre qualcuno lasciava scivolare<br />

furtivamente la mano nella tasca contenente le bombe a mano<br />

ponendo il dito tremante sulla sicura, altri lentamente<br />

sistemarono il moschetto tra le g<strong>in</strong>occhia, portando<br />

automaticamente il dito <strong>in</strong> prossimità del grilletto. Infatti, ora<br />

che vedevamo bene, ci accorgemmo che davanti a noi<br />

riposavano <strong>dei</strong> soldati appartenenti all'Armata Rossa, <strong>dei</strong><br />

nemici!<br />

Immobili nella loro posizione, ci fissavano <strong>in</strong><strong>in</strong>terrottamente<br />

nel più completo silenzio.<br />

Erano sei: i più vic<strong>in</strong>i erano seduti <strong>in</strong> terra con la schiena<br />

appoggiata al muro, il lungo fucile fra le g<strong>in</strong>occhia e una<br />

coperta sulle gambe; gli altri erano sdraiati nelle posizioni più<br />

strane e non potevamo dist<strong>in</strong>guere che armi avessero. Più<br />

sorpresi che spaventati, ci fissavamo a vicenda senza che<br />

nessuno osasse fare un gesto, che, mal <strong>in</strong>terpretato avrebbe<br />

sicuramente causato un tragedia: una sola bomba a mano<br />

esplosa all'<strong>in</strong>terno sarebbe stata fatale per tutti. Dopo qualche<br />

periodo di tensione ci tranquillizzammo senza peraltro<br />

112


dim<strong>in</strong>uire la sorveglianza; sembrava che ogni gruppo<br />

ignorasse l'altro.<br />

Ad ogni buon conto, nonostante la stanchezza, nessuno di noi<br />

osò chiudere occhio e <strong>in</strong> silenzio, mentre cent<strong>in</strong>aia di pidocchi<br />

facevano la gimcana tra la maglia e la pelle, dandoci un<br />

fastidio tremendo, meditavamo su ciò che era successo e sul<br />

da farsi.<br />

Ora comprendevamo perfettamente l'atteggiamento e lo stato<br />

d'animo del vecchio quando ci vide davanti alla sua porta, un<br />

po' meno il perché i russi non si erano mossi al nostro arrivo.<br />

Forse la causa era del baccano fatto all'arrivo, come se un<br />

<strong>in</strong>tero Reparto avesse occupato il villaggio, e ciò poteva aver<br />

impressionato i russi al punto da consigliarli a non reagire;<br />

tuttavia questa è solo un'ipotesi, il vero motivo di tale comportamento<br />

non lo sapremo mai.<br />

I m<strong>in</strong>uti passavano lenti e le ore <strong>in</strong>term<strong>in</strong>abili; f<strong>in</strong>almente<br />

dopo una notte di tensione, le prime luci dell'alba penetrarono<br />

dalla f<strong>in</strong>estrella che si trovava alle nostre spalle e il Caporale<br />

fece segno di andare.<br />

Ci avviammo lentamente verso la porta tenendo costantemente<br />

sotto controllo i soldati sovietici.<br />

Il vecchio <strong>in</strong>tuì immediatamente le nostre <strong>in</strong>tenzioni e corse<br />

ad aprire la porta.<br />

Uscimmo così senza danno alcuno da quella tragica situazione;<br />

la brezza siberiana, entrando nei nostri polmoni (anche<br />

se fredda era senza dubbio più sana), ci fece sentire sollevati.<br />

Con le dovute precauzioni preparammo la slitta e riprendemmo<br />

la marcia uscendo dal villaggio che non presentava<br />

altri segni di vita e ci <strong>in</strong>camm<strong>in</strong>ammo nuovamente nella<br />

steppa.<br />

Avevamo da poco valicato un costone quando <strong>in</strong>contrammo<br />

un gruppo di tedeschi, anch'essi con delle slitte, che ci<br />

<strong>in</strong>timarono l'alt!<br />

Ci fecero avvic<strong>in</strong>are tenendoci sotto tiro di un fucile mitragliatore;<br />

arrivati di fronte a loro e riconosciutici come soldati<br />

<strong>italiani</strong>, ci <strong>in</strong>formarono che proseguendo nella medesima<br />

direzione saremmo certamente <strong>in</strong>cappati nelle l<strong>in</strong>ee nemiche.<br />

Chiedemmo allora di <strong>in</strong>dicarci la direzione per raggiungere la<br />

località di Snamenowka ed ottenuta l'<strong>in</strong>formazione ripren­<br />

113


demmo il camm<strong>in</strong>o, piegando ad angolo retto sulla nostra<br />

s<strong>in</strong>istra.<br />

Dopo una lunga marcia, valicato un ennesimo costone, scorgemmo<br />

f<strong>in</strong>almente il paese.<br />

Scendemmo verso l'abitato r<strong>in</strong>francati, salutando le vedette<br />

<strong>dei</strong> primi avamposti formati dai plotoni del IX Battaglione,<br />

mentre da lontano ci giungeva l'eco <strong>dei</strong> colpi di mortaio ed il<br />

crepitio delle mitragliatrici <strong>dei</strong> russi che attaccavano le<br />

posizioni di Brodj e di Nicolaiewka entrambi difesi da due<br />

Battaglioni Pontieri, facenti parte della colonna Mus<strong>in</strong>u.<br />

Successivamente raggiungemmo <strong>in</strong>columi il nostro reparto<br />

accolti come <strong>dei</strong> redivivi.<br />

Fronte Russo<br />

Caporale Zilli<br />

Pontieri Temporelli, Potetti, Moia, Moretti<br />

Pontieri Morand<strong>in</strong>, Van<strong>in</strong>i<br />

Pontiere Cartello<br />

114


Partigiani Russi<br />

Nel gennaio del 1942 mi trovavo con altri commilitoni a Gri-<br />

sc<strong>in</strong>o, posta fra le città di Paolograd e Stal<strong>in</strong>o. Nostro compito<br />

era di recuperare <strong>dei</strong> carri-barca da noi stessi abbandonati<br />

durante il trasferimento a Stal<strong>in</strong>o.<br />

Il motivo dell'abbandono era piuttosto serio; ai rimorchi si era<br />

staccata una ruota a causa delle strade piene di buche createsi<br />

per l'<strong>in</strong>tenso traffico, anche se ciascuno, per evitarle, si<br />

sceglieva a fianco della prima, un'altra pista.<br />

La temperatura era rigidissima (35-40 gradi sotto lo zero): al<br />

m<strong>in</strong>imo sobbalzo faceva tranciare di colpo l'assale <strong>in</strong> acciaio,<br />

proprio <strong>in</strong> prossimità delle ruote.<br />

I rimorchi da recuperare erano circa una qu<strong>in</strong>dic<strong>in</strong>a. Eravamo<br />

partiti dalla nostra base a bordo di sei autocarri Breda da nove<br />

tonnellate, a ruote piene; macch<strong>in</strong>e meravigliose che<br />

funzionavano a benz<strong>in</strong>a e non si fermavano mai. Ognuna di<br />

esse tra<strong>in</strong>ava due carri-barca, e man mano che i rimorchi<br />

venivano recuperati e messi <strong>in</strong> condizioni di viaggiare<br />

venivano riportati a Stal<strong>in</strong>o.<br />

Noi nel frattempo si cont<strong>in</strong>uava a recuperare i rimanenti<br />

rimorchi, trasportandoli provvisoriamente a Grisc<strong>in</strong>o, dove ci<br />

eravamo accantonati con il personale del recupero.<br />

La zona appena conquistata pullulava di sbandati e partigiani,<br />

che però non frequentavano i paesi (<strong>in</strong> quanto i tedeschi<br />

effettuavano rastrellamenti cont<strong>in</strong>ui) ma si rifugiavano nei<br />

boschi, o nella steppa, <strong>in</strong> ripari scavati nel terreno.<br />

A volte la fame li sp<strong>in</strong>gevano a darsi prigionieri ai tedeschi,<br />

115


oppure riuscivano ad impadronirsi di qualche camion <strong>in</strong><br />

transito carico di viveri.<br />

Un matt<strong>in</strong>o, mentre si aspettava i camion di ritorno, notammo<br />

che tutti gli abitanti del paese venivano portati nella piazza<br />

pr<strong>in</strong>cipale di Grisc<strong>in</strong>o da truppe tedesche. Le case venivano<br />

visitate una per una, ed essendo composte di un solo locale o<br />

al massimo due, non vi erano molte possibilità di nascondersi<br />

senza essere scoperti. Incuriosito chiesi ad un sergente tedesco<br />

il motivo di quel rastrellamento, ed a gesti e <strong>in</strong> uno stentato<br />

russo, si spiegò così: “Camerati kaput, questa notte su strada<br />

vic<strong>in</strong>o al paese, masc<strong>in</strong> bruciato, sono stati i partigiani!”<br />

Trasc<strong>in</strong>ati dalla curiosità seguimmo anche noi gli abitanti che<br />

si andavano ammassando nella piazza. Il brusio ed il<br />

parlottare degli abitanti si era fatto fìtto, la totalità di essi<br />

ignorava il motivo di quella adunata forzata. In un lato della<br />

piazza si ergeva un fabbricato ad un piano, con parte del tetto<br />

a terrazza circondato da una r<strong>in</strong>ghiera <strong>in</strong> ferro.<br />

Su di esso all'improvviso apparve un Capitano tedesco, il<br />

comandante della guarnigione di Grisc<strong>in</strong>o. Al suo apparire<br />

tutti gli sguardi si appuntarono su di lui, mentre un assoluto<br />

silenzio scendeva nella piazza. L'ufficiale nazista, mentre un<br />

<strong>in</strong>terprete al suo fianco si acc<strong>in</strong>geva a tradurre, prese la parola<br />

dicendo: « Questa notte a tre chilometri dal paese, c<strong>in</strong>que<br />

soldati tedeschi sono stati assaliti e trucidati, il loro<br />

automezzo svaligiato e dato alle fiamme ».<br />

Per punire questi atti di terrorismo il Comando germanico, a<br />

titolo di rivalsa, avrebbe scelto dieci uom<strong>in</strong>i fra i più giovani<br />

del paese e fatti impiccare.<br />

Unica alternativa alla rappresaglia era la consegna <strong>dei</strong> partigiani<br />

colpevoli dell'attentato.<br />

Queste parole furono ascoltate con stupore e sgomento dagli<br />

abitanti e concitatamente si scambiavano i loro commenti;<br />

comunque il Comandante concedeva la possibilità di offrirsi<br />

volontari, per non essere costretto a scegliere <strong>in</strong>discrim<strong>in</strong>atamente<br />

coloro che sarebbero stati giustiziati. Veniva<br />

concesso mezz'ora di tempo prima di dar luogo alla<br />

esecuzione.<br />

Nel frattempo alcuni soldati legavano alla r<strong>in</strong>ghiera del terrazzo<br />

dieci spezzoni di fune che term<strong>in</strong>avano all'altra estre­<br />

116


mità con un cappio; contemporaneamente dalla folla ammassata<br />

si videro alcuni uom<strong>in</strong>i che timidamente, ma risolutivamente,<br />

si portavano nelle prime file seguiti a breve distanza<br />

da altri, f<strong>in</strong>ché furono circa una vent<strong>in</strong>a. Breve<br />

parlottare fra loro; i più anziani conv<strong>in</strong>cevano i più giovani a<br />

r<strong>in</strong>unciare (giovani per modo di dire, avevano quasi tutti<br />

passata la c<strong>in</strong>quant<strong>in</strong>a).<br />

Alf<strong>in</strong>e rimasero i dieci vecchi, che vennero <strong>in</strong>vitati a raggiungere<br />

il terrazzo, dove li attendeva la morte.<br />

Io e gli altri Pontieri guardavamo sgomenti la scena che si<br />

presentava ai nostri occhi.<br />

Era la prima volta, durante la campagna di Russia, che si<br />

vedeva eseguire la rappresaglia, condannare senza processo<br />

delle persone umane.<br />

Avevamo sì assistito alla fucilazione di due soldati tedeschi<br />

rei di aver trasgredito ad un proclama del Comando Supremo<br />

tedesco, che comm<strong>in</strong>ava la pena di morte per furti alla<br />

popolazione.<br />

Essi avevano derubato ad una contad<strong>in</strong>a diverse gall<strong>in</strong>e,<br />

questa si era rivolta al loro comandante sporgendo denuncia,<br />

ed egli dopo aver ottenuto la confessione, radunato un plotone<br />

di esecuzione, li aveva fatti fucilare sul posto.<br />

All'improvviso, mentre i condannati a morte volontari si<br />

acc<strong>in</strong>gevano a mettersi il cappio al collo, aiutati dai soldati<br />

tedeschi, nel silenzio funebre, rotto solo dal soffocato pianto<br />

delle donne, un forte canto si udì provenire dal fondo della<br />

piazza.<br />

Ist<strong>in</strong>tivamente cercammo la fonte di quell'<strong>in</strong>aspettato canto e<br />

con nostro enorme stupore vedemmo c<strong>in</strong>que soldati russi, con<br />

le divise a brandelli, le barbe <strong>in</strong>colte, magri per i patimenti<br />

sopportati poiché costretti a vivere alla macchia, che<br />

avanzavano verso il terrazzo con passo sicuro e lo sguardo<br />

fiero.<br />

Il loro passaggio avveniva fra due ali di folla ammutolita,<br />

stupita di quanto stava verificandosi.<br />

I partigiani, avvertiti prontamente da qualcuno, si precipitavano<br />

a salvare le <strong>in</strong>nocenti vite di coloro che più volte li<br />

avevano aiutati, offrivano le loro vite per salvare quelle <strong>dei</strong><br />

117 loro compatrioti, altrettanto degni di rispetto e disposti a<br />

117


pagare un atto di guerra partigiana non commesso. L'ufficiale<br />

tedesco, a mezzo dell'<strong>in</strong>terprete, <strong>in</strong>terrogò i partigiani,<br />

chiedendo notizie dell'azione da loro rivendicata che stava per<br />

procurare la rappresaglia, e avute le prove della loro<br />

colpevolezza, fece liberare gli ostaggi e qu<strong>in</strong>di ord<strong>in</strong>ò di<br />

procedere all'esecuzione.<br />

I c<strong>in</strong>que rifiutarono sdegnosamente la benda sugli occhi e<br />

l'aiuto <strong>dei</strong> soldati tedeschi, ed <strong>in</strong>filata personalmente la testa<br />

nel cappio lo str<strong>in</strong>sero attorno al collo, scavalcando la<br />

r<strong>in</strong>ghiera e tenendosi <strong>in</strong> equilibrio <strong>in</strong> quella precaria posizione<br />

per alcuni m<strong>in</strong>uti che parvero un'eternità e che lasciarono tutti<br />

con il fiato sospeso, qu<strong>in</strong>di come ad un segnale convenuto,<br />

gridando « davai ruschi, dossidania » fecero seguire al grido<br />

di saluto il salto nel vuoto!<br />

Rimasero così appesi, col collo spezzato, il viso paonazzo,<br />

mentre <strong>in</strong>torno a loro la popolazione faceva il segno della<br />

croce, recitando mentalmente una preghiera.<br />

Il Comandante tedesco, impressionato suo malgrado da tanto<br />

coraggio e sangue freddo dimostrato, <strong>in</strong> segno di ammirazione<br />

per lo sfortunato nemico, contrariamente a quanto le regole<br />

prescrivevano, <strong>in</strong>vece di lasciare i corpi esposti sulla piazza<br />

per ventiquattro ore come monito ed esempio, diede ord<strong>in</strong>e ai<br />

propri soldati di recuperare le salme e seppellirle nel cimitero<br />

del paese.<br />

Quel giorno tutti noi che eravamo presenti al fatto, non riuscimmo<br />

a mangiare; davanti ai nostri occhi ci apparivano<br />

cont<strong>in</strong>uamente quei visi stravolti.<br />

In quel momento compresi cosa volesse dire essere partigiano;<br />

significava essere due volte coraggiosi, la prima volta<br />

come soldato, la seconda come uomo! La regola prima del<br />

partigiano russo era: « Compiere atti di sabotaggio nelle<br />

retrovie per creare difficoltà al nemico, affrontandone però le<br />

conseguenze, qualora gli atti compiuti avessero messo <strong>in</strong> serio<br />

pericolo l'<strong>in</strong>tegrità e la sicurezza della popolazione civile ».<br />

Pontiere Primo Spelta<br />

l a Comp. - 1° Btg. - Fronte russo 1942<br />

118


Moltitud<strong>in</strong>i di razze diverse. Partigiani<br />

Si prepara il terreno perla costruzione <strong>dei</strong> ricoveri per i nostri aerei a Statno<br />

119


Avventura tragicomica<br />

<strong>dei</strong> Sergenti di ferro<br />

Questa notte, 8 agosto 1941, i nostri quattro sergenti maggiori<br />

della I Compagnia, hanno vissuto un'avventura <strong>in</strong>consueta,<br />

che alla f<strong>in</strong>e ha co<strong>in</strong>volto tutti noi. Avevamo da poco varcato<br />

il conf<strong>in</strong>e della Romania, entrando <strong>in</strong> territorio russo, dopo<br />

aver attraversato il fiume Prut. Arrivati alla periferia della<br />

cittad<strong>in</strong>a di Ulademi, avevamo fatto una sosta <strong>in</strong> quanto<br />

eravamo tutti stanchi ed abbrutiti dalla fatica, con le ossa<br />

doloranti per il lungo viaggio fatto a bordo <strong>dei</strong> nostri<br />

automezzi.<br />

Dopo aver parcheggiato sulla strada le motrici e i relativi<br />

rimorchi, sui quali erano caricati i nostri neri barconi, si riuscì<br />

a consumare il primo rancio caldo, dopo tanti giorni di galletta<br />

e scatolette di carne.<br />

Term<strong>in</strong>ato il pasto a sera già <strong>in</strong>oltrata, ci venne impartito<br />

l'ord<strong>in</strong>e di piantare le tende ai lati della strada. I sergenti<br />

maggiori Basile, Buffa, Fogliano e Dolf<strong>in</strong>, afferrati i loro<br />

za<strong>in</strong>i e tascapani, sciolsero i loro teli e coperte, che portavano<br />

a tracolla arrotolati.<br />

Iniziarono la noiosa operazione di unire i vari teli tenda, a<br />

mezzo di bottoni e relative asole, non senza i relativi rimbrotti<br />

che l'un l'altro si scambiavano e ciascuno dava dell'<strong>in</strong>competente<br />

all'altro; lo sfottò era più vivace e colorito fra il<br />

Buffa e il Fogliano.<br />

Con l'ausilio <strong>dei</strong> paletti di ferro, picchetti di legno e relative<br />

cordicelle per ancorare la tenda, dopo una serie di variop<strong>in</strong>te<br />

imprecazioni, perché il lavoro veniva fatto al buio, come Dio<br />

volle, drizzarono la tenda.<br />

120


Buttarono i loro za<strong>in</strong>i all'<strong>in</strong>terno di essa, stesero un paio di<br />

coperte da campo sul terreno, a mo' di giaciglio, ammassarono<br />

<strong>in</strong> un lato i loro moschetti e si <strong>in</strong>filarono carponi <strong>in</strong> essa,<br />

pronti a passare la notte con un meritato sonno ristoratore.<br />

I tascapani fungevano da cusc<strong>in</strong>i, anche se un po' ruvidi e<br />

pieni di protuberanze <strong>in</strong> quanto contenenti borraccie, gavette<br />

ed altri effetti personali.<br />

Una volta all'<strong>in</strong>terno della tenda, si distesero alla meglio coprendosi<br />

con le rimanenti coperte e dormirono così, completamente<br />

vestiti, ad eccezione <strong>dei</strong> loro scarponi maleodoranti<br />

che misero fuori dalla tenda.<br />

Nel frattempo altrettanto avevamo fatto noi, uom<strong>in</strong>i di truppa.<br />

Per un certo tempo si udì il vocione di Fogliano, ma quando<br />

tutti erano già immersi nel sonno profondo, egli f<strong>in</strong>ì per tacere<br />

e, come ad un segnale convenuto, il silenzio scese<br />

sull'accampamento.<br />

A <strong>in</strong>tervalli regolari le pattuglie addette alla nostra sicurezza<br />

ed alla guardia <strong>dei</strong> materiali, passavano con il loro passo<br />

stanco.<br />

Ad un tratto, il silenzio della notte fu rotto da un co<strong>in</strong>citato<br />

parlottio, e poiché tutti noi si dormiva con un occhio solo,<br />

afferrati per ist<strong>in</strong>to i nostri moschetti, a piedi nudi uscimmo<br />

dalle tende.<br />

Nessuno sapeva dare spiegazioni di quanto avveniva nella<br />

tendopoli.<br />

F<strong>in</strong>almente, quando l'occhio si fu abituato all'oscurità, vedemmo<br />

la tenda <strong>dei</strong> sergenti che camm<strong>in</strong>ava da sola nel buio.<br />

Assonnati, spaventati, ma soprattutto <strong>in</strong>curiositi dall'<strong>in</strong>solito<br />

spettacolo, cercavamo di sapere cos'era successo, e solo più<br />

tardi, con frasi smozzicate lo venivamo a sapere dalla viva<br />

voce <strong>dei</strong> protagonisti.<br />

Nella tenda i quattro sergenti dormivano tranquilli, quando ad<br />

un tratto nel dormiveglia il Basile, sentendo sotto la sua<br />

schiena una protuberanza, aveva <strong>in</strong>filato una mano sotto la<br />

coperta, e nella sua esplorazione aveva toccato un piede. A<br />

questo punto aveva svegliato il Fogliano che gli dormiva<br />

accanto pregandolo di ritirare la sua gamba, con un grugnito<br />

questi aveva risposto di chiamare il Buffa o il Dolf<strong>in</strong>, <strong>in</strong><br />

quanto egli i suoi li aveva liberi, e li toccava con le sue mani.<br />

121


Il Basile, così fece. Però gli altri, imprecando a loro volta per<br />

essere stati svegliati, assicurarono che nessuno di loro aveva il<br />

proprio piede sotto la sua schiena. Inevitabilmente tutti i<br />

quattro occupanti della tenda erano svegli ed il Buffa per<br />

risolvere il mistero, accese un fiammifero e a quel chiarore,<br />

tutti, videro che un piede di colore <strong>in</strong>def<strong>in</strong>ibile sporgeva dal<br />

terreno.<br />

Diedero un grido e quasi contemporaneamente si alzarono di<br />

scatto con tale forza che la bassa tenda venne divelta dai suoi<br />

ancoraggi e come un enorme cappuccio, seguiva nei loro passi<br />

disord<strong>in</strong>ati i quattro sergenti urlanti. Cercavano di districarsi<br />

dalla tenda, ma i loro movimenti scomposti e contrari li<br />

<strong>in</strong>tralciavano sempre più, solo il nostro <strong>in</strong>tervento riuscì a<br />

liberarli da quel casco di tela. Il primo a parlare fu il Basile,<br />

che rivolgendosi a noi che eravamo riuniti <strong>in</strong>torno, <strong>in</strong>dicando<br />

con la mano dove prima era piazzata la tenda, nel suo dialetto<br />

ci disse: fioi, sutta lì aghé un morti! » (ragazzi, lì sotto c'è un<br />

morto!) Noi <strong>in</strong>creduli lo guardavamo, attribuendo a qualche<br />

sogno lo accaduto ma dovemmo ricrederci non appena ci fu<br />

possibile controllare il terreno al lume di un fiammifero.<br />

Dicevano la pura verità! Per una sfortunata quanto assurda<br />

circostanza avevano piazzato la tenda su quel morto, così<br />

malamente sepolto.<br />

Passato quell'attimo di smarrimento, accertammo che tutta la<br />

compagnia si era accampata, sopra fosse comuni, fatte chissà<br />

da chi; <strong>in</strong> quel luogo si erano svolti i primi combattimenti, per<br />

la conquista di Ulademi, fra russi e tedeschi! Ora riuscivamo a<br />

spiegarci la ragione di quel cattivo odore che persisteva<br />

nell'aria.<br />

Febbrilmente, ma <strong>in</strong> silenzio, tutti seguimmo l'esempio <strong>dei</strong><br />

sergenti che con i soli teli e coperte si erano arrampicati sul<br />

più vic<strong>in</strong>o rimorchio ed avevano trovato rifugio nel barcone,<br />

<strong>in</strong> attesa dell'alba.<br />

Come <strong>in</strong>izio della campagna di Russia <strong>in</strong> quel territorio, non<br />

era male!<br />

Pontiere Nello Bad<strong>in</strong>i<br />

1° Btg. - Fronte russo Agosto 1941<br />

122


Un rancio fuori programma<br />

Nella steppa ad ovest della cittad<strong>in</strong>a di Lugaskaja, pascolavano<br />

delle mucche, forse una dec<strong>in</strong>a di capi. Brucando<br />

pigramente la rara erba che affiorava qua a là dalla neve.<br />

Il Pontiere Pennati, di Milano, denom<strong>in</strong>ato il filubustiere del<br />

nostro Reparto, le aveva adocchiate da diversi giorni. Esse<br />

però erano guardate a vista da un soldato Rumeno che faceva<br />

loro buona guardia armato di fucile. Quel giorno il Pennati,<br />

dopo aver complottato con altri amici - tra cui il magazz<strong>in</strong>iere<br />

e il cuc<strong>in</strong>iere del Reparto -, lasciò l'accampamento.<br />

E' come per far passare il tempo, passo dopo passo, tranquillamente<br />

si avvic<strong>in</strong>ò alla sent<strong>in</strong>ella.<br />

Buongiorno, come va? <strong>in</strong>iziò il Pennati; il rumeno se ne stava<br />

seduto, avvolto nel suo pastrano tenendo il fucile sulle<br />

g<strong>in</strong>occhia.<br />

Rispose al suo saluto, senza staccare lo sguardo dalle mucche.<br />

Fa un po' più freddo oggi, eh?.<br />

La sent<strong>in</strong>ella non rispose, non voleva attaccare discorso, era<br />

diffidente.<br />

Il Pennati con aria <strong>in</strong>differente sfilò dalla tasca un portasigarette,<br />

e lo aprì con noncuranza. Era pieno di sigarette<br />

Italiane. I suoi amici avevano fatto una colletta per rifornirlo!<br />

Prese dunque una sigaretta, la mise tra le labbra e mentre<br />

123


cercava <strong>in</strong> una tasca i fiammiferi, avvic<strong>in</strong>ò l'astuccio al Rumeno<br />

<strong>in</strong> segno di offerta.<br />

Questi, sempre diffidente, si tolse i guanti, ed allungò la mano<br />

un poco tremante verso l'astuccio e afferrando una sigaretta<br />

borbottò: Come fai con le c<strong>in</strong>que sigarette al giorno che ci<br />

danno, ad avere una così buona scorta?<br />

Come? c<strong>in</strong>que sigarette al giorno! rispose il Pennati, a noi ne<br />

danno qu<strong>in</strong>dici come razione giornaliera.<br />

Vedi, vedi, che <strong>in</strong>giustizia replicò il Rumeno, è una vera porcheria,<br />

questo diverso trattamento.<br />

Per noi è diverso, aggiunge Pennati, oltre alle sigarette ci<br />

danno anche i generi di conforto, non siamo alla fame, pensa<br />

che alla sera, dopo la m<strong>in</strong>estra <strong>in</strong> scatola ci viene data una<br />

scatoletta <strong>in</strong>tera di tonno.<br />

Tanta era la serietà mentre lo diceva, che gli veniva l'acquol<strong>in</strong>a<br />

<strong>in</strong> bocca e quasi quasi ci credeva anche lui!<br />

La sent<strong>in</strong>ella rimase tanto sbalordita, che le dita che str<strong>in</strong>gevano<br />

la sigaretta si aprirono facendola cadere a terra per<br />

l'emozione.<br />

« Effettivamente il razionamento era <strong>in</strong> atto già da qualche<br />

tempo per tutti i reparti di qualsiasi nazionalità ». Dopo un<br />

breve attimo di riflessione, il Rumeno, con il viso proteso<br />

verso l'Italiano gli disse: Senti... non potresti procurarmi una<br />

scatoletta di tonno?<br />

S'<strong>in</strong>tende non gratis, se vuoi potrei darti un orologio, oppure<br />

un anello d'oro.<br />

Nel dire questo si era alzato, ponendo il fucile tra le gambe e<br />

frugando sotto il cappotto foderato di pelliccia, <strong>in</strong>filava una<br />

mano nella tasca <strong>dei</strong> pantaloni.<br />

Ecco, proseguì mentre mostrava una piccola bussola, ti potrei<br />

dare anche questa!<br />

Il nostro amico si era messo <strong>in</strong> modo, che la sent<strong>in</strong>ella volgesse<br />

le spalle alle mucche ed <strong>in</strong>daffarato com'era a conv<strong>in</strong>cere<br />

l'italiano dell'utilità e del vantaggio del baratto, non si<br />

accorto che una macch<strong>in</strong>a con il motore al m<strong>in</strong>imo, avanzava<br />

lentamente sulla pista, a fianco del boschetto, seguita a piedi<br />

da sei soldati.<br />

Il mezzo si fermò con la sponda posteriore già aperta, contemporaneamente<br />

una mucca veniva afferrata da mani robuste<br />

124


ed esperte, a tal punto da impedirle di muggire, o di produrre<br />

altri rumori.<br />

Così silenziosamente trasportata, la bestia fu issata <strong>in</strong> un<br />

attimo sul camion.<br />

La sent<strong>in</strong>ella richiamata alla realtà dal muggito delle altre<br />

bestie, si voltò, puntò il suo fucile e sparò. Tutto si era svolto<br />

così all'improvviso, che la pallottola che aveva fatto partire,<br />

più per ira che per conv<strong>in</strong>zione, si perse nella steppa, mentre il<br />

pulviscolo della neve sollevata dalla improvvisa messa <strong>in</strong><br />

moto a pieno regime del motore, nascondeva ormai gli audaci<br />

e fortunati predatori. Anche Pennati che aveva seguito con<br />

<strong>in</strong>teresse il raid esclamò: Perbacco, ma cosa vogliono farsene<br />

della mucca? e di rimando il Rumeno, quello che faranno di<br />

quella mucca non lo so, e non mi <strong>in</strong>teressa, mentre posso<br />

prevedere quello che mi dirà e quello che mi farà il mio<br />

Comandante. Bé, per la scatola di tonno ritornerò domani,<br />

arrivederci, e non te la prendere! concluse Pennati.<br />

Mentre si allontanava con il passo più spedito, di quando era<br />

arrivato.<br />

La sbalordita sent<strong>in</strong>ella lo seguiva con lo sguardo, carico di<br />

malcelata diffidenza, scuotendo la testa con fare dubbioso,<br />

circa la complicità dell'Italiano a quanto le era accaduto sotto i<br />

suoi occhi.<br />

Quella sera al Reparto si mangiarono degli ottimi spezzat<strong>in</strong>i<br />

con patate, e tutti ne ebbero a volontà, grazie a c<strong>in</strong>que m<strong>in</strong>uti<br />

di paura e a quel pizzico di estro dimostrato dal nostro<br />

simpatico gruppetto.<br />

125<br />

Alfeo Bagni


Dalla pag<strong>in</strong>a del Diario<br />

di un ignoto Pontiere<br />

ritrovato <strong>in</strong> un tascapane abbandonato<br />

Da diversi giorni il ponte gittate sul fiume Nieper era <strong>in</strong>transitabile;<br />

un colpo di cannone ben centrato dalle artiglieri<br />

russe l'aveva ridotto <strong>in</strong> misere condizioni. Mancavano, per<br />

completarlo, circa 300 metri <strong>dei</strong> 1.500 della lunghezza del<br />

fiume; altri 200 metri costruiti su zatteroni richiedevano lavori<br />

di r<strong>in</strong>forzo con funi e tavole. Il fiume era gonfio dalle recenti<br />

piogge, la corrente impetuosa faceva tendere al massimo le<br />

funi d'ancora. La profondità del fiume si aggirava sui 15-20<br />

metri. Sporadicamente altri colpi di artiglieria raggiungevano<br />

il ponte, causando nuovi danni alle strutture. I r<strong>in</strong>forzi per<br />

alimentare la testa di ponte potevano raggiungere l'altra riva<br />

solo con chiatte a motore a cui erano adibiti i Pontieri<br />

ungheresi.<br />

A valle di detto ponte di legno, erano all'opera Pontieri tedeschi<br />

per riprist<strong>in</strong>are due enormi campate del ponte <strong>in</strong> ferro,<br />

lavoro lungo ed <strong>in</strong>grato; i materiali venivano trasportati da<br />

portiere 2 con personale del I Battaglione Pontieri, qu<strong>in</strong>di con<br />

argani venivano sollevati ad oltre trenta metri dal pelo<br />

dell'acqua, per essere <strong>in</strong>seriti con bulloni e saldature alle<br />

strutture esistenti.<br />

La situazione era precaria, le compagnie Pontieri del IX Battaglione<br />

erano demoralizzate dall'<strong>in</strong>erzia forzata ed impazienti<br />

di completare il ponte onde permettere il passaggio delle<br />

truppe già ammassate nelle retrovie, anch'esse impazienti di<br />

cont<strong>in</strong>uare l'avanzata <strong>in</strong>terrotta. Nella matt<strong>in</strong>ata del 28<br />

settembre, poiché nessun colpo di cannone si sentiva da molte<br />

ore, il Colonnello Mortaretto, nostro Comandante ed altri<br />

ufficiali, tennero rapporto e decisero di <strong>in</strong>iziare il lavoro<br />

tenuto conto che il Comando germanico aveva assicurato che<br />

2) La portiera è formata da due o più barche, con tavolato.<br />

126


il nemico durante la notte aveva lasciato le sue posizioni<br />

attestandosi ad oltre trenta chilometri.<br />

Noi di truppa si era r<strong>in</strong>francati da quella quiete; d'altronde per<br />

alimentare la battaglia che si svolgeva sull'altra riva occorreva<br />

<strong>in</strong>viare uom<strong>in</strong>i e mezzi <strong>in</strong> gran quantità. Le sole portiere erano<br />

<strong>in</strong>sufficienti, occorreva mettersi senz'altro al lavoro.<br />

Non si poteva attendere la notte, come le norme di sicurezza<br />

prescrivevano.<br />

Ufficiali tedeschi ed ungheresi, per l'occasione avrebbero assistito<br />

al nostro lavoro.<br />

Operatori dell'istituto di propaganda « LUCE » ed equivalenti<br />

tedeschi avrebbero filmato le varie operazioni. Il nostro<br />

morale <strong>in</strong> quelle condizioni era molto migliorato. Dopo<br />

snervanti giornate di attesa era f<strong>in</strong>almente giunta la nostra ora<br />

« X ».<br />

Il IX Battaglione, r<strong>in</strong>forzato da una Compagnia del I, era<br />

pronto!<br />

Ci avevano avvertiti che per rendere più <strong>in</strong>teressanti le riprese<br />

c<strong>in</strong>ematografiche, alcuni nostri barchetti d'assalto, approntati<br />

per la circostanza, avrebbero fatto esplodere ogni tanto delle<br />

cariche di tritolo <strong>in</strong> acqua a monte ed a valle del ponte.<br />

Verso le ore dieci, dopo aver fatto affluire alla riva del fiume<br />

barconi, travicelle, tavole e tutti i materiali <strong>in</strong>erenti all'opera,<br />

demmo il via al gittamento del ponte nel tratto mancante.<br />

Pur essendo veloci nelle nostre operazioni, sapendoci guardati<br />

dalla piccola folla degli ufficiali alleati e dagli obbiettivi delle<br />

macch<strong>in</strong>e di ripresa, eseguimmo il nostro compito con più<br />

entusiasmo e serenità, come se <strong>in</strong>vece di essere al fronte<br />

fossimo nei nostri vecchi scali <strong>in</strong> Patria <strong>in</strong> un normale addestramento.<br />

Dopo poche ore il ponte già stava per raggiungere la riva<br />

opposta; i colleghi ungheresi rattoppavano il tratto costruito<br />

con portiere e zattere con i più strani materiali di emergenza;<br />

nel cielo <strong>in</strong> alto un ricognitore che noi ritenevamo <strong>dei</strong> nostri,<br />

volteggiava a grande altezza.<br />

Generali e Colonnelli che assistevano impazienti, avevano già<br />

raggiunto la riva opposta usufruendo di un traghetto; essi già<br />

si complimentavano col nostro Comandante, quando<br />

all'improvviso, ripetuti scoppi ruppero il silenzio. In un primo<br />

127


tempo non facemmo caso a quel rumore, si supponeva che<br />

facessero parte della messa <strong>in</strong> scena per la gioia degli<br />

operatori.<br />

Pensavamo: ecco gli scoppi di tritolo che i barchetti d'assalto<br />

fanno esplodere.<br />

Ciò che ci faceva dubitare era il fatto che detti scoppi erano<br />

preceduti da sibili <strong>in</strong>confondibili al nostro udito, dal s<strong>in</strong>istro<br />

significato.<br />

Smettemmo per un attimo il lavoro, guardando attorno a noi,<br />

anche per renderci conto di quanto succedeva. Mi avvidi di un<br />

trambusto <strong>in</strong> prossimità della sponda di arrivo; guardando<br />

meglio e dando la voce ai miei commilitoni, vidi una cosa<br />

alquanto <strong>in</strong>solita: Generali ed altri ufficiali osservatori <strong>in</strong><br />

disord<strong>in</strong>ata corsa raggiungevano la terra ferma per cercare<br />

rifugio nei ricoveri già approntati e che erano serviti da<br />

tr<strong>in</strong>cee per le truppe della testa di ponte.<br />

Nella loro disord<strong>in</strong>ata fuga si scontravano con noi Pontieri che<br />

<strong>in</strong>curanti trasportavamo i materiali necessari per porre f<strong>in</strong>e al<br />

lavoro.<br />

Molti di essi non pratici, <strong>in</strong> quella confusione mettevano i<br />

piedi <strong>in</strong> fallo, <strong>in</strong>ciampando, e se non cadevano nei barconi<br />

cadevano <strong>in</strong> acqua chiedendo disperatamente aiuto.<br />

Noi, pur <strong>in</strong>timoriti dai colpi che <strong>in</strong>com<strong>in</strong>ciavano a cadere, per<br />

fortuna a molta distanza <strong>in</strong> acqua, spronati dai nostri<br />

capisquadra, <strong>in</strong> breve tempo completammo con l'ultima impalcata<br />

il ponte, ed <strong>in</strong> ord<strong>in</strong>e raggiungemmo anche noi i<br />

rifugi.<br />

Dai nostri ripari vedevamo il nostro amato ponte che a volte<br />

veniva centrato dai precisi colpi delle artiglieri russe, qualche<br />

barcone veniva colpito e, nell'affondare, trasportava con sé il<br />

materiale delle impalcate.<br />

Molti di noi si erano attardati a completare le strutture per<br />

fissare le travicelle di gh<strong>in</strong>damento ed erano così rimasti imbottigliati<br />

sul ponte stesso; non potevano andare né su di una<br />

riva né sull'altra.<br />

Doveva per forza cessare quell'ira di Dio che si era scatenata.<br />

Ricordo che a trenta metri da noi, che eravamo riparati,<br />

giunge sul ponte un preciso colpo che colpisce un barcone<br />

dove vi erano diversi nostri amici.<br />

128


Vediamo con sgomento molti di essi volare nell'aria assieme a<br />

schegge di tavole urlando; molti ricadono nell'acqua che <strong>in</strong> un<br />

baleno li trasc<strong>in</strong>a lontani dai nostri sguardi.<br />

Qualcuno, ricaduto sul ponte, geme di dolore e viene soccorso<br />

alla meglio dagli amici che erano rimasti <strong>in</strong>columi. Però le<br />

artiglierie germaniche piazzate <strong>in</strong> buon numero sulla nostra<br />

riva amica, <strong>in</strong>iziano un furibondo bombardamento sulle l<strong>in</strong>ee<br />

russe.<br />

Non ho mai assistito a così violento fuoco di controbatteria; il<br />

rumore era ossessionante e bisognava per forza tapparsi le<br />

orecchie.<br />

Come a Dio piacque, dopo un'ora ritornò la calma. Ci<br />

riacc<strong>in</strong>gemmo all'opera sostituendo i pezzi mancanti del ponte<br />

e dopo due ore di febbrile lavoro si poteva dare l'agibilità del<br />

ponte con il relativo transito.<br />

Contemporaneamente al via <strong>in</strong>iziò il transito <strong>in</strong><strong>in</strong>terrotto<br />

anche per tutta la notte, di truppe, automezzi con rifornimenti<br />

vitali, con artiglierie di ogni calibro; nei momenti di pausa si<br />

dava via libera al transito di ritorno e vedevamo passare i<br />

feriti portati a braccia dai prigionieri russi.<br />

Quanti ne abbiamo visti passare; l'aria attorno a noi si riempiva<br />

di grida e di lamenti che str<strong>in</strong>gevano il cuore.<br />

Per molti di loro la guerra era f<strong>in</strong>ita!<br />

L'afflusso di tutti i r<strong>in</strong>forzi permise ai tedeschi e successivamente<br />

al nostro corpo di spedizione, di ricacciare il nemico<br />

creando una relativa calma attorno a noi.<br />

Le nostre perdite furono di 22 morti, una trent<strong>in</strong>a di feriti e di<br />

12 dispersi; quest'ultimi erano quelli caduti nel fiume, la cui<br />

f<strong>in</strong>e doveva considerarsi certa.<br />

Ricordo quest'episodio che ho omesso di scrivere prima; uno<br />

degli ultimi barconi che doveva affiancare la testa di ponte per<br />

ricevere le travicelle, era stato colpito da una gragnuola di<br />

schegge che aveva ferito i quattro uom<strong>in</strong>i dell'equipaggio,<br />

lasciando illeso il pilota.<br />

Il barcone, trasc<strong>in</strong>ato dalla corrente, stava per sbattere contro<br />

il ponte già fatto, ma il pilota con abile manovra, aveva<br />

raddrizzato il natante, ed a tutta velocità passava fra il ponte e<br />

la riva, <strong>in</strong> uno spazio di circa 15 metri.<br />

129


Nell'avvic<strong>in</strong>arsi il pilota gridava: presto gettatemi una crociera<br />

3 ; aff<strong>in</strong>ché il barcone si potesse fermare, ricordo che pur<br />

nel trambusto, un certo Ferraboschi, con prontezza di spirito e<br />

di riflessi approntò la crociera, qu<strong>in</strong>di facendola volteggiare<br />

nell'aria, al momento opportuno la lanciò a mo' di lazo, verso<br />

il pilota che con maestria l'afferrò.<br />

Lasciando il remo che gli serviva da timone, fissò l'estremità<br />

della corda all'ormeggiatolo di poppa; contemporaneamente il<br />

Ferraboschi aveva fissata l'altra estremità ad una campanella<br />

di prua del suo barcone, qu<strong>in</strong>di all'ormeggiatolo.<br />

La sua prontezza salvò sicuramente la vita sia al pilota, sia ai<br />

quattro barcaioli imbarcati con lui e gravemente feriti. Per tale<br />

azione ebbe poi una decorazione; se l'era ben meritata!<br />

A sera nei nostri accantonamenti con i commilitoni si commentava<br />

con amarezza la perdita di tanti amici, delle assicurazioni<br />

avute che il nemico era da noi distante oltre trenta<br />

chilometri e che si poteva operare con una certa sicurezza!<br />

L'<strong>in</strong>vio delle macch<strong>in</strong>e da ripresa c<strong>in</strong>ematografiche, la messa<br />

<strong>in</strong> scena degli scoppi di tritolo, il gittamento del ponte <strong>in</strong><br />

pieno giorno contrarie alle regole di guerra, dopo tutti gli<br />

addestramenti notturni fatti <strong>in</strong> Patria, che rendeva il lavoro più<br />

lungo ma evitava sorprese, come quella del matt<strong>in</strong>o.<br />

La regola del Pontiere è quella di lavorare <strong>in</strong> silenzio, per<br />

evitare che il più piccolo rumore non arrivi alle orecchie del<br />

nemico <strong>in</strong> special modo quando si sa che l'acqua è un buon<br />

conduttore di rumori, anzi li <strong>in</strong>gigantisce.<br />

Senza tutta quella messa <strong>in</strong> scena, quei rumori provocati, noi<br />

tutti eravamo certi che il ponte si sarebbe fatto ugualmente,<br />

nel massimo ord<strong>in</strong>e, nelle ore notturne.<br />

Tutto ciò fu forse voluto? Occorrevano per forza <strong>dei</strong> caduti?<br />

Noi poveri soldati di truppa non sapremo mai ciò che fu stabilito<br />

negli alti gradi, sia nostri, sia alleati!<br />

Certo che gli ufficiali di Stato Maggiore <strong>italiani</strong> e di altre nazionalità<br />

non fecero certamente una bella figura davanti a noi<br />

soldati di truppa.<br />

Mi spiego meglio, per rendere l'idea; mentre noi si lavorava,<br />

pur sotto il pericolo di essere colpiti, essi cercavano dispera­<br />

3) Corda della lunghezza di 20 metri<br />

130


tamente riparo nelle tr<strong>in</strong>cee, scavalcandosi l'un l'altro, senza<br />

badare alla gerarchia.<br />

Sia io, che gli altri miei amici, ne serbiamo un cattivo ricordo!<br />

131


Donez<br />

Le <strong>in</strong>terruzioni fatte dai russi<br />

132


Il Bersagliere miracolato -<br />

Ricordo del Pontiere Giulio Manna<br />

Ferito sul fronte russo, sono stato rimpatriato con un treno<br />

ospedale.<br />

Giunto <strong>in</strong> Italia sono stato <strong>in</strong>viato a Roma <strong>in</strong> un convalescenziario<br />

dell'Ord<strong>in</strong>e di Malta, ricavato da un ex collegio di<br />

sem<strong>in</strong>aristi, <strong>in</strong> via Monserrato.<br />

Si sta bene, i feriti sono sistemati <strong>in</strong> camere a sei letti, assistiti<br />

da <strong>in</strong>fermiere della C.R.I., suore ed assistenti volontarie. Nella<br />

nostra cameretta nessuno ha ferite gravi: io sono ferito ad una<br />

gamba, i due autieri sono ustionati, il loro camion è f<strong>in</strong>ito su<br />

una m<strong>in</strong>a; altri due sono <strong>pontieri</strong>, come me del IX<br />

Battaglione; il qu<strong>in</strong>to è un bersagliere, di cui non ricordo il<br />

nome, lombardo atletico, so che da civile praticava con buoni<br />

risultati il canottaggio.<br />

I dottori che ci visitano e ci medicano tutti i giorni, sono tra i<br />

migliori primari di Roma; le fasciature più semplici vengono<br />

fatte a letto, evitando di andare nell'apposita saletta di<br />

medicazione, così che ogni matt<strong>in</strong>a le sofferenze delle medicazioni<br />

vengono alleviate dall'umorismo <strong>dei</strong> compagni di sala<br />

che stanno a guardare.<br />

I primi giorni di degenza, servono per assaporare il piacere di<br />

un vero letto, con materasso, lenzuola, cosa che ormai<br />

sembrava un sogno per noi.<br />

133


Si fa subito amicizia, si parla del fronte, <strong>dei</strong> compagni caduti,<br />

<strong>dei</strong> compagni vivi, ognuno di noi ha sfiorato la morte, ognuno<br />

pare abbia arrischiato più dell'altro, si fa anche dell'umorismo.<br />

Di tutti gli episodi di combattimento, il più s<strong>in</strong>golare è successo<br />

al mio vic<strong>in</strong>o di letto, il bersagliere, e voglio raccontarlo:<br />

è ferito al costato da tre pallottole che gli sono penetrate<br />

nel torace <strong>in</strong> direzione del cuore, uscendo sul fianco s<strong>in</strong>istro,<br />

aggirando il cuore senza ledergli nessun organo vitale.<br />

Un solo proiettile ha colpito di striscio un osso del costato<br />

deformandosi e lasciando frammenti metallici. Questi sono<br />

appoggiati sul cuore e non si possono estrarre senza pericolo;<br />

a parere <strong>dei</strong> dottori è bene lasciarli dove sono. Ecco come è<br />

successo questo fatto d'armi. Siamo ai primi giorni<br />

dell'ottobre 1941; la compagnia cannoni 47/37 del reparto<br />

bersaglieri della II Divisione Celere di Milano è attestato su<br />

una l<strong>in</strong>ea di fronte che comprende anche una grande isola sul<br />

fiume Dnieper a nord della città Dnjepepetrosk, a monte della<br />

grande diga omonima. Gli <strong>italiani</strong> sono giunti da pochi giorni;<br />

per molti è il battesimo del fuoco. Vi sono tratti più esposti<br />

che si possono attraversare solo a grande velocità per non<br />

essere colpiti dall'<strong>in</strong>tenso fuoco, che i russi attestati e<br />

tr<strong>in</strong>cerati sull'altra riva scatenano non appena vedono<br />

movimenti. Il compito affidato al Reparto Bersaglieri è quello<br />

di pattugliare il tratto di sponda dove operano anche truppe<br />

ungheresi e tedesche.<br />

Ai Bersaglieri è dato l'<strong>in</strong>carico di pattugliare la grande isola<br />

nella terra di nessuno e osservare i movimenti <strong>dei</strong> russi ben<br />

fortificati sulle coll<strong>in</strong>e che si affacciano al fiume, dove dispongono<br />

di un treno corazzato che spara, colpisce, e si rifugia<br />

<strong>in</strong> una galleria nel fianco della coll<strong>in</strong>etta.<br />

I Pontieri del IX Battaglione ne sanno qualcosa; per ben<br />

c<strong>in</strong>que volte il ponte che essi stanno gittando è stato colpito e<br />

distrutto parzialmente; riusciranno a term<strong>in</strong>arlo soltanto<br />

quando il treno, successivamente <strong>in</strong>dividuato, viene centrato<br />

dalle nostre artiglierie.<br />

Piove da diversi giorni, le strade sono veri pantani, gli automezzi<br />

vi affondano f<strong>in</strong>o ai mozzi, tira un vento gelido che<br />

preannuncia l'<strong>in</strong>verno, <strong>in</strong>utile dirlo non siamo ancora forniti di<br />

<strong>in</strong>dumenti di lana, ma str<strong>in</strong>gendo i denti, il servizio si svolge<br />

134


ugualmente bagnati f<strong>in</strong>o alle ossa.<br />

Il reparto del Bersagliere prende posizione; le consegne sono:<br />

guardia ai pezzi già sistemati <strong>in</strong> prima l<strong>in</strong>ea sull'isolotto. A<br />

loro salvaguardia vengono poste di guardia due sent<strong>in</strong>elle<br />

accoppiate.<br />

Montare la guardia di notte, specie sugli avamposti, porta la<br />

tensione al massimo, qualsiasi rumore fa sobbalzare, si fissa il<br />

buio tanto <strong>in</strong>tensamente che a volte appaiono immag<strong>in</strong>i irreali<br />

create dalla fantasia. Oltre a tutto si teme che un falso allarme<br />

procuri le prese <strong>in</strong> giro <strong>dei</strong> compagni e la patente del fifone.<br />

La coppia formata dal nostro Bersagliere camm<strong>in</strong>a nel percorso<br />

assegnato; ha già fatto una buona mezz'ora di guardia,<br />

ancora un po' e poi ci sarà il sospirato cambio, non bisogna<br />

distrarsi... ad un tratto qualcosa si muove laggiù, tra le dune di<br />

sabbia e i cespugli; un momento di <strong>in</strong>certezza, poi il Bersagliere<br />

sussurra al suo compagno: non muoverti, coprimi che<br />

vado a vedere.<br />

Da un cespuglio all'altro, con meno rumore possibile, si avvic<strong>in</strong>a<br />

alle dune; tutto è calmo, si vede che l'oscurità e la<br />

pioggia che ora cade più fitta, lo hanno tratto <strong>in</strong> <strong>in</strong>ganno;<br />

aspetta un po', poi torna <strong>in</strong>dietro dall'amico; non lo trova più<br />

nel luogo dove l'aveva lasciato.<br />

Scruta nell'oscurità e non lo vede, chiamarlo anche sottovoce<br />

non è possibile; improvvisamente si sente solo, ha un<br />

momento di stizza, si toglie l'elmetto piumato e lo scaglia a<br />

terra maledicendo come al solito la « naia ». Cerca un riparo<br />

dalla pioggia, toglie da un cannone la tela <strong>in</strong>cerata e se la<br />

butta sulla testa aspettando che il compagno ritorni...<br />

Passano alcuni m<strong>in</strong>uti, poi ode <strong>dei</strong> passi; un gruppo di uom<strong>in</strong>i<br />

si sta avvic<strong>in</strong>ando, sarà certamente il capoposto con le<br />

sent<strong>in</strong>elle per il cambio.<br />

Gli va <strong>in</strong>contro e questi di scatto si fermano <strong>in</strong>decisi; certo che<br />

conciato com'è, con quel telo sulla testa, non lo riconoscono;<br />

per fare il suo dovere pur senza conv<strong>in</strong>zione, <strong>in</strong>tima l'alt e<br />

chiede la parola d'ord<strong>in</strong>e.<br />

Per tutta risposta sente una mano portarsi sulla bocca e un'altra<br />

serrargli la gola; si avv<strong>in</strong>ghia con chi lo aggredisce, rotola<br />

per terra, ma viene sopraffatto dalla pattuglia russa; gli<br />

impediscono di gridare, si dibatte; quella mano sulla bocca<br />

135


non lo lascia respirare, con la forza della disperazione serra i<br />

denti e morde con tutte le forze le dita del russo; il russo lascia<br />

la presa gridando dal dolore, e lui rimane ansimando per terra.<br />

Questa reazione disperata fa cambiare i piani alla pattuglia<br />

nemica; adesso vogliono ricambiare e col calcio del fucile gli<br />

danno una tremenda botta <strong>in</strong> testa tramortendolo. Non pensa<br />

più di reagire; sei contro uno! senza possibilità di cercare e<br />

gettare una bomba a mano, si f<strong>in</strong>ge morto.<br />

I russi si acc<strong>in</strong>gono a rientrare nelle loro l<strong>in</strong>ee; ma improvvisamente<br />

uno di loro, certamente il capo squadra, ritorna sui<br />

suoi passi, si avvic<strong>in</strong>a, e noncurante dell'allarme che potrebbe<br />

dare, estrae la pistola e a breve distanza gli spara contro un<br />

<strong>in</strong>tero caricatore alla cieca.<br />

Di conseguenza a quei colpi scatta l'allarme, si spara dalle due<br />

parti, ma a chi? non si vede nulla, si spara alle ombre, si spara<br />

dove si vedono le vampe <strong>dei</strong> fucili nemici; poi verso l'alba il<br />

fuoco dim<strong>in</strong>uisce, qu<strong>in</strong>di cessa del tutto. E' stata la solita<br />

scaramuccia, non ci sono perdite gravi, manca solo il<br />

Bersagliere.<br />

Lo trovano privo di sensi <strong>in</strong> un lago di sangue. Ha una brutta<br />

ferita alla testa, dalla bocca gli cola un rivolo di sangue, e così<br />

pure da una ferita al torace. Viene adagiato su una barella, e<br />

portato al posto di medicazione gli aprono la giubba; il<br />

Tenente medico dice: è ridotto male, per me non se la cava.<br />

Emorragia <strong>in</strong>terna, fategli una morf<strong>in</strong>a per non farlo soffrire<br />

poi vedremo di portarlo nelle retrovie.<br />

Difatti poco dopo, approntata l'ambulanza, viene adagiato sul<br />

lett<strong>in</strong>o... passa un po' di tempo, poi com<strong>in</strong>cia a gemere...<br />

qualcuno si ch<strong>in</strong>a su di lui; egli riprendendo conoscenza chiede<br />

da bere, qu<strong>in</strong>di benché dolente, r<strong>in</strong>francato e dissetato<br />

com<strong>in</strong>cia pian piano a parlare.<br />

Il Tenente medico che l'assiste al suo fianco gli pulisce la<br />

bocca e gli fa le prime domande; egli pian piano fa il suo<br />

racconto e tutti attorno a lui si stupiscono dell'accaduto.<br />

All'ospedale da campo, appena giunge, gli fanno una trasfusione;<br />

si riprende giorno dopo giorno, e dopo quattro giorni i<br />

medici sciolgono la prognosi e lo dichiarano fuori pericolo<br />

senza conseguenze per un eventuale trasporto.<br />

Col primo treno ospedale viene rimpatriato.<br />

136


Da tutti noi degenti e anche dal personale medico, viene ora<br />

chiamato il « Bersagliere miracolato »!<br />

Dell'altro suo commilitone non si è più saputo nulla; si presume<br />

che sia stato fatto prigioniero dalla stessa pattuglia<br />

russa.<br />

Pontiere Giulio Manna<br />

1 ° Btg. Pontieri del 2 ° Reggimento<br />

Sempre la gavetta <strong>in</strong> primo piano!<br />

137


Stralcio di alcune pag<strong>in</strong>e di Diario<br />

dell'autista Eugenio Nosenzo<br />

della 2 a Compagnia - 1° BTG. Pontieri<br />

IL FURTO DELL'AUTOCARRO<br />

Non è da tutti farsi rubare un autocarro militare al fronte.<br />

Questo è capitato a me e all'amico M<strong>in</strong>ora, il 28 dicembre<br />

1942.<br />

Ricordo che, per favorire un amico ammalato, che era stato<br />

<strong>in</strong>caricato di recarsi a Luganscaja per ritirare un rimorchio con<br />

un barcone, mi offrii volontario, al suo posto, accompagnato<br />

dall'amico M<strong>in</strong>ora Mario.<br />

Term<strong>in</strong>ate le verifiche del caso, lasciammo Voroscilograd, e<br />

dopo un'ora di viaggio giungemmo nei pressi del rimorchio<br />

abbandonato.<br />

Aiutato dal M<strong>in</strong>ora lo agganciammo alla motrice e poiché la<br />

temperatura era rigidissima, approfittammo della vic<strong>in</strong>anza di<br />

una casa, per mangiare un boccone e riscaldarci un poco.<br />

Lasciai l'automezzo con il motore acceso per mancanza dell'anticongelante,<br />

le portiere della cab<strong>in</strong>a chiuse ma non a<br />

chiave.<br />

Dopo circa mezz'ora, ristorati alla meglio, uscimmo per riprendere<br />

la via del ritorno, ma, ahimè!, il posto occupato <strong>in</strong><br />

precedenza dalla motrice era deserto, mentre il rimorchio era<br />

rimasto al suo posto.<br />

138


In un primo momento sperammo si trattasse di uno scherzo,<br />

anche se di cattivo gusto, giocatoci dai Pontieri della I Compagnia,<br />

accantonata <strong>in</strong> paese ma dovemmo ricrederci, nessuno<br />

di loro era al corrente della sorte toccata al nostro automezzo.<br />

Immediatamente attraverso il central<strong>in</strong>o telefonico militare, si<br />

segnalò l'accaduto a tutti i posti di blocco della zona ed a sera<br />

senza ulteriori notizie, con un'altra motrice <strong>in</strong>viata a<br />

riprendere il rimorchio, ritornammo mogi mogi a Vorosci-<br />

lograd.<br />

Convocati a rapporto, il Colonnello Biandrate, dopo un solenne<br />

cicchetto, che ancora oggi ricordo, ord<strong>in</strong>ò al Comandante<br />

di Compagnia presente, di metterci agli arresti f<strong>in</strong>o a<br />

quando non si fosse trovato l'autocarro. A carico mio e del<br />

M<strong>in</strong>ora era stata sporta denuncia al Tribunale militare di<br />

guerra, senza peraltro che ci fosse dato di conoscere i capi<br />

d'accusa.<br />

E pensare che non era nemmeno la mia macch<strong>in</strong>a, ma quella<br />

<strong>in</strong> consegna ad un altro autista, il caro amico Fausto Costaldi<br />

di Piacenza.<br />

Dopo pochi giorni e precisamente il 6 gennaio, arrivarono a<br />

Voroscilograd i complementi dall'Italia per darci il cambio.<br />

I due Comandanti di Battaglione si passano le consegne e<br />

anch'io consegnai il mio automezzo ad un nuovo autista, e,<br />

benché denunciato, coltivavo una debole speranza di rientrare<br />

<strong>in</strong> Italia con tutti gli altri commilitoni.<br />

Arriva <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e l'ord<strong>in</strong>e di rientro, utilizzando lo stesso convoglio<br />

ferroviario che ha portato le nuove truppe e i rifornimenti;<br />

<strong>in</strong>utile dire che tale notizia riempì di gioia e di euforia<br />

ogni uomo del Battaglione.<br />

Il Comandante di Battaglione, Colonnello Biandrate, si prestò<br />

molto presso il Generale Forgiero per portarmi <strong>in</strong> Italia<br />

<strong>in</strong>sieme al mio amico M<strong>in</strong>ora, ma il Generale fu irremovibile.<br />

Provai una forte delusione, non per la paura del processo che<br />

avrei dovuto affrontare, ma per il dolore che avrei arrecato ai<br />

miei familiari, ansiosi di riabbracciarmi dopo mesi di<br />

lontananza al fronte e per la conseguente separazione dai miei<br />

compagni fraterni con i quali da tre anni dividevo gioie e<br />

paure.<br />

Fui qu<strong>in</strong>di rimandato, <strong>in</strong>sieme al mio amico M<strong>in</strong>ora, al vec­<br />

139


chio Battaglione, che ormai di vecchio aveva soltanto il nome<br />

<strong>in</strong> quanto i componenti attuali erano gli stessi giovani appena<br />

arrivati che ci avevano dato il cambio.<br />

Fronte russo 28 2 1942<br />

Eugenio Nosenzo<br />

LA BATTAGLIA DI NATALE 1941<br />

Siamo esattamente alla vigilia di Natale, festa sacra ad ogni<br />

buon cristiano.<br />

Tutti sono <strong>in</strong>daffarati a prepararsi per il solenne avvenimento.<br />

La popolazione di Stal<strong>in</strong>o è con noi <strong>italiani</strong> veramente cordiale,<br />

e tutti noi ne approfittiamo per str<strong>in</strong>gere rapporti di<br />

amicizia con una famiglia del luogo, <strong>in</strong> modo di passare il S.<br />

Natale <strong>in</strong> loro compagnia.<br />

Purtroppo tutti i preparativi, e tutti i nostri buoni propositi,<br />

dovevano naufragare miseramente.<br />

Infatti il giorno di Natale mentre si era tutti riuniti <strong>in</strong> una aula<br />

della scuola della Putilowka (sobborgo di Stal<strong>in</strong>o) <strong>in</strong>tenti ad<br />

ascoltare la S. Messa, improvvisamente velivoli russi<br />

<strong>in</strong>iziarono un <strong>in</strong>fernale carosello bombardando e mitragliando<br />

il vic<strong>in</strong>o campo di aviazione.<br />

Immediatamente <strong>in</strong>tercettati ed attaccati dalla nostra caccia,<br />

furono messi <strong>in</strong> fuga perdendo nell'azione c<strong>in</strong>que velivoli.<br />

Contemporaneamente a terra, l'esercito nemico sferra un<br />

poderoso attacco contro la nostra Divisione Celere (a soli<br />

qu<strong>in</strong>dici chilometri da noi). Lo scontro sostenuto è stato <strong>dei</strong><br />

più aspri. La dura battaglia senza esclusione di colpi si è<br />

protratta consecutivamente per due giorni; due giorni di<br />

alterne vicende, sfociata <strong>in</strong> una vittoria italiana, che ha<br />

consentito ai nostri reparti di conquistare nuove e vantaggiose<br />

posizioni su cui consolidarsi.<br />

Lo scontro già di per sé cruento, venne <strong>in</strong>asprito dall'<strong>in</strong>fu-<br />

riare di una terribile tempesta di neve e da una temperatura<br />

rigidissima che sfiorava punte di 35-40 gradi sotto lo zero.<br />

I nostri Bersaglieri e Legionari che <strong>in</strong> un primo tempo si difesero<br />

a denti stretti, riuscirono a prezzo di enormi sacrifici a<br />

140


passare al contrattacco, aggirando con manovre a sorpresa la<br />

marea sempre più crescente <strong>dei</strong> russi, benché appoggiati dalla<br />

cavalleria.<br />

Davanti alle nostre posizioni il numero <strong>dei</strong> russi caduti era<br />

impressionante, ma anche da parte nostra il numero <strong>dei</strong> morti<br />

era elevato.<br />

Nonostante le perdite subite il nemico cont<strong>in</strong>uava a battersi<br />

senza concedere respiro.<br />

Gli <strong>italiani</strong> hanno resistito saldamente e con <strong>in</strong>descrivibile<br />

valore sostenendo l'urto ciclopico di ben quattro Divisioni di<br />

fanteria e di alcuni battaglioni di carri armati, che per dec<strong>in</strong>e<br />

di volte hanno ripetutamente e <strong>in</strong>utilmente portato il loro<br />

attacco contro l'esiguo e numericamente <strong>in</strong>feriore,<br />

schieramento italiano.<br />

La nostra artiglieria sparava con alzo zero, direttamente contro<br />

i carri e le formazioni di cavalleria nemica, che urlando al<br />

galoppo attraverso la steppa gelata, <strong>in</strong> un turb<strong>in</strong>io di neve,<br />

cercava <strong>in</strong>utilmente un varco fra la nostra difesa. Sembrava<br />

<strong>in</strong>ammissibile che una sola divisione di soldati <strong>italiani</strong><br />

affiancati da una Legione di camicie nere e appoggiate da<br />

qualche battaglione tedesco fossero riusciti a contenere<br />

l'impeto avversario.<br />

I russi avevano preparato meticolosamente l'offensiva, giocando<br />

sul fattore sorpresa, e facendo molto affidamento sulla<br />

ricorrenza del Natale, da noi molto sentito, sperando che tale<br />

festività contribuisse ad un rilassamento delle nostre difese.<br />

La difesa del fronte, le nuove località conquistate, i fort<strong>in</strong>i<br />

nemici distrutti e le tr<strong>in</strong>cee superate, le case <strong>in</strong> fiamme, le<br />

postazioni di artiglieria e i carri armati colpiti o conquistati,<br />

branchi di cavalli imbizzarriti che senza cavalieri vagavano<br />

sul campo di battaglia, cent<strong>in</strong>aia di morti e migliaia di feriti,<br />

possono dare solo una pallida idea di quella che fu chiamata la<br />

« Battaglia dì Natale ».<br />

Per le azioni compiute <strong>in</strong> tale battaglia successivamente fu<br />

concessa al III Reggimento Bersaglieri la medaglia d'oro alla<br />

Bandiera.<br />

L'ardore <strong>dei</strong> Bersaglieri e l'impeto travolgente delle Camicie<br />

Nere furono ammirevoli e determ<strong>in</strong>anti.<br />

Sarà molto difficile agli avversari scampati a quella dura<br />

141


attaglia dimenticare i diavoli neri e quelli piumati. Durante la<br />

battaglia l'opera dell'aviazione è stata preziosissima.<br />

I nostri velivoli hanno <strong>in</strong>gaggiato violenti e sangu<strong>in</strong>osi scontri<br />

con l'aviazione avversaria e collaborato, con i fanti, nel<br />

mitragliamento a volo radente di truppe nemiche, <strong>in</strong>curanti del<br />

fuoco di sbarramento effettuato dalla avversaria contraerea.<br />

Fra gli eroici caduti di quel giorno è doveroso ricordare il<br />

Cappellano <strong>dei</strong> piumati Don Mazzoni, colpito mentre compiva<br />

la sua opera spirituale fra i suoi Bersaglieri sul campo di<br />

battaglia.<br />

Ad offensiva conclusa, il bilancio delle perdite nemiche è di<br />

oltre 2.000 morti, ed un <strong>in</strong>gente quantitativo di materiale<br />

bellico catturato; le nostre perdite ammontano ad oltre 400<br />

morti.<br />

Io sono giunto sul posto quando ormai la battaglia volgeva<br />

alla f<strong>in</strong>e, portando viveri e munizioni, mentre nel viaggio di<br />

ritorno trasportavo nelle retrovie i numerosi feriti.<br />

Pontiere Autista Eugenio Nosenzo<br />

Fronte Russo, Natale 1941<br />

Interi reggimenti fatti prigionieri<br />

142


143


Il Padre Francescano<br />

In una fumosa « isba » russa accanto ad una grande stufa<br />

accosciati uno vic<strong>in</strong>o all'altro per meglio riscaldarci, il tempo<br />

passava rapido tra il racconto <strong>dei</strong> fatti propri e quello di<br />

episodi recenti avvenuti nella guerra che stavamo combattendo.<br />

Avevo sulle g<strong>in</strong>occhia il mio <strong>in</strong>separabile libretto di<br />

appunti. Annotai, quasi <strong>in</strong>consapevolmente, quanto andava<br />

dicendo un soldato. La sua voce mi giungeva, dal fondo scuro<br />

della stanza, sommessa, quasi timorosa. Rovistando oggi tra le<br />

vecchie cose ho trovato il libricc<strong>in</strong>o ed il ricordo si è<br />

concretizzato.<br />

Gennaio 1942, Slavianka.<br />

Alto, ossuto, passava tra noi come uno di noi. Lunga e nera la<br />

barba gli faceva tutt'uno con la capigliatura caratteristica del<br />

francescano. La sommità del capo sempre ben rasata. Noi ci<br />

domandavamo come egli facesse a tenerla sempre così <strong>in</strong><br />

ord<strong>in</strong>e, cosa questa ben strana, poiché il nostro barbitonsore<br />

era un emerito cane.<br />

La sua figura ascetica era tanto nota che noi lo consideravamo<br />

uno <strong>dei</strong> nostri. Alla sera, durante le pause della guerriglia, ce<br />

lo trovavamo accanto a giocare a carte. Aveva una fortuna<br />

sfacciata. Così ci toccava andare a confessarci anche<br />

controvoglia, perché lui non voleva soldi quando v<strong>in</strong>ceva, ma<br />

pagava regolarmente, <strong>in</strong> sigarette, quando perdeva.<br />

Lo chiamavamo « Padre » benché avesse solo pochi anni più<br />

144


di noi, tutti giovani. Era, <strong>in</strong> parole povere, un elemento necessario<br />

all'equilibrio della nostra non facile vita al fronte.<br />

Pronto allo scherzo e alla freddura, il volto che ispirava fiducia<br />

e bontà, tutto ci perdonava: anche le nostre più colorite<br />

imprecazioni. Prendeva parte alle nostre pene e per molti era<br />

lo scrivano, che trovava le parole amorose per la fidanzata<br />

lontana.<br />

Avemmo modo di conoscere la sua bontà quando le cose per<br />

noi si misero al peggio. Dovemmo <strong>in</strong> fretta e furia abbandonare<br />

la località a noi cara, per averci trascorso tanto<br />

tempo <strong>in</strong> una quasi serena vita di riposo - a parte le scaramucce<br />

di prammatica - per portarci <strong>in</strong> una zona dove i<br />

movimenti di tranquillità divennero ogni giorno più rari. Con<br />

il pericolo sempre costante, venne pure l'<strong>in</strong>verno, il temuto<br />

<strong>in</strong>verno russo.<br />

Fummo attaccati di sorpresa una notte di gennaio. Uscimmo<br />

al contrattacco. Fu cosa tremenda, la furibonda lotta corpo a<br />

corpo. Non so cosa successe, ma dopo un tempo che a me<br />

parve eterno, caddi colpito. La notte f<strong>in</strong>iva. L'alba gelida<br />

rischiarava il cielo solcato dai lampi sempre più rari delle<br />

opposte artiglierie. Io giacevo tra un groviglio di corpi,<br />

lucidissimo ma <strong>in</strong>capace di fare un movimento. La lotta s'era<br />

spostata a nord, più furibonda che mai. Mi giungevano il<br />

crepitar degli spari e le grida delle opposte formazioni.<br />

Ancora sul terreno dove io giacevo ritornò a divampare la<br />

battaglia. Il mio pensiero corse alla famiglia lontana, ed <strong>in</strong>vocai<br />

quel Dio, cui tante volte avevo imprecato, di farmi la<br />

grazia di scamparla. Potenza della preghiera. Socchiusi gli<br />

occhi, una rossa croce su campo verde copriva lo spazio di<br />

cielo sopra il mio capo. Mi scossi per scacciare il pensiero che<br />

mi balenò alla mente. Che tutto fosse frutto di fantasia? Ma il<br />

prurito <strong>dei</strong> peli di una barba mi solleticò il viso. Mai carezza<br />

mi parve più dolce. Due forti braccia mi alzarono. Il volto del<br />

« Padre » divenne concreto facendomi comprendere che non<br />

era un sogno, ma realtà!<br />

Quando la sua voce mi domandò come mi sentivo, io per tutta<br />

risposta dissi: «In braccio al Salvatore». Con facilità mi caricò<br />

sulle spalle, e curvo sotto il peso di questo peccatore,<br />

percorse, tra l'<strong>in</strong>furiare della lotta, un tratto che mi parve<br />

145


estremamente lungo, f<strong>in</strong> che giungemmo al riparo. I<br />

portaferiti mi presero <strong>in</strong> consegna con le sue più vive<br />

raccomandazioni.<br />

Guarito ritornai al reparto e per prima cosa chiesi del « Padre<br />

». Mi dissero che non c'era. Che era morto per salvare un<br />

soldato. Al comando mi accolsero con una freddezza che non<br />

seppi comprendere, ma che ben presto, avuta la stessa<br />

accoglienza dai miei compagni, mi spiegai. Quel soldato, salvato<br />

dal « Padre » a costo della vita, ero io. Nessuno poteva<br />

perdonarmi di essere stato la causa di tanto sacrificio. Egli,<br />

quando mi sollevò da terra ricevette una pallottola che gli<br />

penetrò <strong>in</strong> profondità nel torace, ma compiendo uno sforzo<br />

sovrumano trovò la forza di portarmi <strong>in</strong> salvo,<br />

raccomandandomi agli <strong>in</strong>fermieri, qu<strong>in</strong>di, vistomi al sicuro,<br />

cadde a terra. Due ore dopo morì. Così mi riferirono. Il<br />

fraticello fece il sacrificio della sua vita per salvare una nera<br />

pecora che oggi non può fare a meno di sdebitarsi facendo<br />

conoscere l'oscuro ma lum<strong>in</strong>oso sacrificio di un altrettanto<br />

oscuro fraticello di San Francesco.<br />

Cap. Manlio Alletta<br />

I° Genio Pontieri - 23 a Compagnia Leggera - Posta militare 88 e 6<br />

Un'altra mamma, piange! Don Lionello Dal Fabbro benedice una salma!<br />

146


L'ultimo Ord<strong>in</strong>e del Giorno<br />

del Generale Messe<br />

Comandante del Corpo di Spedizione<br />

<strong>in</strong> Russia<br />

Alle soglie della stagione favorevole che approssima la ripresa<br />

della marcia verso l'Est, con lo scadere del decimo mese<br />

<strong>in</strong> terra di Russia, il Corpo di Spedizione Italiano conclude il<br />

suo primo ciclo operativo di questa durissima campagna. Ai<br />

nostri caduti si volge commosso e riconoscente il mio<br />

pensiero. A voi e alle vostre unità, dell'Esercito, della Milizia<br />

e della Aeronautica, a tutti i Comandi, reparti e servizi che <strong>in</strong><br />

mirabile coesione di ardenti energie, di arm <strong>in</strong>vitte e di fede<br />

operante ho avuto ed ho alle mie dipendenze, con fiero animo<br />

<strong>in</strong>vio il mio saluto fervido e grato di Comandante.<br />

In esso vibra il caldo riconoscimento delle grandi, memorabili<br />

imprese che avete compiuto e che, r<strong>in</strong>verdendo la gloria delle<br />

Bandiere, degli stendardi, <strong>dei</strong> Labari, delle <strong>in</strong>segne che la<br />

Patria vi ha affidato, hanno arricchito la Storia militare<br />

italiana di pag<strong>in</strong>e che splendono di vivida luce nei fasti della<br />

Nazione.<br />

COMBATTENTI DEL C.S.I.R.<br />

Rivedo i vostri ranghi audaci e compatti varcare il conf<strong>in</strong>e<br />

romeno, marciare verso le rozze carrarecce della Bessarabia<br />

<strong>in</strong>oltrasi a costo di fatiche impari e di disagi senza nome nelle<br />

sconf<strong>in</strong>ate distese della fertile Ucra<strong>in</strong>a che domani sarà il<br />

granaio <strong>dei</strong> v<strong>in</strong>citori e che a voi, sferzati dal solleone, ha<br />

negato pers<strong>in</strong>o il ristoro dell'acqua.<br />

Nessuno ostacolo vi arresta. Tallonando il nemico che ripiega<br />

147


cogliete sul BUG il battesimo del fuoco e, impazienti di<br />

accrescere nel diretto confronto degli alleati di alto prestigio<br />

militare gli antichi titoli di onore e di valore della nostra<br />

stirpe, balzate al Dnjepr, forzate il fiume, vi lanciate sulle<br />

divisioni nemiche che vi sbarrano il passo, ed <strong>in</strong> sette giorni di<br />

aspri combattimenti, mentre la nostra Ala Azzurra dom<strong>in</strong>a<br />

arditamente il cielo della battaglia, suggellate con la vittoria di<br />

Petrikowka la prima fase della lotta. Ripreso l'<strong>in</strong>seguimento<br />

superate il Woltschia, travolgete le ost<strong>in</strong>ate retroguardie<br />

avversarie ed avanzando sotto la pioggia gelida e battente,<br />

mentre le colonne di rifornimento si impantanano nelle piste<br />

sommerse, vi addentrate per cent<strong>in</strong>aia di chilometri <strong>in</strong><br />

territorio <strong>in</strong>sidiato dalla guerra di parte e giungete vittoriosi<br />

nel cuore della zona del Donez. Più tardi, sfidando la cruda<br />

<strong>in</strong>clemenza di un <strong>in</strong>verno precoce accecati dalla tormenta e<br />

martoriati dal gelo, attaccate il nemico che vi aspetta, torvo,<br />

deciso, ed agguerrito su forti posizioni, sistemate a difesa, gli<br />

strappate uno a uno i capisaldi e vi <strong>in</strong>sediate con superba<br />

irriducibile fermezza sulla l<strong>in</strong>ea prestabilita per la sosta<br />

<strong>in</strong>vernale. Né la barbara violenza con la quale i bolscevichi<br />

reagiscono, né il peso del numero con cui vogliono<br />

sopraffarci, né l'avversità e i rigori eccezionali del freddo che<br />

ragguaglia temperature artiche, né privazioni e patimenti del<br />

più alto livello morale e fisico flettono i vostri ranghi che<br />

tutt'ora mantengono <strong>in</strong>violate le posizioni tolte all'avversario.<br />

MIEI VALOROSI<br />

Il vostro Comandante che vi ha guidato nella titanica impresa<br />

che ha diviso con voi le alternative di tante prove supreme con<br />

voi vissute, le ansie e i tormenti delle vigilie e l'esultanza <strong>dei</strong><br />

vostri successi; che è stato testimone del vostro coraggio<br />

fedele, della vostra abnegazione umile, costante, silenziosa,<br />

della virile volontà con cui avete soggiogato un nemico<br />

esperto, pert<strong>in</strong>ace, selvaggio, e difficoltà estreme, il vostro<br />

Comandante vi dice il « bravo » che si deve ai forti e vi dà<br />

atto che avete ben meritato la consacrazione <strong>dei</strong> prodi.<br />

Il Generale di Corpo d'Armata<br />

Fronte Russo 9 Maggio 1942 Comandante G. Messe<br />

148


Donez - uno <strong>dei</strong> due ponti:<br />

<strong>in</strong> primo piano il col. Biandrate con autografo di Messe<br />

Migliaia di automezzi transitano sui nostri ponti<br />

149


In memoria del valoroso<br />

Colonnello Biandrate -<br />

Comandante del 1 ° Battaglione Pontieri<br />

del Genio sul fronte Russo<br />

Si trascrive il suo ultimo ord<strong>in</strong>e del giorno n. 1146 <strong>in</strong> data<br />

9 gennaio 1943.<br />

Ufficiali, sottufficiali, caporali e soldati.<br />

Promosso colonnello per merito di guerra e dest<strong>in</strong>ato ad altro<br />

<strong>in</strong> carico <strong>in</strong> patria, lascio da oggi il comando del Battaglione<br />

al Ten. Col. Zucchelli Umberto. Vi assicuro che provo<br />

un profondo dolore nel distaccarmi dal Battaglione, che ho<br />

avuto l'onore e l'orgoglio di comandare per oltre sei anni<br />

consecutivi, <strong>in</strong> pace e <strong>in</strong> guerra.<br />

Miei veterani!<br />

Dopo 40 mesi di mobilitazione, dopo 17 mesi di guerra <strong>in</strong><br />

Russia di <strong>in</strong>tima comunione con voi, nelle ansie e nelle speranze,<br />

nei propositi e nelle opere; di reciproca fede illimitata,<br />

e provata ai più alti sacrifici; di gesta per voi gloriose, che<br />

rimarranno scolpite a carattere <strong>in</strong>delebili nei nostri cuori e<br />

nella nostra memoria, è giunto il momento di separarmi da<br />

voi.<br />

Il camm<strong>in</strong>o che <strong>in</strong>sieme abbiamo percorso, dalle rive dal Po<br />

alle rive del Don, è stato lungo ed aspro.<br />

Varcati i Carpazi ed il conf<strong>in</strong>e ungaro-rumeno, avete marciato<br />

per migliaia di chilometri lungo le primitive tormentate piste<br />

della Bessarabia e dell'Ucra<strong>in</strong>a, con tappe memorabili di<br />

150


cent<strong>in</strong>aia di chilometri al giorno, fra il polverone asfissiante,<br />

sferzati dal solleone e sovente senza il ristoro dell'acqua da<br />

bere.<br />

Al Nipro ricevete il battesimo del fuoco. Sotto <strong>in</strong>cessanti<br />

offese delle artiglierie e degli aerei russi, <strong>in</strong> stretta e ardente<br />

cooperazione <strong>dei</strong> <strong>pontieri</strong> germanici, <strong>in</strong> soli sette giorni<br />

riprist<strong>in</strong>ate al transito il grande ponte est di Dnie-<br />

propetrowsk, sul quale il nemico aveva praticata un'imponente<br />

<strong>in</strong>terruzione.<br />

Le acque del fiume tenacemente conteso, si arrossarono del<br />

sangue <strong>dei</strong> vostri camerati, ma la via era aperta alle divisioni<br />

italiane ed alleate lanciate alla conquista di Stal<strong>in</strong>o. Dell'opera<br />

da voi svolta sul Nipro è lus<strong>in</strong>ghiera testimonianza l'alto<br />

riconoscimento tributato al Battaglione dal Comandante della<br />

P Armata corazzata germanica, Generale Von Kleist. Ripresa<br />

la marcia, senza soste e senza riposo; avanzando sotto la<br />

pioggia gelida e battente, tra<strong>in</strong>ando a braccia per chilometri i<br />

carri barca impantanati nelle piste sommerse, superando<br />

numerose <strong>in</strong>terruzioni e pericolose zone m<strong>in</strong>ate; v<strong>in</strong>cendo per<br />

tre giorni e tre notti il gelo precoce, la fame e la stanchezza<br />

più dura giungete al Voltsckja di Pawlograd, dove le nostre<br />

avanguardie sono costrette a sostare davanti allo ostacolo<br />

<strong>in</strong>superabile.<br />

Dopo solo tre ore dal nostro arrivo un ponte d'equipaggio,<br />

lungo 120 metri, portata tonn. 11 apre la via attraverso il<br />

Wolteckja sul quale sfilano le nostre truppe. E ricevete<br />

l'ambito alto elogio dell'eccellenza il Comandante del C.I.S.R.<br />

Generale Messe.<br />

Ma ancora non vi è concesso riposo. Il ponte di barche deve<br />

essere sostituito nel più breve tempo con un altro permanente<br />

di circostanza.<br />

Senza sostare, superando difficoltà d'ogni genere, <strong>in</strong>curanti<br />

della fatica, del gelo e delle <strong>in</strong>temperie che rendono arduo e<br />

penoso il vostro lavoro, <strong>in</strong> solo otto giorni, un nuovo magnifico<br />

ponte su stilate - lungo 110 metri - portata 14 tonn. si<br />

all<strong>in</strong>ea a fianco di quello di equipaggio, destando l'ammirazione<br />

<strong>dei</strong> camerati germanici ed <strong>italiani</strong>. L'eccellenza il<br />

Comandante del C.I.S.R. Generale Messe, premia questa<br />

vostra opera con un lus<strong>in</strong>ghiero elogio al Battaglione.<br />

151


Ripresa la marcia <strong>in</strong> avanti, <strong>in</strong> un balzo di 200 Km., fra la<br />

neve ghiacciata, con un freddo polare, il Battaglione raggiunse<br />

la zona di Stal<strong>in</strong>o per lo svernamento. Ma anche qui non<br />

sostate a lungo.<br />

Manifestatosi, <strong>in</strong> pieno <strong>in</strong>verno, una grave m<strong>in</strong>accia nemica<br />

nello schieramento germanico, voi, deposti i remi e gli attrezzi<br />

di lavoro, impugnati i moschetti, diventate fanti. Sfidando la<br />

rigidissima temperatura, che raggiunge sovente i 40 gradi,<br />

sferzati, accecati e martoriati dalla tormenta, marciando per<br />

35 giorni consecutivi nella desolata steppa coperta di neve,<br />

<strong>in</strong>sidiata dai partigiani, battuta dai cosacchi molto mobili a<br />

combattivi, sotto la micidiale ed <strong>in</strong>cessante offesa<br />

dell'avazione russa che bombarda e mitraglia le nostre colonne<br />

ed i nostri miseri rifugi, vi addentrate per cent<strong>in</strong>aia di Km<br />

nel dispositivo nemico ricacciandolo nelle l<strong>in</strong>ee di partenza.<br />

Il 20 di febbraio 1942, scrivete a carattere di sangue una gloriosa<br />

pag<strong>in</strong>a nella storia del Battaglione.<br />

Il nemico, riorganizzato, r<strong>in</strong>forzato da nuove truppe fresche,<br />

dotato di moderne armi di ogni genere, passa al contrattacco,<br />

con forze soverchianti: 4.000 Russi (Siberiani - Mongoli -<br />

Tartari - Kalmucchi - Kirghisi) contro 400 Pontieri: rapporto<br />

10 contro 1!<br />

Per otto ore consecutive combattete strenuamente negli abitati<br />

di Brodj e di Nikolajewka sul fiume Samara, contrattaccando<br />

e contrastando il passo all'agguerrito nemico, che col peso ed<br />

il numero vuole ad ogni coste sopraffarvi.<br />

Per otto ore con leon<strong>in</strong>o coraggio, arrestate casa per casa la<br />

violenza russa, opponendo alle raffiche di mitraglia, alle salve<br />

<strong>dei</strong> mortai e delle artiglierie i vostri cuori ed i vostri petti<br />

generosi, oltre il limite di ogni possibile ardire! Numerosi<br />

sono stati i nostri caduti, i nostri feriti; sangue purissimo di<br />

eroi.<br />

Molti gli atti di fulgido valore, molte le ricompense concesse<br />

fra le quali brillano di vivida luce la medaglia d'oro alla « memoria<br />

del purissimo eroe Cap. Maggiore Briscese Donato<br />

della l a Compagnia e la medaglia di bronzo al valore militare,<br />

che la maestà del Re ha concesso al Battaglione per la<br />

bandiera del nostro Reggimento.<br />

Numerosi altri riconoscimenti ed alti elogi furono tributati al<br />

152


Btg. fra questi molto ambiti quelli dell'ecc. il Comandante del<br />

CISR. e dell'ecc. il Generale Von Makensen, comandante<br />

della grande unità germanica alle cui dipendenze il Battaglione<br />

ha operato.<br />

Con la ripresa delle operazioni offensive dell'estate 1942, voi<br />

ridiventate <strong>pontieri</strong>.<br />

Il nemico, battuto su largo fronte, si ritira dal bac<strong>in</strong>o del<br />

Donetz oltre il Don.<br />

Il nostro Btg. passa dal vecchio CISR, all'Armir, e riceve lo<br />

ord<strong>in</strong>e di preparare i passaggi sul Donez, attraverso il quale<br />

tutta la nostra armata deve passare.<br />

In sole 24 ore, con una marcia memorabile di oltre 200 Km.<br />

su strade sconvolte dalle <strong>in</strong>terruzioni e sem<strong>in</strong>ate di m<strong>in</strong>e, vi<br />

portate al Donez, e poche ore dopo il vostro arrivo due magnifici<br />

ponti di equipaggio, lunghi ciascuno 140 metri - portata<br />

14 tonn. - sono pronti al transito sul fiume.<br />

Con la rapidità e la tempestività della vostra azione realizzate<br />

i passaggi sul Donez con due giorni di anticipo sul tempo richiesto,<br />

suscitando l'ammirazione negli alti comandi <strong>italiani</strong><br />

ed alleati.<br />

Tutta l'armata è molte unità sfilano sui vostri ponti spettacolo<br />

meraviglioso, che non dimenticherete facilmente per il vostro<br />

orgoglio di <strong>pontieri</strong>.<br />

L'ecc. il Gen. Gariboldi; Comandante dell'Armir. vi ha premiato<br />

tributandovi il suo alto Elogio.<br />

Mentre sui ponti di barche cont<strong>in</strong>uano <strong>in</strong>tensi i passaggi delle<br />

magnifiche divisioni lanciate sul nemico, voi non riposate...<br />

Anche qui sul Donez, come già sul Woltsckja, occorre costruire<br />

un ponte permanente di circostanza per poter, al più<br />

presto ripiegare e rendere disponibili i ponti d'equipaggio.<br />

V<strong>in</strong>cendo difficoltà ed ostacoli d'ogni genere, con perizia pari<br />

alla vostra passione, <strong>in</strong> tempo brevissimo realizzate il nuovo<br />

ponte su palafitte, lungo 135 metri - portata 24 tonn.<br />

Bellissima opera di <strong>in</strong>gegneria di guerra che assicura i passaggi<br />

attraverso il Donez e che degnamente è stata denom<strong>in</strong>ata<br />

« Ponte Gen. Gariboldi ».<br />

La vostra attività cont<strong>in</strong>ua, con fervida <strong>in</strong>esausta passione,<br />

senza soste, né riposo.<br />

Sul fiume Kalitwa, a Olchowj Rog, <strong>in</strong> tempo di primato, co­<br />

153


struite un nuovo importante ponte permanente di circostanza<br />

su palafitte lungo 155 metri - portata 24 tonn. - doppio<br />

transito.<br />

Opera grandiosa per mole, perfetta nella tecnica, che suscita<br />

l'<strong>in</strong>condizionata ammirazione <strong>dei</strong> comandi <strong>italiani</strong>, germanici,<br />

rumeni, e ben degnamente porta il nome di «Ponte dell'asse».<br />

L'ecc. il Gen. Gariboldi, comandante dell'Armir nel tributarvi<br />

il suo alto elogio, ha detto, fra l'altro: « Opera che piace sia<br />

stata fatta dal Genio militare italiano ». Nessuna parola<br />

migliore poteva dar lode e riconoscimento per l'opera vostra.<br />

Miei veterani!<br />

Ho voluto riepilogare le pr<strong>in</strong>cipali fasi della vostra feconda<br />

attività nei 17 mesi di guerra <strong>in</strong> Russia, per darvi atto che<br />

avete ben meritato dalla patria e potete essere fieri ed orgogliosi<br />

del dovere compiuto, come io ho la fierezza e l'orgoglio<br />

di essere stato il vostro Comandante. Ma occorre ancora<br />

ricordare, miei Pontieri, che le tappe del camm<strong>in</strong>o percorso<br />

non esauriscono il vostro compito di soldati.<br />

La guerra non è f<strong>in</strong>ita, voi lo sapete...<br />

L'Italia, la nostra amata Patria, non ha ancora raggiunta la<br />

vittoria. Per lei siete stati bravi e forti nei lunghi mesi di preparazione<br />

e di guerra f<strong>in</strong> qui combattuta; per lei, per l'Italia<br />

nostra benedetta, dovete essere ancora più forti <strong>in</strong> avvenire,<br />

aff<strong>in</strong>ché tutti i sacrifici, tutti i patimenti già da voi sopportati<br />

Tutti i nostri morti, non siano stati <strong>in</strong>vano.<br />

Oggi voi uscite dai ranghi del Btg. per avvicendamento e lasciate<br />

il posto ai giovani camerati nuovi giunti dall'Italia, a cui<br />

la Patria affida il compito della cont<strong>in</strong>uità dell'opera vostra <strong>in</strong><br />

terra di Russia.<br />

Col cuore, che voi conoscete, io porgo a tutti voi - veterani -<br />

che rientranti <strong>in</strong> Patria e anziani che rimanete ancora nei<br />

ranghi - ed alle vostre famiglie, il mio cordiale, affettuoso<br />

saluto ed il mio grato pensiero, con l'augurio di ogni bene.<br />

Ufficiali, sottufficiali, caporali e soldati, nuovi arrivati; i<br />

veterani che escono dai ranghi e si acc<strong>in</strong>gono al rientro per un<br />

periodo di legittimo meritato riposo, dopo 40 mesi di mobilitazione<br />

e 17 di guerra contro la Russia, lasciano a voi un<br />

154


icco patrimonio spirituale e morale, che trova valore nelle<br />

loro opere compiute e nei seguenti segni del sacrificio:<br />

54 eroi caduti, che fedeli al loro giuramento hanno offerto la<br />

vita al Re e alla Patria;<br />

40 feriti, che hanno suggellato col sangue la loro fedeltà alla<br />

bandiera;<br />

1 medaglia d'oro proposta alla « memoria » del Cap. Magg.<br />

Briscese Donato;<br />

1 medaglia di bronzo: concessa dalla Maestà del Re al 1°<br />

Btg. per la bandiera del nostro Reggimento;<br />

9 medaglie d'argento;<br />

27 medaglie di bronzo;<br />

3 promozioni per merito di guerra;<br />

25 croci di guerra al valore;<br />

9 croci dell'ord<strong>in</strong>e dell'Aquila Germanica;<br />

13 medaglie all'ord<strong>in</strong>e dell'Aquila Germanica;<br />

11 croci di ferro Germaniche;<br />

42 encomi <strong>in</strong>dividuali da trascriversi sui documenti<br />

personali;<br />

7 encomi <strong>dei</strong> vari alti comandi per il Battaglione.<br />

Ho qui ricordato i segni del sacrificio e del valore del Battaglione<br />

aff<strong>in</strong>ché sia più vivo e più concreto il significato che<br />

per voi ha da avere il patrimonio spirituale e morale, di cui da<br />

oggi <strong>in</strong> poi ne sarete i legittimi depositari.<br />

Io sono certo che voi, <strong>in</strong> ogni tempo, luogo e circostanza,<br />

saprete non solo mantenere <strong>in</strong>tegra l'eredità di gloria che vi<br />

affidiamo ma saprete con la vostra virtù e col vostro valore di<br />

soldati emulare le gesta <strong>dei</strong> camerati che vi hanno preceduti.<br />

Questa è la consegna che vi trasmettiamo, o camerati, e siamo<br />

certi che voi saprete eseguirla, a qualunque costo per il buon<br />

nome del 1° Battaglione Pontieri, nel nome della Patria.<br />

Inf<strong>in</strong>e un altro consegna, di alto valore spirituale, noi vi affidiamo<br />

oggi: la custodia <strong>dei</strong> nostri morti gloriosi, che con voi<br />

rimangono su questa terra straniera per illum<strong>in</strong>are il vostro<br />

155


camm<strong>in</strong>o, per additarvi col loro esempio la via del dovere e<br />

dell'onore.<br />

Per essi sia sempre il nostro primo pensiero, e sia un pensiero<br />

di reverenza profonda, un sentimento di <strong>in</strong>est<strong>in</strong>guibile riconoscenza,<br />

un voto di immenso amore!<br />

Caduti del 1° Battaglione Pontieri: presente!<br />

Fronte Russo, lì 9 Gennaio 1943<br />

Il Comandante del Battaglione<br />

Colonnello E. Biandrate<br />

Sui campi, coi carri barca<br />

156


II generale Tiretti, il colonnello Biandrate e il cappellano<br />

Incontri strani nella campagna Ucra<strong>in</strong>a. "L'aratura"<br />

157


Piacenza - Monumento al Pontiere d'Italia<br />

158


Ai Pontieri del Genio<br />

Protesa la vita verso la maestà della morte, ritto sulla prua<br />

della barca, a guisa di chi si appresta, come negli antichi<br />

combattimenti navali per gettarsi all'arrembaggio, a balzare<br />

sull'altra sponda del fiume per assicurare a riva l'ultima barca<br />

del ponte, ecco stagliarsi nella notte buia, profonda, la figura<br />

del « Pontiere del Genio ».<br />

Egli è come truppa d'assalto, ma per lui il fucile, la baionetta,<br />

la bomba a mano sono armi che non può adoperare, né per<br />

offesa né per difesa perché la sua vera arma è « il remo ».<br />

Lasciano ad una ad una le barche la riva, come strisciando<br />

sulle acque, nel silenzio, quale ombre misteriose mosse dallo<br />

sforzo di braccia possenti di uom<strong>in</strong>i dai nervi d'acciaio che<br />

arrancando curvi sui remi, o puntandolo sul fondo del fiume,<br />

le guidano al largo, <strong>in</strong> una lotta titanica contro la furia delle<br />

acque risalendo la corrente impetuosa; getta uno di essi con<br />

un guizzo la pesante ancora filando poi sulla gomena l'imbarcazione<br />

f<strong>in</strong>o a raggiungere la testata del ponte. Altre<br />

braccia si protendono con scatto sosp<strong>in</strong>gendo le travicelle<br />

d'impalcata, su cui altri uom<strong>in</strong>i, come fossero automi<br />

stendono, con prontezza che ha di miracoloso, il tavolato e<br />

provvedono alle operazioni di gh<strong>in</strong>damento, mentre altri ancora<br />

manovrano le funi di crociera per raddrizzare e fissare la<br />

campata del ponte; poppa al largo, al largo! tira fune d'ancora<br />

da monte, crocera da valle! «gh<strong>in</strong>date!». Sono comandi che si<br />

susseguono rapidi, senza posa, perché ciascuno possa svolgere<br />

159


a tempo la manovra; talora basta un bisbiglio, un gesto,<br />

aff<strong>in</strong>ché la voce non sveli al nemico l'opera di sorpresa<br />

<strong>in</strong>trapresa.<br />

Il ponte è <strong>in</strong> mezzo al fiume, una granata lo sfascia, la mitraglia<br />

sforacchia le barche, si spezzano le funi; sempre vi è<br />

un Pontiere pronto a turare le falle, ad esporsi al sacrificio<br />

della vita per trattenere le barche, per riassettare l'opera<br />

sconvolta « gettando per ogni ponte una superba sfida al nemico<br />

».<br />

E' una lotta di titani che non cedono, anche se le acque si<br />

arrossano del loro sangue generoso, <strong>in</strong> quanto bisogna attraversare<br />

ad ogni costo il fiume, v<strong>in</strong>cere l'impeto, superare il<br />

tiro rabbioso, <strong>in</strong>cessante, avversario, giacché « la gloria arride<br />

sull'altra sponda ».<br />

Eccoli i Pontieri di tutte le guerre, gli artefici di opere che<br />

paiono avere quasi sembianze di diavoleria, giacché sembrano,<br />

essi, proprio diavoli scatenati!<br />

Tra le varie campagne dell'<strong>in</strong>dipendenza, ecco Vittorio Veneto;<br />

traghetti passerelle, ponti d'equipaggio, e tutto un brulicare<br />

di nere imbarcazioni, un protendersi di impalcate di<br />

ponte attraverso l'impetuosa corrente del Piave <strong>in</strong>grossato<br />

dalle piogge, ma domato dai Pontieri!<br />

I ponti si susseguono per tutta la fronte, dalla stretta di Que-<br />

ro al mare come se un colpo di bacchetta magica li avesse fatti<br />

sorgere all'improvviso dalle acque! Sfasciati dai tiri taluni<br />

vanno alla deriva, ma pronti i Pontieri accorrono a trattenere i<br />

resti, aff<strong>in</strong>ché non vadano a rompere altri ponti, li<br />

ricostruiscono prontamente perché non abbia mai a cessare il<br />

flusso delle truppe che sull'altra sponda hanno già <strong>in</strong>gaggiato<br />

la battaglia; altre truppe accorrono, i rifornimenti si<br />

moltiplicano <strong>in</strong>cessanti; passano le grosse artiglierie, e la<br />

vittoria corona l'opera di tutti! Molti Pontieri mancano<br />

all'appello, altri portano nelle carni i segni dolorosi del<br />

martirio, ma l'opera è compiuta! Nella II guerra mondiale<br />

ecco i Pontieri arrossare col loro sangue nella campagna di<br />

Grecia le acque del Kalamas; poi nelle lande sconf<strong>in</strong>ate di<br />

Russia, <strong>in</strong> particolare sul Nipro, sul Donez, sul Voschia, essi<br />

segnano pag<strong>in</strong>e di gloria nel libro d'Oro dell'Arma,<br />

accorrendo f<strong>in</strong>anco a ricacciare forze preponderanti nemiche<br />

160


con attacchi alla baionetta!<br />

Ma non bastano le glorie di guerra! Sono presenti i Pontieri<br />

nelle calamità nazionali, nelle purtroppo frequenti piene <strong>dei</strong><br />

fiumi, nel soccorrere, col rischio della vita, le popolazioni <strong>in</strong><br />

un'opera di umana solidarietà, di nuovo lottando contro la<br />

furia delle acque che irrompono tumultuose nei casc<strong>in</strong>ali dalle<br />

falle aperte negli arg<strong>in</strong>i, tutto travolgendo. Chi di voi Pontieri<br />

può non sentire il bisogno prepotente di ritrovarsi a rievocare<br />

il passato di ore tristi e di ore liete, di rimettere all'occhiello<br />

della giacca l'ancora del Pontiere, di ritrovarsi accanto ad altri<br />

Pontieri, senza dist<strong>in</strong>zione di condizioni sociali?<br />

Per questo, io, ogni anno vi chiamo a raccolta, « Pontieri<br />

reduci di Russia »!<br />

Diffondete questo appello fra tutti i Pontieri sparsi <strong>in</strong> ogni<br />

luogo d'Italia, aff<strong>in</strong>ché nel ricordo <strong>in</strong>dimenticabile <strong>dei</strong> nostri<br />

ritempriamo i nostri spiriti <strong>in</strong> un'unione fraterna! Sfilano,<br />

ombre maestose, i morti gloriosi, gli eroi ignorati, gli uom<strong>in</strong>i<br />

del sacrificio e del dovere, cui si volge il pensiero costante,<br />

affettuoso di quanti non sono immemori e non r<strong>in</strong>negano la<br />

Patria!<br />

Pontieri del Genio « drizzate i remi! »<br />

161


Racconti sparsi di piccoli episodi<br />

Quel pomeriggio del mese di gennaio 1942, si partì da Stal<strong>in</strong>o<br />

<strong>in</strong> treno mentre imperversava una tempesta di neve. Dopo un<br />

viaggio di circa sei ore, a notte già <strong>in</strong>oltrata, il convoglio si<br />

fermò <strong>in</strong> aperta campagna.<br />

Si smontò dai vagoni, e mentre il treno ritornava sui suoi<br />

passi, una pattuglia si distaccò per recarsi ad un paese vic<strong>in</strong>o,<br />

distante c<strong>in</strong>que chilometri.<br />

Andava alla ricerca di grosse slitte con quadrupedi per il<br />

tra<strong>in</strong>o. Dopo un'attesa <strong>in</strong>term<strong>in</strong>abile fermi sotto la neve, i<br />

trasporti giunsero.<br />

Conducenti civili guidavano i tra<strong>in</strong>i, certamente i padroni<br />

stessi. Vennero caricati munizioni, viveri ed armi pesanti,<br />

qu<strong>in</strong>di si <strong>in</strong>iziò la marcia; le slitte erano scaglionate fra i vari<br />

plotoni.<br />

Tutti si procedeva nel massimo silenzio, quando <strong>in</strong> un tratto di<br />

pista leggermente <strong>in</strong> salita il silenzio fu rotto da una voce che<br />

diceva: Nasazz!<br />

Si udì fra le nostre file, una voce che rispondeva, <strong>in</strong> dialetto<br />

della Brianza, se ghé?<br />

Nessuno rispose! Dopo pochi attimi, mentre la strada davanti<br />

a noi si faceva più irta, la stessa voce di prima ripetè il suo<br />

richiamo: Nasazz!<br />

La stessa voce rispose: se ghé; chi me vor! stesso silenzio alla<br />

domanda.<br />

Come un ritornello, nella notte buia, vi fu lo stesso appello,<br />

162


a cui fece seguito la voce adirata che partendo dalle nostre file<br />

diceva: te la vorre pianta! cus vorré; te me rutt i b....! Tutti<br />

noi, che avevamo seguito il dialogo di botta e risposta,<br />

sorridavamo a denti stretti per non farci udire, ed alf<strong>in</strong>e uno di<br />

noi rivolgendosi alla fila davanti disse <strong>in</strong> italiano: Nasaz zi,<br />

qualcuno davanti ti cerca, vai <strong>in</strong> avanti verso la slitta.<br />

L'<strong>in</strong>terpellato uscì dai ranghi ed a passi affrettati, per v<strong>in</strong>cere<br />

la breve distanza che lo separava dalla slitta, la raggiunse<br />

proprio mentre il suo conducente russo scandiva il nome di<br />

Nasazz! nel dire questo pungolava i buoi, per fargli superare<br />

l'erta.<br />

Il Nasazzi, <strong>in</strong>furiato, scuoteva il conducente sbalordito, mentre<br />

dalla sua bocca uscivano torrenti di parole certamente non<br />

gentili.<br />

Noi, che si era seguita tutta la scena, non potendo più trattenerci<br />

scoppiammo a ridere, ed anche il nostro amico, dopo<br />

un attimo di <strong>in</strong>certezza unì il suo riso al nostro, avendo capito<br />

all'improvviso l'equivoco.<br />

I conducenti russi, nel pungolare i buoi od altri animali, accompagnano<br />

il gesto, pronunciando la parola nasazz, senza la<br />

i term<strong>in</strong>ale, che per loro significa: vai avanti.<br />

I nostri contad<strong>in</strong>i usano, a secondo delle regioni, altre frasi<br />

che vogliono dire la stessa cosa.<br />

Il nostro protagonista di cognome si chiamava Nasazzi che <strong>in</strong><br />

dialetto viene abbreviato <strong>in</strong> Nasazz!<br />

Per sfottò, ogni volta che dovevamo parlare con civili russi, se<br />

lui era presente, noi si diceva: dai parla tu! qui i russi ti<br />

conoscono anche al buio!<br />

IL PONTIERE AUTO<br />

Questo nostro commilitone si chiamava Auto di cognome; era<br />

un pezzo di marcantonio, alto circa due metri, aveva spalle<br />

possenti ed una forza erculea.<br />

Per contrasto aveva un carattere gentile, era con tutti servizievole<br />

ed era benvoluto da tutti noi. Era un friulano,<br />

proprio un rude montanaro; nel parlare era quasi<br />

<strong>in</strong>comprensibile, solo la lunga permanenza fra noi ci aveva<br />

abituati a capirlo.<br />

163


Aveva una voce da basso profondo, specialmente quando si<br />

organizzava qualche coro, la sua voce sembrava provenire dal<br />

fondo di qualche m<strong>in</strong>iera.<br />

Tale suo pregio ci fu molto utile <strong>in</strong> occasione di una gara di<br />

canti che i nostri Comandi avevano organizzato a Pavlograd<br />

fra Reparti di varie nazionalità.<br />

Vi eravamo noi, tedeschi, ucra<strong>in</strong>i, spagnoli e romeni. Inutile<br />

dire che la giuria assegnò la vittoria a noi. anche perché<br />

avevamo cantato « Va pensiero sull'ali dorate », ed altre romanze<br />

e cori <strong>italiani</strong>!<br />

Ritornando al nostro racconto, come tutti i friulani, Auto era<br />

un gran bevitore, per un bicchiere di v<strong>in</strong>o avrebbe venduto la<br />

sua anima! era però capitato male! In Russia non si coltiva la<br />

vite, stante il suo clima.<br />

Egli doveva supplire con la « vodka » la quale, malgrado<br />

venga tanto decantata, non era ben accetta ai nostri palati,<br />

forse perché annacquata.<br />

Ma anch'essa era <strong>in</strong>trovabile. Qualche trafficone a volte ne era<br />

<strong>in</strong> possesso e la vendeva <strong>in</strong> bottigliette che sembravano quelle<br />

delle nostre gazzose.<br />

Le nostre sussistenze effettuavano qualche distribuzione solo<br />

<strong>in</strong> grandi solennità (ricordo il v<strong>in</strong>o che andai a prelevare per il<br />

Natale. Che ridere... dopo aver sudato sette camicie per<br />

trovare damigiane e recipienti di allum<strong>in</strong>io, arrivato al magazz<strong>in</strong>o<br />

della sussistenza ci fornirono di accette per tagliare il<br />

quantitativo che spettava al nostro Battaglione, ed a pezzi si<br />

caricava sul camion; vi erano all'aperto 30-35 gradi sotto<br />

zero).<br />

Si era astemi per forza di cose!<br />

Nell'entrare nella città di Nieperpetrowka, appena occupata, <strong>in</strong><br />

attesa di ord<strong>in</strong>i sostammo <strong>in</strong> una via di periferia. Si scese dalle<br />

macch<strong>in</strong>e per sgranchirci le gambe, e si bighellonava facendo<br />

i nostri commenti sulla città; l'amico Auto, come sentendo un<br />

irresistibile richiamo, entrò <strong>in</strong> un portone poco distante; esso<br />

dava adito ad un gran cortile. Io lo seguii, vedemmo come su<br />

di un'impalcata, quasi al centro, un'enorme botte. Auto senza<br />

problemi uscì di nuovo sulla strada e vidi che confabulava con<br />

l'autista; qu<strong>in</strong>di lo vidi rientrare con un tubo di gomma,<br />

adibito a travaso di carburante e <strong>in</strong> una mano aveva la sua<br />

164


gavetta.<br />

Anche quelli che si erano soffermati sulla via avevano seguito<br />

i suoi passi; tutti si faceva circolo attorno all'oggetto delle<br />

nostre brame!<br />

Speravamo che la botte fosse piena di v<strong>in</strong>o per appagare sia la<br />

nostra gola, sia la sete.<br />

Auto si <strong>in</strong>erpicò a pancia <strong>in</strong> giù sulla botte; tolse il grosso<br />

tappo che chiudeva l'orifizio; <strong>in</strong>filò il tubo da un lato, mise <strong>in</strong><br />

bocca l'estremità.<br />

(I nostri Comandi ci avevano avvertito che i russi nella loro<br />

ritirata avvelenavano le bevande).<br />

Si videro le sue guance che effettuavano il movimento di<br />

aspirazione nel tentativo di far uscire il liquido dal tubo. Dopo<br />

quel movimento, si videro le sue guance <strong>in</strong>grossarsi e la sua<br />

gola che <strong>in</strong>gurgitava quel liquido sconosciuto. Tutti noi si<br />

assisteva <strong>in</strong> silenzio ai suoi movimenti; dopo un attimo e dopo<br />

aver <strong>in</strong>gurgitato diverse sorsate, con il volto arrossato dallo<br />

sforzo, sollevò il viso, e dopo aver dato un'occhiata circolare<br />

su di noi esclamò: la birra! Nel dir ciò riempiva la sua gavetta<br />

e quella degli amici più vic<strong>in</strong>i. Molti di noi si era titubanti,<br />

memori degli avvertimenti si attendeva <strong>in</strong>certi se seguire<br />

l'esempio suo! Passarono pochi m<strong>in</strong>uti e visto che la nostra<br />

cavia non dava segni di malessere, ci affrettammo a passare le<br />

nostre gavette e le nostre borracce. I più impazienti, anche<br />

perché da un momento all'altro poteva venire l'ord<strong>in</strong>e di<br />

proseguire con la colonna, con i loro coltelli si adoperavano a<br />

fare fori nel fasciame della botte.<br />

Dai fori cosi ottenuti, zampillava la birra scura che riempiva i<br />

nostri recipienti; molti autisti riempivano i secchi di tela a loro<br />

<strong>in</strong> dotazione.<br />

Vista da lontano la botte sembrava la fontana di piazza Na-<br />

vona.<br />

Benché la botte, ad occhio e croce, avesse contenuto circa<br />

c<strong>in</strong>quecento litri, ad ogni momento bisognava fare i fori,<br />

sempre più <strong>in</strong> basso, per farla sgorgare.<br />

L'ist<strong>in</strong>to, il fiuto dell'amico « Auto » aveva v<strong>in</strong>to, dando a tutti<br />

noi, a distanza di molti mesi, la possibilità di gustare qualcosa<br />

di diverso dall'acqua, molto spesso non potabile. Alla sera,<br />

raggiunto il luogo del bivacco, dopo aver fatto le<br />

165


nostre tende, all'<strong>in</strong>terno di esse si udivano risa represse e <strong>in</strong>izi<br />

di canti delle nostre regioni.<br />

Quella birra ci aveva portato l'allegria ed il buonumore!<br />

I SEGUACI DI S. GIUSEPPE<br />

Pur a distanza di tanti anni, un grazie di cuore a voi commilitoni<br />

di professione falegnami, addetti ai nostri carri offic<strong>in</strong>a,<br />

che con il vostro tenace lavoro durato diversi mesi, con<br />

la collaborazione <strong>dei</strong> fabbri che costruivano a mano i chiodi,<br />

avete costruito cent<strong>in</strong>aia e cent<strong>in</strong>aia di cassette rettangolari.<br />

Sfuggono i nomi di tutti voi. ma alcuni li ricordo: il Maresciallo<br />

F<strong>in</strong>i, il Pontiere Castelli Giacomo di Sizzano di Novara,<br />

Monaci di Roma.<br />

Erano il risultato della nostra ricerca di tavole nuove e usate,<br />

di porte di case abbandonate, di tutto ciò che fosse legno.<br />

Queste cassette, studiate <strong>in</strong> modo che potessero contenere<br />

dieci chili di grano, venivano da tutti noi spedite <strong>in</strong> Patria ai<br />

nostri familiari, col benestare <strong>dei</strong> nostri Comandi. Poiché <strong>in</strong><br />

Italia vigeva <strong>in</strong> quel tempo il razionamento, <strong>in</strong> special modo<br />

per quanto riguardava il pane e la pasta, un supplemento di<br />

dieci chili valeva più dell'oro.<br />

Il Comando del Corpo di Spedizione <strong>in</strong> Russia, aveva promosso<br />

tale <strong>in</strong>iziativa, anche perché i treni che provenivano<br />

dalla madre terra non tornassero vuoti, dopo aver portato i<br />

rifornimenti.<br />

Nelle pianure da noi percorse vi erano enormi estensioni coltivate<br />

tutte a grano; esso giaceva abbandonato, già tagliato, e<br />

messo <strong>in</strong> covoni.<br />

Nessuno lo toccava della popolazione civile; essi sapevano<br />

che il tutto era di Stal<strong>in</strong>: cioè proprietà dello Stato. Poiché <strong>in</strong><br />

quel momento lo Stato eravamo noi. di conseguenza....<br />

Era quello anche un periodo che non eravamo impegnati <strong>in</strong><br />

gittamenti di ponti od altri lavori, e passavamo il tempo battendo<br />

<strong>in</strong> piccoli gruppi di amici detti covoni e ricavandone i<br />

chicchi di grano.<br />

Si faceva asciugare aff<strong>in</strong>ché durante il viaggio non ammuffisse,<br />

qu<strong>in</strong>di si consegnava il tutto al Comando di Compagnia<br />

che provvedeva al resto.<br />

166


Si poteva spedire un pacco ogni dieci giorni, f<strong>in</strong>ché il sopraggiungere<br />

dell'<strong>in</strong>verno diede f<strong>in</strong>e a tale <strong>in</strong>iziativa che aveva<br />

contribuito a far giungere <strong>in</strong> Italia cent<strong>in</strong>aia di tonnellate di<br />

granaglie.<br />

Ma il grano non avrebbe avuto valore se i nostri bravi amici<br />

falegnami non avessero preparato le cassette.<br />

UNA VEDETTA LA NOTTE DI NATALE<br />

A distanza di tanti anni, nell'acc<strong>in</strong>germi a scrivere questo<br />

racconto veritiero, mi sono fatto un approfondito esame di<br />

coscienza, per domandare a me stesso, se ho ecceduto con la<br />

mia autorità verso di voi.<br />

La risposta è stata positiva, ma non dovete dimenticare che a<br />

differenza di molti sergenti di complemento che erano stati<br />

richiamati con quel grado, io ero di carriera, e ciò esigeva da<br />

parte <strong>dei</strong> Comandi superiori, un grado di autorità più severa.<br />

Severa ma non cattiva.<br />

In guerra poi, il mio carattere si era ammorbidito ancora di<br />

più! Sentivo che ero uno di voi, distante migliaia di chilometri<br />

dalla Patria, con lo stesso scopo.<br />

Vi volevo bene! pur se a volte sembravo burbero. Questo mio<br />

volervi bene, aumentò la notte del Natale del 1942, per questo<br />

motivo!<br />

Ricordo che ero stato comandato a ispezionare le sent<strong>in</strong>elle, e<br />

quella notte, <strong>in</strong> un punto isolato, esposto alla buria sotto la<br />

neve, con il termometro che oscillava <strong>in</strong>torno ai trenta gradi,<br />

vi era uno di voi.<br />

Non so ancora oggi il suo nome.<br />

Ricordo quella santa notte, mentre vegliando camm<strong>in</strong>avi<br />

battendo i piedi per riscaldarteli, avvolto <strong>in</strong> quel cappotto di<br />

scolta foderato di pelliccia che ti arrivava f<strong>in</strong>o ai piedi.<br />

Esso era un residuo della prima guerra mondiale, che aveva<br />

scaldato, chissà, forse il tuo genitore di scolta come te, sul<br />

Grappa.<br />

Nel percorrere il tragitto a te assegnato, ogni tanto volgevi il<br />

tuo capo verso il cielo, mentre il tuo udito era teso per<br />

167


percepire qualche rumore diverso dal solito, segno di pericolo<br />

a così breve distanza dalle l<strong>in</strong>ee. Cosa pensavi <strong>in</strong> quella notte<br />

o sent<strong>in</strong>ella? Forse pensi al tuo paese, ai tuoi cari lontani, con<br />

nostalgia?<br />

O forse guardando quel cielo, quelle stelle al disopra delle<br />

nuvole, senti il tuo Natale più vero, più vivo nel contatto con<br />

la natura silenziosa?<br />

Mi avvic<strong>in</strong>o per guardarti meglio, ti fermi, <strong>in</strong> ascolto... No,<br />

non verrò a turbare il tuo Natale, quello che stai vivendo<br />

dentro di te, sentendo uniti a te nel tuo sacrificio, tutti coloro<br />

che ami!<br />

Mi parrebbe quasi sacrilegio turbare un Natale così <strong>in</strong>tenso.<br />

Sei molto più vic<strong>in</strong>o tu, vedetta, che al freddo sbattendo gli<br />

scarponi vegli nella notte, a colui che nacque al freddo <strong>in</strong> una<br />

mangiatoia, di molti, moltissimi uom<strong>in</strong>i che <strong>in</strong> Patria, passano<br />

questa notte <strong>in</strong> frivoli divertimenti e nel chiasso rivivono lo<br />

stesso avvenimento.<br />

O vedetta, senza un nome ed un volto, puoi essere uno di noi,<br />

forse anche tu senti ora come non mai, nel silenzio della notte<br />

cosa vuol dire Natale!<br />

Guardandoti da lontano non mi sembri triste, il tuo volto<br />

manifesta una serenità grande, una pace profonda.<br />

Vedetta!<br />

Questo è il tuo primo Natale di guerra!<br />

PONTIERI FANTI A CAVALLO!!!<br />

Sì, avvenne proprio così, nel lungo camm<strong>in</strong>o che da Stal<strong>in</strong>o ci<br />

avrebbe portato, con tappe giornaliere di ventic<strong>in</strong>que-trenta<br />

chilometri, f<strong>in</strong>o a Brodj-Nicolajewka verso il nostro battesimo<br />

di fuoco.<br />

L'idea scaturì da un Cap. Maggiore del mio plotone, capoarma<br />

mitraglieri che più degli altri era affaticato dal peso<br />

supplementare che doveva portare, idea approvata anche da<br />

coloro che dovevano tirare per tutto il giorno le slitt<strong>in</strong>e cariche<br />

di munizioni.<br />

Ed ecco come tutto avvenne e prese consistenza!<br />

168


Truppe croate che ci precedevano ad una distanza di poche<br />

ore, avevano nella matt<strong>in</strong>a attaccata e distrutta una colonna di<br />

carriaggi nemici. I loro carri a quattro ruote erano tra<strong>in</strong>ati da<br />

cavallucci siberiani.<br />

Molti di questi vagavano nella steppa, molti ancora con i f<strong>in</strong>imenti<br />

attaccati ai loro corpi.<br />

Molti erano fermi, e con i loro zoccoli cercavano di mettere a<br />

nudo da sotto la neve, qualche ciuffo di erba <strong>in</strong>durita e<br />

seccata.<br />

Iniziò la nostra Pasqual<strong>in</strong>a, soprannome che davamo al nostro<br />

Comandante del quarto plotone, il quale consegnate le sue<br />

armi e za<strong>in</strong>i ad uno di noi, si mise a r<strong>in</strong>correre il più vic<strong>in</strong>o <strong>dei</strong><br />

quadrupedi.<br />

Questi ad un tratto si fermò al richiamo anche perché allettato<br />

da un pezzo di galletta e dalle mo<strong>in</strong>e dell'<strong>in</strong>seguitore.<br />

Dette bestie erano già abituate all'uomo e furono nostra facile<br />

preda.<br />

Aiutato da noi e arrabattandosi, riuscì a sistemare a fianco di<br />

ciascun lato, le due mitraglie pesanti del plotone.<br />

Dato l'esempio, anche noi ci demmo da fare, e riuscimmo <strong>in</strong><br />

breve a catturarne circa una vent<strong>in</strong>a, altri <strong>in</strong> seguito non se ne<br />

videro.<br />

Riuscimmo ad attaccare alla meglio con i f<strong>in</strong>imenti recuperati<br />

le slitte e caricammo i nostri za<strong>in</strong>i, <strong>in</strong> tal modo si camm<strong>in</strong>ava<br />

più spediti e ci si affaticava di meno.<br />

Il nostro Comandante di Compagnia era ad una distanza di<br />

c<strong>in</strong>quecento metri davanti a noi; si attendeva che ci facesse<br />

qualche rimprovero, ma col suo silenzio autorizzò tale <strong>in</strong>iziativa.<br />

Che cavallucci meravigliosi; senza cibo alcuno perché non si<br />

trovava niente da dargli.<br />

Nelle soste che si facevano <strong>in</strong> villaggi e paesi per trascorrere<br />

la notte, se non vi erano ripari al coperto essi stavano<br />

all'addiaccio tutta notte, e si alimentavano di un po' di paglia<br />

recuperata dai tetti.<br />

Stettero con noi per circa un mese, portando sulle loro groppe<br />

i più stanchi di noi, a turno. A volte montati dai più pratici,<br />

svolgevano azione di pattuglia a cavallo fiancheggiando la<br />

nostra colonna e ci preservavano da brutte sorprese.<br />

169


Cavallucci rassegnati,<br />

Derelitti ed affamati<br />

Senza tetto né lettiera<br />

Con gualdrappa pur leggera<br />

Non si sa proprio perché<br />

Vi reggete ancora <strong>in</strong> pie'<br />

Senza fieno e senza biada<br />

Pure facendo tanta strada<br />

Per il Pontiere è una cuccagna<br />

Passeggiar per la campagna<br />

Con tal mezzo di trazione<br />

Che non teme la stagione<br />

Che procede claudicante<br />

Fra la neve e il polverone<br />

Ed arriva alla sua meta<br />

Senza tanti piagnistei!<br />

Treno ospedale italiano<br />

170<br />

Pontiere Bonac<strong>in</strong>a Luigi


Onori alla bandiera<br />

Si ricoprono le carreggiate, ci vorrebbero boschi <strong>in</strong>teri!<br />

171


Guai ai feriti se ce la ritirata<br />

Dopo 15 mesi di fronte russo, <strong>in</strong> cui ne vidi di cotte e di<br />

crude, reputo <strong>in</strong>utile raccontare tutte le vicissitud<strong>in</strong>i, limitandomi<br />

a descrivere un unico fatto che contribuì a fare<br />

traboccare il calice della mia amarezza, segnandomi profondamente<br />

l'animo già duramente provato e al limite della sopportazione.<br />

Siamo ai primi giorni del gennaio 1943, nella località di Lu-<br />

ganscaja. Avevamo avuto il sospirato cambio da parte di un<br />

Battaglione proveniente dal nostro Reggimento <strong>in</strong> Patria.<br />

All'alba del matt<strong>in</strong>o seguente il nostro reparto si mise <strong>in</strong><br />

marcia per raggiungere la cittad<strong>in</strong>a di Voroscilovgrad distante<br />

circa trenta chilometri, dove un convoglio ferroviario ci attende<br />

per riportarci <strong>in</strong> Italia.<br />

11 tempo concessoci per raggiungere il luogo dell'appuntamento<br />

era ridottissimo, dovevamo trovarci sul posto per le ore<br />

12, e se per tale ora non ci fossimo trovati alla stazione, il<br />

convoglio aveva l'ord<strong>in</strong>e tassativo di partire senza di noi. Con<br />

quella spada di Damocle sul nostro futuro dest<strong>in</strong>o, <strong>in</strong>iziammo<br />

il camm<strong>in</strong>o. Purtroppo la pista era ghiacciata e, fatta a schiena<br />

d'as<strong>in</strong>o, per non cadere, dovevamo procedere a piccoli passi.<br />

Malgrado <strong>in</strong>furiasse una tempesta di neve che ci accecava, il<br />

freddo <strong>in</strong>tenso, e sotto il carico dello za<strong>in</strong>o e di altri materiali<br />

che rendeva ancora più difficile il camm<strong>in</strong>o sbilanciandoci e<br />

rendendoci più precario il già malsicuro equilibro, si<br />

procedeva abbastanza spediti, sostenuti dalla certezza che<br />

172


quella sarebbe stata la nostra ultima marcia <strong>in</strong> terra russa.<br />

Verso le ore 11 arrivammo <strong>in</strong> vista del paese. Durante la<br />

massacrante marcia la colonna si era diluita <strong>in</strong> una lunga fila e<br />

gli ultimi arrancavano <strong>in</strong> piccoli gruppi dissem<strong>in</strong>ati su di una<br />

distanza di quasi tre chilometri, ben visibili nel bianco<br />

candore della steppa.<br />

Per non dare agli abitanti l'impressione di una colonna di<br />

sbandati fuggiaschi, si fece sosta alla periferia della cittad<strong>in</strong>a<br />

per dar modo ai ritardatari di ricongiungersi col resto della<br />

colonna.<br />

Nel frattempo staffette del Comando del Battaglione si erano<br />

recati alla stazione per s<strong>in</strong>cerarsi sia della presenza del<br />

convoglio, sia per annunciare il nostro arrivo. Quella sosta di<br />

circa un'ora <strong>in</strong> quelle condizioni, cioè accaldati con i piedi che<br />

bollivano per il movimento che si protraeva da circa sei ore,<br />

fu per molti di noi il pr<strong>in</strong>ciipo della f<strong>in</strong>e. Il freddo, subdolo,<br />

pian piano, senza che ce ne accorgessimo, <strong>in</strong>iziava a fare<br />

presa sui nostri arti <strong>in</strong>feriori con pr<strong>in</strong>cipio di congelamento.<br />

Nessuno d'altronde aveva più la forza e la volontà, dopo<br />

quella marcia estenuante, di battere i piedi per terra per tenere<br />

attiva la circolazione sanguigna. Grazie ai passamontagna e<br />

sciarpe, ci potevamo a malapena riparare il viso, mentre le<br />

mani ricoperte di guanti erano sprofondate nelle tasche del<br />

pastrano, evitando che si congelassero.<br />

Come Dio volle anche gli ultimi ritardatari si congiunsero a<br />

noi (forse i più fortunati, perché erano rimasti sempre <strong>in</strong><br />

movimento) ed <strong>in</strong>quadrati con una parvenza di ord<strong>in</strong>e, raggiungemmo<br />

la stazione.<br />

Il convoglio era composto con qualche vagone di terza classe<br />

ed <strong>in</strong> massima parte con vagoni merci. Quest'ultimi avevano<br />

sul pavimento di legno, uno spesso strato di ghiaccio che <strong>in</strong><br />

prossimità delle porte era ancora più spesso, formatosi con<br />

vari strati di ur<strong>in</strong>a di qualche reparto che ci aveva preceduto,<br />

<strong>in</strong> quanto non si poteva scendere dai vagoni. Questo spesso<br />

strato di ghiaccio impediva la chiusura <strong>dei</strong> portelli<br />

permettendo all'aria gelida di <strong>in</strong>filtrarsi. Malgrado ciò non<br />

veniva fatta nessuna imprecazione contro quello stato di cose.<br />

Si sopportava tutto <strong>in</strong> silenzio, mentre qualcuno più<br />

volenteroso degli altri cercava di <strong>in</strong>taccare con la punta della<br />

173


aionette la lastra di ghiaccio. In silenzio prendemmo<br />

possesso del vagone assegnatoci, appendiamo za<strong>in</strong>i e<br />

armamento a qualche gancio dopo di che, lentamente,<br />

preceduto da un breve fischio la locomotiva <strong>in</strong>iziò a muoversi,<br />

tra<strong>in</strong>ando quasi a fatica il lungo convoglio. Tirammo un lungo<br />

sospiro di soddisfazione, ed i nostri volti <strong>in</strong>com<strong>in</strong>ciarono a<br />

distendersi, perdendo quella piega amara agli angoli della<br />

bocca.<br />

Dalle menti <strong>in</strong>com<strong>in</strong>ciavano a dileguarsi i brutti <strong>ricordi</strong> che <strong>in</strong><br />

tutti quei mesi avevamo sopportati con stoicismo. Sentivamo<br />

sotto i nostri piedi le ruote che giravano sui b<strong>in</strong>ari ed ogni<br />

tratto di giunzione, ci pareva di sentire come un dolce<br />

ritornello che ripeteva senza sosta: « a casa, a casa, a casa! ».<br />

Ci ritenevamo fortunati, pensando che tutte le Armate alleate<br />

erano <strong>in</strong> quel momento <strong>in</strong> piena ritirata, <strong>in</strong>calzati da presso<br />

dalle vittoriose truppe russe.<br />

Forse eravamo riusciti a sganciarsi <strong>in</strong> tempo utile, quando<br />

ancora nel nostro settore tutto aveva una parvenza di organizzazione.<br />

Ci sistemammo alla meglio sul tavolato ghiacciato sedendoci<br />

sulle nostre coperte e teli da tenda arrotolati, con la schiena<br />

appoggiata alle pareti. Da qualche vagone giunge l'eco di un<br />

timido canto, e benché a digiuno qualcuno di noi con un sorriso<br />

di scusa unisce la sua voce alle altre, i più stanchi cullati<br />

dal canto e dal dondolio del vagone si assopiscono, mentre io<br />

penso che al massimo, male che vada fra pochi giorni tutto<br />

f<strong>in</strong>irà.<br />

Lascia che cant<strong>in</strong>o! ! !<br />

Avremmo percorso sì e no una quarant<strong>in</strong>a di chilometri a<br />

lenta andatura, quando <strong>in</strong> prossimità di un gruppo di case che<br />

costeggiavano la l<strong>in</strong>ea ferroviaria, con una brusca fermata, il<br />

convoglio si arrestò. Ci affacciammo <strong>in</strong>curiositi ai portelli del<br />

carro, e notammo soldati tedeschi transitare nelle vic<strong>in</strong>anze.<br />

Indossavano <strong>dei</strong> lunghi camici bianchi che ricoprivano le loro<br />

divise, e quasi tutti erano dotati di sci. Si trattava di truppe<br />

alp<strong>in</strong>e alleate. Dopo un certo tempo, udimmo le voci <strong>dei</strong><br />

nostri ufficiali che avevano un timbro tra l'impaurito e<br />

l'arrabbiato, che ci ord<strong>in</strong>avano di scendere dai vagoni con tutti<br />

i nostri materiali. Si scese seguendo gli altri che già si<br />

174


adunavano <strong>in</strong> uno spiazzo.<br />

Là riuniti il nostro Colonnello disse: fatevi coraggio ragazzi!<br />

ci hanno appena avvertiti che la l<strong>in</strong>ea ferroviaria davanti a noi<br />

è stata occupata dai russi ad una dec<strong>in</strong>a di chilometri dalla<br />

cittad<strong>in</strong>a di Starobelsk.<br />

Proseguì dicendo, che dopo molto <strong>in</strong>sistere, aveva ottenuto<br />

l'autorizzazione dal Comando delle truppe tedesche che<br />

presidiava il posto, di poter proseguire attraverso la steppa,<br />

per sfuggire a qualche attacco russo, e poter raggiungere le<br />

retrovie, dobbiamo perciò approfittare dell'oscurità, per non<br />

farci <strong>in</strong>dividuare. Qui term<strong>in</strong>a il mio contatto e dell'amico Di<br />

Berti con una dec<strong>in</strong>a di nostri camerati dal resto del<br />

Battaglione. Ed ecco spiegato <strong>in</strong> breve il motivo!<br />

Io, lui e gli altri avevamo gli arti <strong>in</strong>feriori congelati; senza che<br />

ce ne accorgessimo, eravamo stati fregati proprio nel<br />

momento <strong>in</strong> cui le gambe ci sarebbero servite ancora una<br />

volta per toglierci dai pasticci. Salutammo con le lacrime agli<br />

occhi gli amici del Battaglione ed approfittando che il treno<br />

doveva ritornare al punto di partenza, aiutandoci l'un l'altro,<br />

risalimmo sul treno. Con noi facevano il viaggio diversi feriti<br />

tedeschi.<br />

Si ritornava a Voroscilovgrad <strong>in</strong> quanto laggiù vi era un importante<br />

ospedale; fummo muniti dal Ten. Pozzi Giuseppe,<br />

nostro dottore, <strong>dei</strong> rispettivi tesser<strong>in</strong>i che si sarebbero serviti<br />

come bassa. (La bassa consisteva a farsi riconoscere; <strong>in</strong> essa<br />

era trascritta la diagnosi sommaria della malattia o ferita, il<br />

corpo di appartenenza ed altri dati personali).<br />

Con lo strazio nel cuore ripercorremmo a ritroso il camm<strong>in</strong>o<br />

fatto nel pomeriggio, e nella tristezza del momento ci si<br />

guardava a vicenda, ed alla mute domande che ci rivolgevamo<br />

con l'espressione degli occhi, si rispondeva scuotendo la testa.<br />

Raggiungemmo la città che era già notte, e venimmo caricati<br />

su di un autocarro il cui autista e relativo aiutante dovevano<br />

essere ubriachi o pazzi, poiché i pochi chilometri che ci fecero<br />

fare, furono un vero calvario.<br />

Tutte le buche della pista erano loro e ad ognuno di quei colpi,<br />

dal loro carico di sofferenti si alzavano grida di dolore ed<br />

imprecazioni, tanto più che si viaggiava tutti <strong>in</strong> piedi, per<br />

mancanza di spazio.<br />

175


Molto probabilmente non ritenevano sufficienti i tormenti<br />

provocati dalle buche, poiché ogni tanto facevano delle brusche<br />

frenate, senza motivo, che ci facevano cadere l'uno sull'altro,<br />

costr<strong>in</strong>gendoci a calpestare i feriti più gravi che erano<br />

seduti sul cassone.<br />

F<strong>in</strong>almente si giunse, ma notammo una lunga fila di camion<br />

che stavano evacuando le attrezzature dell'ospedale, e noi<br />

ultimi giunti ci fecero entrare <strong>in</strong> un nudo stanzone gelato,<br />

dove per mancanza d'altro fummo costretti a sedere per terra,<br />

<strong>in</strong> attesa che qualcuno si prendesse cura di noi. Passammo <strong>in</strong><br />

quel modo più di tre ore, nessuno si faceva vedere, sembrava<br />

che tutti fossero fuggiti, e attorno a noi non si udiva più<br />

nessun rumore.<br />

Stanchi di attendere, ci consultammo fra noi <strong>italiani</strong> e decidemmo<br />

di lasciare l'ospedale per recarci a cercare qualche<br />

Comando italiano. Così facemmo. Con <strong>dei</strong> bastoni di fortuna,<br />

appoggiandoci ed aiutandoci l'un con l'altro, ci <strong>in</strong>camm<strong>in</strong>ammo<br />

verso la città.<br />

Passammo tra le sue vie silenziose, la popolazione era chiusa<br />

nelle proprie case ed <strong>in</strong> giro non vi era nessuno. Ci dirigemmo<br />

verso un quadrivio, dove di tanto <strong>in</strong> tanto passava qualche<br />

automezzo. Sostammo pazientemente <strong>in</strong> attesa e dopo circa<br />

mezz'ora arrivarono due autocarri; sbarrammo loro la strada,<br />

decisi a tutto pur di farci caricare. Si fermarono; a bordo vi era<br />

un Tenente <strong>dei</strong> Carab<strong>in</strong>ieri con elementi della nostra polizia<br />

militare.<br />

L'ufficiale volle vedere i nostri tesser<strong>in</strong>i e s<strong>in</strong>ceratosi sulla<br />

nostra identità ci fece salire sugli automezzi. Alcuni<br />

Carab<strong>in</strong>ieri, durante il tragitto, ci diedero parte del loro cibo,<br />

era poca cosa, ma meglio di niente! Ci portarono nuovamente<br />

alla stazione, dove un convoglio era <strong>in</strong> partenza, che per altro<br />

it<strong>in</strong>erario doveva raggiungere Dnjeperpetrowka per<br />

accompagnare altri feriti. Sperando <strong>in</strong> cuor nostro che non<br />

capitassero altri contrattempi, salimmo sul treno, sempre<br />

formato da vagoni merci, ma lussuosamente « dotato di<br />

panche », ove ci sedemmo affranti dalla stanchezza.<br />

Ci affidarono ad un Tenente medico che fungeva da capo<br />

convoglio, ma che non poteva fare nessuna medicazione <strong>in</strong><br />

quanto era sprovvisto di tutto.<br />

176


In verità il nostro male non dava grandi dolori, ma il fatto<br />

stesso che non si poteva arrestare il congelamento, dava modo<br />

alla cancrena di proseguire nella sua <strong>in</strong>fezione. Si raggiunse<br />

una città ove aveva sede un importante ospedale. Il Tenente vi<br />

si recò immediatamente per richiedere che fossero <strong>in</strong>viate<br />

delle ambulanze per il nostro trasporto. Per nostra disgrazia, o<br />

per nostra fortuna (all'ora non potemmo giudicarlo) il Tenente<br />

ritornò senza automezzi e poiché nell'ospedale non vi erano<br />

più posti e qu<strong>in</strong>di non accettavano più degenti. Inoltre fra<br />

pochi giorni sarebbe stato evacuato per sfuggire alla m<strong>in</strong>accia<br />

russa. Pertanto lo stesso convoglio che ci aveva ospitato, e che<br />

avrebbe dovuto caricare i feriti più gravi dell'ospedale per<br />

portarli nelle retrovie, o addirittura <strong>in</strong> Patria, sarebbe proseguito<br />

con tutti noi per raggiungere Leopoli <strong>in</strong> Polonia. Ci<br />

vennero forniti pochi viveri, bastanti sì o no per un misero<br />

pasto mentre dottori ed <strong>in</strong>fermieri giunti dal vic<strong>in</strong>o ospedale,<br />

provvedevano a medicare i feriti più gravi facendo diverse<br />

punture per alleviare il dolore ai più sofferenti. Dopo circa<br />

due ore il convoglio si rimise <strong>in</strong> movimento, lasciando dietro<br />

di sé la morte e la paura, che ormai aveva contagiato tutti. Era<br />

un convoglio di circa ottocento feriti senza assistenza medica<br />

e senza cibo!<br />

Le forze ci stavano abbandonando, molti cadevano <strong>in</strong> deliquio,<br />

altri più fortunati svenivano, io ero come molti di loro. Il<br />

viaggio durò tre <strong>in</strong>term<strong>in</strong>abili giorni; durante le lunghe soste,<br />

per far transitare convogli più importanti del nostro, il buon<br />

cuore del macch<strong>in</strong>ista ci fu di grande e determ<strong>in</strong>ante aiuto.<br />

Egli quando ci si fermava <strong>in</strong> un b<strong>in</strong>ario morto, ci diceva:<br />

ragazzi qui si sosta m<strong>in</strong>imo due ore, oppure un'ora a seconda<br />

<strong>dei</strong> casi o delle circostanze, e <strong>in</strong> queste ore di sosta, poiché si<br />

era sempre vic<strong>in</strong>o agli abitati, i più sani di noi, a piccoli<br />

gruppi si recavano nelle case ad elemos<strong>in</strong>are un po' di cibo.<br />

Io non potevo muovermi, ma fortunatamente l'amico Di Berti<br />

pensava anche per me! Quelli che lasciavano il treno lo<br />

facevano sempre col timore di essere lasciati a terra, nel caso<br />

che un contrord<strong>in</strong>e avesse fatto partire anticipatamente il<br />

convoglio.<br />

Furono fortunati; la grande esperienza del macch<strong>in</strong>ista non<br />

sbagliò mai. I questuanti, come fraticelli di S. Antonio, bus­<br />

177


savano alle porte <strong>dei</strong> casolari più vic<strong>in</strong>i e nessuno tornava mai<br />

a mani vuote, <strong>in</strong> parte perché gli abitanti del luogo stavano<br />

tutti bene, poiché la guerra li aveva lasciati già da due anni, ed<br />

essendo contad<strong>in</strong>i, avevano avuto tutto il tempo di procurarsi<br />

delle buone scorte di cibo con nuove sem<strong>in</strong>e e <strong>in</strong> parte erano<br />

generosi poiché le donne anziane, avendo i loro figli <strong>in</strong><br />

guerra, su altri fronti, vedevano <strong>in</strong> noi i loro cari così lontani.<br />

Erano generosamente ben disposti verso di noi perché<br />

eravamo talmente ridotti male che facevamo compassione<br />

anche ai nemici.<br />

Molti colpiti da congelamento non avevano più scarpe, si<br />

coprivano i piedi con <strong>dei</strong> pezzi di coperta! Anelavamo di<br />

raggiungere Leopoli, già abbastanza lontana dal fronte, ma<br />

appena giunti non ci fu concesso di scendere dal treno.<br />

Anche lì si ripeteva la stessa storia, anche quell'ospedale era<br />

pieno zeppo e almeno, così ci disse il Tenente medico. Sembrava<br />

addirittura che gli ammalati fossero stivati nelle cant<strong>in</strong>e,<br />

nei corridoi e perf<strong>in</strong>o nell'atrio dell'<strong>in</strong>gresso. Forse tra tanti<br />

mali era meglio cont<strong>in</strong>uare il viaggio senza soffermarsi <strong>in</strong><br />

quel luogo.<br />

Convenimmo anche noi che era l'unica soluzione possibile.<br />

D'altra parte non stava a noi decidere; <strong>in</strong> quella bolgia eravamo<br />

m<strong>in</strong>uscoli granelli di sabbia.<br />

Mentre si era <strong>in</strong> attesa di decise disposizioni sulla nostra<br />

futura sorte, vedemmo arrivare e sostare un vero treno ospedale,<br />

con tanto di lett<strong>in</strong>i e <strong>in</strong>fermiere, e la fortuna volle che<br />

fosse italiano. Io e Di Berti ci guardammo <strong>in</strong> viso e senza<br />

parlare ci capimmo; raccogliemmo il nostro za<strong>in</strong>etto e ci<br />

tenemmo pronti.<br />

Durante l'<strong>in</strong>term<strong>in</strong>abile attesa, attaccammo discorso con un<br />

autiere ferito nostro dirimpettaio di quel treno; era un piemontese<br />

come noi. Gli confidammo il nostro recondito progetto<br />

ed egli molto gentilmente si offrì di aiutarci. Si attese,<br />

era calata la sera, nel buio completo anche a causa<br />

dell'oscuramento; udimmo un breve fischio e il convoglio<br />

formato dal treno ospedale <strong>in</strong>iziò a muoversi a strattoni.<br />

Io e il Di Berti che eravamo seduti con le gambe che penzolavano<br />

dal portello del carro merci, raccogliendo tutte le<br />

nostre cose e affidandoci alle nostre residue energie, saltam­<br />

178


mo giù; nel contempo l'amico autiere aveva spalancato la<br />

porta del suo scompartimento ed aiutato da lui ed altre mani<br />

amiche, ci issammo nella carrozza ospedale. Fortunatamente<br />

nessun dottore o <strong>in</strong>fermiere era presente durante il trasbordo.<br />

Ci nascosero fra i lett<strong>in</strong>i <strong>dei</strong> due piani, e si viaggiò così per<br />

tutta la notte. Al matt<strong>in</strong>o, <strong>in</strong> prossimità di Vienna, ci<br />

presentammo al direttore medico del treno, spiegandogli la<br />

nostra lunga odissea. Egli prima di rispondere consultò i<br />

nostri tesser<strong>in</strong>i ed appurato che tutto era veramente <strong>in</strong> regola,<br />

con un largo e bonario sorriso ci accolse fra loro, aggiungendo<br />

al suo lungo elenco il nostro nom<strong>in</strong>ativo; successivamente ci<br />

fece medicare a dovere, ed al term<strong>in</strong>e ci fornirono di grandi<br />

calze di lana e di due enormi pantofole. <strong>in</strong> cui i nostri piedi<br />

congelati ed <strong>in</strong>grossati a malapena entravano.<br />

Si raggiunse così Vienna. Durante la sosta ci venne distribuito,<br />

dalle donne <strong>in</strong> divisa fascista, il primo rancio caldo<br />

dopo tanti mesi di frugali pasti, e generi di conforto per il<br />

resto del viaggio.<br />

Dopo altri due giorni raggiungemmo l'ospedale di Brescia,<br />

dove potemmo f<strong>in</strong>almente avere le cure adatta al nostro caso.<br />

Il Cappellano militare volle i nostri <strong>in</strong>dirizzi, e dopo pochi<br />

giorni ricevemmo la gradita visita <strong>dei</strong> nostri familiari dopo<br />

quasi diciotto mesi di lontananza dai loro affetti. Term<strong>in</strong>ata la<br />

degenza e la convalescenza, ritornammo al nostro<br />

Reggimento Pontieri di Piacenza, e potemmo riabbracciare i<br />

vecchi commilitoni del nostro reparto.<br />

Piacenza, Aprile 1943<br />

179<br />

Pontieri Domenico Bellezza<br />

Marcello Di Berti


La mia parte di Siberia<br />

All'<strong>in</strong>domani del combattimento di Brodj-Nicolajewka del<br />

giorno 20 febbraio 1942, fui fatto prigioniero alla periferia di<br />

Gejd<strong>in</strong>.<br />

Mentre i componenti del mio Battaglione durante la notte<br />

avevano evacuato detta località per sfuggire ad un sicuro<br />

accerchiamento di imponenti forze russe, io mi ero un po'<br />

attardato, non so per quale motivo, nel cercare di raggiungere<br />

nel buio della notte la coda della nostra colonna. Intravvidi<br />

delle figure umane, e mentre tiravo un sospiro di sollievo per<br />

aver raggiunto i miei, sono stato riportato alla realtà,<br />

vedendomi circondato da un pattuglione russo, che, a breve<br />

distanza, tallonava la nostra colonna. Voci di soldati russi,<br />

serrandomi da presso, mi <strong>in</strong>giunsero di consegnare il mio<br />

armamento, ciò che io feci, gettando il mio moschetto e tre<br />

caricatori che avevo nelle giberne, mi restò solo il mio<br />

tascapane.<br />

All'alba un soldato russo mi accompagnò verso la retrovia, e lì<br />

giunto, mi unirono ad altri prigionieri tedeschi, circa una<br />

quarant<strong>in</strong>a.<br />

Ci soffermammo <strong>in</strong> una piccola cittad<strong>in</strong>a, credo che fosse<br />

oltre Brodj per circa una qu<strong>in</strong>dic<strong>in</strong>a di giorni. Confidavo <strong>in</strong><br />

una prossima liberazione da parte di truppe tedesche che<br />

attaccavano <strong>in</strong> quel settore, cosa già avvenuta ad un nostro<br />

sergente di Alessandria, certo Reale Alberto, ma le speranze<br />

180


svanirono quando riprendemmo il camm<strong>in</strong>o verso l'<strong>in</strong>terno del<br />

territorio Russo.<br />

Raggiungemmo un campo di aviazione russo, dove venimmo<br />

<strong>in</strong>terrogati da Commissari poliici che parlavano correttamente<br />

l'Italiano.<br />

Dentro di me avevo una terribile paura, poiché nel mio tascapane<br />

conservavo ancora 4 bombe a mano, che nessuno<br />

f<strong>in</strong>ora mi aveva sequestrato. (2)<br />

L'<strong>in</strong>terrogatorio fu puramente formale, d'altronde sapevano<br />

benissimo dove ero stato fatto prigioniero, di quale reparto<br />

fossi, e la consistenza delle nostre forze. Sostammo <strong>in</strong> un<br />

colcos vic<strong>in</strong>o al campo per circa 4 giorni, guardati a vista da<br />

sent<strong>in</strong>elle mongole.<br />

Durante la prima notte <strong>in</strong> quel colcos, approfittando del<br />

pavimento di terra battuta, piano piano, con un cucchiaio,<br />

riuscii a fare una buca dove sotterrai le mie 4 bombe a mano,<br />

cercando di non farmi scorgere dagli altri prigionieri, per<br />

paura di delazioni. Mi sembrava di essermi liberato da una<br />

grossa preoccupazione.<br />

Verso i primi di marzo, nuovamente <strong>in</strong>colonnati, marciando<br />

attraverso la steppa io ed altri prigionieri tedeschi, fummo<br />

avviati verso Stal<strong>in</strong>grado scortati sempre dai soldati mongoli<br />

che cavalcavano al nostro fianco <strong>in</strong>citandoci con le loro grida<br />

a camm<strong>in</strong>are alla svelta.<br />

Alla periferia di Stal<strong>in</strong>grado sostammo circa 15 giorni, durante<br />

i quali fummo adibiti allo scarico di vagoni merci o<br />

camion carichi di carbone che doveva servire alle popolazioni<br />

ed alle fabbriche della città.<br />

Verso il 25 marzo si riprese il camm<strong>in</strong>o verso le retrovie, la<br />

nostra colonna nel frattempo era diventata più numerosa.<br />

Dopo 5 giorni di camm<strong>in</strong>o con brevi tappe notturne <strong>in</strong> qualche<br />

baracca o fabbricato esposto ai venti ed al freddo, ammassati<br />

quasi uno sull'altro, digiuni ed assetati, si raggiunse un campo<br />

di concentramento un po' organizzato, contraddist<strong>in</strong>to dal n.<br />

67.<br />

Sostammo circa un mese senza essere adibiti a nessun lavoro<br />

importante; eravamo già <strong>in</strong> molti, e ogni giorno ne arrivavano<br />

cent<strong>in</strong>aia di altri prigionieri.<br />

A tutti veniva dato da mangiare cavoli sotto sale o del miglio;<br />

181


una sola volta al giorno; a questo proposito ricordo che avevo<br />

sempre avuto con me un sacchetto di tela dove riponevo la<br />

misera razione di pane aff<strong>in</strong>ché non ne andasse persa<br />

nemmeno una briciola.<br />

L'avevo confezionato io stesso, ultimandolo con la scritta del<br />

mio nome. Questo sacchetto ritornò <strong>in</strong> Italia, molto tempo<br />

prima di me, portato da un tenente d'artiglieria, al quale lo<br />

avevo regalato <strong>in</strong> segno di amicizia. Alla f<strong>in</strong>e di aprile, poiché<br />

con i nuovi arrivi il campo era strapieno venimmo smistati,<br />

dopo di che o a piedi o con vagoni merci, ma sempre<br />

puntando verso nord, raggiungemmo dopo circa dieci giorni<br />

quella che noi si chiamava già la SIBERIA, dove ci attendeva<br />

un immenso campo, per la precisione il n. 99 nelle vic<strong>in</strong>anze<br />

della città di Karaganda nel Kazahstan.<br />

In detto campo trascorsi circa 2 anni, le giornate trascorrevano<br />

nel penoso lavoro della raccolta del cotone; durante tale<br />

mansione, a chi riusciva a term<strong>in</strong>are una norma (misura pari a<br />

kg. 40) di cotone, veniva concesso la possibilità di <strong>in</strong>viare una<br />

cartol<strong>in</strong>a ai propri famigliari.<br />

Benché tutti i nostri sforzi fossero concentrati al<br />

raggiungimento di quell'ambito traguardo, pochissimi furono<br />

quelli che vi riuscirono, d'altro canto per comprendere cosa<br />

significasse quella misura basti pensare che ogni guscio<br />

racchiudeva solo qualche grammo di cotone, bisogna qu<strong>in</strong>di<br />

ripetere la medesima operazione oltre quattromila -<br />

c<strong>in</strong>quemila volte per strappare quella misera quantità dai loro<br />

<strong>in</strong>volucri, e che <strong>in</strong> term<strong>in</strong>e di tempo, se fossimo stati <strong>dei</strong><br />

robot, avremmo impiegato dalle sei alle sette ore di lavoro,<br />

<strong>in</strong><strong>in</strong>terrotto, naturalmente senza tener conto delle condizioni<br />

ambientali proibitive, della stanchezza, e della denutrizione<br />

che menomava le nostre forze.<br />

Una volta tornati <strong>in</strong> Patria, scoprimmo che i fortunati che<br />

erano riusciti a raggiungere, a prezzo di enormi sacrifici la<br />

fatidica misura non ebbero nemmeno la possibilità di gioirsene,<br />

<strong>in</strong> quanto nessuna cartol<strong>in</strong>a raggiunse ma il dest<strong>in</strong>atario.<br />

Era chiaro che i Russi facendo leva sui nostri sentimenti ne<br />

approfittassero per ottenere da noi il massimo rendimento.<br />

Ripensando a ciò, pur non approvando coloro che calpestavano<br />

i nostri sentimenti, ritengo che <strong>in</strong>consapevolmente ci<br />

182


furono di sprone nella lotta per la sopravvivenza quotidiana,<br />

perché loro stessi ci avevano fornito, seppur modestamente,<br />

ed illusoriamente, una possibilità di mantenerci collegati con<br />

il nostro passato, con i nostri cari il cui ricordo non ci<br />

abbandonava MAI!<br />

Verso il febbraio del 1944 dopo circa due anni esatti dal giorno<br />

della mia cattura, giunse l'ord<strong>in</strong>e di effettuare un altro<br />

trasferimento, sempre a maggior distanza dalla Patria. Ci<br />

trasferivano verso il conf<strong>in</strong>e Indo-C<strong>in</strong>ese al campo n. 29 oltre<br />

la città di Taskent nella regione dell'Uzbekistan.<br />

Il campo era formato da diverse baracche di legno che venivano<br />

adibite come dormitori e tutto il campo era circondato<br />

lungo il perimetro da una triplice barriera di reticolato, ed il<br />

terreno tra un reticolato e l'altro veniva tenuto sgombro da<br />

nascenti erbe od arbusti, per elim<strong>in</strong>are possibili nascondigli.<br />

Nelle baracche vi erano letti <strong>in</strong> legno disposti a castello su<br />

triplice piano con fondo <strong>in</strong> legno.<br />

Detti castelli erano disposti a poca distanza uno dall'altro, un<br />

paio di lerce coperte ci riparavano dai rigori <strong>dei</strong> freddi <strong>in</strong>verni.<br />

In questo campo della Siberia, all'<strong>in</strong>izio, la forza complessiva<br />

tra <strong>italiani</strong>, tedeschi, f<strong>in</strong>landesi, rumeni, spagnoli e belgi era <strong>in</strong><br />

3.600.<br />

Verso l'ottobre del 1945 <strong>dei</strong> prigionieri delle varie nazionalità<br />

non ne rimanevano <strong>in</strong> tutto che 1.200; due terzi erano nel<br />

frattempo deceduti a causa della dissenteria, denutrizione,<br />

freddo e fatiche.<br />

Posso dire di essere stato uno tra i fortunati. Episodi toccanti<br />

durante la forzata permanenza nel campo ce ne sarebbero tanti<br />

da ricordare e raccontare, mi limito comunque a rammentare<br />

brevemente i più significativi che hanno lasciato ferite<br />

profonde nel mio animo poiché riguardano fatti<br />

personalmente vissuti e che hanno co<strong>in</strong>volto direttamente la<br />

mia persona.<br />

Ricordo un amico f<strong>in</strong>landese che aveva un g<strong>in</strong>occhio ferito da<br />

molto tempo e non riusciva a medicarlo come conveniva, per<br />

mancanza di assistenza e di medic<strong>in</strong>ali.<br />

Tutto <strong>in</strong>torno alla rotula la carne era <strong>in</strong> fase di avanzata<br />

<strong>in</strong>fezione ed il pus ormai ricopriva quasi tutto il g<strong>in</strong>occhio.<br />

Egli non era <strong>in</strong> grado di medicarsi perché non si reggeva più<br />

183


<strong>in</strong> piedi per la febbre. Facendomi coraggio, v<strong>in</strong>cendo i conati<br />

di vomito che mi salivano alla gola, con uno stecco di legno<br />

ricoperto di tela, raschiavo sotto ed attorno all'osso per<br />

togliere tutto il marciume che potevo per ridare a quel corpo<br />

sofferente un po' di sollievo. Era veramente poca cosa, ma <strong>in</strong><br />

quelle condizioni era il massimo aiuto che si poteva dare.<br />

Rammento un certo Belli del 3° Reggimento bersaglieri, credo<br />

che fosse di Lecco o Como; puntualmente tutte le matt<strong>in</strong>e<br />

veniva a vuotarmi il mio scodell<strong>in</strong>o di ur<strong>in</strong>a, poiché <strong>in</strong><br />

quell'epoca io non riuscivo più ad alzarmi dal mio giaciglio <strong>in</strong><br />

quanto divenuto Asofrico <strong>in</strong> seguito a denutrizione e<br />

mancanza di vitam<strong>in</strong>e, basti pensare che il mio peso era di soli<br />

37 chili!!!<br />

Tutta la cartilag<strong>in</strong>e del mio corpo si consumava, poco per<br />

volta, mi scioglievo come un cero acceso. La quasi immobile<br />

degenza mi aveva riempito di piaghe, perciò al matt<strong>in</strong>o attendevo<br />

il suo arrivo con ansia, era l'unico che pensava a me<br />

pulendomi e cercando di nutrirmi come meglio poteva.<br />

Un triste matt<strong>in</strong>o l'attesi lungamente <strong>in</strong>vano, mi dissero più<br />

tardi che era morto senza precisarmi come! Poveretto! privo<br />

di una mano, dilaniata dallo scoppio di una granata, la sua<br />

ferita non era mai stata sottoposta ad <strong>in</strong>tervento chirurgico ma<br />

soltanto a sommarie medicazioni non non certo idonee alla<br />

sua grave menomazione.<br />

Sono qu<strong>in</strong>di propenso a credere che la causa della sua morte<br />

fosse da imputare all'<strong>in</strong>fezione tramutatasi <strong>in</strong> cancrena, aveva<br />

raggiunto il cuore.<br />

Egli bisognoso di cure, aveva trovato la forza di curare un<br />

amico. Non faccio elogi, all'altruismo, ma il suo ricordo vive<br />

da allora nel mio cuore!<br />

Sempre durante la mia lunga e dolorosa permanenza sul mio<br />

giaciglio avevo come vic<strong>in</strong>o un prete Tedesco di Colonia<br />

(aveva studiato anche a Roma) anch'egli gravemente malato,<br />

di lui ricordo una triste affermazione, <strong>in</strong>significante oggi per<br />

molti, ma molto significativo e toccante per me, anche oggi a<br />

distanza di 35 anni.<br />

Una matt<strong>in</strong>a mentre un pallido sole si era <strong>in</strong>s<strong>in</strong>uato attraverso<br />

i vetri sporchi della baracca accarezzando quasi con<br />

compassione le due brande egli serenamente mi disse: Alfred,<br />

184


questa crudele terra non merita nemmeno questo misero<br />

raggio di sole.<br />

Dopo pochi giorni egli morì.<br />

A Taskent i guardiani ci avevano assegnato un campo <strong>in</strong>colto<br />

per poter coltivare nei brevi momenti di riposo degli ortaggi<br />

dest<strong>in</strong>ati al nostro vitto (bontà loro!), ma noi preferimmo<br />

adibirlo a cimitero, per poter dare degna sepoltura cristiana ai<br />

nostri morti, <strong>in</strong> quanto dove venivano messi prima <strong>in</strong> aperta<br />

steppa, essi servivano da cibo agli sciacalli affamati che<br />

facevano scempio <strong>dei</strong> loro miseri resti.<br />

Contad<strong>in</strong>i <strong>dei</strong> villaggi vic<strong>in</strong>i che vivevano <strong>in</strong> modo primordiale,<br />

approfittando <strong>dei</strong> guardiani mongoli che tolleravano con<br />

condiscendenza la loro presenza ci portavano cibi <strong>in</strong> cambio<br />

delle misere cose ancora <strong>in</strong> nostro possesso.<br />

Oramai avevamo solo gli occhi per piangere, ed anch'essi<br />

<strong>in</strong>ariditi!<br />

Ho potuto constatare la religiosità <strong>dei</strong> russi, naturalmente <strong>dei</strong><br />

russi europei o bianchi, che per qualche immag<strong>in</strong>e religiosa o<br />

qualche medaglietta di poco conto davano <strong>in</strong> cambio più del<br />

loro reale valore.<br />

In quel campo e credo anche <strong>in</strong> altri, i prigionieri venivano<br />

suddivisi <strong>in</strong> quattro categorie.<br />

Alla l a e 2 a categoria appartenevano le persone sane che<br />

venivano avviate ai lavori esterni, alla 3 a erano affidati i lavori<br />

leggeri all'<strong>in</strong>terno del campo; la 4 a <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e era composta da<br />

persone irrimediabilmente ammalate che venivano lasciate <strong>in</strong><br />

ozio ad attendere la loro misera f<strong>in</strong>e.<br />

Molti prigionieri che non riuscivano più a sopportare quella<br />

vita di stenti, si offrivano volontari come collaborazionisti, e<br />

venivano <strong>in</strong>viati a Mosca, per frequentare corsi politici e dopo<br />

di che venivano impiegati come strumenti di propaganda<br />

russa, contro i loro stessi compatrioti.<br />

A onor del vero, debbo dire che nei campi non veniva usata<br />

quasi mai nessuna forma di violenza fisica; non occorreva,<br />

<strong>in</strong>fatti, il freddo, la fame le malattie, le <strong>in</strong>fezioni e la fatica<br />

erano i migliori alleati <strong>dei</strong> guardiani <strong>dei</strong> campi.<br />

Verso la f<strong>in</strong>e di settembre 1945 si sparse per il campo la voce<br />

che la nostra prigionia stava per term<strong>in</strong>are.<br />

Una tenue speranza, mai morta ritornò ad albergare nel mio<br />

185


cuore. Quanti pensieri presero forma nella mia mente, il<br />

ricordo di casa che avevo accantonato nel profondo del<br />

mio cuore per tutti quegli anni, tornava prepotentemente a<br />

farsi sentire come i primi giorni.<br />

Non volevo illudermi, per non provare una atroce delusione,<br />

c<strong>in</strong>quanta lunghi mesi erano passati nella tristezza e nella<br />

sofferenza, e non sapevo che cosa mi riservava ancora l'avvenire.<br />

Quel giorno memorabile <strong>in</strong> cui mi dissero che potevo tornare<br />

<strong>in</strong> Italia ero nel campo assieme ad altri 11 prigionieri tedeschi,<br />

e alla guardia del cancello che rivolgendosi a noi chiese se vi<br />

fossero Italiani <strong>in</strong> quel Gruppo, io, quasi gridando, <strong>in</strong> perfetto<br />

russo risposi « EDI », un solo Italiano.<br />

Quella guardia non era mai stata ben disposta verso di me, per<br />

i miei sentimenti pochi amichevoli nei suoi confronti, perciò<br />

nel rispondere fu giocoforza almeno per una volta far apparire<br />

sul mio viso un sorriso di benevolenza nei suoi riguardi.<br />

Egli con un breve cenno del capo mi fece cenno di passare per<br />

salire su di un camion che ci avrebbe portato verso la stazione<br />

ferroviaria.<br />

Fortunatamente quella volta, <strong>in</strong> quel particolare frangente,<br />

così importante per il mio futuro, la guardia si comportò <strong>in</strong> un<br />

modo umano.<br />

Nel lasciare quelli che rimanevano ancora, e nel varcare il<br />

cancello che mi additava la via della libertà mi sentii di colpo<br />

più leggero, come se avessi lasciato cadere un enorme<br />

macigno gravante sulle mie spalle e sul mio cuore.<br />

Dopo un <strong>in</strong>term<strong>in</strong>abile viaggio, il 5 dicembre 1945 valicai il<br />

conf<strong>in</strong>e del Brennero assieme ad altri Italiani che erano stati<br />

prigionieri <strong>in</strong> altri campi della sterm<strong>in</strong>ata Russia.<br />

A mezzanotte arrivammo <strong>in</strong> territorio Italiano, il treno si<br />

fermò, immediatamente come sp<strong>in</strong>ti da una forza a noi superiore<br />

scendemmo e piangendo ci <strong>in</strong>g<strong>in</strong>occhiammo poi togliendo<br />

lo strato di neve che la ricopriva baciammo con la più<br />

profonda commozione la nostra benedetta terra.<br />

E' la pura e sacrosanta verità! Fu un sentimento che sbocciò<br />

spontaneo <strong>in</strong> tutti noi!<br />

Quando mi sono presentato, quasi irriconoscibile, davanti alla<br />

mia povera madre <strong>in</strong> lacrime, che cercava di sapere come<br />

186


avevo trascorso la mia prigionia e perché ero ridotto <strong>in</strong> quello<br />

stato pietoso, ho semplicemente risposto che sono stato un<br />

uomo fra i più fortunati, perché ritornato, senza aggiungere<br />

ciò che furono per me, quei quattro lunghi anni.<br />

Un caratteristico contad<strong>in</strong>o Ucra<strong>in</strong>o<br />

187<br />

Pontiere Alfredo Str<strong>in</strong>ati


Il girasole che tante volte ci sfamò!<br />

Giorno di mercato a Pawlograd<br />

188


Gli Ospedali da Campo<br />

delle retrovie del fronte<br />

Sono stato testimone oculare del funzionamento <strong>dei</strong> posti di<br />

pronto soccorso, <strong>in</strong> cui i feriti ricevevano le prime cure, e<br />

medicazioni prima di essere trasferiti nelle retrovie, negli<br />

ospedali di degenza <strong>dei</strong> grandi centri.<br />

Dopo la battaglia del Natale 1942, nella zona di Rikovo dove<br />

le nostre truppe <strong>in</strong>feriori di mezzi, avevano sventato dopo due<br />

giorni di aspri combattimenti uno sfondamento, i feriti<br />

giungevano a cent<strong>in</strong>aia, con tutti i mezzi a disposizione.<br />

Nel posto di medicazione, non vi era più posto per adagiare i<br />

feriti ed essi dovevano attendere il loro turno fuori all'addiaccio,<br />

attesa che si prolungava a volte per ore.<br />

Il reparto sanitario era tutto mobilitato, dal chirurgo all'umile<br />

<strong>in</strong>fermiere, quest'ultimi cercavano di portare sollievo, per quel<br />

che potevano ai loro sfortunati commilitoni ammassati, contro<br />

le mura del fabbricato.<br />

Cercavano con <strong>in</strong>iezioni di morf<strong>in</strong>a ed altro di alleviare le loro<br />

sofferenze.<br />

All'<strong>in</strong>terno i chirurghi ed <strong>in</strong>fermieri, erano affacendati, tutti<br />

sporchi di sangue, attorno ai tavoli operatori, gli abiti <strong>dei</strong> feriti<br />

venivano tagliati addosso con forbici, nei punti <strong>in</strong> cui si<br />

vedevano le ferite tutto ciò per non arrecare altro dolore a<br />

quelle carni già martoriate.<br />

I medici già al lavoro da dec<strong>in</strong>e di ore, benché stremati, con­<br />

189


t<strong>in</strong>uavano ad amputare braccia, gambe, tentavano di operare<br />

feriti, a cui ogni speranza era vana; non si davano per v<strong>in</strong>ti!<br />

In quel frangente, nemmeno il più grande e attrezzato ospedale<br />

del mondo avrebbe potuto far fronte con tempestività alla<br />

grande massa <strong>dei</strong> dolenti <strong>in</strong> attesa.<br />

Il cappellano militare addetto all'ospedale da campo, aiutava<br />

come poteva gli ammalati, oltre che con le parole di conforto<br />

e di preghiera.<br />

Egli stesso era affranto dal lavoro e dallo sgomento, confessava<br />

i più gravi che lo chiedevano, e nel momento della<br />

dipartita dava loro l'estrema unzione.<br />

Ciò che faceva male al cuore, era di vedere coloro che erano<br />

arrivati già allo stremo, e che morivano senza un lamento,<br />

provati nella carne e nello spirito.<br />

In tal caso portaferiti con barella, aiutati da soldati chiesti di<br />

r<strong>in</strong>forzo a reparti della zona, per far fronte a tale emergenza<br />

portavano fuori dall'ospedale, la salma, che veniva adagiata,<br />

così com'era sul terreno ghiacciato, a fianco di coloro che<br />

l'avevano preceduto.<br />

Il corpo rimaneva così! il freddo <strong>in</strong>tensissimo irrigidiva quelle<br />

membra, non vi era la m<strong>in</strong>ima possibilità immediata di<br />

scavare, col solo piccone, neanche una fossa comune.<br />

L'ospedale <strong>in</strong> parola, era un vecchio fabbricato, capace di<br />

contenere un 100 posti letto, e con il personale per quel dato<br />

numero.<br />

Ad attendere ve n'erano, m<strong>in</strong>imo duecento, strettamente vic<strong>in</strong>i,<br />

appoggiati l'uno all'altro, ve n'erano nei pochi corridoi,<br />

nelle cant<strong>in</strong>e che <strong>in</strong> silenzio attendevano la buona sorte; molti<br />

non trovando altro posto, erano seduti sul davanti degli altri.<br />

DIO! quanti morti vidi quel giorno! Quanta umanità dolorante,<br />

che tutti i presenti tentavano di aiutare, solo i dottori<br />

<strong>in</strong>ebetiti potevano fare qualche cosa!<br />

Potrei essere ancora più crudo, nel descrivere le varie ferite<br />

che i nostri soldati avevano, tralascio raccontare le dec<strong>in</strong>e e<br />

dec<strong>in</strong>e di essi congelati nei vari arti.<br />

Sembrava che i congelati non sentissero dolore, ma erano<br />

consapevoli che se tardava il soccorso, si sarebbero trovati<br />

amputati di qualche arto, e tutto ciò li spaventava a morte.<br />

190


191


L'INCENDIO DEL COLCOS DI GRISCINO<br />

Si era alla f<strong>in</strong>e del mese di Ottobre 1942, e mi trovavo a<br />

Grisc<strong>in</strong>o facente parte di un plotone recupero carri barca,<br />

rimasti nella steppa accidentati, durante la marcia di trasferimento<br />

a Lugaskaja.<br />

Incom<strong>in</strong>ciavano ad arrivare dall'Italia i componenti dell'armata<br />

di Gariboldi che avrebbe dovuto dare il cambio ai<br />

membri del C.S.I.R.<br />

A Grisc<strong>in</strong>o, vi era un importante nodo ferroviario, dove le<br />

tradotte provenienti dall'Italia facevano scalo, scaricando<br />

mezzi e uom<strong>in</strong>i.<br />

La temperatura era rigidissima! Nelle adiacenze dello scalo<br />

ferroviario vi era un'enorme colcos, che i contad<strong>in</strong>i russi<br />

adibiscono a deposito provvisorio di raccolto;<br />

Esso era lungo un c<strong>in</strong>quanta metri, largo dieci, costruito<br />

<strong>in</strong>teramente <strong>in</strong> legno, con il pavimento parte <strong>in</strong> tavolato parte<br />

<strong>in</strong> terra battuta. Il tetto <strong>in</strong> legno era ricoperto di paglia.<br />

La tradotta giunta verso l'imbrunire dall'Italia aveva scaricato<br />

un battaglione di fanteria di cui non rammento più il nome.<br />

Abituati al caldo del vagone ferroviario, essi appena scesi dal<br />

treno per ripararsi dal freddo, e dalla neve ghiacciata che<br />

cadeva, anche nell'attesa di camion che li avrebbero portati<br />

alla loro dest<strong>in</strong>azione, dietro ord<strong>in</strong>e <strong>dei</strong> loro ufficiali, furono<br />

fatti entrare <strong>in</strong> quel riparo.<br />

Freschi di discipl<strong>in</strong>a erano entrati con i loro za<strong>in</strong>i e tascapani e<br />

con le loro armi. Per trovare tutti il posto, si erano messi <strong>in</strong><br />

file per tutta la superficie, avevano appoggiate le armi sugli<br />

za<strong>in</strong>i.<br />

Gli <strong>in</strong>gressi erano situati alle due estremità,e due al centro.<br />

Poiché i reparti di stanza <strong>in</strong> quel momento a Grisc<strong>in</strong>o erano<br />

molti e poiché gravitavano attorno alla stazione, sp<strong>in</strong>ti dalla<br />

curiosità ed anche per cercare qualche paesano, ed anche per<br />

scroccare qualche sigaretta, ed un po' di cibo, molti di essi<br />

erano entrati nel capannone.<br />

Dei nuovi, molti avevano affidato alla custodia di amici il loro<br />

armamento ed il bott<strong>in</strong>o, ed erano usciti anch'essi <strong>in</strong> cerca di<br />

loro amici, per portare il saluto delle loro famiglie.<br />

Dopo una breve sosta nel capannone, chi si era fermato, aveva<br />

192


<strong>in</strong>com<strong>in</strong>ciato ad avere freddo, ed <strong>in</strong>sieme ad altri, strappando<br />

una tavola di qui, un'altra di là, nel tratto ove vi era il<br />

pavimento di legno, avevano fatto un piccolo fuocherello per<br />

scaldarsi un po' le mani ed i piedi. L'esempio era subito stato<br />

imitato da molti altri; <strong>in</strong>tanto cont<strong>in</strong>uava l'andirivieni dalle<br />

porte del Colcos.<br />

All'improvviso, quelli che erano fuori, videro alzarsi dal tetto<br />

di paglia una grande fiammata, per tutta la sua lunghezza,<br />

mentre alte grida venivano dall'<strong>in</strong>terno. Il motivo pr<strong>in</strong>cipale<br />

che causò circa c<strong>in</strong>quanta morti nelle fiamme ed <strong>in</strong>numerevoli<br />

ustionati gravi fu il seguente: Mentre quelli rimasti all'<strong>in</strong>terno<br />

si ammassavano con le loro armi e bott<strong>in</strong>i, verso le quattro<br />

porte di uscita, per sfuggire alle fiamme, quelli che erano<br />

all'esterno premevano per entrare, confidando di farcela, per<br />

recuperare le armi e corredo.<br />

Solo le fiamme che nel tempo si erano propagate anche alle<br />

pareti di legno, li fece alla f<strong>in</strong>e desistere; ma ormai era troppo<br />

tardi!<br />

Urla <strong>in</strong>umane si alzavano nel cielo; <strong>in</strong>sieme alle faville di<br />

fuoco gli astanti, ed era una folla, assistevano sgomenti ed<br />

impotenti al rogo immane.<br />

Nei d<strong>in</strong>torni non vi era la possibilità di acqua, con ammirevole<br />

<strong>in</strong>iziativa, chi era autista, prese la propria macch<strong>in</strong>a che aveva<br />

parcheggiato nei d<strong>in</strong>torni, senza attendere ord<strong>in</strong>i di Comando,<br />

ed aiutato da mani volenterose, caricava gli ustionati,<br />

scampati, che avevano potuto v<strong>in</strong>cere la calca delle porte,<br />

trasportandoli all'ospedale da campo di Grisc<strong>in</strong>o.<br />

Molti altri con altruistico coraggio, cercavano di smuovere le<br />

travi del tetto ancora brucianti, per recuperare altri corpi,<br />

anche se molti corpi non rispondevano ai soccorritori, essi<br />

venivano caricati ugualmente per essere portati all'ospedale.<br />

Gli autisti della mia squadra recupero, misero a disposizione i<br />

nostri mezzi, ed alla f<strong>in</strong>e del trasporto ci fermammo a vedere<br />

all'opera i nostri dottori, che presi fra capo e collo, non si<br />

aspettavano tutto quel lavoro.<br />

Quelli già morti venivano da noi e dagli <strong>in</strong>fermieri, portati<br />

dietro il fabbricato, erano irriconoscibili, sfigurati, solo il piastr<strong>in</strong>o<br />

di riconoscimento dava loro un nome.<br />

Il freddo crudele della sera aveva già assiderato i loro corpi, e<br />

193


man mano la neve che cadeva li copriva col suo bianco<br />

manto.<br />

La medicazione sommaria <strong>dei</strong> feriti, procedeva fra urla, che ci<br />

faceva accapponar la pelle, la morf<strong>in</strong>a prop<strong>in</strong>ata per alleviare<br />

il loro dolore, riusciva solo <strong>in</strong> parte a tenerli calmi. Non<br />

appena medicati sommariamente essi a mezzo camion ed<br />

ambulanze venivano avviati negli Ospedali Divisionali situati<br />

nelle retrovie.<br />

Quel Battaglione giunto da nemmeno un'ora <strong>in</strong> Russia aveva<br />

perso circa il sessanta per cento <strong>dei</strong> suoi effettivi.<br />

Pontiere Ettore Bottega - Grisc<strong>in</strong>o - Fronte Russo<br />

194


Mario Tirelli<br />

I Pontieri Italiani al fronte Russo<br />

Cronistoria riassuntiva <strong>dei</strong> fatti più salienti a cui hanno partecipato<br />

i <strong>pontieri</strong> del Genio desunti dal volume scritto dal<br />

generale Mario Tirelli, comandante il genio del corpo di<br />

spedizione italiano <strong>in</strong> Russia nel periodo luglio 1941 marzo<br />

1943.<br />

I BATTAGLIONI PONTIERI ITALIANI NELLE<br />

OPERAZIONI AL FRONTE RUSSO<br />

Con i primi scaglioni delle truppe italiane assegnate al corpo<br />

di Spedizione Italiano <strong>in</strong> Russia (C.S.I.R.) affluito dal<br />

10 luglio al 5 agosto 1941, presso la frontiera Ungherese nella<br />

zona Maramaros Szighet-Borsa, ai piedi <strong>dei</strong> Carpazi, vi erano<br />

il IX Btg. del 1° Reggimento di Verona e il I° Btg. del 2°<br />

Reggimento di Piacenza.<br />

Non essendovi valichi ferroviari attraverso i Carpazi, essi<br />

dovettero raggiungere per via ord<strong>in</strong>aria Botosani-Suceava-<br />

Falticeni <strong>in</strong> Romania a 300 km. dalle stazioni di scarico.<br />

Il 28 Luglio entrambi i Btg. erano nell'anzidetta zona.<br />

Il I° Btg. Pontieri, a richiesta del Comando del XXX Corpo<br />

d'Armata Germanico, aveva approntato e fatto funzionare due<br />

traghetti sul Bug a Sawran, costituite da portiere da 12 tonn.<br />

ciascuna. Il giorno 29 Agosto 1941 i due Battaglioni Pontieri<br />

erano dislocati a Wradjewka, a circa 30 km a occidente del<br />

Bug, quando ricevettero l'ord<strong>in</strong>e di trasferirsi a Kriwoje-Rog a<br />

disposizione del Comando del gruppo corazzato germanico,<br />

comandato dal Generale Von Kleist. Raggiunsero la località,<br />

percorrendo 370 km. di pista a fondo naturale, sulla quale il<br />

195


traffico sollevava nuvole di polvere accecante.<br />

Il IX Btg. venne posto alla dipendenza del III Corpo d'Armata<br />

Motorizzato Germanico, che doveva forzare il fiume Dnjeper.<br />

Per il riprist<strong>in</strong>o del ponte venne impiegato l'<strong>in</strong>tero Bt. Alle ore<br />

20,30 del 3 Settembre 1941 le tre compagnie del Btg, e cioè la<br />

21 a la 22 a e la 23 a , nonostante il tiro <strong>in</strong>termittente delle<br />

artiglierie avversarie, avevano <strong>in</strong>iziato il loro lavoro e alle ore<br />

23,30 il primo tratto di ponte era stato sistemato.<br />

Alle 23,30 si potè <strong>in</strong>iziare il gittamento del secondo tratto di<br />

ponte che avvenne nel buio più completo.<br />

Alle ore una del 4 settembre, aerei nemici, dopo aver esplorato<br />

il fiume lanciando razzi illum<strong>in</strong>anti, effettuarono due<br />

lanci di bombe al fosforo, <strong>in</strong> corrispondenza del ponte. Alle<br />

ore 9 del 4 settembre, una granata da 203 colpì <strong>in</strong> pieno il<br />

ponte di barche, distruggendone alcune e danneggiandone<br />

altre.<br />

Inoltre, una m<strong>in</strong>a galleggiante lanciata dal nemico e sfuggita<br />

al servizio di vigilanza, giunta <strong>in</strong> corrispondenza del ponte,<br />

scoppiò asportandone circa 150 metri.<br />

Si cont<strong>in</strong>uò così a riparare il ponte, f<strong>in</strong>ché fu aperto al transito<br />

il ponte metallico stradale e ferroviario riattivato dai genieri<br />

Germanici, col concorso del I Btg. Pontieri.<br />

Si concluse così il ciclo delle operazioni per il forzamento del<br />

Dnjeper, durante il quale i Pontieri dettero ripetute prove di<br />

perizia e di valore.<br />

Il I Btg. che validamente aveva contribuito alla realizzazione<br />

del ponte stradale, pur sotto il diuturno mitragliamento di<br />

aerei nemici che si abbassavano cercando di colpire i Pontieri,<br />

causarono diverse perdite.<br />

I PONTIERI NELLE OPERAZIONI DAL 4 OTTOBRE<br />

AL 31 DICEMBRE 1941<br />

Dopo le operazioni sul Dnjeper le truppe del CIRS ripresero<br />

l'avanzata, ed <strong>in</strong>iziarono la marcia verso il bac<strong>in</strong>o del Donez.<br />

Il I Btg. il 12 ottobre a Pawlograd gittò un ponte sul fiume<br />

Woltschja <strong>in</strong> sostituzione di quello distrutto dai russi <strong>in</strong> ritirata.<br />

Essi per raggiungere detta località impiegarono due<br />

giorni sotto una tempesta di neve, a volte sp<strong>in</strong>gendo a brac-<br />

196


eia per oltre 4 km i carri barca ed automezzi. Il ponte era<br />

lungo 110 metri con una portata di 11 tonn.<br />

Su di esso transitò per prima la Divisione « Pasubio ».<br />

Successivamente il I Btg. <strong>in</strong> soli 15 giorni costruì un ponte<br />

permanente <strong>in</strong> legno dalla portata di 16 tonn. su sostegni costituiti<br />

da telai poggianti sul fondo, colle relative rampe d'accesso<br />

al ponte.<br />

Durante la permanenza a Pawlograd i Pontieri del I Btg furono<br />

anche impiegati al rastrellamento di elementi partigiani<br />

nei boschi della zona, mentre il IX veniva impiegato per rendere<br />

transitabile un terrapieno ferroviario nel tratto<br />

Wladimirewka-Grisch<strong>in</strong>o, perché a causa delle piste<br />

<strong>in</strong>transitabili tutti i rifornimenti alle nostre Divisioni erano<br />

bloccate. Alla f<strong>in</strong>e di Novembre 1941 i due Btg. si<br />

trasferirono a Jussowo, a sud di Stal<strong>in</strong>o.<br />

Essi furono adibiti alla costruzione di aviorimesse, che impose<br />

diversi e non facili problemi tecnici, come la costruzione di<br />

portoni alari di 18 metri di luce. Furono costruite 5<br />

aviorimesse. Il 16 dicembre se ne costruirono altre 5. Si<br />

lavorava con temperature <strong>in</strong>torno ai 30° sotto zero, e ciò era<br />

causa di congelamenti. Qualsiasi attrezzo metallico produceva<br />

lesioni del tutto simile alle scottature. In alcuni casi la pelle si<br />

staccava addirittura dai polpastrelli delle dita, rimanendo<br />

attaccata agli oggetti.<br />

Il matt<strong>in</strong>o del Natale del 1941 i Battaglioni ebbero l'ord<strong>in</strong>e di<br />

prepararsi, per costituire un Raggruppamento, per contenere<br />

un attacco nemico che al matt<strong>in</strong>o aveva attaccato il fronte<br />

presidiato dalle Divisioni « Tor<strong>in</strong>o » e « 3° Celere » travolgendo<br />

alcuni caposaldi.<br />

Il sopraggiungere, nella notte, di un Reggimento di<br />

paracadutisti e di 70 carri armati, <strong>in</strong> seguito allo sviluppo<br />

favorevole della contro-offensiva sferrata dai Germanici, il<br />

loro impiego cessò.<br />

IL CONCORSO DEL C.S.I.R. NELLE OPERAZIONI IN<br />

CONSEGUENZA DELL'OFFENSIVA RUSSA DI<br />

IZJUM (Gennaio-Febbraio 1942)<br />

Nella seconda metà di Gennaio 1942, <strong>in</strong>genti forze russe<br />

197


sferrarono una poderosa offensiva nel settore di Izjum, e<br />

travolta la resistenza <strong>dei</strong> capisaldi Germanici, avanzavano m<strong>in</strong>acciando<br />

la ferrovia e la strada Dnjepropetrowsk-Stal<strong>in</strong>o e<br />

qu<strong>in</strong>di l'<strong>in</strong>tero fronte meridionale f<strong>in</strong>o al mare.<br />

Per sbarrare loro il passo furono <strong>in</strong>viate <strong>in</strong> quel settore le<br />

truppe che fu possibile raccogliere, fra i tanti i due Btg. Pontieri.<br />

Essi partiti da Iussowo, per ferrovia il 28 Gennaio giunsero<br />

a Meshewaja, e dopo una lunga marcia la zona di<br />

Demur<strong>in</strong>o-Majewaja a occidente di Stal<strong>in</strong>o.<br />

Essi <strong>in</strong>quadrati nel Raggruppamento tattico Mus<strong>in</strong>u, <strong>in</strong>gaggiarono<br />

diversi combattimenti, espugnando diversi paesi, f<strong>in</strong>ché<br />

nei giorni 19 f<strong>in</strong>o al 23 Febbraio, dopo strenua resistenza<br />

contro forze a loro superiori, dopo aver subito sangu<strong>in</strong>ose<br />

perdite furono sostituite da unità Germaniche.<br />

Il I Btg. combatté per oltre 8 ore nei paesi di Brodj e di Ni-<br />

kolajewka, mentre il IX Btg. si coprì di gloria a Petrowka,<br />

dove caddero i due comandanti di compagnia (Cap. Ciocchi e<br />

Munaro).<br />

Forza <strong>dei</strong> Battaglioni Pontieri I e IX e del Nucleo della<br />

102 a Compagnia Radiotelegrafisti del C.S.I.R. che parteciparono<br />

col « Gruppo Tattico Mus<strong>in</strong>u » ai combattimenti<br />

del Ssamara dal 28 gennaio al 3 marzo 1942.<br />

I Battaglione Pontieri<br />

(del 2° Rgt. Pontieri)<br />

(Piacenza)<br />

IX Battaglione Pontieri<br />

(del 1° Rgt. Pontieri)<br />

(Verona)<br />

Ufficiali Truppa Totale<br />

14 460 474<br />

12 348 360<br />

Nucleo 102 a Compagnia R. T. 1 33 34<br />

198<br />

27 841 868


Perdite subite dai suddetti Reparti nei combattimenti<br />

sopra <strong>in</strong>dicati.<br />

Uff.<br />

MORTI FERITI DISPERSI<br />

Sottuff.<br />

Truppa<br />

I Btg. Pontieri __ __ 41 2 3 35 __ __ 2<br />

IX Btg Pontieri 3 1 45 2 2 80 __ __ __<br />

Nucleo<br />

Radiotelegrafisti<br />

Uff.<br />

Sottuff.<br />

Truppa<br />

Uff.<br />

Sottuff.<br />

__ 1 8 __ __ 2 __ __ 2<br />

3 4 94 4 5 117 __ __ 4<br />

99 126 4<br />

I PONTIERI DELL'8 a ARMATA (A.R.M.I.R.) dal 26<br />

giugno al marzo 1943<br />

Il 9 Luglio 1942, quando l'8 a Armata comandata dal Generale<br />

Gariboldi, subentrò al CSIR, sul fronte Orientale, i Reparti del<br />

Genio Pontieri erano i seguenti:<br />

Il Battaglione Pontieri, (già del CSIR) IX Battaglione Pontieri<br />

(già del CSIR)<br />

Il Battaglione Pontieri (giunta con l'ARMIR) del 2° Reggimento<br />

di Piacenza<br />

101 a Compagnia traghettamenti (del I Regg.to di Verona).<br />

Impieghi <strong>dei</strong> reparti<br />

Il 23 Luglio 1942 il I Btg., r<strong>in</strong>forzato dalla 23 a Compagnia del<br />

IX, gittò un ponte di equipaggio n. 2 dalla portata di 16<br />

tonn. sul Donez, <strong>in</strong> corrispondenza di Luganskaja. Lunghezza<br />

del ponte 150 metri.<br />

Qualche giorno dopo, la 2 a e la 21 a Compagnia gittarono altro<br />

199<br />

229<br />

Truppa


ponte a monte del primo.<br />

Successivamente nei primi di agosto, tra i due ponti di equipaggio<br />

la 2 a Compagnia col concorso della 21 a , costruì un<br />

ponte di circostanza <strong>in</strong> legno; caratteristiche: lunghezza metri<br />

135; larghezza metri 3,50; portata 25 tonnellate. Tempo di<br />

costruzione: 40 giorni.<br />

Nella metà di Agosto la I Compagnia, costruì sul fiume Ka-<br />

litwa ad Olkwoj Rog. un ponte di circostanza dalla portata di<br />

45 tonn. Lunghezza del ponte metri 165; larghezza metri 6,<br />

con due banch<strong>in</strong>e pedonali.<br />

II Battaglione <strong>pontieri</strong> per ponti pesanti (22-7-42 15-12-42)<br />

• 8 Agosto 1942 - a Wesselaja Gora, ponte di barche sul<br />

fiume Donez, <strong>in</strong> corrispondenza dell'it<strong>in</strong>erario dell'Armata;<br />

lunghezza metri 130.<br />

• 9 Agosto 1942 - sul Fiume Luganska, ponte di soli cavalietti<br />

del ponte d'equipaggio n. 2. costruito dalla 42 a Compagnia.<br />

• 15 Luglio 1942 - Analogo ponte su cavalietti per facilitare<br />

il transito di ritorno, sempre da parte della 42 a Compagnia.<br />

• 11 Agosto 1942 - gittamento di un ponte di circostanza, su<br />

palafitte, sul fiume Donez a Wesselaja Gora a circa 20 km. da<br />

Woroschilowgrad, sempre sull'it<strong>in</strong>erario d'Armata. Lunghezza<br />

ponte metri 135 portata 24 tonn.<br />

• 28 Settembre-16 Ottobre 1942 - costruzione di un ponte di<br />

circostanza, sul fiume Bogutsckar presso Twjordocklebow nel<br />

settore operativo della Divisione « Ravenna ».<br />

IX Battaglione <strong>pontieri</strong><br />

Il 26 Agosto il Btg. venne impiegato <strong>in</strong> l<strong>in</strong>ea, <strong>in</strong>quadrato nella<br />

Divisione « Pasubio »; come riserva divisionale.<br />

Il Btg. venne impiegato <strong>in</strong> l<strong>in</strong>ea, partecipando più volte ai<br />

combattimenti.<br />

Il 1° Novembre 1942 - Il Btg. si trasferisce a Kantemirowka,<br />

però le s<strong>in</strong>gole compagnie furono distaccate presso vari Comandi.<br />

200


Donez - transito di autocolonne<br />

Gli imponenti fiumi della Russia<br />

201


Ponte d equipaggio N. 3 costruito dal II° btg. Pontieri diede il cambio per<br />

avvicendarnento a IX° btg.<br />

Donez -ponte su palafitte costruito <strong>in</strong> 25giorni<br />

202


CENNI DEGLI AVVENIMENTI SVOLTISI<br />

NELLA SECONDA BATTAGLIA DIFENSIVA DEL<br />

DON<br />

RIGUARDANTI I PONTIERI<br />

(dal dicembre 1942 al gennaio 1943)<br />

Sorte <strong>dei</strong> Battaglioni Pontieri <strong>in</strong> conseguenza della ritirata<br />

Il I Btg. dalle rive del Donez, si diresse da Luganskaja verso<br />

Carkow con treno, che però non potè raggiungere a causa<br />

delle <strong>in</strong>terruzioni delle l<strong>in</strong>ee ferroviarie effettuata dai russi.<br />

Dovettero così, proseguire a piedi, f<strong>in</strong>ché lungo l'it<strong>in</strong>erario<br />

<strong>in</strong>contrò un nucleo di automezzi <strong>italiani</strong> <strong>in</strong> ripiegamento.<br />

Su tre scaglioni, mentre il primo veniva trasportato a Karkow,<br />

gli altri due proseguivano a piedi, e successivamente, uno per<br />

volta, furono autotrasportati anch'essi. Dopo una sosta di<br />

alcuni giorni, verso la metà di Marzo, rientravano <strong>in</strong> Italia.<br />

Il I Btg. complementi dopo varie vicissitud<strong>in</strong>i si concentrarono<br />

a Gomel da dove furono rimpatriati dal 20 al 30 Marzo 1943.<br />

Il Battaglione <strong>pontieri</strong> ponti pesanti.<br />

Fu impiegato per la difesa di Belowodosk e di Starobelsk, ed<br />

ebbe molte perdite, ripiegò verso Gomel dove giunse il 25<br />

febbraio ed il 23 Marzo 1943 rientrò <strong>in</strong> Italia.<br />

Il nuovo IX Btg. Pontieri succeduto agli anziani, quando venne<br />

impartito l'ord<strong>in</strong>e della ritirata aveva le sue compagnie<br />

presso reparti Divisionali e seguirono le loro sorti. La 21 a era<br />

dislocata a Luganskaja <strong>in</strong> servizio presso il II Btg. Pontieri.<br />

La sera del giorno 16 essa si trasferì a Millerowo per essere<br />

impiegata a difesa, nel trasferimento essa fu attaccata da carri<br />

armati russi, che causarono <strong>in</strong>genti perdite. Ritornò qu<strong>in</strong>di a<br />

Woroscilowgrad;<br />

La 22 a Compagnia era con la Divisione Pasubio. Detta Divisione<br />

ripiegò sostenendo duri combattimenti ed accerchiata,<br />

riuscì dopo 13 giorni a rompere l'accerchiamento.<br />

La 23 a Compagnia era con la Divisione Ravenna a Talj e<br />

203


partecipò per due giorni ai combattimenti per la difesa di detta<br />

località. I superstiti delle tre compagnie si ritrovarono a<br />

Gomel, da dove partirono nel Giugno 1943.<br />

101 a Compagnia traghettamento<br />

Venne impiegata a Kantemirowka, come reparto di l<strong>in</strong>ea nel<br />

settore del II Corpo d'Armata. Nessuno <strong>dei</strong> suoi componenti<br />

fece più ritorno, ad eccezione di una squadra distaccata presso<br />

una unità alleata.<br />

Conclusione<br />

Al term<strong>in</strong>e dell'esposizione, che <strong>in</strong> qualche punto può lasciare<br />

nel lettore il desiderio di ulteriori notizie, corre l'obbligo di<br />

precisare che, specialmente per gli ultimi avvenimenti, la<br />

documentazione è scarsa e i <strong>ricordi</strong> <strong>dei</strong> reduci non sempre<br />

sono precisi e completi.<br />

Tra le domande che sorgono spontanee le più pressanti sono<br />

quelle che si riferiscono al numero <strong>dei</strong> genieri e fra queste, nel<br />

nostro caso, quelle relative ai <strong>pontieri</strong> che, con i fratelli delle<br />

altre Armi, immolarono la loro vita al fronte russo e alla sorte<br />

di quelli che, non rientrati <strong>in</strong> Patria, furono dichiarati<br />

«dispersi» e di cui non si ha nessuna notizia.<br />

A 85.000 ammonta il numero <strong>dei</strong> militari Italiani che non<br />

fecero ritorno <strong>in</strong> Patria dal fronte russo.<br />

Di questi non si è saputo più nulla.<br />

Alcuni caddero durante il ripiegamento combattendo isolati <strong>in</strong><br />

qualcuno <strong>dei</strong> numerosi scontri avvenuti.<br />

Altri fermatisi per riprendere forza dopo le estenuanti marce,<br />

avvenute nelle più difficili, avverse condizioni<br />

climatologiche, non poterono cont<strong>in</strong>uare il camm<strong>in</strong>o avendo<br />

esaurita ogni possibile risorsa e rimasero abbandonati nella<br />

gelata steppa russa.<br />

Altri, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, non sopravvissero a malattie contratte durante la<br />

prigionia.<br />

Per questi ultimi furono forniti elenchi e <strong>in</strong>dicazioni ma il loro<br />

numero non consente di colmare le lacune riguardanti la sorte<br />

degli assenti.<br />

Nessuna tomba ne onora oggi la memoria, soltanto il vuoto da<br />

essi lasciato resta e resterà perenne e <strong>in</strong>cancellabile, segno di<br />

204


un sacrificio non conosciuto ma non per questo meno<br />

glorioso.<br />

Di tutti gli assenti 1740 appartenevano a reparti del Genio<br />

del'8 a Armata e, di questi, almeno 700 erano Pontieri.<br />

E' perciò giusto che almeno questa rievocazione <strong>dei</strong> gloriosi<br />

avvenimenti documentati serva a rammentare tutte le altre<br />

gesta, <strong>in</strong>dividuali e di reparto, compiute prima della loro<br />

scomparsa, certamente ignorate perché non scritte, ma facilmente<br />

immag<strong>in</strong>abili, specialmente da coloro che parteciparono<br />

all'immane conflitto e vissero simili momenti eroici<br />

Generale Mario Tirelli<br />

già Comandante il Genio del C.S.I.R.<br />

(1° luglio 1941 - 18 luglio 1942)<br />

il Genio del XXXV Corpo d'Armata (già C.S.I.R.)<br />

(19 luglio - 9 novembre 1942)<br />

e già Comandante del 1° Reggimento Pontieri<br />

(I° maggio 1937 - 20 settembre 1938)<br />

205


206


Ricompense al Valor Militare concesse ai militari <strong>dei</strong><br />

Battaglioni Pontieri I, II e IX; della 101 a Compagnia<br />

Traghettamento; del Nucleo r. t. della 102 a Compagnia<br />

Marconisti e quelle concesse ai Reparti Pontieri per le<br />

operazioni sul fronte russo<br />

Luglio 1941 -Marzo 1943<br />

207


PRIMO PERIODO (C.S.I.R.)<br />

dal luglio 1941 a f<strong>in</strong>e giugno 1942<br />

A) Operazioni per il forzamento del Dnjeper dal 29 agosto all'8 ottobre 1941<br />

IX Battaglione Pontieri<br />

MEDAGLIE D'ARGENTO AL VALOR MILITARE<br />

1. NICOLAI Filippo - da Caprarola (Viterbo), Sottotenente del IX<br />

Btg., 1° Rgt. Pontieri. B.U. 1941 -disp. 125 - pag. 10165.<br />

Dnjepropetrowsk. 31 agosto - 30 settembre 1941.<br />

MEDAGLIE DI BRONZO AL VALOR MILITARE<br />

I Battaglione Pontieri<br />

2. MALVICINI Ezio - da Monza (Milano), Pontiere, I Bgt., 2° Reggimento<br />

Genio Pontieri.<br />

Dnjepropetrowsk, 29 settembre 1941.<br />

B.U. 1942 -disp. 125 a – pag. 10150.<br />

3. MANNA Giulio - da Carignano (Tor<strong>in</strong>o), Pontiere, I Btg., 2° Reggimento<br />

Pontieri.<br />

Dnjepropetrowsk, 2 ottobre 1941.<br />

B.U. 1942 -disp. 125 a - pag. 10151.<br />

4. SCARPETTA Eugenio - da Senigallia (Ancona), Caporale I Btg., 2°<br />

Reggimento Pontieri.<br />

Dnjepropetrowsk, 29 settembre 1941.<br />

B.U. 1942 - disp. 125 a - pag. 10152.<br />

IX Battaglione Pontieri<br />

1. AGUIARI Giuseppe - da Fratta Poles<strong>in</strong>e (Rovigo), Sergente<br />

Maggiore del IX Btg., 1° Reggimento Pontieri.<br />

Dnjepropetrowsk, 3-30 settembre 1941.<br />

B.U. 1942 -disp. 125 a -pag. 10167.<br />

2. BERTOLDI Angelo - da Selva di Progno (Verona), Pontiere del IX<br />

Btg., 1° Reggimento Pontieri.<br />

Dnjepropetrowsk, 6-30 settembre 1941.<br />

B.U. 1942 - disp. 111 a - pag. 8976.<br />

3. DEL PUP Ennio - da Cordenons (Ud<strong>in</strong>e), Pontiere del IX Btg., 1°<br />

Reggimento Pontieri.<br />

Dnjepropetrowsk, 3-30 settembre 1941.<br />

B.U. 1942 -disp. 125 a - pag. 10171.<br />

208


4. MONTARETTO MARULLO Giuseppe di Nicola e di Emilia Pen-<br />

nacchia - da Gaeta (Lat<strong>in</strong>a), classe 1895 Ten. Colonnello s.p.e. del<br />

IX Btg. Pontieri.<br />

Dnjepropetrowsk, 1-28 settembre 1941.<br />

B.U. 1954 - disp. 26 a - pag. 2294.<br />

5. NESTI Egeo - da Vico Pisano (Pisa), Caporale del IX Btg., 1°<br />

Reggimento Pontieri.<br />

21 a Compagnia (alla memoria). Dnjepropetrowsk, 5-16 settembre<br />

1941.<br />

B.U. 1943 - disp. 21 a - pag. 1629.<br />

6. VESCOVO Alfio - da Pola, Pontiere del IX Btg., 1° Reggimento<br />

Pontieri.<br />

Dnjepropetrowsk, 3-30 settembre 1941.<br />

B.U. 1943 - disp. 21 a - pag. 1629.<br />

I Battaglione Pontieri<br />

CROCI DI GUERRA AL VALOR MILITARE<br />

1. BIANDRATE EVASIO - da Pomaro Monferrato (Alessandria),<br />

Tenente Colonnello, I Btg., 2° Reggimento Pontieri.<br />

Dnjepropetrowsk, settembre 1941.<br />

B.U. 1946 - disp. 28 a - pag. 3305.<br />

IX Battaglione Pontieri<br />

1. BRESSAN Arturo - da Cavazzo Carnico (Ud<strong>in</strong>e), Caporale, IX<br />

Btg., 1° Reggimento Pontieri.<br />

Dnjepropetrowsk, 4-8 settembre 1941.<br />

B.U. 1951 - disp. 2 a - pag. 221.<br />

2. CARPANE Alberto - da Portobuffole (Treviso), Pontiere, IX Btg.,<br />

1° Reggimento Pontieri, 23 a Compagnia.<br />

Dnjepropetrowsk, 4-8 settembre 1941.<br />

B.U. 1951 - disp. 2 a - pag. 222.<br />

3. CHIESA Pietro - da Rive (Vercelli), Sottotenente, IX Btg., 1° Reggimento<br />

Pontieri, 22 a Compagnia.<br />

Dnjepropetrowsk, 5 settembre 1941.<br />

B.U. 1951 - disp. 2 a - pag. 222.<br />

4. GROSSO Emilio - da San Giovanni Battista (Genova), Sottotenente,<br />

IX Btg., 1° Reggimento Pontieri, 23 a Compagnia.<br />

Dnjepropetrowsk, 31 agosto - 9 settembre 1941.<br />

B.U. 1950 - disp. 19 a - pag. 2812.<br />

5. MAGNIFICO Alfonso - da Smirne (Turchia), Sottotenente, IX Btg.,<br />

1° Reggimento Pontieri, 22 a Compagnia.<br />

Dnjepropetrowsk, 28 settembre 1941.<br />

B.U. 1951 - disp. 15 a - pag. 2127.<br />

209


6. MARCHI Emilio - da Cazzano di Tramigna (Verona), Pontiere, IX<br />

Btg., 1° Reggimento Pontieri, 22 a Compagnia.<br />

Dnjepropetrowsk, 4-8 settembre 1941.<br />

B.U. 1951 - disp. 15 a - pag. 2127.<br />

7. PAGAN Guglielmo - da Chioggia (Venezia), Pontiere, IX Btg., 1°<br />

Reggimento Pontieri, 23 a Compagnia.<br />

Dnjepropetrowsk, 6-10 settembre 1941.<br />

B.U. 1951 - disp. 15 a - pag. 2128.<br />

8. PEDOL Ignazio - Caporale, IX Btg., 1° Reggimento Pontieri, 23 a<br />

Compagnia.<br />

Dnjepropetrowsk, 4-8 settembre 1941.<br />

B.U. 1951 - disp. 15 a - pag. 2129.<br />

9. SEGNINI Mario - da Porto Ferraio (Livorno), Caporale Maggiore<br />

IX Btg., 1° Reggimento Pontieri, 23 a Compagnia.<br />

Dnjepropetrowsk, 4-8 settembre 1941.<br />

B.U. 1951 - disp. 15 a - pag. 2132.<br />

10. SICILIOTTI Ver<strong>in</strong>o - da Fontanafredda (Ud<strong>in</strong>e), Pontiere, IX Btg.,<br />

1° Reggimento Pontieri, 23 a Compagnia.<br />

Dnjepropetrowsk, 4-8 settembre 1941.<br />

B.U. 1951 - disp. 15 a - pag. 2132.<br />

11. TOGNARELLI Francesco -da Pieve Fosciana (Lucca), Sottotenente,<br />

IX Btg., I° Reggimento Pontieri, 23 a Compagnia,<br />

Dnjepropetrowsk, 6-12 settembre 1941.<br />

B.U. 1949 - disp. 1 l a - pag. 1583.<br />

12. ZULIANI Elio - da Brusimpiano (Varese), Tenente, IX Btg., 1°<br />

Reggimento Pontieri, 22 a Compagnia.<br />

Dnjepropetrowsk, 31 agosto - 4 settembre 1941.<br />

B.U. 1951 - disp. 15 a - pag. 2134.<br />

13. ZULIANI Marcello - da Marano di Valpolicella (Verona), Pontiere,<br />

IX Btg., 1° Reggimento Pontieri, 22 a Compagnia. Dnjepropetrowsk,<br />

4-8 settembre 1941.<br />

B.U. 1951 - disp. 15 a - pag. 2134.<br />

B) Il Concorso del C.S.I.R. nelle operazioni germaniche per la riconquista<br />

dell'Alto Ssamara (periodo gennaio-febbraio 1942)<br />

I Battaglione Pontieri<br />

MEDAGLIE D'ORO AL VALOR MILITARE<br />

1. BRISCESE Donato - da Venosa (Potenza), Caporale Maggiore, I<br />

Btg., 2° Reggimento Pontieri (alla memoria).<br />

Nikolajewka, 20 febbraio 1942.<br />

B.U. 1945 - disp. 25 a - pag. 2357.<br />

210


IX Battaglione Pontieri<br />

1. NICOLAI Filippo - da Caprarola (Viterbo), Sottotenente, IX Btg.,<br />

2° Reggimento Pontieri (alla memoria).<br />

Petrowka, 21 febbraio 1942.<br />

B.U. 1945 - disp. 25 a - pag. 2358.<br />

MEDAGLIE D'ARGENTO AL VALOR MILITARE<br />

1. DRESTI Costante - da Gurro (Novara). Pontiere, I Btg., 2°<br />

Reggimento Pontieri.<br />

Brodj-Nikolajewka (Russia), 20 febbraio 1942.<br />

B.U. 1943 - Disp. 65 a - pag. 4825.<br />

2. ROCCA Ferruccio - da Brescia, Caporale, I Btg., 2° Reggimento<br />

Pontieri.<br />

Nikolajewka (Russia), 20 febbraio 1942.<br />

B.U. 1943 - Disp. 65 a - pag. 4829.<br />

3. SCOPEL Mario - da Quero (Belluno), Pontiere, I Btg., 2°<br />

Reggimento Pontieri.<br />

Nikolajewka, 20 febbraio 1942.<br />

B.U. 1943 - disk. 65 a - pag. 4830.<br />

IX Battaglione Pontieri<br />

1. BUTTURINI Pietro - da Garda (Verona), Caporale, IX Btg. Pontieri,<br />

2 l a Compagnia.<br />

Ssofyewka-Tschcrwonyi, I 7 febbraio 1942.<br />

B.U. 1943 - disp. 54 a - pag. 4050.<br />

2. CIOCCHI Italo - da Genova, Capitano, IX Btg., 1° Reggimento<br />

Pontieri, 21 a Compagnia (alla memoria).<br />

Ssofvewka-Tscherwonyi-Petrowka, 17-20-21 febbraio 1942.<br />

B.U. 1948 - disp. 2 a - pag. 115.<br />

3. FIANCHISTI Adolfo - da Firenze, Sottotenente, IX Btg. Pontieri.<br />

21 a Compagnia.<br />

Ssofyewka-Tscherwonyi-Petrowka, 17-20-21 febbraio 1942. B.U.<br />

1943 - disp. 54 a - pag. 4051.<br />

4. MONTECUCCO Giovanni - da Gavi Ligure (Alessandria), Pontiere,<br />

IX Btg. Pontieri, 2l a Compagnia.<br />

Ssofyewka-Tscherwonyi-Petrowka, 17-20-21 febbraio 1942. B.U.<br />

1943 - disp. 54 a - pag. 4053.<br />

5. RINALDI Lorenzo - da Monte Sant'Angelo (Foggia), Capitano, IX<br />

Btg. Pontieri.<br />

Petrowka, 21 febbraio 1942.<br />

B.U. 1943 - disp. 54 a - pag. 4054.<br />

211


Nucleo r. t. della 102 a Compagnia Marconisti<br />

1. IURILLI Nicola di Gaetano e di Cassana Antonietta, da Ruvo di<br />

Puglia (Bari), classe 1921, caporalmaggiore, VIII Btg. Misto collegamenti,<br />

nucleo 102 a Compagnia marconisti.<br />

Meschevaja-Snamenowka-Dmitrijewka (fronte russo), 1° febbraio-<br />

1° marzo 1942.<br />

B.U. 1949 - disp. 17 a - pag. 2845.<br />

MEDAGLIE DI BRONZO AL VALOR MILITARE<br />

I Battaglione Pontieri<br />

1. BIANDRATE Evasio fu Giacobbe - da Pomaro Monferrato (Alessandria),<br />

Tenente Colonnello, 2° Reggimento Pontieri, I Btg.<br />

Brodj-Nikolajewka (Fronte russo), 17-20 febbraio 1942.<br />

B.U. 1946 - disp. 28 a - pag. 3296.<br />

2. BRUNI Arturo - da Cogoleto (Genova), Pontiere, 2° Reggimento<br />

Pontieri, I Btg. (alla memoria).<br />

Brodj-Nikolajewka, 20 febbraio 1942.<br />

B.U. 1949 - disp. 17 a - pag. 2995.<br />

3. CAVICHINI D<strong>in</strong>o - da Magnola San Vito (Mantova), Caporale Maggiore,<br />

2° Reggimento Pontieri I Btg.<br />

Nikolajewka, 20 febbraio 1942.<br />

B.U. 1950 - disp. 13 a - pag. 1639.<br />

4. De CAROLIS Mario - da Quattorchio (Alessandria), Pontiere Scelto, 2°<br />

Reggimento Pontieri, I Btg.<br />

Brodj-Nikolajewka, 20 febbraio 1942.<br />

B.U. 1943 - disp. 65 a - pag. 4832.<br />

5. FRIGERIO Alessandro - da Giussano (Milano), Pontiere, 2°<br />

Reggimento Pontieri, I Btg. (alla memoria).<br />

Schewtschenko, 12 febbraio 1942.<br />

B.U. 1950 - disp 19 a - pag. 2656.<br />

6. GHIROMONDI Eusebio - da Turate (Como), Pontiere, 2° Reggimento<br />

Pontieri, I Btg.<br />

Nikolajewka, 20 febbraio 1942.<br />

B.U. 1943 - disp. 65 a - pag. 4833.<br />

7. ILLARIETTI Pietro - da Vervio (Sondrio), Pontiere, 2°<br />

Reggimento Pontieri, I Btg. (alla memoria).<br />

Brodj, 20 febbraio 1942.<br />

B.U. 1949 - disp. 11 a - pag. 1792.<br />

8. MEINARDI Giuseppe - da Verolengo (Tor<strong>in</strong>o), Pontiere, 2°<br />

Reggimento Pontieri, I Btg.<br />

Schewtschenko, 12 febbraio 1942.<br />

B.U. 1943 - disp. 65 a - pag. 4834.<br />

212


9. MORONI Secondo - da Jesi (Ancona), Caporale, 2° Reggimento<br />

Pontieri, I Btg. (alla memoria).<br />

Brodj-Nikolajewka, 20 febbraio 1942.<br />

B.U. 1946 - disp. 28 a - pag. 3301.<br />

10. PANZA Ettore - da Valmadrera (Como), Pontiere, 2° Reggimento<br />

Pontieri, I Btg.<br />

Brodj-Nikolajewka, 20 febbraio 1942.<br />

B.U. 1943 - disp. 65 a - pag. 4835.<br />

11. PEVERELLI Angelo - da F<strong>in</strong>o Mornasco (Como), Pontiere, 2°<br />

Reggimento Pontieri, I Btg. Nikolajewka, 20 febbraio 1942. B.U.<br />

1943 - disp. 65 a - pag. 4835.<br />

12. POZZI Franco - da Milano, Sottotenente, 2° Reggimento Pontieri, I<br />

Btg.<br />

Nikolajewka, 20 febbraio 1942.<br />

B.U. 1943 - disp. 65 a - pag. 4835.<br />

13. TRESCA Vittorio - da Benevento, Sottotenente, 2° Reggimento<br />

Pontieri, I Btg.<br />

Brodj-Nikolajewka, 20 febbraio 1942.<br />

B.U. 1943 - disp. 65 a - pag. 4836.<br />

14. TRIVELLA Mauro - da Riglione (Pisa), Pontiere, 2° Reggimento<br />

Pontieri, I Btg.<br />

Brodj-Nikolajewka, 20 febbraio 1942.<br />

B.U. 1943 - disp. 65 a - pag. 4836.<br />

IX Battaglione Pontieri<br />

1. AGUIARI Giuseppe - da Fratta Poles<strong>in</strong>e (Rovigo), Sergente Maggiore,<br />

IX Btg., 1° Reggimento Pontieri.<br />

Petrowka, 21 febbraio 1942.<br />

B.U. 1950 - disp. 13 a - pag. 1638.<br />

2. BANDIERA Emilio - da Treviso, Caporale, IX Btg. 1° Reggimento<br />

Pontieri, 21 a Compagnia.<br />

Ssofyiewka-Tscherwonj, 17 febbraio 1942.<br />

B.U. 1943 - disp. 54 a - pag. 4056.<br />

3. BASOTTIN Giovanni - da Lussimpiccolo, Pontiere, IX Btg., 1°<br />

Reggimento Pontieri, 23 a Compagnia.<br />

Petrowka, 21 febbraio 1942.<br />

B.U. 1943 - disp. 54 a - pag. 4056.<br />

4. BLONDI Pietro - da Vaestano, fraz. Palanzano (Parma), Caporale,<br />

IX Btg., 1° Reggimento Pontieri, 23 a Compagnia.<br />

Petrowka, 21 febbraio 1942.<br />

B.U. 1943 I disp. 54 a - pag. 4057.<br />

5. CANTARUTTI Ettore - da Pavia d'Ud<strong>in</strong>e (Ud<strong>in</strong>e), Sergente Maggiore,<br />

IX Btg., 1° Reggimento Pontieri, 2I a Compagnia.<br />

213


Ssofyiewka-Tscherwonji-Petrowka, 17-20 febbraio 1942.<br />

B.U. 1943 - disp. 54 a - pag. 4058.<br />

6. FELIZIANI Giampaolo - da Piacenza, Sergente Maggiore, IX Btg.,<br />

1° Reggimento Pontieri (alla memoria).<br />

Petrowka, 21 febbraio 1942.<br />

B.U. 1949 - disp. 15 a - pag. 2329.<br />

7. FERROBOSCHI Enzo - da Cort<strong>in</strong>a San Mart<strong>in</strong>o (Parma), Pontiere,<br />

IX Btg., 1° Reggimento Pontieri, 23 a Compagnia.<br />

Petrowka, 21 febbraio 1942.<br />

B.U. 1943 - disp. 54 a - pag. 4059.<br />

8. MONACELLI Fausto - da Roma, Tenente, IX Btg., 1° Reggimento<br />

Pontieri, 21 a Compagnia<br />

Ssofyiewka-Tscherwonyi-Petrowka, 17-20-21 febbraio 1942.<br />

B.U. 1943 - disp. 54 a - pag. 4062.<br />

9. MONTI Francesco - da Milano, Sottotenente, IX Btg., 1° Reggi ­<br />

mento Pontieri, 23 a Compagnia.<br />

Petrowka, 21 febbraio 1942.<br />

B.U. 1943 - disp. 54 a - pag. 4062.<br />

10. MUNARO Carlo - da Venezia, Capitano, IX Btg., 1° Reggimento<br />

Pontieri, 23 a Compagnia (alla memoria).<br />

Petrowka, 21 febbraio 1942.<br />

B.U. 1951 - disp. 14 a - pag. 1979.<br />

11. RAGIONIERI G<strong>in</strong>o - da Empoli (Firenze), Sergente, IX Btg., 1°<br />

Reggimento Pontieri.<br />

Petrowka, 21 febbraio 1942.<br />

B.U. 1943 - disp. 54 a - pag. 4064.<br />

12. SCARPA Bruno - da Venezia, Pontiere, IX Btg., 1° Reggimento<br />

Pontieri.<br />

Ssofyiewka-Tscherwonyi-Petrowka, 17-20-21 febbraio 1942.<br />

B.U. 1943 - disp. 54 a - pag. 4064.<br />

* * *<br />

13. MUZZIO Domenico - di Giuseppe e di Marabelli Maria, da Mar-<br />

zano (Pavia), Tenente medico, IX Btg. Pontieri.<br />

Ssofyiewka-Tscherwonyi 17-20 febbraio 1942,<br />

Petrowka, 21 febbraio 1942.<br />

B.U. 1943 - disp. 54 a - pag. 4062.<br />

Nucleo r. t. della 102 a Compagnia marconisti dell'VIII Btg. Collegamenti<br />

1. AGOSTINI V<strong>in</strong>cenzo fu Arturo e di Geremia Elisabetta - da Padova,<br />

classe 1915 Caporale Maggiore, Gruppo Tattico « Mus<strong>in</strong>u ».<br />

VIII Btg. Misto Collegamenti.<br />

Meschewaja-Snamenowka-Dmitrijewka, 1 febbraio - I marzo 1942<br />

B.U. 1951 - disp. 20 a - pag. 2822.<br />

214


2. BINETTI Franco fu Rocco e di Caritti Filomena - da Milano, classe<br />

1920 Sergente, Nucleo 102 a Compagnia Marconisti, VIII Btg.<br />

Collegamenti.<br />

Meschewaja-Snamenowka-Dmitrijewka, 1 febbraio - 1 marzo 1942.<br />

B.U. 1949 - disp. 17 a - pag. 2848.<br />

3. COLOMBO Vittorio di Giovanni e di Cucchi Luigia - da Vanzago<br />

(Milano), classe 1918 Sottotenente cpl. 3° genio, VIII Btg. T.R.T.<br />

Meschewaja-Snamenowka-Dmitripewka, 16 febbraio - 1 marzo 1942<br />

BU. 1949 - disp. 17 a - pag. 2849.<br />

4. LODA Ettore di Faust<strong>in</strong>o e fu Nass<strong>in</strong>i Giulia - da Concesio (Brescia),<br />

Sergente Maggiore, VIII Battaglione Misto Collegamenti del<br />

C.S.I.R., 102 a Compagnia.<br />

Meschewaja-Snamenowka, 1 febbraio - 1 marzo 1942.<br />

B.U. 1949 - disp. 17 a - pagg. 2816 e 2816.<br />

5. MOGLIA Giampaolo di Alceste e di Frosi Anita - Sottotenente.<br />

VIII Btg. Genio. 102 a Compagnia Radiotelegrafisti.<br />

Dmitrijewka-Snamenowka, 1-23 maggio 1942.<br />

B.U. 1950 -disp. 13 a - pag. 1675.<br />

CROCI DI GUERRA AL VALOR MILITARE<br />

I Battaglione Pontieri<br />

1. BASILE Angelo - da Modena, Sergente Maggiore, I Btg., 2°<br />

Reggimento Pontieri.<br />

Nikolajewka, 20 febbraio 1942.<br />

B.U. 1950 -disp. 1 3 a - pag. 1646.<br />

2. BOZZOLI Delfo - da Calc<strong>in</strong>aia (Pisa), Pontiere, I Btg., 2° Reggi ­<br />

mento Pontieri.<br />

Nikolajewka, 2 febbraio 1942.<br />

B.U. 1950 -disp. 13 a - pag. 1648.<br />

3. CATALANI Fabio - Pontiefe, I Btg., 2° Reggimento Pontieri (alla<br />

memoria).<br />

Brodj-Nikolajewka, 20 febbraio 1942.<br />

B.U. 1949 - disp. 15 a - pag. 2335.<br />

4. CERDONELLI Carlo Alberto - da Bologna, Sottotenente, I Btg., 2°<br />

Reggimento Pontieri.<br />

Nikolajewka, 20 febbraio 1942.<br />

B.U. 1949 - disp. 4 a - pag. 624.<br />

5. CUNIETTI Anselmo - da Sant'Angelo Lomell<strong>in</strong>a (Pavia) Caporale,<br />

I Btg., 2° Reggimento Pontieri (alla memoria).<br />

Nikolajewka, 20 febbraio 1942.<br />

B.U. 1949 - disp. 15 a - pag. 2336.<br />

6. DE PAOLIS G<strong>in</strong>o - Pontiere, I Btg., 2° Reggimento Pontieri (alla<br />

memoria).<br />

215


Nikolajewka, 20 febbraio 1942.<br />

B.U. 1949 - disp. 15 a - pag. 2337.<br />

7. CAFFURINI Emilio - da Brescia, Sergente, 1 Btg., 2° Reggimen to<br />

Pontieri.<br />

Brodj, 20 febbraio 1942.<br />

B.U. 1951 - disp. 2 a - pag. 312.<br />

8. GARBALINO Michele - da Settimo Tor<strong>in</strong>ese (Tor<strong>in</strong>o), Pontiere I<br />

Btg., 2° Reggimento Pontieri.<br />

Nikolajwka, 20 febbraio 1942.<br />

B.U. 1951 - disp. 2 a - pag. 313.<br />

9. MAGNI Vittorio - da Usmate Velate (Milano), Pontiere, I Btg., 2°<br />

Reggimento Pontieri (alla memoria).<br />

Brodj, 20 febbraio 1942.<br />

B.U. 1949 - disp. 15 a - pag. 2338.<br />

10. MIGLIETTA Rosario- da Trepuzzi (Lecce), Sergente, I Btg., 2°<br />

Reggimento Pontieri.<br />

Brodj-Nikolajewka, 20 febbraio 1942.<br />

B.U. 1951 - disp. 2 a - pag. 317.<br />

11. NIERI Luigi - da Casc<strong>in</strong>a (Pisa), Pontiere, I Btg., 2° Reggimento<br />

Pontieri.<br />

Nikolajewka, 20 febbraio 1942.<br />

B.U. 1951 - disp. 2 a - pag. 318.<br />

12. PADOVA Secondo - da Domo (Pavia), Tenente, I Btg., 2° Reggi ­<br />

mento Pontieri.<br />

Nikolajewka, 20 febbraio 1942.<br />

B.U. 1951 - disp. 2 a - pag. 318.<br />

13. PARDINI Ovidio - da Caioli (Lucca), Pontiere, I Btg., 2° Reggi ­<br />

mento Pontieri (alla memoria).<br />

Brodj-Nikolajewka, 20 febbraio 1942.<br />

B.U. 1949 - disp. 15 a - pag. 2338.<br />

IX Battaglione Pontieri<br />

1. BERNARDI PIRINI D<strong>in</strong>o - da Casalmaggiore (Cremona), Pontiere,<br />

IX Btg., 1° Reggimento Pontieri (alla memoria).<br />

Petrowka, 21 febbraio 1942.<br />

B.U. 1951 - disp. 2 a - pag. 219.<br />

2. BOLZAN Paolo - da Vittorio Veneto (Treviso), Pontiere, IX Btg.,<br />

1° Reggimento Pontieri (alla memoria).<br />

Petrowka, 21 febbraio 1942. B.U. 1951 - disp. 2 a - pag. 220.<br />

3. BOSIO Luigi - da Pontenico (Brescia), Caporale Maggiore, IX Btg.,<br />

1° Reggimento Pontieri (alla memoria).<br />

Petrowka, 21 febbraio 1942. B.U. 1949 - disp. 15 a - pag. 2426.<br />

4. BRIVIO Vittorio - da Crema (Cremona), Pontiere, IX Btg., 1°<br />

216


Reggimento Pontieri.<br />

Ssofyiewka-Tscherwonvi, 17-20-21 febbraio 1942.<br />

B.U. 1950 - disp. 13 a - pag. 1648.<br />

5. CASINI Viterbo - da Savoniero (Modena), Pontiere, IX Btg., 1°<br />

Reggimento Pontieri.<br />

Ssofyiewka-Tscherwonyi, 17-20 febbraio 1942.<br />

B.U. 1951 - disp. 2 a - pag. 307.<br />

6. CERESONI Ercole - da Cec<strong>in</strong>a, Sergente, IX Btg., 1° Reggimento<br />

Pontieri.<br />

Petrowka, 21 febbraio 1942. B.U. 1951 - disp. 2 a - pag. 308.<br />

7. DE FRANCESCO Sante - da Tricase (Lecce), Caporale Maggiore.<br />

IX Btg., 1° Reggimento Pontieri (alla memoria).<br />

Petrowka, 21 febbraio 1942.<br />

B.U. 1949 - disp. 15 a - pag. 2336.<br />

8. DE RADA Angelo - da Travagliato (Brescia), Pontiere, IX Btg., 1°<br />

Reggimento Pontieri.<br />

Ssofyiewka-Tscherwonyi, 17-20-21 febbraio 1942.<br />

B.U. 1951 - disp. 2 a - pag. 310.<br />

9. GANDINO Filippo - da Castelferro Predosa (Alessandria), Pontiere,<br />

IX Btg., 1° Reggimento Pontieri (alla memoria).<br />

Petrowka, 21 febbraio 1942.<br />

B.U. 1951 - disp. 15 a - pag. 2125.<br />

10. GEROSA Antonio - da Rotzo (Vicenza), Pontiere, IX Btg., 1°<br />

Reggimento Pontieri (alla memoria).<br />

Petrowka, 21 febbraio 1942.<br />

B.U. 1951 - disp. 15 a - pag. 2125.<br />

11. MADERNA Luigi - da Milano, Tenente, IX Btg., 1° Reggimento<br />

Pontieri, 21 a Compagnia.<br />

Ssofyiewka-Tscherwonyi, 17-20-21 febbraio 1942.<br />

B.U. 1951 - disp. 15 a - pag. 2106.<br />

12. MENEGAZZI G<strong>in</strong>o - da Casier (Treviso), Pontiere, IX Btg., 1°<br />

Reggimento Pontieri.<br />

Ssofviewka-Tscherwonvi, 17-20-21 febbraio 1942.<br />

B.U. 1951 - disp. 2 a - pag. 317.<br />

13. QUADRI Angelo - da Parona di Valfabirella (Verona), Caporale<br />

Maggiore, IX Btg., 1° Reggimento Pontieri (alla memoria).<br />

Petrowka, 21 febbraio 1942.<br />

B.U. 1949 - disp. 15 a - pag. 2339.<br />

Nucleo r. t. della 102a Compagnia marconisti dell'VIII Btg. Collegamenti<br />

1. CADONI Salvatore di Francesco e di Marchi Giulia - Sergente VIII<br />

Btg. Misto Collegamenti C.S.I.R.<br />

217


Meschewaja-Snamenowka-Dmitrijewka, 1 febbraio - 1 marzo 1942.<br />

B.U. 1951 - disp. 2 a - pag. 306.<br />

2. CAPOZZI Gaetano di Francesco e di Carnigella Rosa - da Grotta-<br />

glie (Taranto), classe 1920 Geniere scelto, VIII Btg. Misto Collega ­<br />

menti C.S.I.R., 102 a Compagnia Marconisti (Alla Memoria).<br />

Nikolajewka, 20 febbraio 1942.<br />

B.U. 1957 - disp. 21 a - pag. 1682.<br />

3. DEL GIUDICE Alberto fu Pasquale e di Peurelli Ermel<strong>in</strong>da - da<br />

Napoli, classe 1921 Geniere scelto, 102 a Compagnia Marconisti.<br />

Meschewaja-Snamenowka-Dmitrijewka, 1 febbraio - 1 marzo 1942.<br />

B.U. 1949 - disp. 17 a - pag. 2855.<br />

4. LUCARELLI Ignazio fu Raffaele e di Casella Prisca - da Castellammare<br />

di Stabia (Napoli), classe 1921 Geniere scelto. VIII Btg.<br />

Misto C.S.I.R.<br />

Meschewaja Snamenowka- Dmitrijewka, 1 febbraio - 1 marzo 1942.<br />

B.U. 1951 - disp. 2 a - pag. 316.<br />

5. PELLIZZONI L<strong>in</strong>o di Pellizzoni Camilla - da San Michele <strong>in</strong> Bosco<br />

(Mantova), classe 1921 Geniere scelto. Nucleo 102 a Compagnia<br />

Marconisti.<br />

Meschewaja-Snamenowka-Dmitrijewka, 1 febbraio - 1 marzo 1942.<br />

B.U. 1949 - disp. 17 a - pag. 2860.<br />

6. RUSSO Francesco fu Antonio e di Moderno Maria Antonia - da San<br />

Giuliano (Napoli), classe 1920 Geniere scelto VIII Btg. Misto<br />

Collegamenti C.S.I.R. (Alla memoria).<br />

Nikolajewka, 20 febbraio 1942.<br />

B.U. 1948 - disp. 12 a - pag. 1 190.<br />

I Battaglione Pontieri<br />

PROMOZIONI PER MERITO DI GUERRA<br />

1. BIANDRATE Evasio - Tenente Colonnello <strong>in</strong> s.p.e., Comandante<br />

del I Btg. Pontieri, promosso Colonnello.<br />

Fronte Russo, luglio 1941 - marzo 1942.<br />

Bollett<strong>in</strong>o Ufficiale Speciale 1942 - disp. 14 a - pag. 303.<br />

2. CARUSO Raffaele -Sergente Maggiore, I Btg., 2° Reggimento<br />

Pontieri, promosso Maresciallo Ord<strong>in</strong>ario dal 15 aprile 1942.<br />

Fronte Russo, luglio 1941 - aprile 1942.<br />

B.U. 1943 - disp. 1 6 a - pag. 1246.<br />

3. DAGLIO Oreste - Sergente Maggiore, I Btg., 2° Reggimento Pontieri,<br />

promosso Maresciallo Ord<strong>in</strong>ario dal 15 marzo 1942.<br />

Fronte Russo, luglio 1941 - 15 marzo 1942.<br />

B.U. 1943 – disp. 31 a - pag. 2320.<br />

218


IX Battaglione Pontieri<br />

1. CANTARUTTI Ettore - Sergente Maggiore, IX Btg. Pontieri<br />

promosso Maresciallo Ord<strong>in</strong>ario dal 21 febbraio 1942.<br />

Nipro, 4 settembre - 7 ottobre 1941, Ssofyiewka-Tscherwonyi, 17-<br />

20 febbraio 1942, Petrowka 21 febbraio 1942.<br />

B.U. 1943 - disp. 16 a - pag. 1245.<br />

2. FACCHINI Primo - Caporale Maggiore, IX Btg., 23 a Compagnia<br />

Leggera Pontieri promosso Sergente dal 21 febbraio 1942.<br />

Fronte Russo - Petrowka, 21 febbraio 1942.<br />

B.U. 1942 - disp. 107 a - pag. 8799.<br />

3. FRISO Sante - Pontiere, IX Btg., 21 a Compagnia Pesante Pontieri,<br />

promosso Caporale dal 17 febbraio 1942.<br />

(Fronte Russo) Ssofqiewka-Tscherwonvi, 17 febbraio 1942.<br />

B.U. 1942 - disp. 107 a - pag. 8799.<br />

4. VESCOVO Alfio - Pontiere, IX Btg., 23 a Compagnia Pesante Pontieri,<br />

promosso Caporale dal 21 febbraio 1942.<br />

(Fronte Russo) Petrowka, 21 febbraio 1942.<br />

B.U. 1942 - disp. 107 a - pag. 8799.<br />

C) Ricompense al Valor Militare concesse a Pontieri del I Battaglione per il<br />

loro comportamento durante il bombardamento di Putilowka<br />

(18 maggio 1942)<br />

MEDAGLIE DI BRONZO AL VALOR MILITARE<br />

1. D'ANGELO Pasquale - da Tito (Potenza), Pontiere, 2° Reggimento<br />

Pontieri, I Btg. (alla memoria).<br />

Putilowka, 18 maggio 1942. B.U. 1946 - Disp. 7 a - pag. 731.<br />

2. NELVA Stello Modesto - da Aosta, ontiere 2° Reggimento Pontieri,<br />

I Btg. (alla memoria).<br />

Putilowka, 18 maggio 1942. B.U. 1946 - disp. 7 a - pag. 736.<br />

3. VALLINO Firm<strong>in</strong>o - da Saluggia (Vercelli), Pontiere, I Btg. Pontieri<br />

(alla memoria).<br />

Putilowka, 18 maggio 1942. B.U. 1946 - disp. 7 a - pag. 740.<br />

CROCI DI GUERRA AL VALOR MILITARE<br />

1. FERRERO Sergio - da Tor<strong>in</strong>o, Pontiere, I Btg, 2° Reggimento<br />

Pontieri.<br />

Putilowka, 18 maggio 1942.<br />

B.U. 1951 - disp. 2 a - pag. 282.<br />

219


I Battaglione Pontieri<br />

SECONDO PERIODO (A.R.M.I.R.)<br />

dal 9 luglio 1942 al marzo 1943<br />

ORDINE MILITARE DI SAVOIA<br />

C A V A L I E R E<br />

1. BIANDRATE Evasio fu Giacobbe - da Pomaro Monferrato (Alessandria),<br />

Colonnello <strong>in</strong> s.p.e., I Btg., 2° Reggimento Pontieri.<br />

Fronte Russo, luglio 1942 - gennaio 1943. B.U. 1943 - disp. 39 a -<br />

pag. 2709.<br />

IX Battaglione Pontieri<br />

MEDAGLIA D'ARGENTO AL VALOR MILITARE<br />

1. PANCRAZI Dante di Sebastiano e Grandoni Anna Maria - da Roma,<br />

Pontiere classe 1914, IX Btg., 1° Reggimento Pontieri.<br />

Bondarewka (Fronte Russo), 23-24 dicembre 1942. B.U. 1949 -<br />

disp. 17 a - pag. 2875.<br />

MEDAGLIA DI BRONZO AL VALOR MILITARE A REPARTI<br />

II Battaglione Pontieri<br />

1. ALLA BANDIERA DEL 1° REGGIMENTO GENIO PER LA 22 a<br />

COMPAGNIA DEL IX BATTAGLIONE PONTIERI Fronte del<br />

Don, 17-19 dicembre 1942. B.U. 1948 - disp. 5 a - pag. 549.<br />

MEDAGLIE DI BRONZO AL VALOR MILITARE AI MILITARI<br />

IX Battaglione Pontieri<br />

1. FREDIANI Walter - da Carrara (Apuania), Sottotenente, I Btg.<br />

Pontieri.<br />

Bondarewka, 23-24 dicembre 1942.<br />

B.U. 1947 - disp. 17 a - pag. 2880.<br />

2. TUMMINELLI Mauro - da Caltanissetta, Capitano, II Btg. Pontieri.<br />

Baranikowka-Strelzowka-Nowo,<br />

27 dicembre 1942 - 17 gennaio 1943.<br />

B.U. 1949 - disp. 17 a - pag. 2886.<br />

220


IX Battaglione Pontieri<br />

1. ACCATINO Ernesto- da Mongard<strong>in</strong>o (Asti), Sergente Maggiore,<br />

IX Btg., 1° Reggimento Pontieri.<br />

Nowo-Strelzowka, 9-10 gennaio 1943.<br />

B.U. 1949 - disp. 17 a - pag. 2876.<br />

2. CRISTIANI Roberto - da Catanzaro, Sottotenente, IX Btg., 1°<br />

Reggimento Pontieri.<br />

Fronte del Don, 14 novembre - 15 dicembre 1942.<br />

B.U. 1949 - disp. 15 a - pag. 2406.<br />

3. FREGUGLIA Carlo - Pontiere, IX Btg., 1° Reggimento Pontieri.<br />

Balka Rubesnaja, 25 settembre 1942.<br />

B.U. 1955 - disp. 3 a - pag. 383.<br />

4. SOSTER Edmondo - da Bologna, Sottotenente, IX Btg., 1° Reggimento<br />

Pontieri.<br />

Don, 14 novembre - 15 dicembre 1942.<br />

B.U. 1951 - disp. 21 a - pag. 3026.<br />

5. VIEL Pietro da Aviano, Sergente, IX Btg., I° Reggimento Pontieri.<br />

Belowodsk, 4 gennaio 1943.<br />

B.U. 1947 - disp. 9 a - pag. 790.<br />

101 a Compagnia Traghettamento<br />

1. PENATI Angelo - da Milano, Sergente Maggiore, 1° Reggimento<br />

Pontieri, 101 a Compagnia (alla memoria).<br />

Stogowskoye, 4-9 ottobre 1942.<br />

B.U. 1950 - disp. 19 a - pag. 2764.<br />

2. RE Mario - da Mossa (Bergamo), Sottotenente, 1° Reggimento<br />

Pontieri.<br />

Stogowskoje-Bastkowskj, 4-9 ottobre 1942. B.U. 1950 - disp. 13 a -<br />

pag. 1677.<br />

II Battaglione Pontieri<br />

CROCI DI GUERRA AL VALOR MILITARE<br />

1. CORNELI Pietro - da Morna, Pontiere, II Btg. Pontieri.<br />

Kuriacewka, 23-24 dicembre 1942.<br />

B.U. 1951 - disp. 13 a - pag. 4572.<br />

2. CURCIO Domenico - da Pizzo (Catanzaro), Tenente, II Btg. Pontieri.<br />

Strelzowka, 23 dicembre 1942.<br />

B.U. 1953 - disp. 9 a - pag. 895.<br />

3. GNAN Oscar - da Donada (Rovigo), Caporale Maggiore, II Btg.<br />

Pontieri.<br />

221


Bondarewka, 22-24 dicembre 1942.<br />

B.U. 1949 - disp. 17 a - pag. 2894.<br />

4. LANDINI Vis<strong>in</strong>o - da Gualtieri (Reggio Emilia), Sergente Maggiore,<br />

II Btg. Pontieri.<br />

Kuriacewka, 25 dicembre 1943.<br />

B.U. 1953 - disp. 50 a - pag. 4004.<br />

5. MININEL Lionello - da Monfalcone (Trieste), Pontiere, II Btg.<br />

Pontieri, 41 a Compagnia.<br />

Strelzowka, 23 dicembre 1942.<br />

B.U. 1947 - disp. 27 a - pag. 2729.<br />

6. NOACCO Antonio - da Nimis (Ud<strong>in</strong>e), Pontiere, II Btg. Pontieri.<br />

Strelzowka, 26 dicembre 1942.<br />

B.U. 1949 - disp. 15 a - pag. 2435.<br />

7. PARISI Giuseppe - da Verona, Tenente Colonnello, Comandante<br />

del II Btg. Pontieri.<br />

Belowodsk-Starobelsk, 18 dicembre 1942 - 18 gennaio 1943.<br />

B.U. 1950 - disp. 13 a - pag. 1658.<br />

8. PERINETTO Mario - da Tor<strong>in</strong>o, Pontiere, II Btg. Pontieri.<br />

Kuriacewka, 26 dicembre 1942.<br />

B.U. 1954 - disp. 5 a - pag. 253.<br />

9. PRADELLA Carlo - da Qu<strong>in</strong>gentole (Mantova), Capitano, II Btg.<br />

Genio Ponteri.<br />

Starobelsk-Belowodsk, 20 dicembre 1942 - 18 gennaio 1943.<br />

B.U. 1954 - disp. 5° - pag. 253.<br />

10. SANSON Alfredo - da Grado (Trieste), Pontiere, II Btg. Pontieri,<br />

41 a Compagnia.<br />

Kuriacewka, 23-24 dicembre 1942.<br />

B.U. 1947 - disp. 21 a - pag. 2733.<br />

11. SEREGNI Ettore - da Milano, Tenente, II Btg. Pontieri.<br />

Twjerdochle-Kantemirowka, 17-19 dicembre 1942. B.U. 1951 -<br />

disp. 20 a - pag. 2835.<br />

12. SEREGNI Ettore -da Milano, Tenente, II Btg. Pontieri. Fiume<br />

Donetz, 19-23 gennaio 1943.<br />

B.U. 1949 - disp. 17 a - pag. 2902.<br />

13. SOREGOTTI Anselmo - da Castelluccio (Mantova), Pontiere, II<br />

Btg. Pontieri, 4 l a Compagnia.<br />

Kuriacewka, 23-24 dicembre 1942.<br />

B.U. 1947 - disp. 21 a - pag. 2733.<br />

14. TORTIA Giuseppe - da Cocconato (Asti), Pontiere, Il Btg. Pontieri<br />

(alla memoria).<br />

Strelzowka, 26 dicembre 1942.<br />

B.U. 1945 - disp. 17 a - pag. 1551.<br />

222


IX Battaglione Pontieri<br />

1. BRONBIN Alessandro - da Legnago (Verona), Pontiere, IX Btg.<br />

Pontieri.<br />

Balka Rubesnaja, 25 dicembre 1942.<br />

B.U. 1953 - disp. 50 a - pag. 3998.<br />

2. CROVETTI Fioravante - da Pievepelago (Modena), Pontiere, IX<br />

Btg. Pontieri.<br />

Balka Rubesnaja, 25 settembre 1942.<br />

B.U. 1953 - disp. 50 a - pag. 4000.<br />

3. TOMASSONI Telemaco - da Camer<strong>in</strong>o (Macerata), Sergente Maggiore,<br />

IX Btg. Pontieri (alla memoria).<br />

Belowodsk, 17 gennaio 1943.<br />

B.U. 1945 - disp. 17 a - pag. 1551.<br />

223


ALLEGATI<br />

224


Schizzo prospettico del fiume Donez nei pressi di Luganskaja


ALLEGATO n. 1<br />

IL CORPO DI SPEDIZIONE ITALIANO IN RUSSIA (C.S.I.R.)<br />

DALLA ZONA DI RADUNATA NELLA MOLDAVIA ROMENA<br />

AL BACINO DEL DONEZ<br />

(12 LUGLIO 1941 – 8 LUGLIO 1942)<br />

L'8 a ARMATA (ARMIR)<br />

DALLA ZONA DI SCARICO NEL BACINO DEL DONEZ AL DON<br />

(9 LUGLIO – 13 AGOSTO 1942)<br />

226


ALLEGATO n. 2<br />

227


ALLEGATO n. 3<br />

228


ALLEGATO n. 4<br />

ALLEGATO n. 5<br />

229


ALLEGATO n. 6<br />

230


ALLEGATO n. 7<br />

Schieramento del Corpo d'Armata Alp<strong>in</strong>o lungo il fiume Don il 14 gennaio 1943 e il suo ripiegamento dopo l'offensiva<br />

<strong>in</strong>iziata dai russi l'11 dicembre 1942


INDICE<br />

232


Avvertenza Pag. 7<br />

Gruppo di combattimento Colonnello Mus<strong>in</strong>u » 10<br />

Relazione ufficiale della sepoltura <strong>dei</strong><br />

Caduti Pontieri <strong>in</strong> conseguenza del fatto d'armi<br />

di Brodj-Nicolajewka del 20 Febbraio 1942 » 20<br />

Dai <strong>ricordi</strong> di un autista » 25<br />

Il balzo italiano - Oltre il Dnieper » 37<br />

Una persona che non dimenticherò mai! » 53<br />

I buoni Samaritani » 65<br />

Pontieri panettieri alla ribalta » 76<br />

La perdita di un amico al Fronte Russo » 83<br />

Oscuri artefici. Calafati - Carpentieri - Falegnami » 89<br />

Io dovrò essere tra loro » 97<br />

Una tragica realtà romanzesca a lieto f<strong>in</strong>e » 110<br />

Partigiani russi » 115<br />

Avventura tragicomica <strong>dei</strong> Sergenti di ferro » 120<br />

Un rancio fuori programma » 123<br />

Dalla pag<strong>in</strong>a del Diario di un ignoto Pontiere<br />

ritrovato <strong>in</strong> un tascapane abbandonato » 126<br />

Il Bersagliere miracolato - Ricordo del Pontiere<br />

Giulio Manna » 133<br />

Stralcio di alcune pag<strong>in</strong>e di Diario dell'autista<br />

Eugenio Nosenzo della 2a Compagnia -<br />

I° Btg. Pontieri » 138<br />

Il Padre Francescano » 144<br />

Il L'ultimo Ord<strong>in</strong>e del Giorno del Generale Messe<br />

Comandante del Corpo di Spedizione <strong>in</strong> Russia » 147<br />

In memoria del valoroso Colonnello Biandrate<br />

Comandante del 1° Battaglione Pontieri del Genio<br />

sul fronte Russo » 150<br />

Ai Pontieri del Genio » 159<br />

Racconti sparsi di piccoli episodi » 162<br />

Guai ai feriti se c'è la ritirata » 172<br />

La mia parte di Siberia » 180<br />

Gli Ospedali da Campo delle retrovie del fronte » 189<br />

Mario Tirelli - I Pontieri Italiani al fronte Russo » 195<br />

Ricompense al Valor Militare » 207<br />

233


F<strong>in</strong>ito di stampare nel maggio 1977<br />

presso le grafiche Mazzucchelli di Milano<br />

Pr<strong>in</strong>ted <strong>in</strong> Italy<br />

Edizione digitale del maggio 2011<br />

www.<strong>pontieri</strong>.it<br />

234

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