IL CALITRANO N. <strong>50</strong> n.s. – Maggio-Agosto 2012 Calitri Scalo, 04.03.2012. Michele Acocella (r’mecca) durante la manifestazione per il ripristino della linea ferroviaria Avellino-Rocchetta. Visita il sito de IL CALITRANO www.ilcalitrano.it vi troverai tutti i numeri arretrati del giornale, scaricabili www.ilcalitrano.it Per conoscere i libri della Biblioteca del Centro Studi Calitrani. “IRPINIA LASER” di Briuolo Giovanni. È un’azienda giovane che si sta affermando nella produzione diretta di cartucce rigenerate per stampanti laser e ink jet. 16 Calitri, 04.05.2012. presso la Scola Media di Calitri si è tenuta l’elezione del baby sindaco con la vittoria di Benedetto Cestone. <strong>Il</strong> giovane “primo cittadino” ha proposto di organizzare una raccolta fondi da destinare a bambini che vivono in condizioni svantaggiate. Auguriamo un buon e proficuo lavoro! www.ilcalitrano.it Alle scadenze ormai fisse di Pasqua, Ferragosto e Natale ti porta in casa il giornale appena stampato Mariano C.se, 15.06.2012. Donato Maffucci detto “genio” nel giorno del suo 13°compleanno. Auguri.
N. <strong>50</strong> n.s. – Maggio-Agosto 2012 IL CALITRANO CARO AMICO TI SCRIVO aro amico ti scrivo, così iniziava una C canzone di Lucio Dalla. Come lui al suo, io a te, caro amico, scrivo qualcosa. Diversamente da lui che metteva al corrente, io scrivo per ricordarti di me, essendoti allontanato. La vita è così. A volte allontana. Sono il luogo, il paese dove sei nato. Ti scrivo per farti sapere che la tua partenza mi afflisse e lasciò un ’amaro che sento ancora. Ricordo quando scolaro correvi verso la piazza, con il vestito che qualcuno ti aveva cucito con stoffe di altri vestiti, perché le condizioni della famiglia non permettevano altro. E quando lì, nello spazio dov’era la fontana, tutti belli allineati, il sabato svolgevate i saggi ginnici previsti per quelli della tua classe. Ricordo la gioia di vedervi vigorosi. Vi sentivo promessa, seme di una leggenda. Ho conservato per voi queste immagini, ed oggi ve le rendo perché ricordo che nessuno ve le ha fissate in una foto. E se ritratti in posa circolano di allora sono solo di capi e funzionari, di qualcuno che chiamavate “superiore”. L’amaro che sento della tua partenza è quella della mia terra lasciata senza corse, e risa. Lo so che nessuno di chi è andato, m’ha davvero rifiutato, ma lo stesso mi sento come derelitto. Voglio ricordarti come sono fatto. Una rotabile veloce mi attraversa, da cima a fondovalle, dove scorre l’Ofanto. <strong>Il</strong> fiume ti fu caro da bambino, da quando scendesti con la tua famiglia ad abitare alla stazione. Qui ci sono ancora binari, caselli, ponti e ferrovia, ma tutto è fermo, chiuso. Le porte e le finestre sono murate, e tutto da tempo è smesso e in disuso. Del resto anche in paese le strade sono più vuote. E non ci sono più bambini che correvano e giocavano, come facevate voi, a rincorrersi, a nascondersi, a tana oppure a s’tt’mana. Di quando stavi alla stazione ricordo il fischio del treno, che tu e i tuoi amici, chiamavate mostro nero. Quel fischio lo ricordo, t’era così intimo e caro, tanto che lo imitavi ritornando di corsa dal paese allo scalo. Ricordo pure di allora che quando qui nevicava ti facevi gli sci con delle pale per spalare la neve. Le fissavi ai piedi e, per la discesa del Ficocchia, imitavi sciatori famosi di cui avevi sentito soltanto parlare. Ricordo, di allora, il macchinista, qualche volta, farti salire sulla locomotiva mentre manovrava per portarla sul binario morto. E tu, col volto brillante come il sole, gioivi come solo gioisce un dio. Poi un giorno quello stesso treno ti portò via. Per sempre, però, non lo posso pensare e non lo voglio dire. Così io resto qui, ancora ad aspettarti. Non io soltanto. Forse non sai che da quando andasti il tempo perfino s’è rattristato. E non nevica più come nevicava allora. Ma qualcuno di qui si è accorto che il nostro umore è cambiato, e per favorirti il ritorno, la strada, che tu sapevi sterrata e Per ricordare Lucio Dalla Come volano le rondinelle sei volato nel cielo infinito, sei per tutti il ricordo più bello, sei accanto al Signor della Vita. Questa partenza così anticipata tutta la gente è rimasta scioccata, ma tu non sarai dimenticato per la cultura che ci hai regalato. Per gli italiani tu eri il sole, eri l’artista di grande valore, la tua poesia piena di melodia portava nei cuori tanta armonia. La tua fede era così profonda nei confronti del Padrone del Mondo. Tu amavi Dio con generoso cuore dando ai poveri l’aiuto e l’amore Davi a tutti tanta felicità che mai nessuno scordare potrà. La tua musica è la cosa più bella per la pace e l’amore sulla terra. L’immortale donna è giovane e strana, lei ti porta nel cielo infinito, per la mano ti porta lontano, ti accompagna dal Signor della Vita. Pietro Lattarulo da Bisaccia (detto il Lupo Poeta) 17 pietrosa, l’ha asfaltata, e in tanti punti allargata. I paesaggi sono rimasti indenni, anche se qualche trasformazione è avvenuta. Nonostante questo, nonostante il tempo e i terremoti, che mi hanno a loro modo scrollato, mi riconosceresti in ogni luogo, e quasi in ogni casa. A Salita ospedale è vietato l’accesso per pericolo crolli, così dice un cartellone. Al di là di Vico Castello l’accesso è vietato per un cantiere aperto (la Soprintendenza sta riportando alla luce le strutture più antiche dell’abitato). In Corso Matteotti, cadute le case, c’è uno spiazzo con i loro resti. C’è anche una torre di un muro di cinta, che tu non sai. Per compensare le perdite, mi hanno allungato un po’ da una parte, un altro poco dall’altra. Ma più verso il piano, nella direzione che porta a Bisaccia. Sono il tuo paese in cima a una collina, sopra la sua valle. Se non ci hai fatto caso, sono come il grafico un poco della vita. Con picchi di successo e crisi. Io so che quando stavi a valle, la tua vita era gioia, amori di collina. Caro amico, non so dove ti trovi, se in un basso delle cose o ospite di loro in qualche bel palazzo. Ma vorrei che dentro tu abbia ancora lo spirito aperto, che è in questo paesaggio, e il fresco, come è ancora l’aria, qui sempre ogni mattina. Antonio Leone 11.06.1940 - † 09.06.2011 Dott. Raffaele Marra Caserta “Ci sono giorni pieni di vento, ci sono giorni pieni di rabbia, ci sono giorni pieni di lacrime, e poi ci sono giorni pieni di amore che ti danno il coraggio di andare avanti per tutti gli altri giorni”. La famiglia ringrazia di cuore tutti coloro che le sono stati vicino.